Passione e desiderio

di Rain77
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Note ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Note ***


note alla traduzione trigun
Ciao a tutti ^__^
Brevissima introduzione per l'ultima mia opera di traduzione, questa volta una storia su Trigun scritta dalla bravissima Rain77.
Di solito quando decido di tradurre una storia, oltre alle mie personali preferenze, tendo a scegliere quelle già complete perchè - anche se sono lunghe - almeno c'è la garanzia di vedere concluse le vicende a cui noi tutti ci appassioniamo.
In questo caso invece ho fatto uno strappo alla regola : la storia che vi propongo, infatti, non è ancora terminata e non ho nemmeno idea di quanto sarà lunga e quando finirà, ma è così divertente e particolare che non ho resistito alla tentazione di tradurla.

E' ambientata dopo la fine della serie, ma per fortuna il tono è molto più leggero di quello dell'anime originale (oddio, piango ancora al ricordo) e soprattutto è scritta dal punto di vista di Vash, cosa che mi piace molto perchè fa vedere un lato molto più 'umano' di questo personaggio. E poi, diciamola tutta, il motivo principale per cui l'ho tradotta è che è una storia d'amore tra Vash e Meryl, coppia che io adoro e per la quale ho sperato per tutta la serie, quindi come potevo resistere?
Per quanto riguarda gli spoiler...bè non sono eccessivi, ma qualcuno c'è... soprattutto per quanto riguarda Knives e la conclusione dello scontro tra di loro, quindi chi non sa nulla su questo personaggio si ritenga avvisato. :P

Ringrazio ancora Rain77 per avermi cortesemente permesso di tradurla e per la sua disponibilità.

Buona lettura!!

Quenya

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Passione e desiderio cap.1
Passione e desiderio
By Rain77
Traduzione by Quenya





Disclaimer : Trigun non mi appartiene. Non mi appartengono né Meryl, né Milly, o Wolfwood o Vash, e nemmeno quel carinissimo gattino nero. Semplicemente scrivo fanfic nel mio tempo libero. Sebbene, a volte, desideri veramente, veramente tanto che Vash mi appartenga * hehe *




Ho passato parecchio tempo nel deserto dopo aver sparato a Knives. I venti aspri, la sabbia pungente, il sole impietoso. La mia unica compagnia – a parte il mio psicotico e fortunatamente inconscio fratello – sono stati i miei pensieri. E’ stato lungo stare lì fuori. Da solo.
Okay, okay, forse saranno state due settimane, ma ehi, due settimane sono lunghe senza ciambelle!
Ma se c’è stata una cosa che ho imparato mentre ero lì fuori è che ho provato due sensazioni. Tre se contate anche il dannato, impietoso peso del mio inconscio fratello. Ma sto ancora divagando. Torniamo a dove ero rimasto…
Ci sono state due cose che ho provato fuori nel deserto : passione e desiderio.
Ora, non era la passione per i tramezzini al salmone, badate bene, anche se non mi sarebbero dispiaciuti, sebbene mi chieda ancora come facciano a preprarare tramezzini al salmone in mezzo al deserto, ma perché stare ad indagare sul cibo? Non era nemmeno la passione per le ciambelle. E il desiderio! Dio santo! Il desiderio! Non il desiderio di acqua o di cibo o di quasiasi sorta di sostentamento fisico. Era una cosa più profonda nello stomaco, un’esigenza non fisica né spirituale, ma entrambe. L’ho sentita formarsi da quando sono andato via per confrontarmi con mio fratello.
Avrei potuto risolverla facilmente. Era un problema abbastanza facile e sapevo già la risposta. Ma dannazione, c’era questo ironico scherzo del destino che era semplicemente sleale. Siete pronti? Sicuri di volerlo sentire? Ok, ecco il centro del problema. Era una passione e un desiderio che sapevo che non sarebbero mai stati soddisfatti perché sapevo che c’era soltanto una cura e che questa non sarebbe mai stata mia.
Heh, sono stato troppo veloce. Ma ho pensato che avrei dovuto essere un po’ melodrammatico già che ci stavo. La gente se lo aspetta da me, da noto fuorilegge quale sono.
Penso che ci sia stato più vicino a definirlo di quanto avrei mai potuto fare. Fuori, nel deserto, con Knives buttato sulla mia schiena e pesante come un peccato, ho pensato a queste due cose. Passione. E desiderio.
Buffo come non l’abbia mai notato prima. Voglio dire, andiamo! Come ho fatto a non notare che tutto questo era molto più profondo delle ciambelle?


“Salve Signor Vash!” mi saluta Milly gaiamente mentre mi avvicino. Non sembra quasi reagire al pesante fardello che deposito gentilmente al mio fianco. Knives è ancora intontito, ancora incoscio. Le lancio il mio caratteristico sorriso e il gesto di ‘love and peace’.
“Yo! Milly, Meryl!” rispondo allegramente. “Avete qualche ciambella?”
“Oooh!” esclama Milly, innocente come al solito “Ti somiglia proprio Signor Vash”
“Non è tornato con un bambino in braccio, Milly” scatta Meryl seccamente. Non mi ha ancora guardato e mi chiedo se sia arrabbiata.
Milly ridacchia “Lo so, senpai, ma sembrano quasi gemelli”
“Ok ok” Lei inizia a voltare il suo viso verso di me, quel viso che mi ricorda quale fossero tutte le buone qualità di Rem e quale sia tutta la bellezza del mondo.
“E tu! Tifone Umanoide” sbuffa “Perché diavolo ci hai messo così tanto?”
Le sorrido, improvvisamente nervoso e a disagio. “Io, ecco…”
“Ok ok” risponde lei, girandosi e agitando le mani in aria. “Forza, avrai probabilmente bisogno di un letto per tuo fratello”
“Io...Meryl…” sento il bisogno di spiegare perché mio fratello sia in queste condizioni, perché non indossi più il mio impermeabile rosso, perché…perché diavolo è così arrabbiata? “Sono state solo due settimane, Meryl” le dico facendo il broncio.
“Ero preoccupata per te” mi ribatte seccamente. Sussulto, aspettando che il suo pugno entri in contatto con la mia testa. Buffo come riesca lo stesso a farmi un bernoccolo in testa anche se sono così tanto più alto di lei. “Andiamo, tu resti con noi. Che mi venga un accidente se ti lascerò sparire dalla mia vista un’altra volta”
Seguo volentieri la sua borbottante figura. Un filo di speranza nasce dentro di me – era preoccupata per me? – ma poi viene velocemente soffocato. Probabilmente vuole tenermi vicino soltanto perché dopo tutto è il suo lavoro. Non sta mostrando nessuna attenzione speciale. Sta solo facendo il suo dovere, proprio come io devo fare il mio.


“Eh?” esclama Milly meravigliata.
E’ la mia terza scatola di ciambelle e non sento affatto il bisogno di smettere.
“Bè è andata così” dico tra un boccone e l’altro. “Knives” Chomp “Fratello” Chomp “Voglio” Chomp “Aiutarlo” Chomp “Un po’ malvagio” Chomp “E…”
“Che cosa?” strilla Meryl.
Sussulto. Oops. Ho detto l’ultima cosa ad alta voce. “Quello che voglio dire è che ha solo smarrito la giusta via. Ha capito male. Insomma, si è perso” finisco debolmente. Inghiotto il nodo di impasto che mi si è formato in gola.
“Ciambella?”
“E tu intendi fargli da balia fino a che non si rimetterà in salute e renderlo casto e puro, è così? E’ così?”
Sorrido, sperando che il sorriso risulti rassicurante. Bonk. “Ow! Meryl! Perchè mi hai colpito?”
“Per essere un idiota, razza di testa di legno” risponde lei.
Cala un silenzio nella stanza e riesco a percepire che Milly sta guardando prima me, poi Meryl, poi di nuovo me e ancora Meryl, esistante “Ano..” inizia.
“Immagino che tu voglia che vada via allora” sospiro verso Meryl. Mi caccio l’ultima ciambella in bocca e la inghiotto velocemente. Bonk.
“OW! Ma che diavolo fai, donna?”
“Chi ti ha detto di andartene? Ho solo detto che sei un idiota”
“Ma…”
Meryl alza un pugno “Cosa?”
“Uh, grazie”
“Ecco, bravo”


A/N : Ne scriverò ancora quando avrò tempo e quando sentirò il bisogno di procrastinare ancora.


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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Passione e desiderio cap.2


Disclaimer : Trigun non mi appartiene. Non mi appartengono né Meryl, né Milly, o Wolfwood o Vash, e nemmeno quel carinissimo gattino nero. Semplicemente scrivo fanfic nel mio tempo libero. Sebbene, a volte, desideri veramente, veramente tanto che Vash mi appartenga * hehe *

Note dell’Autrice : grazie a tutti per la vostra gentilezza! Come potete vedere, il capitolo 2 è già pronto. Il motivo? Ho gli esami di metà semestre tra due giorni. Devo procrastinare e non studiare. Hehehe. Buona lettura!



E così sono passati due mesi. Knives sta…mostrando la sua dolce personalità. Hah! Proprio! Penso che tragga un perverso piacere dal lanciare occhiatacce a chiunque ed a qualsiasi cosa. E’ stata la prima cosa che ha fatto quando si è svegliato, comunque. Circa tre settimane fa, ha aperto gli occhi e ha guardato male il mondo. Prima a me, con quella sue espressione ‘oh, ti farò così tanto male, razza di bastardo non degno di essere chiamato Pianta’. Poi a Milly, che non sembrò notare l’occhiata. Milly, che Dio benedica il suo dolce cuoricino, gli sorrise e cercò di imboccarlo con un po’ di zuppa di pomodoro facendo finta che il cucchiaio fosse un aereoplanino. Inutile dire che non ebbe molto successo. Poi l’occhiataccia fu diretta verso Meryl.
E qui inizò il divertimento! (Dio, da quando sono così masochista?) Meryl…gli restituì direttamente l’occhiataccia. Riuscivi a percepire i fulmini che passavano tra quei due e i nuvoloni neri di tempesta che si stavano formando, lo giuro. Io e Milly inconsciamente facemmo un passo indietro a quello sguardo. La tensione nella stanza era così densa che la mia mano si mosse perfino automaticamente verso il mio fianco, dove una volta c’era stata la pistola.
Meryl non era spaventata da lui nemmeno un po’. Ed anche se lo fosse stata, non lo dava a vedere. Penso che forse volesse sfidarlo a fare qualcosa. L’avevo incontrata dopo che era venuta a portargli del cibo. Whew! Se gli sguardi potessero uccidere, non penso che tutte le mie pallottole avrebbero potuto salvarmi. Credo che anche Knives lo sappia. Meryl può non sembrare un tipo intimidatorio, ma quando ti guarda male non riesci a non sentirti spaventato.
Ma le occhiatacce non nascondono il fatto che è una donna straordinaria. Non so se Wolfwood si fosse riferito a * lei * in particolare quando mi disse che le donne erano straordinarie. Ma io so che lei lo è. Non lo fa vedere facilmente, ma so che lei è paziente, affettuosa e meravigliosa. E bellissima e aggraziata…e, oh Dio, vorrei così tanto prenderla tra le braccia e stringerla. Oh pessima idea! Pessima idea! Ogni volta che penso di stringerla, sento di nuovo quella sensazione bruciante nello stomaco, quella passione e quel desiderio che ho provato nel deserto.
E’ stato particolarmente duro, recentemente. All’inizio ero stato troppo preoccupato per Knives e per il fatto di quanto difficile – terribilmente difficile – sarebbe stato quando si fosse svegliato. Non avevo tempo per soffermarmi su altre cose. E ora che lui è sveglio, lontano da armi, e impossibilitato ad uccidere qualcuno, non sono più così preoccupato. Sarò sempre attento ovviamente, i miei sensi sono costantemente all’erta per individuare qualsiasi segno di un comportamento psicotico o omicida. E’ sempre Knives dopo tutto! Sarei un pazzo se abbassassi la guardia! Ma per ora, è abbastanza tollerabile, anche se vagamente insultante, e la mia mente è stata libera di concentrarsi su altre cose. E diavolo se si è concentrata su * altre cose *.
Con mio grande disagio e sconforto, ho iniziato a notare piccole cose che prima non avevo mai visto. Come Milly a volte sembri triste la sera, quando guarda il tramonto. Come un certo gattino nero si piazzi dietro la nostra porta ogni notte. Come la città non sussulti più alla mia presenza. Ho iniziato a notare moltissime cose. Ma la maggior parte di queste, riguardano * lei *.
Ho iniziato a notare come si appoggi al lavandino quando lava i piatti. Come abbia quell’espressione strana quando esce dalla stanza di Knives, preoccupata, triste e irritata allo stesso tempo. Come al pomeriggio mi porti sempre delle ciambelle dicendomi che sono degli avanzi anche se sono ancora calde di forno. Come i suoi capelli profumino meravigliosamente la mattina. Come il bagno sia ancora fumante dal vapore e profumi del suo shampoo. Quanto la mia pelle rabbrividisca sapendo che sono nella stanza insieme a lei. Come pronunci il suo nome a volte – Meryl – e sorrida anche senza motivo. Ho provato a non fare caso a tutto questo. Ma dannazione, non ci posso fare niente se mi sento così.
E poi arrivarono i sogni.
Ora penserete che sono un maniaco per questo. Voglio dire, Meryl già pensa che io lo sia. Infatti mi ricorda quasi ogni giorno che sono una minaccia per la società e un maniaco. Che ne dite? La donna che amo pensa che io sia una minaccia per la società *e* un maniaco. Ogni ragazzo riceve questo trattamento o sono particolarmente speciale io? Ma i sogni non si possono comandare.
Ogni sogno è diverso dagli altri, ma finiscono tutti nello stesso modo. Io. Lei. Nel mio letto. Le dico che la amo. Lei mi dice ‘Vash, fa l’amore con me. Non m’importa più di nulla, soltanto amami’. Io ubbidisco, il cuore mi batte così forte. Poi le mie mani vanno ai bottoni della sua camicetta, abbasso la testa per reclamare le sue labbra, e…e…mi sveglio.
Chi è il maniaco ora? Chi è il maniaco ora?
Il sogno non va mai oltre il punto in cui mi chino per baciarla. Mi sveglio di soprassalto la maggior parte delle volte pensando che stavolta Meryl mi fracasserà la testa di sicuro.
Ma ogni tanto, solo ogni tanto, vorrei che quel sogno continuasse. E desidero di poterle confessare il mio amore e desiderio per lei. E per una volta, solo una, mi sarebbe piaciuto fare l’amore con lei. Anche se soltanto nella breve irrealtà dei miei sogni.
Ma purtroppo, la mente ha un perverso senso dell’umorismo e il sogno finisce nello stesso modo ogni notte. Io. Lei. Nel mio letto. E quel quasi bacio che non si avvera mai.



A/N : Awwwww. Vash ama Meryl! Vash ama Meryl!



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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Passione e desiderio cap.3

Note dell’Autrice : capitolo tre. Ragioni : procrastinazione perché ho un compito dopodomani. Dichiarazione : non è un bel capitolo (mi dispiace!) perché continuo a sentirmi in colpa a scrivere di nascosto su Vash e Meryl e non lavorare sul mio compito. Dannata scuola! Dannata scuola! Grrr…




Meryl ha ragione. Sono un maniaco!
Okay, mi correggo. Il mio inconscio è un maniaco. Continua a mandarmi questi dannati sogni. Come il sogno che ho fatto la notte scorsa, in cui io e lei litigavamo in cucina. Lei stava per darmi una botta in testa perché stavamo litigando e l’unica cosa che so è che subito dopo eravamo sul tavolo della cucina a strapparci i vestiti di dosso e io cercavo disperatamente di baciarla. Poi mi sono svegliato.
Ancora.
(Hmm. Mi pare di ricordare qualche umano che parlava a proposito dell’inconscio e come i sogni siano in realtà desideri nascosti. Chi me lo ha detto? Rem? Non mi ricordo che mi abbia detto una cosa del genere. Ma se lo ha fatto – o se l’ho imparato da qualche altra parte – quell’umano probabilmente sapeva di cosa stava parlando. Desideri nascosti un corno. Si, i miei desideri sono nascosti. Il problema è che so perché sono nascosti. Sono nascosti a causa di una piccola donna che riesce a farmi un bernoccolo in testa anche se è la metà di me)
Oops. Mi dispiace. Ho perso la tangente ancora. Dov’ero rimasto? Ah si, i sogni.
All’inizio non erano un problema. Sognare Meryl tutta dolce, gentile e servizievole era molto bello. Ma la situazione sta diventando complicata e dolorosa e io sto iniziando a sentirmi…distratto. Mi correggo. Di nuovo. Non sono distratto, ma frustrato.
Sognarla è bello e dolce, ma ogni notte mi sveglio con il ricordo di lei così vicina e così reale che mi sembra quasi di sentire il suo profumo o il calore della sua pelle. E * non * potete capire quanto sia frustrante questa cosa. Amo questa donna e la amo con tutta l’anima. Ma con l’amore viene anche il desiderio e di conseguenza la desidero anche con tutta l’anima. (Per non parlare di altre parti di me. Pessima idea, Vash! Pessima idea! Ahem…)
Devo uscire. Sto iniziando a sentirmi in trappola. Credo sia giunta l’ora di trovarmi * gasp * un lavoro.
Scusatemi per un momento mentre digerisco l’idea. Insieme ad una scatola di ciambelle



Okay. Dov’ero rimasto? Ah si. Un lavoro. Dopo un attimo di riflessione e una scatola di ciambelle non suona così male. Mi darà una scusa e la possibilità di uscire di casa.
So che a questo punto i campanelli di allarme avrebbero dovuto già risuonarmi in testa. E Knives? Quel pscicotico killer che ora giace sveglio nella camera di Meryl? Knives è sveglio, e allora? L’ho detto come se non fosse nulla. Ma in effetti a questo punto lui non è più un pericolo per nessuno. Per prima cosa è ancora debole e convalescente. Secondo, gli ho preso la pistola. Inoltre (e mi sento un po’ in colpa per questo) penso che potrei avergli fatto un po’ troppo male durante il nostro ultimo scontro. Per qualche ragione, si addormenta in un batter d’occhio. Letteralmente. Un giorno Milly venne a portargli il pranzo, vestita ancora in modo informale. Knives le lanciò un’occhiataccia (ovviamente), lei sorrise, abbassò gli occhi per posare il cappello vicino alla porta e quando rialzò lo sguardo, lui si era addormentato.
Visto? Proprio come dicevo io. In un batter d’occhio. Il dottore che lo esaminò – fu piuttosto divertente vedere Knives legato al letto per far sì che non facesse del male al dottore mentre lo esaminava – disse che era perfettamente normale. Venne fuori che Knives poteva essere stato colpito sia mentalmente che fisicamente dal nostro ultimo scontro. Pensate un po’. Non importa. Devo trovare un lavoro, non importa come. Non solo per il mio bene, am anche per quello di Meryl. Voglio aiutarla. Non voglio essere una palla al piede, nonostante tutto quello che la mia reputazione possa altrimenti implicare.



