Il migliore amico del mio ragazzo.

di Tellie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo. ***
Capitolo 3: *** Secondo capitolo. ***
Capitolo 4: *** Terzo capitolo. ***
Capitolo 5: *** Quarto capitolo. ***
Capitolo 6: *** Quinto capitolo. ***
Capitolo 7: *** Sesto capitolo. ***
Capitolo 8: *** Settimo capitolo. ***
Capitolo 9: *** Ottavo capitolo. ***
Capitolo 10: *** Nono capitolo. ***
Capitolo 11: *** Decimo capitolo. ***
Capitolo 12: *** Undicesimo capitolo. ***
Capitolo 13: *** Dodicesimo capitolo. ***
Capitolo 14: *** Tredicesimo capitolo. ***
Capitolo 15: *** Quattordicesimo capitolo. ***
Capitolo 16: *** Quindicesimo capitolo. ***
Capitolo 17: *** Sedicesimo capitolo. ***
Capitolo 18: *** Diciassettesimo capitolo. ***
Capitolo 19: *** Diciottesimo capitolo. ***
Capitolo 20: *** Diciannovesimo capitolo. ***
Capitolo 21: *** Capitolo venti. ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventuno. ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventidue. ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventitre. ***
Capitolo 25: *** Ventiquattresimo capitolo. ***
Capitolo 26: *** Capitolo venticinque. ***
Capitolo 27: *** Ventiseiesimo capitolo. ***
Capitolo 28: *** Ventisettesimo capitolo. ***
Capitolo 29: *** Ventottesimo capitolo. ***
Capitolo 30: *** Ventinovesimo capitolo. ***
Capitolo 31: *** Trentesimo capitolo. ***
Capitolo 32: *** Trentunesimo capitolo. ***
Capitolo 33: *** Trentaduesimo capitolo. ***
Capitolo 34: *** Trentatresimo capitolo. ***
Capitolo 35: *** Trentaquattresimo capitolo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


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Prologo.
 


Finalmente la campanella dell'ultima ora era suonata,e ripeto finalmente potevamo uscire da quella specie di carcere minorile spacciato per scuola.Il solito brusio mi faceva compagnia mentre uscivo dalla mia classe,tutti gli studenti erano contenti che finalmente fossero iniziate le vacanze natalizie,e chi poteva biasimarli:anche io ero felice come una Pasqua,nonostante fosse dicembre.
Mi sistemai meglio lo zaino in spalla e salutai la mia amica Johanna,la quale mi mandò un bacio volante.Le sorrisi e uscii con l'altra mia amica,Charlotte,mentre tiravo fuori il telefono dalla tasca e lo accendevo.Ridacchiai,quando la mia amica offese la professoressa di inglese,dato che l'aveva interrogata anche l'ultimo giorno prima delle vacanze.
Varcai,finalmente,la soglia del cancello grigio e anonimo della scuola,sistemandomi i capelli con una mossa della mano.
«Louis!» urlai,correndogli incontro.
Il mio ragazzo stava in piedi con un sorriso sornione stampato sul viso,con le braccia spalancate e i suoi occhi azzurri puntati su di me.Allacciai le braccia dietro il suo collo,mentre lui mi sorreggeva per i fianchi facendomi fare una giravolta.
«Che ci fai qui?» gli stampai un bacio sulle labbra.
«Mi mancavi piccina» ammise «è tanto che non ci vediamo»
«Ci siamo mercoledì pomeriggio,e oggi è venerdì» gli feci notare.
«E' stato un giovedì orribile» scherzò,sorridendo.
«E fu così che,per colpa di Louis,Erika non mi calcolò più» piagnucolò Charlotte.
«Oh,ma non è vero» la rimproverai.
«Perchè devo andare al centro commerciale,altrimenti farei due chiacchere con te,Louis» gli puntò il dito contro «ci sentiamo stasera»
«Sempre la solita» commentai,vedendo Charlie allontanarsi.
«Che avevi intenzione di fare oggi?» mi chiese Louis.
«Qualsiasi cosa ti direi,tu non me la faresti fare perchè hai già organizzato qualcosa» lo guardai ovvia.
«Mc Donal'ds e film a casa mia» annunciò,prendendomi per mano.
Avevo conosciuto Louis più di un anno fa ad una festa di un ragazzo della mia scuola,lui era in quinta mentre io ero in seconda liceo.
Stavo bevendo un bicchiere di Vodka Lemon e lui mi affiancò,cominciando a fare qualche battuta.Inizialmente,pensavo che mi avesse puntato soltanto per divertirsi una serata e spassarsela con una ragazza,ma poi abbiamo passato tutto il tempo insieme a ballare e scherzare e alla fine della festa mi ha chiesto se il giorno dopo potevamo prendere qualcosa dopo la scuola:chi l'avrebbe mai detto.
Andammo a prendere un frappuccino da Starbucks e abbiamo iniziato a conoscerci,così dopo qualche mese abbiamo deciso di frequentarci,e finì che ci fidanzammo.Andammo verso la sua Mini Cooper azzurra e partimmo,accendendo la radio e inserendo nel lettore CD il disco dei Take That.Passammo dal Mc Drive e prendemmo il nostro pranzo,avviandoci poi verso la villa Tomlinson.Che Louis avesse i soldi,era parecchio risaputo,ma mai avrei creduto -prima di conoscerlo a fondo- che abitasse in una casa di quelle dimensioni.
Certo,ci abitavano sua madre,suo padre,le sue quattro sorelle e lui e per metterci tutte queste persone dentro ci voleva una casa grande,ma non in così gigantesche dimensioni.Parcheggiò davanti al garage,dopo aver attraversato tutto il vialetto circondato dall'imenso giardino.
«Non mi abituerò mai a questa casa» ammisi,chiudendo la portiera.
«Io invece non mi abituerò mai ad averti come ragazza» mi circondò le spalle con un braccio.
Louis era la dolcezza fatta persona.Ogni volta che mi faceva un complimento,io arrossivo come un pomodoro e abbassavo lo sguardo,sorridendo come un'ebete.
«Sai sempre come farmi rimanere senza parole» commentai,entrando in casa sua.
Salutò la domestica e il maggiordomo,avvertendoli che ci saremmo rintanati in camera sua e che non volevamo essere disturbati.Salimmo le scale ed entramo nella sua stanza,che assomigliava vagamente a tutta la mia casa,forse un pochino più piccola - ma di poco.
«Che film vuoi guardare?» gli chiesi,sicuramente l'aveva già scelto.
«Avevo pensato a Kick-ass,non sono riuscito a vederlo al cinema» mi spiegò,mettendolo direttamente nel lettore DVD.
«Allora non ho altra scelta» risi,cominciando a tirar fuori il pranzo dal sacchetto.
Poggiai i due panini sul tavolino davanti al letto,poi ci misi le due bibite con le cannucce e le patatine,sistemando accuratamente tutto su un tovagliolo,così da non sporcare il vetro.
«Accipicchia che organizzazione» commentò,sedendosi sul letto di fianco a me.
«Io tengo cura delle cose,sai non è che se mi si graffia il tavolino di vetro me lo ricomprano» gli feci una linguaccia.
«Ah-ah,simpatica» mi rispose con una smorfia.
«Lo so» gli sorrisi e presi a mangiare il mio Mc Chicken.
«Erika» mi chiamò «stavolta il film lo voglio vedere eh» mi rimproverò.
«A me lo dici?» spalancai gli occhi «ogni volta che ci mettiamo a guardarne uno,dopo un po' ti giri verso di me e aspetti che anche io mi giri» incrociai le braccia.
Ogni fottuta volta che guardavamo un film,alla fine finivamo per fare altro.Non ci spingevamo tanto oltre,anche perchè solitamente o c'erano i nostri amici,oppure eravamo in casa con i nostri genitori.Prese ad armeggiare con il telecomando e,una volta comparsa la schermata iniziale del film,premette play.
«Okay,adesso mangiamo e guardiamo il film,intesi?» ripetè.
«Ma non devi dirlo a me,sei tu che non riesci a resistermi» addentai un'altra volta il mio panino.
Il film iniziò,e nel giro di 15 minuti avevamo spolverato tutto ciò che di commestibile stava sul tavolino.
Kick-ass era carino come film,certo era un film un po' surreale,un ragazzo che diventa un supereroe nel ventunesimo secolo non è che accada ogni giorno,ma a Louis piaceva,e a me andava bene così.Verso la metà del film,la mano di Louis si andò ad intrecciare alla mia,come gli mancasse quel contatto.Osservai come stavano bene insieme,e alzai lo sguardo,incontrando gli occhi glaciali di lui.
Passò un dito lungo tutto il mio braccio scoperto -mi ero tirata su le maniche,avevo un po' caldo- provocandomi una miriade di brividi,poi fece passare lo stesso dito in varie parti del collo,e fu lì che non ci vidi più niente.Mi sedetti su di lui,circondandogli il bacino con le gambe.Tracciai il contorno delle sue labbra con l'indice,lentamente,puntando i miei occhi nei suoi.Ribaltò la situazione e mi ritrovai con la schiena sul materasso e Louis sopra di me.Cominciò a baciarmi dolcemente,intrufolando la sua lingua nella mia bocca.
Io e Louis non ci eravamo mai spinti oltre i baci,nonostante stessimo insieme da sette mesi festeggiati la settimana prima.Entrambi non volevamo correre troppo,tante volte ci eravamo trovati a scherzare sull'argomento e a farci qualche battutina sopra.
Non ci ritenevamo ancora pronti,così diceva Louis.Insomma,lui aveva 21 anni,ed è ovvio che un ragazzo della sua età voglia farlo,forse nascondeva questo suo desiderio per far contenta me e per darmi tempo.L'unica cosa è che avevo paura che,un giorno o l'altro,si stancasse di me e mi lasciasse.
«Louis» lo chiamai «vuoi davvero stare con me?»
«Certo piccina» rispose,marchiando leggermente il mio collo «perchè me lo chiedi?»
«Beh..» mi morsi un labbro.
«Erika,non è che perchè non l'abbiamo ancora fatto,io ti lascerò per questo,te l'ho già detto.Aspetterò fin quando non sarai sicura,è un passo importante» mi rassicurò.
Da questo si capisce che Louis non era più vergine da un po',lo fece con una ragazza della sua classe e poi si lasciarono dopo tre giorni,strana la vita.Ogni volta che me lo diceva -ed erano tante,perchè quell'insicurezza ricorreva molte volte nella mia testa- mi sentivo più sicura,più tranquilla.
«Sei davvero il ragazzo perfetto» posai le mie labbra sulle sue.
L'unico problema?
Io ero pronta,lo sapevo,solo che non riuscivo ad esprimermi a parole.Era sì un passo importante,come diceva lui,solo che l'occasione giusta non c'era mai - la sfiga.Il telefono fisso di camera sua prese a squillare,facendo risuonare nella stanza un'odiosa suoneria somigliante a quella dei telefoni in vecchio stile.
«Il telefono» sussurrai,prendendo fiato.
«Richiameranno» mi morse il labbro inferiore.
«Potrebbe essere importante» ipotizzai.
Mi lasciò un ultimo bacio a fior di labbra e si alzò facendo leva sui gomiti,rispondendo al cordless.Riattaccò subito dopo.
«Andiamo giù,Bart ha detto che c'è qualcuno per me» mi informò,tendendomi la mano.
Strinsi la mia alla sua e scendemmo al piano inferiore,dove gli occhi di Louis si illuminarono e il un sorriso enorme spuntò sul suo volto.
«Harry!» urlò,correndo nella sua direzione.
Si abbracciarono forte,Louis lo stringeva a sè come se non lo vedesse da un'eternità.Questo ragazzo era più alto di Louis,aveva dei capelli castani e sorprendentemente ricci,due occhi verdi e un fisico niente male,il quale si poteva capire dalla leggera maglietta bianca che portava.
«Quando sei arrivato?» gli domandò il mio ragazzo.
«Tre ore e mezzo fa,poi ho preso un taxi e mi sono fatto portare qua» lo informò.
«Dio quanto mi sei mancato,Hazza» gli scompigliò i capelli.
Avevo sentito parlare di 'Hazza',Louis mi aveva detto che era un soprannome che aveva dato al suo migliore amico in seconda superiore,mentre lui veniva chiamato 'Boo-Bear' per qualche strano motivo.
«Erika,vieni» mi fece cenno di avvicinarmi «Harry,questa è Erika,la mia ragazza,Erika questo è Harry,il mio migliore amico»
«Piacere Harry,Louis mi ha parlato di te» gli strinsi la mano,sorridendogli.
«Piacere mio,Louis non la smetteva di parlare di te quando ci sentivamo» mi avvertì,mettendo in mostra delle tenere fossette che ho avuto l'occasione di notare solo ora.
«Harry» lo rimproverò Louis.
«Che c'è?E' vero» rispose.
«Com'è andata in America?» gli chiese «devi sapere Erika,che Harry è andato a studiare a New York otto mesi fa,poco prima che ci fidanzassimo io e te» mi avvicinò a sè,stringendomi per un fianco.
«Bene,New York è davvero caotica,ma ti giuro che è stata una bella esperienza,soprattutto perchè le ragazze lì sono così belle» spiegò,concludendo con un sorrisetto.
«Ma quindi ora,dato che sei tornato,potrai finalmente venire a stare qua?» domandò speranzoso Louis.
«Se tu mi ci vuoi,sì» ammise.
«Ma certo che sì,che domande!» gli rispose ovvio «la prima camera degli ospiti è vuota,ed è perfetta per te.Poi magari con calma trasferiamo tutte le tue cose da me,abbiamo tutte le vacanze!»
«Grazie Lou,sei un amico» il riccio gli tirò una pacca sulla spalla «Gemma abita in capo al mondo e mia madre,beh,diciamo che è ancora arrabbiata»
«Tranquillo,io sono qui apposta per te,non devi preoccuparti di niente.La mia famiglia sarà contenta di averti in giro per casa» Louis gli rivolse un sorriso.
Questo Harry mi stava simpatico,nonostante lo conoscessi da pochi minuti,e poi il fatto che rendeva felice Louis andava come punto a suo favore.

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Capitolo 2
*** Primo capitolo. ***


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Primo capitolo.
 

 

 

Io,Charlotte e Johanna avevamo deciso di fare le classiche spese di Natale -ancora non avevamo comprato nessun regalo- andando in giro per Doncaster,per i centri commerciali e anche per i negozi a lato delle vie principali,strette nei nostri Woolrich lunghi fino al ginocchio.Dovevo comprare i regali per i miei genitori,per i miei fratelli Niall e Greg e ovviamente per Louis - per le mie amiche l'avevo già comprato e l'avevano già messo sotto l'albero.
L'inconveniente della famiglia di Louis era che dovevo regalare qualcosa anche alle gemelle e alle altre sue due sorelle,quindi cinque regali solo per la famiglia Tomlinson,inoltre sarei risultata scortese se non l'avessi fatto anche ai suoi genitori,perciò sette regali in tutto.A Daisy e Phoebe regalai due Barbie,a Lottie e a Fizzy una maglia,a Johanna una collana e a Mark un'agenda.
«A Louis che regali?» mi chiese Johanna.
Era la domanda che mi stavo ponendo da più di due ore,e volevo lasciare il suo regalo da ultimo,così che potevo avere più alternative di scelta.Ma nonostante la miriade di negozi che avevamo girato,non riuscivo a trovare quello giusto.
«Non ne ho la più pallida idea» ammisi,tirando fuori l'Iphone dalla tasca.
Nuovo messaggio da Louis: che fai piccina?
«Come si suol dire,parli del diavolo e spuntano le corna» scherzò Charlotte.
«Soltanto che Louis è tutto fuorchè un diavolo» digitai qualche tasto.
- Shopping natalizio, non so cosa regalarti! Tu che combini?
«Che avete fatto ieri?» domandò curiosa Johanna.
«Niente,abbiamo guardato un film e poi è arrivato un amico di Lou,si chiama Harry ed è tornato ieri da New York» le informai,entrando dentro ad un negozio di scarpe.
«E' un bel bocconcino?» Johanna si ravvivò i capelli.
«Quando potremo conoscerlo?» Charlie si guardava intorno.
Louis: Lo sai che non mi interessano i regali, perchè ti ostini a volermene fare uno? In fondo, mi hai già fatto il regalo di compleanno, perchè vuoi spendere ancora? Aiuto Harry con il trasloco, ci sono parecchie scatole ancora da portare.
«Alla festa a sorpresa di Louis,ci sarà sicuramente,anche perchè è il suo migliore amico e non può mancare» spiegai.
Guardando la parete sulla quale stavano diversi paia di scarpe,la mia attenzione fu catturata da un paio di Vans nere in edizione limitata,che Louis aveva visto un po' di tempo fa,ma che non comprò perchè già aveva preso un paio di Toms bianche.
«Scusi,ha il quarantadue di questo modello?» mi rivolsi al commesso.
«Certo,vuole provarle?» mi sorrise.
«Ah no,non sono per me» risposi imbarazzata.
«Okay,adesso gliele vado a prendere in magazzino» entrò in una stanza.
- Perchè te lo voglio fare anche per Natale, anche se ti meriteresti molto di più di un banale oggetto confezionato. Se vuoi, quando ho finito qua posso venire ad aiutarvi, due mani in più fanno sempre comodo.
«Eccole» arrivò il commesso.
«Grazie mille» presi la scatola.
«Buon Natale» mi augurò.
«Anche a lei» andai verso la cassa.
La ragazza alla cassa mi fece un pacchetto regalo con un vistoso fiocco rosso e lo mise in una busta enorme,che aggiunsi alle sette che già tenevo in mano.Presi il portafoglio dalla borsa e pagai,cercando di non far cadere niente.
Louis: Adoro quando sei dolce. Certo che puoi venire, casa mia è sempre aperta per te. Poi Harry dopo esce per portare altra roba, ce ne possiamo stare un po' da soli.
«Ragazze,io adesso vado da Louis,devo aiutarlo con il trasloco di Harry,ci vediamo il 24» scoccai loro un bacio sulla guancia e corsi fuori,prendendo un taxi.
Dissi all'autista l'indirizzo e nel giro di quindici minuti ci arrivai,gli diedi i soldi e scesi,sistemandomi meglio la tracolla sulla spalla destra e tutte le buste,divise equamente nelle mani.Suonai -non so come- il campanello e mi venne ad aprire Johanna,che mi fece poggiare tutto a lato della libreria.
«Louis è al piano di sopra,sta cercando di convincere Harry a dipingere le pareti di arancioni» mi informò.
Sistemai le varie buste con i regali della famiglia sotto l'imponente albero andai con calma al piano superiore con tre buste,entrai nella prima camera degli ospiti -ce n'erano tre- e sentii discutere i due.
«Perchè dovrei dipingerla di arancione?Non mi piace» borbottò Harry.
«Ma dai,che è carino l'arancione!Fa tanto carota» ribattè Louis.
«Ma a me non piacciono le carote,lo sai» il riccio incrociò le braccia.
«Fai contento il tuo migliore amico,dai» il castano fece labbruccio.
«A quello ci pensa lei» Harry mi indicò.
«Amore» mi rivolse un sorriso e si avvicinò,stampandomi un bacio sulle labbra.
«Harry,a te di che colore piacerebbe dipingere le pareti?» gli chiesi,andando al centro della stanza.
«A me piace il verde acqua» rispose.
«Abbiamo gli stessi gusti» riconobbi «dico che è un'ottima idea»
«Due contro uno,Tommo» gli rinfacciò il riccio.
«Ah,non è giusto» rise.
«Adesso vado,mio padre ha detto che mi aiuta a portare altre scatole» disse «ci vediamo dopo»
«Ah,Harry!» lo chiamai,prima che potesse uscire «il 24 organizziamo una festa a sorpresa per Louis qui a casa sua,mi chiedevo se volevi partecipare»
«Sì ma,non conosco nessuno..» balbettò.
«Conosci me e Louis» gli risposi ovvia.
«Grazie» sorrise sarcastico.
«Facciamo una cosa,dammi il tuo numero così ti informo per bene» proposi.
Ci scambiammo i numeri di telefono e poi sparì nel corridoio,per poi scendere le scale e andarsene.
«Che confabulate tu e Hazza?» chiese curioso.
«Niente di che» mi difesi «ecco il tuo regalo» gli consegnai la busta del negozio di scarpe.
«Non dovevi» sorrise «però lo prendo lo stesso»
«Sempre il solito» gli tirai un pugno sul braccio «avete fatto un bel lavoro in due giorni,però»
«Non ci siamo fermati un attimo,voglio che Harry abbia una camera decente» spiegò.
«Che fai il 24?» gli domandai.
«Non lo so,avevo intenzione di passarlo con te,dato che mamma vuole trascinarmi dai parenti,a cena» mi circondò i fianchi con le sue mani.
«Prima di pranzo vieni a casa mia,ci rimaniamo fino alle cinque e poi torni a casa,così puoi stare con la tua famiglia» proposi,mettendo le braccia dietro al suo collo.
«Mmh,mi sembra accettabile come cosa» mi lasciò un bacio sul naso «non potrei non vederti per il mio compleanno,anche perchè i desideri del festeggiato vanno esauditi,ed io voglio assolutamente passare il mio primo giorno da ventunenne con te»
«E io ci sarò,come potrei mancare?» mi sporsi in avanti e lo baciai.
«Mia madre ha tappezzato la casa di vischi» sussurrò,staccandosi di poco dalle mie labbra «che ne dici se passiamo sotto ad ogni porta?Così saremo costretti a baciarci»
«Ma noi non abbiamo bisogno del vischio per farlo,ci baciamo tranquillamente anche senza» gli sorrisi,mordendogli il labbro inferiore.
«In questo modo,abbiamo un motivo in più» disse convinto.
«Ma chi te le da queste idee?Vedi qualche film?Le leggi da qualche parte?» presi il telefono che intanto aveva preso a trillare.
Harry: Io vengo, basta che tu e Louis mi stiate vicini, non voglio rimanere da solo.
- Certo, ti staremo appiccicati come cozze.
«Chi era?» domandò.
«Johanna» mentii «ti saluta»
«Oh,quando la potrò rivedere?» chiese,inumidendosi le labbra.
«Stronzo» misi il broncio.
«Louis,Erika,mamma vi vuole giù» la piccola Daisy sbucò dalla porta.


 
ma io che aggiorno di già?
wow, meravigliatevi, perchè non succederà molto spesso, lol.
questa storia mi ha preso davvero tanto, l'ho iniziata poco tempo fa -pochissimissimo- 
e me ne sono innamorata.
ho già in mente tutta la trama, mi sono già fatta un filmino in testa, e spero che piacerà anche a voi.
non è molto lungo questo capitolo, però spero vi piaccia lo stesso.
ringrazio chi ha letto il prologo, mi auguro che continuerete a seguire la storia e a farmi sapere che cosa ne pensate, è importante per me. (:
adesso ho finito di annoiarvi, auguri a tutti/e. <3
xx
crediti per il banner a @paynesrules :)

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Capitolo 3
*** Secondo capitolo. ***


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Secondo capitolo.


«Niall,non puoi prendere tutto ciò che vedi» lo rimproverai,riponendo un pacchetto di biscotti sullo scaffale del supermercato.
«E se poi non bastano?Meglio abbondare» cercò di convinvermi.
«Secondo te trenta pacchetti di patatine e altrettanti di biscotti non bastano?» lo guardai ovvia «non sono tutti come te,tu questi li finisci in cinque giorni,gli invitati saranno troppo impegnati a ballare per mangiare»
«Che spreco di cibo» commentò «uffa però,è l'ennesima cosa a cui mi dici di no» sbuffò,spingendo il carrello.
«Volevi svaligiare il reparto stuzzichini,ti pare normale?!» esclamai,controllando la lista.
«Ma sono così buoni..» mormorò.
Nuovo messaggio da Harry: Louis non si regge più, vuole tornare a casa in ogni modo.
Avevo chiesto ad Harry se poteva tenere occupato Louis,non volevo entrasse nel supermercato e vedesse tutta la nostra spesa.Avrebbero dormito a casa del riccio,così potevano finire di smontare alcuni mobili;così poi,sarebbero tornati a casa Tomlinson nel corso della mattinata seguentel,e in seguito sarei entrata io e l'avrei portato a casa mia per rispettare il programma già stabilito.
- Trovagli una qualsiasi scusa, si lascia convincere facilmente.
Lo conoscevo solamente da tre giorni e già eravamo diventati amici,aveva una capacità di fare amicizia sorprendente.Eravamo stati insieme quasi per forza questi due giorni in cui ero da Louis,poi l'ho anche aiutato a sistemarsi nella stanza.Trasferiva tutti i mobili che aveva nella casa di suo padre in quella di Louis,sistemandoli a suo piacimento - le pareti non erano arancioni.Mancavano soltanto i mobili della libreria e qualche mensola,poi la sua tana sarebbe stata pronta.
''No,la vedrai solo quando sarà completamente finita'' e così il riccio mi proibì di entrarci.
«Ma allora chi è questo Harry?» Niall mi distolse dai miei pensieri.
«E' il migliore amico di Louis,lo vedrai domani» gli risposi,mettendo dei prodotti sul nasto.
«Spero sia simpatico,mi farebbe piacere avere un nuovo amico.Esco solo con Louis,ho bisogno di un altro compagno di giochi» commentò,sistemando delle bottigliette.
«Ecco bravo,di giochi,perchè tu e Louis siete dei bambini di due anni» lo presi in giro,prendendo il controllo del carrello.
«Non farmi ricordare quando tu,Charlie e Jay vi siete travestite e vi siete messe la gonnellina rosa,le ballerine dello stesso colore e vi siete fatte le trecce» mi canzonò.
«Ma a Louis è piaciuto,e anche parecchio» mi lasciai scappare.
«Non voglio sapere cosa avete fatto nè come ti ha tolto i vestiti» mi fermò con la mano.
Risi,per poi mettere i vari prodotti nelle buste.Niall pagò e uscimmo dal supermercato,caricando tutto nella bauliera.
«Pronto?» risposi al telefono di Nialler.
«Chiamo Niall e rispondi te,cos'è questa storia?» chiese ironico.
«Adesso è impegnato,che c'è Lou?» gli spiegai.
«Volevo sentire cosa stesse facendo,una pausa mi ci vuole da tutto questo lavoro» ammise.
«Dai,così ti verranno i muscoli» sorrisi,chiudendo il bagagliaio.
«Stai forse insinuando che non li ho?» sembrava quasi offeso.
«Mmh» sospirai.
«Ah,è così eh?Domani ti faccio vedere io» borbottò.
«Ti passo Nialler,un bacio» lo salutai.
 
«Le hai comprate tu le tovaglie color carota?» domandai a Charlotte.
«Sì,poi Jay ha preso i vassoi» mi informò la mia amica
«Le ciotole sono nella dispensa» mi avvertì la madre di Louis.
Stavamo organizzando come fare per sistemare tutto il cibo e le bevande per il giorno successivo,come disporre i tavoli,come fare spazio.
«Tanto vengo domani mattina e vi aiuto,poi Louis viene a casa mia e lo riporto qui alle cinque,quindi dovrà essere tutto pronto» avvertii loro.
- Harry, cambio di programma. Louis non può assolutamente entrare in casa domani, portalo a casa mia direttamente.
«Josh poi ha la macchina piena di birre e alcoolici» mi sussurrò la mia amica Johanna.
«Ci divertiremo domani» trillò Charlie.
«Già» diedi loro ragione.
«E voi due?Che farete?Avrete casa libera..» Jay mi tirò una gomitata.
«Oh» mi ricordai «credo che sarà la volta buona»
«Sul serio?Sei sicura?Sei pronta?» domandò allarmata Charlotte.
Lei non era più vergine,aveva sprecato la sua prima volta con un ragazzo in discoteca,e non voleva che corressi troppo e che facessi come lei.Era sempre molto premurosa e protettiva nei nostri -miei e di Johanna- confronti,e non voleva che soffrissimo per qualche ragazzo.
«Sì,credo sia arrivato il momento» annunciai un po' titubante.
«Ma non devi farlo solo perchè Louis compie 21 anni» mi ricordò Johanna.
«No,sul serio:sono pronta» ammisi «e quale miglior occasione del suo compleanno?Abbiamo casa libera,no?»
«E allora dobbiamo subito andare a comprare qualcosa di Victoria's Secret» annunciò Charlie «Jay,vestiti e prendi le chiavi della macchina,andiamo alla ricerca di un completino sexy da far indossare ad Erika»
«E magari,ne approfittiamo per comprarci anche i vestiti per la festa» ricordò Johanna.
«Presto presto,non c'è un minuto da perdere!» disse contenta la castana «Eri,mettiti il giubbotto»
Eseguii gli ordini delle due dittatrici -nonchè migliori amiche- e salutai Johanna -la madre di Louis-,che fortunatamente non aveva sentito niente della nostra conversazione.

 
ed ecco il secondo capitolo :3
questa storia mi sta venendo meglio di quanto mi aspettassi, non per essere modesta, lol
anzitutto, Buon Natale a tutti/e (:
e auguri in ritardo al primo protagonista di questa fan fiction, quel coglionazzo di Louis William Tomlinson che è invecchiato.
ti amiamo lo stesso, superman. <3
vi faccio questo capitolo come regalino di Natale, certo non sarà quello che vi aspettavate, però non potevo mica mandarvi per posta un regalo a tutti/e!
fatemi sapere che ne pensate, se ce la fate.
stamattina mi sono svegliata talmente presto, che non ho avuto un cazzo da fare, quindi ho voluto pubblicare questo capitolo e quello della mia ff su Zayn.
mi ero accorta che era cortissimo, quindi ho scritto in 15 minuti la parte del centro commerciale, altrimenti veniva una schifezza.
spero vi piaccia, scusate ma adesso devo andare a pranzo, mio padre mi trucida se non corro a tavola.
auguroni a tutti/e. <3
crediti per il banner a @paynesrules :)

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Capitolo 4
*** Terzo capitolo. ***


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Terzo capitolo.

