Sussurri di un anima perduta

di The_winter_honey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio ***
Capitolo 2: *** Scoperte ***
Capitolo 3: *** Raziel ***



Capitolo 1
*** Inizio ***


 Inizio






Non so quando capii che le storie che mio padre mi raccontava fossero vere e non solo frutto di una qualche
malattia mentale che tutti si erano convinti che avesse, rinchiuso in quel posto bianco, dalle pareti incolori,
l'odore dell'aria che pesava come se vi fosse una qualche sostanza assuefatta dispersa al suo interno e quelle
persone strane sempre circondate da altre vestiti di azzurro o di bianco sporco...
So solo che mio padre era sano.
Lo so dal modo in cui mi guardava.
La sua unica malattia era la tristezza, l'infelicità che regnava da sempre nel suo sguardo chiaro ormai spento,
la nostalgia che lo divorava da dentro e non lo lasciava andare, come ad incatenarlo quà, in un posto che non
era il suo, ma che si era costretto ad accettare.
Mia zia El diceva sempre che non mi faceva bene stargli vicino, come se avesse qualche malattia contagiosa,
e non entrava mai a trovarlo con me, aveva paura. Paura di sentire le sue storie, i suoi ricordi distorti. E se
provavo a parlargliene mi faceva tacere e mi sgridava dicendo che mio padre era solo un povero pazzo, che
nella sua vita aveva amato troppo mia madre e per questo motivo alla sua morte aveva perso il senno.
Ma io non le avevo mai creduto.
Papà era solo triste...finché un giorno non successe.
Mio padre morì.
Ma non fu una morte semplice, per cause naturali o altro.
Mio padre a detta di tutti soffriva di insonnia, in verità nessuno l'aveva mai visto dormire, neppure i medici o
gli altri pazienti, ma quel giorno era più irrequieto del solito, si aggirava per la sua stanza e non voleva in alcun
modo andare a letto. Farneticava, mi hanno detto, di una visita, qualcuno doveva venire a trovarlo.
La sua infermiera insistette che io sarei venuto il giorno dopo in mattinata e non di certo in piena notte.
Ma lui non sentì ragione. L'infermiera, la vecchia Hazel, lasciò perdere, visto che mio padre non aveva mai
causato alcun problema e preferì recarsi da un'altro paziente che aveva iniziato ad urlare di una presenza strisciante
nella sua stanza.
- Le solite storie da pazzi, ma mai avrei potuto immaginare...- mi aveva detto dispiaciuta per scusarsi.
Mio padre nel mentre si impiccò con un lenzuolo.
Non posso crederci e non crediate che questo sia solo il pensiero di un povero ragazzo rimasto definitivamente solo.
Non era da mio padre fare una cosa del genere.
Era solo un uomo molto nostalgico.
O, meglio, un angelo troppo nostalgico.
Un angelo dimenticato su questa terra di persone arroganti e dove le sue parole erano considerate quelle di un pazzo.
IO so che non si è mai tolto la vita, non solo perchè ne sono convinto, ma perchè. il giorno della mia morte, o quasi,
uno di loro me l'ha detto...

Un angelo, come lui....come me.











Angolo Autrice: questa è la mia prima storia di questo genere, mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate...
                           Grazie per aver letto fin qua!
                           Un abbraccio J ;)



 

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Capitolo 2
*** Scoperte ***





Scoperte



 

