Chloe.

di _Skyline_
(/viewuser.php?uid=306366)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


CHLOE.

 

Trama:

" Dylan non lasciare la mia mano!"

Fu l'ultima cosa che riuscì a dirgli prima di vederlo cadere, prima di buttarmi nel vuoto per cercare di salvarlo. Prima di scoprire qual'è la mia vera natura

 

1

 

 

 

"E se fosse questo il mio posto?" pensai.

Tornai in superficie, l'acqua calda della piscina mi accarezzava la pelle, stavo così bene con il viso sommerso, li sotto c'è pace e tranquillità.

 

In questa piscina non viene mai nessuno, mi piace definirla " La piscina fantasma " del campus dove mi trovo ora, le piante hanno rotto i vetri e ormai il tetto è quasi completamente ricoperto di edera e rami, per non parlare dei muri e del pavimento, sono l'unica a venire qui, forse perchè non sono come gli altri...vivo in questo campus per persone speciali da quando avevo un anno, i miei genitori mi abbandonarono qui per una ragione a me ignota, gli insegnati non mi hanno mai spiegato il perché, ne voluto dirmi chi erano i miei genitori, o chi sono io in realtà. Ogni volta che provavo a parlarne sviavano il discorso. Era una cosa così frustrante, così cominciai a saltare le lezioni di preparazione fisica al combattimento e iniziai ad esplorare questa scuola, finché non trovai questa piscina, nascosta nel bosco.

 

Forse dovrei spiegarvi meglio: mi chiamo Chloe Evans e be..mi trovo forse per errore in una scuola per ragazzi e ragazze con poteri soprannaturali, mentre io sono solamente una fottutissima mortale.

Ho sedici anni..sedici anni passati a sopportare le prese in giro di quelle ragazze fighette con poteri che servono a nulla " Hei Chloe prendi questo" dicevano cominciando a fare accrobazie da ginnastica artistica che solo loro potevano fare " Ah no aspetta, non puoi ahah sei solo un inutile mortale. " Ogni giorno a sentirmi vittima di quelle oche. Se pensate che i poteri rendano una persona nobile e corraggiosa come i supereroi che descrivete nei vostri fumetti, sappiate che sono tutte stronzate. Altro che nobiltà qua fanno a gara per chi ha i poteri più " fichi "

 

Uscì dalla piscina coprendo il mio corpo nudo con un asciugamano bianco che legai sul petto, lasciai che i miei lunghi capelli biondi si asciugassero all'aria mentre, sedendomi su un arrugginita panchina a bordo piscina iniziai a osservare il tatuaggio nero che contrastava con la mia carnagione bianca, che fin da piccola portavo sul braccio, non ho mai saputo il significato. - Non dovresti essere qui. - la voce di un ragazzo mi fece tornare alla realtà, posai il mio sguardo su di lui, si trovava all'entrata della piscina e mi guardava con sguardo curioso, come se potesse leggermi dentro. - Nemmeno tu, strano..non viene mai nessuno qui di solito, per caso i tuoi super poteri ti hanno condotto in questo luogo? - nella mia voce c'era cattiveria, non seppi spiegarmelo, non volevo veramente essere sgarbata con lui. Lo vidi camminare verso di me per poi sedersi sulla panchina, per istinto mi coprì il seno con il braccio, anche se non ce n'era bisogno dato che ero coperta dall'asciugamo. - E' inutile che ti copri, riesco a vedere attraverso le cose. - disse ridendo, i suoi occhi mi scrutarono attentamente, subito le mie gote si colorarono di un tenero rosso, stavo per andaramene quando lo sentì ridere più forte – Stavo scherzando, non ho poteri così espliciti, piacere sono Dylan O'Brien tu sei..?- si alzò porgendomi la mano, - Non penso tu voglia veramente sapere chi sono, andresti via ridendo..- risposi abbassando lo sguardo, con la mano sinistra che teneva stretto il nodo dell'asciugamano gli diedi le spalle pronta a tornarmene in camera mia. - Che genere di potere hai? Sai leggere la mente? O cose del genere?- Mi chiese, stringendomi la mano destra e girandomi verso di lui, ammirai i suoi profondi occhi castani, un respiro ci separava ma no, non dovevo cascarci, sarà stato mandato da una di quelle oche per picchiarmi..scostai la mano con forza dalla sua, - E' proprio questo il punto, io non sono come te, non so nemmeno che ci faccio qui, quindi..lasciami stare. - uscì stanca da quel posto, ormai non potevo stare serena nemmeno li.

 

Correvo nel bosco coperta solamente da quel asciugamano bianco, ignorai completamente i sassi e i detriti che mi graffiavano i piedi, mi importava solo di tornare nella mia stanza prima che qualcuno potesse vedermi, non tanto per il fatto che ero praticamente nuda, più perché le persone in questo campus sono crudeli, si credono superiori solo perché possono fare cose straordinare, io non posso rendermi invisibile a mio piacimento, io non posso saltare come una gazzella o avere la super forza, io non potevo restare li, dovevo andarmene, ma la fuori, fuori da questa scuola è tutto nuovo, è come se la fuori io non fossi mai esistita, nessuna dichiarazione sull'anagrafe, nessun parente o conoscente, nessuno..

 

Distratta dai miei soliti pensieri caddi a terra colpita da un dolore lancinante alla caviglia, le lacrime iniziarono ad uscire senza che io lo volessi, ma ormai mandarle indietro era troppo tardi. "Una trappola per orsi?" pensai cercando di aprirla o per lo meno di far scivolare il piede fuori da quella morsa ma il dolore era troppo forte, troppo acuto anche solo per muovermi. - Ragazzi ho trovato qualcosa – sentì la voce famigliare di un ragazzo, era Matt il fidanzato della mia più acerrima nemica, mi asciugai in fretta le lacrime, cercando di farmi il più piccola possibile. Li vidi arrivare in gruppo " Fantastico, sono fottuta " pensai, - Anzi ho trovato qualcosa di meglio.. la piccola e sfigata Chloe.- rise amaramente, seguito dal suo branco di idioti.