 

Il gran giorno era finalmente arrivato,ed io ero più in ansia che mai.Volevo che tutto fosse perfetto,che niente andasse male,perchè doveva essere un giorno perfetto.Erano le nove e mezza,ed ero a casa Tomlinson a contribuire all'organizzazione della festa.
Harry lo avrebbe accompagnato davanti casa mia alle dieci e un quarto,perciò dovevo aiutare il più possibile,dato che sarei stata tutto il giorno impegnata a tenere occupato Louis,e soprattutto,a tenerlo lontano da casa sua.Sistemai i vari tavoli in salotto e spostai tutti i mobili ingombranti nel ripostiglio e alcuni nella sala da biliardo,così da aiutarli almeno un po'.
Mi dispiaceva far fare loro tutto il lavoro,quindi volevo aiutarli il più possibile.Adesso però,dato che si stava facendo tardi,dovevo correre a casa mia,e Jay mi ci portò - non avevo ancora la patente.
«Amore!» urlò Louis,sfoggiando un sorrisone.
Fortunatamente,ero arrivata in tempo sotto casa e Johanna non si era fatta vedere da lui.
«Auguri» lo abbracciai,accarezzandogli i capelli.
«Non ci credo,ho 21 anni» scosse la testa.
«Io proverò questa sensazione fra tre anni» storsi la bocca.
«Intanto pensa a farne 19,pischella» mi prese in giro.
«Che ne dici di entrare in casa?Mi sto congelando,almeno così possiamo continuare questo discorsino» lo guardai male «ciao Harry,ci vediamo dopo»
«Perchè dopo?» domandò curioso Louis.
«Perchè ti dovrà portare a casa tua,e io dove credi che sia!?» gli rispose ovvio il riccio.
«Oh,già» sorrise «ciao Hazza»
«Smemorato» lo rimproverai,aprendo la porta.
«Ciao mamma,ciao papà» li salutai,entrando.
«Ciao Maura,ciao Bobby» si rivolse a loro Louis.
«Oh,ciao amore.Louis,buon compleanno» mio padre sbucò dalla cucina.
«Giusto,che scema,me ne stavo per dimenticare!Auguri Louis» aggiunse mia madre «Erika non ha fatto altro che parlare di questo giorno per una settimana intera»
«Grazie» Louis rise «Niall!» esclamò una volta che lo vide.
«Tommo!» urlò,saltandogli in braccio.
Mio fratello era un coglione a volte - okay,non solo a volte.Iniziò ad intonare una canzoncina con la sua melodiosa voce -tanti auguri a te- salterellando intorno a lui e agitando le mani.Greg lo salutò da lontano,e una volta finita la performance di Nialler,gli fece gli auguri abbracciandolo e tirandogli una pacca sulla spalla.
«Se non vi dispiace,io e Louis adesso andiamo sù,vi raggiungiamo dopo» li avvertii «e tu biondo,sta' lontano dalla cucina»
«Agli ordini capo» fece il gesto del soldato.
Salimmo -finalmente- le scale per andare in camera mia.
«Quindi tu ti sei messo con una pischella» esordii,chiudendo la porta.
«E tu stai con uno senza muscoli» mi riprese,sedendosi sul mio letto.
«Avrai pure 21 anni,ma hai il cervello di un neonato» incrociai le braccia.
«Finiamo questo gioco,okay?» mi attirò a sè per i fianchi.
«Solo perchè non sai cosa rispondere» gli circondai il bacino con le ginocchia.
«Non è vero» ribattè,spostandomi i capelli dietro le spalle.
«Oh sì invece» mi sistemai meglio sopra di lui.
«Oggi è il mio compleanno,e tutti devono esaudire i miei desideri» disse con fare autoritario.
«E sentiamo» mi avvicinai alle sue labbra «cosa desideri?»
«Direi che quello che voglio ce l'ho già» passò il pollice sulla mia guancia.
«Da quando sei così romantico?» domandai ironica.
«Guarda che mica mi riferivo a te,scema,dicevo dei dvd di One Tree Hill,il regalo che mi hai fatto per il compleanno» sorrise beffardo.
«Stronzo» posai le mie labbra sulle sue,dandogli una leggera spinta per farlo sdraiare sul letto.
Capitava spesso che ci offendevamo scherzosamente,ci mandavamo a quel paese e poi finiva che ci ritrovavamo a baciarci da qualche parte.Era questo il bello della nostra relazione,non eravamo monotoni e sempre uguali.Non eravamo troppo smielati -anche perchè mi avrebbe dato il voltastomaco essere troppo zuccherosi- nè troppo distaccati fra noi.
Mio fratello ci definiva la coppia perfetta,perchè eravamo dolci e stronzi nei nostri confronti allo stesso tempo.A me piaceva essere così,non sopportavo tutte quelle carinerie che si vedono nei film d'amore,eppure quando Louis mi dava nomignoli strani o mi faceva qualche sorpresa,mi piaceva.
Intrufolai una mano nei suoi capelli castani -che sapevano di mela verde-,lui posò le mani sui miei fianchi stringendoli ogni tanto.
«A tavola!» urlò mia madre dal piano inferiore.
«Sai cosa vorrei adesso?» sussurrò,stampandomi un bacio «che non dovessimo andare a mangiare»
«Abbiamo tutto il giorno» gli lasciai un altro bacio.
Andammo giù e mangiammo con la mia famiglia ciò che avevano preparato per il pranzo di Vigilia - e per il compleanno di Louis.Niall era una furia quando si trattava di cibo e pranzi abbondanti,mentre Greg si limitava -come me- a mangiare la propria porzione.
Ai miei vecchi piaceva Louis,dicevano che mi serviva un ragazzo del genere,e ogni volta che ne avevano l'occasione,lo lodavano e lo riempivano di complimenti,sia quando c'ero solo io,sia adesso.Mio padre Bobby diceva sempre che mi ci voleva un ragazzo più grande,perchè quelli della mia età hanno il cervello di un quindicenne,e sinceramente stare con Louis non mi dispiaceva per niente,anzi.
Finito il pranzo,tornammo su e guardammo un film,Grease - dato che era il compleanno di Tommo,dovevo assecondarlo.Ce ne siamo stati accoccolati sul mio letto,avevo appoggiato la testa sul suo petto e ogni tanto mi divertivo a disegnare cerchi immaginari sulla sua pancia piatta.
Nuovo messaggio da Harry: che combinate?
- Stiamo guardando Grease..
Harry: Buona fortuna! 
Guardai l'orario:erano le tre e un quarto,e avrei dovuto portare Louis a casa sua tra meno di due ore.Solo che,stavo trovando un problema nell'organizzazione della giornata:come avrei fatto a prepararmi,con Louis lì con me?
Dovevo cercare un modo alternativo,così almeno potevo aiutare tutti gli invitati a finire i preparativi e potevo prepararmi con calma.
«Con chi ti messaggi?» cercò di sbirciare lo schermo.
«Con Harry,stiamo parlando del tuo regalo» odiavo mentirgli,perchè sapeva esattamente quando lo facevo.
«Mmh» mi guardò con un sopracciglio alzato.
«Vuoi scoprire cosa ti ha fatto il tuo riccio preferito?» gli chiesi retorica «so quanto adori i regali,e se provi a guardare giuro che ti distruggo»
«Okay» si mise l'anima in pace.
- Harry, c'è un problema: come faccio a prepararmi? Facciamo una cosa, ora tu vieni qui a casa mia, lo porti da qualche parte e ci vediamo a casa Tomlinson alle cinque.
Harry: okay, parto adesso da casa sua. Tu stai vicino al negozio di abbigliamento con l'insegna rosa e verde?
- Sì, la seconda casa a destra con le decorazioni verdi e bianche.
«Sei fissa a messaggiarti con Harry» borbottò,mettendo il broncio.
«E allora?» non capivo il problema «non è che sei geloso?»
«Pff,ma cosa vai a pensare» lo guardai storto «forse..forse un pochino»
«Louis» lo strinsi «ma lo sai che amo solo te»
«Adoro quando me lo dici» ammise,lasciandomi un bacio sulla fronte.
Gli suonò il telefono e lo prese dal comodino,sbloccandolo e leggendo ciò che era scritto nel messaggio.Sbuffò,lasciando andare il telefono sul letto - lo lanciò quasi al bordo.
«Qualche problema?» domandai,cercando di fare la finta tonta.
«Harry vuole portarmi da sua sorella perchè deve farmi gli auguri..» rispose sconsolato «cioè,l'unica cosa che volevo oggi è stare un po' con te dato che non ci vediamo fino al 28,e invece..»
«Calmati» lo fermai «ti verrò a trovare appena torni da casa di tua zia»
«Ti amo» mi stampò un bacio sulle labbra.
«Lo so» ironizzai.
«E io so che mi ami anche tu» annunciò.
«Per forza,te l'ho detto prima» lo presi in giro,baciandogli la punta del naso.
«Certo che sei bastarda eh» iniziò a farmi il solletico.
«No,dai,ti prego,ti scongiuro,finiscila» lo implorai,ma ogni tentativo sembrava inutile.
«Devi essere punita» la frase si troncò a metà perchè il suo cellulare prese nuovamente a suonare.
«Penso sia Harry» constatai.
«Arrivo» come rispose,come riattaccò «e io penso di dover andare»
«Ci vediamo stasera tardi,allora» mi alzai dal letto e gli passai la sciarpa.
«Ci conto» mi sorrise.
«Che se non mi vedi poi,ti manco troppo» lo canzonai.
«Che mi mancherai,questo è certo,ma ti mancherò anche io» scendemmo le scale.
Louis salutò i miei e Niall e Greg e si chiuse nel suo piumino pesante.
«Ancora buon compleanno» allacciai le braccia al suo collo.
«Grazie per aver passato un po' di tempo con me» mi sorrise.
Mi avvicinai a lui per baciarlo dolcemente sulle labbra,ma le lamentele schifate di Niall sul fatto che Louis stesse baciando sua sorella,interruppero il nostro saluto.Louis uscì,lasciandomi un ultimo bacio a fior di labbra,mentre io -dopo aver rincorso Niall e aver minacciato di lasciarlo senza cibo per una settimana- corsi in camera,preparai tutto ciò che mi serviva e mi feci accompagnare da Greg a casa di Louis.

 
ecco il terzo capitolo c:
a me personalmente, questa storia sta prendendo parecchio,
sto sempre a scrivere questa e mi vengono un sacco di lampi di geni
su cosa potrei scriverli.
seriamente,
questa fan fiction mi piace davvero tanto - modestia on.
questo è un capitolo davvero dolcioso,
Erika e Louis sono una coppia davvero perfetta e a me piacciono davvero tanto :3
sono cosi carini insieme.
nel prossimo capitolo -che ho già pronto- racconterò la festa di Louis,
ma lo pubblicherò ad anno nuovo credo (:
fatemi sapere che ne pensate, che io sono sempre contenta di leggere le vostre opinioni c:
xx
crediti per il banner a @paynesrules :)
 

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Capitolo 5
*** Quarto capitolo. ***


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Quarto capitolo.

 

Era tutto pronto:casa Tomlinson sembrava uno stanzone per eventi.Avevamo lavorato duramente per un'ora e mezza,poi tutti avevano bisogno di prepararsi,perciò avevamo occupato una stanza diversa ciascuno -io,Charlotte e Johanna eravamo nella stanza di Louis- per sistemarci.La famiglia di Louis ci aveva lasciato casa libera fino alla mattina seguente,così che potevamo scatenarci senza regole,poi Louis sarebbe andato a pranzo dai parenti -stavolta sul serio- ed io dovevo volare in Irlanda da altri parenti,tornando poi il 28 sera.
Avevo scelto un vestitino monospalla azzurro -come gli occhi di Louis- che arrivava fino al ginocchio,con dei tacchi abbinati,i capelli naturali -avevo usato un po' di schiuma per ravvivarli un pochino- e non avevo esagerato con il trucco.
Mi ero messa poi,il completino di Victoria's Secret che avevo comprato con le bastarde -volevo loro un mondo di bene- delle mie amiche,pizzo azzurro - dato che così si intonava con l'abito.
Nuovo messaggio da Harry: siamo davanti al cancello.
«Spegnete le luci,sono qua!» urlai,e in un attimo mi ritrovai al buio.
Oltre alle luci,mi si spense anche il telefono,e mi ritrovai ad imprecare silenziosamente.Feci una corsa attenta per le scale e andai in camera di Louis,dove avevo lasciato tutte le mie cianfrusaglie.Frugai nelle varie borse che avevo portato,e soltanto quando guardai nell'ultima trovai il caricabatterie bianco.
Lo attaccai alla presa e uscii dalla camera,quando mi accorsi che le luci erano accese - quanto diavolo ero stata a cercare quel maledetto caricabatterie?
Scesi con calma le scale,e mi ritrovai un Louis a bocca aperta al centro della sala.Arrossii come un pomodoro,notando che tutti gli invitati -saranno stati una sessantina- mi stavano guardando.Arrivai alla fine dei gradini -finalmente- e gli andai incontro,portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Buon compleanno amore mio» sussurrai,prima di abbracciarlo.
Con mia grande soddisfazione,gli invitati presero a chiaccherare fra loro,e io non fui più l'attrazione principale della loro attenzione.
«Ecco perchè Harry mi è venuto a prendere prima,dovevi farti bella» mi fece girare.
«In realtà,doveva finire di organizzare tutto,è lei l'artefice di tutto» sbucò Charlotte.
«Quindi se qualcosa va male,prenditela con lei» scherzò Johanna.
«Non credo che qualcosa andrà storto» commentò,prendendomi per mano «chi è che mette la musica qua?Voglio ballare»
«Ballare?Ma tu non sai ballare!» lo canzonai.
«Cosa?Mi offendi così» fece labbruccio.
«Stasera c'è Dj Devine a farvi compagnia» urlò al microfono,aggeggiando al computer.
«Ecco che gli riprendono le smanie di protagonismo» commentò Jay.
«E' così tanto fogato di fare il dj,che trascura il fatto che tu sei il vero protagonista,Lou» Charlie si mise una mano in fronte.
«Magari vado a dirgli di darsi una calmata» propose Greg,arrivando alla mia destra.
«Macchè,no!Va benissimo così,voglio scatenarmi,21 anni si fanno una volta sola nella vita» esclamò contento «adesso vi voglio vedere con un bicchiere in mano a divertirvi,è questa l'unica cosa che voglio»
«Sei sicuro che sia l'unica?Abbiamo visto come guardavi Erika,prima» borbottò Andy,passando di fianco a me - la festa era iniziata da pochissimo ed era già sbronzo.
Non era tanto sensato fare una festa piena di alcoolici di pomeriggio,ma dato che era la Vigilia di Natale,era già tanto se erano venuti,nessuno si sarebbe permesso di venire la notte stessa di Natale.
«Beh,come si fa a non guardarla..» ammiccò Louis,passando gli occhi sulla mia figura «solo che,chi si azzarda a farlo,lo distruggo»
«Se tu non lo permetti,non succederà» gli sussurrai all'orecchio.
«Allora dovrò tenerti tutta per me» mi scoccò un bacio sulla guancia.
«Di certo,non mi dispiacerà» ammisi,abbassando lo sguardo e arrossendo.
Louis cominciò ad abbracciare gente a destra e a manca,era lui il protagonista,e doveva essere al centro dell'attenzione di tutti -eccetto nei momenti in cui era con me.Andai a prendere un bicchiere di Vodka e ne portai uno anche a Niall e Greg,quando si parlava di bere ed ubriacarsi,noi irlandesi eravamo i primi della lista:sapevamo bene come divertirci.Bevemmo il bicchiere tutto d'un sorso,sotto lo sguardo divertito delle mie amiche,poi urlammo qualcosa tipo 'forza divertiamoci' e cominciammo a ballare a ritmo di musica.
Aveva aperto tutti i regali mentre la musica trapanava le nostre orecchie,quasi tutti si erano messi attorno a lui e ballavano nel frattempo,poi li aveva ringraziati e aveva ordinato di scatenarsi a tutti.Avevo perso di vista il mio ragazzo per quasi un'ora -dopo l'apertura dei regali-,io ero andata un po' in giro per la stanza a cercare sia lui che Harry,dato che dovevo stargli vicina.
Non lo trovavo -il riccio-,e secondo me era con Louis.Quando andai in cucina per prendere dell'altro ghiaccio,ce lo trovai appoggiato al piano cucina con un bicchiere in mano.
«Hey» gli andai incontro.
«Oh» sembrava triste.
«Ti stavo cercando ma non ti ho trovato,che è successo?» domandai.
«Diciamo che non ho mai avuto problemi a fare conoscenza,insomma,mi sono trasferito a New York e non conoscevo nessuno,ma non so perchè ma stasera sono rimasto in disparte» ammise,bevendo un po'.
«Scusami se non sono stata molto con te,ma c'erano persone che mi facevano andare da una parte all'altra della stanza,li conosco tutti quelli di là,ed è già tanto che sono riuscita ad entrare qui in cucina» gli spiegai.
«Tranquilla,hai dovuto organizzare tutto» mi sorrise «e poi,un'altra persona al tuo posto mi avrebbe mandato a quel paese,anzichè preoccuparsi di cercarmi»
«Ormai fai parte del giro degli imbecilli,non posso perderti» gli feci l'occhiolino «che ne dici se adesso torniamo di là,cerchiamo di trovare Lou e ci divertiamo,dato che è una festa questa?!»
«Mi hai convinto» posò il bicchiere dietro di sè e mi trascinò nel salone.
Mi fece girare su me stessa e cominciò a ballare insieme a me,in mezzo a tutta quella gente che avevamo invitato.Harry era davvero un tipo simpatico,sarà stata l'America a renderlo così - oppure lo era già prima di partire.
«Ma sei andato in America per studiare,o per imparare a ballare alle feste?» domandai scherzosa.
«Ammetto che sono andato a qualche festa,quasi tutte le sere» rise.
Mi accorsi che aveva davero un bel sorriso,niente a confronto con quello di Louis - o forse sì.Aveva le fossette ogni volta che sorrideva,e non potevo non trovarlo carino.Potevo fare pensieri su altri ragazzi anche se ero fidanzata,Louis le guardava le altre,e non stava neanche attento a non farsi scoprire,che scemo.E poi,è il suo migliore amico.
«C'è qualcos'altro che devo sapere su di te?» chiesi,appoggiandogli la testa sulla spalla.
«Dipende cosa vuoi sapere» mi circondò i fianchi con le mani.
«Siccome dovremo passare molto tempo insieme -sei il migliore amico di Louis,in fondo- dovrò sapere se posso fidarmi di te» presi quasi a ridere,l'alcool si stava facendo leggermente sentire.
Non avevo bevuto tanto,anche perchè poi non sarei stata in me dopo la festa,e avevo una cosa molto importante da fare.
«Spaccio,fumo,mi drogo,mi canno,ogni sera passo dalla tangenziale,sono cannibale e pratico riti satanici» rise anche lui - aveva bevuto abbastanza,sì.
«Okay,credo che dovrò starti lontana» risi di nuovo.
Non bevvi niente per il resto della serata,dovevo rimanere lucida almeno un po'.Dopo aver ballato con Harry,andammo alla ricerca di Louis,che stava ballando con tre ragazze decisamente carine -o almeno,loro stavano ballando con lui,dato che ne era incapace ed era fidanzato- e cercava di bere un altro sorso dal suo bicchiere color carota.
«Ti ho cercato ovunque» gli urlai,la musica era alta.
«Amore» venne accanto a me «non sapevo dove ti fossi cacciata»
«Posso dirti lo stesso» gli sorrisi.
«Mi concederesti un ballo?» mi prese una mano.
«Possiamo fare un ballo a tre?Altrimenti Harry rimane da solo» gli chiesi.
«Oh,tranquilla» mi fece voltare «Harry ballerà con loro» indicò le tre ragazze di prima.
''Eccolo lì,il festaiolo'' pensai,concentrandomi su Louis.
Non era certamente e del tutto sobrio,ma almeno sapeva che cosa faceva -credo-,perchè si stava scusando del fatto che stava ballando con quelle tre.Si sporse un po' più verso di me per posarmi un singolo bacio sulle labbra,ma a me bastava,anche perchè era la sua festa,e non volevo che la passasse solo con me.Infatti,dopo due minuti che ballavamo insieme -lui muoveva solamente il bacino a destra e a sinistra- qualcuno me lo rubò -non vidi chi- e andai alla ricerca di qualcuno che potessi conoscere.
Intravidi la testolina bionda tinta di mio fratello Niall e quella castana di Greg,ma erano troppo lontani da raggiungere.
«Hey bellezza,che ci fai qua tutta sola?» Charlotte mi salvò.
«Ti abbiamo visto girovagare tutta sola» Johanna comparì.
«Siete due angeli» sorrisi loro,prendendo a ballarci.
Dopo un po' che ballavamo insieme,ci raggiunsero Harry -che avevo presentato a tutti molto tempo prima-,Louis,Niall,Greg e la sua ragazza.
Io non capivo perchè i ragazzi fossero così poco portati per il ballo,insomma:non ci voleva una laurea in astrofisica nucleare per muoversi a ritmo,giusto?


 
ecco la festa di Tommo :3
ho voluto pubblicarlo subito, anche perchè poi ho tante di quelle cose da fare e non avrei potuto.
spero che siate interessate a leggere questo capitolo, perchè mi farebbe molto piacere.
crediti a @paynesrules per il banner, perchè è davvero bello e sono contenta che questa fan fiction lo abbia.
non so se è un capitolo lungo, perchè non mi so regolare, dato che ho sempre scritto in Georgia e ora sto scrivendo in Times New Roman, le dimensioni del carattere sono diverse, e perdonatemi se vengono delle cose troppo corte.
ditemelo, così mi organizzo e scrivo più cose nel capitolo.
ora come ora, il prossimo capitolo non ce l'ho pronto - a differenza di tutti gli altri- perchè ho tante di quele fan fiction che ho il tempo a fortuna per scriverle tutte, poi ci si mettono in mezzo pure i compiti e sono fottuta D:
Erika inizia a fare amicizia con Harry, o meglio, è il primo capitolo in cui stanno insieme sul serio, perchè insomma, lei lo va a cercare perchè non lo trova e poi finiscono per ballare insieme.
io credo che si possa capire che staranno per diventare degli amici fantastici, anche se ora siamo solo all'inizio.
questa storia non è come le solite, magari il titolo può esserlo,ma ho già molte idee che sconvolgeranno il corso degli avvenimenti.
vi ringrazio per leggere ogni mio singolo capitolo pubblicato fino ad ora, e con le vostre recensioni, capisco che vi piace almeno un po' ciò che sto scrivendo.
grazie veramente, xx


 

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Capitolo 6
*** Quinto capitolo. ***


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Quinto capitolo.



Il momento dei ringraziamenti e di liberare la casa era arrivato,pian piano la sala gremita di gente si stava svuotando nonostante fossero solamente le undici meno un quarto - il giorno dopo era Natale,dopotutto.
C'era un casino immenso,che sinceramente non avevo voglia di rimettere a posto adesso,perchè avevo qualcosa di più importante da fare.Charlotte e Johanna mi diedero l'in bocca al lupo,Harry lo mandai a dormire a casa mia insieme a Niall e Greg,e il mio fratellino era contento che potesse conoscerlo meglio.
«Ma quanta gente hai invitato?Non ne potevo più di dire le stesse cose» chiuse la porta a chiave «oh merda,che macello»
«Sono i tuoi amici che ho invitato,e sono sempre loro ad aver fatto questo porcile» gli ricordai.
«Che palle,dovremo rimettere tutto a posto» disse sconsolato.
«E tu ti aspetti che io e te adesso,rimettiamo a posto la stanza?» domandai retorica «scordatelo»
«Mica ho detto che dobbiamo farlo adesso» si avvicinò a me «possiamo fare altro»
«Per esempio?» che brava finta tonta che ero.
«Che ne dici» mi soffiò sulle labbra «di questo?» mi stampò un bacio.
«Dico che è molto meglio» ammisi,sorridendogli.
Alzò lo sguardo puntandolo nei miei banali occhi verdi -i miei a confronto con i suoi,non erano niente- e mi sorrise a sua volta,posando poi dolcemente le sue labbra sulle mie.
Ogni volta che ci baciavamo,scattava quel qualcosa dentro di me che non riuscivo a controllare.
Tipo le farfalle nello stomaco,ma secondo me quello si contorceva su se stesso e il mio cuore -dove c'era impresso il nome indelebile di Louis- esplodeva da quanto batteva forte.
Ogni singola volta sentivo un calore partire dalla pancia e cospargersi per tutto il corpo,procurandomi una miriade di brividi lungo tutta la schiena e le braccia.Lo attirai più a me mettendo le mani sulle sue guance,mentre lui strinse i miei fianchi.Indietreggiai fino a toccare il muro con la schiena,Louis aveva intenzione di non farmi scappare per niente al mondo - dovevo aspettarmelo.
«Lou» il mio voleva essere un richiamo,ma risultò piuttosto un sussurro tirato,dato che si era impossessato del mio collo,che ogni volta subiva qualche morso da lui.
«Mmh?» si fermò per un secondo.
«E se..» iniziai,titubante «andiamo al piano di sopra?»
Louis sgranò gli occhi cristallini e alzò la testa,incurvando le sue labbra sottili in un sorriso appena accennato -penso non volesse far vedere troppo che quella richiesta l'aveva sorpreso- e sfiorò il mio naso con il suo.Mi prese in braccio a mo' di sposa e si avviò per le scale.
«Dovrei essere io a portarti in braccio,sei tu il festeggiato» dondolai le gambe,dato che stavano a penzoloni.
«Non credo che ce la faresti a portarmi,peso troppo» sorrise «e poi,è il principe che porta la principessa,non il contrario» 
«Principe» sussurrai,prima di imprimere un segno del mio passaggio sul suo collo.
Presi a baciargli,lentamente,la parte destra del collo,lasciandogli poi qualche bacio intorno al lobo;Louis,che intanto stava cercando di salire le scale,diminuì la velocità con la quale stava salendo,fino a fermarsi del tutto quasi a metà della scala.
Mi appoggiò con cura su uno scalino -avevo dei tacchi abbastanza vertiginosi- e mi fece aderire il fondoschiena con la ringhiera della scala.Sulla coscia sentivo premere qualcosa,che sicuramente apparteneva a Louis.
«Vuoi farmi impazzire,per caso?» domandò retorico,stringendomi possessivamente i fianchi e lasciandomi un bacio sul collo.
«E non hai ancora visto nulla» sussurrai,liberandomi -con una forza misteriosa- dalla sua presa.
Corsi -cercando di non cadere a terra- per le scale arrivando al piano di sopra,attraversai tutto il corridoio ed entrai subito in camera del mio ragazzo,il quale arrivò neanche un attimo dopo,poggiando il suo petto sulla mia schiena.
Chiuse la porta bianca di camera sua -non ne capivo il motivo,tanto eravamo soli- con un calcio e continuò a torturarmi il collo.
«In che altro modo vorresti farmi impazzire?Sono curioso» bisbigliò contro il mio orecchio.
Mi voltai per guardarlo in faccia,allacciai le braccia al suo collo e azzerai quasi del tutto la distanza che c'era fra le nostre labbra.
«Non so,che sogni perversi fai su di me la notte?» gli morsi il labbro inferiore.
«Se te lo dicessi..» lasciò la frase in sospeso «mi prenderesti per un pedofilo che si eccita a vedere la scollatura della propria ragazza»
«Ma sei un pedofilo,stai con una più piccola di te» gli ricordai «e poi,sei tu quello che si mette tutti quei pantaloni dannatamente stretti che ti fanno un lato b pazzesco,e le maglie bianche che lasciano intravedere il tuo fisico perfetto» 
«Sì,ma tu ormai sei maggiorenne e consenziente,cosa più importante» avanzò,facendo indietreggiare me «mmh,quindi tu credi che sia eccitante?»
«Lou,è un dato di fatto» ammisi,indietreggiando ancora verso il letto,fino a toccarlo con i polpacci.
«Credimi che tu lo sei molto più di me» sorrise.
«Non ero io quella che stava ballando con due ragazzi» la mia frase non voleva rinfacciargli il fatto che era con due ragazze,ma il fatto che lui era veramente bello.
Mi abbassai fino a sedermi sul letto,poi mi ci sdraiai togliendomi le scarpe e il mio corpo fu sovrastato da quello di Louis,che prese a muovere le sue mani freneticamente lungo il mio corpo.
«Scusami se ci stavo ballando,avevo bevuto un sorso di troppo,ma ti giuro che non è successo niente,non ti ho tradito,non ho fatto nulla,non le ho neanche sfiorate» si scusò.
Uno dei 'difetti' di Louis?Parlava troppo.
Misi una mano dietro la sua testa e lo baciai,zittendolo.Inizialmente fu sorpreso,ma poi si lasciò trasportare dal bacio.Non capivo perchè si scusava se non aveva fatto niente,e poi l'ho visto anche io che ci stava solamente parlando,quindi il problema non si pone.
Spinsi,per puro sbaglio,il bacino verso il suo,facendo scontrare le nostre intimità,e solo adesso mi rendevo conto di quanto Louis si stava trattenendo.Si lasciò sfuggire un gemito
strozzato,mordendomi subito dopo il labbro.
«Che dici,facciamo prendere aria al piccolo William?» domandai ironica,staccandomi appena.
«Quel che posso dirti,è che è tutto fuorchè piccolo» mi guardò divertito «voglio essere sicuro che tu sia sicura»
«Io sono sicura e sono convinta» ammisi «hai 21 anni,e stai con me da sette mesi,non credo che non ti sia mai passata per l'anticamera del cervello quest'idea.Quelli della tua età,ma anche della mia,pensano solo al sesso,e penso che sia arrivato il momento giusto per accontentarti»
«Non devi farlo solo per far contento me,perchè io posso aspettare,non è una cosa che va fatta di fretta..» prese ad articolare qualcosa a cui non davo assolutamente conto.
«Hey» lo fermai «te l'ho già detto che parli troppo?» gli stampai un bacio sulle labbra «sono sicura e ti amo,ti basta?»
Il suo sorriso si accese come una lampadina e coinvolse le mie labbra in un bacio che aveva tutto tranne che del casto.Mi abbassò lentamente la cerniera del vestito,abbassando quest'ultimo fino a togliermelo.Lo fece scivolare lungo il mio corpo e lo gettò ai piedi del letto,facendolo finire a terra.
«Ora ho capito come volevi farmi impazzire..» sussurrò,osservando il mio corpo.
 
«Sì mamma..certo,te la saluto..sì,sta ancora dormendo..buon Natale anche a te,ci vediamo dopo» la voce di Louis mi svegliò.
La notte appena passata avevo dormito il giusto,Louis era stato insaziabile,e del resto pure io.
Adesso che avevo scoperto com'era bello fare l'amore -soprattutto con Louis- eri sicura che l'avrei rifatto più spesso,e sicuramente a lui non sarebbe dispiaciuto.Sbadigliai e mi stiracchiai le gambe,allungandole.
«Buongiorno piccina» mi salutò,baciandomi la fronte.
«'Giorno» biascicai,aprendo del tutto gli occhi.
«Buon Natale» sorrise.
«Oh,giusto..» me n'ero totalmente dimenticata «buon Natale Lou»
«Questa notte è stata fantastica» commentò,circondandomi un fianco.
«La notte più bella che abbia mai avuto fin'ora» ammisi,arrossendo un po'.
«Sei stata bravissima» aggiunse,sfiorando il mio naso con il suo.
«Con tutti i round che mi hai fatto fare,ho fatto anche troppo» risi «sei stato tremendo»
«Se i miei ritmi sono troppo veloci per te,avresti dovuto dirmelo» mi canzonò,leccandosi le labbra.
«E chi ha detto nulla» balzai sopra di lui «la prossima volta mi organizzo e mi faccio trovare più preparata»
«Come più preparata?Con chi vorresti organizzarti,oh?» i suoi occhi si fecero preoccupati.
«Scherzavo,tranquillo» presi a ridere.
«Ti piace prenderti gioco di me,eh?» domandò.
«Tu che dici?» posai la mia fronte sulla sua.
Gli lasciai un bacio sulle labbra e poi mi alzai dal letto,appoggiandomi al davanzale della sua finestra.Il cielo era un po' grigiastro,tipico di Doncaster,e qualche nuvola ci faceva capolino.
Non tirava un filo di vento,in compenso faceva abbastanza freschino,anche se in casa Tomlinson c'era una temperatura piacevole.Sentii due braccia avvolgermi la vita,e un petto caldo contro la mia schiena.Appoggiai la mia testa sulla sua spalla,socchiudendo gli occhi.
«Grazie» mormorò.
«Per cosa?» lo guardai.
«Per farmi sempre contento..ogni volta che voglio qualcosa,tu me la fai avere..non so come fai a sopportare ogni mio capriccio ed ogni mia voglia,nessuna delle mie ex mi aveva assecondato così tanto» confessò.
Quel ragazzo mi voleva far sciogliere in un giorno solo.Mi voltai con tutto il corpo verso di lui e lo baciai,lentamente,facendogli capire che lo amavo davvero.
«Oh,a proposito» mi venne un lampo di genio «è Natale,dobbiamo aprire i regali»
Andò verso la sua scrivania e prese il mio sacchetto e,successivamente,un pacchettino rosso con una coccarda gialla.
«Prima tu» lo incitai.
Scartò velocemente il regalo,tolse la carta regalo e aprì la scatola,i suoi occhi si illuminarono non appena vide il logo delle Vans.
«Non ci posso credere..» bisbigliò,aprendo e osservando le sue scarpe nuove «appunto,ogni volta che voglio qualcosa,tu me la fai avere,ma non ti amo solo per questo» sorrise «grazie mille»
Mi venne ad abbracciare,alzandomi da terra e facendomi girare.Mi lasciò un bacio sul naso.
«E adesso il tuo» trillò elettrizzato «però chiudi gli occhi»
Feci come ordinato e sentii scartare il pacchettino,poi le sue dita scivolare sul mio collo con calma,come volessero coccolarlo in qualche modo.
«Aprili» mi sussurrò all'orecchio.
Potei notare allo specchio una collana in argento con un ciondolo a froma di 'L',il quale spiccava notevolmente rispetto al filo d'argento.
«Oh mio Dio Louis,è bellissima» commentai «chissà quanto ti è costata»
«Nessun prezzo è mai troppo,i soldi non sono la cosa più importante,se il risultato è il tuo sorriso» un enorme sorriso si andò a formare sul mio volto,e gli occhi mi si inumidirono leggermente.

 
here i am c:
c'ho messo un po' più del dovuto per 'partorire' questo capitolo, ma capitemi, è leggermente mlml
dopotutto il rating è arancione, non posso descrivere tutto.
però oh, sono andati a letto insieme, ieee!
che palle, lunedì si rientra a scuola, bellammerda -.-
però ciò che mi rallegra è che esce il video di Kiss You (:
e poi, a peggiorare quella giornata, c'è anche il compleanno del mio ex, peggio di così non si può.
buon 2013 a tutte, me ne stavo dimenticando, lol
questo capitolo è un po' più lungo rispetto agli altri, e scusate se vi ho annoiato.
se volete farmi sapere che ne pensate, recensite (:
il mio contatto twitter è @ehydevine,
io sono lì se volete fare due chiacchere, o volete chiedermi qualcosa sulla storia, o anche sparare due stronzate, tanto sono fissa su twittah e poi, in caso non ci fossi, mi arrivano le notifiche sull'Iphone.
alla prossima, xx
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Capitolo 7
*** Sesto capitolo. ***


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Sesto capitolo.


Ero nella sala partenze,aspettavo che la voce di una delle donne dell'aereoporto annunciasse che il mio aereo era quasi pronto per partire e che quindi,mi portasse in Irlanda con i miei due fratelli e i miei genitori.
Tamburellavo il piede sul pavimento mentre leggevo 
'The Last Song',Niall divorava un panino,Greg parlava con la sua ragazza e i miei discutevano sul programma da attuare nei tre giorni.
Nuovo messaggio da Louis: Piccina, dove sei?
Sorrisi involontariamente e portai subito lo sguardo sul mio più bel regalo di Natale ricevuto quell'anno,il quale brillava - almeno ai miei occhi.
- Sono ancora qua ad aspettare che l'aereo parta.. non sono ancora partita, e non vedo già l'ora di ritornare.
«Chi è,Louis?» mia madre mi affiancò.
«Sì» annuii.
«Com'è andata la festa?» domandò.
«Bene» tossii «tutto okay,Louis ne è rimasto contento»
«E..» sapevo cosa stava per chiedermi «poi sei rimasta lì a dormire?Perchè non ti ho sentito tornare a casa..in realtà non ti ho visto..al posto tuo è venuto un delizioso ragazzo ricciolo..Harry,giusto?» annuii con il capo «sì,è tornato con Niall e Greg e poi hanno dormito in camera di uno dei due»
Era una situazione alquanto imbarazzante:mia madre ci stava assurdamente girando attorno.
Non poteva direttamente chiedermelo?
La 
sua bambina era 'diventata donna' per la seconda volta -così l'aveva definito lei perdere la verginità,la prima era quando ti arrivava il ciclo- e sicuramente avrebbe chiesto di tutto.
«Sì mamma,sono rimasta lì,e no,non abbiamo fatto niente» mentii.
«Anche perchè il tuo ragazzo deve tenere il pacco chiuso» minacciò papà.
«Signori passeggeri,dobbiamo informarvi che il volo con destinazione Mullingar è in ritardo di cinquanta minuti,perciò invece di partire alle quattro e quaranta,partirete alle cinque e trenta.Scusate per il disturbo» ci informò,ripetendo la stessa frase anche in francese e in spagnolo.
«Cazzo» imprecò Greg.
Louis: Non vedo l'ora che torni, mi romperò le scatole a morte senza di te. Voglio rivederti, xx
- In teoria, potresti: il mio aereo è in ritardo di 50 minuti, se ce la fai corri all'Heathrow. Tanto mi vedi, ho il tuo cappellino di lana grigio.
Louis: Ah, ecco perchè non lo trovo più! Sarò più veloce della luce, dopotutto io sono Superman!
Risi:lui era il mio Superman.
Mi salvava sempre dalle situazioni scomode,per carnevale l'avevo fatto vestire proprio da quello.E poi,a 
lui piaceva quel personaggio,quindi eravamo apposto.
L'argomento 'Erika&Louis a letto insieme' si era troncato,fortunatamente,dato 
che mio padre aveva una memoria simile ad un groviera,e mia madre aveva preso a leggere la sua rivista sull'attualità delle star.
Niall 
aveva continuato a mangiare indisturbato,ma possibile che pensasse solo al cibo?
Greg mi affiancò,si sedette alla mia sinistra.
«Sorellina» mi chiamò -io ero la più piccola fra i tre- «che è successo stanotte?Non ci credo che non avete fatto niente»
«Mamma,papà,io e Greg andiamo a prendere qualcosa da bere,volete qualcosa?» domandai,alzandomi.
«Sì,due bottigliette d'acqua naturale,per favore» rispose mia madre,dopo essersi consultata con mio padre.
Ci alzammo dai nostri posti e andammo verso il bar,prendendo dal frigo le due bottigliette,un thè al limone,uno alla pesca e una Pepsi.
«Allora?» mi guardò indagatore.
«Voglio sentire anche io» arrivò Niall.
«Non potevo dire a mamma e papà che l'abbiamo fatto,che figura ci farei!» commentai,facendomi aiutare da Greg a tenere le bottigliette.
«L'avete fatto?Sul serio?» il mio fratello biondo mi guardò sorpreso.
«Adesso noi ci mettiamo ad un tavolino e ci racconti per bene» il mio fratello castano pagò tutto e prese in più un panino per Niall,una pasta per sè e un Kinder Bueno White per me.
«Beh,siamo andati in camera sua,ci siamo sdraiati sul suo letto..ma devo raccontarvi anche i particolari?Anche perchè,sarebbe imbarazzante,dai!Voi mi avete detto il giusto su ciò che avete fatto voi» mi lasciai andare su una sedia.
«Vogliamo sapere» iniziò Greg «perchè io e Niall siamo sempre d'accordo,solo se Louis ci è andato piano,se è stato,come dire,cauto..»
«Se è stato attento,se ti ha fatto male..» continuò l'altro.
«E' stato bravo,si è preoccupato del fatto che potessi provare dolore,è stato attento,tranquilli..» li rassicurai.
«Figuratevi,abbiamo fatto anche più di un round» sbucò il ragazzo in questione,posando il mento sulla mia spalla.
«Louis» lo salutai,sorridendo.
Mi fece alzare e poi mi fece risedere,sulle sue gambe,circondandomi i fianchi con le braccia.
«Tommo,se la troviamo a piangere anche solo una volta per colpa tua,ritieniti un ragazzo morto» lo minacciò Greg.
«Lei ha detto che sei stato attento stanotte,ma se poi veniamo a scoprire il contrario..» aggiunse Niall.
«Ho diciotto anni,non tredici!» ricordai ai miei fratelli.
«Hey ragazzi,calmatevi:tutto quello che mi interessa,è renderla felice,non riuscirei neanche io a vederla piangere» ammise Louis,facendomi sorridere.
«Sarà meglio per te» Greg gli puntò un dito contro «ma che ci fai qui?» tornò tranquillo.
«La tua cara e amata sorella mi ha detto che il vostro aereo è in ritardo,così sono accorso» spiegò,facendomi saltare leggermente.
«Okay piccioncini,noi andiamo dai nostri vecchi,vi lasciamo un po' da soli» propose Niall «ciao Tommo,ci vediamo il 28»
«Ciao Lou,salutaci tutti» concluse Greg.
«Ciao ragazzi» diede un cinque ad entrambi e concentrò l'attenzione su di me «se mi dicevi che i tuoi cari fratelli mi facevano l'interrogatorio,me ne restavo a casa,oppure arrivavo a mo' di 007»
«Ah,e quello che hanno fatto a te non è niente a confronto con ciò che hanno chiesto a me» mi sistemai meglio su di lui.
«Allora stanotte non avremmo dovuto fare nulla..» commentò «no,scherzavo»
«Ecco,bravo» mi misi a ridere.
«Mi mancherai» ammise.
«Anche tu» gli diedi ragione «oh mamma,sembriamo quelle coppiette sdolcinate dei film,che schifo»
«So quanto sei ostile a queste cose» mi accarezzò una guancia «il mio cappello ti sta davvero bene»
«Soprattutto perchè è tuo» gli sussurrai a due centimetri dalle labbra.
«Sarebbe esilarante se io mi mettessi qualcosa di tuo» sorrise.
«Vogliamo provare?Se vuoi,ti faccio indossare il vestito che portavo alla festa» scherzai,facendo sfiorare i nostri nasi.
«Meglio di no,anche perchè credo che stia meglio addosso a te» si fermò «o forse meglio sul pavimento..»
«Idiota» gli tirai un pugno sulla spalla - mai sarei riuscita a fargli male fisicamente.
 
