Il fronte occidentale

di Megan Alomon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il fronte occidentale (una giornata di pioggia) ***
Capitolo 2: *** Prima della rosa temeraria (cadaveri di me) ***
Capitolo 3: *** La lettera che non so scrivere (non c'è nessuno in casa) ***
Capitolo 4: *** Ubriache (mia sorella, Prostituta, Ispirazione io e Figlia Cattiva contro il nemico) ***
Capitolo 5: *** I caccia bombardieri (ricorda che ho poco tempo) ***
Capitolo 6: *** La seconda lettera che non so scrivere (torna qui, dannazione!) ***
Capitolo 7: *** Per terra, nel fango (sei al sicuro adesso) ***
Capitolo 8: *** Rumore di passi (il mare) ***



Capitolo 1
*** Il fronte occidentale (una giornata di pioggia) ***


Il fronte occidentale
(una giornata di pioggia)
 
 
 
 
 
"Tutto bene sul fronte occidentale, amore mio, nessuno bombarda più."
 
 
 
Piove e anche le case hanno gli occhi chiusi.
Ho un po' della mia solita ansia, residuo bellico del caffè di ieri.
C'è una rosa bianca nel giardino; non è stagione per le rose eppure questa temeraria ha deciso di sfidare la sorte.
Mi metto la felpa ed esco, dimenticandomi, come al solito, di essere scalza.
La rosa temeraria non mi aspettava, non credeva sarei riuscita a raggiungerla.
 
 
 
"Come stai?" mi chiede.
"Bene. Non bombardano più."
"E tua sorella?"
"Non tutti tornano dal fronte occidentale."
"Cosa farai?"
"Amerò anche per lei."
 
 
 
Stamattina piove, le case hanno gli occhi chiusi, io ho i piedi bagnati, un po' d'ansia e il mio solito sorriso ebete.
C'è una rosa temeraria che parla anche se non dice nulla, fuori in giardino.
 
 
 
"Tutto bene sul fronte occidentale, amore mio, nessuno bombarda più. La guerra è finita."
 
 

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Capitolo 2
*** Prima della rosa temeraria (cadaveri di me) ***


Prima della rosa temeraria
(cadaveri di me)
 
 
 
 
C'erano dei cadaveri per terra, al fronte occidentale, dopo che le bombe hanno cessato di ferire.
Uno dei corpi era quello di mia sorella, colpita al ventre dalla scheggia prodotta da una granata. Gli altri corpi somigliavano tutti a me.
Uno era riverso nel fango a faccia in giù; indossava un maglione arancione e dei jeans stretti, aveva i capelli ricci e castani, anch'essi sporchi di fango. Non ho toccato quel corpo.
Un altro cadavere aveva i capelli rossi e la bocca spalancata in un grido silenzioso. Anche questo corpo, come quello di mia sorella, era stato colpito al ventre. Era il cadavere di una ragazzina, e aveva anche gli occhi spalancati, oltre alla bocca. Glieli ho chiusi perchè mi faceva pena.
L'ultimo cadavere sembrava dormire nel fango, riverso com'era sul fianco destro. Portava un paio di scarpe nere, una gonna verde e una maglia nera:  era una giovane donna. Le mancava quasi metà dell'orecchio sinistro eppure sul viso aveva un'espressione serena.
 
E' questo che racconto oggi alla rosa temeraria che mi aspetta in giardino: che tutti gli altri cadaveri assomigliavano a me.
Quando ho finito il mio racconto, la rosa ride.
 
 
 
 
"Sei stata molte cose?" mi chiede.
"Puoi scommetterci. Sono stata una figlia cattiva, una figlia buona, una ragazza innamorata, una puttana e un'ispirazione per un poeta che di me, non ha mai capito nulla."
"Tua sorella invece cosa è stata?"
"Lei è stata una cosa sola. E dal fronte occidentale, non è tornata."
"Voi due non avevate nemmeno lo stesso sangue, non è vero?"
"E allora? Questo ci impediva forse di essere sorelle?"
 
