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di Graceling62
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Last night I think I drank too much. ***
Capitolo 2: *** Never an honest word. ***
Capitolo 3: *** Life goes on. ***
Capitolo 4: *** Something I need. ***



Capitolo 1
*** Last night I think I drank too much. ***


1° Capitolo.

 

Il 1° gennaio del 2022 era apparentemente un giorno come un altro, di quelli che vengono utilizzati come stereotipo positivo per qualche romanzo scontato: il cielo azzurro con tanto di sole splendente, un manto candido di neve caduta da poco che imbiancava il paesaggio e le strade vuote poiché le persone che solitamente le popolavano erano ancora placidamente addormentate.
Tutto era immerso in un silenzio pacato, e casa Potter non faceva eccezione. 

Lucy Weasley fu la prima ad interrompere quella tranquillità, quando si svegliò cullata dall'assenza di rumori. Passò qualche minuto a stiracchiarsi nel letto -attenta a non svegliare Lily, la cugina, che dormiva di fianco a lei- prima di alzarsi in piedi e controllare l'ora sull'orologio appeso a una parete. Solamente le sei e mezza. Uscì dalla stanza in punta di piedi, accostando la porta non appena arrivata in corridoio.
Scrutò con aria critica il pavimento, sul quale, fra bottiglie vuote e vestiti sparsi caoticamente, dormiva in una posa scomposta suo cugino James. Lo scavalcò, raccogliendo nel frattempo qualche bottiglia, per scendere le scale. La sala era ridotta in condizioni peggiori di quelle che pensasse, e ogni segno che nelle prossime ore sarebbe dovuto essere accuratamente eliminato mostrava chiaramente ciò che era successo la notte. Evitando tutto quello che c'era sul pavimento, senza farsi troppe domande, proseguì fino alla cucina. Appoggiò le bottiglie sul tavolo soffocando uno sbadiglio, poi aprì il frigorifero. Miracolosamente, era in buone condizioni, segno che la sera prima nessuno l'aveva toccato. Afferrata una bottiglia di succo d'arancia e un bicchiere, si sedette al tavolo, ignorando il mal di testa che non accennava a scomparire.

Rose Weasley entrò poco dopo in cucina, barcollando e tenendosi una mano sulla testa. Biascicò un saluto alla cugina già seduta al tavolo, per poi accasciarsi su una sedia. Le rivolse uno sguardo interrogativo e aprì la bocca per dire qualcosa, ma ci rinunciò poco dopo, optando per abbandonare la testa sul tavolo e mugugnare qualcosa di incomprensibile. L'altra alzò gli occhi al cielo, e schioccò le dita davanti al viso della cugina, attirando la sua attenzione come desiderato. 
« Svegliati, bella addormentata. » Iniziò, ottenendo uno sguardo truce dalla rossa. « Fra esattamente due ore arriveranno gli zii, e noi abbiamo due possibilità: scappare e dare tutta la colpa agli altri, oppure svegliarli e mettere a posto questo casino che avrai avuto modo di vedere arrivando fino a qui. » Zittì con un cenno della mano la cugina che stava cercando di dire qualcosa. « Ma, visto che la prima opzione ci creerebbe più problemi di quanti tu non creda, ora sarai sveglia e brillante come al solito e verrai con me a svegliare qualcuno che ci dia una mano a sistemare tutto, d'accordo? »
Senza aspettare una risposta, si alzò in piedi, seguita a malavoglia dalla cugina.

Dominique Weasley non aveva mai avuto intenzione di mentire così tanto. Eppure, sapeva di non aver nessuna scelta. Dopo che tutti si erano svegliati, e il doposbronza generale era stato constatato, la domanda più naturale era se qualcuno ricordasse qualcosa. Se non qualche immagine confusa, che comunque non spiegava la maglietta maschile di dubbia provenienza indossata da Lily, oppure gli evidenti segni rossi sul collo di un imbarazzato Albus, non ne uscì nulla. Dominique, nonostante desiderasse con tutto il cuore di aver rimosso quei ricordi come gli altri suoi cugini, avrebbe saputo dare delle risposte. L'unico problema era che, se avesse raccontato, avrebbe dovuto raccontare tutto, e di certo non voleva che gli altri sapessero ciò che aveva fatto lei. Ancora non riusciva a capacitarsene, anzi, la sola idea la riempiva di disgusto e sensi di colpa. 
Così aveva mentito, unendosi agli altri nell'affermare di non avere nessun ricordo. L'aveva attravarsata, mentre puliva il muro sul quale c'erano macchie di sostanze non bene identificate, la consapevolezza di starsi comportando da egoista. Se avesse parlato, con ogni probabilità avrebbe risolto non pochi problemi. Ad esempio quello di Rose, la sua cotta che si portava avanti da anni ma continuava a negare, oppure quelli di Albus e Roxanne. Certo, se avesse detto tutta la verità, altri problemi si sarebbero creati.
Cercò di autoconvincersi che il silenzio fosse la scelta migliore.

Lily Luna Potter, quella sera, si stese sul letto esausta. Dopo aver pulito la casa con gli altri cugini, aveva passato la giornata a fingere di non avere costantemente nausea, vertigini, e una gran confusione in testa. Della sera prima ricordava solo l'inizio, mentre il resto non era nient'altro che un grande vuoto. Anzi, in realtà, non era del tutto vero. Si ricordava qualcosa, un dettaglio inconsistente come quelli dei sogni, e non era ancora sicura se fosse reale o frutto della sua immaginazione. Si ricordava una persona, e più precisamente dei capelli biondi, ma nient'altro. Era certa, però, di averci passato molto tempo quella sera.
Avvolgendosi nel caldo abbraccio del piumone, sospirò pesantemente, tentando di prendere sonno. L'idea di quella festa era nata all'inizio delle vacanze. Casa Potter era abbastanza grande da ospitare tutti gli invitati presenti nella lunga lista che era venuta fuori, ed essere così tanti nell'organizzazione aveva permesso di fare tutto velocemente e con accuratezza. Oltre a tutti i cugini Weasley-Potter, erano stati invitati ovviamente gli Scamander e i Paciock. Gli altri erano compagni di stanza o di Casa, amici, e addirittura conoscenti. Probabilmente, Lily si sarebbe dovuta rendere conto di quanto la festa sarebbe stata in grande già dal numero degli invitati. 
Sbuffando, decise di smettere di pensarci e mettersi a dormire, cosa che aveva desiderato dall'inizio della giornata. 
Una volta chiusi gli occhi, tentò di scacciare dalla propria mente il ricordo dei capelli biondi, rimandando al domani le risposte.

Albus Severus Potter alzò teatralmente gli occhi al cielo all'ennesimo sospiro della cugina. Rose, in tutta risposta, gli lanciò un'occhiataccia.
« Dimmi, in tutta sincerità, che anche tu non sei curioso. » Si alzò dal divano sul quale erano seduti, nel salotto di casa propria, iniziando a camminare nervosamente per la stanza. « Insomma, io...io lo so che è successo qualcosa di importante, ieri sera, va bene? Me lo sento, proprio qui nello stomaco. » E si indicò il ventre con un gesto plateale, fermandosi un attimo per poi riprendere a camminare avanti e indietro. 
« Quella è nausea, Rosie. E comunque, no, non sono così curioso. » Tuttavia, il tono in cui l'aveva affermato non sembrava per niente convincente nemmeno alle sue orecchie. La verità era che sì, stava morendo di curiosità, voleva sapere -per quanto il solo pensiero lo imbarazzasse- chi gli aveva fatto quei succhiotti. Anche se, a detta di suo fratello, chiunque fosse stato non doveva avere molta esperienza.
« Okay, farò finta di crederti, allora. Fra l'altro, giusto per precisare, finalmente oggi non ho più la nausea. E ti risparmio i dettagli di ieri. » Arricciò il naso, tornando a sedersi sul divano. « Sai, mi sento come se sperassi di scoprire qualcosa che è successo, ma non capisco cosa, Al. Poi, se anche lo scoprissi...non dovrebbe comunque contare nulla, no? Non ero esattamente cosciente delle mie azioni. » Quando Rose era nervosa iniziava a straparlare e a torturarsi le mani l'una con l'altra, Albus conosceva quelle sue reazioni fin troppo bene. Inclinò la testa e sfoggiò la sua migliore espressione comprensiva.
« Sai che con me puoi parlare sinceramente...di cosa hai paura? » Quella era forse una domanda che doveva porsi a sua volta. Nonostante il suo comportamento e quello di Rose fossero completamente opposti, la realtà era che entrambi erano spaventati all'idea che fosse successo qualcosa, qualcosa di specifico. Perché, lo sapevano tutti e due, quando si beveva si diventava fin troppo sinceri.
« Non lo so. » La ragazza affondò il viso in un cuscino, come a volersi isolare da tutto. Merlino solo sapeva quanto entrambi ne avevano bisogno.

