l'incontro
POV
Zoe
Felicità;
era tutto quello che percepivo, le persone ballavano facendo
ondeggiare i loro vestiti accompagnati da un sorriso a trentadue
denti e da una grande quantità d'alcol in corpo.
I
musicisti sul palco sembravano anche loro contagiati da
quell'entusiasmo, tutti sembravano essere stati contagiati dallo
stesso virus, tranne me, forse le bevande alcoliche mi facevano
l'effetto opposto, ma non credo fosse soltanto questo il problema.
Ero
ad un matrimonio e di solito tutti sono felici ai matrimoni, tranne
me, ma forse ero l'eccezione che conferma la regola.
Ciliegina
sulla torta erano gli sposi, stupendi, così innamorati,
così
enormemente contenti, con le guance rosse e sorrisi da copertina che
troneggiavano al centro della pista da ballo.
Lei
era bellissima, un sogno in quell'abito bianco, la gonfia gonna in
tulle con strascico lievemente accennato le stava divinamente, la sua
vita sottile era sottolineata da un romantico ricamo argentato
decorato da piccole perline e a completare il vestito c'era un
bustino senza spalline in seta.
I
capelli castani erano raccolti in un elegante chignon e gli occhi
color cioccolato brillavano di felicità mentre ondeggiava
aggrappata
alle spalle del neo marito non curandosi della musica di sottofondo,
ma solo inebriata dal tocco del suo grande amore.
Io
invece ero seduta accanto al mio tavolo con un drink in mano, la
fissavo e mi domandavo quando avrei mai potuto sperimentare una
felicità che poteva avvinarsi anche solo un minimo a quella
che
stava provando lei in quel momento irripetibile della sua vita.
Quella
scena non era certo una buona cura per il mio cuore infranto e la mia
sfortuna in amore, ma dovevo dimostrarmi felice, per questo facevo un
sorriso ogni volta che il suo sguardo si posava su di me.
Sapevo
che ci teneva che io fossi felice, quindi facevo il possibile per non
rovinarle il suo giorno.
Avvicinai
il bicchiere alle mie labbra e presi un altro sorso di quel liquido
dolciastro, mancava poco al taglio della torta poi ci sarebbe stata
ancora un po' di musica e dopo sarei tornata a casa, mi sarei tolta
queste maledette scarpe e mi sarei buttata nel letto e forse dormendo
la mia tristezza si sarebbe assopita fino alla mattina successiva.
Dovevo
ammettere che di solito cercavo sempre il modo ti tirarmi su e anche
per questo matrimonio ci avevo tentato: infatti avevo indossato un
abito bianco, con il permesso della sposa, per sentirmi un pochino
protagonista anche io, ma non aveva dato risultati.
-Tra
poco metteremo una serie di lenti per gli innamorati e per
innamorarsi- Urlò al microfono il cantante della band
facendo
cinguettare alcune stupide ragazze che continuavano a strusciarsi
come gatte in calore ai corpi dei loro compagni di danza.
A
queste parole bevvi tutto di un sorso la bevanda e appoggiai
pesantemente il bicchiere sul tavolo tanto che che si ruppe a
metà,
le mie maniere potrebbero essere paragonate a quelle di un
camionista.
-Cazzo-
Mormorai tra me e me, mentre guardavo il casino che avevo combinato,
ero sempre la solita ragazza delicata.
-Non
penso sia molto grave- Una voce calda mi fece distogliere lo sguardo
dalle schegge di vetro accumulate sul tavolo e vidi un ragazzo alto,
anzi altissimo e magro, dai capelli castani e spettinati, i suoi
occhi scuri mi scrutavano attenti e le sue labbra erano aperte in un
sorriso, diversamente dagli altri invitati il suo abbigliamento era
molto più ceshual: aveva solo un paio di jeans scoloriti e
una
camicia azzurro chiaro.
Ma
dovevo ammetterlo non era per niente malvagio.