“Salve Signor Vash!” mi saluta allegramente Milly mentre saltella verso di me uscendo dall’emporio. Sbirciandomi al di sopra della busta che contiene le inconfondibili confezioni di budino. Una era vuota. La solita, cara Milly.
“Hey Milly”
“Dove stai andando?”
“Al mio nuovo lavoro” le dico sorridendo.
Lei mi guarda con gli occhi sbarrati. “Oh?”
“Un nuovo lavoro?” un’altra voce si unisce alla sua sorpresa e Meryl improvvisamente le sbuca dietro. Ha un aspetto assolutamente meraviglioso. “Qualcuno ha avuto il coraggio di assumerti?”
Le lancio un’occhiata offesa “E questo cosa vorrebbe dire?”
La bocca di Meryl si muove silenziosamente. Milly la guarda e poi mi sorride. “Che lavoro fai Signor Vash?”
“Sono una guardia del corpo” le dico gonfiando il petto orgogliosamente “Il sindaco aprirà una banca oggi. Si suppone che lui sia il primo a prelevare dalla cassaforte”.
“Ti ha assunto sul serio?” urla Meryl recuperando la voce. “Di tutte le cose più assurde che poteva fare…”
“Sono un’ottima guardia del corpo” protesto io.
Meryl sbuffa dall’incredulità e io mi giro su tacchi e mi dirigo verso la banca, un po’ irritato. Sospira. “Immagino che dovrò seguirti in banca, allora. Perché non riesci mai a stare fermo?” borbotta quietamente.
Milly ridacchia “Hai detto ‘io’ Sempai” dice facendo un sorrisino malizioso.
Mi fermo a fissarla e poi guardo Meryl, che ha assunto un’interessante sfumatura di rosso. La bocca le si apre e chiude ancora una volta, come se volesse dire qualcosa a Milly, ma non riesca a superare la sua rabbia.
“Credo che faresti meglio ad andare a casa, Meryl” le dico con preoccupazione.
“Perché?” scatta lei, irritata.
Whoa! La ragazza è nervosa, oggi! Che problema ha? “Perché ti stai scottando” le dico, indicandole il viso.
Bonk.
Grande. Ma perché mi scomodo a dirle queste cose quando non fa altro che colpirmi? Maledetta donna violenta!
“Tienilo d’occhio” ordina a Milly. Poi con uno sbuffo, se ne va.
Maledetta donna violenta, ripeto mentalmente. Ma perché dovevo innamorarmi proprio di * lei *?
Pausa.
Perché si. Perché è Meryl.
“Uh…”
“Immagino che per oggi siamo incollati l’uno all’altro” dico.
“Immagino di si. Ne vuoi uno Signor Vash?”
Guardo la seconda confezione di budino che lei ha appena iniziato. “Non credo che sia permesso mangiare in una banca, Milly”
“Oh non preoccuparti. L’avrò finito prima di arrivarci!” esclama allegramente iniziando a spazzolare via il budino. Lo ha davvero finito prima che arrivassimo e si sta leccando con soddisfazione le tracce di cioccolata dalle labbra, quando le faccio casualmente la domanda che mi stava frullando in testa da quando avevo deciso di trovarmi un lavoro. “Allora come vanno le cose tra te, Meryl e Knives?”
“Sempai?” mi chiede ad occhi sgranati “Stai ancora pensando alla Sempai?”
“Io…uh…NO!” riesco finalmente a sbottare.
Il viso di Milly si rabbuia dal dispiacere e io cerco per un momento di capire quell’espressione, quando lei inizia ad avere gli occhi lucidi.
Maledizione. Non volevo urlare con lei. E’ colpa della frustrazione sessuale. Sessuale? Huh? Toglietelo dalla testa, Vash! Togliti dalla testa quell’argomento! Concentrati sulla situazione attuale!
“No, no, no!” protesto “Volevo dire che ero preoccupato per voi due. Capito? E mi stavo chiedendo come Meryl e *tu* la stavate prendendo”
Veloce come un lampo, le ritorna il sorriso. “Tutto qui?”. Impila con attenzione le confezioni di budino. “Sempai sembra non sopportarlo, ma sono sicura che che riuscirà a passarci sopra. E io?” scrolla le spalle e per un momento i suoi occhi trapelano la tristezza che hanno sempre quando guarda il tramonto. “E’ un uomo molto crudele. A volte. Ma sono certa che c’è del buono il lui. Da qualche parte”
Annuisco “Esattamente come la penso io. Meryl però non riesce a capirlo certe volte”
“Sempai?” esclama lei di nuovo.
“Meryl?” chiedo ad alta voce, girandomi per vedere se fosse lì. Che diavolo mi succede oggi?
Milly ridacchia ancora “La stai cercando?” mi chiede innocentemente.
“Io…uh…no”. Grandioso Vash. Proprio grandioso. Hai perso l’uso della parola, eh? “Stavo cercando la banca”
Milly alza una mano, con il divertimento che le danza sulle labbra. Un lampo le passa negli occhi, come se sapesse più di quanto non voglia far vedere.
“Ci siamo davanti” dice, indicando dietro di me.
“Grazie” le sorrido e mi giro per varcare la soglia.
“Signor Vash” mi chiama e io metto la mano sulla maniglia.
“Si?”
E quando parla, c’è un calmo sorriso nella sua voce “Sono sicura che anche lei ti pensa”.
Mi giro per chiederle di cosa stesse parlando, ma Milly, la cara, solita Milly, si è girata e se ne sta già andando via per la strada, con un’altra confezione di budino aperta in mano.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Passione e desiderio cap.4
Le Vere Note dell’Autrice :

Ehi gente! Non prendetemi sul serio! Tutto questo è per divertimento, per rilassarsi, per…amore della procastinazione. Insomma questa non è una fic seria o *L*etteratura. Non sto scrivendo l’equivalente su Trigun di Shakespeare. Ringrazio le persone che hanno recensito la mia storia che mi hanno dato suggerimenti e supporto.
[si riferisce ovviamente alle recensioni americane NdTraduttrice] Cercherò di ascoltarne qualcuno ma non faccio promesse. Sono un’autrice pigra. Non fatevi un’idea sbagliata, io leggo i vostri suggerimenti, è solo che sono 1) troppo pigra per seguirli 2) troppo pigra per seguirli. *Fa una smorfia* questo mi rende perfida? Forse. Comunque…grazie a tutti voi, fedeli lettori!





Milly mi appoggia una mano sul braccio con impacciata compartecipazione mentre continuo a fissare quello che resta della banca e della sua cassaforte.
“E’ tutto ok, Signor Vash. Non è stata colpa tua se il ladro portava una borsa piena di esplosivo. Voglio dire, non avrebbe dovuto portarsi dietro qualcosa di così pericoloso in una borsa, no?’
I miei occhi si spostano sul suddetto ladro. Sta ancora fissando le macerie che fino a pochi minuti prima erano piene di denaro. Vicino a lui il sindaco ha la stessa espressione, a parte che il suo sguardo è misto di sollievo per il fatto che gli ho appena salvato la vita. Immagino che stia ancora cercando di decidere se stringermi la mano con gratitudine o buttarmi fuori a calci dalla città. Al momento è in piena riunione improvvisata con gli azionisti della banca che sembrano francamente scioccati, con le bocche spalancate come pesci.
“Insomma, è davvero fantastico” continua Milly “Hai distrutto solo la cassaforte. E’ un bene, no? E il sindaco è ok e anche il Signor ladro. Però forse se…”
Le sorrido debolmente e la lascio parlare, mentre attendo il mio fato. Osservo la gente radunarsi in gruppetti, parlare e indicare la scena. Non stanno indicando me, di per se, ma indicano comunque. La maggior parte delle volte il danno. Ogni tanto me. Grandioso.
Recupero improvvisamente i miei sensi quando colgo al volo un brandello di qualcosa che Milly sta dicendo. “Cosa? Cosa stavi dicendo?”
Milly mi guarda sorpresa “Non mi stavi ascoltando?”
“Ma certo che ti ascoltavo” mento allegramente “Mi ero solo distratto”
“Stavo dicendo che credo che la sempai sistemerà tutto. E’ solo che il rapporto dei danni sarà difficile da scrivere perché lei non era qui”
Oh no. “Milly non credo sia una buona idea”
“Che vuoi dire Signor Vash?”
“E’ solo che penso che Meryl…”
“Si?”
Penso che mi ucciderebbe, finisco di pensare silenziosamente. “Bè, secondo me forse dovremmo evitare di…”
“Vash the Stampede?” chiede il sindaco mentre si avvicina verso di noi. Quelle due emozioni stanno ancora lottando sul suo viso, ma quella amichevole sembra aver prevalso. Dietro di lui la massa di banchieri sta ancora fissando a bocca aperta in shock la loro bellissima e una volta integra banca.
Sussulto. Ok, è giunto il momento di lasciare la città. Di nuovo. Cosa devo mettere in valigia? Pistola. Olio. Proiettili. Sandwich…
“Io…noi…la banca…” balbetta il sindaco, lancia una doppia occhiata alle rovine della cassaforte e ai banchieri, geme e poi continua “Ho deciso che potrai lavorare per estinguere parte del danno”.
Ciambelle. Impermeabile. Qualcosa preso dal guardaroba di Meryl. Huh? “Chiedo scusa. Cosa ha detto?”
“Pagherò io i danni”
“Davvero?!” esclamo entusiasticamente prendendogli la mano e agitandogliela su e giù.
Il sindaco si tira velocemente indietro. “Non fraintendermi. Loro hanno detto che o pagavo o non mi avrebbero più votato. Parte della banca è mia dopotutto”
Smetto di stringergli la mano, colto da un sospetto. “Un attimo, cosa devo fare?”
“Ho una persona che dovresti proteggere” dice in fretta “Qualcuno di molto speciale nella mia vita”
“Una figlia?” chiedo speranzosamente.
“Ti piacerebbe” sbuffa. Un sorriso gli appare quasi sulle labbra mentre si allontana. “Lo vedrai”
Oh-oh. In un modo o nell’altro questa cosa sembra presagire guai.
“Ottimo Signor Vash!” esclama Milly incoraggiante. “Il tuo secondo lavoro! Vedi? E’ tutto a posto. La sempai sarà così contenta. Lo sono anch’io e pensare che credevo che tu fossi nei guai!”
“Non corra troppo signorina” fa il sindaco girandosi improvvisamente verso di lei.
Il sorriso di Milly vacilla. “Huh? Ma io non ho fatto niente. Ero solo…”
“Un’innocente passante?” chiede il sindaco sarcasticamente. “Non è permesso mangiare all’interno della banca. Se lei non fosse venuta a chiedere a Vash the Stampede qualunque cosa avesse dovuto chiedergli, non ci sarebbe stato del budino sul pavimento. Il ladro non sarebbe scivolato e l’esplosivo non sarebbe scoppiato prematuramente” scuote la testa attonito. “Ancora non riesco a capire come avete fatto voi due a distruggere mezza banca e l’intera cassaforte”
Gli sorrido di nuovo “Davvero, siamo molto spiacenti” mi scuso ancora.
Lui scuote solo le mani, rassegnato. “Non importa. Venite domani nel mio ufficio”. Poi si guarda intorno, si ricorda che il suo ufficio – che era attaccato alla parte più interna della banca – è stato distrutto, geme ancora e borbotta “Venite qui e basta. E cercate di non distruggere nulla nel frattempo”
“Milly?” chiedo con calma, quando il sindaco si allontana.
“Si, Signor Vash?” mi risponde, con quasi lo stesso tono calmo.
“Possiamo non dire nulla a Meryl di tutto questo?”
Lei annuisce torvamente. Questo è un rapporto che Meryl non archivierà.


Un detto spiritoso che non c’entra nulla : “Masturbarsi e procastinare sono un po’ simili. Sono entrambi divertenti fino a che non ti accorgi che stai soltanto danneggiando te stesso”





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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Passione e desiderio cap.5

Note dell’Autrice :

*sfregandosi le mani perfidamente* Salve miei adorati. La mia mente perversa…uh, volevo dire la mente perversa di Vash, è stata al lavoro per gli ultimi due giorni, procrastinando per me. Ecco il risultato del nostro lavoro combinatp. Grazie a tutti.





“Allora, cosa hai intezione di fare una volta che lui si sarà ripreso?” mi chiede Meryl coincisamente con un ringhio che so che non intendeva fare (Bè, forse lo voleva fare davvero, è appena uscita da una sessione di ‘intrappolamento’ di Knives al letto. Già. Lui si è addormentato nel bel mezzo di una delle loro sfide di sguardi omicidi, il che l’ha resa tecnicamente la vincitrice. Ma penso che lei volesse gongolare per questo davanti a lui e non può farlo bene se lui dorme. Ma torniamo indietro a Meryl in cucina con me…) “Presto si rimetterà, Vash. Devi fare qualcosa”.
“Posso essere sincero, Meryl?” le dico timidamente “Non ci ho ancora pensato bene. La cosa più importante è che lui sia sano e salvo e soprattutto ancora vivo”
“Bè, è vivo. Sano e salvo? Per ora” minaccia. Un frammento dell’occhiataccia riservata a Knives affiora per un momento. “Ma non credo che riuscirò a sopportare ancora quelle occhiatacce”
Alzo le sopracciglia. “Ma dai, Signorina Strife, non capisco di cosa parli. Pensavo che lui avesse un sorriso affascinante” le sorrido maliziosamente “Ogni tanto hai quasi la sua stessa affascinante espressione”
Le sue mani si sollevano, lievemente minacciose. Okay. Meryl non è dell’umore adatto per gli scherzi. Il mio tempismo è di nuovo pessimo. E in *quel* periodo del mese? O ha sentito della mia piccola avventura in banca di una settimana fa? Milly non potrebbe essere stata così crudele.
Le sorrido calorosamente nel tentativo di schivare il suo colpo e una strana espressione le passa sul viso, poi lei sospira e abbassa le mani con rassegnazione.
“Idiota” mormora piano e il respiro mi si blocca in gola. L’ha detto con un tono quasi gentile?
“Tieni” dice, passandomi una scatola di ciambelle. Okay. Non proprio gentile. La solita Meryl di sempre. “Hanno detto che gli avanzavano”
“Grazie” le rispondo allegramente. Le ciambelle sono ancora meravigliosamente calde e il loro profumo mi invade le narici quando alzo quasi con reverenza il coperchio della scatola. Mmm…ciambelle. C’è un’altra invenzione umana così perfetta? Copertura di zuccherini. Yumm…
Meryl sospira e si siede davanti a me, appoggiandosi stancamente alla sedia “Dove è finita Milly?” mi chiede, mentre sto per addentare la prima ciambella.
“Ha detto qualcosa sul fare la spesa per cena. Spero che si sbrighi” le dico con attenzione. Milly e io lo abbiamo stabilito in precendenza. In verità, ora lei è in banca a fare da baby-sitter ai bambini dei dipendenti. Si è rivelato un lavoro perfetto per lei. Invece io… in ogni caso torniamo alla ciambella. “Mmm…”
“Davvero” dice Meryl “Non so proprio come tu faccia a non fare nulla ed avere sempre fame”
“Non è vero” protesto “Sai bene che faccio qualche lavoretto di casa qua e là. Ho cambiato quella lampadina la settimana scorsa. e adesso lavoro come guardia del corpo in città”
Meryl ridacchia seccamente “Si, si, mi ricordo. Ma veramente non *fai* nulla come guardia del corpo. Ti basta dire ‘sono il grande Vash the Stampede’ e tutti fanno carte false pur di evitarti. E per quella lampadina, l’avevi rotta tu”
“Non è colpa mia se sono famoso. E vorrei farti sapere che quella lampadina mi ha colpito deliberatamente quando mi sono avvicinato”
“Si, come no” mi sorride scherzosamente “Allora, chi stai proteggendo questa volta? Il banchiere? L’animaletto domestico preferito del sindaco?”
“Una donna”
Meryl si irrigidisce immediatamente e io riesco a vedere le rotelline del suo cervello girare come quelle di un carillon, probabilmente cantando con gioia ‘Vash è un maniaco, Vash è un maniaco, Vash è un maniaco, lo sapevo!’
“Oh?” chiede con noncuranza “Chi è?”
“Qualcuno privo di conseguenze” le dico, portandomi alla bocca un’altra ciambella.
“Chi è?” mi chiede con più insistenza e un luccichio negli occhi. Temendo un’altra botta in testa, blocco il processo di ingurgitazione delle ciambelle.
“Vuoi veramente saperlo?” le chiedo sorridendo maliziosamente.
“Bè, si”
“Perché?”
“Così posso avvisarla che sei un maniaco” aggiunge con una risatina perfida.
“Meryl!” la guardo a bocca aperta “Non potrei mai tentare di rimorchiare la nonna del sindaco, a meno che lei non tentasse qualcosa con me prima” le dico, impassibile.
“Non lo escluderei” ridacchia e potrei giurare di avvertire un tono di sollievo nella sua voce. Cerco ancora di portarmi alla bocca un’altra ciambella e Meryl sbuffa stancamente “Argh! Che giornataccia”
Suggerimento per Vash di sparire con le ciambelle “Davvero?” cheide automaticamente la mia bocca. Maledetto il mio cuore sensibile. “Ne vuoi parlare?”. Huh? Fermati! Suggerimento per Vash di sparire con le ciambelle! Ciambelle!
“Nah, sto solo lamentandomi un pochino” sospira, poi si appoggia di più sulla sedia, inarcando la schiena e stirando le braccia sopra la testa, con stanchezza. E la mascella mi cade. Voglio dire mi *cade* proprio. Credo di poter sentire il tavolo contro il mento…ecco quanto in basso mi è arrivata. Perché vedete – ricordate il mio sogno nella cucina? – il mio inconscio ha ingannato la mia mente vigile facendogli ricordare un ricordo che non è mai avvenuto ; il ricordo di lei così vicina che il suo calore restava sulle mie mani eil suo profumo nella mia testa. Non è stato niente che lei abbia fatto per far scattare questo pseudo-ricordo, è stata la mia mente perversa che mi ha soltanto ricordato che sono innamorato (ed anche un po’ossessionato dal desiderio) di questa donna. (Insulti. Io. Lei. la cucina. Poi una voce di calma rassegnazione e ferma risoluzione, Vash ti amo. Tavolo della cucina. Eccetra, eccetra.).
La mia bocca è ancora spalancata e io sto cercando disperatamente di ricordarmi cosa si supponga che debba fare, ma non riesco a staccarle gli occhi di dosso. La cosa più giusta che dovrei fare a questo punto, è guardare con discrezione da un’altra parte e non fissarla. Ma, dannazione, sembra che non riesca proprio a muovere la testa. Il mio collo ha deciso di pietrificarsi in questa posizione, la mia mascella si rifiuta di muoversi e i miei occhi sono incollati su di lei. Mentre inarca la schiena, la sua camicetta bianca si tende su di lei, sottolineando l’assolutamente perfetta piccola rotondità dei suoi seni. La testa le cade indietro, esponendo la gola delicata e la piccola venuzza pulsante proprio sotto la sua pelle liscia. I suoi occhi si chiudono, la sua bocca sorride con soddisfazione per lo stiramento e lei emette un suono di perfetto abbandono. E io…io sto mentalmente finendo quel sogno. Immaginandola nella stessa posizione sotto di me. In completo abbandono. Mormorando il mio nome mentre raggiunge l’orgasmo. Accidenti. Girati Vash. Girati subito, prima che ti scopra. Salvati.
Meryl apre gli occhi e mi sorprende a fissarla e naturalmente si agita.
“Che c’è?” chiede, alzandosi di scatto sospettosamente, con le gambe della sedia che stridono lamentosamente contro il pavimento della cucina.
E io realizzo che si presume stia mangiando le ciambelle.
Mi giro velocemente e dispongo il mio viso in una controllata maschera di gioia. Non stai arrossendo, Vash. Non sei dannatamente eccitato. Non hai l’aria di stare per saltarle addosso. Ciambelle, Vash. Pensa alle ciambelle. Sii una ciambella.
“Vash?”
“Huh?” fingo una vaga allegria e mi ficco una ciambella in bocca, evitando i suoi occhi e concentrandomi sulla dolcezza degli zuccherini. Ma in qualche modo la sento veramente secca contro la mia lingua e lo zucchero non viene nemmeno registrato nel mio cervello.
“Che diavolo ti prende oggi?” borbotta lei dopo un minuto.
Io mugugno qualcosa che suona come una protesta sul disturbare il mio spuntino.
“Come fai a respirare attraverso le ciambelle?”
Le sorrido e mugugno “Mmphbsdts”
Come ho potuto essere così stupido da lasciarle vedere il mio desiderio per lei? So benissimo che io e lei non potremmo mai stare insieme. Lei è umana, io sono una Pianta. Lei è perfetta, io sono sfregiato oltre misura. E lei, bè, lei esattamente non mi odia, ma non credo nemmeno che le piaccia. La definirei tollerante. Perché oso soltanto sperare?
“Mphlla?” le offro.
“Sei senza speranza” borbotta “Vado a cercare Milly per assicurarmi che non compri solo budino”
Scuotendo la testa esce dalla cucina e io sorrido assentemente dietro di lei, con il suo nome sul punto di lasciare la punta della mia lingua accompagnato dalla relativa confessione *Meryl ti amo!* . Ma ovviamente non lo dico. Mi darebbe una botta in testa. E comunque le ciambelle mi impediscono di parlare.
Argh! Ciambelle. Ho bisogno di un’altra scatola di ciambelle. E di una doccia fredda.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Passione e desiderio cap.6
Note dell’Autrice : *puntando una pistola* Morite compiti! Morite! Maledizione! Perché non morite? *controlla i proiettili* Proiettili di gomma? Vash li ha scambiati di nuovo!? Bastardo. *mugugna cupamente* Potrei fargli davvero male stavolta.
Ahem, cari lettori, non siate spaventati. Sono solo stressata e triste.