Mi ero dimenticata di quanto fosse bella la mia casa di Irlanda:era molto spaziosa,ogni mobile era stato accuratamente scelto secondo il gusto mio e dei miei fratelli e ogni stanza aveva le pareti di un colore diverso.Sembrava la casa dei miei sogni,infatti è lì che vivevo fino a cinque anni fa.
Mi sono trasferita a Doncaster l'estate fra la seconda e la terza media,pronta -o almeno così mi sembrava- ad 
affrontare una nuova vita.Inizialmente,è stato difficile abituarsi al cambio di vita radicale,ed infatti ero decisa a tornarmene a Mullingar di corsa,anche a costo di andarci a nuoto.
Ma poi,grazie alle superiori,sono riuscita a farmi piacere Doncaster,soprattutto grazie a 
Charlotte e Johanna,e ovviamente,anche grazie a Louis.Salii al piano di sopra e depositai la mia valigia per terra,buttandomi a peso morto sul letto.
Nuovo messaggio da Louis: Sei arrivata piccina? xx
Era possibile che mi mancasse già?
C'era voluta una mezz'oretta per arrivare in Irlanda,ed io e Louis ci eravamo salutati con molta 
calma e occupandoci di risucchiare la lingua l'uno all'altro,dato che per tre giorni dovevamo 'restare in astinenza' da quel genere di cose - e anche da altre.
- Sì, sono nella casa irlandese. Non ho nessuna voglia di aprire la valigia, sono sdraiata sul letto e l'unica cosa che voglio fare è dormire fino al 28. xx
Louis: E' possibile andare in letargo per tre giorni? Io adesso vado a cena dai miei nonni, tu invece? Non sei andata a Mullingar per dormire!
- Lo so, molto probabilmente dovrò mettermi in ghingheri per fare il cenone di Natale a casa di mio zio, dove si radunerà tutta la famiglia.
Louis: Ti lascio alle tue faccende irlandesi, allora. Buon divertimento.
Ps. ricordati che ti amo. xx
- E io ti lascio alle tue inglesi.
Ps. ti amo anche io. xx
Nuovo messaggio da Johanna: Hey irlandesina, sei arrivata?
Nuovo messaggio da Charlotte: Sei già in Irlanda?
Ecco chi mi mancava all'appello.Loro non le avevo neanche salutate a dovere,se n'erano andate di fretta e furia dalla festa e non le avevo neanche riviste.E poi,cosa più importante,non avevo detto loro com'era andata la notte del 24 - era la cosa che volevano sapere.
- Sì dono il Irlanda ed ho un sonno pazzesco, stanotte è andata così bene che non ho dormito per nulla.
Sapevo che,inviando quel messaggio ad entrambe,si sarebbe scatenata la terza guerra mondiale,dato che dovevo raccontare loro tutti i dettagli,ma adesso non potevo dato che ero in Irlanda.
Mi avrebbero ucciso,oppure sarebbero venute a Mullingar apposta per 
questo.
Charlotte: Non vedo l'ora di sentire il tuo racconto, spero solo che Louis abbia fatto a modo, perchè io e i tuoi fratelli sappiamo essere molto violenti.
- Sopratuttto tu e Niall..
Charlotte: L'Irlanda ti rende più simpatica.
Potevo immaginare la sua espressione sarcastica e la smorfia che avrebbe fatto sentendo quelle parole.Non voleva ammetterlo,ma secondo me,lei era totalmente presa da mio fratello,e pure Niall lo era,anche se non ha mai voluto parlarne - adesso ne avrai avuto l'occasione.
Johanna: Aspetterò il 28 per sapere com'è stato, spero sia andato tutto bene.
- Certo, è filato tutto liscio come l'olio.
«Erika,ci sono i vicini,mamma vuole che scendi» Greg entrò in camera mia.
«Devo proprio eh!?» mi alzai a fatica dal letto.
Scesi giù ed abbracciai Andrew e Adrianne,i miei vecchi vicini,una coppia americana sposata a cui piaceva la mia madrepatria.Siamo stati 20 minuti buoni a parlare con loro,soprattutto ad aggiornarci sulle nostre vite,dato che erano quattro anni che non tornavo in Irlanda.
«Erika si è fidanzata» annunciò mia madre.
«Oh,che bello!» trillò Adrianne «come si chiama?»
«Louis» risposi,sorridendo.
«Un nome francese in Inghilterra,strano» rise la donna «quanti anni ha?»
«Ventuno» compiuti appena ieri «tre più di me»
«E' meglio avere un ragazzo più grande,dato che questi si sviluppano dopo,e perciò quelli più piccoli hanno un cervello pari a quello dei quindicenni» commentò lei.
«Adesso dobbiamo prepararci per la cena con la nostra famiglia,ci vediamo domani a pranzo,che dite?» propose mio padre.
«Certo,allora a domani» ci salutò Andrew.
Andai su a prepararmi e presi uno dei vestitini che mi ero portata dietro,ci abbinai un paio di tacchi e mi guardai allo specchio,decidendo poi di mettere una sciarpa leggera sul collo,dato che Louis con quelle dannate labbra aveva lasciato un segno un po' troppo evidente.
Nuovo messaggio da Harry: So che sei in Irlanda a festeggiare le tue feste, ma è successo un casino. Chiamami appena puoi.
- Alle 11 ci sei?
Harry: Certo, se è il primo momento che hai libero.
- Dimmi almeno chi riguarda questo 'casino'.
Harry: Louis.

 
ora sono in ritardo pure a pubblicare questa storia, che testa bacata che ho D:
scusate se ci ho messo un po' per pubblicare, ma il tempo è sempre più ridotto, i compiti si fanno più presenti dato che siamo a fine quadrimestre -quasi- e ho una marea di cose da scrivere: la ff su Liam da finire, quella su Zayn da continuare e anche questa.
avevo in mente di scriverne una su Nialler, mi date un consiglio? Se la pubblico la leggereste?
in questo capitolo non è che succede un granchè, è più che altro un capitolo di passaggio.
voglio lasciarvi con il fiato sospeso fino alla pubblicazione del capitolo sette, odiatemi lol
non è nulla di tragico eh, tranzolle (tranquille)
c'è taanta dolciosità in questo capitolo, e a me piacciono quei due come coppia, davvero.
grazie sempre a voi che mi seguite, leggete tutti i miei disastri di capitoloi e recensite per farmi sapere che cosa ne pensate.
il mio contatto twittah è @ehydevine, scrivetemi per qualsiasi cosa c:
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Capitolo 8
*** Settimo capitolo. ***


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Settimo capitolo.


Harry non mi aveva fatto passare neanche un secondo dopo l'arrivo del suo messaggio in allegria,ero preoccupatissima e non sapevo come fare per calmarmi.Avevo cercato di non darlo a vedere visto che ero in famiglia,cercavo di mostrare un sorriso tirato e di fingere di essere tranquilla,speravo di esserci riuscita.
Quando i miei parenti tirarono fuori la scatola della tombola,sgattaiolai in bagno -non mi era mai piaciuta- e chiamai Harry,sperando che rispondesse.Il telefono squillava a vuoto,e un senso di terrore mi stava invadendo pian piano.L'ho provato a richiamare una quindicina di volte,e al terrore si aggiunse l'angoscia.
Non mi rispondeva e a Louis era successo qualcosa:cosa potevo fare?
Prendere il primo aereo per Londra,prendere un taxi fino a Doncaster e precipitarmi a casa sua?Mmh,forse non era una soluzione tanto attuabile.
O forse sì.
Ero preoccupata da morire.
Avevo però preso in considerazione il fatto che,dato che Louis era fisso a fare scherzi,potesse esserlo anche questo.Stavolta però,il mio sesto senso femminile era terribilmente pessimista e immaginava il peggio.
Tornai nel salone e conclusi la serata in famiglia,cercando di stare il più tranquilla possibile.Ogni cinque minuti lasciavo un messaggio ad Harry sperando che mi facesse uno squillo così da poterlo richiamare o che mi scrivesse qualcosa.
Nuovo messaggio da Harry: Adesso non posso risponderti, ti chiamo io appena c'è un momento libero.
- Ti prego Harry, sto impazzendo! Che succede?
Harry: Non posso parlare, aspetta una mia chiamata.
Ero totalmente e assolutamente sicura che era successo qualcosa,adesso sul serio.
Non poteva essere uno dei semplici scherzi di Louis,non stavolta.La cosa era grave,e ne andavo sempre più convinta ogni minuto che passava.
Tornammo verso mezzanotte e mezza a casa,i miei si ritirarono in camera loro così come Greg,mentre Niall andò a sdraiarsi in salotto.
«Eri,che hai?» possibile che lui avesse capito sul serio che ero preoccupata? «non dirmi niente perchè ho visto che eri strana a cena» sì.
«Harry mi ha mandato un messaggio,e mi ha detto che è successo un casino con Louis» risposi velocemente.
«Sarà sicuramente uno scherzo,si diverte a farti preoccupare» si sistemò meglio sul divano.
«No,stavolta è diverso» gli lanciai il telefono sulle gambe e gli feci vedere la conversazione.
«Lepricauni fritti,questa volta mi viene paura anche a me» mi rese l'Iphone.
«Appunto» abbassai lo sguardo «io vado su,così non ti rattristo»
«Ma no dai sorellina,rimani qui,così ci facciamo compagnia e ci guardiamo un po' di tv irlandese» propose.
Accettai e mi sedetti di fianco a lui.Mise un programma che guardavamo da piccoli -un cartone animato che adesso trovo demenziale- e dopo un po' lo ritrovai addormentato sul bracciolo del divano.Scossi la testa divertita e presi dall'armadio delle coperte -c'erano ancora tutte le nostre coperte- e ne presi una verde,sulla quale il nome 'Niall' con un trifoglio era stampato in bianco sul bordo.Lo coprii dai piedi fin sotto il mento e gli lasciai un bacio sulla fronte,andando in camera mia.
Mi sedetti sul letto,chiusi la porta a chiave e aspettai.Non è mai stato il mio forte aspettare,perchè io ero una maniaca della puntualità,e anche in questo caso Harry non era stato puntuale a chiamarmi,anche se non mi aveva dato un orario preciso.
Mi stavo letteralmente cagando sotto.
Fortuna che mia madre aveva preso qualcosa al supermercato,giusto due cosine,e me l'ero portate in camera.Presi a sgranocchiare un Twix al cioccolato bianco -che ci potevo fare,lo adoravo- e mi sedetti sul letto,poggiando tutto ciò che avevo rubato dal frigo e dalla dispensa senza farmi vedere dai miei -e da Niall- sul comodino,dato che era enorme.
Non mi ero ancora cambiata,mi ero lasciata sia il vestito che i tacchi,e mi importava poco se stavo scomoda o se avevo freddo,il mio unico pensiero era rivolto a Louis - che gli fischiassero le orecchie?Lo stavo pensando più del dovuto e del lecito.Avevo cambiato posizione varie volte:prima mi ero seduta,poi mi ero sdraiata con la testa sul cuscino,poi mi ero seduta per terra con le gambe sul letto,poi mi ero messa con la testa al contrario,poi avevo messo le gambe sul muro.
Non riuscivo proprio a stare tranquilla,e neanche il cibo riusciva a calmarmi.Il sonno non si degnava neanche di presentarsi,secondo me sapeva già in partenza che l'avrei mandato a quel paese se sarebbe arrivato.Erano le quattro meno un quarto,e stavo impazzendo.
Il telefono vibrò sul comodino -avevo messo la vibrazione- e scattai in avanti,notando il nome di Harry sul display.
«Pronto?» mi precipitai a rispondere.
«Erika» sussurrò.
«Harry» lo richiamai «sono stata in pena tutta la sera..»
«Scusami se ti ho potuto chiamare solo adesso,immagino che stavi dormendo» si scusò.
«Veramente no,sono stata sveglia fin'ora» ammisi.
«Oh,almeno un problema è stato evitato» sospirò.
«Problema?Quale altro problema è successo?Ha a che fare con Louis?» domandai preoccupata.
«Allora,sentimi bene Erika,io te lo dico,ma tu non ti allarmare,okay?» mi ordinò.
«Come faccio se tu già mi dici così?» mi morsi un labbro.
«Non ti preoccupare,ora respira,stai calma e ascoltami» aggiunse. 
«Non ti prometto nulla» sbuffai «e poi,perchè parli così piano?»
«Sono in ospedale» rispose tutto d'un fiato.
«O-ospedale?» balbettai.
«Louis non si è sentito bene ed ha avuto uno svenimento,e sembrava non si risvegliasse più» mi spiegò con voce preoccupata.
Il mio Louis si era sentito male?
Sembrava non si risvegliasse più?
Adesso lo svenimento ce l'avrei avuto io.
Volevo mettermi ad urlare,ma era notte fonda e sarebbe stata una pessima idea.Le gambe cominciarono a tremare,perciò decisi di sedermi,ma tremavo ancora:le mani,i piedi,le gambe,e non era colpa del freddo.Mi scese una lacrima dall'occhio destro,e da lì scoppiai.
Dato che non potevo urlare,mi sfogavo piangendo.Odiavo piangere,eppure se era l'unica soluzione,avrei accettato,anche perchè nessuno mi stava vedendo,e nessuno poteva intuire che in quel momento ero debole e vulnerabile.
«Cos..Oh mio..non è possibile..no..uno sven..» farfugliai,asciugandomi la rima sinistra dell'occhio «adesso come sta?
La cosa più importante era che lui stesse bene,poi il resto poteva anche aspettare.
«Adesso è in una stanza dell'ospedale,si è svegliato da poco» continuò,sollevandomi il morale.
Lepricauni santissimi.
«Hazza,con chi stai parlando?» borbottò una voce squillante in secondo piano.
«Non ha fatto che ripetere il tuo nome da quando si è svegliato» mi avvertì.
«E' Erika?» alzò il tono della voce.
«Ma non mi avevi detto che stava male?» non mi tornava.
«Sì,ma la definizione di 'male' la devi applicare con i suoi canoni» mi fece presente.
Quando io dico 'sto male' significa che davvero io sto male e che non riesco a fare nulla perchè il dolore mi pervade;la definizione di Louis è solo leggermente più diversa:quando lui sta male,significa che ha un leggero mal di testa o mal di pancia,e tende ad enfatizzare ogni dolore che ha.
«Ah,allora sta benissimo» ridacchiai.
«Te lo passo,aspetta» si zittì «è per te» sussurrò ad un'altra persona.
«Pronto?» Louis,cazzo.
«Tomlinson» sorrisi.
«Porca carota,Erika!» trillò la sua voce.
«Sono stata preoccupata tutta la sera,sono stata veramente in pensiero per te» tirai su col naso.
«Stai..stai piangendo?» domandò sorpreso.
«Solo un po'» risi,asciugandomi le lacrime con un fazzoletto.
«Piccolo amore,vorrei essere lì per asciugare quelle lacrime» mormorò.
«No,sono io che vorrei essere lì con te,a confortarti,a dirti che andrà tutto bene,a rassicurarti» singhiozzai.
«Già il sentire la tua voce mi rende più tranquillo» ammise «e poi,già mi stai confortando,non farti seghe mentali per motivi inesistenti»
«Motivi inesistenti..certo,perchè tu che svieni e forse non ti risvegli,sono motivi inesistenti,certo» ironizzai,irritandomi un po' «che poi,vorrei sapere ancora come hai fatto,perchè non lo capisco»
«Siccome te ne sei andata in Irlanda,è come se mi fosse andata via l'aria e sono svenuto» rise «anche se mi manchi da fare schifo,ho visto girare tutto,vedevo doppio e mi si incrociavano gli occhi,poi ho visto la tua immagine e poi tutto buio»
«Oh..» non sapevo che dire.
«Ti sei accorta che prima di svenire,ho pensato a te,vero?» domandò.
«Certo» sorrisi.
Come poteva un ventenne idiota avere così tanta dolcezza in corpo?
«E non mi dici nulla?» chiese con tono offeso.
«Dovrei essere lì,per farti sapere che ne penso» ammiccai.
«Hey piccola pervertita,perchè non facciamo Facetime?Così vedo come ti sei vestita per la cena in famiglia,e giudico se eri troppo sexy o no» propose.
«Io pervertita?Sei tu che mi hai passato tutti i tuoi neuroni perversi,dovresti ritenerti responsabile» lo accusai scherzosamente «così almeno io posso vedere come stai,dato che sono stata un'anima in pena tutta la sera»
Appena mi apparse la sua immagine,trasalii:era più pallido del solido,il letto bianco immacolato dell'ospedale in perfetto pan-dan con le pareti mi faceva uno stranissimo effetto.Louis non era tipo da colori monotoni e spenti,le sue pareti erano arancioni e vestiva sempre con colori sgargianti -come i suoi jeans rossi- anche d'inverno.
«Il bianco non fa per te» commentai.
«Erika,di tutte le volte che ti ho visto piangere,questa mi fa venir voglia di farlo anche a me» si morse il labbro,triste.
«Voglia di fare cosa?» con Louis c'era sempre il doppio senso.
«Di piangere» si fermò «e poi,visto che ci siamo,possiamo sempre ritrovarci nel solito letto»
«Sempre il solito» gli sorrisi,asciugandomi il viso.
«Mi fai vedere il vestito?» trillò contento.
Andai verso l'armadio e aprii l'anta,puntando il telefono verso lo specchio,in modo che potesse vedermi.
«Eri troppo provocante,avresti dovuto indossare qualcos'altro» mi rimproverò «toglitelo subito»
«Okay» eseguii gli ordini.
Poggiai il telefono sul cuscino e mi spogliai,rimanendo in intimo,prendendo dalla valigia che ancora non avevo sistemato il pigiama e mettendomelo subito,faceva abbastanza freddino e non avevo voglia di rovinarmi le vacanze per colpa di una cazzutissima influenza.
«Però non è giusto,volevo vedere che ti cambiavi» borbottò contrario lui.
«Ci saranno altre occasioni» sorrisi infilandomi sotto le coperte.
«Hai sonno?» notò.
«Se ti fa piacere,resto sveglia» posai la testa sul cuscino.
«Hai una faccia da sfavata,che è una cosa assurda» mi fece notare.
«Queste sono le cose che si vogliono sentire dal proprio ragazzo» ironizzai.
«Dai,non faccio battute da questa sera,concedimene qualcuna» mi pregò,mostrandomi un sorriso.
«Se proprio devo» gli sorrisi a mia volta.
«Sei bellissima» sussurrò,guardandomi negli occhi attraverso la telecamera.
«Anche tu lo sei» chiusi gli occhi.
Non so dire quando mi addormentai,perchè solitamente ci metto un'eternità per prendere sonno,ma l'ultima cosa che ricordo è un sussurro,un 'ti amo piccina' sussurrato come se avesse paura di svegliarmi.

 
siccome sono a casa, ho pensato di pubblicare il capitolo.
molte di voi saranno sicuramente a scuola, e appena tornate a casa c'è il capitolo come sorpresa, lol
ho un mal di pancia assurdo, infatti sono a casa..
mi sa che ho preso qualcosa da una mia amica, e dovrò restare a casa e saltare scuola..
CHE PECCATO.
ho aggiornato oggi perchè sto veramente incasinata con le storie, dato che sto scrivendo una ff su Liam che sta per volgere al termine e una su Zayn che aggiorno ogni morte di Papa.
non ho molto da dire, oltre al fatto che voi siete fantastiche e che grazie a voi il capitolo scorso è arrivato a 10 recensioni, grazie davvero!
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Capitolo 9
*** Ottavo capitolo. ***


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Ottavo capitolo.


Nessuno aveva osato svegliarmi,credo che Niall aveva raccontato alla mia famiglia cos'era successo,per questo motivo mi svegliai alle undici e venti.Il sonno mi aveva travolto tutto insieme,e mi aveva accompagnata fino a quest'ora,anche se non avevo recuperato del tutto il tempo che avevo passato sveglia.
Mi stiracchiai e mi portai una mano a coprire la bocca,dato che stavo sbadigliando.Il mio primo pensiero andò a Louis,speravo che si fosse un po' ripreso,almeno di poco,non potevo perdere il mio ragazzo per uno svenimento;era all'ospedale,se fosse successo qualcosa avrebbero saputo come rimediare.Presi a culo il telefono e notai qualche messaggio,così li lessi tutti insieme.
Nuovo messaggio da Louis: Sei un angelo quando dormi. Ci sentiamo domani piccina, xx
Nuovo messaggio da Harry: Grazie a te Louis sta meglio. Sei la migliore.
Nuovo messaggio da Charlotte: Sono insieme a Johanna, e ho saputo di Louis. Siamo corse all'ospedale, e Louis sta dormendo come un bambino. Harry velocemente ci ha raccontato, e staremo con lui, conta pure su di noi.
Scesi giù al piano inferiore e mi sedetti a tavola,prendendo una fetta biscottata tra le dita e mangiandola avidamente.
Notai solo dopo che Niall,mamma,papà e Greg mi stavano fissando insistentemente,e che l'unico rumore che si sentiva era il crunch della fetta che stavo mangiando.
«Louis come sta?» esordì mio padre,scontento di quel silenzio.
«Si è svegliato questa notte,e subito Harry mi ha avvertito e ci ho parlato» li avvertii.
«Quindi sta meglio?» chiese mamma.
«In teoria sì,però non ho avuto sue notizie stamattina» presi un sorso di latte.
«Io sì» aggiunse Niall «e dice che sono tornati a casa sua,lo hanno voluto tenere soltanto per questa notte,in teoria dovrebbe avere una situazione stabile»
«Ti ha chiamato?» alzai gli occhi dalla tazza.
«Sono stato al telefono con Harry una mezz'oretta fa» continuò.
«Oh» sospirai,abbassando nuovamente lo sguardo.
«Vabbè,l'importante è che stia bene» mi rassicurò Greg.
Niall mi bisbigliò un 'dopo ti dico una cosa' subito dopo e continuai a fare colazione,a regola loro l'avevano già fatta e avevano voluto aspettare che mi svegliassi per farmi compagnia e per domandarmi -appunto- di Louis.
Io cercai di non pensarlo molto:sapevo che stava bene,ma la paura che potesse sentirsi male di nuovo mi stava accompagnando ogni minuto che passava.Una volta finita la colazione,mi ritirai in camera,infilandomi sotto le coperte -di nuovo- e accendendo la televisione.
Avevo voglia di oziare alla grande,di rilassarmi e di non fare niente.
«Hei sorellina» Niall si buttò a peso morto sul letto.
Appunto.
«James» gli feci spazio di fianco a me.
«Harry mi ha chiamato e mi ha passato Lou» esordì «abbiamo parlato delle nostre cose,delle nostre cavolate,e poi mi ha chiesto di te.Gli ho detto che dormivi,e lui mi ha incaricato di dirti che gli manchi,che non devi preoccuparti per lui e che ha scoperto che non passerete il Capodanno insieme»
«Eh sì,quelli di classe mia hanno organizzato una festa a casa di uno di loro» spiegai.
«E per questo si è un po' alterato..cioè,ha fatto il finto offeso come suo solito,e dovrebbe chiamarti nel pomeriggio» mi informò.
«Si infatti,Louis arrabbiato mi sembra un po' fuori dal normale..ma io gliene avevo parlato,è lui che non mi ascolta» appoggiai la testa contro il muro.
«Mi ha accennato che voglia andare in discoteca,ma siccome tu non ci sei,avrebbe in mente altro» si sistemò meglio nel mio letto.
«Ovvero?» mi avvicinai a lui,poggiando la testa sul suo petto.
«Voleva anche lui andare ad una festa di una sua ex compagna di liceo» spiegò.
«E che ci vada,non posso impedirgli di fare ciò che vuole» sospirai.
«Fate una riunione tra giovani Horan e non mi invitate?» Greg si lanciò sopra di noi.
«Potevi trovare un modo più carino per arrivare» lo canzonai,facendogli spazio alla mia sinistra.
«Di che parlavate?» poggiò la testa sul cuscino.
«Erika andrà a casa di uno di classe sua per Capodanno,io sono stato invitato alla festa di un mio amico.E tu Greg?» Niall guardò l'altro mio fratello.
«Io starò con Clare,i suoi ci danno il permesso di usare la casa in montagna..» ci fece intendere.
«Camino,marshmallow,una coperta di lana,una cioccolata calda..» elencai.
«E un pacco di preservativi?» ironizzò Niall.
«A quello ci pensa lei» Greg rise.
«Woh,notte infuocata allora» constatai.
«Mi dispiace che voi non possiate fare lo stesso» disse con aria di superiorità.
«Ho tutto l'anno prossimo» ipotizzai.
 
Il telefono squillava incessantemente ormai da un quarto d'ora buono,eppure io non lo sentivo,o meglio:stavo dormendo e sentivo soltanto il rumore in lontananza e non avevo la minima voglia di aprire gli occhi,cercare il telefono e rispondere.
Dopo il pranzo con i vicini,me ne andai a dormire -dovevo recuperare le ore di sonno perse-,anche se loro erano ancora -molto probabilmente- giù in cucina a parlare con i miei.
La mia suoneria -insieme alla vibrazione- era diventata talmente insopportabile che dovetti rispondere,cercando di non arrabbiarmi con il mio povero interlocutore.
«Pronto» era più un'esclamazione che una risposta al telefono.
«Se questo è il tuo modo di dimostrarmi il tuo amore,vedrò cosa posso fare per accettarlo» ironizzò l'altra persona.
«Louis» dissi con voce impastata dal sonno «che ore sono?»
«Le tre del pomeriggio» aveva un tono di voce troppo alto.
«Devo essermi addormentata» realizzai.
«Me ne sono accorto,ti ho chiamato tipo venti volte e nessuna risposta» strillò.
«Non puoi parlare più piano?» gli chiesi cortesemente.
«No,perchè devi ascoltare ciò che ho da dire.Quest'anno non passiamo il Capodanno insieme» esordì.
«E tu mi hai svegliata solo per dirmi questo!?» domandai retorica «io lo sapevo già!»
«Ma non è giusto..ci tenevo a passarlo con te» piagnucolò.
«E io ci tenevo a dormire,ma tutti dobbiamo rinunciare a qualcosa ogni tanto» mi voltai dall'altra parte.
«Lo sai che mi sono risentito male?» mi informò.
«Che cosa?!» urlai,alzandomi di scatto.
«Ora che ho la tua attenzione,possiamo avere una conversazione civile» lo sentii ridacchiare.
«Fottiti Tomlinson» mi ributtai nel letto.
«So che nessuno deve disturbarti mentre dormi,ma il fatto è che è passato un giorno solo da quando sei partita e mi manchi,ti ho potuto sentire soltanto per il fatto che mi sono sentito male,e avevo paura che non ci saremmo chiamati neanche una volta..» ammise.
Per quanto potessi arrabbiarmi con lui quando mi svegliava oppure quando mi dava fastidio,io lo amavo come non avevo mai fatto prima,e quando mi arrabbiavo,mi passava dopo dieci secondi neanche.
Non potevo contestare niente di quello che faceva,era perfetto in tutto,e non mi pentivo mai di nulla.
«Sai che non puoi farmi i discorsi sdolcinati brutto infame,mi fai passare l'incazzatura nei tuoi confronti» come se non lo sapesse,il mio caro.
«Era proprio questo il punto» ridacchiò nuovamente «resta comunque ingiusto il fatto che non passiamo l'ultimo dell'anno insieme»
«Lo so,dispiace anche a me,ma che ci posso fare se è da metà dicembre che ho fissato?» cercai di scendere dal letto in maniera normale.
«Uffa però» borbottò.
«Ci chiameremo a mezzanotte,oppure faremo Facetime,un modo si trova sempre» sorrisi.
«Ma non sarà lo stesso» sicuramente mise il broncio.
«Lo so,ma meglio che niente» andai verso la valigia per trovare qualcosa da mettermi - avevo indosso una tuta.
«E il bacio di inizio anno?» domandò.
«Ce lo daremo il pomeriggio del primo gennaio» scelsi dei jeans scuri e degli stivaletti.
«Che schifo» sbuffò.
«Lo so,neanche a me l'idea piace tanto,ma dovremo far così» optai per una maglietta grigia.
«Che combini adesso?» chiese.
«Sto per vestirmi,non so dove i miei vogliono portarci» risposi «e tu?»
«Sono incatenato al letto,mia madre non vuole che mi alzi.Non posso neanche fare il tragitto letto-bagno da solo!Mi trattano come un bambino piccolo» esclamò.
«Ti trattano come un bambino piccolo perchè forse lo sei» lo presi in giro.
«Se fossi lì da te,non mi farei prendere in giro e ti infliggerei una punizione» minacciò.
«Che tipo di punizione?» domandai curiosa.
«Ne ho in mente una,ma non posso dirtela,altrimenti sembrerei un pervertito che chiama le ragazzine per raccontare loro cose sconce al telefono» rispose.
«Mi hai chiamata ragazzina?Questa me la lego al dito» cominciai a togliermi il pigiama.
«Ma tu sei piccola in confronto a me» mi ricordò.
«Ma sicuramente ho il cervello più grande del tuo» indossai i pantaloni con una certa difficoltà.
«Solo perchè tu stai studiando più di me,perchè se la tua voglia di andare a scuola fosse come la mia,sarei più intelligente di te» ribattè.
«Chiariamo il fatto che la voglia di andare a scuola io neanche ce l'ho,e comunque se non te ne sei accorto hai ammesso che sono più intelligente di te,quindi rassegnati e vantati di avere una ragazza così» mi vantai «aspetta,appoggio il telefono sul letto che mi devo mettere la maglia»
«Quanto vorrei essere lì» disse con fare sognante.
«Pervertito di un Tomlinson» alzai un po' il tono della voce,sperando che nessuno mi avesse sentito.
«Certo che,il mio cognome detto da te,ha tutto un altro effetto» pensò.
«Cos'è,stai leggendo il manuale 'battute sdolcinate e squallide da fare alla propria ragazza'?» ironizzai.
«Ti amo anche se sei così stronza» annunciò.
«Ti amo anche io,dovresti saperlo» sorrisi.
«Erika,esci da quella fottuta camera,alza il culo e vestiti!» mi urlò contro Niall dall'altra parte della porta.
«Era Niall?» chiese Louis.
«Sì,e io credo di dover andare» constatai a malincuore.
«Quando ci possiamo risentire?» domandò.
«Non so,per messaggio anche stasera,però se mi vuoi chiamare dovrai aspettare domani sera,ho l'agenda piena» lo informai.
«Va bene,ci sentiamo piccina» mi salutò.
«Certo,a più tardi» riattaccai.
«James,non rompere,che altrimenti dico a tutti che sei innamorato di Charlotte!» lo canzonai.
I giochi e le ripicche da bambini piccoli funzionavano sempre fra me e Niall,eravamo come dei neonati in dei corpi da diciottenne e diciannovenne - forse non era Louis il bambino.
«Che cosa?Ma come ti salta in mente!» entrò nella mia stanza.
«Mi salta in mente da una serie di cose di cui parleremo,ma adesso fammi ricomporre che così posso uscire decorosamente» lo mandai gentilmente via.
«Mmh,okay..» sapevo esattamente che quel coglione biondo tinto di mio fratello aveva un debole per Charlotte,e finalmente avrei avuto la confessione che aspettavo.

 
sciao a todos(?)
studio spagnolo, si vede?
scusate per l'immenso ritardo, ma la settimana scorsa ho avuto da studiare tantissimo e questa settimana ho un compito al giorno, e ho trovato un momento libero solo oggi per pubblicare.
ho concluso il capitolo ieri alle 22:30, con i miei che mi urlavano di andare a letto perchè altrimenti non mi svegliavo, ma tanto stanotte non ho dormito una ceppa perchè avevo mal di stomaco e mi hanno mandato a scuola lo stesso -.-'
credo che nel prossimo capitolo racconterò direttamente la festa di Capodanno, perchè ho già le idee chiare di cosa succederà, oppure spezzerò in due gli avvenimenti, così che non vi annoiate troppo c:
comunque, nel prossimo o nei prossimi due, faranno il loro ingresso due figure che ancora non sono state prese sotto esame, e una di loro due avrà un'importanza rilevante nel corso della storia, che mi sono già immaginata mentalmente e quindi so già cosa far succedere.
vi avverto, ci sarà un enorme colpo di scena, però non so quando, una cosa che non vi aspettate,e sto lavorando affinchè possa capire dove metterla e in quale capitolo, perchè il contesto lo so già.
questo capitolo mi piace abbastanza, non è niente di speciale, però mi sembra carino e mi pare d'averlo scritto abbastanza decentemente.
grazie mille a chi recensisce sempre, mi fa veramente tantissimo piacere sapere che vi piace la storia e che la seguite :')
il mio contatto twitter è @ehydevine, se volete contattarmi io sono sempre là cc:
xx 

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Capitolo 10
*** Nono capitolo. ***


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Nono capitolo.