Di
solito non sarei stata così scortese, ma in quel momento mi
sentii
come se avesse invaso la mia privacy.
-Lo
so che non è molto grave non c'è bisogno che un
invitato che
neanche conosco me lo dica- Sbuffai e feci per alzarmi, ma lui
abilmente mi prese le spalle con entrambe le mani e mi
bloccò sulla
sedia.
-Adesso
cosa vuoi?- Non avevo di certo bisogno di un corteggiatore invadente.
-Scusa
non volevo essere invadente, ma è da un po' che ti osservo
da
lontano e siccome sembravi molto triste mi sono avvicinato...- Disse
con voce colpevole che mi fece innervosire ancora di più se
fosse
stato possibile.
-No
invadente non è il termine adatto, direi più
inopportuno- e gli
tolsi le mani dalle miei spalle.
-Scusami
ancora non volevo...- Giuro che se gli sguardi avessero potuto
uccidere lui sarebbe stato già morto.
-Sai
una cosa, siediti se vuoi sederti qui con me e smettila di fare il
simpatico nel vano tentativo di corteggiarmi, ci siamo chiariti-
Dissi in modo diretto e sicura di me senza troppi giri di parole che
onestamente non mi erano mai piaciuti.
Gli
occhi del ragazzo si illuminarono divertiti non sapevo se a causa mia
o a causa di quello che avevo detto e così come gli avevo
suggerito
si sedette nella sedia libera accanto alla mia.
Non
potevo credere ai miei occhi!
La
mia acidità non era bastata a farlo scappare, dovevo essere
sincera
il ragazzo cominciava ad essere interessante o per lo meno la sua
ostinazione era veramente da ammirare, forse potevo giocare un
pochino.
-Ti
sei seduto, pensavo saresti scappato- Esclamai cambiando
completamente intonazione, poi come da programma accavallai le gambe
e scoprii un pezzo di gamba con non chalance giusto quello che
serviva per farlo impazzire e funzionò infatti il ragazzo
ingoiò
rumorosamente la saliva.
Beh,
se doveva proprio rompere le scatole almeno mi sarei divertita un po'
a guardarlo soffrire poi era un bel bocconcino, ma forse parlavo da
disperata.
-Non
sarei stato cortese ad andarmene e lasciare qui una ragazza da sola e
triste- Lentamente con la sedia mi avvicinai a lui, il ragazzo si
irrigidì, timido il ragazzo.
-Per
quanto tempo mi hai osservato, prima di deciderti a venire qui?- Gli
chiesi guardandolo dritto negli occhi.
-Devo
dirti la verità?- Parlò mentre la sua fronte si
imperlava di
sudore, si decisamente un ragazzo timido.
-Io
sono sempre per la verità- Parlai e per la prima volta gli
sorrisi,
lui con un gesto nervoso si ravvivò i capelli ottenendo per
l'altro
solo l'effetto di spettinarli.
-Beh..É
da stamattina che ti osservo, voglio dire da quando eravamo in
chiesa- Mi avvicinai ancora impercettibilmente.
-Sei
timido- Affermai e questa volta ad alta voce, anche se probabilmente
lui la considerò una domanda, infatti rispose.
-Sì
direi di sì, invece tu non sei per niente timida-
Glielo
dovevo concedere, io non ero per niente timida, alcuni mi
consideravano per sin sfacciata, ma in realtà ero soltanto
una a cui
piaceva divertirsi e molto sincera in quello che dicevo e che
facevo, tutto insomma mi doveva rispecchiare e non mi preoccupavo dei
giudizi degli altri, a parte quello della mia migliore amica
nonché
sposa e dalla mia favolosa mamma.
-Anzi
vedo che ora sei passata alla versione devo dire migliorata della
tentatrice dopo aver passato brillantemente quella della acida
infelice- Continuò cogliendomi del tutto di sorpresa.
Timido,
ma con gli attributi.
