Marine for Metallica

di Hunterwolf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 : Empty man ***
Capitolo 2: *** 2 : Miserable and humble ***
Capitolo 3: *** 3 : Brother ***



Capitolo 1
*** 1 : Empty man ***


Kristoff camminava tranquillo.
Incurante se dietro di lui ci fosse qualcuno che avesse più fretta.
Teneva la mani dentro le tasche per tenersele al caldo.
Gli occhi azzurro cobalto fissavano insistentemente l’asfalto.
Vuoto.
Silenzio.
Nessun pensiero che gli attraversasse la mente.
Il freddo non gli faceva nulla, la fame era sconosciuta, la fatica del primo mattino sembrava non l’avesse mai incontrata neanche per errore.
Si fermò per abitudine alle strisce pedonali e solo in quel momento alzò la testa per vedere il semaforo…
Il colore della luce gli accecò stranamente gli occhi, il rumore delle auto finalmente arrivò alle sue orecchie e tutto sembrò cambiare all’improvviso : non era più sulle strade di Toronto, non era più in una tranquilla città.
Tutti i suoni erano distorti nella sua mente.
Tutte le immagini artefatte dai suoi ricordi.
 
Solo guerra…
 
Solo spari…
 
Solo urla… e lui che non si poteva muovere…
 
La guerra era tutta attorno a lui, ma non si poteva muovere perché era immobilizzato nel suo orrore e nella sua disperazione. Le pallottole volavano nell’aria, colpivano soldati e civili, sfioravano il terreno polveroso ed alzavano la polvere che sapeva solo di marchio e di morte, gli edifici crollavano come castelli di carte ma lui era sempre immobile.
Tutti i ricordi erano mescolati con la realtà e per poco non perse il controllo per correre subito a nascondersi dietro una qualunque superficie per aspettare che tutto finisse.
 
-Scusa…-
-…-
-Ehi, amico.- fece una voce alle sue spalle.
Voltò velocemente la testa, come se si fosse rispeso improvvisamente dai suoi pensieri, ed incrociò lo sguardo di un giovane con i capelli biondi e gli occhi neri…
Era molto più giovane dei suoi trentaquattro anni.
-Scusi…-
-Ti sei incantato, io devo passare.-
-Mi scusi… ero distratto…-
-Ti perdi tutto se sei distratto !!- rise il ragazzo e poi gli diede una pacca sulla spalla e se ne andò per la sua strada.
Kristoff continuò a seguirlo per un paio di secondi e poi di nuovo abbassò gli occhi per non vedere altre cose che gli avrebbero scatenato solo altri ricordi o, peggio, attacchi di violenza.
Arrivò davanti scorgendo solo con la coda dell’occhio la propria immagine riflessa nelle vetrine dei negozi pieni di gente allegra, gente che non sapeva nulla nella morte che lui aveva visto come marine : i suoi capelli biondo grano erano sufficientemente corti per essere consentiti dall’esercito ma abbastanza lunghi per non passare inosservato tra la folla, il fisico allenato e scolpito sembrava essere stato forgiato appositamente per la guerra ed era coperto dagli indumenti che gli aveva prestato suo fratello per nascondere le cicatrici ancora un po’ doloranti.
La sua destinazione era un luogo decisamente fuori dal centro, nella zona sportiva, dove era situato lo stadio di football che per tre giorni sarebbe stato usato per il concerto dei Metallica.
Entrò da un ingresso secondario e già si vedevano i camion della band, la gente che faceva avanti ed indietro con casse ed altre attrezzature ; portavano più o meno tutti la stessa uniforme composta da una maglietta nera a maniche corte con la “M” saettata dei Metallica rossa dentro un cerchio anch’esso rosso, jeans e cartellino pass.
Lui doveva vedere il responsabile della sicurezza, alias, il suo nuovo capo e datore di lavoro ; non l’aveva mai visto in faccia ma quando gli avevano accettato il curriculum aveva sentito la sua voce, quindi andava bene lo stesso.
Ci concentrò ed alla fine individuò quella stessa voce che aveva sentito al telefono il giorno prima, solo un po’ più normale e non distorta della cornetta : un uomo alto e pelato, come per la maggior parte dei membri della sicurezza, massiccio e completamente vestito di nero.
-Scusi…- fece Kristoff alle sue spalle. – è lei il capo della sicurezza ?-
L’uomo si voltò e guardò attentamente Kristoff.
-Io sono Jack Sally. Capo della sicurezza. Tu ?-
-Kristoff Wolf. Sono qui per quel posto nella sicurezza.-
-Ah, gia. Ho letto il tuo curriculum : sei un marine con i contro cazzi, sei stato in Iran ed in Africa. Che ci fa uno come te qui ?-
Kristoff per un attimo si sentì confuso, forse perché non aveva capito bene la domanda che gli aveva fatto quel armadio.
-Uno come me ?-
-Si, insomma… sei un po’ troppo qualificato per questo tipo di lavoro.-
Abbassò gli occhi ed attraverso il viso di Jack rivide il volto del suo superiore…
Gli stessi occhi interrogativi, ma quelli del colonnello suo superiore erano anni luce più feroci e gli facevano a volte più paura dei massacri e delle guerre in generale.
 
Che ci fa uno come te qui ??
 
Credi davvero di poter sopravvivere a questo inferno ??
 
Credi sul serio di poter fare la differenza ??
 
