Another Name

di Midnight Lies
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Death Note ***
Capitolo 3: *** Ryuk ***
Capitolo 4: *** Shinigami ***
Capitolo 5: *** Diretta Nazionale ***
Capitolo 6: *** Il piatto della bilancia ***
Capitolo 7: *** Nonostante tutto ***
Capitolo 8: *** Fiducia ***
Capitolo 9: *** Gelosia ***
Capitolo 10: *** Esperimenti pericolosi ***
Capitolo 11: *** Scusami ***
Capitolo 12: *** "007" ***
Capitolo 13: *** Stupido! ***
Capitolo 14: *** Mr Hood ***
Capitolo 15: *** Testimone ***
Capitolo 16: *** Colpe ***
Capitolo 17: *** Effrazione ***
Capitolo 18: *** Ti prego ***
Capitolo 19: *** Caso Hamilton ***
Capitolo 20: *** Khatem ***
Capitolo 21: *** Pugnali e pugnalate ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


1. Prologo



Nora guardò fuori dalla finestra, mordicchiando la penna annoiata. Si chiese che senso avesse essere lì, dato che tutto quello che le insegnavano già lo conosceva, o semplicemente non le interessava
Inspirò profondamente, pensando a tutt'altro che al compito d'inglese abbandonato sul banco, almeno fino a quando la professoressa Eruki la riportò coi piedi per terra. 
«Silversoul? Forse è meglio iniziare a svolgere il tuo compito, non trovi?»
Lei rivolse uno sguardo disinteressato al foglio, notando le risposte multiple. "Troppo facile", pensò annoiata la ragazza, tracciando piccole x  nei riquadri esatti. 
Fu la prima a consegnare, malgrado avesse perso i primi dieci minuti a guardare le nuvole che pian piano lasciavano il posto ai tiepidi raggi del Sole. In materia era la migliore della classe, avendo padre e zia madrelingua, mentre la costante carenza di studio si faceva sentire spesso nelle altre materie, specialmente in matematica e altre materie teoriche. 
Ma per quello c'era sempre Light. Il suo migliore amico le dedicava spesso e volentieri del tempo per qualche aiuto, e dopotutto era il miglior studente che conoscesse. Chi meglio di lui per qualche ripetizione dopo le lezioni?
Prese un foglio dal quaderno ed iniziò a disegnare un giovane in uniforme dalla postura diritta ma rilassata, i lembi laterali della giacca leggermente spostati per far spazio alle mani, infilate con naturalezza nelle tasche dei pantaloni. Tracciò le linee di una borsa a tracolla appesa alla spalla sinistra, per poi rifinirne i dettagli come nel resto del ritratto.
Perdendo interesse nel suo stesso disegno, tornò a guardare fuori, sognando ad occhi aperti, in un susseguirsi di pensieri che l'avrebbe di certo portata a chiedersi come fosse arrivata a quel determinato argomento. 
E lo vide. 
All'inizio, per una frazione di secondo, pensò si trattasse di una rondine in picchiata, ma capì un attimo dopo di aver visto un quaderno nero passarle di fronte, fuori al di là del vetro.
"Chi è l'idiota che butta i quaderni fuori dalla finestra?" pensò, vagamente divertita. Se non ricordava male, la classe sopra alla sua era quella di Light. Sorrise, provando ad immaginare lui, il ragazzo modello, che buttava fuori un quaderno, sebbene sapesse che non poteva essere stato lui.
Cercò di sporgersi, ma la finestra era chiusa e ovviamente non poté fare né vedere molto. Con un sorriso divertito, tornò a pensare al suo disegno, sapendo che a breve la campanella di fine lezione sarebbe suonata e avrebbe finalmente incontrato Light in cortile o comunque in corridoio. 
Mangiucchiò l'estremità della matita. 
"Chissà di chi era, quel quaderno..."



Ciao a tutti e grazie di aver letto il prologo.
Ad un mese dalla sua sua pubblicazione non ho molto da dire, tranne che i capitoli che seguono sono man mano sempre più lunghi, più o meno, e la trama sempre più complessa e intricata, con un piccolo mistero più avanti ^^
Detto questo vi saluto e grazie ancora di aver letto!

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Capitolo 2
*** Death Note ***


2. Death Note


 
«Volevo dirti una cosa ma me ne sono dimenticata», dichiarò Nora, scendendo le scale.
La campanella di fine lezione era suonata da qualche minuto, permettendo agli studenti di riversarsi in massa lungo i corridoi e di uscire nel cortile. Light aveva raggiunto Nora poco dopo, che lo aspettava affianco alla ringhiera della scalinata.
«Caprai. Ti succede ogni giorno» La canzonò lui, scendendo i gradini fianco a fianco.
«Ha-ha-ha. Simpaticone», rispose sarcastica. Uscirono dall'edificio, baciati dai tiepidi raggi del sole e da una leggerissima brezza. Nora si inginocchiò, appoggiando la borsa per terra. Light si fermò un paio di passi dopo, aspettando che la ragazza smettesse di frugare tra libri e fogli strappati dai quaderni.
Finalmente si rialzò, porgendogli un foglio mezzo stropicciato. Light si riconobbe subito nel ragazzo del disegno e sorrise. «Sono io?»
«Già. L'ho fatto prima, ma si è subito rovinato, in mezzo a tutta quella roba...», rispose, mordendosi leggermente il labbro e guardando il pezzo di carta. «Hey, ora mi ricordo! Prima ho visto cadere un quaderno fuori dalla finestra. E' stato qualcuno della vostra classe a lanciarlo?» 
Light le lanciò un'occhiata stupita. «Ma no.. Certo che ne dici, di sciocchezze. Comunque l'ho visto anch'io» aggiunse, guardando in una direzione ben specifica del cortile. 
Decisero di attraversarlo e, camminando su una delle tante zone tappezzate d'erba, si fermarono di fronte ad un quaderno nero con una scritta bianca in maiuscolo. Eccolo lì. L'incredibile quaderno volante.
«Death Note...», lesse il ragazzo prendendolo in mano. Non lo tradusse, entrambi ovviamente ne conoscevano il significato. Lo porse a Nora, che incuriosita gli si era avvicinata più di quanto non avesse già fatto prima. Lei aprì il quaderno, dove tra le prime pagine trovò le istruzioni per l'uso.
«Che figata, le pagine nere! "The human whose name is written in this note shall die."» Pronunciò lei con un inglese invidiabile. «In pratica scrivo il nome di uno a caso e quello muore? Dai, stupendo!»
«Non crederai veramente a quello che c'è scritto», intervenne lui, calmo, mentre lei iniziava ad esaltarsi momento dopo momento. 
«Ovviamente no. Però dai, questo quaderno è fantastico!»
«Vuoi tenerlo tu?»
«Ma sei fuori? Sai che ho il vizio di strappare pagine dai quaderni, finirei per rovinarlo. Tieni.» Glielo porse, leggermente riluttante. «Hey, e se funzionasse davvero? Diventeremmo assassini, te lo immagini?»

«Il test è domani» le ricordò per l'ennesima volta.
«Dai, rilassati. So che è domani ma se andrà male non sarà la fine del mondo.»
Light sospirò: Nora era proprio incorreggibile. Erano seduti sul letto di lui, mentre cercava di farle entrare in testa almeno una regola di matematica. Se solo fosse stato inglese, non ci sarebbero stati problemi di quel tipo. «Almeno provaci.»
«Va bene... Hey, hai ancora il quaderno, vero? Dopotutto son passati solo cinque giorni, è impossibile che tu l'abbia perso. Anche perchè non perdi mai niente.» Come sempre aveva deviato il discorso. "Non cambia mai" pensò Light.
La ragazza si alzò, dirigendosi veso la scrivania. 
«E' nel cassetto?», disse senza toccare nulla: era il suo modo di chiedere il permesso. Lui le si avvicinò.
«Sì, ma forse è meglio finire di studiare, prima. Siamo sui libri da quasi due ore, ma non hai ancora memorizzato nemmeno una formula.»
Si sentì una vibrazione, seguita subito dopo da una suoneria. «Cavoli, è Joey. Mi sa che è ora di tornare a casa...»
«E come farai con il test?»
«Potrei sempre copiare, no?»
«Nora.» Le lanciò un'occhiata tutt'altro che confortevole, come fosse una sorta di avvertimento.
«Dai, scherzavo! O forse no... va beh. A domani, Light!»
Quando fu fuori, lui tirò un sospiro di sollievo. Nessuno doveva sapere del quaderno, e soprattutto lei non doveva sfogliarlo: non era stupida, vedendo tutti quei nomi scritti tra le righe avrebbe capito che era tutto reale, che il quaderno funzionava veramente. Perché se non fosse stato così, che senso avrebbe avuto scrivere così tanti nomi? Per una prova ne sarebbero bastati uno o due al massimo. E non era difficile arrivarci.
Si sedette sulla sedia girevole, aprì il cassetto e tirò fuori il Death Note. Voltando pagina per pagina, ammirò soddisfatto il suo lavoro: nomi su nomi di pericolosi criminali, che da quel momento in poi non avrebbero più potuto nuocere a nessuno. Presto nel mondo ci sarebbe stato posto solo per brave persone, e di buon cuore.
Si lasciò sfuggire una risata. Una di quelle che normalmente avrebbero fatto correre i brividi lungo la schiena, tanto erano belle e agghiaccianti.
Una voce maschile, sconosciuta, gli arrivò da dietro. Il tono tradiva un ghigno. «Vedo che ti piace.»

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Capitolo 3
*** Ryuk ***


3. Ryuk

 

"Le ali d'angelo, Lauren. Spiccherai il volo."
"Dovresti stare ferma, sai? Altrimenti non ti farà di certo bene... Anzi, ti farà sempre più male."
"Allora, Hamilton. Mi hanno detto che vuoi volare."
"Ali di sangue, le ali degli angeli decaduti... Non ti piace? Secondo me ti donano."

Nora si svegliò di colpo, ansimante. Aveva la fronte imperlata di sudore e il volto bagnato dalle lacrime. Il cuore le batteva in petto talmente forte da farle male, troppo male. Infilando una mano sotto al cuscino, estrasse il telefono e guardò l'ora. Le 04:28. Di certo non sarebbe più riuscita a dormire, poco ma sicuro.
Andò in bagno e aprì l'acqua della doccia, lasciando che si scaldi.
Aldilà dallo specchio, il suo riflesso la guadava con aria quasi grave, di rimprovero, forse, con diverse sfumature di dispiacere.
«Nora Silversoul», pronunciò ad alta voce fingendo un'espressione tranquilla, dopo essersi asciugata le lacrime. 
Pronunciare il proprio nome davanti allo specchio sfumava leggermente la propria figura, se ci si faceva caso.
«Lauren Hamilton» e fu invasa da un'ondata di nostalgia e paura al contempo. Non pronunciava quel nome da più di due anni e quelle parole sembravano così sconosciute sulle sue labbra, ma così prepotentemente indimenticabili.
Quel nome, detto da lei, era così pericoloso... per lei e per chi aveva attorno: suo fratello Joey, Light, la sua amica Shizuka... e degli altri non le importava molto, perciò erano al sicuro.
Il vapore stava pian piano invadendo il bagno, così si lasciò andare sotto il caldo getto d'acqua della doccia: lì non sarebbe riuscita a piangere, lo sapeva bene, ed era sempre così. Al contrario, invece, non sarebbe riuscita a smettere non pensare. "Quello non è un incubo. Sono ricordi... Ricordi che mi tormenteranno per sempre...", si disse, districandosi i nodi dei fitti riccioli. «Vaffanculo», mormorò tra sè e sè.
Rimase sotto l'acqua a lungo, cercando di perdere più tempo possibile. Uscì un'ora e mezza dopo e, dopo essersi messa delle lenti marroni, mascherando gli occhi verdi che cambiavano spesso colore a seconda del tempo, tornò in camera sua.
Lasciò cadere a terra il morbido accappatoio blu mare e mettendosi in intimo si guardò a lungo allo specchio: un figurino incredibile, con le giuste curve e lo stomaco piatto, con qualche leggero accenno di addominali. Si girò di schiena, cercando comunque di guardare il suo riflesso.
Sospirpò. Due cicatrici, una per scapola, capeggiavano sulla schiena. Due segni profondi, leggermente più scuri, rimasti lì a ricordarle il trauma subìto due anni e mezzo prima.
E sussurrò: «Ali di sangue, Lauren...»

Camminava a passo spedito lungo la strada semideserta, incorniciata da stupende casette una accanto all'altra. L'aria mattutina e frizzante le stuzzicava il naso, mentre le nuvole compatte erano un fitto blocco di cemento latteo.
Si fermò all'improvviso, guardandosi attorno. Dov'era finita?
Sbuffò e tornò indietro: aveva superato casa Yagami da un pezzo, lasciandola minuti e minuti indietro. Quando arrivò erano già passati più di dieci minuti.  
«Entra, entra pure!» disse quasi entusiasta Sachiko Yagami, invitandola ad entrare. « Light! C'è Nora, scbrigati a scendere!», aggiunse, rivolta a suo figlio.
«Ecco... non vorrei disturbare...» Rispose impacciata la ragazza. I due ragazzi non andavano mai a scuola insieme, ma quella mattina, dopo l'incubo, Nora non voleva assolutamente andare da sola.
«Arrivo. Dille di salire.» La voce di Light, calma e tranquilla, giunse dalle scale.
Un minuto dopo, lei era di fronte alla sua stanza. Bussò.
«E' aperto», disse lui, da dietro alla porta.
«Hey... Come stai?», chiese, entrando nella camera in penombra.
«Bene, e tu?»
«Ma... Perché non accendi la luce?»
Lo chiese un'attimo prima di vederlo.
Era troppo alto, troppo magro, con spalle troppo larghe e braccia ossute troppo lunghe. Un'ombra scura totalmente sproporzionata. E fluttuava.
Si coprì la bocca con entrambe le mani ed indietreggiò quando la creatura si mosse.
«Che... Che cos'è....quel... coso?!», ansimò la ragazza, incapace di gridare.
La creatura le si avvicinò ancora di più, con le ginocchia leggermente piegate e le lunghe ma sottili ali che spuntavano dalla schiena, sorreggendolo in aria senza il bisogno di sbatterle.
«Ma come... Riesce a vedermi?»
 

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Capitolo 4
*** Shinigami ***


Ciao a te che leggi e grazie di essere qui. Volevo scusarmi per aver scritto un po' tardi, ma soprattutto volevo avvisare che, visto che sto traslocando all'estero, per una settimana o poco più non potrò pubblicare.... Mi spiace... Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia, anche perchè scriverlo con tutto il casino che c'è da me è sata una vera impresa, malgrado il risultato non sia l'epicità assoluta.
Comunque sia, buona lettura!

NB: il capitolo precedente ha subito qualche lieve variazione, ma i principali avvenimenti narrati non sono stati modificati.


 

4. Shinigami




«Ma come... Riesce a vedermi?»
Nora si coprì la bocca con entrambe le mani, incapace di emettere un solo lamento. Il cuore le martellava in petto e sembrava non avere intenzione di rallentare.
Nella sua testa la parte più fredda iniziò a criticarla.

"Sei incredula. Perché sei incredula? Non hai mai avuto problemi a credere a fantasmi, spiriti, demoni, e addirittura allo Slenderman. E ora che hai qualcosa di diverso di fronte, qualcosa che da sempre ti affascina, hai paura?"
Al contempo, un'altra parte di lei ragionava su piccoli dettagli importanti. 
"Vola: non è una persona. Light era tranquillo fino a poco fa, malgrado la sua presenza: non mi farà del male. Forse. Ha chiesto se posso vederlo. Quindi non dovrei."
Abbassò le mani lentamente, ancora sotto shock. Guardò per un secondo Light: era immobile, in silenzio, a guardarli. La situazione sembrava stupire anche lui, ma Nora ebbe l'impressione che non fosse la presenza di quell'essere a turbarlo.
«Tu lo vedi...» disse con un filo tremante di voce dopo un'ultimo attimo di silenzio.
Torno ad osservare l'essere di fronte a lei.
Era alto almeno due metri, la sua testa era grande il doppio di quella di qualunque persona normale. Quelli che probabilmente erano i capelli si alzavano dritti verso l'alto, scuri quasi quanto i vestiti che indossava, al contrario della pelle pallidissima, quasi azzurrina.
Due grandi occhi rossi brillavano nella penombra della camera. 
«Oddio...», sussurrò, socchiudendo gli occhi e guardandolo meglio, quasi affascinata da quella sua soprannaturale presenza. «Non ci posso credere...» e sorrise, alzando leggermente gli angoli della bocca.
«Lo vedi anche tu, non lo sto immaginando» lanciò uno sguardo al ragazzo.
«Di cosa stai parlando? Io non vedo proprio niente» mentì lui.
«Non prendermi per i fondelli.»
«Light... sembra che la tua amica abbia toccato il quaderno» sghignazzò la creatura, dimostrando di non voler aiutare minimamente il giovane in quella scomoda situazione.
Aveva una voce che lei non si sarebbe aspettata da uno che sarebbe stato comunemente definito "un mostro" da chiunque. Non aveva nulla di particolare, nulla di ultraterreno. Era una voce normalissima, che poteva comunemente essere scambiata per quella di una persona qualsiasi.

"Ha detto il suo nome. Lui conosce Light. Quindi Light conosce lui. Oddio, magnifico...." pensò un lato di lei, mentre quello freddo pensava a tutt'altro: "che accidenti ha, quello, da sghignazzare?" «Aspetta... quale quaderno?»
Solo per un momento, Light serrò i pugni, irritato. "Ha toccato il Death Note. Subito dopo di me. E sono stato io a porgerglielo! Come ho potuto dimenticare una cosa così importante?!" 
«Io sono Ryuk, lo Shinigami di Light» si presentò l'altro, con un ghigno sulle labbra blu che si estendevano zigzagando leggermente agli zigomi.
«Io sono Nora... » rispose lei, esitante ma quasi divertita. Non poteva crederci... Davvero una delle creature fantastiche in cui tanto credeva le si era appena presentata?
«Nora?» Ryuk sghignazzò, di nuovo. «E' un bel nome, Nora...» e ancora rise, dopo aver calcato sulla parola. Ma perché il suo nome la divertiva tanto? Aveva fatto così anche con Light?
Lei ringraziò, nervosa. Stava veramente chiacchierando con uno Shinigami? Fantastico! 
«...deriva dall'arabo e vuol dire "luce", o cose così...»
«Il vostro nome ha lo stesso significato» notò, riferendosi anche a quello di Light.
«Così pare...» Nora continuò a guardarlo, affascinata.
Ma ripensò alle sue precedenti parole: quale quaderno aveva toccato?
E qualcosa, finalmente, scattò nella sua testa, innescando pensieri che si azzuffarono l'uno contro l'altro, reclamando la precedenza.

"Shinigami. Dio della Morte. God of Death. Death. Quaderno. Note. Death Note. Quaderno della Morte. Dio della Morte." «Oddio...» sussurrò, girandosi lentamente a guardare Light, che stava "rispondendo" al suo sguardo incredulo osservandola apparentemente impassibile, con una punta di freddezza negli occhi. Lei proseguì. 
«Death Note... The human whose name is whritten in this note shall die... Il quaderno è... autentico

Tutta quella storia era assurda, incredibile, magnifica... ma soprattutto raccapricciante.
E si sentì importante ugualmente, perché Light non avrebbe mai raccontato a nessun'altro quello che le aveva appena svelato, mai, per nessun motivo. E così si era ritrovata seduta a gambe incrociate sul suo letto, ad ascoltare ciò che lui le aveva da dire.
E, come al solito, i due lati opposti della sua mente avevano iniziato a "discutere".

"Light ha ucciso..."
"E allora? Non è l'unico che abbia mai fatto fuori qualcuno."
"Ma non in questo modo. A diciassette anni, poi..."
"Ah, Nora. Perché criticarlo? Dopotutto anche tu hai ucciso, a soli sedici anni."
 
