Momenti

di With H
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La partenza ***
Capitolo 2: *** Il secondo giorno ***
Capitolo 3: *** Miss ***
Capitolo 4: *** Desiderata ***
Capitolo 5: *** Confusa ***
Capitolo 6: *** Cinque ***
Capitolo 7: *** Sentimenti ***
Capitolo 8: *** Non ti innamorare ***
Capitolo 9: *** Di nascosto ***
Capitolo 10: *** Dobbiamo parlare ***
Capitolo 11: *** Qualcosa di importante ***
Capitolo 12: *** Provocazioni ***
Capitolo 13: *** Amore ***
Capitolo 14: *** La notte più bella ***
Capitolo 15: *** La fede greca ***
Capitolo 16: *** L'ultima sera ***
Capitolo 17: *** Lacrime ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** La partenza ***


I respiri o il numero di battiti cardiaci durante la vita di una persona sono irrilevanti. Il nostro petto si gonfia miliardi di volte senza che ce ne rendiamo conto, i nostri polmoni richiedono sempre più aria e il nostro cuore continua a pompare sangue ed altro sangue ancora. È così per tutti gli esseri viventi, non si può cambiare.
Ciò che però rende diversa ogni vita dall’altra, sono i momenti. Quei momenti che il respiro te lo bloccano e ti inchiodano il cuore al petto.
È per momenti del genere che noi siamo vivi, non per il numero di battiti del nostro cuore o dei nostri respiri, quelli ci permettono di sopravvivere. E credo ci sia una bella differenza.

 

Helis rilesse più volte le parole che aveva scritto nella didascalia di una fotografia caricata su Instagram; era una foto di fuochi d’artificio, con un filtro che li rendeva ancora più brillanti, l’aveva scattata qualche settimana prima.
Quel giorno era esattamente un mese dall’inizio di quella che avrebbe per sempre ricordato come la più bella estate della sua vita. Bologna era fredda e grigia, sebbene fosse solo inizio settembre ed era così diversa dalla città in cui era atterrata con l’aereo trentuno giorni prima; Atene aveva un cielo di un azzurro splendente e, la temperatura che arrivava ai quaranta gradi, sembrò schiacciarla contro l’asfalto bollente appena uscì dall’aeroporto.
Ricordare quell’estate che sembrava già così dolorosamente lontana, le faceva male, ma non poteva farne altrimenti. Considerò che forse era un po’ masochista.
In quei giorni di totale solitudine nella città che l’aveva adottata per gli studi universitari, aveva maturato l’idea di scrivere una sorta di diario delle vacanze; forse perché non ne aveva parlato con nessuno, o meglio, aveva raccontato di quei meravigliosi quattordici giorni solo a sua cugina e ad un paio di amiche, ma aveva tralasciato i dettagli e si era resa conto che quella vacanza era stata caratterizzata soprattutto dai dettagli, dai momenti. Momenti che, come aveva scritto nella didascalia della fotografia appena pubblicata su Instagram, le avevano tolto il respiro.
Osservò il quaderno abbastanza doppio ma non troppo grande che aveva comprato, con la copertina in cuoio e le pagine leggermente ingiallite; le dava l’idea di qualcosa di vero, di vissuto ed era quello che voleva per il posto in cui avrebbe conservato qualcosa come un pezzetto della sua anima. Sorrise al riferimento che involontariamente aveva fatto ad uno dei suoi libri preferiti, poi prese il quaderno e lo aprì aspirando l’odore della carta, la penna blu era già nella sua mano sinistra, aveva pensato di scrivere in nero perché sarebbe stato un colore più appropriato, ma detestava scrivere in nero e allora lasciò perdere
La prima pagina del quaderno reclamava un titolo. Quello era difficile, necessitava di un titolo che racchiudesse in una o poche parole l’essenza di quello che poi avrebbe scritto, l’essenza di quell’estate. C’erano tante parole che potevano andare bene, perché tante avrebbero potuto descrivere quei momenti.
E mentre lo pensava, si rese conto che non aveva bisogno di cercare un titolo. Sfilò il tappo alla penna con vari gufi disegnati sulla plastica che conteneva l’inchiostro e con la sua grafia non troppo ordinata e tendente verso sinistra, scrisse la parola che aveva pensato.
Momenti.
In effetti non era poi tanto difficile. La parte complicata doveva ancora arrivare.
Si ritrovò a fissare il foglio successivo per svariati minuti, bianco, senza nessun segno, aspettava solo di contenere il peso dei suoi ricordi. Non sapeva da dove iniziare, quanto indietro doveva andare con la memoria per dare un giusto inizio a quella storia? 
Forse a quel cinque luglio quando finalmente era tornata a Napoli, dopo aver dato l’ultimo esame per quella sessione, dopo l’ansia che le aveva provocato forti dolori addominali, dopo la voglia di andare finalmente in vacanza? No. E neanche i giorni a Napoli così diversi dalla frenesia delle ultime settimane bolognesi.
No, la sua storia sarebbe iniziata verso l’undici agosto, così come era giusto che fosse, dopo il weekend con le amiche in giro per la Costiera Amalfitana e dopo la prenotazione all’ultimo minuto in un’anonima agenzia turistica nella periferia di Napoli.
Helis non aveva dormito molto quella notte, come al solito. Provava quel misto di attesa, entusiasmo e, naturalmente, ansia prima della partenza. Ricordava di aver fatto un sogno strano sulle valige, forse perché si era ridotta come al solito all’ultimo momento per prepararle ed aveva passato il giorno precedente a scavare nell’armadio alla ricerca di quello che avrebbe portato; erano solo due settimane, eppure la prima volta che aveva fatto la valigia, sembrava che dovesse partire per qualche anno in previsione di una probabile guerra aliena e la distruzione di tutti i negozi di vestiti, così si era ritrovata a pesare la valigia e a rendersi conto che superava di almeno il doppio il limite di peso consentito dalla compagnia aerea con cui avrebbe viaggiato. La disfece tre volte prima di raggiungere solo quattro chili in più rispetto al limite consentito.
La giornata scorreva lenta, non aveva molto da fare e decise di riordinare la libreria di iTunes dividendo le varie canzoni per album, anno di pubblicazione ed artista. Pensò di essere totalmente pazza. 
Dopo pranzo sentì l’adrenalina aumentare, mancava ormai poco alla partenza, per cui decise di anticipare sua madre che di lì a breve avrebbe iniziato a tartassarla ed andò a lavarsi. Indossò una canottiera blu cobalto e dei pantaloni in cotone leggero, con una fantasia un po’ indianeggiante, sotto un paio di ballerine color panna; non si sentiva particolarmente carina, ma visto quello che l’aspettava nelle prossime ore, era il meglio che potesse trovare. Soprattutto comodo.
Iniziò a caricare le valige in auto mentre sua madre si occupava della casa; in realtà avrebbe dovuto aspettarla, aveva ancora le mestruazioni e, sebbene fosse uno degli ultimi giorni, si sentiva ancora spossata soprattutto a causa del caldo. Quando chiuse il portabagagli, le girava un po’ la testa ma, per non sentire il “te l’avevo detto” di sua madre, si mise seduta sul sedile del passeggero ed impostò il navigatore per Bari.
Mezz’ora più tardi l’autostrada sfrecciava attraverso i finestrini aperti e la voce meccanica e femminile del navigatore indicava loro la strada.
Helis non aveva idea di come sarebbe stata quella vacanza. Era il primo anno senza le sue due amiche storiche, che però non erano più amiche e quella consapevolezza bruciava come quando aveva fatto il tatuaggio a forma di tre stelline che aveva all’interno del polso sinistro, a sedici anni, convinta che la loro amicizia che era iniziata forse ancora prima della loro nascita dato che i loro genitori erano amici a loro volta da anni, sarebbe durata per sempre. Però andava in un villaggio turistico, dopo anni di assenza dai villaggi sia come villeggiante che come animatrice; inoltre aveva Atene ad un’ora e mezza di autobus e, comunque sarebbe andata la vacanza, avrebbe comunque avuto la possibilità di visitare una città incredibile la cui storia e cultura avevano sempre suscitato una forte attrazione per Helis.
Il suo iPod collegato allo stereo dell’auto iniziò a suonare “Make You Feel My Love” nella versione del telefilm Glee cantata da Lea Michele. Helis aveva dedicato quella canzone all’unico ragazzo di cui si fosse mai innamorata davvero e che continuava ad amare da quasi due anni, nonostante tutto. Era stata una storia complicata, fatta più di rifiuti e sotterfugi che di momenti reali e felici ed era certa che avrebbe continuato a soffrire per lui per molto tempo ancora. Si disse che era decisamente masochista.
Il sole tramontò alle loro spalle e fu presto sostituito da un’incredibile luna piena e rossa che si alzava lentamente nel cielo mentre ormai mancavano appena trenta minuti all’arrivo in aeroporto. Helis guardò incantata quella luna e decise che voleva prenderla come un segno positivo, quasi a voler cercare nel satellite terrestre una conferma che quell’estate sarebbe stata bella.
Arrivarono in aeroporto dopo un po’, perché il parcheggio che avevano prenotato era abbastanza distante e fu difficile raggiungerlo, sua madre tirò fuori dalla borsa due panini che mangiarono stanche e in silenzio mentre il tabellone elettronico segnalava l’imbarco per l’ultimo volo della giornata al quale seguiva il volo per Atene alle sei del mattino seguente.
Sarebbe stata una nottata lunga.
La sala d’attesa era già popolata da un gruppo di ragazzi, probabilmente anch’essi in attesa del volo per Atene, che erano accampati a terra accanto ad alcune sedie su cui avevano lasciato le borse e giocavano a carte, Helis e sua madre si diressero alla fila successiva di sedie e si misero sedute. Erano di ferro, fredde e comode solo per la prima mezz’ora dopo la quale Helis iniziò ad avvertire un formicolio ai glutei ed un risentimento alla schiena, provò più volte a cambiare posizione e poi capì che tanto sarebbe stato inutile provare a dormire; le risultava difficile addormentarsi quando era in un letto comodo con il silenzio totale che la circondava, per cui era certa che lì, su quelle scomode sedie, con il rumore prima dei fuochi d’artificio e, a notte inoltrata, della macchina per pulire i pavimenti, sarebbe stato impossibile.
Tirò dalla borsa l’iPad, inforcò i suoi occhiali da vista con la montatura rosso scuro che usava solo per la stanchezza ed iniziò il primo capitolo di Harry Potter E Il Calice Di Fuoco. Da qualche anno aveva la tradizione di rileggere tutta la saga durante l’estate e prima di partire era riuscita a finire i primi tre libri; sebbene li conoscesse quasi a memoria, non si stancava mai di rileggerli quando poteva e quello sembrava il momento adatto per continuare.
Era arrivata al sesto capitolo quando arrivarono tre ragazzi forse poco più grandi di lei, Helis li guardò da sopra gli occhiali e notò che non erano male, in particolare quello più alto che sembrava molto carino. Si misero seduti sulle due sedie più vicine a lei, separati solo da una base a forma di cactus che intervallava ogni gruppo di quattro sedie e che aveva le prese per la corrente.
Ritornò a leggere distraendosi di tanto in tanto solo per guardare i tre ragazzi, anche loro sembravano girarsi spesso verso la sua direzione. Si chiese se li avrebbe poi rivisti al villaggio in cui era diretta, villaggio di cui in quel momento non ricordava nemmeno il nome, doveva essere tipo Eritrea o qualcosa del genere.
Aveva letto un paio di capitoli quando notò che la maggior parte delle persone che popolavano quella sala e che erano aumentate senza che lei se ne accorgesse, stavano dormendo; alcuni seduti, altri in posizioni strane sulle sedie o sui tavolini accanto ad esse ed altri, come il ragazzo carino del piccolo gruppo alla sua sinistra, per terra. Anche sua madre si era stesa tra la sedia e il tavolino ed aveva iniziato a dormire mentre Helis restò seduta, con i piedi scalzi poggiati sulla sua valigia e l’iPad sulle gambe. Li invidiava molto, sapeva che avrebbe dovuto dormire, ma non ci riusciva e comunque non aveva poi tanto sonno.
Il tempo sembrava scorrere a velocità dimezzata e spesso Helis si chiedeva come fosse possibile che fossero passati solo dieci minuti dall’ultima volta che aveva guardato l’orario, quando a lei sembrava un secolo.
Lesse più della metà del libro, andò un paio di volte al bagno ed incrociò spesso lo sguardo con il ragazzo steso a terra che per un po’ era rimasto sveglio, poi le sveglie sugli smartphone delle varie persone iniziarono a suonare simultaneamente e nell’aeroporto entrarono altre persone.
Erano le quattro del mattino. 
Tutti ancora intorpiditi dal sonno si avviarono lentamente verso il piano di sotto dove a breve si sarebbe aperto il check-in, Helis sentiva invece che l’energia che l’aveva tenuta sveglia per tutta la notte, si stava velocemente consumando ed iniziò a desiderare i sedili più o meno comodi dell’aereo quasi come se fossero la “terra promessa”. Ma anche il check-in fu lento, venne dato loro un opuscolo delle escursioni sulla costa della Grecia con la Balkan Express, l’agenzia che avrebbe accompagnato ognuno di loro nei diversi villaggi e poi, dopo un’ora, si diressero al gate. Helis e sua madre riuscirono giusto a mangiare un cornetto prima dell’imbarco e poi salirono sulla navetta che li avrebbe portati in aereo.
Il sole stava appena sorgendo e quell’alba creava un’esplosione di colori meravigliosi sulle piste dell’aeroporto; per la prima volta da quando si era svegliata quasi ventiquattro ore prima, si sentì davvero consapevole che stava partendo e fu invasa da un calore rassicurante che l’accompagnò mentre saliva e prendeva posto sull’aereo. 
Del viaggio non ricordava nulla, si addormentò appena allacciò la cintura di sicurezza per svegliarsi solo quando il comandante annunciò che erano atterrati ad Atene.
Quell’ora e mezza non le era bastata, ma l’eccitazione di trovarsi finalmente lì riuscì ad attenuare il suo sonno. Recuperarono i bagagli e poi furono accolti da varie operatrici della Balkan Express che li accompagnarono verso i vari autobus per i villaggi; fuori dall’aeroporto Helis entrò per la prima volta in contatto con il caldo di quella parte della Grecia e pensò che, con la sua pressione bassa e i continui cali di pressione, non si sarebbe mai abituata. 
Salì sull’autobus per il suo villaggio che si chiamava Eretria Village - Holidays In Evia Hotel e constatò con una certa delusione che i tre ragazzi che aveva visto in aeroporto, salivano su un altro autobus. Accusò il colpo.
— Ciao a tutti. Io sono Eleonora, della Balkan Express, tra un’oretta e mezza saremo all’Eretria Village. Adesso vi do dei moduli da compilare che consegnerete poi in reception una volta arrivati, così da velocizzare le cose. — aveva la voce squillante e il viso simpatico e continuo a dare varie informazioni sul villaggio, ma dopo un quarto d’ora, Helis si addormentò di nuovo per poi risvegliarsi solo quando il pullman entrò nel resort. 
La prima cosa che vide fu la reception che si trovava al piano terra del palazzo in cui c’era l’hotel, lei invece sarebbe stata nelle stanze più ampie dall’altra parte del villaggio, più vicina al ristorante dove c’era la piscina più grande e all’anfiteatro e più lontana dalla spiaggia e dall’altra piscina dove si sarebbero svolte tutte le attività dell’animazione. 
Fu servito loro un cocktail di benvenuto e poi Eleonora li accompagnò al ristorante perché le stanze non erano ancora pronte. Si trovava accanto ad una piscina enorme con due ponti che la attraversavano un bordo all’altro, al ristorante si accedeva attraverso il bar e poi si salivano alcune scale alla fine delle quali c’era una grande sala pieni di tavoli sistemati anche sulla terrazza; il cibo era a buffet e si poteva scegliere tra una grande varietà di piatti diversi, da più tipi di carne, ai primi, al pesce e diverse verdure cotte o crude. Ma Helis aveva i gusti piuttosto complicati e già in quel momento, mentre il suo piatto era praticamente vuoto rispetto agli altri, capì che avrebbe mangiato poco in quelle due settimane ma, tutto sommato, non le dispiacque poi tanto. Nonostante avesse perso alcuni chili negli ultimi mesi e più di una decina negli ultimi due anni, aveva intenzione di dimagrire ancora per non sentirsi mai più grassa e brutta come un tempo, non poteva dire di avere un fisico perfetto, ma non era più come prima ed aveva iniziato a piacere a sé stessa e agli altri.
Dopo pranzo Helis e sua madre ritornarono in reception a prendere i bagagli ed aspettarono che qualcuno del service le accompagnasse in camera con la golf car.
— State andando via?
La domanda arrivò in inglese, da una bella voce maschile, Helis si girò e vide due animatori; quello che aveva parlato era alto, aveva un bel fisico, i capelli castano scuro e gli occhi nocciola e, se lei non fosse stata così stanca, di sicuro sarebbe arrossita perché era decisamente carino, tanto da non farle prestare quasi attenzione all’altro.
— Emh, no. Siamo appena arrivate, andiamo in camera a posare le borse. — lui annuì soddisfatto della risposta, come se fosse contento che lei non andasse via e poi, dopo averle salutate, se ne andarono; lei si sentì una stupida perché non parlava in inglese da molto tempo ed era certa di aver sbagliato la composizione della frase, forse anche la pronuncia. Sperò di recuperare in fretta le lacune che aveva accumulato a causa dell’assenza di pratica.
Furono accompagnate nella loro camera, la 2205 abbastanza vicina alla zona ristorante e, come avrebbe scoperto qualche giorno dopo, anche agli alloggi degli animatori; sistemarono il contenuto delle tre valige negli armadi e poi si concessero un paio d’ore per dormire dato che faceva troppo caldo per girare per il villaggio ed Helis non avrebbe ancora potuto fare il bagno.

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Capitolo 2
*** Il secondo giorno ***


— Hely, svegliati. 
La voce di sua madre sembrava arrivare da molto lontano, era caduta in un sonno profondo e non avrebbe voluto svegliarsi così presto. Era passata poco più di un’ora da quando si erano addormentate al fresco dell’aria condizionata della camera ed era ancora sufficientemente stanca per continuare volentieri a dormire. Ma Barbara non era della stessa idea e alla fine fu costretta ad alzarsi, a scegliere il pezzo di sopra di un costume e ad indossare un paio di pantaloncini sotto; poi andarono in piscina dove stava per iniziare Zumba. 
Helis era ancora troppo assonnata per partecipare ad una qualsiasi attività, per di più faceva decisamente caldo, ma sua madre sembrava decisa già a fare tutto, forse più per invogliarla a partecipare e provare a divertirsi, che per la reale voglia di fare Zumba. Ma ci voleva un po’ affinché si ambientasse, ricordava ancora la prima delle due estati al Villaggio Nausicaa in Calabria in cui aveva avuto bisogno di tre giorni prima di iniziare davvero a divertirsi, ad ogni modo quelle due estati in quel villaggio le ricordava ancora come le più belle che avesse mai fatto; ed allora era più piccola e c’erano le sue due migliori amiche.
L’animatrice che faceva Zumba sembrava quel tipo di ragazza un po’ piena di sé, abituata ad avere il mondo ai suoi piedi, certo, poteva permetterselo perché era molto carina con i capelli scuri che le scendevano lunghi e mossi sulla schiena ed un bel fisico delineato sul quale apparivano alcuni tatuaggi molto belli e fini, ma Helis non sopportava molto le ragazze come lei. O forse in quel momento non sopportava nulla in generale, così decise di darle un’altra opportunità nei giorni successivi prima di giudicarla.
La esortò in inglese a fare Zumba ed Helis intuì dal suo accento che fosse italiana come lei — No, sono arrivata da poco, non mi va.
L’animatrice arricciò il naso — D’accordo. 
— Mi farò perdonare da domani. — ribadì sorridendo con poco entusiasmo.
In effetti un po’ se ne pentì di non averlo fatto, le canzoni erano belle e lei era brava; alla fine della mezz’ora, l’animatore in console annunciò che le attività del pomeriggio erano finite e che li aspettavano quella sera per il Beach Party, subito dopo la Baby Dance che si sarebbe tenuta in spiaggia.
— Allora, come ti sembra? — le chiese sua madre senza riuscire a nascondere la sua ansia.
Alzò le spalle — È solo il primo giorno. — ammise — Sembra carino... Il villaggio è molto bello, certo non quanto il Nausicaa, ma credo che nessun villaggio e nessuna estate potranno eguagliare quelle. Però mi sembra molto carino.
— Ah, finalmente delle italiane! 
Non ebbe bisogno di girarsi perché a parlare era stato un altro animatore che si era spostato accanto a loro, non era molto alto, aveva i colori scuri e mediterranei ed era anche lui un bel ragazzo, ma non quanto l’altro che aveva visto qualche ora prima in reception.
— Io sono Jerry, piacere.
Anche loro si presentarono, lui sorrise e poi si congedò dicendo che aveva da fare e che si sarebbero visti in giro.
— Non male eh?
Helis guardò sua madre, a volte si chiedeva se non volesse a tutti i costi vederla con un ragazzo — No, per niente. Ma l’animatore di oggi era più carino, molto di più.
Barbara sorrise — Ti ha guardata con un paio d’occhi...
— Per te mi guardano tutti così.
— No, davvero. Sembravano entrambi abbastanza interessati. D’altronde ora che sei dimagrita sei diventata ancora di più una bella ragazza... Guardati, sei una favola.
Avrebbe voluto risponderle che lei era esagerata invece ma lasciò perdere ed apprezzò i complimenti di sua madre.
La seconda doccia di quella lunga giornata riuscì a levarle di dosso la stanchezza, forse non sarebbe riuscita a fare le ore piccole quella sera, ma dubitava che si sarebbe divertita al punto da voler restare fino a tardi. Non la prima sera comunque.
Indossò un top beige annodato dietro al collo, un paio di pantaloncini di jeans e sandali bassi al piede e poi, dopo essersi truccata ed aver aspettato che Barbara si preparasse, andarono al ristorante. 
La cena non fu molto più avvincente del pranzo, ma almeno c’era il salame al cioccolato come dessert. Helis non amava molto i dolci, aveva sempre preferito molto di più il cibo salato, però avendo mangiato poco, decise comunque di prenderne un po’, era la cosa più buona che avesse mangiato da quando era arrivata in Grecia.
Quando finirono di mangiare, decisero di restare un po’ sedute ai tavolini in piscina, prima di andare verso l’altra parte del villaggio dove c’era la spiaggia, così avrebbero potuto fare qualche telefonata e rilassarsi un po’. Accanto alle scale che portavano al ristorante, c’erano alcune animatrici vestite a tema per la festa sulla spiaggia, erano lì per fare l’accoglienza al ristorante e salutarono lei e sua madre con un gran sorriso; restarono alla piscina del ristorante per circa un quarto d’ora, prima di spostarsi in spiaggia dove erano stati allestiti vari tavolini da una parte e poi, davanti al mixer, era tutto libero per ballare; in quel momento c’erano i bambini che facevano la Baby Dance.
Notò l’animatore carino, indossava un gonnellino hawaiano ed una canottiera bianca e, quando sorrise a qualcuno, Helis avvertì per un attimo il cuore accelerare. Era davvero bello.
— Non ha più la fascia, hai visto?
Guardò sua madre perplessa, come se mentre lo guardava, si fosse persa qualcosa — La fascia?
— Sì, stamattina aveva un tutore al braccio. Chissà che si è fatto.
Non l’aveva notato, ma a guardarlo in quel momento, non le sembrava che avesse nulla di grave, al contrario di un altro animatore che era sceso da un muretto alto circa un metro dove si trovava il mixer, aveva due stampelle sotto le braccia ed una gamba ingessata, ma nonostante questo sembrava avere un’energia tale da fregarsene di avere un osso rotto e fare casino insieme ai villeggianti; era molto alto, con un bel fisico e, sebbene Helis non amasse molto i ragazzi biondi con gli occhi azzurri, doveva ammettere che anche lui era carino, sembrava più piccolo dell’altro, forse poco più di un ragazzino e infatti notò che alcune delle ragazze dello Junior Club lo guardavano come se fosse un adone.
Sorrise.
Lei di cotte per gli animatori ne sapeva qualcosa. Aveva quasi sempre passato le estati nei villaggi turistici e, da quando era entrata nell’adolescenza, ogni anno si era infatuata pesantemente di un animatore; considerando come guardava quello che in quel momento stava accendendo delle fiaccole sulla riva, pensò che anche quell’estate - sebbene non fosse più una ragazzina - c’erano buone probabilità che la storia si ripetesse ancora.
Prima dell’inizio del Beach Party, ci fu uno spettacolo pirotecnico fatto da tre animatori tra cui c’era Jerry, una ragazza con il fisico scolpito tipico di chi fa tanto sport ed un altro ragazzo che sembrava essere nato per giocare con le palle infuocate. Fu un bello show, Helis pensò che doveva essere un buono staff di animazione, al contrario di quello con cui quattro anni prima aveva lavorato lei che era quasi un disastro.
Quando poi partì la musica ed iniziò il Beach Party, Helis si trovò a ballare accanto a Jerry e all’animatrice che quel pomeriggio aveva fatto Zumba, che scoprì chiamarsi Clara. Jerry era circondato dai ragazzini e questo le fece pensare che doveva essere l’animatore dello Junior Club, con tutta l’energia e la simpatia che aveva, Helis lo vedeva appropriato per quel ruolo.
La serata fu molto piacevole, molto più delle aspettative. Anche se l’animatore carino sparì poco dopo, conobbe le altre animatrici e notò che un ragazzo vestito di bianco, con la camicia aperta sul petto scolpito ed una collana di fiori hawaiana, continuava a lanciarle delle occhiate e a sorriderle di tanto in tanto.
Aveva l’impressione che gli animatori maschi in quel villaggio fossero stati scelti anche per il loro bell’aspetto. 
Come aveva sospettato, non riuscì a trattenersi fino alla fine e non aveva neanche idea dell’orario che si sarebbe fatto con il Beach Party.
Nei pochi minuti che impiegò ad addormentarsi, pensò che l’impatto non era stato poi tanto male e fu cullata da una piacevole sensazione.
La mattina dopo fu tutto molto frenetico. Barbara che la sera prima aveva deciso che ogni mattina prima di colazione avrebbe camminato per mezz’ora per il villaggio, si era svegliata tardi e di conseguenza avevano quasi rischiato di saltare la colazione che riuscirono a fare giusto in tempo prima della chiusura del ristorante. 
Mezz’ora più tardi si spostarono in spiaggia dove i tavolini e il mixer della sera prima erano stati rimossi, si chiese quanto avevano lavorato gli animatori quella notte e provò un moto di solidarietà per loro. L’acqua del mare era cristallina, ma il fondale era pieno di alghe e a lei non piacevano molto.
A volte si sentiva un po’ una bambina capricciosa. Ad ogni modo fecero un bagno veloce e poi decisero insieme di spostarsi un po’ più su verso la piscina dove si svolgevano tutte le attività. A pochi metri dalla spiaggia c’era un’ampia zona con vari lettini disposti attorno ad una piscina abbastanza grande di acqua salata, c’era inoltre un bar e poi un palco circolare quasi completamente coperto da un tetto rotondo sorretto da sei colonne e dal palco si salivano alcuni scalini di pietra per andare su un altro palchetto più piccolo ma più alto.
Un uomo sulla quarantina un po’ in carne, con i capelli scuri e ricci, un sorriso dolce e simpatico che Helis dedusse fosse il capoanimatore, diede a tutti il benvenuto in varie lingue e poi annunciò che entro dieci minuti sarebbe iniziato il risveglio muscolare con Agnija che quel giorno avrebbe fatto Pilates.
Erano le dieci del mattino, quindi quella doveva essere la prima attività della giornata. Guardò Barbara che chiaramente non aveva capito ciò che il capoanimatore aveva detto al microfono, così glielo tradusse e poi lesse nella sua espressione il desiderio di andare a fare il risveglio muscolare. Helis sorrise, aveva ventun’anni e mezzo, viveva in un’altra città per studiare e sua madre ancora si preoccupava di lasciarla da sola.
— Lo faccio anche io... — disse con un sorriso rassicurante e si pentì di non aver portato un pantaloncino nella borsa perché avrebbe dovuto fare sport con un vestitino che di sicuro non sarebbe stato appropriato.
L’animatrice era la stessa che la sera prima aveva visto fare lo spettacolo di fuoco; aveva i capelli ricci legati in una coda volutamente storta ed erano rasati su un lato, i suoi occhi tra il nocciola e il verde e il suo sorriso le davano un’espressione molto dolce che non aveva notato con il buio. Ed era anche una bravissima istruttrice, spiegava bene e li fece lavorare parecchio, infatti alla fine della lezione Helis avvertiva che i suoi muscoli erano indolenziti per lo sforzo.
Circa venti minuti dopo, Clara - l’animatrice italiana - prese il posto di Agnija sul palco per insegnare la sigla dell’animazione, “Take My Hands”; era una canzone molto carina e, dopo la seconda volta che la provarono con la musica, Helis l’aveva già imparata a memoria, grazie agli otto anni di danza e all’estate da animatrice, riusciva a memorizzare i passi molto velocemente per cui non ebbe nessun problema quando Clara disse loro di spostarsi sul palco più in alto per ballarla un’ultima volta davanti a tutti prima dell’acquagym. 
A fare acquagym quella mattina era ancora Agnija che però le spiegò che di solito le attività sportive se le dividevano lei e Clara, a parte calcio, basket, volley-ball, bocce e ping pong, di cui si occupavano altri animatori.
Agnija fece anche una bella lezione di acquagym, sembrava che riuscisse a fare senza problemi qualsiasi tipo di sport e poi era molto simpatica, Helis l’adorava già.
Katastrofa! — esclamò Agnija in una strana lingua che Helis pensò fosse greco — Si chiama acquagym, è in acqua non in aria... Portate i macarons in acqua e fatelo ruotare. — il macaron era il tubo galleggiante che aveva dato a ciascuno di loro prima di iniziare.
Helis si divertì molto e subito dopo la lezione, tornò al palco dove stava iniziando il gioco aperitivo, al quale c’erano vari animatori. Barbara, invece, dopo le prime tre attività era un po’ stanca e decise di restare sul lettino a prendere il sole. 
Alla fine del gioco aperitivo, l’animatore carino portò la mano al centro ed aspettò che tutti poggiassero la loro sulla sua — Efharisto para poli, thank you so much, merci beaucoup, danke shön, grazie, hvala, spasibo, dziękuję... — disse in varie lingue come avevano fatto Agnija e Clara alla fine delle precedenti attività — Mi sono dimenticato qualcosa? — passò lo sguardo sui vari villeggianti in cerchio che non dissero nulla — Al mio tre, urliamo tutti Sunshine! Uno, due, tre...
— SUNSHINE! — urlarono tutti alzando le mani.
Si era divertita, molto. 
L’animatore carino, di cui ancora non aveva capito il nome, le aveva rivolto più volte degli sguardi e dei gran sorrisi che l’avevano fatta sentire come un budino e le attività le piacevano molto. All’una e mezza andarono a mangiare al ristorante e poi decisero di tornare in piscina a riposare un po’ prima che iniziassero le attività pomeridiane alle quattro del pomeriggio. Prima palla a nuoto per gli uomini o i ragazzi, insieme all’animatore che a Helis piaceva, poi ping pong con un’animatrice bionda che lei aveva visto quella mattina durante il gioco aperitivo e si chiamava Biljana e alle cinque c’era la lezione di balli caraibici ancora con Agnija seguita dall’acquagym con Clara.
— Le attività del pomeriggio sono terminate, lo staff di animazione vi augura un buon pomeriggio e vi ricorda che stasera qui alla mini disco della piscina, ci saranno i giochi per Miss e Mister Eretria Village, alle dieci meno un quarto, subito dopo la Baby Dance. Vi aspettiamo...

