The power of magic

di _windowsgirls
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Happy Birthday! ***
Capitolo 2: *** Powers. ***
Capitolo 3: *** Welcome. ***
Capitolo 4: *** Disneyworld. ***
Capitolo 5: *** Hospital. ***
Capitolo 6: *** Danger on the road. ***
Capitolo 7: *** To the book shop. ***
Capitolo 8: *** The black man. ***
Capitolo 9: *** The storm. ***
Capitolo 10: *** Changes. ***
Capitolo 11: *** Luna Park. ***
Capitolo 12: *** Going away. ***
Capitolo 13: *** Message in the mind. ***
Capitolo 14: *** Botrux. ***
Capitolo 15: *** Incident. ***
Capitolo 16: *** Only appearance? ***
Capitolo 17: *** Goodbye. ***
Capitolo 18: *** The end. ***



Capitolo 1
*** Happy Birthday! ***


 

Happy birthday!

 


Quella mattina il cielo era più scuro del normale, le nuvole pesanti e cariche di pioggia  venivano mosse dal vento pungente che soffiava su Londra da almeno un mese, senza dare segni di cedimento. Sophie era stretta nel suo cappotto, con la sciarpa ben avvolta al collo e le cuffie di lana che le ricoprivano le orecchie, il naso e gli zigomi arrossati dal freddo e gli occhi resi lucidi dal vento che le soffiava contro. I corti capelli marroni le svolazzavano intorno, ricoprendosi di nodi, nonostante mezz'ora prima avesse cercato di districarli con il pettine. Prima aveva dei lunghi capelli ricci che le ricadevano sulla schiena, ma dopo il trasferimento di circa 6 mesi fa aveva deciso di tagliarli, cambiare, andare incontro ad una nuova vita. I suoi genitori avevano divorziato tempo prima e da circa tre anni la madre si era fidanzata con Mark, un impiegato che lavorava dalla mattina al pomeriggio. Era collega della madre e, dopo alcuni anni dal divorzio, si erano conosciuti e avevano incominciato a frequentarsi. Sei mesi fa si erano sposati, la cerimonia fu grandiosa ed elegante, poi la sera stessa partirono per Londra, lasciandosi Manchester alle spalle. Lui era stato trasferito lì, e la madre, volendo dare una svolta alla sua vita, aveva deciso di seguirlo con i suoi due bambini: Sophie, che avrebbe frequentato il terzo anno del liceo, e Simon che avrebbe frequentato la prima media. Sophie era il ritratto del padre e glielo ricordavano tutti. Stessi capelli mossi e scuri, semplici occhi marroni e un neo sulla guancia che era un pò il suo marchio di fabbrica. Simon invece era uguale alla madre, capelli scuri e occhi verdi.
I due ragazzi erano stati molto felici di andarsene, perchè non volevano rimanere nella stessa città che li ricordava troppo il loro padre, lo stesso uomo che un giorno li aveva letteralmente abbandonati per strada.
Sophie aveva appena accompagnato suo fratello a scuola e stava percorrendo il tragitto che la separava dalla propria. Le brecciolina calpestata faceva sì che sembrava stesse passando una macchina ad ogni passo, e il fruscio degli alberi lo ricopriva. Abitava in una zona tranquilla di Londra e, fortunatamente, molti dei suoi compagni di classe abitavano nei dintorni. Svoltò a destra, aggiustandosi la cinghia dello zaino sulla spalla, e la campanella della scuola rimbombò dalla fine della strada. Alzò il passo, stringendosi maggiormente nel cappotto, mentre molti ragazzi le sfrecciavano accanto per paura di arrivare in ritardo in classe.
« Ehilà. »
Sabrina le si strinse intorno al braccio, accostandosi a Sophie come se fosse una stufa accesa e irradiasse calore. « Buon compleanno! » la sua voce venne sovrastata da una raffica di vento che le colpì in pieno, facendole mancare il respiro.
Si inchinarono un poco, abbassando la testa per evitare che il vento le colpisse nuovamente in faccia, solo che vennero prese in pieno dalla pioggia che in quel momento aveva incominciato a scendere copiosamente dalle nuvole nere che si erano ammassate le une sulle altre. A Londra il tempo era quasi sempre così, però quel giorno era più scuro del solito. « Grazie mille! »  
Ancora strette per il braccio, incominciarono a correre per ricoprire i pochi metri rimasti che le separavano dall'ingresso, mentre tutti gli altri studenti si accalcavano per entrare quanto prima nell'istituto e ripararsi dal freddo di Novembre.
Sophie e Sabrina si unirono alla folla, spingendosi in avanti e urtando contro spalle ora possenti, ora fragilissime, fin quando non varcarano la porta e furono dentro.
Sophie si tolse le cuffie e si scosse i capelli, mentre Sabrina si toglieva lo zaino e lo lasciava cadere pesantemente a terra. « Che schifo di tempo. »
« Niente di diverso dal solito. »
I bidelli avevano accesso il riscaldamento, per cui in quattro e quattr'otto si tolsero anche i giacconi e le sciarpe, se le avvolsero intorno al braccio e avanzarono verso la classe. La porta era chiusa e la professoressa Smith era sempre in ritardo di mezz'ora.
« Apri tu la porta, io ti seguo. » Sabrina si posizionò dietro di lei e cercò di nascondere un sorriso che le si apriva su quel viso pallido che ospitava un paio di occhi scuri che in quel momento trasudavano emozione.
Sophie le lanciò un'occhiata stranita, per poi scuotere la testa e abbassare la maniglia. Ciò che si ritrovò davanti era davvero strano. Uno striscione partiva da un lato della stanza e arrivava fino al muro opposto, appeso alla parete di fondo, e riportava la scritta 'TANTI AUGURI SCRICCIOLO, + 17'. Tutti i suoi compagni proruppero in tantissimi auguri mentre lei si avvicinava allo striscione, con una mano alla bocca per smorzare l'emozione.
« Grazie tante a tutti, davvero..Non me lo sarei mai immaginata. »
Sabrina le si lanciò sulla schiena, attaccandosi come i Koala mentre Sophie riceveva baci sulle guance dalle amiche, pacche amichevoli dai ragazzi.
« Come ci si sente ad avere diciassette anni? »
Sabrina era italiana ma si era trasferita a Londra quando aveva sei anni. Nonostante sapesse parlare inglese benissimo, l'accento italiano non riusciva comunque ad abbandonarla. Tutti a volte la prendevano in giro per questo, ma lei imperterrita si difendeva con il solito : io sono originale e mi distinguo dalla massa.
« Allo stesso modo di ieri sera, quando avevo sedici anni per l'ultima volta. »
Si staccò dalla sua schiena e Sophie finalmente riuscì a raggiungere il suo banco, accomodandosi e mettendo i libri al loro posto.
Quando mise le mani sotto al banco, tocco una busta. La tirò fuori e l'appoggiò sul banco. « E questo? »
« Oh, già. Questo è un pensierino da parte mia e di Fancy. » Sabrina si sedette sul banco accanto al suo e si passò una mano tra i lunghi capelli biondi che le ricadevano su un unica spalla.
« Ma non ce n'era bisogno, non ho chiesto nulla. »
« Zitta e scartalo. A tutti piacciono i regali, e non dire che non serviva perchè sono abbastanza sicura che se non ti avessi preso niente, ci saresti rimasta male. Quindi.. » unì le mani in preghiera davanti a lei e incominciò a sfregarle tra loro, come si fa quando si cerca di riscaldarle. « ..aprilo! »
Sophie mandò gli occhi al cielo e, scuotendo la testa, tirò fuori dalla busta un pacco rettangolare incartato. « Se la forma non mi tradisce.. »
 
« Zitta! »  si lanciò a terra e si buttò su di lei, tappandole la bocca. « Le considerazioni dopo l'apertura. »
Fancy intanto si stava avvicinando a Sophie per assistere alla scena, lo zaino su una spalla, i capelli rossi raccolti in una coda alta che le lasciava il volto pieno di lentiggini scoperto.
« Okay, okay. » alzò una mano per placare l'amica e, bocca chiusa, incominciò a scartare.
Ovviamente le sue considerazioni erano vere: si trattava di un libro ed era intitolato 'The Power Of Magic.'
« Il potere della magia? »
« Mi sono ricordata di quando l'avevi adocchiato in libreria la settimana scorsa e l'ho preso quel giorno stesso. » Sabrina le fece l'occhiolino, mentre si torturava l'unghia del pollice. « Spero ti piaccia. »
« Certamente. Se l'avevo già visto io, hai fatto benissimo. Grazie davvero. » si girò verso Fancy che ora stringeva tra le mani una piccola scatolina. « C'è anche questo, Sophie.  »
Sabrina sorrise radiosa, « Sapevamo che un regalo non bastasse, per cui eccotene un altro. »
« Ragazze.. »
Fancy alzò un dito e se lo portò davanti alla faccina. « Non ricominciare. Comunque, penso dovrebbe starti bene. Se non dovesse piacerti, puoi sempre cambiarlo. »
« Tanto non lo farò. »  Sophie prese tra le mani il pacchetto di tessuto blu che l'amica le stava porgendo e lo sollevò, girandoselo tra le dita per trovare un gancetto con cui aprirlo.
« Appena l'abbiamo visto, abbiamo pensato a te e lo reputiamo..speciale direi. » Fancy prese posto al banco dietro Sophie, appoggiandovi sopra lo zaino aperto, mentre l'altra solleva una piccola sporgenza e apriva l'astuccio piccolo e delicato.
All'interno era sistemata con cura una collana di argento, una catenina che racchiudeva un ciondolo bellissimo. C'era un perla che era circondata in cerchi concetrici di fili oro e argento. « Ragazze, è bellissima. »
Tutte e due si strinsero nelle spalle mentre la prof entrava in classe chiudendosi la porta alle spalle. Diede uno sguardo rapido allo striscione e, dati gli auguri a Sophie, trasse dalla sua borsa l'occorrente per la lezione.
« Ora, i festeggiamenti li rimandiamo alla ricreazione. Pensiamo a studiare, adesso. »
Tutti presero il quaderno di inglese dalla cartella, tutti tranne Sophie che rimase tutto il tempo ad osservare quella collana così semplice ma al contempo così speciale, proprio come avevano detto le sue amiche.


La mattina trascorse in fretta, anche se il tempo non era cambiato per niente. Anzi, sembrava addirittura peggiorare minuto dopo minuto.
Dopo il trillo dell'ultima campanella, tutti gli studenti si riversarano fuori dall'istituto, mentre Sophie camminava più lentamente cercando di prendere l'ombrello dallo zaino. Mentre frugava tra i libri di testo, sfiorò con le dita il libro che le avevano regalato, con la copertina rigida e i caratteri del titolo sopraelevati e bordati di azzurro ghiaccio. Inizierò a leggerlo dopo pranzo o appena arrivo a casa, pensò, e finalmente trasse fuori dallo zaino l'ombrello.
« Ehi, Sophie, allora ci vediamo più tardi a casa tua? »
Sabrina e Fancy le passarano velocemente accanto, entrambe sotto un unico ombrello. Avrebbe passato la serata in loro compagnia, una pizza e un film romantico. Il genere di cose che le ragazze facevano il venerdì sera, ma per lei il compleanno non era chissà quale evento, per cui le andava bene così. Sua madre e Mark sarebbero stati ad una cena di lavoro, mentre Simon sarebbe rimasto in casa, chiuso nella sua stanza e immerso nell' Xbox. Non avrebbe dato segni di vita. « Certamente. »
« Allora a più tardi! » e insieme si buttarono sotto la pioggia.
Sophie invece non aveva alcuna fretta per cui aspettò che tutti i ragazzi si dileguassero per non trovare problemi di traffico in mezzo alla strada. Si sa com'è, tutti i genitori che si ammazzano per recuperare i figli da scuola, facendoli bagnare anche di più nella foga di farli entrare in macchina. Un piede dietro l'altro, Sophie percorreva il tragitto al contrario pensando al film che avrebbe potuto far vedere la sera alle amiche. In men che non si dica, si ritrovò davanti la porta d'ingresso della sua casa e suonò. Giselle, sua madre, quando le andò ad aprire, aveva tutta la faccia sporca di farina e il grembiule legato in vita, con la scritta 'ALLA MAMMA PIU' BELLA.'
« Bentornata, neodiciassettenne. Tutto bene a scuola? »
Sophie chiuse l'ombrello e lo infilò nel porta-ombrelli nell'ingresso e appese il cappotto sul termosifone per farlo asciugare. « Benissimo, direi. »
Lasciò lo zaino per terra e tirò fuori il libro e la collana. « Sabrina e Fancy mi hanno regalato questi due. »
« Che ragazze gentili. Sono contenta che tu ti trovi bene con loro. »
« Anche io. »
Richiuse il confanetto della collana e se lo strinse in mano, « Vado in camera mia. »
« Okay, ti chiamo quando è pronto. A proposito, ho preparato i biscotti al cioccolato! »
Mentre Sophie saliva le scale che portavano in camera sua, si volse per alzare il pollice a sua madre, salì gli ultimi gradini immergendosi nel corridoio buio dell'ala ‘notte’ della casa.
La sua stanza era l'ultima del corridoio, sulla destra, ed era chiusa.
Abbassò velocemente la maniglia e si ritrovò Mark e Simon sul suo letto, in piedi e con due pacchi in testa. « Buon compleanno! »
Con un sorriso che le andava da un orecchio all'altro, si lanciò su di loro che caddero rovinosamente sul suo piumone pulito. « Voi siete due scemi. »
« Tieni, sorella. »
« Spero ti piacciano. » Mark aveva la stessa età di sua madre, i capelli neri che aveva tagliato da poco e dei profondi occhi azzurri che si nascondevano dietro delle lenti spessissime.
« Ovviamente. »
Le regalarono un pigiama di plaid e una borsa della Guess, poi la lasciarono sola nella stanza.
Sophie lasciò il libro sulla scrivania e vi appoggiò sopra la collana che aveva fatto uscire dallo scatolino, poi indossò il pigiama che le avevano appena regalato, un caldo piacere in una giornata fredda come quella.
Dopodichè, si sedette alla scrivania e si mise la collana collo. Era fredda al tatto e la perla si fermava al centro tra le due clavicole sporgenti. La misura era giusta e le stava molto bene addosso. Ora a noi due, caro libro, pensò e aprì la prima pagina.
Si accese la lampadina e mise gli occhiali che portava solo quando guardava la tv o doveva leggere. Stava per leggere la prima parola, quando un tuono squarciò il cielo e fece rimbombare tutta casa. Le macchine parcheggiate nel vialetto incominciarono a far suonare gli allarmi, il cielo continuava a lampeggiare e illuminava la città come se qualcuno avesse acceso la luce.
Sophie si alzò e andò ad abbassare la serranda, mentre scattava la corrente per tutta casa.
Dalla stanza affianco sentiva Simon urlare cose come 'oddio, moriremo tutti' oppure 'la fine è vicina'.
La madre dal piano più in basso urlava perchè il forno si era spento e i biscotti si erano bruciati mentre Mark inveiva contro la televisione che si era bruciata.
Chi avrebbe mai detto che uno stupido temporale avrebbe dato tutti questi problemi. Tirò fuori dalla tasca del jeans appeso sulla spalliera della sedia il cellulare, e vide che le erano arrivati un bel pò di messaggi, tutti da parte della stessa persona.

Sophie, hai visto che tuono? Mamma mia.
Sophie? Ci sei?
Oddio, il tuono ti ha ucciso?
Dammi segni di vita, per favoreee
SOPHIE, ORA MI INCAZZO.

Sabrì, tutto a posto. Qui in casa c'è l'inferno.
E' saltato di tutto, e mia madre urla come una matta.
Ci aggiorniamo più tardi.
P.s Idee per il film di stasera?


La risposta non tardò ad arrivare.

Secondo me, gli alieni hanno deciso di invadere il nostro pianeta.
Comunque, ci vediamo 'Il lato positivo'? Il fim di Jennifer Lawrence e Bradley Cooper?


Stava digitando la risposta quando sentì i picchiettii della pioggia farsi più fitti contro il vetro della finestra, sempre più veloci come se avessero azionato un pompa che spruzzasse acqua solo sulla sua finestra. Girò lo sguardo e intravide tra le fessure della persiana verde un lampo che aveva reso tutta la strada bianca, prima che un tuono persino più forte del primo scuotesse l'abitazione.
Sentì sua madre urlare per la frustrazione, Simon gridare come se stesse per essere strangolato e Mark buttare il telecomando per terra. Sophie lasciò cadere il cellulare sulla scrivania che cadde sul libro ancora aperto e si tappò le orecchie.
I temporali non le avevano mai fatto veramente paura, ma le mettevano troppa ansia addosso. Soprattuto quando tuoni così violenti imperversavano sulla città.
Si tolse gli occhiali solo per un attimo, passandosi una mano sopra gli occhi che le bruciavano, poi riaccese la luce della scrivania e si mise a leggere la trama del libro.

'Un gruppo di ragazzi, in una calda sera d'estate, scoprono intorno ad un falò sulla spiaggia deserta di essere particolari: hanno ciascuno un dono che li contraddistingue dagli altri. Clary, Isabelle, Harry, Liam e tanti altri dovranno affrontare delle prove, salvare delle vite, rendersi utili per la gente che li circonda… dovranno rimanere uniti e collaborare gli uni e gli altri per salvare il mondo dalle minacce incombenti. Riusciranno alla fine a scoprire il vero potere della magia?'

A Sophie erano sempre piaciuti i libri fantasy o che trattassero un tema sovrannaturale, tanto che la sua libreria era stracolma di libri di questo genere, più che altro saghe. Si aggiustò meglio gli occhiali sul naso che erano scivolati e incominciò a leggere, ma venne subito scossa da un altro tuono potente. Si portò le mani alle orecchie e poi iniziò a massaggiarsi le tempie. Le faceva male la testa e la casa era stranamente silenziosa. Riprese in mano il cellulare in quanto si era dimenticata di scrivere la risposta a Sabrina, però le lettere incominciarono a ballarle sotto agli occhi. Sbattè più volte le palpebre ma le lettere continuavano a girarle per la visuale; distolse lo sguardo e diede una rapida occhiata alla sua camera. Era tutto in ordine tranne il letto sfatto per i salti di Mark e Simon, però tutto era al suo posto. I ticchettii contro la finestra ripresero più forti di prima e anche la sua testa incominciò a martellare. Serrò forte gli occhi e incominciò ad avere le vertigini. Cosa mi sta succedendo?, pensò,  ma non fece in tempo ad alzarsi per andare da sua madre e magari per prendersi qualcosa che un dolore acuto la colpì nel centro esatto della fronte e, per lo spavento, sbattè la testa contro la scrivania. Cadde con la testa sul libro aperto, gli occhiali storti e la mente che aveva preso a girare sempre più velocemente, finchè non chiuse gli occhi.





Spazio autrice
Ciao a tutti, sono Elisa e questa è la prima long che scrivo (ma non è la prima volta che sono su efp, c:) e mi farebbe tanto piacere se voi le daste un'occhiata. E' solo il prologo, ma spero si possa già capire qualcosa della storia. A me piace particolarmente la trama, e mi piacerebbe tanto che voi lasciaste un commento per vedere se posso continuare, o cestinare direttamente, ahahahahah. Come si vede nel banner, il prestavolto di Sophie è la bellissima Shailene Woodley, e per questa meravigliosa opera d'arte, vorrei ringraziare Elisewinn. Sei stata fantastica!
Vi avviso che le cose incominceranno a movimentarsi a partire dal prossimo capitolo che non tarderà ad arrivare, quiiiiindi, fate attenzione.
Alla prossima, spero. 
Eli. 

 

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Capitolo 2
*** Powers. ***





POWERS.


 
 
 
Quando Sophie riaprì piano gli occhi, facendo tremolare le palpebre, si sentì piombare addosso una stanchezza incredibile, come se tutto quello che non aveva provato durante il corso della giornata si stesse riversando sul suo corpo fragile e magro in un istante.
Appena fu ben sveglia, venne colpita da una fitta acuta allo stomaco, tanto da doversi mettere seduta e portare le mani alla bocca percossa da conati. Con un mano si mantenava la pancia, con l'altra la fronte imperlata di sudore. Fece passare le dita tra i corti capelli mandandoli tutti indietro, per poi appoggiarsi con entrambe le braccia sul materasso, per sostenersi in quel momento di spossatezza....un momento. Un materasso?
Era certa di essersi addormentata sulla scrivania della sua camera, con la lucetta accesa e con gli occhiali, intenta a iniziare a leggere il suo libro.
Alzò piano la testa e le venne un giramento. Quella non era per niente la sua stanza. Non c'erano tutte le fotografie dell'estate che la raffiguravano con le sue amiche appese sopra la testiera del letto, non c'era la sua amata scrivania attaccata alla parete, la sua libreria, niente che le appartesse.
Si alzò di scatto dal letto, camminando raso la parete nel caso avesse avuto un qualche cedimento. La stanza in cui si trovava era spoglia, con un'unica finestra sul fondo. La camera si estendeva in lunghezza, e c'era solo un letto matrimoniale con le coperte rosa a renderla femminile. Nell'angolo a destra era incastrato nella parete un armadio della stessa tinta della carta da parati: azzurro.
Si avvicinò e lo aprì. Era in mogano e sembrava che nessuno lo avesse aperto per parecchio tempo. Proprio per questo si pensava che dovesse essere ricolmo di polvere, strati su strati, ma l'interno era organizzato benissimo e c'erano molti vestiti: jeans, giacche, t-shirt dai vari colori, e tutto sembrava della sua taglia.
Ma che sta succedendo, pensò, ancora con una fitta allo stomaco, come se qualcosa non andasse.
Abbassò lo sguardo su di se e orripilò. Non indossava più la sua camicia gialla, e i suoi amatissimi jeans bianchi. Aveva addosso una camicia da notte che le lasciava scoperte le ginocchia.
« Ma cos'è 'sta storia? » urlò, e la sua voce riecheggiò per tutta la grandezza della camera. « Dov'è il mio telefono? »
Ritornò nei pressi del letto e iniziò a scuotere tutte le coperte, vedere sotto il materasso, da qualsiasi parte.
Niente, i suoi vestiti e il suo telefono erano scomparsi.
« Qualcuno mi sente? »
Andò verso la finestra e cercò di aprirla, ma era chiusa a chiave e, ovviamente, non aveva idea di dove fosse. Fantastico, pensò.
Guardò al di là del vetro per scoprire almeno dove fosse, se qualche palazzo le fosse familiare, per avere pure una minima possibilità di fuga, per poter tornare dalla sua famiglia. Era rinchiusa in quella stanza e non aveva idea di come ci fosse finita. Ricordava benissimo che era scoppiato un violento temporale, la testa le doleva tantissimo e poi...niente. Vuoto assoluto.
Ah sì, stava messaggiando con Sabrina.
Se solo avesse trovato quel maledetto oggetto, avrebbe potuto rintracciare qualcuno e farsi venire a prendere.
In preda allo sconforto e alla disperazione, si lasciò abbassare contro la parete, fino a sedersi per terra e stringersi le gambe al petto. Voglio tornare a casa, pensò. Non c'era neanche una porta. Era come imprigionata in un luogo che non aveva mai visto...anzi peggio, che non aveva mai pensato di raggiungere o in cui stare. Starò sicuramente sognando, si disse, cullandosi tra le sue stesse braccia.
Strinse forte gli occhi sperando che quell'incubo potesse finire presto. Non si sentiva alcun rumore, solo il suo cuore martellare nel petto e i respiri affannati e rapidi.
Non era un sogno, era troppo reale per poterlo essere e lei non riusciva, non poteva crederci. Seppellì la testa tra le braccia e scoppiò a piangere, i singhiozzi che le scuotevano il suo corpo esile e il respiro che le si accorciava, talvata spezzato da un conato. Non stava bene per niente, le sembrava di stare per morire, il corpo percosso da spasmi e da brividi. 'Voglio tornare a casa' erano le parole che si sussurrava, per darsi una speranza. Avrebbe tanto voluto che accadesse come nei film: la protagonista chiede aiuto, è sola e magicamente arriva qualcuno, il suo salvatore.
Ma quella era la realtà, si ripetè, e quelle cose non accadevano. Devi risvoltarti le maniche e darti da fare per salvarti da sola.
Non aveva neanche idea di che ora fosse, il sole era basso e si tingeva di una leggera tonalità di arancione. Il tramonto. Forse anche a casa sua stava tramontando, ma le nuvole cariche di pioggia non avrebbero mai permesso quella visuale.
Si asciugò rapidamente le lacrime e le guance bagnate, poi si alzò e andò verso l'armadio che aveva lasciato aperto. Si buttò al suo interno e prese quello che le sembrava più carino. Sì, era una situazione spiacevole, ma era pur sempre una ragazza. Indossò rapidamente dei pantaloncini e una maglietta bianca. Trovò anche delle converse nere nell'angolino, nascoste da una borsa. Sembrava proprio che in quella stanza ci avesse vissuto una ragazza con stile.
Con una mano si lisciò i capelli e si voltò, abbassando lo sguardo per darsi un'occhiata.
Intanto un sibilo si stava facendo largo dal muro apposto, e sollevò pianissimo lo sguardo, impietrita. La scena che le si presentava davanti era talmente surreale che non avrebbe mai potuto raccontarla. Il muro che le stava di fronte era come se si stesse sciogliendo, procurandosi delle increspature. Queste ultime poi si concentrarono in un unico punto e una linea incominciò a segnare il contorno ovale, entro il quale erano racchiuse tutte le onde, come se qualcuno avesse toccato con un dito la superficie piatta di un lago.
Una volta tracciata la circonferenza, l'ovale incominciò a staccarsi dal muro, avvicinandosi a lei e rendendosi più lucido. Il suo movimento era lento e inquietante, e la cosa si mise a volare per la stanza, andandole incontro.
La superficie si fece evidentemente più liscia, fin quando Sophie riuscì a vedersi, specchiata. Le onde erano scomparse, l'ovale si era fermato proprio davanti a lei ed era grande abbastanza da far riflettere la sua figura. Incredibile, uno specchio si era appena materializzato nella stanza.
In preda alla sorpresa e all'incredulità, si vide nel riflesso. In fin dei conti stava bene, ma il suo colorito era molto pallido, e la sua figura resa arancione dal sole che toccava la linea dell'orizzonte. Questo sì che è strano, pensò Sophie mentre si passava le dita tra i capelli resi chiari dai riflessi dei raggi.
Solo che il suo riflesso rimase poco su quella superficie, in quanto pochi secondi dopo il vetro si increspò nuovamente, come se fosse stato lanciato un sasso in mezzo all’acqua. Incominciarono a farsi dei ghirigori argentei tutt’intorno, ricoprendo tutto lo specchio. La figura di Sophie incominciò a mulinare, a contorcersi su se stessa, mentre lei di fronte rimase immobile davanti a quello spettacolo inquietante e surreale. La superficie vorticò ancora più velocemente fin quando non si ricoprì di grigio, i vortici che giravano in quello spazio scuro, mentre una forza invisibile tirava Sophie, la esortava ad avvicinarsi. Un’altra forza la spingeva dalla schiena e si ritrovò a mettere un piede dietro l’altro finchè non fu davanti a quello che fino ad un minuto prima era uno specchio.
Tese una mano verso quella distesa grigia ricoperta di vortici argentei che si riflettevano sul suo viso, mandandogli bagliori chiari. Con l’indice sfiorò un piccolo vortice che mulinava di fronte al suo naso, e procurò una piccola onda di movimento. Non aveva idea di che cosa potesse essere quella cosa, per cui spinse ancora di più il braccio in profondità. Quando lo tirò fuori, era completamente asciutto. Ora il sentimento prevalente nel suo cuore era la sospresa, l’incredulità. Sapeva che tutto ciò non sarebbe mai potuto accadere, ma era anche difficile pensare che ciò che stava vivendo fosse solo finzione.
Si diede una rapida occhiata alle spalle, per poi cedere alla pressante forza dietro di sè e venne assorbita da quello specchio vorticante.



Si sentì letteralmente sputata per terra, come se qualcuno l’avesse maciullata nella bocca e poi l’avesse gettata via. Si sentiva un nodo allo stomaco, come quando si è sulle montagne russe nel momento di una discesa e il cuore le batteva forte, lo sentiva nelle tempie e nel petto che si abbassava e rialzava velocemente a ritmo dei suoi respiri affannosi.
Si trovava stesa per terra, interamente ricoperta da un leggero strato di sabbia e il cielo si era scurito, rivelando le stelle luminose e la luna piena che si alzava piano verso il centro.
Sophie si mise in ginocchio e si spazzolò la sabbia di dosso, scrollandosi anche quella tra i capelli, resi più crespi e bagnati là dove toccavano la nuca umida di sudore. Soffiava una leggera brezza che si portava dietro il buon odore del mare, l’aria salmastra che aderì alla sua pelle, lanciandole addosso una sensazione di sporcizia. Era dietro un cespuglio, si avvicinò e lo scostò piano per vedere se ci fosse qualcuno e per non essere vista.
Non appena scostò qualche ramo, un ventata di aria fresca le arrivò addosso, facendole gelare la pelle bagnata dal sudore. Si passò una mano sul collo e con sua grande sorpresa vide che aveva ancora la collana addosso. Toccò la perla fresca contro il suo collo caldo, un ricordo delle sue amiche, della sua famiglia, poi scosse la testa. Non è un ricordo, pensò, questo è solo un sogno, e quando mi sveglierò festeggerò il mio compleanno.
« Dai, forza, andiamo di là ragazzi! » una voce da lontano si stava avvicinando e Sophie si accucciò meglio dietro il cespuglio, osservando la scena.
Un gruppo di circa dieci ragazzi stava andando verso il tratto di spiaggia che le si presentava sotto il naso, tutti con dei ceppi di legno tra le braccia e buste di marshmellow che fuoriuscivano dalle borse a tracolla.
Erano cinque ragazzi e cinque ragazze, e buttarono tutto a terra per poi sedersi in cerchio.
Uno di loro volse lo sguardo dal luogo da cui erano arrivati, « Non c’è un’anima. Dai, iniziamo. Abbiamo tanto di cui parlare questa sera. »
« Liam, perché invece di startene seduto a guardare, non mi dai una mano? Sai, un falò non si crea da solo. »
Il ragazzo che aveva parlato prima – Liam – aveva i capelli corti, un gilet aperto di Jeans e la maglietta a mezze maniche rosse. Si alzò sbuffando e aiutò l’altro ragazzo, alto con i capelli ricci, a mettere tutti i ceppi al centro del cerchio, accalcandoli uno sull’altro. Le ragazze si erano messe una accanto all’altra e aprivano le buste di marshmellow ridendo tra loro.
Sophie si sporse ancora di più per vedere meglio, poi il ragazzo riccio si girò verso un suo amico. « Zayn, dammi l’accendino. »
L’altro ragazzo aprì una tasca della sua giacca nera e glielo lanciò. Un altro si stava avvicinando ai ceppi e vi buttava al centro dei cubetti bianchi. La carbonella, pensò Sophie. Anche lei con Mark per riavvivare il fuoco del barbecue la lanciava, aizzando ancora di più le fiamme.
« Allontanatevi un po’» disse il riccio, mentre Liam si andava a sedere accanto ad una ragazza.
L’altro ragazzo che aveva lanciato la carbonella si era girato e si era seduto di spalle, e Sophie si sporse ancora di più per vedere come fosse. Il riccio intanto aveva acceso le fiamme che incominciarono a divorare i ceppi di legno e prese posto accanto al ragazzo che gli aveva dato l’accendino. Aspettarono che le fiamme si elevassero verso l’alto, prima che il riccio prendesse parola. Le ragazze si strinsero tra loro, visibilmente eccitate, gli occhi pieni di emozione.
« Non ci scopriranno, vero? » disse una ragazza con i capelli rossi che le ricadevano sulla schiena in dolci boccoli.
« No, c’è il coprifuoco…nessuno è più fuori, a quest’ora. Siamo soli. »
A parlare era stato un ragazzo biondo, che si sfregava le mani in un gesto abituale.« State tutti tranquilli. »
« Beh, in una serata di rivelazioni come questa, non potremmo esserlo. » Una ragazza dai capelli chiari si stava facendo la coda e lanciò un’occhiata eloquente al ragazzo biondo che intanto stava ammirando le fiamme.
« Bene. » Il ragazzo riccio allungò le mani verso il fuoco come se volesse riscaldersele, poi fece un sorriso a tutti i presenti. « Sono successe un po’ di cose, e non abbiamo avuto modo di parlarne. Questa sera, tutti qui riuniti, è la nostra possibilità. Tutti sappiamo di essere particolari, ma abbiamo paura a rivelare cosa sappiamo veramente di noi stessi. Abbiamo paura nel caso possano giudicarci male. » Si portò una mano sul cuore. « Ciò che diremo durante questo falò, giuro che non lo riferirò a nessuno. Siamo vincolati da questo segreto. Intesi? »
« Sì, non potremmo mettere a repentaglio la nostra reputazione rivelando i nostri segreti più intimi. »
Tutti annuirono, poi si portarono una mano sul cuore, « Benissimo. » il ragazzo riccio applaudì piano. « Allora, chi vuole iniziare? »
Nessuno si fece avanti per primo, e Sophie si accostò maggiormente al cespuglio per poter ascoltare meglio.
« Posso? » Un ragazzo dai capelli scuri si schiarì la voce, mentre il riccio gli fece segno di procedere.
« Allora, » si guardò intorno, per assicurarsi che nessuno a parte loro fosse nei paraggi. « Da qualche mese, incomincio ad avere costantemente mal di testa…vabbè, facciamola breve. Ho capito di poter leggere nella mente. » abbassò lo sguardo, per paura forse o per imbarazzo, poi lo spostò su tutti loro.
« In effetti, spesso ti soffermavi a guardarmi durante le lezioni mentre guardavo Jason! » una ragazza si alzò e gli diede uno schiaffo sulla nuca, « Sei un pervertito, Louis! »
« Vai, allora. Dicci il tuo segreto, Jasmine. »
La ragazza con i capelli rossi si aggiustò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, poi si mise in ginocchio. « Io posso costringerti a fare qualsiasi cosa solo guardandoti con questi occhi. » e se li indicò con un rapido gesto.
« Sì, certo. Come no. » il ragazzo biondo sbuffò, e la ragazza strizzò gli occhi, voltandosi nella sua direzione. « Non mi credi? »
« Certo che no! »
« Bene, Niall. » La ragazza aprì bene gli occhi, fissandolo intensamente. « Allora non ti dispiacerebbe farti un tuffo a mare, non è vero? »
Niall scosse la testa, « Negativo. » solo che il suo corpo si alzò come se avesse vita propria, incamminandosi verso la riva del mare. « Che cazzo stai facendo? Ferma, cretina! »
« Niall, è solo un tuffo. »
Tutti gli altri lo guardarono sbalorditi, anche Sophie da dietro il cespuglio. Vedeva il ragazzo biondo avvicinarsi con le gambe al mare, ma dimenarsi con le braccia in un gesto disperato.
Quando ebbe messo entrambi i piedi in acqua, si tuffò, smorzando le sue grida di diniego. Non appena la sua testa bagnata fece capolino sulla superficie, si allontanò nuotando, dirigendosi verso l’acqua alta. La ragazza con i capelli rossi –Jasmine- si pulì le mani, come se avesse appena finito di fare il suo lavoro, mentre vedeva Niall soddisfatta. Si andò a risedere accanto alla ragazza bruna, che intanto si cuoceva un marshmellow nel fuoco.
« Ehi ehi! Aspettate a complimentarvi con lei. »
Tutti, inclusa Sophie,  si voltarono verso Niall che ora era ad una certa distanza dalla spiaggia.
« E’ il momento che vi mostri il mio potere. »
Il biondo alzò le mani verso il cielo, e un’onda imponente si creò dal nulla sotto di lui, alzandolo e iniziando a trasportarlo verso la riva. Tutti lo guardarono a bocca aperta, totalmente sbalorditi, mentre Sophie si portava una mano alla bocca, incredula. Sto decisamente sognando, questo è troppo, pensò.
Intanto Niall si era avvicinato notevolmente alla riva e l’onda incominciava ad abbassarsi, fin quando non lo lasciò sul bagnoasciuga, ritirandosi in mare aperto.
« Questo è un dono! » disse il riccio, indicandolo a bocca aperta. Niall guardò tutti che lo applaudivano e mandò un bacio volonte a Jasmine, la quale si voltò dall’altra parte, offesa.
Sophie nascosta dal cespuglio sorrise, divertita da quella scena. Sembravano ragazzi simpatici, dopotutto. Strani, molto strani, ma divertenti.
« Ora io, ora io! » il riccio si alzò, e si voltò verso Niall che intanto si stava risiendendo accanto a lui, illuminato dalla luce del fuoco, con i vestiti zuppi che incominciavano ad asciugarsi. Che poi, da Sophie era Novembre. Qui sembrava fosse estate per come erano vestiti, e anche lei, si rese conto abbassando lo sguardo. Scosse la testa. Poiché sto sognando, disse, tutto a questo punto è possibile. « Niall, »  disse il riccio, « potresti spegnere il fuoco? Ci riesci? »
L’altro chiuse gli occhi in un gesto esasperato, « Ovviamente, Harry. Che ti pensi? »
Il biondo aprì la mano e la stese verso le fiamme, e dalle dita incominciarono ad avviarsi strisce di acqua che si allungarono fin quando non toccarono il fuoco che si ripiegò su stesso, spegnendosi. « Questa è magia. » disse Harry, passandosi una mano tra i ricci.
Si avvicinò ai ceppi e si abbassò alla loro altezza. « Ora state a guardare. »
Socchiuse gli occhi e aprì la mano, rivolgendo il palmo verso il cielo stellato. La sollevò un po’ di più e dai ceppi si librarono nuovamente fiamme alte, con sfumature di giallo, arancione e verde. Poi Harry face scattare le dita e si spensero, per poi farle riapparire di nuovo.
Louis, il ragazzo che leggeva nella mente, si alzò di scatto, puntando un dito su Harry. « Mangiafuoco è tra noi! »
Liam, il ragazzo con la maglietta rossa, si mise ad applaudire rumorosamente. « Tu sei il mio nuovo idolo. »
Harry si rimise in piedi e face un inchino, per poi sedersi a terra. « Il prossimo? »
« Lo vorrebbe dimostrare Anastasia. » tutti si voltarono verso Louis che intanto alzava le spalle. « Che c’è? L’ho sentito qui dentro. » e si portò un un dito alla tempia.  Poi si rivolse ad una ragazza riccia che non aveva parlato ancora per niente. « Non è vero? »
« Sì. » disse lei, alzandosi piano. « Solo che non vorrei farvi impressione. »
« Niente ci sbalordisce. Hai visto che abbiamo fatto. » disse Harry sorridendole apertamente. « Mostraci il tuo dono. »
Sophie si spostò quel poco che bastava per poterla vedere meglio, e in effetti le fece un po’ impressione. La ragazza aveva gli occhi chiusi, mentre i piedi si staccavano da terra e un raffica di vento la circondava, facendole svolazzare i capelli ricci tutti intorno, in un turbine violento. Gli altri del gruppo si strinsero nelle loro giacche, socchiudendo gli occhi colpiti dalle raffiche di vento pungente, cercando di continuare a prestare attenzione alla ragazza circondata da un piccolo tornado. Anche Sophie si accucciò per terra, tappandosi le orecchie che le fischiavano rumorosamente, poi tutto finì improvvisamente.Si rialzò appoggiandosi ai rami intricati del cespuglio, e portò lo sguardo sulla scena. Tutti guardavano Anastasia con la bocca aperta, i capelli tutti arruffati, mentre lei era come se fosse appena uscita dalla parrucchiera. « Tu crei i venti? » lei alzò le braccia, indifferente. « A quanto pare. »
« Ragazzi, oltre a Mangiafuoco, abbiamo Madre Natura. » Niall le sorrideva inebedito, mentre lei scuoteva la testa e si rigirava.
Liam allora si levò in piedi, il fuoco che rendeva il rosso della sua maglietta ancora più scuro, come sangue fresco. « Io so semplicemente volare. »
Louis mimò tanto di virgolette, « ‘semplicemente’ davvero. »
« Ehi! » la ragazza con la coda ai capelli si alzò di scatto, puntandogli un dito accusatore, « Anche io so volare! »
« Colpo di scena! » Harry si alzò in piedi, « Mostrateci qualcosa di coppia! »
« Davvero, Isabelle? »
La ragazza abbassò violentemente le braccia verso la sabbia e piegò le gambe, preparandosi a saltare. Solo che poi non appoggiò i piedi per terra, rimase a levitare sul suo posto. « Tu che dici? »
Liam scattò verso l’alto e le si posizionò di fronte, « Dico che siamo uguali. »
La ragazza socchiuse gli occhi e partì, allontanadosi verso il mare aperto, volando sulla superficie leggermente increspata dalla brezza e dall’aria che sollevava al suo passaggio. Si allontanò così tanto che fu difficile vederla, poi Liam partì a sua volta, scomparendo verso l’orizzonte a velocità elevatissima.
Erano spariti entrambi, e Sophie vide la sorpresa e la preoccupazione apparire sui volti degli altri ragazzi, quando da lontano Isabelle e Liam arrivarono velocemente sfrecciando sul mare. Arrivarono in due secondi sulla spiaggia senza un briciolo di affanno, e tornarano con i piedi per terra. « Pensavo di essere l’unica. »
« Credo di essere io l’unica. » tutti si voltarono verso una ragazza con i capelli più neri del cielo a mezzanotte, tagliati a caschetto, che si stava alzando mentre Liam e Isabelle si siedevano l’uno accanto all’altra. « Vedete cosa so fare. » La ragazza inspirò a fondo, per poi rivolgere i palmi delle mani per terra  e chiuderle a pugno. La sabbia sotto i suoi piedi iniziò a tremolare e pian piano dai granelli spuntarono degli steli verdi, lunghi, alla cui fine dai boccioli fiorirono dei bellissimi fiori colorati. Niall si alzò in piedi, puntando l’indice contro quei fiori da cui si sprigionava un profumo buonissimo che arrivò persino al naso di Sophie che li guardava imbambolata. « Clary, sei come Flora delle Winx! »
Harry si voltò verso di lui, sgranando gli occhi. « Ti vedi le Winx? »
Niall si abbassò di nuovo, rivolgendo lo sguardo al mare. « No….mia sorella le vede. »
Liam andò vicino Niall e gli pose una mano sulla spalla, « Niall, tu non hai una sorella. »
La conversazione cadde in un silenzio imbarazzante, mentre Sophie se la rideva sotto i baffi.
« Ma non preoccuparti, » lo rassicurò il moro, « ti accettiamo lo stesso. » Poi Niall smosse la spalla per allontanare la mano di Liam, il quale si andò a risiedere accanto alla ragazza volante, Isabelle.
Harry poi rivolse il suo sguardo alla sua sinistra, verso il ragazzo che gli aveva lanciato l’accendino. « Zayn? » Era un ragazzo dalla carnagione olivastra, il labbro inferiore carnoso martiriato tra i denti. Alzò la testa verso di lui, « Si? »
« Tu non ci dici niente? »
« Sì, ma dovreste allontanarvi. »
Tutti lo guardarono stupiti, poi però si allontanarono, ingrandendo di più il cerchio, mentre Zayn si alzava e andava verso il mare. Rivolgeva le spalle a tutti, però Sophie riuscì comunque a vedere l’assunzione di una posa tranquilla, rilassata, prima che quello scagliasse con violenza le braccia al cielo. Un turbine di nuvole incominciò a vorticare sopra le loro teste, concentrandosi e ammassandosi le une sulle altre, ricoprendo totalmente la porzione di cielo che li sovrastava. Lampi incominciavano a spaziare tra le nuvole, fin quando non partirono i primi tuoni. Violenti, scuotevano tutti i ragazzi che si accalcarono presso il fuoco, rimanenendo vicini e anche impauriti di cosa Zayn avrebbe potuto fare. Sophie dietro il cespuglio si sentì protetta, al sicuro, e si godè la scena. Fulmini incominciarono a cadere dal cielo, schiantandosi in acqua e sulla sabbia che circondava Zayn, illuminando i contorni e i suoi compagni che ad ogni fulmine si coprivano la faccia con entrambe le mani. Il temporale infuriava su di loro, ma non cadde nemmeno una goccia d’acqua. La schiena di Zayn era rigida, la fronte imperlata di sudore e lo sguardo puntato dritto tra le nuvole sopra di lui. Strizzò gli occhi e abbassò improvvisamente le braccia, facendo diradare le nuvole, allontanando la tempesta imminente.
« Sembravi il figlio adottivo di Zeus. »
« Anche io lo pensavo quando l’ho scoperto. » Zayn stava ritornando presso il gruppo che si stava aggiustando e ritornava ai posti di prima.
« Ma fammi capire una cosa. Sei tu l’artefice di tutti i temporali che si abbattono su Los Angeles? »
Los Angeles. Ecco dov’era, si disse Sophie. Grazie al cielo Niall, a sua insaputa, le aveva dato un’ottima informazione.
« Ovviamente no. Non sono un dio. »
« Però lo sembravi eccome. »
« Posso solo controllare le tempeste. E magari farle infuriare quando voglio, ma non ho fatto scoppiare nessun temporale personalmente. »
« Meglio così. » Harry si alzò e andò verso l’ultima ragazza rimasta, la quale stava silenziosamente arrostendo un marshmellow incastrato in un rametto sottile. « Beatrice, » le stese una mano, un invito ad afferrarla. « Non pensi che tocchi a te, ora? »
La ragazza aveva i capelli marroni lisci all’altezza della spalla e un frangetta che le arriva fin sotto le sopracciglia, tanto che quando guardò verso Harry, la dovette scostare perché le ricopriva gli occhi. Lasciò il rametto per terra e si alzò, strofinandosi i pantoloncini per togliere la sabbia appicciccata.
« Voi tutti avete dei poteri fantastici…il mio è totalmente diverso. »
Harry le lasciò la mano e la invitò a mostrarlo. Sophie si sporse per vedere cosa stesse per accadere. Comunque, un pensiero fisso ora le occupava la mente, oltre a quello dell’impossibilità di possedere poteri di qualsiasi tipo. I nomi di quei ragazzi, alcuni di loro, le erano familiari. Non conosceva nessuno che li avesse, però era come se li avesse letti..scosse la testa allontanando la folle idea che si stava insinuando dentro di sé, e prestò la totale attenzione sulla ragazza che si era avvicinata ad Harry.
Era immobile, di fronte a lui, mentre l’altro si toccava la fronte corrugata. « Bea? Tutto bene? »
« Shh, » sibilò con le labbra strette e concentrata. « aspetta. »
Poi Sophie rimase impalata di fronte a quella scena. Le dita della ragazza si stavano allungando, così come le sue gambe e le sue braccia. Incominciò ad alzarsi in altezza, i capelli che si arricciavano e i lineamenti del volto che ondeggiavano. Alla mano destra le apparvero degli anelli, il naso si allungò e il suo corpo perse la femminilità che dimostrava. Cambiò all’improvviso anche abbigliamento, finchè non divenne la copia esatta di Harry che la guardava scioccato. « Ma.. come… » balbettava, non trovando le parole per poter esprimere ciò a cui aveva assistito. Sophie si portò una mano alla bocca, incredula.
Niall scattò in piedi, spalancando le braccia. « Un mutaforma! » urlò, mentre tutti gli altri rimaneva immobili.
« Faccio impressione, non è vero? » Beatrice aveva cambiato persino la voce, imitando totalmente quella di Harry. Quest’ultimo si portò un indice alla gola. « Ma è impossibile. »
« Harry, » Niall lo guardava tranquillo in viso, facendogli un cenno verso tutti quelli del cerchio, « ti sembra che tutto ciò che abbiamo sia possibile? »
« Questo dono è spettacolare. » Liam si alzò e andò verso Beatrice. « E dimmi, sai diventare chiunque? »
« Sì, tutti. »
« Che meraviglia! » le altre ragazze si alzarono simultaneamente, a disagio, aggiustandosi le giacche.  « E’ vero. » disse Isabelle, mentre si aggiustava la coda ai capelli, « E’ fantastico. »
Beatrice sorrise nel suo aspetto maschile e in men che non si dica tornò alla sua forma originale.
« Ora va molto meglio. » disse Harry, visibilmente sollevato.  Si scosse i capelli ricci che gli ricadevano sulla fronte. « Però devo ammettere di essere proprio bello! »
Tutti i ragazzi si spostarono verso il centro del cerchio, mentre l’atmosfera veniva permeata da tutte le loro acclamazioni, commenti. Sophie si spostò ancora più di lato per vedere che cosa stessero facendo, e intravide Niall che con il palmo aperto faceva ondeggiare in aria una goccia d’acqua, ed Harry che gli stava di fronte che faceva giochi pirotecnici con le mani.
Purtroppo per Sophie, il ramo su cui si stava appoggiando si spezzò sotto il suo peso, e lei cadde rovinosamente per terra, esposta alla vista di tutti. Ovviamente il cespuglio fece frusciare tutte le foglie, per cui catturò l’attenzione di tutti che si voltarono verso di lei. Il mondo le parve fermarsi. Tutti erano immobili, gli occhi sgranati e la guardavano sgomenti.
Harry le corse incontro e l’afferrò violentemente per il braccio, facendola alzare di peso.
« E tu chi saresti? »
Sophie giurò di aver visto delle fiamme fare capolino in quelle iridi verdi che le fecero accapponare la pelle. Tutti gli altri ragazzi rimanevano a debita distanza, lasciando Harry alle prese con quella ragazza che non sarebbe dovuta essere lì.
Sophie ingoiò a vuoto, poi Harry la scosse violentemente, « Ti ho fatto una domanda. »
« Sophie. »
« Quanto hai visto, Sophie? » socchiuse gli occhi, in un espressione inferocita.
La ragazza spostò lo sguardo sul gruppo in attesa e intravide l’espressione curiosa sul viso di Niall, che la guardava in attesa di risposte che lei non fece attendere più a lungo. « Tutto. »
« Non avresti dovuto essere qui. » Harry la mise in piedi, staccandosi violentemente da lei, mentre Sophie si massaggiava il braccio dolorante sotto la sua presa.
« Fidati, » trovò il coraggio di cui era in possesso, la gola improvvisamente secca. « Lo so bene anche io. »






Spazio autrice
Ciao a tutti, sono tornata con un nuovo capitolo. Avevo detto che sarebbe arrivato presto, per cui eccolo qui!
Penso che ora abbiate capito un pò cosa è successo alla nostra Sophie e in questo capitolo troviamo tutti gli altri personaggi della storia. Il gruppo è formato da questi dieci tra ragazzi e ragazze che hanno tutti un dono speciale da voler condividere con il resto del gruppo. Nei prossimi capitoli, avrete modo di capire di che pasta sono fatti, comprendere i loro caratteri e modi di agire. Spero possa essere tutto molto chiaro, altrimenti potete chiedermi qualsiasi cosa, sia anche un commento negativo. Spero che questa storia vi stia prendendo almeno un pò di quanto abbia preso me, poichè mi sono davvero divertita a scrivere di questi personaggi. 
Mi piacerebbe tanto se mi poteste lasciare un qualsiasi commentino per vedere come vi si presenti questa fanfiction, e niente. Non mi dilungo più di tanto. Il prossimo aggiornamento dovrebbe essere sabato prossimo, salvo imprevisti.
Alla prossima.
Eli.

P.s ad ogni capitolo vi lascerò una foto di qualche personaggio. 
Lei è Clary, la ragazza con il potere della terra :)


 

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Capitolo 3
*** Welcome. ***






 Welcome.