Lysander Scamander si svegliò come in un giorno qualunque. Si alzò dopo qualche secondo dal letto, sentendosi per qualche strana ragione incredibilmente euforico, e passò una manciata di minuti ad osservare la lunga distesa bianca di neve che si scorgeva dalla sua finestra. Era uno spettacolo bellissimo, che lo lasciava ogni volta a bocca aperta. Gli piaceva il risplendere della neve sotto il sole, e poi, sotto di essa, il mondo intero sembrava addormentato, come se quella fosse solo una calda coperta.
Scese in cucina non appena si rese conto di avere davvero fame, precipitandosi allegramente giù dalle scale. I suoi genitori stavano leggendo in salotto, ma si accorsero di lui non appena passò nel loro campo visivo. Lo salutarono brevemente, non risparmiandosi però sorrisi a trentadue denti.
In cucina, trovò la colazione già pronta, e suo fratello seduto ad un lato del tavolo.
« Finalmente ti sei svegliato, Lys, stavo seriamente iniziando a pensare che dopo ieri sera non ti saresti più ripreso. Hai fame? » Domandò tranquillamente, ma Lysander era confuso.
« Ieri sera? » Pian piano, però, iniziava a ricordare. Lui e Lorcan erano tornati a casa sani e salvi quasi per miracolo, e prima erano stati...a casa dei Potter, sì, ad una festa...I ricordi riaffiorarono lentamente nella mente del ragazzo.
« Ieri sera, sì. Per la maggior parte del tempo, poi, non so nemmeno dove tu sia stato, non è che vorresti illuminarmi sull'argomento? »
Ricordava di aver bevuto, forse un po' troppo, ma non abbastanza da essere del tutto ubriaco...per la mezzanotte erano usciti in giardino, lui e una ragazza...Quando riuscì a ricostruire tutti i pezzi del puzzle della sera prima, spalancò gli occhi per l'incredulità. Il tono con cui pronunciò le parole dopo era euforico, ma incredulo. Gli sembrava di parlare di un sogno.
« Ho...ho baciato Rose Weasley. »

 

Note dell'autrice:

All'inizio, la mia idea era di scrivere una fanfiction incentrata principalmente sul pairing Rose/Lysander, non troppo lunga, ma poi ho pensato: "Perché non approfondire tutti i personaggi?" 
A partire da Lucy Weasley, per arrivare fino ai fratelli Paciock, immagino in modo molto definito la maggior parte dei personaggi della nuova generazione, quindi ho deciso di dedicare spazio anche a loro.
L'idea di partire non dall'inizio dell'anno, ma a metà, e anche a metà delle loro storie, mi è venuta non appena ho iniziato a pensarci, e voglio precisare che, nei capitoli successivi, inserirò diversi flashback che spiegheranno cosa li ha portati a fare ciò che hanno fatto a Capodanno.
Ho avuto molti dubbi su questo primo capitolo, ma poi mi sono resa conto che è perfettamente in linea con il mio immaginario della storia: avrei voluto scrivere qualcosa di più serio all'inizio, ma ciò che voglio, in realtà, è una fanfiction senza troppe pretese.
Ringrazio chiunque sia arrivato a leggere fino a qui, nella speranza che qualcuno ci arrivi, e avviso che qualsiasi critica sarà bene accetta, se qualcosa non vi piace, o se ho fatto qualche errore, non preoccupatevi di farmelo presente.
Che altro dire, spero che vi piaccia questo inizio, grazie mille a tutti!

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Capitolo 2
*** Never an honest word. ***


2° Capitolo


La fine delle vacanze natalizie segnava l'inizio del secondo periodo ad Hogwarts. Arrivati a metà anno, i ragazzi iniziavano a pensare agli esami, alle medie nelle materie e, nel caso queste fossero basse, ai recuperi. Le partite di Quidditch si facevano più agguerrite in vista della finale, e così anche le mille piccole competizioni fra studenti per i punti da aggiungere alla propria Casa.
Però, il viaggio in treno per il ritorno a scuola rientrava ancora nel periodo delle vacanze per la maggior parte degli studenti. I libri erano chiusi nei bauli, e nelle conversazioni si cercava di sviare il più possibile l'argomento "scuola", chiacchierando invece delle vacanze appena finite. 
Come al solito, tuttavia, qualche eccezione c'era sempre. Fra queste Rose Weasley, chiusa nello scompartimento che nei minuti seguenti si sarebbe riempiti dei suoi cugini, la quale attendeva la partenza del treno con un libro aperto sulle gambe, come suo solito. Aveva salutato brevemente i genitori e gli zii, riuscendo ad evitare gli interminabili abbracci e le lunghe liste di raccomandazioni con una fuga studiata e la scusa "Una mia amica mi sta aspettando sul treno".
Non che fosse del tutto insensibile alla partenza, semplicemente per lei era una tradizione godersi qualche momento di tranquillità sul treno, guardare i parenti che sarebbero rimasti da dietro un vetro, e prendersi quel tempo per sé.
Ogni anno quei momenti finivano troppo presto, almeno secondo la ragazza. Non appena il treno iniziò a muoversi, la porta a vetri venne spalancata da una scarmigliata Roxanne, che le rivolse il suo solito mezzo sorriso, anche se quel giorno sembrava meno convincente del solito. Non la poteva biasimare se era così persa nei suoi pensieri, anzi il contrario, ne aveva tutto il diritto. Per ragioni sconosciute a chiunque esclusi loro due, Roxanne e Lorcan, qualche giorno prima, avevano deciso di mettere fine alla loro relazione. Ad essere sincera, Rose non era mai riuscita a capire come potessero stare insieme, ma di certo non stava a lei giudicare.
Dopo Roxanne arrivarono anche Dominique, James e Fred. 
« Rose, ti prego, dì anche tu a James e Fred che non devono testare i loro nuovi scherzi con i primini. » Esclamò Dominique entrando, con un tono quasi supplichevole, senza risparmiare però ai due cugini un'occhiata di disapprovazione.
La rossa alzò gli occhi al cielo, chiudendo il libro e alzandosi in piedi. « Dirglielo non servirà a nulla, ma se lo faranno, mi dispiacerà davvero molto togliere dei punti a Grifondoro. » Commentò, lasciando intendere esattamente il contrario. Rose era stata smistata in Corvonero, il primo anno, il che le permetteva di sfruttare quella situazione a suo favore per minacciare i cugini senza sentirsi combattuta.
« Non puoi toglierci punti se non hai le prove. » Ribattè James con aria tronfia, e la ragazza scoppiò a ridere.
« Mi dispiace, Jam, ma sei troppo idiota per non farti beccare. Ora devo andare dagli altri Prefetti, e mi piacerebbe davvero molto se la sanità mentale di mia cugina rimanesse integra mentre non ci sono. » Fece un sorriso di scuse a Dominique, mentre usciva dallo Scompartimento. Iniziò a sentire le voci alzarsi non appena chiuse la porta dietro di lei, e non potè fare a meno di provare un moto d'affetto improvviso.

« Ahia. » Lily Luna Potter si portò una mano alla spalla dove il ragazzo l'aveva inavvertitamente colpita con una spalla. Alzando lo sguardo verso di lui, riconobbe in un attimo il volto di Scorpius Malfoy, e sbuffò con il preciso intento di farlo notare.
« Stai attenta a dove vai... » Il ragazzo aveva parlato senza nemmeno guardarla, ma non appena si accorse che era lei, la sua reazione fu completamente diversa rispetto a quella che si sarebbe aspettata. Spalancò gli occhi come se avesse visto un fantasma, ma poi riprese la solita aria arrogante che aveva sempre, quando parlava con lei. « ...Potter. » 
Dai suoi venti centimetri di altezza in più, che la ragazza aveva sempre odiato, le fece un occhiolino. Lily lo ignorò, dandogli una spallata mentre si voltava e andava a cercare il suo scompartimento. Solitamente, lei e Malfoy si ignoravano più o meno cordialmente, ma mai in vista delle partite di Quidditch fra Serpeverde e Grifondoro. Non sapeva se quell'istintiva antipatia derivasse dall'ovvia competitività, dall'insopportabile carattere borioso del ragazzo oppure dall'influenza che lo zio Ron aveva esercitato su di lei prima ancora di entrare ad Hogwarts, ma avrebbe preferito un'interrogazione di Storia della Magia piuttosto che parlare civilmente con lui per cinque minuti.
Si rendeva conto che, come Rose le ripeteva ogni volta che ne capitava l'occasione, era un comportamento infantile e tutto il resto, tuttavia non poteva farci niente. 
Una volta arrivata allo scompartimento che stava cercando, spalancò la porta con un gesto plateale, senza preoccuparsi di nascondere la propria irritazione.
« Fammi indovinare...chi potrà mai aver fatto innervosire così tanto la mia sorellina, di solito tanto pacata e tranquilla? Aspetta, non si tratterà mica di Malfoy? Chi se lo sarebbe mai aspettato. » Lily diede uno scappellotto al fratello, andando poi a sedersi davanti a lui senza rispondere.
« Complimenti, James, non pensavo tu fossi in grado di fare del sarcasmo. Dì la verità, è miracolosamente nato qualche nuovo neurone? » La rossa rimase sorpresa dal tono di Dominique, privo di qualsiasi segno di amichevole presa in giro.
« Mi vuoi dire perché continui a essere così acida con me, Domi? » Scattò James, alzandosi in piedi. Con le sue incredibili abilità intuitive, Lily dedusse che quella era solo l'ultima di una svariata serie di volte in cui la cugina di comportava così nei confronti del fratello. 
Ripresasi del tutto dalla precedente irritazione, bloccò la risposta di Dominique sul nascere.
« Abbiamo cose più importanti di cui discutere, ve ne siete dimenticati? » A quelle parole anche Roxanne sembrò riprendersi dal suo alquanto strano isolamento.
« Che cosa è successo a Capodanno. » Concluse Fred, con tono entusiasta. Sembrava l'unico entusiasta di quella storia, effettivamente. « Io avrei qualche ipotesi. » Aggiunse poi, sporgendosi in avanti verso gli altri. « Partiamo da Lily: la maglietta che indossava la mattina era decisamente troppo alla moda per essere di un Tassorosso, troppo poco da secchione per un Corvonero, e mi rifiuto di credere che la mia fedele cuginetta abbia passato la serata con un Serpeverde, quindi è ovvio che fosse di un Grifondoro. » 
Dominique alzò una mano, interrompendolo. « Hai idea di quanto sia discriminatorio questo ragionamento? » 
« Sì, sì, a dopo le proteste da moralista, ho ovviamente ragione e lo sappiamo tutti. Ora, la domanda è: che Grifondoro? Dopo una lunga serie di ragionamenti, eliminazioni, e soprattutto grazie alle mie incredibili capacità d'osservazione, che mi hanno ricordato che il ragazzo in questione indossava la stessa maglietta a inizio serata, la possibilità è solo una: Lysander Scamander. » 