 
 
 
La rosa non ha parlato nemmeno oggi eppure l'ho sentita lo stesso.
Anche stamattina piove e anche stamattina la rosa non credeva ce l'avrei fatta a raggiungerla. Stavolta però non ho dimenticato le scarpe.
Sono tornata dal fronte da nemmeno tre mesi eppure mi sembra sia passata una vita intera.
Guardo la rosa temeraria e la pioggia mi tamburella sulle spalle con le sue dite fredde ma gentili. Ecco, ho dimenticato l'ombrello.
Guardo il cielo grigio e penso che scriverò una lettera al mio poeta, no, non a quello che di me non ha capito nulla, ad un altro, i cui occhi sono il mare.
Scriverò una lettera ed inizierò così:
 
 
 
"Sono tornata dal fronte occidentale, amore mio, e va tutto bene perchè nessuno bombarda più e la guerra è finita. Molti dei cadaveri che ho lasciato nel fango erano le mie vecchie carcasse ma non preoccuparti. La vera me è qui e ti sta scrivendo una lettera."
 
 
 
Piove.
Guardo il cielo.
Sorrido.
 
 

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Capitolo 3
*** La lettera che non so scrivere (non c'è nessuno in casa) ***


La lettera che non so scrivere
(non c'è nessuno in casa)
 
 

Sono tornata dal fronte occidentale, amore mio, e va tutto bene perchè nessuno bombarda più e la guerra è finita. Molti dei cadaveri che ho lasciato nel fango erano le mie vecchie carcasse ma non preoccuparti. La vera me è qui e ti sta scrivendo una lettera.
Come ben sai, scrivere lettere non è mai stato il mio forte, come non lo è mai stato parlare di cose serie o fare discorsi particolarmente articolati senza buttarci dentro qualche "porca troia" random.
Da quando sono tornata ti ho scritto molte cose: lettere, stronzate e poesie varie ma ne ho perse la metà. Forse però, non è poi così importante visto che tra noi due, il poeta sei tu.
Sono giorni che piove e le mie ossa sono fredde, mi fanno male le ginocchia e alcune volte mi tremano le mani. La mia anima però sta bene, è molto più forte di prima: il freddo le fa bene. Alcune volte penso alla mia anima come a della gramigna: tagliala quante volte vuoi, ricrescerà comunque.
C'è stata una guerra, è vero e le cicatrici me le porterò dietro per sempre, si affievoliranno ma saranno sempre lì. In qualsiasi caso, bisogna ricominciare, me lo hai insegnato tu. La mia anima lo ha capito ancora prima di me.
Vorrei raccontarti tutto del fronte occidentale e di come ci sono finita a combattere ma forse è ancora troppo presto e non saresti pronto.
Ma sto forse perdendo il filo del discorso? E perchè mai? Questa lettera aveva per caso un filo logico? Non mi risulta, poeta.
Visto che non è ancora ora di parlarti della guerra, ho deciso che ti racconterò della rosa infatti ora
 
 
 
"Rosa, come sto andando?"
"Male, non sai scrivere lettere."
"Allora sto andando proprio bene."
 
 
 
infatti ora mi sta studiando dall'alto del suo ramo e legge ogni parola che scrivo.
Non so esattamente cosa (o chi) sia la rosa, è apparsa e basta. La pioggia continua a accarezzarle i petali e lei non si piega nemmeno di un millimetro.
Ah, oggi, per venire a scrivere qui fuori, ho messo le scarpe e mi sono ricordata dell'ombrello; un gran progresso per la mia mente ancora un po' provata.
Ma dicevamo: la rosa.
Dire che sia bella è un eufemismo. Non ho mai visto qualcosa di così perfetto e puro: ha trentacinque petali e uno stelo drittissimo. Ha solo sette spine.
Ammiro il coraggio della rosa. A nascere con questo tempo ci vuole fegato. Molto fegato a pensarci bene.
Credo che questa rosa sia qui per me anche se so che può sembrare impossibile. Mi piacerebbe che me l'avesse mandata qui mia sorella ma non so se lei può ancora fare qualcosa, nella situazione in cui si trova. Penso sia difficile fare cose, chiusi in una cassa, sotto due metri e mezzo di terra.
Ecco, mia sorella.
Poeta, che pensi di mia sorella?
Sto divagando di nuovo. E' difficile scrivere lettere senza finire a parlare sempre del passato, soprattutto se è così relativamente vicino. Mia sorella ti stimava molto e una volta ha detto: "Se tornerai, diglielo al poeta, che lo ammiro." e io le ho detto: "Torneremo e glielo dirai tu stessa." e lei ha detto: "Io aspetto solo la prossima granata. Verrà per me." e io ho gridato che non doveva dirlo più. E lei non lo ha più detto e.. io non volevo parlarti del fronte, non sei ancora pronto per parlare del fronte, io volevo parlarti della rosa. Che è bella, e ha trentacinque petali e sette spine. Che mi parla senza dire nulla.
Che cos'è la rosa? Chi è la rosa?
Tu cosa ne pensi, poeta?
 
