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di BlackFallenAngel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1


Tre anni fa hanno aperto un negozio, nella cittá vicino alla mia.

È un posto dove si può ascoltare musica, attaccando semplicemente le cuffie ad uno dei tanti stereo e sedendosi su delle comodissime poltrone in pelle.

Amo la musica fin da piccola, suono cinque strumenti differenti, e adoro cantare nella mia stanza vuota.

La musica è la mia più grande passione.

Spingo la porta di vetro oscurato e mi dirigo verso la mia solita poltrona, attacco le cuffie, scelgo nella sezione artisti gli "Sleeping with sirens" e premo play.

Vengo subito cullata dal suono armonico del basso che si fonde a quello della batteria e la voce del cantante con quella della chitarra elettrica, e la canzone in generale perfetta nella sua composizione e adattamento del testo.

Oggi non penso al testo della canzone "Alone", voglio scacciare via il pensiero che potrei rimanere sola, quindi faccio finta di non conoscere il testo a memoria e mi limito ad ascoltare.

Arrivano le nove di sera.

Un ragazzo che lavora lì, mi scuote interrompendo la musica avvisandomi che era arrivato il momento di chiusura. Ero sempre l'ultima ad andarmene e la prima ad entrare da quella porta.

Presi il treno e tornai a casa.

Le urla dei miei genitori mi circondarono completamente, me ne vado direttamente in camera e mi ci chiudo dentro fino alle sei del giorno dopo pronta per prendere il treno, e ritornare in negozio per un altro giorno.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


Il negozio è chiuso. 

Maledetti siano i giorni di festa! 

Voi vi chiederete: ma non puoi ascoltare la musica anche a casa?

La risposta è semplice... No.

Perchè secondo i miei è musica satanica.

Perchè la ascolto ad un volume troppo alto.

Perchè... Ci sono tanti, troppi perchè da elencare, quindi mi fermo.

***

Esco comunque alle sei e vado nel parco della mia cittá portandomi dietro la chitarra.

Mi siedo ai piedi di un ciliegio e comincio a suonare.

Un piccolo gruppo di bambini mi circonda sedendosi di fronte a me.

Poi si aggiunge un gruppo di ragazzi, probabilmente venuto al parco per studiare.

Poi una coppia di anziani.

Attorno a me si crea una piccola folla. 

Smetto di suonare e tutti o quasi applaudono e si diradano tornando da dove erano venuti.

Una persona con indosso una felpa rossa con il cappuccio tirato, che copre la sua identitá, si avvicina a me: mi lancia una moneta e se ne va.

Rimango a fissare quella figura a bocca aperta stupita per il gesto compiuto da essa...

Non ci posso credere, per chi mi ha creduto, una squattrinata senza soldi per comprarsi il cibo e che si guadagna da vivere suonando nei parchi pubblici!?

Vabbhe, meglio non arrabbiarsi, andrá nel fondo per l'universitá che non frequenterò mai.

***

Torno a casa.

Niente urla.

Entro nella mia stanza e vedo mio padre in lacrime seduto sul bordo del mio letto.

Si asciuga gli occhi con la manica della camicia stracciata, come per non farsi vedere impotente dalla sottoscritta.

Mi siedo accanto a lui.

Mi abbraccia con fare paterno e lo sento singhiozzare.

Non lo avevo mai visto così.

Sto in silenzo, mio padre si scosta da me e si siede meglio sul letto con lo sguardo fisso sulla trapunta nera.

"T-t-tua... M-ma-madre..."

"Cosa? Cos'è successo?"

"M-mi... M-mi... H-ha... M-me-mes-so... L-le... M-ma-ni... A-add-addosso"

"Cosa???" 

Mia madre? La stessa che, da piccola, mi chiamava batuffolina?

La stessa che mi rimboccava le coperte, mi porgeva un bicchiere di latte e miele per conciliare il sonno?

No, mia madre non avrebbe mai fatto del male a nessuno, tanto meno a me e mio padre.

E perchè lo avrebbe fatto?

Abbracciai forte mio padre e gli cedetti il mio letto.

Lui mi disse che voleva avere qualcuno al suo fianco.

Così dormimmo insieme, come quando ero piccola e lui mi stava accanto quando facevo un incubo.