 

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Capitolo 5
*** Diretta Nazionale ***



5. Diretta Nazionale




«Light, Nora! Non vorrete fare tardi?»
«Stavamo giusto arrivando» sospirò lui. 
Scese le scale e, dopo aver salutato, uscì diretto a scuola, immergendosi nella frizzante aria mattutina di Tokio. Notò che la ragazza che aveva affianco non degnava d'uno sguardo lo Shinigami, fingendo la sua inesistenza agli occhi di altri. Nulla della conversazione appena avuta trapelava dal suo sguardo, o dai suoi movimenti: come se nulla fosse mai accaduto.
Esattamente ciò che si sarebbe aspettato da lei.
Ma l'aver dovuto raccontare tutto, o almeno gran parte di quel "tutto", a qualcuno l'aveva profondamente irritato, pur trattandosi della sua migliore amica: presto, il mondo si sarebbe reso conto che qualcuno stava facendo strage di criminali. 
Ed era necessario che quel "qualcuno" rimanesse strettamente anonimo.
Certo, Nora seguiva dei valori che riteneva importantissimi, come l'amicizia e la lealtà, per questo sapeva che avrebbe mantenuto il segreto sia che lo ritenesse giusto sia che lo ritenesse sbagliato, raccapricciante. Non avrebbe detto nulla a nessuno a prescindere, su questo non aveva dubbi. Il punto era che uno dei più grandi valori, insieme a quelli, per lei era anche la vita.
Perciò avrebbe dovuto fare parecchia attenzione: nessuno dei due doveva fare un solo errore. 
Lui sarebbe stato attento alle azioni svolte col quaderno della Morte. Lei sarebbe stata attenta a non dire o fare cose che potessero anche solo minimamente condurre quegli omicidi a Light Yagami, ragazzo modello giapponese, miglior studente dello Stato.
O almeno era quello che Light si sarebbe accertato che Nora facesse: non poteva permettersi d'essere scoperto a causa di una parola di troppo detta da qualcun'altro.
Nora si girò indietro con noncuranza, i lunghi e morbidi ricci scuri che seguivano ogni movimento. 
Tornò a guardare davanti a sé dopo aver visto che nessuno avrebbe potuto sentirli. 
«Hey, Ryuk» mormorò. «Oggi ho il test di matematica. Mi suggerisci? Dopotutto sei invisibile, no? Ti basterà leggere le risposte dagli altri e dirle a me. Che ne pensi?»
Infondo Nora non aveva preso la "notizia" in modo così chiuso. Era sempre stata appassionata di occultismo, di paranormale, di tutto ciò che avesse a che fare col fuori dal comune, perciò, a parte la sorpresa iniziale, aveva preso abbastanza bene la presenza di Ryuk.
«Certo, solo voi due avete toccato il quaderno e quindi solo voi due potete vedermi e sentirmi. E' anche vero, però, che lui ha toccato il quaderno per primo, perciò devo passare tutto il mio tempo attorno a Light, fino alla sua morte . Perciò credo di non poterti aiutare, visto che sarete in posti diversi.»
«Fino alla morte? Accidenti... Beh, credo che con Light non ti annoierai.»
«Non ho dubbi» sghignazzò.
«E poi» s'intromise il ragazzo «il test lo devi fare tu, mi sembra, non lui.»
Nora sorrise. «Comunque stavo scherzando: non sfrutterei mai un Dio per uno stupido test. Senti... Ti offendi se più che un Dio ti considero un demone, uno spirito della Morte?», aggiunse, riferendosi allo Shinigami.
«Eh? Ma io sono un Dio.»
«Eh, ma io sono monoteista. Per me c'è un solo Dio che si occupa praticamente di tutto, diciamo così.»
«Un Dio parecchio impegnato.»
«Già, a quanto pare » rise lei. 
Camminarono per qualche altro minuto, senza che nessuno dicesse nulla.
«Light...» iniziò infine la ragazza. Come fa a non pesarti sulla coscienza? Voglio dire... quella che stai facendo è una grande impresa sotto certi punti di vista, ma una cosa orribile sotto molti altri... come fa a non farti star male...?»
Sentì un groppo in gola, ripensando a quando era stata lei, ad uccidere, due anni e mezzo prima. Allora, aveva un'anno in meno di quanti lui ne avesse in quel momento.
Light non rispose subito. » Ci sono sacrifici che è bene fare, per l'umanità. Quei criminali non potranno più nuocere a nessuno. Certo, la legge prima o poi li avrebbe giudicati; ma nel frattempo, fino a quel momento, avrebbero continuato a fare del male. Diciamo che ho solo velocizzato il processo impedendo loro di continuare la loro insulsa vita nel crimine. » spiegò, serio. Aveva una voce che lei adorava.
Nora storse la bocca: era sempre stata contraria alla pena di morte che era, ovviamente, anche in Giappone.
«E poi, non credo sia il posto per parlarne. Devi stare molto attenta, Nora. Non lascerò che nessuno mi ostacoli, che ne sia ignaro oppure no.»
Lei si fermò. Fu come aver ricevuto un pugno. 
Assottigliò lo sguardo, irritata e tradita.
«Tu... mi uccideresti?»
Era un pensiero che non riusciva ad assimilare. Non poteva nemmeno immaginare il suo migliore amico artefice consapevole della sua morte.
Anche Light smise di camminare. Dopo un'attimo si girò indietro, verso di lei, sospirando.
«No, Nora. Certo che no... Non ne sarei capace.» mentì, senza troppe cerimonie.
Le si avvicinò e le avvolse il corpo con le braccia, in uno di quegli abbracci rassicuranti e quasi soffocanti che lei amava tanto.
"Devo tenermela stretta, altrimenti potrebbe spifferare cose che mi metterebbero in difficoltà. Conoscendola, gli avvertimenti non hanno poi una grande incisione sui suoi atteggiamenti. Anzi, spesso la convincono ad agire di testa sua, ma ora sa con chi ha veramente a che fare. Non commenterà un errore così stupido."
Nora non poté che cedere a quell'affetto fasullo e ricambiò l'abbraccio. Non ne riceveva molti: odiava quasi tutti i contatti fisici, a parte i più comuni come ad esempio stringere a qualcuno la mano.
E gli unici a sapere che amava quegli abbracci erano Light e Joey, suo fratello. Ed erano anche i pochi che potevano toccarla senza se lei si sentisse a disagio o infastidita.
Si abbandonò tra quelle bracia forti e chiuse gli occhi, inspirando il morbido profumo di pulito della giacca dell'uniforme. E in un fugace attimo, pensò che, se non avesse deciso di non cedere alle cotte, forse ne avrebbe avuta una per Light. Era perfetto, sapeva come mettere gli altri a proprio agio, era intelligente e aveva un che di affascinante. 
Ma non cedette a quel pensiero: aveva sempre visto Light come un'amico, ed era importante che continuasse a vederlo come tale. E, conoscendo il proprio carattere, sapeva che quel pensiero non sarebbe tornato molto presto, se non addirittura mai.

***

"«Credevo che gli angeli avessero le ali...»
«Infatti è così.»
«E perché tu non le hai?»
«Perché gli angeli cacciati dal Paradiso non vengono più considerati tali. Ed è per questo che prima di essere esiliati sulla Terra a noi le ali vengono strappate.»"


Nora chiuse immediatamente il libro. Non aveva intenzione di leggere una parola di più. Ma dopotutto, avrebbe dovuto aspettarselo anche solo dal titolo.
Le tornarono in mente troppi ricordi... ricordi che ovviamente non avevano nulla a che fare con gli angeli in sé, e, ovviamente, nemmeno con gli angeli del fantasy esiliati sulla Terra, né con le loro ali. Interpellavano più chi li aveva tirati in ballo. "Le ali degli angeli decaduti"..."Ali di sangue"...
«Che palle...» borbottò «ovunque mi giri c'è qualcosa che mi colleghi a loro... Voglio solo un po' di tregua...»
Si lasciò cadere sul letto di Light, aspettando che lui tornasse in camera sua. Era uscito dalla stanza da poco e Nora ne aveva approfittato per continuare a leggere il suo libro durante la breve attesa.
La piccola televisione sulla scrivania era accesa, col volume abbastanza basso. Avevano appena parlato di un'assassinio, mostrando, come sempre, il volto del sospettato e scandendone il nome. 
Decise che non avrebbe detto nulla a Light: voleva essere resa partecipe di ciò che lui faceva, certo, ma non voleva in alcun modo essere direttamente coinvolta in quello sterminio di massa.
A meno che, forse, Light non fosse stato in pericolo...
Il ragazzo dai capelli castano chiaro entrò in quel momento, dando all'amica un motivo per rimettersi a sedere sul morbido materasso. Immediatamente Ryuk fece capolino alle sue spalle. 
«Ti stavi annoiando?», le chiese, prendendo in mano il fantasy in inglese abbandonato poco più in là e dandogli un'occhiata.
«Se vuoi proprio saperlo, sì.»
«Guarda che non mi riferivo a te, Ryuk » sospirò l'altro, riappoggiando il volume sulle coperte azzurre.
Nora sorrise, guardando lo Shinigami alzare le spalle con un versetto di dissenso e dirigersi verso la scrivania, alla ricerca di una mela. A quanto pareva, ne andava matto.
«Kira ormai è famoso» disse d'un tratto.
Light, colto alla sprovvista, non rispose subito. Lei si girò a guardarlo, notando la sua quasi-esitazione.
«Beh, diciamo che c'è chi si è finalmente accorto che qualcuno sta facendo strage di criminali» rispose lui, pratico.
«Già... Qualcuno se n'è finalmente accorto... 
Non capì cosa la ragazza veramente intendesse per via del suo tono di voce e dell'aver distolto lo sguardo, puntandolo di fronte a sé. 
Malgrado il basso volume, il suono della televisione e le sue parole arrivarono ben chiare.
«Interrompiamo il programma per mandare in onda una diretta nazionale.
Light si avvicinò e alzando il volume vide che Nora lo stava raggiungendo, non volendo starsene in disparte. Sullo schermo comparve un giovane uomo in completo elegante, dai capelli neri, lisci e pettinati ordinatamente, ma non troppo. Il viso chiaro guardava l'obbiettivo con aria grave.
«Il mio nome è Lind L. Taylor. Meglio conosciuto... come L.
«E questo chi diavolo è, adesso? » Commentò Light.
Vide che Nora si stava mettendo sulla sedia girevole della scrivania, cercando di mettersi a gambe incrociate: era la posizione con cui esprimeva tutta la sua quasi ingenua curiosità.
"Lind L. Taylor" parlava di Kira. O meglio, con Kira. Il succo del monologo era un tentativo dietro l'altro di far ragionare il famoso pluriomicida, cercando ovviamente di fargli smettere di commettere gli omicidi. Qualche frase provocatoria qua e là.
A Nora non sembrava poi così elaborato, come discorso nazionale. Si aspettava qualcosa di più dal detective che avrebbe dovuto catturare il "grande" killer.
«...a grandi linee posso immaginare il motivo per cui lo faccia. Ma sappi che quello che stai facendo... è malvagio
Nora inarcò le sopracciglia. Se quelle parole fossero state rivolte a lei, non le avrebbero fatto battere ciglio. Anzi, forse sotto sotto l'avrebbero fatta ridere.
Ma lei non era Kira.
«...io sarei...malvagio
Nora portò discreta le gambe verso il basso, disincastrandole dalla posizione, mentre Light continuava infuriato a parlare.
Lo sguardo sottile, la postura... Vide Light cambiare. Sentì il suono della sue voce che mutava, sentiva la voce del demonio. Perché quello era diventato. Il demonio. La paura la invase per un momento, sotto forma di prepotenti brividi. Non l'aveva mai visto così.
Forse perché quello non era il ragazzo modello, il miglior studente del Giappone. Già... Indubbiamente non lo era. Quello era Kira. Il pluriomicida che seguiva un proprio e parecchio discutibile senso della giustizia. Non Light.
 Poi, alzandosi in piedi, riprese controllo di sé.
«Light... » disse, quasi fosse un avvertimento a non fare cose stupide.
«...e diabolico, è chi si ribella me! » continuò Kira, incurante della sua presenza, incurante delle sue parole. Aprì un quaderno nero, prendendo una penna e lasciandola a pochi millimetri dalla pagina rigata. 
E rise. Una risata priva di allegria. Una risata bellissima ma da brividi. Una risata spiazzante e semplicemente cattiva.
«...un pizzico di furbizia in più e sarebbe stato divertente affrontarti.»
«Light, che stai facendo?» S'intromise nuovamente lei, allontanandolo dalla scrivania, dal Death Note. «Credevo che volessi liberare il mondo dal male. E tu stavi per uccidere un detective solo perché ha espresso la sua opinione. Devo ricordarti che i detective contribuiscono a far catturare i criminali? Perciò sono i buoni, il bene, se vogliamo metterla così. E, tanto per la cronaca, facendo fuori il "bene" non migliori il mondo! Anzi, sei proprio come loro, come quelli che ti diverti ad uccidere con tanta leggerezza ogni fottuto attimo.»
«Un criminale?! Io sto liberando il mondo! Io sono il Dio del mondo che tutti sognano!»
«Io non sogno questo! » gridò di rimando lei. » E tu sei il Dio di un bel niente! Sei un'idiota che si...»
Un gemito strozzato. Un tentativo sfumato di chiedere aiuto. Le mani strinsero convulsamente la giacca, in prossimità del cuore. 
Si accasciò sul tavolo di fronte a sé, in un'ultimo, soffocato respiro. 
Lanciò uno sguardo sbrigativo al quaderno aperto.
"Lind. L. Taylor"
Quando accidenti l'aveva scritto?
Due in abito scuro portarono via il corpo dell'uomo morto in diretta.
«Light!» Gridò Nora, guardando il suo irritante, fastidiosissimo sorriso trionfante. «Sei deficiente?! Non ti ha fatto niente, accidenti! Non ha fatto niente a nessuno! Dov'è finito il proposito di far fuori solo "i criminali, gli immorali e chi infastidisce il prossimo"?»
Il ragazzo fece per replicare, ma dalla televisione una voce sintetizzata lo interruppe prima ancora di iniziare.
«Incredibile...»
Entrambi si girarono. Le immagini nello schermo erano cambiate, rivelando una L gotica nera su uno sfondo bianco.
«... Kira. Tu sei in grado di uccidere a distanza.»
Nora storse la bocca di lato, alzando un sopracciglio, in un'espressione di scherno. Poi aggiunse, sarcastica «Complimenti.
Lui la fulminò, e lei sostenne il suo sguardo con altrettanta rabbia.
I punti erano due: aveva ucciso un innocente e per giunta aveva lasciato a chiunque indagasse su di lui un'importante indizio sulle sue capacità. Se avesse disseminato altri indizi della stessa portata, si sarebbe fatto presto ammazzare.
"Deficiente."






Scusate tantissimo ma come vi avevo gia detto mi stavo trasferendo all'estero e ovviamente non avevo internet... mi spiace tantissimo!!!!!
Internet ancora non ce l'ho, ho parecchi problemi, ora son connessa dai miei cugini, ma spero di riuscire a pubblicare il prossimo in tempo (entro una settimana, o cose così) quindi vi prego non uccidetemi!...
E boh, che dire... spero che vi sia piaciuto t.t

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Capitolo 6
*** Il piatto della bilancia ***


 

6. Il piatto della bilancia



«Incredibile...»
Entrambi si girarono. Le immagini nello schermo erano cambiate, rivelando una L gotica nera su uno sfondo bianco.
«Ho voluto provare proprio per sicurezza ma... non avrei mai pensato ad una cosa simile. Kira. Tu sei in grado di uccidere la gente a distanza.»
Nora storse la bocca di lato, alzando un sopracciglio, in un'espressione di scherno. Poi aggiunse, sarcastica «Complimenti.»
Lui la fulminò, e lei sostenne il suo sguardo con altrettanta rabbia.
I punti erano due: aveva ucciso un detective, un innocente, e per giunta aveva lasciato a chiunque indagasse su di lui un'importante indizio sulle sue capacità. Se avesse disseminato altri indizi della stessa portata, si sarebbe fatto presto ammazzare.
"Deficiente."
«Ascoltami bene.» riprese la voce sintetizzata «Se sei stato veramente tu ad uccidere Lind L. Taylor, l'uomo che è apparso in TV, sappi che era un condannato a morte la cui esecuzione era prevista per oggi. E non ero io.»
Aveva tenuto il mondo all'oscuro di tutto apposta per quella diretta.
La ragazza dischiuse leggermente le labbra, stupita, mentre un lunghissimo brivido le percorse il corpo.
«Ti ha fregato, eh?» Sghignazzò Ryuk.
Guardò lo Shinigami, mentre la mente iniziò come sempre a bombardarla di pensieri.
"Ok, non ha ucciso un innocente. Ma si da il caso che l'avrebbe comunque fatto."
"Quindi il vero detective è ancora vivo. Il senso di questa sceneggiata?"
"Questo tizio è incredibile... ma anche un vigliacco. Perché mandare qualcuno a rischiare di morire al posto suo? Assumiti le tue responsabilità, no? E' anche vero però che Lind L. Taylor sarebbe morto comunque, se era un condannato... Tanto vale morire per qualcosa di utile. O no?"

«Forza, prova a uccidermi. Forza. Prova a uccidermi. Ti vuoi muovere?»
E, senza rendersene conto, i due adolescenti pensarono la stessa cosa.
"Ma che..." "...bastardo."
Eppure, quel "bastardo" iniziava leggermente a piacerle. Schietto, provocatorio, attento ad ogni dettaglio, che fosse rilevante o meno. Sotto quell'aspetto erano uguali. Sotto altri probabilmente erano agli opposti.
«Si direbbe proprio che tu non riesca ad uccidermi. Quindi ci sono persone che non puoi uccidere... Grazie del prezioso indizio.»
"Grazie del prezioso indizio. Grazie del prezioso indizio. Grazie del prezioso indizio." Qualcosa dentro Nora iniziò ad agitarsi, senza però trasparire all'esterno, come sempre.
Light stava lasciando indizi ovunque, e la cosa peggiore era che in quel caso non poteva non lasciarne. Era come trovarsi spalle al muro mentre qualcuno ti osservava dietro un'enorme lente d'ingrandimento.
Gli indizi rilevanti erano a quota due.
«In cambio, però, lascia che ti spieghi un'altra cosa: questo annuncio è stato trasmesso come diretta nazionale, ma in realtà è stato trasmesso solo nel Kanto, in Giappone.»
Se solo gli abitanti del Kanto avevano visto la diretta, allora Kira doveva essere per forza tra quelli.
"Tre..."
Spiegò che aveva capito la provenienza del killer grazie alla sua prima vittima, un sequestratore che aveva preso in ostaggio un intero asilo, la cui notizia era stata diffusa solo in Giappone.
«Visti i risultati, il giorno della tua condanna a morte non è poi così lontano. Ci vediamo, Kira
La ragazza strinse le labbra, assottigliando lo sguardo. Condanna a morte?
"Ho perso troppe persone. Light non me lo tocca nessuno."
«Il giorno... della mia condanna a morte, hai detto?» chiese lui. «E va bene, accetto la sfida.»
Nora si batté violentemente la mano sulla fronte. «Ma allora sei scemo! Credi forse che sia un gioco? Vuoi far fuori pure questo?!»
«Forse dovresti calmarti.» rispose, apatico.
«No no, amore mio, qui quello che si deve dare una calmata sei tu, perché tra i due non credo d'essere io quella che ammazza a vanvera la gente, per noia e passatempo, chiaro?»
Le si avvicinò, guardandola intensamente negli occhi scuri.
«No, Nora. Io sono la Giustizia.»
«...Che fa fuori mezzo mondo perché le sta sulle palle. Light, tu sei diventato un criminale. Tu non sei la giustizia...» sussurrò, sprofondando lentamente nell'amarezza della sua posizione. «Quel quaderno ti sta facendo andare fuori di testa.» 
Avvicinò ancora di più il suo viso a quello della ragazza, abbassandolo leggermente essendo poco più alto. «Nora, dimmi da che parte stai.»
Nessuno di loro distolse lo sguardo in quel pesante momento di silenzio, i volti a pochi centimetri di distanza.
"Se quel tipo trova un modo per fermarti senza farti fuori, sto dalla sua parte."
Inspirò a fondo. «Entrambe.»
«No. O mia. O sua.»
Lei fece un sorriso ironico. «Sembri la fidanzata gelosa che dice "o me o lei".»
Ryuk, tanto per cambiare, sghignazzò.
Kira finalmente si allontanò un po', mettendosi a camminare verso la scrivania e spegnendo il televisore ignorato dalla fine della diretta in poi.
Nora aveva sempre odiato il classico "o me o lei" perciò non avrebbe risposto. Insistere era inutile.
Si sedette sulla sedia girevole, leggermente scomposto, e la ruotò verso di lei, provando con un approccio diverso. «Che hai intenzione di fare?»
«Farò finta che tutto questo non sia mai successo, proverò ad ignorarlo ai tuoi occhi solo perché ci tengo, a te, Light. Ma non me ne dimenticherò.»
"Perciò, nella sua bilancia il piatto di Kira pesa leggermente di più" constatò il castano con un impercettibile sorriso. 



