Love Potion No 19 di aliciablade (/viewuser.php?uid=16244)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap 1 - Love is Sharing ***
Capitolo 2: *** cap 2 - Love is Mom Knows Best ***
Capitolo 3: *** cap 3 - Love is Still Warm from the Oven ***
Capitolo 4: *** cap 4 - Love is Unique ***
Capitolo 5: *** cap 5 - Love is Insults (every ten minutes) ***
Capitolo 6: *** cap 6 - Love is Excellent Motivation ***
Capitolo 7: *** cap 7 - Love is in the Self-help aisle ***
Capitolo 8: *** cap 8 - Love is Dazzling and Radiant and Stunning ***
Capitolo 9: *** Cap 9 - Love is in Denial ***
Capitolo 1 *** cap 1 - Love is Sharing ***
Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso
dell'autrice.
LOVE POTION No 19
By Alicia Blade
CAPITOLO 1 - LOVE IS SHARING
Era arancione.
Un bell'arancione, simile ad un ranuncolo o ad un papavero o ad una lanterna
di zucca appena intagliata, illuminata dall'interno. Fissarla era come guardare
il sole quando è così vicino all'orizzonte da prendere un acceso colore rosso
dorato e tu credi di bruciarti gli occhi, ma non succede.
Era bello.
Un bel, traslucido liquido arancione.
La bottiglia era di vetro trasparente - forse cristallo - con un diamante
cesellato che catturava la luce polverosa della piccola bottega e la rifletteva
in arcobaleni di color arancione. Il tappo di legno di sughero era sormontato da
un semplice e dorato amuleto a forma di cuore. Non era più largo di una
scatoletta per la pellicola.
Un piccolo biglietto di fianco ad essa aveva la scritta 'Pozione d'Amore
N°19' in caratteri dorati.
"Bello, non è fero?", chiese la proprietaria del negozio e Minako si
risvegliò dal suo stato ipnotico.
"Funziona?", chiese, giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli
biondi, mentre la donna si avvicinava e sbirciava sopra la sua spalla.
"Natuvalmente".
"E'un errore? Non dovrebbe essere 'Pozione d'amore N°9' ?".
La donna sogghignò in modo misterioso. I capelli neri, la pelle d'avorio, ed
il suo sorriso di un rossetto pesante la facevano assomigliare ad una bambolina
cinese. Il pensiero fece rabbrividire Minako, così decise che forse la donna
assomigliava a Biancaneve. Una Biancaneve con occhi castani e unghie curate e
con così tanti campanelli e ornamenti cuciti sul suo vestito da tintinnare
mentre si muoveva.
"Ci sono difevsi tipi di pozioni d'amove, bambina mia. La Numevo Nove è una
pozione del bacio: colui che la befe si sentivà costvetto a baciave chiunque e
qualunque cosa con cui entvevà in contatto. La Numevo Diciannofe è molto più
efficace".
"Che cosa fa?".
"Amplifica i sentimenti o l'affetto. L'amicizia diviene devozione.
L'attvazione diviene lussuvia. L'adovazione, amove. E l'amove...avia".
"Aria?".
"Non puoi fifevne senza".
"Oh", Minako pensò al suo compagno carino del laboratorio di chimica. Pensò
al ragazzo galante che si sedeva sempre di fianco a lei sull'autobus. Pensò al
nuovo, sexy insegnante che era passato direttamente dall'università all'essere
un suo compagno di aula. Poi pensò al giovane Adone dai capelli biondo chiaro
che faceva i migliori frappè al cioccolato del quartiere di Azabu - il ragazzo
da cui non riusciva a staccare gli occhi e col quale era stranamente timida:
Furuhata Motoki.
"Lo prendo".
La donna sogghignò di nuovo e prese la bottiglietta dal ripiano. Girandosi,
si ritirò dietro il bancone e iniziò ad avvolgerla nella carta velina, ma mentre
lo faceva, due schiamazzanti scimmie apparvero improvvisamente e corsero sulla
sua spalla; ognuna indossava una cravatta legata in modo sicuro attorno al
collo. Minako sussultò e fece un passo indietro, ma la donna ridacchiò solamente
e allungò una mano per grattare i pelosi animali sulla testa. "Questi sono
Pulguitas e Frijolito. Non essere spafentata. Escono solamente quando li piace
un cliente".
Minako rise nervosamente e si avvicinò, ma si raggelò quando la scimmia con
la cravatta blu iniziò a strillare.
"Ah, già, gvazie pev avevmelo vicovdato, Frojolito". Sorrise alla scimmia, ma
la sua espressione divenne seria quando fronteggiò di nuovo Minako. "Ti davò un
avvevtimento, bambina: beve l'inteva bottiglia vendevà l'effettò etevno. Ma
vevsa solo una goccia e la pozione duvevà solo pochi giovni".
Minako annuì, guardando la donna far scivolare la pozione in una borsetta di
velluto e allungargliela attraverso il bancone. Le diede un mucchietto di monete
e fissò la piccola placca dietro il registro di cassa, che diceva 'Señorita
Leilani, articoli da regalo e cose magiche. Si accettano Master Card e Lady
Visa".
"Eh, grazie, Señorita Leilani!"", esclamò, sentendo il bisogno di inchinarsi,
ma invece si girò e corse fuori dal negozietto, ridendo come un'idiota.
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La sala giochi era affollata quando Minako entrò; la boccetta di vetro ancora
avvolta nella sua carta velina e tenuta saldamente in mano. Evitando una coppia
di bambini che correvano intorno e le cameriere che portavano i vassoi, Minako
raggiunse il bancone, col fiato corto e sorridendo maliziosamente.
"Ciao, Motoki-san!".
"Oh, ciao, Minako-chan. Come stai?".
"Favolosamente, grazie. Sono sicura che oggi è una giornata piena".
Ridacchiò, passando alcuni gelati ai clienti. "Puoi dirlo forte. Cosa posso
portarti?".
"Beh, prenderò un frappè al cioccolato e che ne dici se ne offro uno anche a
te? Stai lavorando così duramente, che sono sicura tu sia assetato".
"Ah, grazie Minako-chan, è molto dolce da parte tua, ma sono a posto per il
momento".
"Oh, ma insisto! Non bevo mai da sola".
Motoki alzò un sopracciglio, ma poi scosse la testa e fece spallucce. "Va
bene, se insisti. Grazie".
"Di nulla!".
Tornò poco dopo con due frappè al cioccolato, uno sormontato da panna montata
e due ciliegie, mentre l'altro non ne aveva nessuna. Minako era a conoscenza che
Motoki sapeva che lei amava le ciliegie e le aveva dato anche quella del suo
frappè. Sospirò sognante mentre lui le allungava la bevanda. "Grazie,
Motoki".
"Non c'è problema. Ora però ho da fare. Me lo guardi fino a quando non mi
prendo una pausa?".
"Sarà un onore".
Sorrise e sparì nella stanza sul retro. Senza esitazione, Minako stracciò la
carta velina della boccetta nascosta, tirò via il tappo e lasciò che lo
sciropposo liquido arancione cadesse a goccioline nel frappè. Con la cannuccia
raschiò via tutti i rimasugli, poi lo mescolò per eliminare tutte le ricciolute
tracce arancioni. Neanche dopo dieci secondi da quando Motoki se n'era andato,
la pozione d'amore era stata distribuita in modo sicuro nella sua bevanda e
Minako si risedette con un sospiro ed un sorriso orgoglioso sulle labbra
"Minako-chan, maialina! ", disse da dietro una voce scherzosa e Minako si
girò per vedere Usagi che balzava su uno sgabello vicino al bancone. "Hai
davvero bisogno di due frappè? Onestamente! Posso averne uno?".
"Eh, no, l'altro è di Motoki-san", disse nervosamente, chiedendosi se Usagi
l'avesse vista mettere la pozione nella bevanda di Motoki. Ma la sua amica
sembrava apparentemente ignara del suo comportamento sospetto e continuò
solamente a fissare il frappè al cioccolato con occhi affamati.
"Davvero? Perfetto! Allora non gli dispiacerà se ne bevo un po'", disse,
prendendo in mano il bicchiere. Strillando, Minako lo strappò dalle mani della
sua amica e lo nascose dietro la schiena. "No!".
Usagi sollevò un sopracciglio. "Qual'è il problema? Motoki mi lascia sempre
prendere qualche sorso delle sue cose. Inoltre, se ne può fare un altro se lo
vuole".
"Beh, è solo che...eh...c'è in giro un raffreddore! E se uno di voi due è
ammalato, mi dispiacerebbe che si diffondesse. O...che succederebbe se...avete
la mononucleosi o altro? Sarebbe orrendo!".
Ridacchiando, Usagi cercò di afferrare il frappè. "Non essere sciocca. Motoki
è sano come un pesce ed io ho l'immunità di...di...beh, qualcosa con un forte
sistema immunitario!".
"Già, ma tu non vuoi i germi dei RAGAZZI, no?".
"Germi dei ragazzi? Che classe frequenti, Minako-chan?".
"Io...eh...oh, non importa. Ma toh, perché invece, non ne bevi un po'del mio?
C'è ancora della panna montata e ti lascio anche una delle mie ciliegie!".
L'attenzione di Usagi fu immediatamente calamitata dal frappè dimenticato sul
bancone e, sembrandole un affare, sorrise e allungò una mano verso di esso.
"Dio, Odango Atama, non puoi aspettare altri due minuti e ordinartene
uno?".
L'espressione allegra di Usagi svanì e fu velocemente rimpiazzata da guance
arrossate e sguardo fiammeggiante. Ruotando sul suo sgabello, venne faccia a
faccia con Chiba Mamoru, uno studente universitario che viveva per tormentarla
ed era conosciuto come il suo nemico giurato per tutto il distretto di
Juuban.
Tirando un sospiro di sollievo per l'interruzione, Minako mise il frappè di
Motoki sul bancone proprio mentre lui ritornava dalla stanza sul retro. Gli ci
volle solo un momento per osservare la scena e roteare gli occhi. "Non di
nuovo", borbottò sottovoce.
Minako gli sorrise dolcemente e scrollò innocentemente le spalle, facendo
scivolare il frappè verso di lui. Non ci fece caso, aspettando il momento
opportuno per intromettersi nell'insoluto litigio fra due dei suoi più cari
amici.
"COME mi hai chiamata?", proruppe Usagi, facendo un pugno e sventolandolo
minacciosamente verso Mamoru.
Sogghignò. "Che c'è? Il tuo stomaco brontola troppo forte perché tu possa
sentirmi, Odango Atama?". L'odiato nomignolo fu strascicato in modo sardonico
mentre i suoi occhi blu brillavano in attesa della sua reazione. Non fu
deluso.
"Come osi chiamarmi in quel modo, tu, pomposa, egocentrica, sudicia,
ignorante feccia?", ribollì.
Sollevando un sopracciglio, Mamoru dovette mordersi la lingua per trattenersi
dal ridere al fiume di insulti. Sapeva che molto probabilmente si era esercitata
per tutto il giorno.
"Cavolo, questo si che è un vocabolario, Odango! Ora fammi vedere se sai
definire tutte queste grosse parole".
"Facile! Cercale nel dizionario e ci vedrai la tua foto di fianco!".
"Hey, ragazzi", intervenne Motoki, "non potete cercare di essere civili per
un giorno?".
"Credo che quella sia una parola che non c'è nel SUO vocabolario", sbuffò
Usagi.
"Usagi-chan", sospirò Motoki, scuotendo la testa.
"Che c'è? Ha iniziato lui!".
"Oh, questa si che è una risposta matura".
"Sta zitto, Mamoru-baka!".
"Facciamo un patto!", disse Motoki, afferrando il suo frappè. "Se la smettete
di bisticciare, darò ad ognuno di voi un frappè al cioccolato gratis!".Questo
suscitò la sua attenzione ed Usagi si girò per vedere il frappè allungato
invitantemente verso di lei. Minako strillò, gli occhi che andavano
spalancandosi per la paura mentre vedeva la sua amica prendere la bevanda. "Beh,
ci sto. Ma se lui inizia qualcosa...".
"Aspetta! Ma...quello è...Motoki-san, è il tuo frappè!", mormorò Minako
mentre la cannuccia si avvicinava alle labbra di Usagi.
"Oh, non importa. Ne farò dell'altro. Che ne dici, Mamoru-kun?".
Mamoru scrollò le spalle. "Grazie, ma ho già preso il caffè. Odio ridurmi
come lei".
Usagi lo fissò dall'angolo degli occhi. "Questa te la faccio passare perché
ho avuto del cioccolato gratis".
"Non ci va molto per entusiasmarti, vero?".
"Che cosa vorresti dire?".
"Solo che...".
"Ti darò caffè gratis per una SETTIMANA se la pianti!", urlò disperatamente
Motoki.
Mamoru sogghignò al suo migliore amico, poi guardò la faccia imbronciata di
Usagi e scosse la testa. "Non è abbastanza", confessò, ma l'insulto si fermò
quando gli venne messa davanti una tazza della fumante bevanda.
Apparentemente contenta che le munizioni del suo nemico avessero subito
cessato il fuoco, Usagi sogghignò al suo ancora intatto frappè e di nuovo tirò
la cannuccia verso la bocca. Minako guardò con orrore, spostando gli occhi fra
la bocca aperta di Usagi e lo sguardo orgoglioso di Motoki, sentendosi inerme
quando le labbra della sua amica si chiusero attorno alla cannuccia e lo spesso,
scuro liquido fu tirato su attraverso il tubicino di plastica, come al
rallentatore. Si mordicchiò le labbra mentre Usagi deglutiva il primo sorso, poi
sospirò pesantemente e seppellì il volto fra le mani, sapendo che la sua
missione era fallita.
"Mmm! E'delizioso, Motoki-san! E'più dolce del normale! Hai cambiato marca di
gelato o altro?".
Motoki ridacchiò e si preparò un altro frappè. "No, Usagi-chan. E' il
solito".
"Oh, beh, oggi pomeriggio ha un gusto particolarmente spettacolare". Non
appena il gelato si fu sufficientemente sciolto da non rappresentare più una
minaccia di congelarle il cervello, Usagi ne divorò più di metà in pochi
attimi.
"Cavolo, respira, Odango Atama, Il frappè non va da nessuna parte; non hai
bisogno di inalarlo".
"Mi sto solo gustando uno dei più semplici piaceri della vita. Puoi lasciarmi
in pace per cinque minuti, baka?".
"Mi sto solo preoccupando per il tuo benessere. Ovviamente tu non hai
abbastanza buon senso, e mi spiacerebbe se tu morissi per aver inspirato del
gelato!".
"So come bere un cavolo di frappè, cretino! Non sono stupida, sai?".
"Avresti potuto ingannarmi".
Motoki roteò disperatamente gli occhi e si rassegnò a trascorrere il resto
della sua giornata di lavoro a guardare i loro bisticci senza interferire.
Gli occhi di Usagi si incupirono mentre si girava lentamente per fronteggiare
Mamoru alzandosi dallo suo sgabello. Le sue nocche divennero bianche mentre si
stringevano attorno al bicchiere, la faccia divenne più rossa ed il suo respiro
più pesante. Mamoru la guardava contento, girandosi con un ghigno sul volto ad
affrontare la silenziosa sfida. Si preparò per ricevere qualsiasi assalto
furioso di insulti, pronto a tenerle testa col sarcasmo per cui era noto.
Comunque, non urlò né gridò o pianse. Invece, Usagi increspò le labbra, fece un
lungo, regolare respiro, allungò il frappè e con molta calma lo rovesciò sulla
testa di Mamoru.
Il gelato al cioccolato scivolò fuori dal bicchiere e colò sui perfetti
capelli neri di Mamoru. Boccheggiò, troppo sbalordito per muoversi mentre i
resti del frappè gocciolavano sulla sua fronte e giù per il collo. Con un
sorriso soddisfatto, Usagi appoggiò il bicchiere sul bancone.
"Inspira questo, stupido!", lo provocò. Poi girò altezzosamente i tacchi e se
ne andò via con atteggiamento di sfida.
Comunque, era appena riuscita a fare due passi prima di sentirsi
improvvisamente male. Il pavimento iniziò a girare, le luci divennero
dolorosamente brillanti, e si sentì come se delle scintille saettassero nel suo
cervello. Piagnucolando, si portò una mano alla testa e chiuse gli occhi.
"Usagi-chan!".
L'urlo di Minako fu l'ultima cosa che Usagi sentì prima di collassare a
terra.
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Note di lithtys: questa storia consta di 12 capitoli. Li tradurrò
interamente senza spezzettarli in più parti.
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Capitolo 2 *** cap 2 - Love is Mom Knows Best ***
Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso
dell'autrice.
LOVE POTION No 19
By Alicia Blade
CAPITOLO 2 - LOVE IS MOM KNOWS BEST
"Penso si stia riprendendo".
"Sta bene? Usagi-chan? Puoi sentirmi? Dio, spero di non averla
avvelenata...".
Usagi gemette e aprì lentamente gli occhi. Il mondo le stava ancora girando
attorno, ma si stava gradualmente fermando, lasciandole solo un leggero pulsare
nella testa. Si sfregò pigramente gli occhi e cercò di sedersi. Era nella stanza
sul retro della sala giochi, stesa sul sofà del vecchio negozio di articoli
usati. Motoki era accovacciato di fianco a lei con un bicchiere d'acqua e
Minako, in piedi di fianco a lui, si stava mordendo nervosamente le unghie.
Mamoru si trovava sull'uscio della porta e si stava strofinando i capelli con un
asciugamano per piatti.
Il cuore le balzò in petto mentre lo guardava, anche se non le stava
prestando attenzione. La sua gola divenne improvvisamente asciutta; i palmi
delle mani sudati.
"Guarda come sei rossa! Usagi-chan, bevi questo".
Tremando, prese il bicchiere da Motoki e se lo portò alle labbra. L'acqua era
fredda e rinfrescante, ma quando all'improvviso gli occhi di Mamoru si
focalizzarono su di lei, si ritrovò a soffocare. Girandosi dall'altra parte
mentre il sangue le coloriva velocemente le guance, Usagi cercò disperatamente
di calmare le sue vorticose emozioni.
"Stai bene, Usagi-chan?", piagnucolò nervosamente Minako, inginocchiandosi di
fianco a lei.
"S-si. Sto bene", sussurrò, scrutando l'orribile disegno marrone del divano,
qualsiasi cosa per tenere la sua mente lontana dallo splendido sguardo
penetrante di Mamoru. "Che cosa è successo?".
"Sei svenuta".
"Svenuta?".
"Non ti ricordi?", le chiese nervosamente Minako. "Sei svenuta proprio dopo
che tu...".
Usagi sollevò lo sguardo e vide la sua amica mordersi il labbro e guardare
indietro verso Mamoru. Era ovvio che stava cercando di non scoppiare a ridere
istericamente, ma le sfuggì comunque un piccolo sogghigno. Mamoru roteò gli
occhi.
"Proprio dopo che cosa?".
Si girò verso Motoki, che stava iniziando a diventare rosa nel tentativo di
non ridere.
"Che cosa ho fatto?".
Minako scoppiò in forsennate risate. "Hai rovesciato il tuo frappè sulla
testa di Mamoru! Non ti ricordi? E'stata la cosa più divertente che abbia visto
ultimamente!".
Allo scoppio di risa della ragazza, anche Motoki non resistette.
Mamoru sospirò irritato. "Mi fa piacere che qualcuno l'abbia trovato
divertente". Poi i suoi occhi incontrarono ancora una volta quelli di Usagi e si
accigliò, l'asciugamano ancora avvolto attorno al collo. Lo stava fissando con
gli occhi spalancati ed il colore che andava scomparendo dal suo viso. Il
bicchiere giaceva dimenticato fra le sue mani mentre le sue labbra dischiuse
tremavano per lo shock.
"Ho fatto cosa?", mormorò.
Mamoru inarcò un sopracciglio nella sua maniera fastidiosamente sexy e Usagi
cercò di tenere calme le farfalle nello stomaco. I suoi tentativi furono
vani.
"Non si ricorda", sbuffò, scuotendo la testa. "Conveniente".
Dopo aver posato il bicchiere sul pavimento, Usagi sollevò le mani verso la
bocca, continuando a sbirciare l'uomo dai capelli neri mentre gli occhi le si
riempivano di lacrime. "Mi...mi dispiace".
Le risate di Motoki e Minako cessarono bruscamente e si voltarono a
guardarla. Mamoru fece un allarmato passo indietro.
"Che cosa?".
"Scusa?".
"Deve aver battuto la testa quando è caduta".
