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di ciabysan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Corridoi E Sussurri ***
Capitolo 2: *** Gocce Di Sangue ***
Capitolo 3: *** Leggenda Metropolitana ***
Capitolo 4: *** Asilo ***
Capitolo 5: *** La donna dai piedi mozzati ***
Capitolo 6: *** Segreti Di Famiglia ***
Capitolo 7: *** Sangue Nel Passato ***
Capitolo 8: *** Terrore Sul Tetto ***
Capitolo 9: *** Mamma! Ridammi I Piedi! ***
Capitolo 10: *** Non Parlarmi Di Spirti, Ti Prego ***
Capitolo 11: *** Yukiko Kan-Su ***
Capitolo 12: *** Il vero movente ***
Capitolo 13: *** Una Piccola Scintilla Chiamata Amore ***
Capitolo 14: *** Sussurri Impercettibili ***
Capitolo 15: *** La verità del passato ***
Capitolo 16: *** Ridammi I Miei Piedi! ***
Capitolo 17: *** Lascia Stare Mia Figlia! ***
Capitolo 18: *** Tragedia Del Passato ***
Capitolo 19: *** Mutilazione ***
Capitolo 20: *** La Rivelazione Finale. ***



Capitolo 1
*** Corridoi E Sussurri ***


Corridoi soffocanti, stretti e immensi, che si contorcevano in un gommitolo di strade. L’istituto Seiki, proprio a causa di questi scuri e inquietanti corridoi, per gli spogliatoi grottescamente oscuri e per altri fattori ambiguamente spaventosi era il protagonista di diverse leggende metropolitane, dai risvolti spesso horror. Ma chi avrebbe immaginato che la più sanguinosa fra queste prendesse spunto da un fatto realmente accaduto e che stava per liberarsi nel presente, uccidendo chiunque ne prendesse anche, inconsciamente, contatto? Tutto incominciò quel pomeriggio, in cui i raggi del sole erano così forti da penetrare chinque. L’erba del cortile della scuola luccicava sotto i raggi incessanti. Su-Mi si trovava lì, in quel cortile, con l’amica Sun-Hwa. Erano grandi amiche ed avevano programmato già il pomeriggio dopo la scuola: shopping sfrenato nel centro di Seoul. La cosa era resa più facile dall’assenza di compiti e di cose da studiare per il giorno seguente. “Che bello…non vedo l’ora di comprarmi quel vestitino che ho visto in centro” sorrise Su-Mi aggiustandosi i capelli allo specchietto del trucco “Io invece…vorrei un bel paio di scarpe per andare in discoteca questo weekend…non ho neanche un paio decente” sosprirò Sun-Hwa “Aspetta…a proposito di scarpe” irruppe Su-Mi “Ho lasciato le mie scarpe di ginnastica nello spogliatoio” “Che Cosa?” “Sì…devo averle dimenticate dopo l’ora di ginnastica” “Uff” sbuffò “il treno parte tra mezz’ora e dobbiamo ancora raggiungere la stazione” “Faccio in un attimo” “Ok…sbrigati” E così Su-Mi sparì all’interno dell’edificio scolastico. Su-Mi dimenticava spesso le cose: era una ragazza con la testa sulle nuvole, a volte capitava di chiederle qualcosa e sentirla rispondere solo dopo diversi minuti. Assisteva svogliatamente alle lezioni, sbadigliava spesso e i suoi quaderni erano tanti caotici quanto illeggibili. Sun-Hwa invece ne era l’esatto contrario, come se fosse la parte opposta dello specchio: era ordinata, diligente ed era la prima della classe. La stava aspettando in cortile, con le cuffie dell’i-pod nelle orecchie, mentre contava i soldi che aveva a disposizione per il tanto sperato pomeriggio di libertà. Passarono cinque, sette, dieci minuti, ma di Su-Mi neanch l’ombra. Ormai Sun-Hwa stava iniziando ad innervosirsi: quante volte aveva rimproverato l’amica sul fatto di tenere le sue cose a posto! Sull’essere sempre puntuali! Sbigottita, Sun-Hwa decise di raggiungerla e accorse dentro la scuola. I corridoi apparivano tetri e desolati, come se non esistesse alcuna anima viva e ciò era molto strano: alle quattro del pomeriggio la scuola era comunque gremita di persone, sia di studenti per le attività extrascolastiche o ripetizioni e sia di professori che si riunivano per i consigli di classe. E invece non v’era alcuna anima viva. Solo un’infinita matassa di corridoi che sussurravano segreti. Bastava aguzzare le orecchie per sentire qualcosa di strano e paranormale: si riuscivano a sentire le urla di quegli spiriti che sembravano vivere tra quelle aule, che vivevano nelle leggende metropolitane di ragazzini e ragazzine. Sun-Hwa ora ne era immersa. Era immersa in quelle fantasie orrorrofiche. In breve tempo raggiunse la palestra, attraversando quei luoghi claustrofobici. Arrivò sino alla porta dello spogliatoio e la trovò chiusa. Avvicinò, quindi, la mano alla mangilia, sentendo qualcosa di strano nell’aria che la opprimeva come non mai. Riusciva a sentire il sapore della morte penetrarle in gola e ne aveva paura. Scatto della maniglia. La porta si aprì, ma Su-Mi non era là. Le sue scarpe erano lì come erano state lasciate: disordinatamente sulla panchinetta dello spogliatoio, sulla quale le ragazze si sedevano per cambiarsi le scarpe e i pantaloncini. “Su-Mi, dai vieni che perdiamo il treno…perdiamo l’occasione di riuscire a parlare con Ji-Woo e gli altri…” Nessuna risposta. “Su-Mi? Non sei divertente…sai benissimo di quanto mi facciano paura i film dell’orrore, quindi se hai intenzione di farmi uno scherzo malintenzionato, sappi che non te la perdonerò mai”. Nessuna risposta. Su-Mi entrò al centro dello spogliatoio, chiudendo la porta dietro di sé. Si guardava intorno e i respiri crescevano. Sussurri da ogni dove penetravano le emozioni della ragazza e le distruggevano in tanti frammenti, fino a disperderle nell’aria. Fece qualche passo e poi si astenette. Ogni movimento che compiva si sentiva sempre più vicina alla morte. Una morte che ormai l’aveva prevista come prossima vittima, il cui nome era già stato segnato in un ipotetico libro del destino. “Su-Mi?” finalmente Sun-Hwa sembrò rispondere da una zona indefinita dello spogliatoio “Dove sei?” “Sono in bagno” Il bagno era unito dallo spogliatoio attraverso una porta ricoperta di graffiti, parolacce ed insulti. “Mi hai fatto venire un colpo” disse Sun-Hwa una volta attraversata la porta “ma perché diavolo non rispondevi? Io continuavo a chiamarti…mi stavo seriamente preoccupando” Su-Mi era lì in un angolo di quel tetro bagno dalle luci al neon intermittenti, che donavano all’ambiente una strana atmosfera rarefatta ed inquietante. La testa era posta nell’angolo ed era di spalle, le mani sugli occhi. “Ma che ci fai lì?” le domandò l’amica “Non sai che stiamo per perdere il treno? Dobbiamo muoverci!” “Ridammi i miei piedi” sussurrò flebilmente Su-Mi “Che cosa?” Sun-Hwa sperava di non aver capito bene “Ridammi i miei piedi” “Ma che stai dicendo? Smettila di farmi questi scherzi?” “Come diavolo faccio a danzare senza i miei piedi?” urlò Su-Mi, improvvisamente, dalle precedenti sussurra “Ridammi i miei piedi!” Solo allora Sun-Hwa si accorse con orrore che Su-Mi non aveva più i piedi, al loro posto solo una ferita da cui sgorgava sangue, che si dilatava sul pavimento. “Oh mio Dio!” urlò Sun-Hwa sconvolta “Che ti succede? Su-Mi! Che ti succede?” Lei semplicemente iniziò a canticchiare una nenia funerea e improvvisò qualche passo di danza: ogni suo movimento liberava uno spruzzo di sangue che ricopriva le pareti e le porte dei gabinetti. Nella testa di Sun-Hwa solo confusione: non riusciva a capire cosa fosse successo durante la sua assenza. Su-Mi sorrideva beata e canticchiava, non sembrava cosciente del dolore fisico. Spaventata, Sun-Hwa indietreggiò spaventatissima. Mentre il sangue ormai spruzzava anche contro il suo volto, contro le gambe, sui piedi. “Che cosa sta succedendo?” continuò a sussurrare la ragazza,quando, indietreggiando colpì qualcosa. Terrorizzata, si voltò lentamente, sempre più lentamente.

