La paura che si cela in ogni uomo

di Kafeth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incubi Notturni ***
Capitolo 2: *** Cuori spezzati ***
Capitolo 3: *** Capricci di bambino, timori di uomo ***
Capitolo 4: *** Amore Platonico ***
Capitolo 5: *** Verità Infrante ***
Capitolo 6: *** Problemi di molteplici Cuori ***



Capitolo 1
*** Incubi Notturni ***


BAM!
Il portone della sala del trono sbattè violentemente. Il ragazzo oramai grondava sangue e le sue spade ne erano lorde, ma lo fissava con la stessa ira di 15 anni prima.
Erano tutti li a difenderlo, non avrebbero mai e poi mai lasciato passare quel pazzo. Chiunque di fronte a tutti loro sarebbe fuggito, ma lui non si sarebbe arreso fino a che non fosse morto per mano dei suoi nemici,
Si lanciò contro di loro. Lo scontro con le guardie non lo aveva stancato, non lo aveva fermato, nè lo aveva placato.
Il primo a cadere fu Ferio, troppo incauto e abbastanza folle da affrontarlo da solo. Non ebbe nemmeno il tempo di difendersi che fu  colpito con una tale rapidità da non capire dove fosse stato ferito. Vide solo uno schizzo di sangue in più sulla faccia del suo nemico.
Un enorme raggio sfondò il muro all'altezza dell'uomo, ma incredibilmente riuscì a evitarlo: nemmeno il Cannone Laguna lo aveva colpito. Schegge dal muro partirono in ogni direzione con un boato terrificante. Lo spostamento d'aria sollevò il tappeto, che si avvolse attorno a una colonna, svolazzando.
Il tetto cedette in quel punto, crollando rovinosamente al suolo, ma lui riapparve lo stesso.
Con un rapido scatto si era portato subito avanti alla linea di fuoco della NSX, ma non evitò un grosso pezzo del soffitto che lo fece piegare dal dolore, e lo strascico del suo vestito candido si sporcò, essendo stato pestato. Lantis gli si pose davanti, mentre le creature di Ascot lo circondavano. Sierra ora gli era dietro.
Una parola del guerriero e le creature di Ascot sparirono. Il mago rimase sconcertato quando vide Lantis e Sierra affrontarlo da solo: si era del tutto scordato di non potere nulla contro di lui.
Una svista, un momento di troppo altruismo, ma Sierra aveva abbassato la guardia per prestare attenzione a un taglio sul braccio di Lantis e lui se ne accorse, e la trafisse con un solo colpo.Avrebbe raggiunto sua sorella.
Lantis si lanciò all'assalto del guerriero, ma il nemico aveva rapidamente portato l'altra spada appena sotto la sua, ma senza evitare che venisse colpito al volto sulla guancia. La punta era ancora nella carne quando si alzò e con un ruggito di rabbia ingaggiò una battaglia violentissima con Lantis, che nonostante la sua enorme destrezza venne colpito da un attacco davvero troppo al di là della sua difesa. La lama penetrò nella gamba, e il dolore fortissimo non gli concesse di rendersi conto che l'altra spada, salendo violentemente,lo avrebbe colpito al volto. Un istante e Lantis era schiena a terra immobile.
Era rimasto Ascot, e poi avrebbe raggiunto il suo obiettivo.
Continuò la sua corsa, uccidendo l'evocatore con un deciso colpo sul visto a scendere, e Ascot cadde violentemente al suolo.
L'uomo guardò quel ragazzino, e poi gli rivolse una voce roca e ansimante:
"finalmente, MUORI!" Un tonfo sordo, la lama che penetrava tra le vesti di Clef e che si conficcava nel legno della sedia e...

"Oddio no!"
Marina stava piangendo con le lenzuola tra i denti quando si rese conto di stare solo sognando. Scattò seduta sul letto e ripensò a tutto. "No," Pensò, " era solo un sogno...". Poi ripensò a Luce, ai suoi sogni su Debonair e su Nova, e si convinse che il giorno dopo avrebbe chiamato le altre ragazze per parlarne.

"No Ferio!!"
Anemone strillò con quanto fiato aveva tanto da far svegliare sua sorella e tutta la casa. piangendo come una una bambina... rendendosi conto solo dopo l'arrivo di sua sorella che stava solo sognando. L'ammasso di coperte ricadde al suolo aggrovigliato da una miriade di movimenti bruschi guidati da un sonno violento.

"Lantis, Presea no!!"
Luce si alzò di scatto da sotto le coperte. Si rese conto di aver bagnato il pavimento con le lacrime e lo stesso cuscino non era in condizioni migliori. Urlando aveva fatto accorrere i suoi fratelli da lei, che cercarono di consolarla.
"Ancora incubi, come l'ultima volta...vabbè,  domani si vedrà" pensò, mentre il
brusio dei ragazzi riempiva il vuoto della stanza.


L'indomani decisero di rivedersi alla Tokyo Tower, dopo che per telefono avevano parlato della nottata: avevano capito di aver fatto lo stesso sogno. Speravano che tornando li sarebbe riaccaduto ciò che era stato 2 anni prima a avrebbero cercato di capirci qualcosa
Già, 2 anni prima...
Oramai avevano tutte 16 anni, ma non si erano scordate di quanto era successo tempo fa... ne dei loro amori lasciati a Sephiro.
Ne avevano parlato tra di loro, e conoscevano ogni singolo aneddoto sia dell'infatuazione di Marina per Clef che dell'amore tra Anemone e Ferio e tra Luce e Lantis.
"È strano, come se qualcuno ci volesse dire qualcosa" Osservò Anemone, "ma qualsiasi cosa significhi, non mi piace per niente."
Luce era agitata: immaginava cosa potesse significare un altro sogno su Sephiro, ma stavolta era peggio dell'ultima volta.
Marina, evidentemente più scossa di tutte, non tratteneva le lacrime. Luce cercava di consolarla con parole e carezze.
All'improvviso, il fascio di luce apparve, e le ragazze si ritrovarono all'improvviso davanti Clef.

"Eccovi finalmente!"