Stringendo la mascella, Usagi si alzò in piedi e serrò i pugni. "Mi dispiace
così tanto, Mamoru-san. Non...non so a cosa stessi pensando. Io...per favore,
perdonami!". Tirando su col naso, nascose il volto fra le mani.
Perplesso, Mamoru si girò dalla ragazza che piangeva verso le altre persone
stupite che occupavano la stanza. Schiarendosi la gola, infilò entrambe le mani
nelle tasche dei pantaloni. "Ok, Odango Atama, basta che la smetti di fare la
regina di un dramma teatrale".
Tremando, Usagi fece un profondo respiro e si morse la lingua, cercando
disperatamente di assentire alla sua richiesta.
"Minako, forse dovresti portarla a casa", suggerì Motoki.
"Si, sembra...una buona idea", iniziò a dire Minako, volgendo sospettosamente
lo sguardo da Mamoru ad Usagi, prima di scuotere bruscamente la testa e
borbottare a bassa voce. "No. Non è possibile. Andiamo, Usagi, ti porto a
casa".
Asciugandosi gli occhi ed evitando lo sguardo di Mamoru, Usagi si lasciò
accompagnare da Minako fuori dalla porta. Trattenne il respiro mentre il suo
braccio sfiorava la manica di Mamoru.
Confusi, Mamoru e Motoki seguirono con lo sguardo le ragazze fino a quando
non scomparirono dalla loro vista; poi Mamoru si girò verso il suo migliore
amico.
"Di cosa credi si tratti?", chiese nervosamente.
"Non ne ho idea", rispose Motoki, grattandosi la testa. "Forse siamo davvero
passati ad una nuova marca di gelato".
"Usagi, sei sicura di stare bene?", chiese Minako mentre serpeggiavano per la
strada, in direzione della casa di Usagi.
"Naturalmente. Sto bene. Sono solo stanca. Perché continui a chiedermelo?".
Nonostante Minako cercasse di mantenere il tono della voce privo di
preoccupazione, anche Usagi ne avvertì il pungente tono sommesso. Era solo così
stanca dei punzecchiamenti dell'amica. Non riusciva a vedere che non voleva
parlare di ciò che era accaduto?
Almeno, non prima di aver capito le stessa cos'era successo.
Minako le tirò una ciocca di capelli. "Perché sei ancora molto pallida.
E...voglio dire, dai, ti sei scusata con Mamoru! E'come la zona
crepuscolare!".
Usagi si fece piccola piccola. "Non è strano. Non avrei dovuto rovesciargli
il frappè addosso".
La sua amica sbuffò. "Oh, per favore. Il 'dovrei' ed il 'non dovrei'
non hanno mai avuto a che fare con la tua relazione con lui!".
Usagi si fermò sulla porta di casa e girò su se stessa per fronteggiare
Minako, gli occhi spalancati. "Relazione? Che relazione? Non abbiamo una
relazione, Minako! Qualsiasi cosa tu possa pensare di sapere, è sbagliata! Non
c'è nulla fra di noi!". Usagi serrò le labbra ed abbassò lo sguardo. "Nulla",
ripeté tranquillamente.
Minako annuì sospettosamente. "D'accordo, Usagi. Forse dovresti
distenderti".
Annuendo, Usagi sospirò e si voltò, scomparendo dentro casa senza salutare.
Minako scosse la testa incredula e si incamminò verso il tempio di Rei. Stava
morendo dalla voglia di raccontare a qualcuno gli eventi dela giornata e non
poteva aspettare per vedere la faccia che Rei avrebbe fatto quando le avrebbe
raccontato di come Usagi avesse rovesciato il frappè sulla testa di Mamoru.
Sarebbe andata fuori di testa!
Usagi si gettò sul letto, seppellì la testa nel cuscino quanto più
profondamente poté e urlò. Quando rimase senza fiato, allungò il collo, fece un
profondo respiro e perlustrò la stanza con lo sguardo per notare che Luna non
era lì, poi strinse forte il cuscino attorno alle orecchie e urlò di nuovo.
La sua vita era finita.
Il mondo avrebbe dovuto smettere di girare. Il sole non avrebbe più avuto
motivo di continuare a splendere.
Era tutto inutile. Senza ragione. Confuso.
Calciò rozzamente la trapunta e prese a pugni il materasso.
Quando poco dopo l'aggressione finì, tirò su le lenzuola e pianse a lungo,
desiderando soffocare. Capì che anche le lacrime che non riusciva a fermare
erano inutili, perché non avrebbero aiutato nessuno, tanto meno lei stessa.
La sua vita era finita.
Lui la odiava.
"Usagi, tesoro, va tutto bene lì dentro?".
Le lacrime che non credeva di poter fermare, cessarono. Mettendosi seduta, si
strofinò il naso con la manica. "Si, mamma, sto bene".
"Posso entrare?".
Esitò, cogliendo il riflesso dei suoi gonfi occhi rossi nello specchio.
"Si".
Ikuko aprì la porta della camera, gettò uno sguardo a sua figlia e corse al
suo fianco, dicendole amorevolmente, "Oh, amore, cosa ti è successo? Cosa c'è
che non va?".
La sua partecipazione andò dritta al cuore di Usagi che crollò fra le braccia
della madre, di nuovo singhiozzando disperatamente. Ikuko la consolò
carezzandole amorevolmente i capelli e le sussurrò tutte le parole giuste che
una mamma conosce, ma il pianto di Usagi si calmò appena.
"Oh, mamma!", riuscì a dire fra i singhiozzi. "Non è...giusto!".
"Lo so, tesoro. Non è giusto. Non è proprio giusto. Lo so. Lo so".
Non ne aveva idea.
Ma Usagi comunque le credette, e dopo alcuni minuti di pianto doloroso, cercò
di riprendere a respirare e si allontanò dalle confortevoli braccia della
madre.
"Dì a mamma cos'è successo", la incitò Ikuko quando pensò che il respiro
della figlia fosse abbastanza tranquillo.
Usagi si morse il labbro e combatté per rimanere calma, sentendo che ogni
secondo che passava portava con sé la minaccia di altre lacrime. Fissò intontita
il motivo a scacchi del suo copriletto mentre lo stringeva forte fra le dita.
"Beh,...", disse in modo miserevole, "c'è questo ragazzo...".
Ikuko trattenne un sorriso. Naturalmente c'era questo ragazzo.
Usagi fece un profondo respiro, e fu come se quella sola piccola confessione
avesse rimosso il blocco nella sua voce. Doveva dirlo a qualcuno o sarebbe
esplosa, e chi meglio di sua madre che l'amava e non l'avrebbe mai
giudicata?
"E lo amo!", piagnucolò. "Ed è tutto per me, mamma, tutto! E'il giorno
e la notte, la vita e la morte ed è perfetto! E sono così pazza di lui che mi
sento male solo a pensarci, perché mi rende così nervosa e così sbadata e la mia
vita non è degna di essere vissuta senza di lui. Ed è intelligente e spiritoso e
incantevole ed elegante e galante e alto e, oh, mamma, ha questo viso così bello
che non ci crederesti! E'il tipo di volto che ti fa venir voglia di fissarlo e
non smettere mai e quando sorride, il che, okay, non è così spesso, ma quando lo
fa! E'come...è come...", Usagi sospirò languidamente e cadde indietro sul
cuscino, abbracciando la trapunta stretta al petto. "E'qualcosa che non ho mai
visto prima!".
Allungando una mano per prendere quella di sua figlia, Ikuko le chiese
gentilmente. "Allora perché stavi piangendo?".
Il dolore ritornò ad infrangere i suoi sogni ad occhi aperti ed Usagi sbatté
le palpebre per ricacciare indietro le lacrime. "Perché mi odia".
"Oh, non essere sciocca, Usagi".
"Davvero! E'la verità! Pensa che io sia stupida e goffa e pigra e ora penserà
anche che sono maleducata ed immatura ! E non posso sopportarlo. Non posso
vivere senza di lui. Sapendo che pensa...che mi odia!", gemette e tirò via il
cuscino sotto di lei per stringerselo sul viso.
Sospirando, Ikuko diede dei leggeri colpetti sulla gamba di sua figlia,
pensando a tutte le cose che avrebbe potuto dirle, ma che non l'avrebbero
aiutata. Il mondo è pieno di pesci. Sei ancora troppo giovane per pensare
all'amore. Se non gli piaci, non ti merita. Sei una ragazza speciale e troverai
qualcuno speciale. Non sa quello che si perde.
Invece, scosse la testa e disse, "Tesoro, ti arrendi troppo facilmente".
I singhiozzi si spensero di nuovo ed Usagi allontanò il cuscino dal viso.
Guardò sua madre con aria interrogativa non sicura di aver sentito correttamente
e per vedere se la donna stesse scherzando, prima di tirarsi su di nuovo.
"Che cosa intendi?".
"Intendo, se sei così innamorata di lui, allora devi combattere per lui.
Naturalmente, se non vale la pena battersi per lui, allora non c'è nessun
problema, no?".
"Oh, ma ne vale la pena!", esclamò, ansiosa di affermare i suoi pregi
al mondo.
"Allora perché non combatti per lui?".
Il suo impulso momentaneo si dissolse ed Usagi crollò in avanti con un
sospiro. "Perché mi odia!".
"Come può qualcuno odiarti, Usagi? Sei la ragazza più amabile al mondo. Io
dovrei saperlo visto che ti ho cresciuta in questo modo".
Sua figlia ridacchiò. "Non capisci, mamma. Non eri lì. Non hai visto cos'ho -
oh! Come ho potuto essere così stupida?".
"Che cosa hai fatto esattamente?".
Giocherellò con i pollici e si schiarì nervosamente la gola.
"Beh...io...ehm...".
"Usagi?".
"Gli ho...in un certo senso...rovesciato il mio frappè sulla testa".
Se Usagi non fosse sembrata così disperata in quel momento, Ikuko era sicura
che si sarebbe rotolata per le risate. Aveva cresciuto una piccola ragazza
focosa, questo era certo. "Capisco", disse, mordendosi internamente le labbra
per evitare di ridere. "E...perché?".
Usagi corrugò la fronte. "Non mi ricordo. Mi stava prendendo in giro,
credo".
"Credi?".
"Beh ecco...è quello che succede solitamente. Ma questo pomeriggio è accaduto
tutto così in fretta. Mi girava un po'la testa ed ero stanca; è tutto così
confuso. Non mi ricordo esattamente cos'è accaduto, eccetto che un minuto Motoki
mi stava dando il frappè e poco dopo mi sono svegliata nel magazzino e Mamoru
aveva del frappè nei suoi capelli. Oh, ma era così carino mentre si strofinava
la testa con quell'asciugamano". Ridacchiò al ricordo e non notò la strana
espressione con cui la madre l'aveva squadrata.
"Scusa, torna indietro. Penso di essermi persa qualcosa", la interruppe
Ikuko, sollevando una mano. "Ti sei svegliata in un magazzino?".
"Beh, è una specie di magazzino che serve anche da stanza di riposo per i
dipendenti, sai no?".
"Tesoro, sei svenuta?".
"Si...".
"Qualcuno ti ha portato dal dottore? Ora stai meglio?", toccò con il palmo
della mano la fronte di Usagi. "Posso portarti un bicchiere d'acqua".
"No, mamma, sto bene". Scacciò via la mano e si appoggiò, con uno sguardo
torvo, alla testa del letto. "Credo avessi solo caldo o fossi disidratata o
simili. Non so cosa mi sia preso, davvero. Ma ora sto bene. Beh...fisicamente,
almeno". Sospirò abbattuta.
Il timore di Ikuko andava scomparendo mentre scuoteva la testa e consolava la
sua bambina. "Okay, allora hai rovesciato il frappè sul povero ragazzo. Non è la
fine del mondo, Usagi".
"Lo è invece! Non mi parlerà mai più! Mi eviterà come la peste! E anche se
prima non mi disprezzava abbastanza, ora non ho più alcuna
possibilità!".
"Ma certo che ce l'hai! Sei la ragazza più carina di tutta Tokyo. Tutto ciò
che devi fare è scusarti per il piccolo incidente e tutto andrà a posto. Lo
prometto".
Usagi incrociò le braccia sul petto, imbronciata. "Niente è mai così
semplice, mamma".
Ikuko ridacchiò. "Beh, che altro puoi fare, cara? Sviluppare qualche
elaborato e complicato stratagemma per conquistare il suo cuore? Gli uomini sono
creature semplici, Usagi, e sono certa che la soluzione al tuo problema sia
molto semplice. Allora, la prossima volta che lo vedi...".
"Mamma, giusto!". Usagi balzò in piedi colpendosi la mano con il pugno. "Ecco
ciò di cui ho bisogno! Uno stratagemma!". Sbatté le palpebre e scosse la testa.
"No, no, sa troppo di qualcosa di malvagio. Un piano. Ideerò un elaborato e
complicato piano psicologico per conquistare il cuore di Mamoru. Dovrà essere
brillante! E romantico! E mostrargli tutti i miei pregi meravigliosi e provargli
una volta per tutte che siamo fatti per stare insieme!".
"Uh, Usagi, non credo che...". Si interruppe, notando il luccichio deliziato
negli occhi d Usagi e sospirò. Quello sguardo era molto più bello rispetto alle
lacrime di un momento prima e non poteva certo permettersi di distruggerlo. "Si,
cara, un piano brillante. Perchè non lasci che ti porti un po'di cibo mentre tu
inizi a lavorarci? Che ne dici di biscotti con gocce di cioccolato?".
Usagi boccheggiò. "Biscotti! Oh, mamma, sei un genio! Si, biscotti, il mio
piano inizierà con dei biscotti! Su andiamo, dobbiamo almeno farne due o tre
infornate!". Saltò giù dal letto e afferrò il polso della madre, trascinandola
giù per le scale.
"Ma tesoro, i biscotti erano per te".
"Oh, mamma, non essere sciocca. Devo essere magra e bella per conquistare il
suo cuore e sai che quei biscotti vanno poi ad accumularsi sui miei fianchi. Ma
se li facciamo per lui, beh, sai cosa si dice: il modo più rapido per arrivare
al cuore di un uomo è passare per il suo stomaco! Ora andiamo a fare la prima
infornata!".
_________________________________________________________
Note di lithtys: eccomi tornata con il secondo capitolo. Dal prossimo si
entrerà nel vivo dell'azione...e ci sarà da ridere! XD
Grazie a Cassandra14, semplicementeme, miki90,
Hatori, Kirby, Strega_Mogana, sissy,
sailormoon81, Ale e lua! ^///^
Per Strega_Mogana e Kirby: Mamoru non ha bevuto neanche una
goccia della pozione...l'unica a subirne gli effetti sarà Usagi con delle
conseguenze che...beh, vi lascio immaginare!
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Capitolo 3 *** cap 3 - Love is Still Warm from the Oven ***
Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso
dell'autrice.
LOVE POTION No 19
By Alicia Blade
CAPITOLO 3- LOVE IS STILL WARM FROM THE OVEN
Le sue mani stavano tremando così tanto che era sorpresa di non aver ancora
rovesciato il vassoio di biscotti che teneva in mano. Lo stomaco non smetteva di
torcersi. Credeva di poter nuovamente svenire.
Ma non l'aveva ancora fatto, non durante la lunga camminata, ed ora era qui,
dentro il suo condominio, fuori dalla sua porta. Lui si trovava proprio
dall'altra parte di questo muro. Il suo cuore stava battendo più forte di un
tamburo. I suoi piedi erano incollati al pavimento.
Non posso farlo. Non posso farlo. Che cosa pensavo? Non posso farlo!
Ma capì che non poteva neanche andarsene. Il suo corpo aveva perso tutta
l'energia e se ne stava lì, tremante. L'odore dei biscotti si diffondeva
nell'aria, facendola sentire ancora peggio, nauseata e stordita. La gola era
completamente asciutta.
Ormai era da più di venti munti che si trovava fuori dalla sua porta,
cercando disperatamente il coraggio per bussare e non trovandolo. Non poteva
evitare di pensare a milioni di cose diverse che avrebbero potuto andare male.
Poteva ridere. Poteva guardarla sprezzantemente. Poteva ritenerla una spiacevole
seccatura sulla soglia di casa. Poteva chiuderle la porta in faccia.
Poteva...
Gemette.
Oh mio Dio, poteva esserci una ragazza con lui!
Le sue guance presero fuoco, i suoi occhi si riempirono di lacrime. Le
scacciò via duramente, scuotendo la testa così forte che le sue stesse confuse
paure tintinnarono all'interno.
"Non ha una ragazza. Non può avere una ragazza. Non ha-".
La porta si spalancò.
Usagi strillò e si ritrasse, fino a toccare con il corpo il lato opposto del
corridoio con in mano un vassoio di (miracolosamente salvi) biscotti, fissando
un Mamoru molto sorpreso.
Sbatté le palpebre. "Odango?".
I pensieri di Usagi divennero incoerenti, la bocca che si contorceva per lo
shock, il cuore che le ostruiva la gola e riuscì ad emettere solamente suoni
balbuzienti.
Aggrottò un sopracciglio. "Che ci fai qui?".
"Io...er...uh...beh...Umm...Heheh...uh...". Chiuse la bocca, stringendo i
denti per non far uscire le idiozie che stava dicendo e allungò il vassoio di
biscotti verso di lui.
Guardò i biscotti. Poi guardò nuovamente la ragazza. Poi i biscotti. Poi di
nuovo la ragazza.
"Allora...che ci fai qui?".
"Biscotti", squittì. "Biscotti fatti in casa. Io. Biscotti al cioccolato.
Fatti in casa. Per te. Biscotti".
La guardò socchiudendo gli occhi, meditando. "Ti senti bene?".
Annuì vigorosamente.
Guardò nuovamente il vassoio. "Sono avvelenati?".
Boccheggiò, "Non lo farei mai!".
Scuotendo la testa, si appoggiò lungo la porta di casa. Usagi stava ancora
tendendogli i biscotti. "Allora...perché mi hai portato dei biscotti?".
Usagi inspirò tremante e si schiarì la gola, cercando disperatamente di
calmare le sue agitate emozioni. Non poteva distogliere lo sguardo. "Perché",
iniziò, "mi dispiace molto per il frappè di oggi. E'stato davvero rude da parte
mia e spero che li accetterai come simbolo di pace". Era grata di aver provato
il discorso mentre camminava, altrimenti era sicura che un altro fiume di
illogici suoni sarebbe stato tutto ciò che avrebbe potuto dire.
Stette in silenzio per un momento, fissandola incredulo ed Usagi si ritrovò
affascinata dalle sue lunghe ciglia.
Infine rispose, "Sei sicura di sentirti bene?".
Annuì di nuovo, le labbra secche. Ogni nervo del suo corpo le stava urlando
di gettarsi fra le sue braccia - di sentire le dita di Mamoru sulla pelle, di
conoscere il sapore sconosciuto delle sue labbra, di memorizzare il profumo
della sua colonia. Puntò i piedi nel tappeto e si spinse nuovamente indietro
contro il muro con tanta forza quanta ne aveva, preoccupata di poter compiere
anche la minima di queste azioni...non sarebbe stata in grado di fermarsi.
Mamoru lentamente allungò la mano e prese il vassoio e lei ritirò
immediatamente le braccia ponendole in modo protettivo sul ventre.
"Beh, um, grazie, suppongo".
Usagi annuì ancora.
Si sfregò la tempia con due dita, guardandola impacciato. "Allora,
um...vuoi...entrare?".
Le luci del sole albeggiarono sul suo volto. "Certo!", sussurrò.
Mamoru fece un passo indietro, stupito. "Davvero?". Era chiaro che non era la
risposta che si aspettava, ma il sorriso di Usagi provava che aveva detto
realmente di si. "Oh, um, okay. Entra". Si fece da parte e lei si sforzò di
allontanarsi dal muro, grata che le gambe la tenessero meglio di quanto
credeva.
Mamoru chiuse la porta dietro di lei e andò a posare i biscotti sul tavolino
da caffè nel mezzo del soggiorno. Poi si tolse la giacca e la gettò su sofà e
per la prima volta il pensiero che stesse per uscire attraversò la mente di
Usagi.
"Sono venuta nel momento sbagliato?".
"No, no, va bene. Stavo solo andando al negozio all'angolo a prendere uno
smacchiatore".
"Per cosa?".
Sogghignò. Le tremarono le ginocchia e si conficcò le unghie nei palmi delle
mani per trattenersi dallo sciogliersi sul tappeto. "Credevi che il frappè al
cioccolato e la giacca di lana non si sarebbero mischiati?".
"Oh!", si portò una mano alla bocca. "Mi dispiace!".
Sollevò un sopracciglio, guardandola stranamente, prima di scuotere la testa.
"E'tutto a posto. Non preoccuparti, Odango. Solo...smettila di scusarti. Mi
rendi nervoso".