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Capitolo 2
*** Gocce Di Sangue ***


Gocce di sudore caddero dalla fronte fino alle guance della ragazza, che era quasi giunta a scoprire cosa si celasse dietro di lei. Una donna, con i capelli sul volto, dietro la sua schiena, emetteva rantoli e cominciava a perdere sangue dalla testa, che cadeva a gocce sul pavimento. “Sun-Hwa andiamocene insieme” sussurrò Su-Mi, che si avvicinava, trascinandosi sui piedi tranciati. Sun-hwa era terrorizzata ma non aveva alcuna via di scampo: da una parte c’era quella strana donna e dall’altra Su-Mi completamente trasformata…che stava succedendo? Si lasciò cadere a terra, con lo sguardo atterrito, mentre quel sangue che gadeva a picco tra i capelli della donna-fantasma, le colpiva il volto e lo marchiava di peccato. Tic. Tic.Tic. Sun-hwa sperava solo di sparire, si sentiva come nel bel mezzo di un incubo, continuava a ripetersi che stava sognando, senza contare il fatto che il pavimento sotto il suo palmo era freddo, era reale. Tutto ciò che stava vivendo era reale. Gocce di sangue cominciarono ad apparire sulle pareti piastrellate. Ogni attimo che avanzava e più la ragazza ansimava, mentre quella strana donna le si avvicinava sempre più, avvicinando i suoi capelli al volto di Sun-Hwa. Le gocce di sangue le colpirono gli occhi, mentre Su-Mi continuava ad intraprendere i suoi passi di danza senza piedi. Un urlo, e poi più nulla.

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Capitolo 3
*** Leggenda Metropolitana ***


I corpi delle due ragazze furono ritrovati solo il giorno seguente, quando le loro sussurra funeree attraversarono le pareti, fino a propagarsi in quella matassa di tetri corridoi. Le urla di rancore e i sospiri di dolore giungevano alle orecchie degli ignari studenti, che continuavano a ridacchiare, ascoltare la musica o a ripassare la lezione del giorno nell’atrio. Il tempo scorreva molto lentamente quel giorno, mancavano pochi minuti al suono della campanella iniziale, ma stranamente quel lasso di tempo sembrava tramutarsi in ore. Solo poco dopo, un bidello di passaggio, forse attratto da strani rumori nello spogliatoio femminile, scoprì i due cadaveri: entrambi dai piedi mozzati, uno sopra l’altro. Schizzi di sangue ricoprivano le pareti e i pavimenti dello spogliatoio. Una visione agghiacciante, che spinse la scientifica a presentarsi sul luogo del delitto. Tra di essi spiccava senza dubbio Han Su-San, una famosa giornalista e investigatrice, nota per lo più per aver smascherato una fitta rete di abusi sessuali sui minori. In quel mentre, alcune ragazzine si stavano scambiando pettegolezzi sullo strano fenomeno. “è proprio come la leggenda” disse una ragazzina con le trecce. “già, i loro piedi sono stati mozzati, proprio come in quella storia” rispose l’amica. “Quale storia?” irruppe una voce estranea. Le due ragazze alzarono gli occhi, ritrovandosi davanti Han Su-San nel suo tailleur grigio, il maquillage perfetto e i capelli perfettamente in ordine. “Ecco…da un po’ di tempo” balbettò la ragazza con le trecce. “…da un po’ di tempo cominciano a girare strane voci” completò la sua amica, come se sapesse dell’incapacità discorsiva della ragazza “Che genere di voci?” “Beh…si dice che uno spirito vendicativo si aggiri in questa scuola e che ogni sua vittima venga privata dei piedi” “E chi ha messo in giro questa voce?” “Non lo sappiamo…sappiamo solo che prende spunto da un fatto sanguinoso realmente accaduto in questa scuola” “un fatto sanguinoso?” “Già…non so esattamente cosa fosse successo, ma so che una ragazza è morta nello spogliatoio femminile di questo liceo, molti anni fa…proprio per la morte tragica di questa ragazza, la scuola chiuse per un breve periodo.” “Quando fu riaperto” aggiunse l’altra ragazza “Cominciarono a circolare strane storie di fantasmi, che continuano tuttora a diffondersi” “Esistono altre leggende urbane oltre a questa, riguardanti questa scuola?” “Sì, molte, moltissime, ma tutte hanno un legame in comune: tutte le persone che muoiono in questa storia, vengono loro mutilati i piedi” “e che cosa avrebbero fatto queste ragazze per meritarsi la morte? Una morte così atroce? E soprattutto voi le conoscevate di persona quelle ragazze” “no…non le conoscevamo, e comunque non sappiamo cosa faccia arrabbiare veramente quel fantasma, ma sappiamo che non si deve mai entrare in quello spogliatoio tra le 16:00 e le 17:00” “e perché?” “Perché il rapporto dell’autopsia di quella ragazza morta presenta come orario proprio l’intervallo tra le 16 e le 17, ed è quella l’ora in cui lo spirito trae a sé le sue vittime...”

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Capitolo 4
*** Asilo ***


Piuttosto scettica su quelle strane storie ascoltate, la giornalista chiese informazioni ad un collega riguardanti eventi sanguinosi accaduti in scuole. Mentre Kyung-Wan si metteva al lavoro, però, Han Su-San imbarcò in macchina e si diresse verso l’asilo per prendere sua figlia, la piccola Min-Hyung. In quella giornata così strana, però, persino l’asilo sembrava un luogo di folle terrore: persino quella carta pesta colorata sulle finestre, gli orsetti e i gattini, gli insetti di carta e le primule appiccicate alle finestre sembravano guardare la donna con orrore e rancore. Min-Hyung era lì e abbandonò la sua insegnante per correre a braccia aperte verso la mamma, che continuava a ricevere squilli insistenti da un collega di lavoro. Non era la tanto sperata telefonata di Kyung-Wan con i risultati delle ricerche, Ma Hong You-San, un suo collega con un’insana passione per lei. Da sempre la donna ha tentato di toglierselo di torno ma a nulla è servito: lui le continuava a mandare telefonate e messaggini in modo martellante, facendole quasi saltare i nervi. Spense il cellulare e accolse sua figlia con un abbraccio e un bacio sulla guancia, poi la fece salire in auto e le allacciò la cintura chiedendole come fosse andata all’asilo. “bene…ho dipinto un arcobaleno, ho giocato con la sabbia…” sussurrò con uno squittio e un sorriso la bambina, mentre Han ripensava a quell’omicidio tremendo e a quelle strane leggende…che le frullavano in testa incessantemente.

