At First Fight - Chi sarà il primo a colpire? [Parte Prima]

di Scintilla19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sviste... ***
Capitolo 2: *** I lati scabrosi della simbiosi ***
Capitolo 3: *** Amicizia senza malizia... ***
Capitolo 4: *** Di botte, rimbrotti, e briciole di biscotti ***
Capitolo 5: *** Tra ciambelle e cappuccini non proporre mai pom**** ***
Capitolo 6: *** Di intenti pretestuosi e incidenti deliziosi ***



Capitolo 1
*** Sviste... ***



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Questa raccolta è una collaborazione di
Mirella__ e  Scintilla19



At First Fight

- Chi sarà il primo a colpire? -




Sviste...

 

 

La vista è forse il più importante dei cinque sensi dell’uomo poiché spesso è il più utile ed immediato per stabilire un contatto con le persone che ci circondano.

Non a caso, esistono alcuni modi di dire, come “amore a prima vista” o “sparare a vista”, esemplificativi di quanto la vista sia, alle volte, fondamentale.

Si dice infatti che il primo sguardo sia decisivo per capire una persona, e tra Light e Ryuzaki di sguardi ce n’erano stati fin troppi per non farsi un’idea di come ci si volesse rapportare all’altro; in parole povere, se spararlo a vista o saltargli addosso nel senso meno pulito del termine.

Il fatto era che Light e Ryuzaki si adattavano perfettamente ad entrambi i modi di dire di cui sopra, ma non l’avrebbero mai ammesso neanche sotto tortura per ovvi motivi di coerenza con se stessi e con le loro identità vere o presunte, per questo tra loro si era instaurata una sorta di sfida all’ultimo sangue per stabilire chi fosse il migliore, che altro non era che una trasposizione del reciproco desiderio di dominazione sull’altro, nel senso più sporco del termine.

E dunque, quando ebbero l'opportunità di convivere, il desiderio di “battere” l'altro, non solo aveva perso una “s” per strada, suonando così molto meglio, ma raggiunse anche livelli inauditi.

Ogni minima cosa diventava oggetto di competizione: da chi riuscisse a tenere in piedi il ragionamento più contorto anche contro ogni buon senso, a chi elaborasse il piano più cinico e privo di scrupoli per catturare Kira, per finire con strenue sessioni private di lotta libera, spontanea conseguenza di ogni sfida intellettuale finita in parità.

Una mattina, i due ragazzi si presentarono a lavoro conciati veramente male: Ryuzaki aveva un occhio nero e Light il sopracciglio e il labbro spaccati, per non parlare di altri segni di pizzicotti e botte varie sul resto del corpo, che non erano visibili perché coperti dagli abiti.

«Ma che vi è successo?!» esclamò preoccupato il sovrintendente Yagami quando vide suo figlio e Ryuzaki così ridotti.

«Sono scivolato nella doccia», «sono caduto dal letto», mentirono i due all'unisono, sotto lo sguardo perplesso del sovrintendente.

«Siamo caduti dal letto», «Siamo scivolati nella doccia», si corressero subito dopo in coro, mentre il sovrintendente passava lo sguardo scioccato da uno all'altro.

I due alzarono gli occhi al cielo, sbuffando.

«È come dice lui» dissero indicandosi a vicenda, e si avviarono zoppicando alle loro postazioni senza più rivolgersi la parola, mentre Watari portava una camomilla al povero sovrintendente sconvolto dalle dichiarazioni dei ragazzi.

«Non si preoccupi, son ragazzi...» disse il maggiordomo, porgendo la tazza al signor Yagami.

«Appunto» fu la sola risposta del sovrintendente.

Era ormai chiaro a tutti che Light e Ryuzaki avevano litigato, infatti nell'aria aleggiava una tensione palpabile che rendeva nervosi tutti quanti.

Matsuda rovesciò il caffè sui documenti ben due volte, quella mattina, Mogi aveva quasi preso a pugni Aizawa, che attaccava briga con tutti più del solito, e il sovrintendente Yagami aveva sudato letteralmente sette camicie per la tensione che si era accumulata in quella stanza.

Watari, intanto, aveva preparato camomilla per tutti al posto del solito caffè, ma non servì a nulla, perché Light e Ryuzaki, non avendo più la forza di malmenarsi, avevano tacitamente cominciato un nuovo tipo sfida.

Tutti gli agenti accolsero con un respiro di sollievo la pausa pranzo, grazie alla quale potevano finalmente allontanarsi qualche manciata di minuti da quei due.

Light e Ryuzaki, invece, rimasero lì seduti tutto il tempo, senza dire una sola parola o accennare un minimo movimento. Nonostante i muscoli gli dolessero e avesse bisogno di sgranchirsi le gambe, per come stavano le cose in quel momento, Light non si sarebbe mai umiliato chiedendo a Ryuzaki se per favore poteva alzarsi almeno cinque minuti. Se quello sgorbio riusciva a stare fermo immobile per ore, ci sarebbe riuscito anche lui, e mille volte meglio. Gli avrebbe dato una bella lezione di umiltà.

Ryuzaki aveva indubbiamente un grosso margine di vantaggio, visto che la maggior parte della sua vita l'aveva sempre trascorsa in quel modo, ma questo per Light rappresentava soltanto un incentivo in più a batterlo.

Watari portò anche a loro una tazza - che era quasi una pinta - di camomilla, sperando che si calmassero.

Light non aveva nessuna intenzione di toccarla, in quel momento non avrebbe assunto né cibo né acqua, concentrato com'era a vincere quella muta competizione con l'avversario, figurarsi bere quella quantità assurda di camomilla che gli avrebbe provocato solo inutile sonnolenza.

Ma il detective non sembrava dello stesso avviso, perché ad un certo punto prese tra le mani la sua tazza fumante e la mandò giù tutta come se nulla fosse, guardando l'altro con palese aria di sfida.

Light cercava di non mostrarsi troppo turbato dal comportamento del detective. Voleva il gioco duro? Lui avrebbe fatto altrettanto, se non meglio.

Prese a sua volta la sua tazza e la scolò tutta in pochi sorsi, scottandosi la lingua e reprimendo i conati per il sapore dolciastro della bevanda.

Tuttavia si sentì soddisfatto quando batté la tazza vuota sul tavolo, sogghignando allo sguardo apparentemente impassibile di Ryuzaki.

Subito dopo rientrarono gli agenti, e i due ragazzi tornarono ai rispettivi lavori senza più guardarsi.

Le ore del pomeriggio trascorsero più lentamente del solito, o almeno così parve a Light, che strenuamente resisteva al sonno provocato dalla camomilla e al fastidio dei muscoli tutti anchilosati. Ryuzaki, dal canto suo, non sembrava risentire particolarmente di quegli effetti collaterali, ma sotto sotto, anche lui cominciava ad innervosirsi per quella situazione. Tuttavia, non avrebbe mai fatto il primo passo chiedendo a Light di smetterla con quella stupida competizione senza senso. Al massimo, avrebbe fatto qualcosa per spingerlo al limite delle sue possibilità e costringerlo alla resa.

Scoccò uno sguardo obliquo in direzione dell'altro e si accorse che anche lui lo stava osservando di sottecchi. Sobbalzarono entrambi, per poi darsi un tono e ricomporsi.

«Qualcosa non va, Light-kun?» chiese il detective con fare casuale.

«È tutto a posto, Ryuzaki, grazie» rispose educatamente l'altro.

«Non mi sembri molto in forma» continuò il detective, «ecco, tieni, prendi un po' d'acqua» disse porgendogli un bicchiere colmo d'acqua fresca.

Il ragazzo rifiutò garbatamente, ma si vide costretto ad accettare quando l'altro cominciò a sorseggiare il suo bicchiere colmo, guardandolo nuovamente con aria di sfida. 

Sfida che Light immediatamente raccolse.

«Ripensandoci...» disse afferrando un bicchiere, «un po' d'acqua non può che farmi bene» disse dopo aver riempito il suo bicchiere. Svuotò anche quello in pochi sorsi, fissando l'altro negli occhi, che a sua volta controllava che lo finisse tutto.