Rimasi
in silenzio per un minuto fissandolo incuriosita, chissà per
chi era
venuto al matrimonio, sicuramente doveva essere un parente o un amico
dello sposo, perché la lista della sposa la sapevo a memoria
e non
credo ci fossero molti scapoli che io già non conoscessi e
che erano
e dovevano rimanere solo amici.
-Ti
ho zittita penso sia positivo- Disse lui avvicinandosi alla mia sedia
ora più sicuro di se e mettendo da parte la timidezza, io
intanto mi
risveglia dai miei pensieri.
-Devo
ammetterlo sei stato inaspettato credo che tu valga per lo meno un
lento- Gli presi la mano, mi alzai e lo accompagnai in mezzo alla
pista.
Non
ero per niente una nana, ma la mia testa arrivava non più al
di
sopra della sua spalla, mi prese le braccia in modo tale da creare
una certa distanza tra i nostri corpi forse non voleva essere
inopportuno allora mi avvicinai io, intrecciandogli le braccia
intorno al collo e poi gli feci segno di abbassare il viso.
-Non
siamo mica ad un ballo scolastico- Gli sussurrai nell'orecchio
facendolo rabbrividire e poi senza accorgermene mi ritrovai a ballare
con lui una canzone dopo l'altra, persi il conto, sapevo soltanto che
il contatto con il suo corpo mi rilassava, mi sentivo stranamente a
casa tra le sue braccia ed era una sensazione rigenerante.
Mi
sveglia dall'incantesimo solo quando la musica cambiò e
divenne più
ritmata, mi allontanai dal suo abbraccio e mi guardai intorno, la
gente ballava ancora felice e la sposa mi guardava sorridente, le
risposi e lei mi strizzò un occhio.
-Allora
valgo più di un lento- Le parole provenivano dal ragazzo
davanti a
me, riportai allora l'attenzione su di lui.
-Siccome
sai ballare ne ho approfittato- E inconsapevolmente arrossii come un
adolescente alle prime armi.
-Le
tue guance dicono il contrario, ammettilo un po' ti piaccio- Arrossii
ancora di più se fosse possibile, ma senza perdere neanche
un colpo
risposi.
-Potrei
definirti un tipo interessante, forse hai scelto il momento meno
adatto per presentarti comunque mi chiamo Zoe- Gli presi una mano e
cercai la penna che trovai all'istante-E questo è il mio
numero di
telefono facci un po' quello che ti pare, ma credo che domani mi
chiamerai se ciò visto è giusto ed io non sbaglio
mai, adesso vado
ad organizzare il taglio della torta- Era il momento dell'uscita ad
effetto -Ciao non so come ti chiami- E mi girai di spalle senza
guardarmi più indietro sorridendo tra me e me, si forse mi
sarebbe
potuto piacere .
-Comunque mi chiamo
Ethan- Urlò
intanto lui restando impalato come un baccalà.
Una
settimana.
Va
bene le mie previsioni non erano state esatte, ma prima o poi sarebbe
successo, giusto?
Guardavo
il cellulare in ogni momento ad ogni squillo mi precipitavo a
controllare, ma non era mai lui.
Me
e la mia stupida regola di non prendere mai il numero di cellulare di
un ragazzo interessante per non essere tentata di chiamarlo io, in
modo tale da non sentirmi rifiutata.
Questa
regola l'avevo messa dal momento in cui avevo ricevuto da parte di un
idiota una clamorosa buca, da allora io sola do il mio numero di
telefono e se il ragazzo in questione è realmente
interessato mi
chiama.
Ma
lui non chiamava.
Il
cellulare squillò e come un fulmine risposi così
facendo non vidi
neanche il nome di chi mi chiamava.
-Pronto
sapevo che non avresti resistito-Disse sfoderando tutta la mia
sicurezza.
-A
si...Come facevi a saperlo?- Rispose una voce femminile, sicuramente
non era chi credevo che fosse.