"Davvero? Oh, scusa".
Sollevò di nuovo il sopracciglio.
"Ack! Mi dispiace! Intendo, no che non mi dispiace! Scusa scusa!
Intendo...um...io...penso che smetterò di chiederti scusa adesso...". Abbassò
gli occhi e iniziò a conficcare le dita dei piedi nel tappeto, ma il sogghigno
di Mamoru riportò la sua attenzione su di lui. Il suo cuore fremette a quel
suono e capì che le piaceva farlo ridere. Lo avrebbe fatto ridere ogni momento
della giornata se solo avesse potuto. Era il suono più perfetto al mondo e
sapere di averlo provocato la riempiva d'orgoglio. Gli sorrise di rimando.
"Sei perdonata. Rilassati".
Annuì, sospirando sognante mentre iniziava a saltellare impacciatamente da un
piede all'altro.
"Posso offrirti qualcosa da bere?".
"Oh, um", pensò allo champagne o al vino, ma mormorò, "dell'acqua andrà bene,
grazie".
"Certo".
Lo seguì in cucina ed esaminò la piccola stanza mentre lui rompeva del
ghiaccio e lo metteva nel bicchiere. Poi una bellissima fantasia invase i suoi
pensieri così fissati su Mamoru. Vide se stessa in quella cucina di venerdì
sera, lei e Mamoru stavano preparando insieme la cena, stuzzicandosi e ridendo
insieme, il paradisiaco profumo di aglio e pomodori sospeso nell'aria. Lei
indossava un minuscolo e carino grembiule rosa e Mamoru si divertiva a slegarle
i lacci quando lei non stava prestando attenzione, perché sapeva che la faceva
arrabbiare. Poi il suo volto sarebbe arrossito e lo avrebbe rimproverato,
scuotendogli davanti agli occhi il cucchiaio di legno. Lui avrebbe riso e
l'avrebbe abbracciata, legandole saldamente il grembiule attorno alla vita
mentre si abbassava per rubarle un altro bacio.
"Usagi?".
"Huh? Che c'è? Oh!". Afferrò il bicchiere d'acqua che le veniva offerto e,
sentendosi arrossire, abbassò lo sguardo per fissare le piastrelle del
pavimento.
Mamoru non riusciva a ricordarsi l'ultima volta in cui aveva avuto ospiti che
non fossero Motoki e stette a guardare la ragazza come se fosse un'apparizione,
chiedendosi che cosa esattamente uno doveva fare in questi casi. Versandosi un
bicchiere d'acqua, ne prese un lungo sorso prima di girarsi verso la ragazza il
cui volto era ancora rosso e che era particolarmente interessata al suo
pavimento. Si chiese brevemente a che diavolo potesse pensare per essere così
agitata, ma scosse la testa, ritenendo fosse meglio non saperlo. La giornata era
stata abbastanza strana e aspettava solo che finisse e, se tutto fosse andato
bene, ogni cosa sarebbe tornata alla normalità. Nessun altro frappè né visite
inattese.
"Comunque, grazie per i biscotti".
Sollevò gli occhi per incontrare i suoi e sorrise con gli occhi che le
brillavano. Quello sguardo gli fece congelare la mano che stavo portando il
bicchiere alle sue labbra. Non lo aveva mai guardato in quel modo, prima. Che
cosa significava quello sguardo?
"Prego! Spero ti piacciano. Mia mamma mi ha aiutata a farli e lei fa i
migliori biscotti al mondo".
Sogghignò. "Beh, i biscotti con gocce di cioccolato sono i miei
preferiti".
Se possibile, il sorriso di Usagi si allargò ulteriormente. "Oh, bene! Ho
pensato che potessero esserlo!".
Quello sguardo euforico ebbe uno strano effetto sul cuore di Mamoru così si
girò, facendo scorrere una mano fra i capelli. L'azione le provocò un'ondata di
desiderio e ripose velocemente il bicchiere sul bancone prima che perdesse la
capacità di tenerlo.
"Beh, um, per quanto piacevole sia stata questa visita inattesa", mormorò
Mamoru con un pizzico di sarcasmo, appoggiandosi al bancone, "ti serve
qualcos'altro, Odango Atama?". Sperava di poter riportare un senso di normalità
nella conversazione tirando fuori il vecchio e familiare soprannome, ma la cosa
non sembrò turbarla minimamente. Usagi continuava a guardarlo allegramente,
benché fosse un po'rossa.
"No, i biscotti sono tutto, davvero, credo".
Appariva timorosa e Mamoru non riusciva ad immaginare perché diavolo non
stesse smaniando dalla voglia di correre via dal suo appartamento così in fretta
quanto le sue lunghe gambe potevano sopportare - lunghe? Scuotendo la
testa, la superò e ritornò nel soggiorno, prendendo la giacca dal sofà. "Beh,
allora devo andare al negozio prima che chiuda".
"Potrei portare la tua giacca in lavanderia domani, ti va?".
Si girò a guardarla, pronto a roteare sarcasticamente gli occhi, ma si fermò
quando notò lo sguardo serio sul suo viso. " Naw, non devi farlo. Tuttavia, ti
ringrazio".
"Oh, per favore? Lo vorrei davvero".
"Non preoccuparti, Odango".
"Non sono preoccupata, voglio solo mettere a posto le cose. Dopotutto è solo
colpa mia se è macchiata. E'il minimo che possa fare".
Guardò i biscotti in modo significativo. "Ma non è un problema".
"Però mi sentirei molto meglio se potessi!", insistette, balzando in avanti e
prendendogli la mano.
Nel secondo in cui le sue dita toccarono quelle di Mamoru, boccheggiò è si
impietrì. Lui stesso sobbalzò leggermente, ed entrambi abbassarono lo sguardo
per fissare le loro mani intrecciate. Mamoru pensò che era la prima volta che
lei lo toccava, in tutti quei mesi in cui la conosceva.
I pensieri di Usagi non erano così coerenti.
Gli sto tenendo la mano. Gli sto tenendo la mano. Oh mio Dio, che faccio? Oh
mio Dio, oh mio Dio, oh mio Dio!
Il suo viso prese fuoco e balzò improvvisamente indietro come se avesse avuto
in mano un ferro bollente, le mani che afferravano il bancone dietro di lei,
stringendolo così forte che le nocche iniziarono a farle male.
Mamoru la guardò, sorpreso, e la vide fissarlo con gli occhi spalancati, come
se fosse un ladro preso con le mani nel sacco.
Stringendo le labbra e aggrottando le sopracciglia, le si avvicinò.
Oh mio Dio, mi sta per baciare! non poté evitare di pensare.
Sollevando una mano, Mamoru poggiò il palmo sulla fronte di Usagi. Squittì e
si ritrasse, inclinandosi indietro sul bancone. "Che-che cosa stai
facendo?".
"Sei calda, Odango. Sei sicura di sentirti bene? Vuoi un'aspirina?".
La sensazione della sua mano posata sulla sua fronte rese deboli le gambe di
Usagi e fu grata al bancone per il suo supporto. La stava toccando - di sua
volontà. L'aveva toccata lui questa volta.
Poi pensò a quello che le aveva detto ed il suo cuore si sciolse per la
preoccupazione che le stava mostrando. Sorrise in modo bizzarro, desiderando di
essere malata cosicché potesse dirgli che era così e lui si sarebbe preso cura
di lei fino a rimetterla in salute.
L'amore è una malattia?
Poi pensò che potesse essere gentile dimostrargli la stessa preoccupazione,
così staccò una mano dal bancone e la posò sulla sua fronte.
La fissò stupito.
"Sei caldo anche te, Mamoru".
La guardò silenziosamente, la mano sulla fronte i lei e quella di Usagi sulla
sua, poi, un momento dopo, si ritrovò a ridere. Tolse la mano e fece un passo
indietro.
"Va bene, Odango, puoi portare la mia giacca in lavanderia. Se insisti".
Ridacchiò e annuì entusiasticamente. "Sarà un onore".
Mamoru scosse la testa e camminò in un'altra stanza, ritornando un momento
dopo con in mano la giacca verde. Usagi la afferrò grata mentre gliela porgeva,
poi rimase lì sorridendo e saltellando da un piede all'altro cercando di
annusare la giacca senza farsi beccare.
"Allora, credo, um...devo andare", mormorò, detestando l'idea di dover
lasciare il confortevole piccolo appartamento che odorava di biscotti, e l'uomo
che riempiva il suo mondo di raggi di sole ed arcobaleni. Incrociò le dita sotto
la giacca e sperò che la pregasse di restare. Sperò che corresse da lei e le
prendesse il viso fra le mani e la baciasse, togliendole il respiro. Sperò che
mettesse una cassetta nel videoregistratore e la spingesse sul sofà e ordinasse
cibo da asporto e la tenesse fra le braccia finché non si fosse addormentata.
"Si, credo di si".
Sospirò e sciolse le dita.
"Ti vedrò domani, allora?".
Il volto di Usagi si illuminò. "Mi vuoi vedere domani?".
La guardò sospettosamente. "Per...riavere la mia giacca?".
"Oh. Oh, certo, naturalmente".
"Se è pronta, ovviamente. A volte ci vuole qualche giorno...".
Annuì. "Beh, sono sicura che se no ci incontreremo. Voglio dire, sembra che
ci accada sempre, no?".
Sogghignò. "Sembra di si".
"Bene! Allora, a domani!".
"Eh, okay, penso di si. Oda- Usagi-chan".
Spalancò gli occhi e boccheggiò nel sentirlo usare il suo nome. Lo sguardo di
sorpresa stranamente imbarazzò Mamoru e si ritrovò ad arrossire, con suo sommo
sgomento.
Voltandosi, borbottò, "Grazie ancora per i biscotti".
La sorpresa si mutò in esaltazione e Usagi gli sorrise radiosamente, anche se
lui non poteva vederla. "Prego. Buonanotte, Mamoru-san".
" 'notte".
Le tenne la porta aperta e non poté trattenersi dal guardarla andare via né
poté capire perché si sentiva così strano quando lei era gentile con lui.
Chiudendo la porta, camminò lentamente verso il tavolino da caffè e prese un
biscotto. Si sciolse nella sua bocca, ancora caldo dal forno, e non poté non
sorridere.
Questo lato di Usagi era oltremodo strano, per dire il minimo, e anche se non
riusciva a non sperare che le cose tornassero presto alla normalità, da una
parte gli piaceva.
Sebbene sapesse che cercava solo di scusarsi, gli sembrava quasi di avere un
amica.
----------------
Usagi non poteva trattenersi.
A distanza di due isolati dall'appartamento di Mamoru, fece scivolare le
braccia dentro le maniche della giacca verde e seppellì il naso nel risvolto. Si
fermò per un momento, contenta di stare ferma a memorizzare il leggero
strofinamento della lana contro la sua pelle ed il caldo peso della giacca sulle
sue spalle ed il profumo che era un estraneo miscuglio di cioccolato e colonia.
Sentendosi svenire, allungò una mano nella tasca e tirò fuori un biglietto di
carta accuratamente piegato.
"Biscotti", lesse ad alta voce, "fatto. Scuse, fatte. Mostrargli il tuo lato
domestico-trattino-sarai una buona moglie, in corso".
________________________________________________________________
Note di lithtys: sono tornata! No, non è una minaccia! XD Come avete
potuto leggere, Usagi sta mettendo in atto il suo piano...Funzionerà?
Ringrazio Gaia, Hatori, miki90, sailormoon81,semplicementeme, Kirby e
Strega_Mogana. Grazie, davvero! *_____*
Per semplicementeme: ti anticipo che in questa ff Usagi sarà solamente
Usagi...niente Sailor Moon.
Per Strega_Mogana: la pozione...esistesse, penso che non saresti la
sola a volerne una boccetta!
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Capitolo 4 *** cap 4 - Love is Unique ***
Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso
dell'autrice.
LOVE POTION No 19
By Alicia Blade
CAPITOLO 4 - LOVE IS UNIQUE
"Buongiorno, mamma!", cantilenò Usagi, danzando per la cucina in
pantofole.
Ikuko si voltò, vide sua figlia quasi completamente vestita col il trucco già
fatto ed i capelli acconciati e si girò, mortalmente pallida. Guardò l'orologio,
poi nuovamente la bionda i cui piedi stavano piroettando sulle mattonelle del
pavimento.
"Usagi! Sono solo le 8.30! Sai vero, che è sabato?".
"Certo, mamma. Ma devo andare in un posto e vedere delle persone! Dimmi,
mamy, dove posso trovare una buona lavanderia nei dintorni?".
"Lavanderia? Tesoro, che cosa devi lavare? Posso farlo io questo
pomeriggio".
"No, non è per me. In realtà è la giacca di Mamoru - quella su cui ieri ho
versato il frappè. Gliela farò pulire...per scusarmi".
Ikuko increspò le labbra, poi prese un sorso del suo caffè zuccherato. "Beh,
d'accordo, ma non lasciare che quel ragazzo faccia di te una cameriera".
"Oh, mamy, non lo farebbe mai! Ma voglio dimostrargli che posso essere una
brava casalinga".
Ikuko sputò il caffè. "Che cosa? Usagi, sei troppo giovane per pensare a cose
come queste!".
Usagi fece un passo indietro. "Giovane? Che cosa importa l'età quando hai
incontrato la tua anima gemella?".
Gettando un asciugamano per piatti sul tavolo, Ikuko scosse la testa. "Sarà
meglio che tu non ti faccia sentire da tuo padre. C'è una lavanderia all'angolo
tra la Quarta e la Sakura".
"Grazie, mamma!", Usagi le diede un bacio sulla guancia, poi girò su se
stessa e uscì dalla cucina con determinazione.
"Spero sia solo una fase", mormorò Ikuko fra sé e sé. "E se questo ragazzo le
spezza il cuore, io romperò il suo...".
"Oh, cavolo!", esclamò Usagi calciando la base della porta con il piede. "Che
razza di attività non apre fino alle 10 di sabato?". Borbottando, gettò la
giacca sulla sua spalla e si appoggiò tristemente contro la vetrina della
lavanderia, mettendo la mano in tasca alla ricerca della lista. "Credo che dovrò
tornare più tardi. Che cos'altro c'è in programma per oggi?". Esaminò la lista,
sussurrando, "Mostrargli le qualità necessarie di una buona casalinga: cucinare,
stirare, pulire, togliere la polvere, massaggiare i pedi...". Ridacchiando, si
girò ed iniziò a camminare pigramente per la strada. "Potrei massaggiargli i
piedi. Lo vorrei davvero. Mi chiedo se lo spaventerebbe a morte. Forse sarebbe
meglio un massaggio alle spalle?". La sua immaginazione le fornì un'immagine
della schiena nuda di Mamoru, le sue braccia abbastanza forti da prenderla in
braccio senza sforzo, la pelle abbronzata e perfetta, quei muscoli tesi sotto il
suo tocco.
"Yoo-hoo". Delle dita che le davano dei colpetti sulla fronte, la riportarono
bruscamente alla realtà e Usagi si ritrovò a fissare degli occhi color porpora
che la guardavano derisori. Strillò e fece un salto indietro, mettendosi una
mano sul cuore.
"Rei! Mi hai spaventata a morte!".
Rei sghignazzò e si mie le mani sui fianchi. "Beh, onestamente Usagi-chan, se
non avessi avuto la testa fra le nuvole, mi avresti vista. Era cinque minuti che
aspettavo, ma tu continuavi a bighellonare per la strada. Comunque, a cosa stavi
pensando?".
Usagi divenne di un rosso acceso e Rei sollevò le sopracciglia, certa di aver
capito.
"Ooh, Usagi stava facendo pensieri sconci su un ragazzo!", la stuzzicò.
"Non è vero!". Ma il rossore sulle sue guance che andava diffondendosi lungo
il collo, non la rese credibile.
"Allora chi è? Motoki? Oh, no, lo so! Stavi pensando ad Umino, non è vero?
Speri in un altro stupido frappè uno di questi giorni?".
Usagi si sentiva soffocare. "No davvero! Non penserei mai a lui...è solo
che...". Non poté evitarlo: la sua crudele immaginazione le mostrò subito
un'immagine di lei che massaggiava le spalle di un Umino a torso nudo. "Ew!".
Rabbrividendo, chiuse saldamente gli occhi e scosse la testa, cercando
disperatamente di liberarsi da quell'idea. "Oh, penso di essere spaventata a
morte".
Rei stava ridendo così forte, con le lacrime che iniziavano a formarsi agli
angoli degli occhi, che si appoggiò ad un lampione per tenersi in equilibrio,
tenendosi la pancia. "Oh, avresti dovuto vedere la tua faccia! A
qualsiasi cosa tu abbia pensato, sono così felice di non averla potuta
vedere!".
Usagi non poté evitare di ridacchiare, e riportare indietro l'idea di Mamoru
mezzo nudo le rese facile scacciare dalla sua mente ogni pensiero di Umino.
Sospirò e sbirciò Rei con la coda dell'occhio. La sacerdotessa si stava
asciugando le lacrime.
"Allora, dove stai andando, Rei-chan?".
"Alla sala giochi. Anche te?".
"Oh, um...Si. Sto andando proprio là anch'io".
"Un po'presto per te, non credi?", Rei guardò il suo orologio. "Infatti, è
davvero presto! Quand'è stata l'ultima volta che sei stata in piedi alle 9 di
sabato?".
Sorridendo nervosamente, Usagi scrollò le spalle ed iniziò a camminare in
direzione della sala giochi. "E'da un po'".
"Dimmi, quella non è la giacca di Mamoru?".
Boccheggiò e inconsciamente appallottolò la giacca, avvolgendo le braccia
attorno ad essa in un vano tentativo di nascondere il fatto che fosse la sua
giacca. Ovviamente Rei non si fece fregare e di nuovo Usagi si ritrovò a ridere
nervosamente e spiegò la giacca per evitare che si spiegazzasse.
"Già, lo è". Si morse l'interno delle guance, preparandosi al fiume di
domande che sarebbero arrivate.
"Perché diavolo hai la giacca di Mamoru?".
Inspirò profondamente, ma Rei la interruppe prima che potesse spiegarlo.
"Aspetta! Riguarda quel frappè, non è vero?".
"Che cosa? Lo sai?".
"Si, Mina-chan mi ha telefonato ieri sera e me lo ha raccontato. Onestamente,
Odango, come hai potuto? Su quei capelli perfetti...".
Usagi sentì un'improvvisa ondata di gelosia costringerle la gola. " Hey, non
parlare di lui in questo modo!".
Rei sbuffò. " Solo perché a te non piace questo non significa che non sia il
ragazzo più bello su questo lato del Pacifico".
Usagi dovette nascondere i pugni nelle pieghe della giacca per trattenersi
dal colpire una delle sue migliori amiche, silenziosamente cercando di
ricordarsi che Mamoru era, realmente, la cosa più bella su cui avesse mai posato
gli occhi ed era naturale che le altre ragazze la pensassero allo stesso modo.
Ma Rei non avrebbe dovuto pensare a lui in questi termini! Mamoru era
suo!
Eccetto, che in realtà non lo era.
Scrollando le spalle, Usagi non poté non sentirsi stranamente tradita. "Già,
beh, mi sono offerta di portare la sua giacca in lavanderia".
Rei si voltò verso di lei con gli occhi spalancati. "Cosa?".
Usagi annuì, sentendosi riempire da un pizzico di orgoglio all'espressione
sbalordita ed ovviamente impressionata di Rei. Dopo un momento durante il quale
Rei sembrò scervellarsi per pensare ad una risposta adeguata, finì col
sorridere. "Beh, davvero maturo da parte tua, Odango Atama".
La bionda arrossì e fu immensamente felice di vedere la sala giochi
all'orizzonte. Era quasi vuota a quell'ora del mattino e le ragazze si
ritrovarono a mettere i primi gettoni ad ogni gioco che sceglievano. Con i
gettoni in mano, Rei puntò verso il gioco nuovo di zecca 'Sailor Moon Universe',
dal creatore di 'Sailor V'. Per quanto Usagi fosse tentata di raggiungerla, si
trattenne quando scorse Motoki pulire il bancone. Sentiva che c'era qualcosa di
cui doveva parlargli.
Tirando fuori il suo grande piano, esaminò la lista e avvertì lo stomaco
farsi di piombo.
"Oh, già. Quello".
Estorcere informazioni da Motoki: Ad ogni modo, che genere di ragazza
piace a Mamoru?