Light sbatté il bicchiere vuoto sul tavolo, ingoiando l'ultimo sorso d'acqua e asciugandosi le labbra col dorso della mano. Ryuzaki sollevò le sopracciglia con scettica ammirazione, per poi voltarsi e riprendere il lavoro che aveva lasciato.

Da quel momento, la stessa scena si ripeté circa ogni mezz’ora, sotto lo sguardo preoccupato degli agenti, che prudentemente si tenevano a una certa distanza dai due, lasciandoli fare.

I minuti scorrevano lenti, mentre i due sfidanti resistevano eroicamente alla stanchezza, al sonno e alla vescica fin troppo piena. Tuttavia nessuno dei due sembrava voler cedere per primo dichiarando la resa e, benché entrambi avessero smesso da un po' di lavorare, rimanevano fissi ai loro posti in attesa che l'altro facesse una mossa.

Gli agenti non provarono nemmeno a dissuaderli da quella tortura priva di senso e, a tarda sera, uno dopo l'altro, si ritirarono rassegnati nei loro alloggi, lasciando Light e Ryuzaki da soli in preda ad atroci sofferenze.

«Allora, Light...» lo chiamò il detective con una smorfia, «siamo... ancora qui...»

«Già...» disse soltanto l'altro, incapace di aggiungere altro, essendo troppo impegnato a controllare la propria vescica. Forse avrebbe fatto meglio a rinunciare agli ultimi tre bicchieri d'acqua.

«Non è che per caso... vuoi... chiedermi qualcosa?» disse Ryuzaki interrompendo i suoi pensieri.

Light capì in quel momento di avere la vittoria in pugno: Ryuzaki lo stava praticamente implorando di rinunciare, avrebbe dovuto semplicemente resistere qualche altro minuto e finalmente lo avrebbe battuto definitivamente.

«Assolutamente no» rispose sicuro Light, incapace di trattenere uno sciocco risolino compiaciuto.

Fu quello l'attimo fatale.

Light sbiancò al pensiero di quello che stava per succedere. Balzò in piedi e cominciò a correre come un forsennato verso il bagno, trascinandosi dietro per diversi metri il detective, caduto a terra nella sua corsa furiosa.

Ma ormai era troppo tardi. Light dovette fermarsi a metà strada, mentre un fiotto caldo gli inzuppava i pantaloni, facendolo tremare di sollievo e umiliazione al tempo stesso.

Non era possibile, se l'era davvero fatta addosso! E tutto per quella sua odiosa abitudine di ridere prima del tempo!

Si preparò mentalmente ad affrontare l'imbarazzante sconfitta prima di voltarsi verso Ryuzaki, disteso da qualche parte alle sue spalle.

«Ryuzaki... io...» cominciò a dire, ma le parole gli morirono in gola quando incrociò gli occhi sbarrati dell'altro. Una macchia più scura sui pantaloni di Ryuzaki gli rivelò che anche l’altro era nelle sue medesime condizioni.

«Light-kun, non faremo parola di questo con nessuno» disse il detective, passandosi una mano nei capelli scompigliati. «E d'ora in poi risolveremo le nostre divergenze in maniera diversa...»

Ryuzaki non specificò come avrebbero risolto le loro divergenze da quel momento in poi, ma le idee non mancavano di certo a due come loro.

Dopotutto, non c’è niente di meglio di uno sguardo d'intesa e di un imbarazzante segreto condiviso per siglare una tregua tra acerrimi rivali e inaugurare le nuove frontiere della competizione... 

Se solo avessero prima smesso di fare a botte, ovviamente!

 

 

Avviso ai gentili lettori

La presente raccolta nasce da uno scambio di idee tra due stimate (?) autrici del fandom di Death Note, Mirella__ e Scintilla19.

Le talentuose autrici hanno deciso di unire le loro forze per ridare gloria e lustro a questo fandom e far riscoprire ai lettori vecchi e nuovi le gioie della coppia LxLight. 

La presente raccolta sarà divisa in due parti, la prima scritta da Scintilla19 e la seconda da Mirella__; quest'ultima provvederà più avanti a pubblicare la sua raccolta di shot col medesimo titolo.

Le storie sono auto conclusive, possono essere lette nell'ordine che più vi aggrada, ma le autrici consigliano di rispettare quello da loro proposto.

Inoltre, saranno tutte incentrate su L e Light nel periodo in cui sono ammanettati e finiranno tutte con un bel calcio o un pugno in faccia, a dimostrare quanto questi due (secondo le autrici emerite) si amino... 

Le shot previste sono sette in tutto, ma potrebbero aumentare in caso di delirio acuto delle autrici, ispirazione divina, tempo a disposizione e successo riscosso nel fandom.

Mirella__ e Scintilla19 sperano che le storie siano di vostro gradimento e vi augurano un buon proseguimento.


Note di Scintilla19

Ebbene, dopo quasi un anno di latitanza, ritorno su questo fandom con qualcosa di nuovo... Ma nemmeno tanto.

Questa shot è stata scritta circa due anni fa per un'altra raccolta. Scartata perché non mi convinceva al 100%, è rimasta a decantare tra file e cartelle sperdute, aspettando il momento giusto per venir fuori. E in tal modo ha trovato una collocazione certamente più adeguata, dando vita a una nuova raccolta scritta in collaborazione con Mirella__.

In realtà, se non fosse stato per lei, non mi sarei mai convinta a pubblicare questa roba... Quindi, se non vi piace, sapete con chi prendervela... :)  :)  :)












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Capitolo 2
*** I lati scabrosi della simbiosi ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Questa raccolta è una collaborazione di Mirella__ e  Scintilla19





At First Fight

- Chi sarà il primo a colpire? -


 



I lati scabrosi della simbiosi
 

Quando per cause di forza maggiore due persone poco più che conoscenti sono costrette a vivere in simbiosi, contano davvero molto poco le accorate dichiarazioni di unica, vera, carissima amicizia e le relative repliche di equivalente valore, perché quando c'è di mezzo una convivenza, spesso neanche le migliori amicizie sopravvivono.

A maggior ragione se le suddette migliori amicizie risultano palesemente false nel contenuto, poiché difatti Light e Ryuzaki fingevano per ovvie ragioni di essere cari amici; se dunque scoprire cose di un caro amico che mai avremmo voluto sapere mette a repentaglio un rapporto d'amicizia, cosa potrebbe mai succedere se i due amici in questione si detestano reciprocamente?

La prolungata prigionia cui Light Yagami era stato sottoposto aveva cancellato molti passi avanti che i due avevano fatto nel loro cordiale rapporto (oltre ad una buona parte dei suoi ricordi), ma non aveva cancellato il suo proverbiale ottimismo, ragion per cui il ragazzo, quando seppe che avrebbe vissuto a tempo indeterminato col detective che lo aveva rinchiuso e torturato, non si fece troppi problemi, poiché era sicuro di aver già visto e vissuto abbastanza da non scandalizzarsi più di niente. Come dargli torto, giustamente, dopo esser quasi morto d'inedia dentro una cella?

Naturalmente non poteva essere più in errore di così, perché forse al mondo non c'era persona più strana di Ryuzaki. Ma non erano tanto le cose che faceva in sé per sé a turbare Light, quanto piuttosto il fatto che Ryuzaki fosse privo di qualsivoglia pudore, garbo o buon senso, nel farle.

Ad ogni modo, grazie alla sua mancanza di tatto, erano riusciti a rompere il ghiaccio senza troppi convenevoli. 

Tanto per cominciare, c'era stata la questione del bagno. Due persone normali, ammesso che si possa parlare di persone normali in una situazione come la loro, avrebbero perso come minimo un quarto d'ora per stabilire chi dovesse andar prima, come ovviare al problema della fastidiosa catena, spendere un po' di tempo a parlare del più e del meno per prendere confidenza, fare qualche battuta per smorzare la tensione e l'imbarazzo, e infine non avrebbero concluso un bel niente.