Maledizione! La spalla mi fa un male d’inferno. C’è stata una rapina un banca oggi, con pistole fumanti e ketchup ovunque. Il sindaco è di nuovo arrabbiato con Milly (‘Ho detto niente cibo in banca!) e con me (‘Di nuovo? La cassaforte della banca, di nuovo?) e l’appena riparata cassaforte è di nuovo in pezzi. Nessuno è morto ma qualche persona ha riportato ferite minori. La maggior parte per aver strisciato sul pavimento cercando di sfuggire alla nonna del sindaco. Chi avrebbe mai detto che un’anziana signora di novant’anni su una sedia a rotelle potesse muoversi così in fretta?
Queste fitte alla spalla, comunque, sono a causa sua. E la cassaforte? Stavolta non è stata colpa mia.
Ero andato a comprarle un’aspirina, mentre lei aspettava in fila in banca. Si era lamentata di aver mal di testa. Mal di testa un corno! Erano i postumi della sbronza della scorsa notte! Quella donna beve come se avesse un buco nello stomaco! Diavolo, beve anche più di quanto non facesse Wolfwood. Non so dove diavolo lo metta, ma alla fine della serata ero io che mi dovevo appoggiare alla sedia a rotelle ed era lei che mi trascinava fuori dal bar. Heh. Non mi sorprende che sia così in forma. Quel corpo deve essere probabilmente composto dal 90 per cento di alcool.
Comunque, mi ero diretto in farmacia per prendere un’aspirina – anche se so bene che lei stava cercando di essere gentile e in realtà mi stava chiedendo l’aspirina così avrei potuto prenderla io. Abbiamo in programma un’altra gara di bevute stanotte. Al Sindaco non sembra importare. Ha mormorato qualcosa sul ‘uccidere due fuorilegge in un colpo solo’. Non avevo capito di cosa parlasse fino all’incidente in banca.
Ero arrivato alla farmacia e avevo comprato due confezioni di aspirina senza problemi (riesco a cavarmela da solo, sapete, nonostante quello che pensi Meryl) ed ero sulla via del ritorno quando noto che una macchina armata e piena di spuntoni come un porcospino è parcheggiata davanti alla banca, con il motore ancora acceso. I miei sensi scattano immediatamente all’erta. Ok, forse non così immediatamente a causa dei leggeri postumi della sbronza della scorsa notte, ma ancora piuttosto in fretta. Mi accuccio dietro un fattorino un po’ sonnolento e osservo la scena.
Una donna con i capelli rossi e una scomoda gonna attilata con una maglietta bianca sta guardando impazientemente la banca. Porta degli occhiali da sole scuri e sembra davvero tesa. Ma non è stata la gonna ad attirare la mia attenzione. Anche se lei è carina, nessuna può reggere il confronto con Meryl e veramente non so se la gonna è davvero stretta, lo immagino per il modo in cui sta seduta sul bordo del sedile, come se ci fosse un puntaspilli dietro di lei. E’ stato il modo in cui la luce si è rilfessa dal suo grembo e sui suoi occhiali da sole, l’inconfondibile riflesso di una pistola. E’ stato quello e il fazzoletto lagato sul naso e sulla bocca a nasconderle il viso.
Così, da amabile fuorilegge quale sono, le salto addosso (Non in quel senso! Sarò pure un maniaco ma non sono un molestatore!). Poi in due rapide mosse lei resta disarmata e fuori dai guai, il tutto senza averle neanche spostato gli occhiali da sole.
“Mi dispiace tanto!” mi scuso allegramente “Pensavo fossi un’altra persona. Prendo in prestito i tuoi proiettili, ok?”
“Mmmpph!” protesta e lo prendo per un ‘si’, visto che sembra non riuscire a parlare attraverso il bavaglio che una volta era il suo fazzoletto. Le prendo i proiettili, carico li scarico e sbircio dentro la banca.
E’ una scena come il peggiore degli incubi. Heh. Stavo scherzando. E’ tutto piuttosto tranquillo a parte per il pazzo che sta agitando una pistola in aria. E’ lo stesso ladro della prima rapina. Immagino che abbia deciso che questa volta aveva bisogno di un compagno. E di due pacchi di esplosivo. Quel disgraziato non sembra aver imparato la volta scorsa che l’esplosivo esplode. Sembra anche davvero a disagio mentre agita la pistola e contemporaneamente cerca di non far cadere i pacchi. Tutti sono appiattiti a terra, compresa Milly che , per qualche strana ragione, ha una bottiglia di ketchup in mano ed è ancora occupata a masticare qualunque cosa stesse mangiando. Lei starà bene, lo so. Quello che mi preoccupa è il cruccio della mia esistenza, la mia compagna di bevute, la nonna del sindaco e la mia responsabilità : Nonna Mary Sue.
Se ne sta lì molto tranquillamente, vicino ad un cassiere, con le mani in grembo e uno scintillio negli occhi., uno scintillio che ho imparato a riconoscere come pericolo. L’ultima volta che ha avuto quello scintillio è stato quando ha detto ‘Vuoi fare una scommessa?’ e io sono finito a dover essere trascinato fuori da un bar, avendo perso tutti i soldi in una gara di bevute.
E poi questo è quello che è successo.
Mi lancio attraverso la porta cercando di puntare sull’effetto sorpresa quando nonna Mary Sue improvvisamente allunga una mano dietro la sedia a rotelle e tira fuori una grossa pistola (come diavolo ho fatto a non vederla?) e puntandola con pericolosa imprecisione (si, ho detto *im*precisione, dannazione!) inizia a sparare a qualunque cosa si muova con quell’insano sorriso sul viso, come se gli fosse mancato tutto questo e si stesse godendo ogni singolo momento, dicendo ‘Mary Sue Slugger, lo sceriffo fuorilegge, è venuta a prendere a calci il vostro schifoso culo di ladri” e tutti cercano di allontanarsi da lei strisciando mentre intonaco e pezzetti di cemento volano ovunque e feriscono la pelle esposta e io devo buttarmi sullo stomaco e strisciare fino a lei, per poterle strappare di mano la pistola. Ma il sindaco ci arriva prima di me ed inizia a lottare con lei ; nel frattempo Milly si alza in piedi e urla con sollievo “Signor Vash!” e il ladro (che in quel momento sta ancora fissando a bocca aperta e in completo shock il suo piano fallire miseramente) si ricorda chi sono io e si gira dicendo “Vash The Stampede?”, colpisce per sbaglio Milly con un braccio disattentemente allungato e le fa cadere la bottiglia di Ketchup che si sparge ovunque, il ladro scivola e la cassaforte esplode.
Già. La cassaforte esplode. Ancora. Come? Esce fuori che nonna Mary Sue ha ancora un ultimo colpo.
L’unico colpo che *non* è impreciso. L’unico colpo che colpisce i due pacchi di esplosivo del ladro, mentre volano verso la cassaforte.
E così eccomi qua, da capo a dodici. Incollato alla ben conservata Mary Sue Slugger, famosa sceriffo fuorilegge. Quel diavolo di donna ha accusato me dell’esplosione della cassaforte. Me! Povero, innocente Vash The Stampede! E ora sono incollato a lei per almeno altre due settimane.
E vi ricordate l’aspirina che ho comprato? Bè, sto andando di nuovo in farmacia. Quella di prima si è disintegrata mentre mi facevo strada verso di lei. Potrei comprarne di più…il sindaco ha l’aria di avere un mal di testa feroce. Con quella vena che gli pulsa sulla testa in quel modo. Sento che me ne sta per arrivare uno anche a me, per non parlare del dolore pulsante alla spalla…
Penso che con questo saranno due i rapporti che Meryl non scriverà mai. Devo solo cercare di nasconderle il più possibile il buco della pallottola nella mia spalla.



***



“Sei patetico” mi saluta Knives disgustato quando entro con il vassoio delle bende.
“Si e tu sei psicotico” gli rispondo con un ghigno. “Come va?”
Sbuffa qualcosa di rude e si gira. “Bè? Che diavolo vuoi?”
“Sono la tua infermiera oggi” gli dico con una punta di ironia “Ho solo dimenticato l’uniforme”
“Dove sono e tue tirapiedi?”
“Oh, qua e là” gli dico con noncuranza e scrollo le spalle. Mi pento immediatamente di quel movimento, perché mi fa spostare qualcosa nella spalla. “Torneranno presto se ti mancano le occhiataccie”.
“Quella donna umana bassa?” ringhia “La odio”
“Hey! E’ stata già abbastanza paziente con te”
“E’ umana. Non è degna di vivere”
“Bè, diavolo. Tu sei una Pianta, chi ti ha detto che anche tu sei degno? Tutti meritano di vivere”
“Quella alta è anche peggio” continua, non prestandomi attenzione. “E’ così…così…felice tutto il tempo”
“Milly è fatta così”. E al momento pensa che ci sia qualcosa di buono in te, aggiungo mentalmente. Proprio come me.
“Odio questo posto” dice improvvisamente Knives con amarezza “Odio questi umani”
“Ti hanno mantenuto in vita nonostante tutto” gli ricordo gentilmente. Metto il vassoio, che ho portato con grande difficoltà, accanto a lui e gli indico di girarsi.
Knives mi guarda, con gli occhi fissi ma non ostili.
“Le bende” gli ricordo.
“Certe volte vorrei che non fossimo mai nati” mi dice improvvisamente.
Per un momento la cosa mi colpisce. È così poco caratteristico da parte sua dire una cosa del genere. “Ma lo siamo. Dobbiamo solo prendere il meglio di quello che abbiamo”.
Qualcosa lampeggia nei suoi occhi e il Knives che conosco (la Pianta nata per lanciare occhiatacce) ritorna. “Suppongo che tu voglia che io ora faccia il bravo” sibila.
“Si” replico senza esitazione. “Ti aiuterò io. E anche loro”. Realizzo che sto sembrando quasi eccitato ed enfatico e Knives si gira.
“Sei un idiota, Vash”
Sento una rispostaccia venirmi alle labbra. “E tu sei un psicotico figlio di…di…” Una Pianta? Ora che ci penso non siamo esattamente figli di qualcuno. “Come ti pare. Perché devi essere sempre *malvagio*? Non potresti essere allegro invece che psicotico per una volta nella tua vita? Non è stancante?”
“Farfalle” borbotta malignamente.
“Cosa?” chiedo con attenzione.
“Io…” inizia a dire, poi la sua testa crolla e si addormenta ancora.
Sospiro e mi chino per cambiargli le fasciature e dopo per rimboccargli le coperte fin sotto il mento, sussultando tutto il tempo per il dolore che dilania la mia spalla ad ogni movimento.
Ok, lui non è esattamente amichevole. Ma non parla come se volesse distruggere il mondo. A parte per l’ultimo spregevole commento sulle farfalle, lo chiamerei un passo avanti. Voi che dite?


***
NdA: Wow! Era quasi triste, eh? Nel prossimo capitolo tornerò al mio originale progetto di smielosità, zucchero filato e tensione. LOL. Ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Passione e desiderio cap. 7
Disclaimer : Trigun non mi appartiene. Non mi appartengono né Meryl, né Milly, o Wolfwood o Vash, e nemmeno quel carinissimo gattino nero. Semplicemente scrivo fanfic nel mio tempo libero. Sebbene, a volte, desideri veramente, veramente tanto che Vash mi appartenga * hehe *

Note dell’Autore : *cantando sulle note di ‘Pop goes the Weasel’* “Una volta…c’era una una ragazza che procrastinava, procrastinava. Una volta c’’era una una ragazza che procrastinava, e ora la sua vita è rovinata” Così per la vostra gioia, ecco i risultati della mia procrastinazione, e la causa della mia vita rovinata. *corre via a guardare anime, er, scrivere tesine. Volevo dire scrivere tesine. Davvero! L’ho fatto.*