« Portiamola a casa mia. » propose Liam, mentre tutti gli altri con le braccia incrociate al petto guardavano Sophie con espressione inferocita ma soprattutto preoccupata.
In lontananza, abbastanza lontani dal falò perchè potessero essere sentiti, Zayn si fumava una sigaretta e Niall gli parlava della situazione.
« Pensi che sia pericolosa? »
Zayn si girò a guardarlo, la mano con la sigaretta tra le dita vicino alle labbra, poi scosse la testa, indifferente. « Non ne ho idea. » poi fece un lunga boccata di fumo, che espirò proprio in faccia al biondo che prese a sventolarsi la mano di fronte al viso, l’espressione disgustata.
« A me sembra realmente spiazzata. »
« Tutti lo sono quando vengono colti in fragrante. »
« Ma ciò che ha visto l'ha davvero turbata, o sospresa. Dipende da come la vedi. » disse Niall inclinando leggermente la testa.
Zayn smosse con l'indice la sigaretta per far cadere per terra residui di cenere, « A me non interessa. Potrei difendermi affermando che un temporale era passato nelle vicinanze.. »
« Tu. E noi? » Niall si portò le mani alla vita, poi scattò il braccio verso la ragazza misteriosa. « Non so se ti rendi conto, ma ha visto una ragazza cambiare forma, un ragazzo con il potere del fuoco, dell'acqua, del volo, della terra e dell'aria! Non sono cose da cui ci si può difendere semplicemente. »
Zayn scosse le spalle, scuotendo piano la testa. « Troverete un modo. »
Niall gli lanciò uno sguardo indignato, « Sei solo un egoista di merda. » e se ne andò, piantando l'amico su due piedi, mentre l'altro finiva con un unica boccata la sigaretta e la buttò a terra, schiacciandola con il piede.
Sophie non aveva detto molto oltre ad aver risposto alle poche domande che le avevano rivolto. Era troppo frustrata per dire qualsiasi cosa, sottoposta a tutti quelli sguardi che non facevano oltre che osservarla, inquadrarla dalla testa ai piedi.
Niall aveva appena raggiunto il gruppo, e si avvicinò a Louis, il quale era seduto per terra e fissava la ragazza con sguardo indagatore. Il biondo gli si sedette accanto, prendendo un pugno di sabbia tra le mani e facendolo scorrere tra le dita aperte. « Scoperto qualcosa? »
Louis interruppe il contatto, scuotendo la testa. « Non riesco a vedere niente dentro di sè. E' come se non ci fosse, anche se c'è. »
Niall corrugò la fronte mentre si spazzolava la mano per togliere gli ultimi granelli, « Come sarebbe a dire? »
« Quello che ho detto. » Il biondo lanciò un'occhiata alla ragazza, le gambe incrociate, faceva girare i pollici e lanciava sguardi furtivi a tutti, soprattuto a Harry e Liam che parlottavano tra loro. Le ragazze la squadravano dalla testa ai piedi, alcune facendo versi di disapprovazione. L'unica forse che si stava mettendo nei suoi panni era Beatrice, la mutaforma.
« A me non sembra pericolosa, comunque. »
« Nemmeno a me. » affermò il moro, le fiamme che stavano scemando che si riflettevano nei suoi occhi chiari.
Harry incominciò ad annuire freneticamente a Liam, consenziendo a qualcosa, poi si rivolse alla ragazza, abbassandosi alla sua altezza.
Con il pollice indicò Liam che si stagliava alle sue spalle, « La sua casa è libera per stanotte. Ti porteremo lì, però dovrai dirci tutto. » Le si avvicinò talmente tanto che i loro nasi si sfioravano, « Tutto. »
Sophie face un segno di consenso, poi venne fatta mettere in piedi e, mentre Niall faceva partire dalle mani un fiotto d'acqua per spegnere il fuoco, sotto le occhiate ammonitrici di tutti, avanzarono lungo la spiaggia avvolta nel buio della notte.
I ragazzi la circondavano come guardie del corpo, mentre le ragazze la seguivano dietro. Beatrice le lanciava occhiate preoccupate, chiedendosi chi mai fosse quella ragazza. Credeva alla storia che non sapeva dove si trovasse, e che nemmeno li conoscesse, ma agli altri suonava troppo strana e dovette accodarsi.
Isabelle dietro di lei continuava a ripetere che fosse tutta una finta, per poter andare il giorno dopo dai telegiornali e godere della solita fama giornaliera.
Beatrice non pensava fosse così, per niente. Perchè una ragazza dall'aria così spaventata e smarrita avrebbe dovuto fare la spia?
Sophie non aveva idea di dove stesse andando, però si fece condurre da questi ragazzi così attenti e, avrebbe potuto dire, anche un pò irritati. Solo uno di loro le stava lontano, ed era il ragazzo dalla pelle olivastra, che si accendeva un'altra sigaretta. Harry era quello più determinato, lo sguardo cupo che non ammetteva regole, gli occhi verdi che si stagliavano su quel volto così delicato.
Liam le lanciava occhiate furtive, con stampato in volto lo stesso sguardo interrogativo che avevano assunto tutti gli altri quando l'avevano scoperta.
Louis la guardava attentamente, gli occhi azzurri spalancati e che cercavano di fare brecciolina tra i suoi scuri. Sophie non sapeva se potesse leggerle effettivamente la mente, ma in tal caso si chiedeva se lui sapesse tutto lo sconcerto e il timore che lei allora provava.
« Ecco. » Si erano fermati di botto davanti ad una casetta che si poteva raggiungere attraverso una rampa di scale immersa nella sabbia. Harry le si mise frontalmente. « Ora tu entri là dentro e noi staremo con te, fin quando non scopriremo qualcosa. »
Non le diede neanche il tempo di rispondere che la prese per il braccio, trascinandosela dietro. Liam precedeva la fila e quando arrivarono sotto l'atrio pitturato di bianco, trovarono la porta d'ingresso già aperta.
L'arredamento era molto semplice, di quel che Sophie potè vedere. C'era un divano posizionato di fronte ad un camino, un tappeto persiano al centro della stanza, e una scala a chiocciola che portava al secondo piano della piccola abitazione. Harry la strattonò un'ultima volta gettandola sul divano.
« Sai che non sono un animale, vero? »
Harry si andò a sedere sul tappeto e la guardò fisso in viso. « Dicci quello che sai. Tutta la storia. »
Allora erano entrati tutti nell'ingresso, chi seduto per terra, chi accanto a lei. Liam era appoggiato al camino, lo sguardo basso, mentre Louis accanto a lei continuava ad osservarla. Le ragazze erano rimaste in disparte, tranne Isabelle che, con le gambe in posizione indiana, volteggiava sopra Harry.
« Davvero, io so solo di voi e che sono a Los Angeles. Vengo da Londra, oggi è il mio compleanno .. »
« Auguri, allora! » la interruppe Niall che stava scendendo le scale a chiocciola, riunendosi al gruppo. Harry lo mandò silenziosamente a quel paese, mentre con lo sguardo esortava Sophie a proseguire.
« Grazie. » si passò una mano tra i capelli, la fronte imperlata di sudore e la gola secca. « Le mie amiche mi hanno regalato un libro intitolato 'The Power Of Magic', e la trama parlava di ragazzi che esponevano i loro poteri intorno ad un falò, giovani che poi li avrebbero utilizzati per salvare il mondo, la gente, dai pericoli imminenti. Stavo per iniziare a leggerlo quando mi è venuto un forte mal di testa, i tuoni che peggioravano la situazione, e poi sono svenuta. »
Trasse un respiro profondo, e incominciò a giocherellare con il bordo dei pantaloncini sgualciti. « Quando mi sono svegliata, mi sono trovata in una stanza sconosciuta, senza i miei vestiti, senza telefono, senza niente che mi appartenesse. Poi sono stata risucchiata da uno specchio e catapultata su quella spiaggia dove voi vi stavate dirigendo. »
« Fine? Nient'altro? » Isabelle aveva la testa appoggiata alla mano, in posizione d'ascolto. « Beh, è interessante. »
« Chi erano i ragazzi della trama del libro? » chiese il riccio, ancora immobile, mentre dall'altra parte della stanza Niall si mangiava rumorosamente un pacco di patatine.
« Non c'erano tutti i nomi, » rispose sinceramente, « solo qualcuno accennato..tipo Liam, Harry.. » i ragazzi in questione drizzarono le spalle.
Entrambi rivolsero lo sguardo verso Louis, il quale ora si guardava le mani. « Secondo me, ha ragione. Forse è questo il motivo per cui non posso leggerle nella mente. Lei non appartiene a questo mondo. »
Sophie scosse impercettibilmente la testa, mentre Isabelle si abbassava, sedendosi normalmente accanto ad Harry sul tappeto. « Questa storia ha dell’assurdo. »
« No, » il riccio scattò in piedi e si appoggiò alla mensola del camino di spalle, le braccia incrociate sul petto. Non credeva a niente che avesse detto quella ragazza, o almeno non poteva crederci. Era tutto troppo assurdo per poter essere reale; come può una ragazza entrare in un libro? E poi, lui non era un personaggio immaginario, sapeva di esistere per davvero. Se fosse stato in un libro per ragazzi, lo avrebbe saputo, no? Strinse le mani a pugno, nascoste dalle braccia, fin quando non sentì le unghie premere forte contro il palmo della mano. Io sono reale, pensò. Lanciò uno sguardo rapido a Liam che si contorceva le mani, ancora appoggiato alla colonna del fumo. « Non credo che questa ragazza sia caduta in un libro. Per niente. »
Jasmine alle spalle del divano si volse verso Harry, « E come te lo spieghi il fatto che non riusciamo a farle niente? »
Harry aggrottò le sopracciglia, visibilmente sconcertato. « Che vorresti dire? »
« Né io, né Louis riusciamo ad usare i nostri poteri su di lei. »
Jasmine poco prima aveva provato a costringerla a dire la verità, ma in risposta ottenne solo una Sophie che inclinava impercettibilmente la testa di lato, chiedendosi perché mai una ragazza la guardasse con tanto di occhi.
« Io ci credo. » Beatrice si staccò dalla porta di ingresso, sulla quale era stata appoggiata per tutto quel tempo. Non era una ragazza a cui piaceva parlare, si limitava ad annuire a ciò che gli altri dicevano al suo posto. Non faceva mai un passo avanti, per nessun motivo, anche perché temeva Harry. Sì, lo temeva a causa del suo potere. A scuola quando si trovava immerso in una rissa, lo vedeva davvero brillare, accendersi come un fuoco su una pira. Non gli era mai stata troppo vicino per questo motivo, e non diceva le cose dal suo punto di vista perché non voleva farlo infuriare, o qualsiasi cosa comportasse l’accensione di un fuoco. Fino a quel momento.
« Io credo in tutto quello che ha detto. » Spostò lo sguardo su tutti loro, incluso Harry che la guardava scettico, « Come spieghereste il fatto che non l’abbiamo vista arrivare, o più semplicemente: come faceva a sapere che saremmo stati proprio lì? »
Guardò dritto Niall dall’altra parte della stanza, il sacchetto delle patatine schiacciato nella mano destra e lo sguardo duro. « Proprio tu avevi parlato del coprifuoco, o sbaglio? »
« Sì. »
« E allora? »
« Allora io penso che dovremmo provare tutti i nostri poteri su di lei. » Louis si alzò, massaggiandosi il braccio destro. Aveva provato a leggerle più volte nelle mente, senza avere alcun risultato. Se fosse stato vero che la ragazza proveniva da un altro mondo, allora quello sarebbe stato l’unico modo per provarlo. « Se non riuscirete a scalfirla minimamente, allora la sua tesi è vera.»
« E dimmi, con i poteri come il fuoco o il vento, che dovremmo fare? » Harry aveva ancora le braccia strette contro il petto, fermo come una statua. « Potremmo farle male. »
« No. » Niall buttò nel camino spento il pacchetto di patatine accartocciato, e si piazzò accanto ad Harry, con Jasmine che si stava sedendo accanto a Isabelle, immobile. « Se è vero che non appartiene a…qualsiasi cosa sia questo tempo, non dovremmo torcerle nemmeno un capello. »
« Bene, allora. » Liam si sfregò le mani e si staccò dalla canna fumaria, avvicinanandosi al divano da dove Sophie guardava la scena con preoccupazione. « Il volo non potrebbe funzionare, nemmeno il potere con gli occhi o la mente. Fatevi avanti tutti voi altri. » Poi si girò verso Sophie, « Per te va bene? »
« Se serve per far capire che ciò che ho detto è tutto vero, allora sì. »
« Okay. » Beatrice si avvicinò al divano a sua volta e si sedette per terra, ai piedi di Sophie. « Vediamo se riesco a diventare te. »
Il salotto cadde nel silenzio, tutti con il fiato sospeso, pronti per l’esito che intanto non si avvicinava minimamente. Lo sforzo di Beatrice era notevole, gocce di sudore le imperlavano le tempie e il collo, i capelli che si appiccicavano alla fronte madida, gli occhi concentrati. Louis spostava lo sguardo da Sophie a Beatrice, cercando una qualsiasi traccia di cedimento, ma non riuscì a vedere nulla. La mutaforma aveva le braccia tese verso il pavimento, i palmi delle mani poggiati sul tappeto persiano. Isabelle dietro di lei la guardava turbata, mentre cercava con lo sguardo di capire, percepire le emozioni degli altri. Liam guardava semplicemente la scena, Harry era quello più concentrato. Pregava affinchè qualcosa funzionasse, ma ovviamente le sue speranze caddero quando Beatrice si rialzò, scrollando la testa e portandosi i capelli dietro, la frangetta appiccata alla fronte. « Niente da fare. »
Sophie tirò un sospiro di sollievo, mentre si sfregava le mani sulle cosce. Sperava che in questo modo tutti potessero mettersi l’anima in pace e che non la guardassero come se fosse una mina vagante, ma mancavano ancora un po’ di persone. Beatrice, lo sguardo sempre puntato su di lei, bisbigliò a voce così bassa che a mala pena i suoi compagni la sentirono. « Il mio potere deve essere aggiunto alla lista. » si volse verso la porta, « Clary, Anastasia, provate voi. »
Le due ragazze, rimaste in silenzio e in disparte da quando erano entrati nelle piccola casa di Liam, si avvicinarono titubanti.
Clary le si mise di fronte, mentre Beatrice si allontava lasciandole lo spazio.
Tese con forza le braccia verso terra e contrasse piano le dita, richiamando il suo potere. Anastasia dietro di lei, sempre in piedi, sollevò piano le braccia verso il soffitto, mentre in tutta casa si scatenava una specie di tromba d’aria. Tutti vennero colpiti dalle raffiche, le magliette che si sarebbero potute strappare da un momento all’altro, i capelli sparati in tutte le direzioni, persino quelli di Clary, che le andarano davanti agli occhi. I suoi corti capelli neri vennero spinti dal vento scatenato dalla sua amica, mentre dei rampicanti fuoriscivano magicamente dalle strisce di cemento tra un mattone e l’altro. Incominciarono a salire, il vento che si sferzava su tutti loro, ma ciò che accadde fu troppo assurdo da descrivere. Tutti avevano lo sguardo puntato su Sophie, nonostante li venisse voglia di chiuderli per il vento che li soffiava contro e tutto intorno, però ciò che li stava davanti, era troppo strano per non essere visto. Sì, il vento e la terra si erano rivoltati, chiamati dalle loro due amiche, e tutti vennero colpiti in pieno da questa tempesta domestica fatta di terra e aria, tranne Sophie che se ne stava impassibile seduta sul divano, con le mani appoggiate sulle cosce mentre si guardava intorno. Era come se avesse tutto intorno a lei una barriera invisibile, infatti non le arrivava addosso nemmeno un filo di vento, e i rampicanti che uscivano dal pavimento si attorcigliavano ad un ovale invisibile. Clary riaprì gli occhi e rilassò le mani, mentre Anastasia poneva fine a quella tempesta di vento. Si diedero una rapida occhiata intorno. Tutti erano scombinati, le magliette stropicciate e i capelli sparati in ogni direzione. La stanza era stata messa a soqquadro, ma Sophie era impeccabile. Louis la guardava sbalordito accanto a lei, mentre Zayn le puntava un dito contro, accanto alla porta d’ingresso, mentre si aggiustava la sua giacca nera. « Questo è strano. »
« No. » Harry si staccò un po’ dal muro, sotto lo sguardo indagatore di Niall. « Non è ancora finita. » Spostò lo sguardo alla sua destra e lo scagliò contro Zayn, il quale si stava sfilando una sigaretta dal suo pacchetto. « Perché non fai qualcosa tu? »
Se la mise tra i denti e trafficò nella tasca per trovare l’accendino. Con la sigaretta che pendeva tra le labbra, riuscì comunque a parlare. « E che dovrei fare? Abbrustolirla con un fulmine? » se l’accese rapidamente e inspirò forte, facendo uscire dalle labbra una densa boccata di fumo. « No, grazie. »
« In effetti, sarebbe pericoloso iniziare una tempesta di fulmini in un appartamento, non trovi?» Isabelle si librò in volo e andò a sedersi sui gradini più alti della scala a chiocciola.
« Allora provo io. » Harry incominciò ad aprire e chiudere le mani, lo sguardo concentrato su Sophie che, preoccupata, inghiottiva a vuoto.
« Harry, ricordati che non devi farle del male. » Niall era preoccupato, mentre si torturava l’unghia del pollice. Harry si girò piano verso di lui, « Ma con chi ti credi di parlare? »
Il biondo abbassò la testa, sussurrando un ‘con uno squilibrato’ che non venne sentito da nessuno. Harry inspirò a fondo e chiuse gli occhi, le mani chiuse in pugno.
Quando mostrò di nuovo le sue iridi verdi, Sophie giurò di aver visto davvero della fiammelle tremolare al loro interno, e venne divorata dal terrore. Possibile che ci volesse così tanto per far capire le sue intezioni? Che poi, non aveva niente in mente, solo il voler tornare a casa quanto prima, ma questi ragazzi, Harry soprattutto, sembravano non voler capire. Erano troppo impegnati a mantenere all’oscuro i propri segreti, per poter pensare a come lei si sentisse. Una cavia in un laboratorio, prima che una cura contro un male incurabile venisse provato su di lei.
Il riccio allungò le mani e dalle dita partirono delle lingue di fuoco che si buttarono sopra la ragazza, intorno alla quale riapparve quello scudo invisibile. Le fiamme lo inglobarono totalmente, nascondendo Sophie alla vista di tutti. La ragazza d’altra parte non vedeva nulla al di fuori di un mare di lava che imperversava sopra di lei, avvolgendola totalmente. Harry incominciò a sudare, mentre dalle mani fece partire altre fiamme che si abbatterono sopra la barriera invisibile con tutta la forza che ci mise. Fu Niall a farlo fermare, scagliando un’onda gigante contro l’ovale infuocato, facendo estirpare le fiamme, ma allagando tutto il divano e il resto della stanza. Quando l’acqua aveva toccato la barriera, schizzò contro il resto del gruppo, che allora era zuppo dalla testa ai piedi. Il biondo pose una mano sul braccio sudato di Harry, che respirava affannosamente. « E’ tutto inutile. »
Sophie sul divano era completamente asciutta, lo sguardo paralizzato dal terrore di ciò che era successo. Tutto era impossibile, non poteva essere successo per davvero.
Niall e Harry erano gli unici ad essere asciutti, la pelle di Harry che irradiava letteralmente calore. Anastasia creò in men che non si dica un turbine di vento caldo che asciugò tutto, inclusi i suoi amici, mentre Isabelle abbandonava la scale e si riuniva ai suoi compagni. Si sedette accanto a Sophie e le mise una mano sulla spalla, mentre con l’altra si allisciava la coda ai capelli. « Io ora ci credo. »
Sophie la guardò riconoscente, la mano che le irradiava una sensazione di sicurezza. Zayn per tutto il tempo era rimasto accanto alla porta e aveva finalmente finito l’ennesima sigaretta.
Harry aveva i vestiti che fumavano letteralmente e Niall che lo incitava a rilassarsi. Liam aveva la faccia dello stesso colore della sua maglietta, mentre Louis si accorgeva che tutti in quella stanza erano d’accordo con Isabelle, che ora sorrideva a Sophie. Il moro poi spostò lo sguardo su Harry che aveva ancora la fronte aggrottata, ma i suoi pensieri irradiavano una sorte di pace interiore. Si alzò e Beatrice prese il suo posto, mentre stringeva una mano gelida di Sophie tra la propria. « Va tutto bene? »
La ragazza annuì piano, nel caso avrebbero potuta minacciarla un’altra volta per qualsiasi altra cosa, ma pian piano sui volti dei presenti apparve sorpresa e tranquillità. L’unico che sembrava ancora scovolto forse era proprio Harry che non aveva ancora staccato i suoi occhi dai suoi.
Liam le si avvicinò volando e, tornato con i piedi per terra proprio di fronte a Sophie, si accovacciò davanti a lei e le prese l’altra mano. « Beh, allora benvenuta nella nostra storia. »






Spazio autrice
Ed ecco a voi il terzo capitolo! Ho deciso che d'ora in avanti li pubblicherò ogni sabato, così è sicuro che non ci saranno cambiamenti di alcun tipo. Bene, passiamo a questo, ora. A quanto pare, la povera Sophie non è vista di buon occhio , alcuni invece cercano di aiutarla seppur non direttamente. Harry è quello più restio ad accettare quella situazione. Secondo voi, cambierà idea?
Questo capitolo non è nulla di eccezionale, ma l'ho scritto per aiutare a comprendere i caratteri dei protagonisti di questa storia. 
Sophie adesso si ritroverà ad affrontare una nuova realtà. Ne sarà all'altezza?
Tra tutti i poteri che sono stati illustrati, qual è quello che preferite di più e pensate possa essere più utile?
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, per cui vi prego di lasciarmi un qualsiasi commento, potete anche dirmi che la storia non vi piace per niente, davver0. 
Ringrazio anche le lettrici silenziose che, seppur non mi dicano nulla, si soffermano a leggere questa storia.
A sabato prossimo, 
Eli.


P.s Lei è Beatrice. 

               


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Capitolo 4
*** Disneyworld. ***





 
Disneyworld.




« Fammi capire, ora come dovremmo procedere? »
Liam era seduto su una sedia nell'atrio, nella fresca brezza di prima mattina, e osservava l'oceano, mentre Sophie accanto a lui si dondolava rapidamente sul dondolo. Dopo che ieri sera tutti furono d'accordo sulla sua sicurezza, i ragazzi tornarono nelle proprie case, prima però scusandosi con Sophie per il comportamento che avevano assunto. L'unico che se ne andò senza una parola era stato Harry che, stretto nella sua giacca blu notte, era uscito di casa dando solo una pacca alla schiena di Niall.
« Non ne ho idea. » fu l'unica cosa che riuscì a dire, molto in imbarazzo. « Non ho fatto in tempo a leggere il libro, altrimenti vi aiuterei senza ombra di dubbio. »
« Sai, avendo con sè una ragazza che teoricamente è entrata nel libro in cui sei uno dei tanti protagonisti, sarebbe davvero comodo conoscere l'andatura degli eventi. Si eviterebbero molte cose. » Liam si afflosciò contro lo schienale della sua sedia, le gambe allungate sul piccolo atrio. « Seguiremmo la retta via. »
Sophie scrollò le spalle, « Mi dispiace. »
« Oh no, » Liam aprì di scatto gli occhi sporgendosi verso di lei, « Non sentirti in colpa. Solo...» si guardò la mano che aveva avvicinato a Sophie, mentre faceva toccare il pollice e l'indice, « Ora che succederà? Insomma, tu non c'entri niente. La tua persona nel libro cambierà tutto? »
« Giuro che se lo dovessi sapere, te lo verrei a dire in un attimo. »
Liam le sorrise e ritornò a sedersi per bene. Fece un profondo respiro quando un forte soffio di vento giunse fin loro, facendoli rizzare i peli delle braccia. Incominciò ad annusare, per poi aprire di nuovo gli occhi, circospetto. « Non siamo soli. »
« E che palle, però! »
Una testa fece capolino dal bordo del tetto, a testa in giù e i capelli le caddero in avanti, nascondendo la faccia. Isabelle fece una capriola in aria e atterrò con eleganza proprio in mezzo ai due ragazzi. « Come facevi a sapere che fossi qui?»
« Sai, volando velocemente, hai fatto sì che il tuo profumo alla lavanda arrivasse fino alla nostre narici. Il tuo odore ti ha ingannata, mi spiace. »
Isabelle scrollò le spalle e con le labbra arricciate si sedette per terra, davanti Sophie e Liam. « Vabbè, come vuoi. Comunque, che stavate facendo? »
« Stavamo parlando delle possibilità che la storia in cui evidentemente siamo immersi possa cambiare dato l'arrivo di una persona esterna. »
« Che noia, però, ragazzi. » Isabelle sbuffò rumorosamente, « Ma perchè parlate di queste cose a prima mattina? »
« Sai, date le circostanze..» iniziò Liam, ma venne fermato dalla mano alzata di Isabelle. « Ma parli sempre tu? » si girò a guardare Sophie, « Parlami un pò. Che so, di te, del tuo mondo...qualsiasi cosa. »
Sophie si sentì ancora più in imbarazzo. Nessuno le aveva chiesto una cosa del genere e non aveva idea di cosa avrebbe potuto dire.
Si schiarì la gola, sotto lo sguardo fisso della ragazza e Liam che le sorrideva radioso. Agli angoli degli occhi gli erano spuntate delle fossette adorabili che fecero a Sophie fin troppa tenerezza. « Cosa volete che vi dica? »
 « Beh, chi sei, dove vivi, se hai amici...la tua vita prima che entrassi in questo libro. »
La ragazza scrollò le spalle, e iniziò a parlare come se fosse un disco in modalità 'replay.' « Mi chiamo Sophie, ho appena compiuto 17 anni e vengo da Londra. La mia città natale è Manchester e vivo nella capitale da sei mesi. Ho due migliori amiche, Sabrina che è italiana e Fancy…. »
« Ma se sei inglese, perchè il tuo nome ha un accento strano? » la interruppe Isabelle, lo sguardo fisso su di lei.
« Mia madre è fissata con la Francia. Le piace troppo e ha voluto che avessi un nome francese, semplice. » Sorrise guardandosi le mani. « Mio padre mi ha abbandonata quando ero piccola, e la mamma ora si è risposata. Mark è fantastico e lo considero che se fosse lui il mio padre biologico. »
« Anche i miei sono separati. Sai che barba, » Isabelle si librò in aria, volteggiando su di loro, lo sguardo assente. « Il weekend lo trascorro da mio padre, e ogni volta mi devo subire le sue cene galanti con la nuova compagna. » si avvicinò l'indice alla bocca, come a voler simulare un conato di vomito, mentre Liam alzava gli occhi al cielo.
« Ma tu, Sophie, sai già tutto di noi? »
« Solo i vostri nomi, ad essere sincera. E i vostri poteri, ovviamente. »
« Forse dovresti conoscerci un pochino meglio. » Liam si portò un indice all'altezza del petto. « Io ho 20 anni e penso di essere un ragazzo abbastanza allegro. Ci sono i momenti in cui la preoccupazione mi tormenta, ma cerco sempre di tirare su il morale. »
Isabelle si mise in piedi per terra e si portò i capelli biondi su un'unica spalla. Aveva gli occhi azzurri, con delle folte ciglia che la facevano sembrare come se avesse sempre messo il mascara. Le labbra erano carnose e torturate dai denti. « Io sono una ragazza abbastanza esuberante...»
« E fastidiosa, oserei dire. »
« Taci. » Lanciò un'occhiata di odio puro verso Liam. « E anche molto estroversa. Mi piace parlare e avere a che fare con le persone. »
Sophie riprese a dondolare sulla sua sedia e si portò le gambe al petto. « E che mi dite invece degli altri? »
« Diciamo che siamo un pò tutti allegri, però il campione in assoluto è Niall. E' il coglione del gruppo, però sa sempre cosa dire al momento giusto. » si bloccò, lo sguardo fisso sulla distesa di acqua azzurra poco più avanti. « A proposito, guardate chi c'è laggiù.. » indicò il mare aperto, mentre un'onda gigante si avvicinava a gran velocità alla spiaggia. Se non avessero saputo chi l'aveva generata, per la sua grandezza avrebbero potuto pensare fosse uno tsunami. « Parli del diavolo... »
Una lingua d'acqua lo scagliò fuori dal mare, facendolo atterrare rumorosamente sulla sabbia sotto la casa di Liam. Si rialzò subito e incominciò a sputacchiare un pò di sabbia. « Salve, gente! » Niall si pulì il jeans azzurro e la maglietta verde prima di sedersi a terra, accanto a Isabelle. « Che si dice? »
« Stavamo giusto descrivendo te. »
« Sophie, mi hanno trattato bene? » spostò lo sguardo sulla nuova arrivata, che scosse le spalle.
« Se la definizione di 'coglione del gruppo' ti si addice, allora sì. »
Niall lanciò uno sguardo indignato a Liam, decisamente disgustato. « Comunque, » proseguì il moro. « Posso dirti che i caratteri più particolari del gruppo sono Zayn e Harry. »
Ma guarda un pò, si disse Sophie, non me ne sarei mai accorta. « Davvero? » disse sarcasticamente, sperando che gli altri lo capissero. A quanto pareva no, perchè Liam continuò imperterrito. « Sì, assolutamente. Zayn è sempre zitto e quando parla, o è egoista, o lancia frecciatine. Da quando lo conosciamo - fidati, è un bel pò - non ci ha mai dato segni di affetto. »
« Forse non li dimostra, ma penso vi voglia bene. Chi è orgoglioso, non dice mai niente. » Liam la interruppe alzando l'indice e muovendolo a destra e sinistra. « No no. Quel ruolo lascialo ad Harry. E' l'orgoglio fatto persona. Pensa, incute persino timore in chi non lo conosce. »
« E non è per niente una bella cosa. » A Sophie vennero in mente delle immagini della sera precedente, come Harry che la guardava con occhi assassini e la scuoteva per il braccio, Harry che le lanciava addosso tutta la forza del suo potere...Credeva assolutamente che facesse paura. Anche se intorno al fuoco del falò sembrava un ragazzo sereno.
« Ovviamente. » Isabelle si stava facendo una treccia che le arrivava fin sotto il seno, « Forse giusto da un pò di tempo si è aperto con noi. Da quando gli abbiamo detto tutti di essere speciali. »
« Beh, penso che quello sia stata il sollievo di non essere solo. Forse è per questo che si trova bene con voi. »
« Per il momento. » puntualizzò Niall che intanto si era alzato e si era messo alle spalle di Liam. « Speriamo che un giorno possa far vedere il suo lato migliore perchè penso ce l'abbia, nonostante sia in fondo al suo cuore.....molto in fondo. »
Rimasero in silenzio per un bel pò, prima che Isabelle tirasse Sophie per il braccio facendola alzare, « Vieni con me. »
« Dove credete di andare, voi due? »
« Liam, è arrivata a Los Angeles e non le faccio fare nemmeno un giro turistico? »
Non attese alcuna risposta, tirò la ragazza e la fece allontanare dalla piccola casetta.
« Ma qui nei paraggi non ci sono strade.. » e indicò le ville che si stagliavano all'orizzonte, « .. e le case sono lontane per poter essere raggiunte a piedi. »
« E chi ha parlato di andare a piedi? »
Isabelle si mise alle spalle di Sophie e, afferrata per la vita, si librò in volo, con la ragazza che si agitava in preda al terrore. Non aveva mai volato in vita sua - e come avrebbe potuto?, si disse, - però sentirsi acchiappati solo per la vita mentre ti alzavi in volo sempre più in alto, non era un'esperienza piacevolissima. Il vento le fischiava nelle orecchie e le sferzava la faccia, facendole socchiudere gli occhi.  Aveva le gambe sospese a circa 5 metri di altezza e le braccia ai lati del corpo come un uccello.
« Sophie! » le urlò Isabelle, « Stai tranquilla. Il volo è sicuro. »
Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla ragazza, mentre le ville si facevano sempre più vicine. Il vento si abbatteva contro di lei e si lasciò cullare. Forse era così che si faceva, pensò. Ricordò Liam la sera prima che faceva la gara di volo con Isabelle. Volare era davvero comodo, però dovevi lasciarti trasportare per poter essere in grado di affrontare quel viaggio. Sentì il suo cuore rallentare e i battiti che riprendevano regolari, il respiro che si rilassava e le gambe e la braccia stese come un'aquila in volo. Aprì piano gli occhi e finalmente si rese conto di essere davvero tranquilla. La presa di Isabelle era stretta intorno alla sua vita, e il suo petto che veniva scosso da risate liberatorie. La bionda era felice di poter condividere il volo con qualcuno, essendo quella la prima volta. Si era esercitata a lungo e non vedeva l'ora di dare la possibilità a qualcun altro di sentirsi libero come lei. Incominciarono a fare delle giravolte per aria, sorvolando il mare agitato dalle onde che si stavano incominciando ad alzare per i nodi di vento che aumentavano e videro il loro riflesso sull'acqua. L'ombra suscitata dal sole sopra le loro teste le faceva sembrare come un aereo che stesse decollando.
Arrivarono in prossimità di un viale alberato e fecero lo slalom tra le palme che si stagliavano alte contro il cielo. Sophie non era mai stata in America, ma se tutte le città o paesi che fossero erano così, allora giurò di andarci nella sua vera vita.
La collana le sbatteva contro il collo, la maglietta che si gonfiava e pantaloncini appiattiti contro le cosce. « Isabelle » sperò che l'altra potesse sentirla al di sopra del vento che le andava contro, « E' bellissimo. »
Si avvicinarono ad un albero poco più in là, isolato dalle case e dagli altri alberi e atterrarono proprio dietro al suo tronco. Quando Sophie toccò terra, si sentì percuotere dall'adrenalina e dall'emozione. « Grazie. »
« Sono felice che ti sia piaciuto.»  si stava aggiustando i capelli, rimettendo nelle treccia le ciocche scomposte, poi si avvicinò a Sophie per poter sistemare i suoi e allisciare la maglietta spiegazzata. « Ora andiamo, abbiamo tanto da vedere. »


Niall aveva preso il posto di Sophie e si lasciava cullare dal dolce movimento del dondolo. « Sembra proprio brava. »
« Dobbiamo imparare a conoscerla meglio. »
« Quello è sicuro. » disse il biondo, « Però penso sia una persona di cui ci si può fidare. »
« Bisogna sapere il parere degli altri. »
« Il problema è Harry, non è vero? »
Liam si aggiustò la camicia scozzese che aveva indossato quella mattina, abbottondandosi gli ultimi bottoni. « Esattamente. Non è per niente entusiasta della situazione. »
« Ha avuto una svolta radicale. Intorno al fuoco era il ragazzo sereno e felice che ci ha dimostrato di essere, poi nel momento in cui ha sentito la storia della ragazza, si è infuriato tantissimo. » Niall chiuse gli occhi, le gambe allungate sul pavimento dell’atrio con le caviglie accavallate. « La situazione non gli va a genio. Chissà cosa ha in mente. »
« Louis potrebbe ....»
« No. » lo zittì il biondo con un rapido gesto della mano, sempre rimanendo con gli occhi chiusi. « Non penso Louis farà mai qualcosa. »
« E perchè? » Liam si piegò in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. « Sono amici. »
« Appunto. » il biondo aprì gli occhi, dandosi con le gambe un'altra spinta, e lanciò uno sguardo verso il mare. « Proprio perchè si conoscono, non mi sembra che Louis voglia vagare nella sua, nelle nostre menti. »
« Ma sarebbe comodo. »
« Tu lo faresti? » Niall spostò lo sguardo su Liam che improvvisamente si sentì a disagio.
« Lo farei solo se servisse per qualcosa di importante. »
« E i capricci di un ragazzo di vent'anni ti sembra una cosa tanto importante da vagare nella sua materia grigia? »
Liam scosse la testa, per poi annuire. « Hai ragione. »
« Ho sempre ragione. » Niall chiuse di nuovo gli occhi. « Ora stai zitto, voglio sentire il mare. »
« Ma se hai iniziato tu la conversazione! »
« Shh! »
Liam chiuse gli occhi e trasse un respiro profondo, prima di sedersi meglio e lasciarsi cullare dall'aria salmastra. Non aveva dormito troppo quella notte perchè la presenza di una ragazza sconosciuta in casa sua lo aveva turbato leggermente, però non appena il sole era spuntato e aveva visto la ragazza sulla veranda, aveva pensato potesse essere un buon modo per iniziare un'amicizia, legame che non sapeva per niente come sarebbe potuto finire.
Finì con l'addormentarsi, e anche Niall fece lo stesso, in quel momento di tranquillità assoluta.
Fin quando dei passi pesanti e rapidi non li destarano entrambi. Aprirono di scatto gli occhi e Liam inconsapevolmente si ritrovò a volteggiare sopra la sua sedia. Jasmine davanti a loro aveva le mani appoggiate alle ginocchia, un forte affanno e i capelli rossi scompigliati che le ricadevano in avanti. Niall aveva gli occhi sbarrati dal terrore, « Che ci fai qui? »
Liam urtò la testa contro la tettoia di legno, non essendosi accorto che stava volando sempre più in alto. « Jasmine? » chiese, mentre si massaggiava la nuca.
La ragazza alzò lo sguardo e aveva la fronte imperlata di sudore e profonde occhiaie sotto gli occhi. « Harry e Zayn hanno bisogno di aiuto. »
Niall scattò in piedi, « Dove sono? »
Jasmine prese fiato, « All'ingresso di Disney World. »


« Rodeo Drive è la mia via preferita. » Isabelle aveva portato Sophie a girare per varie vie, ad osservare le vetrine dei negozi più prestigiosi e a farle vedere alcune viste mozzafiato.
« Immagino. » stava mangiando lo zucchero filato e un boccone le imbrattò tutte le labbra, allora appiccose.
« Fai schifo, ragazza. » Isabelle prese subito un fazzoletto dalla tasca posteriore del pantalocino. « Tranquilla, non l'ho usato. » disse rapidamente, vedendo lo sguardo stranito dell’altra.
Sophie si pulì immediatamente le labbra dallo zucchero sotto il viso sorridente di Isabelle.
« Che c'è? »
« Mi stai sembrando un puffo. »
« Solo perchè sono più bassa di te? »
« Non ci deve essere per forza una spiegazione. Lo sembri e basta. » spostò rapidamente lo sguardo in una via che dava su una vista sul mare e intravide un'onda molto più alta delle altre che si stava dirigendo a Nord, dove si stagliavano imponenti contro il cielo in lontananza le torri gemelle di Disney World. « Guarda Sophie! » prese un braccio della ragazza e se l'avvicinò, così che potesse vedere anche lei. « Niall è un bambino troppo cresciuto e anche deficiente.»
« Perchè sta andando a Disneyland? »
Isabelle aguzzò la vista e intravide un uccello fin troppo grande affiancare l'onda, come se nessuno potesse vederla.
« Non è un pò troppo grande quell'uccello? » Sophie aveva finito lo zucchero filato e aveva buttato il bastoncino in un bidone della spazzatura all'angolo della via.
« Infatti. E' troppo grande per essere un uccello e troppo piccolo per essere un aereo. » Prese Sophie per la vita, sotto lo sguardo sopreso di quest'ultima.
« Che stai facendo? »
« Andiamo da loro. » Isabelle fece un salto e prese il volo, imboccando immediatamente la via cosicchè nessuno potesse vederla. Sbucarono rapide al di là della stretta via e si misero a sorvolare l'oceano, seguendo Liam e Niall.
Accorciarono la distanza e si trovarono vicinissime a Liam e si resero conto che manteneva tra le braccia un'altra ragazza.
Isabelle gli si affiancò e urlò al di sopra del vento, « Che cosa state facendo? »
Liam si spostò di botto, lo sguardo terrorizzato puntato sulla ragazza bionda. « Che cazzo ci fate voi qui? »
« Sapete, non siete invisibili. Le persone possono vedervi, irresponsabili che non siete altro! Non potevate prendere uno dei tanti autobus che vanno a Disneyworld? »
« Non stiamo andando per divertirci, cretina! » Jasmine aveva alzato lo sguardo quanto bastava per vedere Isabelle e Sophie negli occhi, « C'è un'emergenza! Zayn e Harry hanno bisogno di noi. »
« Forse hanno qualche problema con le giostre di paura... I bambini saranno terrorizzati, poverini. »
Jasmine scosse la testa e Sophie represse una risata inopportuna in quel momento. Spostò lo sguardo oltre Liam e vide Niall stare in equlibrio sulla cresta dell'onda, le mani appoggiate sull'acqua e la concetrazione nello sguardo.
Liam si volse verso Isabelle, « Stanno combattendo qualcosa all'ingresso. »
« E allora muoviamoci! Quei due da soli possono solo scatenare il finimondo! »
La bionda si diede un'ulteriore spinta con le gambe e aumentò la velocità, con Sophie che, nonostante fosse tenuta ferma per la vita, aveva le braccia e le gambe che sembravano sul punto di spezzarsi. Liam la seguì a ruota, con Jasmine che oscillava tra le sue braccia e Niall che metteva più forza nel suo potere, facendo aumentare la velocità dell'onda.
« Ce la facciamo? »
« Ovviamente » urlò il biondo dall’altra parte, superandoli tutti e avanzando spedito e rapido verso la spiaggia di Nord.
Liam e Isabelle si scambiarono un’occhiata rapida e accelerarono ancora, fin quando non furono sulla strada che costeggiava l’ingresso del parco.
Lasciarono Jasmine e Sophie e si librarono in volo, rimanendo su di loro.
« Per caso, Sophie, » Isabelle si strinse l'elastico della treccia, « hai letto quale sarebbe stato il primo ostacolo? Sai, se avessi letto il libro ci potresti dire anche come sconfiggere qualsiasi cosa stiamo per combattere. »
Scosse violentemente la testa .  « Mi spiace! » urlò Sophie con troppi rumori che imperversavano nei paraggi, ma si tappò subito le orecchie perché un gran fracasso provenne dal fondo della strada.
Isabelle strattonò Liam per la manica della camicia, « Non c’è tempo da perdere, corriamo. » poi si volse verso Jasmine e Sophie, « Possiamo cavarcela da soli. »
« No, » Jasmine si allontanò dalla ragazza, « io sono come voi e vengo con voi. E’ lei quella che deve rimanere qui, nel caso ci saranno cambiamenti drastici! »
Un’esplosione poco lontana li fece destare tutti quanti, e Niall capitombolò per terra nel momento in cui si staccò dall’onda per unirsi agli altri. Messosi in piedi, fece un cenno del braccio e tutti si allontanarono, lasciando Sophie sul bordo del marciapiede.
Liam e Isabelle presero tra le braccia Niall e Jasmine per preseguire più velocemente e in pochi secondi furono davanti l’ingresso del parco.
Harry era steso a terra e stava cercando di rimettersi in piedi solo con la forza delle braccia, Zayn poco più in là scagliava uno dopo l’altro serie infinite di fulmini che si andavano a scagliare su quella che sembrava una montagna di gelatina. La creatura aveva il corpo viola molliccio e imponente quasi quanto il castello della Disney, con due occhi blu notte che sovrastavano il tutto. Dalla bocca partivano dei laser che colpivano qualsiasi cosa il mostro avesse nel mirino. Zayn aveva il braccio destro piegato contro la pancia, con il sinistro scagliava quante più saette possibili che trapassavano la creatura molliccia da parte a parte. Harry si era rimesso in piedi ma non stava bene per niente. Era pallido e aveva la maglietta completamente squarciata all’altezza del petto, dove da un taglio netto fuoriusciva fin troppo sangue. Liam e Isabelle spiccarono verso l’alto con i compagni ancora tra le braccia, « Jasmine, prova ad usare il tuo potere su quella cosa! »
« Izzy, spostami sul davanti, devo guardare in quelle palle blu per concentrarmi!»
Isabelle abbandonò Liam e si abbassò all’altezza degli occhi del mostro, mentre Jasmine li fissava con disgusto ma comunque concentrazione.
« Devi morire. » scandì, cercando di attirare l’attenzione del mostro muovendo le mani e le gambe. Isabelle non riusciva più a mantenerla ferma e stava perdendo la presa sulla sua vita. D’altra parte, tutti i tentativi di Jasmine furono nulli e la creatura fece partire un laser che colpì in pieno Isabelle che perse il controllo e precipitò, con le braccia sempre avvolte al corpo di Jasmine che urlava disperata e paralizzata dal terrore, mentre la strada si faceva sempre più vicina sotto di loro. Erano ormai sul punto di schiantarsi al suolo quando un letto d’acqua le prese al volo e le fece adagiare lentamente sul cemento.
Harry guardò orripilato il mostro e fece partire dalla mano sinistra una palla di fuoco che andò a schiantarsi proprio contro quella che sarebbe dovuta essere la fronte.
Niall dall’alto tirava un sospiro di sollievo nel vedere Jasmine e Isabelle stare bene, poi alzò la testa per vedere Liam che grondava sudore da ogni dove. « Portami accanto al guard reil, » abbassò lo sguardo e vide partire un altro laser che si schiantò addosso a Zayn che venne catapultato dall’altra parte della strada, « ORA! »
Liam si fiondò sulla destra mentre le mani gli si rendevano scivolose e fece appena in tempo a lasciare Niall che crollò per terra, bianco come un lenzuolo. Il biondo scosse rapidamente la testa e richiamò l’attenzione di Harry che si volse appena prima che una scarica di laser lo circondasse. Annuì con decisione a Niall e divaricò le gambe. Con la mano destra si premeva la ferita sul petto, mentre stendeva la sinistra verso la testa appiccicosa di quel mostro orrendo. Contrasse piano le dita e dai polpostrelli delle lingue di fuoco incominciarono ad alimentarsi. Spostò lo sguardo su Zayn e lo vide steso a terra e con una mano creare una densa coltre di nubi sopra la creatura, facendole distogliere l’attenzione da tutti loro. Poi Harry lanciò un rapido sguardo a Niall che portava lentamente le mani verso il cielo nuvoloso mentre dietro di lui un’imponente barriera d’acqua si elevava in alto, sempre di più. Niall aveva la faccia completamente bagnata, i muscoli delle braccia contratti e la fronte aggrottata per lo sforzo. Incrociò lo sguardo di Harry e insieme lanciarono i loro poteri verso il mostro.
L’onda si scagliò quasi contemporaneamente alla scia di fuoco che era partita dalla mano di Harry, che intanto si ripiegava su se stesso per il dolore al petto. Zayn fece partire altre saette dalla sua mano sana che si schiantarono dove c’era l’acqua dell’onda appena arrivata. Isabelle si levò subito in volo e prese in braccio sia Liam sia Jasmine, allontanandoli. Dal bordo opposto della strada intravide Anastasia creare una barriera di vento tutto intorno a loro, così densa che la gente non avrebbe potuto vedere nulla al di là di questa. Riuscì ad affiancarsi alla riccia giusto in tempo prima che ci fosse l’esplosione e vennero colti in pieno da una pioggia di gelatina viola. Anastasia contrasse di più lo sguardo e allargò la barriera, ricoprendo una zona più ampia di sicurezza. Sembrava di stare al centro di una tempesta, poi tutto finì improvvisamente, insieme alla pioggia appiccicosa. Isabelle aveva appoggiato Liam e Jasmine per terra, poi si volse a guardare gli altri. Harry era steso per terra, i ricci tutti bagnati e la gelatina viola che ricopriva tutti loro dalla testa ai piedi e nessuna traccia della creatura. Aveva la mano premuta ancora contro il petto, Zayn era steso ma si manteneva il busto dritto appoggiandosi sul gomito del braccio sano, mentre l’altro se lo stringeva al petto. Niall era ancora accanto al Guard reil e si appoggiava al metallo con entrambe le braccia, il viso imbrattato di viola rivolto verso il cielo. Anastasia si girò e con uno scatto del braccio ripulì tutta la strada dai residui del combattimento, poi si sedette per terra. Liam si era ripreso e volò contro Harry, sedendosi al suo fianco. Isabelle corse da Zayn e Jasmine da Niall.
Il riccio aveva il volto una maschera di sofferenza, più che stanchezza. Liam alzò lo sguardo e gli strappò di dosso la maglietta, lasciandogli il petto scoperto. Sophie fece irruzione sulla scena, anche se non era rimasta totalmente indifferente. Aveva cercato gli altri ragazzi e li aveva trovati già per strada, intenti ad andare in aiuto. Clary e Louis si buttarono accanto ad Harry e mentre il moro gli sussurrava nella mente di stare tranquillo perché ogni cosa sarebbe andata bene, Clary faceva spuntare dal terreno alcune erbe medicinali che usò per coprire e curare il taglio sul petto. Beatrice era accanto a Sophie e quest’ultima aveva gli occhi lucidi e preoccupati. « Ehi, » la mora le pose una mano su una spalla, « andrà tutto bene. »
« Non ho fatto niente per aiutarli. » mentre rispondeva alla mutaforma, vide Clary e Louis avvicinarsi a Zayn. Liam era accanto ad Harry il quale stava respirando normalmente e aveva gli occhi aperti. « Avrei potuto fare qualcosa…»
« No, » Beatrice le si posizionò di fronte. « Non autocommiserarti. Questa non era la nostra battaglia. Non avremmo potuto fare nulla. » Abbassò lo sguardo, mentre le sue guance si coloravano di una leggera tonalità di rosso. Non aveva mai alzato la voce contro qualcuno, per cui si era sentita subito in imbarazzo.
Sophie spostò lo sguardo su tutti loro, mentre i feriti riprendevano il loro solito colorito. « Forse hai ragione tu. »
Il traffico ricominciò a infuriare intorno a loro, come se non fosse accaduto nulla, mentre i ragazzi con i poteri si riprendevano e i bambini correvano per entrare nel parco divertimenti. Il cielo ora si era rischiarato e il sole brillava alto, Liam stava aiutando Harry a rimettersi in piedi e Clary manteneva fermo il braccio di Zayn.  Si avvicinarono tutti presso Sophie, « Dobbiamo andare in ospedale. Le erbe possono fare qualcosa, ma questi due devono essere curati per bene. »
« Benissimo, » Liam si mise di spalle a Harry, pronto ad afferrarlo, mentre il riccio cercava di coprirsi la ferita, quando Isabelle lo bloccò. « Liam, cosa stai facendo? Ti sei sforzato troppo prima. Non riusciresti nemmeno a fare un chilomentro, volando con qualcuno tra le braccia. » Spostò lo sguardo su Harry, poi su tutti gli altri. « Comportiamoci come persone normali. » Alla fine della strada c’era una fermata dell’autobus e tutti si avviarono in quella direzione, chi volando, chi zoppicando, però Sophie rimase indietro e quando Harry, un braccio appoggiato sulle spalle di Liam, le rivolse uno sguardo di odio puro, si sentì morire, mentre tutti gli altri, sporchi di viola, si avvicinavano dove un bus aveva appena parcheggiato.



Spazio autrice
Saaaaaalve, sono tornata con un altro capitolo. Cosa ve ne pare? 
I ragazzi sono rimasti incastrati nella loro prima battaglia e non ne sono usciti totalmente indenni, mentre Sophie si sente una completa nullità.
Diciamo che questa sua sensazione verrà alimentata a causa di qualcuno *spoiler* ma non aggiungo altro. Diciamo solo che all'interno del gruppo Sophie non sarà ben accetta da tutti, e ora mi fermo altrimenti rischio di spoilerare troppo, :D.
Mi farebbe un enorme piacere se poteste inviarmi un piccolo commento, anche per avere delle delucidazioni. Qualsiasi esso sia, sarà ben accetto.
Poichè la scuola è iniziata, il tempo per aggiornare lo trovo solo durante il sabato, per cui ogni settimana sfornerò un capitolo nuovo, per essere quanto più precisa possibile. 
Grazie mille se siete arrivate/i fin qui e spero continuerete ad esserci. 
Grazie anche a voi, lettrici silenziose, che vi soffermate a leggere quello che per me era solo un passatempo.
Love you all.
A sabato prossimo,
Eli.


P.s Fate ciao ad Isabelle *agita la mano*




 

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Capitolo 5
*** Hospital. ***





Hospital.