Si sentiva male ed a disagio mentre costeggiava le macchinette, avvicinandosi
quanto più cautamente poteva al migliore amico di Mamoru. Sapeva che non avrebbe
avuto occasione migliore di questa per giocare al detective, ma come poteva
tirare fuori il discorso senza fornirgli indizi circa i suoi sentimenti? Non
voleva che qualcuno sapesse come si sentiva - sarebbe morta se qualcuno
ne fosse venuto a conoscenza - e specialmente la persona al mondo che era più
propensa a spifferare tutto a Mamoru. Eccetto forse Minako. Quella ragazza non
sarebbe riuscita a tenere un segreto neanche se fosse stata lasciata in mezzo ad
un'isola deserta con la bocca chiusa da un nastro adesivo.
Si schiarì la gola e Motoki sollevò lo sguardo, sogghignando.
"Buongiorno, Usagi-chan!".
"Buongiorno", squittì, stringendo la giacca di Mamoru dietro alla
schiena.
"Sei arrivata presto".
"Già. Volevo avvantaggiarmi per il week-end".
Ridacchiando, Motoki appoggiò la scopa contro il muro. "Beh, che ne dici di
una ciambella per iniziare bene la giornata? E della cioccolata calda?".
Usagi aveva l'acquolina in bocca e ci volle tutta la sua forza di volontà per
riuscire a scuotere la testa, molto tristemente e dolorosamente. "No, non posso.
Che ne dici di un po'di succo di mela? E forse un uovo con una fetta di pane
tostato? Uhm, pane di grano, se ce l'hai".
Motoki sbatté le palpebre guardandola incerto, mentre aggirava il bancone.
"Um, beh, sembra molto...salutare, Usagi. Sei sicura?".
Si sforzò di sorridere. "Si. Una ciambella a quest'ora del mattino sarebbe
troppo pesante per lo stomaco. Inoltre, sto cercando di perdere peso".
Un lampo di comprensione comparve negli occhi di Motoki e si chinò su di lei,
appoggiando i gomiti sul bancone. "Ah, è per questo?".
Sebbene sapesse che stesse cercando di non sembrare accondiscendente, Usagi
si vergognò, sentendosi sciocca. Posò la giacca su uno sgabello e si arrampicò
su quello a fianco, evitando di incontrare i suoi occhi.
"Non fa mai male essere un po'più in forma", mormorò.
Motoki si grattò nervosamente dietro alle orecchie. "E'vero. E'una cosa
giusta mangiare cose sane, ma devi essere sicura che lo stai facendo per un
giusto motivo. Essere sana e forte è un buon motivo. E'per questo che stai
cambiando le tue abitudini alimentari?".
Non ci fu bisogno di rispondere, naturalmente, perché Motoki sapeva già che
non era questa la ragione.
"E'una parte del motivo".
"E l'altra parte?".
Scrollò le spalle, colpevole.
"Usagi, guardami".
Stringendo le labbra, incontrò il suo sorriso gentile.
"Sei bella, Usagi-chan. Una delle ragazze più carine che abbia mai visto. Non
devi cambiare per nulla. Sei perfetta così come sei".
Sorrise e abbassò lo sguardo sulle sue mani. "Grazie, Motoki-san".
"Dico davvero. Inoltre, non vorrai diventare una di quelle ragazze
anoressiche. Un po'di carne attorno alle ossa è salutare, è ciò che è salutare è
attraente".
Nonostante Usagi gli fosse grata, non poté non pensare che le parole di
Motoki fossero le parole che diresti ad una brutta ragazza per farla sentire
meglio. Come 'E'ciò che hai dentro che conta'.
Non che non fosse d'accordo. Era solo che non voleva essere solamente
attraente. Voleva essere meravigliosa. Dopo tutto, in quale altro modo
poteva catturare l'attenzione di un uomo meraviglioso?
"Grazie, Motoki-san", ripetè.
Stette zitto per un momento, poi sospirò. "Non ne sei convinta, vero?".
Sollevando lo sguardo, sbatté le ciglia come segno di scusa, facendolo
sorridere.
"E'solo che...beh, forse a te piacciono le ragazze in carne, ma i ragazzi
hanno gusti differenti, no? Come faccio a sapere se sono attraente per qualcun
altro?".
"Se un ragazzo vuole vederti morire di fame solo per renderlo felice, allora
potresti trovarne uno migliore. Qualsiasi ragazzo che tenga davvero a te,
vorrebbe vederti in salute - e felice. E credo che la felicità includa qualche
occasionale pizza o frappè al cioccolato".
Usagi fece una smorfia alla menzione del frappè al cioccolato, ma Motoki non
sembrò notarlo.
"Ad ogni modo, che cosa cerca la maggior parte dei ragazzi in una
ragazza?", insistette, cercando di dirigere la conversazione dove voleva che
andasse.
"Una buona personalità. I ragazzi amano una ragazza con cui è bello
trascorrere del tempo. Qualcuna che è dolce, e divertente e spiritosa...".
Usagi sbadigliò. "Blah, blah, blah. Intendo fisicamente, Motoki-san!
Che cosa cercano i ragazzi?".
Scosse la testa. "E'diverso per ogni ragazzo. Proprio come a certe ragazze
piacciono i mori e ad altre i biondi. E'la stessa cosa per i ragazzi. Ma una
buona igiene è sempre importante. Denti bianchi e una carnagione rosea non fanno
mai male".
"Hmm, capisco. Così, per dire, che genere di ragazza ti piace?". Cercò di
sembrare nonchalante, implorando la sua voce di rimanere ferma.
Motoki scosse la testa. "Non ho davvero un tipo. Ogni persona ha delle
qualità attraenti, e a volte, anche se non sei attratto immediatamente da una
persona, se la conosci meglio, la sua personalità può fartela apparire bella, e
allora ti chiedi come fai a non averlo notato prima".
"Onestamente, puoi essere un po'più preciso?".
Rise. "Sto cercando di non scavarmi la fossa da solo! Il momento in cui dirò
che mi piacciono le brune, potrei innamorarmi di una bionda!".
Usagi sogghignò e posò il mento sui palmi delle mani come se fosse
profondamente immersa in qualche pensiero. "Bene, allora...allora perché non mi
dici il genere di ragazza a cui qualcun altro è interessato?".
"Qualcun altro? E come faccio a saperlo?".
"Beh, cavolo, non lo so. Che mi dici...oh, che mi dici di un ragazzo come
Mamoru?". La gola le si chiuse a quel nome e deglutì nervosamente. "Sembra che
sia...esigente".
Gli occhi marroni di Motoki si sollevarono a guardare il soffitto ed il suo
silenzio rese Usagi ansiosa, ma anche speranzosa. Stava davvero considerando la
sua domanda! Ce l'aveva fatta!
Dopo un lungo momento, Motoki scosse la testa. "Sai, Usagi-chan, non ho idea
di che genere di ragazza possa piacergli".
Il suo cuore sprofondò.
"In tutti questi anni, non ha mai avuto una relazione seria ed è andato a
qualche appuntamento qua e là. Non l'ho mai visto flirtare, ed il pensiero di
lui che corteggia una ragazza mi fa ridere. Inoltre, i ragazzi non parlano di
queste cose".
Sospirò. " Capisco. Um, che ne dici offrirmi quel succo alla mela?".
"Oh, certo!".
Quando Motoki si voltò, Usagi si sentì lacerata nelle sue emozioni. Parte di
lei era grata che Mamoru non fosse mai uscito seriamente con una ragazza - non
ce ne sarebbero state molte a cui paragonarla e non avrebbe dovuto preoccuparsi
di altre ragazze che conoscevano i suoi baci o che erano familiari con le sue
protettive braccia. Ma dall'altra parte, la spaventava pensare a quanto sarebbe
stata dura impressionarlo. Quante centinaia di ragazze avevano fallito nel
catturare le sue attenzioni, certamente non per mancanza di volontà? Che cosa
faceva pensare ad Usagi di poter essere quella che avrebbe notato?
"Pensandoci bene", disse Motoki, ritornando un momento dopo con un grosso
bicchiere di succo di mela. "Mi ricordo una conversazione che ho avuto con
Mamoru riguardo alle ragazze".
"Si?", si raddrizzò sulla sedia.
"Non mi ricordo come abbiamo iniziato a parlarne, ma gli chiesi perché non
invitasse mai nessuna ad uscire, con tutte quelle ragazze che si inciampavano
l'un l'altra per andargli vicino e così via".
"E cosa ha detto?".
"Beh, prima ha fatto un noioso monologo sul non avere abbastanza tempo per
una ragazza. Ma poi ha detto che tutte quelle ragazze sembravano...che parola ha
usato? Plastica, credo. O finte. E che se avesse voluto fare coppia fissa con
qualcuna, voleva trovare prima una persona speciale. Qualcuna unica".
Usagi sorrise. Poteva sentire Mamoru dire quelle parole e in quel momento si
innamorò ancora più di lui. Voleva così tanto essere quel qualcuno speciale.
Quando Motoki si voltò, tirò fuori la sua lista e scrisse velocemente.
Dimostrargli che sei unica.
____________________________________________________________________
Note di lithtys: scusate l'immenso ritardo, ma mercoledì ho un esame e
sono sommersa dallo studio. Perdonatemi... *_______*
Piccolo OT: spero di riuscire a tradurre un altro capitolo di Dark Angel
prima di Natale, ma non ne sono certa...mi impegnerò però.
Ringrazio bunnylove, sailormoon81, semplicementeme, Kirby, lala_g, Gaia,
Strega_Mogana e ada.
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Capitolo 5 *** cap 5 - Love is Insults (every ten minutes) ***
Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso
dell'autrice.
LOVE POTION No 19
By Alicia Blade
CAPITOLO 5 - LOVE IS INSULTS (EVERY TEN MINUTES)
"Si, lo so che queste cose normalmente richiedono un paio di giorni, ma non
sarebbe possibile, solo per questa volta, averla pronta per stasera? Voglio
dire, non può darmi la precedenza? Che ne dice se la corrompo?
Funzionerebbe?".
La donna dietro il bancone si massaggiò le tempie. "Non mi farò corrompere da
te, tesoro. Se iniziamo a far decidere ai nostri clienti il giorno in cui
ritirare i vestiti, chiuderemo in pochissimo
tempo. Non posso iniziare a fare eccezioni!".
Usagi piagnucolò. "Ma è davvero molto importante!".
La donna sollevò un sopracciglio e guardò verso la giacca di un verde
orrendo. "Davvero lo è?".
Sapendo dove stavano andando i pensieri della donna, Usagi annuì
vigorosamente. "Si! Vede, questa è la giacca preferita di questo ragazzo di cui
sono così pazzamente innamorata e sto cercando di dimostrargli che
magnifica ragazza sarei! Ma, vede, io...ehm...ho accidentalmente versato
qualcosa su questa", accennò alla macchia scura intorno al collo, "e ora devo
farmi perdonare, riportandogliela pulita come se fosse nuova. E più riesco ad
essere veloce, più velocemente riusciremo ad essere...sa, no...".
La donna sospirò. "Va bene, va bene! Puoi venirla a prendere alle quattro. Ma
fa che non diventi un'abitudine".
Usagi sogghignò ed impulsivamente si allungò sul bancone per stringere la
donna in un abbraccio. "Oh, grazie! Lei è la migliore!".
Mentre Usagi usciva saltellando dalla lavanderia, la donna non poté evitare
di sorridere e scuotere la testa. Poteva ricordarsi com'era avere quattordici
anni ed essere pazzamente innamorata. Un po'le mancava.
Usagi era ancora più terrorizzata questa volta di quanto lo fosse stata la
notte precedente. Di nuovo, si trovava fuori dalla sua porta, impietrita dalla
paura. Di nuovo, si sentiva male per l'ansia. Di nuovo, non riusciva né a
bussare né a scappare via.
Il problema era che questa volta non aveva nessuna scusa. Nessun piatto di
biscotti ad aprirle la strada. Nessun vassoio da cui essere distratta. Solo lei.
Solo lei di fronte alla porta di Mamoru a chiedersi che cosa mai gli avrebbe
detto quando lui l'avesse aperta.
Per la diciottesima volta alzò il braccio per bussare, e per la diciottesima
volta lo ritirò contro il petto prima di riuscirci. Scosse la testa, sentendosi
sull'orlo delle lacrime.
"Oh, perché è così difficile?".
La porta si spalancò.
Usagi squittì e si gettò contro il muro.
Mamoru urlò e saltò all'indietro, stringendosi una mano sul cuore. "Dio,
Odango!", urlò. "Devi smetterla di fare così!".
"Scusa", sussurrò, cercando disperatamente di calmare il suo cuore
impazzito.
"Da quant'è che sei là fuori?".
"Ehm...sono appena arrivata", mentì.
Mamoru si passò entrambe le mani nei capelli. "E cosa c'è questa volta? Torta
al formaggio?". Stava improvvisamente sorridendo e Usagi sentì la voce costretta
nella sua gola. Scosse lentamente la testa.
Fingendo disappunto, Mamoru scrollò le spalle. "Allora perché sei qui - di
nuovo?".
Strinse le labbra, sforzandosi nel tentativo di allontanarsi dal muro. "Uhm,
se questo è un brutto momento-".
"No, stavo solo andando a vedere cosa combina Motoki. Ehm...". Guardò verso
il suo appartamento. "Credo tu voglia entrare".
Abbassò la testa e sollevò lo sguardo per fissarlo attraverso le ciglia,
mentre lui si faceva da parte. Entrò ed esaminò il salotto immacolato e senza
macchie, mentre la porta si chiudeva dietro di lei.
"Allora?".
Si voltò verso di lui. "Allora?".
Sollevò entrambe le sopracciglia, sollecitandola silenziosamente.
"Oh! Allora! Uhm...Beh, stavo proprio pensando che, forse...forse c'è
qualcosa in cui posso aiutarti?".
Si accigliò. "Come cosa?".
"Come, come, qualsiasi cosa in cui un ragazzo scapolo abbia bisogno di aiuto!
Come la biancheria da lavare".
"Biancheria da lavare?".
"Si, o...pulire? Con l'aspirapolvere?".
"Lavori di casa?".
"Mmhmm". Si guardò attorno, sentendo il suo stomaco stringersi. L'uomo
spendeva bene i suoi soldi per Mr Pulito. "Deve esserci qualcosa...". Guardando
verso la cucina, vide una sola tazza appoggiata di fianco al alvello. "O piatti!
Potrei lavare i piatti!".
Mamoru la fissò, sbalordito e confuso, mentre lei si dirigeva verso la
cucina. Finchè ritornò in sé, Usagi aveva già riempito il lavandino a metà con
acqua calda e soda e stava lavando la tazzina di caffè. Affiancandola, posò una
mano sul bancone e si chinò ad esaminare la sua espressione determinata.
"Odango, perchè diavolo vorresti fare i miei lavori di casa?.
Non fermò il suo sfregare. "Per rimediare per ciò che è successo ieri".
Per dimostrarti con che genere di ragazza potresti sistemarti.
"Ok, questo è troppo", Mamoru afferrò la tazza dalle sue mani insaponate e
tolse il tappo al lavandino. Risciacquandola un po'di volte, la appoggiò sul
bancone e allungò ad Usagi un asciugamano. Lo prese spaventata, chiedendosi se
lo aveva fatto arrabbiare.
"Hai già rimediato per il frappè. Siamo pari. Me ne sono già dimenticato,
okay? Solo...comportati nomalmente. Per favore".
"Normalmente?".
"Si, sai, insultarmi o roba del genere".
Si morse il labbro e appallottolò l'asciugamano fra le mani. "Ma...non...che
cosa vuoi che ti dica?". Sei perfetto.
Rise e sollevò gli occhi al cielo, appoggiandosi indietro sul bancone. La
posizione era quasi vulnerabile e sembrava un ragazzino, con gli occhi che gli
brillavano e una gamba appoggiata casualmente sull'altra. Voleva abbracciarlo e
sfregare la punta del naso amorevolmente contro il suo collo.
"Okay, proviamo così. Io dico, Hey Odango, hai preso un'altra insufficienza
oggi? E tu rispondi...". La guardò di traverso.
Parlando di verifiche, ho un test di anatomia martedì. Mi vuoi aiutare a
studiare? Arrossì. "Rispondo, non chiamarmi così, Baka! E per tua
informazione, è sabato, perciò è logico che non abbia preso alcuna
insufficienza!".
Sogghignò e poi rise, e Usagi strinse l'asciugamano contro il petto,
deliziata. Non c'era sensazione migliore al mondo che essere il motivo del suo
sorriso. La felicità e la contentezza che avvertì in quel suono la fece sentire
come se il suo cuore stesse per esplodere.
"Meglio. Allora, vuoi venire con me alla sala giochi?".
Spalancò gli occhi e non credeva che il suo sorriso potesse diventare ancora
più grande. "Certo!". E'un appuntamento?
"Ma ad una condizione"; disse Mamoru, puntandole un dito contro il viso,
quasi toccandole la punta del naso. I suoi occhi brillavano ancora e sebbene non
capisse l'espressione di assoluta gioia che era apparsa sul volto di Usagi, si
ritrovò a non poter evitare di sorriderle a sua volta. Era contagioso. "Non
farmi più favori, e niente più scuse. Oh, e dovrai dirmi qualcosa di sgarbato
ogni dieci minuti. Ok?".
Ridacchiò e annuì eccitata. "Ok!".
Usagi era leggermente, ma non completamente, sorpresa dal fatto che Rei fosse
ancora seduta davanti al gioco 'Sailor Scout Universe', quando lei e Mamoru
entrarono nella sala giochi.
"Sono già passati dieci minuti?".
Mamoru guardò l'orologio. "Dodici, in verità".
"Oh, okay, uhm...che cosa ci facciamo alla sala giochi, Mamoru? Pensavo
stessimo andando allo zoo. Sai, per visitare la tua famiglia!".
Mamoru rise. Ed il cuore di Usagi danzò. Chi avrebbe mai pensato che le
sarebbe piaciuto così tanto insultarlo?
Si sedettero entrambi al bancone e notarono Motoki fermo, immobile con la
brocca del caffè in mano che li fissava a bocca aperta. Guardava avanti ed
indietro fra i due suoi amici più cari. "Ch-Che cosa...come...chi siete voi due
e cosa ne avete fatto di Usagi e Mamoru?"..
Ancora ridacchiando, Mamoru allungò un mano e prese la brocca, dato che aveva
notato l'allentarsi della presa di Motoki. "Ecco, posiamo giù questa, non
credi?".
"Siete proprio venuti...insieme?".
"Usagi! Sei qui! Dove sei fuggita, senza neanche salutare?".
Usagi ruotò su se stessa e trovò Rei con le mani sui fianchi, che la
fissava.
"Ehm, avevo delle cose da fare e tu sembravi così concentrata su quel gioco,
che non volevo infastidirti...".
Rei scacciò via le sue scuse con una mano e si appropriò dell'altra sedia di
fianco a Mamoru. "Ciao, Mamoru-san!", tubò. "Vorrei approfittare di questa
opportunità per scusarmi del comportamento di ieri della mia amica. Alcune
persone non crescono mai, non è vero?".
"Hey!", Usagi sentì il sangue colorarle le guance, arrabbiata con Rei poiché
la stava sminuendo in presenza di Mamoru, ma ancora di più per come Rei si stava
chinando verso Mamoru, sbattendo le ciglia in modo sexy. Usagi strinse i pugni
finché le sue nocche non furono bianche.
Ma Mamoru sembrava completamente ignaro delle avance di Rei e sollevò
soltanto una mano. "Per favore, non parliamone più. Mai più".
Usagi incenerì la sua amica con lo sguardo, ma Rei sembrò non notarlo,
talmente era intenta a catturare l'attenzione di Mamoru. Usagi stava bollendo di
rabbia sulla sedia.
"D'accordo. Non ti biasimo per volertelo dimenticare. Ad ogni modo, c'è una
nuova pellicola al cinema". Rei diceva la parola pellicola piuttosto che
film, solo perché stava parlando con Mamoru. "Ti andrebbe di andare a vederlo
questa sera?".
Usagi boccheggiò. "No!", gracchiò. Rei, Mamoru e Motoki si voltarono sorpresi
verso di lei.
Rei fu la prima a riprendersi. "Scusa, Odango?".
"Ehm...". Agitata, spostò lo sguardo da Rei a Mamoru e di nuovo indietro,
desiderando potersi trasformare in una pulce minuta, piccola e invisibile.Si
rimpicciolì quanto poteva. Gli occhi di Mamoru, che un attimo prima avevano
un'espressione shockata a causa del suo scatto, ora divennero sospettosi ed
inclinò la testa di lato.
"C'è qualcosa che non va, Odango?".
"Uh...beh...è solo che...". Deglutì, gettando uno sguardo disperato verso
Motoki in cerca di aiuto, ma sembrava ancora più stupito degli altri due.
