Come prima e più di prima

di aka_z
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come prima e più di prima ***
Capitolo 2: *** Immagine riflessa... ***
Capitolo 3: *** Lacrime di pioggia e gocce di felicità ***
Capitolo 4: *** Qualcosa di più… ***
Capitolo 5: *** Lampi nel cuore, brividi nel cielo ***
Capitolo 6: *** Umano... ***
Capitolo 7: *** Scontro Psicologico ***
Capitolo 8: *** L'ultimo raggio di sole... ***
Capitolo 9: *** Metamorfosi Inversa ***
Capitolo 10: *** Lacrime di sangue... ***



Capitolo 1
*** Come prima e più di prima ***


COME  PRIMA  E  PIU’  DI  PRIMA:


Pov Leorio

Te ne sei andato… ancora una volta… un saluto veloce, uno sguardo deciso e sei salito a bordo di quel grande dirigibile, portando Senritsu con te.
Mi hai lasciato solo di nuovo… ma so che lo hai fatto perché il tuo destino è già stato scritto e ahimè, tu lo stai seguendo con passo deciso, senza voltarti…

Chiudo la porta della stanza che hai usato in questi giorni, quando quella strana febbre ti ha assalito… la chiudo come fosse quella parte dei ricordi in cui tu regni sovrano, quella parte di me che resterà per sempre tua, ma alla quale ora voglio sfuggire…

Osservo il cielo attraverso le piccole finestre di questo palazzo ormai ridotto in macerie e noto un dirigibile solcare l’orizzonte… lotto invano, voglio allontanarmi da te Kurapica, basta! Le immagini e i ricordi che ho di te mi vorticano nella mente senza respiro, lasciandomi nudo di fronte alle mie emozioni… ed io ho tremo dal freddo…

Anche Gon e Killua ora partiranno per inseguire il loro obiettivo, Greed Island li attende impaziente… ed io tornerò ai miei studi, più solo di quanto non lo sia mai stato…


Intanto sul dirigibile…

Kurapica rivolse ancora una volta il suo sguardo sulla città che lenta si perdeva sotto di lui. Rivide per l’ennesima volta il volto abbattuto di Leorio quando gli aveva comunicato la sua decisione di ripartire, e lo rivide ancora prima di salire a bordo, triste e rassegnato.
Si sostenne con entrambe le mani al sottile corrimano in legno, sentendosi improvvisamente pesante,  poggiò la fronte contro il vetro freddo dell’ampia finestra e chiuse gli occhi.
Un lungo sospiro gli scivolò fuori le labbra appannando un poco il vetro.

Perché continuava a rivederlo? Perché era sempre nei suoi pensieri? Non capiva… perché non Gon o Killua? In fondo erano suoi amici proprio come lo era Leorio, no?
Di nuovo quegli occhi… di nuovo quella voce profonda… e ripiombava nella malinconia… ma doveva partire, non era un desiderio, piuttosto un bisogno.
Batté la punta del piede contro la moquette viola, pensieroso, riaprì poi gli occhi, tornando a scrutare gli enormi grattacieli che si ergevano alti l’uno accanto all’altro. E la mente tornò inconsciamente a lui… rifletté su quanto tempo sarebbe trascorso prima di poterlo rincontrare e poter di nuovo ridere delle sue figuracce.
Sospirò ancora, cercando inconsciamente con lo sguardo il palazzo rovinato dove ora, presumibilmente, poteva trovarsi Leorio.

<< Il tuo battito è strano… sicuro di star bene? >> chiese dolcemente Senritsu facendolo sobbalzare.
<< Oh… sei tu… mi hai spaventato… >> disse Kurapica ancora un po’ scosso.
<< Perdonami… pensavo mi avessi sentita arrivare… >> si scusò lei.
<< Non preoccuparti, ero solo sovrappensiero… >>
<< Pensavi a Leorio? >>
<< Eh? C-cosa? P-perché credi che stessi pensando a lui, scusa? >> disse Kurapica con voce stranamente acuta, arrossendo improvvisamente.
<< Ho solo notato che quando sei vicino a lui, il battito del tuo cuore muta, si trasforma, proprio come ora… sento che tieni molto a lui… >> concluse guardando anch’essa fuori dal finestrino.
Kurapica annuì impercettibilmente ancora lievemente imbarazzato, osservando il sole che calava lento all’orizzonte, donando al cielo sfumature cremisi.
<< Capisco che tu possa sentirti triste, non deve essere stato facile allontanarti ancora una volta dai tuoi amici… ma non fartene una colpa >> disse piano, allontanandosi dal corrimano e guardandolo negli occhi << ti porti dietro già abbastanza fardelli, non serve stare in pena per loro, sono ragazzi in gamba, se la caveranno anche in tua assenza, vedrai. >> affermò sorridendo, rassicurandolo.
<< Grazie >> sussurrò il biondino girandosi a guardala << sei molto gentile a darti tanta pena per me… e per i miei sentimenti, lo apprezzo molto >> si rivolse educatamente a lei, sorridendole di rimando.
<< Sono contenta di poterti essere d’aiuto >> gli disse la donna prima di voltarsi e incamminarsi lungo il corridoio vuoto.
<< E non reprimere i tuoi sentimenti, non fa bene all’anima >> gli confidò misteriosa prima di voltare l’angolo e lasciarlo da solo con i propri pensieri.

Kurapica aggrottò la fronte per un momento, riflettendo sul significato celato dietro quelle parole, prima di immergersi di nuovo nelle sue tristi riflessioni.
Sebbene Senritsu avesse cercato di rassicurarlo, non riusciva a placare la sua inquietudine. Pensò che forse c’era la possibilità di non rivedere mai più i suoi amici... di non rivedere più Leorio e una tenaglia gli si avvinghiò con forza allo stomaco che si contorceva sotto la sua presa.
Voleva davvero bene ai suoi compagni d’avventura. Durante l’esame, forse per la prima volta dopo la scomparsa della suo clan, non si era sentito solo al mondo. Ma sapeva anche che senza vendetta non avrebbe avuto pace, e lui aveva immensamente bisogno di pace, di placare la rabbia che gli ribolliva dentro ogni volta che pensava ai membri del ragno… che gli opprimeva il petto ogni volta che chiudeva gli occhi prima di addormentarsi… che gli stringeva la gola come una morsa ogni volta che vedeva una famiglia felice passargli accanto… Aveva assoluto bisogno di fermare questo cancro che lo logorava e lo corrodeva dall’interno, lo doveva a se stesso e alla sua tribù.



Tre mesi dopo…

Università Shikuzu

<< Allora ci vediamo domani alle 14 all’edificio di anatomia patologica, ok? Mi raccomando sii puntuale! >> disse un ragazzo sulla ventina, sorridendo amabilmente.
<< Ok, ok, ci sarò… >> rispose Leorio sbuffando mentre riponeva la penna nella tasca intera del suo zaino a tracolla. Il suo amico lo guardò scettico.
<< È  vero! Verrò! E non guardarmi così, malfidato che non sei altro! >> continuò scocciato per la scarsa fiducia dimostrata.
<< Allora ti aspetto sulle scalinate di marmo dell’edificio… alle 14! Non un minuto di più, non un minuto di meno! >> lo ammonì severamente.
<< Certo che sei proprio petulante Ghito! Ho detto che ci sarò, punto. >> prese la borsa e se la mise sulla spalla superando l’amico e dirigendosi verso l’uscita dell’aula con passo deciso.
<< Hey aspettami! >> gridò il ragazzo correndogli dietro velocemente, schivando un gruppetto di ragazzi che si erano fermati a chiacchierare e lo raggiunse.
<< Mmmh… lo scocciatore è tornato… >> commentò Leorio alzando gli occhi al cielo, ma sorridendo divertito.

Ghito forse non era il ragazzo più divertente in circolazione, ma era generoso e disponibile, gli doveva molto. Da quando Kurapica era partito, lui aveva passato momenti davvero difficili, in alcuni periodi lo aveva odiato per quello che gli aveva fatto, in altri gli mancava così tanto da sentirsi soffocare, ma sebbene provasse sentimenti contrastanti di sicuro non riusciva a toglierselo dalla mente. E lì era intervenuto quel ragazzo magrolino ed energico. Lo aveva ascoltato e consigliato, lo aveva sopportato e consolato. Nei momenti più bui si rendeva conto di essere stato oltremodo scorbutico, e per questo gli era doppiamente grato.

Ora camminavano fianco a fianco dirigendosi verso l’uscita dell’università, tra aiuole e fontanelle.
Era una fredda giornata invernale e Leorio si strinse maggiormente nella sua giacca, lottando contro il vento che gli sferzava le guance e gli gelava le orecchie.
<< Uffa! Ancora questo freddo… non lo sopporto! >> borbottò cercando di far salire ancora un po’ la lampo della sua giacca scura.
<< A me invece non dispiace, odio il caldo soffocante, mi fa sentire perennemente stanco! Il freddo invece tonifica! >> disse allegro Ghito, mentre i capelli castano chiaro ondeggiavano al vento.
<< Tsè… se non muori prima di fre- >> si interruppe bruscamente fissando immobile il cielo plumbeo.
Ghito invece continuò a camminare senza essersi accorto di nulla, ma quando sentì di essere rimasto solo si voltò indietro sorpreso.
<< Ma cosa… >> mormorò prima di capire cosa fosse successo.
Il suo amico stava fissando immobile il cielo con sguardo malinconico e spento. Guardò anche lui nella stessa direzione, ben sapendo cosa vi avrebbe trovato.
Gli si avvicinò con passo lento e gli poggiò una mano sulla spalla, guardandolo fisso negli occhi.
<< Leorio devi smetterla di comportarti così ogni volta che vedi un dirigibile, capisco che sia stato duro per te, ma devi superare la cosa, la vita va avanti. >> strinse di più la mano sulla spalla, come per infondergli coraggio, poi si voltò e ricominciò a camminare. Leorio riprese a seguirlo a testa bassa, qualche passo indietro.

Arrivati silenziosamente davanti alla grande entrata dell’università si salutarono e divisero le loro strade, e quando ancora non erano troppo distanti per sentire ognuno la voce dell’altro, una raccomandazione giunse alle orecchie di Leorio.
<< 14-anatomia-patologica, puntuale!!! >> un ultimo appunto prima di lasciarsi e il moro sorrise. Appena tre mesi e già lo capiva alla perfezione, quel dannato orario proprio non gli entrava in testa!

Alla fermata del treno, Leorio tirò fuori dalla tasca il suo grosso cellulare scuro e lo fissò sospirando, prima di comporre quel numero tanto familiare e sperare come ogni giorno di ricevere risposta.
Qualche attimo di trepidazione fece ammutolire il suo cuore, poi un suono, forse stavolta… no, era la solita voce femminile che lo avvertiva che la persona chiamata non era al momento raggiungibile e come ogni giorno degli ultimi tre mesi, la delusione lo travolse, come una onda enorme e distruttiva.

Il treno arrivò sferragliando e vi salì con passo lento e stanco di un condannato e mentre le porte si chiudevano dietro di lui, sentì una parte delle sue speranze rimanere sulla banchina e abbandonarlo per sempre.

Quella sera stessa, avvolto tra le calde coperte del suo letto si sentì così solo da rabbrividire, si sentì pizzicare dietro gli occhi ripensando a lui, a quel biondino minuto ma tenace, pensò che avrebbe potuto fermarlo, che avrebbe potuto impedirgli di allontanarsi da lui, che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa e invece non fece nulla, non una fottutissima mossa, dannazione!



NOTE POST-LETTURA: Questa come avrete intuito è solo un’ introduzione, la vera storia deve ancora cominciare, anche se la trama è ancora incerta… diciamo che vado ad ispirazione! XD
Spero che via abbia quantomeno incuriosito e che continuerete a seguirla (i toni sono un po’ troppo scuri e deprimenti per i miei gusti, quindi cercherò di alleggerire un po’ nei prossimi capitoli, ma capite pure che questa prima parte riguarda l’addio e quindi non poteva andare diversamente).
Fatemi sapere cosa ne pensate, se avete qualche idea sulla trama o qualche consiglio tecnico.
Alla prossima!!

                                                                                                               

                                                                                                                                     Aka_Z

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Capitolo 2
*** Immagine riflessa... ***


Innanzitutto vi ringrazio per essere stati così buoni ed aver lasciato recensioni tanto positive, sono commossa ç__ç (i ringraziamenti personali li ho inseriti in fondo).
Spero di non deludervi con questo nuovo capitolo, e volevo cogliere l’occasione per dirvi che in genere non apprezzo i personaggi nuovi accanto ai protagonisti delle ff, come immagino molti di voi, ma per necessità ho dovuto inserire Ghito, ad ogni modo non preoccupatevi, è solo un personaggio marginale, non odiatelo poverino che non ha fatto nulla di male ^^



IMMAGINE  RIFLESSA…


La mattina seguente provò a studiare un po’ di fisiopatologia, ma invano. Merda, se avesse continuato così gli sarebbe voluto almeno un decennio per laurearsi! Se solo fosse stato un po’ più intelligente come… no! Dannazione, perché ogni volta saltava fuori?! Perché non poteva passare giorno senza che lui tornasse a bussargli nei ricordi? Perché-perché! Strinse i denti e si concentrò sulla tiroide ripetendo quello che aveva appena letto:
<< Il gozzo è un iperplasia della tiroide causata in genere dalla mancanza di iodio. La cura… AHHHH!! Pure qui devi comparire Kurapica?! Ma allora è un vizio! >> sbraitò scompigliandosi i capelli con rabbia e chiudendo di botto il libro per poi lanciarlo il più lontano possibile.
<< Basta, per oggi ho chiuso! È meglio che esca a schiarirmi un po’ le idee tanto qui non credo combinerò niente di buono… >> disse a se stesso, prima di indossare una lunga sciarpa grigia e infilarsi velocemente la giacca. Un attimo prima di uscire lanciò un’ ultima occhiata carica d’odio al libro nefasto e poi sbatté violentemente la porta, come a fargli un dispetto.

Comprò un quotidiano alla sua edicola di fiducia e si sedette beato sull’unica panchina del parco dove batteva un tiepido raggio di sole e si concentrò sulle ultime notizie, sperando di liberarsi la mente da altri pensieri.
-CURiosità dal mondo: un alligatore di circa 520 kg è stato catturato in pieno centro…
“Mmmh meglio voltare pagina…”
-inviaci subito il tuo CURriculum e in meno di due settimane ti promettiamo…
“Uffa!”
-il famoso attore tragicomico Mandelo KURAmaho è scomparso…
<< AAAAH! Ma cosa c’è? Ho fatto qualcosa di male per meritarmi tutto ciò?! >> urlò isterico verso un punto imprecisato del cielo, scaraventando il giornale a terra e  spaventando qualche piccione e una manciata di vecchietti.

Imprecando a denti stretti si incamminò nuovamente verso casa, già stufo della passeggiata… e della giornata, che si prospettava decisamente drammatica.
Mise le mani in tasca e si diresse imbronciato verso l’uscita del parco.

Si fermò qualche secondo ad ammirare la vetrina di un negozio appena aperto, scrutando i manichini attraverso il vetro trasparente e commentando critico i prezzi eccessivamente alti.
Stava per voltarsi ed andarsene quando uno strano riflesso catturò la sua attenzione, una chioma bionda, un ragazzo minuto, ma non ebbe il tempo di mettere a fuoco, che l’immagine uscì dal campo visivo della vetrina riflettente, scomparendo così come era apparsa.
Leorio allarmato, con il cuore che gli martellava feroce nel petto, girò la testa verso il marciapiede opposto  così velocemente da farsi male al collo, ma quel ragazzo sembrava ormai essere scomparso.
Pensò di essersi immaginato tutto, fino a quando una capigliatura bionda non catturò nuovamente la sua attenzione prima di voltare l’angolo.
Leorio si precipitò in strada, rischiando di essere investito, ma non ci pensò neppure, correndo veloce, fendendo l’aria gelida intorno a lui. Due macchine strombazzarono e un autobus frenò facendo stridere le gomme, ma lui non lo sentì nemmeno, si sentiva invaso da una nuova e sorprendente energia che lo guidava verso quell’apparizione. Svoltò anche lui l’angolo e ritrovò quei capelli d’oro, sollevato proseguì il suo inseguimento chiamando il suo amico a gran voce e facendo voltare incuriosito qualche passante.
<< Kurapica! Kurapica aspetta! >> gridò con il fiato corto dalla corsa, ma non vi fu risposta.
L’aspirante medico scartò qualche vecchietta e un paio di cani, agile come una gazzella, ma pur camminando il ragazzo riusciva comunque a mantenere la distanza; a Leorio tornò in mente il paradosso di Achille e la tartaruga, sperando non fosse il suo caso.
Il ragazzo inseguito svoltò ancora vicino ad un bar dall’insegna arancione e il moro accelerò per non perderlo, ma appena girò l’angolo si ritrovò di fronte ad un vicolo senza uscita, da solo. Quella figura evanescente era scomparsa. Leorio si guardò affannosamente intorno, non era possibile, lo aveva visto, diamine! Camminò lento verso la fine della stradina, un gatto sgusciò da sotto un sacco nero dell’immondizia e fuggì lontano. Fissò stordito la sporcizia accumulata negli angoli… lui... lui l’aveva visto, ne era certo! Non era frutto della sua immaginazione… non poteva essere solo un caso! No!
Tirò un  pugno pieno della disperazione che sentiva, facendo comparire delle crepe sul muro di mattoni rosso scuro che segnava i confini di quello squallido vicolo di periferia e si accasciò a terra privo di forze… mentre calde lacrime di rabbia, di frustrazione, di pena gli bagnavano il viso e si infrangevano sull’asfalto gelato.

Ore 14:35 Aula di anatomia patologica…

Leorio entrò silenziosamente nell’aula buia, d’altronte sapeva che la lezione era cominciata da un po’.
Richiuse piano la porta dietro di sé e procedette con cautela verso il suo solito posto, ben attento a non incontrare gli occhi del professore.
Ghito non si era accorto di nulla, immerso com’era nella contemplazione di quelle diapositive e sobbalzò quando il posto accanto al suo venne occupato. Attese poi il momento più opportuno e quando il professore diede loro le spalle per indicare una delle tante cellule dismorfiche con il laser, si rivolse a Leorio:
<< Figuriamoci se almeno oggi saresti arrivato puntuale. Dannazione, lo sai che il professore ci tiene molto queste cose! >> sibilò Ghito.
<< Lo so, lo so… mi dipiace, scusami >> disse afflitto Leorio.
<< Non me ne frega niente delle tue scuse, è del tuo futuro che stiamo parlando! ... Ma cosa hai fatto alla mano? >> esclamò poi il ragazzo indicando una fasciatura bianca ben visibile.
<< Ma nulla… ho sbattuto… >> rispose vago il ragazzo più alto.
<< Davvero? >> domandò Ghito scettico.
<< Sì, sì davvero… ora fammi ascoltare però! >>
<< Ah, ora vuoi ascoltare, eh?! Ma sentitelo… >> borbottò offeso il ragazzo dai capelli chiari, prima di girarsi anche lui verso la grande lavagna luminosa.

Il resto della lezione trascorse tranquillamente, tra una neoplasia e uno sbadiglio e ben presto giunse l’ora di tornare a casa.

Fuori si era fatto già buio, sebbene fossero appena le sei e dopo aver salutato educatamente il professore e qualche compagno, i due amici si diressero svogliatamente verso l’uscita della grande aula gremita fino a qualche istante prima.

Quando si furono allontanati abbastanza dalla folla chiassosa di aspiranti medici, Ghito si rivolse severo all’amico:
<< Allora vuoi dirmi perché hai fatto tardi anche oggi? Eppure mi ero tanto raccomandato… >>
Notando che Leorio tardava a rispondere aggiunse severo:
<< Voglio la verità, basta bugie per oggi. >>
<< Tanto non ci crederesti mai… se non l’avessi visto con i miei occhi… o quasi, non ci crederei nemmeno io… >> disse flebile il ragazzo castano.
<< Visto cosa? o meglio… chi?? Non dirmi che… >>
<< Lui… >> mormorò abbassando lo sguardo.
<< Oh Leorio no, ti prego non lo fare, non ricominciare! Non avrai iniziato di nuovo a vedere Kurapica ovunque spero! >> disse Ghito quasi con rabbia.
<< Ma io ero certo che fosse lui, cavoli lo conosco, no? >> rispose a tono Leorio.
<< Fai come vuoi, io non ne posso più! Ogni volta, in ogni sacrosanto discorso compare sempre Kurapica. Leorio io ti voglio bene ma devi capire che devi lasciarti alle spalle il passato! Ti stai rovinando la vita per una persona che ti ha allontanato! Ti ha abbandonato, no? Non è questo quello che ha fatto?! >> gridò sull’orlo delle lacrime.
<< Questo lo so anch’io, ma aveva le sue ragioni, te l’ho detto! Oltretutto io non ho neanche provato a fermarlo… >>
<< E dimmi, ti ha mai chiamato? Mandato un messaggio, una lettera, una cartolina?? Si è mai fatto vivo da quel giorno, Leorio? Rispondi! >> piccole gocce luminose cominciarono a risplendere sulle sue guance sotto la luce arancione dei lampioni.
<<  Io… no, non l’ho più sentito… >> ammise flebilmente il moro.
<< E ancora non ci arrivi?? Lui non ti vuole! Lui non c’è! Ma io sì, perché non lo capisci?! Dannazione Leorio sei solo uno stupido! >> e così dicendo corse via, lontano, lasciando il suo amico basito da quella improvvisa reazione, stupito e sconvolto. Perché se l’era presa tanto?

Tornato a casa Leorio emise un sospiro di sollievo, finalmente quell’orrida giornata stava per volgere al termine.
Si fece una bella doccia ristoratrice e si avviò verso i fornelli per preparasi una leggera cena solitaria.
Mentre faceva bollire dell’acqua sentì qualcosa strusciarsi contro la sua gamba.
<< Ehy Hiro cosa c’è? hai fame? >> si rivolse teneramente ad un gattone ciccione dal pelo lungo.
<< Maowwwww >>
<< Beh, lo prendo per un sì >> disse Leorio sorridendo e chinandosi per grattarlo un po’ dietro le orecchie.

Andò poi a riempire la sua ciotolina rossa vicino al tavolo e lo osservò mangiare.

Dal quel giorno in cui lo aveva curato, dopo essere stato investito, non si era più voluto staccare da lui e Leorio non ebbe la forza di abbandonarlo al suo destino, decise quindi che avrebbe accolto quell’enorme gattone bianco e nero nel suo piccolo appartamento, sapendo che si sarebbero fatti compagnia a vicenda.

Finì di prepararsi la cena e la consumò davanti alla tv, ascoltando distrattamente il notiziario e poi il meteo che peraltro non prometteva nulla di buono per l’indomani, si appuntò mentalmente di ricordarsi l’ombrello la mattina seguente.

Lavò i piatti in religioso silenzio mentre tirava le fila di quella lunghissima giornata.
Aveva pensato a Kurapica e fin qui… aveva visto Kurapica, e non era certo un male, se non fosse che poi era sparito senza lasciare alcuna traccia… aveva litigato per Kurapica, ma quello non andava affatto bene. Ma perché poi? Ancora non si capacitava. Provò a ripercorrere mentalmente il battibecco avuto con Ghito un paio di volte, ma la soluzione continuava a sfuggirgli… sembrava quasi… geloso?
Ma no… non era possibile… scacciò malamente questo pensiero assurdo, ma si premurò di evitare di nominare Kurapica troppo spesso in sua presenza d’ora in poi.
Forse Ghito era un po’ stufo dei suoi sproloqui e non aveva poi tutti torti. Magari era pure nervoso perché lo aveva fatto aspettare invano sulle scalinate… ma sì, deve essere stato così… certo, la reazione continuava a sembragli un po’ esagerata ma decise che non c’era bisogno di scervellarsi troppo, domani si sarebbero senz’altro chiariti.
Chiuse il rubinetto, passò una pezzetta gialla sulle macchie d’acqua lasciate sul lavandino e andò a chiudere a chiave la porta del suo appartamento.

Ripesò alle raccomandazioni di Ghito riguardo l’essere più responsabile e provò a ricopiare gli appunti presi in giornata, ma quando gli occhi cominciarono a chiudersi sotto il peso della stanchezza, chiuse al volo i libri e si fiondò fra le lenzuola profumate, sperando che domani sarebbe andata meglio.



NOTE POST-LETTURA: Finisce qui anche il secondo capitolo… vi è piaciuto? Ha soddisfatto le vostre aspettative o devo considerarlo un flop? Fatemi sapere… un bacio!
Ah, spero non vi disturbi il continuo riferimento ad argomenti di medicina, ma essendo io studentessa in tale facoltà non posso farne a meno XD inoltre mi sembra di rendere la narrazione più veritiera, come per i luoghi e le situazioni che offre l’ambiente universitario, che per la maggior parte sono state vissute in prima persona. Ma se vi irritano basta che me lo segnaliate nelle recensioni: scrivete ad esempio “ finiscila con i termini tecnici che ci siamo rotti!” Oppure “Non ce ne può fregare di meno!” e vedrete che capirò senza farvene una colpa ^^
Inoltre scusate per il banale gioco di parole con il nome Kurapica, ma è una cosa che a me succede continuamente quando mi piace qualcuno, mi è sembrato carino “ossessionare” Leorio e divertirmi con lui. Penso che vedere la persona amata ovunque sia un po’ la controindicazione dell’essere innamorati, spero che la vostra faccia quando avete letto quel pezzo non sia stata questa… =.=

Passiamo ai ringraziamenti personali che ho apprezzato moltiiiissimo:

lepiumenonvolano: ti ringrazio tantissimo per esser stato/a così preciso/a nella recensione e per i consigli che mi hai dato, è sempre un piacere ricevere commenti dettagliati, soprattutto se sono positivi!! Grazie!!!

Yuko_chan: sai, non avevo proprio pensato che il primo capitolo potesse somigliare ad una one-shot ed effettivamente hai ragione, anche se personalmente credo che mi avrebbe lasciata un po’ delusa se si fosse conclusa così, mi piace il lieto fine ** Ad ogni modo grazie per la recensione, a presto!

_pEaCh_: grazie mille per i complimenti!! Sono contenta soprattutto che i personaggi ti siamo sembrati IC, sappi che ho il terrore di sbagliare…

Hikary Saotome: mmmh la tua mi è sembrata più una velata minaccia che una recensione… cooomunque sono contenta che la storia ti sia piaciuta. Ho aggiornato abbastanza presto?? Non mi mandare pacchi bomba ti prego!!