Nonostante la consapevolezza che Knives non sarà più un pericolo per nessuno (Ve lo immaginate? Muori inutile uma… Zzzzzzzzzzz. Il dottore dice che ogni tanto sarà così, e si addormenterà ‘in un batter d’occhio’) questi momenti leggeri e scanzonati (inserite una risata sarcastica) continuano a stancarmi. Non mi sorprende che Meryl gli lanci così tante occhiatacce. Probabilmente è il modo in cui affronta la cosa. Bè, non ci sarà nessuno a cui lanciare occhiatacce quando si sveglierà a troverà la sua cena fredda. Peggio per lui.
Dannazione. La spalla mi fa ancora male. Oggi è stata una giornata stancante. Prima la banca, con il sindaco e l’incarico esteso con nonna Mary Sue, e poi Knives. Whew! Ce n’era abbastanza per testare la forza di chiunque. Hey, potrei non essere umano, ma posso lo stesso stancarmi! E ho fame. Troppa fame, in effetti, per pensare a qualche altra cosa che non siano ciambelle. Veramente dovrei curarmi la spalla prima che il tessuto mi si appicichi alla ferita. Ma sono così dannatamente stanco. E affamato. Un attimo, questo l’ho già detto. Meglio sedersi un momento in cucina per pensare.
Mi prendo la testa con le mani, mi appoggio al tavolo e chiudo gli occhi. Solo un attimo di riposo…
“Sono tornata” dice ad alta voce Meryl prima che il suo corpo appaia alla vista. La mia testa si alza di scatto. Mi sono addormentato? Hmph. Mi sa che Knives è contagioso. (Inserite di nuovo una risata ironica). Lei si appoggia allo stipite della porta e mi guarda corrucciata. “Che ti è successo? Sembra che quel gatto ti abbia fatto fatto correre su e giù per la strada prima di piantarti in asso” dice allegramente mentre indica il davanzale della finestra. Il gattino nero socchiude gli occhi verdi sonnacchiosi verso di lei.
“Sei crudele!” piagnucolo.
“Scusa” borbotta dispiaciuta “Non sono riuscita a trattenermi. Abitudine. Tieni” una scatola di ciambelle atterra con un colpo sordo sul tavolo davanti a me. “Non sono riusciti a venderle. Come al solito”
Penso per un attimo di lasciare la cucina e andare a curarmi la spalla. Non posso lasciarle vedere che sono ferito, dopotutto. Poi il mio stomaco decide di gorgogliare in quel preciso momento.
“Fame, eh?” mi sogghigna.
“Un pochino” le sorrido di rimando. Ma la spalla ricomincia a pulsarmi dal dolore. Inizio ad alzarmi dalla sedia.
“Fammi fare un caffè” inizia.
E io inizio a parlare nello stesso momento. “Non so, Meryl. Devo…” l’espressione sul suo viso mi fa esitare. Interrogativa. Stupita. Ferita?
Capisco improvvisamente che questo sedersi in cucina a condividere un po’ di tempo su una scatola di ciambelle è diventato il nostro rituale privato. Lei prende una tazza di caffè, io mi finisco una scatola di ciambelle e parliamo di tutto. Cose stupide, semi-serie, vari pensieri. Non importa qual’è l’argomento. La cosa importante è il *momento* che passiamo insieme. Una piccola finestra di tempo per noi (sospetto che Milly sia sempre assente di proposito) in entrambe le nostre giornate. Un momento che è solo e soltanto nostro.
E adesso lei è con una scatola di ciambelle davanti a me, che si aspetta la stessa cosa.
“Cosa c’è che non va?”
Arrenditi Vash. Fai finta di non aver nessun dolore. Per Meryl. “Niente” le dico, scuotendo la testa. “Non c’è proprio niente che non va”
Non posso negarle questo. Non posso negar*mi* questo.
Così, sorrido stupidamente per mascherare il sordo pulsare della mia spalla e mi sistemo di nuovo sulla sedia, inalo il profumo eau du ciambella e allungo una mano verso la scatola.
“Vash! Stai sanguinando!”
“No, non è vero” dico rapidamente. Maledizione! Maledizione, maledizione, maledizione! Maledizione a Knives e al suo lato psicotico! Dannazione a questi acuti occhi grigi! Ora Meryl mi chiederà perché sto sanguinando e scriverà quel rapporto e poi dovrò trovare dell’aspirina anche per *lei* (il sindaco si è portato l’intera confezione a casa). Lei ha degli occhi stupendi, ma perché diavolo devono essere così acuti? “Non so sanguinando Meryl. E’ solo ketchup. E come fai a vedere il rosso sul rosso, comunque?”
“Fammi vedere” dice Meryl.
“No. Davvero, non è nulla”
Più velocemente di quanto pensassi fosse possibile, lei è al mio fianco, con la mano sulla mia spalla, facendo una forte pressione.
“Ow!” salto sulla sedia e lei salta velocemente indietro.
“Tu STAI sanguinando! Che è successo?”
“Davvero, non è niente. Soltanto un piccolo incidente”
“Un piccolo incidente?” le sue sopracciglia si alzano pericolosamente “Togliti lo spolverino, Vash. Fammi vedere”
“Ho detto che non è niente”
Lei alza un pugno minacciosamente. “Vuoi anche un mal di testa oltre alla spalla?”
“No” borbotto.
“Allora togliti lo spolverino” si gira per cercare il nostro cassetto del pronto soccorso per Knives e ritorna con bende e garze. “Togliti anche la maglietta” aggiunge, quasi ripensandoci.
“No”
“Vash” mi ammonisce.
“Ti spaventeresti”
“Ti ho già visto mezzo nudo, idiota”
Non riesco a trattenermi. Alzo un sopracciglio verso di lei, lascivamente “Guarda, guarda Derringer Meryl…mi hai spiato mentre facevo la doccia?” Bonk. Ow. “Hey! Sono un uomo ferito!”
“Idiota, lo sai che ho già visto prima tutte le cicatrici. Andiamo, togliti quello spolverino e la maglietta”
Se la spalla non mi facesse un male d’inferno – ora aggravato ancora di più dal dolore alla testa che sta cominiciando a venirmi – potrei aver goduto di questo momento per le sue piuttosto deliziose implicazioni. Ma ora come ora, Meryl sta iniziando a lanciarmi occhiatacce e non mollerà facilmente. Mi porge la mano, aspettandosi pienamente che io collabori.
Sospiro. “Va bene, Meryl. Ma non dire che non ti avevo avvisato”
Mi giro e mi tolgo lo spolverino con attenzione. Poi, sempre voltandole le spalle, mi tolgo la maglietta e lei prende fiato molto, molto lentamente. Lo sapevo. Probabilmente sta cercando di non urlare. Una volta lei mi ha detto che non sarebbe scappata da me se avesse visto tutte le mie cicatrici, ma questo non significa che la cosa debba piacerle. Inizio a rimettermi la maglietta.
“No” dice con voce rotta. Sussulto. Immagino che sia così brutto. Chi volevo prendere in giro sperando che non sarebbe stata disgustata da me? “Va…va bene. Puoi girarti”
Faccio quello che dice e mi giro “Sei sicura?”
Arrossisce leggermente e annuisce, con i suoi occhi fissi sul pavimento invece che sul mio petto. La sua voce è così dolce, così bassa. “Si. Non posso arrivare alla tua spalla se rimani in maglietta”
C’è uno sconfortevole silenzio mentre sto lì in piedi. Pensieri mi vagano in mente. Pensieri troppo simili ai miei sogni per poterli nominare. “Ora?” chiedo, con la voce leggermente roca.
I suoi occhi tornano al mio viso e io mi schiarisco la voce e provo di nuovo, immaginando che sia arrabbiata con me. Funziona come un incantesimo e la mia voce ritorna normale. “Cosa vuoi che faccia?”
“Sederti di nuovo, ovviamente. Sei troppo alto da raggiungere” scatta “Idiota”
Sorrido, sollevato dal sapere che lei non ha notato quanto il mio respiro sia un po’ cambiato per la sua vicinanza.
Le sue mani sono calde, piccole e gentili contro la mia spalla. Mi ero aspettato il calore e la piccolezza ma non la gentilezza. Mi tolgono il sangue raggrumato con attenzione, strusciando sulla mia pelle con movimenti accurati. Scivolano sulla mia pelle come sfarfallanti falene mentre cercano di pulire il sangue che la macchia e non riesco a trattenermi dal rabbrividire alla sensazione.
“Tutto a posto?”
“Sto bene. E’ solo che…” Mi stai facendo impazzire dal desiderio. “Niente. Sto bene”
Non è una grossa ferita. Il proiettile mi ha semplicemente preso di striscio e la cosa peggiore è stata il sangue e la ferita che ha iniziato a sanguinare. Ma io guarisco piuttosto in fretta. Tra un paio di giorni sarà sparita.
“Ow” mi lamento piano quando lei mi versa dell’alcool direttamente sulla ferita.
“Non fare il bambino” sbuffa, ma immediatamente le sue mani diventano più gentili sulla spalla. L’odore di alcool riempie l’aria, coprendo per un momento l’odore delle ciambelle. Poi velocemente lei versa qualcos’altro, freddo e calmante.
“Anestetico locale. Allieverà il dolore”
“Grazie”
Poi con mani esperte – dopotutto Knives le è servito per farle fare tutta la pratica che le serviva – mi lega le bende intorno al taglio, strappando l’estremità sotto la mia spalla e chiudendola con un rapido nodo.
“Fatto” dice.
Ruoto la spalla sperimentalmente e sono ripagato da un’altra botta in testa.
“Ow! Meryl! Potresti smetterla di colpirmi per un solo momento?”
“Non continuare a muoverla! Impedirai che guarisca!”
Sto per ribatterle che guarisco in fretta, che dopotutto non sono umano, ecc. ecc. Ma lei mi appoggia una mano sulla spalla, tracciando una delle mie vecchie cicatrici e mi dice di getto “Non vorrai che diventi come una di queste, no?”
Sospiro dentro di me. Forse è davvero disgustata. “Penso di no” replico.
Lei mormora qualcosa, sottovoce.
Alzo lo sguardo al suo viso interrogativamente, ma lei non mi sta più prestando attenzione. Inconsciamente, traccia un bizzarro percorso su e giù per le cicatrici, con un movimento lento e gentile. Quasi una carezza. Una parte di me spera che smetta presto, così posso mangiarmi una ciambella. Ma un’altra parte di me è sollevata dal suo tocco, sollevata che lei non sia disgustata dalle mie cicatrici. Veramente dovrei rimettermi la maglietta. Ma quella che ho tolto è piena di sangue e non voglio interrompere il filo dei pensieri di Meryl.
L’unico problema è che mi sto ancora eccitando al suo tocco. La sua mano è così morbida, lei è così vicina e il suo profumo è così dannatamente buono. L’odore dell’alcool se n’è andato e ora riesco a sentire il profumo del suo shampoo e del sapone che ha usato, come erbe e fiori combinati con un tocco di ciambella. Riesco a sentire il calore del suo corpo così vicino a me e il vibrante calore del mio in risposta. Devo fare qualcosa. Prima che faccia qualcos’altro di cui potremmo entrambi pentirci. E prima che lei si accorga che non mi alzo in piedi per un’OTTIMA ragione.
“Meryl?”
“Hmm?”
“Potresti interrompere quello che stai facendo?”
Le sue mani si allontanano di scatto dalla mia spalla, seguite dal suo intero corpo e io improvvisamente avverto una profonda mancanza dentro di me. La spalla mi sembra improvvisamente fredda.
“Scusa” mormora lei.
“Tutto ok. E’ solo che…”
“Cosa?” ansima e mi guarda con aspettativa.
“Le ciambelle stanno diventando fredde”
Per un momento mi fissa e poi ride e scuote la testa. “ Va bene, hai ragione ” dice e si allontana dall’altra parte del tavolo per prendere il caffè e sedersi. Rido insieme a lei, godendomi la sua compagnia, prendendomi a calci dentro di me per non essere abbastanza coraggioso da confessarle che la desidero.
“Allora, oggi cosa hai fatto?” le chiedo con noncuranza, per iniziare il nostro rituale giornaliero.
“Qualche stupido ha rapinato una banca”
“Oh?” dico, cercando di sembrare disinteressato.
“Già. Per fortuna non era un mio incarico”
Oh bene, penso “Allora è stata questa la cosa eccitante della tua giornata?”
“Magari” dice “C’è stata questa faccenda della compagnia di assicurazioni. Qualcuno ha spedito una lettera ed è saltato fuori che il direttore…”
La ascolto chiaccherare, non fregandomene nulla di quello che Bernadelli o il suo direttore stessero facendo. L’unica cosa che mi importa è lei. Il tono e la cadenza della sua voce. Il modo in cui usa le mani per enfatizzare un punto, quasi capovolgendo la tazza di caffè. Il cambiamento delle espressioni sul suo viso. Felice, mangio ciambelle e ascolto, annuendo di tanto in tanto e facendo rumori per mostrare che approvo o non approvo, sono d’accordo o non sono d’accordo.
Sto lì a divorare ciambelle fino a che non mi accorgo che Meryl non sta più parlando. Smetto di annuire, la guardo in viso e rimango scioccato da quello che le leggo negli occhi. Desiderio. Profondo, intenso desiderio. Rivolto verso di me. Ma cosa…? Mi sento immediatamente dispiaciuto. Ero qua a consumare ciambelle e non gliene ho offerta neanche una. Voglio dire, lei è quella che lavora a tempo pieno…okay io do una mano facendo la ‘guardia del corpo’ a svariate persone, ma non è un lavoro stabile…e poi lei torna a casa da un uomo ferito e si cura di lui e probabilmente ha ancora un milione di rapporti da compilare e io sto qui soltanto ad annuire e ingurgitare ciambelle. Maledizione, Vash! Perché sei così insensibile? Non mi meraviglia che lei ti odi! Smetto di mangiare e chiedo tentativamente “Meryl?”
Lei fa un salto, come se le avessi puntato una pistola contro. “Che c’è?” chiede seccamente.
“Vuoi una ciambella?”
Aggrotta le sopracciglia. “Perché diavolo me lo chiedi?”
“E’ solo che sembravi affamata, solo un attimo fa. Come se stessi fissando una grossa ciambella” la prendo in giro (**).
Lei si trozza con il suo caffè che stava per sorseggiare, sputandolo quasi sul tavolo. Copro le ciambelle protettivamente.
“Io…uh…io…” balbetta e il suo viso si arrossa. Uh-oh.
“Si?” chiedo, con la mano a metà strada verso una ciambella. Zuccherata. Forse le piacerebbe una zuccherata. L’ha sempre rifiutata in precedenza ma forse stavolta ne prenderà una. “Vuoi una ciambella zuccherata?” le agito la ciambella zuccherata davanti e le faccio il mio sorriso più affascinante (io penso che sia affascinante!).
Ma il sorriso non sembra funzionare. I suoi occhi iniziano a sembrare nel panico. Okay, non zuccherata. “Granella di zucchero? Mele e cannella? Glassata?” inizio a preoccuparmi. “Meryl, c’è qualcosa che non…”
“Sto facendo tardi a lavoro” urla e in un turbine di bianco corre fuori dalla porta.
La osservo da dietro con incredibile stupore. Tardi al lavoro? E’ appena tornata! E completamente nel panico? Ma che diavolo?
La fisso ancora per un po’ prima di ficcarmi in bocca un’altra ciambella.
Donne.
Io, Vash the Stampede, magnifico fuorilegge, grande amante (*cough, cough*), cercatore dell’esclusiva chimera nota come love and peace… non capirò mai, mai le donne.



Note dell’Autore : *sorrisino malizioso*


(**) Note della traduttrice : dunque, qui c’è da aprire una piccola parentesi, perché c’è un gioco di parole intraducibile in italiano. Come per il primo capitolo, Rain gioca sul fatto che ‘hunger’ in inglese vuol dire sia ‘fame’ che ‘desiderio’. Quindi Vash, quando vede che Meryl lo sta guardando con desiderio, pensa (da perfetta testa di legno qual’è) che lei abbia fame, proprio in virtù di questo doppio significato. E in orginale le dice candidamente che lei lo stava guardando con ‘hunger’… ovvio che Meryl si sia mezzo strozzata con il caffè!! ^__^



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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Passione e desiderio cap.8




Disclaimer : Trigun non mi appartiene. Non mi appartengono né Meryl, né Milly, o Wolfwood o Vash, e nemmeno quel carinissimo gattino nero. Semplicemente scrivo fanfic nel mio tempo libero. Sebbene, a volte, desideri veramente, veramente tanto che Vash mi appartenga * hehe *

Note dell’Autrice : *guardandosi furtivamente intorno* Uh….salve lettori e recensionisti. Shh! Mi sto nascondendo da tutti i recensionisti che mi stanno minacciando con qualsiasi cosa, da cucchiai arrugginiti a colonne di fuoco. Ho cercato di nascondermi in un’altra fic, ma la stessa minaccia esiste anche lì. *piagnucolando come Vash* Ci sto provando! Davvero, ci sto provando! Ma anche le minacce dei miei professori stanno diventando terrificanti. Così la scrittura/procastinazione deve essere trattenuta per un po’. In più sono un po’ stressata dalla scuola. Ma ecco qualcosa per mantenere le minacce su un livello basso. Yo! *risatina* Perché non mi minacciate con biscotti al cioccolato o bei ragazzi che eseguono ogni mio desiderio? Tipo scrivere i miei temi? Personalmente penso che potrebbe essere più efficace. *sorrisino*



“Signor Stampede?”
Nascondo il pacchetto che stavo portando dietro la schiena e rispondo “Yo!” al sindaco, mentre entra nel suo ufficio.
Lui estende solennemente la mano verso di me e io devo pulire velocemente la mia dallo zucchero a velo. “Volevo ringraziarla per aver salvato Nonna Mary Sue” – si acciglia per un momento, insicuro se questa sia una notizia buona o cattiva – “e volevo anche spedirla a casa prima”
“Huh?”
“Il consiglio degli azionisti terrà una riunione”
Annuisco. Meglio cosi. Avevo fame e Meryl tornerà presto a casa. Potrei aspettarla in cucina e farle una sorpresa. Magari sorprenderla da dietro, acchiappare le ciambelle che sicuramente mi starà portando, farle il solletico e correre via prima che riesca a prendermi. Forse potrei perfino stringerla in un abbraccio prima che lei realizzi cosa sto facendo. Aaahh, si. Un abbraccio da Meryl (Hehehehe). Sorrido per un attimo all’allettante possibilità e vedo con la coda dell’occhio che Nonna Mary Sue mi sta guardando con il sorriso che le danza negli occhi. Maledizione. Dimenticala. Anche sapendo che me ne pentirò, chiedo comunque. “E sua nonna?”
Il sindaco guarda l’apparentemente innocua nonnina che siede con tranquillità sulla sedia a rotelle vicino a me. Lei sembra un po’ accaldata e le sue guance sono sospettosamente imbiancate. (io e lei abbiamo appena fatto a braccio di ferro per una scatola di ciambelle ricoperte di zuccero a velo. Indovinate chi ha vinto? Comunque le ne ho lasciate la metà).
“Oggi lavorerà a maglia” risponde seccamente il sindaco. “E si SUPPONE che si ricordi anche che il cibo non è ammesso nella banca, visto che lei faceva parte del consiglio che ha stabilito questa regola”. Con la coda dell’occhio vedo Nonna mentre fa una linguaccia al sindaco. Nascondo un sorriso con un colpo di tosse.
“Bè Vash. Grazie per il pranzo e per avermi lasciato qui” dice lei seriamente “Ma ho degli affari da sbrigare, adesso”. Fa una smorfia di disgusto, poi mi lancia un’occhiata assassina e mi fa l’occhietto. “Non dimenticare la scommessa di stanotte”
“Scommessa? Quale scommessa?” la voce del sindaco si alza sospettosamente.
“La scommessa su chi beve di più, ovviamente” risponde Nonna con calma. “Se vince lui, io terrò la bocca chiusa. Se vinco io…” fa una pausa e ride perfidamente “Dovrà DIRLO alla ragazza”
“Cosa? La ragazza? Una scommessa?” al primo segno di porpora sul viso del sindaco, scivolo dietro di lui e corro verso la porta, sperando che forse *lei* si dimentichi della scommessa.
In realtà non mi importa di perdere denaro con lei. Non riscuote mai. Sono quei dannati postumi della sbornia che mi fregano sempre. Quello e il fatto che non so come potrei spiegare a Meryl che è diventata parte di una scommessa di bevute. Lo sapevo che avrei dovuto tenere la bocca chiusa la seconda volta che ha detto ‘Vuoi fare una scommessa?'. Maledizione, Vash! Ma non impari mai?
***
“Milly? Che ci fai qui?”
“La banca ha mandato a casa prima anche me” risponde, leggermente sorpresa.
Annuso l’aria. “Che profumino. Che stai cucinando?”
“La cena. Sempai e io abbiamo dovuto giocare a morra cinese. Lei ha insistito molto”
“C’è anche Meryl?”. Maledizione. Ecco che vanno all’aria tutti i miei malvagi complotti per un abbraccio.
Meryl mi sorride. “Perché, anche tu volevi aspettarla?”
Decido di ignorare quel commento ed invece replico : “Hai perso, eh?”
Il suo sorriso si allarga ancora di più (se fosse possibile per Milly) “No, ho vinto”
“Che deve fare il perdente?”
“Cambiare le bende del Signor Knives”
“Ah”
“Ho quasi finito. Vorresti portare su il piatto al Signor Knives?”
“Certo!” le sorrido, sperando che si sbrighi prima che quei due si lancino occhiatacce fino alla morte.
“Okay! Fammelo mettere in un vassoio. Hmm. Pensi che al Signor Vash piacerebbe un fiore?”
Come no. Se questo avesse delle spine con cui tagliare la gola a qualcuno. “Certo, Milly”. Mi guardo intorno nella cucina per cercare l’altro inconfondibile odore che aleggia proprio sotto l’aroma della cucina di Milly.
“Immagino che tu stia cercando le ciambelle” mi dice senza girarsi, frugando tra i sacchetti di carta dell’alimentari sul ripiano della cucina. “Oh, ecco qua!”
“Le ciambelle?”
“Una margherita” ridacchia alzando un fiore mezzo appassito “Potrebbe tirargli su il morale!”
Si. E non farlo addormentare nel bel mezzo di una gara di occhiatacce con Meryl. “Si, ne sono sicuro” le dico seccamente. Ma l’ironia è inutile con Milly. “Per caso hai visto se c’era una scatola di ciambelle, Milly?”
“Ah quelle? Erano sul fondo del sacchetto”
Allungo una mano verso il sacchetto dell’alimentari ma Milly mi da una leggera botta su una mano. La guardo, sorpreso e le lancio un’occhiata delusa e ferita. “Aww, Milly! Ho fame!”
“Sono certa che anche il Signor Knives ne avrà”
Con mani molto più delicate di quanto ci si possa aspettare da una donna come lei, Milly versa un abbondante stufato nel piatto che aveva preparato. Poi, a fianco, in un allegro vasetto che non si adatta bene al suo previsto contenuto, ci mette la riluttante margherita.
Salgo le scale velocemente, pensando alle ciambelle e faccio una pausa per un momento nel corridoio superiore. C’è un assoluto silenzio. Poi…un ringhio minaccioso.
Corro verso la stanza di Knives aspettandomi, l’orrore, la carneficina, Knives con vari bernoccoli in testa…e poi osservo la scena con sollievo.
Si stanno lanciando occhiatacce. Soltanto questo. Knives sta guardando furiosamente Meryl ; Meryl sta guardando male Knives. Lei sta silenziosamente cambiandogli le bende (anche se non so come riesca a farlo con gli occhi che trapassano il cranio di Knives) e lui la guarda malissimo mentre resta immobile. Da quello che posso vedere, nessuno di loro sta vincendo.
“Ciao ragazzi!” dico ad alta voce per spezzare la tensione.
Due paia di occhiatacce si trasfericono improvvisamente su di me e io indietreggio. Whew! Questi due sono una doppia minaccia per la società.
“Che vuoi?” scatta Knives.
“La cena”. Sorrido “Cibo. Hai fame?”. Perché io ne ho.
“Hmph” mugugna Meryl e poi i loro occhi tornano a concentrarsi sulle occhiatacce che si stavano scambiando.
*Sigh*. Oh, bè.
Vado avanti e mi fermo vicino a Meryl, tenendo in mano il vassoio. Knives momentaneamente trasferisce su di me l’occhiataccia (quella che dice ‘oh ti farò così male, bastardo non degno di essere chiamato Pianta) che stava indirizzando a Meryl. Meryl si sposta leggermente davanti a me per ricambiagliela pienamente e io automaticamente sposto il peso del vassoio su una mano per evitare di versarlo. (Wow! Sembra quasi che lei mi stia proteggendo. Aww! Forse le piaccio! *cough cough* Maledizione Vash concentrati! Lo sai che non potrà mai amarti. Pianta? Umana? Ti ricordi? Perfetta? Okay, piantala di fare il drammatico! Goditi l’amicizia che hai con lei! Concentrati! E finiscila di urlare nella tua stessa testa!). Il mio braccio la sfiora quando lei si muove e mi spedisce meravigliosi piccoli brividi per la schiena e non posso fare a meno di sorridere. E’ stranamente surreale. Sto qua a pensare a Meryl e al modo in cui lei rende la mia vita migliore e tutto mentre siamo in presenza del mio eccezionalmente psicopatico fratello. Irreale E surreale.
“Che cosa ti sorridi?” scatta Knives verso di me quando nota che sto sorridendo.
“Niente. Sei adorabile quando ti arrabbi”
“Stà zitto Vash. Giuro che se avessi la mia pistola…” inizia poi emette un gemito di dolore “Maledizione, donna! Non sai nemmeno legare una fasciatura?”
“Oops” risponde dolcemente Meryl “Ho stretto troppo?”
Knives sbatte gli occhi per un secondo prima di ricomiciare lo sguardo omicida. Troppo tardi. Lei lo ha visto. Meryl sorride malignamente. Game over. Meryl uno, Knives zero. Ding, ding! Il secondo round arriverà presto.
Meryl finisce con le bende e lega il nodo alla fine, con la stessa delicatezza con cui aveva legato il mio. Le sue mani si muovono rapidamente sulla sua spalla per controllare l’aderenza delle fasciature ed improvvisamente qualcosa di istintivo e possessivo si agita dentro di me e io mi curvo in avanti sopra Meryl, guardando dritto negli occhi Knives. MIA. La parola riecheggia nel mio stesso cervello. Huh? Gelosia? Whoa! Calma, ragazzo. Knives non è interessato a lei in quel senso. E lei…lei non è tua. Non importa quanto vorresti che lo fosse.
Il volto di Knives guarda il mio con un intenso scrutinio. Poi fa un suono di disgusto. “Perché diavolo non la pianti e te la fai?” sbotta senza preamboli.
Cosa? Ha appena detto quello che penso? “Co..cosa?” balbetto.
“Mi hai sentito” mugugna malignamente “Fattela. Così starà zitta e poi potrò ucciderla. Lo so che vorresti. Te lo leggo negli occhi”
Già. Ha proprio detto quello che avevo sentito. A questo punto vorrei cooooosì tanto fondermi nel pavimento. Ma poi così lascerei Meryl tutta sola con lo psicopatico. Oh no. Meryl!
Lei è diventata apoplettica accanto a me. E io sono pericolosamente conscio che le sue mani stanno aprendosi e chiudendosi. Maledizione, Knives! Per prima cosa salterà alla gola di uno di noi. Lo so che lo farà. Preferirei che fosse la tua di gola, ma so che sceglierà automaticamente la mia.
“Fattela e non pensarci più” continua Knives incessantemente “Sono sicuro che non se ne lamenterà. Potrebbe anche piacerle. Se non fosse così disgustoso, anche io avrei…”
“Razza di bastardo, io…” inizia Meryl, balzando verso di lui.
Poso in fretta il vassoio sul tavolino accanto a Knives, sbrodolando lo stufato, e letteralmente la trascino da dietro verso la porta, ridendo in modo idiota e farfugliando disperatamente “Hahahaha! Ignoralo Meryl. E’ un uomo ferito. E’ malato, ricordi? Ricordi? Non sa cosa sta dicendo!”
“Sono un uomo ferito” la prende in giro Knives “Già Meryl, fai attenzione. Non vorrai che mio fratello ti punisca, vero?” poi le sue labbra si curvano in un ghigno malizioso “Oppure si?”
“Hahahaha!” rido rumorosamente per cercare di coprire la sua voce. “Sta scherzando! Sta solo scherzando!”
Sbatto la porta sulla risata curiosamente trionfante di Knives prima che questa venga stroncata da uno sbadiglio. Wehw! O forse no.
La presenza di Meryl accanto a me è enormemente palpabile.
Mi sforzo di girarmi verso di lei. Mi sforzo di incontrare i suoi occhi. “Meryl, mi dispiace per…”
“Sta zitto” dice con calma. E’ arrossita e non mi guarda nemmeno. “Non entrerò mai, mai più qui dentro. Hai capito?”
“Uh, si. Ok”
“Bene” dice, poi si gira con un’imprecazione e marcia via.
Bè, non è andata tanto male. Mi giro verso la porta chiusa e sussurro selvaggiamente. “Grazie, Knives. Grazie tanto”
Grande. Ora quei sogni hanno meno possibilità di un budino nelle mani di Milly di poter mai diventare realtà. Mai.
Note dell’Autrice:
Scusate se è stato breve e stupido. Vi avevo detto che ero stressata.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Passione e desiderioi cap.9