"Clef sei vivo!" strillò Marina che si gettò sul mago abbracciandolo senza pensarci 2 volte appena realizzò di essere tornata. Le altre due, invece rimasero a guardarsi intorno.
"Si ok Marina ma così mi strozzi..." Disse Clef, che dopo essersi liberato dall'abbraccio, senza scomporsi iniziò: "L'incubo che avete fatto era un mio incantesimo. So che non è stato divertente ma era l'unico modo di riportarvi qui. Ci serve il vostro aiuto, ancora per la salvezza di Sephiro."
"Dicci Clef , di che si tratta?" Rispose Luce.br> "Ieri sera da Autozam abbiamo ricevuto un messaggio che ci informava di un robot da combattimento che si sta dirigendo qui sfuggito ai controlli del pianeta, molto ben armato. Pare che il suo controllore, un certo Namok, secondo alcuni suoi appunti privati, voglia attaccare Sephiro per continuare l'opera di Aquila. Ci hanno descritto questo tale come un uomo di circa 20 anni , albino, con una sorta di usbergo completamente bianco e un vestito uguale, armato di 2 spade. Ci hanno detto ancora che contro questo invasato invieranno la NSX capitanata dal nuovo comandante, Geo.
" Un folle che mette a repentaglio le nostre vite per il suo piacere personale..." commentò sottovoce Marina... digrnignando i denti
"Calma Marina, abbatteremo anche questa nuova minaccia" disse Anemone, mentre le si avvicinava
"Non ti smentisci mai vero Anemone?"
La ragazza si girò
Ferio la stava guardando appoggiata al muro in fondo alla sala.
"Ferio..."
"Bentornata brontolona. Ci sei mancata."
Gli corse incontro in un grande abbraccio intriso di lacrime.
"E dai! non fare così, in fondo sono solo 2 anni !" e la abbracciò a sua volta.
"Le vostre stanze sono le stesse dell'ultima volta. Una volta che le avrete raggiunte, troverete i vostri guanti e in essi tutti i poteri magici e i vestiti" Aggiunse Clef, sedendosi.
Sul suo viso apparve una espressione di rabbia.




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Salve. Avevo molta voglia di scrivere una fanfic sul mio manga preferito così ho deciso di iscrivermi al sito e di pubblicare questo mio lavoro. È stato soggetto a molti rimaneggiamenti poichè, tra errori e modifiche, ho voluto rendere l'intreccio più lungo. Spero che non sia un lavoro penoso, anche perchè è destinata a continuare per molto, ed essendo la mia prima fanfic, peffavove siate clementi!

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Capitolo 2
*** Cuori spezzati ***



Anemone, un pò seccata, continuava a rigirarsi nel letto senza riuscire a dormire: qualcosa la disturbava.
Luce stava spazzolandosi i capelli di fronte la toilette e si stava guardando allo specchio. Il riflesso della notte dalla finestra era punteggiato da una miriade di stelle e dalla luna enorme: era uno spettacolo meraviglioso... da quando Sephiro era stata donata ai suoi abitanti era più bella che mai,e ora un pazzo voleva conquistarla e distruggere questo meraviglioso paradiso... avrebbe combattuto ancora per difendere questa terra.
Marina stava dormendo, quando fu colta da un brutto sogno, e stavolta non era una magia.
Sognò che per quanto potesse correre, non non sarebbe riuscita a difendere Clef, che ora sarebbe venuta meno ai suoi doveri per un amore folle, che la avrebbe spinta a fare pazzie...
"Uff... ora basta voglio andare a letto" Pensò Luce.

"Che bella notte" disse Rafaga, guardando Caldina. Stavano passeggiando fuori dal palazzo sotto lo stupendo cielo stellato di quella notte e la luna illuminava il cortile.
"È bello pensare di essere qui con te ora..." Disse Caldina, stringendo la mano del suo cavaliere. Oramai si amavano tantissimo e ogni sera si ritrovavano fuori il castello per passegiare, ma quella notte era particolare.

"Guarda, una stella cadente!" Indicò Rafaga. "esprimi un desiderio!"

Si erano seduti in un gazebo oscurato da tantissimi rami e grappoli d'uva bianca, che disegnavano con la luce della luna un gioco di puntini per terra che poteva ricordare lo stesso cielo di quella sera. L'aria era fredda e da li a poco iniziò a spirare un vento molto forte: Caldina si strinse stretta attorno al mantello dell'amato, quando sentirono dei rumori.
Rafaga scattò in piedi, spada alla mano. Qualcuno si stava muovendo attorno a loro. Si chinò sulle ginocchia e si mise sotto il muretto.
Improvvisamente un gatto balzò sullo spalto del gazebo e poi su Rafaga, intenzionato a aggredirlo: non avevano visto che da lontano lui li aveva già puntati e si era arrabiato perchè erano troppo invadenti.
Caldina, resasi conto del malinteso, con una magia tranquillizzò il gatto e lo mandò via.
Ma Rafaga non aveva sentito quel rumore... Scese di corsa dal gazebo e vide qualcuno che si dirigeva verso il castello. Caldina seguì Rafaga, che corse verso il tipo.
Era un ragazzo che corrispondeva alla descrizione di Autozam: era un pò bassino, poteva essere alto come Luce, vestito completamente di bianco con dei pantaloni larghi e un pettorale senza decorazioni, se non la linea centrale dell'usbergo.
Portava 2 spade dietro la schiena, e aveva le maniche della veste strappate, e i suoi polsi mostravano chiaramente dei segni rossi sulla pelle bianchissima, come se qualcuno lo avesse afferrato stretto. Era albino e i capelli, gli arrivavano fino ai gomiti.
"Non ti lasceremo rovinare Sephiro!"
"COSA?!?!".
Rafaga gli balzò addosso. Il ragazzo sfoderò le spade, e si preparò a difendersi: la mano sinistra, avvolta attorno al suo ventre, teneva la spada dall'altro lato e dritta, mentre l'altra, piegato il braccio sopra la spalla destra, la teneva lungo la schiena.
Il duello fu duro, e il ragazzo si impegnò a fondo per combattere contro lo spadaccino. Avrebbe voluto parlargli e cercare di capire che diavolo succedeva. Dopo una serie di scambi, Rafaga fu colpito al braccio.
"Rafaga!"
Caldina, disperata, prese i suoi coltelli e si getto in aiuto dell'amato, che si rialzò, sfidando la ferita, e assieme ripresero a combattere.
Sin dentro il castello rimbombava il duello

Clef dormiva, quando bussarono alla porta.
"chi è..."
"Apri Clef!"
Con un gesto col bastone, appoggiato appena ai piedi del letto, aprì la porta: Lantis comparve dietro i battenti.
"Clef,  un messaggero della NSX, arrivato poco fa,  ci riferisce che la corazzata ha ingaggiato battaglia sopra l'orbita di Sephiro con il Ac1 e è stata ridotta davvero male. È costretta a tornare a Autozam, mentre l'Ac1 è atterrato"
"È arrivato allora..." Clef si alzò dal letto, preoccupato, poi sbiancò tutto d'un tratto...
"Cosa c'è Clef?"
"caldina e Rafaga SONO LI FUORI!!"
A quelle parole un suono metallico risuonò per le stanze del castello. Lantis immediatamente corse verso l'uscita e andò direttamente verso il cortile.

