Come prima e più di prima di aka_z (/viewuser.php?uid=41372)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come prima e più di prima ***
Capitolo 2: *** Immagine riflessa... ***
Capitolo 3: *** Lacrime di pioggia e gocce di felicità ***
Capitolo 4: *** Qualcosa di più… ***
Capitolo 5: *** Lampi nel cuore, brividi nel cielo ***
Capitolo 6: *** Umano... ***
Capitolo 7: *** Scontro Psicologico ***
Capitolo 8: *** L'ultimo raggio di sole... ***
Capitolo 9: *** Metamorfosi Inversa ***
Capitolo 10: *** Lacrime di sangue... ***
Capitolo 1 *** Come prima e più di prima ***
COME
PRIMA E PIU’
DI PRIMA:
Pov
Leorio
Te ne sei andato… ancora una volta… un saluto
veloce, uno sguardo deciso e sei salito a bordo di quel grande
dirigibile, portando Senritsu con te.
Mi hai lasciato solo di nuovo… ma so che lo hai fatto
perché il tuo destino è già stato
scritto e ahimè, tu lo stai seguendo con passo deciso, senza
voltarti…
Chiudo la porta della stanza che hai usato in questi giorni, quando
quella strana febbre ti ha assalito… la chiudo come fosse
quella parte dei ricordi in cui tu regni sovrano, quella parte di me
che resterà per sempre tua, ma alla quale ora voglio
sfuggire…
Osservo il cielo attraverso le piccole finestre di questo palazzo ormai
ridotto in macerie e noto un dirigibile solcare
l’orizzonte… lotto invano, voglio allontanarmi da
te Kurapica, basta! Le immagini e i ricordi che ho di te mi vorticano
nella mente senza respiro, lasciandomi nudo di fronte alle mie
emozioni… ed io ho tremo dal freddo…
Anche Gon e Killua ora partiranno per inseguire il loro obiettivo,
Greed Island li attende impaziente… ed io tornerò
ai miei studi, più solo di quanto non lo sia mai
stato…
Intanto sul dirigibile…
Kurapica rivolse ancora una volta il suo sguardo sulla città
che lenta si perdeva sotto di lui. Rivide per l’ennesima
volta il volto abbattuto di Leorio quando gli aveva comunicato la sua
decisione di ripartire, e lo rivide ancora prima di salire a bordo,
triste e rassegnato.
Si sostenne con entrambe le mani al sottile corrimano in legno,
sentendosi improvvisamente pesante, poggiò la
fronte contro il vetro freddo dell’ampia finestra e chiuse
gli occhi.
Un lungo sospiro gli scivolò fuori le labbra appannando un
poco il vetro.
Perché continuava a rivederlo? Perché era sempre
nei suoi pensieri? Non capiva… perché non Gon o
Killua? In fondo erano suoi amici proprio come lo era Leorio, no?
Di nuovo quegli occhi… di nuovo quella voce
profonda… e ripiombava nella malinconia… ma
doveva partire, non era un desiderio, piuttosto un bisogno.
Batté la punta del piede contro la moquette viola,
pensieroso, riaprì poi gli occhi, tornando a scrutare gli
enormi grattacieli che si ergevano alti l’uno accanto
all’altro. E la mente tornò inconsciamente a
lui… rifletté su quanto tempo
sarebbe trascorso
prima di poterlo rincontrare e poter di nuovo ridere delle sue
figuracce.
Sospirò ancora, cercando inconsciamente con lo sguardo il
palazzo rovinato dove ora, presumibilmente, poteva trovarsi Leorio.
<< Il tuo battito è strano… sicuro
di star bene? >> chiese dolcemente Senritsu facendolo
sobbalzare.
<< Oh… sei tu… mi hai
spaventato… >> disse Kurapica ancora un
po’ scosso.
<< Perdonami… pensavo mi avessi sentita
arrivare… >> si scusò lei.
<< Non preoccuparti, ero solo sovrappensiero…
>>
<< Pensavi a Leorio? >>
<< Eh? C-cosa? P-perché credi che stessi
pensando a lui, scusa? >> disse Kurapica con voce
stranamente acuta, arrossendo improvvisamente.
<< Ho solo notato che quando sei vicino a lui, il battito
del tuo cuore muta, si trasforma, proprio come ora… sento
che tieni molto a lui… >> concluse guardando
anch’essa fuori dal finestrino.
Kurapica annuì impercettibilmente ancora lievemente
imbarazzato, osservando il sole che calava lento
all’orizzonte, donando al cielo sfumature cremisi.
<< Capisco che tu possa sentirti triste, non deve essere
stato facile allontanarti ancora una volta dai tuoi amici…
ma non fartene una colpa >> disse piano, allontanandosi
dal corrimano e guardandolo negli occhi << ti porti
dietro già abbastanza fardelli, non serve stare in pena per
loro, sono ragazzi in gamba, se la caveranno anche in tua assenza,
vedrai. >> affermò sorridendo, rassicurandolo.
<< Grazie >> sussurrò il
biondino girandosi a guardala << sei molto gentile a
darti tanta pena per me… e per i miei sentimenti, lo
apprezzo molto >> si rivolse educatamente a lei,
sorridendole di rimando.
<< Sono contenta di poterti essere d’aiuto
>> gli disse la donna prima di voltarsi e incamminarsi
lungo il corridoio vuoto.
<< E non reprimere i tuoi sentimenti, non fa bene
all’anima >> gli confidò misteriosa
prima di voltare l’angolo e lasciarlo da solo con i propri
pensieri.
Kurapica aggrottò la fronte per un momento, riflettendo sul
significato celato dietro quelle parole, prima di immergersi di nuovo
nelle sue tristi riflessioni.
Sebbene Senritsu avesse cercato di rassicurarlo, non riusciva a placare
la sua inquietudine. Pensò che forse c’era la
possibilità di non rivedere mai più i suoi
amici... di non rivedere più Leorio e una tenaglia gli si
avvinghiò con forza allo stomaco che si contorceva sotto la
sua presa.
Voleva davvero bene ai suoi compagni d’avventura. Durante
l’esame, forse per la prima volta dopo la scomparsa della suo
clan, non si era sentito solo al mondo. Ma sapeva anche che senza
vendetta non avrebbe avuto pace, e lui aveva immensamente bisogno di
pace, di placare la rabbia che gli ribolliva dentro ogni volta che
pensava ai membri del ragno… che gli opprimeva il petto ogni
volta che chiudeva gli occhi prima di addormentarsi… che gli
stringeva la gola come una morsa ogni volta che vedeva una famiglia
felice passargli accanto… Aveva assoluto bisogno di fermare
questo cancro che lo logorava e lo corrodeva dall’interno, lo
doveva a se stesso e alla sua tribù.
Tre mesi dopo…
Università Shikuzu
<< Allora ci vediamo domani alle 14
all’edificio di anatomia patologica, ok? Mi raccomando sii
puntuale! >> disse un ragazzo sulla ventina, sorridendo
amabilmente.
<< Ok, ok, ci sarò…
>> rispose Leorio sbuffando mentre riponeva la penna
nella tasca intera del suo zaino a tracolla. Il suo amico lo
guardò scettico.
<< È vero! Verrò! E non
guardarmi così, malfidato che non sei altro!
>> continuò scocciato per la scarsa fiducia
dimostrata.
<< Allora ti aspetto sulle scalinate di marmo
dell’edificio… alle 14! Non un minuto di
più, non un minuto di meno! >> lo
ammonì severamente.
<< Certo che sei proprio petulante Ghito! Ho detto che ci
sarò, punto. >> prese la borsa e se la mise
sulla spalla superando l’amico e dirigendosi verso
l’uscita dell’aula con passo deciso.
<< Hey aspettami! >> gridò il
ragazzo correndogli dietro velocemente, schivando un gruppetto di
ragazzi che si erano fermati a chiacchierare e lo raggiunse.
<< Mmmh… lo scocciatore è
tornato… >> commentò Leorio alzando
gli occhi al cielo, ma sorridendo divertito.
Ghito forse non era il ragazzo più divertente in
circolazione, ma era generoso e disponibile, gli doveva molto. Da
quando Kurapica era partito, lui aveva passato momenti davvero
difficili, in alcuni periodi lo aveva odiato per quello che gli aveva
fatto, in altri gli mancava così tanto da sentirsi
soffocare, ma sebbene provasse sentimenti contrastanti di sicuro non
riusciva a toglierselo dalla mente. E lì era intervenuto
quel ragazzo magrolino ed energico. Lo aveva ascoltato e consigliato,
lo aveva sopportato e consolato. Nei momenti più bui si
rendeva conto di essere stato oltremodo scorbutico, e per questo gli
era doppiamente grato.
Ora camminavano fianco a fianco dirigendosi verso l’uscita
dell’università, tra aiuole e fontanelle.
Era una fredda giornata invernale e Leorio si strinse maggiormente
nella sua giacca, lottando contro il vento che gli sferzava le guance e
gli gelava le orecchie.
<< Uffa! Ancora questo freddo… non lo
sopporto! >> borbottò cercando di far salire
ancora un po’ la lampo della sua giacca scura.
<< A me invece non dispiace, odio il caldo soffocante, mi
fa sentire perennemente stanco! Il freddo invece tonifica!
>> disse allegro Ghito, mentre i capelli castano chiaro
ondeggiavano al vento.
<< Tsè… se non muori prima di fre-
>> si interruppe bruscamente fissando immobile il cielo
plumbeo.
Ghito invece continuò a camminare senza essersi accorto di
nulla, ma quando sentì di essere rimasto solo si
voltò indietro sorpreso.
<< Ma cosa… >>
mormorò prima di capire cosa fosse successo.
Il suo amico stava fissando immobile il cielo con sguardo malinconico e
spento. Guardò anche lui nella stessa direzione, ben sapendo
cosa vi avrebbe trovato.
Gli si avvicinò con passo lento e gli poggiò una
mano sulla spalla, guardandolo fisso negli occhi.
<< Leorio devi smetterla di comportarti così
ogni volta che vedi un dirigibile, capisco che sia stato duro per te,
ma devi superare la cosa, la vita va avanti. >> strinse
di più la mano sulla spalla, come per infondergli coraggio,
poi si voltò e ricominciò a camminare. Leorio
riprese a seguirlo a testa bassa, qualche passo indietro.
Arrivati silenziosamente davanti alla grande entrata
dell’università si salutarono e divisero le loro
strade, e quando ancora non erano troppo distanti per sentire ognuno la
voce dell’altro, una raccomandazione giunse alle orecchie di
Leorio.
<< 14-anatomia-patologica, puntuale!!! >>
un ultimo appunto prima di lasciarsi e il moro sorrise. Appena tre mesi
e già lo capiva alla perfezione, quel dannato orario proprio
non gli entrava in testa!
Alla fermata del treno, Leorio tirò fuori dalla tasca il suo
grosso cellulare scuro e lo fissò sospirando, prima di
comporre quel numero tanto familiare e sperare come ogni giorno di
ricevere risposta.
Qualche attimo di trepidazione fece ammutolire il suo cuore, poi un
suono, forse stavolta… no, era la solita voce femminile che
lo avvertiva che la persona chiamata non era al momento raggiungibile e
come ogni giorno degli ultimi tre mesi, la delusione lo travolse, come
una onda enorme e distruttiva.
Il treno arrivò sferragliando e vi salì con passo
lento e stanco di un condannato e mentre le porte si chiudevano dietro
di lui, sentì una parte delle sue speranze rimanere sulla
banchina e abbandonarlo per sempre.
Quella sera stessa, avvolto tra le calde coperte del suo letto si
sentì così solo da rabbrividire, si
sentì pizzicare dietro gli occhi ripensando a lui, a quel
biondino minuto ma tenace, pensò che avrebbe potuto
fermarlo, che avrebbe potuto impedirgli di allontanarsi da lui, che
avrebbe potuto fare qualsiasi cosa e invece non fece nulla, non una
fottutissima mossa, dannazione!
NOTE POST-LETTURA: Questa come avrete intuito
è solo
un’ introduzione, la vera storia deve ancora cominciare,
anche se la trama è ancora incerta… diciamo che
vado ad ispirazione! XD
Spero che via abbia quantomeno incuriosito e che continuerete a
seguirla (i toni sono un po’ troppo scuri e deprimenti per i
miei gusti, quindi cercherò di alleggerire un po’
nei prossimi capitoli, ma capite pure che questa prima parte riguarda
l’addio e quindi non poteva andare diversamente).
Fatemi sapere cosa ne pensate, se avete qualche idea sulla trama o
qualche consiglio tecnico.
Alla prossima!!
Aka_Z
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Capitolo 2 *** Immagine riflessa... ***
Innanzitutto
vi ringrazio per essere stati così buoni ed
aver lasciato recensioni tanto positive, sono commossa
ç__ç (i ringraziamenti personali li ho inseriti
in fondo).
Spero di non deludervi con questo nuovo capitolo, e volevo cogliere
l’occasione per dirvi che in genere non apprezzo i personaggi
nuovi accanto ai protagonisti delle ff, come immagino molti di voi, ma
per necessità ho dovuto inserire Ghito, ad ogni modo non
preoccupatevi, è solo un personaggio marginale, non odiatelo
poverino che non ha fatto nulla di male ^^
IMMAGINE
RIFLESSA…
La
mattina seguente provò a studiare un po’ di
fisiopatologia, ma invano. Merda, se avesse continuato così
gli sarebbe voluto almeno un decennio per laurearsi! Se solo fosse
stato un po’ più intelligente come… no!
Dannazione, perché ogni volta saltava fuori?!
Perché non poteva passare giorno senza che lui tornasse a
bussargli nei ricordi? Perché-perché! Strinse i
denti e si concentrò sulla tiroide ripetendo quello che
aveva appena letto:
<< Il gozzo è un iperplasia della tiroide
causata in genere dalla mancanza di iodio. La cura…
AHHHH!!
Pure qui devi comparire Kurapica?! Ma allora è un vizio!
>> sbraitò scompigliandosi i capelli con
rabbia e chiudendo di botto il libro per poi lanciarlo il
più lontano possibile.
<< Basta, per oggi ho chiuso! È meglio che
esca a schiarirmi un po’ le idee tanto qui non credo
combinerò niente di buono… >> disse
a se stesso, prima di indossare una lunga sciarpa grigia e infilarsi
velocemente la giacca. Un attimo prima di uscire lanciò
un’ ultima occhiata carica d’odio al libro nefasto
e poi sbatté violentemente la porta, come a fargli un
dispetto.
Comprò un quotidiano alla sua edicola di fiducia e si
sedette beato sull’unica panchina del parco dove batteva un
tiepido raggio di sole e si concentrò sulle ultime notizie,
sperando di liberarsi la mente da altri pensieri.
-CURiosità dal mondo: un alligatore di circa 520 kg
è stato catturato in pieno centro…
“Mmmh meglio voltare pagina…”
-inviaci subito il tuo CURriculum e in meno di due settimane ti
promettiamo…
“Uffa!”
-il famoso attore tragicomico Mandelo KURAmaho è
scomparso…
<< AAAAH! Ma cosa c’è? Ho fatto
qualcosa di male per meritarmi tutto ciò?! >>
urlò isterico verso un punto imprecisato del cielo,
scaraventando il giornale a terra e spaventando qualche
piccione e una manciata di vecchietti.
Imprecando a denti stretti si incamminò nuovamente verso
casa, già stufo della passeggiata… e della
giornata, che si prospettava decisamente drammatica.
Mise le mani in tasca e si diresse imbronciato verso l’uscita
del parco.
Si fermò qualche secondo ad ammirare la vetrina di un
negozio appena aperto, scrutando i manichini attraverso il vetro
trasparente e commentando critico i prezzi eccessivamente alti.
Stava per voltarsi ed andarsene quando uno strano riflesso
catturò la sua attenzione, una chioma bionda, un ragazzo
minuto, ma non ebbe il tempo di mettere a fuoco, che
l’immagine uscì dal campo visivo della vetrina
riflettente, scomparendo così come era apparsa.
Leorio allarmato, con il cuore che gli martellava feroce nel petto,
girò la testa verso il marciapiede opposto
così velocemente da farsi male al collo, ma quel ragazzo
sembrava ormai essere scomparso.
Pensò di essersi immaginato tutto, fino a quando una
capigliatura bionda non catturò nuovamente la sua attenzione
prima di voltare l’angolo.
Leorio si precipitò in strada, rischiando di essere
investito, ma non ci pensò neppure, correndo veloce,
fendendo l’aria gelida intorno a lui. Due macchine
strombazzarono e un autobus frenò facendo stridere le gomme,
ma lui non lo sentì nemmeno, si sentiva invaso da una nuova
e sorprendente energia che lo guidava verso
quell’apparizione. Svoltò anche lui
l’angolo e ritrovò quei capelli d’oro,
sollevato proseguì il suo inseguimento chiamando il suo
amico a gran voce e facendo voltare incuriosito qualche passante.
<< Kurapica! Kurapica aspetta! >>
gridò con il fiato corto dalla corsa, ma non vi fu risposta.
L’aspirante medico scartò qualche vecchietta e un
paio di cani, agile come una gazzella, ma pur camminando il ragazzo
riusciva comunque a mantenere la distanza; a Leorio tornò in
mente il paradosso di Achille e la tartaruga, sperando non fosse il suo
caso.
Il ragazzo inseguito svoltò ancora vicino ad un bar
dall’insegna arancione e il moro accelerò per non
perderlo, ma appena girò l’angolo si
ritrovò di fronte ad un vicolo senza uscita, da solo. Quella
figura evanescente era scomparsa. Leorio si guardò
affannosamente intorno, non era possibile, lo aveva visto, diamine!
Camminò lento verso la fine della stradina, un gatto
sgusciò da sotto un sacco nero dell’immondizia e
fuggì lontano. Fissò stordito la sporcizia
accumulata negli angoli… lui... lui l’aveva visto, ne
era certo! Non era frutto della sua immaginazione… non
poteva essere solo un caso! No!
Tirò un pugno pieno della disperazione che
sentiva, facendo comparire delle crepe sul muro di mattoni rosso scuro
che segnava i confini di quello squallido vicolo di periferia e si
accasciò a terra privo di forze… mentre calde
lacrime di rabbia, di frustrazione, di pena gli bagnavano il viso e si
infrangevano sull’asfalto gelato.
Ore 14:35 Aula di anatomia patologica…
Leorio entrò silenziosamente nell’aula buia,
d’altronte sapeva che la lezione era cominciata da un
po’.
Richiuse piano la porta dietro di sé e procedette con
cautela verso il suo solito posto, ben attento a non incontrare gli
occhi del professore.
Ghito non si era accorto di nulla, immerso com’era nella
contemplazione di quelle diapositive e sobbalzò quando il
posto accanto al suo venne occupato. Attese poi il momento
più opportuno e quando il professore diede loro le spalle
per indicare una delle tante cellule dismorfiche con il laser, si
rivolse a Leorio:
<< Figuriamoci se almeno oggi saresti arrivato puntuale.
Dannazione, lo sai che il professore ci tiene molto queste cose!
>> sibilò Ghito.
<< Lo so, lo so… mi dipiace, scusami
>> disse afflitto Leorio.
<< Non me ne frega niente delle tue scuse, è
del tuo futuro che stiamo parlando! ... Ma cosa hai fatto alla mano?
>> esclamò poi il ragazzo indicando una
fasciatura bianca ben visibile.
<< Ma nulla… ho sbattuto…
>> rispose vago il ragazzo più alto.
<< Davvero? >> domandò Ghito
scettico.
<< Sì, sì davvero… ora
fammi ascoltare però! >>
<< Ah, ora vuoi ascoltare, eh?! Ma sentitelo…
>> borbottò offeso il ragazzo dai capelli
chiari, prima di girarsi anche lui verso la grande lavagna luminosa.
Il resto della lezione trascorse tranquillamente, tra una neoplasia e
uno sbadiglio e ben presto giunse l’ora di tornare a casa.
Fuori si era fatto già buio, sebbene fossero appena le sei e
dopo aver salutato educatamente il professore e qualche compagno, i due
amici si diressero svogliatamente verso l’uscita della grande
aula gremita fino a qualche istante prima.
Quando si furono allontanati abbastanza dalla folla chiassosa di
aspiranti medici, Ghito si rivolse severo all’amico:
<< Allora vuoi dirmi perché hai fatto tardi
anche oggi? Eppure mi ero tanto raccomandato…
>>
Notando che Leorio tardava a rispondere aggiunse severo:
<< Voglio la verità, basta bugie per oggi.
>>
<< Tanto non ci crederesti mai… se non
l’avessi visto con i miei occhi… o quasi, non ci
crederei nemmeno io… >> disse flebile il
ragazzo castano.
<< Visto cosa? o meglio… chi?? Non dirmi
che… >>
<< Lui… >> mormorò
abbassando lo sguardo.
<< Oh Leorio no, ti prego non lo fare, non ricominciare!
Non avrai iniziato di nuovo a vedere Kurapica ovunque spero!
>> disse Ghito quasi con rabbia.
<< Ma io ero certo che fosse lui, cavoli lo conosco, no?
>> rispose a tono Leorio.
<< Fai come vuoi, io non ne posso più! Ogni
volta, in ogni sacrosanto discorso compare sempre Kurapica. Leorio io
ti voglio bene ma devi capire che devi lasciarti alle spalle il
passato! Ti stai rovinando la vita per una persona che ti ha
allontanato! Ti ha abbandonato, no? Non è questo quello che
ha fatto?! >> gridò sull’orlo delle
lacrime.
<< Questo lo so anch’io, ma aveva le sue
ragioni, te l’ho detto! Oltretutto io non ho neanche provato
a fermarlo… >>
<< E dimmi, ti ha mai chiamato? Mandato un messaggio, una
lettera, una cartolina?? Si è mai fatto vivo da quel giorno,
Leorio? Rispondi! >> piccole gocce luminose cominciarono
a risplendere sulle sue guance sotto la luce arancione dei lampioni.
<< Io… no, non l’ho
più sentito… >> ammise flebilmente
il moro.
<< E ancora non ci arrivi?? Lui non ti vuole! Lui non
c’è! Ma io sì, perché non lo
capisci?! Dannazione Leorio sei solo uno stupido! >> e
così dicendo corse via, lontano, lasciando il suo amico
basito da quella improvvisa reazione, stupito e sconvolto.
Perché se l’era presa tanto?
Tornato a casa Leorio emise un sospiro di sollievo, finalmente
quell’orrida giornata stava per volgere al termine.
Si fece una bella doccia ristoratrice e si avviò verso i
fornelli per preparasi una leggera cena solitaria.
Mentre faceva bollire dell’acqua sentì qualcosa
strusciarsi contro la sua gamba.
<< Ehy Hiro cosa c’è? hai fame?
>> si rivolse teneramente ad un gattone ciccione dal pelo
lungo.
<< Maowwwww >>
<< Beh, lo prendo per un sì >>
disse Leorio sorridendo e chinandosi per grattarlo un po’
dietro le orecchie.
Andò poi a riempire la sua ciotolina rossa vicino al tavolo
e lo osservò mangiare.
Dal quel giorno in cui lo aveva curato, dopo essere stato investito,
non si era più voluto staccare da lui e Leorio non ebbe la
forza di abbandonarlo al suo destino, decise quindi che avrebbe accolto
quell’enorme gattone bianco e nero nel suo piccolo
appartamento, sapendo che si sarebbero fatti compagnia a vicenda.
Finì di prepararsi la cena e la consumò davanti
alla tv, ascoltando distrattamente il notiziario e poi il meteo che
peraltro non prometteva nulla di buono per l’indomani, si
appuntò mentalmente di ricordarsi l’ombrello la
mattina seguente.
Lavò i piatti in religioso silenzio mentre tirava le fila di
quella lunghissima giornata.
Aveva pensato a Kurapica e fin qui… aveva visto Kurapica, e
non era certo un male, se non fosse che poi era sparito senza lasciare
alcuna traccia… aveva litigato per Kurapica, ma quello non
andava affatto bene. Ma perché poi? Ancora non si
capacitava. Provò a ripercorrere mentalmente il battibecco
avuto con Ghito un paio di volte, ma la soluzione continuava a
sfuggirgli… sembrava quasi… geloso?
Ma no… non era possibile… scacciò
malamente questo pensiero assurdo, ma si premurò di evitare
di nominare Kurapica troppo spesso in sua presenza d’ora in
poi.
Forse Ghito era un po’ stufo dei suoi sproloqui e non aveva
poi tutti torti. Magari era pure nervoso perché lo aveva
fatto aspettare invano sulle scalinate… ma sì,
deve essere stato così… certo, la reazione
continuava a sembragli un po’ esagerata ma decise che non
c’era bisogno di scervellarsi troppo, domani si sarebbero
senz’altro chiariti.
Chiuse il rubinetto, passò una pezzetta gialla sulle macchie
d’acqua lasciate sul lavandino e andò a chiudere a
chiave la porta del suo appartamento.
Ripesò alle raccomandazioni di Ghito riguardo
l’essere più responsabile e provò a
ricopiare gli appunti presi in giornata, ma quando gli occhi
cominciarono a chiudersi sotto il peso della stanchezza, chiuse al volo
i libri e si fiondò fra le lenzuola profumate, sperando che
domani sarebbe andata meglio.
NOTE POST-LETTURA: Finisce qui anche il secondo
capitolo… vi
è piaciuto? Ha soddisfatto le vostre aspettative o devo
considerarlo un flop? Fatemi sapere… un bacio!
Ah, spero non vi disturbi il continuo riferimento ad argomenti di
medicina, ma essendo io studentessa in tale facoltà non
posso farne a meno XD inoltre mi sembra di rendere la narrazione
più veritiera, come per i luoghi e le situazioni che offre
l’ambiente universitario, che per la maggior parte sono state
vissute in prima persona. Ma se vi irritano basta che me lo segnaliate
nelle recensioni: scrivete ad esempio “ finiscila con i
termini tecnici che ci siamo rotti!” Oppure “Non ce
ne può fregare di meno!” e vedrete che
capirò senza farvene una colpa ^^
Inoltre scusate per il banale gioco di parole con il nome Kurapica, ma
è una cosa che a me succede continuamente quando mi piace
qualcuno, mi è sembrato carino
“ossessionare” Leorio e divertirmi con lui. Penso
che vedere la persona amata ovunque sia un po’ la
controindicazione dell’essere innamorati, spero che la vostra
faccia quando avete letto quel pezzo non sia stata questa…
=.=
Passiamo ai ringraziamenti personali che ho
apprezzato moltiiiissimo:
lepiumenonvolano: ti ringrazio tantissimo per esser
stato/a
così preciso/a nella recensione e per i consigli che mi hai
dato, è sempre un piacere ricevere commenti dettagliati,
soprattutto se sono positivi!! Grazie!!!
Yuko_chan: sai, non avevo proprio pensato che il
primo capitolo potesse
somigliare ad una one-shot ed effettivamente hai ragione, anche se
personalmente credo che mi avrebbe lasciata un po’ delusa se
si fosse conclusa così, mi piace il lieto fine ** Ad ogni
modo grazie per la recensione, a presto!
_pEaCh_: grazie mille per i complimenti!! Sono
contenta soprattutto che
i personaggi ti siamo sembrati IC, sappi che ho il terrore di
sbagliare…
Hikary Saotome: mmmh la tua mi è sembrata
più una
velata minaccia che una recensione… cooomunque sono contenta
che la storia ti sia piaciuta. Ho aggiornato abbastanza presto?? Non mi
mandare pacchi bomba ti prego!!
Alla prossima, Aka_Z
|
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Capitolo 3 *** Lacrime di pioggia e gocce di felicità ***
Prima
di lasciarvi alla lettura del terzo capitolo rispondo alle vostre
recensioni…
Yuko_chan: concordo con te, ci siamo giocati
Leorio… ormai
è andato… non credo riusciremo più a
farlo tornare dal paese Kurapica.