 
La rosa mi guarda male, ha smesso di parlare. Non le piace essere studiata e forse non le piace essere finita nella mia lettera senza senso.
La pioggia bussa sul mio ombrello.
"Vai via" le dico, "Non c'è nessuno in casa."
La pioggia insiste.
 
 
"Alla fine ho scritto la mia lettera."
"Ho visto."
"Cosa sei rosa?"
"Tutto quello che tu vorrai."
 
 
La pioggia è ancora qui e bussa più forte.
"Vai via" le dico di nuovo,  "Ho detto che non c'è nessuno in casa."
La pioggia smette ma solo perchè ho chiuso l'ombrello.
Mi si scioglie il trucco e mi cola in lacrime nere sulle guance pallide. Prenderò il raffreddore, lo so. Guardo la rosa e la rosa sta dritta in piedi davanti a me.
La rosa sorride,
E sorrido anche io, nel mio solito sorriso ebete.
 
 
Tu cosa ne pensi?

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Capitolo 4
*** Ubriache (mia sorella, Prostituta, Ispirazione io e Figlia Cattiva contro il nemico) ***


Ubriache
(mia sorella, Prostituta, Ispirazione, io e Figlia Cattiva contro il nemico)
 
 
 
Stamattina alla rosa manca un petalo: deve esserle caduto per terra stanotte. Lei però non sembra accorgersene e comunque, è bellissima lo stesso.
Stamattina non piove, stranamente, forse c'è stata una tregua anche lassù nel cielo grigio.
 
 
 
"Raccontami della guerra." mi dice.
"Non so se posso."
"Puoi, lo so."
"Ma non ti racconterò tutto subito."
"Come vuoi tu."
 
 
 
E così le racconto di come tutto ebbe inizio.
 
Era febbraio, metà febbraio per la precisione e io e mia sorella, ubriache, decidemmo di arruolarci contro il nemico. Partimmo la mattina dopo, infreddolite e con i postumi della sbornia: io avevo mal di testa e a lei veniva da vomitare. Con me c'erano anche Figlia Cattiva, Ispirazione e Prostituta.
Quando tutte e cinque arrivammo al fronte occidentale non immaginavamo neanche lontanamente che cosa ci avrebbe aspettato. Ci consegnarono le armi e Prostituta mi passò il mio fucile e il mio coltello a serramanico. Ricordo che il fucile mi diede l'impressione di pesare più di me.
Mia sorella disse: "Come lo uso questo coso?"
Figlia Cattiva la guardò, prese il suo fucile, caricò e sparò un colpo in aria.
Fu così che imparammo a sparare.
Intorno  a me e mia sorella morivano a centinaia. Bombardavano quasi ogni giorno e le granate arrivavano a cadenza regolare. Di quelle che si erano arruolate con noi, la prima a morire fu Ispirazione. Si era trovata allo scoperto e faccia a faccia con il nemico, non aveva avuto il coraggio di sparare. Il nemico non gli aveva restituito il favore e l'aveva freddata immediatamente. Così Ispirazione era finita nel fango, a fare compagnia ai topi e ai sassi.
Ispirazione era molto ingenua; si era arruolata senza nemmeno portarsi dietro le scarpe.
"Sorella mia" dissi qualche tempo dopo, "Ma contro chi stiamo combattendo, di preciso? Oltre la linea di tiro vedo il luccichio dei mirini del nemico ma mai una volta ho visto le loro facce, dietro ai fucili."
Prostituta mi colpì alla testa con il dorso della mano. "Ma sei scema?" mi chiese acida, "Quelli ci sparano addosso e tu ti preoccupi di non riuscire a vedere le loro facce? Tanto meglio no?"
Mia sorella scosse la testa.
Pioveva, pioveva sempre, un po' come ora, e noi eravamo nel fango.
Pioveva sempre, sul fronte occidentale. Ci fu una tregua solo quando morì Figlia Cattiva. Il sole venne fuori e seccò il fango. Fu così per due giorni, poi basta. Poi piovve di nuovo, e non smise più.
Nessuno andava a raccogliere i cadaveri. Rimanevano nel fango e non si decomponevano nemmeno perchè faceva un sacco di freddo.
Passò un anno.
 