 

DYLAN'S POV

 

"Chloe?" pensai, avevo già sentito parlare di lei, ma non l'avevo mai vista di persona, sembrava tipo una leggenda metropolitana, una di quelle a cui credi anche se un po lo neghi a te stesso, da stupido avevo seguito la massa, avevo imparato a conoscerla attraverso la storie che raccontava Matt e la sua fidanzata Clarice; nascosto dietro quell'albero continuai a osservare la scena. - Vi prego.. - disse con voce spezzata dal pianto e dal dolore – Liberatemi – dalle ferite sgorgava sangue, ormai tutto il suo piede era completamente sporco, stava soffrendo molto si vedeva, ne rimasi sorpreso anche se infine capì..lei è una mortale, non guarisce come noi. - Perché dovremmo? Liberati no? Ahah giusto, sei solo una stupida mortale!- sputò continuando a sghignazzare, godeva nel vederla così, impotente. - Hei piccola, aprì un po le gambe, puttana.-

  • Zitto Jackson! Nessuno ti ha chiesto niente.- lo interruppe Matt, il capo della banda, evidentemente non tollerava che qualcuno parlasse di sua iniziativa, Chloe invece non apriva bocca, tremava e piangeva stringendosi il nodo sul petto sempre con la mano sinistra mentre con la destra stringeva la caviglia ferita, in quel momento la vidi gracile, fragile e piccola. - Liberiamocene! - Matt si stava avvicinando pericolosamente a lei, voleva farle del male, liberarsi di lei, di una mortale, ma se si trovava qua dentro qualcosa dev'essere pur accaduto. Vidi portarsi una mano di fronte e un getto di vento li fece volare distante da lei, facendoli sbattere sui tronchi degli alberi. Si guardò le mani incredula, e anche io lo ero. Ma ora dovevo entrare in azione, prima che potessero riavvicinarsi e farle del male. Si erano alzati in piedi e si stavano scagliando su di lei più rabbiosi che mai. - Hei Matt, puoi lasciare a me l'onore di liberarmi di lei? Voi andate pure, nessuno saprà che siete stati voi - dissi facendo schioccare le dita delle mani, Chloe mi guardava inorridita, si muoveva nonostante pervasa dal dolore nel tentativo di liberarsi, invano; la morsa della trappola era stretta e le appuntite borchie d'acciaio ormai avevano penetrato la pelle in profondità, ogni movimento di troppo avrebbe potuto amputarle un piede. - Hei grazie amico, finalmente hai mostrato le palle – appoggiò una mano sulla mia spalla congratulandosi con me, " idiota "pensai guardandolo, li vidi scomparire lentamente nella boscaglia – Che vuoi farmi? - ancora piangeva, mi si spezzò il cuore a vederla così; - Non ti preoccupare – mi abbassai al suo livello, appoggiai una mano sulla caviglia, era fredda, dovevo sbrigarmi prima che potesse peggiorare, - Ora aprirò la trappola, ti avverto farà un male cane – la guardai negli occhi, erano di un intenso verde smeraldo, rossi e gonfi dal pianto erano comunque bellissimi, lei annui dolcemente ma non staccò mai gli occhi dai miei, portai le mani sulla trappola e con un lieve strattone la distrussi, ma anche da libera i suoi occhi rimasero incatenati ai miei. - Ehm grazie – disse aggrappandosi a me, l'aiutai ad alzarsi portando il suo braccio sulle mie spalle, le strinsi la vita e la presi in braccio e mi avviai verso la mia stanza..

 

La stesi sul mio letto facendo attenzione di non sfilarle l'asciugamo, aprì l'armadio in cerca del mio kit medico e di alcuni vestiti da darle. - Perché mi hai salvato? - chiese, presi la sedia della scrivania e mi avvicinai a lei con il cotone e il disinfettante e pian piano cominciai a pulirle la ferita, cercai di non distrarmi dal fatto che fosse praticamente nuda sul mio letto, mi obbligai a guardare solamente i tagli per evitare di soffermarmi troppo sulle sue gambe, sul suo corpo, sul suo viso. - Rimarrà la cicatrice? - chiese tremando, con una spugna ripulì dal sangue la caviglia per poi appoggiarla delicatamente sul mio ginocchio – No – risposi secco.

 

CHLOE'S POV

 

La sua mano si appoggiò sulla ferita, chiuse gli occhi e un ondata di calore mi pervase il corpo, dalla mano uscì una piccola luminescenza giallastra, il dolore passò, da quella brutta esperienza rimase solamente calore e beatitudine.

 

Appena spostò la mano notai che sotto di essa non era rimasta nemmeno una traccia che la trappola per orsi mi aveva lasciato, niente che facesse intendere di essere stata quasi aggredita da Matt. - Co, cosa sei tu? - gli chiesi balbettando – Niente in particolare, mi sono solo preso un po del tuo dolore guarendo la ferita, questo è il mio dono, in più ho un intelligenza al di sopra della media, riesco a comprendere le persone anche solo guardandole in faccia, capire se mentono, se sono felici o preoccupate..e ho un ottima memoria e una strategia militare infallibile, personalmente non mi piace chiamarli "poteri"preferisco definirli doni..tu perché non mi hai detto subito che sei una mortale? - sentivo dal suo tono di voce che era diverso dagli altri, non era stupido o cattivo, era una persona normale. - Tutti reaggiscono in modo strano quando mi conoscono, alcuni ridono, altri ne rimangono disgustati; come se essere una persona normale fosse un crimine..- mi alzai da letto tornando a camminare normalmente, mi girai dandogli le spalle, mi infilai i boxer che mi diete poi feci cadere l'asciugamano e mi infilai la sua maglietta, mi stava molto larga, sembrava che sotto essa non ci fosse niente, nonostante tutto era molto comoda. Sapevo che mi stava guardando, ma non m'importava, anzi mi piaceva sapere che i suoi occhi erano posati sul mio corpo.

  • Ehm e allora che ci fai qui -

  • Vorrei tanto saperlo anche io, so solo che i miei genitori mi abbandonarono qui all'età di un anno, non so cosa sono, non so chi sono loro, non so niente di niente.

  • E non vorresti scoprirlo? -

  • Fidati.. ho provato, Onks non mi dice niente. -

  • Quell'insegnate è un idiota, chi ti dice che tu debba chiederglielo? .-

Ormai era sera, il sole stava tramontando e tutto il campus ora stava cenando nella mensa, non avevo fame e non potevo nemmeno farmi vedere, tutti avrebbero parlato male di me, e cosa avrebbero pensato Matt e gli altri vendendomi ancora viva? Cosa avrebbero fatto a Dylan se fossero venuti a sapere che mi aveva liberata?

  • Hai fame? - chiese, alzandosi dalla sedia e accendendo il computer sulla scrivania, - No – risposi raggiungendolo, - e poi non penso che a Matt e agli altri faccia piacere vedermi...viva- esitai su quella parola, faceva male ricordare cos'era successo, se non ci fosse stato lui non so dove sarei andesso. - Se ti dicessi che stasera c'è la pizza cambieresti idea? -

  • No – ripetei

  • Ah Ah, stai mentendo..vado a prendertela io, rimani qui. -

Poco dopo lo vidi entrare con due fette di pizza e una bottiglietta d'acqua, - Senti..non vorrei sembrarti un pervertito ma forse è meglio se dormi qui stanotte..- appoggiò la pizza sulla scrivania – per il tuo bene è meglio se non ti fai vedere – ne addentò un pezzo e continuò a guardare lo schermo del computer digitando tasti – Perché non sei crudele come gli altri? - chiesi prendendogli la mano e guardandolo severamente in viso – Leggo una luce nei tuoi occhi, una luce diversa da quella che vedo in tutti gli altri...e un semplice mortale non è in grado di emanare la tua luce. - scostò la mano preso da un brivido, io rimasi a bocca aperta – sto cercando un modo per riuscire a oltrepassare la sicurezza del campus ed entrare nell'ufficio di Onks, prenderemo la tua cartella, leggeremo quello che ci serve e poi andremo via. -

  • Non possiamo semplicemente chiederglila? -

  • I tuoi piani fanno schifo, sono io il genio in strategia militare – mi diede una pacca sulla spalla in modo fraterno – lascia fare a me – così feci.

