C'est le début de quelque chose de nouveau

di Alice_Kingsley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le début de quelque chose de nouveau ***
Capitolo 2: *** Je m'ennuie ma terre ***
Capitolo 3: *** Si tu as besoin de moi, je suis là ***
Capitolo 4: *** Le moment de la vérité ***
Capitolo 5: *** Je suis proccupé pour toi. ***
Capitolo 6: *** L'enlèvement et de la vengeance ***



Capitolo 1
*** Le début de quelque chose de nouveau ***



Kelza per l’ennesima volta stava cambiando casa.

Adesso suo papà aveva deciso di avviare la sua attività al di fuori dell’Europa, voleva esportare i suoi prodotti nell’ estremo oriente.
Dopo alcuni mesi di trattative per aprire l’attività di impresa la famiglia Von Arensberg si trasferì a Seoul, sperando di rimanerci per sempre.
Cambiare città voleva dire perdere tutti gli amici che avevi e cambiare scuola e questo significava rimanere isolati senza conoscere nessuno.
Un nuovo giorno stava incominciando e Kelza si fece accompagnare da sua madre alla nuova scuola per parlare con il preside, il Sig. Kim Min-so.
La scuola era grande e moderna rispetto a quella dove andava prima a Bremen, nel Nord Ovest della Germania.
Percorse velocemente il corridoio con sua madre e chiesero di parlare con il Sig. Kim.
“Non posso farlo”
“Cosa non puoi fare? Venire in una nuova scuola?”
“Io non voglio più essere quella brava”
“Tu devi solo essere Kelza e basta” disse sua madre baciandole la fronte, sorridendole.
“Buongiorno Sig. Kim” disse sua mamma inchinandosi.
“Buongiorno” disse Kelza a sua volta.
“Buongiorno Sig.ra Von Arensberg, ho appena visto il profilo di sua figlia, è davvero un’eccellente studentessa”
“Grazie, Sig. Kim. Siamo venuti dalla Germania per intraprendere una nuova attività qui in Corea, spero di rimanere qua a lungo”
“Mi fa piacere, Sign.ra. Kelza, vieni in segreteria e compiliamo i moduli dell’iscrizione, da oggi avrai una nuova amica”
disse il preside sorridendole e porgendole la divisa scolastica e una piantina della scuola con gli orari scolastici.
Il foglio diceva che doveva andare nella classe C12.
Entrò e vide solo che caos, prese e decise di sedersi vicino alla finestra, tirò fuori dalla borsa Orgueil et Préjugés e si mise a leggerlo.
La Sig.ra Chung entrò e incominciarono le lezioni, ma prima presentò Kelza alla classe.
“Ragazzi prima di incominciare la lezione vorrei presentarvi una nuova compagna di classe, lei è Kelza Von Arensberg, dai vieni qui” disse sorridente.
Un gruppetto di cinque ragazzi la guardarono a bocca aperta.
Lei era diversa rispetto le ragazze coreane.
Lei aveva lunghissimi e chiarissimi capelli biondi, la frangetta, due occhi blu che ricordavano il mare che passava lungo i fiordi della Scandinavia e
un cerchietto blu notte che stava perfettamente in tono con la divisa.
“Ma che bei capelli che ha! Dove andrà a farsi la tinta?” disse uno dei cinque che si stava toccando i capelli.
“Non saprei, ma li ha davvero belli” disse il ragazzo dal ciuffo biondo.
“Kelza è venuta dalla Germania, si è trasferita in Corea e starà un po’ con noi. Da dove vieni di preciso?”
“Da Bremen”
“Ce ne vuoi parlare?"
"Preferirei di no, spero di non averla offesa"
"Non ti preoccupare, ragazzi, adesso direi che possiamo incominciare”
Finita la lezione, Kelza prese le sue cose e andò nel suo armadietto a posare i libri.
“Ciao bambolina” disse il ragazzo dal ciuffo biondo e castano chiaro.
Lei chiuse l’armadietto e se ne andò.
“Cosa ho detto di male?”
“Se fai così, fai scappare le ragazze” disse un ragazzo dai cappelli lunghi fino alla nuca castani con grandi occhi castani profondi.
“Sempre simpatico sei Minho, grazie davvero”
NOTA DELL' AUTRICE: per rendere meglio l'idea volevo farvi vedere come mi immagino i ragazzi nella storia:
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Capitolo 2
*** Je m'ennuie ma terre ***