Ryuzaki, invece, era una persona diretta, e aveva preso di petto quella faccenda: senza batter ciglio, si era calato le braghe senza preoccuparsi di avvertire il compagno, si era arrampicato come un primate sulla tazza -dimenticando di chiudere la porta- e aveva espletato i suoi bisogni fisiologici in quella posa assurda e oltretutto in presenza di Light, che per l'imbarazzo sarebbe volentieri sprofondato sotto terra.

«Prego, puoi andare tu adesso» disse il detective, una volta concluse le sue faccende, appoggiandosi contro lo stipite della porta col chiaro intento di godersi lo spettacolo a sua volta.

«Magari più tardi...» bofonchiò Light, spremendosi le meningi su come aggirare quell'imbarazzante situazione. Da quando aveva tre anni e si era finalmente liberato del vasino, nessuno lo aveva più visto andare in bagno, e avrebbe fatto di tutto per far sì che le cose rimanessero così com’erano da ormai quindici anni.

Un ottimista come Light avrebbe pensato che come primo giorno di convivenza con Ryuzaki, quella disavventura di prima mattina sarebbe stata sufficiente per il resto della giornata, e naturalmente non poteva che sbagliarsi di grosso anche in questo caso.

Il detective, infatti, non dormiva da chissà quanti giorni, e proprio quella mattina le forze lo avevano abbandonato, facendolo cadere addormentato sulla tastiera del pc.

«Ryuzaki, che ti prende?!» aveva urlato Matsuda, facendo un salto di due metri per lo spavento. Tutti gli agenti si erano avvicinati per controllare le condizioni del detective, sussurrando concitati che tipo di malore potesse avere, finché non arrivò Watari -armato di cuscino e coperta- che li fece allontanare, spiegando la situazione.

«Non è nulla, Ryuzaki ha bisogno di riposare» disse coprendo il detective e sistemandogli il cuscino sotto la testa.

«Ma come...» esordì Light, preoccupato. «Anche io devo rimanere qui?»

«Oh, signorino Yagami...» fece Watari dispiaciuto, rendendosi conto della situazione in cui versava il ragazzo. «Sono desolato... Forse se riuscissi a svegliarlo qualche minuto...»

Il maggiordomo cominciò a scuotere leggermente il detective per le spalle, chiamandolo gentilmente, ma non ricevette nessuna risposta. Gli sollevò delicatamente una palpebra e scosse la testa, rassegnato.

«Signorino Yagami, temo che Ryuzaki dormirà per almeno dodici ore» disse, facendo sbiancare Light alla notizia. «Purtroppo non ho l'ordine di liberarla, quindi dovrà rimanere qui. Mi creda, sono veramente desolato. Provvederò a farle avere tutto ciò di cui potrebbe aver bisogno» disse, correndo poi a procurarsi cibo, acqua e quanto potesse servire al povero Yagami.

«E adesso noi cosa facciamo?» chiese Matsuda, dando voce a ciò che tutti in realtà stavano pensando.

«Continuiamo a lavorare, ovviamente!» rispose Aizawa, cominciando poi ad inveire con i colleghi contro la poca serietà dimostrata da Ryuzaki.

Tempo un’ora, e gli agenti se l’erano svignata con le scuse più svariate, lasciando Light da solo col detective addormentato.

A tarda sera, finalmente, Ryuzaki diede segni di vita.

«Watari... quanto ho dormito?» chiese con voce impastata, senza muoversi di un millimetro.

«Quindici ore e quarantasette minuti» gli rispose la voce seccata Light.

Il detective sobbalzò facendo velocemente mente locale.

«Oh, Light-kun, mi dispiace» si scusò, vedendo le condizioni dell’altro, che non aveva potuto muoversi per più di mezza giornata. «Credo proprio che dovrò assumere abitudini più regolari finché saremo legati» disse, tediato, come se fosse colpa di Light.

Il ragazzo comprese in quel momento che in realtà il detective, come tutte le persone che hanno sempre vissuto da sole, non era abituato ad adattarsi alle esigenze altrui, e che pertanto avrebbe dovuto darsi da fare lui stesso in prima persona per abituarlo alla sua costante presenza, pena la sua sopravvivenza.

Proprio mentre giungeva mentalmente a queste conclusioni, arrivò Watari per informare Ryuzaki che di sopra gli aveva appena preparato l'occorrente per il bagno.

Per quanto fosse strano che Watari dovesse ricordare al giovane quando era ora di lavarsi, Light non avrebbe mai immaginato fino a che punto potessero spingersi le stranezze di Ryuzaki.

Dopo essere saliti di sopra, in una stanza apposita adibita all'igiene personale, Light si ritrovò al cospetto della famigerata “lavatrice umana” in cui il detective era solito lavarsi, la cui sola vista gli fece accapponare la pelle.

Per ovvi motivi logistici, avrebbero dovuto slegarsi per poterla usare, cosa che Ryuzaki si era categoricamente rifiutato di fare, ragion per cui una volta che si riebbe dallo shock iniziale, l’aveva trovato immerso in una comoda, funzionale, normalissima vasca da bagno, situata proprio al centro della stanza.

«Watari, le manette» ordinò Ryuzaki, facendo scattare la chiusura attorno al proprio polso. Il giovane non si era minimamente accorto delle manovre di Ryuzaki, troppo assorto nelle sue contemplazioni, altrimenti ne avrebbe approfittato per darsela a gambe; invece, per la seconda volta nella giornata, si trovò costretto ad assistere ad una scena che avrebbe preferito non vedere.

Scoprì che Ryuzaki era terribilmente pigro, e più di starsene in ammollo per ore nell'acqua bollente, non faceva. Toccava a Watari insaponarlo, strofinarlo, risciacquarlo, sotto lo sguardo basito di Light, che non aveva nemmeno portato un libro per tenersi occupato. 

Il ragazzo non sapeva bene dove guardare, anche perché lo spesso strato di schiuma che nascondeva le nudità di Ryuzaki andava via via scemando, complicando la situazione ogni minuto di più; così decise di concentrarsi sulla figura di Watari per evitare ogni eventuale, spiacevole imbarazzo.

Quell'uomo era davvero dotato di una pazienza e di una forza pressoché infinite.

Neanche il tempo di pensarlo, che al vecchio venne uno strappo alla schiena...

«Signorino Light, la prego» ansimò, cercando di raddrizzarsi come meglio poteva. «Sia così gentile da continuare lei...» lo pregò, guadagnandosi subito l'uscita e lasciando Light nei pasticci.

Il povero Light rimase allibito a fissare il detective, ancora mezzo insaponato.

«Allora, Light, ti decidi?» disse sbuffando Ryuzaki. «Guarda che non mordo...»

Light si ricordò dei buoni propositi che aveva stretto con se stesso poco prima: avrebbe reso normale quel ragazzo strambo, ragion per cui gli avrebbe insegnato a lavarsi da sé.

«Non puoi finire tu?» chiese al detective.

«Non mi lavo mai da solo» rispose l’altro, come se fosse la cosa più normale del mondo.

«Beh, non credo sia opportuno che lo faccia io» polemizzò Light.

«Va bene, allora non ho motivo di restare qui» replicò il detective, facendo per alzarsi.

«Aspetta!» gridò Light. «Ma... ma che fai?» chiese, strabuzzando gli occhi.

«Esco...» disse pacato il detective, che si era immobilizzato un attimo prima che succedesse il peggio; «immagino che vorrai lavarti anche tu adesso...»

Light deglutì, angosciato.

«Senti, Ryuzaki...» cominciò con fare accondiscendente. «Rimettiti giù, ok? Ti lavo io...» disse avvicinandosi alla vasca e rimboccandosi le maniche.

Light non avrebbe sopportato di vedere pure Ryuzaki nudo, dopo quella giornata, o peggio ancora farsi vedere nudo, e tra tutti i possibili mali, aveva scelto il minore, auspicandosi un tempestivo ritorno di Watari per soccorrerlo.

«Direi che abbiamo decisamente rotto il ghiaccio, adesso» disse Ryuzaki, mentre Light gli insaponava i capelli. «Ne sono felice, non sopporto gli inutili convenevoli...»