Le ore passarono, e più la luna si alzava luminosa in cielo più mi rendevo conto che forse era una ricerca stupida, mi stavo arrendendo all'idea di avere qualcosa di speciale, di  essere una semplice umana. - Fatto! - esclamò Dylan abbracciandomi contento per poi scostarsi subito dopo imbarazzato.

 

Le luci nel campus erano ormai spente, e un silenzio assordante regnava nell'aria, ogni minimo rumore poteva essere anche solo minimamente fastidioso all'udito. Arrivammo all'ufficio di Onks, lui stava dormendo sulla sedia, aveva bevuto si potè notare dalla bottiglia di vino vuota sulla scrivania, inserimmo il codice di sicurezza per aprire la porta ed entrammo di soppiatto camminando sulle punte, raggiungemmo il cassetto contenente le cartelle, serviva un'altra password per poterlo aprire – E adesso che facciamo? - chiesi preoccupata fissando un po Onks e un po il cassetto, avevo le mani che tremavano dal nervoso – Stupido Onks che usi la stessa password per ogni cosa – disse a bassa voce ridendo sotto i baffi, era più un allusione a lui che a se stesso, inserì il codice e si aprì il cassetto. - Poppe? Mi stai dicendo che il codice è Poppe? - dissi irritata, Dylan mi zittì mettendo il dito indice della mano sinistra sulle mie labbra, mentre con la destra sfogliava tutte le cartelle in ordine alfabetico fino alla lettera E..Evans. Iniziò a leggere ogni pagina: quando ero nata, dove ero nata, il nome dei miei genitori, e più cose leggeva più lo stupore s'impadroniva dei suoi occhi, - Chloe, tu sei un..- non fece in tempo a terminare..

 

  • E voi due marmocchi che ci fate nel mio ufficio? -

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 ***


2

 

  • E voi due marmocchi che ci fate nel mio ufficio? - la sua voce era insopportabile da sobrio, da ubriaco sembrava che un branco di gatti avessero graffiato una lavagna, Onks si alzò in piedi barcollando, prese la bottiglia di vino dalla scrivania e iniziò ad agitarla pericolosamente verso noi due, che accuciati sul pavimento non avevamo alternative per fuggire, guardai Dylan, speravo veramente che avesse un piano, un metodo per andarcene senza fare troppo rumore; i suoi profondi occhi castani fissavano quell'uomo, mi prese la mano e si alzò in piedi – Hei..Onks, amico mio – disse agitando l'indice in modo amichevole, - Che ne dici di lasciarci passare – fece un sorrisino tattico, il più finto che avessi mai visto, gli strattonai la manica per attirare la sua attenzione – Mi stai dicendo che questo è il tuo piano? Ma ti ha dato di volta il cervello! -

Onks ruppe la bottiglia sulla scrivania lasciando pezzi di vetro verde sul pavimento, la cosa era preoccupante, sentì Dylan stringermi la mano fino a farmi diventare le nocche bianche, alzò la mano sinistra in segno di resa mentre l'insegnante ci puntava la bottiglia rotta sul collo, i suoi occhi erano rossi dal furore e il suo alito emanava un forte aroma di vino, mi fece venire i conati di vomito. - Ohohoh Onks, cosa direbbe tua madre nel vederti così eh? - sua madre lo abbandonò quando aveva più o meno la nostra età, mossa astuta da parte di Dylan giocare quella carta sicuramente ha avuto un ottimo impatto emotivo dato che subito dopo Onks si sedette sulla sedia con le lacrime agli occhi continuando a sussurrare il nome di sua madre. Questo ci permise di uscire dal suo ufficio, raggiungemmo la stanza di Dylan, prima ancora di chiuderci la porta alle spalle lo riempì di domande. - Allora? Cos'hai letto? Cosa sono? Chi sono i miei genitori? E da dove provengo? -

-Non hai mai avuto esperienze strane con alcuni...elementi naturali? - il suo quesito mi lasciò di stucco, sarebbe sembrato assurdo se questa domanda me l'avessero posta un paio di giorni fa, a pensarci invece, ora come ora la cosa mi sembrava normale. - Be riesco a trattenere il fiato a lungo sott'acqua e a non scottarmi stando vicino al fuoco..a volte quando cammino sulla terra si creano come dei solchi al mio passaggio..ma non penso centri qualcosa sono cose che possono capitare – mi sentivo euforica all'idea che forse anche io avevo qualche potere sovrannaturale ma tutto questo nello stesso tempo mi spaventava a morte, non sapevo realmente come affrontare la cosa, come avrebbero reagito gli altri se fossero venuti a conoscenza di ciò?

Dylan appoggiò le sue tiepide mani sulle mie spalle lasciando che i suoi penetranti occhi castani mi leggessero dentro, un brivido mi passò lungo la schiena mentre pensieri poco casti mi affollarono la mente ma subito mi costrinsi a cacciarli. - Chloe, sei un Avatar. - disse emozionato mostrandomi uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto, - Un che? -

  • Un Avatar, è una persona unica, può padroneggiare tutti e quattro gli elementi, più un quinto che vieni a scoprire dopo la nascita e che varia da persona a persona, può esistere solo un Avatar e dopo la morte di esso i suoi poteri si tramandano in un'altra persona -

 

Ero un...Avatar, ancora faticavo a realizzare il tutto, ancora non potevo credere di avere una speranza di rinascita in questo luogo privo di gioia. L'unico problema è che io non ho mai frequentato le lezioni, non ho mai imparato a padroneggiare questa mia forza mistica, sono totalmente impreparata a essere ciò che sono ora. Ma c'era una domanda che mi turbava, un quesito..forse il più importante di tutti, forse l'enigma che mi avrebbe dato tante risposte quanti i miei dubbi: Perché me l'hanno tenuto nascosto? Che senso aveva privarmi della mia natura?

  • Piccola...so cosa ti turba, e vorrei dirti chi sono i tuoi genitori, ma non posso, il mio istinto me lo vieta. Però posso aiutarti ad imparare a padroneggiare i tuoi elementi.- mi accarezzò la guancia comprensivo, era frustante sapere che poteva leggermi dentro, ma contemporaneamente la cosa mi piaceva, mi piaceva sapere che poteva capirmi, che poteva aiutarmi. - E come? - chiesi speranzosa, si avvicinò, portando le labbra al mio orechio – In biblioteca, devono esserci per forza delle pergamene, purtroppo ora è chiusa e non c'è modo di entrare, ma domani mattina possiamo provare, te la senti di affrontare il mondo esterno? – disse in un sussurro, se me la sentivo? Non lo sapevo, non sapevo se ero pronta a vedere quei mentecatti dei miei compagni, non sapevo se ero pronta a un addestramento, l'unica cosa che ora mi era ben chiara era il mio obiettivo, avrei ucciso pur di sputare il veleno dell'esasperazione che porto dentro da tanti anni, avrei fatto qualsiasi cosa pur di vendicarmi...ma ora che rifletto, non avrebbe senso...diventerei solamente come loro, crudele spietata e senza cuore, nonostante il risentimento non potevo darla vinta all'aria di superiorità che si cela in questo campus, non potevo. Dovevo essere più razionale.