“Ciao, biondina, non ho ancora avuto il piacere di presentarmi, sono Jonghyung” disse il ragazzo che l’aveva salutata il giorno precedente.
“Ciao”
“Io sono Jinki, ma puoi chiamarmi Onew” disse un ragazzo sorridendole “E io sono Taemin” disse l’amico vicino.
“Ragazzi, non vedete che la state impaurendo? Lasciatela un po’ stare” disse un ragazzo con dei grandi occhi marroni, mentre stava scrivendo.
“Oh scusa tanto, non volevamo ferire il tuo orgoglio” disse Jong ridendo.
Le ore passarono in fretta e presto venne l’ora di pranzo.
Tutti andarono alla mensa scolastica, ma Kelza no.
Lei preferiva mangiare i piatti tipici della sua terra, non era ancora abituata al gusto dei piatti coreani.
Kelza stava mangiando i Brezel, un piatto tipico tedesco, sopra ad un muretto, sul cortile della scuola.
Un ragazzo si avvicinò e si sedette vicino a lei, era un suo compagno di classe, amico di quei quattro che le avevano parlato la mattina.
“Ciao, vedo che sei molto solitaria”
“Ciao” disse lei guardando il pane che stava mangiando.
“Non mi sono ancora presentato. Choi Minho” disse il ragazzo dai grandi occhi marroni e contornati da capelli dello stesso colore.
“Piacere” disse continuando a mangiare.
“Come ti trovi?”
“Ah” disse tirando un sospiro guardando i Brezel. Le mancava da morire la sua terra.
Le mancava la Swartzwald dove andava spesso da piccola con i nonni oppure quando si sentiva sola.
Sapeva di trovare gli animali nel bosco che le tenevano compagnia molto più degli umani.
Amava soprattutto l’inverno dove poteva essere sé stessa, dove nessuno la giudicava.
Poteva dare sfogo ai suoi sentimenti creando tempeste di neve e ghiaccio, sentendosi finalmente libera
Qui a Seoul, no. Non era vista bene una cosa del genere, era male, era stregoneria.
Si sentiva in trappola, chiusa in una stanza senza finestre dove i muri si avvicinavano sempre di più.
Si sentiva come quando cercava di urlare e nessuno la sentiva, come quando si è in una stanza affollata e non si viene notati da nessuno.
“Ho detto qualcosa che non va?”
“No, no”disse continuando a mangiare.
“C’è qualcosa che ti preoccupa? Se vuoi posso aiutarti”
Lei voleva essere aiutata, ma non poteva.
“Lo vorrei così tanto, ma non posso”
“Con me ti puoi confidare, non devi avere paura” le disse accarezzandole la guancia.
Kelza sentiva dei formicolii sulle punta delle dita, non doveva succedere ancora. Doveva tenere al sicuro il suo potere.
Velocemente prese mise via il suo pranzo e se ne andò.
Se fosse rimasta un minuto di più, avrebbe fatto emergere le sue emozioni e tutti l’avrebbero chiamata mostro.
“Cosa le succede? Cosa ho detto di male?” disse il ragazzo.
Minho aveva visto che quella ragazza era strana, era diversa dalle altre.
Semplicemente lo incuriosiva
Quella sua pelle chiara e fredda come il ghiaccio, quei suoi occhi che le ricordava il mare del Nord Europa che tanto lo affascinava e i suoi capelli, biondissimi, lunghissimi e chiarissimi, erano davvero particolari.



NOTA DELL'AUTRICE: Volevo mettere un personaggio con i poteri un po' 'sovranaturali', per rendere la storia un po' diversa, ho preso un pochino di ispirazione da Frozen.
Spero vi piaccia, sono curiosa di sapere cosa ne pensate :)
Küss

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Capitolo 3
*** Si tu as besoin de moi, je suis là ***