Sai, per me è strano descrivere Leorio a questo modo,
renderlo fragile e insicuro, mostrare la sua vera anima,
perché nel manga lui si dimostra spesso materialista e a
volte addirittura menefreghista, ma basta scalfire un po’ la
superficie per notare il vero essere di un ragazzo che ha
già perso una persona a lui molto cara e che ha paura di
soffrire ancora. Purtroppo lui riesce a nascondere così bene
il suo lato fragile, che forse la mia narrazione può
risultare un po’ OOC ad un occhio superficiale, ma io
personalmente lo immagino così… tu cosa ne pensi?
Kura92: eh sì, credo proprio che Ghito
sia un tantino
geloso… ma vista la potente sbandata presa da Leorio non
credo avrà vita facile… sarà tanto
forte da tenere testa all’affetto che prova Leorio per il suo
amico biondo o getterà la spugna? grazie infinite per i
complimenti… ciao!
Lepiumenonvolano: wow, non ho mai ricevuto una
recensione tanto
dettagliata e ben scritta come la tua… l’ho
riletta un milione di volte! Mi hai reso davvero felice…
sappi che ero molto incerta riguardo al capitolo precedente, mia
sorella, che è sempre la prima a leggere le mie ff,
l’ha smontata pezzo per pezzo, criticandola notevolmente e
svilendomi nel profondo… ad un certo punto mi sono perfino
vergognata di averla pubblicata… sembrava avere un mare di
lacune, soprattutto riguardo la parte del litigio… lei odia
particolarmente quel “piagnucolone” di Ghito e lo
ha denigrato senza riguardi, poooovero!
-ecco, ora ha letto quello che sto scrivendo e ha detto che scherzava,
riporto le sue testuali parole: “ E’ solo che
scrivi cose un po’ troppo romanzate e usi metafore che
capisci solo tu”, forse io sono un po’ (moooolto)
insicura, ma lei è proprio perfida!
Beh, tutto questo era per dirti che quando ho letto il tuo commento ho
tirato un sospiro di sollievo e mi sono detta che in fondo non era poi
così male e che mia sorella forse mi aveva solo presa un
po’ in giro.
Sono inoltre contenta che tu abbia apprezzato i termini tecnici e che a
tuo avviso non risultano pesanti, anzi.
E poi, sai che non avevo mai pensato al mio come a un testo
“riflessivo”? ma ora che me lo fai notare, credo
sia una definizione corretta, anche se, da parte mia, sostanzialmente
involontaria.
Riguardo il mio modo di scrivere, sono contentissima che tu lo trovi
buono e che mi ritieni fortunata per questo… e io mi
sorprendo del fatto che tu invece non ci riesca, visto
l’ottima recensione che mi hai lasciato. Basta poco per
accorgersi dello stile di scrittura di qualcuno, anche una semplice
recensione, e davvero fatico a credere che tu non sia una buona
scrittrice, magari il tuo è solo un problema di idee, non
certo di stile o di sintassi!
Ad ogni modo sì, adoro scrivere; colma il vuoto di quei
piccoli momenti della giornata in cui non si fa nulla, come quando si
aspetta il bus alla fermata o prima che cominci una lezione. Penso e
ripenso a come utilizzare i personaggi e mi guardo intorno con occhi
diversi, immaginando scene o prendendo spunto per luoghi. Per me la
scrittura (intesa come il riportare il pensiero su carta) è
solo l’ultimo di un processo mentale che può
richiedere anche diversi giorni, anche se ti dirò che alla
fine quando vado a scrivere, puntualmente ribalto le mi idee e creo
qualcosa di assolutamente inaspettato. Comunque sia la scrittura, come
la fantasia e l’immaginazione sono compagne per me molto
preziose e alla quali mi rivolgo spesso per colmare il vuoto che ogni
tanto sento nella mia vita.
Ultimissima cosa, promesso! Sì, pensavo fossi un maschio.
Certo, la probabilità che lo fossi non giocava sicuramente a
mio favore, ma dal tuo modo di scrivere e di porti, così
serio e distaccato, ho davvero pensato fossi un ragazzo, in genere le
ragazze si lasciando andare a commenti più leggeri e dai
toni frivoli. Strano, davvero strano, devi essere una ragazza molto
interessante.
Grazie del supporto, a presto! “ops… credo di
essermi un po’
dilungata…”
Hikary Saotome: sono contenta che il capitolo ti sia
piaciuto… e soprattutto che quelle non erano
minacce… fiuuuu ^^’’
Ringrazio anche chi ha messo questa storia tra i preferiti.
BUONA LETTURA!
LACRIME
DI PIOGGIA E
GOCCE DI FELICITA’
Kurapica
osservò la pioggia infrangersi contro il vetro
freddo della finestra, facendo da sottofondo ai propri pensieri. Era
piacevole quel ticchettio incessante e quella sensazione di protezione
che donava lo stare al riparo mentre fuori piove.
Come una lunga fila di formiche, sconosciuti incappucciati camminavano
verso la propria meta, passo svelto, testa bassa.
Si chiese dove fossero ora i suoi amici, se al caldo o sotto quella
pioggia torrenziale.
Portò una mano sotto al mento mentre vegliava gli alberi che
si muovevano piano sotto il sospiro del vento e ripensò al
ragno, ai suoi componenti, al capo, ora tutti misteriosamente
scomparsi, tornando poi a porsi quesiti ai quali non avrebbe mai avuto
risposta, come l’aver fatto la scelta giusta quel lontano
giorno, all’aeroporto.
Lentamente voltò le spalle alla finestra e andò a
sdraiarsi sul modesto letto singolo vicino alla porta, facendo cigolare
qualche molla sotto il suo peso leggero.
Osservò malinconico le macchie di umidità
allargarsi sul soffitto bianco, assumendo strane forme.
Inclinò la testa verso il comodino tarlato e
studiò la piccola lucina verde del cellulare accendersi e
spegnersi con regolarità, per poi decidersi ad allungare il
braccio e ad afferrare l’oggetto.
Si girò su un fianco, cercando una posizione più
comoda, per poi far scorrere veloce la rubrica con apparente
noncuranza, ma sapeva qual’era la lettera che avrebbe fatto
sussultare il suo cuore.
Fissò quel numero, come se si aspettasse di veder comparire
il proprietario da un momento all’altro.
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta facendolo
sobbalzare e causando l’inavvertita partenza della chiamata
che costò al giovane Kuruta un paio di battiti, ma che fu
prontamente stroncata.
Leorio non avrebbe di certo voluto avere sue notizie… in
fondo lo aveva abbandonato per ben due volte nel giro di pochi mesi,
perché mai avrebbe voluto rivedere la sua faccia?
Bussarono ancora e una voce delicata seguì quel rumore secco:
<< Kurapica, il capo vuole vederti. >>
Intanto…
“Uffa! Sapevo che me ne sarei scordato!”
imprecò Leorio sbuffando. Come da previsione pioveva, e come
c’era da immaginarsi lui aveva dimenticato
l’ombrello a casa.
Sceso dal treno si affrettò a raggiungere uno dei tanti
portici che offriva l’ateneo.
Riprese fiato, si sistemò velocemente i capelli,
si aggiustò il colletto della giacca e poi si diresse a
passo svelto verso l’aula del giovedì. Stavolta
non avrebbe fatto tardi.
Mancavano ancora venti minuti alla lezione delle 9,00 ma voleva
chiarire con Ghito. Conoscendo la sua proverbiale puntualità
doveva già trovarsi lì da un pezzo.
E così fu.
Lo osservò inserire delle monete nella fessura di un
distributore automatico e digitare poi qualche tasto.
Si avvicinò a lui senza fare rumore e dopo qualche secondo
dall’ultimo bip, lo vide imprecare ad alta voce contro la
dannata macchinetta che probabilmente gli aveva rubato i soldi, come
capitava di frequente.
Fece qualche altro passo, sopraggiungendo alle sue spalle e diede senza
alcun preavviso una potente botta al distributore incriminato che, con
un tonfo secco, fece cadere la merendina.
Ghito si lasciò sfuggire un piccolo grido e si
portò immediatamente la mano al petto, sgranando gli occhi
per lo spavento. Leorio sghignazzava divertito alle sue spalle.
Ripresosi dall’attacco cardiaco in atto, il povero ragazzo si
girò lentamente verso di lui, con sguardo assolutamente
allibito.
<< Ma dico sei impazzito?? Arrivare così alle
spalle… tsk… mi hai fatto perdere almeno tre anni
di vita! >> lo rimproverò sconcertato,
chiudendo gli occhi e riprendendosi mentalmente dallo shock.
Poi, ancora tremante, si piegò sulle ginocchia e raccolse la
merendina, infilando la mano nell’apposito scompartimento.
<< Non credevo ti saresti spaventato tanto…
>> disse Leorio mentre Ghito si rialzava.
<< Ah, lascia perdere ero sovrappensiero…
>>
<< Ehi, mi dispiace per ieri… >>
mormorò ora serio il ragazzo dai capelli scuri.
<< No, scusami tu… ho avuto una reazione
eccessiva, me ne rendo conto… ho detto cose che non avevo
intenzione di dire e che non mi dovevo permettere di dire…
è che ultimamente sono un po’
sottopressione… >> si giustificò
infine Ghito.
<< Allora non pensiamoci più… ok?
>> propose ragionevolmente Leorio sorridendogli
allegro.
<< Va bene… >>
accettò di buon grado il ragazzo magrolino, sorridendo di
rimando.
Leorio si concesse poi un caffè e più tardi si
diressero lenti verso l’aula.
Presero posto mentre il professore collegava qualche cavo al computer
portatile e accendeva il proiettore.
Qualche ora più tardi…
Leorio sbadigliò rumorosamente mentre, con il viso poggiato
sul palmo aperto, osservava senza attenzione una diapositiva sulla
glicolisi. La biochimica non gli era mai piaciuta particolarmente.
La debole luce proveniente dalla lavagna luminosa accarezzava il
profilo di Ghito e Leorio lo osservò per qualche momento,
perso nei propri pensieri.
La sue mente si rivolse a Kurapica; immaginò come sarebbe
stato bello se ci fosse stato anche lui lì… a
come sarebbe stato studiare insieme e magari farsi dare ripetizioni da
quel cervellone!
Ghito lo aiutava moltissimo e lo spronava, era sempre paziente e
costantemente disponibile, ma non era Kurapica, nessuno era come
lui… nel bene e nel male.
Dio quanto gli mancava…
Ghito si accorse dello sguardo fisso di Leorio e arrossì.
Quegli occhi lo ustionavano, rendendolo inquieto, ma lo eccitavano
anche, lusingato da tante attenzione.
Le luci si riaccesero improvvisamente e il rumore degli studenti che si
alzavano fece scoppiare quella fragile bolla che si era creata fra loro.
Come molti altri compagni, si diressero affamati verso la grande mensa,
vicino all’entrata sud dell’università.
Fortunatamente quella pioggia scrosciante aveva concesso loro un attimo
di tregua.
La mensa era affollatissima e lottarono un po’ prima di poter
arraffare due vassoi e contendersi le posate di plastica.
Scelsero due menù differenti e si diressero alla ricerca di
un tavolo libero.
Qualcuno urtò bruscamente il vassoio di Leorio facendolo
vacillare pericolosamente, innervosendo parecchio il ragazzo
già stressato dalla calca.
La lite che seguì fu inevitabile, male parole seguirono
sguardi aggressivi e vene pulsanti, ma tutto fu messo a tacere da
Ghito, che prontamente si frappose ai due, facendo ragionare entrambe
le parti.
Ricominciarono poi la loro ricerca che parve loro decisamente inutile,
fino a quando il ragazzo dai capelli mossi non scorse un tavolino
lontano, occupato da un solo studente solitario.
Ghito si avviò velocemente verso quella quadrata
àncora di salvezza, temendo che gli potesse esser sottratta
da un momento all’altro.
Notò che Leorio era rimasto indietro, intrappolato dalla
folla, ma gli aveva indicato il tavolo e sapeva che lo avrebbe
raggiunto presto, previo risse impreviste…
L’unico occupante del piccolo tavolo era seduto di spalle,
perciò Ghito fece il giro e cortese gli domandò
se i posti fossero occupati o poteva usufruirne. Fortunatamente erano
liberi e il ragazzo castano poté sedersi, scrutando la folla
alle spalle dello studente silenzioso.
Dopo qualche secondo notò finalmente Leorio dirigersi verso
di lui, girare intorno al tavolo e sederglisi accanto. Anzi no, non si
era affatto seduto, ma fissava sbalordito il ragazzo biondo sedutogli
davanti.
Ghito osservò la scena come al rallentatore, il vassoio di
Leorio che cominciava ad inclinarsi pericolosamente, la posate e i
piatti che scorrevano giù, seguendo il baricentro che lento
si stava spostando verso l’esterno. La grande mela rossa che
iniziava a rotolare via, passando sopra le posate e avvicinandosi
pericolosamente al bordo.
Ghito tentò di arrestare quella che sarebbe stata una caduta
certa, sorreggendo con entrambe le mani il lato del vassoio che pendeva
maggiormente. Tamponò la caduta delle posate, ma non della
mela che cadde violentemente a terra, spaccandosi in due
metà perfette.
Avrebbe voluto chiedere a Leorio cosa gli fosse preso, ma le parole gli
morirono in gola, notando con che intensità quei due si
fissavano negli occhi, con uno sguardo che semplicemente non ammetteva
parole e un dubbio cominciò a serpeggiargli dentro,
avvolgendo le sue viscere con le sue forti spire.
Non poteva essere vero…
<< K-kurapica?! >> sussurrò
Leorio così piano che la sua voce si perse
nell’aria, come petali nel vento.
Ma il ragazzo dai capelli dorati non si muoveva, sconvolto.
Un tonfo sordo fece riscuotere Ghito dai suoi pensieri; Leorio aveva
lasciato cadere il vassoio sul tavolo e lo vide, con suo immenso
orrore, fare il giro del tavolo, inginocchiarsi ai piedi del biondo e
stringerlo forte a sé, la testa poggiata sul petto di colui
che pensava aver perso per sempre, gli occhi chiusi, mentre una lacrima
solitaria gli solcava il viso trasfigurato dall’emozione.
Leorio si era gettato alle spalle mesi interi di sofferenze brucianti,
dolore e rimorsi, senza rifletterci un secondo di più. Le
iridi chiare di Kurapica erano state più abbaglianti
dell’illuminazione più geniale, nello stesso
istante in cui i loro sguardi si incrociarono, tornò a
vedere… e a vivere.
E Ghito tremò quando vide Kurapica destarsi dallo shock e
accarezzare dolcemente i capelli scuri di Leorio, con occhi lucidi e
respiro affannoso.
Il ragazzo castano sentì il cuore scheggiarsi e piegarsi
sotto il peso della verità; i sentimenti di Leorio erano
ricambiati.
NOTE POST-LETTURA:
Quindi Leorio non aveva visto male! Eh sì, gli occhi di un
innamorato sono più precisi di qualsiasi radar!
I guai però non sono certo terminati! Non tirate sospiri di
sollievo troppo presto…
Che ci fa Kurapica all’università?
Rimarrà o abbandonerà nuovamente Leorio? Ghito
lotterà per il suo amore o si farà da parte?
Kurapica ha messo finalmente a fuoco i suoi sentimenti per Leorio o
è ancora confuso?
Tanti, tanti quesiti a cui nemmeno io so dare risposta! Eh
sì, avete capito bene, è un mistero anche per me!
Ho solo una vaghissima idea, un po’ come la scia bianca di un
aeroplano… svanirà o lascerò guidarmi?
E ora vi lascio qualche piccola riga scritta da mia sorella come
possibile frase di chiusura di questo capitolo… si vede
proprio adora taaanto il mite Ghito… e il mio
stile… =.=
“E Ghito scoppiò a piangere. Copiose lacrime
solcarono quel volto apparentemente perfetto e Leorio si rese conto
solo allora di quanto il ragazzo fosse piagnucolone. Fino a quel
momento non ci aveva fatto mai caso, essendo la maggior parte del tempo
concentrato sul ragazzo biondo stupido e viziato.
è.é”
Eh sì, che tenera puella… come parodia
però non è niente male! XDD
A presto ragazze, un
bacio!
Aka_Z
|
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Capitolo 4 *** Qualcosa di più… ***
Allora
ragazze e ragazzi ( se eventualmente ci fossero) rieccomi con il
quarto capitolo.
Vi informo che la storia ha preso una piega imprevista e credo si
allungherà più di quanto io abbia previsto,
complicandosi un po’. Inizialmente l’idea che avevo
era molto più semplice e forse banale, ma come sempre non
avevo fatto i conti con la mia mente diabolica e
l’ispirazione improvvisa, quindi preparatevi… la
storia sta per evolvere. Ad ogni modo questo è un capitolo
di transizione, ci sono molte spiegazioni e poche azioni, ma
è un anello fondamentale della storia e non ho potuto fare
altrimenti.
Passando ai ringraziamenti individuali…
Yuko_chan: la tua curiosità sulla
misteriosa presenza di
Kurapica verrà soddisfatta finalmente, fammi sapere cosa ne
pensi, e se ti è piaciuta la mia spiegazione. Grazie per la
recensione!
Lepiumenonvolano: Io non so che dire, sono commossa,
davvero, e a dir
poco lusingata, credo di non meritarlo. Mi hai fatto un dono immenso
inserendo la mia storia fra i preferiti, anzi, come unico preferito
mi… mi fa sentire speciale, almeno ai tuoi occhi, e questo
è più di quanto io possa sperare.
La tua recensione da record mi ha sinceramente sorpresa, lasciandomi
basita di fronte alle tue parole,
e per dimostrarti la mia devota riconoscenza, per aver letto
così attentamente, studiato e psicanalizzato i personaggi
meglio di quanto abbia fatto io stessa, ho deciso di fare
anch’io per te, una cosa che non ho mai fatto, e che pensavo
non sarebbe mai accaduta… ti dedico questo capitolo, con
sincero affetto, ringraziandoti per le tue meravigliose parole, e per
aver apprezzato il lavoro di una ragazza che ci mette davvero
l’anima, rendendola la scrittrice più felice
dell’universo.
Però le tue parole sono state secondo me eccessivamente
generose, non credo di meritare fino in fondo le tue lodi, e difatti
ora sono afflitta da una pericolosa ansia da prestazione…
riuscirò ad essere all’altezza delle tue
aspettative? Lo spero davvero, ma se così non fosse, ti
prego di essere clemente, purtroppo sono ben lungi
dall’essere perfetta (ma proprio tanto!)
Per quanto riguarda i personaggi, hai colto nel segno, ma non
sottovalutare Ghito, ha in se anche una forte grinta e credo che presto
lo dimostrerà.
Kura92: Non preoccuparti, in questo
capitolo scoprirai cosa
combina Kurapica all’università, lui stesso
fornirà una descrizione chiara e dettagliata, fammi
sapere… grazie per la recensione!
QUALCOSA DI PIU'…
(Dedicato a lepiumenonvolano)
Ghito restò immobile sulla sua sedia, come pietrificato.
Non… non poteva essere vero… il suo incubo
peggiore era proprio lì, davanti a lui, e sfacciatamente gli
stava portando via la persona alla quale teneva di più.
La parte più oscura e repressa di lui ruggì, ma
tentò di tenerla a bada, cercando di riacquistare
una parvenza di tranquillità.
Respirò forte e si costrinse a poggiare gli occhi su quella
coppia, ancora una volta, conficcandosi dolorosamente le unghie nei
palmi; sapeva che il dolore fisico avrebbe attutito almeno
momentaneamente quello mentale.
Non riusciva a distogliere lo sguardo, qualcosa in lui lo spingeva a
osservare, studiare, memorizzare quella scena in modo da utilizzare
quel dolore come monito, una volta impresso nella mente.
Sentì i peli di tutto il suo corpo rizzarsi, come fosse un
animale pronto all’attacco e si stupì di non
provare più tristezza, ma solo rabbia. Tentò di
riportare a galla il suo Io mite e conciliante, ma l’immagine
di quei due lo sconvolgeva a tal punto da fargli perdere
l’orientamento del proprio essere.
Ma della sua lotta interiore non trasparì che un leggero
ghigno.
Leorio e Kurapica capirono di essere osservati e si riscossero da
quell’ondata di sensazioni, slacciandosi da quel tenero
abbraccio e ricomponendosi con lieve imbarazzo.
Kurapica sbatté rapido le palpebre qualche volta,
aggiustandosi la veste leggermente spiegazzata e respirando a fondo.
Leorio invece si alzò senza sforzo, strinse il nodo della
cravatta e tornò ad occupare il proprio posto vicino a Ghito.
Calò poi il più imbarazzante dei silenzi che
trasformò la tensione, rendendola palpabile.
<< A… ehm… non-non vi ho ancora
presentato… Kurapica questo è Ghito…
Ghito, Kurapica. >> provò Leorio conciliante.
I due ragazzi si scambiarono un lieve inchino, scrutandosi
vicendevolmente.
Di nuovo calò il silenzio.
<< Ah… ehm… Kurapica come mai ti
trovi qui? Non… non pensavo fossi in
città… beh, a dire la verità non
sapevo proprio dove fossi… >> disse Leorio con
fare allegro, grattandosi nervosamente la nuca.
<< Mi dispiace ma non mi è concesso di
rivelare il perchè della mia presenza in questo luogo, non ora almeno.
>> spiegò pacato Kurapica, scrutando Ghito di
sottecchi.
<< Ah, già… beh, immaginavo che non
fossi passato di qui per caso… >>
constatò Leorio con un velo di amarezza nella voce.
<< Ovviamente no, ma non per questo disdegno il nostro
incontro… tutt’altro. >>
affermò serio il biondo, rivolgendo all’amico uno
sguardo carico di significato. << Ma ora perdonate la mia
scortesia >> continuò alzandosi dal tavolo e
raccogliendo il vassoio << ho un impegno
urgente al quale non posso proprio rinunciare… e…
ehm… Leorio, mi piacerebbe poter discutere privatamente con
te al termine delle lezioni, sempre che tu lo voglia, ovviamente.
>> disse cercando di dissimulare imbarazzo e timidezza,
ripetendosi che infondo erano amici e non c’era
niente di male nel voler chiacchierare a quattr’occhi dopo
tanto tempo. Eppure i battiti del suo cuore non facevano che
tormentarlo, indebolendo le proprie intenzioni.
<< Io… certo, non ho impegni. >>
rispose Leorio alla strana richiesta, le mani che sudavano
copiosamente.
<< Oh, bene, allora direi che alle 18,00 davanti
all’ingresso sud vada bene. >>
<< Certamente… a dopo Kurapica.
>> confermò il ragazzo dai capelli scuri con
tono dolce e rassicurante.
<< Arrivederci signor Ghito… ciao Leorio.
>> salutò sorridendo all’indirizzo
del più grande.
Leorio osservò la figura elegante di Kurapica allontanarsi e
scomparire tra la folla, domandandosi come avesse fatto a resistere
tanto tempo lontano da lui, da quel ragazzino biondo saccente e un
po’ introverso, e capì che questa volta non gli
avrebbe più permesso di allontanarsi da lui.
Si destò dai propri pensieri solo quando Ghito face stridere
rumorosamente il vassoio sul tavolo, costringendolo ad un mugolio di
fastidio, subito seguito dalle scuse dell’amico.
<< Ehm… e quindi quello lì era
Kurapica, wow… >> commentò Ghito
con voce allegra, ma occhi spenti.
<< Eh sì… >> rispose
Leorio ancora fra le nuvole << era proprio
lui… >>
<< Ma… sei sicuro di volerlo perdonare dopo
tutto quello che ti ha fatto? >> domandò
tastando il terreno.
<< Certo, ora non ho più dubbi.
>> rispose sicuro Leorio.
<< Comunque a me è sembrato un po’
sospetto il suo comportamento… insomma, venire proprio qui,
in questa città, in questa università, in questa
mensa, oggi… non so, la cosa mi puzza. >>
<< E dimmi quale sarebbe il suo losco piano?
>> disse Leorio divertito da quelle assurde congetture.
<< Questo non lo so, ma io non mi fiderei…
>>
<< Io invece sì. Tu non lo conosci Ghito, ti
prego di non azzardare più tali insulse ipotesi in mia
presenza. >> ribattè Leorio, ora
improvvisamente serio.
<< Ok, ok, il mio era solo un pensiero, non
agitarti… >> rispose Ghito conciliante.
<< Certo, scusa, sono solo un po’
scombussolato… >>
<< Non ti preoccupare. L’importante
è che Kurapica sia tornato, goditi questo momento.
>> disse Ghito adombrandosi alla fine.
Il pranzo si concluse nel silenzio che lo aveva caratterizzato fin
dall’inizio, Ghito masticava con rabbia malcelata,
ripetendosi che Leorio era suo amico e lui doveva volere solo la sua
felicità, ma queste parole persero presto il loro
significato e si tramutarono in immagini di Kurapica abbracciato a
Leorio, che lo osservava dall’alto, trionfante, con un
sorriso malvagio impresso sulle labbra e che si allontanava sempre di
più, portando Leorio con lui, come un trofeo.
Quel ragazzo non gli piaceva, quella finta ossequiosità e
falsa educazione lo irritavano, era così evidente che
nascondeva qualcosa, dannazione!
I due ragazzi, sebbene per motivazioni diametralmente opposte
assisterono silenziosi alla lezione, vagando con la mente verso lidi
lontani, mentre la voce profonda del professore li cullava dolcemente.
L’ultima ora fu invece oggetto di grande agitazione per
Leorio, che sentiva l’incontro avvicinarsi fatalmente. Si
muoveva scompostamente sullo scomodo sedile di legno che cigolava
rumorosamente ad ogni cambio di posizione; mano a mano che i minuti
passavano, il ragazzo diventava più insofferente e
irritabile, tanto che il professore scocciato, lo ammonì per
ben due volte.
Anche genetica finì, e con essa gli interminabili minuti che
lo dividevano dal suo atteso, quanto temuto appuntamento.
Uscì nervosamente dall’aula, ma quando finalmente
i suoi polmoni incontrarono l’aria fresca della sera,
pensò che forse ce l’avrebbe fatta.
Ispirò ed espirò profondamente cercando di
rilassarsi, e quando si sentì più tranquillo,
salutò velocemente Ghito e si diresse a passo deciso verso
l’ingresso sud.
L’ateneo a quell’ora era pressoché
deserto, solo qualche vociare sconnesso rompeva quella strana quiete.
Leorio sentiva distintamente il rumore dei propri passi, suono comune
eppure sconosciuto a chi è abituato a vivere nelle grandi
città.
Attraversò il parco immerso nella semioscurità,
illuminato di quando in quando da piccoli lampioni arancioni.
Annusò l’odore dell’erba umida della
sera e ne riconobbe la genuinità.
Giunto nei pressi dell’ingresso, il suo cuore lo
avvertì della presenza di Kurapica saltando un battito, per
poi accelerare improvvisamente la sua corsa.
La figura del minuto ragazzo biondo si stagliava in lontananza e gli
offriva le spalle.
Si fermò ad ammirarlo da lontano, come un qualunque
estraneo. Osservò il lungo soprabito scuro sollevarsi,
sospinto dal vento, i capelli dorati spettinarsi ad ogni raffica, e la
voglia di riaverlo ancora accanto trasformò la sua
indecisione in coraggio e la sua paura in audacia.
Riprese il suo cammino verso quella visione con passo calmo e composto;
percepì l’aria carica di umidità
insinuarsi subdola nella sua giacca e rabbrividì.
Più si avvicinava, più la figura esile di
Kurapica si definiva e più il suo cuore martellava veloce,
in un crescendo di emozioni ed aspettative. Quella sera lo avrebbe
avuto solo per lui…
Giunto dietro di lui, gli posò delicatamente una mano sulla
spalla facendolo sussultare… o magari solo rabbrividire.