Il sole accarezzava la chioma del faggio sotto al quale mi ero sdraiato per studiare, il borsone
a tracolla per i libri abbandonato di fianco a me, gli occhiali da sole tra i capelli e il libro di
algebra sulle ginocchia. Non lo stavo neppure guardando, a dir il vero...chiusi gli occhi, cercando
di liberare la testa da tutti quei numeri e sospirando. 
La verifica del giorno dopo di matematica non era propriamente un grave problema, constatando che
avevo un ottima media e che un'insufficenza non l'avrebbe di certo abbassata, ma mia zia era rigida su
ciò che riguardava la scuola. 
-Alaric! Alaric!
Sospirai, riaprendo gli occhi e trovandomi di fronte la mia migliore amica, Freya, con i ricci bruni
scompigliati e i suoi grandi occhi scuri socchiusi mentre provava a prendere fiato, piegata in due
dalla corsa.
Era una ragazza magra, con i tratti del viso morbidi e tondeggianti dove quei suoi occhi neri
risaltavavno ancora di più, perfetti sulla sua pelle olivastra. Ci conoscevamo dalle elementari ed era
come una sorella per me, gli ero stato accanto nei momenti difficili come quando aveva scoperto di
amare le ragazze e per questo a scuola l'avevano derisa, e lei c'era stata quando mio padre era stato
trovato morto due settimane prima. Anche lei non credeva al suicidio, l'ultima visita che gli avevo
fatto vi aveva partecipato anche lei e lo aveva trovato normale e sano.
Non capivamo come fosse potuto succedere...
La ragazza si passò una mano tra i capelli corti e scompigliati, per poi lasciarsi cadere di fianco a me,
sbuffando nel suo tipico modo un po' da maschiaccio.
-Miseriaccia, Alaric! Ti ho cercato dappertutto, ho dovuto persino attraversare metà città in taxi e tu
sai quanto io detesti i taxi che allimentano soltato il buco nell'ozono e l'inquinamento atmosferico!- mi
aggredì, togliendomi dalle mani il libro di algebra e ficcandolo nella mia borsa -Sai che sta sera
c'è la festa a casa di Dianne! Devi sorbirti con me la sua "immersione" nello shopping alla ricerca del
vestito giusto!
-Freya...Dianne è la tua ragazza, non la mia!- le ricordai, alzandomi e mettendomi a tracolla il
borsone.
Ormai avevo capito che quel pomeriggio non l'avrei potuto trascorrere in alcun modo se non
uscendo con la mia migliore amica e la sua rossa fidanzata.
-Ma lei ci tiene al tuo parere, e poi mi sa che vuole prenderti qualcosa di "decente" per sta sera...
-Perchè così non vado bene?- inoridii, guardando le mie scarpe da ginnastica consumate, i jeans
streti strappati sulle ginocchia e la maglia dei Nirvana sotto alla mia felpa verde militare. Mi piaceva
il mio stile, insomma, ero un ragazzo normale amante della buona musica e dei luoghi tranquilli, a
parte i concerti delle mie band preferite e della mia band. 
-Comunque tu inizia ad andare, tanto non ti abbandono e vi raggiungo al centro commerciale, devo
comprare le corde per la mia chitarra, ieri quel coglione di Ethan me ne ha rotte due...- grugnii
lievemente al ricordo, mentre lei rideva.
-Per questo io canto soltanto nel gruppo e mi sono rifiutata di fare la seconda chitarra!
-Lo sai che sono stonato...- le feci notare, mentre arrivavamo all'uscita del parco.
-Va bene, ti aspetto là con Dianne!- mi sorrise, dandomi un pugno sul braccio come suo solito
sorriso e incamminandosi con le mani in tasca mi fece l'occhiolino.
Mi passai una mano tra i capelli chiarissimi, prima di dirigermi verso casa, infilandomi gli auricolari
e mettendo una canzone dei Nirvana. 
La mia canzone preferita: As you are. 


 

Come as you are, as you were,

As I want you to be

As a friend, as a friend, as an old enemy...