                                                                                                                            Alla prossima, Aka_Z


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Capitolo 3
*** Lacrime di pioggia e gocce di felicità ***


Prima di lasciarvi alla lettura del terzo capitolo rispondo alle vostre recensioni…

Yuko_chan: concordo con te, ci siamo giocati Leorio… ormai è andato… non credo riusciremo più a farlo tornare dal paese Kurapica.
Sai, per me è strano descrivere Leorio a questo modo, renderlo fragile e insicuro, mostrare la sua vera anima, perché nel manga lui si dimostra spesso materialista e a volte addirittura menefreghista, ma basta scalfire un po’ la superficie per notare il vero essere di un ragazzo che ha già perso una persona a lui molto cara e che ha paura di soffrire ancora. Purtroppo lui riesce a nascondere così bene il suo lato fragile, che forse la mia narrazione può risultare un po’ OOC ad un occhio superficiale, ma io personalmente lo immagino così… tu cosa ne pensi?

Kura92: eh sì, credo proprio che Ghito sia un tantino geloso… ma vista la potente sbandata presa da Leorio non credo avrà vita facile… sarà tanto forte da tenere testa all’affetto che prova Leorio per il suo amico biondo o getterà la spugna? grazie infinite per i complimenti… ciao!

Lepiumenonvolano: wow, non ho mai ricevuto una recensione tanto dettagliata e ben scritta come la tua… l’ho riletta un milione di volte! Mi hai reso davvero felice… sappi che ero molto incerta riguardo al capitolo precedente, mia sorella, che è sempre la prima a leggere le mie ff, l’ha smontata pezzo per pezzo, criticandola notevolmente e svilendomi nel profondo… ad un certo punto mi sono perfino vergognata di averla pubblicata… sembrava avere un mare di lacune, soprattutto riguardo la parte del litigio… lei odia particolarmente quel “piagnucolone” di Ghito e lo ha denigrato senza riguardi, poooovero!
-ecco, ora ha letto quello che sto scrivendo e ha detto che scherzava, riporto le sue testuali parole: “ E’ solo che scrivi cose un po’ troppo romanzate e usi metafore che capisci solo tu”, forse io sono un po’ (moooolto) insicura, ma lei è proprio perfida!
Beh, tutto questo era per dirti che quando ho letto il tuo commento ho tirato un sospiro di sollievo e mi sono detta che in fondo non era poi così male e che mia sorella forse mi aveva solo presa un po’ in giro.
Sono inoltre contenta che tu abbia apprezzato i termini tecnici e che a tuo avviso non risultano pesanti, anzi.
E poi, sai che non avevo mai pensato al mio come a un testo “riflessivo”? ma ora che me lo fai notare, credo sia una definizione corretta, anche se, da parte mia, sostanzialmente involontaria.
Riguardo il mio modo di scrivere, sono contentissima che tu lo trovi buono e che mi ritieni fortunata per questo… e io mi sorprendo del fatto che tu invece non ci riesca, visto l’ottima recensione che mi hai lasciato. Basta poco per accorgersi dello stile di scrittura di qualcuno, anche una semplice recensione, e davvero fatico a credere che tu non sia una buona scrittrice, magari il tuo è solo un problema di idee, non certo di stile o di sintassi!
Ad ogni modo sì, adoro scrivere; colma il vuoto di quei piccoli momenti della giornata in cui non si fa nulla, come quando si aspetta il bus alla fermata o prima che cominci una lezione. Penso e ripenso a come utilizzare i personaggi e mi guardo intorno con occhi diversi, immaginando scene o prendendo spunto per luoghi. Per me la scrittura (intesa come il riportare il pensiero su carta) è solo l’ultimo di un processo mentale che può richiedere anche diversi giorni, anche se ti dirò che alla fine quando vado a scrivere, puntualmente ribalto le mi idee e creo qualcosa di assolutamente inaspettato. Comunque sia la scrittura, come la fantasia e l’immaginazione sono compagne per me molto preziose e alla quali mi rivolgo spesso per colmare il vuoto che ogni tanto sento nella mia vita.
Ultimissima cosa, promesso! Sì, pensavo fossi un maschio. Certo, la probabilità che lo fossi non giocava sicuramente a mio favore, ma dal tuo modo di scrivere e di porti, così serio e distaccato, ho davvero pensato fossi un ragazzo, in genere le ragazze si lasciando andare a commenti più leggeri e dai toni frivoli. Strano, davvero strano, devi essere una ragazza molto interessante.
Grazie del supporto, a presto! “ops… credo di essermi un po’ dilungata…”

Hikary Saotome: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto… e soprattutto che quelle non erano minacce… fiuuuu ^^’’
 
Ringrazio anche chi ha messo questa storia tra i preferiti.
          
                                                                                         BUONA LETTURA!

    


    
LACRIME  DI  PIOGGIA  E  GOCCE  DI  FELICITA’


Kurapica osservò la pioggia infrangersi contro il vetro freddo della finestra, facendo da sottofondo ai propri pensieri. Era piacevole quel ticchettio incessante e quella sensazione di protezione che donava lo stare al riparo mentre fuori piove.

Come una lunga fila di formiche, sconosciuti incappucciati camminavano verso la propria meta, passo svelto, testa bassa.
 
Si chiese dove fossero ora i suoi amici, se al caldo o sotto quella pioggia torrenziale.

Portò una mano sotto al mento mentre vegliava gli alberi che si muovevano piano sotto il sospiro del vento e ripensò al ragno, ai suoi componenti, al capo, ora tutti misteriosamente scomparsi, tornando poi a porsi quesiti ai quali non avrebbe mai avuto risposta, come l’aver fatto la scelta giusta quel lontano giorno, all’aeroporto.

Lentamente voltò le spalle alla finestra e andò a sdraiarsi sul modesto letto singolo vicino alla porta, facendo cigolare qualche molla sotto il suo peso leggero.
Osservò malinconico le macchie di umidità allargarsi sul soffitto bianco, assumendo strane forme.

Inclinò la testa verso il comodino tarlato e studiò la piccola lucina verde del cellulare accendersi e spegnersi con regolarità, per poi decidersi ad allungare il braccio e ad afferrare l’oggetto.
Si girò su un fianco, cercando una posizione più comoda, per poi far scorrere veloce la rubrica con apparente noncuranza, ma sapeva qual’era la lettera che avrebbe fatto sussultare il suo cuore.
Fissò quel numero, come se si aspettasse di veder comparire il proprietario da un momento all’altro.

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta facendolo sobbalzare e causando l’inavvertita partenza della chiamata che costò al giovane Kuruta un paio di battiti, ma che fu prontamente stroncata.

Leorio non avrebbe di certo voluto avere sue notizie… in fondo lo aveva abbandonato per ben due volte nel giro di pochi mesi, perché mai avrebbe voluto rivedere la sua faccia?

Bussarono ancora e una voce delicata seguì quel rumore secco:
<< Kurapica, il capo vuole vederti. >>


Intanto…


“Uffa! Sapevo che me ne sarei scordato!” imprecò Leorio sbuffando. Come da previsione pioveva, e come c’era da immaginarsi lui aveva dimenticato l’ombrello a casa.

Sceso dal treno si affrettò a raggiungere uno dei tanti portici che offriva l’ateneo.
Riprese fiato, si sistemò velocemente i capelli,  si aggiustò il colletto della giacca e poi si diresse a passo svelto verso l’aula del giovedì. Stavolta non avrebbe fatto tardi.

Mancavano ancora venti minuti alla lezione delle 9,00 ma voleva chiarire con Ghito. Conoscendo la sua proverbiale puntualità doveva già trovarsi lì da un pezzo.
E così fu.

Lo osservò inserire delle monete nella fessura di un distributore automatico e digitare poi qualche tasto.
Si avvicinò a lui senza fare rumore e dopo qualche secondo dall’ultimo bip, lo vide imprecare ad alta voce contro la dannata macchinetta che probabilmente gli aveva rubato i soldi, come capitava  di frequente.

Fece qualche altro passo, sopraggiungendo alle sue spalle e diede senza alcun preavviso una potente botta al distributore incriminato che, con un tonfo secco, fece cadere la merendina.
Ghito si lasciò sfuggire un piccolo grido e si portò immediatamente la mano al petto, sgranando gli occhi per lo spavento. Leorio sghignazzava divertito alle sue spalle.
Ripresosi dall’attacco cardiaco in atto, il povero ragazzo si girò lentamente verso di lui, con sguardo assolutamente allibito.
<< Ma dico sei impazzito?? Arrivare così alle spalle… tsk… mi hai fatto perdere almeno tre anni di vita! >> lo rimproverò sconcertato, chiudendo gli occhi e riprendendosi mentalmente dallo shock.
Poi, ancora tremante, si piegò sulle ginocchia e raccolse la merendina, infilando la mano nell’apposito scompartimento.
<< Non credevo ti saresti spaventato tanto… >> disse Leorio mentre Ghito si rialzava.
<< Ah, lascia perdere ero sovrappensiero… >>
<< Ehi, mi dispiace per ieri… >> mormorò ora serio il ragazzo dai capelli scuri.
<< No, scusami tu… ho avuto una reazione eccessiva, me ne rendo conto… ho detto cose che non avevo intenzione di dire e che non mi dovevo permettere di dire… è che ultimamente sono un po’ sottopressione… >> si giustificò infine Ghito.
<< Allora non pensiamoci più… ok? >>  propose ragionevolmente Leorio sorridendogli allegro.
<< Va bene… >> accettò di buon grado il ragazzo magrolino, sorridendo di rimando.

Leorio si concesse poi un caffè e più tardi si diressero lenti verso l’aula.
Presero posto mentre il professore collegava qualche cavo al computer portatile e accendeva il proiettore.

Qualche ora più tardi…

Leorio sbadigliò rumorosamente mentre, con il viso poggiato sul palmo aperto, osservava senza attenzione una diapositiva sulla glicolisi. La biochimica non gli era mai piaciuta particolarmente.
La debole luce proveniente dalla lavagna luminosa accarezzava il profilo di Ghito e Leorio lo osservò per qualche momento, perso nei propri pensieri.
La sue mente si rivolse a Kurapica; immaginò come sarebbe stato bello se ci fosse stato anche lui lì… a come sarebbe stato studiare insieme e magari farsi dare ripetizioni da quel cervellone!
Ghito lo aiutava moltissimo e lo spronava, era sempre paziente e costantemente disponibile, ma non era Kurapica, nessuno era come lui… nel bene e nel male.

Dio quanto gli mancava…

Ghito si accorse dello sguardo fisso di Leorio e arrossì. Quegli occhi lo ustionavano, rendendolo inquieto, ma lo eccitavano anche, lusingato da tante attenzione.

Le luci si riaccesero improvvisamente e il rumore degli studenti che si alzavano fece scoppiare quella fragile bolla che si era creata fra loro.

Come molti altri compagni, si diressero affamati verso la grande mensa, vicino all’entrata sud dell’università. Fortunatamente quella pioggia scrosciante aveva concesso loro un attimo di tregua.




La mensa era affollatissima e lottarono un po’ prima di poter arraffare due vassoi e contendersi le posate di plastica.
Scelsero due menù differenti e si diressero alla ricerca di un tavolo libero.

Qualcuno urtò bruscamente il vassoio di Leorio facendolo vacillare pericolosamente, innervosendo parecchio il ragazzo già stressato dalla calca.
La lite che seguì fu inevitabile, male parole seguirono sguardi aggressivi e vene pulsanti, ma tutto fu messo a tacere da Ghito, che prontamente si frappose ai due, facendo ragionare entrambe le parti.

Ricominciarono poi la loro ricerca che parve loro decisamente inutile, fino a quando il ragazzo dai capelli mossi non scorse un tavolino lontano, occupato da un solo studente solitario.
Ghito si avviò velocemente verso quella quadrata àncora di salvezza, temendo che gli potesse esser sottratta da un momento all’altro.
Notò che Leorio era rimasto indietro, intrappolato dalla folla, ma gli aveva indicato il tavolo e sapeva che lo avrebbe raggiunto presto, previo risse impreviste…
L’unico occupante del piccolo tavolo era seduto di spalle, perciò Ghito fece il giro e cortese gli domandò se i posti fossero occupati o poteva usufruirne. Fortunatamente erano liberi e il ragazzo castano poté sedersi, scrutando la folla alle spalle dello studente silenzioso.
Dopo qualche secondo notò finalmente Leorio dirigersi verso di lui, girare intorno al tavolo e sederglisi accanto. Anzi no, non si era affatto seduto, ma fissava sbalordito il ragazzo biondo sedutogli davanti.

Ghito osservò la scena come al rallentatore, il vassoio di Leorio che cominciava ad inclinarsi pericolosamente, la posate e i piatti che scorrevano giù, seguendo il baricentro che lento si stava spostando verso l’esterno. La grande mela rossa che iniziava a rotolare via, passando sopra le posate e avvicinandosi pericolosamente al bordo.

Ghito tentò di arrestare quella che sarebbe stata una caduta certa, sorreggendo con entrambe le mani il lato del vassoio che pendeva maggiormente. Tamponò la caduta delle posate, ma non della mela che cadde violentemente a terra, spaccandosi in due metà perfette.

Avrebbe voluto chiedere a Leorio cosa gli fosse preso, ma le parole gli morirono in gola, notando con che intensità quei due si fissavano negli occhi, con uno sguardo che semplicemente non ammetteva parole e un dubbio cominciò a serpeggiargli dentro, avvolgendo le sue viscere con le sue forti spire.

Non poteva essere vero…

<< K-kurapica?! >> sussurrò Leorio così piano che la sua voce si perse nell’aria, come petali nel vento.
Ma il ragazzo dai capelli dorati non si muoveva, sconvolto.
Un tonfo sordo fece riscuotere Ghito dai suoi pensieri; Leorio aveva lasciato cadere il vassoio sul tavolo e lo vide, con suo immenso orrore, fare il giro del tavolo, inginocchiarsi ai piedi del biondo e stringerlo forte a sé, la testa poggiata sul petto di colui che pensava aver perso per sempre, gli occhi chiusi, mentre una lacrima solitaria gli solcava il viso trasfigurato dall’emozione.
Leorio si era gettato alle spalle mesi interi di sofferenze brucianti, dolore e rimorsi, senza rifletterci un secondo di più. Le iridi chiare di Kurapica erano state più abbaglianti dell’illuminazione più geniale, nello stesso istante in cui i loro sguardi si incrociarono, tornò a vedere… e a vivere.
E Ghito tremò quando vide Kurapica destarsi dallo shock e accarezzare dolcemente i capelli scuri di Leorio, con occhi lucidi e respiro affannoso.
Il ragazzo castano sentì il cuore scheggiarsi e piegarsi sotto il peso della verità; i sentimenti di Leorio erano ricambiati.



NOTE POST-LETTURA:
Quindi Leorio non aveva visto male! Eh sì, gli occhi di un innamorato sono più precisi di qualsiasi radar!
I guai però non sono certo terminati! Non tirate sospiri di sollievo troppo presto…
Che ci fa Kurapica all’università? Rimarrà o abbandonerà nuovamente Leorio? Ghito lotterà per il suo amore o si farà da parte? Kurapica ha messo finalmente a fuoco i suoi sentimenti per Leorio o è ancora confuso?
Tanti, tanti quesiti a cui nemmeno io so dare risposta! Eh sì, avete capito bene, è un mistero anche per me! Ho solo una vaghissima idea, un po’ come la scia bianca di un aeroplano… svanirà o lascerò guidarmi?

E ora vi lascio qualche piccola riga scritta da mia sorella come possibile frase di chiusura di questo capitolo… si vede proprio adora taaanto il mite Ghito… e il mio stile… =.=

“E Ghito scoppiò a piangere. Copiose lacrime solcarono quel volto apparentemente perfetto e Leorio si rese conto solo allora di quanto il ragazzo fosse piagnucolone. Fino a quel momento non ci aveva fatto mai caso, essendo la maggior parte del tempo concentrato sul ragazzo biondo stupido e viziato. è.é”

Eh sì, che tenera puella… come parodia però non è niente male! XDD

A presto ragazze, un bacio!                                                
 
                                                                                                                              Aka_Z

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Capitolo 4
*** Qualcosa di più… ***


Allora ragazze e ragazzi ( se eventualmente ci fossero) rieccomi con il quarto capitolo.
Vi informo che la storia ha preso una piega imprevista e credo si allungherà più di quanto io abbia previsto, complicandosi un po’. Inizialmente l’idea che avevo era molto più semplice e forse banale, ma come sempre non avevo fatto i conti con la mia mente diabolica e l’ispirazione improvvisa, quindi preparatevi… la storia sta per evolvere. Ad ogni modo questo è un capitolo di transizione, ci sono molte spiegazioni e poche azioni, ma è un anello fondamentale della storia e non ho potuto fare altrimenti.
Passando ai ringraziamenti individuali…


Yuko_chan: la tua curiosità sulla misteriosa presenza di Kurapica verrà soddisfatta finalmente, fammi sapere cosa ne pensi, e se ti è piaciuta la mia spiegazione. Grazie per la recensione!

Lepiumenonvolano: Io non so che dire, sono commossa, davvero, e a dir poco lusingata, credo di non meritarlo. Mi hai fatto un dono immenso inserendo la mia storia fra i preferiti, anzi, come unico preferito mi… mi fa sentire speciale, almeno ai tuoi occhi, e questo è più di quanto io possa sperare.
La tua recensione da record mi ha sinceramente sorpresa, lasciandomi basita di fronte alle tue parole,
e per dimostrarti la mia devota riconoscenza, per aver letto così attentamente, studiato e psicanalizzato i personaggi meglio di quanto abbia fatto io stessa, ho deciso di fare anch’io per te, una cosa che non ho mai fatto, e che pensavo non sarebbe mai accaduta… ti dedico questo capitolo, con sincero affetto, ringraziandoti per le tue meravigliose parole, e per aver apprezzato il lavoro di una ragazza che ci mette davvero l’anima, rendendola la scrittrice più felice dell’universo.
Però le tue parole sono state secondo me eccessivamente generose, non credo di meritare fino in fondo le tue lodi, e difatti ora sono afflitta da una pericolosa ansia da prestazione… riuscirò ad essere all’altezza delle tue aspettative? Lo spero davvero, ma se così non fosse, ti prego di essere clemente, purtroppo sono ben lungi dall’essere perfetta (ma proprio tanto!)
Per quanto riguarda i personaggi, hai colto nel segno, ma non sottovalutare Ghito, ha in se anche una forte grinta e credo che presto lo dimostrerà.

Kura92:  Non preoccuparti, in questo capitolo scoprirai cosa combina Kurapica all’università, lui stesso fornirà una descrizione chiara e dettagliata, fammi sapere… grazie per la recensione!

QUALCOSA DI PIU'…
(Dedicato a lepiumenonvolano)

Ghito restò immobile sulla sua sedia, come pietrificato.
Non… non poteva essere vero… il suo incubo peggiore era proprio lì, davanti a lui, e sfacciatamente gli stava portando via la persona alla quale teneva di più.
La parte più oscura e repressa di lui ruggì, ma tentò di tenerla a  bada, cercando di riacquistare una parvenza di tranquillità.

Respirò forte e si costrinse a poggiare gli occhi su quella coppia, ancora una volta, conficcandosi dolorosamente le unghie nei palmi; sapeva che il dolore fisico avrebbe attutito almeno momentaneamente quello mentale.
Non riusciva a distogliere lo sguardo, qualcosa in lui lo spingeva a osservare, studiare, memorizzare quella scena in modo da utilizzare quel dolore come monito, una volta impresso nella mente.
Sentì i peli di tutto il suo corpo rizzarsi, come fosse un animale pronto all’attacco e si stupì di non provare più tristezza, ma solo rabbia. Tentò di riportare a galla il suo Io mite e conciliante, ma l’immagine di quei due lo sconvolgeva a tal punto da fargli perdere l’orientamento del proprio essere.
Ma della sua lotta interiore non trasparì che un leggero ghigno.

Leorio e Kurapica capirono di essere osservati e si riscossero da quell’ondata di sensazioni, slacciandosi da quel tenero abbraccio e ricomponendosi con lieve imbarazzo.
Kurapica sbatté rapido le palpebre qualche volta, aggiustandosi la veste leggermente spiegazzata e respirando a fondo. Leorio invece si alzò senza sforzo, strinse il nodo della cravatta e tornò ad occupare il proprio posto vicino a Ghito.

Calò poi il più imbarazzante dei silenzi che trasformò la tensione, rendendola palpabile.

<< A… ehm… non-non vi ho ancora presentato… Kurapica questo è Ghito… Ghito, Kurapica. >> provò Leorio conciliante. I due ragazzi si scambiarono un lieve inchino, scrutandosi vicendevolmente.

Di nuovo calò il silenzio.

<< Ah… ehm… Kurapica come mai ti trovi qui? Non… non pensavo fossi in città… beh, a dire la verità non sapevo proprio dove fossi… >> disse Leorio con fare allegro, grattandosi nervosamente la nuca.
<< Mi dispiace ma non mi è concesso di rivelare il perchè della mia presenza in questo luogo, non ora almeno. >> spiegò pacato Kurapica, scrutando Ghito di sottecchi.
<< Ah, già… beh, immaginavo che non fossi passato di qui per caso… >> constatò Leorio con un velo  di amarezza nella voce.
<< Ovviamente no, ma non per questo disdegno il nostro incontro… tutt’altro. >> affermò serio il biondo, rivolgendo all’amico uno sguardo carico di significato. << Ma ora perdonate la mia scortesia >> continuò alzandosi dal tavolo e raccogliendo il vassoio << ho un impegno  urgente al quale non posso proprio rinunciare… e… ehm… Leorio, mi piacerebbe poter discutere privatamente con te al termine delle lezioni, sempre che tu lo voglia, ovviamente. >> disse cercando di dissimulare imbarazzo e timidezza, ripetendosi  che infondo erano amici e non c’era niente di male nel voler chiacchierare a quattr’occhi dopo tanto tempo. Eppure i battiti del suo cuore non facevano che tormentarlo, indebolendo le proprie intenzioni.
<< Io… certo, non ho impegni. >> rispose Leorio alla strana richiesta, le mani che sudavano copiosamente.
<< Oh, bene, allora direi che alle 18,00 davanti all’ingresso sud vada bene. >>
<< Certamente… a dopo Kurapica. >> confermò il ragazzo dai capelli scuri con tono dolce e rassicurante.
<< Arrivederci signor Ghito… ciao Leorio. >> salutò sorridendo all’indirizzo del più grande.

Leorio osservò la figura elegante di Kurapica allontanarsi e scomparire tra la folla, domandandosi come avesse fatto a resistere tanto tempo lontano da lui, da quel ragazzino biondo saccente e un po’ introverso, e capì che questa volta non gli avrebbe più permesso di allontanarsi da lui.

Si destò dai propri pensieri solo quando Ghito face stridere rumorosamente il vassoio sul tavolo, costringendolo ad un mugolio di fastidio, subito seguito dalle scuse dell’amico.

<< Ehm… e quindi quello lì era Kurapica, wow… >> commentò Ghito con voce allegra, ma occhi spenti.
<< Eh sì… >> rispose Leorio ancora fra le nuvole << era proprio lui… >>
<< Ma… sei sicuro di volerlo perdonare dopo tutto quello che ti ha fatto? >> domandò tastando il terreno.
<< Certo, ora non ho più dubbi. >> rispose sicuro Leorio.
<< Comunque a me è sembrato un po’ sospetto il suo comportamento… insomma, venire proprio qui, in questa città, in questa università, in questa mensa, oggi… non so, la cosa mi puzza. >>
<< E dimmi quale sarebbe il suo losco piano? >> disse Leorio divertito da quelle assurde congetture.
<< Questo non lo so, ma io non mi fiderei… >>
<< Io invece sì. Tu non lo conosci Ghito, ti prego di non azzardare più tali insulse ipotesi in mia presenza. >> ribattè Leorio, ora improvvisamente serio.
<< Ok, ok, il mio era solo un pensiero, non agitarti… >> rispose Ghito conciliante.
<< Certo, scusa, sono solo un po’ scombussolato… >>
<< Non ti preoccupare. L’importante è che Kurapica sia tornato, goditi questo momento. >> disse Ghito adombrandosi alla fine.

Il pranzo si concluse nel silenzio che lo aveva caratterizzato fin dall’inizio, Ghito masticava con rabbia malcelata, ripetendosi che Leorio era suo amico e lui doveva volere solo la sua felicità, ma queste parole persero presto il loro significato e si tramutarono in immagini di Kurapica abbracciato a Leorio, che lo osservava dall’alto, trionfante, con un sorriso malvagio impresso sulle labbra e che si allontanava sempre di più, portando Leorio con lui, come un trofeo.
Quel ragazzo non gli piaceva, quella finta ossequiosità e falsa educazione lo irritavano, era così evidente che nascondeva qualcosa, dannazione!

I due ragazzi, sebbene per motivazioni diametralmente opposte assisterono silenziosi alla lezione, vagando con la mente verso lidi lontani, mentre la voce profonda del professore li cullava dolcemente.

L’ultima ora fu invece oggetto di grande agitazione per Leorio, che sentiva l’incontro avvicinarsi fatalmente. Si muoveva scompostamente sullo scomodo sedile di legno che cigolava rumorosamente ad ogni cambio di posizione; mano a mano che i minuti passavano, il ragazzo diventava più insofferente e irritabile, tanto che il professore scocciato, lo ammonì per ben due volte.

Anche genetica finì, e con essa gli interminabili minuti che lo dividevano dal suo atteso, quanto temuto appuntamento. Uscì nervosamente dall’aula, ma quando finalmente i suoi polmoni incontrarono l’aria fresca della sera, pensò che forse ce l’avrebbe fatta. Ispirò ed espirò profondamente cercando di rilassarsi, e quando si sentì più tranquillo, salutò velocemente Ghito e si diresse a passo deciso verso l’ingresso sud.

L’ateneo a quell’ora era pressoché deserto, solo qualche vociare sconnesso rompeva quella strana quiete. Leorio sentiva distintamente il rumore dei propri passi, suono comune eppure sconosciuto a chi è abituato a vivere nelle grandi città.
Attraversò il parco immerso nella semioscurità, illuminato di quando in quando da piccoli lampioni arancioni. Annusò l’odore dell’erba umida della sera e ne riconobbe la genuinità.
Giunto nei pressi dell’ingresso, il suo cuore lo avvertì della presenza di Kurapica saltando un battito, per poi accelerare improvvisamente la sua corsa.

La figura del minuto ragazzo biondo si stagliava in lontananza e gli offriva le spalle.
Si fermò ad ammirarlo da lontano, come un qualunque estraneo. Osservò il lungo soprabito scuro sollevarsi, sospinto dal vento, i capelli dorati spettinarsi ad ogni raffica, e la voglia di riaverlo ancora accanto trasformò la sua indecisione in coraggio e la sua paura in audacia.

Riprese il suo cammino verso quella visione con passo calmo e composto; percepì l’aria carica di umidità insinuarsi subdola nella sua giacca e rabbrividì.

Più si avvicinava, più la figura esile di Kurapica si definiva e più il suo cuore martellava veloce, in un crescendo di emozioni ed aspettative. Quella sera lo avrebbe avuto solo per lui…

Giunto dietro di lui, gli posò delicatamente una mano sulla spalla facendolo sussultare… o magari solo rabbrividire.
Restarono qualche secondo immobili, ordinando gli ultimi pensieri.
Leorio sentì il suo amico fare un respiro più profondo degli altri, per poi girarsi a guardarlo dritto negli occhi, terribilmente serio.