Aveva spudoratamente mentito. Per fortuna, i suoi cugini erano troppo immersi nei loro drammi personali per accorgersene, ma i Prefetti si incontravano solamente nel viaggio in treno di inizio anno. Forse avrebbe dovuto affrontare quella cosa, prima o poi, ma al momento desiderava tutto meno che raccontare loro di doversi incontrare con Lysander sotto richiesta del ragazzo e sentirsi inondare di frecciatine da ciascuno di loro.
Era anni che avevano quest'assurda convinzione che lei avesse una cotta per Lysander, solo perché a volte accadevano certe coincidenze, tipo che iniziasse ad arrossire e ad essere più agitata quando lo vedeva, oppure per quella volta in cui aveva detto il suo nome mentre dormiva, ma Rose ogni volta ci teneva a precisare, appunto, il loro essere semplici coincidenze.
Assurdo, pensare che lei avesse una cotta per Lysander. Erano sempre stati amici, ed erano solo quello, nulla di più. Non che continuare a ripeterlo potesse convincere Dominique e gli altri.
Doveva ammettere che la richiesta del ragazzo di parlarle una volta sul treno l'aveva incuriosita. Lysander era una di quelle persone che non si faceva problemi a dire nulla nel momento stesso in cui gli passava per la testa.
Rimuginava su questo una volta davanti alla porta dello scompartimento dove le aveva chiesto di andare, uno di quelli perennemente vuoti sul fondo del treno.
« Ciao. » Lei sobbalzò dalla sorpresa nel ritrovarselo dietro, ma durò solo un momento, poi si girò e gli sorrise.
« Lys, ciao! Di cosa volevi parlarmi? » Andò dritta al punto senza troppi convenevoli, spinta da quella curiosità che la sopraffaceva sempre.
« Ecco, io... » Sembrava imbarazzato. « Credo che dovremmo parlare di Capodanno. » Si mordicchiò un labbro, come faceva sempre quando era sotto pressione. 
« Quindi tu ti ricordi qualcosa? Insomma, io ho un vuoto totale, come del resto tutti gli altri. » Non era del tutto vero. Qualche immagine confusa le era tornata alla mente nei giorni precedenti, ricordava di sentire il conto alla rovescia in lontananza mentre guardava le stelle con qualcuno, ma quelle che più ricordava erano sensazioni.
« Vuo-vuoi dire che non ricordi nulla? »
« Assolutamente nulla. Allora, cosa volevi dirmi? »
« Io...niente, scusami, devo andare. » E detto questo se ne andò velocemente, scomparendo dalla vista della ragazza prima ancora che lei potesse protestare.

Seduta al tavolo dei Grifondoro, Roxanne parlava con Lorcan. Aveva ripreso il suo solito atteggiamento allegro e scherzoso, abbandonando l'aria da povera ragazza con una storia appena finita alle spalle. Ad un occhio esterno, la situazione sarebbe potuta sembrare strana, visto e considerato che la storia appena finita era stata con il ragazzo con il quale stava chiacchierando animatamente, ma in realtà era tutto normale.
Ufficialmente, lei e Lorcan erano stati insieme per qualche mese, una relazione con limitate dimostrazioni d'affetto in pubblico, ma apparentemente solida. Sempre ufficialmente, si erano lasciati di comune accordo dopo Capodanno. 
In realtà, era stato tutto un bluff. Onde evitare troppi pettegolezzi, in attesa di chiarire con sé stessi quello che provavano, si erano messi insieme per finta. Dopo Capodanno le cose, almeno per Lorcan, erano state fin troppo chiare, e quella finzione non era più servita.
Roxanne, invece, era più confusa che mai, ma aveva deciso di non pensarci, e di dedicare anzi tutta la propria attenzione alla faccenda Capodanno. 
Iniziò a condividere le novità apprese da Fred in treno con Lorcan non appena arrivò il cibo, attenta a non farsi sentire da nessun altro.
« E quindi Fred ci ha detto di aver visto la stessa maglietta che la mattina dopo indossava Lily addosso a tuo fratello alla festa, ti rendi conto? Lily e Lysander...i gusti son gusti, ma non sono affatto adatti l'uno all'altra! Certo che, magari... »
« Roxanne, Roxanne, fermati. Non può essere successo qualcosa con Lily, perché so con certezza che Lysander abbia passato gran parte della serata con Rose. » Affermò con sicurezza l'altro, addentando un pezzo di pollo.
« Aspetta, credo di aver sentito male...hai detto davvero "Rose"? » Se fossero stati in un cartone animato, la mascella di Roxanne sarebbe arrivata a toccare il tavolo.
« Proprio Rose! Lysander mi ha detto... »
Prima che potesse finire la frase, venne interrotto da James, che si sedette esattamente davanti a loro, facendosi spazio fra due ragazzi del secondo anno.
« Lysander? Lo sai che ha dato la sua maglietta a Lily, l'altra sera? » Si intromise nel discorso e Roxanne lo fulminò con lo sguardo, poi lei e Lorcan si lanciarono un'occhiata d'intesa a dire "Ne parliamo dopo". « Piuttosto, perché voi due sembrate di nuovo così intimi? Non dovreste odiarvi, o qualcosa del genere? »
« Noi siamo persone civili, James. Perché invece non pensi a chi odia te? Insomma, cos'hai fatto a Dominique? » Roxanne sviò il discorso introducendo quel nuovo argomento con aria critica.
« Io non le ho fatto niente, non è colpa mia se quella è tutta pazza. Avrà il ciclo, o una di quelle cose da voi ragazze, no? »
Roxanne alzò gli occhi al cielo, evitando di sentirsi offesa per quel suo generalizzare. « Giusto per ricordartelo, è sempre colpa tua. Dopo dovresti andarci a parlare. » 
« Grande idea, non vedo l'ora di beccarmi qualche Schiantesimo per non so cosa. » Borbottò il ragazzo poco convinto. 
Ma a fine cena Roxanne, mentre tornava in dormitorio, lo vide trascinare la cugina in un corridoio secondario.
Il rapporto fra quei due era sempre stato strano, ma in quei giorni stavano davvero superando i limiti.
Non appena distolse lo sguardo da loro, incontrò quello di qualcuno di familiare. Era una ragazza bionda dagli occhi straordinariamente chiari con la divisa dei Corvonero, e sul viso un'aria spavalda. Sospirò, distogliendo lo sguardo e continuando a camminare. Forse, Dominique e James non erano gli unici che dovevano risolvere i propri problemi.


Si sentiva uno stupido a seguire i consigli di Roxanne, ma anche lui riusciva a rendersi conto di dover risolvere quella faccenda. In un modo o nell'altro, aveva sempre tenuto a Dominique, e non comprendeva come mai in quei giorni si stesse comportando in modo così strano. 
Così, alla fine della cena, l'aveva seguita fuori dalla Sala Grande fino a raggiungerla, e l'aveva trascinata fuori dal fiume di ragazzi che raggiungevano i dormitori portandola in un corridoio laterale vuoto, dove avrebbero potuto parlare in pace.
Se anche la ragazza era confusa, non lo dava di certo a vedere. Gli occhi azzurri erano fissi nei suoi, e l'unica emozione che riusciva a scorgere in essi era rabbia.
Si sentiva messo in soggezione davanti a quello sguardo, ma iniziò comunque a parlare. « Dominique, in questi giorni...tu non sei più la stessa. L'abbiamo notato tutti, e io in particolare. Non capisco cosa ti sia successo, perché tu ti stia comportando così. » Prese un respiro, aspettando una reazione da parte della ragazza. 
« Dovresti saperlo, perché mi sto comportando così. » Si limitò a rispondere lei, con voce gelida, che lo confuse ancora di più. 
« Ma non lo so, vuoi dirmi cosa ti ho fatto per meritarmi questo trattamento? » Si aspettava una reazione più rabbiosa, perché lei, quando si sentiva attaccata, attaccava a sua volta, non quella freddezza.
« Cos'hai fatto? » Scoppiò a ridere. « Già, è proprio il modo giusto per dirlo. Vuoi una risposta? Fai trovare a quei tuoi nuovi neuroni un modo per scoprire quello che è successo a Capodanno. » Si voltò per andarsene, ma James la bloccò per un braccio.
« E questo cosa vorrebbe dire? » Domandò, alzando il tono della voce. Lo stava esasperando, quel suo non dare risposte. Se James era mai stato nel torto in quella situazione, adesso non era il solo.
Lei scosse il braccio con tale decisione da fargli mollare la presa poco decisa. « Esattamente quello che ho detto. Ora fammi andare, sono stanca. » 
Lo lasciò solo in quel corridoio, con troppe domande senza risposta in testa.

