La nuova generazione di Hogwarts

di giuggiolina_93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** 2. Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** 3. Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** 4. Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** 5. Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** 6. Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** 7. Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** 8. Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21. ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22. ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23. ***
Capitolo 24: *** capitolo 24. ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25. ***



Capitolo 1
*** 1. capitolo 1 ***


1.

 

 

 

Era finalmente ora. Erano sul treno per andare ad Hogwards. Il loro tanto atteso primo anno. Erano eccitatissimi alla prospettiva di iniziare a frequentare la scuola dei loro genitori. Quella scuola che li aveva resi i maghi più ammirati del mondo magico.

  Albus Potter e Rose Weasley si stavano aggirando titubanti per i corridoi del treno che si dirigeva verso Hogwards. La piccola Rose, con i suoi bellissimi capelli castani e ricci come quelli della madre, ma molto meno crespi, guardava dentro ogni singola cabina del treno con i suoi occhioni azzurri, come quelli del padre. Purtroppo erano tutti occupati. Oltretutto, James aveva chiaramente dato l’ordine ai due ragazzini di non entrare nel suo scompartimento, dove sarebbe stato con i suoi amici. Albus, che in quel momento le camminava accanto con sguardo serio, aveva accettato volentieri “l’invito” e ora anche lui non vedeva l’ora di godersi il viaggio seduto su un comodo sedile a guardare fuori dal finestrino il susseguirsi del panorama verde che portava alla scuola, per poi vederla apparire all’orizzonte e sentire l’adrenalina salire alle stelle. Okay, magari l’ultima parte era ciò che voleva Rose, Albus voleva semplicemente sedersi comodo.

  Finalmente Rose vide uno scompartimento dove erano seduti solo tre ragazzini della loro stessa età. La ragazzina fece per bussare, ma Albus aprì subito la porta e chiese con voce annoiata: -Sono liberi quei posti?- intanto sua cugina stava letteralmente cercando di incenerirlo con lo sguardo.

  -Sì, sì- rispose il biondino del gruppo con lo stesso tono di Albus mentre guardava fuori dal finestrino. Rose gli si sedette accanto visto che il posto vicino al finestrino era occupato da un ragazzo con la pelle abbronzata e i capelli neri. Quindi optò per quello più vicino alla vista panoramica che voleva. Albus, invece, si era seduto vicino a un bambino con i capelli castani che stava leggendo una rivista. Rose mise le proprie valigie sopra i sedili e così fece Albus. Appena si risedette, inciampando e quindi finendo con ben poca finezza sul sedile, il biondo si voltò verso di lei e le rivolse uno sguardo tra lo stupito e il divertito, come a voler dire “wow, hai la grazia di un comodino” e Rose arrossì un po’, ma poi si accorse che il ragazzino che aveva vicino era proprio quello che suo padre le aveva proibito altamente di frequentare: Scorpius Malfoy. Rose ebbe un tuffo al cuore e lui evidentemente se ne accorse e le disse: -Puoi anche cambiare posto se ti faccio paura-. Era proprio come glielo aveva descritto suo padre, ironico e irritante, specie per quel ghigno che aveva in faccia.

  - Io non ho affatto paura - rispose Rose sulla difensiva.

  - E allora perchè hai fatto quella faccia spaventata? - le chiese lui, che pareva divertirsi a stuzzicarla.

  - Ecco, vedi... io... - perchè Albus non interveniva per difenderla?

  - Suo padre le ha ordinato di starti lontana - disse Albus senza cambiare di un minimo il tono di voce da quando era entrato. Rose non intendeva proprio questo per “intervenire”.

  - Oh, mamma un’altra?- esclamò Malfoy. – Perchè le colpe dei padri devono sempre ricadere sui figli? - chiese più a se stesso che agli altri. Intanto il ragazzino abbronzato stava osservando la scena. Rose notò che aveva due bellissimi occhi blu. Le sorrise e Rose ricambiò; le sembrava gentile.

  - Mio padre mi ha addirittura consigliato di impegnarmi in erbologia per non dare scusa a Paciock di darmi insufficienze o punizioni, che sicuramente sarà la cosa che più bramerà di fare appena metterò piede nella serra -. A Rose questo non parve affatto giusto.

  - Ma non potrebbe farlo. Non sarebbe corretto - gli disse, infatti. Scorpius sembrava stupito. Stupito del fatto che qualcuno, che non fossero i suoi tre amici nello scompartimento e la sua famiglia, lo stesse difendendo.

  - Beh lo so, ma anche mio padre non è stato piuttosto corretto con lui. Avrebbe tutte le ragioni per vendicarsi - le rispose Scorpius.

  - Appunto, tuo padre non è stato corretto, non tu. Tu non hai fatto nulla -. Era sveglia la ragazzina, si ritrovò a pensare Malfoy. Infatti, non sapendo cosa replicare, si presentò.

  - Scorpius Malfoy, molto piacere - disse strappandole un sorriso.

  - Rose Weasley, la figlia di...-

  - Non dovresti dirlo mai, specialmente sapendo chi è tuo padre - la interruppe Scorpius.

  - Perchè? –

  - Vuoi essere ricordata a vita come Rose Weasley o come “Rose la figlia di Ron Weasley”? - le chiese il biondino guardandola negli occhi.

  - Come Rose - rispose lei.

  - Nel tuo caso non sarebbe poi tanto male, tuo padre è uno di quelli considerati i salvatori del mondo magico, invece io vengo sempre chiamato figlio di mangiamorte. Per questo non dico mai il nome di mio padre anche se si capisce che sono figlio suo. Io non sono Draco, ma Scorpius e voglio che la gente mi giudichi per quello che sono, non per quello che era mio padre -.

  - Era? - intervenne Albus, quel ragazzo cominciava a stargli simpatico. Gli piaceva come ragionava. Anche a lui non era mai andato a genio essere considerato “il figlio di Potter” al contrario di James.

  - Beh, mio padre mi ha raccontato che da quando ha conosciuto mia madre è cambiato. Non ha più pregiudizi su babbani e mezzosangue e ha detto che posso frequentare chi voglio. A casa ho addirittura un computer e per natale mi ha regalato un I-pod -.

  - Un cambiamento radicale - commentò Albus.

  - Già - rispose Scorpius con una risata.

  - Comunque io sono Albus Potter - si presentò.

  - Piacere, Albus -.

  - Io sono Leonard Nott – disse il ragazzino accanto a Albus. Si strinsero la mano.

  - E io mi chiamo Kyle Zabini – il moro accanto al finestrino strinse a sua volta la mano di Albus. Poi i due fecero lo stesso con Rose. Il viaggio si prospettava piacevole. Albus si trovava benissimo con quei ragazzini, sperava sarebbero finiti nella stessa casa. Rose parlava di libri con Leonard che si era seduto accanto a lei e Albus aveva preso il suo posto e parlava di Quiddich con Kyle e Scorpius. Poi ad un certo punto uscì fuori il discorso che più metteva ansia a Rose.

  - Secondo voi, in che casa finiremo? – chiese Kyle.

  -Diamine, Serpeverde, no?- rispose Scorpius come se fosse una cosa ovvia e banale.

  - E i due novellini?- intervenne Leonard.

  - Io all’inizio speravo di finire a Grifondoro come mio padre, mia madre e mio fratello, ma adesso che ho visto che la gente di Serpeverde è molto più interessante, spero di finire con voi- disse Albus al quale non importava più quello che gli aveva detto suo fratello sul binario. Anche suo padre lo aveva rassicurato che non importava in che casa sarebbe finito. Purtroppo non era lo stesso per Rose.

  - Sagge parole, Albus. Tu, Rose?- disse  Scorpius rivolgendosi alla ragazzina che già stava tremando.

  -Io... non saprei... spero a Grifondoro- balbettò la piccola.

  -Come mai?- le chiese Kyle.

  -Ecco, vedi, mio padre ha detto che se non finisco a Grifondoro lo deluderò e che se finisco a Serpeverde mi disereda- spiegò Rose.

  -Wow – commentò Scorpius. –Ma scusa, con lo spirito della casa in cui si finisce ci si nasce. Se tu finissi a Serpeverde, ad esempio, non cambierebbe nulla. Tuo padre ti ha sempre voluto bene anche se avevi comportamenti che non erano da Grifondoro. Magari erano da Tassorosso o da Corvonero. Cosa importa la casa? La persona rimane quella- continuò. Rose rimase sbalordita da quella saggezza. Che sarebbe finito a Corvonero? –So già cosa stai pensando- le disse Scorpius. – Potrei finire a Corvonero, infatti mia madre era di quella casa- Rose pensò che quel ragazzino fosse pieno di sorprese. Era addirittura capace di leggere nella mente attraverso lo sguardo. Rose escludeva che sapesse già usare l’Occlumanzia. –Secondo me sarebbe da scemi diseredarti perchè non finisci nella casa che vuole tuo padre- finì di dire Scorpius. Rose si era davvero sbagliata su quel biondino dagli occhi color tempesta.

  -Mpfh. Per quello che c’è di cui diseredarmi- disse Rose.

  -Serpe!- esclamarono tutti i ragazzi, compreso Albus. Rose fece un saltò per lo spavento e chiese:  - Perchè? -.

  -I grifoni non fanno mai battute ironiche sulla famiglia- spiegò Albus. James quelle volte che faceva battute su di lui scherzava, era solo per vederlo arrabbiato. Non faceva mai sul serio, invece Rose era serissima in quello che aveva detto.

  - Dite?- chiese ancora Rose poco convinta.

  - Fidati- le disse Scorpius mettendole un braccio attorno alle spalle. –So riconoscere una futura Serpeverde quando ne vedo una-.

  - Allora va bene – disse Rose. Al diavolo suo padre e quello che pensava degli appartenenti a quella casa. Lei sarebbe rimasta la stessa, proprio come diceva Scorpius.

Hogwards cominciava a spuntare all’orizzonte e tutti si cominciarono a preparare.

 

Il treno si fermò sul binario davanti alla scuola e i primini cominciarono a scendere dal treno e formarono un compatto gruppo. In testa ad esso c’erano proprio Scorpius, Leo, Kyle, Al e Rose. Tutti potenziali serpi. Un omone enorme si parò di fronte al gruppo di giovani studenti e sorrise ad Albus e Rose.

  - Ciao ragazzi! Pronti per iniziare il nuovo anno?- chiese Hagrid.

  - Certo, Hagrid- rispose Albus  con un sorriso.

  - Lo conoscete?- chiese Scorpius intromettendosi e fissando Hagrid che lo guardava con curiosità. Albus e Rose avevano già un bel gruppetto di amici.

  - E’ un amico di famiglia- gli rispose Rose.

  -Forte- dissero i tre nuovi amici di Al e Rose.

  - Voi siete...?- chiese Hagrid sorridendo. Se erano amici di quei due dovevano essere simpatici. I tre sospirarono, pronti alla paternale che avrebbero ricevuto i loro amici sul fatto di frequentarli.

  -Kyle Zabini-.

  - Leonard Nott-.

  -Scorpius Malfoy-. I tre si presentarono porgendo la mano al mezzo gigante che li guardò con occhi sbarellati.

  - Albus! Rose!- scoppiò, intanto i tre ragazzini ritrassero la mano delusi. Anche lui li considerava “figli di mangiamorte”. – Perchè frequentate questi tre?-

  -Hagrid! Ma come diavolo ti permetti?- gridò Rose. Hagrid la fissò stranito. – Sono nostri amici. Non devi giudicarli per quello che hanno fatto i loro genitori-. Scorpius sorrise a Rose che ricambiò.

  -Beh, ecco... sarà meglio andare- disse Hagrid spiazzato da quella risposta così diretta. –Primo anno! Primo anno, da questa parte!-.

Scorpius prese sotto braccio Rose e tutti si diressero alle barche che li avrebbero portati al castello.

 

Arrivati davanti alla porta della Sala Grande, tutti i novellini vennero accolti da un uomo attempato e buffo. –Piacere a tutti. Io sono il professor Lumacorno. Vicepreside e insegnante di Pozioni- si presentò. –Ora verrete smistati nelle varie case. Sono Grifondoro, Corvonero, Serpeverde e Tassorosso- spiegò Lumacorno. –Ora seguitemi e state uniti- disse prima di voltarsi e aprire la grande porta alle proprie spalle. Tutti gli studenti entrarono e Albus e Rose vennero salutati da James, e Teddy dal tavolo di Grifondoro. Victoire li salutò da quello di Corvonero. Tutti gli studenti si fermarono davanti ad una sedia dove sopra era posato un cappello piuttosto malridotto. Paciock salutò suo figlio a un lato del gruppo e Al e Rose. Lumacorno i posò vicino alla sedia e prese il cappello. – Questo è il cappello parlante e lui vi indicherà la vostra casa- prese una pergamena e cominciò a leggere l’elenco di studenti che man mano si sedevano sulla sedia per poi dirigersi al proprio tavolo.

  -Kyle Zabini- annunciò il prof. Kyle si sedette e dopo poco il cappello gridò: -Serpeverde!- il tavolo delle serpi applaudì e Kyle si mise in disparte ad aspettare i suoi amici per raggiungere il tavolo con loro.

  -Leonard Nott- Leo si sedette e, come per Kyle, il cappello gridò: -Serpeverde!-. Leo si mise accanto a Kyle.

  -Scorpius Malfoy-. Il cappello ci mise un po’ di più con Scorpius. Forse ha notato anche un potenziale Corvonero, pensò Rose. Poi, però, il cappello disse: -Serpeverde!- e Scorpius si unì ai suoi amici e aspettò con loro. Era sicuro che qualcun altro si sarebbe unito a loro.

  -Albus Potter- tutti gli occhi si posarono sul moretto che si era seduto sullo sgabello e aspettava il responso del cappello. –Serpeverde!- un forte brusio si alzò da tutti i tavoli della sala.

  -Io scherzavo quando dicevo che sarebbe finito lì- disse James a bocca aperta. Anche Teddy era dello stesso parere. Albus si avvicinò agli altri e battè il cinque a tutti. Gli altri fecero per andare a sedersi al tavolo, ma Scorpius li bloccò: - Aspettate. C’è ancora una persona-. Rose si stava avviando allo sgabello. Prima lo definiva patibolo, ma grazie a Scorpius era molto più tranquilla, ora. Non le importava più niente. Si sedette e i brusii si fecero urla di protesta da parte dei parenti Rose quando lei si diresse al suo tavolo dopo che cappello ebbe gridato: -Serpeverde!-

 

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Capitolo 2
*** 2. Capitolo 2 ***


 

2.

 

 

Era davvero una cosa impressionante. La fissavano tutti a bocca spalancata. Quelli del suo tavolo e gli altri.

James e Teddy, dal tavolo di Grifondoro, la fissavano con occhi da gufo, così come gli occhi. Gli unici che non sembravano sconvolti o sorpresi erano proprio Al, Leo e Kyle. Scorpius le cingeva le spalle con un braccio e la rassicurava con un bellissimo sorriso amichevole.

Non avrebbe mai pensato di finire a Serpeverde. O almeno non lo pensava prima di conoscere Scorpius e gli altri. Erano tutti molto intelligenti, a dispetto di tutto quello che le aveva sempre raccontato suo padre.

Okay, magari erano un po’ più svegli, soprattutto se paragonati a suo padre e... oh no! L’aveva fatto di nuovo. Aveva appena fatto una battuta ironica su suo padre. Forse, allora, avevano ragione a dire che era giusto che fosse finita a Serpeverde.

Chissà cosa avrebbe detto sua madre. Sua madre... una ragazza così intelligente come lei era finita a Grifondoro. Strano, aveva un carattere forte e deciso, era intelligente e ambiziosa. Non si era mai fatta mettere i piedi in testa da anima viva. Tutti questi comportamenti rispecchiavano proprio quelli di una Corvonero o, maggiormente, proprio di una Serpeverde. Ad un tratto si ricordò del discorso che lei e sua madre avevano fatto l’anno prima.

 

-Mamma, come mai sei finita a Grifondoro?- chiese la piccola Rose sedendosi sulle ginocchia della madre che la guardava sorridente. Non si aspettava proprio questa domanda.

-Come mai vuoi saperlo?- le chiese Hermione, continuando a fissare quel dolcissimo viso pieno di curiosità.

-Beh, tu non sei simile a papà, zio Harry e zia Ginny- rispose Rose convinta.

-In che senso?-

-Tu sei intelligente e studiosa. Mentre loro non sono nulla di tutto questo. Quando gli zii mi raccontano della scuola, tu risalti sempre come la più brillante e ambiziosa. Loro, invece, erano sempre in panciolle e tu provvedevi a fare loro i compiti- spiegò Rose.

La madre rise. Ricordava bene quei tempi, ma su una cosa Rose aveva torto. -Io facevo loro i compiti per ottenere dei favori, Rose- specificò, infatti, Hermione alla figlia.

-Aah, ho capito- Rose sospirò. -Non hai ancora risposto alla mia domanda iniziale-.

Hermione guardò la figlia stupita. C’era qualcosa in lei che le ricordava tanto il comportamento di un vecchio compagno di scuola. -In realtà, io dovevo finire a Serpeverde- confessò Hermione. Rose spalancò gli occhi in un’espressione buffissima che fece scoppiare a ridere sua madre.

-Allora perchè il cappello ti ha mandata a Grifondoro?-chiese allora la piccola che non ci capiva assolutamente niente.

-Vedi, il cappello stava per dirmi di andare a Serpeverde, ma poi dentro la mia testa ha visto molto più coraggio, più amore della famiglia, non del sangue di essa, ma soprattutto meno competitività- spiegò Hermione. Non aveva mai raccontato a nessuno di quella storia. Beh, quasi a nessuno.

-Mamma, papà dice sul serio quando dice che tutti i Serpeverde sono dei mostri senza cuore e che se io dovessi finire lì non mi considererebbe più sua figlia?- chiese Rose all’improvviso più spaventata.

-Sulla prima cosa ti assicuro di no, Rose. Non tutti i Serpeverde sono cattivi. Zio Harry stava per finire a Serpeverde, ma lui ha chiesto al cappello di non mandarlo in quella casa, così è finito a Grifondoro- disse Hermione alla figlia. -In secondo luogo, purtroppo tuo padre ha un grosso risentimento verso i Serpeverde e credo che se tu finissi lì gli dispiacerebbe parecchio, ma non gli durerebbe più di tanto, perchè sei la sua bambina-.

-E a te? Dispiacerebbe?-

-No, mi chiederei il motivo, ma non mi importerebbe. Sarai sempre la mia Rose-.

 

Rose ricordava bene quel giorno. Era stata di buon umore per giorni dopo quella conversazione. Tutto quello le era stato levato alla stazione da suo padre che l’aveva minacciata. Questo le  aveva fatto male, ma tutto era sparito quando aveva fatto amicizia con quei ragazzini che le sedevano accanto.

-Scusa, tu sei Rose Weasley?- le chiese una ragazza seduta proprio davanti a lei.

-Sì, perchè?-

-Mi chiedevo come mai una Weasley fosse finita in questa casa- spiegò lei tranquillamente. -Ma se sei finita qui devi essere una forte. Piacere, Helena. Sono la sorella di Leonard e frequento il secondo anno- si presentò la ragazza. In effetti somiglia molto a Leo, pensò Rose.

-Molto piacere, Helena- rispose Rose porgendole la mano che Helena strinse. Cominciò a parlare con Helena che si mostrò socievole e spiritosa. Le piaceva leggere, non guanto a Leo, però. Sua madre era Daphne Greengrass, quindi lei e Leo erano i cugini di Scorpius. Rose non era a conoscenza di questo dettaglio. Infatti era proprio dalla madre che entrambi avevano preso la bellezza, ma Leo aveva i capelli castani. Faceva battute sul fratello che le scoccava occhiate infuocate, ma poi alla fine sorrideva anche lui. Rose era stupita: tutte le storie che le aveva sempre raccontato sin da quando era piccola, erano sfumate in meno di 24 ore. Lei, però, non aveva mai creduto fino in fondo a nessuna. Si sentiva anche un po’ in colpa. Tutti giudicavano i Serpeverde solamente dalla casa a cui appartenevano, ma erano tutti dei ragazzi molto intelligenti ed educati. Nono stante fosse una Wasley, nessuno la trattava come un essere inferiore. Suo padre era ormai l’unico che serbava rancore nei confronti degli ex compagni di scuola. Era davvero un bambino! Non credeva lo avrebbe mai detto, ma non si spiegava come mai sua madre si fosse innamorata di lui.

La cena finì e tutti i prefetti accompagnarono i primini nei dormitori. Rose, appena arrivata nel suo insieme ad Helena, si stravaccò sul letto e cominciò a pensare al giorno successivo. Doveva avvisare i suoi genitori di essere finita a Serpeverde. Sapeva che sarebbe finito tutto in tragedia e questo l’agitava. Decise di non pensarci e quindi si mise il pigiama e prese una pergamena. Aveva deciso di spedire la lettera subito. Via il dente via il dolore. Scrisse che era a letto e che aveva conosciuto un sacco di persone simpatiche e che si trovava benissimo nella sua casa. Poi aggiunse che era a Serpeverde. Finì così la lettera, sapeva che dopo quello suo padre avrebbe smesso di leggerla quindi non aggiunse più niente. Mise la lettera in una busta e la diede al suo gufo che, dopo che Rose ebbe aperto la finestra, partì nel cielo notturno. Rose lo osservò finché non sparì dalla sua vista. Si mise a letto e chiuse gli occhi, sicura che quello dopo, sarebbe stato un giorno tremendamente lungo.

Intanto, in una casa molto lontana da lì un uomo dalla folta chioma rossa, stava svenendo.

 

Rose si svegliò e ci mise qualche secondo per mettere bene a fuoco il posto in cui si trovava e il motivo. Tutto attorno a lei era verde e argento, altre ragazze dormivano in quella stanza e Rose sorrise. Si alzò e cominciò a vestirsi. Sulla divisa era comparso lo stemma di Serpeverde. Lo sfiorò con un dito: ancora non riusciva a credere di essere lì. Indossò la sua divisa, ma subito notò che qualcosa non andava bene per niente: la gonna era assolutamente troppo lunga. Con un colpo di bacchetta l’accorciò per farla arrivare fino a quasi metà coscia, o forse un po’ meno. I capelli erano come al solito crespi e indomabili. Fece uno sguardo di disappunto indirizzato al suo riflesso nello specchio, poi però ricordò che finalmente aveva una bacchetta e che a scuola lei poteva fare qualsiasi magia le passasse per la testa e quindi, con un altro colpo di bacchetta sistemò i ricci meglio che poteva essendo ancora inesperta, rendendoli più morbidi e definiti. Va già meglio, pensò guardandosi. Aveva sempre avuto un occhio critico maggiore rispetto a sua madre, ci teneva ad essere carina. Più per se stessa che per gli altri. Le altre ragazze si stavano svegliando in quel momento, proprio mentre lei prendeva la via della porta ed usciva dal dormitorio. Appena fu in Sala Comune, si accorse di una presenza, stava seduta su una poltrona nera, o meglio, seduto. Scorpius la guardava compiaciuto.

-Sapevo che saresti stata la prima a scendere- le disse con un ghigno divertito.

-Tu sai sempre tutto?- rispose ironica Rose.

-Esattamente-. Scorpius si alzò dalla poltrona e venne verso di lei con gran eleganza. –Scendiamo a fare colazione?- la invitò Scorpius e Rose accettò. Si avviarono insieme verso la Sala Grande parlando di come avevano passato la notte. Senza nemmeno rendersene conto arrivarono a destinazione. I tavoli erano quasi completamente vuoti. Meno male, pensò Scorpius. Era abituato a fare colazione con i suoi e basta. Non gli piaceva la folla. Vide anche che la preside McGrannittt non era presente e questo lo insospettì. Era strano. Gli era sembrata una donna puntuale e precisa e il fatto che non fosse a colazione gli fece un po’ strano. Parlò con Rose del più e del meno e si dissero tutto quello che non erano riusciti a dirsi il giorno prima. A Scorpius piaceva quella ragazzina dai capelli ribelli e il sorriso allegro. Finita la colazione cominciarono a dirigersi verso l’aula della loro prima lezione dell’anno: Pozioni. Se ne andarono proprio quando la Sala Grande cominciava a riempirsi. Per strada incontrarono anche quei tre squinternati dei loro amici. Sembravano degli zombie, al contrario di Scorpius che sembrava riposatissimo e appariva perfetto, notò Rose. Si scambiarono un saluto veloce e camminarono verso i sotterranei. Ad un certo punto, Rose scorse da lontano una sagoma che si avvicinava a loro, era Lumacorno. Il professore si parò davanti ai ragazzini che si fermarono confusi. Orace, come suo solito, non era serio e rivolgeva ai bambini un sorriso divertito, ma Scorpius riuscì a scorgere anche uno sguardo un po’ colpevole. Di cosa non lo sapeva.

“La preside vi vorrebbe entrambi nel suo ufficio” disse Lumacorno, con quello sguardo divertito che stava irritando decisamente Rose, specialmente dopo che ebbe detto quell’ultima frase. Credeva di sapere cosa li avrebbe aspettati in quell’ufficio, o meglio chi. Sperava davvero di sbagliarsi.

 

Rose e Scorpius si avviarono verso l’ufficio della preside con il cuore in gola. La bambina aveva spiegato all’amico la sua supposizione e anche lui aveva paura e questa aumentava man mano che Rose spiegava a Scorpius il carattere e le idee del padre. Lumacorno era davanti a loro e ghignava sotto i baffi. Però gli dispiaceva un po’ per quei due poveri ragazzini: loro non c’entravano nulla con le dispute dei loro genitori o dei loro nonni. Loro erano solo ragazzini che erano finiti nella stessa Casa per uno scherzo del destino. Lumacorno disse la parola d’ordine e il grifone cominciò a girare su se stesso salendo sempre più in alto e facendo comparire le scale che conducevano alla fatidica stanza. Rose e Scorpius cominciarono a salire e in men che non si dica si trovarono davanti alla grande porta in quercia. Restarono fermi per non seppero quanto, poi, facendosi coraggio a vicenda, bussarono alla porta.

“Avanti” si sentì da dentro la voce ovattata della McGrannitt. I due deglutirono e prendendosi per mano entrarono nell’ufficio. Quella fu la mossa più sbagliata da fare e se ne accorsero troppo tardi. Chi li aspettava al di là della porta li aveva visti mano nella mano e era diventato color porpora.

“Razza di verme, lascia subito la mano di mia figlia!” gridò Ronald Weasley a Scorpius che ubbidì subito per non far arrabbiare ulteriormente il padre di Rose, ma Ovviamente lo fece con un ghigno di disprezzo in faccia. In quel modo somigliava ancor di più a suo padre e questo fu notato dal rosso. Intanto Hermione cercava di farlo calmare in tutti i modi, ma invano.

“Signor Weasley, la pregherei di non rivolgersi così ai miei studenti” intervenì la McGrannitt. Ron tacque e si sedette. La preside invitò i ragazzini a fare altrettanto. Era rimasta una sola sedia e Scorpius fece sedere Rose che gli sorrise. Scorpius si sedette sul bracciolo della sedia davanti alla scrivania. Di nascosto Rose gli prese la mano per far coraggio ad entrambi. Hermione fissò il ragazzino e rimase allibita: quel ragazzino era veramente la fotocopia del padre. Sorrise. Scorpius se ne accorse e ricambiò facendo un mezzo inchino con la testa. A Hermione ricordò ancora di più Draco durante i loro incontri segreti al sesto anno.

“Non provarci con mia moglie” sbraitò Ron rivoltò al ragazzino. Lui lo guardò stupefatto.

“Solo perchè sono un gentiluomo con le donne della sua famiglia, signor Weasley, non dovrebbe prendersela con me, ma con mio padre e della buona educazione che mi ha dato. Cosa che a lei vedo manca” rispose sprezzante Scorpius.

“Come ti permetti, brutto moccioso!” urlò Ron.

“Non sa che è maleducazione alzare la voce?” continuò Scorpius con la sua solita calma.

Ron stava per replicare, ma qualcuno lo interruppe.

“Vedo che l’abilità dei Malfoy nel sovrastare i Weasley non è scemata con il passare delle generazioni” Hermione ebbe un tuffo al cuore. Le stesse emozioni che aveva provato il giorno prima alla stazione tornarono prepotenti in lei. Anche se era sposata con Ron e lo amava più di ogni altra cosa, quell’uomo le faceva sempre provare emozioni fortissime. Scorpius sorrise con il suo tipico ghigno identico al padre, made-in-Malfoy, verso la porta. Perchè proprio lì si stagliava la figura regale e perfetta di Draco Malfoy.

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice:

Cosa succederà ai due ragazzini intrappolati in quell’orda di matti? Si vedrà ^^.

Vorrei ringraziare SakiJune per il suo commento. Scusa ma mi ero completamente dimenticata dell’HTML. Comunque ho cambiato ^^. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e spero anche in vostri commenti. Vi saluto e alla prossima.

Valentina.

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Capitolo 3
*** 3. Capitolo 3 ***


3.

 

 

 

 

“Malfoy?” chiese Ron sorpreso. Hermione non era riuscita ancora a chiudere la bocca. Era vestito da babbano. Portava un paio di jeans scuri con una cintura nera in pelle, una camicia anch’essa bianca e tutto in lui faceva trasparire eleganza e sicurezza. La sua pelle lattea e i capelli color della luna risaltavo in modo affascinante sotto quell’abbigliamento. Se Hermione non avesse saputo chi fosse Draco Malfoy e lo stesse vedendo per la prima volta, avrebbe creduto fosse un vampiro. “Che diamine ci fai qui?” chiese di nuovo Ron. Draco lo fissava con divertimento. Non c’era più quell’aria saputa e cattiva dei tempi della scuola e Hermione dovette ammettere di averlo visto diverso. Ovviamente questo non venne notato da Ron.

“Mio figlio mi ha raccontato che tua figlia è finita a Serpeverde e me ne sono stupito” fece una breve pausa nelle quale sorrise a Rose che rispose timidamente. Quell’uomo era proprio bello. L’avevano subito colpita quegli occhi color tempesta così fieri e sicuri.

“Anche io Malfoy. Anche io” rispose Ron con tono mesto e fissando anch’egli la figlia, ma non le sorrise. Prima Rose avrebbe abbassato lo sguardo, ma questa volta non lo fece. Anzi, sostenne talmente bene lo sguardo del padre, che alla fine fu lui che abbassò lo sguardo. Soddisfatta Rose ghignò e fece cenno a Draco di continuare e questi, dopo aver sospirato ancor più sorpreso, riprese il suo discorso.

“Mi sono stupita che una ragazza della famiglia Weasley, così insignificante, fosse riuscita a finire nella grande Casa di Salazar” Rose non seppe se considerare quella frase un complimento o un insulto. “Ma se ci è entrata significa che è in gamba” aggiunse Draco. Aveva notato che suo figlio teneva stretta la mano di Rose e si ritrovò a pensare che il loro fosse davvero un vizio di famiglia, innamorarsi di ragazze dai dolci e morbidi ricci castani e gli occhi furbi. Si riscosse dai propri pensieri e ricominciò a parlare. “In fondo è figlia della Granger” questo fece rizzare le antenne di Ron che non mancò certo di ribattere: “Che intendi Malfoy?”.

“Intendo dire che ho sempre pensato che tua moglie sarebbe stata una perfetta serpe” spiegò il biondo.

“Che dici? L’hai sempre insultata e maltrattata per tutto il tempo che siamo stati a scuola e adesso mi vieni a dire che... che sarebbe stata bene a Serpeverde?” sbraitò Ron.

“Non l’ho sempre insultata, Wasley” Hermione spalancò gli occhi. Non doveva tirare fuori quel discorso. Gli rivolse uno sguardo supplichevole, ma Draco non la vide. Rose sì. “Io e tua...” disse Draco, ma venne interrotto da una voce abbastanza irritata da dietro Draco, che intanto si era posizionato in piedi di fronte a Ron.

“Scusatemi. Credevo che foste venuti per parlare di me” disse Rose mettendosi in mezzo ai due. Si era accorta però, che subito dopo aver lasciato la mano di Scorpius le era venuto una specie di magone alla gola e allo stomaco e non riuscì a dire quella frase con il tono che si era prefissa, ma nessuno parve notarlo. La McGrannitt osservava la scena in silenzio, come faceva sempre Silente, ma lei non aveva quel sorrisetto divertito che aveva lui quando vedeva quei ragazzi spellarsi vivi.

“Hai ragione Rose” disse Draco. Hermione rivolse alla figlia uno sguardo pieno di gratitudine. Rose andò di nuovo a sedersi accanto a Scorpius e gli riprese la mano attorcigliando le dita tra le sue. Hermione non si fece sfuggire quella mossa e pensò che quello era proprio un vizio di famiglia, innamorarsi di ragazzi dai lisci e lucenti capelli biondi e gli occhi sicuri.

 “Dicevo, Sono venuto perchè sapevo che tu te la saresti presa con tua figlia e anche con mio figlio. Avevo ragione a quanto pare, notando che sono entrambi qui”. Ron era diventato scarlatto. “Non sono affari tuoi, Malfoy” disse il rosso.

“Visto che hai convocato anche mio figlio, direi che sì, sono proprio affari miei” Draco era sempre l’ultimo ad avere la parola. Non era affatto cambiato. Ron sospirò e cominciò a parlare del motivo che l’aveva spinto lì. Come se non si sapesse.

“Rose, non so come sia potuto succedere che tu sia finita a Serpeverde, ma sono veramente deluso da te. Eppure io ti avevo avvertita” Rose non si fece intimidire dalle parole del padre che la guardava severo e parlava con voce profonda. Lo faceva sempre quando voleva sgridarla o metterle paura, ma quel trucchetto non funzionava più. Rose si arrabbiò e sentì il desiderio di alzarsi e gridare ciò che pensava al padre, ma non lo fece, perchè quello avrebbe comportato dover lasciare la mano di Scorpius che intanto guardava Ron con enorme disprezzo. Draco con consapevolezza e Hermione con rassegnazione. La McGrannitt con stupore.

“Papà, ma ti rendi conto di quello che dici?” strillò Rose piegando leggermente il busto verso il padre. Il viso era rosso dalla rabbia e dalla vergogna di avere un padre del genere. “Sei soltanto un ragazzino! Come puoi dire questo? Sono sempre Rose, papà. Come fai a non vederlo? Non sono affatto cambiata e se tu non lo capisci sono affari tuoi. Io ho la coscienza pulita, perchè sono me stessa. Non dovresti prendertela con me, oltretutto. È il cappello parlante che mi ha mandata a Serpeverde” Rose si interruppe un momento, sapeva che non era completamente la verità. “Tutti quelli che finora ho conosciuto di Serpeverde, sono persone intelligenti e simpatiche. È stata anche una mia scelta andare a Serpeverde” Ron s’irrigidì. “Non fare quella faccia, è anche colpa tua. Mi hai fatto letteralmente odiare Grifondoro con le tue stupide storie sull’onore della famiglia, della cattiveria e dell’egoismo dei Serpeverde. Beh, sai una cosa? Qui il vero egoista sei tu! Non mi permetti di essere me stessa, devo per forza essere come te e la mamma, ma io sono stanca di vivere nella vostra ombra. Io sono Rose! Non sono Hermione, Ginny o chiunque tu voglia che io sia. Sono tua figlia cavolo!” Rose era sull’orlo delle lacrime, la voce era spezzata e il magone alla gola era tornato. Aveva inconsapevolmente lasciato la mano Scorpius. Si era alzata e adesso fissava suo padre con delusione e... odio. Sì odio. Quel sentimento che prima Rose non sapeva neppure cosa fosse. Non avrebbe mai pensato di provarne, per nessuno. Non le era mai piaciuto quel sentimento. Portava solo guai e tristezza. Ora però lo stava provando e faceva male per davvero. La testa le girava in mezzo a tutti quei pensieri che la affollavano. Odiava suo padre per come l’aveva educata. Lo odiava per come avesse trattato la sua mente in tutti quegli anni. Lo odiava per come la stava trattando e umiliando in quel momento. Scorpius la fissava dispiaciuto. Il suo non era uno sguardo di pietà, solo dispiaciuto. Dispiaciuto del fatto che la sua amica, così dolce e intelligente dovesse subire le idiozie di un padre ignorante come Ron Weasley. “Sei anche l’unico che serba ancora rancore verso Malfoy. Non vedi che è cambiato? Papà è vestito da babbano e tu non l’hai notato perchè accecato dalla tua stupidità. Ti offusca la vista e non ti fa vedere più lontano di un palmo dal tuo naso. Sei la persona più egoista di questo mondo e io... io TI ODIO!” ebbene sì l’aveva detto. Non si era mai esposta così, con nessuno, tanto meno con suo padre. Non fece nemmeno in tempo ad accorgersene che suo padre si era alzato e le aveva tirato uno schiaffo talmente forte da farle voltare la faccia. Gli occhi di Rose, stupiti, spalancati e increduli, appena si voltarono a guardare quelli del padre, presero il colore del fuoco. Sprizzavano scintille di puro odio, delusione e disprezzo verso l’uomo che l’aveva cresciuta. Abbassò lo sguardo per nascondere il rossore degli occhi provocato dallo spingere delle lacrime che volevano uscire. “Non voglio più vederti” disse quasi in un sussurro. Uscì dall’ufficio senza alzare lo sguardo perchè ormai gli occhi erano colmi di lacrime e non voleva farsi vedere così. Scorpius la fissò andare via e non appena Rose sbatté la porta venne riscosso dal botto che fece e si alzò. “Non credevo possibile l’esistenza di persone così al mondo” disse osservando la porta chiusa come per capacitarsi che Rose fosse andata via per davvero o che cambiasse idea e tornasse.

“Taci tu,ragazzino. Gli disse Ron. Scommetto che tuo padre ti avrà intontito con le storie di purosangue e mezzosangue, vero?” c’era scherno nella sua voce. A Scorpius venne la nausea. “Mio padre è vestito da babbano, e sono due volte che glielo viene detto, a casa ho un computer e un Ipod” disse scorpius senza guardarlo. “Potevo finire in qualsiasi Casa. Sarei sempre stato Scorpius. Non importa la Casa in cui si finisce, signor Weasley: si è sempre gli stessi, l’anima della persona non cambia, non credo nemmeno che Rose sia così stupida da farsi coinvolgere in cose stupide o che non sono di suo gradimento” continuò Scorpius per la prima volta educatamente a Ron, forse era troppo stanco per strillare o alterarsi verso quel verme che aveva il coraggio di definirsi uomo o padre. Hermione stentava a credere che quello fosse un bambino di undici anni. Aveva un linguaggio scorrile, sicuro e orgoglioso, la voce anch’essa sicura non lasciava trasparire il suo nervosismo. Hermione sarebbe stata ad ascoltarlo parlare per ore. “Questo discorso ha fatto aprire a Rose gli occhi, spero faccia lo stesso con lei. Con permesso” così si congedò e aprì la porta andandosene. Tutti erano rimasti senza parole, specialmente Ron. Messo davanti all’evidenza da un bambino: aveva veramente toccato il fondo.

 

Rose piangeva sugli scalini che portavano alla torre di astronomia. Piangeva e singhiozzava. Si sfogava di tutto l’odio e il rancore, di tutta quella rabbia e tristezza che le si erano accumulate nel petto ed ora erano scoppiate come una bomba ad orologeria. Come poteva suo padre essere deluso da lei? Era semplicemente stata se stessa. Si era finalmente sentita libera e leggere, era stata accettata dalle persone senza per forza sfoggiare la fama del suo cognome o fingendo di essere una persona diversa da com’era veramente. Perchè i genitori di albus avevano accettato quella situazione? Perchè sua madre l’aveva fatto? Ci erano riusciti perfino i genitori di scorpius ai quali non importava la Casa del figlio, gli volevano bene comunque. Draco aveva addirittura fatto tutta quella strada solo per difendere il figlio. Suo padre invece, l’ave a fatta solo per rimproverarla e farla sentire una nullità. Non riusciva nemmeno a capacitarsi di come potesse essere figlia di una tale individuo senza cervello né cuore.

“Rose?” sentì una voce alle sue spalle. Il cuore perse un battito. Si voltò e le si illuminò il volto, ma le lacrime continuarono a rigarle il viso. Scorpius la guardava con un sorriso dolce e bellissimo. Rose, senza nemmeno pensarci, si alzò e gli si buttò fra le braccia. Scorpius la strinse a sè e la fece sfogare. Il magone nella gola di Rose era svanito di colpo non appena aveva toccato l’amico. Un bellissimo calore l’aveva avvolta non appena Scorpius aveva ricambiato l’abbraccio. Si lasciò andare da quelle braccia esili, di bambino, ma dolci e protettive. Per un momento, solo uno, credette di poter essere la migliore amica di Scorpius. Anche se non lo sarebbe mai stato per lui, Rose lo considerava tale. Era la prima volta che si sentiva veramente considerata e protetta. Dopo tutte quelle storie non avrebbe mai immaginato di finire a piangere tra le braccia di un Malfoy, ma ringraziò il cielo per quella occasione; non avrebbe potuto chieder di meglio in quel momento. Scorpius le carezzava i capelli mentre la abbracciava e teneva il viso in quella massa di boccoli color del cioccolato che avevano un piacevole profumo di lavanda. Rose dal canto suo adorava il profumo di limone di Scorpius.

“Shh. Shh, piccola. Tranquilla, è tutto finito” la tranquillizzava il bambino.

Dopo poco Rose smise di piangere e si diresse con Scorpius alla Sala Comune. Durante il cammino incrociarono i genitori di Rose che si stavano dirigendo all’uscita per tornarsene a casa. Alla vista della figlia che aveva il braccio di Scorpius attorno alla vita e con lei che gli teneva la testa sul petto mentre camminavano, Ron cercò di dire a Scorpius di allontanarsi da sua figlia, ma Hermione lo bloccò subito dicendogli: “Tu sei l’ultimo dal quale si farebbe dare ordini adesso e non hai il diritto di non farle fare amicizie con persone della sua Casa, ma soprattutto non hai il diritto, neppure lontanamente, di negarle qualcuno che la consoli dopo che suo padre l’ha umiliata e trattata come uno straccio sporco e vecchio” anche Hermione era molto arrabbiata con lui e andò a salutare la figlia. Anche Ron fece per avvicinarsi, ma Rose lo respinse con uno sguardo talmente cattivo che Ron non riuscì a fare un passo in più.

Una volta sulla carrozza che li avrebbe portati al treno, Ron disse alla moglie: “La sta trasformando, Hermione. Hai visto come mi ha guardato?”.

Hermione a quel punto non ce la fece più. Sapeva che suo marito era sempre stato un tipo lento, ma non credeva fino a quel punto.

“Ron, ma sei scemo? L’hai trattata da schifo, Scorpius l’ha consolata per un motivo che non avrei mai creduto potesse accadere e persino Dra... Malfoy ha messo da parte le ostilità della scuola. Perchè tu non puoi farlo? Almeno per tua figlia, diamine!” per Ron quello fu un colpo molto duro e lo lasciò spiazzato. Se ne stette zitto per il resto del viaggio e pensò che forse aveva perso sua figlia, sperava solo non per sempre.

 

“Che cosa ha fatto? È tutto scemo! Come posso essere il nipote di uno squilibrato del genere? Ma soprattutto come fai tu, Rose, ad essere la figlia di uno squilibrato del genere?” urlò Al alla cugina dopo che gli ebbe raccontato cosa era successo nell’ufficio della preside.

“Anche io ne sono stupita, Al. Non credevo sarebbe arrivato perfino a quel punto” rispose Rose senza più tristezza. Ormai non ne aveva più, l’aveva consumata tutta e aveva solo rabbia dentro.

“E’ davvero stupido” intervenì Kyle. “Non immaginavo che un padre, un ex Grifondoro poi, potesse trattare così la propria figlia. Neppure il più spregevole dei Serpeverde delle loro storie”.

“Nessun Serpeverde tratterebbe così un figlio” disse Leo. Era rimasto davvero basito da ciò che aveva sentito.

“Dovevate vederlo. Era veramente arrabbiato e se l’è presa con Rose! Cosa può c’entrare lei?” disse Scorpius, ancora arrabbiato da tutta quella situazione. “Questi Grifondoro” sospirò poi.

“Basta. Non voglio più sentire nominare la parola Grifondoro e non voglio che parliate di loro” disse Rose seduta su una poltrona nera davanti al camino con le gambe incrociate. Osservava il fuoco e ci immaginava suo padre in agonia. “Si credono tanto bravi e leali, ma alla fine non sono poi così diversi dallo stereotipo che si sono fatti dei Serpeverde. Siamo noi che dovremmo essere considerati veri e leali, non quei vermi schifosi” all’immagine di suo padre si aggiunsero quelle di tutti i Grifondoro che conosceva. I suoi amici se ne accorsero e Al le si avvicinò, si inginocchiò così da arrivare alla sua altezza e le disse serio: “Rose, tutta questa storia ti farà diventare veramente cattiva. Non sei qui neppure da ventiquattr’ore e già mediti vendetta verso i Grifondoro. So anche io che non sono poi così buoni come vogliono far credere o almeno questa è l’esperienza che abbiamo avuto noi. Credimi, se ti comporti così non farai altro che dimostrare a tuo padre che i Serpeverde sono cattivi e farai intendere di essere una ragazza facilmente influenzabile da ciò che le accade attorno”.

Rose sapeva che suo cugino aveva ragione, ma un’altra cosa le saltò in mente.

“Al, ho notato che tutti i grifoni che conosciamo usano un linguaggio elementare o comunque non così forbito come lo usiamo noi serpi”.

“Un branco di ignorantoni” disse Leo facendo ridere tutti.

“E tua madre?” le chiese Kyle.

“E’ sicuramente meglio di mio padre, anche zio e zia lo sono, ma anche lei non ha alzato un dito neppure una volta per far stare zitto mio padre o per difendermi. È al suo stesso livello per me” rispose la bambina. Scorpius non voleva vederla così. gli faceva male vedere che la dolce ragazzina che aveva conosciuto sul treno fosse sparita in meno di un giorno per colpa della sua famiglia. Voleva vederla di nuovo sorridere, arrossire e parlare di libri.

“Rose, ora non esagerare per favore. Cosa avrebbe potuto dire tua madre? Mio padre e il tuo si stavano già scannando a vicenda. Siamo riusciti a malapena a parlare noi, tua madre non poteva persino sovrastare tutti noi. A me ha fatto forza con la sola presenza” le disse Scorpius. “Non trattare male anche lei. Non ti ha fatto nulla. Ho visto il suo sguardo quando tuo padre parlava come un cretino ed era veramente stupita arrabbiata e delusa da ciò che usciva dalla bocca di quel pazzoide” concluse.

Rose gli sorrise e disse: “Ho capito. Mi fido”. Rose capì di essere veramente in ottima compagnia. Aveva avuto veramente una grande fortuna a finire in quella Casa. Non avrebbe permesso a nessuno di rovinare quel bel momento che era la vita mentre era ad Hogwarts. Neppure a suo padre. L’unica cosa che la preoccupava era dover passare l’estate a casa. Per ora si godeva la tranquillità in compagnia dei suoi migliori amici.

 

 

Note dell’autrice: Salve!!! Terzo capitolo in tempo record!!^^ Questo capitolo l’ho scritto in una sola giornata. Non assicuro sempre questa velocità a causa dello studio (ke palleeeeee!!). Spero che vi piaccia questo nuovo capitolo. Ringrazio tutte quelle che hanno aggiunto la mia storia tra i preferiti, ma speravo in qualche commento ç_ç mi raccomando voglio commenti per questo capitolo, almeno per sapere se devo andare avanti o no. Bye a tutti!!! Baci, bacini, bacioni, bacetti e tutti gli altri^^.  

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Capitolo 4
*** 4. Capitolo 4 ***


4.