Attraversai la strada e mi diressi verso la mia solita scorciatoia, che passava per i vicoli scuri lontani
dal centro, ma più rapidi e meno affollati delle strade centrali.
Dovevo tornare a casa per avvisare mia zia, che mi stava già aspettando con tutta probabilità...quella
donna era la persona più apprensiva che conoscessi.
Voltai l'angolo e mi bloccai, corrugando la fronte, ritrovandomi la strada bloccata.
Davanti a me, una ragazza alta poco meno di me mi fissava con occhi chiarissimi, che non erano
azzurri, ma argentei, brillanti in un modo assurdo, che mi fecero pensare a lenti a contatto, a
qualcosa di finto. Era straordinariamente alta per essere una ragazza, ioero un metro e novanta, lei
poteva essere un metro e settantotto.
Aveva lunghi capelli neri dai riflessi blu, che le arrivavano fino alla vita in morbide onde spettinate e
intrecciate a fili blu e rossi, vestita di rosso scuro vermiglio che mi lasciò stupito. Doveva avere la
mia età, ma aveva un viso indcifrabile e distante, con tratti fini, labbra intense di un rosso cupo e
sopracciglia arcuate.
Ma la cosa che mi spinse a fa re un passo indietro fù ciò che teneva in mano.
Un pugio.
Un corto coltello affilato risalente all'epoca dei Romani,con l'elsa stretta e arcuata. la lama sottile ma
larga in grado di far morire dissanguata una pesrona.
Sapevo cosa fosse perchè mia zia ne aveva uno in casa, conservato come una reliquia giuntaci da
qualche lontano avo.
-Alaric Bastian Castiel?
Sentii un brivido quando pronunciò il mio nome e feci un altro passo indietro, ma lei mi afferrò per
un polso spingendomi contro il muro e premendo lievemente la lama contro il mio collo con un
ghigno divertito sul volto distorto da un espressione malvagia.
-Lo prendo per un sì...- mormorò al mio orecchio.
-Ma sei impazzita?Chi diavolo sei?- esclamai cercando di liberarmi, per essere una ragazza così
sottili aveva una forza sovrumana.
-Potrei essere il tuo peggior incubo...- mi avvisò mentre un lieve rivolo di sangue mi bagnava il collo
graffiato dalla lama che stranamente i bruciava sulla pelle -...ma per ora sono solo un'ambasciatrice,
ti devo portare dal mio padrone...-
Quella ragazza era pazza, pensai, cercando di liberarmi ma senza riuscirci, non riuscii neppure a
spostarla di un centimentro, eppure non ero esattamente una mezza sega...
Poi improvvisamente qualcuno la scaraventò lontano da me, facendola cadere sulla strada sudicia.
Tornai a respirare normalmente, ma senza capire ciò che fosse successo, prima ancora di riuscire a
mettere a fuoco la ragazza una voce intervenne dura:
-Vattene, 
Daisy Ester Freeblack, oggi nessuno ti seguirà nei meandri del tuo Inferno!
Quella voce aveva un timbro potente e terribile, di chi pronuncia parole gravi ben conoscendone il
significato.
La ragazza scomparve in una nube di fumo nero, mentre una mano mi toccava una spalla
aiutandomi a rialzarmi.
Un uomo sulla trentina con corti capelli neri e intensi occhi verdi, mi sorrise rassicurante, ma io
scostai la sua mano cercando di allontanarmi.
-Calma Castiel...non ho intenzione di farti delò male, sono...ero un amico di tuo padre - affermò
sorridendo tristemente -Il mio nome è Raziel, sono qui per proteggerti.
-Da cosa?- corrugai la fronte sempre più confuso -Cos'era quella? E perchè a provato ad uccidermi?
Raziel sospirò, chiudendo per un attimo gli occhi, pareva stanchissimo:
-Credo che queste siano le prime di molte altre domande che mi porrai... Forse è meglio parlarne in
n osto più sicuro, giovane angelo...
E con queste parole mi superò senza aggiungere altro, camminando con passo sicuro e lento, come
chi cammina da troppo tempo su questo mondo eppure non è ancora abituato...

Un attimo...come mi aveva chiamato?









 






 

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Capitolo 3
*** Raziel ***



RAZIEL

 