 
« Che hai? » Niall era seduto sul sedile dell'autobus accanto a quello di Sophie, mentre quest'ultima teneva lo sguardo puntato fuori dal finestrino, a guardare le macchine che sfrecciavano accanto lungo i viali alberati intorno ai quali aveva girato volando con Isabelle. Ripensava costantemente agli sprazzi di battaglia cui aveva assistito, struggendosi per la vergogna di non aver potuto fare nulla che li avrebbe potuti aiutare. Niall le pose una mano su una spalla per richiamare la sua attenzione. « Perchè sei così silenziosa? Stamattina mi sembrava parlassi tanto..»
Era ancora tutto sporco di viola, i capelli appiccicati alla fronte. Sophie si chiedeva come fosse possibile che la gente non si rendesse conto di quanto fossero luridi quei ragazzi. Spostò lo sguardo puntandolo in quegli occhi azzurri che le stavano cercando di trasmettere sicurezza, ma allora lei pensava solo a quegli stessi occhi sottoposti ad uno sforzo immane per creare quell'onda gigantesca.
Gli fece un rapido sorriso, mentre con lo sguardo si ritrovò a cercare la figura di Harry. Lo trovó seduto accanto a Liam sul sedile che sporgeva sullo stretto corridoio, qualche fila più avanti. Aveva la mano sinistra premuta sul taglio sul petto, l'altra la lasciava penzolare lungo il sedile, stanca. 
« Niall, mi sono sentita inutile. Anzi, lo sono stata. » sospiró rumorosamente, portandosi una mano al collo. Inizió a rigirarsi la perla della collana tra le dita, « Non so quando ritorneró alla mia vita, ma nel frattempo che sono qui, voglio essere utile a qualcosa. »
« Ma dai! Fossero queste le cose importanti..»
Sophie girò la testa di scatto, fissandolo allibita. « É stata la vostra prima battaglia, e non ho idea se ne dobbiate combattere delle altre. Malauguratamente dovesse essere così, potreste... »
« Cosa? Farci male? »
« Stavo per dire morire. »
« Mamma mia, che melodrammatica. » Niall le tolse la mano dalla spalla e alzò il braccio, piegandolo. Innalzó le sopracciglia per due volte e poi si baciò il bicipite contratto. « Con questi muscoli, pensi davvero possa succedermi qualcosa? »
L'autobus frenó ringhiando sull'asfalto, fino a fermarsi alla fermata davanti l'ingresso dell'ospedale. Erano quasi gli unici ad essere sul mezzo, a parte qualche persona che era lì sicuramente per far visita a qualcuno. Sophie e Niall furono gli ultimi ad abbandonare l'autobus, e mentre percorrevano il corridoio, lanció una rapida occhiata attraverso i finestrini che stavano superando via via che si avvicinavano alla porta scorrevole. Vide Liam tenersi stretto sopra il collo il braccio di Harry, Clary che aveva una mano appoggiata a quello ferito di Zayn che se lo teneva ancora premuto contro lo stomaco e Beatrice che si affrettava a raggiungere Isabelle che, volando, era in capo alla fila.
La mutaforma lanció un rapido sguardo all'autobus, intravedendo Niall e Sophie che scendevano l'ultimo gradino e si univano al gruppo che avanzava verso l'ingresso del pronto soccorso. Anche lei si sentiva inutile, ma d'altronde non avrebbe potuto fare altrimenti. Il suo potere non serviva a niente, non poteva aiutare nessuno, quindi tantovaleva non immettersi in qualsiasi battaglia. Non che fosse codarda, mettiamolo in chiaro, ma poteva essere di intralcio al resto del gruppo. Se fosse mai servito, si sarebbe buttata per prima sul campo di battaglia, ma fin ad allora non era mai successo. Nessuno aveva mai avuto bisogno di lei, e lei non voleva in alcun modo dar fastidio agli altri. Scosse la testa e riprese il passo degli altri, avviandosi dietro Anastasia che si guardava intorno. Erano sporchissimi, e persino le sue forti raffiche di vento non avrebbero potuto spazzare via i residui del mostro deposti su di loro. Era una visione abbastanza raccapricciante, ma quando varcarono l'ingresso nessuno sembró notarlo.
Sophie li superó tutti di colpo, sotto gli sguardi attenti del resto del gruppo. Si fermó di fronte al bancone del dottore, facendo un cenno agli altri di fermarsi. Poi con un rapido movimento del capo, fece avvicinare Jasmine a sè e le bisbiglió qualcosa nell'orecchio. La rossa, nonostante non fosse molto in confidenza con Sophie, annuì e ritornó nel gruppo, guardando i presenti nella stanza uno alla volta. Louis era di fianco a lei, affiancato a sua volta da Clary e Zayn che si sussurravano a vicenda. Jasmine aveva gli occhi socchiusi e le labbra strette in una smorfia concentrata e, conoscendola, gli sembró stesse mandando delle onde telepatiche su tutti quanti. Niall raggiunse Sophie al bancone, mentre la ragazza spiegava al medico la situazione. « Il ragazzo riccio ha un taglio profondo all'altezza dello sterno e sta perdendo tanto sangue. » fece una pausa e si voltó ad indicarlo. Harry aveva la testa bassa ma Sophie riuscì comunque a vedere la sua espressione sofferente. Poi spostó l'indice su Zayn. « Invece penso che lui abbia una frattura scomposta. Non riesce a muovere neanche un dito. » fece una pausa. « Gli altri hanno delle leggere ammaccature, credo. »
Il medico scrisse velocemente qualcosa al computer e stampò dieci fogli, piccoli e quadrati. Tutti con un bollino colorato stampato addosso. « Ai due ragazzi codice rosso e portateli al secondo piano. » il medico li diede in mano a Niall che prese a distribuirli. « Agli altri bollino giallo. Andate negli ambulatori in fondo al corridoio. »
Liam e Harry, insieme a Clary e a Zayn, si avviarono verso gli ascensori, separandosi dagli altri che incominciarono ad avviarsi lungo il corridoio. Sophie ringrazió il medico e tiró Niall verso di sè, « Andiamo. »
« Ma come hai fatto? Cioè, i prontosoccorsi sono sempre strapieni di gente e bisogna fare lunghe file di attesa per poter essere accettati da un medico. Siamo qui da cinque minuti e ci stiamo già disfando. » si guardó velocemente attorno, notando che nessuno li stava prestando la ben che minima attenzione. « E poi non si sono nemmeno accorti di quanto fossimi sporchi! »
Sophie scosse le spalle, si passò una mano tra i capelli portando il ciuffo lungo indietro. « Jasmine mi è stata d'aiuto. »
Niall le sorrise, « Ma ora come si procede? Gli interventi non si programmano in cinque minuti! »
« Chi ha detto che Jasmine abbia smesso di esserci d'aiuto? »
Niall sfoció in una risata che rieccheggió per tutto il corridoio, per poi mettersi una mano sulla bocca. « Ops. »
Sophie sorrise e aumentó il passo per raggiungere gli altri.
Liam e Harry stavano entrando nel primo ascensore arrivato e che stava aprendo le porte, Clary e Zayn aspettavano l'altro che stava scendendo ancora dall'ottavo piano. Liam aiutó Harry ad entrare nel vano allungato, per poi schiacciare il bottone indicante il numero 2, e mentre le porte si richiudevano tra di loro, il riccio e Sophie si guardarono a lungo, prima che lei imboccasse un corridoio che si diramava sulla destra. Si sentii il tintinnio dell'arrivo del secondo ascensore, poi la porta si richiuse dietro di lei.
Louis si avvicinò a Sophie, mettendosi al suo passo. « Ora dovremmo pulirci, però. I dottori non possono vederci in questo stato. Le nostre sono solo visite di controllo. »
Jasmine a pochi passi da loro si volse e si fermò al centro del corridoio. « Il biondo non può fare niente? »
Niall spostó lo sguardo su tutti gli altri che lo fissavano con sguardo eloquente, poi la rossa scosse la testa, portandosi un dito alla tempia.
« Posso usare il mio potere solo in presenza di un'altra sorgente d'acqua. »
Jasmine sbuffó rumorosamente e si spostó sulla destra, avvicinandosi al muro. C'era una porta chiusa e due omini bianchi- maschio e femmina - rappresentati sul legno. La rossa si fermò lì davanti e li indicó con sguardo saccente e contemporaneamente esasperato. « Dici che un cazzo di bagno vada bene? »

Uno alla volta, erano entrati tutti nel bagno insieme a Niall che sfruttava l'acqua del lavandino per creare un getto abbastanza forte da staccare dalla pelle qualsiasi sporcizia. Appena finiva, entrava Anastasia che con una raffica di vento li asciugava, fecendo evaporare anche tutta l'acqua caduta sul pavimento. Dopo che furono tutti completamente puliti ed ebbero fatto come se da lì non fosse passato nessuno, ripresero a camminare fin quando un cartello con la scritta ‘ambulatori’ li fece girare sulla sinistra.
« Bene » Beatrice era rimasta zitta per tutto il tempo, con il capo chino, limitandosi a seguire gli altri. « Niall, Isabelle penso che voi dobbiate andare per primi. Anzi, penso dobbiate andare solo voi due. » riabbassó la testa e si mise accanto a Sophie. « Io, lei, Anastasia, Jasmine e Louis non abbiamo fatto niente, per cui potremmo anche non entrare. »
Isabelle e Niall annuirono e si diressero verso due porte aperte comunicanti, con due dottoresse sedute al di là delle scrivanie. Entrarono nelle stanze e si chiusero la porta alle spalle.
I rimanenti si andarono a sedere sulla sedie di plastica blu che erano addossate alle pareti opposte, gli uni accanto agli altri. Sophie era seduta tra Beatrice e Louis, mentre quest'ultimo faceva tremare le gambe.
C'erano altre persone sparse per la sala, alcune sedute che perdevano tempo a giocare sui propri cellulari, altre che consumavano il pavimento per le loro lunghe camminate per tutta la lunghezza della sala d'attesa.
Louis aveva gli occhi chiusi, le gambe che si muovevano veloci e le mani strette tra di loro, in mezzo alle gambe. Era piegato in avanti e teneva la testa bassa, di tanto in tanto la scuoteva. Si muoveva così tanto che stava facendo muovere persino le sedie che gli erano accanto, tanto che Sophie osò appoggiarli una mano sulla coscia.
Lui si fermó di botto e alzò lo sguardo, la fronte imperlata di gocce di sudore. « Va tutto bene? »
Lui scosse rapidamente la testa e chiuse forte gli occhi. « Louis? »
Appoggió la testa al muro e si passò veloce il braccio sulla fronte. « No, non sto bene. »
Aveva il colorito pallido e gli occhi azzurri risaltavano ulteriormente su quel bianco cadaverico. « Vuoi uscire fuori? » annuì con veemenza e si alzó di scatto, avviandosi lungo il corridoio. Sophie si alzò a sua volta e lo seguì, fin quando non passarono per una porta che dava su un giardino all'aperto. La richiuse immediatamente e Louis si lasció cadere per terra, sull'erba appena tagliata e umida per l'irrigazione mattutina. Incominció a gridare e a rotolarsi tra i piccoli fili d'erba, con le mani premute contro le tempie. Se possibile, Sophie pensó fosse ancora piú pallido di prima e si sedette accanto a lui, fermandolo con le braccia premute sulle spalle. « Lou, basta. » lo tenne inchiodato per terra fin quando lui non rilassò la fronte e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. « Va tutto bene ora. » Prese a fare respiri profondi, poi spostó le braccia di Sophie e si mise seduto. « Sì, ora va meglio. - si mise a gambe incrociate e lei lo imitò.
 « Cosa è successo? »
« Tutte quelle voci...»
Poi Sophie si ricordò delle voci nella testa del ragazzo, di tutte le menti che riusciva ad ascoltare e che lo tormentavano facendogli venire mal di testa.
« Oddio, mi dispiace. Non abbiamo pensato al fatto che tu potessi sentirti male. »
« No, va bene. Non potevate esserne certi. Peró d'ora in poi sarebbe meglio evitare gli ospedali. Le menti delle persone sono sopraffatte dalla preoccupazione e dal dolore. » chiuse gli occhi e inspiró piano. « Non sai cosa ho sentito...tutte quelle persone disperate. La rabbia, la tristezza..mi stava scoppiando la testa. »Sophie gli appoggiò una mano sul braccio. « Deve essere orribile. »
« Forse anche di piú. »
« Giusto, che domanda stupida. »
« No no, va bene. » si girò a guardarla, e cercò di sorriderle ma quello che gli uscì fu piuttosto una smorfia sofferta. « Continuo a pensare che il mio non sia un dono, ma una maledizione. »
« Non puoi dire questo. »
« Sì invece. » strappò un filo d'erba e se lo portò sotto il naso, annusandolo. « Da quando ho scoperto di leggere le menti, non c'è stato un giorno in cui io sia stato bene per davvero. »
Sophie incroció le gambe, rimanendogli accanto con lo sguardo puntato su quel viso che stava riacquistando colore. Era pronta ad ascoltarlo, ma poi Louis scosse la testa. « Non serve che tu sappia queste cose. »
« Invece sì. Potrebbe servire a te. »
Lo incalzò con gli occhi, cercando di comunicargli che con lei avrebbe potuto parlare, sarebbe stata sempre in silenzio con gli altri. Sarebbe potuta essere una volvola di sfogo per chiunque. Avrebbe voluto essere utile, per cui perchè non incominciare con l'ascoltare i loro problemi e aiutarli a sfogare? Louis capì le sue intenzioni, o almeno le percepì telepaticamente, per cui riprese a parlare dopo avere buttato e preso un altro ciuffetto d'erba che fece piegare tra le dita. « Sento tutti i sentimenti delle persone, alcuni persino inbarazzanti, ma il dolore e la tristezza sono quelli che trapassano il mio muro cerebrale più velocemente. Non riesco a tenerli lontani per niente. Prorompono in me e non ho idea di come controllarli. »
« Forse se impari a farlo, potrebbe diventare un'ottima arma. »
« Sì, quando e sempre se imparerò. » lanció i residui di erba per terra e si strofinó le mani. « Ho sentito tutta la disperazione di mia madre quando papà l'ha abbandonata. É successo qualche settimana fa, ma ora non riesco a guardare mia madre senza sapere quello che ha passato per non dimostrarci niente, per non far soffrire me e le mie sorelle. Non voglio piú provare una cosa del genere. »
« Louis, mi dispiace..»
« Non dirlo, per favore. Non voglio compassione. »
Sophie scosse la testa, « Una volta nella mia scuola mi hanno detto che la compassione è per i deboli. Se tu sei qui, sei tutt'altro che quel genere di persona. » gli prese una mano e gliela strinse forte. « Tu sei forte, Louis. E lo dico io che sono appena arrivata, ma queste tue sofferenze...poche persone lo sopporterebbero a lungo, mentre guarda te. Sei qui, e affianchi un gruppo di ragazzi che dimostrano di tenere gli uni agli altri, pronti a soccorrervi a vicenda. » prese una pausa, spostando lo sguardo verso la porta chiusa da cui erano passati. « Che dici, sei abbastanza forte da ritornare? »
Lui le sorrise e le strinse ancora più la mano. « Sai, se fossi di questo mondo potremmo diventare grandi amici, noi due. »
Lei scosse le spalle, nonostante dentro si fosse sentita come se un nodo si fosse stretto attorno al suo cuore. « Potremmo esserlo anche così. » si alzarono insieme e lasciarono le mani, avviandosi verso la porta arancione che portava alla sala d'attesa. « Sei pronto? »
« Ora ce la faccio, sono pronto. » gli sorrise e aprì la porta.

Quando tornarono nella sala d'attesa, Isabelle e Niall stavano parlando con Beatrice e Anastasia e quando li vedero arrivare, fecero una faccia piú rilassata. « Si può sapere che fine avete fatto? »
«Avevamo caldo e siamo usciti a prendere una boccata d'aria. »
« Per quasi un'ora? mmh. » Niall ammiccó con gli occhi, facendo sgranare quelli di Louis e Sophie che si guardarono allibiti. Era passato tutto quel tempo?
Louis fece un cenno della mano come per far disperdere la conversazione. « Parliamo di cose serie...Niall smettila. Riesco a sentire le porcate che stai pensando! »
Il biondo avvampò sotto lo sguardo dei compagni che scoppiarono a ridere. Sophie picchiettò un dito sulla spalla di Louis e gli mostró il pollice, mentre l'altro sorrideva letteralmente con gli occhi, socchiudendoli talmente tanto che ai lati gli si fecero delle rughe di espressione. « Comunque...» Niall prese a sventolarsi una mano davanti, per rifrescarsi in quel momento di imbarazzo. « Stiamo entrambi bene, niente graffi, niente ammaccature di qualsiasi tipo. Tutto nella norma. »
« Meglio così, allora. »
« Ragazzi, » Beatrice aveva lo sguardo puntato sul suo cellulare, aperto sulla schermata dei messaggi. « Liam mi ha detto che i medici hanno finito sia con Harry, sia con Zayn. Possiamo raggiungerli. »

Il tragitto verso il secondo piano fu caratterizzato da un certo silenzio imbarazzante, in quanto nessuno sapeva che dire. Gli ascensori erano stracolmi e i ragazzi dovettero usare le scale, arrivando al secondo piano con il fiatone. Quando imboccarono il corridoio si trovarono un Liam appoggiato sul cornicione delle grande vetrata che si stagliava di fronte tutte le porte del corridoio. I muri erano dipinti di bianco e il pavimento era grigio, come se persino i colori di quel posto volessero trasmettere insicurezza e tristezza. Il gruppo prima era passato davanti al corridoio dei bambini, tutto colorato affinchè potessero provare gioia anche in momenti difficili. Liam aveva in mano il cellulare e quando avvistó gli altri lo mise via, appoggiandosi al cornicione solo con il braccio. « Eccovi qua. »
« Come sta Harry? » chiese Jasmine che non aveva aperto bocca da quando tutti si erano puliti nel bagno al primo piano.
« Bene. L'intervento é durato circa mezz'ora. Gli hanno ricucito il petto, possiamo dire. Mentre a Zayn in quell'altra stanza » indicó l'ultima porta del corridoio « hanno aggiustato l'osso del braccio, ma oltre all'intervento, deve portare il gesso per un mese. »
« Ora sono svegli? »
« Harry no, Zayn sì e Clary gli sta facendo compagnia. »
« Possiamo andare da lui? »
Liam scosse le spalle, riprendendo il cellulare. « Fate come volete. »
Jasmine andò verso la porta di Harry e la aprì, intrufolandosi dentro con passo felpato.
Isabelle si andò ad appoggiare al cornicione accanto a Liam e Louis si andò a sedere sulla prima sedia libera che trovò, portandosi due dita alle tempie e muovendole piano in senso circolare.
Sophie era accanto a Beatrice con la quale si scambiava sorrisi tranquilli, prima che sentisse un brontolìo. Si girò alla sua destra e vide Anastasia contratta in avanti, due mani premute contro lo stomaco. « Ehi? »
La ragazza alzò una mano verso di lei, e si rimise in piedi, l'altra mano premuta contro la pancia. « Ehi. »
« Che succede? »
« Non mangio niente da ieri sera e il mio stomaco ne sta risentendo proprio adesso. »
« Andiamo al bar, allora. »
« No, no. Posso aspettare l'ora di pranzo. »
« No, rischi che lo stomaco ti si chiuda. Andiamo dai. »
Sophie la prese per un braccio e andarono verso l'ascensore che si era appena liberato.
Il bar era al primo piano, sulla destra poco più in là dagli ambulatori. C'erano un sacco di persone, alcune sedute in piccoli tavolini, altre che prendevano caffè da asporto. Sophie e Anastasia si andarono ad appoggiare al bancone e ordinarono due cappuccini che non tardarono ad arrivare.
Sophie prese a soffiarci sopra, mentre Anastasia ci aggiungeva due bustine di zucchero e lo beveva bollente, poi ordinò anche un cornetto.
« Va meglio? » Sophie stava ancora finendo di sorseggiare il suo cappuccino, mentre la ragazza aveva quasi terminato il cornetto. Annuì con la bocca tutta sporca di zucchero a velo, « Sì, grazie. »
« Di nulla. » terminò con un sorso e gettò la tazza di cartone nel cestino. « Ci andiamo a sedere su quel tavolino appena liberato? »
La riccia andò subito a sedersi, prendendo in mano il suo cellulare e aspettando che anche Sophie la raggiungesse.
« Cosa vedi? »
« Il tempo meteorologico. »
« Come mai? »
« Ho sempre paura che si scateni un forte vento, e non vorrei esserne io la causa. Si sa che il vento forte gioca brutti scherzi. »
Sophie si appoggiò con entrambe le braccia sul tavolo, mantenendosi la testa con una mano. « Ma non penso tu lo faccia. »
« No, però è come se il vento mi chiamasse e dovessi aiutarlo ad alimentarsi…è un po’ complicato da spiegare. »
« Poni resistenza. Pensa al tuo potere che può essere molto utile. Lo sai controllare e lo so, perché ti ho vista prima all’ingresso del parco. »
« Ho solo creato una barriera. »
« Una barriera che ha permesso che nessun altro si facesse del male. Non devi per forza pensare in negativo. » Sophie le sorrise incoraggiante. Era strano che riuscisse a dare certi consigli, considerato il fatto che non aveva maii avuto niente a che fare con magia e correlati, ma le venivano spontanei. Forse era questo il suo compito nel libro. Forse doveva infondere coraggio nei componenti del gruppo.
« Rimane comunque il fatto che sono pericolosa. »
Sophie le appoggiò una mano sulla sua, « Saprai come sfruttarlo al meglio. »
Con la mano libera, Anastasia si prese un boccolo e se lo attorcigliò intorno all’indice, con sguardo assente. « Ci proverò. » poi spostò lo sguardo su Sophie e le sorrise. « Ora sto bene, che ne dici se torniamo dagli altri? »
Si alzarono insieme dal tavolo e andarono su per le scale a raggiungere gli altri. « Ah, una cosa. » Anastasia stava salendo piano i gradini, mantenendosi al corrimano di metallo freddo. « Se vuoi, chiamami anche Ania. »
« Okay. » e insieme arrivarono al secondo piano, ricongiungendosi agli altri. Jasmine era uscita dalla stanza di Harry e stava parlando con Liam.
« Ha detto che sta bene. »
« Nient’altro? » Jasmine scosse la testa. « Poi ha chiuso gli occhi e si è riaddormentato. Diciamo che è come se avessi fatto visita al suo letto, perché non abbiamo parlato proprio. »
« Forse c’è ancora dell’anestetico nel  suo corpo. » Beatrice era seduta accanto a Louis e spostava lo sguardo da Liam a Jasmine. « Dobbiamo solo aspettare un po’. »
Intanto la porta sul fondo si aprì e ne uscirono Clary che aiutava Zayn ad appoggiarsi ad un’asta che gli manteneva fermo il braccio. Isabello volò – letteralmente – da lui e lo bloccò per le spalle. « I dottori hanno detto che puoi muoverti? »
« Non per le prime ore dopo l’intervento. » Isabelle lanciò gli occhi al cielo e prese il posto di Clary, la quale si andò a mettere vicino ad Anastasia. « Tutto bene tu? »
« Sì, sì. Sto bene. » poi la riccia guardò le occhiaie sotto gli occhi scuri dell’amica, i corti capelli neri tutti spettinati e ricoperti di nodi. « Tu no. »
Clary si strofinò un occhio, « Sono solo stranca. »
Sophie si intromise nella discussione, « Dovresti andarti a riposare. »
« No, no. Devo stare qui, non posso più allontanarmi. Devo di volta in volta medicare con erbe la ferita di Zayn, dove hanno aperto il braccio per aggiustare le ossa, cosicchè possa portare il gesso di meno. Devo accelerare la guarigione. »
« Ma se sei stanca, non lo farai bene. »
« E chi sei tu per dirmi che non ne sono in grado? » Clary le lanciò un’occhiata dispreggiativa. « Non sei nessuno. »
La mora si sentì un nodo alla gola e cercò di reprimerlo ingoiando quanta più saliva possibile. Le lacrime le premevano contro gli occhi, smaniose di uscire, ma lei non poteva permetterlo. Sapeva di non essere nessuno, anzi non sarebbe dovuta nemmeno essere lì. Quella situazione era troppo complicata da sopportare per una diciassettenne come lei, ma non avrebbe saputo come fare altrimenti. Prima o poi sarebbe tutto finito, e lei allora voleva che passasse tutto in fretta.
« Ehi, che sta succedendo qui? » Liam si mise dietro la schiena di Sophie e le lanciò una breve occhiata di sottecchi. « Qualcosa non va? »
« Tutto apposto. Stavamo giusto dicendo che Zayn si rimetterà presto con le mie cure naturali. »
« Beh, questo è sicuro. Sophie, tu tutto bene? »
La ragazza si affrettò ad annuire e strizzando gli occhi per portare giù le lacrime che le pungevano. Poi lanciò uno sguardo alla porta di Harry, « Posso entrare? -
Liam fece un gesto galante con le mani, « E’ tutto tuo. Sappi però che vogliamo riaverti integra.»
Sophie gli mostrò un breve sorriso e si affrettò ad andare verso la porta, chiudendosela alle spalle. Harry era steso sul letto, con il braccio legato ad una flebo e una cannula nel naso. Aveva un lenzuolo bianco appoggiato delicatamente sul petto che si alzava e abbassava a ritmi regolari. Aveva il viso pulito, molto pallido, e i capelli allargati sul cuscino. L’altro braccio lo teneva appoggiato sul basso ventre ed era talmente alto che i piedi toccavano il ferro posto alla base del letto.
Sophie si abbassò contro la porta, stringendosi le gambe al petto, la testa seppellita tra le ginocchia. Pianse sommessamente per tutta la situazione. Voleva tornare a casa, voleva uscire da quel libro, stare lontana dai guai, dalle persone che la disprezzavano. Sapeva non fosse quello il suo posto, e giurò che avrebbe voluto lasciarlo quanto prima. Quei ragazzi desideravano solo che lei li aiutasse, magari conoscendo gli eventi, ma Sophie il libro non lo aveva letto e rimpiangeva tutto quanto. Se quel dannato temporale non le avesse fatto venire mal di testa, a quest’ora starebbe festeggiando il suo compleanno guardando ‘Il lato positivo.’
Che poi, ripensandoci, il lato positivo in quella storia era troppo difficile da trovare.
La stanza era immersa nel silenzio, a parte per il picchiettio dei battiti cardiaci trasmessi sullo schermo verde. Rialzò la testa e andò verso la finestra sul fondo della stanza, e abbassò la serranda. Il sole era alto nel cielo e sarebbero dovute essere le dodici, per cui abbassò di poco la serranda per non fare entrare troppa luce. Non c’erano nuvole in quella distesa azzurra, e poco più in basso Sophie si soffermò ad osservare il mare, con le poche onde che si creavano quando l’acqua diventava troppo bassa. Sulla spiaggia riusciva ad intravedere persone che arrivavano o se ne andavano, gente che schizzava in acqua, mentre si godevano qualsiasi stagione fosse. Da lei era autunno, ma lì le sembrava di essere addirittura in un’altra dimensione. Aprì un po’ la finestra per far cambiare l’aria e una folata salmastra le smosse i capelli e le rinfrescò la faccia accaldata.
« Che ci fai qui? » la sua voce era roca a causa dei tubi che che aveva in gola, gli occhi verdi socchiusi e puntati nella sua direzione.
« Sono venuta a vedere come stessi. »
« Sdraiato in un letto d’ospedale con uno squarcio sul petto. Come potrei stare secondo te? » iniziò a tossire, poi fece un respiro profondo, chiudendo gli occhi. « Anestesia di merda. Mi gira la testa. »
« Vuoi che chiami qualcuno? »
« No. »
« I dottori saprebbero darti qualc-»
« Ho detto di no! » in quel momento aveva gli occhi ben aperti, quelle iridi verdi che illuminavano il volto pallido, sul quale erano rimaste ancora tracce delle macchie dei pezzi di gelatina. « Non serve che tu stia qui. »
« Ero solo venuta a vederti. »
« Non sono un bello spettacolo. »
« Ma ti da fastidio qualsiasi cosa io dica? »
« Ci sei arrivata finalmente. »
Sophie di spalle alla finestra si sentì il vento soffiarle sulla nuca e i raggi di sole che filtravano per i buchi della persiana grigia. Aprì la bocca incredula. « Ma non ho fatto niente. »
« Appunto. » Harry chiuse gli occhi e aprì la bocca per fare un sospiro profondo. « Sei inutile. »
« Non c’è bisogno che tu me lo dica. » Sophie abbassò lo sguardo e lo puntò sulle sue converse sporche di terra. « Lo so già. »
« Giusto, per cui è anche inutile che te lo dica uno che non esisterebbe, secondo la tua teoria. » Harry socchiuse gli occhi e serrò la mascella, squadrandola.
Sophie rialzò lo sguardo e lo guardò inferocita. « Sai che ti dico? Vaffanculo. Ero venuta solo a tenerti compagnia. » e si avviò verso la porta, abbandonando la stanza e chiudendosi forte la porta alle spalle, mentre Harry chiudeva gli occhi e aggiustava meglio la testa sul cuscino. 



Spazio autrice
Ciao bella gente, i'm heeeeeeeeeeeere, again.
A quanto pare Harry non può proprio sopportare Sophie, quando lei è sicura di non avergli fatto nulla di male. Non deve essere per niente facile accettare l'idea di essere in un libro, vero? 
In questo capitolo non è successo granchè, è fondamentalmente di passaggio ma ho introdotto alcuni dialoghi di Sophie con altri personaggi così che si possa capire al meglio come sono caratterialmente. A Clary, come Harry, Sophie sta veramente sulle palle ahahahhah , ma è una cosa con cui bisogna convivere in questa situazione.
Adesso vorrei chiedervi una cosa. So che molte di voi non si soffermano a recensire e ovviamente non posso farvene una colpa, ma questa volta vorrei farvi una domanda che spero possa ricevere una risposta. Voi che coppie pensate si formeranno nel corso della storia? (piccolo inciso: io la storia l'ho finita, per cui so già tutto e come tutto finirà). Mi piacerebbe tanto sapere con chi shippate i ragazzi e/o le ragazze.
Grazie per essere giunti fin qui e per stare leggendo questa storia. Mi fa molto piacere sapere che l'apprezziate, anche perchè io ci sono molto affezionata.
Grazie a chi recensisce e a chi si sofferma solo a leggere. Grazie davvero.
A sabato prossimo :)
Eli.


P.s Lei è Anastasia.
(Leigh, i love you.)



 

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Capitolo 6
*** Danger on the road. ***





Danger on the road.



Sophie uscì rabbiosa dalla stanza e lo sbattere della porta fece voltare tutti i ragazzi nel corridoio nella sua direzione. Niall le si avvicinò, ma lei lo respinse con una mano alzata, allontanandosi verso l'altro corridoio, prendendo l'ascensore, diretta verso il giardino dove era stata prima con Louis. L'erba aveva il perimetro costeggiato di panchine e una piccola fontanella nel mezzo, dove un angelo faceva uscire l'acqua dalla sua caraffa leggermente piegata. Aprì la porta arancione e si andò subito a sedere sulla panchina più lontana, così che nessuno potesse vederla.
Non voleva parlare, aveva troppa rabbia dentro di sè per poter spiaccicare una singola sillaba. Si sdraiò sulla panchina, le gambe distese, un braccio sporto che solleticava l'erba sottostante e l'altro piegato sugli occhi per ripararsi dal sole che ora era sicuramente nel suo punto più alto. I medici avrebbero dovuto passare da un momento all'altro per dare il pranzo ai pazienti, e Sophie si ritrovò a pregare che Harry non lo ricevesse, mai.
Non riusciva proprio a capirlo. Se non fosse arrivata, sarebbe rimasto lo stesso ragazzo allegro che mostrava il suo potere davanti agli altri, intorno al falò? Perchè aveva preso di mira proprio lei, si chiedeva. Non gli aveva fatto davvero niente, o almeno qualcosa di cui non se ne fosse accorta, ma era stata abbastanza cosciente da sapere di non aver fatto nulla di sbagliato. Lui la trattava come se fosse un essere insulso che dovrebbe sparire in poco tempo, ma non che lui fosse meglio. Sophie stava covando un certo risentimento nei suoi confronti e si giurò che non sarebbe più entrata in contatto con lui. Se non ci fosse stato, sarebbe stato tutto più semplice. I ragazzi le erano molto simpatici ed erano tutti molto bravi, alcune ragazze avevano un carattere particolare ma le accettava comunque. Harry era la macchia sbavata in un quadro perfetto.
Il fruscìo dell'acqua della fontana poco distante la fece rilassare, trasmettendole una certa pace interiore. Tolse il braccio dagli occhi e si rimise seduta, con le gambe incrociate sul legno della panchina. Vide una coppia di anziani signori passeggiare poco più in là, con i bastoni stretti nelle loro mani per mantenersi saldi a terra. Gli occhi erano ridotti a due fessure dietro ai loro occhiali spessi e i cappelli estremamenti inopportuni in una giornata calda come quella. Avevano entrambi i camici dell'ospedale e Sophie notò che avevano tutti e due le calze dentro i sandali. Sorrise ricordandosi di suo nonno materno che l'estate si metteva sempre le calze nelle scarpe di cuoio. 'Sophie, io sono vecchio. Voi giovani avete la vostra moda, io seguo quello di tutti gli altri anziani.'
« Eccoti qui! » una voce sommessa e lontana attirò la sua attenzione, facendole alzare il viso verso il cielo azzurro. Isabelle stava scendendo in picchiata dal tetto dell'ospedale, atterrando con un tonfo sull'erba fresca di fronte ad una Sophie che si copriva gli occhi con la mano a mo' di visiera. « Ti abbiamo cercata dappertutto. »
« Non volevo che mi cercaste. Volevo stare da sola. »
La bionda si raccolse velocemente i capelli in una coda alta, tirandoli talmente tanto che sembrava si fosse fatta un lifting sugli zigomi. Non che ne avesse bisogno. Era una ragazza molto bella e fine, con i tratti delicati di una modella. « Ma io no. » si sedette accanto a lei e fece un sbuffo teatrale. « Ah, Sophie, Sophie. Sei proprio una cazzona. »
La mora si girò strabiliata, non capendo per quale assurdo motivo l'avesse chiamata così.
L'altra in risposta indicò con l'indice la porta arancione aperta dalla quale si stava riversando fuori tutto il gruppo. « Avresti dovuto chiuderla. »
« Sophie! » Niall le raggiunse con l'affanno mentre tutti gli altri se la prendevano comoda, raggiunto ormai l'obiettivo. « Si può sapere che cazzo ti è preso? »
« Ferma, lasciami indovinare. » Jasmine si mise accanto al biondo con le braccia incrociate sotto il seno. « La colpa è di Harry? »
Niall buttò fuori tutta l'aria e rise. « Allora non è un problema. Fa il coglione con tutti, quello lì. Non sappiamo cosa possa averti detto, ma non crederci. »
« Invece ci deve credere eccome. » Clary stava aiutando Zayn ad avvicinarsi alla panchina, facendolo sedere accanto a Isabelle. « Se Harry dice qualcosa, non spara cazzate. »
« Tu zitta. » Isabelle la squadrò dalla testa ai piedi, « Se stai di sotto per Harry, non significa che tu debba appoggiarlo in tutto e per tutto. »
Clary si scosse i capelli neri e fece una smorfia schifata, per poi allontanarsi, rientrando in ospedale. Liam scosse la testa, « Sei davvero molto delicata. »
« Certo, con chi voglio io. Lei non è la prima della mia lista. »
Beatrice si andò a sedere a sinistra di Sophie. « Tornando al discorso di prima..»aspettò che gli altri si girassero a guardarla, anche se odiava stare al centro dell'attenzione. « Non devi credere a tutto quello che dice. A volte è frustrato e spara tante cosa ad occhio. Però poi appena è solo, ci pensa su e si pente. »
« Ed è troppo orgoglioso per ammetterlo. »
« Ma come fate ad averlo nel vostro gruppo? »
« Beh. » Liam si mise a volteggiare per aria, facendo di tanto in tanto delle piccole capriole, « Anche lui è un potenziale..'supereroe', diciamo così. »
Incrociò le gambe come Sophie e iniziò a meditare ad occhi chiusi. « E' pericoloso se rimane da solo. Forse una terapia di gruppo può salvarlo dall'orgoglio che lo acceca costantemente. »
Isabelle si alzò di scatto, con una spinta sorvolò Liam e con un calcio lo fece cadere per terra, facendolo atterrare con il sedere. « Parla come mangi, cretino. »
Liam le diede uno spintone mentre con l'altra mano si massaggiava il sedere, ma la bionda lo spinse ancora una volta. Tutti rimasero a guardarli, stupiti. Nemmeno i bambini si comportavano in quel modo. Sembravano avere cinque anni insieme, e che uno avesse preso la caramella dell'altro. Volteggiavano su tutti loro che li guardavano a testa alta, con gli occhi feriti dalla luce solare, quando all'improvviso, mentre si mantenevano per le braccia respingendosi a vicenda, una forte folata di vento li fece staccare e capitombolare per terra. « Siete degli idioti. » Anastasia si strofinò le mani tra loro, sedendosi nuovamente per terra.
« Comunque. » Niall tirò su in piedi Sophie e le appoggiò un braccio sulle spalle, allontanandosi dagli altri. « Non voglio sapere quello che ti ha detto, ma davvero: non prenderlo troppo sul serio. Forse sentirsi dire determinate cose fa più che male che pensarle da soli, ma quello che esce dalla sua bocca è pura cazzata. Dice cose solo per il gusto di ferire, ma poi si pente. Vedrai che gli passerà 'sta cosa. » Le stropicciò i capelli, arrufandoglieli tutti. « E anche a te. »
« Niall, smettila. Tanto non te la da! » Zayn aveva gridato dalla panchina e scoppiò a ridere, contagiando tutti gli altri, mentre Niall, girandosi, gli mostrò non molto delicatamente il dito medio. Sophie ridendo si tolse il braccio dalle spalle. « In effetti, non ci sto già pensando più. » Ovviamente, era una bugia e lo sapeva anche lei, ma dirlo a voce alta forse avrebbe potuto cambiare tutto. Si toccò la collana al collo, con la perla incastrata tra le due clavicole e, stringendosela in pugno, ritornò dagli altri. Rimasero tutti stranamente in silenzio, non sapendo cosa dire, quando Zayn trafficò con la mano libera nella tasca della sua giacca. « Chi mi aiuta a prendere una sigaretta? »
Niall si piegò in avanti, facendo quasi toccare i loro nasi. Con un sorriso puramente ironico, lo guardò negli occhi. « Sai dove te la metto la sigaretta? »
« Ehi voi. » Clary era uscita dall'ospedale, rimanendo sotto l'arcata della porta spalancata, interrompendo il biondo che ricevette un bacio sulla guancia da Zayn e delle parole mimate che significavano tipo 'continuiamo dopo, baby.' « I medici mi hanno detto che Harry è guarito e può uscire. »
« Ma è impossibile! »
« No, se gli ho fatto accelerare la guarigione della ferita. »
« Perchè l'hai fatto? » Isabelle le si avvicinò, con sguardo inferocito. « Non riuscivi a sopportare l'idea di rimanere in ospedale? »
Okay, si disse Sophie, i ragazzi non sono molto gentili gli uni nei confronti degli altri. Anzi, sembrava proprio che si stessero accendendo delle rivalità man mano che le ore passavano.
« No. Perchè sento che sta per succedere qualcosa e non possiamo restare qui. »
« Che genere di cosa? »  Sophie si avvicinò a Isabelle che era ancora in piedi davanti a Clary, solo che si stava pian piano alzando da terra.
« E a te che importa? Tanto non puoi fare niente. »
« Cosa sta succedendo? » le sputò addosso Isabelle, interrompendo il contatto visivo che si stava instaurando tra Sophie e l'altra ragazza.
Clary scosse le spalle, gli occhi socchiusi piantati su Isabelle. « La terra trema. »
« Sarà uno dei soliti terremoti...» Niall venne interrotto dalla mano della bionda che per poco non gli diede uno schiaffo. « In che senso? »
« Incomincio ad affaticarmi quando la richiamo. Sta succedendo qualcosa alla terra, e non è un terremoto. »
« E che dovremmo fare? Io sono ancora disabile per adesso. » Zayn aveva rifiutato l'idea di fumarsi una sigaretta, e in quel momento si stava stiracchiando sulla panchina, le caviglie accavallate e la mano libera dal gesso che martellava contro il suo stomaco.
Clary roteò gli occhi al cielo, « Ce ne dobbiamo semplicemente andare. »
« Ma Harry? » chiese Anastasia che si stava aggiustado i folti capelli ricci. « E' tutto intubato. »
« E' già uscito. »
Isabelle strabuzzò gli occhi, incredula. « Come hai fatto? »
« Quante spiegazioni, oh. » Clary andò verso Zayn e lo prese per il braccio sano, sollevandolo e mettendolo in piedi. « Andiamo. »
« Ma come dovremmo andarcene? Siamo venuti con il pullman. »
« Ho chiamato il tappeto volante. »
Niall le si affiancò, prendendo Zayn dall'altra parte. « Ma davvero? »
« No, testa di c- »
« Okay. » Liam si mise in mezzo al gruppo, « Chi vuole un passaggio? »
Jasmine si alzò finalmente da terra e si fiondò tra le sue braccia. « Io. »
« Io posso trasportarmi andando a favore delle corrente. » Anastasia sollevò le braccia e non appena individuò da quale parte soffiasse il vento, si lasciò sollevare per aria.
« Io non posso fare un cazzo. » Niall si staccò da Zayn facendolo quasi cadere, « Me ne vado a piedi. »
Isabelle prese tra le braccia Louis e si librò in aria, Clary creò con un certo sforzo una radice che la aiutò a muoversi con Zayn appeso al suo collo, facendo il giro dell'ospedale, mentre Sophie, Niall e Beatrice proseguirono a piedi. « Ci vediamo all'ingresso. »


Harry era al volante di una macchina nera, con il finestrino abbassato e gli occhiali da sole alzati sulla testa. Quando Sophie uscì dal pronto soccorso e se lo ritrovò davanti, fu alquanto basita. Un tipo che era stato appena operato al petto, già in moto in una macchina persino lussuosa come quella? Ma un’altra domanda già le solleticava la mente: da dove l’aveva presa? Erano arrivati con l’autobus…
Un clacson continuo li fece accelerare, mentre Harry, una mano premuta sul volante, con l’altra si scuoteva i capelli.
« Sentite, non vorrei essere sempre io quello che rompe le palle… »
« Ma già lo sei, Niall. »
Il biondo fece finta di non aver sentito Isabelle che camminava con Louis di fianco, e continuò a camminare, con lo sguardo puntato su quella bellissima macchina. « Ma non ci entriamo tutti, lì dentro. »
« Tanto per cambiare. » Isabelle e Liam si avvicinarono, « Noi voliamo, non possiamo fare altrimenti. »
« Okay, » Niall si passò una mano tra i capelli. « Liam, potresti giusto darmi un passaggio fino alla spiaggia? Da lì posso proseguire da solo. » Il moro annuì e si mise alle spalle di Niall, stringendolo per la vita.
« Io posso nuovamente volare a favore di vento. » Anastasia si stava attorcigliando un boccolo tra le dita. « E posso portare Jasmine con me. »
Harry fece partire un secondo clacson più prolungato del primo, e li fece spaventare, mentre se la rideva sotto i baffi. « Io vado in macchina. » Clary si prese Zayn sottobraccio e si avviarono verso la BMW nera.
Beatrice prese Sophie per la maglietta, trascinandosela dietro. « Dobbiamo andare in macchina anche noi. »
La mora lanciò uno sguardo al resto del gruppo che si stava preparando a spiccare il volo, e incontrò solo gli occhi di Niall che la stavano incoraggiando, mentre le mostrava tutti e due i pollici.  Clary si sedette sul sedile anteriore, Zayn, Beatrice e Sophie su quello posteriore. L’ultima ad entrare fu la mora che si ritrovò seduta dietro il sedile di guida di Harry. Il riccio si affacciò dal finestrino e lanciò una rapida occhiata ai compagni. « Ci vediamo a casa di Liam. »
Poi Sophie vide Isabelle prendere Louis da sotto le ascelle e spiccare il volo, Liam a ruota con Niall che gridava per l’emozione e Anastasia che faceva imperversare una tempesta di vento intorno a lei.  Poi Harry ingranò la marcia e partì, lasciandosi alle spalle l’ospedale che si faceva sempre più lontano. L’abitacolo era immerso nel silenzio: Zayn giocherellava con il suo cellulare con la mano libera, Beatrice aveva la testa piegata sul sedile e sembrava stesse dormendo, Clary e Harry parlottavano tra loro. « Come va la ferita? »
« Bene. » inserì la quarta marcia, « Non sento quasi più il bruciore. »
La ragazza sorrise e gli appoggiò la mano sopra la sua, ancora stretta all’asta delle marce, e ne accarezzò il dorso. Harry frenò bruscamente in quanto davanti il semaforo era rosso, e spostò lo sguardo nello specchietto. Sophie aveva la testa bassa e si torturava le mani umidicce, e di tanto in tanto guardava fuori dal finestrino. Harry sorrise al suo riflesso, poi scattò il verde e partì di nuovo. Aveva le mani ben salde sul volante, e lo stringeva come se fosse una corda sul punto di spezzarsi. Imboccò una curva sulla destra, « Beh, Sophie. Ti stai trovando bene nel nostro mondo? »
« Smettila, idiota. » Zayn aveva abbassato il finestrino e i capelli gli venivano scompigliati dal vento che entrava nell’abitacolo.
« Che c’è? Ho fatto solo una domanda. »
« Inopportuna. »
« Ma è la verità, vero Sophie? »
La mora alzò lo sguardo e incontrò le sua iridi verdi nello specchietto che la fissavano intensamente. Ingoiò a vuoto, « Sì, è molto bello. »
Clary si sporse dal sedile per vederla in faccia, prima che Beatrice urlasse. « Attento Harry! »
Il riccio riportò lo sguardo sulla strada e frenò talmente tanto velocemente che la macchina incomiciò a girare su se stessa, catapultando da una parte all’altra i ragazzi. Quando si fermò, Sophie spostò lo sguardo più avanti, e vide una montagna nel bel mezzo della strada che si stagliava imponente sopra di loro.
Harry con un calcio aprì la portiera e uscì fuori, lasciando sul sedile gli occhiali da sole. « Ma che merda è? »
« Fermo là. » Clary uscì dalla macchina e si inginochiò per terra, le mani premute contro l’asfalto. « Non avvicinarti. »
Gli altri passeggeri uscirono richiudendo le portiere e fermandosi dietro Clary che, con lo sguardo puntato sulla montagna, faceva partire dalle sue mani un’energia tale da creare una spaccatura per la strada che si diramò dal punto in cui lei esercitava la sua forza sull’asfalto fino alla base della montagna. Harry fece un salto indietro per evitare che cadesse nella cavità del terreno, poi sgranò gli occhi, come tutti gli altri. Il sole era proprio davanti a loro e dovettero tutti socchiudere gli occhi per vedere meglio cosa stesse succedendo. La spaccatura incominciò ad arrampicarsi su per la montagna, dividendola esattamente in due parti uguali che incominciarono a separarsi. Quella al bordo della strada piegò il guard reil e piombò in mare, l’altra avanzò dall’altra parte, andando verso il centro abitato. Harry lanciò uno sguardo rapido a Clary la cui faccia era una maschera di sudore e gocce che scivolavano a terra. Aveva la fronte aggrottata e gli occhi ridotti a due fessure, mentre le vene delle braccia si facevano più evidenti e scure. « Fermati, Clary. »
La ragazza non parve sentirlo e la metà sinistra della montagna continuò la sua corsa verso il centro città. « Ferma! »
La terra intorno alle sue mani incominciò a tremare e a rompersi vicino alle dita, le braccia ancora più stese di prima e i capelli neri completamente bagnati.
Sophie si lanciò in avanti, si buttò sopra Clary e la fece cadere di lato, facendole staccare le mani da terra e interrompendo la magia. Si mise seduta e si appoggiò la testa della mora sulle gambe. Era bianca come un lenzuolo, i capelli tutti appiccicati e la vena del collo che pulsava più velocemente sotto la pelle. Beatrice le si sedette accanto e Harry, superando con un salto la spaccatura, arrivò vicino alle ragazze. Zayn rimaneva in piedi dietro di loro, mentre si manteneva il gesso con l’altra mano, ancora più premuto contro lo stomaco. « Che è successo? »
« Non ne ho idea! »
Sophie le spostò tutti i capelli dalla fronte e incominciò a sventolarle un po’ di aria addosso, mentre Clary respirava rapidamente, con gli occhi chiusi e le gocce di sudore che le calavano dalle tempie. « Forse è davvero successo qualcosa alla terra. »
« Ehm, ragazzi… » Beatrice spostò lo sguardo dove poco prima c’era stata la montagna, ingoiando a vuoto, « Non vorrei allarmarvi, ma.. »
Sophie, con una mano che continuava a sventagliare davanti al volto della mora, alzò lo sguardo e rimase impietrita. Zayn dietro di lei spalancò la bocca, mentre Harry aveva il terrore dipinto in viso. Dal punto in cui le due parti della montagna si erano separate, c’era una spaccatura nel terreno da cui si stavano riversando fuori delle figure umanoidi, con al posto delle testa un palla dalla forma ovale e il corpo slanciato, interamente fatte di terra e radici. Al posto delle dita avevano dei piccoli rametti e per tutto il corpo delle radici che li attorcigliavano dalla testa in giù. Come le mani, anche i piedi avevano dei rami più lunghi al posto delle dita.
Erano in tanti, e alcuni stavano già andando verso di loro a passo di marcia. Non avevano occhi o una bocca, solo una palla morrone uniforme. Erano più alti di loro, forse due metri e mezzo, e continuavano ad uscire fuori dalla spaccatura.
Forse erano già una decina ed erano a dieci passi da loro.
Zayn chiuse la bocca e ingoiò la poca saliva che gli era rimasta in gola, e lanciò uno sguardo rapido su tutti loro. Erano inferiori numericamente, due ragazze erano fuori gioco, avevano una mutaforma e un ragazzo appena operato che non sapeva se fosse in grado di usare il suo potere del fuoco contro quelle cose che continuavano ad avvicinarsi. Abbassò lo sguardo sul suo gesso e se lo strinse al petto. Harry lo guardò disperato e Zayn ingoiò un’altra volta. « Merda. »


Isabelle e Liam con i rispettivi compagni arrivarono per primi sulla veranda della piccola casetta di legno, si sedettero sulle sedie a iniziarono ad aspettare. Niall arrivò poco dopo sulla cresta di un’onda in lontananza, facendo in modo che i raggi si specchiassero nell’acqua cristallina e riflettessero sul viso del biondo che aveva un sorriso largo fino alle orecchie. Giunto all’acqua bassa, dispiegò le braccia e fece abbassare l’onda fin quando non toccò la sabbia con le scarpe. Il corpo era immerso per metà nell’acqua salata e si tuffò, con tutti i vestiti addosso. Quando uscì, l’acqua continuò a gocciolargli da ogni dove e non si preoccupò nemmeno di asciugarsi. Si strinse il naso con due dita e spostò lo sguardo sulla strada un po’ più distante. « Ma gli altri? »
Isabelle sul dondolo si voltò verso Liam che si stava passando una mano tra i capelli, « L’ospedale non è lontano, per cui dovrebbero già essere qui. »
Una folata di vento forte li fece chiudere gli occhi, poi le figure di Anastasia e Jasmine apparvero dal nulla davanti a loro. La riccia si guardò intorno, « Siete solo voi? »
Louis era seduto a terra con le gambe incrociate, « A quanto pare. »
« E’ molto strano, comunque. » Niall ancora tutto bagnato si avvicinò agli altri, mettendosi sotto la veranda. Anastasia gonfiò le guance e gli soffiò addosso con una forza tale che il biondo sembrava sul punto di prendere il volo. Quando terminò l’aria, gli sorrise e si sedette accanto a Louis, mentre Niall si passava entrambe le mani addosso e tra i capelli, allora asciutti. « Non avevo chiesto di essere asciugato. » si allontanò dagli altri e si andò a mettere contro lo stipite della porta dipinta di bianco, incrociando le braccia.
Liam aveva una gamba piegata contro il petto e l’altra stesa per terra, mentre con il dito tracciava dei cerchi concentrici sul bracciolo della sedia. Tutti erano in silenzio, intenti a fare altro. Niall con le mani simulava una spirale e in mare aperto si scatenò un turbine in acqua, a volte venivano colpiti da forti folate di vento, altre volte stavano semplicemente zitti e fermi, aspettando. « Che noia, però, ragazzi. » Niall si staccò dalla porta e si andò a sedere sui gradini della scala infossata nella sabbia, sotto il sole delle due del pomeriggio. Si portò il dito su un orologio inesistente al suo polso, « Quanto dovremmo ancora aspettare? »
Poi Isabelle si alzò in piedi di scatto, socchiudendo gli occhi per vedere meglio in lontananza.
« Avete visto? »
« Cosa? » anche Liam era in piedi in quel momento, cercando di vedere nella stessa direzione della bionda, mentre si sbottonava i bottoni della camicia. « Che è successo? »
« Mi è sembrato di vedere qualc…eccolo di nuovo! » puntò l’indice poco lontano, dritto verso la strada,  e tutti si girarono da quella parte. Niall scattò in piedi, « Sbaglio, o è un segnale di fumo? »
« Sì, » Isabelle stava già prendendo Louis in braccio, mentre quest’ultimo sentiva nella mente tutti i ragionamenti della bionda che gli stava facendo male a sua insaputa. « Solo che non era fatto di fumo. E’ fuoco vivo, quello. » piegò le gambe e saltò, volando sopra di loro e andando in quella direzione.
Liam prese Niall per la vita, « Liam, le tue manie sessuali riservale per quando stiamo da soli. »
Il moro gli diede uno schiaffo in faccia e partì a sua volta, seguito da Anastasia e Jasmine che vorticavano in un turbine che all’esterno poteva sembrare violento.