Caldina aveva parato l'ultimo colpo, ma era così violento che venne gettata per terra, e la schiena nuda strisciò contro il selciato, procurandole molti tagli, e il dolore non le consentiva d'alzarsi. A quel punto rimase solo Rafaga di fronte a lui.
Continuarono a scontrarsi fino a che Rafaga non fu disarmato e, con un gesto veloce, scaraventato a terra con un colpo del pomolo della spada.
-cosa succede?!- penso il ragazzo

"Fermo bastardo!"
"Anche tu qui?!"
"SPARISCI!"
Il ragazzo albino era completamente spaesato, non stava capendo un accidente: perchè lo aggredivano?.
Non voleva combattere contro Lantis, e così se ne andò.
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Scusatemi per la rielaborazione della storia, ma adesso è come doveva essere quando la pensai. Spero vi piaccia lo stesso

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Capitolo 3
*** Capricci di bambino, timori di uomo ***



Anemone era già in Infermeria a guarire i malcapitati. Dopo l'assalto a Rafaga e Caldina oramai si era capito che Namok era arrivato sul pianeta, deciso a soddisfare la sua sete di potere.
I pensieri della ragazza non erano tranquilli...
Aveva assistito a tutta la scena dell'aggresione, e appena si era decisa a svegliare le altre ragazze sentì Namok reagire come se conoscesse Rafaga.
Eppure non è originario di Autozam? Passi per Lantis, che ha abitato li, ma qualcosa non va.

Clef sudava freddo sulla sedia. Le parole di Namok udite dalla finestra lo avevano sconvolto.
Lui , il più grande mago di Sephiro, il più saggio della corte, il grande mentore dei cavalieri magici, ora tremava come se avesse visto un fantasma.
750 anni di esperienza, di  studi e di virtù ora ridotte a un ragazzino tremolante su una sedia troppo grande. Perchè? Non capiva cosa lo avesse spinto a tanto.
Era come un incubo.

Anemone curò i due e uscì dall'infermeria, decisa a parlare con Clef, ma quando si avvicinò alla porta della stanza del mago, per qualche strano motivo non si apriva.
"Chiunque tu sia, non entrare, desidero essere lasciato da solo" Farfugliò debolmente la voce del mago dall'altra parte del muro.
"Clef sono Anemone, sono venuta per parlare con te"
"Per favore non venire, sono... stanco, molto stanco. Desidero essere lasciato in pace."
"Clef ti prego è importante"
"Per favore Anemone..."
Aveva paura, paura di affrontare la realtà.
Aveva tenuto nascosto tutto fino ad oggi. Fino al suo ritorno. Perfino a Emeraude non aveva detto niente.
La giornata di sole era bellissima, l'ideale per fare una passeggiata.

Anemone si era svegliata prestissimo per aiutare Caldina e Rafaga, sicchè Marina e Luce non erano ancora sveglie.
Quando si destarono trovarono Fuu pensierosa, mentre guardava fuori dalla finestra.
"Aaaaah che bella giornata!" commentò Luce appena sveglia, Marina invece quando si svegliò non disse una parola.
"Ehi Marina tutto bene?" disse Luce, notando che il malumore della amica glielo si poteva leggere in faccia.
"Beh, no..."
"E non ti va di parlare di ciò che ti turba?"
Una lacrima scese sul viso di Marina mentre si girava verso Luce. Erano ancora nel letto quando le si gettò addosso in lacrime.
"Ehi Marina che ti prende?" disse Anemone, preoccupata.
Umi continuava a piangere, continuava a aggrapparsi a Luce, continuava a non volerci pensare...
"Ragazze... non so che farei senza di voi... siete tutto per me..."
Luce ricambiò l'abbraccio e la tenne stretta fino a che non si calmò, mentre Anemone si era seduta sul bordo del letto e accarezzava la schiena di Marina.
"Io non riesco a smettere di pensare al sogno... lo so che è una scemenza, ma voi lo sapete... io... il mio amore... anche stanotte ho sognato una cosa simile, e ne sono tormentata..."
"Marina, non lasceremo che Clef muoia, ne tantomeno che tu soffra. Devi avere fiducia in noi, poichè siamo come sorelle. È dura da soli, ma noi 3, unite da un legame d'amicizia fortissimo, siamo insieme, e insieme supereremo gli ostacoli" Disse Anemone.

"È davvero lei? È tornata?..."
Tra se e se Lantis pensava a Luce... la ragazzina che aveva conosciuto 2 anni or sono che gli aveva fatto rinascere il cuore, che lo aveva fatto battere di nuova speranza, era tornata.
Salì sul suo ramo preferito, e guardò verso la stanza delle ragazze. Sperava di intravedere anche solo per un istante i capelli, il volto, una mano, qualsiasi cosa di lei, giacchè anche il solo sapere che la stessa aria era condivisa da entrambi gli donava felicità. Una felicità ritrovata dopo le sofferenze del tradimento di Aquila, dopo la morte di Emeraude, dopo una triste era in cun della ceneri della fenicèa Sephiro era rinato l'amore, la speranza, sia in lui che in tutti.
Ma in qualcuno la speranza era pronta a venir meno.


L'attaccamento alla vita, la paura della morte, il timore del nulla, tutto ciò creavano in Clef un miscuglio di tristezza e paura. Non si rendeva conto ancora di cosa aveva fatto, perchè lo aveva fatto. Un rischio enorme per coinvolgere qualcuno che non sarebbe dovuto entrarne a far parte, ne c'è mai entrato.
Iniziò a piangere. Era venuto meno a ogni insegnamento, ogni saggezza, ogni principio che lui portava con se nella sua grandissima posizione di Mago Supremo di Sephiro.

Anemone iniziò a cercare Ferio per tutto il castello.
Aveva una gran voglia di rivederlo
Specialmente aveva una gran voglia di mostrargli che aveva capito quanto lei tenesse a lui. Molto di più di un amico o di un parente, molto di più di una bambola dell'infanzia o di un ricordo... molto di più di se. Aveva capito che lo amava, e che probabilmente questa sarebbe stata la volta che non avrebbe sprecato nemmeno un attimo del suo tempo con lui in parole o discorsi inutili.

"AAAAAAIAAAAAAAA"
Ferio stava sistemando le aiuole della serra nel castello, quando per sbaglio nell'usare il seghetto si era tagliato sul dito.
"AAAAAIAAAAAAAA"
Aveva deciso di dedicarsi alla botanica, e di lasciar perdere per un pò la vita dello spadaccino avventuroso. D'altronde gli impegni di essere un principe lo trattenevano così tanto a palazzo che oramai il suo unico passatempo era diventato la cura per le piante.
Corse alla fontana al centro della stanza e bagnò il dito dell'acqua, che subito si tinse di rosso attorno alle membra di Ferio.
"Perchè Anemone non ci sta quando serve... ahia brucia!!!"