 

Annuì timidamente, non ero sicura di farcela, ma sapevo che affianco a lui sarei stata al sicuro, con la sua astuzia e intelligenza saremo riusciti a prendere ciò che ci serviva senza dare nell'occhio.

Ormai era notte fonda, tornare nella mia stanza non era sicuro, Dylan mi preparò il letto, lui non aveva sonno avrebbe fatto ricerche, così mi ha detto, andai a dormire più serena.

 

DYLAN'S POV

 

Chloe stava dormendo, era bellissima, i lunghi capelli biondi le ricadevano sul seno disordinatamente, mentre il grazioso viso rilassato le donava un aspetto così angelico. " Basta fissarla come un manicao, Dylan!" la voce nella mia testa rimbombò tra le pareti della scatola cranica come se mille voci contemporaneamente continuassero a ripetere quella frase; mi costrinsi a distogliere lo sguardo per concentrarmi sulla mia ricerca, stavo cercando su internet alcuni metodi di insegnamento che avrei potuto utilizzare per insegnarle a padroneggiare gli elementi, il suo è un potere particolare e molto pericoloso, per questo non potevo dirle dei sui genitori, non è ancora pronta a sapere cosa l'aspetta, una leggenda narra che un Avatar, in situazioni di estremo pericolo rivela la sua vera natura, che sia del male o del bene, per questo molte persone che nel corso dei secoli sono state scelte hanno preferito seguire la via dei monaci buddisti, per vivere in pace e tranquillità imparando a mantenere la calma, per evitare che l'essere che vive dentro di loro sfoci fuori creando caos e distruzione, o bene e pace. Questi Avatar vengono seguiti da un fedele mentore che insegna loro come eseguire specifiche mosse di difesa, quel mentore...sono io.

Non a caso ieri la trovai in piscina, sapevo che il mio compito era quello di proteggerla, e il mio istinto sapeva dove potevo trovarla. Ma nemmeno questo posso rivelarle, almeno fino a domani, quando in biblioteca leggerà le pergamene sulla sua storia.

 

IL GIORNO DOPO.

 

Erano le sette di mattina quando costrinsi Chloe a svegliarsi, passammo prima nella sua stanza, così da poterle dare dei vestiti decenti e poi ci dirigemmo in biblioteca, era vuota, la cosa non mi stupì, quasi nessuno vieni qui.

Andammo nel reparto di "Mito e Epica" e ci dividemmo per cercare le pergamene.

  • Trovato! - dicemmo in sincrono, io trovai il pesante e vecchio tomo sulla storia della sua discendenza da Avatar, lei, la lunga pergamena con scritte tutte le mosse per padroneggiare tutti e quattro gli elementi.

Ci sedemmo entrambi emozionati su quelle scomode seggiole in legno vecchio della bibblioteca, lei era emozionata, era così palpabile ciò che provava, i miei poteri non centravano niente adesso, chiunque avrebbe potuto comprendere da quel suo sorriso così buffo e bello quanto stesse fremendo dalla voglia di sapere, io ero emozionato per paura, paura che tutto ciò potesse essere troppo delicato ed importante da leggere in una volta, ma sapevo, anzi, lo sentivo che lei era pronta.

 

 

  • Quindi...tu sei il mio mentore? - mi guardò come se non ci potesse credere – sei solo un ragazzino – concluse con sguardo confuso, cercai di non offendermi ma in effetti aveva ragione, avevo solo diciott'anni, non potevo ritenermi un mentore esperto e saggio, ma sapevo qual'erano i miei compiti, e sapevo che ce l'avrei fatta.

  • Non prendermi in giro – le tirai un piccolo buffetto sulla spalla in modo amichevole per poi alzarmi, prendere la pergamena e seguita da lei mi diressi verso la piscina.

  • Perché siamo qui? -

  • E' l'unico posto dove posso addestrarti senza la paura costante che possa vederci qualcuno -

Aprì la pergamena, il primo elemento scritto era l'Acqua, sapevo che non sarebbe stato per niente facile insegnarle la padronanza, e sapevo altrettanto che io da solo non ci sarei riuscito, dovrei portarla al di fuori di queste mura, portarla da un vero monaco nato col potere dell'Acqua, sarebbe, forse, stato un fallimento da parte mia, ma non avevo altra scelta, proprio come lei nemmeno io sono stato addestrato a dovere per eseguire la mia missione, questo campus del resto possiede solo giovani guerrieri e supereroi, non saggi mentori capaci di insegnare a una nuova promessa della salvezza o della distruzione umana come gestire le sue emozioni e le sue capacità per eseguire specifiche mosse e tutto questo rendeva di gran lunga le cose più complicate.

  • Cosa ti turba Dylan? - chiese avvicinandosi a me facendomi avvampare, scossi la testa chiudendo gli occhi per mettere in luce quello che dovevo fare, mi ha sempre aiutato in fondo, quando ero più giovane e in difficoltà mi bastava chiudere gli occhi e la risposta mi appariva di fronte come una piccola luminescenza nell'oscurità più profonda, ed ora quella luce era lei, lei e l'acqua della piscina, ora mi era tutto più chiaro.

  • Avvicinati all'acqua Chloe, siediti e medita, pensa attentamente a ciò che vuoi fare con quel'elemento, quando sarai pronta e concentrata avvisami – così fece, si sedette a bordo piscina incrociando le gambe e chiudendo gli occhi, in quel preciso istante l'energia che emanava stando vicino al suo elemento padronale era ad altissimo livello, una luce verde usciva dai pori della sua pelle, una luce che solo io potevo vedere e che mi intimoriva.

 

Dopo pochi minuti sentì un respiro profondo. - Mi sembra tutto così stupido...- disse alzandosi in piedi, - Non sono pronta per tutto questo, non ho la minima idea di cosa fare... - si mise le mani nei capelli camminando avanti e indietro sul bordo della piscina fissando le sue vans rosse, mi avvicinai a lei abbracciandola forte, una scossa elettrica passò su tutto il mio sistema nervoso provocandomi brividi su tutto il corpo, questo era il nostro primo vero contatto? Penso di si, un abraccio casto ed innocente eppure sentivo il suo cuore battere come le ali di una farfalla, scalpitava così velocemente che riuscivo a sentirlo anche solo stando in silenzio, ma non era il solo, anche il mio batteva forte, per ragioni che forse negavo a me stesso...