 -Io… sono tornato da poco dalla mia ultima spedizione in Afganistan, sono in congedo temporaneo e mi serve qualcosa per… distrarmi. Ecco.-
Jack gli diede una pacca sulla spalla e gli sorrise, poi gli fece segno di seguirlo e così fece senza discutere per niente ; la disciplina militare non gli era mai piaciuta, ma era troppo abituato ad eseguire ordini e non replicare troppo spesso.
-Quello che devi sostituire lavorava a stretto contatto con la band, ma ha avuto un incidente e tu capiti a proposito.-
-Davvero ? E’ caduto mentre camminava ?-
-No, un pazzo gli ha lanciato un bidone in testa.-
-Sempre meglio che beccarsi una bomba a mano tra le costole…- sussurrò credendo che Jack non l’avesse sentito.
Camminarono per un angusto corridoio pieno di gente, ed il marine capì che quelli della sicurezza si differenziavano dai tecnici per la maglietta nera e per il pass attaccato ad una cintura speciale con un revolver.
-Quindi, io devo semplicemente proteggere questi tizi… Metallica…-
-Se vuoi ridurre la cosa all’osso, si.-
-Dev’essere davvero un lavoro sporco.-
-Un lavoro sporco che ha mandato in ospedale un povero bastardo !!- esclamò all’improvviso il capo della sicurezza voltandosi di scatto. – vedi di non darti troppe arie, marine.-
-Non voglio darmi arie… dico semplicemente che ne ho visti fin troppi di lavori sporchi… non volevo mancare di rispetto a quel “povero bastardo”.-
L’espressione di Kristoff era sempre piatta, vuota, non mostrava mai dei chiari segni di vita, non si riuscivano a scorgere le sfumature dei suoi occhi a causa di tutti quei ciuffi di capelli che gli cadevano sulla frinte, delle evidenti occhiaie nere e tutti i muscoli facciali si rifiutavano di mettersi in moto : aveva il volto di chi non gli importa più nulla di nulla.
Arrivarono direttamente al palco dove c’erano quattro uomini più vecchi di Kristoff che suonavano qualcosa di molto strano, una musica che non aveva mai sentito prima… stranamente graffiante, incredibilmente potente, che gli fece venir voglia di tornare alla guerra…
-Ehi, Jack, che ci fai qui ??- chiese uno di loro smettendo di suonare, uno alto e biondo con i capelli corti ed un pizzetto, le sue braccia erano ricoperte di tatuaggi e portava solo una giacca senza maniche sulla pelle nuda.
-Vi ho portato il vostro uomo.-
-Ah, il marine.- disse un altro da dietro la batteria.
-Si, esatto.-
Kristoff salì sul palco e li esaminò distrattamente, perché in realtà non gli importava nulla di chi fossero loro, voleva solo svuotare la mente da tutto, anche se significava dover lavorare per gente che non conosceva.
-Io sono James, piacere di conoscerti.- disse il biondo porgendogli la mano e sfoggiando un gran sorriso con tutti i denti che aveva, Kristoff non aveva mai visto un sorriso radioso come quello di quel uomo e la cosa gli parve strana.
-Tenente Kristoff Wolf delle forze operative dei marines, forze speciali.- rispose a menadito senza stringergli la mano ; ormai sapeva così bene il suo status nell’esercito che non ci pensava più quando si doveva presentare.
Non era mai solo Kristoff.
Per la maggior parte dei casi era il Tenente Wolf.
James rimase leggermente di sasso e si mise la mano in tasca.
-…Kristoff ? Hai origini tedesche ?-
-Del nord della Germania.-
-E che ci fai qui, marine ?- domandò il chitarrista togliendosi la chitarra “Dracula” dalla spalla sinistra.
-State diventando ripetitivi… questa è una domanda vecchia.-
-Perché ?-
-Perché si. Non vi riguarda.-
Si voltò per andarsene, era stanco di gente ficcanaso, ma una mano dalla pelle olivastra gli afferrò il polso coperto da un cappotto imbottito di pelliccia e lo fece voltare.
-Aspetta solo un attimo, noi…- cercò di dire il bassista nel tentativo di tranquillizzarlo, ma quel suo gesto gli riaccese solo il suo istinto da soldato : gli afferrò il braccio con la mano sinistra e lo butto a terra con la destra tenendolo per il collo.
-Ma che fai… ?- gli chiese sotto la sua stretta d’acciaio.
Jack fu più veloce della risposta di Kristoff e gli puntò il revolver alla tempia.
-Okay, amico, ti do un secondo per lasciarlo.-
-… amico… io non sono tuo amico…-
Kristoff si alzò lentamente e poi prese il braccio di Jack e lo tirò verso si sé, tirandogli un violenta testa sul naso da cui fuori uscì un fiotto di sangue viscoso.
Sulla fronte del marine c’erano alcune tracce di liquido rossastro che gli scesero lungo la faccia e gli macchiarono le punte dei capelli e solo in quel momento si accorse che erano arrivati tutti quelli della sicurezza ; avrebbe potuto batterli seduta stante.
Sapeva che quelli non erano uomini con un addestramento.
Sapeva quali mosse usare per metterli col culo per terra.
E sapeva soprattutto che non poteva muovere un dito per fare nulla.
Dietro di lui James e Lars avevano soccorso il loro compagno Rob e guardavano Kristoff come si fa con gli alieni, in modo incredulo e pieno di timore.
-Non posso…- sussurrò a testa bassa.
-Che cosa non puoi fare ??- gli chiese James prendendolo per le spalle e girandolo per costringerlo a guardarlo.
-Non posso combattere… non qui…-
-E allora perché hai attaccato Rob ???-
-…-
-PERCHE’ ???-
-Non ti voglio rispondere.-
Lo spinse lontano.
Così come era arrivato, se ne andò senza dire nulla.
Decise con se stesso di non tornare lì dentro, di non mettere più piede in quel posto e di non guardarli più in faccia, era un soldato dopo tutto ed era capace di eseguire degli ordini, anche se se li imponeva da solo.
Non camminava veloce.
Non gli fregava nulla.
Solo fuori dallo stadio il suo istinto gli suggerì di scattare lontano, il più possibile, e così fece, non si accorse neanche che Lars e Rob erano dietro di lui e lo guardavano sparire all’orizzonte.
-Che tipo strano… ?- disse semplicemente Lars.
-Più che strano, io direi disturbato.-
-Da dov’è che viene ?-
 