Disclaimer : Trigun non mi appartiene. Non mi appartengono né Meryl, né Milly, o Wolfwood o Vash, e nemmeno quel carinissimo gattino nero. Semplicemente scrivo fanfic nel mio tempo libero. Sebbene, a volte, desideri veramente, veramente tanto che Vash mi appartenga * hehe *

Note dell’Autrice : Salve miei fedeli e pazienti lettori! Mi dispiace se vi ho fatto aspettare così a lungo. Sono stata stressata. Davvero. Troppa scuola, troppi esami di intersessione, non abbastanza sonno, overdose di caffeina, dannati professori che insistono che non ho assolutamente bisogno di sonno e continuano ad assegnarmi cose da leggere… *sigh*…ma non vi angoscio oltre, qundi andiamo avanti senza altre lamentele.



Ho delle brutte notizie. Ieri la banca ha avuto un altro incidente. Non è colpa mia stavolta! Lo giuro! Non ero nemmeno nelle vicinanze della cassaforte e Milly era fuori con i bambini. E’ esplosa per conto suo. Davvero! Personalmente penso che sia colpa di Nonna Mary Sue (con la pistola sotto la sua sedia a rotelle e io e lei che facevamo a braccio di ferro, avrebbe potuto succedere di tutto!). Nessuno mi accusa perché non possono provare nulla – anche se alcuni membri del consiglio non vedrebbero l’ora di puntare il dito accusatore su di me e, se non fosse stato per le occhiataccie di Nonna (e la sua nota mira), lo avrebbero gà fatto. Comunque, una decisione c’è stata. La banca chiude. Credo che la terza volta sia stata l’ultima goccia. Così, mentre sto qui ad aspettare che Nonna e il sindaco partino (visto che da oggi non avrò più nessun lavoro e sostanzialmente più nessuna vita) lasciate che vi racconti tutto …

***


Come ho detto prima, io e Nonna stavamo facendo a braccio di ferro. Non per le ciambelle stavolta – anche se erano in lista – ma perche così io avrei potuto uscire dalla scommessa che avevamo fatto una settimana fa. Lei aveva insistito ancora sul fatto che dovrei dire a Meryl che la amo e io insistivo nel risponderle che eww, che schifo, le ragazze sono troppo appiccicose. Ovviamente Nonna non mi aveva creduto e mi aveva ricordato che la scommessa era stata chiara e leale. Io le avevo piagnucolato che la scommessa era stata fatta in un momento di profonda e intensa stupidità. In più quella volta ero completamente incapace di intendere e di volere e quindi vulnerabile. Lei allora mi aveva risposto con una risatina maligna e mi aveva detto : ‘Voi fare un’altra scommessa per cancellare quella precedente?’. E io le avevo risposto – che altro? – ‘Okay, Nonna’.
Lo so, lo so. ‘Tipico’, direbbe Meryl. Diavolo, riesco quasi a sentire la sua voce nel mio cervello. Ma so altrettanto bene che non glielo dirò mai. Riuscite ad immaginarlo?

Io: Hey Meryl, mi sono innamorato di te. Mi ami anche tu?
Meryl: Amarti? Il famigerato Vash the Stampede aka (Also Known As, cioè ‘conosciuto anche come’... N.d.T) lo stupido manciatore di ciambelle, testa-di-legno, idiota pervertito, che mi rende ogni giorno la vita un inferno? Come no!

Ammetto che una risposta del genere mi farebbe male, ma una risata incredula potrebbe essere peggiore.

Io: Meryl, ti amo.
Meryl: *sbottando* Hahahahahahahahahaha!
Io: Meryl? Ho detto che ti amo.
Meryl: Hahahahaha!


O peggio :

Io: Ti amo.
Meryl: Aww, che cosa carina. Ma io non posso amarti.
Io: Perché? Cos’ho che non va?
Meryl: Bè, tanto per cominciare…


Oppure ancora peggio :

Io: Ti amo, ragazza delle assicurazioni
Meryl: Anche io, Vash. Ma solo come amico.
Io: Gaaaaaaaaahh!

Ma sto divagando. Torniamo all’eccitante sfida a braccio di ferro…
Nonna stava quasi vincendo. Non perché stessi cercando di essere gentile, ma perché quella donna ha una stretta di ferro. So che potrei facilmente spaccarla in due come uno stecchino, ma non sono crudele e non sono io il fratello psicopatico. Sono, d’altra parte, Vash The Stampede. Così la farò perdere nel mio classico stile. Con gentilezza. Con ‘love and peace’.
Stavo cercando di rimontare quando lei fece un piccolo sussulto e poi Bang!
Un momento prima c’erano la banca, le ciambelle e la cassaforte. Tutto lucido e pulito. Il momento dopo, ciambelle a pezzi, fumo ovunque e la cassaforte esplosa. Per la terza volta.
“Nonna Mary Sue!” la voce del sindaco tuonò forte e chiara dal suo ufficio attraverso tutto il palazzo. “Riunione d’emergenza! SUBITO!”
E Nonna Mary Sue, con espressione molto contrita e imbarazzata uscì di soppiatto dalla camera, seguendo l’irata voce del suo nipote.
Due ore dopo uscirono dalla sala riunioni per andare incontro ad un silenzioso e aspettante pubblico. Il viso del sindaco aveva acquisito una sfumatura violetta. I membri del consiglio stavano sibilando in massa, con gli indici che gli fremevano per puntarsi su di me, ma non osavano. E Nonna Mary Sue che sfoggiava un’espressione di tale pentimento che mi lasciava immaginare tutto.
“Brutte notizie, Vash” disse Nonna.
Uh-oh. “Immagino che questo significa che non ho più il lavoro, eh, Nonna?” chiesi con un sorrisino che non provavo.
“Già. Mi dispiace, Vash, ma immagino che questa agenzia della banca dovrà chiudere. E’ giunto il momento di costruirne una nuova”
“Capisco” dissi.
“ Bene” rispose lei.
Poi sorrisi e le porsi la mano.
“E’ stato un piacere conoscerti, Mary Sue Slugger”
“Anche per me, Vash The Stampede”


***


Sniff. Sniff.
No, non sto piangendo. E’ solo il fumo dell’ancora fumante cassaforte. Giuro. (starete pensando che, dopo una notte all’aria, la cassaforte si sia già freddata! Ma no, sta ancora fumando e irritandomi gli occhi)
“Allora sei venuto a salutarmi, dopo tutto” mi dice Nonna mentre si dirige con la carrozzella verso la diligenza già pronta. Le loro valige sono già sistemate e il sindaco ha assunto una squadra di accompagnatori che li guideranno alla città dove sarà costruita la nuova filiale. E’ saltato fuori che gli impiegati resteranno con loro. Per tutta la vita. Una specie di cosa familiare. Molto bello, in un certo senso.
Lentamente la banca si sta svuotando. Due diligenze sono già partite questa mattina con gli ancora furiosi membri del consiglio. La povera Milly al momento sta salutando tutti i bambini di cui si prendeva cura e probabilmente starà piangendo come una fontana. E io sto qua. Non sto piangendo. Davvero.
“Sei venuto per assicurarti che parta vermente, eh?” insiste Nonna, scherzando.
“Già, volevo dirti che sono felice che finalmente ti levi dalle scatole” le dico, per salutarla a mio modo.
Nonna Mary Sue scoppia a ridere nel modo meno dignitoso per una signora e pesca due bottiglie di birra da una borsa dietro di lei. Me ne lancia una, e fa un brindisi ridacchiando “Su con la vita!”. Così, mentre il sindaco ci guarda con un’espressione a metà tra il disgustato e il divertito, io e lei ci facciamo l’ultima birra insieme. “Ammettilo, Vash!” bofonchia “Ti mancherò un sacco!”
“Nonna” piagnucola il sindaco “Stai dando spettacolo!”
“Chi è che sta..:”
“Nonna Slugger” la interrompo velocemente “E’ stato divertente farti da guardia del corpo. Anche se hai sempre vinto le gare di bevute”
Lei mi fa improvvisamente un sorrisino “Vuoi fare un’ultima scommessa?”
Il sindaco geme. “Dio Santo, no. Basta con le scommesse. Basta con gli strascichi delle sbornie. E’ già abbastanza che abbiamo perso una banca. Non voglio che ti prendi un altro mal di testa questa mattina”
Nonna Mary Sue si gira, lo guarda da sopra una spalla e gli fa una linguaccia. “Dovresti provarlo anche tu ogni tanto. Potrebbe migliorare i tuoi talenti amministrativi”
Mi volto rapidamente per nascondere un sorriso, prima di rigirarmi verso di lei con un’espressione seria “Bè..” le dico, estendendo solennemente la mano “E’ stato divertente, Nonna”
“Diavolo se lo è stato!” urla lei. E prendendo la mia mano, mi fa l’occhiolino e dice “Eccetto per il sesso, sei stato la guardia del corpo migliore che ho avuto”
“Co…cosa?” sbotta il sindaco.
“Prenditi una pasticca, Clarence” dice seccamente Nonna “Stavo scherzando. Ancora meglio, fatti un drink. Anzi tre. Uno per te e due per me. Heh. Faccio la rima, oggi!”
Li saluto mentre si allontanano, con Nonna che mi saluta da sopra la spalla. Questa volta non nascondo il sorriso che mi illumina il viso, anche se sento le mie guance considerabilmente arrossate dopo l’ultimo commento. C’era da aspettarselo che Nonna Mary Sue avrebbe fatto un commento simile. Ma quello che ha detto è vero (non la parte sul sesso, pervertiti!). E’ vero che mi mancherà.
Proprio prima che la diligenza sparisca per sempre fuori città, Nonna si sporge dalla sedia a rotelle un’ultima volta, si gira verso di me con una strizzatina d’occhio e urla “Scommetto che anche lei ti ama, Vash The Stampede!”
Io le sorrido ancora di più, sperando che la gente non mi stia guardando in faccia. Perché, per come mi sento ora, sono probabilmente rosso come il mio spolverino, bruciando dall’imbarazzo.



Note dell’Autrice : una nota positiva…mi rimane solo un mese e mezzo di scuola!


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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Passione e desiderio cap.10