"E'solo che ho sentito che il nuovo film è orribile. Orrendo. Non volete
sprecare i vostri soldi, no?".
Lo sguardo che Rei le rivolse sarebbe stato in grado di bucare un cartone.
Usagi poteva giurare di aver sentito la sacerdotessa ruggire.
Mamoru la fissò, non convinto, per alcuni istanti, prima di girarsi verso Rei
con un sorriso di scusa. "Non posso. Ho un enorme test di biologia lunedì per
cui non ho ancora iniziato a studiare. Grazie per l'invito, però".
Scrollò le spalle, non cercando neanche di nascondere il suo disappunto.
"Sarà per la prossima volta".
Usagi tirò un sospiro di sollievo, e sebbene sapesse di non aver dato molto
nell'occhio, Mamoru la guardò di traverso, prima di girarsi verso Motoki. "Uh,
che ne dici di un giro di...", si fermò, meditando sull'ordinazione, prima di
continuare, " cioccolata calda? Offro io". Motoki guardò Rei, il cui disappunto
era sparito e ora stava gioendo per l'offerta di Mamoru, poi Usagi, la quale
sembrava egualmente esaltata, prima di scuotere la testa. "Certo, amico".
"Allora, Odango, penso il tempo sia scaduto".
"Huh? Il tempo di cosa?".
Mamoru sogghignò furbescamente. "Non mi devi un insulto aspro?".
"Oh, giusto! Fammi pensare. Uhm...comunque, che genere di perdente se ne sta
a casa a studiare di sabato sera?".
Il suo sorriso si allargò, ma Rei, che non sembrava aver notato lo sguardo
d'intesa ed il legame che andava formandosi fra i due, si schernì. "Non ti
farebbe male studiare, Odango. Almeno una volta a settimana, non
credi?".
L'orgoglio di Usagi per aver conquistato un'altra occhiata adorabile da parte
di Mamoru, crollò a terra. Le sue spalle si abbassarono e si girò verso il
bancone, strofinandone con noncuranza il bordo. "ma io studio...",
mormorò esitante, sentendosi inadeguata in confronto all'intelligenza di Rei. Si
chiese se a Mamoru piacessero le ragazze che avevano tutte A in pagella, come
Rei o Ami. Scommetteva che era così.
"Memorizzare i triangoli d'amore dei riassunti delle Soap Opera non è
studiare".
Ancora una volta, Usagi cercò di rimpicciolirsi sullo sgabello. " Non leggo
il riassunto delle Soap opera. E'solo che a volte mi manca la motivazione per
studiare". Sentì le lacrime bruciarle gli occhi.
"Qualche volta?", ribatté Rei.
Usagi fu grata a Motoki quando questo le mise davanti una tazza di cioccolata
così da avere qualcos'altro su cui focalizzare la sua attenzione, che non
fossero i pungenti commenti di Rei. Ma quando il caldo liquido raggiunse lo
stomaco, lo sentì pesante, bollente ed opprimente, non confortante. Cercò di
pensare che Mamoru le stava offrendo da bere, il che la fece sentire deliziata
per un momento, ma poi si ricordò che lo stesso era per Rei. Probabilmente le
piaceva di più. Era più bella. Più intelligente. E più aggraziata.
Spinse via la cioccolata e si alzò dallo sgabello. "Beh, uhm, devo veramente
andare. Uhm, grazie per la cioccolata calda, Mamoru-san". Si voltò per andarsene
senza guardare nessuno di loro.
"Aspetta, Odango!".
Le si mozzò il respiro e si voltò timidamente verso Mamoru che la stava
fissando con palese preoccupazione. Deglutì, e sentì il cuore accelerare i
battiti. Immaginò di posargli le mani sul volto e di dargli un tenero bacio, ma
le ferite nella sua autostima erano troppo fresche per pensare a questa
possibilità.
"Si?".
"Uh...". Sembrava che stesse cercando qualcosa da dire e Usagi pensò che
forse voleva confortarla e allontanare da lei quel dolore e dirle che era bella
e meravigliosa e che la amava, anche se non le piaceva studiare. "Che ne dici di
un altro insulto? Per non perdere l'abitudine". Incurvò le labbra, prendendola
leggermente in giro, ma i suoi occhi erano carichi di preoccupazione. Mamoru
poteva vedere che era ferita, e lei sapeva che questo era il suo modo di farla
sentire meglio. Voleva avvolgerli le braccia attorno al collo, per ringraziarlo.
Ma invece le avvolse intorno a sé stessa e fissò il soffitto, pensando.
"Non sei fortunato? Offrire da bere a due stupende ragazze, quando anche le
più brutte non ti si avvicinerebbero ad un metro di distanza".
Le sue labbra si incresparono ancora di più e aprì la bocca per risponderle;
Usagli sapeva che stava per ribattere alla sua battuta con qualcosa di simile.
"Intendi una splendida ragazza ed una goffa testa di Odango", ma esitò e
distolse lo sguardo.
"Già", Mamoru disse, molto lentamente, poi sollevò lo sguardo e le fece
l'occhiolino. Le fece l'occhiolino. "Già, credo di esserlo".
____________________________________________________________________
Note di lithtys: eccomi qua con un altro capitolo...speravo proprio di
riuscirlo a pubblicare prima di Natale!
Ringrazio semplicementeme, Gaia, sailormoon81, Kirby, Strega_Mogana
e giulia_88.
Per Strega_Mogana: non ti preoccupare...l'effetto della pozione è
temporaneo...diciamo quel tanto che basta a far capire a Mamoru i suoi
sentimenti... ^_-
Ne approfitto per augurare a tutte un BUON NATALE!!!
Un bacione
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Capitolo 6 *** cap 6 - Love is Excellent Motivation ***
Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso
dell'autrice.
LOVE POTION No 19
By Alicia Blade
CAPITOLO 6 - LOVE IS EXCELLENT MOTIVATION
Questa volta non era spaventata dall'essere fuori dalla sua porta. Ancora
nervosa e timida, si, ma non pietrificata. Il suo cuore si sentiva ancora
calpestato dalle dure parole che quella mattina Rei le aveva detto nella sala
giochi e Usagi aveva trascorso l'intero giorno cercando disperatamente di
ricostruire la stima in sè stessa, ma ogni volta in cui pensava a Mamoru - il
che avveniva molto, molto spesso - non poteva evitare di pensare che non aveva
alcuna possibilità.
Probabilmente voleva una ragazza che dicesse pellicola al posto di
film, come Rei. E che poteva parlare di biologia e chimica e fisica con
lui.
Ma poteva imparare tutte queste cose, non è vero? Se si impegnava davvero,
poteva essere intelligente. Lo avrebbe fatto, per lui. Ci avrebbe provato.
E poi c'era quello che le aveva detto Motoki. Che Mamoru era interessato alle
ragazze uniche e differenti. Quel pensiero l'aveva tormentata tutto il giorno,
perché non riusciva a pensare ad una sola cosa che potesse dimostrargli la sua
individualità. E poi iniziava a pensare che forse non era così tanto unica, e se
era davvero così...
Sospirò. Non mi amerà mai.
Ma non poteva ancora arrendersi. Se c'era anche il più piccolo barlume di
speranza che lui potesse sentire qualcosa - qualsiasi cosa - per lei, allora ci
avrebbe provato e ci sarebbe riuscita. Aveva bisogno che lui fosse suo. Aveva
bisogno di lui.
Così, con la sua giacca avvolta in una busta per indumenti, regalo della
lavanderia, posata sul braccio, si trovava fuori dalla sua porta.
Di nuovo.
Non volendo spaventarlo per la terza volta, strinse i denti, chiuse gli occhi
e bussò.
Ci fu un breve strascicare di piedi prima che la porta si aprisse, rivelando
Mamoru in pantaloncini, maglietta bianca e occhiali da vista.
Usagi si sciolse completamente.
Era sicura che avrebbe lasciato una macchia sul tappeto per come il suo corpo
ed il suo cuore si stavano sciogliendo. Non poteva respirare. Le sue ginocchia
erano fatte di gelatina. La sua bocca era spalancata e sapeva che non poteva
fare nulla a riguardo.
Era. Così. Sexy.
Mamoru sembrava sorpreso - di nuovo - di vederla, ma non come prima, per
ovvie ragioni. Togliendosi gli occhiali, le sorrise nervosamente e si appoggiò
alla porta.
Il cuore di Usagi batteva furiosamente contro le sue costole, cercando
disperatamente di uscire. Deglutendo rumorosamente, squittì un ciao, trovando
che ogni suo pensiero era avviluppato alle sue ampie spalle ed ai suoi occhi blu
come l'oceano.
"Allora...nessun biscotto?".
Scosse la testa.
"Non sei qui per lavare i piatti, vero?".
Continuò a scuotere la testa, la bocca ancora aperta.
"Allora?". I suoi occhi si posarono sulla giacca che pendeva dal braccio di
Usagi e lei sorrise nervosamente, tendendogliela.
"La tua giacca", sussurrò.
"Grazie". La prese ed uno spiacevole silenzio calò fra di loro mentre Usagi
cercava disperatamente di ricomporsi. Un momento dopo, capendo che era meglio
andarsene prima di rendersi completamente ridicola, fece un passo indietro.
"Beh, credo che questo sia tutto, allora", mormorò, iniziando a voltarsi.
"Aspetta, Oda-Usagi".
I suoi piedi incespicarono e allungò una mano verso il muro per sorreggersi,
mentre si voltava verso di lui. Saltò in avanti come se si preparasse a
prenderla, ma vedendo che non c'era bisogno della sua assistenza, si tirò
indietro, verso la sicurezza della sua porta, appendendo la giacca sul pomello.
"Si?".
"Ehm...", grattandosi la nuca e divenendo improvvisamente incantato dal
rivestimento della sua porta, Mamoru aveva nuovamente l'aspetto di un ragazzino
confuso.
Il cuore di Usagi si addolcì, alcune delle sue paure svanirono e aspettò.
"Stavo solo...pensando a quello che Rei ha detto stamattina alla sala
giochi...".
Sentì il suo cuore irrigidirsi ed abbassò lo sguardo sul tappeto.
"...e a te che hai risposto che ti manca la motivazione per studiare e,
beh...E'solo che, sai, è un problema davvero comune fra gli studenti".
Osando guardarlo di nuovo, Usagi si chiese se stesse cercando di farla
sentire meglio.
"Può essere duro per molte persone concentrarsi sui compiti, specialmente se
hanno molte distrazioni e cose da fare. Beh, sai come può essere...".
Oh, sta cercando di farmi sentire meglio!
"Allora, stavo pensando...Sei stata così diversa, e...ehm...dolce,
ultimamente...".
Pensa che io sia dolce!
"...che, se sei interessata, potresti...E'solo, che io sono qui a studiare,
tutta la notte, e se vuoi rimanere, potremmo...studiare...insieme". Si schiarì
la gola, il che significava la fine del suo monologo, e timidamente sollevò lo
sguardo verso di lei.
E lei era lì, completamente sciolta, ogni muscolo era diventato un grande,
soffice pudding nel corridoio del suo palazzo.
"Davvero?".
Annuì. "So che è sabato sera e probabilmente avrai altre cose da fare, ma
saresti la benvenuta se-".
"Certo! Mi piacerebbe!".
Si fermò. "Davvero?".
"Si! Ma devo andare a casa a prendere le mie cose. Non ho alcun quaderno con
me o libri o altro".
Lentamente, increspò le labbra in un sorriso. "Beh, d'accordo. Io andrò al
negozio per prendere qualche snack mentre tu sei via".
"Okay!".
"Bene".
"Tornerò a breve!".
"D'accordo".
Mamoru sorrise fra sé e sé mentre Usagi volava per il corridoio verso
l'ascensore. Sembrava così felice, così entusiasta. Di studiare. Non riusciva
davvero ad immaginare perché, ma non c'era modo di negare la sua eccitazione.
Rientrando nel suo appartamento, prese il portafoglio stupefatto, pensando agli
eventi delle ultime ventiquattr'ore.
Usagi era così diversa. Non nella sua personalità, ma nelle sue azioni verso
di lui. Nel modo in cui lo guardava, le cose che diceva, come sembrava
così...spaventata, in un certo qual modo. Come se stesse sempre trattenendo il
respiro ed aspettando che lui dicesse o facesse qualcosa. Come se stesse
cercando di compiacerlo. Come se stesse cercando di farsi volere bene.
Scosse la testa. Perché le importava? Da quando le importava? Le importava
realmente, o stavo solo immaginando delle cose? Ma no che non immaginava delle
cose. Stava cercando di essergli amica, lo sapeva. Non c'era altra spiegazione.
Ed anche se non era sicuro su che cosa avesse portato a quel cambiamento, non
poteva negare che gli piaceva. D'accordo, era giovane e impulsiva e
irresponsabile, ma era anche...
Anche...
"Meravigliosa", sussurrò, trovandosi in mezzo al suo salotto a fissare un
piatto di biscotti mezzo vuoto sul suo tavolino da caffè.
Scosse la testa, sentendosi improvvisamente a disagio per il corso che
avevano preso i suoi pensieri.
Aveva bisogno di un altro amico, e Usagi era come qualsiasi altra persona.
Era gentile e generosa e, per qualche strana ragione, gli sembrava
improvvisamente di piacerle. Di piacerle davvero. Un sacco.
Ma probabilmente stava leggendo fra le righe.
___________________________________
Usagi trovò la sua motivazione.
Aveva fatto un patto con sé stessa - e stava disperatamente cercando di
mantenerlo. Per ogni pagina che leggeva dal suo libro di storia, avrebbe potuto
alzare lo sguardo su Mamoru e contare fino a 10. Una conta molto lenta fino a
10.
Non lo aveva notato, immerso com'era nei suoi appunti di biologia. Erano
entrambi seduti sul pavimento attorno al tavolino da caffè, che era coperto di
libri, quaderni, penne, matite, calcolatrici, guide di studio, tabulati,
appunti, ed un sacco di snacks.
Sorridendo, Usagi allungò una mano per prendere delle caramelle e se le mise
in bocca una per volta, mentre memorizzava i suoi lineamenti.
Uno. I suoi occhiali era calati sulla punta del naso.
Due. I suoi capelli erano davanti agli occhi.
Tre. Le sue labbra si muovevano ritmicamente, silenziosamente, mentre leggeva
fra sé e sé.
Quattro. Una mano stava pigramente battendo una matita sul tavolo.
Cinque. Le dita dell'altra mano scorrevano sulle parole della pagina di
fronte a lui.
Sei. Il suo respiro era dolce e regolare.
Sette. Le sue gambe erano incrociate con noncuranza sotto di lui.
Otto. I suoi calzini erano grigi con le punte bianche.
Nove. La sua maglietta aveva alcuni fili che pendevano dalle maniche.
Dieci. I suoi occhi erano pieni di concentrazione e comprensione.
Undici...
Hey, avevi detto fino a 10!
Sospirando, lanciò l'ultima caramella in bocca, facendo in modo che i suoi
occhi lo assaporassero un'ultima volta, prima di riconcentrarsi sul libro che
parlava delle antiche civiltà dell'Asia dell'Est.
"Che c'è?".
Sollevò la testa di scatto e vide che lui la guardava con la coda
dell'occhio. Le si irrigidì la schiena. "Cosa?".
"Stai sorridendo".
Lo fissò, confusa, prima di arrossire e rivolgere la sua attenzione di nuovo
al libro.
"Stavo solo...pensando".
"A cosa?". Mamoru posò la matita sul tavolo e stiracchiò le braccia sopra la
testa.
Scrollò le spalle, volendo che lui lasciasse cadere la cosa. "Come va con
biologia?".
Sbuffò e si sfregò gli occhi con il palmo della mano. "Chi lo sospettava che
studiare la vita facesse sentire così morti?". Poi sogghignò. "Sai, se due
giorni fa qualcuno mi avesse detto che saremmo stati qui, a studiare da me,
avrei pensato che fosse pazzo".
Ridendo, Usagi osò guardarlo. Gli occhi di Mamoru brillavano, ma lui distolse
lo sguardo, improvvisamente affascinato da una scatola di pretzel.
"Grazie", sussurrò.
"Di cosa?".
"Per avermi fatto venire qui. Per...la motivazione".
Scrollò le spalle come se non fosse nulla, ma il sorriso lusingato faceva
intendere altrimenti. Il cuore di Usagi danzò quando notò il leggero rossore che
gli imporporava le guance mentre ritornava a concentrarsi sul libro di fronte a
lui.
Mordicchiandosi il labbro, Usagi si schiarì la gola e appoggiò i gomiti sul
tavolino.
"Mamoru-san?".
"Hm?", la guardò da sopra gli occhiali.
"Che cosa - che cosa pensi...renda una persona, ehm, una ragazza,
unica?".
Sbatté le palpebre, in silenzio, poi aggrottò le sopracciglia. "Che cosa
intendi?".
"Sai, se una ragazza stesse cercando di essere...uhm...diversa
e...eccezionale? Se stesse cercando di emergere fra tutte". Strinse le labbra,
sperando di non essersi scoperta troppo.
Mamoru non disse nulla e Usagi poteva sentire il suo cuore battere
nervosamente ed il sangue salirle alle gote. Infine, rispose, "Perché me lo
chiedi?".
Titubò, gingillandosi con il bordo del libro per tenere occupate le sue dita.
"Ho solo sentito qualcuno dire, prima oggi, che...i ragazzi...alcuni
ragazzi...sono attratti dalle ragazze uniche".
Un altro lungo silenzio. Usagi divenne consapevole del ticchettio del lontano
orologio e del pigro rombo del traffico della città. Poi, Mamoru ridacchiò, e
lei lo sbirciò da sotto le ciglia. Stava sorridendo e scuotendo la testa e
strofinandosi le dita sulla fronte.
"Odango", iniziò, inalando pazientemente e distogliendo lo sguardo, "tu sei
la ragazza più unica che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita".
Spalancò gli occhi e le si mozzò la voce, deliziata. Sorrise. No, brillò. E
quando Mamoru rivolse nuovamente lo sguardo su di lei, quella visione gli fece
fermare il cuore ed accelerare i battiti. Era arrossita e gli occhi le
luccicavano. Sembrava pronta a bruciare per la felicità.
"Grazie", cercò di dire, tremando, pensando, mi può amare. Può farlo!
Pensa che io sia unica e speciale ed è attratto da queste cose il che significa
che può essere attratto da me!
"Dico davvero", rispose, poi fece scorrere una mano fra i capelli,
improvvisamente stranamente nervoso. "Allora, come va con la storia?".
"A meraviglia", esclamò con i nervi aggrovigliati per i caldi, teneri
sentimenti.
"Tutto è meraviglioso!", prese il suo evidenziatore e ritornò a leggere, ma
neanche dopo due righe, si fermò e lo guardò di nuovo. Mamoru stava battendo
nuovamente la matita sul tavolo e fissava nel vuoto. "Sai, hai ragione!".
La guardò.
"E'più facile studiare quando sei in compagnia. Ci sono meno distrazioni...".
Fece una pausa, pensando che in questo caso non era del tutto vero, ma scosse la
testa e continuò, "Ed è più facile concentrarsi quando è questo lo scopo per cui
sei qui e tutto. Credo che mi stia aiutando molto".
L'espressione di Mamoru si addolcì. "Già, è bello".
Quella frase rimase sospesa nell'aria, con l'orologio, il traffico ed Usagi
che era ritornata a leggere, ancora sorridendo, e Mamoru che si ritrovò a
guardarla e a non volere distogliere lo sguardo. Un improvviso, strano desiderio
gli strinse il cuore; un desiderio che non aveva mai avvertito prima e che non
capiva. Deglutì nervosamente, picchiettandosi la gomma sulle labbra e fissando
le ciocche che le si arricciavano dietro l'orecchio. Il suo battito accelerò,
mentre prendeva coscienza di come teneva la matita fra le dita e si mordicchiava
il labbro e socchiudeva gli occhi alle parole estranee.
Distolse a fatica lo sguardo e chiuse saldamente gli occhi, scuotendo la
testa, come cercando di scacciare via quei pensieri e inspirò profondamente,
realizzando che doveva aver smesso di respirare.
"Stai bene?".
"Huh?". Aprendo gli occhi, vide che lo guardava, preoccupata. Si strofinò di
nuovo gli occhi. "Si, si. Sono solo stanco".
"Oh, si sta facendo tardi. Forse dovrei andare".
"Già, forse dovresti", Le parole suonarono fredde anche alle sue stesse
orecchie, e sollevò immediatamente lo sguardo in segno di scusa. "Non...non lo
intendevo in quel modo. Ma i tuoi genitori saranno preoccupati. E comunque non
penso che posso studiare ancora per questa sera".
