Passione e desiderio di Rain77 (/viewuser.php?uid=8893)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Note ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 1 *** Note ***
note alla traduzione trigun
Ciao a tutti ^__^
Brevissima introduzione per l'ultima mia opera di traduzione, questa
volta una storia su Trigun scritta dalla bravissima Rain77.
Di solito quando decido di tradurre una storia,
oltre alle mie personali preferenze, tendo a scegliere quelle già
complete perchè - anche se sono lunghe - almeno c'è la garanzia
di vedere concluse le vicende a cui noi tutti ci appassioniamo.
In questo caso invece ho fatto uno strappo alla regola : la storia che vi
propongo, infatti, non è ancora terminata e non ho nemmeno idea di
quanto sarà lunga e quando finirà, ma è così
divertente e particolare che non ho resistito alla tentazione di tradurla.
E' ambientata dopo la fine della serie, ma per fortuna il tono è
molto più leggero di quello dell'anime originale (oddio, piango ancora
al ricordo) e soprattutto è scritta dal punto di
vista di Vash, cosa che mi piace molto perchè fa vedere un lato molto
più 'umano' di questo personaggio. E poi, diciamola
tutta, il motivo principale per cui l'ho tradotta è che è una
storia d'amore tra Vash e Meryl, coppia che io adoro e per la quale ho sperato
per tutta la serie, quindi come potevo resistere?
Per quanto riguarda gli spoiler...bè non sono eccessivi, ma
qualcuno c'è... soprattutto per quanto riguarda Knives e la conclusione
dello scontro tra di loro, quindi chi non sa nulla su questo personaggio
si ritenga avvisato. :P
Ringrazio ancora Rain77 per avermi cortesemente permesso di tradurla
e per la sua disponibilità.
Buona lettura!!
Quenya
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Passione e desiderio cap.1
Passione e desiderio
By Rain77
Traduzione by Quenya
Disclaimer : Trigun non mi appartiene. Non mi appartengono né Meryl,
né Milly, o Wolfwood o Vash, e nemmeno quel carinissimo gattino nero.
Semplicemente scrivo fanfic nel mio tempo libero. Sebbene, a volte, desideri
veramente, veramente tanto che Vash mi appartenga * hehe *
Ho passato parecchio tempo nel deserto dopo aver sparato a Knives. I venti
aspri, la sabbia pungente, il sole impietoso. La mia unica compagnia
– a parte il mio psicotico e fortunatamente inconscio fratello – sono
stati i miei pensieri. E’ stato lungo stare lì fuori. Da solo.
Okay, okay, forse saranno state due settimane, ma ehi, due settimane sono
lunghe senza ciambelle!
Ma se c’è stata una cosa che ho imparato mentre ero lì fuori
è che ho provato due sensazioni. Tre se contate anche il dannato,
impietoso peso del mio inconscio fratello. Ma sto ancora divagando. Torniamo
a dove ero rimasto…
Ci sono state due cose che ho provato fuori nel deserto : passione e desiderio.
Ora, non era la passione per i tramezzini al salmone, badate bene, anche
se non mi sarebbero dispiaciuti, sebbene mi chieda ancora come facciano a
preprarare tramezzini al salmone in mezzo al deserto, ma perché stare
ad indagare sul cibo? Non era nemmeno la passione per le ciambelle. E il
desiderio! Dio santo! Il desiderio! Non il desiderio di acqua o di cibo o
di quasiasi sorta di sostentamento fisico. Era una cosa più profonda
nello stomaco, un’esigenza non fisica né spirituale, ma entrambe.
L’ho sentita formarsi da quando sono andato via per confrontarmi con mio
fratello.
Avrei potuto risolverla facilmente. Era un problema abbastanza facile e sapevo
già la risposta. Ma dannazione, c’era questo ironico scherzo del destino
che era semplicemente sleale. Siete pronti? Sicuri di volerlo sentire? Ok,
ecco il centro del problema. Era una passione e un desiderio che sapevo che
non sarebbero mai stati soddisfatti perché sapevo che c’era soltanto
una cura e che questa non sarebbe mai stata mia.
Heh, sono stato troppo veloce. Ma ho pensato che avrei dovuto essere un po’
melodrammatico già che ci stavo. La gente se lo aspetta da me, da
noto fuorilegge quale sono.
Penso che ci sia stato più vicino a definirlo di quanto avrei mai
potuto fare. Fuori, nel deserto, con Knives buttato sulla mia schiena e pesante
come un peccato, ho pensato a queste due cose. Passione. E desiderio.
Buffo come non l’abbia mai notato prima. Voglio dire, andiamo! Come ho fatto
a non notare che tutto questo era molto più profondo delle ciambelle?
“Salve Signor Vash!” mi saluta Milly gaiamente mentre mi avvicino. Non sembra
quasi reagire al pesante fardello che deposito gentilmente al mio fianco.
Knives è ancora intontito, ancora incoscio. Le lancio il mio caratteristico
sorriso e il gesto di ‘love and peace’.
“Yo! Milly, Meryl!” rispondo allegramente. “Avete qualche ciambella?”
“Oooh!” esclama Milly, innocente come al solito “Ti somiglia proprio Signor
Vash”
“Non è tornato con un bambino in braccio, Milly” scatta Meryl
seccamente. Non mi ha ancora guardato e mi chiedo se sia arrabbiata.
Milly ridacchia “Lo so, senpai, ma sembrano quasi gemelli”
“Ok ok” Lei inizia a voltare il suo viso verso di me, quel viso che mi ricorda
quale fossero tutte le buone qualità di Rem e quale sia tutta la bellezza
del mondo.
“E tu! Tifone Umanoide” sbuffa “Perché diavolo ci hai messo così
tanto?”
Le sorrido, improvvisamente nervoso e a disagio. “Io, ecco…”
“Ok ok” risponde lei, girandosi e agitando le mani in aria. “Forza, avrai
probabilmente bisogno di un letto per tuo fratello”
“Io...Meryl…” sento il bisogno di spiegare perché mio fratello sia
in queste condizioni, perché non indossi più il mio impermeabile
rosso, perché…perché diavolo è così arrabbiata?
“Sono state solo due settimane, Meryl” le dico facendo il broncio.
“Ero preoccupata per te” mi ribatte seccamente. Sussulto, aspettando che
il suo pugno entri in contatto con la mia testa. Buffo come riesca lo stesso
a farmi un bernoccolo in testa anche se sono così tanto più
alto di lei. “Andiamo, tu resti con noi. Che mi venga un accidente se ti
lascerò sparire dalla mia vista un’altra volta”
Seguo volentieri la sua borbottante figura. Un filo di speranza nasce dentro
di me – era preoccupata per me? – ma poi viene velocemente soffocato. Probabilmente
vuole tenermi vicino soltanto perché dopo tutto è il suo lavoro.
Non sta mostrando nessuna attenzione speciale. Sta solo facendo il suo dovere,
proprio come io devo fare il mio.
“Eh?” esclama Milly meravigliata.
E’ la mia terza scatola di ciambelle e non sento affatto il bisogno di smettere.
“Bè è andata così” dico tra un boccone e l’altro. “Knives”
Chomp “Fratello” Chomp “Voglio” Chomp “Aiutarlo” Chomp “Un po’ malvagio”
Chomp “E…”
“Che cosa?” strilla Meryl.
Sussulto. Oops. Ho detto l’ultima cosa ad alta voce. “Quello che voglio dire
è che ha solo smarrito la giusta via. Ha capito male. Insomma, si
è perso” finisco debolmente. Inghiotto il nodo di impasto che mi si
è formato in gola.
“Ciambella?”
“E tu intendi fargli da balia fino a che non si rimetterà in salute
e renderlo casto e puro, è così? E’ così?”
Sorrido, sperando che il sorriso risulti rassicurante. Bonk. “Ow! Meryl!
Perchè mi hai colpito?”
“Per essere un idiota, razza di testa di legno” risponde lei.
Cala un silenzio nella stanza e riesco a percepire che Milly sta guardando
prima me, poi Meryl, poi di nuovo me e ancora Meryl, esistante “Ano..” inizia.
“Immagino che tu voglia che vada via allora” sospiro verso Meryl. Mi caccio
l’ultima ciambella in bocca e la inghiotto velocemente. Bonk.
“OW! Ma che diavolo fai, donna?”
“Chi ti ha detto di andartene? Ho solo detto che sei un idiota”
“Ma…”
Meryl alza un pugno “Cosa?”
“Uh, grazie”
“Ecco, bravo”
A/N : Ne scriverò ancora quando avrò tempo e quando sentirò
il bisogno di procrastinare ancora.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Passione e desiderio cap.2
Disclaimer : Trigun non mi appartiene. Non mi appartengono né Meryl,
né Milly, o Wolfwood o Vash, e nemmeno quel carinissimo gattino nero.
Semplicemente scrivo fanfic nel mio tempo libero. Sebbene, a volte, desideri
veramente, veramente tanto che Vash mi appartenga * hehe *
Note dell’Autrice : grazie a tutti per la vostra gentilezza! Come potete
vedere, il capitolo 2 è già pronto. Il motivo? Ho gli esami
di metà semestre tra due giorni. Devo procrastinare e non studiare.
Hehehe. Buona lettura!
E così sono passati due mesi. Knives sta…mostrando la sua dolce personalità.
Hah! Proprio! Penso che tragga un perverso piacere dal lanciare occhiatacce
a chiunque ed a qualsiasi cosa. E’ stata la prima cosa che ha fatto quando
si è svegliato, comunque. Circa tre settimane fa, ha aperto gli occhi
e ha guardato male il mondo. Prima a me, con quella sue espressione ‘oh,
ti farò così tanto male, razza di bastardo non degno di essere
chiamato Pianta’. Poi a Milly, che non sembrò notare l’occhiata.
Milly, che Dio benedica il suo dolce cuoricino, gli sorrise e cercò
di imboccarlo con un po’ di zuppa di pomodoro facendo finta che il cucchiaio
fosse un aereoplanino. Inutile dire che non ebbe molto successo. Poi l’occhiataccia
fu diretta verso Meryl.
E qui inizò il divertimento! (Dio, da quando sono così masochista?)
Meryl…gli restituì direttamente l’occhiataccia. Riuscivi a percepire
i fulmini che passavano tra quei due e i nuvoloni neri di tempesta che si
stavano formando, lo giuro. Io e Milly inconsciamente facemmo un passo indietro
a quello sguardo. La tensione nella stanza era così densa che la mia
mano si mosse perfino automaticamente verso il mio fianco, dove una volta
c’era stata la pistola.
Meryl non era spaventata da lui nemmeno un po’. Ed anche se lo fosse stata,
non lo dava a vedere. Penso che forse volesse sfidarlo a fare qualcosa. L’avevo
incontrata dopo che era venuta a portargli del cibo. Whew! Se gli sguardi
potessero uccidere, non penso che tutte le mie pallottole avrebbero potuto
salvarmi. Credo che anche Knives lo sappia. Meryl può non sembrare
un tipo intimidatorio, ma quando ti guarda male non riesci a non sentirti
spaventato.
Ma le occhiatacce non nascondono il fatto che è una donna straordinaria.
Non so se Wolfwood si fosse riferito a * lei * in particolare quando mi disse
che le donne erano straordinarie. Ma io so che lei lo è. Non lo fa
vedere facilmente, ma so che lei è paziente, affettuosa e meravigliosa.
E bellissima e aggraziata…e, oh Dio, vorrei così tanto prenderla tra
le braccia e stringerla. Oh pessima idea! Pessima idea! Ogni volta che penso
di stringerla, sento di nuovo quella sensazione bruciante nello stomaco,
quella passione e quel desiderio che ho provato nel deserto.
E’ stato particolarmente duro, recentemente. All’inizio ero stato troppo
preoccupato per Knives e per il fatto di quanto difficile – terribilmente
difficile – sarebbe stato quando si fosse svegliato. Non avevo tempo per
soffermarmi su altre cose. E ora che lui è sveglio, lontano da armi,
e impossibilitato ad uccidere qualcuno, non sono più così preoccupato.
Sarò sempre attento ovviamente, i miei sensi sono costantemente all’erta
per individuare qualsiasi segno di un comportamento psicotico o omicida.
E’ sempre Knives dopo tutto! Sarei un pazzo se abbassassi la guardia! Ma
per ora, è abbastanza tollerabile, anche se vagamente insultante,
e la mia mente è stata libera di concentrarsi su altre cose. E diavolo
se si è concentrata su * altre cose *.
Con mio grande disagio e sconforto, ho iniziato a notare piccole cose che
prima non avevo mai visto. Come Milly a volte sembri triste la sera, quando
guarda il tramonto. Come un certo gattino nero si piazzi dietro la nostra
porta ogni notte. Come la città non sussulti più alla mia presenza.
Ho iniziato a notare moltissime cose. Ma la maggior parte di queste, riguardano
* lei *.
Ho iniziato a notare come si appoggi al lavandino quando lava i piatti. Come
abbia quell’espressione strana quando esce dalla stanza di Knives, preoccupata,
triste e irritata allo stesso tempo. Come al pomeriggio mi porti sempre delle
ciambelle dicendomi che sono degli avanzi anche se sono ancora calde di forno.
Come i suoi capelli profumino meravigliosamente la mattina. Come il bagno
sia ancora fumante dal vapore e profumi del suo shampoo. Quanto la mia pelle
rabbrividisca sapendo che sono nella stanza insieme a lei. Come pronunci
il suo nome a volte – Meryl – e sorrida anche senza motivo. Ho provato a
non fare caso a tutto questo. Ma dannazione, non ci posso fare niente se
mi sento così.
E poi arrivarono i sogni.
Ora penserete che sono un maniaco per questo. Voglio dire, Meryl già
pensa che io lo sia. Infatti mi ricorda quasi ogni giorno che sono una minaccia
per la società e un maniaco. Che ne dite? La donna che amo pensa che
io sia una minaccia per la società *e* un maniaco. Ogni ragazzo
riceve questo trattamento o sono particolarmente speciale io? Ma i sogni
non si possono comandare.
Ogni sogno è diverso dagli altri, ma finiscono tutti nello stesso
modo. Io. Lei. Nel mio letto. Le dico che la amo. Lei mi dice ‘Vash, fa l’amore
con me. Non m’importa più di nulla, soltanto amami’. Io ubbidisco,
il cuore mi batte così forte. Poi le mie mani vanno ai bottoni della
sua camicetta, abbasso la testa per reclamare le sue labbra, e…e…mi sveglio.
Chi è il maniaco ora? Chi è il maniaco ora?
Il sogno non va mai oltre il punto in cui mi chino per baciarla. Mi sveglio
di soprassalto la maggior parte delle volte pensando che stavolta Meryl mi
fracasserà la testa di sicuro.
Ma ogni tanto, solo ogni tanto, vorrei che quel sogno continuasse. E desidero
di poterle confessare il mio amore e desiderio per lei. E per una volta,
solo una, mi sarebbe piaciuto fare l’amore con lei. Anche se soltanto nella
breve irrealtà dei miei sogni.
Ma purtroppo, la mente ha un perverso senso dell’umorismo e il sogno finisce
nello stesso modo ogni notte. Io. Lei. Nel mio letto. E quel quasi bacio
che non si avvera mai.
A/N : Awwwww. Vash ama Meryl! Vash ama Meryl!
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Passione e desiderio cap.3
Note dell’Autrice : capitolo tre. Ragioni : procrastinazione perché
ho un compito dopodomani. Dichiarazione : non è un bel capitolo (mi
dispiace!) perché continuo a sentirmi in colpa a scrivere di nascosto
su Vash e Meryl e non lavorare sul mio compito. Dannata scuola! Dannata scuola!
Grrr…
Meryl ha ragione. Sono un maniaco!
Okay, mi correggo. Il mio inconscio è un maniaco. Continua a mandarmi
questi dannati sogni. Come il sogno che ho fatto la notte scorsa, in cui
io e lei litigavamo in cucina. Lei stava per darmi una botta in testa perché
stavamo litigando e l’unica cosa che so è che subito dopo eravamo
sul tavolo della cucina a strapparci i vestiti di dosso e io cercavo disperatamente
di baciarla. Poi mi sono svegliato.
Ancora.
(Hmm. Mi pare di ricordare qualche umano che parlava a proposito dell’inconscio
e come i sogni siano in realtà desideri nascosti. Chi me lo ha detto?
Rem? Non mi ricordo che mi abbia detto una cosa del genere. Ma se lo ha fatto
– o se l’ho imparato da qualche altra parte – quell’umano probabilmente sapeva
di cosa stava parlando. Desideri nascosti un corno. Si, i miei desideri sono
nascosti. Il problema è che so perché sono nascosti. Sono nascosti
a causa di una piccola donna che riesce a farmi un bernoccolo in testa anche
se è la metà di me)
Oops. Mi dispiace. Ho perso la tangente ancora. Dov’ero rimasto? Ah si, i
sogni.
All’inizio non erano un problema. Sognare Meryl tutta dolce, gentile e servizievole
era molto bello. Ma la situazione sta diventando complicata e dolorosa e
io sto iniziando a sentirmi…distratto. Mi correggo. Di nuovo. Non sono distratto,
ma frustrato.
Sognarla è bello e dolce, ma ogni notte mi sveglio con il ricordo
di lei così vicina e così reale che mi sembra quasi di sentire
il suo profumo o il calore della sua pelle. E * non * potete capire quanto
sia frustrante questa cosa. Amo questa donna e la amo con tutta l’anima.
Ma con l’amore viene anche il desiderio e di conseguenza la desidero anche
con tutta l’anima. (Per non parlare di altre parti di me. Pessima idea, Vash!
Pessima idea! Ahem…)
Devo uscire. Sto iniziando a sentirmi in trappola. Credo sia giunta l’ora
di trovarmi * gasp * un lavoro.
Scusatemi per un momento mentre digerisco l’idea. Insieme ad una scatola
di ciambelle
Okay. Dov’ero rimasto? Ah si. Un lavoro. Dopo un attimo di riflessione e
una scatola di ciambelle non suona così male. Mi darà una scusa
e la possibilità di uscire di casa.
So che a questo punto i campanelli di allarme avrebbero dovuto già
risuonarmi in testa. E Knives? Quel pscicotico killer che ora giace sveglio
nella camera di Meryl? Knives è sveglio, e allora? L’ho detto come
se non fosse nulla. Ma in effetti a questo punto lui non è più
un pericolo per nessuno. Per prima cosa è ancora debole e convalescente.
Secondo, gli ho preso la pistola. Inoltre (e mi sento un po’ in colpa per
questo) penso che potrei avergli fatto un po’ troppo male durante il nostro
ultimo scontro. Per qualche ragione, si addormenta in un batter d’occhio.
Letteralmente. Un giorno Milly venne a portargli il pranzo, vestita ancora
in modo informale. Knives le lanciò un’occhiataccia (ovviamente),
lei sorrise, abbassò gli occhi per posare il cappello vicino alla
porta e quando rialzò lo sguardo, lui si era addormentato.
Visto? Proprio come dicevo io. In un batter d’occhio. Il dottore che lo esaminò
– fu piuttosto divertente vedere Knives legato al letto per far sì
che non facesse del male al dottore mentre lo esaminava – disse che era perfettamente
normale. Venne fuori che Knives poteva essere stato colpito sia mentalmente
che fisicamente dal nostro ultimo scontro. Pensate un po’. Non importa. Devo
trovare un lavoro, non importa come. Non solo per il mio bene, am anche per
quello di Meryl. Voglio aiutarla. Non voglio essere una palla al piede, nonostante
tutto quello che la mia reputazione possa altrimenti implicare.
“Salve Signor Vash!” mi saluta allegramente Milly mentre saltella verso di
me uscendo dall’emporio. Sbirciandomi al di sopra della busta che contiene
le inconfondibili confezioni di budino. Una era vuota. La solita, cara Milly.
“Hey Milly”
“Dove stai andando?”
“Al mio nuovo lavoro” le dico sorridendo.
Lei mi guarda con gli occhi sbarrati. “Oh?”