La notte lo sentivo piangere e quando lo faceva mi stringeva a sè ancora più forte.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 

Apro gli occhi, mio padre è uscito prima oggi.

Ripeto il rituale giornaliero.

Mi metto la mia felpona, una calza a rete e l'altra a righe orizzontali, converse personalizzate e collana. 

Raccolgo i miei lunghi capelli neri in una coda alta e prendo le cuffie mettendole in borsa assieme alle sigarette.

Faccio per andare ancora al parco.

Mi viene in mente la scena del giorno prima...

Decido di andare verso il mio negozio solito.

Mi blocco in mezzo alla strada.

Davanti a me il cappuccio rosso.

Incomincio a camminare velocemente, voglio scoprire chi è.

Incomincia a correre accorgendosi di me.

Inseguo quella felpa rossa in mezzo alla folla del sabato mattina.

La vedo sparire in un negozio, entro e lo riconosco subito.

È il mio solito negozio, ma entrando rimango sorpresa dall'enorme quantitá di gente che c'è al suo interno. Ho perso di vista la felpa rossa...

La mia curiositá cresce: prima al parco, poi ora in centro e anhe in negozio, cosa vorrá da me?

Esco dal negozio, troppa gente, troppo rumore, troppo vociare.

***

Sono due settimane che non vedo mia madre, tanto meglio, se viene a casa solo per distruggere mio padre si scontrerá con me, nessuno e dico nessuno fa del male alla cosa più importante per me dopo la musica.

 

Mi metto sotto le coperte nere, ripenso alla felpa rossa...

Ormai mi perseguita ovunque: ieri l'ho vista ancora al negozio, ma era il solito commesso; ancora prima ho visto una figura rossa sotto casa mia; e ultimamente ricevo strane telefonate, ma credo non siano sue. Ormai è un ossessione, non vado più in giro come prima, ora sono sempre allerta, per cominciare a correre e iniziare l'inseguimento.

***

Controllo il display del telefono, mi segnala ch sono qui giá da cinque ore.

I Black Veil Brides nelle orecchie mi rilassano, chiudo gli occhi.

 

Mi sento scuotere a destra e manca, è giá arrivata l'ora di chiusura?

Apro gli occhi, spengo lo stereo levandomi le cuffie facendo per alzarmi, davanti a me una ragzza che non avevo mai visto prima d'ora.

"Ciao! Scusa se ti disturbo, sono una nuova commessa addetta ai sondaggi riguardo i gusti musicali dei clienti del negozio..."

Ma quanto parla questa?

"... quindi ti volevo solo chiedere quale genere di musica ascolti con i nostri stand?"

"Guarda non lo so, io ascolto la musica che mi suggerisce il mio cuore" gli rispondo, con gli occhi che brillano

"Wow che sentimento profondo! E dimmi suoni qualche stumento?" disse, appuntando ogni mia parola su un agenda

"Si, suono cinque strumenti: chitarra acustica e elettrica, violino, pianoforte e il quinto strumento è la mia voce"

"Quindi canti anche? Wow, allora ti piacerá quello che ti sto per dire, per i nostri clienti che suonano o cantano abbiamo indetto un concorso e il vincitore entrerá a far parte di una band!" dice entusiasta, io impassibile rispondo: "Grazie, ma non mi interessa..."

"Ok, bhe in caso cambiassi idea, ti lascio il mio numero" prendo il foglietto con il numero e leggo -Liz- in alto a destra, deduco sia il suo nome, elementare Watson!

"Grazie per la tua gentilezza Liz" così dicendo sfoggio un sorriso e mi rimetto ad ascoltare la musica.

Solo quamdo si allontana da me, noto che ha indosso una felpa rossa...

Nah sará solo un caso!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4


"Hey, quindi, parteciperai anche tu al concorso?" mi chiese Liz, chiudendosi alle spalle la porta del negozio

"Vuoi che ti accompagni fino a casa?" gli chiesi ripensando a quello che mi aveva raccontato poco fa

"Se non ti crea nessun problema preferirei di si, grazie, ma comunque non hai risposto alla mia domanda..." mi disse lei rivolgendomi un dolce sorriso

"Ehm parteciperei volentieri, ma non saprei cosa souonare, o cantare... E poi mi imbarazza moltissimo il fatto di esibirmi davanti ad un pubblico!"