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Capitolo 5
*** La donna dai piedi mozzati ***


In quello stesso momento una misteriosa ragazza senza nome e con il volto coperto dai capelli se ne restava seduta in un angolo di quello spogliatoio, impotente, approfittando del fatto che i poliziotti se ne fossero andati per eseguire delle ricerche sui cadaveri delle due ragazze. Quello strano tipo, rannicchiato a conchiglia, irriconoscibile a sé stessa osservava quasi meravigliata le macchie e gli spruzzi di sangue che si erano formati sui muri, attraverso i capelli. Fino a quando Han Su-San, che aveva già riaccompagnato a casa la sua piccola e l’aveva già affidata alla babysitter filippina Rosa, la donna si era infatti diretta a scuola per saperne di più su quelle strane storie, quando vide quella strana ragazza. “Chi sei?” le chiese dubbiosa e stranita. Lei Non rispose. “Allora? Chi sei?”. La ragazza misteriosa alzò lentamente il capo, e guardò la donna davanti a lei, sistemandosi i capelli: “e tu chi sei?” “Ti ho fatto prima io questa domanda” “Sono…sono…una ragazza” Han Su-San guardò quella strana ragazza con uno sguardo obliquo, quando questa si alzò ed uscì come se nulla fosse da quello spogliatoio maledetto. Aveva i piedi nudi. Han Su-San non la richiamò e stette ad osservarla mentre camminava per il corridoio, quindi la seguì a distanza. Si stava dirigendo verso l’ingresso. La scuola era deserta perché a causa dell’omicidio era stata sgomberata, ma quella ragazza nonostante tutto restò sino all’orario ordinario di chiusura come se nulla fosse. Perché? Erano le quattro del pomeriggio e la ragazza era nel cortile della scuola. Davanti a lei una donna di mezza età , in carrozzina, priva di piedi: le erano stati mozzati e alloro posto vi era semplicemente una fasciatura di bende… “Mamma” sorrise quindi la ragazza, ricambiata dalla strana donna. “come mai mi sei venuta a prendere” “Tesoro…volevo semplicemente fare un giro al parco…è da tanto tempo che non usciamo più insieme” “Come puoi uscire spesso se non hai i piedi?” “I fantasmi non hanno i piedi…loro non ne hanno bisogno”

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Capitolo 6
*** Segreti Di Famiglia ***


"Scusi!" esclamò Han Su-San nonappena vide una donna, forse un'insegnante uscire dalla scuola. "Sì?" rispose quella, avvicinandosi. "Lei lavora qui come insegnante?" "Esatto" "Perchè era nella scuola? Abbiamo fatto sgombrare l'edificio" "Mi scusi" si scusò con un inchino, "è solo che avevo dimenticato la cartelletta in aula professori e sono tornata a riprenderla...mi scuso ancora" "Di niente..." "La ringrazio" "Sa dirmi chi è quella ragazza?" chiese sospettosa la giornalista, indicando la stramba ragazza dello spogliatoio con la coda dell'occhio. "Lei? si, è una mia alunna...si chiama Yukiko Kan-Su ed è un po'strana perchè è spesso umiliata dai compagni" "Sul Serio?" "sì...abbiamo cercato di alleviare questa spiacevole situazione, ne abbiamo parlato in consiglio di classe...ma pare che gli atti di bullismo verso quella ragazza non si siano fermati, ma anzi siano aumentati a causa proprio del nostro tentativo di sbloccare la situazione" "Capisco..." "Ecco...quelle due ragazze" Han alzò lo sguardo e trasalì "Le due ragazze morte nello spogliatoio?" "Sì...esatto...loro...ecco erano, quelle che facevano più scherzi a Yukiko...la prendevano in giro anche per la sua sfrenata passione per la danza...lei pensa che un giorno la trattennero dopo le lezioni e le procurarono dei tagli sulle caviglie e sul collo del piede...costringendola a non poter andare alle lezioni di danza per due settimane" "é terribile" sospirò Han, pensando che l'assassina fosse proprio quella ragazza che per vendetta, si era liberata delle due ragazze che le davano fastidio. "già...quando venivano procurati dei tagli sui piedi dalle compagne, sa cosa ha fatto sua madre?" "Che cosa?" "Vedendola piangere, si è tagliata via i piedi e li ha donati alla figlia..." "Che cosa? E a quale scopo?" "Non lo so... so solo che quella famiglia è molto strana" "Quindi quella donna in carrozina è..." "sua madre...più o meno...è stata adottata" " e la madre biologica?" "Non lo so in che circostanza, ma so che è stata uccisa"

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Capitolo 7
*** Sangue Nel Passato ***


"Mmmh che buono" esclamò la piccola bimba di Han Su-San di fronte al suo piatto di salsicce e patatine fritte. "Ti sei lavata le mani?" "Sì mamma" "Brava" disse Han Su-San, sedendosi a tavola accanto alla figlia. Viveva da sola con lei, a causa di un tormentato divorzio: fu un matrimonio affrettato e il marito della donna non era affatto il maritino ideale che tutte le donne vorrebbero. Abusava frequentemente di lei, la picchiava e la usava a suo piacimento. La situazione si stava facendo sempre più massacrante e, quando Han scoprì il crudele tentativo di incesto con la figlia negli interessi del padre, chiese immediatamente il divorzio. "Mamma" "Sì?" "Vuoi sapere che cosa ho fatto oggi all'asilo?" "No...dimmi pure" "ho fatto un..." din din din din. Il cellulare di Han squillò all'improvviso, squarciando il silenzio. Quindi si alzò da tavola chiedendo scusa alla figlia e rispose alla chiamata: "Pronto?" "Pronto San-Su" "Oh Ciao Kyung-Wan...allora hai trovato qualcosa di interessante? Qualcosa di strano accaduto in quella scuola?" "Beh...ho scoperto che quelle che circolano nella scuola non sono semplici leggende..." "Che cosa intendi dire, scusa?" "Intendo dire che accadde un omicidio simile quindici anni fa?" "Quindici anni fa?" "Esatto...una ragazza fu ritrovata morta in quello spogliatoio, la gola recisa,i piedi mozzati e accanto a lei una bambina appena nata ancora in vita" "una bambina" "sì, pare infatti che la ragazza in questione avesse già una figlia nonostante la giovane età e che abbia deciso di non rinunciare comunque all'istruzione..." "e che cosa ci faceva sua figlia accanto al cadavere?" "non l'ho scoperto...è un vero e proprio mistero...fu da qui che nacquero le numerose leggende metropolitane e grottescamente spettrali riguardo a quell'istituto...la notizia fece così scalpore che la scuola chiuse per un anno, per poi riaprire all'inizio dell'anno scolastico successivo" "E non si scoprì l'assassino, giusto?" "Invece lo si scoprì..." "Davvero?" "Furono tre studentesse le artefici di quell'omicidio, che furono tutte e tre ritrovate impiccate in un parco pubblico pochi giorni dopo" "E così si penso che la causa delle morti di quelle ragazze fu lo spirito vendicativo della ragazza uccisa nello spogliatoio..." "Esatto" "Sembra una trama da film dell'orrore" "Già... si conoscono i motivi dell'omicidio?" "Pare che la ragazza fosse una grande ballerina...aveva scelto danza classica come attività extrascolastica ed aveva così tanto talento da ricevere persino una borsa di studio per una scuola di danza a Mosca. Si pensa quindi che sia stata uccisa per l'invidia delle tre ragazze, che erano tutte e tre frequentatrici di quella stessa attività" "Sì...può essere...infatti è una spiegazione logica del fatto che le fossero stati tagliati i piedi, ma tuttavia questo non giustifica la presenza della bambina sulla scena del delitto" "Probabilmente volevano che la ragazza morisse sotto gli occhi della figlia, o può darsi che il suo ultimo desiderio fosse quello di vedere un'ultima volta la bambina...beh...te l'ho detto questo mistero di molti anni fa non è ancora stato risolto..."