 

 

 

 

Era passato un mese e Natale si avvicinava. Rose non aveva ancora parlato con suo padre e non ne aveva la minima intenzione, almeno fino a Natale. Sua madre continuava a mandarle lettere su lettere che spiegavano lo stato di suo padre dopo quel fatto. A lei non importava. Suo padre l’aveva veramente delusa e sicuramente non avrebbe risolto nulla attraverso una lettera. Sarebbe andata a casa per le vacanze di natale e sperava di far finire tutta quella stupida storia. Scorpius le sedeva accanto e parlava con Albus e Kyle di Quiddich. Leo se ne stava tranquillo a leggere un libro sugli ippogrifi: era più un tipo intellettuale e riflessivo che uno istintivo e attivo. Rose andava molto d’accordo con Leo, parlavano sempre di cose stimolanti e non la faceva sentire esclusa. Aveva ereditato da sua madre la vera e propria incapacità nello stare seduta su una scopa senza cadere e fare una figura orribile. Molte volte alla Tana quando tutti giocavano lei se ne stava seduta a guardare. Zio Harry, suo padre e gli altri, compreso suo fratello, erano abilissimi e lei si era ritrovata ad essere un po’ invidiosa. Il più bravo in assoluto era sicuramente Albus. Superava in abilità addirittura il padre. Non aveva nemmeno compiuto undici anni. Come Scorpius d’altronde. Nessuno dei due aveva ancora undici anni e già sapevano andare perfettamente sulla scopa. Scorpius si vantava spesso di come suo padre glielo avesse insegnato e di come lui avesse imparato tutto subito. Albus non era da meno: adorava raccontare la sua prima volta su una scopa e tutto quello che aveva provato. Entrambi avevano una Nimbus 4000 e ne andavano molto fieri. Anche la famiglia di Rose era diventata piuttosto facoltosa e Ron aveva promesso di regalare una scopa nuova di zecca ad Hugo se avesse voluto entrare nella squadra di Quiddich. Kyle era l’unico modesto. “Me la cavo” diceva sempre quando gli veniva chiesto se sapesse volare. Scorpius era sicuramente un futuro Cercatore, anche per il suo fisico snello; Albus e Kyle avrebbero voluto fare i battitori. Albus adorava battere la palla contro gli avversari e farli barcollare dalle scope. Forse era un po’ sadico, ma non era un problema di Rose. Kyle era dello stesso parere di quello squilibrato, quindi...

“Rose che hai?” una voce la riscosse dai suoi pensieri. Scorpius la fissava curioso. Quegli occhioni color tempesta la mandavano in fibrillazione ogni volta. Arrossì leggermente e rispose: “Niente, perchè?”

“Ti eri incantata” le rispose semplicemente il biondino. “Non sei eccitata?”.

“Perchè dovrei esserlo?” chiese Rose alzando un sopracciglio.

“OGGI C’E’ LA NOSTRA PRIMA LEZIONE DI VOLO!!!!!!!!!!!!” urlò Albus come uno scemo.

“Che cavolo urli, imbecille?” lo ammonì Kyle.

“Voglio diventare il giocatore più giovane! Come mio padre. Non ho ancora undici anni, mio padre li aveva. Supererò anche lui”. Proprio da Serpeverde, pensò Rose. Competitivo fino al midollo.

“Scusa se mi intrometto, ma ci sarei anche io” disse Scorpius. “Io sono più piccolo di te di una settimana”.

“E allora?”.

“Allora sarò io il giocatore più giovane”.

“Non credo proprio” disse Albus.

“Io sì”.

“Sarete i più giovani tutti e due, basta di fare i cretini. Guardate Kyle, è tranquillissimo” disse Leo indicando il moro. Tutti e due si girarono verso l’amico, ma non era al suo posto. Si voltarono dall’altra parte e lo videro inginocchiato davanti a Rose e parlava sottovoce con lei che rideva.

“Che diamine fai?” chiese Scorpius.

“Parlo con una mia amica” rispose Kyle senza nemmeno guardarli. “Voi continuate pure a scannarvi” disse mentre metteva una mano intorno alle spalle di Rose.

“Metti giù quelle mani, bestia!” disse sempre Scorpius con le guance rosse. Si accorse che tutti lo guardavano e si rimise a sedere. Rose arrossì, se possibile, più del bambino e decise di avviarsi al giardino.

“C’è qualcosa sotto?”. Scorpius si girò e Leo, Al e Kyle erano alle sue spalle che lo guardavano maliziosi.

“Che cavolo dite? È ora di andare a lezione” si congedò in fretta il biondino.

 

 

 

Grifondoro e Serpeverde (al solito) stavano in due file ordinate con accanto delle scope. La loro insegnante, Madama Bumb, arrivò frettolosa e altrettanto frettolosa saluto gli studenti.

“Oggi è la vostra prima lezione di volo” cominciò la prof. “Affiancatevi alla vostra scopa. Ora porgete una mano sopra di essa e dite SU” tutti gli studenti dissero “su” e le scope di Scorpius, Al e Kyle si alzarono subito andando a posarsi nella loro mano. Tutti e tre ghignarono in direzione degli altri che intanto cercavano di far alzare le scope. Dopo poco anche Rose e Leo riuscirono a prendere le scope e perciò Madama Bumb disse: “Bene, questi sono i primi studenti che hanno superato la prova iniziale. Venite pure con me” si avviò verso un posto lontano dal gruppetto di studenti. I bambini la seguirono. “Fatemi vedere cosa sapete fare” disse semplicemente Madama Bumb. Si mise in un punto del giardino a braccia incrociate e osservò le mosse dei suoi studenti. Decisero di cavalcare a turno. La prima fu Rose. Prese la sua scopa e, eccitata dalla sfida, salì sulla scopa all’amazzone. Si diede una leggera spinta e la scopa si sollevò da terra. Piano, piano la scopa si allontanava sempre di più dal terreno e Rose si stava convincendo che bastava non guardare giù. Se la cavava bene, la altre volte era caduta subito. In un certo senso si sentiva libera. C’era solo lei su quella scopa e l’aria le accarezzava leggera il viso. Chiuse gli occhi e si godette quel momento, anche per calmarsi. Ad un certo punto decise di guardare giù e appena lo fece si stupì: non aveva affatto paura. Scorpius le sorrideva e Albus aveva alzato il pollice verso di lei. L’adrenalina s’impossessò improvvisamente di lei e decise di aumentare la velocità. L’aria ora le sferzava la faccia forte e fredda ma a lei piaceva. Adorava quella sensazione di libertà infinita. Nessuno poteva raggiungerla lassù. Fece qualche giro e poi planò a terra con una grandiosa picchiata bloccandosi in tempo per atterrare dolcemente.

“Complimenti signorina Weasley” disse Madama Bumb, colpita dalle ultime azioni della bambina. Lei sorrise soddisfatta e si avvicinò ai suoi amici.

“Tu vorresti farmi credere che non sei mai salita su una scopa?” le chiese Kyle. Rose non rispose perchè era il turno di Leo. Anche lui non se la cavò affatto male. Fece qualche giretto a velocità sostenuta e atterrò. Diede il cinque agli amici e quindi fu il turno di Kyle. Questo guardò eloquente Al che capì al volo: lo raggiunse e si misero a fare grandi acrobazie sulle scope. Sembravano dei trapezisti del circo. Rose rimase a bocca aperta. Durante le partite familiari Al non aveva mai fatto tutte quelle azioni grandiose. Sarebbero stati perfetti come Battitori. Agili e coordinati alla perfezione. Si divertivano come matti. Ridevano mentre facevano giri della morte e coreografie aggraziatissime che confondevano l’occhio di chi guardava. Strategia perfetta per una partita di Quiddich. Quando scesero tutti, compresa Madama Bumb, applaudirono. Erano stati grandiosi!

“Bravo, Al! Non sapevo fossi così bravo” disse Rose.

“Eh, piccola, anche se sei mia cugina ci sono tante cose che ancora non sai sul sottoscritto”rispose lui strappandole un sorriso.

“Davvero bravi, ragazzi” disse la prof. “Adesso a lei, signor Malfoy”.

Scorpius prese la sua scopa e ci salì. Si voltò verso Rose e le fece l’occhietto. Senza dire niente partì a velocità massima e cominciò a fare il giro della scuola. Quando fu di nuovo visibile cominciò a girare su se stesso mentre volava. Sembrava un razzo. Andò sempre più in alto e scese in una picchiata pericolosissima che fece irrigidire anche la prof. Scarto in tempo e cominciò a volare rasoterra e risalì. Al ebbe un’idea: prese la sua Ricordella e cominciò a farla levitare simulando così un Boccino. Come la ricordella che aveva permesso a suo padre di diventare Cercatore al primo anno. Quella ricordella lanciata dal padre del suo migliore amico. Lo faceva muovere velocemente da tutte le parti. Scorpius si accorse della Ricordella e capì cosa aveva in mente l’amico. Si fiondò verso il “Boccino” e dopo nemmeno tre secondi riuscì a prenderlo. Per esultare si mise in piedi sulla scopa e riusciva a stare in equilibrio come se fosse la cosa più naturale del mondo. Si inchinava addirittura! Se Rose era rimasta sbalordita nel vedere Kyle e Albus, era letteralmente basita da ciò che riusciva a fare quel ragazzino. Quando scese, non solo c’erano gli applausi dei suoi amici e della prof, ancora a bocca aperta, ma anche quelli degli altri che erano in disparte che cercavano di prendere le scope. Grandi boati per quei ragazzini prodigio. Tutti si inchinarono (esibizionisti n.b.autrice).

“Davvero bravi” disse una voce alle loro spalle. Orace Lumacorno batteva le mani sorridendo e osservava soddisfatto i suoi alunni. “Vorrei proporvi di far parte della squadra”. “Certo!”. “Con piacere”. “Okay”. Queste furono le risposte di Al, Kyle e Scorpius. “Io no, grazie” disse Leo. “Mi piace volare, ma voglio farlo liberamente e alla velocità che voglio. Per il quiddich sarebbe una costrizione” disse infine Rose. Lumacorno annuì e disse ai tre bambini. “L’allenamento è alle quattro al campo” disse. “Ah quasi dimenticavo, in che ruolo giochereste?”.

“Battitori” risposero all’unisono Al e Kyle.

“Cercatore” disse Scorpius.

“Perfetto, ci vediamo dopo, ragazzi”.

 

 

La loro entrata in sala grande fu da spettacolo. Delle scimmie!, si disse Rose. Entrarono esultando, saltando e agitando le mani. “Popopopopopopooo! Popopopopopopooo!” cantavano quei primati. Al fece un gestaccio col braccio a James che non capì. Rose gli si avvicinò e gli disse: “Battitori e Cercatore”.

“Mio fratello sarà Cercatore di Serpeverde?” chiese James incavolato nero.

“No, lui sarà Battitore. Te la dovrai vedere con Scorpius” rispose Rose. Si allontano da James che era furente. Lui era riuscito ad entrare solo da tre giorni in squadra. Oltretutto le selezioni per i Serpeverde non c’erano ancora state, questo voleva dire che... ERA STATO SCELTO DURANTE LA LEZIONE DI VOLO!!!!! Era un affronto. Lui era l’orgoglio di casa. Gliel’avrebbe fatta vedere a quelle serpi.

Intanto al tavolo, saputa la notizia, tutti avevano cominciato ad unirsi al coro. Anche Rose cantava: infondo non ci perdeva niente. “Aleeeeh oh ooooh! Aleeeeh oh ooooh!”. Il tavolo di Serpeverde era in delirio, ma nessuno li fermò. Era strano vedere i posati e seri studenti grigio-verdi scatenarsi così. Da quando erano entrati quei cinque ragazzini, quella Casa era stata letteralmente trasformata.

 

 

Erano le quattro e Al, Kyle e Scorpius si stavano dirigendo al campo di Quiddich. Anche Leo e Rose erano con loro. Avrebbero assistito all’allenamento. I tre entrarono negli spogliatoi e gli altri due si sedettero sugli spalti. Quando uscirono indossavano le loro divise ed erano bellissimi. Rose li contemplava con la faccia da ebete. Anche se erano solo bambini di nemmeno undici anni, avevano un gran fascino. Peculiarità comune dei Serpeverde. Si misero tutti ad ascoltare il capitano, tutti li guardavano diffidenti, ma erano stati raccomandati da Lumacorno perciò dovevano essere per forza bravi. Il prof in questione se ne stava seduto su uno degli spalti per i professori e attendeva di vedere quei piccoletti veramente all’opera. Chissà se la sua previsione si sarebbe rivelata corretta. Scorpius annuiva perciò Rose suppose che il capitano gli stesse dicendo cosa dovesse fare. Ad un certo punto salirono tutti sulla propria scopa e cominciò il gioco. Il boccino, la pluffa e i bolidi furono liberati e Kyle e Al non persero nemmeno un secondo. Si lanciarono sulle palle volanti e cominciarono a farle andare da tutte le parti. Compivano evoluzioni coordinatissime, come se lo facessero da una vita. Avrebbero fatto invidia ai migliori. Intanto Scorpius osservava attento il campo in attesa di scorgere il Boccino. Kyle e Albus si stavano divertendo come matti e tutti li guardavano ammirati. Il capitano era letteralmente a bocca spalancata: da dove uscivano quei fenomeni? Si ricordò di chi erano figli e gli fu tutto più chiaro. Scorpius ad un certo punto s’irrigidì e senza pensarci due volte partì a tutta velocità. Aveva visto il Boccino e non se lo sarebbe fatto scappare, non voleva essere l’unico a fare brutta figura al suo primo allenamento. La piccola pallina dorata scappava tra i giocatori, ma per Scorpius non sembrava un problema. Scartava, superava e volteggiava come una libellula. Era a poca distanza dal Boccino e volle far vedere che era in grado di diventare uno dei più grandi: salì in piedi sulla scopa e si sporse per prendere il Boccino, ma era ancora troppo lontano. Quella stupidissima e vecchia scopa, però, non poteva andare più velocemente di così, quindi decise di fare l’estremo. Saltò giù dalla scopa e prese il Boccino, ma cadeva velocemente. Gli altri giocatori fecero per prenderlo, ma Al e Kyle li fermarono.

“Sa come fare” disse Al, lasciando tutti basiti. Intanto Rose era spaventatissima. Si sarebbe sfracellato.

“Scorpius!” urlò, lui si voltò verso di lei e le fece l’occhiolino. Fischio e la scopa si diresse veloce verso di lui. Riuscì a prenderlo appena in tempo. Scorpius aveva preso il Boccino e con la più pericolosa, ma allo stesso tempo fantastica, azione che si fosse mai vista. Altro che Harry Potter!, pensarono tutti. Ci fu un boato di applausi da parte di tutti. Lumacorno si era alzato e batteva le mani sorridente. Il capitano della squadra era raggiante: con quei tre grandiosi mocciosetti avrebbero vinto contro tutti. Scorpius fece il giro del campo agitando il braccio e mostrando il Boccino.

Rose era quasi svenuta. Aveva il fiatone per la paura, ah ma gliel’avrebbe fatta vedere a quello scemo. Le aveva fatto quasi prendere un colpo. Il bambino si stava dirigendo verso di lei. Rose non capiva, ma prima che potesse accorgersene, si ritrovò sulla scopa di Scorpius attaccata come una ventosa alla sua divisa.

“Che fai?” trillò Rose al suo rapitore.

“Ti faccio fare un giro” le rispose Scorpius con un ghigno.

“Perchè hai ghignato?”

“Non ho ghignato”

“Sì invece”

“Invece no”

“Oh sì, caro!”

Scorpius, per tutta risposta aumentò la velocità all’improvviso e Rose si mise ad urlare. A Scorpius venne tremendamente da ridere.

“Che fifona” le disse tra le risate. Rose gli diede un cazzotto al petto. “Piantala!” gli strillò.

“Ahia!” si lamentò il biondino. Il volo continuò con più calma e Rose cominciò a rilassarsi. Passò un’ora buona e il sole tramontava colorando il cielo di rosa. Rose era ancora attaccata al petto di Scorpius che intanto guardava avanti per non finire per sbaglio addosso al platano picchiatore.

“Scorpius, credo che dovremmo tornare. Ci staranno cercando” disse Rose guardando l’amico.

“Non credo proprio” le rispose lui.

“Perchè?”

Scorpius bloccò la scopa e prese un riccio di Rose e cominciò a rigirarselo tra le dita. La guardava intensamente e Rose si chiese come un bambino potesse far sentire tutte quelle sensazioni. Rose però si accorse che guardandolo bene dimostrava almeno tredici anni.

“Sono in cielo con un angelo. Perchè scendere?”. A quel punto Rose si preoccupò: non si sentiva più le gambe e aveva letteralmente il cuore in gola.

“Io...” non riuscì a dire più di questo a causa del magone che aveva.

Scorpius non migliorò certo la situazione quando le diede un leggero bacio sulla fronte. Rose ebbe un leggero tremore. Scorpius parve accorgersene perchè disse: “Forse adesso è veramente ora di andare. Comincia a fare freddo” le circondò le spalle con un braccio e si diresse verso il castello.

La cena passò senza una parola da parte di Rose. Come previsto tutte le sue amiche si accorsero di qualcosa nella bambina visto che aveva lo sguardo perso nel vuoto e la riempirono di domande. Rose non le sentì nemmeno. Andò in dormitorio sperando così che dormendo riuscisse a distrarsi. Illusa. La notte non chiuse occhio nemmeno per un secondo. Pensava solo alle parole di Scorpius e al bacio che le aveva dato. Perchè si sentiva così? non capiva davvero. Era la prima volta che provava tutti quei sentimenti insieme. Confusione, imbarazzo, paura, gioia. Non sapeva che poco lontano da lì un bambino dai capelli color dell’oro sorrideva felice e imbarazzato allo stesso tempo.

 

 

 

 

Note dell’autrice:

Eccomi con il 4° capitolo!!!! Spero vi sia piaciuto ^^. Finisce così visto che non sapevo proprio cm continuare. Ringrazio chi ha commentato e chi mi ha aggiunta tra i preferiti e anche chi ha solo letto. Commentate vi prego!!!! Baci, Valentina

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Capitolo 5
*** 5. Capitolo 5 ***


5.

 

 

 

 

Rose si era svegliata ancora più presto degli altri giorni.

Non riusciva assolutamente a dormire. Pensava e ripensava a ciò che era successo la sera prima.

Scorpius riusciva sempre a sorprenderla e questo l’attraeva; non era come quei soliti ragazzini monotoni, che pensavano solo al Quiddich, agli scacchi o ai dolci.

Si rese conto che la descrizione dei bambini monotoni rappresentava esattamente suo padre ai tempi della scuola... questo era tutto dire.

Aveva quello sguardo sicuro e penetrante che la faceva sentire come se fosse in un forno: le guance si arrossavano e cominciava a sudare. Che questo fosse il sintomo che Scorpius le piacesse? No. Non era possibile. Scorpius per lei era un amico, un fratello, e non poteva di certo pensare di essere attratta da lui.

Sì, era solo perchè era un bel ragazzino che riusciva a farla sentire strana... tutto qui. Non c’entrava nulla l’attrazione.

Ma perchè, poi non sarebbe potuta essere attratta da Scorpius? Non aveva impedimenti, o per lo meno, non li avrebbe seguiti. Poteva fare quello che voleva tra le mura di quel castello e non le importava che suo padre lo venisse a sapere. Scorpius era un ragazzino, intelligente, furbo, ambizioso, dolce, premuroso... e chi più ne ha più ne metta.

Suo padre avrebbe avuto solo da imparare da lui.

Rose girava per la Sala Comune come una leonessa in gabbia. I ricci ondeggiavano al ritmo dei suoi movimenti. Guardava a terra e pensava a quei pochi mesi trascorsi nella scuola. Aveva fatto amicizia con quasi tutti i Serpeverde... apparte quelli dell’ultimo anno. Le sembravano irraggiungibili. Decise che avrebbe provato a farsi amico, o amica, uno di loro. Scosse piano la testa come per cercare di pensare a qualcos’altro.

Non le veniva in mente niente, però dopo poco che camminava senza pensare, sentì un rumore al piano di sopra. Qualcuno stava scendendo le scale.

“Ehilah, Rosie!!!” Rose sussultò. Non l’aveva mai chiamata... Rosie. Scorpius la guardava con un meraviglioso sorriso da bambino. Sembrava emanare luce. Forse era anche per quello che le sembrava speciale: l’unico che brillasse nel buio dei sotterranei.

“C-ciao, Scorpius” balbettò lei.

Lui le rivolse uno sguardo curioso.

“Che c’è?” gli chiese.

“Cos’hai?”

“Niente perchè?” forse aveva capito perchè le aveva fatto quella domanda: sentiva un forte calore alle guance e alle orecchie che pulsavano leggermente. Era arrossita di sicuro.

Quel fenomeno peggiorò ulteriormente quando Scorpius sia avvicinò a Rose e le pose le labbra sulla fronte.

“La febbre non ce l’hai” sentenziò Scorpius.

“Ovvio. Ho la salute di ferro io!” disse Rose con un po’ troppa enfasi. “Comunque io vado” prese la sua borsa e salì in sala Grande, lasciando un più che perplesso Scorpius Malfoy a guardare divertito il buco del ritratto dal quale era appena uscita.

“Scorpius?” sentì chiamarsi il bambino. Si girò e vide Al che scendeva le scale del dormitorio.

“Sì?”

“Oggi potresti aspettarci? Andiamo in classe insieme”

“Okay, come vuoi. Ma perchè?”

“Voglio così”

“Va bene” disse Scorpius facendo spallucce. Se Al non voleva dirgli il motivo della sua richiesta, niente lo avrebbe costretto a parlare.

Il motivo era strano anche per Albus. Ci ripensò mentre saliva le scale per prepararsi. Gli aveva dato fastidio vedere sua cugina andare in groppa alla scopa di Scorpius. Non sapeva perchè, ma provava sempre un gran nodo allo stomaco quando li vedeva insieme a ridere e scherzare.

Aveva sempre sostenuto che sua cugina fosse la cosa più preziosa che aveva, ma non credeva affatto di essere geloso.

Svegliò quei due pelandroni di Kyle e Leo che ancora se la russavano della grossa.

Si vestirono e andarono assieme a Scorpius in Sala Grande e al tavolo videro anche Rose che parlava con Helena e Terry, una ragazzina del primo anno.

“Non credo che Pozioni sia così difficile” disse Terry.

“Per me un po’, ho qualche difficoltà a dosare gli ingredienti” rispose Rose.

“Non parlatemene. Lumacorno è un grande, però la sua materia proprio non mi entra in testa” disse Helena. “Al secondo anno cambia tutto”.

“Strano che non parliate di frivolezze, invece che di scuola” disse Kyle in tono ironico alle ragazzine.

Queste in risposta si voltarono e scoccarono a Kyle uno sguardo talmente freddo che avrebbe fatto impallidire perfino Lord-io-sono-il-più-grande-mago-oscuro-della-storia-ma-mi-sono-fatto-battere-da-un-moccioso-per-sette-anni-di-fila-Voldemort.

Kyle scattò via prima che congelasse e si sedette accanto a Scorpius.

“Che lezione abbiamo adesso?” chiese Al.

“Trasfigurazione”.

“Certo che la McG poteva fare solo la preside! Invece vuole strafare insegnando... Uff” rispose lui chiamando la prof con il nomignolo che le aveva inventato.

“Beh è una brava professoressa” disse Terry.

“E’ noiosa”

“Al, per te tutto quello che non è a forma di scopa non merita attenzione” lo rimboccò Terry.

Terry era una bambina esile, ma agile. Aveva dei bellissimi capelli biondo cenere lunghi fino alla vita e liscissimi. Gli occhi erano verde scuro con qualche sfumatura di una tonalità più chiara e aveva un carattere piuttosto forte. Solo Rose era riuscita a metterle i piedi in testa qualche volta. Per quello erano diventate amiche. Cocciute tutte e due e si contendevano il titolo di ragazza più intelligente del primo anno.

Al le fece la linguaccia e si mise a mangiare.

 

Erano tutti seduti in classe ad ascoltare le “interessantissime” spiegazioni della McGrannitt su come trasfigurare un sasso in un topolino.

Scorpius si stava letteralmente accasciando al suolo e con lui Albus.

Terry e Rose li guardarono male e scuoterono la testa rassegnate.

“Signor Malfoy?” disse la prof richiamando Scorpius.

“Sì?” disse lui risvegliandosi e strofinandosi gli occhi.

“Visto che le interessa molto l’argomento, potrebbe fare una piccola dimostrazione?”. Vecchia megera.

“Eeeehmmm... ecco, io...” farfugliò lui.

“Signor Potter?” chiese lei rivolgendosi ad Al. Che c’entro io?, pensò disperato.

“Eeeehmmm... ecco, io...” ripetè il farfuglio di Scorpius.

“Cos’è? Lei e il signor Malfoy siete onomatopeici?” chiese lei acida.

Quanto vorrei scagliarle addosso uno stupeficium!, pensarono i due.

La prof non fece in tempo a togliere punti a Serpeverde per la loro mancanza di attenzione che si sentì un fruscio provenire dalle pareti.

Tutti si girarono spaventati. Cos’era quel rumore?

La prof guardava da tutte le parti della stanza per vedere da cosa fosse provocato il rumore ma non c’era nulla apparte gli studenti.

Ad un certo punto, da un buco nel muro, uscirono due cobra.

Il

Terrore piombò in classe come un fulmine a ciel sereno.

Tutti urlavano e le ragazze salivano sui banchi. Non che i ragazzi fossero da meno. La prof stava per intervenire e far sparire i due cobra mentre Al e Scorpius facevano apprezzamenti sui due serpenti.

“Guarda quello a destra che bello!” disse Scorpius.

“A me piace quello più piccolo” rispose Al.

Salve” salutò Scorpius ai due rettili.

Buongiorno” rispose il cobra più grosso.

I due restarono attoniti nel sentire la voce del serpente, ma non quanto la prof e gli alunni presenti che li guardavano a bocca aperta.

Si guardarono negli occhi e capirono subito cosa stesse accadendo.

“EVVAI!” urlarono nello stesso momento battendosi il cinque.

Avevano appena scoperto di poter parlare il serventese. Non se l’aspettavano di certo. Beh per Al poteva essere normale ereditare questa capacità, visto che la possedeva anche il padre, ma Scorpius non sapeva proprio come potesse averla acquisita.

La McGrannitt boccheggiava frasi incomprensibili.

Riuscite a capirci?” chiese il cobra più piccolo. Dalla voce sembrava una femmina.

“A quanto pare...” le rispose Al.

Ci siamo persi e non sappiamo dove andare... non è che ci ospitereste voi? Visto che ci capite sarà tutto più facile” chiese quello più grosso: era un maschio.

Volentieri” gli disse Scorpius entusiasta.

Venite” disse Albus tendendo il braccio verso la femmina che si avvicinò strisciando velocemente. Scorpius fece lo stesso e anche l’altro cobra lo raggiunse.

Come vi chiamate?” chiese Scorpius.

“Salya” rispose la femmina.

“Nhan” disse il maschio.

Io mi chiamo Albus”.

“E io Scorpius”.

La lezione finì e tutti uscirono dall’aula stando bel lontani dai due e i cobra.

Rose si avvicinò e i cobra sibilarono minacciosi mostrando i denti.

Se provate a morderla, vi stacco le testa e vi do da mangiare in un ristorante cinese” sibilò a sua volta Scorpius facendo tacere i serpenti.

“Li capite?” chiese Rose.

“Eh già” le rispose Al.

“Posso?” chiese Rose porgendo una mano verso Nhan. Scorpius annuì e Rose carezzò piano la testa del serpente che accettò di buon grado le attenzioni.

“E’ molto bello” disse Rose mentre carezzava anche Salya.

“Molto, sì” disse Scorpius guardandola.

“Forse è meglio andare alla prossima lezione” disse Albus prendendo la cugina e trascinandola via. Nella voce un leggero tono di seccatura.

Per tutta la mattina camminarono per i corridoi di Hogwarts con nessuno che li disturbasse e tutto grazie alle loro nuove e utili amicizie attorcigliate al braccio.

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice:

Mi scuso per il ritardo, ma non aspettatevi gran puntualità da parte mia. Soprattutto dopo le pagelline –che sono imminenti- dopo i miei voti, i miei non credo mi faranno usare di buon grado il computer quindi... comunque grazie per le recensioni.

Cassy2: Grazie per avermi aggiunta spero che questo capitolo non ti abbia delusa^^. Spero anche in tua altre recensioni.

Debora93: Grazie anche a te... ho seguito il tuo consiglio: come ti sembra? Grazie ancora... ciau!!

Nerida R Black: Grazie per aver recensito anche questo capitolo!!! Fammi sapere se questo capitolo è di tuo gradimento quanto gli altri!!! ^^

 

Ringrazio anche chi a solo letto. Ciau!!!!!

 

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Capitolo 6
*** 6. Capitolo 6 ***


6.

 

 

 

 

E’ ora di alzarsiiiiiiii!!!!!!!”

Maledettissimo rettile.

Fila via rifiuto della natura!”

Era sempre così.

Volete piantarla o no, razza di imbecilli patentati?”

Cos’avevano fatto di male?

“Adesso vi ammazzo!”

L’avrebbe fatto di sicuro.

“Non sta mai zitto questa specie di anguilla”

“Non me ne frega un fico secco di chi ha cominciato! Quello che mi preme di sapere è chi finirà!”

Da quando erano spuntati quei due cobra era la stessa scena tutte le mattine.

Tra Al e Nhan era nato questo rapporto di reciproca ‘adorazione’... forse proprio per quello era appena volato un libro di trasfigurazione che era andato a finire sulla testa del cobra.

A volte mi viene da chiedermi che ci faccio in compagnia di un soggetto del genere”

“A volte mi viene da chiedermi come posso essere la compagna di un essere del genere”

“Bhe, forse tu sei messa leggermente peggio di me”

“Forse?”

In effetti.

Leggermente?”

Okay la vita di Salya faceva schifo.

“Albus piantala dai!” disse Scorpius all’amico.

“Prima devo uccidere quell’essere ignobile!”

“Ma piantala! È ora di andare a lezione. Sbrigati a prepararti... sai che odio aspettare” disse il biondino aprendo la porta e scendendo le scale del dormitorio.

“Ancora problemi?” disse una voce che risuonava come cristallina nelle orecchie di Scorpius.

Rose era di fronte a lui con le mani dietro la schiena e la testa boccolosa piegata di lato. Quegli occhi azzurri gli fecero venire la tachicardia.

“Ah... ehm... sì i-infatti” cominciò a balbettare Scorpius. Rose piegò ancora di più la testa e questo lo fece arrossire. Adorava quando lo faceva. Sembrava un cucciolo di cane.

“Certo che però è strano” disse Rose.

“Cosa è strano?” le chiese Scorpius.

“E’ strano il fatto che Nhan sia il TUO serpente e invece tu stai sempre insieme a Salya”.

“Hai ragione” Scorpius assunse un’aria pensierosa. “Ma non ce li vedi bene quei due insieme?” disse ridendo indicando la stanza dov’erano ancora Al e Nhan con il pollice.

Anche Rose rise.

Che succede? Voglio ridere anche io”  disse Salya che voleva partecipare alla conversazione.

Scorpius le ripetè tutto in serpentese e quando ebbe finito, la cobra si mise anche lei a ridere. Una risata che, alle orecchie di Rose, risuonava come un sibilo spezzato.

“Vogliamo andare?” disse Al appena fu uscito dalla stanza con Nhan attorno ad un braccio.

“Avete fatto pace?” chiese Scorpius.

“Sì, ho trovato un topo e gliel’ho dato come spuntino” rispose Al. “Basta poco per farsi amico questo essere immondo”.

Scorpius lo ammonì con un’occhiataccia.

“Rose?” chiese dopo che ebbe distolto lo sguardo dal moretto.

“Rose?” ripetè anche Al.

La bambina era a bocca aperta con faccia spaventata, scandalizzata e schifata allo stesso tempo.

“Hai ucciso un povero topolino?” chiese in un sussurro, ma il tono era comunque quasi isterico.

“Tecnicamente io l’ho preso. Lo ha ucciso Nhan” il ragionamento non faceva una piega, ma Rose rimase comunque con la stessa espressione.

Dal fondo delle scale si sentì un richiamo: “Allora scendete o no? È un’ora che vi aspettiamo cavolo!”. Erano Leo e Kyle.

Scesero tutti insieme e andarono a far colazione.

Terry e Helena erano anche loro con Leo e Kyle e battevano un piede sul pavimento in segno di grande impazienza.

“Ci avete fatto la grazie di onorarci con la vostra presenza, vostre maestà” ironizzò Terry.

“Non te lo meriteresti di stare a contatto con persone altolocate come il sottoscritto, ma per questa volta farò un’eccezione” le rispose con lo stesso tono Al.

Quei due erano sempre così. A volte Rose si chiedeva se, apparte con lei e Sy, Al fosse in grado di non litigare con ogni essere umano... e animale.

 

Fecero colazione e andarono a Pozioni. Le solite quattro cose in croce dette alla lavagna.

‘Dal secondo quadrimestre proverete le pozioni pratiche, ma non siete ancora all’altezza per adesso, dovete imparare le nozioni basilari’ bla bla bla, ridicolo, pensava Scorpius mentre scriveva i suoi appunti.

Senza nemmeno rendersene conto alzò lo sguardo verso Rose.

Quella ragazzina lo ammaliava in una maniera estrema. Era elegante, intelligente, furba e tremendamente carina e dolce. Tra due giorni sarebbe stato Natale e loro sarebbero tornati a casa e non l’avrebbe vista per più di due settimane! Non poteva riuscirci, ma ci avrebbe provato. Rose aveva delle cose da fare durante le vacanze tra cui parlare con quel cialtrone del padre.

Anche se non gli piaceva per niente voleva che facesse pace con quell’uomo, in fondo era pur sempre suo padre.

“Sy? Ehi Sy! Ma che avete tutti quanti oggi? Vi incantate sempre!” Al scuoteva le spalla di Scorpius per farlo tornare nel mondo reale.

“Eh? Ah, sì scusate” disse alzandosi e andando con i suoi amici alla lezione successiva.

 

Passarono così quei due giorni e arrivò l’ora di salire sul treno per tornare a casa.

Il viaggio fu breve e silenzioso.

Nessuno parlò perchè nessuno sapeva cosa dire. Si sarebbero sentiti via gufo, ma non sarebbe stato lo stesso. A Rose sarebbero mancati tutti quanti. Al e lei avrebbero passato le feste insieme e gli altri Serpeverde tra di loro. Era questa la sfortuna di avere i genitori in discreti rapporti con i genitori dei loro amici.

Dissero qualche frase sul fatto che due settimane sarebbero passate in un lampo, ma Rose non la pensava affatto così.

Per lei, quelle, sarebbero state le due settimane più lunghe mai vissute. Anche le più dure. Dover stare a contatto con  i suoi parenti che l’avrebbero guardata in malo modo per tutte le vacanze sarebbe stato orribile. Era sicura che lei e Al sarebbero stati messi fuori da ogni discussione in mezzo a quella marmaglia di Grifondoro.

I Serpeverde non potevano capire i discorsi dei grifoni.

In realtà loro fanno discorsi troppo insulsi, per questo noi Serpeverde non ci immischiamo con quella gente, pensò Rose.

Ritrasse subito quei pensieri. Sua madre non era affatto insulsa e prima di fare commenti sgarbati sul resto della sua famiglia doveva prima constatare che le sue supposizioni fossero vere.

Gliel’aveva insegnato Scorpius: Mai insultare qualcuno senza prima conoscere la persona o prima di constatare la realtà dei fatti.

Era davvero un bravo ragazzino. Un gentil uomo, ecco cosa sarebbe diventato.

 

Scesero dal treno e si salutarono con rammarico. Terry andò con i suoi genitori e così anche Leo e Helena.

Kyle ci mise un po’ a trovare i suoi genitori, ma alla fine se ne andò anche lui.

Gli ultimi ad andarsene furono proprio Albus, Rose e Scorpius.

“Ehi, Rose. Ecco i miei. C’è anche tua madre, però non vedo tuo padre” disse Al.

“Lo immaginavo” disse Rose sospirando. Tutte quelle lettere piene di fandonie da parte della madre che diceva che Ron voleva par pace con lei la fecero rabbrividire dalla rabbia.

“Tu vai Al, io rimango un attimo qui”.

“Come vuoi. Ciao amico” disse Al rivolgendosi prima alla cugina e poi a Sy.

“Ciao Al” rispose lui. Si strinsero la mano e poi Al si diresse verso la sua famiglia.

“Rose” disse Scorpius.

“Sì?”.

“Dovresti andare. Non è conveniente ritardare l’incontro con tuo padre”.

“Forse hai ragione, ma ho paura che quello che mi scriveva mia madre nelle lettere fosse tutto una bugia”.

“Non credo, sai?”

“E come fai ad esserne così sicuro?”.

“Vedo lo sguardo di tua madre mentre ci fissa”.

Rose alzò gli occhi incontrando quelli della madre. Si scambiarono un sorriso e la riccia si rivolse di nuovo all’amico.

“Ci voglio credere. Grazie Scorpius, sei un mito” disse scoccandogli un bacio a fior di labbra.

Se ne andò via lasciando il biondino a bocca aperta e il cuore in fibrillazione. Era rosso e accaldato, ma sentì ugualmente il padre che lo chiamava.

Si affrettò a raggiungerlo così da potersi distrarre più facilmente.

Tornò a casa con la testa piena di pensieri e Draco, vicino a lui, aveva un ghigno divertito disegnato sulle labbra.

 

 

 

Non sono adorabili? *.*

Scusatemi per il ritardo... è stato causato da una perdita di ispirazione infatti nn mi soddisfa affatto questo ciappy, ma sta a voi decidere ^^ Fate sapere v prego!!! Io con le recensioni ci campo!! ç_ç

Grazie a Nerida R Black per la recensione e spero in tante altre e grazie a chi mi ha aggiunta ai preferiti ^^

Alla prossima ciauuuuuu!!! VVTTTTB!!!!

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Capitolo 7
*** 7. Capitolo 7 ***


7.

 

 

 

 

Il portone di casa sua le si parava davanti senza che lei riuscisse ad allungare una mano per spingere la porta così da poter entrare.

Non sapeva cosa le avrebbe detto suo padre, ma aveva comunque paura.

In realtà aveva talmente tante di quelle emozioni in corpo che neppure lei riusciva esattamente a decifrarle tutte.

“Forza, Rose. Non devi avere paura” le disse Hermione posandole una mano sulla spalla per incoraggiarla.

“Non ho paura” si difese lei, ma era una bugia colossale.

Tra le tante emozioni che provava c’era anche rabbia. Rabbia nei confronti di suo padre, che le aveva fatto passare notti insonni a pensare alle vacanze, a torturarsi le mani dal nervoso durante le lezioni, tanto che non riusciva mai a seguire le parole dei prof.

Non avrebbe mai ammesso davanti a nessuno di provare paura. Rabbia sì, ma MAI paura.

Non perchè fosse orgogliosa come i Grifondoro, no. Era solo testardaggine. Non poteva certo ammettere di avere torto. Non sarebbe mai accaduto.

Doveva sembrare una stupida in quel momento...

Una stupida ragazzina incapace di aprire una porta che se ne sta immobile e tremante con il cuore in gola perchè da lì a pochi minuti si sarebbe dovuta confrontare con suo padre.

Non poteva continuare a fare la figura della bella statuina, quindi aprì quella maledetta porta ed entrò.

La Tana era esattamente come l’aveva lasciata.

Piena di oggetti volanti che sbrigavano le proprie faccende, indaffarati e presi da ciò che facevano.

Si fece largo tra quel trambusto guardandosi intorno cercando il suo “carceriere”.

“Guarda chi c’è” disse una voce dietro di lei.

Conosceva bene quella voce... suo fratello Hugo.

Non l’aveva mai sopportato quel ragazzino. La copia sputata del padre. Non aveva una sua personalità. Voleva solo compiacere Ron e l’avrebbe assecondato in ogni cosa avesse detto o fatto. A quanto pareva dal tono che aveva usato per salutarla aveva dato ragione al padre anche in quella situazione.

“Non possiamo ospitare rettili qui” continuò il nano rosso.

“E neppure scarafaggi” rispose Rose senza neppure pensarci con un ghigno disegnato in faccia.

Hugo rimase paralizzato da quella risposta così diretta da parte della sorella che era sempre stata una ragazzina timida e chiusa. Piuttosto che affrontare una discussione o rispondere ad una provocazione, andava a chiamare la madre o il padre così da non avere torto.

Ma Hugo, accecato dalle idiozie che gli erano state inculcate, pensò solo in quel momento che sicuramente quella non era timidezza, ma furbizia.

Perchè fare la figura della ragazzina attaccabrighe e finire nei guai se si può andare da papà a fare la spia e passare per una educata e fragile?

Sua sorella gli fece veramente schifo. Ma non aveva capito un bel niente.

Non rispose perchè Hermione disse: “Hugo basta. Tua sorella non è una persona cattiva”.

“Standard strano per i Serpeverde” biascicò Hugo, ma Rose lo sentì ugualmente. Si imbestialì: nessuno poteva permettersi di parlar male della sua Casa e dei suoi compagni. E di lei.

“Senti, piccolo essere immondo, i Serpeverde non sono cattivi come li descrivono tutti, chiaro? A quanto sembra, poi, i veri cattivi e razzisti sono proprio i Grifondoro. Voi criticate dalla Casa di appartenenza, non noi!” gridava come una matta.

“Stai calma, vipera” continuò ancora suo fratello. Voleva vedere fino a che punto era in grado di spingersi Rose.

“Basta!” strillò a quel punto con le lacrime agli occhi che bramavano di uscire. Rose non gli diede questo permesso e le trattenne così da far diventare gli occhi rossi come il sangue.

“Possibile che dovete tutti giudicarmi? Sono Rose... CAZZO!” quell’imprecazione era davvero insolita uscire dalla bocca di Rose.

“Vi odio tutti! Siete degli stronzi, bastardi!” non si era mai sfogata realmente in tutto quel tempo.

“Che succede?” disse una voce allarmata alle spalle della bambina che si voltò.

Erano suo padre e i suoi nonni che appena la videro fecero solamente: “Oh” accompagnato da una faccia strana, una faccia che Rose non riuscì ad interpretare.

Gli occhi diventarono davvero colmi di lacrime tanto che Rose cercò di non sbattere le palpebre per non farle cadere.

“Ciao Rose” le disse sua nonna cercando di abbozzare un sorriso, ma non ci riuscì affatto.

“Piccola mia” suo nonno fu anche meno convincente.

“Rose...” disse suo padre cercando di formulare una frase, ma non trovando nulla da dire tacque e abbassò lo sguardo.

Il dolore agli occhi si faceva sempre più forte.

Capì che ormai nessuno la considerava più di famiglia.

Non credevano di poter condividere le cose belle con un’orribile e stupida Serpeverde.

Gli occhi pizzicavano e bruciavano mentre la testa pulsava dal dolore, ma Rose non voleva demordere.

“Eccoci” dissero altre voci che venivano da fuori.

Dalla porta entrò il resto dei Weasley.

La loro reazione alla vista di Rose fu la stessa di Ron e i suoi genitori. Nessun cambiamento.

Blocco delle risate e dei sorrisi, paralizzati tutti sulla porta e stupidi farfugliamenti senza senso.

Rose non riusciva più a trattenere le lacrime e quindi prese una decisione: dovevano tutti soffrire come soffriva lei. Dovevano vergognarsi per come erano stati nei suoi confronti. Dovevano sentirsi delle vere merde... perchè erano quello.

Sbatté finalmente le palpebre facendo scendere le lacrime. Lacrime grandi quanto chicchi di grandine che le rigavano veloci il viso finalmente libere di manifestarsi.

Finalmente anche i Weasley sapevano quanto dolore doveva provare quella povera bambina dai dolci occhi azzurri e i capelli boccolosi.

Non aveva mai fatto nulla di male a nessuno. Ora perchè, di punto in bianco, decidevano di escluderla dalla famiglia?

Non era giusto.

Rose decise che si era umiliata anche troppo e corse in camera sua.

Fece sbattere forte la porta, tanto che una foto attaccata al muro cadde e il vetro si infranse.

Rose sapeva bene di che foto si trattava: lei sulle spalle del padre. Ridevano entrambi contenti di essere insieme, ignari che poi, per una stupidaggine, si sarebbero separati.

Non si voltò neppure a guardarla, ma si buttò sul letto con la faccia affondata sul cuscino e pianse. Pianse come non aveva mai pianto in vita sua. Fece uscire tutte le lacrime che si erano generate nei suoi occhi.

Gridava e singhiozzava. Singhiozzava e gridava.

Il rumore arrivò addirittura al piano inferiore dove tutti si fissarono amareggiati, ma non la sentivano più la “loro Rose”.

 

Finito finalmente di piangere, alzò la testa che pulsava ancora di più. Il dolore era atroce. Rose riusciva a malapena a reggersi in piedi.

Voleva umiliarsi fino in fondo.

Si alzò dal letto, si asciugò quelle poche lacrime rimaste. Piccole gocce posatesi su un dolce e indifeso fiore che stava lentamente morendo a causa della mancanza d’acqua. Per Rose quell’acqua rappresentava l’affetto della propria famiglia. Con le gambe molli e traballanti si diresse verso la porta, prese la foto cadendo anche a terra, uscì e scese le scale che portavano alla sala da pranzo.

I mormorii divertiti che provenivano da lì l’avrebbero fatta infuriare, ma era troppo stanca per riuscirci.

Quando entrò vide il motivo di quei motivi: stavano cenando tutti insieme... senza di lei, ma comunque felici e spensierati.

Non pianse. Non poteva... non aveva più lacrime. Ma la sua vista fu orribile per tutti.

I bellissimi boccoli castani erano un cespuglio indefinito, la pelle più che diafana faceva risaltare le gote arrossate e gli occhi erano gonfi come palloncini e ancora più rossi.

Faceva veramente paura, ma anche una gran pena.

Sua madre le rivolse uno sguardo compassionevole e Rose la detestò per questo.

Non disse nulla per quella scena pietosa.

Andò verso la dispensa e prese un po’ di pane e acqua.

Sempre in silenzio si riavviò verso la porta senza rivolgere il minimo sguardo al tavolo imbandito per tutti... tranne che per lei.

Gli unici rumori che c’erano, erano i passi stanchi di Rose e il ticchettare della pioggia sui vetri delle finestre.

Il cammino della riccia venne seguito dagli sguardi di tutti in silenzio.

 

Una volta che fu di nuovo in camera si mise alla scrivania e cominciò a mangiare il pane. Piccoli e deboli morsi. Come lei in quel momento, piccola e debole.

Finito il pane bevve l’acqua a brevi sorsi... voleva avere altre lacrime da piangere.

Non aveva mai avuto questo tipo di desiderio, ma voleva stare male. Stando male lei stavano male gli altri e questo l’appagava.

Appagava il suo desiderio di vendetta.

Li aveva avvertiti, stranamente, i sentimenti che aleggiavano in quella stanza. Sentimenti contrastanti l’uno con l’altro.

Pena, rabbia. Tristezza, rancore. Angoscia nel vederla ridotta così, sdegno.

Non sapeva più cosa pensare.

Come doveva comportarsi?

Perchè non l’accettavano?

Doveva affrontare di petto la cosa?

Forse... no meglio di no. L’ultima volta che aveva reagito si era ritrovata a piangere davanti a tutti per pura scelta personale.

Pianse. Ma questa volta pianse in silenzio.

Piccole e sottili lacrime. Solo quelle si erano generate con l’acqua bevuta.

Erano lacrime testarde.

Lacrime orgogliose.

Ma in fondo anche lacrime di rabbia, tristezza e solitudine assoluta.

Non fece alcun singhiozzo o sospiro strozzato.

Una piccola lacrima cadde sul polso di Rose. Era circondato da un elegante braccialetto con un ciondolo a “R”.

La “R” di Rose.

Quel piccolo fiore che ora stava perdendo il nettare dai suoi petali.

Ricordava quel braccialetto. Gliel’aveva regalato Scorpius per Natale il giorno prima che partissero.

 

 

“Ehi, Rose!”

“Si Scorpius?”

“Visto che per le feste non ci vedremo, volevo darti subito il tuo regalo di Natale”

Quel sorriso dolce e comprensivo l’aveva sciolta.