“Un nuovo lavoro?” un’altra voce si unisce alla sua sorpresa e Meryl improvvisamente
le sbuca dietro. Ha un aspetto assolutamente meraviglioso. “Qualcuno ha avuto
il coraggio di assumerti?”
Le lancio un’occhiata offesa “E questo cosa vorrebbe dire?”
La bocca di Meryl si muove silenziosamente. Milly la guarda e poi mi sorride.
“Che lavoro fai Signor Vash?”
“Sono una guardia del corpo” le dico gonfiando il petto orgogliosamente “Il
sindaco aprirà una banca oggi. Si suppone che lui sia il primo a prelevare
dalla cassaforte”.
“Ti ha assunto sul serio?” urla Meryl recuperando la voce. “Di tutte le cose
più assurde che poteva fare…”
“Sono un’ottima guardia del corpo” protesto io.
Meryl sbuffa dall’incredulità e io mi giro su tacchi e mi dirigo verso
la banca, un po’ irritato. Sospira. “Immagino che dovrò seguirti in
banca, allora. Perché non riesci mai a stare fermo?” borbotta
quietamente.
Milly ridacchia “Hai detto ‘io’ Sempai” dice facendo un sorrisino malizioso.
Mi fermo a fissarla e poi guardo Meryl, che ha assunto un’interessante sfumatura
di rosso. La bocca le si apre e chiude ancora una volta, come se volesse
dire qualcosa a Milly, ma non riesca a superare la sua rabbia.
“Credo che faresti meglio ad andare a casa, Meryl” le dico con preoccupazione.
“Perché?” scatta lei, irritata.
Whoa! La ragazza è nervosa, oggi! Che problema ha? “Perché
ti stai scottando” le dico, indicandole il viso.
Bonk.
Grande. Ma perché mi scomodo a dirle queste cose quando non fa altro
che colpirmi? Maledetta donna violenta!
“Tienilo d’occhio” ordina a Milly. Poi con uno sbuffo, se ne va.
Maledetta donna violenta, ripeto mentalmente. Ma perché dovevo innamorarmi
proprio di * lei *?
Pausa.
Perché si. Perché è Meryl.
“Uh…”
“Immagino che per oggi siamo incollati l’uno all’altro” dico.
“Immagino di si. Ne vuoi uno Signor Vash?”
Guardo la seconda confezione di budino che lei ha appena iniziato. “Non credo
che sia permesso mangiare in una banca, Milly”
“Oh non preoccuparti. L’avrò finito prima di arrivarci!” esclama allegramente
iniziando a spazzolare via il budino. Lo ha davvero finito prima che arrivassimo
e si sta leccando con soddisfazione le tracce di cioccolata dalle labbra,
quando le faccio casualmente la domanda che mi stava frullando in testa da
quando avevo deciso di trovarmi un lavoro. “Allora come vanno le cose tra
te, Meryl e Knives?”
“Sempai?” mi chiede ad occhi sgranati “Stai ancora pensando alla Sempai?”
“Io…uh…NO!” riesco finalmente a sbottare.
Il viso di Milly si rabbuia dal dispiacere e io cerco per un momento di capire
quell’espressione, quando lei inizia ad avere gli occhi lucidi.
Maledizione. Non volevo urlare con lei. E’ colpa della frustrazione sessuale.
Sessuale? Huh? Toglietelo dalla testa, Vash! Togliti dalla testa quell’argomento!
Concentrati sulla situazione attuale!
“No, no, no!” protesto “Volevo dire che ero preoccupato per voi due. Capito?
E mi stavo chiedendo come Meryl e *tu* la stavate prendendo”
Veloce come un lampo, le ritorna il sorriso. “Tutto qui?”. Impila con attenzione
le confezioni di budino. “Sempai sembra non sopportarlo, ma sono sicura che
che riuscirà a passarci sopra. E io?” scrolla le spalle e per un momento
i suoi occhi trapelano la tristezza che hanno sempre quando guarda il tramonto.
“E’ un uomo molto crudele. A volte. Ma sono certa che c’è del buono
il lui. Da qualche parte”
Annuisco “Esattamente come la penso io. Meryl però non riesce a capirlo
certe volte”
“Sempai?” esclama lei di nuovo.
“Meryl?” chiedo ad alta voce, girandomi per vedere se fosse lì. Che
diavolo mi succede oggi?
Milly ridacchia ancora “La stai cercando?” mi chiede innocentemente.
“Io…uh…no”. Grandioso Vash. Proprio grandioso. Hai perso l’uso della parola,
eh? “Stavo cercando la banca”
Milly alza una mano, con il divertimento che le danza sulle labbra. Un lampo
le passa negli occhi, come se sapesse più di quanto non voglia far
vedere.
“Ci siamo davanti” dice, indicando dietro di me.
“Grazie” le sorrido e mi giro per varcare la soglia.
“Signor Vash” mi chiama e io metto la mano sulla maniglia.
“Si?”
E quando parla, c’è un calmo sorriso nella sua voce “Sono sicura che
anche lei ti pensa”.
Mi giro per chiederle di cosa stesse parlando, ma Milly, la cara, solita
Milly, si è girata e se ne sta già andando via per la strada,
con un’altra confezione di budino aperta in mano.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Passione e desiderio cap.4
Le Vere Note dell’Autrice :
Ehi gente! Non prendetemi sul serio! Tutto questo è per divertimento,
per rilassarsi, per…amore della procastinazione. Insomma questa non è
una fic seria o *L*etteratura. Non sto scrivendo l’equivalente su Trigun
di Shakespeare. Ringrazio le persone che hanno recensito la mia storia che
mi hanno dato suggerimenti e supporto. [si riferisce ovviamente alle
recensioni americane NdTraduttrice] Cercherò di ascoltarne qualcuno
ma non faccio promesse. Sono un’autrice pigra. Non fatevi un’idea sbagliata,
io leggo i vostri suggerimenti, è solo che sono 1) troppo pigra per
seguirli 2) troppo pigra per seguirli. *Fa una smorfia* questo mi rende perfida?
Forse. Comunque…grazie a tutti voi, fedeli lettori!
Milly mi appoggia una mano sul braccio con impacciata compartecipazione mentre
continuo a fissare quello che resta della banca e della sua cassaforte.
“E’ tutto ok, Signor Vash. Non è stata colpa tua se il ladro portava
una borsa piena di esplosivo. Voglio dire, non avrebbe dovuto portarsi dietro
qualcosa di così pericoloso in una borsa, no?’
I miei occhi si spostano sul suddetto ladro. Sta ancora fissando le macerie
che fino a pochi minuti prima erano piene di denaro. Vicino a lui il sindaco
ha la stessa espressione, a parte che il suo sguardo è misto di sollievo
per il fatto che gli ho appena salvato la vita. Immagino che stia ancora
cercando di decidere se stringermi la mano con gratitudine o buttarmi fuori
a calci dalla città. Al momento è in piena riunione improvvisata
con gli azionisti della banca che sembrano francamente scioccati, con le
bocche spalancate come pesci.
“Insomma, è davvero fantastico” continua Milly “Hai distrutto solo
la cassaforte. E’ un bene, no? E il sindaco è ok e anche il Signor
ladro. Però forse se…”
Le sorrido debolmente e la lascio parlare, mentre attendo il mio fato. Osservo
la gente radunarsi in gruppetti, parlare e indicare la scena. Non stanno
indicando me, di per se, ma indicano comunque. La maggior parte delle volte
il danno. Ogni tanto me. Grandioso.
Recupero improvvisamente i miei sensi quando colgo al volo un brandello di
qualcosa che Milly sta dicendo. “Cosa? Cosa stavi dicendo?”
Milly mi guarda sorpresa “Non mi stavi ascoltando?”
“Ma certo che ti ascoltavo” mento allegramente “Mi ero solo distratto”
“Stavo dicendo che credo che la sempai sistemerà tutto. E’ solo che
il rapporto dei danni sarà difficile da scrivere perché lei
non era qui”
Oh no. “Milly non credo sia una buona idea”
“Che vuoi dire Signor Vash?”
“E’ solo che penso che Meryl…”
“Si?”
Penso che mi ucciderebbe, finisco di pensare silenziosamente. “Bè,
secondo me forse dovremmo evitare di…”
“Vash the Stampede?” chiede il sindaco mentre si avvicina verso di noi. Quelle
due emozioni stanno ancora lottando sul suo viso, ma quella amichevole sembra
aver prevalso. Dietro di lui la massa di banchieri sta ancora fissando a
bocca aperta in shock la loro bellissima e una volta integra banca.
Sussulto. Ok, è giunto il momento di lasciare la città. Di
nuovo. Cosa devo mettere in valigia? Pistola. Olio. Proiettili. Sandwich…
“Io…noi…la banca…” balbetta il sindaco, lancia una doppia occhiata alle rovine
della cassaforte e ai banchieri, geme e poi continua “Ho deciso che potrai
lavorare per estinguere parte del danno”.
Ciambelle. Impermeabile. Qualcosa preso dal guardaroba di Meryl. Huh? “Chiedo
scusa. Cosa ha detto?”
“Pagherò io i danni”
“Davvero?!” esclamo entusiasticamente prendendogli la mano e agitandogliela
su e giù.
Il sindaco si tira velocemente indietro. “Non fraintendermi. Loro hanno detto
che o pagavo o non mi avrebbero più votato. Parte della banca è
mia dopotutto”
Smetto di stringergli la mano, colto da un sospetto. “Un attimo, cosa devo
fare?”
“Ho una persona che dovresti proteggere” dice in fretta “Qualcuno di molto
speciale nella mia vita”
“Una figlia?” chiedo speranzosamente.
“Ti piacerebbe” sbuffa. Un sorriso gli appare quasi sulle labbra mentre si
allontana. “Lo vedrai”
Oh-oh. In un modo o nell’altro questa cosa sembra presagire guai.
“Ottimo Signor Vash!” esclama Milly incoraggiante. “Il tuo secondo lavoro!
Vedi? E’ tutto a posto. La sempai sarà così contenta. Lo sono
anch’io e pensare che credevo che tu fossi nei guai!”
“Non corra troppo signorina” fa il sindaco girandosi improvvisamente verso
di lei.
Il sorriso di Milly vacilla. “Huh? Ma io non ho fatto niente. Ero solo…”
“Un’innocente passante?” chiede il sindaco sarcasticamente. “Non è
permesso mangiare all’interno della banca. Se lei non fosse venuta a chiedere
a Vash the Stampede qualunque cosa avesse dovuto chiedergli, non ci sarebbe
stato del budino sul pavimento. Il ladro non sarebbe scivolato e l’esplosivo
non sarebbe scoppiato prematuramente” scuote la testa attonito. “Ancora non
riesco a capire come avete fatto voi due a distruggere mezza banca e l’intera
cassaforte”
Gli sorrido di nuovo “Davvero, siamo molto spiacenti” mi scuso ancora.
Lui scuote solo le mani, rassegnato. “Non importa. Venite domani nel mio
ufficio”. Poi si guarda intorno, si ricorda che il suo ufficio – che era
attaccato alla parte più interna della banca – è stato distrutto,
geme ancora e borbotta “Venite qui e basta. E cercate di non distruggere
nulla nel frattempo”
“Milly?” chiedo con calma, quando il sindaco si allontana.
“Si, Signor Vash?” mi risponde, con quasi lo stesso tono calmo.
“Possiamo non dire nulla a Meryl di tutto questo?”
Lei annuisce torvamente. Questo è un rapporto che Meryl non archivierà.
Un detto spiritoso che non c’entra nulla : “Masturbarsi e procastinare sono
un po’ simili. Sono entrambi divertenti fino a che non ti accorgi che stai
soltanto danneggiando te stesso”
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Passione e desiderio cap.5
Note dell’Autrice :
*sfregandosi le mani perfidamente* Salve miei adorati. La mia mente perversa…uh,
volevo dire la mente perversa di Vash, è stata al lavoro per gli ultimi
due giorni, procrastinando per me. Ecco il risultato del nostro lavoro combinatp.
Grazie a tutti.
“Allora, cosa hai intezione di fare una volta che lui si sarà ripreso?”
mi chiede Meryl coincisamente con un ringhio che so che non intendeva fare
(Bè, forse lo voleva fare davvero, è appena uscita da una sessione
di ‘intrappolamento’ di Knives al letto. Già. Lui si è addormentato
nel bel mezzo di una delle loro sfide di sguardi omicidi, il che l’ha resa
tecnicamente la vincitrice. Ma penso che lei volesse gongolare per questo
davanti a lui e non può farlo bene se lui dorme. Ma torniamo indietro
a Meryl in cucina con me…) “Presto si rimetterà, Vash. Devi fare qualcosa”.
“Posso essere sincero, Meryl?” le dico timidamente “Non ci ho ancora pensato
bene. La cosa più importante è che lui sia sano e salvo e soprattutto
ancora vivo”
“Bè, è vivo. Sano e salvo? Per ora” minaccia. Un frammento
dell’occhiataccia riservata a Knives affiora per un momento. “Ma non credo
che riuscirò a sopportare ancora quelle occhiatacce”
Alzo le sopracciglia. “Ma dai, Signorina Strife, non capisco di cosa parli.
Pensavo che lui avesse un sorriso affascinante” le sorrido maliziosamente
“Ogni tanto hai quasi la sua stessa affascinante espressione”
Le sue mani si sollevano, lievemente minacciose. Okay. Meryl non è
dell’umore adatto per gli scherzi. Il mio tempismo è di nuovo pessimo.
E in *quel* periodo del mese? O ha sentito della mia piccola avventura in
banca di una settimana fa? Milly non potrebbe essere stata così crudele.
Le sorrido calorosamente nel tentativo di schivare il suo colpo e una strana
espressione le passa sul viso, poi lei sospira e abbassa le mani con rassegnazione.
“Idiota” mormora piano e il respiro mi si blocca in gola. L’ha detto
con un tono quasi gentile?
“Tieni” dice, passandomi una scatola di ciambelle. Okay. Non proprio gentile.
La solita Meryl di sempre. “Hanno detto che gli avanzavano”
“Grazie” le rispondo allegramente. Le ciambelle sono ancora meravigliosamente
calde e il loro profumo mi invade le narici quando alzo quasi con reverenza
il coperchio della scatola. Mmm…ciambelle. C’è un’altra invenzione
umana così perfetta? Copertura di zuccherini. Yumm…
Meryl sospira e si siede davanti a me, appoggiandosi stancamente alla sedia
“Dove è finita Milly?” mi chiede, mentre sto per addentare la prima
ciambella.
“Ha detto qualcosa sul fare la spesa per cena. Spero che si sbrighi” le dico
con attenzione. Milly e io lo abbiamo stabilito in precendenza. In verità,
ora lei è in banca a fare da baby-sitter ai bambini dei dipendenti.
Si è rivelato un lavoro perfetto per lei. Invece io… in ogni caso
torniamo alla ciambella. “Mmm…”
“Davvero” dice Meryl “Non so proprio come tu faccia a non fare nulla ed avere
sempre fame”
“Non è vero” protesto “Sai bene che faccio qualche lavoretto di casa
qua e là. Ho cambiato quella lampadina la settimana scorsa. e adesso
lavoro come guardia del corpo in città”
Meryl ridacchia seccamente “Si, si, mi ricordo. Ma veramente non *fai* nulla
come guardia del corpo. Ti basta dire ‘sono il grande Vash the Stampede’
e tutti fanno carte false pur di evitarti. E per quella lampadina, l’avevi
rotta tu”
“Non è colpa mia se sono famoso. E vorrei farti sapere che quella
lampadina mi ha colpito deliberatamente quando mi sono avvicinato”
“Si, come no” mi sorride scherzosamente “Allora, chi stai proteggendo questa
volta? Il banchiere? L’animaletto domestico preferito del sindaco?”
“Una donna”
Meryl si irrigidisce immediatamente e io riesco a vedere le rotelline del
suo cervello girare come quelle di un carillon, probabilmente cantando con
gioia ‘Vash è un maniaco, Vash è un maniaco, Vash è
un maniaco, lo sapevo!’
“Oh?” chiede con noncuranza “Chi è?”
“Qualcuno privo di conseguenze” le dico, portandomi alla bocca un’altra ciambella.
“Chi è?” mi chiede con più insistenza e un luccichio negli
occhi. Temendo un’altra botta in testa, blocco il processo di ingurgitazione
delle ciambelle.
“Vuoi veramente saperlo?” le chiedo sorridendo maliziosamente.
“Bè, si”
“Perché?”
“Così posso avvisarla che sei un maniaco” aggiunge con una risatina
perfida.
“Meryl!” la guardo a bocca aperta “Non potrei mai tentare di rimorchiare
la nonna del sindaco, a meno che lei non tentasse qualcosa con me prima”
le dico, impassibile.
“Non lo escluderei” ridacchia e potrei giurare di avvertire un tono di sollievo
nella sua voce. Cerco ancora di portarmi alla bocca un’altra ciambella e
Meryl sbuffa stancamente “Argh! Che giornataccia”
Suggerimento per Vash di sparire con le ciambelle “Davvero?” cheide automaticamente
la mia bocca. Maledetto il mio cuore sensibile. “Ne vuoi parlare?”. Huh?
Fermati! Suggerimento per Vash di sparire con le ciambelle! Ciambelle!
“Nah, sto solo lamentandomi un pochino” sospira, poi si appoggia di più
sulla sedia, inarcando la schiena e stirando le braccia sopra la testa, con
stanchezza. E la mascella mi cade. Voglio dire mi *cade* proprio. Credo di
poter sentire il tavolo contro il mento…ecco quanto in basso mi è
arrivata. Perché vedete – ricordate il mio sogno nella cucina? – il
mio inconscio ha ingannato la mia mente vigile facendogli ricordare un ricordo
che non è mai avvenuto ; il ricordo di lei così vicina che
il suo calore restava sulle mie mani eil suo profumo nella mia testa. Non
è stato niente che lei abbia fatto per far scattare questo pseudo-ricordo,
è stata la mia mente perversa che mi ha soltanto ricordato che sono
innamorato (ed anche un po’ossessionato dal desiderio) di questa donna. (Insulti.
Io. Lei. la cucina. Poi una voce di calma rassegnazione e ferma risoluzione,
Vash ti amo. Tavolo della cucina. Eccetra, eccetra.).
La mia bocca è ancora spalancata e io sto cercando disperatamente
di ricordarmi cosa si supponga che debba fare, ma non riesco a staccarle
gli occhi di dosso. La cosa più giusta che dovrei fare a questo punto,
è guardare con discrezione da un’altra parte e non fissarla. Ma, dannazione,
sembra che non riesca proprio a muovere la testa. Il mio collo ha deciso
di pietrificarsi in questa posizione, la mia mascella si rifiuta di muoversi
e i miei occhi sono incollati su di lei. Mentre inarca la schiena, la sua
camicetta bianca si tende su di lei, sottolineando l’assolutamente perfetta
piccola rotondità dei suoi seni. La testa le cade indietro, esponendo
la gola delicata e la piccola venuzza pulsante proprio sotto la sua pelle
liscia. I suoi occhi si chiudono, la sua bocca sorride con soddisfazione
per lo stiramento e lei emette un suono di perfetto abbandono. E io…io sto
mentalmente finendo quel sogno. Immaginandola nella stessa posizione sotto
di me. In completo abbandono. Mormorando il mio nome mentre raggiunge l’orgasmo.
Accidenti. Girati Vash. Girati subito, prima che ti scopra. Salvati.
Meryl apre gli occhi e mi sorprende a fissarla e naturalmente si agita.
“Che c’è?” chiede, alzandosi di scatto sospettosamente, con le gambe
della sedia che stridono lamentosamente contro il pavimento della cucina.
E io realizzo che si presume stia mangiando le ciambelle.
Mi giro velocemente e dispongo il mio viso in una controllata maschera di
gioia. Non stai arrossendo, Vash. Non sei dannatamente eccitato. Non hai
l’aria di stare per saltarle addosso. Ciambelle, Vash. Pensa alle ciambelle.
Sii una ciambella.
“Vash?”