Quella notte, per un motivo o per un altro, nessuno riuscì a dormire bene. Nei Sotterranei, Albus e Scorpius avevano passato ore a raccontarsi gli ultimi giorni di vacanza, e a scherzare sul Capodanno, senza che però nessuno dei sue riuscisse davvero a confidarsi con l'altro. Nella torre dei Corvonero, Dominique Weasley, con le lacrime agli occhi, si ritrovò a svegliare una confusa Rose e ad addormentarsi con lei sulle poltrone della Sala Comune. James passò la notte a guardare il soffitto sopra il suo letto, tentando di trovare delle risposte, senza riuscirci. Nella stanza vicino, Lysander Scamander fingeva di dormire per non dover spiegare al fratello come mai non fosse riuscito a trovare il coraggio di rivelare tutto a Rose, e Lorcan e Roxanne tentarono di scacciare le immagini di occhi rispettivamente verdi e azzurri che impedivano loro di addormentarsi.



Note dell'autrice:
Sono consapevole di aver pubblicato il primo capitolo solo questa mattina, ma devo ammettere che questa fanfiction mi sta prendendo più di quanto non avrei creduto. 
Volevo scrivere qualcosa di più, ma poi ho deciso che terminare alla sera sarebbe stata la scelta migliore, specialmente perché voglio iniziare il nuovo capitolo con il primo giorno.

Non so che dire di altro, spero vi sia piaciuto e di riuscire a pubblicare altrettanto presto il prossimo capitolo!
Ringrazio i lettori non silenziosi perché mi avete regalato un po' di fiducia in questa storia, e anche quelli silenziosi, perché so che esistete.
Chiunque voglia commentare, nel bene o nel male, è bene accetto, anzi qualche recensione sarebbe davvero carina da leggere!

Al prossimo capitolo.

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Capitolo 3
*** Life goes on. ***


3° Capitolo


Il ritorno alle vecchie abitudini non sempre significava anche monotonia. Certo, i pasti, le lezioni, gli allenamenti di Quidditch e quant'altro, ad Hogwarts, avrebbero ripreso a svolgersi agli stessi orari ogni giorno, settimana e mese, tuttavia non bastavano ad assicurare giornate ripetitive. Ad una prima occhiata non si sarebbe detto, osservando la Sala Grande ricolma di ragazzi assonnati che nonostante ciò ingurgitavano quantità considerevoli di cibo, ma se ci si fosse soffermati ad osservare le espressioni sui loro volti, i loro movimenti e le occhiate che lanciavano, certamente ne sarebbe venuto fuori qualcosa di più. Forse, si sarebbe potuto intuire già da ciò quanto lontane le ore seguenti sarebbero state dalla monotonia.

« James Potter è un idiota morto. » Affermò Rose Weasley, prendendo posto sulla panca del tavolo dei Grifondoro, nonostante non fosse quella della sua casa. Non appena si sedette, i due gemelli Scamander e Roxanne, che fino a poco prima stavano confabulando fra loro, spalancarono gli occhi e assunsero un'aria fintamente disinvolta. « Scusatemi, ho interrotto qualcosa? » Aggiunse allora la ragazza con tono accusatorio, notando la loro reazione.
« N-no, cos'avresti do-dovuto interrompere...» Negò Lysander con evidente imbarazzo. Rose non gli credette nemmeno per un singolo istante. « Io però d-devo proprio andare, ho la lezione di...di...Aritmanzia, già, Aritmanzia. » Detto questo si alzò velocemente dalla panca, con il solo risultato di urtare il tavolo facendo rovesciare il suo bicchiere, con dentro del succo di Zucca, per terra. Passò qualche istante a guardarlo, probabilmente chiedendosi se fosse il caso di raccoglierlo o lasciarlo lì, optando per la seconda opzione ed uscendo quasi di corsa dalla Sala Grande.
Roxanne e Lorcan si lanciarono un'occhiata che Rose non riuscì a comprendere, limitandosi così a guardarli con aria interrogativa. « Ma Lysander non frequenta Aritmanzia. » Fece notare, ancora piuttosto confusa.
« Invece la frequenta, sì, da...da quest'anno, vero Lorcan? » Roxanne guardò il ragazzo di fianco a sé alla ricerca di una conferma.
« Già, da quest'anno, chi l'avrebbe mai detto, eh? Sapete, credo di dover andare anche io, devo prendere dei libri in camera e fare...delle cose. » E in un attimo aveva già seguito l'esempio del fratello, uscendo.
« Roxanne... » Iniziò Rose, scrutandola. Le stavano assolutamente nascondendo qualcosa.
« Non iniziare, Rose. » 
« Siete davvero ingiusti, però. » Incrociò le braccia al petto, sbuffando.
« Cosa stavi dicendo, di James? » Era sempre stata brava a cambiare discorso.
« Ah, giusto, non so se hai notato cosa sta succedendo adesso fra lui e Dominique, ma è colpa sua e...al diavolo, che cos'ha Lysander? In treno voleva parlarmi, ma alla fine non mi ha detto niente, e dopo mi ha evitata per tutto il tempo, cosa che ha fatto anche adesso. » Quel comportamento la lasciava perplessa. Certo, lei e Lysander non erano inseparabili, ma comunque buoni amici, mentre ora sembrava che lei avesse la peste.
« Lui...ecco...è per quello che è successo a Capodanno. Non...mh...non approva quello che hai fatto. »
« Avevo bevuto! Non può davvero credere che conti qualcosa. » Fra l'altro, non si ricordava comunque nulla. Trovava però assurdo che l'amico potesse offendersi per quello che aveva fatto lei, non ne aveva alcun diritto. Un lato di sé, quello più nascosto e al quale cercava di non dare mai ascolto, era tuttavia compiaciuto per l'attenzione che il ragazzo le riservava. Ovviamente, la ragazza lo ignorò.
« Com'è che dicono i babbani, Rosie? "In vino veritas", ecco. Senti, ne parliamo dopo, va bene? Ora devo andare. »
Lasciata ormai sola, Rose abbandonò l'idea di fare colazione.
Improvvisamente non aveva più fame.

Era stato ingiusto da parte sua mentire in quel modo a Rose, ma cosa avrebbe dovuto dirle? "Lysander non riesce più a guardarti negli occhi perché, indovina un po', in quella sera di cui tu non ti ricordi assolutamente nulla vi siete baciati e ora lui è più confuso di quando abbiamo messo in discussione l'esistenza dei Nargilli."? No, assolutamente no. Se e quando Lysander avesse voluto raccontare tutto a Rose, l'avrebbe fatto lui e lui soltanto.
E poi, in fondo, non aveva mentito del tutto. C'entrava comunque con Capodanno. Quella giustificazione bastava a farla essere in pace con se stessa.
Non aveva tempo, fra l'altro, di occuparsi dei problemi dei suoi amici, visto e considerato che aveva già i suoi. Anzi, il suo: Jessica Cashore.
Il suo problema aveva acquisito un nome in quella rinomata sera, quando, un'ora circa prima della mezzanotte, avevano iniziato a parlare. Ora, non è che ricordasse bene ciò che era successo dopo, ma sapeva solo che qualcosa doveva essere successo, considerate le lettere che la ragazza le aveva mandato via gufo nei giorni seguenti.
A quanto aveva capito, Jessica pensava che lei...ecco, fosse sulla sua stessa sponda, ma non era assolutamente vero. Roxanne era solo...confusa, ecco, o almeno così si ripeteva da qualche mese ormai.
In quel momento, stava cercando di evitare gli sguardi che la ragazza continuava a lanciarle con quei suoi penetranti occhi azzurri il più possibile, tanto da far finta di seguire la lezione, cosa che aveva stupito il professore, fra l'altro.
Avrebbe preferito di gran lunga i Serpeverde come compagni di lezione, quel giorno, e quello diceva già tutto.
Ad un certo punto, un aeroplanino di carta incantato le atterrò sul banco. Inarcò le sopracciglia, guardandosi intorno per cercare di scoprire l'identità del destinatario, e vide Jessica che le stava sorridendo. 
Come temeva.
Si voltò velocemente, irrigidita come un manico di scopa, osservando il foglietto di carta sul suo banco. Lo aprì a malincuore, e fulminò con lo sguardo il suo vicino di banco, Luke Baston, che aveva costretto a sedersi di fianco a lei solo per le sue enormi spalle, che sperava l'avrebbero coperta dallo sguardo di Jessica, cosa che ovviamente non era successa.

"Questa sera, subito dopo cena, in Guferia.
Ti aspetto.
J."


Spalancò gli occhi mentre leggeva il testo del bigliettino, e lo accartocciò velocemente prima che qualcun altro potesse vederlo, voltandosi per lanciare un'occhiataccia alla Corvonero.
« Weasley, ti vedo agitata, vuoi forse rispondere tu alla domanda? » La interpellò il professore, sorridendole in un modo che lei considerò decisamente maligno.
« Mh...Credo che...In realtà, dovrei proprio andare in bagno. Problemi di donne. » Sorrise amabilmente, e non appena il suo interlocutore annuì, dopo aver alzato gli occhi al cielo, si precipitò fuori dalla classe, chiudendosi la porta alle spalle.
Era fregata.