“Oh, ma Sy, non dovevi”

“Volevo farti un regalo. Questo basta”

“Non ho un regalo per te io”. Si sentiva talmente in imbarazzo.

“Non serve ricambiare, davvero”

“Ma io...”

“Devo andare agli allenamenti, ora. Spero solo che questo ti aiuti quando sarai triste e piangerai” aveva detto riferendosi al regalo. “Ci vediamo”

Era corso via lasciandole in mano un pacchetto nero con un nastro argento.

L’aveva aperto e il gioiello che c’era le fece venire le lacrime agli occhi. Davvero un bel gesto.

 

Osservava ancora quel piccolo bracciale quando una luce si sprigionò dal ciondolo.

Una luce bianca e calda.

Rose la osservava sbalordita come non mai.

Che stava succedendo?

Due occhi si materializzarono dalla luce.

Erano fatto di pura luce, ma Rose li riconobbe, erano i suoi.

I suoi occhi quando era felice.

Occhi sorridenti e spensierati.

Poi la scena cambiò e vide un paio di occhi accusatori e arrabbiati, gli occhi di Ronald Weasley, suo padre.

Le venne un nodo in gola.

Quando la scena cambiò nuovamente un altro paio di occhi le si presentava davanti, ma erano completamente diversi dai primi.

Gli occhi di Rose in quel momento erano davvero brutti.

Sempre di un meraviglioso blu mare, ma così tristi e sconsolati. Gonfi e bagnati. Era il suo riflesso quello?

Quando battè le palpebre partì una canzone.

 

Tu zitta fra le lacrime,

ha fatto tutto lui.

Ubriaco come al solito, padrone più che mai.

 

Sì, suo padre era sempre ubriaco. Ubriaco di idiozie e pregiudizi. Era anche il padrone incontrastato di quella casa. Nessuno aveva il diritto di replicare quando prendeva una decisione. L’immagine di lei che piangeva pochi secondi prima venne prodotta dalla luce.

 

Un padre senza l’anima che mangia un po’ di sè,

e ha crocifisso l’angelo che c’era dentro te.

 

Era così che si sentiva. Una vittima andata al crocifisso. Torturata. Martoriata. Oltretutto era vero, suo padre mangiava un po’ di sè perchè con tutto quell’odio si stava consumando sempre di più. Vide suo padre che, ad Hogwarts, la rimproverava senza vergogna davanti alla Preside.

 

E ora asciughi i tuoi occhi alla sottana,

dolce figlia di un figlio di puttana.

 

Quante volte aveva chiamato così suo padre nel periodo in cui era ancora a scuola. Si vide quando Scorpius l’aveva consolata sulle scale.

 

Non devi dirlo al parroco e forse neanche a Dio

Ma devi sotterrartelo nel cuore, amore mio

 

Non riusciva a parlarne con nessuno della sua tristezza.

Il suo cuore era ormai una tomba. Sotterrarci anche quella storia non le sarebbe costato nulla. La luce produsse la sua immagine rannicchiata nel letto a baldacchino della Sala Comune.

 

Perciò stanotte chiuditi a chiave dentro te

E domattina aspettami

Ti porto via con me

 

Si sarebbe chiusa a chiave, ma sperava davvero che questo angelo della luce sarebbe davvero passato ad aiutarla.

Gli occhi che vide Rose erano fin troppo familiari.

Dolci e comprensivi... Scorpius.

 

Lasceremo su questo mondo infame

Le carezze al fratellino e al tuo cane.

 

Si vide in una scena dolcissima. Lei da piccola con suo fratello. Quando ancora non c’erano quei rancori.

Ora non l’avrebbe mai carezzato.

 

Vieni principessa ti porto via con me

Ci sarà in questo mondo di merda

Una rosa rossa da cogliere per te

E domeniche e sogni sull’erba.

 

Chi l’avrebbe portata via?

E la rosa rossa... l’avrebbero trovata? Forse la rosa era lei. Rossa dal sangue che aveva pianto. Non riusciva ad essere colta da quel prato ormai secco, quel prato che non la faceva più sognare ormai, perchè trattenuta da stupide regole e stupidi principi.

Una bellissima rosa le si poneva davanti. L’immagine si allontanava e riusciva anche ad intravedere una mano. La sua mano.

Era lei. Stesa su un prato bellissimo che osservava la rosa sorridendo.

 

Ci sarà un lavoro e il caldo di una stanza

E ogni giorno almeno piatto di sperata speranza.

 

Quanto le serviva una svago.

Quanto voleva un po’ di calore.

Forse la speranza poteva essere solo sperata, ormai.

 

Vieni principessa ti porto via di qua

Questo mondo di fame e violenza finirà

 

Di nuovo suo padre che le gridava contro.

Quell’ingiustizia non poteva continuare.

 

Avevo un serramanico, ma l’ho buttato via

In fondo a una discarica venendo a casa tua.

 

Peccato. Le sarebbe servito quel coltello. Vide solo il brillare di una lama.

 

E lì c’è nato un albero cresciuto come noi

Sotto i due grandi noccioli che sono gli occhi tuoi.

 

Vide un albero crescere velocemente.

Anche lei era cresciuta, ed era cambiata. Non era più quella bambina che pensava solo a come compiacere i genitori. Voleva una vita sua. Vissuta con la sua testa.

Sopra all’albero si generarono anche i suoi occhi. Belli e sorridenti, di nuovo.

 

E ora dentro non c’è odio né vendetta,

ma una foglia che vuol essere difesa e protetta.

 

Era troppo stanca per provare ancora odio e desiderio di vendetta.

E aveva solo voglia di essere difesa, protetta e consolata.

Gli occhi si unirono formando una piccola foglia che cadeva lentamente, ondeggiando.

 

Vieni principessa ti porto via con me

Fra le stelle di un altro pianeta

Dove non c’è il grasso e maledetto re

Che ti ha dato e ti ha preso la vita che c’è in te.

 

Sì, forse solo su un altro pianeta avrebbe potuto essere finalmente libera.

Suo padre l’aveva concepita, ma poi le aveva strappato la vita facendola propria.

L’immagine di suo padre con quello sguardo autoritario riempì lo spazio di luce.

 

Dove il male non ti guarda e non ti tocca

E il sorriso vola ancora al nido della tua bocca

 

Voleva tanto fuggire da tutta quella sofferenza. E ritrovare il sorriso.

L’immagine di un piccolo uccellino che volava frettoloso. Si avvicinava a lei, triste. Quando le fu davanti le avvicinò il becco alle labbra e le sfiorò. Rose non riuscì a trattenere un sorriso.

 

Vieni principessa ti porto via con me

fra le stelle di un altro pianeta

c’è una rosa rossa da cogliere per te

e domeniche e sogni di vita

 

Sarebbe fuggita anche con un assassino in quel momento. Non importava neppure il luogo di destinazione.

C’era lei, fatta di luce, a cavallo di una stella.

Scivolava sugli anelli di Saturno e poi cadeva, ma lo sguardo era calmo. Aveva una rosa tra i capelli.

Cadde su un prato nuovo. Un prato pieno di altre rose.

 

Vieni principessa ti porto via con me...

Via con me

 

Dov’era il suo salvatore?

L’ultima immagine fu quella di una mano che si avvicinava. Le carezzò dolcemente il viso e le asciugò l’ultima lacrima scesa dall’occhio sinistro. Si ritirò nello spazio di luce che con un piccolo vortice sparì tornando nel bracciale.

 

Rose era sbalordita. Scorpius aveva fatto veramente un regalo fuori dal comune.

Ecco cosa intendeva con “Spero ti aiuti quando sarai triste e piangerai”.

Sì l’aveva aiutata. Non era più triste.

Era solo molto stanca, affaticata e il mal di testa era padrone.

Ma finalmente il suo cuore era più leggero. Sorrise debolmente.

La pioggia batteva sempre più forte sulle finestre. Il dolce ticchettio era diventato un frastuono.

Alle gocce di pioggia si era aggiunta la grandine.

Era una vera e propria bufera.

Allora ebbe un’idea: nessuno si sarebbe più sentito a disagio per la sua presenza. Sarebbe andata lei dal suo angelo salvatore. Non voleva aspettare. Non voleva essere la rosa nel prato secco, ma la rosa su quel pianeta pieno di altre rose come lei. Rose che potevano aiutarla fino in fondo.

Prese il mantello e lo indossò velocemente. Si mise il cappuccio sulla testa così da coprire anche un po’ il volto. Le si vedevano solo la punta del naso e la bocca.

Apri la finestra e l’aria gelida che la colpì così all’improvviso la fece rabbrividire. La pioggia le colpiva quel poco di volto scoperto e il vento faceva volteggiare il mantello talmente forte che Rose dovette tenersi il mantello sulla testa per non farlo volare via.

Davanti alla sua stanza stava un ulivo grandissimo, perciò si calò lentamente sui suoi rami e scese dalla finestra proprio grazie a quell’albero. Toccata finalmente terra corse tra la pioggia verso il granaio e lo aprì. Fece una gran fatica per aprire la grande porta di legno, ma alla fine riuscì ad entrare.

La puzza pungente di letame le raggiunse le narici facendole fare una smorfia di sincero disgusto.

I due cavalli la guardavano assonnati ma curiosi. Lei non gli badò e cominciò subito a cercare lo strumento che le avrebbe permesso di scappare da quell’inferno.

Cercò sotto teloni, dietro alla macchina magica, e tra le briglie dei cavalli.

Non c’era.

Rose stava per perdere la speranza quando finalmente la vide.

Era stata poggiata su un mucchio di balle di fieno.

Davvero il massimo dell’ordine, pensò Rose ironicamente.

Era lì davanti a lei: la scopa che suo padre le aveva regalato quando aveva nove anni, ma che non aveva mai usato per paura.

Ora che finalmente aveva imparato a volare, ma soprattutto aveva imparato ad amare il volo, poteva cavalcarla.

La prese e ne osservò il manico.

Una Firebolt 500 con il manico verde e le setole grigie. Ironia della sorte. Suo padre aveva fatto qualche storia a comprarla, ma era disponibile solo di quel colore e quindi aveva ceduto, così le aveva raccontato sua madre.

Le sottili venature leggermente visibili sotto la vernice incorniciavano elegantemente il manico in legno di quercia.

Non è il momento di perdersi in stupidaggini, si disse Rose scuotendo la testa.

Uscì dal granaio ricordandosi di chiudere la porta facendo il minimo rumore, ma dubitava che con il fracasso del vento e della pioggia qualcuno avrebbe avvertito alcun rumore.

Si mise a cavallo della scopa e senza pensarci ulteriormente diede una forte spinta con i piedi per librarsi in volo.

Quando fu a circa cinque metri da terra, sfreccio verso est. Verso la libertà. Verso la felicità.

Era finalmente in volo. Anche se il tempo non era dei migliori, si sentiva bene. L’aria fredda in modo pungente l’aiutava a pensare alla sua meta senza distrazioni.

Si era allontanata da casa e quando si voltò per vedere di quanto, vide solo un puntino indefinito nell’oscurità della notte.

 

Era in volo da circa un’ora ed era veramente esausta.

L’andatura veloce e sicura con la quale era partita era diventata lenta e barcollante.

Aveva gli occhi pesanti e non riusciva a respirare per il troppo vento che le veniva contro.

Il cappuccio le si era sfilato e svolazzava insieme al resto del mantello.

Le facevano male le cosce e le mani. Aveva la schiena a pezzi, ma doveva resistere... non mancava molto.

Dopo un’altra mezz’ora –o così le parve, non aveva più alcun senso del tempo- la vide: la casa che sperava l’avrebbe accolta.

Scese, o in realtà cadde letteralmente. La porta era poco lontano da lì e si incamminò. Sembrava un’anima in pena. Lenta e vacillante. Aveva due occhiaie da paura e gli occhi rossi, ma non sembravano iniettati di sangue. Erano solo... tristi.

A Rose pareva di non provare più nulla. Era rigida e fredda a causa del vento, che non si era minimamente calmato dalla partenza ed era anche completamente fradicia per colpa della pioggia forte e incessante.

Arrivata alla porta nera si poggiò allo stipite e, visto che non riusciva a bussare usando il battente a forma di serpente, usò la scopa.

Bussò più forte che potè e quando le vennero ad aprire guardò il suo ospite.

Il suo angelo dai dolci occhi comprensivi, i capelli lisci come seta e del biondi come il sole.

“Ma che...” farfugliò l’angelo.

“Ciao, Scorpius” disse prima di svenire tra le braccia del ragazzino spaventato.

“Rose!”.

 

 

 

 

Eccomi qui con il settimo capitolo! Più lungo degli altri devo dire, ma dopo le vacanze ho trovato l’ispirazione...

Spero vi sia piaciuto anche l’inserimento di una piccola song-fic. Adoro quel genere di fanfiction e non ho resistito nel metterla.

Rose in questo capitolo è piuttosto malconcia, ma mettetevi nei suoi panni... spero di non aver esagerato con la malinconia, ma questo sta a voi deciderlo.

Spero in tantissime recensioni da parte vostra... PLEEEEEEEAAAAAAAASEEEEEE!!!!!!!

Voglio ringraziare:

-Nerida R Black: Grazie per l’incoraggiamento. ^^

                               Le tue recensioni sono sempre gradite...

                               Spero ti piaccia anche questo ciappy...

 

-Roxy Black: GRAZIE MILLEEEEEE!!!!! Grazie per il genio!!! Ma non credo di esserlo... Comunque sono contenta che ti piaccia la storia tra Rose e Scorpius (non Lily, ma avrai fatto confusione ^^)... spero recensirai ancora.

 

Ringrazio anche chi a solo letto...

Vorrei anche dedicare questo capitolo ad Alessia... una mia amica scomparsa il 25 dicembre...

Ale... andando via c hai lasciato come Rose... degli zombie che sanno solo piangere... ci mancherai... TI VOGLIAMO BENE!!!!!

 

 

 Al prossimo capitolo!!

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Capitolo 8
*** 8. Capitolo 8 ***


8.

 

 

 

Si sentiva uno schifo...

Le bruciava la testa e le facevano male le gambe...

Che cosa era successo? Dove si trovava? Perchè sentiva una mano che le carezzava la testa?

La piccola Weasley si decise finalmente ad aprire gli occhi.

“Rosie?” sentì chiamare sottovoce. Il tono era dolce e preoccupato.

“mmh?” mugugnò lei senza essere in grado di dire una parola visto il suo stato.

“Come stai?” chiese di nuovo la voce.

“Mh” quello voleva dire “bene”.

“Su apri gli occhi”

Rose decise di aprire di più gli occhi. La luce quasi non la accecò infatti si mise un braccio davanti agli occhi. La persona vicino a lei andò a chiudere le tende e si le si riavvicinò.

Quando Rose aprì definitivamente gli occhi e ebbe messo a fuoco, si trovò davanti uno Scorpius pallido e preoccupato.

“Buongiorno piccola” le sussurrò dolcemente.

“Che cosa...?” disse lei tentando di alzarsi.

“Non alzarti!” le disse Sy tenendole la testa.

In effetti non appena aveva cercato di mettersi seduta aveva cominciato a vedere doppio e la testa le girava all’impazzata.

“Hai la febbre molto alta” le spiegò lui. “Non devi affaticarti”.

Era così dolce e premuroso. Era un sogno. Rose credette che se in quel momento gli avesse chiesto di tagliarsi le vene per donarle il sangue, Sy l’avrebbe fatto.

“Ma che cosa è successo?” chiese Rose piuttosto confusa.

“Questo dovrei chiedertelo io” le rispose Scorpius visibilmente preoccupato.

A quel punto la bambina abbassò lo sguardo: non voleva raccontare quella storia. Era sicura che Sy l’avrebbe presa per una di quelle bimbette deboli e stupide e incapaci di resistere alle difficoltà.

“Rosie”. Era la seconda volta che la chiamava così. Nessuno le aveva mai dato quel soprannome, nemmeno sua nonna. Era troppo zuccheroso –o così aveva sempre sostenuto Rose-. Ma detto da Sy era tutta un’altra cosa.

Alzò lo sguardo e decise di raccontare tutto.

“Che cosaaaaaaaaaaaaaa????” urlò Scorpius indignato dopo il racconto dell’amica.

Rose aveva lo sguardo basso e stanco, non aveva voglia di sentirsi rimproverare per non aver reagito ed essere andata a piangere da un’altra parte.

“Che fetenti! Pazzi! Animali! Non hanno il minimo senso di umanità!” gridava Sy mentre gesticolava freneticamente e camminava per la stanza con passo nervoso.

“Hai fatto bene a venire qui” le disse poi.

La ragazzina rimase stupita a dir poco. Guardava l’amico con faccia scandalizzata, ma in fondo in fondo era felice.

“Non devi mischiarti a certa gente”.

“Sy, io...”

“Non ti tratteranno mai più così, Rosie” disse dandole un leggero bacio sulla fronte e andandosene.

 

“Ma sono matti?” chiese Draco Malfoy, stupito.

“Povera piccola” aggiunse Astoria.

“Voglio soltanto che smetta di soffrire, papà” disse Scorpius al padre con occhi sinceri e decisi. Draco era contento che suo figlio avesse scoperto la bellezza dell’affetto prima di lui. Non voleva che i Weasley rovinassero tutto, e non voleva nemmeno che rovinassero quelle bellissima e dolce bambina dagli occhi come due oceani.

Appena l’aveva vista aveva capito che sarebbe stata molto speciale come sua madre. Ronald era come sempre il solito ottusangolo che non capiva una mazza. Sarebbe andato a parlarci il prima possibile.

“Vado dai Weasley” disse Draco prendendo il mantello e dirigendosi verso il camino.

“Aspetta papà” lo fermò il figlio.

“Non puoi venire” ribattè immediatamente.

“Non è questo che voglio” rispose Sy. “Non riuscirei a stare nella stessa stanza dove sono quelle persone senza fare una strage”.

“E allora cosa volevi dirmi?” chiese Draco impressionato da quell’improvviso scatto di cattiveria.

“Volevo solo dirti che Ronald Weasley è un tipo, come saprai, molto irascibile e cretino. Perciò ti consiglio di prepararti un discorso convincente prima di andare a parlargli” spiegò il bambino.

Draco era davvero fiero del figlio. Sapeva fare dei ragionamenti fantastici, alla Corvonero, e aggiungerci insulti degni di un Serpeverde.

“Hai ragione” disse quindi. “Prepariamoci” e così si mise seduto sulla poltrona a preparare un discorso insieme al figlio.

 

 

 

“Ma siete totalmente impazziti?” un grido alla Tana. “Che vi è saltato in testa??” non aveva pace. “Sono a dir poco furibondo! Come potete essere miei parenti?”.

“Al calmati adesso” disse Harry Potter al figlio, benché sapesse perfettamente che aveva ragione.

“Calmarmi?” sussurrò Albus al padre con faccia scandalizzata. “Come potrei calmami? È una richiesta impossibile da soddisfare papà! Non posso credere che le abbiano fatto questo! Cos’ha fatto di male? Spiegamelo!”

“Al...” disse Hermione Granger.

“Zia... tu devi solo tacere” le rispose lui con voce tagliente. “Credevo che tu fossi diversa. Credevo che tu avessi superato questi stupidi pregiudizi. Come lo credevo per voialtri” disse riferendosi al resto della famiglia. “Credevo che il pazzo furioso fosse solamente Ron. Cos’è, mia madre è l’unica Weasley con un minimo di intelligenza?” gridava Al.

“Albus adesso basta per favore” disse Harry mettendogli una mano sulla spalla.

“Non vi credevo capaci di fare una cosa simile” disse Ginevra.

“Vedi Ginny, ci risulta difficile adesso tornare come eravamo un tempo. La vediamo diversa, non sappiamo manco il motivo, ma Rose è diversa”disse Molly.

“Sentili questa sottospecie di ominidi” disse Al.

“Anche tu sei cambiato Al” disse la signora.

“Solamente perchè non parlo come un bambino delle elementari e ragiono come un brontosauro non significa che sono cambiato, Molly”.

“Al, perchè ci chiami con i nomi di battesimo e non più zio, zia e nonna?” chiese Hermione.

“Perchè non riesco più a considerarvi miei parenti e mi vergogno di avere sangue Weasley nelle vene” sibilò Al.

“AL!” gridò sua madre arrabbiata. Non potè continuare il rimprovero perchè una fiammata dal camino fece sobbalzare tutti.

La figura di un Draco Malfoy piuttosto adirato fuoriuscì dalla fiamma verde.

“Weasley!”

 

 

 

 

 

Eccomiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! In enorme ritardo ma eccomi ^_^’’’’’’’

Questo è un semplice capitolo di transito e perciò è molto corto e non accade nulla.

Sxo comunque che gradiate ^_^

Paxiamo ai saluti:

 

Mie: Grazie tante ^_^ Spero recensirai anke i prossimi capitoli e ke qst ti piaccia!!!!!

 

King 3: Graaaaaaazie!!! Sono contenta che ti sia piaciuto^_^

 

Roxy_black: Wow addirittura ti sei commossa? Ke bello!!!!!! Sono mlt felice =))))) Spero ti piaccia anke questo chap....

 

Alida: Sì lo so credo di aver esagerato, ma mi serviva un motivo per farla scappare (x inciso non era un sogno) Ma non preoccuparti, si sistemerà tutto!!!!

 

Nerida R Black: Grazie anke x qst recensione!!!!!! Non preoccuparti non è un problema anche se ritengo le tue recensioni molto importanti ^_^

 

 

Ora vi saluto e ci vediamo al proximo chap!!!! Ciauuuuuuuuuuu!!!!!!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


9.

 

 

Malfoy era spuntato fuori come un fulmine a ciel sereno dal camino di casa Weasley. Aveva la faccia di un pazzo. Gli occhi pieni di rabbia e delusione.

“Come  avete potuto fare una cosa così?” urlò.

Anche la Granger aveva contribuito. Era esattamente come tutti loro. E lui che la credeva diversa. Non pensava l’avrebbe mai detto, ma... a questo punto Potter era 100 volte migliore di tutti loro.

“Signor Malfoy” disse Albus incredulo.

Capì subito dove era andata sua cugina.

“Malfoy... tu sai qualcosa su mia figlia?” ovviamente suo zio non l’aveva capito.

“Certo, Weasley. Tua figlia in questo momento è nella residenza dei Malfoy con una febbre altissima a causa del volo che ha compiuto con una scopa difettosa sotto la pioggia da casa sua” disse Draco.

“Come sta?” chiese impaurita Molly Weasley.

“Perchè le importa ora?” chiese sarcasticamente Draco.

“Non ti permettere di trattare così mia madre, Malfoy” disse  George.

“Perchè? Voi avete avuto riguardi nei confronti di Rose?” chiese Malfoy in un sussurrò che fece venire i brividi a tutti i presenti tranne a l’unica Serpe. Albus provava un gran rispetto per quell’uomo austero e sicuro di sè.

“Da quando voi Malfoy vi preoccupate dei traditori del proprio sangue, come ci chiamate voi”  chiese Hugo.

“Tu ragazzino sei l’ultimo che dovrebbe aprir bocca visto che non mi conosci affatto. E se hai ascoltato tutte le baggianate che ti ha raccontato tuo padre per dieci anni è un tuo problema” disse Draco verso il bambino che spaventato stette zitto.

“Ma voglio comunque rispondere alla tua domanda” era il momento di far capire a quegli imbecilli il guaio che avevano combinato.

“Rose è diversa da tutti voi. Certo, è una Serpeverde direte voi, ma io non credo sia solo per quello. Lei è gentile, forte e capace di decidere con la propria testa. Voi Grifondoro sareste scesi e avreste affrontato la vostra famiglia per chiarire la questione, lei no perchè è una Serpe. Lei ha preferito allontanarsi da tutti voi e a mio parere è la scelta migliore che abbia fatto” Malfoy diceva tutto quello che aveva deciso con suo figlio. Scorpius aveva anche previsto una domanda del genere. Che genio di figlio.

“La difendo anche perchè è quella che ha fatto battere il cuore di mio figlio” disse.

Tutti stettero zitti dopo quelle parole. Draco se ne era accorto il secondo giorno di scuola, quando era andato a Hogwarts per difendere suo figlio. Quando Sy aveva preso la mano di Rose, come la guardava, come l’aveva difesa e come era andato a consolarla. Forse ancora non se ne era reso conto, ma sarebbe stata una questione di tempo.

“Scusi, signor Malfoy, cosa ha detto?”  chiese Albus che credeva di aver capito male.

“Credo che a Scorpius piaccia Rose” rispose Draco semplicemente.

Al si zittì subito. No, no, non era possibile... avrebbe verificato a tutti i costi.

“Malfoy non credo che uno della tua specie possa innamorarsi di Rose” disse Ron.

“E perchè?” chiese lui.

“Beh, è di classe inferiore e sua madre è una mezzosangue”.

“Bel linguaggio Weasley. Poi ero io quello sgarbato” disse Draco.

“Non rigirare la frittata, hai capito?”

“Tu lo fai da quando sono entrato”

“Forse perchè non sei il benvenuto” disse Ron.

Draco abbassò lo sguardo per la prima volta in vita sua davanti a un Weasley.

“Lo so” disse semplicemente. “ma tua figlia lo è a casa mia. Sarà trattata come una regina e non le sarà negato nulla” spiegò l’ex Serpeverde.

“Sapete, appena ho visto quella bambina ho capito che sarebbe diventata una persona straordinaria. E lo è. Mio figlio mi ha raccontato molto su di lei, mi ha detto che è piuttosto studiosa ma si rifiuta di fare i compiti agli altri perchè secondo lei è già abbastanza fare i suoi” Draco rise. “Mi ha detto che quando piange sembra che stia per cadere il cielo perchè se lei è triste vuol dire che nel mondo c’è qualcosa che non va. Voi l’avete fatta piangere e addirittura l’avete spinta a scappare. Vuol dire solo che non siete normali. Mi ha anche detto che quando ride sembra arrivi la primavera e che si riescano a sciogliere anche gli iceberg. Spero solo che stando con noi allora, torni la primavera e spunti il Sole” Draco parlava con voce profonda e scostante, ma nessuno parlava.

“Concludo ,Weasley, dicendovi che se rivolete la vostra piccola Rose, vi conviene farvi perdonare, altrimenti vorrà restare con me per sempre e non credo si possa restare senza di lei per molto tempo una volta che la si è conosciuta” disse il biondo.

“Vi invito a non cercarla fino al ritorno a scuola. Dovrà sbollire la rabbia. Cercherò di parlarci e convincerla a darvi un’altra possibilità” disse mentre si incamminava verso il camino.

“Fidati Weasley. Tua figlia è in buone mani e se la rivuoi ti consiglio di crescere” e detto questo sparì nella stessa fiamma verde dalla quale era spuntato.

Hermione si sentiva malissimo. Perchè aveva dato retta a suo marito?  Sapeva che Rose era la stessa, ma quando l’aveva vista rispondere così a suo fratello si era spaventata e aveva davvero avuto paura che fosse cambiata. Che stupida. Si sarebbe fatta perdonare a tutti i costi.

“Ron, inventiamoci qualcosa. Rivoglio mia figlia” disse determinata ad un uomo che però non la ascoltava nemmeno. Ronald Weasley era distrutto. Cos’aveva fatto? Persino Malfoy era riuscito a dimenticare tutto e a cambiare. Perchè lui non ci riusciva? Era stato accecato e assordato dalla sua idiozia e con quella aveva perso sua figlia. Sperava solo non definitivamente.

 

“Eccomi” disse Draco appena tornato a casa.

“Allora?” chiese Astoria dopo averlo baciato.

“Credo di averli convinti. Lenticchia aveva un’espressione davvero sconvolta, ma se lo merita” disse Draco.

“Dov’è Scorpius?” chiese poi.

“Rose non ha quasi più febbre e perciò ha deciso di portarla a fare un giro per il giardino del manor”

“Ho capito” disse l’uomo guardando la moglie e sorridendole.

 

“E’ davvero bellissimo Sy” esclamò Rose guardando esterrefatta il giardino pieno di fiori che le si prestava davanti.

Era come una grande distesa di farfalle multicolori. Era davvero un posto stupendo e ben assestato. Si passava dalla semplicità delle margherite alla bellezza delle orchidee. Dall’esilità della lavanda alla grandezza delle magnolie.

La bambina girava per quell’arcobaleno terrestre e tra quell’aroma avvolgente proveniente dal suolo.

Venne colpita da un bellissimo roseto che cresceva poco lontano da tutti gli altri fiori.

“Perchè le rose sono quaggiù?” chiese infatti.

“Osserva bene” le disse Scorpius affiancandola.

Rose fece come le era stato detto e notò che le api prendevano il nettare esclusivamente dalle rose.

“Questo è miele di rose. Credo sia il più buono che esista” le disse l’amico.

“Wow”

“Queste api producono solo quel tipo di miele. Mia madre l’ha inventato e credo siamo gli unici a mangiarlo”.

“Infatti non l’ho mai sentito” disse Rose che osservava le operose api che prendevano da ogni singola rosa il nettare necessario a creare il miele che, a detta di Scorpius, era il migliore in assoluto.

“ Se vuoi appena rientriamo te ne farò assaggiare un po’” le disse.

“Oh si, grazie Sy” sorrise Rose felice.

“Hai ancora la voce rauca quindi te ne metterò un po’ anche nel latte caldo domani mattina se ti piacerà” le disse.

“Certo!”

“Però... hai ancora un po’ di febbre. Torniamo dentro” disse Scorpius poggiandole la labbra sulla tempia per sentire la sua temperatura.

“Coma vuoi. E poi prima andiamo prima assaggerò il miele più buono del mondo!” disse la bambina cominciando a saltellare verso la villa.

“Rosie basta di saltellare o ti salirà la febbre!” le gridò Scorpius.

“Non preoccuparti, papino” disse lei ironicamente facendogli una dolce linguaccia.

 

“Wooow!!!”  esclamò Rose leccandosi le labbra. “E’ davvero il miele più buono in assoluto!” detto questo diede un altro morso al pezzo di pane dove Sy le aveva spalmato il miele.

“Te l’avevo detto”disse addentando un pezzo del suo panino.

“Domani nel latte caldo ne voglio tantissimo”

“Agli ordini” disse Scorpius rubando un risata a Rose.

Scorpius la osservò ridere e mangiare quel panino con un’espressione felice e dolce in volto e si ripromise che se qualcuno lo avesse rigato di nuovo con le lacrime l’avrebbe punito severamente. Molto severamente.

 

 

 

Saaalve a tutti!!!! Qst volta il capitolo arriva subito! =P

Nn so se v piacerà ma cm al solito spero di sì...

 

Nerida R Black: Scusamiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!! So ke ho fatto un temendo ritardo ma era dovuto ad un blocco dello scrittore ^^’’’’ Leggi questo qui e dimmi se sn stata abbastanza crudele cn i Weasley :P:P

 

King3: Herm cm hai potuto leggere non è cambiata... s era solo spaventata e ha fatto il grande errore di ascoltare suo marito... Ma poi si sistema tutto =D

 

Alida: Ecco qui la ramanzina!!!! Piaciuta? Comunque lo so... Al è davvero forte :P ha un carattere piuttosto deciso e credo che questo lo distingua un po’ dagli altri mollaccioni ihih :P Spero ti piaccia anche questo ciappy... ^^

 

Mie: Il tuo commento m ha davvero spiazzata! Che entusiasmo! Sn davvero felicissima che ti piaccia così tanto ^^ Comunque è vero... Scorpius è un pezzo d pane... ma  poi s rivelerà per il suo bel lato serpentesco... :P:P

 

Christy 94: Grazie del tuo commento ^^ Spero tanto ti piaccia anche questo capitolo =)

 

Roxy_black: Si credo starebbe meglio da loro, ma per adesso solo Malfoy... :P Come hai potuto intuire... SI SONO VERGOGNATI COME SE FOSSERO STATI NUDI IN PIAZZA!!!!!! Ahah.... m sono divertita a scrivere il pezzo di Draco :P Leggi questo e spero in un tuo commento J

 

 

Ora vi saluto... e vedo se riesco a trovare del miele da mettere nel latte :P

CIAUUUUUUUUUUUU!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


10.

 

 

 

Rose dormiva nella sua stanza. Nel suo letto a baldacchino con delle stupende e delicate lenzuola di seta nera. Si era sempre chiesta quanta altra gente avesse quelle lenzuola. Sapeva che Scorpius le aveva in cotone egiziano. Quanto gli saranno costate?

Aveva tutti i capelli sparsi sul cuscino. Sembrava la Bella Addormentata. Il viso chiaro aveva un leggero rossore alle gote. Sognava a quando aveva passeggiato con Scorpius per il giardino e aveva scoperto il miele di rose. Lui diceva che era il Suo miele. Perchè era dolce e unico come lei. Il miele di Rose.

Ogni volta che lo diceva Rose sentiva caldo e arrossiva dalla testa ai piedi. Scorpius se ne accorgeva sicuramente perchè spuntava sempre quel ghigno soddisfatto in viso tipico della sua famiglia.

Quanto le piaceva quel ghigno... anzi, lei lo vedeva proprio come un vero sorriso.

Poi quei capelli... non parliamone.

Rose pensava a lui continuamente e aveva solamente undici anni. Meglio non pensare a che effetto le avrebbe fatto a diciassette.

Qualcuno le stava lentamente carezzando il collo e questo la fece destare dal suo dolce sonno.

Le carezze erano leggere e continue. Scorpius, pensò Rose. Allora decise di tenere gli occhi chiusi per continuare a godersi quelle carezze.

Poco dopo però le carezze passarono da leggere sul viso a pesanti sul collo. Rose si irrigidì. Sembrava le esplorasse tutto il collo con la mano.

Decise di non reagire ancora... ma come poteva? Adesso una strana sensazione le stava attraversando l’orecchio. Come se qualcuno lo stesse leccando. Ma che diamine stava facendo quel matto? Le leccava l’orecchio? Certo non poteva concedersi a quel modo... quindi decise di dirgliene quattro a quel biondino da strapazzo.

“Scor...” ma non riuscì certo a finire la frase... perchè in realtà al posto del dolce viso e la dolce meno di Scorpius che la sfiorava, c’era Nhan ke le strisciava addosso e le sibilava con quella lingua biforcuta nell’orecchio.

Lo spavento che si prese Rose la fece urlare come le ragazze dei film horror e somigliare all’Urlo di Munch.

“Che cosa succede?” chiese allarmato Scorpius entrando in camera di Rose, richiamato da quell’urlo.

Appena vide Nhan sopra Rose capì subito. Si mise a ridere come un matto. Povera Rose, avrebbe dovuto abituarsi a quella situazione.

“Che diamine ridi, idiota?” gli chiese Rose.

“Vedi, Rosie, Nhan ha la mania di svegliare le persone. Appena ha saputo che c’eri anche tu qui, ha subito insistito nel venirti a svegliare. Per questo Al e lui litigavano sempre”  spiegò Sy con le lacrime agli occhi.

Quel discorso era davvero insensato. Ma vivendo nel mondo magico bisognava per forza  abituarsi a certi discorsi e situazioni.

“Nhan scendi dai”

“Si, si va bene” rispose il cobra.

“Scusalo, Rose” le disse il biondino. “A volte dimentica la buone maniere”

“Non fa niente. Tanto mi sarei dovuta svegliare prima o poi, certo non in modo così brusco, ma...”

“Ok, ok ho capito” la zittì Sy sorridendo.

Ora ti lascio sola. Vado a preparare la colazione”le disse Scorpius mentre si dirigeva verso la porta di mogano.

“Oppure vuoi che te la porti a letto?” aggiunse, voltandosi a guardarla con sguardo premuroso.

“No adesso arrivo. Non disturbarti” rispose Rose.

“Non è affatto un disturbo” le disse lui.

“Lo so, ma non ho voglia di rimanere anche oggi a letto per tutto il resto della giornata”.

“Come vuoi” le disse Scorpius voltandosi e uscendo dalla porta della stanza.

Rose sospirò e si guardò intorno. Quella stanza era buia, ma le piaceva tantissimo. Si era sempre trovata benissimo al buio: protetta e in silenzio. Le tende erano anch’esse nere e facevano passare pochissima luce. Coprivano una porta finestra con un grande balcone che si affacciava sul grandioso roseto di Malfoy Manor. Davanti al suo grande letto era stato collocato un grande armadio argentato.

Sul comodino stava una foto di lei e Sy nel giardino innevato abbracciati e sorridenti.

Aprì le tende e la luce ovattata dell’inverno entrò prepotente nella stanza, illuminandola. La neve sull’erba era ancora tantissima e tutto sembrava un candido pezzo di ovatta. A quel pensiero Rose sorrise. Che paragone che le era venuto in mente...

Comunque si decise a scendere per la colazione.

Scese la grande scalinata che portava all’ingresso della villa e girò a destra verso la sala da pranzo. Il marmo argento era lucido e la sagoma di Rose si rifletteva sulle mattonelle come su uno specchio.

Arrivata davanti alla porta della sala, rose bussò.

“Sei qui da quattro giorni e bussi ancora?” disse Scorpius giocando.

“La buona educazione non mi abbandona solamente perchè ormai per me è di consuetudine stare qui con voi” rispose Rose con un gran sorriso.

Draco rise. “Certo che il tuo eloquio è notevolmente migliorato da quando abiti qui con noi” le disse.

“Non crede ci sia una certa differenza di intelligenza tra delfini e babbuini?” rispose Rose con un’acidità in gola che a Scorpius parve sentir bruciare l’aria.

Mangiarono la loro colazione in silenzio; l’affermazione della bambina aveva lasciato tutti di stucco, ma aveva ragione ad essere profondamente ferita da ciò che le aveva fatto la sua famiglia. Non restava altro da fare che aspettare che sbollisse la rabbia per poi riprovare ad avvicinarla ai Weasley.

 

Il pomeriggio trascorse tranquillo. Rose guardò un po’ di televisione fino alle cinque. Di Sy non c’era stata traccia per tutta la giornata, perciò decise di controllare cosa stesse facendo il biondino. Bussò alla porta della stanza di Scorpius ma non le venne indietro alcuna risposta, quindi entrò.

Come aveva sospettato la stanza era vuota e silenziosa.

Le pareti bianche adornavano tutte le pareti e il letto a due piazze e mezza color del mare era perfettamente rifatto senza traccia di qualcuno che vi si fosse minimamente sdraiato o seduto. Le tende, bianche anch’esse, erano tirate per far entrare più luce possibile. La scrivania davanti ad essa in legno di quercia presentava il computer portatile aperto e forse acceso. Quella stanza era completamente diversa dalla sua in quella casa: era un mondo a parte, ma le piaceva molto. Era luminosa e perfetta per alloggiare persone con il buio dentro. Scorpius era una persona fantastica, ma aveva comunque cattiveria dentro... tipico della sua stirpe. Non ci si sarebbe mai potuti confrontare in una discussione a parole: avrebbe vinto a tavolino, su tutta la linea. Riusciva sempre ad inquadrare il punto debole del suo avversario e a colpire al momento opportuno. Sarebbe riuscito a zittire perfino lei.

Si avviò al computer per verificare se fosse realmente acceso.

La sua supposizione si rivelò azzeccata quando vide allo schermo delle immagini. Guardò cosa stesse visitando l’amico e rimase un po’ perplessa da ciò che vide... un sito di gatti di razza.

A che gli serviva? La pagina corrente era precisamente dedicata alla razza Certosina. Gatti davvero stupendi. Erano sempre stati i suoi preferiti. Dubitava ci fossero gatti con bellezza pari ai Certosini. Ne avrebbe tanto voluto uno. Nella barra degli strumenti era aperta anche un’altra finestra, Rose la aprì e vide un modulo di richiesta d’acquisto. Quindi Scorpius aveva davvero deciso di comprare un piccolo. Chissà perchè?

Aveva già compilato tutto, rimaneva solamente schiacciare il tasto di invio della richiesta.

Voleva proprio vedere quando sarebbe arrivato quel micino.

Uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle. Appena si voltò dopo aver chiuso la porta, però, si ritrovò davanti Scorpius.

“Che stavi facendo in camera mia?”

“Volevo sapere cosa stessi facendo visto che non ti ho visto per tutto il giorno”

“Dillo che non puoi stare senza di me” la provocò il ragazzino”

“Ti piacerebbe” rispose lei a tono con un sorriso e battendo un po’ le ciglia.

“Non quanto piacerebbe a te, tesoro” ecco appunto. Cos’altro avrebbe potuto rispondere? Non bisognava essere ripetitivi con lui, tanto meno banali nelle risposte. Ma prima che potesse formulare una risposta, Scorpius cambiò espressione facendosi da provocatorio a spaventato.

“Non hai guardato il computer, vero?”disse alzando un po’ la voce.

“Beh... sì, perchè?” chiese lei titubante.

“Vai via! Guastafeste!” disse cacciandola con un leggero calcio sul sedere.

Che cavolo faceva? Scorpius si era richiuso in camera sbuffando.

Cosa gli era preso?  Mah, chi lo capiva era un genio.

 

 

Qualcuno le stava lentamente carezzando il collo e questo la fece destare dal sonno.

Le carezze erano leggere e continue. Chi la stava carezzando era morbido e profumato. Una leggera sensazione di solletico venne avvertita alle guance.

Capì subito... avrebbe ucciso quel rettile all’istante!

“Nhan!” urlò Rose, ma invece dello striscioso Nhan le si presentò davanti un piccolo cucciolo di certosino.

Il cuore di Rose si riempì di gioia nel vederlo. Lo prese e notò che era poco più grande di una sua mano. Era così dolce.

“Sarai pure la più intelligente di Hogwarts, Rosie, ma sei lenta di comprendonio in certe cose” disse una voce proveniente dalla porta.

Sulla soglia di essa c’era Scorpius appoggiato allo stipite che la guardava sorridendo.

Rose non rispose neppure. Poggiò il micio sul letto e corse dall’amico. Gli saltò letteralmente addosso e Scorpius fece fatica a non cadere.

Rose lo stava abbracciando e lo stringeva forte. Il bambino rispose volentieri all’abbraccio sentendo di nuovo quel buon profumo di lavanda che emanavano i capelli di Rose. Gli faceva perdere la testa, quell’odore.

Rose alzò il viso per guardarlo e i suoi occhi erano lucidi dall’emozione.

Non riusciva neppure a parlare. Era così felice di quel regalo. Scorpius era stato davvero dolce. Quello era il più bel regalo che avesse mai ricevuto a Natale.

Poi però sia lei che Scorpius smisero di sorridere e si osservarono intensamente.

Rosie. Era così carina e dolce. Quegli occhi così azzurri. Un cielo in cui volare liberi. Un mare da osservare e trovare pace. Un fondale dove morire felici.

Scorpius. Era davvero stupendo e gentile. Quegli occhi grigi. Un cielo in tempesta, ma che donava pace. Due zaffiri lucenti. Un mare agitato che portava lontano dalla monotonia e dalla tristezza.

Erano trasportati in balia di mille emozioni che non si sarebbero mai aspettati di provare alla loro giovane età, ma quelle emozioni erano presenti. Ed erano così vive ed intense che sembravano quasi farli volare.

Scorpius si stava lentamente avvicinando a Rose. Lei non riusciva a distogliere il suo mare dal cielo di lui. Pace e tempesta. Azzurro e grigio. Purezza e buio.

Anche Rose si avvicinava sempre di più a lui. Chiusero gli occhi pronti ad incontrarsi. I loro cuori erano impazziti. Battevano a tremila. Erano ad un soffio dal baciarsi.

Il campanello del manor cominciò a suonare impaziente. Scorpius si allontanò triste sospirando e andò ad aprire la porta.

Rose era rimasta di sasso. O meglio... di merda!

Seguì Scorpius pronta a gettare maledizioni a chiunque si fosse celato dietro la porta.

Scorpius aprì il portone e Rose si decise davvero ad uccidere quella persona.

Albus Severus Potter si stagliava davanti a loro con faccia leggermente agitata.

“Al?” chiese Scorpius, sorpreso.

“Al!” urlò Rose incazzata al massimo.

 

 

 

 

 

 

 

Hola!!!!! Scusate il ritardo ma sapete com’è... la scuola... ecc ecc.

Ma lasciamo perdere questi discorsi e veniamo al dunque...

Com’è questo capitolo?????? Lo scorso ha avuto metà delle recensioni rispetto all’ottavo capitolo... WHYYYYYYYYYYYYYYYYY??????????

Come avrete notato sono piuttosto euforica oggi, ma non abuso di sostanze stupefacenti tranqui...

Comunque... Passiamo ai ringraziamenti J

 

Alida: Ciao bella! Beh si io ho inventato il miele di rose... ma potrebbe sempre esistere, chi lo sa? Comunque sono contenta ti sia piaciuto^__^ continua a recensire mi raccomando!!!!

 

Mie: Ciao! Beh sì a me è piaciuto molto scrivere quel pezzo... mi sono divertita e sbizzarrita ^^ Ci sentiamo e spero in una tua recensione anche a questo capitolo :P

 

Nerida R Black: Grazie mille per il mito ^___________^ Sono felice che ti sia piaciuto Draco... piace anche a me sai? ;)

 

Comunque ora vi saluto e tantissimi baci!!!! Se volete e potete... potreste anche leggere e recensire la mia seconda fan fiction? È una song-fic x la precisione :D

Si intitola Vai con lui e spero recensiate anche questa ^__^

CIAUUUUU!!!!!!! VVTTTTTB!!!!!!!

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


 11.

 

 

 

Rose rincorreva Albus come un leone fa con la sua preda. Albus, intanto, scappava urlando disperato.

“Rose, ma cosa ti ho fatto? Ti prego smettila!” gridava il ragazzino senza smettere di correre. Quando sua cugina si arrabbiava faceva davvero paura.

“Non ti deve importare! La mia priorità in questo momento è porre fine alla tua insulsa vita!” rispose furiosa Rose.

Albus continuava a correre e ringraziò i numerosi allenamenti impostati prevalentemente sulla resistenza che  l’allenatore gli faceva subire ogni giorno. Rose stava cedendo. Questo fece fare ad Albus un sospiro di sollievo.

La cugina, però, inciampò su una radice che spuntava dal terreno e cadde rovinosamente a terra. Albus la sentì cadere e le corse incontro preoccupato.

“Rose? Rose, stai bene?” chiese Al.

La piccola fece solo un leggero mugolio, ma non riusciva ad alzarsi.

Albus quindi tentò di aiutarla e forse quello fu il suo errore. Appena si fu chinato per sollevare la cuginetta, questa l’aveva atterrato e si era posata sopra la sua schiena. Sy e Nhan si stavano sbellicando dalle risate mentre vedevano Albus soggiogato da quella bambina minuta che tentava di strozzarlo stringendogli il collo con il braccio.

“Dai, Rose, basta. Lascialo stare” disse Scorpius cercando di calmarsi dalle recenti risate.

“Deve morire!” urlò la moretta.

“Non è una tragedia, dai” cercò di convincerla lui.

Allora la bambina lo lasciò e senza nemmeno guardare in faccia Sy, se ne tornò in camera.

“Al, allora, che ci fai qui?” chiese Scorpius aiutando l’amico ad alzarsi.

“Volevo parlarti a proposito di quella pazza furiosa” rispose Albus sistemandosi e pulendosi il giubbotto.

“Sì, vieni dentro” disse Scorpius che aveva già paura di sapere l’argomento della prossima conversazione.

 

“Allora?” chiese di nuovo Scorpius ad Al quando furono seduti in camera sua. Uno sul letto e uno alla sedia della scrivania.

“Sono tutti dispiaciuti per quello che è successo, specialmente mio zio” iniziò Al.

“Mio padre è andato a casa loro a dire di non cercarla per farle sbollire tutta la rabbia. Ora che ha dimenticato non credo sia una buona idea farla tornare a casa” rispose il biondo.

“Non era certo questo che intendevo” gli disse l’amico con un ghigno.

“Cioè?” Scorpius ricambiò.

“Non devi affatto riportarla in quella topaia” spiegò il ragazzino alzandosi dalla sedia e cominciando a camminare avanti e indietro. “Mio zio deve imparare la lezione. Non può trattare sua figlia come uno straccio sporco. Deve pagare. Ha fatto soffrire Rose. Questo è un crimine bello e buono. Mia cugina è la persona più innocua e dolce, seppur una Serpeverde. È sempre stata debole e credo che stare del tempo con la tua famiglia la possa rafforzare come si deve. Anche fisicamente da come ho notato” disse Albus Severus Potter massaggiandosi il collo.