Ciao e grazie di aver letto il capitolo :)
Come già vi avevo spiegato, internet mi crea tanti di quei problemi... E niente, volevo avvisarvi che non so quando pubblicherò il settimo capitolo.
Grazie ancora di essere qui e scusate per tutti 'sti problemi di connessione :\

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Capitolo 7
*** Nonostante tutto ***


 

7. Nonostante tutto




«Scommetto che ora L non saprà più dove sbattere la testa» sogghignò Light.
Il tardo sole pomeridiano si faceva largo tra lo zucchero filato delle nuvole color albicocca, morbidi raggi ambrati scaldavano il suo viso, schiarendo gli occhi nocciola.
Una ringhiera li divideva boschetto alla sua destra, che rendeva l'aria quasi fresca, rispetto al pesante blocco d'anidride carbonica della grande città, mentre di tanto in tanto qualche auto passava alla sua sinistra.
Camminò per qualche altro minuto, seguito da Ryuk, per poi arrivare finalmente a casa.
«Sono tornato» disse, togliendosi le scarpe e lasciandole all'ingresso, come d'usanza giapponese.
«Light, è venuta Nora a trovarti» gli disse la madre, dopo averlo salutato. 
Lui si fermò un istante.
L'ultima volta che lei era stata lì, era quando avevano mandato in onda la diretta nazionale.
Riprese a camminare verso la ragazza, che nel frattempo si era alzata e lo guardava con un dolce sorriso. «Nora...» la salutò a quel punto.
"Ma che ha? Quel sorriso... non me l'aveva mai rivolto. Qualcosa non quadra."
Notò che portava sulla spalla destra una borsa. Una comunissima borsa da donna, di quelle che le ragazze della sua età trovavano indispensabili. Ma lei non usava mai borse.
Salirono in camera sua, dove avrebbero potuto parlare indisturbati. 
Chiudendo a chiave la porta alle sue spalle, Light accese la lampada e guardò con intesità la ragazza, cercando di capire cosa significasse il sorriso di poco prima.
Ma i pensieri di Nora erano sempre stati impenetrabili allo sguado di chiunque, poteva essere la ragazza più depressa sulla faccia della Terra e se lei avesse voluto nasconderlo, nessuno l'avrebbe notato. Era una bugiarda di una bravura inquietante.
«Beh? Che hai?» chiese, passando subito al punto.
Lei lo guardò con quei luminosissimi, ammalianti occhi.
Infilò una mano nella borsa, tirando fuori un giornale. Si diresse verso la scrivania a qualche passo da loro, e lo appoggiò con poco garbo.
«Spiegami cos'è questo.» Lo disse con la stessa, disarmante semplicità che avrebbe usato se avesse detto "mi presti una penna?".
Si avvicinò a lei, guardando ciò che aveva appena sbattuto sul tavolo.
«Un giornale.»
«Non prendermi per il culo.» rispose immediatamente, avvicinando il viso a pochi centimetri dal suo, come aveva fatto lui la volta prima. Senza nemmeno guardare quelle pagine, appoggiò il dito sul titolo in prima pagina.
Light, senza spostarsi d'un millimetro, puntò lo sguardo su quelle parole.
A giudicare dai titoli, parlava di criminali morti d'attacco cardiaco nelle carceri, ad un'ora di distanza l'uno dall'altro, per due giorni di fila.
«Ora sanno che puoi decidere l'orario delle morti.» Si avvicinò ancora di più, il cuore a mille dalla rabbia. La punta del suo naso sfiorò quella di Light, perciò si ritrasse di pochi millimetri. «Vuoi morire? No, perché se vuoi morire fai pure, me lo dici fin dall'inizio e ti do pure una mano a farti beccare, se ti va.»
«So quello che faccio. Forse dovresti farti gli affari tuoi, Nora.»
«Forse. Ma sai perché non me li faccio? Perché, al contrario di te, io ci tengo alla tua vita, coglione di merda.» sussurrò con dolcezza, alzando le sopracciglia e accarezzandogli una spalla.
Quando faceva così era al limite della rabbia, Light lo sapeva.
Il fuoco dell'Inferno nel petto, la dolcezza del miele nei gesti, il suono schietto dei suoi pensieri.
Ripensò al sorriso che gli aveva regalato qualche minuto prima. Era il sorriso che riservava agli sconosciuti. Lei non lo riconosceva. 
Fu invaso da un'incredibile nostalgia. Nostalgia di quando le voleva veramente bene. E si sentì sprofondare. Era davvero cambiato così tanto?
Sì, lo era.
Aveva ucciso. E lo aveva fatto col sorriso sulle labbra. Avrebbe ucciso un innocente. Avrebbe ucciso Nora. Si rese conto di quello che aveva pensato sul fatto che avrebbe potuto uccidere la sua stessa famiglia.
«Lo so...» sussurrò, abbassando le iridi verso i suoi occhi. Gli occhi di Nora, che non vedevano l'ora di poter liberarsi di quelle brucianti lacrime che lei tratteneva e che avrebbe liberato solo una volta uscita di lì e infilatasi quasi con violenza le cuffiette dell'mp3 nelle orecchie col volume al massimo. «...Mi spiace, Nora...» 
Non fece in tempo ad abbracciarla che lei gli mise le mani sul petto, per allontanarlo.
«L'ultima volta che mi hai abbracciato mi hai mentito. Quindi evita.» 
L'ultima volta che l'aveva abbracciata le aveva detto che non sarebbe stato capace di ucciderla anche volendolo. Lei sapeva che non era vero.
E gli era rimasta comunque accanto, nonostante tutto.

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Capitolo 8
*** Fiducia ***


 

8. Fiducia



Seduta sullo sgabello, si guardò attorno, a disagio ma apparentemente solo annoiata.
La musica era talmente alta che vibrava nel petto. 
Shizuka era in pista a ballare con Sasuke, un ragazzo conosciuto tre settimane prima. 
Dopo la litigata con Light di qualche ora prima, Nora non era in vena di ballare. Avrebbe preferito di gran lunga cantare, ma il volume era tale da non sentire nemmeno la propria voce, a momenti. 
Il ragazzo del bar le portò un drink di un bellissimo azzurro Hawaii.
«Veramente io non ho chiesto niente» gridò per farsi sentire oltre i suoni della discoteca.
«Offerto dal ragazzo lì infondo. Hai l'età per bere?»
Nora tirò fuori dalla tasca posteriore dei jeans attillati la patente fatta non molti mesi prima.
Il barman guardò il documento, per poi squadrarla attentamente e sorridere.
«Sembri annoiata, Nora» aveva evidentemente letto anche il nome.
«Lo sono.» mentì.
Le si avvicinò. «E come mai?»
Lo guardò intensamente. «Cazzi miei, non credi?» Flirt. Lo aveva sempre odiato, o almeno se rivolto a lei. 
Non importava quanto interesse lei potesse provare per qualcuno, se avesse iniziato a flirtare avrebbe smesso di considerare persino Narciso.
«Che carattere» rise l'altro.
«Ridi, ridi.» lo fulminò. «E quest'acqua di mare bevitela te.» gli avvicinò violentemente la bevanda, rovesciandone parte sul bancone a cui lui era appoggiato.
«Hey!» Disse l'altro, scattando indietro per evitare di bagnarsi.
Nora se ne andò a grandi passi verso l'uscita, dove la musica andava diminuendo. Si appoggiò al muro di mattoni.
Sospirò irritata e fulminò i due ragazzi con in mano sigarette fumanti, che la squadrarono con gusto da capo a piedi. 
Indossava una corta giacca nera. Sotto, una canottiera dello stesso colore era infilata jeans scuri e attillati, mentre gli alti stivali con zeppa neri completavano il tutto.
Aveva un girovita da modella, curve al punto giusto, fitte spirali di riccioli, viso vagamente orientale e luminosi occhi verdi. Si ricordò che non avrebbe dovuto togliere le lenti a contatto scure. 
Cominciò a camminare per allontanarsi da chiunque in quella notte.
 
"Per questo odio uscire" pensò, acida.
Più dardi avrebbe chiamato Shizuka per dirle che le dispiaceva, ma che non se la sentiva stare fuori per quella sera.
«Hey, dove scappi?» Qualcuno la prese per un braccio e dentro di lei scoppiò il panico totale, che non trasparì minimamente all'esterno. 

"Contatto fisico. Non toccarmi. Non toccarmi."
«Non toccarmi» avvisò prima ancora di aver finito di girarsi verso il ragazzo che le aveva offerto il drink poco prima.
«Sei praticamente scappata via, prima»
Lei guardò il braccio che lui le stringeva, e tornò a dedicargli il suo sguardo tossico.
"Non credevo di doverti aspettare" si disse, ironica.
«Non. Toccarmi.»
Dopo un lungo momento, finalmente la mollò. «Io sono Chao. Sei molto bella, lo sai?» sussurrò. 
«Preferisco che si elogi qualcosa in cui sono brava, piuttosto che l'aspetto fisico» replicò fredda.
«Ok. Allora? Sei brava?» Con un sorriso viscido la spinse quasi lentamente contro il muro, appoggiando le mani sui perfetti fianchi della ragazza e cercando di scorgere il più possibile il seno sotto la canottiera.
Rispose quasi tranquilla: «Ti tiro una sberla talmente forte che se ti dimentichi di prendere da mangiare muori di fame per aria.» 
Senza scomporsi troppo, appoggiò le sue mani su quelle di lui e vi conficcò con calma le unghie mezzo-lunghe, riportandogliele al loro posto.
«Nora?» si girò alla sua sinistra, trovando un alto ragazzo castano a un paio di metri da loro.
«E tu chi saresti?»
«Non ti sei chiesto se la qui presente avesse un ragazzo?» intervenne lei. Non aveva un ragazzo, ma Light non se lo fece ripetere due volte per interpretarne la parte.
Continuò a guardarli, fulminando il ragazzo. Lei si avvicinò al giovane prodigio e lui le mise una mano attorno alla spalla, senza distogliere lo sguardo dal ragazzo dalla giacca in pelle.
«Credo che tu ora possa anche sloggiare.» concluse Nora, rivolta a Chao. Lui rimase a guardarlo ancora per un attimo, prima di stringere le labbra e andarsene, senza dimenticarsi di guardare storto il "ragazzo" di lei.
«Perché sei qui?» nessuno dei due si era mosso.
«Per cercare te, Nora»
«E come mai?»
Light si girò finalmente a guardarla. Silenzio.
Il braccio era ancora attorno alle sue spalle,  e lei non fece nulla per toglierlo: non era più arrabbiata quanto qualche ora prima. 
«E poi chi ti ha detto che oggi uscivo con Shizuki qui?»
«Joey... Nora, io dicevo sul serio. Non ti farei del male...»
«Sono un'ottima bugiarda, Light. E per questo so anche riconoscerle, le bugie.»
«O forse ti sei sbagliata, non credi?» Il tono dolce e forse quasi pentito di poco prima era sparito in quest'ultima frase, senza però farla risultare sgarbata o canzonatoria. Sospirò. «Ti voglio bene.»
Quella volta Nora si lasciò abbracciare.
«Eh?» Commentò Ryuk.

***

 
Light era disteso sul letto, sopra le coperte, a guardare il soffitto.
«Credevo che volessi baciarla» disse a quel punto lo Shinigami. «Perché non l'hai fatto?»
Il ragazzo rimase in silenzio per un attimo. 
«So che il bacio faceva parte del piano, ma ho preferito evitare: vedi, Nora è una ragazza molto particolare e come avrai notato è parecchio bella. Perciò per lei sedurre è un gioco da ragazzi. E se l'avessi baciata, sarei stato esattamente come tutte le altre sue conquiste, avrei abbassato drasticamente il mio valore nei suoi confronti, si sarebbe sentita a disagio e mi avrebbe evitato. Esattamente l'effetto contrario di ciò che voglio.» si mise a sedere. «Inoltre, ce l'avrebbe avuta a morte con me: in tutti i suoi diciotto anni, lei non ha ancora dato il primo bacio perché si è fissata col fatto che nella sua vita, la persona a cui avrebbe dato il primo bacio sarebbe dovuta essere anche quella a cui avrebbe dato l'ultimo, quindi dovrebbe essere qualcuno che lei avrebbe amato con tutta sé stessa e per tutta la vita. E quello, ovviamente, non sono io. Devo portarla al limbo tra l'amicizia e l'amore. E, a quel punto, riuscirò a farle fare tutto ciò che voglio.»






Heyy! Ciao a tutti :) 
Volevo chiedervi due cose:
1) La trama, l'introduzione che parla della storia, si legge tutta? Perché a me non fa cliccare su "continua"...
2) Sono l'unica che quando scrive o legge ff su Death Note mette come sottofondo il Kira's theme o il L's theme? :3

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Capitolo 9
*** Gelosia ***



9. Gelosia



«Ma l'hai guardato, almeno?»
«Certo, e non mi sembra quel granché.»
«Ma te sei matta. Guarda che occhi...» Nora si girò a guardare per l'ennesima volta il giovane uomo dai capelli neri, seduto su una panchina a leggere un libro, con quegli occhi grigi così luminosi. Ogni tanto alzava lo sguardo verso la sua sinistra e guardava a lungo verso l'ignoto.
«Bah... e poi è più grande di noi» ribatté Shizuka.
«Con quell'impermeabile nero sembra un agente segreto, tipo FBI» 
«Smettila di fantasticare, Nora. E' solo un tipo in impermeabile che legge un libro»
Nora si avvicinò con fare malizioso all'amica, come dovesse dirle un segreto «E' quello che vuole farti credere» scherzò.
Il flebile sole invernale campeggiava sbiadito nel cielo niveo, mentre il cortile della scuola era pieno di ragazzi. «Dai, andiamo a sederci»
«E magari cantiamo qualcosa» propose Nora.
«Ma tu non hai vergogna a cantare di fronte a tutti?»
«Andiamo da qualche parte dove c'è poca gente. E poi se sai fare bene qualcosa, perché vergognarsene? E magari ti faccio sentire una canzone che ha scritto un mio amico»
Shizuka si fermò, prendendo Nora per il polso per farglielo notare.
Una ragazza dai lunghi e mossi capelli rossi e occhi azzurri camminava ancheggiando verso di loro con due amiche di fianco. Lindsey Goldenriver.
«Hey, verme.» fece lei, in inglese.
«Hey, golden retreiver.» replicò Nora, mentre i loro sguardi facevano lampi e saette. 
Lindsey era una ragazza inglese, proprio come Nora, e fin dall'inizio non è mai corso buon sangue. 
A scuola non c'erano altre britanniche, e forse alla rossa non andava di non essere più "l'unica" da quando l'altra si era iscritta. «Dov'é finita la tua regola dello starmi almeno a quindici metri di distanza?»
«Nel cassonetto. Hai presente? Il posto in cui dormi ogni notte.» replicò la rossa.
Si sentiva una bambina, quando litigava con Lindesy, ma era divertente.
«Si dice che tu e Light stiate insieme» Continuò a quel punto.
«Uuuhhh, le cose stanno così, eh? Povera la mia piccola snob gelosa.» 
Shizuka aggrottò la fronte, ma non disse niente. Il fatto che Nora chiamasse la ragazza "snob" era un paradosso, essendo lei stessa ricca. La differenza era che l'una moriva dalla voglia di dimostrarlo al mondo e l'altra odiava che si sapesse in giro, anche se ormai già molti ne erano a conoscienza.
Parecchie persone le ronzavano attorno, buona parte attratta dall'aspetto, e il resto sia dal suo corpo che dalle sue tasche. E questo la infastidiva ancora di più.
Lindsey la fulminò. 
«Tanto non ti avrebbe mai chiesto di uscire. Lo conosci da anni e non ti si è mai avvicinato, cosa dovrebbe fargli cambiare idea adesso?» Nora non disse che non avevano una relazione. Trovava la sua gelosia parecchio esilarante.
«Nora...»
«Light!» Nora lo abbracciò e guardò divertita Lindsey che strinse le labbra, irritata. Lui guardò l'amica sorpreso, ma non diede troppo peso alla sua reazione dopo aver notato la presenza della rossa, che se ne andò arrabbiata senza dire una parola.
Nora lo lasciò andare e tentennò sorridendo, diabolica. «Dio, quanto mi diverto...»
Tutti e tre si misero a camminare verso l'entrata dell'edificio, essendo le lezioni prossime all'inizio.
«Hey, allora vuoi sentire la canzone che ha scritto il mio amico a distanza?»
«Spara!» rispose Shizuka.
«Ti parto dal ritornello. "I hate covers but I love your mama's ass, it's so firm and yet it's really got the mass!»
Light la guardò quasi allibito e Shizuka le saltò addosso tappandole la bocca. «Si direbbe che questo tuo amico sia un pervertito!»
Nora tolse la mano dell'amica e rise. «Ma dai, si fa per ridere!»
«Per ridere o no, hai amici molto strani... Comunque io devo prendere l'altro corridoio, ci vediamo dopo!»
Dopo aver salutato, Nora notò che pochi metri più in là Lindsey la stava fulminando.
Con grande sorpresa della mora, Light inchinò verso di lei e avvicinò le labbra al suo orecchio, mentre Lindsey rimase a bocca aperta.
Sapeva che Light non lo stava facendo per far ingelosire la ragazza, ma quale colpo di fortuna migliore di quello?
Infine lui parlò. 
«Mi stanno pedinando.»


Volevo scusarmi perchè questo capitolo non è un granché, ma avevo ispirazione zero...
In più volevo avvisarvi che da domani non avrò internet per tempo indeterminato, quindi non potrò aggiornare... 
Mi spiace... :(

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Capitolo 10
*** Esperimenti pericolosi ***


 

10. Esperimenti pericolosi



Light s'inchinò verso di lei e avvicinò le labbra al suo orecchio.
Nora fu invasa da un lungo brivido, di quelli che davano l'impulso dimuovere le spalle in uno scatto.
Le parole di lui uscirono in un lieve sussurro, bastò il tono della voce a far salire i brividi fino alla nuca.
«Mi stanno pedinando.»
E tutto si fermò.
Il tempo, i movimenti di chi la circondava, i suoni che invadevano i corridoi...
Il diaframma smise di permettere ai polmoni di riempirsi, il cuore perse un battito, le labbra persero la capacità di schiudersi.
In quell'immaginario silenzio, in quel tempo immobile, la mente la assordava con domande a cui si rispondeva da sola.

"Pedinando? Lo hanno scoperto! E come hanno fatto? E che cazzo ne so, io?! Light, devi averlo fatto apposta, quello non può essere partito ad indagare su tutto il Kanto e in così poco tempo arrivare a te. Ma un momento... e se non fosse la polizia a pedinarlo? E se invece che pedinare lui stessero pedinando me? Dopotutto passiamo parecchio tempo insieme, potrebbe essersi sbagliato su chi sia effettivamente il controllato... E se stanno pedinando me e non lui, significa che loro mi hanno trovata. Merda!"
"Ali di sangue."
«Chi?» chiese. La sua sembrava un'affermazione, più che una domanda.

«La polizia.» Quelle parole sussurrate le fecero mentalmente tirare una riga sul suo secondo pensiero. A parte, forse, sull'ultima parola. «Quindi non fare cose che possano farli insospettire.»
Erano lì, in mezzo al sovrappopolato corridoio della scuola, a qualche minuto dalle lezioni.
Light fece scivolare le mani sul suo busto, cingendole le braccia attorno alla vita, dolcemente, attirando il corpo della ragazza sul suo torace, come fossero soli.
Avvicinò ancora di più il viso al suo, inumidendole la pelle con un morbido bacio tra il collo e la guancia. Rimase così per una frazione di secondo di troppo.
Che accidenti stava facendo?
Il cuore le martellò in petto.
Improvvisamente, non le importava di far ingelosire Lindsey per divertimento. Improvvisamente, sperava che lui staccasse le labbra dalla sua pelle, che la lasciasse libera, pur non essendo un abbraccio così terrificante.
Ma dopo un primo momento di panico, dovuto all'eccessivo contatto fisico e al bacio sulla guancia, Nora riuscì finalmente a capire. 
Lui le aveva sussurrato tutto all'orecchio. Chiunque l'avesse osservato avrebbe pensato che Light le stesse dicendo un segreto, che avesse dunque qualcosa da nascondere. 
Con quel secondo gesto, però, il pedinatore avrebbe potuto semplicemente pensare che le avesse mormorato qualcosa di dolce, come chiunque farebbe col partner, per poi chiudere con quell'abbraccio alla vita, tutto quì.
Stava ancora reggendo il gioco del falso fidanzato? In quel modo, infatti, avrebbe potuto dirle qualunque cosa all'orecchio senza che nessuno lo ritenesse strano. Quella messa in scena portava parecchi vantaggi, in effetti...
Ancora a disagio, finse un sorriso e appoggiò le mani sulle braccia di lui, assecondandolo.
Girò il viso verso di lui e il suo immenso spirito d'immedesimazione la spingeva a baciarlo. Perchè quello della ragazza di Light era un personaggio, non era lei. Nora, come migliore amica, non l'avrebbe ovviamente mai fatto.
I loro nasi si sfiorarono, le loro labbra a pochissimi centimetri, mentre la stessa fobia dell'eccessivo contatto fisico l'attanagliava più di prima.
Ma, pur essendo il teatro e la recitazione due delle cose che più amava, pur dovendo immedesimarsi nella "ragazza di Light", non riuscì a dare quel bacio. Non volle dare quel bacio. 
Perciò lo guardò in quelle iridi scure, così vicine, temendo che avrebbe preso lui iniziativa.
"Baciami e muori" minacciavano gli occhi della ragazza. 
Light sorrise, baciandole la punta del naso.
Non si era mai sentita così attratta. Eppure il disagio, l'essere contrari, superava di gran lunga quel magnetismo.

