Storm

di DestroyedGirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Anche se diluvia io sono seduto qui, sotto un dannato albero, a piangere come un fottuto bambino alle due di questa maledetta notte. “Non piangere sul latte versato”  diceva mia mamma quando ero piccolo  beh, forse e dico forse, anche se sono troppo orgoglioso per ammetterlo, aveva ragione. Quel che è fatto è fatto, se sta succedendo questo
è solo colpa mia e delle mie cazzate. Magari era destino che dovesse andare così, che io me ne tornassi da dove ero venuto e che dovessi rimanere solo per sempre. Sì, per sempre, perché ormai ci avevo rinunciato all’amore e quelle merdate lì. Non ero riuscito nemmeno a tenermi vicino la ragazza che amavo più di me stesso, come potevo essere così egoista da credere che avrei trovato qualcun altro che non fosse lei? Semplice, non potevo. Lei era già stato troppo per me, e dopo quello che avevo fatto non mi meritavo nemmeno più una sua chiamata un suo messaggio o semplicemente che mi pensasse. Ma egoisticamente speravo che lo stesse facendo. Avete notato che ho ripetuto parole contenenti ‘egoismo’ un po’ di volte? Bene, perché è proprio per il mio egoismo che ho perso tutto ciò che avevo, che mi rendeva felice e che mi aveva permesso di ricominciare a vivere. Si, vivere, perché io prima di lei sopravvivevo, e passavo quella che non potevo nemmeno definire vita a sperare che qualcuno mi avrebbe salvato. E quel qualcuno era arrivato, ma da egoista del cazzo che sono l’ho allontanato da me. Ora crederete che sono stupido, forse, ma mentre lo stavo facendo pensavo fosse la cosa giusta da fare. Solo ora mi accorgo che non ho rovinato solo la mia di vita, ma anche la sua, travolgendola in tutte le merdate in cui ero dentro. Sono stato egoista, che novità. Mi piacciono le tempeste quando sono in questo stato, perché sembra che il cielo mi compatisca e diventi triste come me. E poi sentire lo scroscio dell'acqua cadere sull'asfalto del viale a pochi passi da dove mi trovo io mi fa rilassare.

Come mai mi trovo in questo stato adesso, Oh, beh, tutto è iniziato il  23 settembre 2010. Cosa è successo vi chiederete, beh, di tutto. Quella notte successe di tutto. E solo in quella notte le cose cambiarono, cambiarono davvero tanto.

Non ero più considerato lo stesso, non ero più lo stesso, non ero più io. Ero cambiato. E anche la gente mi vedeva in modo diverso. Tutto per uno stupido errore da adolescente in preda agli ormoni.

Il senso di colpa mi mangiava vivo giorno dopo giorno e non potevo perdonarmi assolutamente ciò che era successo. Non era stata tutta mia la colpa, ma in parte. E anche quella piccola parte pesava come un enorme macigno da portare sulle spalle percorrendo una strada sterrata in salita. Spero che la storia vi piaccia! Fatemi sapere! Continuo a 3 commenti, baci xx

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


Storm-Capitolo 1.

Sono ancora  le quattro e mezza quando mi sveglio improvvisamente per via di uno dei miei soliti incubi, e dopo aver guardato l’orario, mi siedo sul letto e noto che tutti i cuscini sono sul pavimento. Guardo fuori dalla finestra e osservo la luna, è piena sta notte, quindi emana più luce.

Vado in bagno e dopo essermi guardato allo specchio ritorno in camera, sistemo i cuscini al loro posto e mi infilo sotto le coperte. Metto le braccia sotto la testa e fisso il soffitto. Sto per addormentarmi quando mi vibra il telefono e lo prendo, c’è un messaggio da parte di uno sconosciuto:

“Assasino” dice. Oh, se sapessi come sono davvero andate le cose.

Spengo il telefono e lo metto in fondo al cassetto. Non è di certo il primo messaggio del genere che ricevo, ma questo non vuol dire che non mi importi cosa pensa la gente di me.

Io non sono un assassino, ho fatto un errore, ma non sono un assassino. Tutti sbagliano, ogni essere umano fa un grande errore nella propria vita, ma non tutti vengono trattati come vengo trattato io, ovvero con indifferenza, indignazione e disprezzo. Mi fa schifo il modo in cui mi tratta la gente quando mi vede passare, ma non posso fare niente per dimostrare che non sono colpevole quasi per niente.

Nella piccola città in cui vivo, Chesterwood, le voci girano talmente velocemente che a volte tornano alla persona stessa che le ha messe in giro.