Quello che era successo oggi a scuola non doveva ripetersi mai più.
Nessuno doveva avvicinarsi a lei.
Aveva deciso che non si sarebbe più fatta avvicinare da qualsiasi persona.
Però, non poteva essere sola, aveva bisogno di qualcuno con cui condividere i momenti della sua vita.
Kelza fece i compiti per il giorno seguente, andò a dormire.
Aprì gli occhi. Vide tutta la stanza ghiacciata. Era stata opera sua.
Non era ancora riuscita a controllare il potere, se non ci fosse riuscita, sarebbe rimasta per sempre schiava della paura.
Scese a fare colazione e si incamminò per andare a scuola.
Andò in classe e si mise a ripassare per la lezione che sarebbe incominciata fra una ventina di minuti.
Oggi, avrebbe provato ad ambientarsi un po’.
“Ciao, bambolina” disse Jong nella speranza che la ragazza rispondesse al saluto.
“Ciao” disse lei continuando a leggere.
“Hey, Jong, ti ha salutata!” disse dandogli il cinque Kibum.
“A quanto pare ce l’ho fatta, yeah” disse il ragazzo soddisfatto.
“Ragazzi, pomeriggio cosa facciamo?” chiese Taemin.
“Io, ho allenamento” disse Minho.
“Io, ho boxe con Kibummie” disse Jong.
“Basta chiamarmi così!” rispose infuriato Kibum. Odiava quel sopranome, lo faceva sentire bambino.
“Ho capito, Taemin, dobbiamo passare un altro pomeriggio sui libri” disse Jinki sbuffando.
“Ragazzi perché non facciamo un gruppo di studio?” disse Jong.
“ Perché se formiamo un gruppo di studio va a finire che non si fa niente, si chicchera e basta."
“Oh che ottimismo Minho” disse Kibum mentre il ragazzo dagli occhi grandi, prese e uscì dalla stanza.
“Oggi al signorino girano” disse Taemin ridendo.
Durante la pausa pranzo, Kelza, decise di esplorare bene la scuola e vide che oltre al cortile c’era un enorme campo da calcio, due palestre di cui una da box e utilizzata normalmente dagli studenti.
Passando affianco al campo di calcio vide Minho che stava tirando calci ai palloni messi in fila, si vedeva che era nervoso.
Kelza si vergognava del comportamento tenuto il giorno precedente quindi pensava di chiedergli scusa. Entrò nel campo da calcio e andò in contro al ragazzo.
“Ciao Minho."
“Oh Kelza."
“Sono venuta a chiederti scusa per come mi sono comportata ieri, non era mia intenzione, ma sono stata costretta.”
“Si tranquilla, non me la sono presa.” disse poggiandole la mano sulla spalla.
La ragazza si spostò.
“Cosa succede, vuoi parlarne?”
“Non posso” disse la ragazza guardando per terra.
“Ti giuro, farò di tutto pur di aiutarti.”
“Minho, non è necessario, ce la farò da sola, non avere problemi per una come me.”
“Una come te? Cosa intendi dire?”
“Forse un giorno te ne potrò parlare, ma adesso devo andare, scusa.”
“Kelza, per qualsiasi cosa tu voglia dirmi, io ci sono, non aver paura.”
“Grazie Minho.”

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Capitolo 4
*** Le moment de la vérité ***



Quel pomeriggio Kelza si trovava a casa da sola, i suoi sarebbero andati fuori città per il weekend.
Suonarono alla porta.
Lei guardò dallo finestra chi potesse essere, vide due uomini vestiti di nero. Non li aveva mai visti prima d’ora, finse che nessuno fosse in casa e non aprì.
Bussarono ancora.
“Krüger, ci devi quello che ti abbiamo imprestato, o, faremo qualcosa alla tua adorabile figlia.”
Krüger? Cosa significa? Che cosa vogliono farmi?
“Torneremo, domani e se non ci sarà nessuno, prenderemo tua figlia e la uccideremo”
Kelza sentì tutto ed era scossa.
Ma perché? Sicuramente quelli sono strozzini, ma perché cercano mio padre? E soprattutto come fanno sapere dove abito?
Kelza avrebbe chiamato suo padre per sapere cosa stava succedendo.
“Pronto?”
“Papà, due uomini hanno suonato e hanno chiesto di te.
Io non ho aperto perché non li avevo mai visti, e dicevano che se non tornavi loro quello che ti avevano imprestato mi avrebbero ucciso. Perché ti ha chiamato Krüger? Cosa significa?”
“Kelza, non ti preoccupare” disse il padre cercando di calmarla.
“No, io voglio sapere, cosa c’è dietro a tutto questo?! Perché mi hai nascosto che hai preso in prestito denaro dagli strozzini?”
“Aspetta, cosa? No, cosa stai dicendo?”
“Io voglio sapere adesso la verità. Prendo l’aereo e vengo a Marseille*, maintenant!**”
“Kelza, non ti muovere da lì. Rimani a Seoul. Ti spiego tutto.
Come ti sei accorta, hai dei poteri sopranaturali, man mano che crescevi, diventavano sempre più forti e mi sono rivolto a Dubois e ai suoi compari.
Loro mi avevano detto che potevano toglierti il potere e mi avevano chiesto un milione di euro da restituire il giorno dopo, ma io non li avevo, così con quei pochi soldi che avevamo ci siamo trasferiti cambiando il cognome per proteggerti e ti abbiamo, o almeno ci abbiamo provato ad insegnare a nascondere i tuoi poteri.
Poi a diciotto anni eri in Bayern*** dai nonni, siete andati a fare un giro nella Swartzwald e avevi ghiacciato tutto.
La notizia aveva fatto il giro su tutti i giornali e Dubois è tornato a cercarmi, così abbiamo dovuto trasferirci in Corea fingendo di essere un importatore europeo, aprendo il ristorante a Gangam.”
“E adesso cosa faccio?”
“Devi trovare un modo per farti proteggere da qualcuno, qualche tuo amico di scuola coreano così in caso Dubois venisse a cercarti, la polizia lo arresterebbe.”
“Ah, va bene, e quando tornerete?”
“Adesso siamo in Norvegia, non arriveranno mai qui, stai tranquilla.”
“Va bene, Sie haben keine Angst zu haben."(non devi avere paura)
“Danke Papa, Tschüss.” (Grazie papà, ciao)
“Tschüss, Ich liebe dich, Kelza, vorsichtig.” (Ciao, ti voglio bene Kelza, stai attenta)
Quello che le aveva detto il padre la fece rimanere di stucco, come era possibile una cosa del genere?
La notte non aveva dormito molto, aveva fatto un incubo si alzò dal letto e scivolò sullo strato di ghiaccio che aveva creato, aveva paura, adesso stava costantemente vivendo
controllata dalla paura, di non fare male a nessuno con i suoi poteri e la paura di essere uccisa da quei strozzini.
Voleva confidarsi con qualcuno, ma non poteva, chi l’avrebbe potuta aiutare? Forse Minho?
“Kelza, per qualsiasi cosa tu voglia dirmi, io ci sono, non aver paura” “Grazie Minho”
Forse doveva chiedergli aiuto? Lei non si fidava di nessuno, ma forse lui poteva aiutarla.
Si preparò per andare a scuola, fece la strada e le parse che qualcuno la stesse seguendo, forse saranno stati gli strozzini? Kelza corse veloce e quando varcò il cancello della scuola si sentì sicura, per la prima volta. Loro non avrebbero potuto entrarci.
Entrò in classe e si mise a sedere.
Minho era già arrivato e la vide.
“Kelza, come stai?”
“Bene” disse lei mentendo.
“Che succede? Vuoi parlarne?” le chiese avvicinandosi. Il ragazzo aveva capito che c’era qualcosa che turbava la ragazza.
“Non posso” disse tristemente.
“Kelza, ti ho detto che ti puoi confidare con me, non avere paura” le disse inginocchiandosi, prendendole la mano guardando i suoi occhi. I suoi occhi blu erano avvolti da un velo di paura, tristezza e terrore.
“Non posso” disse lasciandogli la mano girandosi, guardando la finestra.
La lezione di biologia finì presto e arrivò ora di pranzo.
Prese il suo pranzo e si sedette sul muretto dove si sedeva di solito. Qualcuno da dietro arrivò e si fermò dietro di lei.
“Kelza, come stai?”
“Cosa c’è Minho? Voglio stare sola!” disse dandogli le spalle.
“Kelza, mi fa male vederti così” disse sedendosi accanto a lei, prendendole la mano.
“Perché mi prendi la mano? Lasciami!”
“Kelza, ti ricordi cosa ti ho detto l’altro giorno, che ci sarei sempre stato?”
“Sì, lo ricordo”
“Kelza, pensaci su” disse lui andandosene.
“Aspetta”
“Hai qualcosa da dire?” disse riavvicinandosi.
“Sì, vogliono uccidermi.”
“Ucciderti?” Minho non credeva a quelle parole.