Light si chiese quando mai avesse fatto degli inutili convenevoli, ma decise di rispondergli un neutrale «sono d’accordo con te», tanto per non complicare ulteriormente le cose, visto che doveva ancora insaponargli tutto il resto e di Watari si erano perse ormai tutte le tracce...

«Light-kun...» lo chiamò il detective, diversi minuti dopo, facendolo trasalire. «Questa vicinanza tra due persone... credi sia quello che comunemente si definisce intimità?»

Light si irrigidì. 

«L'intimità presuppone assenza di disagio in tale vicinanza» rispose a denti stretti, sperando che il detective intuisse quanto poco a suo agio si sentisse in quella circostanza.

«Giusto» concordò Ryuzaki. «Immagino che la consuetudine renda accettabili anche le cose più assurde.»

Light si bloccò mentre gli insaponava un braccio per guardarlo con un'espressione allarmata, non poco turbato dalla piega che quel discorso stava prendendo.

«E in effetti potrebbe essere una bella sfida per chi ha sempre vissuto in solitudine entrare in intimità con qualcuno» continuò Ryuzaki, ponderando evidentemente su oscure e pericolose questioni. 

Alzò infine lo sguardo apatico per incontrare quello sempre più in allerta di Light.

«In pratica ti sto chiedendo di occuparti tu della mia igiene d'ora in poi, Light-kun. Watari è diventato troppo vecchio per certe cose» disse, raggelando Light definitivamente.

No, questo poteva anche scordarselo. Lui, Light Yagami, non avrebbe mai accettato una simile incombenza, per nessun motivo. Con calma, avrebbe detto chiaramente a Ryuzaki ciò che pensava e lo avrebbe convinto dell'assurdità della sua rischiesta. 

«Ryuzaki...»

Fu più forte di lui: con un gancio destro colpì il detective in pieno viso, facendolo accasciare inerme sul bordo della vasca.

Così Light Yagami spiegò a Ryuzaki le sue ragioni e chiuse in un sol gesto la questione.






 

Note dell'autrice

Dopo aver letto L file n 15, in particolare la parte dove viene illustrata la giornata tipo di L, questa shot si è praticamente scritta da sola. Incredibile ma vero, la lavatrice umana è canon, così come le numerose ore di sonno/coma consecutive, o il fatto che vada in bagno stando "accucciato" e con la porta aperta...

Dopo questa, Light ha tutta la mia comprensione, e spero anche la vostra... :) :) :)

Grazie per aver letto fin qui.
 

 





 
 
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Capitolo 3
*** Amicizia senza malizia... ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Questa raccolta è una collaborazione di Mirella__ e  Scintilla19




 
At First Fight

- Chi sarà il primo a colpire? -

 
 
 
 
Amicizia senza malizia...
 
Alla prima occhiata, era palese che Ryuzaki fosse un tipo fuori dalla norma. 
A ben guardarlo, poi, chiunque avrebbe insinuato che avesse più d'una rotella fuori posto.
Light Yagami, che aveva l'onore - e l'onere - di conoscerlo piuttosto bene, a tutto ciò poteva aggiungere che il detective era una creatura oltremodo irritante e fastidiosa.
Per prima cosa, non aveva educazione: faceva quel che voleva, come gli pareva e quando più lo aggradava, senza curarsi degli altrui bisogni.
In secondo luogo, si divertiva a mettere alla prova i suoi sottoposti, esasperandoli ben oltre i limiti dell'umana sopportazione per vedere fin dove poteva spingersi con le sue ridicole assurdità: era un bambino capriccioso e viziato senza freni inibitori.
La sua vittima prediletta era ovviamente il giovane Yagami, che da giorni, pazientemente, in silenzio, sopportava indicibili tormenti.
Il più grave problema di Ryuzaki era il fatto di non avere alcun rispetto per gli spazi vitali altrui, problema che più di ogni altro dava da penare al povero Yagami, costretto a vivere situazioni a dir poco imbarazzanti.
Ryuzaki, per esempio, non badava affatto a mantenere una certa distanza nel parlargli: ogni volta che gli andava, con naturalezza sussurrava al suo orecchio, artigliandogli le dita ossute nelle spalle ben tornite, e chinandosi su di lui tanto da sfiorarlo con i suoi ciuffi spettinati.
Non gli importava se Light avesse da fare: quando aveva bisogno di un suo parere, lo richiamava in mille e più modi, alla stregua di un docile cagnolino da compagnia. Poi lo prendeva sottobraccio e lo scarrozzava in giro per la stanza, facendogli infinite moine.
Light trovava tutto questo intollerabile: non poteva ribellarsi in alcun modo, giacché la sua condizione quale sospettato era fin troppo critica per permettersi di contrariarlo ulteriormente: non gli restava altro da fare che sopportare il tutto stoicamente.
Proprio mentre pensava a queste cose, si ritrovò, voltandosi, il viso del detective ad un palmo dal naso. 
Da quanto tempo lo stava fissando così??
«Controllo i tuoi occhi, Light-kun. Dagli occhi si può capire se qualcuno mente» addusse il detective come scusa per il suo stravagante atteggiamento. 
«Sai, ti invidio. I tuoi occhi sono belli, così brillanti, mentre i miei sono come spenti» aggiunse poi, scostando con un dito un ciuffo di capelli che gli copriva la visuale.
Light gli sorrise, imbarazzato.
«Ma cosa dici, sono occhi comunissimi, niente di speciale» rispose con modestia, mentre il detective abbassava lo sguardo sulla sua bocca.
«I denti di Light-kun sono splendenti. Non li avevo mai notati, forse perché sorride raramente.»
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli. «Beh, anche i tuoi non sono male. Dovresti sorridere più spesso anche tu» disse, cercando di ricambiare il complimento.
«Non sono così perfetti, sono addirittura un po' storti» spiegò mestamente, «è incredibile quante siano tra noi le differenze.»
Il ragazzo si diede indietro con la sedia per allontanarsi; non sopportava tutta quella vicinanza: si sentiva quasi denudato da quello sguardo inquisitore.
Riprese a lavorare, dopo aver rivolto un sorriso frettoloso al compagno, che per nulla al mondo lo voleva lasciar stare.
Poco dopo, infatti, sentì una mano estranea passargli tra i capelli.