<< Capirei se tu provassi del rancore, ira o semplicemente sfiducia nei miei riguardi, ma puoi star certo che non te ne farei una colpa Leorio, davvero, non lo farei. >> esordì il biondino e dopo un momento di pausa proseguì << Quindi dimmi Leorio, tu mi odi? >> concluse cupamente.
Il ragazzo più grande lo guardò dapprima stupito, sconvolto dalle parole tanto serie dell’amico, corrugò la fronte sconcertato, ma poi sorrise divertito, shoccando a sua volta l’altro ragazzo.
<< Io non ti odio Kurapica, come potrei? >> rispose semplicemente.
<< D-davvero? >> chiese il biondino incredulo.
<< Certo >> disse Leorio sorridendo dolcemente.
Kurapica finalmente tornò a respirare, sollevato come non lo era da tempo e il suo sguardo prima duro e freddo, pronto ad incassare il colpo, si addolcì, rasserenandosi.
<< Invece di guardarmi con quegli occhioni e di farmi domande tanto stupide perché non andiamo a berci qualcosa di caldo? Sto gelando qui fuori… >> propose Leorio contento di cambiare discorso, le discussioni troppo serie lo mettevano a disagio.
<< Va bene >> accettò mite Kurapica.
<< Conosco un posticino, non lontano da qui, niente male… >> affermò Leorio pavoneggiandosi.
<< Allora mostramelo >> lo assecondò il biondino con gioia.

Camminarono per una decina di minuti fianco a fianco, fendendo il vento che si opponeva al loro avanzare. Procedettero in un silenzio avvolgente, ovattato, simbolo di una pace appena ritrovata.
Certo, un velo di imbarazzo aleggiava comunque nell’aria, ma lontano dall’arrecargli fastidio, regalava piuttosto brividi di malizia che rendeva l’uscita piacevolmente eccitante. La sensazione che donava vedere il profilo del compagno di sottecchi allontanava qualsivoglia dubbio o malessere.

Giunti, Leorio non indugiò oltre, e aprì la porta di vetro colorata; immediatamente un delizioso tepore li avvolse entrambi, portando con sé un profumo dolce e zuccherino.
Le guance di Kurapica iniziarono lentamente ad imporporarsi, reo l’improvviso cambio di temperatura, e insieme ai capelli scompigliati dal vento, non potevano offrire a Leorio immagine di più tenera beltà. (^^ sto esagerando??)

Scelsero un tavolino vicino ad una grande finestra che dava sulla strada, inconsciamente i passanti li avrebbero fatti sentire meno soli, distraendoli piacevolmente.
Si spogliarono della giacca e si accomodarono meglio. Una ragazza dal viso paffuto e dall’aria gentile poggiò distrattamente due menù sul tavolo, pagine che vennero prontamente consultate. I discorsi più seri sarebbero stati confortati dal gusto raffinato dei dolci.

<< Cosa prendi Kurapica? >> chiese curioso Leorio alzando gli occhi dal suo menù, ma non incontrò quelli dell’amico, troppo concentrato nella lettura.
<< Mmmh… sono indeciso… >> rispose evasivo.
<< Io prendo una fetta di torta, quella che fanno qui è davvero eccezionale! >> disse Leorio euforico, neanche fosse un bambino.
<< Io credo prenderò una cioccolata calda… come la fanno qui? >> si informò Kurapica.
<< Strepitosa! Soprattutto se ti ci fai mettere un po’ di panna >> affermò Leorio ammiccando con complicità.
<< Ok >> accettò il biondino di buon grado, contagiato dal comportamento solare dell’amico.

Qualche minuto dopo ordinarono e poi attesero pazientemente.

<< Allora Kurapica, come mai ti trovi qui? >> chiese curioso Leorio << Sempre se puoi dirmelo >> aggiunse subito dopo.
<< Te lo dirò, di te mi fido. Anche se forse non dovrei! >> lo schernì bonariamente.
<< Ehi! >> mugugnò offeso Leorio.
<< Se stai buono ti racconterò tutto dal principio: non sono in questa città da molto, diciamo da circa una settimana. Alloggio non lontano da qui, in un quartiere decisamente malfamato, ma dove nessuno fa domande. >>
<< Ma sei venuto qui da solo? >> lo interruppe Leorio.
<< No, con me ci sono anche Senritsu, e altri due Hunter professionisti.>> rispose Kurapica, per poi riprendere il discorso interrotto << Quindi, come puoi ben intuire sono qui per lavoro. Come molti, non credo tu sia a conoscenza del fatto che la figlia del mio datore di lavoro, una ragazza di nome Neon Nostrado, è, o sarebbe più opportuno dire era, una famosa veggente, ed è stato proprio grazie a questo suo talento, che la sua famiglia ha acquisito un così alto capitale e potere in un lasso di tempo davvero breve. Purtroppo all’epoca dell’asta a York Shin City, Kuroro è riuscito ad avvicinarla con l’inganno e a sottrarle il suo particolare potere Nen, era questo infatti che le permetteva inconsciamente di fare predizione tanto accurate. Come avrai immaginato, ora il mio capo si trova in una posizione alquanto sgradevole, sta lentamente cadendo in disgrazia e la situazione non fa che aggravarsi di giorno in giorno. Come se non bastasse, i nemici del mio datore, che appartengono alla Mafia locale, hanno ora scoperto questo pericoloso segreto e stanno tramando contro di lui. >> il discorso venne interrotto prontamente da Kurapica a causa dell’arrivo della cameriera.

Quando le ordinazioni furono state gentilmente consegnate e la ragazza si fu allontanata, Leorio cercò di ricapitolare.
<< Quindi mi stai dicendo che il tuo capo sta cadendo in disgrazia per colpa del Ragno e che le famiglie mafiose sue nemiche lo hanno scoperto? >>
<< Precisamente. >> disse il biondo raccogliendo un po’ di panna con il lungo cucchiaino argentato e portandoselo golosamente alla bocca.
<< E questo non è che l’inizio. >> continuò meditabondo, mentre immergeva la lunga posata all’interno della tazza, facendo mescolare la panna fredda e la cioccolata ancora bollente.
<< La famiglia Nostrado è ora davvero in pericolo e se la situazione non cambierà, per lui e sua figlia sarebbe la fine, hanno troppi nemici per poter pensare di sfuggirgli. E qui subentra la missione affidatami.
Circa un mese fa, abbiamo scoperto dove si trova uno dei più potenti specialisti nella rigenerazione del Nen. E insegna proprio in questa università. >>
Leorio annuiva di tanto in tanto, ascoltando interessato il discorso, mentre affondava distrattamente la forchetta nel dolce alle fragole.
Kurapica sorseggiò piano la sua bevanda densa, per poi ripulirsi la bocca sul sottile tovagliolino di carta, lasciandovi così l’impronta scura delle sue labbra.
<< Davvero buona Leorio, avevi ragione >> asserì il biondino.
<< Eheh, io ho sempre ragione! >> ne approfittò l’aspirante medico.
<< Io non mi azzarderei a fare affermazioni così poco assennate >> lo stuzzicò Kurapica divertito.
<< Sei sempre il solito piccolo saccente, non sei cambiato di una virgola negli ultimi mesi! >> disse Leorio offeso.
<< Neanche tu… sei rimasto il solito fanfarone >> lo rimbeccò ridendo.
<< Concludendo il discorso, in sostanza mi trovo qui sotto le vesti di un comune studente universitario per rintracciare e convincere quel professore ad aiutare Neon, ma per fare ciò ho bisogno di trovarlo prima che lo facciano i capi della Mafia, altrimenti il mio capo verrebbe definitivamente schiacciato, e io perderei la possibilità di arrivare a recuperare gli occhi scarlatti della mia gente. >> terminò cupo la lunga spiegazione.
<< Capisco… non è una situazione facile, ma sono sicuro che ce la farai >> cercò di confortarlo Leorio.
<< Grazie, lo spero >> rispose dolcemente Kurapica.
Leorio tornò a studiare la sua fetta si torta pensieroso, massaggiando la morbida mousse con i denti della forchetta.
<< Sai già chi sia quel professore? >> domandò infine.
<< No, mi hanno solo detto in che facoltà trovarlo, ma la sua identità come rigeneratore di Nen è stata volutamente celata da lui stesso, sebbene a quanto pare non abbastanza. È per questo che seguo tutte le lezioni e cerco di percepire un aura diversa da quelle comuni, impresa che però finora non ha dato i frutti sperati. >>
La bevanda calda di Kurapica si era ormai ridotta della metà, e la panna si era ormai amalgamata completamente, attenuando il colore intenso della cioccolata. Il profumo dolce però non smetteva di giungere alle sue narici, deliziandolo con dolci vortici odorosi.

Mentre si portava un altro pezzo di dolce alla bocca, Leorio osservò il suo amico studiare goloso la sua generosa porzione di torta oramai quasi terminata.
<< Kurapica ne vuoi un po’? >> azzardò infine, divertito dallo sguardo stranamente famelico del biondino.
<< Oh no, figuriamoci, non potrei mai, continua pure a mangiare. >> affermò Kurapica imbarazzato e sorpreso a quella domanda.
<< Davvero? Guarda che te la offro volentieri, non mi credi mica così egoista da non voler condividere il mio cibo con gli amici? >> suppose Leorio fingendosi offeso.
<< No, certo che no, ma non intendo comunque accettare, seppure ti ringrazio di tanta premura >> rifiutò ancora educatamente.
<< E dai su, non fare il prezioso, è la torta migliore che fanno in città! Non puoi non assaggiarla, così mi offendi. >> si impuntò l’aspirante medico.
<< E va bene >> capitolò infine Kurapica << anche se non ricordavo fossi tanto insistente… >> lo schernì.
Leorio allora tagliò delicatamente un pezzetto di dolce, affondando trasversalmente la forchetta nella leggera crema e poi attraverso la pasta friabile, con dovizia e precisione. Vi trasferì poi con premura una sottile fettina di fragola, infilzando poi il tutto con decisione. Guidò infine la forchetta verso la bocca di Kurapica che, stupito e un po’ sorpreso, aveva osservato quel lavoro minuzioso e ora, spinto da quella strana atmosfera creatasi, si lasciò imboccare, accogliendo il dolce fra le sue labbra.
Il biondino arrossì un poco a quel gesto tanto intimo e sentì una vampata di calore salirgli verso il collo, mentre il cuore aveva preso a correre impazzito. Capì allora che quelle gentili premure non gli erano affatto indifferenti e anzi lo lusingavano, scuotendolo nel profondo. Convenne pertanto che quello che provava per Leorio non era semplice amicizia, ma forse qualcosa di più.


NOTE POST-LETTURA:
Allora, che ne pensate della spiegazione di Kurapica? È abbastanza credibile? Comunque l’abbiate trovata, vi informo che io seguo solo l’anime di HxH in tv, quindi quello che scrivo è frutto solo ed esclusivamente della mia fantasia, non so assolutamente cosa sia successo a Leorio e Kurapica mentre Gon e Killua si trovavano a Greed Island e non ho la più pallida idea di cosa accadrà dopo.
Ad ogni modo spero di non essermi dilungata troppo nelle descrizioni, o aver esagerato con i fronzoli, ma sebbene io spesso biasimi chi scrive in tal guisa (eeeeeh), non sono riuscita mio malgrado a contenermi.

                                 Grazie per aver letto, Aka_Z
 
 

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Capitolo 5
*** Lampi nel cuore, brividi nel cielo ***


Allora, innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma tra ponti, studio, ispirazione che va e viene (più va…), un sogno divino che mi ha indotto a scrivere una nuova one-shot e questo capitolo che si è dimostrato mooolto più lungo di quello che avevo previsto, ho potuto aggiornare solo ora.

Ma ora passiamo ai ringraziamenti…

Yuko_chan: eh sì, Ghito è un personaggio tutto da scoprire… ad ogni modo questo capitolo puoi ancora leggerlo, il cambio di rating è slittato al prossimo aggiornamento, ma sappi che mi dispiace davvero moltissimo lasciarti senza un degno finale, sorry… ç___ç

Kura92: eheh la voglia di cioccolata calda è venuta anche a me! Per non parlare della torta alle fragole, mmmh, mi è venuta l’acquolina in bocca solo ad immaginarla…
Per quello che riguarda Neon, come ho detto, il professore che cerca Kurapica potrebbe riuscire a “rigenerare” il Nen, facendo rinascere. Lei nella sua vita trascorsa ha imparato ad utilizzare il Nen, quindi seppure ne è stata privata io credo possa imparare a sfruttarlo di nuovo, come ha fatto la prima volta. Penso al suo Nen come ad una pianta ora privata delle foglie ma che possiede ancora le radici, ecco. Spero di essere stata chiara, magari riutilizzerò questa spiegazione più avanti per chiarire a tutti questo concetto ^^
Grazie per la recensione e per avermi esposto i tuoi dubbi.

Elisa_: anatomia patologica? Anche tu nella combriccola quindi… studi proprio medicina?
Tornando al capitolo… sono contenta che la ff ti sia piaciuta, è quello che un autore vuole sentirsi dire, invece per quanto riguarda i personaggi leggermente OOC, devi sapere che sul mio volto è comparsa una smorfia di dolore (stile tenesmo improvviso per intenderci – esempio poco felice ma rende bene l’idea) non perché tu abbia torto, ma perché è un ostacolo che puntualmente mi blocca la strada e spesso non riesco ad aggirare, una sofferenza insomma, ora ti spiego meglio il perché:
la mia paura nell’utilizzare questi due personaggi deriva soprattutto da Leorio, un personaggio tanto complesso quanto affascinante, sebbene non il mio preferito. Questo personaggio, dietro una parvenza di normalità, nasconde un carattere assolutamente poliedrico. In apparenza può sembrare forse il ragazzo più “comune” del gruppo, non è l’erede prodigioso di una famiglia di assassini, né l’ultimo superstite della sua tribù, non è particolarmente abile o intelligente, ed è proprio questo che confonde.
Togashi lo ha reso così reale che mi risulta difficile utilizzarlo con naturalezza nelle mie storie.
È il personaggio più umano, in tutti i sensi, è burbero e un po’ egoista, ma fedele e mette al primo posto gli amici, sa essere gentile quando vuole e nasconde un animo buono e generoso. È un ragazzo con un forte senso del dovere, concreto e deciso, sa come gira il mondo e sa che non gli piace affatto. Quindi è, come dire… troppo. Per questo mi risulta difficile gestirlo.
Personalmente percepisco Leorio così, quindi ti prego di comprendere il mio disagio… ma se hai qualche consiglio particolare da darmi, dimmi pure e ne terrò conto ^___^
Grazie per la recensione, alla prossima!

Lepiumenonvolano: oh nononono, tu non sproloqui affatto! Anzi, mi piace moltissimo leggere i tuoi pensieri, non li trovo né noiosi né inutili, anzi, mi aiutano a capire meglio me stessa e la mia storia. Ho sempre desiderato che qualcuno recensisse così i miei capitoli, mi piace vedere cosa i lettori hanno percepito, cosa li ha più suggestionati o hanno apprezzato maggiormente e perché no, anche su cosa hanno da ridire, sono tutte cose che mi permettono di crescere come “scrittrice”.  Inoltre la tua descrizione è così completa e accurata che stento a credere che qualcuno abbia letto con tanta attenzione il mio racconto. Credo tu abbia del talento come critico letterario, davvero, sei acuta e noti sottigliezze che l’autore è sicuro non noterà mai nessuno, ma contro ogni aspettativa non perdi di vista l’insieme; sai come elogiare un autore, ma sai anche quando è il momento di criticarlo. A proposito di questo, ti ringrazio molto per avermi fatto notare la narrazione incespicante nell’ultimo periodo dello scorso capitolo, è vero, me ne sono accorta anche io rileggendo con più attenzione. Quella scena non è ben chiara nemmeno nella mia mente, forse è per questo che non sono riuscita a descriverla correttamente, o forse come Kurapica mi sono emozionata anch’io! Eheh
Mi dispiace aver reso male proprio quella scena che mi premeva particolarmente raccontare, quindi ti ringrazio veramente per avermelo fatto notare, lo sistemerò al più presto.
Per il resto che dire… per quanto riguarda Ghito hai perfettamente colto nel segno, spesso le persone non sono come appaiono, anzi, non lo sono quasi mai… ma ora sta a lui scegliere chi vuole essere in questo momento. Ad ogni modo sono contenta che tu stessa abbia sfruttato questa particolare caratteristica, vuol dire che non la pensiamo poi così diversamente… sai, mi piacerebbe leggere qualcosa scritto da te…
Invece sono contenta di essere riuscita a rendere bene Kurapica… il suo linguaggio ricercato mi è stato ispirato dalla recente rilettura di “orgoglio e pregiudizio”, devo dire che il fine settecento gli si addice in maniera impressionante! Comunque sto rivedendo tutti gli episodi di HXH e studio attentamente gli atteggiamenti di Leorio e Kurapica perché ho dannatamente paura di cadere nell’OOC, ma come ho scritto ad Elisa_ non sono personaggi assolutamente semplici da rendere, né tantomeno stereotipati, soprattutto Leorio ed è una faticaccia pensare come loro!! ^^
Cambiando discorso, non posso credere che Togashi abbia fatto sparire nel nulla i nostri amati personaggi!! È uno scandalo!! Speriamo sia solo un momento di smarrimento o almeno lo spero per la sua incolumità!    
Per quanto riguarda la tua ansia da prestazione è assolutamente ingiustificata, sei semplicemente fantastica, adoro le tue recensioni e ogni volta che posto non aspetto altro! Un abbraccio grande!
Incrocio le dita per questo capitolo, sperando che il fato non mi sia avverso!

_pEaCh_: sono d’accordo con te, niente può dividerli! Eheh ad ogni modo sono ovviamente contenta che apprezzi la mia ff, come non potrei… anche se, non avendoti più visto recensire, pensavo che la storia non fosse più di tuo gusto e me ne sono rammaricata non poco, quindi sono stata felicissima di sapere che il tuo è stato un problema puramente tecnico. Ti ringrazio ancora, alla prossima! (sempre che la tua ADSL faccia la brava ^^)

Ringrazio anche chi ha messo la storia tra i preferiti e chi legge, sebbene non trova il tempo di farmi sapere cosa ne pensa… se qualcuno di voi ha intenzione di uscire dall’anonimato, sappia che ne sarò felicissima.

                                                                 Buona lettura…



LAMPI  NEL  CUORE,  BRIVIDI  NEL  CIELO

Kurapica si chiuse la pesante porta alle spalle e si accasciò malamente sulla sedia tarlata della piccola sala da pranzo.
Sospirò rumorosamente e poggiò la fronte sulle braccia incrociate sul tavolo.
Doveva fare chiarezza, ne aveva assoluto bisogno.
Cosa gli stava succedendo?
Pensieri incoerenti occupavano la sua mente e al centro di ognuno vi era il volto sorridente di Leorio.
Sapeva di provare qualcosa per lui, sarebbe stato un bugiardo a non ammetterlo, ma questo non lo soddisfaceva, sapeva che c’era di più, che doveva scavare più a fondo.
Cosa voleva davvero da Leorio? Perché il suo corpo continuava a reagire di propria iniziativa ogni qual volta c’era lui di mezzo? Cosa provava il suo cuore?? Sapeva che gli stava suggerendo qualcosa, ma era un qualcosa che continuava a sfuggirgli, scivolandogli via sempre un momento prima.
Sicuramente le domande non gli mancavano, ma erano le risposte che ora stava cercando, ma ogni sacrosanta volta vi si avvicinava, un'altra domanda lo distraeva, facendogli perdere il filo dei pensieri.
Sbuffò con angoscia, stringendosi ancora di più le braccia attorno alla testa.
Poi si ricordò del piccolo foglietto nella tasca dei pantaloni, lo estrasse, spiegandolo con delicatezza.
Era il recapito dell’abitazione di Leorio. Per le evenienze aveva detto. E lui lo aveva preso, senza tanti perché. Erano amici, non c’era nulla di strano.
Osservò attentamente quel pezzetto di carta bianca appoggiato sul tavolo, tenendosi il volto fra le mani, ricercandovi chissà quale misterioso indizio.
Studiò la grafia stretta e leggermente inclinata di Leorio, si concentrò sulla sbavatura che rovinava il numero quattro. E i pensieri si persero lontani, neanche lui sapeva dove.

Il cigolio di una porta però lo costrinse a tornare alla realtà. Richiuse velocemente il bigliettino e lo infilò senza tante premure nella tasca dei pantaloni.

Comparve Senritsu, avvolta nella sua vestaglia, sorpresa nel trovarlo lì.
<< Kurapica ti aspettavamo per cena, come mai sei tornato solo ora? È successo qualcosa? >> chiese apprensiva.
<< No, non temere, ho solo voluto passeggiare un po’, avevo bisogno di riflettere… inoltre non avevo fame. >> si giustificò lui.
<< C’è qualcosa che ti turba? >> domandò premurosa.
<< Ho visto Leorio. >> buttò lì.
<< Oh certo, ovviamente. >> sorrise la donna poggiando entrambe le mani sulla sedia di fronte a Kurapica.
<< Posso sapere cosa ti appare tanto chiaro? Mi dispiace pensare che tu mi creda un ingenuo, ma a me la cosa sembra tutt’altro che ovvia. >> chiese lui un po’ acido, infastidito da tanta ostentata sicurezza su qualcosa che a lui continuava a sfuggire.
<< Oh, io non ti reputo affatto un ingenuo e non volevo nemmeno irritarti con le mie insinuazioni, lo sai, chiamalo pure intuito femminile, ma credo di sapere come mai hai fatto tardi, perché hai quella faccia lunga e perché hai perso la tua naturale sicurezza, ma soprattutto perché il tuo cuore segue un ritmo così particolare. Era molto che non ti vedevo così. >> lo informò << dall’ultima volta all’aeroporto credo. >>
Il biondino sbuffò, non gli avrebbe chiesto che cosa sapesse. Prese a fissare l’orologio appeso alla parete di fronte a lui, immergendosi nuovamente in chissà quali elucubrazioni. Le lancette intanto si sovrapposero sul numero dieci.

Senritsu si accomodò silenziosamente sulla sedia di fronte al ragazzo e prese a fissarlo intensamente.
Lei sapeva. Sapeva fin troppo bene cosa nascondesse Kurapica in quel suo piccolo cuore ferito, ma non voleva privarlo del gusto di arrivarci da solo. Quel ragazzo stava cercando di risolvere un difficile rebus, non voleva dargli troppi suggerimenti, l’emozione nel trovare finalmente la soluzione avrebbe altrimenti perso la sua magia… e poi non era sua intenzione immischiarsi troppo nei suoi problemi personali, rispettava la sua privacy, lo avrebbe aiutato solo un poco, poi sarebbe toccato a lui decidere o meno di seguire i suoi consigli.
Osservò il dubbio aleggiare nei suoi occhi chiari e le labbra leggermente corrucciate che indicavano lo stato di concentrazione in cui era immerso, eppure la soluzione era così semplice…
Kurapica si accorse del suo sguardo insistente e le chiese il motivo di tanto interesse.
<< Sei così intelligente eppure non riesci a risolvere una questione tanto semplice, mi sorprendi >> gli disse lei candidamente.
<< Non capisco a cosa tu faccia insistentemente riferimento, ma la malizia che vedo nel fondo dei tuoi occhi mi inquieta alquanto. >> rispose stranito il ragazzo.
<< Dove hai incontrato Leorio? >> domandò la donna cambiando discorso.
<< Nella mensa dell’università… non sapevo stesse studiando in questa città, mi ha sorpreso molto vederlo. >>
<< E come sta? >>
<< Bene credo, era in compagnia di un amico… >> la informò con una leggera punta di irritazione.
<< E questo ti infastidisce? >>
 << No… credo >> disse incerto, lottando contro con il proprio buon senso.
<< Ne sei sicuro? Il tuo cuore non dice lo stesso… state raccontando due verità diverse. >>
<< Non lo so, non lo so! Non so cosa stia raccontando il mio cuore, se potessi tradurre quello che sta cercando di dirmi te ne sarei grato. Purtroppo io non ci arrivo >>
Lei sorrise dolcemente a quel ragazzo smarrito e un po’ turbato, e dopo averci pensato un attimo gli rispose sincera:
<< Io vedo un ragazzo che ha paura di accettare una verità un po’ scomoda ma decisamente inevitabile. Vedo un ragazzo che soffre perché tenta invano di sopprimere sentimenti che ormai sono radicati profondamente in lui e sento un cuore… un povero cuore che grida il suo bisogno d’amore, che grida con tutto se stesso ma che nessuno sente. >> spiegò dolcemente << ecco cosa sento >> disse infine alzandosi e lasciandolo solo.

Kurapica osservò confuso la figura di Senritsu scomparire dietro la porta.
Davvero non capiva quelle parole?

Si alzò stancamente dalla sedia scomoda e si trascinò nella propria stanza, accendendo l’interruttore della luce. Si susseguirono una serie di flash intermittenti e poi la fredda luce bianca si accese del tutto.
Si lasciò cadere sul letto singolo, pesante come i pensieri che lo opprimevano.
Ripercorse mentalmente l’incontro avvenuto quel giorno, cercando di razionalizzare i propri sentimenti, ma era tutto così difficile…

Un forte tuono lo avvertì dell’avvicinarsi imminente di un temporale.
Voltò la testa verso la finestra e intravide le gocce lasciate dalla pioggia che aveva già iniziato a cadere.
Un lampo di luce, poi un boato.
Si alzò stancamente dal letto e spense la luce per godersi meglio lo spettacolo che la natura gli offriva.
Il rumore scrosciante della pioggia iniziò a cullare i propri pensieri, riportandolo a quel lontano giorno, quando per la prima volta incontrò Leorio. Se erano amici doveva ringraziare quel temporale.
Ripensò a quante ne avevano passate insieme: la nave, la corsa, la torre… ricordò quando, in quell’isola sperduta nell’oceano, aveva creduto di averlo perso per sempre, intrappolato negli abissi del mare.
Si accorse di quanti ricordi condivideva con quel ragazzo sereno e confusionario, quanto gli era stato vicino… avrebbe voluto stringerlo forte e dirgli che non lo avrebbe più lasciato, che non poteva allontanarsi di nuovo da lui, non ora che lo aveva ritrovato, che aveva capito quanto per lui fosse importante la sua presenza, quanto peso avesse la sua vicinanza, non sapeva neanche lui perché, perché proprio lui, perché proprio una persona tanto diversa da se stesso, ma non era questo il nocciolo della questione, non più… ma purtroppo Leorio non c’era e lui forse non avrebbe mai avuto il coraggio di esporsi tanto.

Un altro lampo squarciò il cielo e un tuono fece vibrare forte le finestre.