Restarono qualche secondo immobili, ordinando gli ultimi pensieri.
Leorio sentì il suo amico fare un respiro più
profondo degli altri, per poi girarsi a guardarlo dritto negli occhi,
terribilmente serio.
<< Capirei se tu provassi del rancore, ira o
semplicemente sfiducia nei miei riguardi, ma puoi star certo che non te
ne farei una colpa Leorio, davvero, non lo farei. >>
esordì il biondino e dopo un momento di pausa
proseguì << Quindi dimmi Leorio, tu mi odi?
>> concluse cupamente.
Il ragazzo più grande lo guardò dapprima stupito,
sconvolto dalle parole tanto serie dell’amico,
corrugò la fronte sconcertato, ma poi sorrise divertito,
shoccando a sua volta l’altro ragazzo.
<< Io non ti odio Kurapica, come potrei? >>
rispose semplicemente.
<< D-davvero? >> chiese il biondino
incredulo.
<< Certo >> disse Leorio sorridendo
dolcemente.
Kurapica finalmente tornò a respirare, sollevato come non lo
era da tempo e il suo sguardo prima duro e freddo, pronto ad incassare
il colpo, si addolcì, rasserenandosi.
<< Invece di guardarmi con quegli occhioni e di farmi
domande tanto stupide perché non andiamo a berci qualcosa di
caldo? Sto gelando qui fuori… >> propose
Leorio contento di cambiare discorso, le discussioni troppo serie lo
mettevano a disagio.
<< Va bene >> accettò mite
Kurapica.
<< Conosco un posticino, non lontano da qui, niente
male… >> affermò Leorio
pavoneggiandosi.
<< Allora mostramelo >> lo
assecondò il biondino con gioia.
Camminarono per una decina di minuti fianco a fianco, fendendo il vento
che si opponeva al loro avanzare. Procedettero in un silenzio
avvolgente, ovattato, simbolo di una pace appena ritrovata.
Certo, un velo di imbarazzo aleggiava comunque nell’aria, ma
lontano dall’arrecargli fastidio, regalava piuttosto brividi
di malizia che rendeva l’uscita piacevolmente eccitante. La
sensazione che donava vedere il profilo del compagno di sottecchi
allontanava qualsivoglia dubbio o malessere.
Giunti, Leorio non indugiò oltre, e aprì la porta
di vetro colorata; immediatamente un delizioso tepore li avvolse
entrambi, portando con sé un profumo dolce e zuccherino.
Le guance di Kurapica iniziarono lentamente ad imporporarsi, reo
l’improvviso cambio di temperatura, e insieme ai capelli
scompigliati dal vento, non potevano offrire a Leorio immagine di
più tenera beltà. (^^ sto esagerando??)
Scelsero un tavolino vicino ad una grande finestra che dava sulla
strada, inconsciamente i passanti li avrebbero fatti sentire meno soli,
distraendoli piacevolmente.
Si spogliarono della giacca e si accomodarono meglio. Una ragazza dal
viso paffuto e dall’aria gentile poggiò
distrattamente due menù sul tavolo, pagine che vennero
prontamente consultate. I discorsi più seri sarebbero stati
confortati dal gusto raffinato dei dolci.
<< Cosa prendi Kurapica? >> chiese curioso
Leorio alzando gli occhi dal suo menù, ma non
incontrò quelli dell’amico, troppo concentrato
nella lettura.
<< Mmmh… sono indeciso…
>> rispose evasivo.
<< Io prendo una fetta di torta, quella che fanno qui
è davvero eccezionale! >> disse Leorio
euforico, neanche fosse un bambino.
<< Io credo prenderò una cioccolata
calda… come la fanno qui? >> si
informò Kurapica.
<< Strepitosa! Soprattutto se ti ci fai mettere un
po’ di panna >> affermò Leorio
ammiccando con complicità.
<< Ok >> accettò il biondino di
buon grado, contagiato dal comportamento solare dell’amico.
Qualche minuto dopo ordinarono e poi attesero pazientemente.
<< Allora Kurapica, come mai ti trovi qui?
>> chiese curioso Leorio << Sempre se puoi
dirmelo >> aggiunse subito dopo.
<< Te lo dirò, di te mi fido. Anche se forse
non dovrei! >> lo schernì bonariamente.
<< Ehi! >> mugugnò offeso Leorio.
<< Se stai buono ti racconterò tutto dal
principio: non sono in questa città da molto, diciamo da
circa una settimana. Alloggio non lontano da qui, in un quartiere
decisamente malfamato, ma dove nessuno fa domande. >>
<< Ma sei venuto qui da solo? >> lo
interruppe Leorio.
<< No, con me ci sono anche Senritsu, e altri due Hunter
professionisti.>> rispose Kurapica, per poi riprendere il
discorso interrotto << Quindi, come puoi ben intuire sono
qui per lavoro. Come molti, non credo tu sia a conoscenza del fatto che
la figlia del mio datore di lavoro, una ragazza di nome Neon Nostrado,
è, o sarebbe più opportuno dire era, una famosa
veggente, ed è stato proprio grazie a questo suo talento,
che la sua famiglia ha acquisito un così alto capitale e
potere in un lasso di tempo davvero breve. Purtroppo
all’epoca dell’asta a York Shin City, Kuroro
è riuscito ad avvicinarla con l’inganno e a
sottrarle il suo particolare potere Nen, era questo infatti che le
permetteva inconsciamente di fare predizione tanto accurate. Come avrai
immaginato, ora il mio capo si trova in una posizione alquanto
sgradevole, sta lentamente cadendo in disgrazia e la situazione non fa
che aggravarsi di giorno in giorno. Come se non bastasse, i nemici del
mio datore, che appartengono alla Mafia locale, hanno ora scoperto
questo pericoloso segreto e stanno tramando contro di lui.
>> il discorso venne interrotto prontamente da Kurapica a
causa dell’arrivo della cameriera.
Quando le ordinazioni furono state gentilmente consegnate e la ragazza
si fu allontanata, Leorio cercò di ricapitolare.
<< Quindi mi stai dicendo che il tuo capo sta cadendo in
disgrazia per colpa del Ragno e che le famiglie mafiose sue nemiche lo
hanno scoperto? >>
<< Precisamente. >> disse il biondo
raccogliendo un po’ di panna con il lungo cucchiaino
argentato e portandoselo golosamente alla bocca.
<< E questo non è che l’inizio.
>> continuò meditabondo, mentre immergeva la
lunga posata all’interno della tazza, facendo mescolare la
panna fredda e la cioccolata ancora bollente.
<< La famiglia Nostrado è ora davvero in
pericolo e se la situazione non cambierà, per lui e sua
figlia sarebbe la fine, hanno troppi nemici per poter pensare di
sfuggirgli. E qui subentra la missione affidatami.
Circa un mese fa, abbiamo scoperto dove si trova uno dei più
potenti specialisti nella rigenerazione del Nen. E insegna proprio in
questa università. >>
Leorio annuiva di tanto in tanto, ascoltando interessato il discorso,
mentre affondava distrattamente la forchetta nel dolce alle fragole.
Kurapica sorseggiò piano la sua bevanda densa, per poi
ripulirsi la bocca sul sottile tovagliolino di carta, lasciandovi
così l’impronta scura delle sue labbra.
<< Davvero buona Leorio, avevi ragione >>
asserì il biondino.
<< Eheh, io ho sempre ragione! >> ne
approfittò l’aspirante medico.
<< Io non mi azzarderei a fare affermazioni
così poco assennate >> lo stuzzicò
Kurapica divertito.
<< Sei sempre il solito piccolo saccente, non sei
cambiato di una virgola negli ultimi mesi! >> disse
Leorio offeso.
<< Neanche tu… sei rimasto il solito fanfarone
>> lo rimbeccò ridendo.
<< Concludendo il discorso, in sostanza mi trovo qui
sotto le vesti di un comune studente universitario per rintracciare e
convincere quel professore ad aiutare Neon, ma per fare ciò
ho bisogno di trovarlo prima che lo facciano i capi della Mafia,
altrimenti il mio capo verrebbe definitivamente schiacciato, e io
perderei la possibilità di arrivare a recuperare gli occhi
scarlatti della mia gente. >> terminò cupo la
lunga spiegazione.
<< Capisco… non è una situazione
facile, ma sono sicuro che ce la farai >>
cercò di confortarlo Leorio.
<< Grazie, lo spero >> rispose dolcemente
Kurapica.
Leorio tornò a studiare la sua fetta si torta pensieroso,
massaggiando la morbida mousse con i denti della forchetta.
<< Sai già chi sia quel professore?
>> domandò infine.
<< No, mi hanno solo detto in che facoltà
trovarlo, ma la sua identità come rigeneratore di Nen
è stata volutamente celata da lui stesso, sebbene a quanto
pare non abbastanza. È per questo che seguo tutte le lezioni
e cerco di percepire un aura diversa da quelle comuni, impresa che
però finora non ha dato i frutti sperati. >>
La bevanda calda di Kurapica si era ormai ridotta della
metà, e la panna si era ormai amalgamata completamente,
attenuando il colore intenso della cioccolata. Il profumo dolce
però non smetteva di giungere alle sue narici, deliziandolo
con dolci vortici odorosi.
Mentre si portava un altro pezzo di dolce alla bocca, Leorio
osservò il suo amico studiare goloso la sua generosa
porzione di torta oramai quasi terminata.
<< Kurapica ne vuoi un po’? >>
azzardò infine, divertito dallo sguardo stranamente famelico
del biondino.
<< Oh no, figuriamoci, non potrei mai, continua pure a
mangiare. >> affermò Kurapica imbarazzato e
sorpreso a quella domanda.
<< Davvero? Guarda che te la offro volentieri, non mi
credi mica così egoista da non voler condividere il mio cibo
con gli amici? >> suppose Leorio fingendosi offeso.
<< No, certo che no, ma non intendo comunque accettare,
seppure ti ringrazio di tanta premura >>
rifiutò ancora educatamente.
<< E dai su, non fare il prezioso, è la torta
migliore che fanno in città! Non puoi non assaggiarla,
così mi offendi. >> si impuntò
l’aspirante medico.
<< E va bene >> capitolò infine
Kurapica << anche se non ricordavo fossi tanto
insistente… >> lo schernì.
Leorio allora tagliò delicatamente un pezzetto di dolce,
affondando trasversalmente la forchetta nella leggera crema e poi
attraverso la pasta friabile, con dovizia e precisione. Vi
trasferì poi con premura una sottile fettina di fragola,
infilzando poi il tutto con decisione. Guidò infine la
forchetta verso la bocca di Kurapica che, stupito e un po’
sorpreso, aveva osservato quel lavoro minuzioso e ora, spinto da quella
strana atmosfera creatasi, si lasciò imboccare, accogliendo
il dolce fra le sue labbra.
Il biondino arrossì un poco a quel gesto tanto intimo e
sentì una vampata di calore salirgli verso il collo, mentre
il cuore aveva preso a correre impazzito. Capì allora che
quelle gentili premure non gli erano affatto indifferenti e anzi lo
lusingavano, scuotendolo nel profondo. Convenne pertanto che quello che
provava per Leorio non era semplice amicizia, ma forse qualcosa di
più.
NOTE POST-LETTURA:
Allora, che ne pensate della spiegazione di Kurapica? È
abbastanza credibile? Comunque l’abbiate trovata, vi informo
che io seguo solo l’anime di HxH in tv, quindi quello che
scrivo è frutto solo ed esclusivamente della mia fantasia,
non so assolutamente cosa sia successo a Leorio e Kurapica mentre Gon e
Killua si trovavano a Greed Island e non ho la più pallida
idea di cosa accadrà dopo.
Ad ogni modo spero di non essermi dilungata troppo nelle descrizioni, o
aver esagerato con i fronzoli, ma sebbene io spesso biasimi chi scrive
in tal guisa (eeeeeh), non sono riuscita mio malgrado a contenermi.
Grazie per aver letto, Aka_Z
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Capitolo 5 *** Lampi nel cuore, brividi nel cielo ***
Allora,
innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma tra ponti, studio,
ispirazione che va e viene (più va…), un sogno
divino che mi ha indotto a scrivere una nuova one-shot e questo
capitolo che si è dimostrato mooolto più lungo di
quello che avevo previsto, ho potuto aggiornare solo ora.
Ma ora passiamo ai ringraziamenti…
Yuko_chan: eh sì, Ghito è un
personaggio tutto da
scoprire… ad ogni modo questo capitolo puoi ancora leggerlo,
il cambio di rating è slittato al prossimo aggiornamento, ma
sappi che mi dispiace davvero moltissimo lasciarti senza un degno
finale, sorry… ç___ç
Kura92: eheh la voglia di cioccolata calda
è venuta anche a
me! Per non parlare della torta alle fragole, mmmh, mi è
venuta l’acquolina in bocca solo ad immaginarla…
Per quello che riguarda Neon, come ho detto, il professore che cerca
Kurapica potrebbe riuscire a “rigenerare” il Nen,
facendo rinascere. Lei nella sua vita trascorsa ha imparato ad
utilizzare il Nen, quindi seppure ne è stata privata io
credo possa imparare a sfruttarlo di nuovo, come ha fatto la prima
volta. Penso al suo Nen come ad una pianta ora privata delle foglie ma
che possiede ancora le radici, ecco. Spero di essere stata chiara,
magari riutilizzerò questa spiegazione più avanti
per chiarire a tutti questo concetto ^^
Grazie per la recensione e per avermi esposto i tuoi dubbi.
Elisa_: anatomia patologica? Anche tu nella
combriccola
quindi… studi proprio medicina?
Tornando al capitolo… sono contenta che la ff ti sia
piaciuta, è quello che un autore vuole sentirsi dire, invece
per quanto riguarda i personaggi leggermente OOC, devi sapere che sul
mio volto è comparsa una smorfia di dolore (stile tenesmo
improvviso per intenderci – esempio poco felice ma rende bene
l’idea) non perché tu abbia torto, ma
perché è un ostacolo che puntualmente mi blocca
la strada e spesso non riesco ad aggirare, una sofferenza insomma, ora
ti spiego meglio il perché:
la mia paura nell’utilizzare questi due personaggi deriva
soprattutto da Leorio, un personaggio tanto complesso quanto
affascinante, sebbene non il mio preferito. Questo personaggio, dietro
una parvenza di normalità, nasconde un carattere
assolutamente poliedrico. In apparenza può sembrare forse il
ragazzo più “comune” del gruppo, non
è l’erede prodigioso di una famiglia di assassini,
né l’ultimo superstite della sua tribù,
non è particolarmente abile o intelligente, ed è
proprio questo che confonde.
Togashi lo ha reso così reale che mi risulta difficile
utilizzarlo con naturalezza nelle mie storie.
È il personaggio più umano, in tutti i sensi,
è burbero e un po’ egoista, ma fedele e mette al
primo posto gli amici, sa essere gentile quando vuole e nasconde un
animo buono e generoso. È un ragazzo con un forte senso del
dovere, concreto e deciso, sa come gira il mondo e sa che non gli piace
affatto. Quindi è, come dire… troppo. Per questo
mi risulta difficile gestirlo.
Personalmente percepisco Leorio così, quindi ti prego di
comprendere il mio disagio… ma se hai qualche consiglio
particolare da darmi, dimmi pure e ne terrò conto ^___^
Grazie per la recensione, alla prossima!
Lepiumenonvolano: oh nononono, tu non sproloqui
affatto! Anzi, mi piace
moltissimo leggere i tuoi pensieri, non li trovo né noiosi
né inutili, anzi, mi aiutano a capire meglio me stessa e la
mia storia. Ho sempre desiderato che qualcuno recensisse
così i miei capitoli, mi piace vedere cosa i lettori hanno
percepito, cosa li ha più suggestionati o hanno apprezzato
maggiormente e perché no, anche su cosa hanno da ridire,
sono tutte cose che mi permettono di crescere come
“scrittrice”. Inoltre la tua descrizione
è così completa e accurata che stento a credere
che qualcuno abbia letto con tanta attenzione il mio racconto. Credo tu
abbia del talento come critico letterario, davvero, sei acuta e noti
sottigliezze che l’autore è sicuro non
noterà mai nessuno, ma contro ogni aspettativa non perdi di
vista l’insieme; sai come elogiare un autore, ma sai anche
quando è il momento di criticarlo. A proposito di questo, ti
ringrazio molto per avermi fatto notare la narrazione incespicante
nell’ultimo periodo dello scorso capitolo, è vero,
me ne sono accorta anche io rileggendo con più attenzione.
Quella scena non è ben chiara nemmeno nella mia mente, forse
è per questo che non sono riuscita a descriverla
correttamente, o forse come Kurapica mi sono emozionata
anch’io! Eheh
Mi dispiace aver reso male proprio quella scena che mi premeva
particolarmente raccontare, quindi ti ringrazio veramente per avermelo
fatto notare, lo sistemerò al più presto.
Per il resto che dire… per quanto riguarda Ghito hai
perfettamente colto nel segno, spesso le persone non sono come
appaiono, anzi, non lo sono quasi mai… ma ora sta a lui
scegliere chi vuole essere in questo momento. Ad ogni modo sono
contenta che tu stessa abbia sfruttato questa particolare
caratteristica, vuol dire che non la pensiamo poi così
diversamente… sai, mi piacerebbe leggere qualcosa scritto da
te…
Invece sono contenta di essere riuscita a rendere bene
Kurapica… il suo linguaggio ricercato mi è stato
ispirato dalla recente rilettura di “orgoglio e
pregiudizio”, devo dire che il fine settecento gli si addice
in maniera impressionante! Comunque sto rivedendo tutti gli episodi di
HXH e studio attentamente gli atteggiamenti di Leorio e Kurapica
perché ho dannatamente paura di cadere nell’OOC,
ma come ho scritto ad Elisa_ non sono personaggi
assolutamente semplici
da rendere, né tantomeno stereotipati, soprattutto Leorio ed
è una faticaccia pensare come loro!! ^^
Cambiando discorso, non posso credere che Togashi abbia fatto sparire
nel nulla i nostri amati personaggi!! È uno scandalo!!
Speriamo sia solo un momento di smarrimento o almeno lo spero per la
sua incolumità!
Per quanto riguarda la tua ansia da prestazione è
assolutamente ingiustificata, sei semplicemente fantastica, adoro le
tue recensioni e ogni volta che posto non aspetto altro! Un abbraccio
grande!
Incrocio le dita per questo capitolo, sperando che il fato non mi sia
avverso!
_pEaCh_: sono d’accordo con te, niente
può
dividerli! Eheh ad ogni modo sono ovviamente contenta che apprezzi la
mia ff, come non potrei… anche se, non avendoti
più visto recensire, pensavo che la storia non fosse
più di tuo gusto e me ne sono rammaricata non poco, quindi
sono stata felicissima di sapere che il tuo è stato un
problema puramente tecnico. Ti ringrazio ancora, alla prossima! (sempre
che la tua ADSL faccia la brava ^^)
Ringrazio anche chi ha messo la storia tra i preferiti e chi legge,
sebbene non trova il tempo di farmi sapere cosa ne pensa… se
qualcuno di voi ha intenzione di uscire dall’anonimato,
sappia che ne sarò felicissima.
Buona lettura…
LAMPI
NEL CUORE, BRIVIDI
NEL CIELO
Kurapica si chiuse la pesante porta alle spalle e si
accasciò malamente sulla sedia tarlata della piccola sala da
pranzo.
Sospirò rumorosamente e poggiò la fronte sulle
braccia incrociate sul tavolo.
Doveva fare chiarezza, ne aveva assoluto bisogno.
Cosa gli stava succedendo?
Pensieri incoerenti occupavano la sua mente e al centro di ognuno vi
era il volto sorridente di Leorio.
Sapeva di provare qualcosa per lui, sarebbe stato un bugiardo a non
ammetterlo, ma questo non lo soddisfaceva, sapeva che c’era
di più, che doveva scavare più a fondo.
Cosa voleva davvero da Leorio? Perché il suo corpo
continuava a reagire di propria iniziativa ogni qual volta
c’era lui di mezzo? Cosa provava il suo cuore?? Sapeva che
gli stava suggerendo qualcosa, ma era un qualcosa che continuava a
sfuggirgli, scivolandogli via sempre un momento prima.
Sicuramente le domande non gli mancavano, ma erano le risposte che ora
stava cercando, ma ogni sacrosanta volta vi si avvicinava, un'altra
domanda lo distraeva, facendogli perdere il filo dei pensieri.
Sbuffò con angoscia, stringendosi ancora di più
le braccia attorno alla testa.
Poi si ricordò del piccolo foglietto nella tasca dei
pantaloni, lo estrasse, spiegandolo con delicatezza.
Era il recapito dell’abitazione di Leorio. Per le evenienze
aveva detto. E lui lo aveva preso, senza tanti perché. Erano
amici, non c’era nulla di strano.
Osservò attentamente quel pezzetto di carta bianca
appoggiato sul tavolo, tenendosi il volto fra le mani, ricercandovi
chissà quale misterioso indizio.
Studiò la grafia stretta e leggermente inclinata di Leorio,
si concentrò sulla sbavatura che rovinava il numero quattro.
E i pensieri si persero lontani, neanche lui sapeva dove.
Il cigolio di una porta però lo costrinse a tornare alla
realtà. Richiuse velocemente il bigliettino e lo
infilò senza tante premure nella tasca dei pantaloni.
Comparve Senritsu, avvolta nella sua vestaglia, sorpresa nel trovarlo
lì.
<< Kurapica ti aspettavamo per cena, come mai sei tornato
solo ora? È successo qualcosa? >> chiese
apprensiva.
<< No, non temere, ho solo voluto passeggiare un
po’, avevo bisogno di riflettere… inoltre non
avevo fame. >> si giustificò lui.
<< C’è qualcosa che ti turba?
>> domandò premurosa.
<< Ho visto Leorio. >> buttò
lì.
<< Oh certo, ovviamente. >> sorrise la
donna poggiando entrambe le mani sulla sedia di fronte a Kurapica.
<< Posso sapere cosa ti appare tanto chiaro? Mi dispiace
pensare che tu mi creda un ingenuo, ma a me la cosa sembra
tutt’altro che ovvia. >> chiese lui un
po’ acido, infastidito da tanta ostentata sicurezza su
qualcosa che a lui continuava a sfuggire.
<< Oh, io non ti reputo affatto un ingenuo e non volevo
nemmeno irritarti con le mie insinuazioni, lo sai, chiamalo pure
intuito femminile, ma credo di sapere come mai hai fatto tardi,
perché hai quella faccia lunga e perché hai perso
la tua naturale sicurezza, ma soprattutto perché il tuo
cuore segue un ritmo così particolare. Era molto che non ti
vedevo così. >> lo informò
<< dall’ultima volta all’aeroporto
credo. >>
Il biondino sbuffò, non gli avrebbe chiesto che cosa
sapesse. Prese a fissare l’orologio appeso alla parete di
fronte a lui, immergendosi nuovamente in chissà quali
elucubrazioni. Le lancette intanto si sovrapposero sul numero dieci.
Senritsu si accomodò silenziosamente sulla sedia di fronte
al ragazzo e prese a fissarlo intensamente.
Lei sapeva. Sapeva fin troppo bene cosa nascondesse Kurapica in quel
suo piccolo cuore ferito, ma non voleva privarlo del gusto di arrivarci
da solo. Quel ragazzo stava cercando di risolvere un difficile rebus,
non voleva dargli troppi suggerimenti, l’emozione nel trovare
finalmente la soluzione avrebbe altrimenti perso la sua
magia… e poi non era sua intenzione immischiarsi troppo nei
suoi problemi personali, rispettava la sua privacy, lo avrebbe aiutato
solo un poco, poi sarebbe toccato a lui decidere o meno di seguire i
suoi consigli.
Osservò il dubbio aleggiare nei suoi occhi chiari e le
labbra leggermente corrucciate che indicavano lo stato di
concentrazione in cui era immerso, eppure la soluzione era
così semplice…
Kurapica si accorse del suo sguardo insistente e le chiese il motivo di
tanto interesse.
<< Sei così intelligente eppure non riesci a
risolvere una questione tanto semplice, mi sorprendi >>
gli disse lei candidamente.
<< Non capisco a cosa tu faccia insistentemente
riferimento, ma la malizia che vedo nel fondo dei tuoi occhi mi
inquieta alquanto. >> rispose stranito il ragazzo.
<< Dove hai incontrato Leorio? >>
domandò la donna cambiando discorso.
<< Nella mensa
dell’università… non sapevo stesse
studiando in questa città, mi ha sorpreso molto vederlo.
>>
<< E come sta? >>
<< Bene credo, era in compagnia di un amico…
>> la informò con una leggera punta di
irritazione.
<< E questo ti infastidisce? >>
<< No… credo >> disse
incerto, lottando contro con il proprio buon senso.
<< Ne sei sicuro? Il tuo cuore non dice lo
stesso… state raccontando due verità diverse.
>>
<< Non lo so, non lo so! Non so cosa stia raccontando il
mio cuore, se potessi tradurre quello che sta cercando di dirmi te ne
sarei grato. Purtroppo io non ci arrivo >>
Lei sorrise dolcemente a quel ragazzo smarrito e un po’
turbato, e dopo averci pensato un attimo gli rispose sincera:
<< Io vedo un ragazzo che ha paura di accettare una
verità un po’ scomoda ma decisamente inevitabile.
Vedo un ragazzo che soffre perché tenta invano di sopprimere
sentimenti che ormai sono radicati profondamente in lui e sento un
cuore… un povero cuore che grida il suo bisogno
d’amore, che grida con tutto se stesso ma che nessuno sente.
>> spiegò dolcemente << ecco
cosa sento >> disse infine alzandosi e lasciandolo solo.
Kurapica osservò confuso la figura di Senritsu scomparire
dietro la porta.
Davvero non capiva quelle parole?
Si alzò stancamente dalla sedia scomoda e si
trascinò nella propria stanza, accendendo
l’interruttore della luce. Si susseguirono una serie di flash
intermittenti e poi la fredda luce bianca si accese del tutto.
Si lasciò cadere sul letto singolo, pesante come i pensieri
che lo opprimevano.
Ripercorse mentalmente l’incontro avvenuto quel giorno,
cercando di razionalizzare i propri sentimenti, ma era tutto
così difficile…
Un forte tuono lo avvertì dell’avvicinarsi
imminente di un temporale.
Voltò la testa verso la finestra e intravide le gocce
lasciate dalla pioggia che aveva già iniziato a cadere.
Un lampo di luce, poi un boato.
Si alzò stancamente dal letto e spense la luce per godersi
meglio lo spettacolo che la natura gli offriva.
Il rumore scrosciante della pioggia iniziò a cullare i
propri pensieri, riportandolo a quel lontano giorno, quando per la
prima volta incontrò Leorio. Se erano amici doveva
ringraziare quel temporale.
Ripensò a quante ne avevano passate insieme: la nave, la
corsa, la torre… ricordò quando, in
quell’isola sperduta nell’oceano, aveva creduto di
averlo perso per sempre, intrappolato negli abissi del mare.
Si accorse di quanti ricordi condivideva con quel ragazzo sereno e
confusionario, quanto gli era stato vicino… avrebbe voluto
stringerlo forte e dirgli che non lo avrebbe più lasciato,
che non poteva allontanarsi di nuovo da lui, non ora che lo aveva
ritrovato, che aveva capito quanto per lui fosse importante la sua
presenza, quanto peso avesse la sua vicinanza, non sapeva neanche lui
perché, perché proprio lui, perché
proprio una persona tanto diversa da se stesso, ma non era questo il
nocciolo della questione, non più… ma purtroppo
Leorio non c’era e lui forse non avrebbe mai avuto il
coraggio di esporsi tanto.
Un altro lampo squarciò il cielo e un tuono fece vibrare
forte le finestre.
