The dark side of the moon

di AgainstEstablishment
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Death happens ***
Capitolo 2: *** The Begining (of the end) ***
Capitolo 3: *** A particular called ***



Capitolo 1
*** The Death happens ***


CAPITOLO 1 – The death happens

I quattro ragazzi camminavano lentamente, stringendosi nei loro pesanti chiodi di pelle per non sentire il freddo cane che faceva. Non sembravano affatto preoccupati di non sapere dove si trovassero. Restava semplicemente da chiedersi perché fossero così rilassati, era forse per la canna che stavano continuamente passandosi di mano? Probabilmente la risposta sarebbe stato un no molto sarcastico. Poco meno di un'ora fa, erano usciti dall'albergo in Colorado dove risiedevano per una settimana bianca, ed avevano cominciato a camminare senza una meta precisa. Erano solo interessati a vedere cosa li circondava in questo posto, che sembrava così dannatamente affascinante, ma ora dovevano ammettere di essersi persi. Decisero di non tornare indietro, probabilmente per non ferire il loro orgoglio maschile, e di continuare ad avanzare per cercare una strada che li riportasse all'hotel. I sentieri imbiancati erano marcati con numeri diversi, ma continuavano ad esserci biforcazioni ed incroci e, dopo tanto essersi dati da fare, sembrava che avessero trovato il verso giusto della situazione.

-Sempre di qua e, secondo me, torniamo da dove siamo partiti- disse più sicuro che mai Joey, sporgendosi per osservare l'ennesimo numero dipinto in rosso su alcuni sassi accatastati ai lati dei sentiero.

-Non so se dobbiamo fidarci- rise Tommy, continuando comunque a seguirlo.

Camminarono ancora, sentendo lo scricchiolio di sassi e neve sotto i loro anfibi ormai consumati - amavano indossare quelle scarpe dalla punta di ferro anche in estate, erano un po' il loro segno distintivo, insieme a Jeans logori e strappati all'altezza delle ginocchia. Arrivarono ad un ponte, sotto ad esso scorreva un lento ed impacciato torrentello, incurante di tutto e tutti, che continuava il suo corso infrangendosi su ogni sasso un po' più grosso della media.

-Non ti sporgere troppo- urlò Tommy a Joey che si era avvicinato al parapetto per guardare in basso. I tre ragazzi, rimasti più indietro, fissavano lo spilungone in tutta la sua magra e ricurva altezza, mentre contemplava l'acqua. Probabilmente il cantante stava già architettando qualcosa di strano, ma ormai tutti si erano adattati: gli altri tre componenti della band sapevano che il suo cervello macinava sempre idee strane ed impensabili, mentre Joey aveva imparato a sopportare le risate dei ragazzi, quando esprimeva tutto ciò che a lui sembrava così fantastico.

Joey Ramone sentiva quasi di poter toccare la fredda acqua, sporgendosi ancora un po'. Preso dalla voglia di vedere il torrentello, non credeva che il ponte potesse essere più alto di quanto avesse immaginato, molto più alto a dire il vero. E non dava ascolto ai suoi amici che gli gridavano di non fare l'idiota: fece finta che non esistessero e, senza pensarci un momento in più, aveva intrapreso ancora la sua missione. Sembrava un bambino che vede qualcosa di nuovo, per la prima volta. Si stava davvero comportando come un bimbetto che non vede i pericoli che ha intorno, ma che è cocciuto e vuole solo raggiungere i suoi scopi.

-Eddai, ascolta Tommy!- si fece sentire a sua volta Dee Dee, che era rimasto più indietro, affiancato da Johnny. Il chitarrista, da quando aveva intrapreso la sua carriera, si sentiva come consapevole di qualcosa che non riusciva a decifrare. Da quando avevano esordito con il loro primo album, che li aveva già fatti diventare molto famosi, sentiva il continuo presentimento che ci fosse sempre qualcosa dietro ogni angolo. Non ci dava molto peso, forse erano semplicemente delle fissazioni che gli aveva inculcato nella mente la sua mamma che era sempre stato così protettiva. Credendo di fare del bene non aveva esitato un attimo dal metterlo in guardia per ogni cosa pericolosa esistente sulla faccia della terra.