Avrebbe voluto ringraziarlo per essersi preso cura di lui, quando oramai da tempo nessuno lo faceva più…

La pioggia continuava a picchiettare contro la finestra e fasci di luce bianca illuminavano regolarmente la stanza.

Si rannicchiò su se stesso, cercando conforto nel suo stesso abbraccio.
Non voleva più stare da solo…
La vista cominciò ad appannarsi e un nodo stringergli forte la gola.
Un tuono particolarmente forte lo fece sussultare, mentre l’antifurto di qualche automobile suonava impazzito.
Sprofondò di più nel cuscino, rannicchiandosi ancora un po’, quando un fruscio sospetto attirò la sua attenzione. Rimase un attimo interdetto, si guardò velocemente attorno poi tornò ad accoccolarsi, ma quello strano rumore tornò invadente. Si sedette sul letto e finalmente capì.
Portò una mano sopra la tasca desta e sentì di nuovo quello strano suono; era il foglietto che gli aveva dato Leorio. Era lui che tornava a farsi largo nella sua vita.
Rimase a fissare la parete ancora qualche minuto, poi borbottando un “e va bene” si alzò, andò in bagno a rinfrescarsi e decise che quella era la serata giusta, che avrebbe sfidato la sorte, la razionalità e la natura. Di segnali ne aveva avuti fin troppi. Non sapeva come sarebbe andata a finire, ma doveva assolutamente uscire da quella situazione di stallo in cui si era andato a impantanare, doveva fare qualcosa, qualunque cosa.
Doveva capire.
Prese l’ombrello e uscì.

Il vento soffiava forte e trascinava con sé le ultime foglie degli alberi, la pioggia scrosciava incessante e la notte non sembrava poi così buia.
Faticava a tenere fermo l’ombrello e l’acqua sospinta dal vento lo colpiva senza ostacoli. Era ormai zuppo. Depresso chiuse quell’inutile barriera e si incamminò, rassegnato, per le vie deserte.

Quando cominciò ad intuire che la meta non era poi così lontana, una strana agitazione iniziò a serpeggiargli dentro. Pensieri molto rassomiglianti  a “ma che diavolo sto facendo?!” presero a tormentarlo senza pietà. Un paio di volte tornò sui suoi passi per poi voltarsi e ricominciare a camminare, combattuto se dirigersi o meno verso quell’appartamento che stava cominciando ad odiare.
Riflessioni irragionevolmente cupe lo convinsero quasi a desistere, salvo poi trovarsi di fronte a quel fatidico palazzo, tremante.
Osservò per un momento le finestre che si aprivano sulla facciata esterna, cercando di immaginare quale potesse essere quella di Leorio…
Sentiva la pioggia infrangersi sul volto, colpendolo senza tregua, ma questo lo faceva sentire paradossalmente meglio; sentiva la sua insicurezza, i suoi dubbi scivolargli via, lavati dall’acqua.
Gocce trasparenti stillavano dal suo mento, dalla punta delle dita, dall’estremità della sua veste, purificandolo.
Chiuse gli occhi e respirò l’odore intenso e deciso della pioggia.
Un fulmine squarciò il cielo, fendendo l’aria alle sue spalle.
Riaprì gli occhi e con passo sicuro attraversò il cancello di ferro che lo divideva da Lui.

Salì tre rampe di scale e poi riconobbe la targhetta che riportava il nome di Leorio.
Poggiò l’ombrello ad un angolo e suonò il campanello.
Dall’interno non proveniva alcun rumore; probabilmente Leorio dormiva, ma ora che era lì, non poteva rinunciare. “Ora o mai più” si ripeté mentre suonava nuovamente il campanello.
Ai suoi piedi cominciò ad allargarsi una piccola pozza d’acqua che i suoi vestiti fradici continuavano ad alimentare.
Si spostò una ciocca di capelli umidi dal volto e cercò di asciugarsi almeno parzialmente il viso con la manica bagnata, ma ovviamente la situazione non migliorò di molto.
Portò nuovamente il dito sul campanello bianco, quando sentì dei passi e poi qualcuno girare la chiave nella toppa. Un attimo dopo comparve un Leorio sbadigliante e decisamente assonnato.

<< Chi è che rompe a quest- >> imprecò il ragazzo prima di aprire completamente la porta e bloccarsi.
<< Ku-Kurapica?? >> disse poi, stropicciandosi gli occhi.
<< Ciao Leorio >> disse semplicemente il biondo.
<< Ma che ci fai qui a quest’ora della notte? È successo qualcosa? Ma sei completamente bagnato! Dai entra o ti prenderai una polmonite! >> lo sgridò tirandolo dentro l’appartamento.
Leorio si volatilizzò immediatamente, dirigendosi verso il bagno e tornando poco dopo con un grande asciugamano bianco che gli lanciò al volo.
Kurapica mormorò un “grazie” prima di iniziare a tamponarsi il viso e i capelli.

<< Allora? >> domandò dopo un po’ Leorio << come mai da queste parti? >>
Kurapica, probabilmente per la prima volta in vita sua, rimase senza parole.
<< Ah, ma certo >> disse poco dopo il ragazzo alto battendosi rumorosamente il palmo della mano contro la fronte << è per via della missione, no? Che stupido, dimentico sempre che sei qui per questo… >>
<< … >>
<< Certo, certo, scusa per essermi impicciato… ad ogni modo mi stai allagando casa e visto che non ho la minima voglia di mettermi ad asciugare il pavimento a quest’ora della notte… vai subito in camera mia a cambiarti! >>
<< Ma i-io… >>
<< Cerca nei cassetti, nell’armadio, mettiti quello che ti pare, io intanto vado a preparare qualcosa di caldo. >>
<< V-Va bene >> acconsentì Kurapica un po’ intontito.
<< Prima porta sulla destra! >> aggiunse Leorio prima di sparire nella piccola cucina.

Kurapica si riscosse dal suo torpore e si diresse verso la camera pensieroso.
Dannazione, non stava risolvendo proprio un bel niente, anzi! Si sentiva sempre più confuso… e se non bastasse non aveva idea di come comportarsi o di quale tattica adottare per raggiungere il suo scopo, la sua infallibile razionalità lo stava abbandonando proprio nel momento peggiore… rifletté cupamente.

Si sedette sul bordo del letto, osservando un punto imprecisato della cassettiera che aveva di fronte, quando qualcosa prese a strusciarsi insistentemente sul suo braccio. Sussultò spaventato, tirando via la mano e si accorse che un bel gattone lo scrutava indagatore con i suoi grandi occhi gialli.
<< E tu chi saresti? >> domandò Kurapica allungandogli una carezza.

Il tè era pronto e Leorio lo versò distrattamente nelle due tazze sul tavolo, per poi sedersi e aspettare che Kurapica tornasse, tamburellando con le dita sul tavolo, l’aria annoiata.
Ma quanto ci stava mettendo?
Passato qualche minuto decise che infondo un piccolo sorso non avrebbe di certo offeso Kurapica… così prese a sorseggiare lentamente la bevanda bollente.
Subito dopo il biondino fece il proprio ingresso con Hiro in braccio, causando a Leorio un istantaneo blocco epiglottide-esofageo, seguito da tosse convulsa.
L’oggetto di quella disgrazia, non avendo trovato di meglio, aveva indossato una delle innumerevoli camicie a righe di Leorio che però, per quanto lunga potesse essere, non gli arrivava che a metà coscia, inoltre era stato costretto ad eliminare la possibilità di mettere un qualsivoglia pantalone per non rischiare di inciampare e cadere rovinosamente a terra. Aveva quindi optato per un paio di boxer azzurrini che facevano capolino dalla camicia.
Si vergognava in maniera indicibile per colpa di quell’assurdo e quanto umiliante abbigliamento. Lui era un Hunter! O meglio, un aspirante Black List Hunter! Se lo avessero visto i propri colleghi avrebbe perso tutta la sua credibilità. Ma d’altronde cos’altro poteva fare?

Quando però notò Leorio soffocare, lasciò il gattone e si accostò al suo amico, battendogli forte la mano sulla schiena.
<< Ehi Leorio che ti prende? >>
<< Che… domande fai… non lo vedi che mi sono strozzato con il tè? >>
<< Sei proprio impossibile! >>
Leorio intanto tentava di riprendere fiato con un respiro più profondo che però somigliava di più ad un rantolo. Poi dopo aver deglutito rispose:
<< Ah io?! Tu piuttosto, ma che ti sei messo?? >>
Kurapica lo fulminò con lo sguardo, punto sul vivo.
<< Cos’altro avrei potuto indossare? Sentiamo! >>
<< Ah, lascia perdere… bevi il tè che sennò si fredda! >> borbottò Leorio cercando di scacciare dalla mente l’immagine di Kurapica seminudo in versione terribilmente sexy, operazione che lo costrinse a convogliare tutte le sue forze psico-fisiche disponibili al momento.

Sorseggiarono il tè in silenzio, l’unico suono che si percepiva era quello delle lancette dell’orologio appeso alla parete e quello dei cucchiaini contro la ceramica delle tazze.
Qualche minuto ancora e poi Kurapica interruppe quel silenzio opprimente:
<< Leorio? >> mormorò titubante guardando fisso il liquido scuro.
<< Sì? >> rispose lui poggiando la tazza e guardandolo in viso.
<< Cosa rappresento io per te? >> sussurrò alzando gli occhi dal tavolo e incontrando quelli stupiti del ragazzo seduto di fronte.
<< Beh… io… tu… ma c-come mai questa domanda? >> chiese grattandosi nervosamente la guancia con l’indice, nel vano tentativo di guadagnare tempo.
<< Io… sono confuso >> gli confidò << non riesco mio malgrado a dare un senso al nostro legame… >>
Leorio addolcì lo sguardo notando lo smarrimento dipinto nelle iridi cristalline del compagno, cercando dentro di sé le parole più sincere che poteva offrirgli.
<< Non devi necessariamente trovare un senso a quello che senti Kurapica, non si possono razionalizzare i sentimenti, lo sai, puoi solo viverli… e sperare che tutto vada per il meglio >> quelle parole nascevano dal profondo del cuore e Leorio fu lieto nel notare che il biondo annuiva, seppure impercettibilmente. Forse stava cominciando a capire che c’erano altre cose, altri sentimenti più dolci e confortanti della vendetta.
Leorio allungò un braccio attraverso il tavolo quadrato e poggiò la sua grande mano sulla guancia del giovane Kuruta, invitandolo ad alzare lo sguardo su di lui.
<< Non trasformare anche questi tuoi sentimenti in un peso, ok? >> gli disse dolcemente rivolgendogli un sorriso caldo.
<< Grazie Leorio >> sussurrò lui poggiando una mano sopra quella calda di lui, guardandolo poi timidamente negli occhi.




NOTE POST-LETTURA: purtroppo, come vi ho informato all’inizio, il capitolo è stato tagliato e se volete sapere una curiosità, ho deciso di tagliarlo proprio in questo punto perché è qui che si è fermata la mia ispirazione, o meglio, mi sono impantanata nella scena. Come quando giochi a scala quaranta e ti ritrovi in mano due carte domandandoti “e mo che faccio??”. Frequentemente mi sembra di vivere a mia volta le stesse situazioni dei personaggi, avendo scelto una trama molto flessibile.
Alla domanda di Leorio << Come mai da queste parti? >> mi sono risposta “Boh! E mo che gli racconto?” Quindi comprendo bene come si sia sentito Kurapica in quel momento e del perché sia rimasto senza parole…
Forse questi particolari dovrebbero rimanere segreti, però mi piace condividere i miei pensieri e rendervi partecipi delle gioie e dei dolori che comporta lo scrivere storie.
Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento, alla prossima! (sperate che debba prendere molti autobus nei prossimi giorni perché è proprio lì che scrivo le scene migliori!)


                                                                                                                                                  Aka_Z

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Capitolo 6
*** Umano... ***


Solo una parola… P-E-R-D-O-N-O

Cambiando discorso mi sembra doverosa una precisazione. Molte persone nelle recensioni mi hanno fatto notare che il capitolo passato a loro avviso risulta “strano” e hanno percepito i ruoli di Kurapica e Leorio come invertiti, quindi volevo esporvi la mia tesi in proposito:

Kurapica è sempre estremamente razionale, ma quando qualcosa lo coinvolge davvero, quando i suoi sentimenti lo sconvolgono, perde parte della sua lucidità. Ho notato questo suo strano comportamento a York Shin City, soprattutto quando si trova a stretto contatto con la brigata, basti vedere quando picchia pesantemente Quoll in macchina, ed è stato lì che è intervenuto Leorio, cercando almeno parzialmente di placare la sua ira. Leorio è estremamente suscettibile e impulsivo, ma paradossalmente riacquista il suo sangue freddo quando invece Kurapica lo perde, vivono una strana sorta di compensazione reciproca che mi ha sempre affascinata. È per questo che ho utilizzato quella precisa caratterizzazione dei personaggi nel capitolo scorso, forse la mia visione non coincide con la vostra, è per questo che ho voluto spiegare più dettagliatamente la percezione che ho dei personaggi.

Passiamo ai ringraziamenti personali:

Lepiumenonvolano: sono davvero contenta che tu continui a recensire con entusiasmo, entusiamo che io stessa ho perso. Sei forse l’unica che ha compreso il vero stato d’animo di Kurapica e te ne sono grata, allora non il mio non è stato proprio un fiasco totale!
Per quanto riguarda la calda accoglienza di Leorio e il fatto di essere medico, beh… non avevo fatto questa associazione, ma ora che mi ci fai pensare non vedo perché no, Leorio studia per diventare medico perché desidera aiutare la gente e quindi credo sia normale che si comporti così anche nella vita.
Per quanto riguarda Senritsu, sì, ci hai azzeccato in pieno, lei tiene molto a Kurapica, inoltre diciamo che è più forte di lei cercare di aiutare il prossimo ^^
Invece la frase sulla vendetta che a te è piaciuta tanto la stavo per cancellare, lo sai? Ero proprio lì-lì ma poi mi sono convinta a lasciarla stare dov’era, ehehe che cosa strana. Ad ogni modo ti rassicuro, la sua vendetta non avrà in questa ff alcun ruolo, al massimo verrà nominata in quanto punto fisso del personaggio, ma non assicuro niente, non più. Ultimamente non faccio altro che scusarmi a causa della mia ispirazione birichina, uff.
Per quello che hai detto riguardo l’utilizzarmi come cavia, beh, spero di essere un animale interessante, anche se dopo questo capitolo mi definirai più pazza o masochista. Grazie per il sostegno cara, baci!
Ah, per quanto riguarda il mio essere diretta, ritengo inevitabile che il carattere dell’autore emerga nella sue storie, perché infondo le situazioni che si vengono a creare sono nate dalla sua fantasia e quindi rispecchiano il suo modo di pensare. Personalmente sono una ragazza che non ama far trapelare le sue emozioni e che non riesce a comunicarle a voce, forse è per questo che quando mi trovo costretta  a mostrare una qualsiasi delle mie emozioni, dall’ira alla felicità, mi trovo così tanto in difficoltà che preferisco gettarmi alle spalle i dubbi e dire direttamente ciò che penso, perché ho paura che prendendo altro tempo, il coraggio potrebbe venirmi a mancare.

Kura92: eh, purtroppo non ho preso tanti autobus come mi ero prefissata e ora guarda il risultato… ritardo allucinante, inoltre non mi piace nemmeno quello che ho scritto. Comunque sono contente che tu abbia gradito la versione sexy di Kurapica, eheh io sto ancora sbavando XDD
Sono felice inoltre che a tu ritenga idonei i sentimenti che ho mostrato in Kurapica, a molti è sembrato strano, forse OOC, ma a te no, evviva! Alla prossima, bacio!

Yuko_chan:  eheh pensavi di non dover più leggere la mia ff e invece no, sorpresa! Forse tu sarai contenta ma le altre mi faranno la pelle, oh beh, almeno ci sarà qualcuna dalla mia parte! Grazie cara, ciao!

Saku_chan the crazy dreamers:  wow che nick complesso! Sono contenta, oh mi nuova lettrice, che la ff ti sia piaciuta molto, così pure la caratterizzazione dei personaggi, spero che con questo capitolo non ti rimangerai le parole, ho molta paura a riguardo… fammi sapere cosa ne pensi, ciauuu

Elisa_: eh lo so, patologia è pur sempre patologia, e io quest’anno ne ho fin sopra i capelli… la risposta sul perché hai trovato strano il capitolo l’ho inserita all’inizio, spero tu abbia compreso il mio punto di vita, non voglio di certo cambiare il tuo, solo metterti al corrente del mio. Comunque sappi che sono contenta di conoscere i tuoi pensieri sul mio lavoro,  mi aiutano a crescere, a maturare, inoltre se me li dici posso anche spiegarti il perché delle scelta che ho fatto, così magari la storia può risultarti più chiara ^^  ah, sono felice che apprezzi i miei pensieri di fine capitolo, mi sembra giusto spiegarvi perché diamine sono così pazza! Alla prossima, grazie ancora per i tuoi commenti, ciao!

Ringrazio anche chi ha messo la storia tra i preferiti.




UMANO…


Finirono il poco tè rimasto chiacchierando del più e del meno, poi un rumore attirò la loro attenzione, qualcosa di decisamente delicato si era appena frantumato in salotto. Leorio non perse tempo nel formulare la propria accusa:
<< Hiro!! >> gridò correndo in salotto.

A terra giaceva un piccolo portafoto con il vetro ormai ridotto in mille pezzo. L’enorme gattone in fuga.
<< Hiro dopo facciamo i conti, comincia a scappare… gattaccio! >> gli urlò dietro Leorio per poi allontanarsi e prendere una scopa.

Kurapica invece si diresse verso il luogo del misfatto e raccolse da terra il portafoto rotto.
Lui, Gon e Leorio sorridevano felici verso l’obiettivo, tutti e tre con un enorme piuma bianca appuntata al petto. Era il giorno della festa per la consegna della licenza di Hunter. Mancava Killua, certo, ma sembravano avere ugualmente l’aria serena, di chi finalmente può tirare un sospiro di sollievo, sebbene avessero deciso di dividersi il giorno seguente.

Immerso nei ricordi, non sentì Leorio avvicinarsi, ma si riscosse al contatto della sua mano sulla sua spalla.
<< Ti ricordi? >> disse Leorio.
<< Certo >> rispose Kurapica continuando ad osservare la foto.
<< Quella sera ho passato metà della festa a cercare di sfuggire a Menci! >> ricordò sorridendo.
Anche l’altro ragazzo ridacchiò ripensando a quell’episodio.
<< Ma ero lo stesso felice, finalmente ero diventato un Hunter >> disse tornando serio Leorio.
<< Anch’io ero felice, avevo raggiunto il mio obiettivo, e lo avevo fatto insieme a voi… ma poi vi ho abbandonato, voi siete stati sempre pronti a battervi al mio fianco, avete perfino sfidato i membri della brigata per me… sono solo un egoista… >> disse dando le spalle a Leorio che sbuffò rassegnato.
<< Kurapica, ascoltami bene perché non te lo ripeterò più. Se noi ti abbiamo aiutato, se ti siamo stati vicini, non è perché tu poi ci potessi coprire le spalle a tua volta, lo abbiamo fatto perché siamo tuoi amici… e proprio per questo motivo ti abbiamo lasciato andare per la tua strada, senza fermarti. Kurapica tu non sei solo e non sei nemmeno egoista come pensi, so quanto tieni a noi… fattelo entrare in quella zuccaccia! >> concluse scompigliandogli teneramente i capelli.
Kurapica si lasciò andare ad un breve sorriso, prima di rigirarsi e guardarlo negli occhi con dolcezza, desiderava abbracciarlo, ma non ne aveva il coraggio. Non ci fu però bisogno di lottare contro la propria naturale timidezza, che si sentì avvolgere in una stretta così forte e intensa, che da sola trasmetteva tutto il conforto e la protezione che Leorio voleva donargli, incondizionatamente.
Si sciolse nel suo abbraccio, rilassandosi profondamente, il calore che irradiava il suo corpo attraversava la sua camicia leggera, regalandogli uno stato di profondo benessere, mentre il battito del suo cuore lo cullava. Non ricordava l’ultima volta che qualcuno lo aveva abbracciato.
Leorio sentì Kurapica poggiare la testa sul suo petto, beandosi di quella vicinanza che lui aveva tanto temuto venisse rifiutata o male interpretata. Prese poi ad accarezzargli piano i capelli, coccolandolo.
Non si sarebbe mai aspettato che Kurapica cedesse tanto facilmente alle sue attenzioni, proprio lui così orgoglioso della propria indipendenza, sempre così riluttante ad accettare il seppur minino aiuto, lui che sembrava non concedesi mai del tutto. Proprio lui ora chiudeva gli occhi e si lasciava accarezzare senza opporre la minima resistenza… umano, ecco cos’era.

Si persero in quell’abbraccio per alcuni minuti, fino a quando Kurapica, rapito da quel benessere, non lasciò la presa sul portafoto che cadde rovinosamente a terra, facendo ridestare entrambi.
Scoppiata che fu la loro bolla di intimità, si staccarono un po’ scossi e rossi in volto, imbarazzati certo, ma allo stesso tempo decisamente compiaciuti.
Si chinarono insieme per raccogliere l’oggetto caduto e i loro sguardi timidi si incontrarono nuovamente, incatenandosi.
Si alzarono in contemporanea, come fossero l’uno il riflesso dell’altro, immagini speculari della stessa anima, lasciando il portafoto a terra, inerte.
 
Si fissarono a lungo, l’aria attorno a loro si fece carica di attesa e di aspettativa.
Kurapica notò Leorio spostare lo sguardo sulle sue labbra e deglutì, si sentì avvampare intuendo cosa questo volesse dire. Percepiva il suo cuore battere sempre più forte, il sangue correre più velocemente, il sudore imperlargli la fronte…
Leorio iniziò ad avvicinarsi, lento e inesorabile.
La gola si seccò e la vista cominciò a diventare meno nitida…
Leorio era ormai ad un soffio da lui, percepiva il suo respiro sulle sue labbra, il suo profumo invadergli le narici. Mancava pochissimo…
Le mani tremavano, le gambe si facevano molli e i pensieri confusi…
In un gesto brusco e istintivo Kurapica impose entrambe le mani sul petto di Leorio, scansandolo malamente.
Il ragazzo castano lo guardò sorpreso, pallidissimo.
L’aveva rifiutato.
Kurapica borbottò delle scuse confuse e incomprensibili per poi dirigersi con passo incerto verso la camera da letto di Leorio, recuperare velocemente i vestiti con mani tremanti e fuggire veloce, lontano, il più lontano possibile.
Leorio si era accasciato a terra, incapace di formulare un pensiero coerente e con una voglia disperata di consumare lì tutte le sue lacrime.

Kurapica intanto, giunto davanti al portone si rimise la sua lunga veste bagnata e le scarpe zuppe, poi corse nuovamente sotto la pioggia, desiderando scomparire. Ma cosa aveva fatto??




Il giorno seguente e quello dopo ancora Leorio non si presentò a lezione.

Dopo il quarto giorno di assenza ingiustificata, Ghito iniziò a preoccuparsi seriamente. Era andato a trovarlo a casa più di una volta ma senza trovarvi mai nessuno, ogni volta rimaneva incollato al campanello per più di venti minuti, e ogni volta tornava a casa sconsolato.
Non poteva fare a meno di pensare che Leorio fosse sparito solo il giorno dopo aver rivisto Kurapica. Da quando aveva formulato quel pensiero, non sapeva più se smettere di preoccuparsi inutilmente per il suo amico o temere di essere stato definitivamente abbandonato.
Quando il pomeriggio del quinto giorno lo vide comparire all’orizzonte si sentì sollevato come mai prima. Respirò profondamente, che peso si era tolto! E si stampò in faccia il più bel sorriso del suo repertorio e gli corse incontro, gioviale e allegro, incurante degli sguardi incuriositi dei compagni di corso.
Però, man mano che si avvicinava a lui, cominciava a notare particolari che prima gli erano sfuggiti, sguardo vacuo, passo pesante e strascicato, spalle curve. Rallentò la corsa fin quasi a fermarsi, sorpreso dell’abbattimento dell’amico. Lo aveva visto altre volte triste o depresso, ma mai in queste condizioni, stava iniziando a preoccuparsi seriamente… ma cosa diavolo era successo?
Gli si avvicinò fino a trovarsi di fronte a lui.
<< Hey Leorio che hai? >> domandò dolcemente Ghito, sebbene fosse realmente allarmato.
<< Mh… >> mugugnò Leorio superandolo.
Ghito rimase interdetto dal comportamento assolutamente atipico del compagno. Non si era nemmeno fermato a salutarlo.
Ma si riprese velocemente dallo shock che lo aveva lasciato imbambolato sul posto e lo raggiunse nuovamente poggiandogli le mani sul petto per poterlo fermare.
Leorio sussultò e Ghito credendo di essere stato frainteso ritirò velocemente le mani, come si fosse scottato.
<< Leorio, dimmi cos’è successo. >> ripeté serio.
<< Nh… lascia perdere >> rispose il ragazzo facendo con la mano cenno di lasciar cadere il discorso. Ma Ghito non demorse, la testardaggine non era sempre stata la sua arma vincente? Non avrebbe demorso così facilmente.
<< Dimmi subito cos’è accaduto! >> ringhiò << è forse colpa di Kurapica…? >> insinuò poi.
Leorio si irrigidì, poi sospirò, lo scartò ed entrò in aula senza salutare nessuno dei suoi colleghi.
Si sedette al suo solito posto, poggiò la testa sulle braccia incrociate sul banco e chiuse gli occhi. Ghito si sedette al suo fianco, sempre più in ansia.
<< Ehi Leorio… >> riprovò Ghito con voce calda << di me puoi fidarti… lo sai che per te ci sono sempre… >> lo rincuorò, lasciando che la sua mano iniziasse ad accarezzare piano i capelli scuri di lui.
Inaspettatamente le spalle di Leorio iniziarono a sussultare sempre più veloci, Ghito poteva sentire i suoi singhiozzi soffocati crescere attimo dopo attimo, si bloccò confuso. Allora era davvero successo qualcosa e poteva giurare che ci fosse Kurapica di mezzo. Riprese a cullare Leorio, accarezzandogli la schiena per confortarlo, ma la sua mente era altrove. Quello stupido ragazzino borioso e pieno di sé non solo lo aveva fatto temere di poter perdere per sempre Leorio con la sua misteriosa ricomparsa, ma aveva perfino osato ferire Leorio ancora una volta, lo aveva ridotto ad uno straccio. Con il suo ritorno aveva distrutto tutto quello che stava cercando di costruire da mesi, gliel’avrebbe fatta pagare con gli interessi. Anche se questo lo avrebbe costretto a tornare quello che era… ma per Leorio, questo ed altro.