-Scusa
Francy... Pensavo fosse un'altra persona- Era la mia migliore amica
che chiamava dalla Polinesia, luogo in cui avrebbe trascorso la sua
luna di miele.
-Questo
l'avevo capito, parli forse di un certo ragazzo alto, moro e
dall'aria misteriosa- Il suo tono era divertito e malizioso.
-Proprio
di lui, cavoli non mi chiama più-
-Che
strano ! Sembrava interessato...- Esclamò quasi parlando fra
se e
se.
-Ma
è un amico di tuo marito?-
-Gliel'ho
già chiesto, ma mi ha detto che non era nella sua lista di
invitati,
suppongo quindi fosse un imbucato-
La
faccenda si complicava sempre più, cominciavo a credere di
averlo
solo sognato, di avere percepito solo io quelle sensazioni mentre
ballavamo, iniziavo a pensare di essere veramente disperata.
-Vado
Francy, un bacio e buona luna di miele-
-Grazie,
ci sentiamo -
Chiusi
la telefonata e sprofondai sul divano, avevo bisogno di una vacanza
rilassante, ma purtroppo domani dovevo andare a lavorare per
guadagnarmi il mio sudato misero stipendio, essere laureata con il
massimo dei voti in giurisprudenza a quanto pare non basta in questo
mondo, e così mi trovavo a lavorare in uno squallido studio
di
avvocati con un capo che mi trattava come se fossi la sua segretaria.
Cercai
di scacciare via questo pensiero e concentrarmi su qual cos'altro, ma
il massimo che riuscii a fare fu ripensare alle sue braccia avvolte
attorno al mio corpo mentre ballavamo, subito mi rilassai, chiusi gli
occhi e il mio respiro rallentò.
Senza
accorgermene mi addormentai.
Mi
svegliai più tardi a causa dello squillare insistente del
cellulare,
mi allungai bofonchiando verso l'oggetto fastidioso, accettai la
chiamata e lo portai verso il mio orecchio.
-Pronto-
Biascicai con la voce impastata di sonno.
-Ciao-
Riconobbi subito la voce, certo che sceglieva sempre i momenti
più
adatti per comparire – Scusa se ti ho svegliato, lo so che
è
tardi- Mi alzai in piedi e accesi la luce, automaticamente portai il
mio sguardo verso l'orologio erano le quattro del mattino.
-Perché
mi chiami a quest'ora?- Chiesi strofinandomi un occhio.
-Perché
prima non potevo, avevo bisogno di pensare...- La sua voce divenne
pensierosa e quasi inudibile, ma che problema aveva questo ragazzo?
-Non
puoi pensare ad un orario un po' più decente, diciamo tra le
dieci
di mattina e le nove di sera- Dissi in modo sarcastico cominciando a
riprendermi dal sonno interrotto bruscamente.
-Lo
so, ma prima non potevo mi dispiace- Sembrava quasi disperato da come
parlava e iniziavo seriamente a pensare che non fosse normale, che
avesse qualche rotella fuori posto.
Per
circa due minuti calò il silenzio fra di noi.
-Va
bene, quindi per favore mi vuoi dire per quale motivo mi hai chiamato
a quest'ora del mattino? O dovrò indovinare?- Ruppi il
silenzio e
dall'altro capo del telefono sentii sospirare in modo arrendevole.
-In
realtà io mi ero ripromesso...- Lasciò in sospeso
la frase come se
non trovasse le parole per spiegarsi, potevo percepire la sua
difficoltà fin qui.
-Cosa
ti eri ripromesso?- Chiesi sempre più frustrata e sempre
più
convinta che stessi discutendo con un pazzo maniaco e magari anche
stolker.
-Niente,
non è importante, che ne dici se ci vediamo verso le nove
per un
caffè al bar in via ….?-Improvvisamente il tono
di Ethan cambiò e
divenne più sicuro e allegro.