Rimango a fissare il soffitto fin quando il sole non sorge, è quindi ora che mi svegli e vada a scuola. Prima di scendere al piano di sotto faccio una doccia  fresca e mi vesto, poi do le mie “cento spazzolate” ai capelli e scendo di sotto per fare colazione. riscaldo il caffè del giorno prima e mentre esco dalla porta afferro lo zaino, nero ovviamente. Passo davanti ALLA MOTO, e percorro il vialetto che separa la casa dal cancelletto dell’inferriata.

Ci impiego 10 minuti per arrivare a scuola e prima di varcare la soglia prendo un respiro profondo e mi ripeto nella testa *è un giorno come un altro, andrà tutto bene. Sono solo sei ore, ignorali tutti*. Sento il ronzio degli altri studenti che parlano ad alta voce ma appena entro io stanno zitti e si sente un leggero bisbigliare, *ignorali Zayn, ignorali, loro non sanno*, cammino a passo svelto e con la testa bassa, sento tanti commenti del tipo “Assassino- Povera  Claire- È meglio non frequentarlo quello lì* i commenti non sono stati migliori quando sono entrato nel corridoio, ma ho lasciato correre, comunque è roba da tutti i giorni, ormai ci avevo fatto l’abitudine.

Andai nella classe di biologia e quando suonò la campanella tutti presero posto, ma ovviamente non vicino a me. Mentre il professore aveva già iniziato la lezione la porta si spalancò e ne uscì Megan, Megan Sanders, la seconda ragazza a cui avevo rovinato la vita. È vestita di classe, come sempre, da quando ho fatto quel che ho fatto non le ho del tutto rovinato la vita, tutti provano pietà per lei, quindi è diventata una delle reginette della scuola, prima era solo una delle povere sfigate, ma ora se la passa piuttosto bene.  Non posso dire di certo che ho fatto bene a commettere quell’errore, ma sicuramente la sua vita è diventata migliore, no? Okay, questo è un discorso di merda.

“Signorina Sanders, può sedersi vicino al signorino Malik” dice il professor Smith indicandomi.

“Cosa? No! Il mio posto è sempre stato vicino a Emily!” dice Megan, si è vero, ma ora c’è una ragazza con i capelli rosso fuoco mai vista prima.

“La signorina Benson ha come nuova vicina di banco la signorina Fields, quindi non faccia storie e vada a sedersi vicino al signor Malik, è solo per una lezione, si sbrighi, su” Megan viene verso di me e non mi degna neanche di uno sguardo.

“Ciao” oso dire. Ma ovviamente non ricevo alcuna risposta se non un occhiataccia da parte sua.
L’ora passa molto lentamente e vedo Megan scambiarsi continui bigliettini con mezza classe, so che sono su di me, ma decido di ignorarli.

“Quindi..” conclude il professore, “farete una ricerca sulle leggi di Mendel, ognuno con il rispettivo compagno di banco, e niente storie!” dice guardandoci uno per uno da sopra i suoi occhiali spessi come un fondo di bottiglia.

Vedo Megan spalancare gli occhi e il suo volto si prosciuga di ogni colore. Proprio mentre sta per protestare la campanella suona e con mia sorpresa si rivolge a me, anche se in modo acido:

“Vengo da te, non ti permetterei mai di mettere piede in casa mia. Passo alle 4, ci vediamo” mi fa un falso sorriso , i suoi occhi sono  spenti, e va via dalla classe con nonchalance.

Ripercorro lo stesso tragitto di sta mattina senza ricevere insulti però, perché sono rimasto a scuola fino a tardi quindi non c’è nessuno nei dintorni della scuola. Cammino comunque a passo svelto, e mentre percorro la via di ritorno le scene di quella dannata notte si ripetono violentemente nella mia testa rendendo la mia vista oscurata per qualche secondo.

Appena torno a casa butto lo zaino per terra e mi stendo sul divano per riposare un po’ prima dell’arrivo di Megan.

Sono le quattro in punto quando sento il campanello suonare.

 

Hei! spero che il capitolo vi piaccia, è un po' buttato giù male, perdonatemi! fatemi sapere cosa ne pensate, a prestoo <3<3

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Mi alzo dal divano e vado verso la porta. La apro e una Megan all’ultima moda mi si presenta davanti. Sto per salutarla quando alza la mano per zittirmi.

“Sono qui solo per la ricerca, non proferire parola che non sia sulla dannata ricerca che ci ha dato quello stronzo del professor Fitz” dice guardandomi negli occhi. Annuisco e le faccio segno di seguirmi verso il tavolo del soggiorno. Lei mi segue e si siede di fronte a me, la osservo mentre tira fuori il suo pc e il suo libro. Poi si sistema la gonna e alza lo sguardo sul mio.