Avrebbe voluto ringraziarlo per essersi preso cura di lui, quando
oramai da tempo nessuno lo faceva più…
La pioggia continuava a picchiettare contro la finestra e fasci di luce
bianca illuminavano regolarmente la stanza.
Si rannicchiò su se stesso, cercando conforto nel suo stesso
abbraccio.
Non voleva più stare da solo…
La vista cominciò ad appannarsi e un nodo stringergli forte
la gola.
Un tuono particolarmente forte lo fece sussultare, mentre
l’antifurto di qualche automobile suonava impazzito.
Sprofondò di più nel cuscino, rannicchiandosi
ancora un po’, quando un fruscio sospetto attirò
la sua attenzione. Rimase un attimo interdetto, si guardò
velocemente attorno poi tornò ad accoccolarsi, ma quello
strano rumore tornò invadente. Si sedette sul letto e
finalmente capì.
Portò una mano sopra la tasca desta e sentì di
nuovo quello strano suono; era il foglietto che gli aveva dato Leorio.
Era lui che tornava a farsi largo nella sua vita.
Rimase a fissare la parete ancora qualche minuto, poi borbottando un
“e va bene” si alzò, andò in
bagno a rinfrescarsi e decise che quella era la serata giusta, che
avrebbe sfidato la sorte, la razionalità e la natura. Di
segnali ne aveva avuti fin troppi. Non sapeva come sarebbe andata a
finire, ma doveva assolutamente uscire da quella situazione di stallo
in cui si era andato a impantanare, doveva fare qualcosa, qualunque
cosa.
Doveva capire.
Prese l’ombrello e uscì.
Il vento soffiava forte e trascinava con sé le ultime foglie
degli alberi, la pioggia scrosciava incessante e la notte non sembrava
poi così buia.
Faticava a tenere fermo l’ombrello e l’acqua
sospinta dal vento lo colpiva senza ostacoli. Era ormai zuppo. Depresso
chiuse quell’inutile barriera e si incamminò,
rassegnato, per le vie deserte.
Quando cominciò ad intuire che la meta non era poi
così lontana, una strana agitazione iniziò a
serpeggiargli dentro. Pensieri molto rassomiglianti a
“ma che diavolo sto facendo?!” presero a
tormentarlo senza pietà. Un paio di volte tornò
sui suoi passi per poi voltarsi e ricominciare a camminare, combattuto
se dirigersi o meno verso quell’appartamento che stava
cominciando ad odiare.
Riflessioni irragionevolmente cupe lo convinsero quasi a desistere,
salvo poi trovarsi di fronte a quel fatidico palazzo, tremante.
Osservò per un momento le finestre che si aprivano sulla
facciata esterna, cercando di immaginare quale potesse essere quella di
Leorio…
Sentiva la pioggia infrangersi sul volto, colpendolo senza tregua, ma
questo lo faceva sentire paradossalmente meglio; sentiva la sua
insicurezza, i suoi dubbi scivolargli via, lavati dall’acqua.
Gocce trasparenti stillavano dal suo mento, dalla punta delle dita,
dall’estremità della sua veste, purificandolo.
Chiuse gli occhi e respirò l’odore intenso e
deciso della pioggia.
Un fulmine squarciò il cielo, fendendo l’aria alle
sue spalle.
Riaprì gli occhi e con passo sicuro attraversò il
cancello di ferro che lo divideva da Lui.
Salì tre rampe di scale e poi riconobbe la targhetta che
riportava il nome di Leorio.
Poggiò l’ombrello ad un angolo e suonò
il campanello.
Dall’interno non proveniva alcun rumore; probabilmente Leorio
dormiva, ma ora che era lì, non poteva rinunciare.
“Ora o mai più” si ripeté
mentre suonava nuovamente il campanello.
Ai suoi piedi cominciò ad allargarsi una piccola pozza
d’acqua che i suoi vestiti fradici continuavano ad alimentare.
Si spostò una ciocca di capelli umidi dal volto e
cercò di asciugarsi almeno parzialmente il viso con la
manica bagnata, ma ovviamente la situazione non migliorò di
molto.
Portò nuovamente il dito sul campanello bianco, quando
sentì dei passi e poi qualcuno girare la chiave nella toppa.
Un attimo dopo comparve un Leorio sbadigliante e decisamente assonnato.
<< Chi è che rompe a quest- >>
imprecò il ragazzo prima di aprire completamente la porta e
bloccarsi.
<< Ku-Kurapica?? >> disse poi,
stropicciandosi gli occhi.
<< Ciao Leorio >> disse semplicemente il
biondo.
<< Ma che ci fai qui a quest’ora della notte?
È successo qualcosa? Ma sei completamente bagnato! Dai entra
o ti prenderai una polmonite! >> lo sgridò
tirandolo dentro l’appartamento.
Leorio si volatilizzò immediatamente, dirigendosi verso il
bagno e tornando poco dopo con un grande asciugamano bianco che gli
lanciò al volo.
Kurapica mormorò un “grazie” prima di
iniziare a tamponarsi il viso e i capelli.
<< Allora? >> domandò dopo un
po’ Leorio << come mai da queste parti?
>>
Kurapica, probabilmente per la prima volta in vita sua, rimase senza
parole.
<< Ah, ma certo >> disse poco dopo il
ragazzo alto battendosi rumorosamente il palmo della mano contro la
fronte << è per via della missione, no? Che
stupido, dimentico sempre che sei qui per questo…
>>
<< … >>
<< Certo, certo, scusa per essermi impicciato…
ad ogni modo mi stai allagando casa e visto che non ho la minima voglia
di mettermi ad asciugare il pavimento a quest’ora della
notte… vai subito in camera mia a cambiarti! >>
<< Ma i-io… >>
<< Cerca nei cassetti, nell’armadio, mettiti
quello che ti pare, io intanto vado a preparare qualcosa di caldo.
>>
<< V-Va bene >> acconsentì
Kurapica un po’ intontito.
<< Prima porta sulla destra! >> aggiunse
Leorio prima di sparire nella piccola cucina.
Kurapica si riscosse dal suo torpore e si diresse verso la camera
pensieroso.
Dannazione, non stava risolvendo proprio un bel niente, anzi! Si
sentiva sempre più confuso… e se non bastasse non
aveva idea di come comportarsi o di quale tattica adottare per
raggiungere il suo scopo, la sua infallibile razionalità lo
stava abbandonando proprio nel momento peggiore…
rifletté cupamente.
Si sedette sul bordo del letto, osservando un punto imprecisato della
cassettiera che aveva di fronte, quando qualcosa prese a strusciarsi
insistentemente sul suo braccio. Sussultò spaventato,
tirando via la mano e si accorse che un bel gattone lo scrutava
indagatore con i suoi grandi occhi gialli.
<< E tu chi saresti? >> domandò
Kurapica allungandogli una carezza.
Il tè era pronto e Leorio lo versò distrattamente
nelle due tazze sul tavolo, per poi sedersi e aspettare che Kurapica
tornasse, tamburellando con le dita sul tavolo, l’aria
annoiata.
Ma quanto ci stava mettendo?
Passato qualche minuto decise che infondo un piccolo sorso non avrebbe
di certo offeso Kurapica… così prese a
sorseggiare lentamente la bevanda bollente.
Subito dopo il biondino fece il proprio ingresso con Hiro in braccio,
causando a Leorio un istantaneo blocco epiglottide-esofageo, seguito da
tosse convulsa.
L’oggetto di quella disgrazia, non avendo trovato di meglio,
aveva indossato una delle innumerevoli camicie a righe di Leorio che
però, per quanto lunga potesse essere, non gli arrivava che
a metà coscia, inoltre era stato costretto ad eliminare la
possibilità di mettere un qualsivoglia pantalone per non
rischiare di inciampare e cadere rovinosamente a terra. Aveva quindi
optato per un paio di boxer azzurrini che facevano capolino dalla
camicia.
Si vergognava in maniera indicibile per colpa di
quell’assurdo e quanto umiliante abbigliamento. Lui era un
Hunter! O meglio, un aspirante Black List Hunter! Se lo avessero visto
i propri colleghi avrebbe perso tutta la sua credibilità. Ma
d’altronde cos’altro poteva fare?
Quando però notò Leorio soffocare,
lasciò il gattone e si accostò al suo amico,
battendogli forte la mano sulla schiena.
<< Ehi Leorio che ti prende? >>
<< Che… domande fai… non lo vedi
che mi sono strozzato con il tè? >>
<< Sei proprio impossibile! >>
Leorio intanto tentava di riprendere fiato con un respiro
più profondo che però somigliava di
più ad un rantolo. Poi dopo aver deglutito rispose:
<< Ah io?! Tu piuttosto, ma che ti sei messo??
>>
Kurapica lo fulminò con lo sguardo, punto sul vivo.
<< Cos’altro avrei potuto indossare? Sentiamo!
>>
<< Ah, lascia perdere… bevi il tè
che sennò si fredda! >> borbottò
Leorio cercando di scacciare dalla mente l’immagine di
Kurapica seminudo in versione terribilmente sexy, operazione che lo
costrinse a convogliare tutte le sue forze psico-fisiche disponibili al
momento.
Sorseggiarono il tè in silenzio, l’unico suono che
si percepiva era quello delle lancette dell’orologio appeso
alla parete e quello dei cucchiaini contro la ceramica delle tazze.
Qualche minuto ancora e poi Kurapica interruppe quel silenzio
opprimente:
<< Leorio? >> mormorò titubante
guardando fisso il liquido scuro.
<< Sì? >> rispose lui poggiando
la tazza e guardandolo in viso.
<< Cosa rappresento io per te? >>
sussurrò alzando gli occhi dal tavolo e incontrando quelli
stupiti del ragazzo seduto di fronte.
<< Beh… io… tu… ma
c-come mai questa domanda? >> chiese grattandosi
nervosamente la guancia con l’indice, nel vano tentativo di
guadagnare tempo.
<< Io… sono confuso >> gli
confidò << non riesco mio malgrado a dare un
senso al nostro legame… >>
Leorio addolcì lo sguardo notando lo smarrimento dipinto
nelle iridi cristalline del compagno, cercando dentro di sé
le parole più sincere che poteva offrirgli.
<< Non devi necessariamente trovare un senso a quello che
senti Kurapica, non si possono razionalizzare i sentimenti, lo sai,
puoi solo viverli… e sperare che tutto vada per il meglio
>> quelle parole nascevano dal profondo del cuore e
Leorio fu lieto nel notare che il biondo annuiva, seppure
impercettibilmente. Forse stava cominciando a capire che
c’erano altre cose, altri sentimenti più dolci e
confortanti della vendetta.
Leorio allungò un braccio attraverso il tavolo quadrato e
poggiò la sua grande mano sulla guancia del giovane Kuruta,
invitandolo ad alzare lo sguardo su di lui.
<< Non trasformare anche questi tuoi sentimenti in un
peso, ok? >> gli disse dolcemente rivolgendogli un
sorriso caldo.
<< Grazie Leorio >> sussurrò lui
poggiando una mano sopra quella calda di lui, guardandolo poi
timidamente negli occhi.
NOTE POST-LETTURA: purtroppo, come vi ho informato
all’inizio, il capitolo è stato tagliato e se
volete sapere una curiosità, ho deciso di tagliarlo proprio
in questo punto perché è qui che si è
fermata la mia ispirazione, o meglio, mi sono impantanata nella scena.
Come quando giochi a scala quaranta e ti ritrovi in mano due carte
domandandoti “e mo che faccio??”. Frequentemente mi
sembra di vivere a mia volta le stesse situazioni dei personaggi,
avendo scelto una trama molto flessibile.
Alla domanda di Leorio << Come mai da queste parti?
>> mi sono risposta “Boh! E mo che gli
racconto?” Quindi comprendo bene come si sia sentito Kurapica
in quel momento e del perché sia rimasto senza
parole…
Forse questi particolari dovrebbero rimanere segreti, però
mi piace
condividere i miei pensieri e rendervi partecipi delle gioie e dei
dolori che comporta lo scrivere storie.
Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento, alla
prossima! (sperate che debba prendere molti autobus nei prossimi giorni
perché è proprio lì che scrivo le
scene migliori!)
Aka_Z
|
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Capitolo 6 *** Umano... ***
Solo
una parola… P-E-R-D-O-N-O
Cambiando discorso mi sembra doverosa una precisazione.
Molte persone
nelle recensioni mi hanno fatto notare che il capitolo passato a loro
avviso risulta “strano” e hanno percepito i ruoli
di Kurapica e Leorio come invertiti, quindi volevo esporvi la mia tesi
in proposito:
Kurapica è sempre estremamente razionale, ma quando qualcosa
lo coinvolge davvero, quando i suoi sentimenti lo sconvolgono, perde
parte della sua lucidità. Ho notato questo suo strano
comportamento a York Shin City, soprattutto quando si trova a stretto
contatto con la brigata, basti vedere quando picchia pesantemente Quoll
in macchina, ed è stato lì che è
intervenuto Leorio, cercando almeno parzialmente di placare la sua ira.
Leorio è estremamente suscettibile e impulsivo, ma
paradossalmente riacquista il suo sangue freddo quando invece Kurapica
lo perde, vivono una strana sorta di compensazione reciproca che mi ha
sempre affascinata. È per questo che ho utilizzato quella
precisa caratterizzazione dei personaggi nel capitolo scorso, forse la
mia visione non coincide con la vostra, è per questo che ho
voluto spiegare più dettagliatamente la percezione che ho
dei personaggi.
Passiamo ai ringraziamenti personali:
Lepiumenonvolano: sono davvero contenta che tu
continui a recensire con
entusiasmo, entusiamo che io stessa ho perso. Sei forse
l’unica che ha compreso il vero stato d’animo di
Kurapica e te ne sono grata, allora non il mio non è stato
proprio un fiasco totale!
Per quanto riguarda la calda accoglienza di Leorio e il fatto di essere
medico, beh… non avevo fatto questa associazione, ma ora che
mi ci fai pensare non vedo perché no, Leorio studia per
diventare medico perché desidera aiutare la gente e quindi
credo sia normale che si comporti così anche nella vita.
Per quanto riguarda Senritsu, sì, ci hai azzeccato in pieno,
lei tiene molto a Kurapica, inoltre diciamo che è
più forte di lei cercare di aiutare il prossimo ^^
Invece la frase sulla vendetta che a te è piaciuta tanto la
stavo per cancellare, lo sai? Ero proprio lì-lì
ma poi mi sono convinta a lasciarla stare dov’era, ehehe che
cosa strana. Ad ogni modo ti rassicuro, la sua vendetta non
avrà in questa ff alcun ruolo, al massimo verrà
nominata in quanto punto fisso del personaggio, ma non assicuro niente,
non più. Ultimamente non faccio altro che scusarmi a causa
della mia ispirazione birichina, uff.
Per quello che hai detto riguardo l’utilizzarmi come cavia,
beh, spero di essere un animale interessante, anche se dopo questo
capitolo mi definirai più pazza o masochista. Grazie per il
sostegno cara, baci!
Ah, per quanto riguarda il mio essere diretta, ritengo inevitabile che
il carattere dell’autore emerga nella sue storie,
perché infondo le situazioni che si vengono a creare sono
nate dalla sua fantasia e quindi rispecchiano il suo modo di pensare.
Personalmente sono una ragazza che non ama far trapelare le sue
emozioni e che non riesce a comunicarle a voce, forse è per
questo che quando mi trovo costretta a mostrare una qualsiasi
delle mie emozioni, dall’ira alla felicità, mi
trovo così tanto in difficoltà che preferisco
gettarmi alle spalle i dubbi e dire direttamente ciò che
penso, perché ho paura che prendendo altro tempo, il
coraggio potrebbe venirmi a mancare.
Kura92: eh, purtroppo non ho preso tanti autobus
come mi ero prefissata
e ora guarda il risultato… ritardo allucinante, inoltre non
mi piace nemmeno quello che ho scritto. Comunque sono contente che tu
abbia gradito la versione sexy di Kurapica, eheh io sto ancora sbavando
XDD
Sono felice inoltre che a tu ritenga idonei i sentimenti che ho
mostrato in Kurapica, a molti è sembrato strano, forse OOC,
ma a te no, evviva! Alla prossima, bacio!
Yuko_chan: eheh pensavi di non dover
più leggere
la mia ff e invece no, sorpresa! Forse tu sarai contenta ma le altre mi
faranno la pelle, oh beh, almeno ci sarà qualcuna dalla mia
parte! Grazie cara, ciao!
Saku_chan the crazy dreamers: wow che nick
complesso! Sono
contenta, oh mi nuova lettrice, che la ff ti sia piaciuta molto,
così pure la caratterizzazione dei personaggi, spero che con
questo capitolo non ti rimangerai le parole, ho molta paura a
riguardo… fammi sapere cosa ne pensi, ciauuu
Elisa_: eh lo so, patologia è pur sempre
patologia, e io
quest’anno ne ho fin sopra i capelli… la risposta
sul perché hai trovato strano il capitolo l’ho
inserita all’inizio, spero tu abbia compreso il mio punto di
vita, non voglio di certo cambiare il tuo, solo metterti al corrente
del mio. Comunque sappi che sono contenta di conoscere i tuoi pensieri
sul mio lavoro, mi aiutano a crescere, a maturare, inoltre se
me li dici posso anche spiegarti il perché delle scelta che
ho fatto, così magari la storia può risultarti
più chiara ^^ ah, sono felice che apprezzi i miei
pensieri di fine capitolo, mi sembra giusto spiegarvi perché
diamine sono così pazza! Alla prossima, grazie ancora per i
tuoi commenti, ciao!
Ringrazio anche chi ha messo la storia tra i preferiti.
UMANO…
Finirono il poco tè rimasto chiacchierando del
più e del meno, poi un rumore attirò la loro
attenzione, qualcosa di decisamente delicato si era appena frantumato
in salotto. Leorio non perse tempo nel formulare la propria accusa:
<< Hiro!! >> gridò correndo in
salotto.
A terra giaceva un piccolo portafoto con il vetro ormai ridotto in
mille pezzo. L’enorme gattone in fuga.
<< Hiro dopo facciamo i conti, comincia a
scappare… gattaccio! >> gli urlò
dietro Leorio per poi allontanarsi e prendere una scopa.
Kurapica invece si diresse verso il luogo del misfatto e raccolse da
terra il portafoto rotto.
Lui, Gon e Leorio sorridevano felici verso l’obiettivo, tutti
e tre con un enorme piuma bianca appuntata al petto. Era il giorno
della festa per la consegna della licenza di Hunter. Mancava Killua,
certo, ma sembravano avere ugualmente l’aria serena, di chi
finalmente può tirare un sospiro di sollievo, sebbene
avessero deciso di dividersi il giorno seguente.
Immerso nei ricordi, non sentì Leorio avvicinarsi, ma si
riscosse al contatto della sua mano sulla sua spalla.
<< Ti ricordi? >> disse Leorio.
<< Certo >> rispose Kurapica continuando ad
osservare la foto.
<< Quella sera ho passato metà della festa a
cercare di sfuggire a Menci! >> ricordò
sorridendo.
Anche l’altro ragazzo ridacchiò ripensando a
quell’episodio.
<< Ma ero lo stesso felice, finalmente ero diventato un
Hunter >> disse tornando serio Leorio.
<< Anch’io ero felice, avevo raggiunto il mio
obiettivo, e lo avevo fatto insieme a voi… ma poi vi ho
abbandonato, voi siete stati sempre pronti a battervi al mio fianco,
avete perfino sfidato i membri della brigata per me… sono
solo un egoista… >> disse dando le spalle a
Leorio che sbuffò rassegnato.
<< Kurapica, ascoltami bene perché non te lo
ripeterò più. Se noi ti abbiamo aiutato, se ti
siamo stati vicini, non è perché tu poi ci
potessi coprire le spalle a tua volta, lo abbiamo fatto
perché siamo tuoi amici… e proprio per questo
motivo ti abbiamo lasciato andare per la tua strada, senza fermarti.
Kurapica tu non sei solo e non sei nemmeno egoista come pensi, so
quanto tieni a noi… fattelo entrare in quella zuccaccia!
>> concluse scompigliandogli teneramente i capelli.
Kurapica si lasciò andare ad un breve sorriso, prima di
rigirarsi e guardarlo negli occhi con dolcezza, desiderava
abbracciarlo, ma non ne aveva il coraggio. Non ci fu però
bisogno di lottare contro la propria naturale timidezza, che si
sentì avvolgere in una stretta così forte e
intensa, che da sola trasmetteva tutto il conforto e la protezione che
Leorio voleva donargli, incondizionatamente.
Si sciolse nel suo abbraccio, rilassandosi profondamente, il calore che
irradiava il suo corpo attraversava la sua camicia leggera,
regalandogli uno stato di profondo benessere, mentre il battito del suo
cuore lo cullava. Non ricordava l’ultima volta che qualcuno
lo aveva abbracciato.
Leorio sentì Kurapica poggiare la testa sul suo petto,
beandosi di quella vicinanza che lui aveva tanto temuto venisse
rifiutata o male interpretata. Prese poi ad accarezzargli piano i
capelli, coccolandolo.
Non si sarebbe mai aspettato che Kurapica cedesse tanto facilmente alle
sue attenzioni, proprio lui così orgoglioso della propria
indipendenza, sempre così riluttante ad accettare il seppur
minino aiuto, lui che sembrava non concedesi mai del tutto. Proprio lui
ora chiudeva gli occhi e si lasciava accarezzare senza opporre la
minima resistenza… umano, ecco cos’era.
Si persero in quell’abbraccio per alcuni minuti, fino a
quando Kurapica, rapito da quel benessere, non lasciò la
presa sul portafoto che cadde rovinosamente a terra, facendo ridestare
entrambi.
Scoppiata che fu la loro bolla di intimità, si staccarono un
po’ scossi e rossi in volto, imbarazzati certo, ma allo
stesso tempo decisamente compiaciuti.
Si chinarono insieme per raccogliere l’oggetto caduto e i
loro sguardi timidi si incontrarono nuovamente, incatenandosi.
Si alzarono in contemporanea, come fossero l’uno il riflesso
dell’altro, immagini speculari della stessa anima, lasciando
il portafoto a terra, inerte.
Si fissarono a lungo, l’aria attorno a loro si fece carica di
attesa e di aspettativa.
Kurapica notò Leorio spostare lo sguardo sulle sue labbra e
deglutì, si sentì avvampare intuendo cosa questo
volesse dire. Percepiva il suo cuore battere sempre più
forte, il sangue correre più velocemente, il sudore
imperlargli la fronte…
Leorio iniziò ad avvicinarsi, lento e inesorabile.
La gola si seccò e la vista cominciò a diventare
meno nitida…
Leorio era ormai ad un soffio da lui, percepiva il suo respiro sulle
sue labbra, il suo profumo invadergli le narici. Mancava
pochissimo…
Le mani tremavano, le gambe si facevano molli e i pensieri
confusi…
In un gesto brusco e istintivo Kurapica impose entrambe le mani sul
petto di Leorio, scansandolo malamente.
Il ragazzo castano lo guardò sorpreso, pallidissimo.
L’aveva rifiutato.
Kurapica borbottò delle scuse confuse e incomprensibili per
poi dirigersi con passo incerto verso la camera da letto di Leorio,
recuperare velocemente i vestiti con mani tremanti e fuggire veloce,
lontano, il più lontano possibile.
Leorio si era accasciato a terra, incapace di formulare un pensiero
coerente e con una voglia disperata di consumare lì tutte le
sue lacrime.
Kurapica intanto, giunto davanti al portone si rimise la sua lunga
veste bagnata e le scarpe zuppe, poi corse nuovamente sotto la pioggia,
desiderando scomparire. Ma cosa aveva fatto??
Il giorno seguente e quello dopo ancora Leorio non si
presentò a lezione.
Dopo il quarto giorno di assenza ingiustificata, Ghito
iniziò a preoccuparsi seriamente. Era andato a trovarlo a
casa più di una volta ma senza trovarvi mai nessuno, ogni
volta rimaneva incollato al campanello per più di venti
minuti, e ogni volta tornava a casa sconsolato.
Non poteva fare a meno di pensare che Leorio fosse sparito solo il
giorno dopo aver rivisto Kurapica. Da quando aveva formulato quel
pensiero, non sapeva più se smettere di preoccuparsi
inutilmente per il suo amico o temere di essere stato definitivamente
abbandonato.
Quando il pomeriggio del quinto giorno lo vide comparire
all’orizzonte si sentì sollevato come mai prima.
Respirò profondamente, che peso si era tolto! E si
stampò in faccia il più bel sorriso del suo
repertorio e gli corse incontro, gioviale e allegro, incurante degli
sguardi incuriositi dei compagni di corso.
Però, man mano che si avvicinava a lui, cominciava a notare
particolari che prima gli erano sfuggiti, sguardo vacuo, passo pesante
e strascicato, spalle curve. Rallentò la corsa fin quasi a
fermarsi, sorpreso dell’abbattimento dell’amico. Lo
aveva visto altre volte triste o depresso, ma mai in queste condizioni,
stava iniziando a preoccuparsi seriamente… ma cosa diavolo
era successo?
Gli si avvicinò fino a trovarsi di fronte a lui.
<< Hey Leorio che hai? >>
domandò dolcemente Ghito, sebbene fosse realmente allarmato.
<< Mh… >> mugugnò
Leorio superandolo.
Ghito rimase interdetto dal comportamento assolutamente atipico del
compagno. Non si era nemmeno fermato a salutarlo.
Ma si riprese velocemente dallo shock che lo aveva lasciato imbambolato
sul posto e lo raggiunse nuovamente poggiandogli le mani sul petto per
poterlo fermare.
Leorio sussultò e Ghito credendo di essere stato frainteso
ritirò velocemente le mani, come si fosse scottato.
<< Leorio, dimmi cos’è successo.
>> ripeté serio.
<< Nh… lascia perdere >> rispose
il ragazzo facendo con la mano cenno di lasciar cadere il discorso. Ma
Ghito non demorse, la testardaggine non era sempre stata la sua arma
vincente? Non avrebbe demorso così facilmente.
<< Dimmi subito cos’è accaduto!
>> ringhiò << è forse
colpa di Kurapica…? >> insinuò poi.
Leorio si irrigidì, poi sospirò, lo
scartò ed entrò in aula senza salutare nessuno
dei suoi colleghi.
Si sedette al suo solito posto, poggiò la testa sulle
braccia incrociate sul banco e chiuse gli occhi. Ghito si sedette al
suo fianco, sempre più in ansia.
<< Ehi Leorio… >>
riprovò Ghito con voce calda << di me puoi
fidarti… lo sai che per te ci sono sempre…
>> lo rincuorò, lasciando che la sua mano
iniziasse ad accarezzare piano i capelli scuri di lui.
Inaspettatamente le spalle di Leorio iniziarono a sussultare sempre
più veloci, Ghito poteva sentire i suoi singhiozzi soffocati
crescere attimo dopo attimo, si bloccò confuso. Allora era
davvero successo qualcosa e poteva giurare che ci fosse Kurapica di
mezzo. Riprese a cullare Leorio, accarezzandogli la schiena per
confortarlo, ma la sua mente era altrove. Quello stupido ragazzino
borioso e pieno di sé non solo lo aveva fatto temere di
poter perdere per sempre Leorio con la sua misteriosa
ricomparsa, ma
aveva perfino osato ferire Leorio ancora una volta, lo aveva ridotto ad
uno straccio. Con il suo ritorno aveva distrutto tutto quello che stava
cercando di costruire da mesi, gliel’avrebbe fatta pagare con
gli interessi. Anche se questo lo avrebbe costretto a tornare quello
che era… ma per Leorio, questo ed altro.
Non molto lontano, in un’aula ancora deserta, Kurapica sedeva
composto in attesa dell’inizio delle lezioni, pensieroso e
decisamente depresso.
La testa poggiata sul suo palmo aperto, lo sguardo perso nel vuoto.