“Huh?” fingo una vaga allegria e mi ficco una ciambella in bocca, evitando
i suoi occhi e concentrandomi sulla dolcezza degli zuccherini. Ma in qualche
modo la sento veramente secca contro la mia lingua e lo zucchero non viene
nemmeno registrato nel mio cervello.
“Che diavolo ti prende oggi?” borbotta lei dopo un minuto.
Io mugugno qualcosa che suona come una protesta sul disturbare il mio spuntino.
“Come fai a respirare attraverso le ciambelle?”
Le sorrido e mugugno “Mmphbsdts”
Come ho potuto essere così stupido da lasciarle vedere il mio desiderio
per lei? So benissimo che io e lei non potremmo mai stare insieme. Lei è
umana, io sono una Pianta. Lei è perfetta, io sono sfregiato oltre
misura. E lei, bè, lei esattamente non mi odia, ma non credo nemmeno
che le piaccia. La definirei tollerante. Perché oso soltanto sperare?
“Mphlla?” le offro.
“Sei senza speranza” borbotta “Vado a cercare Milly per assicurarmi che non
compri solo budino”
Scuotendo la testa esce dalla cucina e io sorrido assentemente dietro di
lei, con il suo nome sul punto di lasciare la punta della mia lingua accompagnato
dalla relativa confessione *Meryl ti amo!* . Ma ovviamente non lo dico. Mi
darebbe una botta in testa. E comunque le ciambelle mi impediscono di parlare.
Argh! Ciambelle. Ho bisogno di un’altra scatola di ciambelle. E di una doccia
fredda.
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Passione e desiderio cap.6
Note dell’Autrice : *puntando una pistola* Morite
compiti! Morite! Maledizione! Perché non morite? *controlla i
proiettili*
Proiettili di gomma? Vash li ha scambiati di nuovo!? Bastardo. *mugugna
cupamente* Potrei fargli davvero male stavolta.
Ahem, cari lettori, non siate spaventati. Sono
solo stressata e triste.
Maledizione! La spalla mi fa un male d’inferno. C’è
stata una rapina un banca oggi, con pistole fumanti e ketchup ovunque.
Il
sindaco è di nuovo arrabbiato con Milly (‘Ho detto niente cibo
in banca!) e con
me (‘Di nuovo? La cassaforte della banca, di nuovo?) e l’appena
riparata
cassaforte è di nuovo in pezzi. Nessuno è morto ma
qualche persona ha riportato
ferite minori. La maggior parte per aver strisciato sul pavimento
cercando di
sfuggire alla nonna del sindaco. Chi avrebbe mai detto che un’anziana
signora
di novant’anni su una sedia a rotelle potesse muoversi così in
fretta?
Queste fitte alla spalla, comunque, sono a causa
sua. E la cassaforte? Stavolta non è stata colpa mia.
Ero andato a comprarle un’aspirina, mentre lei
aspettava in fila in banca. Si era lamentata di aver mal di testa. Mal
di testa
un corno! Erano i postumi della sbronza della scorsa notte! Quella
donna beve
come se avesse un buco nello stomaco! Diavolo, beve anche più di
quanto non
facesse Wolfwood. Non so dove diavolo lo metta, ma alla fine della
serata ero
io che mi dovevo appoggiare alla sedia a rotelle ed era lei che mi
trascinava
fuori dal bar. Heh. Non mi sorprende che sia così in forma. Quel
corpo deve
essere probabilmente composto dal 90 per cento di alcool.
Comunque, mi ero diretto in farmacia per prendere
un’aspirina – anche se so bene che lei stava cercando di essere gentile
e in
realtà mi stava chiedendo l’aspirina così avrei potuto
prenderla io. Abbiamo in
programma un’altra gara di bevute stanotte. Al Sindaco non sembra
importare. Ha
mormorato qualcosa sul ‘uccidere due fuorilegge in un colpo solo’. Non
avevo
capito di cosa parlasse fino all’incidente in banca.
Ero arrivato alla farmacia e avevo comprato due
confezioni di aspirina senza problemi (riesco a cavarmela da solo,
sapete,
nonostante quello che pensi Meryl) ed ero sulla via del ritorno quando
noto che
una macchina armata e piena di spuntoni come un porcospino è
parcheggiata
davanti alla banca, con il motore ancora acceso. I miei sensi scattano
immediatamente all’erta. Ok, forse non così immediatamente a
causa dei leggeri
postumi della sbronza della scorsa notte, ma ancora piuttosto in
fretta. Mi
accuccio dietro un fattorino un po’ sonnolento e osservo la scena.
Una donna con i capelli rossi e una scomoda gonna
attilata con una maglietta bianca sta guardando impazientemente la
banca. Porta
degli occhiali da sole scuri e sembra davvero tesa. Ma non è
stata la gonna ad
attirare la mia attenzione. Anche se lei è carina, nessuna
può reggere il
confronto con Meryl e veramente non so se la gonna è davvero
stretta, lo
immagino per il modo in cui sta seduta sul bordo del sedile, come se ci
fosse
un puntaspilli dietro di lei. E’ stato il modo in cui la luce si
è rilfessa dal
suo grembo e sui suoi occhiali da sole, l’inconfondibile riflesso di
una
pistola. E’ stato quello e il fazzoletto lagato sul naso e sulla bocca
a
nasconderle il viso.
Così, da amabile fuorilegge quale sono, le salto
addosso (Non in quel senso! Sarò pure un maniaco ma non sono un
molestatore!).
Poi in due rapide mosse lei resta disarmata e fuori dai guai, il tutto
senza
averle neanche spostato gli occhiali da sole.
“Mi dispiace tanto!” mi scuso allegramente “Pensavo
fossi un’altra persona. Prendo in prestito i tuoi proiettili, ok?”
“Mmmpph!” protesta e lo prendo per un ‘si’, visto
che sembra non riuscire a parlare attraverso il bavaglio che una volta
era il
suo fazzoletto. Le prendo i proiettili, carico li scarico e sbircio
dentro la
banca.
E’ una scena come il peggiore degli incubi. Heh.
Stavo scherzando. E’ tutto piuttosto tranquillo a parte per il pazzo
che sta
agitando una pistola in aria. E’ lo stesso ladro della prima rapina.
Immagino
che abbia deciso che questa volta aveva bisogno di un compagno. E di
due pacchi
di esplosivo. Quel disgraziato non sembra aver imparato la volta scorsa
che
l’esplosivo esplode. Sembra anche davvero a disagio mentre agita la
pistola e
contemporaneamente cerca di non far cadere i pacchi. Tutti sono
appiattiti a
terra, compresa Milly che , per qualche strana ragione, ha una
bottiglia di
ketchup in mano ed è ancora occupata a masticare qualunque cosa
stesse
mangiando. Lei starà bene, lo so. Quello che mi preoccupa
è il cruccio della
mia esistenza, la mia compagna di bevute, la nonna del sindaco e la mia
responsabilità : Nonna Mary Sue.
Se ne sta lì molto tranquillamente, vicino ad un
cassiere, con le mani in grembo e uno scintillio negli occhi., uno
scintillio
che ho imparato a riconoscere come pericolo. L’ultima volta che ha
avuto quello
scintillio è stato quando ha detto ‘Vuoi fare una scommessa?’ e
io sono finito
a dover essere trascinato fuori da un bar, avendo perso tutti i soldi
in una
gara di bevute.
E poi questo è quello che è successo.
Mi lancio attraverso la porta cercando di puntare sull’effetto
sorpresa quando nonna Mary Sue improvvisamente allunga una mano dietro
la sedia
a rotelle e tira fuori una grossa pistola (come diavolo ho fatto a non
vederla?) e puntandola con pericolosa imprecisione (si, ho detto
*im*precisione, dannazione!) inizia a sparare a qualunque cosa si muova
con
quell’insano sorriso sul viso, come se gli fosse mancato tutto questo e
si
stesse godendo ogni singolo momento, dicendo ‘Mary Sue Slugger, lo
sceriffo
fuorilegge, è venuta a prendere a calci il vostro schifoso culo
di ladri” e
tutti cercano di allontanarsi da lei strisciando mentre intonaco e
pezzetti di
cemento volano ovunque e feriscono la pelle esposta e io devo buttarmi
sullo
stomaco e strisciare fino a lei, per poterle strappare di mano la
pistola. Ma il
sindaco ci arriva prima di me ed inizia a lottare con lei ; nel
frattempo Milly
si alza in piedi e urla con sollievo “Signor Vash!” e il ladro (che in
quel
momento sta ancora fissando a bocca aperta e in completo shock il suo
piano
fallire miseramente) si ricorda chi sono io e si gira dicendo “Vash The
Stampede?”, colpisce per sbaglio Milly con un braccio disattentemente
allungato
e le fa cadere la bottiglia di Ketchup che si sparge ovunque, il ladro
scivola
e la cassaforte esplode.
Già. La cassaforte esplode. Ancora. Come? Esce fuori
che nonna Mary Sue ha ancora un ultimo colpo.
L’unico colpo che *non* è impreciso. L’unico colpo
che colpisce i due pacchi di esplosivo del ladro, mentre volano verso
la
cassaforte.
E così eccomi qua, da capo a dodici. Incollato alla
ben conservata Mary Sue Slugger, famosa sceriffo fuorilegge. Quel
diavolo di
donna ha accusato me dell’esplosione della cassaforte. Me! Povero,
innocente
Vash The Stampede! E ora sono incollato a lei per almeno altre due
settimane.
E vi ricordate l’aspirina che ho comprato? Bè, sto
andando di nuovo in farmacia. Quella di prima si è disintegrata
mentre mi
facevo strada verso di lei. Potrei comprarne di più…il sindaco
ha l’aria di
avere un mal di testa feroce. Con quella vena che gli pulsa sulla testa
in quel
modo. Sento che me ne sta per arrivare uno anche a me, per non parlare
del
dolore pulsante alla spalla…
Penso che con questo saranno due i rapporti che
Meryl non scriverà mai. Devo solo cercare di nasconderle il
più possibile il
buco della pallottola nella mia spalla.
***
“Sei patetico” mi saluta Knives disgustato quando entro
con il vassoio delle bende.
“Si e tu sei psicotico” gli rispondo con un ghigno. “Come
va?”
Sbuffa qualcosa di rude e si gira. “Bè? Che diavolo
vuoi?”
“Sono la tua infermiera oggi” gli dico con una punta di
ironia “Ho solo dimenticato l’uniforme”
“Dove sono e tue tirapiedi?”
“Oh, qua e là” gli dico con noncuranza e scrollo le
spalle. Mi pento immediatamente di quel movimento, perché mi fa
spostare
qualcosa nella spalla. “Torneranno presto se ti mancano le
occhiataccie”.
“Quella donna umana bassa?” ringhia “La odio”
“Hey! E’ stata già abbastanza paziente con te”
“E’ umana. Non è degna di vivere”
“Bè, diavolo. Tu sei una Pianta, chi ti ha detto che
anche tu sei degno? Tutti meritano di vivere”
“Quella alta è anche peggio” continua, non prestandomi
attenzione. “E’ così…così…felice tutto il tempo”
“Milly è fatta così”. E al momento pensa che ci sia
qualcosa di buono in te, aggiungo
mentalmente. Proprio come me.
“Odio questo posto” dice improvvisamente Knives con
amarezza “Odio questi umani”
“Ti hanno mantenuto in vita nonostante tutto” gli ricordo
gentilmente. Metto il vassoio, che ho portato con grande
difficoltà, accanto a
lui e gli indico di girarsi.
Knives mi guarda, con gli occhi fissi ma non ostili.
“Le bende” gli ricordo.
“Certe volte vorrei che non fossimo mai nati” mi dice
improvvisamente.
Per un momento la cosa mi colpisce. È così poco
caratteristico da parte sua dire una cosa del genere. “Ma lo siamo.
Dobbiamo
solo prendere il meglio di quello che abbiamo”.
Qualcosa lampeggia nei suoi occhi e il Knives che conosco
(la Pianta nata per lanciare occhiatacce) ritorna. “Suppongo che tu
voglia che
io ora faccia il bravo” sibila.
“Si” replico senza esitazione. “Ti aiuterò io. E anche
loro”. Realizzo che sto sembrando quasi eccitato ed enfatico e Knives
si gira.
“Sei un idiota, Vash”
Sento una rispostaccia venirmi alle labbra. “E tu sei un
psicotico figlio di…di…” Una Pianta? Ora che ci penso non siamo
esattamente
figli di qualcuno. “Come ti pare. Perché devi essere sempre
*malvagio*? Non
potresti essere allegro invece che psicotico per una volta nella tua
vita? Non
è stancante?”
“Farfalle” borbotta malignamente.
“Cosa?” chiedo con attenzione.
“Io…” inizia a dire, poi la sua testa crolla e si
addormenta ancora.
Sospiro e mi chino per cambiargli le fasciature e dopo
per rimboccargli le coperte fin sotto il mento, sussultando tutto il
tempo per
il dolore che dilania la mia spalla ad ogni movimento.
Ok, lui non è esattamente amichevole. Ma non parla come
se volesse distruggere il mondo. A parte per l’ultimo spregevole
commento sulle
farfalle, lo chiamerei un passo avanti. Voi che dite?
***
NdA: Wow! Era quasi triste, eh? Nel prossimo capitolo
tornerò al mio originale progetto di smielosità, zucchero
filato e tensione.
LOL. Ci vediamo al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Passione e desiderio cap. 7
Disclaimer : Trigun non mi appartiene. Non mi appartengono
né Meryl, né Milly, o Wolfwood o Vash, e nemmeno quel carinissimo
gattino nero. Semplicemente scrivo fanfic nel mio tempo libero. Sebbene,
a volte, desideri veramente, veramente tanto che Vash mi appartenga * hehe
*
Note dell’Autore : *cantando sulle note di ‘Pop goes the Weasel’* “Una volta…c’era
una una ragazza che procrastinava, procrastinava. Una volta c’’era una una
ragazza che procrastinava, e ora la sua vita è rovinata” Così
per la vostra gioia, ecco i risultati della mia procrastinazione, e la causa
della mia vita rovinata. *corre via a guardare anime, er, scrivere tesine.
Volevo dire scrivere tesine. Davvero! L’ho fatto.*
Nonostante la consapevolezza che Knives non sarà più un pericolo
per nessuno (Ve lo immaginate? Muori inutile uma… Zzzzzzzzzzz. Il dottore
dice che ogni tanto sarà così, e si addormenterà ‘in
un batter d’occhio’) questi momenti leggeri e scanzonati (inserite una risata
sarcastica) continuano a stancarmi. Non mi sorprende che Meryl gli lanci
così tante occhiatacce. Probabilmente è il modo in cui affronta
la cosa. Bè, non ci sarà nessuno a cui lanciare occhiatacce
quando si sveglierà a troverà la sua cena fredda. Peggio per
lui.
Dannazione. La spalla mi fa ancora male. Oggi è stata una giornata
stancante. Prima la banca, con il sindaco e l’incarico esteso con nonna Mary
Sue, e poi Knives. Whew! Ce n’era abbastanza per testare la forza di chiunque.
Hey, potrei non essere umano, ma posso lo stesso stancarmi! E ho fame. Troppa
fame, in effetti, per pensare a qualche altra cosa che non siano ciambelle.
Veramente dovrei curarmi la spalla prima che il tessuto mi si appicichi alla
ferita. Ma sono così dannatamente stanco. E affamato. Un attimo, questo
l’ho già detto. Meglio sedersi un momento in cucina per pensare.
Mi prendo la testa con le mani, mi appoggio al tavolo e chiudo gli occhi.
Solo un attimo di riposo…
“Sono tornata” dice ad alta voce Meryl prima che il suo corpo appaia alla
vista. La mia testa si alza di scatto. Mi sono addormentato? Hmph. Mi sa
che Knives è contagioso. (Inserite di nuovo una risata ironica). Lei
si appoggia allo stipite della porta e mi guarda corrucciata. “Che ti è
successo? Sembra che quel gatto ti abbia fatto fatto correre su e giù
per la strada prima di piantarti in asso” dice allegramente mentre indica
il davanzale della finestra. Il gattino nero socchiude gli occhi verdi sonnacchiosi
verso di lei.
“Sei crudele!” piagnucolo.
“Scusa” borbotta dispiaciuta “Non sono riuscita a trattenermi. Abitudine.
Tieni” una scatola di ciambelle atterra con un colpo sordo sul tavolo davanti
a me. “Non sono riusciti a venderle. Come al solito”
Penso per un attimo di lasciare la cucina e andare a curarmi la spalla. Non
posso lasciarle vedere che sono ferito, dopotutto. Poi il mio stomaco decide
di gorgogliare in quel preciso momento.
“Fame, eh?” mi sogghigna.
“Un pochino” le sorrido di rimando. Ma la spalla ricomincia a pulsarmi dal
dolore. Inizio ad alzarmi dalla sedia.
“Fammi fare un caffè” inizia.
E io inizio a parlare nello stesso momento. “Non so, Meryl. Devo…” l’espressione
sul suo viso mi fa esitare. Interrogativa. Stupita. Ferita?
Capisco improvvisamente che questo sedersi in cucina a condividere un po’
di tempo su una scatola di ciambelle è diventato il nostro rituale
privato. Lei prende una tazza di caffè, io mi finisco una scatola
di ciambelle e parliamo di tutto. Cose stupide, semi-serie, vari pensieri.
Non importa qual’è l’argomento. La cosa importante è il *momento*
che passiamo insieme. Una piccola finestra di tempo per noi (sospetto che
Milly sia sempre assente di proposito) in entrambe le nostre giornate. Un
momento che è solo e soltanto nostro.
E adesso lei è con una scatola di ciambelle davanti a me, che si aspetta
la stessa cosa.
“Cosa c’è che non va?”
Arrenditi Vash. Fai finta di non aver nessun dolore. Per Meryl. “Niente”
le dico, scuotendo la testa. “Non c’è proprio niente che non va”
Non posso negarle questo. Non posso negar*mi* questo.
Così, sorrido stupidamente per mascherare il sordo pulsare della mia
spalla e mi sistemo di nuovo sulla sedia, inalo il profumo eau du ciambella
e allungo una mano verso la scatola.
“Vash! Stai sanguinando!”
“No, non è vero” dico rapidamente. Maledizione! Maledizione, maledizione,
maledizione! Maledizione a Knives e al suo lato psicotico! Dannazione a questi
acuti occhi grigi! Ora Meryl mi chiederà perché sto sanguinando
e scriverà quel rapporto e poi dovrò trovare dell’aspirina
anche per *lei* (il sindaco si è portato l’intera confezione a casa).
Lei ha degli occhi stupendi, ma perché diavolo devono essere così
acuti? “Non so sanguinando Meryl. E’ solo ketchup. E come fai a vedere il
rosso sul rosso, comunque?”
“Fammi vedere” dice Meryl.
“No. Davvero, non è nulla”
Più velocemente di quanto pensassi fosse possibile, lei è al
mio fianco, con la mano sulla mia spalla, facendo una forte pressione.
“Ow!” salto sulla sedia e lei salta velocemente indietro.
“Tu STAI sanguinando! Che è successo?”
“Davvero, non è niente. Soltanto un piccolo incidente”
“Un piccolo incidente?” le sue sopracciglia si alzano pericolosamente “Togliti
lo spolverino, Vash. Fammi vedere”
“Ho detto che non è niente”
Lei alza un pugno minacciosamente. “Vuoi anche un mal di testa oltre alla
spalla?”
“No” borbotto.
“Allora togliti lo spolverino” si gira per cercare il nostro cassetto del
pronto soccorso per Knives e ritorna con bende e garze. “Togliti anche la
maglietta” aggiunge, quasi ripensandoci.
“No”
“Vash” mi ammonisce.
“Ti spaventeresti”
“Ti ho già visto mezzo nudo, idiota”
Non riesco a trattenermi. Alzo un sopracciglio verso di lei, lascivamente
“Guarda, guarda Derringer Meryl…mi hai spiato mentre facevo la doccia?” Bonk.
Ow. “Hey! Sono un uomo ferito!”