  • Piccola sono qui, e ti aiuterò, ce la farai, usa queste emozioni e prendi il controllo.- mi guardò sospirando pesantemente, i suoi profondi occhi smeraldo emavano qualcosa di diverso, una tonalità sull'azzurro stava prendendo il posto di quel meraviglioso verde prato lentamente...il suo vero Io stava emergendo insieme ai suoi poteri, la cosa mi spaventava ma sapevo che potevo riporre le mie speranze in lei. La presi per mano e la portai nuovamente a bordo piscina, - Tocca l'acqua e dimmi cosa provi - vidi la sua affusolata mano pallida immergersi nell'acqua, i suoi occhi tornarono improvvisamente verde acceso, sorrise. - Mi sento...come se mi fossi ricaricata le batterie ecco. - disse, guardai la pergamena e gli illustrai la prima mossa scritta. "Come lanciare palle d'acqua" quel foglio era molto antico, appartenuto a moltissime generazioni prima della nostra, la carta era così delicata che un semplice soffio di vento avrebbe potuto distruggerla.

  • Ora chiudi gli occhi, visualizza attentamente ciò che vuoi fare con l'acqua sottostante, e poi muovi la mano in modo circolare ed infine spingila in qualsiasi direzione tu voglia. - provai a spiegarle, sapevo che era tremendamente difficile.

Chiuse nuovamente gli occhi privandomi di quel suo sguardo incantevole, portò la mano di fronte al suo viso verso la piscina e lentamente cominciò a fare dei cerchi, l'acqua sotto di lei pian piano si muoveva come se un soffio di vento la facesse muovere, ma sapevo che il vento non centrava nulla, - Focalizza l'obiettivo Chloe – dissi in un sussurro al suo orecchio, e pian piano l'acqua cominciò ad alzarsi verso l'alto contro la forza di gravità, vidi le sopracciglia corrugarsi e una smorfia apparire sul suo viso e l'acqua ricadde schizzandoci. - Non ci riesco Dylan è troppo difficile. - vidi i suoi occhi inumidirsi, era palpabile la sua disperazione. Presi le sue mani pallide tra le mie incrociando le dita affusolate, la guardai dritta nelle sue iridi lasciando che i miei occhi castani potessero penetrarla nell'animo creando così un dolce color Hazel. - So che ce la puoi fare! - strinsi le mani facendo diventare le sue nocche bianche dandole la mia forza, le lasciai andare vedendola concentrarsi nuovamente sulla piscina. L'acqua si alzò nuovamente a un mentro di altezza prendendo una forma sferica, era limpida e da essa filtrava il sole creando delle sfumature opalescenti sul marmo a bordo piscina, l'acqua prese sempre di più una forma geometrica ma era debole, si vedeva da come si muoveva lentamente nell'aria, strinsi la mano a Chloe lei ricambiò cordialmente la stretta per poi lanciare la palla d'acqua in una direzione, forse la più sbagliata che potesse prendere...verso me; mi colpì in pieno bagnandomi tutto, la cosa che più mi stupì fu con quanta forza la sfera mi venne in contro facendomi barcollare. - Oddio scusami – disse Chloe trattenendo una risata. - Sai..- la guardai fulminandola con lo sguardo facendola intimorire. - Sei stata fantastica!! Magari la prossima volta colpisci qualcos'altro però.- presi il lembo della mia t-shirt e lo arrotolai per far uscire un po d'acqua poi continuai. - Stavi andando benissimo ma credo che un vero monaco esperto nella padronanza di questo elemento possa esserti più d'aiuto.- passai una mano sui capelli per pettinarli.

  • Cosa?!-

  • Partiamo domani.-

 

Note dell'autrice

Ed eccomi qui con il secondo capitolo, spero davvero che vi piaccia coma sta procedendo la storia, è originale su questo non c'è dubbio e ammetto che amo complicarmi la vita perché è davvero difficile da scrivere questa fan fiction in quanto ci sono davvero molti elementi che fatico a far combaciare, ma ci sto mettendo tutta me stessa. Se avete consigli da darmi sono ben accetti. Scusate per eventuali errori di ortografia.

Tanti bacioni xoxo

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3 ***


3

 

CHLOE'S POV

Il cielo stava raggiungendo il crepuscolo, sebbene non mi piaccia svegliarmi presto la mattina dovetti per forza accettare l'ordine di Dylan e dunque uscire dalla scuola alle prime ore del mattino, quando l'alba stava ancora sorgendo, così da riuscire ad oltrepassare il confine senza essere visti. È pazzo, non sono pronta a questo. Non sono preparata ad affrontare il mondo esterno, è una sfida più grande di noi. Io mi fido dell'astuzia di Dylan ma questo non basterà in scontri corpo a corpo, non basterà per sopravvivere. Ed io...non sono lontanamente preparata fisicamente per poter utilizzare i miei domini. Avrei solo voluto che i miei professori me ne avessero parlato prima, ma la paura li ha accecati, hanno preferito rinchiudermi piuttosto di rischiare. Non è giusto che io abbia dovuto nascondermi per tutti questi anni perché loro erano totalmente terrorizzati all'idea di crescere un pericolo umano, quando chiaramente il vero pericolo non sono io. Tutti gli altri studenti del campo sono molto più malvagi, assetati di sangue, si divertono delle disgrazie altrui e si credono superiori a chiunque per le abilità speciali che possiedono. Sanno correre veloce, hanno la super forza, la vista infuocata e cos'altro? Una volta usciti da quel luogo cosa faranno? Giocheranno a fare i supereroi o verranno sfruttati dai potenti dello stato per lavorare? Insomma, un braccio di Matt avrebbe lasciato a casa in vacaza decine di uomini, tutto il suo corpo avrebbe fruttato all'azienda tanto di quel risparmio e denaro che lo avrebbero imprigionato e utilizzato come un asino. A quel pensiero rabbrividì, non potevo permettere di essere scoperta, nessuno doveva sapere di cosa sono capace, almeno finché non sarei riuscita a perfezionare almeno una delle mie tecniche. Ora dovevamo solamente crearci una nostra identità e raggiungere il Polo Sud. Dylan dice di aver trovato un'anziana dominatrice dell'acqua in quel posto sperduto, non so come abbia fatto, forse è grazie ai suoi poteri ma spero di raggiungerla in fretta in modo da riuscire ad apprendere questa capacità.

Eravamo in cammino da un paio d'ore e avevamo raggiunto un imbarcazione abbandonata, almeno credo, con quella avremmo lasciato New York e saremo partiti. Riluttante su ciò che ci aspetterà comunque speravo di riuscire ad allenarmi. Prima di arrivare la vorrei almeno essere in grado di saper muovere un po' d'acqua. In meno di un mese raggiungeremmo il luogo previsto.

 

Dylan stava nello studio della nave a studiare alcune mappe e a rintracciare altri dominatori, io stavo sulla stiva a lasciare che l'innebriante profumo di mare mi penetrasse nelle ossa, non era un odore poi così piacevole, per via della salsedine che ti si appiccica sulla pelle ma mi dava un senso di libertà che dentro quella scuola, nascosta dalla città, non riusciva a darmi. Chiusi gli occhi cercando di innescare dentro di me quella scintilla che riusciva a far entrare l'acqua nelle mie vene, come se dei fili invisibili di una marionetta fossero legati in qualche modo all'acqua, e le mie dita riuscissero a muoverle. Non so spiegare come io ci riesca, mi basta pensare a ciò che voglio e quasi per magia sento un legame con questo elemento che me lo fa padroneggiare.