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Capitolo 3
*** Miss ***


Helis si guardò più volte allo specchio che si trovava sulla parete di fronte ai due letti, sopra una scrivania; non era grande tanto da potersi riflettere interamente, ma se si avvicinava di più al letto di sua madre, riusciva a vedersi fino a sopra le ginocchia, perciò decretò che la maglia turchese tutta ricamata dietro la schiena e la minigonna bianca, quella sera le stavano particolarmente bene. Abbinò un paio di orecchini alla maglia e poi indossò dei sandali con la zeppa in sughero, dopodiché guardò contrariata verso il bagno dove Barbara si stava ancora asciugando i capelli.
Da quando era diventata così lenta?
Ma in effetti era ancora troppo presto per andare a cenare, per cui decise di aspettare sua madre sedendosi un po’ fuori al terrazzino che affacciava sul verde e poi sul mare; da lì poteva vedere anche la zona del villaggio dove c’erano alcune mucche ed un bel cavallo marrone che era decisa a vedere più da vicino uno di quei giorni.
Più tardi, si recarono al ristorante. Quella sera a fare l’accoglienza c’erano Clara, l’animatore carino che le rivolse un sorriso dolce e l’animatore con la gamba ingessata; Helis e Bianca mangiarono lentamente e un po’ deluse perché il dolce di quella sera non piaceva ad entrambe e poi tornarono giù decise a fermarsi un po’ ai tavolini in piscina prima di raggiungere l’altra piscina dove ci sarebbe stata la serata.
Le ragazze italiane sono le più belle. — esclamò l’animatore carino mentre lei scendeva le scale del ristorante, gli si avvicinò sorridendo e sentendosi quasi un pezzetto di ferro attirato da una grossa calamita. 
Lui sorrise poggiandole un braccio sulle spalle e solo in quel momento Helis si rese conto di quanto fosse alto rispetto a lei, forse era poco meno di un metro e novanta e lei sentiva il suo corpo delineato contro il braccio che gli aveva avvolto alla vita.
— Parli in italiano. — disse sorpresa. Sebbene lui avesse una pronuncia incerta, aveva detto bene la frase.
Capisco italiano. Come ti chiami? 
— Helis. — rispose arrossendo un po’ mentre sua madre fingeva particolare interesse per il volantino del ristorante Lovely-Lovely che si trovava all’interno del villaggio, ma era a pagamento — E tu?
— Duško. 
Ci mise un po’ a capire il nome, aiutata soprattutto da Clara che glielo ripeté. Ebbe l’impressione che fosse gelosa di lui e che forse avevano una storia, questo non la rese più simpatica ai suoi occhi. Helis tendeva ad essere particolarmente gelosa e, anche se con Duško non ne aveva alcun diritto dato che era solo il secondo giorno che lo vedeva, non poté negare di esserlo comunque un po’.
— Bel nome. — ammise riferendosi soprattutto al suono dolce della S.
— Grazie, anche il tuo... Bella ragazza, ci vediamo dopo in piscina per lo show, ok?
Helis annuì allontanandosi da loro con un sorriso stampato sulla faccia che proprio non riusciva a levarsi, sua madre la guardava divertita — Vuoi che ti prenda un po’ d’acqua e zucchero al bar prima che usciamo? — la schernì.
Ma Helis non poté rispondere perché al bancone del bar giù al ristorante c’era Jerry insieme all’animatore con il piede ingessato.
— Ciao! — le salutò Jerry.
Barbara sorrise e poi guardò l’altro — Ma che ha fatto alla gamba? 
— Eh, è caduto. Il diciotto dovrebbe andare a fare un controllo per vedere se può toglierlo.
— Poverino, si vede che sta soffrendo. Anche ieri sera era chiaro che volesse ballare e sfrenarsi anche lui. Ha un sacco di energia e voglia di fare.
Jerry, che era di parecchio più basso del ragazzo, lo guardò con un’aria da fratello maggiore — Certo, lui è instancabile! Ha diciannove anni... Ma anche con il gesso non lo ferma nessuno, credetemi! — poi tradusse in inglese quello che stavano dicendo e lui annuì con aria solenne.
— Di dove siete? — domandò rivolgendosi ad Helis.
— Italia...
— Italia. — ripeté sorridendo — Tutte bellissime in Italia! Io comunque sono Klim... Tra un po’ c’è lo show per Miss e Mister Eretria Village, ci vediamo giù in piscina. — concluse facendo l’occhiolino.
— Dicono tutti che le italiane sono più belle! — affermò sua madre sorridendo mentre si dirigevano all’altra piscina — Hai visto quanto è alto... come ha detto che si chiama?
— Klim... Sì, è altissimo, molto più alto di Duško comunque, sarà quasi due metri. Qui gli animatori maschi sembrano essere stati scelti per la loro bellezza.
La piscina era già abbastanza piena di gente seduta ai tavolini del bar rivolti tutti verso al palco dove in quel momento gli animatori del Mini Club stavano facendo la Baby Dance insieme ai bambini, Helis e Barbara trovarono un paio di sedie quasi sotto al palco ed attesero che iniziasse la serata.
A presentarla c’erano il capoanimatore, che si chiamava Marc, Clara, Sophia - un’animatrice del Mini Club bionda e bassina - ed un altro animatore che Helis non aveva ancora visto e a cui inizialmente non diede molta importanza. Quattro animatori che ripetevano le varie frasi in quattro lingue differenti: Marc in francese, Clara in italiano, Sophia in greco e l’altro in inglese, affinché tutti i villeggianti capissero ciò che dicevano.
Per qualche minuto giocarono con il pubblico chiedendo se ci fossero persone da vari paesi differenti contando poi chi tra loro aveva più persone che parlavano la loro lingua. Poi annunciarono che avevano bisogno di tre donne e tre uomini che si sarebbero sfidati in vari giochi per diventare Miss e Mister Eretria Village.
Scesero tra il pubblico e Clara prese Helis per mano letteralmente tirandola sul palco contro la sua voglia. 
Helis avrebbe voluto seppellirsi. Era l’unica ragazza in mezzo a tre uomini e due donne decisamente più grandi di lei; si mise seduta al lato delle donne e Marc passò accanto a loro per sapere i loro nomi e da dove venivano.
— Mi chiamo Helda, sono italiana... — disse imbarazzata al microfono evitando accuratamente di guardare il pubblico.
L’altro animatore che nel frattempo aveva presentato gli uomini, si girò verso di lei. Gli occhi di Helis incontrarono i suoi color acquamarina, erano di un colore bellissimo che lei non aveva mai visto prima e spiccavano contro i capelli scuri ed ondulati che gli ricadevano ribelli sulla fronte; non era bello da far mancare il fiato come Duško, non aveva né il suo fisico ben delineato né il volto quasi perfetto, ma Helis si sentì ugualmente inchiodata alla sedia da quello sguardo profondo che le lanciò.
I giochi erano svariati, nel primo dovevano imitare tutto quello che faceva Miloš, l’animatore dagli occhi verdi. Avevano dato a tutte un cappello di paglia ed una cannuccia e dovevano alzarsi o sedersi sulla sedia, mettere o levare il cappello o mettere in bocca o levare la cannuccia esattamente quando lo faceva lui che ovviamente faceva di tutto per farle sbagliare. Helis fu la prima a perdere.
Il secondo gioco consisteva invece nel baciare sulla guancia il maggior numero di persone del sesso opposto prima che finisse la musica che Duško metteva dalla console. Helis imprecò mentalmente per aver messo la gonna e le scarpe alte, fece per partire, ma Miloš urlò stop al microfono e lei lo guardò perplessa.
Erano vicini e pensò che avrebbe potuto perdersi in quegli occhi, ma in effetti si perdeva molto di più negli occhi di Duško sebbene non fossero di quel colore così particolare ed intenso.
— Devi baciare i maschi. — ripeté come se fosse ovvio.
Helis guardò il pubblico per fargli capire che c’erano dei maschi nel pubblico, lui alzò gli occhi al cielo ed indicò se stesso e Marc — Noi cosa ti sembriamo? Anche noi siamo maschi!
Ridacchiò divertita e, appena partì la musica, diede un bacio veloce ad entrambi sulla guancia prima di scendere gli scalini e lanciarsi sul maggior numero di uomini possibili, ma dato che tutte le sedie erano unite e non c’erano passaggi, le risultò piuttosto difficile.
— Italiana... Se la prende con comodo. — la prese in giro Miloš. 
Infatti ancora una volta arrivò in ultima posizione. Non aveva nessuna possibilità di vincere e in realtà non le interessava molto, voleva solo che quei giochi finissero in fretta; ma il terzo era anche peggio degli altri: dovevano fare una sfilata mentre indossavano un boa piumato fucsia e poi fare tre posizioni sexy davanti a Miloš che era seduto su una sedia al centro del palco.
Helis avrebbe voluto uccidere Clara.
Il suo turno era l’ultimo, così ebbe il tempo di osservare le altre due, che avevano più del doppio dei suoi anni e sembravano ben felici di sbattere il loro corpo davanti agli occhi di un ragazzo che al massimo doveva averne trenta. Lei di natura era timida e non avrebbe mai osato fare posizioni del genere davanti a sua madre e tutta quella gente, nemmeno se al posto di Miloš ci fosse stato Duško.
Quando toccò ad Helis, Miloš si girò a guardarla e, giocando per far ridere il pubblico, finse di essere parecchio contento che toccasse a lei, fece il verso del lupo, Helis avrebbe preferito che lui non lo facesse perché il modo in cui la guardava la rendeva ancora più imbarazzata. Attraverso il palco ancheggiando e poi si avvicinò a lui, per la prima posizione scelse di inginocchiarsi accanto alla sedia come se fosse una Velina e gli passò le mani sul petto, Miloš ora sembrava molto più attento e concentrato su di lei che deciso a fare lo stupido per far ridere gli altri villeggianti; per la seconda posizione si mise seduta sulle gambe di Miloš, lui la prese dolcemente per i fianchi e lei inclinò indietro la testa accavallando le gambe e per finire, lo fece alzare in piedi e fece un caschè. Lui era forte e riuscì a reggerla senza problemi, poi la tirò su dolcemente e per un paio di secondi si trovarono faccia a faccia, arrossì e si allontanò da lui mentre veniva applaudita. Era certa che per quel gioco gli animatori erano convinti che lei avrebbe vinto perché notò la loro espressione un po’ delusa quando il pubblico applaudì più la donna che quasi aveva cercato di violentare Miloš che lei.
Per l’ultimo gioco, fatto prima dagli uomini vestiti da Tarzan e po dalle donne vestite da Jane, lei avrebbe dovuto fare una specie di percorso che doveva iniziare con l’urlo di Tarzan, poi avrebbe finto di tuffarsi in un lago immaginario rappresentato simbolicamente da uno dei tappetini blu che Agnija stendeva a terra la mattina per il risveglio muscolare, poi dovevano uccidere il coccodrillo interpretato da Marc per arrivare a Tarzan, che era Miloš, che l’avrebbe presa in braccio e portata via.
Aveva scelto la serata peggiore per indossare la gonna.
Miloš le mise davanti il microfono per fare l’urlo che era riuscito già abbastanza male alle altre due e che a lei, per l’imbarazzo, era venuto poco più di un sussurro, lui non perse tempo a prenderla in giro facendole il verso. Helis lo guardò con aria di sfida - solo successivamente si sarebbe chiesta dove aveva preso tutto quel coraggio in quel momento -, gli fece segno di ripassarle il microfono e cantò “I Will Always Love You” come Whitney Houston nella parte finale della canzone. Cantare le era sempre riuscito bene anche se evitava di farlo in pubblico, ma si sorprese di come la sua voce arrivasse al microfono forte e sicura; nei pochi secondi che cantò la frase, non spostò gli occhi da quelli di Miloš che ora la guardava piacevolmente sorpreso, poi smise di cantare restituendogli il microfono e il pubblico l’applaudì. Di sicuro era stato l’urlo di Tarzan migliore della serata e anche più divertente.
— Grazie. — rispose Miloš divertito, poi lei iniziò il suo percorso.
I giochi finirono e lei non vinse, ma fu contenta di poter finalmente scendere dal palco dopo aver ballato la sigla insieme agli altri partecipanti e agli animatori. Si diresse al bancone del bar decisa a bere almeno un paio di bicchieri di acqua fresca mentre partiva la prima canzone della discoteca, Miloš la raggiunse.
— Ciao... — mormorò guardandola mentre lei beveva, gli sorrise — Complimenti per stasera...
Ridacchiò — Non sono stata molto brava.
— Sì, infatti è stata una katastrofa. — ammise sorridendo — Come ti chiami?
— Helis.
— Helis... — il modo in cui pronunciava il suo nome, accentuando l’H come piaceva a lei anche se in Italia nessuno lo faceva, la fece sorridere — Io sono Miloš. Quanti anni hai, Helis?
— Ventuno...
— Ventuno, wow! — sorrise, anche lui che fino a un attimo prima le era sembrato la persona più spigliata del mondo, in quel momento appariva un po’ impacciato — E cosa fai nella vita?
Helis che di solito detestava essere al centro delle attenzioni, in quel momento si sentiva stranamente tranquilla, anche se non avrebbe saputo spiegarne il motivo — Studio... All’università.
Inarcò un sopracciglio — Ma va... Hai ventun’anni, per forza studi all’università. Cosa studi?
Era già abbastanza difficile spiegare il DAMS in italiano e lui parlava l’inglese molto meglio di chiunque altro lì al villaggio, per cui optò di dirgli che studiava musica; la domanda su quale strumento suonasse se l’aspettava, gliela facevano sempre anche in altre circostanze, per cui fu pronta a rispondergli che per un po’ aveva suonato violino e se la cavava anche con il piano, ma la sua università si basava su studi teorici di musica, non pratici. Le confidò che a lui sarebbe piaciuto imparare a suonare la chitarra, ma che trovava il violino uno strumento molto bello. 
— Non ti ho visto oggi, tu fai solo gli spettacoli serali? — la buttò lì versandosi altra acqua dalla brocca con il ghiaccio che era posata sul bancone.
— Era il mio giorno libero, domani ci sarò tutta la giornata. — poi, lanciò un’occhiata alle spalle di Helis — Helis, devo andare a cambiare la musica. Ci vediamo dopo... 

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Capitolo 4
*** Desiderata ***


Ormai aveva preso il ritmo del villaggio, perciò si svegliò poco dopo che sua madre era uscita per andare a camminare, erano le otto meno un quarto del mattino e, sebbene la sera prima si fosse trattenuta in discoteca fino alla mezza dopo aver partecipato a tutte le attività della giornata, non si sentì stanca, anzi era pronta per ricominciare d’accapo.
Se non avesse avuto un’esperienza tanto disastrosa quattro anni prima con l’equipe d’animazione con cui era capitata, probabilmente sarebbe stata una brava animatrice. A volte ci pensava ancora, la voglia di ripartire per un’altra stagione non l’aveva mai abbandonata, ma dopo che a diciassette anni era stata importunata pesantemente da un capoanimatore quarantenne, non si sentiva pronta ad affrontare altre esperienze del genere.
Barbara tornò mezz’ora più tardi annunciandole che era andata dal cavallo che loro riuscivano a vedere dal terrazzino della loro camera e che, se voleva, l’avrebbe portata lì quel pomeriggio. Helis amava gli animali e l’idea che in quel villaggio ce ne fossero così tanti, la rendeva quasi come una bambina allo zoo, per cui ci sarebbe andata volentieri.
Già durante il risveglio muscolare con Agnija che quel giorno faceva Yoga, notò l’assenza di Duško e, quando non lo vide nemmeno al gioco aperitivo, capì che il giovedì doveva essere il suo giorno libero. 
Al posto della sigla insegnata da Clara, quel giorno fu Miloš a fare la lezione di ballo delle undici del mattino, arrivò in piscina con degli abiti tipici greci ed insegnò loro il Sirtaki. Non era difficile, solo che dopo un po’ era stancante mantenere la posizione con le braccia aperte e le mani appoggiate sulle spalle delle persone che c’erano accanto; notò spesso gli sguardi di Miloš su di sé ed un paio di volte lui la prese in giro dicendo che alzava troppo la gamba e che non stavano ballando il Can-Can ma il Sirtaki. Helis sembrava essere il suo bersaglio preferito, però era sempre molto dolce con lei a differenza di come prendeva in giro tutti gli altri.
La sera c’era serata folkloristica greca con un gruppo di ballerini di Sirtaki, per cui Helis e Barbara decisero di andare a letto prima della sera precedente perché era abbastanza noioso.
Quando il giorno dopo si alzò dal letto si rese conto che era Ferragosto. Non aveva mai amato festività come Capodanno o Ferragosto e detestava festeggiarle, ma nei villaggi si era sempre divertita molto. Erano passati già tre giorni dal suo arrivo in Grecia ed Helis ebbe ancora la sensazione che il tempo avesse preso ad avanzare a velocità raddoppiata dopo essere passato così lentamente durante la notte che lei aveva trascorso in aeroporto.
Ma le sembrava anche strano che si trovasse lì solo da tre giorni; dopo aver partecipato ai giochi per Miss e Mister Eretria Village, molte persone avevano iniziato a salutarla al ristorante o in piscina, qualcuno aveva anche ipotizzato che lei facesse parte dello staff di animazione perché partecipava a tutte le attività, gli animatori scherzavano con lei molto più che con gli altri e inoltre aveva già imparato tutti i balli che mettevano prima o dopo il gioco aperitivo e la sera in discoteca. Ad ogni modo tentava di evitare i gruppi di italiani, perlopiù napoletani che parlavano sempre in dialetto e ad alta voce ed erano molesti. Non sopportava quel tipo di napoletani, quelli che poi davano una brutta fama anche alla sua città dove non c’erano solo persone così e non le pesava stare alla larga dagli unici italiani del villaggio.
Quando si rese conto che, nonostante in Grecia non si festeggiasse Ferragosto, ma era comunque una giornata particolare perché dedicata ad una santa locale e perciò quello sarebbe stato diverso dagli altri giorni, Helis rifilò una scusa ad Agnija e smise prima di fare Pilates per raggiungere gli altri ai tavolini che stavano dipingendo i vari villeggianti con i ditacolor rossi o blu; si avvicinò a Duško che aveva la faccia colorata di rosso.
— Helis. — affermò abbracciandola ed abbassandosi verso di lei per darle un bacio sulla guancia, ancora una volta lei si sentì come un budino, non c’era termine migliore per descrivere quello che provava quando era con lui — Oggi ci sono i giochi del quindici agosto. Ti voglio nella mia squadra, siamo i rossi!
Non aveva alcuna intenzione di giocare in un’altra squadra che non fosse la sua, ma annuì ugualmente. Poi lui la osservò aggrottando la fronte — Aspetta... — sussurrò e portò delicatamente due dita sotto al suo occhio dove Helis intuì avere una ciglia, la prese mentre lei tratteneva il respiro per quel contatto — Soffia... — mormorò tenendo la ciglia tra il pollice e l’indice della mano destra, Helis notò solo in quel momento che la sinistra sembrava priva di vita e allora capì perché aveva il tutore la prima volta che l’aveva visto; soffiò anche lui e continuò ad andare avanti e indietro tra le sue labbra e quella di Helis per un paio di volte — Ok, esprimi un desiderio. — entrambi chiusero gli occhi ed Helis si sentì un po’ infantile a sperare di essere baciata da lui — Quale dito scegli? — scelse l’indice, lui aprì piano la mano ed era proprio il dito su cui si era attaccata la sua ciglia, le sorrise — Il tuo desiderio si avvererà...
Helis non riuscì a non sorridere pensando a cosa avrebbe potuto dire Duško se avesse saputo il suo desiderio, ma prima che potesse iniziare a farsi film mentali su un romantico bacio al tramonto sul mare, Clara si avvicinò a loro e le disse che le avrebbe colorato la faccia di rosso con i ditacolor.
Dieci minuti più tardi aveva un cuore sulla guancia sinistra e due linee oblique su quella destra, più una linea che le partiva dalla fronte, continuava sul naso e poi sul mento. 
Duško e Klim iniziarono a reclutare altre persone per la squadra dei rossi mentre Clara si lasciò truccare da Helis.
— Carino... — dies la voce ormai familiare di Miloš accanto a lei, Helis non l’aveva visto arrivare, per cui si girò verso di lui che le sorrise, portò una mano verso il suo viso e delicatamente con l’indice tracciò il bordo del cuore provocandole dei leggeri brividi — Sei nella squadra migliore... — poi si allontanò a parlare con un altre persone.
Jerry la guardò e le fece una smorfia — Non ci posso credere che tu che sei italiana mi tradisci con i rossi! Dovevi essere nella mia squadra con i blu, che tra l’altro è pure il colore del Napoli.
Ridacchiò — Io sono napoletana.
Lesse la sorpresa sul volto dell’animatore — Sei napoletana? Ancora peggio! Mi tradisci con una barese, un russo e un serbo! — disse indicando prima Clara, poi Klim che saltellava su un piede appoggiandosi alle stampelle e poi Duško che faceva casino incitando i villeggianti della sua squadra.
— Mi hanno reclutata per prima e poi il rosso è il mio colore preferito... — disse indicando il vestitino che indossava sopra al costume, entrambi rossi.
Jerry scosse la testa — Oggi è meglio se non mi parli proprio... Siamo rivali!
Non poté fare a meno di ridere perché poi lui le fece l’occhiolino e si diresse verso la sua squadra.
Per la prima parte dei giochi si spostarono verso il prato poco prima della spiaggia; Helis fu scelta tra i partecipanti del primo ma, come due sere prima, si scoprì non molto brava a gareggiare, per cui decise di fare il tifo e dare il via ai cori; urlare e motivare gli altri come se fosse una cheerleader le riusciva molto meglio di giocare e inoltre Duško spesso le si avvicinava, le metteva un braccio sulla spalla ed urlava insieme a lei.
Verso metà mattinata si spostarono in spiaggia dove avrebbero giocato a beach-volley con le asciugamani e i palloncini pieni d’acqua, era un gioco che Helis conosceva perché l’aveva fatto anche in altri villaggi e spesso l’aveva proposto ai bambini quando aveva fatto l’animatrice. 
Dal prato, per arrivare alla spiaggia, bisognava scendere un muro alto circa un metro dove tre sere prima c’era il mixer per il Beach Party; le scalette erano molto più lontane e lei non voleva fare tutto il giro, per cui mentre si sedeva per poi scendere da un’altezza inferiore, Miloš le si avvicinò.
— Ti aiuto... — disse piano, come se non volesse farsi sentire, le mise le mani sui fianchi e la tirò giù come se fosse una bambina.
Si trovarono vicini e si scambiarono uno sguardo intenso, Helis si rese conto di aver trattenuto il respiro.
— Grazie. — mormorò leggermente impacciata.
Lui sorrise e poi le fece un cenno con la testa per farla andare a giocare. Si avvicinò al bordo del campo, accanto ad un’animatrice dello Junior di nome Kristina, ma continuò a guardare Miloš dall’altra parte, ancora un po’ confusa. Aveva la vaga sensazione che lui fosse interessato a lei e non sapeva bene come si sentisse al riguardo. Era diverso da Duško o da Klim e persino da Gorgias, l’animatore del Mini Club che quel giorno le aveva rivolto numerosi sorrisi; Helis per un attimo pensò che Miloš fosse interessato a lei allo stesso modo in cui lei lo era di Duško.
Duško la guardò e le fece segno di avvicinarsi a lui per continuare ad incitare la loro squadra, ormai si era abituata al suo braccio che le cingeva le spalle e al modo in cui la guardava di tanto in tanto quando si distraeva dal gioco.
Go red team! — urlò per l’ennesima volta sentendo ormai che la gola iniziava a farle male.
Miloš dall’altra parte del campo le fece il verso attirando la sua attenzione, lei gli fece una smorfia e lui rispose con la linguaccia, sembravano due bambini. Sorrise scuotendo la testa e pensò che era davvero stupido, ma questo non fece altro che farla sorridere ulteriormente.
Alla fine di quel giorno, tornarono in piscina dove squadra rossa e squadra blu e rispettivi animatori, fecero una foto di gruppo sul palco prima di ballare la sigla. Le attività sarebbero continuate quel pomeriggio alle quattro per i giochi in piscina che avrebbero decretato la vittoria di una delle due squadre.
Quando tornò verso i lettini da sua madre che non aveva partecipato ai giochi, sentiva di avere un sorriso ampio e sincero che probabilmente non aveva da molto tempo, sua madre le sorrise di rimando, contenta.
— Mi sto divertendo molto.
— Lo so.
— Credo che questa estate potrebbe competere con il Nausicaa.
Barbara la guardò sorpresa — Addirittura?
Helis annuì decisa — Sembra che stia andando molto bene, anche senza Carla e Fabiana. Sono felice.
Notò che gli occhi di sua madre si fecero lucidi — Sono contenta che tu lo sia finalmente senza di loro. Te lo meriti.
Alla fine dei giochi pomeridiani, furono i blu a vincere. Ma Jerry non ebbe molto tempo per vantarsi, perché gli altri animatori iniziarono a distribuire palloncini colorati ai vari gruppi di villeggianti; Miloš diede ad Helis un palloncino rosso.
— È il colore dell’amore... — mormorò passandole poi un foglio — Scrivi il tuo desiderio qui ed attaccalo al filo del palloncino. Alle cinque in punto li lasciamo andare e poi c’è il Sangria Party.
Deglutì. Anche al Nausicaa avevano attaccato i desideri ai palloncini e poi avevano bevuto Sangria a Ferragosto, era uno dei ricordi più belli che aveva di quelle due estati lì. Sul foglio scrisse semplicemente “essere felice” e poi lo attaccò al suo palloncino, si avvicinò al bordo della piscina dove ora c’erano tutti gli altri, anche gli animatori e, mentre partiva “We Are The World”, Marc fece il count-down al microfono e alle cinque precise tutti lasciarono i propri palloncini che si alzarono lentamente verso il cielo creando una macchia colorata in contrasto con l’azzurro sopra di loro.
Pensò che un po’ il suo desiderio si era già avverato perché quella giornata lei era stata davvero bene e felice. Gli animatori furono buttati in piscina da alcuni villeggianti, alcuni anche più volte mentre cercavano di bere la loro sangria.
Si sentì avvolgere da delle braccia forti e un attimo dopo avvertì il corpo totalmente bagnato di Miloš che l’abbracciava, si girò verso di lui senza sottrarsi all’abbraccio e le sorrise — Bello, vero?
— I palloncini? — annuì — Sì, molto... Stasera che c’è?
— Lo spettacolo degli ospiti qui in piscina. Prima la sfilata del Mini e Junior Club e poi i dodici dei dell’Olimpo con gli adulti... — rispose allontanandosi un po’ e lanciando sguardi furtivi ai suoi lati, naturalmente Helis sapeva che gli animatori non potevano avere atteggiamenti strani con gli ospiti e se fossero rimasti ancora abbracciati, qualcuno avrebbe potuto farsi delle idee sbagliate. Per un attimo si preoccupò che Duško fosse nei paraggi e li avesse visti, ma non lo vide da nessuna parte e ne fu rassicurata.
— Non c’è una serata karaoke per gli ospiti? 
Gli occhi verde chiaro di Miloš fissarono i suoi ed Helis si sentì come nuda sotto a quello sguardo — No...
— Peccato, a quella parteciperei volentieri e sarei pure brava.
Lui ridacchiò facendole il verso di quando due sere prima aveva cantato “I Will Always Love You”.
— Sì, mi ricordo... Molto brava.
— Ehi, non scherzare con me! — ironizzò.
— Non posso?
— Certo che puoi, stavo giocando... — mormorò detestando l’inglese con cui non riusciva a trasmettere l’ironia. 
Sembrò riflettere per un po’ su cosa dirle, poi tornò a guardarla intensamente — Mi piacerebbe sentire come canti... Magari, se vuoi, stasera dopo la discoteca potremmo andare in spiaggia, prometto che sarò un pubblico attento.
Helis avvampò. Di proposte del genere dagli animatori ne aveva già avute parecchie anche se di solito la richiesta era quella di andare a vedere le stelle ma l’intenzione era chiaramente un’altra. Il buonsenso le diceva che avrebbe dovuto dirgli un no secco ed andare via facendogli capire che stava esagerando, ma qualcosa nello sguardo di Miloš la spingeva a fidarsi di lui, volle fare l’ingenua e prendere quella richiesta esattamente per quello che sembrava, ovvero un’innocente desiderio di sentirla cantare. 
— Ok, vedremo...
Scrutò la sua espressione ancora per qualche secondo prima di sorriderle — Ci vediamo dopo. — disse ed andò via.
Sotto la doccia pensò molto alla conversazione avuta poco prima con Miloš. Non si era mai sentita desiderata quanto in quel momento; non si era mai reputata una brutta ragazza, ma pensava di essere sempre solo carina rispetto alle sue amiche che venivano notate di più perché erano molto più spigliate e provocanti di lei, invece lì per la prima volta nella sua vita, aveva le attenzioni di molti ragazzi e quasi di tutto lo staff maschile dell’animazione. Ne era lusingata, ma le sembrava anche strano.
Per la serata indossò un top molto scollato sui toni del beige e nero e sotto un tubino nero che le arrivava a metà coscia; quando arrivarono nella sala dalla quale si saliva poi al ristorante, Duško e Klim erano a fare l’accoglienza vestiti come gli antichi greci ed entrambi le rivolsero uno sguardo penetrante.
Bellissima. — disse Duško nel suo italiano un po’ forzato.
Helis sorrise raggiante — Sei molto bello anche tu. 
Duško la tirò dolcemente verso di sé e la strinse in un abbraccio affettuoso che Barbara non perse tempo a fotografare.
— Quindi fai la foto con lui e non con me? — intervenne Klim incrociando le braccia imbronciato — Sono geloso.
Helis ridacchiò e si avvicinò a quella piccola montagna che era Klim, tra le sue braccia si sentiva ancora più piccola che in quelle di Duško — Sei troppo alto... — gli sussurrò.
— No, siete voi italiane che siete tutte piccole. — ridacchiò.
Helis osservò il suo piede, quel pomeriggio era arrivato in piscina senza il gesso che si era levato poco prima da solo stanco di aspettare altri tre giorni per il verdetto. Helis pensava che avesse preso una decisione avventata, ma non poté biasimarlo, lei aveva fatto esattamente la stessa cosa otto anni prima.
Al bar sotto il ristorante incontrò il ragazzo che la prima sera l’aveva guardata spesso, inizialmente lei aveva pensato fosse un animatore, ma poi scoprì essere il bagnino, anche lui serbo come Duško e Miloš e gran parte dello staff. Era anche lui un bel ragazzo, con un fisico molto delineato ed uno sguardo penetrante che poteva quasi sembrare un po’ minaccioso, ma Helis aveva parlato un paio di volte con lui e l’aveva trovato un ragazzo molto tranquillo, forse solo un po’ riservato.
Le sorrise — Come va?
— Bene grazie e tu?
Anche lui, come Duško e soprattutto come Miloš, parlava bene l’inglese, ma aveva un accento straniero molto forte che, unito alla velocità con cui parlava, spesso non le faceva capire bene ciò che diceva, per cui si sentiva sempre un po’ in imbarazzo a parlare con lui e mentalmente pensò che quando sarebbe tornata a Bologna avrebbe assolutamente dovuto fare un corso per migliorare il suo inglese.
— Comunque io mi chiamo Dražen.
— Helis...
— Bel nome... Ti stai divertendo?
— Molto...
— Mi fa piacere... Beh, stasera resti in discoteca a ballare? — lei annuì — Ti piace molto ballare?
— Abbastanza.
— Sì, anche a me, solo che sono sempre un po’ stanco la sera. Qui in Grecia fa molto caldo, oggi c’erano quarantadue gradi e io non sono abituato a queste temperature, la notte non riesco a dormire... Per questo non resto spesso a ballare... Magari stasera ci becchiamo, però.
Quando uscì fuori verso la piscina, trovò sua madre seduta ad un tavolino che giocava con il cellulare, anche lei sembrava abbastanza sorpresa di come tutti dedicassero così tante attenzioni a sua figlia — Mi sa che devo iniziare a tenerti al guinzaglio. Piaci a tutti qui!
— Sono solo gentili... — mormorò un po’ a disagio.
Barbara rise — Hely, svegliati. Sembrano api attratte dal miele con te. 
Fece spallucce cercando di mostrarsi disinteressata — A me interessa solo Duško... Anche se ho la vaga impressione che lui e Clara stiano insieme, ogni volta che ci vede parlare si avvicina e si inserisce nella conversazione... — arricciò il naso infastidita.
— Beh, se stanno davvero insieme direi che è normale. Anche a te darebbe fastidio se tutte guardassero il tuo ragazzo. Però che scelta complicata quella di stare con un ragazzo della Serbia che forse non vedrà mai più...
Lo spettacolo di quella sera non fu molto divertente, ma fu compensato dai fuochi d’artificio che erano bellissimi; poi iniziò la discoteca e per la prima sera Miloš non restò tutto il tempo chiuso nel gabbiotto della console, ma scese in pista a ballare con i villeggianti. Su “Tranquila” di J Balvin, si avvicinò ad Helis e le mise le mani sui fianchi per ballare un po’ con lei.
Sorrise leggermente imbarazzata mentre i loro corpi erano decisamente troppo vicini e si muovevano in maniera provocante, ma Helis non era imbarazzata per questo, le dava solo fastidio che sua madre che era seduta ai tavolini giù al palco, potesse vederla.
Appoggiò le mani sulle spalle larghe di Miloš e lui la strinse un po’ di più, percepì il suo profumo e si sentì vagamente accaldata. Quando lui la lasciò per dedicarsi ad altri villeggianti, ebbe per la seconda volta in poche ore, l’impressione che lui si fosse lasciato andare un po’ troppo e se ne fosse accorto solo all’ultimo momento.
Andò al bar a bere un po’ d’acqua perché, sebbene fosse notte, continuava a fare particolarmente caldo e poi voleva riprendersi dopo il ballo con lui. Anche Duško stava bevendo, le fece l’occhiolino e poi quando partì una musica da Salsa, iniziò a muoversi piano sul posto con il bicchiere ancora tra le labbra.
— Balli bene. — gli disse.
Lui posò il bicchiere sul bancone, le prese la mano destra con la sua mano sinistra facendo uno sforzo notevole per piegarla e poi passò l’altro braccio dietro la sua schiena; ballava bene e riusciva a portarla tranquillamente senza farle sbagliare i passi.
— Cosa hai fatto alla mano? — gli chiese mentre improvvisavano quella Salsa nel piccolo spazio tra il bar e i tavolini.
— Durante le prove di una coreografia di Break Dance, ho messo male la mano ed ho urtato il nervo del polso... Ed ora è come se fosse addormentato, riesco a impugnare le cose, ma ho qualche difficoltà a muovere il polso.
— Deve farti molto male.
— No, è solo un po’ insensibile. — ammise con un’alzata di spalle — Ma ora va già molto meglio, sto facendo fisioterapia. — le fece fare una giravolta e poi le sorrise dopo un breve inchino — Grazie per il ballo. Sei brava anche tu... — le diede un bacio sulla guancia e poi andò via.
Quella giornata era stata più stancante delle altre, la gola le bruciava e si sentiva un po’ intorpidita per il caldo, per cui neanche quella sera aspettò la fine della discoteca. In realtà era un po’ in ansia per le aspettative di Miloš riguardo quella notte, per cui decise che era meglio evitare di stare da sola con lui, almeno per il momento.

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Capitolo 5
*** Confusa ***


Kalimera kai kalos irthate. Good morning and welcome. Bonjour et bienvenue. Buongiorno e benvenuti. Dobro jutro i dobrodošli. Dzien dobry i witam... Vi aspettiamo qui alla minidisco perché tra pochi minuti inizia Pilates con Agnija. 
Helis era stesa sul suo solito lettino accanto alla piscina ed esattamente di fronte al palco - sceglieva quei posti proprio perché avevano una posizione strategica -, guardò verso la console dove Miloš aveva appena dato il buongiorno e si sorprese ancora una volta di quante lingue parlasse. Un po’ lo invidiava.
Infilò dei pantaloncini neri da ginnastica ed una canottiera e si diresse verso il palco dove Agnija stava disponendo i tappetini per il risveglio muscolare; incrociò lo sguardo con Miloš che però le rivolse solo un cenno abbastanza freddo rispetto al solito e continuò a sistemare le maglie dell’animazione in vendita al desk accanto alla console.
Continuò ad avere un atteggiamento distaccato anche durante il gioco aperitivo rivolgendole a stento qualche sguardo; Duško invece scherzò spesso con lei durante la giornata, riusciva sempre a farla sentire la persona più speciale del villaggio salutandola con il bacio sulla guancia appena la vedeva, ripetendole che era bellissima e scherzando con lei durante il gioco aperitivo. 
Quando finì il gioco e, dopo aver ballato la sigla ed un’altra canzone dei balli di gruppo, Helis andò verso Miloš che era al bar a bere una Sprite. 
— Ciao... — mormorò lui.
— Mi stai evitando.
Lo disse velocemente, senza staccare lo sguardo e notò la sorpresa nella sua espressione — Cosa? No, perché dovrei...?
Ma stranamente non l’aveva guardata negli occhi, aveva invece mantenuto lo sguardo sul suo bicchiere e lei si sentì spropositatamente arrabbiata per questo — Ieri sera sei sparito...
Adesso era lui a sembrare irritato — Sparito? Io sono sempre stato qui...
Non era del tutto vero perché dopo che lei aveva ballato con Duško al bar non l’aveva più visto, poi era andata a dormire — Non ti ho più visto...
— Abbiamo ballato insieme.
— Sì, intendo dopo.
Si scambiarono delle occhiate infuocate — Sei andata via presto. — disse infine.
— E quindi mi ignori.
Finalmente Miloš si sciolse in un sorriso dolce — Non potrei mai ignorarti. — Helis fu invasa da uno strano calore a quelle parole e non seppe spiegarsi il perché — Pensavo solo che saresti rimasta. — alzò le spalle come se non fosse importante — Fino a quando resti qui al villaggio?
— Fino al ventisei.
Le sembrò come se gli occhi di Miloš si illuminassero, sorrise ancora e questa volta lei ritrovò tutto il calore che aveva sempre visto nei suoi sorrisi, tirò quello che ad Helis sembrò un sospiro di sollievo — Pensavo che saresti andata via questa settimana... Abbiamo tempo per poterci vedere dopo la discoteca, credo. Lo so che io finisco tardi perché spesso ho le riunioni o le prove e capisco se tu sei stanca...
— Riusciremo a vederci. — lo rassicurò, non del tutto convinta.
Per il resto della giornata, tornò ad essere dolce e scherzoso nei suoi confronti. Si incrociarono mentre entrambi prendevano da mangiare al buffet del ristorante, avevano i piatti in mano e lui la spinse piano con un movimento del fianco per attirare la sua attenzione, si scoprì stranamente contenta che lui fosse tornato lo stesso di sempre.
Quando ripresero le attività nel pomeriggio, Helis e Barbara erano stese sul lettino a prendere il sole in attesa che si facessero le cinque per la lezione di caraibici e poi dopo l’acquagym o Zumba con Clara. Helis aveva sfilato le spalline del pezzo di sopra del costume e guardava Duško da dietro gli occhiali da sole, lui stava facendo come ogni pomeriggio da arbitro per la pallanuoto, era così concentrata ad osservarlo che non si accorse che Miloš si stava avvicinando, per cui quando lo vide quasi sobbalzò.
Lui sorrise soffermandosi a guardare un attimo il suo corpo mentre Helis si metteva seduta e gli faceva spazio per sedersi — Non adesso, aspetta a stasera! — disse malizioso alludendo ai suoi gesti impacciati per infilare di nuovo le spalline facendo però attenzione che il costume non si muovesse.
Sorrise lanciandogli poi un piccolo schiaffo sul braccio — Certo, continua a sognare...
Barbara si era accorta della sua presenza, per cui si era girata verso di loro anche se naturalmente non capiva niente della loro conversazione.
— Tra un po’ faccio freccette, tu partecipi, vero?
— Sono pericolosa.
— Non sono tanto appuntite le freccette, diremo a tutti di fare attenzione. — Helis ridacchiò e si portò indietro i capelli con una mano, lui le afferrò delicatamente il braccio ed osservò il piccolo tatuaggio a forma di zampetta sull’osso esterno del polso. Rabbrividì appena al contatto — Che significa?
Fece spallucce — Amo gli animali...
Miloš sembrò soppesare quella risposta, passò ancora una volta l’indice sul suo tatuaggio osservandolo con un sorriso dolce — Hai solo questo?
Lei spostò il braccialetto del villaggio e gli mostrò le tre stelline all’interno dell’altro polso, quel tatuaggio che aveva fatto a sedici anni e che ora faceva male ogni volta che lo guardava.
— Non mi piace molto... — disse arricciando il naso e passando piano il dito sul contorno in rilievo delle stelle, sembrava che il suo tocco le bruciasse sulla pelle.
— Perché no?
— Perché tutti si tatuano le stelle.
— Il mio ha un significato però.
— Quale?
Indicò la stellina leggermente più grande e poi le altre due — Me e le mie due migliori migliori amiche.
— Siete tre piccole star? 
Helis sorrise malinconica — Qualcosa del genere. — disse.
Poi guardò il suo polso destro sul quale era tatuata una scritta in greco, lui le spiegò il significato e poi le mostrò il tatuaggio che aveva dietro l’orecchio del segno della Vergine, quello all’interno della caviglia che era una sorta di quadrifoglio stilizzato, per poi mostrarle l’interno del braccio sinistro dove c’era una scritta abbastanza grande.
Amour. — lesse Helis e poi lo guardò — Molto romantico.
Lui sorrise — Ogni tanto capita anche a me. — guardò Barbara che nel frattempo li aveva osservati in silenzio — Ho l’impressione che a lei non piacciano molto.
— A lei non piacciono molto i tatuaggi in generale. Neanche i miei...
— Quindi neanche i miei piercing? — ne aveva uno sul sopracciglio e un altro sulla lingua, a Helis che non amava i piercing, non davano fastidio perché erano abbastanza discreti, ma sapeva che sua madre li detestava.
— Sì, penso che li detesta.
Miloš ridacchiò mostrando la lingua a Barbara che cercò di nascondere con un sorriso il suo cipiglio contrariato — Sì, l’ho visto...
Helis tradusse per lui che sorrise come un bambino dispettoso — Hai detto a tua madre che canterai per me stasera?
— Meglio di no. — mormorò arrossendo anche se era consapevole che sua madre non capiva.
— Perché no? Canti così male? — la prese in giro ed Helis avrebbe voluto dargli un altro schiaffo, ma lui capì le sue intenzioni e si allontanò prima.
Barbara aveva capito che in qualche modo stavano parlando di lei perché Miloš la guardava, per cui chiese ad Helis di tradurre ciò che dicevano.
— Vuole che canti per lui, stasera.
Lo guardò torva, con un’espressione che sarebbe stata più adatta ad una leonessa che protegge i suoi cuccioli — Solo cantare!
Miloš guardò Helis interrogativo e lei pensò che fare l’interprete iniziava già a seccarla — Dice che io devo solo cantare e basta. 
Lui capì l’allusione e sorrise — Dille che sarà così, ma se tu mi salti addosso, io non posso farci nulla...
— Io non ti salto addosso! — esclamò fingendosi indignata e lui scoppiò a ridere; mentre lo guardava tra il divertito e l’offeso, la canzone in riproduzione cambiò e partì “I’m Yours” di Jason Mraz, lei sorrise — Adoro questa canzone.
— Sì? — le chiese interessato — È molto bella e dolce... È quel tipo di canzone che si ascolta quando si è innamorati.
Helis lo guardò negli occhi specchiandosi in quel colore chiaro — Io non sono innamorata.
— Per ora. — ribadì scherzando e si alzò prevenendo un altro schiaffo da parte di Helis — Vado a dire agli altri ospiti che si gioca a freccette, ci vediamo tra dieci minuti sul palco. — concluse dolcemente e poi andò verso gli altri lettini che circondavano la piscina.
— Sta prendendo una fissa per te.
— No, è solo stupido. — disse Helis sorpresa di come risultasse dolce quella frase in quel momento.
— Helis, a mamma, lui più di tutti gli altri ti guarda in un modo assurdo. A me sembra abbastanza preso. Direi che in confronto, sembra preso quanto tu lo sei di Duško... — guardò sua madre con un cipiglio perplesso — Sempre quello sbagliato, eh?
Helis fece spallucce non sapendo bene cosa dire, indossò un vestitino copricostume e poi si diresse sul palco; si sedettero sugli scalini di pietra in fondo al palco che davano su una serie di archi in pietra e poi di fronte c’era la stanza dell’animazione dove generalmente gli ospiti non potevano entrare.
Non fu molto brava ma si aspettava di peggio, anche se Miloš non mancò di prenderla in giro come al solito; mentre aspettava che anche gli altri giocassero, si perse a guardare Duško che, sul palchetto più alto, stava smontando la scenografia della sera prima usata per lo spettacolo delle divinità dell’Olimpo. I muscoli delle sue braccia si tendevano e si rilassavano e, quando si girò verso di lei accorgendosi che lo stava guardando, le sorrise dolcemente ed Helis pensò che il suo cuore stava cercando di uscirle dal petto.
Notò troppo tardi che attorno a lei si era creato il silenzio e che Miloš la guardava con un’espressione buffa perché lei si era incantata — Sei ancora qui? Che cosa guardavi? — e si girò verso la direzione dove lei prima era rivolta, la sua espressione cambiò quasi impercettibilmente, ma abbastanza perché lei lo notasse e quando tornò a guardarla sembrava meno allegro di poco prima, inarcò un sopracciglio — Duško, eh... Se vuoi puoi andare ad aiutarlo, ma attenta a non scioglierti.
Tutti gli altri lo presero per uno scherzo, ma lui non aveva mai giocato in modo così tagliente con lei e gli rifilò un’occhiataccia — Non stavo guardando Duško e non c’è nessun problema che io mi sciolga! — protestò seria — Stavo solo pensando.
Non sapeva perché ci aveva tenuto a dargli delle spiegazioni e anche Miloš ne sembrò sorpreso — Tocca di nuovo a te... Adesso devi tirare con l’altra mano, Helis si alzò scoccandogli un’altra occhiataccia mentre lui le dava le tre freccette — Non guardarmi così... Ma se vuoi pensa che il bersaglio sia io. — disse indicando il cerchio a pochi metri da lei, ma Helis intuì che fosse un modo carino per farle capire che alzava bandiera bianca.
Con la mano destra tirò ancora peggio e riuscì a beccare il bersaglio solo con una freccia, ottenendo diciannove punti e, mentre gli altri applaudivano poco convinti, Miloš le si avvicinò sorridendo — Allora non sei poi tanto arrabbiata se hai tirato così male. — sussurrò a pochi centimetri dal suo orecchio facendola sorridere.
Lo spettacolo di quella sera era per la prima volta in anfiteatro ed era un cabaret fatto da diversi sketch divertenti alla fine dei quali molte persone andarono a fare le foto con gli animatori. Duško guardò Helis mentre stava facendo le foto con alcuni ospiti e lei fece per avvicinarsi.
Fece un po’ di foto con lui, Klim, Clara, Alexia che era un’animatrice francese del Mini Club, Marc ed Agnija e, mentre parlava con lei e Duško, sentì qualcuno che le poggiava le mani sulla vita velocemente ed diceva “BUH” abbastanza forte da farla sobbalzare.
Si girò verso Miloš che rideva divertito e per un attimo pensò di rincorrerlo, ma lui era già uscito dall’anfiteatro e si stava dirigendo in piscina per la discoteca.
Ma quando raggiunse quella parte del villaggio insieme a Barbara che ancora rideva per l’espressione spaventata che aveva fatto, non lo vide. Ricomparve solo dopo un po’ mentre lei e Barbara parlavano con Clara, Helis aveva l’impressione che provasse più simpatia per sua madre di quanta ne provasse per lei, probabilmente le attenzioni che le rivolgeva Duško ne erano il motivo principale.
Lasciò loro due a parlare e si avvicinò a Miloš — Mi hai spaventata prima.
— Lo so, era quello che volevo fare.
Helis scosse la testa sorridendo — Stupido... 
— Solo un po’. — ammise divertito, poi la guardò serio alzando un braccio e lei per un attimo ebbe l’impressione che lui volesse giocare con i suoi capelli, ma sembrò ripensarci e lasciò per qualche secondo il braccio a mezz’aria prima di riportarlo lungo il fianco, si guardò attorno sembrando leggermente frustrato — Ascolta, stasera non so a che ora finisco, domenica abbiamo un altro spettacolo perciò stasera ci sono le prove. Se vuoi puoi aspettarmi, ma...
Non sapeva bene quando aveva deciso di incontrarlo davvero dopo la discoteca, eppure dalla perplessità della sera precedente, era passata ad una strana consapevolezza di voler passare altro tempo con lui, anche se non capiva il motivo. A lei piaceva Duško, era evidente. Tutti l’avevano capito. Marc l’aveva notata più volte quando la mattina durante il risveglio muscolare si voltava verso Duško che girava per la piscina a fare un po’ di contatto con i villeggianti e Clara sembrava decisa a “marcare il territorio”, persino Agnija sorrideva come se la sapesse lunga ogni volta che vedeva lei e Duško insieme; eppure lei aveva scelto di vedere Miloš di notte e non Duško, principalmente perché quest’ultimo non gliel’aveva chiesto e perché Helis aveva notato che faceva il carino con svariate ragazze al contrario di Miloš, ma lei non era mai stata una ragazza alla ricerca di attenzioni, possibile che lo fosse diventata per quelle di Miloš?
No, ne era certa. Non apprezzava le sue attenzioni più di quanto non apprezzasse quelle degli altri animatori, eppure voleva comunque passare altro tempo con lui.
Decise che non voleva pensare al motivo e che poi ci avrebbe fatto i conti in un’altra occasione. Gli disse che non sapeva se ce l’avrebbe fatta ad aspettarlo e lui sembrò prenderla meglio della sera precedente, consapevole che probabilmente avrebbe finito di provare troppo tardi ed entrambi sarebbero stati troppo stanchi per poter passare altro tempo lontano dal letto.