« Harry, smettila! Ti ucciderai! »
Zayn era accucciato per terra, insieme alle tre ragazze, mentre Harry davanti a loro creava una barriera di fuoco per proteggerli. « Non durerai ancora per molto! »
Il riccio spostò lo sguardo su Clary ancora sulle gambe di Sophie, immobile, mentre la ragazza le sventolava aria addosso oppure cercava di asciugarla. Scosse la testa. « Non finchè non riprende energia! »
Scagliò un’altra palla di fuoco verso l’alto per cercare di catturare l’attenzione degli altri, riportando un secondo dopo la mano sulla barriera. Era stata un’idea di Beatrice, quella dei segnali di fumo. Almeno avrebbero provato a chiedere aiuto a qualcuno. C’erano poche speranze che riuscisse a mantenere ferma la barriera davanti a loro, si era persino stancato di stare in piedi. Le braccia gli tremavano e cercava allo stesso tempo di respingere quei cosi fatti di terra che si scagliavano contro il fuoco. Harry non sapeva se si fossero sciolti o altro, ma sperava che gli altri ragazzi lo raggiungessero quanto prima.
La barriera era a forma semicircolare, quanto bastava per tenerli al sicuro, ma stava incominciando a sfumarsi. Harry non aveva più forza nelle braccia e le goccioline di sudore gli scivolavano sugli occhi, facendoli bruciare. Vedeva le sua vene di uno strano color giallo visibili sotto gli strati di pelle delle braccia, come se il fuoco ci stesse passando attraverso, poi si sentì le gocce di sudore freddarsi contro la fronte e una folata di vento che lo aiutò a rigenerare i polmoni affaticati. Girò di poco la testa e vide Anastasia lasciare Jasmine per terra e correre ad aiutarlo, fermandosi prima a dare un’occhiata a Clary. Si mise accanto ad Harry e si lasciò cullare dal vento, alzandosi in altezza, fin sopra la barriera di fuoco. Quando fu abbastanza in alto, vide quegli esseri fatti di terriccio aumentare a dismisura, uscendo da una cavità nel terreno. Lanciò uno sguardo rapido a Clary che stava riacquistando colore sotto un Louis che le premeva due dita sulla fronte, poi urlò ad Harry al di sopra del fuoco e del vento. « Dobbiamo ritardarli ancora un po’. »
Il riccio annuì e spinse ancora di più le braccia, mentre Anastasia dall’alto ritardava i loro movimenti, affaticati come quando si cerca di camminare contro vento. Pezzi di terra si staccavano dai loro corpi, per poi tornare indietro come se fossero attratti da una forza gravitazionale molto potente. Liam e Isabelle non potevano fare nulla, se non aiutare Anastasia a rimanere in aria in momenti di debolezza.
Intanto Sophie vide che la vena sul collo di Clary stava pulsando di meno, mentre i battiti cardiaci tornavano nella norma. Louis le stava sussurrando qualcosa nella mente, con le due dita premute sulla fronte. Aveva la faccia rilassata come se stesse dormendo, e allora capì la leggera differenza tra il suo potere e quello di Jasmine. Lei poteva obbligare a fare determinate cose, al contrario Louis riusciva a riordinare i pensieri in un messaggio tranquillo, come se stesse in una seduta di yoga.  Clary incominciò a far tremolare le palpebre, prima che Niall le gettasse un secchio d’acqua sopra che bagnò sia lei, sia Sophie. Clary spalancò gli occhi e si mise seduta, boccheggiando. Si girò verso il biondo che aveva ancora il secchio dondolante in mano, « Ma dimmi, sei normale? » gli urlò, mentre gli altri facevano sospiri di sollievo. Sophie la aiutò ad alzarsi, ma la mora mosse le braccia per liberarsi. « Non ho bisogno del tuo aiuto. » Si girò e vide Harry troppo affaticato, con il peso del corpo scaricato contro il ginocchio piegato sulla strada, mentre le mani gli si avvicinavano alla faccia per la potenza che gli omini stavano esercitando sopra la barriera. Zayn si mise in piedi e fece muovere Beatrice e Sophie lontano da lì. « Prima regola che dovete sapere. » guardò Sophie perché pensava fosse l’unica a non saperlo. « Quando gli altri combattono e il tuo potere non serve, devi uscire dalla battaglia. »
« Ma io non ho nessun potere! »
« A maggior ragione, devi starne fuori. » si passò la mano tra i capelli bagnati, mentre anche il suo viso stava riacquistando colore. « Sento il mio braccio rinforzarsi, ma fin quando non tolgo ‘sto gesso di merda, devo stare lontano, come voi. »
Beatrice sbuffò rumorosamente perché anche quella volta non avrebbe potuto far niente. Si erano riparati sotto la chioma di un grande albero che era cresciuto sul bordo della strada, nascondendosi dietro al tronco. Il sole filtrava tra le foglie e passava attraverso gli occhi di Beatrice, rendodoli color cioccolato. Zayn era vestito di nero, con il bianco del braccio ingessato che risaltava su tutta quell’oscurità . Appoggiò la mano sana sulla spalla di Beatrice, stringendola. « Arriverà anche il tuo turno. Devi saper aspettare. »
« Zayn, sai che palle rimanere sempre con le mani in mano? » si portò i corti capelli marroni indietro, mantenendoseli in una finta coda. « Lei può essere giustificata perché non ha nessun dono ed è capitata qui per caso. Io invece ho quello che si direbbe ‘un cazzo di potere’ ma che non posso mai usare. Che minchiata. »
Zayn spalancò la bocca e tolse la mano dalla sua spalla, spolverandola amichevolmente. Persino Beatrice si stupì di se stessa, in quanto non aveva mai usato un tono del genere, soprattuto nei confronti di chi pensava fosse più antipatico o contro cui non poteva mettersi. Forse era il caso di incominciare a cambiare.
« Beatrice… » Zayn piegò la bocca all’ingiù, annuendo piano. « Mi piaci quando dici parolacce. »
Sophie diede loro le spalle e si sporse per vedere la scena che infuriava dietro di loro. Se solo avesse avuto un potere anche lei…non si era accorta di desiderarlo così tanto, però ci stava incominciando a pensare. Sarebbe tornato davvero utile.  Scosse la testa e riprese a prestare attenzione, nel caso fosse successo qualcosa.
Liam era rimasto indietro ed era in posizione di attacco, come anche Niall e Clary dalle parti opposte del semicerchio. Isabelle era di fianco ad Anastasia e la aiutava a mantenersi in equilibrio. Erano visibilmente stanchi, poi Liam urlò a squarciagola e Harry si accasciò di lato, coprendosi la testa con le mani e rannicchiandosi in posizione fetale. La barriera di fuoco scomparve e Niall venne spinto in alto da un’onda imponente apparsa dal nulla, andando sopra quelle figure umanoidi che aumentavano a dismisura. Clary si avvicinò a quella più vicina e aspettò il getto d’acqua di Niall che sommerse tutti quegli esseri. Il biondo si abbassava pian piano, via via che toglieva acqua all’onda per gettarla sugli omini di terra che incominciavano a ripiegarsi su se stessi. Il fango, pensò Sophie, mentre si ritrovava a sorridere di fronte a quella scena. Potevano anche essere rivali, potevano fare tutte le litigate di questo mondo, ma quando c’era in gioco la sicurezza degli altri si davano da fare, creando in un baleno piani geniali. L’onda di Niall era sparita e tutte le figure erano stese a terra, con il terriccio che si scioglieva dando spazio a pozzanghere di fango sotto di esse. Niall si allontanò di scatto mentre vedeva le figure contorcersi per quello che forse era dolore, prima che Clary piombasse sulla scena e si inginocchiasse per terra. Harry si era messo seduto e Liam lo aiutò ad alzarsi e allontanarsi, sempre con gli occhi puntati sulla ragazza che allungò di nuovo le braccia verso terra.  Anastasia e Isabelle tornarono con i piedi per terra, avvicinandosi agli altri. Solo Niall era quello più vicino, ma dovette allontanarsi nel momento in cui Clary fece aprire un varco persino più largo e profondo dei precedenti, facendo cadere dentro tutti quelle figure per metà sciolte. Quando precipitavano, si sentivano dei sussurri che forse erano le loro grida, prima di essere inghiottiti nell’oscurità. Mentre gli ultimi omini precipitavano nelle profondità delle terra, tutte le spaccature circostanti si richiusero, facendo tornare la strada com’era prima. Quando anche l’ultima pozzanghera di fango venne risucchiata nel varco, anche quella voragine si chiuse, lasciandosi dietro un silenzio inquietante. Clary alzò lo sguardo e sorrise soddisfatta, passandosi un braccio sulla fronte e stendendosi sull’asfalto. Niall si sedette per terra e si lasciò andare a sospiri di sollievo, mentre tutti gli altri incominciarono ad avvicinarsi. Zayn e Beatrice uscirono per ultimi da dietro l’albero, quando invece Sophie si era buttata prima a capofitto.
Il sole del primo pomeriggio brillava sopra di loro, riflettendosi sul mare calmo più in basso. Harry lasciò Liam e andò da Clary, facendola rimettere in piedi, mentre Niall si ricongiungeva agli altri saltellando come un bambino. Tutti si diedero delle leggere pacche sulle spalle, tranne Clary e Harry che poco più in là si stavano abbracciando. Nessuno ci fece caso, perché sembrava una cosa normale in quel momento, ma il loro era un abbraccio di ringraziamento per la protezione ricevuta, sia di congratulazioni per il piano riuscito. Si staccarono sorridendosi a vicenda e si unirono agli altri che si stavano stringendo in un abbraccio di gruppo.
« Ragazzi, due battiglie vinte nel giro di qualche ora! »
Alcuni scoppiarono a ridere e si strinsero tra loro, tutti tranne Sophie che rimase in disparte, appoggiata alla macchina nera. Era il loro momento, non il suo, e non c’entrava assolutamente niente con tutto quello che era successo e che sarebbe successo. Si stava guardando la punta rovinata delle converse che aveva ai piedi, mentre si aggiustava una ciocca di capelli dietro l’orecchio, non accorgendosi di una testa che aveva fatto capolino da quell’intrico di teste e braccia strette tra loro, e che si staccò di poco per sfiorare il braccio di Sophie.
Harry le sorrise e le fece un cenno del capo verso quell’abbraccio fittissimo. Non aveva idea di cosa stesse facendo nè il perchè, gli sembrava una cosa normale da fare in quel momento e si lasciò guidare dal suo istinto.  La ragazza rimase senza parole, e nonostante non potesse crederci – andiamo, il ragazzo che la odiava da quando era apparsa nella loro storia, le stava davvero sorridendo come se non fosse successo nulla? – si staccò con un rapido movimento del corpo dalla macchina e si fece afferrare il braccio da Harry che la fece diventare parte integrante di quell’abbraccio collettivo. 




Spazio autrice
Hello people, come va? Eccomi qui con il sesto capitolo! 
Questi ragazzi non possono proprio rilassarsi, eh, che subito succede qualcosa. Lo ammetto, Harry in questo capitolo sembra alquanto bipolare, ma tranquilli, non è così. E' un personaggio molto complessato (mentalmente parlando), chissà se potrà guarire...
Non ho davvero nient'altro da dirvi, se non ringraziarvi per le recensioni che mi lasciate e che mi fa molto piacere leggere, davvero. Sono felice che la storia vi stia piacendo. Vi adoro immensamente.
Ah, un piccolo avvertimento. Nel prossimo capitolo succederà qualcosa di importante che accompagnerà i ragazzi fino alla fine di questa storia, per cui stay tuned ahahahah.
A sabato prossimo, bellezze.
Eli.


P.s Lei è l'ultima delle cinque ragazze, la meravigliosa Jasmine <3



 

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Capitolo 7
*** To the book shop. ***






To the book shop.




« Ragazzi, io davvero non ce la faccio più, e siamo solo all'inizio! » Niall prese un asciugamano e lo stese per terra, sulla sabbia appena poco più in là dalla casa di Liam. Isabelle levitava stesa a cinque centimetri da terra, con gli occhiali da sole abbassati sugli occhi chiari. Le braccia rigide contro i fianchi erano piene dei brillantini che la crema abbronzante aveva lasciato, il costume bianco che risaltava sulla pelle baciata appena dal sole. Era una giornata ventilata e spesse nuvole bianche passeggiavano per il cielo azzurro, oscurando il mare quando coprivano il sole. « E non sappiamo nemmeno quanto ció possa durare! »
Sophie si stava coprendo le gambe di sabbia, facendo scivolare i granelli dalle mani chiuse a pugni. Scosse le spalle e lasció cadere tutto il ciuffo di sabbia che aveva appena raccolto, coprendo l'alluce. « Non posso saperlo. Mi dispiace davvero tanto. » disse mortificata, facendo liberare con uno scatto le gambe dalla sabbia.
Liam stava scendendo le scale insabbiate di fronte casa sua quando drizzó la schiena e strinse la mano attorno all'asciugamano buttato sulla spalla. Aveva il pinocchietto di jeans che gli arrivava fin sopra il ginocchia e un accenno di barba sul mento. Gli era appena balenata un'idea in mente e prima che gli sfuggisse, corse verso i tre che intanto rimanevano in silenzio, assorti nelle proprie azioni. Lasciò cadere l'asciugamano accanto a Sophie e si inginocchió accanto alla ragazza. « E se ci fosse il nostro libro in libreria? »
Sophie alzó lo sguardo, « Tu dici? »
Isabelle si lasció attrarre dalla gravità e si adagiò sull'asciugamano appena steso da Niall. Il biondo sbuffó rumorosamente e si siedette sull'unico bordo rimasto libero. Si sfiló da sopra la testa la maglietta bianca a righe blu e la lanciò sopra Liam, « E se tu avessi ragione? »
« Sì. » Isabelle alzò gli occhiali da sole e se li pose accanto al petto, rimanendo comunque stesa con gli occhi strizzati. « Perchè non potrebbe essere vero? »
« Non ci abbiamo mai pensato prima. Forse, se lo prendessimo, potremmo comprendere la nostra storia. »
Sophie chiuse gli occhi e scosse la testa. « Non puó essere. »
« E perchè no? »
« Perchè dovrebbe esistere un libro di cui i protagonisti sono giá i personaggi di un altro? Andiamo, è improbabile. »
I tre erano assorti nella loro conversazione che non si erano resi conto della BMW appena parcheggiata al bordo della strada e di Harry che avanzava verso di loro, con le chiavi che faceva ruotare intorno all'indice. I capelli gli andavano sempre sugli occhi, e usò gli occhiali da sole per mantenerseli sulla fronte. La maglietta rossa veniva tagliata dalla sferzate di vento fresco e spinta contro il suo addome. Si era fermato alle spalle del gruppo, le scarpe da tennis bianche immerse nella sabbia calda. « Beh, si potrebbe provare, giusto? »
Niall che era di spalle si alzó di scatto e si portò teatralmente una mano sul cuore, « Dio mio, che spavento. Da dove sbuchi? » poi la smosse, dopo aver lanciato una leggera occhiata alla macchina nera che tanto gli invidiava. « Bugia, non rispondermi. » raccolse la maglietta e si avvió rapido verso la casa di Liam, desideroso di fare una spuntino di metà mattinata. Non lo disse ad alta voce, peró gli altri lo compresero al volo. Mentre saliva i gradini, pensava alle battaglie fatte e alle vittorie che erano riusciti a raggiungere, non potendo credere al fatto che tutto quello fosse reale, o almeno che lo fosse per lui. Aprì la porta con la maglietta piegata sulla spalla e andò sulla sinistra, dove dalla cucina si potevano vedere il mare e la spiaggia da una grande vetrata. Aprì il frigorifero e si versó un bicchiere di acqua fresca, mentre con lo sguardo vedeva dritto davanti a sè, nonostante non riuscisse a sentire nulla di ciò che gli altri stavano dicendo.
« In che senso? » mentre Niall stava tornando in casa, Isabelle si mise seduta e si girò a vedere Harry bene in viso, con il sole dietro di lei che le permetteva di vedere con gli occhi ben aperti. « Potremmo provarci? »
« Beh » Harry si abbassò gli occhiali scuri sul naso e si mise le chiavi in tasca, « Un salto in libreria si potrebbe fare benissimo. »
Liam scosse le spalle, sedendosi accanto a Sophie. « Io l'ho detto. »
« Secondo me, è un buco nell'acqua. »
« Certo, se non ci vuoi provare tu, allora non perdiamo tempo in chiacchere. » Isabelle volò accanto a Sophie, « Che ti costa? »
« A me assolutamente nulla, peró forse a voi.. »
« Cosa? »
« Forse se trovassimo il libro, non sarebbe una bella cosa. » si alzó in piedi e si spazzolò le cosce, rimuovendo gli ultimi residui di sabbia. « Non è un bene conoscere il futuro. »
« Ma cosa dici! » Jasmine comparve dal nulla, accompagnata da un'Anastasia che si appoggiava delicatamente a terra accompagnata dalle correnti d'aria fresca di quella giornata. Erano rimaste entrambe sospese sopra di loro, in assoluto silenzio, ad origliare cosa gli altri stessero dicendo. Si erano incontrate per strada e avevano pensato bene di provare a raggiungere il gruppo a casa di Liam che allora era diventato il loro punto d'incontro. Avevano intravisto dalla finestra Niall addormentato sul tavolo della cucina, per cui non avrebbero corso nessun rischio di essere viste. « Giá non ci dite di stare confabulando qualcosa, poi non volete nemmeno provarci! »
« Ma voi che cos - »
« Abbiamo sentito tutto. » Anastasia camminò spedita, passando accanto ad Harry e sedendosi sull'asciugamano di Niall che si era liberato. « Devi provarci, Sophie. »
« Ricordati che tutto dipende da te. »
Sophie venne osservata da tutti, al centro dell'attenzione. Sì, nonostante sapesse poteva rivelarsi un fallimento, avrebbe provato un tentativo, ma l'idea di andare con Harry non la allietava per niente. Giá qualche giorno prima si erano abbracciati l'uno accanto all'altra nell'abbraccio di gruppo, ora anche questo? Isabelle le diede un pizzicotto sul braccio e Liam la spinse delicatamente dalle gambe.
Jasmine la guardava con tanto di occhi e Sophie le fece una smorfia. « Non vorrei deluderti » disse la mora, « Ma il tuo potere con me non funziona. »
« Almeno ci ho riprovato. » le lanciò un'occhiataccia, abbassando gli occhi e rialzandoli in un'inquadratura a 180 gradi. « Non mi tiro indietro. »
Sophie face scattare le braccia verso l'alto in una smorfia esasperata. Jasmine dovrebbe mettersi sottobraccio con Clary, pensò. « E va bene! » si passò una mano tra i capelli corti, facendola poi scorrere sulla guancia dove il suo neo era in bella vista. « Ci vado. »
Liam scattò in piedi e le strinse amichevolmente il braccio, poi le fece l'occhiolino. « Sono certo che ti divertirai. »
« Andiamo? » Harry tirò fuori dalla tasca le chiavi e se le strinse in pugno, mentre con l'altra mano si scompigliava i capelli che avevano davvero bisogno di essere spuntati.
« Andiamo. » Sophie abbandonò il gruppo e superò di gran lunga Harry, avviandosi dritta verso la portiera del sedile del passeggero.
Harry fece un rapido saluto militare agli amici e si diresse al posto di guida, quando ormai Sophie era dentro e si stava allacciando la cintura.
« Bene. » mise in moto e ingranó la marcia. « Abbiamo dieci minuti. Che dici, potremmo parlare civilmente? »
« Sei sempre stato tu quello che mi diceva di stare zitta perchè non avevo voce in capitolo. » incroció le braccia al petto e non spostó per niente lo sguardo dalla strada.
« Il tuo tono non è civile. »
« Nemmeno il tuo. »
« Ma devi controbattere sempre? »
« Sì, se continui a rivolgerti con tono sfrontato. »
Harry, irritato, si tolse gli occhiali da sole e li lanciò sul sedile posteriore, spostando il piede sull'acceleratore. « Allora speriamo che questo viaggetto duri poco. »

« Intanto noi che facciamo? »
Liam si era tolto il pinocchietto e si stava facendo il bagno, arrivando abbastanza lontano, tanto che le ragazze vedevano solo la sua testa oscillare tra le onde.
Jasmine si stava mangiando le unghie mentre Anastasia era stesa sulla sabbia e faceva spostare con l'indice le nuvole.  « Mamma mia, una proposta per volta, per favore. »
« Ma se non abbiamo voglia di far niente, come dobbiamo dirtelo? »
Isabelle scosse la testa e si legò i capelli biondi in una coda alta.
« Con voi mi rompo solo le palle. »
Si alzò e, volando, andò nell'atrio della casa, riprendendosi il vestito giallo che aveva lasciato sul dondolo.
Quando entrò in casa, si ritrovò un Niall che strisciava per terra, trascinandosi con le braccia.
« Ora mi dici che cazzo stai facendo? »
« Ho tanto, tanto, caldo... »
« Farti un bagno? » disse lei sarcasticamente mentre superava il biondo avviandosi verso la scala a chiocciola.
« Il bagno posso farmelo quando voglio, testona! »
Isabelle lo ignorò e salì al piano di sopra, preparandosi mentalmente alla fresca doccia che si sarebbe fatta in breve. Era strano come casa di Liam fosse diventata così popolare, però era bello che avessero un punto di incontro. Liam si era sentito con i genitori e avevano detto che sarebbero potuti stare lì per un'altra settimana, poi avrebbero dovuta lasciarla a loro per farli passare un po' di giorni al mare. Il padre e la madre stavano in città e li stavano dando quella possibilità. Perchè non sfruttarla al massimo? Mentre si chiudeva la porta del bagno alle spalle, sentì un ultimo prolungato lamento di Niall salire su per la scala.

Zayn stava passeggiando tranquillo per Griffith Park, il braccio ingessato stretto al petto e mantenuto per un fascia che gli passava da dietro al collo, aiutandolo nel bilanciamento del peso. Non c'era cosa piu' orribile che rompersi un braccio in piena estate, con la pelle che ti prude per il troppo caldo e che non puoi grattarla. Nonostante quel giorno facesse fresco, era bello passaggiare per le piccole vie del parco, nascosto all'ombra degli alti alberi che filtravano i raggi solari. Il terriccio era costellato delle ombre delle loro chiome imponenti e in sottofondo si udivano il fruscio delle foglie e il vociare delle persone che gli passavano rapide accanto.
Quella mattina si era svegliato deciso a non unirsi al gruppo, desiderando di voler passare un po' di tempo da solo. Sì, gli piaceva stare in compagnia, ma dopo un po' sentiva il bisogno di rintanarsi nella propria solitudine, a rimurginare sui propri pensieri. Il suo potere gli piaceva un sacco e l'idea di poter scatenare una tempesta di fulmini gli sfiorava sempre la mente, peró poi pensava ai danni che avrebbe potuto provocare e cambiò pensiero, focalizzandosi sulla nuova arrivata. Sophie gli sembrava una brava ragazza, però d'altra parte non lo convinceva granchè in quanto da quando era arrivata (se si dovesse credere alla sua storia) erano incominciati i problemi, le prime lotte e i primi litigi nel gruppo. Secondo lui, aveva portato con sè un certo scompiglio.
Spostó un attimo lo sguardo sulla chioma sopra di lui e si accorse che il vento stava diminuendo a vista d'occhio, fin quando le foglie non si fermarono totalmente e il caldo gli piombó addosso.
« Oddio, ma che cazzo è 'sto caldo! » un bambino gli passò accanto correndo e lo guardò male, mentre Zayn si passava una mano sulla fronte già madida di sudore e poi sui pantoloni neri. Dovrei vestirmi di bianco in queste giornate calde, pensò.
« Oh, poverino, non riesci a rendere il cielo nuvoloso o magari far scoppiare la pioggia? »
Zayn si giró di scatto dietro di sè e vide una figura vestita interamente di nero, poco piú alta di lui, con una maschera presentante un ghigno agghiacciante che gli copriva il volto. La voce era metallica e graffiante e Zayn, prestando così tanta attenzione al suo aspetto, non riuscì nemmeno a rendersi conto del pugno che lo prese in pieno viso, facendogli perdere i sensi.

Isabelle, stretta nel suo accappatoio, si strinse i capelli nell'asciugamo che aveva avvolto intorno alla testa e scese piano le scale, attenta a non scivolare dati i piedi umidi.
Quando arrivó in salotto, intravide dall'altra parte della casa, attraverso la porta della cucina, Niall che si leccava un ghiacciolo al limone, passandosi di tanto in tanto il braccio sulla fronte umida. Isabelle si accovacció e sollevò da terra il suo vestito giallo, piegandolo alla bell'e meglio sul divano di pelle.
I ragazzi erano entrambi molto silenziosi, quando la quiete dell'ambiente venne spazzata via da Jasmine e Liam che proruppero nella stanza, mantenendo un Louis pallido per le spalle. Il ragazzo aveva le gambe che strisciavano per terra e la testa abbassata, gli occhi stretti in una smorfia dolorosa. In quei pochi giorni in cui si era confidato con gli amici, aveva capito più cose riguardo al suo potere, era riuscito a concentrarsi e a studiarlo meglio. Aveva imparato a capire quanto la sua mente fosse legata soprattutto con quella dei suoi compagni, creando tra loro una sorta di empatia . Ciò non succedeva con gli altri, in quanto sentiva solo i pensieri delle altre persone, non i loro sentimenti che diventavano anche i suoi.
Niall scattó in piedi, con il ghiacciolo ancora in bocca, Isabelle si drizzò e si strinse di più nell'accappatoio.
« Che cavolo é successo? »
« Louis sta male! »
Liam gli afferó le braccia e le gambe e lo portó volando fin sul divano, sopra il vestito appena piegato di Isabelle. « É arrivato in macchina ma aveva già una brutta cera. » incominciò a sventolargli una mano davanti alla faccia. « E' crollato quando stava cercando di parlarci. Non ho idea di cosa sia successo! »
Jasmine si accovacció per terra, appoggiandosi con i gomiti al divano e osservando un Louis agonizzante. « Ti prego, riprenditi. »
« Jasmine.. » Liam mentre sventolava il vestito, cercava di far calmare la ragazza.
« Louis, parlaci. » era determinata, ma vedere un amico così male non ti faceva restare molto tranquillo, per cui la sua voce tremolante non ottenne l'effetto desiderato. Gli tiró indietro i capelli sulla fronte, e gli accarezzó una guancia. «Lou..»
Il ragazzo tremava tutto come se fosse in preda ad una convulsione, le gambe premute contro il sedile del divano e la testa che si spostava a scatti a destra e a sinistra. Liam lo sorvoló e, tiratogli da sotto il vestito di Isabelle, lo usó per ventilarlo ancora di più. Erano tutti troppo concentrati a fare qualcosa, inclusa Isabelle che cercava di tenergli ferme le gambe scoperte umide e scivolose, per rendersi conto delle scintille che fluttuavano intorno alle dita delle mani di Louis. Solo Niall intravide un luccicchio e, sputato il ghiacciolo che cadde a terra, si affrettó a chiamare a telefono tutti gli altri.

Harry e Sophie avevano raggiunto la libreria da un pó ma non avevano idea di dove inziare a cercare. Come avrebbero potuto chiedere di un libro di cui non sapevano nè titolo nè autore?
Erano uno accanto all'altro e passeggiavano stretti lungo il corridoio della sezione 'Gialli.'
Per Sophie era la piú grande libreria che avesse mai visto, alta circa tre piani e che traboccava di libri ovunque i suoi occhi guardassero.
Si era persino dimenticata di Harry in quanto non avevano piú aperto bocca da quelle breve discussione in macchina, e poi in quel momento era troppo impegnata ad analizzare ogni singolo titolo che le capitasse davanti, non osando sfiorare nulla. Da quando erano entrati, un tizio della sicurezza si era messo ad inseguirli e li stava ancora pedinando, per cui entrambi preferirono non fare qualcosa di avventato, avendo un omone che li seguiva per ogni corridoio e che li teneva con il fiato sul collo.
Harry la guardava, assorta nei suoi pensieri riferiti chissà a cosa, e non aveva il coraggio di dire niente. Aveva paura che potesse farla esplodere come una bomba ad orologeria, per questo si limitò ad osservarla. Era parecchio piú bassa di lui, i capelli le si erano leggermenti arricciati sulla nuca per il caldo che faceva in quel posto, una mano nella tasca del pantaloncino nero e l'altra che si stringeva la perla che aveva appesa al collo in quell'intrico di cerchi concentrici oro e argento. Le converse consumate fischiavano sul pavimento ma non davano fastidio. Harry aveva le chiavi strette in pugno e gli occhiali sulla fronte, mentre di tanto in tanto si metteva ad osservare i libri dello scaffale opposto a quello di Sophie per non farle credere di starla solo a guardare, senza contribuire minimamente.
La ragazza si fermó bruscamente e si spostó tutti i capelli indietro, lasciando la fronte umida scoperta.
« É impossibile trovare un libro qui in mezzo. » si avvió verso l'ascensore alla fine del corridoio, provando a raggiungere l'altro piano.
« Forse dovremmo cambiare settore. » disse Harry.
Sophie si girò a guardarlo con un sopracciglio alzato, « In che senso? »
Lui si strinse nelle spalle, dandosi poi una scrollata ai capelli con la mano libera. «Abbiamo visto tra i gialli, gli horror, i fantascientifici e i romantici. » disse aprendo le braccia come a voler abbracciare tutto il piano. Non c'erano tante persone in libreria, però su quel piano c'erano solo loro. « Considerando che dovremmo essere 'supereroi', non dovremmo provare sul fantasy magari? »
Sophie gli punzecchió il petto con l'indice, « Credo che tu abbia ragione. » schiacciò il pulsante del terzo piano. « Ed è anche l'ultima possibilitá che ci è rimasta. »
« Dai, forse è quella buona. »
La guardia si era fermata un pò dietro di loro e Sophie la indicò senza voltarsi, con un rapido cenno del capo. « Ma non ce la toglieranno mai? »
« Forse crede siamo qui per rubare qualcosa? »
Sophie buttó gli occhi al cielo, sorridendo con un angolo delle labbra. « Fidati, se dovessi mai rubare, la libreria sarebbe l'ultimo posto in cui farei una rapina. » poi alzó una mano in alto, « E parlo da lettrice professionista. »
« Ci avrei scommesso che ti piace leggere. » Il campanello dell'arrivo dell'ascensore suonò e non appena le due porte si aprirono, i ragazzi si fiondarono dentro.
« Perchè? »
« In tutti i corridoi in cui siamo passati, leggevi i titoli delle copertine come se li volessi divorare in un attimo. »
Sophie rise, peró poi lo guardò dritto negli occhi. « E tu come fai a saperlo? »
Harry strabuzzó gli occhi. Merda.
« Beh, penso tu abbia fatto così...insomma, lo fanno tutti i lettori appassionati. »
« Sí, certo.. » Le porte si riaprirono piano e i due si infiltrarono nel nuovo corridoio. Tantissimi libri fantasy li scorrevano davanti, alcuni totalmente sconosciuti. Questa volta, Harry e Sophie camminavano più vicini, e lui sorrise un pò.
La ragazza se ne accorse perchè, anche come Harry, persino lei si era soffermata ad osservarlo ogni tanto. Era davvero bello e quello era innegabile. Aveva i tratti delicati di un bambino, rovinati da un accenno di baffi chiari sopra la bocca. La mano in tasca, con l'altra giocherellava con le chiavi, facendole tintinnare. La maglietta rossa che gli donava parecchio, accentuava in una maniera strana il verde dei suoi occhi, illuminandolo come se fosse alimentato da una fiamma innata, e forse, pensò Sophie, era proprio così.
« Perchè sorridi? »
Lui si giró e le sorrise a trentadue denti. « Forse perchè è la prima conversazione decente che abbiamo mai avuto da quando sei arrivata. »
Sophie si sentì improvvisamente le guance avvampare e sorrise a sua volta. «Credo di sì. »
Rimasero un attimo in silenzio, prima che il telefono di Harry squillasse ad alto volume, spaventando le altre persone sparse nei paraggi. Il riccio bisbigliò delle scuse, mentre tirava fuori dalla tasca il telefono e rispondeva. « Pronto? »
Sophie rimase attenta e riconobbe dall'altra parte la voce di Niall che urlava all'orecchio di Harry. Cercó di vedere nella sua espressione qualche emozione, ma niente.
« Arriviamo. » disse semplicemente lui, prima di chiudere di scatto la chiamata.
« Che e' successo? »
Harry la prese per il polso e fecero dietro front, prendendo questa volta le scale. «É successo qualcosa a Louis e non ci stanno capendo niente. »
Sophie annuì, « Andiamo. » e iniziarono a correre, sfrecciando davanti alla guardia che rimase basita davanti al loro comportamento. 


Spazio autrice
Ciaaaaaaaaaaaaaao a tutti :) Ecco a voi il settimo capitolo che è fondamentale per alcune vicende.
Harry e Sophie vanno in libreria per trovare questo ipotetico libro, ma vengono interrotti a causa dell'arrivo della telefonata di Niall.
Louis ha una crisi e nessuno sa come comportarsi, nè cosa poter fare per aiutarlo. Contemporaneamente, Zayn viene attaccato nel parco durante una passeggiata di meditazione (?) da un tizio sconosciuto.
Secondo voi, cosa è successo ai due ragazzi? Miiiiister0.
Harry e Sophie sembrano seriamente in una situazione di riavvicinamento, ma pensate durerà? 
Leggo tutte le vostre recensioni che riescono sempre a farmi sorridere. Grazie davvero per soffermarvi a leggere questa storia e sono davvero davvero felice che vi stia piacendo. Grazie anche a voi, lettrici silenziose, per esserci :)
Se vi va, lasciatemi un commento affinchè io possa capire come questa fanfiction vi appare.
Love you all.
A sabato prossimo.

P.s Per qualsiasi domanda, sono su twitter e mi trovate con il nome di @_xsmiling :)
P.p.s so bene che ormai i prestavolti li conoscete tutti, ma non mettere foto è più forte di me. Immaginate che Harry qui sia sulla spiaggia :)


 

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Capitolo 8
*** The black man. ***





The black man.



Harry e Sophie impiegarono pochi minuti ad arrivare alla macchina e il ragazzo fece tutto gas, pronto a partire per raggiungere l'amico. Erano entrambi in silenzio perchè non avevano idea di cosa avrebbero potuto dirsi in quel momento. Sophie allacció la cintura di sicurezza e diede un rapido sguardo allo specchietto al lato della macchina. Aveva i capelli tutti scompigliati e gli occhi socchiusi graffiati dal sole che entrava nell'abitacolo. Harry aveva le mani ben salde al volante, lo sguardo puntato sulla strada che li separava dalla casa sulla spiaggia. Il ragazzo spostó gli occhi fuori dal finestrino di Sophie e intravide una specie di albero muoversi sulla spiaggia a velocità elevatissima, quasi pari a quella della macchina. Sophie seguì la traiettoria e annuì. « Clary? »
« Quasi sicuramente. » disse lui, ritornando con gli occhi sulla strada. « Niall ha chiamato tutti. »
« Cosa ti ha detto? »
« Che Louis sta male e che sembra abbia notato delle scintille danzare intorno alle dita della sua mano. »
Sophie aggrottó le sopracciglia, « Scintille? »
Harry scosse le spalle e spostó lo sguardo sulla sinistra, mentre una macchina lo superava. « Così pare. »
Ingranò la marcia e accelerò di più, inchiodando subito dopo per un semaforo rosso. « Speriamo stia bene. »
« Di quel che ho notato, sono crisi temporanee, o sbaglio? »
Harry gonfió il petto ed espiró l'aria rumorosamente. « Sì, dovrebbero. Peró queste scintille... non so. »
« Sei preoccupato. »
« Beh, come non esserlo. » il semaforo fece verde e premette l'acceleratore. « E' sempre un amico e qualsiasi cosa sia potrebbe scaturire preoccupazione. »
Tra di loro cadde nuovamente il silenzio. Era una situazione troppo strana e Sophie faticava ancora a crederci. Com'era possibile che Harry, il ragazzo che l'aveva strattonata vicino al falò, le stesse parlando, o più semplicemente le fosse vicino? Si portó entrambe le mani ai capelli e li tiró indietro, mantenendoli con una mano.
Chiuse gli occhi e scosse la testa, mentre Harry portava il braccio fuori dal finestrino aperto. « Perchè? »
« Perchè è mio amico ovviamente. »
« No. » Sophie fece una breve pausa e spostó lo sguardo a destra, dritto sull'orizzonte. « Perché hai incominciato a parlarmi? »
Harry le lanció una rapida occhiata, poi deglutì a vuoto. La casa di Liam si intravedeva appena oltre la piccola curva e accelerò, toccando i 180. « Sei pazzo? Vuoi farci uccidere? »
« Comunque non lo so. » rispose invece lui, frettolosamente. « Ti parlo e basta. »
Sophie annuì e si guardò le mani intracciate sulla gambe.
Harry sapeva che avrebbe potuto non credergli, ma sperava che in qualche modo potesse capirlo, o almeno in parte. Non era per niente vero, e lo sapeva benissimo. Voleva parlare perchè finalmente stava iniziando a capire tutto quanto, o cercava di accettare tutto quello che stava accadendo. Non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che potesse non esistere. Solo che dopo aver cambatutto contro gli omini di terra, si era reso conto di quanto potesse essere difficile anche per lei  ritrovarsi catapultata in quella situazione; per quel motivo l'aveva tirata e fatta entrare nell'abbraccio di gruppo. Era stato un gesto forse troppo avventato, ma pensava fosse stato giusto così.
Parcheggió frettolosamente e si fiondó fuori, senza aspettare Sophie che gli rimase dietro. La porta d'ingresso era spalancata e quando la ragazza entró si ritrovó circa una decina di persone che parlava senza sosta, accalcando parole su parole. Niall faceva cadere acqua dalla sue mani, che cadeva dritta in faccia ad un Louis pallido e privo di forze. Le palpebre gli tremolarono, come le dita contornate da vere e proprie saette. Liam e Isabelle parlottavano in un angolo, mentre Beatrice e Jasmine era sedute entrambe ai piedi del divano. Anastasia stava semplicemente parlottando con Clary, entrambe appoggiate al cornicione del camino. Sophie andó vicino a Beatrice, « Come procede? »
« Non è cambiato nulla. »
Harry le affiancó. « Avete provato a fare qualcosa? Qualsiasi cosa? » si inginocchió per terra e afferó la mano elettrica di Louis, le cui labbra si stavano muovendo impercettibilmente.
Niall si allontanò, asciugandosi le mani sulle ginocchia. « Elettricitá e acqua non vanno d'accordo. » e sparí al piano di sopra.
« È tutto così strano..» Harry si rigiró la mano tra la propria. « Cosa significano queste? »
Jasmine si alzò di scatto e se ne andò, andandosi a sedere sul dondolo nell'atrio.
Beatrice scosse la testa. « Nessuno l'ha capito. » poi spostó un ciuffo di capelli bagnati dalla fronte di Louis. « Dobbiamo solo aspettare che si riprenda e che ci possa spiegare un po' di cose. »
Sophie si allontanò piano dai due e andó fuori, raggiungendo una Jasmine che stava piangendo sommessamente.
« Ehi. » le si accovacciò davanti e le appoggiò una mano sulla spalla. « Che succede? »
L'altra si strofinó il dorso della mano sull'occhio. « Niente, niente. »
« Jasmine..»
« Ho detto che non ho niente! » la frase le uscì rapida e smorzata da un singhiozzo, un altro buon motivo che spinse Sophie a sedersi accanto a lei. « Una persona non piange se non ha niente. »
La ragazza si portó una ciocca di capelli dietro l'orecchio e tirò su con il naso. « Davvero. » poi scosse la testa. « Non voglio parlarne. »
« Come vuoi. Intanto ti faccio compagnia. »
Sophie si mise comoda sulla sedia accanto e chiuse gli occhi, mentre nella casa alle sue spalle si sentiva un vociare continuo.
« Ma tu dimmi..sei così anche nel tuo mondo? »
« Ostinata? Credo di sì. »
Jasmine sorrise con un angolo della bocca, e tiró nuovamente col naso. « Non piango perchè sono una stupida, okay? »
« Fidati, » Sophie aprì gli occhi e le appoggió una mano sulla coscia. « Non lo stavo per niente pensando. »
« Il fatto è che.. Mi sono ricordata di una cosa successa tipo un anno fa. »
Sophie si mise in posizione d'ascolto e l'altra proseguì, con lo sguardo abbassato e puntato per terra. « Circa un anno fa io e Louis stavamo insieme. »
La ragazza sobbalzó un pochino, ma non disse nulla in caso Jasmine non avrebbe più proseguito. « Una volta ci capitó di passeggiare per il parco e stavamo vicino al piccolo laghetto, quando una donna gridava e piangeva trattenendo tra le braccia un bambino piccolo e molto, molto pallido. » Jasmine deglutì e un'altra piccola lacrima le scivoló giù dalla guancia. « Il bambino stava avendo una convulsione e io e Louis ci avvicinammo alla donna, allora ormai accerchiata da un pó di persone. L'unica cosa che riuscii a vedere furono gli occhi chiusi del bambino, la pelle bianca e le labbra viola schiuse, le mani e i piedi che gli tremavano. Due secondi dopo, il bambino non respirava più. »
A quel punto Jasmine riprese a piangere e Sophie le accarezzó la testa. « Mi dispiace. »
« Il punto è che..» la voce venne interrotta da un violento colpo di tosse. « Non vorrei che a Louis stia succedendo la stessa cosa. A lui tengo ancora parecchio, anche se non lo do a vedere, ma è così. E a pensare che possa accadergli qualcosa del genere..»
« Ragazze! » Liam uscì volando dalla porta. « Louis è sveglio! »

Entrarono entrambe scappando in salotto, dove tutti si erano riuniti intorno ad un Louis che si guardava ancora le mani, anche se non c'era piú traccia delle saette.
Harry era inginocchiato per terra. « Parlaci, se ce la fai. »
« Sì, sì. Sto bene ora. » si strofinó gli occhi e poi si appoggió una mano alla fronte come a voler controllare se avesse un pó di febbre. « Tutto quello che so dirvi é che è successo qualcosa a Zayn. »
« Ecco perchè non era raggiungibile al telefono! » Niall urló da sopra la scala a chiocciola, e ricevette un'occhiata ammonitrice da tutti i presenti.
« Che genere di cosa? » chiese Beatrice, la più silenziosa del gruppo. Louis chiuse gli occhi e si massaggió la tempia destra. « Ha sentito tanto dolore, ma non era fisico. »
« Mentale, allora? » Liam si avvicinò all'amico, controllando ogni suo minimo movimento.
« Ragazzi, penso gli siano stati presi i poteri. »
Niall ancora dall'alto della scala scoppiò a ridere, per poi bloccarsi. « Aspetta, dici sul serio? É possibile? »
« Certamente. » si guardò ancora una volta le mani libere, girandosele davanti agli occhi. « Ecco perchè mi erano apparse. Per darmi un avviso. »
« Ragazzi, dobbiamo assolutamente cercarlo. »
« Dove pensate si trovi? » chiese Clary, le braccia stese lungo i fianchi e lo sguardo spaventato. « Insomma, dovremmo affrettarci. Dobbiamo assicurarci che stia bene! »
« Clary ha ragione. » Beatrice si mise in piedi di fronte a Louis e si portó due dita alla tempia. « Riesci ad essere una specie di navigatore telepatico? »
Il ragazzo scosse la testa, poi si giró verso Isabelle e Liam. I suoi occhi erano piú luminosi del normale. « Uno di voi due potrebbe portarmi con sè a sorvolare i paraggi? »
Liam si fece avanti e gli stese una mano. « Sono pronto. »
« E noi? » chiese Sophie, e gli occhi di tutti si posarono sulla sua piccola persona. Louis la guardó in pieno viso, cercando di sorriderle. « Aspettateci. » Liam aveva preso Louis da sotto le ascelle e prese il volo, passando dall'arcata della porta e uscendo sulla spiaggia. Harry si sedette dove prima c'era stato Louis e si mantenne la testa tra le mani. « Com'è possibile che gli sia successo qualcosa? » poi intrecciò le mani tra le ginocchia. « Insomma, si sarebbe potuto difendere, no? »
« Ricordiamo il fatto che avesse un braccio rotto. » disse Anastasia, a braccia conserte.
« Sì, ma in via di guarigione. Quindi non vale. »
« Ragazzi » Isabelle si staccó dal muro e si mise nel centro del salotto affinchè tutti potessero vederla. « Ma voi davvero volete restare qui ad aspettare? No, perchè io non ci sto proprio. »
« Isabelle, ma hanno detto..»
« Sì Beatrice, so che cosa ha detto. Ma non pensi che più occhi potrebbero essere utili? »
Harry scattó in piedi. « Io vado, basta. »
« Io vengo con te. » disse Clary, avvicinandosi al ragazzo. « Voglio rendermi utile. »
Un tonfo li fece girare tutti verso l'ingresso, dove un Liam ancora in costume da bagno era da solo nell'uscio. « L'abbiamo trovato. »
« Dov'è? » Harry tiró fuori le chiavi dalla tasca pronto a partire.
 « Al parco. »

Harry e Clary arrivarono in contemporanea a Sophie e Isabelle, gli altri si attardarono leggermente, ma furono tutti comunque rapidi a raggiungere Louis e Zayn. Isabelle atterrò a qualche metro di distanza da Louis che cercava di tenere seduto dritto un Zayn affaticato. « Che cazzo è successo? »
Harry parcheggiò in fretta la macchina e li raggiunse, seguito a ruota da Clary che, in un parco, sapeva essere molto rapida grazie al suo potere.
« Ricordo una figura nera che mi ha dato un pugno in faccia. »
« E basta? »
Louis aveva lo sguardo concentrato, cercando di focalizzarsi solo sulla mente e i pensieri dell'amico, mettendo dietro un muro trasparente tutte le altre voci che non lo lasciavano mai da solo. Era vero. L'amico ricordava solo quello, peró Louis percepì come una forza che lo allontanava e lo strattonava via, cercando di non fargli vedere determinate cose. Vide la figura nera che l'aveva colpito, il ghigno sul suo volto, poi l'energia di Zayn fluire via attraverso la mano libera...poi venne cacciato via dalla sua mente. Riaprì gli occhi e scosse la testa. Zayn si giró a guardarlo, « Che hai visto? »
« Avevo ragione. »
Intanto il gruppo si era riunito, e Liam ed Harry si avvicinarono a Louis. « Cosa? »
Il moro si giró a guardare Zayn dritto negli occhi, « Non hai piú il tuo potere, amico. »
« Non ci credo per nulla al mondo. »
« Ho visto la sua energia fluire attraverso il tuo braccio ed entrare in quello di un altro. » Louis annuì evidentemente dispiaciuto.
Zayn ingoiò a vuoto. « L'uomo nero? »
« Sì. Ah, e ti ha anche guarito il braccio. »
Spalancó gli occhi e sbattè il braccio per terra, facendo rompere il gesso. Effettivamente non aveva piú male, peró ciò significava che non sarebbe piú stato utile a nessuno. « Bene, direi. » disse sarcasticamente.
« No, non va bene. » Niall si avvicinò ai due. « Devi riprendertelo. »
Sophie rimase in disparte, peró si fece comunque sentire in un momento in cui tutti gli altri erano rimasti in silenzio. « Infatti. Devi farlo, Zayn. »
Il moro alzó la testa e per smorzare la tensione sorrise sincero alla ragazza. « Vabbè, non è una cosa bruttissima. Ora sono come te. »
Louis si tirò in piedi e aiutò Zayn a fare lo stesso. Harry poi prese Zayn per il braccio buono e si allontanarono, mentre il resto del gruppo parlottava. Sophie era appoggiata al tronco di un albero e, individuati i due ragazzi, si allontanò dagli altri per andarli a seguire, nascondendosi dietro i tronchi di ogni albero che le capitava davanti. A tratti correva per raggiungerli, e la collana le batteva contro le clavicole. « Non fare il coglione menefreghista. »
Harry aveva preso Zayn per entrambe le spalle e lo teneva fermo di fronte a sè. Il moro sorrise, « Ma io me ne frego qualcosa. » Si allontanó da Harry e si accese una sigaretta.
« Bugiardo. »
Espirò a lungo. « Come vuoi tu. »
« Davvero non ti importa niente del tuo potere? »
Zayn sputò a terra la sigaretta appena iniziata e la schiacciò con violenza con la punta della scarpa. « Secondo te, non mi dispiace? Era l'elemento che mi contradistingueva dalla massa e ne andavo fiero. Mi piaceva da morire e senza di quello mi sento vuoto, anche se forse non era utile come sembrava. » si grattò un lato della mascella coperto da un leggero strato di barba scura, e Sophie restava aquattata a sentirlo. « Mi sento ancora piú inutile ora. Se avessi quel tipo davanti, lo ucciderei con entrambe le mie mani ora sane. »
Harry gli prese il braccio e glielo strinse. « Ti aiuteremo, Zayn. »
« Come no. »
« Fosse l'ultima cosa che facciamo. » gli diede una pacca sulla schiena e si avviarono, in silenzio. Sophie si accasció lungo il tronco, poi peró si mise a correre per tornare prima che loro si rendessero conto che mancava all'appello.
Tornó dagli altri giusto in tempo prima che Zayn ed Harry aggirassero un imponente pino alle spalle di Louis. Era entrambi seriosi in volto e Clary andó da Harry.
« Che avete detto? »
« Se ce ne siamo andati, c'è stata una ragione. »
« Ma con me puoi parlare. »
Harry scosse la testa e l'allontanó con un rapido gesto della mano. « Volevo parlare solo con Zayn. Sono cazzi miei che non devi per forza sapere, Clary. »
La ragazza si sentì una morsa allo stomaco e si allontanò piano, avvicinandosi ad una Anastasia che la guardava apprensiva. Harry le lanciò solo una rapida occhiata. Clary era l'ultima cosa di cui preoccuparsi e andò da Louis. « Riesci a rintracciare l'uomo nero? »
Louis si mise le mani in tasca e sbattè le palpebre piú volte. « No, purtroppo. E' come se avesse messo una specie di muro tra me e lui affinchè non riesca a rintracciarlo. »
« Ma se ha preso quello di Zayn..»
Louis si avvicinó quel tanto ad Harry che potesse sentirlo solo lui. « Tornerà, senza ombra di dubbio. »
« Fantastico! » esclamó l'altro, e si avvicinò a tutti gli altri. « Ovviamente faremo di tutto per aiutare Zayn. » e gli lanciò una rapida occhiata, intravedendolo nel momento in cui stava fumando una sigaretta, come a voler rimpiazzare quella spenta di prima. Harry aveva capito come fosse il suo amico. Dietro la sua patina di arroganza e menefreghismo, si nascondeva un ragazzo simpatico, gentile e premuroso. Si circondava di un muro invisibile quando non aveva voglia che gli altri sapessero cosa stesse provando in quel determinato momento, per non ricevere compassione o altro. Harry sapeva che stava facendo finta di non ascoltarlo, ma aveva le orecchie ben tese perchè gli importava parecchio. « Ma l'uomo nero tornerà. Per cui dobbiamo rimanere sempre insieme, evitando di dividerci. »
Liam si fece avanti, incastrato nella maglietta che si stava infilando. Quando fece uscire la testa, si rivolse a tutti. « Ma Sophie ha una parte in tutto questo? »
La ragazza si sentí gli occhi di tutti addosso e fece immediatamente un passo avanti. « Se vuole arrivare a me, non c'è problema. Mi faró trovare. »
« Eh no, carissima. » Isabelle uscendo da casa si era indossata il vestitino giallo che le stava davvero bene, con la coda ai capelli che oscillava ad ogni suo passo. « Tu non farai niente del genere. Sei arrivata da poco e- »
« Non devi fare l'eroina se non lo sei. »
Clary era davanti Anastasia, gli occhi arrossati e i capelli neri dalle punte arricciate.
« Veramente stavo per dire 'non puoi fare gesta così avventate. '» concluse Isabelle, lanciando uno sguardo di antipatia pura nei confronti di Clary che non aveva nessun rimorso. Non sopportava Sophie dal primo momento in cui l'aveva vista, e avrebbe continuato a farlo. Beatrice si avvicinò a Sophie. « Non farai niente. Siamo solo all'inizio della storia. Si sapeva sarebbero accadute determinate cose, per cui non ostacoliamole. »
« Ha ragione lei. » disse Harry, gli occhiali da sole abbassati sugli occhi verdi. « Siamo solo all'inizio. »
Sophie poi tornó con i piedi per terra. Si ricordò di essere in un libro e di stare parlando con dei personaggi che, una volta tornata a casa, avrebbe dimenticato con il passare del tempo, anche se allora le sembravano più reali di qualsiasi altra cosa. Si toccó d'istinto la collana al collo, e parlò di nuovo. « Ok. Me ne starò al posto mio, se vi fa stare tranquilli. Volevo rendermi utile, finalmente. »
« Ma non in questo modo. » Zayn aveva finito la sigaretta e stava andando da lei. « Non voglio che qualcuno si faccia male. Noi due dobbiamo stare vicini, essendo due umani normali. Anzi, che ne dici se diventassimo le loro guardie personali? »
« Zayn, finiscila. »
« Ehi, sto solo parlando. » fece l'occhiolino a Sophie e diede le spalle a tutti. « Io vado a casa mia. »
« Abbiamo appena detto che.. »
« Vado. A. Casa. Mia. » si girò di scatto verso Niall e lo fulminò con lo sguardo. « Non puó volere nient'altro da me. » detto questo, sparì lungo il sentiero, sotto lo sguardo attento dei suoi amici.
« E con questo è tutto. Alla prossima settimana, gente, con 'Teenagers' problems. ' » poi Niall si tuffò nel laghetto. Uscì due secondi dopo scrollandosi l'acqua dai capelli e con entrambe le mani alzate. « Giuro che non volevo farlo. » poi strinse la mano a pugno e lo scaglió contro Jasmine. La ragazza venne colpita da un getto d'acqua così forte che venne scaraventata contro l'albero che aveva alle spalle. Si rialzó grondante dalla testa ai piedi. « Tu te lo meritavi per quell'espressione di merda! »
« E tu per avermi fatto tuffare nel lago piu inquinato della città senza il mio consenso! » rispose Niall uscendo dal laghetto pieno di anatre.
« Smettetela, cazzoni! » Harry andò dritto sulla strada per raggiungere la macchina. « Andiamo a casa di Liam, adesso. » poi sparì anche lui. Tutti si avviarono in direzioni differenti, chi verso la spiaggia, chi per la strada, altri volando, poi Jasmine si avvicinò a Sophie. « Fa' come se io non ti avessi raccontato niente. »
La ragazza annuì svelta e si incamminó dietro Jasmine che gocciolava dappertutto. « Ah, e non pensare che ora siamo amiche confidenti solo per questo. »
Sophie le sorrise, « Tranquilla. » e si allontanarono anche loro.