“Idiota, lo sai che ho già visto prima tutte le cicatrici. Andiamo,
togliti quello spolverino e la maglietta”
Se la spalla non mi facesse un male d’inferno – ora aggravato ancora di più
dal dolore alla testa che sta cominiciando a venirmi – potrei aver goduto
di questo momento per le sue piuttosto deliziose implicazioni. Ma ora come
ora, Meryl sta iniziando a lanciarmi occhiatacce e non mollerà facilmente.
Mi porge la mano, aspettandosi pienamente che io collabori.
Sospiro. “Va bene, Meryl. Ma non dire che non ti avevo avvisato”
Mi giro e mi tolgo lo spolverino con attenzione. Poi, sempre voltandole le
spalle, mi tolgo la maglietta e lei prende fiato molto, molto lentamente.
Lo sapevo. Probabilmente sta cercando di non urlare. Una volta lei mi ha
detto che non sarebbe scappata da me se avesse visto tutte le mie cicatrici,
ma questo non significa che la cosa debba piacerle. Inizio a rimettermi la
maglietta.
“No” dice con voce rotta. Sussulto. Immagino che sia così brutto.
Chi volevo prendere in giro sperando che non sarebbe stata disgustata da
me? “Va…va bene. Puoi girarti”
Faccio quello che dice e mi giro “Sei sicura?”
Arrossisce leggermente e annuisce, con i suoi occhi fissi sul pavimento invece
che sul mio petto. La sua voce è così dolce, così bassa.
“Si. Non posso arrivare alla tua spalla se rimani in maglietta”
C’è uno sconfortevole silenzio mentre sto lì in piedi. Pensieri
mi vagano in mente. Pensieri troppo simili ai miei sogni per poterli nominare.
“Ora?” chiedo, con la voce leggermente roca.
I suoi occhi tornano al mio viso e io mi schiarisco la voce e provo di nuovo,
immaginando che sia arrabbiata con me. Funziona come un incantesimo e la
mia voce ritorna normale. “Cosa vuoi che faccia?”
“Sederti di nuovo, ovviamente. Sei troppo alto da raggiungere” scatta “Idiota”
Sorrido, sollevato dal sapere che lei non ha notato quanto il mio respiro
sia un po’ cambiato per la sua vicinanza.
Le sue mani sono calde, piccole e gentili contro la mia spalla. Mi ero aspettato
il calore e la piccolezza ma non la gentilezza. Mi tolgono il sangue raggrumato
con attenzione, strusciando sulla mia pelle con movimenti accurati. Scivolano
sulla mia pelle come sfarfallanti falene mentre cercano di pulire il sangue
che la macchia e non riesco a trattenermi dal rabbrividire alla sensazione.
“Tutto a posto?”
“Sto bene. E’ solo che…” Mi stai facendo impazzire dal desiderio. “Niente.
Sto bene”
Non è una grossa ferita. Il proiettile mi ha semplicemente preso di
striscio e la cosa peggiore è stata il sangue e la ferita che ha iniziato
a sanguinare. Ma io guarisco piuttosto in fretta. Tra un paio di giorni sarà
sparita.
“Ow” mi lamento piano quando lei mi versa dell’alcool direttamente sulla
ferita.
“Non fare il bambino” sbuffa, ma immediatamente le sue mani diventano più
gentili sulla spalla. L’odore di alcool riempie l’aria, coprendo per un momento
l’odore delle ciambelle. Poi velocemente lei versa qualcos’altro, freddo
e calmante.
“Anestetico locale. Allieverà il dolore”
“Grazie”
Poi con mani esperte – dopotutto Knives le è servito per farle fare
tutta la pratica che le serviva – mi lega le bende intorno al taglio, strappando
l’estremità sotto la mia spalla e chiudendola con un rapido nodo.
“Fatto” dice.
Ruoto la spalla sperimentalmente e sono ripagato da un’altra botta in testa.
“Ow! Meryl! Potresti smetterla di colpirmi per un solo momento?”
“Non continuare a muoverla! Impedirai che guarisca!”
Sto per ribatterle che guarisco in fretta, che dopotutto non sono umano,
ecc. ecc. Ma lei mi appoggia una mano sulla spalla, tracciando una delle
mie vecchie cicatrici e mi dice di getto “Non vorrai che diventi come una
di queste, no?”
Sospiro dentro di me. Forse è davvero disgustata. “Penso di no” replico.
Lei mormora qualcosa, sottovoce.
Alzo lo sguardo al suo viso interrogativamente, ma lei non mi sta più
prestando attenzione. Inconsciamente, traccia un bizzarro percorso su e giù
per le cicatrici, con un movimento lento e gentile. Quasi una carezza. Una
parte di me spera che smetta presto, così posso mangiarmi una ciambella.
Ma un’altra parte di me è sollevata dal suo tocco, sollevata che lei
non sia disgustata dalle mie cicatrici. Veramente dovrei rimettermi la maglietta.
Ma quella che ho tolto è piena di sangue e non voglio interrompere
il filo dei pensieri di Meryl.
L’unico problema è che mi sto ancora eccitando al suo tocco. La sua
mano è così morbida, lei è così vicina
e il suo profumo è così dannatamente buono. L’odore dell’alcool
se n’è andato e ora riesco a sentire il profumo del suo shampoo e
del sapone che ha usato, come erbe e fiori combinati con un tocco di ciambella.
Riesco a sentire il calore del suo corpo così vicino a me e il vibrante
calore del mio in risposta. Devo fare qualcosa. Prima che faccia qualcos’altro
di cui potremmo entrambi pentirci. E prima che lei si accorga che non mi
alzo in piedi per un’OTTIMA ragione.
“Meryl?”
“Hmm?”
“Potresti interrompere quello che stai facendo?”
Le sue mani si allontanano di scatto dalla mia spalla, seguite dal suo intero
corpo e io improvvisamente avverto una profonda mancanza dentro di me. La
spalla mi sembra improvvisamente fredda.
“Scusa” mormora lei.
“Tutto ok. E’ solo che…”
“Cosa?” ansima e mi guarda con aspettativa.
“Le ciambelle stanno diventando fredde”
Per un momento mi fissa e poi ride e scuote la testa. “ Va bene, hai ragione
” dice e si allontana dall’altra parte del tavolo per prendere il caffè
e sedersi. Rido insieme a lei, godendomi la sua compagnia, prendendomi
a calci dentro di me per non essere abbastanza coraggioso da confessarle
che la desidero.
“Allora, oggi cosa hai fatto?” le chiedo con noncuranza, per iniziare il
nostro rituale giornaliero.
“Qualche stupido ha rapinato una banca”
“Oh?” dico, cercando di sembrare disinteressato.
“Già. Per fortuna non era un mio incarico”
Oh bene, penso “Allora è stata questa la cosa eccitante della tua
giornata?”
“Magari” dice “C’è stata questa faccenda della compagnia di assicurazioni.
Qualcuno ha spedito una lettera ed è saltato fuori che il direttore…”
La ascolto chiaccherare, non fregandomene nulla di quello che Bernadelli
o il suo direttore stessero facendo. L’unica cosa che mi importa è
lei. Il tono e la cadenza della sua voce. Il modo in cui usa le mani per
enfatizzare un punto, quasi capovolgendo la tazza di caffè. Il cambiamento
delle espressioni sul suo viso. Felice, mangio ciambelle e ascolto, annuendo
di tanto in tanto e facendo rumori per mostrare che approvo o non approvo,
sono d’accordo o non sono d’accordo.
Sto lì a divorare ciambelle fino a che non mi accorgo che Meryl non
sta più parlando. Smetto di annuire, la guardo in viso e rimango scioccato
da quello che le leggo negli occhi. Desiderio. Profondo, intenso desiderio.
Rivolto verso di me. Ma cosa…? Mi sento immediatamente dispiaciuto. Ero qua
a consumare ciambelle e non gliene ho offerta neanche una. Voglio dire, lei
è quella che lavora a tempo pieno…okay io do una mano facendo la ‘guardia
del corpo’ a svariate persone, ma non è un lavoro stabile…e poi lei
torna a casa da un uomo ferito e si cura di lui e probabilmente ha ancora
un milione di rapporti da compilare e io sto qui soltanto ad annuire e ingurgitare
ciambelle. Maledizione, Vash! Perché sei così insensibile?
Non mi meraviglia che lei ti odi! Smetto di mangiare e chiedo tentativamente
“Meryl?”
Lei fa un salto, come se le avessi puntato una pistola contro. “Che c’è?”
chiede seccamente.
“Vuoi una ciambella?”
Aggrotta le sopracciglia. “Perché diavolo me lo chiedi?”
“E’ solo che sembravi affamata, solo un attimo fa. Come se stessi fissando
una grossa ciambella” la prendo in giro (**).
Lei si trozza con il suo caffè che stava per sorseggiare, sputandolo
quasi sul tavolo. Copro le ciambelle protettivamente.
“Io…uh…io…” balbetta e il suo viso si arrossa. Uh-oh.
“Si?” chiedo, con la mano a metà strada verso una ciambella. Zuccherata.
Forse le piacerebbe una zuccherata. L’ha sempre rifiutata in precedenza ma
forse stavolta ne prenderà una. “Vuoi una ciambella zuccherata?” le
agito la ciambella zuccherata davanti e le faccio il mio sorriso più
affascinante (io penso che sia affascinante!).
Ma il sorriso non sembra funzionare. I suoi occhi iniziano a sembrare nel
panico. Okay, non zuccherata. “Granella di zucchero? Mele e cannella? Glassata?”
inizio a preoccuparmi. “Meryl, c’è qualcosa che non…”
“Sto facendo tardi a lavoro” urla e in un turbine di bianco corre fuori dalla
porta.
La osservo da dietro con incredibile stupore. Tardi al lavoro? E’ appena
tornata! E completamente nel panico? Ma che diavolo?
La fisso ancora per un po’ prima di ficcarmi in bocca un’altra ciambella.
Donne.
Io, Vash the Stampede, magnifico fuorilegge, grande amante (*cough, cough*),
cercatore dell’esclusiva chimera nota come love and peace… non capirò
mai, mai le donne.
Note dell’Autore : *sorrisino malizioso*
(**) Note della traduttrice : dunque, qui c’è da aprire una piccola
parentesi, perché c’è un gioco di parole intraducibile in italiano.
Come per il primo capitolo, Rain gioca sul fatto che ‘hunger’ in inglese
vuol dire sia ‘fame’ che ‘desiderio’. Quindi Vash, quando vede che Meryl
lo sta guardando con desiderio, pensa (da perfetta testa di legno qual’è)
che lei abbia fame, proprio in virtù di questo doppio significato.
E in orginale le dice candidamente che lei lo stava guardando con ‘hunger’…
ovvio che Meryl si sia mezzo strozzata con il caffè!! ^__^
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Passione e desiderio cap.8
Disclaimer
: Trigun non mi appartiene. Non mi
appartengono né Meryl, né Milly, o Wolfwood o Vash, e
nemmeno quel carinissimo
gattino nero. Semplicemente scrivo fanfic nel mio tempo libero.
Sebbene, a
volte, desideri veramente, veramente tanto che Vash mi appartenga *
hehe *
Note dell’Autrice : *guardandosi furtivamente intorno*
Uh….salve lettori e recensionisti. Shh! Mi sto nascondendo da tutti i
recensionisti che mi stanno minacciando con qualsiasi cosa, da cucchiai
arrugginiti a colonne di fuoco. Ho cercato di nascondermi in un’altra
fic, ma
la stessa minaccia esiste anche lì. *piagnucolando come Vash* Ci
sto provando!
Davvero, ci sto provando! Ma anche le minacce dei miei professori
stanno
diventando terrificanti. Così la scrittura/procastinazione deve
essere
trattenuta per un po’. In più sono un po’ stressata dalla
scuola. Ma ecco
qualcosa per mantenere le minacce su un livello basso. Yo! *risatina*
Perché
non mi minacciate con biscotti al cioccolato o bei ragazzi che eseguono
ogni
mio desiderio? Tipo scrivere i miei temi? Personalmente penso che
potrebbe
essere più efficace. *sorrisino*
“Signor Stampede?”
Nascondo il pacchetto che stavo portando dietro la
schiena e rispondo “Yo!” al sindaco, mentre entra nel suo ufficio.
Lui estende solennemente la mano verso di me e io devo
pulire velocemente la mia dallo zucchero a velo. “Volevo ringraziarla
per aver
salvato Nonna Mary Sue” – si acciglia per un momento, insicuro se
questa sia
una notizia buona o cattiva – “e volevo anche spedirla a casa prima”
“Huh?”
“Il consiglio degli azionisti terrà una riunione”
Annuisco. Meglio cosi. Avevo fame e Meryl tornerà presto
a casa. Potrei aspettarla in cucina e farle una sorpresa. Magari
sorprenderla
da dietro, acchiappare le ciambelle che sicuramente mi starà
portando, farle il
solletico e correre via prima che riesca a prendermi. Forse potrei
perfino
stringerla in un abbraccio prima che lei realizzi cosa sto facendo.
Aaahh, si.
Un abbraccio da Meryl (Hehehehe). Sorrido per un attimo all’allettante
possibilità e vedo con la coda dell’occhio che Nonna Mary Sue mi
sta guardando
con il sorriso che le danza negli occhi. Maledizione. Dimenticala.
Anche
sapendo che me ne pentirò, chiedo comunque. “E sua nonna?”
Il sindaco guarda l’apparentemente innocua nonnina che
siede con tranquillità sulla sedia a rotelle vicino a me. Lei
sembra un po’
accaldata e le sue guance sono sospettosamente imbiancate. (io e lei
abbiamo
appena fatto a braccio di ferro per una scatola di ciambelle ricoperte
di
zuccero a velo. Indovinate chi ha vinto? Comunque le ne ho lasciate la
metà).
“Oggi lavorerà a maglia” risponde seccamente il sindaco.
“E si SUPPONE che si ricordi anche che il cibo non è ammesso
nella banca, visto
che lei faceva parte del consiglio che ha stabilito questa regola”. Con
la coda
dell’occhio vedo Nonna mentre fa una linguaccia al sindaco. Nascondo un
sorriso
con un colpo di tosse.
“Bè Vash. Grazie per il pranzo e per avermi lasciato qui”
dice lei seriamente “Ma ho degli affari da sbrigare, adesso”. Fa una
smorfia di
disgusto, poi mi lancia un’occhiata assassina e mi fa l’occhietto. “Non
dimenticare la scommessa di stanotte”
“Scommessa? Quale scommessa?” la voce del sindaco si alza
sospettosamente.
“La scommessa su chi beve di più, ovviamente” risponde
Nonna con calma. “Se vince lui, io terrò la bocca chiusa. Se
vinco io…” fa una
pausa e ride perfidamente “Dovrà DIRLO alla ragazza”
“Cosa? La ragazza? Una scommessa?” al primo segno di
porpora sul viso del sindaco, scivolo dietro di lui e corro verso la
porta,
sperando che forse *lei* si dimentichi della scommessa.
In realtà non mi importa di perdere denaro con lei. Non
riscuote mai. Sono quei dannati postumi della sbornia che mi fregano
sempre.
Quello e il fatto che non so come potrei spiegare a Meryl che è
diventata parte
di una scommessa di bevute. Lo sapevo che avrei dovuto tenere la bocca
chiusa
la seconda volta che ha detto ‘Vuoi fare una scommessa?'. Maledizione,
Vash! Ma
non impari mai?
***
“Milly? Che ci fai qui?”
“La banca ha mandato a casa prima anche me” risponde,
leggermente sorpresa.
Annuso l’aria. “Che profumino. Che stai cucinando?”
“La cena. Sempai e io abbiamo dovuto giocare a morra
cinese. Lei ha insistito molto”
“C’è anche Meryl?”. Maledizione. Ecco che vanno all’aria
tutti i miei malvagi complotti per un abbraccio.
Meryl mi sorride. “Perché, anche tu volevi aspettarla?”
Decido di ignorare quel commento ed invece replico : “Hai
perso, eh?”
Il suo sorriso si allarga ancora di più (se fosse
possibile per Milly) “No, ho vinto”
“Che deve fare il perdente?”
“Cambiare le bende del Signor Knives”
“Ah”
“Ho quasi finito. Vorresti portare su il piatto al Signor
Knives?”
“Certo!” le sorrido, sperando che si sbrighi prima che
quei due si lancino occhiatacce fino alla morte.
“Okay! Fammelo mettere in un vassoio. Hmm. Pensi che al
Signor Vash piacerebbe un fiore?”
Come no. Se questo avesse delle spine con cui tagliare la
gola a qualcuno. “Certo, Milly”. Mi guardo intorno nella cucina per
cercare
l’altro inconfondibile odore che aleggia proprio sotto l’aroma della
cucina di
Milly.
“Immagino che tu stia cercando le ciambelle” mi dice
senza girarsi, frugando tra i sacchetti di carta dell’alimentari sul
ripiano
della cucina. “Oh, ecco qua!”
“Le ciambelle?”
“Una margherita” ridacchia alzando un fiore mezzo
appassito “Potrebbe tirargli su il morale!”
Si. E non farlo addormentare nel bel mezzo di una gara di
occhiatacce con Meryl. “Si, ne sono sicuro” le dico seccamente. Ma
l’ironia è
inutile con Milly. “Per caso hai visto se c’era una scatola di
ciambelle,
Milly?”
“Ah quelle? Erano sul fondo del sacchetto”
Allungo una mano verso il sacchetto dell’alimentari ma
Milly mi da una leggera botta su una mano. La guardo, sorpreso e le
lancio
un’occhiata delusa e ferita. “Aww,
Milly! Ho fame!”
“Sono certa che anche il Signor Knives ne avrà”
Con mani molto più delicate di quanto ci si possa
aspettare da una donna come lei, Milly versa un abbondante stufato nel
piatto
che aveva preparato. Poi, a fianco, in un allegro vasetto che non si
adatta
bene al suo previsto contenuto, ci mette la riluttante margherita.
Salgo le scale velocemente, pensando alle ciambelle e
faccio una pausa per un momento nel corridoio superiore. C’è un
assoluto
silenzio. Poi…un ringhio minaccioso.
Corro verso la stanza di Knives aspettandomi, l’orrore,
la carneficina, Knives con vari bernoccoli in testa…e poi osservo la
scena con
sollievo.
Si stanno lanciando occhiatacce. Soltanto questo. Knives
sta guardando furiosamente Meryl ; Meryl sta guardando male Knives. Lei
sta
silenziosamente cambiandogli le bende (anche se non so come riesca a
farlo con
gli occhi che trapassano il cranio di Knives) e lui la guarda malissimo
mentre
resta immobile. Da quello che posso vedere, nessuno di loro sta
vincendo.
“Ciao ragazzi!” dico ad alta voce per spezzare la
tensione.
Due paia di occhiatacce si trasfericono improvvisamente
su di me e io indietreggio. Whew! Questi due sono una doppia minaccia
per la
società.
“Che vuoi?” scatta Knives.
“La cena”. Sorrido “Cibo. Hai fame?”. Perché io ne ho.
“Hmph” mugugna Meryl e poi i loro occhi tornano a
concentrarsi sulle occhiatacce che si stavano scambiando.
*Sigh*.
Oh, bè.
Vado avanti e mi fermo vicino a Meryl, tenendo in mano il
vassoio. Knives momentaneamente trasferisce su di me l’occhiataccia
(quella che
dice ‘oh ti farò così male, bastardo non degno di essere
chiamato Pianta) che
stava indirizzando a Meryl. Meryl si sposta leggermente davanti a me
per
ricambiagliela pienamente e io automaticamente sposto il peso del
vassoio su
una mano per evitare di versarlo. (Wow! Sembra quasi che lei mi stia
proteggendo. Aww! Forse le piaccio! *cough
cough* Maledizione Vash concentrati! Lo sai che non
potrà
mai amarti. Pianta? Umana? Ti ricordi? Perfetta? Okay, piantala di fare
il
drammatico! Goditi l’amicizia che hai con lei! Concentrati! E finiscila
di
urlare nella tua stessa testa!). Il mio braccio la sfiora quando lei si
muove e
mi spedisce meravigliosi piccoli brividi per la schiena e non posso
fare a meno
di sorridere. E’ stranamente surreale. Sto qua a pensare a Meryl e al
modo in
cui lei rende la mia vita migliore e tutto mentre siamo in presenza del
mio
eccezionalmente psicopatico fratello. Irreale E surreale.