Mullingar era così bella,specialmente in inverno.La neve la rendeva ancor più spettacolare,soprattutto la sera dopo cena.
Eravamo 
usciti per andare a salutare alcuni nostri vecchi amici e poi,dopo cena,eravamo nuovamente fuori casa,perchè io,Niall e Greg volevamo fare un giro.Speravamo che non fosse cambiato niente,speravamo che la nostra Irlanda fosse rimasta tale e quale a come l'avevamo lasciata.
Eravamo arrivati a piedi fino ai giardini ai quale andavamo sempre da piccoli all'età di cinque anni,e nonostante ne 
avessimo diciotto/diciannove/venti,ci sembrava di essere tornati bambini una volta che vedemmo le tre altalene.Per questo ci piacevano quei giardini,avevano tre altalene una dopo l'altra e potevamo stare tutti e tre insieme - ovviamente io nel mezzo.
«Non penserete davvero di andare sulle altalene,spero» ci rimproverò papà.
«Caro,non ci hanno portato qui per niente» gli ricordò nostra madre.
Partimmo alla carica,mettemmo il turbo per arrivare per primi alla nostra altalena -facevamo sempre così- e ci fiondammo a sedere lì sopra,facendo scontrare i nostri piedi.Fortuna che,con il nostro peso aumentato,non si sfondò l'altalena.
«Scommetto che riesco ancora a superarvi in velocità» borbottò Niall,iniziando ad andare avanti e indietro.
«Ricordati che noi dobbiamo ancora parlare di Charlotte» lo avvertii.
«Perchè Charlotte?A Niall piace?» domandò Greg.
«Come sei perspicace,fratello» gli feci l'occhiolino.
«E perchè ancora non gliel'ha detto?Nessuna ragazza sa resistere a Niall» commentò.
«Perchè a me non piace Charlotte» si difese il biondo.
«Sì certo,e io non sono innamorata di Louis» feci un sorrisetto falso.
«Ah-ah,come sei simpatica» fece una smorfia.
«Niall,sai che ti sta crescendo il naso?» il castano prese il telefono.
Niall abbassò lo sguardo,si fermò e rimise i piedi a terra,allungando lentamente la mano verso il suo naso e tastandolo,verificando che ciò che aveva detto Greg era falso.
Quanto poteva essere scemo,quel lepricauno di mio fratello?
«Niall,era una cosa in senso metaforico» gli feci notare,ma poi mi accorsi di una cosa «se hai paura che ti sia cresciuto il naso,allora sai che stai dicendo una bugia!»
«Sputa il rospo,piccolo Horan» lo incitò Greg.
«Se vi dico che avete ragione,me lo rinfacciate?» fece labbruccio.
«No» risposi.
Si guardò le Supra,muovendo i piedi nervosamente a destra e a sinistra,roteando i pollici l'uno intorno all'altro.Si morse il labbro inferiore più volte,valutando quali parole utilizzare,ma gli morivano in bocca,neanche gli uscivano.Se ne stette qualche minuto in silenzio,ripetendo le stesse azioni.
«E quindi?Niall,stiamo aspettando risposta» gli ricordò l'altro mio fratello.
«Ah,giusto..» sospirò.
«Ma è nato idiota o ci è diventato?» domandai ironicamente.
«Hey» alzò il tono della voce,offeso quasi.
«Eh,non ci rispondi!» lo ripresi.
«Ragazzi,andiamo!» urlò nostra madre.
«Subito mamma» Niall si alzò di scatto e le andò incontro.
«Salvato in tempo» osservò Greg.
«Dopotutto è un Horan,siamo sempre salvati in corner» commentai,alzandomi.
 
Ero felice di stare in Irlanda,ma quell'assenza di tre giorni da Doncaster mi stava un po',come dire,uccidendo.Certo,era la mia Irlanda,la mia Mullingar,la mia famiglia,i miei ricordi e tutto quanto,ma a Doncaster -per quanto non la considerassi mia come Mullingar e per quanto non fossi patriottica come nei confronti dell'Irlanda- c'era il mio Louis,e questo batteva tutto.
Mi mancava,e 
così potevo sembrare sdolcinata,patetica e infantile,ma si era sentito male,e oltre al fatto che volessi rivederlo per le mie ragioni,volevo accertarmi che stava bene,cosa di cui non ero del tutto sicura.
Nuovo messaggio da Louis: Che stai combinando? xx
- Stiamo girando a vuoto per Mullingar, credo..
Louis: Fai qualche foto, così quando torni le guardo. 
- Ovvio. Manca soltanto domani e poi torno a Doncaster, non vedo l'ora. xx
Louis: Anche io. xx
«Erika,staccati da quel dannato coso,stiamo facendo una passeggiata di famiglia» mi rimproverò papà.
«Certo papà,mando un ultimo messaggio e lo metto via» promisi.
- Non possiamo neanche messaggiare, mio padre rompe perchè vuole stare in famiglia. Da quando è stato così attaccato a noi? Bah. Ci vediamo domani sera, ti amo. xx
Louis: Non importa, a domani, se Dio vuole. Ti amo anche io piccina, xx
«Contento?Ho mandato l'ultimo messaggio a Louis e ora lo metto in tasca» lo avvertii.
«Brava bambina» mi sorrise dolcemente.
«Caro papà,mi spiegheresti dove vorresti andare a quest'ora,la sera del 27 dicembre?» domandai leggermente ironica.
«Non so,volevo un po' girare,andare in piazza..» ipotizzò.
Mentre mia madre gli dava ragione,il mio cellulare prese a trillare incontrollatamente,e lo ripresi dalla tasca,leggendo il nome di Harry sul display.
«Non avrai intenzione di rispondere,spero» mio padre mi guardò male.
«Pronto?» gli rivolsi un sorrisetto.
«Salvami,ti prego» mi supplicò.
«Solo se tu fai lo stesso» mi allontanai leggermente.
«Ho passato tutta la sera con i parenti,Louis non risponde,mi sto spallando a morte e mia madre ha detto che posso stare al telefono solo se qualcuno mi risponde» mi spiegò velocemente.
«E quel qualcuno starà al telefono con te» dissi «mio padre mi aveva proibito di stare al telefono,ma fa niente»
«Come stanno andando le feste,da te?» chiese.
«Oh,non c'è niente di speciale..parenti,tonnellate di cibo,pomeriggi e serate passate attorno alla tavola..» elencai «tu?»
«Niente di diverso,tranne che le tue sono feste irlandesi e le mie inglesi» ridacchiò.
«Non c'è niente di così tanto diverso,soltanto un po' l'accento» mi guardai intorno,riconoscendo quella stradina.
«Ah,Erika,mi stavo dimenticando di dirtelo» Harry sembrò avere un flash.
«Che cosa?» brutto presentimento modalità on.
«Louis,questa mattina,si è sentito male,di nuovo» mi informò.
«Oh,merda» imprecai,portando una mano alla fronte.
«Erika,modera i termini» mi ammonì mia madre.
«Dov'è adesso?» domandai preoccupata.
«E' a casa,tranquilla,ha avuto un leggero mancamento» mi rassicurò.
«Eppure,non mi ha detto niente..» notai.
«Forse non voleva dirti niente» ipotizzò.
«Farà venire un mancamento a me,un giorno ci andrò io all'ospedale per tutte le preoccupazioni che mi sta dando» sbuffai.
«Credo che lui,se ci fossi tu all'ospedale,starebbe lì giorno e notte» capì.
«Mmh,non cred che verrebbe in Irlanda» storsi la bocca «non gli piace»
«E allora spiegami perchè sta con una ragazza irlandese,perchè proprio non lo capisco» pensò.
«Me lo chiedo sempre anche io» sorrisi.
 
Finalmente questa sera avrei potuto rivedere Charlotte,Johanna e Louis:sarebbero venuti all'aereoporto a prendermi,così avrei potuto rivederli tutti e tre,saremmo andati a cena fuori e poi Louis sarebbe rimasto a 'dormire' a casa mia.La mia valigia era già pronta,non l'avevo neanche disfatta,tanto non ce ne sarebbe stato motivo.Scesi giù a fare colazione tutta pimpante,salterellando e prendendo un biscotto.
«Come mai tutta questa felicità?» Niall,alzò gli occhi dalla tazza di caffèlatte,triste.
«Oggi rivedrò Louis» divorai il biscotto.
«Perchè,viene in Irlanda a trovarci?» domandò Greg.
«Pensavo non gli piacesse l'Irlanda,da quando ha cambiato idea?» il biondo fece un sorriso tirato.
«Ragazzi,ma siete impazziti o cosa?» alzai un sopracciglio.
«Non hai visto che tempo c'è fuori?» il castano mi guardò.
«Tutti i voli sono rimandati fino alla mattina di Capodanno» mi informò mia madre.
Merda,merda,merda.


 
sono in ultrasuperiperarciextramegaultra ritardo.
chiedo venia, e scusa un milione di volte.
ho avuto troppissime cose da fare tutte insieme, e il tempo per scrivere è stato limitato.
ho potuto pubblicare solamente adesso, metà capitolo mi si era cancellato e mi è toccato riscriverlo da capo, e in più non mi ricordavo neanche come l'avevo scritto.
oggi in classe poi, mi è ripresa l'ispirazione, perciò ecco qua.
questo è un capitolo di passaggio, perchè mi serviva per spiegare i 'sentimenti', o meglio, ciò che prova, Niall nei confronti di Charlotte, e per informarvi che Erika non partirà il 28 dicembre.
nel prossimo capitolo ci sarà la festa, e vi preannuncio che penso che sarà un pochettino più lungo, perchè devono succedere un bel po' di cose.
vi annuncio anche che nel prossimo, appariranno i due ragazzi ancora non nominati: Zayn e Liam, ieeee!
adesso esco di scena, il mio contatto twitter è @ehydevine.
ho postato una ff su Niall, se vi va di leggerla..
xx

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Capitolo 11
*** Decimo capitolo. ***


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Decimo capitolo.

 

Atterrai a Londra alle cinque del pomeriggio,e la festa di Capodanno a casa di quel mio compagno di classe sarebbe stata alle sette:avremmo cenato e dormito lì,e avremmo festeggiato l'inizio del nuovo anno insieme,con tanta musica,tanti amici e tanto divertimento.
Ero rimasta praticamente bloccata in Irlanda fino al 31,quando poi ci dovevo stare tre giorni.
Non che non volessi stare 
nel mio paese natale,ma in Inghilterra avevo tutta la mia vita,e non vedevo l'ora di riprenderla.Mi mancavano tutti i miei amici,e non vedevo l'ora di tornare.
Harry mi aveva raccontato che Louis,in quei giorni,aveva avuto altri quattro svenimenti,e mi sentivo impotente,dato 
che lui stava male e io non ci potevo essere.
All'aereoporto c'erano Johanna e Charlotte ad aspettarmi,così che poi saremmo potute 
andare alla festa tutte e tre insieme.Ci volevano due ore per arrivare a Doncaster da Londra,così almeno saremmo arrivate puntuali.Salutai i miei e gli altri due esemplari di Horan -feci l'in bocca al lupo a Greg per la notte e tirai una pacca sulla spalla a Niall- e seguii le mie amiche,montando subito in macchina.
Le mie due amiche presero a farmi domande sull'Irlanda,sulle mie feste,tanto in 
due ore ce ne saremmo dette di cose.Mi avevano,inoltre,detto che erano state accanto a Louis per quanto potevano,dato che anche loro avevano i loro impegni e non potevano stare fisse all'ospedale o a casa Tomlinson,ma era già tanto che avessero avuto il pensiero del mio ragazzo.
Quando ormai eravamo già nell'autostrada per Doncaster,iniziai a prepararmi -mancava soltanto mezz'ora 
per arrivare alla casa del mio amico- e indossai il mio vestito con una certa difficoltà,dato che ero in una macchina con un sacco di roba in mezzo -era un abito a tubino blu notte senza spalline che arrivava fino a metà coscia,con un velo lungo fino al ginocchio soltanto nella parte posteriore dell'abito,e dei tacchi dello stesso colore,solo più tendenti al nero- e mi truccai un po' come potevo,anche se il risultato fu meglio di quello che sperai.
«Quanti siamo stasera?» domandai,mettendo fuori i piedi dalla macchina.
«Una ventina..credo» Johanna chiuse lo sportello.
«Ma non preoccuparti,li conosci tutti» Charlotte si sistemò i capelli.
Arrivammo nel vialetto della villa del mio amico -era abbastanza ricco- e suonammo il campanello,sentendo già un gran trambusto da fuori.Ci aprì la porta Liam,invece che il 'padrone di casa'.
«Liam!» strillò Johanna,saltandogli letteralmente addosso.
«Devo andare in vacanza e devo perdere il telefono più spesso,se l'accoglienza è questa» ironizzò lui,stringendola a sè.
«Riprovaci un'altra volta,e giuro che ti distruggo» gli tirò una pacca dietro la nuca.
Johanna e Liam erano amici da sempre,eppure avevo le mie teorie anche su di loro,oltre che su mio fratello e Charlotte.Dicevano di essere migliori amici,ma sentivo come Jay ne parlava e vedevo come le brillavano gli occhi ogni volta che nominava il suo nome o lo vedeva,ed era la stessa cosa che succedeva da parte mia con Louis.
«Ciao Charlotte» le scoccò un bacio sulla guancia,una volta che si staccò da Johanna «Erika» lasciò anche a me un bacio sulla guancia.
«Ma il padrone di casa Anderson si è perso,o sono io che non lo vedo?» domandai,iniziando a togliermi il giubbotto.
«Mi volevi?Ed eccomi qua!» arrivò Samuel,con un gran sorriso stampato in viso.
«Ma buonasera» gli sorrisi a mia volta.
«Com'è andata nella terra degli gnomi,irlandesina?» domandò Josh,che era arrivato soltanto in quel momento.
«Una palla che non ti dico» ridacchiai «non vedevo l'ora di tornare qua»
«E pure noi» Charlotte mi spettinò i capelli.
«Oh,hanno suonato di nuovo» Samuel andò verso la porta.
«Erika!» urlò Jasmine,un'altra mia compagna di classe.
Le andai incontro e la salutai,poi salutai anche altre cinque mie amiche che non vedevo dall'inizio delle vacanze natalizie,e cominciai a parlarci del più e del meno,delle vacanze e di tutto il resto.Josh prese ad armeggiare con la console e lo stereo,facendo partire la musica che,fortunatamente,aveva avuto la decenza di non mettere a tutto volume.
«Erika?» mi sentii chiamare.
«Niall?» ma che..?! «e tu che ci fai qua?»
«Sono alla festa del mio amico..ma non sapevo che fosse anche il tuo» indicò Samuel.
«Eh beh,a quanto pare..» mi grattai la testa.
«Sai per caso dov'è Charlotte?» mi domandò,a bassa voce.
«L'avevo lasciata all'ingresso» mi ricordai.
«Oh,okay» annuì «allora vado a cercarla» mi fece l'occhiolino e si voltò.
Sorrisi e scossi la testa divertita,andando verso il tavolo delle bibite,dato che dopo tutto quel parlare mi si era seccata la gola,e mi versai in un bicchiere della Coca-cola.
«Che c'è,i trifogli ti sono venuti a noia?» chiese una voce,facendomi voltare.
«E tu non sei a preparare kebab?» scherzai «ciao Zayn»
Io e Zayn Malik non avevamo una così grande amiciza che ci legava,ma ci conoscevamo,ci stavamo simpatici e ci era capitato molte volte di uscire insieme in un gruppo di amici,poi andavamo nella stessa scuola,solo che lui era nella sezione prima della mia -io ero in C e lui in B-,e capitava spesso di incontrarci per la scuola.
«Ciao Erika» sorrise,incastrando la lingua fra i denti.
«Come hai passato le vacanze?Non ci sentiamo dalla prima ricreazione,quando ti ho passato le risposte al compito di geografia» bevvi un sorso.
«Sono andato a Bradford con mia madre per festeggiare il Natale:parenti,papà,sorelle,amici..le solite cose ogni anno» elencò.
«Ma non sei musulmano?» quel ragazzo era contraddittorio.
«Mia madre è cristiana» spiegò.
«Ecco spiegato il mistero» poggiai il bicchiere sul tavolo.
«In Irlanda sei stata bene?» domandò,prendendo dalla tasca un pacchetto di sigarette.
«Certo,anche se volevo tornare prima..» confessai «colpa del tempo»
«Ti dispiace se andiamo fuori a chiaccherare?Non fumo da dopo pranzo» propose.
«Okay» lo seguii nel giardino sul retro.
«Ho saputo che Louis si è sentito poco bene,in questi giorni» si accese una sigaretta e aspirò da essa.
«Sì,è svenuto parecchie volte» annuii.
«E ora dimmi,sta meglio?» fece un altro tiro.
«In teoria sì..ma non credo che abbia una situazione tanto stabile,dato che gli sono venuti parecchie volte durante questi giorni» spiegai.
«Mi dispiace» buttò fuori il fumo «ma almeno si è scoperto che cosa siano?»
«Hanno dato delle ipotesi diverse,ma niente di rilevante,o così almeno mi ha detto sua madre» continuai.
 
Stavamo passando una serata fantastica,tutti i ragazzi non la smettevano di sparare minchiate ogni tre per due e avevamo mangiato quanto Niall,il che era un dato alquanto scioccante.Josh si era cimentato nel fare il dj,cosa che gli riusciva anche discretamente bene.
Avevamo cercato,con dovuto tempo in anticipo,i petardi nella cantina,e dovevo ammettere che Samuel non aveva badato a  
spese.Mancava una mezz'ora abbondante alla fine del 2012,avevo sentito Louis per qualche minuto e sentivo un gran fracasso di sottofondo.
Dato che il mio telefono aveva cominciato a trillare incessantemente,mi spostai in un'altra stanza - eravamo nella stanza del 
camino ed io ero andata vicino alla porta che dava sul giardino.
«Pronto?» risposi.
«Erika,ciao» esordì l'altra voce.
«Harry,sono contenta di sentirti» ammisi.
«Io avrei preferito di no» disse.
«In che senso,scusa?» non capivo.
«Louis si è sentito male,di nuovo» annunciò.
Mi sentii le gambe cedere,la testa girare e il fiato corto,di nuovo.Era una situazione scomoda,Louis nei momenti più inaspettati prendeva e sveniva,così,senza un perchè,e mi stupivo del fatto che i dottori non avessero ancora capito la causa di tutto ciò,e la cosa mi faceva una rabbia tremenda,perchè il mio ragazzo ogni tre per due rischiava di non risvegliarsi più;e in più,mi venivano dei colpi a me che rischiavo di restarci secca io,al posto di Louis.
«E' per questo che non volevo sentirti,per non darti questa notizia» si spiegò.
«Dov'è adesso?» domandai preoccupata.
«In ospedale,ci ho messo piede appena ti ho chiamata» rispose.
«Doncaster Hospital?» mi mordicchiai il labbro.
«Sì,adesso lo portano al terzo piano» aggiunse.
«Trovo qualcuno e mi precipito lì» riattaccai.
Insomma,l'anno voleva essere finito in bellezza.

 
mi vergogno di me stessa.
sono in un ritardo assolutamente assurdo, e non so nemmeno io come possa essere successo.
solitamente, sono quasi sempre puntuale, per così dire, ma questa volta ho superato me stessa!
mi farete fuori mentalmente, e spero che non vogliate attuare tutte le minacce che avete ideato contro di me.
mi sono svegliata alle dieci, ho fatto i cazzi miei, ho studiato latino per 15 minuti, ho iniziato a prepararmi per la festa di stasera e poi sono corsa su internet.
ho fatto i salti mortali per scrivere questo capitolo, ieri sera sono rimasta sveglia fino a tardi e l'ho scritto tutto e subito, per poi pubblicarlo adesso.
la festa l'ho raccontata, e ci volevo aggiungere anche il seguito, ma poi veniva lungo come un papiro egizio, e ho deciso di metterlo nell'undicesimo che, per farmi perdonare, sto già scrivendo e pubblicherò al più presto.
grazie, come sempre, per le recensioni, per farmi sapere sempre cosa ne pensate dei miei capitoli e per accompagnarmi ogni capitolo, grazie di cuore.
il mio contatto twitter è @ehydevine, se voelte contattarmi io sono lì.
xx

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Capitolo 12
*** Undicesimo capitolo. ***


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Undicesimo capitolo.



Tornai praticamente di corsa nell'altra stanza e cercai Johanna,ma di lei non c'era traccia:proprio quando mi serviva,cavolo!
Forse aveva qualcosa da fare con Liam,dato che mancava pure 
lui..boh.
Pure Niall era sparito,e di Charlotte neanche l'ombra.
Ma che era,il momento 'fai impazzire 
Erika fino all'esaurimento'?
Mi serviva un cazzo di passaggio fino all'ospedale,possibile che 
nessuno in quella cazzo di stanza aveva una cazzo di patente?
Mi passai una mano sulla fronte e 
sbuffai,in preda ad una crisi di panico.
«Hey,che succede?» Zayn mi posò una mano sulla spalla «ti vedo un po' agitata»
«Louis si è sentito male e non trovo nessuno che mi possa portare da lui» spiegai in tre secondi.
«Se vuoi,ti ci porto io» si offrì il moro.
«Mi faresti un favore enorme» lo pregai.
«Certo,andiamo» mi sorrise.
Zayn era la mia salvezza,un angelo sceso dal cielo per aiutarmi.Corsi -nuovamente- nella stanza  iniziale,indossai velocemente il mio giubbotto e presi la pochette e,senza salutare nessuno,uscii di casa con lui,montando subito in macchina,e partimmo alla velocità della luce.Mi venne solamente dopo in mente che avevo lasciato la valigia nella macchina di Johanna:l'avrei ripresa il giorno dopo.
«Destinazione?» cambiò marcia.
«Doncaster Hospital» buttai fuori una quantità inimmaginabile di aria.
«Okay,cerco di arrivarci il prima possibile» promise,accellerando.
Pensavo che Zayn guidasse come un comune mortale,e invece no!Sembrava fosse inseguito dalla  polizia,si sarebbe beccato una multa per eccesso,anche se,per Louis questo ed altro.
«Mi dispiace farti fare avanti e indietro mezz'ora prima della mezzanotte» avvicinai i piedi fra loro e abbassai lo sguardo.
«Ma no,tranquilla» si passò una mano fra i capelli «è più importante portarti da Louis»
«Sicuro?Altrimenti,posso prendere la metro,non so..» ipotizzai.
«Erika,è la notte di Capodanno» mi fece notare «cosa credi che ti possa portare all'ospedale se non una macchina?»
«Giusto..» gli diedi ragione.
«Non ti preoccupare,tanto ormai ti ci sto portando,tornare indietro sarebbe stupido» svoltò a destra.
C'era un silenzio un po' strano fra me e lui in quel momento,non sapevamo bene cosa dire e io avrei dovuto ringraziarlo un miliardo di volte per ciò che stava facendo.
Gli edifici apparivano per 
un attimo e subito scomparivano,tanto andava veloce.
Stava facendo tutto quello per me,e gliene 
ero infinitamente grata.Però,mi stavano venendo un po' i sensi di colpa,gli stavo facendo perdere la festa dell'ultimo dell'anno,e a me in quel momento poco importava se la stavo perdendo io.
Stanco anche lui di quel silenzio,fece partire la voce di Chris Brown dal suo lettore 
cd,cominciando a canticchiare la melodia della canzone.Mi voltai verso di lui,che intanto era veramente attento alla strada e alle varie curve da fare,che aveva un'espressione rilassata,tranquilla,con le labbra che si muovevano per pronunciare a bassa voce le parole della canzone.Si voltò con lo sguardo verso di me e mi sorrise,per poi ripuntare lo sguardo sulla strada.
La preoccupazione cresceva,una bruttissima sensazione stava prendendo il sopravvento 
dentro di me,avevo paura che questa volta fosse più grave delle altre.Il terrore che Louis non si risvegliasse era una cosa che mi aveva accompagnata ogni volta che si era sentito male,e pure questa volta si era ripresentato.Ero sempre stata una persona abbastanza pessimista,ed era in momenti come questi che volevo un briciolo di positività.
«Siamo arrivati» mi informò.
Zayn,per fortuna,mi aveva riportato alla realtà,altrimenti sarei rimasta a pensare per un altro buon quarto d'ora.Guardai alla mia sinistra e vidi l'edificio bianco con la scritta rossa 'Doncaster Hospital',con un paio di ambulanze parcheggiate lì fuori e sicuramente altre nel parcheggio sul retro.
«Uh,menomale» sospirai.
Aprii frettolosamente lo sportello e feci un respiro profondo:Harry con la sua chiamata mi aveva  totalmente spiazzato per l'ennesima volta,e l'ennesimo senso negativo mi stava invadendo.
La 
paura che non potesse svegliarsi,il terrore che gli fosse successo qualcosa di irrimediabilmente brutto,mi stavano lentamente logorando dall'interno.
«Sarà uno dei suoi soliti svenimenti» Zayn mi affiancò «non essere pessimista,non avere paura»
«Spero che hai ragione» lo guardai,osservando che mi stava dolcemente sorridendo.
«Io ho sempre ragione» mi fece l'occhiolino.
«Grazie per avermi portato qui» gli buttai le braccia al collo.
«Per così poco?Scherzi?» strinse le braccia attorno alla mia vita.
«Senza di te,non sarei nemmeno qui» aggiunsi,stringendolo un po' più forte «grazie veramente»
«Non c'è di che» rispose,lasciandomi un bacio fra i capelli.
«Ciao Zayn» mi avviai verso il portone dell'ospedale «ah!Buon anno»
«Buon anno anche a te,Erika» sventolò la mano nella mia direzione.
Entrai nell'ospedale e corsi -con quei trampoli che mi ritrovavo- all'ascensore più vicina,facendo un gran trambusto.C'era soltanto il bisbiglio degli infortunati nella sala d'attesa del piano terra del pronto soccorso,una voce che stava al telefono,la donna alla reception che chiamava le varie persone e il rumore delle mie scarpe ogni volta che mettevo un piede davanti all'altro.
Mi guardai  
nervosamente intorno cercando con lo sguardo l'ascensore,poi chiesi dove fosse ad un'infermiera che passava di lì e mi diressi in quella direzione,premendo il pulsante per andare verso il terzo piano:mi sembrò il 'viaggio' in ascensore più lungo della mia vita.
Una volta messo piede fuori da 
quella piccola stanza mobile,cercai di vedere una massa indefinita di ricci da qualche parte,ma il risultato fu scarso.
«Erika» mi fece scattare verso destra una voce.
«Lottie» la raggiunsi di corsa «pensavo che fossi a festeggiare»
«Ero alla stessa festa di Louis ed Harry» mi informò.
«Okay» annuii «ma non lo vedo»
«Ciao Erika» arrivò il riccio,sedendosi di fianco a Lottie.
«Ciao» mi voltai indietro per vedere da dove fosse arrivato,dato che aveva un bicchierino bianco in mano «che ha fatto per trovarsi qui?»
«Dopo il quinto drink alcoolico,si è sentito male e mi è svenuto praticamente addosso» mi spiegò Harry.
«Incoscente» commentai sbuffando «in che stanza è?»
«Quella» indicò la 305.
«Posso?» domandai speranzosa.
I due mi sorrisero e con un cenno del capo indicarono la porta,così io in quattro passi mi ci diressi e posai una mano sulla maniglia.Non avevo la minima idea di cosa avrei trovato lì dentro e della reazione che avrei avuto,perciò feci un enorme sospiro e abbassai la maniglia.
Louis era 
seduto su quel lettino bianco con le lenzuola azzurrine e con la schiena appoggiata al muro,le braccia distese lungo il busto,lo sguardo verso la finestra,le labbra leggermente dischiuse e l'espressione rilassata.
«Louis» esclamai,chiudendo subito la porta dietro di me.
Lasciai cadere la pochette e il giubbotto a terra e mi precipitai verso il lettino,sedendomi sul bordo e mi gettai fra le sue braccia.Lo baciai più volte sulle labbra,per poi ripoggiare la mia testa sulla sua spalla.
«Sei un idiota» sibilai «devi smetterla di metterti in pericolo da solo,fai preoccupare tutti.Fortuna che c'erano Lottie e Harry lì con te,e fortuna che lui mi ha avvertito e che Zayn mi ha potuto portare qui da te»
«Mmh,quindi è Zayn che si chiama» bisbigliò,stringendo le sue braccia attorno a me con una morsa quasi possessiva e protettiva allo stesso tempo.
«Mi sei mancato» feci finta di non sentire la sua frase.
«Anche tu,e non sai quanto» ammise.
«E per colpa tua ti ho dovuto vedere in questa circostanza così inopportuna» gli tirai un pugno sulla spalla.
«Anche io avrei preferito vederti subito fra le mie braccia,invece che fra quelle di quello Zayn» borbottò,quasi offeso.
«Ma come..?» come diavolo sapeva che ero venuta con Zayn?
«Ti ho vista prima» mi guardò «ero alla finestra quando gli hai buttato direttamente le braccia al collo e lui ha ricambiato,anche abbastanza contento,con un'espressione felice sul volto,stringendoti a lui per sentire più contatto fisico con te e come se fossi sua»
«Hey» lo guardai negli occhi «perchè dici così?Zayn è soltanto un mio amico»
«Sì,certo,come no!» mi guardò ovvio «da parte sua no di certo per i motivi che ho elencato prima»
«Lou,non sarai mica geloso?» domandai,anche se dalla sua reazione sapevo già la risposta.
«E'?» fece finta di non capire.
Se c'era una cosa che Louis non sopportava,era quando gli altri capivano ciò che non voleva ammettere a se stesso e,ironia della sorte,io ci riuscivo sempre.
Era incredibile come riuscivo a 
leggergli dentro,come se fosse un libro aperto che ormai ho letto e riletto,tanto lo conosco.
«Perchè sei geloso di Zayn?Non ha fatto niente,e l'ho soltanto ringraziato con un abbraccio,dato che ha dovuto abbandonare la festa per portarmi qui da te» spiegai,inclinando la testa.
«Immagino come doveva essere triste a venire in macchina con te» ironizzò,roteando gli occhi.
«Non hai ancora risposto alla mia domanda» gli feci notare.
«Quale domanda?» chiese,facendo il finto tonto.
«Louis..» sospirai.
«Sì,okay,sono geloso,va bene?Odio ammettere le cose,e questo tu lo sai bene,e infatti ogni volta che tu capisci qualcosa di me prima che possa farlo io,me lo rinfacci sempre e fai in modo che lo ammetta pure io» sbuffò «e poi,per forza sono geloso,non ti vedo dal 25,mi sei mancata tantissimo e ti devo rivedere pure con un ragazzo che non sono io,tuo fratello Niall o tuo fratello Greg,o Harry»
«Dicendo così,fai passare la tua gelosia incontrollata per qualcosa di male» sorrisi.
«Io non ho una gelosia incontrollata!» ribattè «solo non voglio che altri ragazzi ti guardino,abbraccino,parlino troppo vicino a te,questo»
«Sei così dolce quando fai il geloso» gli strizzai una guancia «e quindi per te quindi dovrei rinchiudermi in casa e vedere soltanto le mie amiche?Mmh,credo che questa decisione avrà ripercussioni sulle mie preferenze» ironizzai.
«Non credo proprio,perchè in casa hai anche due fratelli e tuo padre» mi ricordò.
«Eh certo,perchè io mi invaghisco di mio padre,o di Niall o di Greg,ovviamente» ma che razza di discorso stava facendo?
«Ricordati che sei fidanzata con me,non correrai il rischio di diventare lesbica» mi stampò un bacio.
«Ma io credevo di stare con una ragazza..sono tremendamente scioccata» presi a ridere fragorosamente.
«Devo ricordarti cos'abbiamo fatto la notte del 24?No,perchè,una cosa del genere non l'avresti fatta con una ragazza» rammentò,incrociando le braccia e mettendo un adorabile broncio.
«Perchè,cosa abbiamo fatto?Io stavo facendo compagnia a Niall che voleva aspettare Babbo Natale» risi ancora.
«Solo perchè adoro la tua risata,perchè ti ho rivista da poco e perchè sei bellissima con questo vestito addosso,non ti dico niente,altrimenti..» minacciò.
«Altrimenti mi avresti già sbattuto al muro?» risposi al suo posto.
«Ti piacerebbe,eh» ammiccò.
«Ma non puoi,perchè se sei stato ricoverato in ospedale,significa che stai male» gli ricordai.
«Allora aspetta che mi rimetta,e poi vedi» sorrise,mettendo in mostra una fila di denti bianchissimi.



 
Buon San Valentino a tutti gli innamorati, <3
sono di una puntualità assurda questa volta, e sono fiera di me stessa.
sto aggiornando a pochi giorni di distanza dal precedente capitolo -credo-, e mi sento terribilmente realizzata.
mi si è aggiustato il computer fisso, però c'è ancora windows xp, e va lento come una lumaca, se non peggio, e non ci intendo più un accidente, dato che sono abituata a tutta la roba di windows seven.
ci sono tutte le scritte e i programmi diversi rispetto a quelli a cui sono abituata, che macello.
comunque, nonostante windows xp, sono riuscita a pubblicare, anche perchè il tempo che ho a disposizione è sempre meno, non riesco a scrivere poi più di tanto al giorno, dato tutto quello che mi danno da studiare.
anyway, questo capitolo mi piace da morire.
non so perchè, ma veramente, credo che sia uno di quelli venuti meglio in assoluto, dei dieci che ho scritto più il prologo, spero piacerà pure a voi.
non mi voglio dilungare troppo, solo dirvi che vi ringrazio per le recensioni, che se vi va potete passare dalle mie altre storie, che il mio contatto twitter è @ehydevine, e niente.. (:
xx


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Capitolo 13
*** Dodicesimo capitolo. ***


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Dodicesimo capitolo.