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Capitolo 6
*** Cinque ***


Era il quinto giorno. Il tempo stava decisamente trascorrendo troppo velocemente.
Quella mattina dopo il risveglio muscolare, fu il turno di Marc per insegnare una coreografia; era il giorno libero di Clara e Miloš aveva fatto la lezione di ballo di gruppo il giorno prima, per cui Marc propose orgoglioso un ballo francese che nel suo paese tutti conoscevano, “Madison”. I passi erano abbastanza facili ed Helis li memorizzò velocemente così come le altre ragazze che erano lì, le donne più adulte invece ebbero qualche difficoltà in più.
— Siete pronti? — chiese Marc come faceva ogni animatore prima di ripetere il ballo con la musica, Helis di solito era quella che urlava il “sì” più forte e anche in quel momento fu così.
Qualche secondo dopo arrivò l’imitazione di Miloš dalla console, lei si girò a guardarlo cercando di trattenere il sorriso e lui la imitò ancora prima di far partire la musica, ma Helis non si mise a ballare, decise invece di correre verso la console per dargli uno dei suoi schiaffi per gioco sotto lo sguardo interrogativo di sua madre e delle altre persone e sotto quello divertito di Marc che aveva intuito le sue intenzioni.
Miloš aprì la porta della console, sporgendo la testa e portando fuori le labbra come se volesse un bacio, questo la spiazzò. Erano coperti dalla porta e lì nessuno avrebbe potuto vederli, perché dietro la console c’erano gli archi di pietra che davano al campo di calcio e basket dove in quel momento non c’era nessuno.
Deglutì guardandolo negli occhi ed avvertendo che tutta la voglia di scherzare era sparita, lui inarcò un sopracciglio divertito ed Helis sorrise, incerta — No! — esclamò e ritornò sul palco dove gli altri stavano ballando.
Sbagliò più volte i passi sentendo lo sguardo di Miloš su di sé e la musica le sembrava quasi ovattata e distante, lui le aveva fatto capire che voleva baciarla ed Helis non riusciva a trovare in quel gesto solo uno dei suoi tanti modi di scherzare. Sapeva di interessargli, l’aveva capito anche sua madre, ciò che la rendeva confusa era stata la sua reazione a quel gesto, o meglio l’assenza di una reazione. Per qualche secondo aveva sul serio pensato di avvicinarsi a baciarlo e questo le faceva pensare di essere davvero impazzita. 
Si ripeté con decisione che era interessata a Duško. 
Si avvicinò a lui alla fine del gioco aperitivo, si era sporto sul bancone per prendere la pistola con le varie bevande e servirsi da solo perché la barista era impegnata a preparare un caffè greco a qualcun altro, la guardò sorridendo.
— Vuoi qualcosa da bere?
— Un... una limonata. — decise e poco dopo le mise in mano il bicchiere pieno della bevanda, poi ne riempì un altro per sé e si girò a guardarla — Bellissima. — lei sorrise — Stasera ci sono le elezioni della coppia perfetta, tu ci sei?
— Ci sono sempre. In che consiste?
— Scegliamo tre coppie che devono fare dei giochi, un po’ come Mister e Miss Eretria.
— Ok, però io non partecipo stavolta. — ribadì divertita e lui aggrottò la fronte interrogativo — Ho già fatto Miss e Mister Eretria e poi non sono in coppia.
Lui l’abbracciò con l’aria di chi la sapeva lunga — Perché siamo noi la coppia perfetta. 
Non poté fare a meno di sorridere, ormai aveva capito che Duško scherzava la maggior parte delle volte e probabilmente faceva il carino con molte ragazze, però non poteva evitare di sperare almeno un po’ che tutti i complimenti che le faceva e il modo in cui la trattava, celassero qualcosa di vero.
— Siamo la coppia perfetta?
— Certo. — confermò cingendole le spalle ed accarezzandole un braccio — Bellissimo. Come si dice in italiano che siamo bellissimi?
Noi siamo bellissimi. — disse divertita — Sì, comunque lo siamo davvero. 
Ricambiò l’abbraccio lasciandosi stringere al suo corpo delineato ed inebriandosi del suo profumo; Duško alzò lo sguardo e sorrise a qualcuno, questo la fece distrarre dai suoi pensieri riguardanti un futuro con lui e voltò la testa. Miloš si era avvicinato per bere un po’ d’acqua e guardava Duško negli occhi, Helis si sentì in imbarazzo e decise di allontanarsi da lui, non voleva che Miloš la prendesse ancora in giro o creasse problemi al collega, ma lui non sembrava intenzionato a fare nessuna delle due cose, si limitò a rivolgerle uno sguardo dolce che inevitabilmente le fece ripensare a poco prima in console e lei arrossì.
— Dicevamo che siamo la coppia più bella del villaggio, sei d’accordo? — domandò Duško buttando il suo bicchiere nel cestino.
Miloš li osservò come a volerli soppesare — Secondo me no... — ammise ricambiando lo sguardo scettico che lei gli aveva rivolto. 
Duško ridacchiò — È solo geloso. — ribatté dandole una pacca sulla spalla — Ci vediamo dopo.
Lo guardò allontanarsi e poi si girò verso Miloš che aveva un’espressione indecifrabile — Non essere geloso. — lo provocò.
Sorrise inarcando un sopracciglio, ma non la guardò negli occhi — Non sono geloso. — disse e poi prese il cappello di una villeggiante e se lo mise in testa.
Helis non si era nemmeno accorta che si erano avvicinate altre persone a loro ed avrebbe preferito che lui non scherzasse proprio con quella ragazza perché faceva parte di uno di quei gruppi di napoletani che da qualche giorno cercava in ogni modo di evitare, infatti si scambiarono un’occhiata poco simpatica che lui però non notò.
Non stai bene, ridammi il cappello! — disse lei in italiano con un forte accento napoletano.
— Non capisco se tu mi parli in italiano... — rispose girandosi poi verso Helis — Che dice?
— Che a te non sta bene e che devi restituirle il cappello.
— No. — ribadì girandosi verso l’altra ragazza che tentava invano di prenderglielo, buttandosi perlopiù addosso a lui.
Helis sospirò irritata — Daglielo, Miloš.
Aggrottò la fronte sorridendo maliziosamente nel modo in cui la faceva impazzire — Sei gelosa? — e ridacchiò dolcemente — Ok, se mi dai un bacio glielo restituisco.
— No. — disse senza curarsi di abbassare la voce dato che accanto a loro c’erano solo i napoletani che li guardavano perplessi senza capire. 
— Perché no? — l’altra ragazza nel frattempo si strinse di nuovo a lui per recuperare il cappello e lui si girò a guardarla per impedirglielo, Helis approfittò di quel momento di distrazione e riuscì ad afferrarlo e lo restituì all’altra con un sorriso soddisfatto.
La guardò sorpreso mentre il gruppo di napoletani si allontanava evidentemente non interessato a sapere come sarebbe andata a finire.
— Non posso baciarti. — continuò sentendo ancora le sue guance accaldarsi.
— Perché no?
— Perché perderesti il tuo lavoro se ti baciassi.
— Nah... — ribadì, ma era chiaro che stava mentendo.
— Io avrei perso il lavoro se avessi baciato un cliente.
— Che lavoro facevi?
— Animatrice, come te. 
Miloš non sembrò poi tanto stupito da quella notizia, quasi se lo aspettasse, poi sorrise malizioso — Quindi sai che potrei essere licenziato perché l’hai provato sulla tua pelle?
Ci mise un paio di secondi a capire la frase, poi ridacchiò scuotendo la testa — No. 
Quando il pomeriggio ripresero le attività e, dopo che Miloš aveva augurato come al solito il buon pomeriggio in tutte le lingue, partì “I’m Yours”, Helis non poté fare a meno di sorridere. Era da quasi una settimana al villaggio e non aveva mai sentito quella canzone prima del giorno precedente, per cui fu abbastanza sorpresa di risentirla dopo avergli confessato che le piaceva molto, lui uscì dalla console e le rivolse uno sguardo prima di fare un giro per la piscina per parlare un po’ con i vari villeggianti e capì che l’aveva messa semplicemente perché sapeva che a lei avrebbe fatto piacere.
Si sentiva lusingata e lo aspettò mentre faceva il giro della piscina, si guardarono per qualche secondo prima che lui prendesse posto accanto a lei sul lettino come il giorno prima.
— Ehi... — mormorò sentendo la sua voce stranamente dolce.
Miloš sorrise guardandola con attenzione, come se ogni centimetro del suo corpo fosse una vista particolarmente bella. Parlarono a lungo, le chiese se aveva animali e le raccontò di aver avuto un cane lupo che ogni notte di luna piena lo svegliava ululando proprio come se fosse un lupo, alzò gli occhi al cielo e le mani come per imprecare ed Helis rise, con lui le veniva incredibilmente facile.
— Come si dice fuck you in serbo?
Aggrottò la fronte — Cioè vaffanculo? — domandò in un italiano buffo che la fece sorridere, lui sembrò pensarci e poi la guardò negli occhi e, sebbene Helis dovesse essere ormai abituata a quel colore incredibile, si sentì comunque inchiodata dal suo sguardo come se fosse un gatto alla vista dei fari di un’auto — È una brutta parola.
— Lo è anche in italiano.
Scosse la testa — Non mi va che tu impari queste parole. — ammise — Posso insegnartene altre... Kako ide che significa “come stai” o lepa che significa “bella”... — alzò di nuovo gli occhi nei suoi — Volim te, che significa te amo... — continuò in italiano. 
Le si era seccata la gola. Per un attimo, in un angolo alquanto remoto della sua mente, pensò a come quelle parole sarebbero suonate se pronunciate da Duško, ma in realtà il suono della voce di Miloš continuava a risuonarle nella testa, come se ci fosse una strana eco. Deglutì senza però riuscire a guardare altrove, come se gli occhi di Miloš fossero magnetici.
Avrebbe continuato a guardarlo per ore osservando le incredibili sfumature verdi che si formavano con il riflesso del sole, ma Klim si avvicinò a loro e la guardò con la sua aria da ragazzino — Vieni a giocare a bocce con me?
— No, non sono brava...
— E allora? — ribadì facendole gli occhi da cucciolo.
Helis sorrise — Non mi va... 
Lui sbuffò fingendosi rassegnato — E va bene. Ci vediamo dopo, piccola. 
Ridacchiò, sentirsi chiamare “piccola” da un ragazzo che aveva quasi tre anni meno di lei era divertente; quando si girò verso Miloš, lui la guardò inarcando un sopracciglio — Perché non vai a giocare a bocce, piccola?
— Piccola perché sono bassa... — spiegò — Non vado a giocare perché non mi piacciono molto i giochi con le palle. 
Lui ridacchiò e si formò un’espressione maliziosa sul suo viso — Non ti piacciono i giochi con le palle? — gli diede uno schiaffo con il solo risultato di farlo ridere di più — Io non ho detto niente... È la tua mente che ha fatto tutto e pensa ai doppi sensi!
Scosse la testa divertita.
Con Miloš era semplice parlare nonostante i problemi di lingua e lui riusciva a farla sorridere sempre e in maniera spontanea, perciò si disse che era per questo motivo che forse era un po’ presa da lui, semplicemente perché era simpatico e molto gentile con lei e che comunque non c’era proprio paragone con Duško.
Quella sera faceva particolarmente freschetto, ne fu felice perché il caldo dei giorni precedenti era stato quasi insopportabile e lei preferiva decisamente un clima un po’ più mite. Quel giorno aveva avuto un calo di pressione che l’aveva resa un po’ debole per tutta la giornata, perciò ballò senza sfrenarsi particolarmente in discoteca, almeno finché non arrivò anche Agnija che iniziò a ballare con loro e allora Helis seguì i passi che lei faceva. C’era una bella sintonia tra loro, Agnija era una persona deliziosa ed avevano legato molto, inoltre era una persona che era riuscita a farle amare ogni sport che proponeva al villaggio.
Iniziarono a ballare al centro del palco mentre tutti gli altri le guardavano e si muovevano attorno a loro, Helis girò leggermente la testa ed incrociò lo sguardo di Miloš che la guardava dalla console, gli sorrise e poi continuò a ballare.
Si era più volte chiesta durante quella giornata che cosa le fosse preso e perché avesse iniziato a pensare così tanto a Miloš che non mancava mai di guardarla anche quando era sul palco a presentare lo show della serata, ma non era riuscita a darsi una risposta, si sentiva solo strana ogni volta che pensava a lui. O che era con lui.
La musica cambiò e partì una Salsa e, mentre lei si accingeva a mettere in pratica le lezioni di caraibici fatte in quei giorni con Agnija, Duško che le prese una mano e la posò sulla sua spalla e poi afferrò l’altra mano con un po’ di difficoltà.
Ballarono insieme un po’ più lontani dal centro del palco, ma quasi sotto la console e lei sentiva chiaramente gli occhi di Miloš su di sé mentre il loro ballo diventava più preciso e sensuale; Duško era molto bravo e la portava bene, ma le prime volte che provava a farle fare passi più difficili, lei li sbagliava detestandosi per non essere una brava ballerina di caraibici; lui invece si limitava a sorridere e a riprovare il passo che poi le riusciva. Ballarono anche una Bachata e i loro corpi erano molto uniti, Helis avvertiva un leggero giramento di testa che non aveva nulla a che fare con i giri che di tanto le piroette lui le faceva fare, era persa nei suoi occhi nocciola e nel suo sorriso dolce e un po’ compiaciuto mentre i loro corpi si muovevano insieme sfregando l’uno sull’altro. Sarebbe stata una situazione vagamente eccitante se non avesse passato gran parte del tempo a pensare inspiegabilmente a Miloš.
Avvertiva lo sguardo di altri su di loro, sicuramente Agnija li aveva osservati più volte con il suo sorrisetto complice, ma sentiva distintamente gli occhi di Miloš perforarle la schiena, infatti non si stupì che lui cambiò canzone prima che quella precedente finisse, lasciando per un attimo lei e Duško ancora abbracciati e confusi su cosa fare. 
— Bel ballo. — disse lui inchinandosi leggermente e guardandosi attorno e notò che Jerry stava passando tra gli altri animatori per informare loro che a breve avrebbero avuto il meeting — Abbiamo le prove ora, devo andare... Ci vediamo domani, Helis.
Helis gli sorrise, ancora un po’ stordita dal loro ballo, probabilmente come dovevano esserlo anche gli altri ospiti. Sentiva il gruppo di napoletani che la stavano guardando, qualcuno di loro aveva pensato che lei avesse una storia con un animatore, era una voce che aveva sentito in giro da un paio di giorni ed era arrivata anche alle orecchie di sua madre, sebbene non sapessero bene quale fosse l’animatore. Cercò di analizzare come doveva apparire dall’esterno: aveva legato molto con gli animatori, perché partecipava ad ogni attività e perché era abbastanza solare, ma aveva un particolare feeling con Duško che continuava a farle complimenti in pubblico o a parlare in italiano quando c’era lei e poi anche con Miloš e il rapporto con lui era al momento poco chiaro anche a lei, inoltre aveva legato molto con Jerry con il quale scherzava spesso, così come Klim ed anche Gorgias - l’animatore del Mini Club -, persino con Marc parlava spesso. Dall’esterno lei ci avrebbe visto solo una ragazza particolarmente simpatica allo staff di animazione, eppure quelle voci le aveva davvero sentite. Decise di ignorarle perché erano del tutto infondate.
Certo, aveva appena ballato in quel modo con Duško il che le faceva pensare che lui avesse volesse solo divertirsi un po’ con lei e che poi sarebbe arrivata un’altra villeggiante a cui rivolgere le stesse attenzioni; non che le dispiacesse, anzi era abbastanza cotta di lui da perdere totalmente la ragione ogni volta che si trovavano insieme, ma sapeva che quella per Duško era solo una cotta che probabilmente non avrebbe neppure funzionato. E con gli altri animatori non c’era niente se non un bel rapporto di quella che avrebbe potuto definire amicizia. Anche con Miloš.

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Capitolo 7
*** Sentimenti ***


Avrebbe piovuto, per la prima volta quella notte aveva sentito un po’ fresco e, quando si era svegliata, il cielo era grigio e tirava un po’ di vento.
Dopo lo Yoga iniziò a piovere, prima piano e poi sempre più forte, tanto da non poter fare acquagym quel giorno, per cui restarono tutti sotto al palco a ballare in attesa di fare il gioco aperitivo.
Fu una delle mattinate più divertenti lì al villaggio. Mentre stavano ballando, Miloš l’aveva punzecchiata più volte, spingendola un po’ per gioco o facendole le smorfie ogni tanto quando pensava che gli altri fossero distratti.
Il gioco aperitivo di quel giorno consisteva nel riuscire a inserire tre palline da tennis lanciate da Miloš in una bottiglia di plastica tagliata che dovevano mantenere sulla testa, era un gioco che Helis aveva già fatto in un altro villaggio per cui era sicura che almeno quella volta ci sarebbe riuscita.
— E adesso la prossima è Helis! — esclamò Clara depennando il suo nome dal foglio dove aveva scritto i nomi dei vari partecipanti.
Ma furono in pochi ad applaudire perché erano distratti dalla canzone che aveva appena messo Marc dalla console, perciò Duško la prese per mano guardando gli altri scherzosamente male — Non scherzate con me! — disse — Un grande applauso per Helis!
Sta volta l’applauso fu più forte. Si posizionò di fronte a Miloš che la guardò intensamente e lei gli sorrise implorandolo con lo sguardo di non essere troppo cattivo, probabilmente l’ascoltò perché Helis riuscì a vincere per la prima volta il gioco aperitivo. 
Quando circa mezz’ora più tardi Helis e Barbara si avviarono al ristorante, aveva smesso di piovere ma faceva ancora abbastanza freschetto ed era decisa a tornare in camera dopo aver mangiato per indossare qualcosa di un po’ più caldo rispetto al vestitino rosso che aveva messo quella mattina.
Il pranzo fu uno dei peggiori che aveva fatto lì al villaggio e, dopo aver girato un paio di volte per i vari tavoli del buffet, era ritornata al suo posto solo con una manciata di riso in bianco.
— Dovresti cercare di mangiare altro. — convenne Barbara un po’ preoccupata — Stai mangiando pochissimo e fai un sacco di cose, così rischi di svenire.
— Non mi piace nient’altro. 
— Quindi se svieni che dovrei fare che sono da sola? Chiamo Duško e gli chiedo di farti la respirazione bocca a bocca?
Helis ridacchiò, ma si rese conto che per la prima volta da quando era al villaggio, quell’idea non le provocava le farfalle allo stomaco.
Uscirono dal ristorante e videro in piscina Miloš vestito da clown che faceva contatto per alcuni villeggianti, così si avvicinarono a lui che, quando vide Helis, le porse un mazzo di goliardici fiori finti inginocchiandosi davanti a lei. Sorrise dolcemente e poi, restando allo scherzo, fece finta di svenire, allora Miloš scosse la testa fingendosi indignato.
— No, non sposo una che sviene. — scherzò facendo ridere alcune persone sedute ad un tavolino.
— Dai, voglio i fiori! — protestò invece.
— E tu che mi dai in cambio? — la provocò.
Lo guardò intensamente negli occhi — Ti do un bacio? — Miloš spalancò gli occhi sorpreso ma anche un po’ preoccupato che lei fosse seria, poi la mise alla prova chiudendo gli occhi e spingendo in fuori le labbra, le persone risero ed Helis decise di dargli un po’ di filo da torcere, così si avvicinò piano a lui che nel frattempo aveva riaperto i suoi occhioni chiari e la guardò quasi in attesa, poi all’ultimo secondo lei posò una mano sulle sue labbra e finse di baciarlo.
— Certo, così posso baciare anche Marc! — esclamò girandosi verso le persone ai tavoli ed alzando gli occhi al cielo — Ed anche lui! — continuò indicando un signore francese sulla cinquantina, poi si avvicinò a lui e ripeté lo stesso gesto che Helis aveva fatto poco prima con lui per fingere di baciarlo — Niente fiori...
— Sono così dolce, li merito i fiori. — era diventato una specie di cabaret improvvisato a cui gli ospiti stavano assistendo con particolare interesse, pensò che quella era la “lei animatrice” che ogni tanto usciva fuori.
— Ok, allora che mi dai in cambio? 
— Emh... — mormorò avvicinandosi di più a lui e lo guardò intensamente — Ti dico volim te
Fu abbastanza sorpreso che lei ricordasse quelle due parole che sembravano quasi un segreto tra loro dato che nessun altro le aveva capite ed ora li guardavano un po’ perplessi — Ok, ormai l’hai detto. Quindi niente fiori comunque.
— Uffa! — protestò — Ti odio!
Rise — No, tu mi ami. L’hai appena detto...
Scosse la testa levandosi i bikini — Sì, certo. Adesso ti butto in piscina, così vediamo se ti amo... — gli poggiò le mani sulle braccia di Miloš provando a spingerlo verso il bordo della piscina, ma lui era troppo forte per riuscire a spostarlo anche solo di un centimetro. 
Poi Miloš lanciò un’occhiata d’intesa con i francesi seduti al tavolino, posò le mani sui fianchi di Helis, dolcemente ma anche con decisione e lei fu spiazzata da come quel gesto risultasse intimo, si guardarono negli occhi per qualche secondo e lei si rese conto troppo tardi che lui l’aveva portata verso la piscina.
— No no no, per favore.
Ridacchiò ancora e poi la spinse in acqua vestita, davanti a tutti, dopo pranzo e nell’unico giorno in cui aveva piovuto lì al villaggio. Quando riemerse, molti villeggianti ridevano divertiti e il suo primo impulso fu quello di inseguire Miloš, ma sapeva che lui era più forte e non avrebbe potuto vendicarsi come voleva, inoltre il vento iniziò a provocarle dei brividi, per cui si limitò a lanciargli un’occhiataccia.
— Non parlarmi mai più! — esclamò rendendosi conto di essersela davvero presa un po’.
Tornò in camera arrabbiata ed infreddolita mentre Barbara non riusciva a contenere la ridarella per la scena a cui aveva appena assistito; si infilò nella vasca e si fece un bagno caldo progettando una vendetta adatta per Miloš.
Quando alle quattro tornò in piscina, era decisa a non rivolgergli la parola. Si mise seduta sul suo lettino ostinata ad evitare le sue occhiate dalla console e decisa a guardare due bambini biondi che stavano giocando sul bordo della piscina.
Kalo apógeyma good afternoon, bon après-midi, dobryy den’, dobar dan... Buon pomeriggio. Ciao Helda. — disse in italiano al microfono, ma lei continuò a guardare i due fratellini — Vi diamo il benvenuto alle attività del pomeriggio. Tra pochi minuti inizia waterpolo con Duško.
Fece partire “I’m Yours” ed Helis quasi pensò di prendere il suo iPhone ed ascoltare la musica pur di non sentire quella canzone. Qualche minuto più tardi Miloš si avvicinò al suo lettino, ignorando le altre persone che lo salutavano o che provavano ad andare da lui, gli rivolse un’occhiataccia.
— Va’ via. — disse secca consapevole che sua madre ed altri villeggianti la stessero guardando.
— Sono venuto a chiederti scusa. — mormorò con una voce dolce e triste che lei non gli aveva mai sentito.
— No.
Tirò fuori dalla tasca una tavoletta di cioccolato e gliela porse — Ti ho portato della cioccolata per farmi perdonare, avrei portato anche dei fiori, ma non sapevo dove prenderli.
Helis era troppo sconvolta per poter rispondere. Il suo cuore aveva iniziato a battere come se avesse corso per chilometri senza fermarsi, sentiva vagamente sua madre dire qualcosa quasi commossa ed avvertiva gli sguardi degli altri ospiti che probabilmente erano ancora più interessati alla scena in quel momento.
— Non mi piace la cioccolata. — rispose con troppo ritardo cercando sempre di evitare gli occhi color acquamarina di Miloš, sapeva che se li avesse guardati mentre lui era lì a chiederle scusa, non sarebbe riuscita a tenere il broncio ancora per molto.
Ma era imperterrito, guardava solo lei fregandosene di star dando spettacolo con gli altri. Provò ad avvicinarsi al suo lettino, ma lei fece per alzarsi, poi lo guardò e le sembrò che all’interno del suo corpo tutti gli organi, le ossa e i tessuti si fossero sciolti e trasformati in caramello caldo. 
— Helis, ti sto chiedendo scusa. — era serio, incredibilmente dolce e anche triste.
E poi decise che il caramello caldo sciogliesse la corazza di ghiaccio esterna che aveva cercato di costruire, sorrise alzandosi dal lettino e gli avvolse le braccia al collo, senza dar conto a tutto il resto del villaggio. Lasciò solo che lui la stringesse a sé e si lasciò cullare dal suo calore e dal suo profumo e sentì sciogliersi completamente, solo allora si allontanò da lui ed ebbe l’impressione che avesse gli occhi leggermente lucidi e che apparisse sollevato — Non dovevo buttarti in piscina. — ammise — Mi dispiace, solo che sono più forte di te e... Questo è tuo, davvero.
— Non ce n’è bisogno, ti ho perdonato... — ribadì e non frenò l’impulso di abbracciarlo ancora, velocemente — Grazie. 
Miloš fece spallucce, ma sembrava molto più rilassato — Ok, allora ci vediamo tra un po’.
Quando si avviò verso il bar ed Helis si mise seduta sul lettino, tutti la guardavano e sua madre doveva apparire sconvolta almeno quanto lei.
— Questo ha proprio perso la testa per te.
Sentiva le guance infuocate e il cuore continuava a martellarle nel petto, sorrise — È stato molto carino...
— Hely, tu gli piaci proprio tanto! — continuò Barbara — Quando l’hai abbracciato, lui ha chiuso gli occhi come se volesse godersi quel momento. È stato troppo carino! Ed avresti dovuto accettarla la cioccolata.
Due minuti più tardi lo raggiunse - quasi correndo - al bar e quando la vide, gli si illuminarono gli occhi ed interruppe la conversazione con un signore polacco per avvicinarsi a lei. Helis sorrise stupita di come lui riuscisse a guardarla come se fosse il sole e a farla sentire così.
— Grazie. — disse di nuovo, imbarazzata — Sei stato molto dolce.
Lui le porse ancora la tavoletta di cioccolata — Davvero non ti piace la cioccolata?
— Non moltissimo. Non amo i dolci in generale...
— E cosa mangi?
— Non i dolci di solito...
— Di solito... — sussurrò senza staccarle gli occhi di dosso.
La prese e sorrise — La mangiamo insieme. — sussurrò tutto d’un fiato — Stasera.
Se prima Miloš le era sembrato felice quando l’aveva abbracciato, non era nulla in confronto a quel momento. Helis non sapeva nemmeno quando avesse davvero deciso di vederlo dopo la discoteca, ma solo adesso si rendeva conto di volerlo sul serio e quello che era successo poco prima, ne era solo in piccola parte il motivo. In realtà avrebbe voluto vederlo già prima, solo che se ne rendeva conto solamente in quel momento.
— Stasera, dopo la discoteca? — domandò incredulo.
— Sì, la mangiamo insieme. — concluse abbracciandolo ancora e sentì le labbra di Miloš sulla sua spalla, l’aveva appena sfiorata eppure sulla sua pelle si irradiarono dei leggeri brividi.
Non riuscì a pensare ad altro durante tutto il pomeriggio, persino durante la lezione di caraibici con Agnija e, quando tornando alla stanza per andarsi a preparare per la cena, lei e sua madre decisero che il giorno dopo sarebbero andate ad Atene approfittando di quel leggero abbassamento delle temperature, Helis si sentì divisa a metà: se da un lato Atene era una delle città che aveva sempre desiderato vedere perché ne amava l’arte, l’architettura, la cultura e la mitologia, dall’altro voleva restare al villaggio e non solo perché non voleva perdere le attività, ma perché l’idea di passare una giornata intera lontana da Miloš le bloccava il respiro.
E a pensare che per sei giorni aveva perso tempo dietro Duško...
Cercò di analizzare la situazione, in casi come questo poteva diventare maniacale. Non aveva improvvisamente deciso di essere presa da Miloš solo per le sue attenzioni, si era resa conto che in effetti c’entrava poco con lui ma era soprattutto per sé stessa, per il modo in cui si sentiva quando erano insieme e poi veniva tutto il resto e, sebbene avesse cercato di negarlo, Miloš le aveva provocato emozioni diverse da Duško e da chiunque altro di cui lei si fosse infatuata, già da Ferragosto. E non le importava se Duško era più bello e anche Klim e Jerry, se fosse stata interessata solo all’aspetto fisico, avrebbe lasciato a lui carta bianca, Miloš era del tutto diverso.
Si girò più volte verso la console in anfiteatro durante il cabaret di quella sera, la cioccolata era nella sua borsa e il suo stomaco era contratto. 
Durante uno degli sketch del cabaret, Helis fu chiamata insieme ad altri villeggianti a partecipare. Marc la scelse tra il pubblico e la portò sul palco dove le fece indossare una specie di tunica ed un foulard in testa perché avrebbe dovuto fare la madre di un torero morto e, dopo che il pubblico avesse urlato per tre volte “torero muerto”, lei doveva correre verso il signore steso a terra che interpretava quel personaggio e fingere di piangere e disperarsi. Lo sketch durava un po’ perché bisognava continuare ad aggiungere progressivamente i personaggi mancanti, per cui la prima volta che Helis fece la sua parte, non sembrava per niente disperata, la seconda volta invece scoppiò a ridere e non riuscì a fermarsi per quasi un minuto diffondendo ilarità anche nel pubblico; percepiva lo sguardo di Miloš su di sé dalla console anche se non riusciva a vederlo a causa dei fari che le puntavano la luce in faccia, sorrise dolcemente e poi cercò di fare la sua parte contenta che lo sketch stesse per finire.
Dopo il cabaret si spostarono in piscina e nel tragitto qualche villeggiante le sorrise divertito. Ormai ci aveva fatto l’abitudine ad essere riconosciuta da tutti e cercava di ricambiare i sorrisi e anche di essere cordiale quando qualcuno le parlava, anche se detestava le voci che i pochi gruppi di italiani avevano messo in giro su di lei.
— Helis. — la voce di Miloš le provocò un piacevole calore, si girò verso di lui e fece per avvicinarsi — Katastrofa prima durante il cabaret. — scherzò dolcemente.
— Sì, un pochino. — ammise.
L’abbracciò dandole un bacio sulla tempia con dolcezza, si sorprese di come quel gesto così semplice risultasse invece abbastanza intimo tra di loro. Strinse la sua maglietta nei pugni quasi a non volersi staccare da lui e lo guardò intensamente mentre il suo battito cardiaco suonava la batteria.
Verso la mezza, dopo essersi girata più volte a guardarlo, decise di andare da lui in console; si guardò attorno sperando di non essere notata, salì i due scalini e lui le aprì la porta. Lo spazio all’interno della console non era molto, lui le cedette lo sgabello e poi cambiò canzone, la carica elettrica che si era formata lì dentro era quasi palpabile.
— Volevi dirmi qualcosa? — le chiese cercando di apparire tranquillo.
— No. Posso restare un po’ qui con te?
Finalmente si girò a guardarla, i vetri della console erano oscurati e da fuori avrebbero visto al massimo delle ombre, anche lui sembrò valutarlo — Non potresti. — rispose serio senza staccare gli occhi dai suoi — Ma non mi interessa. Resta qui.
Si girò a mixare una canzone e poi tornò a guardarla invitandola ancora a sedersi sullo sgabello, Helis lo fece sentendo la tensione aumentare, le si era seccata la gola.
— Tua madre? 
— È andata a dormire... Domani andiamo ad Atene e ci dobbiamo svegliare presto.
Deglutì — Non sarai qui al villaggio... — sussurrò un po’ triste.
— Così domani potrai fare festa, finalmente un po’ di pace senza di me. — provò a sdrammatizzare.
Aggrottò la fronte — Non potrei mai... Sarà strano senza di te. Dovresti andare a dormire anche tu, a che ora partite dal villaggio?
— Alle otto.
— Dovresti andare o domani sarai troppo stanca per vedere bene Atene.
— Non ti preoccupare... Oppure vuoi che vada via?
Miloš le poggiò una mano sul fianco — No.
Restarono per qualche secondo a guardarsi — Ho portato la cioccolata. — disse tanto per rompere quel silenzio che si era creato.
Lui cambiò ancora canzone ballando un po’ sul posto — Non possiamo mangiarla ora, tra un po’ ho il meeting e non so...
— A che ora finisci. — concluse lei.
— Ascolta, non voglio che tu pensi che io non voglia vederti. Lo voglio. Ma devo lavorare e non posso liberarmi prima, sebbene vorrei.
— Sono stata anche io un’animatrice, so che devi lavorare... Posso aspettare.
— Non vorrei che aspettassi, ma se ti va è ok... — controllò l’ora, era l’una di notte — Dormirai poche ore...
Fece spallucce — Non è un problema.  
Helis sapeva che il giorno dopo ad Atene sarebbe sembrata uno zombie, ma aveva abbandonato la sua razionalità nel momento in cui aveva deciso di entrare in console da lui, Miloš sembrò capire ciò che lei stava pensando e sorrise prendendole la mano ed accarezzandole il dorso con il pollice — Facciamo che ora vai a dormire, domani sera io dovrei riuscire a liberarmi al massimo per l’una e mezza e, se ancora ti va, ci vediamo. — si fermò a guardarla con dolcezza — Voglio sul serio passare del tempo con te, fuori da tutto questo...
Annuì alzandosi dallo sgabello e gli avvolse le braccia al collo, sapeva che non avrebbe dovuto perché era lì dentro già da troppo tempo e lui avrebbe potuto avere dei problemi, soprattutto perché gli altri villeggianti sembravano ben decisi a fare gossip, ma non le importava.
— Ci vediamo domani. — sussurrò passandogli una mano tra i capelli, lui chiuse gli occhi per qualche secondo rilassandosi a quel tocco e poi le sorrise poggiando la fronte contro quella di Helis.
— Buona notte e divertiti domani ad Atene. — concluse accompagnandola alla porta della console e guardandola mentre lei scendeva gli scalini del palco per andare via dalla piscina.