 
Kristoff viveva all’ultimo appartamento di un edificio con una grande terrazza giardino, era il lotto che costava di meno e lui si era adattato come poteva, non voleva tornare a casa e non voleva vedere Hansel, suo fratello.
Voleva solo stare da solo.
Lars ci era arrivato con un po’ di difficoltà dopo aver scalato ben sette piani di scale : c’era un bel tetto di mattoni rossi e legno invaso dall’edera, ma mancava una parete, quella che dava sul mondo esterno, non c’erano letti o tavoli con sedie, solo un’amaca con sacco a pelo, una cassa panca di legno e degli attrezzi da palestra.
Sembrava tutto molto provvisorio.
Non sembrava neanche una casa.
L’unico oggetto che faceva da arredamento era un albero di limoni recintato da un muretto di sassi grigiastri vicino all’unica finestra, emanava davvero un buon profumo.
In Danimarca i limoni non si poteva coltivare bene, ma in Canada era magnifici.
Si guardò un po’ in giro, il pavimento si pietra che sentiva attraverso le suole delle scarpe era caldo e vide che c’era l’impianto elettrico e di riscaldamento.
“Gli piace… la vita spartana…” pensò attento a tutto quello che vedeva.
La cassa panca vicino all’amaca era particolarmente invitante per la sua malsana curiosità e quindi ci sbirciò dentro : oltre ai vestiti, c’erano due revolver senza caricatore, e, sepolta sotto tutto, una divisa mimetica con il cappello ed un distintivo.
Mentre chiudeva il coperchio, proprio davanti a lui c’era attaccata con un po’ di nastro adesivo un foto di cinque ragazzi in divisa da deserto, uno di loro era Kristoff.
Sembrava felice in quella foto.
Il suo sorriso sembrava qualcosa d’impossibile da immaginare sul suo nuovo volto scuro.
Il rumore dei passi del marine, fecero chiudere la cassa panca a Lars, si sedette su di essa ed attese con il suo solito sorrisetto sulla sua faccia con occhi verdi.
Kristoff infilò la chiave nella toppa, ma gli bastò un solo giro per aprirla, e questo lo mise in allarme… l’aprì lentamente e poi usò il suo passo silenzioso per avvicinarsi.
Si vide davanti Lars seduto sulla sua cassa a casa sua.
-Coma hai fatto ad entrare ?- gli chiese senza esitazione.
-Una delle miei chiavi è la stessa della tua serratura.-
-Perché sei qui ?-
-Perché ti sei comportato a quella maniera oggi ?-
Kristoff odiava la gente che gli rispondeva ad una domanda con una domanda ma sentì di non riuscire ad odiare quel uomo così minuto, dai lineamenti ancora delicati e dall’odore familiare… gli ricordava la sua vecchia casa in Germania.
-Tu non sei americano.-
-No, sono di Copenaghen.-
-Si sente.-
-D’accento, vero ?-
-No, dall’odore. Sa di nord.-
Lars rimase incredulo.
Tantissima gente gli diceva che il suo era un odore orribile.
-Ho… letto il tuo curriculum. Forse se l’avessi fatto ieri, oggi ci saremmo stretti la mano.-
-Fa forse differenza ?-
-Molta.-  
Kristoff si voltò un momento per togliersi la giacca, le sue braccia che spuntavano da una maglietta nera senza maniche erano coperte di bende macchiate, sembravano molto vecchie e non emanavano un odore normale.
-Non mi va di essere compatito da voi.-
-Io non voglio darti pietà, perché non ne hai bisogno.-
-E allora perché sei qui ?- chiese alla fine esasperato, allora Lars si alzò e gli porse la mano, come aveva fatto James quella mattina.
-Per capire.-
-Capire cosa ? Disturbi post-traumatici ? Eccoti accontentato, ma ora vattene !!-
Aprì la porta ed attese che lui si muovesse, si alzò solo dopo averlo fissato per qualche secondo.
-Voglio solo dirti questo : oggi hai quasi fatto del male al nostro bassista Rob, nostro carissimo amico, e per di più hai rotto la testa a Jack. Qui non sei più in guerra.-
Qualcosa si gelò nelle vene del marine.
La strana sensazione di aver quasi ucciso gli fece ricordare troppe cose che cercava di dimenticare.
-So bene che qui sono al sicuro… ma se la guerra fosse solo nella mia testa… se fossi intrappolato in me stesso…-
-Allora, combatti.-

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Capitolo 2
*** 2 : Miserable and humble ***


Le parole di Lars non facevano altro che ronzargli nella testa e gli era sembrato che quel tipo danese avesse capito tutto di lui, anche se non lo conosceva affatto.
Aveva capito.
Ma le cose non erano così semplici da risolvere : se fosse bastato dire “io combatterò !!” allora Kristoff si sarebbe salvato già da molto tempo, avrebbe risparmiato soldi per l’analista e non sarebbe tornato a casa per cercare un po’ di pace.
Non era irrequieto, aveva solo un po’ di timore di addormentarsi in quelle condizioni, perché per quanto sapesse che tutti quei sogni erano solo un’illusione, la sua mente era ancora troppo immersa nel passato, gli giocava davvero dei brutti scherzi.
Era immerso nella sua amaca dentro il sacco a pelo e rivolgeva lo sguardo verso la città illuminata nella notte, un venticello fresco gli accarezzava il viso come pure l’odore appena accennato dei limoni del suo albero.
Chiuse lentamente gli occhi fino a sprofondare nel buio.
 
I sogni furono meno confusi, ma sempre vividi.
 
Non c’erano più le immagini di guerra.
 
Finalmente tutto era silenzioso…
 
Davanti a lui c’erano i volti di quegli uomini che aveva conosciuto…
 
Ricordava appena i loro nomi… forse uno era James… poi Rob… quello con la chitarra ed i capelli ricci… non gli aveva detto nulla… come pure il danese…
 
Ripercorse per filo e per segno quella mattina…
 
“Ricordati : qui non decidi chi uccidere… ma chi lasci in vita… tenente…”
 
“Voglio solo dirti questo… oggi hai quasi fatto del male al nostro bassista Rob… e per di più hai rotto la testa a Jack… Qui non sei più in guerra…”
 
Troppe parole ricordate.
Molte dimenticate.
Si svegliò il mattino seguente con un gran mal di testa che gli fece quasi uscire gli occhi dal cranio ed un messaggio di suo fratello sul cellulare.
 
<< Da : Hansel.
Ciao Kristoff, come te la passi ? Perché non passi da me per colazione, così ti metti qualcosa di decente nello stomaco. Ho anche altri vestiti per te !! J >>
 
Hansel era davvero diverso da Kristoff. Aveva preferito una carriera più tranquilla come si addiceva ad un tipo tranquillo e casalingo come lui, si occupava di desainer per interni ed anche di ristrutturazioni.
Non seppe come rispondergli.
Non aveva voglia di vedere nessuno, ma era sempre bello rivedere suo fratello.
 