Abbassarsi a questi livelli...
Eppure lui non aveva mai fatto niente per se. Aveva rischiato la vita per Sephiro, aveva rischiato la vita per difendere il castello...
perchè pensare una volta tanto a se sarebbe dovuta essere una colpa?... d'altronde lui non era una Colonna, non aveva nessun obbligo di essere triste e solo come lo era Emeraude.
Aveva sacrificato la sua salute fisica più di tutti, ora potevano ripagare no?


"Lantis..."
L'unico uomo che la aveva fatta sognare, che la aveva fatta innamorare...
Luce non smetteva di pensare a lui, a quanto significasse per lei...
Fino a quel momento aveva passato la vita tra il kendo, la palestra e la scuola, e i ragazzi che la hanno voluta hanno trovato solo un muro che delimitava una strada verso un unico cuore.
Aveva rischiato di perderlo per Nova, aveva rischiato di perderlo contro Aquila, aveva rischiato e mai assaporato il piacere dell'amore e dell'esser donna. Un 'anch'io ti voglio bene' era così poco che non avrebbe colmato un cucchiaino.
Lei lo amava. Lo amava di un amore viscerale, che sradicava ogni altro pensiero. Ironicamente, sarebbe stato devastante per Sephiro se lei non avesse abolito le colonne..


Era davvero patetico. Clef ancora non si capacitava di cosa la paura lo aveva spinto a fare. Aveva una enorme paura.
Morire?
No. Era il suo nemico che doveva morire.
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Mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo.
Cmq Clef ora sta avendo dei sensi di colpa... per cosa poi? boooooooo XD.
Le ragazze ora sono davvero innamorate. Vogliono l'amore che non hanno avuto fino a ora perchè il dovere verso Sephiro le aveva chiamate.
Nel prox capitolo, un pò di romanticismo...


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Capitolo 4
*** Amore Platonico ***


"Ferio... dove sei?"

"...perchè ti amo?..."

"Lantis..........."



Anemone aveva sentito l'urlo di dolore di Ferio... e, come suo solito, seguendo la traccia del suono raggiunse la serra, preoccupatissima.
Vide Ferio sciacquarsi la mano nella fontana, e poi infilarsi il dito in bocca e ciucciarselo. Bofonchiò: "Ah Anemone sei tu. Ciao. Già che ci sei mo guariresti il dito? mi sono fatto male... con il seghetto"
Anemone stava per avere una crisi isterica...
".... Ferio...."
"che c'è?"
" FERIO..."
Ferio non capiva. O forse faceva finta...
"sono corsa qui, preoccupatissima, PER UN TAGLIO?"
"Ma io veramente..."
Anemone gli saltò addosso. 
" Non farmi scherzi del genere!!".
Ferio era in subbuglio: Anemone era corsa fino a li perchè lui si era fatto un taglio, e si era preoccupata per niente. Era davvero la ragazza che aveva lasciato anni prima.
"E dai! non sono ancora morto!"
" Ora siediti che ti curo la ferita"
Eseguito l'incantesimo, Anemone e Ferio si sedettero insieme sul bordo della fontana a chiaccherare. Lei però sentiva uno strano morso allo stomaco.
Lo stesso per Ferio.
Anemone si scostò un boccolo dall'occhio, e si avvicino alla spalla di Ferio, toccandola con la sua. Ferio, nel sentirsi avvicinato, non sapeva che fare. Probabilmente sarebbe stato il momento più bello mai vissuto da entrambi.
La prima cosa istintiva che fece fu portare la mano attorno alla spalla di Anemone, stingendola a se. Lei si lasciò avvolgere dal calore dell'aria. Si girò e guardò Ferio negli occhi.
"Era da molto che ti stavo aspettando sai..."
Anemone lo guardava. Era come in un sogno.
Lui le fece una carezza col dorso della mano, sfiorandole i boccoli, bellissimi e dorati, ma lasciando una scia di sangue: il guanto che aveva usato era ancora sporco.
"Oh"
Anemone portò la mano sul viso, ma si fermò a quella già presente. La strinse forte.
Ferio ritrasse la mano, ma con quella di Anemone stretta, e la portò sul suo viso.
"Anemone io..."
"Si Ferio..."
I battenti della serra si chiusero. Sul viso di Anemone scendevano lacrime.
Era davvero lui, li, in quel momento.
Il cuore di Ferio batteva più forte della pioggia sui vetri. Strinse il braccio attorno a Anemone di più, spingendola verso di lui. Lasciò la mano di Anemone e avvolse anche quest'altro braccio intorno alla vita di questa. La sollevò abbastanza da permetterla di portare il suo visto alla sua altezza.
Anemone era spaventata. Poteva collassare da un momento all'altro, ma con la tranquillità di chi sa del suo amore ricambiato, lo accettò.
La sua mano era come incollata al viso di Ferio.Con l'altra si appoggiò al bordo della fontana e, mossi da un'unica forza, si dettero la loro prima vera dimostrazione dell'affetto più profondo: si baciarono.
L'acqua della fontana era fredda sulle punte delle dita.
Anemone piangeva come una bimba col ginocchio sbucciato.
-Si Ferio, ti amo anch'io-



Aveva giocato coi sentimenti di tutti,
Ma più di tutti con quelli di Marina. E lui lo sapeva...
Ora pagava per il suo errore.
Pagava col dolore.



Luce cercò Lantis per tutto il castello, finchè non uscì fuori sul colonnato antistante l'entrata. Quello stesso colonnato da cui Emeraude ammirava Zagato. Il laghetto era più bello che mai, limpido e blu. Alcune foglie galleggiavano sulla superficie, e alcune conifere avevano dato dei fiori bellissimi. E faceva un gran caldo.
Si avvicinò allo specchio d'acqua, e ne tastò la temperatura: era freschissima. Si sfilò gli stivali e bagnò le gambe nell'acqua, mentre un brivido freddo le saliva lungo la schiena: eh già, era proprio una bella acqua.
Mokona galleggiava allegramente su quello stesso lago.
-ihihih- pensò Luce, -ecco dove era... Aaaaaah...-
Si distese sull'erba, stiracchiandosi. Non si era resa conto che Lantis la stava guardando dall'albero vicino. Lui la aveva vista arrivare ma non aveva mosso un muscolo. Erano i lunghi rami a fornire una copertura, che ugualmente lasciavano guardare sul cortile.
Non sapeva che fare... Il suo cuore tradiva la sua calma esteriore.