Annuì comprensiva ed iniziò a raccogliere le sue cose e a metterle in
cartella. Mamoru aveva una stretta allo stomaco al pensiero che lei se ne
andasse, e questo lo fece divenire ancora più ansioso di vederla andare via.
Forse. Ma non era più sicuro. Riguardo a nulla.
Sentiva che il suo certo, sicuro, confortevole mondo stava cadendo a pezzi e
non capiva se era una buona cosa o cattiva o solo un cambiamento di tipo
mediocre. In ogni caso lo spaventava. Stette in piedi mentre Usagi si metteva le
scarpe, i pensieri sconvolti, non avendo idea di come gestire le emozioni che
improvvisamente si muovevano in lui. La loro turbolenza gli rendeva le ginocchia
deboli e tremò quando lei allungò una mano per afferrare il pomello della porta.
La udì a malapena dire "Buonanotte", attraverso lo scorrere del sangue nelle sue
tempie.
"Aspetta, Odango!".
Si voltò, gli occhi interrogativi, molta della loro luce era scomparsa. Non
era solo pochi minuti fa che lo aveva guardato con così tanta adorazione, così
tanta gentilezza, così tanta-
"Forse dovremmo rifarlo qualche volta? Sai, sei...". Tossì, distogliendo lo
sguardo, fissando il pavimento, poi sospirando e ritornando a guardarla. "Sei
sempre la benvenuta qui".
Lo sguardo confuso e spaventato era ancora lì, poi scomparve e stava di nuovo
brillando. Splendendo. Sembrando un angelo pronto a volare via.
"Okay! E'grandioso! Grazie, Mamoru-san!".
E le paure, i dubbi e l'agitazione scomparvero e sogghignò, i pensieri
nuovamente tranquilli. Si sentiva felice. E a suo agio. Ancora confuso, ma in un
modo che gli faceva presagire che tutto sarebbe andato per il meglio. Che in
quel momento, tutto andava bene.
"Certo, Usa. Buona serata".
Annuì e saltellò fuori dalla porta. Gli ci volle un bel po' per avere la
forza di chiuderla dietro di lei.
___________________________________________________________________
Note di lithtys: eccomi qui con il sesto capitolo. Scusate moltissimo per
il ritardo.
Ringrazio Gaia, giulia_88, sailormoon81, Strega_Mogana, valepoit, Kirby
e miki90.
|
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Capitolo 7 *** cap 7 - Love is in the Self-help aisle ***
l
Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso
dell'autrice.
LOVE POTION No 19
By Alicia Blade
CAPITOLO 7 - LOVE IS IN THE SELF-HELP AISLE
"Mamma, a che ora apre la libreria?", urlò Usagi dalla tromba delle scale,
mentre si infilava le scarpe.
Kenji sollevò sospettosamente lo sguardo dal giornale, mentre Ikuko fece
cadere la frittella che stava saltando e girando in padella. Si scambiarono
un'occhiata sorpresa.
"Ehm, Usagi?", la chiamò Ikuko.
"Si?", rispose, facendo capolino dalla porta della cucina con indosso un
grazioso vestitino arancione con la borsa gettata sulla spalla.
Simultaneamente, i suoi genitori controllarono l'orologio, prima di girarsi
nuovamente verso di lei.
"Ikuko?".
"Si, Kenji?".
"Sono davvero le 8.30?".
"Si, tesoro".
"Del mattino?".
"Si, caro".
"E Usagi è...?".
"Si, amore".
Kenji posò lentamente il giornale, si alzò dalla sedia e si diresse verso la
camera da letto. Usagi lo guardò allontanarsi, silenziosamente, prima di
rivolgere lo sguardo a sua madre, che appariva stranamente colpita e
pallida.
"Mamma?".
"Si, cara?".
"A che ora apre la libreria?".
Ikuko increspò le labbra e rimase in silenzio per un lungo momento, prima di
girasi con calma e rimuovere la padella dal fornello.
"Tesoro, riguarda quel ragazzo?".
Usagi puntò la punta della scarpa sul tappeto. "Che cosa intendi?".
"Perché sei in piedi alle 8.30 di domenica? E perché vuoi andare in libreria?
Ti stai comportando molto stranamente ultimamente e mi stavo solo chiedendo se
centrasse quel ragazzo".
Scrollò le spalle. "Forse. Pensavo solo che forse potrei trovare un libro che
mi possa aiutare in questa situazione".
"Che situazione?".
"Sai, cercare di fare innamorare qualcuno di te. Cioè, c'è un libro per
tutto, no? Ho pensato che potrei trovare qualcosa che mi possa aiutare".
Ikuko sospirò e scosse la testa. "Tesoro, sei meravigliosa così come sei. Non
hai bisogno di un libro per dimostrarglielo".
"Già, ma ogni piccola cosa può aiutarmi. Oh! Mamma, te l'ho detto?".
"Cosa, amore?".
"Non mi odia!".
"Beh, naturalmente".
"Potrei anche piacergli!".
Ikuko sorrise al viso raggiante della figlia. "Beh, lo spero. Sarebbe un
idiota, altrimenti".
"Grazie, mamma. Allora, la libreria?".
Ikuko roteò gli occhi, capendo che sarebbe stato inutile cercare di
convincere Usagi ad abbandonare il piano a cui stava lavorando. "Non so a che
ora aprano, Usagi. Perché non telefoni?".
"No, faccio che andare a vedere. Grazie, mamma. Tornerò più tardi!".
"Affascinante", sussurrò, ergendosi sul libro che aveva in grembo. Se
qualcuno si fosse chiesto perché ci fosse una ragazza di quattordici anni seduta
nel mezzo del corridoio dell'area 'sesso e relazioni', apparentemente ammaliata
dalla pila di libri che aveva messo di fronte a lei, non aveva detto nulla. E
due ore più tardi, quando il collo aveva iniziato a farle male, Usagi si sentì
come se avesse estratto qualche valente informazione. Chi se lo aspettava che i
libri sapessero così tante cose sull'amore?
"Se gli uomini arrivano da Marte, che cosa si potrebbe dire di Rei?",
rifletté Usagi, sfogliando l'indice. " 'Come segnare punti con l'altro sesso'.
Questo suona bene". Saltò a quel capitolo e iniziò a leggere i sottotitoli,
aspettando che qualche epifania saltasse fuori da quelle pagine e le dicesse
come rendere suo Mamoru. Presto, arrivò ad una lista di idee per 'far guadagnare
punti alle donne', e lesse avidamente.
" 'Numero 3. Lui si perde mentre guida mentre a lei non importa un gran che'
". Usagi storse il naso. "Prima bisognerebbe che lui mi portasse da qualche
parte, e poi scommetto che comunque non si perderebbe. Che altro?"
" 'Numero 17. Lei è felice di vederlo rientrare a casa'. Beh, lo sarei
certamente se vivessimo insieme. Ma sono già abbastanza felice di vederlo. Non
importa dove siamo".
" 'Numero 21. A lei piace davvero fare sesso con...' ", Usagi arrossì e
chiuse il libro. "Okay, non credo che questo libro sia quello che sto cercando".
Afferrò il libro successivo, intitolato 101 modi per flirtare e iniziò a
sfogliarlo, ma divenne presto frustrata notando che molti esempi riguardavano il
primo incontro, e non come flirtare con un ragazzo che conosci da quasi un
anno.
" 'Numero 24. Quattro suggerimenti per flirtare che attireranno gli uomini
come pazzi: 'Un libro ricco di paroloni o di un autore controverso o con un
titolo intrigante'. Hmm, questo sembra qualcosa che potrebbe attirare
l'attenzione di Mamoru. Meglio tenerlo a mente. Che altro? 'Una macchina
chique'. Già, a questo punto anche una patente sarebbe impressionante. 'Giacche
e T-shirts con i loghi delle squadre, perché agli uomini piacciono le donne che
amano gli sports' ". Usagi increspò le labbra e pensò alle sue precedenti
conversazioni con Mamoru, incapace di ricordare alcun accenno riguardo a qualche
sport e, scrollando le spalle, ritornò alla lista. " 'Cibo' ". Beh, i biscotti
sono cibo! Ne ho azzeccata una, allora!
" 'Numero 50. Fare complimenti alle cose che il denaro non può comprare. Ogni
persona che abbia accesso ad una carta di credito non scaduta può comprarsi una
elegantissima cravatta. Acquisterai più punti se sottolineerai il modo in cui un
accessorio illumina il suo sorriso' ". Usagi scosse la testa e gettò il libro a
lato. "E'difficile da fare quando si aspetta che io lo insulti ogni 10 minuti".
Stava per prendere un altro libro dalla pila di fronte a lei, quando una
copertina attirò la sua attenzione. Sobbalzò e lo afferrò. Il cuore che le
batteva furiosamente mentre leggeva il titolo ad alta voce.
"Come far innamorare un uomo di te. E'perfetto!".
"Usagi-chan?".
Squittì e si voltò verso la voce, nascondendo il libro dietro alla schiena.
"Oh, Ami-chan!", sussurrò nervosamente, ridacchiando. "Che coincidenza
incontrarti qui!".
"Direi. Usagi-chan, che ci fai in una libreria?".
Il tono stupefatto di Ami ferì i sentimenti di Usagi (dopo tutto, poteva
comprare dei libri come qualsiasi altra persona), ma era troppo indaffarata a
cercare di spostare la catasta di 'consigli d'amore' lontano dalla visuale della
sua amica per notarlo.
"Stavo solo, sai, leggendo qua e là". Mentre gli occhi di Ami guardavano
sospettosamente l'insegna 'sesso e relazioni' posta sopra il capo di Usagi, lei
si affrettò a continuare. "Che ci fai qui?".
"Prendo qualche libro di medicina. Quello che stavo leggendo la scorsa
settimana aveva solamente un capitolo sulla gravidanza e volevo trovare qualcosa
che andasse più in profondità".
"Beh, sembra così interessante", disse Usagi, alzandosi lentamente con
i libri nascosti dietro alla schiena.
Ami sollevò la testa. "Davvero?".
Sbattendo le palpebre, Usagi ripercorse gli ultimi minuti di conversazione.
"Ehm, sembra qualcosa che potrebbe realmente interessarti, ecco! Allora, uhm,
spero tu possa trovare qualcosa. Stavo giusto per andarmene, allora, forse...ti
vedrò più tardi...?".
"Che cosa nascondi dietro alla schiena?".
Usagi arrossì, le dita che si contorcevano sulla copertina del libro.
"Nulla?".
Ami aggrottò un sopracciglio. Usagi cercò una via d'uscita. Nessuna delle due
si mosse.
Infine, la bionda si arrese al suo destino e, sospirando, mostrò il libro ad
Ami. Lesse il titolo silenziosamente, prima che una luce di comprensione le
brillasse negli occhi.
"Oh! Stai studiando l'amore per il compito di psicologia?".
Le sue parole risuonarono senza successo nelle orecchie di Usagi. Compito
di psicologia? Quale compito di psicologia? "Ehm, si! In effetti, sto
studiando l'amore. Per psicologia. Per il mio compito di psicologia. E'per
il...?".
"Prossimo mese".
Sbiancò. Chi iniziava a fare un compito un mese prima? "Si, proprio quello.
Inizio presto. Mi conosci!", trillò.
"E'magnifico, Usagi-chan! Fammi sapere se hai bisogno di aiuto per trovare
del materiale di ricerca". "Sarai la prima persona che chiamerò. Devo andare.
Bye, Ami-chan! Buona fortuna per quella cosa sulla gravidanza!".
Si diresse alla cassa per comprare la guida, ignorando il rossore di Ami
mentre le donne vicine sollevavano un sopracciglio all'esclamazione di
Usagi.
Usagi era sbalordita. Un momento prima si trovava in una indaffarata,
chiassosa città piena di macchine e moto e uomini d'affari e inquinamento
atmosferico e ora si ritrovava in una privata, serena, intossicante oasi.
I muri del salone erano pitturati in un pallido verde salvia e decorati con
dipinti di Monet e Childe Hassams delineati con orchidee. La musica di un piano
riempiva languidamente l'aria e Usagi riconobbe il debole profumo di lavanda.
Una minuscola fontana d'acqua gorgogliava sul bancone della receptionist, mentre
Usagi afferrava nervosamente un opuscolo.
La donna dietro al bancone sollevò lo sguardo dall'agenda degli appuntamenti
e sorrise. "Ciao, benvenuta al Sakura Salon e Day Spa. Come posso
aiutarti?".
Usagi esitò, raffigurando nella sua mente l'immagine dei suoi risparmi e la
nuova Playstation che non sarebbe stata in grado di comprarsi dopo oggi.
Sospirando, gettò uno sguardo alla lunghissima lista nell'opuscolo. "Vorrei il
trattamento completo".
(Cinque minuti più tardi...)
Emerse dallo spogliatoio con l'accappatoio bianco felpato avvolto saldamente
attorno al corpo. Una signora del personale la stava aspettando con un bicchiere
di limonata ed il programma nell'altra mano.
"Sei pronta?", le chiese la donna, notando il leggero disagio di Usagi.
La ragazza annuì e accettò la bevanda.
"Bene, prima faremo uno scrub esfoliante per il corpo al sale marino, seguito
da un bagno di fango e da impacchi di alga marina".
Usagi quasi soffocò con la limonata. "Scusi?".
La donna le gettò un'occhiata con la coda dell'occhio e la sospinse per il
corridoio. "Cosa c'è che non va?".
"Beh, ecco...è solo che...non mi aspettavo che venissero coinvolti fango e
alghe marine in questo regime di bellezza".
La donna rise. "Il fango fa benissimo per le impurità e le tossine e le alghe
aiutano a mineralizzare il tuo corpo e a tenerlo in forma".
Rendendosi conto di non avere la minima idea di cosa questo significasse,
Usagi finse un sorriso e annuì. "Beh, è lei l'esperta".
Ridacchiando, la donna controllò la sua scheda. "Dopo quello ti
risciacqueremo e procederemo nella stanza della ceretta".
"Ceretta?".
"Ceretta per tutto il corpo".
"Tutto il corpo?".
"Si...è ciò che vuoi, no?".
"Um. Che cosa significa esattamente?".
"Beh, mettiamo un sottile strato di cera sulla tua pelle e poi posiamo una
striscia di lino. La cera aderisce ad ogni pelo del tuo corpo, che verrà poi
rimosso quando strapperemo via la striscia. Al contrario della rasatura che
taglia solamente la superficie del pelo, la ceretta lo rimuove completamente dal
follicolo, lasciandoti il corpo liscio per sei settimane".
"Oh. Sembra bello. Fa male?".
(Un'ora dopo...)
"Aaaii", urlò. "Voglio tornare nel bagno di fango".
La ragazza della ceretta sospirò e fece cadere il lino nel cestino. "Ma ora
hai una striscia di gamba senza peli. Potrebbe sembrare strano".
Singhiozzando, Usagi annuì e si riappoggiò sul lettino. "Okay. Posso
sopportarlo. Ho passato di peggio. Continui". Si ritrasse quando venne rimossa
un'altra striscia, ma scoprì che non era poi così doloroso come pensava
fosse.
"E'dura essere belle, vero?".
"Può dirlo forte. Allora, cosa devo fare dopo?", chiese, cercando qualcosa
che potesse distrarla dalla ceretta.
"C'è il pranzo", disse la donna, che aveva deciso di trascorrere l'intera
giornata con lei.
"Oh, il pranzo è incluso nel trattamento? Bene! Avete-ouch!-degli
hamburgers?".
La signora e la ragazza della ceretta si scambiarono un'occhiata.
"Um, qui serviamo pranzi leggeri e disintossicanti".
Usagi si sentì sprofondare, mentre il suo stomaco aveva preso a borbottare.
"E sarebbe...?".
"Thè verde, frutta fresca, insalata di spinaci con vinaigrette".
Sospirando, Usagi rivolse la sua attenzione al soffitto, il dolore per la
ceretta attenuato dal disappunto. "Ho già l'acquolina in bocca", mormorò
sarcasticamente.
"Oh, ma possiamo aggiungere del miele al tuo thè".
"Cavolo, ora si che va meglio!".
(Quarantacinque minuti dopo...)
"Mi faccia indovinare", rifletté Usagi, fissando il suo viso allo specchio.
"la roba verde detossifica, nutre e purifica".
"Precisamente".
"E i cetrioli?".
"Renderanno liscia l'area intorno agli occhi e ridurranno il gonfiore ed il
rossore".
"Se lo dice lei". Si sdraiò sul lettino e lasciò che le mettessero le fette
verdi sugli occhi.
"Ora, dobbiamo lasciar riposare la maschera per trenta minuti; nel frattempo
inizieremo a lavorare sui piedi e sulle mani. Hai preferenze per il
colore?".
"Um...mi piace molto il rosa".
"Ok. Le mie due tonalità preferite sono il 'Blushing Rose' ed il 'Pretty
Pink' ".
Usagi sogghignò, sentendo la sua pelle tirare sotto la maschera. "Blushing
Rose. Assolutamente".
(Venti minuti dopo...)
"Mm, ora va meglio", Mormorò sognante Usagi mentre la ragazza della pedicure
le massaggiava la lozione sui piedi e sulle sue (incredibilmente lisce)
gambe.
La donna rise. "Vuoi lo stesso colore anche alle unghie dei piedi?".
"Certo, sarebbe perfetto".
"Posso chiederti", disse la donna dopo un momento di esitazione, "perché stai
facendo tutto questo? Sei già una ragazza molto bella. E'solo per viziarti o è
in arrivo un'occasione speciale?"
Usagi sentì un leggero rossore diffondersi sul suo viso ed abbassò lo sguardo
sulle sue perfette unghie color Blushing Rose. "Beh, in realtà nessuna delle due
cose. E'solo che...", sospirò, sentendo il cuore sciogliersi al solo pensiero di
Mamoru. "E'solo che c'è questo ragazzo...".
(Molto tempo dopo...)
"...Così mi ha invitata ad andare a studiare da lui, sapendo che sono una
studentessa orribile e incapace di concentrarsi, ma sono sicura che stesse
cercando di aiutarmi ad avere più confidenza nelle mie capacità. Ed è stato così
dolce per tutto il tempo. Cioè, okay, non abbiamo parlato per buona parte del
tempo perché lui doveva studiare, e mi sono sforzata anch'io di fare
altrettanto, ma quando stavamo parlando...Oh, è così meraviglioso. Aveva
un'intera scorta di snacks ed ha insistito nel dirmi che non sono stupida, ma ho
solo bisogno di essere motivata, ed aveva ragione. Era come se davvero credesse
in me, e non è una cosa che posso dire di molte persone. Oh! E poi quando stavo
andandomene aveva quest'espressione così adorabile, come se fosse davvero
nervoso e timido all'improvviso e mi ha detto di tornare quando voglio. Che
sarei sempre stata la benvenuta. Sembrava quasi che mi stesse chiedendo di
uscire, capisci?". Usai rise allegramente, con le lacrime che splendevano fra le
ciglia. "Non lo stava facendo per davvero, naturalmente, ma è un pensiero così
bello. Oh, e la parte migliore è...[...]...così, okay, ho chiesto al suo
migliore amico che genere di ragazza gli piace, e Motoki (il suo migliore
amico), mi ha detto che gli piacciono le ragazze che sono uniche e diverse dalle
altre. Così gli ho chiesto, a Mamoru, che cosa pensa che possa rendere unica una
ragazza e sai cosa mi ha risposto?".
Usagi sbirciò il gruppo di ragazze che ridacchiavano intorno a lei: la
ragazza della ceretta, l'esperta della cura della pelle, la parrucchiera, la
ragazza della manicure, la terapista del massaggio, più la sua assistente, un
intero gruppo di clienti-chiamate-ospiti, e addirittura la padrona della SPA,
tutte che la guardavano con un'espressione sognante e innamorata.
Ha detto, 'Odango,' (è così che mi chiama-non è dolce? Prima odiavo questo
nomignolo, ma ora ogni volta che lo dice sento il mio cuore accelerare i
battiti), 'Odango, sei la ragazza più unica che abbia mai conosciuto' ".
Le donne sospirarono tutte simultaneamente.
"Sembra meraviglioso", mormorò la parrucchiera, ancora con la forbice fra le
mani mentre la donna su cui stava lavorando le stava a fianco con i capelli per
metà lunghi e per metà corti.
"Lo è. Non posso neanche iniziare a descrivervi quanto lo sia.
E'intelligente, concentrato, bello, dolce, gentile, ambizioso, garbato,
incantevole, spiritoso...".
"Stop, stop", sussurrò la donna della manicure, sollevando le mani in segno
di resa. "Non posso più sopportarlo. Se continui così, credo che mi innamorerò di
lui".