Non molto lontano, in un’aula ancora deserta, Kurapica sedeva composto in attesa dell’inizio delle lezioni, pensieroso e decisamente depresso.
La testa poggiata sul suo palmo aperto, lo sguardo perso nel vuoto.
Ancora non se ne capacitava: lo aveva rifiutato, inconsciamente, ma lo aveva rifiutato e solo ora che lo aveva perso aveva capito che lui, quel bacio, lo voleva davvero e allora perché? Perché non era semplicemente rimasto fermo? Perché era corso via? Perché? Perché?
Era facile porsi domande che avrebbero lasciato integro il suo amor proprio, ma la risposta era davanti ai suoi occhi e a lui questa volta non era sfuggita.
Il suo orgoglio non ammetteva tale possibilità, ma lui sapeva che a fermalo era stata la paura, sapeva che si era semplicemente fatto prendere dal panico, sapeva che il fatto di camminare in bilico in un terreno ancora vergine lo rendeva titubante, insicuro e spaventato.
Quindi sapeva anche che in questo momento la domanda più pertinente non era perché, ma era: e ora?
Con che faccia si sarebbe ripresentato da lui? O meglio, avrebbe mai avuto il coraggio di ripresentarsi da lui?
Ora non sapeva come comportarsi, la vergogna era troppo grande e lo umiliava, ma il pensiero di perderlo per sempre lo terrorizzava, doveva riflettere bene sul da farsi.
Sospirò, accasciandosi sul banco e facendo combaciare la guancia con il legno freddo.
Era senza ombra di dubbio il più grande imbranato che avesse mai solcato il suolo terreste.
Mugolò sofferente e chiuse gli occhi.

<< Tutto bene ragazzo? >> una voce lo fece sussultare.
Kurapica risollevò immediatamente la testa ed incontrò due limpidi occhi verdi e una zazzera di capelli rossi e argento, due enormi baffi dello stesso colore gli coprivano il labbro superiore.
<< Ah, è lei… >> disse Kurapica sollevato.
<< Stavo spolverando i busti qui fuori quando ti ho intravisto da solo in aula, pensavo stessi male. >> si giustificò l’uomo.
<< No, August stavo solo riflettendo, sto bene grazie. >> rispose Kurapica atteggiando le labbra in un sorriso tirato e decisamente poco convincente.
<< A me non sembra, ma se lo dici tu… >> insinuò l’uomo.
<< Ti sono grato per le premure che mi rivolgi, ma concedimi di rimanere solo. >> lo pregò il biondo.
<< Va bene, va bene, andrò a porgere i miei servigi a qualcuno che li apprezza >> rispose l’uomo fingendosi offeso.
<< August so che non lo farai >>
<< E come fai a dirlo? >>
<< Sei troppo curioso >>
<< Davvero? >>
<< È esattamente per questo che poco fa ho tentato invano di indurti a lasciarmi solo. >>
<< Hai paura che ti importuni con domande spiacevoli come: ti ha mollato la ragazza? >>
<< Ovviamente. >>
<< Quindi non mi risponderai? >>
<< No >>
<< Allora è vero! >>
<< Non ho detto questo, ho semplicemente riposto con una negazione >>
<< ma chi dice di non voler rispondere ha sempre qualcosa da nascondere, no? >>
<< non necessariamente, magari vuole solo evitare inutili perdite di tempo >>
<< ma tu non hai impegni, quindi posso dedurre che nascondi qualcosa >>
<< ti ho già informato che io non nascondo nulla >>
<< ma la tua faccia dice il contrario e anche le tue risposte >>
<< quale faccia? >>
<< la tua >>
<< mi pare ovvio >>
<< allora è vero! >>
<< cosa? >> risposa Kurapica sfinito
<< ti ha mollato la ragazza! >>
<< NO! >>
<< dalla tua reazione si direbbe il contrario ragazzo e dimmi, era bella? Perché avete litigato? >>
<< non abbiamo litigato >>
<< ti sei dimenticato del vostro anniversario? >>
<< no >>
<< non hai notato che si è tagliata i capelli? >>
<< no >>
<< ahhhh >>
<< cosa c’è ora… >>
<< non sei abbastanza bravo a letto e lei si è stufata delle tue prestazioni scadenti >> affermò compiaciuto.
<< COOOSA??? Ma sei impazzito? Come ti vengono in mente certe idee! >> urlò Kurapica paonazzo.
<< ho indovinato, eh? >> disse l’uomo con sguardo complice e stuzzicandolo con il gomito.
<< certo che no! >>
<< allora cosa? OH SCUSAAA non pensavo avessi già certi problemi alla tua età… sai là sotto… >> sussurrò l’uomo.
<< MA NO!! >>  gridò Kurapica con occhi sgranati e se possibile ancora più rosso.
<< allora forse ti piacciono i giochini perversi  e la tua ragazza si è stufata di essere frustata? >>
<< MA SEI IMPAZZITO??? >>
<< allora cosa? >>
Kurapica pur di far smettere quel vecchietto maniaco di affermare simili oscenità sul suo conto decise di vuotare il sacco.
<< Mi arrendo.>> disse sospirando e continuò << Ho scoperto da poco di essere attratto da una persona, tuttavia non ho avuto il coraggio di affrontare i miei sentimenti e sono fuggito. Ora questa persona pensa che io l’abbia rifiutata e io non ho il coraggio di dirle da verità. Puoi anche biasimarmi ora >>
<< Ragazzo davvero pensi che potrei giudicarti? Nella mia vita ho commesso tanti di quegli errori da non poter essere certo nella condizione di sentenziare su alcunché. Fammi il piacere, vai da questa persona e chiarisci ogni malinteso, il dubbio non gioverà ne a te né lei. >>
<< Ma..? >>
<< Prima chiarisci, meglio è! Fidati di me… >> disse l’uomo facendogli l’occhiolino e allontanandosi dall’aula.



NOTE POST-LETTURA: sì sono pazza, ma vi prego non uccidetemi! Ho cambiato idea sul capitolo almeno 10 volte, mi sono arrovellata per 2 settimane e l’ho riscritto 3 volte in maniera completamente differente e guardate quello che uscito! Guardate! Un obbrobrio ç____ç ne sono dispiaciutissima… tiratemi pure pomodori, ma non quelli marci, quelli verdi ancora acerbi che fanno più male… sorry…

Questa ff mi sta sfuggendo dalle mani non so come andrà a finire, se non una vaghiiiissima idea; Scusate ma sono in crisi. È  un periodo un po' strano per me, non so cosa mi stia succedendo, so che non è una scusa valida, ma ovviamente questo influisce, attraverso di me, sulle mie storie. Scusate ancora.

ps_avete presente il distributore automatico che avevo descritto qualche capitolo fa… sì, quello che aveva rubato i soldi a Ghito. Beh, sappiate che quello stramaledetto aggeggio mi ha rubato 50 cent!!! Bastardo! Ma per mia sfortuna non c’era Leorio a scuotere la macchinetta per me ç___ç

pps_ so che non c’è la lemon, prima o poi arriverà ma la mia ispirazione la ripudia per ora, l’avevo scritta giuro, ma poi mi sono sdraiata sul letto e ho cambiato idea così, all’improvviso, puf!


                                                                                                      Con depressione, Aka_Z ç___ç

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Capitolo 7
*** Scontro Psicologico ***


Mmh che dirvi miei cari lettori, sono davvero occupata ultimamente per via dell’università e mi dispiace davvero poter aggiornare così raramente, spero non mi abbandonerete per questo, vi perdonerei solo se la storia non dovesse più piacervi.
Ultimamente, anche se avrei tanto voluto, non ho proprio avuto modo di scrivere, ma durante le mie traversate in bus, sotto lo sguardo attonito di numerose vecchine, ho creato un complesso schema che dovrebbe aiutarmi notevolmente a proseguire la storia che ahimè si ingarbuglia sempre di più.
Che altro dire, la seconda parte di questo capitolo mi ha regalato molte emozioni, la miriade di espressioni che si sono succedute sul mio volto mentre la scrivevo ne sono la prova, così come le risate sataniche che ogni tanto mi scuotevano nel profondo, spero di trasmettervi le mie stesse emozioni con uguale intensità, a voi il giudizio, ciao.ciao

Un sentito ringraziamento va a:

Saku_chan the crazy dreamers: per quanto riguarda il fatto di aver lasciato per prima la recensione, lasciami dire che l’onore è tutto mio. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto anche se le divergenze di pensiero tra te e Kurapica sono state notevoli eheh.  Ad ogni modo August è l’inserviente della facoltà dove si è iscritto Kurapica, lo dimostra il fatto che stava spolverando i busti fuori dall’aula. Beh, spero che continuerai a recensire, baci!

Kura92: eheh anch’io mi aspettavo qualcosa di differente, che pure c’è stato, ma ho deciso malignamente di cancellarlo. Sono comunque contenta che condividiamo lo stesso pensiero sulla razionalità a doppio filo che lega Kurapica e Leorio, spero questo capitolo non ti deluda, continua a farmi sapere le tue impressioni (se ti va). Grazie, un bacio!

Pucchyko_girl: O.O hai fatto morire Leorio e Kurapica in tutte e due le tue ff?! ma quale crudeltà!! Ahah apparte gli scherzi sono davvero contenta/stupita/scioccata dalla tua giga-recensione! Mai visto un commento di tale portata! Sono davvero piacevolmente sconvolta, ma lo sono ancora di più conoscendone il contenuto dettagliato. Io non so davvero come ringraziarti, mi hai illustrato cosa ti ha colpito e cosa non condividi, ho davvero apprezzato, fidati.
Passando nel dettaglio: davvero pensi che il mio testo abbia della musicalità? Nessuno me lo aveva mai detto, nemmeno io me ne sono accorta ç__ç ma se lo dici tu mi fido ^__^ eheh
Sono contenta che siamo dello stesso avviso sulla difficoltà nel gestire Leorio e mi dispiace che i personaggi ti risultino un po’ OOC, ma ti giuro che ce l’ho messa tutta e continuerò a provare a renderli il più possibile “loro”.
Da quanto ho intuito, Ghito non ti risulta particolarmente gradito (non è una novità per le mie orecchie, mia sorella lo detesta) ma è un personaggio dinamico e contorto, ti consiglio di non sottovalutarlo e di studiarlo con attenzione.
Se lo scorso capitolo ti ha lasciato con il fiato sospeso, credo che con questo mi odierai, ma è la croce di ogni autore che si rispetti.
Ti ringrazio per la valutazione positiva che hai fatto dei miei titoli, è una cosa che non lascio mai al caso, tu non immagini quanto siano importanti per me e quanti giorni io utilizzi per sceglierne uno appropriato, finalmente c’è qualcuno che se n’è accorto!
Per quanto riguarda il tuo commento sull’abbraccio, sappi che sono contenta ti sia piaciuto, io sono un po’ fissata per questo gesto ^^’’ ho scritto una ff incentrata solamente su un abbraccio… fai un po’ tu… (piccola curiosità: io non sopporto di essere abbracciata, e credo che il mio inconscio si stia ribellando perché continuo a sognare gente abbracciata °° sono paaaazza!!)
Un “abbraccio” virtuale (quelli li concedo volentieri) e un bacio grande, ciaooooo!!!

Elisa_: sono contenta che la tua prima reazione a seguito della fuga di Kurapica non sia stata cercare un accetta e rintracciare la mia abitazione, anch’io concordo con te che le cose possano farsi più interessanti così, anche se ovviamente ancor più complicate @_@ ed effettivamente questo potevo risparmiarmelo…
Considerando che il tuo apprezzamento per Ghito va a momenti, sono curiosa di sapere cosa penserai di lui  dopo questo capitolo… sono inoltre contenta che tu abbia apprezzato il dialogo fra August e Kurapica, un abbraccio grande! ^^

Kagura92: *__* il tuo commento mi ha commossa, il tuo pensiero mi piace molto. È vero… io nelle mie ff a volte mi ci perdo ed è forse per questo che anche i personaggi ne risentono e la loro individualità si trasforma.
Il tuo ragionamento è molto sottile e così veritiero che mi ha profondamente colpita. Grazie per l’apprezzamento, per quanto riguarda la lemon vedrò di farla soft se e quando sarà, in modo da poter evitare il rating rosso (ho un po’ di paura a riguardo perché in genere ci vado giù pesante ^^”) ma non prometto nulla, non più… baci cara, ciao!!

Lepiumenonvolano: comincio subito chiedendoti il perché del tuo nick, ogni volta mi riprometto di chiedertelo e puntualmente lo dimentico, quindi l’ho scritto subito.
Rispondendo alla tua recensione… il perdono lo chiedevo sia perché ho aggiornato tardissimo, anche se ormai sta diventando un’ insana abitudine e sia perché ho di fatto scombinato l’intera ff con la fuga del caro Kurapica, cosa che sarebbe passata in secondo piano se non vi avessi informati della prevista lemon.
Ad ogni modo, ti sembrerò oltremodo ripetitiva, ma riesci sempre a cogliere le sfumature che imprimo al testo e seguire con attenzione i cambi di atmosfera. Sì, Kurapica è fuggito, di nuovo e Leorio si rivede in quell’aeroporto, ma ora sa che è colpa sua e forse non lo rivedrà mai più. È un malessere insostenibile il suo, che lo spinge a crogiolarsi nel suo dolore e a gettare la spugna, ora tutto sembra così inutile…
Kurapica invece pare accusare bene il colpo, ma la sua freddezza come al solito è solo ben costruita, staremo a vedere.
Per quanto riguarda il rendere i personaggi umani che dire, l’ambiente che ho scelto è abbastanza indicativo e quelle che sto descrivendo mi sembrano situazioni in cui chiunque di noi potrebbe ritrovarsi, quindi mi viene naturale descriverli sotto un ottica reale e viva, spero il mio non si riveli un fallimento.
 Per quanto riguarda il voler fare la scrittrice part-time, ti dirò che non ne ho nessunissima intenzione (anche se ti ringrazio per il complimento), mi godo la scrittura per quello che è, un diletto puro e semplice, un modo per poter togliere le briglie alla mia fantasia e farmi un giretto nei meandri della mia mente folle insieme ai miei personaggi preferiti ^^
Ad ogni modo non preoccuparti se non riuscirai a recensire con costanza, io stessa non so se riuscirò ad aggiornare frequentemente, che è peggio!
Ti ringrazio per il tuo graditissimo supporto e per le recensione che leggo sempre con notevole interesse. Grazie tante, un bacio!


Or dunque vi lascio finalmente al capitolo, godetevi la lettura perché non so quando riuscirò ad aggiornernare di nuovo ^^

Scontro Psicologico


Il proiettore si spense con un rumore cupo, le luci vennero riaccese.
Alcuni ragazzi si stiracchiavano, altri chiacchieravano tra loro o si organizzavano per formare gruppi di studio a causa degli esami imminenti.
Leorio non aveva certo voglia di chiacchierare, né di fare qualunque altra cosa non fosse sospirare e demoralizzarsi. Fra qualche giorno sarebbe stato meglio, ma fino ad allora aveva bisogno di lasciarsi trasportare dalla malinconia, di lasciarsi evincere dalla tristezza. Era stanco di apparire sempre allegro, forte e indifferente alle difficoltà della vita, davvero, questa volta voleva solo crogiolarsi nella sofferenza e nel dolore; la determinazione e la forza di reagire sembravano essersi volatilizzate.
Ghito lo osservava sottecchi mentre riponeva silenziosamente i suoi appunti nello zaino. Solo qualche ora prima aveva assistito impotente allo sfogo del suo migliore amico e aveva capito che Leorio aveva bisogno di tempo e comprensione, e lui di certo non gli avrebbe negato nessuna delle due, ma non per questo sarebbe rimasto con le mani in mano.
Chiuse rapido la zip e alzandosi afferrò Leorio per il polso.
<< Dai su, alzati! Allontaniamoci il più possibile dal  prof, non vorrei che ci obbligasse ad aiutarlo con il proiettore come l’altra volta! >> suggerì sorridendo.
<< Sì… >> acconsentì mogio Leorio.
Ghito notò che il blocco degli appunti del suo amico era pressoché immacolato, ma non poté biasimarlo.
<< Ti accompagno a casa! Tanto non ho alcuna intenzione di riaprire i libri fino a domani, questa lezione è stata a dir poco devastante… >>  cercò di distrarlo Ghito.
<< Va bene… neanche io ho voglia di studiare >> disse piatto il ragazzo alto.
Ghito fu lieto che Leorio avesse formulato una frase di senso compiuto e che fosse d’accordo con la sua proposta, il fatto che dall’inizio della lezione non avesse emesso altro che cupi suoni gutturali non lo aveva fatto ben sperare.

L’aria fuori dall’aula era piacevolmente frizzantina e aiutava a rischiarare la mente, l’odore della pioggia caduta al mattino ancora era intenso, ma le nuvole erano quasi scomparse del tutto e facevano sperare in una giornata migliore per il giorno seguente.
Gli ultimi raggi del sole investivano le alte costruzioni in mattone e donavano alle finestre un acceso colore arancione.
Ghito ritrovò un po’ di coraggio e si preparò ad un nuovo attacco, doveva conoscere la verità.
<< Ehm… Leorio? >>
<< Mh? >>
<< Hai… hai più incontrato Kurapica? >> chiese titubante socchiudendo un po’ gli occhi come se si aspettasse un pugno in pieno volto.
Leorio si irrigidì all’istante, bloccandosi sul posto e Ghito trattenne il fiato.
<< N-non sei obbligato a rispondere se non vuoi, scusa… sono stato un insensibile >> disse il ragazzo con i capelli mossi liquidando l’argomento, la risposta di Leorio non poteva essere più chiara.
Quest’ultimo sbuffò e riprese a camminare a testa bassa, un po’ più cupo, ignaro dei piani dell’amico.
“Quindi c’entra Kurapica” rifletté Ghito “bene”, per il resto avrebbe atteso un altro po’, avrebbe fatto qualche semplice commento e studiato attentamente il comportamento leggibilissimo dell’amico, poteva farcela. Certamente non voleva far intristire Leorio più di quando già non fosse, ma voleva sapere di quali colpe esattamente si era macchiato quel borioso ragazzino.

Arrivati alla stazione Leorio si lasciò cadere pesantemente su una panchina fredda e accanto a lui, come sempre, sedette Ghito.
<< Come sta Hiro? >> domandò allegro il ragazzo minuto, cercando di disperdere un po’ di quell’aria nera che li circondava.
<< A parte il fatto che mangia come un facocero, bene… >> mugugnò Leorio, ma una piccola increspatura sulle labbra tradiva il sorriso che faticava a comparire.
“Ottimo” pensò Ghito “ora strappiamogli un sorriso vero”.
Conosceva abbastanza bene le persone da sapere che raccontare dei propri animali domestici metteva di buon umore, inoltre sapeva bene quanto Leorio tenesse a quell’enorme gattone bianco e nero.
<< Mi sembra giusto… come farebbe altrimenti a conservare il suo peso-forma? >> affermò divertito Ghito.
<< Ma quale peso-forma! Quel gattaccio è obeso! Dovrei metterlo a dieta come mi ha detto il veterinario, ma se non gli do i croccantini mi assilla fino allo sfinimento, quindi vince sempre lui… Tsk! Quella palla di lardo mi farà finire sul lastrico! >> esclamò Leorio ora infervorato.
Ghito sorrideva apertamente ora, il suo amico si stava sciogliendo e non poteva esserne più felice, non poteva credere che ci fosse voluto così poco.

Continuarono a discutere circa le abitudini alimentari e non di Hiro per buona parte del tragitto, criticarono qualche professore particolarmente odioso e commentarono indiscreti la nuova acconciatura di Margaret, la ragazza saccente del primo banco, quando finalmente entrarono in casa.
Leorio sembrava aver riacquistato un po’ di serenità, magari solo superficialmente, ma era già un ottimo traguardo, pensò Ghito raggiante.
… Kurapica sicuramente non sarebbe riuscito nell’impresa.

Leorio effettivamente sentiva di stare già un po’ meglio. Sapeva che la tristezza era ancora in agguato, ma finché Ghito rimaneva al suo fianco, riusciva a dominarla. Gli era grato per questo.
Decise quindi di invitarlo a restare per cena e ovviamente l’amico accettò più che volentieri.
<< Ehm… Ghito… credo che però dovremmo accontentarci degli avanzi, sei avvertito. Sai… è un po’ che non faccio la spesa… >> lo informò Leorio un po’ imbarazzato, sorridendo nervosamente.
<< Oh, non preoccuparti! Anzi, sai che ti dico? Perché non andiamo a fare un po’ di compere? È ancora presto per cenare. >> suggerì il ragazzo dai capelli color sabbia.
Leorio ci pensò un attimo su, non aveva molta voglia di uscire, non ora che erano appena rincasati, ma aveva bisogno di distrarsi e di cibo soprattutto, così accettò.  
<< E va bene… ma prima dammi qualche minuto per rinfrescarmi. >> suggerì Leorio.
<< Ok, io intanto cerco Hiro >>
<< Quel ciccione… >> borbottò cupo il ragazzo alto allontanandosi verso il bagno e sistemando lungo la strada tutti gli oggetti che il micio aveva spostato durante la sua breve assenza.
Mentre riposizionava l’ultimo tappeto Leorio pensò che il rinfrescarsi avrebbe potuto benissimo tramutarsi in doccia, infondo era ancora presto… informò quindi l’amico del cambio di programma:
<< Ghito forse è meglio se opto per la doccia, ti stai annoiando? >> gridò dal bagno.
<< No-no, fai pure… comunque Hiro stava mangiando >> urlò il ragazzo magrolino di rimando.
<< E dove altro poteva stare quel lardoso… >> brontolò senza speranza.

Lo scroscio della doccia diede il via a Ghito che, abbandonato il gatto, iniziò a guardarsi intorno furtivo alla ricerca di qualche indizio. Sperava sarebbe giunta questa occasione.
Cosa poteva aver turbato tanto Leorio? Una lettera? Un regalo? No-no perché avrebbe dovuto deprimersi per un regalo? Magari durante il loro incontro poteva essere successo qualcosa… rifletté, ma sperava comunque di trovare prove concrete, indizi utili che lo aiutassero a comprendere.
Ascoltò la segreteria telefonica, stando ovviamente attento ai rumori provenienti dal bagno.
Si spostò poi in camera da letto sperando vivamente di non trovarci nessuna traccia di quell’odioso biondino. Non rinvenì alcunchè e sospirò sollevato. Aprì un paio di cassetti alla ricerca magari di un foglietto, un diario che potesse raccontargli l’accaduto, ma non trovò nulla.
Tornò in salone angosciato da un possibile precoce ritorno di Leorio, che per fortuna si stava attardando sotto la doccia.
Cercò fra gli enormi cuscini del divano, ma anche quello si rivelò solo una perdita di tempo. Non un singolo capello biondo, niente di niente. Demoralizzato si lasciò cadere sul divano scuro, si portò le mani dietro la nuca e osservò pensieroso la televisione spenta, uffa… si accorse con fastidio che nulla era cambiato dall’ultima volta che era stato lì. Si piegò di lato con l’intenzione di accasciarsi sul bracciolo, ma accidentalmente urtò il cordless grigio sistemato sul piccolo mobiletto accanto al divano. Neanche a dirlo, questo cadde immediatamente in avanti, rovinando su un portafoto in argento che ne colpì un altro, creando un favoloso effetto domino, il tutto accompagnato dall’elegante “tu-ru-ru” del telefono scollegato malamente dalla sua base.
Ghito si rialzò in un attimo affrettandosi a valutare i danni… fortunatamente nulla era stato irrimediabilmente compromesso e l’acqua della doccia continuava a scendere rassicurante. Poi però l’occhio gli cadde su un portafoto poggiato in avanti; strano, era convinto non fosse stato coinvolto nella caduta di gruppo…
Lo sollevò curioso, riconoscendo all’istante il suo acerrimo nemico, ma non era solo, con lui c’erano anche Leorio e un ragazzino dall’aria vispa e i capelli appuntiti.
Non fu però l’immagine in sé a colpirlo, conosceva il passato di Leorio, piuttosto fu il vetro rotto ad incuriosirlo. Poteva esser semplicemente caduto, ma il fatto che non fosse stato riposizionato al proprio posto lo lasciava interdetto, sapeva quanto Leorio tenesse a quei ricordi. Il pensiero che il suo amico fosse giunto al punto di fracassare un portafoto solo perché conteneva un’ immagine di Kurapica, non poté fare altro che rallegrargli lo spirito. Quella non poteva essere una semplice coincidenza…
Ora era sicuro di due cose: che Kurapica c’entrava eccome in tutta questa faccenda e che Leorio non ne voleva più sapere di lui. Perfetto.
L’enfasi si impadronì del ragazzo che, armato di nuova determinazione e sicurezza, rimise a posto il portafoto e si riaccomodò gongolante sul divano. Ora avrebbe avuto Leorio tutto per se…
Immerso in tali rosei pensieri, quasi non si accorse del suono del campanello.
Si alzò canticchiando dal divano e aprì la porta…

Gelo…

Due occhi acquamarina si specchiarono in due iridi topazio.

Gelo, gelo assoluto.

Nessuno dei due si mosse o pronunciò alcunché, immersi com’erano nella contemplazione feroce dell’altro.
Trascorsero minuti lunghissimi o forse pochi infiniti istanti, ma superata la sorpresa e il moto di stizza che la seguì, Kurapica si decise a rompere quel freddo silenzio:
<< Ho bisogno di parlare con Leorio, è qui? >> chiese il biondino sforzandosi di mantenere almeno una parvenza di cortesia.
<< Non credo sia affar tuo sapere dove si trovi ora Leorio. >> rispose rigido Ghito.
<< Questo non credo sia tu a doverlo giudicare, ora dimmi dove si trova Leorio. >> sibilò Kurapica ora apertamente minaccioso, la frase di Ghito non poteva esser interpretata altro che come un affronto.
<< Non sono affari tuoi. >> ribadì il ragazzo dai capelli castani.
<< Non sarò così magnanimo da ripetermi ancora, pretendo di sapere dove si trova Leorio. >>
<< Non-sono-affari-tuoi. Vattene e non farti più rivedere. >> alché Kurapica ridusse gli occhi a due fessure molto sottili, la voce si abbassò di un tono, le catene si materializzarono sulla sua mano destra.
<< Fammi entrare >> sibilò minaccioso.
<< No! VATTENE >>
Uno spintone fece barcollare Ghito per un attimo, ma non si spostò. Kurapica sgranò gli occhi per la sorpresa, non si aspettava di certo una simile forza o resistenza da parte di quell’esile ragazzo.
<< Leorio non vuole più vederti, mettitelo bene in testa, non gli importa più di te, povero illuso… lui ti ODIA >> affermò scandendo bene le ultime parole e sghignazzando divertito.
Quell’amore così totale per Leorio lo rendeva spietato come non lo era mai stato, alimentava la bestia che era in lui, dotandola di una forza mai vista. E la tenacia del biondo non faceva altro che farlo ruggire di rabbia repressa, spingendolo oltre i confini del buonsenso.
<< Lui ora sta con me… rassegnati. Sei solo un ragazzino patetico. >> ghignò ironico sbandierando una verità che non lo apparteneva, ignorando quali sconvolgimenti interiori stava ora vivendo il suo nemico.
Intuì però che qualcosa stava cambiando, la fiera che lo possedeva percepì d’istinto l’arrivo di un qualcosa di mostruoso tanto quanto se stessa.
Ghito osservò agghiacciato il cambiamento di colore delle iridi del ragazzo che gli si stagliava di fronte. Vide il sangue macchiare quei pozzi limpidi, sporcandoli del colore del delitto.
Stupito e spaventato al contempo vacillò un istante, e tale fu il tempo che occorse a Kurapica per approfittare della sua momentanea debolezza ed entrare in casa.
Il biondino si guardò attorno febbrilmente, se quelle parole erano vere… se quelle parole erano vere…
In quel momento comparve Leorio coperto solo da un sottile asciugamano, insospettito dai rumori provenienti dal salotto e Ghito in quel momento seppe di avere la vittoria in pugno.