Ancora non se ne capacitava: lo aveva rifiutato, inconsciamente, ma lo
aveva rifiutato e solo ora che lo aveva perso aveva capito che lui,
quel bacio, lo voleva davvero e allora perché?
Perché non era semplicemente rimasto fermo?
Perché era corso via? Perché? Perché?
Era facile porsi domande che avrebbero lasciato integro il suo amor
proprio, ma la risposta era davanti ai suoi occhi e a lui questa volta
non era sfuggita.
Il suo orgoglio non ammetteva tale possibilità, ma lui
sapeva che a fermalo era stata la paura, sapeva che si era
semplicemente fatto prendere dal panico, sapeva che il fatto di
camminare in bilico in un terreno ancora vergine lo rendeva titubante,
insicuro e spaventato.
Quindi sapeva anche che in questo momento la domanda più
pertinente non era perché, ma era: e ora?
Con che faccia si sarebbe ripresentato da lui? O meglio, avrebbe mai
avuto il coraggio di ripresentarsi da lui?
Ora non sapeva come comportarsi, la vergogna era troppo grande e lo
umiliava, ma il pensiero di perderlo per sempre lo terrorizzava, doveva
riflettere bene sul da farsi.
Sospirò, accasciandosi sul banco e facendo combaciare la
guancia con il legno freddo.
Era senza ombra di dubbio il più grande imbranato che avesse
mai solcato il suolo terreste.
Mugolò sofferente e chiuse gli occhi.
<< Tutto bene ragazzo? >> una voce lo fece
sussultare.
Kurapica risollevò immediatamente la testa ed
incontrò due limpidi occhi verdi e una zazzera di capelli
rossi e argento, due enormi baffi dello stesso colore gli coprivano il
labbro superiore.
<< Ah, è lei… >>
disse Kurapica sollevato.
<< Stavo spolverando i busti qui fuori quando ti ho
intravisto da solo in aula, pensavo stessi male. >> si
giustificò l’uomo.
<< No, August stavo solo riflettendo, sto bene grazie.
>> rispose Kurapica atteggiando le labbra in un sorriso
tirato e decisamente poco convincente.
<< A me non sembra, ma se lo dici tu…
>> insinuò l’uomo.
<< Ti sono grato per le premure che mi rivolgi, ma
concedimi di rimanere solo. >> lo pregò il
biondo.
<< Va bene, va bene, andrò a porgere i miei
servigi a qualcuno che li apprezza >> rispose
l’uomo fingendosi offeso.
<< August so che non lo farai >>
<< E come fai a dirlo? >>
<< Sei troppo curioso >>
<< Davvero? >>
<< È esattamente per questo che poco fa ho
tentato invano di indurti a lasciarmi solo. >>
<< Hai paura che ti importuni con domande spiacevoli
come: ti ha mollato la ragazza? >>
<< Ovviamente. >>
<< Quindi non mi risponderai? >>
<< No >>
<< Allora è vero! >>
<< Non ho detto questo, ho semplicemente riposto con una
negazione >>
<< ma chi dice di non voler rispondere ha sempre qualcosa
da nascondere, no? >>
<< non necessariamente, magari vuole solo evitare inutili
perdite di tempo >>
<< ma tu non hai impegni, quindi posso dedurre che
nascondi qualcosa >>
<< ti ho già informato che io non nascondo
nulla >>
<< ma la tua faccia dice il contrario e anche le tue
risposte >>
<< quale faccia? >>
<< la tua >>
<< mi pare ovvio >>
<< allora è vero! >>
<< cosa? >> risposa Kurapica sfinito
<< ti ha mollato la ragazza! >>
<< NO! >>
<< dalla tua reazione si direbbe il contrario ragazzo e
dimmi, era bella? Perché avete litigato? >>
<< non abbiamo litigato >>
<< ti sei dimenticato del vostro anniversario?
>>
<< no >>
<< non hai notato che si è tagliata i capelli?
>>
<< no >>
<< ahhhh >>
<< cosa c’è ora…
>>
<< non sei abbastanza bravo a letto e lei si è
stufata delle tue prestazioni scadenti >>
affermò compiaciuto.
<< COOOSA??? Ma sei impazzito? Come ti vengono in mente
certe idee! >> urlò Kurapica paonazzo.
<< ho indovinato, eh? >> disse
l’uomo con sguardo complice e stuzzicandolo con il gomito.
<< certo che no! >>
<< allora cosa? OH SCUSAAA non pensavo avessi
già certi problemi alla tua
età… sai
là sotto… >> sussurrò
l’uomo.
<< MA NO!! >> gridò
Kurapica con occhi sgranati e se possibile ancora più rosso.
<< allora forse ti piacciono i giochini
perversi e la tua ragazza si è stufata di essere
frustata? >>
<< MA SEI IMPAZZITO??? >>
<< allora cosa? >>
Kurapica pur di far smettere quel vecchietto maniaco di affermare
simili oscenità sul suo conto decise di vuotare il sacco.
<< Mi arrendo.>> disse sospirando e
continuò << Ho scoperto da poco di essere
attratto da una persona, tuttavia non ho avuto il coraggio di
affrontare i miei sentimenti e sono fuggito. Ora questa persona pensa
che io l’abbia rifiutata e io non ho il coraggio di dirle da
verità. Puoi anche biasimarmi ora >>
<< Ragazzo davvero pensi che potrei giudicarti? Nella mia
vita ho commesso tanti di quegli errori da non poter essere certo nella
condizione di sentenziare su alcunché. Fammi il piacere, vai
da questa persona e chiarisci ogni malinteso, il dubbio non
gioverà ne a te né lei. >>
<< Ma..? >>
<< Prima chiarisci, meglio è! Fidati di
me… >> disse l’uomo facendogli
l’occhiolino e allontanandosi dall’aula.
NOTE POST-LETTURA: sì sono pazza, ma vi
prego non
uccidetemi! Ho cambiato idea sul capitolo almeno 10 volte, mi sono
arrovellata per 2 settimane e l’ho riscritto 3 volte in
maniera completamente differente e guardate quello che uscito!
Guardate! Un obbrobrio ç____ç ne sono
dispiaciutissima… tiratemi pure pomodori, ma non quelli
marci, quelli verdi ancora acerbi che fanno più
male… sorry…
Questa ff mi sta sfuggendo dalle mani non so come andrà a
finire, se non una vaghiiiissima idea; Scusate ma sono in crisi.
È un periodo un po' strano per me, non so cosa mi
stia succedendo, so che non è una scusa valida, ma
ovviamente questo influisce, attraverso di me, sulle mie storie.
Scusate ancora.
ps_avete presente il distributore automatico che
avevo descritto
qualche capitolo fa… sì, quello che aveva rubato
i soldi a Ghito. Beh, sappiate che quello stramaledetto aggeggio mi ha
rubato 50 cent!!! Bastardo! Ma per mia sfortuna non c’era
Leorio a scuotere la macchinetta per me ç___ç
pps_ so che non c’è la lemon,
prima o poi
arriverà ma la mia ispirazione la ripudia per ora,
l’avevo scritta giuro, ma poi mi sono sdraiata sul letto e ho
cambiato idea così, all’improvviso, puf!
Con depressione, Aka_Z ç___ç
|
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Capitolo 7 *** Scontro Psicologico ***
Mmh
che dirvi miei cari lettori, sono davvero occupata ultimamente per
via dell’università e mi dispiace davvero poter
aggiornare così raramente, spero non mi abbandonerete per
questo, vi perdonerei solo se la storia non dovesse più
piacervi.
Ultimamente, anche se avrei tanto voluto, non ho proprio avuto modo di
scrivere, ma durante le mie traversate in bus, sotto lo sguardo
attonito di numerose vecchine, ho creato un complesso schema che
dovrebbe aiutarmi notevolmente a proseguire la storia che
ahimè si ingarbuglia sempre di più.
Che altro dire, la seconda parte di questo capitolo mi ha regalato
molte emozioni, la miriade di espressioni che si sono succedute sul mio
volto mentre la scrivevo ne sono la prova, così come le risate sataniche che
ogni tanto mi scuotevano nel profondo, spero di trasmettervi le mie
stesse emozioni con uguale intensità, a voi il giudizio,
ciao.ciao
Un sentito ringraziamento va a:
Saku_chan the crazy dreamers: per quanto riguarda il
fatto di aver
lasciato per prima la recensione, lasciami dire che l’onore
è tutto mio. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto
anche se le divergenze di pensiero tra te e Kurapica sono state
notevoli eheh. Ad ogni modo August è
l’inserviente della facoltà dove si è
iscritto Kurapica, lo dimostra il fatto che stava spolverando i busti
fuori dall’aula. Beh, spero che continuerai a recensire, baci!
Kura92: eheh anch’io mi aspettavo qualcosa
di differente, che
pure c’è stato, ma ho deciso malignamente di
cancellarlo. Sono comunque contenta che condividiamo lo stesso pensiero
sulla razionalità a doppio filo che lega Kurapica e Leorio,
spero questo capitolo non ti deluda, continua a farmi sapere le tue
impressioni (se ti va). Grazie, un bacio!
Pucchyko_girl: O.O hai fatto morire Leorio e
Kurapica in tutte e due le
tue ff?! ma quale crudeltà!! Ahah apparte gli scherzi sono
davvero contenta/stupita/scioccata dalla tua giga-recensione! Mai visto
un commento di tale portata! Sono davvero piacevolmente sconvolta, ma
lo sono ancora di più conoscendone il contenuto dettagliato.
Io non so davvero come ringraziarti, mi hai illustrato cosa ti ha
colpito e cosa non condividi, ho davvero apprezzato, fidati.
Passando nel dettaglio: davvero pensi che il mio testo abbia della
musicalità? Nessuno me lo aveva mai detto, nemmeno io me ne
sono accorta ç__ç ma se lo dici tu mi fido ^__^
eheh
Sono contenta che siamo dello stesso avviso sulla difficoltà
nel gestire Leorio e mi dispiace che i personaggi ti risultino un
po’ OOC, ma ti giuro che ce l’ho messa tutta e
continuerò a provare a renderli il più possibile
“loro”.
Da quanto ho intuito, Ghito non ti risulta particolarmente gradito (non
è una novità per le mie orecchie, mia sorella lo
detesta) ma è un personaggio dinamico e contorto, ti
consiglio di non sottovalutarlo e di studiarlo con attenzione.
Se lo scorso capitolo ti ha lasciato con il fiato sospeso, credo che
con questo mi odierai, ma è la croce di ogni autore che si
rispetti.
Ti ringrazio per la valutazione positiva che hai fatto dei miei titoli,
è una cosa che non lascio mai al caso, tu non immagini
quanto siano importanti per me e quanti giorni io utilizzi per
sceglierne uno appropriato, finalmente c’è
qualcuno che se n’è accorto!
Per quanto riguarda il tuo commento sull’abbraccio, sappi che
sono contenta ti sia piaciuto, io sono un po’ fissata per
questo gesto ^^’’ ho scritto una ff incentrata
solamente su un abbraccio… fai un po’
tu… (piccola curiosità: io non sopporto di essere
abbracciata, e credo che il mio inconscio si stia ribellando
perché continuo a sognare gente abbracciata
°° sono paaaazza!!)
Un “abbraccio” virtuale (quelli li concedo
volentieri) e un bacio grande, ciaooooo!!!
Elisa_: sono contenta che la tua prima reazione a
seguito della fuga di
Kurapica non sia stata cercare un accetta e rintracciare la mia
abitazione, anch’io concordo con te che le cose possano farsi
più interessanti così, anche se ovviamente ancor
più complicate @_@ ed effettivamente questo potevo
risparmiarmelo…
Considerando che il tuo apprezzamento per Ghito va a momenti, sono
curiosa di sapere cosa penserai di lui dopo questo
capitolo… sono inoltre contenta che tu abbia apprezzato il
dialogo fra August e Kurapica, un abbraccio grande! ^^
Kagura92: *__* il tuo commento mi ha commossa, il
tuo pensiero mi piace
molto. È vero… io nelle mie ff a volte mi ci
perdo ed è forse per questo che anche i personaggi ne
risentono e la loro individualità si trasforma.
Il tuo ragionamento è molto sottile e così
veritiero che mi ha profondamente colpita. Grazie per
l’apprezzamento, per quanto riguarda la lemon
vedrò di farla soft se e quando sarà, in modo da
poter evitare il rating rosso (ho un po’ di paura a riguardo
perché in genere ci vado giù pesante
^^”) ma non prometto nulla, non più…
baci cara, ciao!!
Lepiumenonvolano: comincio subito chiedendoti il
perché del
tuo nick, ogni volta mi riprometto di chiedertelo e puntualmente lo
dimentico, quindi l’ho scritto subito.
Rispondendo alla tua recensione… il perdono lo chiedevo sia
perché ho aggiornato tardissimo, anche se ormai sta
diventando un’ insana abitudine e sia perché ho di
fatto scombinato l’intera ff con la fuga del caro Kurapica,
cosa che sarebbe passata in secondo piano se non vi avessi informati
della prevista lemon.
Ad ogni modo, ti sembrerò oltremodo ripetitiva, ma riesci
sempre a cogliere le sfumature che imprimo al testo e seguire con
attenzione i cambi di atmosfera. Sì, Kurapica è
fuggito, di nuovo e Leorio si rivede in quell’aeroporto, ma
ora sa che è colpa sua e forse non lo rivedrà mai
più. È un malessere insostenibile il suo, che lo
spinge a crogiolarsi nel suo dolore e a gettare la spugna, ora tutto
sembra così inutile…
Kurapica invece pare accusare bene il colpo, ma la sua freddezza come
al solito è solo ben costruita, staremo a vedere.
Per quanto riguarda il rendere i personaggi umani che dire,
l’ambiente che ho scelto è abbastanza indicativo e
quelle che sto descrivendo mi sembrano situazioni in cui chiunque di
noi potrebbe ritrovarsi, quindi mi viene naturale descriverli sotto un
ottica reale e viva, spero il mio non si riveli un fallimento.
Per quanto riguarda il voler fare la scrittrice part-time, ti
dirò che non ne ho nessunissima intenzione (anche se ti
ringrazio per il complimento), mi godo la scrittura per quello che
è, un diletto puro e semplice, un modo per poter togliere le
briglie alla mia fantasia e farmi un giretto nei meandri della mia
mente folle insieme ai miei personaggi preferiti ^^
Ad ogni modo non preoccuparti se non riuscirai a recensire con
costanza, io stessa non so se riuscirò ad aggiornare
frequentemente, che è peggio!
Ti ringrazio per il tuo graditissimo supporto e per le recensione che
leggo sempre con notevole interesse. Grazie tante, un bacio!
Or dunque vi lascio finalmente al capitolo, godetevi la lettura
perché non so quando riuscirò ad aggiornernare di
nuovo ^^
Scontro
Psicologico
Il proiettore si spense con un rumore cupo, le luci vennero riaccese.
Alcuni ragazzi si stiracchiavano, altri chiacchieravano tra loro o si
organizzavano per formare gruppi di studio a causa degli esami
imminenti.
Leorio non aveva certo voglia di chiacchierare, né di fare
qualunque altra cosa non fosse sospirare e demoralizzarsi. Fra qualche
giorno sarebbe stato meglio, ma fino ad allora aveva bisogno di
lasciarsi trasportare dalla malinconia, di lasciarsi evincere dalla
tristezza. Era stanco di apparire sempre allegro, forte e indifferente
alle difficoltà della vita, davvero, questa volta voleva
solo crogiolarsi nella sofferenza e nel dolore; la determinazione e la
forza di reagire sembravano essersi volatilizzate.
Ghito lo osservava sottecchi mentre riponeva silenziosamente i suoi
appunti nello zaino. Solo qualche ora prima aveva assistito impotente
allo sfogo del suo migliore amico e aveva capito che Leorio aveva
bisogno di tempo e comprensione, e lui di certo non gli avrebbe negato
nessuna delle due, ma non per questo sarebbe rimasto con le mani in
mano.
Chiuse rapido la zip e alzandosi afferrò Leorio per il polso.
<< Dai su, alzati! Allontaniamoci il più
possibile dal prof, non vorrei che ci obbligasse ad aiutarlo
con il proiettore come l’altra volta! >>
suggerì sorridendo.
<< Sì… >>
acconsentì mogio Leorio.
Ghito notò che il blocco degli appunti del suo amico era
pressoché immacolato, ma non poté biasimarlo.
<< Ti accompagno a casa! Tanto non ho alcuna intenzione
di riaprire i libri fino a domani, questa lezione è stata a
dir poco devastante… >>
cercò di distrarlo Ghito.
<< Va bene… neanche io ho voglia di studiare
>> disse piatto il ragazzo alto.
Ghito fu lieto che Leorio avesse formulato una frase di senso compiuto
e che fosse d’accordo con la sua proposta, il fatto che
dall’inizio della lezione non avesse emesso altro che cupi
suoni gutturali non lo aveva fatto ben sperare.
L’aria fuori dall’aula era piacevolmente
frizzantina e aiutava a rischiarare la mente, l’odore della
pioggia caduta al mattino ancora era intenso, ma le nuvole erano quasi
scomparse del tutto e facevano sperare in una giornata migliore per il
giorno seguente.
Gli ultimi raggi del sole investivano le alte costruzioni in mattone e
donavano alle finestre un acceso colore arancione.
Ghito ritrovò un po’ di coraggio e si
preparò ad un nuovo attacco, doveva conoscere la
verità.
<< Ehm… Leorio? >>
<< Mh? >>
<< Hai… hai più incontrato
Kurapica? >> chiese titubante socchiudendo un
po’ gli occhi come se si aspettasse un pugno in pieno volto.
Leorio si irrigidì all’istante, bloccandosi sul
posto e Ghito trattenne il fiato.
<< N-non sei obbligato a rispondere se non vuoi,
scusa… sono stato un insensibile >> disse il
ragazzo con i capelli mossi liquidando l’argomento, la
risposta di Leorio non poteva essere più chiara.
Quest’ultimo sbuffò e riprese a camminare a testa
bassa, un po’ più cupo, ignaro dei piani
dell’amico.
“Quindi c’entra Kurapica”
rifletté Ghito “bene”, per il resto
avrebbe atteso un altro po’, avrebbe fatto qualche semplice
commento e studiato attentamente il comportamento leggibilissimo
dell’amico, poteva farcela. Certamente non voleva far
intristire Leorio più di quando già non fosse, ma
voleva sapere di quali colpe esattamente si era macchiato quel borioso
ragazzino.
Arrivati alla stazione Leorio si lasciò cadere pesantemente
su una panchina fredda e accanto a lui, come sempre, sedette Ghito.
<< Come sta Hiro? >> domandò
allegro il ragazzo minuto, cercando di disperdere un po’ di
quell’aria nera che li circondava.
<< A parte il fatto che mangia come un facocero,
bene… >> mugugnò Leorio, ma una
piccola increspatura sulle labbra tradiva il sorriso che faticava a
comparire.
“Ottimo” pensò Ghito “ora
strappiamogli un sorriso vero”.
Conosceva abbastanza bene le persone da sapere che raccontare dei
propri animali domestici metteva di buon umore, inoltre sapeva bene
quanto Leorio tenesse a quell’enorme gattone bianco e nero.
<< Mi sembra giusto… come farebbe altrimenti a
conservare il suo peso-forma? >> affermò
divertito Ghito.
<< Ma quale peso-forma! Quel gattaccio è
obeso! Dovrei metterlo a dieta come mi ha detto il veterinario, ma se
non gli do i croccantini mi assilla fino allo sfinimento, quindi vince
sempre lui… Tsk! Quella palla di lardo mi farà
finire sul lastrico! >> esclamò Leorio ora
infervorato.
Ghito sorrideva apertamente ora, il suo amico si stava sciogliendo e
non poteva esserne più felice, non poteva credere che ci
fosse voluto così poco.
Continuarono a discutere circa le abitudini alimentari e non di Hiro
per buona parte del tragitto, criticarono qualche professore
particolarmente odioso e commentarono indiscreti la nuova acconciatura
di Margaret, la ragazza saccente del primo banco, quando finalmente
entrarono in casa.
Leorio sembrava aver riacquistato un po’ di
serenità, magari solo superficialmente, ma era
già un ottimo traguardo, pensò Ghito raggiante.
… Kurapica sicuramente non sarebbe riuscito
nell’impresa.
Leorio effettivamente sentiva di stare già un po’
meglio. Sapeva che la tristezza era ancora in agguato, ma
finché Ghito rimaneva al suo fianco, riusciva a dominarla.
Gli era grato per questo.
Decise quindi di invitarlo a restare per cena e ovviamente
l’amico accettò più che volentieri.
<< Ehm… Ghito… credo che
però dovremmo accontentarci degli avanzi, sei avvertito.
Sai… è un po’ che non faccio la
spesa… >> lo informò Leorio un
po’ imbarazzato, sorridendo nervosamente.
<< Oh, non preoccuparti! Anzi, sai che ti dico?
Perché non andiamo a fare un po’ di compere?
È ancora presto per cenare. >>
suggerì il ragazzo dai capelli color sabbia.
Leorio ci pensò un attimo su, non aveva molta voglia di
uscire, non ora che erano appena rincasati, ma aveva bisogno di
distrarsi e di cibo soprattutto, così accettò.
<< E va bene… ma prima dammi qualche minuto
per rinfrescarmi. >> suggerì Leorio.
<< Ok, io intanto cerco Hiro >>
<< Quel ciccione… >>
borbottò cupo il ragazzo alto allontanandosi verso il bagno
e sistemando lungo la strada tutti gli oggetti che il micio aveva
spostato durante la sua breve assenza.
Mentre riposizionava l’ultimo tappeto Leorio pensò
che il rinfrescarsi avrebbe potuto benissimo tramutarsi in doccia,
infondo era ancora presto… informò quindi
l’amico del cambio di programma:
<< Ghito forse è meglio se opto per la doccia,
ti stai annoiando? >> gridò dal bagno.
<< No-no, fai pure… comunque Hiro stava
mangiando >> urlò il ragazzo magrolino di
rimando.
<< E dove altro poteva stare quel lardoso…
>> brontolò senza speranza.
Lo scroscio della doccia diede il via a Ghito che, abbandonato il
gatto, iniziò a guardarsi intorno furtivo alla ricerca di
qualche indizio. Sperava sarebbe giunta questa occasione.
Cosa poteva aver turbato tanto Leorio? Una lettera? Un regalo? No-no
perché avrebbe dovuto deprimersi per un regalo? Magari
durante il loro incontro poteva essere successo qualcosa…
rifletté, ma sperava comunque di trovare prove concrete,
indizi utili che lo aiutassero a comprendere.
Ascoltò la segreteria telefonica, stando ovviamente attento
ai rumori provenienti dal bagno.
Si spostò poi in camera da letto sperando vivamente di non
trovarci nessuna traccia di quell’odioso biondino. Non
rinvenì alcunchè e sospirò sollevato.
Aprì un paio di cassetti alla ricerca magari di un
foglietto, un diario che potesse raccontargli l’accaduto, ma
non trovò nulla.
Tornò in salone angosciato da un possibile precoce ritorno
di Leorio, che per fortuna si stava attardando sotto la doccia.
Cercò fra gli enormi cuscini del divano, ma anche quello si
rivelò solo una perdita di tempo. Non un singolo capello
biondo, niente di niente. Demoralizzato si lasciò cadere sul
divano scuro, si portò le mani dietro la nuca e
osservò pensieroso la televisione spenta, uffa…
si accorse con fastidio che nulla era cambiato dall’ultima
volta che era stato lì. Si piegò di lato con
l’intenzione di accasciarsi sul bracciolo, ma accidentalmente
urtò il cordless grigio sistemato sul piccolo mobiletto
accanto al divano. Neanche a dirlo, questo cadde immediatamente in
avanti, rovinando su un portafoto in argento che ne colpì un
altro, creando un favoloso effetto domino, il tutto accompagnato
dall’elegante “tu-ru-ru” del telefono
scollegato malamente dalla sua base.
Ghito si rialzò in un attimo affrettandosi a valutare i
danni… fortunatamente nulla era stato irrimediabilmente
compromesso e l’acqua della doccia continuava a scendere
rassicurante. Poi però l’occhio gli cadde su un
portafoto poggiato in avanti; strano, era convinto non fosse stato
coinvolto nella caduta di gruppo…
Lo sollevò curioso, riconoscendo all’istante il
suo acerrimo nemico, ma non era solo, con lui c’erano anche
Leorio e un ragazzino dall’aria vispa e i capelli appuntiti.
Non fu però l’immagine in sé a
colpirlo, conosceva il passato di Leorio, piuttosto fu il vetro rotto
ad incuriosirlo. Poteva esser semplicemente caduto, ma il fatto che non
fosse stato riposizionato al proprio posto lo lasciava interdetto,
sapeva quanto Leorio tenesse a quei ricordi. Il pensiero che il suo
amico fosse giunto al punto di fracassare un portafoto solo
perché conteneva un’ immagine di Kurapica, non
poté fare altro che rallegrargli lo spirito. Quella non
poteva essere una semplice coincidenza…
Ora era sicuro di due cose: che Kurapica c’entrava eccome in
tutta questa faccenda e che Leorio non ne voleva più sapere
di lui. Perfetto.
L’enfasi si impadronì del ragazzo che, armato di
nuova determinazione e sicurezza, rimise a posto il portafoto e si
riaccomodò gongolante sul divano. Ora avrebbe avuto Leorio
tutto per se…
Immerso in tali rosei pensieri, quasi non si accorse del suono del
campanello.
Si alzò canticchiando dal divano e aprì la
porta…
Gelo…
Due occhi acquamarina si specchiarono in due iridi topazio.
Gelo, gelo assoluto.
Nessuno dei due si mosse o pronunciò alcunché,
immersi com’erano nella contemplazione feroce
dell’altro.
Trascorsero minuti lunghissimi o forse pochi infiniti istanti, ma
superata la sorpresa e il moto di stizza che la seguì,
Kurapica si decise a rompere quel freddo silenzio:
<< Ho bisogno di parlare con Leorio, è qui?
>> chiese il biondino sforzandosi di mantenere
almeno una parvenza di cortesia.
<< Non credo sia affar tuo sapere dove si trovi ora
Leorio. >> rispose rigido Ghito.
<< Questo non credo sia tu a doverlo
giudicare, ora dimmi
dove si trova Leorio. >> sibilò Kurapica ora
apertamente minaccioso, la frase di Ghito non poteva esser interpretata
altro che come un affronto.
<< Non sono affari tuoi. >>
ribadì il ragazzo dai capelli castani.
<< Non sarò così magnanimo da
ripetermi ancora, pretendo di sapere dove si trova
Leorio.
>>
<< Non-sono-affari-tuoi. Vattene e non farti
più rivedere. >> alché Kurapica
ridusse gli occhi a due fessure molto sottili, la voce si
abbassò di un tono, le catene si materializzarono sulla sua
mano destra.
<< Fammi entrare >> sibilò
minaccioso.
<< No! VATTENE >>
Uno spintone fece barcollare Ghito per un attimo, ma non si
spostò. Kurapica sgranò gli occhi per la
sorpresa, non si aspettava di certo una simile forza o resistenza da
parte di quell’esile ragazzo.
<< Leorio non vuole più vederti, mettitelo
bene in testa, non gli importa più di te, povero
illuso… lui ti ODIA >> affermò
scandendo bene le ultime parole e sghignazzando divertito.
Quell’amore così totale per Leorio lo rendeva
spietato come non lo era mai stato, alimentava la bestia che era in
lui, dotandola di una forza mai vista. E la tenacia del biondo non
faceva altro che farlo ruggire di rabbia repressa, spingendolo oltre i
confini del buonsenso.
<< Lui ora sta con me… rassegnati. Sei solo un
ragazzino patetico. >> ghignò ironico
sbandierando una verità che non lo apparteneva, ignorando
quali sconvolgimenti interiori stava ora vivendo il suo nemico.