Come Lucy si aspettava, la prima lezione di quella giornata era iniziata con un lungo discorso sull'importanza dello studio per gli esami che loro del quinto anno avrebbero dovuto svolgere, discorso del tutto identico a quelli che si erano dovuti sorbire a inizio anno, tanto che le veniva da domandarsi se i professori non si mettessero d'accordo in anticipo su come instillare nei loro studenti ansie, insicurezze e preoccupazioni durante gli ultimi giorni d'estate, recitando discorsi che, esclusa qualche piccola variazione, sarebbero risultati identici.
Ovviamente, ce ne sarebbe stato uno anche alla lezione dopo, e a quella dopo ancora. Da brava studentessa con il massimo dei voti, Lucy aveva finto di prendere appunti sulla sua pergamena, mentre in realtà si era messa a disegnare.
Ora, invece, stava camminando per i corridoi diretta all'aula di Storia della Magia, facendosi spazio fra la marea di studenti che, alla fine di una lezione, si riversava fuori dalle aule.
Persa nei suoi pensieri, si accorse di una persona che avrebbe preferito evitare solo quando era ormai troppo tardi per infilarsi in qualche corridoio secondario. Le restava da sperare che non la notasse.
« Lucy Weasley, sbaglio o mi stai evitando, dopo il nostro incontro sul treno? » Ovviamente, la fortuna non la assisteva mai.
Grayson Davies, un metro e troppi centimetri di pura arroganza, era un Serpeverde al VI anno, una di quelle persone che pretendevano di avere tutto e subito e pensavano che il mondo fosse ai loro piedi. 
« Davies, semplicemente ti ignoro, come ho sempre fatto. E ora devo andare a lezione. » Fece un passo, ma si ritrovò immediatamente il ragazzo davanti. Scontato.
« A Capodanno non mi ignoravi. » Il sorrisetto borioso che gli apparve sul viso fece venire voglia a Lucy di tirargli un pugno in faccia.
« Non ti aspetterai davvero che creda alla storiella che ti sei inventato? Nemmeno se fossi bipolare ci starei, con te, e ora lasciami passare, o giuro che mi metto ad urlare. » Non ricevette nessuna risposta, così lo sorpassò, continuando per la propria strada.
Quasi si aspettava che lui le sarebbe corso dietro, o le avrebbe urlato qualcosa, non era uno che si arrendeva facilmente, il che le faceva temere che stesse tramando qualcosa.
Oppure, poteva pensare per il meglio e credere che lui avesse semplicemente deciso di smetterla con quella storia secondo la quale loro a Capodanno avessero...fatto cose che non avrebbero dovuto fare. 
Considerato il soggetto, però, le veniva difficile pensare positivo.

« Ho detto che non ne voglio parlare. »
Dominique e Rose erano sedute all'ombra di un salice nel parco, sfruttando l'ora buca di entrambe per rilassarsi, o almeno apparentemente. In realtà, la rossa stava insistendo da una buona decina di minuti con la cugina per farsi raccontare cosa la facesse stare in quel modo.
La sera prima, Dominique non riusciva a dormire, quindi era andata da Rose in cerca di conforto. Si sarebbe dovuta aspettare quel conseguente interrogatorio, ovviamente.
« E io non voglio costringerti a farlo, ma ieri sera eri distrutta, e odio vederti così. » La sera prima era sull'orlo delle lacrime, non poteva negarlo. Ma si sentiva così male per quello che era successo, e allo stesso tempo un nuovo sentimento stava nascendo in lei, per quanto continuasse a evitare di pensarci, e ne aveva paura.
Dominique Weasley che aveva paura di qualcosa, chi l'avrebbe mai detto. La realtà era che la ragazza si era sempre abituata ad affrontare problemi ordinari, che si poteva aspettare, e invece quello...quello era totalmente al di fuori del normale.
« Non posso parlarne, Rose, per favore, non insistere. » Rose credeva in lei, lo sapeva. Avevano stretto un forte legame fin dai loro primi anni di vita, e era consapevole del fatto che la cugina la vedesse come un modello da imitare. Non voleva che quello finisse, non voleva raccontarle tutto e perdere la sua fiducia e la sua ammirazione.
« Va bene, Domi, ma...qualsiasi cosa sia, sai che non ti giudicherei mai. Con me puoi parlare di tutto. » Era certa che lo pensasse sul serio, in quel momento, ma magari non sarebbe stato vero, se le avesse rivelato tutto.
Non sapeva neanche come fosse successo. 
Lei e James stavano semplicemente parlando, entrambi erano forse troppo brilli, ma niente di più.
Il momento dopo, era scattato qualcosa.
Che fosse per l'alcool che circolava loro in corpo, o per qualcosa che entrambi provavano, magari semplice attrazione fisica, non l'avrebbe mai saputo.
Dominique se ne vergognava, eppure una parte di lei continuava a pensarci come a qualcosa di "giusto".
« Ti voglio bene, Rosie, e mi fido di te, ma proprio non ce la faccio. » 
« Dimmi solo una cosa: devo uccidere James? » 
Entrambe scoppiarono a ridere. Ecco cosa le piaceva di Rose. Lei era una persona che non faceva mai pesare nulla, leggera e allo stesso tempo profonda. Con lei eri sempre a tuo agio, qualsiasi cosa fosse successa, comunque ti sentissi.
« No. » Mormorò dopo un attimo, continuando a sorriderle. « No. » Ripetè in un sussurro, senza riuscire a smettere di sentirsi felice. 
Nonostante tutto, per tutto.

Non solo non era riuscito a parlare a Rose di ciò che era successo, ma non riusciva a parlarle in generale. Ogni volta che la vedeva, semplicemente andava nel panico, e non riusciva a formulare una frase di senso compiuto senza balbettare, combinare qualche disastro, o entrambi.
Lorcan non capiva dove fosse il problema. Se Rose non si ricordava niente del Capodanno, meglio così, no? 
Roxanne, invece, aveva centrato il punto, ma i suoi consigli non gli davano per niente una mano. Secondo lei, avrebbe dovuto parlare apertamente alla ragazza. 
Il fatto era che non ci riusciva. Non poteva che continuare a pensare a cosa gli avrebbe risposto Rose, cos'avrebbe pensato a sua volta, c'erano talmente tanti "se" e "ma" che non riusciva nemmeno a ricordarseli tutti.
Chi conosceva la sua situazione continuava a minimizzare, ma ciò che non capivano era che per lui era una cosa importante. Non era stata semplicemente la follia di due ragazzi che avevano bevuto un po' troppo, lui se lo ricordava, sapeva che era successo qualcosa, qualcosa fra di loro, anche se non riusciva ancora a spiegarselo.
Mentre andava a cena, la incontrò. Era sempre così allegra, lei, qualsiasi cosa le stesse succedendo. Sempre con il sorriso sulle labbra, anche se camminava da sola e non aveva nessuno con cui condividerlo.
Come al solito, fu preso dal panico. Non ce la faceva a incontrarla, perché sarebbe riuscito solamente a pensare a quello che era successo, e sarebbe diventato rosso come un peperone, si sarebbe reso ridicolo.
Tuttavia, lei lo fermò prima ancora che potesse fare qualsiasi cosa.
« Lysander! » Lo chiamò, andandogli incontro. « Lys, ti prego, non andartene di nuovo. Cerco di parlarti da tutto il giorno. » Quella velata tristezza nella sua voce sembrava sincera, forse fu proprio ciò che spinse il ragazzo ad ascoltarla.
« Rose, io... » Fu interrotto dalla ragazza. Era così vicina che poteva sentire il suo odore, anche se non era troppo forte. 
« Senti, Roxanne mi ha detto perché mi eviti così. Mi dispiace per quello che è successo a Capodanno, ma non sono stata davvero io, sono certa che da sobria non l'avrei mai fatto. »
Ad ascoltare quelle parole, le emozioni sul viso di Lysander si alternarono l'una con l'altra.
Era sconcertato, perché non si sarebbe mai aspettato che la sua amica andasse a spifferare tutto.
Sorpreso, dal fatto che la ragazza si fosse scusata.
Triste, per qualche motivo che non riusciva a capire. Rose aveva detto che non l'avrebbe mai fatto se fosse stata in condizioni normali, e quello avrebbe dovuto risolvere tutti i suoi problemi, ma allora si sentiva così male?
« Va bene. » Mormorò, con lo sguardo pieno di tutte quelle emozioni fisso nei suoi splendidi occhi azzurri, così determinati e in ricerca di una riconciliazione. « Andiamo a cena, dai. » Aggiunse poi, interrompendo quel momento per riprendere il suo solito sorriso.
Poco dopo, tutti si sorpresero di vederlo consumare la cena in silenzio, con un'aria chiusa e gli occhi vuoti, ma nessuno riuscì a intuirne il perché. Dopotutto, non ci riusciva nemmeno lui.
Tornò alla Torre dei Grifondoro con Lorcan e Roxanne. Ad un certo punto la ragazza si fermò, alla base delle scale. Sembrava indecisa su qualcosa, irrequieta.
« Roxanne, tutto bene? » Le domandò Lorcan, qualche passo più avanti.
« Certamente, andiamo in Sala Comune! » Esclamò la ragazza in risposta, sorpassando entrambi i gemelli Scamander.