Lasciai che i miei pensieri di dissolvessero nell'aria quando una voce profonda mi rimbombò nel cranio facendomi sussultare. "Trova te stessa Chloe" disse questa voce, "Essere l'Avatar non è facile e ti ricopre di responsabilità, ma come tuo predecessore ti aiuterò nella guida spirituale del tuo cammino." e in un attimo quella voce maschile sparì dalla mia testa, sembrava che qualcuno stesse sussurrando dentro al mio orecchio ma no, la voce era nella mia mente, ed era dell'ultimo Avatar, le sue parole mi avevano confusa ma era incoraggiante sapere che mi avebbe aiutata. Scossi la testa riaprendo gli occhi, nemmeno mi ero accorta di essere caduta a terra, quella voce mi aveva come portata in un'altra dimensione, e forse è così. Parlare con lo spirito di un defunto non dev'essere qualcosa di così normale. In ogni modo, il legame che si è andato a formare ha creato in me quella forza e sicurezza dei miei poteri da farmi apprendere a pieno chi sono. Io sono l'Avatar.

Chiusi nuovamente gli occhi e mi lasciai trasportare dalla soave e rilassante melodia delle onde, portai le mani di fronte a me verso il mare e cominciai a fare lenti e coordinati movimenti, leggeri come l'aria, sembrava una danza, ma allo stesso tempo una battaglia, era tutto naturale l'unica cosa che sentivo era l'acqua che si legava al mio corpo accarezzandolo in un dolce abbraccio. Aprì gli occhi lasciando che il colore verde dei miei occhi si mischiasse con l'azzurro delle onde, ora la vedevo, una palla d'acqua era sospesa in aria, di fronte a me, lasciai le mie braccia libere di muoversi e in un secondo la scagliai all'orrizzonte come una frusta.

Sorrisi soddisfatta sentendo questo nuovo potere crescere dentro di me rendendomi invincibile. Mi sentivo potente più che mai, sapevo che potevo nutrirmi dell'energia di questi elementi. Sentì battere delle mani alle mie spalle, mi girai incatenando i miei occhi a quelli di Dylan. - Brava, davvero molto brava. - disse mettendosi le mani in tasca e avvicinandosi a me, stava masticando uno stuzzicadenti quando lo sputò a terra. - Che ne dici, riusciresti a spingere questa barca malandata con l'acqua? - appoggiò i gomiti sulla ringhiera in legno che costeggiava la stiva guardando il mare sorridendo, riuscivo a vedere l'azzurro dell'acqua riflettersi nei suoi occhi scontrandosi col suo castano. Sorrisi anche io, - Potrei provarci. - andammo sulla punta della nave, riportai le mani di fronte a me e desiderai di spingere l'acqua in modo da poter far andare più veloce l'imbarcazione, mi bastò desiderarlo e dare forza alle mani perché ciò accadesse. La nave prese a viaggiare sull'acqua a una velocità inconcepibile quasi caddi a terra per la spinta ma Dylan mi strinse i fianchi appoggiando forte il suo petto sul mio tenendomi ferma, rabbrividì a quel contatto. - Se vai avanti così ragiungeremmo la meta tra meno di due giorni. - ammise portando le labbra vicino al mio orecchio e sussurrando. Altri brividi. - Lo spero ma non posso stare così molto a lungo. - le braccia erano indolenzite e sentivo che stavano per mollare, avevamo fatto pochi chilometri e la barca sembrava potesse spiccare il volo da come la base strisciava sull'acqua. Poi, caddi indietro sopraffatta dalla potenza dei miei stessi poteri, persi l'equilibrio e caddi a terra sopra Dylan, ancora mi stringeva i fianchi, i suoi occhi mi stavano leggendo dentro, il mio cuore scalpitava, le mie guance arrossate. Se non mi scostavo subito la situazione poteva avanzare, e ormai ero troppo impegnata a scoprire me stessa per concentrarmi su questo. E comunque non sarebbe successo io, io non gli piaccio, in un certo senso è stato costretto a venirmi dietro, e poi è meglio non rischiare, dobbiamo essere una squadra.

Il sole stava calando, e in cielo comparivano le prime stelle e la luna si faceva alta illuminando il paesaggio, rifletteva sulle calme onde del mare riempiendomi di beatitudine, e soprattutto di forza. Durante il pomeriggio ho studiato con Dylan sulle vecchie tribù dell'acqua. C'era un epoca, mille anni fa, dove tutto il mondo era popolato interamente da dominatori e non. Vivevano tutti pacificamente, comandati dall'Avatar, ma un giorno, l'Avatar scomparve, e la pace terminò. Il popolo del fuoco decise di sottomettere tutti gli altri domini affinché il fuoco potesse essere l'unico e il più forte, questa battaglia durò cento anni, poi arrivò il mio predecessore, un monaco dominatore dell'aria, era un ragazzino all'epoca, ma grazie al mondo degli spiriti riuscì a vincere la battaglia. Ora tutti i dominatori si sono evoluti dando al mondo nuove specie di super eroi, ma il presidente ha cercato in tutti i modi di sopprimerli costringendoci a nasconderci. Ora, è il mio turno di riportare la pace.

Stavo nella mia stanza rannicchiata sotto al leggero tessuro bianco, il cuscino era scomodo e anche il materasso duro, ma non era quello a tenermi sveglia. Non riuscivo a prendere sonno, i pensieri stavano affollando la mia mente. Stava succedendo tutto in così poco tempo.

  • Chloe! Chloe svegliati! - sentì Dylan bussare alla mia porta con voce allarmata, solo allora mi accorsi che fuori tempestava e le onde si stavano praticamente mangiando l'imbarcazione. Uscì dalla stanza dirigendomi con Dylan sulla stiva, era tutta bagnata e le onde sembravano volessero mandarla giù a tutti i costi. - Che facciamo? - domando spaventata, quelle onde erano totalmente fuori dalla mia portata, non sarei mai riuscita a domarle. - Perchè non provi..- non lo feci terminare, sapevo cosa voleva, ma questo andava oltre le mie capacità. " Ce la puoi fare!" di nuovo quella voce fece irruzione nella mia mente, mi piegai portandomi le mani alle orecchie cercando di bloccarla, "Ti guido io" sembrava non volere smettere, faceva male, ma dovevo ascoltarla. "Mettiti al centro e apri le braccia." così feci, una volta in posizione aspettai solamente un altro ordine. Il cuore pulsava, lo sentivo chiaramente facendomi mancare il fiato. La pioggia che mi bagnava i capelli, le onde che s'infrangevano sul ponte, gonfie e minacciose, il mare non era più calmo, era spaventosamente arrabbiato. "Ora, spingi l'acqua lontana da te, apriti un varco, io ti aiuterò." poi la voce scomparve, affievolita, al suo posto c'era solo il rumore del temporale. Chiusi gli occhi concentrando tutte le mie energie sulle mani, pensai intensamente a cosa volevo che l'acqua facesse e dopo un po avvenne. Le onde lentamente si allontanarono di qualche centimetro dalla barca, ma non era sufficiente per evitare che l'imbarcazione andasse distrutta.