<< Risposta : Kristoff.
Faccio il prima possibile. >>
 
Si buttò giù dall’amaca e prese delle bende nuove per le sue braccia, con suo sorpresa le scottature erano quasi guarite e non usciva più liquido ; andò a farsi una doccia nei bagni della struttura e si mise addosso i primi vestiti che vide davanti a sé, solo una maglietta nera con i jeans del giorno prima ed i suoi anfibi neri.
Erano le otto del mattino quando suonò a casa di suo fratello Hansel ed andò ad aprire una ragazza dai capelli neri e l’aria leggermente assonnata, Rosy la ragazza di Hansel.
-Ciao marine, come ti butta ?- chiese cordialmente lei.
-Al solito. T’ho buttato giù dal letto.-
-Tanto, prima o poi ti devi alzare.-
Tutta la casa era rivestita di legno lucido e questo ricordava molto una baita montana, gli scaffali colmi di libri erano coperti da una leggera patina di polvere e c’era sempre un buon odore di caffé in giro.
-Allora, come ti senti ?- Rosy lo fece sedere sulla sua sedia preferita nella cucina e gli preparò un caffé bello forte.
-Esattamente come ieri. Solo più lucido.-
-Ma ci stai andando dall’analista ?-
-Si…-
-Sicuro ??-
Kristoff alzò gli occhi al cielo esasperato.
-Se avessi voluto avere una “mamma” che mi controlla, sarei andato dai miei.-
Rosy rise, il suo sorriso metteva molto in risalto i suoi occhi nocciola, era davvero carina e stava molto bene con Hansel, considerando che era stato proprio Kristoff a presentarli.
-Meglio Rosy, che il nostro vecchio.- disse in tedesco un uomo alto in pigiama bianco con lunghi capelli biondo grano tirati all’indietro ed occhi cobalto, più giovane di Kristoff di cinque anni. Avevano la stessa fronte ampia e lo stesso naso dritto e regolare, ma i tratti del tenente erano più marcati e scavati nella carne rispetto a quelli delicati e freschi di Hansel.
-Non so cosa sia peggio.- rispose nella stessa lingua.
-Ma dai, lo sai perfettamente.-
Kristoff gli accennò un sorriso, giusto per farlo contento e non farlo preoccupare più del dovuto ; da quando era tornato, non faceva altro che prendersi cura di lui.
-Com’è andato ieri quel colloquio ?-
-Quale… ?-
-Ma si, quello nella sicurezza, anche se non mi hai detto di quale.-
-Ah, quello…-
Prese il suo caffé e non ci aggiunse lo zucchero, lo buttò giù tutto d’un colpo e poi si guardò attorno, come alla ricerca di qualcosa d’importante, poi gli occhi gli caddero esattamente dove voleva, sulla collezione di dischi del fratello : si alzò e prese un cd nero e blu con una sedia elettrica sulla copertina ed il titolo “Ride the lighting”.
-Hans, tu conosci i Metallica ?-
-Si, perché ?-
-Il lavoro era per loro.-
Hansel sentì il suo succo d’arancia fermarsi in mezzo alla gola e poi tornare su per soffocarlo, tossì un po’ e poi fissò il fratello incredulo della sue parole.
-Stai scherzando ??-
-Non mi è mai piaciuto scherzare.-
-Ma hai la più minima idea di chi sono ???-
-No.-
Kristoff prese il disco e lo inserì nello stereo.
Partì la stessa musica del giorno prima, ma l’aveva preferita dal vivo.
-Per tua informazione, herr tenente, i Metallica sono una delle più grandi ed influenti band metal della storia !!-
-E quindi ?-
-Come “e quindi” ?? Tu fai un colloquio così importante e non mi dici nulla ??-
-…Hai ragione. Scusa.-
Stoppò il cd e lo rimise con cura nella sua custodia.
-Comunque, non credo che mi abbiano preso.-
-E perché no ? Sei uno di un certo livello.-
-Il punto e che…- fece una pausa e prese un respiro. – ho avuto un attacco.-
Rosy si portò le mani alla bocca.
Anche loro avevano avuto modo di assistere ad una sua crisi, quando l’avevano ospitato appena rientrato dalla missione : una notte avevano sentito dei rumori orribili, Kristoff si era calato giù dalla finestra ed aveva sparato a due gufi che l’avevano svegliato ma era convinto di essere circondato da nemici.
Da allora aveva consegnato i suoi caricatori al fratello.
-Mi ha… preso il polso… ed i miei riflessi sono stati più veloci di me.-
Hansel e Rosy l’abbracciarono cercando di consolarlo, e lui riuscì a trovare la forza di ricambiare.
-E’ tutto okay, bruco.- disse Hans in tedesco.
-Che devo fare adesso ?-
-Quello che un marine non farebbe mai.- gli rispose Rosy.
 