“Che cosa ti sorridi?” scatta Knives verso di me quando
nota che sto sorridendo.
“Niente. Sei adorabile quando ti arrabbi”
“Stà zitto Vash. Giuro che se avessi la mia pistola…”
inizia poi emette un gemito di dolore “Maledizione, donna! Non sai
nemmeno
legare una fasciatura?”
“Oops” risponde dolcemente Meryl “Ho stretto troppo?”
Knives sbatte gli occhi per un secondo prima di
ricomiciare lo sguardo omicida. Troppo tardi. Lei lo ha visto. Meryl
sorride
malignamente. Game over. Meryl
uno, Knives zero. Ding, ding! Il secondo round arriverà
presto.
Meryl finisce con le bende e lega il nodo alla fine, con
la stessa delicatezza con cui aveva legato il mio. Le sue mani si
muovono
rapidamente sulla sua spalla per controllare l’aderenza delle
fasciature ed
improvvisamente qualcosa di istintivo e possessivo si agita dentro di
me e io
mi curvo in avanti sopra Meryl, guardando dritto negli occhi Knives.
MIA. La
parola riecheggia nel mio stesso cervello. Huh?
Gelosia? Whoa! Calma, ragazzo. Knives non è interessato
a
lei in quel senso. E lei…lei non è tua. Non importa quanto
vorresti che lo
fosse.
Il volto di Knives guarda il mio con un intenso
scrutinio. Poi fa un suono di disgusto. “Perché diavolo non la
pianti e te la
fai?” sbotta senza preamboli.
Cosa? Ha appena detto quello che penso? “Co..cosa?”
balbetto.
“Mi hai sentito” mugugna malignamente “Fattela. Così
starà zitta e poi potrò ucciderla. Lo so che vorresti. Te
lo leggo negli occhi”
Già. Ha proprio detto quello che avevo sentito.
A questo punto vorrei cooooosì tanto
fondermi nel pavimento. Ma poi così lascerei Meryl tutta sola
con lo
psicopatico. Oh no. Meryl!
Lei è diventata apoplettica accanto a me. E io sono
pericolosamente conscio che le sue mani stanno aprendosi e chiudendosi.
Maledizione, Knives! Per prima cosa salterà alla gola di uno di
noi. Lo so che
lo farà. Preferirei che fosse la tua di gola, ma so che
sceglierà
automaticamente la mia.
“Fattela e non pensarci più” continua Knives
incessantemente “Sono sicuro che non se ne lamenterà. Potrebbe
anche piacerle.
Se non fosse così disgustoso, anche io avrei…”
“Razza di bastardo, io…” inizia Meryl, balzando verso di
lui.
Poso in fretta il vassoio sul tavolino accanto a Knives,
sbrodolando lo stufato, e letteralmente la trascino da dietro verso la
porta,
ridendo in modo idiota e farfugliando disperatamente “Hahahaha!
Ignoralo Meryl.
E’ un uomo ferito. E’ malato, ricordi? Ricordi? Non sa cosa sta
dicendo!”
“Sono un uomo ferito” la prende in giro Knives “Già
Meryl, fai attenzione. Non vorrai che mio fratello ti punisca, vero?”
poi le
sue labbra si curvano in un ghigno malizioso “Oppure si?”
“Hahahaha!” rido rumorosamente per cercare di coprire la
sua voce. “Sta scherzando! Sta solo scherzando!”
Sbatto la porta sulla risata curiosamente trionfante di
Knives prima che questa venga stroncata da uno sbadiglio. Wehw! O forse
no.
La presenza di Meryl accanto a me è enormemente
palpabile.
Mi sforzo di girarmi verso di lei. Mi sforzo di
incontrare i suoi occhi. “Meryl, mi dispiace per…”
“Sta zitto” dice con calma. E’ arrossita e non mi guarda
nemmeno. “Non entrerò mai, mai più qui dentro. Hai
capito?”
“Uh, si. Ok”
“Bene” dice, poi si gira con un’imprecazione e marcia
via.
Bè, non è andata tanto male. Mi giro verso la porta
chiusa e sussurro selvaggiamente. “Grazie, Knives. Grazie tanto”
Grande. Ora quei sogni hanno meno possibilità di un
budino nelle mani di Milly di poter mai diventare realtà. Mai.
Note dell’Autrice:
Scusate se è stato breve e stupido. Vi avevo detto che
ero stressata.
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Passione e desiderioi cap.9
Disclaimer : Trigun non mi appartiene. Non mi appartengono né Meryl,
né Milly, o Wolfwood o Vash, e nemmeno quel carinissimo gattino nero.
Semplicemente scrivo fanfic nel mio tempo libero. Sebbene, a volte, desideri
veramente, veramente tanto che Vash mi appartenga * hehe *
Note dell’Autrice : Salve miei fedeli e pazienti lettori! Mi dispiace
se vi ho fatto aspettare così a lungo. Sono stata stressata. Davvero.
Troppa scuola, troppi esami di intersessione, non abbastanza sonno, overdose
di caffeina, dannati professori che insistono che non ho assolutamente bisogno
di sonno e continuano ad assegnarmi cose da leggere… *sigh*…ma non vi angoscio
oltre, qundi andiamo avanti senza altre lamentele.
Ho delle brutte notizie. Ieri la banca ha avuto un altro incidente. Non è
colpa mia stavolta! Lo giuro! Non ero nemmeno nelle vicinanze della
cassaforte e Milly era fuori con i bambini. E’ esplosa per conto suo. Davvero!
Personalmente penso che sia colpa di Nonna Mary Sue (con la pistola sotto
la sua sedia a rotelle e io e lei che facevamo a braccio di ferro, avrebbe
potuto succedere di tutto!). Nessuno mi accusa perché non possono
provare nulla – anche se alcuni membri del consiglio non vedrebbero l’ora
di puntare il dito accusatore su di me e, se non fosse stato per le occhiataccie
di Nonna (e la sua nota mira), lo avrebbero gà fatto. Comunque, una
decisione c’è stata. La banca chiude. Credo che la terza volta sia
stata l’ultima goccia. Così, mentre sto qui ad aspettare che Nonna
e il sindaco partino (visto che da oggi non avrò più nessun
lavoro e sostanzialmente più nessuna vita) lasciate che vi racconti
tutto …
***
Come ho detto prima, io e Nonna stavamo facendo a braccio di ferro. Non per
le ciambelle stavolta – anche se erano in lista – ma perche così io
avrei potuto uscire dalla scommessa che avevamo fatto una settimana fa. Lei
aveva insistito ancora sul fatto che dovrei dire a Meryl che la amo e io
insistivo nel risponderle che eww, che schifo, le ragazze sono troppo appiccicose.
Ovviamente Nonna non mi aveva creduto e mi aveva ricordato che la scommessa
era stata chiara e leale. Io le avevo piagnucolato che la scommessa era stata
fatta in un momento di profonda e intensa stupidità. In più
quella volta ero completamente incapace di intendere e di volere e quindi
vulnerabile. Lei allora mi aveva risposto con una risatina maligna e mi aveva
detto : ‘Voi fare un’altra scommessa per cancellare quella precedente?’.
E io le avevo risposto – che altro? – ‘Okay, Nonna’.
Lo so, lo so. ‘Tipico’, direbbe Meryl. Diavolo, riesco quasi a sentire la
sua voce nel mio cervello. Ma so altrettanto bene che non glielo dirò
mai. Riuscite ad immaginarlo?
Io: Hey Meryl, mi sono innamorato di te. Mi ami anche tu?
Meryl: Amarti? Il famigerato Vash the Stampede aka (Also Known As, cioè
‘conosciuto anche come’... N.d.T) lo stupido manciatore di ciambelle,
testa-di-legno, idiota pervertito, che mi rende ogni giorno la vita un inferno?
Come no!
Ammetto che una risposta del genere mi farebbe male, ma una risata incredula
potrebbe essere peggiore.
Io: Meryl, ti amo.
Meryl: *sbottando* Hahahahahahahahahaha!
Io: Meryl? Ho detto che ti amo.
Meryl: Hahahahaha!
O peggio :
Io: Ti amo.
Meryl: Aww, che cosa carina. Ma io non posso amarti.
Io: Perché? Cos’ho che non va?
Meryl: Bè, tanto per cominciare…
Oppure ancora peggio :
Io: Ti amo, ragazza delle assicurazioni
Meryl: Anche io, Vash. Ma solo come amico.
Io: Gaaaaaaaaahh!
Ma sto divagando. Torniamo all’eccitante sfida a braccio di ferro…
Nonna stava quasi vincendo. Non perché stessi cercando di essere gentile,
ma perché quella donna ha una stretta di ferro. So che potrei facilmente
spaccarla in due come uno stecchino, ma non sono crudele e non sono io il
fratello psicopatico. Sono, d’altra parte, Vash The Stampede. Così
la farò perdere nel mio classico stile. Con gentilezza. Con ‘love
and peace’.
Stavo cercando di rimontare quando lei fece un piccolo sussulto e poi Bang!
Un momento prima c’erano la banca, le ciambelle e la cassaforte. Tutto lucido
e pulito. Il momento dopo, ciambelle a pezzi, fumo ovunque e la cassaforte
esplosa. Per la terza volta.
“Nonna Mary Sue!” la voce del sindaco tuonò forte e chiara dal suo
ufficio attraverso tutto il palazzo. “Riunione d’emergenza! SUBITO!”
E Nonna Mary Sue, con espressione molto contrita e imbarazzata uscì
di soppiatto dalla camera, seguendo l’irata voce del suo nipote.
Due ore dopo uscirono dalla sala riunioni per andare incontro ad un silenzioso
e aspettante pubblico. Il viso del sindaco aveva acquisito una sfumatura
violetta. I membri del consiglio stavano sibilando in massa, con gli indici
che gli fremevano per puntarsi su di me, ma non osavano. E Nonna Mary Sue
che sfoggiava un’espressione di tale pentimento che mi lasciava immaginare
tutto.
“Brutte notizie, Vash” disse Nonna.
Uh-oh. “Immagino che questo significa che non ho più il lavoro, eh,
Nonna?” chiesi con un sorrisino che non provavo.
“Già. Mi dispiace, Vash, ma immagino che questa agenzia della banca
dovrà chiudere. E’ giunto il momento di costruirne una nuova”
“Capisco” dissi.
“ Bene” rispose lei.
Poi sorrisi e le porsi la mano.
“E’ stato un piacere conoscerti, Mary Sue Slugger”
“Anche per me, Vash The Stampede”
***
Sniff. Sniff.
No, non sto piangendo. E’ solo il fumo dell’ancora fumante cassaforte. Giuro.
(starete pensando che, dopo una notte all’aria, la cassaforte si sia già
freddata! Ma no, sta ancora fumando e irritandomi gli occhi)
“Allora sei venuto a salutarmi, dopo tutto” mi dice Nonna mentre si dirige
con la carrozzella verso la diligenza già pronta. Le loro valige sono
già sistemate e il sindaco ha assunto una squadra di accompagnatori
che li guideranno alla città dove sarà costruita la nuova filiale.
E’ saltato fuori che gli impiegati resteranno con loro. Per tutta la vita.
Una specie di cosa familiare. Molto bello, in un certo senso.
Lentamente la banca si sta svuotando. Due diligenze sono già partite
questa mattina con gli ancora furiosi membri del consiglio. La povera Milly
al momento sta salutando tutti i bambini di cui si prendeva cura e probabilmente
starà piangendo come una fontana. E io sto qua. Non sto piangendo.
Davvero.
“Sei venuto per assicurarti che parta vermente, eh?” insiste Nonna, scherzando.
“Già, volevo dirti che sono felice che finalmente ti levi dalle scatole”
le dico, per salutarla a mio modo.
Nonna Mary Sue scoppia a ridere nel modo meno dignitoso per una signora e
pesca due bottiglie di birra da una borsa dietro di lei. Me ne lancia una,
e fa un brindisi ridacchiando “Su con la vita!”. Così, mentre il sindaco
ci guarda con un’espressione a metà tra il disgustato e il divertito,
io e lei ci facciamo l’ultima birra insieme. “Ammettilo, Vash!” bofonchia
“Ti mancherò un sacco!”
“Nonna” piagnucola il sindaco “Stai dando spettacolo!”
“Chi è che sta..:”
“Nonna Slugger” la interrompo velocemente “E’ stato divertente farti da guardia
del corpo. Anche se hai sempre vinto le gare di bevute”
Lei mi fa improvvisamente un sorrisino “Vuoi fare un’ultima scommessa?”
Il sindaco geme. “Dio Santo, no. Basta con le scommesse. Basta con gli strascichi
delle sbornie. E’ già abbastanza che abbiamo perso una banca. Non
voglio che ti prendi un altro mal di testa questa mattina”
Nonna Mary Sue si gira, lo guarda da sopra una spalla e gli fa una linguaccia.
“Dovresti provarlo anche tu ogni tanto. Potrebbe migliorare i tuoi talenti
amministrativi”
Mi volto rapidamente per nascondere un sorriso, prima di rigirarmi verso
di lei con un’espressione seria “Bè..” le dico, estendendo solennemente
la mano “E’ stato divertente, Nonna”
“Diavolo se lo è stato!” urla lei. E prendendo la mia mano,
mi fa l’occhiolino e dice “Eccetto per il sesso, sei stato la guardia del
corpo migliore che ho avuto”
“Co…cosa?” sbotta il sindaco.
“Prenditi una pasticca, Clarence” dice seccamente Nonna “Stavo scherzando.
Ancora meglio, fatti un drink. Anzi tre. Uno per te e due per me. Heh. Faccio
la rima, oggi!”
Li saluto mentre si allontanano, con Nonna che mi saluta da sopra la spalla.
Questa volta non nascondo il sorriso che mi illumina il viso, anche se sento
le mie guance considerabilmente arrossate dopo l’ultimo commento. C’era da
aspettarselo che Nonna Mary Sue avrebbe fatto un commento simile. Ma quello
che ha detto è vero (non la parte sul sesso, pervertiti!). E’ vero
che mi mancherà.
Proprio prima che la diligenza sparisca per sempre fuori città, Nonna
si sporge dalla sedia a rotelle un’ultima volta, si gira verso di me con
una strizzatina d’occhio e urla “Scommetto che anche lei ti ama, Vash The
Stampede!”
Io le sorrido ancora di più, sperando che la gente non mi stia guardando
in faccia. Perché, per come mi sento ora, sono probabilmente rosso
come il mio spolverino, bruciando dall’imbarazzo.
Note dell’Autrice : una nota positiva…mi rimane solo un mese e mezzo di
scuola!
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Passione e desiderio cap.10
Cosa fare? Cosa fare? Cosa fare?
Essendo (temporaneamente) senza lavoro, ho completamente esaurito tutte
le
altre possibilità di divertimento. Ho già giocato a
pallone con i ragazzini del
villaggio, ho provato ad aiutare un po’ di gente nei loro affari prima
di
venire cacciato via e ho aiutato un paio di anziane signore sommerse da
cinque
scatole di ciambelle. E poi ho finito le cose da fare. Davvero. E
nessuno
lascerà che io l’aiuti. Le fumanti rovine della cassaforte della
banca sembrano
agire come una specie di avvertimento.
Avevo pensato di andare a trovare
Meryl, ma per quanto quel pensiero fosse deliziosamente allettante,
sapevo già
che se avessi osato fare una cosa simile, lei mi avrebbe fornito
più di qualche
paio di bernoccoli in testa solo per essermi fatto vedere al suo posto
di
lavoro.
Immagino che l’unica cosa da fare
sia tornare a casa. E aspettare Meryl e le ciambelle. Non che sia
rimasto da
solo… Milly (senza lavoro come me) probabilmente sarà già
li.
La casa è piena di calore quando
rientro e c’è un ottimo profumino di cucina, qualcosa di corposo
e
probabilmente pieno di pezzetti di carne e patate. Un leggero aroma di
pane
appena sfornato riempie l’aria. Tutto questo risulta come un odore
davvero
appetitoso, il tipo di odore che conforta le persone e le fa sentire a
casa.
Provera Milly. So che è stata lei a cucinare. Chi altro cucina
quando è
depressa?
Avevo ragione sul cibo. Una
grossa pentola di carne e patate (e carote) sta sobbollendo. A
giudicare da una
prima occhiata sembra quasi pronto, sta aspettando solo il tocco finale
di un
po’ di spezie. Sul tavolo della cucina è in bella vista il kit
di pronto
soccorso, pronto per essere portato al suo incontro con il mio
adorabile
fratellino. Sospiro e lo prendo. Milly ha già abbastanza
pensieri per conto
suo. Mi occuperò io di Knives oggi. Già. Proprio quello
di cui avevo bisogno al
momento. Un po’ di tempo da solo con mio fratello. Scusate se il
sarcasmo
trabocca troppo. Non sono male come infermiere ma certe volte quello mi
dà sui
nervi. Hey, gli voglio bene, ma ciò non toglie che sia lo stesso
dannatamente
irritante.
Mentre salgo le scale, ripenso
alla mia giornata, con i pensieri che mi vagano. Meryl prima o poi
scoprirà
cos’è successo. Scoprirà della banca e del lavoro e
farà quello che fa sempre.
Mi guarderà male. So che lo farà. Ci sono alcune cose di
lei che sono così
adorabilmente prevedibili. Mi colpirà ancora in testa? Potrei
provare ad
abbracciarla di nuovo. E’ stato divertente l’ultima volta. Quando avevo
programmato di rubarle un abbraccio prima che se ne accorgesse. Ragazzi
se si
arrabbierebbe se lo facessi. Mi chiedo se c’è qualcosa di vero
nelle chiacchere
che gli uomini fanno al bar…che le donne aggressive sono irritabili
anche a
letto. Nonna Mary Sue aveva totalmente appoggiato questa cosa. Qual’era
una
delle nostre ultime scommesse la notte prima che partisse? Che le donne
sessualmente più frustrate scaricano la frustrazione con la
rabbia? Chissà come
sarà Meryl a letto? Hmm…Meryl arrabbiata. Fare sesso per
scaricarsi. Whoa!
Frena ragazzo! Non è il momento di pensare a come sia Meryl a
letto. Ma cosa
aveva detto Nonna? Era…”Scommetto che sarà un ciclone a letto,
Vash. Come hai
detto che si chiama?”
Scuoto la testa per smettere di
ridacchiare deliziato per quello che sto immaginando. Quello era stato
uno dei
suoi tentativi di estorcermi il nome di Meryl. Non avevano mai
funzionato
ovviamente. Non importa quanto fossi ubriaco, non le avrei mai dato un
indizio
del genere. Ma Nonna Mary Sue aveva detto qualcos’altro dopo. Qualcosa
di così
serio che mi ha colpito l’attenzione. Ero così ubriaco che avrei
dovuto essere
steso sotto ad un tavolo, ma quella fu la cosa più giusta che
lei avesse mai
detto. *Diglielo, Vash. Dille che l’ami una volta per tutte. Non saprai
mai se ti
ama anche lei se non glielo dici*
Eh già. Ha detto proprio così.
Esattamente poco prima che scommettesse che poteva bere cinque birre
più di me.
“Eccomi di ritorno, tesorino. Ti
sono mancato?” esclamo allegramente mentre apro la porta della camera
di Knives.
“Oh, falla finita” mi risponde
seccamente.
“Cosa? Non ti sono mancato?”
“Tra te e quella…quella
creatura…vorrei quasi strangolarmi da solo”
“Buona idea” gli rispondo con un
sorrisino.
“Non trattenere troppo il fiato,
fratello”
Agito un dito per avvertimento
“Su, su, fratellino mio, si dà il caso che quella creatura stia
cucinando la
tua cena”
“Bene, spero che ci si strozzi”
“Vedo che hai avuto una bella
giornata”
“E io vedo che sei stato
licenziato” risponde lui con derisione.