Lily scorse in un attimo la figura bionda che veniva verso di lei, in mezzo agli altri studenti. Era stata una degli ultimi ad uscire dalla Sala Grande, essendo rimasta ancora a chiacchierare per qualche minuto con suo fratello Albus, ed era stata semplicemente con se stessa ancora qualche minuto dopo che lui se ne era andato, superando a sua volta il portone poco dopo.
Non permise a Malfoy di dire nemmeno una parola, appena lui la raggiunse.
« Desidero tutto meno che stare qui a battibeccare con te, non è il momento, quindi puoi pure andartene. » Era sembrata un po' più gelida di quello che era in realtà, ma voleva solamente tornare in Sala Comune e finalmente riuscire a parlare con Lysander, restituendogli la maglietta e facendosi rivelare una scusa più che accettabile sul perché lei se la fosse ritrovata addosso.
« Così mi ferisci, Potter, e io che volevo solo avere una conversazione civile con te. » Nulla, dalla sua postura all'espressione sul suo viso poteva far credere alla ragazza che stesse parlando sul serio.
« Perfetto, allora, di cosa volevi parlarmi? » Gli resse il gioco, sperando che così se ne sarebbe liberata più in fretta.
Lui sorrise, e abbassò il volto verso il suo orecchio.
« Devi ancora ridarmi la mia maglietta. » Le sussurrò nell'orecchio. La ragazza poteva sentire il suo sorrisetto senza che nemmeno la toccasse. Lui abbandonò quella posizione un attimo dopo aver detto l'ultima parola.
« Non credo di sapere di cosa tu stia parlando. » Ma un dubbio iniziava a farsi strada in lei. No, non poteva essere vero. Non poteva essere davvero sua, era di Lysander, Fred ne era certo.
« Quella che ti ho lasciato a Capodanno. A quanto ricordo, quando ti sei addormentata ce l'avevi ancora addosso. »
« Io... » Le mancavano le parole, e le si gelò il sangue nelle vene. « Ti stai sbagliando, è di Lysander. »
« Ma scommetto che non gliel'hai ancora chiesto. Dopo che ne avrai parlato con lui, capirai che ho ragione. Mi aspetto che tu me la ridia entro domani. »
E detto questo si voltò e raggiunse le scale per i Sotterranei, lasciando in mezzo al corridoio una rossa irritata, ma, soprattutto, confusa.



Note dell'autrice:

E rieccoci qui, a distanza di un giorno soltanto. Volevo pubblicare il terzo capitolo prima di partire, e visto che domani sono del tutto impegnata, eccolo qui!
Non sapete quanto mi renda felice sapere che a molti di voi la fanfiction stia piacendo, specialmente perché, nonostante sia iniziata davvero da poco, scrivere questi capitoli è una delle cose più belle che mi siano capitate ultimamente.
Come avrete notato, ma nel caso non fosse chiaro lo spiego qui, Roxanne ha mancato l'appuntamento in Guferia, e il perché verrà spiegato nel prossimo capitolo.

Grazie a chi ha recensito (le recensioni sono quelle che mi danno la massima soddisfazione, sì) e anche a chi sta seguendo, al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Something I need. ***


 
4° Capitolo 

Roxanne si rigirò nel letto, infastidita da un raggio di sole che le illuminava le palpebre chiuse. Ma nessuna nuova posizione sembrava abbastanza comoda per tornare a dormire. Con un mugugno irritato aprì gli occhi, ritrovandosi a fissare il comodino di fianco al letto. Subito la sua attenzione fu attirata dalla sveglia della sua compagna di stanza, che si ricordava di aver sentito suonare cinque minuti prima. 
Ma di certo, si rese conto improvvisamente sveglia, non erano passati solo cinque minuti. Si alzò velocemente, però le sue gambe erano ancora intrappolate nel groviglio di coperte formato in quella notte di inquietudine, così ottenne solo di inciampare e cadere a terra. Facendo sfoggio del suo peggior linguaggio, si liberò delle coperte, per poi precipitarsi in bagno.
Venti minuti e molte imprecazioni dopo, si trovò davanti alla porta dell'aula di Pozioni, mentre cercava di riprendere fiato. Aprì la porta, ricevendo l'attenzione di tutti i suoi compagni di classe, già seduti ai loro posti e anche quella del professore, in attesa di una spiegazione. 
« Mi scusi per il ritardo. » Si limitò a borbottare, raggiungendo poi l'unico posto rimasto libero, a fianco di una ragazza di Corvonero della quale non conosceva il nome. Tirò un sospiro di sollievo quando il professore si limitò a scuotere la testa, senza togliere punti a Grifondoro per il suo ritardo.
Roxanne lanciò un'occhiataccia alle sue compagne di stanza, colpevoli dell'averla lasciata dormire per così tanto tempo. E, effettivamente, non le sarebbe affatto dispiaciuto rimanere ancora nel letto per un po'. Quella notte era stata orribile, per la maggior parte del tempo non era riuscita a dormire e, quando finalmente ce l'aveva fatta, si era risvegliata poco dopo irrequieta. Ovviamente, il sonno tranquillo era arrivato solamente la mattina, quando oramai doveva svegliarsi.
« Scusami... » Una voce timida la riscosse dai suoi pensieri. In un attimo si accorse che a parlare era stata la sua nuova vicina di banco. La osservò incuriosita, domandandosi cosa volesse. Era del suo stesso anno, e probabilmente frequentavano molte lezioni insieme, ma non riusciva propro a ricordare il suo nome. « Hai per caso un'altra piuma? Devo aver dimenticato la mia in dormitorio...non so proprio dove ho la testa oggi. » 
Le sorrise, e Roxanne ci mise un attimo prima di comprendere ciò che aveva detto. Le diede la sua piuma, tanto non sarebbe di sicuro riuscita a stare attenta e prendere appunti, visto che a malapena riusciva a tenere gli occhi aperti. «  Tieni pure questa. Non credo che ci siamo mai presentate, io sono Roxanne. » Porse la mano alla ragazza, voltandosi verso di lei.
« Sì, lo so...cioè, piacere, Daisy! » Rispose con tono imbarazzato, stringendo la mano di Roxanne. Mantenne comunque un tono di voce basso, per non farsi sentire dal professore. « Insomma, sapevo già chi eri. » Di nuovo le spuntò quel suo timido sorriso sul viso, che la Weasley non potè fare a meno di ricambiare.
Poi, Daisy si concentrò nuovamente sulla lezione. Roxanne la osservò ancora per qualche attimo: gli occhi scuri, che fino a poco prima erano su di lei, ora seguivano il professore nella sua spiegazione, e la treccia di capelli neri le si appoggiava scomposta su una spalla, e creava un particolare contrasto con la pelle pallida del viso. Non sembrava molto espansiva, certo solare, ma forse un po' chiusa in se stessa. Probabilmente era per questo che la ragazza non l'aveva mai notata fino a quel momento.
Cercò di concentrarsi sulla lezione, voltandosi, almeno per capire di cosa l'insegnante stesse parlando. Ma per l'ennesima volta, le palpebre le si abbassarono e una nuova ondata di sonno la colse. Con uno sbuffo, appoggiò la fronte sul banco, certa che non sarebbe arrivata a fine giornata.

Dall'altra parte della classe, seduti ai banchi in un angolo, c'erano Lorcan e Lysander Scamander. Il primo, invece di seguire la lezione, stava scarabocchiando un angolo della propria pergamena, mentre il secondo era sovrappensiero, con lo sguardo a una concentrata ragazza seduta in uno dei primi banchi. Il gemello di quest'ultimo, notandolo, posò la penna e seguì la direzione indicata dai suoi occhi.
« Lysander? » Chiamò il fratello che, riscosso dai suoi pensieri, si voltò verso di lui. « Stai fissando Rose. Sai, è abbastanza inquietante, immagina se si girasse e ti vedesse. »
L'altro spalancò la bocca, cercando una risposta. « Io...non la stavo fissando! Ero solo sovrappensiero. » Annuì, sperando di essere più convincente.
« E io farò finta di crederti. A proposito, alla fine sei riuscito a parlarle di Capodanno? Non deve averla presa molto bene, considerato che praticamente vi ignorate ultimamente. » 
Lysander, preso in contropiede, arrossì, borbottando qualcosa di incomprensibile. Non aveva ancora confessato al gemello com'erano andate le cose, ed era certo che nemmeno in quel momento ci sarebbe riuscito.
« Lysander... » Lorcan aveva capito in un attimo, dal comportamento del fratello, che qualcosa non andava.
« Lei non mi ha fatto neanche parlare, ha detto che Roxanne le ha raccontato tutto, che le dispiace per ciò che è successo quella sera e che da sobria non l'avrebbe mai fatto. » Parlò velocemente, con una spiegazione semplice e concisa, anche se la sua voce aveva assunto un tono strano, non tranquillo come voleva far credere.
« E il problema dov'è? » Ascoltando il fratello, non aveva dubbi sul fatto che qualcosa non andasse, era palese. Non riusciva però a capire cosa. Era quello che Lysander voleva, no?
« Problema? Non c'è nessun problema! » Tentò il ragazzo, ma un'occhiata di Lorcan lo fece desistere. « Non lo so dov'è il problema. Insomma, credevo che il problema fosse che lei se ne sarebbe ricordata e che mi avrebbe odiato, ma ovviamente non è così e...dovrei essere felice ora, ma non riesco a mettermi l'anima in pace. Non capisco. »
Lo stato di confusione continuava da quando aveva parlato con Rose, e non riusciva a comprenderne la ragione. Dopotutto un vero problema non c'era, o almeno logicamente sarebbe dovuto essere così, eppure non poteva smettere di pensarci. 
Non poteva smettere di pensare a Rose, a ciò che era successo, alle labbra della ragazza sulle sue, alla sensazione che aveva provato a sentirla così vicina.
« Forse, dopotutto, non vuoi così tanto che entrambi dimentichiate ciò che è successo quella sera. » Le parole del fratello lo colpirono. Non ci aveva ancora pensato, ma no, non poteva essere per quello.
Si sistemò irrequieto sulla sedia, lanciando un'occhiata al professore che sembrava non accorgersi della loro conversazione.
« Non essere assurdo, io e Rose siamo amici da anni, non provo qualcosa per lei, non in quel senso! » Scosse energicamente la testa, per poi riprendere, impedendo all'altro di rispondere. « Sarà meglio che ora riprendiamo a seguire la lezione. » 
Chiuse così la conversazione, e Lorcan si limitò a sbuffare leggermente, alzando gli occhi al cielo. Ma al contempo sorrideva, mentre quella strana idea iniziava a farsi strada nella sua mente.