“Già. Comunque stai tranquillo non avevo alcuna intenzione di riportarla a casa” disse Sy.

“Penso anche io quello che hai detto” fece una breve pausa mentre si avvicinava all’amico. “Non è che per caso... per una fortuita casualità... insomma... ti piace Rose?”.

“Ma sei imbecille?” urlò. “Come potrebbe piacermi mia cugina? Insomma è mia cugina! E poi è rozza, per niente femminile e manesca!”.

“Questo non giustifica il fatto che sei venuto qui a dirmi di tenerla da me al sicuro e tutte quelle cose carine che hai detto su di lei... poi da come parlavi, dal tono che avevi, sembrava che ti piacesse”.

“Non dire fesserie”.

“Come vuoi” disse Scorpius con un sorrisetto divertito.

Ad un certo punto bussarono alla porta. Rose entrò. Albus si irrigidì...

“Al... ho visto che... a terra ho trovato un pacchetto con scritto il mio nome... è davvero bello... volevo scusarmi per...” balbettava Rose mentre si sfiorava il girocollo con una piccola R in argento. “... per il regalo che...” davvero non riusciva a chiedere scusa.

Quindi si buttò tra le braccia del cuginetto e lo strinse forte.

Al ricambiò con la stessa intensità l’abbraccio. Teneva gli occhi chiusi, ma Scorpius riuscì a capire cosa pensava. Lo conosceva troppo bene.

Però era ora di andarsene... Ginny aveva detto al figlio solo di andare a comprare una semplice bottiglia di latte e non poteva permettersi di insospettirla, non aveva detto a nessuno della sua uscita clandestina. Diede un bacio sulla fronte a Rose che lo rese con uno sulla guancia. Questo fece arrossire un po’ Al, ma lei parve non farci alcun caso.

Scorpius sì, però.

Sogghignò tra sè e accompagnò l’amico alla porta.

“Sy, ti piace Rose?” chiese il moro mentre scendevano verso l’ingresso.

“Cosa?” chiese Scorpius.

“Ehi, non sei sempre tu quello che dice di non rispondere a una domanda con una domanda?” ormai l’aveva in pugno.

“Beh, è molto carina e simpatica”

“Non essere vago. Sai che lo odio” disse Al serio.

“Potrebbe succedere” disse Scorpius.

A quel punto Al capì. Scorpius stava cominciando a provare qualcosa per lei.

Albus uscì, ma prima che potesse prendere la scopa e andarsene, Scorpius gli disse: “Ora siamo rivali... ma spero grandi amici comunque”.

“Non capisco rivali di cosa” rispose in tono neutro Al mentre saliva sul manico e spiccava il volo nel cielo grigio. Il biondino lo fissò finché non sparì come un puntino bianco tra le nuvole.

Anche se era sua cugina aveva una piccola cotta per Rose... nulla di cui stupirsi... era una bambina così facile alla quale affezionarsi... sperava solo che un giorno si sarebbe innamorato di una ragazza che avrebbe potuto ricambiarlo... e lasciargli campo libero...

Sorridendo, rientrò in casa.

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi!!!

Salve a tutti!!! Lo so, lo so, sono un po’ in ritardo... ma ho messo un bel colpo di scena no?

Però io avevo inserito qualche piccolo indizio su questo fatto...

L’altra volta non ho postato... m sn dimenticata ^^’’

Ringrazio le due che mi hanno recensito ^^ grazie 1000!!!!

 

Nerida R Black: hahahaha!!!! Wow che reazione drastica hahahaha la tua recensione mi ha ftt davvero ridere hahaha!!!!! Che adesso che pensi di quel povero ragazzino?^^ aspetto la tua recensione ^___________^

 

 

Mie: Anche io mi sono molto divertita nello scrivere quel pezzo finale ^__^ adesso però hai capito perchè è sempre in mezzo alle scatole =P Ciau!!! Aspetto anche la tua recensione! J

 

Ovviamente aspetto anke quelle tu tutte voi!!!!! Spero recensiate più numerose :P Ciau a tutte!!! Vi lovvo!!!!!!!!!!

ALLA PROSSIMA!!!!!!!!!! JJJ

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


12.

 

 

La piccola Rose se ne stava comoda sotto le coperte a bersi la sua adorata cioccolata calda con panna, che la signora Malfoy le faceva preparare dagli elfi del manor.

La sua piccola e dolce Atena, il Certosino che Sy le aveva regalato, riposava sul suo grembo mentre faceva leggere fusa che accompagnavano il ritmo dei respiri di Rose, producendole un gran senso di rilassamento.

La piccola pensava ai giorni che aveva passato. Il Natale dai Malfoy era stato davvero bellissimo: un sacco di decorazioni, giochi, gite in montagna, regali meravigliosi.

Un vestito bianco, un gattino, un bracciale incantato, un libro fantasy, un I-pod. Questi erano i regali che aveva ricevuto dalla famiglia che la stava ospitando.

Al le aveva regalato un girocollo bellissimo.

I Potter, un tomo sulle Rune Antiche... banali... visto che piaceva a sua madre sarebbe per forza dovuto piacere a lei? Pensieri stupidi... ma comunque un bel gesto.

Accanto a lei, adagiati sulle coperte, stavano i regali dei Weasley.

Ancora impacchettati in modo spartano erano sotto lo sguardo ambiguo di Rose. Avrebbe dovuto aprirli? In fondo erano pur sempre doni dalla sua famiglia.

Da un po’ di giorni aveva anche cominciato a sentirne la mancanza.

Il dolce profumo dei biscotti appena sfornati di nonna Molly. La passione per i Babbani di nonno Arthur. I giochi e gli scherzi di zio George. Le conversazioni con sua madre. Le litigate con suo fratello Hugo, e... le coccole di suo padre.

Seppur difficile da ammettere, le mancava quel pazzoide.

Gli occhi blu e profondi, il sorriso felice quando la vedeva, le dolci carezze che le riservava quando se ne stavano sul divano di fronte al fuoco a chiacchierare e a ridere, il solletico... si era tutto trasformato.

Gli occhi freddi e delusi, il viso tirato e serio, le urla davanti alla Preside, il silenzio imbarazzante che li aveva avvolti quando si erano rivisti prima della sua fuga erano i ricordi più vividi nella sua mente.

Non voleva. Non voleva dividersi per sempre dalla sua famiglia, ma loro non l’avevano accettata. L’avevano buttata via come un vecchio giocattolo rotto, come un paio di pantaloni fuori moda. Non poteva perdonarli... non ancora. Li avrebbe visti sicuramente alla stazione tra una settimana e non sapeva se salutarli semplicemente o andarci a parlare, ma sapeva bene che se l’avesse fatto non avrebbe aperto bocca. Tanto valeva rimanere in disparte ed effettuare un semplice scambio di sguardi, ma sguardi pieni di parole. Parole che, Rose sperava, sarebbero bastate a spiegare il loro pentimento e il suo perdono.

Chissà come sarebbe andata a finire?

Atena si era svegliata dal suo sonno e ora si stiracchiava sbadigliando vistosamente. Miagolò e scese dal letto. Rose pensò che era ora che lo facesse anke lei, quindi si tolse da sotto le morbide coperte e, posati i piedi sul parquè, si avviò alla porta.

Nell’attraversare la stanza, Rose, incrociò una foto attaccata ad una parete: lei con le Sue serpi. I suoi migliori amici e le sue migliori amiche; le persone che più la capivano e la incoraggiavano. Cosa avrebbe fatto senza di loro? Non riusciva neppure ad immaginarlo. Sola in quel grande castello. Mamma mia che brutta scena, pensò Rose.

Tante volte aveva benedetto il giorno che lei e suo cugino erano entrati nello scompartimento di Scorpius e gli altri, ma anke se l’avesse fatto un miliardo di volte, tutte quelle non sarebbero bastate a ringraziare il cielo di quel regalo. Sorrise alla fotografia che li mostrava sorridenti e felici mentre si scambiavano sguardi divertiti e aprì la porta.

Il corridoio era sempre profumato di vaniglia e caldo.

Lo percorse lentamente per godersi quella beatitudine data dalla temperatura e dall’odore.

Passò davanti alla porta di Sy. Aveva voglia di parlargli e quindi bussò.

Non ricevette alcuna risposta quindi riprovò. Stessa reazione.

Allora si decise ad aprire... magari stava riposando. Sapeva che stava facendo la figura della rompi scatole, ma si annoiava troppo per preoccuparsi della reazione del biondino.

La stanza era buia, quindi accese la luce, ma Scorpius non era nel suo letto.

Rose fece per uscire, delusa, ma il suo sguardo venne catturato proprio dal letto vuoto e perfettamente rifatto. Per la precisione da delle foto posate in disordine sulla coperta.

Si avvicinò e prese in mano le fotografie. Ritraevano Scorpius, ma era più piccolo. Doveva avere pressappoco otto o nove anni nel periodo in cui erano state scattate.

Quello che però colpì Rose era che nelle foto Scorpius stava... ballando!

Ballo da sala. A giudicare dalla posizione, tango.

Non avrebbe mai pensato che quel piccolo testone tenebroso avesse questo hobby.

Sembrava divertirsi parecchio. Aveva un’espressione seria e concentrata mentre guardava la sua piccola compagna intensamente negli occhi.

Era così carino con la tuta che aveva.

In un’altra foto c’erano lui e la stessa bambina con cui ballava in quella precedente che stringevano sorridenti una coppa enorme. Avevano vinto il primo premio, quindi. Rose era proprio curiosa di vederlo all’opera, chissà se fosse davvero così bravo...

“Certo che hai proprio il vizio di curiosare tra le mie cose” disse una voce a pochi centimetri da lei.

Rose sussultò. Scorpius era appena dietro di lei con le braccia incrociate e un’espressione seria e leggermente irritata in volto.

“Sco... Scor... ehm... “ balbettava lei. “Davvero ti stavo cercando e ho bussato ma non mi hai aperto quindi sono entrata per vedere se stessi riposando ma ho visto che non c’eri quindi stavo per andarmene però ho visto queste foto e mi sono incuriosita non mi puoi certo biasimare per questo giusto? Anche tu l’avresti fatto quindi non incolparmi perchè...”

Parlava a raffica... era nervosa, decisamente. Scorpius sbuffò scuotendo la testa.

“Non dovresti fare le cose senza permesso...”

“Senti cos’hanno queste foto che io non posso vedere? Sei così carino” lo interruppe Rose.

“Ridicolo vorrai dire... se si venisse a sapere che ballo questa roba sarei finito”

“E perchè? Da quando ti importa quello che pensano o dicono gli altri?”

“Da quando ‘gli altri’ è tutta la scuola”

“Ti credevo più aperto mentalmente”

“IO lo sono, il problema è che non lo sono gli altri”

“IO non sono gli altri”

“Tanto ho deciso di smettere”

“NO! Perchè?”

“Perchè... perchè... perchè sì e basta”

“Wow dal Principe delle Serpi mi sarei aspettata una risposta con soggetto, verbo e complemento”

“Senti...”

“A te piace?”

“Non c’entra”

“Sì che c’entra. Ti piace?” ripetè Rose. Quanto le piaceva discutere con lui. Specialmente quando vinceva lei.

“... sì”

“Allora perchè smettere?”

Scorpius non rispose. Lei era l’unica davanti alla quale abbassava lo sguardo.

“Volevo iniziare anche un corso di hip hop, ma...”

“Perchè non farli tutti e due?”

Sy la guardò stranito. Che idee le venivano?

“Se ti piace ballare, balla”

Sbuffo di Scorpius.

Sorriso di Rose.

“Va bene” Scorpius si dichiarò vinto. Alla fine aveva pur sempre ragione. Bastava tenerlo nascosto.

“Quando inizierai hip hop?” chiese Rose con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

“appena ricomincerà la scuola” disse Sy con un sorriso appena accennato.

“Spero mi insegnerai, allora” sembrava una bambolina di porcellana. “Aspetta, però” disse poggiando l’indice sul mento come per pensare. “Se andremo a scuola come potrai seguire hip hop e tango?” domanda più che sensata.

“Ho chiesto alla mia vecchia insegnante di farmi lezione la sera dopo cena nella Stanza delle Necessità” rispose lui fiero della sua idea.

“Che trovata geniale!” Rose era davvero contenta per il suo amico, ma anche per lei... “Allora potrei seguire anche io le lezioni?” disse assumendo la sua famosissima espressione da cerbiatto.

“Beh, certo. Perchè no?” almeno non sarebbe stato solo. Gli serviva una compagna e Rose sembrava fatta apposta per ballare. Era anche un occasione in più per stare insieme a lei.

“Che bello! Grazie!” la bambina cominciò a saltare dalla felicità e abbracciò Scorpius stampandogli un bacio sulla guancia.

Il biondino cominciò a ridere.

“Non ridere di me!” disse lei facendo la faccia imbronciata. Le espressione che poteva assumere erano migliaia e una più buffa e dolce dell’altra.

“Come puoi chiedere una cosa così? Fai certe facce, poi sembri una trottola impazzita. È impossibile non ridere” disse Scorpius mentre si ricomponeva.

Rose gli fece la linguaccia.

“Sei così carina...” disse Sy, ma se ne pentì subito.

“Eh????” disse Rose incredula.

“Non ho detto niente!”

“No, non è vero! Hai detto che sono carina!”

“Ma quando mai?”

“Vuoi dire che non sono carina?”

“No non intendo questo...”

“Allora ammetti di aver detto che sono carina!”

“Io non ammetto niente perchè non ho detto nulla”

“L’hai detto, l’hai detto, l’hai dettooooooooo!!!!!!!”

“Domani se vuoi comincio ad insegnarti il tango, così non farai brutta figura” disse Scorpius.

“Non cercare di cambiare discorso, tu... cos’hai detto??? Davvero me lo insegneresti? Grazie!!!!!!!” Rose non era mai stata così felice. “Sei un mito!”.

Scorpius sorrise.

“Adesso vado a cambiarmi. Voglio farmi un giretto in giardino con Atena. Se vuoi dopo puoi raggiungerci” disse Rose avviandosi verso l’uscita.

Scorpius annuì soddisfatto. Era stato facile distrarla con un discorso a tradimento che, Sy sapeva, le sarebbe interessato.

“Ah, comunque, Sy... l’hai detto” disse Rose.

Il biondino non fece in tempo a replicare perchè la bambina era già sparita.

L’aveva davvero sottovalutata. Era troppo intelligente, ma se non lo fosse stata... non sarebbe stato divertente.

 

 

 

 

 

Hello!!! Eccomi. Sta volta ho fatto presto... SOLO PER VOI!!!!

Piaciuto questo capitolo? Abbiamo scoperto qualcosa di interessante sul personaggio di Sy. J

Rose edavvero astuta eh? =P

Ringrazio:

 

Nerida R Black : allora avevi visto i miei piccoli indizi accennati =P Comunque tranzolla non faro’ mai litigare quei due squinternati . . . altrimenti (Come ha detto Sy) non sarebbe divertenteJ). Ho aggiornato presto per rimediare ai miei ritardi precedenti ^^’’’

Spero ti piaccia questo ciappy e ti aspetto alla prossima J

 

Mie: Ciao anche a te ^^ Grazie del complimento!!! Davvero troppo gentile J ma comunque Al non rimarra’ solo . . . fidati. =P Spero recensirai anche questo cap e ci sentiamo ^^

Grazie ancoraaaaa!!!!! Baci.

 

 

Ovviamente esorto anche ad altri di recensire . . . e’ per la mia sola autostima =P

Sono contenta anche se solo leggete, ma una recensioncina non fa male ^____________^

Alla prossimaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


13.

 

 

 

 

“Cinque sei sette e otto”

“Aspetta mi sono persa”

“Avvicinati di più. Bisogna stare attaccati come acciughe sott’olio”

“Ma che paragone è?”

“Non essere pignola è la prima cosa che mi è venuta in mente”

Rose scosse la testa.

“Quello che importa ora è che impari almeno questi passi. Hai detto tu stessa che non vuoi fare brutta figura”

“No che non voglio però...”

“Ahi Rose! Mi hai pestato il piede!”

“Scusa!”

Scorpius si staccò da lei e dopo aver sospirato le disse sorridendo: “Devi rilassarti. Prendi un respiro e concentrati. Domani ricomincia la scuola e non hai ancora capito che devi lasciar guidare me”.

Rose fece come le era stato detto e cominciò a ballare con gli occhi chiusi per concentrarsi meglio.

Neppure se ne accorse ma cominciò a ballare come se nulla fosse mentre seguiva i passi di Scorpius. Riaprì gli occhi e sì guardò i piedi... stava veramente ballando!

“Guarda Scorpius! Guarda!” disse Rose sorridendo.

“Sei bravissima. Ma devi tenere gli occhi fissi su di me. Sguardo passionale e serio”.

Rose non riuscì neppure per tre secondi a tenere quell’espressione. Si mise a ridere. Era troppo contenta e le sembrava un po’ ridicola. Non pensava di poter essere sensuale.

“Guarda come si fa” le disse Scorpius mettendosi con lo sguardo che prima aveva detto di usare a Rose.

Rose smise subito di sorridere perchè era rimasta ammaliata da quello sguardo magnetico. Si sentiva richiamata da lui come i marinai dalle sirene. Non riusciva a distaccarsi da quegli occhi neppure per una frazione di millisecondo. Ballavano e ballavano l’una a fissare l’altro.

Rose ad un certo punto perse il senso del tempo e non seppe per quanto ancora avessero ballato. Fatto sta che dopo un tempo che ad entrambi parve infinito si ritrovarono fermi a guardarsi. Gli occhi di Rose erano lucidi dall’emozione... forse questa era la volta buona. Scorpius la guardava serio e quando piegò la testa Rose chiuse gli occhi.

Quando le loro labbra stavano per sfiorarsi... bussarono alla porta.

Non è possibile!, pensò Sy.

Rose sospirò e basta. Ormai aveva raggiunto l’esasperazione.

Chi poteva essere quel bastardo che aveva rovinato quel momento anche migliore del primo?!

Il dolce viso della mamma di Scorpius si mostrò davanti a loro con uno dei suoi soliti meravigliosi sorrisi.

“Ragazzi è pronta la merenda” disse.

Rose uscì subito a spalle basse. Scorpius era ancora rosso.

“Mamma!” si lamentò poi sedendosi sul letto con le braccia incrociate e lo sguardo assassino verso la mamma.

“Che c’è?” chiese lei. Poi capì e gli fece l’occhiolino.

Lui invece ricambiò con una linguaccia.

“Dai c’è la torta con cocco e cioccolato”.

Scorpius non se lo fece ripetere due volte e si alzò... ma pur sempre con faccia annoiata e sbuffando.

 

 

 

 

 

 

 

La parete che li separava dal binario 9 e ¾ era lì davanti a loro e Rose sapeva che avrebbe sicuramente trovato i suoi genitori al di là di esso.

Non posso certo avere paura di ogni porta o passaggio esistente del mondo, però!, pensò Rose.

Una mano le si posò leggera sulla spalla. Scorpius avrebbe voluto confortarla, ma non sapeva che fare in quel momento. Il periodo natalizio era passato e così il vecchio anno, doveva saper affrontare quella difficoltà così da diventare ancora più forte di come era già.

Rose indossava i suoi porta fortuna: il braccialetto musicale di Scorpius (che, Rose aveva scoperto, cambiava la musica e le immagini in base a ciò che le succedeva o all’umore) e il girocollo di Al.

Sfiorava con il medio il braccialetto che le stava un po’ largo e le arrivava quasi al palmo se teneva la mano abbassata e con l’altra stringeva la R argentata.

Prese la mano di Scorpius ed insieme a Draco e Astoria oltrepassarono la barriera magica.

L’aria un po’ pesante causata da quella piccola quantità fumo proveniente dalla canna fumaria del treno a vapore, segno che i motori si stavano scaldando, e il cicaleccio degli studenti era così familiare a Rose e Scorpius. Si sentivano a casa.

“Ehi!”

I due si voltarono e videro Albus che correva loro incontro.

“Albus!” disse Rose buttandosi tra le braccia del cugino.

“Come stai, piccola?” chiese Albus guardandola negli occhi, ma senza staccarsi del tutto da lei.

“Benissimo” rispose lei sorridendo.

“Tu? Tutto apposto?”

“Ovvio” posò lo sguardo sull’abbigliamento di Rose. “Te li sei messi eh?”

Rose aveva aperto i regali della sua famiglia. Era stata così felice quando aveva visto ciò che c’era in quei pacchi: un maglione fatto da nonna molly, ma non il solito marrone, ma un maglione molto bello. Verde e con la R ricamata in argento, i colori di Serpeverde. Poi un paio di jeans con un serpente ricamati su una tasca sul retro. Da sua madre aveva ricevuto una spilla verde con zaffiri grigi.

L’idea era diventata leggermente banale con tutte quelle cose simili ai Serpeverde, ma sapeva che questa era la loro richiesta di perdono e il fatto che avevano accettato la sua natura. Questa era la cosa più importante.

“Sì” rispose lei ad Al abbassando lo sguardo e sorridendo. Com’era dolce quando faceva così, l’unica serpe timida e dolce.

“Gli zii dove sono?” chiese Rose mentre si guardava intorno.

“Sono già andati via. Papà e mamma dovevano lavorare, ma...” Albus perse il suo sorriso.

Rose capì, anche perchè vide i suoi genitori lì che la guardavano.

“Oh” disse lei in un sussurro.

“Rose...” le disse Draco. “Noi andiamo via va bene? Stai sempre accanto a Scorpius e Albus” le disse premuroso.

Le baciò dolcemente la fronte e lo stesso fece Astoria prima di andare via attraverso la barriera magica.

“Siete arrivati!” Kyle, Leo, Helena e Terry si stavano avvicinando a loro salutandoli.

Si diressero tutti insieme al treno per entrare a prendere posto tutti insieme, ma Rose poco prima di entrare esitò e guardò verso i suoi genitori.

Incrociò il loro sguardo. Sorrise a sua madre. Salutò Hugo con un cenno del capo che lui ricambiò. Suo padre la fissava speranzoso di ricevere almeno un saluto. Lei gli sorrise e  fece il LORO gesto: un bel marameo con una linguaccia e un occhiolino. Suo padre sorrise e gli occhi gli si riempirono di lacrime. Ricambiò il gesto del marameo con le lacrime che gli solcavano il viso e il labbro tremolante.

Rose gli lanciò un bacio ed entrò per raggiungere i suoi amici.

 

“Dov’eri?” le chiese Terry.

“Sono completa ora” disse solo, lei.

Si sedette accanto a Scorpius che capì e l’abbracciò forte. Finalmente la sua piccola Rosie poteva tornare spensierata e felice, con quel sorriso che faceva arrivare la primavera anche in un giorno freddo come quello.

Il treno partì e Rose vide i suoi genitori che la guardavano e si allontanavano sempre di più. Ma in realtà erano sempre lì con lei che ora la proteggevano e la incoraggiavano.

Ora era veramente sicura di poter vivere serenamente.

Poggiò la testa sulla spalla di Scorpius e si fece coccolare dal suo respiro, dalle fusa di Atena, ma soprattutto dal ricordo della ninna nanna che sua madre le cantava ogni notte.

 

Dormi piccola rosa

Che il sole ti faccia crescere

Che la pioggia ti faccia crescere

Non farti ferire

Non farti buttare giù

 

Dormi piccola stella

Vola nel cielo

Dormi nel letto della notte

Fatti cullare dalla luna

Risplendi e illuminaci

 

Dormi principessa

Nel tuo castello magico

Che galoppi gli unicorni

Che parli con gli alberi

Trova il tuo principe e sii felice

 

Dormi figlia mia

Nel tuo letto accanto a me

Sogna di essere una rosa

Una stella

Una principessa

 

Con mamma e papà

Che ti sono vicino

Credi in te stessa

Capisci che già così

Sei la principessa delle stelle

Con una rosa tra le onde dei tuoi capelli.

 

 

 

 

Eccomi!!!  Capitolo corto scusate ^^’’  

A scuola ci sono le ultime interrogazioni e devo dedicarmi un po’ di più allo studio e ho anche avuto un blocco dello scrittore.

Piaciuto il capitolo? La ninna nanna mi è uscita di botto e fa schifo, ma capitemi... non posso inventare più di tanto con questo stress XDXDXD

Saluto e ringrazio chi mi ha aggiunto chi ha letto, ma in particolare:

 

Roxy_black: Tranquilla è bravissimo... come hai potuto vedere Rose è un po’ impeditine ^ç^

Recensisci anche questo mi raccomando =P Ciauz

 

Nerida R Black: Ecco il seguito. ^^ questo è molto semplice ma sxo sia di tuo gradimento. Le tue recensioni sono seeeeeempre graditisssssssime!!!!!!

 

Mie: Ora è risolto tutto con Ron!!! ^_^

Comunque Rose non la si fregaaa!!!!! È tropo furba =P=P Aspetto una tua recensione baci =*

 

Bribry85: Tranquilla Al sarà solo di passaggio, sa che piace all’amico e che lei è la cugina. Sembra di sì, ma non è stupido XD

Grazie della recensione e ne aspetto un’altra!!! Ciauuuu!!!!!

 

 

Ora vado! Grazie di nuovo a tutti e... ci vediamo al prossimo chappy!!! =P

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


14.

 

 

 

Erano passati due mesi dall’ultimo incontro con la sua famiglia, l’inizio della scuola e con essa erano cominciate le sue lezioni di tango con Scorpius. La loro insegnante, Antonella, era una maestra davvero eccellente. La prima volta che Rose era entrata nella Stanza delle Necessità, la donna stava ballando un assolo. Rose era rimasta abbagliata dai suoi movimenti sinuosi e sensuali. Scorpius sembrava esserne abituato, ma in ogni caso la guardava con ammirazione. Era una donna alta dai capelli neri e gli occhi di un verde talmente intenso che Rose faticava a mantenere il contatto con quello sguardo perché aveva paura di rimanere accecata. A prima vista poteva apparire una donna austera, inflessibile e severa, ma in realtà era una persona piacevole, simpatica, dolce e disponibile. Quando Rose non riusciva ad eseguire una determinata sequenza di passi, Antonella non si arrabbiava… anzi! Diceva sempre che insegnandole meglio le cose anche lei stessa poteva migliorarsi sempre di più. L’atmosfera era rilassante e piacevole e Rose si divertiva un sacco durante le lezioni e ogni volta che ne finiva una non vedeva l’ora di cominciarne una nuova. In quel momento Scorpius e Rose si stavano dirigendo verso la Stanza delle Necessità per una lezione. I corridoi erano illuminati da quelle poche lanterne attaccate alle pareti. Erano le dieci di sera e se qualcuno li avesse scoperti in giro a quell’ora avrebbero passato seri guai. Con passo felpato si diressero verso il settimo piano e, arrivati a pochi metri dalla parete dove la stanza si celava, pensarono all’arredamento della sala da ballo. La porta apparve dopo pochi secondi e i due, dopo essersi guardati attorno per un instante, entrarono. Il parqué fece risuonare il tacco delle scarpe di Rose così Antonella si accorse della loro presenza e si voltò. Indossava un vestito nero che arrivava al ginocchio. La pelle diafana risaltava ancora di più sotto quel colore e risaltavano maggiormente le sue curve. Era perfettamente proporzionata e le sue movenze ricordavano quelle di una pantera a caccia.

  “Ehi!” li salutò Antonella avvicinandosi.

  “Salve” ricambiò Rose.

  “Sera” disse Sy.

Rose fece scivolare via il mantello che indossava e rivelò il vestito simile a quello che indossava Antonella. La donna glielo aveva regalato alla seconda lezione. “E’ più adeguato” le aveva detto. “e poi ti sta divinamente!”

Sotto il vestito Si vedeva il fisico magnifico della ragazzina: nonostante avesse solamente undici anni il seno stava crescendo, aveva quasi raggiunto la seconda misura. La vita sottile e le gambe lunghe l’avrebbero fatta risaltare anche in una stanza strapiena di gente. I capelli ricci, bellissimi color cioccolato, le ornavano leggeri e morbidi il viso e Scorpius non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.

  “Oggi vi insegnerò una vera coreografia” disse Antonella, ma non ottenne l’attenzione del biondino, ancora intento ad ammirare Rose.

Antonella tirò fuori da un armadio poggiato ad una delle pareti della sala un manichino simile a quelli dietro le vetrine dei negozi e lo portò di fronte a loro.

 “Questo sarà il mio partner e mi aiuterà nella dimostrazione” disse Antonella.

I due bambini si guardarono pensierosi. Senza lasciare loro il tempo di poter porre una qualsiasi domanda, la donna dai capelli corvini prese la bacchetta e la puntò contro il manichino e con un agile e veloce gesto della mano il manichino prese vita. Antonella fece partire la musica e il manichino la prese stretta tra le braccia come avrebbe fatto un qualsiasi essere umano e cominciò a ballare con la donna. Si muovevano con una grazia mista a sensualità che Sy e Rose non riuscirono a non fissarli a bocca aperta. Passo dopo passo la coreografia si faceva sempre più complicata e Rose dubitava sul fatto che sarebbe riuscita ad eseguirla correttamente. Casquè, piroette, passi con gambe incrociate tra loro: Rose stava diventando matta. Scorpius guardava il tutto senza battere ciglio; Rose si era rilassata troppo e aveva preso sottogamba il tutto... adesso sarebbe rimasta un po’ fregata. Antonella era solita dare ai suoi alunni queste difficili coreografie da eseguire, ma era solamente per constatare la loro passione, la voglia di apprendere, il talento e l’impegno, ma soprattutto, la voglia di mettersi in gioco e superare i propri limiti. Scorpius l’aveva capito quando alle prima lezioni era successa la stessa cosa. Non era riuscito ad eseguire molto bene la coreografia, ma Antonella non aveva battuto ciglio. Allora aveva davvero compreso il suo intento: ma Rose doveva scoprirlo da sola come aveva fatto lui, era sicuro che sarebbe riuscita a superare la prova.

Quando la coreografia terminò il manichino si irrigidì all’istante e Antonella lo ripose con calma nell’armadietto. Rose era sudata... non pensava davvero di riuscirci.

“Bene, per oggi è tutto” disse Antonella voltandosi e sorridendo. Rose spalancò la bocca: come “per oggi è tutto”?

Rose si sentì tirare via da Scorpius e poi vide la porta della Stanza delle Necessità chiudersi davanti a loro.

“Cosa vuol dire questa cosa?” chiese Rose.

“Vuol dire che dovremo cavarcela da soli” le rispose Scorpius porgendole il mantello che le aveva raccolto da terra vista la sua situazione da catatonica.

Lei lo prese, ma aveva una faccia da matta. “Da... da soli?” balbettò. Rose guardava il vuoto e questo preoccupò Scorpius.

“Rose?” la chiamò sventolandole davanti agli occhi la mano per controllare una qualsiasi reazione da parte della ragazzina, ma non avvenne. “EHI!!!” le urlò nell’orecchio. Rose fece un salto talmente alto dalla paura che avrebbe anche potuto sfondare il soffitto con la testa.

“Ma ti sei improvvisamente impazzito?” chiese Rose che mise un dito nell’orecchio per sturarlo.

“Era l’unico modo per risvegliarti” si giustificò lui.

“Beh, in realtà avresti potuto usarne un altro” disse lei con un sorriso malizioso.

“Eh?” Scorpius credeva di non aver capito molto bene.

Rose per tutta risposta rise leggermente e se ne andò ancheggiando. Scorpius a quel punto si sentì sudare in posti dove non si dovrebbe, e sempre nello stesso punto sentì una forte e strana pressione. Abbassò lo sguardo verso la fonte della pressione e con imbarazzo se ne andò nel bagno più vicino.

 

 

 

Era più di due ore che provavano, ama ancora la coreografia non era all’altezza di presentarla a Antonella. Se avessero continuato così non sarebbero mai riusciti a farla bene. Questi erano i pensieri di Rose. Scorpius pensava che la situazione stava nettamente migliorando. All’inizio Rose non sapeva nemmeno come posizionare i piedi, adesso invece riuscivano quasi a fare le piroette in modo perfetto. Ma siccome alla signorina-se-non-sono-perfetta-non-posso-esistere non andava bene mai nulla, si stavano allenando in modo estenuante, cosa che non serviva affatto. Rose non credeva abbastanza nelle proprie possibilità, quando Scorpius e Antonella lei aveva nel sangue quel ballo. Aveva la sensualità innata; questo era stato dimostrato da ciò che era riuscita a fare a Scorpius la sera prima. Gli aveva fatto passare per la mente certi pensieri, talmente impuri, che Scorpius non pensava nemmeno che esistessero. Il fatto non era davvero poi tanto strano, ma da parte di una ragazzina di soli undici anni ci si aspetterebbe che ancora giochi con le bambole.

Anche in quel momento Scorpius si stava trattenendo in maniera asfissiante per non fare la stessa figuraccia dell’ultima volta. Oltretutto starle così appiccicato non lo aiutava affatto.

“Rose, credo che stiamo andando benissimo” disse Scorpius esprimendo il suo pensiero per scacciare immagini di lei dalla sua testa.

“Io non credo proprio” ribattè lei.

“Senti, per oggi, davvero, basta” le disse Scorpius con calma.

“Come vuoi” si arrese lei. In effetti cominciava a sentirsi piuttosto stanca.

I due si sedettero su un divano color ebano della Sala Comune e sospirarono. Era mezzanotte e erano davvero stremati.

“Senti Sy, tu pensi mai che troverai la persona giusta?” chiese Rose guardando il soffitto.

“Beh, non saprei. Lo spero, ma ho solo undici anni, e non posso certo prevedere il futuro, io” le rispose cingendole le spalle col braccio. Lei per tutta risposta poggiò la testa sul petto di lui. Lui non se lo aspettava davvero, ma le poggiò la testa su quella di lei.

“Io credo che lo troverò” disse Rose.

“E’ bello essere ottimisti” disse il biondino con un sorriso. Anche Rose sorrise, e lo abbracciò. Chiusero gli occhi e Scorpius le baciò le testa e si godette quel momento.

 

 

 

Uno schioccare li destò dal loro sonno rilassante e i due aprirono lentamente gli occhi. Erano abbracciati sul divano. Avevano dormito così... wow, pensò Scorpius. Quel wow gli morì in testa dopo che vide Albus che lo guardava come un cane rabbioso.

“Ehi... Al, ciao” disse lui titubante, ma senza lasciare Rose che si stava sfregando gli occhi stanchi.

“Che fate qui?” chiese lui. Aveva le braccia incrociate: cattivo segno.

Intanto Terry stava lì accanto a lui e ghignava. Lo guardava divertita come si potevano guardare delle scimmie che cercavano di afferrare qualcosa davanti a loro, che poi alla fine si trattava della loro immagine riflessa allo specchio.

Scorpius le mandò un’occhiata di aiuto. Lei fece fatica a non scoppiare a ridere. Sapeva della gelosia di Al per la cuginetta.

“Ciao Al” salutò Rose. Il moretto le sorrise dolcemente. Bastava solamente una parola di quella specie di bambolina di porcellana per far sciogliere quella serpe dagli occhi come smeraldi. “Che fai qui?” gli chiese. Non si era nemmeno accorta di stare abbracciata a Scorpius e quindi non si era neppure scostata... ok se n’era accorta, ma stava facendo finta di niente.

“Vi abbiamo visti dormire qui e vi abbiamo svegliato” le disse Terry sorridendo. L’altra ricambiò. Albus era tornato a fissare Scorpius. Ghignavano l’uno contro l’altro. Erano davvero rivali, adesso, ma la loro amicizia la spegneva in modo da farla diventare un gioco, anche se Rose non era affatto un gioco per nessuno dei due.

“Dove state andando?” chiese Rose. Era domenica e non sapeva dove si stessero dirigendo tutti già vestiti.

“Facciamo colazione e poi questa secchiona mi deve fare ripetizioni di erbologia in biblioteca” le rispose Albus.

“Secchiona lo dici a tua sorella!” ribattè lei. Quella ragazzina così carina era anche più tosta di Rose, a volte.

“Dai andiamo” le disse Albus dandole una pacca sul sedere. Fece l’occhiolino a Scorpius che li sorrise divertito e si diresse verso l’uscita.

“In realtà mi paga, altrimenti non lo aiuterei nemmeno se...” disse Terry.

“Terry!” la chiamò Albus dal quadro. Lei lo raggiunse sbuffando e alzando gli occhi la cielo. Rose e Scorpius risero e, quando i due furono spariti una volta che il quadro si fu chiuso, si guardarono. Rimasero così per due secondi e poi Rose disse: “Io vado a sistemarmi e poi vado a fare colazione” Scorpius stava per chiederle se voleva mangiare con lui, ma lei non gliene diede il tempo. Aveva posato le labbra sulle sue in un leggero bacio a stampo e subito dopo fuggì su per le scale.

Scorpius, nonostante il bacio fosse stato leggero e breve, era spiazzato. Sentiva di nuovo quella forte pressione e questa volta era molto più forte, quella ragazzina lo faceva davvero impazzire.... per calmarsi decise di andare a farsi una doccia fredda, temperatura Antartide!

 

 

 

 

 

 

 

 

ECCOMI! SCUSATE IL RITARDO, MA MI SI ERA FUSO INTERNET IN SEGUITO AD UN TEMPORALE E SONO RIMASTA SENZA INTERNET E SENZA TELEFONO PER UN MESE ^^’’

I SERPEVERDE TORNANO ALLA RISCOSSA!!! SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO QUANTO I PRECEDENTI... SCORPIUS NON SI SA PROPRIO TRATTENERE XD

SALUTO TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO E CHE HANNO AGGIUNTO LA FIC AI PREFERITI, MA IN PARTICOLARE RINGRAZIO:

Elawen Aeglos: GRAZIE 1000!!!!! BENVENUTA NELLA MIA FANFIC... SONO MOLTON CONTENTA CHE TI PIACXCIA E DEVO DIRE CHE ANCHE A ME E’ PIACIUTO MOLTO SCRIVERE LA RAPPACIFICAZIONE CON IL PADRE ^^ SPERO CHE ANCHE QUESTO CAPITOLO SIA DI TUO GRADIMENTO ^_____^ ALLA PROSSIMA E SPERO IN UN’ALTRA TUA RECENSIONE.

Roxy_black: SI SONO BACIATI! AL NON LI HA VISTI QUINDI NON SO DIRE SE SI SENTIRA’ MALE XD SODDISFA QUESTO PICCOLO BACIO CASTO? =p FAI AVERE NOTIZIE ^^ AL PROSSIMO CIAPPY.

Mie: SCUSA IL RITARDO, MA QUESTA VOLTA NON SONO STATI INTERROTTI =p=p=p SCORPIUS HA ANCHE INCONTRATO UN SUO NUOVO LATO DI SE’!!! TI SALUTO E ALLA PROSSIMA... BACI =*

Shin_86: ORA CHE SI E’ RAPPACIFICATA CON QUEL BUZZURRO DEL PADRE ( =P ) LA SUA VITA E’ MIGLIORE E E’ ANCHE RIUSCITA A “BACIARE” SY... SPERO CHE QUESTO CAPITOLO TI PIACCIA ^^

 

 

ORA VI SALUTO E VI MANDO TANTISSIMI BACI... SPERO IN QUALCHE RECENSIONE E PARERI... BUONI E CATTIVI ^^ ALLA PROSSIMA!!!! TANTI BACI A TUTTE!!! =*

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***


15.

 

 

 

 

 

“Rose!” la chiamò Scorpius da lontano. Avevano entrambi le valigie in mano; il treno non avrebbe certo aspettato loro.

“Ehi Sy” ricambiò lei, fermandosi.

“Volevo salutarti, ma sei scappata di corsa” le disse Scorpius fermandosi davanti a lei dopo averla raggiunta e posò la valigia a terra.

“Hai ragione scusami, ma sono un po’ nervosa” rispose Rose passandosi una mano tra i capelli. Scorpius comprese il motivo della sua ansia.

“Non devi averne motivo” le disse sorridendo. “Avete fatto pace e tutti quei regali legati alla nostra Casa sono simbolo di accettazione.” Le spiegò. “Magari cerca di adeguarti al loro linguaggio per non farli sentire troppo esclusi” disse Scorpius. Tutti e due risero.

Si guardarono per un momento in silenzio. Rose divenne seria all’improvviso. Scorpius lo notò e fece lo stesso, ma con una nota di sorpresa.

“Scorpius…” cominciò. “Mi scriverai, vero?” chiese. Aveva uno sguardo pieno di speranza e sembrava una bimba desiderosa che il suo papà tornasse presto dal lavoro.

Scorpius fece un sorriso talmente dolce in risposta a quella piccola creatura, che Rose arrossì tanto da sembrare una caramella alla fragola.

“Ma certo, piccola” le disse carezzandole una guancia. “Ogni volta che avrai bisogno di me chiamami, mandami una lettera, pensami… e io arriverò in volo per aiutarti”.

Rose era davvero felicissima… Scorpius era sempre capace di farle tornare il sorriso e di farla rilassare in qualsiasi circostanza.

“Adesso dovremmo andare” disse Scorpius.

“Sì hai ragione” rispose Rose.

 

 

 

“Io penso che Krum abbia fatto bene a ritirarsi. Dopo una certa età non puoi più giocare” disse Albus.

“Infatti. Per questo io voglio tenermi un lavoro, mentre farò anche il giocatore di Quiddich” rispose Kyle.

“E chi ti assicura che lo diventerai?” disse Leo ghignando.

L’altro lo fulminò con lo sguardo.

“Su ragazzi, finitela” disse Scorpius che finiva sempre per fare la parte del pacifista.

Terry e le altre parlavano di ciò che avrebbero fatto durante le vacanze e si stavano promettendo solennemente di contattarsi, per poco non pensavano di compiere il Voto Infrangibile.

Sy e Al chiacchieravano di non si sa cosa.

 

Il viaggio proseguì così: tranquillo e spensierato. I ragazzi parlavano e ridevano, mentre il treno si dirigeva verso Londra.

 

Arrivati alla stazione tutti scesero. Rose aveva visto la sua famiglia da fuori il finestrino e si era bloccata lì mentre gli altri uscivano.

“Qualche problema?” una voce dietro di lei. Non lo conosceva quel ragazzo. Aveva pressoché quindici anni. I capelli neri e gli occhi di un azzurro talmente chiaro da poter essere paragonati a quelli di un Husky. Era alto e muscoloso. Aveva la divisa dei Corvonero.

Rose rimase per un attimo a fissare quell’Adone e poi si riprese e disse: “Si… ehm… tutto a posto”

A lui non parve. Difatti lo sguardo di Rose era perso e gli occhi lucidi.

“Sicura?” le chiese sedendosi davanti a lei.

Rose non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi di giada.

“E’ solo che ho paura di affrontare una situazione” spiegò Rose. Non sapeva perché, ma quel ragazzo le ispirava fiducia… oppure gli aveva spiegato quella cosa solo per sfogarsi; sì molto più probabile.

“Che genere di situazione?” le chiese. Normalmente lo avrebbe mandato a quel paese raccomandandogli di farsi gli affaracci suoi, ma quel momento era disperato.

“Ho litigato con i miei genitori e non li vedo da Natale, anzi, abbiamo fatto pace al ritorno a Hogwarts” raccontò. Intanto il ragazzo la ascoltava tranquillo.

“Ma non abbiamo parlato e non so che fare” concluse.

“Diamine è la tua famiglia! Se non ti perdonano, qualsiasi sia il motivo del litigio, non sono davvero tali” le disse.

“Lo so, ma mi hanno perdonato. Però non so proprio come comportarmi” spiegò.

“Comportati come se non fosse accaduto nulla. So che per te potrà essere difficile, ma solo così potrai dimenticare tutto” le disse. Si Corvonero, pensò Rose.

“Sicuramente hai ragione, ma…”

“Non ci sono ma che tengano” le disse deciso.

Rose lo guardò incredula.

“In famiglia si deve restare uniti o non avrebbe questo nome”.

Non aveva mai conosciuto dei Corvonero, o per lo meno non aveva mai avuto occasione di parlarci come stava facendo con lui. Il ragazzo si avvicinò col viso a quello di Rose.

“Non ti devi preoccupare, sono più che sicuro che loro abbiano già dimenticato tutto” le disse.

“Forse, in fondo, sono io che non riesco a dimenticare” confessò Rose.

“Non conosco la situazione e non è mio diritto saperla” cominciò lui. “ma penso che se le cose si sistemano è totalmente inutile stare ad amareggiarsi sui fatti passati”.

Quei ghiaccioli che aveva al posto degli occhi continuavano a fissarla e Rose non riusciva a staccarsene. Erano come dei medaglioni da ipnosi.

Lui le sorrise: i denti erano stupendamente diritti e bianchi; Rose notò anche che aveva i canini un po’ più lunghi.

“Sembri molto dolce” le disse. “Devi solamente diventare meno testarda, perché credo che sia questo il tuo peggior difetto” aveva compreso subito com’era fatta. Che razza di umano era? Non avevano scambiato molte parole, eppure sembrava che la conoscesse da una vita.

“Ora credo sia il momento di uscire” dichiarò lui alzandosi. Rose non aveva spiccicato molte parole.

Rifletteva semplicemente. Il Corvonero se ne stava andando, ma all’ultimo momento si voltò e disse: “Ah, io mi chiamo Alexander” e sorrise.

“Io Rose” rispose lei.

“Lo so” aggiunse lui e prima che Rose potesse aggiungere una qualsiasi parola se ne andò.

 

 

 

Rose uscì dal treno e Al e Sy le andò incontro.

“Ma dove eri finita?” le chiese il cugino, preoccupato.

“Ero dentro a riflettere un po’” rispose lei tranquilla. Fortunatamente la sua vita a Serpeverde l’aveva aiutata ad imparare a dire le bugie.

“Ah, ok” disse Al pensando che la cugina fosse rimasta dentro per paura di affrontare la sua famiglia… in parte era così.  

“Ragazzi io ora devo andare” disse Scorpius. “I miei genitori sono arrivati”.

“Rose!” la voce di Astoria risuonò nelle orecchie della bambina. Non appena la vide le corse incontro e l’abbracciò forte. Così anche Draco. Sembravano loro i suoi genitori; in realtà i Malfoy erano diventati come una seconda famiglia per lei. Sapeva che qualsiasi cosa avesse chiesto, gliel’avrebbero donata, nei limiti delle loro possibilità: cioè pochissimi.

“Come stai, piccolina?” le chiese Draco.

“Benissimo, grazie” rispose lei con un grosso sorriso.

Intanto Sy e Al si erano avvicinati a loro.

“Ciao Albus” salutò Draco.

“Buongiorno, signore” rispose lui con rispetto.

“Piccola, sei pronta?” le chiese Astoria riferendosi all’incontro con i suoi.

“Sì” rispose lei sicura. Alexander l’aveva calmata.

“Bene, perché sono laggiù” le disse Albus indicando alle sue spalle.

Rose guardò e vide la sua famiglia, tutta.

“Allora io andrei” disse Rose. Salutò tutti e con Albus si diresse verso di loro.

La madre, le corse incontro e l’abbracciò forte. “Tesoro mio! Mi sei mancata così tanto. Scusaci! Scusaci tutti. Abbiamo sbagliato in modo deplorevole” disse Hermione, piangendo.

“Stai tranquilla mamma” disse Rose asciugando le lacrime della madre.

Anche Ron si avvicinò e dopo aver scambiato uno sguardo indecifrabile con Draco, guardò la figlia e le disse: “Ciao pulcino, mio”. Aveva usato il suo nomignolo. Gli occhi di Rose si riempirono di lacrime e la bambina si lanciò al collo del padre e lo abbracciò piangendo la sua felicità.

“Su, tesoro. E’ tutto a posto; non pensiamoci più” le disse il padre.

“Hai ragione. Sai, un Husky mi ha detto che se le cose si sistemano è totalmente inutile stare ad amareggiarsi sui fatti passati” disse Rose con un sorriso e tirando su col naso.