Il viso di Louis era così perfetto,come d'altronde lo era lui.Nonostante avesse un po' un colorito spento e pallido,i suoi occhi azzurri spiccavano come sempre,vispi,lucenti e solo per me.
«Venti,diciannove,diciotto..» la voce della televisione accesa nella stanza di Louis mi risvegliò dalla bellezza del mio ragazzo e dall'effetto che avevano i suoi occhi su di me.
«Hai visto che poi siamo insieme per l'inizio dell'anno?» curvai le labbra in un sorriso «certo,avrei preferito vederti da qualche altra parte e in un'altra situazione,invece che all'ospedale..»
«La cosa più importante,è che tu sei qui,così meravigliosamente bella,che hai rinunciato ai tuoi festeggiamenti per venire a trovare me,un semplice ventunenne che ha avuto la fortuna di avere una ragazza come te al proprio fianco» ammise,puntando il suo sguardo nel mio.
«Ne è valsa la pena venire qui,perchè almeno così ho potuto rivederti e mi hai potuto fare questo discorso strappalacrime,cosa che non avresti mai fatto se non fossi all'ospedale» sorrisi appena,con gli occhi lucidi.
«Quanto sei bastarda» rise «però ti amo lo stesso»
«Anche io ti amo Lou,non sai quanto» sussurrai,posando le mie labbra sulle sue.
«Buon anno!» trillò la tv.
«Buon 2013,piccina» sussurrò,stampandomi un altro bacio.
«Buon 2013 anche a te,mangia-carote» strofinai il naso contro il suo.
«Sono stati stronzi questi dell'ospedale,nel reparto bambini c'è una stanza tutta arancione,e mi hanno voluto mettere in questa» sbuffò,mettendo il broncio.
«Ricordati però che tu in teoria non sei un bambino» gli rammentai.
«Che c'entra,la stanza arancione la voglio comunque» ribattè.
 

«Ecco il pranzo» aprii la porta con la schiena.
«Menomale,stavo iniziando ad avere un certo languorino» si passò una mano sulla pancia.
Avevo un vassoio per le mani,completo di acqua,un piatto di pasta,un pezzo di carne e un muffin al cioccolato.
«Hai bisogno di qualcos'altro,Loueh?» posai un vassoio sulle sue gambe e mi sedetti di fianco a lui sul bordo del letto,accarezzandogli i capelli.
«Sì» rispose.
«Dimmi,sono qua» sorrisi.
Ormai Louis era tornato a casa,l'avevano finalmente dimesso dall'ospedale ed io ero fissa lì a fargli da schiavetta,ci mancava solo che mi facesse vestire da cameriera.
Quei ritardati che si spacciavano per dottori avevano -finalmente- espresso il loro giudizio in merito alla situazione di Lou,e dicevano che tutti quegli svenimenti erano dovuti a stress o ad una situazione difficile che faticava ad affrontare.
E io penso,poi,giorni e giorni passati fra ospedale e casa,per poi fargli sapere che era stressato:ma questo lo sapeva già,non ci voleva una laurea in medicina per saperlo.
«Rimani qui con me?» fece labbruccio.
Mi sedetti dalla parte opposta in cui c'era lui e incrociai le gambe,guardando quel programma sulla televisione.Louis per qualche giorno aveva rifiutato categoricamente il cibo come se per lui fosse repellente,e ciò aveva fatto preoccupare me,la sua famiglia,a mia ed Harry non poco.
Harry era andato nuovamente da suo padre per prendere altre cose,e diceva di rimanerci per un altro paio di giorni.Comunque,a Louis,una volta viste delle crocchette comprate da Niall a Nando's,era fortunatamente tornato l'appetito.
«Ho finito» mi avvertì.
«Oh,bravo» presi il vassoio e lo poggiai sul pavimento.
«Lo sai che mi sto rimettendo,vero?» domandò.
«Certo Lou» annuii.
«E che poi,potrò ricominciare a fare le azioni un po' più impegnative?» continuò,lasciando un bacio sul mio collo.
Gettai la testa indietro,in modo da lasciargli via libera per il mio collo,che prese a baciare,lasciandoci qualche morso ogni tanto.
«Louis..» mi lasciai sfuggire dalle labbra.
«Perchè non mi fai fare pratica?Almeno così sono già preparato» sussurrò,mordendomi il lobo.
Voltai piano la testa verso di lui,e mi ritrovai a baciare le sue labbra,le quali erano come una droga per me:una volta provate,non ne ho più potuto farne a meno.
Portai una mano sulla sua guancia e gli morsi il labbro inferiore,mentre lui prendeva una mia gamba e la portava dall'altra parte del suo fianco,così da farmi mettere a cavalcioni su di lui.Strinsi i suoi capelli con la mano libera e mi sistemai meglio su di lui.
Louis mi voleva,lo sentivo,ed io volevo lui,ma dovevamo entrambi frenare i nostri istinti,lui non stava ancora bene,non me la sentivo di mettere in pericolo -di nuovo- la sua salute.Per sbaglio -ma io penso che sia stato lui- scontrai il mio bacino con il suo,e lo sentii sospirare nel bacio.Mi staccai per riprendere fiato -Louis voleva farmi morire soffocata- e aprii lentamente gli occhi,incrociando lo sguardo.
«Lou..» sussurrai,di nuovo.
«Che cosa?» sorrise,ignorando completamente ciò che stavamo per fare.
«Sei in una situazione precaria,il dottore ti ha detto che non ti puoi sforzare troppo» gli ricordai,baciandogli delicatamente le labbra.
«Questo non cambia che voglio fare l'amore con te» ribattè,deciso.
Prese la mia mano destra e la fece scorrere lungo il suo petto,lentamente,fino a farla arrivare al bordo dei pantaloni.Avvicinò nuovamente il suo viso al mio e mi mordicchiò le labbra,passandoci poi la lingua sopra.Se voleva farmi impazzire,beh quello era il modo giusto,e credo anche che lo stesse facendo apposta per raggiungere il suo scopo.
Entrambe le mie mani andarono a sbottonare l'unico bottone di quegli stramaledetti jeans rossi che gli fasciavano le gambe in una maniera assurdamente attraente,e poi -molto lentamente- abbassai la cerniera.La mia mano andò a posarsi sul suo membro,il quale,oltre a come Louis mi divorava le labbra,mi faceva capire quanto mi volesse - e,a dirla tutta,mi voleva davvero tanto.Strinse con forza i miei fianchi,facendomi avvicinare ancor di più al suo petto.Massaggiai la sua eccitazione con la mano,facendogli buttare la testa indietro e appoggiarla al muro.
«Oh,Dio..» farfugliò «non posso venire così..»
Giocherellai con l'indice con l'elastico dei boxer -oggi erano azzurri- e Louis si morse il labbro inferiore,cercando di non gemere per quel minuscolo gesto.
Le sorelline di Louis presero a bussare tutt'ad un tratto,e a chiamarlo a gran voce.Balzai a sedere sul letto e presi subito il vassoio fra le mani,andando poi ad aprire la porta.
«Hey piccole» le salutai,sorridendo «che succede?»
«La mamma voleva sapere se rimanevi qui a casa nostra questo pomeriggio» Daisy parlò per prima.
«Perchè ha detto di aver bisogno di te per una cosa che poi ti dirà lei» continuò Phoebe.
«Certo,ora avverto i miei genitori e dico loro che resto qui per il pomeriggio» mi grattai la testa «ah,potete farmi un favore?Potete portare questo vassoio alla mamma e dirle che Louis ha finito tutto?»
«Okay» la prima prese il vassoio.
«Louis,che cos'hai fra le gambe?» domandò la seconda,notando che c'era qualcosa fuori posto.
Spalancai gli occhi dalla sorpresa e mi voltai terrorizzata verso Louis,che anche lui era stato colto dalla sorpresa e aveva gli occhi strabuzzati.Sbattè le palpebre più volte e si coprì le cosce con l'altro cuscino del letto.
«Louis,che cos'è?» richiese Daisy.
«Ve lo dirò quando sarete più grandi» fu la prima scusa che trovò.
«Ma vogliamo saperlo» ribattè Phoebe.
«Ragazze,è meglio se ora andate dalla mamma» cercai di risolvere la situazione.
«Mamma,Louis ha un affare tra le gambe ma non ci vuole dire cos'è!» strillò la seconda,andando via seguita dalla prima.
Chiusi la porta velocemente e girai la chiave nella serratura,poggiandomi con la schiena al muro.Guardai Louis,il quale si passò una mano sulla faccia e si spettinò i capelli,sbuffando infine.Il ragazzo mi guardò,ed io scoppiai in una fragorosa risata,che mi fece piegare in due dal ridere e finire a sedere per terra.
«Che cazzo ridi?» domandò Louis,offeso.
«Rido per la situazione,per la loro domanda,ma soprattutto per te» ripresi a ridere.
«Guarda che è tutta colpa tua,tua e delle tue mani maledette che si mettono sempre in posti poco opportuni» incrociò le braccia.
«Allora vorrà dire che non degnerò più William delle mie attenzioni» inclinai la testa di lato.
«Sapevo che questo discorso mi si sarebbe ritorto contro» sbuffò.



 
stranamente sono in ritardo, ormai mi conoscete.
che ci potete fare? la puntualità non è il mio forte, lo sapete.
qui da me c'è un tempaccio, ieri ha nevicato all day all night, e adesso piove -.-
pure la connessione fa un po' cagare, va e viene, e spero di aver beccato il momento giusto per pubblicare.
ieri è iniziato il take me home tour, e io non ho quel fottuto biglietto.. anche se non perdo la speranza.
quando io e delle mie amiche abbiamo saputo che i biglietti non c'erano più, siamo rimaste sconvolte, eravamo delle depresse assurde, ma devo essere forte soprattutto per loro, non posso mollare e ho promesso loro che andremo ad un cazzo di concerto.
c'ho messo un po' di tempo per scriverlo, perchè non sapevo esattamente come ripartire i vari momenti, ma mi piace il risultato e tutto l'ensemble.
poi, è anche un po' mlml questo capitolo, quindi potrà piacere pure a voi ;)
certo, il rating è arancione, quindi non posso scrivere chissà cosa, ma il prossimo capitolo l'ho già in mente da un po', e vi assicuro che sarà ancora più mlml di questo!
grazie per le recensioni, veramente, senza di voi questa storia non sarebbe niente.
il mio contatto twitter è @ehydevine.
xx

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Capitolo 14
*** Tredicesimo capitolo. ***


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Tredicesimo capitolo.

 

La scuola aveva avuto la grande idea di riniziare,e lo aveva già fatto da una settimana,lasciandomi un trauma e un sonno assurdo.Ero abituata ad oziare tutta la mattina e a fare i compiti qualche ora al giorno,mentre adesso mi avevano ributtato dietro ad un banco improvvisamente dopo una pausa di due settimane.
Perchè non si poteva fare un rientro lento e graduale?
«Come sta Louis?» Johanna sorseggiò un po' del thè che aveva preso prima di uscire.
«Meglio,si è ripreso con calma,e utilizza sempre la storia degli svenimenti per farsi servire e riverire» spiegai «sembra un bambino piccolo»
«A lui non pare il vero di farsi servire dalla sua ragazza che farebbe di tutto per lui» commentò Charlotte.
«Pensa a mio fratello tu,piuttosto» la canzonai.
«Ci manca solo che ti da il costumino nero da cameriera e il grembiulino bianco,e poi sarebbe il colmo» aggiunse la prima.
«Jay,non ci scherzare,è di Louis che stiamo parlando» la seconda le tirò una gomitata.
«Probabilmente si farà trovare a letto con un pacchetto per te» ipotizzò Charlie.
«Sarà vestito?Tu che dici?» aggiunse ancora Jay.
«Non penso» rispose l'altra «forse sarà coperto solo dal lenzuolo del letto»
«Okay,adesso mi fate seriamente paura» ammisi «se volete,ci andate voi al posto mio a casa sua e poi mi dite,okay?»
«Ti lasciamo questo grande onore» si inchinò Charlotte.
«Come se non mi spettasse» feci loro una linguaccia.
Johanna si era offerta di portarci a casa -dopo cinque minuti e trentadue secondi passati ad implorarla e ad elogiare tutte le sue buone qualità-,anche se io dovevo andare a casa Tomlinson per far compagnia a quello squinternato del mio ragazzo divora-carote,dato che i suoi dovevano uscire insieme a tutte le sorelle per andare a comprare un non-so-cosa in un non-so-dove.
Era venerdì,e quindi potevo rimanere da lui senza il pensiero dei compiti -o meglio,senza che mi premessero troppo,non erano la mia più grande priorità-,cosa che mi faceva saltare ed esultare di gioia dato che Louis si era ristabilito praticamente del tutto e mi aveva fatto intendere che voleva fare l'amore con me -«Erika,ho un assoluto bisogno di fare l'amore con te»- al più presto.
«Insomma,com'è Tomlinson a letto?» azzardò Johanna.
«Jay!» la rimproverai.
«Non ci hai voluto dire nessun particolare della tua prima volta» Charlotte difese entrambe.
«E non sperate che ve lo dica adesso» scesi dalla macchina,accorgendomi di essere arrivata a destinazione.
Le salutai con un gesto della mano mentre loro mi mandavano bellamente a fanculo alzando entrambe il dito medio e suonai al campanello,al quale rispose Felicite e mi fece entrare.
Quel giardino immenso mi sorprendeva ogni volta,e pure quella casa.
Era bella,enorme,curata in ogni minimo dettaglio,e le persone che ci vivevano erano semplicissime e di buonissima compagnia,non si montavano la testa nè avevano la puzza sotto il  naso,non si vantavano di avere quattrini a volontà.
«Ben arrivata,Erika» la madre di Louis ogni giorno diventava più bella.
«Ciao Johanna» le rivolsi un sorriso.
«Louis è uscito con Harry,dovrebbe arrivare a momenti,mi ha espressamente detto che devi aspettarlo in camera» mi informò.
«Oh,okay.Grazie» salii al piano di sopra ed entrai nella sua camera,poggiando lo zaino di fianco alla scrivania.
Chiusi la porta,poggiai il cappotto sulla sedia e mi misi ad osservare le fotografie che aveva messo al muro in ordine sparso e con cornici di diverso colore che sembravano un pugno in un occhio.
Notai che ne aveva aggiunte due:una scattata a Capodanno all'ospedale,l'altra scattata da una delle sue sorelline mentre eravamo accoccolati nel suo letto,entrambi coinvolti in un abbraccio e in un sonno profondo.
Il telefono trillò nella mia tasca e lo presi,leggendo il messaggio.
Louis: Erika, William non resiste più, deve fare qualcosa di impegnativo ed eccitante in cui lui sia partecipe.. che ne dici se mi aiuti a farlo divertire?
Ridacchiai silenziosamente alla lettura di quel messaggio,e stavo per rispondergli,quando mi sentii abbracciare all'altezza dei fianchi,il che mi fece intendere che non ce n'era poi così bisogno.
«Ciao» sussurrò al mio orecchio,baciandomi successivamente la guancia.
«Hey» poggiai le mie mani sulle sue,inclinando la testa indietro per guardarlo negli occhi.
«Era tanto che non ci vedevamo» aggiunse,curvando le labbra in un sorriso.
«Una settimana» gli diedi ragione.
«E sei mancata tanto a me,quanto a William» commentò «a chi di più e a chi meno,dipende dalla situazione»
«Ah già,il tuo messaggio era tanto carino,sì» risi.
«Sono noto per dire la verità» si difese.
«No,tu sei noto per essere un bambino» ribattei scherzosa.
«Ma senti questa!» sembrò offendersi «secondo te,un bambino ti comprerebbe un regalo come questo?»
Mi sventolò davanti agli un pacchetto di carta blu con 'Sexy Shop Doncaster' scritto in un rosso acceso e con qualche immagine poco consona ai minori di 18.
Spalancai la bocca ad 'o' e mi ci portai una mano a coprirla,rivolgendo a Louis uno sguardo sorpreso - aquanto sorpreso,e aggiungerei basito.
«Che diavolo ci sei andato a fare in un sexy shop?» domandai,incrociando le braccia al petto.
«Ci sono andato prima con Harry,e ho visto un vestitino che fa al caso tuo..» si morse il labbro,porgendomi il pacchetto.
«E devo mettermi non so cosa per soddisfare le tue fantasie sessuali?» alzai un sopracciglio.
«Non fare la guastafeste» fece labbruccio.
«Guastafeste?Mi dovrei vestire come una puttana,e mi chiami guastafeste?» sbuffai.
«Per favore..» si avvicinò al mio collo,lasciandoci un bacio «fammi contento..» ne lasciò un altro «ti prometto che potrai fare tutto quello che vuoi,lascio a te il controllo di tutto..» succhiò leggermente in un punto.
«L-l'hai detto,eh» sussurrai.
Presi il pacchetto dalle sue mani e mi scansai da lui -di malavoglia-,dirigendomi verso il bagno.
Gli lasciai un bacio volante ed entrai,scartando subito quel coso e poggiandolo sul lavandino.Chiusi la porta a chiave così che Louis non potesse entrare e misi sulla maniglia un asciugamano,così che non potesse guardare attraverso la serratura - ne sarebbe stato capace.
Il 'vestitino che faceva al caso mio' si trattava di un completino abbastanza corto da infermiera,con un camice bianco,una gonna decisamente corta,una tiara bianca,un paio di scarpe con il tacco bianche ed alte e un paio di calze sul colore bianco:dire che sembravo una prostituta -detto con un linguaggio un po' più,come dire,decoroso- era a dir poco riduttivo.
«Io non esco se potrebbe entrare qualcuno da un momento all'altro» imposi io,come potevo uscire dal bagno vestita in quel modo -anzi,svestita- se poi qualcuno della sua famiglia sarebbe potuto entrare?
Che avrebbero pensato di me?Che fossi una poco di buono?Che usassi il loro figlio/fratello come un giocattolino per divertirmi un po' -che poi,in realtà,era quello che stava facendo lui con me-?
Si sarebbero scandalizzati,e se fossero entrate le gemelline,avremmo loro bloccato la crescita,e già era avvenuto quando Louis aveva avuto quel ''piccolo'' problemino - che,al solo pensiero,mi faceva ancora ridere.
«Sono appena usciti tutti,ho sentito la porta sbattere» mi rassicurò.
Mi sistemai ciò che mi ero appena messa -anche se poi,mi sarebbe stato tolto subito dopo- e mi sembravo veramente una di quelle attrici nei film erotici che danno durante la notte,quando i bambini piccoli sono a letto e i depravati di qualsiasi età aspettano proprio quel momento per potersi fare le loro cose davanti ad uno schermo e in una stanza buia.
«Ecco,bene,perchè non vorrei farmi vedere da nessuno così,se non da te» aprii la porta del bagno,rimanendo ferma appoggiata allo stipite.
Louis si accorse dopo che ero uscita,e quando si voltò verso di me lo vidi pietrificarsi,mentre qualcos'altro di lui prendeva decisamente vita.Fece scorrere lo sguardo lungo tutta la mia figura,deglutendo rumorosamente e sbattendo più volte le palpebre.
«Mai visto qualcuno così eccitante come te in tutta la mia vita» confessò,passandosi una mano sulla faccia.
«Sicuro?Io mi sento un po' strana,sono troppo svestita» mi grattai la testa.
«Tra poco sarai ancora più svestita,stanne certa» ammiccò,passandosi la lingua sulle labbra fini.
Si avvicinò con passo lento a me,mi prese una mano e la intrecciò con la sua,mentre premette la bocca sulla mia.Ero finalmente quasi alta quanto lui,il che mi dava una specie di marcia in più,potevo finalmente comandare anche io quel gioco che stava per iniziare,anche perchè poco prima Louis mi aveva dato il permesso di dirigere tutto quanto,cosa che non mi sarei fatta scappare e che avrei utilizzato a mio favore.
Il bacio si stava facendo man mano più intenso,Louis aveva permesso alla sua lingua di giocare con la mia,e molto lentamente,ci stavamo trascinando alla cieca -avevamo entrambi gli occhi chiusi- verso il letto,che finalmente trovammo.
«Eh no,caro,oggi comando io» gli sussurrai,dandogli una leggera spinta per farlo distendere.
Gli circondai il bacino con le gambe e presi a baciare lentamente il collo,mordendo qualche punto ogni tanto,nel mentre una mia mano si era andata a posare sul suo ventre,cominciando a farci qualche cerchio con la punta delle dita.
«Mmh,forse dovresti comandare più spesso..» si morse il labbro.
«D'ora in avanti comanderò sempre,niente obiezioni» succhiai in un punto del collo.
«E chi ha detto nient-uh» la sua voce si spezzò quando andai,con i polpastrelli,a tracciare delle figure senza senso sulla pelle dove c'era l'elastico dei boxer.
«Allora,signor Tomlinson,mi ha detto che è stato male» assunsi un tono di voce quasi formale «mi dica i punti in cui ha sentito dolore»
«Sono un po' tanti,dottoressa Horan,è disposta a visitarmi?» sul suo viso si formò un ghigno malizioso.
«Faccio apposta la dottoressa per visitare i pazienti» inclinai la testa di lato.
«Oh,okay» mi lasciò un bacio sulle labbra.
«Signor Tomlinson,si spoglia lei o lo faccio io?» mi inumidii le labbra.
«Di solito,i pazienti si spogliano da soli..» mi fece notare.
«Quindi?» lo incitai.
«Ma per stavolta,potrebbe farlo anche lei,che ne dice?» allargò le braccia a mo' di angelo di neve.
Gli tolsi il maglione bianco con le righe nere -l'ennesimo,a righe- e lo lanciai non so dove.Louis si volle riappropriare delle mie labbra,come se gli mancasse quel contatto,mentre entrambe le mie mani andavano a sganciare l'unico bottone dei suoi jeans stretti e dannatamente aderenti e ad abbassare la cerniera con una lentezza veramente assurda.
«Dai sù,non fare la bastarda» sibilò tra i denti.
«Mi hai comprato questo coso?E ora ne subisci le conseguenze,amore» gli morsi il labbro inferiore.


 
ormai avrete imparato che sono una ritardataria nata, anche se nella vita reale non lo sono per niente, faccio di tutto per essere puntuale.
mi scuso in anticipo, mi è appena finita la settimana di fuoco a scuola e sta per iniziarmene un'altra -e sinceramente,la voglia di studiare ce l'ho sotto i piedi- e stasera è l'unico momento che ho per aggiornare.
avevo promesso che questo capitolo sarebbe stato un po',come dire, hot, e per quanto il rating me lo possa permettere, ci ho messo qualcosina.
certo, non è vanno a letto come due ricci in calore, ma già il fatto del costumino sexy mi fa pensare ad un Louis eccessivamente pervertito, mlmlml
ho già iniziato a scrivere il prossimo capitolo per farmi perdonare da voi meraviglie, e nel capitolo 15 ci sarà il colpo di scena che vi avevo accennato, e da lì le cose inizieranno a complicarsi notevolmente.
ringrazio Carlotta, che mi ha assillato talmente tanto per pubblicare questo capitolo e non mi ha lasciato un attimo di tregua -lo sai che ti amo- e anche tutte voi che leggete e che recensite ogni volta, senza di voi non sarei niente, davvero.
il mio contatto twitter è @xjoshsdrums -si, l'ho cambiato, lol- eh nulla, per qualsiasi cosa io sono lì.

xx

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Capitolo 15
*** Quattordicesimo capitolo. ***


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Quattordicesimo capitolo.



«Oh Dio,Erika,ma che aspetto orribile che hai!» notò mia madre una volta che rientrai in casa.
Tornai a casa il sabato mattina,rimasi a dormire da Louis -diciamo che sono stata nel letto di Louis,perchè ho fatto di tutto fuorchè dormire- e mi ero fatta portare proprio da lui,che poi aveva un impegno e che quindi doveva uscire per forza.
Non avevo dormito per 
niente,avevo delle occhiaie abbastanza evidenti e non avevo con me neanche il correttore per fornirmi un aspetto un po' più decente e riposato,poi i capelli non volevano stare al loro posto e infatti erano un po' più arruffati del solito.
«Grazie mamma» le risposi sarcastica.
«Ma che hai combinato?Che hai fatto con Louis?» domandò,venendomi a sistemare i capelli.
Sapessi mamma,sapessi..cose che neanche con una fervida immaginazione si possono immaginare.
«Siamo stati tutta la notte in piedi a parlare e a guardare un film» mentii,sbadigliando.
«Mmh..quel ragazzo ti fa uno strano effetto» rise.
«Però ti piace almeno un po' di quanto piace a me» le feci notare.
«So che ti rende felice,e di conseguenza,fa felice anche me» mi sorrise.
«Se non ti dispiace,mi vado a ritirare in camera,penso che ci rivedremo verso l'ora di cena» le lasciai un bacio sulla guancia e mi diressi verso la mia stanza.
Chiusi la porta con un calcio e sprofondai a faccia all'ingiù sul letto,non avendo la minima intenzione di muovermi.Presi solamente il telefono e mandai un messaggio a Johanna e Charlotte,che mi avevano ripetutamente cercato nel corso delle ore passate.
- Appena tornata da una notte selvaggia con Tomlinson. Comunque, il vestitino era da infermiera. Ci vediamo a scuola. xx
Lanciai il telefono in un angolo ignoto del letto e ripoggiai la faccia sul materasso,cercando di prendere sonno.
«Hey sorellina» trillò Niall,sedendosi alla mia destra.
«Ciao piccola Horan» aggiunse Greg,mettendosi alla mia sinistra.
Okay,da adesso il sonno si sarebbe andato a fare una girata.
Sbuffai contrariata al loro tono di voce così alto e mi voltai a pancia 
all'insù,portando lo sguardo sul soffitto.
«Che avete di così importante da chiedermi,da dover disturbare il mio sonno di recupero?» mi passai una mano sulla faccia,cercando di tenere gli occhi aperti.
«La puoi dare a bere a mamma,ma non a noi» il castano si sistemò su un fianco.
«Che ci hai fatto veramente con Louis,stanotte?» chiese il biondo,con fare inquisitore.
«Fosse il male di una notte» abbassai la voce.
«Forza,racconta» mi incitò Greg.
«Non facciamo una chiaccherata delle nostre dall'Irlanda,e scommetto che abbiamo tante cose da dirci» Niall sfregò le mani tra loro.
«Mi ha comprato un vestitino da infermiera al sexy shop,e ci ha pensato lui a togliermelo,e questo di pomeriggio» iniziai «la sera prima di cena,prima che tornasse tutta la famiglia Tomlinson,si è andato a fare la doccia e poi è tornato accanto a me sul letto,poi la notte,siccome c'erano persone in casa sua e la camera non è insonorizzata,abbiamo dovuto fare il più piano possibile,il che rendeva tutto più difficile»
«Ma cosa siete voi due insieme,una macchina del sesso?» scherzò Greg.
«Qualcosa di simile,sì» ammisi,sorridendo «e tu?Com'è andata a Capodanno?Non ci hai detto niente»
«Beh» cominciò il mio fratello più grande «sapete,davanti ad un camino,su un divano,con una coperta calda a coprirci e con i nostri corpi troppo vicini fin dall'inizio,è stato un po' difficile trattenersi,da entrambe le parti..»
«Siamo Horan,che ci vuoi fare,sono tutti attratti dal nostro fascino irlandese» mi pavoneggiai.
«E tu,fratellino?» Greg si rivolse a Niall.
«Io?Oh,beh..» prese a farfugliare.
«Ti abbiamo svelato le nostre imprese a letto,adesso spetta a te» lo incitai,mettendomi più comoda.
«Allora..» iniziò «Samuel ci ha fatti dormire tutti in salotto,la notte di Capodanno,anche se abbiamo dormito poco,e io e Charlotte abbiamo dormito insieme,dato che non c'erano altri materassini liberi..»
«Seh seh,tutte scuse» lo prese in giro Greg.
«Eh,insomma?» volevo che continuasse,perchè Charlotte o Johanna non mi avevano detto niente?
«Insomma nulla,abbiamo dormito praticamente appiccicati perchè il materassino era abbastanza stretto.Siccome lei aveva freddo,l'ho abbracciata,e ci siamo risvegliati in quella posizione.Poi,da lì,non ci siamo più parlati» si morse il labbro.
Io e Greg ci guardammo,una volta che Niall finì di parlare,il quale abbassò lo sguardo e si passò una mano fra i capelli,nervosamente.
«Che ne dici se ci pensiamo noi,a risolvere questa situazione?» tentai.
«Ci riuscireste sul serio?» alzò lo sguardo,speranzoso.
«Horan,un cognome,una garanzia» promise Greg.


Charlotte era una persona molto particolare e riservata,nonostante con noi fosse abbastanza espansiva e chiaccherona.Ogni qualvolta che trovava un ragazzo,tendeva a nascondere i suoi sentimenti,e molte volte era rimasta delusa dai loro comportamenti,dato che a lei interessavano davvero e loro,delle volte,stavano con lei soltanto per il sesso.
Forse era per quello che aveva avuto quella reazione con 
mio fratello,anche se doveva sapere che lui non era così.Avevamo organizzato un'uscita tutti insieme,ci eravamo dati appuntamento ad un bar poco distante dal centro,così potevamo rilassarci e stare in compagnia il sabato pomeriggio.
Ci portò Niall con la sua 
macchina,la parcheggiò lì davanti e scendemmo,entrando poi nel bar e occupando un tavolo abbastanza grande.
«Ciao» Johanna e Charlotte si sedettero.
Lo sguardo di Charlie saettò sulla figura di mio fratello,il quale già la stava guardando con sguardo quasi sofferente.Si sedettero,Johanna di fronte a me e Charlotte di fianco a lei,il che purtroppo risultava davanti a Niall.Arrivò anche Liam,che si mise accanto a Jay,e poi anche la ragazza di Greg,che si sedette di fianco a quest'ultimo.
«Ma non ci dovrebbe essere anche Louis?» notò Johanna.
«Sì ma lo sai com'è fatto,starà sicuramente scegliendo quale maglione a righe indossare o a risvoltarsi i pantaloni» ridacchiai.
«Per tua informazione,oggi mi sono messo una maglia a tinta unita» Louis si sedette alla mia destra.
«Uh,ti sei deciso a cambiare vestiti» lo presi in giro,posandogli un bacio sulle labbra.
«Come sei simpatica» fece una smorfia.
Ordinammo una volta che un cameriere decisamente carino arrivò al nostro tavolo con tanto di blocchetto e grembiule bianco.
Io,Johanna,Clare e Charlotte ci mandammo un'occhiata con la quale capimmo subito cosa ci passò per la mente a tutte e 
quattro,e ci ritrovammo a ridacchiare silenziosamente.
«Hey» Louis mi sventolò una mano davanti alla faccia «io sono qua,se te ne sei dimenticata»
«Lo so che sei qua» mi accoccolai sulla sua spalla.
«Eh no,adesso non fai la ruffiana» mi scrollò scherzosamente e prese a parlare con Liam.
Avevo capito il suo gioco,avrebbe fatto l'offeso per un po' finchè non si sarebbe stancato -cosa che avveniva sempre subito- di stare in silenzio con me e avrebbe ripreso a parlarmi come sempre.
Il ragazzo tornò con la valanga di cose che avevamo ordinato e le posò 
con calma sul nostro tavolo,finchè non se ne andò rivolgendo a noi ragazze uno sguardo ammiccante che tutti i 'maschi' del gruppo colsero.
Greg prese a parlottare con la sua ragazza del fatto che fosse solo sua,Liam diceva a Johanna che quello lì voleva solamente  
portarsela a letto,Louis aveva preso a rimproverare Charlotte -dato che non poteva rimproverare me- e io parlavo con Niall attraverso lo sguardo.
Ci capivamo sempre al volo,bastava guardarci negli occhi per sapere cosa volevamo dire:lui stava male per quella 
situazione che si era creata con Charlie,perchè finalmente aveva ammesso di avere un interesse nei suoi confronti.
«E insomma Louis,ti sei ristabilito del tutto ora?» domandò Liam,addentando un dolcetto.
«Sì,o almeno così sembrerebbe,e tutto grazie a..» si fermò «alla mia famiglia e basta,senza nessuna ragazza,perchè io sono single»
«Ragazze,avete visto percaso come si chiamava il cameriere?Vorrei andare a parlargli» feci per alzarmi.
«Tu non vai da nessuna parte» mi bloccò il castano,stringendomi a sè.
«Insomma,ragazzi?Com'è andato il Capodanno?» domandò Clare.
«Bene,ci siamo divertiti un sacco» le rispose Liam.
«Abbiamo dormito tutti nella stessa stanza e tutti uno sopra all'altro,c'era gente che dormiva anche nello stesso letto» rise Johanna.
«Chiamarlo letto è un complimento» la riprese Niall.
«Un mal di schiena assurdo» aggiunse Charlotte.
Sentii una mano partire dal basso fino a percorrere con due dita tutta la mia spina dorsale con un'innata lentezza,che arrivò fino al gancetto del reggiseno.Cercai di non farci caso,il gioco di Louis era quello di farmi perdere il controllo.Gli altri,fortunatamente,erano presi dalla conversazione di Capodanno,da fare caso a noi.
Stava provando a sganciarlo,ma con una mano sola era abbastanza 
impossibile,infatti l'aveva capito anche lui quando borbottò qualcosa di incomprensibile e sospirò subito dopo;nonostante questo,non si diede pervinto,velocemente prese anche l'altra mano -nel momento in cui tutti erano presi ad ascoltare Clare- e sganciò il gancetto,facendomi dilatare gli occhi dalla sorpresa.
«E tu,Erika?Che hai fatto?» Clare si rivolse a me.
«Beh» iniziai,allungando una mano sul ginocchio di Louis «inizialmente sono stata con loro,poi questo decelebrato di Louis si è sentito male e allora sono andata da lui,e siamo rimasti il resto della notte insieme»
«Che cosa romantica» sospirò Jay.
La mia mano era risalita per tutta la sua coscia,lentamente -come aveva fatto lui prima- e si era andata a posare sulla cerniera dei suoi pantaloni,prima,e dopo su tutto il tessuto dei pantaloni che ricoprivano il suo William.Sentivo già il suo respiro farsi più accellerato,anche se di poco,quando presi a muoverla un po' da lì sopra.
«Da quando sei così romantica?» Liam le strinse le guance.
«Da sempre,dovresti saperlo» gli lasciò un bacio sul naso.
«Erika,mi accompagni al bagno?Non mi ricordo mai dov'è» mi domandò Louis,facendo in modo che sentissero tutti.
«Devo proprio?» mi morsi il labbro,e lui annuì «uffa»
Mi alzai di malavoglia e andai in bagno seguendo Louis -tanto ci sarei dovuta andare lo stesso per riparare al danno fatto da lui- ed entrammo insieme nel piccolo bagno degli uomini,dove fui sbattuta poco delicatamente con la schiena contro la porta.
«William,dopo le attenzioni che gli hai dedicato per ripicca,adesso deve essere soddisfatto» mi morse il labbro inferiore.
«Ricordati che questa storia è iniziata tutta per causa tua» riportai la mano dove stava poco prima.
«Sì,vabbè,non importa,è colpa mia?Allora scusa,ma adesso,seriamente..» disse con voce supplicante.
«Solo perchè mi stai supplicando eh» occupai entrambi in un bacio,mentre i suoi pantaloni cadevano delicatamente a terra.


 
eccomi di nuovo qua, alla carica e più in anticipo del solito.
ANTICIPO.
non pensavate che potessi usare questa parola, vero? HAHAHAHHA
anyway, ho poco tempo adesso perchè mia madre mi vuole a letto (-.-) e una mia amica -Carlottina cara- deve avere una conversazione esilarante via foto,e quindi sono qui solo per poco.
è un capitolo carino, non mi dispiace, e non so se considerarlo di passaggio, ma comunque me gusta.
nel prossimo, si scoprirà anche che fine ha fatto la Narlotte e ci sarà il colpo di scena che vi ho solennemente promesso, e spero di riuscire a pubblicarlo entro la fine di questa settimana.
grazie per le recensioni, siete sempre così gentili con me.
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Capitolo 16
*** Quindicesimo capitolo. ***


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Quindicesimo capitolo.
 