Light s'irrigidì. Questo gesto proprio non se l'aspettava: era del tutto fuori luogo da colui che aveva visto più volte e chiaramente lavarsi le mani in maniera compulsiva dopo aver toccato chicchessia -la sua igiene maniacale rasentava la psicosi-; eppure, ultimamente, sembrava provare un fisico piacere nel toccarlo con le scuse più svariate.
Gli rivolse uno sguardo truce, chiedendo silenziosamente spiegazioni.
«Sto solo constatando se i tuoi capelli sono morbidi come sembrano» disse il detective col suo innocente portamento.
«E dunque...?» lo incalzò Light a denti stretti.
«Lo sono. Dev'essere merito di quella speciale lozione che usi per lavarli, o magari del fatto che stai ore a spazzolarli. Hanno anche un buon profumo» aggiunse poi, infilando il naso tra le ciocche di Yagami e inspirando soddisfatto.
«Ryuzaki, forse è bene che tu la smetta. Ci stanno guardando tutti» gli fece notare Light con stizza, mentre gli agenti ridacchiavano sommessamente, cercando di non farsi vedere.
«E perché mai dovrei, c'è forse qualcosa di male nei gesti affettuosi tra amici?» chiese Ryuzaki, allontanandosi un po' offeso.
Light sgranò gli occhi dalla sorpresa: non era la prima volta che tirava in ballo l'argomento. Era di certo l’ennesimo, meschino colpo basso.
«No, Ryuzaki, ti stai sbagliando» spiegò Light aspramente, «due amici non fanno queste cose, non stanno sempre attaccati, i gesti affettuosi non vanno oltre una stretta di mano o una pacca sulla spalla. Secondo me stai esagerando, e mi metti anche in imbarazzo.»
Il detective si accucciò al suo posto, come un gufo sul suo trespolo, e piegando la testa da un lato osservò acutamente: «quindi per essere veri amici non dovremmo essere così fisicamente disinvolti, dico bene?»
Light annuì, contento che il compagno avesse compreso il suo disagio.
«Allora, Yagami, puoi spiegarmi in cosa si distinguono due amici da semplici colleghi o conoscenti?» 
Il ragazzo alzò stizzito gli occhi al cielo, tentando di riordinare le idee per convincere Ryuzaki della sua teoria.
«Beh, tra due amici c'è reciproco rispetto...» iniziò a dire Yagami, mentre il detective lo ascoltava attentamente. «Poi, due amici devono avere qualche interesse in comune... mutua comprensione... una certa sintonia...» diceva contando sulle dita.
«Vai avanti» lo incitò Ryuzaki, annuendo interessato.
«Beh... Due amici devono volersi bene...» sussurrò, schiarendosi la voce, «ed infine, tra due amici dev'esserci fiducia.»
Ryuzaki sfoggiò un sorrisetto soddisfatto.
«Vedi, Yagami, il punto è proprio questo: io, di te, non mi fido affatto» disse schiettamente, fulminandolo con lo sguardo.
Light lo guardò accigliato.
«Mi addolora ciò che dici, ma d'altronde non posso biasimarti in alcun modo; tuttavia, capisci che così proprio non possiamo definirci amici.»
«Ma, Yagami, tu ti contraddici» intervenne il detective, «assodato che non siamo amici, perché non possiamo essere più disinvolti nei nostri atteggiamenti fisici?»
Light lo guardò esterrefatto: possibile che lo volesse a tutti i costi molestare? Eppure era stato chiaro nel dire che simili effusioni erano da evitare, cos'altro ancora doveva fare?
«Ryuzaki, sarebbe alquanto inopportuno se un giorno dovessi ottenere la tua fiducia e mi dovessi considerare un amico. Insomma, la gente non la smetterebbe di mormorare...»
«Fino ad allora» rispose Ryuzaki, «ci sarà molto da aspettare. Perciò non essere così ritroso, lasciati annusare» aggiunse sporgendosi verso il compagno.
«Ryuzaki, per favore, penseranno male!»
«Ma se non siamo amici possiamo fare quel che ci pare...» protestò il detective, convinto delle sue motivazioni.
«No che non possiamo! E ora, per favore, alzati. Dovrei andare in bagno.»
I due si avviarono sbuffando verso le toilette degli uffici. 
Light aveva la fronte imperlata di sudore e desiderava sciacquarsi al più presto il viso: Ryuzaki sapeva fin troppo bene come esasperarlo! Persino adesso, mentre camminavano, riusciva a metterlo alle strette: sentiva alle sue spalle quello sguardo insistente e inquisitore analizzarlo dalla testa ai piedi.
«Hai un bel fisico, Yagami, complimenti» disse infatti puntualmente, «le tue spalle sono larghe, e anche il portamento è assai elegante...»
«Faccio sport da quando ero bambino» spiegò Light sinteticamente.
«Già, anche io, ma non ho di certo il tuo aspetto attraente.»
«Costituzione, Ryuzaki. Ma non crucciarti, sei anche tu un valido sportiv..»
Light si bloccò all'improvviso, raggelato: non se l'era immaginato, quella mano che tastava il suo sedere con insistenza apparteneva indubbiamente a quel detective depravato! 
Questo era davvero troppo, non poteva tollerare una simile invadenza, la sua pazienza era giunta al limite. Quale scusa avrebbe accampato questa volta? No, non c'era giustificazione che tenesse: il concetto andava esposto chiaramente.
Con la dovuta calma gli avrebbe detto che doveva tenere a posto le sue luride manacce, e che il suo didietro era zona ad accesso strettamente limitato al personale autorizzato, ergo a lui del tutto vietato.
«Ryuzaki, ma dico, sei impazzito?» disse, voltandosi di scatto, la voce di due ottave al di sopra del normale.
«Chiedo venia, Light-kun, ma il portafogli ti stava scivolando fuori dalla tasca...» spiegò il detective con dolcezza, alzando le mani e mostrando i palmi immacolati.
Chiunque nel vederlo così remissivo si sarebbe rammollito e di cuore lo avrebbe ringraziato per la cortese gentilezza, ma Yagami no di certo: non solo perché ci teneva al suo culetto, ma soprattutto perché quella era una sciocchezza! Una scusa senza senso per importunarlo come sempre: il portafogli era di sopra, al sicuro dal detective impudente. Al contrario delle sue ben più preziose chiappe, esposte indifese ai quattro venti.
«Ryuzaki...» disse, trattenendo a stento un insulto assai offensivo.
«Mmh?»
L'immancabile pugno in pieno viso fu quel che seguì, al diavolo la calma e le buone maniere: il didietro, per Yagami, non era faccenda da prender tanto alla leggera.
Così insegnò al detective impiccione a tener lontane le mani dal suo posteriore.