Cosa fare? Cosa fare? Cosa fare? Essendo (temporaneamente) senza lavoro, ho completamente esaurito tutte le altre possibilità di divertimento. Ho già giocato a pallone con i ragazzini del villaggio, ho provato ad aiutare un po’ di gente nei loro affari prima di venire cacciato via e ho aiutato un paio di anziane signore sommerse da cinque scatole di ciambelle. E poi ho finito le cose da fare. Davvero. E nessuno lascerà che io l’aiuti. Le fumanti rovine della cassaforte della banca sembrano agire come una specie di avvertimento.
Avevo pensato di andare a trovare Meryl, ma per quanto quel pensiero fosse deliziosamente allettante, sapevo già che se avessi osato fare una cosa simile, lei mi avrebbe fornito più di qualche paio di bernoccoli in testa solo per essermi fatto vedere al suo posto di lavoro.
Immagino che l’unica cosa da fare sia tornare a casa. E aspettare Meryl e le ciambelle. Non che sia rimasto da solo… Milly (senza lavoro come me) probabilmente sarà già li.
La casa è piena di calore quando rientro e c’è un ottimo profumino di cucina, qualcosa di corposo e probabilmente pieno di pezzetti di carne e patate. Un leggero aroma di pane appena sfornato riempie l’aria. Tutto questo risulta come un odore davvero appetitoso, il tipo di odore che conforta le persone e le fa sentire a casa. Provera Milly. So che è stata lei a cucinare. Chi altro cucina quando è depressa?
Avevo ragione sul cibo. Una grossa pentola di carne e patate (e carote) sta sobbollendo. A giudicare da una prima occhiata sembra quasi pronto, sta aspettando solo il tocco finale di un po’ di spezie. Sul tavolo della cucina è in bella vista il kit di pronto soccorso, pronto per essere portato al suo incontro con il mio adorabile fratellino. Sospiro e lo prendo. Milly ha già abbastanza pensieri per conto suo. Mi occuperò io di Knives oggi. Già. Proprio quello di cui avevo bisogno al momento. Un po’ di tempo da solo con mio fratello. Scusate se il sarcasmo trabocca troppo. Non sono male come infermiere ma certe volte quello mi dà sui nervi. Hey, gli voglio bene, ma ciò non toglie che sia lo stesso dannatamente irritante.
Mentre salgo le scale, ripenso alla mia giornata, con i pensieri che mi vagano. Meryl prima o poi scoprirà cos’è successo. Scoprirà della banca e del lavoro e farà quello che fa sempre. Mi guarderà male. So che lo farà. Ci sono alcune cose di lei che sono così adorabilmente prevedibili. Mi colpirà ancora in testa? Potrei provare ad abbracciarla di nuovo. E’ stato divertente l’ultima volta. Quando avevo programmato di rubarle un abbraccio prima che se ne accorgesse. Ragazzi se si arrabbierebbe se lo facessi. Mi chiedo se c’è qualcosa di vero nelle chiacchere che gli uomini fanno al bar…che le donne aggressive sono irritabili anche a letto. Nonna Mary Sue aveva totalmente appoggiato questa cosa. Qual’era una delle nostre ultime scommesse la notte prima che partisse? Che le donne sessualmente più frustrate scaricano la frustrazione con la rabbia? Chissà come sarà Meryl a letto? Hmm…Meryl arrabbiata. Fare sesso per scaricarsi. Whoa! Frena ragazzo! Non è il momento di pensare a come sia Meryl a letto. Ma cosa aveva detto Nonna? Era…”Scommetto che sarà un ciclone a letto, Vash. Come hai detto che si chiama?”
Scuoto la testa per smettere di ridacchiare deliziato per quello che sto immaginando. Quello era stato uno dei suoi tentativi di estorcermi il nome di Meryl. Non avevano mai funzionato ovviamente. Non importa quanto fossi ubriaco, non le avrei mai dato un indizio del genere. Ma Nonna Mary Sue aveva detto qualcos’altro dopo. Qualcosa di così serio che mi ha colpito l’attenzione. Ero così ubriaco che avrei dovuto essere steso sotto ad un tavolo, ma quella fu la cosa più giusta che lei avesse mai detto. *Diglielo, Vash. Dille che l’ami una volta per tutte. Non saprai mai se ti ama anche lei se non glielo dici*
Eh già. Ha detto proprio così. Esattamente poco prima che scommettesse che poteva bere cinque birre più di me.
“Eccomi di ritorno, tesorino. Ti sono mancato?” esclamo allegramente mentre apro la porta della camera di Knives.
“Oh, falla finita” mi risponde seccamente.
“Cosa? Non ti sono mancato?”
“Tra te e quella…quella creatura…vorrei quasi strangolarmi da solo”
“Buona idea” gli rispondo con un sorrisino.
“Non trattenere troppo il fiato, fratello”
Agito un dito per avvertimento “Su, su, fratellino mio, si dà il caso che quella creatura stia cucinando la tua cena”
“Bene, spero che ci si strozzi”
“Vedo che hai avuto una bella giornata”
“E io vedo che sei stato licenziato” risponde lui con derisione.
“Come lo sai?”
“Ho sentito la tua amichetta che bofonchiava di sotto”
Povera Milly. “Già, bè…” Hmm. Immagino che non sappia davvero cosa rispondere. “E’ vero. Abbiamo perso i nostri lavori. Tanto meglio. Così avremo più tempo per te”. Il mio sorriso si allarga quando noto il sussulto che Knives cerca di nascondere. “Eh già, fratello. Avremo più tempo per stare insieme e conoscerci meglio” aggiungo allegramente, notando il modo in cui inizia a sentirsi a disagio. Oh si, fai sentire la Pianta psicopatica a disagio, Vash, spingi tutti i suoi malvagi bottoncini. Sgrano gli occhi e gli faccio la mia espressione più adorabile. “Dai Knives. Facciamolo”
“Facciamo cosa?” mi chiede sospettosamente.
“Scambiamoci un po’ di confidenze” esclamo, facendogli gli occhioni-pieni-di-stelline.
“Finiscila” sbuffa irritato “Piantala di dire idiozie, Vash. E in nome di tutti i maschi del mondo, smettila di sembrare così stupido”
“Oh ma dovremmo farci un po’ di confidenze, Knives” insisto. Riesco a provare una specie di sadico divertimento nel far sentire a disagio Knives. Chi l’avrebbe mai detto che torturare mio fratello potesse essere così divertente? Aspettate, dimentico che stiamo parlando di Knives. Certo che sa quanto sia divertente torturare un fratello. “Daaai, Knivesuccio, fammi conoscere i tuoi sentimenti più nascosti. Mi puoi dire quanto adoooori stare qui e quanto amiii la cucina di Milly e le visitine di Meryl e..”
“Allora, Meryl è una che geme o che urla?” mi interrompe sadicamente Knives.
Maledizione, perché deve sempre tirare in ballo questo argomento?
“E’ una donna irritabile, Vash. Scommetto che è una che urla” continua senza sosta.
Irritabile? Da quando Knives ha iniziato a usare la parola ‘irritabile’? “Sentimenti” esclamo ad alta voce “Stiamo parlando dei_tuoi_sentimenti”
“No, parliamo invece dei tuoi, ahem, sentimenti, Vash”
“Pensavo che stessimo parlando del tuo argomento preferito : te stesso”
“Che ti succede, Vash?” dice astutamente “Hai paura di parlare dei_tuoi_sentimenti?”
“No. E non c’è niente da dire. Io e Meryl non siamo quello che pensi” mugugno a disagio.
“Certo, perché sei una schiappa”
“Stà zitto”
“No, stai zitto tu”
“No tu”
“Fa come ti pare” dico e inizio a slegare le fasciature della sua spalla “Non voglio parlarne”
“Dovresti fartela e non pensarci più”
“Si, ho già sentito i tuoi suggerimenti. Ed ancora una volta, la risposta è no”. Quando le bende si aprono noto che è quasi completamente guarito, e le fasciature sono soltanto una precauzione per non far riaprire le ferite. Anche la ferita sulla mia spalla è completamente guarita e la pelle ha un salutare colore rosato grazie alle gentili cure di Meryl. Un ricordo estemporaneo si riaffaccia alla mia memoria : il profumo di Meryl, la sua vicinanza, il suo tocco gentile sulla mia spalla e mi sfugge un sospiro. Avrei dovuto baciarla allora. Avrei dovuto baciarla e dirle tutto. Avrei dovuto baciarla e dirle che la amo, che la desidero, che ho bisogno di lei, e mandare al diavolo tutte le conseguenze.
*Sigh*
Ma no. Perchè continuo a dimenticarmene? Lei è Meryl. Io sono io. Di tutte le grandi cose impossibili della vita, l’essere un ‘noi’ è proprio una di quelle.
Alzo gli occhi e mi accorgo che Knives mi sta guardando stranamente.
“Che c’è?”
“Rimpiangi qualcosa”
“Cosa? No! Cosa dovrei rimpiangere?”
“C’è qualcosa che stai rimpiangendo” aggrotta le sopracciglia pensieroso “Non riesco a capire cosa...” improvvisamente si interrompe e si batte la fronte con una mano. “Sei un idota, Vash!”
“Però, Knives, che novità che mi stai dicendo” gli rispondo sarcasticamente.
“Idiota! Idiota! Idiota!” esclama lui, puntualizzando ogni parola con un’occhiataccia. “Perché l’hai fatto?”
“Hey” lo ammonisco “Soltanto Meryl può chiamarmi così più di tre volte in una frase: E di che diavolo stai parlando?”
“Lei ti piace” sogghigna “Non riesco a credere che ti piaccia”
“No, non è vero” protesto in fretta. Troppo in fretta. E Knives lo sa. Mi guarda atterrito e il ghigno si trasforma in un’espressione di assoluto orrore.
“Oh no!” ansima.
Smetto subito di legare la fasciatura. “Che c’è? Che c’è? Ti ho fatto male?”
“Tu…tu…” balbetta, indicandomi con un dito incredulo. Un tic sembra essersi formato su un occhio ed essersi esteso fino alla sua bocca, aprendola e chiudendola come un pesce agonizzante. “Tu...tu…te ne sei innamorato!” urla.
“Non dirlo così forte” dico seccamente prima di riuscire a fermarmi. Poi, realizzo quello che ho detto. “No non è vero! Non è vero!”. Magnifico, Vash. Continua a piagnucolare ‘non è vero’ e vedrai come ti crederà. *Vash e Meryl si amano, si amano…* quando la canzoncina infantile risuona nelle mie orecchie (**), sorrido tra me e me. “Bè, forse si. Solo un pochino”
La faccia di Knives è torva. “Che diavolo ti hanno fatto gli umani?”
“Mi hanno insegnato l’umanità” dico fermamente “E la gentilezza”. E l’amore.
Knives bofonchia qualcosa con profondo disgusto e poi inizia a mugugnare parole sconnesse su ragni e farfalle. Eh già. Il mio fratellino, l’amante della natura. Hah! (forse dovrei inserire di nuovo una risata sarcastica? Bè, al diavolo. Quel maniaco di mio fratello può farlo per conto suo).
La scoperta sembra averlo spossato e io finisco di bendarlo velocemente, udendo il suono di voci dalle scale. Meryl è arrivata a casa. In qualunque momento il profumo delle ciambelle salirà fino a qui e mi attirerà come il canto di una sirena.
Quando apro la porta per uscire, trovo un carrellino con un vassoio, e dal contenitore coperto esce dolcemente il vapore. Cara Milly. Sempre piena di tatto. Probabilmente avrà sentito che io e Knives stavamo parlando e non ha voluto interromperci.
Lo lascio a fianco di Knives. Si è addormentato di nuovo. Immagino che probabilmente sia perchè la recente notizia lo ha depresso.


Nota della Traduttrice:
(**) Ok, angolo della confessione : qui c’era una canzoncina infantile assolutamente intraducibile. La solita filastrocca che i bambini fanno quando vedono del tenero tra qualcuno di loro (o cose simili) che immagino esista anche in Italia, ma che non mi ricordo assolutamente . Dopo averci pensato su parecchio, alla fine mi sono arresa e ho finito per renderla nel modo più semplice possibile. Lo so che non è la stessa cosa, ma in fondo non mi sembra fondamentale per il senso del discorso, voi che dite? Accetto qualsiasi suggerimento! ^__^
Ah, dimenticavo. Ci stiamo avvicinando al raggiungimento dei capitoli in inglese…manca solo la parte 11 e poi dovremo aspettare che Rain pubblichi la storia mese per mese. Visto che recentemente mi sembra piuttosto impegnata, preparatevi ad una paziente attesa…spero solo che nel lasso di tempo in cui io ci metterò a tradurre l’ultimo capitolo uscito, lei mi faccia la gradita sorpresa di pubblicarne un altro!
Ringrazio tutti per le bellissime recensioni che state facendo a questa bellissima storia : le sto traducendo e mandando tutte all’autrice, così magari vedendo la quantità di consensi che sta raccogliendo, si deciderà a finire la fic! Aarrgh, voglio sapere anche io come finisceee!!! E voglio almeno un bacio, uffa!!


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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Passione e desiderio cap.11
Disclaimer : Trigun non mi appartiene. Non mi appartengono né Meryl, né Milly, o Wolfwood o Vash, e nemmeno quel carinissimo gattino nero. Semplicemente scrivo fanfic nel mio tempo libero. Sebbene, a volte, desideri veramente, veramente tanto che Vash mi appartenga * hehe *

Nota dell’Autrice: Oh guarda! Che cosa strana per me! Un nuovo capitolo! E così presto! Possibile che…*gasp* la scuola stia per ricominciare presto e io inizi a sentire il bisogno di procrastinare? Già. Dev’essere così. Così vi regalo un nuovo capitolo.




Milly ha assolutamente superato se stessa stavolta. Lo stufato è buonissimo, la carne è tenera, le patate e le carote si sciolgono in bocca. Devo ammettere che per una volta (la prima volta in vita mia!) ho preferito lo stufato alle ciambelle. Anche Knives – quando sono passato a controllarlo poco prima di cena – ha finito la sua cena fino all’ultimo boccone ed ha pure ripulito il piatto con il pane. Non ho avuto bisogno di dire nulla perché il piatto vuoto parlava da sé, ma mi ha lanciato lo stesso un’occhiataccia quando ho fatto un commento sul suo salutare appetito. Ma anche lui ha dovuto (a malincuore) ammettere che Milly è una cuoca soprendentemente brava. Quando è ispirata.
Davanti a me, Milly sta mangiando voracemente il suo cibo, godendosi ogni boccone, l’allegria e la felicità tornate nei suoi occhi. Suppongo sia perché lei e i bambini si sono salutati amichevolmente e la cara Milly non permette che nulla la rattristi a lungo. Di sopra, ho lasciato il mio adorabile fratellino a russare, con la pancia bella piena come quella del gattino nero che miagola in assonnata soddisfazione davanti la porta della cucina.
Sfortunatamente però, non tutti si stanno godendo la cena. Meryl, seduta vicino a me (è così vicina che la mia pelle rabbrividisce dalla leggera tensione. Wohoo!), è silenziosa e sta toccando appena il suo pasto. Secondo i miei calcoli, ha preso circa sette cucchiaiate di stufato stasera e attualmente ne ha mangiate solo cinque. Perché sto notando tutto questo? Ecco, è solo che, a questo punto, ho una leggera fissazione per la bocca di Meryl. Dopo quella piccola ‘discussione’ con me stesso sul rimpiangere di non averla baciata e grazie alle meravigliose acute osservazioni di Knives, la prima cosa che ho fatto quando l’ho vista sedersi in cucina è stato fissarla. Fissare la sua bocca, per essere precisi. L’ho fissata e mi sono chiesto che sapore abbiano le sue labbra, la loro morbidezza, il loro tocco. Questo fino a quando lei non mi ha scoperto a fissarla e io ho dovuto distogliere lo sguardo, arrossendo tremendamente, sperando che non se ne sia accorta. Quando l’ho guardata di nuovo, lei non stava più guardando me, ma il tavolo, persa nei suoi pensieri. Poi Milly ci ha distratto entrando con una pila di piatti e scodelle. Poi ci ha distratto ulteriormente iniziando a servire lo stufato e quasi rovesciandomi un’intera scodella bollente addosso. Poi c’è stata la cena. E il silenzio.
Questo è tutto quello che è successo. A parte il suono del masticare, siamo stati in silenzio. Bè, eccetto per Milly ovviamente. Allegra come al solito. Ma Meryl era silenziosa. E’ stata sileziosa per tutto il tempo e una parte di me ha iniziato a preoccuparsi.
Meryl è silenziosa solo quando è arrabbiata o sta pensando a qualcosa. Forse ha scoperto della banca? Non è stato un grosso avvenimento, ma la gente ha inziato a parlare del sindaco che è andato via. Ovviamente questo tipo di chiacchera ha portato subito al _perché_ se ne sia andato. E parlare sul perché se ne sia andato avrà portato a parlare sulla distruzione della banca. E l’argomento della distruzione avrà sicuramente portato a me. E forse su Milly. Forse non è arrabbiata per questo. Non mi dice sempre che a parte essere un idiota, sono anche un disastro ambulante? Ma in ogni caso non ha detto nulla e spero ancora di essere io l’unico a riferirle questa notizia. Gentilmente.
Immagino che una cena e una conversazione frivola siano un modo abbastanza gentile per farlo. Qualcosa sul tipo di ‘Allora Meryl, come è andata la giornata? Uh-huh e la Bernadelli va bene? Oh, e comunque ho distrutto una banca. E tu Milly, che hai fatto di bello oggi?’
Già. Perfetto. Ecco come devo fare. Inserirlo tra una cosa e l’altra.
E ora…iniziare una conversazione frivola…
“Allora” morso “come” mastico “è andata” inghiotto “oggi?”. Sorrisino affascinante.
Meryl mi guarda sorpresa. Le sorrido e ripeto la domanda e lei apre la bocca per rispondere e…e Milly alza lo sguardo e risponde “Alla grande Signor Vash! Non ci crederesti, con questo tempaccio, ma è stato così divertente. Ho trovato alcuni bambini che volevano giocare e…”
Gli occhi di Meryl si abbassano ancora e lei inizia a mescolare senza scopo il suo stufato. Sospiro dentro di me e lascio chiacchierare Milly. Bè, una convesazione frivola con Milly non è esattamente quello che avevo in mente, ma è stato quello che ho ottenuto. Dopo tutto, non ho davvero rivolto la domanda a Meryl. Non ho pronunciato il suo nome (per paura di dirlo e poi strozzarmi con il mio stesso respiro) così peggio per me se ha risposto Milly. D’altra parte è seduta anche lei a questo tavolo. *sigh* Oh bè, tanto vale rassegnarsi.
Mentre Milly parla, mi scopro ancora una volta affascinato dalla bocca di Meryl. Le sue labbra sono socchiuse leggermente e ogni tanto si mordicchia il labbro inferiore e poi lo inumidisce assentemente, con quella lingua rosa che scivola tra il labbro inferiore e quello superiore. Sembrano così invitanti, così morbide, così…
“Signor Vash?” chiede Milly.
“Huh? Cosa?”
“Hai sentito quello che ti stavo dicendo?”
“Ma certo” rispondo velocemente.
“Ah bene” dice Milly allegramente “come ti stavo dicendo, ho cercato di lasciare i bambini mentre giocavano perché non volevo davvero essere…”
Di nuovo, la lascio parlare, annuendo verso di lei e aggrottando la fronte cercando di concentrarmi su quello che sta dicendo. Ma ci sono così tante distrazioni! C’è il gatto che miagola vicino la porta, la pelle di Meryl così vicino alla mia e il collo che mi prude per una strana sensazione. Qualcuno mi sta guardando. Non sembra uno sguardo ostile, piuttosto uno interrogativo. Provo a concentrarmi di più su quello che dice Milly, ma sapete quando avete la sensazione che qualcuno vi sta guardando? Quella specie di pizzicore che si trasforma in un prurito che dovete assolutamente grattare o altrimenti girarvi perché non riuscite più a sopportarlo? Bè, io ho cercato di ignorarlo. Davvero. Ma quel pizzicore al collo si è trasformato in un prurito. Un prurito che proviene dalla direzione di Meryl.
Mi giro per chiederle cosa voglia, ma i suoi occhi sono ancora fissi sullo stufato quasi intatto, la sua mano immobile sul cucchiaio.
Per un momento, dubito di me stesso. Possibile che tutti i miei sensi siano ko per la sua vicinanza? (Dannazione! Avrei dovuto baciarla allora!) Ero così sicuro che mi stesse guardando…alzo mentalmente le spalle. Pazienza. Gli errori capitano. Anche al Tifone Umanoide. Mi costringo a prestare attenzione a Milly.
“Comunque i bambini avevano mangiato così tanto gelato e biscotti che a quel punto stavano urlando tutti e poi…” sta dicendo Milly, quando ad un tratto Meryl dice piano “Scusatemi” e si alza.
“Sempai?” Milly si ferma immediatamente e si acciglia. “Ho detto…”
“Meryl?” chiedo anche io “Cosa..?”
Meryl scuote la testa e guarda direttamente Milly. “Non è niente. Sono…sono solo stanca. Tutto qui. Finite pure di cenare”. Fa una pausa per un momento poi si gira verso di me, e con calma mi dice “Vash io…”
La mia stesta scatta verso di lei, ma non mi sta nemmeno guardando. “Le ciambelle sono sul lavandino. Mi dispiace che non possiamo mangiarle insieme” termina a voce bassa.
Huh? “Grazie” rispondo, confuso.
Lei annuisce e poi va via in fretta. Per un momento vorrei fermarmi a pensare a quello che è successo. Era arrabbiata. Probabilmente avrà scoperto della banca. Dovrei andare a parlare con lei e…e pensare a una scusa. Non che abbia fatto qualcosa di male, ma Meryl sembra sempre pensare che sia colpa mia. Le faciliterò le cose e mi scuserò. Già. Adesso dovrei alzarmi, segurla e dirle che mi dispiace per…per qualunque cosa lei pensi che abbia fatto.
“Signor Vash?”
“Si?”. Si, Vash. Vai. Scusati subito.
“Vorresti il secondo?”
Ummmm…”Si grazie”. Magari dopo il secondo. E le ciambelle. Hey, ho bisogno di avere tutta la forza possibile per strisciare davanti a Meryl.


Note dell’Autrice

Per seguire il suggerimento di uno dei miei lettori, ‘Se ti piace, recensisci!”


Note della Traduttrice :

Yatta! Rain ha aggiornato!! Non ho resistito e ho tradotto subito questo capitolo…e ora sto cercando di resistere alla tentazione di tradurre subito quello appena uscito. Come faccio? Volete leggere subito i nuovi capitoli e dopo aspettare i tempi tecnici di Rain, o preferite avere un aggiornamento più lento ma più costante? Fatemi sapere!! ^__^


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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Passione e desiderio cap.12


Disclaimer : Trigun non mi appartiene. Non mi appartengono né Meryl, né Milly, o Wolfwood o Vash, e nemmeno quel carinissimo gattino nero. Semplicemente scrivo fanfic nel mio tempo libero. Sebbene, a volte, desideri veramente, veramente tanto che Vash mi appartenga * hehe *


Note dell’Autrice : Gasp! Sono davvero ancora viva! So che qualcuno di voi lettori avrà pensato che non scrivessi più. Non è vero. Sul serio. Ma è difficile concentrarsi a questo punto. Ho scritto questo capitolo solo perché ho due compiti da fare per martedì e non riuscivo a pensare a niente di meglio per rilassarmi che torturare il mio adorabile Vash. Quindi ecco il nuovo capitolo. Buona lettura!






