IL VOLO DEL CUORE

di Chichilina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** SALUTARLA ***
Capitolo 2: *** CAMBIARE ***
Capitolo 3: *** LUI PER LEI ***
Capitolo 4: *** IL MIO CUORE NON E' ABBASTANZA GRANDE ***
Capitolo 5: *** IL RUMORE DI UN CUORE SPEZZATO ***
Capitolo 6: *** DOLORE E GIOIA, UN ARRIVEDERCI CHE SA DI ADDIO ***



Capitolo 1
*** SALUTARLA ***


Non mi linciate per cortesia!!! Lo so benissimo che questa è la terza storia in contemporanea (insieme a "Dal corpo al cuore " e "Una vita aspettando la prima luna di primavera") ma...non riesco a segregare le idee dentro di me. Hanno una vita loro. Giuro!!!

Prima di lasciarvi al primo capitolo, volevo rassicurare sul fatto che continuerò entramebe le altre due storie e in particolare rivedrò completamente Luna di primavera, prima di continuare la narrazione, in quanto non mi sento per niente soddisfatta di molti aspetti e penso di poter fare decisamnte meglio.

Un altro avviso. Il primo capitolo è molto corto. Ve lo dico prima così non vi arrabbiate.

Un bacione. Spero mi seguirete carissimi lettiri.

Chichilina

CAP. 1  SALUTARLA


“Ricordati di me, quando sarò lontano,

ricordati di me, quando ti  prendevo  per mano.

Quando quella sera, tra le braccia mie hai  sentito il cuore volare.

Ricordati di me e non sarò mai solo,

perché quando lo vuoi noi spiccheremo il volo,

…”

  • Maledizione! Questo testo è un disastro.

Con rabbia lanciò lontano la palla di carta stropicciata, appena realizzata, che andò ad aumentare la confusione già sovrana in quella stanza.  

  • Possibile che non riesca a mettere due parole in croce! Sono un buono a nulla. Niente altro!

 
Era concentrato sul quel foglio di carta pentagrammata da ore, non era andato nemmeno a dormire e i raggi del sole gli avevano dato il buongiorno già da un pezzo.

La coda sfatta lasciava cadere i lunghi capelli neri sul suo viso. Erano setosi e sottili. Sembrava non gli dessero fastidio. Probabilmente non se ne accorgeva nemmeno. Le uniche parole che era riuscito a dire da ore erano quelle dell’imprecazione contro la sua incapacità di scrivere.

  • Su fratellino, non essere così duro con te stesso. Non è la cosa più facile del mondo scrivere una canzone. E poi…sono ore che sei chino su quel tavolino. Scommetto che non sei nemmeno andato a letto ieri sera.


Seya non si era accorto di non essere più solo in soggiorno. Suo fratello maggiore si avvicinò porgendogli una tazza fumante di caffè. Nemmeno l’ odore dell’amata bevanda, ormai insinuatosi in tutte le stanze della casa, era riuscito a distrarlo dalla sua concentrazione.

  • Parli bene tu. Hai scritto i testi più belli che io abbia mai letto mentre io… sono una frana.
  • Bhè, di solito tu le canzoni le canti, non le scrivi mica!
  • Ho capito Taiki, ma…… questa volta devo scriverne una io, con le mie mani, con il mio cuore, e devo riuscire a finirla in tempo.

Taiki aveva paura di chiedere, non aveva visto mai prima suo fratello in quello stato. Temeva la risposta che avrebbe avuto e per un istante pensò di rimanere in silenzio. Non ci riuscì.

  • In tempo per cosa?

Seya alzò per la prima volta lo sguardo dalle sue carte. I suoi occhi profondi sembravano parlare da soli. Le occhiaie appena accennate, un filo di barba…

  • In tempo per salutarla.

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Capitolo 2
*** CAMBIARE ***


     Secondo capitolo in arrivo.
Volevo ringraziare tutti quelli ( e sono stati tanti!!) che hanno letto il primo capitolo e l'hanno recensito. E' vero, sono un vulcano di idee, ma siete voi a darmi l'energia per metterle su carta bianca (o su sullo schermo in questo caso) per cui vi ringrazio di cuore.

     Questo è un momento particolare della mia vita e scrivere mi aiuta molto. Spero di non deludervi e di non perdere nessuno di voi come lettore.

     Un bacione. VI voglio bene. Chichilina

     

     CAP. 2 LE COSE CAMBIANO

L’inverno era ormai alle porte, montagne di maglioni, sciarpe e cappelli di tutti i colori erano sparsi per la piccola cameretta. Due valige aperte e cianfrusaglie ovunque. 
“Questo non posso lasciarlo, quest’altro nemmeno, questo è un ricordo, questo è troppo carino…”. Fare le valige per Usagi era decisamente un’impresa epica e di poco piacere.
 
Eppure, era stata prooprio sua l’idea un viaggio “di riflessione”, come lo aveva battezzato Rei, un viaggio che doveva essere insieme una vacanza e un’occasione per riflettere. Un viaggio lungo, con una meta segreta.
Solo il pensiero di questa pausa le faceva tornare l’entusiasmo che credeva ormai di aver perso.