NOTA DELL'AUTRICE: Vorrei ringraziare mokona anto per la recensione, come promesso ho aggiunto il capitolo, come promesso.
Per aiutarvi, ho tradotto le parole con gli asterischi:
*Marseille=Marsiglia in francese
**Maintenant=adesso in francese
***Bayern=Baviera in tedesco
Vi al prossimo capitolo e vi invito a scrivere qualche i vostri pensieri sulla storia.
Küss.

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Capitolo 5
*** Je suis proccupé pour toi. ***



“Sì, ieri ero a casa da sola, i miei erano partiti per il weekend, ma non mi hanno detto quando tornano e hanno detto che se mio padre non torna quello che loro hanno imprestato, mi uccideranno.” Kelza quando parlava con il suo compagno di classe si sentiva al sicuro, sapeva che poteva fidarsi. La loro era un’ amicizia un po’ insolita, lui faceva di tutto per proteggerla e aiutarla, ma lei non si sporcava molto le mani.
Non perché non gli voleva bene, ma semplicemente non poteva.
“Stai scherzando Kelza?”chiese lui preoccupato.
“No, ho chiamato mio padre e mi ha spiegato tutto, mio padre aveva chiesto un servizio a degli strozzini e loro pretendevano un milione di euro il giorno dopo, lui non li aveva e ci siamo trasferiti in diversi paesi cambiando il cognome”
“Chi sono questi? Vado lì e li uccido”le disse mettendole le mani sulle spalle.
“Minho, non puoi fare niente Le Milieu, è molto potente” disse lei spostandosi.
“Le Milieu?”
“Sì, è conosciuta come la Mafia à Marseille”
“Li prenderò e li ucciderò con le mie stesse mani.”
“Minho, no è pericoloso.”
“Io ti voglio bene Kelza, e farò di tutto per proteggerti.
Ti proteggerò al costo della mia stessa vita.”