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Capitolo 8
*** Non ti innamorare ***


Si svegliarono decisamente troppo presto e il ristorante era praticamente vuoto a quell’ora, a parte qualche francese mattiniero che già faceva colazione.
Helis cercò Miloš con lo sguardo, ma sapeva che lui andava a fare colazione più tardi, avrebbe voluto vederlo anche solo per qualche secondo, giusto il tempo di dirgli ciao prima di andare a visitare Atene, ma non fu possibile.
L’autobus da Eretria ad Atene passava esattamente fuori dal villaggio e lo aspettarono per circa venti minuti, poi nell’ora e mezza di tragitto, Helis si lasciò trasportare dai pensieri su quell’estate fino ad addormentarsi, stanca per tutto quello che stava facendo e per le poche ore di sonno.
Era passata esattamente una settimana da quando era arrivata ad Atene e sperava che quella vacanza non l’avesse delusa, non si aspettava che invece quella sarebbe stata la più bella estate della sua vita e l’aveva capito già due giorni dopo essere arrivata lì. La Grecia era magica e in quel villaggio lei aveva conosciuto numerose persone meravigliose, l’idea che entro sette giorni avrebbe dovuto dir loro addio, le faceva mancare l’aria e le provocava un blocco allo stomaco. Non voleva neanche pensarci.
Cercò di allontanare i pensieri tristi e, nei minuti prima di addormentarsi cullata dal movimento dell’autobus, pensò a Miloš e a quanto fosse stato dolce con lei il giorno precedente.
Atene era incredibile, molto più di quanto avesse immaginato. Era decisamente una delle città più belle che avesse mai visto e, quando si trovò al Partenone, si commosse quasi in preda ad una sindrome di Stendhal. Aveva studiato così tanto ed appassionatamente l’architettura e l’arte dell’Antica Grecia che trovarsi lì le sembrava quasi un sogno.
Al ritorno nell’autobus cercò di dormire un po’ perché si sentiva stanca, ma l’adrenalina di tornare al villaggio e di rivedere finalmente Miloš era più forte.
Arrivarono alle sette e mezza di sera e tornarono subito a casa a lavarsi per poi prepararsi per la cena. All’accoglienza al ristorante incontrò come quasi ogni sera Duško, Klim e Clara che l’accolsero facendole le feste.
— Oggi ci sono mancate le nostre due villeggianti più simpatiche ed attive. — disse Clara sorridendo a Barbara.
Helis invece era stata catturata dall’abbraccio di Duško — Ti sono mancata oggi? — gli domandò sorridendo.
— Tantissimo! — ammise guardandola negli occhi e facendola sentire comunque come un budino, nonostante tutto — Ti è piaciuta Atene?
— Molto, è una città bellissima. 
— Sono contento... Dai, ti lascio andare a cena. Ci vediamo dopo in piscina, stasera ci sono i giochi “maschi contro femmine” e poi dopo la discoteca e balliamo insieme!
Evitò di tradurre a sua madre quello che lui le aveva appena detto perché ultimamente era più Barbara a comportarsi da ragazzina per ciò che Duško diceva a sua figlia, che lei e sinceramente non sapeva come darle torto dato che lui era esattamente il ragazzo dei suoi sogni. Non avrebbe saputo spiegare a sua madre come fosse potuto succedere che avesse iniziato a provare qualcosa per Miloš che reputava molto più serio.
Con Duško si sentiva come una ragazzina, aveva una cotta adolescenziale che la portava a sentirsi esattamente come un budino, ma con Miloš era tutta un’altra storia: si sentiva donna e perfettamente consapevole di ciò che provava, di come stesse con lui e di cosa volesse. Ed era una sensazione che non aveva mai provato prima.
Come ogni sera, a presentare la serata erano Marc, Miloš, Clara e Sophia che parlavano nelle quattro diverse lingue per permettere a tutti i villeggianti di capire. Miloš durante i giochi guardò spesso tra il pubblico e poi finalmente i loro sguardi si incontrarono, lui le sorrise dolcemente ed Helis sentì il peso della tavoletta di cioccolato nella sua borsa, quasi a ricordarle che a breve si sarebbero visti di nascosto.
Era stanca dopo quella giornata ad Atene, ma non le interessava. Uno nei giochi consisteva nel passarsi il maggior numero di carte da gioco usando solo le labbra, la carta veniva posizionata sulla bocca di un partecipante che doveva mantenerla solo aspirando e poi passarla sulle labbra di un altro che doveva fare lo stesso; Miloš e Klim fecero la dimostrazione e, dopo essersi passati due carte quasi senza problemi, la terza cadde dalla bocca di Klim un istante prima che la passasse a Miloš e le loro labbra si toccarono scatenando l’ilarità dei villeggianti. Helis ridacchiò guardando Miloš che si girò a sua volta verso di lei e le rivolse un’occhiata dolce.
Dopo lo spettacolo lo raggiunse al bar per salutarlo e riuscì appena a trattenersi dall’abbracciarlo, lui la guardava come al solito come se esistesse solo lei e le strappò un sorriso.
Ciao... — sussurrò in italiano — Divertita ad Atene?
— Sì, è una città incredibile. Però mi è mancato... il villaggio. — rispose riuscendo a fermarsi giusto in tempo prima di dirgli che le era mancato lui.
Miloš sorrise e poi si guardò intorno — Anche tu... Stasera ci vediamo? — lo chiese con nonchalance, concentrato a guardare qualcos’altro, come se le stesse chiedendo del tempo.
Helis ne capiva il motivo ovviamente — Sì.
Lo vide sorridere ancora, impercettibilmente mentre il suo sguardo tornava a posarsi su di lei con dolcezza — Ok, ci vediamo dopo. Ora vado in console... Tu balla. 
Ballò un po’ detestandosi per aver indossato top, minigonna e scarpe alte, tutto così scomodo ed anche troppo leggero per quella serata stranamente freschetta. Quando sua madre andò a dormire, pensò che non ce l’avrebbe mai fatta a restare così per ancora molto tempo, perciò si avvicinò alla console e si affacciò all’interno — Emh... Vado a cambiare i miei vestiti perché ho un po’ freddo e... torno tra poco. 
— Ok...
— Però tu hai baciato Klim, quindi niente...
Miloš rise — Sei gelosa?! — la provocò — E comunque è lui che ha baciato me, è differente.
— Per me no... C’era feeling tra di voi... — scherzò maliziosa.
— Nah, non amo molto i capelli biondi. 
Helis ridacchiò — Ho portato di nuovo la cioccolata...
— Lo sai che è afrodisiaca? — la punzecchiò, Helis scosse la testa dandogli un leggero schiaffo sul braccio che lo fece ridere e lei si sentì sciogliere  — Ci vediamo dopo...
Annuì mascherando appena il sorriso prima di tornare all’interno ed Helis si avviò a passo svelto verso la sua camera, mandando un messaggio a Barbara per avvisarla che sarebbe tornata a cambiarsi.
Indossò una maglia nera a tre quarti, tutta ricamata sulla schiena, un paio di pantaloncini di jeans e dei sandali bassi neri; si aggiustò i capelli e si lavò accuratamente di nuovo sebbene non fosse sudata e poi, con la tavoletta di cioccolata ancora in borsa, tornò in piscina.
Continuò a ballare per un po’, poi si mise seduta ad uno dei tavolini posizionati in fondo al palco e vicino alla console; a fine serata Miloš si avvicinò a lei.
— Ciao... — sussurrò sempre con l’aria di chi sta parlando del tempo — Ho un piccolo meeting, finisco al massimo tra mezz’ora. 
— Ok, ti aspetto qui o...
— No, stasera fa fresco. Aspettami in reception, lì fa più caldo e c’è il wifi. Io ti raggiungo il prima possibile.
Helis si alzò annuendo — Ok, buona notte! — esclamò a voce più alta come se fosse un’attrice consumata, la frase arrivò ad alcuni villeggianti - soprattutto il gruppo di napoletani - che erano attenti a guardarli e pronti a fare ancora gossip.
Non si girò indietro a guardare la reazione di Miloš, ma continuò a camminare lasciandosi la piscina alle spalle ed arrivando in reception. Il cuore le martellava nel petto e l’ansia le serrava lo stomaco, quando entrò trovò la reception particolarmente affollata, soprattutto nella zona dove c’era il biliardo ed altri giochi. Si mise seduta su un divanetto proprio all’entrata e tirò fuori il cellulare continuando a chiedersi se stesse facendo una sciocchezza; mezz’ora dopo entrò Klim e a lei quasi venne un colpo.
— Ehi piccola, che ci fai qui?
La sua mente elaborò una bugia in un secondo e ne fu sorpresa — Sto usando un po’ il wifi per scrivere dei messaggi, in camera c’è mia madre che dorme e non voglio svegliarla. — non aveva specificato che la sua camera si trovasse nel residence e non nell’hotel sopra la reception, per cui lui accettò la risposta — E tu? Oggi niente prove?
— No, abbiamo fatto solo il meeting. Sta finendo ora... Domani ho il giorno libero e sono venuto qui a rubare il wifi... Ci vediamo dopo! — concluse ed andò a sedersi dall’altra parte della sala.
Quando entrò anche Miloš, il suo battito cardiaco aveva raggiunto una velocità spropositata, lui si accorse di Klim e poi andò da lei, sedendosi nel posto accanto al suo sul divano.
— Sei rimasta. — mormorò sorpreso senza sussurrare troppo perché sarebbe stato solo più sospetto, invece poteva far credere agli altri che le stesse semplicemente chiedendo perché fosse lì come aveva fatto Klim poco prima, Helis sorrise un po’ imbarazzata — Tra cinque minuti sali al primo piano, io ti aspetto lì. Ci sono solo i bagni ed una sala conferenze, quindi di solito nessuno ci va e gli altri potrebbero pensare che tu stia salendo in camera.
— Ma la mia camera è dall’altra parte del villaggio.
— Nessuno lo sa, però... — le sorrise e poi si alzò, proprio come aveva fatto il suo collega poco prima.
Qualche minuto più tardi, prese l’ascensore e salì al primo piano, non ne avrebbe avuto bisogno dato che erano poche scale, ma se doveva far credere che la sua camera era lì, sembrava più verosimile usare l’ascensore.
Miloš era lì ad aspettarla. Le si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia, poi si spostarono su dei divanetti sistemati in una rientranza quadrata del muro abbastanza profonda, accanto ai bagni. Esattamente come la sera precedente in console, l’elettricità tra di loro era palpabile.
— Stasera fa abbastanza freddo...
— Infatti mi sono cambiata... — lui guardò scettico le sue gambe scoperte — Non ho freddo alle gambe...
Così portò una mano sulla sua gamba a testare che lei stesse dicendo la verità e le provocò dei brividi — Pensavo che non saresti venuta...
Helis lo guardò contrariata — Te l’ho detto che sarei venuta... 
— Pensavo non fossi convinta. — ammise portando un braccio sullo schienale, quasi abbracciandola. Lei avrebbe preferito che lui lo facesse — Ti va di mangiare un po’ di cioccolata?
La prese dalla borsa e gliela porse, Miloš l’aprì e ne staccò due pezzi di cui uno lo porse a lei; per un po’ mangiarono in silenzio e lei sentiva il suo sguardo su di sé.
— Ti piace?
— Mh... Sì... 
Sorrise divertito — Non sei una brava bugiarda. — sussurrò posando il resto della tavoletta sul tavolino accanto al divanetto e poi tornò a posare il braccio sulla spalliera, poco sopra le sue spalle ed Helis avvertì di nuovo la tensione di prima — Come mai sei qui?
Non sapeva dare una risposta, le sembrava abbastanza ovvio. Fece spallucce guardandolo negli occhi e stupendosi di come riuscisse a percepirne il colore chiaro sebbene fossero avvolti quasi totalmente dal buio.
Miloš si avvicinò piano a lei che, per riflesso, si era appoggiata completamente allo schienale; si guardarono intensamente e poi lui portò la mano che non era appoggiata sulla spalliera al viso di Helis e la baciò.
Fu un bacio all’inizio molto lento, le loro labbra si cercavano per la prima volta ed entrambi stavano mettendo alla prova l’altro; poi lui si allontanò leggermente per guardarla negli occhi, allora lei gli portò una mano tra i capelli e avvicinandolo ancora a sé e ripresero a baciarsi più appassionatamente. Sentiva la sua mano accarezzarle le gambe e salire piano sui fianchi e poi sull’addome e il respiro di entrambi iniziò ad accelerare.
— Perché mi baci con gli occhi aperti?
Non se n’era neanche accorta, era tutto scuro e il suo cervello sembrava essersi dissociato dal corpo, sorrise imbarazzata — Non lo so... — mormorò avvicinandosi ancora alle sue labbra e chiudendo gli occhi.
Le emozioni si ampliarono, percepiva chiaramente il battito del suo cuore e il loro respiro, le sue mani su di sé e la testa che le girava un po’ come se fosse ubriaca di lui.
Sentirono dei rumori per le scale e si staccarono. Miloš si alzò e controllò che non stesse arrivando nessuno, poi si avvicinò alla sala conferenze che occupava gran parte di quel piano ed era chiusa solo da una larga porta vetrata che lui scoprì essere aperta, le fece segno di seguirlo ed entrarono dentro, sistemandosi su due sedie in fondo alla sala, nascoste da una colonna e dal buio.
Ripresero a baciarsi. La tirò dolcemente verso di sé e lei si mise seduta sulle sue gambe, ma non era quello che lui aveva in mente, per cui la fece alzare e poi risedere a cavalcioni su di lui. Avrebbe dovuto sentirsi imbarazzata per quella posizione e per il modo in cui le sue mani la toccavano, ma non lo era. Gli poggiò una mano sul viso continuando a baciarlo con passione e con l’altra gli accarezzò il petto mentre le sue scorrevano lungo la schiena di Helis fino a raggiungere il bordo della maglia.
— Non correre. — sussurrò in un attimo di lucidità.
Sorrise baciandole il collo — Non sto correndo. Se stessi correndo tu saresti già nuda.
Rise piano, sentendo le guance diventarle rosse e, quando lui le sfilò la maglia, si sentì un fascio di nervi. Miloš la guardò per un po’, a cavalcioni su di lui, con un reggiseno nero ricamato, i capelli che le ricadevano su una spalla e le loro labbra vicine che si cercavano; poi le slacciò il reggiseno proprio nell’istante in cui lei si era fatta coraggio ed aveva deciso di sfilargli la maglietta, l’aiutò a farlo e poi portò le mani sulle sue cosce, sentì i suoi muscoli contrarsi e poi si alzò tenendola in braccio e rimettendola a terra solo qualche secondo dopo. Non aveva mai pensato a quanto lui fosse forte, ma lo era abbastanza per riuscire a prenderla in braccio in quel modo senza sforzarsi troppo.
Continuò a darle dei piccoli baci tra il viso, il collo e le spalle ed abbassò lentamente le spalline del suo reggiseno fino a levarglielo completamente e lasciarlo cadere a caso sulla moquette pulita del pavimento sulla quale erano sparpagliate già le loro maglie.
Quando arrivò ai bottoni dei suoi pantaloncini, Helis era paralizzata dall’ansia.
— Miloš, aspetta... — sussurrò nascondendosi tra le sue braccia muscolose e sentendo il suo petto nudo contro il suo, la guardò e per lei trovare le parole fu ancora più difficile — È... Non correre. È la... mia prima volta.
Non riuscì a nascondere la sorpresa, le chiese addirittura perché prima di rendersi conto che era una domanda stupida, poi sorrise dolcemente guardandola come se fosse la cosa più bella su cui i suoi occhi si fossero mai posati e l’abbracciò. I loro corpi quasi nudi premevano l’uno contro l’altro provocandole numerosi brividi e, sebbene fosse la prima volta in cui si trovasse così nuda davanti a un ragazzo, non provò lo stesso imbarazzo di quando era stata per poco tempo con il ragazzo di cui era stata innamorata per due anni e che aveva pensato durante il viaggio per Bari il giorno prima di arrivare in Grecia. Non era a disagio, stava benissimo.
— Non farò nulla che tu non voglia. — promise riprendendo a baciarla ed accarezzandole la schiena nuda per poi arrivare alle natiche.
Le sbottonò il pantaloncino guardando il suo corpo intensamente e, mentre si abbassava per sfilarlo insieme agli slip abbinati al reggiseno, le baciò un seno provocandole altri brividi, poi la fece stendere piano per terra e riprese a baciarla mentre le sue mani esploravano per la prima volta il suo corpo.
Sorrise ancora — Rilassati. — sussurrò posando le labbra sulle sue e poi iniziò a scendere piano passandole su ogni centimetro del suo corpo. 
Quando si rese conto di quello che voleva fare, provò a fermarlo — No... mi vergogno. — ma lui ridacchiò dolcemente aprendole piano le gambe.
— Shhh... Voglio solo che ti piaccia...
Quasi un’ora più tardi si ritrovarono appoggiati al muro ancora nudi, la teneva stretta tra le sue braccia e le dava dei baci dolci sulla testa e sulle spalle.
— So che tu non volevi solo questo... — mormorò preoccupata — Sei deluso?
Spalancò gli occhi — Perché dovrei? Non lo sono. — la tranquillizzò — Sono solo sorpreso. Ci sono molte ragazzine che perdono la verginità presto, a dodici/tredici anni, tu invece ne hai ventuno ed è bello, credo.
— Non farmi sentire peggio di quanto non mi senta già.
Ridacchiò — Perché? Tranquilla. — sussurrò baciandola dolcemente — Va bene, non era una critica. Mi chiedo solo il perché...
— Non ero pronta prima, credo...
— E ora? 
— Sono qui, no? 
La guardò seriamente — Perché io? 
— Perché non tu?
— Perché Duško o Klim sono più belli di me... 
— Ma io sono qui con te... — non era una risposta adeguata e infatti lui non ne sembrava soddisfatto, gli accarezzò il petto e prese a baciargli il collo — E allora, perché io? Non sono bella.
— Lo sei. — affermò sotto il suo sguardo scettico — Ho ventisette anni, Helis. Io non guardo solo un corpo perfetto, cerco di capire le persone... È per il tuo sorriso soprattutto, perché sei diversa dalle altre...
— Beh, io sto bene con te...
Sorrise triste — Anche io, ma non ti innamorare di me... Io non credo molto nell’amore, la ragazza con cui stavo era francese e mi ha lasciato, doveva venire a lavorare qui con me e io volevo chiederle di sposarmi. — Helis non avrebbe voluto sentire quel discorso — E poi sei arrivata tu e... — sembrava che persino lui avesse difficoltà ad esprimersi in inglese in quel momento — Sto bene anche io con te e se vuoi possiamo continuare a divertirci qui, ma io sono della Serbia, tu dell’Italia. È complicato. Ma se tu volessi rivedermi dopo, a me farebbe piacere.
— Non mi innamorerò. — promise e ora sembrava lui quello deluso.
— Anche io proverò a non farlo. — Helis lo guardò sorpresa — Vorrai vedermi ancora in questi giorni?
— E tu?
— L’ho chiesto per primo.
— Sì Miloš, altrimenti non sarei venuta qui stasera.
— Anche io... — sospirò riflettendo per qualche secondo — Non voglio che tu perda la tua verginità così... sul pavimento. Vorrei qualcosa di speciale, o comunque migliore. — si lasciò coccolare da lui mentre ascoltava il suono della sua voce che le arrivava amplificato perché era poggiata al suo petto — Ma non puoi certo chiedere a tua madre di lasciarti la camera ed andare in spiaggia perché tu devi fare l’amore...
Helis rise, sorprendendosi che con lui fosse facile anche in situazioni del genere — No, credo mi ucciderebbe...
— Ucciderebbe me. — ammise —Sono le quattro, cosa dirà lei?
Non ci aveva pensato e fu invasa dall’ansia — Le dirò una bugia.
— Per stare con me...
— Sì. — concluse detestandolo perché si sminuiva così tanto.
Si resero conto che fuori alla sala conferenze c’erano delle persone sedute ai divanetti dove prima erano loro, si rivestirono in fretta e poi lui le disse che sarebbe uscito da solo ed avrebbe detto loro di andar via, dato che era un animatore non sarebbe stato strano e poi lei avrebbe dovuto aspettare qualche minuto per poi andar via.
— Ci vediamo domani... — mormorò lei.
— È il mio giorno libero, torno solo la sera per la discoteca. — rispose triste.
Helis lo guardò atterrita, due giorni senza di lui era davvero troppo — Non posso stare con te?
— Vorresti? E cosa pensi di dire a tua madre? Io non posso stare in giro per il villaggio.
Provarono a trovare una soluzione per passare una giornata insieme, ma non sembrava possibile.— Troviamoci in spiaggia dopo le attività del pomeriggio e stiamo un po’ insieme, sarà più facile per te inventare una scusa con tua madre e con gli altri che si farebbero delle domande se non ti vedessero alle attività.
— Ok... — si arrese.
— Ok... A domani. Ciao. — concluse in italiano baciandola per un’ultima volta, poi uscì.
Helis aspettò di essere di nuovo sola sul piano e poi andò via fregandosene delle persone che erano ancora in reception. Camminò velocemente verso la stanza, aspettandosi la partaccia da Barbara, ma non le importava.
Era felice.

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Capitolo 9
*** Di nascosto ***


A Barbara aveva detto che era rimasta in reception con Miloš e Klim che poi avrebbero avuto il giorno libero, per cui potevano fare tardi e c’erano anche alcuni ragazzi dello Junior Club con cui non aveva mai parlato prima, ma che aveva spesso visto per il villaggio, soprattutto insieme a Jerry e Kristina. Le sembrò che sua madre avesse qualche perplessità al riguardo, ma poi alla fine si convinse e le chiese addirittura se si era divertita e se avrebbero ripetuto quella serata, magari con gli altri animatori che poi il giorno successivo avrebbero avuto il giorno libero.
Le mancava Miloš, le attività al villaggio senza di lui perdevano un po’ del divertimento che le caratterizzava, ma la sua assenza era mitigata dalla felicità che Helis non riusciva quasi a contenere. Si era ritrovata a sorridere senza motivo durante Pilates, mentre erano tutti seduti a terra con le gambe divaricate ed usavano gli elastici ginnici per fare un esercizio abbastanza pesante e tutti sembravano piuttosto impegnati a sopravvivere a quella mezz’ora, mentre lei doveva ricordarsi di tornare in sé e smetterla di sorridere come un’idiota; anche durante la lezione di ballo del mattino che quel giorno era di nuovo con Clara che insegnava la sigla, Helis si scoprì più volte a pensare a quello che era successo la notte precedente e Clara un paio di volte le lanciò delle occhiate interrogative.
Solo durante il pomeriggio la sua mancanza iniziava a provocarle anche un male fisico e non riusciva a distrarsi nemmeno dedicando le sue attenzioni a Duško o scherzando con Jerry e Klim o parlando con Clara ogni volta che poteva; Marc aveva augurato il buon pomeriggio solo in francese ed inglese e poi non aveva messo “I’m Yours” ed allora Helis si era resa conto di quanto le mancasse Miloš e di quanto fosse innegabilmente presa.
Durante la lezione di caraibici, Agnija le disse che quel venerdì avrebbero rifatto lo spettacolo fatto dagli ospiti e quindi anche le dodici divinità dell’Olimpo e le chiese di partecipare, dicendole che dal giorno dopo, i dodici villeggianti scelti dovevano restare in piscina nel tardo pomeriggio per provare i costumi e tutto il resto. Helis provò a ricordarle che lei era sempre stata coinvolta in quasi tutti gli spettacoli serali, anche quelli dell’animazione e che sarebbe stato meglio far partecipare un altra villeggiante, ma Agnija era irremovibile, voleva lei.
Quello spettacolo però le fornì la scusa per restare anche dopo l’acquagym, dicendo a sua madre che doveva restare per le prove, anche se in realtà ci sarebbero state solo il pomeriggio successivo; Barbara annuì e, verso le sei e mezza quando di solito tornavano in camera per farsi la doccia, andò via portando la borsa di Helis affinché non restasse incustodita mentre “faceva le prove” e le lasciò solo l’asciugamano. 
Aspettò che gli animatori lasciassero la piscina e poi si diresse verso la spiaggia, Miloš arrivò poco dopo. Naturalmente non indossava la divisa dell’animazione ed aveva un berretto con il quale cercava di passare inosservato, evidentemente doveva esserci riuscito perché le poche persone presenti in spiaggia, non fecero caso a loro.
Quando i loro occhi si incrociarono, lei si sentì come se avesse involontariamente saltato uno scalino mentre saliva una rampa di scale, lui le sorrise avvicinandosi a lei e poggiando le mani sui suoi fianchi.
Ciao...
Helis si lasciò baciare sulla guancia chiudendo gli occhi al contatto e poi lo guardò desiderosa che continuasse — Posso... baciarti?
Miloš sorrise divertito — No, siamo in pieno giorno e qualcuno potrebbe capire che sono io... — mormorò prendendola per mano ed accarezzandole il dorso con il suo pollice — Come stai? — si spostarono un po’ andando verso il piccolo pontile dove era attraccata la barca per alcune attrazioni come il bananone ed altri giochi acquatici.
— Bene e tu? — lui annuì senza lasciarle la mano — È stato un bel giorno libero?
Si fermò all’inizio del pontile e la guardò intensamente — Tranquillo. Stranamente avrei voluto essere al villaggio.
— Stranamente avrei voluto che tu fossi al villaggio. — ammise facendolo sorridere.
— Tu vuoi proprio che io ti baci. — scherzò senza però darle il tempo di rispondere a quella domanda così ovvia — Sei mai stata sull’acquascooter? — Helis scosse la testa — Ok, ti fidi?
Helis ridacchiò stringendosi a lui, tanto le persone in spiaggia non avrebbero guardato il pontile, ma sembravano ben intenzionate a godersi la tranquillità del tardo pomeriggio, lui l’abbracciò — Dopo stanotte potrei non fidarmi di te?
Rise dolcemente e si avvicinò al bagnino, che però rivolse subito le sue attenzioni ad Helis.
— Ciao Dražen. — lo salutò sorridendo un po’ impacciata e staccandosi dall’abbraccio di Miloš.
— Ah, vi conoscete... — mormorò Miloš un po’ sorpreso, poi si rivolse a lui in serbo che annuì e gli passò due giubbotti salvagente indicandogli poi una delle tre moto sulla riva.
Miloš continuava a tenerla per mano, scesero di nuovo sulla sabbia e poi si sfilò la maglia restando solo in costume ed indossò il giubbotto aiutando poi Helis ad infilare il suo, sorrise malizioso mentre glielo allacciava sul seno abbondante dove faceva quasi fatica a chiuderlo. Helis trattenne il fiato a quel contatto e questo lo fece ridacchiare.
— Metti a dura prova il mio autocontrollo se mi guardi così. — sussurrò sfilandole l’elastico dai capelli e sciogliendo la sua treccia, poi se lo infilò al polso a mo’di bracciale.
— Così come?
— Lo sai benissimo. — ribadì sorridendo — Non sei l’unica ad avere voglia di un bacio. 
Spinse la moto nell’acqua e poi si sedette sopra ed attese che lei si mettesse seduta dietro di lui, le disse di stringersi a lui con la sua solita espressione maliziosa e poi partì. Helis avvertì per qualche secondo il vuoto allo stomaco a causa della velocità, poi iniziò ad abituarsi e percepì il vento che le soffiava tra i capelli, l’odore del mare e il corpo caldo di Miloš sotto al giubbotto salvagente.
Quando furono abbastanza lontani dalla riva e quindi poco visibili, prese a dargli dei leggeri baci sulle spalle larghe sentendo il suo respiro alterarsi un po’.
Si fermò a largo spegnendo il motore e poi fece in modo di girarsi per trovarsi faccia a faccia con lei, si guardarono per qualche secondo sorridendo e poi lui le prese dolcemente il viso tra le mani e la baciò. Helis si aggrappò alle sue spalle lasciando che le sue mani le accarezzassero il corpo.
— Mi eri mancata... — giocò con una ciocca dei suoi capelli mentre Helis cercò di tornare in sé — Hai pensato a stanotte?
— Non ho fatto altro. — ammise imbarazzata.
— E?
— Cosa? — domandò perplessa mentre le mani di Miloš si posavano sui suoi fianchi — Sono stata bene con te.
— Sì, anche io... Oggi avrei davvero voluto stare con te. 
Helis si sporse verso di lui e lo abbracciò — Io vorrei stare sempre con te. — non avrebbe voluto dirlo, ma non riuscì a fermarsi in tempo.
Respirò a fondo guardandole il corpo abbronzato e coperto solo da un costume turchese ed il giubbotto salvagente — Cosa ha detto tua madre che sei tornata tardi?
— Nulla. — mentì non sapendo come spiegargli in inglese della bugia che le aveva detto e non voleva neanche farlo, lui annuì accarezzandole una gamba, Helis si avvicinò a lui e prese a baciargli il collo, prima dolcemente, poi intervallando anche dei piccoli morsi mentre i loro respiri si facevano più veloci.
— Helis... — sorrise allontanandola un po’ da sé — Se mi baci così... potremmo avere qualche problema adesso. È abbastanza difficile resisterti.
Si mise dritta guardandolo con serietà — Anche se io sono...
— Sì. Credevo di essere stato abbastanza chiaro ieri...
— Io credevo che tu volessi divertirti. 
— Se fosse così ieri sarebbe successo altro, no? O comunque ora non sarei qui con te... Non penso di “divertirmi” in mezzo al mare.
Sorrise rassicurata e si sporse verso di lui per baciarlo ancora, poi si fermò a guardarlo — Posso baciarti?
Miloš ridacchiò — Qui puoi farlo anche senza chiedermelo. Ma non come prima... — lo baciò con dolcezza cercando di far continuare il bacio il più possibile — Ok, direi che ho bisogno di un bagno freddo. Ne avresti bisogno anche tu, comunque. — ironizzò dopo un po’.
Era quasi il tramonto e lei aveva già mal di gola e un po’ di raffreddore perché partecipava sempre al gioco aperitivo senza asciugarsi, non voleva fare il tragitto dalla spiaggia alla stanza bagnata, per cui gli disse che lo aspettava lì.
Lui si tuffò e quando riemerse la guardò divertito, Helis aveva capito le sue intenzioni e provò a tenersi al manubrio della moto, ma non riuscì a contrastare la sua forza quando la tirò piano in acqua. Le slacciò il giubbotto e lo posò sul sedile della moto d’acqua, poi iniziò a schizzarla per bagnarle anche i capelli e alla fine Helis si immerse completamente riemergendo pochi secondi dopo con un’espressione finta imbronciata.
— È la seconda volta che mi butti in acqua quando ho freddo. — protestò — Se mi ammalo è colpa tua!
Miloš ridacchiò avvicinandosi a lei e l’abbracciò dolcemente spingendola contro il bordo dell’acquascooter per reggerla meglio, Helis gli avvolse le braccia e le gambe attorno al corpo, perdendosi nei suoi occhi dello stesso colore del mare di Eretria.
— Cosa c’è? — le domandò dopo un po’ senza smetterla di guardarla.
Fece spallucce, non era certa che lui volesse sul serio saperlo — Sono... felice. 
— Adesso, con me?
— Sì. Non so perché tu sia così sorpreso...
— Sono preoccupato, direi.
— Non preoccuparti. — gli intimò seria.
Miloš si avvicinò piano al suo viso e le sfiorò le labbra con le sue — Non lo farò. — prese a baciarla continuando a reggerla perché lei non aveva il giubbotto.
Helis tremava leggermente e non solo perché aveva freddo. Stava baciando un ragazzo di cui era presa come mai prima, in acqua a chissà quanti chilometri dalla riva, mentre il sole tramontava e pensò che sul serio non avrebbe potuto essere più felice. Riprese a baciargli il collo sentendo il corpo di Miloš teso contro il suo.
— Non lasciarmi segni... — sussurrò piano quasi incapace di ragionare.
Sorrise accarezzandogli i capelli — Non lo farò. — ripeté le sue parole — Stiamo insieme dopo? — gli chiese tutto d’un fiato ed a bassa voce.
Spinse di più il bacino contro il suo e le si bloccò per qualche secondo il respiro — Perché? Vuoi continuare questo discorso? — la provocò.
Helis deglutì sentendo che come la sera precedente aveva perso le sue capacità di ragionare, lo guardò stringendosi di più a lui — Pensi di spaventarmi così? — mormorò rendendosi conto che ansimava leggermente.
— No, semplicemente voglio farti capire che non sono l’uomo giusto...
— Lascia che sia io a decidere chi è l’uomo giusto per me. 
Miloš sorrise lasciandosi baciare ancora — Non voglio che tu possa pentirti di qualcosa.
— Ho deciso io di venire stare con te ieri. Ho deciso di essere qui adesso... Sarei pentita se non l’avessi fatto. 
Restò immobile a stringerla tra le sue braccia lasciandosi baciare ed accarezzare da lei. Non aveva mai avuto una storia davvero seria, eppure le sembrava che con Miloš si stesse comportando come se fosse la sua ragazza, soprattutto come se lo conoscesse da tanto. 
Continuarono a muoversi l’uno contro l’altro finché entrambi non si resero conto che sarebbe stato meglio smettere. Lasciò che lui la prendesse per i fianchi e, facendo forza, l’aiutasse a salire sulla moto, poi si posizionò davanti a lei intimandole di rimettere il giubbotto; nei pochi minuti che ci misero per tornare a riva, Helis rabbrividì per l’aria fredda sul suo corpo bagnato e si chiese che ore fossero e quanto tempo fosse rimasta con lui; aveva un’altra scusa da rifilare a Barbara dicendole che dopo le prove per lo spettacolo degli Dei dell’Olimpo, un animatore a caso l’aveva spinta in piscina o che magari erano stati spinti più villeggianti. Si salutarono sulla moto, le consigliò di tornare in camera mentre lui andava a consegnare i giubbotti a Dražen dicendole che si sarebbero visti quella sera per la discoteca quando terminava il suo giorno libero.
Lo spettacolo di quel mercoledì era “serata danzante”, all’entrata al ristorante Jerry e Agnija che non indossavano la solita divisa ma degli abiti più eleganti, avevano distribuito dei fogli con una lista di dodici balli, tra cui i villeggianti dovevano scegliere quelli che secondo loro sarebbero stati alle prime tre posizioni, poi si spostarono in piscina e misero quei balli e contarono uno ad uno le persone che li avevano ballati. C’era il Sirtaki greco, il Merengue per la Spagna, un lento per l’Italia, Disco Anni Ottanta per l’America e così via, fino ad arrivare all’ultimo che era la sigla dell’animazione.
Durante il lento Helis avrebbe voluto che Miloš fosse lì a ballare con lei e, sebbene si fosse diretta verso Duško come - con sua sorpresa - le aveva suggerito Clara, lui si era messo a ballare con un’altra ragazza, per cui si era ritrovata a ballare un lento molto divertente con Marc e dopo, per il Valzer che era stato associato alla Francia, ballò per un po’ con Clara mentre entrambe rischiavano di investire le altre coppie e poi Gorgias la prese quasi con forza dalle mani della sua collega per ballare con lei.
— Ciao.
Non aveva parlato molto con lui, a volte quando lo incontrava per andare al ristorante, lui le sorrideva spesso, ma dato che era il responsabile del Mini Club lo vedeva di rado ed aveva legato poco con lui rispetto agli altri. 
— Ciao... — mormorò Helis pensando a quando avrebbe rivisto Miloš.
— Finalmente posso stare un po’ con te. — Helis lo guardò perplessa e lui le sorrise stringendola di più a sé, avrebbe preferito che non lo facesse e che si comportasse con tatto come aveva fatto Marc poco prima.
Fu infatti contenta che il ballo fosse finito poco dopo.
Alla fine della serata vide Miloš avvicinarsi alla console, indossava una maglia nera con una scritta colorata ed un paio di jeans, si scambiarono un’occhiata da lontano sorridendo e poi lei continuò a ballare con Jerry, Kristina e Marita. 
Solo verso l’una andò a sedersi ad uno dei tavolini non troppo distanti dalla console in attesa che Miloš le desse qualche direttiva su un eventuale “post-serata insieme”. Il gruppo di napoletani era seduto a qualche tavolino più in là e, sebbene stessero parlando tra di loro e ridendo sguaiatamente, Helis ebbe l’impressione che ogni tanto la guardavano, perciò iniziò a scrivere al cellulare.
Sentiva di aver bisogno di parlare con qualcuno di quello che stava vivendo con Miloš, un tempo si sarebbe rivolta alle sue due migliori amiche ma doveva abituarsi a non considerarle più così, perciò le note del suo iPhone in quel momento le sembravano una giusta alternativa. 
Sentì qualcuno avvicinarsi e quando la mano di Miloš si posò per un secondo sulla sua spalla, d’istinto mise in stand by il cellulare, lui la guardò divertito accovacciandosi accanto a lei.
— Non capisco l’italiano, perché spegni?
Arrossì, in realtà il suo nome l’avrebbe capito e non voleva che pensasse che fosse presa a tal punto, più di quanto non lo immaginasse già — Semplicemente non mi piace scrivere mentre parlo con qualcuno. — poi notò che al suo polso c’era ancora il suo codino ed avvertì una leggera sensazione di piacevole vuoto allo stomaco.
— Ti piace questa canzone? — le chiese cambiando argomento, era una canzone probabilmente greca che Helis aveva sentito spesso in discoteca lì, era molto sensuale e le piaceva molto anche se non ne capiva le parole, annuì — È di una cantante greca. Si chiama “Randevou Stin Paralia”... Significa appuntamento sulla spiaggia. — le sorrise e lei non poté non sorridere di rimando ripensando al loro incontro sulla spiaggia quel pomeriggio, poi lui si alzò per andare a cambiare canzone e tornò da lei poco dopo, nel frattempo continuava a sentirsi osservata. Non avevano potuto sentire le sue parole perché la musica era abbastanza alta e loro non erano così vicini, né avrebbero capito probabilmente, però continuavano a guardare nella sua direzione e a lei dava fastidio. Miloš si accovacciò di nuovo accanto a lei e allora decise di comportarsi da villeggiante — Ho deciso che voglio una foto con te.
— Come mai?
Fece spallucce — A parte quelle scattate da mia madre mentre tu mi buttavi in piscina, non ho foto con te e le voglio.
— Ora?
— Sì. Non hai la divisa dell’animazione, sei bello.
Inarcò un sopracciglio cercando di mascherare un’espressione soddisfatta e lei alzò gli occhi al cielo. Provarono a farsi un paio di selfie ma c’era poca luce, così la prese per mano e si avvicinarono al bar dove c’era una signora che probabilmente doveva essere serba, Helis l’aveva vista al villaggio da un paio di giorni ed aveva notato che tutti gli animatori della Serbia parlavano spesso con lei che sembrava essere simpatica anche se rivolse loro uno sguardo malizioso, poi Miloš le chiese qualcosa in serbo e allora lei capì di non essersi sbagliata riguardo la sua nazionalità. Prese l’iPhone di Helis e scattò loro cinque o sei foto, con un sorriso di chi la sapeva lunga ed intimando loro di cambiare posizione, sorridere o abbracciarsi di più. Mentre ritornavano sul palco Miloš ridacchiava divertito.
— Vai a vedere se in anfiteatro c’è qualcuno. — disse velocemente — Se non dovesse essere libero, torna in reception e mandami un messaggio, io ti raggiungo appena stacco qui. Sempre che tu voglia stare con me.
— Voglio. Ci vediamo dopo.
— Buona notte. — replicò a voce più alta proprio mentre finiva la canzone.
Lei sorrise — Grazie per le foto. — concluse andando via.
L’anfiteatro era occupato da alcune ragazzine che erano sedute al buio sugli spalti e giocavano con i loro smartphone ed Helis fu quasi tentata di dir loro di trovarsi un altro posto, ma non avrebbe saputo trovare un buon motivo affinché lo facessero. Così tornò in reception e, per evitare tutte le persone del giorno prima, lo aspettò fuori, vicino all’apertura sul retro dove erano parcheggiate alcune golf car che durante il giorno portavano gli ospiti appena arrivati nelle loro camere, poi mandò un messaggio a Miloš in attesa del suo arrivo. Avvertì l’ormai familiare formicolio allo stomaco che precedeva gli incontri con Miloš e poi lo vide arrivare dalla stradina che collegava la zona della piscina e della spiaggia alla parte più alta del villaggio, lui le sorrise.
— Perché non sei dentro?
— Perché è più facile che qualcuno ci veda e possa capire. Non voglio che tu abbia problemi.
— Non ne avrò... 
Helis si guardò intorno e poi lo tirò dolcemente all’interno dell’area dove c’erano le golf car che era abbastanza nascosta perché a parte l’entrata, era avvolta da un muro alto quasi due metri e gli avvolse le braccia al collo, lui ridacchiò spingendola con delicatezza contro il muro e la baciò.
— L’anfiteatro è occupato?
— Sì, ci sono delle ragazze.
— Non possiamo tornare in sala conferenze e rischiare un’altra fuga come quella di ieri sera e io non conosco altri posti. La spiaggia è sempre molto impegnata.
— Quindi che facciamo?
— Non lo so, Helis... 
Lei fece spallucce, avrebbe voluto passare più tempo possibile con lui, ma si rendeva conto che stava già rischiando abbastanza per tutto quello che avevano fatto nelle ultime ventiquattro ore e neanche lei conosceva altri posti — Allora andiamo a dormire... 
— Sicura?
— Non abbiamo altri posti... 
Si incamminarono per la strada che portava verso l’anfiteatro, gli alloggi, il ristorante e le camere degli ospiti; era un po’ delusa, ma non voleva farglielo pesare. Aveva fatto l’animatrice ed aveva già avuto altri flirt - sebbene molto meno seri - con altri animatori e sapeva benissimo quanto lui stesse già rischiando; inoltre non voleva che i sei anni di differenza tra loro potessero diventare un problema per lui se avesse iniziato a comportarsi come una bambina. E poi aveva un gran bisogno di dormire e di mettersi al caldo visto che percepiva chiaramente un incipit di raffreddore.
— Sei arrabbiata?
— No. — mormorò guardandolo finalmente negli occhi e sorprendendosi ancora una volta di come al buio percepisse comunque il loro colore.
— Stai mentendo.
Sospirò fermandosi e lui fece lo stesso — Vorrei stare con te. Ma so anche che tu qui stai lavorando e che rischi stando con me. 
— Non mi importa. — Helis lo guardò sorpresa — Sono serio, davvero non mi interessa. Vorrei passare tanto tempo con te, ma sul serio non so dove andare.
— Ok, non è un problema. Ci vedremo domani sera, anche io voglio stare con te... 
— Arriva Valerio domani.
— Chi è Valerio?
— Il capo della nostra agenzia di animazione e un mio caro amico e... Tra domenica e lunedì ci saranno due spettacoli, di cui uno abbastanza importante perché lo fa lui e noi avremo le prove...
Digrignò i denti rendendosi conto di quanto poco tempo effettivamente avevano per poter stare insieme, abbassò lo sguardo perché non riusciva più a sopportare i suoi occhi acquamarina che la guardavano così intensamente e che rischiavano di farla piangere, non voleva — Ok. Troveremo un modo per stare insieme.
Miloš le posò un braccio sulle spalle stringendola a sé e le diede un bacio sulla testa, gesti del genere le davano l’illusione di essere davvero importante per lui, molto più dei baci appassionati o dei momenti più intimi che avevano avuto insieme.
Fecero la strada insieme e lui le chiese se aveva detto a sua madre di loro, Helis non ci pensava assolutamente a farlo perché era sicura che Barbara non l’avrebbe mai accettato, né capito. Scherzarono per un po’ e poi arrivarono vicino agli alloggi degli animatori, lui si avvicinò a baciarla sulle guance e lei gli rivolse un’occhiataccia — Posso...?
Lui indicò con lo sguardo le scalette di pietra che portavano alla piscina grande e al ristorante e poi a una serie di altre camere tra cui quella di Helis alla quale però si poteva arrivare anche percorrendo la stradina accanto agli alloggi degli animatori; stavano scendendo delle persone e lei capì che non avrebbe dovuto nemmeno trovarsi lì con lui in quel momento. Guardò a terra dando le spalle agli altri villeggianti e, quando li sorpassarono, si girò verso di lui preoccupata.
— Non ti preoccupare. Non ho la divisa... — sussurrò accarezzandole il viso e spostandole una ciocca di capelli — Ci vediamo domani, tesoro. Buona notte.