Lucy annuiva alle chiacchiere di Dominique senza ascoltarle davvero, rispondendo a monosillabi che avrebbero potuto dire tutto e niente ogni tanto solamente per non far notare quel comportamento alla cugina. 
Le piaceva la compagnia della ragazza, ma quando si lanciava in quei suoi lunghi monologhi commentando i pettegolezzi che giravano per il castello, proprio non riusciva a starle dietro. Era totalmente disinteressata a quel genere di cose, e dei problemi degli altri studenti le interessava meno che delle guerre dei Folletti.
« ...e tu cosa ne pensi? » La domanda di Dominique fece scattare un campanello nella mente della ragazza, che si riscosse dal suo torpore.
« Credo...insomma...sì? » Non aveva ascoltato nemmeno una parola, nemmeno aveva idea di che cosa si stesse parlando. 
« Sì? Stai scherzando, spero, sarebbe assurdo! Aspetta... » L'occhiata che la cugina le lanciò le fece capire che si era appena accorta di tutto. Non riuscì nemmeno ad assumere un'aria colpevole, che le avrebbe risparmiato perlomeno una parte della pena. Ma sorprendentemente, l'altra non si arrabbiò. « Non hai sentito nulla, vero? Scusami, lo so che a te non interessa, ma questa storia proprio non riesco a capirla. » 
L'aria sconsolata con cui pronunciò quelle parole fece cedere Lucy, la quale trovò nell'angolo più profondo di se stessa la capacità di sopportazione per sorridere ed ascoltarla. « Raccontami pure tutto, Domi. »
« Si tratta di Julia, ti ricordi di quanto era stata male dopo che aveva rotto con Davies? » Julia era una compagna di stanza della bionda, e Lucy ricordava vagamente qualcosa su quella storia, anche se non aveva la minima idea di chi fosse quel Davies. « Ecco, ora si è di nuovo fissata con lui! Ultimamente ne parla sempre, non riesce a smettere di pensarci, e io sono preoccupata per lei. »
Eccolo, il lato più nascosto di Dominique Weasley, il suo innato altruismo che la spingeva a pensare sempre agli altri quando questi avevano qualche problema. Era una caratteristica che condivideva con Rose, ma in Lucy non c'era una minima traccia di tutto quello. 
« Magari...questa volta potrebbe essere quella giusta? » Non era quello che davvero pensava, e non sembrava convincente nemmeno alle sue orecchie, ma sapeva di dover dire qualcosa del genere, perché la cugina aveva bisogno di sfogarsi.
« No, no, deve dimenticarsene e basta, lui è così idiota! Julia è una splendida ragazza, Davies non potrebbe mai avere di meglio, eppure già non la considera più se non come "un'amica". Però chi è che deve sorbirsi i suoi drammi? Io, ovviamente io! » 
"Questo è perché il mondo non si adatta ai tuoi desideri." Pensò Lucy, non con cattiveria, ma con realismo, tuttavia non lo disse. « Hai completamente ragione, ma lo sai, i ragazzi sono troppo stupidi per rendersi conto di queste cose. Loro non pensano nel nostro stesso modo, semplicemente. » "E chi può biasimarlo se non prova più nulla per lei?"
« Degli stupidi, già, come quel troglodita di James. » Dominique soffiò quelle parole a bassa voce, ma la cugina se ne accorse comunque.
« E adesso che c'entra James? » Poi le venne in mente la situazione in cui verteva il rapporto fra James e Dominique. La ragazza era diventata irritabile, e il suo umore incostante, specialmente quando era in compagnia del cugino, tuttavia Lucy non ne conosceva il perché. Eppure, avrebbe giurato che la ragione scatenante fosse qualcosa accaduto durante la notte di Capodanno, soprattutto perché pareva che la maggior parte dei loro problemi provenisse da lì.
Dominique sembrava essere stata presa in contropiede, difatti rimase in silenzio per qualche attimo, per poi fare un gesto di noncuranza con la mano. « Era per fare un esempio, lui...è semplicemente un'idiota, non penso ci siano dubbi in merito, no? » Non lasciò a Lucy nemmeno la possibilità di ribattere, posandole le mani sulle spalle per poi avvicinarsi e stamparle un bacio su ogni guancia. « Mi ha fatto piacere parlare con te, Lucy, ma ora devo proprio andare. Ci vediamo a cena, okay? » 
Non appena ricevette un segno d'assenso, si allontanò in fretta, lasciando la cugina, già persa nella sue riflessioni, da sola.

Dopo aver lasciato Lucy, la ragazza non si era diretta in un posto preciso, si era semplicemente messa a vagabondare per i corridoi del castello, senza preoccuparsene a causa dei pensieri che le affollavano la testa. Non era ancora pronta a parlare di James, e forse non lo sarebbe mai stata. Sapeva che Lucy era davvero molto intuitiva, ed aveva paura che ogni sua parola avrebbe potuto farle capire la situazione.
Ad un certo punto, era uscita dal castello, spinta dal desiderio di stare un po' all'aria aperta, nonostante il freddo e l'umidità. Le piaceva il parco di Hogwarts, riusciva a donarle una tranquillità che raramente provava. Si era seduta sull'erba, trattenendosi lì per un tempo che non avrebbe saputo definire, con gli occhi chiusi mentre si godeva quell'ambiente: il fruscio del vento che passava tra le foglie, la tranquillità interrotta solamente dalle voci ovattate provenienti da una squadra che si stava allenando nel campo da Quidditch lì vicino. Era sempre circondata da altre persone, e le sue giornate erano costantemente programmate, tuttavia a volte si sorprendeva a gustarsi quei momenti di pace. E ciò che le piaceva ancora di più, che rendeva quel momento unico fra i mille altri di quei giorni, era l'assenza di pensieri. Niente Capodanno, niente esami, niente programmi per il futuro, ma soprattutto niente James.
James, James, James, non riusciva a smettere di pensarci, la sua immagine compariva nella sua mente nei momenti meno opportuni, e quando lo vedeva sentiva un tumulto di emozioni scalpitare allo stesso ritmo del battito del suo cuore.
Ma in quel momento, neanche quel costante pensiero occupava la sua mente, non percepiva alcuna preoccupazone.
« Domi? »
Ovviamente, quella situazione non poteva durare.
La ragazza si voltò di scatto, riconoscendo quella voce e maledicendo mentalmente la persona a cui essa apparteneva.
« Cosa ci fai qui, James? » Una domanda secca, priva di gioia nel vederlo, nessun "ciao" e nessuna frase di circostanza.
« Abbiamo appena finito l'allenamento. » Mormorò lui, indicando i suoi compagni poco più avanti, e la ragazza colse un accenno di delusione nella sua voce.
« Oh. » Non sapeva davvero cosa dire, nè come comportarsi in quell'incontro non previsto.
« Dominique, credo che dovremmo parlare. » La ragazza si sentì come se l'avessero attaccata alle spalle, mentre tutte le sue difese erano abbassate. Un'ondata di panico l'assalì, e lei cercò di reprimerla, ma le pareva di dover fermare un fiume a mani nude. Richiuse gli occhi ancora un attimo, nel tentativo di infondersi un po' di coraggio e rimettersi la maschera d'indifferenza e acidità indossata in quei giorni.
Si alzò, pur sentendosi terribilmente insicura sulle proprie gambe. Credeva che sarebbe potuta crollare da un momento all'altro. « Io non credo di... » La sua voce era così incerta e tremolante, mentre cercava di mentire anche a se stessa. « Hai ragione, forse dovremmo. » 
Tenne lo sguardo basso nei secondi di silenzio che ne seguirono. Non riusciva a incrociare i suoi occhi castani, accesi di una luce talmente sincera da risultare sconcertante, aveva paura che anche quella poca convinzione che le permetteva di non essere sommersa dai sentimenti sarebbe scomparsa altrimenti.
« Io... » Anche James non sembrava essere totalmente sicuro di ciò che voleva dire, e ciò rassicurò in parte la ragazza. « Non lo so cos'è succcesso a Capodanno, non ne ho proprio idea, però...tu lo sai come sono fatto, Dominique, forse lo sai anche meglio di tutti gli altri. Quindi sai anche che, qualsiasi stupidaggine io abbia fatto, l'ho fatta senza pensare, e mi dispiace. Io vorrei solo che tornassimo quelli di sempre. » Lui sembrava essersi tolto un peso dal petto, tuttavia pareva ancora agitato, e nella ragazza, che era senza parole, questo provocò un moto di tenerezza. « Mi manchi. » Completò, in attesa di una risposta da parte della cugina.
Lei fece un passo in avanti, e si arrischiò ad alzare lo sguardo verso l'altro, intimorita da ciò che avrebbe potuto cogliere nei suoi occhi. Ma non c'era niente al di fuori di ciò che aveva detto, e ne fu rassicurata
Si avvicinò ancora un po', ritrovandosi a un passo da lui, e istintivamente colmò quello spazio abbracciandolo. Allacciò le braccia attorno al suo collo e appoggiò la testa sulla sua spalla. Lui, dopo qualche attimo di sorpresa, rispose all'abbraccio. La ragazza, pur non potendolo vedere, era certa che stesse sorridendo.
« Anche tu mi sei mancato, Jamie. » Mormorò al suo orecchio. Sentiva gli occhi lucidi e un groppo alla gola, eppure non sapeva se quel desiderio di piangere scaturisse dalla felicità di un rapporto ritrovato, oppure dalla tristezza per tutto ciò che comportava.