«Io non capisco perchè tu e mio fratello siete così stupidi» sbuffai.
Charlotte e Johanna erano venute a casa mia per fare i compiti,ma una volta finiti ci eravamo messe a parlare,e sfortunatamente per Charlie,l'argomento 'Charlotte&Niall' era quello che andava per la maggiore.
E poi,a nessuna di loro importava cosa facevo io con Louis sotto le coperte -o sopra,o sulla scrivania,dipende dal luogo- o di come Johanna cercava di mascherare la sua cotta stratosferica per Liam.
«L'hanno capito tutti ormai,è un dato di fatto» mi diede ragione Jay.
«Charlie,non sai quanto è depresso mio fratello al solo ripensare della notte di Capodanno..» accennai «certe volte decide anche di non mangiare,il che è parecchio grave»
«Non lo vedi come lo fai soffrire quel povero figliolo?» ironizzò l'altra.
Charlotte se n'era rimasta in silenzio,seduta sul letto,per tutta durata delle nostre frasi,cosa che mi aveva fatto un po' preoccupare,solitamente lei ha la battuta pronta e una parlantina disarmante,non sta mai zitta e trova sempre qualcosa di cui parlare,mentre adesso..sarà l'argomento un po' particolare e delicato,sarà che riguarda in pieno lei questa storia,però la sua opinione dovrebbe dircela,anche perchè questo silenzio che si era andato a creare dopo la battuta di Johanna,era a dir poco inquietante e allarmante.
Abbassò la testa e puntò lo sguardo sulle sue Converse un po' rovinate dalle imprese compiute con esse e si morse il labbro inferiore.
«Charlotte?» la chiamai.
Ci furono altri dieci secondi di un silenzio terrificante,che venne poi spezzato da un singhiozzo che mi fece quasi sobbalzare.
Che stesse sul serio piangendo?
Sapevamo che Charlie si fosse creata una sorta di 'corazza',ma in tanti anni che la conosco -precisamente,da quando siamo nate- l'ho vista piangere solo tre volte:quando,da piccole,abbiamo litigato;quando i suoi si sono separati;quando ha incontrato Robert Pattinson a Londra.
Se piangeva,significava che il motivo del suo pianto era davvero importante per lei.
«Charlie?» provò a richiamarla Johanna.
«Volete sapere la verità?» parlò -finalmente- con voce tremante.
«Sì,vogliamo capirci qualcosa» ammise Jay.
«E poi,siamo tue amiche,siamo qui per aiutarti» la incitai a continuare.
«Mai e poi mai un ragazzo mi era piaciuto come mi piace quel coglione tritarifiuti di tuo fratello» ammise,alzando il viso.
Aveva gli occhioni azzurri pieni di lacrime che quasi scoppiavano,due lacrime che le solcavano le guance leggermente arrossate e che scendevano lungo di esse cadendo in un'unica goccia a terra,il labbro inferiore di poco più gonfio del superiore,il tono di voce insicuro e tremolante.
Lanciai un'occhiata veloce a Johanna,che sembrava avesse i miei stessi pensieri.
«Ho paura che Niall possa fingere che gli interesso -anche se so che non lo farà- solo per portarmi a letto» confessò «so che lui non è così,ma ho paura che lo faccia»
«Hai appena ammesso che non lo farò,perchè ti fai questi complessi?» la voce di Niall arrivò alle orecchie di tutte e tre.
Era appoggiato allo stipite della porta con aria quasi ammiccante,che voleva conquistare la mia amica semplicemente con la postura?Da quando era così sicuro di sè e del suo sex appil?
Charlotte strabuzzò gli occhi e si voltò verso di lui,prendendo un colorito porpora.
«N-noi vi lasciamo s-soli» balbettò Johanna,prendendomi il polso e facendomi uscire da quella stanza.
 
Della conversazione fra Niall e Charlotte,non ce n'era stato un esito,dato che sono usciti entrambi a testa bassa da camera mia senza dire una parola:il biondo si era ritirato in camera sua sbattendo la porta -con poca violenza,lui non era un tipo aggressivo- e Charlie aveva finto un sorriso e aveva iniziato a parlare di un film che voleva vedere.
Avrei dovuto fare l'agente 007 per scoprire ciò che si erano detti.
«Io credo che tuo fratello ci starebbe bene con Charlotte» commentò Harry,stiracchiandosi un po'.
Eravamo spaparanzati sul divano di casa Tomlinson,la quale era stranamente deserta,a guardare Gossip Girl,dato che Fizzy si era fatta comprare tutte le serie in dvd.
Non sapevamo che fare,Louis era uscito a fare shopping -strano-,le sorelline non c'erano perchè stavano ad un compleanno,Charlotte -la sorella- era da una sua amica,Felicite stava studiando in biblioteca e i genitori erano fuori città per tutto il week-end.
«Anche io,solo che non si sa cosa si sono detti» sospirai.
«Perchè?» si sistemò meglio sul divano.
«Niall si è segregato in camera sua e non so se ne è uscito,e Charlotte ha fatto finta di niente» spiegai.
«Mmh,brutto segno» pensò.
«E' quello che ho pensato anche io» allungai le gambe su quella specie di 'penisola' di cui era dotata il divano.
«Sai se c'è qualche altro modo per farli parlare?» si voltò verso di me.
«Potremmo provare a rinchiuderli in una stanza finchè non chiariscono» tentai.
«Sarebbe da fare» rise appena.
Tornammo a guardare Gossip Girl,credo che fosse stata la terza stagione o qualcosa di simile,ce n'erano state talmente tante di puntate,che non sapevo distinguere in che periodo collocare la puntata.
«Ti piace Nate?» domandò il riccio.
«Sì,è il mio personaggio maschile preferito» Nate era veramente un gran figo «poi i suoi occhi mi ricordano quelli di Louis»
«Davvero,sono così azzurri e cristallini» commentò lui.
«E a te chi piace?» chiesi a mia volta.
«Serena non è niente male» ammise.
«Me l'aspettavo,sai?» mi grattai la testa «tutti dicono Serena»
«Però,sinceramente,io preferisco Chuck Bass» continuò.
«Ti piace Chuck?» c'era qualcosa che non tornava.
«Sì,è un personaggio particolare» spiegò.
«Oh,beh,direi di sì» riuscii solamente a tirar fuori.
«Ti vedo un po' spaesata,Erika» ridacchiò.
«No,è che..» cercai di parlare.
«Che c'è?Ti da fastidio che sia gay?» mi guardò serio.
Gay?
Sul serio?
Lui?
Nah!
Non è vero.
E' uno scherzo.
Sì,per forza.
Non..è..vero..
«Sei gay?!» esclamai.
«Bhe,sai,te l'ho appena detto» si strinsie nelle spalle.
«Io n-non lo sapevo..» mi morsi il labbro,nervosa.
«E ora lo sai» si passò una mano fra i capelli «sono gay,e sono anche innamorato di Louis»
Che?
Stai scherzando Harry,vero?
Gay si,quanto vuoi -non ho niente contro di te-ma il mio Louis non lo tocchi.
«Come scusa?» avevo sicuramente capito male.
«Oh,non fare la finta tonta» scosse la testa «perchè credi che sia tornato?Sono andato in America anche perchè volevo chiarirmi le idee,e stando qui non ce l'avrei sicuramente fatta.Una volta là,passati otto mesi,mi sono rassegnato:Louis era sempre nei miei pensieri,e quindi ho deciso di tornare,anche se Louis si era fidanzato con una certa Erika»
Se chiudo gli occhi,forse mi risveglierò nel mio letto,con Louis al mio fianco.
O forse no,se chiudo gli occhi sarà ancora peggio.Harry aveva un gigno soddisfatto sul volto -gli era comparso da poco- e potevo quasi descriverlo come maligno.
«Cioè,fammi capire:tu per tutto questo tempo hai finto tutto quanto?» cercai di fare ordine con tutte quelle informazioni che il riccio mi aveva dato.
«No,ho solamente nascosto i miei sentimenti,voi ragazze lo fate sempre» ammise soddisfatto «non mi farò scappare Louis un'altra volta,sappi che non avrò pietà,Louis sarà mio»
Le sue parole mi arrivarono dritte al cervello,e fu come uno schiaffo su una guancia o una folata di vento improvvisa.Lo sguardo di Harry voleva quasi attraversarmi da parte a parte,accoltellarmi con quei suoi occhi verdi/azzurri,trapassarmi con una lama,colpirmi con un coltello dritto al mio cuore pulsante per Louis.
«Sono a casa!» il diretto interessato varcò la porta di casa con almeno dieci buste per le mani.
«Boo!» trillò Harry,alzandosi e andando ad abbracciarlo.
Harry mi mandò un'occhiata maligna -sì,perchè era quello che era- una volta che strinse Louis fra le braccia,e io mi sentii impotente,non potei fare altro che guardare quella scena,l'abbraccio fra due amici,che da oggi non mi sarebbe parsa più uguale.
Da oggi,sarà guerra.





 
so che mi volete morta per il mio assurdissimo ritardo,
so che volete farmi fuori perchè non pubblico da un'eternità,
so che mi volete crocifiggere perchè questo importantissimo capitolo non arrivava, ma eccolo qua.
ho in corso un trasloco, cambio casa e ho davvero poco tempo per fare tutto: devo studiare per il futuro esame di patentino, studiare per le interrogazioni, fare le scatole per il trasloco..
ho poco tempo anche per scrivere, e ciò mi scoccia parecchio, e di conseguenza ho poco tempo per aggiornare.
questo capitolo è super importante, come leggerete alla fine, anche perchè la parte della Narlotte l'ho messa per aggiungere qualcosa, e anche perchè serviva, ma poi spiegherò cos'è successo successivamente, mentre la rivelazione di Harry è il momento principale di tutto quanto.
da questo momento in poi, inizierà la seconda parte della storia -se così si può chiamare-, e sarà guerra, sul serio, neanche vi immaginate che succederà, lol
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Capitolo 17
*** Sedicesimo capitolo. ***


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Sedicesimo capitolo.


«Gay?!» urlò Charlotte.
«Un ragazzo fico come quello è gay?!» aggiunse Johanna,con il tono della voce abbastanza alto.
«No,io direi:un ragazzo con una faccia ad angelo come la sua che mi è stato amico fino ad ora che poi nasconde un diavolo dentro e mi vuole rubare Louis,che razza di ragazzo è?!» sbraitai infine.
«Che stronzo però» Charlie fece labbruccio.
«Allora,facciamo il punto della situazione» Jay fece un respiro «Harry è interessato a Louis da un po',e per chiarirsi le idee è andato in America per otto mesi a studiare.Non gli è passata la cotta per Louis ed è tornato qui a Doncaster,consapevole che Tommo stesse con te ormai da tempo,ed ora si aspetta di riprenderselo»
«Ecco» sbuffai «quindi?»
«Ti ho fatto il resoconto,adesso fatti aiutare da Charlotte» Johanna si alzò dal mioletto «Liam ha bisogno di aiuto con i compiti»
«Eh certo,lascia la tua amica nel bel mezzo di una crisi esistenziale,complimenti» la presi in giro.
«Mi fai passare per seconda scelta,così» la castana si distese sul letto,prendendo a giocherellare con un cuscino verde.
«Mi raccomando» mi schiarii la voce «non farci cose sconce,ci sono i suoi in casa»
«Ah-ah,simpatica Eri,davvero» mi fece una smorfia e ci mandò un bacio volante.
«Studia studia,e attenta alle mani di Liam!» si raccomandò Charlie,che si beccò un 'vaffanculo'.
La porta si chiuse,e nella mia stanza cadde il silenzio.Non che io e Charlotte fossimo timide l'una coon l'altra,anzi,ma io sapevo che cosa stesse pensando in quel momento:'siamo da sole,e mi chiederà di Niall' - ed era ciò che avevo in mente.
«Andiamo giù a fare merenda?Ho preso i waffles» mi infilai le ciabatte rosse ai piedi.
La vidi spalancare gli occhi dalla sorpresa quasi,si aspettava sicuramente un mio discorso su mio fratello o una domanda trabocchetto.
Sapevo però,che per lei era un argomento un po' difficile,e nonostante volesse evitarlo,doveva affrontarlo,e come,se 
non con due waffles e una tazza di cioccolata calda fumante?
«La vuoi con le nocciole o senza?» domandai,prendendo una bustina di cioccolata bianca dal mobile.
«Con» rispose solamente,mettendosi a sedere.
Presi il latte e due pentolini,e cominciai a prepararla,mentre mettevo in forno i waffles con il fondo ricoperto di cioccolato,affinchè si sciogliesse.
Charlotte se ne stava in silenzio,era consapevole del fatto che la conversazione su Niall sarebbe avvenuta in un modo o in 
un altro.Johanna ci avrebbe scherzato su,per alleviarle la tensione e la preoccupazione,io invece avrei cercato di capirci qualcosa,dato che immaginavo la confusione dentro la sua testa e dato che avevo a cuore il bene di quel rintronato di mio fratello.I miei erano usciti e non sarebbero tornati prima di stasera,Greg si era chiuso in camera a guardare un film,e Niall -di cui Charlotte non sapeva che fosse in casa,e viceversa- si era categoricamente rifiutato di uscire dal letto da stamattina,saltando perfino un giorno di scuola.
«Tu pensi che Johanna e Liam si metteranno insieme?» spezzò il silenzio.
«Secondo me sì,quando diventeranno un po' meno timidi e riusciranno a capire la verità» girai il latte nei pentolini,dopo aver versato la polvere di cioccolata.
Sperai che capisse che parte di quella frase fosse rivolta a lei,nonostante stessimo parlando di Johanna e le loro situazioni fossero un po' differenti.
Comunque lei non ebbe il tempo di rispondermi,perchè Niall comparve in cucina:indossava solo dei boxer grigi,aveva il 
viso assonnato,gli occhi un po' arrossati -che cavolo aveva fatto in camera?- e i capelli arruffati.Non si era assolutamente accorto di Charlotte,dato che continuò indisturbato il suo cammino verso il frigo.Prese una confezione di salamini,la guardò,se la rigirò fra le dita e chiuse il frigo,rubando anche una lattina di birra rigorosamente irlandese.
«Buongiorno» biascicò,stropicciandosi un occhio.
«Sono le cinque e dieci,lo sai vero?» gli feci notare.
«Mmh» mi rivolse una specie di mugolio.
Se ne uscì dalla cucina e lo vidi sparire per le scale,barcollando quasi,come se fosse ubriaco,e lo sentii sbattere da qualche parte -probabilmente contro una parete-,una volta arrivato al primo piano.Mi voltai verso il fornello ridacchiando appena,non tanto silenziosamente,perchè Charlie deve avermi sentita,perchè ha iniziato a ridere insieme a me.
«Che entrata di stile» commentò ironica.
«Lascia stare,che io ho visto di peggio» mi strinsi nelle spalle e spensi il forno.
Chiusi a chiave la porta della cucina in modo che lui non potesse più entrare nè disturbarci.Presi due piatti,ci sistemai i due waffles con un po' di panna montata e una forchettina,poi riempii due tazze e li posai sul tavolo,porgendo a Charlotte ciò che le spettava.
«Tutti mi avevano promesso di non farmi soffrire,eppure nessuno di loro l'avevano mai mantenuta,quella promessa.Niall mi ha ridetto la stessa frase,ma io non ci ho creduto» disse di punto in bianco.
Si era confidata,e finalmente sapevo almeno un po' cos'era successo in quella stanza poco tempo fa.Per Charlie lasciarsi andare con un ragazzo era diventato parecchio difficile,anche se questo era il mio dolce fratellino.
«E' diventato tutto rosso,cercava di non urlare,si passava nervosamente la mano sul viso.Mi diceva che a lui piacevo sul serio,che però con il mio comportamento non ne valeva la pena,e che avrebbe fatto meglio a risparmiarsi ciò che ha fatto la notte di Capodanno» continuò.
 

«E quindi è per questo che adesso non si parlano?» Louis si sedette.
«In pratica sì,Niall è arrabbiato perchè lui vorrebbe veramente stare con lei,ma Charlie non ce la fa proprio» presi dal vassoio la coca media.
«Charlotte dovrebbe sbloccarsi un po'» commentò,passandomi il panino.
«Basterebbe solo che credesse a mio fratello,non le farebbe mai del male,solo che è più forte di lei» sistemai la borsa nel posto davanti a me.
«E basterebbe anche che Niall le andasse incontro,non può fare tutto da sola lei» aggiunse lui.
«Perchè sono così testardi?» sbuffai,mordendo una crocchetta.
«Perchè non hanno fatto come me e te?Ci siamo conosciuti con calma e poi ci siamo messi insieme,dovrebbero provarci» addentò il suo panino.
«Loro non sono come noi» gli lasciai un bacio sul naso.
«E perchè mai?Siamo tutti essere umani,in fondo» si strinse nelle spalle.
«Ma Niall non è sfacciato come te» ridacchiai.
«Io sfacciato?Forza,dimmi almeno una volta in cui lo sono stato» incrociò le braccia al petto.
«Ti ricordi il messaggio con suscritto che volevi venire a letto con me?» tirai fuori il telefono e glielo feci vedere.
«Bisogni fisici» si difese «un'altro esempio?Sono sicuro che non lo trovi»
«Alla festa a cui ci siamo conosciuti mi hai detto subito che sarei stata da fare,quando siamo usciti insieme per la prima volta ti lasciai sfuggire un 'sei eccitante con questo vestito'..devo continuare?» iniziai ad elencare.
«Basta così.Ammetto di essere un po' sfacciato,sì» storse la bocca.
«Solo un po'?» alzai un sopracciglio.
«Perchè devo sempre darti ragione?» fece labbruccio.
«Perchè ce l'ho» gli stampai un bacio e tornai a mangiare.
Nuovo messaggio da Harry: Ti ho visto, sai, nel Mc Donald's vicino casa, con Louis. Giuro, che se lui cambia atteggiamento con te per qualsiasi minima cosa, darò la colpa a te, e mi inventerò qualcosa per metterti in cattiva luce davanti a lui. Secondo te, a chi crederà? A me, che mi conosce da una vita, o a te, che nella foto che ho sembra che stai baciando il ragazzo moro con la cresta?
Mi si gelò il sangue nelle vene.Certo,non era una minaccia di morte,ma faceva comunque venire i brividi lungo tutta la schiena e le braccia.Spalancai gli occhi e deglutii,mandando giù un boccone di pollo.Bloccai il telefono appena finito di leggere il messaggio,e lo sotterrai al di sotto del giubbotto.
Era un ragazzo perfido.
Non sembrava affatto:con i suoi ricci candidi,i suoi lineamenti 
perfetti,il suo corpo statuario,i suoi occhi ipnotici..sapeva come far cadere ai suoi piedi femmine e maschi,ed io ero caduta nella sua trappola.
«Chi era?» domandò Louis.
«Papà» mentii «voleva sapere a che ora torno,ma gli risponderò dopo»
«Perchè,non hai intenzione di fare le ore piccole con il sottoscritto?» si passò la lingua sulle labbra.
«Pervertito» gli tirai un pugno sulla spalla.
«Sai,Harry venerdì mi voleva portare in un posto fuori città,lo ha visto su internet» si sedette meno composto sulla sedia.
«No!» urlai quasi.
Quelli di fianco a noi si voltarono verso di me e mi guardarono male,tornando poi a mangiare borbottando fra di loro.Louis mi guardava stranito.
«No,dicevo» tossicchiai «non andare,ho in mente una cosa»
«Uh,davvero?Sai quanto amo le sorprese» trillò lui,battendo le mani.
«Appunto,so quanto ami le sorprese che ho deciso di fartene una» anche io amo le sorprese,e devo inventarmi qualcosa per venerdì.
Tutto,farei di tutto pur di non fargli passare troppo tempo con Harry.Ci vive insieme,è il suo migliore amico,ma non posso permettermi che succeda altro in più,oltre ad un semplice rapporto di amicizia.
«Intrigante la cosa» ammiccò,facendomi l'occhiolino.
Devo inventarmi assolutamente qualcosa da fare per venerdì.


 
stavolta cause maggiori mi hanno costretto a pubblicare così tardi.
sono nel bel mezzo di un trasloco, vivo da mia nonna e non c'è campo nè per chiamare, nè per collegare la mia chiavetta internet, il che mi fa andare fuori di testa.
adesso sono da una mia amica, e fortuna che qui mi posso connettere.
sono in vacanza, finalmente, e domani dovrò fare la scorta di sonno perchè poi sabato ho la festa di Pasqua della mia scuola.
la mia amica mi ha appena chiesto se vado al bagno al posto suo, io mi chiedo se si faccia di roba pesante e non me lo dica..
il capitolo è adattissimo per Niall, parla più che altro di cibo: prima waffles e cioccolata calda, dopo Mc Donald's..
questo è più che altro è un po' un capitolo di passaggio, perchè volevo aggiornare al più presto dato che ora ne ho la possibilità.
non è niente di che, si chiarisce un po' la Narlotte e Harry ci appare più maligno di quanto non sia in realtà.
grazie per seguire la mia storia, mi fate felice ogni volta che leggo le vostre recensioni :')
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Capitolo 18
*** Diciassettesimo capitolo. ***


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Diciassettesimo capitolo.


Harry era proprio un bastardo.
Non per il gusto di offenderlo,ma perchè era vero.
Per quale assurdo motivo voleva rovinarmi la vita?
Ah,sì,perchè a lui piaceva Louis.
E perchè,a me non piaceva?
Anzi,con me era diverso,io lo amavo.
Lo amava anche 
Harry?
Questo io non potevo saperlo,ma ero consapevole dei miei sentimenti verso Louis,che erano forti,solidi,ma  
soprattutto veri.
Non mi piaceva l'idea di dover lottare contro Harry per Louis,come se quest'ultimo fosse il premo per chi 
avrebbe vinto la battaglia,altrimenti trattato come un oggetto:Tommo era mio,perchè dovevo combattere per averlo?
Harry lo voleva,e 
allora?Che se ne facesse una ragione.
Aveva a scegliersi un altro ragazzo,magari non Louis,magari non impegnato.
Il professore che si raschiò la gola mi risvegliò almeno in parte da quella sonnolenza che mi veniva ogni volta che avevo la sua materia alla prima ora -ce l'avevo anche all'ultima di un altro giorno,e produceva lo stesso effetto-,mi passai una mano fra i capelli così da non averceli in faccia -e così da far vedere che non dormivo-,quando annunciò che dovevamo alzarci per andare in laboratorio,dove avremmo trovato un'altra classe per un progetto che avremo dovuto svolgere nel corso dell'anno scolastico.Mi alzai di malavoglia e presi il quaderno di scienze e la bustina,per poi portarmi la mano libera davanti alla bocca per non far vedere le tonsille a nessuno.
«Che hai?» Charlotte mi affiancò.
«Sonno» mi limitai a dire.
«E anche qualcos'altro» capì Jay.
«Harry di merda» imprecai «proprio Louis gli doveva piacere?»
«Ricordati di non arrabbiarti troppo tesorino,perchè sennò ti vendono le rughe» ironizzò Charlie.
«Come faccio per fare fuori quella testa a cipresso?» sbuffai arrabbiata.
«Vinci questa guerra contro di lui per Louis.Tu piaci a Louis,dovresti avere la consapevolezza di avere la vittoria in pugno» mi convinse Johanna.
«Oppure ti armi di fucile a canne mozze e la fai finita» Charlotte fece spallucce.
«Io ho parenti pakistani,se vuoi me ne faccio prestare uno» Zayn comparve dietro di me.
«Hey» sorrisi,lasciandogli un bacio sulla guancia.
Dalla notte di Capodanno,io e Zayn stavamo,piano piano,costruendo la nostra amicizia,come si fa con i pezzettini dei Lego:stavamo installando le fondamenta del nostro rapporto,e ora potevamo permetterci di iniziare a costruire il primo piano.
«Non ho potuto fare a meno di sentire l'ultima parte del discorso,sono uscito ora di classe» ammise.
«Se mi presti qualcosa di letale,dimmi poi quanto ti devo pagare» entrammo nel laboratorio di chimica.
«Ti farò uno sconticino» mi fece l'occhiolino.
«Ragazzi,sistematevi in modo che ci siano studenti di entrambe le classi in ogni tavolo,che poi io vi spiego cosa faremo» ci avvertì il professore.
Mi trascinai senza alzando i piedi da terra verso il primo posto che adocchiai -il tavolo in fondo all'aula-,mi ci sedetti e poggiai tutta la mia roba sul tavolo lì davanti,appoggiando poi i gomiti sul banco e il mento sul palmo destro della mano.Zayn si sedette alla mia destra di fianco al muro,e Johanna alla mia sinistra,accanto a Charlotte.
«Ma io dico,rimanere in classe e far venire la B da noi,no eh?» sospirai.
«No,dovevamo scomodarci entrambi» aggiunse il moro.
«Sentite,ho deciso di assegnarvi un progetto in base agli esperimenti che faremo qui in laboratorio.La quarta B scambierà l'ora di inglese con la mia,così che avrete chimica alla prima e inglese alla seconda,ho già parlato con la vostra professoressa.Ho deciso di assegnarvi questo progetto a coppie:farete questo lavoro con il compagno di sinistra,a partire da Malik lì in fondo.Fate i vostri ragionamenti,e organizzatevi» spiegò velocemente il prof.
Charlie e Jay si batterono un cinque per il fatto che fossero insieme,mentre gli altri parlottavano fra di loro e producevano un gran casino.Io mi ero accorta un po' dopo che il prof. aveva detto ''a partire da Malik lì in fondo con il compagno di sinistra''.
«Ci toccherà fare questo progetto insieme» mi sussurrò Zayn all'orecchio.
Il tono di voce di Zayn -o forse era la sua vicinanza alla mia pelle?- mi fece passare un brivido lungo tutta la schiena,facendomi rimanere immobile ripetendo la frase almeno cento volte nella mia mente.
«Eh già» cercai di non balbettare,mentre ero sicura che le mie guance si colorarono un po' di rosso,aggiungendosi al rosso naturale delle guance irlandesi.
 
 
Louis non lo sentivo da martedì mattina,-e adesso è tardo pomeriggio del giovedì-,non mi aveva dato nessuna sua notizia,nonostante gli avessi mandato una decina di messaggi -forse di più- e l'avessi chiamato cinque volta circa.
Ero un po' preoccupata,che Harry gli 
avesse proibito di non rispondermi?
Che lo avesse già fatto innamorare di lui con il suo fascino e il suo carattere disinvolto?
Che 
fossero scappati per una luna di miele da non sposati in un luogo sconosciuto abitato solo da loro due?
Chiamai Johanna,la madre di 
Louis,e mi rispose che in quel momento non c'era e che sarebbe tornato sul tardi perchè era a fare un lavoro con Harry di cui lei non sapeva ancora nulla.
Che fosse con Harry,quello me lo sarei aspettato,quel demonio con la testa a cipresso farebbe di tutto pur di 
tenerselo per sè,spero solo che Louis non si lasci condizionare troppo.
«Erika» Niall si sporse con la testa in camera mia «ti vogliono giù,mamma è da un po' che urla di scendere»
«Oh..non l'avevo sentita» mi raschiai la gola e uscii dalla mia stanza.
Scesi al piano inferiore ancora un po' immersa nei miei pensieri,e mi trovai la figura presente costantemente nella mia testa,con un sorriso smagliante stampato in viso e i capelli ribelli.
«Hey» mi salutò,allargando le braccia.
Risposi con un sorrisino accennato e risposi all'abbraccio,stringendolo a mia volta con la poca forza che avevo in confronto alla sua.
«So che sei incazzata perchè non mi sono fatto sentire e perchè questo saluto non piace nè a me,nè a te,ma aspetta» mi sussurrò all'orecchio «Maura,ti dispiace se porto Erika fuori?Dobbiamo andare in un posto»
«Oh certo,basta che non facciate tardi» mamma gli rivolse un sorriso.
Andai a mettermi il giubbotto e uscimmo,entrando poi in macchina -che era parcheggiata poco distante da casa mia- sua nei sedili posteriori.Non ero vestita poi così bene,e anche il mio trucco era pressochè essenziale e ridotto al minimo -un filo di fondotinta e un po' di mascara-,e i miei capelli avevano preso una piega che non mi piaceva.
«Non ti ho salutato come si deve» mi avvertì,prima di piombarsi sulle mie labbra.
Stava solamente rimandando la ramanzina che avrei voluto fargli per il fatto che non si era fatto sentire -non ero una fidanzata particolarmente isterica,ma non avere sue notizie mi faceva preoccupare,aggiungendo il fatto che era svenuto pochi mesi fa-,anche se quel saluto ce lo meritavamo tutto.Portai le mie gambe a circondargli il bacino,mentre abbassavo la schiena per non battere la testa sul tettuccio,anche se ero bassa.Mi sbottonò il giubbotto -stava iniziando a fare un certo caldo,lì dentro- e io tolsi il suo frettolosamente.
«Louis» ansimai per un morso sul collo particolarmente più forte degli altri «siamo vicino casa mia»
«Ho fatto mettere i finestrini scuri apposta» strinse fra i denti un altro mio lembo di pelle del collo «da fuori non si vede niente»
 

Dopo aver aggiunto la Mini Cooper di Louis alla lista 'luoghi in cui l'abbiamo fatto',partimmo alla volta di una destinazione sconosciuta -a me- lungo le stradine di Doncaster.Louis non aveva la minima voglia di parlare,sia perchè doveva ancora riprendersi da ciò che avevamo fatto -eravamo partiti subito dopo esserci rivestiti,e il fiato mancava-,sia perchè non voleva farmi sapere niente,il 
bastardo.
«Perchè esprimi la tua frustrazione a parole?Puoi benissimo trovare un altro modo per farlo» ironizzò lui,spostando lo sguardo dalla strada a me per un attimo.
«Guarda dove vai!» spostai il volante,stava per sbattere contro un cassonetto «se non guardi la strada,non potrò esprimere la mia frustrazione in nessun modo»
Ridacchiò e si rimise a guidare con maggiore prudenza -sotto mio esplicito avvertimento e richiesta- fino a che non arrivammo ad una palazzina bianca,abbastanza alta,moderna solo al di fuori.Mi fece scendere ed entrammo,per poi prendere l'ascensore e arrivare all'ottavo piano,uno splendino attico con vista sul centro di Doncaster.
«Per questo sono sparito senza darti notizie,mio padre possiede questo palazzo e mi ha concesso un'abitazione,e così ho deciso di condividerla con Harry,così che avesse una casa pure lui» mi spiegò,vedendomi leggermente spaesata.
In casa insieme lui e testa a cipresso?
Finsi una faccia contenta e mi fece fare il tour della casa,fino a fermarsi in camera sua,che 
sembrava un pugno in un occhio da quanti colori aveva,anche se predominava l'arancione.
«Che ne dici se proseguiamo ciò che avevamo iniziato in macchina?» si mise le mani in tasca e alzò lo sguardo verso di me.
Dovevo ricorrere alle maniere forti con Harry,assolutamente.

 
lo sapete, il motivo del mio ritardo,
e se non lo sapete ve lo dico adesso.
sono nel pieno di un trasloco che non so quanto durerà, sto da mia nonna e ho trovato campo solamente stando appiccicata al muro di camera mia.
sto postando adesso anche perchè ho concluso il capitolo poco fa, e ieri sera ho praticamente scritto quasi tutti, fino ad accorgermi che forse era un pochino troppo lungo, ma vabbè.
il nostro Zaynie terrorista-kebabbaro compare ancora, e ci sarà ancora per un po', perchè sarà un personaggio molto importante a partire da qualche capitolo più in là.
testa a cipress..cioè, Harry, non si fa vedere, ma se vi manca, tanto ci sarà nel prossimo, in via indiretta, anche se pure qui è in via indiretta, ma comunque vedrò di mettercelo, anche perchè l'idea generale del prossimo ce l'ho, ed è anche un po' triste come cosa, ma è dal prossimo che inizia veramente la guerra fra Erika e Hazza.
beh, che dire ancora?
grazie per le recensioni e per leggere questa storia, lo ripeto, senza di voi non sarei niente <3
account twitter: @xjoshsdrums
ps. Carlottina mia, se domani fai la stitica, giuro che prendo provvedimenti.
xx


crediti a @paynesrules :)

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Capitolo 19
*** Diciottesimo capitolo. ***


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Diciottesimo capitolo.


 
Venerdì,finalmente.
Non solo perchè un'altra settimana scolastica era quasi conclusa,ma anche perchè oggi avrei avuto Louis tutto per 
me.O meglio,lo avrei tolto dalle grinfie di Harry,cosa che mi soddisfaceva parecchio.Avevo preparato a Tommo una sorpresina con i fiocchi,ed ero sicura che sarebbe rimasto senza fiato.Era venerdì e non sapevo ancora che diavolo fare come sorpresa a Louis,non dovevo fare qualcosa di banale.
«A cosa pensi,piccola elfa?» Zayn spuntò dalla mia sinistra.
«Niente di importante» scossi la testa,rivolgendogli un sorriso.
«Ti si legge in faccia che hai qualcosa per la testa» mi circondò le spalle con un braccio «ti va di parlarne?»
Nel corridoio del secondo piano non c'era mai nessuno durante la ricreazione,erano tutti giù al bar o fuori a fumare,oppure a ripassare in classe.Era raro vedere passare qualcuno,a meno che non si fosse dimenticato qualcosa di estremamente importante o non dovesse andare in bagno urgentemente.
«Non penso ti interessino i problemi di una come me» sospirai,camminando di fianco a lui.
«Se 'una come me' significa 'piccolo elfo femmina emigrato dall'Irlanda',allora okay» ironizzò,facendomi ridere «forza»
«Si tratta della questione di ieri,quella per cui avevo bisogno del fucile a canne mozze» iniziai,perchè Zayn con così tanta facilità riusciva a cavarmi le informazioni di bocca?
«Quindi Louis e quell'altro ragazzo,com'è che si chiama..?» intese.
«Harry,comunemente detto testa a cipresso.Lui e i suoi ricci maledetti» sbuffai arrabbiata.
«Non per dirti eh,ma anche tu sei riccia» mi fece notare.
«Sì,vabbè,dettagli» lo guardai male «in ogni caso,Harry è gay»
«Ed è interessato al tuo,di ragazzo» continuò lui per me.
«Ma cos'è,mi leggi nel pensiero?» alzai lo sguardo per puntarlo nei suoi occhi.
«Ho tre sorelle,riesco a capirle certe cose» si strinse nelle spalle.
«Oggi Louis doveva uscire con Harry,ma gli ho detto che gli avrei preparato una sorpresa per stasera» continuai a spiegare.
«E tu non hai ancora preparato niente» si trattenne dal ridere.
«Cosa c'è di così divertente?» lo guardai con disappunto.
«Sei così disorganizzata» finì di ridacchiare.
«E allora,perchè invece di ridere,non mi aiuti?» incrociai le braccia al petto.
«Bastava chiedere» riappoggiò il braccio attorno alle mie spalle e andammo avanti nel corridoio.
 