 
James e Kirk erano appena usciti dalle loro macchine per entrare nello stadio, il chitarrista solista si stava fumando una sigaretta mentre ripensava a quello che era successo il giorno prima e ricordando il proprio stupore nel vedere Lars andare a casa di quello psicopatico.
-Tu hai capito perché l’ha fatto ?- gli chiese James riferendosi a Kristoff.
-No. Ma non capisco il gesto di Lars.-
-Sarà solo curioso, come suo solito.-
Kirk aspirò l’ultima boccata di fumo e poi gettò a terra il mozzicone della sigaretta e la schiacciò con la punta della scarpa destra, solo in quel momento, proprio quando guardava in basso, si accorse che un uomo con anfibi neri ed un cappotto foderato di pelliccia era seduto sull’asfalto con la schiena contro la porta e le mani nelle tasche.
Kristoff li stava aspettando da un po’ di tempo.
Alzò lo sguardo e non accennò nessun sorriso.
-Ci avete messo troppo a venire.- disse con un filo di voce.
James si mise davanti a lui al fianco del suo amico Kirk e lo guardò dalla sua altezza come di solito si fa con i cani randagi magari tutti pelle ed ossa e pieni di ferite e fu proprio quello a cui pensò il frontman senza accorgersi che il marine aveva capito il suo pensiero.
-Sono un bello spettacolo, vero ?-
-Per niente.- rispose veloce Kirk notando la sua magrezza, dato che i pantaloni che gli andavano un po’ larghi.
-Che ci fai qui ?- domandò James lievemente acido.
-A fare quello che un marine non farebbe mai.-
-Ovvero ?-
-Io…- si alzò continuando a tenere la testa bassa. – sono venuto a… a scusarmi…-
Quelle parole risuonarono nel silenzio opaco di quella mattina.
Mai in vita sua, Kristoff aveva chiesto scusa per un’azione.
Lui.
Lui che eseguiva sempre gli ordini.
Lui che non poteva discutere con nessuno.
Lui che si era macchiato con il marciume della guerra.
Lui che ora era piegato a metà nella sua vita spezzata.
-Non è a noi che devi dire scusa.- disse Kirk intuendo la tristezza nella voce del tenente.
Lo portarono all’interno dove faceva più caldo.
Kristoff vide che non c’era Jack in giro e questo gli fece stringere lo stomaco, come se avesse picchiato una persona che conosceva bene per una litigata da nulla, poi vide Rob sul palco che parlava con il batterista danese.
Sorrideva e sembrava aver dimenticato tutto.
All’improvviso la grinta che aveva mostrato un attimo prima svanì e sentì l’impulso di scappare via.
-Io… non c’è la faccio…-
-Come sarebbe a dire ?- chiese James voltandosi.
-Come posso… guardarli in faccia…-
-Sei un marine, no ?- esclamò Kirk leggermente irritato. – tira fuori un po’ di palle !!-
-Che ne sai tu di quello che sono… ?- disse con un sibilo alzando gli occhi infuocati da una misteriosa scintilla di rabbia, una rabbia che lasciò James quasi senza parole : quella stessa scintilla l’aveva vista anni prima nello sguardo ubriaco e folle di Dave Mustaine.
Ma forse non era rabbia.
Rob arrivò alle loro spalle e li chiamò : mentre si giravano, Kristoff si trovò davanti il sorriso grande e tranquillo del bassista e lo stomaco gli si chiuse definitivamente, il cuore cessò per un secondo di battere e le mani diventarono fredde come ghiaccio.
-Ah, sei tu, il tenente di ieri.- esclamò con tono gentile. – ieri ci siamo comportati tutti un po’ male e la colpa è anche mia. Scusa per…-
-… scusa per cosa…-
-Come per cosa ? Per ieri.-
A quel punto, Kristoff cominciò a tremare nervosamente e sentì di non potersi più controllare, rimase di nuovo immobile e si sentì ancora più merda di quanto non sembrasse e pregò che nessuno gli si avvicinasse o che lo toccasse.
-Ehi, ma che hai ? Tremi…- disse James allungando la mano.
-NO !! FERMO, NON TOCCARMI !!!- urlò Kristoff con tutto il fiato che aveva in gola allontanandosi bruscamente.
Cadde a terra e si rannicchiò le gambe sul petto.
-… non toccarmi… non toccarmi…-
-Kristoff.- Rob s’inginocchiò fino al suo livello e gli appoggiò una mano sulle sue strette al tessuto dei pantaloni sulle ginocchia.
-… io non voglio farvi del male…-
-Lo sappiamo. Non sei costretto da nessuno, non sei più nell’esercito.-
-… non voglio che altri si scusino… sono solo io che devo chiedere scusa…-
James rimase quasi pietrificato davanti a quella visione, e sentì solo pietà per quel povero essere umano, si pentì di averlo paragonato ad un cane randagio, mentre Kirk forse stava per mettersi a piangere perché Kistoff era uguale identico a lui molti anni prima, quando si accusava da solo per la propria esistenza.
-… non merito di essere vivo…-
Kirk lo prese per il colletto della giacca e lo tirò su di peso fino ad incrociare il suo sguardo, i suoi occhi vuoti e colmi di lacrime che forse non era più capace di versare.
-Ritira subito quello che hai detto ! Non voglio mai più sentirlo dire da uno come te !!-
-Te lo chiedo di nuovo… che cosa sai tu di me ?-
-Nulla, ma so che non ti puoi abbattere così, diavolo, sei un marine !!-
-E’ proprio per questo che mi commisero !! Lo vuoi sapere che cosa mi ha ridotto così ??-
Afferrò gli avambracci del chitarrista e li strinse più che poteva, come se avesse un disperato bisogno di un contatto.
-Io ero in Afganistan… voi non conoscete i veri fatti, non sapete che cose orribili facciamo noi marine là. Noi non portiamo la pace !! Noi facciamo solo quello che ci viene ordinato !!-
-E cosa ti avevano ordinato ?- chiese Lars come se fosse apparito solo in quel momento.
Kristoff vide di nuovo i ricordi della sua prigionia passargli davanti agli occhi, gli occhi di Kirk che lo facevano rimanere cosciente e le sue braccia che non lo facevano cadere, ora in quel momento era aggrappato all’unica cosa che poteva tenerlo in vita.
Abbassò la testa e non trattenne più i singhiozzi.
-Mi avevano detto… di distruggere una base nel deserto… e di non rivelare mai la posizione della base e gli ordini del nostro superiore… ma mi hanno catturato…- fece una pausa ed una lacrima rovente gli rigò la guancia. -… i miei uomini sono stati presi con me… e ci hanno torturato… per giorni e giorni fino a non capire più cosa era vero e cosa no… e per farmi parlare… loro hanno… loro hanno…-
Kirk gli rese la testa e la riportò su.
-Che cosa hanno fatto ??-
-Loro… li hanno uccisi… i miei uomini li hanno uccisi… e poi li hanno bruciati… solo per farmi parlare… ma io sono rimasto zitto e continuavo a credere che sarebbero arrivati… altri di noi… ma non è stato così…-
Le lacrime non si fermavano, erano anni che non piangeva più, non l’aveva fatto neanche alla cerimonia funebre per i suoi compagni uccisi, neanche quando il generale gli aveva dato la medaglia dell’eroe di guerra, cosa gli aveva fatto solo rivoltare lo stomaco dal disgusto.
-… ti rendi conto… io li ho condannati a morte… e come se li avessi uccisi io…-
-Ma non è stata colpa tua.- cercò di consolarlo il chitarrista.
Kristoff riacquistò un po’ di vigore e si levò le mani di Kirk dal volto. Era stufo di gente che gli diceva che non era colpa sua.
-E’ colpa mia invece !! E’ solo colpa mia se loro sono morti !! Ho pensato agli ordini prima di pensare alle loro vite, e quando mi hanno finalmente trovato in fin di vita e tra le macerie, il mio colonnello mi ha detto che noi eravamo un diversivo… eravamo solo un gruppo d’idioti che doveva distrarre il nemico.-
-Cosa ? Ma non si può fare una stronzata del genere !!- esclamò Rob sconvolto.
-No… lo stronzo sono io che ho riposto la mia lealtà in gente che considera la vita solo un una pedina di una guerra che si combatte sulla carte e non sul campo. Ha idea di come mi guardavano le famiglie dei miei uomini ??- chiese rivolgendosi al bassista. – hai idea di come mi chiedevano come erano morti i loro cari ??-
Si voltò non riuscendo più a sopportare i loro sguardi pieni di orrore e pietà, erano fin troppo simili a mille altri appena tornato in Canada.
-E mi hanno anche dato una medaglia… per il mio valore… mi hanno premiato… ma per cosa ??-
Lars scese dal palco, i suoi occhi verdi per una volta non erano minimamente maliziosi e trovò il coraggio di voltarlo di nuovo verso di sé, quasi timoroso della sua reazione.
-Senti, tu non vuoi tornare nell’esercito.- disse serio.
-… no… no per il momento…-
-Lo vuoi ancora quel posto tra noi ?-
-Cosa ?-
Il batterista allungò la mano con un grande sorriso.
-Te lo ripeto : vuoi lavorare per noi ?-
Kristoff non seppe cosa fare.
La sua indole di soldato continuava a ripetergli di andarsene, ma era stanco di eseguire ordini, ora voleva solamente essere se stesso ed i Metallica gli stavano offrendo una nuova vita.
Prese la sua mano piena di calli e cercò di sorridergli.
-Si.-