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Capitolo 8
*** Terrore Sul Tetto ***


Mandata a letto la piccola, Han si sedette sul divano concedendosi una rivista di moda. I suoi occhi guardavano quei corpi così magri e perfetti, mentre la sua mente era letteralmente altrove: concentrata su quegli avvenimenti orribili che si stavano susseguendo. Le leggende, l'omicidio passato, l'omicidio presente, i piedi mozzati... tutti fattori che le entravano nella testa come spilli di bambole voodoo. TUM! Un rumore improvviso invase il piano superiore ed era strano perchè all'ultimo piano vi era appunto l'appartamento di Han, che viveva in un residence al centro di Seoul. Il piano superiore, dunque, era il tetto. A volte ci andavano le coppiette per guardare le stelle, o dei bambini, ma mai, mai qualcuno era mai riuscito a produrre un suono così sinistro ed inquietante, oltre che sordo. Han scattò in piedi. Lo strano suono si estese sulle pareti e sul soffitto. "Ma che cazz...?" sospirò uscendo di corsa dalla casa e chiudendo la porta, decidendo di andare a controllare, temendo fosse successo qualcosa di strano. Salì le scale e giunse sino alla porta che portava al tetto. Chiusa. Eppure il rumore continuava e senza interruzzione. TUM! TUM! TUM! Avvicinò lentamente la mano alla maniglia, mentre del sudore le scendeva dalla fronte. Sentiva che giungere nell'altra dimensione delimitata dalla porta sarebbe stato un passo falso, una cosa pericolosa. Ma proprio mentre riuscì a toccare la maniglia...TUM! Un rumore improvviso trapassò la porta, facendo sussultare la donna. In quel momento del sangue cominciò a colare fino ai piedi di Han, che indietreggiava con il terrore nel sangue. Ansimava, temendo per la sua vita, quando la porta iniziò a sabttere. Bum! Patapum! E quando fu totalmente aperta riuscì a vedere la chiara figura di quella strana studentessa, dai lunghi capelli neri e dalla pelle cerulea. Tuttavia non aveva più i piedi, al loro posto, solo sangue che colava sul pavimento, propagandosi in un lago rosso, presagio di un orrore ancora da compiersi. "No! No! No!" urlò questa, quando la porta si chiuse completamente di colpo, per poi riaprirsi lentamente, trascinandosi dietro uno stridulo scricchiolio. La ragazza non c'era più. Ma qualcosa accadde, la donna fu spinta a scoprire quel mistero e non fece la via più semplice: non volle ritornare a casa, volle andare sul tetto e vedere ciò che succedeva. Un abile balzo e di fronte a lei, la notte. L'oscurità l'abbracciava e la grossa cisterna: . era addirittura invisibile in quel buio. Stare sul tetto era molto pericoloso, perchè, pochi mesi prima furono eliminate le recinzioni di protezione, perchè troppo ingombranti e disturbanti per i lavori della cisterna, ma Han sembrò non importarsene e si avvicinò sempre più verso il limite, inconscia del fatto che sarebbe potuta cadere nel vuoto. "Chi Sei? Perchè sei a casa mia? Fatti vedere" Urlò la donna spaventata, e irrigidita dal freddo. Ma in quello stesso momento la ragazza la sorprese alle spalle e la spinse giù. Nel vuoto.

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Capitolo 9
*** Mamma! Ridammi I Piedi! ***


Un lamento lontano: "mamma, mamma". Parole confuse che diventano un unico eco di dolore e morte. Su-Jeong si svegliò, si ritrovava nel suo letto e non era caduta dal tetto. Probabilmente aveva sognato, nonostante l'inquietante realtà che permaneva nel sogno. "Mamma". Sua figlia era di fianco al letto in cui la donna dormiva e piangeva: "Mamma! CHe cosa mi hai fatto? Sei cattiva! Sei cattiva!" "Ma che cosa stai dicendo?" strabuzzò gli occhi Su-Jeong, guardandola spaventata, notando poi che la sua piccola non aveva più i piedi e perdeva sangue a fiotti. Solo allora, vide che le sue mani reggevano proprio quei piedi. "Ridammi i miei piedi" continuo a gridare la bambina, coprendosi il volto con le mani "Ridammi i miei piedi! Come diavolo faccio a danzare senza i miei piedi?". E attraverso le dita iniziò a colare sangue, che cadeva a gocce sul pavimento. Tic, Tic, Tic. "NO! NO! NO!" Urlò Su-Jeong terrorizzata, gettando per terra i piedi. "Mamma! Che cosa mi hai fatto?"gridò poi la bambina, con la voce estremamente diversa, rapita da un abisso di tenebre senza fondo. "Amore! Non ti ho fatto nulla! Non ti ho fatto nulla!" Solo allora Su-Jeong si sveglio. Questa volta per davvero.

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Capitolo 10
*** Non Parlarmi Di Spirti, Ti Prego ***


La prima cosa che fece fu quella di controllare la bambina, ma spostatole di dosso la coperta, felicemente Han Su-San si accorse che quello che aveva passato era solo un brutto sogno: sua figlia aveva ancora i piedi e dormiva pacificamente. Senza rischiare di svegliarla, quindi, la donna si protese verso la guancia della piccola e le abbandono quell'incantesimo di stelle chiamato bacio, che uscì prepotentemente dalla sua bocca per librarsi su quella guancia di tenera gioventù e di dolce innocenza. Poi le rimboccò le coperte con cautela e si diresse in cucina dove si versò un bicchiere di latte. La gola le si fece all'improvviso infiammata, quasi da non riuscire a respirare. Riprese fiato e bevve tutto di colpo. Erano le due di notte. Sperava solo che Kyung-Wan non stesse dormendo, perchè desiderava tanto vederlo. Senza pensarci due volte prese il telefonino in mano e compose il numero del collega e amico: lui rispose con la voce mezza addormentata: "Pronto?" "Pronto!" sussurrò lei, con ineguagliabile dolcezza. "Han Su! Ma lo sai che ore sono?" "Scusami" rispose lei grattandosi la nuca "é che non riesco a dormire" "Io fino a due secondi fa ci stavo riuscendo" Rise "Dai...Smettila di fare il torvo...puoi farmi un favore?" "Che genere di (sbadiglio) favore?" "Ho bisogno che tu venga qui...dopo aver cercato informazioni su Yukiko Kan-Su" " E chi è questa?" "é una ragazza del liceo in cui sono accaduti gli omicidi...penso che lei centri qualcosa con questa faccenda...ho saputo da un'insegnante che quelle ragazze uccise la prendevano in giro e la umiliavano" "E tu pensi che sia stata lei solo per questo motivo?" "è una ragazza strana, pensa che le hanno ucciso la madre... è una ragazza che appare chiusa e introversa, ma soprattutto inquietante...credo proprio che l'uccisione di sua madre abbia scatenato in lei una qualche sorta di trauma" "Capisco...dunque è come impazzita?" "No...non esagerare... è inquietante e basta, o così sembra...beh...comunque mi saresti di grande aiuto se riesci a trovare qualche informazione su di lei, chessò...se c'è qualche tragedia o qualche omicidio che abbia qualche analogia con lei e soprattutto, cerca informazioni sul suo passato...se avrai trovato qualcosa vieni a casa mia, ti aspetterò anche tutta notte" "Sempre se non muoia a causa di un colpo di sonno, mentre vengo a casa tua" "Smettila e lavora" "Ma perchè ora?" "Perchè si...ti spiego quando sarai qui" "Comunque se muoio, verrai al mio funerale?" "Certo" rispose ridendo " E poi mi farò suora perchè afflitta dalla colpa di essere responsabile della tua morte prematura" "Ci conto, eh...se non mi diventi monaca ritorno come spirito vendicativo e ti uccido" "Non parlarmi di spirti, ti prego"