Solo un gemito e poi il nulla. I ragazzi si erano subito precipitati al bordo del ponte, dove avvinghiarono le mani al palo freddo che faceva da parapetto, per guardare sotto. Tommy era perfino riuscito a sfiorare la pelle del giubbino dell'amico, ed aveva subito ritirato la mano percossa dai brividi.

-Non penso che dopo un volo del genere, possa essere ancora nel mondo dei vivi- fece notare Dee Dee, abbassando tristemente lo sguardo sul fine rivolo di sangue che veniva trasportato via dalla corrente.

-Non fatevene una colpa, è stata la sua stupida mania di voler ossevare le cose da vicino, che lo ha tradito- disse non curante Johnny, togliendo le mani dalla balustra, per rimetterele in tasca.

-Però si è portato dietro la canna che stavamo fumando anche noi- piagnucolò Dee Dee, lanciando un'ultima occhiata al corso del torrentello, ora ostacolato dal corpo di Joey. A Johnny sembrò però, qualcosa di detto per colmare il vuoto che cominciavano a sentire dentro, pensando che non avrebbero più rivisto il sorriso del cantante, le sue smisurate gambe e i suoi rotondi occhiali da sole, che amava così tanto.

-Sono cose che capitano- concluse semplicemente Johnny, spostandosi dal bordo del ponte, per non vedere più di sotto. -Penso che ora dovremmo occuparci di problemi molto più grossi della morte del povero Joey.

Anche dopo che era successa una cosa del genere, nella mente del chitarrista restava sempre un brutto presentimento. Sentiva che non si sarebbe distratto dal pensiero che lo tormentava, tanto facilmente. Chissà se era davvero un segno per qualcosa di così devastante come lo riusciva ad immaginare, come se qualcuno volesse avvertirlo sul futuro. Da quando sentiva tutto ciò dentro di se, il chitarrista non aveva più smesso di stare allerta, di guardarsi le spalle e guardarle ai propri amici. L'aveva fatto fino adesso, ma non era riuscito ad evitare l'inevitabile, come la morte di Joey.

-Pace all'anima sua- concluse Tommy spostandosi dal parapetto, seguendo l'esempio di Johnny.

Una cosa che tutti avrebbero rimpianto sarebbe stato non avere più tra i piedi quel ragazzino così curioso e dispettoso, che si divertiva a dire ogni cosa che gli passasse per la mente. Sarebbe mancato non sentire la dose quotidiana di scemenze che fuoriuscivano dalla bocca del cantante, quando non era intento a contemplare qualcosa. Poi c'erano la sua spontaneità e la sua creatività. Mentre gli altri si tiravano indietro davanti alle telecamere, Joey era sempre pronto, come un professore che spiega ai suoi alunni. Non esitava un attimo a dire ciò che pensava e, a volte, non riusciva davvero a tenere la bocca chiusa. Era così, durante le interviste, Joey cominciava a parlare e parlare, ma i ragazzi non lo interrompevano, sapendo che si stava divertendo davvero. Nessuno gli aveva mai detto di stare zitto, non si erano permessi neanche i giornalisti che sembravano stufi e stanchi, dopo ore passate ad ascoltare la band. Joey aveva sempre qualcosa da dire per ogni occasione, che fossero tristi o felici, il cantante riusciva sempre a tirare fuori qualcosa, che facesse ridere o pensare. Ed era un libro aperto, ogni emozione che provava gliela leggevi dietro le lenti scure, in quegli occhi che sarebbero terribilmente mancati ai tre ragazzi, che ora cercavano di distrarsi dall'accaduto. In fondo, tutti sapevano che Joey non sarebbe stato facile da rimpiazzare, forse avrebbero addirittura sciolto la band, pur di dover cercare qualcuno, che non era come il loro amico. In quel momento, mentre si guardavano intorno con l'amaro in bocca, avrebbero voluto seguire l'amico sotto il ponte, ma sapevano fin troppo bene che sarebbero dovuti andare avanti, avrebbero dovuto reagire al peso che si sentivano sulle spalle e che pian piano si sarebbe dissolto, lasciandoli con una marea di ricordi. Da adesso, avrebbero condiviso il palco con una persona in meno, una presenza importante che si faceva sentire sempre. Quando erano nel backstage c'era sempre Joey che riusciva a non fargli pensare a tutta la gente che li avrebbe guardati. Riusciva sempre a fargli distogliere il pensiero dall'ansia e dalla tensione in cui stavano lentamente soffocando.