"Anche io mi facevo le stesse tue paranoie prima di iniziare, ma poi ho trovato un metodo efficace: quello di scambiare il pubblico sconosciuto con uno conosciuto, in pratica mi immagino di esibirmi davanti a qualcuno che conosco"

"Bhe non so se ne sarei capace..."

"Allora lo scopriremo presto!" dice con un sguardo che non mi piaceva affatto

"Perche?" gli rispongo quasi impaurita dalla risposta

"Ah non te lo avevo detto?"

"Cosa, non mi avevi detto???"

"Ehm... Non ti arrabbiare allora... Prima del concorso i giudici e un piccolo gruppo di persone, valutano le potenzialitá dei concorrenti facendo una mini audizione"

"Ora, Liz, dimmi perchè io non dovrei arrabbiarmi..." la fulminai con il mio sguardo assassino 
"Perchè in fondo mi vuoi bene??? E poi chi ti starebbe accanto prima e dopo l'audizione, sempre in caso tu decida di partecipare al concorso?!" ha ragione in fondo le voglio bene, ed è anche l'unica mia amica...

"Spiritosa lei, ora che so dell'audizione non parteciperò neanche se mi ci trascini!"

In quel momento mi accorgo che siamo sotto casa sua.

Sua madre alla finestra ci saluta con un cenno e poco dopo me la ritrovo davanti con il braccio teso verso di me.

Gli stringo la mano e mi fermo a parlare con sua madre...

Imbarazzo.

Lei mi fissa come se avesse visto una celebritá.

Liz entra in casa e al piano superiore si accende una luce. Si spegne.

Ritorna in strada. Sua mamma la abbraccia e ci saluta, dicendomi che era stato un piacere conoscermi...

Metto a fuoco l'abbigliamento di Liz. Ma che cavolo?

Un abito? Zeppe? Trucco? Capelli ricci?

"Allora andiamo?"

"No aspetta... Io devo tornare a casa" cosa sto dicendo, piuttosto che tornarci dormirei sotto un ponte...

"Certo vallo a raccontare a qualcun'altro... Dai cammina dobbiamo amdare a cena, non ti ricordi?" così dicendo mi prende una mano e mi incoraggia a camminare, mi impunto

"Dopo ti spiego..." mi rassegno e la seguo.

Ci fermiamo davanti un locale.

"Ok, qui posso dirti tutto... Praticamente mia madre pensa che..."

Un lampo rosso mi strappa la borsa dal braccio, facendomi cadere a terra sul marciapiede.

Liz prova a rincorrere il mio aggressore, nonostante le zeppe riesce a raggiungerlo e recuperare la borsa.

La felpa rossa si allontana senza il suo bottino.

Liz ritorna da me trionfante e con il fiatone.

"Ecco, tieni" dice porgendomi la borsa

"Non dovevi, ma grazie..."

"E perchè? Ora sei in debito con me" dice rivolgendomi uno dei suoi sorrisi, mi tende una mano che afferro senza esitazione

"Ma non ero io quella che ti doveva difendere?" dico riensando a quello che gli era successo

"Era una palla... Non mi è successo nulla di quello che ti ho raccontato... Era una storia che ti ho inventato per convincerti ad accompagnarmi a casa!" parlando i suoi occhi si ancorarono ai miei, io distogliendoli dai suoi dissi: "E perchè lo avresti fatto? Cioè potevi semplicemente chiedermelo!"

"Vero... Ma non sapevo se avresti accettato" il suo sguardo ora era fisso sul marciapiede, non sapevo cosa rispondere, cosa fare. 

*** 

07:30

Salgo sul treno.

Canticchio nella mia testa un mix di canzoni sconosciute.

Scendo e entro nel nuovo tempio della musica.

È un negozio dello stesso stampo del mio solito, c'è solo una differenza.

Liz.

Qui lei non c'è.

Dopo quella sera, ho deciso che non avrei partecipato al concorso, non sarei più entrata in quel negozio, e che non l'avrei più rivista... 

15:15

Esco dal negozietto, mi sento strana...

La musica non mi avvolge come sempre, non sento il testo sulla punta della lingua, non sento la base scorrermi nelle vene. Sembra quasi che mi dia fastidio.

Non mi è mai successo di non voler ascoltare un po di musica...

Salgo le scale della stazione, lascio che le porte del vagone si chiudano alle mie spalle.