«Devo andare in classe, ora» disse lei, continuando a fingere il suo sorriso e staccandosi da lui.

***


«Accidenti!» mormorò Light.
Aveva esagerato, ne era consapevole, e si chiedeva come gli avvenimenti di qualche ora prima avrebbero cambiato gli atteggiamenti di Nora. In bene? In peggio?
Se si fosse rivelato un fiasco totale, avrebbe sempre potuto dirle che era stata una mess'in scena solo per la spia.
Per la prima volta, Light non sapeva cosa fare. Non sapeva esattamente come portarla in quel maledetto limbo tra amicizia e amore.
I suoi, erano esperimenti pericolosi.


 

 

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Capitolo 11
*** Scusami ***


 

11. Scusami



«Scusami? Come sarebbe a dire "preferisco che tu non lo sappia"?!»
«Avanti, Nora! Sei tanto brava a metterti nei panni degli altri. Allora mettiti anche nei miei. Se ti continuassi a raccontare tutto quello che faccio, tutto quello che succede, potresti mettermi nei guai con qualche parola di troppo, soprattutto ora che mi stanno pedinando.» 
«Ah, scusa, mea culpa, non pensavo di essere così inaffidabile.» replicò, sarcastica e acida.
Le si avvicinò, prendendola per le spalle e guardandola negli occhi.
«Nora... Calmati, sul serio...»
«"Nora, calmati, sul serio. Che tanto anche se muoio chi se ne frega, non importa." Come fai ad essere così leggero? Come fai a non renderti conto?! Tu sei diventato matto. Ti stai svalvolando con 'sta storia di L. E lo sai che per non farti pedinare sarebbe bastato ignorare quel detective?»
«Ignorarlo?» Si staccò da lei e la guardò come fosse diventata pazza.
«Ignorarlo.» 
Lui alzò le sopracciglia, irritato.
«Vuoi forse dirmi che avesti gestito tutto meglio di me?»
«Ovvio. Se non avessi fatto quella cazzata di uccidere ogni ora, L non avrebbe capito che spii le loro informazioni, che hai legami con la polizia, restringendo così tanto il campo. E ancora prima, quando hai scoperto che già sospettavano che tu fossi uno studente, avresti potuto far morire quella gente in orari scolastici. Piano piano, non di punto in bianco. Partendo da uno o due criminali e finendo con parecchi dopo due settimane, depistando la sua tesi dello studente. E dire che ti ritengono intelligente! Te lo ripeto, sarebbe bastato ignorarlo, e andare avanti come sempre, e non sarebbe riuscito a sapere più di quanto già non sapesse. Tu vuoi solo complicarti la vita. Pardon, vuoi farla finire
La guardò, assottigliandolo sguardo.
Nora.
Se voleva far sentire bello un ragazzo brutto, ci riusciva. 
Se voleva far sentire magra una ragazza in carne, ci riusciva.
Così come riusciva a far sembrare stupidi gli intelligenti.
E riusciva sempre ad avere ragione.
Anche se avesse avuto torto sotto tutti i punti di vista esistenti, lei, col solo ausilio delle parole, sarebbe riuscita ad avere ragione.
E questo era irritante.



«Sembri quasi triste» notò Light.
«Ah sì?»
Erano passati un paio di giorni dalla loro discussione.
"Sì, lo è. E per una cosa che non ritiene veramente poi così importante. Altrimenti me l'avrebbe raccontato senza che le chiedessi nulla, invece di quella frase evasiva."
Continuarono a camminare, fianco a fianco, senza che dicessero molto.
Non capitava spesso che Light e Nora tornassero a casa insieme, ma la madre di lui aveva tanto insistito per avere la ragazza a pranzo... Per la fortuna di Nora.
«Come va, Ryuk?»
«Mah, non c'è male. Devo dire che la scuola è proprio una rottura.»
«Hai preferenze sulle mele?» chiese lei, tirandone fuori una gialla e una rossa. Ne aveva portata una terza verde, ma anche lei amava le mele.
Ryuk sgranò gli occhi. «Vanno bene entrambe!» Le prese i frutti di mano, mettendoli in bocca interi, uno dopo l'altro, per poi pulirsi le labbra blu con una manica attillata.
Arrivarono finalmente a casa, dove il profumo del pranzo già invadeva l'aria.
«Noi andiamo di sopra» aveva avvisato Light, prima che i due, seguiti dallo Shinigami, salissero le scale. 
Rimasero seduti, lei sul letto, lui sulla sedia girevole, senza dire una parola per un paio di minuti.
 «Quindi... Non ti va di raccontarmi che è successo?» Chiese Light, mentre la ragazza alzò le spalle, per tutta risposta.
"Credi veramente che se fossi stata triste avrei lasciato che te ne accorgessi?! Ma, a questo punto, meglio lasciartelo credere. Mhh... quindi quando sono tesa all'esterno sembro triste?" pensò Nora, il cuore a mille, agitata.
"Avanti, calmati. Però se mi scopre sarò fottuta... Aspetta, non è detto... il mio nome non..." 
«Light, Nora! E' quasi pronto, scendete!» la voce di Sachiko Yagami echeggiò lontana dalle scale.
«Sì, arriviamo» rispose lui, alzandosi e aprendo la porta alla castana, come da sempre era abituato a fare. 
Ma lei, dopo essere scesa, anziché andare a tavola, non ancora completamente apparecchiata, andò in cucina.
"Senti, amore, sei praticamente terrorizzata. Datti una calmata, che altrimenti mandi a monte tutto!" si disse.
«Posso darti una mano?» chiese, rivolgendosi alla donna dai corti capelli castani.
Dopo un momento d'esitazione, finalmente accettò l'aiuto della ragazza. 
"Grazie a Dio!" pensò,sempre più tesa, sempre più agitata.
Cosa c'era, per pranzo? Dopo aver controllato, vide che una delle pietanze era la zuppa. 

"Qualcuno in cielo mi vuole bene. Anche se la zuppa a pranzo a me non piace... ma non importa."
Prese la pastiglia sbriciolata nel sacchettino che aveva in tasca, senza farsi vedere, e diede un'occhiata alle ciotole. Erano quattro, disposte ordinatamente una sopra l'altra su un vassoio a parte.
"Allora. Sachiko mette la prima ciotola al marito, la seconda a Light, la terza a Sayu e la quarta a sé. Visto che oggi Soychiro non c'è a pranzo, essendo al lavoro, come ospite sarò la prima e Light il secondo. Credo. Spero."
«Potresti prendermi delle posate dal cassetto, cara?»
«Certo!» Dopo che le vennero porse, la donna andò dall'altro lato della cucina.
L'occasione perfetta.
Spostò velocemente la prima ciotola, per poi versare velocemente la sottilissima polvere del piccolo purgante sbriciolato nella seconda.
"Scusa, Light. Ma devo sapere cos'hai in mente. Non ti lascerò far ammazzare, e non ti lascerò andare avanti così imprudentemente. Speriamo solo che la polvere non vada a sua sorella o a sua mamma..."
Constatò leggermente sollevata che il colore del lassativo e quello della ciotola erano quasi gli stessi, confondendosi.
Risposò la prima, coprendo quella con la polvere.

Seduta a tavola, tranquilla all'apparenza, vide che venne il fatidico momento.
Anche Sayu aveva deciso di dare una mano, ed era questo che più la preoccupava. Avrebbe seguito l'ordine pensato da Nora? Di sicuro le avrebbe disposte a caso.
Non le rimaneva che incrociare le dita. 
La prima andò a Saychiko.
La seconda a lei.
"Merda! E ora? Se la mangio finisco dritta in bagno!"
Fu la prima a cui versarono la zuppa.
La zuppa di pesce.
"Oggi è il mio giorno."
«Oddio... Non vorrei essere cattiva, o scortese, o maleducata, ma... boh, è che non mangio pesce, non riesco proprio a farmelo piacere...»
Il che non era affatto una bugia, anzi.
«Oh, tesoro, mi spiace! Me ne sono completamente dimenticata!»
«Tranquilla, capita!»
«Light, la prendi tu?»
«Va bene» rispose il ragazzo, senza troppe cerimonie.
"Ok. Subito dopo pranzo potrò continuare con il "piano". Scusami, Light..."


Scusate, avevo promesso (in risposta ad una recensione) che l'avrei scritto più lungo, ma non ho mai avuto così poca ispirazione, meno di zero, assolutamente.
Quindi questo capitolo è stato un po' un parto, considerato che mio fratello decide di prendermi il pc solo quando l'ispirazione ce l'ho. Infatti ora avrei continuato ma lui è di fronte a me a rompere, che continua a dire "Monya, sbrigati." "Monya, lo voglio usare." "Non è vero che hai quasi finito, è un'ora che lo dici" ed è stressante.
Quindi boh, scusate ancora.
Vi lascio rimuginare su quale sia il "piano" di Nora u.u


Ciauzz!

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Capitolo 12
*** "007" ***


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12. "007"



«...Nora?» iniziò Light. «...Ti da fastidio stare qui da sola per un po'?»
«Che hai? Ti senti male?»
La ragazza si alzò dal letto di lui, avvicinandoglisi.
"Stronza." pensò il lato buono di lei. 
"Grazie." replicò quello cattivo.
«Abbastanza...»
«Ma vuoi un aspirina? O hai mal di stomaco?»
«No, tranquilla... io... Torno tra un momento...»
Uscì, lasciandola sola nella stanza.
"Con calma, Light, mi raccomando."
Dopo qualche secondo che se ne fu andato, lei si sedette veloce alla sedia girevole, accendendo il pc, che si avviò con deliberata e snervante calma, il cuore che martellava atroce nel petto.
"Sbrigati, accidenti!"
Armeggiò rapida con files e cartelle, mentre gli incessanti click colmavano il silenzio della stanza.
Sì fermò.
Password?
Batté nervosa le dita sulla tastiera, troppo piano per scrivere.
"Password. Password. Passwo..."
E le venne in mente. 
Digitò più veloce che poté i dodici caratteri, pregando che fossero quelli giusti.
Si morse il labbro, trattenendo un sorriso.
"E' fatta! Non credevi ne fossi capace, vero?" Pensò. ma subito le tornò in mente il lassativo. "E' solo colpa tua. Non lascerò che tu ti faccia ammazzare senza provare a fermarti. E se non mi dici cosa ti passa in quella testa, come faccio a fermarti?"
Sghignazzò. 
Lui sghignazzò.
Un tuffo al cuore, che si mise a battere fino a farle male in petto, l'agitazione alle stelle.
Strinse le labbra, chiuse gli occhi. "No..."
Non ebbe bisogno di girarsi.
Riaprì gli occhi.
«Credevo dovessi stare con lui.»
«Scherzi? Sarebbe stato noioso
"Brutto stronzo."
A quel punto si girò a guardarlo, facendo perno sulla sedia girevole.
«Non glielo dirai.»
«Sai, la tua sembra quasi una supplica, Nora» rise l'altro.
«Ryuk.» lo avvisò, fredda. «Glielo dirai o no? Perché se non l'avessi notato, non ho molto tempo, quindi sbrigati a rispondere. Seriamente.»
Rise, di nuovo. «Siete uno spasso... No.»
Sospirò di sollievo, tornando a guardare lo schermo, cliccando su uno tra il centinaio di files.
«Ma che cazz...? Che stai facendo, deficiente?! Cosa mi rappresenta 'sta roba?»
Light stava facendo test sui criminali, per vedere quanto poteva manipolare le azioni precedenti la morte.
«Ma allora è fuori, 'sto coglione! Bravo, digli quante cose puoi fare, digli quali cose puoi fare. Fagli restringere il campo, complimenti! Mi tocca stare a pensare a tutto. Ma come faccio a fermarti?...»

«Sono in ritardo?» Le chiese. Erano gli unici due alla fermata dell'autobus.
«No, tranquillo, sono io in anticipo. Piuttosto... come mai quest'improvvisa voglia di uscire?»
«Beh, sono arrivato primo al pre-esame, ho pensato di staccare un po' la spina.»
L'autobus iniziava ad intravedersi infondo alla strada. 
Lei lo guardò.
«Balle.»
"Che ti prende?" le chiese, in una domanda muta.
"Non lo so, vedi tu." rispose allo stesso modo, alzando un sopracciglio. 
L'autobus si fermò a qualche metro da loro, e salirono, sedendosi tra gli ultimi posti.
Nora tirò fuori il cellulare e vide che aveva un messaggio da Shizuka.
 
hey tutto bene? ti va un gelato tra un po'?
 
Iniziò a premere veloce i tasti per rispondere, ma il suo sguardo fu attratto da un giovane uomo, capelli neri, lisci, ammalianti occhi grigi.
Si sedette dietro di loro.
 
scusa, tesoro, oggi sto con light a spaceland. 
ma indovina chi è seduto dietro di me sul pullman?
 
La risposta arrivò quasi immediatamente.
 
oddio, chi??????!!!
 
L'autista mise in moto e con il suo classico rombare, la vettura partì.
 
il tipo carino dell'altro giorno!
quello con gli occhi grigi e l'impermeabile che lo faceva sembrare un agente segreto!
da vicino è stupendo *Q* 
 
Il giovane dagli occhi grigi alzò le sopracciglia.
"Stupendo?"
Perché lui osservava. Era ovvio che lo facesse, era il suo lavoro.
E questo implicava anche leggere conversazioni private.

 
si è bello, ma ti sei proprio fissata!
se ti piace così tanto chiedigli se ha la ragazza xD

mhh... magari lo faccio!
sai quanto adoro quelli coi capelli scuri e gli occhi chiari haha
cmq credo che già ce l'abbia, figurati se qualcuna si lascia scappare uno così

ma tu sei matta, stavo scherzando! è troppo grande, nora!!!!

senti, più tardi ti chiamo, così discutiamo sulla frase "l'amore non ha età" hahah
Ciaoo

"l'amore non ha età"  cit. pedofilo hahaha
a dopo!!


Con un largo sorriso sulle labbra, la ragazza si mise il cellulare nella tasca dei jeans bianchi.
Sembrava tornata di buon umore.
Ma una cosa non andava a genio all'agente. 
"...è stupendo"
"...chiedigli se ha la ragazza.."
"...magari lo faccio..."
"Lei è la ragazza di Light Yagami. Mi sembra stano che qualcuno impegnato in una relazione faccia questo tipo di conversazioni... C'è qualcosa che non va..."





L'autobus rallentò all'ennesima fermata, quando il cellulare di Nora vibrò di nuovo.

senti, se vedi qualche tipo carino (della nostra età, magari, non come Mr 007) cerca di conoscerlo, così magari me lo presenti!

è appena salito sul pullman uno con la faccia a forma di peperone che mi sa tanto di tossicodipendente, ti interessa?



Ciao a tutti!!! 
Notate qualcosa? Finalmente ho disegnato una copertina abbastanza decente da poter pubblicare!
Avrei pubblicato ieri il capitolo ma stavo lavorando al disegno e ci ho messo un po', visto che con lo stile manga sto ancora imparando e non sono molto brava.
Ma sinceramente sono molto soddisfatta u.u

Per quanto riguarda i messaggi tra Nora e Shizuka, noterete che ci sono errori nelle maiuscole ecc. Volevo dirvi che l'ho fatto apposta, visto che nei messaggi non molti si "sprecano" per la grammatica.

Che dire?
Ci sentiamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 13
*** Stupido! ***


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13. Stupido!



L'autobus rallentò all'ennesima fermata, quando il cellulare di Nora vibrò di nuovo.

senti, se vedi qualche tipo carino (della nostra età, magari, non come Mr 007) cerca di conoscerlo, così magari me lo presenti!

è appena salito sul pullman uno con la faccia a forma di peperone che mi sa tanto di tossicodipendente, ti interessa?


Il fiato iniziò a farsi pesante, inspirare diventava sempre più difficile. 
L'orologio segnava le 11:31. 
Nora iniziò a frugare nella borsa, che aveva insolitamente portato. Sbuffò, inclinandola per cercare meglio, mentre la sensazione di soffocare le invadeva lentamente la gola come fosse fumo.
Light la guardò, incuriosito. «Che cosa stai cercando?»
«I miei integratori di ferro. Dovevo prenderli prima, ma me ne sono dimenticata...»
Lui alzò le sopracciglia. «E da quand'è che hai carenze di ferro?»
«Trovati!» disse, tirando fuori una scatoletta di farmaci e mostrandogliela trinfante. «Non da molto, in realtà» rispose infine alla domanda.
Poi un suono.
Le ricordò uno di quelli che aveva sentito tante di quelle volte... Nei film d'azione, nei polizieschi...
Perché quello, era il suono della sicura che veniva disinserita.
Alzò subito lo sguardo, alla ricerca dell'oggetto che aveva ottenuto la sua attenzione.
«Questo autobus è sotto il mio controllo.» annunciò una voce proveniente dalla zona dell'autista.
Gridolini e versi di panico invasero l'autobus semi-deserto.
«Ma che cazzo...?» mormorò la ragazza.
Uno sulla quarantina era in piedi di fianco all'autista.
«Fate silenzio! Il primo che grida giuro che lo ammazzo!» Il sequestratore si girò verso l'uomo al volante, che, con la pistola puntata alla tempia, continuava a guidare, terrorizzato. «Tu, autista. Sai il numero di telefono degli uffici di Spaceland, non è vero? Chiamali.»
«Subito!»
L'uomo, una mano sul largo volante, obbedì e, incredibilmente nervoso, spiegò loro, sotto ordine del sequestratore, cosa stava succedendo.
Il tossicodipendente voleva che mandassero un'auto a due fermate da Spaceland con una donna al volante, portando con sé l'incasso del giorno prima.
Light porse un biglietto alla ragazza.

Stai tranquilla, Nora. Andrà tutto bene. 
Appena si distrae gli blocco il braccio.


«Non farlo, è pericoloso.» La voce quasi preoccupata del "tipo dell'altra volta" arrivò loro da dietro. «E' meglio se ci penso io a lui.»
«Può dimostrarmi di non essere un complice di quel tizio?» chiese, mettendosi in tasca il foglietto.
Nora guardò Light come fosse impazzito. «Un complice.» disse, con il tono di chi chiedeva "ma che accidenti stai dicendo?!"
«Non guardarmi così. Il criminale fa credere di essere solo, lasciando un complice infondo affinché tenga d'occhio la situazione.»
La ragazza non aveva voglia di parlare della discutibile balla in quella pessima situazione. Perché lei capiva quando lui mentiva. Ma la carenza di ferro si faceva sentire, mentre l'aria pian piano faticava ad entrarle nei polmoni.
Il giovane uomo dai capelli neri rimase in silenzio per un attimo. Infine gli porse un distintivo. «Guarda. Ecco la prova.»
Nora alzò le sopracciglia. L'FBI? 
Ripensò alla conversazione avuta con Shizuka.
"...con quell'impermeabile sembra un'agente segreto, tipo FBI..."
L'aveva veramente azzeccata? 
L'uomo si chiamava Ray Pember.
Light e Ray parlavano, ma lei non li ascoltava, col risultato di scordarsi le loro parole un'attimo dopo averle sentite.
Il cellulare vibrò per la centomillesima volta, annunciando la risposta di Shizuka.

ovvio! amo i peperoni drogati

Sentì una stretta alla gola, mentre tutto quello che riusciva ad inspirare non era altro che un filo d'aria.
Per un momento, iniziò a vedere tutto appannato. Chiuse gli occhi.