Probabilmente era il suo destino. Ma ai ragazzi sembrò così ingiusto che venisse portato via un ragazzo così sveglio e giovane. Non facevano altro che chiedersi perché fosse toccato proprio a lui, con ancora tanti anni di scoperte e successo da vivere ancora.

La morte capita, continuavano a ripetersi i tre ragazzi rimasti.


--Angolino dell'autrice--
Buongiorno gente, questa è la primissima storia che pubblico e spero possa piacervi...succederanno tante cose, ma io vi aspetterò sempre nelle recensioni... spero vi piaccia, fatemelo sapere perché sono davvero curiosa di sapere il vostro parere...
sono ancora nuova nuova e quindi sto ancora facendo un po' di casino con i formati eccetera... spero di migliorare strada facendo ;)
with Love
-AgainstEstablishment

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Capitolo 2
*** The Begining (of the end) ***


CAPITOLO 2 – The Begining (of the end)


 

-Cosa faremo adesso?- chiese Dee Dee che si sentiva molto più sicuro dietro un boccale schiumoso di birra bionda.

-Probabilmente dobbiamo chiamare Derry e spiegargli cos'è successo- azzardò Tommy.

Derry era il manager della band.

I Ramones erano nati in un paesino sperduto in qualche posto di cui nessuno ricorda mai il nome. Erano quattro ragazzi con la passione per la musica e la capacità di suonare uno strumento, così per loro era stato quasi logico unirsi a formare un gruppo. Avevano cominciato esibendosi davanti a dieci persone al massimo, che poi erano tutti loro amici. Erano un appuntamento fisso nel locale del padre di Joey, un posto assurdo sull'undicesima che non aveva un nome vero e proprio. Si sentiva dire in giro che il posto non era più stato nominato dopo che era stato infestato da quelli che sembravano demoni. Qualcuno pensava che si trattasse del diavolo in persona. Bel posto in cui cominciare a diffondere la propria musica! Però rimaneva sempre la loro casa, il luogo in cui avevano cominciato a conoscere ciò che li circondava, prima di passare a posti più grandi. Molto più grandi. Il loro repertorio, che prima si basava su sole cover, era stato arricchito da composizioni personali, scritte di getto nelle sere in cui si ritiravano in uno dei loro garage, con un po' di erba, i loro strumenti e la sola voglia di scatenarsi. Si esibivano quasi ogni sabato sera davanti a sempre più persone. E si divertivano tantissimo, si diceva in giro che erano nati per stare sul palco, erano nati per coinvolgere una folla a pogare e suonare era il loro destino.

Era nuvoloso e la loro apparizione era prevista per le ventuno e trenta e se ne sarebbero andati per le ventitrè. Era stato bello cominciare da così poco, per poi vedere le persone e i posti crescere sempre di più. A volte, negli stadi che riempivano, si sentivano persino piccoli, senza nessuna protezione o muro dietro cui nascondersi. Non avevano più in punto di riferimento fisso su cui contare e, visto che erano comunque giovani, ai quattro amici sembrava quasi una cosa logica sentirsi persi e disorientati.

Al posto di cominciare alle ventuno e trenta, avevano cominciato a suonare alle ventidue, per un problema con un amplificatore. Derry era arrivato alle ventitrè, quando avrebbero dovuto concludere, ma per l'inizio ritardato, anche la fine venne spostata a mezz'ora più tardi. Derry poté sentirli e vederli. Ne rimase davvero colpito. I quattro ragazzi avevano riposto accuratamente gli amati strumenti e poi si erano diretti al bancone, per bere qualcosa, chiacchierare e stare ancora un po' tra amici. Proprio quando si accomodarono sugli sgabelli alti, Derry decise che era arrivata l'ora giusta e si unì a loro. Gli offrì un giro di birre e poi, mentre stavano pensando a qualcosa da dire, il tipo strano si era presentato.