Tutte le donne scoppiarono a ridere e annuirono, mentre Usagi non poté non
pensare che aveva stretto amicizia con un nuovo gruppo di amiche.
"Allora, che cosa hai intenzione di fare per conquistarlo?", chiese un'altra
ospite con la faccia pitturata di verde.
"Beh, ho cercato di essere molto 'casalinga'. Sapete, lavare i piatti e fare
biscotti e dimostrargli che sarei una buona moglie e tutte quelle cose li, ma
non è andata bene come avevo sperato. Sembrava che i biscotti gli piacessero
abbastanza, ma il resto pareva renderlo nervoso. Così, questo è il piano B.
Questa mattina ho letto in un libro che gli uomini sono attratti dalle donne
che...um, li imitano in qualche modo. Non copiandoli completamente, ma avendo
gli stessi gusti, perché questo li fa sentire come se avessero qualcosa in
comune con quella ragazza. E Mamoru è sempre così tutto d'un pezzo e di classe e
sofisticato, ecco il perché del trattamento di bellezza. Ho solo bisogno di
essere irresistibilmente bella sperando che la prossima volta che mi vede,
lui...sapete, si innamorerà pazzamente di me". Scrollò le spalle, fingendo di
avere più fiducia nel suo piano di quanta in realtà ne avesse.
"Beh, non sembra il tipo di ragazzo che basa le sue attenzioni sull'aspetto,
ma non fa mai male", annunciò con orgoglio la padrona.
"Amen, tesoro. E sai una cosa? Non so voi ragazze, ma io ti offro la
pedicure. Oggi non dovrai pagare per il mio servizio, cara".
"Neanche i capelli".
"O il makeup".
Presto, mentre le lacrime oscuravano la vista di Usagi, ogni impiegata della
SPA le stava regalando il trattamento fino a quando, ridendo, la padrona sollevò
le mani. " Bene, bene, la visita di questa ragazza è a carico della SPA! Ma
potreste tornare tutte al lavoro prima di mandarmi in rovina?".
Mentre la folla lentamente si disperdeva, Usagi sentì un fazzoletto sfiorarle
le guance. "Su, su, tesoro, non piangere. Il tuo mascara si scioglie"
____________________________________________________________________
Note di lithtys: questo è un capitolo che potremmo chiamare di
transizione. Il prossimo sarà molto più romantico.
Ringrazio semplicementeme, Usagi_84, Kirby, sailormoon81, Strega_Mogana,
valepolit, Gaia, sissy, miki90, dolcebunny, Mile, chiara.
Per semplicementeme: la storia è terminata...sono io che sono di una
lentezza esasperante XD. L'originale è in inglese e l'autrice è americana.
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Capitolo 8 *** cap 8 - Love is Dazzling and Radiant and Stunning ***
Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso
dell'autrice.
LOVE POTION No 19
By Alicia Blade
CAPITOLO 8 - LOVE IS DAZZLING AND RADIANT AND STUNNING
Usagi non era convinta che le sei ore trascorse alla spa avessero fatto meraviglie per il suo aspetto, ma camminando verso la sala giochi, avvertiva una profonda differenza nel modo in cui si sentiva. Camminava più impettita. Il mento più sollevato, le braccia che dondolavano più dolcemente, il viso radioso. Poteva ancora avvertire la ricca fragranza di gelsomino e lavanda che alleggiava come una piacevole nube intorno a lei. La sua pelle era liscia e soffice come il giorno in cui era nata. I capelli danzavano e brillavano e le unghie catturavano la luce del sole come piccoli diamanti rosa sulle sue dita.
Notò appena le bocche aperte e gli occhi spalancati degli uomini mentre passava, talmente era concentrata sul ragazzo che non vedeva l'ora di vedere.
"Odango", avrebbe mormorato mentre il desiderio riempiva i suoi occhi blu cobalto, prima di cingere le braccia attorno a lei e sussurrarle all'orecchio, "sei bellissima, radiosa e splendida. Com'è che non me ne sono accorto prima?". Poi avrebbe appoggiato con foga le labbra alle sue e l'avrebbe baciata fino a toglierle il respiro.
Ridacchiò, arrossendo sotto il fondotinta, mentre avvistava la sala giochi. Facendo un profondo respiro, stiracchiò le braccia sopra la testa per sciogliere i muscoli prima di incedere, determinata, dentro il locale.
Lui era là, seduto su uno sgabello lontano, e le dava la schiena, un libro e una tazza di caffè davanti, entrambi ignorati visto che Motoki, seduto sulla panca davanti, ciarlava sugli eventi della giornata.
Fece un altro profondo respiro e sentì la confidenza crescere in lei insieme alla speranza che i sogni ad occhi aperti fatti finora, si avverassero. Si sarebbe innamorato di lei. Doveva innamorarsi di lei. Non c'era ragione perché ciò non accadesse.
Sollevando il mento, si diresse verso di loro. Motoki la notò per primo e la rimirò sorpreso, la voce gli venne meno a metà della frase. "Usagi-chan?", chiese incredulo.
Il sorriso sul volto della ragazza si allargò. Forse il salone di bellezza aveva fatto più di quanto lei credesse.
Mamoru si girò a guardarla e qualcosa balenò nei suoi occhi.
Da un momento all'altro, pensò.Da un momento all'altro si alzerà, verrà verso di me e mi supplicherà di essere sua, per sempre. Da un momento all'altro...
"Usagi-chan?", ripeté Motoki e lei gettò un'occhiata di avvertimento nella sua direzione, essendosi quasi dimenticata della sua presenza. "Sei...diversa. Che cosa...hai fatto qualcosa ai capelli?", balbettò, notando i colpi di sole biondo miele, poi si interruppe e spalancò gli occhi. "Sei truccata?".
Sentì che stava per arrossire dal nervoso e rivolse lo sguardo verso il silenzioso e ammutolito Mamoru, prima di ritornare su Motoki. "Sentivo di avere bisogno di un cambiamento. Che ne pensi?". la domanda era ovviamente rivolta al moro.
"Sembri più grande!", Motoki continuò. Gli sorrise, poi tornò a guardare il suo amico.
"Sento odore di lavanda?".
Sopprimendo un grugnito, si girò nuovamente verso il biondo. "Si. E anche di gelsomino".
"E' un profumo fantastico. Molto femminile, Usagi-chan".
"Grazie". Rivolse nuovamente un'occhiata curiosa e piena di aspettative verso Mamoru e le balzò il cuore in gola nel notare che le aveva voltato la schiena e si era avvicinato il libro.
"Wow, beh, stai benissimo. Anche se, lo ammetto, ho sempre pensato che tu fossi una delle mie clienti più carine".
L'indifferenza di Mamoru lacerò il cuore di Usagi; sentiva cadere la speranza e neanche l'innocente flirtare di Motoki poté farle ritornare il sorriso. Nessuno dei due uomini lo notò, mentre Motoki si alzava.
"Beh, la mia pausa è quasi finita. Che ne dici di un milkshake prima che tutti i ragazzi single del locale inizino a combattere per decidere chi te ne ordinerà uno?".
"Sarebbe meraviglioso, grazie", mormorò abbattuta, ancora fissando Mamoru, mentre lui la ignorava intenzionalmente fino a quando Motoki non si allontanò. Stava lì, giocherellando nervosamente con le dita, aspettando ancora una reazione - ma l'attenzione di Mamoru era incollata al testo di biologia di fronte a lui.
Proprio mentre il suo coraggio la stava abbandonando e le lacrime minacciavano di sgorgare fra le ciglia e stava per andarsene, il moro iniziò a parlare.
"Vuoi sederti qui per un po'?".
Esitò. Nella voce di Mamoru non c'era traccia di emozione, come se l'invito fosse doveroso. Gentile, ma forzato. Scivolò sullo sgabello di fronte a lui e strinse la gonna fra i pugni. Poco dopo, arrivò una cameriera col suo frappé e Usagi afferrò la cannuccia, volendo concentrarsi su qualcosa.
"Uh-oh, farei meglio a fare attenzione". Sollevò lo sguardo e vide che Mamoru guardava sospettosamente il suo milkshake, con una luce divertita negli occhi. "Quella cosa è un'arma nelle tue mani".
Arrossì e lo allontanò, sospirando rumorosamente.
Il piccolo sorriso abbandonò le labbra del ragazzo, mentre si sedeva dritto. "Stavo solo scherzando, Odango".
Scrollò le spalle, sentendosi sempre più mortificata. "Non ho fame", sussurrò, ignorando la leggera sensazione che l'avvertiva delle imminenti lacrime.
"Cosa c’è che non va?", la domanda sembrava più un ordine.
Strinse le labbra, cercando disperatamente una scusa -una qualsiasi scusa logica- che giustificasse il suo improvviso cattivo umore. Considerò brevemente di fingersi allegra, mostrare un falso sorriso e battere un po' le ciglia, ma non ne aveva la forza. Scosse la testa e lo guardò con gli occhi lucidi. Mamoru restò senza fiato e si appoggiò allo schienale.
"Ti ucciderebbe farmi un complimento?", sibilò, mentre la prima lacrima scendeva sulla sua guancia. Furiosa con se stessa per la sua reazione eccessiva, per il suo comportamento così disperato e stupido di fronte a lui, la asciugò con la manica e incrociò le braccia sul petto, adirata. "Oh, non preoccuparti", mormorò quando vide che lui non diceva nulla. Infine, si alzò dallo sgabello, accorgendosi che uscire al più presto dalla sala giochi era la sua ultima possibilità per salvare un po' di dignità.
Ma si fermò, neanche dopo un passo, e seppellì il viso fra le mani, sapendo che la stava ancora guardando. Sapendo che sembrava un'idiota. Sapendo che non le importava della dignità e dell'orgoglio. Voleva solo piacergli!
Ma ancora non aveva detto nulla. Non avrebbe detto nulla. A lui, lei non piaceva.
Aveva atteso abbastanza a lungo. Mamoru aveva avuto la sua opportunità.
Il mondo di Usagi stava crollando e si sentiva cadere in uno spazio nero infinito, senza luce né aria. Un soffocante, caldo, oscuro buco, senza Mamoru. Nessun Mamoru. Nessun Mamoru.
Singhiozzò e fece un altro passo verso la porta.
"Odango-chan", mormorò. "tu-".
"Usagi-chan?". Usagi ansimò e sollevò lo sguardo per vedere Makoto andarle incontro. "Mi sembrava fossi tu! Oh, i tuoi capelli sono così carini!". La brunetta si interruppe quando, avvicinandosi, notò le guance arrossate di Usagi e il mascara che le colava sul viso. Pietrificata, spostò lo sguardo dalla sua migliore amica a Mamoru che le stava guardando in silenzio, che sembrava colpevole, turbato e a disagio. Il sorriso di Makoto diventò irato mentre appoggiava un braccio sulle spalle di Usagi e l'altro sul suo fianco.
"Diamine, Mamoru, che cosa le hai fatto questa volta? Non puoi lasciarla in pace ogni tanto?".
Mamoru sembrava essere stato colto alla sprovvista e faceva scorrere lo sguardo fra le due, mentre Usagi singhiozzava sempre più forte.
Lanciando un'altra occhiataccia all'uomo, Makoto si rivolse alla sua amica e iniziò a condurla verso l'uscita. "Non preoccuparti, Usagi-chan. E' solo un idiota, lo sai, no? Ma, hey, perché non chiamiamo le altre per una terapia dell'ultimo minuto? Poi possiamo prendere una banana split e chiacchierare di tutti i ragazzi carini, okay?". Fraintendendo i crescenti gemiti di Usagi, Makoto la portò fuori, cercando disperatamente di confortarla.
Quando scomparvero dalla vista, Mamoru si passò una mano fra i capelli e chiuse di scatto il libro. Gemendo, lasciò cadere la testa sul tavolo, pensando, Odango, sei bellissima, radiosa e splendida. Com'è che non me ne sono accorto prima?.
Le ragazze ridacchiavano e chiacchieravano, mentre attraversavano il grande viale pieno di negozi, indicando costosi vestiti di seta e provando oltraggiosi cappelli di paglia. La loro allegria, tuttavia, non contagiava Usagi che si trascinava miseramente dietro le sue quattro migliori amiche, tirando i piedi e ricacciando indietro le lacrime.
La faccia di Mamoru era impressa nella sua mente. Ovunque si voltasse, lo vedeva. Nei cartelloni, nelle inserzioni pubblicitarie, nei volti delle persone che passavano. Aveva sobbalzato almeno una ventina di volte, pensando di averlo visto svoltare una curva o dirigersi verso di lei, ma era solo la sua immaginazione. Era grata. Eternamente grata. La ossessionava già abbastanza così. E solo ricordare l'espressione che aveva nella sala giochi mentre Motoki blaterava senza sosta riguardo il suo trucco e i suoi capelli, la faceva sentire umiliata.
Una fredda indifferenza, ma con qualcosa celato, nascosto, nella profondità dei suoi occhi. Qualcosa di cui non poteva essere certa, ma che la terrorizzava poter credere. Irritazione? Fastidio?
Certamente non desiderio. Certamente non lussuria. Certamente non amore.
Chi era lei per poter pensare di risvegliare questi sentimenti nell'uomo più perfetto di Tokyo? Del mondo?
Chiuse con forza gli occhi e si morse duramente la lingua disperatamente cercando di concentrare la sua attenzione su quel dolore, piuttosto che su quello che le bruciava il petto. Quando riuscì a riprendere il controllo del suo respiro, aprì nuovamente gli occhi e vide una maglietta sportiva nella vicina vetrina. Blu. Una maglietta della squadra di baseball dei Seattle Mariner con il nome 'Ichiro' stampato sul retro. Sobbalzò, ricordandosi il libro che aveva letto la mattina. 'Gli uomini amano le donne che fanno sport'.
Velocemente, si voltò e si passò la manica sugli occhi. "Non importa", sussurrò fra sé e sé. "Anche se a Mamoru piacessero gli sports, non cambierebbe mai idea su di me. non c'è speranza".
"Ok, Usagi! Questa situazione è andata avanti anche troppo a lungo!".
Ansimò e sollevò lo sguardo sulle sue amiche che la circondavano, guardandola preoccupate. Fece un passo indietro, nervosa.
"Che accidenti ti sta succedendo oggi?", cominciò Makoto, con le mani sui fianchi. "Non hai detto una parola da quando ti ho incontrata alla sala giochi".
"E hai certamente pianto", continuò Ami, indicando le guance arrossate di Usagi.
"Per non parlare dell'improvvisa trasformazione", aggiunse Rei. "Sei truccata, ti sei fatta la manicure e Dio solo sa cos'altro".
Usagi si fissò i piedi, grata che le scarpe coprissero la pedicure e scosse la testa. "Niente, ragazze. Sto bene...", mormorò a bassa voce.
"Si tratta di un ragazzo". Sollevarono tutte il volto verso Minako che sembrava aver capito. Appariva un po' nervosa e un po' colpevole, ma più che altro preoccupata per Usagi. "Si tratta di un ragazzo", ripeté, poi sospirò piano piano, "Si tratta di Mamoru".
Rei, Makoto e Ami spostavano lo sguardo da una bionda all'altra, cercando di comprendere che cosa stesse cercando di dire Minako a riguardo della strana depressione di Usagi. Le loro domande trovarono presto risposta mentre le mani di Usagi si sollevavano a coprirsi il viso e la ragazza si lasciava finalmente andare al pianto che aveva cercato di trattenere. Il corpo, scosso dai singhiozzi, tremava e Makoto si fece avanti per sostenerla. Le si avvicinarono tutte, ignorando gli sguardi straniti dei passanti.
Credevano che i gemiti si placassero dopo pochi minuti, come accadeva sempre, e così furono veramente shockate nel constatare che Usagi stava ancora piangendo dopo cinque minuti, senza segno di volersi fermare. Makoto guardò stupita le altre, stringendo la ragazza al petto.
"Che cosa le ha fatto quell’idiota?".
"No", Usagi cercava di parlare attraverso le pieghe della maglia di Makoto, scuotendo la testa. "No, non ha...non ha...fatto nulla-". La sua preghiera venne interrotta da un'altra serie di gemiti.
Minako si rosicchiò le unghie, guardando per terra.
"Allora che cosa è successo, Odango Atama?", sospirò Rei, impaziente. Nonostante il suo comportamento sembrasse menefreghista, le ragazze sapevano che era solo perché Rei odiava vedere Usagi così addolorata. L'uso del nomignolo, tuttavia, servì solo a far piangere Usagi ancora di più.
Gemette, le dita che si aprivano e si chiudevano intorno alla maglia di Makoto, mentre cercava di respirare fra i singhiozzi. "Lo amo!", urlò, scuotendo la testa. " Lo amo. Lo amo così tanto. O Dio, cosa farò? Lo amo. lo amo...", la voce andava affievolendosi, come se quelle due parole fossero le uniche che sapeva dire, l'unica cosa onesta che aveva mai detto e ora non riusciva a fermarsi. Aveva aperto il vaso di Pandora.
Le ragazze, tutte ad eccezione di Minako, fecero un passo indietro, perplesse. Makoto si allontanò e tenne Usagi ad un metro di distanza, osservandone il volto arrossato e gonfio, incredula, mentre Minako faceva rapidamente un passo avanti e avvolgeva Usagi in un confortante abbraccio. Usagi accettò grata e continuò la sua tirata. Minako le accarezzò i capelli e guardò le sue amiche, scrollando le spalle.
"Ecco, l'ho detto", mormorò con ironia,. "Il mistero è risolto".
"Ma-ma-", Rei balbettò, tenendosi la fronte con una mano. "E' impossibile! Usagi odia Mamoru! Lo sanno tutti!".
"Non lo odio!", gracchiò, allontanandosi dall'abbraccio di Minako. Lanciò un'occhiataccia alle sue amiche, gli occhi iniettati di sangue, come se convincerle del suo amore immortale fosse la cosa più importante al mondo. "Non odio Mamoru! Come potrei? Chi potrebbe? E' incredibile! E' fantastico! E' così intelligente e dolce e gentile e generoso e...e...non lo odio. Lo amo così tanto. Ho così tanto bisogno di lui". Singhiozzò di nuovo e si lasciò abbracciare nuovamente da Minako. Ami, che era sempre preparata per qualsiasi situazione, le porse il fazzoletto e Usagi lo prese, nascondendovi il viso e continuando a scuotere le spalle. "Ma lui non mi ama", mormorò, la determinazione che andava scomparendo ed il dolore che tornava. "Non mi ama. Non mi amerà mai. E' inutile. Inutile. Non ho più ragione di vivere...".
Tre ragazze boccheggiarono e Minako sospirò pesantemente e le asciugò gli occhi. "Oh, tesoro", sussurrò. "E' tutta colpa mia".
"Usagi-chan, che cosa stai dicendo?", esclamò Makoto. " "E' solo uno stupido ragazzo! Sei veramente così triste?".
"Oh, non-", mormorò Usagi, "non parlare di lui in quel modo".
"Ma come puoi...? Usagi, non stai parlando come sempre. Non ti ricordi? Stiamo parlando di Mamoru! Ti ha presa in giro continuamente da quando vi siete incontrati!".
"Oh!", Rei spalancò gli occhi. "Eccetto ieri!". Le ragazze si voltarono incuriosite verso di lei. "Sono venuti alla sala giochi ieri. Ed era davvero, beh, abbastanza gentile. Almeno, non vi siete insultati per nulla. Ma che cosa è accaduto fra di voi per causare un cambiamento così drastico?".
L'attenzione delle ragazze si rivolse ad Usagi, ma fu Minako che timidamente sollevò la mano. "Ehm, penso di saperlo".
Aspettarono pazientemente che continuasse. Anche i singhiozzi di Usagi si stavano lentamente calmando.
"Vedete...io...ehm...l'altro giorno...io...", sospirò. "Usagi ha bevuto una pozione d'amore".
Batterono le palpebre.
"Ma non è quello che pensate! Stavo cercando di darla a Motoki, per...beh, sapete", continuò, arrossendo. "Ma invece l'ha bevuta Usagi e poi, ecco, ha iniziato a comportarsi stranamente. Beh, non così", gesticolò, indicando Usagi, "ma completamente innamorata. Nei confronti di Mamoru".
"Oh, Minako, come hai potuto? Sei la guerriera dell'amore! Avresti dovuto avere più buon senso di così!", la rimproverò Ami.
"Non credevo fosse così efficace! E poi, non era quel genere di pozione d'amore. Non cambia i sentimenti delle persone, li amplifica".
"Il che significa...?".
"Significa che Usagi ama realmente Mamoru. E' solo che con la pozione, è diventato, beh...una necessità. Lo amava prima, ora ne ha bisogno".