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Capitolo 10
*** Dobbiamo parlare ***


— Perché mi eviti?
A parte salutarlo e qualche battuta durante la sua lezione di Sirtaki in cui la prendeva in giro come al solito, era riuscita a parlare con Miloš solo dopo pranzo, quando lui aveva augurato il buon pomeriggio e fatto partire “I’m Yours”; l’aveva evitata quasi tutta la mattina e lei non riusciva a capirne il motivo.
Lui la guardò intensamente, ma alla fine le era venuto un forte mal di gola e raffreddore e quel giorno stava davvero male, sua madre le aveva detto che durante la notte si era lamentata per le tonsille infiammate. Sentiva gli occhi gonfi e detestava farsi vedere da lui così.
— Dobbiamo parlare, Helis.
In qualsiasi lingua venisse pronunciata quella frase, era sempre terribile e lei si sentì sprofondare, il cuore accelerò i battiti e non nel modo piacevole di quando lui la baciava.
Si spostarono un po’ più lontano dal bar ed Helis aveva già fatto numerose ipotesi catastrofiche.
— Che succede, Miloš?
Lui sorrise dolcemente, ma questo non servì a rassicurarla, anzi era quasi certa che stesse per dirle che non voleva più avere una storia con lei — Dobbiamo essere più discreti... 
Non era la risposta che si aspettava, per cui lo guardò interrogativa — Qualcuno... ci ha visto?
— Non so se ci hanno visto, ma tutti mi hanno chiesto se c’è qualcosa tra di noi... Sono venuti da me chiedendomi “ma tu ed Helis...?”, ovviamente ho risposto di no. Ma anche alcuni dello staff pensano che stiamo insieme, non solo i villeggianti. 
Helis immaginava quali villeggianti fossero stati così sfacciati ed indelicati da chiedergli se loro avessero una storia e pensò che avrebbe volentieri avuto una discussione con i napoletani, giusto per sfogarsi. Lo guardò, l’ansia non le era ancora passata — Ok... Allora vado...
La guardò perplesso — Possiamo parlare, non è reato. — cercò di ironizzare, ma lei non aveva nessuna intenzione di ridere — E tu stavi andando al bar, no?
— Veramente stavo venendo da te. — ammise sentendosi una totale idiota — Ma adesso vado. Non ti creerò altri problemi.
Inarcò un sopracciglio, decisamente confuso e la fermò per un polso — Helis, ti ho solo detto che dobbiamo essere un po’ più discreti... Io non ho nessun problema.
— Beh, è meglio se la smettiamo di... — non sapeva come continuare, gli occhi già lucidi per il raffreddore minacciavano di gonfiarsi di lacrime.
— Parlo un inglese perfetto, o almeno lo credevo. — ribadì divertito e anche un po’ irritato — Non ho detto che non possiamo più... vederci, ma solo essere più discreti. Io voglio stare con te.
Sentì improvvisamente la forza abbandonare il suo corpo per il sollievo, come se le sue ossa fossero d’un tratto sparite e dovette appoggiarsi ad una delle colonne che reggevano la tettoia che copriva il bar — Tu vuoi continuare a passare del tempo insieme?
— Certo che voglio! — esclamò ricordandosi a stento di abbassare la voce — Ti ho già detto che se avessi voluto solo divertirmi, sarei andato a cercarmi un’altra ragazza dopo due sere fa. Ma non l’ho fatto e non ne ho alcuna intenzione.
Sentì il sorriso estendersi sulla sua faccia, probabilmente con gli occhi lucidi e il naso arrossato per il raffreddore, doveva sembrare una specie di strano pupazzo — Oddio. — mormorò rincuorata, con l’improvvisa voglia di ridere — Pensavo che non volessi più... 
— Tu sei pazza. — ammise divertito — Non potrei mai. — avrebbe voluto baciarlo, ma di sicuro quello non sarebbe proprio rientrato nel concetto di “più discreti”.
— Ok, saremo più discreti, sono un’ottima attrice quando voglio, posso anche fingere di non conoscerti davanti agli altri...
— Non ci provare nemmeno. — affermò sorridendole — Faccio il giro per la piscina, ti raggiungo tra un po’.
Si avvicinò a lei e sua madre mezz’ora più tardi e, come al solito si mise seduto sul suo lettino, facendo molta più attenzione a non guardarla troppo rispetto ai giorni precedenti. Era la prima volta che si trovava di nuovo davanti a Barbara dopo che loro erano stati insieme ed Helis pensò che un po’ fosse spaventato per quello che sua madre potesse pensare di lui.
— Ci ho pensato. — esordì provocandole un altro vuoto allo stomaco — Non ti ho ancora sentita cantare ed è chiaro che la sera non ti sentirò... Per cui cantami qualcosa adesso.
— Qui?
— Sì, qui...
Barbara la guardò interrogativa — Ti sta facendo una proposta indecente? — scherzò.
La guardò inarcando un sopracciglio, di solito sua madre non era mai così indelicata e il fatto che lui non la capisse, non giustificava quella frase — No, mi chiede di cantargli qualcosa adesso.
— Ma è difficile.
— Sì, è quello che vorrei fargli capire. — poi si girò di nuovo verso di lui — È complicato a cappella, con tutto questo rumore e non saprei nemmeno cosa...
— La tua canzone preferita, qual è?
— “Let Love In” dei Goo Goo Dolls, ma non posso cantare quella. È bassa per me.
— Allora qualcos’altro. — la implorò e lei non seppe resistere a quegli occhi.
Pensò rapidamente a cosa cantare e le venne in mente “Make You Feel My Love”, era la canzone che aveva sempre associato a Mario, il ragazzo di cui era stata innamorata per due anni, ma si rese conto di non aver pensato a lui nemmeno per sbaglio da circa sei giorni e rievocarlo alla mente non le faceva assolutamente nessun effetto, nessun dolore straziante al petto, nessuna voglia di sorridere o piangere in egual misura. Niente di niente. E il pensiero di Mario fu sostituito dagli occhi verdi di Miloš e da tutto ciò che li circondava. L’amore per quel ragazzo di Napoli era finito, quella nuova consapevolezza la fece sentire leggera, forse ancora di più di quando Miloš prima le aveva detto che voleva stare con lei. E se dopo due anni non provava più nulla, non era solo perché lui l’aveva fatta soffrire troppo e perché sarebbe stata una storia impossibile, ma era soprattutto a causa di Miloš. E allora gli cantò la prima strofa della canzone, alzandosi dopo un po’ perché seduta non riusciva e lo guardò dedicandogliela mentre lui la osservava attentamente facendola sentire come al solito importante.
Cantò solo fino al ritornello, sentendo gli occhi degli altri ospiti su di sé - soprattutto le due ragazze napoletane che sembravano avere come unico obbiettivo nella vacanza quello di rifilarle occhiate sarcastiche come se fosse un fenomeno da baraccone -, per cui si rimise seduta accanto a lui.
— Non è il massimo, non sento la mia voce e sono raffreddata.
— Mi piace. — rispose invece e lei avrebbe voluto prenderlo per mano, ma con sua madre che continuava a guardarli come un falco, preferì non avvicinarsi troppo a lui — Lo sai, un paio d’anni fa sono stato a Napoli... A casa di Valerio per il Capodanno.
Non sapeva perché glielo stesse dicendo, ma non poté fare a meno di sperare per un attimo che lui tornasse nella sua città per poterlo rivedere, questo le provocò una dolorosa fitta al petto — Sarai rimasto shoccato. 
Ridacchiò — Un po’, ma è stato divertente. Ero in un posto che si chiama Fuorigrotta...
— È vicino a dove sono nata e cresciuta io, quando vivevo ancora con mio padre.
— I tuoi sono divorziati...
Lei annuì sorridendo, non era mai stato un problema il divorzio dei suoi — Tornerai a Napoli?
— Ci sono tanti posti che vorrei vedere... Ma mi piacerebbe tornare lì.
Si scambiarono uno sguardo intenso e poi Marc annunciò dal microfono che a breve sarebbe iniziata la lezione di Merengue con Agnija, per cui lui si alzò per lasciarle andare a ballare.
Dopo l’acquagym, lei e gli altri villeggianti coinvolti nello spettacolo, raggiunsero Agnija sul palco dove lei avrebbe assegnato loro una divinità, Helis sarebbe stata Artemide.
Dopodiché andarono nella stanza dell’animazione a provare gli abiti. Le fu dato un abito da divinità greca, bianco che le arrivava sopra le ginocchia, un arco ed una freccia ed una corona d’alloro da mettere in testa.
Miloš, Jerry ed Alexia erano scesi insieme ad Agnija per tradurre cosa avrebbero dovuto fare ai vari villeggianti francesi e greci che non capivano bene l’inglese, Jerry si rese conto che Helis era l’unica italiana e non aveva alcun bisogno di traduzione, così andò via. Poi Agnija disse loro di provare i vestiti, Helis sotto il vestitino indossava il costume, ma comunque si vergognava di fare una specie di spogliarello lì dentro.
— Vai lì. — disse Miloš avvicinandosi a lei e rivolgendo per un istante uno sguardo torvo ad un uomo sulla cinquantina che continuava a lanciare occhiate di apprezzamento verso di lei che era l’unica ragazza giovane, a parte una ragazzina di quattordici anni che però non era molto carina.
— Lì dove?
— Lì, segui il corridoio... Così avrai più privacy.
Scoprì che a parte la piccola sala, c’era un corridoio i cui lati erano costeggiati da stand pieni di vestiti per gli spettacoli e poi, in una svolta labirintica, si arrivava alla fine della sala dove non l’avrebbe vista nessuno. Miloš si mise a metà corridoio per impedire agli altri di raggiungerla, era sicura che lo stessero guardando tutti un po’ perplessi, persino Agnija ed Alexia. 
Tornò nei panni di Artemide e lui la guardò divertito, mentre gli altri recuperavano gli accessori della propria divinità.
— Dea della caccia e della verginità... — sussurrò così piano che anche lei fece fatica a capirlo in quel casino generale.
Gli rivolse un’occhiata a metà tra il divertito e il minaccioso e poi gli diede uno schiaffo sul braccio che lo fece ridere.
Adorava il modo in cui rideva quando era con lei e, anche se avevano stabilito di essere più discreti, lui continuava a guardarla come se fosse qualcosa di incredibilmente bello. Helis non aveva mai provato la sensazione di sentirsi così desiderata, al centro delle attenzioni e protetta da un ragazzo e Miloš con quelli che potevano sembrare solo piccoli gesti, le bloccava sempre il respiro.
Agnija disse loro cosa avrebbero dovuto fare sul palco e poi diede un altro appuntamento per le prove generali, il giorno dopo alla stessa ora. Helis tornò in camera stanca e costipata a causa del raffreddore; quella sera, come ogni giovedì, ci sarebbe stata di nuovo la serata folkloristica greca, per cui lei e Barbara decisero di tornare in camera a riposarsi dopo il pranzo, in attesa che lo spettacolo in anfiteatro finisse e tutti si spostassero in piscina per la discoteca.
Helis aveva un forte raffreddore e la gola le bruciava molto, per cui rischiò più volte di addormentarsi in quelle due ore e sua madre continuava a ripeterle che le avrebbe fatto bene riposare un po’ di più, ma non aveva intenzione di rivedere Miloš solo la mattina dopo. Sentiva lo scorrere inesorabile del tempo incombere su di loro, per cui andò in piscina da sola perché alla fine Barbara si era addormentata.
Andò a prendere da bere al bar e sentì delle braccia forti avvolgerle piano la vita, non ebbe nemmeno bisogno di girarsi per capire che fosse Miloš il quo polso era ancora circondato dal suo elastico per capelli rosso, per cui si appoggiò contro il suo corpo sorridendo.
— Non dovresti abbracciarmi così. — sussurrò senza girarsi.
Lui sospirò — Ora sono tutti a ballare e forse non mi interessa.
Si voltò ed incrociò la sua espressione risoluta — A me sì, non voglio che tu abbia problemi a causa mia. 
Sorrise divertito guardando il suo corpo, quella sera indossava un top color panna a fantasia floreale, molto scollato ed un paio di pantaloni aderenti beige, ma per lo sguardo che lui le aveva rivolto, sembrava indossasse il più bell’abito da sera — Non guardarmi così. — sussurrò arrossendo.
— Così come?
— Come se fossi la tua torta preferita.
Miloš sospirò accarezzandole il braccio, era chiaro che si stava trattenendo dallo stringerla a sé solo perché erano in pubblico, anche se effettivamente al bar e ai vari tavolini, c’erano solo loro — Non lo sei. Sei molto di più.
Helis si sciolse in un sorriso — Sto per abbracciarti, se non è discreto va’ via. — ma non si mosse e lei gli avvolse le braccia attorno al collo inebriandosi dell’odore della sua pelle e del suo profumo di bagnoschiuma.
— Sei calda. — in inglese quella frase risultava leggermente una provocazione, così lo guardò interrogativa e lui poggiò il palmo della mano sulla fronte di Helis.
Ridacchiò spostandogliela — Non fare come mia madre. – lo ammonì — Sto bene.
— Stasera ho le prove, lo sai... E forse avresti bisogno di dormire.
— Resto qui finché non finisce la discoteca, poi vado.
— Ok... Ti devo presentare Valerio domani.
— Perché?
— Siete entrambi napoletani, come anche Jerry. Potrebbe piacerti.
— A me piaci tu.
La guardò divertito, ma anche leggermente imbarazzato per la sua sfacciataggine — Non intendevo in quel senso. E comunque ha trentasei anni, è troppo grande per te.
L’avrebbe abbracciato di nuovo — Quindi Duško aveva ragione a dire che sei geloso.
— No, non lo sono. — ma non sembrava del tutto sincero — È la verità, è troppo grande.
Helis fece spallucce — Io voglio te, non mi interessano gli altri.
— Ok, basta... — sussurrò — Torno in console, prima di fare danni e rischiare di fare qualcosa che davanti agli altri non dovrei fare. — la guardò sorridendo — Non puoi venire dentro con me, purtroppo, per cui vai a ballare...
— Così puoi guardarmi... — scherzò spingendolo.
— Esatto, regalami un bello spettacolo. — la provocò — Dato che non posso avere il bacio della buona notte...
Sorrise — Non sei l’unico ad avere voglia di un bacio. — concluse ripetendo la frase che le aveva detto il pomeriggio prima durante il loro incontro segreto sulla spiaggia.

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Capitolo 11
*** Qualcosa di importante ***


Il raffreddore aveva raggiunto il culmine, quella mattina si svegliò malissimo e un po’ di buon senso le diceva che avrebbe dovuto restare a letto a prendere qualche medicina, ma non aveva alcuna intenzione di ascoltare il suo buon senso, né quello di Barbara. Per cui si alzò ed andò a lavarsi appena la sentì uscire dalla porta per fare la sua solita camminata mattutina.
Si guardò allo specchio, era uno spettacolo pietoso con gli occhi gonfi e lucidi e il naso rosso, ma non voleva assolutamente che un po’ di raffreddore le impedisse di divertirsi, non gli ultimi giorni comunque; si sciacquò il viso con l’acqua fredda e le sembrò che già andasse un po’ meglio, sarebbe persino stata disposta a fare un lungo bagno a mare che avrebbe dovuto assorbire i muchi.
Quando arrivò in piscina però si sentiva ancora un po’ stanca, erano dieci giorni che dormiva poco e spendeva tutte le sue energie senza fermarsi durante tutta la giornata, per cui, in attesa che iniziasse Pilates con Agnija, si mise seduta ad uno dei tavolini del bar all’ombra ed aspettò che si facessero le dieci affinché aprisse il bar e lei potesse ordinare un caffè. Miloš le si avvicinò e si mise seduto su una sedia accanto a lei, guardandola dolcemente.
— Come stai? 
Fece spallucce portandosi le gambe al petto — La gola fa male, ma tutto ok.
— Se ti baciassi staresti meglio, probabilmente.
— Però rischieresti di avere mal di gola poi. 
Sorrise — Nah, sono più forte di te. — scherzò.
— Hely, ti ho preso il caffè... — intervenne sua madre portandole una tazzina di quello che sembrava un surrogato dell’Espresso napoletano.
— Grazie...
Miloš la guardò — Caffè? 
— A Napoli noi siamo drogati di caffè...
— Non mi piace il caffè.
— Ora ne ho bisogno, altrimenti non riesco a svegliarmi. 
— Lo so io come svegliarti, con l’acqua gelata! — scherzò e lei gli fece una smorfia sotto lo sguardo divertito di Barbara che aveva capito il senso del discorso pur senza capire una parola.
— Speravo in qualcosa di più dolce... — lui rise dolcemente.
Quella specie di caffè in realtà aveva un sapore appena accettabile, Helis arricciò il naso e Miloš ridacchiò ancora guardando Barbara che cercava di convincere la figlia - e anche se stessa - che non era poi tanto male — Non penso che a lei piaccia molto. — ribadì guardando sua madre ed Helis tradusse per lei.
— Il caffè qui non è come quello di Napoli...
— Cosa cambia? — le chiese, Helis non avrebbe saputo spiegarlo, era semplicemente diverso — Molte cose sono diverse a Napoli...
— Quali? 
— Le ragazze.
Helis si alzò senza nemmeno rendersene conto e si accovacciò verso la sua sedia per abbracciarlo, lui chiuse gli occhi mentre la stringeva a sé dolcemente — Scusa, dovrei essere discreta. — mormorò allontanandosi, anche Barbara la guardava perplessa e lei sorrise leggermente imbarazzata — Ha detto che le ragazze a Napoli sono diverse dalle altre, tipo noi due.
— Ha incluso anche me? — chiese Barbara sorpresa.
— Ma certo. — mentì rendendosi conto che la sua mano era ancora poggiata sulla spalla di Miloš.
— È troppo dolce, diglielo!
— Mia madre dice che sei dolce...
Miloš si girò verso Barbara e le sorrise — Grazie... come si dice “anche tu”? — continuò rivolto ad Helis che glielo tradusse e lui lo ripeté, quando parlava in italiano aveva un accento molto buffo che però lei trovava estremamente dolce e dovette contenersi dall’abbracciarlo di nuovo.
Le mancavano i suoi baci e detestava non poter fare quello che voleva quando era con gli altri.
Andò a fare Pilates dopo il quale restò sul palco mentre Miloš faceva il giro della piscina per dire ai vari ospiti di raggiungerlo per ballare la sigla. 
Nel frattempo lei si era messa a ballare con Duško un’altra canzone dell’animazione che di solito ballavano solo gli animatori prima degli spettacoli, lui le spiegava i passi e ballavano guardandosi negli occhi. Duško continuava a piacerle, ma solo perché era oggettivamente un bel ragazzo, si rese però conto che quello che aveva creduto di provare per lui non era niente a confronto dell’esplosione di emozioni che le provocava anche il solo pensare a Miloš.
— Ehi, mi stai rubando la ragazza? — domandò tornando sul palco seguito da alcune persone, aveva il suo sorriso tipico di quando scherzava, ma Helis non poté evitare di guardarlo spalancando gli occhi sorpresa.
— Lei è la mia ragazza! — replicò Duško e in lui il tono ironico era molto più percepibile — Vero? — rispose di sì guardando Miloš con aria di sfida e Duško l’abbracciò — Vai a casa Miloš, hai perso.
— Ok, allora perché non ve ne andate tutti e due e mi fate fare la lezione? — esclamò restando al gioco, ma Helis notò che un po’ aveva accusato il colpo. Gli si avvicinò per andare a mettersi al suo posto come al solito in prima fila — Scherzavo. Sono la tua ragazza... — sussurrò piano mentre gli passava accanto.
I suoi occhi acquamarina si posarono per una frazione di secondo su di lei, sorpresi e poi con un leggero rossore sul viso si rivolse agli altri.
— Good morning, bonjour, kalimera, buongiorno... — le rivolse un’occhiata penetrante — Dzien dobry, dobro jutro... Oggi per la lezione di ballo, vi insegno la sigla dell’animazione “Take My Hands”... — la guardò di nuovo — Helis, puoi fare un passo indietro o vuoi insegnarla tu la sigla? 
Lei ridacchiò — Sì, la insegno io... — disse spingendolo dolcemente e guardando le altre villeggianti, alcune le conosceva, altre dovevano essere arrivate da poco — Buongiorno a tutti e benvenuti. — lo imitò divertita — Oggi sarò io ad insegnarvi la sigla perché sono più brava di lui. — loro risero — È molto facile... Bisogna iniziare alzando le mani così.
Miloš la guardava divertito e anche Marc alla console la stava osservando — Signori e signore, oggi abbiamo una nuova animatrice. — scherzò al microfono, lei gli rivolse un sorriso smagliante e Miloš la spostò dolcemente dal suo posto — Perché? — gli chiese Marc — È più brava di te ed è molto più bella.
Sabotage! — esclamò lui ridendo — D’accordo, allora mettiti qui e lo insegniamo insieme. 
Si punzecchiarono spesso durante quella mezz’ora e quando lui sbagliò un passo mentre la ballavano sul palco più alto con la musica, lei gli rivolse un’occhiata di sfida facendolo sorridere.
Uno dei gruppi di napoletani - quello più indiscreto - quel giorno aveva finalmente lasciato il villaggio ed Helis si sentiva quasi liberata, poteva permettersi di scherzare con Miloš più tranquillamente senza avere paura che qualcuno mettesse pettegolezzi in giro.
Quel pomeriggio dopo i balli caraibici, con Clara che aveva il giorno libero, fu Miloš a fare acquagym, con grande sorpresa di tutti, persino di Helis.
Love, vieni a fare acquagym, ci sono io.
Aveva sempre pensato che avrebbe detestato essere chiamata “amore”, lo trovava un appellativo così banale e scontato, eppure quando lui le sussurrò quella parola - forse perché in inglese faceva un effetto diverso -, Helis fu percossa dai brividi.
Aveva deciso di non fare acquagym preferendo non bagnarsi ancora, ma non si sarebbe mai persa l’unica lezione con lui, soprattutto dopo che l’aveva chiamata love.
Lo seguì e si accovacciò verso la busta piena di tubi galleggianti per scegliere il colore come faceva ogni volta prima di iniziare la lezione, di solito lo prendeva azzurro o verde acqua ed evitava quelli rosa e gialli, ma quando ne prese uno azzurro si rese conto che era stato rovinato a furia di usarlo, per cui tornò indietro e Miloš la guardò interrogativo, gli fece vedere che non si manteneva dritto e che quindi non l’avrebbe retta se si fosse messa sopra in acqua.
Sorrise malizioso — Ah, lo preferisci duro. — sussurrò facendola avvampare, ridacchiò mentre lei tornava in acqua e poi si mise al centro del bordo della piscina — Se fate bene l’acquagym farò uno spogliarello! — alcune signore urlarono apprezzamenti ed Helis si girò a lanciar loro occhiate torve che non passarono inosservate a Miloš.
L’acquagym con lui era meno impegnativa rispetto a quello di Agnija o Clara, ma era divertente e anche abbastanza allusivo, senza però mai essere volgare. Aveva preso un tubo rosa e se l’era messo tra le gambe per mostrare loro l’esercizio, solo che quando si muoveva, provocava risate divertite da parte delle villeggianti in maggioranza donne. Ma lui non guardava nessuna di loro, era concentrato su Helis al centro della piscina e più distante rispetto alle altre perché non voleva che con i vari esercizi le bagnassero i capelli che aveva accuratamente legato sopra la testa; cercava soprattutto di far divertire lei.
Quando finì la prima serie di esercizi, si sfilò la maglia improvvisando uno spogliarello comico e provocando altri schiamazzi ed applausi, stavolta lei cercò di non pensare alle altre e si concentrò sul petto nudo di Miloš, non poté fare a meno di arrossire. L’aveva già visto così, erano stati entrambi completamente nudi l’uno tra le braccia dell’altra e ricordava quella notte come una delle più belle della sua vita, ma vederlo lì in pieno giorno mentre tutte le altre facevano apprezzamenti sebbene non fosse un adone come Duško o Klim e lui invece continuava a guardare lei fregandosene di tutte le altre, le provocava un moto di desiderio ed imbarazzo.
Alla terza serie di esercizi, sfilò anche il costume a bermuda restando solo con un paio di boxer neri per poi tuffarsi in acqua e fare con loro l’ultima parte. Poi li fece mettere in cerchio come facevano sempre Agnija e Clara.
— Megalo kyklo. — urlò nuotando verso Helis e prendendola per mano, sebbene l’acqua fosse calda avvertì un brivido che la fece sussultare.
— No, non posso... — sussurrò.
Sì sì sì. — rispose lui in italiano tenendola per mano.
Gli rivolse un’occhiata seria — Non voglio bagnarmi i capelli...
— Ok, allora aspettaci sul bordo.
Presero a schizzarsi l’acqua, poi dopo un po’ urlò di rifare il cerchio e di mettere tutti le mani al centro ed Helis tornò verso di lui che le avvolse un braccio attorno ai fianchi senza che nessuno se ne accorgesse perché erano sott’acqua ed erano impegnati ad ascoltarlo mentre li ringraziava in varie lingue per poi urlare “Sunshine”.
Nuotarono insieme verso il bordo mentre gli altri si disperdevano per uscire dall’acqua, lui salì per primo facendo forza sulle braccia e poi si accovacciò per aiutarla.
— Non mi va che tu stia in boxer davanti a tutti. — mormorò aiutandolo a recuperare i galleggianti.
— Vuoi essere l’unica a vedermi così? — la provocò colpendola piano con un tubo.
Sorrise, in realtà lui aveva indovinato — Vado a fare la doccia.
Si avvicinò alle docce al lato della piscina ed aspettò un paio di persone davanti a lei, nel frattempo Miloš si era spostato lì vicino per sciacquare i tubi con la pompa.
— Helis, vuoi l’acqua calda? — le chiese mentre era sotto il getto freddo della doccia, le fece segno di andare da lui e le puntò contro la pompa da cui usciva l’acqua molto più calda. 
— Non bagnarmi i capelli. — mormorò mentre lui si avvicinava coprendo il buco con parte del pollice per far uscire l’acqua in modo più omogeneo.
— Non ti preoccupare... — portò il braccio più in alto in modo da riuscire a trovarsi anche lui sotto il getto e tra di loro si creò una carica elettrica che avevano imparato a riconoscere quando erano insieme — Mi manchi.
Helis si guardò intorno, erano abbastanza lontani dai lettini e dalle docce, ma stavano comunque passando troppo tempo insieme e potevano risultare equivoci — Non possiamo stare insieme, dopo?
Fece spallucce — Adesso devi fare le prove per lo spettacolo di stasera, dopo si cena e stasera ho le prove per gli spettacoli di domenica e lunedì. Non pensare che io non voglia stare con te...
— Lo so, ne abbiamo già parlato, devi lavorare... 
— Sì e ora lo detesto.
Gli passò piano una mano sul braccio tracciando con le dita la linea dei suoi muscoli — Ci vediamo tra un po’ sul palco.
Ebbe giusto il tempo di buttarsi il telo addosso prima di dover salire sul palco più alto dove c’erano già gli altri villeggianti ed Agnija. Lo spettacolo sostanzialmente consisteva nell’entrare sul palco da dietro gli archi ricoperti da dei teli che rappresentavano il Partenone, quando una voce chiamava il nome della loro divinità in tre lingue diverse e dovevano camminare lungo il perimetro del palco lentamente e con aria solenne a ritmo di una musica epica e poi arrivare al centro del palco ed aspettare che il disco dicesse le caratteristiche della divinità in tre lingue, per poi disporsi in fondo al palco sui troni degli dei. All’arrivo di Ares gli animatori avrebbero fatto una lotta con le fiaccole infuocate, quando Zeus sarebbe salito sul palco, tutte gli altri dovevano alzarsi in piedi, per poi dividersi in due file e camminare l’una in senso opposto all’altra e poi sistemarsi di nuovo in fondo mentre gli animatori facevano un altro breve spettacolo col fuoco. 
Non era nulla di che, ma Helis si ritrovò a dover incoraggiare più volte la ragazzina di quattordici anni che sembrava aver preso quello spettacolo come l’occasione della sua vita ed era praticamente in panico.
Tornò in camera velocemente, indossò l’intimo bianco come le aveva detto Agnija affinché non si vedesse sotto i vestiti, mangiò in fretta e poi si diresse nel retro del palco per indossare i suoi abiti.
Avevano messo un séparé nelle quinte per dare un po’ di privacy alle donne ed Helis pensò che l’idea fosse venuta a Miloš.
Dopo un po’ entrarono Duško, Clara, Jerry ed Agnija che insieme a Gorgias, Marita e Kristina avrebbero fatto lo spettacolo pirotecnico e li guardarono assicurandosi che tutte le divinità avessero indossato i loro vestiti e preso i loro accessori. 
Bellissima. — le disse Duško avvicinandosi a lei — Più di Afrodite. 
Sorrise, ma fu distratta dall’ingresso di Miloš che stava portando le fiaccole e il liquido infiammabile per lo spettacolo pirotecnico; si scambiarono solo un’occhiata che però per lei valeva molto più del complimento appena ricevuto da Duško. 
Lo spettacolo andò bene e alla fine restò a lungo sul palco perché molti villeggianti volevano fare le foto con le divinità, poi finalmente tornò nelle quinte a cambiarsi ed andò verso il bar dove erano stati uniti dei tavoli per il brindisi con lo spumante offerto dallo staff. 
Marc le sorrise con espressione benevola ed accanto a lui vide Valerio, l’aveva già notato in quei giorni e l’aveva trovato una persona interessante. Un bell’uomo molto intelligente che riusciva a parlare tranquillamente quattro lingue passando dal greco, all’inglese, all’italiano e al francese senza problemi, anche lui le sorrise.
— Dovresti fare l’animatrice. — disse in inglese.
Helis sorrise — L’ho già fatta.
La guardò sorpreso che lei fosse italiana — E come mai hai smesso? 
— Perché dovevo studiare... — mentì perché non era solo quello il motivo, vide Miloš guardarla dal bar e cercò di distogliere lo sguardo prima che il suo capo si accorgesse di qualcosa, aveva già notato che prima Clara nelle quinte le aveva rivolto un’occhiata come se la sapesse lunga e non voleva che altri iniziassero a capire, soprattutto perché lei - così come anche Jerry - era una grande amica di Valerio.
— Beh, dovresti riprenderlo in considerazione. Fammi sapere se dovesse interessarti ancora, mi hanno parlato tutti bene di questa ragazza che partecipa a tutte le attività e sembra un po’ la mascotte.
Sorrise ringraziandolo e poi si girò verso gli altri a fare il brindisi, Agnija l’abbracciò. 
Poco dopo si unì anche Miloš, avvicinandosi al loro tavolo e passandole un braccio sulla schiena prima di cercare un bicchiere pulito per bere un po’ di spumante. Era molto bravo a farlo sempre quando le persone che avevano attorno erano distratte, in quel momento molti stavano bevendo e scherzando tra di loro e gli altri erano sul palco a ballare.
Gli sorrise dolcemente porgendogli il suo bicchiere perché non ce n’erano altri — Grazie... — sussurrò, poi abbassò ancora di più la voce — Vai verso i bagni... Ok?
Helis non capì subito, ma lui non poté ripetere perché Agnija si avvicinò a lui e gli disse qualcosa; poi recepì il messaggio e si allontanò verso il retro del bancone del bar dove c’erano i bagni della piscina, era una parte abbastanza isolata del villaggio, soprattutto di notte perché di lì si andava verso il campo di basket/calcio da un lato e verso la spiaggia dall’altro e inoltre era poco illuminato. 
Miloš la raggiunse poco dopo, la prese per mano e la portò ancora più dietro guardandosi attorno preoccupato.
— Ciao... — mormorò in italiano prendendole delicatamente il viso tra le mani e baciandola.
Helis si sentì come se respirasse finalmente dopo essere stata troppo tempo chiusa in un posto con poca aria, si strinse a lui che però l’allontanò cauto.
— Tu sei pazzo. — constatò cercando di placare il desiderio di baciarlo ancora.
Rise — Forse. Torna di là, io vado in console. Ah, sei la dea più bella che abbia mai visto.
Riusciva sempre a farla sorridere, era la prima cosa che l’aveva sorpresa e attratta da Miloš; ritornò verso il palco avvertendo ancora la pressione delle sue labbra calde sulle sue e pensò a quante regole stesse infrangendo per lei, il cuore sembrò gonfiarsi nel suo petto.
Quella sera in discoteca, nonostante il raffreddore, ballò molto e si andò a sedere solo durante le canzoni che le piacevano meno; in uno di quei momenti, Duško si mise seduto accanto a lei per parlare un po’ e per mettere alla prova le poche frasi in italiano che conosceva, le cantò addirittura un pezzo di una canzone di Ligabue che probabilmente aveva imparato da Clara.
— Conosci Ligabue? — gli chiese sorpresa.
Non essere gelosa di mio italiano. — scherzò.
— Non sono gelosa... — ridacchiò abbracciandolo — Canti il mio cantante preferito, volim te
Lui la guardò sorpreso — Te l’ha insegnato Clara?
Non riuscì a controllare il rossore sulle sue guance — Miloš.
Le rivolse un’occhiata penetrante, come se stesse cercando di capire qualcosa, poi sorrise tranquillo e le disse che voleva un selfie con lei sul suo cellulare, lo tirò dalla tasca e l’abbracciò iniziando a scattare alcune foto.
Bellissima.
Ridacchiò — Bellissimi, siamo in due... Al posto della a va la i. — 
Bellissimi. La coppia più bella!
Sorrise ma si girò inevitabilmente verso la console.