Aspetto, lasciando il mio corpo all'ondeggiare e al sobbalzare del treno.

Scendo, percorro circa un kilometro a piedi e mi fermo davanti ad una porta che non oltrepassavo da tempo.

Entro, qualche minuto di attesa e poi mi riceve.

"Salve, signorina Blackheart, cosa c'è che non va?"

"Buongiorno dottore, non mi sento bene e l'unico sintomo è il solito: non ho voglia di ascoltare la musica è come se mi infastidisce..."

"Bhe l'ultima volta che è venuta accusava lo stesso sintomo ed era una semplice influenza" "Certo lo so, ma questa volta è diverso"

"Mh, è successo qualcosa di strano ultimamente?"

"No, bhe si, hanno cercato di derubarmi, ma non mi sono fatta nulla tranne che cadere a terra"

"Ok, vorrei che tu facessi degli esami di controllo, quindi ti toccherá fare degli esami del sangue"

"Lei sa quanto io abbia fifa degli aghi, vero?"

"Però è sempre un bene farli ogni tanto, quindi stringi i denti e vai a farli, poi ricordati di portarmi l'esito!"

"Si certo, grazie dottore, buonasera"

"Buonasera anche a lei" 

19:30

Entro in casa, appoggio la borsa in camera e dopo essermi messa il pigiama scendo in cucina.

Apro il frigorifero.

Un uovo, con il guscio rotto; 
una confezione di latte, rancido; 
due yogurt, scaduti; 
una bottiglia d'acqua...

Sospiro, senza la mamma devo prendere le redini della casa.

Domani andrò a fare la spesa, almeno quella bottiglia d'acqua avrá una compagnia migliore di un uovo e del latte marcio...

Chiudo l'anta del frigorifero e torno in camera con la voglia di un liceale che deve tornare a scuola dopo tre mesi di vacanze e divertimenti, mi infilo sotto le coperte e prendo subito sonno.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***



Capitolo 5 



Il telefono squilla, e automaticamente parte la segreteria telefonica.

Cinque messaggi non ascoltati.

Primo messaggio: mia madre. 
"Ciao, capisco completamente che tu non voglia rispondere, sopratutto a me, vi voglio chiedere scusa, non sapevo cosa facevo... Mi dispiace molto, mi mamcate da morire, ti prego rispondi, ho bisogno di parlarti, di spiegarti quello che è successo e perchè l'ho fatto, così che tu mi posssa perdonare... In caso il numero ce l'hai: richiamami"

Forse un giorno lo farò non ho bisogno di lei, e tanto meno delle sue scuse...

Secondo messaggio: mio padre. 
"Hey piccola, dove sei? Mi sto preoccupando, ritorna a casa, ti voglio bene!"

Giá... mi sono dimenticata di dirgli che mi sono fermata a casa di un'amica per la notte.

Poi lo richiamo.

Terzo messaggio, leggo il numero sul display e capisco subito. Liz.

Quella ragazza... Da quella sera non ci siamo più riviste, lei continua a scrivermi e lasciarmi messaggi nella segreteria, sono sicura che anche gli altri due sono suoi.

Non voglio ascoltarli. Li seleziono e li cancello automaticamente.

Scrivo a mio padre: "Pa' non ti preoccupare sto bene, tra un po' torno con la spesa" e invio. 

*** 

Un infiermiere molto attraente mi fa accomodare sul lettino al centro della stanzetta.

La sua pelle era pallida quasi cadaverica, quando sorrirse controllai che non mi mostrasse i suoi canini... A parte che non credo nei vampiri, ma lui aveva l'apparenza di esserlo.

Con aria felice mi mostra la siringa con cui stava per bucare il mio povero braccio innocente, colpevole soltanto di avere al suo interno tanti piccoli ruscelli di sangue...

Si avvicina a me e l'ago entra sotto la mia pelle, è una sensazione orribile avevre un corpo estraneo al prorpio interno... Finita l'agonia l'infermiere mi porge un lecca lecca e me ne vado fulminandolo... Conclusi gli esami non mi restava altro che aspettare il loro esito e così il mio medico sarebbe stato contento di sapere che era solo una cosa banale. 

Ritorno a casa un po' disorientata, devo prendere il treno o vado a piedi?

Lo studio del dottore era vicino a casa mia o in un'altra cittá?