-Io sono Derry Vincent- aveva detto, porgendo una mano che i ragazzi non fecero altro che osservare, senza muovere un muscolo. Il tizio aveva ritirato l'arto un po' sorpreso, senza dire nulla.

-Io sono Joey, Joey Ramone.

-Johnny Ramone- fece l'altro ragazzo, dietro di lui.

-Dee Dee.

-Tommy Ramone- l'ultimo alzò la mano per farsi notare.

Si erano appioppati quello strano cognome, per essere ancora più uniti. In fondo, erano come una vera e propria famiglia. Il nome Ramones era nato molto tempo prima della band, doveva essere qualcosa come una marca di un prodotto che poi era fallita. Da bambini, se ne erano accorti durante una gita di classe ed erano subito rimarti affascinati dal nome. Dee Dee lo aveva notato per primo e, anni dopo, gli era tornato in mente come nome per il loro gruppo.

-Siete stati fantastici- aveva detto Derry Vincent. Poi aveva cominciato a sparare complimenti a raffica ed aveva elencato dettagliatamente come gli era sembrata ogni canzone. Ai quattro parve uno che se la cavava con quella roba.

-Grazie- aveva risposto Johnny, restando a guardare davanti a se, come se la risposta che aveva dato fosse un semplice riflesso incondizionato.

-Bene, io sono un produttore discografico.

Fu così che Vincent aveva sganciato la bomba. I Ramones si erano sentiti come sopra una mina anti uomo, che esplose mentre loro non se ne accorsero. Era stato un attimo e poi erano diventati scettici, nessuno aveva più detto niente e tutti, tranne uno, continuavano a guardare avanti a loro. Dee Dee, il più sensibile ed emotivo, ci aveva creduto, eccome. Si era girato completamente a fissare Derry, con la bocca semi-aperta e gli occhi sbarrati.

-Cosa vorrebbe dire con ciò?- aveva chiesto rompendo l'imbarazzante silenzio che si era creato.

-Mi piacerebbe offrivi un contratto discografico ed essere il manager della vostra band, i Ramones, no?

-Certo!- si era illuminato Tommy, girandosi anch'esso per guardare in faccia l'uomo che gli aveva appena offerto lavoro.

-Ragazzi, il vostro sound corrisponde a cosa sto cercando, è vivo, veloce ed è ciò che tutti vogliono sentire. È il Punk di adesso, il Punk di tutti i ragazzi là fuori che stanno disperatamente lottando per i loro diritti e i loro ideali. È il Punk di noialtri che non vogliamo che l'Anarchia, come mondo senza governo, non tanto come confusione. Io voglio farvi conoscere, voglio che diventiate come degli idoli, voglio che guidate quegli adolescenti che adesso hanno paura di ribellarsi. Voglio che aprite gli occhi ad ogni singola persona sulla faccia della terra!- Derry si era alzato in piedi ed aveva esclamato ogni singola parola, convincendo i ragazzi ad acettare.

Avevano firmato un contratto il giorno dopo, senza leggere ne esitare ci avevano messo tutti le loro firme: Joey, Johnny, Dee Dee e Tommy. Oltre al nome ci avevano rimesso anche l'anima, l'avevano lasciata lì, sul tavolo dove giaceva foglio e penna e dove avevano messo anche il cuore per quello che facevano. Il destino aveva voluto che nessuno si accorgesse di nulla. Che razza di Punk si sarebbe fermato a leggere? Non potevano tradirsi e Derry aveva riso felice, complimentandosi e dandogli un caloroso benvenuto nel mondo della musica, del successo e degli affari. Forse fu da quel momento che Johnny aveva sempre quel brutto presentimento.

-Penso che farete tanta strada- aveva detto Vincent, battendo una mano sulla spalla del cantante. -Ed ora, chi ha voglia di scatenarsi e provare cominciando a lavorare su qualcosa?