Intuì però che qualcosa stava cambiando, la fiera
che lo possedeva percepì d’istinto
l’arrivo di un qualcosa di mostruoso tanto quanto se stessa.
Ghito osservò agghiacciato il cambiamento di colore delle
iridi del ragazzo che gli si stagliava di fronte. Vide il sangue
macchiare quei pozzi limpidi, sporcandoli del colore del delitto.
Stupito e spaventato al contempo vacillò un istante, e tale
fu il tempo che occorse a Kurapica per approfittare della sua
momentanea debolezza ed entrare in casa.
Il biondino si guardò attorno febbrilmente, se quelle parole
erano vere… se quelle parole erano vere…
In quel momento comparve Leorio coperto solo da un sottile asciugamano,
insospettito dai rumori provenienti dal salotto e Ghito in quel momento
seppe di avere la vittoria in pugno.
NOTE POST-LETTURA: In questo momento sono sicura che
vorreste colpirmi
con il primo oggetto acuminato sotto tiro, dico bene?
È in questi momenti che mi sovviene il motivo per
cui ho scelto di restare un’ autrice anonima, quindi mi
accomodo un po’ di più sulla mia sedia e dipingo
sul mio “bel” visino un ghigno malefico. Spero
però che l’anonimato serva a proteggermi anche
dalle maledizioni Voodoo, mah… speriamo bene.
Beh, che ne dite, ve lo aspettavate??
Aka_Z
|
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Capitolo 8 *** L'ultimo raggio di sole... ***
Rieccomi
ragazzi!!! Non vi preoccupate, non mi sono dimenticata di voi,
né sono stata rapita dagli aliena o defunta in
chissà quale assurda circostanza.
Capitolo stra-ricco di eventi, assolutamente da non perdere (mica
l’ho detto perché lo scrivo io, nooo)
Purtroppo l’ispirazione (tanto per cambiare) non è
stata costante e vista la complessità del capitolo, tra
reazione, dialoghi e Kurapica (dio santo ma perché non parla
come mangia?!) ho avuto una seria di problemi crescenti che mi hanno
costretta a tornare sul capitolo circa un miliardo e mezzo di volte, e
poi all’improvviso PUF! Rieccoti la cara, vecchia ispirazione
e ho finito per terminare il capitolo tra la sera e la mattina
dopo… ahhh i misteri della vita!
Invece volevo fare due “importanti” considerazioni
su cui ho riflettuti su questi giorni (sì-sì, mo
lo faccio cominciare il capitolo! Un secondo e che diamine!)
1. Ma come mai in questo sito scrivo solo
io storie su questa bellissima coppia? Mi pare che in giro ce ne sia
solo un’altra scritta di recente, ma che credo coinvolga
anche Quoll, uffa! Io mi sento sola e sperduta, senza
possibilità di confronto! Dai su scrivete qualcosa! Ora come
ora ho poca concorrenza… ma io sono per il gioco onesto,
quindi aprite Word e cominciate a buttare giù qualche bella
ff, inoltre ho voglia di leggere qualcosa su di loro che non sia stata
orribilmente manovrata da me!
2. Mi vergogno un po’ a
chiederlo ma è una cosa che mi piacerebbe
moltissimo… se qualcuno ha capacità
artistiche
superiori alle mie (ovvero disegnare orribili omini
stilizzati),
gli
andrebbe di disegnare una scena di questo mio racconto? Vi
lascio
liberi di scegliere il momento che più vi ha
colpito… beh, questo è solo un mio sogno che
probabilmente resterà tale, ma perché non tentare
mi sono chiesta? Mi piacerebbe poi inserirlo nella mia pagina autore,
grazie molte davvero!
E ora passiamo ai ringraziamenti personali…
Yusaki: ti ringrazio moltissimo per i complimenti
che, ovviamente, mi
fanno davvero piacere. Sapere che secondo te ho caratterizzato bene
Ghito (il mio primo personaggio “originale”) mi fa
sbrilluccicare gli occhi di gioia *__*
Per quanto riguarda le maledizioni… d’oh! Spero di
essere ancora in tempo per evitarle, e spero vivamente che questo
capitolo ti piaccia, così magari mi lasci in vita fino a
quando questa ff non sarà terminata, e se è
così prevedo altri 183730293874 capitoli eheh. Un bacio,
alla prossima!!
Kagura92: (detto in confidenza, hai notato quanto
somiglino il tuo nick
e quello di Kura92? Mi fate sempre confondere dannate! XD) passando ad
altro… ti ringrazio come sempre per le tue commoventi
recensioni, innanzitutto sappi che lascerei
l’università anche subito per mettermi a scrivere
solo ff, ma purtroppo prevedo che dovrò nutrirmi anche in
futuro e quindi un lavoro lo devo trovare per forza,
(uni=>lavoro=>cibo - equazione inevitabile,
ahimè) per il resto, sono ovviamente più che
lieta di farti provare emozioni e di regalarti atmosfere particolari,
spero continuerai a seguirmi, un bacio, ciao!!
Kura92: (idem come sopra, Kura92, Kagura92 ahhh!
Pure lo stesso anno di
nascita! XD) ehehe a proposito di quello che hai detto nella
recensione, qui scoprirai tutte le reazioni dei nostri amati
personaggi, e sia dannato poseidone se non è vero che mi
hanno fanno penare, soprattutto il caro Kurapica! chissà
perché nelle mie ff lui finisce sempre per parlare
pochissimo… eheh e chissà perché ogni
volta che devo scrivere su di lui, tengo un libro ambientato nella fine
del ‘700 e inizio ‘800 sulla mia scrivania =.=
Beh fammi sapere se le reazioni alla bugia di Ghito ti sono piaciute e
le hai trovate coerenti o quantomeno realistiche… speriamo!!
Un bacio, ciaooo!!
_pEaCh_: per la tua speranza di trovare presto il
capitolo 8, diciamo
che sospettavo fin dall’inizio che sarebbe stata solo una
mera aspettativa, ma purtroppo non ho potuto fare di meglio.
Riguardo al perdono, ovviamente sei scusata, l’importante
è che (se ti piace) continuerai a seguirmi.
Ad ogni modo credo che non l’hai fatto in
quell’occasione, Ghito lo ridurrai in coriandoli in questa
eheh. Povero ciccio… povero tanto quanto Leorio che non ci
sta capendo un beneamato ciufoletto! vabbuò alla prossima,
ciaoo!!
Elisa_: wow davvero aspettavi impaziente
l’altro cap? Mi
lusinga molto, anche se mi dispiace che poi tu abbia atteso tanto per
questo… invece a proposito del gatto, ora devi dirmi se
quello che ho scritto nello scorso capitolo potrebbe corrispondere a
verità, se qualcosa non torna non esitare a dirmelo! (detto
in confidenza io non ho gatti, per Hiro ho tratto ispirazione da un
enorme gattone affettuoso che gironzola nell’ospedale dove
faccio lezione e quello di una mia cara amica). Per quanto riguarda
Ghito, mi sono divertita un mondo ad immaginarmelo frugare qua e
là fra le cose di Leorio e poi fare supposizioni tutte
sue… ma ora per lui mi sa che saranno cavoli amari,
forse… chissà? Se ti va, fammi sapere la tua
opinione anche su questo capitolo, un bacio!
Lemnia: sei fortunata perché avendo letto
la mia ff solo
ora, godrai di un aggiornamento iper-veloce, altrimenti
“avoja” ad aspettare eheh XD ma vabbuò,
ti ringrazio per i complimenti, sono davvero contenta che la mia storia
ti abbia preso e che non vedi l’ora di leggere questo
aggiornamento, attenzione però, non è indicato
per le persona deboli di cuore, troppe emozioni! Eheh … mah,
speriamo che ti piaccia, un bacio, alla prossima!
Un saluto speciale a lepiumenonvolano cui sono
molto affezionata e che
per motivi di forza superiore non è riuscita a commentare,
spero tu possa leggere presto questi nuovi capitoli e farmi sapere cosa
ne pensi.
Ringrazio anche chi ha messo il capitolo tra i preferiti, a tal
proposito, volevo lasciare un commento a parte a kun
(che probabilmente
ora mi odia) e ribadire il concetto: scrivi un’altra LeeXGaa
o ti mando dietro i miei scagnozzi! Fine della comunicazione, un
abbraccio grande a tutti quelli che mi seguono!
Ultima cosa, per evitare di auto-spoilerarvi durante la lettura, vi
consiglio di leggere senza visualizzare la pagina intera, ovvero
leggere piano-piano andando avanti con il mouse lentamente, non so se
ci siamo capiti ^^''
L’ultimo
raggio di sole…
Leorio rimase interdetto e confuso osservando
la scena impossibile che
gli si stagliava davanti: Kurapica e Ghito che si fronteggiavano
apertamente, nel suo appartamento.
Ma cosa voleva ora Kurapica? Perché lo guardava
così… supplice? E per quale dannatissimo motivo
non lo lasciava in pace?
Quando però notò con stupore che gli occhi del
biondino non erano più acquamarina, si preoccupò.
Fu irritantemente inevitabile mettere lui al primo posto piuttosto che
se stesso.
Mise quindi da parte il suo dannato orgoglio e gli chiese con un tono
apprensivo che assolutamente non voleva utilizzare:
<< Kurapica cosa è successo? Stai bene?
>>
Ghito lo guardò stralunato, per un momento la sua
determinazione vacillò, ma poi si rese conto che non era
ancora finita, che poteva ancora vincere.
Le pupille di Kurapica invece si dilatarono per la sorpresa e la forte
emozione, Leorio dopo tutto quello che era successo ancora si
preoccupava per lui… allora non lo odiava così
tanto…
Ma poi tornò freddo, gli occhi si ridussero a due fessure
ancora rosse
<< Ebbene la situazione è questa?
>> domandò gelido.
<< Eh? >> chiese Leorio sinceramente
stupito.
<< Tu… e Ghito… >>
affermò ora più incerto, non era sicuro di voler
conoscere la risposta e ancor di più detestava
l’idea di apparire come un debole e patetico ragazzino
qualunque.
<< Io e Ghito… cosa? >>
domandò Leorio che non riusciva a capire cosa
c’entrasse Ghito in tutto ciò, o magari un idea se
l’era fatta, ma era così assurda da non poter
rischiare di rendersi ridicolo agli occhi di entrambi.
Il biondino trasse un profondo respiro e rispose:
<< State… insieme? >>
insinuò con cautela.
L’aspirante medico sollevò le sopracciglia
sbalordito.
La questione gli sembrava fosse scontata, ma perché Leorio
non capiva? Che forse…? Ancora prima di ricevere risposta,
Kurapica si voltò verso Ghito con sguardo omicida.
<< Tu… tu mi hai ingannato! Ti sei preso gioco
di me… >> disse Kurapica con tono basso e
minaccioso che rasentava la ferocia e continuò
<< È indubbio che se hai osato mentire su un
argomento tanto considerevole, non meriti riguardo alcuno
>> lo afferrò poi per il colletto della
maglia, rivolgendogli uno sguardo carico d’odio.
Ghito sgranò gli occhi per un momento, ma un battito di
palpebre dopo era tornato freddo e scrutava Kurapica gelido.
All’insolenza del ragazzo che non si piegava, una nuova
ondata d’odio colpì in pieno il biondino. Dopo
tutte quelle menzogne, osava ancora guardarlo negli occhi.
Caricò il braccio e chiuse il pugno pronto a sferrare il
colpo, le catene tintinnarono come a voler avvisare Ghito del loro
imminente arrivo. I muscoli di Kurapica erano tesi al massimo, con
l’intenzione di fare male, ma Ghito non aveva paura; se non
dell’amore, dell’amicizia di Leorio era sicuro e
lui non avrebbe lasciato che venisse colpito… o forse
sì? Ma il dolore non aveva alcuna importanza, agli occhi del
suo amato sarebbe parso lui la vittima.
Alzò quindi il viso fieramente e non chiuse gli occhi
nemmeno quando il colpo sibilò nell’aria
fermandosi a pochi centimetri dal suo naso. Leorio teneva fermo il
polso di Kurapica, aveva fermato il colpo. Il cuore di Ghito
sussultò di gioia.
Kurapica invece frustrato più di prima, fissava il ragazzo
minuto di fronte come a voler proseguire il colpo con lo sguardo. Non
era finita, questo Ghito lo sapeva bene.
Leorio intanto osservava la scena con cipiglio scuro.
<< Kurapica spiegami perché stavi per
colpirlo, ci hai messo molta forza nel pugno, potevi ferirlo
seriamente. >>
Kurapica non distolse lo sguardo da Ghito, avrebbe tentato un altro
colpo se solo Leorio avesse liberato il suo polso da quella morsa
d’acciaio.
<< Kurapica dimmi cosa sta succedendo e di che bugia
parli >> disse in tono perentorio.
Gli occhi cremisi del biondino dardeggiarono nella penombra del
salotto. Ghito non si scompose.
<< Dannazione Kurapica, parla! >>
ordinò, ma sta volta non si limitò alle parole,
utilizzò la sua presa sul polso del compagno per farlo
voltare verso di sé, posando poi entrambe le mani sulle
spalle del ragazzo, scuotendolo.
Kurapica fu costretto a lasciare la presa sulla maglia di Ghito che si
portò subito le mani al collo, tossendo un po’
e massaggiandosi dolorante, e il biondino guardò
Leorio negli occhi, di nuovo dopo quella notte.
Il cuore pompò veloce nel petto, poteva saggiarne i battiti
e sentirne il rumore che rimbombava nelle sue orecchie più
forte che mai. Lo spazio si riduceva ad una sola figura, Leorio, che
gli si stagliava davanti occupando tutta la sua visuale.
Perché Leorio lo aveva fermato? Perché ora
scuoteva lui e non Ghito? Possibile che avesse frainteso tutto? Eppure
la situazione sembrava chiara…
Qualche parola soffusa giunse alle sue orecchie quasi sorde:
<< Ghito stai bene? >>
Leorio si preoccupava di Ghito… si preoccupava per
Ghito… si preoccupava per lui…
Senza che potesse evitarlo una lacrima silenziosa scese sul suo viso
illuminandone con la sua calda scia una guancia.
… era troppo tardi…
Chiuse gli occhi rassegnato, forse Leorio e Ghito non stavano ancora
insieme, ma l’interesse di Leorio era palese, lui ora era di
troppo. Rilasciò i muscoli delle braccia ancora in tensione,
che caddero senza vita ai lati del suo corpo, come le sue speranze.
Sussultò però quando qualcosa di ruvido gli
accarezzò la guancia bagnata, portandosi via il segno
tangibile del suo dolore, fu allora che riaprì gli occhi,
finalmente tornati acquamarina, e che vide Leorio sorridergli dolce,
inginocchiato di fronte a lui.
<< Finalmente sei tornato… >>
gli disse soave.
Ghito non poteva fare altro che osservare in disparte la scena,
orripilato.
<< Dimmi cos’è successo Kurapica, ho
bisogno di sapere… >> cercò di
persuaderlo con il tono più dolce che possedesse.
Il biondino lo guardò stranito, gli enormi occhi azzurri
più limpidi che mai e senza neanche accorgersene, come fosse
in stato di ipnosi, rispose alle sue domande, senza mai interrompere il
contatto visivo.
<< Lui mi ha detto che voi due ora state
insieme… e che tu mi odi >> poco
più di un sussurro e Leorio già era in piedi,
dardeggiante di rabbia.
<< Quello che dice è vero? >>
domandò iroso all’indirizzo di Ghito che non si
scompose, nemmeno ora che i riflettori puntati su di lui erano quelli
del suo adorato compagno di università.
<< No >> affermò sicuro,
puntando le sue iridi nere in quelle dell’amico.
Leorio rimase basito e incredulo di fronte a tanta sicurezza,
vacillò. Chi di loro due aveva detto la verità?
Guardò Kurapica i cui occhi ora erano coperti dalla lunga
frangia chiara, sembrava una bambola, perfetta quanto inanimata, e poi
c’era Ghito, così fiero e sicuro di sé,
minuto e tenace.
Conosceva Kurapica da molto più tempo di Ghito, e gli
avrebbe affidato la propria vita senza pensarci un attimo di
più, si fidava ciecamente di lui, ma anche il compagno di
università non aveva mai dato sentore di poterlo tradire, lo
aveva aiutato e supportato, avevano passato bei momenti insieme.
Cosa doveva fare? Sentì di sprofondare nel pavimento, la
decisione spettava a lui.
Eppure… eppure sapeva già chi avrebbe scelto, non
aveva senso illudersi con questi stupidi ragionamenti, non serviva a
nulla cercare una soluzione razionale, era impossibile, in questo caso,
semplicemente, non esisteva.
Si portò nervoso il pollice alla bocca, era comunque una
situazione complessa, sgradevole, non voleva arrivare a tanto.
Si mordicchiò irrequieto l’unghia, ma non appena
la lingua si poggiò sul polpastrello, un familiare gusto
salato eccitò le sue papille gustative, le lacrime di
Kurapica… come poteva stare ancora a pensarci?
<< Ghito, esci da casa mia… >>
disse flebile Leorio verso colui che non avrebbe più
considerato un amico, quelle parole, anche se necessarie, pesavano
più di quanto non avrebbe mai immaginato.
<< Ma… come… >> per
la prima volta Leorio vide Ghito privato della sua solita sicurezza, le
parole stentavano a lasciare le sue labbra.
<< Ghito per favore esci… >>
mormorò nuovamente abbassando lo sguardo. Dio come faceva
male!
<< L-Leorio perché? >> il
ragazzo era allarmato, incredulo, il petto che si alzava e abbassava
frenetico, le lacrime che minacciavano di straripare.
<< Ghito basta vattene! >>
ringhiò disperato. Era stato tradito, non poteva fare
più male. Si voltò dandogli le spalle, si
coprì gli occhi stanco e distrutto.
<< Leorio ti prego ascolta, è Kurapica il
bugiardo, si è inventato tutto, fidati di me!
>> tentò ancora, tenace come ogni volta.
…fidati di me…
Questo era troppo.
Leorio come rianimato, investito di una nuova terribile furia, si
girò verso di lui, negli occhi vi era dipinta una sola,
temibile parola “sparisci!”.
<< Fidarmi di te? Fidarmi di… te? Eh?! Mi hai
appena dimostrato nel modo più crudele che questo
è proprio quello che non avrei mai dovuto fare. Mi hai
deluso… >>
Un passo verso di lui…
<< …umiliato… >>
Un altro ancora…
<< …ti sei preso gioco di me… e
della mia amicizia… >>
Una mano che si alza…
<< E quel che è peggio… hai fatto
soffrire anche Kurapica… >>
La maniglia che si abbassa…
<< e questo non te lo perdonerò
mai… >>
La porta che si apre, un debole fascio di luce a illuminare la figura
minuta del ragazzo dai capelli di sabbia, un fascio di luce che si
allarga su di lui, che lo investe con la sua simbolica forza.
<< Sparisci e non farti vedere mai più
>>
Fu allora che le lacrime a lungo trattenute strariparono sul viso del
giovane ragazzo dai lineamenti delicati ma dal carattere forte, fu
allora che mille gocce salate solcarono le guance rosee di un ragazzo
che aveva perso per sempre il suo amore, un amore che per lui era sua
vita. Lacrime amare, lacrime salate, un dolore che lo avrebbe
accompagnato nella tomba e fatto di lui il suo più fedele
compagno. Una mano a coprire la bocca mutata in una smorfia di
incontrollabile dolore, un dolore straziante, lacerante,
così totalizzante da fare paura, così fisico da
sembrare reale, così intenso da far desiderare che la morte
sopraggiungesse presto.
Fu così che Ghito se ne andò, prese la sua borsa
accanto al divano e se ne andò. Un ultimo sguardo verso la
persona che non gli avrebbe più rivolto la parola e
solcò quel confine invisibile che era l’uscio di
casa… e sparì, così come gli era stato
ordinato.
Leorio si asciugò velocemente gli occhi con
l’avambraccio e fece sedere Kurapica ancora imbambolato sul
divano mentre lui correva in camera per recuperare forza o almeno i
pantaloni.
Tornò dopo una manciata di secondi e si accomodò
accanto all’amico. Gli posò una braccio attorno
alle spalle e lo spinse verso di sé.
<< Kurapica mi dispiace per quello che è
successo, non volevo coinvolgerti in questa cosa…
>> gli sussurrò fra i capelli luminosi.
<< Ti amo >> gli disse ancora, il cuore che
batteva forte. Kurapica si irrigidì, lui si alzò,
rilasciandolo dalla sua presa e correndo quasi per raggiungere la
cucina, iniziando a trafficare con il pentolame,
nell’intenzione remota di preparare un tè, nella
necessità più urgente di trovare
un’occupazione.
L’aveva detto…
Sapeva che doveva farlo, ma ora non ne era più tanto sicuro,
forse era stato troppo precipitoso…
Ma dov’era finito quel dannato pentolino?!
Quando aprì la credenza si rese conto dello stato di
confusione in cui era caduto: occhi sgranati, battito accelerato,
fronte imperlata di sudore, gambe molli, neanche avesse appena
assistito all’apparizione di un fantasma.
Eccolo finalmente!
Aprì il rubinetto, e riempì il pentolino con mani
tremanti; ovviamente l’acqua straripò e dovette
toglierne un po’, poi lo posò sui fornelli e
accese il gas.
Un sguardo alla finestra e notò come ormai fosse calata la
sera, l’ultimo raggio di sole che aveva accompagnato Ghito si
era spento e le luci della città si stavano accendendo per
illuminare le vie.
Era perso in quella contemplazione, quando una presa ferrea sulla
schiena lo fece barcollare.
Kurapica era avvinghiato forte a lui, la presa ferrea, la fronte
poggiata sulla sua ampia schiena.
L’aspirante medico poteva vedere le sue mani esili
intrecciate sul suo ventre, poteva immaginare il corpo di lui premuto
contro di sé, sognarne in profilo delicato…
<< Anch’io… >>
più debole di un sussurro, più flebile di una
preghiera, più fioco di una candela ormai spenta, eppure lui
l’aveva sentito, rimbombante come un concerto di campane il
giorno di Pasqua.
A Leorio non serviva altro, si girò delicato in
quell’abbraccio forzato, poggiò le sue grandi mani
ai lati del viso roseo del compagno e lo alzò verso di
sé.
L’emozione non poteva essere dipinta più
magnificamente in quegli occhi acquamarina, davvero un miracolo di
bellezza; e Leorio sapeva che quegli occhi così espressivi,
quella pelle nivea, quelle labbra delicate, sarebbero stati suoi, ora e
per sempre.
Si chinò verso di lui, poggiò la sua guancia su
quella imporporata di Kurapica e vi si strofinò contro,
inspirando il profumo gradevole dei suoi capelli, e poi
portò le sue labbra su quelle frementi di lui e lo
baciò.
Un bacio casto, dolce, non voleva profanare quell’essere
perfetto, fu solo una delicata frizione quella che si scambiarono, ma
non desideravano altro.
Kurapica chiuse gli occhi, lasciandosi trascinare dalle emozioni, fino
a quando Leorio non si scostò, allontanandosi un poco per
ammirarlo in tutta la sua beltà e poi gli scostò
i capelli dal viso, in un gesto intimo e caldo, che sorprese Kurapica.
Poi un bacio sulla fronte e una stretta più forte della
precedente e fu così che restarono per un po’,
crogiolandosi ognuno nel calore dell’altro, mentre
l’acqua nel pentolino bolliva abbandonata.
NOTE POST-LETTURA: Sembra finito, eh? Mi sono
spaventata notando quanto
quest’ultima ultima parte assomigli ad una conclusione, se
non avessi pensato ad una ricca serie di eventi che dovrebbero
cominciare proprio nel prossimo capitolo, credo che probabilmente avrei
terminato qui il mio racconto, spero non vi dispiaccia il contrario.
Vi lascio con le anticipazioni del prossimo capitolo sottoforma di
titolo usuale nell’anime di HxH:
rapimento X università X mafia
un abbraccio stritolante, Aka_Z!
|
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Capitolo 9 *** Metamorfosi Inversa ***
Lo
so, lo so! Dovrei aggiornare più spesso è
vero, ma non pensate che io vi abbia abbandonato per così
tanto tempo solo a causa della mia pigrizia (che un po’
c’è sempre vista la mia indole), ma è
perché trovo questa ff abbastanza complessa nella storia,
nella caratterizzazione dei personaggi e nel linguaggio, una catastrofe
insomma! Quindi impiego anni e anni a sfornare uno stupido capitoletto,
ma dovete vedere che faccia ho quando lo finisco, una soddisfazione
unica ve lo giuro.
Ma ora bando alle inutili ciance dell’autore e passiamo ai
ringraziamenti, perché diciamocelo, la vostra recensione non
ha prezzo!
Ah, per tutti quelli che stanno contribuendo alla campagna
“fai uno scarabocchio e mandalo all’autrice che ne
sarebbe taaaanto, ma taaanto contenta” grazie davvero di
cuore, vi adoro!!! Spero di vedere presto le vostre opere =]
Kun: anche tu fornito di pigrizia cosmica? Beh
anch’io,
quindi sei perdonato senza remore.
Ti ringrazio per i meravigliosi complimenti, sai come far commuovere un
povero autore che vive di storie e recensioni, graaazie!
Riguardo gli ottimi spunti per la trama leggi e vedrai, ho un
po’ ( o_o ndTutti quelli che hanno già letto)
sconvolto la storia, ma era quello che volevo fin
dall’inizio… fammi sapere (se la tua pigrizia
permetterà) ciao!! Bacio!
Ps_ per la LeeGaa aspetterò con pazienza (ma sappi che ne ho
pochissima) XDD byeee
Yusaki: oh, meno male che ci pensi tu al povero
Ghito, è
stato scacciato da Leorio e si è beccato due pedate nel
ciapet da tutti quelli che seguono la ff e che a quanto pare proprio
non lo sopportavano, poreeello! È un po’ paraculo
ma mi fa pena ugualmente.
Uhhh lemon dici? Magaaaara, la scriverei anche or-ora, ma mi sa che non
è ancora giunto il momento e poi c’è
chi non vuole che alzi il rating e quindi sono un po’
combattuta, credo la farò soft.
Ad ogni modo sono davvero felicissima che tu ti sia offerta per il
disegno, ti è arrivata la mia mail di risposta?
Perché non so se tu sia in vacanza, non abbia aperto la
posta o se la mia ha avuto qualche problema. Grazie mille di cuore, un
abbraccio stritolante!
Elisa_: c’è davvero bisogno che
ti risponda? Hai
anche già letto il capitolo, c’è gente
che pagherebbe fior di quattrini per avere l’esclusiva
(ehhhhh pfffff ndTutti) va bene, va bene, questa era proprio grossa! XD
Ad ogni modo non voglio fare spoiler per gli altri, quindi ti
risponderò privatamente. Grazie mille per aver
super-visionato il capitolo, la tua opinione mi è stata
molto utile. Ci sentiamo presto, ciao!! ^___-
Saku_chan the crazy dreamers: oddei che nick, ogni
volta è
una faticaccia XD ma per avere la tua opinione direi che ne vale la
pena! Tornando a noi, le cose in questo capitolo si smuoveranno un bel
po’, ci sarà più azione e meno
romanticismo, spero ti piacerà ugualmente…
comunque hai visto che ho aggiornato alla fine? Mannaggia a me, mi hai
pure dovuto sgridare eheh, beh per quanto riguarda i disegni invece
sono mooolto in ansia di sapere come stanno venendo, contando il fatto
che le bozze che mi hai mandato erano già molto belle,
soprattutto quella con i volti ravvicinati, di quella mi sono proprio
innamorata! <3
Aspetto tue notizie, un bacio, ciao!!!