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Capitolo 11
*** Yukiko Kan-Su ***


Mentre aspettava indispettita l'arrivo di Kyung-Wan, Han si diresse in bagno dove prese delle pillole antiallucinative. Da molto tempo, infatti, la donna veniva spesso perseguitata da strane apparizioni e allucinazioni e da sempre ogni sera si riempiva di farmaci. Si guardò allo specchio dopo l'ennesima pastiglia, e si vedeva distrutta e struccata, quando dietro di lei apparve all'improvviso Yukiko. Han si voltò di scatto senza vedere nessuno. "Che cosa vuoi?" urlò dunque al nulla "dove sei?" Nessuno c'era e quando sentì che sua figlia si stava lamentando delle sue grida, restò in silenzio. Uscirono le lacrime e ingurgitò un'altra pillola. Era stanca ed indifesa, ma non riusciva a dormire, non aveva neppure il minimo stimolo di sonno. Tornò in soggiorno e accese la tv. I programmi televisivi trasmettevano noiose televendite, noiosi dibattiti politici, film erotici e film horror. Nonostante fosse amante delle storie dell'orrore, Han decise di non buttarsi nella visione di quel film degli anni '80 in cui una tettona urlante viene squartata sulle scale di casa sua. Ne aveva abbastanza di violenza, sangue e orrore. Decise anche di non guardare il film erotico perchè il ragazzo non era sufficientemente carino e non veniva inquadrato spesso. Kyung-Wan non era ancora arrivato e perciò Han spense il televisore, optando per la navigazione su internet. Prese il portatile e si connesse. Non poteva aspettare Kyung-Wan e la sua lentezza perenne. Cercò "Yukiko Kan-Su" su google. "Yukiko Kan-Su: La bambina trovata nello spogliatoio accanto al cadavere mutilato della madre". Che cosa? Quindi Yukiko è la figlia di quella ragazza morta nello spogliatoio. "Kyung-Wan vieni ti prego, vieni a proteggermi" pensò Han nel momento in cui chiuse gli occhi

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Capitolo 12
*** Il vero movente ***


Qualcuno bussò alla porta. Han scattò in piedi. Non appena aveva letto quella scritta su internet temeva che Yukiko la volesse tormentare ed uccidere per essere entrata in quello spogliatoio del cazzo. "Chi è?" gridò Han in una specie di falsetto "Sono Kyung-Wan" rispose quella voce così calda e avvolgente da accarezzarle il cuore "Finalmente" esclamò lei, afferrando le chiavi per aprire l'uscio. Infilò la chiave nella serratura e spinse la maniglia. Kyung era lì, in giacca e cravatta. "Come mai sei così elegante?" sussurrò lei con un mezzo sorriso "Non vado mai a casa di una donna senza avere un minimo di decoro" "Neanche a casa mia?" "Neanche a casa tua" "Entra..." Così fece. Tra le mani teneva diversi documenti, presumibilmente su Yukiko Kan-Su. "A quanto pare non hai saputo resistere" sorrise Kyung-Wan "indicando il portatile, ancora fisso su quell'articolo macabro...se avessi saputo che tu avevi modo di avere informazioni su questa Yukiko non sarei venuto" "é che volevo vederti, tutto qui?" "Ah sì? è come mai" "Niente... è solo che voglio risolvere questo mistero con te, non so se mi capisci" "Sì" Quelle occhiaie che marcavano il volto di Kyung-Wan intrigavano tantissimo Han, che ormai si era persa nei suoi occhi: "Forse è meglio che ti preparo un caffè, sembri stanco?" "Beh...Almeno questo me lo devi". Han Rise. "Intanto leggimi quello che sei riuscito a trovare". La donna andò in cucina, seguita dall'uomo, che cominciò a leggere tutto ciò che era riuscito a trovare. Yukiko era la figlia di quella ragazza morta nello spogliatoio, come aveva già scoperto Han. "Si, questo lo so già" sussurrò Han, mentre accese la macchina del caffè "ma si sa chi è il padre?" "Sì...era un ragazzo di nome Kung Han Shung, che scomparve pochi giorni dopo la morte della ragazza" "Kung Han-Shung, dici? mmmh...non so perchè ma questo nome non mi è nuovo" "Ho scoperto anche che forse il vero motivo dell'omicidio non è quello dell'invidia per il talento di danza della ragazza, ma per la relazione con questo Kung Han-Shung, secondo quello che sono riuscito a trovare, pare che una delle tre assassine della ragazza, ritrovate poi morte pochi giorni dopo, aveva proprio una relazione con questo ragazzo" "Il corpo del ragazzo è stato ritrovato o è proprio scomparso senza lasciare traccia?" "é scomparso letteralmente, senza appunto lasciare traccia" "Kung Han-Shung"

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Capitolo 13
*** Una Piccola Scintilla Chiamata Amore ***


"è pronto il caffè" sussurrò Han, mentre Kyung si sedette al tavolo della cucina in attesa di berlo. Ma per l'emozione, la mano cominciò a tremare e la tazza cadde sul ragazzo, versando tutto il liquido sulla camicia, sulla giacca e sulla cravatta. "Oddio! Mi dispiace" gridò Han spaventata, di fronte a quella macchia marrone che si estendeva sul corpo di Kyung, che balzò in piedi urlando: "Brucia! Brucia! Cazzo" Han, tuttavia si armò di scottex ed iniziò a pulire la macchia. Niente da fare, era proprio un bel pasticcio. "Fa niente" rispose lui, allontanando le sue mani "Dovevo giusto portare l'abito in tintoria domani, davvero, non è niente" "No...spogliati...ti porto qualcosa da metterti, mi sento in colpa" "Ma..." "Non fare complimenti" esclamò lei dirigendosi in camera, alla ricerca di qualche vestito unisex. Nel frattempo, Kyung rimase impassibile, un poco stranito da ciò che stava succedendo e si guardò intorno, quando notò per terra con sospetto delle macchie di sangue che si susseguivano una dietro l'altra. Portavano sino a sotto il lavandino. Vi si avvicinò, tremando e con il terrore nel corpo. Le dita si avvicnaronò alla maniglia delle ante. Aprì. Una ragazza! una ragazza! fatta a pezzi era lì ed era proprio Yukiko Kan-Su! Kyung urlò e, spaventata, Han abbandonò la ricerca per soccorrerlo: "che è successo?" "Lì, lì" disse lui indicando il lavandino. Han si avvicinò e aprì le ante, che si erano richiuse da sole, ma non v'era nulla. Persino le macchie di sangue sul pavimento erano scomparse misteriosamente. "Beh? Che cosa hai visto?" "Mi è sembrato..." "Mamma" accorse in cucina la piccola Min-Hyung, infastidita dai continui rumori e dalle urla dei due adulti. "Scusami tesoro, è venuto un collega per lavoro" "Ma mamma sono le tre di notte, vieni a nanna" "é...è una cosa importante, tesoro...ti promettiamo di non svegliarti più, ok?" "ok...ma poi torna a letto" "va bene" Quando la bambina ritornò nella sua cameretta, Han tornò a cercare abiti per Kyung, che si era già liberato della camicia bagnata, restando a torso nudo. "Non ho trovato di meglio" sorrise Han ritornando dopo un paio di minuti, munita di una anonima t-shirt grigia "di certo non si abbina con i pantaloni eleganti" sorrise lui "Era di mio marito" disse lei, con un lampo di malinconia, aiutando Kyung ad indossarla . "Alza le braccia". Kyung infilò le mani, poi la testa, e poi senza rendersene conto infilò la lingua tra le labbra di Han, che sussultò, per poi lasciarsi trasportare dal bacio senza pensarci due volte. Senza staccarsi da quel piacere chiamato contatto umano, Han si sdraiò sul tavolo della cucina ed alzò le gambe, mentre Kyung, ormai estrefatto da quella donna si liberò della cintura e si slacciò i pantaloni.