NOTE POST-LETTURA: In questo momento sono sicura che vorreste colpirmi con il primo oggetto acuminato sotto tiro, dico bene? È  in questi momenti che mi sovviene il motivo per cui ho scelto di restare un’ autrice anonima, quindi mi accomodo un po’ di più sulla mia sedia e dipingo sul mio “bel” visino un ghigno malefico. Spero però che l’anonimato serva a proteggermi anche dalle maledizioni Voodoo, mah… speriamo bene.
Beh,  che ne dite, ve lo aspettavate??    

       
                                                                                                                                 Aka_Z
    

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Capitolo 8
*** L'ultimo raggio di sole... ***


Rieccomi ragazzi!!! Non vi preoccupate, non mi sono dimenticata di voi, né sono stata rapita dagli aliena o defunta in chissà quale assurda circostanza.
Capitolo stra-ricco di eventi, assolutamente da non perdere (mica l’ho detto perché lo scrivo io, nooo)
Purtroppo l’ispirazione (tanto per cambiare) non è stata costante e vista la complessità del capitolo, tra reazione, dialoghi e Kurapica (dio santo ma perché non parla come mangia?!) ho avuto una seria di problemi crescenti che mi hanno costretta a tornare sul capitolo circa un miliardo e mezzo di volte, e poi all’improvviso PUF! Rieccoti la cara, vecchia ispirazione e ho finito per terminare il capitolo tra la sera e la mattina dopo… ahhh i misteri della vita!

Invece volevo fare due “importanti” considerazioni su cui ho riflettuti su questi giorni (sì-sì, mo lo faccio cominciare il capitolo! Un secondo e che diamine!)
1.    Ma come mai in questo sito scrivo solo io storie su questa bellissima coppia? Mi pare che in giro ce ne sia solo un’altra scritta di recente, ma che credo coinvolga anche Quoll, uffa! Io mi sento sola e sperduta, senza possibilità di confronto! Dai su scrivete qualcosa! Ora come ora ho poca concorrenza… ma io sono per il gioco onesto, quindi aprite Word e cominciate a buttare giù qualche bella ff, inoltre ho voglia di leggere qualcosa su di loro che non sia stata orribilmente manovrata da me!
2.    Mi vergogno un po’ a chiederlo ma è una cosa che mi piacerebbe moltissimo… se qualcuno ha capacità artistiche superiori alle mie (ovvero disegnare orribili omini stilizzati), gli andrebbe di disegnare una scena di questo mio racconto? Vi lascio liberi di scegliere il momento che più vi ha colpito… beh, questo è solo un mio sogno che probabilmente resterà tale, ma perché non tentare mi sono chiesta? Mi piacerebbe poi inserirlo nella mia pagina autore, grazie molte davvero!

E ora passiamo ai ringraziamenti personali…

Yusaki: ti ringrazio moltissimo per i complimenti che, ovviamente, mi fanno davvero piacere. Sapere che secondo te ho caratterizzato bene Ghito (il mio primo personaggio “originale”) mi fa sbrilluccicare gli occhi di gioia *__*
Per quanto riguarda le maledizioni… d’oh! Spero di essere ancora in tempo per evitarle, e spero vivamente che questo capitolo ti piaccia, così magari mi lasci in vita fino a quando questa ff non sarà terminata, e se è così prevedo altri 183730293874 capitoli eheh. Un bacio, alla prossima!!

Kagura92: (detto in confidenza, hai notato quanto somiglino il tuo nick e quello di Kura92? Mi fate sempre confondere dannate! XD) passando ad altro… ti ringrazio come sempre per le tue commoventi recensioni, innanzitutto sappi che lascerei l’università anche subito per mettermi a scrivere solo ff, ma purtroppo prevedo che dovrò nutrirmi anche in futuro e quindi un lavoro lo devo trovare per forza, (uni=>lavoro=>cibo - equazione inevitabile, ahimè) per il resto, sono ovviamente più che lieta di farti provare emozioni e di regalarti atmosfere particolari, spero continuerai a seguirmi, un bacio, ciao!!

Kura92: (idem come sopra, Kura92, Kagura92 ahhh! Pure lo stesso anno di nascita! XD) ehehe a proposito di quello che hai detto nella recensione, qui scoprirai tutte le reazioni dei nostri amati personaggi, e sia dannato poseidone se non è vero che mi hanno fanno penare, soprattutto il caro Kurapica! chissà perché nelle mie ff lui finisce sempre per parlare pochissimo… eheh e chissà perché ogni volta che devo scrivere su di lui, tengo un libro ambientato nella fine del ‘700 e inizio ‘800 sulla mia scrivania =.=
Beh fammi sapere se le reazioni alla bugia di Ghito ti sono piaciute e le hai trovate coerenti o quantomeno realistiche… speriamo!! Un bacio, ciaooo!!

_pEaCh_: per la tua speranza di trovare presto il capitolo 8, diciamo che sospettavo fin dall’inizio che sarebbe stata solo una mera aspettativa, ma purtroppo non ho potuto fare di meglio.
Riguardo al perdono, ovviamente sei scusata, l’importante è che (se ti piace) continuerai a seguirmi.
Ad ogni modo credo che non l’hai fatto in quell’occasione, Ghito lo ridurrai in coriandoli in questa eheh. Povero ciccio… povero tanto quanto Leorio che non ci sta capendo un beneamato ciufoletto! vabbuò alla prossima, ciaoo!!

Elisa_: wow davvero aspettavi impaziente l’altro cap? Mi lusinga molto, anche se mi dispiace che poi tu abbia atteso tanto per questo… invece a proposito del gatto, ora devi dirmi se quello che ho scritto nello scorso capitolo potrebbe corrispondere a verità, se qualcosa non torna non esitare a dirmelo! (detto in confidenza io non ho gatti, per Hiro ho tratto ispirazione da un enorme gattone affettuoso che gironzola nell’ospedale dove faccio lezione e quello di una mia cara amica). Per quanto riguarda Ghito, mi sono divertita un mondo ad immaginarmelo frugare qua e là fra le cose di Leorio e poi fare supposizioni tutte sue… ma ora per lui mi sa che saranno cavoli amari, forse… chissà? Se ti va, fammi sapere la tua opinione anche su questo capitolo, un bacio!

Lemnia: sei fortunata perché avendo letto la mia ff solo ora, godrai di un aggiornamento iper-veloce, altrimenti “avoja” ad aspettare eheh XD ma vabbuò, ti ringrazio per i complimenti, sono davvero contenta che la mia storia ti abbia preso e che non vedi l’ora di leggere questo aggiornamento, attenzione però, non è indicato per le persona deboli di cuore, troppe emozioni! Eheh … mah, speriamo che ti piaccia, un bacio, alla prossima!

Un saluto speciale a lepiumenonvolano cui sono molto affezionata e che per motivi di forza superiore non è riuscita a commentare, spero tu possa leggere presto questi nuovi capitoli e farmi sapere cosa ne pensi.


Ringrazio anche chi ha messo il capitolo tra i preferiti, a tal proposito, volevo lasciare un commento a parte a kun (che probabilmente ora mi odia) e ribadire il concetto: scrivi un’altra LeeXGaa o ti mando dietro i miei scagnozzi! Fine della comunicazione, un abbraccio grande a tutti quelli che mi seguono!

Ultima cosa, per evitare di auto-spoilerarvi durante la lettura, vi consiglio di leggere senza visualizzare la pagina intera, ovvero leggere piano-piano andando avanti con il mouse lentamente, non so se ci siamo capiti ^^''


L’ultimo raggio di sole…

Leorio rimase interdetto e confuso osservando la scena impossibile che gli si stagliava davanti: Kurapica e Ghito che si fronteggiavano apertamente, nel suo appartamento.
Ma cosa voleva ora Kurapica? Perché lo guardava così… supplice? E per quale dannatissimo motivo non lo lasciava in pace?
Quando però notò con stupore che gli occhi del biondino non erano più acquamarina, si preoccupò. Fu irritantemente inevitabile mettere lui al primo posto piuttosto che se stesso.
Mise quindi da parte il suo dannato orgoglio e gli chiese con un tono apprensivo che assolutamente non voleva utilizzare:
<< Kurapica cosa è successo? Stai bene? >>
Ghito lo guardò stralunato, per un momento la sua determinazione vacillò, ma poi si rese conto che non era ancora finita, che poteva ancora vincere.
Le pupille di Kurapica invece si dilatarono per la sorpresa e la forte emozione, Leorio dopo tutto quello che era successo ancora si preoccupava per lui… allora non lo odiava così tanto…
Ma poi tornò freddo, gli occhi si ridussero a due fessure ancora rosse
<< Ebbene la situazione è questa? >> domandò gelido.
<< Eh? >> chiese Leorio sinceramente stupito.
<< Tu… e Ghito… >> affermò ora più incerto, non era sicuro di voler conoscere la risposta e ancor di più detestava l’idea di apparire come un debole e patetico ragazzino qualunque.
<< Io e Ghito… cosa? >> domandò Leorio che non riusciva a capire cosa c’entrasse Ghito in tutto ciò, o magari un idea se l’era fatta, ma era così assurda da non poter rischiare di rendersi ridicolo agli occhi di entrambi.
Il biondino trasse un profondo respiro e rispose:
<< State… insieme? >> insinuò con cautela.
L’aspirante medico sollevò le sopracciglia sbalordito.
La questione gli sembrava fosse scontata, ma perché Leorio non capiva? Che forse…? Ancora prima di ricevere risposta, Kurapica si voltò verso Ghito con sguardo omicida.
<< Tu… tu mi hai ingannato! Ti sei preso gioco di me… >> disse Kurapica con tono basso e minaccioso che rasentava la ferocia e continuò << È indubbio che se hai osato mentire su un argomento tanto considerevole, non meriti riguardo alcuno >> lo afferrò poi per il colletto della maglia, rivolgendogli uno sguardo carico d’odio.
Ghito sgranò gli occhi per un momento, ma un battito di palpebre dopo era tornato freddo e scrutava Kurapica gelido.
All’insolenza del ragazzo che non si piegava, una nuova ondata d’odio colpì in pieno il biondino. Dopo tutte quelle menzogne, osava ancora guardarlo negli occhi.
Caricò il braccio e chiuse il pugno pronto a sferrare il colpo, le catene tintinnarono come a voler avvisare Ghito del loro imminente arrivo. I muscoli di Kurapica erano tesi al massimo, con l’intenzione di fare male, ma Ghito non aveva paura; se non dell’amore, dell’amicizia di Leorio era sicuro e lui non avrebbe lasciato che venisse colpito… o forse sì? Ma il dolore non aveva alcuna importanza, agli occhi del suo amato sarebbe parso lui la vittima.
Alzò quindi il viso fieramente e non chiuse gli occhi nemmeno quando il colpo sibilò nell’aria fermandosi a pochi centimetri dal suo naso. Leorio teneva fermo il polso di Kurapica, aveva fermato il colpo. Il cuore di Ghito sussultò di gioia.
Kurapica invece frustrato più di prima, fissava il ragazzo minuto di fronte come a voler proseguire il colpo con lo sguardo. Non era finita, questo Ghito lo sapeva bene.
Leorio intanto osservava la scena con cipiglio scuro.
<< Kurapica spiegami perché stavi per colpirlo, ci hai messo molta forza nel pugno, potevi ferirlo seriamente. >>
Kurapica non distolse lo sguardo da Ghito, avrebbe tentato un altro colpo se solo Leorio avesse liberato il suo polso da quella morsa d’acciaio.
<< Kurapica dimmi cosa sta succedendo e di che bugia parli >> disse in tono perentorio.
Gli occhi cremisi del biondino dardeggiarono nella penombra del salotto. Ghito non si scompose.
<< Dannazione Kurapica, parla! >> ordinò, ma sta volta non si limitò alle parole, utilizzò la sua presa sul polso del compagno per farlo voltare verso di sé, posando poi entrambe le mani sulle spalle del ragazzo, scuotendolo.
Kurapica fu costretto a lasciare la presa sulla maglia di Ghito che si portò subito le mani al collo, tossendo un po’ e  massaggiandosi dolorante, e il biondino guardò Leorio negli occhi, di nuovo dopo quella notte.
Il cuore pompò veloce nel petto, poteva saggiarne i battiti e sentirne il rumore che rimbombava nelle sue orecchie più forte che mai. Lo spazio si riduceva ad una sola figura, Leorio, che gli si stagliava davanti occupando tutta la sua visuale.
Perché Leorio lo aveva fermato? Perché ora scuoteva lui e non Ghito? Possibile che avesse frainteso tutto? Eppure la situazione sembrava chiara…
Qualche parola soffusa giunse alle sue orecchie quasi sorde:
<< Ghito stai bene? >>
Leorio si preoccupava di Ghito… si preoccupava per Ghito… si preoccupava per lui…
Senza che potesse evitarlo una lacrima silenziosa scese sul suo viso illuminandone con la sua calda scia una guancia.
… era troppo tardi…
Chiuse gli occhi rassegnato, forse Leorio e Ghito non stavano ancora insieme, ma l’interesse di Leorio era palese, lui ora era di troppo. Rilasciò i muscoli delle braccia ancora in tensione, che caddero senza vita ai lati del suo corpo, come le sue speranze.
Sussultò però quando qualcosa di ruvido gli accarezzò la guancia bagnata, portandosi via il segno tangibile del suo dolore, fu allora che riaprì gli occhi, finalmente tornati acquamarina, e che vide Leorio sorridergli dolce, inginocchiato di fronte a lui.
<< Finalmente sei tornato… >> gli disse soave.
Ghito non poteva fare altro che osservare in disparte la scena, orripilato.
<< Dimmi cos’è successo Kurapica, ho bisogno di sapere… >> cercò di persuaderlo con il tono più dolce che possedesse.
Il biondino lo guardò stranito, gli enormi occhi azzurri più limpidi che mai e senza neanche accorgersene, come fosse in stato di ipnosi, rispose alle sue domande, senza mai interrompere il contatto visivo.
<< Lui mi ha detto che voi due ora state insieme… e che tu mi odi >> poco più di un sussurro e Leorio già era in piedi, dardeggiante di rabbia.
<< Quello che dice è vero? >> domandò iroso all’indirizzo di Ghito che non si scompose, nemmeno ora che i riflettori puntati su di lui erano quelli del suo adorato compagno di università.
<< No >> affermò sicuro, puntando le sue iridi nere in quelle dell’amico.
Leorio rimase basito e incredulo di fronte a tanta sicurezza, vacillò. Chi di loro due aveva detto la verità?
Guardò Kurapica i cui occhi ora erano coperti dalla lunga frangia chiara, sembrava una bambola, perfetta quanto inanimata, e poi c’era Ghito, così fiero e sicuro di sé, minuto e tenace.
Conosceva Kurapica da molto più tempo di Ghito, e gli avrebbe affidato la propria vita senza pensarci un attimo di più, si fidava ciecamente di lui, ma anche il compagno di università non aveva mai dato sentore di poterlo tradire, lo aveva aiutato e supportato, avevano passato bei momenti insieme.
Cosa doveva fare? Sentì di sprofondare nel pavimento, la decisione spettava a lui.

Eppure… eppure sapeva già chi avrebbe scelto, non aveva senso illudersi con questi stupidi ragionamenti, non serviva a nulla cercare una soluzione razionale, era impossibile, in questo caso, semplicemente, non esisteva.
Si portò nervoso il pollice alla bocca, era comunque una situazione complessa, sgradevole, non voleva arrivare a tanto.
Si mordicchiò irrequieto l’unghia, ma non appena la lingua si poggiò sul polpastrello, un familiare gusto salato eccitò le sue papille gustative, le lacrime di Kurapica… come poteva stare ancora a pensarci?

<< Ghito, esci da casa mia… >> disse flebile Leorio verso colui che non avrebbe più considerato un amico, quelle parole, anche se necessarie, pesavano più di quanto non  avrebbe mai immaginato.
<< Ma… come… >> per la prima volta Leorio vide Ghito privato della sua solita sicurezza, le parole stentavano a lasciare le sue labbra.
<< Ghito per favore esci… >> mormorò nuovamente abbassando lo sguardo. Dio come faceva male!
<< L-Leorio perché? >> il ragazzo era allarmato, incredulo, il petto che si alzava e abbassava frenetico, le lacrime che minacciavano di straripare.
<< Ghito basta vattene! >> ringhiò disperato. Era stato tradito, non poteva fare più male. Si voltò dandogli le spalle, si coprì gli occhi stanco e distrutto.
<< Leorio ti prego ascolta, è Kurapica il bugiardo, si è inventato tutto, fidati di me! >> tentò ancora, tenace come ogni volta.
…fidati di me…
Questo era troppo.
Leorio come rianimato, investito di una nuova terribile furia, si girò verso di lui, negli occhi vi era dipinta una sola, temibile parola “sparisci!”.
<< Fidarmi di te? Fidarmi di… te? Eh?! Mi hai appena dimostrato nel modo più crudele che questo è proprio quello che non avrei mai dovuto fare. Mi hai deluso… >>
Un passo verso di lui…
<< …umiliato… >>
Un altro ancora…
<< …ti sei preso gioco di me… e della mia amicizia… >>
Una mano che si alza…
<< E quel che è peggio… hai fatto soffrire anche Kurapica… >>
La maniglia che si abbassa…
<< e questo non te lo perdonerò mai… >>
La porta che si apre, un debole fascio di luce a illuminare la figura minuta del ragazzo dai capelli di sabbia, un fascio di luce che si allarga su di  lui, che lo investe con la sua simbolica forza.
<< Sparisci e non farti vedere mai più >>
Fu allora che le lacrime a lungo trattenute strariparono sul viso del giovane ragazzo dai lineamenti delicati ma dal carattere forte, fu allora che mille gocce salate solcarono le guance rosee di un ragazzo che aveva perso per sempre il suo amore, un amore che per lui era sua vita. Lacrime amare, lacrime salate, un dolore che lo avrebbe accompagnato nella tomba e fatto di lui il suo più fedele compagno. Una mano a coprire la bocca mutata in una smorfia di incontrollabile dolore, un dolore straziante, lacerante, così totalizzante da fare paura, così fisico da sembrare reale, così intenso da far desiderare che la morte sopraggiungesse presto.
Fu così che Ghito se ne andò, prese la sua borsa accanto al divano e se ne andò. Un ultimo sguardo verso la persona che non gli avrebbe più rivolto la parola e solcò quel confine invisibile che era l’uscio di casa… e sparì, così come gli era stato ordinato.



Leorio si asciugò velocemente gli occhi con l’avambraccio e fece sedere Kurapica ancora imbambolato sul divano mentre lui correva in camera per recuperare forza o almeno i pantaloni.
Tornò dopo una manciata di secondi e si accomodò accanto all’amico. Gli posò una braccio attorno alle spalle e lo spinse verso di sé.
<< Kurapica mi dispiace per quello che è successo, non volevo coinvolgerti in questa cosa… >> gli sussurrò fra i capelli luminosi.
<< Ti amo >> gli disse ancora, il cuore che batteva forte. Kurapica si irrigidì, lui si alzò, rilasciandolo dalla sua presa e correndo quasi per raggiungere la cucina, iniziando a trafficare con il pentolame, nell’intenzione remota di preparare un tè, nella necessità più urgente di trovare un’occupazione.
L’aveva detto…
Sapeva che doveva farlo, ma ora non ne era più tanto sicuro, forse era stato troppo precipitoso…
Ma dov’era finito quel dannato pentolino?!
Quando aprì la credenza si rese conto dello stato di confusione in cui era caduto: occhi sgranati, battito accelerato, fronte imperlata di sudore, gambe molli, neanche avesse appena assistito all’apparizione di un fantasma.
Eccolo finalmente!
Aprì il rubinetto, e riempì il pentolino con mani tremanti; ovviamente l’acqua straripò e dovette toglierne un po’, poi lo posò sui fornelli e accese il gas.
Un sguardo alla finestra e notò come ormai fosse calata la sera, l’ultimo raggio di sole che aveva accompagnato Ghito si era spento e le luci della città si stavano accendendo per illuminare le vie.
Era perso in quella contemplazione, quando una presa ferrea sulla schiena lo fece barcollare.
Kurapica era avvinghiato forte a lui, la presa ferrea, la fronte poggiata sulla sua ampia schiena.
L’aspirante medico poteva vedere le sue mani esili  intrecciate sul suo ventre, poteva immaginare il corpo di lui premuto contro di sé, sognarne in profilo delicato…
<< Anch’io… >> più debole di un sussurro, più flebile di una preghiera, più fioco di una candela ormai spenta, eppure lui l’aveva sentito, rimbombante come un concerto di campane il giorno di Pasqua.
A Leorio non serviva altro, si girò delicato in quell’abbraccio forzato, poggiò le sue grandi mani ai lati del viso roseo del compagno e lo alzò verso di sé.
L’emozione non poteva essere dipinta più magnificamente in quegli occhi acquamarina, davvero un miracolo di bellezza; e Leorio sapeva che quegli occhi così espressivi, quella pelle nivea, quelle labbra delicate, sarebbero stati suoi, ora e per sempre.
Si chinò verso di lui, poggiò la sua guancia su quella imporporata di Kurapica e vi si strofinò contro, inspirando il profumo gradevole dei suoi capelli, e poi portò le sue labbra su quelle frementi di lui e lo baciò.
Un bacio casto, dolce, non voleva profanare quell’essere perfetto, fu solo una delicata frizione quella che si scambiarono, ma non desideravano altro.
Kurapica chiuse gli occhi, lasciandosi trascinare dalle emozioni, fino a quando Leorio non si scostò, allontanandosi un poco per ammirarlo in tutta la sua beltà e poi gli scostò i capelli dal viso, in un gesto intimo e caldo, che sorprese Kurapica. Poi un bacio sulla fronte e una stretta più forte della precedente e fu così che restarono per un po’, crogiolandosi ognuno nel calore dell’altro, mentre l’acqua nel pentolino bolliva abbandonata.




NOTE POST-LETTURA: Sembra finito, eh? Mi sono spaventata notando quanto quest’ultima ultima parte assomigli ad una conclusione, se non avessi pensato ad una ricca serie di eventi che dovrebbero cominciare proprio nel prossimo capitolo, credo che probabilmente avrei terminato qui il mio racconto, spero non vi dispiaccia il contrario.

Vi lascio con le anticipazioni del prossimo capitolo sottoforma di titolo usuale nell’anime di HxH:
                                                  rapimento X università X mafia


                                                                                                          un abbraccio stritolante, Aka_Z!

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Capitolo 9
*** Metamorfosi Inversa ***


Lo so, lo so! Dovrei aggiornare più spesso è vero, ma non pensate che io vi abbia abbandonato per così tanto tempo solo a causa della mia pigrizia (che un po’ c’è sempre vista la mia indole), ma è perché trovo questa ff abbastanza complessa nella storia, nella caratterizzazione dei personaggi e nel linguaggio, una catastrofe insomma! Quindi impiego anni e anni a sfornare uno stupido capitoletto, ma dovete vedere che faccia ho quando lo finisco, una soddisfazione unica ve lo giuro.
Ma ora bando alle inutili ciance dell’autore e passiamo ai ringraziamenti, perché diciamocelo, la vostra recensione non ha prezzo!
Ah, per tutti quelli che stanno contribuendo alla campagna “fai uno scarabocchio e mandalo all’autrice che ne sarebbe taaaanto, ma taaanto contenta” grazie davvero di cuore, vi adoro!!! Spero di vedere presto le vostre opere =]

Kun: anche tu fornito di pigrizia cosmica? Beh anch’io, quindi sei perdonato senza remore.
Ti ringrazio per i meravigliosi complimenti, sai come far commuovere un povero autore che vive di storie e recensioni, graaazie!
Riguardo gli ottimi spunti per la trama leggi e vedrai, ho un po’ ( o_o ndTutti quelli che hanno già letto) sconvolto la storia, ma era quello che volevo fin dall’inizio… fammi sapere (se la tua pigrizia permetterà) ciao!! Bacio!
Ps_ per la LeeGaa aspetterò con pazienza (ma sappi che ne ho pochissima) XDD byeee

Yusaki: oh, meno male che ci pensi tu al povero Ghito, è stato scacciato da Leorio e si è beccato due pedate nel ciapet da tutti quelli che seguono la ff e che a quanto pare proprio non lo sopportavano, poreeello! È un po’ paraculo ma mi fa pena ugualmente.
Uhhh lemon dici? Magaaaara, la scriverei anche or-ora, ma mi sa che non è ancora giunto il momento e poi c’è chi non vuole che alzi il rating e quindi sono un po’ combattuta, credo la farò soft.
Ad ogni modo sono davvero felicissima che tu ti sia offerta per il disegno, ti è arrivata la mia mail di risposta? Perché non so se tu sia in vacanza, non abbia aperto la posta o se la mia ha avuto qualche problema. Grazie mille di cuore, un abbraccio stritolante!

Elisa_: c’è davvero bisogno che ti risponda? Hai anche già letto il capitolo, c’è gente che pagherebbe fior di quattrini per avere l’esclusiva (ehhhhh pfffff ndTutti) va bene, va bene, questa era proprio grossa! XD Ad ogni modo non voglio fare spoiler per gli altri, quindi ti risponderò privatamente. Grazie mille per aver super-visionato il capitolo, la tua opinione mi è stata molto utile. Ci sentiamo presto, ciao!! ^___-

Saku_chan the crazy dreamers: oddei che nick, ogni volta è una faticaccia XD ma per avere la tua opinione direi che ne vale la pena! Tornando a noi, le cose in questo capitolo si smuoveranno un bel po’, ci sarà più azione e meno romanticismo, spero ti piacerà ugualmente… comunque hai visto che ho aggiornato alla fine? Mannaggia a me, mi hai pure dovuto sgridare eheh, beh per quanto riguarda i disegni invece sono mooolto in ansia di sapere come stanno venendo, contando il fatto che le bozze che mi hai mandato erano già molto belle, soprattutto quella con i volti ravvicinati, di quella mi sono proprio innamorata! <3
Aspetto tue notizie, un bacio, ciao!!!