“Un Husky?” chiese il padre non capendo.

“Non importa” disse Herm.

“Giusto” concordò Ron. Se ne andarono e Rose si ricongiunse anche con i suoi nonni e gli zii e non scese mai dalle braccia di suo padre. Albus la guardava felice: finalmente sua cugina aveva riacquistato quel sorriso tanto bello e la primavera era tornata.

 

 

 

Rose era nella sua stanza e aveva appena aggiustato il vetro della foto che aveva rotto con ritratti lei e la sua famiglia.

Suo fratello era rimasto a casa e quando l’aveva vista le era corso incontro piangendo.

“Rose! Perché te ne sei andata così? Non lo fare più ti prego!” era davvero tenero in quel momento. Rose l’aveva carezzato sulla testa con un sorriso.

“Tranquillo, fratellino tontolino” gli aveva detto.

Quella sera avevano cenato tutti insieme come prima. L’atmosfera era di nuovo allegra e spensierata.

Rose ora stava affacciata alla finestra e guardava le stelle che decoravano il cielo nero. Giocherellava con il braccialetto che le aveva dato Scorpius.

Era sicura che se l’avesse acceso avrebbe riflettuto lei in quel momento.

Una sagoma si distinse nel cielo e volava verso di lei. Era bianca come la neve.

Una civetta alpina si posò sul suo davanzale e ticchettò due volte sul vetro.

Era proprio come quella che aveva suo zio Harry durante la scuola.

Prese la lettera che portava e l’aprì.

 

Ciao scricciolo!

Sono Alexander (puoi anche chiamarmi Alex). Stavo pensando a te e mi stavo chiedendo come fosse andata con la tua famiglia.

Tutto apposto? Mi piacerebbe saperlo perché ti ho vista davvero triste.

Spero in una tua risposta al più presto.

Baci, Alex.

 

Rose aveva letto a bocca aperta. Non se l’aspettava proprio.

Era stato davvero gentile. Le aveva anche dato un nomignolo. Ora era un pulcino e uno scricciolo. Si erano appena conosciuti e lui già si preoccupava per lei… aveva diritto ad una risposta.

Rose prese una pergamena dal cassetto della scrivania e rispose raccontando tutto ciò che aveva fatto e provato da quando era scesa dal treno. Gli chiese anche il perché dello “scricciolo” e al saluto aggiunse un nomignolo per lui: Husky.

Firmò e consegnò la busta alla civetta che sfrecciò via nella notte.

Rose la guardò finché non sparì.

Andò a letto sapendo che avrebbe avuto un sonno tranquillo dopo tanto tempo.

 

 

 

 

 

Eccomi a voi!!!!

Come va? Qui tutto a posto… ma basta coi convenevoli! Che ve ne pare del capitolo? A chi piace questo nuovo personaggio alzi la mano… *me che alzo la mano e la sventola alla Hermione Granger*

Ringrazio tutti quanti… chi legge chi aggiunge e chi recensisce, vale a dire…

 

Kitty F: Ciao! Grazie per la tua recensione ^^ Spero recensirai anche gli altri capitoli… Alla prossima.

 

Mie: Nuovisssssssssssssimo lato!!!! Albus un amoroso xD bel soprannome! Immaginatelo vestito di rosa come un bebé. XD XD XD Baci e abbracci!!!

 

Roxy_black: Nuoooooooo non mi far male al pulcino/scricciolo!!!! ç.ç Sì le lezioni sono molto belle, anche se Antonella è sadica xD Spero recensirai… ti saluto e tanti baci.

 

Shin_86: Tranquilla non si separeranno certo per una ragazza… ah comunque… la trova Al, la trova xD E con questo ti lascio a roderti dalla curiosità *me che rido malignamente* ciauz!

 

 

Ora lascio anche voi e spero leggerete e recensirete ^^

Alla prossima!!! Baci, abbracci e strette di mano!!!!

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Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***


16.

 

 

 

 

“Ehi!” sentì. Si svegliò di scatto.

Albus era davanti a lei e le sorrideva. “Ciao cuginetta bella” la salutò.

“Albus! Ciao!” disse gettandosi al collo del cugino.

“Come stai?” le chiese Albus. Non si vedevano da circa cinque giorni.

“Io bene, grazie. Tu?” rispose Rose.

“Tutto apposto” le rispose lui.

“Che ci fai qui?” chiese Rose.

“Sono venuto a trovare la mia cuginetta preferita”

“Oh Al, come sei dolce” gli disse. Poi gli tirò un pugno sul braccio.

“Ahia!” disse lui.

“Non m’incanti, cosa vuoi?” disse Rose guardandolo con un ghigno.

“Devo per forza voler qualcosa per essere affettuoso con te?” le chiese lui massaggiandosi il braccio.

“Mmmm, vediamo… sì” disse lei.

“Oh ma non è assolutamente ve… ok, ok mi servirebbe un aiutino con la relazione sui bezoar che ci ha dato Lumacorno” le chiese lui facendo gli occhi da cerbiatto.

“Ma in cambio voglio un manico di scopa” disse lei. “Nuovo fiammante, come il tuo”.

Voleva sfrecciare come alle lezioni di volo, ma in completa libertà per sfuggire dalle preoccupazioni e rilassarsi, senza obblighi o impegni.

“Eeeh? Ma tu sei tutta matta” le disse lui facendo di no con la testa.

“Oh ma dai cuginetto” gli disse lei avvicinando il viso a quello di Al.

Lui a quel punto divenne tutto rosso.

“E’… è che io non so se…” balbettò.

“Per favooore” disse lei sbattendo le ciglia. Al deglutì.

“Va… va bene” accettò alla fine.

“Ah grazie Al!” disse lei abbracciandolo per poi scoccargli un bacio sulle labbra. Albus rimase paralizzato.

“Adesso vado a fare colazione” disse Rose andando in cucina ancora saltellante.

Albus invece era ancora sul letto a guardare il vuoto. Quando si rese conto di ciò che era accaduto, sorrise e si mise a saltare e ballare per la stanza.

Ballava e saltava sul letto.

“Albus” disse Rose aprendo la porta. Albus praticamente nello stesso istante si bloccò.

“Che stai…?”

“Vengo con te a fare colazione” disse lui prendendola per un braccio. “Che c’è da mangiare?”

 

 

 

 

“Ehi, scricciolo!” si sentì chiamare Rose. Tutti i suoi amici si voltarono. Erano appena arrivati alla stazione e c’erano anche i suoi parenti. Alexander le correva incontro.

“Ciao Alex!” lo salutò lei, sorpresa.

“Come stai?” le chiese.

“Io sto bene. Tu?”

“Benissimo, adesso” le sorrise.

Rose arrossì.

“Piacere Ron Weasley. Suo padre” disse Ron porgendo la mano ad Alex. Stava facendo il “padre protettivo”. Rose sbuffò.

“Molto piacere, Alexander Tieger” rispose lui educatamente e sorridendo.

“Di dove sei?” chiese Hermione.

“Sono di origini tedesche”.

“Wow” disse Ron.

“Credo sia ora di andare” disse Harry.

“Già” aggiunse Al. Scorpius la prese per mano e la trascinò verso il treno dopo che ebbero salutato tutti.

“Rose” disse Alex. Ti andrebbe di venire nello scompartimento insieme a me?” le chiese.

“Ehm, va bene” disse. Si staccò da Sy e andò con Alex che salutò un ragazzo che gli somigliava molto accanto ad una ragazza bellissima.

“Sono tuo fratello con la ragazza?” chiese Rose.

“No, sono i miei genitori” le disse lui ridacchiando.

“Ma avranno vent’anni!”

“Quaranta” la corresse lui. “E poi io ho solo dodici anni”

“Frequenti il secondo anno?”

“Esatto”

“Sembri più grande”

“Me lo dicono in molti” disse lui facendola entrare per prima nel treno.

Entrarono nello scompartimento di Alex e non c’era nessuno.

Parlarono per quasi tutto il viaggio. Quando il treno arrivò davanti al lago nero Alex le disse: “Hai molti pretendenti tu, eh?”.

“Cosa? No” rispose lei.

“Oh, ma dai li fai cadere tutti ai tuoi piedi”

Rose rise.

“Sei davvero bellissima” disse lui guardandola serio. La guardava come si guarda un quadro di estrema bellezza. La guardava come si guarda una ballerina di danza classica professionista all’opera. Era ammaliato.

“G… grazie” balbettò Rose.

Alex si sedette accanto a lei e le prese la mano. La fissava negli occhi.

Si avvicinava sempre di più e Rose non riusciva a spostarsi e non lo voleva neppure.

Chiusero gli occhi e si baciarono. Non fu certo un bacio veloce. Durò per tutto il resto del viaggio e quando il treno arrivò si staccarono.

“Andiamo?” le chiese lui.

“Ah ah” rispose semplicemente lei annuendo.

Si presero per mano e andarono fino dentro la Sala Grande. Arrivati, Alex andò al suo tavolo e Rose al suo.

“Perché vi tenevate per mano?” le chiese Scorpius. Voleva apparire calmo, ma non lo era.

“Perché ci andava, tutto qua” rispose Rose prestando attenzione allo Smistamento che stava per cominciare.

“No! Non è tutto qua” le disse lui sussurrando arrabbiato.

“Si può sapere cosa vuoi?”

“Voglio sapere cosa è successo nel treno tra voi due!”

“Niente che ti possa interessare”

“Allora perché hai le labbra rosse e gonfie?”

A quel punto lei si zittì.

Le arrivò un bigliettino. Alex la guardava.

Aprì il biglietto.

 

Mi dispiace di averti creato problemi con il tuo amico. Spero che tu abbia capito il senso del bacio.

Sì, l’aveva capito.

Rispose al messaggio solo con un: Amicizia profonda e vera.

Quando lui la ricevette alzò lo sguardo su Rose e annuì leggermente una sola volta sorridendo. Le fece l’occhiolino e continuò a mangiare.

“Sei stata insieme ad Alexander?” le chiese all’improvviso Helena.

“Beh abbiamo parlato” le rispose Rose.

“No, vi siete baciati” disse lei. Sembrava arrabbiata.

“Che c’è?” le chiese Rose.

“Niente” disse lei scocciata.

Rose si mise a ridere.

“Ti piace, vero?” le disse.

“Cosa? Io n… no!” balbettò lei.

“Sorellina ti sei presa una cotta per quello?” le chiese Leo.

“Ho detto di no!”

Intanto Alexander se la rideva sotto i baffi dal suo tavolo. Non stava sentendo, vero? Sarebbe stato impossibile.

Alex si alzò e andò incontro il tavolo di Serpeverde.

“Rose che ne dici se domani andassimo a farci un giro per i giardini io e te?” le chiese.

“Va bene” rispose lei.

“Bene” le sorrise e uscì dalla Sala.

“Adesso mi vuoi continuare a dire che tra voi non c’è niente?” le disse Scorpius.

Rose non lo ascoltò neppure. Sì alzò e seguì Alexander.

 

“Che hai in mente?” gli chiese, quando lo ebbe raggiunto.

“Abbiamo una buona intesa. Pensi sempre quello che sto pensando io”

“Non divagare”

“Va bene. Se la nostra deve essere un’amicizia vera e profonda devi sapere di me fino infondo”

“Che intendi?” chiese lei senza capire.

“Vieni con me” le disse prendendola sulle spalle e cominciò a correre. Correva ad una forte velocità, come Rose non aveva mai visto.

“Dove stiamo andando?” urlò lei per farsi sentire anche nella velocità.

“Non mi urlare nell’orecchio!” disse lui. Strano, a quella velocità e suoni venivano attutiti.

Arrivarono al lago nero. Alex la fece scendere e Rose si sistemò i capelli.

“Bene, devo dirti tutto quanto” disse Alex.

“Vai pure”

“Sai cosa vuol dire il mio cognome in tedesco?” le chiese.

“Tigre, perché?” disse senza capire.

“Bene” disse. Davanti a Rose apparve una tigre bianca, stupenda.

“Oddio!” disse arretrando di un passo.

Tornò umano e disse: “Sono una tigre mannara, ma grazie ad un forte allenamento posso trasformarmi quando voglio e sono innocuo se voglio” le spiegò.

“Wow” riuscì a dire solo quello.

“Non sei spaventata?” disse lui sorpreso.

“Perché dovrei? Se mi hai detto che sei innocuo e sai controllarti…” disse lei avvicinandosi.

“Beh di solito…. Beh non fa niente” disse lui sorridendole.

“Una Domanda… come hai fatto a capire che quel bacio significava solo amicizia?” le chiese lui.

“Perché non mi hai minimamente toccata o abbracciata. Mi tenevi solamente la mano. Per quanto lungo possa essere stato, non significava amore” disse Rose.

“Wow, che intelligenza” disse lui ammirato.

“Sono una serpe” disse lei facendo spallucce e ridendo.

Alex le diede un leggero bacio a stampo e le sorrise. Poi cambiò espressione.

“Senti… credi che piaccia a Helena?” le chiese Alex un po’ titubante e imbarazzato.

“Perché?” chiese lei guardandolo divertita. Si stava trattenendo dal ridere a crepapelle.

“Beh… perché… insomma… è stupenda!” disse balbettando.

“Oh il mio tigrotto innamorato” gli disse lei strizzandogli le guance.

“Nooo” disse lui scostandola. Si massaggiò le guance.

“In ogni caso credo che tu le piaccia tantissimo” gli disse sorridendo.

“Davvero?” disse Alexander con gli occhi che brillavano.

“Avrai notato la sua reazione” disse Rose riferendosi alle risate che faceva in Sala.

“Sì… Beh, meglio”

“Ora torniamo altrimenti penserà che stiamo insieme” gli disse.

Non voleva litigare con Helena per una storia del genere.

 

 

Entrò in Sala Comune e Albus la aspettava appoggiato al camino.

“Dove sei stata?” le chiese voltandosi. Era arrabbiato.

“Ma a te che importa?” che avevano lui e Scorpius?

“Io….” Le disse. Ma poi le corse incontro e prendendole il viso tra le mani la baciò.

 

 

 

 

 

Eccomiiiiii!!! Scusate il ritardo ma sono stata in vacanza e mi devo preparare per gli esami di riparazione ^^’’’ Spero che però questo capitolo vi piaccia, anche se è piuttosto corto… Ringrazio come sempre tutti, ma in particolare:

 

 

Kitty F: Eh mi è venuto di getto Alex, ma anche io preferisco Scorpius =P

Spero ti piacciano gli svolgimenti ^^

 

Mie: Ron alla fin fine è un bravo uomo xD

Alexander è mooolto bello e piuttosto dolce… Albus ha fatto un grosso passo.

 

Roxy_Black: Ci sei andata vicino… un licantropo ^^ Spero ti piaccia come persona….

 

 

Saluto tutte e aspetto vostre recensioni!!!!!

Tauuuuuuuu!!!!!!! Vi voglio un gran bene a todos^^

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Capitolo 17
*** Capitolo 17. ***


17.

 

 

 

 

 

 

 

Ci mise un po’ per capire cosa stava succedendo, ma quando lo capì rimase pietrificata.

Albus la stava baciando… e non era come il bacio di Alex.

L’abbracciava e stava attaccato a lei.

Cercò di insinuare la sua lingua nella sua bocca, ma io lei si scostò. Lo guardò negli occhi, sbalordita.

“Albus, ma che…” chiese senza finire la domanda perché… non sapeva cosa chiedergli. “Che ti è preso? Che hai? Che hai testa?” troppe domande.

Lui la guardò stupito quanto lei. Non capiva neppure lui ciò che aveva fatto.

Poi tornò serio e le disse: “Rosie io… io…” sospirò. “Io ti amo!” disse baciandola di nuovo.

Ricambiò per un attimo il bacio, ma poi si rese conto che lui per lei era come un fratello e poi… non si poteva, erano cugini.

“Albus, no” disse staccandosi.

“Sei mio cugino e ti considero addirittura come un fratello”.

Lui la guardava con gli occhi sbarellati.

“Rosie perdonami, davvero” si scusò balbettando.

“Tranquillo, non è successo niente” gli sorrise e lo abbracciò.

“Spero tornerà tutto come prima” disse Albus.

“Tranquillo…” disse Rose dandogli una carezza sulla guancia.

“Grazie, tesoro” disse lui.

Lei gli fece l’occhiolino e se ne andò nel suo dormitorio a dormire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stavano partendo per le vacanze estive: un anno se n’era andato velocemente.

Rose era seduta a leggere un libro sui draghi e, a gambe accavallate, dondolava il piede.

Tutti i ragazzi presenti nello scompartimento la fissavano come se stessero guardando un pezzo di manzo.

Se ne accorse e invece di farli smettere, accavallò le gambe dall’altra parte. Questa era la differenza tra lei e sua madre; il motivo per il quale lei era andata a Serpeverde. Sua madre odiava essere fissata, lei invece lo adorava e provocava ancora di più gli sguardi dei ragazzi.

Sorrideva, mentre leggeva il suo libro e intanto i ragazzi la guardavano ammaliati… era davvero stupenda nonostante i suoi undici anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il secondo anno era arrivato talmente in fretta che nemmeno se n’era accorta. Ora erano lì a guardare lo Smistamento dei nuovi primini tra i quali c’era anche Lily, la sorella minore di Albus.

Tra i primini c’era anche una ragazzina che se ne stava tutta per conto suo. Leo sembrava interessato a lei. Era proprio carina. Aveva i capelli ricci quasi quanto Rose, neri così come gli occhi. Era minuta e seria.

Fu chiamata al cappello e lo indossò.

“CORVONERO!”

Quando fu chiamata Lily ad indossare il cappello, si vide il suo nervosismo.

“Al… quella è tua sorella?” gli chiese Kyle, interessato.

“Sì. Perché?” chiese Al.

“Promette bene” disse l’altro.

Al si sarebbe voluto strappare i capelli: perché tutte le sue parenti attiravano così l’altro sesso?

“GRIFONDORO!”

Scontato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rose si aggirava per i corridoi con passo sicuro. La tracolla seguiva i movimenti dei fianchi che si muovevano sinuosi.

Tutti i ragazzi della scuola stravedevano per lei.

Ormai aveva sedici anni e la sua vera bellezza era venuta fuori. Il seno prosperoso e sodo (una 4), i fianchi perfetti, le gambe snelle e lunghe, la pelle liscia come una pesca, i capelli color cioccolato e dai boccoli definiti e morbidi e gli occhi azzurri come il cielo d’estate ne facevano una bellezza incomparabile nella scuola.

Aveva lezione di Pozioni e si stava dirigendo proprio lì. Sì sentì un rumore ti tacchi che correvano.

“Rose!” la chiamò qualcuno.

Due altre favolose bellezze Serpeverde, la raggiunsero. Helena, che ormai era all’ultimo anno, e Terry.

La prima aveva dei bellissimi capelli mossi e biondi come l’oro, gli occhi castani e lo sguardo sicuro e intenso. Anche lei alta e snella, proprio come Rose, ma il seno era visibilmente più piccolo ma non per questo invisibile.

Terry, invece, era un po’ più bassa delle due, ma era comunque stupenda. I capelli lunghi e lisci biondo cenere e gli occhi verdi come le foglie di un albero in fiore e anche lei il seno piuttosto prosperoso. Le gambe magre e affusolate con una bellissima pelle.

Le tre camminavano sotto gli sguardi incantati e inebetiti di tutti.

Un sogno per i ragazzi e un’invidia per le ragazze.

Quattro ragazzi le aspettavano davanti alla porta. La lezione non era ancora iniziata e tutti aspettavano fuori.

Serpeverde e Grifondoro.

Anche James, all’ultimo anno, era presente. Ovviamente, non essendo di legno, sbavava davanti alle tre, anche davanti a sua cugina. Lei lo salutò con un cenno della testa e si avvicinò a quei quattro ragazzi.

Albus, Scorpius, Kyle e Leonard. Erano diventati di una bellezza (di un figo n.b. Me), che ci pensavano loro a nutrire gli occhi delle ragazze.

Albus era diventato alto quasi un metro e novanta, i capelli neri e scompigliati, ma in modo sexy, gli occhi verdi e il sorriso sensuale. Aveva un fisico possente grazie agli allenamenti da battitore.

Anche Kyle aveva lo stesso fisico ed era alto come lui. La pelle olivastra e gli occhi blu, come suo padre. Leonard era davvero carinissimo. Gli occhi celesti e intelligenti e i capelli corti castani. Aveva un fisico atletico e asciutto. Era il più basso. 1.80m Ma comunque aveva un gran fascino.

Infine… Scorpius. Era impossibile descriverlo con parole abbastanza convincenti da equipararle alla sua reale bellezza. Era alto 1.92m, Gli occhi grigi come una tempesta. Lo sguardo sexy, sicuro, intelligente. Il fisico era perfetto. Sotto la camicia si distinguevano i pettorali perfetti e aveva degli addominali definiti e duri come il marmo. Fisico che anche il tango, in segreto da tutti tranne che da Rose, aveva formato. I capelli biondi gli ricadevano un po’ sugli occhi dandogli quell’aria da bello e dannato che era. In poche parole… emanava sesso da tutti i pori. Così come gli altri tre.

“Gliel’avete fatta” disse Albus annoiato.

“Zitto tu che non sai nemmeno pettinarti la mattina” gli rispose Terry a tono. Una loro azzuffa di prima mattina era di consuetudine.

“Ciao Micetta” la salutò Scorpius.

“Ciao” rispose lei. Era veramente attratta da lui, ma cercava di trattenersi. Fosse stato per lei l’avrebbe scaraventato al muro e l’avrebbe baciato fino a non avere più fiato.

Entrarono tutti e la lezione cominciò.

Lumacorno riusciva a far divertire tutti con qualche battutina durante le spiegazioni.

“Facciamo le coppie, ora” disse. Dovevano preparare una pozione contro le infiltrazioni dei pipistrelli.

“Sembra facile, ma basta una minuscola dose sbagliata che l’odore della pozione non faccia alcun effetto o che sortisca quello contrario: attirare i pipistrelli come una calamita. Quindi… la coppia che farà la miglior pozione riceverà sessanta punti per la propria casa” spiegò.

Cominciò a formare le coppie. Poi arrivò a loro.

“Zabini, Helena Nott” Kyle era capitato con Helena, non gli dispiaceva affatto.

“Leonard Nott, Hunt” Leo era sempre il più sfortunato; era capitato con Michael. Era simpatico, ma avrebbe voluto fare coppia con una ragazza.

“Potter, Riley” come al solito Al capitava con Terry.

“Malfoy, Weasley” disse infine il prof.

Tutti si spostarono verso il loro compagno.

“Come va?” le chiese Scorpius.

“Bene grazie, a te?” rispose lei.

“Idem”.

Cominciarono a fare la pozione.

“Oggi c’è lezione di tango ti ricordi vero?” chiese Rose.

“Giusto. Va bene ci andiamo alle otto e mezzo” disse lui.

Alzarono lo sguardo tutti e due nello stesso momento e si trovarono a pochi centimetri l’uno dall’altra. Rimasero impalati così.

“Malfoy e Weasley, la pozione non si farà da sola” intervenne Lumacorno per sbloccarli.

Albus si voltò e li guardò. Poi tornò alla sua pozione; aveva cominciato a reprimere i suoi sentimenti per sua cugina dall’episodio del primo anno.

“Quando capirai che quello che provi tu è un amore impossibile” disse Terry.

“Cosa?” le chiese lui.

“Credi che non mi sia accorta che ti piace Rose?” ridacchiò lei.

“Tu sei fuori”

“Al, valla a raccontare a qualcun altro”

“Anche se fosse non sono affari tuoi. Oltretutto non capiresti”

“Beh forse posso capire. Vediamo… ti senti sempre giù quando la vedi guardare Scorpius. Ti senti attratto quando la vedi camminare tra i corridoi o starsene per conto suo. La vedi tra le nuvole e vorresti essere nei suoi pensieri. La vedi indaffarata e ti sembra tenerissima. Vorresti tenerla tra le tue braccia non lasciarla mai più. Ci sono andata vicino?” chiese lei dopo tutta la spiegazione con un ghigno.

Albus era rimasto a bocca aperta. Era proprio quello che provava.

“Ma come…”

“Non chiedermi come lo so. Non sei l’unico innamorato qui” disse lei guardandolo. E lui per la prima volta la vide davvero.

Era stupenda. Non aveva mai notato il piccolo neo sulla tempia sinistra. Le ciglia erano lunghissime e contornavano i suoi bellissimi occhi verdi.

“Che c’è?” chiese lei.

“No… ehm niente. Continuiamo la pozione” disse Albus indaffarandosi a caso con gli ingredienti.

Terry scosse la testa ridendo e continuò anche lei a fare la sua parte.

“Comunque… sei bellissima oggi” disse Scorpius a Rose.

“Grazie” disse senza guardarlo perché dopo quel complimento era arrossita e non voleva farglielo vedere.

“Non devi nasconderti” le disse lui prendendole il viso tra le mani e alzandoglielo per guardarla negli occhi.

 

“Bene, la pozione migliore è quella di Potter e Riley. Complimenti. Sessanta punti a Serpeverde” annunciò Lumacorno alla fine della lezione. Tutte le serpi applaudivano, mentre i grifoni sbuffavano.

Era solo il secondo giorno del sesto anno e Rose sperava che questo sarebbe passato più lentamente degli altri.

 

 

 

 

 

 

 

 

HOLA! Esami andati benisssssssimo ^^ Ora sono qui con questo nuovo capitolo. Scusate se ho saltato gli altri anni, ma sarebbe venuta troppo lunga… poi prima si vedono loro grandi meglio è *ççççççççççç*

Ringrazio tutti quelli che hanno letto e che hanno aggiunto ai preferiti^^

 

Kitty F: Ecco la reazione xD beh non ha reagito male e gli ha fatto capire che era sbagliato ^^ Spero ti sia piaciuto e che recensirai anche il prossimo J

Mie: Purtroppo non posso farli mettere insieme, non si può xP però Al sta trovando anche altre strade. Lo so per essere una serpe è dolce, ma è ancora piccolo…. xD xD xD Spero che anche a te gli esami siano andati bene ^^ ti saluto e spero recensirai ^^

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Capitolo 18
*** Capitolo 18. ***


18.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Albus era alla guferia. Era affacciato al balcone e guardava le stelle.

Ma quella notte, come in tutta quella settimana passata, nessuna gli sembrava poi così splendente.

Nessuna era splendente come le due stelle che avevo davvero visto per la prima volta qualche giorno prima.

Due stelle verdi e splendenti più di qualsiasi altra.

Due occhi belli come stelle nel firmamento.

Non avrebbe mai pensato che potesse provare tutti quei sentimenti insieme.

La civetta bianca che gli aveva regalato suo padre, gli svolazzò accanto.

Ti stai innamorando, bello gli disse Salya.

“Tu credi?” chiese lui.

Il serpente annuì.

“Ma dai non è possibile” disse più a se stesso che alla cobra.

Senti, non dovresti reprimere i tuoi sentimenti aggiunse lei.

“Non ho nessun sentimento in questo momento” rispose acidamente lui.

Non potrai mentire a te stesso all’infinito, Albus detto questo strisciando se ne andò.

“Non mento a nessuno” sussurrò.

Continuò a guardare le stelle. Era sabato e non ci sarebbe stata lezione il giorno dopo quindi stette sveglio fino alle quattro del mattino.

Il sonno prese il sopravvento su di lui. Si sedette seduto con la schiena contro il muretto del balcone.

Verso le sei il sole cominciò a fare capolino tra le nubi.

“Ehilà” si sentì dire piano. Sentì anche una mano che gli si era posata sulla spalla e la smuoveva con delicatezza.

Albus aprì gli occhi con difficoltà.

“Ma guarda te. Grande e grosso non sai nemmeno addormentarti nel tuo letto” sentii di nuovo la voce che l’aveva svegliato. La riconobbe: una voce che fino a poco tempo prima gli appariva come irritante e stridula, ora sentiva come era veramente. Cristallina, dolce, come quella di una bambina carina e buona che chiede al papà di poter restare al parco giochi ancora un po’… non capricciosa, ma quando fanno tutte le svenevoli, in senso buono. In realtà, poi, non sapeva come descriverla. Era talmente bella che non c’erano parole che gli arrivassero al cervello.

“Terry” sussurrò fintamente irritato, alzandosi.

Lei si voltò di scatto. Lo guardava sorpresa, con gli occhi sbarrati.

“Che c’è?” gli chiese Albus senza capire.

“Come mi hai chiamata?” chiese lei ancora sotto shock.

“Terry. Perché? Come ti chiami?” chiese ancora lui. Ma che stava dicendo quella svitata?

“Beh di solito mi chiami Riley” rispose Terry.

Diede una lettera ad un gufo che partì subito.

“Non posso essere cordiale ogni tanto?” chiese Al. Cercava comunque di essere il tipico Albus: distaccato, altezzoso e pieno di sfrecciatine da sferrare.

“Come ti pare” disse Terry indifferente. Si appoggiò al muretto guardando fuori.

Quel giorno indossava un paio di Jeans bianchi attillati, un maglioncino celeste, degli stivaletti col pelo beige, una sciarpa bianca con due pon-pon e un cappellino azzurro. Notò per la prima volta la perfezione del suo corpo: le gambe affusolate e il sedere sodo, i fianchi perfetti…

Il capelli lisci come seta ondeggiavano col vento leggero e Albus sentì il suo dolce profumo. 

Non ce la fece più. L’abbracciò da dietro e affondò il viso su quella seta e si fece inebriare da quel profumo di camomilla.

“Che stai…?” disse Terry senza capire, ma si bloccò, quando sentì Albus annusarle il collo.

Chiuse gli occhi e dei brividi le corsero lungo la schiena.

“A… Albus” balbettò.

“Sì?” chiese lui con voce calda.

“Che stai facendo?” chiese Terry senza allontanarlo.

“Mi approprio di ciò che voglio” rispose lui leccandole il collo.

“Ehm… da quando mi vuoi?”

“Da quando ho incrociato quegli smeraldi che hai al posto degli occhi” le rispose lui voltandola e fissandola.

Lei si perse in quegli occhi così verdi che risaltavano grazie alla chioma d’ebano.

“I… io” non riuscì a dire di più perché le sue labbra vennero tappate da quelle di Albus che insinuò la lingua nella bocca di Terry.

Lei lo accolse e lo abbracciò aggrappandosi al suo collo e rincorrendo la lingua del ragazzo con la sua.

Lui la fece aderire a sé e continuò a baciarla e accarezzarla dappertutto.

Si staccò e le disse: “Ti desidero, Terry” il respiro caldo di lui sull’orecchio la fece fremere.

“Albus…” sussurrò.

“Mh?” chiese lui senza staccare la bocca dalla pelle della ragazza.

Come se si fosse svegliata da un momentaneo stato di trance, Terry si staccò da Albus e lo guardò con occhi spalancati.

“Terry cos’hai?” le chiese sorpreso. Non si aspettava un rifiuto.

“Non… non si può. No” e dopo aver balbettato quella risposta senza alcun senso scese velocemente le scale lasciando Albus a guardare il vuoto che aveva lasciato lei.

Non aveva, però, lasciato un vuoto solo nella stanza, ma anche in Albus. Si era sentito malissimo, quando lei gli aveva detto quell’orribile sillaba “no”.

Rimase immobile per un paio di minuti pensando e riflettendo su cosa l’avesse spinta a dire “non si può”.

Dopo quei minuti scese con sguardo basso le scale. Era triste. Non gli era mai capitato di soffrire per una ragazza, apparte quando si era preso una cotta per Rose, ma quella era passata subito. Era una cosa stupida, da bambino. Quella storia era molto più seria. Stava male. Voleva solo lei accanto per ammirare le stelle nei suoi occhi.

Lei però non voleva. Cos’aveva fatto per non averle fatto dire “sì”?

“Oh fratellino. Cosa c’è? Sai che questa partita di Quiddich la vinceremo noi?” si sentì dire.

Era la voce di James. Suo fratello lo irritava a dismisura. Quando erano soli a casa era anche simpatico. Siccome era solamente un debole e un pecorone che segue il gregge doveva mostrarsi bastardo con i Serpeverde, ma quella minaccia non fece altro che far trasformare la tristezza di Albus in rabbia.

Guardò James con tale disprezzo che James fece sparire quel sorrisetto idiota dalla faccia e deglutì a fatica.

Non fece in tempo nemmeno ad accorgersene che Albus lo scaraventò contro il muro con forza. Lo teneva per il collo. Era più alto di james e lo guardava dall’alto.

Non l’avrebbe picchiato, se lo meritava, ma si sarebbe messo nei guai.

Si chinò semplicemente verso il fratello per sussurrargli: “Tu non troverai mai una ragazza con questa tua stupida ossessione per il Quiddich” e si staccò.

Sentì ridacchiare James alle sue spalle; quanto avrebbe voluto spaccargli la faccia.

“Ah ho capito: problemi di cuore… una ragazza ti ha rifiutato eh? Sarà sicuramente un’altra di quelle troiette Serpeverde” disse ridendo.

Quella frase non avrebbe dovuto dirla.

Albus si voltò talmente in fretta che james si rese conto del pugno solo quando si trovò steso a terra con il naso sanguinante.

“Che cazzo fai?” chiese il moro toccandosi la narice e guardando il sangue.

“Faccio quello che avrei dovuto fare da anni” disse allontanandosi. “Ah, James… prova a dire qualcos’altro come questo o raccontare qualcosa a papà… e ti ritroverai con la faccia nel water del bagno di Mirtilla. Chiaro?” quel tono era talmente minaccioso che James riuscì solo ad annuire mentre si puliva il naso.

Il grande james Potter si era fatto picchiare dal fratellino Serpeverde… era un sogno per Albus che si era realizzato. Ma quel sogno era un’inezia a confronto col desiderio di Terry.

Tornò in camera e si stese sul letto in modo poco leggero.

Dopo poco entrò Scorpius.

“Ehi, Al” lo salutò.

Lui rispose con un semplice cenno della mano.

“Sai cosa sia successo a Terry? È entrata in Sala Comune piangendo e si è chiusa in camera senza far entrare nessuno”

“Non lo so” rispose secco Al.

Scorpius non si fece certo ingannare, anzi, quella risposta secca gli diede la prova che Albus c’entrava qualcosa.

Era deciso a scoprire cosa. Adottò uno stratagemma che sarebbe stato, a suo parere, molto efficace.

“sai di questi tempi Terry è davvero migliorata” gli disse.

Albus drizzò le orecchie.

“Boh” disse facendo l’indifferente.

“No che boh? È stupenda! Sai quante cose le farei?” disse Scorpius che si stava trattenendo dal scoppiare in una fragorosa risata.

“Cosa?” chiese Albus scattando a sedere. Era visibilmente irritato.

“La metterei nel mio letto a pec…” scorpius venne scaraventato contro la parete come James poco prima, ma il biondo non era così sprovveduto da provocare ulteriormente l’amico, lo conosceva meglio di se stesso, sapeva come avrebbe reagito.

“Non… ti… azzardare…” disse Al scandendo bene le parole.

“Non mi permetterei mai di rubare la ragazza che piace al mio migliore amico” disse lui ghignando semplicemente.

“Eh?” come se avesse capito di aver fatto una cazzata Albus fece il finto tonto. “Guarda che ti sbagli” disse poi allontanandosi. Sapeva di essere stato colto con le mani nel sacco e non poteva certo negare l’evidenza a Scorpius che era la personificazione stessa di una volpe.

“Capisco… beh…. Se fossi in Terry… ecco… ah sai che non sono bravo con questi discorsi da donnine” disse Scorpius. “Posso solo dirti che basterà andare da lei e chiederle spiegazioni, magari anche lei soffre per qualcosa che tu non sai” concluse.

Scorpius uscì lasciando l’amico da solo a riflettere.

 

 

 

 

 

Non aveva avuto il coraggio di affrontarla. Era una cosa più grossa di lui e non voleva sbatterci il grugno…. Era una serpe dopotutto.

Era mezzanotte, e Albus se ne stava in piedi davanti al camino a guardare il fuoco poggiato con un braccio alla cappa.

Guardava quel fuoco… il fuoco che ardeva dentro di sè come quando pensava a Terry; come quello che ardeva in lui quando si era dichiarato.

Sentì dei passi ovattati dalle ciabatte provenire dalle scale dei dormitori.

“Scor?” chiese Albus voltandosi, ma i passi erano troppo delicati.

Davanti a lui apparve Terry che lo guardava un po’ imbarazzata.

“Ciao Albus” lo salutò lei timidamente. Lui la guardava serio; poi però le sorrise, non riusciva a tenerle il broncio. Aveva un viso così carino, timido, dispiaciuto.

“Ciao Terry” rispose lui senza muoversi da davanti al camino.

Lei deglutì sonoramente e si avvicinò a passo lento a lui.

“Mi… mi dispiace per come ho reagito ieri” si scusò.

“Beh forse io sono stato troppo aggressivo” la giustificò. “E non ho considerato il fatto che io non ti piaccia” disse un po’ più tristemente.

“No! Non è per quello!” rispose immediatamente lei.

“E allora perché?” chiese. Perché aveva rifiutato? Perché l’aveva fatto disperare a scervellarsi sul motivo del rifiuto? Perché non era stata subito chiara?

“Beh… ecco… a me piacciono le nostre sfrecciatine e litigate di tutti i giorni: la nostra amicizia è basata su quella reciproca stima sul fatto di non lasciarci mettere i piedi in testa da nessuno” spiegò.

Albus ancora non riusciva a capire il suo ragionamento… o forse sì, ma credeva di sbagliarsi perché quel motivo lo faceva davvero sorridere per la sua dolcezza e ingenuità.

“E… non voglio che questo rapporto cambi con una relazione” disse lei tutto d’un fiato.

Albus aveva indovinato e, infatti… sorrise.

“Non voglio neppure che se mai dovessimo lasciarci non ci parleremo più, perché… Albus… non voglio perderti” gli occhi le si riempirono di lacrime. “Perché… mi sono innamorata di te Albus e desidero stare con te, ma ho paura di tutto questo” confesso alla fine.

Quelle parole e quegli occhi dolcemente lucidi gli fecero perdere il controllo e l’abbracciò per poi baciarla con una dolcezza piena di passione.

L’abbracciò e le sfiorava la schiena, mentre lei dischiudeva le labbra per ricambiare il bacio.

“Anche io ti amo, Terry” disse lui guardandola negli occhi come non aveva mai guardato nessuno.

La ragazza scoppiò in un fiume di lacrime di gioia. Lo abbracciò affondando il viso sul petto di Albus.

“Voglio tutto di te” le sussurrò.

“Prendi tutto di me” rispose lei sempre in un sussurro.

La baciò di nuovo e la prese in braccio per poi portarla sul divano senza staccare le labbra dalle sue.

La fece sdraiare e si stese sopra di lei poggiandosi sui gomiti per non pesarle addosso.

Terry lo abbracciava e quando si staccò disse: “Albus, sei tutto ciò che voglio e ti prego… fammi tua per sempre” con questa frase che era come una preghiera Albus impazzi e ricominciò a baciarla con più passione. Una passione frenetica, desiderosa, impaziente.

Le tolse la maglia del pigiama e le scoprì il petto e l’addome perfetti. Era una visione celestiale. Intanto anche lei tolse la maglia di Albus. Anche lei rimase sbalordita. Il corpo possente e disegnato in modo divino di Albus era sopra di lei in tutta la sua bellezza.

Albus guardava Terry con desiderio, mentre le toglieva anche i pantaloni lasciandola solamente in slip. La pelle delicata di Terry era ancora più dolce alla leggera luce del fuoco. Creava ombre e luci che la facevano sembrare il dipinto di una divinità greca.

Era stato con varie ragazze, ma nessuna aveva attirato tutte quelle attenzioni e tutte quelle emozioni.

Per Terry era la prima volta, ma, invece di avere paura provava un immenso desiderio di sentirsi una sola persona con Albus.

Quando furono completamente svestiti entrambi, Albus la contemplò per un momento prima di entrare in lei e cominciare la loro danza dell’amore.

Albus fece pino all’inizio e appena vide la piccola smorfia di dolore di Terry si fermò.

“No, continua. Mi dovrò abituare no?” disse lei sorridendogli.

Lui ricambiò il sorriso.

Quando cominciò ad intravedere piacere nell’espressione di Terry aumentò le spinte. Si sentiva come mai si era sentito. Era come sognare.

Per Terry era la stessa cosa. Da quando il dolore era scomparso aveva provato tante di quelle emozioni insieme che le girava la testa.

Quando il loro amore fu appagato Albus le si sdraiò accanto guardandola con un sorriso dolce come il miele.

“Ti amo Terry. Ti amo e ti amerò fino a che non avrò più respiro” le disse guardandola negli occhi.

“Anche io ti amo Albus e continuerò a farlo anche quando non ci sarò più”

Albus rise leggermente. Sapeva sempre come stargli sopra di un gradino ed era questo che amava di più di lei.

“Ti assicuro che tra noi non cambierà nulla. Frecciatine saranno all’ordine del giorno, ma ci ameremo e questo completerà ciò che prima lasciava un vuoto” le disse Albus. Le diede un lieve e dolce bacio sulla fronte e, con lei accanto come il più bello dei sogni, si addormentò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve!!!!

Eccomi qui con un nuovo capitolo ^^

Non sono carini Al e Terry? ** fanno commuovere ç.ç o almeno a me xD

Comunque spero vi piaccia e spero in tante recensioncine :P:P:P

Ringrazio tutti e in particolare:

 

Mie: Sono contenta che gli esami siano andati bene e lo so Scor e Rose sono troppo carini anche se non stanno insieme xD Fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo J

 

Elawen Aeglos: Tranquilla non c’è problema per gli altri capitoli ^^

Comunque lo so Scor è davvero stupendo *ççç*

Anche a me è dispiaciuto avanzare con gli anni, ma poi sarebbe diventata una fanfic troppo lunga xD recensisci se puoi =*

 

Kitty F: Graaaaaaaaazie per il complimento ^^ Beh che dire Scorpius è il dio greco che tutte vorrebbero in classe xD E Rose la solita ragazza con una fortuna sfacciata xD No scherzo anche lei è stupenda ^^ beh spero recensirai anche questo capitolo ^^ Baciiiii JJ

 

 

 

Alla prosssssssssssimaaaaaaaaaaa!!!!!! ^^

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Capitolo 19
*** Capitolo 19. ***


19.

 

 

 

 

 

 

 

-Vi conviene svegliarvi se non volete fare la figura dei pervertiti- si sentì sussurrare all’orecchio. Poi una lieve e dolce risata amorevole.

Albus aprì gli occhi e vide davanti a se la sua meravigliosa e avvenente cugina, che gli sorrideva con dolcezza e malizia.

-Rose- sussurrò in saluto.

-Albus- ricambiò lei riprendendo a ridere piano.

-Che ci fai già qui?- le chiese. Guardò il pendolo accanto al camino e vide che erano le sei di mattina.

-Non avevo sonno tutto qui- rispose lei camminando con passo leggero e felpato verso il camino dal fuoco verde.

-Ho sempre creduto che sarebbe finita così…- disse una volta raggiunto il calore.

-Così come?-

-Con voi due insieme- rispose lei sorridendogli.

Era bella come al solito: i capelli perfettamente ricci, la divisa senza una grinza, la pelle candida e vellutata come una pesca, le decolleté con un tacco abbastanza alto che la slanciava maggiormente, delle leggere calze a rete fitta, un lieve accenno di trucco e la matita nera per accentuare quei meravgliosi occhi azzurri.

Era difficile non notarla; Al l’aveva sempre saputo, ma anche se era innamorato di Terry, sua cugina non potè non fargli un certo effetto. Arrossì a quel pensiero.

Rose se ne accorse e si voltò.

-Ora, credo sia meglio che vada- sentenzio, dunque. -Dovrete vestirvi. Svegliala- detto questo, con un occhiolino, uscì dalla sala comune.

-Terry?- disse Albus dopo aver distolto lo sguardo dalla cugina ormai sparita al di là del quadro.

-Terry…- ripetè.

A quel secondo richiamo la ragazza emise un verso e poi si stiracchiò.

-Albus- disse sorridendogli. -Buongiorno-

-Buongiorno anche a te, mia principessa- e la baciò.

-Allora non è stato un sogno- disse lei con gli occhi lucidi.

Lui non poteva credere di non aver mai capito fino a quel momento di avere accanto una creatura tanto dolce e delicata. Le diede un dolce bacio sulla fronte e poi le disse: -No, per fortuna. È tutto vero. Meravigliosamente vero-

Terry lo abbracciò, ma a malincuore Albus la dovette staccare.

-Dovremmo alzarci e vestirci prima che arrivi qualcuno-

-Hai ragione- detto questo si alzarono e rimettendosi i vestiti con un bacio a fior di labbra si salutarono.

 

 

 

 

-Ehi come mai tu sei ancora sveglio?- chiese Kyle dopo essersi alzato e scrocchiato il collo.

-Non avevo più sonno- rispose Albus.

-Non ce la racconti giusta tu- insinuò giustamente Leo.

-Perché?- Al cercò di fare il finto tonto.

-Perché non la smetti di sorridere come un ebete e…- Scorpius si avvicinò ad Albus e gli mise una mano sul collo e sorrise. -Hai dei graffi qui sul collo e… gli alzò la maglietta -noto anche sulla schiena-

Tutti gli sorrisero maliziosi.

-Si può sapere che volete?- chiese Albus spazientito, ma non riusciva a smettere di sorridere.

-Che confessi di essere andato a letto con qualcuna- disse Leo.

-Per la precisione con Terry- aggiunse Kyle.

Silenzio…

-Aaaah va bene! L’ho fatto con Terry ok? Abbiamo fatto l’amore di sotto sul divano- si arrese Albus.

-Oh! Gliel’ha fatta- rise Scorpius.

-Sarà meglio prepararci se non vogliamo fare tardi e sentirci spaccare i timpani da quelle spacca palle- disse Kyle e cominciarono a lavarsi e vestirsi.

-L’unica cosa di cui mi preoccupo adesso è il dover bruciare quel divano, perché io non mi ci siederò mai più- disse Leo e tutti risero sonoramente.

 

 

 

 

 

 

 

 

Arrivarono davanti alla Sala Grande e Erano già tutte lì, insieme a Alex che era abbracciato a Helena e Rose.

Scorpius non era più geloso di quello, anche perché non ne aveva il minimo motivo.

-Alex… Guarda quel ragazzo lì! E’ stupendo!- disse Helena al ragazzo.

Alex si voltò e poi disse: -C’è di meglio…- e sorrise a Rose.

Le diede un leggero bacio a fior di labbra e così anche con Helena.

Da quando aveva scoperto di essere omosessuale, l’anno prima le ragazze avevano preso una gran confidenza con lui.

L’aveva confessato subito ad Helena che dopo un forte stupore l’aveva presa abbastanza bene: l’aveva abbracciato e baciato.

-Beh se mi avesse lasciata per qualsiasi altra ragione avrei pensato che ci fosse qualche problema in me, invece così so che non c’è nulla di sbagliato in me e comunque non è colpa sua se è così- aveva detto. Anche Rose e Terry erano di quel parere.

-Ho perso un ragazzo ma guadagnato un migliore amico- aveva detto prima di dargli una pacchetta sul sedere.

Intanto Albus e Terry si salutavano in modo molto… affettuoso.

Nemmeno un bacio veniva scordato, erano appiccicati come piovre.

Leo era più indietro e da un corridoio spuntò qualcuno e lui ci sbattè in pieno.

La persona, che si rivelò essere una ragazza era caduta a terra e i libri con lei.

-Scusami mi dispiace- disse Leo aiutandola ad alzarsi e prendendole i libri.

Quando alzò lo sguardo rimase impietrito… era andato a sbattere con Eva Martin. Una Corvonero meravigliosa.

Aveva due anni meno di lui, ma aveva un viso così semplice e dolce che gli faceva girare la testa e… gli ormoni.

L’aveva notata la prima volta durante il suo smistamento e ne era rimasto affascinato.

Era minuta con i capelli quasi neri e ricci. Gli occhi anche loro piuttosto scuri.