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Capitolo 14
*** Sussurri Impercettibili ***


Il mattino seguente, Han e Kyung si risvegliarono abbracciati sul tavolo, entrambi nudi, con i vestiti sparsi per terra. Sentivano entrambi un forte mal di testa che stava massacrando loro le meningi. Si alzarono e si rivestirono stanchi e straziati. Sei del mattino. Min-Hyung ancora dormiva. Kyung dopo un bacio fulmineo alla sua nuova conquista, uscì da casa sua senza fare rumore e senza nemmeno sbattere la porta. Han, un poco confusa e un poco felice, cominciò a leggere e rileggere quei documenti abbandonati dal ragazzo, sulla sedia. Dicevano più o meno tutti le stesse cose, eppure la donna continuò a leggerli e a rileggerli, come se tra quelle parole fosse nascondo una chiave segreta, qualcosa che doveva venire ancora a galla, un orrore nascosto chissà dove, chissà quando. E tra quei fogli, all'improvviso, ne sbucò uno misterioso: era bianco, con delle strane scritte in rosso: "Han Su-San, finalmente ti ho trovata". Han strabuzzò gli occhi di fronte a quello strano foglio ambiguamente minatorio, per poi afferrare il telefono e chiamare Kyung "Pronto?" rispose lui "non mi lasci proprio tregua, eh" "Kyung! Sei stato tu a scrivermi quel biglietto?" "Quale biglietto?" "Non fare il finto tonto...il biglietto in cui qualcuno dice di avermi finalmente ritrovata" "Ma di che cos...aspetta ho un avviso di chiamata" "Vaffanculo" e riappese. Riprese il foglio tra le mani e cominciò ad esaminarlo con lo sguardo. Non le sembrava reale, sperava solo fosse uno scherzo di Kyung. Ma in quel preciso istante qualcosa o qualcuno le si presentò dietro sussurrandole parole impercettibili all'orecchio. Han rabbrividì e chiuse gli occhi.

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Capitolo 15
*** La verità del passato ***


In quello stesso istante, la piccola Min-Hyung fu svegliata da strani rumori provenienti dall'armadio di camera sua. Bum, bum, bum. Si infilò le ciabatte e vi si avvicinò, curiosa e spaventata. Bum. Bum. I rumori non si fermarono e la bambina afferrò la maniglia. I sussurri dietro la testa di Han continuarono in una sorta di crescendo abissale, facendole quasi venire un'emicrania. Trovato il coraggio improvviso, la donna si voltò. Era Yukiko e le sorrideva. Han scattò in piedi terrorizzata, guardando quella strana ragazza che la stava tormentando dalla mia vita. "Che cosa vuoi? Che cosa vuoi da me?" gridò Han terrorizzata, munendosi immediatamente di coltello da cucina. Yukiko rispose con un sorriso e sussurrò "Finalmene ti ho trovata...non è stato facile, lo sai...quando...quando si prendono le pillole per dimenticare il passato, si cambiano nome ed indirizzo è davvero difficile che qualcuno ti possa trovare" "Non capisco" ansimò Han puntando il coltello in avanti, con le mani che continuavano a tremare. "Come non capisci? Vuoi forse dirmi che non ricordi davvero? Che non ricordi nemmeno da cosa iniziarono le tue allucinazioni?" "Vattene! Vattene!" "Devo dire che hai un bel coraggio, non provi affatto rimorso per quello che hai fatto?" "Ma cosa ho fatto io? CHe cosa ho fatto?" "Hai ucciso mia figlia, sotto il mio sguardo, con le tue tre amichette del cazzo...eravate invidiose perchè uscivo con Kung Han Shung, perchè ho avuto una figlia da lui" "Che cosa? No! No!" "Dopo aver ucciso mia figlia, mi avete tagliato i piedi in modo che non potessi più danzare. Avete fatto a pezzi i miei piedi sotto il mio sguardo e poi mi avete tagliato la gola" "Non è vero! Non è vero! Io non c'entro niente!" "Non essere stupida...è solo che non vuoi morire" "Non è vero! Sono innocente! Sono innocente!" "Il mio corpo era morto! Ma il mio rancore no...allora sono entrata nel corpo di mia figlia, per darle la vita che non era mai riuscita ad assaporare". Yukiko scoppiò a piangere, coprendosi il volto con le mani, e aggiunse "ma non preoccuparti...troverai il modo per espiare la tua colpo" "Sei solo pazza!" le gridò contro Han, puntandole addosso il coltello "Prima prenderò tua figlia, la ucciderò sotto il tuo sguardo. In seguito ti taglierò i piedi, li farò a pezzi e ti taglierò la gola" "No! No! Non fare del male a Min-Hyung, lei non centra niente" "Quindi a quanto pare, sembra che tu sia tornata a ricordare, non è così? Non è forse troppo bello e troppo facile dimenticare le tristezze passate? Sono morte le tue amiche e non hai mai versato una lacrima per loro, di voi quattro, tu sei la peggiore...non hai alcun sentimento, il tuo cuore è così freddo ed impenetrabile" "No! No!" ora anche Han piangeva, piangeva forte, mentre Yukiko sfilò dalla tasca dell'uniforme scolastica un paio di forbici affilate.