         -- Usa tesoro, vuoi una mano con quelle valige? Se mi dai un momento finisco di riassettare il soggiorno e ti aiuto.
--  No mamma, ti ringrazio, ho quasi finito. Poi ti prometto che riordino la camera.
--  Ma è proprio necessario questo viaggio tesoro, due ragazze sole a…dove hai detto che andate?
--   Mamma andiamo alle terme, a nord del paese. E’ un centro benessere di proprietà della famiglia di Naru e possiamo stare tutto il tempo che vogliamo.
--  E quando tornate?  Prima di Natale naturalmente. Un mese di relax sarà abbastanza, no?!
--  Non lo so di preciso. Intanto partiamo. Poi si vedrà.

 

Con un piccolo sorriso sulle labbra Ikuko Tsukino lascìò il caos di Usagi e tornò alle sue faccende domestiche. Aveva capito che c’era qualcosa che non andava nel cuore di sua figlia e sperava dentro di sè che questa vacanza l’avrebbe aiutata a tornare la ragazza allegra e spensierata di sempre.

 

*Bene, ho finito. Ora devo solo prepararmi per andare all'incontro con gli altri per salutare tutti. Chissà se verranno proprio tutti a salutarmi?,…Lo so che ce l’hanno un po’ con me. Non ho voluto portare nessuno di loro. Mamoru poi,…mi dispiace stia soffrendo per colpa mia ma non posso proprio fare diversamente. 
E poi c’è Seya, non ho davvero idea se verrà oppure no. Mi piacerebbe salutare anche lui. Mi dispiace, anche lui sta soffrendo per colpa mia. Ha addirittura deciso di restare sulla Terra per me e io, invece di restare almeno in veste di amica, prendo e me ne vado. Amica. Non lo so se posso essere ancora sua amica davvero.
Ahhhhhhhhhhhhhh, basta! Ho proprio bisogno di staccare la spina. Ne avrò a bizzeffe di tempo per pensare.*

 

Era passato un mese dall’ultimo scontro, un mese da quella battaglia contro Cahos che le aveva fatto conoscere il dolore di perdere chi si ama, ancora una volta, e la felicità di riabbracciare chi si credeva perduto, ancora una volta. Aveva combattuto da sola e con coraggio, non si era mai tirata indietro stringendo in una mano la paura e in un’altra la speranza.
Tutti credevano fosse stata la Principessa della Luna a combattere oppure Sailor Moon, ma la verità è che era stata la piccola Usagi a battersi, quel raggio di sole frizzante che tutti conoscevano aveva lottato ed era stata ferita nel corpo e nello spirito. Ma aveva vinto.

 
Ora però era stanca. Stanca di tutto.

All’inizio aveva creduto davvero che le cose sarebbero andate bene, nell’abbracciare il suo uomo dopo tanto tempo e nel rivedere le compgne credute morte, aveva creduto di poter ricominciare la sua vita da dove l’aveva lasciata. Ma i percorsi del cuore sono misteriosi, si sa, e qualcosa dentro di lei sembrava essere cambiato, … era strano da spiegare. Era come se tutto fosse diventato inadeguato: troppo grande o troppo piccolo, troppo difficile o troppo banale, troppo impegnativo o assolutamente insignificante per lei. I suoi sentimenti, i suoi doveri, i suo sogni si erano mischiati in un calderone nero e profondo che non lasciava decifrare i singoli ingredienti.

Se ne accorse subito. La sera stessa dopo la battaglia, a casa di Mamoru.

 

Finalmente lui era tornato. Credeva di sognare nel rivederlo al suo fianco.

La camera da letto aveva le persiane socchiuse, entravano delicati spiragli di luce. Era la luce della prima luna, quella luce si rifletteva negli occhi di lui e dava qualcosa in più al suo sguardo collorato di blu, evidentemente segnato dall’emozione.
Le lenzuola fresche le accarezzavano la pelle. Era troppo stanca per parlare.

Aveva davvero bisogno di riposare. Mamoru aveva pensato di portarla a casa sua per starle accanto mentre riacquistava le forze e per non perdere più nemmeno un minuto della sua presenza.

Lui era steso accanto a lei ma sopra le coperte. Pensò fosse affrettato prendersi la licenza di infilarsi con lei sotto l’abbraccio del piumone,  le era accanto e la guardava, come si guardano le cose preziose. Restarono in silenzio. Era  come se le parole che avevano dentro non riuscissero ad uscire.

_____________________________________________________________________________

*Piccolina, come sei indifesa in questo letto. Chi potrebbe mai pensare che tu, scricciolo di donna, sei colei che ha salvato l’umanità tante e tante volte? Io non potrei. Quando sei qui con me mi sento io il signore dell’universo, anche se la realtà è ben diversa. Tu sei la mia regina, i tuoi poteri sono di gran lunga superiori ai miei. Il tuo valore è superiore al mio così come il tuo coraggio. Cosa ho fatto per meritare il tuo amore così meraviglioso? Io non sono che un uomo, tu invece sei una dea.*

____________________________________________________________________________

* Oh Mamoru, perché mi guardi così? Sembra quasi che non mi riconosci. Sono sempre io, la tua testolina buffa, quella a cui hai lasciato un anello come pegno del tuo amore. Si, sembra quasi tu non mi riconosca. Forse però hai ragione. Non sono più la stessa. Non mi sento più la stessa. L’Usagi che conoscevi non proverebbe dentro il cuore questo sentimento scuro che sento così grande. Non l’ho mai provato prima, non così intensamente almeno. Non verso di te. Eppure…i tuoi occhi mi sono cari ma… non come prima, il tuo profumo di aggrada ma…non come prima.
Ti ho amato tanto Mamo-chan. Perché ora però non riesco a dirtelo?*

Restarono in quella posizione e in un silenzio tacitamente accordato per ore, a Usagi sembrò fossero lì da sempre, Mamoru pregò restassero lì per sempre.