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Capitolo 3
*** 3 : Brother ***


 
Quando era entrato nell’esercito, Kristoff aveva solamente ventidue anni ed aveva dovuto pronunciare un giuramento ufficiale davanti a tutti i suoi superiori, era stata una cosa molto formale, qualcosa che doveva essere ricordata per sempre come un tatuaggio sulla pelle ; invece adesso, a quasi dodici anni di distanza, l’essere assunto dai Metallica gli era sembrata una cosa talmente normale e tranquilla da non sentirsi davvero responsabile.
Erano cambiate un sacco di cose.
Lui era cambiato, in bene ed in peggio.
Era maturato ed era anche rimasto molto illuso da certe cose.
Non se la sentiva di tornare in servizio, fisicamente e mentalmente, il suo cuore era ancora troppo debole e pieno di schifo per trovare di nuovo il coraggio per guardare in faccia tutti coloro che l’avevano ingannato e quelli che aveva, come diceva lui, tradito.
Voleva solamente ritrovare se stesso cercando di non affogare nell’oceano in cui era caduto.
Stava scivolando in basso, ma qualcuno gli aveva offerto la sua mano per fermare la caduta.
Dopo aver stretto la mano a Lars, Kristoff era stato portato a fare una visita medica per sicurezza ed anche per avere un certificato in piena regola : era uscito fuori che era leggermente sotto peso per uno della sua altezza ed età, ma che era ancora nel pieno delle forze ; l’unica cosa negativa di tutta la visita fu lo sguardo del dottore che cadeva troppo spesso sulle sue braccia, il modo in cui toccava le bende lo irritava, perché era impulsivo e poco delicato, ed aveva dovuto spiegargli il motivo delle scottature e di vari tagli e grosse cicatrici sull’addome.
Non l’aveva fatto con molto entusiasmo, ed il dottore aveva capito che era un tasto troppo dolente.
Era stato James ad accompagnarlo, era da una vita che non vedeva un dottore, e vedere Kristoff spiegare i motivi dei suoi mali era come un’immagine di se stesso da piccolo quando doveva spiegare a tutti che lui non giocava a football perché i suoi genitori erano cristiani scientifici.
Il contratto che aveva firmato appena tornato nello stadio lo avrebbe impegnato per quasi una ventina di mesi tra tour e conferenze in giro per il mondo, era un security a tutti gli effetti ed anche uno strano tutto fare per la band, secondo quello che gli aveva detto Lars, anche se aveva il sospetto che l’avesse detto solo per scherzare un po’.
La firma mancina di Kristoff era molto gotica con le lettere drappeggiate ed allungate elegantemente verso il basso ma anche leggermente squadrate e cariche d’inchiostro nerissimo.
-Okay, con questo sei dentro.- esclamò James quasi felice.
-Quindi, non posso scappare ?-
-Sarebbe da codardi ora come ora.-
-Allora non scapperò.- disse Kristoff rimettendo la penna stilografica dentro una tasca della sua giacca.
-Ne siamo sicuri.- Kirk gli mise una mano sulla spalla e gli porse una tazza piena di caffé bollente nero quanto l’inchiostro.
A Rob non sfuggiva nulla : aveva notato le mani lievemente tremanti di Kristoff, l’angolazione dei suoi occhi e che, soprattutto, i suoi pantaloni erano troppo larghi sulle ginocchia e troppo rovinati per essere nuovi, la cintura era tirata fino all’ultimo buco ed il bordo delle tasche era strappato.
-Non pensi che i tuoi vestiti siano troppo larghi ?- gli chiese alla fine vinto dalla curiosità.
-Non sono miei, sono di mio fratello minore Hansel.-
-Ma dai. Anche tuo fratello è un marine ?-
-No, e comunque glielo avrei impedito in tutti i modi. Lui non è come me ed è così che deve essere.-
Rob gia si stava immaginando Kristoff con Hansel nella stessa stanza, magari che ascoltavano musica e che parlavano delle solite cose da uomini senza curarsi del fatto che qualche donna possa sentire ; sicuramente dovevano somigliarsi per aspetto e da quello che aveva detto, Hansel doveva essere decisamente più tranquillo.
-Sapete, non sono io il fan tra noi due, è lui quello che marinava la scuola per andare ai concerti e che colleziona dischi.- confessò Kristoff forse un po’ imbarazzato.
Kirk alzò un po’ il sopracciglio e lo guardò fisso.
-Come sarebbe a dire ??-
-Non scherzo io. Anzi… gli è quasi venuto un colpo quando gli ho detto che dovevo lavorare per voi.-
-Anche a me sarebbe venuto se fossi stato tuo fratello.- scherzò il chitarrista stringendo un po’ gli occhi di un colore che nessuno riusciva ad identificare al primo colpo, bisognava fissarli intensamente e non tutti potevano.
Kristoff per il momento non era uno di quelli.
Tutti i loro sguardi pesavano ancora, se li sentiva dentro il petto vicino al cuore come proiettili ma non facevano più tanto male, perché aveva capito che non erano nemici, ma, piuttosto, le uniche persone che forse potevano davvero salvarlo da se stesso, ma non se la sentiva ancora di guardarli con attenzione.
Continuava a sfiorare i loro volti con la coda degli occhi, quasi avesse paura di graffiarli, cercava di non voltare la testa troppe volte e sorrideva e rideva piano piano come se non volesse farsi sentire.
Il suo cellulare squillo per rompere il silenzio.
Kristoff lo prese dalla tasca dei pantaloni e vide che era un messaggio di Hansel.
 