 
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Capitolo 4
*** Di botte, rimbrotti, e briciole di biscotti ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Questa raccolta è una collaborazione di Mirella__ e  Scintilla19





 
At First Fight

-
Chi sarà il primo a colpire? -





 
Di botte, rimbrotti, e briciole di biscotti
 

Light Yagami era un ragazzo saggio, per essere appena diciottenne, e come tutte le persone sagge, cercava di astenersi il più possibile dal provare odio verso qualcosa o qualcuno.
C’erano però tre cose che Light Yagami, suo malgrado, odiava con tutto se stesso: la stupidità umana, le ingiustizie del mondo, e il suo presunto amico Ryuzaki, con l’unica differenza che, mentre alle prime due si poteva porre rimedio, per Ryuzaki rimedi non ce n’erano.
Light lo odiava per le incessanti accuse che gli rivolgeva, per i tranelli che gli tendeva affinché si contraddicesse, per la sua voce apatica e per il suo aspetto trasandato, ma soprattutto, lo odiava per le sue abitudini assurde.
A complicare le cose poi, ci si metteva pure l’eccessiva vicinanza a cui i due erano costretti, che, è risaputo, specie quando non è desiderata, provoca una certa belligeranza; ma nel caso di Light e Ryuzaki, le cose andavano anche peggio.
Ryuzaki, infatti, era forse l’unica persona al mondo capace di far perdere le staffe al pazientissimo e controllatissimo Light Yagami, che per odiarlo si stava avvelenando il sangue, la salute e il sonno.
Passi il fatto che non dormisse la notte, ma perché doveva pure girare attorno al suo capezzale come un avvoltoio? E passi anche la sua odiosa abitudine di sgranocchiare sempre dolcetti e biscottini, ma perché riempire di briciole il letto dove Light dormiva? E passi anche il fatto che lo seguisse ovunque, ma neanche in bagno si poteva avere un minimo di privacy?
Light era sicuro che lo facesse apposta per procurargli un crollo nervoso, ma trattenersi dal prenderlo a pugni era comunque un'ardua impresa.
«Light-kun, io lascio sempre la porta aperta, quando ci vado, non vedo perché non dovresti farlo anche tu» gli diceva pedante il detective, e ogni volta nasceva una discussione sulla faccenda per stabilire chi l’avrebbe spuntata.
La maggior parte delle volte, il povero Light, spinto dal bisogno, era costretto a metterlo K.O. con un gancio destro ben assestato e chiudersi in fretta nel bagno, facendo passare fulmineo la catena sotto la porta, e finalmente, dopo tutte queste complesse operazioni, dedicarsi alle sue cose.
Manovra, questa, non meno semplice delle precedenti, perché non c’era solo la catena ad impedirgli i movimenti, ma ci si metteva pure il detective dall’altra parte, che, indispettito, cominciava a dare strattoni a più non posso, iniziando un ridicolo tiro alla fune che si concludeva soltanto quando uno dei due finiva spalmato contro la porta.
Quando il poveretto usciva finalmente dal bagno, poi, doveva anche stare attento a non beccarsi un calcio dall'adirato detective, che, non contento, aumentava ogni volta la percentuale che fosse Kira, solo per il gusto di farlo innervosire.
E che dire di quando la notte fingeva di dormire per spiare Light di nascosto? Spegneva la luce e si metteva a ronfare come se nulla fosse, e quando era sicuro che Light dormisse, si alzava e cominciava a fissarlo da tutte le angolazioni.
Naturalmente, Light, sentendo dei movimenti, puntualmente si svegliava, per questo era a conoscenza di tutte quelle assurde abitudini notturne del detective. Risultato: entrambi si guardavano di sottecchi tutta la notte, all’insaputa dell’altro.
Ma il detective se ne approfittava anche per fare qualcuno dei suoi soliti giochetti...
«Yagami...» lo chiamava sottovoce, mentre credeva che Light stesse dormendo. «Yagami, io so che sei Kira. Confessa.»
Light, pazientemente, continuava a fingersi addormentato, anche se non poteva evitare di farsi venire un sospetto tic nervoso all'occhio sinistro.
«Dimmi come fai a uccidere... mostrami il tuo potere...» gli ripeteva, sperando in una qualche confessione, col chiaro intento di mandare avanti quella manfrina tutta la notte.
Finché Light, ormai al limite della sopportazione, decise di chiudere quella storia una volta per tutte.
«Se continui a tenermi sveglio con le tue chiacchiere, non confesserò mai» rispose alle pressanti domande del detective; «piuttosto, dovresti cercare di conciliarmi il sonno.»
«Light-kun non riesce a dormire? Potrebbero essere i sensi di colpa a tenerlo sveglio» ribadì imperterrito il detective.
«Sei davvero così in alto mare da ricorrere a simili mezzi per avere delle prove? Io credo che faresti meglio a dormire, ogni tanto. Ti verrebbero idee migliori.»
«Se non dormo è perché penso troppo...»
«Mi lusinga essere il fulcro dei tuoi pensieri.»
«...Quindi ammetti di essere Kira» concluse il detective con un sorrisetto innocente e beffardo al tempo stesso.
Light tirò un sospiro frustrato. Dopo di che, non ci vide più: balzò in piedi, girò attorno al detective, lo prese per le spalle e si gettò nuovamente sul letto, portandosi ovviamente dietro il detective completamente allibito.
Risultato: Ryuzaki venne immobilizzato dalla catena come fosse una camicia di forza e costretto a dare le spalle al furioso Yagami.
«Adesso basta, Ryuzaki. Basta briciole di biscotti, basta passeggiate intorno al letto, e basta insinuazioni...» sibilò Light. «Non costringermi a trovare un sistema per sigillarti anche la bocca.»
Non si rese pienamente conto di quel che aveva fatto e detto finché non sentì i capelli arruffati di Ryuzaki solleticargli la punta del naso. In quel momento fu finalmente cosciente che la distanza tra loro era fin troppo ridotta per il comune senso del decoro e, cosa ben più grave, non poteva più uscire da quella situazione senza chiedere la collaborazione di Ryuzaki, sotto il quale era imprigionata la catena che li univa.
Praticamente, si era fregato con le sue stesse mani.
«Va bene, Light-kun, non è la mia posizione preferita ma cercherò di farmela piacere ugualmente» disse provocatorio il detective. Light non poteva vedere la sua espressione, ma era sicuro che stesse sogghignando. Sapeva benissimo che gli avrebbe fatto rimpiangere quel gesto impulsivo a suon di provocazioni per tutta la notte, ma non avrebbe mai e poi mai fatto marcia indietro chiedendogli se per favore poteva srotolarsi e tornarsene sulla sua poltrona.
Stava per ribattere qualcosa di altrettanto pungente quando il detective parlò di nuovo.
«Sappi che per questo gesto le probabilità che tu sia Kira aumentano di un 2%» disse, come da copione.
«Ryuzaki...» cominciò Light, esasperato, ma l’altro lo interruppe nuovamente.
«Sai, Light, credo proprio che dovrai trovare anche un sistema per mettermi a tacere.»
Light non seppe mai come fece a non crollare psicologicamente, quella notte, e non seppe mai come fece il detective a sopravvivere alla sua ira, fatto sta che dopo quell’episodio, Ryuzaki smise perlomeno di fargli trovare il letto pieno di briciole...
...a suon di botte, ovviamente.





 
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Capitolo 5
*** Tra ciambelle e cappuccini non proporre mai pom**** ***



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Questa raccolta è una collaborazione di Mirella__ e  Scintilla19