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Capitolo 12
*** Provocazioni ***


Si svegliò di soprassalto, con l’aria che le mancava e non per colpa del raffreddore.
Sua madre doveva essere già uscita ma lei non l’aveva sentita forse per la stanchezza e l’influenza; si mise a sedere sul letto e si passò una mano tra i capelli mentre la consapevolezza che mancavano tre giorni alla sua partenza prendeva forma dentro di lei fino a provocarle un dolore fisico.
Non voleva pensarci. Si alzò velocemente e corse in bagno a sciacquarsi il viso con l’acqua fredda, pensò a Miloš ed avvertì un’altra fitta dolorosa. Non voleva pensare che a breve avrebbe dovuto lasciarlo, non sapeva come sarebbe riuscita a dirgli addio. E si ripeté ancora che non doveva pensarci.
Mezz’ora più tardi si ritrovò ancora una volta a ricambiare saluti e sorrisi che le rivolgevano al ristorante dopo l’ennesimo spettacolo a cui aveva partecipato; vide Miloš servirsi per la colazione e, sebbene lei avesse già preso quello che voleva mangiare, si alzò comunque con la scusa di riempirsi un altro bicchiere di aranciata, poi si avvicinò a lui che la guardò dolcemente.
Ciao. — sussurrò reggendo solo con una mano il suo piatto ed accarezzandole il viso con l’altra — Che succede?
— Niente...
Inarcò un sopracciglio — Vedo la tua espressione e non è niente. — Helis fece spallucce e lui notò che alcune persone si erano fermate perché loro stavano bloccando il passaggio — Ne parliamo appena andiamo in piscina, ok? — Helis annuì tornando a posto mentre lui continuava a guardarla preoccupato.
In piscina diede velocemente il buongiorno nelle varie lingue e poi la raggiunse ad uno dei tavolini del bar dove era seduta, con le gambe al petto e lo sguardo perso nel vuoto.
— Cosa c’è, tesoro?
Sorrise cercando la sua mano sotto il tavolo — Tesoro?
— Non posso chiamarti così? 
— Puoi fare tutto quello che vuoi. — ammise stupendosi della sincerità di quella frase, anche lui lo sembrava altrettanto — Sono solo un po’ triste, martedì andrò via e... — lo guardò atterrita e lui strinse di più la sua mano — Ma non ci voglio pensare. Non voglio essere triste in questi ultimi giorni...
— Allora farò in modo di essere un bravo animatore e farti divertire e renderti felice. — provò a scherzare, anche se il suo sorriso non gli illuminò gli occhi come al solito.
— Tu mi hai già reso felice. — mormorò abbassando lo sguardo.
— Sembra una dichiarazione, Helis. 
Ridacchiò, ma non rispose. In fondo lo era. 
La accompagnò al palco e poi salì in console mentre lei andò a fare il risveglio muscolare, dopo il quale si intrattenne un po’ a parlare con Agnija insieme a sua madre che la usava come interprete.
— Come mai sei triste? — le chiese dolcemente.
— Tra pochi giorni andrò via...
— Oh, mi bella, ci sentiremo su Skype e ti dirò che dovrai fare Pilates.
Helis rise abbracciandola — Hvala. — disse guardandola negli occhi e notò la sorpresa nell’espressione dell’animatrice nel sentire che lei l’aveva ringraziata nella sua lingua.
— Brava, l’hai detto in serbo! 
— Ho imparato qualche parola...
— Perfetto, così poi verrete da me in Serbia... — continuò guardando anche Barbara — Anzi, tu vieni da me... Helis va da Duško. Due ore di bus da casa mia... — Helis si sentì avvampare mentre sua madre ed Agnija si scambiavano occhiate complici e ridacchiavano — Io noto tutto, non parlo, ma vedo!
Adorava Agnija, ma stavolta la sua “vista” non era andata molto bene perché la sua cotta per Duško, sebbene probabilmente molto visibile agli occhi di tutti, era passata nel momento in cui si era resa conto di aveva provare qualcosa di forte per Miloš. Avrebbe voluto dirlo ad Agnija che si era dimostrata una grande amica ed una persona fantastica, ma non voleva che dicendolo a qualcuno avrebbe creato problemi a Miloš.
— Ti insegno qualcos’altro... Vai a dire a Duško bi ste zgodan...
Duško era lì vicino, per cui glielo disse e lui sorrise girandosi a guardare Agnija che sorrideva soddisfatta. 
Miloš nel frattempo fece il giro della piscina per coinvolgere le persone alla lezione di ballo, poi tornò verso il palco e le diede un pizzicotto sul fianco.
— Impari il serbo, eh? 
Sorrise — Bi ste zgodan. — ripeté molto più seria di quando l’avesse detto a Duško poco prima.
— Grazie. — mormorò dolcemente — Si lepa. — Helis non sapeva che cosa significasse, ma l’intensità con cui lui glielo disse le provocò alcuni brividi — Sei bellissima. — ribadì in italiano.
— Mi insegni a parlare in serbo?
Miloš ridacchiò — Posso provarci, ma non andare da Duško a ripetergli le frasi.
Lo guardò intensamente e poi lo abbracciò dandogli un bacio sulla spalla che nessuno avrebbe notato, lui le accarezzò la schiena facendo strane smorfie per far ridere le altre persone che li stavano guardando e per nascondere ancora una volta quello che c’era tra di loro.
— Scusa... — mormorò.
—Tranquilla. 
Durante il pomeriggio, appena iniziarono le attività, si misero insieme a un tavolino e lei le scrisse su un foglio l’alfabeto cirillico spiegandole le varie lettere. Helis ci mise circa mezz’ora per imparare ed iniziò a scrivere alcune parole inglesi usando l’alfabeto serbo.
La sua mano destra e quella sinistra di Miloš erano vicine sul tavolo e si tendevano lentamente l’una verso l’altra, entrambi sapevano che non potevano prendersi per mano davanti a tutti, ma cercavano di accontentarsi di quel contatto, seppure minimo.
In quel momento stava passando una canzone in greco, lui le sfiorò piano il dorso della mano per attirare la sua attenzione e poi le tradusse alcune frasi di quella che scoprì chiamarsi “Pio Psila” di Vegas, una canzone d’amore. Gli rivolse uno sguardo dolce — Me la stai dedicando? 
Ridacchiò alzandosi dopo aver lanciato un’occhiata alla console dove c’era Marc che lo guardava, poco dopo arrivò anche Valerio — Se vuoi sì.
— Voglio.
Si abbassò a darle un bacio sulla fronte — Vai sul palco, tra un po’ faccio freccette. Tu giochi, vero?
Annuì e tornò a posto per posare il foglio su cui si era esercitata, sorridendo a sua madre che invece era appena tornata dalla spiaggia e stava prendendo il sole in attesa della lezione di caraibici.
— Che peccato che sia Miloš ad essere così preso da te e non Duško... Sempre quello sbagliato, eh? 
Helis le rivolse uno sguardo involontariamente torvo. Sapeva che Barbara “tifava” per Duško, bello, alto, con un bel fisico e di venticinque anni, a confronto Miloš poteva quasi risultare irrilevante eppure era certa che sua madre non avrebbe avuto una migliore considerazione di lui nemmeno se avesse saputo quali erano i sentimenti di sua figlia e quanto la stesse facendo stare bene.
— Però devo ammettere che è troppo carino, Miloš. Meriti queste attenzioni dal ragazzo che sarà il tuo fidanzato.
Sorrise pensando che un po’ Miloš lo era, le diede un bacio sulla guancia per mascherare i suoi pensieri e poi andò sul palco dove lui aveva già portato il bersaglio per le freccette.
Il suo terzo tentativo con le freccette fu quasi peggio dei primi due fatti nei giorni precedenti e Miloš non poté fare a meno di prenderla in giro facendo ridere gli altri villeggianti; dopo restò seduta sugli scalini di pietra in attesa dei balli caraibici e due ragazze si avvicinarono a Miloš prima che lui riuscisse a portar via il bersaglio.
Helis non sentiva che cosa dicevano, ma spesso lo abbracciavano e ridacchiavano in un modo che le faceva venir voglia di prenderle a schiaffi. Poi una fece sedere Miloš sul gradino e si mise seduta sulle sue gambe mentre l’altra gli prese di mano il foglio dove aveva scritto prima il punteggio di chi aveva giocato ed iniziò a disegnare, forse un loro ritratto.
Quella seduta su di lui era bionda e magra e soprattutto era avvinghiata a lui e, il fatto che Miloš tenesse le mani poggiate al gradino senza toccarla, non faceva sentire Helis meglio; avvertiva la gelosia corroderle il corpo come un acido.
Quando quella ragazza si alzò, l’altra mostrò il disegno e Miloš scoppiò a ridere, riprese il foglio e si lasciò baciare su una guancia da entrambe, poi prese bersaglio e freccette ed andò a posarle nella stanza dell’animazione per poi tornare poco dopo e dirigersi verso di lei.
Le mostrò un disegno infantile — Mi hanno fatto un ritratto!
Helis evitò di guardarlo — Carino...
— Che succede? 
— Carine quelle. — lui ridacchiò sedendosi accanto a lei che fece per allontanarsi.
— Sì, sono molto carine... — ammise con finta nonchalance.
Gli rivolse un’occhiata infuocata che non fece altro che farlo ridere di più — Penso che voglio ucciderle. 
Scosse la testa divertito e la guardò intensamente — Sei gelosa?
— Sono italiana, la gelosia è nel mio DNA.
— Vengono qui da diverse estati ed hanno entrambe il ragazzo. — ribadì dolcemente.
— Ah... — mormorò arrossendo — Allora penso che potrebbero vivere.
Ridacchiò — Vai a ballare, io devo iniziare a sistemare le cose per stasera per il Beach Party. Ci vediamo dopo...
Quella sera indossò una maglia monospalla nera ed un paio di pantaloncini di jeans, per stare comoda e poter ballare sulla spiaggia. Anche se non aveva molta voglia di ballare, si lasciò comunque coinvolgere da Jerry e Clara e per un po’ ballò con loro, esattamente come se fosse la prima sera lì. Quel pensiero le provocò un dolore al petto e cercò di pensare ad altro.
Esattamente come il primo Beach Party, Dražen era lì e dopo un po’ si avvicinò a lei per parlare e si rese conto solo dopo un po’ che lei si era messa poco distante dal mixer per essere più vicina a Miloš. Aveva dimenticato che lui li aveva visti insieme e si chiedeva che cosa avesse pensato quel pomeriggio e se l’avesse detto a qualcuno, ma dato che solo Clara sembrava aver intuito qualcosa, immaginava che fosse stato abbastanza riservato nei confronti del suo amico.
Dopo un po’ ci furono i fuochi d’artificio e lei si incantò a guardarli. Sul mare erano ancora più belli di quelli in piscina a Ferragosto, si girò verso Miloš e si rese conto che anche lui la guardava, si sorrisero dolcemente mentre tutti erano con gli sguardi alzati e, persino il ragazzo che era seduto accanto a lui - un villeggiante che era andato via qualche giorno prima, ma era Greco, per cui era tornato per un giorno - non si accorse di loro.
Mezz’ora dopo sua madre le annunciò che andava a dormire e le consigliò di tornare in camera a mettere qualcosa di più pesante visto il suo raffreddore e l’umidità di quella sera, ma Helis le disse che stava bene e che ballando non aveva freddo; poi, appena la vide allontanarsi dalla spiaggia, decise di raggiungere Miloš al mixer. Non era come la console della piscina che era al chiuso e qualcuno avrebbe potuto fraintendere, per cui era certa che non sarebbe stato un problema.
— Posso stare qui?
Il ragazzo seduto accanto a lui la guardò interessato e lanciò un’occhiata maliziosa a Miloš quando lui liberò l’altra sedia per farla sedere.
Prese il suo iPhone dalla tasca e lo porse ad Helis — Guarda, ho fatto il video ai fuochi d’artificio in slow-motion. — restò ad osservarla mentre lei guardava il video il cui effetto era davvero bello.
Gli sorrise desiderando di poterlo abbracciare. 
Alcune ragazzine dello Junior Club andarono più volte da lui a chiedergli di mettere “Tranquila” di J Balvin, ma lui continuava a rispondere loro che la metteva tutte le sere e quella sera non gli andava perché stava suonando musica diversa.
— Convincilo tu! — disse una di loro ammiccando verso Helis. 
Ridacchiò un po’ imbarazzata, quelle ragazzine erano molto più sveglie di quanto sembrassero e forse avevano capito che loro avevano una storia — Siete venute anche con Duško e non ci è riuscito, dubito che possa riuscirci io. Ma farò il possibile. — promise e loro tornarono a ballare, si girò a guardarlo — Dai mettila...
— No. — ribadì però sorrise.
— Sono io a chiedertelo... — continuò Helis con voce suadente, Miloš guardava il computer ma lei era certa di avere tutte le sue attenzioni — L’abbiamo ballata insieme a Ferragosto... — lui sorrise impercettibilmente, probabilmente ricordava il modo in cui avevano ballato che non aveva nulla di discreto ed innocente sebbene tra di loro non ci fosse ancora nulla, il ragazzo cercò di capire la loro conversazione, ma la musica era troppo alta e lui era dall’altro lato di Miloš.
— La metto tutte le sere, ora sto mettendo musica diversa... — rispose girandosi finalmente a guardarla.
Probabilmente erano i vari drink che aveva bevuto e che la signora serba aveva continuato a portare agli animatori suoi connazionali, ma lo sguardo di Miloš era carico di desiderio e lei si sentì quasi spogliata, riuscì a stento a non abbassare gli occhi imbarazzata. Si passò la lingua sulle labbra e poi si girò a mixare una canzone continuando a fare espressioni provocanti.
— Non farlo. — mormorò seria.
Lui inarcò un sopracciglio tornando a guardarla — Perché? Ci sono problemi? — la provocò.
Si avvicinò di più a lui in modo che il suo sussurro potesse arrivargli all’orecchio — Se ti salto addosso qui, penso che tu potresti averne.
Si guardarono intensamente per qualche minuto, lui sorrideva e poi le posò una mano sulla coscia, quasi verso l’inguine. Helis sobbalzò e lui ridacchiò divertito, usando il touchpad del suo computer solo con la mano destra.
— Smettila. Ci possono vedere...
Lui indicò con lo sguardo il tavolo su cui era poggiato il mixer, che era coperto da un telo nero che arrivava fino a terra, inoltre tutti stavano ballando e loro erano sul muretto più alto per cui si sarebbero accorti subito se qualcuno si fosse avvicinato.
Lo lasciò fare cercando di tornare a respirare normalmente mentre le sue gambe avevano la pelle d’oca, appoggiò la mano su quella di Miloš e l’accarezzò dolcemente; come se fosse il suo ragazzo, come se quei gesti non fossero un pericolo per loro che non dovevano farsi vedere. Come se avessero un futuro insieme.
— Hai freddo? — le chiese rendendosi conto che la sua mano era fredda, lei annuì e lui fece per levarsi il gilet da pirata che indossava sopra la camicia abbinata, Helis scosse la testa — Perché?
— Perché non puoi. Non possiamo. — gli ricordò — Sto bene, non ti preoccupare.
— Non stai bene, hai il raffreddore e stasera è freddo.
— Miloš. — era un tono che non ammetteva repliche e lui l’ascoltò suo malgrado.
Clara si avvicinò al mixer e, sebbene Helis avesse cercato di allontanarsi, Miloš non spostò la mano dalle sue gambe; lei li guardò con un’espressione che era un insieme di perplessità, avvertimento e comprensione. 
— Immagino che tu non voglia venire a ballare. — disse in italiano affinché né lui né l’altro ragazzo capissero.
— Arrivo tra un po’... — mentì.
Clara sorrise — Non ti preoccupare, puoi stare qui. Gli altri sono tutti ai tavolini a parlare con qualche villeggiante per ora. — concluse sorridendo e poi porse a Miloš un versatore in acciaio con dentro un cocktail blu — Ce lo manda il barista. — continuò poi in inglese.
Lui levò la mano dalla coscia di Helis, agitò il versatore e poi ne versò il contenuto in due bicchieri di plastica passandone poi uno a Clara che bevve tutto d’un sorso e poi andò via.
Miloš ne bevve un po’ e poi la guardò — Vuoi? — annuì e lui le porse il bicchiere; si erano baciati ed avevano fatto molto altro per poter far caso al fatto che stessero bevendo dallo stesso bicchiere, per cui entrambi ignorarono l’occhiata perplessa che lanciò loro il ragazzo seduto accanto a lui. Helis sorseggiò un po’ di quel cocktail, era fortissimo ed evidentemente doveva aver fatto una strana espressione perché Miloš rise levandole il bicchiere di mano — È Blue Lagoon, forse per te è un po’ forte. — lo finì senza problemi come se stesse bevendo acqua e poi, dopo essere stato esortato anche da Marc, mise “Tranquila” e le rivolse uno sguardo provocante, lei sorrise.
— È meglio quando la balliamo insieme. — ammise.
Annuì e, alla fine della canzone fece partire “Wiggle” di Jason Derulo e Snoop Dogg — Balla. — esclamò accarezzandole un braccio.
— Ora?
Yes, show me how you wiggle...
Helis si alzò con aria di sfida ed iniziò a ballare sensualmente a ritmo della canzone, il ragazzo accanto a Miloš e forse anche altri che ballavano sulla spiaggia, le rivolsero sguardi abbastanza eccitati, ma lei aveva occhi solo per Miloš che, sebbene intrigato da lei e dai suoi movimenti, aveva la stessa espressione dolce di quando alcune sere prima gli aveva confessato di essere vergine e lui l’aveva stretta tra le sue braccia coccolandola teneramente.
Quando la canzone finì tornò a sedersi e si strinse un po’ a lui — Contento?
— Molto. Dovresti vedere quanto... — Helis arrossì e lui si mise a ridere, le diede un bacio sulla guancia tirandola dolcemente verso di sé, erano le ultime canzoni e soprattutto quelle che piacevano a tutti, per cui Helis si concesse di appoggiare un po’ la testa sulla spalla di Miloš.
— Devi riportare tutti i tavolini e le sedie in piscina, vero?
Il suo petto si gonfiò di aria — Sì e poi ho le prove... Non so quando finirò, ma se vuoi aspettarmi per me va bene. Anche se non posso prometterti nulla.
— Domani sera pensi che sia meglio? 
Le portò una mano sul viso e le rivolse uno dei suoi sguardi intensi che riuscivano a farla andare in iperventilazione — Domani andrà bene, farò in modo di liberarmi.
— No, Miloš... Non fare sciocchezze.
— Helis, voglio stare con te. Non mi interessa, io sono in console a mettere la musica, posso liberarmi prima.
— Sei ubriaco.
Sorrise — Non lo sono. 
— Quando domani ti ricorderò quello che hai fatto stasera, capirai che sei ubriaco. — ridacchiò — Ti lasceresti anche baciare ora e il nostro comportamento non è stato affatto discreto. — gli diede un bacio sulla guancia, molto vicino all’angolo delle labbra e lui chiuse gli occhi con dolcezza, poi tornò a guardarla, sembrava un po’ triste — Ci vediamo domani mattina, buona notte.

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Capitolo 13
*** Amore ***


Barbara arrivò al tavolo con un piatto di pancake e cioccolato; li preparavano fuori in terrazza, ma c’era sempre una fila lunga e li avevano presi solo una volta, quello però era il loro penultimo giorno lì e volevano una colazione degna di nota.
Li aveva presi soprattutto perché si era resa conto di quanto Helis stesse già male e non riusciva proprio a sopportarlo; lei si appoggiò sulla spalla di sua madre mentre mangiava i suoi pancake e rivolgeva un sorriso forzato a tutte le persone che la salutavano al ristorante. Le disse che voleva la maglia dell’animazione, di solito non era così infantile, ma quell’estate e quell’animazione avevano significato molto per lei. 
Quando arrivò in piscina, Miloš si avvicinò a loro subito dopo aver dato il buongiorno, ma alcuni villeggianti lo bloccarono per fare delle foto con lui.
— Anche io voglio un selfie con Miloš. — disse Barbara guardando sua figlia, questo le diede il pretesto per avvicinarsi a lui.
— Ciao. — sussurrò rimettendosi in piedi e guardandola. 
— Stai meglio di ieri sera?
Ridacchiò — Non ero ubriaco. 
— Certo... Mi stavi seducendo. — scherzò.
— Non solo, ma non ero ubriaco. Lo rifarei anche ora... 
Helis arrossì — Vorremmo anche noi una foto con te. — cambiò argomento parlando velocemente e sentendo i suoi occhi su di sé.
— Vorreste? Tu e tua madre o solo tu?
— No. Anche mia madre...
Annuì poggiandole un braccio attorno alla vita e si avvicinarono al lettino di Barbara per fare una foto insieme, la scattò lui con l’iPhone di Helis. Dopo si girò a guardarlo e gli prese gli occhiali da testa, avevano la montatura verde.
— Facciamo cambio. — propose porgendogli i suoi.
Miloš la guardò mentre indossava i suoi occhiali — Sì, ma i tuoi sono originali? — lei annuì — Io invece li ho comprati in un negozio cinese a quattro Euro. Bye bye! — ridacchiò e lei lo inseguì reclamando indietro i suoi occhiali, si fermò improvvisamente facendola finire contro di lui e, mentre alzava le braccia per riprenderseli, le avvolse le braccia in vita e la sollevò da terra.
Helis si ritrovò ad aggrapparsi il suo collo mentre lui si avvicinava alla piscina e ancora una volta pensò che era incredibilmente forte. Non era la prima volta che la prendeva in braccio, ma non riusciva ancora ad abituarsi.
— Ti prego, no... — sussurrò stringendosi ancora di più a Miloš, se non avesse avuto paura di fargli male la schiena con il suo peso, gli avrebbe avvolto anche le gambe attorno ai fianchi.
— Solo pregando non vincerai. 
— Se mi butti, cadi con me. E giuro che poi ti bacio qui davanti a tutti!
Sembrò valutare la sua frase e sorrise dolcemente — C’è tua madre che ci guarda e, se tu mi baciassi adesso, sarei felice e non farei niente per fermarti. — gli rivolse uno sguardo sorpreso mentre lui la posava piano per terra, poi le rimise delicatamente gli occhiali riprendendosi i suoi e guardò i villeggianti sui lettini che avevano assistito alla scena divertiti — Non l’ho buttata solo perché dopo voglio chiederle di diventare mia moglie. Se dice no, poi la butto. — ci furono alcune risate ed Helis non poté fare a meno di scuotere la testa divertita.
— Stupido. — mormorò dolcemente provocando altre risate — Miloš, vorrei la maglia dell’animazione.
— Quale?
— La canotta blu.
Sospirò — Che taglia?
— M, credo.
— Le M sono finite... Ce l’abbiamo rosa, forse. 
— No, rosa no...
— Vieni a provare la L, secondo me dovrebbe starti... 
Aggrottò la fronte cercando di non fraintendere il suo sguardo vagamente malizioso — Vengo con te?
Rispose di sì e si incamminò verso la stanza dell’animazione, attraversarono il palco e gli archi in pietra e poi scesero le scale che portavano all’interno — Voglio uno strip, per questo vieni con me. — scherzò e lei lo spinse per gioco, ma all’interno trovarono Duško intento a spalmarsi una pomata sul polso, li salutò guardando Helis un po’ perplesso e poi Miloš la portò alla fine del corridoio labirintico ed aprì un piccolo armadio che conteneva tutti i gadget dell’animazione. Le porse la maglia guardandola intensamente e lei si sentì improvvisamente molto imbarazzata a doversi sfilare la canottiera che indossava sopra il costume; Miloš se ne accorse ed inarcò un sopracciglio divertito, così alla fine lei si tolse la maglia arrossendo per il modo malizioso in cui sorrideva. L’aveva vista completamente nuda, toccata e baciata e lei non aveva provato alcun imbarazzo, perciò era chiaro che in quel momento lui si stesse trattenendo dal punzecchiarla, forse solo perché Duško avrebbe potuto sentire. Le porse la maglia, ma mentre Helis la spiegava per indossarla, lui le bloccò dolcemente la mano e l’attirò a sé, baciandola.
Non si accorse nemmeno di aver lasciato cadere la maglia e di avergli avvolto le braccia al collo, si era dimenticata che poco più in là c’era Duško che poteva arrivare verso di loro, così come qualsiasi altro animatore, sentiva solo il petto caldo di Miloš contro il suo quasi nudo e le sue braccia che la stringevano contro di lui.
Si guardarono, erano entrambi un po’ rossi in viso e lui aveva le pupille leggermente dilatate che si notavano particolarmente sui suoi occhi chiari. Sorrisero divertiti.
— Tu sei pazzo. — sussurrò così piano che lui riuscì a stento a sentirla, poi si abbassò a recuperare la maglia e la indossò, le stava bene perché sul seno recuperava quei centimetri in più.
Sorrise dolcemente — Te l’avevo detto... Sei bellissima con questa maglia. 
— Posso fare l’animatrice con te.
— Saresti perfetta. 
Helis gli portò una mano dietro la nuca e lo attirò di nuovo verso di sé, lui non si sottrasse al bacio. Helis pensò che avrebbe potuto rimanere lì dietro per sempre a baciarlo, ma lui si allontanò un po’ contrariato ma consapevole che non erano soli — Vado a prendere i soldi...
— No. — mormorò serio — È un mio regalo.
— Miloš...
— Helis, davvero ne ho voglia. Avrei voluto portarti a cena fuori, passare molto più tempo con te... Lascia almeno che ti regali questa.
— Tu mi hai già resa felice, molto più di quanto tu possa immaginare... — lui guardò verso il corridoio, era entrato qualcun altro nella stanza, Helis sospirò contrariata di non potergli dire quanto l’avesse resa già felice durante quei giorni — Grazie. 
Tornarono dall’altra parte, Helis era certa che non sarebbe riuscita a mascherare ciò che provava, una fusione di diversi sentimenti tra cui la sorpresa, la felicità e l’amore. Nella sala era entrata Clara che si girò verso di loro appena spuntarono dal corridoio e rivolse ad Helis lo stesso sguardo della sera prima, si chiese se si capiva che si fossero baciati appassionatamente qualche secondo prima, ma l’animatrice tornò a parlare con Duško, come se li avesse appena notati.
Durante il ballo di quel giorno si punzecchiarono un po’, ma le permise di mettersi accanto a lui per spiegarlo insieme, quando poi salirono sul palco più in alto per ballarlo l’ultima volta con la musica, Miloš si distrasse spesso a guardarla ed era lei a dover ricordare i passi agli altri. 
Tornarono sul palco principale e, dopo che lui ringraziò tutti nelle varie lingue come al solito, Helis cercò le sue infradito che di solito lasciava sempre accanto ad una colonna, ma che probabilmente qualcuno aveva spostato involontariamente mentre ballava.
Partì una musica che per lei era abbastanza familiare, riconobbe “Napul’è” di Pino Daniele, si girò verso la console sorpresa e Miloš tornò da lei, sorridendo, mentre persino Barbara era rimasta con gli occhi spalancati per lo stupore; le si avvicinò, le prese la mano destra nella sua sinistra e l’altra l’avvolse dietro la schiena di Helis, poi iniziarono a ballare al centro del palco, in pieno giorno mentre tutti li guardavano. 
Helis sentì a stento sua madre dire qualcosa a proposito di quanto Miloš fosse carino prima di correre a prendere la macchina fotografica, ma lei era quasi paralizzata per la sorpresa. 
Stava ballando un lento su una canzone napoletana, sul palco di un villaggio in Grecia, con un animatore serbo e pensò che non avrebbe mai più amato come in quel momento.
— Miloš, io... — mormorò con la voce rotta dalla commozione.
— Cosa? — rispose sorridendo con una dolcezza che le bloccò definitivamente le parole in gola — Sei sorpresa che io conosca questa canzone? 
— Sì, anche... — continuò consapevole che non poteva dar voce ai suoi sentimenti perché lui le aveva detto di non innamorarsi. 
— Ci sono tante cose che non sai di me... 
Poggiò la testa contro la sua spalla lasciandosi portare da lui e sentendo di essere incredibilmente felice in quel momento — Non dovevamo essere più discreti?
— Non stiamo facendo niente.
— Stiamo ballando un lento su una canzone italiana, davanti a tutto il villaggio. Ci stanno guardando tutti.
— Non mi interessa. — ammise stringendola più a sé e guardandola come se in quel momento esistesse solo lei, ad Helis sembrava che tutti gli altri fossero improvvisamente spariti sebbene percepiva i loro sguardi curiosi e sorpresi su di sé — A te importa? 
— No. — affermò alzando lo sguardo nei suoi occhi acquamarina che, esattamente come la prima volta che li aveva incontrati quasi due settimane prima, la fecero sentire come inchiodata da quello sguardo magnetico.
— È una bella canzone, credo. Un po’ strana, ma è bella.
Sorrise, di sicuro le sonorità napoletane e il dialetto dovevano sembrare abbastanza strane per uno straniero e per un attimo si chiese che cosa stessero pensando gli altri villeggianti, di cui solo pochi erano italiani — Parla della mia città.
— Lo so. — sussurrò sorridendo — I tuoi occhi sono lucidi.
— Sto cercando di non piangere.
— Perché?
— Perché questo è... speciale, tu sei speciale. 
Le accarezzo dolcemente la schiena, sospirando — Lo sei anche tu.
La canzone finì troppo preso, si abbracciarono ed Helis fece sul serio fatica a non piangere o dirgli che cosa provava per lui, gli diede un bacio sul petto mentre le sue braccia la nascondevano alla vista degli altri, ma avrebbe voluto essere da sola con lui, tutte le altre persone in quel momento erano una presenza opprimente. 
— Vai a fare acquagym. — sussurrò passandole una mano tra i capelli.
— Grazie.
— Grazie a te, Helis.
Scese dal palco e notò che sua madre sorrideva ed aveva le lacrime agli occhi per la commozione — È stato troppo carino! — esclamò mentre si avvicinavano insieme alla piscina, Helis si sentiva un po’ come drogata, divisa dalla felicità e dallo stupore — Ballare con te un lento su “Napul’è”... Mi ha commossa! È di una dolcezza incredibile quel ragazzo. Sta facendo di tutto per averti.
Helis si ficcò sotto la doccia sperando che l’acqua fredda bloccasse le lacrime che già le bruciavano gli occhi e poi raggiunse sua madre in piscina per fare acquagym con Clara, Barbara continuava a commentare il loro lento.
Durante il gioco aperitivo, Miloš si girò verso di lei molto più del solito e, quando Klim e Duško quando fu il suo turno, la misero al centro tra di loro ballando in modo scherzosamente provocante, lui rivolse loro delle occhiatacce che la fecero sorridere. Dovevano smetterla di essere gelosi l’uno dell’altro.
Andarono insieme al bar e lui le versò un po’ di Coca Cola con la pistola delle bevande dato che la barista era impegnata, poi le porse il bicchiere e la guardò dolcemente, nessuno dei due si accorse che Barbara si era avvicinata.
— Troppo dolce! — esclamò aspettando che Helis tradusse per lui.
Ridacchiò un po’ impacciato, era strano vederlo così quando di solito era sempre sicuro di sé e pronto a prendere in giro chiunque.
— A Napoli è una canzone molto importante. È stato carino che l’hai ballata con Helis.
Tradusse ancora e lui sorrise — È stato un piacere.
Bianca gli afferrò dolcemente il mento con fare materno ed Helis avrebbe voluto che lei si contenesse, già era imbarazzante che Duško aveva preso a chiamarla “mamma”, ma Miloš sorrise divertito — Helis era sorpresa che io conoscessi questa canzone. — ironizzò.
— Io non ti capisco... — mormorò mentre lui la guardava — Ha degli occhi splendidi... 
— Mamma, contieniti. — l’ammonì seccata, Miloš rivolse loro un’occhiata interrogativa — Dice che non capisce quello che dici e che hai degli occhi molto belli.
Si girò di nuovo verso Barbara — I miei occhi, eh? 
Questa volta lei riuscì a capire — Sì, hanno un colore incredibile... 
Helis tradusse ancora e lui le chiese come si dicesse in italiano il colore dei suoi occhi — Occhi verdi.
Lui lo ripeté storcendo un po’ il naso — Verdi, non mi piace molto. 
Rise — Ma i tuoi non sono proprio verdi, sono più tipo acquamarina. Sono meravigliosi, comunque.
— Davvero?
Abbassò lo sguardo arrossendo leggermente — Potrei perdermi nei tuoi occhi.
— Potresti dire a tua madre di girarti, devo baciare sua figlia! — scherzò facendola ridere, Helis tradusse divertita.
— No no, non baci mia figlia. 
Miloš capì solo “no”, per cui prese Barbara a braccetto fingendo di portarla via — Ok, allora vado con la mamma. Bye bye Helis! 
Si allontanarono di qualche metro e poi lui lasciò Barbara e tornò verso di lei — Sono gelosa, ricordi? 
Ridacchiò avvicinandosi troppo a lei — Allora di’ a tua madre di noi...
— Vuoi morire? — lo provocò, sorrise tirandola dolcemente verso di sé.
— Questo serbo vi importuna? — intervenne Jerry che si era avvicinato per bere.
Helis fece per separarsi dall’abbraccio di Miloš, ma lui la tenne ferma contro di sé, così si limitò a rivolgere un sorriso divertito all’animatore napoletano — No, tranquillo Jerry. Oggi Miloš è solo più burlone del solito. — intervenne Barbara.
Lui rivolse loro uno sguardo, erano ancora abbracciati e nessuno dei due aveva intenzione di separarsi dall’altro — Sì, noto... — rispose e poi continuò in inglese in modo che il suo collega capisse —Di solito non è mai così carino e simpatico con le villeggianti.
— Lei non è una villeggiante, è mia moglie. 
Ridacchiò — Veramente non me l’hai ancora chiesto e io non ho risposto di sì. — protestò.
Miloš sorrise e le diede un bacio sulla testa — Buon pranzo, ci vediamo dopo... 
Lo guardò tornare in console a prendere il suo zaino insieme a Jerry e poi attraversare gli archi in pietra in fondo al palco, aveva il cuore che sembrava volerle esplodere e fu quasi sicura che un amore così si provava solo una volta.