Lemnia: oh che bella la tua espressione,
è proprio quella
che volevo suscitarvi, sono contenta tu abbia colto lo spirito del
capitolo ^^ dicendomi che non sono caduta
nell’OOC mi fai davvero felice, ma io ho ancora molti dubbi a
riguardo, non demordo però, prima o poi riuscirò
ad impadronirmi della loro personalità e li farò
IC bwahahahaha eheh speriamo… grazie per il commento, ciao!!
_pEaCh_: spero che il dolore dell’attesa
non ti abbia fatto
penare troppo, se invece è stato così, consolati
sapendo che non sei stata l’unica, anch’io ho
sofferto molto per partorire questo capitolo, speriamo che il bambino
sia bello e sano… ad ogni modo mi rendi l’autrice
più felice del globo dicendo che adori la mia ff, e sappi
che questa tua adorazione è proporzionale a quella che io ho
per te per aver scritto queste cose, la mia autostima ti ringrazia di
cuore! XD
Fammi sapere cosa pensi di questo strano quanto inquietante capitolo,
baciii
Kura92: ç_ç le tue recensioni
mi fanno
commuovere, graaaazie mille, mi fa sempre piacere sapere che voi
lettori apprezziate così tanto il mio duro lavoro, questa ff
in particolar modo, in quanto mi risulta un po’ ostica e per
questo mi impegno forse anche il doppio rispetto agli altri lavori.
Sono inoltre contenta che tu abbia trovato le reazioni adeguate,
c’è chi non la pensa così, ma siamo
tutti diversi e ognuno probabilmente si sarebbe comportato in modo
differente in quella situazione, io ho scelto quello che mi sembrava
più consono, sono quindi felice che la pensiamo allo stesso
modo.
Ehehe per quanto riguarda il rapimento… aspetta e vedrai
uhuhuh
Un bacio alla prossima, ciaooo!!!
Kagura92: grazie!!! sono feeeelicissima che il
capitolo scorso ti sia
piaciuto, è stato un momento cruciale e speravo davvero di
renderlo bene, c’è chi è stato
d’accordo, chi no, ma mi fa sempre piacere sapere cosa ne
pensate, nel bene e nel male. Davvero ti sto spronando a buttare
giù una ff su di loro? Se è così non
vedo l’ora di leggerla ** che bello-che bello-che bello!!!
Un po’ di tempo fa ti ho scritto una mail, ma non so se tu
l’abbia letta, ad ogni modo ti ringraziavo per esserti
offerta come disegnatrice *faccio i salti di gioia al pensiero*,
comunque se e quando butterai giù qualcosa puoi contattarmi
attraverso la sezione *contatta autore* poi ci scambiamo in privato
l’e-mail se ti va.
Ah, nella mail ti dicevo anche che sì, frequento un
particolare corso di laurea in medicina e chirurgia, ma come mai ti
è venuto in mente solo ora? Eheh mi pare che di spunti ce ne
fossero di più nei capitoli precedenti… mmh.
Beh, spero di risentirti presto, un bacio grande, ciao-ciao!
Volevo salutare anche Lepiumenonvolano, sappi che
mi mancano moltissimo
le tue bellissime recensione, spero tu tornerai presto fra di noi, un
saluto speciale, ciaoooo!!!
Piccola nota prima di cominciare (si ancora sto qui
a blaterare, e
zitti!) bene, dicevamo… volevo avvertirvi che, soprattutto
la parte iniziale, è un po’ forte,
niente di sconvolgente e chi legge il manga non credo sia debole di
cuore, ma ci tenevo comunque a prepararvi psicologicamente. Non ne
conosco il motivo, ma in questo capitolo la mia voglia di sangue e
macabro si è fatta sentire particolarmente, non so, decidete
voi se leggere o meno. (Nel testo ho segnalato il punto in modo tale
che possiate tranquillamente saltarlo e andare oltre)
Metamorfosi
Inversa
Era tornato a casa, distrutto, ma era tornato a casa.
Gli occhi gonfi, le guance rigate, un peso insostenibile allo stomaco,
ma era tornato a casa.
Poggiato sull’ampio muro che circondava la villa dove
abitava, attendeva pazientemente di essere almeno presentabile, agli
occhi di suo padre non voleva apparire come un debole, lui non era un
debole!
Si asciugò gli occhi con forza, e assunse un espressione
dura, decisa, prima di premere il campanello del videocitofono.
Un suono elettrico fastidioso, il clangore del cancello che si apre e
poi un uomo alto e nerboruto che compare sulla soglia, un insolito
completo nero troppo elegante per un semplice portiere e due scure
lenti impenetrabili a coprirgli gli occhi.
<< Bentornato signorino Ghito >>
esordì l’uomo inchinandosi un poco.
<< Grazie Takuo >> rispose composto il
ragazzo.
<< La stavamo aspettando, suo padre vuole vederla
>> disse risoluto l’uomo.
<< Ora sono molto stanco, desidererei riposare un
po’ prima… >> cercò di
giustificarsi Ghito sebbene fosse conscio del fatto che non sarebbe
servito a nulla.
<< Mi è stato riferito che si tratta di una
questione urgente, la prego di andare ad incontrare subito suo padre
>>
<< Va bene, va bene… ho capito…
>> acconsentì rassegnato Ghito passandosi
stanco la mano sul volto.
<< Mi permetta di accompagnarla…
>> aggiunse l’uomo facendo strada.
Insieme attraversarono il giardino curato nel dettaglio ed entrarono
nel grande atrio luminoso che ostentava ricchezza attraverso un
lussuoso mobilio e opere d’arte uniche, dal valore
inestimabile.
I variopinti pesci tropicali dell’enorme acquario a parete
seguirono i due uomini febbrilmente.
<< Il signor Moroshima l’attende nel suo
ufficio >> affermò l’inquietante
figura fermandosi davanti ad una pesante porta laccata di rosso.
<< È in riunione? >>
domandò Ghito con aria rassegnata.
<< No, è solo, aspettava il suo rientro.
>> lo informò l’uomo mentre Ghito
sgranava gli occhi sorpreso.
Un’ora dopo Ghito si chiuse la porta della propria camera
alle spalle, lasciandosi scivolare fino a terra, la schiena contro la
fredda superficie lignea.
Si portò le mani alle tempie, spingendo con forza, le
lacrime che minacciavano di straripare.
Lui… lui non era così… non era
così! E allora perché aveva
accettato…?
Dannazione lui aveva rinunciato a quella vita! Perché ora vi
era di nuovo invischiato? Impantanato in un mondo di sofferenza e
dolore che lui aborriva, malediva con tutte le sue forze…
o
forse no..?
Lui odiava essere malvagio, lui non era crudele, lui non sopportava le
ingiustizie… era bravo e generoso, lui voleva fare il
medico! Salvare la gente, curare i sofferenti, aiutare il
prossimo… sua madre sarebbe stata fiera di lui. Ma
ora… ora cosa avrebbe detto?
Si cullò avanti e indietro, le gambe strette al petto, le
braccia a circondarle, cosa doveva fare?
Dio… si sentiva un verme, ma non per quello che aveva
accettato di fare, ma per quello che voleva fare.
Perché lui inconsciamente bramava il male, desiderava far
soffrire, agoniava la vendetta, sapeva che era così, lo
sapeva da tempo, ma quella parte di lui fottutamente buona lo bloccava,
gli faceva provare rimorso e rimpianto, sentimenti che odiava, che
facevano male.
Rivide sua madre piangere, supplicarlo… sarebbe riuscito a
nascondere ancora quella che sapeva essere la sua vera natura? Il suo
vero, inquietante Io?
Ringhiò di rabbia e frustrazione, le mani strette attorno
alla testa pulsante.
<< Ahhhhhhh >>
La belva sopita dentro di lui si era svegliata, la sentiva, e ora
ringhiava, ansimava, lottava contro quelle sbarre gelide, quella gabbia
fredda, voleva uscire, sfogare la sua furia repressa. Troppo a lungo
era durato il suo letargo, troppi anni erano passati; e anche Ghito
ruggiva, intrappolato nella strettissima gabbia del senso comune, ma
delle crepe si stavano formando, le sbarre si incrinavano sotto la
potenza distruttiva del suo vero essere, della sua anima nera, dalle
fenditure traboccava odio, denso come petrolio, scuro come la notte.
Cristo… era giunta la fine.
Aveva smesso di opporsi, aveva smesso di lottare, silenzio…
ora lui non esisteva più, qualcun altro aveva preso il suo
posto, aveva rivendicato quello che un tempo era stato suo, suo e di
nessun altro, ed ora ne era nuovamente il padrone.
Perché tentare di essere buono o generoso, quando quello che
ricevi in cambio è solo dolore e sofferenza?
Perché sputare sangue per aiutare il prossimo, se poi
sarà proprio colui che hai curato ad infliggerti il colpo di
grazia? Perché sforzarsi di sorridere ad un mondo che non
perde occasione per umiliarti e ferirti? Perché?
I suoi occhi ruotarono all’indietro, come stesse per perdere
i sensi, ma poi tornò nel suo corpo, oppure vi
tornò qualcun altro chissà… le pupille
si strinsero, l’adrenalina iniziò a correre veloce
nel suo corpo, il cuore risuonava forte nelle sue orecchie, era giunta
l’ora della vendetta e suo padre non poteva scegliere momento
migliore.
Quelle mani pallide si sarebbero macchiate di nuovo di un liquido
indelebile e acre.
Respirò pesantemente… non aspettava altro.
Attenzione “non per stomaci
delicati” se non ve la
sentite potete passare oltre, questo paragrafo non è
fondamentale ai fini della narrazione.
Gli occhi sbarrati gli donavano un aspetto malato, folle.
Si alzò da terra, un sorriso malvagio sulle labbra, una
smorfia inquietante dipinta a colori scuri sul suo volto delicato.
Camminò con passo lento e calcolato, guardandosi intorno
come fosse un luogo per lui estraneo, come se guardasse quelle quattro
mura con occhi diversi… nuovi.
Passò le dita su un mobile chiaro accanto alla parete con
fare felino, elegante, più avanti una gabbietta blu
nascondeva un criceto paffutello che si dibatteva terrorizzato,
cercando una via di fuga. Un istinto millenario gli diceva che doveva
fuggire, scappare, ora! E non mentiva.
Ghito aprì lo sportello lentamente, un ghigno sadico che si
allargava, deformando i suoi lineamenti androgini e catturò
con velocità insospettabile il piccolo animaletto tramante.
Lo guardò negli occhietti neri e lucidi, godendo della sua
paura, pregustando il suo dolore e poi in un attimo serrò la
mano in una morsa d’acciaio. Uno squittio acuto, poi
più nulla.
Le budella dell’animale straripavano dal suo corpicino
esanime, le unghie di Ghito avevano infranto la gabbia toracica del
criceto e si erano conficcate nel palmo del ragazzo, nella sua stessa
carne, frammenti di vetro martirizzavano il cadavere
dell’esserino, brillando alla luce artificiale della lampada.
Gocce di liquido scarlatto macchiavano il viso di Ghito, e lui rideva,
sadico. Il male era tornato ad albergare nel suo corpo e lui godeva,
godeva come non faceva da tanto, troppo tempo.
Fine parte macabra, potete tornare a leggere
^^
Per la prima volta in tutta la sua vita, Kurapica non riusciva a
concentrarsi.
Le immagini delle diapositive lottavano contro quella di Leorio che
prepotentemente si insinuava nella sua testa e un rossore diffuso
finiva sempre per imporporargli le gote. Non si sentiva così
da… da quanto? Sorrise… forse da sempre.
Finalmente uno spiraglio di luce illuminava il suo orizzonte,
descrivendogli il cammino da seguire, non era solo… il cuore
batté forte a quella rivelazione.
Finalmente aveva realizzato l’entità dei
sentimenti che lo legavano a Leorio e questo costituiva per lui un
enorme traguardo.
Si riscosse dai propri pensieri scuotendo la testa. Dio, sembrava una
ragazzina alla sua prima cotta! Doveva smetterla di comportarsi
così! Si impose di ascoltare le parole del professore, ora
doveva pensare al lavoro, Leorio lo avrebbe visto nel pomeriggio.
…Un tocco delicato, una leggera pressione, una morbidezza
diversa dalla sua e ancora quel bacio tornava a farsi largo nei suoi
pensieri, prova tangibile di quello che era successo solo la sera
prima, unico, meraviglioso bacio.
Il vicino di banco di Kurapica che già da un po’
assisteva allo spettacolo che involontariamente stava offrendo il
biondino, diede una gomitata al ragazzo seduto alla sua sinistra, uno
studente dai capelli rossicci, e gli indicò Kurapica con un
cenno del capo. Il ragazzo lo osservò qualche secondo, poi
ridacchiò insieme all’amico; era la prima volta
che vedevano quel ragazzo così serio e impeccabile
comportarsi in maniera tanto stramba, probabilmente sarebbe stato lui
l’oggetto delle discussioni durante la pausa pranzo.
Un rumore però li distolse da quel lieto intrattenimento,
facendo voltare numerosi studenti, soprattutto dal fondo
dell’aula. August era appena entrato e si era sistemato su
uno degli ultimi posti.
Nulla di strano, gli studenti rivolsero nuovamente la loro attenzione
verso la lavagna luminosa, tutti sapevano che al vecchio inserviente
piaceva seguire qualche lezione e quando aveva un momento libero faceva
il suo ingresso in aula, anche quando la lezione era ormai cominciata,
ma era un uomo simpatico e benvoluto da tutti, professori compresi,
quindi, finora, nessuno si era mai opposto apertamente alla sua
presenza.
Alla lezione di botanica seguì quella di zoologia e infine
l’ultima, la tanto temuta ora di chimica.
Mancava poco anche alla fine di quest’ultima, per la gioia
dei numerosi studenti che popolavano l’aula, sebbene i
più insofferenti avessero già abbandonato la
classe da tempo, quando un sibilo tagliò l’aria e
il professore si accasciò a terra, un forellino nero in
mezzo alla fronte, i capelli bianchi che si impregnavano lentamente di
rosso.
Qualcuno urlò sconvolto, ma la maggior parte degli studenti
ancora faticava a realizzare l’accaduto.
In fondo all’aula cinque malviventi coperti da caschi
integrali sfoggiavano le armi più disparate,
l’uomo al centro teneva ancora la pistola puntata verso il
punto dove poco prima stava il professore.
<< Il primo che si muove lo uccido >>
esordì.
Il respiro degli studenti si fece più pesante, le lacrime
scendevano sul volto di qualche ragazza, ma nessuno fiatò.
<< Tocca a te >> disse poi facendo un cenno
del capo all’uomo alla sua destra. Gli altri malviventi
continuavano a puntare le loro armi contro la folla di innocenti.
L’uomo stese il braccio e rivolse il palmo della mano verso
gli studenti. Rimase immobile qualche secondo, poi mosse
l’arto da sinistra a destra, come stesse pulendo una
superficie invisibile. Ripeté l’operazione
più volte e infine puntò il dito contro un
preciso individuo.
<< È lui >> affermò
senza scomporsi.
<< Prendetelo! >> ordinò il capo.
Due degli uomini che costituivano la banda si avvicinarono a lui che
non si scompose, ma ingigantì enormemente la sua aura,
preparandosi allo scontro. I due individui, investiti da tale potente
energia indietreggiarono sorpresi per poi riprendere il controllo e
avvicinarsi nuovamente.
<< Vecchio prova a fare resistenza e ammazzo uno per uno
tutti gli studenti che ci sono qui dentro >> disse
spietato il capo facendo partire senza alcun preavviso un altro colpo.
<< NOO! >> gridò
l’uomo.
Il proiettile però non arrivò mai alla vittima
predestinata, venne invece intrappolato tra le maglie di una lunga
catena argentea, quella di Kurapica.
Gli uomini di certo non si aspettavano che qualcun altro in quella
classe sapesse usare il Nen, ma sapevano pure che quel ragazzino aveva
di certo fatto male i suoi conti, loro erano in cinque…
Intanto che i due omoni con il volto coperto legavano e imbavagliavano
August con funi particolarmente resistenti, il capo aveva iniziato a
scendere i gradoni della aula, mentre gli studenti trattenevano il
respiro.
Scese lentamente ad una ad una tutte le scale, fino a ritrovarsi
davanti a Kurapica, fronteggiandolo.
Puntò l’arma contro il volto del biondino che
restò impassibile, il silenzio nell’aula si fece
assoluto. I due si scrutavano vigili, immobili, l’uno di
fronte all’altro, gli occhi alla stessa altezza. Poi due
esplosioni ravvicinate che non sorpresero affatto Kurapica
già preparato a riceverle con il suo Ren.
Non venne ferito.
Cos’erano allora quelle urla?
Con un tuffo al cuore capì che il bersaglio non era lui.
<< Takahiro noooooo!!! >> urlò
un ragazzo scuotendo le spalle del compagno svenuto. Il sangue gli
sporcava gli abiti, le mani, il volto, schizzava a intervalli regolari
dai due fori sulla camicia
<< Nooo, noooo >> continuava a recitare
come un litania il ragazzo dai capelli rossicci dondolandosi sul quel
corpo esanime, fin quando un colpo non lo raggiunse alla testa e
facendolo cadere sul banco con un tonfo sordo.
Kurapica era sotto shock, come… come aveva potuto fare una
cosa del genere? quell’uomo era un mostro!
Era lui il suo avversario non quei ragazzi innocenti!
Con un pugno ben assestato Kurapica colpì al ventre
l’uomo che aveva di fronte. Questi si piegò un
poco, ma non emise alcun gemito.
<< Ebbene ora sai qual è il tuo avversario.
Sei solo un vile, combatti con chi è tuo pari!
>> affermò deciso il Kuruta.
L’uomo emise solo una bassa risata e quella fu
l’ultima cosa che Kurapica sentì.
Quando riaprì gli occhi si trovava in una piccola cella
metallica, pareti e pavimento rilucevano di una strana luce argentea,
una superficie trasparente divideva la piccola stanza dal corridoio di
stampo ospedaliero che vi si stendeva di fronte. Fredde luci al neon
gli ferivano gli occhi.
Cercò di studiare l’ambiente intorno a
sé, ma aveva ancora la vista appannata e i sensi offuscati,
cosa… cosa ci faceva lì dentro?
Poi improvvisamente ricordò: gli uomini a volto coperto, i
compagni uccisi, quell’uomo, poi più nulla, molto
probabilmente quel tipo lo aveva colpito, ma quando, come?
<< Bensvegliato ragazzo >> disse una voce
tranquilla accanto a lui.
Non pensava ci fosse qualcun altro nella cella. Lentamente
girò il collo dolorante e stranamente intorpidito. Quello
che vide non lo sorprese poi molto, August.
<< Cosa è successo? Perché ci
troviamo qui? >> domandò Kurapica ancora
frastornato. L’uomo si limitò a sorridere
vagamente.
<< È una lunga storia…
>> rispose stancamente.
<< Ma perchè tu ti trovi qui? Erano venuti per
te dico bene? Io temo di essere solo un ostaggio >>
insistette il biondo.
<< Sei un ragazzo perspicace eh? >> rispose
l’uomo bonario, ma non rispose alle sue domande.
<< Mi sento strano, troppo, cosa mi è
successo? Tu dovresti aver assistito alla scena. >>
affermò il Kuruta massaggiandosi le tempie.
<< A dire il vero non lo so. Quel tipo, il capo credo, ha
praticamente mosso solo la mano e tu sei caduto a terra
istantaneamente; o ha un colpo davvero veloce e micidiale, o ha usato
una qualche sostanza, questo non saprei dirtelo. >>
spiegò l’uomo dai capelli rosso argentei.
Kurapica cercò di ricostruire quel momento ma invano,
ricordò solo che a causa della sua scarsa prontezza di
riflessi due ragazzi erano morti. Strinse gli occhi con forza,
dannazione era tutta colpa sua.
<< Ah non pensarci, non è colpa tua, neanche
io ho fatto in tempo a fare nulla, lui, quel tipo…
è davvero sadico e imprevedibile, non c’era modo
di evitare la strage, fattene una ragione. >> disse
pacato.
<< Strage? >> lo guardò
incuriosito il biondino, quel termine non gli sembrava adatto; per
quanto brutale poteva essere stato l’accaduto, non aveva
coinvolto più di tre persone.
<< Dopo che sei svenuto quel mostro ha fatto fuori mezza
classe, gli altri si sono salvati perché aveva finito le
munizioni, che bastardo. Io dovrei sentirmi in
colpa, non tu.
>> riflettè amaramente il vecchio.
Kurapica però aveva smesso di ascoltarlo dopo la prima
frase; mentre lui era svenuto, quel balordo aveva compiuto un massacro.
Non poteva crederci, quale poteva mai essere il movente?
Perché tutta quella crudeltà?
<< Per quanto mi sforzi non riesco invero a comprendere
il motivo che lo abbia spinto a lasciare in vita me. Studiandone la
indole mi azzarderei a dire che il suo umore avrebbe giovato della mia
precoce scomparsa, dunque perché sono ancora qui? In una
cella per giunta? >> Kurapica davvero non capiva e non
capiva nemmeno perché con lui c’era
l’umile inserviente della sua facoltà.
L’ipotesi di un riscatto gli sembrava poco probabile,
così come il movente di una vendetta, che
c’entrasse il Ragno? No, era da escludere, loro non agivano
di certo così, e mai si sarebbero presentati a volto
coperto. E la Mafia? Forse era un ipotesi plausibile, ma lui lavorava
in incognito, non sarebbe stato tanto facile scovarlo a meno di una
soffiata. Che qualcuno avesse parlato? Ma chi? L’unico che
conosceva il suo ruolo oltre la sua squadra era Leorio e lui non era
stato di certo. Mmh stava cercando di risolvere un rebus eccessivamente
complesso, con troppe variabili e poche notizie certe, non sarebbe mai
arrivato a nulla andando alla cieca, doveva fare domande mirate e
sperare in una risposta esauriente, ma senza dare troppo
nell’occhio, infondo poteva considerarsi ancora in missione.
<< August tu… >>
iniziò, quando dei passi provenienti dal corridoi
risuonarono all’interno di quella strana cella. Entrambi
ammutolirono, evidentemente era la prima visita anche per August.
Leorio nel frattempo gironzolava allegro per le viottole
dell’università, salutava conoscenti, professori,
accarezzava le foglie dei rari cespugli ancora verdi e fischiettava un
motivetto ascoltato quella mattina alla tv, la vita non poteva
sembrargli più bella.
Si sedette su una fredda panchina di pietra bianca, godendosi gli
ultimi raggi del sole nell’attesa che Kurapica si facesse
vivo. Strano non fosse già arrivato, in genere era lui il
ritardatario.
Ad ogni modo non diede eccessivo peso all’evento, il suo
umore era troppo roseo per ammettere qualsivoglia preoccupazione.
Il sole era calato oltre l’orizzonte offerto dai rigidi
palazzi rossicci e ora il freddo si faceva più pungente.
Leorio si strinse nella sua giacca inserendo l’ultimo bottone
nell’asola e aspettò paziente.
Osservò l’orologio per l’ennesima volta,
un’ora di ritardo, ora sì che poteva cominciare a
preoccuparsi. Restare seduto su quella panchina iniziava a diventare
insopportabile, il freddo era insopportabile, la gente era
insopportabile e più di tutto non sopportava quella stridula
vocina del cellulare che lo informava
dell’irraggiungibilità del telefono di Kurapica.
Non poteva rimanere lì un momento di più, prese
il suo zaino a tracolla e si diresse a passo svelto verso la
facoltà di quel disgraziato. Lo avrebbe sentito, oh
sì che lo avrebbe sentito!
Velocemente camminò per le vie
dell’università, ma quando fu nelle immediate
vicinanze della facoltà, capì che c’era
qualcosa che non andava. Un vago senso di inquietudine
iniziò a serpeggiargli dentro; troppa gente, troppo vociare,
troppa agitazione e cos’erano quelle strane luci?
Attraversò il piccolo viale alberato che conduceva
all’ingresso dell’edificio e, una volta superato,
rimase come paralizzato.
Lampeggianti rossi e blu, ambulanze, volanti della polizia, un numero
eccessivo di personale dedito alla sicurezza cercava di allontanare la
folla di curiosi che iniziava ad accalcarsi all’ingresso,
incuranti delle fasce gialle che delimitavano il perimetro della scena.
L’inquietudine lasciò il posto al terrore, cosa
diavolo era successo?
Raggiunse di corsa un gruppo di studenti che sostava lì
davanti, scansò un paio di matricole che bloccavano il
passaggio e raggiunse la prima fila.
Sentiva il vociare eccitato e preoccupato dei ragazzi accanto a lui, ma
non gli arrivò che qualche stralcio di conversazione.
<< … una sparatoria… quel ragazzo
ha detto di aver sentito degli spari… >>
<< …no troppi morti, secondo me è
esplosa una bomba… >>
<< … quel ragazzo era tutto sporco di sangue,
era conciato davvero male, sarà morto? >>
Leorio sapeva che Kurapica di certo non era un ragazzo comune, sapeva
difendersi e usare il Nen con grande abilità, ma era pur
sempre un essere umano, e se per caso c’era di mezzo il Ragno
o la Mafia sarebbe stato in guai seri, soprattutto se fosse stato da
solo.
L’inquietudine non accennava ad abbandonarlo, anzi si acuiva
ogni istante di più.
Vide un corpo esanime coperto da un anonimo telo di plastica sfilargli
davanti per poi essere issato su di un’ambulanza che ne
conteneva già altri tre. Non si era mai sentito
così impotente in vita sua.
Gli tornò in mente Pietro e quello che non aveva potuto fare
per salvarlo. Una fitta di dolore e rimpianto lo trafisse, il cuore
batteva veloce nel petto come a voler schizzare via, doveva fare
qualcosa, doveva sapere come stava Kurapica.
Fermò bruscamente un agente di passaggio e cercò
di carpirgli qualche informazione, principalmente su cosa fosse
successo o se per caso avesse qualche notizia su di un
ragazzo di nome Kurapica.
Altri individui preoccupati quanto e forse più di lui, si
unirono accorati al suo appello, avevano bisogno di risposte, di
certezze. L’agente si allontanò un poco, sapeva di
non poter diffondere ancora alcuna notizia e probabilmente si
maledì per essersi lasciato coinvolgere; sbrigativo
informò la folla che ancora non c’erano notizie
certe, che lì dentro era successo un putiferio e non poteva
restare a chiacchierare qui fuori. I ragazzi ancora vivi li stavano
trasportando negli ospedali della zona ed era lì che
dovevano andare per avere notizie certe, lui non sapeva altro. Si
voltò e rientrò nell’edificio senza
aggiungere una parola.
Il caos che regnava in quel momento, era forse ben poca cosa rispetto a
quello che infuriava nella testa di Leorio. Cosa doveva fare? Avrebbe
avuto senso rimanere ancora lì?
Si maledì per la scarsa lucidità che dimostrava
di avere in un momento del genere. Avrebbe voluto qualcuno accanto che
potesse consigliarlo e rassicurarlo, ma sapeva di essere dolorosamente
solo in quell’angosciante momento.
Inspirò profondamente ed espirò, doveva calmarsi.
Qualche minuto dopo pregò un paramedico affinché
gli fornisse la lista degli ospedali nei quali erano stati mandati i
feriti e si diresse velocemente fuori dall’ateneo.
NOTE POST-LETTURA:
Beh? Vi ho sconvolto? Un po' sì ammettetelo... e pensare che
tutto quel bel popo' di roba che ho scritto fin ora poteva definirsi
una sorta di introduzione a questo. Alla faccia della sintesi eh? Ben
nove capitoli per entrare nel vivo! Ma che ci volete fare? Putroppo
sono stata privata del dono della sintesi. Fatemi sapere se siete
rimasti traumatizzati e non leggerete mai più la mia tenera
e romanticosa ff, almeno mi preparo psicologicamente per il prossimo
capitolo.