At First Fight

- Chi sarà il primo a colpire? -




 
Tra ciambelle e cappuccini non proporre mai pom****
 

Da quando era stato ammanettato ad L, il giovane Light Yagami si era ridotto ad un fascio di nervi tesi.
Bastava un niente per farlo trasalire o sobbalzare mentre era assorto nelle sue faccende, vale a dire aiutare L a scovare Kira; che fosse poi proprio il fatto che le sue presunte faccende vertessero in realtà su tutt'altre questioni, o meglio, contemplazioni, e ciò fosse per lui motivo di scandalo ed intima vergogna, Light non l'avrebbe ammesso neanche sotto tortura.
Dietro un’imperturbabile facciata di calma apparente, si sentiva come una bottiglia di spumante furiosamente agitata e poi messa impietosamente da parte in attesa del brindisi: in breve, Light Yagami era sul punto di scoppiare. O almeno, una certa parte di lui rischiava seriamente di esplodere. E chi poteva essere a ridurlo in uno stato simile, se non Ryuzaki?
Light era sicuro che lo facesse apposta: lo provocava, lo istigava, lo stuzzicava, fomentava i suoi più sordidi desideri, lo trascinava al limite, per poi far finta di niente e piantarlo in asso come un idiota, come se Light si fosse immaginato tutto.
Senza dubbio, Light non era tipo da andarsi a cacciare in situazioni strane o ambigue, ma tant'è: gliene capitavano, di cose strane. Dall'essere accusato di essere Kira, al dover convivere con quel detective indecente e depravato.
Eppure, si trovava in conflitto con se stesso: in nome del suo orgoglio, del suo amor proprio e della sua conclamata innocenza, Light non poteva accettare il fatto di non riuscire più a staccare gli occhi di dosso al tizio dall'altra parte della catena.
Come se fosse possibile poi evitare di guardarlo mentre era nel pieno della sua performance!
Il suo sguardo fu infatti calamitato per l'ennesima volta verso le manovre di Ryuzaki: ciambella alla mano, il detective fissava assorto lo screen saver del suo PC, mentre a colpi di lingua ripuliva la ciambella di tutta la glassa al cioccolato che la ricopriva, rigirandosela tra le dita come in una languida carezza, e indugiando infine nel foro centrale con tale accanimento che Light dovette distogliere lo sguardo.
Possibile che dovesse fare quelle cose anche mentre lavoravano? Era impossibile restare concentrati, persino per l'impeccabile Light Yagami.
Non che fosse tipo da far pensieri strani o sporchi -i suoi, tutt'al più, erano contorti-, tuttavia non poteva proprio evitare di pensare a certe cose, anche sul lavoro. Insomma, aveva pur sempre diciotto anni ed L non poteva pretendere che rimanesse impassibile in eterno a certe provocazioni...
Light venne assalito da un moto di rabbia e di vergogna: quel detective brutto e sgraziato gli aveva causato un altro sconvolgimento ormonale! Con finta indifferenza, si fece scivolare in grembo una pila di documenti da leggere, in modo tale da coprire il cavallo ormai troppo stretto dei pantaloni; non gli sfuggì tuttavia il sorrisino soddisfatto che si andava delineando pian piano sul volto solitamente impassibile di Ryuzaki.
Che bastardo. E poi aveva pure il coraggio di dire che non lo faceva apposta!
Light guardò nuovamente di sottecchi alla propria destra, per vedere a che punto fosse giunta la dissolutezza di Ryuzaki, e ovviamente seguirlo a ruota in quel cammino verso la perdizione più totale.
Il compagno teneva la ciambella già ampiamente vessata con le consuete due dita e proseguiva il suo rituale di tortura inzuppandola ripetutamente nel cappuccino caldo; com'era prevedibile, la metà inferiore si spezzò nella tazza, trasformandosi in una poltiglia indefinita nel cappuccino.
Light soffocò una risata, mentre Ryuzaki esaminava la propria colazione con un certo disappunto, prima di rinunciare definitivamente alla tazza con relativo contenuto, concentrandosi sulla metà di ciambella che gli era rimasta.
Fu un attimo: Light fu certo che Ryuzaki avesse ruotato gli occhi nella sua direzione, assicurandosi che lo stesse guardando, prima di far sparire la mezza ciambella giù per la gola.
Light strabuzzò gli occhi, chiedendosi se avesse visto proprio bene: possibile che non l'avesse nemmeno masticata?!
Si sistemò meglio sulla sedia, decisamente a disagio. Era chiaro come il sole che lo stava deliberatamente provocando da diverso tempo, sebbene non si fosse mai spinto oltre quel tipo di ammiccamenti, ed era chiaro anche che sapesse qual era la situazione ai piani bassi di Light.
Che volesse metterlo alla prova? Forse aspettava che facesse lui il primo passo?
Light non ne poteva più. Ryuzaki lo stava adesso esasperando dando il meglio di sé: aveva cominciato a leccarsi le dita.
Light guardava ipnotizzato i movimenti della sua stramaledetta lingua, che girava lentamente attorno al polpastrello sporco di cioccolato, per poi cedere il passo alle labbra, che lambivano e succhiavano spudoratamente ogni falange.
Per quanto odiasse ammetterlo, avrebbe voluto esserci lui al posto di quello stupido dito. E come a dargli il colpo di grazia, Ryuzaki introdusse l'intero pollice in bocca e succhiò avidamente, benché non fosse rimasto nemmeno un minuscolo residuo di cioccolato.
Oh no, non c'erano più dubbi: Ryuzaki lo voleva quanto lui, Light ci avrebbe scommesso la sua innocenza! Ma il punto adesso era un altro: come approcciarlo? In quali termini formulare la sua folle richiesta?
Light si guardò intorno, preoccupato che qualcuno potesse vederli. La fortuna era dalla sua: a quell'ora non era ancora arrivato nessuno. Aveva campo libero.
Raccolse tutto il suo coraggio e afferrò il polso del detective, allontanandoglielo dal viso.
«Ryuzaki!» lo richiamò, risultando però più severo di quanto avesse voluto.
«Mmh?» bofonchiò l’altro, inclinando il capo e osservandolo incuriosito, in un chiaro invito a continuare.
Come dirglielo?
Light si rese conto di essere del tutto impreparato ad una cosa del genere, tanto che, per la prima volta in vita sua, fece scena muta.
Non sembrava esserci un modo pratico di spiegare la questione, d'altra parte non c'era tra loro una confidenza tale da azzardare un argomento tanto sconcio. Era come se le parole gettassero una luce ridicola su tutta quella faccenda. Insomma, se Ryuzaki non ne aveva mai parlato apertamente, perché avrebbe dovuto farlo lui?
No, la cosa non era fattibile.
«La devi smettere» disse Light, perentorio, cercando di rimediare alla situazione.
«Di fare cosa?» chiese distrattamente l'altro.
«Smettila di succhiarti il pollice. È esasperante!»
Il detective sbatté un paio di volte le palpebre, palesemente perplesso.
«Ma lo faccio sempre, non credevo ti disturbasse tanto...»
Light sospirò afflitto, stufo di quel detective che puntualmente lanciava la pietra e nascondeva la mano. Certo era che le situazioni bizzarre in cui si cacciava avevano dell’incredibile: adesso era lui ad essere il depravato visionario!
Come a smentire le sue congetture, il detective riprese tranquillamente a fare quello che stava facendo, cioè leccarsi languidamente le dita, guardandolo però senza il minimo ritegno.
Questo era davvero troppo: confidenza o meno, Light seppe che era giunto il momento di farlo.
«Ryuzaki.»
«Mmh?»
Si alzò lentamente in piedi e mise mano alla lampo dei propri pantaloni. Un sorriso trionfante si disegnò sul suo viso nell'istante in cui abbandonò ogni remora: se Ryuzaki poteva permettersi di essere tanto sfacciato, lui avrebbe fatto di meglio. E le parole non sarebbero servite. L'avrebbe semplicemente messo di fronte all'increscioso problema che aveva causato, fine della storia.
Questo pensava Light, mentre con un solo gesto si liberava di pantaloni e boxer di fronte ad uno scandalizzato Ryuzaki.
Quel che seguì, contro ogni sua previsione, fu una sorprendente mossa di Capoeira diretta al suo bel viso, che lo fece volare dall'altra parte della stanza, e che cancellò per almeno una settimana il suo tipico sorriso sprezzante.
Oh, questa gliel'avrebbe fatta pagare, poteva starne certo!







Note dell'autrice
Finalmente, per una volta, è Light a prenderle per primo! XD Come al solito, spero che anche questa storia vi sia piaciuta.
Vi comunico che siamo giunti alla penultima shot prevista per questa raccolta. Mi ritengo in parte soddisfatta per il discreto numero raggiunto nelle liste di preferite/ ricordate/ seguite, e ringrazio tutti coloro che hanno inserito questa raccolta in una delle tre liste. Purtroppo la penuria di recensioni lascia un po' di amarezza... Ringrazio di cuore demoniac_angel22 per aver recensito tutti i capitoli finora pubblicati! <3
Beh... Alla settimana prossima! :)






 

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Capitolo 6
*** Di intenti pretestuosi e incidenti deliziosi ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

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 At First Fight

- Chi sarà il primo a colpire? -
 

 