“Come lo sai?”
“Ho sentito la tua amichetta che
bofonchiava di sotto”
Povera Milly. “Già, bè…” Hmm.
Immagino che non sappia davvero cosa rispondere. “E’ vero. Abbiamo
perso i
nostri lavori. Tanto meglio. Così avremo più tempo per
te”. Il mio sorriso si
allarga quando noto il sussulto che Knives cerca di nascondere. “Eh
già,
fratello. Avremo più tempo per stare insieme e conoscerci
meglio” aggiungo
allegramente, notando il modo in cui inizia a sentirsi a disagio. Oh
si, fai
sentire la Pianta psicopatica a disagio, Vash, spingi tutti i suoi
malvagi
bottoncini. Sgrano gli occhi e gli faccio la mia espressione più
adorabile.
“Dai Knives. Facciamolo”
“Facciamo cosa?” mi chiede
sospettosamente.
“Scambiamoci un po’ di
confidenze” esclamo, facendogli gli occhioni-pieni-di-stelline.
“Finiscila” sbuffa irritato
“Piantala di dire idiozie, Vash. E in nome di tutti i maschi del mondo,
smettila di sembrare così stupido”
“Oh ma dovremmo farci un po’ di
confidenze, Knives” insisto. Riesco a provare una specie di sadico
divertimento
nel far sentire a disagio Knives. Chi l’avrebbe mai detto che torturare
mio
fratello potesse essere così divertente? Aspettate, dimentico
che stiamo
parlando di Knives. Certo che sa quanto sia divertente torturare un
fratello.
“Daaai, Knivesuccio, fammi conoscere i tuoi sentimenti più
nascosti. Mi puoi
dire quanto adoooori stare qui e quanto amiii la cucina di Milly e le
visitine
di Meryl e..”
“Allora, Meryl è una che geme o
che urla?” mi interrompe sadicamente Knives.
Maledizione, perché deve sempre
tirare in ballo questo argomento?
“E’ una donna irritabile, Vash.
Scommetto che è una che urla” continua senza sosta.
Irritabile? Da quando Knives ha
iniziato a usare la parola ‘irritabile’? “Sentimenti” esclamo ad alta
voce
“Stiamo parlando dei_tuoi_sentimenti”
“No, parliamo invece dei tuoi,
ahem, sentimenti, Vash”
“Pensavo che stessimo parlando
del tuo argomento preferito : te stesso”
“Che ti succede, Vash?” dice
astutamente “Hai paura di parlare dei_tuoi_sentimenti?”
“No. E non c’è niente da dire. Io
e Meryl non siamo quello che pensi” mugugno a disagio.
“Certo, perché sei una schiappa”
“Stà zitto”
“No, stai zitto tu”
“No tu”
“Fa come ti pare” dico e inizio a
slegare le fasciature della sua spalla “Non voglio parlarne”
“Dovresti fartela e non pensarci
più”
“Si, ho già sentito i tuoi
suggerimenti. Ed ancora una volta, la risposta è no”. Quando le
bende si aprono
noto che è quasi completamente guarito, e le fasciature sono
soltanto una
precauzione per non far riaprire le ferite. Anche la ferita sulla mia
spalla è
completamente guarita e la pelle ha un salutare colore rosato grazie
alle
gentili cure di Meryl. Un ricordo estemporaneo si riaffaccia alla mia
memoria :
il profumo di Meryl, la sua vicinanza, il suo tocco gentile sulla mia
spalla e
mi sfugge un sospiro. Avrei dovuto baciarla allora. Avrei dovuto
baciarla e
dirle tutto. Avrei dovuto baciarla e dirle che la amo, che la desidero,
che ho
bisogno di lei, e mandare al diavolo tutte le conseguenze.
*Sigh*
Ma no. Perchè continuo a
dimenticarmene? Lei è Meryl. Io sono io. Di tutte le grandi cose
impossibili
della vita, l’essere un ‘noi’ è proprio una di quelle.
Alzo gli occhi e mi accorgo che
Knives mi sta guardando stranamente.
“Che c’è?”
“Rimpiangi qualcosa”
“Cosa? No! Cosa dovrei
rimpiangere?”
“C’è qualcosa che stai
rimpiangendo” aggrotta le sopracciglia pensieroso “Non riesco a capire
cosa...”
improvvisamente si interrompe e si batte la fronte con una mano. “Sei
un idota,
Vash!”
“Però, Knives, che novità che mi
stai dicendo” gli rispondo sarcasticamente.
“Idiota! Idiota! Idiota!” esclama
lui, puntualizzando ogni parola con un’occhiataccia. “Perché
l’hai fatto?”
“Hey” lo ammonisco “Soltanto
Meryl può chiamarmi così più di tre volte in una
frase: E di che diavolo stai
parlando?”
“Lei ti piace” sogghigna “Non
riesco a credere che ti piaccia”
“No, non è vero” protesto in
fretta. Troppo in fretta. E Knives lo sa. Mi guarda atterrito e il
ghigno si
trasforma in un’espressione di assoluto orrore.
“Oh no!” ansima.
Smetto subito di legare la
fasciatura. “Che c’è? Che c’è? Ti ho fatto male?”
“Tu…tu…” balbetta, indicandomi
con un dito incredulo. Un tic sembra essersi formato su un occhio ed
essersi
esteso fino alla sua bocca, aprendola e chiudendola come un pesce
agonizzante.
“Tu...tu…te ne sei innamorato!” urla.
“Non dirlo così forte” dico seccamente
prima di riuscire a fermarmi. Poi, realizzo quello che ho detto. “No
non è
vero! Non è vero!”. Magnifico, Vash. Continua a piagnucolare
‘non è vero’ e
vedrai come ti crederà. *Vash e Meryl si amano, si amano…*
quando la canzoncina
infantile risuona nelle mie orecchie (**), sorrido tra me e me.
“Bè, forse si.
Solo un pochino”
La faccia di Knives è torva. “Che
diavolo ti hanno fatto gli umani?”
“Mi hanno insegnato l’umanità”
dico fermamente “E la gentilezza”. E l’amore.
Knives bofonchia qualcosa con profondo
disgusto e poi inizia a mugugnare parole sconnesse su ragni e farfalle.
Eh già.
Il mio fratellino, l’amante della natura. Hah! (forse dovrei inserire
di nuovo
una risata sarcastica? Bè, al diavolo. Quel maniaco di mio
fratello può farlo
per conto suo).
La scoperta sembra averlo
spossato e io finisco di bendarlo velocemente, udendo il suono di voci
dalle
scale. Meryl è arrivata a casa. In qualunque momento il profumo
delle ciambelle
salirà fino a qui e mi attirerà come il canto di una
sirena.
Quando apro la porta per uscire,
trovo un carrellino con un vassoio, e dal contenitore coperto esce
dolcemente
il vapore. Cara Milly. Sempre piena di tatto. Probabilmente avrà
sentito che io
e Knives stavamo parlando e non ha voluto interromperci.
Lo lascio a fianco di Knives. Si
è addormentato di nuovo. Immagino che probabilmente sia
perchè la recente
notizia lo ha depresso.
Nota della Traduttrice:
(**) Ok, angolo della
confessione : qui c’era una canzoncina infantile assolutamente
intraducibile.
La solita filastrocca che i bambini fanno quando vedono del tenero tra
qualcuno
di loro (o cose simili) che immagino esista anche in Italia, ma che non
mi
ricordo assolutamente . Dopo averci pensato su parecchio, alla fine mi
sono
arresa e ho finito per renderla nel
modo più semplice possibile. Lo so che non è la stessa
cosa, ma in fondo non mi
sembra fondamentale per il senso del discorso, voi che dite? Accetto
qualsiasi
suggerimento! ^__^
Ah, dimenticavo. Ci stiamo
avvicinando al raggiungimento dei capitoli in inglese…manca solo la
parte 11 e
poi dovremo aspettare che Rain pubblichi la storia mese per mese. Visto
che
recentemente mi sembra piuttosto impegnata, preparatevi ad una paziente
attesa…spero solo che nel lasso di tempo in cui io ci metterò a
tradurre l’ultimo
capitolo uscito, lei mi faccia la gradita sorpresa di pubblicarne un
altro!
Ringrazio tutti per le
bellissime recensioni che state facendo a questa bellissima storia : le
sto
traducendo e mandando tutte all’autrice, così magari vedendo la
quantità di consensi
che sta raccogliendo, si deciderà a finire la fic! Aarrgh,
voglio sapere anche
io come finisceee!!! E voglio almeno un bacio, uffa!!
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
Passione e desiderio cap.11
Disclaimer : Trigun non mi appartiene. Non mi appartengono
né Meryl, né Milly, o Wolfwood o Vash, e nemmeno quel carinissimo
gattino nero. Semplicemente scrivo fanfic nel mio tempo libero. Sebbene,
a volte, desideri veramente, veramente tanto che Vash mi appartenga * hehe
*
Nota dell’Autrice: Oh guarda! Che cosa strana per me! Un nuovo capitolo!
E così presto! Possibile che…*gasp* la scuola stia per ricominciare
presto e io inizi a sentire il bisogno di procrastinare? Già. Dev’essere
così. Così vi regalo un nuovo capitolo.
Milly ha assolutamente superato se stessa stavolta. Lo stufato è buonissimo,
la carne è tenera, le patate e le carote si sciolgono in bocca. Devo
ammettere che per una volta (la prima volta in vita mia!) ho preferito lo
stufato alle ciambelle. Anche Knives – quando sono passato a controllarlo
poco prima di cena – ha finito la sua cena fino all’ultimo boccone ed ha
pure ripulito il piatto con il pane. Non ho avuto bisogno di dire nulla perché
il piatto vuoto parlava da sé, ma mi ha lanciato lo stesso un’occhiataccia
quando ho fatto un commento sul suo salutare appetito. Ma anche lui ha dovuto
(a malincuore) ammettere che Milly è una cuoca soprendentemente brava.
Quando è ispirata.
Davanti a me, Milly sta mangiando voracemente il suo cibo, godendosi ogni
boccone, l’allegria e la felicità tornate nei suoi occhi. Suppongo
sia perché lei e i bambini si sono salutati amichevolmente e la cara
Milly non permette che nulla la rattristi a lungo. Di sopra, ho lasciato
il mio adorabile fratellino a russare, con la pancia bella piena come quella
del gattino nero che miagola in assonnata soddisfazione davanti la porta
della cucina.
Sfortunatamente però, non tutti si stanno godendo la cena. Meryl,
seduta vicino a me (è così vicina che la mia pelle rabbrividisce
dalla leggera tensione. Wohoo!), è silenziosa e sta toccando appena
il suo pasto. Secondo i miei calcoli, ha preso circa sette cucchiaiate di
stufato stasera e attualmente ne ha mangiate solo cinque. Perché sto
notando tutto questo? Ecco, è solo che, a questo punto, ho una leggera
fissazione per la bocca di Meryl. Dopo quella piccola ‘discussione’ con me
stesso sul rimpiangere di non averla baciata e grazie alle meravigliose acute
osservazioni di Knives, la prima cosa che ho fatto quando l’ho vista sedersi
in cucina è stato fissarla. Fissare la sua bocca, per essere precisi.
L’ho fissata e mi sono chiesto che sapore abbiano le sue labbra, la loro
morbidezza, il loro tocco. Questo fino a quando lei non mi ha scoperto a
fissarla e io ho dovuto distogliere lo sguardo, arrossendo tremendamente,
sperando che non se ne sia accorta. Quando l’ho guardata di nuovo, lei non
stava più guardando me, ma il tavolo, persa nei suoi pensieri. Poi
Milly ci ha distratto entrando con una pila di piatti e scodelle. Poi ci
ha distratto ulteriormente iniziando a servire lo stufato e quasi rovesciandomi
un’intera scodella bollente addosso. Poi c’è stata la cena. E il silenzio.
Questo è tutto quello che è successo. A parte il suono del
masticare, siamo stati in silenzio. Bè, eccetto per Milly ovviamente.
Allegra come al solito. Ma Meryl era silenziosa. E’ stata sileziosa per tutto
il tempo e una parte di me ha iniziato a preoccuparsi.
Meryl è silenziosa solo quando è arrabbiata o sta pensando
a qualcosa. Forse ha scoperto della banca? Non è stato un grosso avvenimento,
ma la gente ha inziato a parlare del sindaco che è andato via. Ovviamente
questo tipo di chiacchera ha portato subito al _perché_ se ne sia
andato. E parlare sul perché se ne sia andato avrà portato
a parlare sulla distruzione della banca. E l’argomento della distruzione
avrà sicuramente portato a me. E forse su Milly. Forse non è
arrabbiata per questo. Non mi dice sempre che a parte essere un idiota, sono
anche un disastro ambulante? Ma in ogni caso non ha detto nulla e spero ancora
di essere io l’unico a riferirle questa notizia. Gentilmente.
Immagino che una cena e una conversazione frivola siano un modo abbastanza
gentile per farlo. Qualcosa sul tipo di ‘Allora Meryl, come è andata
la giornata? Uh-huh e la Bernadelli va bene? Oh, e comunque ho distrutto
una banca. E tu Milly, che hai fatto di bello oggi?’
Già. Perfetto. Ecco come devo fare. Inserirlo tra una cosa e l’altra.
E ora…iniziare una conversazione frivola…
“Allora” morso “come” mastico “è andata” inghiotto “oggi?”. Sorrisino
affascinante.
Meryl mi guarda sorpresa. Le sorrido e ripeto la domanda e lei apre la bocca
per rispondere e…e Milly alza lo sguardo e risponde “Alla grande Signor Vash!
Non ci crederesti, con questo tempaccio, ma è stato così divertente.
Ho trovato alcuni bambini che volevano giocare e…”
Gli occhi di Meryl si abbassano ancora e lei inizia a mescolare senza scopo
il suo stufato. Sospiro dentro di me e lascio chiacchierare Milly. Bè,
una convesazione frivola con Milly non è esattamente quello che avevo
in mente, ma è stato quello che ho ottenuto. Dopo tutto, non ho davvero
rivolto la domanda a Meryl. Non ho pronunciato il suo nome (per paura di
dirlo e poi strozzarmi con il mio stesso respiro) così peggio per
me se ha risposto Milly. D’altra parte è seduta anche lei a
questo tavolo. *sigh* Oh bè, tanto vale rassegnarsi.
Mentre Milly parla, mi scopro ancora una volta affascinato dalla bocca di
Meryl. Le sue labbra sono socchiuse leggermente e ogni tanto si mordicchia
il labbro inferiore e poi lo inumidisce assentemente, con quella lingua rosa
che scivola tra il labbro inferiore e quello superiore. Sembrano così
invitanti, così morbide, così…
“Signor Vash?” chiede Milly.
“Huh? Cosa?”
“Hai sentito quello che ti stavo dicendo?”
“Ma certo” rispondo velocemente.
“Ah bene” dice Milly allegramente “come ti stavo dicendo, ho cercato di lasciare
i bambini mentre giocavano perché non volevo davvero essere…”
Di nuovo, la lascio parlare, annuendo verso di lei e aggrottando la fronte
cercando di concentrarmi su quello che sta dicendo. Ma ci sono così
tante distrazioni! C’è il gatto che miagola vicino la porta, la pelle
di Meryl così vicino alla mia e il collo che mi prude per una strana
sensazione. Qualcuno mi sta guardando. Non sembra uno sguardo ostile, piuttosto
uno interrogativo. Provo a concentrarmi di più su quello che dice
Milly, ma sapete quando avete la sensazione che qualcuno vi sta guardando?
Quella specie di pizzicore che si trasforma in un prurito che dovete assolutamente
grattare o altrimenti girarvi perché non riuscite più a sopportarlo?
Bè, io ho cercato di ignorarlo. Davvero. Ma quel pizzicore al collo
si è trasformato in un prurito. Un prurito che proviene dalla direzione
di Meryl.
Mi giro per chiederle cosa voglia, ma i suoi occhi sono ancora fissi sullo
stufato quasi intatto, la sua mano immobile sul cucchiaio.
Per un momento, dubito di me stesso. Possibile che tutti i miei sensi siano
ko per la sua vicinanza? (Dannazione! Avrei dovuto baciarla allora!) Ero
così sicuro che mi stesse guardando…alzo mentalmente le spalle. Pazienza.
Gli errori capitano. Anche al Tifone Umanoide. Mi costringo a prestare attenzione
a Milly.
“Comunque i bambini avevano mangiato così tanto gelato e biscotti
che a quel punto stavano urlando tutti e poi…” sta dicendo Milly, quando
ad un tratto Meryl dice piano “Scusatemi” e si alza.
“Sempai?” Milly si ferma immediatamente e si acciglia. “Ho detto…”
“Meryl?” chiedo anche io “Cosa..?”
Meryl scuote la testa e guarda direttamente Milly. “Non è niente.
Sono…sono solo stanca. Tutto qui. Finite pure di cenare”. Fa una pausa per
un momento poi si gira verso di me, e con calma mi dice “Vash io…”
La mia stesta scatta verso di lei, ma non mi sta nemmeno guardando. “Le ciambelle
sono sul lavandino. Mi dispiace che non possiamo mangiarle insieme” termina
a voce bassa.
Huh? “Grazie” rispondo, confuso.
Lei annuisce e poi va via in fretta. Per un momento vorrei fermarmi a pensare
a quello che è successo. Era arrabbiata. Probabilmente avrà
scoperto della banca. Dovrei andare a parlare con lei e…e pensare a una scusa.
Non che abbia fatto qualcosa di male, ma Meryl sembra sempre pensare che
sia colpa mia. Le faciliterò le cose e mi scuserò. Già.
Adesso dovrei alzarmi, segurla e dirle che mi dispiace per…per qualunque
cosa lei pensi che abbia fatto.
“Signor Vash?”
“Si?”. Si, Vash. Vai. Scusati subito.
“Vorresti il secondo?”
Ummmm…”Si grazie”. Magari dopo il secondo. E le ciambelle. Hey, ho
bisogno di avere tutta la forza possibile per strisciare davanti a Meryl.
Note dell’Autrice
Per seguire il suggerimento di uno dei miei lettori, ‘Se ti piace, recensisci!”
Note della Traduttrice :
Yatta! Rain ha aggiornato!! Non ho resistito e ho tradotto subito questo
capitolo…e ora sto cercando di resistere alla tentazione di tradurre subito
quello appena uscito. Come faccio? Volete leggere subito i nuovi capitoli
e dopo aspettare i tempi tecnici di Rain, o preferite avere un aggiornamento
più lento ma più costante? Fatemi sapere!! ^__^
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Passione e desiderio cap.12
Disclaimer : Trigun non mi
appartiene. Non mi appartengono né Meryl, né Milly, o
Wolfwood o Vash, e
nemmeno quel carinissimo gattino nero. Semplicemente scrivo fanfic nel
mio
tempo libero. Sebbene, a volte, desideri veramente, veramente tanto che
Vash mi
appartenga * hehe *
Note
dell’Autrice : Gasp! Sono davvero ancora viva! So che qualcuno
di voi
lettori avrà pensato che non scrivessi più. Non è
vero. Sul serio. Ma è
difficile concentrarsi a questo punto. Ho scritto questo capitolo solo
perché
ho due compiti da fare per martedì e non riuscivo a pensare a
niente di meglio
per rilassarmi che torturare il mio adorabile Vash. Quindi ecco il
nuovo
capitolo. Buona lettura!
Quattro piatti di stufato e una
scatola di ciambelle dopo…
“Wow, Signor Vash” ridacchia
Milly “ Anche stavolta niente avanzi! ”
“Mi sa di no” sorrido. Non è
stata tutta colpa mia che non siano rimasti avanzi. “Grazie per avermi
dato una
mano, Milly”
“Non credo che tu abbia avuto
bisogno di qualche aiuto, Signor Vash”
Mi inchino con grazia verso di
lei al di sopra delle scodelle vuote “Ma hai insistito, Milly!”