Lemnia: oh che bella la tua espressione, è proprio quella che volevo suscitarvi, sono contenta tu abbia colto lo spirito del capitolo ^^   dicendomi che non sono caduta nell’OOC mi fai davvero felice, ma io ho ancora molti dubbi a riguardo, non demordo però, prima o poi riuscirò ad impadronirmi della loro personalità e li farò IC bwahahahaha eheh speriamo… grazie per il commento, ciao!!

_pEaCh_: spero che il dolore dell’attesa non ti abbia fatto penare troppo, se invece è stato così, consolati sapendo che non sei stata l’unica, anch’io ho sofferto molto per partorire questo capitolo, speriamo che il bambino sia bello e sano… ad ogni modo mi rendi l’autrice più felice del globo dicendo che adori la mia ff, e sappi che questa tua adorazione è proporzionale a quella che io ho per te per aver scritto queste cose, la mia autostima ti ringrazia di cuore! XD
Fammi sapere cosa pensi di questo strano quanto inquietante capitolo, baciii

Kura92: ç_ç le tue recensioni mi fanno commuovere, graaaazie mille, mi fa sempre piacere sapere che voi lettori apprezziate così tanto il mio duro lavoro, questa ff in particolar modo, in quanto mi risulta un po’ ostica e per questo mi impegno forse anche il doppio rispetto agli altri lavori.
Sono inoltre contenta che tu abbia trovato le reazioni adeguate, c’è chi non la pensa così, ma siamo tutti diversi e ognuno probabilmente si sarebbe comportato in modo differente in quella situazione, io ho scelto quello che mi sembrava più consono, sono quindi felice che la pensiamo allo stesso modo.
Ehehe per quanto riguarda il rapimento… aspetta e vedrai uhuhuh
Un bacio alla prossima, ciaooo!!!

Kagura92: grazie!!! sono feeeelicissima che il capitolo scorso ti sia piaciuto, è stato un momento cruciale e speravo davvero di renderlo bene, c’è chi è stato d’accordo, chi no, ma mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate, nel bene e nel male. Davvero ti sto spronando a buttare giù una ff su di loro? Se è così non vedo l’ora di leggerla ** che bello-che bello-che bello!!!
Un po’ di tempo fa ti ho scritto una mail, ma non so se tu l’abbia letta, ad ogni modo ti ringraziavo per esserti offerta come disegnatrice *faccio i salti di gioia al pensiero*, comunque se e quando butterai giù qualcosa puoi contattarmi attraverso la sezione *contatta autore* poi ci scambiamo in privato l’e-mail se ti va.
Ah, nella mail ti dicevo anche che sì, frequento un particolare corso di laurea in medicina e chirurgia, ma come mai ti è venuto in mente solo ora? Eheh mi pare che di spunti ce ne fossero di più nei capitoli precedenti… mmh.
Beh, spero di risentirti presto, un bacio grande, ciao-ciao!

 
Volevo salutare anche Lepiumenonvolano, sappi che mi mancano moltissimo le tue bellissime recensione, spero tu tornerai presto fra di noi, un saluto speciale, ciaoooo!!!


Piccola nota prima di cominciare (si ancora sto qui a blaterare, e zitti!) bene, dicevamo… volevo avvertirvi che, soprattutto la parte iniziale, è un po’ forte,  niente di sconvolgente e chi legge il manga non credo sia debole di cuore, ma ci tenevo comunque a prepararvi psicologicamente. Non ne conosco il motivo, ma in questo capitolo la mia voglia di sangue e macabro si è fatta sentire particolarmente, non so, decidete voi se leggere o meno. (Nel testo ho segnalato il punto in modo tale che possiate tranquillamente saltarlo e andare oltre)


Metamorfosi Inversa

Era tornato a casa, distrutto, ma era tornato a casa.
Gli occhi gonfi, le guance rigate, un peso insostenibile allo stomaco, ma era tornato a casa.
Poggiato sull’ampio muro che circondava la villa dove abitava, attendeva pazientemente di essere almeno presentabile, agli occhi di suo padre non voleva apparire come un debole, lui non era un debole!
Si asciugò gli occhi con forza, e assunse un espressione dura, decisa, prima di premere il campanello del videocitofono.
Un suono elettrico fastidioso, il clangore del cancello che si apre e poi un uomo alto e nerboruto che compare sulla soglia, un insolito completo nero troppo elegante per un semplice portiere e due scure lenti impenetrabili a coprirgli gli occhi.
<< Bentornato signorino Ghito >> esordì l’uomo inchinandosi un poco.
<< Grazie Takuo >> rispose composto il ragazzo.
<< La stavamo aspettando, suo padre vuole vederla >> disse risoluto l’uomo.
<< Ora sono molto stanco, desidererei riposare un po’ prima… >> cercò di giustificarsi Ghito sebbene fosse conscio del fatto che non sarebbe servito a nulla.
<< Mi è stato riferito che si tratta di una questione urgente, la prego di andare ad incontrare subito suo padre >>
<< Va bene, va bene… ho capito… >> acconsentì rassegnato Ghito passandosi stanco la mano sul volto.
<< Mi permetta di accompagnarla… >> aggiunse l’uomo facendo strada.

Insieme attraversarono il giardino curato nel dettaglio ed entrarono nel grande atrio luminoso che ostentava ricchezza attraverso un lussuoso mobilio e opere d’arte uniche, dal valore inestimabile.
I variopinti pesci tropicali dell’enorme acquario a parete seguirono i due uomini febbrilmente.
<< Il signor Moroshima l’attende nel suo ufficio >> affermò l’inquietante figura fermandosi davanti ad una pesante porta laccata di rosso.
<< È in riunione? >> domandò Ghito con aria rassegnata.
<< No, è solo, aspettava il suo rientro. >> lo informò l’uomo mentre Ghito sgranava gli occhi sorpreso.




Un’ora dopo Ghito si chiuse la porta della propria camera alle spalle, lasciandosi scivolare fino a terra, la schiena contro la fredda superficie lignea.
Si portò le mani alle tempie, spingendo con forza, le lacrime che minacciavano di straripare.
Lui… lui non era così… non era così! E allora perché aveva accettato…?
Dannazione lui aveva rinunciato a quella vita! Perché ora vi era di nuovo invischiato? Impantanato in un mondo di sofferenza e dolore che lui aborriva, malediva con tutte le sue forze… o forse no..?
Lui odiava essere malvagio, lui non era crudele, lui non sopportava le ingiustizie… era bravo e generoso, lui voleva fare il medico! Salvare la gente, curare i sofferenti, aiutare il prossimo… sua madre sarebbe stata fiera di lui. Ma ora… ora cosa avrebbe detto?
Si cullò avanti e indietro, le gambe strette al petto, le braccia a circondarle, cosa doveva fare?
Dio… si sentiva un verme, ma non per quello che aveva accettato di fare, ma per quello che voleva fare.
Perché lui inconsciamente bramava il male, desiderava far soffrire, agoniava la vendetta, sapeva che era così, lo sapeva da tempo, ma quella parte di lui fottutamente buona lo bloccava, gli faceva provare rimorso e rimpianto, sentimenti che odiava, che facevano male.
Rivide sua madre piangere, supplicarlo… sarebbe riuscito a nascondere ancora quella che sapeva essere la sua vera natura? Il suo vero, inquietante Io?
Ringhiò di rabbia e frustrazione, le mani strette attorno alla testa pulsante.
<< Ahhhhhhh >>
La belva sopita dentro di lui si era svegliata, la sentiva, e ora ringhiava, ansimava, lottava contro quelle sbarre gelide, quella gabbia fredda, voleva uscire, sfogare la sua furia repressa. Troppo a lungo era durato il suo letargo, troppi anni erano passati; e anche Ghito ruggiva, intrappolato nella strettissima gabbia del senso comune, ma delle crepe si stavano formando, le sbarre si incrinavano sotto la potenza distruttiva del suo vero essere, della sua anima nera, dalle fenditure traboccava odio, denso come petrolio, scuro come la notte. Cristo… era giunta la fine.

Aveva smesso di opporsi, aveva smesso di lottare, silenzio… ora lui non esisteva più, qualcun altro aveva preso il suo posto, aveva rivendicato quello che un tempo era stato suo, suo e di nessun altro, ed ora ne era nuovamente il padrone.

Perché tentare di essere buono o generoso, quando quello che ricevi in cambio è solo dolore e sofferenza? Perché sputare sangue per aiutare il prossimo, se poi sarà proprio colui che hai curato ad infliggerti il colpo di grazia? Perché sforzarsi di sorridere ad un mondo che non perde occasione per umiliarti e ferirti? Perché?  

I suoi occhi ruotarono all’indietro, come stesse per perdere i sensi, ma poi tornò nel suo corpo, oppure vi tornò qualcun altro chissà… le pupille si strinsero, l’adrenalina iniziò a correre veloce nel suo corpo, il cuore risuonava forte nelle sue orecchie, era giunta l’ora della vendetta e suo padre non poteva scegliere momento migliore.
Quelle mani pallide si sarebbero macchiate di nuovo di un liquido indelebile e acre.
Respirò pesantemente… non aspettava altro.

Attenzione “non per stomaci delicati” se non ve la sentite potete passare oltre, questo paragrafo non è fondamentale ai fini della narrazione.

Gli occhi sbarrati gli donavano un aspetto malato, folle.
Si alzò da terra, un sorriso malvagio sulle labbra, una smorfia inquietante dipinta a colori scuri sul suo volto delicato.
Camminò con passo lento e calcolato, guardandosi intorno come fosse un luogo per lui estraneo, come se guardasse quelle quattro mura con occhi diversi… nuovi.
Passò le dita su un mobile chiaro accanto alla parete con fare felino, elegante, più avanti una gabbietta blu nascondeva un criceto paffutello che si dibatteva terrorizzato, cercando una via di fuga. Un istinto millenario gli diceva che doveva fuggire, scappare, ora! E non mentiva.
Ghito aprì lo sportello lentamente, un ghigno sadico che si allargava, deformando i suoi lineamenti androgini e catturò con velocità insospettabile il piccolo animaletto tramante. Lo guardò negli occhietti neri e lucidi, godendo della sua paura, pregustando il suo dolore e poi in un attimo serrò la mano in una morsa d’acciaio. Uno squittio acuto, poi più nulla.
Le budella dell’animale straripavano dal suo corpicino esanime, le unghie di Ghito avevano infranto la gabbia toracica del criceto e si erano conficcate nel palmo del ragazzo, nella sua stessa carne, frammenti di vetro martirizzavano il cadavere dell’esserino, brillando alla luce artificiale della lampada. Gocce di liquido scarlatto macchiavano il viso di Ghito, e lui rideva, sadico. Il male era tornato ad albergare nel suo corpo e lui godeva, godeva come non faceva da tanto, troppo tempo.

Fine parte macabra, potete tornare a leggere ^^



Per la prima volta in tutta la sua vita, Kurapica non riusciva a concentrarsi.
Le immagini delle diapositive lottavano contro quella di Leorio che prepotentemente si insinuava nella sua testa e un rossore diffuso finiva sempre per imporporargli le gote. Non si sentiva così da… da quanto? Sorrise… forse da sempre. Finalmente uno spiraglio di luce illuminava il suo orizzonte, descrivendogli il cammino da seguire, non era solo… il cuore batté forte a quella rivelazione.
Finalmente aveva realizzato l’entità dei sentimenti che lo legavano a Leorio e questo costituiva per lui un enorme traguardo.

Si riscosse dai propri pensieri scuotendo la testa. Dio, sembrava una ragazzina alla sua prima cotta! Doveva smetterla di comportarsi così! Si impose di ascoltare le parole del professore, ora doveva pensare al lavoro, Leorio lo avrebbe visto nel pomeriggio.

…Un tocco delicato, una leggera pressione, una morbidezza diversa dalla sua e ancora quel bacio tornava a farsi largo nei suoi pensieri, prova tangibile di quello che era successo solo la sera prima, unico, meraviglioso bacio.
Il vicino di banco di Kurapica che già da un po’ assisteva allo spettacolo che involontariamente stava offrendo il biondino, diede una gomitata al ragazzo seduto alla sua sinistra, uno studente dai capelli rossicci, e gli indicò Kurapica con un cenno del capo. Il ragazzo lo osservò qualche secondo, poi ridacchiò insieme all’amico; era la prima volta che vedevano quel ragazzo così serio e impeccabile comportarsi in maniera tanto stramba, probabilmente sarebbe stato lui l’oggetto delle discussioni durante la pausa pranzo.
Un rumore però li distolse da quel lieto intrattenimento, facendo voltare numerosi studenti, soprattutto dal fondo dell’aula. August era appena entrato e si era sistemato su uno degli ultimi posti.
Nulla di strano, gli studenti rivolsero nuovamente la loro attenzione verso la lavagna luminosa, tutti sapevano che al vecchio inserviente piaceva seguire qualche lezione e quando aveva un momento libero faceva il suo ingresso in aula, anche quando la lezione era ormai cominciata, ma era un uomo simpatico e benvoluto da tutti, professori compresi, quindi, finora, nessuno si era mai opposto apertamente alla sua presenza.

Alla lezione di botanica seguì quella di zoologia e infine l’ultima, la tanto temuta ora di chimica.

Mancava poco anche alla fine di quest’ultima, per la gioia dei numerosi studenti che popolavano l’aula, sebbene i più insofferenti avessero già abbandonato la classe da tempo, quando un sibilo tagliò l’aria e il professore si accasciò a terra, un forellino nero in mezzo alla fronte, i capelli bianchi che si impregnavano lentamente di rosso.
Qualcuno urlò sconvolto, ma la maggior parte degli studenti ancora faticava a realizzare l’accaduto.
In fondo all’aula cinque malviventi coperti da caschi integrali sfoggiavano le armi più disparate, l’uomo al centro teneva ancora la pistola puntata verso il punto dove poco prima stava il professore.

<< Il primo che si muove lo uccido >> esordì.

Il respiro degli studenti si fece più pesante, le lacrime scendevano sul volto di qualche ragazza, ma nessuno fiatò.

<< Tocca a te >> disse poi facendo un cenno del capo all’uomo alla sua destra. Gli altri malviventi continuavano a puntare le loro armi contro la folla di innocenti.

L’uomo stese il braccio e rivolse il palmo della mano verso gli studenti. Rimase immobile qualche secondo, poi mosse l’arto da sinistra a destra, come stesse pulendo una superficie invisibile. Ripeté l’operazione più volte e infine puntò il dito contro un preciso individuo.
<< È lui >> affermò senza scomporsi.
<< Prendetelo! >> ordinò il capo.
Due degli uomini che costituivano la banda si avvicinarono a lui che non si scompose, ma ingigantì enormemente la sua aura, preparandosi allo scontro. I due individui, investiti da tale potente energia indietreggiarono sorpresi per poi riprendere il controllo e avvicinarsi nuovamente.
<< Vecchio prova a fare resistenza e ammazzo uno per uno tutti gli studenti che ci sono qui dentro >> disse spietato il capo facendo partire senza alcun preavviso un altro colpo.
<< NOO! >> gridò l’uomo.
Il proiettile però non arrivò mai alla vittima predestinata, venne invece intrappolato tra le maglie di una lunga catena argentea, quella di Kurapica.

Gli uomini di certo non si aspettavano che qualcun altro in quella classe sapesse usare il Nen, ma sapevano pure che quel ragazzino aveva di certo fatto male i suoi conti, loro erano in cinque…

Intanto che i due omoni con il volto coperto legavano e imbavagliavano August con funi particolarmente resistenti, il capo aveva iniziato a scendere i gradoni della aula, mentre gli studenti trattenevano il respiro.
Scese lentamente ad una ad una tutte le scale, fino a ritrovarsi davanti a Kurapica, fronteggiandolo.
Puntò l’arma contro il volto del biondino che restò impassibile, il silenzio nell’aula si fece assoluto. I due si scrutavano vigili, immobili, l’uno di fronte all’altro, gli occhi alla stessa altezza. Poi due esplosioni ravvicinate che non sorpresero affatto Kurapica già preparato a riceverle con il suo Ren.
Non venne ferito.

Cos’erano allora quelle urla?

Con un tuffo al cuore capì che il bersaglio non era lui.
<< Takahiro noooooo!!! >> urlò un ragazzo scuotendo le spalle del compagno svenuto. Il sangue gli sporcava gli abiti, le mani, il volto, schizzava a intervalli regolari dai due fori sulla camicia
<< Nooo, noooo >> continuava a recitare come un litania il ragazzo dai capelli rossicci dondolandosi sul quel corpo esanime, fin quando un colpo non lo raggiunse alla testa e facendolo cadere sul banco con un tonfo sordo.
Kurapica era sotto shock, come… come aveva potuto fare una cosa del genere? quell’uomo era un mostro!
Era lui il suo avversario non quei ragazzi innocenti!
Con un pugno ben assestato Kurapica colpì al ventre l’uomo che aveva di fronte. Questi si piegò un poco, ma non emise alcun gemito.
<< Ebbene ora sai qual è il tuo avversario. Sei solo un vile, combatti con chi è tuo pari! >> affermò deciso il Kuruta.
L’uomo emise solo una bassa risata e quella fu l’ultima cosa che Kurapica sentì.



Quando riaprì gli occhi si trovava in una piccola cella metallica, pareti e pavimento rilucevano di una strana luce argentea, una superficie trasparente divideva la piccola stanza dal corridoio di stampo ospedaliero che vi si stendeva di fronte. Fredde luci al neon gli ferivano gli occhi.
Cercò di studiare l’ambiente intorno a sé, ma aveva ancora la vista appannata e i sensi offuscati, cosa… cosa ci faceva lì dentro?
Poi improvvisamente ricordò: gli uomini a volto coperto, i compagni uccisi, quell’uomo, poi più nulla, molto probabilmente quel tipo lo aveva colpito, ma quando, come?

<< Bensvegliato ragazzo >> disse una voce tranquilla accanto a lui.
Non pensava ci fosse qualcun altro nella cella. Lentamente girò il collo dolorante e stranamente intorpidito. Quello che vide non lo sorprese poi molto, August.
<< Cosa è successo? Perché ci troviamo qui? >> domandò Kurapica ancora frastornato. L’uomo si limitò a sorridere vagamente.
<< È  una lunga storia… >> rispose stancamente.
<< Ma perchè tu ti trovi qui? Erano venuti per te dico bene? Io temo di essere solo un ostaggio >> insistette il biondo.
<< Sei un ragazzo perspicace eh? >> rispose l’uomo bonario, ma non rispose alle sue domande.
<< Mi sento strano, troppo, cosa mi è successo? Tu dovresti aver assistito alla scena. >> affermò il Kuruta massaggiandosi le tempie.
<< A dire il vero non lo so. Quel tipo, il capo credo, ha praticamente mosso solo la mano e tu sei caduto a terra istantaneamente; o ha un colpo davvero veloce e micidiale, o ha usato una qualche sostanza, questo non saprei dirtelo. >> spiegò l’uomo dai capelli rosso argentei.
Kurapica cercò di ricostruire quel momento ma invano, ricordò solo che a causa della sua scarsa prontezza di riflessi due ragazzi erano morti. Strinse gli occhi con forza, dannazione era tutta colpa sua.
<< Ah non pensarci, non è colpa tua, neanche io ho fatto in tempo a fare nulla, lui, quel tipo… è davvero sadico e imprevedibile, non c’era modo di evitare la strage, fattene una ragione. >> disse pacato.
<< Strage? >> lo guardò incuriosito il biondino, quel termine non gli sembrava adatto; per quanto brutale poteva essere stato l’accaduto, non aveva coinvolto più di tre persone.
<< Dopo che sei svenuto quel mostro ha fatto fuori mezza classe, gli altri si sono salvati perché aveva finito le munizioni, che bastardo. Io dovrei sentirmi in colpa, non tu. >> riflettè amaramente il vecchio.
Kurapica però aveva smesso di ascoltarlo dopo la prima frase; mentre lui era svenuto, quel balordo aveva compiuto un massacro. Non poteva crederci, quale poteva mai essere il movente? Perché tutta quella crudeltà?
<< Per quanto mi sforzi non riesco invero a comprendere il motivo che lo abbia spinto a lasciare in vita me. Studiandone la indole mi azzarderei a dire che il suo umore avrebbe giovato della mia precoce scomparsa, dunque perché sono ancora qui? In una cella per giunta? >> Kurapica davvero non capiva e non capiva nemmeno perché con lui c’era l’umile inserviente della sua facoltà. L’ipotesi di un riscatto gli sembrava poco probabile, così come il movente di una vendetta, che c’entrasse il Ragno? No, era da escludere, loro non agivano di certo così, e mai si sarebbero presentati a volto coperto. E la Mafia? Forse era un ipotesi plausibile, ma lui lavorava in incognito, non sarebbe stato tanto facile scovarlo a meno di una soffiata. Che qualcuno avesse parlato? Ma chi? L’unico che conosceva il suo ruolo oltre la sua squadra era Leorio e lui non era stato di certo. Mmh stava cercando di risolvere un rebus eccessivamente complesso, con troppe variabili e poche notizie certe, non sarebbe mai arrivato a nulla andando alla cieca, doveva fare domande mirate e sperare in una risposta esauriente, ma senza dare troppo nell’occhio, infondo poteva considerarsi ancora in missione.
<< August tu… >> iniziò, quando dei passi provenienti dal corridoi risuonarono all’interno di quella strana cella. Entrambi ammutolirono, evidentemente era la prima visita anche per August.


Leorio nel frattempo gironzolava allegro per le viottole dell’università, salutava conoscenti, professori, accarezzava le foglie dei rari cespugli ancora verdi e fischiettava un motivetto ascoltato quella mattina alla tv, la vita non poteva sembrargli più bella.
Si sedette su una fredda panchina di pietra bianca, godendosi gli ultimi raggi del sole nell’attesa che Kurapica si facesse vivo. Strano non fosse già arrivato, in genere era lui il ritardatario.
Ad ogni modo non diede eccessivo peso all’evento, il suo umore era troppo roseo per ammettere qualsivoglia preoccupazione.

Il sole era calato oltre l’orizzonte offerto dai rigidi palazzi rossicci e ora il freddo si faceva più pungente. Leorio si strinse nella sua giacca inserendo l’ultimo bottone nell’asola e aspettò paziente.

Osservò l’orologio per l’ennesima volta, un’ora di ritardo, ora sì che poteva cominciare a preoccuparsi. Restare seduto su quella panchina iniziava a diventare insopportabile, il freddo era insopportabile, la gente era insopportabile e più di tutto non sopportava quella stridula vocina del cellulare che lo informava dell’irraggiungibilità del telefono di Kurapica.
Non poteva rimanere lì un momento di più, prese il suo zaino a tracolla e si diresse a passo svelto verso la facoltà di quel disgraziato. Lo avrebbe sentito, oh sì che lo avrebbe sentito!

Velocemente camminò per le vie dell’università, ma quando fu nelle immediate vicinanze della facoltà, capì che c’era qualcosa che non andava. Un vago senso di inquietudine iniziò a serpeggiargli dentro; troppa gente, troppo vociare, troppa agitazione e cos’erano quelle strane luci?
Attraversò il piccolo viale alberato che conduceva all’ingresso dell’edificio e, una volta superato, rimase come paralizzato.
Lampeggianti rossi e blu, ambulanze, volanti della polizia, un numero eccessivo di personale dedito alla sicurezza cercava di allontanare la folla di curiosi che iniziava ad accalcarsi all’ingresso, incuranti delle fasce gialle che delimitavano il perimetro della scena.
L’inquietudine lasciò il posto al terrore, cosa diavolo era successo?
Raggiunse di corsa un gruppo di studenti che sostava lì davanti, scansò un paio di matricole che bloccavano il passaggio e raggiunse la prima fila.
Sentiva il vociare eccitato e preoccupato dei ragazzi accanto a lui, ma non gli arrivò che qualche stralcio di conversazione.
<< … una sparatoria… quel ragazzo ha detto di aver sentito degli spari… >>
<< …no troppi morti, secondo me è esplosa una bomba… >>
<< … quel ragazzo era tutto sporco di sangue, era conciato davvero male, sarà morto? >>

Leorio sapeva che Kurapica di certo non era un ragazzo comune, sapeva difendersi e usare il Nen con grande abilità, ma era pur sempre un essere umano, e se per caso c’era di mezzo il Ragno o la Mafia sarebbe stato in guai seri, soprattutto se fosse stato da solo.
L’inquietudine non accennava ad abbandonarlo, anzi si acuiva ogni istante di più.

Vide un corpo esanime coperto da un anonimo telo di plastica sfilargli davanti per poi essere issato su di un’ambulanza che ne conteneva già altri tre. Non si era mai sentito così impotente in vita sua.
Gli tornò in mente Pietro e quello che non aveva potuto fare per salvarlo. Una fitta di dolore e rimpianto lo trafisse, il cuore batteva veloce nel petto come a voler schizzare via, doveva fare qualcosa, doveva sapere come stava Kurapica.
Fermò bruscamente un agente di passaggio e cercò di carpirgli qualche informazione, principalmente su cosa fosse successo o se per caso avesse qualche notizia su di un  ragazzo di nome Kurapica.
Altri individui preoccupati quanto e forse più di lui, si unirono accorati al suo appello, avevano bisogno di risposte, di certezze. L’agente si allontanò un poco, sapeva di non poter diffondere ancora alcuna notizia e probabilmente si maledì per essersi lasciato coinvolgere; sbrigativo informò la folla che ancora non c’erano notizie certe, che lì dentro era successo un putiferio e non poteva restare a chiacchierare qui fuori. I ragazzi ancora vivi li stavano trasportando negli ospedali della zona ed era lì che dovevano andare per avere notizie certe, lui non sapeva altro. Si voltò e rientrò nell’edificio senza aggiungere una parola.

Il caos che regnava in quel momento, era forse ben poca cosa rispetto a quello che infuriava nella testa di Leorio. Cosa doveva fare? Avrebbe avuto senso rimanere ancora lì?
Si maledì per la scarsa lucidità che dimostrava di avere in un momento del genere. Avrebbe voluto qualcuno accanto che potesse consigliarlo e rassicurarlo, ma sapeva di essere dolorosamente solo in quell’angosciante momento.
Inspirò profondamente ed espirò, doveva calmarsi.

Qualche minuto dopo pregò un paramedico affinché gli fornisse la lista degli ospedali nei quali erano stati mandati i feriti e si diresse velocemente fuori dall’ateneo.
 



NOTE POST-LETTURA:
Beh? Vi ho sconvolto? Un po' sì ammettetelo... e pensare che tutto quel bel popo' di roba che ho scritto fin ora poteva definirsi una sorta di introduzione a questo. Alla faccia della sintesi eh? Ben nove capitoli per entrare nel vivo! Ma che ci volete fare? Putroppo sono stata privata del dono della sintesi. Fatemi sapere se siete rimasti traumatizzati e non leggerete mai più la mia tenera e romanticosa ff, almeno mi preparo psicologicamente per il prossimo capitolo.