Il giorno dopo a scuola Kelza non si presentò e Minho quando entrò non la vide nel suo posto.
Come mai non è ancora arrivata? Che si sia alzata tardi?
“Minho, cosa succede? Perché sei così distratto?” disse Taemin “Fatti gli affari tuoi” gli disse scontrosamente.
“Ma cosa ti succede? Noi vogliamo aiutarti” disse Kibum preoccupato.
“Non potete” disse scrivendo.
“Perché? Sei nostro amico e gli amici si danno sempre una mano” disse ancora.
“Perché non potete e basta. Devo proteggere una persona e mi prendo tutti i rischi al costo della mia stessa vita.”
“Ancora con questa storia? Non sei un agente del NIS*” disse Jong.
“E chi dovresti proteggere scusa? Una ragazza?” continuò Jinki.
“Non ti permettere” disse Minho sbattendo contro il muro Jinki, prendendolo per il colletto della camicia.
“A scusa, non volevamo offenderti. A proposito qualcuno ha visto la mia bambolina?” disse Jonghyung toccandosi il suo ciuffo biondo.
“No, io non l’ho vista stamattina, di solito è in classe prima di tutti noi” disse Jinki.
Speriamo che non le sia successo niente di grave. Vorrei proprio sapere dov’è.
Cosa mi sta succedendo? Mi sono innamorato di lei?
Forse, si. Quando la vedo, mi sembra di essere in paradiso.
Il cuore mi batte fortissimo, quando vedo i suoi occhi spenti, avvolti dal terrore vorrei andare lì e proteggerla e dirle che ci sarò sempre per lei, che non deve avere paura.
Lei nasconde qualcosa, nessuno ha gli occhi così spenti, certe volte quando la guardo è come che lei fosse uno zombie, il corpo cammina, ma dentro non c’è un’ anima che vive.
Che abbia qualche problema?
La vorrei così tanto aiutare. Io la devo aiutare. Lei è in pericolo con Le Milieu che la minaccia, non ha di certo la vita facile.

Minho non ascoltò nemmeno una parola delle lezioni e si preparò per andare all’allenamento di calcio.
Il ragazzo stava dando il massimo, si stava concentrando nel gioco pur di non pensare a Kelza,ma non era abbastanza.
Il coach Song aveva deciso di fare un allenamento diverso quel giorno: invece di fare i soliti esercizi, aveva pensato di fare una partitina fra i ragazzi della squadra.
Choi Minho capitano della squadra con i colori bianche i blu e Kang Jong Lee capitano della squadra blu e rossa.
La partita procedeva bene, ma non per il capitano bianco-blu, non riusciva a segnare; su sei tentativi li aveva sbagliati tutti. Il coach se ne accorse, “Non è da lui fare questi sbagli” disse al preside Kim, ci teneva molto guardare gli allenamenti della squadra di calcio.
“Choi, vieni qui” disse l’allenatore.
“Sì?”
“Cosa ti sta succedendo?” chiese preoccupato.
“Dove vuole arrivare?”
“Dove hai la testa ultimamente? Cosa c’è che non va?”
“No, va tutto bene” disse il ragazzo mentendo.
“Per far funzionare bene questo” disse indicando il cervello “devi far funzionare bene questo” disse appoggiando la mano sul suo cuore.
“Choi, hai problemi d’amore? Finché non trovi la pace con te stesso, è inutile che provi a fare goal, non ci riuscirai mai e parlo per esperienza personale, sono davvero preoccupato per te.”
“Sì, riguarda una ragazza, io voglio proteggerla, ma non so se davvero lei ricambi i miei sentimenti.” disse con gli occhi pieni di tristezza.
“Choi, chiarisci con lei, portala fuori a cena, baciala, fa che diventi la tua ragazza al più presto, poi vieni a giocare e sono sicuro che alla partita contro la squadra di Incheon nel prossimo mese, vinceremo, ricordati le mie parole, Minho.” disse il coach congedandosi.
Arrivato a casa, Minho cercò di chiamarla e pensò alle parole del coach:
“Choi, chiarisci con lei, portala fuori a cena, baciala, fa che diventi la tua ragazza al più presto, poi vieni a giocare e sono sicuro che alla partita contro la squadra di Incheon nel prossimo mese, vinceremo, ricordati le mie parole, Minho.”
Cercò di chiamarla.
Niente. Non rispondeva nessuno al cellulare.
Impaziente che venisse il giorno dopo Minho andò a scuola e non la vide.
Forse ha la febbre. Mi avrebbe avvisato e poi non sono il suo ragazzo perché mi preoccupo tanto?
Per una settimana Kelza non venne a scuola, Minho si stava troppo preoccupando per una ragazza che lui voleva proteggere, ma lei ricambiava i suoi sentimenti?
Il giorno dopo Minho andò a scuola un po’ prima del solito e cercò qualche indizio sulla ragazza, per sapere almeno dove fosse andata.
Non fu molto difficile localizzarla si trovava a Seoraksan, il ragazzo non aveva mai sentito questo paesino.
Attraverso il suo tablet, andò in un sito e mise il numero di cellulare della ragazza. Ispezionò il banco della ragazza nella speranza di trovare qualcosa e vide tre scritte in francese:
dissimule
ne pas ressentir rien
ne les laissent pas savoir
Il ragazzo non trovò difficoltà a tradurre le tre parole. Il francese non era più un mistero per lui, era andato moltissime volte a Parigi à l’Opéra a vedere balletti con sua madre, li amava alla follia.
Cosa vogliono dire nasconditi, non sentire niente, non permettere che sappiano?
Non hanno senso queste parole.
Sono collegate in qualche modo fra loro? Da cosa si nasconde Kelza?