-Certo che sì!- aveva esclamato orgoglioso di loro Tommy e si erano chiusi dentro la saletta di registrazione, doveva avevano datto il meglio di loro.

In quattro e quattr'otto avevano messo su uno stile, una moda, un comportamento adatto ed avevano sfornato un album coi fiocchi, ma che mordeva e lottava con denti e unghie. Uno dei classici dischi che, anche se non li compri, senti ovunque, ti si infilano nelle orecchie e nella testa e non riesci a dimanticarli. Ritmi marcati, veloci e facili, testi che si ricordano dopo averli ascoltati una volta sola, ma soprattutto, ciò che veniva suonato era basilare al massimo. Non c'erano troppi fronzoli, né assoli complicatissimi da dei della musica. C'era semplicemente la bravura di quattro ragazzi che si impegnavano veramente. La gente li seguiva ed andava pazza di loro. Stavano veramente facendo cosa gli aveva detto Derry, il primo giorno in cui lo videro. Stavano stregando il mondo. Stavano aprendo gli occhi a tutti. Stavano avvertendo e mettendo in allerta ogni singolo individuo, perché il futuro non era così scontato, bisognava lottare per avere. E bisognava sempre stare pronti a qualsiasi cosa.

Mentre ripensava a tutto ciò, Johnny disse che avrebbe chiamato il manager più tardi.


 

--Angolino dell'autrice--

Bene ragazzi, questo è il secondo capitolo di questa storia che mi ispira sempre di più... spero vi piaccia e spero che passerete di qui per lasciarmi anche una bella (o brutta che sia) recensione... alla fine del primo capitolo mi sono dimentica di ringraziare la mia beta e cugina preferita, Alessandra, che sta facendo un grande lavoro per correggere un po' di errori di grammatina che non noto (maledetta me che scrivo sempre di getto, senza pensarci troppo). Un altro ringraziamento va a un po' di gente che mi ha ispirato un casino a cominciare a scrivere, perché ero entrata nel sito solo per leggere e recensire, mi ha spronato a pubblicare i miei lavori, perché mi piace un mondo scrivere e perché sanno che sarebbe stato fantastico bla bla bla bla.... VI AVVERTO SUL FATTO CHE TUTTO Ciò CHE SCRIVO RIGUARDO AI RAMONES è PURAMENTE INVENTATO, SENZA QUASI NESSUN RIFERIMENTO ALLA REALTà (I NOMI DEI PROTAGONISTI E DEGLI ALBUM SONO REALI, PER ESEMPIO). OGNI COSA CHE LEGGERETE NON ESISTE NELLA REALTà, PER ESEMPIO IL MANAGER NON SI CHIAMA COSì, LA CITTà NON è LA STESSA E PER QUELLO CHE NE SO, NON HANNO MAI FATTO UNA SETTIMANA BIANCA IN COLORADO...

volevo aggiungere una piccola precisazione sul primo capitolo, visto che una ragazza che ha recensito me l'ha fatto notare. I personaggio hanno caratteri che mi sto completamente immaginando io, hanno rapporti d'amicizia e altro, che so bene non corrispondano alla realtà, però è così che deve andare... ho fatto queste scelte perché più avanti verrà mostrata la faccia scura della luna, quella che non si vede mai (riferimento del titolo all'album fantasticamente bello dei Pink Floyd) e non sarà un bello spettacolo, ma non svelo nient'altro...un'altra scelta particolare l'ho fatta scrivendo gli accaduti (cade, muore e pace all'anima sua) come se i Ramones fossero gente a cui non fraga nulla (non avete ancora conosciuto il loro manager!), invece scoprirete il perché di tutto quello che ho scritto, ma abbiate un attimo di pazienza... adesso basta perché altrimenti le note dell'autrice diventano più lunghe della storia stessa... appoggiate una mano sul cuore e una sul mouse e lasciatemi una recensione che sarò contenta di leggere, anche per migliorarmi e per vedere se vi sta piacendo la storia... il prossimo capitolo sarà molto particolare... alla prossima...
With Love

-AgainstEstablishment

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Capitolo 3
*** A particular called ***


CAPITOLO 3 – A particular called


 

Johnny stava camminando per strada, erano rimasti in Colorado tutti, ma non avevano più percorso lo stesso sentiero che portava al ponte. Il chitarrista si accese una sigaretta e prese il telefono dalla tasca dei Jeans. Cercò nella rubrica, soffermandosi su ogni sigolo numero, finché non trovò il nome di Derry Vincent. Esitò per un attimo e poi lo chiamò.