"Ah eccoti qui! Avevo sentito che eri tornata!"
Una "coda di cavallo" bionda ricadde sul viso di Luce. Sierra stava sopra la testa di Luce e la fissava.Quando questa scostò i capelli dal viso, la riconobbe.
"Presea!"
Luce di alzò subito e, senza rimettersi gli stivali, abbracciò Sierra. "Mi sei mancata tantissimo!!!"
"Anche tu Luce"

Era uno spettacolo mozzafiato.
Luce era in piedi con le gambe nude e bagnate. Il gioco di luce sulla pelle le rendeva ancora più belle di quanto non fossero. Lantis la guardava.
Era ancora più bella di due anni fa: oramai era quasi una donna. Avrebbe potuto guardarla per l'eternità.

"Ti va di sederti con me?"
"Certo!"
Sierra imitò luce e, sfilatasi le scarpe, anche lei bagnò le gambe nell'acqua. Era davvero rinfrescante.
Iniziarono a parlare a lungo su quello che avevano fatto in questo periodo, sulla minaccia incombente, insomma del più e del meno.
Quando Sierra dovè tornare al suo lavoro, salutò Luce e la lasciò di nuovo sola.
Una folata di vento smosse i rami dell'albero subito dietro Luce, che si girò. Notò qualcuno tra i rami. Istintivamente trasse fuori la spada e si alzò di scatto.
"Chi sei?!"
"Luce sono io"
Luce ebbe un sussulto. Non poteva crederci.
La spada improvvisamente si era fatta pesantissima e le scivolò di mano, e prima che toccasse terra rientrò nella gemma.

Lantis scivolò con destrezza giù dall'albero e si alzò in tutta la sua statura. Luce gli corse incontro in lacrime: finalmente dopo 2 anni, 2 anni di speranza, lo aveva reincontrato.
Aveva reincontrato colui con cui avrebbe voluto condividere la vita, l'affetto, il cuore, le felicità, tutto. E lui stava aspettando che lei ritornasse, affinchè potesse dimostrarle
che quel 'anch'io ti voglio bene'  non era abbastanza.
Luce era emozionatissima, ma determinata a rivelargli tutto.
"Lantis..."
Il proverbiale morso allo stomaco la colse, facendola tremare.
"Luce... ciao."
Lantis con passo lento si avvicinò a Luce, ma lui non era più calmo di lei (però lo sapeva nascondere bene). Arrivato vicino a lei  le cinse la vita con le braccia.
Luce avrebbe potuto avere uno svenimento da un momento all'altro.
"Era molto che desideravo rivederti... mi sei mancata molto."
Luce piangeva.
Lantis portò una delle mani sul viso di Luce, accarezzandola, dopodichè ridiscese sulle spalle e la strinse al petto, affondando il naso nel delicatissimo profumo della ragazza.
Luce non sapeva cosa fare.
"Lantis... non sai quanto tu sia mancato a me..."
Lei gli afferrò il vestito nero sul petto
"Non sai quanto ho aspettato di rivederti..."
Lantis allentò l'abbraccio, e i due ebbero modo di guardarsi negli occhi.
"Lantis ti amo", e detto questo Luce subito, sollevandosi sulle punte, raggiunse le labbra dell'uomo.



Ma non gli importava del dolore, dell'errore, non gli importava di nulla.
Una vita che sapeva di eternità era difficile da lasciare.
La sola cosa che gli importava era la paura che provava.



Marina girovagava per il castello, assolutamente senza sapere cosa fare. Istintivamente le venne di pensare a Ascot... e a quello che le disse prima dello scontro con Tatra e Tarta.
Mio dio... solo ora si rendeva conto di quanto lo avesse potuto far star male... Che risposta del *****, e come lo aveva arronzato.
Decise di andare a cercarlo, ma non sapendo per dove andare, andò in Infermeria a cercare Caldina: lei sicuramente lo sapeva.
E infatti, raggiunta l'Infermeria, chiese a Caldina, oramai sveglia, dove potesse essere Ascot
"O be senti secondo me, Ascot si trova nel suo studio"
"Grazie mille Caldina"
"Aspetta Marina."
"Dimmi"
"Tu hai capito quanto è stato male per la tua risposta, vero?"
"credo di si, è per chiedergli scusa che lo sto cercando, per consolarlo."
E detto questo, uscì.
Raggiunto lo studio di Ascot, bussò alla porta.

"Ah eccolo qui...  ' Mostri di altre dimensioni, volume 3' "
Ascot sfilò un enorme mattone che poteva avere 1500-1600 pagine dallo scaffale, e lo poggiò su quello già presente sul suo leggio, e riprese a leggere
"Dunque, mi serve l'indice"
Lo studio di Ascot puzzava di chiuso: le finestre erano chiuse e l'unica luce di cui si serviva era una pietra particolare che, se sollecitata con il giusto incantesimo, illuminava come una lampada da scrivania.
Si scostò la frangia dagli occhi e iniziò a leggere.
Poco dopo qualcuno bussò alla porta.
"Ah Clef stavo appunto..."
"Non sono Clef"
La voce la riconobbe subito.
Cercò di non alterarsi e si rivolse con una voce assolutamente tranquilla
"Ah Marina sei tu, entra". Non appena si girò per vedere Marina rimase senza fiato.
Era ancora più bella di due anni prima.
"Ciao Ascot. Sono venuta qui per parlare con te"
"Si entra pure" e fece apparire una sedia. Il tanfo di chiuso era insopportabile.
"Senti Ascot, volevo parlarti riguardo ai tuoi sentimenti. Mi dispiace per il modo in cui ti ho arronzato quella volta, mi dispiace di averti ferito in quel modo, ma vedi io..."
Ascot abbassò lo sguardo, per nascondere una lacrima
"...sei innamorata di Clef giusto?"
"Come lo sai?"
"E di chi altri..."
Aveva sperato che magari era venuta li per un ripensamento... ma ora era sicuro che non avrebbe mai ricambiato l'amore che provava.
Ascot si girò sulla sedia e finse di riprendere le sue letture. 
"Ascot  io... mi dispiace"
Marina si alzò e pose una mano sulla spalla del mago.
"Marina non devi scusarti, l'amore non ha vie predefinite. Non si sa dove ci porta, ne cosa ci porta"
Ascot inizio a singhiozzare. Marina sentì i sussulti sotto la mano. Soffriva per lui...in fondo era suo amico, e non voleva che stesse così.
Girò con forza la sedia di Ascot, ritrovandoselo di fronte.
"Ascot, capisco come ti senti, poiche anche io sono nella tua stessa situazione, però devi farti coraggio. La vita prosegue, e non si sa cosa potresti trovare
fuori da queste mura e fuori dal sogno di amarmi"
Ascot alzò lo sguardo verso di lei, ma non trovò ciò che cercava: un ricambiamento.
Si ascigò le lacrime, e si girò sulla sedia, verso il leggio.
"Grazie mille Marina per il tuo conforto, ma io ho del lavoro da fare per Clef, e devo continuare. Ti chiedo di lasciarmi studiare".
"Ascot...."
Marina si allontanò dal ragazzo, ma non era del tutto convinta che le sue parole lo avessero aiutato.
un pò amareggiata, si  diresse verso la porta dello studio e uscì dalla stanza.
Chiuse dietro di sè la porta e, appoggiatasi con la schiena a questa, alzò lo sguardo in alto.
Era profondamente triste.