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Capitolo 14
*** La notte più bella ***


— Oggi facciamo Zumba insieme, ok? — le propose Clara sedendosi al suo tavolino.
Helis aveva rinunciato a stare sul lettino, perché al sole senza fare il bagno non riusciva a stare e all’ombra aveva comunque troppo caldo stesa, per cui preferiva le sedie sotto la tettoia del bar dove c’era anche un leggero vento. 
— Io faccio sempre Zumba.
— Sì e ormai hai imparato le coreografie, perciò fai la mia assistente oggi. — Helis la guardò sorpresa — Fai sempre l’assistente di qualcuno, non puoi essere la mia una volta?
— Assolutamente sì. — rispose sorridendo — Stasera c’è lo spettacolo di Valerio, che farà?
Notò l’espressione di Clara rattristarsi un po’ — È uno spettacolo particolare, sarà quasi sempre da solo sul palco, con Jerry che gli farà da spalla ed Agnija che farà una coreografia. È un memorial-show per una persona che è venuta a mancare da poco, un suo grande amico e collega e molto importante anche per me... — deglutì — Era... Avevamo una storia da cinque anni.
Le raccontò della loro storia, di come si erano conosciuti esattamente come Helis e Miloš, lui animatore più grande e lei villeggiante e alla fine si erano innamorati ed avevano deciso di continuare la loro storia sebbene lei fosse di Bari e lui di Napoli e poi, quasi con le lacrime agli occhi le disse che, in seguito ad un tumore, lui era morto da pochi mesi. Era il migliore amico di Valerio, per questo lei lo conosceva e, dopo la perdita di una persona cara ad entrambi, lui le aveva proposto di tornare a fare l’animatrice sebbene l’estate prima, dopo quattro anni, non l’avesse fatta, per cercare di non pensare a quello che era appena successo.
Clara aveva ventitré anni, due in più a lei ed Helis per la prima volta si sentì davvero vicina all’animatrice con cui aveva avuto un rapporto quasi competitivo, prima per Duško, poi per le attenzioni che entrambe ricevevano come italiane carine, ma era anche stata una delle persone con cui aveva parlato di più lì al villaggio ed aveva legato particolarmente, tanto da sperare che tra loro potesse nascere un’amicizia che continuasse anche dopo l’estate. Avrebbe voluto abbracciarla, ma non era sicura che a lei avrebbe fatto piacere in quel momento, così si limitò a stringerle una mano per farle sentire che le era vicina. 
Clara fece un gran respiro e poi sforzò un sorriso — Vediamo un po’ le foto che hai scattato in questi giorni... — disse indicando l’iPhone di Helis poggiato sul tavolino, lei lo prese ed insieme iniziarono a scorrere nella sua galleria fotografica — Quando hai ballato con Miloš?
Arrossì, non poté farne a meno, sapeva che Clara aveva intuito qualcosa e quelle foto del loro lento sembravano una conferma — Stamattina, ha messo “Napul’è” di Pino Daniele e mi ha chiesto di ballare.
Gli occhi scuri dell’animatrice si soffermarono su di lei scrutandola attentamente con un mezzo sorriso — Miloš è un bravo ragazzo, molto stupido a volte... Un giorno è un grandissimo amico e il giorno dopo lo odi, però è una bella persona. In questi giorni mi sembra più dolce del solito.
— Con te? — domandò senza riuscire a non risultare un po’ acida.
Clara ridacchiò — No, con me è sempre stupido... — disse con voce rassicurante — Intendevo che non mi pare che in questi tre mesi l’abbia visto comportarsi come negli ultimi giorni... Di solito sono Duško e Klim a provare a parlare in italiano perché dicono continuamente che le ragazze italiane sono le più belle, ma ultimamente ho sentito spesso anche lui dire qualche frase. Sembra che tu gli faccia uno strano effetto, sicuramente positivo.
— Forse perché scherza con me più che con gli altri villeggianti... Faccio praticamente tutte le attività e passo più tempo con voi animatori che con mia madre, credo che ormai si sia abituato a me ed abbia smesso di pensare che sono una rompiscatole.
La guardò divertita — Sì, può darsi. Un po’ è come se facessi parte dello staff. — ironizzò, nel frattempo al microfono Marc annunciò che stava per iniziare la lezione di Merengue con Agnija — Comunque mi devi prestare il rossetto che avevi stamattina quando eri nella stanza dell’animazione. — concluse facendole l’occhiolino ed alzandosi.
Helis la guardò interdetta mentre si allontanava, quella mattina lei non aveva nessun rossetto, poi capì e sentì uno strano calore irradiarsi sulla sua faccia, di sicuro doveva essere arrossita. Clara aveva capito che lei e Miloš si erano baciati.
Lo spettacolo quella sera fu abbastanza emozionante, anche per chi non sapeva chi fosse la persona a cui era dedicato. Helis si ritrovò a pensare a Clara dietro le quinte che doveva cambiare le immagini del ragazzo che aveva amato per cinque anni al proiettore e pensò che aveva già sofferto abbastanza per sopportare anche questo, ma evidentemente Valerio che la conosceva meglio non la pensava allo stesso modo. Sebbene Valerio fosse molto bravo e Jerry che gli faceva da spalla rendeva lo spettacolo ancora più bello dato che faceva teatro da anni, Helis spesso si distrasse per girarsi verso la console cercando gli occhi di Miloš dalla piccola finestra. 
Avvertiva una strana ansia che non riusciva a spiegarsi e che l’accompagnò per tutta la serata in discoteca.
Non andò a ballare subito, restò un po’ ad un tavolino con sua madre a bere qualcosa di fresco mentre la musica diventava progressivamente più bella. Al tavolo accanto a loro, c’erano quattro ragazzi poco più grandi di lei, due coppie di napoletani che, sebbene più discreti del gruppo che era andato via qualche giorno fa, erano anche peggio. Qualche tavolo dopo, c’era un signore che beveva un calice di vino e che le fissava, si alzò verso di loro sorridendo — Posso offrirvi qualcosa da bere? — parlò in inglese, ma aveva un forte accento francese.
Helis gli rivolse uno sguardo torvo — No, grazie.
Tornò al suo tavolo, ma senza smettere di guardarle. Helis pensò che fosse interessato a sua madre, così propose di accompagnarla almeno fino alla reception quando lei decise di andare in camera a dormire, poi tornò in piscina e si mise ancora seduta, ma ad un tavolo più lontano dal palco. Valerio aveva chiamato tutti gli animatori al bar per un brindisi ed Helis rimase incantata a guardarli; erano un bel gruppo affiatato, uno staff incredibile e tutti particolarmente carini. Osservò Jerry e Klim che nell’incredibile diversità che contraddistingueva un napoletano e un russo, erano affiatati e soprattutto erano quelli che facevano più casino; Duško e Gorgias che abbracciavano una Clara dallo sguardo insolitamente spento che però cercava di mantenere il sorriso; poi c’era Agnija abbracciata alle sue due amiche Kristina e Viola serbe e tutti gli altri che avevano più o meno trovato qualcuno con cui avevano legato di più nello staff, Alexia, Marita, Marc e Sophia. Helis sentiva di voler a tutti molto bene. Alla fine il suo sguardo si fermò su Miloš, i suoi capelli neri mossi che gli contornavano ribelli il viso creavano un contrasto perfetto con quegli occhi di quel colore così unico, il suo sorriso sembrava contagiare tutti - soprattutto Helis che sorrise di rimando -, non era alto quanto Duško e non aveva il suo fisico scolpito, ma c’era una bellezza in lui che era del tutto diversa da un semplice “bel ragazzo”. 
Vide sott’occhio che la sedia accanto alla sua si spostava e si accorse troppo tardi che il signore di prima si era seduto accanto a lei e la guardava quasi famelico.
— Mi chiedevo se potessi rinnovare la mia offerta di offrirti qualcosa.
— No, non può. — ribadì secca.
— Puoi prendere qualsiasi cosa...
Helis inarcò un sopracciglio — Non ho bisogno di niente. 
— Sei qui tutta sola, ti faccio un po’ di compagnia.
— Sto bene da sola. 
Si sporse verso di lei sfiorandole la gamba — Perché una ragazza così bella vorrebbe stare da sola?
— Forse sto aspettando qualcuno. — esclamò allontanando con forza la sua mano dalle gambe. 
Poi sentì l’altra sedia strisciare a terra, si girò spaventata e vide Miloš sedervici e guardare con uno sguardo truce quel signore. Aveva un’espressione che lei non gli aveva mai visto e che le avrebbe fatto paura.
— Ci sono problemi? — domandò senza interrompere il contatto visivo con l’uomo e parlando con voce forte e chiara, tanto in quella parte della piscina c’erano solo loro e gli altri animatori erano al bancone a festeggiare e a fare chiasso, per cui non si accorsero di lui.
— Stavo solo conoscendo questa ragazza.
— Non mi sembra che lei abbia voglia di conoscerti.
Il signore, impeccabile nella sua camicia con le maniche risvoltate e i pantaloni in lino, lo guardò con un mezzo sorriso sarcastico, come se Miloš fosse abbastanza; Helis sentì ribollire il sangue nelle vene — Non dovresti fare animazione qui?
— È quello che faccio, finché qualcuno non infastidisce la mia ragazza.
Sebbene Miloš dovesse avere almeno quindici anni in meno rispetto a quell’uomo che doveva averne di sicuro più di quaranta, il suo sguardo in quel momento e i muscoli tesi delle sue braccia, gli fecero passare la voglia di ribattere, si alzò rivolgendo un cenno ad entrambi ed andò via.
Miloš prese un respiro profondo e poi si girò verso Helis — Tutto ok? 
Sorrise accarezzandogli il viso — Grazie. — sussurrò mentre lui posava la mano sulla sua portandosela poi alle labbra per baciarla — E tu come stai?
Fece spallucce — Lo spettacolo di stasera... — mormorò un po’ triste — Valerio è un mio grande amico e anche la persona a cui era dedicato lo show... 
— Mi dispiace.
Miloš la guardò dolcemente — È tutto ok. Perché sei qui e non stai ballando? 
— Sono un po’ triste anche io.
— Per la partenza? — Helis annuì e lui serrò la mascella — Stasera non ho le prove. Dovrei fare una telefonata e poi possiamo stare insieme, se tu vuoi.
Lo guardò seria, mentre l’ansia che sembrava essersi calmata poco prima, tornò più opprimente — Voglio.
Sorrise — Helis, ti stai innamorando di me?
Deglutì, avrebbe voluto rispondergli di sì perché era quello che provava, ma quando avevano iniziato ad avere una relazione segreta quasi una settimana prima, gli aveva giurato che non si sarebbe innamorata. 
Abbassò lo sguardo — No...
— Sei sicura? — non sembrava tanto rassicurato da quella risposta ed Helis si chiese se fosse perché aveva capito che lei mentiva o perché in fondo si aspettava una risposta diversa.
— Sì. — biascicò senza guardarlo, ad ogni modo non sarebbe servito a niente dirgli cosa provava, in meno di quarantotto ore avrebbe lasciato il villaggio e non si sarebbero visti mai più. Quel pensiero le trafisse il cuore e le bruciò gli occhi.
— Sei incredibile. — disse poi sincero, guardandola con una dolcezza che contribuì solo a riempirle di più gli occhi di lacrime.
Cercò di trattenerle e sorrise incerta — Io? — lui annuì — Grazie... Anche tu lo sei.
Scosse la testa — Io non sono così...
Si sporse verso di lui, trovandosi a pochi centimetri dal suo viso e gli prese le mani pur sapendo che non doveva farlo — Miloš, io non vedo solo l’animatore, quello che sorride e scherza con tutti. Vedo soprattutto l’uomo che sei e credimi, sei davvero incredibile. 
Miloš sorrise ancora — Aspettami in reception. Faccio una telefonata e poi stiamo insieme.
In reception si mise sul solito divanetto all’entrata e lo aspettò, ma poco dopo arrivò Valerio che iniziò a parlare in greco con i receptionist; Helis lo guardò preoccupata, lui dopo un po’ si accorse di lei e le rivolse un sorriso, ma continuò a parlare dello spettacolo che avevano fatto quella sera. Poco dopo arrivò Miloš che quasi impallidì quando lo vide, andò a sedersi dal lato opposto della sala fingendo di non essersi nemmeno accorto di lei.
Parlò per circa un’ora a telefono, mentre Helis lanciava occhiate da lui a Valerio che non accennava a voler andar via. Poi Miloš le fece un segno per attirare dato che era alle spalle del suo collega che non avrebbe quindi potuto vederlo, le mandò un messaggio sul cellulare che però, scritto frettolosamente con il T9, non era molto chiaro.
Helis pensava dovesse spostarsi verso le camere degli animatori, per cui a voce alta augurò la buona notte e poi andò in quella parte del villaggio, nascondendosi però tra le macchine parcheggiate. Aspettò un’altra mezz’ora prima di vedere una sagoma in lontananza che agitava il cellulare affinché la luce del display le facesse capire che era lui.
— Perché sei qui e non alla stanza dell’animazione?
— Avevo capito... 
Sospirò rassicurato di vederla — Ho pensato che fossi andata via o che avessi incontrato di nuovo quell’uomo. Poi ho sperato che non avessi capito...
— Vuoi tornare lì?
— No... — sussurrò accarezzandole il viso — Vediamo se l’anfiteatro è libero.
Quella sera lo era, totalmente immerso nel buio e senza nessuno a parte loro. La prese per mano e la guidò nel backstage e poi sistemò due sedie l’una di fronte all’altra e le disse di sedersi.
— Mi dispiace di non aver capito. — mormorò impacciata cercando di domare l’ansia.
Miloš si avvicinò a lei e la baciò con passione — Non importa.
Fu lei a spostarsi e sedersi sulle sue gambe senza che lui la tirasse verso di sé; gli avvolse le braccia al collo lasciandosi baciare e toccare da lui. Aveva i brividi, il respiro corto e non riusciva a smettere di tremare, eppure si sentiva finalmente felice tra le sue braccia. Gli prese delicatamente le mani nelle sue e si alzò tirandolo dolcemente verso di sé.
— Cosa c’è? — Helis sentiva il suo respiro caldo sul suo viso e i suoi occhi perforarla come al solito, rispose così piano che emise solo un lieve sussurro, la guardò perplesso — Cosa?
Respirò a fondo cercando di calmare il tremito del suo corpo e di mantenere la voce ferma, poi lo guardò intensamente negli occhi avvertendo le mani di Miloš sui suoi fianchi — Voglio fare l’amore con te. — scandì lentamente.
— Helis, non sono...
Lo baciò piano, stringendosi a lui con dolcezza — Shhh... — sussurrò afferrando delicatamente il lembo della sua maglia. La sfilò piano buttandola a terra e prese a dargli dei piccoli baci tra il collo, la clavicola e le spalle larghe, anche lui respirava a fatica.
— Non ho preservativi. 
Alzò lo sguardo verso di lui — Perché?
— Perché non pensavo che tu... 
Lo baciò, sapeva che stava prendendo una decisione del tutto stupida ed avventata, ma non le interessava. Inconsciamente aveva già deciso quando quel pomeriggio si era fatta la doccia ed aveva iniziato ad avere l’ansia, ma forse anche prima, quando quella mattina lui aveva messo “Napul’è” per ballare con lei.
Le levò lentamente il coprispalle e poi il top a fascia rosso scuro che si sommarono alla sua maglia per terra, le accarezzò la schiena provocandole infiniti brividi — Respira... — ridacchiò baciandole il collo e slacciandole il reggiseno che, non avendo le spalline, cadde accanto agli altri vestiti. 
Si spogliarono con estrema lentezza, baciandosi più volte e sorridendo spesso impacciati. Poi lui si mise seduto sulla sedia e la tirò dolcemente verso di sé.
— Non posso così. — mormorò dopo qualche tentativo.
— Sei tu a controllare in questo modo, non farò nulla e se senti dolore ti fermi. — Helis non riusciva più a controllare il respiro, sembrava che avesse corso per chilometri e lui si rese conto che era nel panico, si alzò e la strinse a sé — Vuoi stare a terra? — annuì senza staccarsi dalle sue braccia, mentre sentiva il contatto dei loro corpi nudi — Stenditi. — sussurrò dolcemente e lei ubbidì. Sorrise inginocchiandosi davanti a lei e le disse di aprire le gambe, le accarezzò e si stese piano su di lei.
— Miloš, piano...
Gli avvolse le braccia al collo ed avvertì un dolore molto più forte di quanto aveva immaginato, non era preparata a qualcosa del genere e nemmeno a tutte le altre sensazioni che accompagnavano il dolore. Era tutto così nuovo, percepiva in maniera diversa il suo corpo e quello di Miloš su di lei, che entrava in lei.
Cercò di essere delicato il più possibile, mettendo da parte il suo piacere per non farle del male, anche se era inevitabile.
Helis tremava e respirava a fatica, ma nonostante il dolore sentiva il cuore scoppiarle per l’amore che stava provando in quel momento. Sorrise, ma forse sembrò più una smorfia, perché lui si fermò allarmato — Fa male? 
— Sì. — ammise — Ma è ok... — lui la guardò perplesso e lei sorrise ancora, sentendo i muscoli del suo viso distendersi più facilmente, gli accarezzo una guancia guardandolo negli occhi, avrebbe voluto dirgli che lo amava, ma non era il momento adatto mentre lui si prendeva la sua verginità, lo avrebbe quasi costretto a rispondere lo stesso — Sono tua. — sussurrò invece pensando alla canzone che un po’ era la loro. 
Il sorriso gli illuminò gli occhi e si chinò a baciarla ancora, con una dolcezza che per un attimo le fece dimenticare il male che stava provando. 
Più tardi si rivestirono, prese per sbaglio gli shorts di Helis prima di rendersi conto che non erano i suoi e glieli porse, lei ridacchiò — Staresti bene con i miei pantaloncini. — sorrise indossando solo gli slip esattamente come lui che però rimase anche a dorso nudo, lei invece aveva freddo ed infilò di nuovo la fascia e il coprispalle; poi tornarono a sedersi l’uno di fronte all’altra, incredibilmente vicini.
Helis lo baciava con amore, accarezzandogli i capelli e riscaldandosi con il calore del suo corpo mentre Miloš chiudeva gli occhi godendosi le sue attenzioni.
— Sei delusa? 
Lo guardò aggrottando la fronte, mentre continuava ad accarezzargli il viso che lui poggiò tra la spalla ed il petto di Helis — Ha fatto male, lo sapevo anche se non immaginavo così tanto. Ma no, non potrei mai essere delusa, sono felice. — restò un po’ in silenzio, preoccupata — Immagino che tu sia deluso, però. 
Miloš sorrise rimettendosi dritto — Helis, assolutamente non lo sono. Come puoi pensare che lo sia? 
Si avvicinò per baciarlo e pensò intensamente a quanto lo amava, sperando che lui lo capisse.
— Quanti ragazzi hai avuto? — le chiese dopo un po’.
— Non molti... — rispose sorpresa da quella domanda — Non ho avuto relazioni serie.
— In che senso “serie”? 
— Durature.
— Cioè? Quanto? Un mese? Una settimana? Cosa intendi per “relazioni serie”?
Helis avvertì una punta di gelosia nella sua voce e questo la fece sorridere — Al massimo un paio di mesi continui. Ne ho avuti tre.
Soppesò quella risposta e sembrò accettarla. La baciò ancora, prima sulle labbra, poi sul mento, fino a scendere quasi al seno, Helis continuava a passargli una mano tra i capelli.
Restarono a coccolarsi per un tempo indeterminato e, quando lui le disse che erano quasi le cinque del mattino, lasciò che lui si alzasse solo perché sapeva che il giorno dopo doveva lavorare e che era già stanco di una giornata di lavoro — Che c’è? — le chiese mentre si infilava la maglia. 
— Vorrei poter restare qui con te...
— Ora?
— Sì, stanotte per dormire con te... E per sempre.
Smise di abbottonarsi i jeans, si avvicinò velocemente a lei mettendole le mani sul viso e la baciò di nuovo, entrambi racchiusero in quel bacio tutto quello che non si erano detti.
Accese la torcia dell’iPhone e si resero conto che il pavimento era macchiato di sangue ed anche la sedia su cui era stata seduta lei, la guardò dispiaciuto sentendosi un po’ in colpa e con un fazzoletto pulì senza farsi problemi, anche se Helis gli ripeté più volte che lo voleva fare lei.
— Non ho problemi con il tuo sangue. — sussurrò prendendola per mano.
Uscirono insieme dall’anfiteatro, guardandosi attorno nel caso fosse arrivato qualcuno, gli alloggi degli animatori erano esattamente di fronte. Buttò i fazzoletti sporchi di sangue e non solo in un cestino dell’immondizia e poi camminarono lentamente verso la sua stanza.
— Non sono solo in camera, altrimenti resteresti con me stanotte... — disse accarezzandole il viso e poi le diede un bacio delicato.
Sentirono la voce di Jerry da una delle finestre delle stanze più in alto, stava parlando con qualcuno e poi una delle porte si aprì, Helis gli rivolse un ultimo sguardo e poi corse verso la stradina che portava alla sua camera senza riuscire a smettere di sorridere.
Quella era stata la notte più bella della sua vita.

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Capitolo 15
*** La fede greca ***


Avvertiva ancora un leggero bruciore e, durante la notte, aveva perso ancora un po’ di sangue; dai racconti delle sue amiche la prima volta non sembrava così dolorosa, ma evidentemente era diversa e molto soggettiva.
Aveva fatto fatica ad addormentarsi perché le immagini di quella notte continuavano a ritornarle alla mente e, quando cadeva nel dormiveglia, sentiva ancora il corpo di Miloš su di sé. Pensava che quella mattina, dopo aver avuto tempo per riflettere e metabolizzare l’accaduto, si sarebbe pentita della sua decisione, invece l’unica cosa che provava era solo felicità.
E un po’ di ansia. Era del tutto sicura di lui, ma una vocina nella sua testa le ricordò che aveva avuto le mestruazioni appena due settimane prima e quindi quello era il suo periodo più fertile. Scacciò via il pensiero, aveva altro di cui preoccuparsi: a colazione ogni sguardo di sua madre le bloccava il respiro; sapeva che in lei non c’era nessun cambiamento evidente eppure pensava che Barbara avrebbe capito, che tutti avrebbero capito.
Ma sua madre si limitò solo a chiederle se si fosse divertita la sera precedente insieme agli animatori. Helis però continuava a temere che lo scoprisse in qualche modo, che magari qualche villeggiante li avesse visti uscire insieme dall’anfiteatro o magari entrare, o che forse Jerry li avesse visti mentre si baciavano, la sua voce la notte prima era stata forte e chiara, ma Miloš le aveva assicurato che la sua finestra affacciava dal lato opposto e, se anche l’avesse vista tornare a quell’ora, era già da sola e non avrebbe potuto capire che fino a un istante prima era stata con un suo collega. Inoltre aveva lavato i suoi slip, come faceva ogni mattina, ma non avrebbe saputo giustificare il motivo per cui avrebbe lavato anche i pantaloncini di jeans il giorno prima della partenza, per cui li aveva semplicemente nascosti in fondo all’armadio sperando che sua madre non li prendesse prima di lei. Helis era combattuta, da un lato avrebbe voluto dirglielo, soprattutto per una sua maggiore sicurezza - se Barbara l’avesse scoperto in qualche modo, probabilmente l’avrebbe ammazzata -, ma dall’altro temeva la sua reazione.
A colazione lasciò perdere sentendo gli occhi di tutti addosso.
Fare Yoga quel giorno fu più difficile visto il suo corpo dolorante, ma partecipò comunque all’attività mettendosi sul tappetino in prima fila come al solito. In fondo quello era il suo ultimo giorno ed aveva intenzione di goderselo a pieno. Non aveva ancora visto Miloš e questo le provocò un’ulteriore ansia che la portò prima a pensare di nuovo che qualcuno li avesse visti e che questo si fosse ripercosso sul suo lavoro e poi a valutare l’ipotesi che lui la stesse evitando.
Quando Agnija disse loro di sedersi sul tappetino per fare gli esercizi a terra, sentirono un rumore di qualcosa di abbastanza pesante caduto per terra. Si girarono tutti verso la console e videro Miloš che raccoglieva una bottiglia di plastica piena d’acqua che si stava lentamente rovesciando sulle scale del palco più vicine alla console, Helis non poté fare a meno di sorridere mentre Agnija scuoteva la testa divertita.
— Silenzio. — ricordò con dolcezza.
Marc accese il microfono — Scusatelo, Miloš cretinos è innamorato! — scherzò dalla console.
Helis sbiancò rivolgendo uno sguardo fugace a Miloš e si rese conto che tutti lo guardavano, fece una divertente risata finta — Sì, di te Marc. — ribadì con voce languida.
Marc uscì dalla console di corsa e fece finta di baciarlo facendo ridere i villeggianti che avevano assistito alla scena; solo quando tornò in console, Miloš si girò verso Helis e le rivolse un sorriso che la fece sentire leggera come il palloncino rosso che aveva lasciato andare a Ferragosto.
Quando la lezione finì, la raggiunse al bar dove si era fermata a bere un bicchiere d’acqua e, per la prima volta, la salutò con un bacio sulla guancia. Di solito era Duško a salutarla in quel modo, lui aveva sempre evitato per non alimentare le voci riguardo la loro relazione, ma evidentemente in quel momento non ne sembrava preoccupato e a lei risultò subito chiaro che quel bacio sulla guancia non soddisfaceva nessuno dei due.
Ciao. — Helis sorrise, il fatto che lui parlasse in italiano - dicendo anche solo una parola -, le sembrava un modo carino per farle sapere che un po’ lei era importante.
Dobro jutro. — ribadì chiudendo gli occhi quando la mano di Miloš le accarezzò il viso.
— Come stai? 
— Bene e tu?
— Bene, ma intendevo...
— Lo so cosa intendevi. — mormorò abbassando la voce, non voleva che la barista sentisse la loro conversazione, anche lui si girò verso il bancone, poi si avvicinò ad uno dei tavolini e si misero seduti l’uno accanto all’altra — Sto bene, fa ancora un po’ male, ma sto bene.
Sospirò triste — E... il sangue?
Helis gli rivolse un’occhiata divertita — Non hai avuto molte ragazze vergini, vero? — sussurrò molto piano, ma lui non sembrava avesse voglia di scherzare, inarcò il sopracciglio rifilandole uno sguardo serio che le accentuò di più il sorriso — È normale che io abbia perso un po’ di sangue. Ora sto bene.
— Mi chiedo perché io... 
— Smettila di pensare di non essere abbastanza. — lo ammonì seccata — Penso che non esista l’anima gemella, ma solo un momento giusto ed una persona adatta a quel momento. Tu sei stato la mia. E sono contenta che sia successo con te, mi rendi felice.
— Sto pensando di fregarmene delle regole e dire a tutti che sei la mia ragazza, così potrei fare ciò che voglio almeno oggi che è il tuo ultimo giorno. 
— Lo vorrei anche io. Vorrei poter comportarmi come se stessimo insieme e non come se tu fossi un animatore e io l’ospite, lo detesto. Ma tu devi lavorare qui fino a novembre e dirlo ti creerebbe problemi, non voglio.
Sorrise — Anche io sono felice con te. — sentenziò sapendo che lei aveva ragione. 
Era così serio che lei non poté fare a meno di crederci; questo rendeva tutto più complicato, se erano felici insieme, se non era una cosa che riguardava solo lei, lasciarlo sarebbe stato estremamente più difficile. Gli occhi le si gonfiarono di lacrime e cercò di guardare in alto per non piangere — Oggi potrei piangere continuamente, non farmi piangere ora. 
— Non piangere.
Quel giorno Marc fece la lezione del ballo francese e Miloš restò in console, ogni volta che si girava verso di lui, lo sorprendeva a fissarla, provocandole un sorriso ogni volta. Mentre ballavano la prima volta con la musica, gli occhiali da sole che aveva sulla testa, quasi le caddero per terra, per cui smise di ballare e corse verso la console sotto lo sguardo perplesso del capoanimatore. 
— Ciao amore. — sussurrò Miloš sorridendo.
Abbassò lo sguardo sorridendo ancora e poi gli porse gli occhiali — Me li tieni, per favore? — sembrava divertito da come lei fosse arrossita per la sua frase — E smettila di guardarmi così.
— Così come? — ribadì malizioso — Come se avessimo fatto l’amore?
— Stupido. — mormorò tornando sul palco mentre lui ridacchiava.
Durante il gioco aperitivo, quel giorno, ci furono quasi tutti gli animatori, ma come al solito erano Duško, Miloš e Klim gli “addetti al gioco”. Quel giorno erano particolarmente esaltati, soprattutto Duško e Klim che spesso urlavano ed iniziavano a saltare facendo più casino del solito mentre Miloš spiegava ai villeggianti le regole e Marc faceva partire canzoni a caso dalla console che interrompevano continuamente le sue frasi e facendo ridere gli ospiti. Quando finalmente cominciò il gioco con il primo partecipante, Miloš si avvicinò a lei che aveva messo in bocca un fermaglio mentre si aggiustava i capelli, lui lo prese dalle sue labbra sotto lo sguardo perplesso di alcuni villeggianti e se lo mise in testa legando alcune ciocche di capelli in maniera ridicola. Alcuni ridacchiarono. Helis gli si avvicinò con dolcezza sistemando meglio il fermaglio tra i suoi capelli, lui le lasciava fare in silenzio, guardandola così intensamente che quasi rischiò di far cadere a terra il fermaglio. Quando finì le risate ripresero.
— Così sei più bello. 
Due fratellini biondi che non dovevano avere più di sei e quattro anni e che si erano affezionati particolarmente ad Helis in quei giorni, risero divertiti, Miloš fece loro una linguaccia levandosi il fermaglio dalla testa e mettendolo sulla spallina della canottiera di Helis, poi si girò verso il signore che stava facendo il gioco in quel momento e che aveva perso; come di consuetudine, lo fece inginocchiare al centro tra tutti e ripeté uno dei vari tormentoni che urlavano durante il gioco aperitivo.
Anche Helis perse e lui non aspettava altro, la prese per mano facendo una risata diabolica e la fece inginocchiare, guardò tutti gli altri con sguardo malefico.
— Lo so... — mormorò — Tre volte katastrofa. Ma è il mio ultimo gioco aperitivo, sii buono. 
Lui le abbassò delicatamente la testa verso il pavimento, portò le mani al cielo e lo imitarono anche gli altri che poi ripeterono “katastrofa” per tre volte battendo le mani.
Il più piccolo dei due fratellini greci si avvicinò a lei posandole una mano sul braccio — No katastrofa! — urlò con una dolcezza che fece sorridere tutti.
Helis sorrise spettinandogli i capelli e allora Miloš, dopo aver fatto partire l’applauso per lei, l’aiutò ad alzarsi — Ti ha salvata. — Helis ridacchiò abbassandosi a prendere il bambino in braccio e il fratellino più grande si avvicinò di più a lei, gli accarezzò dolcemente i capelli biondi a caschetto mantenendo l’altro solo con un braccio, Miloš la guardava quasi estasiato — Sei bellissima. 
Jerry che era proprio accanto a lei, li guardò perplesso soprattutto perché alcune persone sembravano interessate alla scena — Éla re. — esclamò in greco, era un esortativo che usavano spesso gli animatori — Che cosa sono queste dichiarazioni? 
Clara li guardò, Helis non si era accorta che lei e Jerry fossero così vicini — Certo che è bella. — intervenne — È italiana! Tutte le italiane sono belle! — questo scatenò gli assenzi di alcuni italiani che stavano partecipando al gioco e distrasse gli altri da Helis e Miloš.
Le rivolse uno sguardo carico di gratitudine al quale Clara rispose con un cenno e poi chiamò il prossimo partecipante; la maggior parte delle persone comunque non si era accorta del complimento che Miloš le aveva fatto, alcuni erano troppo concentrati a lasciarsi coinvolgere da Duško e Klim che facevano casino, ed altri sembravano ormai abituati alle attenzioni che lui le rivolgeva di tanto in tanto, quasi si aspettassero continuamente dei piccoli sketch in cui lui le chiedeva di sposarlo e poi la buttava in piscina. 
Il ristorante era uno dei pochi posti in cui prendeva il wifi oltre alle camere e alla reception, mentre mangiava le arrivò un messaggio di Miloš, sentì il cuore salirle in gola e si girò a cercarlo prima di leggere che cosa le aveva scritto, ma non lo vide. Le chiedeva di andare in spiaggia subito dopo aver mangiato e di aspettarlo verso la parte più lontana dal villaggio.
Negli ultimi giorni lei e Barbara avevano preso l’abitudine di tornare in camera dopo pranzo per riposare un po’ al fresco della stanza prima di ritornare in piscina per le attività del pomeriggio; guardò sua madre detestando di doverle dire così tante bugie e ancora una volta pensò di raccontarle tutto, ma non era quello il momento e comunque aveva cose più urgenti da fare — Io non penso di venire in camera... — mormorò guardandola sott’occhio mentre mangiava con poca voglia un piatto di riso in bianco, per l’ennesima volta — Tu vai, tranquilla. Ma è l’ultimo giorno e non lo so, non mi va di dormire...
— Ma non ci sono attività e tu stanotte hai fatto tardissimo.
— Lo so. Al massimo faccio un bagno in piscina e se sono stanca mi metto a dormire sul lettino. Tu vai in camera, non è un problema.
Andò in spiaggia quasi correndo e si rese conto che a quell’ora il villaggio era molto meno popolato perché alcuni erano ancora al ristorante, altri riposavano sui lettini delle due piscine o sul prato accanto alla spiaggia che però era quasi deserta. Raggiunse il limite del villaggio e lo aspettò all’ombra di un albero, ce n’erano vari sulla spiaggia. 
Miloš arrivò poco dopo, portava due tappetini che la mattina venivano usati per il risveglio muscolare poggiati su una spalla e con l’altra mano manteneva due bicchieri di quella che sembrava limonata fresca, ne porse uno a lei e poi poggiò i tappetini sulla sabbia — Qualcosa di fresco... — sussurrò guardandosi attorno prima di baciarla. Dopodiché stese i due tappetini su cui si misero seduti.
— Non dovevamo essere più discreti? 
Sorrise — Non siamo nel villaggio qui, e dubito che a quest’ora qualcuno ci noti. — aveva sistemato i tappetini all’ombra dell’albero facendo in modo che loro si trovassero dietro al tronco, così se anche qualche villeggiante avesse guardato da quel lato, non li avrebbe visti in faccia. Estrasse dalla tasca una bustina che Helis riconobbe come quella della boutique del villaggio e gliela porse — Per te.
Arrossì — Cos’è?
— Apri.
Aprì piano, lanciandogli continui sguardi mentre le sue mani tremavano, non si aspettava un regalo. Un altro. All’interno trovò una sottile fede greca in argento con al centro una piccola pietra ovale rossa; aveva visto quell’anello nelle poche volte che era entrata nella boutique ed aveva pensato di comprarlo, ma lui l’aveva preceduta. Lo guardò sorpresa mentre le prendeva dolcemente la mano sinistra e glielo infilava al medio — Qui non è troppo impegnativo. — disse poi tornò a guardarla — Il rosso è il tuo colore preferito...
— Come fai a saperlo? 
Sorrise un po’ impacciato — L’hai detto a Jerry il quindici agosto quando lui ti diceva che avresti dovuto essere nella sua squadra. — Helis immaginava di avere gli occhi spalancati e l’espressione sconvolta — Emh... ti piace? — si sporse con slancio verso di lui e lo baciò, lui cadde con la schiena sul tappetino. 
Lo sentì ridacchiare mentre la baciava con dolcezza e le accarezzava la schiena con una mano, si rese conto che era sopra di lui e si spostò per non fargli del male — È bellissimo.
Si rimise seduto e la guardò sorridendo, Helis sentì gli occhi gonfiarsi di lacrime e non riuscì a girarsi in tempo affinché lui non lo vedesse; le accarezzò il viso asciugandole una lacrima con il pollice, anche la sua espressione era tirata e più seria del solito — Volevo che ti ricordassi di me.
Deglutì mentre altre lacrime calde le rigavano il viso — Non potrei mai dimenticarmi di te, neanche se volessi. — si asciugò con decisione le lacrime — Grazie, è splendido.
— Non è niente... — mormorò facendo spallucce — Come stai? 
— Male. — ammise.
La guardò triste — E... il resto? 
Capì a che cosa alludeva — Fa ancora un po’ male. — sussurrò sentendosi arrossire di nuovo — Non pensavo sarebbe stato così doloroso.
— Due o tre volte e poi ti piacerà.
Helis ridacchiò — Noi non abbiamo questo tempo.
— Ci sarà qualcun altro. — mormorò e lei percepì la gelosia nella frase.
Si avvicinò a lui — Io non voglio nessun altro.
Miloš sorrise tristemente, le accarezzò il viso e poi la baciò piano. Dopo si sfilò la maglia e la stese sul tappetino di Helis, la guardò intensamente portando le mani sul lembo del top bianco che era l’unico indumento che le copriva il costume, lei alzò le braccia lasciandosela sfilare come la notte prima, mentre l’ansia si impossessava di nuovo di lei. La baciò sulle labbra e poi sul collo e le spalle e piano la spinse indietro facendola stendere sulla sua maglia poggiata sul tappetino; passò piano un dito sulla linea del suo addome, soffermandosi più a lungo sull’ombelico e poi scendendo fino al bordo del costume, Helis fu avvolta da dei piacevoli brividi sebbene non ci fossero meno di trentacinque gradi. Si abbassò su di lei e le diede un bacio sulla spalla nuda perché aveva il costume a fascia, lei gli prese la mano e se la portò al petto in altezza del cuore per fargli sentire quanto andava veloce.
Sorrise — Respira... — sussurrò poggiando la testa sul suo petto, gli accarezzò dolcemente il capelli rendendosi conto che lui non voleva fare l’amore, ma solo coccolarla un po’. Per l’ultima volta.
Si stese piano sul suo tappetino ed allungò un braccio verso di lei che si girò su un fianco e poggiò la testa sulla spalla di Miloš, poggiò la mano sul suo petto mentre quella di lui le accarezzava dolcemente il braccio.
— Sono tuo. — sussurrò al suo orecchio.
Helis non riuscì a trattenere altre lacrime.
Si addormentò cullata dal rumore del mare, all’ombra di quell’albero, tra le braccia del ragazzo che amava, del primo ragazzo che amava così tanto ed intensamente, sentendosi spaccare a metà tra il dolore e la felicità di quel momento. 