 
 
"Il resto, te lo racconto un altro giorno."
"Non mi resta molto tempo."
"Oggi non posso raccontarti oltre."
 
 
 
Sento il mio cuore pulsare troppo velocemente sotto la mia camicia. Quando fa così ho sempre paura che si stanchi e che smetta di battere.
Sono stata via molto tempo, un anno e mezzo, ma quando sono tornata, l'unica cambiata, ero io.
 
 
 
"Qual è il tuo vero nome" mi chiede ancora la rosa temeraria.
"Che importanza ha?"
"Forse nessuna."
 
 
Guardo il cielo, il sole mi bacia il viso.
Sono tornata.
Sono viva.

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Capitolo 5
*** I caccia bombardieri (ricorda che ho poco tempo) ***


I caccia bombardieri
(ricorda che ho poco tempo)
 
 
 
Si diceva che il nemico stava perdendo, che era stanco di lottare contro una manciata di sopravvissuti che non avevano intenzione di mollare. Ci voleva comunque un commando che strisciasse fino al fronte nemico e facesse saltare in aria almeno tre dei loro maledetti aerei caccia-bombardieri.
Rischiando il tutto per tutto, io, mia sorella e Prostituta partimmo.
Strisciammo nel fango per non so quanto tempo, con l'esplosivo sulla schiena coperto da dei teli di nylon in modo che non si bagnasse e con il fucile in avanti, in modo da essere pronte a qualsiasi evenienza. Prostituta aveva il suo coltello fra i denti. Non le serviva a nulla ma diceva che così si sentiva meglio.
"Andiamo a farli tutti fuori!" aveva detto prima di partire.
"Puoi scommetterci!" avevo ribattuto io e mia sorella aveva riso.
Arrivammo al fronte nemico dopo un tempo che mi parve infinito. Come al solito, vedevo i mirini dei fucili, le bocche perfettamente tonde dei cannoni e le code dei caccia ma non vedevo loro. Non vedevo i nemici.
"Allora",sussurrò mia sorella, "io vado a piazzare gli esplosivi. Questi bastardi staranno dormendo, così sicuri di loro come sono. Voi srotolate le micce e collegate tutto ai detonatori."
Io e Prostituta annuimmo.
Come sospettava mia sorella, a fare la guardia agli aerei, non c'era nessuno, non pensavano che qualcuno, dal fronte occidentale sarebbe mai riuscito ad arrivare vivo fino a lì.
Vedevo mia sorella posizionare gli esplosivi sulla pancia gravida dei caccia mentre collegavo una miccia a un detonatore.
Mia sorella mi guardò e fece "ok" con le dita della mano sinistra.
Corse verso di noi gridando "Adesso!"
Io e  Prostituta facemmo scattare le leve e tutto esplose. Sentimmo il calore bruciare i nostri visi.
Sul fronte nemico si scatenò il panico in pochi attimi. Sentivamo grida e rantoli di dolore e sorridevo all'idea di averne fatto fuori anche solo uno di loro.
"Via da qui!" gridò Prostituta brandendo il coltello.
Cominciammo a correre a rotta di collo verso il nostro fronte. Scivolammo nel fango più di una mezza dozzina di volte ma non ci fermammo. Si accorsero di noi e cominciarono a spararci contro. Sentivo il sibilo dei proiettili che mi passavano  a pochi centimetri dalla testa.
Prostituta fu colpita alla schiena e cadde a faccia in giù nel fango.
Feci per voltarmi e chinarmi su di lei ma mia sorella mi afferrò per un braccio e gridò: "Lasciala perdere!  Andiamo!  Andiamo via!"
Non guardai più Prostituta e corsi al fronte occidentale.
Noi non lo sapevamo ancora ma la guerra sarebbe cessata di lì a poco.
 