Tornarono a fissare Usagi, che stava guardando Minako con un'espressione indecifrabile, le lacrime avevano finito di scorrere, la maglia stretta nei pugni. Lentamente, scosse la testa e abbassò le spalle. "Non so di cosa tu stia parlando, Minako-chan, ma ti sbagli. Mi sono sempre sentita così. Ho sempre avuto bisogno di lui. Ne avrò sempre bisogno". Sospirò. "Grazie, ragazze, per avermi ascoltata, ma ora vorrei rimanere sola. Vado a casa". Lentamente, si allontanò, lasciando le altre a fissarla shockate.
Infine, Rei ruppe il silenzio. "Minako, devi trovare una soluzione".
Minako si tirò nervosamente una ciocca di capelli. "Lo so, lo so. Ma non l'ha bevuta tutta. Non può certo durare per sempre".
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Note di lithtys: Mi scuso con tutti per la lunga attesa.
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Capitolo 9 *** Cap 9 - Love is in Denial ***
Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso
dell'autrice.
LOVE POTION No 19
By Alicia Blade
CAPITOLO 8 - LOVE IS IN DENIAL
La campanella suonò e Usagi sospirò profondamente prima di raccogliere lentamente i libri e farli scivolare nella cartella. Ami la guardò dalla sua sedia, accigliandosi quando Usagi si alzò facendo un sospirone che faceva apparire l'azione dolorosa, e lentamente iniziò a dirigersi verso la porta, a testa bassa. Ami la seguì, scuotendo la testa e facendo un debole sorriso alla loro insegnante.
Usagi era arrivata in ritardo -in estremo ritardo- quella mattina, ma Haruna sensei, dopo aver notato l'espressione abbattuta della ragazza ed i suoi occhi rossi, non aveva avuto cuore di metterla in punizione. Ora, stava guardando le due ragazze mentre uscivano dalla sua classe, domandandosi che cosa avesse potuto spezzare il cuore della ragazza più allegra della scuola.
Mentre si recavano verso la sala giochi per incontrare le altre ragazze, Ami, incapace di reggere l'assordante silenzio, aveva intrapreso un monologo sulle varie verifiche della giornata e sulle lezioni e compiti. Usagi non disse nulla...si fissava solamente i piedi con la frangia spettinata che le copriva gli occhi. Quella vista lacerò il cuore di Ami e cercò di pensare a qualche spiegazione scientifica o cura medica, ma non gliene venne in mente nessuna. Pensò di cercare nel suo computer qualcosa a riguardo delle pozioni d'amore e sui loro effetti collaterali e decisa che valeva la pena provarci, anche se non ci sperava molto. Quello era il campo di Minako.
La porta di vetro si aprì ed Usagi esitò. Appoggiando gentilmente la mano sulla spalla della ragazza, Ami la guidò all'interno dove vennero salutate da Minako, Rei e Makoto, già sedute sugli sgabelli.
"Giusto in tempo!", disse Rei, facendo loro segno, "Vi abbiamo ordinato un frappé".
"E stanno arrivando anche le patatine", aggiunse Makoto.
"Come ti senti, Usagi-chan?", le chiese Minako, preoccupata.
Usagi scrollò le spalle, mentre si sedeva di fianco a loro ed Ami occupava l'ultima sedia rimasta. "Bene", mentì, in modo poco convincente.
"Allora...ci h pensato molto", disse duramente Rei, "e sono riuscita a trovare altre due soluzioni al tuo problema, Usagi-chan, in aggiunta a quella di trovare una cura per la pozione d'amore".
Usagi sbuffò all'accenno alla pozione, credendo che i suoi sentimenti fossero reali e forti quanto l'amore che provava per la sua famiglia ed i suoi amici e non esclusivamente dovuti ad una pozione magica.
"Allora, quali sono queste idee?", chiese Ami.
"Primo, trovarle un altro uomo".
Usagi sollevò lo sguardo e la guardò male. "Non voglio un altro-".
"Lo so, lo so. Almeno ascoltami. Ti ricordi quando odiavi Mamoru?".
"Non ho mai-".
"Perché si comportava come un idiota con te! Con quei nomignoli e gli insulti e tutto il resto? Allora, se riusciamo a trovarti un vero principe così da allontanare i tuoi pensieri da lui, forse-".
"No!", urlò Usagi, stringendo le mani a pugno, mentre gli occhi andavano riempiendosi di lacrime. "Non voglio nessun altro! Questa non è una semplice cotta! Non è una stupida infatuazione. Gli appartengo completamente, interamente. Se non posso avere lui, allora non avrò nessuno. Diventerò una suora prima di fingere di essere innamorata di un altro!".
Le ragazze si scambiarono un'occhiata, guardando in modo strano la ragazza che si lasciò cadere amaramente sul suo sgabello, proprio mentre stava arrivando Motoki con 5 frappé e 2 grossi cestini di patatine. "Ecco a voi, ragazze. Hey, cosa c'è che non va, Usagi-chan?".
Minako gli fece velocemente segno di lasciar cadere il discorso e di andarsene. Capendo al volo, fece un passo indietro, borbottando..."Ehm...uhm...non importa. Okay. Beh, sai dove trovarmi se hai bisogno di qualcosa". Aveva l'espressione preoccupata, mentre ritornava al bancone e Minako cingeva le spalle di Usagi con un braccio.
"Qual'era la tua seconda idea, Rei?".
"L'opposto di questa", disse la sacerdotessa, scrollando le spalle. "Invece di costringere Usagi a lasciar perdere, faremo innamorare Mamoru di lei".
Usagi si imbronciò, abbattuta. "Pensi che non ci abbia provato?".
"Oh, suvvia, hai flirtato con lui per quanto? Tre giorni? Queste cose necessitano di tempo. Inoltre, non hai pensato di esserci andata troppo pesante? Possiamo provare tattiche diverse. Come, 'la ragazza difficile da conquistare'? O possiamo fingere di farvi andare ad un appuntamento al buio? O forse, farti uscire con qualcun altro così da renderlo geloso? Ci sono un sacco di cose che possiamo provare".
Anche se per un breve istante una luce di speranza era apparsa nello sguardo di Usagi, se ne andò via velocemente , mentre scuoteva la testa. "Che cosa importa? Non sarò mai abbastanza per lui. Nessuna cosa che io faccia potrà mai renderlo felice. Si merita una ragazza che sia intelligente e bella e affascinante e sofisticata e unica".
"Unica?", Makoto rise. "Usagi, tu sei la più-".
"Shh!", le interruppe Ami e si volsero in tempo per vedere Mamoru entrare nella sala giochi. Quando i suoi occhi si posarono su di loro ed in particolare sulla bionda che sembrava improvvisamente nascondersi dietro Minako, fece un profondo respiro e si diresse verso il loro tavolo. Usagi squittì nervosamente, incapace di distogliere lo sguardo da lui.
"Ehm, ciao", iniziò nervosamente.
"Ciao, Mamoru-san", risposero in coro le ragazze. Tutte, eccetto Usagi. Aveva perso la voce; il corpo le tremava e Minako, notandolo, le passò una mano sul braccio nel tentativo di calmarla.
"Odango-chan, mi chiedevo...posso parlarti?".
Era nervoso. Minako sollevò un sopracciglio e guardò le altre ragazze per vedere se lo avevano notato anche loro. Lo avevano notato. Mamoru non era mai nervoso.
Deglutendo, Usagi annuì lentamente e Minako la sospinse fuori dalla sua sedia. Riuscì a trovare un po' di forza nelle gambe e seguì Mamoru, all'estremità del bancone, lontani dalla confusione della sala giochi.
Le ragazze si guardavano incuriosite, pregando silenziosamente in una svolta della situazione, prima di concentrare la loro attenzione su Mamoru e Usagi.
"Forse non dovremmo guardare", sussurrò Ami, lo sguardo incollato alla coppia.
"Stai scherzando?".
"Scommetto che se Minako sbattesse le ciglia a Motoki, lui ci farebbe nascondere dietro al bancone per farci ascoltare cosa si dicono".
Minako sogghignò. "Mi piacerebbe avere quel tipo di potere su di lui". Poi, voltandosi verso le sue amiche, chiese, "Credete che lo farebbe?"
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Mamoru ed Usagi si sedettero sugli ultimi due sgabelli e la ragazza iniziò immediatamente a giocare con le bustine di zucchero sul bancone, desiderando di aver portato con sé il frappé, così da avere qualcosa da fare, ma poi grata di non averlo fatto perché avrebbe solo riportato alla mente dei brutti ricordi e avrebbe fatto ricordate a Mamoru quanto era stata infantile quando glielo aveva rovesciato in testa. Non osò incontrare il suo sguardo, anche quando il silenzio fra di loro divenne pesante e iniziava a soffocarla. Aprì un pacchetto e fece un minuscolo mucchietto di zucchero, guardando affascinata il modo in cui i granelli cadevano insieme e scintillavano.
Finalmente, Mamoru si schiarì la voce. "Sei arrabbiata con me".
Il respiro mozzato fece capire a Mamoru di avere ragione, anche se lei non era davvero arrabbiata con lui. Era infuriata con se stessa e innamorata di lui. Si morse il labbro ed aprì un altro pacchetto. Mamoru sospirò.
"Usagi, ascolta...sono...ehm...non me la cavo bene nelle amicizie, okay? Non ho mai avuto molti amici nella mia vita e, di questi, la maggior parte sono ragazzi, così...voglio esserti amico. In realtà ero veramente...felice...sabato sera quando eri da me e ho scoperto che mi sento a mio agio con te e questo mi piace. Ma non so che cosa fare, ora, con te. Non so cosa tu ti aspetti o cosa ho fatto di sbagliato. Non sono abituato a queste cose". Si interruppe, guardando la mandibola di Usagi tremare e le palpebre sbattere furiosamente. Le sue labbra erano increspate e dubitava che gli avrebbe risposto. Era arrivata alla quarta bustina di zucchero.
Dopo aver roteato gli occhi, infuriato per la sua inadeguatezza, allungò la mano e coprì quella di Usagi, fermando l'attacco ad una nuovo pacchetto di zucchero. Boccheggiando, lo guardò. Mamoru cercò di sorridere, sicuro di aver fatto più un sorrido pietoso e implorante che allegro. "Per quanto riguarda ieri", sussurrò, inumidendosi le labbra, "stavi bene. Davvero bene, in realtà. E' solo che non mi aspettavo...il cambiamento e dopo tutte queste situazioni nuove in così poco tempo, ecco...sono stato colto di sorpresa. So che è una scusa che non regge, ma non volevo farti star male. Davvero, non so perché tu tenga tanto alla mia opinione...", ridacchiò nervosamente, "ma credo che sia compreso nel pacchetto dell'amicizia. Allora...stavi bene!".
Usagi sbatté le palpebre, lo sguardo in grado di fargli perdere il sorriso che tentava disperatamente di trattenere, prima di aprire lentamente la bocca.
"Stavo bene?".
"Si, davvero".
Allontanò la mano dalla sua e improvvisamente fecero la loro comparsa delle lacrime di rabbia, "Bene, Mamoru?", quasi urlò. Si tirò indietro, sussultando. "Non stavo cercando di 'stare bene'!".
"Ehm...tu...che cosa...ho detto qualcosa di sbagliato?".
"Che ne dici di bella?", gridò, saltando giù dallo sgabello e mettendosi le mani sui fianchi, infuriata, "che ne dici di meravigliosa? Quello era quello che volevo che pensassi! Che sono splendida, Mamoru! Sono stata al salone di bellezza per ore! Mi sono fatta i capelli e le unghie e quell'orrendo fango verde e la ceretta...e l'ho fatto per te!". La sua tirata stava perdendo tono, mentre le lacrime le scendevano lungo le guance. Guardò la sua espressione sbigottita attraverso gli occhi annebbiati, cercando di trattenere i singhiozzi ed infine bisbigliando, "L'ho fatto per te. Per te, Mamoru. Perché voglio che pensi che io sia bella. Perché voglio che mi ami. E non come un'amica, ma come io amo te".
Sbatté le palpebre, la bocca aperta. "Usa...", inspirò, le labbra quasi incapaci di formulare una frase. Allungò le mani verso di lei, spaventato, insicuro. Voleva confortarla, disperatamente, ma il suo cervello si rifiutava di comprendere quello che gli stava dicendo e fino a quando non riusciva a capirlo...non sapeva che fare. "Usa, io-".
"No, Per favore, no".
Chiuse la bocca e all'improvviso, le braccia di Usagi furono attorno al suo capo, la testa premuta contro l'incavo del suo collo. Spalancò gli occhi e le sue braccia la strinsero inconsapevolmente. Stava tremando violentemente. Voleva tranquillizzarla, sapeva di doverlo fare, ma le sue mani che le accarezzavano la schiena e le spalle sembravano inesperte e rudi anche a lui. Deglutì nervosamente.
"Ti amo", sussurrò e Mamoru avvertì il suo fiato contro il collo, "ti amo così tanto, Mamoru. Sono innamorata così pazzamente di te che sto morendo dentro". Poi le mani di Usagi furono nei suoi capelli e le labbra sulle sue, piccole e calde e lo stavano baciando freneticamente, supplicandolo. Immediatamente Mamoru si trovò a non poter più respirare, o muoversi o pensare. La sensazione della sua bocca, delle sue dita nei capelli, del suo corpo, lo immobilizzarono. Il suo cervello si trovava in una fitta nebbia dove esisteva solo la sensazione di lei. Il suo cuore anelava a restituirle il bacio, ma era troppo sconvolto per iniziare anche solo a reagire al torrente di emozioni che lo stava sommergendo.
Usagi si allontanò. Mamoru la guardò shockato, le braccia ancora strette attorno alla sua vita. Piangeva ancora. I suoi occhi lo guardarono per un momento con un'espressione terrorizzata, prima di togliere le dita dai suoi capelli e aprire la bocca come per parlare.
Ma invece, i suoi occhi rotearono all'indietro e svenne fra le sue braccia.
"Usagi!", urlò, rinsaldando la sua presa per tenerla su. Le sue grida vennero immediatamente accompagnate da quelle delle sue amiche e guardò da sopra la spalla in tempo per vedere le quattro migliori amiche di Usagi e Motoki nascosti dietro il bancone. "Da quant'è che siete lì?", urlò.
"Svelto, portala sul retro", ordinò Rei, ignorando la sua domanda. "Ha bisogno di stare giù".
Cercando di rimettere insieme qualche frammento di razionalità. Mamoru, riconoscendo che Rei aveva ragione, prese Usagi fra le braccia e si affrettò verso il retro, posandola cautamente sul sofà. Quando gli sembrò comoda, anche se pallida, si girò verso i cinque amici che stavano sulla porta.
"E' anemica o qualcosa di simile?", ruggì. "Perché continua a svenire in questo modo?".
"Fammela vedere", disse Ami, spingendolo da parte e inginocchiandosi di fianco alla ragazza.
Lasciandole un po' di spazio per farle controllare il polso e la temperatura di Usagi, Mamoru si precipitò verso il gruppo, sembrando più stanco che infuriato.
Tirandosi indietro, Motoki mormorò, "Sta accadendo davvero?".
"Che succede? Da quand'è che eravate lì?".
"Mamoru, calmati", gli ordinò Rei. "Questo non riguarda te e poi ora abbiamo altre cose di cui preoccuparci".
"Inoltre", disse Minako, "c'è qualcosa che devi sapere prima che Usagi si svegli".
"Che cosa?".
"Beh, sai che Usagi ha iniziato a comportarsi diversamente verso di te dopo che è svenuta l'ultima volta...".
Mamoru sbatté le palpebre. Non aveva notato la coincidenza, ma ora che glielo faceva presente realizzò rapidamente che i due eventi erano stranamente coincidenti.
Continuò, "Ho ragione di credere che le cose cambieranno di nuovo quando si sveglierà".
"Come?".
Un gemito attirò la loro attenzione di nuovo su Usagi proprio mentre stava aprendo gli occhi. Ami stette dietro la ragazza mentre questa osservava la stanza, gli occhi che passavano da un amico all'altro. Mamoru si aspettava che il suo sguardo si fermasse su di lui. Non lo fece.
"Che è successo?", chiese ad Ami.
"Sei svenuta".
Si accigliò, poi sollevò lo sguardo pensierosa, poi boccheggiò. "Oh! Dopo che ho rovesciato il mio frappé sulla testa di-", guardò Mamoru, che si stava agitando. "Wow, ti sei pulito in fretta".
"Odango Atama, quello è successo venerdì", le disse Rei.
"Oggi è venerdì".
"No, è lunedì".
Studiò i loro stoici volti. "Davvero?".
Annuirono tutti.
"Non ti ricordi nulla degli ultimi 3 giorni?", le chiese Makoto, gettando uno sguardo a Mamoru, il quale stava ancora fissando Usagi con gli occhi spalancati. Era diventato stranamente pallido.
Usagi si soffermò e cercò di ricordare qualcosa, ma tutto ciò che le venne in mente era Mamoru che la insultava una volta di troppo fino a che lei era scoppiata e gli aveva versato mezzo frappé al cioccolato sulla testa. "No. Non da quando ho rovesciato quel milkshake su Mamoru". Ridacchiò e lo guardò, "Uno spreco orrendo per un frappé gratuito".
Mamoru strinse la mascella, ma Minako sembrò l'unica a notarlo.
"Usagi! Lo hai baciato!", proruppe Motoki. Le ragazze si fecero piccole piccole. Mamoru non disse nulla.
"Ho baciato chi?".
"Mamoru!".
Fissò Motoki per un attimo, poi Mamoru, poi scoppiò a ridere. "Già, come no! Come se potessi mai baciare quello! Ottima trovata, Motoki-onii-san!".
"Ma...ma...l'abbiamo visto tutti...proprio ora...", il ragazzo si interruppe quando Rei gli conficcò un unghia nel fianco.
"Non ti ricordi proprio nulla?".
"Che cosa? Tipo io che bacio il baka? Siete tutti matti! Quale ragazza nel pieno delle sue facoltà mentali vorrebbe...oh, solo il pensiero mi fa venire la nausea! Che razza di scherzo state cercando di farmi? E' davvero lunedì o state scherzando anche su questo?".
"Usagi, molte di noi non erano nemmeno qui venerdì, ricordi?".
"Oh, già...".
"E tu hai bac-".
"No", si volsero tutti verso Mamoru e videro che aveva gli occhi incollati su Usagi e furono sorpresi di vedere quell'espressione di totale indifferenza sul suo volto. Minako, che lo aveva osservato, scosse la testa e distolse lo sguardo. "Non è successo nulla. Non mi ha baciato. Perché avrebbe dovuto farlo?".
La sua voce era dura e fredda e Usagi si sentiva in trappola. Deglutì nervosamente, mentre un brivido le scendeva lungo la schiena.
Ma poi Mamoru distolse lo sguardo da lei, si girò e andò via, camminando velocemente fuori dalla sala giochi, mentre tutti lo osservavano, avvertendo una nube scura che incombeva sulla stanza e la strana sensazione che qualcosa fosse andato storto.
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Note di lithtys: innanzitutto volevo scusarmi con tutte quelle persone che mi hanno contattato via mail...mi sono accorta che i nuovi filtri anti-spam mi cestinavano direttamente le mail da indirizzi sconosciuti e così non so se mi sono persa qualcosa. Scusate. Se qualcuna di voi mi ha scritto, non pensi che non abbia voluto risponderle...semplicemente non ho ricevuto il suo messaggio ç____ç Ora ho sistemato tutto e non ci saranno più problemi...spero!
Hatori: come avrai letto, Usagi ha fatto IL guaio! Ha baciato Mamoru, lui ne è rimasto scosso e lei subito dopo se n'è dimenticata...peggio di così non potrebbe andare ç____ç
chichilina: ecco un altro capitolo...ancora 3 e 'Love Potion No19' sarà finita ^_-
ellephedre: anche a me dà una sensazione di freschezza *___* E' una fanfict dolce e simpatica ^___^ Ammetto che Alicia Blade è bravissima e tutte le sue storie meritano di essere lette *___*
bunny1987: spero ti sia piaciuto anche questo capitolo *___*
Gaia: credo che questo capitolo sia stato ancora più triste del precedente...ma le cose andranno meglio...o no? XD
maryusa: nuovo capitolo fresco fresco di stampa XD
jaj984: ho tutta l'intenzione di portare a termine questa traduzione ^___^ E' vero, sono un parecchio lenta, ma la finirò.
layly_lily: grazie mille per i complimenti! *____*
princessangel: mi sono un po' persa con gli aggiornamenti, ma eccomi qui! XD
Grazie a tutte per la pazienza e...scusatemi ancora per il problema delle mail. |
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