<< Da : Hansel.
Allora bruco, com’è andata ??? o.o’’ >>
 
-Quando parli del diavolo, eh ?- disse Lars sorridendo.
-Come facevi a sapere che era Hansel ?-
-Di solito, quando parli di qualcuno si presenta subito. – rispose James. – credo sia una legge quasi scientifica.-
-Davvero… ? Che strano… ?-
James rise forte, perché quel marine davanti a lui aveva assunto la faccia di chi ha sentito una cosa a lui sconosciuta per la prima volta e sembrava abbastanza infantile.
-Mi trovi così divertente ?- chiese alla fine Kristoff interrogativo.
-Solo un po’.-
-Meglio così. Non sono mai stato uno divertente.-
-Invece, secondo me sei uno spasso.- ribatté Lars con tono convinto.
Kristoff lo fissò serio come per dire “ma mi stai prendendo per il culo, maledetto danese ??”.
Non lo disse ma cercò comunque le parole giuste per incassare il colpo.
-Allora è vero che voi danesi siete strani…- sussurrò tra i denti mentre riceveva un altro messaggio.
 
<< Da : Hansel.
Ehi bruco, rispondi !!! non è che ti sei messo nei guai ??? ti prego, non fare nulla di stupido !!! >>
 
Era di spalle quando lo stava leggendo, ma poi tutti e quattro si misero a sbirciare dalle sue spalle.
-Scusate…- disse Kristoff. – ma sono cazzi vostri ?-
-Ma chi è questo “bruco” ?- chiese Kirk.
-“Bruco” è il soprannome che mi ha dato Hans quando eravamo piccoli… di solito lo dice in tedesco.- gli rispose esausto.
-Anche mio fratello mi chiamava “relitto ambulante”, ma “bruco” non l’avevo ancora sentito.-
Kristoff si era messo a parlottare qualcosa in tedesco e poi il cellulare squillò.
-Pronto ?-
<< Bruco !!! Perché non rispondi ???? >>
Il suono della voce di Hansel per poco non gli fece abbassare l’udito di qualche grado.
-Mi hai mandato due messaggi nel tempo di due secondi, mi volevi dare il tempo di rispondere ?-
<< E perché non mi hai chiamato prima ?? E’ pomeriggio passato, hai idea di quanto sono stato in ansia ? Mi sarò fumato almeno cinque stecche !! >>
-Guarda che lo dico a Rosy che fumi in ufficio, avevi detto che avresti smesso.-
<< Come faccio a smettere se tu mi fai perdere dieci anni di vita ogni volta che ti perdo di vista ?? >>
-Lo so, scusa… sono davvero un caso disperato.-
Abbassò la testa.
Hansel doveva averlo intuito e quindi abbassò la voce.
<< Non sei disperato. Sei solo un bruco che mi rende la vita poco noiosa. >>
Kristoff rise lievemente e si passò una mano tra i capelli, sentì che si erano allungati terribilmente da quando era tornato, non gli erano neanche mai piaciuti i capelli lunghi.
-Ti spiego tutto quando arrivo.-
<< Non serve, sto venendo adesso. >>
Alzò un sopracciglio interrogativo.
-Ma tu non sai dove mi trovo.-
<< Certo che lo so, me l’ha detto Rosy. >>
Alzò gli occhi al soffitto e sospirò come se fosse esausto dalla lunga giornata piena di alti e bassi.
Improvvisamente gli venne voglia di tornarsene a casa con Hansel ma il pensare che l’aveva fatto stare in ansia lo rese un po’ sconsolato e quindi accettò il fatto che stava per venirlo a prendere.
-Hai un fratellino amoroso, eh ?- disse Lars con il suo tono furbetto.
-Tu hai fratelli ?-
-Non di sangue.-
-Allora è troppo complicato da spiegare. È come se una parte di me vivesse in lui… se sta male lui, sto male anch’io, o viceversa.- rispose semplicemente.
Forse per la prima volta in vita sua, Lars Ulrich non seppe come rispondere a quello che quel soldato gli aveva detto, non certo perché non sapeva cosa significasse avere un rapporto speciale con qualcuno, ma perché sapeva fin troppo bene quanto facesse male perdere o far soffrire un “fratello”.
Solo per quella volta non rispose e sorrise.
A Kristoff piacque il fatto di non dover discutere più.
Di nuovo il suo cellulare si mise a squillare e rispose senza guardare chi fosse.
-Ma è tuo fratello, o il tuo baby-sitter ??- chiese James con un sorriso sotto i baffi che non aveva e Kristoff si limitò a girarsi alzandogli il medio destro.
-Che c’è ?-
<< Io sarei arrivato. Non farmi gelare il culo. >> e riattaccò.
-Direi che io posso anche dare.- prese la giacca e se la mise addosso. – finché non torna Jack c’è ben poco che io possa fare.-
-Non credere di farla franca, torna domani e lo farai anche tu.- ribatté Rob con un finto tono autoritario.
Si avvisò verso la porta e si voltò per salutarli, si aprì la porta e la oltrepassò mettendo le mani dentro le tasche e chiuse la porta ; rimase immobile qualche momento.
Guardò la porta…
Si voltò di nuovo alzando gli occhi, come se volesse scacciare un pensiero, ma non riusciva a fare un passo avanti senza continuare a fissare la porta, era come una calamita e fare quel passo gli costò una fatica enorme.
Alla fine cedette e tornò indietro aprendo di scatto la porta.
Si vide davanti James con la mano rivolta verso la maniglia e uno sguardo interrogativo.
-Hai dimenticato qualcosa ?- gli chiese il cantante sorridendo distratto.
-Si… cioè no ! Io, non credo… solo che…-
-Che cosa ?-
-Ecco…-
-Allora ?-
In quel momento si rese conto che non c’era un vero motivo del perché era tornato indietro, e cercò una qualsiasi scusa.
-Vedete… Hansel è un vostro fan molto fedele, e voi veniste con me solo un memento, insomma, me lo fate felice…- disse passandosi una mano tra i capelli.
James si rese conto che era una mezza balla, ma accettò lo stesso assieme agli altri.
 