Non ricordo.

Una signora si avvicina a me, mi chiede se mi sento bene, sbiascico qualche parola insensata, e procedo per la mia strada...

Sento le mie gambe cedere e subito dopo crollare definitivamente in mezzo alla strada.

Sento un vociare di sottofondo, non distinguo parole e voci, una sirena e poi il buio.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6 


Sono di nuovo in negozio dopo l'accaduto.

I medici dicono che ho perso i sensi dopo aver preso il treno, io non mi ricordo neanche di averlo preso... Mi ricordo di aver fatto il prelievo del sangue e essere uscita dal suo studio, poi il nulla.

Dicono anche che dovrò fare altri esami...

Ciò comporta incontrare altri dottori... Che rottura...

Il negozio è deserto, più vuoto che mai... Marco, il commesso di turno nonchè la mia sveglia personale, è sparito nel retro per aggiustare un guasto; Liz dopo che il concorso è finito non è più venuta in negozio...

O no... Ecco parli del diavolo e... Com'era? Bho.

Si avvicina.

"Hey... Ehm... Come ti senti? Ho saputo dell'ospedale e..."

"Bene, non ti preoccupare..."

"Bene, bene... Ehm, ti va se ti faccio compagnia?"

"Mhn, fai come vuoi" perchè le rispondo come se fosse un'estranea?!

D'altronde si sta solo preoccupando della mia salute... Non sta facendo nulla di male, non dovrei ignorarla in questo modo!

"Ehm... Ti va di ascoltarla assieme?"

"Se vuoi"

Gli passo una cuffietta e premo play...

"I don't love you" dei My Chemical Romance si diffonde nelle cuffie...

Non sono molto a mio agio ascoltando questa canzone sopratutto con lei accanto, sento un brivido quando guardandomi mi sussurra: "I don't love you, like I did yesterday" citando la canzone...

"Scusa, cosa hai detto?"

"Oh nulla mi stavo dichiarando..."

Non ho parole... Resto a fissarla come un cavernicolo vede il fuoco per la prima volta, mi sento una stupida... Avevo capito che c'era qualcosa, ma non pensavo questo...

Una ragazza si è dichiarata, cosa dovrei fare?

Cosa dovrei fare?

Dovrei spezzargli il cuore non ricambiando il suo sentimento puro e innocente o dovrei digli che in realtá nel profondo del mio cuore ho provato qualcosa anche io, sin dal primo momento che l'ho vista?

Non gli spezzerò il cuore... Ricambierò i suoi sentimenti, non voglio ferirla e questo mi basta... Se poi scoprirò che il mio sentimento è forte quanto il suo pronuncerò le due fatidiche parole che confermano questo strano fenomeno chiamato: Amore.

"Oi non guardarmi così, Stavo scherzando!" dice lei con aria strafottente

"Ma ti pare normale scherzare su una cosa simile?"

"Calma non prendertela così poco!"

"Così poco? Cosi poco, dici? E io che pensavo stessi facendo sul serio... Volevo finalmente uscire dall'oscuritá e tu, ci scherzi sopra? Sai che ti dico? Fanculo, ai miei sentimenti, a te, alla mia vita... Me ne vado!" dico scazzata alzandomi dalla sedia e uscendo dal negozio correndo il più lontano possibile.

Sento i suoi occhi che mi guardano andare via...

E un urlo che mi implora di tornare indietro, non mi volto e proseguo nella mia folle corsa senza destinazione.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Apro gli occhi mi sono addormentata in treno, la voce metallica segnala che il capolinea è vicino, sono pronta a conoscere la nuova cittá dove trascorrerò la maggior parte del mio tempo.

Esco dalla stazione e davanti a me c'è: il nulla.

Una lunga, interminabile, desolata e vasta distesa di terreno.

Cerco una casa, o una forma di vita, a questo punto mi basterebbe anche incontrare una mucca che pascola...

Macchè, ritorno in stazione.

Chiedo che razza di posto sia quello, il vecchio dei biglietti non risponde, mi siedo a terra sconfortata, mi accendo una sigaretta, prendo una grande boccata.

Sento dei passi che si fermano dietro le mie spalle, mi giro: non c'è nessuno, il vecchio è sparito insieme al suo ufficio e alla stazione...