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Capitolo 3
*** LUI PER LEI ***


       CAP. 3 LEI PER LUI

-
Così mi spaventi Seya!
-  Perché? 
-  
Sembri proprio un damerino con tanto di cravatta e scarpe lucide. Non ti si addice. 
-  Hei, non mi sembra di non essermi mai vestito elegante.
-   Bhè, ti manca solo il cilindro e poi diventi la versione povera di Tuxedo Kamen…emm… scusa…

Le parole gli erano scappate letteralmente dalla bocca. Yaten arrossì di colpo. Come al solito  non aveva ancora finito di pensarle quelle parole che già  le aveva lasciate libere di arrivare alle poco predisposte orecchie del fratello. Aveva proprio ragione Minako a dire che aveva un’autostrada tra il cervello e la lingua. Sapeva quanto suo fratello soffrisse a causa della rivalità con quell’uomo. Doveva proprio imparare a stare zitto di tanto in tanto.


-  
Non sai di cosa stai parlando fratello!

Seya a sentirsi oggetto di quel paragone ebbe una specie di pugno nello stomaco, lasciò la casa sbattendo la porta e con passo accelerato.
 Tuxedo Kamen era Mamoru, il motivo della sua disperazione, il suo rivale. Come si poteva associarli! Erano completamente diversi.

Era colpa di quell’uomo se il suo cuore era dovuto diventare niente più che uno stretto cassetto in cui relegare il suo sogno, il sogno di un amore, il sogno di Usagi.

Quel nome era diventato un' ossessione.

Usagi, che era stata di Mamoru prima che sua;

Usagi, che aveva lasciato a Mamoru il suo cuore in pennio prima ancora di conoscerlo, regalando al destino le redini della sua vita;

Usagi, che non gli sarebbe mai appartenuta davvero;
Usagi, che … continuava a essere per lui il volto stesso dell’amore.

“Amore”, solo 5 lettere.
Seya sapeva bene come da soli i suoni di quella parola troppo spesso inflazionata, non valessero poi molto, come sentiva di non valere lui senza di lei; ma sapeva anche che insieme quelle lettere erano potenti e capaci di dar vita a mille prospettive, mille modi di guardare il mondo e vivere il tempo. Si, quelle lettere insieme erano potenti proprio come potente batteva il suo cuore  quando lei gli era accanto..

 
E ora, … lei stava andando via.
Via da lui ma anche da Mamoru e dalle sue amiche. Perché?

Perché non restava con il suo uomo dopo averlo aspettato per così tanto tempo?

Forse qualcosa era cambiato nel suo meraviglioso cuore, almeno quanto nel suo aspetto.

Dallo scontro finale con Chaos era diventato un regalo della fortuna  riuscire ad incontrarla.  Usagi sembrava sparire tra le mura della sua casa di periferia.
Rifiutava gli inviti suoi, e, a quanto gli raccontavano i suoi fratelli, anche delle sue amiche.
La scusa era sempre la stessa: era stanca.
All’inizio sembrò anche normale, tutti sapevano quanto l’aveva provata l’ultima terribile battaglia, ma, dopo 3 settimane di assenze, cominciò a sembrare quantomeno sospetta questa voglia di solitudine.

Usagi aveva addirittura rivoluzionato il suo look: un nuovo taglio di capelli, ora corti fino alle spalle con una leggera permanente, un nuovo abbigliamento, con toni più scuri dei soliti rosa e celeste preferiti fino a quel momento, e permanenti occhiali da sole che le nascondevano lo sguardo di cristallo.

Cosa era successo alla sua dolce e allegra testolina buffa? Perché si negava in questo modo a lui e alle sue amiche?
Infondo erano rimasti amici, anche se lei non l’amava, erano rimasti amici. Perché?

Doveva scoprirlo, doveva salutarla. Poteva essere un’occasione.
Aveva deciso di passare a casa sua prima dell’orario fissato.
Con un messaggio solo un giorno prima lei l’aveva invitato al parco per salutarlo prima della partenza.
Questo significava che non si era dimenticata di lui.

Doveva parlarle, si, doveva dirle di nuovo quanto l’amasse, doveva farle capire che poteva contare su di lui per qualunque cosa, doveva chiederle di non andare via o, almeno, di permettergli di andare con lei.
L’amava, si che l’amava. Come mai prima aveva amato nessuna. Era con lei che aveva scoperto questo sentimento così indescrivibile, quella gioia profonda di credere che c’era qualcuno nell’universo capace di prendere la sua anima in braccio e farla volare.
Usagi era il suo angelo, la sua felicità e, anche se lei non l’amava e forse non l’avrebbe mai amato come lui amava lei, sapeva di essere importante per il suo cuore.
Per questo non era andato via, per questo non era voluto tornare sul suo pianeta.
Poterla vedere, poterle stare accanto, anche solo come amico, era sempre meglio di starle lontana e non poter più godere della luce calda del suo sorriso. Lei per lui era la vita stessa.

Dopo tanto finalmente sono riuscita a postare il terzo capitolo. Povero Seya...soffre così tanto, l'ama cos' tanto!!! Voi che ne dite cari lettori?!?