Era sempre più sconvolto per il terrore che aveva.
E aveva sempre più paura.

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E  ora tutti si sono chiariti con se stessi e i loro sentimenti.
Ma Marina ancora soffre perchè ha fatto soffrire Ascot, e Clef nada de nada...
Nel prox capitolo, continueremo la storia.

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Capitolo 5
*** Verità Infrante ***




Che scena imbarazzante.
Pensava di tornare di fronte all'entrata per cercare di entrare, e invece che vide? vide Lantis baciarsi con una ragazza.
-E bravo Lantis, ti sei innamorato anche tu...-
Non se ne curò minimamente, e continuò a camminare. Il rumore fece alzare lo sguardo a Lantis, che con un gesto brusco si separò da Luce e, presa la spada che teneva legata alla cinta, si pose di fonte al tizio.
Luce intanto era caduta per terra e guardava stravolta.
" Vattene...o ti ridurrò a brandelli"
"Ehi calmo! io non voglio fare male a nessuno"
Lantis si sentì preso alquanto in giro, e attaccò.
"Lantis aspetta!"
E Luce anche, presa la spada, si preparò a combattere.
L'uomo sfoderò le spade, ma Lantis era troppo forte da affrontare assieme a qualcun altro e allora , quando poteva, colpiva Luce sulle gambe, ma col piatto della spada. e infatti
dopo 3 - 4 colpi, Luce, dolorante, si allontanò dalla disputa poichè il dolore alle gambe, insopportabile,  non le consentiva di reggersi in piedi.
Ma nonostante questa piccola accortezza, Lantis era comunque un avversario temibile.
"Fulmini dell'universo!"
- che cosa!?!-
Il guerriero albino non sapeva che fare: Lantis era intenzionato a ucciderlo.
-cosa faccio...-
"AAAAAH!"
- ti prego, funziona...-
E farfugliata una sola parola, l'attacco sparì. Lantis era incredulo: come aveva fatto un tipo di Autozam a fermarlo?

Clef stava guardando tutta la scena.
Perchè, perchè!?!
Perchè si comportava così?

Lantis per un momento guardò Luce: era per terra, dolorante: aveva rossori in più punti e si massaggiava i polpacci. Fissò il guerriero albino negli occhi.
"Lotterò finchè non sparirai dalla faccia di Sephiro!"
" Ma sei fuori di senno?!"

A ecco perchè...
certo non c'è altro motivo...

Luce non poteva guardare il suo amato combattere così duramente.
Le venne spontanea 1 parola sulle labbra.
"RAYEARTH!"
Il Genio apparve immediatamente sopra il giardino, e Luce ne fu subito al suo interno.
Namok trasalì:- Maledizione! mi occorre l'Ac1!- pensò, dopodichè si rivolse direttamente a Luce:"Cavaliere Magico mi hai costretto! AC1 COME!"
In un turbinio di polvere, apparve assolutamente dal nulla un robot grosso come il Genio, ma profondamente diverso:
Aveva delle game larghissime e squadrate, su cui i riflessi del sole disegnavano i contorni del motivo, a placche lunghe, completamente pittate di nero metallizzato, e coi bordi ricoperti di tinta dorata. Sul ginocchi portava una sorta di X sempre dorata. Il piede era simile a una enorme scarpa chiusa, come quelle dei classici robot.
Il resto della gamba era meno largo ma dello stesso colore, mentre il petto era gigantesco: massiccio e largo, aveva uno spuntone cilindrico davanti tutto grigio, e delle placche color oro all'altezza dei pettorali, il tutto colorato di nero. Le braccia, più snelle, avevano lo stesso  motivo delle gambe, e impugnavano due armi diverse.
La destra aveva una sorta di enorme disco sul dorso della mano con una piccola sporgenza tonda subito sulle nocche, mentre la sinistra impugnava tramite un manico, che si univa più in basso tramite delle sbarre più in basso col resto dell'arma, quello che poteva sembrare un enorme cannone. Su entrambe le spalle aveva un enorme cilindro puntato dritto verso davanti.
La testa, invece, era praticamente incastrata nel tronco del busto, dove c'era lo spazio e la protezione necessaria. La parte degli "occhi" era a visiera unita e a angolo retto, completamente bianca, mentre il resto della testa, leggermente schiacciato e spinto in avanti, era tutto nero. Solo due antenne (simili a quelle del frontino di Marina , per capirci) sprogevano ai lati, completamente dorate.
Dalla testa del robottone, più precisamente dalla visiera, un raggio di luce teletrasportò il guerriero dal terreno a dentro il corpo del robot.
-Aspetta... come sa dei cavalieri magici? Probabilmente deve aver conosciuto Lantis quando stava a Autozam... e questo significherebbe che si conoscono!- Pensò Luce, e disse da dentro il Genio: " Combatti!"
Sfoderò dalla mano la sua spada e guardò verso il robot che stava ancora a terra.
" Non voglio lottare! Non sono qui per questo!"
"Smettila di prendermi in giro, e vieni qui!"
Il robot nero e dorato non si mosse.
" E allora preparati!"
Nonostante sapesse i danni che poteva causare, Luce si lanciò contro il robot, alzando la spada. Quando fu abbastanza vicina, tirò il fendente.
Alzata la mano destra, con un veloce scatto  appena sotto la spada di Luce, dal cilindro si materializzò una sorta di luce blu, che apparì per un istante, e deviò il colpo di Luce.
-Che cosa?...- Pensò Luce
A quel punto puntò il cannone contro il viso del Genio.
- Ok, è il momento perfetto. Potenza minima, colpo shock...-
Dal cannone, con un enorme boato, uscì fuori un razzo che prese in pieno il viso del Genio, e quindi anche Luce la quale, dopo che il colpo esplose in un tonfo sordo, ebbe immediatamente una scossa fortissima a tutto il corpo, che le fece lanciare un urlo tremendo, prima di svenire. Il Genio sparì e Luce apparve al suolo, vestita come prima.
-Eh già... questo Ac1 è proprio un gioiellino...-
Lantis la soccorse e la raccolse in braccio. Qualcosa non andava...
Il robot alzò la testa di scatto e puntò il  cannone verso un punto in alto.
Una folata di vento freddo, e poi come delle enormi scheggie di ghiaccio, gli arrivarono addosso.
-da qui non posso far niente! ricorrerò ai Decoy-


Un'eco tuonò per tutto il castello.
"... RAYEARTH!"