Niall era bagnato dalla testa ai piedi e mentre passeggiava per la strada diretto alla spiaggia tutti lo guardavano con sguardo alquanto schifato. « Dovete guardare ancora per molto? » e si giravano dall'altra parte. Il tragitto era breve, peró nonostante fosse bagnato, da una parte era sollevato perchè con il caldo afoso almeno era piú fresco degli altri. Il vento era diminuito notevolemente per cui non avrebbe trovato alcuna difficoltà a creare un'onda di trasporto. Uscito dal parco, dovette attraversare la via piú trafficata della città per poi sbucare sulla sabbia. Los Angeles gli piaceva tantissimo, e non si sarebbe mai immaginato di vivere altrove. Forse se fosse tornato in Irlanda non si sarebbe neanche più sentito a casa, perchè lì in America aveva gli amici con cui condividere tutto, persino il segreto di avere dei poteri magici. Si diede una scrollata ai capelli che avevano iniziato ad asciugarsi per il sole che picchiava forte sulla terra - era forse l'una e non avevano ancora pranzato - e mise i piedi sul bagnoasciuga, leggermente toccati dalla risacca. Il mare era un po' sporco di alghe, ma quando Niall - dopo essersi accertato che non ci fosse nessuno nei paraggi che avrebbe potuto vederlo - distese la braccia in avanti con il palmo ben aperto, e iniziò ad alzarle, le alghe si scostarono e l'acqua della riva si ritiró, concentrandosi tutta in un'unica onda che prese Niall e lo tirò su, facendolo restare in equilibrio. Il biondo si inginocchiò sulla schiuma che l'onda produceva sulla sua cresta e immerse le braccia per avere un maggiore controllo, poi partì, allontanandosi in mare aperto per acquisire velocità e raggiungere la casa sulla spiaggia al più presto. Il sole picchiava cosí forte che sentì da subito un leggero mal di testa che li fece perdere controllo sull'onda. La massa d'acqua incominciò ad ondeggiare fin quando non si abbassó di parecchi metri. Il sudore gli colava sugli occhi facendoli bruciare e gli davano fastidio anche i capelli appiccicati alla fronte, poi si sentì afferrare per il collo e una presa ferrea lo tirò in alto, staccandolo dall'onda che crolló su se stessa. Sotto di lui aveva solo un vuoto alto piu di 10 metri prima di raggiungere il mare calmo, e si portò subito le mani al collo, trovando una mano coperta da un guanto nero che lo manteneva in aria e gli stava facendo mancare il respiro. Venne spinto leggermente all'indietro e si ritrovò con la spalla appoggiata contro una corazza dura e nera, e una voce metallica gli giunse alle orecchie. « Ciao Niall, come stai? »
Lo voce uscì come un soffio da uno spiraglio e Niall cercó di togliere le dita che gli bloccavano il fiato. « Lo sai che sai proprio creare delle belle onde? » l'uomo nero gli strinse con l' altro mano il braccio destro e incominciò a prendersi la sua energia. « Non si puó creare un temporale senza acqua, o sbaglio? »
Niall si stava contorcendo per potersi liberare dalla presa. Non avrebbe permesso che gli togliesse il potere, pero' poi si sentì improvvisamente affaticato, gli occhi gli si fecero pesanti e perse forza nelle braccia e nella gambe. L'energia stava fluendo via dal suo braccio, e la sentiva abbandonarlo. « Grazie Niall, molto gentile da parte tua. Ora ho giusto bisogno di un pò di aria.. » poi l'uomo nero lasciò la presa, facendo cadere Niall in mare aperto, mentre lui si allontanava in cielo con un'altra potente forza in corpo.

Liam stava appena atterrando sull'atrio della sua abitazione con Louis stretto tra le braccia, affiancato da Isabelle e Beatrice, quando il moro venne colpito da un forte mal di testa e costrinse Liam a lasciarlo per terra. Incominciò a gridare e si portò entrambe la mani alla testa, schiacciandole contro le tempie.
« Oddio, che succede adesso? » Isabelle e Beatrice gli si avvicinarono. « Louis, dicci qualcosa! »
Il ragazzo aveva smesso di gridare ma aveva ancora le mani strette alla testa. Quando la alzò, Liam gli si avvicinò e tutti notarono gli occhi di Louis riempirsi di lacrime, che incominciarono a scendere copiose lungo le sue guance. Usciva dell'acqua persino dalle orecchie e dal naso. La sua faccia era diventata un fontana. « Louis..»
Il ragazzo si portò una mano in faccia e toccata una lacrima con un dito, guardó i suoi amici, uno per uno. « Niall. »
Liam senza aspettare altro scattó in piedi e schizzò in aria, partendo in mare. Distese le braccia lungo i fianchi e si diede un'ulteriore spinta con le gambe per andare più velocemente. Si alzò sempre più in alto e incominciò a perlustare il mare sotto di lui. L'acqua era blu scura e illuminata dai raggi solari, ed era così calma che riusciva anche a vedere il suo riflesso, fin quando non intravide una parte d'acqua leggermente increspata, come se una barca fosse passata da lì. Iniziò a sorvolare la scia fin quando non vide una figura nuotare a stile libero, i capelli biondi che uscivano fuori dall'acqua ad ogni tre bracciate. Si diede una spinta con le gambe e scese in picchiata, raggiungendo il biondo e bloccandolo con entrambe le braccia. Niall prese ad urlare e a dimenarsi. « Lasciami, lasciami!»
« Sta' calmo, sono io! » Liam lo tirò su e lo strinse per la vita. « Che é successo? »
« Come hai fatto a trovarmi?» disse l'altro, visibilmente scioccato e impaurito.
« Louis ha avuto un attacco, e ho pensato subito a dove poterti trovare. » si innalzarono insieme e partirono verso la casa. « Era l'uomo nero? »
Niall annuì, anche se non avrebbe saputo dire se Liam l'avesse notato, così rispose a voce. « Ha colpito ancora e ci raggiungerà molto presto. »
Quando atterrarono sull'atrio, tutto il gruppo era ormai in casa e gli stavano aspettando. Niall si sentì stanchissimo e Liam lo aiutò a sedersi sul divano che incominciò ad inzupparsi d'acqua, accanto a Louis che intanto si era ripreso.
« Ehi » Sophie gli si avvicinò e gli prese una mano. « Tutto bene? »
« No. Niente va bene. »
Harry si staccò dal muro e andò da Niall. « Che ti ha detto? »
« Mi ha preso il potere, e mentre mi portava via la forza, mi sono sentito malissimo. » si passò la mano libera sulla faccia. « Ha detto che non avrebbe potuto creare un temporale senza acqua. »
Harry gli diede le spalle e andó dritto contro il muro. Sbattè un pugno contro la parete, « Merda. » poi si girò sotto lo sguardo allarmato di tutti. « Sapete che tornerà e si prenderà il dono di ognuno di noi? »
« A proposito di questo..»
Tutti spostarono lo sguardo su Niall che intanto si martoriava il labbro inferiore.
« Cosa? » disse freddo Harry. « Ha detto altro? Parla cretino! »
« Harry! » Sophie si alzó di scatto. « Vuoi smetterla per favore? Sta male, ovvio che non riesca a dire tutto! » poi prese di nuovo la mano di Niall e gli accarezzò il dorso come se fosse un bambino che aveva perso la mamma al supermercato. « Vorrei tanto vedere te al suo posto. » sussurrò con la testa bassa e un filo di voce, ma Harry nonostante l'avesse sentita, non lo diede a vedere. Poi in un attimo in cui tutti furono in silenzio, disse. « Tanto prima o poi toccherá anche a me, stai tranquilla tu. » e se ne andò al piano di sopra, lasciando per l'aria una certa irritazione. Sophie deglutì a vuoto, « Dai, Niall. Dicci tutto. » disse spostando lo sguardo sul ragazzo.
Il biondo alzó gli occhi arrossati e li puntò su Anastasia. « Ania, la prossima sei tu. » 




Spazio autrice
Ta daaaaan, ecco l'ottavo capitolo. Alcune ragazze (ciao acqua00, ahahahah)  volevano sapere cosa fosse successo a Louis e a Zayn nel capitolo scorso, ed ecco svelato tutto!
So che ' l'uomo nero ' fa tanto 'storia per bambini a cui piace essere terrorizzati', però poi si saprà anche il nome, lo giuro. Per ora, sarà nominato sempre così.
Louis sente le sofferenze degli altri perchè, stando a contatto con i suoi amici, ha capito che i loro sentimenti lo colpiscono di più; è come se tra loro si fosse creata una sorta di empatia che - ovviamente - non si verifica con le altre persone. Spero si possa capire, se no sarà svelato meglio nei prossimi capitoli.
Quindi, Zayn ha perso il suo potere, ma adesso anche Niall. Cosa pensate possa succedere a questo punto? 
I presentimenti di Harry sono giusti: l'uomo nero tornerà anche per gli altri, e non sanno come poterlo evitare.
Il ragazzo è abbastanza aggressivo in questo capitolo, ma dovete farci l'abitudine. Non vedrete mai un Harry felice e contento, soprattutto con Sophie, che cerca di consolare tutti, catturandosi alcune antipatie (chissà da chi, ahahaha). Harry e la ragazza sono come due forze che si attirano per poi allontanarsi sempre di più. Ah, sappiate che anche Sophie uscirà il suo caratterino, perciò stay tuned.
Clary non può proprio sopportarla, e Jasmine, nonostante si sia aperta riguardo alla sua storia con Louis e all'episodio che l'ha molto turbata, non muore dalla voglia di esserle amica, ma comunque si noterà un avvicinamento.
A proposito. Avreste mai pensato che Louis potesse essere stato fidanzato con Jasmine? ahahahah si scoprono gli altarini, eheheh.
Se avete altri dubbi per quanto concerne la storia in generale, chiedete pure, cercherò di spiegare tutto, lo prometto.
Intanto vorrei ringraziare tutte le ragazze che stanno leggendo questa storia, e grazie a quelle che si soffermano a recensirmi ogni singolo capitolo. Vi adoro e vi sono molto grata :)
A sabato prossimo, dolcezze.
Eli.


P.s Ciao, Niall. ^^




 

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Capitolo 9
*** The storm. ***






The storm.


« Allora, dobbiamo rimanere tutti vicini, sopratuttto tu. » Harry si rivolse ad Anastasia che intanto rimaneva immobile attaccata al muro. « Se siamo vicini, non può prenderti. »
« Ci riuscirà lo stesso. » chiuse gli occhi sconsolata, « Come ha trovato loro due, prenderà anche me. »
« E noi non lo permetteremo. Oggi rimani a casa con Isabelle e Clary, noi andiamo in giro e cerchiamo di trovare qualsiasi traccia. » Niall camminava avanti e indietro di fronte al ventilatore accesso accanto al camino, in una giornata troppo caldo da spassare in casa. « Anzi, io non posso andare da nessuna parte. » fece un cenno a Sophie che intanto stava in cucina a bere un bicchiere d'acqua. « Io e Zayn rimaniamo ovunque lei sia. »
Harry chiuse gli occhi, scuotendo la testa. « Fa' come ti pare. Liam, Louis, noi andiamo. »
« Harry, io posso trasportare solo una persona. »
« Ho la macchina. Voi mi starete vicini sorvolando la vettura. »
Liam annuì e andò vicino a Louis che intanto si era cambiato la maglietta tutta sudata. « Vediamo se riusciamo a scoprire qualcosa. » lo prese per la vita e si avviarono verso la porta, uscendo volando dall'abitazione. Harry si rivolse a tutti i presenti, lanciando un rapido sguardo a Sophie che stava tornando in salotto. « Aggiorniamoci. » e se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle.
La ragazza andò e si siedette sul divano, mentre la porta d'ingresso si riapriva e Zayn entrava nell'appartamento. « Ho deciso che è meglio stare qui. »
Andò da Niall e gli diede una pacca sulla spalla. « Ho saputo tutto. »
« Già. » poi entrambi si andarono a sedere vicino a Sophie, che guardava Anastasia ancora appoggiata al muro. « Come pensi che stia? »
« Male. » disse lei senza aspettare un secondo di più. « E' come se stesse aspettando di essere portata al patibolo. » poi si prese la testa sconsolata tra le mani. « Se solo conoscessi la storia.. »
« Hai trovato il libro? »
Sophie scosse la testa, « E non penso di trovarlo mai. E' troppo complicato. »
« Cosa? Trovare il libro o stare accanto ad Harry? »
La ragazza si girò verso Zayn che giocherellava con l'accendino. Aveva i capelli sparati in alto e la barba appena tagliata. « Trovare il libro, ovvio. »
« Ma come va con Harry? »
« Non è cambiato niente. » sì, avevano parlato di più, ma Sophie si era resa conto che Harry non avrebbe mai cambiato totalmente la sua opinione nei suoi confronti. « E mai cambierà qualcosa. »
« A me sembra strano, comunque. »
« Perche? »
Niall scosse le spalle, « Perchè ha voluto accompagnarti proprio lui in libreria a cercare un libro? Insomma, non è il tipo che fa 'ste cose. »
« Esatto. Sapendo poi che tu e lui sareste stati insieme per un pò. »
Sophie si alzò in piedi e sbattè le mani sulle cosce, « Sentite, non ne ho idea. Io so solo che lui pensa io sia ancora la ragazza che si sta prendendo gioco di tutto, quando invece io voglio solo cercare un modo per tornare a casa mia. » si toccò la perla della sua collana. « Deve esserci per forza un modo. »
« Perchè ti tocchi sempre la perla? »
Sophie si girò verso Niall, « Non lo so, mi viene naturale. Mi fa mantenere con i piedi per terra, forse. »
Zayn stava mantenendo l'accendino acceso e passava sulla fiamma l'indice dell'altra mano, annerendolo. « Ti ricorda la tua vecchia vita? »
Sophie annuì, « E anche le persone che ho lasciato e che magari a quest'ora si staranno chiedendo dove sia finita, o hanno addirittura chiamato il 911. »
« Che vita drammatica. » continuò il moro, chiudendo l'accendino con uno scatto e riponendolo nella tasca della giacca. « Chissà se Harry con uno di questi in mano diventi un vero e proprio piromane. »
« Zayn, lo è già. »
L'altro si girò e scosse le spalle. « Sarebbe figo. »
Lo è già, stava per dire oggettivamente Sophie, ma si trattenne in tempo prima che rovinasse tutto. Si allontanò dai due e si avvicinò a Isabelle e Anastasia che parlavano a bassa voce. « Io sarei pronta ad aiutarti, Ania. Sempre. »
La ragazza annuì facendo scuotere i suoi lunghi capelli ricci, « Ci spero. Solo che.. »
S'interruppe quando Sophie le si era ormai affiancata.
« Solo cosa? »
« Ma come puoi pensare di immischiarti in discorsi che non ci sarebbero mai stati se tu non fossi arrivati a rovinarci la vita? » Clary stava scendendo le scale, mantenendosi al corrimano. « Insomma, tutto ciò sta accandendo per causa tua, e penso che tutti ne siano più o meno d'accordo. »
Sophie deglutì a vuoto, con la gola stranamente secca.
« Clary, basta. » Beatrice si avvicinò alla ragazza e le appoggiò una mano sulla spalla. « Non dire queste cose. »
« Ma tu, Beatrice, da quand'è che sei diventata così aperta con noi? » Clary era ormai arrivata a terra, e tutti la guardavano come se fosse una stella del cinema ad aver fatto la sua comparsa. « Già. » proseguì. « Da quando lei è caduta da quel dannato cespuglio quella sera. »
I corti capelli neri le arrivavano al mento, e ad ogni passo oscillavano, mossi anche dall'aria che il ventilatore spostava. « Lei ci sta cambiando, chi in bene e chi in male. »
« Clary..» Jasmine era seduta per terra, « ..basta. »
La ragazza mosse l'indice della mano a destra e a sinistra, in segno di diniego. « Non ho finito. »
Ormai era di fronte Sophie. « Io non vi sto facendo del male. »
« Invece sì. Ci stai pian piano rovinando la vita. »
« Ti giuro che .. » ma Clary la interruppe con la mano.
« Fammi finire. » poi si passò una mano sulla fronte madida di sudore. « Cosa ancora più importante, e che mi fa infuriare molto, ma molto di più, è che tu mi stai rubando Harry. »
Isabelle scoppiò a ridere e tutti la guardarono stupiti, mentre Clary le lanciò uno sguardo indignato. « Ecco a cosa volevi andare a parare. »
« Giuro che non sto rubando niente a nessuno. » si difese Sophie, ma Isabelle le si mise davanti, affrontando Clary a viso aperto.
« Da un po' di giorni mi stai altamente sulle palle. Non pensi che Harry non ti sia cagando di striscio per questo motivo? Insomma...le ragazze stronze non possono piacere a tutti. »
« E quelle ingenue e stupide sì? »
A questo punto Sophie si spostò e si mise accanto ad Isabelle, « Io non sono una stupida. »
« Forse, ma ingenua sì. »
Sophie scosse la testa, « Nemmeno. »
Clary le sorrise con un angolo della bocca, « Altrimenti ti saresti resa conto del fatto che Harry stia cambiando giorno dopo giorno. »
« Ma la vuoi finire? Hai rotto le palle con questa tua storia di amore e cuori infranti. Se Harry non è interessato a te, non è certamente colpa di Sophie. Lo era già da prima. »
« Tu non hai voce in capitolo. »
Clary si girò a guardare Jasmine dritta in faccia. « E tu da quando sei dalla sua parte? »
L'altra scosse le spalle, « Non sono dalla sua parte. Semplicemente, so quando uno deve smetterla di criticare perchè forse sta sbagliando. »
« Io non sbaglio mai. » La voce di Clary venne però smorzata dalla finestra della cucina e da quella del salotto che si aprirono di botto, urtando contro il muro con violenza, facendo esplodere i vetri che si riversarono tutti sui ragazzi. Sophie e Beatrice si buttarono a terra, coprendosi la testa con le mani, mentre Isabelle e Anastasia spiccarono verso l'alto. Niall e Zayn si accucciarono sul divano, stretti l'uno all'altro per proteggersi a vicenda, Jasmine e Clary si buttarono di lato, però la riccia cadde su dei pezzi di vetro troppo taglienti e si tagliò il braccio.
Clary si girò verso l'amica e nonostante la pioggia di vetri, riuscì a concentrarsi abbastanza da far allungare una radice della pianta dell'angolo della stanza e farla avvolgere intorno al braccio ferito, fermando l'emorraggia.
Quando le finestre furono totalmente in frantumi, grosse cariche di vento si riversarono per le aperture, scatenando in casa una vera tromba d'aria.
Isabelle venne sbattuta da un muro all'altro, mentre Anastasia si copriva la faccia con le mani. « Cosa diamine sta succedendo? » urlò la bionda al di sopra del vento, mentre Beatrice strisciava piano per terra per affacciarsi da quella che fino a qualche minuto prima era la finestra più grande della casa. Quello che riuscì a vedere, nonostante il vento le facesse chudere sempre gli occhi, le fece accapponare la pelle. Un ciclone gigantesco era in mare aperto, il cielo tempestato di nuvole grigie, e avanzava verso il centro abitato a velocità soprannaturale.
Isabelle lo intravide e sbiancò, mentre tutti gli altri ragazzi restarono impietriti. Era davvero enorme, e così potente da distruggere qualsiasi cosa si trovasse a Los Angeles, inclusa la stessa città.
Zayn, Niall e Sophie si guardarono rapidi e Niall scosse la testa. Non poteva fare nulla per impedire che accadesse il peggio. Era la fine.
Sophie fece di no, ma nessuno sembrò notarla. Poi si girò e vide Anastasia concentrata, i capelli sparsi ordinatamente alle sue spalle. « Ania, no! »
La riccia lanciò un'occhiata rapida ai suoi amici, poi si diede una spinta forte con le gambe e uscì dalla finestra.
Nel momento stesso in cui abbandonò la casa di Liam, calò il vento, fin quando tutta l'aria nella casa si placò, mentre fuori si riversava il tornado.
« No, no, no, no! » ripetè Niall. « Dobbiamo fermarla! »
Clary era accanto a Jasmine e le curava il braccio utilizzando il suo potere. « Isabelle, tu non puoi fare niente. Il vento così potente ti ucciderebbe. »
La bionda tornò con i piedi per terra, « Non possiamo lasciare Anastasia da sola, soprattutto dato l'imminente pericolo. »
« Se solo avessi il mio potere.. »
« Non avresti potuto far niente comunque, Niall. » Jasmine parlò con un filo di voce, mentre la sua faccia era un'espressione di dolore. « Dobbiamo solo sperare che stia bene e che gli altri siano al sicuro. »
« Io vado di sopra. Vedo se riesco a trovare qualsiasi cosa.. » Zayn si alzò dal divano, seguito a ruota da Niall, mentre Sophie strisciava piano fino alla porta d'ingresso, spalancata, e usciva fuori, quando nessuno le stava prestando attenzione.
Varcata la soglia, il vento le piombò addosso e la fece ondeggiare mentre cercava di mettersi in piedi, arrancando con i piedi immersi nella sabbia che intanto infuriava come una vera tempesta del deserto. Lei aveva il terrore dei tornadi fin da quando era piccola. I suoi genitori una volta misero un dvd in cui un ciclone spazzava via un'intera famiglia. Da allora, aveva paura persino del vento forte. Si parò gli occhi con una mano, alzando la testa per vedere cosa stesse succedendo ad un palmo dal suo naso. Quella volta non era impaurita più di tanto, perchè sapeva che quella tempesta non era normale. Era sicuramente qualcuno che voleva attirare l'attenzione di qualcun altro. Forse nel gruppo era stata l'unica a capirlo, ma non le interessava. Anche se da quel momento Niall e Zayn sarebbero stati come lei, Sophie avrebbe cercato comunque di distinguersi, sempre. Con la mano sulla faccia, riusciva a vedere attraverso le dita,  e vedeva il ciclone affiancato da un tornado più piccolo. Era sicuramente Anastasia ed era andata incontro alla fine del suo potere. Sophie chiuse gli occhì e incominciò a correre alla cieca, con la testa bassa e i passi che diventavano sempre più pesanti e difficili da compiere per il vento che le soffiava contro. Il mare era in tempesta e creava vortici così profondi che dall'alto poteva sembrare che una mamma stesse usando il frullatore per dolci. Il piccolo tornado si faceva sempre più grosso ma a debita distanza dal ciclone. Le orecchie le soffiavano, e camminava spedita contro vento fin quando non le giunse una voce alle orecchie. Era amplificata, come se la stessero trasmettendo attraverso una radio gigante, ma sapeva che il messaggio riguardava solo alcuni di loro, mentre il resto della città effettuava il piano du evacuazione, scappando il più velocemente possibile.
« Ben arrivata! Non pensavo sarebbe stato così semplice. »
Sophie guardò verso l'alto e vide Anastasia galleggiare per aria, la bocca aperta e gli occhi spalancati. « ...sei tu. »
« Sì, sono io. » L'uomo nero uscì piano dal vortice d'aria che si sbiadì alle sue spalle. « Sorpresa? Pensavo che Niall ti avesse avvertita del mio arrivo. »
« Stai lontano da lei! » Sophie si ritrovò ad urlare, la sua voce al di sopra del vento che sferragliava tutto intorno a loro. « Non farle del male! »
La maschera nera si girò verso di lei, presentandole quel ghigno così raccapricciante che Sophie sentì un nodo allo stomaco. Ecco chi era l'uomo che faceva star male i suoi amici, colui che si prendeva i poteri. Era solo una maschera agghiacciante.
« Ciao Sophie. »
La ragazza restò allibita, esortata da una Anastasia ad andare via. Non riuscì a fare un passo, sembrava fosse congelata. Non aveva neanche la forza di aprire bocca. « Ora tocca a lei. » con la maschera ancora rivolta a Sophie, allungò la mano inguantata di nero verso Anastasia che gridò con quanta voce aveva in gola. Il vento intorno a lei cominciò a sfumare, fin quando non scomparve del tutto e Anastasia fece ricadere la testa all'indietro, priva di sensi, mentre continuava a galleggiare per aria. L'uomo nero si riavvicinò la mano al ghigno e Sophie lo sentì ridere da dietro la maschera. « Grazie mille, cara. »
Poi si abbassò leggermente, mentre le nuvole in cielo cominciavano a diradarsi. « Sai, Sophie. La tua amica stava cercando di allontanare il ciclone per salvare Los Angeles. Forse però tu sei stata l'unica a capire che ci fosse qualcuno dietro. » scagliò il braccio verso Anastasia e la fece alzare più in alto. « Ora mi manca solo il pezzo forte. »
Rivolse il volto mascherato verso di lei, mentre Sophie si sentì il petto ghiacciare.
Non riusciva a compiere un movimento, quell'uomo la stava sicuramente immobilizzando. « Sai che c'è? » disse inclinando leggermente la testa. « Tu sei il mio piccolo diamante grezzo. » detto questo, abbassò di scatto il braccio, alzandosi verso l'alto e sparendo in cielo, mentre il corpo di Anastasia precipitava senza peso verso la spiaggia. Sophie si sentì risvegliare, poi urlando incominciò a correre come una forsennata verso la ragazza. Prima che la riccia toccasse terra, Liam apparve all'improvviso e l'afferrò più veloce di una freccia diretta al bersaglio, tenendola stretta tra le sue braccia muscolose. Si appoggiò la testa di Anastasia contro il petto e atterrò, tenendola sempre salda. Sophie chiuse gli occhi e si inginocchiò a terra, scoppiando a piangere. A qualche metro di distanza, una BMW aveva appena parcheggiato, e Harry e Louis corsero da loro. Il riccio si bloccò a metà strada, le braccia sconsolate lungo i fianchi e i capelli appiccicati alla nuca e alla fronte. Troppo tardi, pensò, mentre Louis si avvicinava ad osservare Anastasia. Poi andò da Sophie e le appoggiò una mano sulla spalla scossa dai singhiozzi. « Non ce l'ho fatta. » disse lei, la voce ridotta ad un sussurro, mentre quella dell'uomo nero le risuonava forte e metallica nelle orecchie e nella mente.
« Starà bene. » la consolò Louis, mentre dava un cenno ad Harry. « Andiamo a casa adesso. »
Lei si fece tirare su in piedi, le gambe sporche di sabbia e la faccia ridotta ad un lenzuolo fradicio. « Cosa hai sentito? » sussurrò Sophie, pensando agli episodi che colpivano Louis quando uno di loro stava male.
« Ne parliamo dopo a casa. Liam, tu vai. » il ragazzo annuì e, stretta Anastasia tra le braccia, si librò in volo, allontanandosi in fretta sopra di loro. Louis manteneva Sophie per la vita, mentre si avvicinavano entrambi ad un Harry sconsolato. Il moro le fece cenno e tutti e tre entrarono in macchina, anche se il tragitto lo trascorsero in silenzio, in quel silenzio opprimente che ti schiaccia il cuore. D'altronde, Sophie non avrebbe saputo che dire. Insomma, aveva fallito un'altra volta.
« No. » le sussurrò Louis all'orecchio. Erano entrambi seduti sul sedile posteriore, mentre Harry davanti non dava cenni di aver ascoltato. « Non hai fallito. Sei stata l'unica ad aver capito qualcosa. »
Sophie si asciugò rapida una lacrima che scivolava lenta sulla zigomo, e poi cercò di sorridergli. « Dimentico che tu riesca comunque a capire cosa ci passa per la mente quando sei nei paraggi. Persino quando non sei in grado di esercitare la tua forza su di me. »
« Vi sentirei tutti comunque, Sophie, e adesso la tua aura è abbastanza sconsolata. » le accarezzò la coscia, togliendo un pò di sabbia.
La ragazza annuì e l'abitacolo ricadde nel silenzio. 


Spazio autrice
Ciaoooo a tutti :) Come state? Avete passato una buona settimana?
Sono tornata con il nono capitolo, ragazzi. 

Che dire. Succedono un sacco di cose, tra cui prendiamo in considerazione il litigio con Clary e la tempesta. A molte di voi Clary sta davvero sulle palle, e lo capisco, in quanto l'ho odiata anche io mentre scrivevo quella parte ahahah La sua paura più grande è che Sophie possa portarle via Harry, quando persino da parte sua non c'è interesse. Ovviamente ci tengo a precisare una cosa che mi hanno già chiesto un pò di persone. Sophie è particolare e il suo compito non è solo quello di rincuorare quelli del gruppo o essere d'impaccio ai ragazzi; lei è caduta nel libro per un motivo - pensate a come l'uomo nero l'abbia definita, diamante grezzo - e sappiate che si scoprirà alla fine della storia. Per ora, spero che possiate apprezzarla per quello che è, ahahahha. Piccolo spoiler considerando il litigio tra le due ragazze: pensate sia saggio fidanzarsi con un personaggio immaginario?
Poi, parliamo della tempesta. Anastasia è la terza ad aver perso il suo dono, e ovviamente tutto ciò scuturirà una certa preoccupazione in tutto il gruppo, contando anche il fatto che all'uomo nero serva 'il pezzo grosso.' Chi pensate possa essere?
Se avete qualche dubbio, in quanto qualcosa non vi è chiaro, vi prego di dirmelo; cercherò di esporvi meglio le cose, davvero.
Grazie per le recensioni che mi lasciate, è sempre un piacere leggere che la storia vi stia prendendo sul serio :)
Grazie anche a voi lettrici silenziose che, anche se non date cenni di esserci, so che siete lì ahahhaha
A sabato prossimo.
Eli. 

 

P.s ma quanto è bello Louis, qui? 


 

P.s vedete questo? Ecco, l'uomo nero dovrebbe assomigliargli parecchio, però fate finta che in faccia abbia un ghigno :)


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Capitolo 10
*** Changes. ***




 
Changes.



Harry parcheggió la macchina appena dietro la casa di Liam, scese in fretta e si mise a correre, seguito piú lentamente da Louis e Sophie. La casa era totalmente sottosopra, divani e sedie spostati dal vento, Beatrice che passava la scopa per tutto il salotto per togliere tutti i vetri, mentre Clary era seduta sul divano, accanto ad Anastasia. La riccia non si era ancora svegliata, le labbra rosee socchiuse e le palpebre che tremolavano. « Si sta per svegliare. » Jasmine era in piedi di fronte al divano, il braccio fasciato che sosteneva con l'altra mano. Harry andò vicino al muro e vi si appoggiò con la schiena, le braccia conserte e il volto corrucciato. Sophie e Louis si andarono a sedere sulla scala a chiocciola, giusto a qualche gradino da terra. « Cosa hai sentito? » gli richiese la ragazza, mentre si accarezzava il braccio. 
« Una morsa alla gola, come se mi stessero strangolando. Mi mancava l'aria. » si girò a guardarla, gli occhi azzurri socchiusi e in cerca di informazioni. D'altra parte, Sophie stava cercando di non pensare a nulla, nè tantomeno a ciò che l'uomo nero aveva detto. « Anastasia aveva gridato tanto prima di svenire, come se le stesse togliendo anche energia vitale. » la ragazza gesticolò con le mani. « Non so spiegarlo bene. »
« E cosa ha detto lui? » Sophie deglutì a vuoto e abbassò lo sguardo. 
« Sophie? » la incalzó Louis. « C'è qualcosa che devi dirmi? »
Lei scosse rapida la testa. Louis le sorrise ironico. « Sai che posso scoprirlo da solo, vero? »
« Ha detto che gli manca il pezzo grosso. »
« E basta? »
La ragazza si costrinse ad annuire. Non avrebbe detto che l'uomo l'aveva chiamata 'diamante grezzo.' Non sapeva per niente come avrebbe potuto esserlo, se lo avesse detto agli altri, quell'espressione sarebbe rimasta un mistero. E in quel momento, avevano fin troppi problemi di cui occuparsi. 
« Va bene. » disse lui rassegnato, mentre osservava Beatrice raccogliere in un angolo i pezzi di vetro e appoggiare la scopa sul muretto del camino. La ragazza si avvicinò ad Harry che si era fatto scivolare lungo il muro, fino a sedersi per terra. Beatrice lo imitò.
« Il famoso Harry Styles rintanato in un angolo? Non l'avrei mai detto. »
La ragazza fin da quando aveva frequentato le stesse classi con Harry, aveva sempre avuto timore di lui, paura di essere giudicata male o ignorata. Odiava essere invisibile in un gruppo, e finalmente si stava dando da fare per poterne diventare una parte attiva. Harry sollevò la testa e le sorrise con un angolo della bocca. « E la timida Beatrice che mi rivolge la parola dopo...quanto, 5 anni? »
Lei scosse le spalle. « Ho deciso di cambiare. Penso sia arrivato il momento. »
Lui annuì, mentre si guardava le mani chiuse intorno alle ginocchia. « Già. »
« Anche tu non sei quello di prima. »
Harry prese a girarsi l'anello argentato che aveva al dito medio, « Penso sia arrivato il momento, no? » gli fece il verso. Si scosse i capelli e lanciò un rapido sguardo ad Anastasia. « Non mi piace più questa situazione. »
« Sophie dice che.. »
Harry sbuffò, « Sophie qua, Sophie là, che importa? Non potrá aiutare mai. »
« Sì, » ammise Beatrice lanciando un rapido sguardo all'amica che stava parlando con Louis. « Ma è stata l'unica ad aver fiutato il pericolo. E lei non ha alcun dono. »
« Su questo hai ragione. » poi Harry stese le gambe. « Ma rimarrà comunque inutile. »
« Lo sai che sembri un incoerente? »
Beatrice lo guardò dritto negli occhi, vedendo per la prima volta sincera sorpresa. « Io? Incoerente? »
« Sì. » annuì convinta. « Perchè a volte fai di tutto per averla vicino, e altre volte la respingi, odiandola. »
« Ma io non la odio. »
« Non sembra proprio. »
Harry le pose il suo sguardo addosso. « E che dovrei fare? »
« Esserle amico? » disse lei sarcasticamente. « Sai, aiuterebbe. Non è male come ragazza, anzi. »
Il ragazzo guardò Sophie fin quando lei si girò, e distolse la vista. « Questo lo so. »
« E allora? Comportati normalmente con lei. »
Harry la guardò e le sorrise sincero. « Hai ragione. Sto facendo lo stupido. É una situazione tanto complicata per noi, quanto per lei, se non peggio. » si mise in piedi e Beatrice fece lo stesso. « Mi sarebbe piaciuto molto che questa Beatrice fosse  uscita prima. »
« Ora è qui. E mi sarebbe tanto piaciuto che anche questo nuovo Harry fosse uscito qualche anno fa. » La ragazza si bloccò quando lui la strinse in un abbraccio. 
« Grazie per la chiaccherata. » le disse quando si staccò.
« Quando vuoi. » gli rispose Beatrice visibilmente sorpresa. Poi Harry si allontanò, avvicinandosi a Sophie che si era appena allontanata da Louis. La raggiunse prima che potesse avvicinarsi al divano, bloccandola per il braccio. « Che vuoi? » disse lei acidamente.
« Voglio solo parlare. »
« Solo quando lo decidi tu? Ora non mi va. »
Harry chiuse gli occhi ed inspirò a fondo, reprimendo i suoi istinti rabbiosi. Poi lasció la presa sul braccio, facendo prima scorrere le dita sulla pelle liscia di Sophie. « Per favore. » due parole, ma dovette mettere da parte tutto l'orgoglio di cui disponeva per poterle pronunciare normalmente. La ragazza si girò stupita e lo guardò con tanto di occhi. Poi annuì piano. « Okay. » disse solamente, prima di dirigersi verso la porta di ingresso rimasta stranamente integra in tutto quel caos. Uscirono silenziosi dalla casa, ma sotto lo sguardo accusatore di Clary che intanto passava un tovagliolo bagnato sulla fronte sudata di Anastasia.
Si richiusero la porta alle spalle, e si sedettero entrambi sulle prime due sedie che avevano trovato. « Bene. » disse Sophie strofinandosi le mani umidicce sulle cosce. « Che devi dirmi? »
« Vorrei solo avere una conversazione decente. »
Sophie sollevò entrambe le sopracciglia e le mani. « Allora dimmi qualcosa. »
« Qualcosa. »
Lei chiuse gli occhi, esasperata. « Molto simpatico. »
« Vedi? Anche quando cerco di fare una battuta mi rispondi male. » Harry si sistemó meglio sulla sedia e appoggió le mani sui braccioli. Dopo che il ciclone era finito, faceva davvero molto caldo. 
« Dobbiamo davvero parlare di chi risponde peggio? O dovrei forse ricordarti di come mi hai trattata male la sera in cui sono arrivata? »
« A proposito di quello..» Harry appoggiò i gomiti sulle ginocchia, con le mani unite di fronte alla bocca e gli occhi fissi verso il mare. 
« Già. » Sophie incominciò a dondolarsi sul dondolo. « Parla ora. »
« Vorrei chiederti scusa. »
La ragazza aprì di scatto gli occhi che prima aveva chiusi abbandonandosi al piacere di essere cullata, e lo guardò dritto in viso, nonostante lui stesse ancora con lo sguardo perso in mare. « Oh. » riuscì a dirgli, guardandosi le mani intrecciate. « Va bene. Accetto le tue scuse. »
Harry giró la testa verso di lei. « Senza una spiegazione? »
Lei scosse le spalle, « A volte non serve. »
« Ma...»  Harry abbassó lo sguardo sulle scarpe, per poi girarsi e afferrare una mano della ragazza che impietrì improvvisamente. « Sophie. » ingoió a vuoto, visibilmente a disagio. « Scusa ma non sono molto abituato a fare questo tipo di discorsi. »
« Harry, va bene. Ho capito. Ora sarebbe meglio se entrassimo...»
« No, devi sapere perchè. Io non accetto per niente il fatto di poter non esistere, di essere solo una figura immaginata e descritta su un misero foglio di carta. Non accetto di essere in un libro quando questa vita mi piace veramente. Non riesco per niente ad accettarlo. »
« Lo so. »
« No, non lo sai. » le lasciò la mano e si alzó in piedi, incominciando a camminarle davanti e indietro. « Basta, la faccio breve. Sto cambiando pensiero. E no, non sui miei princìpi perchè io so di essere vivo, nonostante tutte le storie che hai cercato di raccontarci. Ma su di te. »
Sophie si alzò in piedi. « Forse preferirei che litigassimo a questo punto. »
« Non capire male. Ti sto solo dicendo che non ti sto dando più la colpa di tutto, in quanto pensavo che prima ogni cosa accadesse per causa tua. Voglio solo dirti che ho capito che tu stai cercando veramente di aiutarci, ma al contempo vuoi tornare a casa tua, come è giusto che sia. Ecco perchè ti sto chiedendo scusa. Perchè spero tu possa renderti conto di quanto mi stia dispiacendo averti trattato male per qualcosa che non è dipeso da te. Scusami, davvero. Per tutto. »
La ragazza gli sorrise sincera e gli prese entrambe le mani. « Ho capito. E no, non c'era bisogno di questo monologo. Col tempo, l'avrei capito comunque. Grazie a te, piuttosto, per esserti scongelato fino a questo punto. »
Harry le sorrise a trentadue denti e l'abbracciò forte, superandola di molto in altezza. Sophie aveva la testa appoggiata al suo petto e sentiva il suo cuore battere velocemente. Quando si staccarono lui le pose quello sguardo verde vivo addosso. « Forse è troppo ora da chiedere, ma...potremmo provare ad essere amici? »
Sophie rise e gli diede uni schiaffo amichevole sul braccio. « Ovvio. »
« Ehm, scusate. Non vorremmo interrompervi...»
Niall e Zayn stavano salendo le scale sommerse dalla sabbia e rimasero alquanti basiti di fronte a quella scena. 
Il moro si tolse la sigaretta dalla labbra, trattenendola tra il pollice e l'indice. « Che cazzo è successo? »
Sophie rise, « Forse è la volta buona in cui riusciamo ad essere amici. »
Niall si fece rapido il segno della croce e sibilò qualcosa al cielo, poi venne spinto da Zayn che lo superò con un unico passo. « Amico, » disse Niall massaggiandosi la spalla colpita. « Se a quest'ora avessi avuto ancora il mio potere, giuro che ti avrei fatto fare una brutta fine. »
« Oddio, Anastasia! » Sophie si ricordò della ragazza e si staccò dal gruppo di ragazzi e si fiondó sulla porta di ingresso, aprendola con così tanta ferocia da cadere quasi per terra. Dentro tutti erano intorno alla ragazza che sembrava stesse bene, ancora seduta sul divano, e che parlava animatamente con Jasmine. 
« ...l'aria mi mancava. Poi ho sentito chiaramente le forze mancarmi e il buio avvolgermi. »
« Sei stata incosciente per circa mezz'ora. Sicura di stare bene? »
« Certamente. Solo che mi sento molto debole. Ora comprendo quei due che sono appena entrati. » tutti si girarono a vedere Niall e Zayn. « Ciao. » dissero in simbiosi.
« Ricapitoliamo. » Jasmine prese a contare sulle dita della mano libera dalla fasciatura. « L'uomo nero ha il potere dell'acqua, dell'aria e del fulmine. Sapete chi possa essere il prossimo? »
Louis in piedi dietro al divano lanció un rapido sguardo a Sophie che si sentì tirare in ballo. « Io ero presente. »
« Lo sappiamo e non ci interessa. » Clary le dava le spalle, e continuava a giocherellare con il bordo della maglietta sgualcita. 
« Ed ero presente quando l'uomo nero ha parlato dopo che Anastasia aveva perso i sensi. »
Tutti si girarono verso di lei, tranne Clary, e Louis le sorrise impercettibilmente.
« Ha detto che gli manca il pezzo grosso. »
Harry alle sue spalle scoppiò a ridere e incominciò ad avviarsi verso il centro del salotto, dove tutti avrebbero potuto vederlo bene in viso. Si appoggiò entrambe le mani all'altezza dei pettorali e incominciò a batterle piano. « Statevene tutti tranquilli. Sono io il prossimo. »
« Che egocentrico. » Isabelle stava svolazzando vicino al soffitto e quando parló, tutti dovettero alzare la testa. 
« Non è questione di egocentrismo. Qual é il potere piú potente, insieme all'acqua, all'aria e all'energia che un fulmine potrebbe scaturire? » disse Beatrice seduta accanto ad Anastasia. 
« Il fuoco, ovvio. »
« O la terra. » disse Sophie. 
Clary si giró verso di lei. « Facevi prima a startene zitta. E' impossibile. »
« No. » Jasmine affiancó Harry. « Non lo è. Sono entrambi potenti, per cui dovete starvene entrambi buoni buoni. »
« Un attimo solo. » Liam stava volando accanto ad Isabelle. « Ci dimentichiamo sempre di un potere altrettanto importante. »
Anastasia sollevò la testa. « E sarebbe? »
Liam si giró verso Beatrice. « Il tuo. »
« Il mio? No, assolutamente no. E' imparagonabile a quello di Harry o di Clary. »
« Infatti. » disse la ragazza.
« No. » affermó invece Harry. « E' molto utile e importante. Dovresti stare attenta anche tu, Tris. »
Beatrice si sentì congelare. Non solo perchè Harry l'aveva chiamata come avevano sempre fatto solo le sue migliori amiche a scuola, ma perchè per la prima volta la stava facendo sentire parte del gruppo. « Mettiamoci nei panni del nemico. Sarebbe comodissimo cambiare forma a proprio piacimento, soprattutto per ingannare le vittime. Sei importantissima, Beatrice. » nonostante l'argomento non fosse dei migliori, le sorrise radioso, e la ragazza si sentì una morsa allo stomaco. Forse Clary non era l'unica a cui piacesse Harry, e se n'era appena resa conto. Forse era una storia che durava persino dalla scuola, ma ora, con Harry che le sorrideva sincero, con Harry che le parlava come se fossero amici da molto tempo - e in effetti era proprio così - se n'era finalmente resa conto. Ecco perchè aveva paura di essere giudicata e aveva paura di lui. La vera paura che aveva era quella di essere messa da parte sul piano sentimentale. Non che ora lei piacesse ad Harry, ma imparandosi a conoscere, forse non avrebbe perso tutte le opportunità. « Va bene. » disse infine, seriamente contenta e per la prima volta serena, anche se in una situazione come quella c'era ben poco di cui essere felici e contenti, considerando il fatto che un uomo malvagio avrebbe potuto prendere il suo potere.
« Okay, allora dobbiamo tenere sotto stretta sorveglianza Harry, Clary e Beatrice. E questa volta per davvero. » Niall si giró a guardare tutti. « Non facciamoci ingannare da tempeste e cose varie. Qualsiasi cosa succeda, dobbiamo stare tutti e undici insieme. »
Tutti incominciarono ad annuire convinti, mentre dall'altra parte del divano Louis aveva occhi solo per Sophie. C'era qualcosa che non andava, e lo aveva sospettato dal primo momento in cui erano tornati a casa, mentre stavano parlando sulla scala a chiocciola. Clary si alzò e prese Jasmine per il braccio. « Vieni. Andiamo di sopra che devo controllarti il braccio. » se la tirò dietro e sparirono sopra la scala. 
Sophie invece guardava Louis a sua volta, lo sguardo fisso e che non riusciva a distogliere. Quegli occhi la stavano scrutando, e Sophie stava cercando in tutti i modi di non far vedere niente. Poi però rilassò la fronte corrucciata, e si calmò. Louis non avrebbe potuto leggerle nelle mente e se n'era appena ricordata. Il ragazzo parve capirlo e giró intorno al divano raggiungendola.
« Sì, so che non posso leggerti nella mente. Ma io so, so che c'è qualcosa che non mi hai detto e che è fondamentale in questa storia. » le sussurrò.
« Veramente no. »
« Sophie. » Louis era alto quanto lei, gli occhi azzurri puntati nei suoi. « Parlami. »
Lei scosse la testa. « Adesso no. »
« E allora quando? Forse potrebbe ritornarci utile. »
« No, non c'è bisogno che voi tutti lo sappiate. Ci sono troppi problemi.. »
« Riguarda te, vero? »
Sophie si bloccò e si sentì il sangue pulsare nelle orecchie. 
« Lo sapevo. »
« Louis, giuro che te ne parleró il prima possibile, ma non ora.» 
« Va bene. » Il ragazzo annuì e si allontanò, andando vicino Liam e Isabelle. 
Harry era accanto ad Anastasia e stavano parlando serenamente, mentre Beatrice camminava tutta euforica verso Sophie che intanto si era avvicinata alla porta d'ingresso.
« Ehi, che hai? » le sorrise le mora, vedendo l'amica emozionata.
« Sai che ti voglio tanto bene? »
Sophie aggrottó le sopraciglia, « Grazie? »
« Hai permesso che io e Harry incominciassimo a parlare! »
« Tris...devi dirmi qualcosa? »
La ragazza annuì molte volte, con il sorriso stampato in faccia.  « Che ne dici di uscire? »

Erano uscite sull'atrio, entrambe sedute sulle due sedie affiancate, e Beatrice le aveva raccontato tutto.
« Sono davvero felice per te. »
« Anche io. »
«  Se me l'avessi detto prima, ti avrei aiutato dal primo momento. »
« Ma il fatto è che me ne sono appena resa conto. E poi non avresti potuto, con tutti i tuoi problemi con lui. »
Sophie scosse le spalle, « Ci avrei provato. » poi abbracció Beatrice in un gesto istintivo. 
« E questo per cos'è? »
« Perchè sei una persona fantastica, Tris. Perchè sei stata l'unica ad avermi appoggiata sin dal primo momento. »
« C'erano troppe persone che non ti sopportavano. »
« E tu sei stata l'unica ad aver capito che io avessi bisogno di sostegno. Grazie. Sei fantastica. »
Beatrice si staccò dall'abbraccio e si strofinò la mano su un occhio, ricacciando indietro una piccola lacrima.
« Eh no, lacrime no. »
« No, il fatto è nessuno mi ha mai fatto un complimento. Penso davvero di dovermi segnare questa data per tanti motivi. »
« Ma oggi che giorno è? » chiese allora Sophie. Stando lì, aveva perso la concezione del tempo, e non aveva idea di quanti giorni fossero passati. 
« 28 giugno. Perchè? »
« Beatrice, da quanto sono qui? »
« Non so, quasi un mesetto, credo. »
Sophie si sentì cadere la mascella per terra. Un mese? No, era impossibile. Sembrava che il tempo non fosse passato per niente, era convinta che stesse li da piu' o meno una settimana. « Impossibile. »
« No, fidati. »
« Sono lontana da casa da parecchio tempo. » si toccò d'impulso la collana che aveva al collo, rigirandosela tra le dita. « E se io stessi qui, ma avessi una scandenza, come succede nei film? »
« In che senso? »
« E se io fossi caduta nel libro, e entro un mese avrei dovuto scoprire qualcosa? »
Il suo ragionamento venne interrotto da un Harry che era appena uscito sull'atrio, con un elastico in testa a mo' di cerchietto. I ricci gli ricadevano ai lati della testa e avevano un urgente bisogno di essere tagliati.
« Che fate qui? »
« Sophie pensa che il suo tempo qui stia per scadere. »
Harry le si avvicinò e si inginocchiò tra le due ragazze. « Cioè? »
« Sono qui da circa un mese. E se avessi dovuto scoprire qualcosa di importante? »
« Beh, hai scoperto la magia grazie a noi. »
« No, è come se stessi dimenticando qualcosa di fondamentale. »
Beatrice aveva lo sguardo perso sul mare leggermente increspato dal vento che si stava levando pian piano, « Come si chiama il nostro libro? »
« The power of magic. »
« Ma se la magia é possibile solo tramite un potere, allora cosa significa? »
« É questo il punto. » Sophie stava rielaborando un sacco di informazioni, mentre i due amici la guardavano attenti. « E se dovessi scoprire un altro tipo di magia? »
Il sole stava tramontando lentamente lungo l'orizzonte, e Sophie stava giusto pensando ad un altro giorno passato senza aver fatto niente di fondamentale. L'arancione dominava sulla spiaggia e illuminava di profilo la casa di Liam. Fra circa due giorni avrebbero dovuto lasciarla perchè sarebbero arrivati i suoi genitori, e loro non avevano idea di dove andare.
« Vabbè, non deprimiamoci ora. Un altro giorno sta finendo e, ora che ci penso, non ci siamo mai divertiti in maniera decente. » A Harry sembrava stranissimo parlare con quelle due ragazze come fanno amici normali, però era seriamente allegro. Da un po’ di tempo aveva cercato di avvicinarsi a Sophie senza riuscirci, perché alla fine quei due finivano sempre per litigare, però in quel momento stava pensando alla possibilità che tutto si fosse aggiustato. Sì, erano appena entrati in confidenza, ma per essere amici doveva passare del tempo, tempo che lui non avrebbe più perso.
Beatrice e Sophie guardarono Harry negli occhi che da quell'angolazione sembravano trasparenti. « Cioè? »
Il ragazzo prese entrambe le ragazze per mano e rientrarono in casa, mentre il resto del gruppo si affaccendeva a sistemare il casino che l'uomo nero aveva scatenato. 
« Ragazzi. » proruppe Harry come se si stesse preparando ad un discorso che sarebbe stato mandato in eurovisione. Dopo che tutti si furono girati dalla sua parte, proseguì. « Stavo parlando con queste due ragazze e mi è venuta un'idea. Perchè non ci andiamo a divertire un po'? Insomma, da quando Sophie è arrivata non abbiamo fatto altro che litigare e combattere. Il tempo sta volando e non sappiamo quando tutto questo finirá. Che ne dite se le mostriamo un pò di divertimento americano? »

La concezione di divertimento in America secondo quei ragazzi? Tutta la notte passata al Luna Park lungo la spiaggia. Fin tanto che si erano preparati, il sole era calato e aveva lasciato spazio ad un cielo che incominciava a mostrare le prime stelle della sera. Chi volando, chi in macchina, seppur stretti, erano arrivati al Luna Park e proseguivano uno accanto all'altro in quel mondo di giovani che si accalcavano per salire sulle giostre o per assistere a spettacoli.
« Io voglio andare sulle macchine da scontro. » Niall girò sulla destra e Anastasia lo seguì a ruota. « Io vengo con te! »
« No. » lui la bloccò per le spalle, inchiodandola. « Tu sei debole. »
« Ti ricordo che anche tu hai perso il tuo potere stamattina, per cui siamo deboli entrambi. »
La ragazza gli sorrise e si scosse i capelli ricci dietro le spalle. Niall socchiuse gli occhi e alzò un angolo delle labbra. « D'accordo, come vuoi. »
E si distaccarono dal gruppo. Clary e Jasmine camminavano rispettivamente accanto a Zayn e a Louis. « Che vi va di fare? »
« Oddio! » Jasmine indicó con il braccio guarito un camion in cui si doveva sparare e si poteva vincere un peluche gigante. « Perchè da bravi ragazzi non ne vincete uno per noi? »
Zayn si scambió una lunga occhiata con Louis ed entrambi sorrisero, socchiudendo gli occhi. Zayn indossava una maglietta bianca aderente e un paio di jeans, Louis una canotta nera che lasciava vedere tutti i tatuaggi che aveva sparsi sul braccio. « L'importante é che tu non usi trucchetti telepatici. » sancirono il patto stringendosi le mani. « Affare fatto. » e andarono verso il camion, seguiti a ruota da Clary e Jasmine che avevano messo da parte il loro carattere arrogante per una sera, facendo finta di essere ragazze normali e romantiche, anche se Clary prima di lasciarsi tutte alla spalle, aveva lanciato una rapida occhiata a Sophie, a Beatrice e a Harry che camminavano tranquilli poco piu' avanti.
« Beatrice, ricordi quando a scuola facemmo una gita al Luna Park di Miami? » Poiché avrebbero passato molto tempo insieme, Harry pensava fosse giusto conoscersi un po’ meglio, capire come fosse quella ragazza un tempo tanto timida quanto dolce.
« Come dimenticarlo. Quel giorno mi ruppi il braccio e dovetti tornare a casa per andare subito all'ospedale. »
Sia Sophie, sia Harry scoppiarono a ridere e il ragazzo le scompigliò i capelli con una mano. « Povera ragazza. »
« Che c'è? Sono incidenti che capitano! » rise anche lei perchè alla fine, a distanza di anni, la situazione fu abbastanza comica. 
« Certo. Incidenti che possono capitare solo alla ragazza piú debole. »
« Harry...»
Il ragazzo si voltò verso Sophie che gli lanciò un'occhiataccia. « Si? »
« Tranquilla, Sophie. Ha ragione. Ma ora non sono più debole, me lo sto promettendo e non lo sarò più. »
Camminarono davanti un camion in cui si vendevano vari tipi di dolci e, nonostante l'odore accattivamente, proseguirono spediti. Quell'uscita la stavano considerando un pò come una passeggiata, mentre il resto del gruppo se la spassava sulle giostre. Sophie sollevò la testa verso il cielo stellato e scorse una rapida stella cadente. « Ma come si può provare a desiderare qualcosa, se vanno così veloci? »
Harry scosse le spalle. « Io cerco di tenere bene in mente il desiderio che desidero si realizzi, così nel caso dovessi vedere una stella cadente, so che potrei averlo già espresso. »
Beatrice lo guardò, mentre si tirava la gonna che quella sera aveva deciso di indossare per farla diventare piú lunga. « E si è avverato? »
Harry la guardò a sua volta e gonfiò le guance. « Ancora no. » le sorrise e si indirizzò verso il camioncino dello zucchero filato. Intorno a loro infuriava il caos, urla continue di ragazzi che si divertivano e la musica che rimbombava in ogni angolo della strada. 
« Chi ne vuole uno? »
Beatrice alzò la mano e si fece avanti. Harry la bloccò con un rapido gesto della mano. « Offro io. »
« No, non farlo. » Beatrice tiró fuori il portafoglio dalla pochette, « Sarà per un'altra volta. » Gli diede i dollari in mano e lasciò Harry a fare la fila, mentre prendeva Sophie per un braccio e la allontanava. La ragazza annuì sorpresa. Sta davvero cambiando! Non sembra nemmeno più lui, pensò, Quando si dice una svolta radicale… poi Beatrice la portò con i piedi per terra. « Ma Liam e Isabelle? »
Sophie scosse la testa, « Non ne ho la minima idea. »
Mentre loro si chiedevano dove fossero, due ragazzi intanto volavano sopra il Luna Park, mano nella mano, sorvolando tutte quelle giostre e lasciandosi le urla alle spalle, volando al di sopra della spiaggia deserta. Atterrarono a circa un chilometro del park, da soli, circondati solo dal buio e dal mare che strisciava sul bagnoasciuga.
« Liam, non penso sia una buona idea. »
« Ma possiamo provarci. »  Isabelle abbassò lo sguardo sulle sue scarpe chiuse che la facevano sembrare molto più slanciata, imbarazzata. « Andiamo. Entrambi proviamo attrazione fisica l'uno per l'altra, perchè non potremmo avere una possibilità? »
« Con tutti i casini che ci sono, » incominciò lei, rialzando la testa e guardandolo negli occhi. « Una relazione è la cosa minore di cui occuparsi. »
All'oscuro da tutti, in quei giorni avevano passato un bel po' di tempo insieme, parlando del più e del meno. Sempre in quei giorni, avevano capito di avere molte cose in comune e di provare qualcosa nei confronti dell'altro. Erano stati troppo occupati nelle lotte e nei problemi del gruppo per poter pensare al loro rapporto, anche se il loro avvicinamento poteva essere palpabile. Quella sera era la prima volta che ne stavano parlando direttamente. « Nessuno si aspetterebbe una cosa del genere da parte nostra. »
« E a te importa qualcosa? » Liam le stava di fronte, con le mani di Isabelle strette nelle proprie. 
« No, però.. » la ragazza venne interrotta bruscamente da Liam che premette le labbra sulle sue, paralizzando del tutto Isabelle. Lei, che aveva sempre cercato di aizzare i fuochi e di autodifendersi, era appena crollata. 
Si staccarono, con le mani ancora unite tra loro. Isabelle lo guardò in faccia e sbottò. « Al diavolo quello che pensano gli altri. » e si abbandonò ad un altro bacio, allungando le braccia intorno al collo di Liam che sorrideva sulle sue labbra, entrambi finalmente seren
i. 