Lei arrossisce e la sua risatina
si trasforma in una piena risata. “Sempai sarà molto contenta
che sia finito
tutto”
“Non ci giurerei Milly” le dico
“Non ha mangiato molto e dubito che sarà contenta quando nel
cuore della notte
scoprirà che non ci sono avanzi”
Per un momento Milly osserva con
preoccupazione il posto vuoto di Meryl. Ma poi quel momento passa
subito. “Bè
c’è sempre l’altra scatola di ciambelle” dice illuminandosi.
“Giusto” dico allegramente,
pronto per scattare verso l’altra scatola lasciata sul ripiano della
cucina.
“Signor Vash” mi rimprovera
gentilmente.
Esito. “Huh?”
“Sempai, Signor Vash” dice con
gentilezza. Mi lancia un’occhiata significativa, alzando le
sopracciglia come
se avessi già capito di cosa sta parlando (qualunque *cosa* sia).
“Ma sono ciambelle, Milly!
Ciambelle!”
Lei sbatte gli occhi e
l’espressione di aspettativa sparisce. “Sempai potrebbe avere fame
più tardi,
Signor Vash”
“Oh. E’ vero”. La delicata dolcezza e l’istantanea
gratificazione delle ciambelle e Meryl completamente furiosa con me?
Oppure…l’agonia di lasciare sprecato il cibo e far preoccupare Meryl (e
probabilmente anche farla arrabbiare) perché non ho mangiato le
ciambelle? Non
c’è modo che io riesca a vincere quindi… “Ma Milly…” alzo su di
lei degli occhi
imploranti “Ciambelle”
Milly mi sorride. Quel sorriso che mi fa sempre
pensare che lei veda il mondo come lo vede un bambino : innocente pieno
di
speranza. “Va bene” bofonchio. *sigh* Ogni giorno è sempre Meryl
contro le
ciambelle. Bè, forse ogni altro giorno. Meryl un giorno, le
ciambelle quello
dopo. Oppure la meraviglia delle meraviglie…Meryl che mi imbocca con
una
ciambella. Yummm…. “Ci stavo solo sperando, Milly”
“Si, lo sapevo”
“Cosa?”. Ho forse espresso l’ultimo desiderio ad
alta voce? “Uh, cosa hai detto?”
“Lo sapevo che ci speravi”
“Sperare cosa?”
L’espressione perplessa di Milly ormai è un
classico. “Le ciambelle, Signor Vash. Non ti riferivi a quelle?”
“Ehm, certo. Naturalmente, le ciambelle. He, he”
rido a disagio.
Lei ride di nuovo e so che quella risata è genuina.
“Sei così buffo, Signor Vash. Non capisco perché sempai
si arrabbia sempre
quando ci sei tu. Sei sempre così divertente”
“E affascinante” aggiungo.
Lei sorride. “Anche” risponde e poi inizia a
sparecchiare.
“Aspetta” protesto.
“Che c’è?”
“E’ il mio turno di sparecchiare”
“Ma no” risponde sorpresa Milly “E’ quello di
sempai”
“Bè, si, tecnicamente lo è, ma dovrei farlo io. Quel
che giusto è giusto”. Già, perché chi diavolo
conosce il motivo che la mente di
quella donna può creare per arrabbiarsi con me. Probabilmente
potrebbe
prendersela con me perché non aiuto mai e blah, blah blah.
“Lascia almeno che ti aiuti” dice
Milly allegramente.
“No, va bene così. Quel che giusto
è giusto”
“Sei sicuro, Signor Vash?”
“Ma certo! Non ho mica rotto
_così tanti_piatti” le dico scherzando “E comunque è il
minimo che posso fare
dopo una cena così deliziosa”. Le sorrido largamente e accarezzo
il mio
estremamente soddisfatto stomaco.
Milly ridacchia.
“Non sapevo che fossi una cuoca
così brava Milly!”
Milly sorride raggiante. “Grazie,
Signor Vash, ma…”
“Non fare la modesta Milly” le do
una gomitata per gioco “Sei una cuoca bravissima”
“Ma…”
Pensando che stia protestando
ancora, prendo uno dei piatti sporchi dalle sue mani e aggiungo “Vedi?
Anche
Knives l’ha finito tutto senza lamentarsi! Bè, non lamentandosi
verbalmente
come al solito”
Il sorriso di Milly si allarga.
“Ne sono felice, Signor Vash. Ma non ho davvero fatto nulla”
Agito il dito davanti ai suoi
occhi come rimprovero. “Non dovresti dirlo, Milly”
“Davvero, Signor Vash. Non ho
fatto niente”
“Certo che l’hai fatto” insisto,
un po’ confuso. “Chi altro potrebbe aver cucinato? Meryl?” aggiungo
stupito.
Gli occhi di Milly si increspano
per il divertimento. “Io non ho cucinato nulla”
Oh no. Meryl? “Che cosa?”. Non
può
essere vero. Meryl non sa cucinare. “Ma chi…?”
“Bè, io volevo salutare tutti i
bambini della banca. Dovevo salutarli prima che partissero con i loro
genitori,
non potevo lasciarli andare via dopo tutto quello che avevamo passato
senza un
ultimo saluto, così…l’ho detto a Sempai”
Per poco non lascio cadere un
piatto. “Tu cosa?” esclamo ad alta voce, con la mente in sobbuglio. Un
attimo,
un attimo! Che diavolo sta succedendo? Meryl non *sa* cucinare. Voglio
dire,
non l’ha mai fatto. Io..io…Oh diavolo. Lancio un’occhiata al gattino
nero in
cerca di riposta, ma anche lui sta dormendo. Rifiuto di credere a
quello che la
mia mente sta implicando. “Che…che le hai detto?”
“Gliel’ho detto”. Milly alza le
spalle e per un attimo le lacrime brillano nei suoi occhi. “Non sono
riuscita a
trattenermi. Le dovevo dire che avevamo perso il lavoro e che dovevo
dire addio
ai bambini. Così abbiamo scambiato i turni per oggi. Lei si
è offerta di
cucinare e io farò la spesa domani. Non se l’è presa. Ha
anche detto qualcosa
sull’aspettarti. Poi ci siamo presi tutti quanti un gelato, delle
ciambelle e
dei biscotti prima che loro partissero.”
“Tu cosa?”. Ragazzi, sono
ripetitivo oggi. “Tu e Meryl avete preso un gelato con dei biscotti ?”
Milly mi guarda come se fossi
diventato stupido. Non è un colpo basso come se fosse stata
Meryl. Ma
quell’espressione da parte di Milly mi risulta…fastidiosa. “Io e i
bambini. Te
l’ho detto a cena. E’ stato molto divertente. Ti sarebbe piaciuto
Signor Vash”
aggiunge “Sempai probabilmente è arrivata qui prima di me per
aver cucinato
così tanto”
“Per…per cucinare?”
“Si” Milly ridacchia allegramente
“Non pensavi che sapesse cucinare vero? Dovresti complimentarti con lei
per la
cena” una luce sembra improvvisamente accendersi negli occhi di Milly e
lei
schiocca le dita. “Forse è per questo che si è
arrabbiata, Signor Vash.
Dovresti andarle a dire che hai apprezzato la sua cucina”
“Ma…ma allora il vassoio?”
chiedo, con la voce che si alza leggermente dal panico. Okay. Posso
capire la
faccenda della cena, ma mi rifiuto di fare la connessione con il
vassoio. Non
può averlo fatto! Non può averlo fatto!
Lei piega la testa di lato con
aria interrogativa. “Vassoio? Quale vassoio?”
Ridacchio nervosamente. Finito.
Sono assolutamente finito. E sono un uomo morto. Già. Lei ha
sentito la
confessione. Meryl mi ha sentito confessarlo a Knives. Oh si. Potrei
anche
averlo urlato. Sono assolutamente finito. Knives sarà
cooosì contento che io
sarò torturato coooosì tanto.
“Signor Vash? Che succede?”
“Oh niente, niente”. Niente che
non sia già fuori controllo. Spero che Meryl non mi abbia
sentito. Spero che
non abbia sentito nemmeno Knives. Spero di sbagliarmi su entrambe le
speranze.
Dannazione. Lo so che dovrei
smettere di sperare. Io *so* che ci ha sentito. Come avrebbe potuto non
farlo?
Avrei potuto direttamente mettermi un cartello in testa con il suo nome
circondato di cuoricini. Già. Questo l’avrebbe totalmente
spaventata.
Dannazione.
“Forse stanotte potresti andare
da lei e dirglielo”
Che la amo? “Dirglielo cosa?”
“Dirle che è una brava cuoca,
Signor Vash. Che altro?”
Già, che altro? Sei un idiota,
Vash! Perché non te ne sei accorto? Deve averti sentito. Deve!
Non esiste la
possibilità che non l’abbia fatto. Il vassoio. La cena. Il kit
di pronto
soccorso già sul tavolo. Era qui per tutto il tempo. Si stava
preparando per
occuparsi di Knives (bè, per lanciare occhiatacce a Knives, ma
è lo stesso).
Era qui. Come poteva non sentire? Un attimo. Perché non ha
bussato? Oh aspetta.
Certo che non ha bussato. Perché avrebbe dovuto? Non è
che ci siano molti
segreti in questa casa. Non è che lei bussi solitamente alla
porta di Knives.
Oh maledizione, sto dando i numeri.
“Signor Vash?”
“Si Milly?”
“Stai bene?”
“Si, Milly”
“Vuoi una ciambella?”
Le sorrido, un po’ scioccamente
come sempre. Lei capirà che c’è qualcosa di veramente
grave se rifiuto.
“Certo!”
Milly scoppia a ridere. “Non
penso che dovremmo, Signor Vash. Sempai potrebbe avere fame più
tardi, ti
ricordi?”
“Giusto” le rispondo
allegramente, ma dentro di me non mi sento affatto così. Infatti
mi sento come
se lo stufato e le ciambelle stiano avendo la peggiore sparatoria mai
avvenuta
a Gunsmoke. Che diavolo farò ora?
AN : Quasi dimenticavo…buon San
Valentino a tutti!
Note della traduttrice :
Sigh. Proprio così, avete letto bene. L’ultimo
agggiornamento della storia risale a febbraio…da quel momento Rain non
ha più
aggiornato. ;_____:
Volevo aspettare che uscisse un nuovo capitolo prima di
tradurre questo, ma alla fine ho pensato che fosse meglio pubblicarlo
lo
stesso, almeno renderà un po’ meno dura l’attesa. Spero solo che
Rain non ci
lasci con il fiato sospeso ancora per molto.
Grazie a tutti per le
calorossissime recensioni, saranno inviate a Rain il prima possibile
^__^
Ciao
Quenya
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
passione e desiderio cap13
Capitolo 13
Nota
della Tradutrice :
Ragazzi, ho
ancora le lacrime agli occhi per la gioia. Si, proprio così,
avete letto bene.
Rain ha aggiornato. Proprio quando stavo finalmente per decidermi a
scrivere il
triste avviso che questa storia sarebbe rimasta incompiuta (cosa che
rifiutavo
terstardamente di accettare…perché avrebbe messo una lapide
sulle mie speranze)
Rain ha pubblicato DUE capitoli a distanza di una settimana. E non
solo. Ha
CONCLUSO la storia. Potete tirare un sospiro di sollievo… riuscirete a
leggere
finalmente il finale di questa appassionante storia. C’è voluto
quasi un anno,
ma mai come in questo caso devo dire che la speranza è l’ultima
a morire. Spero che troverete che ne
valeva la pena.
Ed ora, alla storia!!
Note dell’Autrice
Si, sono ancora viva. Si, sto ancora temporeggiando.
No, non posso temporeggiare a comando. E’ un processo che un giorno mi
porterà
alla follia. Ok, basta drammatizzare. Ciaoooo miei fedeli lettori! Si,
sono
ancora io. Pensavo di aspettare fino a che le recensioni non
arrivassero a 250.
ma poi ho realizzato che mi avrebbero sanguinato le dita per rispodere
a tutti,
cosa che peraltro non mi impensierisce affatto (rispondere ai lettori,
non
sanguinare). Così nel mio gentile, sensibile animo
temporeggiatore, ho pensato
di dover aggiornare la storia. (E comunque, vorrei che i lettori
mettessero una
buona parola per me con Babbo Natale, se ho mai scaldato qualche cuore,
LOL),
quindi ecco qui!
A proposito… BUON NATALE!
Sapete, camminare in punta di piedi non è una cosa facile
per un uomo della mia corporatura. Non è facile perché 1)
essendo così alto,
ogni movimento richiede più tempo e più energia e 2)
l’assortimento di fibbie
che adornano i miei vestiti sembra fare ogni sorta di inconcepibile
rumore,
cosa che non avevo mai notato prima.
C’è quello sul fianco che fa ‘skeek, skeek,
skeek’ ogni
volta
che mi giro. Ce n’è un altro sul ginocchio destro che fa quel
suono, tipo
‘urk’, quando mi piego. E poi c’è quello sulle mie – uh - parti
delicate che fa
una cosa simile ad un ‘k-riick’ ogni volta che il mio soprabito ci
struscia
sopra. E poi c’è il rumore di ‘miao’.
Aspettate,
lasciatemi spiegare. Quello che fa ‘miao’ non è una
supplementare fibbia, ma il
gatto che si è ficcato in testa di essere qualche sorta di
mascotte. Milly
ovviamente, lo ha già accolto a braccia aperte nella casa,
subito dopo averlo
visto occhieggiare con aria affamata le mie ciambelle. “Wow, Signor Vash! E’ del
colore del budino al cioccolato
fondente!” aveva esclamato prima che l’espressione estasiata che le
appariva
negli occhi ogni volta che pensava ad un budino prendesse il
sopravvento. “Ed è
uguale a noi!”
Uguale a noi? “In
che senso, Milly?”
Ma Milly a quel
punto non mi prestava più attenzione. Era impegnata ad
accarezzare il gatto ed
a miagolare. E lasciatemi sottolineare il fatto che fosse Milly a
miagolare e
non il gatto. “Awww! Anche tu giri tutto solo per il deserto, eh?”
aveva
esclamato, sul punto di avere le lacrime agli occhi. “Che ci fai in
questo
posto tutto da solo?”
Miao! Rispose il gatto,
lanciandomi un’occhiata.
Milly, mi guardò,
perplessa. “Oh lui? E’ il Tifone Umanoide”
Miao!
Milly scosse la
testa e si mise a ridere. “Oh no, non è affatto pericoloso!”
Ti ringrazio
Milly, per difendermi verso un gatto.
Miao? Domandò il
gatto.
“Ne sono sicura”
rispose felice Milly “Penso che averti qui aiuti tutti noi”
Stavo quasi per
interromperli quando il gatto miagolò, come se avesse capito.
Miao? Miao,
miao, miao?
“Ma certo!” rise
Milly “Diventeremo la tua famiglia, Kuroneko-sama!”
E poi ci furono
due felici, identici e inquietanti (perché erano così
identici) miagolii. Da
parte di entrambi, Milly e il gatto.
Magnifico. Adesso
siamo diventati la famiglia del gatto. Una sola grande e incasinata
famiglia.
Miao? Il gatto miagola
interrogativamente ancora
una volta, chiedendomi che diavolo ci facciamo in quel corridoio.
“Shh” sussurro con
irritazione. Questo gatto non mi sta affatto facilitando la situazione.
Continuo ad
avanzare in punta di piedi verso la camera di Meryl. Non so
perchè sto
camminando in questo modo, ma mi sembra più appropriato
così, anche se mi fa
sembrare una specie di maniaco. Almeno agli occhi di Meryl. Voglio
dire,
andiamo! Se per caso uscisse dalla camera e mi vedesse così, mi
accuserebbe
sicuramente di star cercando di strisciare alla sua porta per spiare
dal buco
della serratura (ed anche se il pensiero mi ha sfiorato, visto che
dopotutto
sono un uomo, non potrei mai essere così irrispettoso da farlo
davvero!)
Così, nel breve ma
interminabile spazio che mi separa dalla porta, continuo a ripetere
mentalmente
quello che devo dire.
Mi dispiace Milly,
ma devo dirtelo : io e Milly abbiamo perso il lavoro oggi e ti giuro
che non è
stata colpa mia e…e…ti amo.
Hmmm…non va bene.
Hey, ragazza delle
assicurazioni! Lo sai, la tua cucina è migliorata recentemente
ed anche Knives
ha mangiato tutto ed anche il gatto e io ti amo.
(cough) Si, come
no. Come se questo sia meglio...
Hey Meryl, sai che
Knives, il mio caro, meraviglioso fratellino, è un idiota e che
quello che ha
detto era uno scherzo e…
Okay, nemmeno
questo va bene. Ancora peggio, sento il colpo di un cazzotto sulla
testa prima
che possa finire la frase.
Dannazione! Vorrei
prendermi a calci per la frustrazione.
Miao? Il gatto mi guarda
con un’aria perplessa e divertita.
Si, anche io sono
confuso, amico.
La porta di Milly
si apre improvvisamente e per un momento vengo preso dal panico. Ecco
la mia
chance! Dille quanto tu l’apprezzi! Dille che non era uno scherzo!
Dille che
adori la sua cucina! Dille…che l’ami!
Miao? Fa allegramente il
gatto. E io mi muovo
velocemente verso la porta.
Meryl si gira ed
emette una piccola espressione di sorpresa.
“Che ci fai qui,
micetto?” chiede “E’ stata Milly a farti salire qui?”
Miao, risponde il gatto
dirigendosi verso la porta
di Knives.
Per un momento
Meryl fa come per fermarlo. Poi con un sorriso leggermente perfido,
socchiude
un po’ di più la porta della camera di Knives e praticamente lo
scorta
all’interno, lasciando come per caso la porta leggermente aperta. Con
una lieve
scrollata di spalle e un’ultima occhiata al corridoio, torna nella sua
camera.
Sospiro. Dal mio
nascondiglio, dietro la porta, dove l’anta mi ha pressato contro il
muro.
Ma perché diavolo
l’ho fatto? Perché mi sono nascosto?
C’è un dolore
pulsante nella mia testa e nello stomaco che non ha niente a che vedere
con
l’effetto di un pugno di Meryl che mi colpisce sulla testa.
Perché non riesco
a dirlo? È così facile pronunciarlo nella mia mente!
Perché accidenti non
riesco a farlo ad alta voce?!
Tre parole. Okay,
quattro contando il suo nome : Meryl, io ti amo.
E Knives è un
emerito idiota che non sa quando tenere la boccaccia chiusa.
Sorrido. L’ultima
frase la renderebbe felice. Anche se dovessi balbettare la confessione
in
maniera così allucinante da non farle nemmeno capire cosa sto
dicendo.
Posso farcela!
Sono il Tifone Umanoide, che diamine! Evito proiettili, proteggo i
deboli,
professo il motto di ‘pace e amore’. Riuscirò pure a confessare
ad una donna
che l’amo, no? Quattro parole. Ecco tutto ciò che devo dire.
Quanttro parole :
Meryl, io ti amo.
Ok. Ripetilo
ancora una volta. Fa dei profondi respiri.
Meryl. Io. Ti.
Amo.
Alzo la mano per
bussare, con le parole già sulla punta della mia lingua e…e..
Mi fermo.
Non posso. E se
fosse stata solo la mia immaginazione? E se rovinassi la fragile
amicizia che
abbiamo soltanto perché la desidero così tanto? E cosa
succederebbe se la mia
confessione l’allontanasse da me? Spingendola a lasciare Milly. A
lasciare mio
fratello. A lasciare anche me. E se lei non mi ricambiasse?
Non ce la faccio.
A malincuore,
tristemente, abbasso la mano.
Sono innamorato di
lei. Ne sono sicuro. Ma so anche che non sono l’unico ad avere bisogno
di lei.
Milly dipende da lei. Knives dipende da lei. Una confessione metterebbe
in
pericolo tutto quello che adesso abbiamo. Non posso scarificare Milly o
Knives
solo per il mio disperato bisogno e desiderio per lei. E comunque, come
potrebbe mai ricambiare il mio amore? Se davvero ha sentito la piccola
discussione tra me e Knives, probabilmente mi starà perfino
disprezzando. So
che non corrisponderà mai i miei sentimenti. Come potrebbe? Il
grande Vash the
Stampede. Hah! Fragile e imperfetto. E lei, così pura,
così perfetta. Cosa
diavolo mi è venuto in mente?