“Ho già fatto delle mini ricerche, ora basta riformulare bene le frasi e aggiungere qualche immagine didascalia e il gioco è fatto” dice sorridendomi. Quando si accorge di quello che ha appena fatto abbassa lo sguardo e torna seria. Probabilmente si è accorta che non ero uno qualunque e ha cercato di rimediare senza farmene accorgermene, ma ne sono accorto.

“Penso che questa parte dovremmo eliminarla, è una ripetizione della parte precedente, insomma lo dice già che nelle foglie scorre la linfa, qui usa solo termini diversi” dico osservando il lavoro sul computer e indicando le parti a cui mi riferisco.

“Sono perfettamente d’accordo con te Malik, ma se eliminassimo il pezzo precedente? Avrebbe più senso perché in questo contesto ha più significato e spiega meglio il concetto precedente.” Dice guardandomi ancora una volta con i suoi occhi così… pieni di forza, ma allo stesso tempo pieni di nervosismo. È nervosa, lo capisco dal modo in cui si muove a
disagio sulla sedia e quasi trema. Il mio viso è a pochi centimetri dal suo.

Deglutisco quando ripenso ai suoi occhi quella notte, erano neri, pieni di lacrime e di odio. Ogni volta che avevo incontrato i suoi occhi prima di quella notte erano sempre vivaci e vivi e quando incontrava i miei ero sempre percorsi da una scintilla, non ci parlavamo molto prima di quella notte, eravamo solo conoscenti, ma dopo, beh dopo non ci parlavamo più, l’ultima volta che mi aveva parlato in realtà mi aveva urlato contro quanto mi odia e che sarei dovuto morire non Ashley. Ero andato a casa sua per spiegarle come stavano le cose ma non ottenni un bel risultato. E da quel giorno non parliamo più, ci limitiamo a occhiate di scuse da parte mia e di disprezzo da parte sua.

“Per me va bene, vuoi qualcosa da bere? Abbiamo l’aranciata, la coca cola.. o non so.. dimmi tu” divago cercando di non essere troppo impulsivo.

“Un po’ d’acqua va bene” risponde fredda, vado in cucina  e sento un “Grazie” sussurrato, mi giro verso Megan e la vedo distogliere lo sguardo. Mi avvicino nuovamente a lei e le prendo la mano.

“Megan, non è come pensi tu, mi dispiace per quello che è successo, ma io davvero non ne sono colpevole”  cerco il suo sguardo ma non arriva. Toglie velocemente la mano dalla mia e la sento singhiozzare. È ancora girata dall’altra parte quando le sento dire:

“Non piangevo per Ashley da più di un mese, non voglio pensare a lei. Lasciami in pace” mi spinge via colpendomi allo stomaco con una manata.

Rimango qualche altro secondo in piedi davanti a lei, quando poi mi dirigo in cucina.

Mentre riempio il bicchiere sento una presenza dietro di me e mi giro d’istinto ritrovandomi Megan davanti.

“Zayn, perché lo hai fatto?” chiede con i pugni serrati lungo i fianchi e la testa abbassata. Mi avvicino a lei.

“Fatto cosa?” chiedo anche se so già a cosa si riferisce.

“Perché hai ucciso Ashley?” chiede alzando la testa e guardandomi negli occhi. Ha il trucco sbavato e gli occhi rossi, sta tremando e questo contatto visivo si sta facendo troppo pesante, non riesco a reggerlo e quindi abbasso lo sguardo.

“Io non ho ucciso Ashley” quasi sussurro.

“Cazzate, tu hai ucciso la mia migliore amica! Lei era unica, era speciale, sempre sorridente, altruista, e soprattutto
onesta!” urla. Quelle parole non mi ferirono, ero abituato alle cose che diceva continuamente la gente su di me, quindi ormai avevo creato una specie di corazza che mi proteggeva dal crollare ogni volta che qualcuno mi accusava di avere
ucciso Ashley Marin.


“Lei era una puttana Megan! Pensavi davvero che fosse tua amica?? Oh ti sbagli di grosso!” le urlo e la vedo spalancare gli occhi. Nel giro di pochi secondi mi ritrovo il palmo di Megan sulla guancia destra e sento il bruciore espandersi non solo sulla guancia ma anche nel petto. Non avrei dovuto dire quelle parole, o almeno non in quel modo, ma lei doveva sapere.



Ciao genteeee, allora questo capitolo è un po' cortino, lo so ma il meglio verrà dopo OuO
Spero il capitolo vi sia piaciuto, se si lasciate taaante recensionii, yee, perchè continuo a 2 recensioni
Grazie per il sostegno sia qui che nelle altre storie,a preso, bacii xx

 

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