 
 
"Andò così, rosa temeraria."
"E poi?"
"Sei curiosa. Il poi te lo racconto un altra volta."
"Ricorda che ho poco tempo."
"Lo so. Hai perso altri petali stanotte."
 
 
 
E in effetti, la rosa temeraria, ha perso la metà dei suoi petali.
A mia sorella piacevano molto le rose.
Mi chiedo se piacciano anche al poeta. Forse dovrei scrivergli un'altra lettera. Sì, dovrei proprio. Una volta Prostituta si accese una sigaretta abbracciando il fucile e mi raccontò che una volta aveva amato un uomo che non l'aveva ricambiata così aveva deciso di usare il suo corpo per altri scopi.
Mi fece pena ma non glielo dissi. Mia sorella dormiva, quella sera, si era assopita contro la parete della trincea.
Penso a come sia andata tutta la faccenda della guerra e del fronte.
Dovrei proprio scrivere un'altra lettera.
Inizierò così:
 


"Ti piacciono le rose, poeta? Quella nel mio giardino sta perdendo i petali. E' nata con il freddo questa temeraria e forse lo splendido sole che è uscito non le fa bene. Ma tu come stai, poeta? Vuoi sapere cosa successe dopo la morte di Prostituta?"
 

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Capitolo 6
*** La seconda lettera che non so scrivere (torna qui, dannazione!) ***


La seconda lettera che non so scrivere
(torna qui, dannazione)
 
 
 
Ti piacciono le rose, poeta? Quella nel mio giardino sta perdendo i petali. E' nata con il freddo questa temeraria e forse lo splendido sole che è uscito non le fa bene. Ma tu come stai, poeta? Vuoi sapere cosa successe dopo la morte di Prostituta?
Anche se non lo vuoi sapere, te lo racconterò lo stesso forse perchè ne ho bisogno io. Dopo la morte di Prostituta tornammo al nostro fronte. Io piangevo, mia sorella no. Ho visto piangere mia sorella solo due o tre volte in tutta la sua vita mentre io non trattengo più nulla.
Mia sorella si addormentò con la testa sulle mie ginocchia e io restai sveglia tutta la notte. Non sapevo più per cosa stavo combattendo o contro chi.
Successe che la mattina dopo le granate arrivarono in anticipo. Il nemico era arrabbiato per via dei caccia distrutti. Ci alzammo dalle nostre postazioni e,  gridando, cominciammo a caricare i nostri cannoni ma questi ultimi si inceppavano continuamente e anche gli ultimi di noi si lasciavano andare alla furia del nemico.
"Io so cosa vogliono!" gridò mia sorella. "Cosa?!" gridai io di rimando.
"Che qualcuno si sacrifichi! Vogliono che qualcuno esca allo scoperto!"
Non capii subito che cosa mia sorella avesse intenzione di fare e continuai a sparare in direzione di questi nemici senza faccia.
Mia sorella si alzò, lasciò lì il fucile e cominciò a camminare nel fango. Alzai la testa e la vidi in tutta la sua bellezza: gli occhi scuri, i pantaloni un po' troppo stretti e la maglia con su scritto "wild", le braccia spalancate e il coltello che le usciva dalla cintura. Aveva il viso sporco di fango, come tutti.
"Che fai?!" gridai io, "Torna qui dannazione! TORNA QUI!"
Lei si voltò verso di me, sorrise. "E' l'unico modo. Poi finirà tutto. Dì al poeta che lo stimo molto." Si mise a correre e io mi alzai dalla mia postazione giusto in tempo per vedere una granata abbattersi a meno di tre metri da lei.
Gridai e mi
 
 
 
"Allora andò così."
"Sì rosa. Andò così. Vedo che continui a leggere ogni cosa."
"Sì. Non sai ancora scrivere lettere però."
"Imparerò."
"Forse."
 