“Mi dispiace
Meryl” sussurro alla porta.
Per un momento mi
sembra di sentire un movimento dall’altra parte della porta e ascolto
con più
attenzione. Ma trovo soltanto silenzio.
Ti amo Meryl, le
dico mentalmente. Ma quello che esce dalla mia bocca è soltanto
un sussurrato
“Buonanotte, ragazza delle assicurazioni”
E in quel momento,
sento una piccola massa pelosa strusciarsi contro le mie caviglie. “Sto
causando ancora un sacco di problemi, vero?” mormoro al gatto, che
adesso sta
di nuovo gironzolando per il corridoio.
Miao.
“Tu che ne pensi?”
Miao!
“Dovrei andarmene,
vero?”
Miao?
“Forse hai
ragione” fisso il gatto con aria ironica. “Dovrebbe essere divertente
viaggiare
un fratello maniaco e narcolepilettico”
Miao.
Non sono sicuro se
questo poteva essere un ‘si’ o un ‘baka’. Ma visto che non riesco a
capire il
linguaggio dei gatti, non avrebbe potuto in ogni caso essermi molto
d’aiuto.
(sigh) Bè, meglio andare a dormire. Se mai riesca a prendere
sonno, a questo
punto.
“Buonanotte
Kuroneko-sama” sussurro al gatto. E sorprendentemente lui passa nel
corridoio e
si dirige verso la camera di Knives, il tutto facendo le fusa ed
ondeggiando la
coda come se ridesse.
P.S.
Scusate, mi sono accorta dopo di non aver ben specificato (e un sentito
grazie a Kannuki per avermelo tempestivamente fatto notare ^__^) che
dopo questo c'è un altro capitolo, il tanto atteso finale per
l'appunto, che sto attualmente traducendo.
Approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno recensito. Vi
ringrazio moltissimo - anche a nome di Rain naturalmente - per il
vostro affetto, la vostra pazienza e i vostri complimenti. Siete stati
veramente fantastici, ragazzi!! Mai avrei sperato in una simile
risposta e attenzione e vi assicuro che la cosa mi ha colpito e reso
immensamente felice... grazie ancora di cuore. Spero di tornare presto
a tradurre qualche altra bellissima storia sul nostro amato Vash.
Quenya
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
Passione e desiderio cap. 14
Capitolo 14
Note dell’Autrice
Bè ragazzi, è stato
veramente molto, molto divertente. Vi ringrazio per aver sopportato gli
alti e bassi del mio temporeggiare, per aver viaggiato nella mente di
Vash e per aver assecondato la mia voglia di viaggiare nella mente di
Vash. Il nuovo anno è arrivato, quello vecchio è finito
ed è giunto il momento di iniziare cose nuove e finire le
vecchie. Così, con questo progetto in mente, ecco qui davanti a
voi l’ultimo capitolo di ‘Passione e desiderio’.
Saranno passate ore da quando ho lasciato la porta di Meryl e ancora
non riesco a dormire. Continuo a rivedere le scene nella mia testa,
chiedendomi cosa avrebbe potuto essere evitato, cosa avrebbe potuto
essere cambiato : se io e
Knives non avessimo avuto quella discussione, Meryl non l’avrebbe mai
sentito.
Se Meryl e Milly non si
fossero scambiati i ruoli, Meryl non l’avrebbe mai sentito.
Se Knives non fosse quello
psicopatico bastardo che è, Meryl non si sarebbe mai avvicinata
alla porta e non l’avrebbe…sentito.
Se, se,
se, se.
L’ultimo ‘se’ è ovviamente quello più impossibile. Non
c’è stato nulla nell’intera giornata che non sia stato
accuratamente programmato dal Fato, gli dei, o qualunque altra
divinità che possa esistere nell’universo con il solo scopo di
rendere la mia vita un totale e miserabile inferno. E’ così
pefettamente miserabile, infatti, che Knives dovrebbe essere invidioso
per non esserne stato lui il responsabile. È sempre andata
così : la mia vita va alla grande (Rem) e poi booom!
Distruzione! (lo schianto, le fiamme, l’incendio). Le cose vanno meglio
(io e Knives, uniti contro il mondo) e poi bang! (Io. Da solo. Un
fratello psicopatico. Da solo). Di male in peggio è una frase
che sembra perseguitarmi. La cosa triste è che questo è
solo una parte del motivo che mi porta all’unica soluzione a cui posso
rivolgermi ora. La mia vecchia risorsa. La mia fedele compagna. Il mio
tormento. Andare via.
Già. Dovrei andarmene davvero.
Heh. Non che sia una grossa sorpresa eh? Si, la gente si aspetta sempre
questo da me. Non sanno, forse, che non sono altro che un tormentato
bastardo che molla tutto e tutti non appena l’accenno di qualche appagamento emotivo oppure
oh-dio-non-ci-posso-credere AMORE appare all’orizzonte? Non lo sanno?
La gente dovrebbe davvero, davvero realizzare che non potrei mai
pensare a me stesso come meritevole di qualcuno di così puro e
di così perfetto come Meryl! E che lei, soprattutto,
probabilmente arriverà alla stessa conclusione di tutti gli
altri.
Ma in fondo, perché no? Perché non posso avere Meryl?
Perché stavolta non posso cercare, solo per questa volta, ad essere
diverso?
Perché non ci riesco. Meryl non mi ricambierebbe mai. Il modo in
cui ha sussultato alla mia presenza è stata un’indicazione
sufficentemente chiara dei suoi sentimenti. Meryl non mi potrebbe mai
amare. Sarebbe chiederle troppo. Voglio dire, come potrebbe? Un uomo
(Pianta, Vash! Pianta! Ficcatelo in testa!) fragile e imperfetto come
me, non potrebbe mai aspettarsi di essere amato. Ed anche se mi avesse
sentito, sarebbe troppo ingiusto chiederle di amarmi.
“Idiota” sbuffo lievemente nel buio. Sigh. “Bè, Vash the
Stampede, è giunto il momento di farti un altro giro”
Scusami tanto, Meryl, dico silenziosamente. Scusami per averti messo in
questa posizione. Scusami se una mattina di queste, non troverai
più né me nè Knives. Scusami se ti amo così
tanto e che tu non possa ricambiare questi sentimenti. Scusami per
quello che ti ho fatto passare in tutto questo tempo. Scusami ,
scusami, scusami.
Sento le mie palpebre diventare sempre più pesanti dal sonno. La
frase ‘scusami Meryl’ continua a ripetersi nella mia testa, come una
specie di sadico mantra, mi sta cullando verso il sonno, saltandomi
davanti agli occhi come percorelle con le parole scritte sui fianchi
(anche se Dio solo sa da dove abbia preso l’idea delle pecore;
deve venire da Rem perché non ho mai visto una pecora in vita
mia a Gunsmoke). E quando mi addormento, il dolore per la perdita di
Meryl è quasi palpabile nello stomaco e infligge piccole
stillettate al mio cuore.
Nel cuore della notte, i miei sensi improvvisamente formicolano.
Qualcosa mi ha svegliato da un fastidioso sogno sulla Nonnina e Knives
che facevano scommesse su chi si avrebbe sorpassato chi in una gara di
bevute e Knives che minacciava di fare un Vino alla Tela di Ragno.
Qualcosa che riempie la stanza di…qualcosa.
Non riesco a descrivere la presenza. Non è pericolosa, ma
c’è qualcos’altro. Nella mia camera. Qualcosa di
incredibilmente…caotico. Knives?
Mi siedo sul letto e faccio per alzarmi, conscio che qualcuno mi sta
osservando anche prima di essere completamente sveglio. La mia mano
automaticamente cerca la pistola. Espando ancora una volta i miei
sensi, ma non c’è ancora alcuna traccia di pericolo. Pensieri mi
affollano la testa. Che cosa potrebbe essere? No, non è Knives.
Questo caos potrebbe essere
lui, ma non stavolta. Questo è diverso, intriso di una
sotterranea vena di triste rimorso. Knives raramente prova rimorso. E
comunque, ora sta dormendo. Avrei avvertito subito la sua presenza. Non
percepisco nessun pericolo neanche fuori. L’intero mondo, illuminato
dalla luce della luna, sembra in pace. Ma allora cosa…?
Succede tutto nei pochi secondi che impiega la mia mano per sfiorare la
pistola e i miei occhi per raggiungere la porta, dove la vedo. Il cuore
mi si ferma, il metallo della pistola a pochissima distanza dalle mie
dita.
Lei se ne sta lì, in piedi, con le braccia strette intorno a
sé, la porta chiusa dietro di lei, con quella camicia da notte
che mi perseguitava nei miei sogni, facendo intravedere quello che
c’era sotto. La tenue luce della luna la illumina di un’eterea
bellezza. Forse sto di nuovo sognando. Forse se sbatto gli occhi, lei
sparirà, come un’altra visione dei miei sogni. Chiudo gli occhi,
poi li riapro e lei è ancora lì. Provo ancora, usando una
mano questa volta per coprire i miei occhi ingannevoli. Non funziona. O
è un sogno dannatamente resistente oppure lei è reale.
Decido di provare a parlarle.
“Meryl? Che cos’hai?”
Lei sussulta quando sente la mia voce. Wow! Allora è reale. E’ qui. Da quanto
tempo è entrata nella mia camera? Per quanto tempo le ho
permesso di osservarmi mentre dormivo? Il mio cuore sanguina al
pensiero che mi fido così tanto di lei anche nel sonno. E’
così vicina, così vicina. E allo stesso tempo
completamente irraggiungibile. “Meryl?”
“Non sapevo che fossi ancora sveglio” dice lei, respirando un po’ a
fatica.
Rido sommessamente. Piano. Con calma. Per non spaventarla. “Ho il sonno
leggero” rispondo, sorridendo nel buio. E sembra che tu non abbia
dormito affarro, ragazza delle assicurazioni. “Che succede?” ripeto
“C’è qualcosa che non va?”
“Io…” dice con un tono strozzato. “Ti ho sentito, mentre eri alla porta”
Lo stomaco mi si chiude dalla tensione. La mia bellissima Meryl. La mia seconda
salvatrice. “Oh? Che cosa hai sentito?”
“Io…ho pensato che ci fosse qualcosa che non andava”
“Qualcosa che non va?” le dico gentilmente “Cosa potrebbe esserci
che non va?”. A parte un fratello psicopatico, una confessione che
probabilmente avrai sentito e per la quale ora mi starai disprezzando,
e la mia tormentata, miserabile esistenza? Hah! Come diavolo potrebbe
esserci qualcosa che non va?
“Va tutto benissimo Meryl”
“Vash?”
“Si?”
“Perché ti sei scusato con me?”
Huh? Non ricordo di essermi scusato a voce alta. In effetti, non
ricordo di essermi scusato affatto per qualcosa. Ricordo delle scuse. Centinaia e centinaia di
scuse.
“Alla porta” continua lei, come se stesse leggendo i miei silenziosi
pensieri “Prima…prima che mi dicessi buonanotte, hai detto che ti
dispiaceva. Mi chiedevo…” si interrompe bruscamente, deglutendo, e la
sua bocca sembra improvvisamente aver esaurito le domande.
“Vash?” sussurra.
Oh Meryl. Mi dispiace così tanto. Mi dispiace di averti messo in
questa posizione. Mi dispiace che tu non riesca ad amarmi. Mi dispiace
per tutto. Per Knives, per me, per tutto quello che ti ho fatto
passare. “Si?” le rispondo gentilmente, con il cuore che sembra essersi
dislocato momentaneamente da qualche parte sotto il mio pomo d’adamo.
“Io…”
Ed è a quel punto che improvvisamente mi rendo conto che mi ha
chiamato semplicemente Vash, non uomo-ciambella o maniaco o idiota o
altri sgradevoli nomignoli. Solo Vash.
E per ben due volte. Mi siedo più dritto e la guardo in modo
interrogativo. Lei si umetta nervosamente le labbra e mi chiedo cosa
abbia visto nei miei occhi, nella luce fioca.
“Vash” inizia ancora. (Per la terza volta, mi ha chiamato per nome!)
“Si, Meryl?”
“Ti ho sentito oggi. Con Knives. E io…volevo solo…”
Oh no! La mia bocca si apre per dire qualcosa. Una scusa. Una
spiegazione. Qualunque cosa! Ma non riesco a dire nulla. Accidenti a
questa mia non cooperativa linguaccia! Accidenti a lei, e che non possa
più gustare una ciambella per un’intera settimana!
“Meryl” provo ancora “Mi disp…”
Ma non faccio in tempo a finire la frase. Lei deglutisce udibilmente e
in un lampo di tessuto bianco e turbine di ombre, è al mio
fianco, tremando visibilmente.
Così vicina…così vicina…
“So che non è così per via di quello che hai detto a
Knives. Ma io…io…”
Non è così cosa? Che cosa ho detto a Knives? Ma di che
sta parlando?
“Eh?”
“Non costringermi a dirlo” sussurra.
“Dire cosa?”. Dirmi che vuoi che me ne vada? Dirmi che mi odi? Dirmi,
come hai osato Vash? Come hai osato farmi questo?
“Che ti amo” mormora alla fine con voce strozzata.
C’è un attimo di profondo e perfetto silenzio nel mondo; un
immenso silenzio. Lacrime mi chiudono la gola e per un momento non
riesco a parlare. Mi ha appena detto che mi ama. Meryl mi ha appena
detto che mi ama! Vorrei urlare la mia gioia, gridare all’intera
galassia che la donna che amo mi ha appena detto che mi ama anche lei.
“Meryl…io…” inizio, spezzando il silenzio in un milione di gloriosi
frammenti di gioia. Ho la gola ancora stretta e la lingua incollata al
palato. Mi schiarisco la voce e provo di nuovo a parlare, ma non ci
riesco. E’ troppo. Sento il cuore che sta per scoppiarmi dalla
felicità.
“Capisco” dice piano lei. Poi annuisce, con lacrime di amarezza che le
brillano negli occhi e si gira.
La mia mano scatta ad afferrarla per un polso, bloccandola a
metà strada. Lei continua a tenere la testa girata dall’altra
parte. “Anche io ti amo, Meryl”
A quel punto si gira verso di me, e il suo viso è teso dal
dolore. Singhiozzi a mala pena trattenuti le incrinano la voce. “Non
sei constretto a dirlo, Vash. Io…io ti ho sentito oggi parlare con
Knives. Non…non devi fingere per consolarmi”
Ha sentito me e Knives? Ma se l’ho quasi confessato a Knives, come
avrei potuto…”Meryl? Che cosa hai sentito?”
“Hai detto che non era vero”
“Non era vero cosa?”
“Vuoi farmelo dire di nuovo?”
Un tono irritato ed esasperato entra nella sua voce. I singhiozzi sono
spariti, rimpiazzati da quello che riconosco come i primi segni
avvisatori di un mal di testa che sta per incombere sulla mia testa.
Vorrei mettermi a ridere. Mi metto quasi a ridere e mi blocco in tempo.
“Avresti dovuto restare a goderti tutto lo show, Meryl” le sussurro
“Allora avresti sentito l’intera confessione”
“Per cosa? Per sentirti dire che mi detesti?” chiede amaramente.
“No. Che ti amo” riesco a dire senza che la voce mi tremi troppo. “E
che..:”
“Che?”
“Che ho bisogno di te”. Ecco. Non riesco a credere che l’ho detto. Non
riesco a respirare.
“Vash” sussurra piano lei nel buio. Il mio nome è una vera
meraviglia detto da lei; una domanda e una carezza. “Vash” ripete. E
poi singhiozza “Pensavo che fosse soltanto uno scherzo. Che fosse
un’altra crudeltà di Knives. E ti ho sentito dire che non mi
amavi e che te ne saresti andato e…”
“Shh” le dico “No, Meryl. Sono qui”. La gola mi si chiude di nuovo, ma
riesco a parlare stavolta, in modo chiaro in modo che non ci siano
più fraintendimenti. “E io ti amo davvero. E…e non me ne
andrò fino a che tu mi vorrai accanto a te”
C’è un profondo silenzio da parte sua. Se ne sta in piedi
così immobile, quasi come se non respirasse, e non sapendo che
altro dire, allungo una mano per toccarla nello stesso momento in cui
lei fa la stessa cosa, tremante e oh, così reale. Esaliamo
entrambi il respiro che non ci eravamo accorti di trattenere.
Mentre lei sospira e mi butta le braccia al collo, io faccio quello che
ho desiderato e complottato di fare per così tanto, tanto tempo.
L’abbraccio. La faccio scivolare in braccio a me, così piccola e
morbida, e lei si rannicchia contro di me, affondando il viso nella
curva del mio collo ed appoggiando la sua piccola e calda bocca contro
la mia pelle. Le passo le braccia intorno alla vita e la stringo forte.
“Riesco a sentite il battito del tuo cuore”, dice lei con sorpresa
contro il mio petto.
“E io sento il tuo” le rispondo. Non sono sicuro di dove finisca un
battito e dove inizi l’altro, ma il cuore mi sembra scoppiare nel petto.
“Meryl io…”
Ma non riesco ad aggiungere altro, dato che lei appoggia un indice
sulla mia bocca, zittendomi, accarezzandomi gentilmente,
incoraggiandomi. Proprio come nei miei sogni, mi chino per coprire la
sua bocca con la mia. Non c’è nessuna disperazione, nessun
movimento frenetico. Solo tenera passione che mi riempe e sembra
espandersi verso l’esterno fino a che il mio cuore è in serio
pericolo di esplodere. È indescrivibile e molto meglio di quello
che avessi mai sognato o immaginato, e per un momento vengo preso dal
panico di stare per svegliarmi da un momento all’altro, e di ritrovarmi
di nuovo solo. Ma le labbra di Meryl si schiudono sotto le mie,
accoglienti e desiderose e lei approfondisce il bacio prima di doversi
scostare per riprendere fiato.
“Sei ancora qui” le dico piano.
Lei si acciglia per un momento dalla sorpresa, prima che io reclami
ancora le sue labbra e la confusione sparisca.
Mentre la trascino nelle mie braccia e nel mio letto, non mi stupisce
di leggere nei suoi occhi quello che è sempre stato nel mio
cuore. Amore. Passione. Desiderio. E’ stato un amore che non ero
nemmeno conscio di aver iniziato a provare, talmente era profondo,
naturale ed istintivo. E’ stata una passione per lei che sapevo esserci
sempre stata nei miei occhi. E’ stato un desiderio per lei, un bisogno
così intenso che ha viaggiato con me attraverso deserto per
stabilirsi nella mia anima e tormentare il mio cuore. Ed ora nei suoi
occhi c’è lo stesso amore, la stessa passione, lo stesso
desiderio. Per me. Per ME!
A quel punto, mi viene in mente il fugace pensiero che non erano le
ciambelle quello che aveva fissato con desiderio quella volta, e un
brivido mi scorre lungo la schiena mentre le lacrime minacciano ancora
di uscire dai miei occhi e il cuore mi si contrae dalla felicità.
La bacio ancora, approfondendo il contatto, dicendole attraverso la
bocca, le mani e il mio corpo tutte le cose che non riesco a spiegare a
parole. Lei emette un gemito in risposta.
“Ti amo” le dico contro le labbra.
“Idiota” ride piano lei “Lo so”
Fine
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Nota della traduttrice :
Ecco qua. Scusate se ci ho messo
tanto per farvi avere il sospirato finale, ma la traduzione di questo
capitolo non è stata facile e volevo che fosse più
accurata possibile. Grazie ancora a tutti per le vostre meravigliose
recensioni e per la vostra pazienza e grazie soprattutto a Rain per
aver terminato questa meraviglia. Che altro dire? Alla prossima
traduzione, ragazzi. Spero tanto di riuscire a trovare altre fic in
grado di appassionarvi così tanto. ^__^
Quenya
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