« Acromantula. » Rose, davanti al quadro della Signora Grassa, pronunciò la parola d'ordine della Sala Comune di Grifondoro. Quel pomeriggio, Roxanne gliel'aveva comunicata senza troppi problemi, sapendo bene che la cugina seguiva troppo le regole per sfruttare quel vantaggio.
« E tu come fai a conoscere la parola d'ordine, signorina? Non sei una Grifondoro, e i colori della tua divisa lo dimostrano. » Se lo aspettava, che non la lasciasse passare senza una spiegazione. 
La ragazza, di solito, sarebbe stata calma, tuttavia aveva davvero bisogno di entrare, e quel quadro non gliel'avrebbe impedito.
« Acromantula. » Ripetè, innervosita, iniziando a battere ritmicamente con un piede sul pavimento in pietra. Aveva le braccia incrociate al petto e un'espressione infastidita sul volto. 
« Va bene, va bene. » Il passaggio per la Sala Comune si aprì, e Rose sentì le ultime parole della Signora Grassa mentre stava entrando. « Non c'è proprio più l'educazione di una volta! » 
Non potè impedirsi di alzare gli occhi al cielo, mentre sul volto le spuntava un sorrisetto sul volto. Perlomeno, era entrata. Si sarebbe scusata dopo. 
Ricevette delle occhiate perplesse da alcuni Grifondoro, nonostante fossero abituati a vederla entrare ogni tanto lì, pur sempre accompagnata da qualche suo cugino o da suo fratello. Ma quel giorno era sola, ed era andata in quel posto per uno scopo ben preciso. Lo vide appena entrata, seduto a un tavolino dove erano appoggiati dei libri e la pergamena sulla quale stava scrivendo. Era così concentrato da non essersi nemmeno accorto che fosse entrata, sembrava essersi isolato dal resto del mondo. I capelli biondi, che aveva lasciato crescere troppo per i gusti della ragazza, gli ricadevano sulla fronte, tanto che Rose non riusciva a vedergli gli occhi sicuramente chini sui compiti.
Sorrise, mentre si avvicinava. A Lysander succedeva spesso, di immergersi nel suo mondo e isolarsi da tutto il resto, così come accadeva anche a lei. Prese posto su una sedia di fianco a lui, ma nemmeno in quel momento il ragazzo si accorse della sua presenza.
« Ciao Lys. » Le sue parole lo fecero sussultare, provocando anche una sbavatura dell'inchiostro sulla pergamena.
« Rose. » Si voltò sorpreso verso di lei, e la ragazza sentì una strana morsa all'altezza dello stomaco quando incrociò il suo sguardo. La luce dietro ai suoi occhi azzurri, però, sembrava spenta, come se non la guardasse davvero.
« Roxanne mi ha dato la parola d'ordine. » Spiegò, indicando l'entrata della stanza. « Ecco...volevo parlarti. » Si sentiva messa in soggezione dal suo sguardo, era strano per lei non essere tranquilla davanti al ragazzo.
« Dimmi pure. » Anche lui sembrava agitato, Rose lo poteva notare dal suo costante muoversi, come se non riuscisse a stare fermo.
La ragazza non iniziò a parlare subito. Le sembrava che la sua mente si fosse svuotata, ed era una cosa non poco strana, almeno per lei. Si sforzò di riportare alla mente quegli ultimi giorni, carichi di insoliti silenzi e imbarazzi. Pensava che dopo aver parlato con lui, dopo avergli annunciato di essere pentita di qualsiasi cosa avesse fatto a Capodanno, sarebbero tornati a comportarsi come al solito, e invece non era stato affatto così. « Io...ecco... » Si fermò. Non stava andando affatto bene. « Rose Weasley che non sa come esprimersi, buffo vero? » Ridacchiò, cercando di sdrammatizzare, ma allo stesso tempo sentì una strana tensione allo stomaco. « Senti, è solo che...non capisco cosa stia succedendo. Non capisco perché tu mi stia ignorando, ultimamente. » Il suo tono di voce suonò un po' meno deciso di quanto avrebbe voluto. Anzi, non suonò deciso affatto.
« Io non ti sto ignorando, al massimo è il contrario, Rose. » La voce di lui, invece, era tranquilla, in completo contrasto con il nervosismo mostrato dai suoi movimenti che erano però diventati quasi impercettibili. La ragazza non capì subito ciò che Lysander stava dicendo. La sua mente, che con tutte le probabilità quel giorno doveva avere qualche problema, si era soffermata sul modo in cui aveva pronunciato il suo nome, con una punta di dolcezza sotto quel tono che sembrava quasi volerla riprendere. 
Stava per formulare una risposta che non avesse niente a che fare con il suono così inaspettatamente piacevole che le quattro lettere del suo nome avevano assunto, quando la loro conversazione venne interrotta.
« Lys! » Lily era comparsa accanto a loro, i capelli rossi un po' in disordine e l'aria leggermente affannata, come se avesse corso per arrivare fino a lì. Aveva in mano un indumento che Rose riconobbe come la maglietta che si era ritrovata addosso a Capodanno. « Sono venuta a ridarti la tua maglia, l'hai lasciata a casa nostra a Capodanno, e mi sono dimenticata di dartela prima, scusa. »
Di nuovo quella stretta allo stomaco, accompagnata da un accenno di ostilità verso la cugina. La maglia non poteva essere di Lysander, Rose non sapeva perché, ma non poteva esserlo e basta. 
Osservò i movimenti dei due arretrando di un passo, confusa riguardo alla tensione che si era manifestata in lei. Strinse una mano attorno allo schienale di uno dei divanetti di quella stanza, apparentemente per appoggiarsi. Ma in realtà sentiva tutti i muscoli contratti, mentre attendeva che passassero gli istanti in cui l'espressione di Lysander divenne sorpresa, perplessa ed infine solamente confusa.
« Sono quasi del tutto certo di aver avuto indosso tutti i vestiti, mentre tornavo a casa. » Sorrise a Lily, sul volto della quale si dipinse una maschera non di confusione come Rose si sarebbe aspettata, ma di inquietudine. La cugina spostò lo sguardo verso di lei, come a notarla solo in quel momento, poi scosse la testa, e rivolgendo loro solamente un cenno veloce di saluto, uscì dalla Sala Comune, così velocemente che poco ci sarebbe mancato che si mettesse a correre.
I due ragazzi, rimasti a guardarla, si voltarono nello stesso istante l'uno verso l'altra, senza riuscire a trattenere dei sorrisi divertiti. 
« Non ho mai desiderato ignorarti, e mi dispiace davvero tanto se così è sembrato, è solo che mi vergogno immensamente di ciò che potrei aver fatto a Capodanno, qualsiasi cosa sia, mi vergogno soprattutto di aver perso il controllo in quel modo, devo essere stata ridicola, forse anche un po' patetica, e... » La Corvonero, che aveva colto l'istante per dire tutto ciò che la sua mente aveva elaborato in quei giorni, dovette fermarsi per riprendere fiato. « E mi dispiace. » I suoi occhi avevano vagato dappertutto nella stanza pur di non guardarlo, ma dopo aver pronunciato quelle ultime tre parole si arrischiò a incrociare lo sguardo con il suo. 
« Qualsiasi cosa sia. Vuol dire che non sai cos'è successo? » Lei inclinò la testa. Si sarebbe aspettata una risposta in grado di rassicurarla, o di quel genere, di certo non che lui si soffermasse su quel particolare.
« N-no, io non ne ho idea... » Era sicuramente perplessa. Insomma, credeva che lui lo sapesse, dopotutto non poteva essere altrimenti. Non che lei fosse una grande esperta di sbronze, anzi non la era per nulla. 
Il ragazzo sembrò voler ribattere: aprì una o due volte la bocca, come a voler dire qualcosa, ma alla fine non lo fece. Invece, si alzò in piedi e la abbracciò.
Era uno di quegli abbracci che a Rose erano immensamente mancati. Forse si sarebbe sentita a disagio con chiunque altro, in quella situazione, però Lysander le donava una tale sensazione di sicurezza da non pensarci nemmeno. Il suo corpo era caldo, al contrario dell'ambiente, nonostante il camino acceso, e quella stretta era accogliente.
Lei si alzò in punta di piedi, allontanando a malincuore la testa dal suo petto, e gli scoccò un bacio sulla guancia, per poi distendere le labbra in un sorriso.



Note dell'autrice:

E rieccomi qui con questa storia. Non cruciatemi, so benissimo che avrei dovuto aggiornare prima -e non poco tempo fa- ma davvero non ci sono riuscita. Insomma, per quanto io ami questa fanfiction, passava sempre in secondo piano rispetto a tantissimi altri impegni, e...dicembre è arrivato in fretta, insomma.
Non è che io ci abbia ripensato solo ultimamente, anzi la prima parte del capitolo è stata scritta addirittura alla fine di ottobre.
Mi scuso infinitamente, sperando che ci sia ancora qualche anima che abbia voglia di leggerla.
Fra l'altro, mi chiedevo se magari qualcuno volesse prestarsi come beta reader, visto che commetto sempre migliaia di errori di distrazione che mi portano ad altrettante riletture. E sono fondamentalmente una persona troppo pigra per andare avanti così, già.

So...al prossimo capitolo, che arriverà decisamente con meno distanza da questo!

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