Un grazie enorme va a Elisa_ che ha “betato” questo capitolo e con la quale ho scoperto avere molte più cose in comune di quante mai avrei immaginato, grazie per l’aiuto, il supporto e i tuoi preziosissimi consigli, con sincero affetto Aka_Z



E con questo me ne vò in vacanza, buona estate a tuttiiiiiii

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Capitolo 10
*** Lacrime di sangue... ***


Ovviamente mi scuso per il ritardo, ovviamente avrei voluto postare prima, ovviamente la mia vita non mi permette certe libertà, ovviamente… basta, leggete il capitolo che è meglio.
Ah, oramai la storia ha preso una piega un po’ macabra, spero non vi sconvolgerete, ma siete ragazzi forti, su che manca poco.

Rispondo alle vostre recensioni (e ci mancherebbe):

Kun: Hola caro! Contenta di leggere nuovamente il tuo nome fra i “recensori”, lo ritengo un lusso vista la tua pigrizia, posso vantarmene? XD
Beh visto che la tua recensione era molto incentrata sulla lemon, ti risponderò subito: la lemon arriverà, su questo puoi giurarci, diavolo sono almeno 4 capitoli che la voglio scrivere! Guarda che piacciono anche a me, figuriamoci… ma non posso farti una previsione certa, il plot non è molto chiaro nemmeno a me. Ad ogni modo non demoralizzarti, la fine (quindi anche la lemon) è vicina!
Grazie mille per i complimenti (sei troppo buono) e… ma davvero hai visto una valanga? Figo! Forse…
Un bacione grande!!! (hey non vedo l’ora di leggere il prossimo cap della tua sasuXnaru!)

Kura92: eheh immaginavo che la parte del criceto potesse un po’ sconvolgere, certe volte proviamo più empatia per quei piccoli esserini che per altri umani, forse perché loro appaiono sempre innocenti ai nostri occhi. Odi Ghito? Mmmh non credo allora che con questo capitolo la tua opinione cambierà.
Grazie mille per i complimenti e per la perseveranza con cui segui la ff, un bacione!!

Elisa_:  a te non so davvero cosa dire se non grazie per aver betato anche questo capitolo! E non scusarti quando mi correggi le cose! Te l’ho chiesto io! XD ad esempio in questo capitolo, vuoi errori di distrazione, errori di battitura etc… c’erano tante piccole imperfezioni che ora grazie al tuo occhio pignolo non ci sono più, non potrei esserti più debitrice. Per non fare spoiler a chi si dovesse imbattere in questa risposta, soddisferò le tue curiosità a fine capitolo. Grazie ancora di tutto!!!

saku_chan the crazy dreamers: beh sì effettivamente sono successi un po’ di “imprevisti” lo scorso capito… e la ff ora ha un po’ più di carattere, ad ogni modo sono contenta che tu abbia apprezzato il cambio parziale di genere, un po’ di azione non fa mai male eheh.
Per quanto riguarda la tua mancanza di ispirazione non preoccuparti, ti capisco perfettamente, purtroppo non è una cosa che dipende da te. Una abbraccione, ciao!

_pEaCh_: eheh XD no August lasciamolo stare, ha già i suoi problemi e poi non potrei mai sottrarlo al nostro caro Leorio, per chi mi hai preso, per Ghito?! XD non sono tanto perfida... (forse). Invece per quanto riguarda la fluffosa fiction…
E’ MORTA! mwahahaha ora arriva il bello, sangue, budella, cervelli spappolati… no vabbè non esageriamo XD però un po’ di azione/macabro a me non dispiace anzi…
Coooomunque… ops! Mi sa che non ho fatto in tempo ad aggiornare e ora il tuo compleanno è passato, se è così TANTI AUGURI (anche se probabilmente un po’ (tanto) in ritardo…) un bacio, ciao!!!


Lacrime di sangue…

Con un sospiro Leorio depennò l’ennesimo ospedale dalla lista.
Non sapeva se essere più ottimista o più preoccupato. Kurapica poteva anche non esserci mai andato a quella lezione, ma allora perché non si era presentato all’appuntamento?

Mancavano solo due ospedali e Leorio non poteva essere più impaziente. Si erano ormai fatte le dieci e la testa cominciava a dolergli per la tensione e lo stress, o forse perché non si era concesso nemmeno una pausa per mettere qualcosa sotto i denti. Come poteva d’altronde pensare a magiare? La persona più cara che aveva era dispersa e il suo stomaco, che si contorceva stretto in una morsa d’acciaio, non faceva che ricordarglielo.

Varcò la soglia del grande centro ospedaliero e seguì le indicazioni gialle che conducevano al pronto soccorso. Il rumore delle ambulanze di passaggio gli arrivava ovattato, attutito dall’abitudine.
Entrò nella grande sala d’attesa ritrovando l’ennesimo angosciante spettacolo. Persone di ogni razza, età e ceto sociale aspettavano il loro turno stipati in panche rigide e scomode dall’aria anonima. Gemiti e rantoli di dolore e di fastidio si sovrapponevano fra loro riempiendo l’aria.
Leorio distolse velocemente lo sguardo e si diresse verso la bacheca dove ormai sapeva di poter trovare l’elenco dei feriti. Non era il solo a studiare quella lista, con lui c’erano un paio di ragazzi, probabilmente anche loro studenti e un signore e una signora di mezza età, quest’ultima era sull’orlo delle lacrime.
Leorio lesse con attenzione la lista mentre il cuore gli martellava furioso nel petto.
Niente. Kurapica non figurava nemmeno in quella stramaledetta lista, ma vi era ancora uno spiraglio di speranza, due ragazzi, era spiegato nel foglio, non avevano ancora ripreso conoscenza ed erano privi di documento di identificazione, chissà che tra loro non ci fosse proprio il suo biondino.
Non era sicuro di volere che Kurapica fosse tra quegli sconosciuti, infondo se non avevano ancora ripreso conoscenza voleva dire che le loro condizioni erano abbastanza critiche, però, se così fosse stato, la ricerca sarebbe finita e quantomeno poteva avere la certezza che fosse ancora vivo.
Con questa seppur minima speranza a rincuorarlo si voltò verso il foglio che invece indicava chi, purtroppo, non ce l’aveva fatta.
Respirò profondamente, socchiudendo le palpebre, poi iniziò a scorrere la lista con apprensione. Odiava questo momento, lo odiava profondamente e ogni volta sperava fosse l’ultimo, che nell’altro ospedale tutto sarebbe finito e invece si ritrovava ancora una volta con il cuore in gola e lo stomaco dolorante. Oltre al danno, la beffa, non sapeva con quale cognome Kurapica si fosse iscritto quindi doveva assicurarsi di leggere la lista attentamente e in tutta la sua interezza.

Settee Mariko… Uhyno Joshua… Zattal Petrok.

Grazie al cielo Kurapica non era fra di loro e Leorio, visibilmente sollevato, riprese a respirare poggiando la schiena al muro e rilassandosi un attimo.
La signora che prima osservava l’elenco dei feriti ora singhiozzava sulla spalla di quello che molto probabilmente era suo marito.

Leorio si diresse poi verso lo sportello e chiese di poter vedere le due vittime non ancora identificate.
Gli venne indicato l’edificio adiacente, terzo piano, stanza 325, a lui sì unì lo studente che prima studiava con lui la lista.

Entrati nel grande edificio indicato loro, cercarono il corridoio giusto che stranamente si rivelò assolutamente caotico e affollato. Le stanza straripavano di persone, medici, parole, vi era perfino qualche agente. Probabilmente era lì che erano stati portati i feriti scampati alla strage e le infermiere aveva sicuramente fatto uno strappo alla regola concedendo così tante visite e soprattutto a quell’ora tarda.

Leorio e il ragazzo entrarono nell’unica stanza silenziosa del piano, l’unica cosa che la riempiva, oltre il forte odore di disinfettante, era il ronzio delle macchine attaccate ai pazienti e il suono stabile dell’elettrocardiogramma.
A Leorio bastò una semplice occhiata per capire che quei due ragazzi addormentati non erano Kurapica, difatti uno era moro e l’altra era senz’altro una donna. Si apprestò quindi ad uscire dalla stanza, sebbene non ne avesse neanche varcato del tutto la soglia, mentre il ragazzo al suo fianco avanzava titubante verso i letti metallici.

L’aspirante medico ripercorse dunque il corridoio al contrario, catturando inconsciamente tratti di conversazione, improvvisamente però una parola ebbe il potere di farlo immobilizzare e tendere le orecchie: “Rapimento”.
Un ragazzo con un’evidente fasciatura al braccio parlava con un agente che prendeva diligentemente appunti su un anonimo taccuino.
<< Quell’uomo ha ucciso quasi tutti i miei compagni capisce?! Li ha freddati come se niente fosse! Quel tizio meriterebbe di morire in modo atroce! >> disse enfaticamente.
<< Comprendo il suo turbamento, ma per favore mi illustri quanto più dettagliatamente la dinamica del sequestro >> lo esortò l’uomo.
Leorio si accovacciò fingendo di allacciarsi una scarpa.
<< Il capo di quei… quei criminali, ha chiesto ad un suo scagnozzo di indicargli una persona, credo, ero abbastanza lontano da loro. Beh comunque sia questo alla fine ha fatto un cenno verso August, il nostro inserviente e un attimo dopo l’hanno catturato. >> cercò di spiegare lo studente.
<< Quindi secondo lei possiamo affermare che l’incursione aveva come fine ultimo quello del sequestro e non quello di un semplice atto terroristico ad esempio? Ci piacerebbe sapere la sua opinione. Ancora non riusciamo a dare un senso a ciò che è successo >>
<< Io davvero non lo so. Quando ero ancora lì pensavo che dopo aver preso August e quel ragazzo biondo se ne sarebbero andati, invece quel pazzo ha cominciato a sparare all’impazzata, così, senza motivo! >>

Ragazzo biondo? Pensò Leorio con ansia.

<< Volevo discutere con lei anche di questo secondo punto, mi descriva cosa è successo dopo, cosa ricorda di questo secondo rapimento >> disse l’agente cambiando foglio.
<< Sì ma dopo vorrei tornare dalla mia ragazza, sa… è ancora molto scossa >> supplicò il giovane.
<< Va bene >> acconsentì il poliziotto.
<< Beh… diciamo che i miei ricordi sono un po’ confusi, stavo pensando ad un modo per avvertire la polizia senza farmi vedere, quindi non ho seguito bene tutto quello che è successo, ma ricordo che ad un certo punto un ragazzo biondo delle prime file, non… non ricordo il suo nome, non eravamo amici, si è alzato per difendere gli altri credo e ha tirato fuori una specie di catena e non ho la più pallida idea del perché avesse un aggeggio del genere in aula, ma è stato davvero coraggioso, ha affrontato il capo e gli ha addirittura tirato un pugno, poi mi sa che si sono detti qualcosa, ma io ero troppo lontano e non ho sentito niente, alla fine così, di punto in bianco, il biondino si è accasciato a terra e quel tipo con il casco se l’è caricato in spalla e agente, mi creda, quel tipo non sembrava muscoloso, ma l’ha sollevato senza sforzo, con una mano sola!!! E dire che era alto quanto quel ragazzino biondo, non di più. Beh comunque sia questo è tutto quello che so, quel criminale poi se n’è andato con quel ragazzo in spalla, ma prima di lasciare l’aula ha fatto quello che ha fatto. >> concluse con amarezza.
<< La ringrazio molto >> affermò l’agente << la sua testimonianza ci sarà di grande aiuto. Se avremo altre domande da rivolgerle la contatteremo >>
<< Ok, arrivederci >> disse sbrigativo il ragazzo prima di rientrare nella piccola stanza sovraffollata.

Leorio ancora a terra, era visibilmente scosso.
Quindi era questo quello era successo a Kurapica? … era stato… rapito?
Un ragazzo biondo, le catene… e poi cos’altro si poteva aspettare da lui se non che intervenisse per salvare i suoi compagni? Ma come biasimarlo… probabilmente, anzi sicuramente, anche lui avrebbe fatto lo stesso.
Ma ora cosa poteva fare? Non sapeva chi fossero quei criminali né che fine avessero fatto, non aveva nulla in mano, dannazione! Come avrebbe mai potuto anche solo avvicinarsi a loro? … a Kurapica? Doveva forse lasciare che se ne occupasse la polizia? No, non poteva starsene con le mani in mano, non quando c’era di mezzo la vita dell’unica persona di cui gli importasse realmente qualcosa, doveva agire e in fretta anche, ma come?

Si diresse velocemente fuori dall’edificio, sarebbe tornato all’università, avrebbe cercato nuovi indizi, scoperto qualcosa, ecco cosa avrebbe fatto. Doveva tornare dove tutto era cominciato. Non importava come, ci avrebbe pensato strada facendo.
Riattraversò la sala d’attesa del pronto soccorso immerso nei propri pensieri. Lo sguardo vagò perso verso l’elenco di nomi che qualche minuto prima aveva letto con così tanta apprensione e sorprendentemente scorse un profilo conosciuto.
Lunghi capelli color prugna, denti sporgenti… quella donna non poteva essere altri che…
<< Senritsu! >> esclamò Leorio con enfasi, ma la donna si era già voltata verso di lui.
<< Mi sembrava di conoscere il battito di questo cuore… la sua musicalità è davvero unica >> affermò la donna sorridendo.
<< Senritsu ho bisogno di parlarti di Kurapica, ti prego… troviamo un posto tranquillo >> disse allarmato.
<< O-ok >> accettò lei sorpresa da tanta agitazione.
Leorio la prese per mano e la condusse fuori, al freddo della notte. Quando raggiunsero un posto abbastanza isolato, l’aspirante medico si voltò verso di lei e le disse con urgenza:
<< Sei venuta qui per Kurapica giusto? Avete notizie di lui? >>
<< Avverto la tua preoccupazione Leorio, ma vedrai che la cosa si risolverà presto, sono fiduciosa a riguardo, Kurapica non è uno sprovveduto >> rispose con gentilezza.
<< Lo so che non è uno sprovveduto, ma è solo ed è stato rapito, ora sarà chissà dove e noi non possiamo fare niente per aiutarlo! Come posso pensare che andrà tutto bene? Dobbiamo andare a cercarlo, ma non posso andarci da solo, mi serve il tuo aiuto Senritsu, ti prego! >> ora che ne parlava si scopriva più preoccupato che mai.
<< K-Kurapica è stato rapito?! >> balbettò la donna.
<< Perché non lo sapevi? Beh effettivamente se ti trovi qui in ospedale stavi cercando una pista. Merda, speravo potessi aiutarmi… >> disse rassegnato Leorio passandosi stancamente una mano sul viso.
<< Leorio collaboriamo. Tu ci dici quello che sai e noi ti consentiremo di partecipare alla ricerca ok? Tanto so che sarebbe impossibile tentare di lasciarti fuori… ora accompagnami all’auto e raccontami tutto quello che hai scoperto su Kurapica, poi andremo nella nostra base e prepareremo un piano, dobbiamo cercare di mantenere la calma, solo così potremo agire razionalmente. >> disse la donna cercando rassicurazione nelle sue stesse parole.
<< Va bene >> accettò Leorio.


Leorio davvero non si aspettava che quell’energumeno davanti all’auto fosse un hunter professionista, anzi, si stava già preparando ad uno scontro.
<< Leorio questo è Basho >> disse sorridendo Senritsu << non è pericoloso, tranquillo >> aggiunse dopo aver appurato lo stato d’animo del giovane medico.
L’uomo nerboruto con il ridicolo gilet lo salutò allegramente, Leorio fece un leggero cenno con il capo.
<< Basho ti spiego tutto strada facendo, ora torniamo alla base, ho scoperto che fine ha fatto Kurapica >> affermò la donna ora seria.


Basho parcheggiò in uno squallido vicolo di periferia che però a Leorio era tutt’altro che sconosciuto.
Scesero dall’auto e percorsero un breve tratto a piedi. Leorio li seguiva sempre più sconcertato. Il parco, le vetrine, il bar… tutto stava assumendo un’aria sempre più familiare e recenti ricordi riaffioravano con prepotenza. Quando poi svoltarono in un vicolo senza uscita, dopo aver superato quella famosa insegna arancione, Leorio non riuscì più a trattenere la propria curiosità.
<< Qualche giorno fa mi era sembrato di vedere Kurapica svoltare proprio in questo vicolo… quindi non mi sbagliavo, era proprio lui! Ma… allora non è a fondo cieco come credevo! >> domandò più a se stesso, prendendosi una tacita rivincita con Ghito che non gli aveva creduto.
<< Ovviamente abbiamo utilizzato degli stratagemmi per evitare che la nostra base venisse scoperta troppo facilmente, ma purtroppo i fondi a nostra disposizione sono quelli che sono e il nostro sistema di sicurezza è tutt’altro che eccellente, ma abbiamo cercato di arrangiarci. >> spiegò comprensiva << innanzitutto come puoi notare abbiamo scelto una zona decisamente malfamata, dove la gente tende a non immischiarsi, beh non che la nostra disponibilità economica ci permettesse di meglio effettivamente… >> disse arrossendo.
<< Insieme al nostro budget si è ridotto pure il nostro stipendio, se non fossi ricercato dalla Mafia me ne sarei già andato da un pezzo! La vita merita di essere vissuta a pieno, qui non combiniamo niente da mesi! >> grugnì Basho.
<< Ad ogni modo >> proseguì Senritsu << per tutelarci da eventuali intrusi abbiamo adottato un semplice stratagemma di riconoscimento del Nen e una banalissima materializzazione. Questo muro >> disse tastando la superficie della parete in mattoni << non è altro che Nen. Il nostro collega Dost è davvero abile in questo genere di materializzazioni. Lui aspetta all’interno, e quando qualcuno della nostra squadra espande la propria aura lui dissolve il muro e ci consente di entrare. Non è molto, ma finora ha funzionato >> concluse con un sorriso; poi utilizzò questo espediente e il muro scomparve rivelando uno stretto passaggio con delle scale che conducevano al piano superiore e terminavano con una porta in legno deteriorata dal tempo. Questa si aprì non appena Basho e Senritsu raggiunsero il pianerottolo, rivelando un uomo biondissimo, con lunghi capelli lisci legati in una coda bassa e una canottiera bianca che metteva in evidenza il fisico prestante. I colleghi lo salutarono cordialmente, Leorio si presentò.

<< Leorio dici? Che nome strano, ma non più del mio infondo, il mio nome completo è Dostan Kaitan III, ma puoi chiamarmi Dost >> suggerì con un sorriso, stringendogli la mano in una morsa d’acciaio.
Leorio guaì internamente, che presa eccezionale! Sì stupì che non fosse del potenziamento…

Una volta varcato l’ingresso si accorse di quanto quell’appartamento fosse spartano, il salotto con angolo cottura comprendeva un tavolo con sei sedie di legno, un misero cucinino a gas e sorprendentemente un’enorme libreria semi-vuota e numerosi scaffali inutilizzati seminati in giro per la stanza. Le stoviglie invece sembravano essere state riposte presumibilmente nell’enorme credenza sopra il fornello.
 Che i mobili fossero stati dati in dotazione con la casa? Perché sembravano essere decisamente inutili alla comitiva e alquanto stridenti con l’appartamento sostanzialmente spoglio.
Senritsu parve leggergli nella mente e si affrettò a svelare l’arcano mistero.
<< Dost è un ottimo carpentiere, ha costruito lui tutti questi mobili, sebbene gli oggetti di uso quotidiano effettivamente scarseggino in questa casa… è il suo hobby, nonché la sua ex-professione, quindi abbiamo sfruttato la sua abilità e passione >> disse rivolgendo un sorriso all’uomo << per abbellire e riempire questo minuscolo appartamento. Prima era pressoché vuoto >>

Sotto consiglio di Senritsu, in questo momento più materna che mai, i tre uomini furono invitati a cenare e risposarsi, in modo da poter ragionare a mente lucida il giorno seguente e intavolare un piano di ricerca dettagliato. Erano successe molte cose quel giorno e la mezzanotte era oramai passata da un pezzo, quella sera avrebbero dovuto lasciare le cose in sospeso sperando che Kurapica se la cavasse, almeno per il momento.

Leorio fu invitato a riposare nella camera di Kurapica. L’aspirante medico seppure titubante accettò.
Dischiuse la porta ancora turbato, non se la sentiva di andare a dormire, sentiva, sapeva che il suo biondino aveva bisogno di lui, ma cosa poteva fare? Non avrebbe ottenuto risultati importanti senza l’aiuto della squadra, lo sapeva benissimo, non era un ottuso, ma i suoi sentimenti combattevano costantemente con la sua ragione e lui stava impazzendo.
Entrò nella stanza sospirando frustrato, dando un’occhiata in giro e notando che quel piccolo ambiente spartano si adattava perfettamente a quello che Kurapica poteva apparire ad un estraneo: freddo, preciso ed essenziale, ma Leorio sapeva che era solo una maschera, o meglio, quello che lui sarebbe voluto apparire, certo bisognava andare a fondo per capirlo, molto affondo.
Quel dannato è chiuso come una cozza! Si ritrovò a pensare o forse un’ostrica sorrise a se stesso perché al suo interno nasconde un grande tesoro…
 
Poggiò la borsa a tracolla sulla scrivania, lasciandosi poi cadere pesantemente sul piccolo letto singolo, incrociando le braccia dietro la testa e osservando pensieroso il soffitto, lo stesso soffitto sul quale lo sguardo di Kurapica si era soffermato così tante volte.
Leorio si rialzò poco dopo con un potente colpo di reni, non doveva deprimersi! L’avrebbe ritrovato, a tutti i costi.
“Andrà tutto bene” si ripeté “tutto bene…”


Sentiva il sangue colargli dalle numerose ferite sul petto, solleticandolo mentre scendevano giù a macchiargli la tunica chiara. Il dolore sembrava attenuarsi, o meglio, probabilmente era il suo corpo che si stava desensibilizzando, ormai non riusciva più a distinguere da dove provenisse, da quale delle numerose lacerazione avesse preso vita.
Il petto, i fianchi, le braccia pulsavano senza tregua e la carne viva a contatto con l’aria bruciava, eccome se bruciava! Ma non poteva cedere alle provocazioni del suo carnefice, ne andava della sua dignità e questo era un motivo più che sufficiente per continuare a lottare, ma in cuor suo sapeva che non era solo per questo che pativa quelle umiliazioni in silenzio, che combatteva a denti stretti, senza emettere un fiato. Aveva bisogno di sentire quanto valeva, che lui era la scelta giusta e si rimproverava ogni qualvolta un sottile gemito gli sfuggiva dalle labbra quando quella lama di vetro affondava nella sua carne che si apriva senza opporre resistenza.

<< Il dolore della carne non è nulla se confrontato a quello dello spirito. Ritieniti fortunato, a me non è andata altrettanto bene >> gli confidò il suo aguzzino con voce atona, la stessa con la quale lo aveva tirato fuori dalla cella e aveva ucciso i suoi compagni di università.
<< Cosa speri di ottenere infliggendomi queste sofferenze? Tu stesso hai ammesso che non saranno mai paragonabili alle tue! >> disse enfatico Kurapica mentre la mano del suo carnefice si avvicinava pericolosamente al suo volto.
<< Vendetta >> rivelò oscuro, mentre i suoi occhi scuri si riducevano a due fessure.
<< Questo non ti ridarà ciò che hai perso >> affermò il kuruta con voce ferma << … ma posso facilmente comprendere il tuo gesto… >> gli confidò con un velo di amarezza.
Il carceriere ebbe un istante di tentennamento, o forse solo di riflessione, qualcosa negli occhi di quel ragazzo biondo denotava una grande forza di volontà e sicurezza, ma erano amari e cinici, forse dopotutto anche lui conosceva il dolore, quello vero, ma questo di certo non lo avrebbe fermato, oh no che non lo avrebbe fermato, voleva la sua rivincita, la sua dolce, dolcissima vendetta, e l’avrebbe avuta, a costo di perdere per sempre se stesso, e forse qualcosa di più.
Ghito, o ciò che di lui restava, avvicinò la mano al volto del giovane kuruta, come fosse in procinto di accarezzarlo, lento e dolce, ma qualcosa si materializzò nel suo palmo, una scheggia di vetro ma riflettente: uno specchio.
Kurapica osservò quel frammento acuminato volteggiare sulla mano del ragazzo qualche secondo, in una danza lenta e innaturale, come fosse privo di peso, sospeso nel vuoto. L’oggetto infine cessò il suo movimento, consentendo al giovane di scorgere il proprio riflesso, i capelli arruffati, gli occhi lucidi e labbra torturate per impedirsi di gridare, distolse lo sguardo con vergogna. Questo però Ghito nemmeno lo notò, le sue dita affusolate circondarono lo specchio con tenerezza, quasi con ossequiosità e lo poggiò delicato sul viso del biondino che non si mosse. Infine, con una leggera pressione, la punta acuminata penetrò nella carne dello zigomo, immediatamente sotto l’occhio sinistro. Una goccia di sangue stillò dalla ferita appena accennata e fu allora che Ghito tolse lo specchio, lasciando libera la goccia di seguire il proprio corso e percorre quel viso diafano fino a morire sul petto nudo del ragazzo, come una bellissima lacrima scarlatta.
Ghito osservò estasiato quello spettacolo sublime.
<< Oh sì, piangi… la tua ora è appena giunta! >> disse enfatico mentre riposizionava la lama laddove il tutto era iniziato e incise la carne con misurata forza, aprendosi sotto il suo tocco leggero ma deciso. E scese, scese giù fino alla mascella, percependo sotto il suo tocco il fruscio della cute che si divideva ed osservando eccitato il liquido porpora macchiare quel viso immacolato ma che lui sapeva essere sporco, mostrando al mondo la vera natura di quell’infimo ragazzo dai capelli dorati.
<< Leorio… >>

Chi dei due avesse pronunciato quel nome non c’è dato saperlo.



NOTE POST-LETTURA: innanzitutto ringrazio come sempre Elisa_ per aver corretto il capitolo e sì che gli errori sta volta non erano tanto pochi, inoltre prendo come spunto una sua domanda per chiarire un concetto: forse Leorio è un po’ troppo apprensivo in questa ff, forse esagera nel temere per la vita di Kurapica (che non è affatto debole e ingenuo), ma io ho immaginato Leorio proprio così, un ragazzo dolce e apprensivo, che farebbe di tutto per proteggere le persone cui vuole bene. Sa che loro sono forti e sa che non sono poi così sprovveduti, ma sa anche che non potrebbe mai fare a meno di loro e che preferirebbe soffrire lui al loro posto e che non riesce a stare tranquillo, soprattutto se quella persona è il ragazzo con cui ha appena intrecciato il suo destino, sta volta per sempre, avrebbe detto.

Ringrazio inoltre tutti coloro che continuano a seguire questo racconto nonostante io non faccia altro che farglielo odiare grazie ai miei sorprendenti ritardi e al piacere perverso che riservo al macabro. Grazie di cuore ragazzi, un bacio… Aka_z

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