Mi ritrovo seduta nel mio giardino, in mano al posto della sigaretta ho un libro: "Come curarsi e continuare a vivere", lo butto lontano da me, non che io sia allergica alla cultura, ma sentivo una strana sensazione tenendolo in mano.

Realizzo di essere tornata nella stazione di prima, la sigaretta è tornata tra l'indice e il medio e il vecchietto è ancora li nel suo box che mi fissa. Guardo la locomotiva ferma dall'altra parte della stazione, da essa scende una figura con una felpa rossa, un flash: il parco, il negozio, Liz. Corro incontro a quel punto rosso che non accenna a scappare da me. La raggiungo, la afferro per le spalle instaurando un contatto visivo tra me e il buio del cappuccio, lo abbasso. È come guardarsi in uno specchio; tranne per un particolare: i miei capelli, quella copia non ne aveva... Mi sentii male, ogni secondo che la guardavo mi sentivo una fitta da qualche parte. Un dolore allo stomaco si diramò nelle zone circostanti, vidi un coltello infilato all'altezza del diaframma, il sangue, l'assenza di aria nei polmoni, una foschia che avvolgeva me e la mia copia, il buio e il senso di vuoto nella mia testa.

***

Mi trovo ancora nel salottino di quel vampiro ciuccia-sangue, come avevo previsto altri esami...

Sto impazzendo, mio padre ora non si fida più a lasciarmi andare in giro da sola, quindi non riesco andare in negozio...

Risento nella mia testa la litigata di qualche giorno fa che avevo fatto con Liz, mi sento quasi male per non avergli dato l'occasione di spiegarsi, di chiarire il tutto. Il succhia-sangue mi fa uscire dal salotto facendo restare al suo interno mio padre...

Mai successo, è molto strano...

Esce, con gli occhi rossi, e a meno che non si sia sballato con il dottore fumandosi una canna, azzarderei dire che ha pianto, di nuovo...

"Pa' cos'ha detto il medico?"

"Ha detto che non sanno la causa del tuo malessere... E che dovrai andare da un oncologo, per accertarsi che non sia causato da una massa tumorale..."

"Vuoi dire che, potrei avere un tumore, e da un momento all'altro morire?"

"Se la vedi nella peggiore dei modi si... Ma si può prevenire se si tengono conto di piccoli segnali come i tuoi..." intervenne un dottore alquanto anziano

"Oh wow, ora sono davvero sollevata dal fatto che si può curare... Ma da quello che ne so, non sono molti quelli che sopravvivono..."

"Tesoro non dire così, ti prego, non è ancora sicuro che sia un tumore, quindi per ora non c'è da preoccuparsi..."

"Bhe in realtá bisogna preoccuparsi comunque... In ogni caso, per ora sarebbe un bene tenere la ragazza sotto controllo..." il dottore intervenne nuovamente

"Lo farò sicuramente" 

Con quella frase, la mia prigionia diventò più certa di prima... 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Giorno di prigionia numero 5

Non esco più di casa ormai da un tempo che sembra infinito... Ho iniziato a scrivere per passare il tempo. Scrivo di quello che vorrei fare, di quello che penso del futuro che mi aspetta, ma sopratutto scrivo di Liz: immagino una vita con lei, felice, ma è tutta finzione...

Cosa penserá di me?

Dopo quel giorno sono sparita, non ha avuto più notizie di me...

Sa dove abito quindi poteva venire a chiarire il tutto...

Ma non lo ha fatto si vede che non gli importavo più di tanto....

Giorno di prigionia 7

Tra mezz'ora esco per andare per la prima volta dall'oncologo, nei giorni scorsi sono stata ancora male, inoltre non mi ricordo molto di quello che ho fatto... Ma secondo questo diario sono svenuta un paio di volte. Non sono preoccupata di quello che potrebbe succedere, anvhe perchè non ci voglio pensare, non voglio pensare che dentro di me ci sia un demone che mi uccide lentamente, che vince la battaglia contro di me, che mi distrugge e mi toglie la possibilitá di continuare la mia vita...

Salgo in macchina, mio padre accanto a me mi sprona a stare tranquilla.

Torturo la fine della maglia allargandola e contorcendola tra le dita.

Sudo freddo quando il dottore mi chiama per entrare nella stanza...

Entro da sola, mi siedo faccia a faccia con lui.