"Madonna, ho bisogno delle pastiglie, o finisce che svengo..."
Iniziò ad armeggiare con la scatoletta, quando il sequestratore le si avvicinò.
«Hey, tu!» a meno di un metro da lei, le puntò la pistola alla fronte. 
Nora si bloccò, senza guardarlo, il cuore che batteva sempre più forte, mentre un lunghissimo brivido le invadeva spalle e schiena.
Ne era passato, di tempo, dall'ultima volta che gliene avevano puntata una addosso.
Un ricordo le invase la mente, piccoli flash d'immagini, privi di dettagli.

«Che hai? Sembri spaventata...» il suo tono tradiva un ghigno. L'uomo era vicino, forse troppo, tanto che il pesante alito al tabacco le invadeva le narici.
Lei non disse nulla, non poteva. Ed era ovvio che non potesse, con un bavaglio alla bocca.
Le avevano immobilizzato il corpo, tralasciando, stupidamente, le gambe.
Non vedeva quasi niente, accecata dalla potente luce di fronte al viso.
Ma sapeva che lui le era davanti.
Lei, un calcio.
Lui, un gemito.
Le arrivò un bollente schiaffo sulla guancia.
«Puttana!» la prese per i capelli, girandole il viso verso il suo. Le puntò la gelida canna della pistola appoggiandogliela sulla fronte.


Alzò leggermente le mani, in due unici messaggi. "Non sparare." "Calmati." 
«Che cos'hai, lì?!»
«Integratori di ferro.»
«Da' quà! Non mi piacete, voi tre, è da prima che borbottate» disse strappandogliela di mano, prima ancora che la ragazza finisse di parlare. «"Integratori di ferro"» lesse.

"Ma dai?! Che faccia da schiaffi, te l'ho appena detto."
Fece cadere la scatoletta e la pestò ripetutamente, per poi guardarla con un ghigno e andare poco più in là.
L'espressione di Nora non lasciava dubbi su ciò che lei pensava.
La ragazza si mise a borbottare una parola dietro l'altra, senza pause.
«...guarda te 'sto stronzo pezzo di merda faccia da culo che mi sbriciola le pastiglie.»
Nell'angusto spazio che i sedili le concedevano, provò a riprendere il fiato che la carenza di ferro le aveva tolto, cercando di mettere la testa fra le ginocchia.
Dopo che il sequestratore si fu allontanato di qualche passo, Light si sporse, essendo il più vicino, e prese il farmaco dal pavimento, facendo accidentalmente cadere un pezzo di carta a terra. Porse la scatola alla ragazza, che si rimise seduta normalmente e che cercò almeno un integratore intatto tra quella massa di microscopiche scaglie.
Si piegò per riprendere il pezzo di carta che gli era caduto.
«Hey, tu, fermo dove sei!»
Light si bloccò.
«Cos'è quel foglietto? Piccolo bastardo, volevi passarlo agli altri passeggeri per combinare che?!»
Prese il pezzo di carda stropicciato e lo aprì.

"Avanti, Light! Per aprire quel cazzo di coso ha messo via la pistola! Non gli volevi saltare addosso? E tu, poliziotto di 'sta cippa, hai un'arma, puntagliela addosso ora che non sta usando la sua! Madonna mia."
«Un appuntamento, tutto qui? E io che pensavo chissà cosa» rise il criminale, mentre fece per andarsene.
Poi, improvvisamente si girò, brandendo l'arma. «E tu chi diavolo sei?! Dico a te, lì infondo! C-che diavolo succede?... Da quanto tempo sei lì...?!» La sua voce era un turbinio d'emozioni. E la paura, era quella che più si sentiva. 
Nora si girò verso il punto in cui lui guardava. Verso Ryuk.
La ragazza vagò con lo sguardo lì intorno, dando per scontato che non potesse vederlo.
Invece, sembrava proprio che lo vedesse.
«Cosa? Stai parlando con me? Fammi capire, tu riesci a vedermi?» Ryuk gli si avvicinò.

"Aspetta... ma..."
«N-non muoverti... guarda che sparo, brutto mostro!»
"E' in preda ad un'allucinazione..." 
«Tutti a terra!» gridò il giovane dagli occhi grigi.
L'autobus si riempì di grida e panico, più di quanto non ce ne fosse già prima. Tutti si abbassarono il più possibile, Light le mise una mano sulla schiena per farle fare la stessa cosa.
"Toglimi le mano di dosso, so cavarmela da sola! E poi voglio guardare!" pensò una parte di lei, la più impulsiva e curiosa.
«Ah, ora capisco» iniziò lo Shinigami, con un tono quasi malizioso. «Il biglietto che prima hai lasciato cadere a terra, era stato strappato dal quaderno, non è così, Light?»

"Che cosa?!"
"Chiudi quella bocca!"

«Quindi questo tizio l'ha toccato, e ora anche lui più vedermi... Sei proprio una volpe.» sghignazzò.
"Stupido Dio della Morte!"
«Va' via!!!» gridò il sequestratore, quando l'altro fece l'ennesimo passo.
L'uomo sparò. E sparò ancora, e ancora, svuotando il caricatore su Ryuk. O per meglio dire, sul vetro infondo al pullman, avendo le pallottole attraversato lo Shinigami.
«...E così hai pensato di usare questo tossicodipendente per scoprire il nome del tuo inseguitore, eh?»

"Basta così, chiudi quella boccaccia!"
"Cosa... L'unico nome che ha scoperto è quello dell'agente..."

Tutto s'intersecava alla perfezione.
Lei aveva visto Ray Pember vicino a scuola, perché stava seguendoLight... Ed era forse per questo che quando distoglieva gli occhi dallibro guardava a lungo sempre nella stessa direzione?
Ed ora questo...
Quindi lui voleva uccidere l'agente. Un innocente.
Di nuovo.
«Ma che cazzo... Light?!» sussurrò la ragazza. Lui strinse le labbra, irritato. Per il resto, finse di non averla sentita.
«Ferma l'autobus... ferma l'autobus!» sbraitò il criminale contro l'autista. 
Pember gli corse incontro: ora che l'altro era disarmato poteva fermarlo più facilmente.
Le ruote del mezzo stridettero, il pullman slittò contro il guardrail laterale.
Il drogato si gettò fuori. 
Un'altro stridio di pneumatici. 
Un tonfo, seguito da un suono raccapricciante.
Nora si staccò dal ragazzo, guardando fuori dal finestrino.
Il tossicodipendente era stato investito, e ora giaceva in una pozza di sangue scuro,che andava allargandosi.
Si portò le mani tremanti alla bocca.
Era appena stato investito... davanti a lei...
No. Non era stato investito. Era stato ucciso. 
Da Light.




Bonjour, tout le monde!
Niente, sono solo venuta a rompervi chiedendo scusa per il ritardo
^^
Spero di aver rimediato col contenuto... Per quanto riguarda la lunghezza mi ci sono impegnata, ma non sono riuscita ad aggiungere altro! Scusate... :(

Detto questo, non mi resta che ringraziarvi per tutte le meravigliose recensioni (e per gli stupendi messaggi che ne sono seguiti) e per essere ancora qui!!!
Grazie anche a chi legge in silenzio... <3

 

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Capitolo 14
*** Mr Hood ***


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14. Mr Hood



«E adesso dove stai andando?»
«A casa.»
«A piedi?!»
«Non mi toccare!» Scostò violentemente la mano del ragazzo, che aveva cercato di prenderla per un braccio per fermarla, o quanto meno farla rallentare. Lei continuò a camminare velocemente, grandi passi sull'asfalto che misuravano la sua rabbia, foga che non provava minimamente a nascondere.
«Avanti, Nora!»
La ragazza si fermò di colpo, girandosi indietro. Light quasi le andò a sbattere addosso.
«Cosa ti piace di questa vita?» Gli sussurrò, fulminandolo. Era arrabbiata, sì, ma non era il tipo da urlare al mondo che lui era Kira, perciò tutto quello che diceva era un gelido sussurro. «Dimmi, Light, è così divertente uccidere? Cosa provi ad usare la tua migliore amica come scusa per poter attuare parte del tuo piano? Cosa provi a veder morire per mano tua, un lungo brivido di soddisfazione? E' così, vero?»
Un lungo brivido lo aveva provato in quel momento, alle lente e taglienti parole di Nora, pronunciate con enfasi, e dal vicinissimo affilato sguardo della ragazza. Ma non si scompose per niente.
«Perché fai così...? Quantomeno usa qualcun'altro, non me. E ora invece cosa farai? Proverai di nuovo ad uccidere uno che non ha fatto nulla di male? Proverai a far fuori uno che ha una vita, degli amici, magari una ragazza o anche una moglie. Chi lo sa, magari addirittura una bellissima bimba. E tu vuoi far finire tutto questo solo perché hai paura
Light assunse la sua postura alta e fiera, con un'abbondante sfumatura di fastidio.
Fece un sorriso amaro.
«Non sono io ad avere paura. Il mondo ne ha! Hai mai avuto paura, Nora? Ti sei mai ritrovata per sbaglio in un vicolo la notte? Ora prova a dirmi che non ne hai avuta. Sei sempre stata paranoica, Nora. Non ti sei mai chiesta il perché?! Il mondo fa schifo. E se la feccia che lo abita schiattasse sarebbe meglio per tutti. Ma te lo immagini? Girare giorno e notte in posti che prima sarebbero stati definiti pericolosi, e non avere paura, poter camminare con la certezza che nessuno ti farà del male... Dammi una possibilità. Nessuno conoscerà più la paura... Nessuno.»
Seguì un lungo attimo di silenzio, mentre non le si staccava dalla testa la canzone "Stia con noi", che Lumière cantava a Belle di "La Bella e la Bestia".
L'aveva sempre amata, certo, ma in quel momento era incredibilmente fuori luogo.
«...Hai mai pensato che molti di quelli che fai fuori possano essere stati incastrati? Ti è mai solamente passato per la testa? Io me ne tiro fuori, Light. Ho chiuso. Che ti trovino pure, a questo punto. E' inutile che io mi faccia mille pippe mentali se alla fine sembra che nemmeno a te importi.» Fece per andarsene, mentre Lumière nella sua testa cantava con quel suo marcato accento francese. "Provi il pollo, è stupendo. Non mi crede? Chieda al piatto!" La ragazza si fermò.
«E comunque pedinava te. Se lo ammazzi, L capirà che sei tu.»
«A quanto pare, sembra invece che ti importi di me.»
Lo guardò. "Le magie e i misteri degli amici candelieri. Che raffinatezza, grazia e perfezioooon!" «Non me ne frega un cazzo, di te. E' per la vita del tipo, che mi preoccupo. Quindi non darti arie.» 
Ryuk sghignazzò: era esattamente quello che aveva detto lui stesso a Light il loro primo incontro.
"Credevi che ti avessi selezionato perché sei più furbo degli altri? Non darti arie."

"Saltano i nervi. Anche al servo se non servi... Perché qui, non c'è nessuno da serviiiir..."
"Stai zitto, stupido Dio della Morte! E' solo colpa tua."
«Ciao, Light.» La ragazza fece un passo indietro, per poter avere abbastanza spazio per girarsi e camminare via.
"Tutto il giorno a zonzo nel castello... Grassi, flosci e pigri, ma con lei noi siamo tigri!"
Il cuore le batteva a mille, la rabbia le invadeva ogni singola cellula, la collera che bruciava nelle vene, nel petto, nella camminata decisa delle gambe irrigidite.
Ma che accidenti saltava in mente, a quel benedetto ragazzo?

"Maledetto idiota, più che altro."
«"Fino a che...» disse tra sé e sé, in un leggerissimo sussurro. «...dopo un po'...» malgrado la situazione, la rabbia, Light... Malgrado Kira, le scappò un leggerissimo sorriso, che non poté trattenere. Era la sua parte preferita... «...lei dirà: "Sto scoppiando!" e allora canteremo con amor. Per farla riposar, è ora d'iniziar. Ma stia con noi, sì con noi. Qui con noi, stia con noi. Stia. Qui. Con. Noi..."»


«Sono in stazione, tra un po' salgo sulla Yamanote. Ci vediamo a Shibuia, così mi fai vedere il National Noh Theatre!»
«Già, non vedo l'ora! Mi trovi nella stazione ad aspettarti, quando scendi guardati attorno. A più tardi, tesoro!» rispose Shizuka dall'altro capo del telefono.
Era passata una settimana, ma le canzoni della Disney non l'avevano abbandonata, dandole il buon umore.
"Io rubo ai ricchi per dare a chi non ha. Con un piccolo guadagno. Ma chi non lo fa?" cantava Robin Hood di Shrek. "Che ragazzo! A-ha, Mr Hood!"

Camminava con un leggerissimo sorriso sulle labbra, mentre sillabava le canzoni dei film Disneyani che più amava, cercando di non pensare a Light. L'aveva visto solo a scuola, ed evitato.
Tra gli studenti già girava voce che tra i due le cose non andassero in modo eccellente, visti gli atteggiamenti. Ma ormai a lei che importava?
Un  giovane uomo uscì dal treno fermo. Nora rallentò per un momento, per poi aumentare il passo.
"Raye... Pember?"
Quindi non era morto, constatò la ragazza, con un ampio sorriso.
Light davvero l'aveva ascoltata?

Cercando ti tenere a bada il sorriso, riprese a canticchiare tra sé e sé.
"Se a una donna fa paura un'orco dentro la radura è male. E' male, è male, è male. Se la bella è con la bestia io divento un criminale"
L'uomo si bloccò.
Il tempo rallentava, così come i pensieri della ragazza.
Lui si portò una mano a stringersi la giacca, in prossimità del petto.
"Il suo cuore la mia spada sta per trapassar. Tutti attenti a me..."
Robin Hood continuava a cantare, quasi lentamente, come fosse l'artefice di tutto.
Pember cadde in ginocchio, una mano a terra, il tessuto tra le dita dell'altra.
Nora si portò le mani alla bocca.
Perché nessuno lo aiutava?
Gli si avvicinò.
Correva.
Eppure sembrava tutto così lento...
L'uomo cedette, cadendo a terra.
Lei non sentiva nulla, come fossero tutti improvvisamente in silenzio.
C'erano solo i suoi lamenti. 
Gli ultimi...?
«Ti prego, no...» disse con un filo di voce.
Si buttò in ginocchio, accanto a lui.
La porte del mezzo si chiudevano, una calma deliberata.
Raye guardava al suo interno.
Lo stesso fece Nora.
E c'era lui.
E fu buoi attorno a loro tre.
Fu silenzio.
Le porte si chiusero, portando con sé l'assassino.
Lasciandola sola. 
Silenzio.
O forse troppo rumore.
«Chiamate il 119!» sentì gridare.
Si rese conto che la voce era la sua.
Qualcosa dentro di lei le disse che era sola.
Non c'era nessuno.
No.
Non c'era tempo.
Girò l'uomo in modo da metterlo a schiena a terra.
Appoggiò la mano sinistra sul suo petto, dita divaricate.
La mano destra fu una frazione di secondo dopo sull'altra, intrecciandovi attorno le dita.
E spinse.
Uno.
Due. 
Tre.
Dieci.
Tredici.
Venti.
Smise di fare il massaggio cardiaco.
Gli tappò il naso, appoggiando la bocca sulla sua.
"Che stai facendo?" chiese un lato di lei.
"Oh, chi se ne importa! Sta morendo!"
Soffiò.
Ancora.
E ancora.

"Ormai è morto..."
Buio attorno a loro.
«No... lo posso salvare... Non ha fatto niente!» Singhiozzò con voce flebile.
E riprovò.
Massaggio cardiaco.
Uno.
Otto.
Venti.
Venticinque.
Venticinque?
Ne aveva fatti cinque in più...
«Svegliati, cazzo! Svegliati...»
Qualcuno le toccò una spalla, cercando di spostarla con dolcezza, dicendole qualcosa.
E tuttò tornò.
Il tempo tornò a correre normalmente. Tornò la luce attorno a loro. Tornarono le persone che li circondavano, curiosi. Tornarono le voci.
Tornò tutto.
I paramedici erano già lì. Era stato uno di loro a spostarla delicatamente.
Allora qualcuno l'aveva sentita veramente, quando aveva detto di chiamare aiuto...
La donna paramedico era in ginocchio davanti alla ragazza tremante, shockata, e cercava di calmarla, parlandole.
Gli altri pensavano all'agente dell'FBI.
Si rese conto di avere le lacrime agli occhi solo quando lei, cauta ma con un gentile sorriso, gliele asciugò con le mani, infondendole un po' più di tranquillità.
Le tornò in mente di quando era il padre a farlo, quando era piccola, e le infondeva la stessa fiducia, la stessa pace.
Forse anche la donna orientale era mamma.
Nora cercò di allungare lo sguardo verso Raye Pember. Vide uno dei paramedici guardare l'altro, e scuotere la testa con sguardo grave.
Morto.
Morto veramente...
E lei era stata lì nel momento della sua morte...
Non era riuscita a salvarlo.
"Light..."
«Questa me la paghi, stronzo.»





Ciao a tutti!
Non so se considerarmi in ritardo visto che non ho un tempo preciso in cui pubblico, ma se voi pensate che io lo sia allora scusatemi!
Comunque spero che vi sia piaciuto, visto che sono esattamente le 01:03 di notte e ho appena finito. Mi ci sono impegnata,insomma...
Spero anche che il "rallentatore" si sia percepito, non so se sono abbastanza brava da trasmettervi le giuste sensazioni.

Quindi boh, buonanotte a chi (follemente) ha letto il mio capitolo adesso, buongiorno a chi l'ha letto la mattina prima di andare a scuola (o al lavoro, non so), buon pomeriggio o buon appetito per chi l'ha letto appena è tornato, e buonasera a chi lo leggerà prima di andare a dormire <3

Ciauzz!

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Capitolo 15
*** Testimone ***




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15.Testimone


Buio.
Ogni tanto piccole zone illuminate nei corridoi.
Voci ovunque.
Correva... Doveva uscire di lì.
L'arma nella mano destra sembrava tanto pesante quanto leggera. Tanto leggera quanto pericolosa.
I piedi nudi lasciavano freschi rumori sulle piastrelle.
Le dita della mano sinistra scivolavano lungo il muro, orientandola in mezzo a quel nero.
Svoltò l'angolo, ritrovandosi in un'illuminatissima stanza d'ospedale.
E c'era lui.
Non importava chi fosse, questo "lui". Era una persona.
E questo lo rendeva un "nemico".
Tutti quanti, lì, lo erano.
La mano stretta attorno al calcio della pistola, indice sul grilletto.
La sicura era inserita, ma non importava.
Bang.
Lui barcollò, una mano sulla ferita. E la guardò.
«Mi hai ucciso!» Affermò, incredulo.
Aveva lo stesso tono di chi avrebbe detto "Hai preso l'ultimo ghiacciolo!".
Nora roteò gli occhi, appoggiandosi la sinistra su un fianco e abbassando la pistola.
«E' ovvio.»
«Si può sapere che ti salta in mente?!»
«Tu l'avresti fatto?» ribattè la ragazza, alludendo al premere il grilletto.
«Certo, che domande!»
«Allora non ti lamentare. Piuttosto... com'è che ora siamo in ospedale? Lo siamo sempre stati?» cambiò argomento, camminando tra i lettini.
«Boh» Rispose l'altro, seguendola come se nulla fosse successo. «Innanzitutto sono morto, come faccio a saperlo, secondo te?»
Nora infilò la postola nei pantaloni. Accidenti se era scomodo... «Madonna, te la prendi per così poco! Comunque forse sono morta anch'io... o magari sto morendo, ecco perché sono qui.»
«O forse sei in coma. O magari stai partorendo! Da quand'è che sei incinta?! Oh santo Iddio! L'hai fatto con Ithan?!»
«Whow, calma! Chi cazzo è, Ithan, adesso?!»
«Dovrei essere io a chiedertelo!»
Nora inspirò a fondo, ravviandosi nervosa i ricci scuri. Quella situazione era completamente assurda... «Senti, vediamo di uscire da qui, che mi sembra di stare nella villa infestata da zombie e demoni di TimesSplitters. Odio quella parte, è da infarto, Dio santo. E anche quella dopo.»
Si bloccò. 
In un angolo, giaceva morta una cameriera. 
Quella con le Converse azzurre che tanto piacevano a Nora...
«Merda! Come cazzo è venuta, qui?! Dovrebbe essere distesa in biblioteca, o sul tavolo da biliardo, con un pezzo di legno nel petto... Perché è qui?!»
«La conosci?»
«E' una degli zombie-fantasma, o quello che è, di TimeSplitters... se ti avvicini vedi che si alza e inizia a tirarti sberle finché non muori. Ma se becchi la segretaria è anche peggio, quella corre in una maniera da fartela sognare la notte.»
«Tanto ci hai già pensato tu ad uccidermi, quindi io sono tranquillo» ribeccò l'altro, sarcastico.