Aveva un corpo sinuoso e leggiadro e i lineamenti degni di una principessa delle favole.

-Vuoi tenerteli tu i miei libri?- gli chiese lei.

-Ehm, no scusami- si risvegliò lui riconsegnandole i libri.

Lei sussurrò un grazie e corse in Sala Grande.

Era sempre stata molto scostante e non era mai in compagnia, ma sempre per conto suo a leggere o guardare a terra. Era una tipa solitaria, ma apprezzava le piccole cose della vita.

Leo la osservava spesso e vedeva come sorrideva alla vista del primo fiore primaverile, degli scoiattoli che si rincorrevano e come cercava di capire la forma delle nuvole.

Si riscosse e raggiunse i suoi amici.

-Tu ti rovinerai a forza di pensare a quella ragazzina- gli disse la sorella appena fu vicino a loro.

- Taci- rispose seccamente il fratello.

-Ciao- una vocina anche quella non da donna.

-Ciao Lily, ricambiò Kyle. Albus salutò la sorella con un cenno della testa.

Kyle la fissò fino a che non si fu seduta al suo tavolo.

-Anche tu sei messo più o meno come mio fratello eh- disse Helena.

-E’ che è… Ah fa niente- disse Kyle.

-E’ meglio entrare- concluse Rose facendo l’occhiolino a Kyle.

Sapeva il suo segreto e aveva una certa complicità con lui e Kyle la ringraziò con un bacio in aria.

Alex si sedette con loro, quella mattina.

-Ragazzi tra una settimana c’è Tassorosso Serpeverde- disse Al.

-Già- commentò Kyle.

-Ma che vi importa! Sono dei perdenti- commentò Helena facendo spallucce.

-Mai sottovalutare gli avversari Helena, per quanto forte possa essere il tuo veleno- la riprese Rose.

-Brava gattina- aggiunse Scorpius facendole l’occhiolino.

Lei gli sorrise e gli fece la linguaccia.

Continuarono a parlare di Quiddich per un po’, fino a che non arrivò il momento dell’inizio delle lezioni.

Leo aveva guardato Eva per tutto il tempo: ricordava di quelle vacanze estive appena passate… era stata la prima volta che avevano ‘parlato’. Si era già alzata e era partita a razzo verso la sua prima lezione.

 

 

 

 

 

 

-Ragazzi siete davvero migliorati!- Antonella era entusiasta.

-Grazie- risposero loro.

-Siete riusciti ad eseguire la coreografia… ma vi manca ancora qualcosa-

-Cosa?- chiese Rose.

-Dovrete scoprire questa lacuna da soli- le rispose lei.

-Beh spero la troveremo presto- disse Scorpius.

-Ora potete andare… ci vediamo sabato- li congedò Antonella.

-Ciao- salutò Sy.

-A sabato- disse Rose.

Uscirono dalla Stanza delle Necessità e si guardarono. Scorpius andava a ballare sempre con una normale tuta, mentre Rose aveva una tale classe… Aveva sempre un vestito nero con la gonna che svolazzava ad ogni sua piroetta.

Scorpius la ammirava in tutta la sua bellezza: I capelli come cioccolato, gli occhi di cristallo, il corpo di una statua, la pelle di pesca, la bocca di rosa.

Quel vestito la rendeva più sinuosa con tutte quelle sue meravigliose curve: Scorpius sentì quella solita pressione ai piani bassi che compariva ogni volta che si concentrava troppo su di lei.

-Ops, devo rientrare! Non ho capito bene come si fa quel passaggio verso la fine- disse Rose.

-Aspetta…- la fermò Sy. -Quale passo? Magari te lo posso spiegare meglio io-

-La piroetta verso la fine dove poi io devo finire quasi a terra e tu mi devi tenere su e poi rialzarmi- spiegò Rose.

-Oh si ho capito. Te lo faccio ripassare io- disse Sy ed eseguirono quella sequenza mentre lui le spiegava anche a parole.

 -Ora hai capito?- le chiese.

-Si… Grazie Sy-

-Per te questo ed altro- e le diede un bacio sulla fronte. -Andiamo adesso- le prese per mano e tornarono in dormitorio facendo attenzione a non farsi beccare da Gazza o da Mrs Purr.

Peccato che qualcuno li aveva beccati mentre ballavano… proprio quello che Scorpius voleva evitare: avevano scoperto che ballava il tango.

Una foto li ritraeva mentre si muovevano in quel breve passo.

Rise e si precipitò nella sua stanza e farne tantissime altre copie.

 

 

 

 

 

 

Salivano dal loro dormitorio per arrivare in Sala Grande per la colazione.

-Allora… dormito bene?- punzecchio Leo, Albus e Terry.

-Benissimo, anche perché ognuno era nel suo letto- gli rispose lei dandogli un buffetto sul mento.

Arrivarono in corridoio e tutti fissavano il gruppetto ridendo.

-Che cazzo guardate massa di sfigati?- sbottò Scorpius.

-Calmati, un po’ di contegno- lo rimbeccò Rose.

-Scor…- lo chiamò Leo. Erano arrivati in Sala Grande e videro che era piena di fotografie di lui e Rose che ballavano!

-Ma porca puttana!- esclamò Scorpius.

-Che sono queste fotografie?- chiese Albus.

-Rose, Scorpius! Non sapevo ballaste- disse Alex sorridente, avvicinandosi.

-Già- rispose lei tranquilla.

-Come fai ad essere così tranquilla?- le chiese Scorpius.

-Te l’ho detto già dal primo anno: per me non è un problema-

-E’ dal primo anno che ballate? E non ci avete mai detto niente?- chiese Helena.

-Sei sua cugina e non lo sapevi?- le chiese Albus.

-Nemmeno Leo lo sapeva- rispose lei.

-Beh, nessuno ce lo ha mai detto… quindi- disse Leo.

-Ha vinto un sacco di trofei- disse Rose.

-BASTA!- li interruppe Scorpius incazzato come una bestia.

-Il problema adesso è eliminare questa foto e anche chi l’ha scattata- aggiunse.

-Malfoy! Non conoscevo questa tua attinenza al ballo- … James.

-James te lo ha mai detto nessuno ancora che hai rotto i coglioni?- gli chiese Albus.

-Pezzo di merda che diritto avevi di scattare quella foto?- Scorpius si stava trattenendo dal lanciargli un Crucio.

-Io faccio quello che voglio Serpe dannata- rispose lui.

Paciock gli si avvicinò. Quel gran cretino aveva fama a scuola solo perché frequentava uno ancora più cretino.

-Non credevo fossi frocio- disse il figlio del prof di Erbologia.

-Qui l’unico frocio sei tu e ti diverti inculando quel deficiente accanto a te- gli rispose a tono Scorpius.

James voleva tanto tirargli un pugno…

-Oltretutto, bello mio… io metto le mani in posti che tu nemmeno immagini- aggiunse Sy.

-Si, nelle mutande dei tuoi amichetti- disse Paciock.

‘Basta mi sono rotta’ pensò Rose. Con un colpo di bacchetta fece partire la musica della loro coreografia.

Fece diventare la divisa il suo stupendo vestito nero attillato.

Scorpius capì… quella era proprio la coreografia giusta per dare una lezione a quegli ignoranti.

Le si avvicinò con passo lento e lei lo guardava con sguardo sexy.

Si toccavano, sfioravano, lei si aggrappava a lui con le gambe, le loro bocche si sfioravano per poi allontanarsi in una danza che avrebbe torturato qualsiasi ormone.

Ballavano sotto gli occhi stupefatti di tutti gli alunni e gli insegnanti.

James e Paciock guardavano Rose con la bava alla bocca e Scorpius con una fortissima invidia.

Albus e gli altri sorridevano fieri dei loro amici. Non si facevano sottomettere da nessuno.

-Vai amico! Fagliela vedere!- esclamò Al.

 Rose si avvicinò a quei due e poi Scorpius la ritirò a sé tornando a ballare. (N.B.Autrice: La coreografia è questa)

Non staccavano gli occhi l’uno dall’altra. Rose stava provando insieme un sacco di emozioni represse: desiderio, gioia… non si possono descrivere tutte.

Ma la più forte era… amore.

Sì, lei era innamorata di Scorpius, alla follia, ed era stufa di negarlo anche a se stessa.

Se Albus aveva smesso di negare la sua attrazione per Terry perché lei non poteva farlo con Scorpius?

Scorpius, dal canto suo, era a dir poco ammaliato da lei. Era di una bellezza sconvolgente e sin dalla prima volta che l’aveva vista si era accorto di provare qualcosa.

Non lo lasciava indifferente neppure quando indossava una tuta.

Sperava sempre che quella danza d’amore non fosse più di soli passi di tango…

Era una cosa stupenda guardarla in quegli occhi così azzurri e perdercisi.

Finirono di ballare e la Sala venne riempita dalle urla e gli applausi di tutti. I Serpeverde erano i più accaniti fan dei due.

I Grifondoro ci misero un po’, ma alla fine applaudirono anche loro, non erano certo ciechi.

James e Paciock andarono a sedersi con la faccia in fiamme.

Intanto Rose e Sy si fissavano ancora col fiatone. Alla fine Scorpius interruppe in contatto visivo.

Alex li guardava da suo tavolo e fece l’occhiolino a Rose che rise.

Fecero un inchino e si andarono a sedere.

Scorpius vicino a Leo e Kyle, Rose accanto ad Helena e Terry.

 

Un piccolo biglietto le cadde vicino al piatto, lo aprì:

 

Nella Stanza delle Necessità a mezza notte… dobbiamo parlare.

S.M.

 

 

Sperava tanto fosse per dirle che anche lui l’amava quanto lei amava lui.

Sarebbe bastato aspettare…

Finita la colazione tutti si diressero verso le proprie aule senza smettere un secondo di parlare di quanto era successo quella mattina.

 

 

 

Eeeeeeeeeeeeeeeeccomiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii ^^

Sono tornata con un nuovo capitolo che spero vi piaccia quanto gli altri J

Come avrete potuto notare Rose si è FINALMENTE decisa a dire tutto a Sy ^^

So che alcune di voi mi odieranno per la storia di Alex, ma credo sarà divertente un ragazzo omosessuale no? Sono così dolci **

Comunque voglio farvi vedere le foto di attori che somigliano un po’ ai ragazzi della F.f ^^

Gli somigliano molto in base a questa foto… in altre occasioni sono un po’ diversi, ma non si può avere tutto dalla vita :P

Quindi partiamo:

Terry

Helena

Eva

Lily

Rose

 

Albus

Alex

Leo

Kyle

Scorpius

 

 

Come sono????? ^^

MI raccomando oltre a commentare la Fanfic commentate anche i personaggi e ditemi se ve gustan :P

 

Ora ringrazio tutte/i quelle/i che hanno letto o aggiunto tra i preferiti, ma soprattutto ringrazio:

 

__Lilly__: Eccomi ^^ ho fatto presto come hai potuto vedere J (ma non ti ci abituare u.u) xD

Tranquilla farò il possibile J Aspetto e spero in altre tue recensioni ^^ kizkizkiz

 

Mie: CaVissimaaaaaa **

Lo mi è piaciuto molto scrivere di Terry e Al ^^ sono contenta di essere finalmente arrivata a questo punto della storia J

Comunque per Sy e Rose non credo dovrai aspettare tanto :P

Piaciuto questo Chappy? Se sì batti un colpo :P baciuz!!!

 

MANU_CALLEN: Beh, con Rose e Sy ci siamo quasi!!! Eh eh eh :P

Sono felicizzima che ti piaccia e ancora di più che tu l’abbia letta in una sola giornata XD

Aspetto il prox commento =*

 

Kitty F: Rose e Scorpius sono vicinisssssssssimiiiiii ** quanta impazienza per questa coppia XD non me l’aspettavo u.u

( in realtà sì, ma a chi non piacerebbe Sy, specialmente dopo aver visto la foto XD e credo che piacerà anche Rose xD)

Spero che questo  chappy ti piaccia ^^

 

 

Aspetto vostre notizieeeeeeeeee =* alla prossima puntata XD :* :* :*

 

 

Valentina.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20. ***


Salveeeeeeeee J

Ma come solo una recensione al capitolo scorso??? :°(

Oh beh dai mi accontento ^^

Ringrazio quindi Mie: Eccomi con l’aggiornamento seppure un po’ in ritardo ^^’’’ sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo e spero in una tua ulteriore recensione :P

 

Ora ringrazio anche tutti coloro che mi hanno tra i preferitiiiiii:

13_forever

Amanda Malfoy

Anomimated

AundreaMalfoy

Bechi610

Bellafifi1986

bribry85

cavallinobianco91

Cerrydwen89

Cherie Lily

Christy94

CuLlEn_AdOtTiVa

DANINO

Dark_lady88

Debora93

DRAGHETTA

Elly 11

fairy_lullabry

fanfictions

Flavia93

Greg90_h

hermione12

Karen94

kokkolina

Lily261

marymary

Mie

mikyvale

Nerida R Black

Nikki Potter

panda94

pometina94

Potterina1993

romualdo

RoryPotter

rosie_lu

roxy_black

serecane

Silaqui

slan

sophia90

sweetbaby

tatarella20

Trilli Call

virgi_lycanthrope

 

 

Grazie 1000 a tuttiiiiiiii **

E siccome oggi sono in vena di ringraziamenti… RINGRAZIO ANCHE QUELLI CHE MI HANNO MESSA TRA LE SEGUITE!!!! :p

 

 

Ada Wong

CuLlEn_AdOtTiVa

Elawen Aeglos

ginnyp

giovi39

loux74

Nerida R Black

ninny

novecento_princi

Potterina1993

pulcino

rorothejoy

salkmania22

sesshy93

Shin_86

slan

steg94

tatarella20

thewitch

ValyBrick

Vanyyyyy95

will_marta

Yavanna92

__Lilly__

 

 

 

 

Vi ringrazio davvero tutti e spero continuerete a seguirmi :P

Ciaooooooooooooo J

P.S.: spero abbiate passato buone vacanze ^^

P.P.S.: Godetevi la lettura ^________^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

20.

 

 

 

 

Era lì davanti e si nascose per non farsi scoprire.

Smise anche di respirare per non produrre alcun rumore.

Gazza smise di controllare quel corridoio e sparì ad un angolo. Rose sospirò di sollievo.

“Meeeew” sentì dietro alle sue spalle. Fece un salto e on gli occhi sbarrati si voltò di scatto:                -Atena!- sussurrò forte come se volesse urlare.

Aveva il cuore che le batteva a mille.

Quella Certosina era una peste. Aveva 5 anni, ma non sapeva ancora cosa volesse dire discrezione.

Ma Rose non volle perdere tempo e cominciò a correre verso la stanza delle necessità con le scarpe in mano per non fare rumore con i tacchi.

Rischiò addirittura di scivolare, ma si raddrizzò  in fretta.

Quell’incontro era troppo importante e non era così agitata da quando erano cominciati i G.U.F.O.

Arrivò davanti alla parete che nascondeva a perfettamente la Stanza delle Necessità. Anche se per lei in quel momento si sarebbe dovuta chiamare Stanza dei Miracoli.

Sì, perché era un miracolo che lei avesse trovato il coraggio di andare lì, ed era un miracolo soprattutto che Sy le avesse chiesto di andarci…  E NON PER UN RIPASSO DI TANGO!

Aveva talmente tanta fretta e tanto desiderio di vedere Scorpius che la porta si materializzò non appena si cominciò ad avvicinare.

Le apparve dinnanzi Un portone altissimo di uno strano marrone - bordeaux. Aveva una sua classe però: sembrava uno di quei portoni che chiudevano le grandi dimore di importanti personaggi storici.

Ma non era tempo di perdersi in ciance varie e inutili e quindi bussò.

-Avanti- se sentì la lieve risposta. Rose si sbrigò ad entrare e chiuse subito la porta alle proprie spalle.

Appena si voltò rimase di stucco vedendo un salotto di lusso, ma moderno. Con pareti bianche e mobili argento. I divani erano neri e in pelle. C’erano vada e bicchieri di cristallo e dall’arredamento si capiva che Scorpius voleva parlare seriamente con lei: C’era un divano centrale nel caso lei avesse voluto stargli accanto oppure due poltrone una di fronte all’altra nel caso Rose avesse preferito mantenere la distanza. Ormai lo conosceva quasi quanto se stessa.

Rimase un po’ sorpresa e divertita dalla presenza di un letto poco distante dal salotto.

Un letto dalla base bianca e con lenzuola e cuscini in morbida e liscia seta nera.

Scorpius Era davanti al tavolo e la guardava sorridendole.

-Il dettaglio del letto non dipende da me- le disse alzando le mani.

La fece ridere, come sempre del resto.

-Ciao- disse lei poi timidamente.

-Ciao- le rispose lui avvicinandosi piano.

Si fissarono mentre diventavano sempre più vicini, in silenzio.

-Ehm Rose io volevo parlarti di una cosa- cominciò a parlare Scorpius dopo esserle arrivato davanti.

-Dimmi- rispose Rose con voce tremante. Non riusciva a dire proprio nient’altro tanta era l’eccitazione.

 -Vieni. Sediamo sul divano- le disse prendendola per mano.

Dopo essersi seduti rimasero in silenzio per un istante e poi Scorpius cominciò a parlare.

-Sai… è una sensazione che va crescendo di anno in anno, la mia-

-Qu-quale sensazione?- balbettò lei rossa in viso.

-Rose, io… io ti amo- confessò lui.

-Davvero?- chiese lei felice come non lo era mai stata. Felice come se… non le veniva in mente nulla, tanta era quella felicità. Non era paragonabile a niente.

-Sì- le sorrise lui dolcemente.

-Anche io Scorpius! Anche io!- urlò per poi buttargli le braccia al collo e stringerlo in un abbraccio di puro amore.

Dopo un minuto di silenzio, stretti come se fossero in mezzo alla neve e dovessero scaldarsi a vicenda, lui le sussurrò piano all’orecchio: -Rose, per me sei la luna, il sole, l’aria e il fuoco che mi arde in petto quando sono con te. Avverto brividi caldi e poi freddi su tutto il corpo ogni volta che ti vedo. Sei la luce che illumina il mio cammino e il buio col quale mi addormento- la strinse ancora di più. -Rose… per me sei tutto!-

-Scorpius- disse lei con le lacrime agli occhi.

Lui si sciolse dall’abbraccio e le sorrise.

-E senza di te non sarei nulla- detto questo la baciò. Un bacio casto, dolce, innocente. Un bacio che esprimeva quel delicato amore che provava per lei.

Quel dolce bacio lentamente si trasformò in una gara di chi trasmetteva più voglia e passione.

Lentamente lui la sollevò dolcemente prendendola in braccio e la portò sul letto posandosi sopra di lei senza pesarle addosso. Continuavano a baciarsi senza riprendere fiato e si abbracciavano stretti.

Rose era felice, emozionata, imbarazzata.

Lo amava con tutta se stessa, ma non sapeva se era pronta ad affrontare quel grande passo.

Non riusciva a dirgli nulla, sia perché i suoi baci caldi le riempivano il cuore, sia perché aveva paura che si arrabbiasse.

Era tesa anche se avrebbe voluto riuscire a rilassarsi. Sognava quel momento da talmente tanto tempo che voleva goderselo appieno, ma non ci riusciva.

Come se lui le avesse letto nella mente, si staccò dall’abbraccio e dal bacio.

Lei lo guardò confusa, ma grata.

-Senti… ho pensato che non dovremmo arrivare a farlo subito- le disse sorridendo.

-Pensavo anche io la stessa cosa- rispose lei.

-E perché non me lo hai detto subito?-

-Avevo paura che ti saresti arrabbiato- rispose lei imbarazzata.

-A quanto pare ho ragione a dire che dobbiamo aspettare a farlo- disse Scorpius ridendo leggermente.

-Cosa intendi?- chiese Rose.

Lui si tolse da sopra di lei e le si sedette accanto con le ginocchia appoggiate al petto.

-Intendo dire che anche se ci conosciamo da sei anni, non sappiamo molto l’uno dell’altra. Più che altro stiamo sempre insieme ai nostri amici, mai da soli io e te a farci una chiacchierata- le spiegò guardandola.

-Beh in effetti hai ragione-

-Voglio prima conoscerti davvero per come sei, piccola. Voglio sapere tutto ciò che hai dentro per poi conoscere ogni cosa del tuo corpo. Voglio che tra di noi non ci sia nulla di banale o preso sottogamba- le prese la mano tra le sue.

-Ti amo- disse lei baciandolo e lui ricambiò dolcemente.

Passarono il resto della giornata sdraiati sul letto a parlare, a conoscersi.

Abbracciati, seduti, sdraiati, saltando sul letto. Si divertirono essendo finalmente loro stessi senza la maschera da soliti bastardi Serpeverde che tutti quelli della loro Casa indossavano per farsi rispettare.

 

 

 

 

 

 

-Ma dove sono Rose e Sy?- chiese Helena agli altri durante la colazione.

-Non lo so. Sta mattina Scorpius non era in camera- le rispose Kyle.

-Nemmeno Rose- sussurrò Terry, ma tutti la sentirono.

-Non mi vorrai mica dire che…- cercò di dire Al, ma in quello stesso istante i due ragazzi di cui stavano parlando apparvero sulla soglia del portone.

Si sedettero vicini e salutarono gli altri. Cominciarono a parlare tra loro come se nulla fosse mentre tutti li fissavano in attesa di una risposta, ma loro non li degnavano di uno sguardo seppur sentendosi più che osservati.

-Allora?- chiese alla fine Albus.

-Eh?- chiese indifferente e innocente Scorpius voltandosi verso di lui.

-Non fare il finto tonto con me bello- rispose Albus.

-Non capisco cosa vuoi sapere- continuò Sy.

-Oggi nessuno dei due era in camera e siete arrivati insieme mettendovi seduti vicini cominciando a parlare tra voi e a tubare come dei piccioni- spiegò Kyle.

-Ah, questo- disse Scorpius ridendo. Allora a quel punto si voltò verso Rose e la baciò.

Tutti rimasero a bocca aperta senza riuscire a dire niente.

Albus li guardava serio. Si mise a ridere e poi disse ad entrambi: -Allora ce l’avete fatta a mettervi insieme eh? Brutto pezzo di ritardati- tutti con loro si misero a ridere e a far loro le congratulazioni e chiedendo nei dettagli cosa fosse successo.

-Abbiamo semplicemente parlato di noi stessi- rispose Rose.

-Seeeeeeeeeeeeeeeh- li sminuirono loro.

-Ma è vero!- li riprese sempre Rose.

-Smettetela di prenderci in giro- rise Kyle.

-Smettetela voi di essere così pervertiti- rispose a tono Scorpius.

-Va bene, va bene… rispetteremo la vostra privacy- finì la discussione Helena.

-Oltretutto voi non siete gli unici a mancare se avete notato- gli disse Al.

-E’ vero! Infatti mi stavo chiedendo dove fosse Leo- disse Rose.

-Non era nemmeno in camera oggi- aggiunse Kyle.

-Oggi tutti a divertirsi e noi a nanna… BAH!- si lamentò Albus scherzando con Terry.

-Noi ci divertiremo appena vorrai- sussurrò lei provocante e con un leggero bacio per poi sfuggirgli non appena lui volle approfondire il bacio. Tutti si alzarono e si diressero verso le aule.

-La amo ancora di più quando si fa desiderare- disse Al con occhi sognanti a Scorpius che si mise a ridere per poi raggiungere Rose e posarle il braccio attorno alle spalle e dandole un bacio sulla testa.

-Salve- Scorpius salutò James e Sam Paciock.

Quelli guardarono lui e Rose in silenzio, James incazzato come non mai. Aveva ancora l’occhio nero che gli aveva fatto Al, questo lo salutò oltretutto con un occhiolino divertito.

 

 

 

-Accidenti! Mi ero addormentato!- Leo correva sistemandosi i capelli verso l’aula di Difesa Contro Le Arti Oscure.

Era rimasto in biblioteca a studiare e si era addormentato. Ora era in ritardo alla lezione e correva come un matto.

-Un momento! Ma che cavolo faccio?- disse fermandosi in mezzo al corridoio.

-Ho la possibilità di saltarla ‘sta lezione e corro? Ma quanto sarò scemo?- si sbattè la mano sulla fronte e si diresse con calma verso il Lago Nero.

Una volta arrivato lì si sedette sulla riva e prese un libro che gli aveva prestato Rose e che stava ormai per finire.

Un libro Babbano: Il Ladro Di Corpi di Anne Rice. Ne aveva molti altri di quell’autrice e aveva preso quello perché Rose gliel’aveva consigliato.

Cominciò a leggere e venne subito preso dalle parole ricercate usate dalla donna.

Arrivò alla 50esima pagina senza accorgersene.

Gli occhi si stavano stancando e quindi chiuse il libro per riposarsi e pensare a ciò che aveva letto: quella donna descriveva i vampiri in una maniera diversa da tutte le altre opere che aveva letto.

Non erano creature senza controllo e solitarie, ma sensibili, posate, con una forte propensione per la compagnia.

Erano creature oscure, sì, ma non amavano di certo la loro situazione e uccidevano solamente chi meritava di morire.

Stava ancora pensando quando sentì un fruscio proveniente dalle sue spalle.

Si voltò di scatto e la vide… Eva!

-Scusami, non volevo spaventarti, è che stavo venendo qui e poi ti ho visto, ma sono scivolata- si giustificò lei rialzandosi un po’ imbarazzata.

Lui le sorrise.

-Non mi disturbi mica. Non è mio il lago- le disse, -puoi anche sederti qui-

Lei un po’ titubante, lo fece.

-Come va?- le chiese indifferente, anche se in realtà avrebbe voluto prenderle il viso tra le mani e baciarla fino allo sfinimento.

-Bene- disse lei, ma non ne sembrava molto convinta.

-Sicura?- le chiese infatti Leo.

-Sì-

-Sei sempre così loquace?- chiese lui per smuoverla un po’.

-E tu sempre così impiccione?- chiese lei in risposta.

-Sì- le rispose lui. -Comunque… non si risponde a una domanda con un’altra domanda- aggiunse.

-Quando mi farai vedere la regola scritta smetterò di farlo- nemmeno lo guardava.

Era proprio una Corvonero.

Rimasero in silenzio a guardare il Lago per circa cinque minuti.

Poi lui si voltò verso di lei e le disse: -Beh… io vado- si alzò senza che lei non avesse nemmeno risposto.

Fece finta di andare via, invece si nascose dietro a un cespuglio per vedere se facesse qualcosa in sua assenza.

Dopo nemmeno un minuto la vide poggiare la testa sulle ginocchia e muovere le spalle, come se… stesse piangendo a singhiozzi. Infatti dopo poco sentì un leggero singhiozzo sfuggito dal suo solito controllo.

La vide anche estrarre dalla tasca dei jeans una lettera, e cominciando a leggerla, prese a piangere più forte di prima e gettò il pezzo di carta nel lago dopo averlo strappato in mille pezzi.

Si alzò e urlò più forte che poteva, piangendo.

Leo non ce la fece più. Uscì dal suo nascondiglio e l’abbracciò da dietro, forte, per trasmetterle tutta la sua comprensione e farle capire che le era vicino.

Lei aveva smesso per un secondo di piangere e guardava il vuoto con gli occhi spalancati.

Poi però si voltò e riprendendo abbracciò Leo e si sfogò sul suo petto.

Si sfogava con tutto il cuore sul suo di cuore, un cuore che batteva per quella dolce vicinanza.

-Sssh tranquilla, piccola. Ci sono io- le sussurrò dolcemente.

Dopo cinque minuti abbracciati e in silenzio lei si staccò e lo guardò con gli occhi rossi e ancora gonfi di lacrime.

-Scusami- disse asciugandosi quelle poche lacrime rimaste sulle guance.

-Di cosa?- chiese lui, ma sapeva di cosa volesse scusarsi, era così dolce.

-Ti, ti ho sporcato la camicia- rispose.

In effetti quando abbassò lo sguardo sul proprio petto vide una macchia nera con un alone trasparente: le sue lacrime e la matita e il mascara sciolti.

Per questo aveva gli occhi perfettamente puliti.

Lui rise, si abbassò e prese una manciata d’erba e se la strusciò sopra la macchia nera coprendola di verde.

-Ma sei matto?- gli chiese lei spalancando gli occhi.

-Almeno la tua macchia non si vede più e il peggio sarà mio- le rispose lui sorridendole.

-Ma la macchia dell’erba non va via-

-Ho abbastanza soldi per comprarmi altre dieci camicie-

Lei rise.

-Ora stai meglio?- le chiese Leo guardandola premuroso.

-Sì, grazie. Soprattutto sto bene dopo aver notato che non mi hai ancora chiesto perché sono scoppiata a piangere-

-Beh ho solo pensato che se mai avresti voluto parlarmene l’avresti fatto da sola-

-Ti ringrazio- disse lei sorridendo.

Quel sorriso sincero che gli rivolse fu come il sole che spunta da dietro alle nuvole dopo una settimana di pioggia. Lo scaldò come se stesse davanti ad un camino in pieno inverno.

Era un sorriso talmente bello e dolce che non c’erano parole abbastanza forti per descriverlo.

-Ma… come sapevi che stavo piangendo?- chiese lei guardandolo un po’ sospettosa.

-Ti stavo spiando perché ti vedevo strana, mi sono preoccupato ed essendo cocciuto l’ho voluto scoprire da solo- rispose lui tranquillo.

L’aveva detto in modo talmente semplice e come una sciocchezza, che Eva non seppe come replicare e stette in silenzio.

-Comunque non ti ho ancora chiesto come ti chiami- disse Eva mettendo le mani dietro la schiena.

-Leonard Nott, ma puoi chiamarmi Leo- rispose lui.

-Oh un Serpeverde- disse lei ridendo.

-Che c’è da ridere?- chiese lui guardandola stranito.

-Beh, ‘ strano pensare alla frase: sono stata consolata da un Serpeverde-

-Fidati, in realtà noi siamo le persone più leali che ci sono sotto i tetti i quelle torri- le rispose. -Per noi l’amicizia è la cosa più importante che ci sia. Se ci sei leale, puoi stare tranquillo che saremo leali anche noi lo saremo. Soprattutto manteniamo la parola fino alla morte-

-Wow, e tutti che vi descrivono come degli stronzi-

-Tu no?-

-Non ho mai avuto conflitti con un Serpeverde, quindi non do giudizi-

-Wow-

Lei rise a quel wow sussurrato.

-Comunque io mi chiamo Eva Martin- si presentò lei porgendogli la mano.

-Lo so- sorrise lui ma se ne pentì immediatamente.

-Come lo sai?-chiese lei stupita. Ma dentro sorrideva.

-Beh ecco.. mi ricordo del tuo smistamento no?- lo disse con la solita semplicità che sembrava stesse dicendo la verità, ma stava mentendo spudoratamente.

-Va bene- rise lei.

Ancora una volta Leo fu percorso da brividi e da un forte calore. Le sorrise e rimase a guardarla.

-Vista la tua premura, desidero raccontarti perché mi sono messa a piangere- disse per interrompere quel contatto i sguardi che l’aveva fatta arrossire.

Si sedettero sul prato e Eva dopo un sospiro cominciò:

-Vedi, nella mia famiglia tutti quanti sono Tassorosso. Io sono diventata Corvonero. I miei non l’hanno presa affatto male, anzi. Purtroppo sono persone che hanno un sacco di pregiudizi e credono che se una persona entra nella casa di Cosetta devono per forza essere i migliori della scuola. Faccio di tutto per fare in modo di non deluderli, ma a volte prendo voti inferiori al solito e quando lo vengono a sapere mi fanno una predica lunga una quaresima- spiegò.

-Questa storia mi ricorda quella di Rose- intervenne lui.

-La Weasley? La ragazza perfetta?- disse lei stupita del fatto che Rose potesse avere problemi.

-Perfetta…- rise. -Quanto approfitta di questo suo nomignolo- le disse ridendo.

-Non capisco-

-Vedi, Rose è una ragazza stupenda, ma… è un gran maschiaccio! La devi vedere al mare. Sale sugli scogli e si butta mentre le altre se ne stanno a prendere il sole- raccontò.

-Non me la riesco ad immaginare- rise lei leggermente.

-Avrai modo di conoscerla. Stavamo parlando di te comunque…-

-Sì. Beh vedi, nell’ultimo compito di Rune Antiche ho preso solo una O e i miei mi hanno detto che per me non ci saranno vacanze di pasqua o compleanni perché dovrò passarle sui libri. Io ci tenevo tanto perché sapevo saremmo andati in campagna dai miei nonni. Loro per me sono tutto e non li vedo da un anno- la voce era rotta, ma non pianse.

-Mi dispiace molto- la consolò lui.

-Mi rovineranno anche il compleanno. Lo avrei fatto con la mia famiglia perché a causa loro non ho neppure un amico. Allontanano tutti pagandoli perché per me sarebbe una distrazione-

-Ma sono scemi?-

-Non lo so- disse lei acidamente.

-Questi Grifondoro stanno veramente cominciando a rompere gli zebedei- disse Leo scocciato.

-Zebe…che?-

-Le palle- le spiegò lui.

Eva rise. -Comunque dovrò ritornare a studiare e continuare a vivere senza un amico- disse lei tristemente.

-In questo ti sbagli- le disse sorridendo. Lei lo guardò. -Io sono un tuo amico ora- le carezzò una guancia con la mano sinistra.

-Ti ringrazio tanto Leo- disse lei guardandolo veramente grata.

-Di nulla-

Rimasero lì ancora per qualche minuto in silenzio.

-Sai… a volte credo di essere nata senza un vero scopo della vita. Studiando senza alcuna distrazione come amore e amicizia, sono sicura di crearmelo da sola- disse lei. Leo in quel momento capì che anche lei ormai era sotto controllo della pagine di quei libri che le riempivano la vita.

Aveva paura che senza di essi lei non fosse più nulla.

-E se un motivo per cui sei nata fosse rallegrare l’umanità, così triste e buia, col tuo splendente e dolce sorriso e la tua tintinnante risata?- le chiese lui guardandola.

Lei allora arrossì come un pomodoro e abbassò lo sguardo.

-Beh non è molto utile come cosa-

-Scherzi? È la cosa che ora serve di più in questo mondo. Un po’ di purezza e dolcezza-

Lei sorrise sempre imbarazzata e senza guardarlo.

-Ora vado. Ma ci vediamo presto- disse dandole un leggero bacio sulla guancia e alzandosi.

-Sappi che ogni volta che avrai bisogno di me non dovrai fare altro che chiamarmi o scrivermi e io correrò subito, qualsiasi cosa tu stia facendo- e se ne andò.

‘come dicono tutti, ma non potrai esserci sempre’ pensò lei, ma era comunque felice.

Non conosceva a fondo però la testardaggine di Leo, ma soprattutto la vera lealtà dei Serpeverde…

 

 

 

 

 

 

 

-Ma dove sei stato tutto il giorno?- chiese Sy.

-Al lago- rispose Leo.

-A fare?-

-Ho letto e poi ho… parlato con un angelo- disse il ragazzo dagli occhi verdi per poi andarsene.

-Ma qui conquistano tutti ogni giorno?- esclamò Al.

-Ehi, manchi solo tu Kyle- disse Helena divertita.

Lui però non stava ascoltando perché osservava una piccola chioma rossa all’altro tavolo pensando a quanto fosse bella e quanto aspettava il prossimo incontro e l’unione con lei.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21. ***


21.

 

 

 

 

 

-Ti amo- le sussurrò alla fine.

Lei lo baciò, guardandolo negli occhi color del cielo…

-Ti amo anche io- rispose lei poggiandosi sul suo petto e addormentandosi nel più bello dei sogni desiderando di non svegliarsi più.

 

 

 

 

 

 

 

-Coooooooooooooosaaaaaa?- chiese Helena a Rose.

-Eh si- annuì lei.

-Ma stai scherzando spero- aggiunse Terry.

-Eh no- rispose Rose.

-Il prof Paciock…- un minuto di silenzio e si misero a ridere.

Ridevano come delle matte e si tenevano la pancia che gli doleva.

-Che ridete, stregacce del malaugurio?- chiese Leo mentre arrivava con gli altri.

-Il prof Paciock ha messo in punizione Rose perché…- ricominciarono a ridere mentre Terry cercava di spiegare.

-Allora? Perché?- insistette Scorpius.

-Perché non ha voluto vedere il suo “tronchetto della felicità”- spiegò Terry ancora con le lacrime agli occhi.

-COSA?- esplose Scorpius.

-Tranquillo amore. Non gli darò nessuna soddisfazione- lo tranquillizzò lei. -Invece non mi tranquillizzo per un cazzo!- urlò lui.

-Sy ti stanno guardando tutti- disse Helena.

-Chi se ne fotte!- ruggì lui.

-Scusa ma è vero?- le chiese Albus sull’orlo di una crisi di nervi. Faceva molta fatica a trattenersi e si notava.

-Beh sì- rispose lei.

-Racconta- la incitò Scorpius in un sussurrò minaccioso mentre, guardando al tavolo dei professori, si accorse che Paciock non c’era. Meglio, pensò, perché se l’avesse visto l’avrebbe riempito di bastonate infischiandosene altamente che fosse un professore e che molto probabilmente l’avrebbero espulso e che l’avrebbero mandato a Durmstrang e che… non avrebbe più visto Rose. A quel pensiero si calmò, fece un forte respiro e ascoltò quello che raccontava Rose.

-Beh vedete io ero ancora ad Erbologia e raccogliere le mie cose e Il professore mi viene accanto e mi dice che sono piuttosto brava nella sua materia ma che ci sono delle piccole lacune. Non capivo di che lacune si trattasse, visto che ho i massimi voti. Dopo mi ha messo una mano sulla spalla e si è avvicinato un po’ dicendomi che avrebbe potuto darmi lezioni private. Già da lì avevo capito  scandalizzata e ho preso  la mia roba e ho cominciato a camminare verso l’uscita ma lui l’ha chiusa con la magia e ha richiamato a sé la mia bacchetta. Mi sono avvicinata arrabbiata e scocciata a lui per riprendermela. “Mi dia la bacchetta” gli ho detto trattenendomi dal tirargli un pugno sul naso.

A quel punto…- Rose si bloccò un attimo e fece una faccia imbarazzata e schifata.  

-A quel punto?- la incitò Albus con una mano sulla spalla della cugina.

-A quel punto si è abbassato la zip dei pantaloni, l’ha tirato fuori e me l’ha messo in mano- terminò lei rossa in viso.

-IO LO AMMAZZO!- urlò Scorpius uscendo dalla Sala Grande davanti agli sguardi di tutti.

Gli amici fecero appena in tempo a prenderlo e a trattenerlo perché si stava dirigendo verso le serre.

-Non risolveresti niente!- disse Leo che lo teneva da destra.

-Intanto glielo strappo, all’ottenere qualcosa ci penso dopo- rispose Scorpius al limite mentre continuava a spingere per liberarsi.

-Scorpius, tranquillo- lo calmò Albus. -Ti basterà tenere d’occhio Rose-

Lui smise ti porre resistenza e si sistemò la camicia e i capelli.

Aveva deciso che l’avrebbe aspettata fuori dalla porta della prossima lezione e anche di tutte quelle a venire. Se ne andò verso la sua prima lezione e intanto pensava.

 

 

 

 

La lezione era finita… meno male.

Il professore non faceva altro che lanciarle occhiate lussuriose e baci in aria nascosti.

Le veniva da vomitare.

Era l’unica dei suoi amici che seguiva quelle lezioni e avrebbe tanto voluto lasciarle, ma non poteva fino a che l’anno non fosse finito.

Non avrebbe detto ai suoi di quel fatto… non voleva altri casini. Anche se voleva fare anche quello.

Arrivò alla Sala Comune che era ancora vuota, poi si voltò verso il camino e vide Scorpius che fissava il fuoco con un bicchiere di vino rosso in mano.

-Ehi, amore- lo salutò.

Lui si voltò e Rose vide una strana espressione sul suo volto: era malefica all’inverosimile e aveva un ghigno cattivo. Non era come i suoi soliti ghigni derisori… era proprio cattivo.  Quasi le metteva timore.

-Ciao piccola mia- la risalutò abbracciandola.

Anche la sua voce era diversa. Era aspra e perversa.

-Cos’hai?- gli chiese infatti lei.

-Nulla. Non sono mai stato meglio- le rispose baciandola.

Ma quello era un bacio diverso, come tutto il resto: era un bacio possessivo e prepotente.

-Sei strano- rispose lei dopo che il bacio finì.

-Non so il motivo di questa tua affermazione- le disse.

-Comunque è ora di pranzo… tu vai… io ti raggiungo tra poco- le disse rassicurante.

Il tono strano era sparito e Rose si calmò un poco, ma aveva sempre il solito sospetto che avesse qualcosa in mente. Era una serpe anche lei e sapeva come nascondere le proprie sensazioni.

Uscì e si avviò alla Sala Grande.

Appena lei se fu andata si voltò di nuovo verso il fuoco e rise piano.

-Ti distruggerò la vita- sussurrò. La sua vera anima di Malfoy Serpeverde malvagia era affiorata dopo tanti anni di assopimento.

Gettò con un colpo il bicchiere di vino e l’alcool fece una piccola esplosione che si rifletté negli occhi del biondo accecato dalla rabbia.

Uscì anche lui dalla Sala Comune con il solito ghigno.

 

 

 

Si stava dirigendo di nuovo verso l’ennesima lezione e sapeva che non sarebbe stata diversa dalle altre.

Entrò nella serra che era già piena e si mise al solito posto.

Il professore entrò due minuti dopo e l’adocchiò subito e fece l’occhiolino e lei, schifata, si voltò verso la pianta che aveva davanti.

La lezione proseguì tranquilla tra spiegazioni varie sull’utilizzo di quelle piante.

-Rose… Rose- la chiamò piano la ragazza accanto a lei.

-Dimmi- rispose lei con la stessa voce.

-Senti, ma tu stai con Scorpius adesso?- le chiese sorridendo.

Era famosa per essere una gran pettegola.

-Credo che questi siano affari miei- le rispose, ma all’improvviso…

-Weasley!- la richiamò Paciock.

Lei si voltò di scatto. -Scusi professore, ma la Yen mi aveva chiesto una cosa e io le ho risposto- si giustificò.

-Yen, è vero?- chiese il professore rivolgendosi alla ragazza.

-Assolutamente no, professore. Me ne stavo qui ad ascoltarla e lei comincia a parlarmi facendomi anche perdere una parte della lezione- disse quella…. quella… QUELLA!

‘Prima o poi ti ci becco da sola’ pensò Rose voltandosi lentamente e guadandola in modo talmente crudele che la ragazza fu costretta ad abbassare lo sguardo.

-Mi guardi quando le parlo!- la rimproverò il professore.

Lei si voltò nuovamente pregustando la vendetta ed era sicura di avere una faccia simile a quella di Scorpius, ma molto meno terrificante.

-Ha anche il coraggio di mentire?- le domandò lui. Quanto avrebbe voluto tirarli un calcio agli stinchi.

-Professore non le ho mentito- rispose lei tentando di rimanere calma. -E’ lei che crede alle persone sbagliate- aggiunse.

-Nella tua situazione ti permetti di essere arrogante?- le disse. -Bene, allora passerai questo pomeriggio qui a fare l’inventario di tutte le piante presenti nella serra. Alle 18 qui altrimenti la punizione raddoppierà- concluse.

Ok adesso voleva scagliargli un bell’Avada Kedavra, ma prima che potesse averne l’occasione, suonò la campanella e la lezione finì e Paciock se ne andò dal retro.

 

 

 

Arrivò in Sala Comune sbattendo i libri sul divano e mettendosi le mani nei capelli.

-Ehi Rose che è successo?- le chiese Terry.

-Mi ha messa in punizione quello stronzo! Alle sei dovrò andare da lui a fare l’inventario. L’HA FATTO APPOSTA!- urlò lei sull’orlo di una crisi.

Credeva che Scorpius sarebbe scoppiato in un attacco d’ira, invece rimase sulla poltrona a fumare col solito ghigno.

-E’ da prima che sta così- le sussurrò Helena.

Sapeva che se gli avesse chiesto qualcosa lui avrebbe negato e nascosto tutto come aveva fatto quando si erano visti qualche ora prima, quindi stette zitta.

-Rose, noi non possiamo fare niente, ma fai molta attenzione- le disse Al mettendole una braccio sulle spalle.

-Tranquillo- sorrise lei.

Scorpius si alzò e la baciò… il bacio possessivo e invadente.

Quando si stacco le disse: -Non preoccuparti, piccola. Finirà tutto- e se ne andò.

Era appena uscito dalla Sala Comune e tutti lo fissavano.

-Ma cos’ha oggi si può sapere?- chiese Kyle.

-Non ne ho la più pallida idea. Non mai visto così- rispose Leo.

-Bah. Chi lo capisce è bravo- disse Al salendo in camera.

Rose, però, era preoccupata. Aveva qualcosa in mente e avrebbe tanto voluto sapere cosa fosse.

 

 

 

 

Lasciò andare il gufo con la lettera legata alla zampa. Lo guardò fino a che non sparì come un puntino nero.

Sapeva che non avrebbe dovuto aspettare più di tanto.

Ghignò e scese.

 

 

 

 

Era appena entrata nella serra e il professore stava alla cattedra e la guardava.

Le faceva veramente ribrezzo.

-‘sera Weasley- la saluto cercando di fare un tono sensuale.

Le venne un rigurgitino che riuscì a trattenere.

-Allora, cominciamo con la tua punizione-  le disse. Aprì un armadio e le fece vedere tutte le piante che possedeva la scuola.

Rose si avvicinò all’armadio nel modo meno sensuale possibile, ma quello non fu sufficiente per fargli passare la passione per lei.

-Dovrai sistemare tutte queste piante in ordine alfabetico e poi riportare tutto su questa lista- le disse porgendole il foglio per la lista.

-Il tutto ovviamente senza magia-

-Non era difficile da immaginare sapendo che è una punizione- disse lei acidamente.

-Beh sì tu sei così intelligente che non ti si può nascondere nulla- le disse e… le palpò il sedere.

Quello fu davvero troppo. Si voltò e gli sferrò un ceffone in pieno viso.

-Non si permetta mai più!- gli urlò. -Sopporterò la mia punizione, ingiusta, e me ne andrò e non succederà altro- disse voltandosi di nuovo e prendendo qualche pianta.

Si sentì prendere per i capelli da dietro e venne scaraventata sulla cattedra.

-Ti prenderò con le cattive, allora- e le ficcò la lingua in bocca.

Lei riuscì a prendere la bacchetta: -Expelliarmus!- e lo fece sbattere contro l’armadio facendo cadere tutte le piante.

Cercò di scappare dalla porta della serra, ma…

-Pietrificus Totalus!-

Si bloccò di colpo e cadde a terra senza più riuscire a muoversi.

Paciock la raggiunse e la guardò.

Rideva… -BASTARDO TI AMMAZZO!- avrebbe voluto gridare, ma la sua espressione era fissa in quella di una ragazza spaventata che cercava di scappare.

Lui le si avvicinò e si abbassò. Le alzò la gonna e le carezzò la cosce.

-Sei così morbida e liscia- la guardava come un vero e proprio maniaco. Gli occhi brillavano ed erano spalancati e la bocca aveva un sorriso spaventoso.

Delle grandi lacrime uscivano dagli occhi pietrificati di Rose mentre dentro urlava di paura.

-Scorpius!- urlava.

Le stava abbassando gli slip.

-SCORPIUS!-

Pochi secondi dopo la porta venne sbattuta per aria da un incantesimo.

Qualcuno entrò di colpo nella serra e saltò addosso al professore facendolo cadere.

-Rose! Rose!- sua madre le apparve davanti e la fece tornare normale.

Le lacrime di paura sgorgavano come cascate dagli occhi di quella povera creatura.

Nessuno l’aveva mai vista così debole da dopo che aveva fatto pace coi suoi genitori. Non aveva mai pianto, mai chiedeva aiuto, ma in quel momento pareva un coniglietto spaurito, un cucciolo maltrattato che si stringeva alla prima cosa buona che riusciva a trovare per poter sfogarsi.

Si voltò perché sentiva urlare.