 
 
Gridai e mi misi le mani sulle orecchie. Mia sorella camminò ancora per qualche metro, poi si inginocchiò. Corsi da lei e quasi non mi accorsi che nessuno stava più sparando.
Gridai, gridai e gridai.
Mia sorella era in ginocchio, io mi buttai su di lei e le cinsi le spalle. Aveva una mano sulla pancia e tra le dita le scorrevano quattro fiumi di sangue scuro.
Una scheggia.
Una scheggia di cinque centimetri circa dritta all'altezza dell'utero.
Fu questo che si portò via mia sorella.
Morì con me in fianco, mentre io la pregavo di tornare indietro. Ma lei lo aveva sempre saputo, sempre, che non sarebbe tornata.
Non so quanto tempo passò, poeta, so solo che le chiusi gli occhi e la appoggiai come meglio potevo nel fango. Non so quanto tempo passò ma mi alzai e mi accorsi che a parte me, non era sopravvissuto nessuno.
Uno dei cadaveri era di mia sorella ma il resto, il resto erano i miei.  Mi lanciai di corsa verso il fronte nemico, sperai che qualcuno sparasse ma nessuno sparò.
Arrivai fino ai loro cannoni. Dietro non c'era nessuno. E non c'era nessuno dietro alle mitragliatrici. E nessuno vicino ai caccia rimasti. Erano già scappati o forse, poeta, non c'era mai stato nessuno.
Tornai indietro, guardai i cadaveri.
Non toccai quello di Prostituta, ancora con la faccia nel fango, chiusi gli occhi a Ispirazione e notai un cadavere che pareva dormire a cui mancava un orecchio.
Svenni e l'ultima cosa che ricordo è un odore di salsedine e  il rumore di una sirena.
Poeta, ti piacciono le rose?  Sì? No? Non importa.
Ancora non so scriverle bene, le lettere. Perdonami.
 


"Non si chiude così una lettera."
"Rosa, già è stato difficile..."
"Mi sono caduti altri petali."
"Ho visto."
 


La rosa è stanca. Lo sento nel modo in cui mi parla senza dire nulla, nel modo in cui ha cominciato ad abbassare la testa. Forse le rimane davvero poco tempo.
Devo sbrigarmi o non saprà mai come la storia è finita.
Ma adesso sono stanca io, non mi reggo in piedi. Scrivere mi svuota.
Vado a chiudere questa lettera e vado a spedirla.
 
Non piove neanche oggi.
Sorrido.
Sono l'unica sopravvissuta. 

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Capitolo 7
*** Per terra, nel fango (sei al sicuro adesso) ***


Per terra, nel fango
(sei al sicuro adesso)
 
 
La rosa sta proprio male.
Le restano solo cinque petali. Devo finire di raccontarle tutto.
 
Dopo essere svenuta, mi svegliai in un letto con lenzuola candide. Ero in una stanza enorme, con finestre grandi e tende color lavanda. C'era odore di disinfettante e di qualcos'altro. Ma cosa? Non capivo.
In fondo alla sala c'era una porta scura che si aprì cigolando.
Entrò un'infermiera, o almeno pareva esserlo.
Ero così debole che nemmeno dissi "buongiorno" o una cavolata simile. Ricordavo la guerra. Ricordavo ogni cosa. Mi veniva da piangere ma mi trattenni.
"Ciao." disse l'infermiera, "Sei l'unica sopravvissuta."
"Lo...so." mi bruciavano le labbra.
"Ti abbiamo trovata per terra, nel fango, eri svenuta."
Solo allora notai che la donna non mi guardava mentre parlava. Non mi guardava perchè non poteva vedermi. Era cieca, i suoi occhi erano praticamente bianchi. Mi spaventai.
"Sei al sicuro adesso."
"Io..."
"Non avere paura."
"Mi chiamo..."
"Lo so. Io vi conosco tutti." l'infermiera sorrise, "Devi fare una flebo, torno subito." come era entrata, uscì.
Mi stropicciai gli occhi. Mi sentivo intorpidita e stanca. Alla mia sinistra c'era un comodino e sul comodino c'era un pacchetto di sigarette e un accendino.  Ne presi una e la accesi. La prima boccata mi fece tossire, la seconda mi rischiarò di un poco le idee. Mi misi una mano tra i capelli. Qualcuno me li aveva tagliati. Erano lunghi quasi fino al seno una volta, ora toccavano appena le spalle.
L'infermiera tornò. "Non fumare." mi disse calma, "Fa male alla tua bella voce."
"Come..."
"Io so tutto... adesso dammi il braccio sinistro."
Allungai il braccio e mi chiesi come avrebbe fatto quella strana donna a farmi una flebo se non ci vedeva. La donna tastò il mio braccio, con il pollice della mano sinistra trovò la vena e ci infilò l'ago.
"Ahi!" esclamai.
"Lo so, tesoro. All'inizio fa sempre male."
"Cos'è?"
"Cosa?
"Che c'è nella..."
"Nulla che ti possa danneggiare. Ah, ti ho tagliato i capelli. Erano rovinati." sorrise ancora, poi se ne andò.
 