Nora si svegliò.

"Ma che cazz...?"
Uno dei sogni più assurdi di sempre, decisamente.
Eppure il primo pezzo... Quello in cui sparava al tizio che le era comparso di fronte...

"Oltre che ad averti ucciso nella realtà, ti uccido anche in sogno, adesso..."



La notte nera e senza stelle avvolgeva le strade della città, avida e gelida.
«Questa era...l'ultima telecamera di sorveglianza che hanno inquadrato per caso gli agenti dell'FBI morti...» Aizawa strinse le palpebre, stanco, assonnato, per poi riaprirle di non molto.
«Mostratemi di nuovo tutte insieme soltanto le tre scene di Raye Penber. Quella ai cancelli, quella in cui sale sul treno e quella della sua morte.» Il ragazzo addentò il gelato al pistacchio, mentre i cinque agenti della polizia giapponese eseguirono, ostacolati dal sonno.
Matsuda elencò gli orari in cui la vittima era comparsa nelle registrazioni.
«E' molto strano, non vi pare?» disse il ragazzo dai capelli ossidiana. «Sia ai cancelli, sia quando sale a bordo, aveva in mano una busta. Ma quando muore non ce l'ha più. E poi... c'è anche quella ragazza.»
«La ragazza?»
L'altro fece tornare indietro il video, per poi farlo ripartire. «Un momento prima che Pember muoia, lei lo vede e cerca di trattenere un sorriso. Subito dopo, nell'istante in cui lui sta per morire, la ragazza sembra quasi che stia parlando, o semplicemente sillabando. Eppure non ha nessuno con cui farlo, in quel momento. Questo mi porta a pensare che a Kira basti pronunciare una frase, per uccidere.»
«Che cosa?! Non è possibile, conosco Nora da quando ha messo piede in Giappone, non farebbe mai nulla del genere!» protestò il signor Yagami.
«Signor Yagami, crede davvero che questo basti ad alleviare i miei sospetti?» chiese, senza guardarlo, attento alle immagini nei video. Dopo un lungo attimo di silenzio, si portò il pollice alle labbra, e riprese: «Inoltre, quando va a soccorrere l'agente, guarda per un'attimo nel treno. Così come Perber. Questo mi porta a pensare che con una probabilità del 65% ad ucciderlo non sia stata lei. E' possibile, infatti, che Nora Silversoul, insieme a Raye Penber, abbia visto l'assassino.»
«Pensi che abbia visto Kira?!»
«Esattamente. C'è una buona probabilità che Kira fosse su quel treno.» Si avvicinò di poco verso lo schermo e, dopo aver riavvolto il nastro, osservò attentamente le labbra della ragazza.
«Ad ogni modo abbiamo una testimone» fece notare Aizawa «quindi immagino dovremmo farla interrogare»
L finì il suo gelato, leccandosi le dita, disinvolto, con calma. Infine rispose: «Non credo sarà necessario. Se Nora Silversoul è Kira, farà di tutto per depistarci, attribuendo la colpa a chiunque stesse guardando nel vagone.»
Watari gli porse l'ennesimo cono al pistacchio. «Se non lo fosse, ma avesse comunque contatti con Kira,  proverebbe a depistarci ugualmente, fornendoci descrizioni sbagliate e molto approssimative, in modo da poter coprire le spalle al nostro killer. Se così non fosse, non vedo perché non abbia avvisato la polizia.»
Si portò il pollice alle labbra, senza staccare i grandi occhi dai monitor. «Se invece entrambe le prime ipotesi non fossero corrette, se lei non fosse kira né avesse avuto contatti con lui, Nora sarebbe una normalissima ragazza capitata nel posto giusto al momento sbagliato. E veder morire di fronte ai propri occhi qualcuno, a quanto pare, l'ha parecchio shockata, a meno che non sia una formidabile attrice e bugiarda. Inoltre, ha guardato nel treno per un solo attimo, e tale shock le potrebbe aver fatto dimenticare i pochi dettagli colti in quei pochi secondi... Ma suppongo che farle qualche domanda non farà male, alle indagini.»




Aaaaaallooooora. Scusate scusate scusate scusate scusateeeeeeeeeeeeee!!!!!!!! D:
Sono in abnorme ritardo, il capitolo è orribile, corto, con scarso contenuto, e almeno la metà della prima parte è totalmente inutile. Ero in crisi, abbiate pietà!!!!!!
In pratica ho fatto un salto temporale perché Nora non dev'essere presente alla morte di Naomi e anche perché, per ovvi motivi, non potevo inserirla nel momento in cui L usciva allo scoperto. 

E questo salto temporale mi ha praticamente prosciugata, non sapevo proprio che fare, scusatemi ancora!! Dx
Cercherò di "recuperare" con il prossimo capitolo, sempre che non vi sia passata la voglia di leggere T.T
Ciauzz..

 

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Capitolo 16
*** Colpe ***




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16. Colpe




«Ciao, Light!»
«Ciao, a domani!»
La giornata volgeva lentamente al termine, mentre le nuvole acquistavano colore per effetto del roseo tramonto appena accennato.
Light tirò la maniglia della porta di casa.
"...Ma come? Non c'è nessuno?" si chiese, sorpreso, tirando fuori il mazzo tintinnante chiavi.
«Sono tornato» dichiarò alla casa in penombra, per poi salire con calma le scale.
Mise una mano sulla maniglia della sua camera, tirandola verso l'alto.
E si bloccò.
Qualcuno era stato in camera sua, lo sapeva, aveva i suoi metodi per saperlo.
Forse... che lo stessero controllando?
Entrò, come se niente fosse, ed appoggiò la borsa di scuola sul morbido piumino blu, per poi abbandonarsi svogliatamente sul comodo materasso.
Se non voleva destare sospetti, non doveva comportarsi come Kira, quello era evidente.
Si sentì un suono, proveniente dall'interno della camera.
Lui aprì di scatto gli occhi, indirizzando lo sguardo verso il suono.
Sbalordito, si mise a sedere. «...C-come... Come hai fatto ad entrare?!»
Dunque non lo stavano controllando... era stata lei ad essere entrata.
Nora si avvicinò con noncuranza, sdraiandosi dove prima c'era lui. «Non ti stupire, dopotutto io sono figa.»
«Cosa centra?»
«Centra e basta. Piuttosto...» si girò di lato, per poi issarsi a gattoni sul letto, scalza, avvicinandoglisi. «...Parliamo della tua coscenza, ti va?» chiese con un sorriso quasi malizioso. «E' morto Raye. Era carino. Già... Purtroppo era. E adesso la sua ragazza sta piangendo disperata. Così come sua sorella. E i suoi. Ah, scusa, ho sbagliato. La sua ragazza si è impiccata.»
La ragazza gli si avvicinò ancora di più, gattonando con fare quasi sensuale, con quelle alte calze bianche che le avvolgevano piedi e polpacci, con la gonna dell'uniforme che in quel momento sembrava troppo corta, così come la camicia troppo stretta che le gingeva il busto piatto e il seno, con una giacca marroncina i cui lembi laterali penzolavano morbidi e quieti ad ogni suo movimento.
Sembrava uscita da un'anime.
Stupenda...
La ragazza parlò sempre più piano, sempre più vicina, fino a surrurrargli all'orecchio, cambiando di volta in volta il tono di voce: «"Chi avrà ucciso nostro figlio?!"... "Oh, stavo per sopsarmi, ma il mio ragazzo è stato assassinato... Senza di lui non posso vivere..." "Mio fratello è morto..."» Si morse il labbro.
Con un veloce scatto si mise a sedere accanto a lui, leggermente e stranamente più solare. «Beh, le mie condoglianze. Ma più che altro... Mi chiedo chi sia stato ad uccidere questo povero ragazzo, mandando nel peggior stato d'animo più di quattro persone, per non parlare di tutti gli amici che doveva avere. Era così carino, figurati se non ne aveva tanti! Mhh...» Per un momento guardò in alto, con l'indice sul carnoso labbro inferiore. Poi i suoi occhi tornarono ad incrociare quelli di lui. Avvicinò le labbra al suo orecchio. «Ora ti dirò un segreto... Secondo me... è stato Kira... Chissà come andrebbe punito questo criminale. Magari scrivendone il nome sul Death Note.»
Nora fece una leggera, morbida risata, alzandosi e dirigendosi verso la scrivania. «Sì, probabilmente è la cosa migliore da fare.» Lo guardò. «Allora? Non lo ammazzi? Che stronzo, credevo avessi detto che avresti creato il mondo delle favole, sai... "E vissero per sempre felici e contenti" e tante care cose. L'hai detto tu. Che ipocrita. Criminale.»
"Criminale. Criminale. Criminale." Quella parola rimbombò nella sua testa per oltre un centinaio di volte nel giro di un minuto, sovrapponendosi l'una addosso all'altra, in un crescendo di caos e baccano.

Light si svegliò di soprassalto, il petto coperto solo dal leggiero tessuto della canottiera che si alzava e abbassava al ritmo del fiato pesante, mentre gli occhi non si staccarono dal soffitto, nero nel buio.
"Un sogno..."
"Criminale!" gridavano ancora le voci nella sua testa.
Si passò entrambe le mani sul volto, stringendo le palpebre, trattenendo il fiato senza rendersene conto.
Avanti... Come potevano venirgli i sensi di colpa per una cosa così stupida?!
 Ma... era veramente così stupida...?
Tolse le mani dal proprio viso, lasciando che l'aria fluisse dalle labbra socchiuse.
Era tutta colpa di Nora.
«Criminale...»




Capitolo corto, scritto velocemente, scusate non ho tempo, devo andare!!!!! D:


 

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Capitolo 17
*** Effrazione ***


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17. Effrazione


«Avril sta per girare un nuovo video!» annunciò Shizuka, esaltata.
«Seriamente? Dove?!» chiese di rimando Nora, mentre l'entusiasmo dell'altra si smorzò.
«A Los Angeles... Accidenti, io la voglio vedere! Perché non lo viene a girare qui? Il Giappone è stupendo!»
La ragazza bruna sospirò, delusa. «Infatti... Beh, almeno potremo goderci il video...»
Continuarono a camminare, parlando del più e del meno, quando un ragazzo si mise di fronte a loro.
«Hey, Nora!»
Per un attimo avevano continuato a camminare, andandogli quasi addosso, ma riuscirono fermarsi a qualche centimetro. 
La ragazza fece un passo indietro, per allontanarsi, mentre Shizuka non si mosse, ammaliata.
Bruno, occhi ambrati, fossetta sulla sinistra, alto e con un fisico scolpito.
Nora non ci trovava proprio nulla di affascinante, al contrario del resto della popolazione femminile che l'aveva incontrato per caso o no.
Forse, l'unica cosa che le piaceva era la fossetta, lei la aveva nello stesso punto.

«Ciao Eiji!» disse velocemente l'altra, sguardo sognatore.
«Ciao Eiji» salutò finalmente Nora, con nemmeno la metà dell'entusiasmo di Shizuka.
«Pensavo che potevamo pranzare insieme, oggi. Ti va? Magari da soli...» propose, ignorando deliberatamente la giovane ragazza giapponese.
Nora vide chiaramente l'incredibile delusione dell'amica. "Come ricevere uno schiaffo..." pensò.
«Bell'idea! Però non c'ho sbatta. Io e Shizuka abbiamo di meglio da fare.»
«Io non l'ho chiesto a Shizuka...»
Le sparì il falso sorriso cordiale che aveva avuto fino a quel momento, avvicinando il viso al suo. «Appunto per questo ho meglio da fare. Idiota.»
Prese per mano la ragazza e se ne andò, lasciandolo lì, interdetto.
Da quanto ne sapeva, erano pochissime quelle che avevano rifiutato un appuntamento con lui.
«Pranzi da me, oggi?» propose Nora, cercando di tirare su l'amica.
«...No, grazie... Oggi viene mia cugina a trovarmi e non posso lasciarla sola a casa...»
Nora rimase in silenzio, a testa bassa. Sapeva riconoscere bene le bugie.
"Spero solo che non ce l'abbia con me per una cosa che non ho nemmeno fatto... Quello stronzo insensibile!"
Qualche minuto dopo le due ragazze si salutarono, dovendo prendere strade diverse.

Nora aveva appena varcato la soglia di casa.
Si sfilò le scarpe, lasciandole disordinatamente all'ingresso. Fece scivolare i piedi avvolti dai calzini neri sul parquet, camminando con disinvoltura.
A metà quasi metà corridoio, Nora s'inginocchiò a terra, subito prima che iniziasse il tappeto.
Era una cosa che faceva tutti i giorni da oltre due anni. Quello che le era successo l'aveva resa più che paranoica, la sicurezza non era mai troppa.
Ribaltò lateralmente il tappeto. Sotto di esso, capeggiava una macchia di pittura blu.
Si coprì la bocca con una mano.
"Oh... Cristo... Santo... Qualcuno è entrato in casa..."
Si guardò attorno, quasi agitata, senza emettere fiato, mentre il cuore iniziava a battere all'impazzata.

L si portò il pollice al labbro inferiore, guardando con attenzione i monitor che mostravano le riprese delle telecamere nascoste.
Era un sistema tanto semplice quanto ingegnoso, per sapere se qualcuno era stato in quella casa.
Una sottile e fragile busta con al suo interno della vernice blu. Se qualcuno l'avesse pestata da sopra il tappeto, si sarebbe rotta, lasciando una macchia sul pavimento.
Evidentemente, lei e suo fratello Joey si riguardavano bene dal camminare su quella zona.
"Nora, sei più sveglia di quanto dimostri. Ma se hai paura che qualcuno entri in casa tua, è probabile che tu abbia qualcosa da nascondere..."
L non si sarebbe soffermato molto su quel punto, se si fosse trattato della stanza della ragazza.
Ma lì si trattava di paura di effrazione.
La ragazza si avvicinò al muro, lentamente, cominciando a tornare verso la porta d'ingresso. 
Aprì in perfetto silenzio un cassetto dal mobile vicino, togliendone il pannello di compensato, quasi tremante, rivelando un doppiofondo.
L avvicinò ancora di più il viso verso lo schermo, mentre il signor Yagami rimase a bocca aperta.
Nora aveva appena impugnato una pistola, e la puntava contro un punto indefinito della fine del corridoio.
«Joey, sei in casa?» chiese, col tono di chi semplicemente era appena tornato da scuola chiedendosi se fosse solo o no.
Un tono di voce che non tradiva la minima preoccupazione, al contrario della sua espressione.
In tal modo, chiunque l'avesse sentita all'interno dell'abitazione, non avrebbe sospettato che lei sapesse dell'effrazione. Ed era importante che fosse così, in modo da non mettere troppo in guardia chiunque fosse là dentro, per non fargli capire che lei fosse armata.
"Un'ottima bugiarda."
Ricominciò a camminare, silenziosa, senza abbassare mai la guardia, temendo che chi fosse entrato fosse ancora all'interno.
Ma gli unici ad essere entrati, per quanto ne sapessero, erano stati loro stessi, al momento dell'installazione delle telecamere.
Nora cominciò a canticchiare con voce leggera, facendo finta di niente, al contrario dei movimenti cauti, veloci e guardinghi.
Controllò così camera per camera, dietro a tende e porte, sotto ai letti, nella doccia.
Non risparmiò nemmeno i cornicioni esterni alle finestre.
«Tanta paranoia non può essere infondata...» rifletté ad alta voce L, mentre il Sovrintendente non riusciva a mascherare lo sgomento. Nora, la migliore amica di Light, la ragazza gentile ed affidabile, girava ora per casa impugnando una pistola. 
"Incredibile..."
Nora controllò l'intera abitazione per ben due volte, per poi cominciare il terzo giro mentre digitava un numero di telefono.
«Pronto?... Qualcuno è stato qui...»
«Watari, riesci ad intercettare la chiamata?»
Qualche secondo dopo, nella stanza s'udirono le voci provenienti da entrambi i capi del telefono.
«No, non c'è nessuno, ora, ma la cosa mi scazza.»
«Avresti forse preferito che ci fosse qualcuno?»
«Avrei preferito che ci fossi tu, ma dettagli...»
«Certo! Così mi avresti sparato appena mi avresti visto.» 
«Piantala di prendermi per il culo, che se muoio ci vai di mezzo tu e la tua coscienza! A parte il fatto che se trovano me, ammazzano pure te. Quindi non ci scherzerei sopra.»
«Non sto scherzando. Lo avresti fatto.»
La ragazza storse la bocca. «Forse... Comunque fai presto, che non mi va di morire oggi. Potrebbero aver trovato un nascondiglio che nemmeno conosco. Sai che casini che gli sto facendo, finché sono viva...»



Buonasera, popolo!
Volevo solo fare una piccola precisazione: i nomi giapponesi e non, presenti in questa FF non sono scelti a caso, infatti ci metto un po' a trovare quelli giusti.
Ad esempio Nora, come già detto, deriva dall'arabo LUCE, Silversoul deriva da SILVER e SOUL, ovvero ANIMA D'ARGENTO in inglese.
Shizuka significa SILENZIO in giapponese, e Eiji vuol dire ETERNITA', sempre in giapponese.

E boh, grazie mille di aver letto!
Grazie a chi segue, preferisce, ricorda e\o recensisce la storia, e grazie anche a chi invece non fa proprio notare la sua presenza.
Voglio bene a chiunque è arrivato a leggere fino a qui!

Gracias! (non so nemmeno se si scrive così xD)

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Capitolo 18
*** Ti prego ***




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18. Ti prego


«Joey! Ci hai messo una vita!» disse la ragazza, pur avendo la sua voce un tono sollevato: almeno suo fratello finalmente era arrivato.
Era un giovane uomo sulla trentina, capelli lisci neri e occhi nocciola chiaro. Era di un'altezza media e di un fisico longhilineo.
«Sì, ok, ma ora metti giù la pistola. Non si sa mai che ti parta con colpo. Come la volta scorsa...» Rabbrividì al ricordo.
Lei sospirò, abbassandola e distogliendo lo sguardo. Lo seguì verso la macchia sotto il tappeto. «Non l'avevo fatto apposta... E poi ti ho mancato, quella volta...»
Joey sorrise, guardandola e dandole un bacio sulla fonte. «Pazza...» fece per aggiungere "paranoica", ma dopo tutto quello che le era successo a sedici anni tutta la paranoia della ragazza era molto più che plausibile.
Tornò a fare il giro della casa, tranquillizzando così Nora. 
«Comunque,» ricominciò lui «potrei essere stato io senza accorgermene»
«Stamattina sei uscito dieci minuti prima di me, e non c'era quando sono uscita io»
Joey sospirò.
Qualche ora dopo la ragazza era col naso tra le pagine di un libro. Immersa nel mondo fantasy, cercava di distrarsi, cercava di non pensare a loro
La verità era che le facevano paura, temeva che potesse succedere di nuovo.
Girò la pagina.
E se inceve fossero riusciti a trovarla? Avrebbe passato tanti di quei guai, tante di quelle agonie... Avrebbe preferito che la uccidessero, piuttosto che rivivere il suo trauma di nuovo.
Aggrottò la fornte. Non aveva tenuto conto di nemmeno una parola di tutto ciò che aveva letto.
Inspirò, leggermente seccata, tornando indietro di due pagine. Dopo qualche frase, chiuse il libro: la voglia di leggere era passata. Prese il portatile e, aprendo Messenger, notò che il ragazzo era online.
Fece per scrivergli, ma lui la battè sul tempo, facendola sorridere.

Matt scrive: Nora!
Nora scrive: Heyy!


Matt era un ragazzo inglese della sua stessa età, conosciuto qualche mese prima in un gioco di ruolo online. Non l'aveva mai visto, nemmeno in foto, ma a giudicare dall'avatar usato in quel gioco doveva essere rosso e dagli occhi verdi.
Non sapeva molto altro, di lui, a parte che condivideva la stanza con altri ragazzi a Winchester. Qualcosa che centrasse con una casa di un certo Wammy.
Da qualche giorno, ormai, si era resa conto di voler più bene a lui che a Light, anche se il castano le mancava incredibilmente. 
Non l'aveva nemmeno più visto, a scuola, ormai la ragazza passava ogni più piccolo momento libero a disegnare. Se le fosse passato di fronte sarebbe stata capace di non accorgersene, fogli in grembo e matita in mano.
Senza contare che erano in vacanza, in quei giorni freddi.