Non sono particolarmente fiera di questa storia per come l'ho scritta fin'ora ma spero di migliorare con i prossimi cappy e riuscire a coinvolgervi con le idee che mi frullano nel cervello.

Vi voglio tanto bene, ma tanto tanto!!!

Chichilina

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Capitolo 4
*** IL MIO CUORE NON E' ABBASTANZA GRANDE ***


Evviva, finalmente pubblico il quarto capitolo! Spero tanto di non deludervi...la storia si fa più complicata e, vi assicuro, i colpi discena sono ancora tantissimi!!

Vi voglio bene cari lettori, Spero mi farete sapere che ne pensate. Grazie in particolare a chi ha inserito questa storia tra i preferiti.

Bacioni.

Chichilina

CAP. 4 IL MIO CUORE NON E' ABBASTANZA GRANDE

*Cosa posso dirgli? Mi lasceranno andare?
Non so se sarà più difficile convincere Mamoru o Seya.  Credo Seya. Mamoru sa che quando dico una cosa vado fino in fondo. Seya invece…non si arrende mai. O forse è il contrario. O mio Dio!
Forse però, … almeno alle mie amiche dovrei dire la verità, magari mi capirebbero.
No, sono sicura che non potrebbero. Non riesco a capirmi nemmeno io.
Come ho fatto a trovarmi in questa situazione?
Sarei potuta essere felice a quest’ora. Il mio ragazzo è tornato a casa, stiamo tutti bene, ho salvato la Terra ancora una volta.
Già, la Terra, ma ora…chi salverà Usagi? Chi mi salverà da me stessa?*

 

La testa di Usagi sembrava bollire. Mancava meno di un’ora all’ appuntamento al parco e non sapeva ancora cosa avrebbe detto ai suoi amici e al suo fidanzato. Erano stati così pazienti con lei. Nonostante per un mese non si fosse quasi mai fatta sentire ne vedere, nonostante per un mese avesse rifiutato tutti gli inviti delle sue amiche e si fosse fatta negare al telefono ogni volta che Mamoru telefonava, nonostante ora avesse annunciato a tutti la sua partenza improvvisa, le persone che amava si erano immediatamente rese disponibili a incontrarla per salutarla.
Ora però doveva affrontarli di persona.
Non poteva certo sparire solo con un messaggino. Si sarebbero preoccupati e l’avrebbero cercata.
Ecco la verità.
Non voleva che nessuno potesse decidere di cercarla.
Vendendola partire con i loro occhi avrebbero avuto la certezza che stesse bene e che era una sua decisione allontanarsi per un po’.

Forse più che un po’.

L’aspettavano molti mesi, mesi difficili. Eppure,…non aveva paura della novità che cresceva dentro di lei. Aveva solo paura di non avere la possibilità di affrontarla con i suoi tempi e con i suoi modi.

 

DLIIN DLOON

     -          Buonasera signora, c’è Usagi?

     -          Si, caro. Tu devi essere Seya. Ti ho riconosciuto dal poster in camera di Usagi. Sei uno dei Three Lights, giusto?

    -          Si, signora sono io

    -          Che emozione! Una celebrità in casa! Caro, Usagi e di sopra. Va pure. Sarà felice di vederti.

 

Dal piano di sopra la bionda aveva sentito tutto. Seya era venuto a trovarla. Come sempre era capace di spiazzarla completamente.

TOC-TOC

    -          Usagi sono Seya, posso entrare

    -          È aperto. Entra pure.

 

Seya ebbe un piccolo sussulto nell’incontrare gli occhi azzurri di lei. Erano giorni che non la vedeva affatto, nemmeno di sfuggita.  Lei era seduta su un cuscino a terra. Il maglione rosso faceva risaltare il colore delle sue labbra dal pallore delicato dell’incarnato. Gli sembrò una visione.

    -          Come mai sei qui? L’appuntamento è fra un’ora al parco.

 Tutti i pensieri ansiosi di qualche minuto prima erano andati a rinchiudersi in una porticina del cuore della bionda lasciando spazio e tutto il self controll che la ragazza possedeva e che aveva tenuto da parte per un momento come quello.

    -          Io,…io volevo parlarti da solo.

    -          Seya, non credo sia il caso.

 

Usagi si alzò dal grande cuscino sul pavimento e si avvicinò alla finestra della sua camera dando le spalle al ragazzo. La controluce non permetteva a Seya di scorgere le espressioni del volto di lei.

 

    -          Si che è il caso. Io devo sapere perché vai via. Devo sapere dove vai e…devo essere sicuro tu sappia che il mio amore per te è più forte di sempre e che sono pronto a seguirti se tu me lo chiedessi.

    -          Perché mi fai questo Seya, perché? Ti ho già detto che non possiamo avere un futuro insieme. Io ho delle responsabilità. Ho già sbagliato troppo con te.

    -          Responsabilità verso Mamoru?

    -          Verso di lui e non solo.

    -          E verso te stessa? Hai anche la responsabilità di essere felice.

 

Seya si era infervorato. Non si era nemmeno accorto di continuare a stringere fra le mani il mazzetto di margherite che le aveva portato. Nel momento stesso in cui l’aveva vista aveva completamente dimenticato tutti i propositi di autocontrollo e galanteria che si era imposto.


Usagi invece sembrava di ghiaccio. Un’altra persona. Dava l’idea di sentire le parole di Seya da lontano, così lontano che quelle parole non riuscivano a toccarla, non profondamente almeno.