Anemone ancora era con Ferio, quando le porte si spalancarono e l'eco la raggiunse.
Risorse dal sogno terreno che la avvolgeva.
"È la voce di Luce!"
"Anemone... se devi andare vai..."
Ferio le afferrò una mano al volo prima che se ne andasse.
"...ma io ti aspetterò qui... Grazie Anemone..."
"Ferio..."
Sorrise al principe, dopodichè divolta la mano si recò verso l'entrata del castello.
In quel momento un boato terrificante avvolse l'aria. E poi un urlo.
-Mio dio Luce!- Pensò Anemone. Era agitatissima... lei aveva visto combattere Namok, e sapeva che probabilmente non aveva possibilità da sola Luce.
Arrivò alla fine del castello, e vide che Lantis teneva in braccio Luce e guardava verso l'Ac1.
Ma non appena uscì fuori dal castello, il robot mosse il cannone verso l'alto, e un vento freddo le sfiorò le guance e le scompigliò i capelli: sopra di lei Ceres stava volando.

Marina era seduta con la schiena appoggiata alla porta dello studio di Ascot. Aveva le gambe raccolte e la testa fra queste, ed era molto triste.
Ma quando udì la voce di Luce, scattò in piedi.
-Oh no! Namok!-
Corse verso l'uscita, ma durante il suo tragitto vide un arco che portava a una balconata.
-Perfetto!-
Marina urlò con quanto fiato aveva in corpo.
"CERES!"
E apparve immediatamente dentro il Genio Managuerriero. A quel punto rimaneva di lanciarsi verso il nemico. Si alzò sopra il castello e guardò intorno, e subito vide il robot nero e oro che teneva puntato il cannone contro
Luce.
Poi il razzo, e Rayearth sparì.
-NO LUCE!-
Si lanciò verso il nemico con tutta la forza che aveva.
"LANCE DI GHIACCIO!"
Subito da  lei partirono decine di queste, che si diressero verso il robot. Lo avrebbero fatto a pezzi, ma per sicurezza estrasse la spada.

Dal cilindro al centro del petto sbucò una palla, tutta bianca, che fluttuava a mezz'aria. Il robot a quel punto dai "polpacci", dalla schiena e dalle braccia cacciò 3 piccoli motori, che si piegarono tutti quanti verso il basso.
A quel punto si accesero assieme, e il robot spiccò il volo.
Le lance, come attratte si schiantarono contro la palla.
"Non scapperai!" urlò Marina.
"WINDOM!"
-Questa è la voce di Anemone-
E infatti poco dopo si unì il Genio Managuerriero signore del vento alla lotta.
Namok non sapeva che fare.
Entrambi i Geni sfoderarono le spade, e lo caricarono.
-.... e va bene...-
I cilindri sulle spalle del robot si aprirono , e puntarono ognuno contro un Genio diverso.
- Obiettivo agganciato, fuoco...-
Partirono alcuni piccoli missili, che andarono verso i due Cavalieri. Esplosero al contatto con l'armatura del Genio.
Entrambe le ragazze lanciarono urla: le esplosioni avevano causato alcuni buchi sulle spalline delle loro armature, e le avevano ferite. Ma non si diedero per vinto, e ingaggiarono il combattimento.
- Non si fermano!-
"VI PREGO! Non voglio lottare!"
Marina e Anemone nemmeno lo sentirono , che lo attaccarono.
Namok a questo punto era deciso a fermarle.
Si lanciò contro di loro col robot, e sparò altri missili. Alzò il braccio con il disco e lo preparò a un fendente contro Marina, mentre puntò il cannone contro Anemone.
-proiettili standard, fuoco!-
3 enormi palle di piombo vennero scagliate dal cannone.
-Se io le evito, colpiranno il palazzo-
"Vento di difesa!"
Le palle vennero sbalzate via da un fortissimo vento che circondò Anemone.
-perfetto...-
A quel punto il robot compì una violenta virata, portandosi contro Marina, e attaccò.
Dal cilindro del disco, per un istante, spuntò la lama blu, che colse di sopresa Marina.
Non potendo difendersi, fu colpita da un attacco che affontò dall'esterno verso l'interno del braccio. Un profondo taglio apparve su Marina, che svenne per il dolore.
"TU"
Namok si rivolgeva a Anemone, mentre puntava il razzo contro Marina.
"Ascoltami!"
"E perchè dovrei ? hai ferito Marina e stordito Luce, e come se non bastasse, vuoi distruggere Sephiro!"
"E immagino che questa ultima scemenza te la ha raccontata Clef vero?"
"Perchè dovrei crederti? Clef non mentirebbe mai!"
"Credi a chi vuoi, ma io non voglio uccidervi! non voglio combattere, voglio solamente parlare con Clef!"
"Mi vuoi prendere in giro!?!?"
"Non hai tutti i torti... in fondo tu credi di più a lui che a me..."
Namok se ne andò.
Marina era a terra, e una piccola pozza di sangue si venne a formare sotto il braccio, macchiandole i vestiti.
Improvvisamente sparì.
Nel frattempo Lantis aveva strane idee in testa.
Perche non aveva ammazzato Luce quando poteva?
Perchè non ci ha uccisi mentre ci ha visti?
Come sapeva che, colpendo il Genio con una scarica, anche il Cavaliere avrebbe subito la scarica?
E soprattutto, come ha fatto a far sparire la mia magia?


Ascot seguiva tutto da una sfera nel suo studio. Appena vide Marina per terra, uscì e teletrasportò la ragazza dentro.
La ragazza apparve all'improvviso per terra, e continuava a perdere sangue.
Ascot strappò un pezzo del suo mantello e lo strinse forte attorno alla ferita, poi con un pò di coraggio, prese in braccio Marina e la portò in camera sua.
La distese sul letto, dopodichè si sedette li e la sorvegliò.

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Ok finalmente a qualcuno qualche dubbio su quel tipo sta venendo... ce ne hanno messo di tempo XD
cmq meglio tardi che mai no?
Adesso una precisazione.
Se Luce causò la creazione di Nova dalla disperazione della morte di Emeraude,
Forse Clef...
Vabè non aggiungo altro, poichè nel prox capitolo, qualche nota di mistero, nonchè la realizzazione un sogno...

x Isa: grazie della recensione, sei stato il primo!
x Rox: Non mi hai detto se ti piace o no alla fin fine!







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Capitolo 6
*** Problemi di molteplici Cuori ***




Era buio. Molto buio. Non vedeva un bel niente. La frangia viola gli oscurava ancora di + la vista.
Era disteso su della roccia gelida.
Non sapeva cosa ci faceva li, eppure aveva le idee chiare.