“Ragazzi ho bisogno di voi”
“Allora prima ci tratti male, e poi vuoi il nostro aiuto?” disse Jinki.
“Esponi il tuo problema Romeo” disse Kibum.
“Vi prego, devo andare a fare una sorte di missione e devo insomma…come si può dire…” disse Minho mentre trovava le parole per dire cosa intendeva.
“Vuoi salvare il tuo amore?” disse Taemin.
“Se così la vuoi mettere…”
“Ma dove devi andare?” disse Jong.
“A Seoraksan, a est” disse facendo guardare agli amici il posto.
“Cosa ci fa lì?” chiese Taemin
“Le Milieu l’avrà di sicuro catturata per ucciderla perché suo papà non li ha pagati e quindi sono dovuti scappare cambiando cognome, ma la mafia francese li trovano sempre”
“Oh povera” disse Jinki, “ma dove andiamo almeno c’è pollo?” chiese con gli occhi brillanti.
“Onew, sei sempre il solito” disse Kibum mettendosi a ridere.

NOTA DELL'AUTRICE: ringrazio con il cuore HikariKamishi e mokona anto per le recensioni che mi avete lasciato, spero che questo capitolo vi piaccia, l'ho allungato un po'.
Ringrazio chi ha messo la storia fra le preferite, vi aspetto alla prossima.
*NIS= National Inrelligence Security, sono i servizi segreti coreani.
Küss

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Capitolo 6
*** L'enlèvement et de la vengeance ***




Diversi giorni prima, Kelza era a casa, qualcuno entrò e la colpì. Lei cadde a terra priva di sensi.
Qualche ora dopo riprese conoscenza e si trovò in uno scantinato buio, con una piccola luce che pendeva dal soffitto. Si trovò con le mani legate con la corda su di un palo dietro la schiena.
“Oh pendant longtemps nous nous trouvons, Kelza”(dopo tanto tempo ci ritroviamo, Kelza) disse una voce.
“Qui êtes vous?”(Chi è lei ? )
“Oh, tu te ne rappelle pas de moi?”(Oh, non ti ricordi di me ?)
« Non, je n’ai jamais vous vu, je ne sais pas, qui êtes vous ? »(No, non vi ho mai visto, chi siete ?) « Nous sommes été amis depuis longtemps »(Noi siamo amici da lungo tempo) « Je n’ai pas eu des amis »(io non ho mai avuto amici) disse decisa Kelza « Tu te trompe »(Ti sbagli) disse cercando di persuaderla « No, je dis la vérité, je l’ai toujours dit »(Ho detto la verità, l’ho sempre detta) "Allors, dits moi, où sont les bijoux?"(Allora, dimmi, dove sono i gioielli?)
"Je ne sais pas de quoi tu parles"(Non so di cosa parli)disse Kelza sempre più convinta.
"Ah, tu ne te rappelles pas des bijoux qui je parle?"(Ah, non ti ricordi dei gioielli di cui sto parlando?)disse il mafioso dandole uno schiaffo sul viso della ragazza.
"No, je n’ai pas aucune idée où ils peuvent être"(Non ho alcuna idea dove possano essere)