Quattro piatti di stufato e una scatola di ciambelle dopo…
“Wow, Signor Vash” ridacchia Milly “ Anche stavolta niente avanzi! ”
“Mi sa di no” sorrido. Non è stata tutta colpa mia che non siano rimasti avanzi. “Grazie per avermi dato una mano, Milly”
“Non credo che tu abbia avuto bisogno di qualche aiuto, Signor Vash”
Mi inchino con grazia verso di lei al di sopra delle scodelle vuote “Ma hai insistito, Milly!”
Lei arrossisce e la sua risatina si trasforma in una piena risata. “Sempai sarà molto contenta che sia finito tutto”
“Non ci giurerei Milly” le dico “Non ha mangiato molto e dubito che sarà contenta quando nel cuore della notte scoprirà che non ci sono avanzi”
Per un momento Milly osserva con preoccupazione il posto vuoto di Meryl. Ma poi quel momento passa subito. “Bè c’è sempre l’altra scatola di ciambelle” dice illuminandosi.
“Giusto” dico allegramente, pronto per scattare verso l’altra scatola lasciata sul ripiano della cucina.
“Signor Vash” mi rimprovera gentilmente.
Esito. “Huh?”
“Sempai, Signor Vash” dice con gentilezza. Mi lancia un’occhiata significativa, alzando le sopracciglia come se avessi già capito di cosa sta parlando (qualunque *cosa* sia).
“Ma sono ciambelle, Milly! Ciambelle!”
Lei sbatte gli occhi e l’espressione di aspettativa sparisce. “Sempai potrebbe avere fame più tardi, Signor Vash”
“Oh. E’ vero”. La delicata dolcezza e l’istantanea gratificazione delle ciambelle e Meryl completamente furiosa con me? Oppure…l’agonia di lasciare sprecato il cibo e far preoccupare Meryl (e probabilmente anche farla arrabbiare) perché non ho mangiato le ciambelle? Non c’è modo che io riesca a vincere quindi… “Ma Milly…” alzo su di lei degli occhi imploranti “Ciambelle”
Milly mi sorride. Quel sorriso che mi fa sempre pensare che lei veda il mondo come lo vede un bambino : innocente pieno di speranza. “Va bene” bofonchio. *sigh* Ogni giorno è sempre Meryl contro le ciambelle. Bè, forse ogni altro giorno. Meryl un giorno, le ciambelle quello dopo. Oppure la meraviglia delle meraviglie…Meryl che mi imbocca con una ciambella. Yummm…. “Ci stavo solo sperando, Milly”
“Si, lo sapevo”
“Cosa?”. Ho forse espresso l’ultimo desiderio ad alta voce? “Uh, cosa hai detto?”
“Lo sapevo che ci speravi”
“Sperare cosa?”
L’espressione perplessa di Milly ormai è un classico. “Le ciambelle, Signor Vash. Non ti riferivi a quelle?”
“Ehm, certo. Naturalmente, le ciambelle. He, he” rido a disagio.
Lei ride di nuovo e so che quella risata è genuina. “Sei così buffo, Signor Vash. Non capisco perché sempai si arrabbia sempre quando ci sei tu. Sei sempre così divertente”
“E affascinante” aggiungo.
Lei sorride. “Anche” risponde e poi inizia a sparecchiare.
“Aspetta” protesto.
“Che c’è?”
“E’ il mio turno di sparecchiare”
“Ma no” risponde sorpresa Milly “E’ quello di sempai”
“Bè, si, tecnicamente lo è, ma dovrei farlo io. Quel che giusto è giusto”. Già, perché chi diavolo conosce il motivo che la mente di quella donna può creare per arrabbiarsi con me. Probabilmente potrebbe prendersela con me perché non aiuto mai e blah, blah blah.
“Lascia almeno che ti aiuti” dice Milly allegramente.
“No, va bene così. Quel che giusto è giusto”
“Sei sicuro, Signor Vash?”
“Ma certo! Non ho mica rotto _così tanti_piatti” le dico scherzando “E comunque è il minimo che posso fare dopo una cena così deliziosa”. Le sorrido largamente e accarezzo il mio estremamente soddisfatto stomaco.
Milly ridacchia.
“Non sapevo che fossi una cuoca così brava Milly!”
Milly sorride raggiante. “Grazie, Signor Vash, ma…”
“Non fare la modesta Milly” le do una gomitata per gioco “Sei una cuoca bravissima”
“Ma…”
Pensando che stia protestando ancora, prendo uno dei piatti sporchi dalle sue mani e aggiungo “Vedi? Anche Knives l’ha finito tutto senza lamentarsi! Bè, non lamentandosi verbalmente come al solito”
Il sorriso di Milly si allarga. “Ne sono felice, Signor Vash. Ma non ho davvero fatto nulla”
Agito il dito davanti ai suoi occhi come rimprovero. “Non dovresti dirlo, Milly”
“Davvero, Signor Vash. Non ho fatto niente”
“Certo che l’hai fatto” insisto, un po’ confuso. “Chi altro potrebbe aver cucinato? Meryl?” aggiungo stupito.
Gli occhi di Milly si increspano per il divertimento. “Io non ho cucinato nulla”
Oh no. Meryl? “Che cosa?”. Non può essere vero. Meryl non sa cucinare. “Ma chi…?”
“Bè, io volevo salutare tutti i bambini della banca. Dovevo salutarli prima che partissero con i loro genitori, non potevo lasciarli andare via dopo tutto quello che avevamo passato senza un ultimo saluto, così…l’ho detto a Sempai”
Per poco non lascio cadere un piatto. “Tu cosa?” esclamo ad alta voce, con la mente in sobbuglio. Un attimo, un attimo! Che diavolo sta succedendo? Meryl non *sa* cucinare. Voglio dire, non l’ha mai fatto. Io..io…Oh diavolo. Lancio un’occhiata al gattino nero in cerca di riposta, ma anche lui sta dormendo. Rifiuto di credere a quello che la mia mente sta implicando. “Che…che le hai detto?”
“Gliel’ho detto”. Milly alza le spalle e per un attimo le lacrime brillano nei suoi occhi. “Non sono riuscita a trattenermi. Le dovevo dire che avevamo perso il lavoro e che dovevo dire addio ai bambini. Così abbiamo scambiato i turni per oggi. Lei si è offerta di cucinare e io farò la spesa domani. Non se l’è presa. Ha anche detto qualcosa sull’aspettarti. Poi ci siamo presi tutti quanti un gelato, delle ciambelle e dei biscotti prima che loro partissero.”
“Tu cosa?”. Ragazzi, sono ripetitivo oggi. “Tu e Meryl avete preso un gelato con dei biscotti ?”
Milly mi guarda come se fossi diventato stupido. Non è un colpo basso come se fosse stata Meryl. Ma quell’espressione da parte di Milly mi risulta…fastidiosa. “Io e i bambini. Te l’ho detto a cena. E’ stato molto divertente. Ti sarebbe piaciuto Signor Vash” aggiunge “Sempai probabilmente è arrivata qui prima di me per aver cucinato così tanto”
“Per…per cucinare?”
“Si” Milly ridacchia allegramente “Non pensavi che sapesse cucinare vero? Dovresti complimentarti con lei per la cena” una luce sembra improvvisamente accendersi negli occhi di Milly e lei schiocca le dita. “Forse è per questo che si è arrabbiata, Signor Vash. Dovresti andarle a dire che hai apprezzato la sua cucina”
“Ma…ma allora il vassoio?” chiedo, con la voce che si alza leggermente dal panico. Okay. Posso capire la faccenda della cena, ma mi rifiuto di fare la connessione con il vassoio. Non può averlo fatto! Non può averlo fatto!
Lei piega la testa di lato con aria interrogativa. “Vassoio? Quale vassoio?”
Ridacchio nervosamente. Finito. Sono assolutamente finito. E sono un uomo morto. Già. Lei ha sentito la confessione. Meryl mi ha sentito confessarlo a Knives. Oh si. Potrei anche averlo urlato. Sono assolutamente finito. Knives sarà cooosì contento che io sarò torturato coooosì tanto.
“Signor Vash? Che succede?”
“Oh niente, niente”. Niente che non sia già fuori controllo. Spero che Meryl non mi abbia sentito. Spero che non abbia sentito nemmeno Knives. Spero di sbagliarmi su entrambe le speranze.
Dannazione. Lo so che dovrei smettere di sperare. Io *so* che ci ha sentito. Come avrebbe potuto non farlo? Avrei potuto direttamente mettermi un cartello in testa con il suo nome circondato di cuoricini. Già. Questo l’avrebbe totalmente spaventata.
Dannazione.
“Forse stanotte potresti andare da lei e dirglielo”
Che la amo? “Dirglielo cosa?”
“Dirle che è una brava cuoca, Signor Vash. Che altro?”
Già, che altro? Sei un idiota, Vash! Perché non te ne sei accorto? Deve averti sentito. Deve! Non esiste la possibilità che non l’abbia fatto. Il vassoio. La cena. Il kit di pronto soccorso già sul tavolo. Era qui per tutto il tempo. Si stava preparando per occuparsi di Knives (bè, per lanciare occhiatacce a Knives, ma è lo stesso). Era qui. Come poteva non sentire? Un attimo. Perché non ha bussato? Oh aspetta. Certo che non ha bussato. Perché avrebbe dovuto? Non è che ci siano molti segreti in questa casa. Non è che lei bussi solitamente alla porta di Knives. Oh maledizione, sto dando i numeri.
“Signor Vash?”
“Si Milly?”
“Stai bene?”
“Si, Milly”
“Vuoi una ciambella?”
Le sorrido, un po’ scioccamente come sempre. Lei capirà che c’è qualcosa di veramente grave se rifiuto.
“Certo!”
Milly scoppia a ridere. “Non penso che dovremmo, Signor Vash. Sempai potrebbe avere fame più tardi, ti ricordi?”
“Giusto” le rispondo allegramente, ma dentro di me non mi sento affatto così. Infatti mi sento come se lo stufato e le ciambelle stiano avendo la peggiore sparatoria mai avvenuta a Gunsmoke. Che diavolo farò ora?



AN : Quasi dimenticavo…buon San Valentino a tutti!




Note della traduttrice :

Sigh. Proprio così, avete letto bene. L’ultimo agggiornamento della storia risale a febbraio…da quel momento Rain non ha più aggiornato. ;_____:
Volevo aspettare che uscisse un nuovo capitolo prima di tradurre questo, ma alla fine ho pensato che fosse meglio pubblicarlo lo stesso, almeno renderà un po’ meno dura l’attesa. Spero solo che Rain non ci lasci con il fiato sospeso ancora per molto.
Grazie a tutti per le calorossissime recensioni, saranno inviate a Rain il prima possibile ^__^
Ciao

Quenya

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


passione e desiderio cap13

Capitolo 13


Nota della Tradutrice :

Ragazzi, ho ancora le lacrime agli occhi per la gioia. Si, proprio così, avete letto bene. Rain ha aggiornato. Proprio quando stavo finalmente per decidermi a scrivere il triste avviso che questa storia sarebbe rimasta incompiuta (cosa che rifiutavo terstardamente di accettare…perché avrebbe messo una lapide sulle mie speranze) Rain ha pubblicato DUE capitoli a distanza di una settimana. E non solo. Ha CONCLUSO la storia. Potete tirare un sospiro di sollievo… riuscirete a leggere finalmente il finale di questa appassionante storia. C’è voluto quasi un anno, ma mai come in questo caso devo dire che la speranza è l’ultima a morire. Spero che troverete che ne valeva la pena. Ed ora, alla storia!!



Note dell’Autrice

Si, sono ancora viva. Si, sto ancora temporeggiando. No, non posso temporeggiare a comando. E’ un processo che un giorno mi porterà alla follia. Ok, basta drammatizzare. Ciaoooo miei fedeli lettori! Si, sono ancora io. Pensavo di aspettare fino a che le recensioni non arrivassero a 250. ma poi ho realizzato che mi avrebbero sanguinato le dita per rispodere a tutti, cosa che peraltro non mi impensierisce affatto (rispondere ai lettori, non sanguinare). Così nel mio gentile, sensibile animo temporeggiatore, ho pensato di dover aggiornare la storia. (E comunque, vorrei che i lettori mettessero una buona parola per me con Babbo Natale, se ho mai scaldato qualche cuore, LOL), quindi ecco qui!
A proposito… BUON NATALE!



Sapete, camminare in punta di piedi non è una cosa facile per un uomo della mia corporatura. Non è facile perché 1) essendo così alto, ogni movimento richiede più tempo e più energia e 2) l’assortimento di fibbie che adornano i miei vestiti sembra fare ogni sorta di inconcepibile rumore, cosa che non avevo mai notato prima.
C’è quello sul fianco che fa ‘skeek, skeek, skeek’ ogni volta che mi giro. Ce n’è un altro sul ginocchio destro che fa quel suono, tipo ‘urk’, quando mi piego. E poi c’è quello sulle mie – uh - parti delicate che fa una cosa simile ad un ‘k-riick’ ogni volta che il mio soprabito ci struscia sopra. E poi c’è il rumore di ‘miao’.
Aspettate, lasciatemi spiegare. Quello che fa ‘miao’ non è una supplementare fibbia, ma il gatto che si è ficcato in testa di essere qualche sorta di mascotte. Milly ovviamente, lo ha già accolto a braccia aperte nella casa, subito dopo averlo visto occhieggiare con aria affamata le mie ciambelle. “Wow, Signor Vash! E’ del colore del budino al cioccolato fondente!” aveva esclamato prima che l’espressione estasiata che le appariva negli occhi ogni volta che pensava ad un budino prendesse il sopravvento. “Ed è uguale a noi!”
Uguale a noi? “In che senso, Milly?”
Ma Milly a quel punto non mi prestava più attenzione. Era impegnata ad accarezzare il gatto ed a miagolare. E lasciatemi sottolineare il fatto che fosse Milly a miagolare e non il gatto. “Awww! Anche tu giri tutto solo per il deserto, eh?” aveva esclamato, sul punto di avere le lacrime agli occhi. “Che ci fai in questo posto tutto da solo?”
Miao! Rispose il gatto, lanciandomi un’occhiata.
Milly, mi guardò, perplessa. “Oh lui? E’ il Tifone Umanoide”
Miao!
Milly scosse la testa e si mise a ridere. “Oh no, non è affatto pericoloso!”
Ti ringrazio Milly, per difendermi verso un gatto.
Miao? Domandò il gatto.
“Ne sono sicura” rispose felice Milly “Penso che averti qui aiuti tutti noi”
Stavo quasi per interromperli quando il gatto miagolò, come se avesse capito.
Miao? Miao, miao, miao?
“Ma certo!” rise Milly “Diventeremo la tua famiglia, Kuroneko-sama!”
E poi ci furono due felici, identici e inquietanti (perché erano così identici) miagolii. Da parte di entrambi, Milly e il gatto.
Magnifico. Adesso siamo diventati la famiglia del gatto. Una sola grande e incasinata famiglia.
Miao? Il gatto miagola interrogativamente ancora una volta, chiedendomi che diavolo ci facciamo in quel corridoio.
“Shh” sussurro con irritazione. Questo gatto non mi sta affatto facilitando la situazione.
Continuo ad avanzare in punta di piedi verso la camera di Meryl. Non so perchè sto camminando in questo modo, ma mi sembra più appropriato così, anche se mi fa sembrare una specie di maniaco. Almeno agli occhi di Meryl. Voglio dire, andiamo! Se per caso uscisse dalla camera e mi vedesse così, mi accuserebbe sicuramente di star cercando di strisciare alla sua porta per spiare dal buco della serratura (ed anche se il pensiero mi ha sfiorato, visto che dopotutto sono un uomo, non potrei mai essere così irrispettoso da farlo davvero!)
Così, nel breve ma interminabile spazio che mi separa dalla porta, continuo a ripetere mentalmente quello che devo dire.
Mi dispiace Milly, ma devo dirtelo : io e Milly abbiamo perso il lavoro oggi e ti giuro che non è stata colpa mia e…e…ti amo.
Hmmm…non va bene.
Hey, ragazza delle assicurazioni! Lo sai, la tua cucina è migliorata recentemente ed anche Knives ha mangiato tutto ed anche il gatto e io ti amo.
(cough) Si, come no. Come se questo sia meglio...
Hey Meryl, sai che Knives, il mio caro, meraviglioso fratellino, è un idiota e che quello che ha detto era uno scherzo e…
Okay, nemmeno questo va bene. Ancora peggio, sento il colpo di un cazzotto sulla testa prima che possa finire la frase.
Dannazione! Vorrei prendermi a calci per la frustrazione.
Miao? Il gatto mi guarda con un’aria perplessa e divertita.
Si, anche io sono confuso, amico.
La porta di Milly si apre improvvisamente e per un momento vengo preso dal panico. Ecco la mia chance! Dille quanto tu l’apprezzi! Dille che non era uno scherzo! Dille che adori la sua cucina! Dille…che l’ami!
Miao? Fa allegramente il gatto. E io mi muovo velocemente verso la porta.
Meryl si gira ed emette una piccola espressione di sorpresa.
“Che ci fai qui, micetto?” chiede “E’ stata Milly a farti salire qui?”
Miao, risponde il gatto dirigendosi verso la porta di Knives.
Per un momento Meryl fa come per fermarlo. Poi con un sorriso leggermente perfido, socchiude un po’ di più la porta della camera di Knives e praticamente lo scorta all’interno, lasciando come per caso la porta leggermente aperta. Con una lieve scrollata di spalle e un’ultima occhiata al corridoio, torna nella sua camera.
Sospiro. Dal mio nascondiglio, dietro la porta, dove l’anta mi ha pressato contro il muro.
Ma perché diavolo l’ho fatto? Perché mi sono nascosto?
C’è un dolore pulsante nella mia testa e nello stomaco che non ha niente a che vedere con l’effetto di un pugno di Meryl che mi colpisce sulla testa.
Perché non riesco a dirlo? È così facile pronunciarlo nella mia mente! Perché accidenti non riesco a farlo ad alta voce?!
Tre parole. Okay, quattro contando il suo nome : Meryl, io ti amo.
E Knives è un emerito idiota che non sa quando tenere la boccaccia chiusa.
Sorrido. L’ultima frase la renderebbe felice. Anche se dovessi balbettare la confessione in maniera così allucinante da non farle nemmeno capire cosa sto dicendo.
Posso farcela! Sono il Tifone Umanoide, che diamine! Evito proiettili, proteggo i deboli, professo il motto di ‘pace e amore’. Riuscirò pure a confessare ad una donna che l’amo, no? Quattro parole. Ecco tutto ciò che devo dire. Quanttro parole : Meryl, io ti amo.
Ok. Ripetilo ancora una volta. Fa dei profondi respiri.
Meryl. Io. Ti. Amo.
Alzo la mano per bussare, con le parole già sulla punta della mia lingua e…e..
Mi fermo.
Non posso. E se fosse stata solo la mia immaginazione? E se rovinassi la fragile amicizia che abbiamo soltanto perché la desidero così tanto? E cosa succederebbe se la mia confessione l’allontanasse da me? Spingendola a lasciare Milly. A lasciare mio fratello. A lasciare anche me. E se lei non mi ricambiasse?
Non ce la faccio.
A malincuore, tristemente, abbasso la mano.
Sono innamorato di lei. Ne sono sicuro. Ma so anche che non sono l’unico ad avere bisogno di lei. Milly dipende da lei. Knives dipende da lei. Una confessione metterebbe in pericolo tutto quello che adesso abbiamo. Non posso scarificare Milly o Knives solo per il mio disperato bisogno e desiderio per lei. E comunque, come potrebbe mai ricambiare il mio amore? Se davvero ha sentito la piccola discussione tra me e Knives, probabilmente mi starà perfino disprezzando. So che non corrisponderà mai i miei sentimenti. Come potrebbe? Il grande Vash the Stampede. Hah! Fragile e imperfetto. E lei, così pura, così perfetta. Cosa diavolo mi è venuto in mente?
“Mi dispiace Meryl” sussurro alla porta.
Per un momento mi sembra di sentire un movimento dall’altra parte della porta e ascolto con più attenzione. Ma trovo soltanto silenzio.
Ti amo Meryl, le dico mentalmente. Ma quello che esce dalla mia bocca è soltanto un sussurrato “Buonanotte, ragazza delle assicurazioni”
E in quel momento, sento una piccola massa pelosa strusciarsi contro le mie caviglie. “Sto causando ancora un sacco di problemi, vero?” mormoro al gatto, che adesso sta di nuovo gironzolando per il corridoio.
Miao.
“Tu che ne pensi?”
Miao!
“Dovrei andarmene, vero?”
Miao?
“Forse hai ragione” fisso il gatto con aria ironica. “Dovrebbe essere divertente viaggiare un fratello maniaco e narcolepilettico”
Miao.
Non sono sicuro se questo poteva essere un ‘si’ o un ‘baka’. Ma visto che non riesco a capire il linguaggio dei gatti, non avrebbe potuto in ogni caso essermi molto d’aiuto. (sigh) Bè, meglio andare a dormire. Se mai riesca a prendere sonno, a questo punto.
“Buonanotte Kuroneko-sama” sussurro al gatto. E sorprendentemente lui passa nel corridoio e si dirige verso la camera di Knives, il tutto facendo le fusa ed ondeggiando la coda come se ridesse.