Luce si ritrovò distesa sul letto di Lantis, in camera di questi. Era senza stivali, sotto le coperte, e Lantis stava sedendo vicino a lei sul bordo del letto
La aveva portata in camera sua in spalla.
"Era ora..."
"Lantis... cosa è successo? Ahi..."
Una scossa le percorse il braccio.
"L'Ac1 ti ha colpito con un colpo / shock, che ti ha fatto svenire. La scossa è un residuo dell'effetto del razzo."
Quando realizzò di trovarsi appena vicino a Lantis, arrossì di colpo.
"Luce che c'è?"
"No niente... non ti preoccupare."
Le pose una mano sulla guancia, e la accarezzò.
"Luce... se ti metto a disagio vicino a te posso anche sedermi su una sedia."
Al sentire queste parole, divenne ancora + rossa.
Era li con Lantis e lui era vicinissimo a lei, e poi comunque lui era divenuto uomo da molto prima di quanto lei non fosse divenuta donna. Si, effettivamente si sentiva abbastanza a disagio.
"Ecco Lantis, se ti sedessi un poco più giù, non mi sringeresti le coperte attorno al torace".
"Ah scusa".
Si spostò un pò più in basso.
"Lantis... chi era quel tipo? per caso lo conosci?"
"No."
"Eppure lui sembra che ci conosca... che conosca la leggenda dei Cavalieri Magici, quindi l'unico modo che lui ha per averla conosciuta è che tu gliela abbia raccontata, o che gliela abbia raccontata Aquila"
"Io quel tipo non lo ho mai visto. Per quanto riguarda Aquila, è possibile."
Era pomeriggio, e il sole faceva un bellissimo gioco di luce rossa sul cortile.
Luce cercò di muovere le gambe, e quando le tirò fuori dalle coperte, si dovette coprire gli occhi: erano completamente viola, con dei lividi enormi.
Lantis si riempì di pietà per la sua amata.
"Ti fanno molto male?"
"Si..."
"Allora per qualsiasi cosa chiedi a me..."
"Ma..."
"Rimarrò qui tutto il tempo. Dimmi cosa ti serve, e basta."
E rimasero per lungo tempo a guardarsi, come a chiedersi qualcosa l'un l'altro. Solo più tardi si resero conto che ciò che veramente si chiedevano era
l'amore. Ma non quello semplice, che si risolve con un bacio o con una carezza, ma quello che si differenzia dal sesso per il sentimento che si prova,
per la ragione che spinge a compiere questo gesto d'affetto.
E quella stessa sera, dopo quella chiaccherata, fu non più la testa ma il cuore a muovere i loro corpi verso la dimostrazione finale del loro profondo amore.




Era anche bagnaticcio, come se non bastasse... mio dio che freddo. Delle gocce lontane picchiavano per terra.
-Bene... e così siamo a questo livello...-


Ascot era rimasto li fino a che Marina non si svegliò. Era sera e il mago oramai si era addormentato.
La ragazza cercò di fare mente locale  su quello che era successo, ma non appena cercò di alzarsi una forte
fitta di dolore le percorse il braccio ricordandole la brutta ferita. Ma aveva un pezzo della mantellina di Ascot attorno al braccio, legata stretta in un gomitolo informe. Oramai attorno al collo non aveva più che il gioiello giallo con le gemme verdi, e si intravedevano ancora i lembi della stoffa strappata.
Purtroppo il letto candido era sporco di sangue, e la fascia verde e bianca era intinta di sangue.
Aveva smesso di sanguinare, ma non riusciva a usare il braccio. Era davvero dolorosissimo.
Si intenerì nel vedere Ascot lì che dormiva. Anche se lei non lo amava, lui conviveva con questa situazione, nonostante ciò che era successo quella stessa mattina.
La sera era bellissima, e le stelle erano numerossisime, ma la luna non c'era. Vide passare Windom, che si abbassò fino ad avere il volto verso la finestra.
"Ciao Marina"
"Ciao Anemone"
"Vedo che ti sei ripresa... appena torno dentro ti curo la ferita"
"Non prendere troppo freddo ti prego..."
"Tranquilla... ci vediamo dopo, ciao"
E si allontanò
Ripensando alla ferita, a Marina venne un piccolo dubbio.
Namok aveva fatto breccia nella sua difesa, ma perchè allora non mi ha, tipo, mozzato il braccio? o colpito al volto?


Anemone era rimasta in Windom tutto il tempo fuori il palazzo , a guardia di una possibile controffensiva di Namok.
Ma adesso era certa che forse un fondo di verità c'era nelle parole del guerriero albino.
Perchè ha colpito proprio me? Perchè non ha ucciso Marina quando ne aveva la possibilità?
Boh... comunque continuò il suo giro attorno il castello, e fece una capatina  alla finestra di Marina giusto per salutarla.
Continuando a camminare, vide Ferio affacciato alla terrazza da dove era partita Marina la mattina per combattere l'Ac1.
"Ciao Anemone!!"
Agitò entrambe le mani per farsi notare.
" Ciao Ferio..."
Decise di scendere dal Genio Managuerriero, e di stare con Ferio per il resto della serata.
Però era comunque imbarazzatissima per la situazione: erano loro soli , con la luce dei cristalli esterni, e con un cielo da capogiro.
Scese dal Genio, che scomparve, e si dimenticò perfino di far sparire il completo da Cavaliere Magico.
Ferio la andò a prendere appena scesa dal Genio, e con un abbraccio la baciò.
Anemone nonostante tutto continuava a sentirsi in imbarazzo, e il suo cuore batteva così forte che Ferio ne poteva sentire i piccoli sussulti da sotto la camicia.
Appena se ne accorse, scostò le labbra e le rivolse la parola.
"Ehi dai, non mi dirai che acora sei così imbarazzata a stare con me."
"Ferio io..."
"Non c'è bisogno che ti spieghi, capisco perfettamente...."
E si sedettero su una panchina la vicino, guardando il bellissimo cielo stellato.

Clef quella sera riusciva a stento a prendere sonno...
Probabilmente quel bastardo voleva affabulare i Cavalieri Magici per rivolgerglieli  contro...
si non c'era altra spiegazione...
Così le avrebbe rispronate a combattere.



Aveva un freddo cane, nudo com'era, scalzo,e in una caverna umida.
Si sedette per terra, e aspettò...


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x Isa: aspetta di leggere i capitoli e vedrai... :P
Adesso... sperando che il rating sia giusto, ho lasciato conoscere in senso biblico Lantis e Luce, e questo nuovo misterioso personaggio è apparso.
Nel prox capitolo, cercheremo di dare una svolta alla storia.

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