-Pronto?

-Ciao Derry, sono Johnny, Johnny Ramone.

-Chi si sente! Come va la vacanza?

-Ascolta, abbiamo un problema enorme, e lo definisco così perché non mi vengono in mente altri agettivi che indichino un qualcosa di più grande.

-Devo preoccuparmi?- chiese il manager con tono allarmato.

-Vedi tu.

-Racconta, allora.

Johnny deglutì e poi cominciò a raccontare.

-Siamo venuti in Colorado per una settimana bianca, no? Allora, ieri siamo partiti per una passeggiata, ma ci siamo persi. Non volevamo tornare indietro, così abbiamo continuato a camminare, finché Joey non ci disse che avevamo trovato il sentiero che ci avrebbe riportato in albergo. Eravamo felici perché eravamo stanchi e finalmente saremmo tornati da dove eravamo partiti, ci saremmo fatti una doccia calda e saremmo andati a bere qualcosa.

-Dove sta il problema? Mi pare che ve la state cavando più che bene!- una risata.

-Abbiamo trovato un ponte sul sentiero che stavamo percorrendo. Joey si è avvicinato per guardare il torrentello che passava sotto, ma si è sporto troppo.

-Non penso di capire.

-Joey è morto- il chitarrista alzò per un attimo il tono di voce.

-Dio mio, è uno scherzo, vero?

-Ti sembro uno che sta scherzando?

-Non so.

-Allora Joey ha continuato a sporgersi, finché non è caduto di sotto. Era un bel volo, infatti non è sopravvissuto. Abiamo chiamato i soccorsi, che lo hanno semplicemente portato in qualche obitorio di qualche ospedale, aspettando che gli dicessimo cosa fare, dove sepellirlo e ogni dettaglio. Volevo solo avvertirti- ci fu un lunghissimo minuto di silenzio.

-Ragazzi, non sapete quanto mi dispiace, Joey era un tipo a posto, non avrei mai pensato che potesse essere così incosciente da sporgersi così tanto, senza darvi ascolto.

-Non c'è più nulla da fare.

-Lo so, e voi cosa avete pensato?

-Adesso abbiamo un tour e sta per uscire il secondo disco, non so come faremo senza cantante.

-Mi dispiace, ma il tuor non può essere rimandato, è un sold out e voi dovete esibirvi come fate sempre. Non posso lasciarvi rinunciare- il tono di voce era cambiato, era diventato grave e con più sicurezza Derry stava dettando legge.

-Ci spieghi come facciamo senza Joey Ramone? Lui era il punto focale della band, il frontman che parla davanti alle telecamere e durante le interviste. Era un cantante che aveva talento. Con la sua voce così partocolare aveva conquistato il suo pubblico ed era riuscito a farci conoscere da un mucchio di gente. Non possiamo rimpiazzare una persona così speciale, un ragazzo così talentuoso.

-Io non ho mai parlato di rimpiazzare, non ne parla nemmeno il vostro contratto.

-Cosa significa?

-Significa che non potete saltare i vostri appuntamenti con il pubblico e non potete non far uscire il vostro album e, soprattutto, non potete rinunciare al cantante. Non potete cambiarlo. Non potete piazzare là davanti un altro, uno diverso. Dovete cercare un Joey.

-Non penso che esistano altri come lui.

-Dici di no? Un tipo alto, magro con capelli neri e di media lunghezza, con viso pallido e occhiali da sole rotondi?

-Non penso che ci sia qualcuno che ha tutte le caratteristiche che stiamo cercando.

-Dicono che abbiamo sette sosia nel mondo.

-Cosa intendi? Che se fosse un cinese che gli assomiglia vagamente andrebbe bene?

-Cos'hai contro i cinesi?