P.S.
Scusate, mi sono accorta dopo di non aver ben specificato (e un sentito grazie a Kannuki per avermelo tempestivamente fatto notare ^__^) che dopo questo c'è un altro capitolo, il tanto atteso finale per l'appunto, che sto attualmente traducendo.
Approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno recensito. Vi ringrazio moltissimo - anche a nome di Rain naturalmente - per il vostro affetto, la vostra pazienza e i vostri complimenti. Siete stati veramente fantastici, ragazzi!! Mai avrei sperato in una simile risposta e attenzione e vi assicuro che la cosa mi ha colpito e reso immensamente felice... grazie ancora di cuore. Spero di tornare presto a tradurre qualche altra bellissima storia sul nostro amato Vash.

Quenya

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Passione e desiderio cap. 14 Capitolo 14


Note dell’Autrice

Bè ragazzi, è stato veramente molto, molto divertente. Vi ringrazio per aver sopportato gli alti e bassi del mio temporeggiare, per aver viaggiato nella mente di Vash e per aver assecondato la mia voglia di viaggiare nella mente di Vash. Il nuovo anno è arrivato, quello vecchio è finito ed è giunto il momento di iniziare cose nuove e finire le vecchie. Così, con questo progetto in mente, ecco qui davanti a voi l’ultimo capitolo di ‘Passione e desiderio’.




Saranno passate ore da quando ho lasciato la porta di Meryl e ancora non riesco a dormire. Continuo a rivedere le scene nella mia testa, chiedendomi cosa avrebbe potuto essere evitato, cosa avrebbe potuto essere cambiato : se io e Knives non avessimo avuto quella discussione, Meryl non l’avrebbe mai sentito.
Se Meryl e Milly non si fossero scambiati i ruoli, Meryl non l’avrebbe mai sentito.
Se Knives non fosse quello psicopatico bastardo che è, Meryl non si sarebbe mai avvicinata alla porta e non l’avrebbe…sentito.
Se, se, se, se.
L’ultimo ‘se’ è ovviamente quello più impossibile. Non c’è stato nulla nell’intera giornata che non sia stato accuratamente programmato dal Fato, gli dei, o qualunque altra divinità che possa esistere nell’universo con il solo scopo di rendere la mia vita un totale e miserabile inferno. E’ così pefettamente miserabile, infatti, che Knives dovrebbe essere invidioso per non esserne stato lui il responsabile. È sempre andata così : la mia vita va alla grande (Rem) e poi booom! Distruzione! (lo schianto, le fiamme, l’incendio). Le cose vanno meglio (io e Knives, uniti contro il mondo) e poi bang! (Io. Da solo. Un fratello psicopatico. Da solo). Di male in peggio è una frase che sembra perseguitarmi. La cosa triste è che questo è solo una parte del motivo che mi porta all’unica soluzione a cui posso rivolgermi ora. La mia vecchia risorsa. La mia fedele compagna. Il mio tormento. Andare via.
Già. Dovrei andarmene davvero.
Heh. Non che sia una grossa sorpresa eh? Si, la gente si aspetta sempre questo da me. Non sanno, forse, che non sono altro che un tormentato bastardo che molla tutto e tutti non appena l’accenno di qualche appagamento emotivo oppure oh-dio-non-ci-posso-credere AMORE appare all’orizzonte? Non lo sanno? La gente dovrebbe davvero, davvero realizzare che non potrei mai pensare a me stesso come meritevole di qualcuno di così puro e di così perfetto come Meryl! E che lei, soprattutto, probabilmente arriverà alla stessa conclusione di tutti gli altri.
Ma in fondo, perché no? Perché non posso avere Meryl? Perché stavolta non posso cercare, solo per questa volta, ad essere diverso?
Perché non ci riesco. Meryl non mi ricambierebbe mai. Il modo in cui ha sussultato alla mia presenza è stata un’indicazione sufficentemente chiara dei suoi sentimenti. Meryl non mi potrebbe mai amare. Sarebbe chiederle troppo. Voglio dire, come potrebbe? Un uomo (Pianta, Vash! Pianta! Ficcatelo in testa!) fragile e imperfetto come me, non potrebbe mai aspettarsi di essere amato. Ed anche se mi avesse sentito, sarebbe troppo ingiusto chiederle di amarmi.
“Idiota” sbuffo lievemente nel buio. Sigh. “Bè, Vash the Stampede, è giunto il momento di farti un altro giro”
Scusami tanto, Meryl, dico silenziosamente. Scusami per averti messo in questa posizione. Scusami se una mattina di queste, non troverai più né me nè Knives. Scusami se ti amo così tanto e che tu non possa ricambiare questi sentimenti. Scusami per quello che ti ho fatto passare in tutto questo tempo. Scusami , scusami, scusami.
Sento le mie palpebre diventare sempre più pesanti dal sonno. La frase ‘scusami Meryl’ continua a ripetersi nella mia testa, come una specie di sadico mantra, mi sta cullando verso il sonno, saltandomi davanti agli occhi come percorelle con le parole scritte sui fianchi (anche se Dio solo sa da dove abbia preso l’idea delle pecore; deve venire da Rem perché non ho mai visto una pecora in vita mia a Gunsmoke). E quando mi addormento, il dolore per la perdita di Meryl è quasi palpabile nello stomaco e infligge piccole stillettate al mio cuore.
Nel cuore della notte, i miei sensi improvvisamente formicolano. Qualcosa mi ha svegliato da un fastidioso sogno sulla Nonnina e Knives che facevano scommesse su chi si avrebbe sorpassato chi in una gara di bevute e Knives che minacciava di fare un Vino alla Tela di Ragno. Qualcosa che riempie la stanza di…qualcosa.
Non riesco a descrivere la presenza. Non è pericolosa, ma c’è qualcos’altro. Nella mia camera. Qualcosa di incredibilmente…caotico. Knives?
Mi siedo sul letto e faccio per alzarmi, conscio che qualcuno mi sta osservando anche prima di essere completamente sveglio. La mia mano automaticamente cerca la pistola. Espando ancora una volta i miei sensi, ma non c’è ancora alcuna traccia di pericolo. Pensieri mi affollano la testa. Che cosa potrebbe essere? No, non è Knives. Questo caos potrebbe essere lui, ma non stavolta. Questo è diverso, intriso di una sotterranea vena di triste rimorso. Knives raramente prova rimorso. E comunque, ora sta dormendo. Avrei avvertito subito la sua presenza. Non percepisco nessun pericolo neanche fuori. L’intero mondo, illuminato dalla luce della luna, sembra in pace. Ma allora cosa…?
Succede tutto nei pochi secondi che impiega la mia mano per sfiorare la pistola e i miei occhi per raggiungere la porta, dove la vedo. Il cuore mi si ferma, il metallo della pistola a pochissima distanza dalle mie dita.
Lei se ne sta lì, in piedi, con le braccia strette intorno a sé, la porta chiusa dietro di lei, con quella camicia da notte che mi perseguitava nei miei sogni, facendo intravedere quello che c’era sotto. La tenue luce della luna la illumina di un’eterea bellezza. Forse sto di nuovo sognando. Forse se sbatto gli occhi, lei sparirà, come un’altra visione dei miei sogni. Chiudo gli occhi, poi li riapro e lei è ancora lì. Provo ancora, usando una mano questa volta per coprire i miei occhi ingannevoli. Non funziona. O è un sogno dannatamente resistente oppure lei è reale. Decido di provare a parlarle.
“Meryl? Che cos’hai?”
Lei sussulta quando sente la mia voce. Wow! Allora è reale. E’ qui. Da quanto tempo è entrata nella mia camera? Per quanto tempo le ho permesso di osservarmi mentre dormivo? Il mio cuore sanguina al pensiero che mi fido così tanto di lei anche nel sonno. E’ così vicina, così vicina. E allo stesso tempo completamente irraggiungibile. “Meryl?”
“Non sapevo che fossi ancora sveglio” dice lei, respirando un po’ a fatica.
Rido sommessamente. Piano. Con calma. Per non spaventarla. “Ho il sonno leggero” rispondo, sorridendo nel buio. E sembra che tu non abbia dormito affarro, ragazza delle assicurazioni. “Che succede?” ripeto “C’è qualcosa che non va?”
“Io…” dice con un tono strozzato. “Ti ho sentito, mentre eri alla porta”
Lo stomaco mi si chiude dalla tensione. La mia bellissima Meryl. La mia seconda salvatrice. “Oh? Che cosa hai sentito?”
“Io…ho pensato che ci fosse qualcosa che non andava”
“Qualcosa che non va?” le dico gentilmente “Cosa potrebbe esserci che non va?”. A parte un fratello psicopatico, una confessione che probabilmente avrai sentito e per la quale ora mi starai disprezzando, e la mia tormentata, miserabile esistenza? Hah! Come diavolo potrebbe esserci qualcosa che non va? “Va tutto benissimo Meryl”
“Vash?”
“Si?”
“Perché ti sei scusato con me?”
Huh? Non ricordo di essermi scusato a voce alta. In effetti, non ricordo di essermi scusato affatto per qualcosa. Ricordo delle scuse. Centinaia e centinaia di scuse.
“Alla porta” continua lei, come se stesse leggendo i miei silenziosi pensieri “Prima…prima che mi dicessi buonanotte, hai detto che ti dispiaceva. Mi chiedevo…” si interrompe bruscamente, deglutendo, e la sua bocca sembra improvvisamente aver esaurito le domande.
“Vash?” sussurra.
Oh Meryl. Mi dispiace così tanto. Mi dispiace di averti messo in questa posizione. Mi dispiace che tu non riesca ad amarmi. Mi dispiace per tutto. Per Knives, per me, per tutto quello che ti ho fatto passare. “Si?” le rispondo gentilmente, con il cuore che sembra essersi dislocato momentaneamente da qualche parte sotto il mio pomo d’adamo.
“Io…”
Ed è a quel punto che improvvisamente mi rendo conto che mi ha chiamato semplicemente Vash, non uomo-ciambella o maniaco o idiota o altri sgradevoli nomignoli. Solo Vash. E per ben due volte. Mi siedo più dritto e la guardo in modo interrogativo. Lei si umetta nervosamente le labbra e mi chiedo cosa abbia visto nei miei occhi, nella luce fioca.
“Vash” inizia ancora. (Per la terza volta, mi ha chiamato per nome!)
“Si, Meryl?”
“Ti ho sentito oggi. Con Knives. E io…volevo solo…”
Oh no! La mia bocca si apre per dire qualcosa. Una scusa. Una spiegazione. Qualunque cosa! Ma non riesco a dire nulla. Accidenti a questa mia non cooperativa linguaccia! Accidenti a lei, e che non possa più gustare una ciambella per un’intera settimana!
“Meryl” provo ancora “Mi disp…”
Ma non faccio in tempo a finire la frase. Lei deglutisce udibilmente e in un lampo di tessuto bianco e turbine di ombre, è al mio fianco, tremando visibilmente.
Così vicina…così vicina…
“So che non è così per via di quello che hai detto a Knives. Ma io…io…”
Non è così cosa? Che cosa ho detto a Knives? Ma di che sta parlando?
“Eh?”
“Non costringermi a dirlo” sussurra.
“Dire cosa?”. Dirmi che vuoi che me ne vada? Dirmi che mi odi? Dirmi, come hai osato Vash? Come hai osato farmi questo?
“Che ti amo” mormora alla fine con voce strozzata.
C’è un attimo di profondo e perfetto silenzio nel mondo; un immenso silenzio. Lacrime mi chiudono la gola e per un momento non riesco a parlare. Mi ha appena detto che mi ama. Meryl mi ha appena detto che mi ama! Vorrei urlare la mia gioia, gridare all’intera galassia che la donna che amo mi ha appena detto che mi ama anche lei. “Meryl…io…” inizio, spezzando il silenzio in un milione di gloriosi frammenti di gioia. Ho la gola ancora stretta e la lingua incollata al palato. Mi schiarisco la voce e provo di nuovo a parlare, ma non ci riesco. E’ troppo. Sento il cuore che sta per scoppiarmi dalla felicità.
“Capisco” dice piano lei. Poi annuisce, con lacrime di amarezza che le brillano negli occhi e si gira.
La mia mano scatta ad afferrarla per un polso, bloccandola a metà strada. Lei continua a tenere la testa girata dall’altra parte. “Anche io ti amo, Meryl”
A quel punto si gira verso di me, e il suo viso è teso dal dolore. Singhiozzi a mala pena trattenuti le incrinano la voce. “Non sei constretto a dirlo, Vash. Io…io ti ho sentito oggi parlare con Knives. Non…non devi fingere per consolarmi”
Ha sentito me e Knives? Ma se l’ho quasi confessato a Knives, come avrei potuto…”Meryl? Che cosa hai sentito?”
“Hai detto che non era vero”
“Non era vero cosa?”
“Vuoi farmelo dire di nuovo?”
Un tono irritato ed esasperato entra nella sua voce. I singhiozzi sono spariti, rimpiazzati da quello che riconosco come i primi segni avvisatori di un mal di testa che sta per incombere sulla mia testa. Vorrei mettermi a ridere. Mi metto quasi a ridere e mi blocco in tempo. “Avresti dovuto restare a goderti tutto lo show, Meryl” le sussurro “Allora avresti sentito l’intera confessione”
“Per cosa? Per sentirti dire che mi detesti?” chiede amaramente.
“No. Che ti amo” riesco a dire senza che la voce mi tremi troppo. “E che..:”
“Che?”
“Che ho bisogno di te”. Ecco. Non riesco a credere che l’ho detto. Non riesco a respirare.
“Vash” sussurra piano lei nel buio. Il mio nome è una vera meraviglia detto da lei; una domanda e una carezza. “Vash” ripete. E poi singhiozza “Pensavo che fosse soltanto uno scherzo. Che fosse un’altra crudeltà di Knives. E ti ho sentito dire che non mi amavi e che te ne saresti andato e…”
“Shh” le dico “No, Meryl. Sono qui”. La gola mi si chiude di nuovo, ma riesco a parlare stavolta, in modo chiaro in modo che non ci siano più fraintendimenti. “E io ti amo davvero. E…e non me ne andrò fino a che tu mi vorrai accanto a te”
C’è un profondo silenzio da parte sua. Se ne sta in piedi così immobile, quasi come se non respirasse, e non sapendo che altro dire, allungo una mano per toccarla nello stesso momento in cui lei fa la stessa cosa, tremante e oh, così reale. Esaliamo entrambi il respiro che non ci eravamo accorti di trattenere.
Mentre lei sospira e mi butta le braccia al collo, io faccio quello che ho desiderato e complottato di fare per così tanto, tanto tempo. L’abbraccio. La faccio scivolare in braccio a me, così piccola e morbida, e lei si rannicchia contro di me, affondando il viso nella curva del mio collo ed appoggiando la sua piccola e calda bocca contro la mia pelle. Le passo le braccia intorno alla vita e la stringo forte.
“Riesco a sentite il battito del tuo cuore”, dice lei con sorpresa contro il mio petto.
“E io sento il tuo” le rispondo. Non sono sicuro di dove finisca un battito e dove inizi l’altro, ma il cuore mi sembra scoppiare nel petto.
“Meryl io…”
Ma non riesco ad aggiungere altro, dato che lei appoggia un indice sulla mia bocca, zittendomi, accarezzandomi gentilmente, incoraggiandomi. Proprio come nei miei sogni, mi chino per coprire la sua bocca con la mia. Non c’è nessuna disperazione, nessun movimento frenetico. Solo tenera passione che mi riempe e sembra espandersi verso l’esterno fino a che il mio cuore è in serio pericolo di esplodere. È indescrivibile e molto meglio di quello che avessi mai sognato o immaginato, e per un momento vengo preso dal panico di stare per svegliarmi da un momento all’altro, e di ritrovarmi di nuovo solo. Ma le labbra di Meryl si schiudono sotto le mie, accoglienti e desiderose e lei approfondisce il bacio prima di doversi scostare per riprendere fiato.
“Sei ancora qui” le dico piano.
Lei si acciglia per un momento dalla sorpresa, prima che io reclami ancora le sue labbra e la confusione sparisca.
Mentre la trascino nelle mie braccia e nel mio letto, non mi stupisce di leggere nei suoi occhi quello che è sempre stato nel mio cuore. Amore. Passione. Desiderio. E’ stato un amore che non ero nemmeno conscio di aver iniziato a provare, talmente era profondo, naturale ed istintivo. E’ stata una passione per lei che sapevo esserci sempre stata nei miei occhi. E’ stato un desiderio per lei, un bisogno così intenso che ha viaggiato con me attraverso deserto per stabilirsi nella mia anima e tormentare il mio cuore. Ed ora nei suoi occhi c’è lo stesso amore, la stessa passione, lo stesso desiderio. Per me. Per ME!
A quel punto, mi viene in mente il fugace pensiero che non erano le ciambelle quello che aveva fissato con desiderio quella volta, e un brivido mi scorre lungo la schiena mentre le lacrime minacciano ancora di uscire dai miei occhi e il cuore mi si contrae dalla felicità.
La bacio ancora, approfondendo il contatto, dicendole attraverso la bocca, le mani e il mio corpo tutte le cose che non riesco a spiegare a parole. Lei emette un gemito in risposta.
“Ti amo” le dico contro le labbra.
“Idiota” ride piano lei “Lo so”




Fine
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Nota della traduttrice :

Ecco qua. Scusate se ci ho messo tanto per farvi avere il sospirato finale, ma la traduzione di questo capitolo non è stata facile e volevo che fosse più accurata possibile. Grazie ancora a tutti per le vostre meravigliose recensioni e per la vostra pazienza e grazie soprattutto a Rain per aver terminato questa meraviglia. Che altro dire? Alla prossima traduzione, ragazzi. Spero tanto di riuscire a trovare altre fic in grado di appassionarvi così tanto. ^__^


Quenya

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