"Buongiorno signorina Blackheart, come si sente?"

"Non mi posso lamentare, allora procediamo?"

"Certo, non c'è nessuna fretta, prima però dovrei farti qualche domanda di routine, ti dispiace?"

"No, faccia pure il suo dovere..."

"Hai qualche allergia?"

"No"

"Hai svolto gli esami del sangue?"

"Si, li dovrebbe avere"

"Soffri di claustrofobia?"

"Si, perchè?"

"Niente, è per sapere che procedura devo usare visto che il macchinario, nel tuo caso, potrebbe procurarti un attacco..."

"Fantastico!" dico sarcasticamente suscitando una risata al medico

"Ora ti spiegherò come funziona in breve: ti togli qualsiasi cosa di metallico che potrebe fare interferenza, poi ti sdrai sul lettino e quando sei pronta me lo dici, ok?"

"Ok"

Tolgo gli orecchini e gli anelli appoggiandoli in un contenitore sulla scrivania, slego i capelli lasciandoli cadere sulle spalle, e dopo essermi seduta sul lettino do l'ok al dottore...

"Perfetto, vicino alla tua mano, ci sará un pulsante che in caso tu ti senta male o avrai un attacco, puoi premere così interrompendo l'esame... Esso può durare circa dieci minuti, e durante esso ti potrei chiedere di non deglutire o di trattenere il respiro, tramite una lucina rossa, per osservare meglio alcune parti del tuo corpo ti dovrò anche iniettare il liquido di contrasto... hai capito tutto?"

"Si"

Perfetto anche qui aghi, non aspettavo altro!?

"Ok, ora io entrerò nella stanza dietro quel vetro e ti farò entrare nel meccanismo, una volta dentro l'esame inizierá, ti avverto che potrai avere molto caldo, quindi tieni duro, ah ti consiglio di chiudere gli occhi, così ti distrarrai dal fatto di essere li dentro..."

Mi sdraio sul lettino, per ora tutto ok.

Si incomincia a muovere sotto di me, entrando in una cabina che mi circonda completamemte.

Seguo il suo consiglio quasi automaticamente dopo essere entrata, e stringo nella mia mano il pulsante antipanico...

Il buio mi avvolge, sono da sola con i miei pensieri, e i rumori del macchinario che analizzano centimetro per centimetro le mie interiora malate, si intensificano sempre di più.

Si accende una spia rossa sopra di me, smetto di respirare, per me è normale, riesco facilmente a farlo. Un rumore più forte del precedente mi avvolge come le braccia di mio padre prima di entrare in sala. Non sento nient'altro... Si spegne la luce rossa, prendo fiato, il macchinario smette di fare rumore, il lettino esce a scatti e io finalmente sono libera.

Il dottore rientra, mi comunica che a breve verrò chiamata di nuovo per sapere l'esito di questa lunga e stancante giornata.

Giorno di prigionia numero 9

Mio padre si affaccia alla porta della mia stanza e mi incita a vestirmi per andare alla seconda visita dall'oncologo, oggi saprò l'esito degli esami...

Mi vesto alla carlona come direbbe mia nonna, pescando indumenti a casaccio dall'armadio e mettendomeli roboticamente addosso.

Mi trascino con fatica all'auto, si mette in movimento.

Dal finestrino vedo una figura snella, capelli lisci e corti. Liz.

Mio padre si ferma sul ciglio della strada dopo aver fatto solo qualche metro da casa, abbassa il finestrino e la saluta cordialmente, porgendogli un sorriso che non gli avevo mai visto...

Tu ti chiederai perchè non le parlo... È perchè non voglio, o almeno, non posso... La paura mi blocca, il timore di non vederla più, anche se vorrei spiegargli tutto...

Mio padre scende dall'auto per parlarle, credo stia parlando lui da parte mia, credo che ora lei capirá...

"Oh... Capisco, se ha bisogno... Non esiti a chiamarmi... Per qualsiasi motivo..." ecco quello che sento prima che mio padre rientri in macchina e prima che lei mi saluti facendomi scogliere con un suo sguardo. Lo stesso sguardo di cui ho scritto, lo stesso sguardo che ho sognato di rivedere per molto tempo...

Ci mettiamo poco per arrivare di nuovo allo studio del medico.