Spazio autrice
Hello people! Eccomi qui, tornata con il decimo capitolo.
Allora premetto che non mi piace molto, per cui se qualcuno di voi mi facesse una rivelazione simile, non la prenderei assolutamente male ahaha.
Sappiate che, nonostante Harry in questo capitolo sia un po' troppo 'dolcioso'(?), vi rincuoro - o forse no - dicendovi che non potrebbe per nulla al mondo rimanere così. Qui potrebbe sembrare bipolare al massimo, ma vi prego di vedere questo cambiamento come un qualcosa di graduale dall'inizio della storia: Harry premette il fatto che non potrà mai credere di non esistere perchè è qualcosa di assolutamente inconcepibile, per lui; comunque, le sue idee cambiano solo sulla figura di Sophie, rendendosi effettivamente conto di quanto possa sembrare strana tutta la situazione agli occhi di lei, il cui unico desiderio è effettivamente tornare a casa quanto prima.
Beatrice è l'altro personaggio che sta cambiando, e lo ribadisce più volte nel corso del capitolo. Lei era timidissima, non spiaccicava parola con nessuno e non osava dire la propria, aspettando che qualcun'altro potesse dirla al suo posto. La paura di essere giudicata male era troppo forte e le impediva di fare un passo avanti, ma dal momento in cui si è resa conto di non essere l'unica ad avere un dono ha incominciato a fare dei ragionamenti diversi, facendo uscire il suo vero carattere una volta per tutte. 
Poooooi, tra Beatrice, Harry e Clary, chi pensate possa essere il prossimo nel mirino dell'uomo nero? eheheh
Aaaah, un'altra cosa importante. Si è formata la prima coppia di 'the power of magic'!! Cosa pensate al riguardo? Ve l'aspettavate? Sappiate che d'ora in poi sbocceranno come i fiori in primavera *faccia da ebete* 
Ora mi dileguo, non facendo perdere ulteriore tempo.
Grazie a chiunque stia leggendo questa storia, mi fa davvero piacere. Qualsiasi commento è ben accetto, ricordatelo ahahha
Love you e a sabato prossimo. 
Eli. 

P.s è davvero arduo trovare le foto, veramente, perchè sono una più bella dell'altra, però appena ho visto questa non ho avuto dubbi. Insomma, io questi due li amo nella storia, davvero! 


 

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Capitolo 11
*** Luna Park. ***





Luna Park.

 


Niall e Anastasia sbucarono da dietro il camioncino dello zucchero filato, entrambi sottobraccio, mentre ridevano a crepapelle mantenendosi la pancia con la mano libera. Harry aveva finito di pagare e prese i due zucchero filato per sè e per Beatrice, ricongiungendosi alle ragazze.
« Ma che avete voi due? »
Niall non aveva fiato per parlare, i capelli biondi appiccicati alle tempie e le guance paonazze. Anastasia inspirò a fondo e tra una risata e l'altra, riuscì a parlare. « Non potete capire che abbiamo combinato. »
« Qualche cazzata sicuramente. »
« Andavamo così veloci che ci scontravamo con tutti, e per poco non rompevamo tutte le altre macchine. » Niall scoppiò a ridere, accompagnato dalla ragazza, poi prese fiato. « E ci hanno cacciati! »
« Beh, è il minimo. » anche Sophie sorrise, poi si rabbuiò in un attimo, sentendosi scorrere all'improvviso per le vene un brutto presentimento. Ricomiciò a sentire la voce dell’uomo nero nelle orecchie, ‘pezzo grosso’ rimbombarle nel petto a tempo della musica di sottofondo. Harry sembrò accorgersi di qualcosa e si accostò vicino al suo orecchio, mentre Beatrice era impegnata a ridere con gli altri due ragazzi. Intanto si facevano largo tra la calca anche Louis e Zayn, mentre dietro di loro Clary e Jasmine arrancavano alla cieca, mantenendosi i peluche giganti a mala pena tra le braccia.
« Che hai? »
Sophie cercò di sorridergli, disinvolta. « Nulla. »
« Ragazzi, ma sbaglio, o manca qualcuno? »
« Sì, » disse Niall che finalmente si era calmato e si stava sventolando la faccia con il bordo della maglietta. « Mancano Isabelle e Liam. Quei due non me la raccontano per niente giusta. »
« Ma lasciali stare, staranno facendo qualcosa di sporco senz’altro. » Zayn si stava accendendo una sigaretta, facendo volare una densa coltre di fumo direttamente in faccia a Clary che si parò con il panda gigante. « Zayn, sai che sono allergica al fumo. »
« No, non lo sapevo. » si infilò la sigaretta tra le labbra. « Grazie per avermi avvisato. »
« Sophie. » Harry fece finta di non aver sentito gli altri che parlavano, focalizzandosi sulla ragazza che aveva davanti, che stava iniziando a tremare, « Che ti succede? »
Sophie si mise a scuotere la testa con veemenza, mentre si stringeva le braccia. « Tutto bene. Devo solo andare in bagno. » diede le spalle a Harry e si allontanò, diretta a raggiungere i bagni pubblici. Che poi, non ci sarebbe entrata, ma aveva bisogno di stare sola un attimo. Girò a destra passando davanti alla ruota panoramica, e arrivò dritta sulla spiaggia. Si tolse le scarpe e iniziò a correre, quando arrivò alla riva e immerse i piedi fino alle caviglie. L’acqua era fredda e il fondale era strapieno di pietre, ma a lei non interessava, stava solo cercando di rilassarsi. Non poteva però chiudere gli occhi, perché davanti alle palpebre le appariva quel ghigno che stava presente in ogni suo pensiero e che non la faceva stare tranquilla.
« Ehi, ma chi cazz…Sophie! »
La mora si girò di scatto, pensando di essere sola, e si vide Isabelle e Liam andarle incontro mano nella mano. Le ragazza mostrò agli amici un’ombra di sorriso e indicò le loro mani intrecciate. « Quando è successo? »
« Poco fa. » Liam le sorrise e diede una piccola spintarella alla sua ragazza. Isabelle sorrise imbarazzata, « E tu che ci fai qui da sola? »
« Avevo bisogno di allontanarmi un po’. »
« E’ successo qualcosa? » chiese allarmato Liam, avvicinandosi a Sophie con la mano di Isabelle ancora stretta nella sua.
« Ancora no. »
« Ancora? »
« Sì, accadrà molto presto. »

« Harry, dov’è Sophie? »
Il ragazzo scosse le spalle, « Mi ha detto di essere andata in bagno, ma a quest’ora avrebbe già dovuto finire.  Quanto ci mettete voi ragazze a pisciare? »
Beatrice si fece seria in viso. « Poco. » e si allontanò a sua volta, alla ricerca della sua amica. Non credeva per niente alla storia del bagno, per cui incominciò a girarsi intorno nella speranza di intravedere la sua piccola testa scura. « Andiamo, Sophie. » si disse, mentre un sacco di ragazzi la spingevano da parte a parte. « Dove ti sei cacciata? »
Mentre guardava a sinistra, non si accorse della figura che le andò addosso, facendola cadere con il sedere per terra. La ragazza si chiuse le mani a coppa davanti alla faccia e si alzò, cercando di tenere la gonna abbassata. « Tris? »
« Sophie! » la ragazza si alzò in fretta. « Dove stavi? »
« In spiaggia. »
« Avevi detto ad Harry di dover andare in bagno. »
« Volevo stare da sola. Ah, ecco Liam e Isabelle. » i due ragazzi sbucarono subito dopo, mentre Liam cercava di tenere lontana Isabelle dai ragazzi ubriachi che accidentalmente le cadevano sopra. « Stanno insieme. »
Beatrice li sorrise, complimentandosi, mentre Sophie scrollò la testa e proseguì, lasciandoli tutti e tre dietro.
Di fronte al camioncino dello zucchero filato c’erano tutti gli altri, inclusa Clary che la stava guardando da dietro una testa di panda enorme. Abbandonò il peluche per terra, e si avviò verso Sophie, spostando tutti i ragazzi che la intralciavano per la strada.
« Senti. » la prese per il braccio, e la spostò di lato, andando a finire sulla spiaggia. Si allontanarono talmente tanto che la musica a malapena si riusciva a sentire, intorno a loro c’era il silenzio più totale. « Devi smettere di fare la gatta morta con Harry. »
A quel punto Sophie - già stanca dei suoi pensieri e tormentata dalle sue preoccupazioni - sbottò e si liberò dalla sua presa. « Senti tu, invece. » le si avvicinò talmente tanto che i loro nasi quasi si sfiorarono. « Mi sono rotta le palle di sentirti dire sempre le stesse cose, quando poi non sono nemmeno vere! Io non faccio la gatta morta con nessuno, specialmente se so che il ragazzo in questione piace già a qualcuno, e fidati, non sei l’unica. Io personalmente non provo niente nei suoi confronti, penso sia solo un bellissimo ragazzo e ciò è indubitabile. Se te lo vuoi portare a letto, fa’ pure, a me non importa. » Sophie si allontanò e si passò una mano tra i capelli, mentre Clary fumava di rabbia.
« Non devi parlarmi in questo modo. »
« Io ti parlo come mi pare e piace, perché non sei nessuno, Clary, nessuno. Sei solo una ragazza che ha dei presupposti falsi e che pensa solo a sé stessa e alle sue stupide cotte, quando in giro c’è un pericolo così grande che bisognerebbe occuparsi solo di questo. »
« Se il mio potere funzionassa su di te, ti strangolerei seduta stante. »
« Vedi? Invece di pensare ai rischi che il tuo potere sta correndo, pensi solo a come non farti mettere i piedi in testa. Io sono veramente stanca di tutto questo Clary, e tu puoi anche non credermi. Quello che dici non mi interessa più, perché io credo fermamente in ciò che faccio e a ciò che accadrà tra poco. »
Clary si spostò dietro l’orecchio una ciocca di capelli, con le labbra che le tremavano. « Vedi? Se tu facessi questo discorso a tutti gli altri, ti applauderebbero all’istante, mentre non appena io apro bocca, già mi attaccano…»
« E non pensi al fatto che allora il problema potresti essere tu? Perché io ho la coscienza a posto. Cerca di comportarti più civilmente con le persone, senza attaccarle ogni volta. »
Clary allora fumò talmente tanto che le corse addosso, « Io mi comporto come mi pare! » si buttò sopra Sophie e caddero entrambe sulla sabbia, incominciando a tirarsi per capelli.
« Sei solo una bambina cresciuta! » sibilò Sophie tra i denti. Fin ad allora aveva sempre subito tutte le lamentele e gli insulti da parte di Clary. Una persona prima o poi non ce la fa più, e deve lottare con i denti per non farsi calpestare ogni volta.
« E tu la ragazza che ci sta distruggendo! » urlò Clary che incominciò a schiaffeggiarla. Sophie stava per ribaltare la situazione, fiondandole uno schiaffo in pieno viso, quando vennero staccate da una forza sovrumana e scaraventate vicino al mare.
« Siete due idiote! »
Harry stava correndo verso di loro e le afferrò entrambe per il braccio, facendole mettere subito in piedi. « Che cazzo vi è preso? Grazie al cielo ero venuto a cercarti. » disse riferendosi a Sophie, e a quel punto Clary diede uno spintone ad Harry che si volse nella sua direzione. La ragazza scoppiò a piangere, « Vedi? E’ sempre lei il centro di tutto. »
« Ma di cosa stai parlando? » disse Harry che intanto lanciava occhiate furiose ad entrambe.
« Cosa farai, eh Harry, quando lei se ne andrà? Sei così troppo impegnato a pensare a lei che non ti accorgi di quanto io sia innamorata di te. »
Harry aveva delle vere e proprio fiammelle che gli danzavano negli occhi. Si girò di scatto verso Sophie. « Sono io allora il problema? »
« Sì. » rispose Clary dietro di lui mentre si asciugava la guancia bagnata. « Per colpa tua io non sono più accettata in questo gruppo, tutti mi odiano per vari motivi. »
Il resto del gruppo era appena arrivato sulla spiaggia e rimaneva a debita distanza.
Harry aveva il fuoco ancora nelle pupille e non cercava di spegnerlo. Le braccia gli brillavano per il fuoco che gli scorreva nelle vene e, se non lo avesse usato, sarebbe esploso come una bomba. Si girò di scatto verso di Clary, facendo apparire intorno a lui una patina dalla fiamma leggera, avvolgendosi come in un bozzolo « E quando pensavi di parlarmene? »
« Non saprei.. » disse sarcasticamente Clary, « Sapendo che pensi solo a lei! » e puntò il dito contro Sophie che si massaggiava la guancia dolorante.
« Clary, io odio da morire queste cose, soprattutto quando sono cazzate. »
« Lei ti ha cambiato! »
« No! » Harry esplose e fece appena in tempo a girarsi prima che una scarica di fuoco partisse dalle sue mani, mandandola dritta sul mare. Se non si fosse girato, avrebbe bruciato vive entrambe le ragazze che lo guardavano impaurite.
« Avevo deciso di organizzare queste uscita per stare tutti bene e insieme per almeno una volta, liberi dai problemi. » Harry si strofinò le mani, ancora luminescenti di fuoco. « Però mi ritrovo sempre in questo tipo di situazioni! »
Si girò rabbioso verso di Clary. « Lei non mi ha cambiato, ha solo accelerato il processo. Avevo deciso io di cambiare, e sappi, Clary, che non lo avrei mai fatto se una persona me lo avesse proposto. » Poi si girò verso Sophie. « Complimenti tu, a quanto pare in ogni litigio ti ritrovi sempre in mezzo. Non è che forse stai uscendo tutto in una volta il tuo caratterino bisbetico? »
Sophie spalancò la bocca. « Vedi? Cambi sempre opinione! Non potremmo mai andare d’accordo, Harry, mai! Perché ogni volta che succede qualcosa, c’è sempre qualcosa di me che non ti va bene. » si passò una mano tra i capelli. « Facciamo così. Non parleremo più, solo quando è strettamente necessario..anzi, non parlerò più con nessuno, così vediamo se il gruppo ritorna ad essere quello che era prima che io arrivassi. »
« Io non sto dicendo questo .. »
« Ho capito, Harry. »
« Sophie! » il ragazzo sbuffò rumorosamente, poi però chiuse gli occhi con forza, cosciente di aver perso, prese la rincorsa, andandosi a buttare in mare. Dove lui aveva toccato l’acqua, del fumo incominciò a levarsi verso l’alto. Sbucò la sua testa subito dopo, e di conseguenza il suo corpo tutto bagnato. Diede un ultimo sguardo a Sophie. « Va bene. Non parleremo mai più. » poi si girò verso Clary. « Noi due invece non abbiamo ancora finito. » e se ne andò, passando in mezzo al resto del gruppo che al suo passaggio si allargava, creandogli un passaggio. Beatrice era in prima fila, seriamente dispiaciuta. Clary guardò Sophie per l’ultima volta, prima di girarsi e andare verso il Luna Park. Louis si distaccò dagli altri e raggiunse Sophie che si era appena seduta sul bagnoasciuga, con i vestiti che avevano incominciato ad inumidirsi.
« Perché è successo questo? »
« Dillo a quella rompicoglioni.. »
« Sophie. » Louis le appoggiò una mano sulla coscia, « Tu non sei così. Che ti prende? »
« Louis, non ce la faccio più. Sento un’onda dentro di me che sta per straripare. Ho deciso che rimarrò da sola, così non coinvolgerò nessuno nel mio tsunami. »
« Tu e Harry stamattina avevate deciso di essere amici, ora è crollato tutto quanto. Quanto pagherei per poterti vedere la mente e aiutarti, Sophie.  Non puoi immaginare quanto io lo desideri. »
Sophie si strofinò un occhio con il pugno, facendo sbavare tutto il mascara che Isabelle le aveva prestato per quella che sarebbe dovuta essere un’ ‘uscita tra amici.’
« Lou, la mia mente è un casino totale. Ora penso solo ad una cosa che mi sta uccidendo lentamente. »
« Parlamene, ti prego. Voglio aiutarti. » Louis si sedette per terra, bagnandosi i jeans scuri. Voleva seriamente fare qualcosa per quella ragazza perché anche lui sentiva qualcosa, e desiderava sapere se fosse lo stesso. Non aveva un bel presentimento, e ora che due tra i maggior poteri si erano distaccati, la situazione era precipitata.
« Louis, » Sophie gli si avvicinò all’orecchio. « L’uomo nero vuole anche me. »




Spazio autrice:
Ciao carissime, eccomi qui con un altro capitolo.
Allora, premetto il fatto che questo capitolo - insieme al precendente - non mi piace molto, ma comunque ho dovuto scriverli per far sì che la storia possa continuare fluidamente (?).
Finalmente Sophie si da una svegliata e prende Clary di sana pianta, rinfacciandole tutto quanto. Clary è davvero antipatica , lo so, però non avrei potuto fare altrimenti. Non era possibile che per Sophie sarebbe stato tutto rose e fiori ahahah serviva per forza qualcuno che rompesse le palle :)
Qui troviamo anche Harry super incazzato che spezza - diciamo così - il contatto con Sophie. E' inutile, questi due non riusciranno mai e poi mai ad essere amici, mi dispiace ahaha
Sophie sente un brutto presentimento gravarle sopra le spalle e non riesce a togliersi di dosso la sensazione che stia per succedere qualcosa di davvero importante. Voi di cosa pensate si tratti?
Nel prossimo capitolo succederà una cosa e da quel momento in poi la situazione si farà davvero movimentata.
Grazie di cuore per tutte le recensioni che mi lasciate, è sempre un piacere leggere i vostri commenti e sapere che la storia continui a piacervi. Ne sono davvero felice :)
Ora vado, ci vediamo sabato prossimo con un altro aggiornamento.
Love you all.
Eli.


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Capitolo 12
*** Going away. ***





Going away.



Tutti avevano iniziato ad allontanarsi, lasciando Louis e Sophie a parlare da soli sulla sabbia. Era forse mezzanotte ormai ed era calata un forte umidità.
« Che dici, rientriamo anche noi? »
« Non voglio più stare in mezzo a tutti gli altri, non dopo la sfuriata di questa sera. »
« Sophie, dobbiamo continuare a parlare. »
La ragazza si rialzò, stringendosi nelle spalle perchè l'aria fredda del mare si stava facendo sentire. Chissà come aveva fatto Harry ad uscire dall'acqua e ad andarsene senza prima asciugarsi...chiuse forte gli occhi e scosse la testa. Perchè ci stava pensando? Non era un problema suo. Ora doveva solo stare alla larga da tutto e tutti, così avrebbero potuto cavarsela meglio da soli.
« Non è necessario. »
« Dobbiamo sapere cosa vuole da te! »
Sophie si incamminò, la pelle d'oca sulle braccia e sulla gambe, mentre le scarpe affandavano sulla sabbia umida e appiccicosa. « Non sapremo mai niente se non viene a prendermi. »
Louis si alzò e si mise a correre per raggiungerla, i capelli scompigliati che gli ricadevano sulla fronte lucida. « Lui non potrà prenderti. »
« Louis, ma perchè continui a stare con me? Non ti da fastidio il mio carattere, il mio modo di agire, di parlare, gli atteggiamenti....come puoi cercare ancora di aiutarmi quando un aiuto non si può dare? » aveva lo sguardo puntato sulle conchiglie che le capitavano sotto i piedi. « L'attesa è l'unico modo per scoprire qualcosa. »
« Ma stai bene? Come puoi pensare che io ti lasci quando quel tizio vuole qualcosa da te? »
Sophie non gli rispose e alzò lo sguardo, puntandolo sopra la ruota panoramica che si elevava alta sopra il resto del Luna Park. Erano ormai entrati in quel casino e le voci dei ragazzi riempirono le loro orecchie, la musica a palla che non permetteva che la gente si parlasse senza urlare. E a sapere che giusto qualche metro più in là c'era il silenzio opprimente della spiaggia la sera...
Louis non riusciva a tenere il passo di Sophie che camminava senza aspettarlo e aveva paura di perderla in tutto quel trambusto. I pensieri della gente gli attanagliavano la mente e cercava di depositarli tutti in un angolo, ma era troppo difficile e non aveva imparato bene come fare. Le voci lo uccidevano, la testa gli martellava forte e quando chiudeva gli occhi le voci sembravano scoppiargli nelle orecchie. Si premette le due mani ai lati della testa, lo sguardo fisso su quella testa bruna che a spintoni si faceva largo, allontanandosi. Sophie non si girò per niente, non perchè non voleva che Louis la seguisse, ma perchè non voleva che accanto a lei potesse accadergli qualcosa. Così lei camminava avanti, mentre i ragazzi le cadevano sopra ormai ubriachi, ragazze che pomiciavano in ogni angolo della strada e vestitini sempre più corti che le filavano nella sua visuale, ma lei continuava ad avere lo sguardo puntato per terra, con il brutto presentimento che le pesava grave sopre la nuca e che a tratti la faceva preoccupare talmente tanto che si sentiva il petto opprimere sotto un peso troppo grande da sopportare. Sciolse le braccia perchè nella calca l'umidità si sentiva poco e niente e si portò una mano al collo, mentre si stringeva la perla e i cerchi concentrici oro e argento che la contenevano. Stringerla la faceva sentire bene, al sicuro, come se fosse un'ancora che la aiutava a mantenere i piedi per terra. Era così concentrata a pensare dove potesse andare, che non si accorse di Louis che, poco lontano e distaccato dalla folla, veniva avvolto da un rampicante che lo stringeva sempre più forte, sollevandolo da terra e attorcigliandosi alla gola, e che lo spostava di lato, portandolo in un posto buio lungo la spiaggia.


« Harry..»
Il ragazzo aveva raggiunto la casa di Liam per primo, mentre tutti gli altri erano sparsi sulla spiaggia a parlare o erano tornati nelle proprie case perchè si sentivano al sicuro. Beatrice era l'unica ad aver seguito Harry ma era troppo lontana per poterlo fermare. Così più lentamente di lui arrivò all'abitazione, quando la porta di ingresso socchiusa sbatteva per le correnti di vento che si erano alzate e le luci tutte accese. Quando entrò se la richiuse alle spalle, senza far rumore. La casa era avvolta nel silenzio, si sentiva giusto qualche finestra sbattere da qualche parte. Il salotto era ancora tutto incasinato con i divani stropicciati e i pezzi di vetro raccolti nell'angolo della stanza. Si guardò piano intorno, poi provò a salire al piano di sopra. Al termine della scala a chiocciola, si stagliava davanti un corridoio abbastanza lungo, ai cui lati c'erano le porte delle rispettive stanze. Alla fine c'era una porta chiusa che portava in soffitta. Beatrice scosse la testa perchè non pensava che Harry sarebbe stato così prevedibile, per cui provò a vedere piano per tutte le stanze, passando prima per quelle delle sorelle di Liam, e infine in quella del ragazzo.
Harry era appoggiato alla finestra, il pavimento intorno a lui tutto bagnato perchè non si era nemmeno asciugato e una sigaretta che gli pendeva tra le labbra. Fece una boccata di fumo e incominciò a tossire.
« Ehi, ma che fai! » Beatrice corse vicino a lui, e gli strappò la sigaretta dalle mani, buttandogliela fuori dalla finestra. « Non hai mai fumato, ti vuoi uccidere affogandoti nel fumo? »
Harry si passò una mano tra i capelli bagnati e li spostò di lato, creando una piccola pioggia di goccioline quando li scuoteva. Avevo lo sguardo sul mare nero, ma i suoi occhi lampeggiavano ancora. « Vattene. »
« No. Prima devi sbollirti.. »
« Sto calmissimo. » disse lui, gli occhi socchiusi e lucidi. Erano inquietanti quegli occhi luminosi di fiamma, l'arancione che divorava quel verde che faceva cadere tutte le ragazze ai suoi piedi. « Vai dagli altri, non c'è bisogno che tu stia qui. »
« Ti do fastidio? » Beatrice gli si accostò alla finestra e guardò in giù. Tutti stavano parlando, chi ridendo, Liam e Isabelle che si baciavano sospesi sulla riva.
« No. »
« Bene, allora. Perchè non me ne vado. »
Harry si girò verso di lei. « Non c'è bisogno che resti. »
« Ma voglio. » disse Beatrice, mentre si guardava le mani. « Harry, perchè hai sfuriato così? »
Lui chiuse gli occhi e inspirò a fondo, facendo un piccolo colpetto di tosse. « Perchè odio queste situazioni. Se piaccio a qualcuno, prima voglio che me lo dica, e poi non vorrei diventasse oggetto di lite perchè è una vera e propria cazzata. »
« E che mi dici di Sophie? » disse lei, mentre lo vedeva giocare con l'anello d'argento al dito medio.
« Lei sta sempre in mezzo. Chissà perchè a volte è sempre lei la causa di tutto. Non volevo che finesse in questo modo, ha fatto tutto lei. »
« Ma anche tu l'hai trattata male. »
« Io stavo solo cercando di aiutare! » si girò sbottando verso di Beatrice che si impaurì nel vedere quegli occhi divorati dalla fiamma. « Ma lei esagera come sempre. » Si passò un'altra mano tra i capelli facendoli gocciolare, bagnando anche la maglietta più di quanto già non fosse. « Vuole aiutare, ma combina sempre casini. »
« Lei davvero vuole aiutarci, Harry. »
Lui scosse la mano, liquidando il discorso. « Ora basta, non voglio parlare di lei. Tanto non le parlerò più. Ore devo trovare un modo per spegnere questi occhi...»
« Forse dovresti semplicementi pensare a qualcosa che li possa calmare.. »
« In questo momento? Non ho alcun pensiero di pace nella mia mente. Se Louis fosse qui lo saprebbe benissimo. »
« Allora qualcuno? »
« E come potrebbe qualcuno calmarmi? » Harry si girò verso Beatrice sorridendole sarcastico. « Qualcuno che sia il mio calmante personale.. »
Socchiuse gli occhi, vedendola imbarazzarsi ogni secondo di più. Le fiammelle avevano divorato tutto il verde delle sue iridi, sembrando due fari di una macchina che fanno luce in una strada buia. Beatrice agì d'istinto. Inspirò a fondo e si alzò in punta di piedi, baciandolo. Harry strabuzzò gli occhi quando lei aveva premuto le labbra sulle sue, poi si rilassò e prolungò il bacio, cingendole la vita con un braccio. Se la avvicinò e la assaporò ancora di più, petto contro petto. Avevano entrambi gli occhi chiusi mentre si godevano quel breve momento, poi quando si staccarono avevano entrambi il fiatone. Beatrice aprì piano gli occhi e vide quelli di Harry di quel verde accecante che ti inquieta. Gli sorrise e si sciolse dalla sua presa, incominciando ad indietreggiare. « Ah, e comunque mi piaci. » poi gli diede le spalle e uscì dalla stanza, mentre Harry sentiva ancora il suo profumo sulle sue labbra e sorrise nel vedere il suo riflesso sul vetro della finestra, i suoi occhi tornati come sempre.


Sophie sentì il brutto presentimento farsi più forte, più palpabile. Quella sera la luna era piena e se avessi camminato al buio, ci avresti visto benissimo. Si toccò la perla un’altra volta e si girò, proprio mentre un ragazzo le cadeva addosso.
« Sta’ attento! » gli intimò mentre si scansava. Quel ragazzo era bianco un lenzuolo, le occhiaie scure sotto gli occhi e un ghigno in viso. Aveva i denti tutti storti e ingialliti, i capelli appiccicati contro le tempie. « Ciao bambola. Hai paura? » si rialzò piano, mentre tutti intorno facevano versi di disappunto e, Sophie ci giurò, anche di ribrezzo.
« Togliti. » gli girò intorno, ma lui la bloccò per il braccio.
« Che c’è? » le disse, avvicinandosi alla ragazza. Le leccò rapido la guancia, « Hai paura? »
Sophie lasciò andare la perla e gli sparò un pugno in faccia tanto forte che il ragazzo girò la testa di lato giusto il tempo in cui lei gli riuscì a scappare. Sophie correva spaventata tra la gente, mentre con il bordo della maglietta si ripuliva la guancia umida. Quelle erano le persone per cui evitava di uscire sempre, pensò mentre si guardava intorno. Poi si bloccò di colpo, abbastanza lontana dal ragazzo perché potesse vederla. Mentre cercava di pulirsi la guancia, le venivano conati di vomito per lo schifo che stava provando, poi le balenò un pensiero in mente. Si guardò prima a destra, poi a sinistra. Di Louis non c’era traccia. Ma non la stava seguendo?
Si allontanò ulteriormente e sentì una forza invisibile spingerla a proseguire in quella determinata direzione, come quel giorno in cui era finita intrappolata in quella stanza grande, prima che lo specchio la risucchiasse. Proseguì alla cieca guidata dall’istinto poi una fitta acuta alla tempia la fece accovacciare per terra, costringendola a stringersi le mani intorno alla testa. Un martellare continuo le fece aprire piano gli occhi e si ritrovò a guardare a pochi passi da lei.
Louis era sospeso da terra, sotto un imponente scoglio e avvolto fino al collo da un rampicante spinoso. Aveva la faccia un cencio e gli occhi chiusi, i capelli che gli ricadevano bagnati sulla fronte. Il ramo si era attorcigliato intorno al suo corpo e non riusciva ad intravedere nient’altro che foglie. Il dolore alla tempia era sparito all’istante, dal momento in cui lei aveva visto Louis, e si rialzò velocemente, correndo verso di lui.
Quando gli fu vicino, notò che era parecchio in alto, le sue braccie distese non riuscivano nemmeno a sfiorargli i piedi. « Louis! »
Il ragazzo aveva la testa ripiegata sul davanti come se fosse senza vita, e non dava cenni. Allora Sophie incominciò a raccogliere delle pietre che aveva nei dintorni e a lanciarle sul rampicante. Era stata sicuramente opera di quell’uomo, di quella maschera che non la stava lasciando stare mai in pace. Trovò poco più in là un pezzo di tronco e lo prese, facendolo rotolare sulla sabbia fin sotto a Louis. Cercò di salirci sopra, trovando a stento l’equilibrio, ma riuscendo almeno a smuovergli i piedi incastrati. Continuava a smuoverlo, a gridare, ma Louis non reagiva in alcun modo. Sophie se ne stava andando nel panico ed era terrorizzata. Perché non si era tenuta affianco a Louis? A quest’ora starebbe bene!, pensò, poi perse l’equilibrio e il tronco rotolò, facendola capitombolare per terra. « Louis, reagisci! » ma in risposta sembrò che il rampicante si stesse stringendo di più. A quel punto Sophie sentì un urlo provenire da dietro di lei, di una ragazza. Si girò spaventata e sudata e vide Jasmine correre verso di lei.
« Che cazzo è successo? » urlò tra le lacrime. Era un po’ più alta di Sophie per cui riuscì a toccare Louis rimanendo con i piedi per terra.
« Louis, ascoltami. » incominciò, una mano appoggiata alla scarpa del ragazzo che sembrava morto. Sophie era seduta per terra, con gli occhi lucidi mentre sentiva l’altra ragazza raccogliere tutta la forza di cui disponeva per non crollare. « Devi aprire gli occhi, intesi? Respira e liberati, è solo una cazzo di pianta. Louis, svegliati e reagisci. »
Rimasero entrambe in attesa, in silenzio, ma non accadde nulla. « Louis, ascoltami. Ti ho sentito, ho sentito il tuo bisogno di aiuto e ora sono qui. » gli tirò il piede verso il basso, mentre aveva il volto rigato di lacrime. « Lou, ti prego. »
Incomiciò a tirargli il piede sempre più forte, poi tra lacrime e grida lo pregò ancora e ancora, sempre più forte, finchè Louis rialzò la testa boccheggiando, facendo spaventare entrambe le ragazze. Il suo volto riacquistò colore e, dato un rapido sguardo alla sua situazione, smosse le gambe e le braccia, tanto che il rampicante incomiciò ad indebolirsi fino a farlo cadere, cedendolo del tutto. Jasmine era sotto di lui e si scostò in tempo prima che il ragazzo le cadesse sopra. Louis cadde con forza sulla sabbia e gli scappò un gemito dolorante. La ragazza gli si avvicinò e lo strinse tra le braccia, scoppiando in singhiozzi. In lontananza, in cielo, due figure si avvicinavo ad una velocità supersonica, finchè Liam e Isabelle atterrarono proprio vicino ai tre ragazzi. Sophie si lasciò stendere per terra, chiudendo gli occhi e respirando sollevata, Isabelle e Liam si avvicinarono a Louis che intanto accarezzava la schiena di Jasmine aggrappata al suo petto.
« Jas, » la rincuorò, « Sto bene. »
« Avevo paura che fossi morto! » gli urlò lei contro la canotta nera, una mano appoggiata sul braccio tatuato. « Avevo paura di averti perso! »
« Piuttosto grazie per avermi sostenuto telepaticamente. »
Liam si scostò di scatto, « In che senso? »
Louis sorrise, mentre accarezzava i capelli lunghi della rossa che si erano increspati per l’umidità. « Le avevo detto di essere in pericolo, nella mente. Lei è stata bravissima a capire e a raggiungermi. » poi sollevò la testa della ragazza, il loro sguardi incrociati. Erano vicinissimi e Sophie si ricordò di quello che Jasmine le aveva rivelato. « Ho visto tutto, Jas, tutto. »
Lei deglutì a vuoto, cercando di sostenere quello sguardo blu che le procurava la pelle d’oca. Le sue guance umide erano accarezzate dalla mano di Louis che dagli occhi scendeva, riscaldondola. « Ho visto tutto quanto. » disse lui ancora una volta, prima di mettere due dita sotto il mento di Jasmine e avvicinarla alle sue labbra che la stavano aspettando.
Liam si allontanò a disagio, avvicinandosi a Isabelle che aveva stretto entrambe le mani sotto il mento, davvero entusiasta per i suoi amici.
Jasmine aveva una mano ancora appoggiata al suo petto, l’altra piegata dietro al collo di Louis che le stringeva la vita con entrambe le mani. Quando si staccarono, le loro fronti rimasero unite, i nasi che si sfioravano e i loro respiri che si fondevano. « Grazie. »
Sophie allora si alzò in piedi e lanciò un rapido sguardo a Louis che aveva un attimo spostato lo sguardo su di lei. Sperò che avesse inteso il messaggio, ovvero che non avrebbe mai più dovuto stare vicino a lei. Nessuno avrebbe dovuto, e l’unico modo per farlo era andarsene. Era felice che molte coppie si stessero formando, ma lei non poteva più restare a vedere lo svilupparsi dei loro rapporti. Così abbassò la testa e si girò, allontanandosi da tutti loro. 



Spazio autrice
Salve a tutti. Come state?
Eccomi qui con quest'altro aggiornamento.
Beh, che dire, accadono un po' di cose ahahahah. Partiamo con ordine: Louis è l'unico del gruppo che sa che l'uomo nero vuole anche Sophie e non vuole lasciarla da sola, debole e indifesa. Sophie d'altro canto pensa che sia ingiusto che lui le rimanga accanto perchè le sembra che sia lei la causa per cui tutti stanno perdendo i loro poteri, per cui andandosene pensa di poter risolvere la situazione. Louis, seguendola, incappa però in un rampicante che lo attorciglia e gli fa perdere i sensi, anche se alla fine Jasmine riesce a salvarlo e fra loro sboccia nuovamente l'amore. Sappiate che Jasmine non ha mai dimenticato Louis e per tutto il tempo in cui sono rimasti amici, lei ha continuato a nutrire dei sentimenti diversi rispetto alla semplice amicizia, e qui si rimettono insieme. Immaginavate fosse possibile? Per non parlare di Beatrice e Harry! Alcune mi odieranno per questo fatto, perché shippavano Sophie e Harry, però mi dispiace, la storia deve andare così per forza ahahahha
Facendo un attimo un passo indietro, cosa pensate possa simboleggiare il rampicante spinoso? E qual è il sentimento che grava su Sophie perennemente?
Grazie per le recensioni che mi lasciate, mi fa davvero piacere sapere che la storia sia di vostro gradimento. Comunque ci tengo ad avvisarvi che mancano pochi capitoli alla fine, circa sei ahahah
Spero di sentirvi anche per le prossime settimane.
Love you.
Eli.




 

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Capitolo 13
*** Message in the mind. ***





Message in the mind.

 


Sophie camminò per tutta la notte, un po' per la spiaggia, un po' per la strada, a seconda di dove fosse possibile. Più o meno intorno alle due del mattino aveva iniziato a piovere e lei dovette ripararsi in un capannone per gli atrezzi in prossimità di una casa abbandonata nel prato che costeggiava l'ingresso del centro città. Poi decise di non dover più perdere tempo e lasciò il suo piccolo rifugio abbandonato, incamminandosi sotto una pioggia leggera che sembrava nebulizzata. I capelli si bagnarono pochi minuti dopo, mentre lei continuava a percorrere il viale alberato che aveva sorvolato insieme ad Isabelle il primo giorno in cui era finita lì in mezzo. Che poi, perchè proprio lei? Cosa aveva di speciale? Da quando era lì, aveva solo fatto danni a discapito di tutti gli altri. Se quell'uomo aveva deciso di torturarli per i loro poteri, era senz'altro colpa sua. Aveva quasi finito di passare da sotto l'ultima palma quando si strinse la perla in mano. Non sapeva perchè fosse arrivata proprio con quell'unico oggetto, perdendo cellulare e vestiti, ma forse sarebbe stato importante. Sì, pensò Sophie, ma quando sarà davvero importante? 
Si inoltrò in una delle tante vie che si intrecciavano nel centro, percorrendone la traiettoria, non avendo la benchè minima idea di dove sarebbe finita. 
Alla fine della strada però si ritrovò in un vicolo cieco e fece per fare dietro front quando alla sua destra si illuminò l'insegna di un motel e la porta di quest'ultimo si aprì automaticamente. Okay, si disse Sophie, questo genere di cose non comportano nulla di buono, ma devo restare ancora per strada da sola e sotto la pioggia?
Sapeva che il suo buon senso le intimava di andarsene, ma poi che avrebbe fatto? Lasciò andare la perla e, testa alta, entrò nel piccolo motel.
Venne avvolta improvvisamente da un caldo assurdo e si sentì i vestiti asciugarsi in fretta, l'atrio era davvero confortevole e c'era un uomo alla reception che la guardava con gli occhiali premuti sul naso. Aveva un accenno di calvizia, il vestito nero e l'altra mano premuta contro il campanello.
« Cosa ci fa lei in giro a quest'ora della notte? »
Sophie deglutì improvvisamente a disagio. « Non sono di qui e mi sono persa. » alla sua sinistra c'era una rampa di scale che portava al piano di sopra. « C'è un piccolo alloggio per me? »
« Hai da pagare? »
Sophie scosse la testa così lievemente che le sembrò che l'uomo non avesse capito, poi il tizio della reception le diede le spalle e staccò un mazzo di chiavi dal muro. « Terzo piano, prima porta a destra. »
Sophie prese le chiavi con la mano che le tremava, sussurrò dei ringraziamenti e si avviò per le scale. Il terzo era il piano più buio dove un'unica luce non bastava a illuminare tutto quanto. Meno male che la sua porta era all'inizio, altrimenti non si sarebbe mai inoltrata in quell'oscurità alle quattro del mattino. E se qualcuno fosse uscito improvvisamente dalla porta di una stanza con un'accetta in mano pronto ad ucciderla? 
Sapeva non potesse essere vero, però si affrettò comunque ad inserire la chiave nella serratura e a rifugiarsi in quella piccola stanza.
Nel mezzo c'era solo un letto con le coperte rimboccate e una decina di cuscini sparsi sopra il materasso. Affianco al letto c'era un'unica porticina che Sophie scoprì essere quella del bagno e una finestrella dall'altro lato. Non c'erano asciugami, per cui rifiutò l'idea di farsi una doccia e, tutta vestita, si buttò sopra il letto cercando di prendere sonno per quelle poche ore della notte che erano rimaste.

Liam e Isabelle avevano sollevato Louis e Jasmine per le ascelle ed erano subito tornati a casa di Liam, dove il resto del gruppo li aspettava seduti sul divano. Quando Liam e Louis varcarono la soglia Harry si alzò subito dal divano e li si avvicinò. « Chi è stato? » sputò tutto in una volta, non dando a Liam nemmeno il tempo di atterrare.
« E cosa ne posso sapere io? »
Poi Harry si girò a vedere Louis che si massaggiava piano il collo. « Ma tu e Sophie non stavate parlando? »
Il moro annuì piano, puntando i suoi occhi su quelli chiari di Harry. « E' successo quando lei si era allontanata talmente tanto da non potermi vedere. »
Harry aggrottò le sopracciglia, serrando la mascella. Poi si girò verso il resto del gruppo, « Vedete? C'è sempre lei. »
« Harry, non poteva saperlo. » Beatrice era stata seduta accanto a lui e lo aspettava ancora sul divano. « Non incolparla. »
« Tu non puoi difenderla sempre. Se non se ne fosse scappata, si sarebbe accorta di Louis. »
« E se fosse stato un altro avvertimento? » Isabelle era stretta tra le braccia di Liam, la sua guancia premuta contro la maglietta. 
Zayn era stato avvisato quando Jasmine era andata da Louis e si era subito fiondato a casa di Liam insieme ad un Niall che arrivò con la maglietta del pigiama dei power rangers. « Il rampicante non è fatto di terra? » chiese il biondo che era appoggiato al muro. « Insomma, potrebbe essere un segno. »
Harry scosse la testa, « No, perchè Clary è qui... » incominciò a vedersi intorno, « Aspettate, Clary non c'è! »
Tutti incominciarono a guardarsi intorno, ma della ragazza non c'era traccia. Alcuni salirono al piano di sopra, altri addiruttura andarono a vedere in soffitta, ma Clary non c'era veramente. Harry diede un calcio alla porta e si strinse in due pugni due ciocche di capelli, « Merda! » urlò frustrato. 
Beatrice si alzò e gli pose una mano sul braccio. « Non agitarti. Ora la troviamo. »
Lui si lasciò i capelli e inspirò a fondo, « Sì. »
« Chi l'ha vista per l'ultima volta? » chiese Zayn con la sigaretta che gli pendeva dalle labbra. « Insomma, non può essersi volatilizzata. »
« Io e Sophie, presumo. » disse Louis. « Quando mi ero avvicinato per parlarle, Clary le aveva lanciata un'occhiata furiosa e si era allontanata verso il Luna Park. »
« E se Sophie sapesse qualcosa? » chiese Liam con la sua ragazza ancora stretta tra le braccia. 
Harry si scostò da Beatrice e andò a sedersi sul divano, con entrambe le braccia appoggiate allo schienale. « Io non ne voglio sapere. Contattatela voi. »
« Harry.. »
« No. » Il ragazzo chiuse gli occhi e appoggiò la testa all'indietro. « Occupatevene voi del suo rintracciamento. »
Jasmine si voltò verso Louis che era ancora in piedi vicino alla porta. « Tu ci riesci? »
Il ragazzo strinse le labbra. « Non saprei. »
Beatrice lo guardò implorante. « Per favore, provaci. »
Louis iniziò a martoriarsi il labbro superiore tra i denti. « Okay. »
Si andò a sedere nell'unico posto libero della stanza, ovvero il tappeto alla base del divano. Incrociò le gambe e appoggiò i gomiti sulle ginocchia, mentre si premeva entrambi gli indici e i medi di ogni mano contro le due tempie. La stanza crollò nel silenzio, tutti troppo impegnati a guardare Louis, persino Harry con un occhio socchiuso teneva la situazione sotto controllo, nonostante avesse detto di non importarsene nulla. Louis chiuse gli occhi e incominciò a concentrarsi, spostando tutti gli altri pensieri che gli occupavano la mente per focalizzarsi solo su un'unica testa che non poteva leggere. 


Sophie si rotolava tra le lenzuola, incapace di prendere sonno e non trovandosi bene in nessuna posizione. La collana spesso si attorcigliava intorno al collo e impiegava abbastanza tempo a sbrogliarla, il cielo alla finestra stava incominciando a rischiararsi dei colori dell'alba e lei non chiudeva occhio da più di un giorno. Si liberò delle lenzuola e rimase sul letto con le braccia e la gambe aperte, come se si stesse preparando a fare un angelo sulla neve.
Aveva lo sguardo puntato sul soffitto ammuffito, la testa tormentata in vari pensieri. Pensava a sua madre, a Mark, a Simon che la aspettavano, a Sabrina e Fancy con cui avrebbe dovuto festeggiare il suo compleanno, ai ragazzi, agli altri amici che aveva lasciato, pensò persino a suo padre, cosa strana tra l'altro che non faceva mai proprio perchè non le importava nulla. Ma si sa che è così; quando sei da solo, totalmente, ti vengono in mente i pensieri più strani che ti aiutano a combattere la solitudine anche se forse non ne senti la necessità.
Stava pensando a tutte queste cose, quando una voce pian piano si fece largo tra tutte le altre. Ci mise un po' a capire chi fosse, e si mise seduta sul materasso iniziando a guardarsi intorno. 
Sophie, spero tu mi riesca a sentire. Era Louis senza ombra di dubbio. Si alzò e si affacciò alla finestra, sperando magari di vedere la figura del ragazzo che la aspettava poco più in basso. Io sto continuando a parlare e non so nemmeno se queste mie parole stiano arrivando a te, ma almeno ci provo comunque. 
Allora Sophie capì e si andò a sedere sul bordo del letto, con le mani premute contro le orecchie per focalizzarsi su quella voce amica, anche se intorno a lei c'era solo il silenzio più assoluto. 
E' difficile parlare in una mente con cui non puoi neanche condividere i pensieri. Se mi stai ascoltando, va molto bene, solo che non puoi rispondermi. Siamo tutti qui a casa di Liam e abbiamo bisogno di te. Questo è l'unico modo che abbiamo per contattarti.
Avevano bisogno di lei? Sophie si ritrovò a scuotere la testa, però poi tornò a focalizzarsi solo su Louis per non perdersi una virgola. Adesso sono solo io che ti sto parlando, ma puoi star certa che tutti qui mi stanno guardando in attesa di risposte, perchè ci tengono, Sophie. Guarda, persino Harry mi sta guardando con la coda dell'occhio perchè importa anche a lui.
Sophie aggrottò le sopraciglia e si stese sul letto, togliendo le mani dalla testa e iniziando a giocare con la perla. Forse queste sono parole spese ad occhio perchè magari non ti stanno nemmeno sfiorando, ma noi vogliamo che tu sia qui. Perchè, Louis? Perchè? Sophie lo sentì persino sospirare contro la sua testa. Magari non ti importa, ma Clary è scomparsa. Sophie spalancò gli occhi. Sì, Clary era la persona più arrogante che avesse mai conosciuto, ma se era scomparsa, era una questione seria. 
Tutti pensano che il rampicante che mi stava quasi uccidendo - ah, e per la cronaca, non è colpa tua. Qui tutti pensano che a causa tua io stavo per perdere la vita, ma stai serena, perchè io non ti incolperò mai di niente. Se una cosa ci accade, non è per colpa tua, ma perchè è scritto così, letteralmente - sia stato un avvertimento, e Clary ne sia stata la conseguenza. 
Sophie si sentì un nodo allo stomaco, perchè quella voce era così vicina che sembrava fosse proprio lì, accanto a lei. Teneva molto a Louis, perchè era un ragazzo a cui importava degli altri e cercava di tenerli su di morale, sempre. Mamma mia, mi sento un cretino a fare certi monologhi non avendo nemmeno la certezza che tu mi stia ascoltando. 
No, Lou, pensò Sophie, parla perchè io ti sto ascoltando. Continua a parlarmi ti prego. Appunto per questo, giungo alla conclusione. Ti stiamo aspettando a casa di Liam e ci rimaniamo fino alle dieci. Ovunque tu sia, ti prego, raggiungici. Ah, e stai attenta. Se l'uomo nero - ma per quanto lo chiameremo così? - vuole anche te, stai sempre all'erta. 
Sì, Louis, lo farò. Ciao, e a dopo spero
Sophie sentì chiaramente l'interruzione del contatto telepatico e si alzò dal letto. Nell'esatto momento in cui mise i piedi per terra, un forte gelo le piombò addosso. Infilò rapida le converse e aprì la porta, scese le scale e si fiondò in strada, mentre il tizio della reception chiamava la polizia per mancanza di pagamento. 


« Beh? » Harry si era messo seduto, e tutti vedevano Louis aprire gli occhi e sgranchirsi le gambe. « Ti ha sentito? »
« Non ne ho la certezza. » disse l'altro mettendosi in piedi, « Io ci spero, comunque. »
Harry sbuffò e si alzò, andando al piano di sopra. Beatrice rimase seduta a guardarlo, mentre scompariva lungo le scale. 
Jasmine si avvicinò a Louis e lo strinse in un abbraccio. « Grazie. »
« A che servono i poteri se non si usano? » disse lui ricambiando a sua volta l'abbraccio e lasciandole un bacio tra i capelli. 
« Speriamo Clary stia bene. » disse Anastasia cupa in volto. Isabelle si staccò dal suo ragazzo, « Ehi, stiamo parlando di Clary. Avrà rotto le palle persino a quel tizio piuttosto che concedergli il potere. »
La riccia abbassò lo sguardo sulle sue mani, « Ci spero. »
Niall si avvicinò ad Anastasia e gli appoggiò un braccio sulle spalle. « Tu stai tranquilla. Se vuoi sfogarti, » si allontanò di poco per indicare la sua spalla, « ne hai una su cui piangere. »
Anastasia gli sorrise e guardò fuori dalla finestra, nella speranza di poter vedere qualcosa, anche se senza poteri non avrebbe fatto un granchè. Dovevano solo aspettare. 