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Capitolo 16
*** Ridammi I Miei Piedi! ***


"Ridammi i miei piedi!" cominciò a gridare Yukiko, in modo stridulo, quasi come se stesse cercando di liberare quel suo mostro che si annidava nell'ugola e sbatteva contro le pareti delle corde vocali "Ridammi i miei piedi! Come Diavolo Faccio a danzare senza i miei piedi!" "LAscia stare mia figlia, ti prego...anche tu sei madre, sai cosa si prova a perdere un figlio, no?" "Lo so meglio di te, puttana...è colpa tua se la mia bambina è morta, è colpa della tua fottuta gelosia...Ridammi i miei piedi! Ridammi i miei piedi! Ridammi i miei piedi! Come diavolo faccio a danzare senza i miei piedi!" "Smettila di danzare! Smettila di danzare! Smettila di danzare!" "Che cosa? Sei impazzita?" urlò Yukiko, cominciando a correre verso l'antagonista, con le forbici ben strette in mano, Han tentò di difendersi con il coltello, ma la lama affilata delle forbici affondò nella sua mano sinistra, trapassandola letteralmente. Han si liberò con un urlo di dolore, mentre Yukiko, che continuava a ridere spingeva la forbice sempre più profondamente "E ora stai qui da brava! Vado a prendere tua figlia" "Non toccare mia figlia!" gridò Han, che nonostante fosse delibitata dal dolore della mano, riuscì a sferrare un calcio potente, che fece a cadere a terra Yukiko e facendole sfilare le forbici dalla mano. Approfittando di questa situazione, mentre la mano continuava a perdere sangue all'impazzata, Han corse sino alla camera di sua figlia. Min-Hyung era svenuta sul pavimento, di fronte all'armadio dalle ante aperte. Senza pensarci due volte, nonostante non capisse cosa fosse successo, Han la prese in braccio sussurrandole "Tesoro! Tesoro! Andiamocene". Stretta sul grembo, la bambina si svegliò senza dire nulla, nel momento in cui Han riuscì ad uscire dalla casa. Scese le scale di corsa, mentre sentiva la presenza di Yukiko dietro di lei. Raggiunse il garage e salì in macchina.

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Capitolo 17
*** Lascia Stare Mia Figlia! ***


"amore! stai bene?" chiese Han dando dei leggeri buffetti alla figlia, seduta nel sedile laterale. Questa annuì con la testa nel momento stesso in cui Han premette l'accelleratore. Pensava di sfuggire dalle grinfie di quella pazza chiamata Yukiko. Pensava che sarebbe bastato solo inserire la chiave e premere l'accelleratore per raggiungere la salvezza, ma non fu così: non appena si ritrovò in strada, tra i suoi pensieri riguardo a dove fuggire ecco che davanti a lei le appare proprio Yukiko che le sorride attraverso i capelli che le coprono il volto. Han trasalì, tentò di cambiare manovra ma perse il controllo dell'auto all'improvviso, finendo sul marciapiede. Han era spaventata e urlava, sua figlia si copriva gli occhi con le mani, ma l'auto sembrava non fermarsi, era impazzita e fuori controllo. Un muro. Un muro. Buio. Era già notte quando Han si svegliò, nella sua auto, che si trovava misteriosamente di fronte al liceo dell'orrore. Si voltò vero la figlia, ma il sedile era vuoto. "Min-Hyung! Min-Hyung!" cominciò a gridare, notando la portiera aperta. Ad Han scendeva un rivolo di sangue dalla fronte, probabilmente aveva sbattuto la testa contro il volante nel violento impatto con il muro. Preoccupata, uscì dall'auto, chiamando Kyung al cellulare: "Kyung..." "Han? Che cosa c'è? Mi chiami sempre di notte, a quanto pare" Han ansimò, terrorizzata "Kyung vieni presto...sono in una brutta situazione" "Che è successo? Mia figlia è scomparsa..." "Che cosa? Dove ti trovi ora?" "Sono davanti alla scuola" "Davan...?" "Sei impazzita? CHe ci fai lì?" "Yukiko è venuta a casa mia, ha minacciato me e mia figlia e sono fuggita...vieni, presto" "Ma che cosa stai dicendo? Sei impazzita?" "No...vieni, vieni" Spaventata, Han interruppe la chiamata e mise il cellulare in tasca, per poi fare ingresso in quella scuola degli orrori. Il cielo era nero ed impenetrabili, le nubi si distanziavano da esso solo grazie ad una differente tonalità, tendente ad un grigio etereo. La porta era stranamente aperta, nonostante fosse notte, ciò le faceva pensare che in qualche modo sua figlia sarebbe potuta entrare lì senza problemi. Non appena fu dentro nell'atrio notò, subito, la presenza di un'accetta appesa al muro, adibita a rompere il vetro d'emergenza e la impugnò. Ogni passo che faceva e più il suo cuore batteva forte, contornando di una macabra musica quella sconvolgente e paurosa situazione. "Lascia stare mia figlia! Puttana!" gridò Han, mentre attraverso quella matassa di corridoi infiniti si scagliavano contro di lei sussurri e bisbigli che le risuonavano in testa, come una musica macabra che non le lasciava scampo. "Stronza! Fatti vedere!" "Mamma!" un eco lontano ed inquietante si liberò all'improvviso. "Tesoro!" sussurrò lei, per poi gridare "Amore della mamma! Dove sei? Tesoro? Tesoro dove sei?"

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Capitolo 18
*** Tragedia Del Passato ***


Non ottenne risposa, ma Han sapeva perfettamente che si trovasse dove avrebbe preferito non fosse: in quel maledetto spogliatoio. Avanzò, con l'ascia ben stretta tra le mani, mentre pregava affinchè si svegliasse. Solo allora si accorse che il corridoio che portava sino allo spogliatoio era costellato di macchie di sangue che si susseguivano una dopo l'altra sul pavimento spoglio. "Ridammi I miei piedi" un grido rimbombò all'interno delle pareti. Là, infondo, alla fine del corridoio una bambina avanzava verso la donna. Forse era sua figlia, ma non riusciva a capirlo, perchè il buio non le permetteva la perfetta visuale. Si avvicinava, si avvicinava di più ed aveva i piedi al contrario: il tallone era davanti, mentre le dita dei piedi erano dietro. Il passo era indeciso e barcollante. "Tesoro!" gridò Han, spaventata da quegli eventi raccapriccianti. E dietro di lei, delle mani all'improvviso le afferrarono il volto e la trascinarono sino allo spogliatoio. Quando fu dentro la porta si chiuse di colpo. Han urlò, divincolandosi "Lasciami andare! Lasciami andare! Lasciami andare! Las..." le mani scomparvero all'improvviso, ma lei era lì, nel centro di quella stanza dalle pareti e dal pavimento interamente coperti di sangue. Veri e propri schizzi di liquido rosso dipingevano le pareti con violenza e rebrezzo. Han ansimò spaventata, mentre lacrime copiose le scesero giù dal volto. E poi all'improvviso un rantolo. Un rumore sordo. Yukiko apparve all'improvviso, mentre un crescendo di rumori improvvisi la penetrava fino a disturbarla. "Basta" urlò coprendosi le orecchie e chiudendo gli occhi "Mi scoppiano le orecchie! Basta! Basta!" quando li riaprì si ritrovò in palestra, ma non nel presente. Riusciva a vedere sè stessa a quindici anni, parlottare con le sue amiche mentre abbozzava qualche impacciato passo di danza. Era l'ora di attività extrascolastica alla quale anche Han aveva partecipato da giovane: danza classica. Lei e alcune ragazze non la smettevano un attimo di lanciare occhiataccie e sorrisini ad una ragazza molto più brava di loro: ogni suo movimento era come poesia fatta in carne. Ogni volta che il suo piede si librava in alto riusciva a disegnare una sorta di acquerello immagnifico. La lezione terminò con la professoressa di danza che consigliò alla misteriosa ragazza una borsa di studio per una scuola di danza in Russia. Ovviamente la reazione delle presenti alla lezione non fu delle migliori: non mancarono infatti le occhiate di invidia, le paroline dette a bassa voce, insulti mandati con fittizi colpi di tosse. Senza farci molto caso, persa già nell'allegria della buona novella, la ragazza accolse la situazione con un sorriso e si diresse nello spogliatoio, inconscia del fatto che lì avrebbe perso la vita.