    -          Si Seya, ho responsabilità anche verso me stessa ed è per questo che vado via. Smettila di comportarti come se non ti avessi mai dimostrato che tengo a te, purtroppo l’ho fatto e non possiamo più tornare indietro.  Smettila di pensare che i tuoi sentimenti siano il centro del mondo.

    -           Dici di tenere a me ma continui a stare con lui. E ora…vai via con il tuo uomo e mi lasci qui legato al ricordo di un’unica volta.


La voce di Seya era disperata, così come il suo cuore. Ma non era l’unico a sentirsi così.

    -          Ti sbagli Seya, Mamoru non verrà con me.

    -          L’hai lasciato? Dimmi di si, dimmi che ti sei accorta che nessuno potrà amarti come me, più di me.

Un improvviso guizzo di speranza brillò negli occhi blu del cantante.

    -          Ti sbagli Seya, ti sbagli come sempre.

La voce di Mamoru lasciò Seya senza fiato. Non lo aveva sentito arrivare preso com’era nella sua arringa personale.

Nemmeno Usagi lo aveva sentito. Ora guardava entrambi gli uomini davanti a lei con il cuore carico di emozione. Aveva temuto quel momento. Aveva sperato di poter gestire la situazione con i suoi tempi ma…i due uomini più importanti della sua giovane vita erano lì, nella stessa stanza a contendersi una spiegazione.
Così diversi eppure così uguali, avevano avuto la stessa idea di andare da lei prima dell’appuntamento fissato.
 Doveva cercare di restare calma o non avrebbe avuto il coraggio di fare quello che si era ripromessa.

 

    -          Mamoru…

    -          Usagi, amore, io e Seya abbiamo avuto la stessa idea evidentemente.

    -          Si Usagi, tu devi spiegarci.

 

All’improvviso Mamoru si girò verso Seya, assolutamente infastidito dalle parole e dalla stessa presenza del ragazzo. Gli prese con la mano il collo della giacca e con forza lo tirò verso di se e cominciò ad urlare:

    -          Seya possibile che tu continui a immischiarti in cose che non ti riguardano?! Usagi è la mia fidanzata, la mia donna. Se c’è qualcuno a cui deve delle spiegazioni quello sono io e non tu. Lasciaci in pace!

    -          Sei sempre il solito Mamoru, se Usagi non volesse farmi far parte della sua vita non mi avrebbe invitato.

    -          Lo ha fatto per amicizia.

    -          Questo è quello che vuoi credere tu. Sei un illuso.

    -          Sei tu l’ illuso Seya, tu non conosci quello di cui stai parlando, tu non sai cosa c’è fra me e Usagi.

 

Mamoru era del tutto fuori di se. Per la prima volta in tutti quegl’anni Usagi lo guardava trasformato, letteralmente imbestialito. Il viso rosso di rabbia e gelosia nei confronti di quel ragazzo che si nascondeva dietro la parola “amico”  ma che in realtà era niente di diverso da un  vero e proprio rivale. Sapeva di essere lei il pomo della discordia. La scena le era insopportabile.

    -          Adesso basta! Nessuno di voi conosce quello di cui parla. Che ne sapete voi due dell’amore? Niente. Vi preoccupate solo di vincere questa stupida guerra a chi tiene di più a me, quasi fossi un trofeo. La verità è che nessuno di voi mi ama davvero e che io non amo più voi.

Una lacrima era scivolata giù per le guance di Usagi. In quella lacrima mille verità e mille emozioni si abbracciavano in segreto.

 

Le orecchie di Mamoru restarono come tramortite.
La sua ragazza, il suo angelo gli stava dicendo di non amarlo. Come era successo? No, non poteva essere vero. Usagi, la sua Usagi lo aveva sempre amato. Avevano un futuro che li aspettava. Come era possibile che ora gli dicesse una cosa del genere.


Seya era altrettanto scoinvolto, lei non gli aveva mai rivelato di amarlo ma per la prima volta gli stava dicendo che non lo amava più. In un istante prese consapevolezza del profondo sentimento che la giovane aveva nutrito per lui e della fine di tale sentimento.
 Il viso di Usagi imperturbabile e freddo fino ad un momento prima si era scaldato e dalla sua bocca, quella bocca così meravigliosa, erano uscite parole terribili contro di lui.

    -          Si, avete capito bene. Non vi amo più. Non ce la faccio. Fa troppo male.

    -          Usako, perché dici questo. Io credevo amassi solo me. Cosa centra Seya?

    -          Mamoru…mi dispiace. La verità è che…no, non meriti la verità.

Un’altra coltellata al cuore di Mamoru. Non resistette. Si avvicinò alla sua fidanzata e cominciò a scuoterla stringendola dalle spalle.

    -          Cosa stai dicendo Usako? Non merito la verità? Ma cosa ti ho fatto? E qual è questa verità?

Fu il turno di Seya di non resistere all’istinto. Si avvicinò altrettanto velocemente e cercò di allontanare Mamoru da Usagi.

    -          Levati di mezzo tu. Vattene via Seya! Come te lo devo dire?

    -          Mamoru, lasciala, le fai male.

    -          Bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Usagi urlò più forte che poteva. La luce del suo cristallo riempì la stanza scaraventando i due uomini alle due estremità dell’abitato.

 

    -          Usako, ma…cosa?

    -          Ho detto basta!

Dalla fronte di Usagi cominciarono a scendere perle di sudore per lo sforzo.