-TI AMMAZZO! BASTARDO! MUORI!- Scorpius stava letteralmente ammazzando di botte il professore che incassava impotente i colpi mentre Scorpius gli fermava le braccia standoci sopra con le ginocchia.

-Scorpius basta!- Draco e Albus lo presero per le braccia e cercarono di trascinarlo via. Fu vano.

Intervennero anche Kyle e Leo che lo presero per le gambe e così riuscirono ad allontanarlo.

-Così passi dalla parte del torto- gli disse il padre.

Lui sospirando gli curò il naso e la mascella rotti.

-Piccola mia come stai?- disse poi a Rose abbracciandola.

Lei cominciò a piangere sul petto del ragazzo.

-Ho avuto tanta paura. Non avevo mai avuto così paura in vita mia!- urlava in preda alla disperazione.

Sentirono una botta.

Albus aveva dato un calcio al costato al professore.

-Stava cercando di andarsene- si giustificò.

Ron era rosso e guardava Neville con odio.

Harry aveva la mano alla bacchetta.

-Bell’amico! Schifoso!- urlò e per poco non gli si scagliò anche lui addosso.

Albus prese per i capelli Neville e gli sussurrò: -Finirai nella merda e le botte che hai ricevuto ti sembreranno piacevoli- era cattivo. Incazzato come non mai.

Nessuno poteva far del male alla sua piccola cuginetta.

-Fortunatamente Scorpius ci ha inviato quella lettera e siamo potuti arrivare subito- disse Draco.

-Grazie- intervenne Ron. -Non ho più dubbi ora: tu sei il ragazzo giusto per mia figlia. Scusami per averti sempre giudicato male- disse per poi stringere la mano di Scorpius.

Si abbracciarono infine per poi uscire e portare Neville dalla Preside e Rose nella sua stanza.

 

 

 

 

 

Erano passati due giorni da quando era stata soccorsa alla Serra.

Il professore era stato ovviamente licenziato, la moglie l’aveva lasciato e cacciato di casa e lui era stato costretto a tornare a casa della nonna che era talmente decrepita che lui doveva sempre cambiarle il pannolone. La donna, oltretutto, lo trattava come una specie di Cenerentola anche a causa del forte disonore che aveva recato all’intera famiglia.

Durante la guerra aveva dimostrato di essere un uomo forte e capace, ma con quella folle e pazza azione indegna di un essere umano aveva sradicato tutte quelle convinzioni e il rispetto che le persone avevano per lui.

I suoi migliori amici, ovviamente, l’avevano abbandonato, era rimasto solo e questo intendeva Scorpius con ‘distruggergli la vita’.

Era soddisfatto. Giustizia era stata fatta.

In quel momento si trovava con lei nella Stanza delle Necessità e le teneva la mano standole inginocchiato dinnanzi.

-Rose, sai, volevo parlarti di noi- cominciò.

-Sì- disse lei sorridendogli.

-Beh… vedi dopo quello che è successo ho capito che… voglio che tu sia mia per sempre-

Lei ebbe un tuffo al cuore.

-Se non sei pronta non importa. Ma voglio che tu sappia che appena lo sarai io lo sarò- le diede un bacio sulla mano.

-Scorpius…- disse lei.

-Sì?- rispose lui alzando lo sguardo.

-Fammi per sempre tua- disse lei.

Lui sorrise felice come non mai. Le si lanciò addosso e la baciò con amore.  

Lentamente la spinse sul letto e le baciò il collo.

Piano piano cominciarono gli ansimi.

Scorpius stava impazzendo.

Rose non era da meno.

Si carezzavano e toccavano e baciavano.

Cominciarono a spogliarsi e quando rimasero nudi Scorpius si allontanò un po’.

-Che c’è?- chiese Rose.

-Nulla… volevo solo ammirarti. Sei una Venere- le disse guardandola con occhi sognanti.

Rose ripensò a quelli del professore e non c’era neppure un punto in comune tra i due sguardi.

Quello di Paciock era pazzo e folle.

Quello di Scorpius era pazzo e folle sì… ma d’amore. E non c’era desiderio di sesso, ma desiderio d’amore, come era sicura ci fossero anche nei suoi occhi.

Scorpius si posizionò per entrarle dentro e appena ci riuscì andò in estasi.

Rose si contrasse e chiuse gli occhi perché cominciava a sentire dolore.

-Non contrarre i muscoli o ti farò solo più male. Tranquilla piccola. Durerà un attimo. Fidati di me- le sussurrò all’orecchio.

Lei fece come le aveva detto e infatti fu un po’ meglio.

Quando però violò infine la sua verginità non potè non emettere un gridolino.

-Scorpius fermati- disse lei.

-Non posso. Non puoi chiedermi di fermarmi ora che ho quello che desideravo da una vita- le diceva ansimando.

Quelle parole la colpirono a tal punto che si rilassò completamente e dopo pochi minuti il dolore non c’era più e aveva lasciato posto al piacere.

Si stavano finalmente amando come entrambi bramavano da anni.

Quando tutto finì lui le si posò accanto e l’abbracciò.

-Ti amo- le sussurrò.

-Ti amo anche io- rispose lei con gli occhi lucidi.

-Questa favola non finirà mai e io non ti abbandonerò qualunque cosa accada, ti do la mia parola- disse Scorpius e la baciò.

Si addormentarono abbracciati sotto quelle calde coperte bianche, come la purezza del loro amore.

 

 

 

 

 

 

Erano passati due mesi e non ce la faceva più.

Aveva fatto il test e aspettava il responso con nervosismo. Muoveva le gambe abitando i piedi tenendosi sulle punte mentre, nel bagno di Mirtilla, guardava il bastoncino colorato.

Una linea… due…

Era positivo…

Come faceva ora?

Era un disastro! Era troppo giovane per diventare madre e a malapena sapeva badare a se stessa.

Non sapeva cosa dirgli…. Come dirglielo.

Quella dannata serpe.

Buttò il test e si diresse alla Sala Comune.  

 

 

 

 

 

 

 

Mi scuso per il forte ritardo XD

Ma sapete com’è con la scuola e tutto il resto… ^^’’’’

Spero però che vi sia piaciuto J

Ora ringrazio tutti quelli che mi hanno aggiunta tra i preferiti e chi ha commentato.

IN PARTICOLARE:

 

·      Mie: Beh lo so aspettavo anche io di scrivere il momento del loro incontro. Mi è piaciuto come è uscito ^^ Sì Scorpius è fatto così :P odia costringere le persone a meno che non gliene freghi niente XD

·      Thebella02: IL TUO COMMENTO M’HA FATTA COMMUOVEREEEEEEEEE **Sei stata dolcissima grazie! Mi hai dato davvero la forza per continuare a scrivere ç_ç Sai in realtà per il libro io ne sto scrivendo uno (o comunque ci provo XD) su dragi e elfi, cose csì ^^ Se vuoi posso farti leggere i capitoli che ho scritto fino adesso J Se vuoi il mio contatto dimmelo pure sarò felice ^^ (questo invito è per chiunque sia interessato XD XD XD) Spero tanto recensirai anche questo capitolo e quelli a venire ^^ TAO

·      xXBlackRoseO'SheaXx: FRAAAAAAAA XD Grazie per il commento :P si lo so sono troppo pucciosi ** beh ho aggiornato come vedi XD

 

 

 

 

Ora vi saluto e ci vediamo al prossimo capitolo ^^ BYYYYYYYYYYYYYEEEEEEEEEEEEE :p

 

 

 

 

VaLeNtInA

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Capitolo 22
*** Capitolo 22. ***


22.

 

 

 

 

 

 

 

La fissava… era così bella… la agognava dal terzo anno. L’aveva notata dal primo momento che era arrivata e quei dolci capelli color del fuoco lo attiravano come una calamita attira il ferro.

Era tutto ciò che desiderava… avrebbe rinunciato alla sua popolarità, ai suoi soldi e a tutto quanto diventando un anonimo poveraccio pur di conquistarla e stare con lei.

La guardava sistemarsi i capelli davanti al suo riflesso prodotto da uno specchietto che teneva in mano.

Quasi gli pareva di annusare il suo dolce odore trasportato dal vento al movimento di quelle fiamme. Davanti a lei era timido, gentile… proprio un normale e anonimo poveraccio, il contrario di com’era con gli altri. Non sapeva se credere alla sua personalità pubblica o a quella che si presentava non appena lei raggiungeva il suo campo visivo e il cuore cominciava a battere all’impazzata e un nodo gli stringeva lo stomaco.

Non riusciva a distogliere lo sguardo da quella dolce e bella ninfa dei boschi.

-Kyle?- si sentì chiamare.

-Sì?- si girò lui facendo finta di non essersi spaventato dall’improvvisa voce che lo chiamava.

Rose era accanto a lui e lo guardava preoccupata.

-Che hai?- gli chiese.

-Niente piccola. Perché?- disse senza capire.

Il vero fatto era che lui non sapeva di apparire alla gente che gli passava vicino come un ragazzo che aveva qualche problema: osservava il ‘vuoto’ incessantemente e non si muoveva, non parlava, sembrava che neppure respirasse, quasi.

-Sei strano. Dimmi tutto: cosa c’è?- gli disse lei sedendosi accanto a lui. Erano seduti sul muretto del porticato e il giardino brulicava di studenti che cercavano di approfittare di qualche raro raggio di sole.

-Ti dico che non c’è nulla- rispose lui.

-Riformulo la domanda: Chi è?- chiese sorridendogli.

Kyle la riteneva inquietante. Non aveva mai conosciuto una persona così empatica e a volte odiava questa sua peculiarità. Non gli piaceva molto che si capisse ciò che sentiva.

-Che stai dicendo?- chiese lui mentendo.

-Ti brillano gli occhi. Non puoi nascondermi qualcosa, lo sai- da quando i loro occhi si erano incrociati la prima volta sul treno si era creato un forte collegamento tra Rose e Kyle, che spesso faceva ingelosire Scorpius, ma che infondo gli faceva sapere che, al di fuori di lui, Rose avesse qualcuno con cui parlare e che la capisse e la proteggesse.

Per Kyle quella ragazza dai dolci ricci di cioccolato era tutto: era l’unica cosa a cui non avrebbe rinunciato, neppure per Lily Potter.

La cugina della ragazza che amava piegò lievemente il capo a sinistra, come faceva sempre.

A volte, addirittura, aveva voglia di baciarla e non lasciarla più, ma poi parlavano e capiva che quella tra loro era solo la stessa relazione che c’è tra fratelli.

Sospirò e rise.

-Se non ci fossi sarebbe tutto più semplice…- le disse.

Chiunque si sarebbe arrabbiato a quell’affermazione, ma lei continuava a guardarlo sorridente… sapeva che la frase non era finita.

-…ma tremendamente noioso e monotono- le diede un lieve bacio sulla fronte e sospirò di nuovo.

-Allora?- insistette lei.

-Beh… che devo dirti?- chiese lui cercando di prendere tempo.

-Cosa ti occupa così tanto la mente in questi tempi… anzi, per meglio dire: chi?-

-La conosci molto bene. Ha bellissimi occhi chiari e un corpo divino e un profumo dolce come il miele e una voce melodica- le disse.

Chiunque in quel momento avrebbe pensato che stesse parlando di Rose e invece lei disse: -Capito. Beh… anche lei prova qualcosa per te sai?-

Kyle si illuminò.

-Davvero?- chiese speranzoso come un bambino al quale si regali il gioco che desiderava per Natale.

-Me lo ha detto prima del Ballo del mese scorso- confessò Rose.

-Ma tu hai davvero capito di chi sto parlando?- chiese lui stupito dell’intelligenza della serpe.

-Se è una ragazza dai capelli rossi, gli occhi verdi e il cui nome inizia per L e finisce per Ily Potter… sì- rispose Rose sorridendo.

Kyle si mise a ridere e l’abbracciò.

-Grazie, Rose- disse.

-E di cosa? Ho solo fatto il mio dovere. Ma se la fai soffrire ti caverò gli occhi- Sorrise e poi disse l’ultima frase con tanta di quell’enfasi che Kyle indietreggiò un po’… quando voleva faceva davvero paura… era fatta apposta per Sy.

Lei si mise a ridere e Kyle la seguì mentre cercava di nascondere il groppo in gola e la sudarella…

-Non sto scherzando- disse tornando seria. Era vero… non scherzava affatto.

-Tranquilla. Non ne ho la minima intenzione- la rassicurò.

-Allora tutto apposto- disse facendo spallucce e sorridendo per poi dargli un bacio sulla guancia e dirigendosi da qualche altra parte.

Si voltò verso il giardino e vide che Lily non c’era più. Abbassò lo sguardo su un libro aperto poggiato muretto, posto strategico, fatto apposta per far sì che potesse far finta di leggere il libro nel caso lei si fosse girata rischiando di scoprirlo a fissarla.

Rose aveva nominato il Ballo… non si ricordava nemmeno cosa aveva fatto quella sera… ma non ci pensò più di tanto.

 

 

 

 

 

 

 

Erano a lezione e l’aveva vista poco prima, ma lei non l’aveva degnato di uno sguardo. Aveva deciso di farsi avanti dopo tutto quello che gli aveva detto Rose… doveva provarci.

Vagava per i corridoi guardandosi attorno attentamente per poterla magari scorgere nella calca.

La gente era dei più diversi tipi, e lui, nolente, la osservava in ogni dettaglio:

chi correva per non tardare alla prossima lezione, chi al contrario camminava come zombie per guadagnare un altro po’ di tempo a far nulla. Persone che leggevano sedute sul muretto del giardino, dove lui, poche ore prima, osservava la sua musa, la sua ninfa, la sua chimera.

Altra gente, invece, che si attardava a parlare o a fumare. Infine chi ripassava -o forse studiava- all’ultimo minuto. Kyle si vergognò per loro: non era certo quello che si poteva chiamare -studente modello- ma non si era mai attardato con i compiti. Oltretutto i suoi profondi, e segreti, studi della filosofia greca babbana, gli avevano insegnato -l’arte della persuasione- con la quale riusciva a non farsi interrogare. Il dono della parola, dono innato dei Malfoy. Continuava a camminare osservando i corridoi che lentamente venivano sgombrati dal rumore e dal ticchettio delle scarpe sul marmo. Rimasero solamente una decina di persone che, forse come lui, avevano l’ora libera. Non l’aveva vista… ma l’avrebbe avvicinata alla cena… ANZI! Andò subito alla Bacheca delle Lezioni. Una bacheca simile a quelle presenti nelle scuole babbane. La bacheca ad Hogwarts, però, aveva -ovviamente- la sua peculiarità magica. Non appena le arrivò di fronte guardò le lezioni del giorno… Erbologia -sospesa fino a nuovo ordine-, Kyle rose, ma dentro covava ancora tanta rabbia.

Non appena aveva scoperto gli orribili e depravati pensieri del professore e ciò che aveva rischiato di subire la sua piccola Rose -l’amica e la confidente più grande che avesse mai avuto- avrebbe voluto aspettare sotto casa di quel maiale e fargli provare tanto di quel dolore che gli sarebbe venuto da vomitare al solo pensiero di infliggerne. Scese con lo sguardo sulle righe sottostanti e vide:

 INCANTESIMI: 4° ANNO, CORVONERO E GRIFONDORO.

Prese la bacchetta e la poggiò su quella scritta. Lentamente tutte le lettere cominciarono a spostarsi e a cambiare di posizione fino a formare la lista degli alunni presenti, degli assenti, le note, i compiti assegnati e l’argomento che si stava svolgendo in quel momento. Il nome LILY POTTER lo colpì al cuore. Toccò nuovamente la bacheca che tornò come l’aveva trovata per poi dirigersi verso l’aula di Incantesimi.

Correva e sorrideva. La lezione era appena cominciata, ma avrebbe aspettato fuori dall’alula e l’avrebbe fermata e confessato tutti i suoi sentimenti, i suoi sogni, e le avrebbe letto le mille lettere scritte per lei, ma mai spedite per paura di un rifiuto.

Poteva apparire, certamente, come un ragazzo forte e menefreghista, come apparivano tutti i Serpeverde, ma in realtà tutti, compreso lui, si nascondevano nel buio e si difendevano dagli attacchi di animali più grandi, si alzavano fieri e mostravano le zanne acuminate e velenose per sopravvivere a quel mondo odioso e pieno di pregiudizi.

Non erano certo persone buone di indole, ma se lasciate in pace nel loro buio, non facevano del male e nessuno.

Purtroppo a volte venivano strappati da quelle tenebre confortevoli e quindi provocavano loro stessi guerre e conflitti, anche se piccoli e di poco conto.

Continuava a pensare a questo mentre arrivò davanti alla porta dell’aula.

Si poggiò con la schiena al muro e attese paziente.

 

 

Non riusciva neppure a guardarsi attorno, poteva solamente fissare la colonna davanti a lui. Solamente una volta guardò la porta alla sua destra. Batteva il piede a terra e sbuffava. Ad un certo punto suonò la campanella e lo spavento gli fece fare un gran salto. Tutti uscirono di corsa, ma lei non era nella calca, quindi si sporse guardando all’interno della classe e la scorse alla seconda fil di banchi che raccattava, lentamente e indugiando, le sue cose.

Certo, le lezioni erano finite, ma nessuno si attardava nelle aule. Sembrava che non volesse farsi vedere: sospirava e a volte si fermava guardando il pavimento -almeno così gli sembrava vedendola da dietro-.

Kyle si decise ad avvicinarsi a lei.

Le scarpe facevano un leggero rumore, ma lei non si voltò, disse solo: -Sì Hugo, ora arrivo-. Lui sorrise e rimase in silenzio, però aveva notato il tono di Lily. Era triste, apatico. Ci pensò e il sorriso si affievolì. Quando lei si voltò lui era serio e la guardava immobile, poi lei lo vide e rimase ferma.

Lo fissava, ma non come Kyle aveva sempre sperato: dopo una breve espressione sorpresa, aveva cominciato a fulminarlo con lo sguardo. Era fredda e Kyle capì che desiderava sparisse.

Ma perché? Rose gli aveva detto che era pazza di lui.

-Ciao- la salutò. Lei abbassò lo sguardo e raccolse il resto delle sue cose, questa volta velocemente, e alzandosi disse: -Ciao- e se ne andò. L’aveva salutato con il tono più aspro che avesse mai sentito. Si voltò deluso per guardarla uscire. Era esterrefatto da quella dimostrazione di odio . Non riusciva a muoversi. Guardava il vuote con occhi sgranati. Il professore di Incantesimi, un nano come il suo predecessore, spuntò da dietro e chiese: -Signor Zabini? Si sente bene?-. Kyle si voltò e guardandolo con un sorriso mesto disse: -Si, professore. Mi scusi, ora vado. Ci vediamo- ed uscì chiudendosi la porta alle spalle, lasciando il professore a guardarlo con un po’ di pena. Il ragazzo camminava a testa bassa cercando di trovare una spiegazione al comportamento di Lily.

Se Rose glie aveva detto che le piaceva, perché l’aveva trattato in tutt’altro modo?

Andò in Sala Comune e, sotto lo sguardo stranito degli amici e gli altri compagni di Casa, andò nella sua stanza e si mise davanti alla finestra guardando il Sole che tramontava e colorava se stesso e il cielo di un bellissimo rosso-fuoco. ‘Come i suoi capelli’ pensò con gli occhi lucidi. E le nuvole che ornavano quell’infinita distesa scarlatta erano di un dolce colore rosato. ‘Come le sue gote morbide e lisce’ pensò ancora con gli occhi ormai ricolmi di lacrime.

Voleva sfogare tutta quella rabbia incontenibile e la prima cosa che trovò fu la lampada a gas sul suo comodino e, voltandosi, la colpì con una mano, ferendosi.

Grossi pezzi di vetro gli si conficcarono nella carne facendo uscire un mare di sangue che cadeva, gocciolando, sul pavimento. Guardò la mano con sguardo vuoto. Il dolore era atroce e il vetro, se muoveva leggermente la mano, bruciava da morire, ma non gemette neppure perché quel dolore, se confrontato col dolore che provava al cuore, era tenue… quasi impercettibile.

Uscì dalla stanza e attraversò la Sala Comune senza far notare la grossa ferita alla mano che sanguinava.

Si diresse verso l’Infermeria con i cocci di vetro ancora incastrati nella mano per evitare di ammettere l’afflusso di sangue.

Camminava come se nulla fosse per i corridoi vuoti della scuola, la mano che sanguinava sempre di più e i suoi passi venivano segnati da una scia di goccioline rosso scuro.

Arrivò davanti al bagno di Mirtilla Malcontenta e sentì dei versi e Mirtilla che sussurrava con voce premurosa: -Butta fuori tutto. So che fa schifo, ma ti devi ripulire-.

Kyle, incuriosito, socchiuse la porta e guardò dentro e vide una ragazza che vomitava china su di un water.

-Ehi, stai bene?- chiese entrando. Mirtilla, che era accanto alla ragazza, si voltò e lo guardò in un modo che Kyle non riuscì a decifrare, per poi allontanarsi senza smettere di fissarlo fino a quando entrò in un water e sparì. Kyle si avvicinò alla ragazza e le chiese nuovamente: -Come stai?-. Si avvicinò ancora, ma si bloccò quando vide che la ragazza aveva dei capelli lisci e ramati. Lei smise di rimettere, si girò e guardandolo con odio, gli disse: -Starei meglio se sparissi dalla mia vista- si asciugò la bocca per poi tornare ad espellere anche l’anima nel sanitario. Kyle fece finta di non aver sentito quello che aveva detto e disse: -Perché stai così? Hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male?-

-Non sono cose che ti riguardano- rispose lei alzandosi.

Barcollava come se fosse stata ubriaca.

Prese la borsa e uscì dal gabinetto.

Era bianca come un cadavere e le labbra erano rosse a forza di pulirle e dall’umido del vomito.

-Tu non stai bene… dovresti andare in Infermeria- la guardava avanzare fiaccamente verso la porta.

Lei si voltò sorridendo beffarda: -Dovresti guardarti la mano. Non so se hai notato ma hai dei grossi pezzi di vetro incastrati nella mano che ti sanguina parecchio- fece dietro-front e uscì.

In effetti stava perdendo colorito, e oltretutto era affaticato per la perdita di sangue.

Le voleva chiedere perché lo trattasse così, cosa avesse fatto per farsi odiare a quel modo e scrollarla per le spalle per costringerla a rispondere, ma sapeva che non ci sarebbe riuscito.

Sapeva che, vedendola bianca, con le occhiaie e affaticata non sarebbe riuscito a fare altro che abbracciarla e lei si sarebbe sicuramente scostata cacciandolo e quello sarebbe stato solo un dolore in più. Quindi uscì anche lui dal bagno e andò in Infermeria.

 

 

 

 

Erano passati due giorni da quando si erano incontrati in bagno e la mano fasciata glielo ricordava in ogni secondo.

I suoi amici avevano fatto un sacco di domande sul perché di quella fasciatura. Lui aveva semplicemente spiegato che si era tagliato e Madama Chips gli aveva fasciato la mano dicendo che avrebbe dovuto cambiarla ogni giorno e tenerla per una settimana.

Aveva anche aggiunto che sarebbe rimasta la cicatrice.

A lui non importava: anzi. Sarebbe stato il segno del dolore che aveva provato per un amore non ricambiato.

A differenza di tanta gente, Kyle non era uno che si sbarazzava dei ricordi. Erano un tesoro… si i belli che i brutti.

Una ricchezza che andava custodita a costo di tutto. Oltretutto era un ricordo di Lily, anche se poco piacevole.

Kyle sosteneva inoltre che i ricordi erano anche l’unica cosa che non potevano portargli via… che qualcuno senza ricordi non è più nulla.

Credeva che accogliere tutto a braccia e orecchie aperte fosse la cosa migliore. Forse per questo era il ragazzo con più forza nel carattere in tutta la scuola… ma questo pensiero non gli aveva mai sfiorato il cervello.

In quel momento sedeva sul suo letto e pensava.

Si sentiva pesante, ma vuoto.  Era vuoto come un uovo di cioccolato.

Purtroppo anche cercando… non si trovava nulla.

Solamente una grande tristezza e una voglia di urlare al mondo il suo amore per una persona che lo stava distruggendo.

Voleva una voce… la sua non si sentiva da quando lei l’aveva respinto per l’ultima volta.

L’unica voce che si sarebbe sentita sarebbe stata quella che avrebbe urlato “Lily Potter ti amo!”

Parlava, certo, ma la sua voce non era più la stessa.

Ma era peggio starsene lì… uscì e andò al lago nero per pensare meglio all’aria aperta.

Non era caldo, anzi l’aria era proprio pungente, anche perché erano le sei e il tramonto stava per finire. Però le regole erano meno rigide ormai perché Voldemort e i Mangiamorte non esistevano più e il pericolo che qualcuno potesse essere aggredito erano nettamente più basse.

E poi lui poteva dire di avere il permesso dei Prefetti Serpeverde. Sapeva anche che se avessero chiesto qualcosa ai diretti interessati loro l’avrebbero coperto di sicuro.

Rose, Terry, Leo e Sy erano meravigliosi.

Camminava guardandosi intorno. Sentiva dei sospiri.

Incuriosito s avvicinò alla fonte del rumore. Nel mentre che camminava pensò che non era ancora andato a farsi cambiare la fasciatura… dopo che avesse controllato cosa stesse producendo quel rumore, ci sarebbe andato.

Il rumore si avvicinava e capì meglio cosa fosse: qualcuno vomitava.

Corse e vide ciò che sapeva avrebbe visto.

Lily Potter.

-Lily!- le corse incontro perché la ragazza stava per cadere a terra. La resse e la guardò. Era quasi incosciente, ma aveva ancora la forza di mandarlo a quel paese.

La prese in braccio. Venne preso da un impeto di “paternità” volle proteggerla più di quanto avesse mai voluto fare.

-Tu mi perseguiti- gli mugolò mentre si muoveva e si divincolava. Lo faceva talmente piano e con tanta fiacchezza che a Kyle sembrava di stringere una piuma cullata dal vento. -Perché?-  aggiunse. Lui cominciò a camminare verso l’Infermeria, ma non le rispose subito.

Non sapeva se confessarle tutto subito lì, che l’amava, che era l’unica luce della sua vita e che senza di lei moriva lentamente e inesorabilmente, oppure starsene zitto e fare il vago.

-Perché… perché mi va- rispose infine. Aveva deciso che non avrebbe detto nulla. Lei lo odiava.

Non avrebbe sopportato un ulteriore rifiuto, specialmente dopo essersi raccontato così apertamente.

Lei non disse più nulla fino a quando non arrivarono alla porta dell’Infermeria.

Kyle la aprì e Lily disse: -Kyle mi gira la testa. Non muoverti-

-Come faccio?-  chiese guardando prima lei e poi un letto libero. Quindi la poggiò lì, le mise una bacinella accanto e andò a chiamare la Chips.

Bussò alla porta dello studio e lei ne uscì quasi subito. -Oh Kyle. Sei venuto per la benda? Bene vieni…-

-No, signora, la fasciatura potrà aspettare. Venga- la interruppe e la guidò verso il letto di Lily.

Lei, perplessa, lo seguì. La donna la visitò immediatamente e anche preoccupata, perché la ragazza si contorceva troppo e non aveva più liquidi o grassi nel corpo.

Kyle uscì e attese fuori, sperando in una risposta più positiva possibile.

Pensava che in effetti la vedeva veramente smagrita e pallida come non lo era mai stata.

Non era certo una ragazza molto formosa, ma era sciupata… questo non poteva sfuggire all’occhio.

Aspettò circa mezz’ora e poi la Chips uscì.

-Allora?- chiese preoccupato.

-Hai fatto bene a portarla qui- disse. -Ha rischiato di perderlo-

-Cosa?- chiese Kyle. -Cosa ha rischiato di perdere?-. Madama Chips lo guardò stupita.

-Ma come, non lo sai? Lily è incinta- rispose.

Quelle tre parole lo colpirono come un pugnale allo stomaco. Si sentì male, arrabbiato, triste, stupito, geloso, pazzo, curioso.

-C… C… COME INCINTA? E CHI E’ STATO?- ormai era fuori di testa. Avrebbe ucciso il colpevole, fosse stato anche il Ministro della Magia.

-E io che ne so? Chiedilo a lei no?- lo esortò la donna. Sorrise e rientrò.

Kyle sbollì subito al pensiero di doverle parlare. Prese la maniglia della porta e un’immagine gli passò in testa: Lily, nuda, che si contorceva dal piacere sotto il corpo di un uomo che lui non vide in viso, ma solo quel pensiero lo fece diventare una belva. Si contenne, ma sembrava gli uscisse il fumo dal naso come ai draghi. Le arrivò accanto e con i pugni stretti, talmente tanto che sentì la ferita riaprirsi, disse: -Sei incinta?-.

Lei lo guardò, ma non più con sguardo alto e fiero e piano d’odio, ma colpevole e soprattutto impaurita. Lui cambiò subito atteggiamento.

-Tranquilla. Non ti faccio mica niente. In fondo… in fondo non sono affari miei, giusto?- le disse con tono malinconico e le sorrise.

-Beh…- disse con una faccia strana.

-Cosa?-

-Forse sono anche affari tuoi… più di quanto credi- disse Lily arrossendo.

Kyle cominciò a sudare. -Che intendi? Di… di chi sei incinta?- le chiese balbettando.

Lei lo guardò male e disse: -Di te brutto idiota!- e si girò dall’altra parte.

Kyle smise di vedere e sentire tutto ciò che lo circondava. Lo sguardo puntato verso il vuoto e la bocca aperta. Gli formicolavano gli arti superiori e inferiori, tanto che dovette mantenere bene l’equilibrio per non cadere.

-Ma… ma come potrebbe essere mio?- chiese più a se stesso che a lei, sedendosi sul letto senza smettere di fissare il vuoto. Lei si alzò a sedere di colpo e se ne pentì perché ricadde sul cuscino dopo un capogiro fortissimo. Kyle si risvegliò e le carezzò la guancia: -Non devi affaticarti, stupida. Mangia- disse premuroso porgendole una barretta di cioccolato che la Chips le aveva messo sul comodino.

-No!- si ritrasse. -Non voglio vomitare ancora!- mise la testa sotto le lenzuola come un piccolo cricetino.

Kyle sorrise dolcemente a quella dimostrazione di paura.

-Ti assicuro che starai benissimo- le carezzò la testa attraverso le lenzuola. Glielo tolse piano piano e sempre sorridendo le diede la barretta.

Lily lo fissava in modo indecifrabile, gli capitava spesso di essere guardato in quel modo, ormai. Avrebbe tanto voluto abbassare lo sguardo, ma resistette: dopotutto era un Serpeverde.

Alla fine fu lei ad abbassarlo per prima e Kyle ripetè: -Come può essere mio il bambino?-.

Lei sospirò e disse: -Ricordi l’ultimo Ballo?- chiese.

-Solamente l’inizio… perché?-

-Beh ti sei ubriacato come una spugna e per questo non ricordi il seguito-

-Arriva al succo, Lily ti prego!- aveva capito, ma non voleva crederci… avrebbe voluto uccidersi.

-In poche parole sei arrivato, mi hai parlato e detto che ero bellissima poi mi hai presa per mano e portata nel tuo dormitorio e lì…- si interruppe e arrossì-

-Sì?- la incitò a continuare.

-Abbiamo fatto l’amore… e per me era la prima volta. Non mi sono ritirata perché… ti amo. Ti amo troppo e nonostante tu non ti rendessi neppure conto di chi fossi ci sono stata perché il mio cuore batteva a 2000. La mattina dopo mi sono svegliata prima di te e ho riflettuto: avevo sbagliato. Ma è l’unico sbaglio che rifarei altre 1000 volte. Mi sono vestita e me ne sono andata. Ho fatto il test una settimana fa e ho scoperto di essere incinta di te- raccontò tutto d’un fiato Lily.

Kyle aveva gli occhi lucidi… la ferita aveva ripreso a sanguinare copiosamente, ma non gliene importava. L’amava! Lei lo amava! Il cuore era libero, leggero e batteva come non aveva mai battuto.

-Lily devi…-

-Non interromperò la gravidanza!- lo interruppe. -Nonostante sia troppo giovane, nonostante di me non ti importi nulla, terrò questo bambino. È il frutto del mio amore per te e lo crescerò come meglio potrò. Io ti amo e ti odio. È un odio pieno d’amore e un amore pieno di odio il mio-

Lui le mise una mano davanti alla bocca.

-Lily… devi sapere che anche io ti amo. Mi dispiace di averlo fatto per la prima volta con te e non essermene neppure accorto. Ma sappi che anche io voglio questo bambino perché è il frutto del NOSTRO amore. E ti aiuterò a crescere il piccolo con tutti i mezzi possibili e non permetterò a nessuno di separarci. Ti prego solo di una cosa: non odiarmi. Il solo pensiero che tu possa disprezzarmi mi distrugge nel cuore e nell’animo- le disse togliendole la mano da davanti alla bocca.

Lei piangeva. Gli buttò le braccia al collo e lo strinse forte. Lui ricambiò l’abbraccio e la baciò sulla testa.

Lei si staccò.

-Ma cosa faremo adesso, Kyle?- chiese Lily con le lacrime felici che le rigavano il volto.

Sapeva che suo padre si sarebbe infuriato.

-Baciami. Baciami e scoprirai che le tenebre del serpente e la luce del grifone, possono creare un meraviglioso tramonto. Lo stesso tramonto creato dalla tua morbida chioma- le sussurrò lui.

Lily scoppiò in un pianto di felicità prorompente e lo baciò.

Un bacio dolce dapprima casto. Poi passionale. Una passione che cercava altra passione.

Lui le sorrise e le sussurrò: -Ti amo-

-Ti amo anche io!- rise lei felice.

-Anzi… aspetta- le disse lui alzandosi.

Andò alla finestra l’aprì e urlò: -LILY POTTER TI AMOOOOOOOOOOOO-

La sua voce era tornata e con lei la sua felicità.

Si stese accanto a lei e carezzandole la pancia, si addormentarono.

 

 

 

 

 

 

 

Si era svegliato e lei dormiva ancora. Sembrava stesse meglio. Si alzò e si diresse verso la Sala Grande, dove sicuramente si stava svolgendo la cena.

Entrò correndo.

-RAGAZZI!- urlò ai suoi amici che si girarono e lo guardarono smarriti.

-Che è successo?- chiese Sy che sorrideva nel vederlo così.

-Diventerò papà!- disse.

All’improvviso… silenzio di tomba. Tutti lo fissavano, ma lui non se ne curò.

(o.o ç faccia dei Serpeverde.)

-E di chi?- chiese Albus.

Kyle smise di sorridere.

Non ci aveva pensato… era il futuro padre della sorella di uno dei suoi migliori amici.

-Ehm… ecco…- cominciò ad arretrare.

Albus lo guardò sospettoso e fece diventare gli occhi due fessure.

Si alzò. -Chi hai messo incinta Kyle?- chiese andandogli incontro.

Lui arretrò sempre di più finché non incontrò un ostacolo. Si girò e davanti a lui c’era James Potter che aveva ascoltato la conversazione dal suo tavolo e aveva avuto la stessa intuizione del fratello.

Si guardarono e si scambiarono un cenno d’intesa impercettibile.

I due erano inquietanti separati… insieme… oddio Kyle non voleva pensarci.

-Ecco…- bisbigliò. Poi pensò a Lily che dormiva, alla felicità che avevano provato nel sapere di diventare genitori della cosa che avrebbe per sempre dimostrato il loro amore, nelle lacrime di felicità versate dopo essersi confessati all’altro.

Non doveva temere il loro amore.

Si rizzò la schiena e guardò Albus e poi James.

-Sono innamorato di vostra sorella e lei ama me. Avremo un bambino-

Albus strabuzzò gli occhi e anche James.

Non avrebbe dovuto dirlo così direttamente.

-E come sarebbe successo?- chiese James serio.

-Devo proprio dirti la dinamica?- chiese Kyle sdegnato.

-NO IDIOTA! QUANDO, DOVE E COME- urlò il capitano dei grifoni.

-Non parlare così al mio amico James!- lo ammonì Albus.

-QUANDO DOVE E COME IDIOTA???-

(-.- ç faccia di James)

-All’ultimo Ballo scolastico, nella mia camera e…-

-Aspetta… al Ballo in cui ti sei ubriacato e quello del quale non ricordavi una virgola?- chiese Albus nero di rabbia.

-… sì- confessò il ragazzo.

-Quindi tu avresti sverginato nostra sorella e non te ne saresti neppure accorto?- urlò James.

-Ehi!- una voce spuntò da dietro. Si girarono.

-Alex non sono affari tuoi- disse Albus. Alexander li guardava e aveva deciso di intervenire perché quella situazione era veramente ridicola.

-O io credo di sì… vedete, prima di giudicare e arrabbiarvi perché non vi fate un bell’esame di coscienza? Davvero voi non avete fatto una cosa fuori dalle regole e che vostro padre e vostra madre non avrebbero approvato?- chiese guardando James che arrossì e fece un passo indietro.

Albus lo guardò stranito e poi guardò di nuovo Alex.

-Non si tratta di nostro padre. Siamo noi che non approviamo- disse Albus.

-E dove siamo scusa? Nel medioevo, dove la figlia femmina più piccola doveva stare alle regole del padre e dei fratelli maggiori?- chiese la voce di Rose che si era avvicinata.

-No, ma…- ribattè Albus.

-Niente ma!- lo zittì lei. Si rivolse a Kyle.

-La ami?- chiese.

-Sì- rispose lui prontamente.

-Lei ti ama?-

-Sì-

-Accetterai questo bambino e l’aiuterai a crescerlo come meglio potrai?-

-Certo-

-Sei pronto a soffrire tutte le pene che t’infliggeranno l’intera famiglia Potter e Weasley?-

-Ovvio-

-Bene- Concluse la ragazza. -Sono contenta per voi- disse. Lo abbracciò e poi vide che Albus stava per ribattere, ma lo interruppe dicendo: -Albus dovresti essere contento che sia stato un tuo grande amico a farlo invece che uno sconosciuto di cui non sai nulla. Lui è affidabile e fedele, lo sai bene e non ci sarebbe persona migliore per Lily. Non c’è certo bisogno che te lo ricordi io-

Rose era molto brava con le parole e convinse Albus e anche James che gli strinsero la mano.

Kyle andò al tavolo e tutti i suoi amici si congratularono con lui. Anche Hugo dai Grifondoro.

Prese qualcosa da mangiare e la portò a Lily spiegando che ne aveva proprio bisogno.

 

 

 

 

-E quindi è tutto a posto?- chiese Lily mentre mangiava un pezzo di torta alla panna.

-Già. Manca solamente dirlo a tuo padre-

Lily emise un leggero gemito.

-Tranquilla. Hai me e ora anche tutti i nostri cari- disse sorridendo mentre le carezzava la mano.

Si diedero un bacio e continuarono a parlare di ciò che avrebbero raccontato ai genitori di Lily.

Parlarono anche dei nomi possibili per il piccolo.

 

 

 

 

 

 

 

***************** SpAzIo AuTriCe *****************

 

 

 

 

 

SORPRESAAAAAAAAAAAAAAAAAAA xD

Non ve l’aspettavate vero? XD

Sono un diavoletto ihih :P

Ma mi è piaciuto tantissimo scrivere questo capitolo incentrato su loro due ^_^

Spero che a voi piacerà leggerlo e che lascerete un commentino qua sotto XD

 

Passiamo ai ringraziamenti ^^

 

·         xXBlack Rose OSheaXx: So che ti dispiace, ma almeno c’è stato il colpone di scena XD GRAZIE DEL COMMENTO TIVIBI =*

 

 

·         Mie: Da quello che hai scritto ho capito che credevi fosse rimasta incinta Rose XD era proprio quello il mio intento :P:P:P:P beh fai sapere quello che ne pensi della tua convinzione caduta XDXDXDXD TI SALUTO =**

 

 

·          thebella02: CARAAAAAAAAAAAA :p allora il mio contatto (è per chiunque lo volesse) è: tokidoki_vj@hotmail.it. Te l’avevo mandato in messaggio, ma per sicurezza te lo riscrivo XD spero di avere presto tue notizie e anche di tutti quantiiiiiiiii =]

 

 

 

 

ORA VADO J VI SALUTO E … AL PROSSIMO CHAPPYYYYYYYYYYYYY :p

 

 

VaLeNtInA

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Capitolo 23
*** Capitolo 23. ***


23.

 

 

 

 

 

 

Era appena stato a visitare la sorella in infermeria. Ora sedeva sul suo letto nella Sala Comune di Grifondoro.

James Potter sorrideva al pensiero di sua sorella in quel letto.

Una normale ragazza avrebbe pianto nella sua situazione, ma lei no. Lily sorrideva, faceva battute e batteva le mani quando le facevano apparire dei dolci davanti agli occhi, come n bimba.

Kyle le teneva incessantemente gli occhi addosso e si preoccupava quando lei rifiutava, poche volte, il cibo e rideva quando lei rispondeva: -Ma se mangio ingrasso!-

La sua sorellina dolce e ingenua. Sapeva che nonostante la sua giovane età, nella quale una ragazzina non sa badare neppure a se stessa, sarebbe stata una madre meravigliosa.

Suo padre e sua madre… non sapeva come avrebbero reagito. Sperava solo che non la trattassero male e non la insultassero.

Se fosse successo sapeva che Albus e tutti gli altri, e lui, si sarebbero messi davanti a chiunque pur di difenderla.

Aveva parlato con Scorpius fuori dall’infermeria.

Il ragazzo aveva citato Gorgia, un filoso della Grecia babbana, nel suo ‘encomio ad Elena’.

La scagionava da tutte le accuse. Era solamente stata vittima del fato e dell’amore. Tutto quello avrebbe sicuramente fatto scoppiare una guerra, ma, Scorpius aveva detto, -Conosciamo le conseguenze, abbiamo le armi, abbiamo la testa… abbiamo il cuore e l’affetto per quella ragazza. Sapremo come far assopire ogni ostilità-. Era un ragazzo molto intelligente e saggio.

Aveva capito di aver sbagliato tutto in quei 17 anni d’età: i Serpeverde non erano tutti malvagi. Suo padre gliel’aveva sempre detto, ma lui s era fatto assordare da tutte le voci di corridoio.

Intanto guardava il soffitto e rifletteva. Poche ore prima Alex l’aveva provocato con poco gusto.

-Davvero voi non avete fatto una cosa fuori dalle regole e che vostro padre e vostra madre non avrebbero approvato?- aveva detto guardandolo. Ovviamente lui non aveva osato replicare. Non era stato molto carino a dire quella frase guardandolo. Conosceva il suo punto debole e l’aveva usato contro di lui in modo poco educato.

Certo, era stato un esempio giusto e che gli aveva fatto capire che la reazione sue e di Albus era assolutamente fuori luogo. Avrebbero dovuto sostenere l’amico, anche se si trattava della sorella e… un momento! Kyle non era suo amico! Accidenti, la sua testa era così piena di pensieri contrastanti che gli venne un’emicrania. Col pensiero di Alex si mise a dormire.

 

 

 

 

 

 

 

Leo leggeva all’ombra di un albero nel cortile esterno.

‘Linguaggio non verbale’ era il titolo del libro. L’aveva trovato in una libreria mentre visitava la Londra Babbana. Gli era parso interessante come titolo, e in effetti stava apprendendo cose mai sentite.

Venne colpito dal punto che stava leggendo:

“Smascherare un imbroglione, è possibile! Attenzione, queste indicazioni sono da prendere nel loro complesso. Un gesto solo non basta a smascherare un bugiardo. In compenso, se si accumulano...
> L’auto contatto: a meno che non ci si trovi di fronte a un bugiardo di professione e senza vergogna, l’autore del « crimine » ha raramente la coscienza a posto. Tenderà quindi, al momento di raccontare i fatti, a toccarsi il viso più del solito. Si metterà la mano davanti alla bocca, come se volesse impedire alle parole di sfuggirgli di bocca, si toccherà il naso (per impedirgli di allungarsi?) e potrebbe passarsi la mano tra i capelli e accarezzarsi nervosamente il mento...  
> Non sta fermo un momento: Saltella su una gamba e sull’altra, pesticcia con i piedi, continua a incrociare le gambe, ha il piede che batte per terra... Insomma, desidera una cosa sola: andarsene, e al più presto!
> Gioco di mano, gioco da villano!: Il bugiardo le nasconde dietro la schiena, le mette in tasca o le occupa giocando con le chiavi, con una penna... Secondo Gordon R.Wainwright, specialista della comunicazione, il fatto di esporre i palmi delle mani è un gesto abbastanza frequente presso i bugiardi. Diversamente dal suo primo significato che è l’impotenza, questo gesto vuole attirare la simpatia dell’interlocutore.”

 

Era strana come cosa… non aveva mai pensato ad interpretare i pensieri della gente senza ricorrere all’Occlumanzia. Sembrava… FORTE! Poteva sapere tutto su chi gli stava davanti solamente osservando e senza farsi scoprire a frugare nella mente del suo interlocutore e facendo anche la figura dell’impiccione.

Si perdeva in questi pensieri quando sentì una presenza che si avvicinava. Quel suo sesto senso era anche aiutato dall’udito. Sentiva il respiro chiuso e qualcuno che tirava su col naso, rametti secchi che si spezzavano, fruscii e anche un ‘ahi!’ sussurrato. Sorrise e fece il finto tonto. Sentiva che ormai era lì e non appena sentì il fruscio dell’attacco si scansò. La ragazza cadde in avanti presa alla sprovvista. Leo rise come un matto a quella scena rotolandosi a terra e tenendosi la pancia.

-Hahaha!- rideva.

Eva si alzò e, con le mani sui fianchi lo guardò: -Come hai fatto ad accorgerti che stavo arrivando?- chiese… ovviamente una domanda retorica: sapeva di aver fatto un gran rumore e che anche un sordo l’avrebbe sentita.

Leo fece finta di pensarci e poi disse: -Hai il respiro pesante-. Stava per ridere ancora, ma si trattenne.

-Ho un po’ di raffreddore in effetti- fece la seria, ma poi rise e si lanciò addosso a Leo.

Lui ribaltò subito le posizioni e fu sopra di lei e cominciò a farle il solletico.

-No! No ti prego! Il solletico no!- rideva lei contorcendosi. Tornarono seri e Eva si sedette tra le gambe di Leonard. Lui allungò il braccio e raccolse una margheritina per poi porgerla ad Eva.

-Non è alla tua altezza lo so, ma come si può trovare qualcosa che lo sia?- disse dandole un bacio sulla testa. Non erano ancora passati neppure ai baci a stampo… anzi la loro non si poteva definire neppure una relazione, ma piuttosto un amore Platonico. Leo voleva tanto baciare quelle labbra di rosa, ma era combattuto. Non era sicuro che lei provasse più di una fortissima amicizia per lui.

Rimasero così per chissà quanto tempo… non importava. Il sole faceva il sole percorreva la sua solita, noiosa tratta nel cielo scavalcando qualche nuvola di passaggio. L’estate era alle porte e con lei la fine dell’anno scolastico.

-Eva, che ne diresti di venire per un po’ di tempo da me quest’estate?- le chiese ad un certo punto guardando l’orizzonte.

Lei voltò il viso per guardarlo rimanendo tra le sue braccia.

-Cosa?- chiese sorpresa.

Lui non aggiunse niente, la guardò aspettando una risposta.

-Beh… sì, mi piacerebbe, ma… chi lo dice ai miei?-

-Io- rispose Leo tranquillamente.

-Tu?-

-Sì. Che problema c’è?-

-Mh… Vediamo ‘Salve, sono Leonard Nott l’amico Serpeverde di vostra figlia. La mandereste a casa mia per un po’ di giorni quest’estate?’- disse lei cercando di fargli capire l’assurdità che stava proponendo.

-Eh, allora?- chiese lui senza vedere ancora alcun problema.

-Come allora?- ripetè Eva sgranando gli occhi e alzandosi in piedi..
-Non mi conosci ancora abbastanza da sapere che comunicare… anzi, persuadere le persone è un’arte nella quale eccello?- le chiese. Lei tacque un momento per poi rispondere con uno sbuffo:

-E tu non hai ascoltato bene quello che ti ho sempre raccontato su di loro se non hai ancora capito che i miei genitori non sono persone! Come direbbero i Babbani? Ah, sì… sono alieni!- disse gesticolando.