Vidi di fronte a me l'immagine sbiadita di un uomo anziano messo nella mia stessa posizione, aiutarmi a spingere l'acqua lontana dalla barca, lo vidi mentre una luminescenza oplaescente lo circondava, poi capì, ero entrata in contatto con lui, ora il mondo degli spiriti e il nostro si erano fusi, e stavano coesistento pacificamente, io ero il loro prezioso tesoro, non potevano permettere la mia morte. Dal momento della sua apparizione mi sentivo più forte e invicibile e a quel punto riuscì ad aprire gli occhi. Enormi onde si estendevano in altezza per quasi dieci metri, lontane almeno la stessa distanza dall'imbarcazione, ora avevamo un passaggio, potevamo raggiungere il polo sud tranquillamente, in fondo si trattava solamente di resistere. Dopo pochi minuti sentivo le braccia deboli, i muscoli tesi bruciavano dallo sforzo e anche i polpacci non erano da meno, ma non potevo mollare. Lanciai un grido per liberarmi, per far uscire tutta la rabbia che avevo in corpo. La pioggia batteva frenetica sulla mia cute, bagnandomi e scompigliandomi i lunghi capelli biondi, non ce la facevo più, sentivo che tutte le mie forze si stavano esaurendo. Sentì delle braccia muscolose avvolgersi attorno a me abbracciandomi da dietro. Era Dylan, anche lui inzuppato fradicio mi stava trasmettendo tutta la sua forza, il cuore iniziò a battermi più forte e una scarica di adrenalina mi fece fremere le gambe, il mio predecessore era scomparso, ora era dentro di me.

- Dylan non ce la faccio più. - dissi gridando per sovrasstare le grida della tempesta. - Non mollare! - mi strinse più forte premendo il suo petto sulla mia schiena, potevo sentire il suo cuore e il calore della sua energia attraversarmi il corpo, poi piano piano, la pioggia cominciò a cessare, diventando lentamente solo un piccolo sgocciolamento da rubinetto difettato. Il cielo era ancora scuro, ma almeno il vento cessò e costantemente le onde iniziarono a dissiparsi, ad abbassarsi, fino a calmarsi del tutto. Portai le braccia lungo i fianchi barcollando ma prima che potessi cadere Dylan mi prese, sollevandomi in braccio. - Sono stata brava? - chiesi sorridendogli, i miei occhi erano stanchi e tutto il corpo indolenzito, anche la mia voce risuonava esausta. - Bravissima piccola. - rispose lasciandomi un bacio sulla fronte bagnata. A quel punto chiusi gli occhi, perdendo i sensi e lasciando che il buio mi avvolgesse. 

Note dell'autrice
Ciao a tutti, eccomi qui a pubblicare il capitolo all'una di notte. Ci ho messo parecchie ore a scriverlo e probabilmente ci saranno errori di distrazione, spero non molti. Fatemi sapere cosa ne pensate e tanti auguri al mio idolo Dylan.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4 ***


4

 

Inspirai profondamente quell'aria fresca e dolce del mattino, almeno credo fosse mattino, lasciando che i miei polmoni potessero riempirsi fino allo sfinimento. Mi stiracchiai sentendomi riposata e tranquilla nonostante non mi ricordassi in che modo sono andata a dormire, adesso che rifletto non so nemmeno quanto ho riposato. Scostai le coperte invernali dalla mia pelle liscia lasciandomi accarezzare da quel morbido tocco, appoggiai i piedi sul gelido pavimento e a fatica, in punta di piedi per evitare di congelarmi le dita, guardai fuori dal piccolo oblò posto nella mia stanza. Il cielo era di un bellissimo azzurro chiaro, in effetti sembrava quasi finto, era troppo limpido, senza nemmeno uno straccio di nuvola, bianca come il cotone. Da piccola, guardandole su quel prato verde della scuola ho sempre pensato potessero essere enormi letti fatti di felicità, dove gli angeli ballano e si divertono. Ora, mi sembrava così strano e triste non vederne nemmeno una. Un pezzo di ghiaccio galleggiava sull'acqua vicino all'imbarcazione, lentamente e con molta calma la vidi sorpassarci, o forse eravamo noi ad aver sorpassato lei. Come potevo dirlo, mi sembra di aver perso totalmente la cognizione del tempo. Uscì dalla mia stanza raggiungendo la cucina dove trovai Dylan con una matita in bocca e un'altra sulla mano destra, contemplare un paio di mappe, mentre si dondolava sulla sedia. - Ciao. - la mia voce era roca e secca, bassa e trasformata in un sussurro, evidentemente non mi sentivo più abituata a parlare, tossì per schiarirmi la voce e per attirare la sua attenzione; appoggiai una spalla sullo stipite della porta incrociando le braccia al petto e guardandolo divertita. Alzò la testa incredulo per poi – spaventato dal mio improvviso arrivo – cadere all'indietro in un tonfo. Il suono della sedia sul pavimento era insopportabile da ascoltare per le mie povere orecchie stanche che dovevano ancora abituarsi al risveglio, ma non potei trattenere una risata. La sua risata risuonò nella stanza mischiandosi con l'ossigeno che respirai profondamente sentendomi più viva che mai, quella risata...era qualcosa di così dolce e giovanile, di così buffo e divertente che chiunque avrebbe riso insieme a lui. Era qualcosa di essenziale. Incrociai i piedi continuando a fissarlo, per la prima volta dal nostro incontro mi soffermai sui lineamenti del suo viso, concentrandomi su quanto fosse bello e puro, la sua carnagione così chiara era in netto contrasto con i suoi occhi scuri, profondi come il mare e pieni di pensieri. Quel color cioccolato così dolce da causare un iper glicemia, ne rimasi quasi incantata, rapita, nei suoi occhi ci potevo benissimo affogare, morire in quelle sue iridi che sembrano sempre abbracciarti e confortarti ogni volta che ne hai bisogno. Poi i miei occhi si soffermarono sulle sue labbra, l'arco di cupido davano una forma più a cuore alla sua bocca rosea, erano carnose ma non troppo, quel giusto per farti impazzire dal desiderio. Come potevo essermi accorta solo ora di quanto fosse bello e angelico il mio mentore? Devo essere stata davvero una stupida, accecata dall'odio e il rimorso che provavo verso gli altri avevo dimenticato che lui non faceva parte di quel gruppo, avevo quasi dimenticato che lui mi aveva salvata, che lui mi sta salvando. I miei pensieri stavano volando progressivamente a una velocità inconcepibile di fronte a me, sembravano così vividi che sentivo che lui poteva leggerli e volendo anche rileggerli per sicurezza, tanto non se ne sarebbero mai andati. Mi sentivo in soggezione a stare nella stessa stanza con lui, era troppo bello e intelligente per me. Io in fondo non sono niente di che.