 
Hansel era seduto dentro la sua auto tedesca dal color argento chiaro, batteva le dita sul volante seguendo il ritmo della canzone Run to the Hills degli Iron Maiden che aveva dentro il lettore per cd mentre aspettava che arrivasse Kristoff.
Si sentiva stanco per la giornata stressante.
Gli venne voglia di fumarsi una sigaretta, ma non poteva fumare in auto, Rosy l’avrebbe scoperto subito e poi il fumo non faceva per nulla bene alla sua salute.
Kristoff aveva ragione sul fatto di smettere.
Il punto e che non fumava solo perché era stressato o stanco o per altre stronzate, ma perché a volte gli sembrava di non poter fare proprio nulla per il suo bruco e questo era più frustrante che vederlo ridotto a quella maniera.
Si erano promessi di starsi in coda sempre, anche nelle situazioni più difficili, ma quella volta non lo poteva aiutare.
Aveva svolto tante missioni e non si era mai fatto nulla.
Aveva persino fatto parte di squadre speciali.
Ed ora era traumatizzato da un male che nessuno poteva curare se non se stesso, un male che non era davvero suo ma che non andava via, si era infiltrato nella sua anima ed ora lo stava facendo auto-distruggere.
Guardò fuori dal finestrino con la coda dell’occhio e vide solo degli operatori che facevano avanti ed indietro, ma di Kristoff nessuna traccia.
Sperò che non avesse perso il controllo.
Nello situazione attuale, non poteva immaginare cosa potesse combinare un marine come suo fratello.
Poi alla fine riconobbe la giacca di Kristoff ed i suoi anfibi neri, aprì la portiera e se le chiuse alle spalle, solo quando fu più vicino a lui si accorse che era seguito da altre quattro persone un po’ poi vecchie di lui.
Per un secondo trattenne il respiro.
Poi il cuore si fermò.
Tutta la sua attenzione si concentrò su quei quattro personaggi dietro suo fratello.
-Ehi, ciao !!- disse Kirk venendogli incontro.
Hansel si limitò ad alzare una mano ed a sventolarla come un’idiota.
-Tu devi essere Hansel, il fratello di Kristoff !! Io sono Kirk !!- gli sorridendo cordialmente e prendendogli la mano per stringerla.
-… Kirk Lee Hammett…- sussurrò come uno zombi.
-Si, sono io !-
-Io… io… cioè… non è possibile…-
-Ed invece si.- disse Rob arrivando davanti a lui.
Tutta la sua vita era ferma a quel momento : Kirk gli stava stringendo la mano e Rob sorridendo.
Senza accorgersene, una lacrima gli scese giù dall’occhio sinistro.
-Non dirmi che ti sei commosso.- Rob gli diede una pacca sulla spalla che lo fece tornare alla realtà e subito si voltò per asciugarsi l’occhio.
-E’ solo il freddo !!!-
-Non c’è nulla di male, lo sai vero ?- Kristoff gli parlò in tedesco come se volesse prenderlo in giro.
-Ora tu mi devi spiegare come diavolo hai fatto !!!- esclamò Hansel mezzo sclerato prendendo il fratello per il colletto della giacca, e lui rispose semplicemente alzando le spalle.
Dopo un primo momento di glacialità, Hansel divenne felice come un bambino a Natale e strinse la mano a tutti e quattro, si fece una foto con loro e gli firmarono diversi autografi su dei loro cd che aveva in macchina.
Kristoff lo guardava appoggiato alla portiera della macchina.
Si sentì finalmente bene dopo tanto tempo.
Vedere suo fratello felice per una sua azione fu la cosa migliore degli ultimi mesi.
-Ehi, ora sono io che aspetto te !!- gli urlò cercando di smuoverlo.
-Si, arrivo !!-
Prima di andarsene, Hansel prese da parte i Metallica.
-Ditemi la verità, si è comportato male ?- chiese a bassa voce.
-No, non credo almeno.- rispose Lars. – diciamo che ha avuto un piccolo crollo emotivo.-
-Crollo emotivo ?-
-Si… ci ha raccontato dell’Afganistan.- proseguì Rob.
Hansel abbassò gli occhi addolorato.
-Dovete sembrargli delle persone affidabili se vi ha rivelato l’inferno che ha visto.-
-Forse era solo stanco di tenersi tutto dentro.- ipotizzò James.
-Fin ora l’ha detto solo a me. Vedete, lui è un marine, è un po’ ingenuo ed impulsivo, ma non è cattivo. Lui ci credeva in quello che faceva.-
Fece una pausa e li guardò fissi, come se volesse implorare.
-Io non posso fare molto per lui.-
-Non commiserarti per questo.- Kirk gli appoggiò una mano sulla spalla per consolarlo, lui e Kristoff avevano la stessa espressione quando erano dispiaciuti.
-Però… il fatto che abbia parlato con voi e che ora abbia un altro lavoro potrebbe aiutarlo molto, per questo… io voglio chiedervi un favore…-
-Ovvero ?-
-Vi prego, provate a salvare mio fratello.-
James rimase di pietra a quella richiesta : in tanti anni, nessuno gli aveva mai chiesto di salvare qualcuno e neanche di provarci, non sapeva neanche come si facesse.
Istintivamente stava per dire di no, ma voltò gli occhi verso Kristoff e ci rivide se stesso nei suoi periodi bui…
-Non possiamo salvare nessuno, ma possiamo solo aiutarlo.-
Hansel sorrise felice e gli prese la mano con tutte e due le sue, di nuovo una lacrima gli riempì gli occhi.
-Grazie.-
Se ne andarono poco dopo, mentre loro si stavano accorgendo che ora avevano una responsabilità enorme, forse la più grande di tutta la loro vita.
 
 

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