"Racconta ancora."
"Ti vedo stanca, rosa temeraria."
"Ti prego, finisci il tuo racconto."
"Va bene."
 


Passarono due giorni. Poi l'infermiera mi permise di uscire.
Fuori da quella stanza c'era un immenso giardino, era bellissimo. Ricordo che ci camminavo scalza. E capii che cos'era l'altro odore che sentivo: salsedine.
"Siamo vicini al mare?" chiesi all'infermiera.
"Sì, puoi andarlo a vedere se vuoi." mi indicò un punto oltre un cespuglio di gelsomino. Mi incamminai e per poco non svenni davanti alla bellezza di quello che vidi. Dietro al gelsomino, iniziava una spiaggia bianca e poi c'era il mare. Il vento mi scompigliava i capelli e il mare ruggiva. 
Mi veniva da piangere. Era tutto meraviglioso, puro. L'infermiera cieca mi raggiunse.
"Abbiamo sepolto tua sorella."
"Quando?"
"Tre giorni fa."
Mi accasciai per terra, guardai il mare e piansi.
"Presto potrai tornare a casa." mi disse ancora la donna.
"Come?" chiesi.
"Verranno a prenderti e sarai a casa."
"Chi?"
"Il mare."
Non capii.
Tornai a casa da sola, in effetti. Nessuno venne a prendermi. Quando tornai però, nessuno pareva essersi accorto della mia assenza. Eppure ero stata via quasi un anno e mezzo. Passò del tempo, poi incontrai il poeta. E poi basta. Fine.
 
 
 
"Fine?"
"Fine."
"E con il poeta poi come è andata?"
"Bene, rosa temeraria."
"Sto morendo."
"Lo so e mi dispiace. Posso ancora fare qualcosa per te?"
"Ricordami."
 
 
 
Ed è così che alla rosa cade anche l'ultimo petalo.
La rosa temeraria, ha sfidato la pioggia e il freddo e d è nata. La rosa temeraria è andata, persa nel vento.
Una lacrima sul mio viso, scende lungo la mia guancia e cade sulla punta della mia scarpa destra.
 

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Capitolo 8
*** Rumore di passi (il mare) ***


Rumore di passi
(il mare)
 
 
 
Rumore di passi.
Mi volto.
 
"Poeta, che fai qui?"
Il poeta sorride.
"Ho letto le tue lettere."
"Non so scrivere lettere."
"Imparerai."
Il poeta sorride.
"Sono tornata. Sono viva."
"Lo vedo."
Mi accarezza una guancia.
"La rosa è morta, poeta."
Il poeta non mi risponde, alza le spalle e sospira.
"Forse doveva andare così."
Annuisco. Gli metto una mano sulla spalla. "Poeta, volevo dirti che..."
"Lo so. Anche io."
Sorrido.
"Andiamo a casa." Gli dico, "Qui fuori fa freddo e io sono uscita senza nulla di un po' pesante addosso."
"Sei sbadata. E forse un po' pazza."
Rido.
 
La rosa è morta, è morta mia sorella, sono morte molte parti di me e sono morti i miei capelli lunghi.  Ma adesso sono sicura di una cosa: nulla è veramente andato perduto. Io ho trovato la vera me, la rosa ha trovato il coraggio di nascere e mia sorella, be', mia sorella ha trovato l'eternità degli eroi.
 
"Poeta,  non c'era nessuno dietro ai cannoni, dietro alle mitragliatrici. Cosa credi voglia dire?"
"Lo sai già."
Sorrido ancora.
 
 
 
 
"Verranno a prenderti e sarai a casa."
"Chi?"
"Il mare."
 
 
 
"Poeta, lo sapevi che i tuoi occhi hanno lo stesso colore del mare?"
 
 
 
 
 
 
 
 
---FINE---

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