Scossi la testa cercando di annullare ogni sorta di pensiero o immagine poco casta nei suoi confronti, non potevo permettermi di mostrarmi debole, o di fargli capire quello che pian piano sta crescendo dentro il mio cuore nei suoi confronti, non potevo perché eravamo una squadra, ogni errore che ci avrebbe portato a separarci avrebbe aggravato entrambi, e questo, io non lo potevo permettere.

Mi avvicinai a lui stringendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi, le risate soffocate mi rendevano difficile il compito, ma riuscì a farlo tornare sui suoi passi. Mi sorrise, altra cosa che mi fece letteralmente avvampare, come faceva ad essere così sexy e impacciato contemporaneamente? Non sarei mai riuscita a spiegarmi cosa ci fosse in lui di tanto particolare da farmelo piacere, ma qualsiasi cosa fosse non dovevo prestarci troppa attenzione per evitare di distrarmi dal mio compito. Diventare un Avatar e aiutare le persone speciali come me ad essere integrate nel mondo senza discriminazioni. Questo era il compito che mi ero prefissata, ero stufa di nascondermi, non ne potevo più di fingere di essere normale, di fingere di essere qualsiasi cosa. Solo ora, dopo aver scoperto in parte chi sono, mi rendo conto ti quanto sia stata soffocante e dolorosa la mia vita.

  • Come ti senti? - domandò portandosi le mani ai capelli per pettinarsi il suo ciuffo perfettamente disordinato. Anche il suo costante caos mi piaceva. - Mi sembra di aver dormito per troppo tempo, di essermi persa troppe cose. - abbassai lo sguardo fissando i miei piedi nudi che lentamente si stavano abituando al pavimento gelato, i deboli raggi del sole che filtravano dal vetro dell'oblò mi raggiunsero scaldato sotto di me il pavimento, subito mi sentì sollevata. - Hai dormito per quattro giorni. - quella rivelazione mi sembrava totalmente indicibile. Quattro giorni? Perché avevo dormito così tanto? Ora si spiega il pezzo di ghiaccio che vidi in mare al mio risveglio. Devo aver dormito così allungo da non essermi accorta di aver raggiunto la nostra meta.

Poi ricordai: la tempesta, il mio predecessore, i miei poteri poi...tutto buio, per quattro lunghi giorni. A fissare l'oscurità tormentata dalla voce del vecchio Avatar che mi suggeriva come padroneggiare i miei poteri, come entrare in contatto con lui attraverso il mondo degli spiriti. Quattro giorni a lasciare che la mia mente viaggiasse in un'altra dimensione, mentre Dylan, tutto solo, ha governato questa enorme imbarcazione, abbattuto, forse, per il mio momentaneo stato di coma. Ecco perché mi sento priva di energie, intorpidita e affamata, con la gola secca. Ora si spiega il mio iniziale disagio al mio risveglio. Ora è tutto più chiario.

Mi sedetti a tavola bevendo del caffè dalla tazza di Dylan, guardando a mio modo quelle vecchie ed ingiallite carte fingendo di capirci qualcosa, poi mi arresi. - Dove siamo? - si riprese il caffè dalle mie mani facendosi scappare una lieve risata. - Siamo arrivati, entro mezzogiorno arriviamo a riva. - guardai l'enorme orologio posto sopra al forno della nave, mancava un ora al nostro arrivo e io non potei fare altro che sentirmi elettrizzata all'idea di trovare una persona come me. Mi avviai verso il piccolo bagno, dovevo farmi una doccia, dopo quasi una settimana senza bagno mi ci voleva proprio. Mi spogliai lasciando che i vestiti luridi che portavo da troppo tempo ricadessero nella cesta dei panni sporchi, mi guardai allo specchio, i capelli erano secchi e increspati, puzzavano di salsedine e sudore, la pelle bianca la sentivo unta e sporca per non parlare delle mie mani, le unghie erano diventate marroni da tutto lo sporco che si celava sotto. Ero davvero ripugnante, come ha fatto Dylan a non girarsi e vomitare stamattina? Io l'avrei fatto e solo ora mi rendo conto di quanta vergogna provo verso me stessa per essermi presentata in quelle condizioni. "Chloe smettila! Che t'importa!" pensai, non potevo permettere a un ragazzo di rendermi vulnerabile. Proprio no, io sono più forte di una stupida adolescenta infatuata del solito ragazzo impossibile. Entrai nella doccia e feci scorrere l'acqua tiepida sul mio corpo lasciando che la cullasse, che la trasformasse. Quanta energia riusciva a darmi questo elemento, quanto potere riuscivo a sentire crescere dentro di me ad ogni goccia che scivolava sul mio corpo, la sentivo nelle vene, come se mi fosse sempre appartenuta. Chiusi gli occhi e lasciai che l'acqua mi bagnasse il viso mentre con il dito indice la sollevavo con una facilità tale che sembrava stessi muovendo l'aria, anche se contrattare con quel elemento così banale agli occhi di tutti non era facile, serviva spiritualità e calma interiore, bisognava sentirsi leggeri come l'aria e padroni di ogni cellula del proprio corpo. Questo richiedeva un enorme sforzo morale, e dato che non ho mai frequentato la scuola, e la pazienza non è il mio forte l'Aria mi avrebbe causato molti problemi.

Uscì dalla doccia sentendomi subito più fresca e profumata di quando entrai, la mia pelle aveva un colorito molto più roseo, nonostante la mia carnagione fosse praticamente lattea, i capelli erano tornati al loro biondo naturale, si avvicinavano di molto al platino ma non ho mai tinto i capelli. Mi infilai l'intimo nero in netto contrasto con la mia pelle e poi i vestiti, invernali, dato che eravamo arrivati al polo sud. E qualcosa me lo confermò appena la punta della nave toccò la riva.

N.A
Ciao a tutti, eccomi con il quarto capitolo. Mi scuso per il ritardo della pubblicazione ma non ho avuto molto tempo, perdonatemi se è corto e forse noioso e magari scritto male, ci tenevo ad aggiornare e ho fatto le cose di fretta. Spero comunque che la storia mi vi piaccia. Recensite se vi va :)

In oltre volevo dirvi che ho pubblicato il primo capitolo della mia FF sugli One Direction "Stay Alive"
Seguitemi su Twitter: @GiorgiiaG ricambio tutti e anche su Wattpad: Ardemonium.
Sul secondo mio account riportato sopra                                                ^^^^^^^^^^^^            ho appena iniziato la mia nuova storia su Harry Styles: Madness. Parla di una ragazza rinchiusa in un ospedale psichiatrico dove incontra Harry, li succederanno tante cose spaventose, ma anche cose belle. Qualcosa di leggermente simile, ma non uguale, a ciò che è successo al nostro amato Stiles Stilinski alla Echo House, ma niente di troppo ugule. Passate, passate, passate!!! :D

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2737082