L'attesa è lunga... Finchè il barbuto esce e ci invita ad entrare.

Non ha una bella cera... Ha la faccia di uno che è stato sveglio per tutta la notte, rimuginando sul passato...

Ci fa accomodare, ogni minuto sembra interminabile, finalmente inizia a parlare...

"Signor e Signorina Blackheart, ho il risulato della TAC... E non ha evidenziato nulla di strano..." tirammo un sospiro di sollievo

"Ma ti prescrivo un esame del sangue alla settimana" grugnisco, ma lo fanno per il mio bene, quindi non mi potrò opporre neanche per sogno.

Esco "soddisfatta" dallo studio.

Ripercorriamo la strada dell'andata a ritroso fino a ritrovarmi nella mia stanza.

Esco dalla camera raggiungendo le scale per andare in giardino, sto per mettere un piede sul gradino inferiore, quando una macchia nera mi offusca la vista per qualche secondo...

Afferro d'istinto il corrimando, tenendomi saldamente ad esso.

La vista torna alla sua normalitá, l'altro piede raggiunge il fratello, il sinistro scappa dal destro procedendo nella discesa, una vampata di calore mi pervade, tutto si fa sfuocato, la mia mano perde la presa, il mio corpo cade. Continua a cadere senza peso, senza consapevolezza, senza protezione.

Di nuovo nel letto di un ospedale... Mio padre accanto a me, sveglio, vigile, attento che non mi succeda nulla.

"Ehi tesoro, come ti senti?"

"Come un uovo sbattuto... Ma cosa mi è successo?"

"Hai perso l'equilibrio mentre scendevi le scale..."

"Oh, ehm i medici cosa dicono?"

"Tesoro..."

"Si papá?"

"I medici... hanno confuso il risultato della tua TAC con quello di un'altro paziente... Hanno detto che la Tac ha evidenziato una massa tumorale a livello cerebrale, di preciso nella zona del cervelletto... "

"È curabile?"

"Credo di si tesoro"

"Pa chiamami il medico,voglio parlargli"

Mio padre esce dalla stanza e io rimango da sola, con la mia malattia, i miei problemi, aspettamdo che la soluzione entri dalla porta.

Il dottore entra e al suo seguito anche mio padre.

"Pa puoi uscire? Voglio parlare da sola con il dottore"

"No tesoro qualsiasi cosa tu gli voglia dire io la ascolterò"

"Pa, dimmi, quamti anni ho?"

"Ormai diciannove tesoro"

"Ecco, non credi allora che io sia abbastanza grande per decidere della mia vita?"

"Bhe ecco... Non so che dire... Ma credo di si... Però non fare cavolate..."

Mio padre esce e io bloccandolo gli dico: "Pa, ti voglio bene"poi lui procede nel suo cammino lascando definitivamente la stanza.

"Allora, dottore, si può curare?"

"Si, ma ci vuole molto tempo..."

"Volevo chiederle cosa succederebbe se io rifiutassi di sottopormi alle cure"

"Bhe per prima cosa cercherei di farti ragionare, poi se non riuscissi nel mio intento, cercheremo di stabilire quanto..."

"...quanto mi resta da vivere"

"Esatto... Ma perchè me lo chiedi? Hai forse deciso di non sottoporti alle cure?"

"Si"

"E perchè?"

"Perchè l'unica persona a cui tenevo se ne andata, perchè se lei non c'è più io non ho nessuna ragione per rimanere in vita..."

"Ma hai una vita ancora lunga davanti a te! E gli amori entreranno e usciranno dalla tua vita in continuazione..."

"Ho deciso così, punto e basta"

Il medico sospira, so che non riuscirò a convincerlo con facilità.

"E va bene... Come hai detto tu sei abbastqnza grande per prendere le tue decisioni..."

"Dottore, ora cosa succederá?"

"Cercherò di stabilire... Quanto tempo ti resta..."

"... Da vivere" conludo la sua frase e poi lo faccio proseguire

"Poi ti manderemo a casa, dove potrai convivere con la malattia giorno per giorno..."

"Potrò vivere normalmente anche essendo malata?"

"Si certo..."

"Bene allora, ci vediamo al prossimo controllo, dottore"

Lo congedo, e dopo aver fatto una cena sileziosa con mio padre in ospedale, mi addormento inconsapevole di quello che mi aspettava...

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