Zayn aveva avuto un'idea geniale,mai mi sarebbe venuta in mente,neanche se mi fossi spremuta le meningi come un'arancia.Ero fuori città -ci ero andata in motorino- in una casetta con due stanze più il bagno che aveva costruito mio padre accanto alla casa vera e propria,per i momenti di ribellione che ogni tanto avvenivano soprattutto a me,per primo a Greg e anche a Niall prima di me.
Non era 
la casa dei sogni di chiunque,ma a me sembrava più una tana accogliente.Era un posticino tranquillo,nonostante avesse la casa vicina,io mi ci ritiravo quando volevo stare sola e mi stancavo del mondo e di chi vi abitava.
«Erika?» rispose Louis al telefono.
«Hey» sorrisi «come stai?»
«Sdraiato» rispose,cominciando a ridacchiare.
«Sei pessimo» mi portai una mano alla fronte «veramente»
«Ma dai,era carina!» si difese «e poi,cosa più importante,sono in ansia»
«Sto già lavorando alla tua sorpresa,se ti fa sentire meglio» lo informai.
«No,non mi fa sentire meglio,anzi,tutto il contrario,non vedo l'ora» trillò lui.
«Credo che ti piacerà,sì» annuii più a me stessa.
«Mmh,devo immaginarmi qualcosa di sconcio?» potevo immaginare la sua espressione maliziosa.
«No,pervertito» lo ammonii «fammi finire di preparare tutto,che devi essere qui fra un'ora e mezza.Tra poco ti mando l'indirizzo a cui devi venire»
«Okay piccina,a dopo» riattaccai.
Iniziai sul serio a sistemare tutto quanto:quella casettina era dotata delle cose necessarie -un tavolo,due sedie,un piccolo bagno,una doccia,un letto matrimoniale non tanto grande,due lavelli,una sorta di frigorifero,un fornello,un lavello in cucina e uno in bagno,la televisione,un piccolo fornetto e la corrente-,ed io dovevo renderla un po' più speciale.
Apparecchiai la tavola con una  
tovaglia arancione -casualità- e con il servizio arancione che mi ero fatta prestare dalla famiglia di Louis un paio di mesi fa -e che mai era tornato indietro dato che Louis lo voleva perennemente quando mangiava da me-,e anche due bicchieri di vetro.Poggiai i due zaini che mi ero portata dietro con tutto l'occorrente nella 'camera',e mi misi subito ai fornelli.
Volevo preparargli una torta alle carote,con 
un primo piatto a base di pesce e delle patatine fritte - era Louis,dopotutto.Mentre molte delle cose che stavo preparando stavano cuocendo,ne approfittai per andare a vestirmi:avevo optato per un vestitino con la gonna a tubino nera,mentre il corpetto era bianco e senza maniche,con delle scarpe nere che mi rendevano un po' più alta.Mi truccai,mi sistemai i capelli e mi guardai allo specchio,vedendo che il risultato non era poi così deludente.
Misi tutto il cibo in tavola,posizionai una candela al centro e altre sparse 
per la casa,tutte arancioni con il porta candela verde - più carotoso di così,non sapevo cosa potesse esserci.Louis doveva essere qui verso le sette,e finalmente erano arrivate.Mi sedetti un attimo sulla sedia,e mi guardai un po' attorno:avevo fatto un bel lavoro.
Sapevo che Louis non sarebbe mai stato puntuale,quindi mi aspettai che arrivasse con un ritardo di dieci,quindici minuti come 
minimo.Andai verso la finestra,alle sette e mezza,e nessuna traccia di Louis.Provai a chiamarlo,ma non mi rispose;gli lasciai un messaggio,ma non rispose neanche a quello.Feci un po' avanti e indietro per la stanza,cercando di occupare il tempo dell'attesa,però dopo poco mi dovevo mettere a sedere:ero nervosa e,perchè no,preoccupata.
Che gli fosse successo qualcosa?Che fosse svenuto di 
nuovo?
Erano le otto,e non era ancora arrivato.Iniziai a preoccuparmi leggermente di più,che non trovasse la strada?Che non gli 
partisse la macchina?Che fosse avvenuto un incidente?
Ormai,tutta la cena che avevo preparato si era quasi freddata,e poco mi 
importava adesso,anche se avevo fatto uno sforzo enorme per preparare tutto ciò,io non sono mai stata brava in cucina,mio padre era il cuoco di casa.Sentivo il campanello d'allarme delle lacrime che volevano scendere ad ogni costo,ma cercai di ricacciarle indietro.
In fondo,era solo in ritardo,no?Solo due ore di ritardo.
Alle nove,la cena era ormai fredda,e io avevo lasciato dieci 
messaggi,dodici chiamate e tre messaggi vocali sul telefono di Louis,il quale non degnava di rispondere.
Che avesse perso il telefono 
mentre veniva qui?Che avesse il silenzioso?
Ma porca miseria,sono due ore che provo a chiamarlo,come può non guardare il 
cellulare?
Lo tiene fisso in mano,è sempre a scrivere qualcosa a qualcuno o a pubblicare roba su internet.Tamburellai le dita sul 
tavolo,a ritmo di una canzone che neanche sapevo,forse la stavo inventando lì per lì.Una lacrima scese,inevitabilmente,ma la asciugai subito,prima che ne potesse scendere un'altra.
Alle dieci,una parte di me sapeva che ormai non sarebbe arrivato,mentre un'altra parte 
sperava che arrivasse,anche di corsa e tutto sudato,e che mi spiegasse il motivo del suo enorme ritardo.Il cibo ormai l'avevo mandato a farsi fottere,avremmo ordinato una pizza o saremmo andati da Mc Donald's,quello più vicino a noi,poco importava.Sbuffai nervosa,battendo il piede destro a terra - tic nervoso.Due lacrime partirono in contemporanea per scendermi lungo le guance,così presi un fazzoletto e le asciugai velocemente,tirando sù con il naso.
Alle undici,ormai avevo perso ogni speranza.Non sarebbe 
venuto,e la parte che voleva che arrivasse,si era fatta da parte nella mia testa e ogni tanto ricompariva con la frase 'arriverà,ne sono certa',mentre invece la parte predominante,quella realista,ripeteva 'non verrà,nè tra poco,nè mai'.Gran parte delle candele si erano spente,ne erano rimaste accese sei o sette e quella sul tavolo,che parve avercene ancora per qualche ora.Andai a riporre la pasta in frigo,e poggiai le patatine e la torta sul ripiano cucina - che era molto piccolo.
Ore 00:01, nuovo messaggio da Harry: hey stronzetta, piaciuta la serata?
Ecco cosa gli era successo,era con testa a cipresso.
Adesso si che sapevo che gli era successo qualcosa di brutto,ma 
evidentemente,tanto brutto non è stato per dare buca alla sua ragazza che si era data tanto da fare per lui per poi ricevere che cosa?
Solamente una bella batosta,o comunemente chiamata delusione,tanto ne ho prese poche nella vita.Le lacrime scivolavano silenziose dagli occhi lungo le guance,e di asciugarle proprio non ne avevo voglia.Presi il primo pezzo di carta che trovai -un tovagliolo- e la penna da un barattolo.
'' Non so se arriverai -ne dubito fortemente- e se leggerai questo messaggio, ma spero che tu ti sia divertito stasera. Almeno uno dei due sarà felice domani mattina, ricordando ciò che è successo. ''
Il telefono di Louis adesso ammontava a ventisette chiamate perse,diciotto messaggi e tredici messaggi vocali.Lanciai la penna a terra,presi i miei due zaini e il casco del motorino -non mi cambiai neanche- e soffiai sulla candela che stava sulla tavola,spegnendo tutta la luce che c'era nella stanza,che quasi quasi assomigliava alla scintilla di speranza che avevo.


 
sono stata brava, puntuale quasi sù!
sono orgogliosa di me stessa cc:
ditelo, non ve l'aspettavate che io fossi puntuale eh?
ho mal di schiena e male al collo, devo stare statica nella stessa posizione per non perdere la linea.
non ho avuto da fare nessun compito per domani, vado in un'altra scuola per un progetto praticamente tutto il giorno e ci sono due volontari per la prima ora di lezione, sicchè ho studiato il giusto ;)
forse è un po' lungo questo capitolo, l'ho concluso tipo dieci minuti fa, ma deve essere così, perchè sono tante le cose accadute.
Zayn è sempre presente, e lo sarà anche nei prossimi capitoli, ve l'avevo detto che sarebbe diventato un personaggio importante, e tra qualche capitolo -dove ci sarà un altro grande colpo di scena- sarà praticamente indispensabile.
la seconda parte è quella che mi piace di più, nel senso di scrittura, perchè per la storia è veramente brutta: cioè, povera Erika.
Harry è uno stronzo assurdo, sul serio.
grazie mille per le recensioni e per le letture alla mia storia, sul serio cc:
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Capitolo 20
*** Diciannovesimo capitolo. ***


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Diciannovesimo capitolo.



Non mi ero mossa dal letto.La sera ero tornata a mezzanotte e venti circa,mi ero buttata a faccia all'ingiù sul cuscino e non mi ero mossa da quella posizione.
Forse avevo pianto -quasi sicuramente- dato che ho trovato delle macchie nere sul cuscino - la pubblicità 
diceva che era waterproof, tutte cavolate.
Niall e Greg avevano bussato una dozzina di volte,ma poi non sentendo risposta ci avevano 
rinunciato e si erano allontanati sbuffando e borbottando qualcosa di incomprensibile.Frugai alla cieca dentro il comodino alla ricerca di un fazzoletto,e quando lo trovai mi asciugai la faccia,ritrovando poi il fazzoletto tutto nero.Mi alzai per andare verso lo specchio,e lo stato in cui ero era abbastanza pietoso:occhi gonfi e rossi,capelli alla pazza,qualche riga nera sulle guance.
Mi passai una mano sulla f
accia,e andai verso il telefono,che avevo spento in un impeto di rabbia la sera prima -lo avevo lanciato contro la testiera del letto e invece di rompersi,si era spento- e lo riaccesi,sedendomi poi sul letto.
Nuovo messaggio da Louis(2): non so se hai letto tutti i messaggi che ti ho mandato da ieri notte a questa parte con il mio numero di riserva, ma spero che vorrai venire all'attico adesso. Devo dirti una cosa importante.
Questo era l'ultimo che era arrivato.Era preceduto da altri trentaquattro,nei quali i 'mi dispiace',i 'rispondimi ti prego' e le 'scusami davvero' non mancavano mai.
Non era tanto per il fatto che non era venuto,che mi dava fastidio,ma il fatto che avesse passato la serata con testa a cipresso
.Harry stava facendo di tutto pur di levarmi di torno,stava distruggendo il rapporto che avevamo io e Louis,e questo non glielo dovevo permettere.
Forse un giorno di questi avrei detto tutta la verità a Tommo,infischiandomene della minaccia di Harry:chi 
ero io,per obbedire agli ordini di un riccio cotonato?
- E non me la puoi dire per messaggio?
Lo sapeva,Louis,che quando ero arrabbiata con lui non volevo vederlo neanche per chiarire,avevo un carattere alla io cazzo e doveva capirmi.
Nuovo messaggio da Louis(2): No che non posso, delle parole scritte su un telefono non possono fare la differenza, quelle dette a voce sì, perchè così puoi vedere la mia espressione mentre parlo. Ti prego, vieni. Io ti aspetto lì, suona e ti apro.
Già le parole del messaggio mi fecero capire che almeno un po' era dispiaciuto per ciò che era successo,ma comunque volevo aspettare e sapere cosa aveva di così importante da dirmi.
Uscii dalla camera,mi lavai i denti e la faccia per poi riempire la borsa di 
qualcosa,prendere il cappotto e uscire,senza avvertire nessuno,e partire con il motorino alla volta della palazzina,cercando di ricordarmi la strada.
Mi fermai a chiedere informazioni a due ragazze che passeggiavano per sapere la via,e dopo una decina circa di 
minuti,parcheggiai lì davanti.Suonai il campanello 'L.Tomlinson e H.Styles' -vedere i loro nomi vicini,mi dava il voltastomaco- e aspettai,mentre mi ravvivai un po' i capelli disordinati.
«Chi è?» la voce di Louis,anche un po' metallica per via del citofono,si poteva riconoscere benissimo.
«Io,Lou» risposi con tutta la calma possibile.
«Vieni,entra.Ottavo piano,se non ti ricordi» aprì il portone.
Presi l'ascensore e arrivai fin davanti la porta di casa sua,la quale era già aperta e dalla quale faceva capolino la sua testa castana.L'istinto di saltargli addosso veniva ogni volta che lo vedevo,ma dovevo lottare contro me stessa per non permetterlo.
Dovevo sapere perchè non era venuto,perchè aveva preferito quel ragazzo -ragazzo?Assomigliava più 
ad un broccolo,o ad un cipresso- a me.Ero ancora vestita come la sera prima,quando posai il cappotto sull'attaccapanni,infatti un brivido mi percorse entrambe le braccia,dato l'abito abbastanza scoperto.
«Sei bellissima con questo vestito» notò lui,chiudendo la porta alle sue spalle.
«Che mi devi dire?» cercai di non guardarlo in viso,altrimenti con quegli occhi mi sarebbe passata l'incazzatura.
«Vieni con me» si limitò a dire,poi tentennò «posso prenderti per mano?»
Il suo sguardo era un po' meno vispo del solito,potevo dire adesso che era dispiaciuto.Era insicuro,si mordeva il labbro inferiore,e mi guardava negli occhi,aspettando una risposta.
Notai soltanto adesso che si era vestito anche con particolare cura:una camicia grigia 
chiara -da quando si metteva le camicie?-,un paio di jeans chiari e stretti -sempre stretti se li deve mettere?Mette a dura prova il mio autocontrollo,ma forse lo fa apposta- e le Vans che gli avevo regalato per il compleanno.
Lo guardai male,non ero così stronza 
dopotutto!
Sorrise e mi prese la mano sinistra,incrociando le dita con le sue.Mi trascinò in quella che doveva essere camera sua -
quella in cui eravamo andati l'altra volta-,la quale era stata pienata di palloncini verdi con scritto 'sorry' e un grande cuore di carta con un'enorme scritta,'mi dispiace,mi perdoni piccina?'.Rimasi a bocca aperta da tutto ciò,non sapevo cosa dire.
«L-Louis..» sussurrai.
«Senti,mi dispiace davvero tanto che ieri non sono venuto.Harry è caduto e si è fatto male,perciò siamo dovuti andare al pronto soccorso per vedere se si era fatto davvero male.Ci hanno fatto aspettare fino alle undici e mezza,poi lo hanno visitato velocemente e gli hanno detto di tornare stamattina.Non ho avuto modo di avvertirti,Harry non aveva soldi nel telefono,ed io il mio l'ho perso da ieri pomeriggio.Mi pareva di averlo lasciato sul comodino,ma non l'ho più trovato.Riaccompagnai Harry a casa e corsi verso l'indirizzo che mi avevi dato,me l'ero segnato su un foglietto,e ho visto tutto ciò che avevi fatto,e credimi se mi si è stretto il cuore a quella vista.Scusami,io non volevo..» cominciò a spiegare -non avrebbe mai più smesso di parlare-,allorchè lo fermai posandogli un dito 
sulle labbra.
«Parli troppo,ne sei consapevole?» sussurrai,guardandolo negli occhi.
«Mi perdoni?» si morse il labbro.
«Tu non hai mai bisogno di farti perdonare,Louis.A me basta vederti,per non essere più arrabbiata con te.Ogni volta che litighiamo,è così,e io non capisco perchè.Il solo guardarti negli occhi mi fa dimenticare ciò per cui abbiamo discusso» confessai,abbassando lo sguardo e posando la mia fronte contro la sua.
«Il solo pensare che tu sei arrabbiata con me,mi fa andare di matto.Nella mia testa scatta qualcosa,che mi fa automaticamente fare di tutto per far sì che torniamo ad essere la stessa coppia di prima,prima del litigio» si avvicinò alle mie labbra,ma poi con la testa si ritirò leggermente indietro.
«Guarda che puoi farlo» lo incitai.
«Cosa?» mi guardò perplesso.
«Puoi baciarmi.Non mi tiro indietro,non l'ho mai fatto» chiusi gli occhi «e adesso,anche se non ti vedo,puoi anche smettere di sorridere»
«Mi conosci troppo bene» sospirò,ponendo fine al nostro scambio di sussurri.
La sensazione che lui volesse solo me,mi appagava davvero tanto.Quando stavamo insieme,non c'era Harry a farci compagnia,a tormentare i miei pensieri,a spazzare via la speranza e la sicurezza che Louis non mi amasse:Harry poteva anche andarsene a fanculo.
Le sue labbra erano soffici,anche se sottili,rosee e tremendamente invitanti ogni volta che compivano un qualsiasi 
movimento.Mi sembrava di stare in una sorta di Paradiso,in quel momento:io e Louis,da soli,senza nessuna complicazione,solamente noi due e i miei pensieri che stavano diventando veramente troppo smielati e romantici.
Sentire -in qualsiasi modo possibile- 
che mi desiderasse,era veramente ciò che mi stava facendo star bene.
«Dovevo vedermi con Harry,oggi,ma credo che rimanderò» si staccò leggermente da me,riprendendo un po' fiato.
Andò a prendere il suo telefono di riserva e cominciò a premere sullo schermo,scrivendo qualcosa,mentre io sorridevo vittoriosa.
«Che gli hai scritto?» domandai curiosa.
«''Harry, scusa ma oggi non posso proprio, ho tutto il giorno occupato fino a domani mattina. Devo rimediare ad un errore e devo far felice la mia ragazza.''» mi lesse.
«Aspetta,mando un messaggio ai miei e li avverto» tirai fuori il mio cellulare e mandai un messaggio ai miei genitori,e successivamente anche uno ad Harry.
- Piaciuto il messaggio, stronzetto?
«Dov'eravamo rimasti?» mi circondò i fianchi con le mani.
«Al fatto che hai detto di ''essere occupato tutto il giorno fino a domani mattina''» gli rammentai «e sentiamo,cos'hai intenzione di fare?»
«Non lo so,potremmo ordinare del cinese,potremmo guardarci qualche film,potremmo stare a rotolarci nel letto tutto il pomeriggio fino a domani mattina..» ipotizzò.
«Mi piace come programma,ma nel letto vuoi stare con o senza vestiti?» ricambiai il sorriso malizioso che mi aveva fatto poco prima.
«Questo sta a te deciderlo» mi morse il labbro inferiore.



 
pensavate di esservi liberate di me, eh?
e invece no, mi dispiace :))
sono ancora qua, con questo capitolo che mi piace particolarmente.
la scuola diventa sempre più difficile, sempre più interrogazioni e verifiche per passare l'anno successivo e spero veramente di non venire rimandata a settembre - cosa che, non credo sia possibile, perchè sicuramente quel bastardo di matematica mi darà il debito.
sto aggiornando sempre più di rado, e mi dispiace, perchè scrivere è una delle poche cose che mi fa stare bene in questo periodo, e non riesco più a fare neanche quello.
sono soddisfatta di ciò che ho scritto in questo capitolo -segnatevelo sul calendario-, perchè comunque Louis le chiede scusa, si fa perdonare, e non è andato solo per colpa di testa a cipresso.
E' un capitolo abbastanza dolcioso, e io che sono contro le cose smielate -come la protagonista- ho dovuto faticare per scriverlo, e tutto questo solo per voi che adorate i momenti tra Louis ed Erika - vero che li adorate, sì?
vi ringrazio per tutte le recensioni che mi lasciate, e scusate se non riesco a rispondervi subito, ma internet va e viene e ho poco tempo ogni volta.
spero di arrivare a 100 recensioni almeno entro il ventesimo capitolo, mi fareste felice - come se ora non mi rendeste felice, lol
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Capitolo 21
*** Capitolo venti. ***


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Capitolo venti.



Il letto della nuova camera di Louis era ancora più comodo di quello nella reggia Tomlinson:era munito di una marea di cuscini,il che rendevano tutto decisamente più comodo.Mi girai a pancia all'ingiù e sbuffai,perchè ero già sveglia alle nove - l'orologio digitale sul comodino alla mia destra lampeggiava ad ogni cambio d'ora.
Mi strofinai una mano sugli occhi e sbadiglai,stiracchiandomi subito dopo,allungando le braccia e le gambe.Mi accorsi di non avere niente addosso quando la spallina del reggiseno non cadde sulla mia spalla -come di consueto- perchè troppo larga,perciò cercai con lo sguardo dove potesse essere la mia biancheria e la indossai,una volta trovata e che mi decisi ad alzarmi.
Mi infilai la camicia di Louis del giorno prima abbottonata alla bell'è meglio per coprirmi un po' e uscii dalla camera alla ricerca del bagno.Mi pareva che fosse la seconda porta dopo la camera,ed entrai,ma trovai un'altra stanza:quella di Harry.Si riconosceva dal fatto che ci fossero due giacche sul letto e delle maglie con lo scollo a V adagiate male su una poltroncina rossa.
Guardai nel corridoio se ci fosse qualcuno -Louis era scomparso- e mi chiusi la porta alle spalle,entrando nella camera della mia controparte.Curiosai un po' con lo sguardo finchè il comodino non attirò la mia attenzione.Sapevo che era sbagliato frugare nelle cose altrui -a me avrebbe dato fastidio-,ma in quel caso sentii di fare la cosa giusta.
Aprii il cassetto e ci trovai qualche lettera di suo padre,una foto con tutta la sua famiglia e,continuando a tastare,sentii come una sorta di leva di metallo.La spinsi verso di me,e feci scivolare il piano di legno sul quale era posata la lampada,trovando un doppio fondo,nel quale era riposto da solo l'Iphone 5 bianco di Louis - potevo riconoscere che era il suo perchè accanto al tasto rotondo sotto lo schermo c'erano le iniziali dei nostri cognomi scritte con il pennarello indelebile.
Che diavolo ci faceva Harry con il telefono di Louis?Perchè ce l'aveva lui?Louis aveva detto di averlo perso..
Richiusi tutto e trovai la strada per andare in cucina,dove ci trovai il mio -mio e di nessun'altro- ragazzo intento a preparare un intruglio ai fornelli.
«Non vorrai avvelenarmi,spero» lo feci voltare.
«Ho seguito la ricetta di Lottie,dai la colpa a lei se non è buona» si difese.
«Dai,lo sappiamo entrambi che sei una frana ai fornelli» ridacchiai,raggiungendolo.
«Non hai fiducia in me?» mise il broncio.
«Non ho detto questo,solo che sappiamo che non sai cucinare,tutto qua» gli spettinai i capelli.
«E invece no,guarda qua» mi mostrò una torta dal colore giallastro -che l'avesse fatta alla vaniglia?- con uno strato di panna sul bordo e la scritta 'love you'*corsivo al centro.
«Hai fatto un corso di carinerie?» commentai ironica,prima di buttargli le braccia al collo.
«Sono stato creativo» mi abbracciò a sua volta.
Sorrisi contenta,e premetti subito le mie labbra sulle sue,che non ne avevano mai abbastanza.Stavo sulle punte -data la differenza d'altezza- con i piedi nudi a contatto con il pavimento,il che mi fece passare un brivido lungo la schiena,più sentito anche quando Louis poggiò le mani sui miei fianchi e mi avvicinò a sè.
Quello che voleva essere un bacio casto e puro per ringraziarlo della torta -stava facendo il lecchino per farsi perdonare per non essere venuto- si stava trasformando in qualcosa di più sentito e più passionale fatto non solo di sfioramenti timidi e tranquilli,cosa che non dispiaceva a nessuno dei due.Strinsi con la mano destra i suoi capelli,mentre mordicchiavo il suo labbro superiore.
Con le sue mani che passavano dai miei fianchi al mio fondoschiena,Louis mi fece intendere che lì in piedi non ci voleva più stare,perciò iniziai ad indietreggiare ad occhi chiusi finchè non arrivai a toccare le sedie del tavolo con la schiena.Scaraventò entrambe le sedie a terra -le quali fecero un rumore assurdo che per poco non mi fece sobbalzare- con le mani -e forse anche con l'aiuto di un piede- e con il bacino mi teneva ferma fra il tavolo e lui.
L'aria non sembrava uno dei bisogni vitali,in quel momento,perchè non avevamo interrotto il bacio dal momento in cui era iniziato,e nessuno dei due era intenzionato a farlo.Con un piccolo salto,mi misi a sedere sul tavolo,stringendo il colletto della polo di Louis -ma non era di Niall quella?-,il quale aveva iniziato a sbottonare i primi tre bottoni della sua camicia -che però,in quel momento,stavo indossando io- sentendo che la sua eccitazione stava crescendo movimento dopo movimento,dato che le sue dita erano a stretto contatto con il mio petto.
Louis salì anche lui sul tavolo -ci avrebbe retti entrambi?- facendosi spazio facendo capitombolare il cartone del latte fortunatamente chiuso,qualche posata e due tazze di plastica.Mi distesi sulla superficie di legno tirando Louis sopra di me categoricamente -non credo che non volesse-,e questo iniziò a muovere freneticamente le mani lungo tutto il mio corpo,alzando un po' la camicia e finendola si sbottonare.Alzai i bordi della sua t-shirt e lo aiutai a togliersela,e forse solo lì ci staccammo.
«Comunque» fece un respiro «buongiorno,eh»
«Buongiorno anche a te,assetato di sesso» lo presi in giro,mordendomi il labbro.
Mi guardò in cagnesco,prima di liberarsi da solo della tuta che teneva per dormire e degli ultimi indumenti che ricoprivano i nostri corpi.
 
 
«Ti vedo felice» notò Jay «molto felice»
«Ha due lampadine al posto degli occhi» commentò Charlie.
«E voi al posto del cervello avete una scatola vuota,come vi è venuto in mente di venire al centro commerciale di domenica pomeriggio?» scossi la testa divertita.
«E' Johanna che ha detto ''tanto di domenica chi vuoi che ci sia,stanno tutti a casa in famiglia''» si difese la seconda.
«In ogni caso» la prima si schiarì la voce «dovevo uscire di casa perchè i miei stanno pensando che sono depressa»
«E allora rimedi con lo shopping» constatò Charlotte.
«Insomma,com'è che sei così contenta oggi Eri?Sei raggiante,qualsiasi cosa ti fa sorridere» Johanna si sistemò meglio la borsa sul braccio.
«Louis si è fatto perdonare con tanto di stanza piena di palloncini e un mega cuore,per non esser venuto venerdì sera» risposi,ricordando la sua stanza piena di palloncini.
«Che romanticheria» Charlie sorrise.
«Dovevate vedere la sua faccia quando sono entrata!Sembrava un cane bastonato,mi ha chiesto perfino se poteva prendermi per mano!Non sono così bastarda» raccontai.
«Bastarda sei bastarda,ma non fino a questo punto» ironizzò Jay,beccandosi un pugno sulla spalla «ma si è fatto perdonare solo con i palloncini?Non ci credo»
«Ha detto ad Harry che non poteva vederlo perchè doveva stare con la sua ragazza» sospirai «quanta soddisfazione»
«E poi?» insistette Johanna.
«Cosa?» mi voltai verso di lei.
«E non ci sei andata a letto?» domandò.
«Ecco dove voleva arrivare..» Charlotte scosse la testa.
Io presi a ridere,portandomi una mano alla fronte,il cui contatto fu come uno schiocco.Johanna si strinse nelle spalle e portò le mani in alto in segno di resa,mentre Charlie cercava di non farsi prendere dalla mia risata.
«Comunque sì,due volte,ma non ti racconterò niente» le feci una linguaccia.
«Allora lo chiederò direttamente a lui» avanzò decisa verso un punto sconosciuto «Louis,almeno tu,dammi ascolto»
Louis le sorrise,passandosi una mano fra i capelli.Era insieme a Greg e Niall,aveva una busta blu nella mano destra e gli occhiali da vista posati sul naso.Io e Charlotte ci avvicinammo a loro quattro,mandai un'occhiata alla mia amica per vedere se stava andando in iperventilazione alla vista del mio innocente fratello e ci fermammo di fianco all'altra nostra amica.
«Certo,dimmi Jay» mi guardò e mi fece l'occhiolino.
«Negli ultimi due giorni» iniziò lei «cos'avete fatto tu ed Erika?»
«Abbiamo parlato,ordinato cinese,guardato 'quattro matrimoni e un funerale'..» elencò.
«E sul serio mi vuoi dire che non l'avete fatto?» incrociò le braccia.
«Se mi lasci finire il discorso,magari te lo dico anche che l'abbiamo fatto» la riprese scherzosamente lui.
«Qualcuno che mi da ragione!» esultò lei,gettandogli le braccia al collo «Erika non ci vuole raccontare mai nulla,tu invece più parli e più sei contento»
«Ma tu non hai da fare con Liam,invece di indagare sulla mia vita sessuale?» la prese in giro.
«Voglio ispirarmi alla vostra per iniziare la mia con Liam» ridacchiò lei «vabbè,andiamo a fare un giro»
Si tirò dietro Niall,Charlotte e Greg,trascinandoli -sicuramente- in un negozio che poteva piacere a lei e a Greg,così da lasciare Niall e Charlotte in pace da soli.
«Da quanto tempo» Louis mi circondò le spalle con un braccio. 
«Johanna è la tua nuova ragazza?» mi morsi il labbro.
«Per quanto possa essere carina,non credo che avrei passato questi due giorni con lei,preferisco di gran lunga te» ammise,sistemandosi gli occhiali.
«Perchè non te li metti mai?Hai un'aria attraente» confessai,spostandogli un ciuffo dalla fronte.
«Tu credi?» le sue labbra si curvarono in un sorriso.
«Non ti montare troppo la testa,solo perchè due ragazze ti hanno dato attenzioni tutte e due di fila» gli tirai un pugno sullo stomaco.
«Ma io reclamo attenzioni solo da una..» mi strinse di più a sè.
«Ora fai il ruffiano,eh?» alzai lo sguardo.
«Come posso dimostrarti che voglio solo te?» le dita si intrufolarono sotto il tessuto della maglietta,accarezzando il mio fianco.
«Vedi te» mi strinsi nelle spalle.
«Un'idea ce l'avrei» si passò la lingua sulle labbra.
«Aspetto che me la mostri» ricambiai il sorriso malizioso che si era formato sul suo volto.
«Ma se mi dici così,potrei non rispondere delle mie azioni in un luogo pubblico» mi sussurrò all'orecchio.
Instancabile.



 
stavolta avete il diritto di farmi fuori, sì.
quant'è che non aggiorno? un mese? non lo so, ma veramente, stavolta mi prostro ai vostri piedi per farvi le mie scuse.
come sempre, non dipende da me: l'ispirazione per il capitolo non arrivava, sono stata male da venerdì scorso fino a qualche giorno fa e la mia dottoressa sospettava di mononucleosi, il trasloco è sempre lì, non ho internet perchè non c'è campo.. insomma, una serie di problemi che mi impediscono di scrivere e aggiornare.
il capitolo non è dei migliori, ma si può accettare, non è bruttissimo, e ne sono abbastanza contenta, o almeno in parte, o almeno della prima parte, la seconda l'ho messa perchè non sapevo che raccontare.
ieri sono stata a verona, e sono riuscita a vedere i ragazzi: giuro, è stato qualcosa di indescrivibile,  non ho più voce, e ancora non realizzo che li ho visti.. è stato un concerto fantastico, e sono anche finita al tg1 ahahah lol
grazie per seguire la mia storia, senza di voi non sarei niente, grazie davvero.
dovrei postare alcuni video che ho fatto al concerto appena la mia amica me li manda.
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Capitolo 22
*** Capitolo ventuno. ***


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Capitolo ventuno.



«Avete iniziato a lavorare al compito che vi ho dato,vero ragazzi?» il professore si sistemò la cravatta bordeaux.
Ovviamente,io non avevo ancora parlato con Zayn per metterci d'accordo sul lavoro da fare insieme,ma al prof -ovviamente- annuimmo e facemmo capire che tutti avevano già iniziato.Nè Charlotte nè Johanna erano con me,una aveva la febbre e l'altra era andata da qualche parte con sua madre.No ma,io dico,fate con comodo.
Nuovo messaggio da Zayn: Tienimi il posto in laboratorio, sto arrivando! Ho avuto un piccolo problemino, dopo ti dico, avverti il prof :) xx
Sorrisi,almeno qui qualcuno non mi avrebbe lasciato da sola.Il professore sistemò qualche foglio volante nel registro e poi sentimmo bussare,segno che l'altra classe era pronta per andare in laboratorio.Mi alzai svogliatamente -come sempre- raccogliendo una penna,un quaderno e gli occhiali da riposo e trascinando i miei piedi con una forza nascosta.
Sistemandoci negli stessi posti della volta precedente,posai la testa sul palmo della mano e il gomito sul banco e lasciai che i miei occhi si chiudessero soltanto per pochi secondi,solo pochi,che mi fecero dimenticare anche che dovevo dire al professore che Zayn doveva entrare a momenti.
Gli occhi li riaprii un pochino,proprio per dire all'uomo del moro,ma ci rinunciai,avevo troppo sonno.
«Scusi il ritardo prof,ma ho avuto un problema.Erika non gliel'ha detto?» la voce del ragazzo mi fece aprire gli occhi subito.
«Erika non mi ha detto niente» il professore si girò verso di me.
«Ma sì prof,mentre venivamo qua gliel'ho detto» mentii,usando il tono più falso che sapevo fare.
L'uomo si girò e tornò a tirar fuori dei vetrini da un armadietto,mentre Zayn mi raggiunse sedendosi sull'altro sgabello accanto al mio,scaraventando lo zaino a terra.
«Non gli hai detto nulla,vero?» Zayn si passò una mano fra i capelli.
«Ho sonno,è la prima ora di martedì,che cosa vuoi pretendere?E' già tanto che stia parlando con te» sbuffai.
«Quindi non mi ringrazierai per la mia compagnia?» il moro mi guardò aspettando una risposta.
«Se ne varrà la pena» sorrisi appena.
Perchè mi sembrava che quella domanda avesse un doppio fine?
«Adesso vi consegno due vetrini per coppia,fate la descrizione di ciò che vedete sul quaderno e poi voglio il resoconto scritto a fine ora» gracchiò il vecchio.
«Che palle» imprecai.
«Dato che stamattina mi sono svegliato gentile,tu osserverai e io scriverò,che ne dici?» incastrò la lingua fra i denti.
«Non potevi fare tutto tu?» sospirai «vabbè,proviamoci»
«Ma com'è che hai così sonno?Hai fatto le ore piccole stanotte?» mi punzecchiò il fianco.
«Non come intendi tu» gli rivolsi una smorfia «mio fratello ha voluto un panino di Nando's alle tre di notte,e perciò siamo andati con la sua macchina,ma era chiuso,perciò siamo andati fino al Mc Donald's»
«Mai provato a farlo andare da uno psicologo?» ridacchiò «a che ora sei tornata?»
«Verso un quarto alle cinque..» sbadigliai.
«Mi dispiace» disse lui «se vuoi,se risuccede,vieni da me e ti faccio un massaggio,quando sei in comodo»
«Perchè,oggi non puoi?» alzai lo sguardo verso di lui.
«Sì,ma pensavo avessi degli impegni,che so,con Louis» prese i vetrini dal prof.
«No,oggi lui forse ha da fare con testa a cipresso» borbottai.
«Okay,allora in questo caso quando hai finito i compiti ti passo a prendere,che ne dici?» propose,sistemando un vetrino nel microscopio.
«Verso le cinque e mezza dovrei essermi liberata,sì» annuii,iniziando ad osservare i batteri al microscopio.
«Mi hai già organizzato il pomeriggio,bene,avevo programmato di starmene in casa da solo a guardare Fast&Furious» sospirò.
«Io non l'ho mai visto» ammisi «mi cambieresti l'obiettivo?»
Zayn credo non mi avesse sentito,così glielo ripetei un'altra volta e,dopo anche la terza volta che pronunciai la stessa frase,mi fermò con un 'aspetta un secondo',dopo aver scritto ciò che vedevo con l'obiettivo più lontano.Portai la mano a cambiarlo,per vederci meglio,e mi scontrai con la mano di Zayn,che nello stesso momento aveva l'intenzione di cambiarlo:le nostre dita si intrecciarono per poco,e fortunatamente non aveva potuto vedere i miei occhi spalancarsi in quello stesso momento.
 