Erano forse le sei del mattino ormai e le strade già imperversavano di macchine che andavano dritte a lavoro, e Sophie correva all'impazzata cercando di raggiungere la casa quanto prima. Capitò che stesse quasi per essere investita, ma fin ad allora era riuscita a scamparla, per cui continuò imperterrita. Se davvero era in un libro, allora la sua vita non aveva grande importanza. Insomma, si sarebbe svegliata nel suo mondo, no? e poi mancavano tre giorni allo scadere del mese, per cui non c'era nessun tempo da perdere. Attraversò rapida Griffith Park incrociando persone che facevano passeggiare i loro cani, mentre i raggi del sole incominciavano a fare capolino lungo l'orizzonte. 
Poi però una forte raffica di vento la fece rallentare, fino a farla fermare del tutto. Si guardò intorno e notò che quel vento colpiva solo lei, ed era come se fosse invisibile a tutti gli altri. Si sentì la collana diventare più pesante al collo, e cercò di camminare contro vento, quando però una voce la fece impalare sul posto. « Ehi, tu. » Sollevò piano lo sguardo e vide l'oggetto dei suoi incubi svolazzare proprio sopra di lei, con una bolla di sapone al seguito. Nella bolla era racchiusa Clary che svolazzava priva di peso all'interno di quelle mura rotonde, non dando cenni di vita. Sophie spalancò gli occhi, e si portò una mano alla bocca. L'uomo nero si portò un indice di fronte al ghigno. « E' inutile urlare, tanto nessuno mi vede. Ti prenderebbero per pazza. »
« Perchè sono il tuo diamente grezzo? » chiese Sophie, e non se ne fregò nulla di quello che la gente avrebbe potuto pensare di lei. 
« Oh, sei ancora turbata per quello? » l'uomo scoppiò in una fragorosa risata, poi con un lento gesto della mano si avvicinò la bolla con Clary ancora dentro, i capelli che le svolazzavano intorno al viso. L'uomo nero fece per accarezzare i bordi della bolla, rimanendo comunque abbastanza lontano dallo sfiorarla. La sua voce graffiante che fischiava contro le orecchie di Sophie. « Non preoccuparti, non manca molto. » aprì la mano in prossimità della bolla e si diede una forte spinta con le gambe, scomparendo in cielo, seguito a ruota dalla bolla. Il vento si placò, così come i battiti rapidi del cuore di Sophie che riprese a correre più velocemente di prima, intenta più che mai ad informare il resto del gruppo con cui, nonostante non avesse voglia più di parlare, continuava a farlo.




Spazio autrice
Ciao a tutte, come state? Eccomi con il tredicesimo capitolo.
Allora, partendo dall'inizio, troviamo Sophie intenta a scappare per allontanarsi dal gruppo, inoltrandosi in vie che non conosce per niente. Poi abbiamo il resto del gruppo che, occupato in un'altra discussione, si rende conto della mancanza di Clary. Quindi il rampicante, come qualcuno ha pensato, non è stato opera della ragazza per avere una specie di 'vendetta' su Sophie, ma uno dei soliti avvertimenti riguardanti i ragazzi in pericolo. Infatti poco più avanti, troviamo Clary nelle mani dell'uomo nero, con Sophie che si chiede ancora per quale motivo sia lei il 'diamante grezzo'.
Non vi preoccupate perchè tutti i dubbi al riguardo verranno dissipati molto presto, ahahah.
Il titolo del capitolo è proprio per la conversazione telepatica di Sophie e Louis e, proprio per questo, ci tengo ad avvisarvi di una cosa: Louis, come tutti gli altri, non può esercitare il potere sulla ragazza, ma in questo caso riesce ad intavolare questa conversazione perchè si tratta di un semplice messaggio al quale la ragazza non può rispondere; quindi i pensieri non c'entrano nulla, e Louis ha avuto terreno libero.
Comunque grazie mille per le vostre recensioni, mi fa piacere sapere che la storia vi stia prendendo come ha fatto con me.
Ah, inoltre approfittto di questo spazio autrice per informarvi del fatto che io stia lavorando ad un'altra storia che non ha nulla di soprannaturale questa volta, ma è romantica con una trama alquanto particolare. Penso di incominciare a pubblicarla quando terminerò questa; intanto vi lascio il banner fatto dalla gentilissima @gretasorzato
Ci vediamo sabato prossimo.
Love you all,
Eli.

 



 

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Capitolo 14
*** Botrux. ***





Botrux.


Sophie ci impiegò pochissimo ad arrivare sulla spiaggia, le faceva male la milza e di tanto in tanto doveva per forza fermarsi per il dolore insopportabile. Aveva lo stomaco che le gorgogliava e la gola secchissima, quella si prospettava una giornata davvero molto calda. Non sapeva che ora fosse, lei stava cercando comunque di arrivare in tempo. Quando scorse la casa di Liam in lontananza si rincuorò e ciò le diede la forza necessaria a continuare senza fare alcuna sosta. Rallentò solo quando era arrivata ormai sulla scala e cadde di faccia a terra, le gambe che le tremevano e il respiro così tanto veloce che le sembrava che i polmoni stessero per scoppiare.
Liam da dentro casa aveva sentito un tonfo e si affacciò sull'atrio. « Oddio! » urlò mentre si fiondava sopra la ragazza. Sophie era sveglia, aveva solo gli occhi chiusi, ma era cosciente. Liam la prese in braccio e la portò dentro casa, appoggiandola sul divano. Tutti accorsero vicino al sofà, mentre Sophie teneva la testa piegata all'indietro e il respiro ancora veloce. « Acqua, datele dell'acqua! » Niall prima di andare in cucina si guardò le mani sconsolato, poi prese una bottiglia d'acqua che porse subito a Sophie. La ragazza doveva berla in piccoli sorsi perchè rischiava di affogarsi, sotto lo sguardo attento di tutti gli altri. Solo Harry era lontano, seduto sul primo gradino della scala, e non aveva la benchè minima intenzione di andarle a parlare personalmente. Louis era seduto accanto a Sophie e mentre quest'ultima si versava sulla faccia e sulla testa l'acqua rimasta, lui le accarezzava la coscia scoperta. « Mi hai sentito! » le disse al settimo cielo, mentre dietro di lui Jasmine gli dava pacche orgogliose sulla spalla. Sophie incominciò a respirare piano, cercando di controllare i respiri, poi passò in rassegna tutti i ragazzi che le erano intorno. Ingoiò a vuoto, poi si passò una mano sulla fronte bagnata. « Quando stavo venendo, l'uomo nero » si girò verso Louis. «  - proponi tu poi un nome decente - mi ha sorvolato, seguito a ruota da una Clary racchiusa in una bolla di sapone, priva di sensi! »
« Ma porca merda! » Zayn buttò a terra la sigaretta che stava per accendersi - l'ennesima nel giro di due ore - e la calpestò frustrato. « Come cacchio lo raggiungiamo? »
« Non dobbiamo raggiungerlo.. » Anastasia si sedette per terra, alimentandosi i ricci. « Verrà da solo a prendersi quello che vuole. »
Harry da sotto la scala si ritrovò ad annuire. « Quindi non ero io il pezzo grosso. »
Sophie abbassò lo sguardo sulle sue scarpe consumate, « Cambio di programma. »
Beatrice faceva avanti e indietro con lo sguardo, non sapendo da chi andare. Harry aveva promesso che non le avrebbe più parlato, ma d'altra parte anche Sophie. La situazione era davvero complicata per lei. Si avvicinò al ragazzo e si sedette accanto a lui, sul primo gradino nel piccolo spazio rimasto. « Non fare l'orgoglioso in questi momenti. » gli bisbigliò all'orecchio. Lui si girò e le lasciò un rapido bacio a fior di labbra che fece venire i brividi a Beatrice. Harry poi le sorrise. « Questione di principio. »
La ragazza scosse la testa sconsolata e ritornò dagli altri. « Quindi, che dobbiamo fare? Perchè ogni piano proposto è sempre finito male. »
Niall alzò le mani. « Io non dico più niente. Fate voi. »
Anastasia allora si alzò in piedi. « Non si ragiona così in un gruppo, Niall! »
« Ma ogni volta che propongo qualcosa mi prendete sempre in giro, in un modo o nell'altro. »
« Io no. » disse Anastasia a bassa voce. « Io non l'ho mai fatto. »
Niall stava per dire qualcosa, ma poi si bloccò, facendo diventare le sue guance paonazze e, per nascondere l'imbarazzo, prese a grattarsi la nuca. « Oh. » disse solamente insieme ad un sorriso, poi la ragazza si allontanò uscendo sull'atrio. 
« Dobbiamo stare vicini.. » iniziò Isabelle, per poi essere interrotta da Zayn. 
« No, non proporlo nemmeno, perchè nessuno lo rispetterebbe mai. »
« E allora che si fa? »
Harry si alzò in piedi e iniziò a salire al piano di sopra. « Non facciamo niente. I fatti andranno come devono andare. »
« Harry.. » Beatrice gli lanciò un'occhiata implorante. 
« No, Tris. » disse lui mentre spariva dalla loro visuale. Beatrice allora si avvicinò a Sophie e le strinse un braccio. « Dovremmo parlare. »
L'altra in risposta annuì e si lasciò trascinare dall'amica. Si andarono a sedere sulle sedie nell'atrio. Anastasia non era lì, era vicino alla riva del mare e lasciava che l'acqua salata le bagnasse i piedi, mentre le due ragazze erano certe che non le avrebbe sentite. « C'è qualcosa che non mi hai detto. »
« Fidati, ci sono tante cose di cui dovremmo parlare. »
« Eh allora? Perchè non mi dici più niente? »
Sophie iniziò a giocherellare con la collana, spostando il ciondolo a destra e a sinistra. « Perchè ci sono già troppi problemi e.. » venne interrotta da Beatrice che le aveva bloccato la mano a mezz'aria. La ragazza lasciò cadere la perla, mentre Tris non accennava a mollare la presa. « Dimmelo, adesso. »
Sophie crollò contro lo schienale della sedia e si passò una mano tra i capelli che le stavano crescendo. « L'uomo nero vuole anche me. Non so quando, non so perchè, ma me l'ha detto chiaro e tondo. »
« In che senso? »
« Sono il suo 'diamante grezzo'. » rispose Sophie mimando tanto di virgolette. « Non ne ho alcuna idea. »
Le due ragazze sobbalzarono nel momento in cui la porta di ingresso si aprì di scatto, rivelando un Harry che correva come un forsennato. « Ragazzi! »
Anastasia dalla riva sollevò gli occhi al cielo e sbiancò, prendendo le scarpe e scostandosi mentre Harry si fermava al posto suo. « Qualcuno la prendi! »
Liam e Isabelle accorsero mano nella mano e non appena arrivarono vicino ad Harry si librarono in volo, diretti verso quella bolla gigantesca che stava scendendo verso il mare aperto. Quando la sfiorarono, la bolla scoppiò e Clary precipitò verso il basso. Scesero entrambi in picchiata e riuscirono ad afferrarla ad un pelo dall'acqua. Non aveva una bella cera, anzi se si può persino peggio. Aveva delle grosse borse viola sotto gli occhi e le braccia e le gambe che le tremavano. Aprì di scatto gli occhi quando Liam e Isabelle la stavano ancora sorreggendo e iniziò a dimenarsi come una pazza. Il resto del gruppo giunse alla riva e aspettava che la ragazza arrivasse. Liam la appoggiò con molta delicatezza sulla sabbia ma la ragazza si contorceva e allontanava qualsiasi mano che le si avvicinasse. « Fermi, fermi! » Louis era in piedi dietro Sophie e aveva le mani premute contro le orecchie. « La sento. »
« Anche io la sento. » disse Harry che aveva avvicinato l’orecchio alle labbra di Clary che si muovevano piano e sembrava facessero uscire solo dei sospiri. « Sta bisbigliando qualcosa.. »
La ragazza afferrò di scatto il braccio di Harry e iniziò a scuoterlo con veemenza. « Torna..torna….torna… » Poi chiuse gli occhi, addormentadosi.
« L’ha traumatizzata! » sussurrò Niall e approfittò della presenza di Anastasia al suo fianco per fingere una carenza di affetto. La ragazza però aveva capito tutto, ma rimase comunque al gioco perché, alla fine, anche lei aveva bisogno di affetto. 
Beatrice si voltò verso Sophie, notando quanto fosse mortificata e amareggiata. « Non dovevo venire. »
Tris roteò gli occhi al cielo, « Smettila, per favore. »
« Non sarei mai dovuta entrare in questo dannato libro. » Sophie diede le spalle alla ragazza e rientrò in casa, salendo al piano di sopra, mentre gli altri aiutavano Liam a riportare Clary dentro. Sophie si chiuse in bagno e si appoggiò al muro, mentre guardava il suo riflesso nel grande specchio appeso sopra il lavandino. I capelli le erano cresciuti, arrivando fin sotto le orecchie, ed erano molto crespi, aveva qualche graffietto in faccia e il neo in bella vista sulla guancia sinistra.  La perla era chiara sulla sua pelle appena abbronzata – che poi, come avrebbe spiegato l’abbronzatura se da lei era Novembre? – e i cerchi concentrici che la avvolgevano lucidi e luminosi.  Se la toccò, poi abbassò lo sguardo e se la vide. « Ancora tre giorni di tempo.. » bisbigliò tra sé e sé. 
Beatrice non aveva seguito l’amica, e nemmeno si era aggregata agli altri. In prossimità della casa, sviò a sinistra diretta alla strada, proprio mentre un pullman diretto in città si stava fermando alla fermata. Salì in fretta, tenendo sempre d’occhio che nessuno l’avesse vista, e quando le porte scorrevoli si chiusero dietro di lei, si andò a sedere dove c’era il campanello di avviso. Il viaggio durò poco e Beatrice pigiò il tasto rosso per potersi fermare davanti alla libreria. Pagò l’autista – perché non aveva preso il biglietto – e scese, però prima di andare nella libreria, andò in un vicolo cieco e prese le sembianze di una donna sulla quarantina, la gonna stretta che le arrivava alle ginocchia, un ventiquattrore in mano, un chignon gigante sulla nuca e gli occhiali abbassati sul naso, come una vera impiegata d’ufficio. Era la prima volta che si trasformava dopo la dimostrazione di Harry, e farlo la faceva sentire potente, anche se questa magia la usava poco e niente. Però le occasioni non mancavano comunque. Si aggiustò gli occhiali e tornò indietro, entrando nella grande libreria dove Harry e Sophie avevano avuto la loro prima conversazione decente. Salutò il commesso e si avvicinò alla cassiera. « Buongiorno, signora. » disse la donna affaccendata a scrivere qualcosa al computer. « Posso aiutarla in qualcosa? »
« Salve. Veramente vorrei provare a trovare un libro su stampo fantasy, con i supereroi nella trama e cose varie. Domani è il compleanno di mia figlia e lei è un’amante di questo genere.. »
Beatrice si stupì persino della voce che aveva assunto e della bravura nel saper architettare una simile bugia, ma sarebbe stato meglio non perdere la concentrazione. 
« Certo, primo piano, nell’ultimo settore sulla destra. Sono tutti lì. » la cassiera le sorrise cordiale, « Ah, e auguri a sua figlia per domani! »
« Grazie mille. » poi Beatrice si girò e, prendendo le scale, andò dritta verso il settore che la donna le aveva indicato. Tutti la guardavano, persino tanti uomini la osservavano in ogni suo movimento, ma Beatrice non se ne fregava nulla, troppo impegnata com’era. Davanti a lei c’era un intero scaffale occupato dai fumetti della Marvel, mentre a quello di sotto tanti romanzi di quello stampo. Si strinse la ventiquattrore al fianco e si accovacciò, aggiustandosi la gonna che si accorciava. Si aggiustò gli occhiali e incominciò a indicare tante copertine. Di tanto in tanto si fermava a leggerne le trame, ma nessuna si avvicinava lontanamente a quella che loro stavano vivendo. Stava per tirare fuori un libro dalla copertina rossa e una bacchetta magica ritratta in copertina, quando si sentì qualcuno respirarle sul collo. Sul piano non c’era più nessuno, tutti gli uomini e i ragazzi che c’erano erano scomparsi, era rimasta solo lei. Un fiato caldo le arrivava sulla nuca e si era immobilizzata. « Ben fatto, Beatrice. » si girò lentamente e il libro le cadde di mano quando si ritrovò una maschera nera di fronte. « Non è stato molto astuto da parte tua. Anzi.. » Beatrice si alzò in piedi, con le spalle appoggiate agli scaffali, incastrata tra i libri e quell’uomo travestito. « …trasformandoti, hai catturato ancora di più la mia attenzione, come Pollicino che lascia le briciole di pane per essere ritrovato. O qualcosa del genere. » si avvicinò ancora di più alla ragazza che continuava a mantenere l’aspetto della donna. Ingoiò a vuoto. « Chi sei? »
L’uomo rise, anche se con quel ghigno sembrava lo facesse sempre, ma la sua voce metallica dava proprio l’impressione che si stesse divertendo sul serio. 
« Non ho un’identità. » disse lui, una mano appoggiata allo scaffale, racchiudendo Beatrice in quello spazio minimo. « Ah, e per favore non chiamatemi più uomo nero perché fa tanto ‘storia horror per bambini..’ » Mise anche l’altro braccio dall’altra parte, imprigionando Beatrice. « Chiamatemi Botrux. »
« Cosa vuoi? » sibilò la ragazza, la schiena dritta contro gli scaffali per rimanergli ancora un po’ più distante. 
« Il potere. » disse lui semplicemente, scandendo ogni singola lettera. 
« Ne hai già tanti, a che ti servono? »
« Tipo per diventare signore supremo.. Ma dai, non ha importanza. Ah, e comunque tu fin ad ora sei stata l’unica a resistermi di più. La tua amica Clary è svenuta ancora prima che io aprissi bocca. »
« Bugiardo. L’hai traumatizzata. » sputò Beatrice con quella voce da adulta che tanto le sembrava strana. Stava cercando di mantenersi calma, perché sapeva che lui sarebbe stato in grado di fiutare la paura, ma in quella situazione non si poteva per niente stare calmi. 
« Dettagli. Ora, se non ti dispiace.. » prese rapido la testa trasformata di Beatrice tra le mani e aspirò tutto il suo potere. La faccia della ragazza ritornava piano quella di sempre, mentre si sentiva chiaramente qualcosa che veniva asportato dal suo corpo. Non aveva la forza per reagire, era immobilizzata, mentre la sua energia fluiva attraverso quei guanti di pelle nera e si infiltrava nel suo scudo oscuro. Scomparvero anche la ventiquattrore, gli occhiali e la gonna, facendo rimanere solo la Beatrice di sempre, con i pantaloncini, la t-shirt e i capelli spettinati. 
Aveva il volto pallido ed esausto, gli occhi che diventavano sempre più pesanti, poi Botrux le prese una mano come per complimentarsi. « Molto gentile, davvero. A presto. » strinse la mano di Beatrice e insieme scomparvero nel nulla, lasciando solo un libro aperto per terra in quella stanza allora deserta. 


Sophie si stava lavando la faccia quando si sentì la perla diventare improvvisamente pesante. Si asciugò in fretta e scese al piano di sotto. Tutti erano intorno ad un Louis steso sul tappeto, mentre la sua testa cambiava sempre forma e dimensioni e si contorceva come in preda ad una convulsione. Jasmine cercava di stringergli una mano come per dirgli che lei fosse lì, accanto a lui. Sophie prese a correre sulla scale e li raggiunse. Harry era dall’altro lato e alzò lo sguardo, fissandola. Aveva le sopracciglia aggrottate e la mascella serrata, i capelli ricci arruffati. « Tris. » sibilò, e Sophie lo sentì comunque.
Nell’esatto momento in cui Louis si riprese, calmandosi e rimanenendo con il suo vero aspetto, apparve accanto a lui, raggomitolata su se stessa una Beatrice priva di sensi. Harry si accovacciò immediatamente interrompendo il contatto visivo con Sophie che, fregandose di tutto, si fiondò dall’altro lato della ragazza, aiutando Harry a distenderla.
Era pallida e sudata, come tutti quegli che avevano subito un attacco dall’uomo nero, e quando Harry le accarezzò con estrema delicatezza la guancia con il dorso della mano, Beatrice aprì piano gli occhi scuri incontrando quelli chiari di Harry. Alla loro vista si rilassò e gli strinse la mano. « Botrux. »
« Cosa? » gli chiese lui, avvicinandosi alle sue labbra per ascoltarla meglio.
« Si chiama Botrux e vuole diventare l’uomo supremo. »



Spazio autrice
Ciao a tutti, eccomi qui con il capitolo 14. Cosa ve ne pare?
Allora, partendo dall'inizio, i ragazzi scoprono di più su cosa sia effettivamente successo a Clary e subito dopo la recuperano prima che possa cadere in mare, in preda ad una crisi. Poi abbiamo Beatrice che finalmente si mette in azione e proprio nel momento in cui usa il suo potere per la prima volta, questo le viene tolto da *rullo di tamburi* Botrux! Finalmente ecco svelato il nome e l'identità di questo personaggio, anche se un'identità vera e propria non ce l'ha ahaha. L'uomo nero vuole diventare signore supremo e gli manca ancora un potere all'appello per completare l'opera :)
Nel prossimo capitolo succederanno un po' di cose ma soprattutto un avvenimento che penso non riuscirete a concepire. Insomma, anche io ha faticato a credere in ciò che ho scritto ahahah
Vi voglio avvisare che mancano solo tre capitoli alla fine della storia, escluso l'epilogo, e non potete capire quanto mi dispiaccia; ma ho già lavorato ad un'altra storia che è bella e conclusa, quindi non penso mi vedrete sparire nel nulla (sempre se ciò non lo si intende in senso negativo.)
Grazie per tutte le recensioni che mi lasciate, mi fa davvero un enorme piacere leggerle. Care lettrici silenziose, so che ci siete e spero che prima o poi anche voi vi farete sentire, perchè vorrei tanto sapere anche il vostro parere. Vi aspetto :)
A sabato prossimo,
Eli.

 

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Capitolo 15
*** Incident. ***






Incident.

 


« Perchè avevi cambiato forma, si può sapere? »
Beatrice scosse le spalle mentre Isabelle le dava un bicchiere di acqua frizzante, la sua preferita. « Pensavo non mi avrebbe trovata in quelle vesti. »
« Beh, non hai pensato che magari, trasformandoti, tu gli abbia dato pane per i suoi denti? »
« Senti, Jasmine. » Beatrice svuotò il bicchiere in un attimo. « Giù di lì non avevo proprio pensato a quella possibilità. E poi, a parte un pò di energia che mi è stata sottratta, mi sento la stessa. » appoggiò il bicchiere sul bracciolo del divano di pelle. « Non è mai servito, perchè avrebbe dovuto esserlo ora? »
Jasmine si mise in piedi. « Non ne ho idea, ma avresti dovuto fare più attenzione. Magari avvisando qualcuno, o rimanendo insieme a noi. »
« Volevo aiutare, ok? » Poi Beatrice si alzò e andò al piano di sopra. Incontrò Harry uscendo dal bagno, poi girò verso la camera degli ospiti, dove Sophie era appoggiata al cornicione della finestra e guardava il mare agitato. Le onde si infrangevano sulla sabbia e quelle creste bianche facevano sentire nelle vene la brezza dell'estate.
« Come stai? » le chiese l’altra, continuando a dare le spalle all’amica. 
« Io? Benissimo. Alla fine, con o senza potere, non mi cambia nulla. »
« Ma Botrux te l’ha preso per causa mia, senza ombra di dubbio. »
Beatrice mise le mani alle spalle di Sophie e la fece voltare di scatto, puntando l’indice sul suo petto. « Se accade qualcosa, non vuol dire che sia stata tu! La vuoi smettere di comportarti in questo modo? »
« Sembra tu voglia darmi uno schiaffo. » disse l’altra, un accenno di sorriso. Le piaceva un sacco che Tris avesse uscito il suo vero carattere, ma non per fare un piacere agli altri, ma per se stessa, e non c’era cosa più bella. 
« Te lo darei volentieri. Ma me lo conservo per quando servirà realmente! » disse Beatrice, tolto il dito dal petto di Sophie che si appoggiò con un fianco alla finestra. 
« Mancano tre giorni. »
« Ma si può sapere chi ti ha dato questa certezza dello scadere del tempo? »
Sophie scosse la testa, sfiorandosi la collana. « Nessuno, l’ho supposto io. Ma è da un po’ che ho un brutto presentimento che mi grava sulle spalle, e penso sia inerente a questo. »
« Solo tu puoi fare queste supposizioni. »
« Tris.. » entrambe le ragazze si girarono verso l’ingresso della stanza, dove un Harry vestito sportivo si appoggiava allo stipite della porta, con le braccia incrociate al petto. « Ti va di fare una passeggiata? »
Sophie sorrise e diede uno spintone al bacino dell’amica che, girandosi verso di lei, le mimò con le labbra ‘ne parliamo dopo’. Poi annuì al ragazzo e gli si avvicinò,  e mentre Harry gli passava un braccio dietro la schiena, diede un rapido sguardo a Sophie che ricambiò. 
Harry era il ragazzo più stupido e bambino del mondo. Quando dice una cosa, non la cambia per nulla, pensò mentre Beatrice si richiudeva la porta alle spalle. Sophie ritornò a guardare fuori dalla finestra. Alcuni del gruppo si erano fiondati fuori, in spiaggia, per esempio Liam e Isabelle spiccavano il volo per andare chissà dove, e Anastasia e Niall giocavano a sporcarsi di sabbia. Sophie si ritrovò a sorridere, anche quando sotto di lei passarono Beatrice ed Harry mano nella mano. Quella era la giornata più tranquilla che avesse mai vissuto insieme a quei ragazzi, o almeno lo era stata fino ad allora. Era felice che molti caratteri si fossero messi allo scoperto, e che molte coppiette si stessero formando, e non poteva essere più d’accordo. Insomma, se una persona prova dei sentimenti, perché reprimerli quando può avere una possibilita? Spostò lo sguardo su Jasmine e Louis che era seduti su un asciugamano e parlavano tranquilli, mentre dietro di loro Zayn stava passando una sigaretta a Clary. Ecco, lei era quella che Sophie sopportava di meno, ma non per qualche pregiudizio. Era stanca di tutti gli aggettivi che le aveva affibiato durante quel mese passato con loro. Se si fossero trattate diversamente a vicenda, Sophie non negò che le sarebbe piaciuto avere un carattere forte come quello di Clary dalla sua parte, ma andiamo: nessuno può essere amico di tutti, e lo sapeva bene. Non aveva imparato neanche a conoscerla per davvero, ma se non c’era interesse dall’altra parte, allora non ci sarebbe stato nemmeno dalla sua. Non sapeva fumasse, e vederla con quella sigaretta pendente tra l’indice e il medio, le sembrò stranissimo. Zayn era appoggiato ad una roccia e lei lo affiancava, visibilmente scossa. Non sapeva con esattezza cosa le avesse detto o fatto quel Botrux, ma distruggerla psicologicamente come aveva fatto, era davvero tanto. Louis una volta le aveva detto che aveva un brutta situazione in famiglia, e che per abituarcisi c’aveva messo parecchio tempo. Sophie non aveva chiesto altro, non voleva immischiarsi in fatti che non erano i suoi. C’era una citazione che le piaceva un sacco: ‘ognuno di noi è una luna, perché tutti abbiamo una faccia che tendiamo a nascondere sempre.’ Era vero. Nessuno di quei ragazzi aveva presentato tutto di sè, e poi..la luna è bella anche se non si conosce l’altra facciata.
Spostò lo sguardo sul mare e vide apparire improvvisamente un piccolo tornado avvicinarsi a notevole velocità. Liam e Isabelle non se ne stavano accorgendo, così come tutti gli altri che rimanevano immersi spensierati nelle loro conversazioni. Poi una voce tuonò su tutti loro e a quel punto tutti spostarono lo sguardo verso il mare aperto. « Non rimanete così tranquilli. »
Tutti ormai sapevano a chi appartenesse quella voce, così metallica e graffiante, e Sophie si ritrovò a chiudere la finestra di scatto per isolarsi dentro la stanza. Ma la voce le arrivava comunque alle orecchie, non c’era nessun modo per evitarla. Rimanendo vicino alla finestra, vide che tutti i ragazzi si erano compattati, restando tutti vicini per la prima volta. « Ora sapete il mio nome, ma a parte questo, sappiate che mi manca solo un potere.. » il cielo si annuvolò improvvisamente, e luminosi lampi sembravano surfare tra le onde. « E sapete già di chi io stia parlando. » 
Il tornado era fermo in mezzo al mare, non osava né avvicinarsi, né allontanarsi, rimaneva così, a debita distanza. « I poteri della mente non mi importano. Insomma, se riesco a parlarvi in questo momento, forse potrei già averlo in me, o sbaglio? » continuò parlando sarcasticamente, e Sophie giurò di aver visto Louis e Jasmine fare un sospiro di sollievo, gonfiando il petto e rilassandosi. « Nemmeno il volo, perché so già volare. » Liam e Isabelle tornarono con i piedi per terra, stringendosi agli altri. « Quindi .. » disse l’uomo, facendo un pausa di riflessione, « Me ne manca solo uno, vero Harry? »
« Non lo avrai mai! » sputò il ragazzo, stringendosi Beatrice contro il petto. 
« Mmh, vedremo se sarai in grado di evitarmi, magari dimostrando di essere molto intelligente.. » il cielo cominciò a rischiararsi, e il tornado ad allontanarsi quando la voce tuonò ancora su di loro, per l’ultima volta. « A presto anche a te, Sophie. » poi sparì in lontananza, insieme al tornado e alle nuvole. Il ventò soffiò ancora più forte di prima e si sollevavano grandi quantità di sabbia, per cui i ragazzi si fiondarono all’interno della casa, mentre Sophie scendeva le scale con il cuore a mille. 
Passarono tutto il giorno a chiaccherare su quello che era successo, sull’arroganza che Harry gli aveva dimostrato, e sui rischi che tutti avrebbero potuto correre. Era tardo pomeriggio ormai, e il sole stava tramontando sull’orizzonte, illuminando il salotto con le ultime luci del giorno.
« Ragazzi, che vi va di mangiare stasera? » chiese Isabelle con il cordless in mano. « Chiamo il cinese? Così evitiamo anche di uscire. »
« Sì, penso vada bene a tutti. » disse Louis, seduto sul divano tra Harry e Jasmine. 
« Io però non ho mai imparato ad usare le bacchette! » urlò Niall mentre Isabelle si allontanava a parlare in cucina per evitare gli schiamazzi degli altri.
Anastasia andò vicino al muro dove Niall era appoggiato, « Se vuoi, te lo insegno io. » e così dicendo, si spostò i suoi ricci voluminosi vicino al viso come a creare una barriera e si avvicinò talmente tanto al ragazzo che Niall avvampò di colpo. Anastasia fece toccare i loro nasi, « Sempre se vuoi, però. » e il biondo non ce la fece più, chiuse gli occhi e fece toccare le loro labbra con un rapido bacio a stampo. Se possibile, divenne ancora più rosso in faccia e Anastasia gli allisciò il ciuffo, « Era ora che ti decidessi. » disse solamente, poi lo strinse in un abbraccio. Sophie era appoggiata al muro opposto e vedendo un’altra coppia formarsi, non potè che essere più felice. 
« Sophie. » Harry la stava guardando, con Tris seduta accanto a lui su quel divano diventato troppo stretto per tutti quei ragazzi. La ragazza gli teneva la mano stretta nella sua, e lo incitava con i suoi occhi scuri. « Perché lui vuole anche te? »
Isabelle era appena tornata dalla cucina, il telefono stretto in mano e si mise in posizione di ascolto accanto al suo fidanzato. 
La ragazza si sentì lo sguardo di tutti addosso, come quella sera intorno al falò, e non potè fare a meno di guardarsi le scarpe, i pugni stretti nelle tasche del pantaloncino. « Dice che sono il suo diamante grezzo. »
« E che significa? » chiese Zayn dal corrimano della scala. « Insomma, non sei un diamante.. » Isabelle era dietro di lui e gli diede uno schiaffo alla nuca. « Che c’è? Che ho detto di male? »
« Fin quando ti eri limitato a fare la domanda, andava tutto bene.. »
Il moro scosse le spalle corrucciando le labbra e si sedette sul gradino più alto. « Hai qualche potere? »
« Non lo so. »
« Sicuramente. » tutti si voltarono verso Harry che, posta la domanda, non aveva chiesto nient’altro. « Insomma, perché sarebbe entrata in questa merda di libro se non avesse avuto un potere? »
« Ma io non ce l’ho veramente.. » si difese Sophie guardando Harry negli occhi. « Insomma, lo vorrei, ma non ne ho nessuno. »
« E se fosse questo famigerato ‘potere della magia’? Fino alla fine non puoi sapere cosa accadrà. »
« Ah, è vero. Devi anche scoprire il ‘potere della magia.’ Mamma mia, Sophie, in che cazzo di situazione ti sei cacciata? »
La ragazza alzò le mani, « Non chiederlo a me. » disse semplicemente, perché per davvero lei non sapeva assolutamente niente di quella situazione. 
Niall stava per chiederle un’altra cosa quando il campanello suonò e Isabelle si fiondò ad aprire. « Salve Philipp. » diede la mancia al fattorino e, mantendendo il vassoio con entrambe le mani, chiuse la porta con la gamba. « Beh, nessuno va ad apparecchiare la tavola? »


Cinque minuti dopo, erano tutti seduti intorno al grande tavolo della cucina, ma Liam e Isabelle dovettero mangiare galleggiando per aria in prossimità del  tavolo per mancanza di sedie. Sophie era accanto a Niall, e dall’altro lato aveva Beatrice che parlava a bassavoce con Harry. Tutti erano troppo intenti a mangiare per parlare tra di loro, c’erano Anastasia e Niall che facevano pratica con le bacchette e Liam e Isabelle che erano tanto ‘Lily e il vagabondo’ perché casualmente si ritrovavano a mangiare lo stesso spaghetto per finire nel baciarsi. 
Sophie teneva lo sguardo basso puntato sulla sua porzione e invece che mangiare, di tanto in tanto si soffermava a giocare con gli spaghetti attorcigliandoli alle bacchette.
Mangia. Louis era di fronte a lei e la stava guardando insistentemente. Poi le sorrise. Vedi? Sono diventato anche bravo a parlarti nella mente. Ora però mangia. Sophie avrebbe tanto voluto rispondergli ma se non lo avesse fatto a voce, non ci sarebbe mai riuscita. Gli sorrise a sua volta e chinò di nuovo la testa sugli spaghetti, iniziando finalmente a mangiare.
« Ah, ragazzi.. » Liam finì di aspirare lo spaghetto in bocca e si pulì con il tovagliolo. « Comunque fra tre giorni dobbiamo lasciare la casa, eh? I miei mi hanno chiamato poco fa. »
Fra tre giorni me ne sono andata, pensò Sophie finendo di attorcigliare gli spaghetti. 
« E ce ne andremo senza problemi. » disse Niall iniziando finalmente a mettere in bocca qualcosa grazie agli insegnamenti della sua nuova ragazza. 
Sophie sentì una fitta allo stomaco e lasciò cadere le bacchette, attirando l’attenzione di Beatrice. Da sotto al tavolo, la ragazza le strinse una coscia. « Tutto bene? »
No, avrebbe voluto risponderle. C’era qualcosa che le attanagliava lo stomaco, quel terribile presentimento che la stava divorando. « Sì sì, tutto bene, tranquilla. » le sorrise e finì anche lei gli spaghetti di riso. Tutti avevano terminato e Jasmine si alzò in piedi. « Ragazzi, ho imparato la telecinesi. » si avvicinò al frigo e lo aprì, tirando fuori una torta gelato che ti faceva leccare i baffi solo a guardarla
« E quella quando l’hai presa? »
« Oh, beh.. » la prese, chiuse il frigo con un movimento del bacino e tornò a sedersi accanto a Louis. « Louis oggi ha provato ad insegnarmi la telecinesi e, ops, una macchina di passaggio aveva una torta gelato sul sedile posteriore. »
Tutti scoppiarono a ridere e Isabelle prese un coltello dal cassetto del mobile. « Questo però è rubare.. » sibilò Niall, mentre si leccava i baffi. 
« No, perché rubare significa prendere qualcosa con le mani. » Jasmine gli fece l’occhiolino anche se quello che aveva detto non fosse propriamente valido, e incominciò a distribuire i pezzi che aveva appena tagliato Isabelle. La torta finì in men che non si dica, e tutti passarono il resto della serata a parlare del più e del meno, stando sempre attenti a non toccare determinati argomenti. Sophie parlò quasi con tutti, nonostante avesse quel peso sullo stomaco che di tanto in tanto le smorzava il respiro. La serata sembrò passare in fretta, e tutti incominciarono a ritirarsi nelle proprie case, tranne Liam e Isabelle che dormivano al piano di sopra, insieme a Sophie che occupava la camera degli ospiti. 
Tutti pian piano incominciarono ad andarsene, gli ultimi ad uscire furono Beatrice ed Harry quando ormai era mezzanotte inoltrata. Beatrice e Sophie avevano aiutato Isabelle a ripulire tutto, mentre Harry e Liam – come tutti i maschi – erano rimasti a parlare sul divano. 
« Grazie per la cena. » disse Tris salutando Isabelle e Sophie con un rapido bacio sulla guancia.
« Figurati. » la bionda poi salutò Harry. Il ragazzo aveva saluto Liam prima ed era arrivato il momento di Sophie. Le sussurrò qualcosa all’orecchio. « Dobbiamo davvero parlare civilmente, senza litigi e quant’altro. »
Sophie annuì e salutò entrambi i ragazzi, chiudendo la porta e salendo al piano di sopra. Diede la buonanotte a Liam e Isabelle che si stavano baciando passionalmente sul divano e sparì in bango. Dopo una rapida doccia, indossò la canotta e il pantaloncino e si infilò a letto, ma nonostente tenesse gli occhi chiusi, non riuscì ad addormentarsi, un po’ perché aveva troppi pensieri per la mente, un po’ perché il dolore allo stomaco si stava accentuando sempre di più ad ogni ora.

Quando arrivò il giorno, fu la persona più entusiasta del mondo e finalmente abbandonò il letto. Si lavò e si vestì pronta ad affrontare una nuova giornata, con il dolore allo stomaco ormai insopportabile e le palpebre pesantissime. Come ogni giorno, tutti prima o poi arrivarono ed invasarono la casa di Liam, trascorrendovi il penultimo giorno. Se non aveva sbagliato a contare, era il 29 giugno, per cui tecnicamente mancava solo un giorno prima che il mese scadesse, e aveva troppe cose di cui occuparsi in così poco tempo. 
« Salve bella gente! » Niall fu l’ultimo ad arrivare, seguito a ruota da Anastasia. 
« Ma che, » Zayn stava fumando vicino alla finestra che affiancava l’ingresso, « Adesso dormite pure insieme? »
Niall e la ragazza avvamparono e incominciarono entrambi a scuotere la testa. « No, no.. » disse il biondo andando in cucina. Harry era a guardarsi la tv e quando scorse Sophie scendere le scale, la spense e le si avvicinò rapido con passo felpato. « Parliamo ora. »
« Okay. » disse la ragazza seguendolo sull’atrio e poi sulla spiaggia. Il mare quel giorno era calmo. 
« Senti, oggi sento che accadrà qualcosa… »
« Lo percepisco anche io. »
« E non possiamo stare senza fare niente. » terminò lui, con lo sguardo piantanto sugli occhi della ragazza. « Non siamo i primi a cui piace collaborare l’uno accanto all’altro e le esperienze ce l’hanno fatto capire.. »
Sophie annuì e si strinse la perla in mano. « Per cui.. » iniziò, ma Harry la interruppe. 
« Botrux vuole noi, e dobbiamo essere noi oggi a stare vicini. -
« Ma Beatrice.. »
« Lei sa tutto, tu stai tranquilla. Ha detto che ho ragione, e sai che Beatrice è diventata improvvisamente razionale. -
« Ovviamente è la tua ragazza e le dai ragione. » disse Sophie senza alcuna ombra di gelosia nascosta in quelle poche parole, ma Harry sembrò scorgerle ugualmente. 
« Chè, ti da fastidio? »
« Cosa? No, assolutamente no. » Sophie scosse la testa con veemenza, « Non lo sarei mai, non di lei che ti desidera così tanto. »
« Vabbè, tralasciando questo discorso. » Harry scosse la mano e poi si avvicinò a Sophie, sovrastandola. « Secondo te, oggi tornerà? »
« Sì. » disse lei senza esitare. « E’ più una certezza  la mia. »
« Fantastico. »  Harry si prese due ciocche di capelli e se li mandò indietro. « Davvero, davvero fantastico. »
« Harry, sappi però che io non avrei mai voluto che vi accadesse questo. »
Harry mugugnò qualcosa, poi spostò lo sguardo sul mare. Sophie gli prese il mento e lo fece girare nella sua direzione. « Davvero. »
« Se lo dici tu.. » disse solamente l’altro togliendosi la mano della ragazza di dosso. « Ora rientriamo. »
Tornarono nella casa, immergendosi in quel clima così sereno che nessuno avrebbe mai sospettato sarebbe stato rovinato in un modo così terribile.
« Beh, andiamo un po’ al centro commerciale? » propose Niall, mentre allisciava i capelli di Anastasia. 
« Ma da dove ti vengono queste idee così brillanti? » rispose Zayn sarcasticamente mentre si buttava a peso morto sul divano. « Sprizzo gioia da tutti i pori a questa tua esclamazione. »
« Era solo una domanda, se davvero non ci vuoi venire, non sei invitato. -
« No. » Isabelle si mise in mezzo ai due. « Oggi dobbiamo stare insieme tutto il tempo.. »
« Evviva! » urlò Zayn buttando un pugno in aria. 
« Per cui se volete andiamo tutti al centro commerciale. » terminò la ragazza dopo aver lanciato una ciabatta a Zayn.
« Sai che questa non te la ridarò? » disse lui sventolandola davanti a tutti. Liam lo sorvolò silenziosamente e gliela sfilò dalle dita. « Infatti gliela do io. »
« Vabbè, se dobbiamo andare, andiamo. » Harry prese Beatrice sotto braccio e la sollevò, « Noi siamo pronti. »
« Ragazzi, l’autobus sta passando proprio adesso. » e tutti lasciarono di corsa la casa, con la porta d’ingresso che sbatteva ancora per l’aria smossa. 


Il centro commerciale era su una strada che si affacciava sul mare e c’erano poche macchine nel parcheggio perché tutti a quell’ora lavoravano e perché era anche un giorno infrasettimanale.
L’autobus li lasciò proprio sulla strada di fronte, e tutti entrarono subito nel parcheggio.
« Ma perché siamo venuti? Insomma, qualcuno deve prendere qualcosa..? » chiese Isabelle, per la prima volta con i piedi per terra, sempre mano nella mano con Liam.
Niall scosse le spalle. « Boh, mi andava. E poi, voi non vi siete stancati di restare sempre nella casa sulla spiaggia? »
« No. »
« Veramente no. »
« Non proprio. »
Niall scosse il braccio, « Ma io sì. Sù, andiamo a passare una giornata diversa! » prese Anastasia per la mano e si avviarono prima degli altri, ma si dovettero tutti quanti fermare quando proprio sopra di loro si addensarono pesanti nuvole nere cariche di pioggia, addossandosi le une sulle altre. Era come se fossero in una campana di vetro, il resto del mondo era soleggiato e non c’era un filo di vento, mentre su di loro infuriava una vera e propria tempesta. Il vento incominciò a soffiare forte e Niall e Anastasia fecero dietrofront, unendosi agli altri che erano diventati più compatti delle nuvole. 
Una risata grassa e tuonante li sovrastò e proprio sopra di loro apparve Botrux, in tutta la sua uniforme scura e la maschera con quel ghigno che agghiacciava tutti quanti. Sophie sentì lo stomaco talmente gonfio che dovette piegarsi in avanti stringedosi la pancia tra le braccia.
Harry si accovacciò a sua volta e la rimise in piedi. « Che sta succendendo? »
Sophie si sforzò di parlargli, ma tutto quello che avrebbe voluto fare era sedersi a terra e scoppiare a piangere. 
« Dai, non vi mostrate sorpresi. Sapevate che sarei venuto presto. »
« Infatti non siamo sopresi. » urlò Zayn al di sopra del vento. 
« Zayn, » disse Botrux apostrofandolo, « queste nuvole ti ricordano qualcosa? »Fece scoppiare un tuono potente e in cambio ricevette solo uno sguardo assassino da parte del moro. Poi scattò le dita e incominciò a piovere, « E quest’acqua, Niall? »
Il biondo irrigidì le braccia lungo i fianchi e Anastasia gliene accarezzò uno, per calmarlo, poi l’uomo nero fece alzare ancora di più il vento, facendo calare la temperatura. « Oh, Ania, lo sentì il vento sferzare contro di te? » La ragazza appoggiò la fronte al braccio di Niall che la avvolse con l’altra braccio. 
Botrux alla vista di quella scena, fece finta di intenerirsi, poi spostò il suo ghigno agghiacciante o su Sophie, o su Harry, nessuno avrebbe saputo dirlo con certezza. « Bene, chi  sarà il prossimo? »
Nessuno fiatò, stringendosi ancora di più tra loro, poi l’uomo nero si schiarì la voce e incominciò a volare avanti a indietro. « Allora forse non avete capito. Mi serve il fuoco per diventare signore assuluto, e se Harry non collabora, allora me lo prenderò da solo. »
« Questo è pazzo.. » sibilò Niall, ma Botrux parve comunque sentirlo. 
« Poi mi serve quella dolcissima ragazza capitata qui per caso, con un potere che neanche lei sa di possedere e che potrebbe aiutarmi a completare l’opera e diventare padrone del mondo. »
« Tu non avrai nient’altro. » sibilò Harry a denti stretti, « Nient’altro. »
« Vedremo.. » l’uomo nero si alzò ancora più in alto e concentrò tra le sue mani una palla enorme, fatta di luce e acqua nebulizzata. 
« No. » Liam e Isabelle si alzarono e sovrastarono il gruppo, con la pioggia che ormai li aveva resi tutti fradici dalla testa ai piedi.
Erano mano nella mano e Sophie, guardandoli, avrebbe voluto gridare loro di togliersi di mezzo, ma il dolore alla pancia le provocava un nodo alla gola. 
« Non ho bisogno di voi due, intrepidi innamorati.. » Botrux mantenne la palla con una mano, mentre scagliò l’altra contro di loro e li racchiuse in un attimo in una bolla di sapone, impedendoli di parlare o fare altro. « Adieu. » poi con uno scatto li scagliò oltre la strada, verso il mare aperto. 
Le due bollicine caddero oltre il guard reil e precipitarono. « Ora, Harry e Sophie, tocca a voi.. » prese la palla con entrambe le mani e la preparò a scagliarla sopra i due ragazzi che non osavano muoversi. 
Poi però Niall proruppe sulla scena, « I miei amici non si toccano! » urlò staccandosi da Anastasia e dandosi una forte spinta in avanti. Purtroppo Botrux non aveva sospettato che il biondo si sarebbe messo in mezzo, in quanto quella palla era destinata ai due ragazzi con i poteri, e che un umano non avrebbe sopportato, ma ormai l’aveva lanciata qualche secondo prima che Niall si staccasse, per cui la palla luminescente colpì lui, avvolgendolo con la sua potenza e scagliandolo contro il guard reil.  L’unica cosa che Sophie riuscì a sentire prima di svenire fu il suo stomaco molto più leggero e le urla disumane di Anastasia che cadde a terra.



Spazio autrice:
Ciao a tutti, ecco a voi il capitolo numero *rullo di tamburi* 15! La storia ne presenta 'solo' diciotto - incluso l'epilogo -, per cui la fan fiction sta giungendo al termine e io mi permetto di far accadere certe cose, vabbè. 
Allora, partendo dall'inizio, vediamo tutti più o meno spensierati, serenità che li abbandonerà nel momento in cui la voce tuonante di Botrux rieccheggerà su tutti loro. 
Poi troviam0 Harry e Sophie finalmente che riprendono a parlare più o meno in maniera civile, sentendo entrambi che qualcosa sarebbe accaduto molto presto. Giungendo alla fine del capitolo, vediamo l'inizio di un breve scontro con l'uomo nero e, purtroppo, Niall si mette in mezzo. Nel momento in cui la palla di luce lo colpisce, Sophie si sente libera dal peso sullo stomaco. Per cui, il suo presentimento era più che giusto.
Scusatemi per quello che leggete, ma tutto accade per una ragione e si capirà alla fine.
Ah, un'altra cosa: qui vediamo anche il resto del gruppo che incomincia a chiedersi del perchè Botrux desideri Sophie così ardentemente, conscio del potere della ragazza che nemmeno lei sa di possedere *troll face*
Ammetto che questo capitolo non mi piace granchè, e vi avviso che il prossimo è depressione pura, almeno nella prima parte ahahah.
Grazie per le recensioni, vi sono molto grata :) mi fa davvero piacere leggere i vostri commenti.
Comunque da sabato prossimo incomincerò a pubblicare anche l'altra storia che ha Zayn come protagonista, ma sono presenti anche tutti gli altri ragazzi, ovviamente.
A sabato prossimo, bellezze.
Love you,
Eli.

P.s intanto vi lascio la trama e il banner :)
Zayn e Johanna sono sposati e sono pronti ad incominciare
la loro vita insieme, ma non è tutto rose e fiori come avrebbero voluto.
Un segreto grava sopra le loro spalle,
un segreto che solo Zayn conosce 
e che cambierà per sempre la propria vita.
« Dimmi qualcosa, ti prego. »
« Jo, devo parlarti, e se non lo faccio ora,
scoppierò. »

 


 
 

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Capitolo 16
*** Only appearance? ***






Only appearance?



Quando Sophie riaprì gli occhi, si rese conto di essere rimasta poco tempo incoscente e attorno a lei regnava il caos. Si mise seduta e vide Botrux galleggiare sopra di loro, le braccia allungate ai fianchi. « Questo non l'avevo previsto. »  e salì in alto, passando attraverso le nuvole e scomparendo, facendo sparire anche il tempaccio da quella piccola apertura che aveva lasciato al suo passaggio. Il sole stava illuminando il parcheggio del centro commerciale, e Sophie si rese conto improvvisamente di tutto. Si girò a sinistra e vide tutto il gruppo accerchiato vicino al guard reil. Liam teneva in braccio un Louis che era andato a salvarli, rompendo le bolle di sapone, e lo lasciava a terra mentre Isabelle si acchiappava al suo fianco e si accasciava contro la sua gamba, piangendo.
Sophie si alzò di scatto avendo un leggero capogiro, poi in mezzo al gruppo individuò Harry e lo raggiunse. Avrebbe tanto desiderato non averlo mai fatto.
Niall era steso a terra, le braccia scomposte, completamente sporco di fuliggine e con gli occhi chiusi. Era bianchissimo e metà del suo corpo aveva i vestiti strappati. I capelli si erano anneriti e la vena sul collo era di uno strano color nero, le labbra gli erano esangui e il respiro immobile.
Anastasia era seduta accanto a lui, con la sua testa appoggiata sulle gambe inginocchiate. Sophie si sentì cedere le gambe ma Harry la mantenne in piedi con uno scatto del braccio. Tutte le ragazze stavano piangendo ed erano attorno ad Anastasia, Sophie invece si sedette ai piedi di Harry, lo sguardo immobile su quel corpo. Non poteva essere vero, non lui, non Niall.

« Sophie, mi hanno trattato bene? » spostò lo sguardo sulla nuova arrivata, che scosse le spalle.
« Se la definizione di 'coglione del gruppo' ti si addice, allora sì. »
Niall lanciò uno sguardo indignato a Liam, decisamente disgustato.

« Che hai? » Niall era seduto sul sedile dell'autobus accanto a quello di Sophie ed era ancora tutto sporco di viola, i capelli appiccicati alla fronte. Quei capelli che in quel momento non sembravano neanche i suoi, di quel bel biondo che tanto gli donava.
« Niall, mi sono sentita inutile. Anzi, lo sono stata. »
«  Ma dai! Fossero queste le cose importanti.. »
 « É stata la vostra prima battaglia e se continuerete così, potreste.. »
« Cosa? Farci male? »
« Stavo per dire morire. »
« Mamma mia, che melodrammatica. »


« Niall, smettila. Tanto non te la da! » Zayn aveva gridato dalla panchina e scoppiò a ridere, contagiando tutti gli altri, mentre Niall, girandosi, gli mostrò non molto delicatamente il dito medio.


Liam prese Niall per la vita, « Liam, le tue manie sessuali riservale per quando stiamo da soli. »
Il moro gli diede uno schiaffo in faccia e partì a sua volta.