Matt scrive: Come stai?
Nora scrive: Ho solo paura che dei tipi vengano ad ammazzarmi hahahaha vabbeh, a parte gli scherzi, sono un po' stanca, giornata di merda. E tu?
Matt scrive: Perché, che è successo?
Nora scrive: Ma niente, solo che sono circondata da coglioni e ho paura che una mia amica ce l'abbia con me per colpa di altri... T.T Eh, vabbeh. Tu che mi racconti?
Matt scrive: Allora, tieniti forte... Sto per venire a Tokyo!



«I miei complimenti, dillo a tutto il mondo» commentò irritato Mello.
Matt lo guardò, sorridendo, per poi tornare a posare lo sguardo sullo schermo.

Nora scrive: OH MIO DIO. Mi stai prendendo per il culo...?
Matt scrive: No affatto! Vengo con un amico :D
Nora scrive: Oddio, hai già prenotato l'albergo?? Perché se vuoi potete venire a stare da me per un po', la casa è grande, e gli alberghi costano
Matt scrive: Mmh.. Non saprei...
Nora scrive: Dai, sarebbe fantastico!


«Mello, ho un'amica che si è proposta di ospitarci...»
«Non se ne parla.»
«Non sappiamo per quanto tempo resteremo in Giappone, i soldi potrebbero non bastarci. Non mi piace approfittarne, ma è meglio spendere in cose più utili che in camere d'albergo, non ti pare?»
Il ragazzo dai capelli biondi gli regalò uno sguardo palesemente irritato: essere ospiti di qualcuno stava a significare che avrebbe dovuto usare un minimo in più di educazione, controllare il suo carattere e le sue azioni qualora non andassero a genio al padrone di casa. E non gli andava.
Ma dopo tutto, le priorità erano altre.
Distolse lo sguardo, la fronte ancora corrugata. «Vedremo.»

Nora scrive: ...Matt? Sei ancora quì?
Nora scrive: Qui*


Matt tornò al computer, digitando la risposta.

Matt scrive: Non so... diciamo forse? :)


***

Una risata. 
Ovunque le faceva male.
Due grandi mani sul suo corpo. 
Erano quelle a farle male. Erano anche quelle.
Non capiva molto di ciò che la circondava.
Il motivo era semplice: LSD.
Tutto quello che sentiva era il dolore. Ovunque.
Non era la prima volta. E pregava sempre fosse l'ultima.
Inutilmente.
Anche le lacrime, le suppliche, i "ti prego...", erano inutili.

Nora aprì gli occhi, svegliandosi.

Il fiato accelerato, la scomoda posizione, la frequenza con cui Nora si svegliava durante il sonno leggero, almeno tre volte a notte. Tutto questo si vedeva benissimo attraverso le telecamere ad infrarossi posizionate nei più nascosti angoli della camera.
Incubi, sicuramente.
Aveva una confezione di sonniferi, ma non li usava. Probabilmente, data la sua paranoia, voleva potersi svegliare in fretta in caso di vera necessità. 
La ragazza nascondeva qualcosa, quello era evidente, ma cosa? Non sembrava riguardare il caso Kira, in realtà. 
Ma qualunque cosa fosse, in quella notte sembrava essere tormentata proprio da quello.
Dall'altro lato dello schermo, Nora aprì gli occhi, lo sguardo vuoto per qualche attimo, prima di svegliarsi completamente.
Guardò per un lungo attimo il soffitto, per poi sospirare pesantemente e girarsi su un fianco.
«Che palle...» disse, la voce impastata dal sonno.
L bevve rumorosamente un sorso di the caldo.
"Che cosa nascondi, Nora Silversoul...?"




Ciao a tutti.
Mi scuso per il ritardo, mi scuso per l'ora indecente in cui ho pubblicato, mi scuso se il capitolo potrebbe essere venuto male, mi scuso se troverete degli errori, ma qui sono più delle 2:20 (3:20, in Italia) e sto morendo di sonno.
Sono rimasta sveglia per finire il capitolo, che non è nemmeno tanto lungo.
Ad ogni modo, sono stressatissima e molto pressata, in questo periodo, e non potrò pubblicare nessun capitolo di questa fic fino al 15 dicembre, se non oltre.
Scusate se in questa nota finale sembro fredda o chissà che altro, ma sto morendo di sonno, di freddo, di stanchezza, di tutto.
Per restare sveglia sono qui che ascolto il Matt's Theme.
E niente, grazie mille di aver letto, e grazie dell'attenzione. 
Ci sentiamo presto!

 

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Capitolo 19
*** Caso Hamilton ***




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19. Caso Hamilton



«Ehm... L?»
Il giovane detective fissava gli schermi di fronte a sé.
In quello a sinistra, Nora Silversoul, testimone della morte dell'agente d'FBI, era seduta a gambe incrociate sul tappeto, con un quaderno pieno, sgualcito e rovinato di fronte a sé, ma che evidentemente non aveva intenzione di buttare.
Anzi, a quanto pareva stava cercando qualche spazio libero su cui scrivere, a costo di sovrastare vecchie frasi a matita.
Il quaderno era scritto in quattro lingue diverse, ad ordine che pareva casuale: giapponese, inglese, francese e italiano. 
L l'aveva osservata abbastanza a lungo da capire cosa stesse scrivendo, in base alla lingua.
Il giapponese per testi e storie, l'inglese e il francese per canzoni che scriveva lei.
L'italiano, la lingua con cui stava scrivendo in quel momento, veniva utilizzato per poesie o filastrocche in rima.
E ciò che stava venendo proiettato su quel foglio, sembrava troppo serio per essere una filastrocca. 
A destra, Light Yagami, principale indiziato, era disteso sul letto della sua camera, guardando il soffito, lo sguardo impercettibilmente corrucciato, pensieroso.
«Dica pure, Aizawa. Ha fatto come le ho chiesto?»
«Sì, ecco tutto ciò che sappiamo su Nora Silversoul e sul figlio del sovrintendente, Light Yagami.» disse, porgendogli diversi documenti. Mentre il detective diede loro un'occhiata svogliata, l'agente di polizia aggiunse «Ecco... non siamo riusciti a trovare nulla di Silversoul che preceda il duemilatre.»
L rimase in silenzio per un lungo attimo, tornando a concentrarsi sulla ragazza. Nascondeva qualcosa, l'aveva capito fin da subito. Ed ora, pareva non avere un passato, come fosse mai esistita. Si portò il pollice alle labbra.

"Chi sei, Nora?"
«Ha fatto un ottimo lavoro, Aizawa. Può andare.»
Il detective tornò a guardare le riprese della telecamera, mentre la poesia di Nora andava via via formandosi.
E fu quel sonetto ad attirare ancora di più la sua attenzione.

Cuore nero nel chiaro che uccide
Che di pentimento il tempo non lascia.
Sagoma spenta, pietà non arride
E in pochi secondi essa s'accascia.

Demonio perfetto, maschera d'oro.
La Morte non uccide e sghignazzando
Divertita osserva tutti coloro
cui interpellati il cuore fermando.

Nel mezzo tra i due un punto esclamativo,
In questa guerra con e contro entrambi.
Bene e male, vero approssimativo:

Estinti nero e bianco sulla Terra.
Sfumature grigie senza motivo
Rese ormai tali da chi il cuore serra.



La mente di L prese a lavoare alla parafrasi ad una velocità impressionante.

"Il cuore nero deve rappresentare il male, il chiaro la luce, il bene. Il male nel bene che uccide. Il male nella luce. Light? Non è per forza detto.
I tre versi dopo... che parlino di un attacco cardiaco? La punizione che Kira infligge non lascia tempo di pentimento, uccidendo in pochi secondi e senza pietà.
Demonio perfetto, maschera d'oro... Un demonio che si nasconde dietro una preziosa maschera di perfezione.
La Morte non uccide...? La Morte sghignazza divertita e osseva gli interpellati in questa storia, osserva chi ferma il cuore. Una personificazione direi azzardata ed esagerata, ma... In giappone la Morte potrebbe essere attribuita ad un Dio della morte, ed accostata quindi ad uno Shinigami. Ma nulla è certo. 
Nel mezzo tra i due un punto esclamativo. Il punto esclamativo rafforza il concetto. Chiunque rappresenti questo punto esclamativo dice evidentemente la sua con forza. Ma è con e contro entrambi in questa guerra. Il punto non è che non sa decidere da che parte stare... il punto è che è contraria ad entrambi e contemporaneamente ad entrambi dà ragione. Perché entrambi hanno sia ragione che torto. Perché "bene e male, vero approssimativo". Il bene non esiste, così come il male, sostituiti senza un motivo preciso da diverse sfumature di entrambi. Che i due siano L e Kira?
Nora, mi stai aiutando senza nemmeno saperlo. E contemporaneamente, non aiuti affatto, lasciando senza certezze. Dopotutto, una parafrasi si può sbagliare."

In quel momento qualcuno bussò alla porta di casa Silversoul. Nora alzò lo sguardo dal quaderno.
«Apro io.» si propose Joey, alzandosi dal divano e dirigendosi verso la porta.
«Polizia, dovremmo porre qualche domanda. Nora Silversoul è in casa?» chiese uno dei due agenti.

Light era disteso sul letto, a riflettere.
Raye Penber era morto, e assieme a lui tutti i dodici agenti dell'FBI venuti appositamente per pedinare dei possibili sospettati. Nora si era ritrovata per caso alla stazione nell'esatto momento in cui l'agente era morto. Questo faceva di lei una testimone.
Inoltre, lei era quasi sempre stata con lui nei momenti in cui veniva pedinato.
Era dunque plausibile che L potesse sospettare anche di lei. Dopotutto, Light e Nora passavano parecchio tempo insieme.
"Le informazioni prese dalla polizia avrebbe potuto sottrarle anche lei, dato il tempo che passava qui, esattamente come io ho fatto. Ci sono quindi possibilità che L sospetti che lei si sia sbarazzata degli agenti al posto mio. E che la stia per questo controllando... Non va bene. Potrebbe lasciarsi sfuggire qualche dettaglio fondamentale, che porti a me. Soprattutto se non si rende conto d'essere controllata."
Light sospirò. "Devo parlarle."

Mogi e il sovrintendente Yagami erano seduti di fronte alla ragazza. Pochi minuti prima, Joey, ancora scosso, li aveva lasciati soli come gli era stato chiesto.
«Dunque, Nora... Te la senti di raccontarci cos'è successo alla stazione della linea Yamanote, quel giorno?»
La domanda la prese quasi alla sprovvista. «Allora... dovevo incontrarmi con un'amica e...»
«Puoi dircene il nome?» La interruppero.
«Shizuka Maki. Dovevamo andare insieme al... Golden... Noh... Theatre, non ricordo nemmeno bene come si chiami... E boh... ho visto il tipo uscire dal treno.» Alzò le spalle, turbata, con un sorriso tutt'altro che felice. «E mi è morto davanti.»
«Come ti sentivi prima che lui uscisse dal treno? A cosa pensavi?»
Quella domanda, raccomandata da L stesso, era a quanto aveva detto parecchio importante. Esattamente come lo era scoprire perché Nora avesse detto quelle parole subito prima che l'agente morisse. "Il suo cuore la mia spada sta per trapassar."
Leggermente disorientata, Nora si chiese l'ultilità della domanda. Stavano indagando su quella morte, o su di lei? «...In che senso? Stavo canticchiando...»
«Che cosa?»
«La canzone di Robin Hood di Shrek, in italiano.» 
Squillò il telefono.
«Rispondi pure» le dissero.
Prese in mano il cellulare. Light?
«Pronto?»
«Nora? Credo di doverti parlare. Magari da qualche parte, potremmo prendere...»
«No, grazie.» Lo interruppe. «Non è che prima fai l'idiota e poi mi vieni a chiedere di uscire e parlare e magari anche di prenderci un frullato o un gelato.»
 "Razza d'idiota. Mi usi, non mi ascolti, giochi con la tua vita e uccidi come se niente fosse, e poi mi chiami così? A caso? Come se tu non avessi fatto nulla di che?"
«Nora, è molto importante.»
«Non ho voglia. Grazie. Ciao.»
«Nora!» riuscì a dire, prima che lei riattaccasse. «Nora, sul serio...»
La ragazza inspirò a fondo. «Ciao.»
Riattaccò.

Era passata qualche ora da quando L aveva mandato il sovrintendente e Mogi dalla testimone. Lui aveva visionato tutto dalle telecamere. 
La situazione era stata al quanto interessante. Light Yagami era rimasto disteso a letto pensieroso fino al momento della chiamata. Ciò che aveva da dire a Nora doveva essere di grande importanza.
E perché Nora non lo voleva incontrare? Secondo gli appunti di Penber, loro avevano una relazione. Ma malgrado quello, mentre li pedinava, non sembrava affatto che il loro rapporto fosse dei migliori.
C'era qualcosa di loro che non quadrava.
Nora stava appena uscendo dalla doccia, in quel momento. La telecamera la riprendeva offuscata, dovendo mantenere la sua privacy. Quando fu in intimo, L decise che poteva bastare, restituendo alla telecamera la sua naturale qualità.
Nora.
Due cicatrici sulle scapole.

"Lenti a contatto. Occhi verdi. Cicatrici sulla schiena. Le ali di sangue. Duemilatre. Italia. Caso Hamilton. Giappone."
E capì.
Sorrise, soddisfatto, osservandola aggiustarsi i capelli bagnati allo specchio.
«Ciao, Lauren.» mormorò.
 


SONO RISORTA!
Oltre che risorta, sono anche in enorme, ma ENORME ritardo. 
Me ne vergogno.
Ora, vi spiegherò perché ho pubblicato solo ora. Tra l'ultimo capitolo pubblicato e questo, ci sono stati problemi, quali:
1) Periodo di acuta depressione.
2) Vacanze natalizie inesistenti visto che vivo in uno stato dove il Natale non c'è.
3) Esami alle porte (no, non faccio l'università, ma frequento una scuola privata praticamente impossibile e che costa un occhio della testa. Scuola che per di più non volevo fare, ma dettagli.)
4) Mia mamma ha deciso di punto in bianco di riarredare tutta la casa credendo che sia semplice, manco fossimo su The Sims, e dovevo dare ovviamente una mano.
5) Quando trovavo tempo ovviamente scrivevo, ma mi si eliminava sempre questo capitolo durante la sua creazione.
6) Mi si è eliminato per ben sei volte, e questo è il settimo tentativo.
7) Quando ti impegni per qualcosa che ti si elimina per parecchie volte, non so voi ma io mi deprimo e mi passa la voglia di lavorare. Come quando L aveva capito che Light "non" era Kira e si era depresso, dovendo ripartire da zero dopo quasi un anno di lavoro.
8) Mia mamma ha deciso che il tempo che posso trascorrere di fronte al pc sarà limitato, quando prima potevo usarlo quanto volevo, a patto di non esagerare.
9) Litigi vari con altra gente che mi hanno portato di nuovo ad un lungo momento di depressione.
10) Confesso che la parte della storia che sto scrivendo ora mi annoia e non mi ispira, vorrei essere già al periodo "cattura di Misa", quello più interessante a mio parere.

QUINDI. Mi scuso per la scarsa lunghezza del capitolo, mi scuso per i DUE MESI di ritardo, ma capitemi...

Buon Natale in ritardo, buon anno in ritardo, auguri per qualunque festività che voi avete fatto e io no.
Se tutto va bene, nel prossimo capitolo, il 20, ci sarà una nuova copertina, perché mi sono resa conto che quella che sto usando ora fa niente meno che cagare *sorrisetto nervoso*.

Scusate ancora...
Spero di pubblicare presto.
Ciauzz!!


 

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Capitolo 20
*** Khatem ***



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Khatem



Lauren Hamilton e Nora Silversoul erano la stessa persona.
E questo spiegava molte cose.
A cominciare dal distintivo che Joey portava sempre con sé pur sembrando un semplice membro dello staff di un famoso negozio d'abbigliamento, e non un agente dell'FBI sotto copertura.
Spiegava la presenza di una pistola.
Spiegava la paranoia di Nora, o Lauren, che l'aveva spinta a nascondere la sottilissima busta di vernice sotto al tappeto all'ingresso, o a ispezionare armata la casa per tre volte o oltre.
E gli occhi verdi e luminosi, con disordinate macchioline più chiare e sfumature nocciola che s'irradiavano a partire dalla pupilla, erano troppo particolari, riconoscibili, per non essere coperti dalle lenti.
Le cicatrici, le Ali d'Angelo.
Era cambiata moltissimo dal duemilatre, in quei due anni e mezzo, tre.
Aveva smesso di tingersi i capelli di nero e di lisciarseli con la piastra, e lasciato crescere la frangia che al tempo amava avere. Mentre ora aveva capelli molto ricci, castani, occhi scuri e non più verdi.
Era anche diventata più alta, e aveva smesso di truccarsi.
Quasi irriconoscibile.

Era affascinante come il Destino, o forse il Caso, si divertisse a tessere e a ricamare ogni più piccola cosa con astratti fili di tempo e vite, facendo in modo che essi si reincontrassero più di una volta, in un groviglio dettagliato che per quanto caotico e casuale potesse sembrare, era stato concepito con calcolata, millimetrica, inquietante precisione.
Il Destino era infinito, immortale quanto immune al tempo. Ed era per questo che conosceva ogni più piccolo particolare di ciascun corridoio futuro.
O forse semplicemente perché era stato lui a dipingerli. 
E si divertiva a valutare le impossibilità e capacità di ogni singolo filo di tela, ogni vita un colore diverso, nell'armonia tonale o talvolta di contrasto.
C'erano volte in cui preferiva invece comporre, crudele, divertito, una stonata e psicotica sinfonia al pianoforte, le cui note, seppur discordate, trovavano un'agghiacciante e pungente armonia, tra loro, raccontando storie per nulla divertenti, né felici.
Come quella di Lauren Hamilton.


Light era seduto alla scrivania, a studiare.
O almeno a provarci.

"Tutto questo è assurdo. Perché Nora era stata alla stazione? Proprio in quel momento, poi. Forse sapeva che cos'avevo intenzione di fare. 
No, altrimenti perché non si è presentata lì prima che salissi, anziché dopo? E non era nemmeno nel treno. No, non lo sapeva. E come avrebbe potuto?
Ma il suo essere testimone alla morte di Penber non mi aiuta affatto, soprattutto ora che è arrabbiata.
E soprattutto se L la sta controllando.
Inoltre..."

Lo Shinigami sobbalzò.
«K... Khatem...?!»

"E adesso che gli prende, a Ryuk? Sa bene che non posso rispondergli. E che starebbe a significare, Khatem?"
Si alzò dalla scrivania con un sospiro, chiudendo ordinatamente il quaderno di matematica. Decise che probabilmente mettendosi sul letto avrebbe avuto una vista più ampia della stanza, e Ryuk sarebbe certamente rientrato nella sua visuale più facilmente. Di conseguenza avrebbe potuto vederlo senza guardarlo, in modo da non far insospettire L, o chiunque altro lo stesse osservando.
Passarono pochi minuti.
Quando gli si svuotarono i polmoni in un gemito strozzato, mentre per impulso si girò steso di lato, senza nemmeno la forza di chiudersi a riccio.
Strinse convulsamente la maglietta in prossimità dello sterno, mentre il cuore batteva quasi lentamente, ma tanto forte da far male.
Lentamente, in silenzio, si rilassò.
La tachicardia si placò, lui riuscì a riprendere fiato.
Lanciò un'occhiata di sfuggita a Ryuk.
"Che stavi facendo...?!"
«Non sono stato io» lo avvisò, stranamente serio.
Light preferì ignorarlo, mentre il petto rallentava finalmente la sua andatura.
Sospirò, invaso da un'inspiegabile felicità.

"Nora... Merda... Perché sto sorridendo? Non va bene. Solo che... Non riesco a capirci niente. Ryuk... Lui deve sapere qualcosa per forza. 
Cosa significa, Khatem? Perché l'ha detto? Che sia un'altro Shinigami? Sarebbe plausibile, dato che non lo potrei vedere non avendo toccato il suo quaderno. Se gli avesse parlato non avrei potuto comunque né vederlo né sentirlo. Ma se fosse stata opera di uno Shinigami, sarei già morto... E finché ho un quaderno, secondo le regole scritte sul Death Note nessun Dio della Morte può uccidermi, fatta eccezione per Ryuk. 
Ma allora che sta succedendo...?"