Di intenti pretestuosi e incidenti deliziosi

Un'altra giornata di lavoro volgeva al termine al quartier generale.
Benché fossero le otto di sera passate e tutti gli agenti fossero ormai rientrati nei loro alloggi, Light Yagami, sebbene non per sua volontà, era ancora seduto alla sua postazione, intento come sempre a studiare dati e documenti per conto di Ryuzaki.
Non che gli dispiacesse tale occupazione, anzi, l'avrebbe adorata, se solo quello scansafatiche di Ryuzaki si fosse degnato di fare perlomeno la sua parte di lavoro. Invece no, il detective preferiva delegare tutto a lui, il suo collaboratore più abile e capace, accampando quella ridicola scusa della depressione, e approfittandone per rimpinzarsi di dolci da mattina a sera.
Così Light sgobbava fino a notte fonda, facendo non solo il lavoro che spettava a Ryuzaki, ma anche gli arretrati di Matsuda.
Cos'altro poteva essere questo, se non sfruttamento bello e buono?
Light era adirato: scoccò uno sguardo dardeggiante alla sua destra per constatare che Ryuzaki si accingeva a consumare l'ultima fetta di torta alle fragole della giornata.
Sospirò bruscamente, alzando gli occhi al cielo, profondamente disgustato dai disordini alimentari di quello che, suo malgrado, era a tutti gli effetti il suo capo.
Inutile rimproverarlo: Ryuzaki era una testa dura e aveva le sue convinzioni assurde. Aveva provato più volte a fargli capire che le sue abitudini alimentari erano dannosissime per la salute, ma lui niente: sosteneva che il suo cervello avesse bisogno di zuccheri in quantità smodate per funzionare al meglio, e così aveva continuato imperterrito a divorare una torta dopo l'altra.
Osservò nuovamente il compagno e scosse la testa, affranto, tornando a scorrere con la mente l'elenco di improbabili pratiche col cibo attuate da Ryuzaki. Light aveva infatti memorizzato tutti gli assurdi rituali delle sue cattive abitudini: le zollette di zucchero andavano impilate, le ciambelle andavano prima ripulite a colpi di lingua di tutta la glassa che le ricopriva e le fragole che guarnivano le torte andavano mangiate per ultime. Una fugace consapevolezza lo colse di sfuggita: doveva esser diventato più strambo di Ryuzaki stesso, per essere riuscito non solo a memorizzare ma addirittura a razionalizzare certe cose, che - doveva ammetterlo - avevano comunque una certa logica.
Ryuzaki gli era entrato nella testa come un tarlo e non voleva saperne di lasciarlo in pace nemmeno nei pensieri.
A nulla valevano le sue intimazioni - mentali, si capisce - a lasciarlo in pace, e Light si ritrovava sempre più spesso a provare un odio irrazionale per il detective onnipresente nella sua testa; eppure, per quanto si ostinasse ad ignorarlo, puntualmente si ritrovava assorto ad osservarlo e, cosa ben più grave, a desiderarlo. Sì, probabilmente la sua salute mentale era andata a farsi benedire da tempo, ma la situazione era questa, e Light si rendeva conto che negarlo non sarebbe servito a niente.
La fetta di torta, intanto, si era lentamente ridotta, e solo una fragola era rimasta nel piattino, perfettamente ripulita di tutta la panna circostante.
Vide Ryuzaki umettarsi le labbra, pregustando il momento in cui sarebbe stata sua.
Dio, che cosa non avrebbe dato per essere guardato come Ryuzaki guardava quella stupida fragola!
Avrebbe voluto attirare l'attenzione su di sé in qualche modo, ad esempio costringendolo ad alzare lo sguardo su di lui, ma si trattenne tuttavia dal farlo: se voleva dormire qualche ora, non era proprio il caso di contrariarlo, o lo avrebbe tormentato tutta la notte.
Ma la fortuna, quella sera, sembrava arridere al giovane Yagami: quando Ryuzaki tentò di infilzare la fragola con l'apposita forchettina, questa rotolò fulminea oltre il bordo del tavolo, finendo giusto sul cavallo dei pantaloni di Light.
Light non avrebbe potuto chiedere di meglio: era proprio quello il tipo di attenzioni che desiderava. Oh, adesso sì che si sarebbe divertito!
Mascherò la sua vincente soddisfazione con un'espressione di dolce rimprovero rivolta al detective, che brandiva la forchetta come se fosse stata un pugnale.
Il detective piegò la testa di lato, indeciso sul da farsi, così Light si diede un po' indietro con la sedia e scivolò un po' più giù sullo schienale, spingendo in avanti il bacino per mettere in mostra l'ambito premio.
«Che fai, non la prendi?» chiese con una punta di malizia nella voce, pregustando già il sapore della vendetta.
Il detective indicò la fragola perfettamente immobile sui pantaloni di Light.
«Posso?»
«Ma naturalmente» lo autorizzò Light con uno dei suoi amabili sorrisi.
Il detective si accucciò davanti a lui e sollevò la mano armata, preparandosi ad infilzare il suo premio, quando Light gli afferrò il polso.
«Ehi! Ma sei impazzito? Non userai quella cosa su di me» lo rimproverò, indicando con un cenno la forchettina da dessert.
«Hai ragione, scusami» comprese il detective, gettando via la posata e allungando una mano per concludere in fretta quella faccenda, ma Light gliela schiaffeggiò via bruscamente.
«No, no, no. Non userai neanche le mani. Se vuoi la tua fragola, devi mangiarla direttamente da qui.»
«Stai scherzando?» chiese allibito il detective.
«Affatto. Ti sto sfidando» rispose tranquillamente Light. Metterla su un piano competitivo era un trucco che funzionava sempre con Ryuzaki, come il fugace luccichio nei suoi occhi aveva appena dimostrato.
«Se non accetti, mangerò io la tua fragola.»
Ryuzaki parve considerare seriamente la proposta per qualche momento. Light avrebbe giurato che fosse sul punto di inginocchiarsi tra le sue gambe e fare quanto gli aveva richiesto, ma Ryuzaki parve ripensarci.
«Dammi quella fragola» gli ordinò tendendo il palmo della mano.
«Vieni qui a mangiarla» ribadì Light a sua volta, deciso a spuntarla a tutti i costi.
Ryuzaki sbuffò e si sporse per prendere da sé il suo premio, ma Light fu più veloce e lo racchiuse tra le mani.
«Non barare. La fragola è sul mio corpo e decido io le modalità con cui puoi riprendertela.»
Light sorrise tra sé e sé, pregustando il momento in cui Ryuzaki avrebbe finalmente ceduto. Era l'ultima fragola, difficilmente se la sarebbe lasciata scappare. Certo, avrebbe voluto molto più di quanto Ryuzaki fosse disposto a concedergli, ma come contentino, per il momento, poteva andar bene.
«Beh, allora se non la vuoi...» alluse Light, facendo per portarsi la fragola alle labbra.
«No!» esclamò Ryuzaki, allungando un braccio per fermarlo.
Light si bloccò e con un sorriso dolce e accondiscendente rimise la fragola dov'era, facendogli segno di posizionarsi tra le sue gambe.
Seppur titubante, Ryuzaki si inginocchiò davanti a lui.
Light ebbe un fremito sentendo le mani di Ryuzaki che si poggiavano sulle proprie ginocchia, con le quali cinse di più il busto dell'altro, quasi a volerlo imprigionare. Il momento desiderato si stava avvicinando, lo sentiva.
«No... Io non...» bofonchiò Ryuzaki, facendo per alzarsi. Ma Light fu più veloce e artigliò una mano sulla nuca dell'altro, trattenendolo per i capelli.
«Sì... Tu sì» gli disse, spingendo la testa di Ryuzaki verso il suo bacino. Il detective oppose resistenza, ma fu infine costretto a prendere la fragola tra i denti.
«Sì!» sussurrò Light, lasciandosi scappare perfino un gemito di piacere alla leggera pressione sulle sue parti intime, cosa che non sfuggì a Ryuzaki.
Light tirò indietro la testa del detective e, galvanizzato da quanto era appena riuscito a fare, si chinò su di lui per rubargli il premio duramente conquistato.
Le loro labbra si sfiorarono appena mentre Light in un attimo faceva sparire la fragola nella propria bocca, masticandola soddisfatto: ah, la vendetta non aveva mai avuto un sapore così dolce!
Non ebbe neanche il tempo di cantare vittoria ché un rapidissimo calcio rotante lo colpì in pieno viso, facendolo cadere giù dalla sedia: mai aveva visto il detective così furibondo.
«Attento, Light» sibilò al suo orecchio, «non fare mai più una cosa del genere, o potrei farti gemere sul serio come hai fatto poco fa. E adesso muoviti, hai gli arretrati di Matsuda da sbrigare.»
Light, piuttosto stordito, ci mise un po' a registrare le parole di Ryuzaki: che razza di minaccia era mai quella?
Rise sommessamente, tutt'altro che pentito del suo scherzo, mentre Ryuzaki, tutto imbronciato, chiamava Watari per ordinare una coppa intera di fragole da consumare in camera loro.
Si rimise al suo posto, occhieggiando i piedi scalzi di Ryuzaki massaggiarsi nervosamente: forse, in fondo, erano entrambi solo in cerca di pretesti.

 

 

 

 

 

Note dell'autrice

Siamo finalmente giunti all'ultima shot.
Come chicca finale, vi ho lasciato l'immagine che ha ispirato questa serie di shot :)
L'immagine non è mia, ma l'ho scovata su questa bellissima pagina facebook dedicata a Death Note:

https://www.facebook.com/pages/death-note-/333723116315
Spero che il tutto sia stato di vostro gradimento. Mi sono divertita molto nello scrivere queste storie, ma soprattutto nell'inventarle, processo che, senza l'aiuto (e gli sproloqui) di Mirella__, non sarebbe avvenuto.
Per il momento la raccolta termina qui, ma non escludo che potrebbero esserci sporadici aggiornamenti in futuro. O forse scriverò altro, sempre rigorosamente LxLight ;)
In ogni caso, vi invito a seguire (e recensire!) numerosi la seconda parte della raccolta, che pubblicheremo al più presto, e di cui lascerò il link qui sotto non appena sarà online. Stay tuned! ;)

Grazie a tutti per aver letto fin qui :)

Scintilla19


 
Continua...
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2827516&i=1

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