Quando Isabelle entrò in casa, si ritrovò un Niall che strisciava per terra, trascinandosi con le braccia.
« Ora mi dici che cazzo stai facendo? »
« Ho tanto, tanto, caldo...»
« Farti un bagno? » disse lei sarcasticamente mentre superava il biondo avviandosi verso la scala a chiocciola.
« Il bagno posso farmelo quando voglio, testona! »



Sophie ripensava a tutto, fin dai primi momenti in cui quel viso d'angelo le si era reso disponibile, da sempre. Il primo a cui aveva importato da subito qualcosa di lei, di cui si prendeva cura e cercava di mettere a proprio agio.
Anastasia abbassò la testa su quella di Niall e gli lasciò un rapido bacio sulla fronte. Aveva la faccia distrutta e piangeva, piangeva perchè le avevano tolto una delle persone più importanti a cui si era affezionata a dismisura nel giro di qualche giorno. « Niall, amore.. » sibilò, ma in quel silenzio triste fu facile sentirla con quel peso che gravava su tutti loro.
Isabelle era ancora aggrappata a Liam e piangeva contro il suo petto, mentre tutti i ragazzi erano in religioso silenzio, il buio che li oscurava il viso, le mascelle contratte. Tutti si allontanarono, lasciando solo Anastasia vicino al suo ragazzo, mettendosi tutti in disparte. « Non doveva andare così.. » pianse Ania, una sua lacrima che tratteggiò la traiettoria su quel volto sporco di fuliggine. « Non dovevi andartene, Niall. Perchè ci hai lasciati? Perchè hai lasciato me, proprio ora che avevamo deciso di provarci? »
Era passata un'ora da quando erano arrivati al parcheggio ed erano accadute così tante cose che nessuno avrebbe mai potuto solo pensarle.
L'autobus stava tornando e Louis, scesi tutti i passeggeri, parlò nelle mente dell'autista, cambiandogli il modo di vedere le cose.
Liam e Zayn afferrarono il corpo di Niall come se fosse svenuto e se lo caricarono sopra il pullman, mentre tutti gli altri li seguivano e Clary e Jasmine sorreggevano Anastasia per le spalle, che non aveva neanche la forza di fare un passo.

                                                                                ***

Nel pomeriggio del giorno dopo si tennero i funerali, e alla famiglia era stato detto che fosse morto in un incidente stradale. La chiesa era strapiena di persone, di parenti, gente che teneva a Niall e che lui amava. La messa fu soffocante e insopportabile per alcuni di loro, la mamma di Niall non riuscì a resistere e svenne sopra al marito che non distoglieva mai lo sguardo da quella bara nel bel mezzo della navata. Il fratello Greg era affiancato dalla moglie che si teneva stretta al petto il figlio addormentato, quel piccolo Theo che Niall non avrebbe mai visto crescere. Tutti piangevano perché Niall era stato amico di tutti e soprattutto i famigliari non si capacitavano di una cosa del genere, non potevano credere che il loro figlio minore se ne fosse andato via definitivamente. Il gruppo di amici era vestito interamente di nero e occupava due panche al fianco della bara e Anastasia non distoglieva gli occhi da quella foto che lo ritraeva così sorridente, con quel sorriso che l’aveva fatta innamorare. Dato l'ultimo saluto, tornarono a casa di Liam. I genitori l'avevano chiamato e sarebbero arrivati l'indomani, per cui quello era l'ultimo giorno in cui la casa sulla spiaggia sarebbe rimasto il loro rifugio, il luogo che aveva visto tutto.
Zayn era seduto sul primo gradino della scala a chiocciola e teneva le testa appoggiata alla mano, Liam era in piedi vicino al camino a consolare la sua ragazza, Louis pensava a Jasmine ed Harry invece era seduto sul divano, con la mascella serrata, le sopracciglia aggrottate e gli occhi spenti.
Anastasia era seduta sul dondolo nell'atrio, il vestitino nero che si muoveva per il leggero venticello. Sophie uscì un pò fuori per prendere aria e sì, anche per osservare il mare.
Anastasia stava piangendo silenziosamente mentre si dondolava, i capelli ricci che le ricadevano lungo le due spalle. « Sai, gli occhi di Niall era più scuri del mare..erano profondi. »
Sophie rimase in silenzio e si richiuse la porta alle spalle, così da rimanere solo loro due. « L'acqua era il suo potere, e vedere il mare ora mi fa pensare solo a lui. »
« Anche noi lo pensiamo, tutti quanti. »
« Non doveva andarsene, non doveva lasciarmi. »
Sophie si andò a sedere accanto ad Anastasia e le prese una mano. « Ti posso rincuorare dicendoti che non avrebbe mai voluto lasciare una ragazza come te? »
La riccia scosse la testa. « Non riesco a pensare che non ci sia più, non posso proprio. »
« E non farlo. »
« Se solo penso che era solito sedersi qui fuori e parlare.. » la voce venne interrotta da un singhiozzo uscito all'improvviso. « Non doveva morire. » poi si buttò su Sophie e scoppiò a piangere liberamente e la ragazza prese ad accarezzarle la schiena. « Lo so, Ania. » disse lei, mentre le scendevano piccole lacrime lungo le guance. « Lo so benissimo. » poi chiuse gli occhi e si abbandonò in quell'abbraccio.

Quel giorno nessuno riuscì a toccare qualcosa da mangiare, né tantomeno a parlare. Nessuno ne aveva voglia perché la perdita di Niall era stata una cosa forte e inaspettata e nessuno aveva la forza di fare qualsiasi cosa. Anastasia era salita al piano di sopra e si era chiusa in bagno, c’era chi stava in cucina con le braccia appoggiate al tavolo senza fare nulla, chi invece preferiva stare in salotto per stare in compagnia in quel momento di vera solitudine.
Non riuscivano a pensare che quel coglione non sarebbe più entrato in quella casa, che non avrebbe più giocato con i suoi poteri e che non se ne sarebbe uscito con quelle sue battute di cattivo gusto che facevano ridere comunque. Sarebbe mancato a tutti quel ragazzo così pieno di voglia di vivere e di divertirsi, sarebbe mancato ogni singolo giorno finchè sarebbero rimasti tutti insieme.
Era il 30 giugno e quel giorno faceva particolarmente fresco, il cielo era annuvolato e tirava un forte vento, questa volta senza un uomo che scatenasse la tempesta.
Avrebbe piovuto senza dubbio, anzi, Sophie pensava che lo avrebbe fatto da lì a poco. Era affacciata alla finestra della sua camera temporanea e passava il dito sul cornicione della finestra. Si girò e incominciò a vedersi intorno, le pareti stinte, il letto sfatto e alcuni suoi vestiti buttati alla rinfusa sul letto e sulla scrivania. Le sembrava tutto così reale che non pensava potesse abbandonare tutto da un momento all’altro. Sapeva che Botrux sarebbe tornato, quando invece nessuno in quella casa aveva più la forza di reagire. Tornò a guardare fuori dalla finestra, mentre la chiudeva perché aveva iniziato a piovere. Si avvicinò talmente tanto al vetro che il suo respiro lo fece appannare e utilizzò il bordo della sua maglietta nera per pulirlo.
Beatrice stava entrando nella sua stanza proprio in quel momento, i capelli marroni tirati indietro da un cerchietto scuro.
« Oggi è un giorno troppo forte per poter combattere. »
« Fidati, lo so. » disse Sophie mentre appoggiava la fronte al vetro. Beatrice la raggiunse e la abbracciò da dietro, passandole le mani sul petto. « Dobbiamo farci forza, tutti quanti. »
Sophie si girò e scoppiò a piangere, nascondendo la faccia tra il collo e la testa.
« E’ difficile, troppo difficile. Niall è stato il primo, insieme a te, che.. »
« Shh. »  disse l’altra zittendo l’amica e accarezzandole la schiena, piangendo anche lei. « Lo so. »
Sophie si staccò e si passò un pugno sotto gli occhi per asciugarsi le lacrime. « Oggi scade anche il mese, ed Harry è ancora a rischio. »
« Non importa adesso. » Beatrice si passò un indice sugli occhi e si passò due ciocche di capelli dietro l’orecchio. Tirò su col naso e affiancò Sophie, guardando fuori dalla finestra le goccioline che scendevano sul vetro.
« Sai, » disse seguendo la traiettoria di una piccola goccia. « Da piccola giocavo a fare le gare, vedendo quale gocciolina sarebbe scesa per prima. »
« Anche io lo facevo….anzi. » Sophie scosse la testa e le accennò un sorriso. « Lo faccio ancora qualche volta. »
Beatrice le prese una mano e gliela strinse forte. « Andrà tutto bene. Fidati di me. »
« Tris, promettimi che ti ricorderai di me così come sono. -
La ragazza aggrottò le sopracciglia e lasciò la mano dell’amica. « Cosa intendi? »
« Ricordati che io ti voglio bene davvero. Se davvero sono in un libro, tornerò presto a casa e ti giuro, non scorderò neanche un momento che ho trascorso con tutti voi. »
L’amica le sorrise. « Nemmeno noi ti scorderemo mai, puoi starne certa. Ti voglio un mondo di bene anche io. » Poi abbassò la tapparella e chiuse la piccola tendina azzurra. « Ora scendiamo dagli altri? »
« Sì, solo un minuto però… »
Beatrice annuì e uscì piano dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Sophie si andò a sedere sul letto, schiacciando i suoi vestiti. Sì, il desiderio di tornare a casa era troppo forte, ma non voleva lasciare quei ragazzi, soprattutto in quel momento. Si toccò la perla al collo e incominciò a giocarci, fin quando sentì un ticchettio alla finestra. Si girò ma non ebbe il tempo di fare nulla che una cosa la colpì in testa duramente.


Tutti erano di sotto e parlavano sotto voce, come se ci fosse qualcuno che stava dormendo e non volevano disturbarlo. Anastasia aveva lo sguardo abbassato sulle sue mani strette, Beatrice era in braccio ad Harry e Jasmine si beveva un bicchiere d’acqua. Louis guardava fuori dalla grande finestra e Zayn gli si affiancò.  « Pensi abbia sentito dolore? » gli chiese, le mani nascoste nelle tasche del jeans nero.
Louis scosse la testa, amareggiato e davvero molto triste, con gli occhi velati di lacrime, ma si sa, i maschi non demordono e non ne versano neanche una . « Il mio contatto con lui si è interrotto nel momento stesso in cui la palla l’ha avvolto. »
Zayn ingoiò a vuoto e si passò una mano tra i capelli. « Che cazzo però. »
Poi un movimento frettoloso li fece girare tutti quanti, e videro Sophie scendere le scale di corsa, con le mani chiuse a coppa davanti alla faccia. Trapassò il salotto e si fiondò fuori, andando vicino la riva del mare. Il sole era tramontato e in cielo le nuvole erano di un inquietante rosso, tipico delle nuvole temporalesche. Beatrice si alzò da Harry, « Vado io da lei. »
« Prenditi un ombrello, almeno. »
« No, tanto è estate, non potrà mai fare tanto freddo se ci bagnamo. » gli diede un rapido bacio sulle labbra e uscì anche lei. Non pioveva a dirotto, ma i capelli le si impregnarono subito d’acqua, mentre Sophie era con le scarpe vicino al bagnoasciuga, lo sguardo rivolto verso l’alto. Piangeva, piangeva tanto e le gocce di pioggia spazzavano via quelle lacrime che le impregnavano le guance e le arrossavano gli occhi.
« Sophie, anche noi siamo tristi, ma non serve fare queste pazzie. »
La ragazza si girò e incontrò gli occhi di Beatrice che trasudavano tristezza, mentre si stringeva la perla in mano. « Come fai a non scoppiare? Come riesci a mantenere questo autocontrollo? »
« Non ho autocontrollo. »
« Oh, invece sì. Non so voi, ma io per stare bene ho bisogno di sfogarmi. Quindi, per favore, lasciami da sola. »
« Sophie, » la ragazza si avvicinò, cercando di spostarsi i capelli bagnati dalla faccia. « Vai a piangere nella tua stanza, è pericoloso stare in spiaggia con questo tempo. »
« Va’ via, Tris, per favore. » Sophie era in piedi, le mani chiuse a coppa sugli occhi. « Ti prego. »
Beatrice le si avvicinò ancora, con la pioggia che scendeva molto più fitta e pesante. « Sophie, sta arrivando un temporale.. »
La ragazza continuò a darle le spalle e piangere singhiozzando. Beatrice ormai era dietro di lei, le onde del mare che arrivavano quasi a toccare i loro piedi. Il vestitino che le svolazzava intorno trasportato dalle forti correnti di vento sembrava la incitasse ad allontanarsi, ma Beatrice appoggiò comunque una mano sulla spalla dell’amica. « Sophie. »
A quel punto l’altra si girò di scatto facendo togliere la mano dell’amica, « Ho detto di andare via! » urlò, mentre un fulmine cadeva nell’acqua dietro di lei. Sophie si sentì le mani intorpidire e le puntò contro l’amica, facendo partire una scarica di luce che colpì Beatrice proprio all’altezza del petto, scaraventandola a parecchi metri di distanza.
« NO! » Harry urlò dalla finestra del salotto, in quanto si era soffermato a guardare la due ragazze da dentro casa,  e si fiondò fuori, correndo da Beatrice. La ragazza era viva, ma respirava rapida e aveva gli occhi chiusi, con le palpebre che tremolarono. Tutti i ragazzi si fiondarono fuori, fregandose della pioggia.
« Si può sapere che cazzo ti è preso? »
« Le avevo detto di lasciarmi stare, non ho bisogno sempre di conforto! »
Liam spiccò il volo e si avvicinò furtivo ai tre vicino al mare. « Ragazzi, continuiamo dentro, per favore..si sta scatenando una tempesta qui! »
« E tu togliti un po’ dalle palle. » scagliò un’altra scarica di luce che fece precipitare Liam a terra, facendogli rompere la caviglia nell’impatto sulla sabbia. Isabelle urlò e, scagliando occhiatacce a Sophie, lo prese in volo che si dimenava per il dolore e lo portò dentro, tutto moribondo, come Beatrice. Harry era seduto per terra, i ricci bagnati che gli cadevano sulla fronte e Tris stretta tra le braccia che sembrava stesse dormendo. « Hai aspettato solo adesso per mostrarci il tuo potere, facendo del male? Proprio ora che Niall è morto per salvare me e te? »
Sophie si mise in braccia conserte e lo guardò con sguardo di sfida. « Niall avrebbe anche potuto non farlo, sapendo cosa sarebbe successo al gruppo. Per quanto riguarda il mio potere.. » abbassò lo sguardo sui palmi bagnati delle sue mani. « Non sapevo di averlo fino a questo momento e loro due sono capitati nella mia traiettoria. Non puoi darmene una colpa. »
« Avresti potuto ucciderli. »
« No, non l’avrei mai fatto, non dopo quello che è successo. Ehi Harry, che c’è? Ti da fastidio che forse il mio potere è più forte e potente del tuo? »
A quel punto Harry non ce la fece più e, scostandosi i capelli dalla faccia, le puntò il dito contro. « Sapevo fin dall’inizio che non avremmo dovuto fidarci di te, perché sapevo ti saresti rivelata la persona orribile che sei e che hai cercato sempre di reprimere. » Lasciò Beatrice sulla sabbia, facendo un cenno a Isabelle affinchè la portasse dentro, al sicuro. Poi incominciò ad accorciare la distanza tra lui e Sophie che lo guardava con una certa sfida negli occhi. « L’ho sempre saputo, ma ho provato comunque ad esserti amico. Niente, non è mai cambiato niente; ma ehi, che ci puoi fare. E’ nella tua indole. »
« Come incazzarsi è nella tua. » la ragazza si allisciò la maglietta che si era appiccicata alla pancia, strizzandone un lato con entrambe le mani.
Harry a quel punto incominciò a sentire caldo e Sophie si allontanò di poco, arrivando a immergere i piedi nell’acqua. Intorno a lui si creò quella piccola e protettiva barriera di fuoco che era apparsa la sera in cui Clary e Sophie si stavano picchiando appena fuori dal Luna Park.
« Io non mi sto arrabbiando. »
« Oh no, certo che no. E come mai hai iniziato a brillare? » disse lei, indicandolo con l’indice.
I ragazzi del gruppo decisero che sarebbe stato meglio allontanarsi, per cui si  andarono a riparare tutti sotto l’atrio, il cielo tempestato di tuoni e lampi e la pioggia che cadeva fittissima.
Harry abbassò gli occhi sulle sue braccia muscolose ed effettivamente le sue vene stavano brillando sotto pelle, per cui cercò di pensare a Beatrice, il suo calmante, ma ritornava sempre su Sophie, qualsiasi fosse il suo pensiero ritornava sempre e comunque a lei. « Questo è nella mia indole: brillare. »
« Sì, certo, come no. »
« Sophie, sta’ zitta. »
« Non mi faccio zittire da una persona che non esiste. » urlò la ragazza stringendo le mani in pugni. Sophie, smettila. Vuoi rovinare tutto così?. Louis stava cercando di parlarle ma non serviva a nulla, era come se quelle sue parole nemmeno la scalfissero.
Harry sentì chiaramente gli occhi brillare di fiamma e sentì tutto il suo corpo bruciare, letteralmente. Sarebbe scoppiato in poco tempo.
« Sophie, vattene se no ti uccido. »
« Non lo faresti mai. » lo stuzzicò l’altra, incominciando ad aprire e a chiudere le mani, sentendo chiaramente la luce attraversare le sue dita affusolate.
« Non mettermi alla prova. » Harry ormai aveva le fiamme in mano ma si stava servendo di tutto la sua energia per controllarle, almeno per un altro po’ perché lei era sempre Sophie, e non avrebbe mai avuto il coraggio di ucciderla per davvero. O pensava fosse così.
Sophie scoppiò a ridere e si portò una mano allo stomaco. La pioggia ormai scendeva come se il cielo avesse sbialanciato un secchio pieno fino all’orlo, ed erano completamente zuppi. Poi Sophie si asciugò una lacrima dall’occhio e lo guardò in volto. « Ma Harry, tu sei sempre stato in prova. »
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso ed Harry aprì le mani proprio davanti a Sophie che se ne stava immobile, mentre la fiamma incominciava a caricarsi tra i suoi palmi.



Nel frattempo dentro casa Sophie si era risvegliata con la tempia che le martellava forte e vedendo il tempo fuori, scese dal letto ignorando tutti i giramenti che le stavano venendo in quel momento e la nausea che le bloccava anche il respiro. Scese di corsa le scale e si ritrovò Isabelle alle prese con Liam e Beatrice, entrambi moribondi sul divano, mentre il ragazzo si stringeva la caviglia tra le mani. « Chi è stato? » urlò, e quando Isabelle la vide strabuzzò gli occhi, indicando fuori la porta. « Tu. »
« No. » disse Sophie, scuotendo la testa. « Io fin ad ora sono rimasta svenuta in camera mia! »
Isabelle spalancò la bocca e scosse la testa. « Merda. » riuscì a dire solo mentre strizzava un tovaglialo imbevuto di alcol per Beatrice. « Voglio solo immaginare chi sia. »
Sophie deglutì, uscendo fuori  e vide che tutti erano sull’atrio. Incominciò a farsi strada a forza di gomiti, « Ragazzi, toglietevi, per favore! » gridava, fin quando Louis la bloccò per le spalle.
« E tu che ci fai qui? »
« Io sono stata a casa fin ad ora! » Sophie lo guardava dritta negli occhi, e il ragazzo li sgranò improvvisamente.
« E allora quella chi è? » Louis si scostò proprio nell’esatto momento in cui Harry stese le braccia e fece uscire le fiamme che tanto lo stavano scuotendo internamente, scagliandole sopra quella che tutti credevano fosse Sophie.
« Harry, no! » urlò la vera, fiondandosi sulla spiaggia, ma Zayn la bloccò, « Sta’ ferma qui! »
« Harry, fermo! » gridò ancora lei da sopra la spalla di Zayn che la teneva ferma, ma il ragazzo non la sentiva, accecato dalla rabbia e dalla volontà di colpirla con tutta la sua potenza.
Ma nel momento in cui la falsa Sophie avvicinò entrambe le mani davanti alla faccia, ecco che il fuoco incominciò ad entrare in lei, completamente, catturato dai polpastrelli e immettendosi nelle mani della ragazza. Harry non si accorse di nulla, e continuò a lanciarle il fuoco contro, fin quando non si sentì l’energia abbandonarlo improvvisamente, insieme all’adrenalina, e fu costretto a cessare il fuoco prima di crollare sulla sabbia. A Louis presero fuoco i capelli e Jasmine lo prese e lo buttò sulla sabbia bagnata, facendogli sporcare la testa per spegnere le fiamme.
Solo che il fuoco sulla sua testa non lo scalfì minimamente e gli fece capire tutto. « Botrux. »
Harry era privo di sensi sulla sabbia e la vera Sophie si fiondò su di lui, accarezzandogli la testa. Era pallido come lo erano stati tutti gli altri, i polpastrelli delle mani anneriti dal fuoco e le vene delle braccia e del collo che pulsavano più rapide contro la sua pelle. « Dai, Harry, svegliati! » sussurrò, i capelli bagnati che le ricadevano sugli occhi.
Intanto poco più in là, vicino al mare la falsa Sophie se la rideva vittoriosa e incominciò a levarsi verso l’alto, fin quando l’aspetto della ragazza incominciò a sfumarsi, scomparendo lentamente e rivelando l’abito nero e la maschera con il ghigno che si osservava orgogliosa le fiamme che lambivano i suoi guanti di pelle nera. Poi chiuse le mani in pugno e scoppiò a ridere, la voce metallica che sembrò reicheggiare per tutta Los Angeles, quando invece la città non aveva idea di cosa stesse succedendo sulla spiaggia.
« Sapevo che Harry non ci sarebbe mai arrivato. »




Spazio autrice
Ciao a tutte, eccomi qui con un nuovo aggiornamento.
Allora, come avete potuto vedere, accandono un sacco di cose: il capitolo si apre con l'addio di Niall *piange* e il suo funerale, per poi cambiare totalmente registro con la scena di Sophie e Beatrice. 
In questo capitolo ho fatto accadere un colpo di scena che spero vi abbia sbalordite, o almeno un po' ahahah Botrux che prende le sembianze di Sophie per prendere il potere di Harry. Ricordate quando nello scorso capitolo, quando Botrux disse 'Harry, vedremo se darai prova di essere intelligente'? Bene, ecco svelata la prova che Harry non ha superato, per cui Botrux è riuscito ad ottenere quello che vuole.
Il prossimo capitolo sarà il capitolo, perchè vedremo la guerra effettiva e soprattutto Sophie riuscirà a capire e a scopriere tutto, per cui stay tuned.....ah, e il prossimo sarà anche l'ultimo capitolo prima dell'epilogo. 
Poichè quindi questa storia è ormai giunta al termine, io ho iniziato a pubblicare l'altra a cui spero possiate dare un'occhiata, magari dicendomi cosa ve ne pare; ve ne sarei davvero grata.
Grazie per le recensioni che mi avete lasciato, e spero di leggere anche altri commenti che riescono comunque a strapparmi un sorriso.
Siete bellissime. Ci vediamo sabato prossimo :)
Eli.


P.s vi lascio il link per andare al primo capitolo di 'Tell me something'' : 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2943972&i=1




 

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Capitolo 17
*** Goodbye. ***






Goodbye.

 


Sophie si sentì il sangue ghiacciare nelle vene, mentre Harry incominciava piano a riprendere i sensi, le gocce di pioggia che gli cadevano sul viso. Tutti ormai era usciti da sotto l'atrio, sebbene non fossero mentalmente e fisicamente pronti ad affrontare un nemico potente quale Botrux era diventato, appropriandosi dell'ultimo potere rimasto. Jasmine aveva la mano incastrata in quella di Louis e procedevano insieme sotto alla pioggia, fin quando non arrivarono vicino a Sophie, vedendo come Harry stesse. Liam era dentro casa e non poteva muoversi da sopra il divano, affiancato da una Beatrice che ancora non dava segni di guarigione e Isabelle seduta sul tappeto con lo sguardo a sinistra, dritto sulla porta aperta che Sophie aveva lasciato poco prima. Aveva tutta la scene sotto gli occhi, ma doveva rimanere con loro due.
Zayn e Clary camminavano vicini, i loro capelli neri che erano appiccicati alla fronte, le sopraciglia aggrottate e le labbra strette. Si avvicinarono a Jasmine e Louis, mentre Harry apriva piano gli occhi e si metteva seduto, una mano premuta contro la tempia. « Tutto bene? » chiese il ragazzo, che lo guardava apprensivo nonostante le pioggia gli desse fastidio agli occhi.
Harry lo guardò annuendo, poi spostò lo sguardo da Sophie che gli era ancora accanto a Botrux che galleggiava sopra di loro. Si avvicinò le gambe al petto e si premette entrambe le mani sugli occhi. « Sono solo uno stupido.  Come ho potuto solo pensare fossi tu? »
Sophie gli appoggiò una mano sulla spalla, mentre con l'altra si spostava una ciocca che le era caduta sul naso. Poi si alzò in piedi, dando le spalle agli altri. La sabbia era tutta scura e punteggiata come se qualcuno ci avesse giocato con un punteruolo gigante.
« Ti è sembrato giusto usare il potere di Beatrice in questo modo? » disse mentre camminava spedita verso il mare agitato.
« Sinceramente? » tuonò l'uomo nero. « Non ho mai usato un potere così giustamente. Ne vado anche orgoglioso. »
« Nonostante tu abbia fatto del male. »
« Non era mia intenzione uccidere il vostro amico. Volevo solo i vostri poteri. Ora, mio diamante grezzo, che dici se finiamo questa sceneggiata e vieni con me? »
« Sophie.. » Harry parlò a bassa voce mentre si alzava e la raggiungeva piano. « Stai qui. »
« Io ho un potere? » chiese la ragazza dopo essersi fermata. Botrux incominciò a scendere di quota fin quando non appoggiò i piedi sulla sabbia. Non era poi così alto, ma quel suo mantello e quella maschera incutevano timore in chiunque li guardasse.
« Non ne ho la certezza, insomma non sono un dio onniscente. »
« E allora perchè mi desideri così tanto, si può sapere? »
Harry era arrivato alle spalle di Sophie e guardava Botrux dritto in faccia. « Non ti sembra ingiusto stare contro persone che non hanno più una minima possibilità di difendersi? »
Botrux si portò un indice sul mento e alzò il viso verso le coltre di nuvole. « Ora che ci penso… no. » sbottò spingendo le braccia verso la sabbia, scatenando un’onda che li ricoprì dalla testa ai piedi.
Louis si era rimesso in piedi. Sophie, cosa pensi di fare? « Non lo so. » disse lei a voce alta. Harry si girò a guardarla mentre si toglieva un po’ di sabbia dagli occhi. « Cosa hai detto? »
La ragazza scosse la testa e si girò a guardarlo. « Non so che fare. »
Botrux scoppiò a ridere. « Ma te l’ho già detto, Sophie. Non è difficile. »
La ragazza si guardò alle spalle e vide tutti i ragazzi che l’avevano accompagnata in quell’avventura durata un mese. Si toccò la perla e i cerchi che la contenevano, confidando in ciò che aveva sempre pensato. « Scusatemi. »
« Che cazzo pensi di fare? » Clary la guardò scandalizzata. « Vuoi piantarci in questo modo? -
« Sophie, stai qui, ferma. » Harry era accanto a lei e la guardava con quegli occhi verdi che ormai avevano perso la luce con cui si differenziavano dagli altri.
Non farlo. Non andare da lui. Sophie si girò verso Louis e scosse la testa. « Mi dispiace. »
Li diede le spalle e iniziò a camminare verso Botrux, ma Harry la fermò per il braccio. « Perché? Dimmi perché lo stai facendo. »
« Siete indifesi. Vi ucciderà  tutti se rimango da questa parte, ed è l’ultima cosa che voglio vi accada. » Harry la lasciò andare con uno sguardo tra l’implorato e lo sconsolato.
« Sai che non cambierà nulla. »
Sophie chiuse gli occhi e deglutì a vuoto, girando la testa e riprendendo a camminare spedita, senza più guardarsi alle spalle. Quando arrivò accanto a Botrux si sentì a disagio e impaurita, con il cuore che le batteva a mille a ritmo delle gocce di pioggia che le cadevano sopra.
« Finalmente. » l’uomo nero si voltò verso di lei e levò piano le braccia verso il cielo, sollevando sia sé, sia la ragazza. Sophie non osava guardare quei volti che pensava di aver salvato, non dopo tutto quello che era successo a causa sua.
Aveva immaginato quelle cose solo nei film, in cui la vittima va dal nemico, però poi si scopre avere un piano che salvi tutti. Sophie non aveva un piano, non era mai stata una mente brillante in quel genere di cose e non aveva la benchè minima idea di cosa sarebbe potuto succedere. Si librarono sempre più in alto, fin quando i suoi amici non diventarono abbastanza piccoli. « Vedi? » disse Botrux. « Essere padrone del mondo è più o meno così, la gente è talmente piccoli che non ti importa di ciò che fai o farai. »
Sophie si girò a guardarlo dritto in quelle fessure dove ci sarebbero dovuti essere gli occhi, ma dove vide soltanto un’ombra nera. « Cosa? » poi gli osservò i guanti circondarsi di fiamma, il mantello mosso da un vento che girava solo intorno a loro due, e lampi che ripresero a illuminare quella serata piovosa.
« Grazie, Sophie. Hai reso tutto molto più semplice. » Fece uno scatto della mano e intrappolò la ragazza dentro una bolla di sapone. « Ti do una dimostrazione. »
Sophie si sentì bloccare, non poteva muovere un dito, né riusciva a parlare. La bolla non le permetteva di fare niente, poteva solo guardare quello che Botrux avrebbe fatto da lì a poco.
« Vedi un po’ come distruggo quelli che erano ‘supereroi’. »
Detto questo scagliò le mani verso di loro e scie infuocate li presero a cadere intorno, incendiando la sabbia circostante, isolandoli dal resto della spiaggia. I ragazzi si unirono gli uni agli stringendosi tra loro, mentre Jasmine cercava invano di farlo smettere. Una volta finito col fuoco, Botrux fece partire delle saetre che incominciarono a schiantarsi nei loro paraggi, facendogli sussultare ad ogni caduta, mentre cercavano di evitarli. Sophie si sentì una morsa al cuore, il petto schiacciato e oppresso. Poi Botrux fece un gioco con le mani e al posto del fuoco, creò una barriera d’aria isolante che li racchiuse come per Sophie. Poi iniziò a soffiare e l’aria ghiacciò, facendo diventare la barriera una bolla di ghiaccio. La temperatura lì dentro era bassassima, e i ragazzi iniziarono a tremare tutti, ripiegandosi su se stessi per cercare una qualche fonte di calore. Sophie sapeva potessero andare in ipotermia, ma chiusa com’era non poteva fare niente e si odiò per quello.
« Vediamo quanto resistono, Sophie? » disse l’uomo nero, mentre si strofinava i guanti in segno di soddisfazione. La ragazza deglutì, e non potè che continuare a guardare.
Dentro la bolla ghiacciata, la prima a dare segni di cedimento fu Anastasia. Era già debole, tutto quel freddo non le fece per niente bene e si accasciò lentamente, i capelli che le ricadevano sulla faccia. Louis era inginocchiato e si stringeva le braccia vicino al petto, cercando di aiutarla. Provò a parlarle telepaticamente, ma non sentiva niente. E quando i pensieri si interrompevano….non c’era nulla di buono. Cercò di muovere la testa e vide al suo fianco Jasmine raggomitolata per terra, con le labbra viola che tremavano incessantemente e sul suo corpo qualche accenno di brina. Tutti loro si stavano via via coprendo di bianco come se avesse nevicato da poco, e tutti piano a piano svenivano. La successiva fu Clary che, già stesa per terra, smise di tremare, le labbra viola e la pelle cinerea.
Zayn aveva gli occhi socchiusi e le labbra strette tra i denti, le ginocchia attaccate al petto e cercava di dondolarsi, mentre davanti a lui Harry era immobile, sempre con le braccia attorno alle gambe, ma con gli occhi chiusi e i capelli tutti bianchi di brina. Stavano cedendo tutti, chi prima e chi dopo. In poco tempo, sarebbero morti senza dubbio, questo Sophie lo sapeva ma quella dannata bolla non le dava la possibilità di fare niente. Poi Botrux sbuffò e iniziò ad aprire e a chudere le mani. « Mamma mia, al solo pensiero di quanto freddo faccia lì dentro, mi si sono intropidite le mani. Che dici se cambiamo un po’?  »
Dopo un secondo, fece aprire un buco nella parte alta delle bolla e dal mare fece ingrossare un’imponente onda che caricava sempre più acqua. « Ora arriva il divertimento. » e la fece partire verso la bolla ghiacciata. L’acqua iniziò ad entrare rapida attravero l’apertura, e i ragazzi, oltre ad essere ghiacciati, vedevano l’acqua farsi sempre più alta. Da quando l’onda si era abbattuta sulla bolla ghiacciata, non faceva poi così tanto freddo, e i tre ragazzi incominciarono a prendere le ragazze svenute. « Come facciamo? » gridò Zayn che sorreggeva con entrambe le braccia una Clary priva di sensi. « Non sappiamo come stanno, come stiamo. »
La sua voce rimbombò sulle pareti ricurve della sfera e li fece male alle orecchie. « Io non sento i pensieri. » disse Louis con Jasmine sulle spalle, l’acqua che arrivava già al basso ventre.
« Non possiamo fare niente. Dobbiamo cercare di galleggiare e di posizionarci vicino al foro. » disse Harry con Anastasia aggrappata al collo, la sua testa appoggiata al petto. « Loro non stanno bene. »
« Harry.. » Louis si girò a guardarlo perché entrambi sapevano che non ce l’avrebbero mai fatta. Era già difficile galleggiare per loro tutti intorpiditi, figurarsi per quelle ragazze che stavano cercando di non fare morire affogate. Harry lo guardò a sua volta. « Dobbiamo almeno provarci. » bisbigliò quando ormai l’acqua gli era arrivata al petto. I ragazzi incominciarono a galleggiare e si misero a sbattere i piedi per tenere con la testa fuori dall’acqua le ragazze, ma la sfera non era grande, un’altra secchiata e sarebbe stata piena. Il livello dell’acqua si stava ancora alzando e avevano giusto il tempo di prendere un forte boccata d’aria prima di essere totalmente sommersi.
Sophie da fuori iniziò a piangere da dentro la bolla, la collana che le premeva pesante e calda contro il petto, mentre le lacrime le scendevano lungo le guance.
« Ops, mi sa che adesso muoiono tutti.. »
La ragazza aveva un nodo alla gola che la stava strangolando, mentre il respiro si faceva più rapido e difficile. « Acceleriamo il processo allora. » Botrux chiuse la mano a pugno e l’onda soffocò su se stessa, mentre il foro della sfera si chiudeva. Ora non avevano più via di uscita.
« Secondo te, ci metteranno molto a morire tutti, mia cara Sophie? »
« Non tutti! » un’altra voce proruppe sulla scena avanzando a gran velocità verso di loro.  Isabelle volava velocissima e si scagliò con potenza su Botrux che perse il controllo e cadde in mare, mentre la ragazza scoppiava la bolla e prendeva al volo una Sophie distrutta.
Scese in picchiata con la ragazza tra le braccia, i capelli biondi che le svolazzavano all’indietro. La lasciò immediatamente sulla sabbia vicino alla sfera. « Salvali. » disse prima che una palla di luce arrivasse su Isabelle, ma la bionda riuscì a scansarsi e l’energia si scagliò sulla sfera piena d’acqua, facendola scoppiare.
Botrux urlò per la frustrazione, mentre fuori si riversava tutta l’acqua che c’era all’interno della sfera, insieme ai ragazzi che vennero letteralmente sputati fuori. Si riversarono sparpagliati per la sabbia, e Sophie si avvicinò ad ognuno di loro per vederli, mentre Isabelle sembrava stesse facendo un incontro wrestling con l’uomo nero per distrarlo. Intanto dentro casa Beatrice si era ripresa e si vide vicino un Liam che si metteva una fascia con una stecca alla caviglia destra.
« Sei sveglia, allora! » le disse prima di alzarsi e fare una smorfia di dolore. « Non posso continuare a stare qui mentre gli altri muoiono. »
Beatrice spalacò gli occhi e si riversò fuori di casa, mentre Liam la seguiva a ruota, andando a raggiungere poi la sua ragazza ad intrattenere Botrux.
Beatrice si avvicinò a Sophie che intanto piangeva. « Cosa è successo? » chiese spaesata nel vedere tuti quei corpi svenuti sulla sabbia bagnata. Aveva smesso di piovere, e l’aria si era fatta molto più calda.
« Aiutami. » gridò Sophie mentre cercava di far rinvenire i suoi amici. Beatrice seguì l’amica e si fiondò su Harry. Il riccio incominciò a tossire da subito, sputando tanta acqua., poi si guardò intorno e, nonostante fosse mal messo sulle gambe, iniziò a scuotere gli altri. Anastasia fu l’unica a non svegliarsi subito, e Zayn la prese portandola dentro casa, ricoprendola di coperte. Poi si rifiondò fuori, pronto a stare accanto ai suoi amici, proprio nel momento in cui Botrux scagliava lontano Liam e Isabelle e tornava con i piedi per terra.
« Gran bella mossa, davvero. » disse mentre si massaggiava la spalla. « Mi avete stupito. »
« Non puoi farli del male. » Sophie si mise davanti tutto loro, « Non puoi e non devi. »
L’uomo nero iniziò a camminare, per poi fermarsi bruscamente. « Okay, allora significa che morirai con loro. »
« No. » urlò Sophie spalancando le braccia, « Non morirà nessuno. »
« E chi saresti tu, per impedirlo? »
« Nessuno, » disse lei, « sono solo una stupida ragazza che è caduta in un libro in cui non doveva cadere e che finge di essere coraggiosa, in un libro in cui ha avuto a che fare con persone bellissime, che vogliono bene e che farebbero di tutto gli uni per gli altri. » si girò e iniziò a guardarli uno per uno. « Adesso ho capito tutto. Non dovevo andare alla ricerca di chissà quale potere importante. Ce l’ho sempre avuto sotto il naso. E’ questo il potere della magia. Avere cura degli altri senza averlo richiesto, confortarli, amarli….sacrificarsi. » disse, soffermandosi su Harry. « Per avere la magia non bisogna solo possedere un potere. » continuò girandosi a guardare Botrux. « Bisogna solo avere un cuore aperto a tutto, pronto a darti la spinta per le azioni di cui ti importa davvero. »
Detto questo si strappò la collana dal collo e la fece dondolare davanti ai suoi occhi scuri. « Tu non toccherai nessuno di loro, mai. » lasciò improvvisamente la collana che continuò a galleggiare lì, davanti a lei, illuminandosi di una luce sempre più accecante. Dalla perla incominciò ad allargarsi su entrambi i lati una barriera luminosa che accerchiò anche la stessa casa, proteggendoli da qualsiasi tipo di incantesimo. « Non ero io il tuo diamante grezzo, ma la mia collana sì. »
L’uomo nero si infuriò talmente tanto che concentrò tra le sue mani tutto il suo potere, scagliandolo con violenza contro di loro. Solo che non li scalfì nemmeno, perché la perla lo racchiuse dentro di sé, inglobando il potere a cui Botrux aveva tanto ambito. Sophie era immobile, con la collana che le galleggiava accanto e che brillava di luce propria come se fosse una stella. « Abbiamo vinto noi, Botrux. » detto ciò la collana riversò fuori tutto la magia che aveva in sé , colpendo in pieno l’uomo nero che si accasciò all’istante sulla sabbia.
Poi cadde un silenzio inquietante, la barriera si ruppe e la collana cadde per terra, fredda e spenta. Tutti in un primo momento rimasero straniti, aspettandosi chissà cosa, ma poi esultarono e abbracciarono Sophie come non avevano mai fatto, quando un’ultima risata soffocata li interruppe. La ragazza fu la prima a girarsi e strabuzzò gli occhi.
« Non avete vinto solo voi.. » con le ultime forze rimaste, e utilizzando la sua ultima carica di potere dai suoi remasugli, Botrux si sorresse su un gomito e scagliò con l’altra mano una palla di luce che colpì Sophie in pieno petto, facendola crollare.
Beatrice urlò con quanto fiato aveva in gola e si fiondò sull’amica, che venne subito accerchiata da tutti gli altri, mentre Botrux moriva e scompariva sul bordo dell’oceano. Tris la prese e se la mise in braccio, mentre Sophie non dava alcun cenno. Harry le prese la mano e gliela strinse forte.
« Sophie, svegliati adesso! Sophie, ascoltami! »
Louis la guardava da dietro e sbiancò, Zayn rimaneva fermo come una statua, impassibile e ingoiava a vuoto mentre le ragazze rimanevano immobili, incredule.
« Ti prego, Sophie, ti prego! » piangeva Beatrice mentre si cullava la testa dell’amica tra le braccia. « Ti prego, svegliati. »
Sophie sollevò piano le palpebre, l’aria che le mancava e i polmoni affaticati. « Va tutto bene.. » sussurrò, stringendo la mano di Harry che aveva gli occhi velati di lacrime. Il ragazzo la mattina prima aveva perso Niall, non poteva sopportare un’altra perdita, qualsiasi essa fosse. « Ehi.. ci saremmo dovuti salutare lo stesso oggi. » bisbigliò Sophie con poco fiato. Aveva freddo e le labbra le tremavano.
Beatrice sorrise tra le lacrime. « Non fare la scema, e resta con noi, prima che io possa darti lo schiaffo che ti avevo promesso. »
Sophie accennò un sorriso, « E’ stata la più bella avventura che abbia mai potuto vivere. »
« Non è ancora finita. » disse Harry, continuando ad accarezzarle la mano. « Dobbiamo ancora litigare per parecchio tempo. »
« Sì, invece. Siete salvi. »
« Grazie a te. » disse Zayn che tirò su con il naso. « Solo per te. »
« Ho…combinato troppi casini da quando sono arrivata. Volevo riscattarmi. » disse con uno sfrorzo immane. Poi incominciò a guardarli uno a uno in viso, imprimendosi nella mente quei volti che non avrebbe mai dimenticato. Poi chiuse gli occhi e pensò ad Anastasia in casa che stava incominciando a riprendersi grazie al calore di tutte quelle coperte, e poi vide Niall, il suo sorriso e la sua felicità che l’avevano aiutata nei primi periodi.
« Se dovessimo venire nel tuo mondo, accoglici per bene, eh? »
Sophie sorrise, rimanendo con gli occhi chiusi. Beatrice tirò su con il naso e fece parlare Harry al posto suo perché non ce la faceva.
« Ti vogliamo bene, Sophie. Forse non l’abbiamo dimostrato per bene da sempre – pensa a me, il solito coglione -, ma teniamo davvero a te. »
« Ah, un’ultima cosa. » sibilò Sophie. « Prima che io me ne vada. » fece una smorfia di dolore prima di appoggiarsi una mano sul petto. « La collana ha in sé i vostri poteri, presumo. Liberateli, rompendola. Fatelo adesso. »
Louis la raccolse da terra e incomiciò a staccare i cerchi concentrici, poi la lanciò su uno scoglio lì vicino e la perla si ruppe, liberando una palla di energia che si divise in palline più piccole. Sembravano tanti spiriti che incominciarono ad entrare in ognuno di loro, e le energie che tornavano più forti di prima. Harry fece schioccare le dita e una piccola fiammella iniziò a danzare sui suoi polpastrelli. Sorrise, poi tutti alzarono lo sguardo su un’unica pallina che svolazzava su tutti loro. Persino Sophie aprì leggermente gli occhi per guardarla. « Abbiate cura del potere di Niall. »
« Lo faremo. » disse Beatrice dando un bacio sulla guancia all’amica.
« Vi voglio bene. » disse Sophie con l’ultimo fiato che aveva, sentendo le forze abbandonarla e il cuore spegnersi improvvisamente.





Spazio autrice
Ciao a tutte! Allora, se siete arrivate fin qui, penso abbiate un istinto omicida nei miei confronti, e vi capirei; o magari siete solo felici che Sophie sia morta, dipende dai punti di vista ahahahah.
Sì, avete capito bene: il cuore di Sophie ha smesso di battere, adieu.
Questo capitolo - lo ammetto - è stato un parto, perchè ho cercato di far coincidere tutto e descrivere ogni singolo evento mi ha fatto sudare poichè volevo che uscisse nel migliore dei modi, ahahah.
Finalmente si è scoperto questo famigerato potere della magia, che Sophie ha spiegato molto bene nel suo monologo, e il diamante grezzo non era altro che la sua collana. (Ecco perchè è entrata nel libro con quell'unico oggetto)
Se avete altri dubbi riguardo ciò che è successo, sarò felice di aiutarvi a capirli tutti quanti. 
Il prossimo capitolo che pubblicherò sarà l'epilogo, ma poichè sarà sabato prossimo, io approfitto di questo spazio autrice per augurarvi un buon Natale, che spero possiate passare serenamente :)
Detto ciò, vi lascio con il link di 'Tell me something' :) 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2943972&i=1
A sabato prossimo, love you all.
Eli.


 

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Capitolo 18
*** The end. ***





The end.



Sophie aprì di scatto gli occhi, boccheggiando e aggiustandosi gli occhiali storti sul naso, mentre la pagina del libro su cui era svenuta era tutta spiegazzata. Si passò un indice sulla guancia sinistra e trovò la forma delle piegature impresse sulla pelle e sorrise, appoggiando entrambe le mani sulle pagine aperte. Fuori pioveva ancora, le gocce di pioggia che picchiettavano forti sulla tapparella e le ombre degli alberi fuori casa che sventagliavano velocissime. Era tornata nella sua Londra, pensò, mentre si portava una mano al petto, dove sotto il maglione sentiva il cuore che le batteva forte e veloce, rincuorata nel sentirlo nuovamente. Si guardò intorno e vide il letto sfatto per Mark e Simon che si erano messi a saltarci sopra, trovò sulla scrivania l’astuccio della collana di Sabrina e Fancy, chiuso, e accanto il suo cellulare che vibrava. Lesse rapida il nome sullo schermo e tutta emozionata rispose, con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro.
« Sabrì? »
« Si può sapere per che cazzo non mi hai risposto?  Ti ho inviato una trentina di messaggi negli ultimi dieci minuti e tu non mi hai dato segni di vita! »
« Scusa, ma sono stata impegnata… » Sophie prese a disegnare con il dito dei cerchi sul legno della scrivania. Nel libro era passato un mese in cui era successo di tutto, mentre nel suo mondo solo dieci minuti. Scosse la testa, incredula della situazione. Poi però si strinse ancora di più il telefonino all’orecchio. Era emozionata nel sentire di nuovo la voce dell’amica, rendendosi conto definitivamente di quanto le fosse mancata. Il suo accento italiano, che la faceva sempre ridere, quando si incazzava si notava di più e mentre Sophie parlava al telefono sorrideva costantemente.
« Vabbè, in ogni caso…a che ora dovremmo venire stasera? O ti sei dimenticata che devi festeggiare il tuo compleanno? »
« No, fidati, non me lo sono dimenticata. E’ stato un mio pensiero fisso.. »
«  ‘è stato’? Sophie, perché parli al passato? »
La ragazza scosse la testa nonostante Sabrina non potesse vederla. « Niente, è solo un po’ di mal di testa. Per le otto e mezza, comunque. Così ceniamo e poi ci vediamo ‘Il Lato Positivo’. »
« Okay, benissimo. A più tardi, allora. »
« A più tardi. » e Sophie riattaccò, poi però a quel punto entrò sua madre, super incazzata, in camera sua.
« Si può sapere per quale assurdo motivo non hai fatto quello che ti avevo chiesto? » le urlò rimanenendo sotto l’arcata della porta. Dietro di lei c’erano Mark e Simon che ridevano, indicando la faccia della madre tutta sporca di nero per il forno che sicuramente era ‘scoppiato’.
Sophie si alzò e li prese tutti e tre, stringendoli in un abbraccio. « Non avete idea di quanto mi siate mancati. »
La madre restò basita, poi si scollò Sophie di dosso. « Sì, certo come no. Non hai chiuso le finestre come ti avevo detto! » poi diede uno schiaffo scherzoso sia a Mark, sia a Simon. « E voi smettetela di ridere. »
« Agli ordini, capitano! » fecero il saluto militare e a passo di marcia tornarono al piano di sotto, mentre Sophie li guardava sorridendo.
« E tu non ridere, perchè, non avendo chiuso le finestre, hai fatto allagare tre stanze! »
La ragazza tornò a guardare la madre. « Tre? »
« Sì. » la madre si girò e le porse la scopa per lavare per terra, con il secchio pieno di acqua e detersivo. « Siccome il danno l’hai fatto tu, ora ripari, prima che vengano le tue amiche. »
« Mamma. » Sophie la guardò con un sopraciglio alzato. « Fancy e Sabrina vengono stasera.. »
« Zitta e lava per terra, mentre io rimedio in cucina. » detto questo girò i tacchi e scese di sotto.
Sophie sorrise e appoggiò la scopa contro lo stipite della porta, mettendo il secchio in avanti cosicchè non la facesse cadere e fare più rumore del dovuto. Tornò alla scrivania e prese in mano lo scatolo della collana. Lo tenne per un po’ sul palmo della mano, inspirando a fondo, poi tirò il gancetto e lo aprì.
La collana c’era, ma non aveva i cerchi concentrici. Rivelava solo una perla che presentava innumeravoli crepe, come se qualcuno l’avesse rotta e attaccata con la colla. Le si riempirono gli occhi di lacrime e la indossò, toccandosela e tirando su con il naso. Non avrebbe mai dimenticato quei ragazzi, per nessuna ragione al mondo. Prima di chiudere il libro si soffermò a leggere giusto i primi righi e a sfogliare rapidamente le pagine ruvide.

Era una serena serata di inizio giugno, con le stelle in cielo ad illuminare quella coltre di tenebra che ricopriva tutta Los Angeles. Era tardi, e la spiaggia era deserta, ed un gruppo di amici si avviava silenzioso per la sabbia sorreggendo ciocchi di legno e marshmellow da arrostire. Avevano tanto di cui parlare, e la spiaggia di sera era il luogo più sicuro per evitare di essere sentiti. Insomma, sentire qualcuno che parli di doni magici non era molto sicura come cosa, per cui Harry aveva spinto i suoi amici a seguire il suo piano. L’idea del falò era stata di Niall, e tutti la accolsero felicemente, pronti a passare una serata che avrebbe cambiato la loro vita per sempre.

Sophie sfogliò più velocemente le pagine, facendo capitare sotto agli occhi parole sfuggevoli come l’aria, alcune che si imprimevano nella memoria come un marchio infuocato; a volte, si soffermava a leggere dei piccoli passi che la facevano sorridere e piangere, tratti che parlavano di Zayn e Louis, di Harry e Beatrice e di Niall e Liam. Ad un certo punto capitò verso la fine del libro, e una frase specifica catturò la sua attenzione: poi sentì il suo cuore spegnersi improvvisamente. Sophie tirò su con il naso, e chiuse il libro di botto. Ne accarezzò la copertina rilegata e la mise sulla sua libreria. « Leggerò di voi non appena finisco di lavare, ve lo giuro. » Ed era vero. Dopo quel capitolo, rimanevano ancora diverse pagine da leggere, e lei non vedeva l’ora di scoprire come la storia del suo gruppo di amici particolari sarebbe continuata, come avrebbero reagito e soprattutto moriva dalla voglia di sapere chi sarebbe stata la ragazza in più nel libro, l’undicesima del gruppo che avrebbe assistito i ragazzi in quella fantastica avventura, se mai ci fosse stata una ragazza che avrebbe preso il suo posto.
Poi sorrise scuotendo la testa, spense la luce della scrivania e andò a prendere la scopa. Lanciò un’ultima occhiata alla sua stanza, si sfiorò la perla con un dito e chiuse la porta, pronta a riprendere la sua vita normale.




Spazio autrice
Ed ecco a voi l'epilogo tanto atteso!
Allora, premetto che alcuni passi potrebbero sembrare ambigui, per cui vi lascio libera scelta di interpretare il finale come meglio vi piace :)
Sophie - come ben vedete - non è morta, però era l'unico modo affinchè potesse tornare nella sua vera vita. 
Mi dispiace un sacco che questa storia sia terminata, non potete capire quanto, anche perchè  - alla fine - mi sono affezionata anche io a questi personaggi, e spero che siano piaciuti anche a voi.
Giunti a questo punto, io vorrei ringraziare Elisa98_r acqua00 per aver recensito ogni singolo capitolo di questa storia, poi ringrazio di cuore anche ehiyel, twodirectioner, giuls is here, AllysonDewriter Alex_97 per avermi fatto sapere la propria opinione.
Grazie anche alle lettrici silenziose che, sebbene non mi abbiano lasciato nessun commento, sono sempre state presenti ad ogni capitolo.
Grazie, grazie e ancora grazie.
Ah, un'ultima cosa: vorrei ringraziare anche gli One Direction perché...beh, la storia senza di loro non avrebbe preso piede.
Vi voglio bene.
Alla prossima,
Eli.


p.s passate in numerosi, mi piacerebbe vedervi anche qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2943972&i=1 ; è abbastanza difficile liberarsi di me. Ah, e ne approfitto per augurarvi un fantastico 2015.

 


 

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