I cinque ragazzi si incamminarono per trovare Seoraksan.
Era una montagna alta circa 1700 mt. era un paesaggio montuoso, con una ricca presenza di calanchi, c’era più roccia che erba. C’erano aquile e corvi che volavano in continuazione nel cielo, sembrava che dovessero preannunciare un evento negativo, come la morte di qualcuno. In lontananza si vedeva una piccola porzione di bosco, molto fitto, con grandissimi e lunghissimi abeti e longeve querce, ricordava molto la Swartzwalder** in Germania.
“Minho, dove dobbiamo andare?”chiese impaziente Jonghyung.
“Il segnale è un po’ debole, ma dovremmo quasi esserci, Kelza è nascosta in una caverna poco prima della foresta” disse il ragazzo.
“Allora andiamo! Ho voglia di uccidere quello che ha rapito Kelza” disse Key.
“Ah, a chi lo dici” disse Minho furioso.
I ragazzi si avvicinarono alla grotta e sentirono la discussione fra il mafioso e Kelza.
“Kelza è lì dentro, dobbiamo liberarla!” disse Taemin.
“Aspetta, non ancora, devo vedere come si muove Dubois” disse Minho guardando attraverso la porta socchiusa.
“Minho guarda!”disse Jonghyung strattonandolo “Quello sta pestando Kelza, dobbiamo intervenire!”
Quello che stava guardando Minho lo aveva sconvolto, Dubois la stava schiaffeggiando, stava pestando il viso di Kelza, provocando ferite, graffi e sangue.
“Non, ancora, devo sapere quale sarà la sua prossima mossa. Non la lascerà qui la porterà in uno scantinato.”disse sicuro.
“Ma come fai a saperlo? Non è che hai visto troppi film polizieschi?” disse Kibum.
“No, lo so, perché la cella della rete del cellulare ha agganciato in questa zona altri tre dispositivi che prima erano vicino a Ulsan”
“Ah, certo che sei peggio di un hacker Minho” disse Jinki ridendo soddisfatto.
“Ok, adesso entriamo!” disse Minho.
“Kelza!”disse entrando d’improvviso, c’era una corda insanguinata, una sedia ribaltata e una macchia di sangue per terra.
Kelza lì non c’era.
Minho aveva ragione, l’avevano portata via.
“Ehi, Minho guarda cosa ho trovato” disse Key attirando l’attenzione del ragazzo.
“Questa è di Kelza, è la sua collana tutta piena di sangue, ed è fresco, sono andati via da poco, ne sono certo” disse Minho sedendosi con le spalle al muro tenendo stretta in un pugno il ciondolo della collana a forma di fiocco di neve della ragazza. “Kelza troverò Dubois e lo ucciderò con la mia spada” disse fra sé e sé ancora guardando la sua mano piena di sangue. “Andiamo” disse Onew “prima che sia troppo tardi”

I ragazzi partirono immediatamente per Uslan e sentirono delle voci provenienti da un bunker sotterraneo.
Kelza, ti salverò da questo stronzo che ti ha fatto del male, la pagherà cara, è una promessa.
“Je te le répète seulement une fois. Où sont les bijoux?"(Te lo ripeto solo una volta, dove sono i gioielli?)
« De quelles bijoux tu parles ? »(Di quali gioielli parli?)
« À dir la vérité, je ne parle pas de bijoux, mais du service que j'ai fait pour ton père, je lui ai emprunté de l'argent que je ne m’étais pas retourné à temps pour vous débarrasser de vos pouvoirs, mais cela n'a pas fonctionné, et nous sommes ici.»( a dire la verità non sto parlando di gioielli, ma del servizio che ho fatto per tuo padre, gli ho imprestato dei soldi che non mi ha puntualmente ritornato per far sparire i tuoi poteri, ma non ha funzionato, ed eccoci qua) disse l’uomo con freddezza che solo un criminal può avere.
« Quoi ? Est-ce que tu dis ? Ce n’est pas vrai.”(Cosa ? Che cosa dici ? Non è vero)
“Ah, non? C’est assez bizarre, parce que c’est la vérité”(Ah, no ? È abbastanza strano perchè è la verità)
« Selon moi, ces choses sont ton invention » (Secondo me queste cose sono di tua invenzione)disse la ragazza decisa.
« No, c’est la véritè et tu ne peux contredire pas moi fille, ton parole contre moi»(No, è vero e tu non puoi contraddirmi, la tua parola contro la mia) disse l’uomo schiaffeggiandola ancora facendole sanguinare il viso.