Lui sorrise e si alzò abbracciandola.

-Puoi dormire su due guanciali. Piccola, non ti deluderò- e le diede un bacio sulla guancia per dirigersi alla guferia.

 

 

 

 

 

 

 

 

-Vede signore…- disse Kyle.

-Non voglio sentire te. Dimmi tesoro come stai?- chiese Harry Potter alla figlia ancora nel letto dell’Infermeria che divorava un gelato alla stracciatella.

Roba Babbana… ma funziona!, aveva pensato Kyle.

Il ragazzo si zittì subito.

-Papà non parlargli così! Lui è il padre di mio figlio!- rispose Lily per difendere il ragazzo.

A quelle parole ad Harry si rizzarono i capelli sula nuca.

Sua figlia, così piccola, la sua bambina, era già in attesa di un bambino.

-Scusami. Scusa Kyle- disse.

-Comunque sto benissimo- rispose poi la ragazza.

-Zio Harry!-

L’uomo si girò e vide sua nipote Rose in tutto il suo splendore.

-Rose! Piccolina- la abbracciò.

-Hai visto com’è bella tua figlia?- gli chiese mentre abbracciava anche Ginny che era seduta accanto al letto e sorrideva alla figlia.

-Già- disse lui.

Non era molto convinto di quella risposta, ma d'altronde era più che comprensibile.

-Non l’ho mai vista così raggiante e felice- aggiunse Rose.

-Potrebbe stare meglio- rispose Harry sorridendo mestamente.

-Senta signor Potter…- cercò di parlare Kyle.

-Ma le starò vicino qualsiasi cosa accada- continuò Harry senza ascoltare nemmeno una parola pronunciata dal ragazzo che cercava in tutti i modi di spiegare la sua situazione.

-Papà…- lo ammonì lei. Lui fece finta di accettare il rimprovero.

-Io…- disse Kyle.

-Rose stai vicino a tua cugina, mi raccomando. Ma, Madama Chips potrà rimanere qui a scuola dopo il parto non è vero?- chiese il padre che non voleva che la figlia terminasse così presto gli studi. Sarebbe stato un ulteriore danno.

-Certo, signore. Quando sua figlia sarà alle lezioni il bambino sarà qui e la farò chiamare al momento della poppata- rispose Madama Chips.

-Senta…-

-Bene grazie, è veramente molto gentile-

-Signor Potter…-

-Ginny  noi abbiamo qualcosa da prestarle? Intendo vestitini, fasciatoii o cose simili per quando nascerà il bambino?- chiese Harry alla moglie.

Ginny si riscosse perché anche lei era a disagio per il fatto che il marito ignorasse completamente Kyle e rispose: -Eh? Oh… sì credo di sì. Appena arriverò a casa darò un occhiata in soffitta- disse sorridendo alla figlia.

-Grazie mamma. Papà Kyle vorrebbe dirti…-

-Ovviamente se mai dovessi aver bisogno di qualsiasi cosa non esitare a chiamarci- le disse il padre ora ignorando anche lei perché cercava di far parlare il ragazzo.

-Ehi! Come va?- era Hugo.

Era insieme a James e agli altri Serpeverde: Scorpius, Leonard, che era con Eva, Terry, Helena e Albus.

Harry salutò i figli e Terry.

-Molto piacere. Sono felice di conoscerti, sembri una ragazza apposto anche per tutte le belle cose che Al racconta sempre di te- disse alla ragazza.

-Ah grazie- rise lei.

-Tu, invece James? Quando ci porterai una bella ragazza eh?- chiese il padre dandogli una pacca sulla spalla.

James arrossì. Cominciò a balbettare: -Beh… non lo so… si vedrà, no?-

-Sì figliolo. Ma perché ti agiti? Stai tranquillo- disse Harry.

James annuì e fece un bel respiro.

-Che hai?- sussurrò Al.

-Niente, niente-

-Signor Potter…- cercò di nuovo di parlare Kyle.

-Ah, a proposito…- continuò Harry.

A quel punto Kyle non ce la fece più.

-Basta!- urlò.

Tutti lo guardarono scandalizzati.

Scorpius sorrideva.

Harry lo guardava con odio.

-Si vuole decidere ad ascoltarmi?-

-Non sei nella posizione di dire qualsiasi cosa-

-Perché? Cosa ho fatto?- chiese Kyle avvicinandosi.

-Come cosa hai fatto? Hai anche il coraggio di chiederlo?- si adirò Harry.

-Ho violentato sua figlia per caso? No! La vede trista che piange disperata? No! Io sono via a spassarmela con qualche ragazzina? NO! SONO QUI CON LEI! LA AMO LA RISPETTO E NON PERMETTERO’ A NESSUNO DI SEPARARCI, A NIENTE DI FARLE DEL MALE E A NESSUNO DI METTERE IN DUBBIO TUTTO QUESTO! Neppure a lei- si sfogò. Era rosso in viso, aveva il fiatone e il cuore batteva all’impazzata. Credeva ad ogni singola cosa che aveva detto ed erano tutte promesse che avrebbe potuto formulare anche davanti ad un Voto Infrangibile.

Harry lo guardava ipnotizzato.

Tutti sorridevano e Scorpius annuiva.

Gli pareva di essere tornato al primo anno quando Ron Weasley non voleva che Rose facesse amicizia con lui.

Lily aveva gli occhi pieni di lacrime e così anche sua madre.

-Beh… questo coraggio e questa passione che hai… mi hanno davvero sorpreso. Forse… forse mi sono sbagliato su di te in fondo- ammise l’uomo un po’ imbarazzato.

 -Non fa niente. Alla fine anche io avrei reagito così. Almeno lei non ha cercato di picchiarmi come hanno fatto i suoi figli- disse ridendo Kyle.

Anche Al rise. James sorrise forzatamente.

Rose lo scrutò.

-Allora… scusami. Vieni qui- disse Harry aprendo le braccia.

Kyle lo abbracciò e poi Harry gli scompigliò i capelli.

-Almeno ho la consolazione che sei incinta di un ragazzo così- rise.

Scorpius si avvicinò all’amico e disse: -Schiaffala!- e si diedero il cinque ridendo.

Harry e Kyle cominciarono a parlare della gravidanza e del dopo-parto con talmente tanto ardore e compromessi così veloci che nessuno avrebbe scommesso che poco prima i due avessero avuto una discussione.

-Papà…- si sentì poi un sussurro.

Harry si girò verso James che aveva parlato.

Aveva lo sguardo a terra e il colorito era quasi cadaverico.

-James che cos’hai? È tutto il giorno che sei strano- gli fece notare il padre.

-Ecco… visto che oggi siamo in vena di confessioni…- balbettò lui.

-Sì? Cosa è successo?- chiese Harry un po’ preoccupato.

-Ti devo raccontare una cosa che mi è successa un po’ di tempo fa-

-Dimmi tutto-

-Vedi… so che tu non approverai, ma non mi importa assolutamente niente di quello che dirai, farai o penserai- disse prendendo coraggio e alzando lo sguardo.

Harry non capiva. -Ok- riuscì solo a dire.

-Ho… scoperto di avere un orientamento sessuale diverso- disse alla fine. Le gambe gli stavano per cedere, ma resistette.

-E…. eh?- chiese Harry al quale stava per mancare il fiato.

Per risposta James abbassò di nuovo lo sguardo.

-Co… come hai fatto ad accorgertene?- chiese l’uomo.

-Ho incontrato un ragazzo… abbiamo prima fatto amicizia e poi, piano piano… ci siamo innamorati- spiegò Kyle.

Quel discorso non aveva senso… suo figlio, capitano della squadra di Quiddich di Grifondoro, primo genito… omosessuale?

-Ma… non lo sembri- disse la madre.

-Beh… anche lui è insospettabile. Solo gli amici lo sanno. Non ha mai avuto rapporti con un ragazzo perché tutti i gay a volte sono checche isteriche. Io e lui non siamo così- spiegò.

Rose pensò. Dove l’ho già sentita questa?, rifletté.

-I… Io…- balbettò Harry sedendosi sul letto per non cadere a terra.

Era tutto sudato e tremava: troppe cose tutte insieme.

-Papà… ti prego. Sono sempre tuo figlio- disse James avvicinandosi piano al padre.

-Sono io. Non farei niente che possa farti dispiacere, ma questo è quello che sono e non posso negarlo anche a me stesso-

-No… non voglio questo- sussurrò Harry alzando lo sguardo sul figlio. Gli sorrise e si alzò aprendo di nuovo le braccia e accogliendo il figlio come prima aveva fatto con Kyle.

-Certo che sei sempre mio figlio. Sei sempre una delle mie ragioni di vita e non ti manderei mai via o morirei- disse senza staccarsi dal braccio. -Sono ancora più orgoglioso di te perché hai avuto il coraggio di dirmelo e da questo capisco che sei un vero Grifondoro e un ragazzo responsabile-

-Papà… non sarei mai riuscito a tenertelo nascosto. Tu mi hai dato tutto e io ti devo la mia vita-

Sciolsero il braccio e Kyle venne sommerso dalle lacrime e i baci della madre.

-Ora ti aspettano un sacco di pomeriggi con noi- disse Helena sorridendo.

-Non mi piace fare shopping- le rispose lui.

-Ma come no????- disse lei sbuffando. -Uffi-

-Su su- le disse lui dandole una pacchetta sulla testa.

Al e James si strinsero la mano e Al disse: -Bene… wow… una sorella incinta e un fratello omosessuale… e io che avevo paura di finire a Serpeverde al primo anno!- e rise.

Anche James rise, sapeva che il fratello non voleva affatto offenderlo.

-Ma… chi è il fortunato?- chiese Rose, anche se sapeva già di chi si trattasse.

James non fece neppure in tempo ad aprire la bocca che la porta dell’Infermeria venne spalancata e un ragazzo dai bellissimi capelli neri e gli occhi celesti che implorava.

-Signor Potter la prego! Non ci separi! Io e suo figlio ci siamo innamorati perdutamente e non vedo cosa ci sia di male. So che può essere dura, ma l’importante è non ostentare volgarmente la propria orientalità sessuale. Io e lui non siamo così, le posso assicurare che se suo figlio fosse come tutti quei ragazzi gay non staremmo insieme- Alex Tieger era appassionato nella sua predica ad Harry che lo aveva guardato prima con sorpresa e poi sorridendo e aspettando pazientemente che si calmasse.

-Alex…- cercò di farlo star zitto Rose.

-Alex…..- ripetè lei irritandosi.

Lui sembrava non sentirla.

-ALEX!- urlò pietrificandolo.

Gli si avvicinò e sussurrò: -vuoi stare zitto un attimino e stare a sentire quello che ha da dirti mio zio?- il tono era tinto di quella minaccia detta in modo dolce col quale Rose era solita fare e metteva fifa a tutti.

Harry la guardava spaventato. Lei si alzò, lo guardò facendo tornare normale Alex e disse: -Zio… ti devi ancora abituare al fatto che sono a Serpeverde?- e rise.

Scorpius rideva scuotendo la testa e Eva non poteva credere che una ragazza così “cattiva” potesse essere sempre di una dolcezza infinita.

-Beh… forse- rispose Harry. -Comunque Alex… tranquillo. Ho già detto a mio figlio che non intendo discriminarlo in alcun modo. È sempre mio figlio d'altronde e sono sicuro che sa quello che fa. Oltretutto sono suo padre, è mio dovere non ostacolarlo nelle scelte della sua vita che lo rendono felice. E poi se lui è felice, lo sono anche io-

Alex rimase a bocca aperta nel sentir pronunciare quelle parole.

Guardò anche Ginny che gli rivolse uno dei sorrisi più dolci che avesse mai visto.

-Beh… Grazie-  riuscì solo a dire il ragazzo.

Harry gli strinse la mano e cominciarono a parlare dei M.A.G.O.

Quando fu l’ora di lasciare l’Infermeria anche per Lily tutti tornarono in dormitorio o a casa.

Saluti lunghissimi e pieni di abbracci e lacrime da parte della signora Potter.

Tutti si stavano dirigendo insieme ai propri dormitori: si sarebbero divisi in seguito.

-Un patto: niente effusioni davanti a noi- disse Leo che aveva appena salutato Eva.

Tutti e due risero e per risposta si guardarono e si diedero un bacio.

-Ma dai!- dissero tutti i ragazzi in coro scostandosi.

I due ridevano come dei matti mentre Terry, Helena e Rose li guardavano come se stessero guardando dei cuccioli di cane. (*.*)

Si divisero infine tutti quanti e Leo guardava il cielo sperando in una risposta il più presto possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RIECCOMIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!

Perdonate il grande ritardo ma, oltre che il blocco dello scrittore, mi si è rotto internet e sono stata senza per qualche giorno ^^’’’’

Ma ora sono tornata con un nuovo chappy :P

Piaciuta la sorpresa? XD

Fatemelo sapere con un commentino…. CI CONTO EH!!! xD

Ringrazio tuttiiiiiiiiii :P

Ed ora ringraziamenti speciali per:

 

 

 

 

  • Mie: eccoooooooooooooo il capitolo che aspettavi =P spero di averti lasciata a bocca aperta di nuovo =) alla prossimaaaaaaaa ^^
  • thebella02: dopo molte tue insistenze e incoraggiamenti su msn che mi hanno dato l’imput e l’ “ispiration” per andare avanti ECCO IL CHAPPY :p fammi sapere con un commentino cosa ne pensi e poi ne parliamo xD

 

 

 

 

 

Beh, ora vi saluto e spero commentiate in tanti sta volta xD BYYYYYYYYYYEEEEEEEEEEEEE

 

 

 

**Valentina**

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Capitolo 24
*** capitolo 24. ***


Lo so… ç.ç sono in un ritardo orribile…

Spero mi perdoniate, ma purtroppo ho avuto un gran da fare ç______ç

La fine della scuola, il recupero dei debiti… L

Ma adesso sono tornata e spero che questo capitolo vi piaccia, anche se non sono stata al massimo della mia ispirazione… -.- scuola… po dicono che fa bene

Beh ringrazio chi non mi manderà a quel paese e capisco chi lo farà…

Ringrazio soprattutto:

 

 thebella02: grazie 1000!!! Scusami per il ritardo, ma spero che anche questo capitolo ti piaccia e spero in un tuo commento J <3<3<3<3

 Mie: Sì Alex lo adoro *.* Beh Rose è piena di sorprese xD xD Fa sapere la tua opinione anche su questo ciappy C=

 

 LAZIONELCUORE: GRAAAAAAAAAZIE *o* Tutti i tuoi complimenti mi fanno arrossire *////////*

Spero recensirai anche questo capitolo ^-^ Anche a me è piaciuto scrivere i pezzi che hai elencato xD beh ci si vede :P

 

 

 

 

 

Bye a todossssssss =*

Al prossimo capitolo! Che spero sarà il + presto possibile xD

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

24.

 

 

 

 

 

 

 

-Tesoro!- arrivò e gli saltò sulle spalle. Scorpius la prese e senza fatica la porto a sedere su una panchina del giardino.

-Come stai piccola mia?- le chiese.

-Ci siamo visti un’ora fa- rispose lei ridendo.

-Lo so ma si fa in tempo a morire in un’ora- corresse lui.

-Grazie per i tuoi pensieri molto allegri- gli disse con questa facciaè -.-‘’’

Lui rise e la baciò con passione. Il resto delle ragazze guardava Rose con una tale invidia che lei se ne accorse a causa di un pizzicore alla nuca.

-Come sta Lily, invece?- le chiese poi.

-Vomita- rispose facendo spallucce Rose.

-Poveretta- commentò Scorpius.

-Speriamo non ci capiti almeno fino a 23 anni-

-Già… anche se adoro i bambini in questo momento non sarebbe il massimo-

-Un giorno- terminò lei.

Scorpius la guardò e vide quanto era bella. Non che non lo sapesse, ma quel sole così splendente che batteva contro i suoi capelli castani che ora avevano riflessi quasi biondi e luccicavano come piccole gocce di rugiada.

La pelle era eburnea, liscia e delicata come una pesca.

Il nasino piccolo e un po’ all’insù, gli occhi da gatta in quel momento impegnati nell’osservazione delle parole del libro che aveva tra le belle mani sottili e dolci, le ciglia nere, lunghe che le donavano uno sguardo dal quale era difficile uscire vincitori.

Le labbra carnose e quasi rosse, seppur senza rossetto, il collo sottile e liscio che Scorpius non riusciva a non baciare ogni volta.

Il seno prosperoso e sodo, ma mai volgare.

La vita sottile come quella di una ninfa, le gambe lunghe, affusolate: le più belle che avesse mai visto.

E il didietro… alto e sodo…

Tutti quei pensieri gli facevano un “brutto effetto”, ma non riusciva a non pensarci. Oltretutto Rose aveva un carattere d’oro: forte, protettiva, sensibile, saggia e intelligente. Non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, era calcolatrice, sottile e astuta.

Sapeva ingannare chiunque solo sorridendo. Per ottenere qualcosa, a volte, usava la forza, a volte quei suoi occhioni e quel sorriso dolce con molti elogi verso la persona da conquistare.

Lui se n’era innamorato sin da quando si erano stretti la mano sul treno sei anni prima.

Era una ragazza veramente speciale e non se la sarebbe mai fatta scappare.

-Rose…- la chiamò.

-Sì?- chiese lei alzando gli occhi dal libro.

Scorpius non parlò per un momento durante il quale i loro occhi si incontrarono in una invisibile danza.

Il ghiaccio contro il mare…

-Scorpius?- lo risvegliò Rose. -Perché mi fissi?-

Lui si riscosse scuotendo la testa e sbattendo le palpebre.

-Ah… no, niente. Volevo solo…-

-Ragazzi!!- arrivò Leo saltellando.

Scorpius fece un salto dallo spavento.

-Ehi!- lo salutò Rose sorridendo.

-Ciao- lo salutò anche Scorpius, ma come se non gradisse la sua presenza, ma l’amico non ci fece caso.

-Che raccontate?- chiese il ragazzo, sorridendo e mettendo le braccia sulle spalle degli amici.

-Mah, stavamo parlando del più e del meno- rispose Rose.

-Sì- concluse scocciato Sy.

-Ehi, Sy, il gufo ti ha portato via la lingua?-

-Cosa vuoi? Dillo e sparisci.

-Dillo e sparisci- ripetè Leo facendogli il verso. -Visto che sono trattato con tale amore vi dirò quello che succederà tra un paio d’ore-

Non vedo l’ora- sospirò Scorpius abbracciandosi le ginocchia.

Rose lo guardò male… non capiva quello strano atteggiamento.

Leo era uno dei suoi migliori amici, perché aveva reagito così alla sua comparsa? Rose non riuscì a riflettere su una possibile risposta a quella domanda perché il flusso di pensieri venne interrotto da Leo che cominciò a parlare: -Come sapete, Eva d’estate è impossibilitata ad uscire visto che i genitori la tengono segregata in casa a studiare per non correre il rischio di dimenticare le cose imparate durante l’anno scolastico-.

-Cosa che non faceva nemmeno mia madre- commentò Rose.

-Appunto- aggiunse Leo. -Io però l’ho invitata a passare un po’ di tempo con me. Cosa impossibile, direte voi, ma IO ho inviato una lettera ai genitori di Eva che mi hanno risposto dicendo che verranno… tra un paio d’ore- disse soddisfatto Leo.

-Cos’hai fatto??- chiese Rose. -Tu sei tutto matto!- commentò. -Tutto questo solo per passare del tempo da solo con Eva? Mi ha parlato di loro… sono peggio dei miei durante il primo anno-

-Sai che adoro sfidare l’impossibile- le fece l’occhiolino lui.

-Sì, molto bravo, ma credo che i tuoi ospiti siano leggermente in anticipo- disse Sy indicando il cielo dove una carrozza guidata da cavalli alati volava sopra le loro teste. Leo sapeva che la famiglia di Eva era molto facoltosa, ma non si aspettava che dei Grifondoro facessero un’entrata da “Beouxbatons” al torneo Tre Maghi.

Un’entrata che non avrebbe fatto nemmeno la più superba della famiglia Serpeverde.

Sicuramente volevano fare un’impressione forte su di lui per fargli capire che avevano molto più potere di un normale studentello.

-Oh! Porca! Ci vediamo!- disse Leo mentre si alzava e se ne andava correndo all’impazzata mentre la carrozza scaricava davanti all’entrata due figure… che non potevano essere i genitori di Eva! Però erano esattamente come lei li aveva descritti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Leo correva verso il portone del castello spostando chiunque gli sbarrasse la strada: sembrava un cavallo impazzito. Era lì davanti all’entrata aperta e si bloccò d’improvviso quando vide due figure massicce avvicinarsi con passo nervoso all’ingresso.

Eva gli aveva detto: -Non saranno difficili da riconoscere. La prima cosa che viene da pensare è: ‘questi due hanno esagerato con le Cioccorane’-.

Infatti questo era stato il primo ed esatto pensiero di Leo alla loro vista.

Il padre di Eva era un uomo enorme, abbastanza alto, (ma meno di Leo) i capelli castani portati cortissimi e un principio di crescita di baffi, le sopracciglia foltissime, il doppio mento (se non addirittura triplo e quarto), la pancia sembrava una mongolfiera e le braccia e le mani sembravano uno sfilatino con cinque wurstel che uscivano all’improvviso.

Leo rise a quella similitudine.

Nonostante tutto vestiva con gusto…

Un vestito sobrio nero, non la catenella di un orologio da taschino che spuntava dal petto.

Il mantello estivo nero all’esterno e grigio all’interno.

Aveva un bastone da passeggio nero di legno con il manico d’argento che aveva la forma di una testa di leone (banale -.-).

Accanto a lui la moglie… somigliava tanto ad Eva, nonostante il grasso le avesse alterato i lineamenti.

I capelli e gli occhi erano identici e aveva lo stesso piccolo neo sopra il sopracciglio sinistro.

Aveva i capelli raccolti in uno chignon e un cappello composto da una specie di papalina e delle piume… di pavone… ?

Portava una borsetta di pelle. Eva glielo aveva detto che sua madre amava pellicce, borse di pelle di pitone o coccodrillo, alligatore…

Loro due rabbrividivano al solo pensiero di indossare un povero animale morto.

Solo per questo quella donna gli ispirò un’enorme antipatia.

Aveva un vestito fucsia che le arrivava sotto al ginocchio e un paio di decolleté dello stesso colore.

Erano molto diversi e questo si notava dal modo di vestirsi e presentarsi.

Dopo queste riflessioni che durarono qualche secondo si avvicinò ai due che erano entrati nell’ingresso e si guardavano attorno: forse ripensavano ai bei momenti in quella scuola.

-Buona sera- li salutò mettendo una mano dietro la schiena.

-Sera- lo salutò il padre di Eva e Leo prese la mano che quello aveva teso.

-Io sono Leonard Nott-

-Piacere Maximilian Smith- si presentò a sue volta l’uomo.

-Piacere di conoscere anche lei, signora- disse prendendo la mano della donna e facendo un baciamano. La donna ora lo scrutava con interesse.

-Vi ho chiesto umilmente di venire qui oggi per parlarvi… ma più che altro vorrei chiedervi una normale e semplice cortesia- iniziò lui. Doveva usare un linguaggio ricercato sia per confondere quei due, sia per far vedere che il ragazzo che amava la loro “bambina” non era un’idiota.

-Sì. Andiamo dentro- disse Maximilian.

-Direi che sarebbe meglio parlare in tranquillità… nella Stanza delle Necessità ad esempio- propose Leo.

-Credo che sia meglio, sì- concordò la donna. -Oh, io sono Mary, comunque- disse la madre di Eva.

Leo le fece un cenno con la testa come se si stesse presentando per la prima volta.

Leo li guidò fino al settimo piano e desiderò una stanza accogliente che facesse sentire i suoi ospiti più a loro agio possibili.

Aprì la porta ed entrò facendo passare per prima Mary.

Stava conquistando quella donna con piccoli gesti… invece Maximilian si insospettiva sempre di più, lo avvertiva… ma era motivato a fargli cambiare idea.

-Oh… ma…- esclamò Mary.

-Questo è l’arredamento di casa nostra- disse Maximilian.

Si voltò sospettoso.

-Come fai a sapere il nostro arredamento?- chiese voltandosi verso Leo.

Il ragazzo non si scompose minimamente.

Sorrise e disse: -Non lo conosco io. Lo conosce la Stanza… ho solamente desiderato una camera che vi facesse sentire a vostro agio- il ragionamento non faceva una piega:

quale miglior posto per essere a proprio agio, se non casa propria?

Maximilian continuò a guardarlo con un gran sospetto, ma la sua barriera stava lentamente perdendo sostegno.

-Prego, accomodatevi- disse Leo. Quella non era la loro vera casa quindi poteva permettersi quel gesto da padrone.

Entrambi si sedettero sul divano e lui sulla poltrona di fronte.

-Ora possiamo conoscere il motivo di questo incontro?- chiese Maximilian.

-Certamente- annuì Leonard.

-Vorrei chiedervi se vostra figlia… potesse passare un periodo dell’estate con me… a casa mia- dissi cercando di non sembrare indeciso.

I due lo guardarono come fosse un pazzo.

-Non crederai che lasci mia figlia nelle mani di uno sconosciuto… oltretutto Serpeverde!-

Riecco i soliti pregiudizi.

Leo sbuffò.

-L’ho chiesto anche ad Eva e per lei non ci sono problemi- continuò.

Maximilian si alzò.

-Mia figlia non sa cosa è meglio per lei! Sono suo padre e non l’ho educata per darla al primo idiota che le capita!- sbottò l’uomo.

Leo a quel punto non ci vide più.

Si alzò di scatto.

-Non si adatti a dare a sua figlia della poco di buono chiaro? E’ la ragazza più dolce intelligente che ci sia!

Sarei pronto a morire per lei! Perché non sono uno sconosciuto! Sono

Il ragazzo che la ama e rispetta ogni giorno e la vede come

Una dea, che la vede come un piccolo fiore delicato che ha bisogno di essere protetto!

Non mi permetterei mai di deturparla…. Se mai dovesse succedere qualcosa sarebbe per amore e

Mai contro la sua volontà!- spiegò appassionatamente.

Maximilian lo guardò curioso.

-Nessuno potrebbe amarla come faccio io- concluse Leo.

-Deve anche studiare… - aggiunse l’uomo.

-Ma su! E’ la studentessa più brillante della scuola dopo Rose Weasley!- disse Leo sminuendo ciò ch ave detto Maximilian.

-Appunto! Deve diventare anche più brava-

-E’ logicamente impossibile! Oltre al fatto che è più piccola, Rose è di una determinazione e competizione fuori dal comune! Se mai vostra figlia dovesse superarla, farebbe in modo di tornare ad essere la prima. E’ una serpe verde con la S maiuscola- poi sospirò.

-Non potete pretendere sempre così tanto da lei… i suoi interessi non possono essere fondati solamente sullo studio altrimenti non si farebbe una vita sociale! Ha amici a serpe verde perché stiamo insieme e io l’ho costretta a presentarsi per fare amicizia.

A Corvonero non conosce nessuno! Studio studio studio… porta solo ad avere i soldi… ma se non hai nessuno con cui

Condividerli, alla fine ti stufi.

Vostra figlia è una ragazza molto sensibile e non mi piace che la sminuiate sempre… è intelligentissima e con una memoria fotografica.

Lasciatela vivere- concluse poi con un sospiro.

Sperava di averli convinti.

Sembrava che solo i discorsi lunghi e quasi urlati facessero impressioni a quei grifoncelli.

Mary sorrise e guardò il marito per poi alzarsi e mettergli una mano sulla spalla.

Anche lui sorrideva.

-Caro, basta- rise.

-Credo sia abbastanza… diglielo, su- sussurrò la donna guardando anche Leo.

Il ragazzo non capiva.

-Cosa?- chiese infatti.

-Beh… Eva ci aveva già chiesto di poter venire da te in una lettera- confessò l’uomo.

-E le abbiamo detto che ci avremmo pensato. Poi ci è arrivata la tua lettera e abbiamo subito capito.

Siamo venuti qui per metterti alla prova. Volevo vedere se eri uno di quei Serpeverde

Acidi e altezzosi. Invece vedo che sei un ragazzo molto bravo e che

Ci tieni davvero a lei… era questo che volevo- spiegò l’uomo.

-Ah…- l’avevano fregato.

-Vedi, nostra figlia ci parla di te in ogni singola lettera. Si capisce che ti ama e non possiamo certo tapparle il cuore. Oltretutto ci siamo resi conto che stava diventando moscia e triste… da quando ti conosce è tornata la nostra bambina e se stare con te la far star bene, sei il ben venuto nella nostra famiglia- concluse Mary.

-Oh… oh beh… wow… GRAZIE!- esclamò Leo fuori di sé dalla felicità.

-Sai sei un bravo ragazzo… trattacela bene-

Maximilian strinse la mano di Leo.

Aveva avuto il permesso…

Si contenne e con un cenno quei due se ne andarono lasciandolo lì a sorridere come un ebete.

Dopo un po’ cominciò a correre.

Andò in Sala Grande dove i Corvonero erano lì a studiare e la vide lì da sola come al solito.

Nessuno aveva capito che stessero insieme… non si esponevano molto in pubblico, ma

Non riuscì a starsene buono e raggiungendola, la baciò lì davanti a tutti.

L’intera sala li fissava con occhi sgranati.

Leo, ma che…?- chiese lei quando si staccarono.

-Dove vuoi dormire quest’estate? In camera mia o nella stanza degli ospiti?- le sorrise.

-AAAAAAAAAAAAAAAA- urlò Eva saltandogli in braccio.

-CHE BELLO! COME HAI FATTO????-

-Te lo racconterò stasera- le disse.

-Adesso vieni con me- la prese sotto braccio e la trascinò in giardino per starsene accoccolati a parlare del programma estivo.

Scorpius sorrideva al suo tavolo.

Poi guardò Rose… avrebbe sicuramente trovato il momento giusto.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25. ***


So che mi odiate. E’ quasi un anno che mi sono bloccata, ma credo capirete quando vi dirò che la scuola mi ha tenuta occupatissima quest’anno e ho avuto un vero e proprio blocco…
Piano piano cercavo di scrivere, ma non mi veniva niente. Ho scritto quasi tutto il capitolo in questi due giorni. Spero vi piaccia perché è la conclusione della storia. Fatemi sapere cosa ne pensate JRingrazio tutti quelli che mi hanno seguita e incoraggiata ad andare avanti
 
 
 
 
 
 
25.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“- Jack lo ha sentito piangere -”  spiegò Ellen. “Stava andando al fiume, in un posto a nord di qui dove se si sa tirare bene si possono ammazzare le anitre coi sassi…
Rose leggeva appassionata quel libro babbano. Gli occhi scorrevano veloci, così come le immagini che la sua mente elaborava. Scene d’amore, uccisioni, momenti piatti, rivelazioni e descrizioni si susseguivano l’una dopo l’altra in modo perfetto. Le spuntava un sorriso ogni tanto, quando leggeva qualche frase o passaggio che la colpiva particolarmente.
Era un libro di più di 1000 pagine, dato che erano stati messi insieme i vari volumi della saga e non era certo il primo libro così lungo che leggeva.
Fuori si sentivano i rumori dei maschi di famiglia mentre si allenavano con partite improvvisate a Quiddich. Urla e incitamenti le riempivano la testa e cominciava a deconcentrarsi.
Albus, James e gli altri cugini e parenti erano tutti ospiti a casa sua, quindi chiedere un po’ di calma era come chiedere di prendere la Luna e incastonarla in un anello, quindi si era armata di tanta pazienza sin dal loro arrivo e teneva la mente occupata per non sbottare.
Il chiasso, ad un certo punto si interruppe. Così di colpo. Riprese poco dopo, ma più flebile, come se fuori non volessero disturbare la quiete che era in casa.
Molto probabilmente sua madre le era passata davanti senza che se ne accorgesse e, avendola vista leggere, aveva chiesto di abbassare i toni. Sicuramente era così… Però non l’aveva sentita parlare o urlare e nemmeno aveva sentito scricchiolare i vecchi scalini davanti al salotto dove si trovava: quel rumore era impossibile da ignorare.
Era tutto un po’ strano. E poi, ora che ci pensava bene, erano le 5.30 del pomeriggio e sua madre a quell’ora era sempre fuori con zia Ginny a fare una lunga passeggiata. Chiuse di malavoglia il libro e si alzò per dirigersi in cucina dove c’era la porta che dava direttamente al “campo di Quiddich”. Entrò e si diresse alla porta, ma venne bloccata dalla vista delle sue gelatine preferite sul tavolo. Guardandosi intorno si chiese chi le avesse comprate, quando e perché le aveva portate lì senza avvertirla.  Erano una nuova specialità di Mielandia. Erano normali gelatine, ma avevano un gusto tutto loro e Rose ne andava matta.
Aprì la scatola e ne prese una. Notò una scritta sotto al coperchio: “Sono dolci queste prelibatezze, ma non fermarti qui! Ai piani alti vecchi ricordi amari ti aspettano J
Oddio…  una caccia al tesoro??? A chi cavolo era venuta in mente? Il primo indizio era stato scritto con ben poca fantasia. Bene, questo restringeva il cerchio a… tutti quanti! Nessuno della sua famiglia e dei suoi amici aveva fantasia.
Be’, quel giorno non aveva niente da fare… avrebbe giocato.
Allora: ai piani alti ci sono ricordi amari che mi aspettano, pensò Rose.
I piani alti… sicuramente intendevano i piani superiori della casa. Si avviò verso la sua stanza: era quella al piano più alto. Entrò e vide che la sua intuizione era giusta: davanti alla finestra era poggiata la scopa che aveva usato per… oh… per scappare da casa quando aveva undici anni. Ma credeva di averla lasciata da Scorpius!
   -Bene, tutto questo è opera di quel malato mentale-
Alla scopa era attaccato un biglietto. Rose l’aprì e lesse: “Non voglio lasciarti con  brutti pensieri, amore mio. Ricorda: dietro le lacrime c’è una grande dolcezza”.
   -Ricominciamo coi dolci- disse. Questo cosa diamine voleva dire? Cerco sotto cuscini, sotto al letto, dentro ai cassetti! … Allora, dove aveva pianto quella volta? Sul letto. Cosa c’è dietro al letto? L’armadio! Controllò e sotto varie scatole ne trovò una dorata. L’aprì e trovò il suo caro miele di rose.  Aprì il barattolo e ne prese un po’ col dito. La sua dolcezza infinita, ma per niente nauseante, le fece spuntare un sorriso come prima aveva fatto quel libro. In fondo alla scatola l’ennesimo biglietto. Rose alzò gli occhi e con un sospiro ricominciò la caccia.
 
 
Era passata circa un’ora e Rose aveva girato ogni angolo della casa e ora era passata al giardino. Non si annoiava affatto. Quel gioco la teneva occupata e poi c’erano molto biglietti romantici da Sy. Un gesto molto carino da parte sua. Trovò l’ultimo biglietto: “La notte si avvicina, le stelle sono belle e rivelano silenziosi segreti”.
Era estate, quindi il Sole era ancora occupato a illuminare il cielo. Quel biglietto le fece capire che avrebbe dovuto aspettare fino a sera. Era proprio da Scorpius! Mostrare l’osso al cane per poi non darglielo. Sbuffò e tornò indietro ad aspettare impaziente lo spuntare delle stelle.
 
Era a cena coi suoi e aveva la mente occupata a pensare a quel pomeriggio. Il sole era ormai tramontato del tutto, ma c’erano poche stelle che ornavano il cielo. Tagliava e mangiava la carne con sguardo assente.
Si accorse di avere gli occhi di tutti puntati addosso. Li guardò e disse: -Che c’è?- come se non avesse fatto niente e, in effetti, non l’aveva fatto. Era solo immersa nei suoi pensieri.
 
  -Rose, sembri pensierosa… è successo qualcosa?- le chiese sua madre.
Rose scosse lievemente la testa. -Assolutamente niente, mamma- sorrise.
  -Sicura che ce la stai raccontando giusta?- chiese Al guardandola con un sorrisetto malizioso- Lei gli inviò uno sguardo per dire che non capiva. Lui le fece l’occhiolino. Ok, era d’accordo con Sy. Sospirò. I coglioni girano sempre in coppia, pensò Rose.
Al tratteneva le risate e adesso gli altri guardavano anche lui. Non era strano che quei due facessero comunella, però non vedeva davvero l’utilità di quel gioco. Farla girare per casa ricordandole vari momenti passati insieme con indovinelli che la conducevano al biglietto successivo. Dove sarebbe arrivata? Qual’era il premio finale? Conoscendolo avrebbe fatto qualcosa di teatrale.
Riprese a mangiare in silenzio.
Passò qualche minuto e tutti continuavano a mangiare e a parlare dei fatti propri.
Rose cominciò a guardare insistentemente fuori dalla finestra e il buio stava prendendo lentamente il sopravvento.
Le prime stelle cominciarono a comparire nel cielo nero e a ornarlo come diamanti su un panno di velluto.
Dopo una decina di minuti ancora il cielo era talmente colmo di stelle e la luna era così splendente che si riusciva a vedere benissimo senza candele o quelle cose babbane.... torce forse...
Era troppo curiosa per perdersi in quei pensieri inutili.
  -Beh io avrei finito- disse e si alzò dirigendosi verso la porta.
Sentì qualcuno tossire e si voltò.
Suo padre la guardava severo.
  -Solo perchè hai i tuoi affari non vuol dire che non possa dare una piccola mano a tua madre e a tua nonna a sparecchiare e lavare i piatti-.
 -Dato che sono tua moglie e tua madre, perchè non le aiuti tu?- disse acida.
Suo padre si alzò di scatto e le si avvicinò.
Rose capì di aver esagerato, ma non lo diede a vedere.
Suo padre era strano, però.
  -Non ti azzardare a parlarmi così. Sono tuo padre, non uno dei tuoi amici, chiaro? E adesso aiuta tua madre o non potrai pensare ai tuoi affari per parecchio tempo!-.
Rose lo guardò fisso negli occhi per quasi cinque minuti.
Suo padre non era mai riuscito a tenere lo sguardo fisso. Infatti dopo poco lo abbassò, ma non perse la sua rabbia.
Rose alla fine sbuffò e andò ad aiutare sua madre.
Suo padre non l'aveva mai costretta a fare qualcosa, soprattutto con quell'atteggiamento.
Chissà che avevano tutti.
  -Rose non essere arrabbiata con tuo padre. è nervoso per il lavoro. Questo periodo è davvero stressante- le disse sua nonna con gentilezza.
Non riusciva a restare arrabbiata quando sua nonna le parlava in quel modo. Aveva la capacità di calmarla. Annuì e cominciò a lavare i piatti, mentre sua nonna li asciugava e sua madre puliva la cucina.
Sorrise ricordando quando era piccola e restava sola con sua nonna e suo nonno.
Cominciava a fare i capricci perchè voleva qualcosa che non poteva avere e loro non la raccoglievano da terra, anzi, non la guardavano neppure.
Quando invece si faceva male o veniva sgridata da suo padre, sua nonna, con fermezza ma al contempo una dolcezza infinite, la faceva ricominciare a ridere e lei dimenticava tutto. Suo nonno giocava con lei ogni volta che poteva e quando tornava a casa dal lavoro le portava sempre qualche regalino o dolcetto. Suo nonno e sua nonna erano come secondi genitori.
Finì di lavare e uscì.
Andò sulla collinetta davanti casa sua e si sedette.
Cominciò a guardare le stelle cercando di riconoscere qualche costellazione.
Vide Cassiopea, il piccolo e il grande carro, ma nulla di più. Non era abbastanza concentrata. Voleva davvero sapere che cosa aveva in mente Scorpius.
Fissava intensamente le stelle, perchè era quello che lui le aveva chiesto di fare.
Ad un certo punto scorse un movimento tra le stelle.
Ma non erano proprio stelle... erano come lucciole che ora si avvicinavano e componevano delle parole.
Si avvicinavano ancora e ancora e ancora...
Rimase senza parole quando vide la frase che componevano:
 
ROSE MI VUOI SPOSARE?
 
Cosa??? avevano soltanto 17 anni! come gli veniva in mente? Era una cosa che non stava né in cielo né in terra.
Era proprio... beh... tante volte si era immaginata con l'abito bianco accanto a lui e poi in una grande casa con dei figli.
Però... a quell'età... così su due piedi...
Rifletteva e in quel momento la scritta scoppiò e ne uscì un oggetto volante.
Una scopa.
Era velocissima.
Era sicuramente Scorpius.
Infatti quando la scopa si avvicinò lui scese e se lo ritrovò davanti agli occhi con una scatolina in mano, sorridente come non mai.
Quello sguardo era dolce come non lo era mai stato e si capiva che avrebbe accettato un 'no' come risposta con serenità e che non si sarebbero lasciati comunque. Si inginocchiò davanti a lei aprendo la scatolina e l’anello che conteneva era una delle sette meraviglie. Oro bianco con tre ‘piccoli’ diamanti. Era bellissimo. Semplice ed elegante, proprio come piaceva a lei.
  -Ma sei scemo???? Che significa tutto questo?- disse lei cercando di sembrare indignata.
Lui non perse affatto il suo sorriso e continuò a guardarla.
  -Significa quello che c'è scritto- le rispose. Questa non era una delle sue solite risposte. Aveva un atteggiamento sicuro, ma la voce non lo era. A quanto pare anche il rigido e freddo Scorpius Malfoy provava nervosismo. Questo pensiero la fece sorridere.
  -Beh... non credi sia un po’ prematuro?- disse lei un po’ meno convinta di quanto lo fosse prima.
  -Lo so. Però io ti amo e anche se non mi vuoi sposare ora, mi basta un sì a lungo termine- le disse.
Era quello che sperava. Non si sentiva affatto pronta ad affrontare un passo così lungo.
Annuì.
Lui le sorrise e quello fu il sorriso più bello, dolce e raggiante che potesse esistere sulla faccia della terra.
  -Io voglio sposarti, Scorpius. Ma non adesso. Magari... quando avremo finito la scuola- disse.
Lui annuì felice. Forse si aspettava un termine più lungo, e sapere che lei aveva pensato ad aspettare solo un anno lo rendeva felice.
Quella frase, infatti, le era uscita senza che lei lo volesse.
Non era riuscita a controllare tutti i pensieri che le frullavano in testa.
Voleva sposarlo... sì!
Tra un anno sarebbe stata la signora Malfoy e anche solo pensarlo la faceva sentire al settimo cielo.
Anche i suoi si erano sposati giovanissimi... due anni dopo che avevano finito la scuola, quindi perchè non poteva farlo anche lei?
Si abbracciarono forte e rimasero così per un tempo che le parve infinito, ma quando vennero interrotti le parve troppo poco.
  -Ehy! Allora alla fine ce l'hai fatta! Accidenti mio zio ha anche dovuto trattenerla in casa con la forza!- disse Al uscendo e camminando disinvolto.
Ecco perchè i suoi erano tutti così strani, soprattutto suo padre!
Non l'avrebbe mai pensato... mio padre che fa comunella con un Malfoy.... wow.
Entrarono tutti insieme a parlarne con gli altri... anche se non c'era molto da spiegare...
Era assolutamente il giorno più bello della sua vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
Le urla si diffondevano per tutto il castello. Rimbombavano per i corridoi vuoti e anche chi era chiuso nei propri dormitori poteva sentirle.
Il tempo fuori era nuvoloso, ma il sole, con la sua luce ovattata, illuminava il prato.
Le urla continuavano facendo intuire quanta sofferenza doveva patire.
Correvano per i corridoi spaventati e sudati.
  -Cosa possiamo fare?-
  -Non lo so, non mi sono mai trovato in questa situazione, accidenti!-
  -Sei inutile. Inutile!-
  -Zitto e corri!-
Albus e Kevin stavano portando Lily in fretta e furia in Infermeria.
Stava per avere il bambino.
Kevin credeva di essersi preparato psicologicamente a quell'evento, ma quando il tutto si era materialmente presentato a lui era andato nel panico.
Lily urlava di dolore, era sudata e non riusciva ad andare più molto veloce.
  -Oh mio Dio, sta uscendo!- disse fermandosi e contorcendosi un po’.
  -Tranquilla tesoro siamo quasi arrivati!- la rassicurò Kevin, ma non riusciva a essere molto convincente.
  -Tranquilla? Non provare a dirmi di stare tranquilla!- urlò lei.
Kevin spalancò gli occhi e aprì la bocca per rispondere, quando incontrò lo sguardo di Al che gli fece intuire di non azzardarsi a replicare.
In effetti suo padre l'aveva avvertito sulle donne incinte. Erano intrattabili e non dovevi nemmeno far finta di capirle, perchè avrebbero insinuato che non era possibile ch un uomo potesse capire tutto quello straziante dolore che stavano sopportando.
E in effetti... Kevin non avrebbe mai capito. Anzi, non VOLEVA capire.
Arrivarono finalmente all'infermeria dove Madama Chips era già pronta ad accogliere la ragazza.
Doveva aver sentito le urla.
La fecero sdraiare e Madama Chips le aprì le gambe e le intimò di spingere.
  -La testa è quasi uscita del tutto- disse.
Lily respirava ritmicamente e questo sembrava aiutarla a calmare il dolore.
Si voltò verso di lui e Kevin le prese la mano per farle forza.
La sentì rilassarsi un po’.
  -Spingi, tesoro- intimò Madama Chips.
Lily spinse e spinse ancora.
Il dolore sembrava dilaniarla e questo fece soffrire anche Kevin.
Quando la sentì rilassarsi di colpo e il respirò si calmò si voltò di scatto per vedere come mai avesse smesso di agitarsi.
Sentì il pianto del bambino e Lily sorrideva.
Possibile che il dolore fosse finito in un istante? Un dolore così forte...
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dalla vista del suo... del suo bambino.
Anzi, della sua bambina.
Era una stupenda femminuccia che piangeva e agitava le gambe tenendo stretti i minuscoli pugnetti.
Era bagnata e sporca con il cordone ombelicale che madama Chips si apprestò a tagliare.
Aveva il visino contratto e la pelle arrossata e il pianto le conferiva l'aspetto di un folletto della Foresta Proibita.
Ma per lui era la creatura più bella del mondo.
I capelli non erano rossi come quelli della madre, bensì neri come i suoi.
Madama Chips prese la bambina e la lavò. Questo tolse la bambina dalla sua visuale e lo fece soffrire.
Guardò Al che sorrideva insieme a lui e respirava affannosamente per l'emozione.
Infine si voltò verso Lily che aveva ripreso a respirare regolarmente.
Era sudata pallida e i capelli erano attaccati alla fronte.
Ma anche lei... era bellissima in quel momento.
Le sorrise e lei ricambiò felice.
La baciò dolcemente e si staccò quando portarono la bambina.
La prese in braccio un momento e si spaventò un poco.
Era così piccola e fragile e aveva paura di farle male.
Non piangeva più e aveva gli occhi chiusi, ma non dormiva.
La porse a Lily che prese subito ad allattarla. Le scese qualche lacrima di commozione e questo fece inumidire anche gli occhi di Kevin.
Le sue donne.
Erano le sue donne quelle che aveva di fronte. Era la cosa più bella del mondo.
Non avrebbe voluto distogliere mai più lo sguardo.
In quel momento arrivarono anche gli altri e rimasero immobili anche loro a guardare quella scena così dolce e bella.
Non salutarono neppure Lily e Kevin che erano ipnotizzati da quella dolce creatura rosea che veniva allattata.
Le nuvole si diradarono lentamente illuminando la stanza di una luce che Kevin non aveva mai visto così splendente.
Lily e Kevin si guardarono.
  -Voglio chiamarla Amanda- sussurrò.
Lui annuì.
Piaceva anche a lui quel nome.
La piccola si staccò e cominciò a bere all'altro seno.
Kevin sorrise e una piccola lacrima gli scese dagli occhi.
Era in assoluto il giorno più bello della sua vita.
 

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