    -          Mamoru, Seya,…vi prego andatevene via. Non cercatemi più, lasciatemi in pace


A quel punto Mamoru si inginocchiò vicino a lei.

    -          Amore mio, ti prego dimmi cosa è successo. Perdonami se ho urlato ma…mi sembra di impazzire. E’ un mese che sto impazzendo. Non mi chiami, non mi cerchi, non ripondi alle mie chiamate e ora sei qui a dirmi che non mi ami più. Ti prego dimmi cosa ti è successo.

 

Mamoru era sull’orlo di una crisi di nervi. In un momento tutte le sue certezze erano crollate. Era visibilmente provato e anche Usagi se ne accorse.

 

    -          Va bene Mamoru, ti dirò cosa è cambiato dentro di me.

Io non riesco più ad amarti. Una parte di me non riesce a perdonarti. Tu mi hai abbandonata per inseguire sogni di gloria e carriera. Ho passato un anno di dolore a chiedermi perché tu non mi chiamassi. Non mi avevi nemmeno lasciato un recapito al quale cercarti, nessuno a cui chiedere tue notizie. Ho creduto tu mi avessi lasciata. Una parte di me è morta per sempre.

    -          Usako, amore, ma io…

    -          Ma tu non c’eri. C’era Seya al posto tuo. Guardalo, e lì di fronte a me a chiedermi di amarlo. Pensi sia la prima volta che lo fa? No, non lo è. Gli ho sempre risposto di no, per te, per il nostro amore fino a quando…

    -          Fino a quando?

    -          No Usagi, non dirglielo!

    -          Cosa non deve dirmi?

    -          Fino a quando un pomeriggio, sul tetto della scuola una rosa rossa lanciata sul pavimento mi ha spezzato il cuore. Credevo fossi tu, tornato a proteggermi dall’ennesimo nemico, e invece era Seya. Si, il mio cuore si è spezzato in quell’istante. Non eri tu, era lui, vicino a me come tu non avevi saputo fare.

    -          Fermati Usagi, basta!

    -          No Seya, deve saperlo. Quella sera il mio amore per te si è trasformato. Da quel giorno ho cominciato a smettere di amarti e ad amare lui. Capisci cosa ti sto dicendo? Ho cominciato ad amare lui. Nel corpo oltre che nel cuore!


A quelle parole Mamoru indietreggiò. In un istante fu come se mille pugnali di acqua gelata avessero attraversato il suo corpo. Restò in silenzio incapace di rispondere, incapace di pensare.

 

Usagi invece continuò spaventata all’idea di non trovare una prossima volta il coraggio di finire il suo discorso.

    -          Non riuscivo a capire il sentimento che cresceva dentro di me e che lentamente stava divorando il sentimento che provavo per te. E poi…Quando un mese fa ti ho ritrovato, quando ho scoperto che eri stato rapito e che non ti eri dimenticato di me sono praticamente impazzita. Quell’amore che credevo morto dentro di me è tornato prepotente. Il mio cuore non è abbastanza grande per entrambi.

    -          Ed è per questo che te ne vai?

Mamoru era tornato calmo. Calmo come solo un uomo con il cuore in frantumi può essere.

    -          Si, è per questo, ma non solo per questo. Mamoru io…io…io ti ho tradito e tradendo te ho tradito me stessa.

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Capitolo 5
*** IL RUMORE DI UN CUORE SPEZZATO ***


CAP.5 IL RUMORE DI UN CUORE SPEZZATO

Che rumore fa il cuore quando si rompe e i suoi pezzi si infrangono sul pavimento dei ricordi?

Questa era la domanda che Mamoru continuava a fare a se stesso.
L’unica risposta possibile sembrava essere il rumore della metropolitana che correva sui binari. Era più di un’ora che il giovane vagava per i corridoi sotterranei della città. Senza meta, Senza speranze. Seduto curvo su se stesso studiava la pelle delle sue scarpe scure e con le mani si teneva la testa quasi ad aiutare il collo troppo stanco di sostenere un peso così grande.

La sua vita era finita, il suo amore era finito.

Accanto a lui un adolescente ascoltava una canzone famosa al suo I-pod. Mamoru riusciva a sentire addirittura la musica tanto era alto il volume. Una vecchia seduta di fronte controllava nella busta della spesa che ci fosse tutto e, senza emettere un fiato, mimava con la bocca la lista della spesa che aveva riposto nel cassetto della memoria. Un uomo di colore in piedi a poca distanza da lui chiacchierava in un a lingua straniera con una donna sedutagli di fronte.

Mamoru non riusciva a capire, sembrava che tutto fosse rimasto uguale per gli altri, sembrava che l’immensa esplosione che aveva sentito dentro di lui e che aveva ridotto in schegge il suo cuore, non l’avesse percepita nessun altro. Come poteva essere?
Prima o poi sarebbe sceso da quella metropolitana e sarebbe tornato a casa, avrebbe chiuso la porta del suo appartamento e nessuno avrebbe mai saputo che lì un uomo stava soffrendo, che li un uomo stava impazzendo.