"Ma guarda te sta roba... L'esame è tra qualche giorno. Non posso non farmi ammettere. Ma non si capisce una fava, dai..."
Nora si scostò i capelli dal viso, cercando di concentrarsi. Dopo pochi minuti, preferì mandare tutto a quel paese ad alta voce, chiudendo il libro.
Lo lanciò dal letto alla poltroncina, facendolo ruotare su sé stesso in modo che non si aprisse per aria. Rimbalzò sullo schienale e cadde a terra.
Lei continuò a fissarlo. «Mi stai prendendo in giro? No, perché è ovvio che tu lo stia facendo. Prima con le tue equazioni del cazzo, e ora ti suicidi buttandoti a terra. Vaffanculo, matematica di merda. Libro del cazzo. Esame di sta minchia!»
L iniziò a torturarsi il labbro con l'unghia, osservandola. 

"Da un lato disponibile, timida, educata, sveglia. Dall'altro menefreghista, estroversa, talvolta volgare e testarda. Affronta solo i problemi che le interessano. E a quanto pare, per lei gli esami sono relativi."
«Che poi in tutta la mia vita non ho mai studiato un emerito cavolo di niente, arrivi tu e devo mettermi a farlo per passare un fottuto esame? Qui non ci siamo capiti.» aggiunse, premendo il tasto d'accensione dell'XBox. «Ma figurati.»
Un'altra delle infinite cose che L aveva imparato di lei, era che Nora quando si arrabbiava parlava da sola, o con l'oggetto che l'aveva innervosita, per poi diventare quasi completamente intrattabile. 
Si sedette sulla poltroncina color lime, senza disturbarsi a raccogliere il libro dal pavimento, prendendo in mano il joystick.
Tutto si bloccò.
Smise di respirare.
Di pensare.
Il cuore iniziò a battere lento, violentemente.
Doloroso.
Allentò la presa sul joystick.
Improvvisamente, tutto tornò come prima.
Il fiato, il cuore.
"Light... Merda... Perché sto sorridendo? Cosa centra lui?" 
Lanciò un'occhiata al telefono.
"No, che si fotta, non lo chiamo."
Eppure, non smise di sorridere.

"Alquanto interessante...
Alle ore diciannove e trentadue, Light Yagami sembra avere una breve mancanza di pochi secondi.
Alle ore venti e ventiquattro, Nora Silversoul presenta la stessa reazione.
Che sia un caso? Tanto improbabile quanto verosimile.
Eppure, tutto questo rafforza la mia teoria. C'è qualcosa che lega Yagami Light a Nora Silversoul."





Oh mio Dio, vi prego, NON UCCIDETEMI!
In ritardo di  tre mesi e mezzo. Tre fottuti mesi e mezzo.
E non è nemmeno propriamente lungo, il capitolo.
Diciamo solo che dal momento che ho da fare cinque mesi consecutivi di stage, quasi tutti i giorni e dalla mattina alla tarda sera, sabato incluso, non ho più molto tempo per fare una fava... 
Ora me ne restano altri due, di mesi, e poi ricomincerò a pubblicare regolarmente più o meno ogni settimana (si spera...)
Per provare a farmi perdonare, ho aggiornato la copertina, fatta da me. L'altra faceva cagare alquanto ._.
Avevo mille cose da dire, in questo "angolo autrice", ma me le sono dimenticate tutte.
Sono un genio fottutissimo.

Eeeehhh boh. Come vi sembra il capitolo? Che succede a Light? E a Nora? E chi è/cos'è/cosa vuol dire, Khatem?
Spero che non smettiate di seguirmi, Gosh D:
Amo tutti quelli che non hanno smesso di farlo (?)
<3

Ci sentiamo presto (si spera...)
Buona domenica!


 

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Capitolo 21
*** Pugnali e pugnalate ***



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21. Pugnali e pugnalate.


La ragazza imprecò sottovoce, aspettando e mordendosi il labbro inferiore. "Ok, calma.Vediamo oggi come va. Però sti bastardi, intanto che aspettiamo possono anche farci ripassare. E invece no, dobbiamo aspettare finché non ci dimentichiamo ogni fottuta parola. Ma sèntiti, parli come se ti fossi almeno presa la briga di studiare. Probabilmente sei l'unica beota che si è stufata e ha passato la settimana prima degli esami col joeystick in mano. Va beh, non avrei studiato né più né meno, tanto valeva fare qualcosa. No? Mettiamoci alla prova." Sorrise. "Vediamo oggi come va."
Si passò la lingua sul labbro, per poi tornare a morderlo. 
Un giovane ragazzo si sedette di fronte a lei. Non che se ne fosse accorta, o almeno fino a che non tirò fuori un lecca-lecca. S'infischiò altamente di come fosse vestito, di come fosse seduto, della strana capigliatura, ma non smise di pensare a quanto accidenti ne avrebbe voluto uno anche lei. 
Dopo diversi minuti passati ad osservarlo di schiena, iniziò a frugare nelle proprie tasche, ricordandosi che anche lei aveva qualche caramella. Ad ogni esame, per lei gli zuccheri erano ossigeno: doveva mantenere la mente lucida e arrivare alle risposte a logica e grazie alla memoria fotografica, non potendo contare su ciò che aveva studiato. Perché non aveva studiato, ovviamente.
In quel preciso istante, ad esempio, assolutamente nulla di ciò che aveva ripassato riusciva ad affiorarle in testa, ma non era un problema dato che se ne sarebbe ricordata leggendo la domanda. Forse.
Alzò lo sguardo, in cerca di qualche professore e sperando che non la stessero guardando scartarne una, per evitare problemi che la facessero sembrare almeno in parte colpevole d'aver copiato.
Invece si ritrovò ad un palmo dal naso il volto del giovane corvino spettinato, che la fissava insistentemente.
Lei sobbalzò, allontanandosi leggermente.
Il ragazzo, senza staccarle di dosso lo sguardo, indicò i dolciumi sul banco. «Ti do un lecca-lecca se me le dai tutte.»
Lei non mosse un muscolo. «Hai gli occhi sulla nuca?»
«Dipende da cosa devo guardare.»
Rimasero a fissarsi a lungo, finché lei non parlò. «Te ne do tre, prendere o lasciare»
«Considerando che tu voglia quel lecca-lecca più di quanto io voglia le tue caramelle?»
«Cosa te lo fa credere? Sei tu ad essere venuto da me.»
La fissò, pensando alle condizioni della riccia. «Va bene.»
Dopo aver fatto lo scambio, lui si girò senza più rivolgere attenzioni a Nora. Anche se quello non significava che non stesse lentamente tracciando un profilo psicologico della ragazza. Ogni parola, ogni reazione e sguardo, una linea.
Alcuni professori iniziarono a distribuire dei fogli completamente bianchi, di brutta, su cui lei iniziò immediatamente a scarabocchiare in penna volti di ragazzi che doveva aver visto da qualche parte durante il corso della sua vita. 
Quando iniziò a fare uno schizzo stilizzato di Wolverine, iniziarono finalmente a distribuire le schede d'esame. 

"Seh, ma potevate anche aspettare qualche anno in più, tanto non mi dimentico una sega, tranquilli!"

Fuori dall'aula, seduta per terra con la schiena contro il muro, Nora si infilò le cuffie alzando il volume al massimo. Trovò che la canzone era stata lasciata a metà, che era partita perciò verso il minuto e mezzo. Non sopportava iniziare ad ascoltare in quel modo, così cambiò canzone dopo aver selezionato la riproduzione casuale. 
L'inizio di quella la fece sorridere, ricordandole quanto l'amasse. Premette il tastino del volume per accertarsi che fosse già al massimo. Mise l'MP3 in tasca, non potendo fare a meno di muovere leggermente la testa a tempo.
Aveva finito gli esami con un'ora d'anticipo, alla faccia dei professori che le ripetevano di dover studiare, se non voleva ripetere l'anno. Sarebbe potuta andarsene a casa, ma preferì aspettare che Shizuka finisse la sua prova d'ammissione, per offrirle un frullato.
Seduto sulle sedie in plastica verde, in fondo al corridoio, anche Light, accanto a Ryuk, sembrava star aspettando qualcuno. Ovviamente era stato il primo a consegnare, seguito dal tizio delle caramelle a distanza di qualche secondo. Era passato quasi un mese da quando l'aveva visto l'ultima volta. 
Non smise di fissarlo, né di muovere capo e piedi a tempo, mentre Footloose rimbombava nelle sue orecchie. Le piaceva da morire quel genere.
Tirò fuori il lecca-lecca barattato qualche ora prima e non riuscendo a scardarlo, decise di passarlo sulla ruvida superficie del muro, come un fiammifero sulla scatoletta, per poi iniziare a toglierne la plastica dal piccolo taglietto che si era formato in alto.
Smettendo di guardarlo, iniziò a gustarsi il frutto del baratto mentre iniziava Wake Me Up Before You Go-go.
Le mancava da morire.

Light la fissava dal momento in cui era uscita da quella porta. Come farne a meno? Nora era sempre stata il tipo che per quanto si sforzasse di passare inosservato, non ci riusciva.
Soprattutto dal momento che, seduta in quella posizione, la gonna dell'uniforme copriva ben poco. Notò che in pochi erano venuti vestiti in quel modo.
Non la vedeva da diverse settimane. Ma dopo quel pomeriggio alla stazione ferroviaria era normale che fosse ancora più arrabbiata della volta del dirottamento. 
Se solo avesse ascoltato cos'aveva da dire, se non gli avesse riattaccato il telefono in faccia più e più volte, sarebbe stata di fianco a sé.
«Mi chiedo perché t'importi tanto»
«Ryuk, devo forse ricordarti che lei sa tutto? Potrebbe tradirmi e raccontare tutto. Certo, le probabilità che le credano sono pressoché nulle, ma non mi va di rischiare.»

"Non è vero. Nora ti piace." Aggrottò la fronte. Quella era una cosa che non si aspettava di pensare, mai nella vita. O forse in effetti sì, ma quello era stato prima della faccenda di Death Note, e non ne era nemmeno certo: aveva davvero avuto una breve cotta per lei, un anno e mezzo prima, o era solo stato il tempo che passavano insieme, a confonderlo? In tutta sincerità, puntava per la seconda.
Ma quel "Nora ti piace" del tutto inaspettato, che gli era echeggiato in testa come un'accusa, stonava in qualche modo con la verità. Allora perché l'aveva pensato?
«Tradirti? Non ricordo ti abbia mai giurato fedeltà, sai?» sghignazzò lo Shinigami.
«Appunto» mormorò a denti stretti, infastidito dall'allegria del Dio della Morte. Si alzò, percorrendo lo spazio che lo separava dal fondo del corridoio. Quando le fu vicino, rallentò, in modo da catturare la sua attenzione. Anche se certamente era riuscito nel suo intento prima ancora di alzarsi da quella sedia. Oggetto che per di più era anche lì. Perché si sedesse a terra era un mistero.
Lei lo guardò, per la prima volta dopo troppo tempo.
«Ciao...» iniziò Light.
Nora tolse una cuffia, senza dire una parola e continuando a fissarlo, in un chiaro invito a ripetere.
«Ciao» disse di nuovo, sedendosile accanto. 
Lo Shinigami ridacchiò. «Ti vedo in forma. E direi che seduta così tutti possono vedere quanto tu lo sia.»
La ragazza si mise carponi, appoggiò la borsa nell'angolo dov'era stata fino a poco prima, e vi si sedette sopra allungando le gambe sul pavimento.
«Nora, ascolta...» mormorò il ragazzo, avvicinandosi «Non ho ucciso io l'agente dell'FBI»
«Ah-hah. Certo.»
«Nora. Non sono stato io. Qualcun altro lo ha ucciso. O è morto da solo, anche se ne dubito»
Lo fulminò. «Oh, sì, ti credo» disse, sarcastica «E visto che mi fido ciecamente, non ti chiederò allora perché eri nello stesso vagone da cui è uscito un attimo prima di schiattare!» sussurrò.
«Voleva farmi delle domande!» ribatté, sulla difensiva. «Senti, noi... Non voglio rovinare tutto per colpa di qualcuno che fa cose e che lascia che la colpa ricada su di me. Io e te, 
in questo momento, dovremmo essere seduti l'uno affianco all'altra su quelle sedie là in fondo, a chiacchierare e ridere sorseggiando la ciocclata bollente delle macchinette, ascoltando musica una cuffia per uno. Come già abbiamo fatto l'ultima volta. Mi manchi, Nora. Moltissimo.
»
Ryuk avvertì quella presenza troppo familiare, ma preferì non girarsi e fingere di non essersi reso conto che la donna, se così poteva essere chiamata, fosse lì presente, ad osservare i due adolescenti.





OTTO GIORNI PRIMA



Lo Shinigami sussultò, voltandosi di scatto. L'alta figura torreggiava sulla stanza.
Magra in vita, pareva avere un distorto corpo dalle sproporzionate fattezze femminili, umane.
Spaventosa, eppure di una bellezza sconcertante.
Completamente bianca, capelli raccolti in un'ampia crocchia ornata da diversi piccoli spilli, mentre le tempie erano la sorgente da cui sfuggivano morbide due ciocche color nuvola che arrivavano quasi a sfiorare il pavimento, naso all'insù puntinato da lentiggini grigie, iridi di un'incredibilmente luminoso viola, macchiato da colori indecifrabili.
Il corpo era ornato da strisce larghe e nere che avvolgevano il busto, coprendo quanto necessaio e assottigliandosi verso la vita, per poi diventare un tutt'uno coi corti pantaloncini neri che le aderivano attorno ai fianchi e da cui scendevano veli neri che sfumavano nell'aria.
Sul polpaccio destro, una banda nera, elastica ed uniforme.
Lungo entrambi i lati del corpo, dei coltelli di diversa pericolosità erano inseriti tra le strisce di tessuto.
Non l'aveva mai vista.
Ma la riconobbe subito.

«K... Khatem...?!»

"E adesso che gli prende, a Ryuk? Sa bene che non posso rispondergli. E che starebbe a significare, Khatem?"
Si alzò dalla scrivania con un sospiro, chiudendo ordinatamente il quaderno di matematica. Decise che probabilmente mettendosi sul letto avrebbe avuto una vista più ampia della stanza, e Ryuk sarebbe certamente rientrato nella sua visuale più facilmente. Di conseguenza avrebbe potuto vederlo senza guardarlo, in modo da non far insospettire L, o chiunque altro lo stesse osservando.
«Ryuk, giusto?» chiese la creatura, avvicinandoglisi. Era un'Ai No Kami, Dea dell'Amore. Infinitamente più potente degli Shinigami. Ed era strettamente sconsigliabile trovarsi sulla strada di Khatem in particolare, la più ammirata dai suoi simili e la più temuta dagli Shinigami. Il rischio era sempre quello di uccidere qualcuno su cui le Ai No Kami avevano puntato gli occhi. Delle conseguenze era meglio non parlare nemmeno. «Sto lavorando a questa coppia da prima ancora che si conoscessero. Tu con quel quaderno hai lentamente distrutto tutto il mio lavoro» sibilò, avviandosi verso il balcone, seguita da Ryuk, in modo che l'umano non potesse sentire nulla di quello che lo Shinigami avrebbe detto. 
«Ma non basterebbe una... freccia?» chiese, dubbioso e cauto.
«Non le usa più nessuno. E non è nel mio stile. Quello che io faccio, è dare piccole spinte e lasciare che tutto si svolga da solo.»
Ryuk pensò che se nessuno usava più arco e freccia, probabilmente usavano quei pugnali. Di certo non voleva essere al posto delle "vittime" dell'amore.
Khatem si sfilò dai capelli una piccola spilla. «Userò questa»
«Cioè?» 
«Questa è solo una piccola scossa, un assaggio di ciò che l'amore può fare. Contiene sia il bene che il male del sentimento. Non a caso sentirà dolore» aggiunse, ritornando nella stanza e avvicinandosi al giovane.
Gli trafisse il petto con la spilla.
Gli si svuotarono i polmoni in un gemito strozzato, mentre per impulso si girò steso di lato, senza nemmeno la forza di chiudersi a riccio.
Strinse convulsamente la maglietta in prossimità dello sterno, mentre il cuore batteva quasi lentamente, ma tanto forte da far male.
Lentamente, in silenzio, si rilassò.
La tachicardia si placò, lui riuscì a riprendere fiato.
Lanciò un'occhiata di sfuggita a Ryuk.
 
"Che stavi facendo...?!"
«Non sono stato io» lo avvisò, stranamente serio.
Light preferì ignorarlo, mentre il petto rallentava finalmente la sua andatura.
Sospirò, invaso da un'inspiegabile felicità ed euforia.

"Nora..."



PRESENTE


«E allora chi è stato?» chiese la ragazza, ben poco convinta, mentre Avril le cantava in un orecchio Girlfriend.
«Non lo so...»
La porta si aprì, facendo uscire due ragazze a braccetto. Una delle quali era Kyomi Takada, la celebre "Miss Università".
«Shizuka...?» chiese Nora, chiamando la seconda ragazza. «Ti ho aspettata... Volevo andare con te da Takashi. Anche se in realtà sembri un po' occupata...» Il disagio della riccia si sentiva particolarmente bene. Quello con Takada era stato odio a prima vista, e Shizuka lo sapeva. Possibile che se ne fosse dimenticata?
«Scusa, è che... Kyomi e io andiamo da Eiji, ci ha invitate a pranzo, noi, lui e un suo amico.»
Quello fu una pugnalata. «Ah.»
Dopo aver salutato, le ragazze si allontanarono lungo il corridoio, per poi svoltare a destra e sparire dietro l'angolo. 
Lei rimase a guardare in silenzio, senza più la voglia di discutere. 
Si alzò, spolverandosi gonna e borsa, seguita da Light. 
Con sua sorpresa gli porse un auricolare, che lui accettò volentieri, avvicinandosile.




Buon pomeriggio! So di essere sparita, ma ho avuto parecchi impegni, scusa ^^"
Avendo superato i venti capitoli e le cento recensioni, mi è venuta voglia di parlarti del "dietro le quinte" della storia, anche se non te ne fotte un'emerita fava.


Numero uno!       Ho iniziato a scrivere la storia una sera, dopo essere arrivata più o meno a metà della prima fanfiction di Death Note che abbia mai letto, e che a mio parere resta tutt'ora la migliore. Quella fanfiction mi ha ispirata moltissimo, anche se racconta di cose completamente diverse. Non sono sicura che avrei iniziato a scrivere questa, se non fosse stato per Ryuzaki Eru, autrice di "Another World".

Numero due!          Appena ho pubblicato il prologo me ne sono pentita, e se non fosse stato per le prime due recensioni (arrivate praticamente immediatamente), l'avrei cancellata la mattina dopo.

Numero tre!            Per la Dea dell'Amore, è stato scelto il nome Khatem perché significa "anello" in arabo. Il nome Shizuka lo ha scelto mia sorella maggiore, perché è il nome del personaggio principale femminile di Keroro, cartone animato che abbiamo amato parecchio, da bambine.

Numero quattro!   La faccenda della persona uccisa da Nora in passato, è stata un azzardo enorme, infatti ero indecisa sul farla o meno. Infine ho preferito buttarmi e vedere dove mi avrebbe portata.

Numero cinque!      Prima di iniziare a scrivere odiavo Light, ma piano piano ho smesso di augurargli la morte ad ogni sua parola, anche se non si può dire che io lo adori.

Numero sei!           In principio, l'amore non era una cosa di cui volevo scrivere in questo racconto, è infatti subentrato dopo.

Numero sette!       Prima di arrivare all'attuale copertina ce ne sono state altre nove, ma nessuna mi era piaciuta. E inizia a non piacermi più nemmeno questa.

Numero otto!         Ho preferito utilizzare il tempo citato nell'anime anziché nel manga perché mi mette più a mio agio.

Numero nove!         Ho scelto il viola per i pensieri di Nora perché è l'unione tra il blu di L e il rosso di Light, perché non saprebbe scegliere davvero da che parte stare.

Numero dieci!         Ci sono scene ideate ma mai scritte e pubblicate, per il semplice motivo che mi sono dimenticata di farlo.


Spero di non averti annoiato\a, e ti ringrazio sia d'essere arrivato\a fin qui che di aver avuto la pazienza di aspettare questo e i prossimi capitoli. 
Ci sentiamo presto! <3

 


 

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