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Capitolo 16
*** L'ultima sera ***


Fu la sveglia dell’iPhone di Miloš a svegliarli. Lui sospirò gonfiando il petto e la guardò con dolcezza, Helis immaginava di avere gli occhi rossi per le lacrime che non era riuscita a trattenere prima di addormentarsi e probabilmente anche i capelli spettinati, non avrebbe voluto che la vedesse in quel modo ma Miloš le accarezzò dolcemente il viso girandosi su un fianco e poggiandosi sull’avambraccio, le sorrise e lei non poté fare a meno di ricambiare. Poi si abbassò piano per baciarla, non si sarebbe mai abituata al contatto delle loro labbra, il suo cuore avrebbe sempre preso a battere come se stesse facendo una maratona. Portò una mano dietro la nuca di Miloš e l’altra sul suo fianco e lo tirò dolcemente su di sé; sentiva la pressione del corpo del suo ragazzo sul suo, ne percepiva l’odore che era un misto di bagnoschiuma, sale e sudore che però non dava fastidio, il suo petto iniziò a muoversi ritmicamente mentre le mani di Miloš le accarezzavano il corpo. Involontariamente aprì un po’ le gambe e le piegò, lo sentì sorridere mentre il contatto tra i loro corpi aumentava ed anche il suo respiro diventava più irregolare.
— Non possiamo qui. — sussurrò a pochi millimetri dalle sue labbra.
Helis aprì gli occhi e per un attimo le sembrò che la spiaggia attorno a loro avesse preso a girare piano, poi incontrò quelli di Miloš dello stesso incredibile colore del mare alle sue spalle — Lo so. — ammise consapevole che, anche se non li avessero riconosciuti, di sicuro qualcuno avrebbe notato che due ragazzi facevano l’amore in un luogo pubblico.
Miloš fece una pressione leggermente maggiore contro il suo bacino e lei trattenne il fiato perché sentiva ancora un po’ dolore, lo capì e si spostò velocemente, aiutandola poi ad alzarsi.
Le accarezzò le braccia guardandola intensamente — Dobbiamo andare.
Guardò il petto nudo di Miloš, le sue spalle larghe e le braccia forti pensando che non le interessava se aveva un po’ di pancia o i piercing sul sopracciglio e sulla lingua, lei lo trovava comunque bellissimo. Gli avvolse le braccia al collo stringendosi a lui e poi lo baciò con amore, cercando di far durare quel bacio il più a lungo possibile, cercando di ricordarne i particolari e di incidere quel contatto nella sua memoria per sempre. Perché quello poteva essere il loro ultimo bacio.
— Miloš, io ti... — chiuse gli occhi ed uscirono altre lacrime silenziose che sembravano bruciarle le guance nella loro lenta discesa. Non poteva dire che lo amava, non sarebbe servito a niente e sarebbe stato solo più doloroso per entrambi. Inoltre era certa che lui lo sapesse già.
Le asciugò le lacrime, l’espressione tesa e triste quasi stonava su quel viso che per due settimane aveva visto sempre allegro e sorridente — Banana smile! Ci vediamo tra un po’ in piscina, amore.
Andò via salendo il muretto che portava alla parte del villaggio dietro il bancone del bar, mentre Helis attraversò la spiaggia per risalire dalla parte più popolata del residence. La sua voce che la chiamava "amore" le rimbombava ancora nella testa.
Sua madre arrivò poco dopo e lei mascherò gli occhi lucidi dicendo che alla fine si era addormentata sul lettino perché non c’era niente da fare in quelle due ore e non voleva svegliarla tornando in camera.
Miloš e gli altri animatori arrivarono poco dopo, lui augurò come al solito il buon pomeriggio, annunciando che le attività del pomeriggio stavano ricominciando con la pallanuoto con Duško, dopodiché fece partire “I’m Your”.
— Per te. — disse piano al microfono. Probabilmente nessuno se ne accorse, poteva sembrare una frase detta per sbaglio con il microfono acceso mentre parlava con Marc che si era avvicinato alla console, ma Helis seppe che l’aveva detto per lei.
Andò a sedersi al bar e prese una Coca Cola fredda insieme a sua madre e poco dopo partì “Alegria”, la canzone del Cirque Du Soleil; quella canzone le provocava una fitta di dolore anche nei momenti in cui non era triste, le ricordava il Villaggio Nausicaa dove l’aveva ascoltata poco prima di partire, anche in quell’occasione lasciando per sempre delle persone che non avrebbe mai dimenticato ed un animatore per cui aveva una cotta. Ma quell’estate in Grecia era stata estremamente più bella, intensa e le aveva regalato emozioni molto più forti rispetto alle due estati in quel villaggio in Calabria e soprattutto le aveva regalato Miloš, il suo primo vero amore, la sua prima volta, il ragazzo che non avrebbe mai dimenticato.
Barbara la guardò preoccupata ben conoscendo l’effetto che le faceva quella canzone, ma Helis aveva già pianto abbastanza poco prima e si era ripromessa di non piangere lì al villaggio, davanti a tutti. Non era più la ragazzina di quattordici anni che lasciava un villaggio turistico dove si era divertita ed infatuata, ormai era una giovane donna ed avrebbe tenuto il suo dolore per sé. 
Fece per l’ultima volta la lezione di caraibici e decise di saltare, per la prima volta da quando era arrivata, l’acquagym perché voleva restare seduta ai tavolini del bar ad osservare Gorgias che dipingeva la faccia dei bambini del Mini Club insieme a Marita, Sophia, Alexia e Viola e a guardare Miloš che entrava ed usciva dalla sala dell’animazione.
Tornò in camera verso le cinque e mezza, un’ora prima del solito, per aiutare sua madre a preparare le valige. Le sembrava incredibile che fossero già passate due settimane da quando il dieci agosto aveva svuotato l’armadio della sua camera a Napoli, sparpagliando i vestiti ovunque per scegliere quali avrebbe portato. Il suo petto fu attraversato da una fitta dolorosa. Anche sua madre era triste e, a parte chiederle se poteva mettere nella sua valigia l’asciugacapelli dopo averlo usato, restarono in un doloroso silenzio durante il quale Helis decise che doveva parlare a Barbara di Miloš.
Aspettò che entrambe si facessero la doccia e lo shampo per l’ultima volta nella stanza 2205 dell’Eretria Village e che si preparassero per la serata, poi si mise seduta sul letto accanto a lei.
— Mamma, ascolta, devo dirti una cosa. — disse velocemente, Barbara la guardò preoccupata — StanottesonostataconMiloš. — pronunciò la frase velocemente, guardando sua madre negli occhi e notando il cambiamento della sua espressione.
Le sue reazioni furono svariate e diverse ed Helis era preparata solo ad alcune di loro. Barbara passò dalla sorpresa allo sgomento, alla delusione, alla rabbia prima con lei che era stata così avventata ed aveva sprecato un momento importante della sua vita con un animatore serbo che neanche conosceva, poi iniziò ad inveire contro Miloš e solo allora Helis interruppe il suo monologo con decisione per dirle che era innamorata di Miloš, che quello che c’era stato tra di loro era importante, che non avrebbe potuto sentirsi in quel modo con nessun altro e che lui era stato dolce ed aveva reso la sua prima volta speciale. 
Barbara restò in silenzio anche durante il ristorante, si lasciò andare ad un silenzioso pianto isterico quando vide Duško che era a suo parere molto più bello, dolce e soprattutto molto migliore per lei di quanto non lo fosse Miloš; non si rendeva conto che la stava ferendo, che le stava rovinando un momento che per lei era stato speciale e che, sebbene si fosse infatuata di Duško all’iniziò e ancora si sentisse un budino con lui, non sarebbe mai stato il ragazzo giusto perché probabilmente era impegnato con Clara e perché Helis sarebbe stata solo una X nella sua lista dell’estate.
Solo quando andarono in anfiteatro dove c’era il cabaret, Barbara si calmò e sembrò più comprensiva. 
Gli spalti di pietra dell’anfiteatro, ancora caldi dopo una giornata di sole forte, non erano una seduta molto comoda per Helis in quel momento, infatti cambiò spesso posizione detestando le occhiate che sua madre ogni tanto le rivolgeva, anche se erano apprensive e non c’era più nulla di ostile nella sua espressione, ce l’aveva con lei per come aveva reagito e si era pentita di averle detto una cosa che per lei era stata così importante e che quasi sua madre aveva rovinato.
Durante uno sketch in cui Marc e Gorgias erano vestiti da clown, Helis fu scelta dal pubblico insieme ad un’altra signora per ballare un tango con Gorgias; la strinse a sé con decisione e la guardò intensamente, Helis sorrise un po’ imbarazzata. Non aveva avuto molti contatti con Gorgias, ma il modo in cui lui la guardava ogni volta che erano vicini, la faceva sentire quasi nuda e non le piaceva molto come sensazione. 
— Sei bellissima! — affermò quando smisero di ballare per quel breve sketch, dopodiché le fece segno d’aspettare in modo che tutti capissero e poi prese dalle quinte un palloncino a forma di fiore gigante, Helis notò che anche Marc l’aveva portato alla sua partner. Gorgias le fece l’occhiolino e poi lei ritornò al suo posto, leggermente imbarazzata perché quello era l’ennesimo spettacolo a cui partecipava.
Regalò il palloncino ad una bambina e poi, dopo il cabaret, andò in piscina con sua madre che era passata dalla fase di rifiuto a quella del desiderio di sapere ed aveva preso a farle numerose domande su lei e Miloš, su come fosse stato il loro rapporto e tutto il resto.
Helis non voleva parlarne, era abbastanza chiaro che Barbara non lo accettasse e, il fatto che continuasse a ripetere quanto fosse sconvolta e quanto probabilmente tutti lo sarebbero stati perché era chiaro che a lei piaceva Duško, non migliorava di certo le cose.
— Non vai da lui?
— No mamma, è in console e deve lavorare.
— E stasera restate insieme? Immagino di sì, è la vostra ultima notte...
— Non lo so. Pare che Valerio abbia organizzato una festa sulla spiaggia per gli animatori dato che domani va via anche lui. Quindi penso che Miloš non possa liberarsi. — sospirò sentendo che non riusciva a tollerarla quella sera e, dato che era l’ultima sera, non voleva rovinarsela per colpa di sua madre. Andò a ballare e, nel momento in cui salì sul palco, Miloš fece partire le canzoni dei balli di gruppo che sapeva che a lei piacevano e che ballava sempre. Si tolse le scarpe che erano alte e scomode e ballò scalza, sorridendo timidamente alle occhiate penetranti che le lanciava Gorgias davanti a lei.
Ballò tutta la sera accanto a Jerry, Marita e Kristina e spesso si girò a guardare Miloš che stava mettendo tutte le canzoni che le piacevano, Helis avrebbe voluto stare con lui.
Il giorno dopo molte persone avrebbero lasciato il villaggio, soprattutto i vari gruppi di italiani, era ormai fine agosto e sarebbe rimasta poca gente lì. Helis non riusciva ad immaginare cosa avrebbero fatto gli animatori, soprattutto quelli come Miloš, Marc, Klim e Sophia che sarebbero rimasti al resort fino ad ottobre inoltrato.
Alcuni dei ragazzi napoletani che, non parlando l’inglese, avevano avuto contatti solo con Jerry, Clara e Valerio, chiesero a quest’ultimo di fare una foto insieme a tutto lo staff, per cui il capoanimazione chiamò tutti gli animatori sul palco più alto per fare le foto.
Helis, dopo aver scattato le foto con il cellulare di uno di quei ragazzi che non sapeva nemmeno che fosse italiana ed aveva provato a farsi capire a gesti ed un inglese maccheronico prima che lei gli parlasse in italiano, salì gli scalini di pietra e raggiunse Miloš che la guardò con dolcezza.
— Ehi...
— Vorrei anche io una foto con voi. — mormorò.
Richiamò l’attenzione dei suoi colleghi e poi le avvolse un braccio sulle spalle, come se Helis fosse sua. In effetti lo era.
Le diede un bacio sulla spalla e poi, dato che era già l’una, tornò in console e mise alcune canzoni italiane in “omaggio” alla maggior parte dei villeggianti che il giorno dopo sarebbero partiti e che erano italiani, ma lei sapeva che era soprattutto per lei. Le prime due erano movimentate, per cui Miloš si unì a Klim, Duško, Jerry e Clara che al centro del palco urlavano e saltavano a ritmo della musica, poi partì “Caruso” di Lucio Dalla e tutti, animatori e villeggianti, si unirono in un ondulatorio abbraccio di gruppo. Miloš si avvicinò a lei che era all’estremità di quella lunga fila, tra Agnija e Kristina, la prese dolcemente per mano tirandola fuori dalla fila e le avvolse le braccia al collo iniziando a ballare un lento sotto lo sguardo di tutti.
— Tu vuoi che io pianga...
Ridacchiò — Sì.
Helis lo abbracciò forte e fu contenta che le sue braccia coprissero il suo viso dagli occhi indiscreti delle altre persone, gli baciò più volte il petto e desiderò ardentemente di essere sola con lui mentre il suo cuore si frantumava sulle note di quella bella canzone.
Anche lui le baciò più volte il viso, fregandosene che i suoi colleghi e i villeggianti erano spettatori di quel momento così privato e triste tra di loro. Non parlarono, non c’erano parole che potevano andar bene mentre entrambi cercavano di non lasciarsi sopraffare dal dolore che provavano, Helis sentiva che anche Miloš stava soffrendo ed ebbe la certezza che quello che c’era stato tra di loro era molto più vero della maggior parte delle relazioni che avevano avuto le sue amiche. Lui non voleva solo divertirsi, tutto quello che aveva fatto, aveva sotto un motivo più profondo e celava un reale interesse per Helis.
Alla fine della canzone, alcuni animatori furono buttati in piscina dai villeggianti, Jerry scappò prima che qualcuno riuscisse a prenderlo, si avvicinò a lei salutandola perché avrebbe avuto il giorno libero l’indomani, si ripromisero di rivedersi a Napoli e di sentirsi spesso; poi le si avvicinò Gorgias che l’abbracciò particolarmente euforico.
— Ci vediamo domani oppure hai anche tu il giorno libero?
— Perché? — le chiese malizioso.
Fece spallucce — Per salutarti, domani parto.
Spalancò gli occhi — Come domani parti?
— Emh... Sì, sono rimasta qui due settimane.
— Ci sono domani. Ma ti saluto anche adesso... — concluse dandole un bacio sulla guancia e poi, anziché spostarsi sull’altra, le diede un bacio sulle labbra, la guardò divertito e si allontanò sorridendo. Helis era abbastanza perplessa e notò che Miloš che, fino a quel momento aveva cercato di non farsi prendere dai villeggianti, si era fermato a guardare la scena e poi aveva rivolto uno sguardo torvo al collega. Questa distrazione però diede un vantaggio ai ragazzi che riuscirono a prenderlo e buttarlo in piscina.
Helis si mise seduta sugli scalini in pietra del palco accanto alla console, rimise i sandali e cercò di allontanare la tristezza che provava in quel momento. Quando Miloš le si avvicinò di nuovo, era completamente bagnato.
— Stai piangendo? — le chiese porgendole una mano per farla alzare.
Sorrise — No...
Miloš le accarezzò le braccia bagnandola — Questo è perché hai provato a buttarmi in piscina senza mai riuscirci. — scherzò poi stringendola a sé, Helis ridacchiò — Valerio ha organizzato una festa sulla spiaggia per salutarci. Cercherò di liberarmi, ma...
— Tranquillo. Domani lascio il villaggio alle undici, ci salutiamo domani. 
Poggiò il naso contro quello di Helis, erano vicinissimi e chiunque poteva pensare che stessero per baciarsi, ma a nessuno dei due importava — Va bene... Buona notte amore.

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Capitolo 17
*** Lacrime ***


Si svegliò presto, con un forte mal di testa e gli occhi che le bruciavano.
Barbara stava chiudendo le valige e controllando che nella camera non ci fosse più nulla che appartenesse a loro, Helis deglutì cercando di cacciare via le lacrime e, quando sua madre le diede un bacio, le sembrò ancora più complicato.
Si chiuse in bagno e respirò a fondo, lavandosi il viso con abbondante acqua fredda che sembrò lenire la voglia di piangere. Si lavò con lentezza e poi indossò per la prima volta da quattordici giorni l’intimo anziché un costume, poi infilò i pantaloncini di jeans che aveva comprato prima di partire e che le stavano ormai larghi abbastanza da non dover aprire il bottone per tirarli su - pensò che anche Miloš le aveva detto che le stavano troppo grandi quando due notti prima glieli aveva levati, le scappò un sorriso - e poi indossò la canottiera blu dell’animazione; mise l’eye-liner e il mascara sugli occhi e poi uscì dal bagno per infilare i sandali bassi con cui sarebbe partita.
Si sentiva più piccola di quanto non fosse vestita in quel modo.
Al ristorante Barbara preparò un paio di sandwich con del bacon e formaggio che si sarebbero portate in aeroporto e prese due fette di dolce in più, nel caso avessero avuto fame in auto. Poi incontrarono Agnija che era andata a salutarle dato che quello era il suo giorno libero e non sarebbe andata in piscina per le attività.
Mi belle! — esclamò guardandole con il suo solito sguardo dolce — Mi mancherete tanto, con chi farò Pilates tutti i giorni e poi i caraibici e l’acquagym?
— Mancherai tanto anche tu, Agnija. — mormorò Helis che sentiva di nuovo gli occhi bruciarle.
Agnija era stata una delle persone con cui aveva legato di più, era una ragazza meravigliosa che le aveva dato tanto e lasciarla sarebbe stato davvero difficile.
— No, niente lacrime. Banana smile! Ci sentiremo, ti ho lasciato il mio contatto Facebook e la mia mail, ti ricorderò sempre che devi fare Pilates... E poi verrai in Serbia, no? 
Sorrise abbracciandola e l’animatrice ricambiò con forza, poi salutò anche Barbara ed andò via.
Barbara tornò in camera, mentre Helis andò in reception a chiedere se potevano mandare una golf car alla loro camera per portare i bagagli lì in attesa della loro partenza; ormai una delle receptionist la conosceva molto bene avendola vista lì spesso la notte, le sorrise e chiamò uno degli addetti al facchinaggio dicendole che sarebbe arrivato a breve da loro, così attraversò di nuovo tutto il villaggio per ritornare alla 2205, per l’ultima volta. Portarono le valige nel deposito della reception e poi andarono in piscina dove si misero sedute ad un tavolo esattamente davanti al palco.
Gli animatori arrivarono poco dopo, Klim si avvicinò a lei stringendola in un forte abbraccio mentre Miloš sistemava le casse, dava il buongiorno in varie lingue ed annunciava che a breve sarebbe iniziato il risveglio muscolare, poi andò da lei. Helis notò che Barbara gli rivolse uno sguardo ostile prima di alzarsi ed andare a bere, ma Miloš non sembrò accorgersene; le sfilò delicatamente gli occhiali dal viso per controllare che non stesse piangendo.
Ciao... — Helis sorrise, incapace di rispondere, lasciarlo sarebbe stata la cosa più difficile che avrebbe mai fatto — Come stai? — fece spallucce — Vieni a fare il risveglio muscolare. Ci sono io oggi perché è il giorno libero di Agnija...
— Non posso... — mormorò indicando com’era vestita.
Sospirò chinandosi a darle un bacio sulla guancia proprio mentre Barbara ritornava, le rivolse un sorriso smagliante e poi tornò sul palco per iniziare la sua lezione. Al contrario di come aveva immaginato, sua madre sorrideva. 
Durante il risveglio muscolare, Miloš dava loro le spalle per far vedere gli esercizi a chi partecipava, però cercava di attirare l’attenzione di Helis muovendo la mano dietro la schiena in modi buffi mentre faceva stretching e fece ridere persino Barbara.
— Quanto è dolce questo ragazzo. — ammise.
Helis lo guardò con amore e scosse la testa — Stupido... —  sussurrò a sé stessa e lui si girò a guardarla dolcemente.
Quando finì la mezz’ora di risveglio muscolare, Miloš scese dal palco prima di piegare i tappetini e posarli nella sala dell’animazione, si avvicinò a lei ed ancora una volta le tolse gli occhiali per accertarsi che lei non stesse piangendo.
— Non piangerò. — mormorò poco convinta.
— Ok, allora levali. — rispose mettendoglieli sulla testa — Qui sotto non c’è il sole... — posò le dita all’angolo delle sue labbra per farle fare un sorriso che le uscì quasi spontaneo nonostante avesse voglia di piangere. Miloš ridacchio e poi tornò sul palco per piegare i lettini senza però smettere di guardarla.
Helis fece per parlare, poi si interruppe. Non c’erano molte persone quella mattina in piscina, la maggior parte degli italiani aveva già lasciato il villaggio perché l’aereo per Napoli era alle cinque del mattino e gli altri erano perlopiù sui lettini a godersi il sole.
La guardò — Dimmi... — disse consapevole che tanto Barbara non capiva — Stavi per dirmi qualcosa, vero?
Si alzò raggiungendolo sul palco, sebbene sua madre non capisse l’inglese, non voleva che sentisse — Possiamo stare... un po’ insieme? Tra un po’ parto e...
Serrò le mascelle e le rivolse uno sguardo carico di tristezza — Sì... Poso questi e stiamo insieme.
Helis tornò a sedersi e sua madre le rivolse un’occhiata penetrante — Penso che andrò a fare un giro, sai per vedere un’ultima volta il villaggio. — nonostante sapesse che sua madre non provava una particolare simpatia per Miloš, soprattutto dopo aver saputo che era stato il primo ragazzo di sua figlia, Helis provò un moto di gratitudine per lei.
Ma il suo posto fu occupato da Gorgias che iniziò a parlarle con lei. Le disse che era dispiaciuto che Helis stesse per andar via e che per due settimane aveva pensato che fosse greca e, non dato che non gli parlava mai, aveva creduto che se la tirasse un po’, aveva scoperto che fosse italiana solo da poco ed avrebbe voluto capirlo prima per poter parlare con lei e conoscerla meglio. Ma Helis non lo ascoltava.
Miloš ritornò dalla sala di animazione e rivolse un’altra occhiataccia al collega e, nonostante Gorgias avesse trentatré anni - quindi quasi sei anni in più di Miloš -, abbassò lo sguardo quasi intimorito; poi la guardò — Andiamo? 
Helis non sapeva nemmeno come giustificare che sarebbe andata con lui, ma dato che Miloš non l’aveva fatto, pensò che a quel punto non era più un suo problema, perciò lo seguì.
Entrarono nella stanza dell’animazione e lui salutò ad alta voce per accertarsi che non ci fosse nessuno, poi chiuse la porta e la prese per mano portandola in fondo al piccolo corridoio labirintico, si poggiò ad un tavolo ed Helis gli avvolse le braccia attorno al collo affondando la testa sul suo petto.
Miloš rispose all’abbraccio stringendola a sé con forza e dolcezza e prese ad accarezzarle piano la schiena mentre le sue labbra erano poggiate sulla spalla nuda di Helis. Restarono abbracciati per diverso tempo, senza parlare, sentendo solo i loro respiri diventare irregolari.
Helis avrebbe voluto urlare che lo amava, lo amava da morire e che avrebbe ricordato quelle due settimane per sempre perché lui le aveva rese meravigliose. Trovava dannatamente ingiusto che avesse trovato una persona come lui, con il quale aveva vissuto dei momenti unici e doveva dirgli addio così presto perché erano così lontani. Deglutì stringendolo di più ed una lacrima le rigò il viso bagnando un po’ la maglietta di Miloš, si asciugò gli occhi e poi si staccò piano dall’abbraccio.
— Cosa volevi dirmi? 
Per un attimo pensò di dar voce ai suoi pensieri, ma lasciarlo sarebbe stato estremamente più difficile dopo avergli detto che lo amava. Non l’aveva mai detto a nessuno e lui era già stato il primo in molte cose. Si strinse nelle spalle — Volevo dirti... — la parola “addio” aveva preso forma nella sua mente, gli occhi le si gonfiarono di lacrime ed abbassò lo sguardo perché non voleva che lui lo capisse. Non aveva intenzione di dirgli addio — Ciao... — mormorò invece.
— Ciao... — ribadì lui a voce bassa, infelice.
— E volevo ringraziarti. Per tutto.
— Sono io che devo ringraziare te, Helis. Se tu non fossi venuta qui, se non avessi deciso di stare con me quella notte, di darmi una possibilità... — deglutì — Sono io che devo ringraziarti, sei davvero incredibile... — si avvicinò piano a lei e si baciarono.
Fu un bacio disperato che in quel momento valeva più di qualsiasi parola. Era una dichiarazione, una promessa, un per sempre che non si sarebbe mai avverato.
Poi sentirono la porta aprirsi e lui si allontanò. Chiuse gli occhi respirando a fondo, come se stesse maledicendo mentalmente chiunque fosse entrato in quel momento. Le rivolse uno sguardo carico di scuse e ripercorse il corridoio, Helis non poté fare a meno di seguirlo. Era Clara che stava posando il suo zaino per poi andare in piscina a fare un po’ di contatto, guardò prima Miloš e poi Helis e sembrò capire, forse dalla tensione e dal dolore che aleggiavano in quella stanza, che aveva interrotto qualcosa di importante.
— Arrivo tra un po’... — mormorò Helis in italiano con la voce rotta.
Clara annuì, rivolgendo ad entrambi uno sguardo penetrante e poi andò via chiudendosi la porta alle spalle.
Si girò verso di lui — In Italia diciamo ti voglio bene, è meno di volim te, ma è forte abbastanza per farti capire cosa provo per te... 
Miloš provò a tradurre la frase con quel poco di italiano che conosceva, ma gli spiegò che la traduzione letteraria non aveva senso e che quella frase esisteva solo nella sua lingua, non aveva traduzioni se non “I love you” che però non aveva lo stesso significato. 
— È carino... — ammise accarezzandole il viso — Ma non mi piace, preferisco ti amo
Sorrise mentre gli occhi le si riempirono di lacrime — Anche io. Ti amo è meglio. 
Miloš sforzò un sorriso, ma i suoi occhi erano gonfi di lacrime esattamente come quelli di Helis e allora lei non riuscì a fermare le sue; le accarezzò il viso e poi si diedero un ultimo bacio. 
Helis lasciò la stanza dell’animazione perché lui doveva prepararsi per i balli di quel giorno. Ritornò in piscina inforcando gli occhiali da sole, come se in essi cercasse una protezione da tutto ciò che la circondava. Clara, Duško e Klim coinvolsero lei e Barbara in una serie di selfie divertenti e poi, poco prima che andassero verso la reception, Miloš tornò vestito da donna, tutti si misero a ridere. 
Il suo sorriso era insolitamente spento ed i suoi occhi un po’ rossi, Helis non poté fare a meno di sorridere quando le si avvicinò — Sono più bella di te! Le mie sono più belle! — disse portandosi su i due palloncini che aveva sul petto.
Tutti risero e lei decise di concedere ai villeggianti che sarebbero rimasti ancora lì l’ultimo piccolo sketch con il suo animatore serbo, alzò un sopracciglio — Non penso che tu sia più bella...
— Tocca, senti come sono!
Helis ridacchiò — No, altrimenti dovresti ricambiare. 
Ci furono altre risate e lui la guardò con dolcezza e anche un po’ di malizia dato che in effetti non era nulla che non avesse già fatto — D’accordo. — mormorò mentre le risate cessavano per ascoltare la risposta, ma Miloš era serio — Sei più bella tu. Sei la più bella. — Helis deglutì sforzando un sorriso — Ciao amore.
Le diede un bacio sulla guancia lasciandole il segno del rossetto e poi Helis seguì sua madre sugli scalini in pietra che portavano alla strada per andare poi in reception, si girò a guardare ancora Miloš ed incontrò i suoi occhi dello stesso incredibile colore del mare di Eretria.
Per l’ultima volta.
Le sorrise dolcemente e lei sentì un dolore al petto, come se il cuore le si fosse lacerato.
L’autobus stava quasi per partire, riuscirono giusto a portare le valige nel bagagliaio e a prendere posto, prima che mettesse in moto. Non trovarono due posti vicini, per cui Helis si mise accanto ad un uomo piuttosto grasso, ricordava vagamente di averlo già visto e, dato che in quel pullman erano tutti italiani, forse ci aveva anche parlato, ma a lei non importava. 
Rimase a fissare lo schienale del sedile davanti al suo ed iniziò a piangere appena il pullman uscì dal villaggio. Pianse in silenzio e quasi interrottamente ripensando a quelle due meravigliose settimane che aveva vissuto, alla sua iniziale cotta per Duško, ad Agnija, ai suoi divertenti battibecchi con Klim come se fossero due bambini, a Clara in cui aveva trovato un’amica, al “Neapolitan-English” di Jerry e le sue battute, a Marc che prendeva sempre in giro tutti, a Kristina, Marita, Gorgias, Sophia e Viola con cui, sebbene avesse legato meno, aveva comunque sorriso durante quei giorni lì all’Eretria Village.
E poi pensò a Miloš e le lacrime sembravano bruciarle il viso mentre il dolore si impossessava di lei.
Miloš che aveva finto di eccitarsi quando lei doveva fare le tre posizioni sexy durante i giochi della seconda sera; Miloš che la prendeva in giro durante il gioco aperitivo o che la buttava in piscina; Miloš che le chiedeva di sposarlo mentre era vestito da clown e le porgeva dei ridicoli fiori finti. Miloš che più di chiunque altro aveva reso quella vacanza indimenticabile e che aveva amato più di quanto avesse mai immaginato di poter amare.
E sapeva che anche lui l’amava.
Se avesse voluto divertirsi, Miloš si sarebbe allontanato da lei dopo aver saputo che era vergine. Poteva trovarsi molte altre ragazze più disponibili, eppure aveva continuato a cercare Helis e lei sapeva che non era stato un capriccio. Non le avrebbe portato la cioccolata in piscina, non avrebbe rinunciato ad ore di sonno per stare con lei durante la notte, non avrebbe passato con lei parte del suo giorno libero, o ballato un lento davanti a tutti, né l’avrebbe difesa contro uno sconosciuto che ci provava dicendogli che era la sua ragazza. Ogni azione di Miloš da quando i suoi occhi color acquamarina si erano posati per la prima volta su di lei quella sera del tredici agosto, era stata dettata da dei sentimenti forti. Gli stessi che provava lei. Sentimenti che, nonostante gli avesse detto che non si sarebbe innamorata, erano stati più forti di qualsiasi promessa, regola lavorativa e pettegolezzi vari. Entrambi si erano innamorati e non avevano avuto bisogno di dirsi ti amo per sapere che era così.
Pianse a lungo, il signore seduto affianco a lei la guardava preoccupato ed afflitto, si girava spesso verso Barbara quasi come se volesse chiederle il permesso di mettere un braccio sulle spalle di Helis e darle delle pacche affettuose per confortarla. Ma per fortuna non lo fece, nessuno le chiese se stesse bene anche se molti ormai si erano accorti che piangeva; la maggior parte di loro l’aveva vista spesso al villaggio, avevano pensato che frequentasse un animatore ed erano stati spettatori inconsapevoli della sua storia d’amore con Miloš. 
Restò a fissare la brutta tappezzeria del sedile davanti al suo con il suo dolore che sembrava quasi prendere forma e diventare una presenza tangibile attorno a lei. Si addormentò sfinita quando mancava ormai mezz’ora per arrivare all’Aeroporto di Atene e già numerosi chilometri la separavano da quel posto dove era stata felice come poche volte prima; si svegliò sentendo la voce di Eleonora, la ragazza della Balkan Express che li aveva accolti all’andata e che in quel momento era lì ad aspettarli per poi accompagnarli al check in e nuove lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi.
Aspettò il suo turno al check in immobile come un manichino, mentre fissava il vuoto e desiderava solo che questo si impossessasse di lei, per porre fine al dolore. Il vuoto era quasi una prospettiva migliore.
Pianse ancora quando l’aereo decollò e sotto di lei vide il piccolo golfo dove si trovava Eretria, quel piccolo comunque della Grecia ad un’ora e mezza da Atene che non aveva mai sentito prima e dove aveva lasciato un pezzo del suo cuore. 

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


Osservò l’ultima frase che aveva scritto su quel quaderno e si sentì al contempo felice ed esausta; erano rimaste solo poche pagine bianche alla fine e tutte le altre invece erano ricoperte di inchiostro e lacrime che avevano spesso deformato la sua grafia.
Era passato più di un mese da quando aveva lasciato l’Eretria Village e tutto le mancava ancora tanto, troppo. Ma cercava di concedersi di ricordare solo nei momenti in cui scriveva, sola nella sua stanza a Bologna, mentre il peso dei ricordi sembrava quasi insostenibile e allora li riversava su quei fogli insieme alle sue lacrime.
Aveva pianto tanto, c’erano stati pochi giorni in cui non si era svegliata a causa delle lacrime o era riuscita a contenerle durante la giornata.
Ma scrivere le aveva fatto bene, avrebbe riletto spesso quel quaderno con la copertina rigida in cuoio che aveva avuto l’ingrato compito di contenere un pezzo della sua anima, un po’ come il Diario di Tom Riddle in Harry Potter. L’avrebbe conservato su uno scaffale nella sua camera a Napoli una volta tornata nella sua città natale dopo aver dato alcuni esami che l’avevano trattenuta a Bologna per più di un mese e mezzo da quando era partita. Sperava che riversando quei ricordi così belli in un quaderno sarebbe riuscita a sopportare di più il dolore ed un po’ era stato così, riusciva ad arginarlo e a non lasciarsi sopraffare se alla PAM passava per caso “I’m Yours” o se sentiva qualche sua collega universitaria dire che aveva mangiato benissimo al ristorante greco. I momenti peggiori erano stati soprattutto durante lo studio di Etnomusicologia, per l’esame bisognava scegliere tra tre moduli diversi i cui libri trattavano musiche di diverse etnie; per ironia della sorte, un anno prima, quando aveva inserito quell’esame nel piano di studi, aveva comprato i libri relativi al modulo sulla musica dei Balcani perché le sembrava quello più interessante e, in quel mese e mezzo che era stata a Bologna, ricorrevano spesso riferimenti alla musica della Grecia e svariate volte veniva citata la Serbia. 
Miloš le mancava allo stesso modo in cui manca l’aria quando si resta chiusi per troppo tempo in un posto piccolo. Non aveva mai smesso di pensarlo ed a volte riusciva quasi a sentire la sua voce quando augurava il buongiorno in varie lingue, se chiudeva gli occhi rivedeva i suoi dello stesso colore del mare di Eretria e di tanto in tanto, in quel posto tra il sonno e la veglia, percepiva ancora la pressione delle labbra di Miloš sulle sue.
Aveva sentito Miloš il diciotto settembre, per il suo ventottesimo compleanno e, oltre a fargli gli auguri, gli aveva detto che le mancava tanto. La sua risposta era arrivata poco dopo, Helis l’aveva salvata e riletta numerose volte aggrappandosi a quella frase come se fosse un’ancora in mezzo al mare.
Hello love, thanks for nice words and I miss you too.”
La chiamava ancora amore, nonostante fossero ormai lontani sia nel tempo che nello spazio. Quelle poche parole erano bastate a farla scoppiare in un pianto che, per la prima volta dopo tanto tempo, era di gioia e non di dolore. 
Durante quelle settimane i suoi sentimenti per lui non erano mutati, non si era pentita mai, nemmeno una volta, di quello che era successo tra di loro. Era solo più consapevole di quanto effettivamente amasse Miloš, se n’era resa conto man mano che riscriveva la storia di quell’estate, storia in cui aveva tralasciato numeroso momenti perché in fin dei conti questi avevano fatto da cornice a Miloš ed Helis.
Per due settimane da quando era tornata dal villaggio aveva avuto paura di essere incinta ed una bellissima bambina bruna con gli occhi acquamarina aveva spesso popolato i suoi sogni la notte, prima che avesse di nuovo le mestruazioni. Ma sognare quella bambina era stato un modo - paradossalmente meno doloroso - di ricordare Miloš.
Smettere di pensare a lui le era risultato impossibile e ancora più doloroso che abbandonarsi ai ricordi dei loro bellissimi momenti insieme, per cui aveva deciso che non voleva cercare di dimenticarlo, ma anzi il suo ricordo sarebbe stato una presenza costante nella sua vita. Qualcosa che le dava la forza per andare avanti nonostante il dolore, qualcosa che le ricordasse quanto fosse stato reale tutto quello che aveva vissuto e provato.
Sebbene sapesse quanto fosse difficile, quasi impossibile, nutriva la segreta speranza di rivederlo, di poter essere stretta ancora da quelle braccia forti e gentili, di poter perdersi nei suoi occhi acquamarina, di baciare di nuovo le sue labbra e fare ancora l’amore con lui. 
L’amore forte che continuava a provare per Miloš era una prova di quanto quei momenti le avessero bloccato il respiro ed inchiodato il cuore nel petto, di quanto fosse stata viva e non si fosse limitata semplicemente a sopravvivere. Esattamente come aveva scritto sulla didascalia della foto condivisa su Instagram poco prima di iniziare a trascrivere la sua storia che parlava di un’estate meravigliosa, di un posto splendido, di persone, di facce, di sorrisi, di odori, di colori... D’amore. E soprattutto di momenti.
Sfogliò delicatamente le pagine come se quel quaderno fosse un prezioso manoscritto ed arrivò all’ultima, guardò il foglio bianco per qualche secondo e poi prese ancora la sua penna.
Efharisto para poli, thank you so much, merci beaucoup, danke schön, spasibo, dziękuję, hvala, grazie mille.
Volim te. 
Un’ultima lacrima bagnò il foglio, quasi come se fosse l’ultimo punto a concludere il suo racconto, la storia di come quell’estate l’avesse cambiata, fatta stare bene, resa felice, fatta crescere e capire cosa fosse davvero l’amore.

 



Милан, недостајеш ти јер волим те. Увек.

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