Behind those angry eyes~

di Gallaghersaresurvivors_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** {Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** {Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** {Capitolo 1 ***


//Mickey 

Mickey si passò il dorso della mano sul labbro superiore, ritraendola bagnata e sporca.
Sangue e lacrime, un miscuglio amaro e dolce insieme, come il turbine di emozioni che gli vorticava dentro.
Si rese conto di essere arrivato alla fine della sua bottiglia di birra, di essere a corto di sigarette e di avere gli occhi in fiamme, resi ardenti dai suoi tentativi continui di trattenere le lacrime.
Non importava se tenesse gli occhi aperti, chiusi o se se li staccasse dai bulbi oculari: il volto di Ian era impresso sulle sue retine come se qualcuno ci avesse passato un pirografo incandescente.
Quell'espressione, quel viso stupendo distrutto dai pugni di suo padre, le labbra strette tanto da diventare bianche agli angoli della bocca e quegli occhi, che di solito davano due giri persino al sole tanto  brillavano, erano diventate due pozzanghere grigie di dolore colme di lacrime non versate.
Eppure Mickey sapeva che sarebbe andata a finire così, l'aveva sempre saputo.
"Sembrate una coppia di frogi."
Le parole di Terry lo trapassavano da parte a parte ogni volta che abbassava la guardia, come coltelli in attesa di colpire il bersaglio.
Suo padre, che non aveva nemmeno per un secondo preso in considerazione l'idea che Mickey potesse essere gay.
Che aveva la testa talmente tanto piena di stereotipi e pregiudizi che preferiva che suo figlio andasse a letto con tutte le ragazze del quartiere, piuttosto che dargli la possibilità di essere davvero felice, per una volta.
Terry Milkovich aveva insegnato ai suoi figli che non bisognava mai affezionarsi alle persone.
La gente poteva usarli, poteva trarre vantaggio da loro, far loro del male e  l'unico modo per non essere feriti in questo mondo era ferire per primi.
Mickey ricordava perfettamente le parole di suo padre.

Terry aveva fatto sì che il concetto entrasse bene in testa ai suoi figli, li aveva cresciuti nella paura, nell'idea che il mondo fosse molto più cattivo di quanto non era in realtà.
Ed era per questo che Mickey non abbassava mai la guardia.
Mickey Milkovich aveva costruito una barriera impenetrabile, un muro altissimo che non lasciava entrare nessuno.
L'aveva costruito con impegno, mattone dopo mattone, insulto dopo insulto aveva piano piano chiuso fuori tutti coloro che avessero mai tenuto a  lui.
Aveva impiegato anni per assicurarsi che la sua fortificazione fosse sbarrata, che nessuno potesse entrare; aveva passato tutta la sua vita a cercare di impedire agli altri di affezionarsi, di conoscere Mickey per il ragazzo che era in realtà.
Eppure Ian c'era riuscito.
Per quanto Mickey avesse tentato di tenerlo fuori, segregato, Ian era riuscito ad entrare, aveva sciolto lo strato di ghiaccio che gli avvolgeva il cuore ed era riuscito a fargli abbassare la guardia.
Quella guardia che con dedizione e impegno Mickey aveva tirato fin sopra i capelli.
Ed ora che il suo muro si era finalmente frantumato in mille pezzi Mickey era stato colpito in pieno petto e si trovava di nuovo solo, a leccarsi le ferite che bruciavano come se le avesse immerse nel sale.
In quel momento, mentre lasciava che l'ultima delle sue lacrime gli scivolasse sul viso e seguisse tutta la linea del mento fino a cadere sui jeans sporchi di fango e sangue, Mickey giunse ad una conclusione, scelse la strada che sembrava meno dolorosa.
Scelse quella che alla fine avrebbe portato almeno uno di loro ad avere un po' di felicità.
Se Mickey era destinato a vivere nella paura, senza poter essere chi realmente era, l'ultima cosa che poteva fare era assicurarsi che perlomeno Ian soffrisse il meno possibile, che trovasse ciò che realmente meritava: qualcuno in grado di amarlo.
E Mickey avrebbe dato qualsiasi cosa per essere quella persona, ma sapeva di non poter ricoprire quel ruolo.
Così, mentre si alzava lentamente, togliendosi il grosso della polvere dai jeans, Mickey Milkovich ricominciava la lenta ricostruzione della sua fortezza, chiudendo fuori tutto e tutti e cercando di dimenticare i giorni della sua vita in cui davvero aveva capito cos'era la felicità.

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Capitolo 2
*** {Capitolo 2 ***


//Ian

Ian si lasciò cadere pesantemente sul letto, storcendo appena le labbra nel vano tentativo di trattenere un gemito di dolore.
Parti del suo corpo che non sapeva di possedere pulsavano e dolevano, reduci dai pugni ben assestati di Terry Milkovich.
Le mani, sporche di sangue rappreso, non la smettevano di tremare, per quanto Ian si sforzasse di stringere i pugni con tutta la forza che gli era rimasta.
Odiava questa sensazione di debolezza.
Non riusciva a smettere di pensare.
Flash offuscati e sprazzi di ciò che era accaduto gli frullavano per la testa.
Era rimasto impotente, paralizzato, costretto ad osservare il ragazzo che amava mentre veniva stuprato,per colpa sua, sotto lo sguardo pieno d'odio del padre che gli puntava la canna della pistola addosso.
"He's gonna fuck the faggot out of you."
Quelle parole gli trapanavano le orecchie, gli scivolavano sotto la pelle e gli davano i brividi.
"If my dad finds out about this he's gonna kill me himself."
Tutto tornava.
Il terrore di Mickey, la sua convinzione che niente sarebbe potuto durare...tutto acquistava un senso, ora che Ian aveva provato sulla sua pelle l'odio di Terry Milkovich.
E tutto ciò a cui riusciva a pensare era quanto il mondo fosse ingiusto.
E all'espressione sul viso di Mickey.
Lo sguardo che aveva lanciato nella sua direzione prima di voltargli le spalle, offuscato dal sangue e segnato dai tagli, quella spiegazione silenziosa: "Lo faccio per te, sto salvando la vita a entrambi."
Ian avrebbe fatto qualsiasi cosa per poter tornare indietro.
Per un attimo era stato tutto perfetto.
Per la prima volta erano riusciti a creare una piccola bolla di felicità in cui poter essere se stessi, in cui poter essere liberi, insieme, senza paura. 
Ed era stato uno dei momenti più belli della sua vita, finché la bolla non era scoppiata.
Ian avrebbe dato qualsiasi cosa per poter porre rimedio a quel disastro, non poteva sopportare di vedere Mickey soffrire così, da solo.
Ora che finalmente era riuscito a fargli abbassare le sue difese tutto era andato in frantumi.
Quando finalmente sembrava che tutto sarebbe andato per il meglio, che le cose avrebbero funzionato...Ian tentò di alzarsi, ma un singhiozzo inaspettato lo colse di sorpresa, costringendolo a nascondere il viso nel suo avambraccio, mentre le mani stringevano il bordo del letto, nel vano tentativo di aggrapparsi a qualcosa.
Tirò su il cappuccio e si strinse le ginocchia al petto, forte, cercando di tenere insieme le parti di sé che minacciavano di spezzarsi.
Quando si rese conto che quella che portava addosso era in realtà la felpa di Mickey era ormai troppo tardi per fermare le lacrime.

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