Come poteva non pensare al lei, come poteva non pensare a tutte le volte che l’aveva vista sorridere piena d’amore per lui. Come poteva non pensare all’ultima volta che aveva fatto l’amore con la sua Usako, quella notte, quella lunga notte in cui si erano finalmente ritrovati dopo la battaglia con Galaxia.
No, non poteva proprio smettere di pensare che avrebbe voluto quella notte durasse per sempre. Si era stupito nel leggere la disperazione con cui lei aveva voluto fare l’amore con lui, dopo ore paassate immobili a guardarsi. Come per cacciare altri pensieri dalla mente. Aveva creduto che quei pensieri riguardassero la sofferenza provata per la sua assenza, e invece…ora sapeva che i pensieri del suo amore erano per un altro amore, per un altro uomo. Ora sapeva che lei, faceva l’amore con lui nel disperato tentativo di tornare ad amarlo come prima. Ora capiva che la più dolce delle creature era stata corrotta dal dolore più profondamente di quanto si potesse immaginare.
E poi…da quella notte più niente. Era sparita. Un mese di domande sulla sua assenza e mai la giusta risposta.

E intanto la vita scorreva.

Era giusto?

Si, per gli altri la vita andava avanti come sempre. Ma non per lui. Il passato e futuro sovrano della Terra ora era solo un uomo distrutto. Tutti continuavano la loro vita ignorando che l’uomo più importante della Terra stava vagando in una metropolitana sentendosi come l’ultima delle bestie.

 

 

La musica era alta, altissima. Sarebbe bastata a stordire chiunque ma non lui. Il cantante più famoso del momento, il principe delle classifiche musicali non riusciva quasi a sentirla.
Aveva sperato che in quel modo sarebbe riuscito a non pensare, non pensare a lei ma…era un tentativo fallito in partenza.

Seya era disteso sul letto della sua stanza, chiusa volontariamente a chiave.

La sua mente vagava alla ricerca di lei, l’amore della sua vita. Solo poche ora prima lei gli aveva confessato di averlo amato. Lui non lo aveva capito. Si era preparato di tutto punto quella mattina per andare da lei. Le aveva addirittura portato un mazzo di fiori. Si era messo in cammino verso casa della principessa della Luna che per lui era solo la più desiderabile delle donne credendo di non averla mai avuta veramente. Credendo, giurando di non aver mai pensato che lei avesse amato qualcun altro, proprio lui, oltre che il “suo” Mamoru.

E invece… Usagi  aveva detto a lui e a Mamoru di volersi allontanare da entrambi perché il suo cuore non era abbastanza grande per amarli.

No,  non aveva capito niente.

Questo vuol dire che non aveva avuto solo il suo corpo ma.,..anche parte del suo cuore.

Si ricordò quella prima e ultima volta.

Il giorno dopo lo scontro da Galassia.

Il girono dopo il ritorno di Mamoru.

Lei era apparsa dietro la sua porta per dirgli che doveva smettere di cercarla.

Come era bella.

Gli occhi lucidi le davano una luce in più.

        -          Seya, io…

        -          Testolina buffa entra

        -          Seya…Mamoru è tornato, io non voglio sbagliare, non voglio perderlo di nuovo

        -          Cosa dovresti sbagliare? Gli sei stata fedele. Non mi hai mai permesso di amarti, non ti sei mai permessa di amarmi…

Seya aveva la voce affranta nell’ammettere il suo insuccesso. Aveva sempre saputo che Usagi era innamorata di un altro e che era stata destinata a quell’uomo che lui aveva visto solo in una foto nella sua cameretta ma,…aveva creduto, nel profondo del suo cuore, di riuscire piano piano a scalfire quell’amore e conquistarla. E invece niente, era solo riuscito a passare tanto tempo con lei, a farla sorridere per le sue battute, a strapparle qualche sguardo carico di dolcezza, e ora che i Mamoru era tornato tutto sarebbe finito senza mai cominciare davvero. Tutte le sue speranze erano morte, morte nel vederla fra le le braccia di quell’altro uomo il giorno prima alla fine della battaglia.

        -          Seya, tu non hai capito niente!

Perché stava piangendo, perché la sua Usagi era lì e stava piangendo?

        -          Usagi, dimmi…cosa vuoi da me? Perché sei venuta qui piangendo a sbattermi il tuo amore per un altro uomo! Perché mi fai questo?!! Lo sai che sono innamorato di te. Lo sai che resterò sul tuo pianeta anche solo per restarti amico anche se il mio uore urla il bisogno di averti!

E all’improvviso successe.

Come la prima neve, improvvisa e carica di meraviglia in chi la guarda cadere, Usagi, nel tempo di un istante,si avvicinò e lo baciò con impeto.

Niente in quel momento aveva un senso o forse niente in quel momento aveva più senso di quel bacio. Seya non lo sapeva.

Le lacrime che cadevano dagl’occhi della ragazza si mischiarono a quelle che scendevano dagli occhi di Seya.

Le mani dei due ragazzi si cercavano e trovate si intrecciavano come a voler creare una corda indissolubile.

Quel bacio, all’inizio pressione di labbra, si trasformò velocemente in una danza di lingue che chiedevano una cosa sola…la possibilità di amarsi.

Quando qualche ora dopo Seya aprì gli occhi e si ritrovò nel suo letto coperto solo di un lenzuolo, stentò a rendersi conto di quello che gli era appena accaduto. Si girò di scatto per cercarla ma lei non c’era. Al posto della sua candida e calda pelle un biglietto. Un biglietto che Seya non avrebbe mai voluto leggere.

“Fra le tue braccia ho sentito il cuore volare. Perdonami ma non posso appartenerti, Non posso regalarti oltre di me.Io devo scegliere il mio destino”

E ora lui era lì, sul suo letto a chiedersi quale destino Usagi avesse scelto. Tutto quello che sapeva era che non sarebbe stato con lui ma nemmeno con Mamoru. La musica non la sentiva ma il rumore del suo cuore infranto si.