Non sapevo come facesse quel uomo sconosciuto a sapere la strada di casa mia,
ma aggiungendo anche il fatto che avessi appena visto una ragazza scomparire nel nulla,
dopo avermi minacciato con un pugio, capii che quella non fosse la cosa più bizzarra che
mi fosse successo quel giorno e lo seguii in silenzio. 
L'unico pensiero che mi frullava in testa era che quel tipo diceva di conoscere mio padre, anzi,
di essere addirittura un vecchio amico di mio padre. Questo fatto mi riportava alla mente il
volto sempre malinconico di mio padre e mi chhiesi se mi avesse mai accennato a un certo
Raziel, che io ricordassi no...
A quanto ne sapevo mio padre non aveva amici, o, almeno, ne aveva avuto ma ormai erano
ombre del passato come lui stesso aveva affermato.
"Non rivangare il passato, è sempre brutto quando il passato torna e si mischia con il presente,
perchè è in quel momento che il futuro si fa ancora più fosco e lontano.."
Era questo che mio padrmi aveva detto una volta. 
Eppure stava succedendo esattamente ciò che mi aveva detto di evitare, senza che potessi fare nulla. 
L'uomo che mi aveva salvato attraversà il giardino della casa di mia zia El e si fermò davanti al
portico, aspettandomi. 
-Qui il mondo sembra essersi fermato...- lo sentii mormorare, con gli occhi persi nel passato. 
Lo superai, osservando i suoi occhi verdi luccicare leggermente alla luce del sole pomeridiano,
prima di seguirmi ed entrare in casa dopo di me. 
Guardava l'arredamento della casa in cui ero cresciuto come se ogni cosa gli rievocasse un carico
di ricordi talmente forti e importanti da sbigottirlo. 
Si avvicinò alla teca di vetro dove il pugio di famiglia riposava avvolto a metà da un fazzoletto di
seta rosso, accanto a un libro antico che non mi era mai stato permesso toccare e il cui dorso era
talmente sbiadito e segnato dal tempo per cui non era possibile più leggervi il titolo.
Per la prima volta mi chiesi se quel tomo oltre ad essere un dei tanti pezzi di antiquariato di mia zia
avesse anche un altro valore, un altra potenzialità oltre a quella di essere dimenticato sotto strati di
polvere. 
-Alaric! Per fortuna sei tornato, per un attimo ho avuto come un brutto presentimento...e poi
rispondevi al cellullare. Spiegami cosa ti serve quel aggeggio se non mi rispondi mai quando ti cerco,
eh? Stavo per chiamare la polizia, l'FBI, gli agenti segreti di tutta la Gran Britannia!- entrò tutta
trafelata in salotto mia zia, con i capelli biondi che le ricadavena in modo disordinato intorno al viso,
in parte tenuti su da una matita rossa e da una Bic nera, gli occhi scuri mi guardavano con quella sua
appressione tipica che si trasformò in sorpresa e confusione non appena sentì la voce di Raziel.
-Vedo che non sei cambiata, Eleonor...
Mia zia rivolse il suo sguardo su di lui e le cedettero le ginocchia, feci per sorreggerla, ma il braccio
dell'uomo fu incredibilmente più rapido del mio.
Vidi un fremito percorrere il corpo di zia El, mentre mormorava: 
-Oh no...il segreto, il segreto è stato scoperto? Tu...loro ci hanno trovati? Di nuovo? 
Lo sguardo di Raziel divenne improvvisamente tenero, mentre l'aiutava a sedersi sul divano e le
accarezzava dolcemente una mano:
-Purtroppo credo che neppure i segreti siano più come quelli di una volta, soprattutto il nostro...
-Ma chi? Come? Tu non avesti giurato di custodirlo come tuo compito? Cosa vogliono ancora?
Prima Gely, poi Castiel...io ho promesso di proteggero, ricordi?
-L'abbiamo promesso tutti. Eleonor, sulle Ali e sulle Fiamme. Per questo sono qui, è tempo.
Vidi mia zia sbiancare e prendersi la testa tra le mani, singhiozzando:-Credevo...credevo che avrei
potuto negare fino all'ultimo, speravo di non vedere mai quel giorno...
-"Il tempo giungerà prima che il nostro sia esaurito, l'erede e il prescelto che fu combatteranno
insieme per forgiave il futuro e dissolvere le tenebre del passato", ricordi la Profezia delle Fiamme
Antiche? 
-Come...come puoi farmi ricordare memorie di una vita che avevo distrutto e nascosto così bene?-
mormorò tra le lacrime, facendomi venire un brivido. 
Per un attimo gli occhi neri di mia zia erano divenuti di un azzurro cristallino, quasi irridente. Ma
doveva essere stata un allucinazione, qualcosa che i miei occhi avevano inventato. Sentii un brivido,
chiedendomi se quella conversazione tra mia zia e un completo estraneo stesse avvenendo realmente. Mi chiesi se non fosse tutto frutto dela mia fantasia, forse mi ero addormentato al parco e questo non
era reale.
Doveva essere così.
Improvvisamente mia zia si ricordò della mia presenza in quella stanza e mi guardò tra le lacrime. 

E capii che quello che stava succedendo era tutto dannatamente vero.









 

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