-Ascolta
io alle nove devo essere in ufficio...- Quella era la
verità, ma nel
mio profondo volevo anche cercare di evitarlo, questa storia stava
diventando strana, lui era strano, questa chiamata era anomala, i
suoi cambiamenti di umore mi mettevano paura poi c'era il fatto che
lui era al matrimonio, ma non era stato invitato da nessuno, chi era
allora? Perché era lì? Mi aveva seguita?
L'unico
modo per rispondere a quelle domande d'altra parte era incontrarlo,
sicuramente non gliele volevo fare per telefono anche perché
volevo
guardarlo negli occhi mentre mi rispondeva per cogliere al meglio le
sue emozioni ed espressioni.
-Ascolta
forse ci potremmo vedere alle otto in un bar vicino all'ufficio in
cui lavoro, fanno un cappuccino fantastico, ci stai?- Domandai spinta
dalla curiosità, cercando di sembrare il meno costruita
possibile,
bisogna sempre cogliere di sorpresa il nemico.
-Va
bene a tra poco- Rispose e la comunicazione si interruppe.
Guardai
l'orologio erano le quattro e un quarto del mattino e non sarei
più
riuscita a prendere sonno, ero agitatissima per questo incontro, non
capivo bene se più per il fatto che ci avevo sperato
così tanto o
più per paura che fosse realmente un uomo malato che magari
voleva
rapirmi, torturarmi e uccidermi.
Corsi in bagno e mi
fiondai sotto
la doccia dopo essermi tolta i vestiti in un nanosecondo, l'acqua
tiepida che scendeva e coccolava il mio corpo solitamente riusciva a
calmarmi, ma mai quanto stare nelle braccia di Ethan, ogni volta che
ci ripensavo i miei battiti acceleravano e uno strano formicolio
pervadeva ogni parte del mio corpo, e così la doccia non
servì
proprio ad un bel niente.
Ero
nuovamente seduta al bar in attesa del mio cavaliere dall'armatura
scintillante ormai da un quarto d'ora, ma di solito sono le donne che
fanno aspettare non gli uomini!
Magari
però questo ragazzo aveva bisogno di truccarsi, sistemarsi e
imbellettarsi, magari era gay e voleva solo essere la mia migliore
amica affinché gli consigliassi quale lucidalabbra scegliere.
Ero
già innervosita, quando eccolo apparire in tutta la sua
altezza con
un sorriso smagliante stampato in faccia che illuminava i suoi occhi
castani, vestito in modo sobrio con una camicia e un
jeans,esattamente come al matrimonio, camminava in modo sicuro per
uno che si era dichiarato timido e si dirigeva verso di me
guardandomi intensamente, un brivido percorse la mia schiena.
-Ritardatario...-
Dissi in tono lievemente indispettito.
-Mi
dispiace, un piccolo contra tempo- Rise fra se come se avesse fatto
una battuta di cui solo lui conosceva il significato.
I
suoi occhi continuavano a cercare di leggermi come fossi un libro
straordinariamente appassionante, mi sentivo quasi in soggezione e
non mi era mai capitato.
-Non
ti vuoi sedere- Parlai nel tentativo di sciogliere tutta quella
tensione che sentivo salire pericolosamente, Ethan mi guardò
desolato poi in modo estremamente elegante avvicinò la sedia
a me e
si sedette a pochi centimetri dal mio corpo, quella vicinanza mi fece
quasi paura.
-Qualche
problema?- Chiese, continuando imperterrito a osservarmi con tenacia
non staccava mai quei suoi profondi e enigmatici occhi dal mio corpo,
dal mio viso, mi sentivo bruciare, non ero mica una fottuta
adolescente.
-No-
Risposi a mezza voce, solo problemi dovuti al tuo vizio di fissare la
gente, ma niente di che, vai pure avanti a parlare.
-Wow
ancora una volta ti ho zittito devo proprio avere una dote naturale-
Esclamò sorridendo questa volta malizioso.