Non dico niente...aspetto i vostri commenti. naturalmente aspetto di sentire se volete che vada avanti con questa storia oppure no.
bacione a tutti
Chichilina

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Capitolo 6
*** DOLORE E GIOIA, UN ARRIVEDERCI CHE SA DI ADDIO ***


In questi giorni mi sento ispirata. Ecco sfornato un nuovo capitolo di "il volo del cuore". Questo è un capitolo di passaggio. Non mi piace molto ma mi serviva per legare le scene già raccontate alle prossime che stanno prendendo forma nel mio cervellino scellerato.

Comunque, che ve ne pare???? Siate onesti, miei cari lettori...avete capito il vero motivo per cui Usagi va via????
GRAZIE DI CUORE A CHI HA COMMENTATO IL CAPITOLO PRECEDENTE!!! Vi voglio bene. Spero di leggere i vostri pareri.

Bacioni
Chichilina

CAP. 6 – DOLORE E GIOIA, UN ARRIVEDERCI CHE SA DI ADDIO

Il sole del tramonto rendeva ancora più belle le mille increspature del fiume che attraversava lento la regione.
L’aria era fredda ma sembrava non raggiungerla, protetta com’era dal cristallo della vetrata. Una carrozza, seconda classe, la stava portando via con il suo incessante vibrare.

Solo un’ora prima aveva salutato la sua famiglia e le sue amiche. Come era stato difficile non aprire loro il suo cuore! Si sentiva in colpa per quel silenzioso tradimento.
In quel momento nulla le sembrava chiaro del piano che andava ripetendo a se stessa ormai da settimane.
Non era mai stata una minuziosa stratega, di solito era il cuore a guidarla verso la luce ma, questa volta, si era ripromessa di non dare udienza al suo cuore per un bel pezzo. Aveva già causato fin troppi guai. Aveva studiato questa partenza nei minimi particolari alla fine di una lunga serie di ipotesi sul come risolvere la sua situazione attuale. Andare lontano sembrava la cosa migliore da tutti i punti di vista. Aveva addirittura provato un senso di sollievo una volta presa quella decisione, un sollievo che l’aveva accompagnata durante tutta la fase di preparativi per affrontare il lungo viaggio che l’aspettava.
Naru era seduta al suo fianco. Non aveva un finestrino dove far naufragare i suoi pensieri. Guardava la sua amica cercando di non fare pesare lo spessore del suo sguardo preoccupato. Neanche a lei Usagi aveva raccontato tutta la verità. Questo la feriva.
Certo, lei sapeva qualcosa in più rispetto a tutti gli altri, qualcosa di importante, dannatamente importante, ma…c’erano tanti fondamentali dettagli che Usagi non le aveva confidato mettendo a tacere, con l’intensità di una muta preghiera, tutte le sue esigenze di comprensione.

Il sole stava andando via, ma presto sarebbe ritornato. Non erano uguali in questo. Usagi sapeva che ci sarebbe voluto molto tempo prima di poter tornare a casa.
Aveva deciso di partire per darsi un’occasione, per riflettere e affrontare un futuro che non avrebbe mai immaginato e che, lo sapeva, sarebbe stato ben diverso da quello che credeva di conoscere.
Dentro di lei tristezza e gioia ballavano stretti in un abbraccio inscindibile.
Naru era stata la sua salvezza. La sua amica di sempre, la sua poco invadente compagna ancora una volta le aveva lanciato una cima. Sarebbe potuta rimanere da lei per tutto il tempo che riteneva necessario e la sua amica non l’avrebbe abbandonata mai, nemmeno nei momenti più difficili.
Quasi non poteva crederci quando la Stessa Naru le propose di partire con lei per andare a lavorare nello stabilimento termale della sua famiglia. Il lavoro sarebbe stato poco faticoso, avrebbe fatto la receptionist, e avrebbe avuto molte ore libere per poter riflettere. Quella soluzione le dava pace, ma per quella stessa pace si sentiva anche in colpa.

Gli occhi disperati di Mamoru facevano in continuazione capolino tra i suoi pensieri. Era la prima volta che era lei la causa diretta del suo dolore, altre volte lui aveva sofferto per lei, ma mai per causa sua. Sentì come una goccia di sangue scendere dal cuore lacerato al pensiero delle lacrime di quello che era, fino a poco prima, il suo fidanzato.
Gli aveva mentito…lo amava ancora, lo amava disperatamente ed era per questo che doveva andare via.
Ed ecco che, come sempre ultimamente, agli occhi di Mamoru si sovrapponevano quelli di Seya. Anche lui soffriva per causa sua
Che donna terribile che si sentiva: faceva soffrire le persone a cui teneva di più in un modo così esasperato. Si odiava per questo. Ma Seya era l’altro motivo per cui doveva scappare lontano. L’amore che lui provava per lei era così puro e carico di meraviglie che era riuscito a destabilizzarla fino al punto di concedergli tutta se stessa in un momento di amaro bisogno di felicità.

Amava anche lui. Questo il suo dolore.
E poi, c’era un altro amore all’orizzonte che le spiazzava il cuore. Un amore più viscerale, un amore in potenza, un amore che giorno dopo giorno diveniva in lei sostanza.
Questa la sua gioia.

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