Minho cosa sta dicendo?” disse Jong impaziente.
“Dubois ha imprestato soldi al papà di Kelza per i suoi poteri, soldi che non ha mai ritornato, ed eccoci qua.” disse Minho con le cuffie sulle orecchie mentre traduceva simultaneamente. “Il punto è che non capisco che poteri si tratta” aggiunse pensieroso.
“Ah, allora boss cosa facciamo?” disse Taemin a Onew.
“In questa missione il capo sono io, spero tu non ti offenda Onew” disse Minho prendendo le sue spade.
“No, vai tranquillo, è ora di prepararci no?” disse il ragazzo annuendo.
“Esatto”
I ragazzi andarono a prendere le armi dal piccolo baule del furgoncino, tutti e cinque erano vestiti con giacche di pelle nera, jeans dello stesso colore e anfibi. L’unica cosa che li diversificava erano le armi, ciascuno ne aveva una diversa.
Onew aveva preso il Kalashnikov di suo papà che usava per la caccia, Minho usava le spade da Kumdo*, Taemin aveva due pistole, Jong invece solo una, e Key non aveva nessuna arma, l’unica che aveva era la sua forza, era cintura nera di Karatè.
“Dubois lasse Kelza” disse Minho entrando aprendo la porta con il piede puntandogli la spada sotto al collo dell’uomo.
“Tu ne me fait pas peure, garçon”(Non mi fai paura, ragazzo) gli disse fumando un sigaro davanti al viso.
Gli altri ragazzi entrarono e videro subito uno squadrone di una trentina di uomini, di sicuro non se lo aspettavano.
“Tu ne t’attendais pas? Qui sont-ils Kelza, tes amis ?”(Non te l’aspettavi vero? Chi sono questi Kelza, i tuoi amichetti?) chiese quel uomo con sguardo pieno di cattiveria.
“Ils sont seulement que de compains d'école(Sì, lo sono solo compagni di scuola) disse sicura di sé la ragazza.
“Tae, lascia a me Dubois, lo voglio uccidere con le mie mani” disse Minho pieno di rabbia.
I ragazzi si posizionarono davanti a loro, l’uomo buttò a terra il sigaro che aveva appena finito di fumare, gli altri dietro di lui puntarono le pistole contro i cinque.
Taemin prese le due pistole che aveva dietro i jeans, si lanciò indietro e incominciò a sparare decimando una parte degli uomini, subito dopo si aggiunse Jonghyung che aiutò il più piccolo e fecero fuori metà degli fedeli di Dubois.
“Come ti senti Kelza?” chiese Minho preoccupato.
“Bene” disse con freddezza, qualcosa aveva cambiato la ragazza.
“Kelza, cosa ti sta succedendo alle mani?” disse il ragazzo guardando meravigliato le mani della ragazza, stavano diventando ancora più fredde e più bianche di prima.
“È tutto apposto” disse alzandosi verso il criminale.
“Adesso Dubois, morirà e lo farò con le mie mani” disse Minho prendendo la spada andando verso di lui
Nel frattempo Key si accorse che essere cintura nera di Karatè era la cosa migliore che sapesse fare, prese il braccio di uno dei due uomini di fronte a sé e lo scaraventò a terra, quell’altro gli puntò la pistola, ma Onew con un movimento rapido lo uccise.
“Garçon, est-ce que tu faits avec ces deux épées?”(Ragazzo, cosa credi di fare con due spade?) chiese il criminale ridendogli in faccia.
“Ce on y voit”(Questo lo vedremo) disse Minho con tono di sfida.
“Est-ce que tu veux chez moi? »(Cosa vuoi da me?)
“Pourquoi tu lui as kidnappée? »(Perché l’hai rapita?)
“Ahah, tu me demandes aussi pourquoi? Je voulais seulement m’amuser”(Ahah, mi chiedi anche perché? Volevo solo divertirmi) disse ridendo.
“Pourqoi tu l’as blessé mouvais con?”(Perché l’hai ferita, brutto stronzo?)
“Ah, mais tu l’aime?”(Ah, ma ci tieni a lei, eh?) disse con più cattiveria.
“Et aussi il peut être?”(E se anche fosse?) disse Minho cercando di ferirlo, ma a quanto pare quei dieci anni di Kumdo non erano abbastanza per affrontare Dubois.
“Dubois, regarde moi!”(Dubois, guardami!) disse Kelza lanciandogli una stalattite ghiacciata che incideva profondamente la sua spalla.
“Kelza, cos…?”
“Maintenat tu payera avec ton même vie pour ceux que tu as fait à moi et non seulment à moi, mais tout ma famille, si tu veux je pourrai continuer à rayure plus ton corp jusqu’au ton cœur (Adesso tu pagherai con la tua stessa vita per quello che mi hai fatto prima e non solo a me, ma a tutta la mia famiglia, se vuoi posso continuare a incidere ancora di più il tuo corpo fino ad arrivare al cuore) disse intensificando i poteri, infilzando il ghiaccio sul suo petto arrivando al cuore con uno sguardo pieno di rabbia e cattiveria.
“Non, non arrête-toi, s’il vous plaît”(No, no, basta, ti prego)
“Maintenant, tu me prie, que beau courage qui tu as”(Adesso, mi preghi, che bel coraggio che hai) disse Kelza incidendo con sempre più forza il corpo del criminale fino a perforargli il cuore, lasciandolo lì disteso in agonia, in mezzo al suo sangue.

Finalmente Kelza si era vendicata per quello che le era stato fatto.



NOTA DELL'AUTRICE: Annyeonghaseo, chiudeo umilmente scusa per il ritardo, ma ho avuto diversi esami da fare, ma eccomi qua ^^ Colgo l'occasione per rigraziare Tella, Mokona Anto, HikariKamishi per avermi recensito, spero vi piaccia ;) e con questo vi aspetto alla prossima ^^ Küss :* *Kumdo è un’arte marziale coreana che utilizza le spade.
**è la Foresta Nera in Germania

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