-Assolutamente nulla!- Johnny cominciava a perdere la pazienza, mentre Derry sembrava calmo e controllato. Non aveva reagito male alla morte di Joey, ma ora sembrava molto strano, sembrava che fosse cambiato. Usava un tono pacato e roco, non era come parlava di solito, era peggio, ti metteva i brividi, ti trasmetteva uno stupido senso di insicurezza. Johnny lo sentiva, sentiva quella sensazione alle ginocchia. La stessa cosa che lo faceva tremare e gli metteva paura.

-Allora, ti spiego le cose come stanno, mi ascolterai? Perché voglio che poi dirai ciò che ti ho detto anche agli altri due musicisti rimasti.

-Sì, dimmi.

-Ci sono delle condizioni da rispettare, scritte nero su bianco in un foglio chiamato contratto, ci sei fino a qui?

-Sì.

-Allora, devi sapere che non puoi non rispettare certe cose, perché ci sono le vostre firme in fondo al contratto che vi ho proposto, mi segui?

-Certo.

-Voglio sempre sapere se ci sei e se non hai capito qualcosa voglio che mi fermi subito, d'accordo?

-Va bene.

-C'è chiaramente scritto che non potete cambiare cantante, non potete trovare qualcun altro. In pratica non potete rimpiazzare Joey con un qualunque altro ragazzo che sa cantare, anche se è bravo, ci sei ancora?

-Sì.

-Allora, oltre a non poter cambiare cantante, secondo il contratto, non potete ritardare l'usicta del secondo album e, di conseguenza, neppure i concerti previsti in giro per l'america e il resto del mondo- a Johnny, sembrava che a Derry non importasse più nulla di Joey si preoccupava solo del contratto e dei soldi. -Finale della storia, dovete trovarvi un altro Joey, punto e basta.

-Credo di essere ancora abbastanza scettico da questo punto di vista, non credo che sia possibile una sostituzione del genere.

-Bene, allora vi consiglio vivamente di dare della audizioni segrete e vi consiglio anche che tutta questa storia non venga mai detta in giro, chiaro?

-Certo che sì.

-Vi do ancora un mese per risolvere il casino che avete combinato, l'album uscirà a breve e poi ci saranno un mucchio di concerti- Derry si era fatto più severo, Johnny capiva che ciò che aveva appena detto era un ordine, esigeva che fosse così e loro non avevano il coraggio di non dargli ascolto.

-Sarà fatto- di rassegnò il chitarrista, abbandonandosi su una panchina.

-Sono molto contento che tu abbia recepito il messaggio, ci vediamo fra un mese con i QUATTRO Ramones- Derry accentò quel numero che a Johnny parve così impossibile, lui lo avrebbe considerato un tre più uno.

-Ciao Derry.

-Ciao, salutami anche gli altri.

Il chitarrista riattaccò, poi scrisse un messaggio che avrebbe inviato agli altri due.

To: Dee Dee; Tommy.

Si fermò un attimo dopo aver selezionato i numeri di telefono dei suoi amici e gli dispiacque di non vedere quello del cantante, le decisioni le avevano sempre prese insieme e mai avrebbero pensato che si sarebbero lasciati così presto.

Ragazzi, dobbiamo parlare, Derry mi ha detto che dobbiamo trovare un sostituto identico a Joey sotto ogni aspetto e che dobbiamo lavorare sodo perché ci lascia un mese per risolvere la questione.

Johnny

Il ragazzo premette invio e attese una risposta.





 

--Angolino dell'autrice--

Vi avevo detto che dovevate aspettarvi il peggio nel sentire il manager, è starno come non gliene possa fregare di meno della morte, i soldi sono quello che conta. Non scherzavo dicendo che avevano lasciato le loro anime sul tavolo vicino al contratto. Eccolo qui, un foglio così opprimente che non li lascia respirare e un manager così pacato che detta legge e ordini che i ragazzi non voglio infrangere, o non possono farlo. Rassegnati a tutto questo la mia fanfic su i Ramones continua ed entra nel vivo della questione...

Ci vediamo al prossimo capitolo, se c'è qualcuno che sta leggendo...

With Love

-AgainstEstablishment

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