Un grazie enorme va a Elisa_ che ha
“betato” questo capitolo e con la quale ho scoperto
avere molte più cose in comune di quante mai avrei
immaginato, grazie per l’aiuto, il supporto e i tuoi
preziosissimi consigli, con sincero affetto Aka_Z
E con questo me ne vò in vacanza, buona estate a
tuttiiiiiii
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Capitolo 10 *** Lacrime di sangue... ***
Ovviamente
mi scuso per il ritardo, ovviamente avrei voluto postare
prima, ovviamente la mia vita non mi permette certe libertà,
ovviamente… basta, leggete il capitolo che è
meglio.
Ah, oramai la storia ha preso una piega un po’ macabra, spero
non vi sconvolgerete, ma siete ragazzi forti, su che manca poco.
Rispondo alle vostre recensioni (e ci mancherebbe):
Kun: Hola caro! Contenta di leggere nuovamente il
tuo nome fra i
“recensori”, lo ritengo un lusso vista la tua
pigrizia, posso vantarmene? XD
Beh visto che la tua recensione era molto incentrata sulla lemon, ti
risponderò subito: la lemon arriverà, su questo
puoi giurarci, diavolo sono almeno 4 capitoli che la voglio scrivere!
Guarda che piacciono anche a me, figuriamoci… ma non posso
farti una previsione certa, il plot non è molto chiaro
nemmeno a me. Ad ogni modo non demoralizzarti, la fine (quindi anche la
lemon) è vicina!
Grazie mille per i complimenti (sei troppo buono) e… ma
davvero hai visto una valanga? Figo! Forse…
Un bacione grande!!! (hey non vedo l’ora di leggere il
prossimo cap della tua sasuXnaru!)
Kura92: eheh immaginavo che la parte del criceto
potesse un
po’ sconvolgere, certe volte proviamo più empatia
per quei piccoli esserini che per altri umani, forse perché
loro appaiono sempre innocenti ai nostri occhi. Odi Ghito? Mmmh non
credo allora che con questo capitolo la tua opinione
cambierà.
Grazie mille per i complimenti e per la perseveranza con cui segui la
ff, un bacione!!
Elisa_: a te non so davvero cosa dire se
non grazie per aver
betato anche questo capitolo! E non scusarti quando mi correggi le
cose! Te l’ho chiesto io! XD ad esempio in questo capitolo,
vuoi errori di distrazione, errori di battitura etc…
c’erano tante piccole imperfezioni che ora grazie al tuo
occhio pignolo non ci sono più, non potrei esserti
più debitrice. Per non fare spoiler a chi si dovesse
imbattere in questa risposta, soddisferò le tue
curiosità a fine capitolo. Grazie ancora di tutto!!!
saku_chan the crazy dreamers: beh sì
effettivamente sono
successi un po’ di “imprevisti” lo scorso
capito… e la ff ora ha un po’ più di
carattere, ad ogni modo sono contenta che tu abbia apprezzato il cambio
parziale di genere, un po’ di azione non fa mai male eheh.
Per quanto riguarda la tua mancanza di ispirazione non preoccuparti, ti
capisco perfettamente, purtroppo non è una cosa che dipende
da te. Una abbraccione, ciao!
_pEaCh_: eheh XD no August lasciamolo stare, ha
già i suoi
problemi e poi non potrei mai sottrarlo al nostro caro Leorio, per chi
mi hai preso, per Ghito?! XD non sono tanto perfida... (forse). Invece
per quanto riguarda la fluffosa fiction…
E’ MORTA! mwahahaha ora arriva il bello, sangue, budella,
cervelli spappolati… no vabbè non esageriamo XD
però un po’ di azione/macabro a me non dispiace
anzi…
Coooomunque… ops! Mi sa che non ho fatto in tempo ad
aggiornare e ora il tuo compleanno è passato, se
è così TANTI AUGURI (anche se probabilmente un
po’ (tanto) in ritardo…) un bacio, ciao!!!
Lacrime
di sangue…
Con un sospiro Leorio depennò l’ennesimo ospedale
dalla lista.
Non sapeva se essere più ottimista o più
preoccupato. Kurapica poteva anche non esserci mai andato a quella
lezione, ma allora perché non si era presentato
all’appuntamento?
Mancavano solo due ospedali e Leorio non poteva essere più
impaziente. Si erano ormai fatte le dieci e la testa cominciava a
dolergli per la tensione e lo stress, o forse perché non si
era concesso nemmeno una pausa per mettere qualcosa sotto i denti. Come
poteva d’altronde pensare a magiare? La persona
più cara che aveva era dispersa e il suo stomaco, che si
contorceva stretto in una morsa d’acciaio, non faceva che
ricordarglielo.
Varcò la soglia del grande centro ospedaliero e
seguì le indicazioni gialle che conducevano al pronto
soccorso. Il rumore delle ambulanze di passaggio gli arrivava ovattato,
attutito dall’abitudine.
Entrò nella grande sala d’attesa ritrovando
l’ennesimo angosciante spettacolo. Persone di ogni razza,
età e ceto sociale aspettavano il loro turno stipati in
panche rigide e scomode dall’aria anonima. Gemiti e rantoli
di dolore e di fastidio si sovrapponevano fra loro riempiendo
l’aria.
Leorio distolse velocemente lo sguardo e si diresse verso la bacheca
dove ormai sapeva di poter trovare l’elenco dei feriti. Non
era il solo a studiare quella lista, con lui c’erano un paio
di ragazzi, probabilmente anche loro studenti e un signore e una
signora di mezza età, quest’ultima era
sull’orlo delle lacrime.
Leorio lesse con attenzione la lista mentre il cuore gli martellava
furioso nel petto.
Niente. Kurapica non figurava nemmeno in quella stramaledetta lista, ma
vi era ancora uno spiraglio di speranza, due ragazzi, era spiegato nel
foglio, non avevano ancora ripreso conoscenza ed erano privi di
documento di identificazione, chissà che tra loro non ci
fosse proprio il suo biondino.
Non era sicuro di volere che Kurapica fosse tra quegli sconosciuti,
infondo se non avevano ancora ripreso conoscenza voleva dire che le
loro condizioni erano abbastanza critiche, però, se
così fosse stato, la ricerca sarebbe finita e quantomeno
poteva avere la certezza che fosse ancora vivo.
Con questa seppur minima speranza a rincuorarlo si voltò
verso il foglio che invece indicava chi, purtroppo, non ce
l’aveva fatta.
Respirò profondamente, socchiudendo le palpebre, poi
iniziò a scorrere la lista con apprensione. Odiava questo
momento, lo odiava profondamente e ogni volta sperava fosse
l’ultimo, che nell’altro ospedale tutto sarebbe
finito e invece si ritrovava ancora una volta con il cuore in gola e lo
stomaco dolorante. Oltre al danno, la beffa, non sapeva con quale
cognome Kurapica si fosse iscritto quindi doveva assicurarsi di leggere
la lista attentamente e in tutta la sua interezza.
Settee Mariko… Uhyno Joshua… Zattal
Petrok.
Grazie al cielo Kurapica non era fra di loro e Leorio, visibilmente
sollevato, riprese a respirare poggiando la schiena al muro e
rilassandosi un attimo.
La signora che prima osservava l’elenco dei feriti ora
singhiozzava sulla spalla di quello che molto probabilmente era suo
marito.
Leorio si diresse poi verso lo sportello e chiese di poter vedere le
due vittime non ancora identificate.
Gli venne indicato l’edificio adiacente, terzo piano, stanza
325, a lui sì unì lo studente che prima studiava
con lui la lista.
Entrati nel grande edificio indicato loro, cercarono il corridoio
giusto che stranamente si rivelò assolutamente caotico e
affollato. Le stanza straripavano di persone, medici, parole, vi era
perfino qualche agente. Probabilmente era lì che erano stati
portati i feriti scampati alla strage e le infermiere aveva sicuramente
fatto uno strappo alla regola concedendo così tante visite e
soprattutto a quell’ora tarda.
Leorio e il ragazzo entrarono nell’unica stanza silenziosa
del piano, l’unica cosa che la riempiva, oltre il forte odore
di disinfettante, era il ronzio delle macchine attaccate ai pazienti e
il suono stabile dell’elettrocardiogramma.
A Leorio bastò una semplice occhiata per capire che quei due
ragazzi addormentati non erano Kurapica, difatti uno era moro e
l’altra era senz’altro una donna. Si
apprestò quindi ad uscire dalla stanza, sebbene non ne
avesse neanche varcato del tutto la soglia, mentre il ragazzo al suo
fianco avanzava titubante verso i letti metallici.
L’aspirante medico ripercorse dunque il corridoio al
contrario, catturando inconsciamente tratti di conversazione,
improvvisamente però una parola ebbe il potere di farlo
immobilizzare e tendere le orecchie: “Rapimento”.
Un ragazzo con un’evidente fasciatura al braccio parlava con
un agente che prendeva diligentemente appunti su un anonimo taccuino.
<< Quell’uomo ha ucciso quasi tutti i miei
compagni capisce?! Li ha freddati come se niente fosse! Quel tizio
meriterebbe di morire in modo atroce! >> disse
enfaticamente.
<< Comprendo il suo turbamento, ma per favore mi illustri
quanto più dettagliatamente la dinamica del sequestro
>> lo esortò l’uomo.
Leorio si accovacciò fingendo di allacciarsi una scarpa.
<< Il capo di quei… quei criminali, ha chiesto
ad un suo scagnozzo di indicargli una persona, credo, ero abbastanza
lontano da loro. Beh comunque sia questo alla fine ha fatto un cenno
verso August, il nostro inserviente e un attimo dopo l’hanno
catturato. >> cercò di spiegare lo studente.
<< Quindi secondo lei possiamo affermare che
l’incursione aveva come fine ultimo quello del sequestro e
non quello di un semplice atto terroristico ad esempio? Ci piacerebbe
sapere la sua opinione. Ancora non riusciamo a dare un senso a
ciò che è successo >>
<< Io davvero non lo so. Quando ero ancora lì
pensavo che dopo aver preso August e quel ragazzo biondo se ne
sarebbero andati, invece quel pazzo ha cominciato a sparare
all’impazzata, così, senza motivo! >>
Ragazzo biondo? Pensò Leorio con ansia.
<< Volevo discutere con lei anche di questo secondo
punto, mi descriva cosa è successo dopo, cosa ricorda di
questo secondo rapimento >> disse l’agente
cambiando foglio.
<< Sì ma dopo vorrei tornare dalla mia
ragazza, sa… è ancora molto scossa
>> supplicò il giovane.
<< Va bene >> acconsentì il
poliziotto.
<< Beh… diciamo che i miei ricordi sono un
po’ confusi, stavo pensando ad un modo per avvertire la
polizia senza farmi vedere, quindi non ho seguito bene tutto quello che
è successo, ma ricordo che ad un certo punto un ragazzo
biondo delle prime file, non… non ricordo il suo nome, non
eravamo amici, si è alzato per difendere gli altri credo e
ha tirato fuori una specie di catena e non ho la più pallida
idea del perché avesse un aggeggio del genere in aula, ma
è stato davvero coraggioso, ha affrontato il capo e gli ha
addirittura tirato un pugno, poi mi sa che si sono detti qualcosa, ma
io ero troppo lontano e non ho sentito niente, alla fine
così, di punto in bianco, il biondino si è
accasciato a terra e quel tipo con il casco se l’è
caricato in spalla e agente, mi creda, quel tipo non sembrava
muscoloso, ma l’ha sollevato senza sforzo, con una mano
sola!!! E dire che era alto quanto quel ragazzino biondo, non di
più. Beh comunque sia questo è tutto quello che
so, quel criminale poi se n’è andato con quel
ragazzo in spalla, ma prima di lasciare l’aula ha fatto
quello che ha fatto. >> concluse con amarezza.
<< La ringrazio molto >> affermò
l’agente << la sua testimonianza ci
sarà di grande aiuto. Se avremo altre domande da rivolgerle
la contatteremo >>
<< Ok, arrivederci >> disse sbrigativo il
ragazzo prima di rientrare nella piccola stanza sovraffollata.
Leorio ancora a terra, era visibilmente scosso.
Quindi era questo quello era successo a Kurapica? … era
stato… rapito?
Un ragazzo biondo, le catene… e poi cos’altro si
poteva aspettare da lui se non che intervenisse per salvare i suoi
compagni? Ma come biasimarlo… probabilmente, anzi
sicuramente, anche lui avrebbe fatto lo stesso.
Ma ora cosa poteva fare? Non sapeva chi fossero quei criminali
né che fine avessero fatto, non aveva nulla in mano,
dannazione! Come avrebbe mai potuto anche solo avvicinarsi a loro?
… a Kurapica? Doveva forse lasciare che se ne occupasse la
polizia? No, non poteva starsene con le mani in mano, non quando
c’era di mezzo la vita dell’unica persona di cui
gli importasse realmente qualcosa, doveva agire e in fretta anche, ma
come?
Si diresse velocemente fuori dall’edificio, sarebbe tornato
all’università, avrebbe cercato nuovi indizi,
scoperto qualcosa, ecco cosa avrebbe fatto. Doveva tornare dove tutto
era cominciato. Non importava come, ci avrebbe pensato strada facendo.
Riattraversò la sala d’attesa del pronto soccorso
immerso nei propri pensieri. Lo sguardo vagò perso verso
l’elenco di nomi che qualche minuto prima aveva letto con
così tanta apprensione e sorprendentemente scorse un profilo
conosciuto.
Lunghi capelli color prugna, denti sporgenti… quella donna
non poteva essere altri che…
<< Senritsu! >> esclamò Leorio
con enfasi, ma la donna si era già voltata verso di lui.
<< Mi sembrava di conoscere il battito di questo
cuore… la sua musicalità è davvero
unica >> affermò la donna sorridendo.
<< Senritsu ho bisogno di parlarti di Kurapica, ti
prego… troviamo un posto tranquillo >> disse
allarmato.
<< O-ok >> accettò lei sorpresa
da tanta agitazione.
Leorio la prese per mano e la condusse fuori, al freddo della notte.
Quando raggiunsero un posto abbastanza isolato, l’aspirante
medico si voltò verso di lei e le disse con urgenza:
<< Sei venuta qui per Kurapica giusto? Avete notizie di
lui? >>
<< Avverto la tua preoccupazione Leorio, ma vedrai che la
cosa si risolverà presto, sono fiduciosa a riguardo,
Kurapica non è uno sprovveduto >> rispose con
gentilezza.
<< Lo so che non è uno sprovveduto, ma
è solo ed è stato rapito, ora sarà
chissà dove e noi non possiamo fare niente per aiutarlo!
Come posso pensare che andrà tutto bene? Dobbiamo andare a
cercarlo, ma non posso andarci da solo, mi serve il tuo aiuto Senritsu,
ti prego! >> ora che ne parlava si scopriva
più preoccupato che mai.
<< K-Kurapica è stato rapito?!
>> balbettò la donna.
<< Perché non lo sapevi? Beh effettivamente se
ti trovi qui in ospedale stavi cercando una pista. Merda, speravo
potessi aiutarmi… >> disse rassegnato Leorio
passandosi stancamente una mano sul viso.
<< Leorio collaboriamo. Tu ci dici quello che sai e noi
ti consentiremo di partecipare alla ricerca ok? Tanto so che sarebbe
impossibile tentare di lasciarti fuori… ora accompagnami
all’auto e raccontami tutto quello che hai scoperto su
Kurapica, poi andremo nella nostra base e prepareremo un piano,
dobbiamo cercare di mantenere la calma, solo così potremo
agire razionalmente. >> disse la donna cercando
rassicurazione nelle sue stesse parole.
<< Va bene >> accettò Leorio.
Leorio davvero non si aspettava che quell’energumeno davanti
all’auto fosse un hunter professionista, anzi, si stava
già preparando ad uno scontro.
<< Leorio questo è Basho >>
disse sorridendo Senritsu << non è pericoloso,
tranquillo >> aggiunse dopo aver appurato lo stato
d’animo del giovane medico.
L’uomo nerboruto con il ridicolo gilet lo salutò
allegramente, Leorio fece un leggero cenno con il capo.
<< Basho ti spiego tutto strada facendo, ora torniamo
alla base, ho scoperto che fine ha fatto Kurapica >>
affermò la donna ora seria.
Basho parcheggiò in uno squallido vicolo di periferia che
però a Leorio era tutt’altro che sconosciuto.
Scesero dall’auto e percorsero un breve tratto a piedi.
Leorio li seguiva sempre più sconcertato. Il parco, le
vetrine, il bar… tutto stava assumendo un’aria
sempre più familiare e recenti ricordi riaffioravano con
prepotenza. Quando poi svoltarono in un vicolo senza uscita, dopo aver
superato quella famosa insegna arancione, Leorio non riuscì
più a trattenere la propria curiosità.
<< Qualche giorno fa mi era sembrato di vedere Kurapica
svoltare proprio in questo vicolo… quindi non mi sbagliavo,
era proprio lui! Ma… allora non è a fondo cieco
come credevo! >> domandò più a se
stesso, prendendosi una tacita rivincita con Ghito che non gli aveva
creduto.
<< Ovviamente abbiamo utilizzato degli stratagemmi per
evitare che la nostra base venisse scoperta troppo facilmente, ma
purtroppo i fondi a nostra disposizione sono quelli che sono e il
nostro sistema di sicurezza è tutt’altro che
eccellente, ma abbiamo cercato di arrangiarci. >>
spiegò comprensiva << innanzitutto come puoi
notare abbiamo scelto una zona decisamente malfamata, dove la gente
tende a non immischiarsi, beh non che la nostra
disponibilità economica ci permettesse di meglio
effettivamente… >> disse arrossendo.
<< Insieme al nostro budget si è ridotto pure
il nostro stipendio, se non fossi ricercato dalla Mafia me ne sarei
già andato da un pezzo! La vita merita di essere vissuta a
pieno, qui non combiniamo niente da mesi! >>
grugnì Basho.
<< Ad ogni modo >> proseguì
Senritsu << per tutelarci da eventuali intrusi abbiamo
adottato un semplice stratagemma di riconoscimento del Nen e una
banalissima materializzazione. Questo muro >> disse
tastando la superficie della parete in mattoni << non
è altro che Nen. Il nostro collega Dost è davvero
abile in questo genere di materializzazioni. Lui aspetta
all’interno, e quando qualcuno della nostra squadra espande
la propria aura lui dissolve il muro e ci consente di entrare. Non
è molto, ma finora ha funzionato >> concluse
con un sorriso; poi utilizzò questo espediente e il muro
scomparve rivelando uno stretto passaggio con delle scale che
conducevano al piano superiore e terminavano con una porta in legno
deteriorata dal tempo. Questa si aprì non appena Basho e
Senritsu raggiunsero il pianerottolo, rivelando un uomo biondissimo,
con lunghi capelli lisci legati in una coda bassa e una canottiera
bianca che metteva in evidenza il fisico prestante. I colleghi lo
salutarono cordialmente, Leorio si presentò.
<< Leorio dici? Che nome strano, ma non più
del mio infondo, il mio nome completo è Dostan Kaitan III,
ma puoi chiamarmi Dost >> suggerì con un
sorriso, stringendogli la mano in una morsa d’acciaio.
Leorio guaì internamente, che presa eccezionale!
Sì stupì che non fosse del
potenziamento…
Una volta varcato l’ingresso si accorse di quanto
quell’appartamento fosse spartano, il salotto con angolo
cottura comprendeva un tavolo con sei sedie di legno, un misero
cucinino a gas e sorprendentemente un’enorme libreria
semi-vuota e numerosi scaffali inutilizzati seminati in giro per la
stanza. Le stoviglie invece sembravano essere state riposte
presumibilmente nell’enorme credenza sopra il fornello.
Che i mobili fossero stati dati in dotazione con la casa?
Perché sembravano essere decisamente inutili alla comitiva e
alquanto stridenti con l’appartamento sostanzialmente spoglio.
Senritsu parve leggergli nella mente e si affrettò a svelare
l’arcano mistero.
<< Dost è un ottimo carpentiere, ha costruito
lui tutti questi mobili, sebbene gli oggetti di uso quotidiano
effettivamente scarseggino in questa casa… è il
suo hobby, nonché la sua ex-professione, quindi abbiamo
sfruttato la sua abilità e passione >> disse
rivolgendo un sorriso all’uomo << per abbellire
e riempire questo minuscolo appartamento. Prima era
pressoché vuoto >>
Sotto consiglio di Senritsu, in questo momento più materna
che mai, i tre uomini furono invitati a cenare e risposarsi, in modo da
poter ragionare a mente lucida il giorno seguente e intavolare un piano
di ricerca dettagliato. Erano successe molte cose quel giorno e la
mezzanotte era oramai passata da un pezzo, quella sera avrebbero dovuto
lasciare le cose in sospeso sperando che Kurapica se la cavasse, almeno
per il momento.
Leorio fu invitato a riposare nella camera di Kurapica.
L’aspirante medico seppure titubante accettò.
Dischiuse la porta ancora turbato, non se la sentiva di andare a
dormire, sentiva, sapeva che il suo biondino aveva bisogno di lui, ma
cosa poteva fare? Non avrebbe ottenuto risultati importanti senza
l’aiuto della squadra, lo sapeva benissimo, non era un
ottuso, ma i suoi sentimenti combattevano costantemente con la sua
ragione e lui stava impazzendo.
Entrò nella stanza sospirando frustrato, dando
un’occhiata in giro e notando che quel piccolo ambiente
spartano si adattava perfettamente a quello che Kurapica poteva
apparire ad un estraneo: freddo, preciso ed essenziale, ma Leorio
sapeva che era solo una maschera, o meglio, quello che lui sarebbe
voluto apparire, certo bisognava andare a fondo per
capirlo, molto
affondo.
Quel dannato è chiuso come una cozza! Si
ritrovò
a pensare o forse un’ostrica sorrise a se
stesso
perché al suo interno nasconde un grande
tesoro…
Poggiò la borsa a tracolla sulla scrivania, lasciandosi poi
cadere pesantemente sul piccolo letto singolo, incrociando le braccia
dietro la testa e osservando pensieroso il soffitto, lo stesso soffitto
sul quale lo sguardo di Kurapica si era soffermato così
tante volte.
Leorio si rialzò poco dopo con un potente colpo di reni, non
doveva deprimersi! L’avrebbe ritrovato, a tutti i costi.
“Andrà tutto bene” si ripeté
“tutto bene…”
Sentiva il sangue colargli dalle numerose ferite sul petto,
solleticandolo mentre scendevano giù a macchiargli la tunica
chiara. Il dolore sembrava attenuarsi, o meglio, probabilmente era il
suo corpo che si stava desensibilizzando, ormai non riusciva
più a distinguere da dove provenisse, da quale delle
numerose lacerazione avesse preso vita.
Il petto, i fianchi, le braccia pulsavano senza tregua e la carne viva
a contatto con l’aria bruciava, eccome se bruciava! Ma non
poteva cedere alle provocazioni del suo carnefice, ne andava della sua
dignità e questo era un motivo più che
sufficiente per continuare a lottare, ma in cuor suo sapeva che non era
solo per questo che pativa quelle umiliazioni in silenzio, che
combatteva a denti stretti, senza emettere un fiato. Aveva bisogno di
sentire quanto valeva, che lui era la scelta giusta e si rimproverava
ogni qualvolta un sottile gemito gli sfuggiva dalle labbra quando
quella lama di vetro affondava nella sua carne che si apriva senza
opporre resistenza.
<< Il dolore della carne non è nulla se
confrontato a quello dello spirito. Ritieniti fortunato, a me non
è andata altrettanto bene >> gli
confidò il suo aguzzino con voce atona, la stessa con la
quale lo aveva tirato fuori dalla cella e aveva ucciso i suoi compagni
di università.
<< Cosa speri di ottenere infliggendomi queste
sofferenze? Tu stesso hai ammesso che non saranno mai paragonabili alle
tue! >> disse enfatico Kurapica mentre la mano del suo
carnefice si avvicinava pericolosamente al suo volto.
<< Vendetta >> rivelò oscuro,
mentre i suoi occhi scuri si riducevano a due fessure.
<< Questo non ti ridarà ciò che hai
perso >> affermò il kuruta con voce ferma
<< … ma posso facilmente comprendere il tuo
gesto… >> gli confidò con un velo
di amarezza.
Il carceriere ebbe un istante di tentennamento, o forse solo di
riflessione, qualcosa negli occhi di quel ragazzo biondo denotava una
grande forza di volontà e sicurezza, ma erano amari e
cinici, forse dopotutto anche lui conosceva il dolore, quello vero, ma
questo di certo non lo avrebbe fermato, oh no che non lo avrebbe
fermato, voleva la sua rivincita, la sua dolce, dolcissima vendetta, e
l’avrebbe avuta, a costo di perdere per sempre se stesso, e
forse qualcosa di più.
Ghito, o ciò che di lui restava, avvicinò la mano
al volto del giovane kuruta, come fosse in procinto di accarezzarlo,
lento e dolce, ma qualcosa si materializzò nel suo palmo,
una scheggia di vetro ma riflettente: uno specchio.
Kurapica osservò quel frammento acuminato volteggiare sulla
mano del ragazzo qualche secondo, in una danza lenta e innaturale, come
fosse privo di peso, sospeso nel vuoto. L’oggetto infine
cessò il suo movimento, consentendo al giovane di scorgere
il proprio riflesso, i capelli arruffati, gli occhi lucidi e labbra
torturate per impedirsi di gridare, distolse lo sguardo con vergogna.
Questo però Ghito nemmeno lo notò, le sue dita
affusolate circondarono lo specchio con tenerezza, quasi con
ossequiosità e lo poggiò delicato sul viso del
biondino che non si mosse. Infine, con una leggera pressione, la punta
acuminata penetrò nella carne dello zigomo, immediatamente
sotto l’occhio sinistro. Una goccia di sangue
stillò dalla ferita appena accennata e fu allora che Ghito
tolse lo specchio, lasciando libera la goccia di seguire il proprio
corso e percorre quel viso diafano fino a morire sul petto nudo del
ragazzo, come una bellissima lacrima scarlatta.
Ghito osservò estasiato quello spettacolo sublime.
<< Oh sì, piangi… la tua ora
è appena giunta! >> disse enfatico mentre
riposizionava la lama laddove il tutto era iniziato e incise la carne
con misurata forza, aprendosi sotto il suo tocco leggero ma deciso. E
scese, scese giù fino alla mascella, percependo sotto il suo
tocco il fruscio della cute che si divideva ed osservando eccitato il
liquido porpora macchiare quel viso immacolato ma che lui sapeva essere
sporco, mostrando al mondo la vera natura di quell’infimo
ragazzo dai capelli dorati.
<< Leorio… >>
Chi dei due avesse pronunciato quel nome non c’è
dato saperlo.
NOTE POST-LETTURA: innanzitutto ringrazio come
sempre Elisa_ per aver
corretto il capitolo e sì che gli errori sta volta non erano
tanto pochi, inoltre prendo come spunto una sua domanda per chiarire un
concetto: forse Leorio è un po’ troppo apprensivo
in questa ff, forse esagera nel temere per la vita di Kurapica (che non
è affatto debole e ingenuo), ma io ho immaginato Leorio
proprio così, un ragazzo dolce e apprensivo, che farebbe di
tutto per proteggere le persone cui vuole bene. Sa che loro sono forti
e sa che non sono poi così sprovveduti, ma sa anche che non
potrebbe mai fare a meno di loro e che preferirebbe soffrire lui al
loro posto e che non riesce a stare tranquillo, soprattutto se quella
persona è il ragazzo con cui ha appena intrecciato il suo
destino, sta volta per sempre, avrebbe detto.
Ringrazio inoltre tutti coloro che continuano a seguire questo racconto
nonostante io non faccia altro che farglielo odiare grazie ai miei
sorprendenti ritardi e al piacere perverso che riservo al macabro.
Grazie di cuore ragazzi, un bacio… Aka_z
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