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Capitolo 19
*** Mutilazione ***


Han vide l'intera faccenda: una delle ragazze era appena stata a casa della vittima e le aveva rapito la figlia per poi portarla nello spogliatoio, una volta che questa era legata alla panchina dello spogliatoio femminile. La vittima si divincolava spaventata e arrabbiata, ma le sue sequestratrici non la ascoltarono e impugnarono un coltello. Per prima cosa tagliarono, senza il minimo rimorso e la minima pietà la gola della piccola e poi bam! I piedi dela ragazza furono tagliati con quattro semplici colpi. Il sangue si estendeva sul pavimento. Han osservava la scena atterrita, quando lei stessa da giovane si voltò verso di lei e le sorrise dicendole "Ridalle i piedi". Han urlò e si ritrovò, improvvisamente nella realtà, quando riuscì a vedere di fronte a sè Yukiko, armata di coltello che si avvicinava sempre più a Han. "Stai lontana! Stai lontana!" urlava questa, mentre sudore continuava a scenderle giù dalla fronte. Yukiko non rispondeva ed avanzava catatonica. Han scattò in piedi all'improvviso, abbandonando per svista la mannaia a terra e a raggiungere la porta, che aprì sfondandola con un paio di calci. Voleva cercare sua figlia, voleva trovarla e fuggire con lei un'altra volta, sperando di uscire finalmente da questo incubo insensato. Salì le scale che portavano al secondo piano, mentre ansimava e tremava. Fu quando giunse all'ultimo gradino che una melodia provenì all'improvviso dall'aula di musica. Han trasalì e cominciò a rabbrividire, ma volle comunque vedere chi suonasse quella musica, e così inconscia del pericolo entrò nell'aula. A suonare era sua figlia: seduta al pianoforte eseguiva una splendida melodia di Debussy. Solo un particolare inquietante contornava quell'immagine di rara bellezza: Han riuscì a notare che i tasti bianchi del pianoforte erano sporchi di sangue. "Min-Hyung" la chiamò. la bimba si voltò immediatamente. Lo sguardo triste, il volto coperto da qualche schizzo di sangue. "Min-Hyung, che ti è successo?" "Da quando quella ragazza mi ha portto qui, questa melodia continua a girarmi nella testa" "Andiamocene! Tesoro! Andiamocene subito!" "No, dobbiamo rimanere...Yukiko deve venirci a prendere" "No...andiamocene...tesoro...andiamocene" Si avvicinò, la raggiunse e la accolse con un abbraccio forte. "Mamma, sai di che melodia si trattava?" "No..." "Era il Chiaro Di Luna di Debussy, la canzone che la mamma di Yukiko amava ballare, quando era una ragazza" "Anche la mamma ballava questa canzone" "Davvero? Quindi la mamma di Yukiko era tua amica, mamma?" "Più o meno...ora, ti prego, Min-Hyung, ascoltami...dobbiamo andar..." neanche il tempo di finire la frase che un malore improvviso colse di sorpresa la povera Han, che solo allora si accorse che non era sua figlia colei che stava abbracciando, ma proprio Yukiko che le aveva trapassato la pancia con il coltello. Han riuscì a staccarsi appena in tempo, scivolando sul pavimento dell'aula di musica. Il sangue cominciò a schizzare all'impazzata, ma questo non riuscì a fermarla: si trascinò sino alla porta di ingresso, mentre Yukiko la osservava ridendo e sfoderò una seconda coltellata sulla caviglia. Han urlò dal dolore, si voltò verso la sua antagonista e, quando questa fece per ricolpirla, la donna riuscì a difendersi con un calcio in pancia, che fece cadere Yukiko per terra. Il coltello scivolò verso il centro della stanza. Le due donne provarono entrambe ad afferrarlo, ma fu Han quella che ci riuscì, approfittandone subito a lanciare un veloce colpo che sfregiò il volto di Yukiko. Yukiko indietreggiò, ora era lei ad avere paura. Han le si avvicinava con sguardo minaccioso e vendicativo e l'arma puntata verso di lei. "E così vorresti uccidermi una seconda volta?" Urlò Yukiko, provocando Han. Han non ci fece caso e alzò il coltello, quando improvvisamente il chiaro di luna ripartì. Le venne in mente l'atroce delitto commesso e dimenticato e la fece piangere. Si lasciò cadere a terra e scoppiò in lacrime. "Hai mai avuto la sensazione che la tua vita stesse per finire, eh? L'hai mai provata?" continuava a provocare Yukiko con grida stridule. Han non rispose, strinse il coltello e colpì. Lo colpì sulle sue caviglie, ripetutamente, emettendo smorfie di dolore atroce. Il sangue cominciò a schizzare ripetutamente, mentre Yukiko assisteva impassibile e un poco scioccata. Il primo piede si staccò interamente dalla gamba. Ora veniva il turno dell'altro. Colpi ripetuti, schizzi di sangue impazziti inondavano la stanza. "Che cosa stai facendo?" pianse Yukiko. Tra le urla e le lacrime, Han, prese i suoi piedi mozzati, li strinse per l'ultima volta e li porse alla ragazza.

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Capitolo 20
*** La Rivelazione Finale. ***


"Per me?" chiese sorpresa Yukiko, guardando con gioia e devozione i piedi mozzati di Han, che annuì con smorfie di dolore. "Grazie" sorrise la ragazza, prendendoli in mano e stringendoli forte. Li baciò e sussurro "Finalmente ora posso danzare". Ma in quel mentre la porta dell'aula di musica si aprì di colpo: Era Kyung. Yukiko lasciò cadere i piedi mozzati a terra e poi restò a fissare,sconvolta quell'uomo, che era basito in quanto non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Yukiko, poi, dopo un breve attimo di silenzio, si porto la mano destra alla bocca e, incominciando a gridare, indicò l'uomo con la mano sinistra. Urlava sempre più forte e nè Kyng e nè Han sembravano capire. Poi la ragazza cominciò a correre verso di lui, ma nello stesso momento in cui riuscì quasi a raggiungerlo, i suoi piedi si tagliarono immediatamente dalle gambe e Yukiko cadde a terra sbattendo il viso contro il pavimento. Sembrava morta. Kyung, accorse quindi da Han, che stava continuando a perdere sangue e la abbracciò forte. Poi si baciarono, così, in modo naturale. Come se nulla fosse. La loro enfasi d'amore fu interrotta solo dall'arrivo di Min-Hyung che esclamò "Mamma ti avevo cercato dappertutto...dov'..." la bimba prese un respiro e cominciò a guardarsi intorno in tutto quel sangue, stava per piangere. "Tesoro mio" Ma fu quando i suoi occhi si incrociarono con quelli di Kyung che la bambina cominciò a gridare, fino a raggiungere quasi l'orlo della pazzia. Han volle alzarsi per portarle conforto, per abbracciarla, ma a causa dei piedi mutilati non ci riuscì. La bambina cominciò ad urlare fino a quando le sue corde vocali non si fossero sgretolate, indicando l'uomo e gridando "Kung Han Shung! Kung Han Shung!" e i suoi piedi cominciarono a sanguinare. Sconvolta, Han diede un ultima occhiata al suo uomo e, scoppiando a piangere, riuscì a vedere che in realtà era un fantasma, il fantasma di Kung Han Shung, ucciso da lei stessa quando era solo una ragazzina, per gelosia, poco prima di aver fatto fuori la madre di Yukiko con le sue amiche. Solo allora si accorse che Han non aveva mai osservato con attenzione i piedi di Kyung: "i fantasmi non hanno i piedi, non ne hanno bisogno" FINE

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