-Tu
non hai proprio fatto niente, se mai il tuo sguardo ossessivo...-
Cazzo l'avevo detto, ero proprio una grande e troppo sincera frana,
il mio cervello aveva smesso di funzionare correttamente, connetti
Zoe.
-Ah
si? Allora anche tu sei timida! Vedi, abbiamo già qualcosa
in
comune- A queste parole il sorriso di Ethan si spense e distolse il
suo sguardo che divenne improvvisamente triste.
Ora
cosa c'era che non andava?
Era
bipolare, ecco spiegato tutto.
-Cosa
hai Ethan?- Quando pronunciai il suo nome alzò lo sguardo e
fece un
sorriso sforzato cercando di mostrarsi sereno, ma senza troppo
successo, comunque continuava a stare in silenzio, sembrava che
stesse pensando a qualcosa di lontano che io non avrei mai potuto
raggiungere, cominciai a preoccuparmi.
-Se
qualcosa che ho detto o che ho fatto ti ha infastidito in qualsiasi
modo dimmelo, lo so che certe volte sono un tantino acida, ma cosa ci
posso fare se...- Lasciai a metà la frase quando le sue
labbra
sfiorarono le mie dolcemente, tutte le mie barriere caddero come un
castello di sabbia asciugatosi al sole, il mio cuore
cominciò a
battere all'impazzata e persi ogni contatto con il pianeta e mi
trovai a baciare un ragazzo stupendamente bello e misterioso con
passione e con crescente bisogno, avrei mai potuto staccare la mia
bocca dalla sua?
Le
mie mani si immersero nei sui capelli così morbidi mentre le
sue
tenevano stretto il mio viso , il suo respiro sapeva di menta
piperita, il mio cervello stava andando in tilt, sarà stato
pure
bipolare, ma baciava da dio il ragazzo.
Avrei
passato tutto il giorno lì baciarlo, l'avrei scambiato
volentieri
con il mio lavoro...
Il
lavoro!
L'immagine
del mio capo furente per il ritardo, si era spiacevolmente intromessa
in quella parentesi idilliaca della mia giornata.
Mi
staccai dalle sue labbra con fatica e con il respiro ancora
affannato.
-Scusa
ma devo andare... Sai purtroppo o per fortuna ho un lavoro e sono
già
in ritardo- Mi alzai frettolosamente dalla sedia presi la borsetta e
guardai con la coda dell'occhio l'orologio.
Feci
per andarmene, ma la mano calda di Ethan afferrò il mio
braccio e mi
spinse contro il suo petto.
-Quanta
fretta, prima di andartene ti devo dare due cose- Disse con tono
deciso e in modo sfacciatamente sexy, almeno per il mio cervello
malato.
-Una
è questa- E mi mise in mano un pezzettino di carta -Ovvero
il mio
numero di telefono-
-E
l'altra- Il suo tono divenne ancora più roco e ammagliante.
-Cos'è?-
Chiesi io cercando di essere il più seducente possibile.
Avvicinò
il suo viso al mio, le nostre labbra erano vicinissime -Beh questo- E
appoggiò nuovamente la sua bocca sulla mia, cosa importava
del
lavoro, del ritardo e del capo quando baciavo un fusto del genere.
Note
autrice:
Ringrazio
chiunque abbia letto fino alla fine questo primo capitolo che confesso
non mi ha mai convinto fino in fondo...
Vi
anticipo che questa storia non si svolgerà in un luogo
preciso, voi dovrete comunque
pensare che i nostri personaggi si muovano in una grande
città... Lo so voi direte basta scrivere un nome di una
città qualsiasi... Ma io sono in fissa con la precisione e
se scrivessi il nome di una città pur che fosse la mia
andrei di matto cercando di capire se quello che scrivo su quella
città sia giusto o meno...
Tralasciando
la mie stupide manie e i miei stupidi discorsi... Ringrazio ancora chi
ha letto questo mio capitolo ... Spero che almeno un pochino
vi sia piaciuto...=) =)
Un
bacio
Erica
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