Zayn era passato a prendermi poco dopo la mia chiamata,verso le cinque e trentasette.
La giornata era particolarmente soleggiata -il sole si era degnato di farsi vedere almeno un po'-,ma noi ci saremmo rinchiusi in casa perchè lui oggi si ''sarebbe occupato di me''.La sua era una casa grande -niente a che vedere con quella di Louis-,spaziosa,e ben arredata.
«Le mie sorelle sono in giro con i miei» mi informò,una volta chiusa la porta di casa dietro di sè.
Essere da sola in casa con Zayn mi provocò un brivido lungo la schiena,immotivato e incontrollato.Avrei avuto l'occasione per migliorare la nostra amicizia,per farlo rientrare nella mia cerchia di 'amici veri',perchè è questo che pensavo di Zayn,che fosse una persona da non perdere di vista.
Mi portò in camera sua,nella quale prevaleva la grande quantità di Nike Blazer di ogni colore - Louis aveva le Toms,io le Converse e lui le Blazer.C'erano dei libri sparsi sulla scrivania,qualche matita qua e là e dei vestiti poggiati malamente su un appendi abiti.
«Non fare caso al disordine,mia madre dice che è una causa persa in partenza rimettere a posto qui» mi spiegò,lanciando le chiavi della macchina sul comodino.
«Oh,ma neanche camera mia è odrinata,tranquillo» sorrisi «allora?Cos'hai in mente per farmi rilassare?»
«Mia sorella aveva degli oli in camera,così glieli ho rubati» indicò un ammasso di roba al lato del letto «spero vadano bene,poi vedremo»
Okay,intendeva usare degli oli sulla mia schiena -perchè voleva massaggiare quella,vero?- e perciò avrei dovuto togliermi la maglietta,perfetto.Ah no!,non solo la maglietta,perchè come si fa a spalmare un olio per massaggi -o per altro- con il reggiseno di mezzo?
«Allora,io adesso ti lascio spogliare e distenderti,io intanto vado di là un secondo e aspetto che ti sei messa in comodo» mi lasciò un bacio sulla fronte e chiuse la porta di camera.
Bene,almeno non mi avrebbe vista - non del tutta.Mi tolsi la maglia e la poggiai di fianco a me,poi slacciai il reggiseno e abbassai anche le spalline,distendendomi sul letto con la pancia rivolta verso il letto,ovviamente.
Osservai la foto che teneva Zayn sul comodino:c'era lui,con Liam,sudati e mezzi neri,con due sorrisi smaglianti sul volto,una chiave inglese e un cacciavite in mano,ed una macchina sullo sfondo.
Di fianco,ce ne stava un'altra,che ritraeva una donna adulta,tre ragazze di cui una bambina più piccola,e lui,in un parco,in una delle poche giornate soleggiate a Doncaster.
«Ci sei?Posso entrare?» domandò lui,bussando.
«Sì,ci sono» alzai un po' di più il tono della voce per farmi sentire.
Zayn entrò e andò direttamente a prendere gli oli di sua sorella,per poi poggiarli su un piccolo tavolino vicino al letto.Si sfregò le mani e si spalmò uno di quelli sulle mani,per poi poggiarle sulla mia schiena,iniziando a muoverle con movimenti lenti.
La sensazione di totale rilassamento mi aveva pervaso,era tanto che non mi sentivo così bene.
«Dove hai imparato?» chiesi,dopo un sospiro.
«Mia cugina aveva un centro benessere,ho imparato da piccolo» rispose «Erika?»
«Sì,Zay?» alzai un po' la testa.
«Posso sedermi su di te?Non riesco a fare bene,altrimenti» si morse il labbro inferiore.
«Tutto quello che vuoi» mi strinsi nelle spalle.
Circondò il mio bacino con le gambe e riprese a massaggiare la mia schiena,le mie spalle,il mio fondoschiena e la base del collo,facendomi sospirare dal piacere di quelle carezze che le sue mani stavano facendo.Il suo tocco era leggero,le sue dita accarezzavano la mia pelle e un odore di miele si era diffuso per la stanza,misto al mio profumo alla vaniglia e al dopobarba di Zayn.
«Sto recuperando le ore di sonno perse stanotte» mugugnai,chiudendo gli occhi.
«La prossima volta,di' a tuo fratello di svegliare qualcun'altro» rise.
«Speriamo non ci sia una prossima volta» ridacchiai,prendendo il telefono che aveva preso a squillare «pronto?»
«Hey piccina» la voce squillante di Louis attraversò il mio orecchio.
«Ciao!» lo salutai contenta.
«E' un bene sentirti così felice?Posso usufruire anche io della tua felicità?» chiese ironico.
«Preferisco non risponderti» se avessi potuto scuotere la testa,l'avrei fatto.
«Che stai facendo?» domandò.
«Zayn mi sta facendo un massaggio,dato che oggi ero parecchio di mal umore.E tu?Sei uscito con Harry?» posai la testa sul cuscino.
«Con Zayn eh?Dove?A casa tua?» gelosia portami via.
«No,da lui» almeno in casa Malik non avrebbe potuto entrare sbraitando parole incomprensibili.
«Che ne dici se ti porto a cena fuori?» voleva passare del tempo con me,o voleva strapparmi dalle grinfie di Zayn? 
«Okay,dove ci troviamo?» ero contenta di andare fuori con lui,almeno non sarebbe rimasto con Harry - che poi,neanche mi aveva risposto alla domanda 'sei uscito con Harry',ma vabbè.
«Puoi venire tu da me?Avrei delle cose da sistemare,prima di uscire» sentivo che stava trafficando con qualcosa.
«Va bene,a che ora?» chiesi.
«Le sette e mezza?» 
«Aggiudicato,a dopo» riattaccai.
Dopo quasi un'ora passata a massaggiarmi la schiena,fermai Zayn,dato che si era dovuto stancare parecchio per accontentare me.
«Grazie Zay» dissi,una volta che lui si alzò dal letto.
«Ma ti pare» rispose «a questo servono gli amici»
«Sì,ma gli amici non stanno più di un'ora a massaggiarti la schiena» puntualizzai «noi siamo più che amici»
«Già,forse credo anch'io» sospirò 
Se ne uscì dalla porta con un sorriso,mentre io mi risistemavo.Mi ricomposi,indossando il reggiseno e mettendomi a sedere sul letto,sentendo delle voci dal piano inferiore.Non ci feci molto caso,tanto la porta era chiusa,e si bussa prima di entrare in una stanza con la porta chiusa,no?
«Erika» Louis,spalancata la porta e lasciata sbattere contro il muro,si trovava dentro la stanza di Zayn.
«Hey» feci un gran sorriso.
«Perchè sei senza maglia?» notò.
«Per il massaggio» risposi,rimettendomela.
«Quindi Zayn ti ha visto nuda?» domandò,spalancando gli occhi.
«Ha visto la mia schiena nuda» precisai «perchè?»
«Come perchè?Un ragazzo che vede la mia ragazza nuda?Ma stiamo scherzando?» forse anche se non era casa mia,avrebbe iniziato a sbraitare lo stesso «solo io ne ho il diritto,in quanto sono il tuo ragazzo»
«Louis,non fare di una cavolata una tragedia» raccolsi il telefono e lo infilai in tasca.
«Una cavolata?Una cavolata!» alzò gli occhi al cielo «come ti sentiresti se io mi facessi fare un massaggio dalla mia ex?»
«Zayn non è un mio ex,per prima cosa,e per seconda cosa,sarei preoccupata per ciò che potrebbe fare lei,o meglio,sarei gelosa perchè lei sta occupando il tuo tempo al posto mio,ma mi fiderei di te,perchè so che non mi tradiresti» incrociai le braccia al petto,guardandolo negli occhi.
«Meglio se andiamo» concluse lì la conversazione.
Okay,Louis era incazzato.



 
non fatemi fuori, vi scongiuro..
lo sapete, le cose che mi impediscono di pubblicare sono troppe, fra scuola -ormai finita, domani ho i risultati D:- trasloco, internet assente, una miriade di altre cose.. non ce la faccio più.
mi dispiace aggiornare così tardi, ma fra tutte le cose, non volevo che questa storia rimanesse indietro, e per farmi perdonare, ho già quasi completato il capitolo 22.
le recensioni ai capitoli scorsi le ho viste, è solo che non ho mai tempo per rispondere, e magari, uno di questi giorni, risponderò a tutte, anche se in ritardo.
sono contenta dell'andamento di questa ff, anche perchè mi piace, e fra qualche capitolo, ci sarà una discussione piuttosto accanita e accesa fra due persone -che non vi dico, ovviamente- e anche un altro enorme colpo di scena che sconvolgerà e cambierà il resto della storia.
l'idea del seguito di questa ff mi frulla in testa già da un po', l'idea generale c'è, e credo che quando finirò questa, dopo un po' metterò anche un seguito.
grazie per il supporto e per seguire la storia, lo sapete, è molto importante per me.
devo ringraziare -per forza, mi ha costretta- la mia Quequa a cui sto fregando la linea wi-fi.
twitter: @xjoshsdrums
xx


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Capitolo 23
*** Capitolo ventidue. ***


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Capitolo ventidue.




Louis era leggermente irato - leggermente?Era letteralmente incazzato!
Doveva riuscire a contenere la sua gelosia,perchè era geloso,e si vedeva.Corse -quasi- attraverso tutta la casa,arrivando subito dopo alla porta.Guardò Zayn cercando di rivolgergli uno sguardo amichevole,poi posò la mano sulla maniglia ed aprì la porta,uscendo subito dopo e lasciandola aperta per me.
Cercai di non fare caso al comportamento del mio ragazzo,salutai Zayn,lo ringraziai per tutto ciò che aveva fatto per me il pomeriggio e mi scusai per l'atteggiamento di Louis,che alle volte poteva risultare irritante.Scossi la testa e montai nella Mini,chiudendo lo sportello con una certa violenza.
Lanciai la borsa sui sedili posteriori,incrociai le braccia e accesi la radio,facendo partire il cd misto fatto da me per Louis.
«Io non capisco che cosa ti prende,Lou» sbuffai.
«Che cosa mi prende?Eri praticamente nuda nella camera di un ragazzo che non sono io,nè uno dei tuoi fratelli,ecco cosa mi prende!» sbraitò «non puoi pretendere che me ne stia calmo e far finta che non sia successo nulla»
«Perchè Lou,cos'è successo?Dimmelo,perchè io so che non è successo assolutamente niente.Mi ha fatto un massaggio,fine della storia» dove stava il problema?
«Perchè non te lo sei fatto fare da me?» domandò.
«Perchè non me l'hai chiesto?Zayn ha fatto così» ribattei.
«Ah,certo,perchè Zayn sta attento ai tuoi bisogni,Zayn ti osserva ogni secondo della tua vita,Zayn è sempre con te,Zayn ti segue a scuola..» iniziò ad elencare.
«Il problema è che a te non va a genio Zayn!» riuscii a capire «fosse stato un altro ragazzo,avresti ingigantito di meno questa cosa»
Sospirò,poi stette una decina di secondi in silenzio,svoltando a destra.
«Non importa se a me non va a genio Zayn,ma fosse stato qualcun'altro,sarebbe stato lo stesso:sapere che la propria ragazza è semi-nuda nella stanza di un ragazzo pazzo di lei,farebbe andare fuori di testa chiunque» borbottò accigliato.
«Zayn non è pazzo di me!» affermai sicura.
«Ma per favore,Erika,sei cieca?» mi guardò,poi ripuntò gli occhi sulla strada «è da Capodanno che ne sono sicuro,da quando ti ha abbracciato,e credimi se ti dico che lui in quel momento ha tenuto ciò a cui tengo di più,e ha fatto in modo di portarmelo via,solo con quel gesto.Tutte le volte che ti vedo vicina a lui sento qualcosa alla bocca dello stomaco che non riesco a far andare via finchè tu non vieni da me e mi baci:solo lì sto tranquillo,perchè sei accanto a me,ma finchè sei con lui,ho paura che ti possa portare via»
«Lo sai che ti amo,che sei importante per me e che nessuno potrebbe portarmi via da te,tantomeno Zayn» avevo le lacrime agli occhi «ma perchè salti a conclusioni troppo affrettate?Mi hai vista lì in quel modo e hai subito pensato male,che c'è,non ti fidi più di me?Ti sei stancato di credere alle mie parole e cedi subito alle apparenze?Così veramente mi deludi,Louis»
«Ecco,questo era quello che volevo sentire» lo sentii sussurrare.
Fermò la macchina,non sapevo dov'eravamo perchè non ci facevo neanche caso,e anche perchè i vetri erano oscurati.Louis strinse le mani attorno al volante con forza,si morse il labbro e prese un respiro profondo.
«Ti ho portata a casa,credo che non abbiamo più niente da dirci adesso» si voltò verso di me,i suoi occhi non erano più di quell'azzurro intenso,ma erano diventati quasi di tonalità più scura del suo normale azzurro.
 
 
Fortuna che Louis mi aveva fatto una copia delle chiavi dell'attico.In realtà,me l'aveva proprio imposto lui,''almeno,quando vuoi farmi le sorpresine sexy,puoi fartici trovare direttamente'',ed io gli avevo tirato una sberla,subito seguita da un bacio.
Quella era stata una delle discussioni più accanite,per quale motivo poi?Per un massaggio?
Ma forse,quella in torto ero proprio io.Forse non avrei dovuto accettare,eppure io non volevo fare nulla di male.
E Zayn neanche aveva fatto qualcosa di male,solo Louis era fissato con certi pensieri ed era difficile dissuaderlo.Non c'era stato modo di parlargli,aveva spento il telefono non appena misi piede in casa -Niall,sotto mio ordine,lo aveva chiamato-,ma io stavo troppo male da poter parlargli.
Gli avevo sbattuto la portiera con una violenza assurda,mi ero rintanata in camera per tutto il giorno successivo,mi ero rifiutata di andare a scuola,avevo mangiato e dormito poco e nulla.
Non l'ho più risentito per tutta la settimana,e mi sono stupita,era la prima volta che,dopo una litigata,non ci parlavamo per così tanto.I sette giorni successivi alla litigata,sono stati veramente terribili:avevo una bruttissima cera,per poco non dovevo prendere degli antidepressivi o delle vitamine,perchè ero veramente triste.La settimana a venire,non aveva avuto miglioramenti:certo,riuscivo a continuare la mia vita,ma era come se mi mancasse qualcosa,e la tristezza mi aveva praticamente invaso.
Erano le tre e venti della notte del mercoledì di due settimane dopo,ed ero sicura che non avrei mai più preso sonno.Mi passai una mano sul viso,mi vestii velocemente con le prime cose che trovai e,di nascosto,uscii di casa,prendendo il casco e partendo in motorino.
Il freddo pungente della notte lo sentii chiaramente sulla mia pelle,nonostante indossassi una felpa pesante e il mio Woorlich.Volevo andare da Louis,il desiderio di chiarire con lui era troppo forte,non potevo stare arrabbiata con lui per troppo tempo.Non volevo che lui fosse in collera con me per un motivo che neanche esisteva,perchè lui era solamente geloso,e quella discussione,prima o poi,sarebbe dovuta avvenire.Zayn era soltanto vittima di sfortunati eventi,di una serie di avvenimenti che Louis aveva ricostruito nella sua mente come un film tutto suo,dove il moro gli rubava la ragazza.
C'era una pasticceria,aperta tutta la notte,che faceva i cornetti alla panna e le ciambelle con crema alla carota più buone di tutta la città -o del paese?- dove io e Louis ci eravamo fermati tornando da una gita ad Halifax,a trovare il nostro amico di vecchia data Ed.Acquistai le ciambelle con la crema alla carota -due-,i dolcetti alla carota -quattro-,un cornetto alla panna e altri quattro bignè.
Passai anche da Mc Donald's -che era aperto tutta la notte- e presi due cappuccini -stranamente li facevano- e,facendo attenzione a non far cadere nulla,andai verso l'attico.Non mi importava se Louis stesse dormendo,se Harry stesse facendo qualcosa di assolutamente importante,se altri mille altri problemi potessero presentarmisi davanti,io avrei chiarito con Louis e saremmo tornati la coppia di prima.
Mi era mancato,in quel giorno in cu imi ero estraniata dal mondo,mi ero incolpata miliardi di volte e adesso ero più convinta che mai a chiarire con lui.Girai la chiave nella serratura con lentezza,facendo attenzione a non fare troppo rumore,non volevo svegliarlo nè tantomeno fargli pensare che fossi un ladro.Entrai con cautela,dirigendomi verso la camera di quello che era ancora il mio ragazzo,e non lo trovai a dormire,anzi:era sveglio,teneva il cuscino fra le braccia e ci aveva posato il mento,la televisione accesa con il filmino che gli avevo regalato io con le nostre foto e video,qualche fazzoletto sparso qua e là sul letto e le guance bagnate dalle lacrime che doveva aver versato poco prima.
Che stesse piangendo..per me?
Harry gli stava di fianco,tenendolo fra le braccia,accarezzandogli i capelli.Via dal mio ragazzo,testa a cipresso.
«Harry,no,non voglio una camomilla,sto bene» singhiozzò,non muovendo gli occhi dallo schermo.
«Per calmarti,di solito,a te serve o del thè verde,o un cappuccino,anche se poi il caffè ti da troppa energia» sussurrai io,ricordandomi uno dei tanti particolari di Louis.
La mia voce parve impaurirlo,quasi,dato che spalancò gli occhi,guardò verso di me e sbattè le palpebre più volte,che non ci credeva che sarei tornata da lui?Era troppo importante per permettere ad una litigata di avere la meglio.Anche Harry sembrava abbastanza sorpreso,aveva avuto Louis tutto per sè per due settimane,la festa è finita,mi dispiace - no,non mi dispiace affatto.
«E-Erika..» balbettò Tommo,portandosi una mano alla bocca e sciogliendo l'abbraccio che li legava.
Lo guardai,sul mio volto si fece spazio una sorta di sorriso -non so se uscì fuori una smorfia-,stringendomi appena nelle spalle.
«Hazza,ti dispiacerebbe lasciarci soli?» Louis tirò sù con il naso.
Harry annuì flebilmente e si alzò:i miei occhi seguirono tutto il percorso che fece,da quando si alzò dal letto,a quando mi fulminò con lo sguardo dando le spalle a Louis,fino a quando non uscì definitivamente dalla camera.Sorrisi soddisfatta,di certo non si aspettava che arrivassi a rompere il suo equilibrio di eventi perfetti con il mio ragazzo.Mi voltai lentamente verso il castano,in ginocchio sul letto,le guance ancora umide,lo sguardo puntato su di me.
«Sono andata a prendere la colazione alla pasticceria,quella aperta tutta la notte,quella a cui ci fermammo al ritorno da Halifax,ho preso un po' di roba..poi sono passata da Mc Donald's e ho preso due cappuccini» spiegai,alzando le buste «so che non sono sufficienti per farmi perdonare,so che ci vuole molto di più,e so anche che queste semplici parole non bastano,ma intanto volevo iniziare con il piede giusto.Queste due settimane senza di te sono state infernali,sono stata sul punto di prendere medicinali per tirarmi su,e credimi se mi sono scervellata per trovare un modo per farmi rivedere da te,perchè qualsiasi idea che mi veniva,mi sembrava banale,e anche questa non mi sembra chissà che»
«M-medicinali?Cosa?» sgranò nuovamente gli occhi.
«Sì,il dottore ha detto che avrei dovuto prendere delle vitamine o,in caso avessi continuato,anche degli anti-depressivi,era molto preoccupato» spiegai,citando l'uomo.
«Tu hai rischiato così tanto per me?» Louis si alzò dal letto «io non..non volevo che accadesse..mi..mi dispiace»
«Non è colpa tua,sono io che..» non mi lasciò finire la frase.
«Tu stavi per assumere dei farmaci per colpa mia» affermò sicuro.
«In ogni caso,non ho preso niente,mi sono rifiutata» deviai il discorso «sono state due settimane assurde,ma ormai non importa più.Sono venuta qui per dirti che non ti ho tradito,non lo farei mai,e che mi dispiace se sono andata da Zayn,dovevo immaginarmi che ti avrebbe dato noia.Io ti amo» mi interruppe di nuovo.
«Ho passato quattordici giorni rinchiuso in casa e quattordici notti insonni a piangere,autoconvincendomi che tu non mi volevi più,perciò mi riguardavo il nostro filmino,ricordandomi i momenti felici e aspettandomi di vederti con Zayn in giro da qualche parte.Ma tu sei qua,quasi alla cinque della mattina,e sono sicuro che nessuna ragazza l'avrebbe mai fatto.Hai comprato le mie paste preferite,mi hai detto che mi ami..a me basta questo,basta e avanza» raccontò,la voce ancora un po' rotta dal pianto precedente.
«Non volevo farti arrabbiare,non volevo che succedesse tutto questo» abbassai lo sguardo,per non farlo incontrare con il suo.
«Perchè abbassi gli occhi?» mi alzò il mento con due dita.
«Perchè mi sento tremendamente in colpa per tutto quanto» ammisi,finalmente guardandolo nei suoi occhi cristallini,che avevano ripreso il loro color azzurro brillante,che tanto mi era mancato.
«Ed io mi sento in colpa per averti fatto passare due settimane infernali e per averti ridotto peggio di quanto si potrebbe stare» si avvicinò un altro po' a me «non importa di chi è la colpa,se tua per Zayn,se mia per essere geloso..a te dispiace,a me pure,abbiamo riconosciuto i nostri errori,è questo che conta» aveva poggiato le mani sui miei fianchi «quindi che ne dici se ci lasciamo alle spalle questa storia,la usiamo come spunto per il futuro,e continuiamo ad essere la coppia di prima?Mi manca averti vicina,stringerti a me,sentire il tuo profumo» mi abbracciò «accarezzarti i capelli..» passò una mano fra i miei capelli.
«Anche a me Lou,anche a me» sussurrai contro il suo petto.
«Baciare le tue labbra..» lo sentii sussurrare,dandomi un bacio a stampo.
«Sei sicuro che non ti manchi anche qualcos'altro?» ironizzai.


 
l'angolo autrice verrà aggiunto successivamente.

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Capitolo 24
*** Capitolo ventitre. ***


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Capitolo ventitre.



Mi sentivo protetta,nel mio mondo perfetto,quello in cui succede solo quello che voglio io,quello che fino all'anno scorso sognavo e basta:ero fra le braccia di Louis.
Mi ritrovai stretta a lui,quella mattina,dopo una nottata infernale e dopo aver chiarito.
Un certo languorino si stava facendo spazio nel mio stomaco -dato che quelle due ultime settimane,avevo mangiato il giusto- e,non volendo svegliare l'angelo che ancora dormiva di fianco a me,sgusciai fuori dal letto e presi la colazione che avevo portato la notte.
Notai con dispiacere che l'orologio in cucina segnava le nove,il che significava che non avevo dormito un cazzo,se non quattro ore all'incirca.Riscaldai nel microonde i due cappuccini,inserendo subito dopo qualche pasta di quelle che avevo portato e sistemai tutto su un vassoio,con l'intento poi di svegliare Louis prima che si raffreddasse tutto di nuovo.
Entrai in camera spostando la porta con la schiena,appoggiai il vassoio sul comodino e mi voltai a guardarlo:aveva la fronte corrugata e imperlata di sudore,un'espressione sofferente sul volto e si agitava da una parte all'altra.
«Erika..» lo sentii sussurrare.
Continuò a ripetere il mio nome un altro po' di volte -qualche volta lo ansimava,altre sembrava volesse urlarlo-,mosse la testa sul cuscino e continuò a chiamarmi.Si rigirò nervosamente nel letto -di nuovo- aggrovigliandosi nel lenzuolo,continuando a chiamare il mio nome.
Preoccupata,mi precipitai sul letto,sdraiandomi di fianco a lui.
«Louis» lo chiamai «Louis,Louis,ssh» gli accarezzai i capelli.
«Erika» spalancò gli occhi.
«Hey» passai due dita sulla sua guancia.
«Oh mio Dio..» strinse le braccia attorno a me.
«Che succede?» domandai,stranita dal quel comportamento - anche se non mi dispiaceva essere stretta a lui.
«Ho avuto un incubo,un altro,ma questo è stato decisamente il più brutto» ammise,posando un bacio fra i miei capelli.
«Ovvero?» lo incitai a parlare.
«Eravamo qui a letto,avevamo appena finito di..beh..» cominciò,bloccandosi subito dopo.
«Che fai,ti vergogni?» ridacchiai.
«Ridi ridi,che quando ho finito di raccontare,te la faccio vedere io» borbottò «ad ogni modo,ti stavo dicendo:eravamo sfiniti ed appagati,sdraiati qua sopra,e quando io ti ho detto 'ti amo,piccina' e mi stavo avvicinando a te per baciarti,tu ti allontanavi.E più io mi avvicinavo,e più tu ti allontanavi.E poi urlavo,urlavo il tuo nome perchè stavi scappando da me..»
«In realtà,ero solamente andata a scaldare la colazione» indicai dietro di me.
«Non scivolare mai più via dalle mie braccia mentre dormo,potrei avere gli incubi» mi abbracciò nuovamente «sognavo di perderti..» sussurrò ancora.
«Loueh,non l'hai ancora capito che io non me ne andrò mai?Io sono e sarò sempre qui a romperti le palle» gli lasciai un bacio sul naso.
«Me ne sono accorto,sai» ridacchiò.
«Ah si,eh?» capovolsi la situazione,sciogliendo il nostro abbraccio e sedendomi su di lui,con le gambe a circondargli il bacino «come siamo sarcastici questa mattina,Tomlinson»
«Sai che non potrei rispondere delle mie azioni,in casi come questi» si passò la lingua sulle labbra e posò entrambe le mani sui miei fianchi.
«E chi ti fa credere che io voglia che tu risponda alle tue azioni?» mi passai una mano fra i capelli,guardandolo negli occhi.
«Credo che la colazione sarà fredda,per quando la faremo» sorrise malizioso e si buttò a capofitto sulle mie labbra.
 
 
Louis era andato a farsi una doccia -dato che non si lavava da un po'-,mentre io cercavo di fare la 'donna di casa':misi a posto la cucina,lavai i piatti,sistemai il frigo,rifeci il letto -anche se,nel giro di un'ora neanche,sarebbe stato di nuovo punto e a capo- e cose simili,dato che -conoscendo Louis- sarebbe stato sotto la doccia quarantacinque minuti buoni - ma chi gliela pagava la bolletta dell'acqua?
«Sei ancora qua?» la voce di Harry mi sorprese in salotto.
«Era un buongiorno fino a cinque secondi fa Harry,non rovinarlo» cercai di non guardarlo in faccia.
«Pensavo che,come le altre volte,dopo aver scopato con Louis te ne saresti andata» disse con voce tagliente.
«Io non sono ancora andata via perchè ho un motivo per restare,tu invece,vedi di andartene a 'fanculo» gli feci un sorrisetto sarcastico.
«In realtà,io sto bene qui,con Louis» sorrise strafottente.
«Oh,ma è giusto che Louis stia anche con te,così che impari quanto sei stronzo» presi il copridivano dal mobile accanto alla finestra.
Perchè Harry Styles aka Testa A Cipresso veniva a fracassarmi proprio oggi?
«Io stronzo?Credo che tu ti sia confusa,cara Erika» fece una risatina che non prometteva niente di buono.
«Sei sicuro che non hai battuto la testa da qualche parte,stamattina?Mi sembri più idiota del solito» sistemai con cura il telo sopra al divano.
«Non sai fare altro che offendermi?Potrei rimanerci male» commentò ironico.
«Meglio,così te ne andresti» lo guardai male.
«Erika,Erika..» sospirò «non capisci proprio che quella in torto sei proprio tu?»
«Io in torto?» ripetei «sei tu che sei venuto a rovinare una relazione pressochè perfetta!»
«Io sarò anche innamorato di Louis,ma almeno io sono stato con lui» incrociò le braccia.
«Questa poi!» esclamai.
«Chi non c'era quando Louis si è sentito male la prima volta?Chi non c'era quando Louis si è sentito male tutte le altre volte?Chi non c'era con lui la notte di Capodanno?Chi non c'era quando ha deciso di comprare l'attico?Chi non c'è stato in queste due settimane passate,a consolarlo,a farlo stare meglio,sveglio la notte per fare un piacere a lui?Chi non c'è stato a sentire i suoi scleri,i suoi pianti,i suoi singhiozzi?E rispondi anche a queste:chi,invece,non c'era?Chi non c'è mai stato?Chi si è sempre fatto i cazzi suoi,non pensando al bene di Louis?Chi ha aspettato che quel povero ragazzo si prostrasse ai suoi piedi?Chi ha fatto in modo che Louis si incazzasse e deprimesse più del dovuto?Chi sta con lui solo per fare sesso?La risposta è sempre la stessa,e ovviamente,corrisponde a te» mi sputò in faccia «te che sei sempre stata assente,che avevi sempre da fare,te ne stavi a farti beatamente i cazzi tuoi nella terra degli gnomi dalla pentola d'oro e si San Patrizio o con le tue amiche,fottendotene di come stesse il tuo ragazzo.Io invece mi sono preoccupato sempre che stesse bene,mi preoccupavo di trattarlo come un re,facevo in modo che non perdesse mai il sorriso -perchè è meraviglioso- e che fosse sempre felice»
«Harry Styles,tu sei un folle!» urlai,in preda alla rabbia «come puoi minimamente pensare queste cose?Non puoi basare quanto io ami Louis sulla mia presenza in determinati momenti,perchè dipendono da cause maggiori o proprio a causa tua!Sei stato la nostra rovina,ti sei voluto mettere in mezzo fra me e Louis ogni volta per rovinare ogni nostro momento:ad esempio,il venerdì che gli ho voluto fare la sorpresa,non è venuto perchè qualcuno a caso si è fatto male e non ha potuto avvertirmi perchè il solito qualcuno gli ha fottuto il telefono e se lo è nascosto nel doppio fondo del comodino»
«Sei andata a frugare nella mia roba?» si avvicinò minaccioso alla mia figura.
«In realtà no,ho sbagliato stanza perchè pensavo fosse il bagno,mi sono messa a guardare com'era bella la tua stanza e l'occhio mi è caduto sul comodino mezzo aperto» guardai altrove,mentendo sull'ultima parte.
«Non dire stronzate» prese il mio polso in una mano «hai frugato nel mio cassetto,e chissà quante altre cose hai guardato»
«Non mi importa un cazzo di ciò che fai,quando ho notato il telefono di Louis con le nostre iniziali,mi sono fatta qualche domanda e ho capito cos'è successo veramente» lo guardai negli occhi azzurri/verdi.
«Sei solo una bastarda,ecco cosa.Una bastarda fa finta di amare Louis» ringhiò.
«Io amo Louis,e non devo di certo dimostrarlo a te» continuai «e il bastardo qua sei tu,che ci hai messo i bastoni fra le ruote fin dall'inizio,che come un ragno hai tessuto la tua tela in silenzio,fino ad intrappolare sia me che Louis,in modo da non farci scappare»
Io credo che la lite sarebbe continuata ancora fino a lanciarci qualcosa dietro -come un cuscino o qualcosa di più contundente come il tavolino di vetro o il servizio di cristallo della madre di Louis- e fino a far venire a bussare alla porta tutti gli altri coinquilini del palazzo,ma ci fermammo non appena sentimmo la porta scorrevole del corridoio che veniva aperta:Louis ci guardava con gli occhi spalancati e l'aria sconvolta.
Aveva sentito tutto.




 
yuhuuu, sono riuscita ad aggiornare.
non posso scrivere più di tanto, solo che vi ringrazio tantissimo per seguire la mia storia cc:
qui c'è la litigata fra Hazza ed Erika, che cambierà l'andamento della ff, ma soprattutto Louis, perchè adesso lui sa tutto, quindi.. fatevi le vostre idee, e se vi va, ditemele :))
twitter: @xjoshsdrums

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Capitolo 25
*** Ventiquattresimo capitolo. ***


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Ventiquattresimo capitolo.



 
Mi rigiravo quella carta da gioco fra le dita da più di dieci minuti,sdraiata sul letto,nullafacente.Avevo conservato quella carta nel cassetto del comodino,come a rammentarmi un bel ricordo,ogni volta che la scorgevo:un due di picche.Un sorriso mi si apriva sulle labbra,quando per caso la vedevo mentre frugavo alla ricerca di qualche merendina da non far prendere a Niall.
Due uscite dopo la festa di quel ragazzo della mia scuola,pensai veramente che Louis volesse qualcuna con cui spassarsela,così decisi di metterlo alla prova,per così dire:quando,dopo una chiaccherata con i suoi amici,venne verso di me,mi ero un po' accigliata,perciò non gli rivolsi la parola,e feci trovare sul suo banco una carta da gioco,un due di picche,per l'appunto - rubata ad un ragazzo che veniva sembre sbattuto fuori dalla classe e che,non sapendo che fare,giocava al Solitario.
Per una settimana buona,continuai a dirgli di no,finchè poi una terza uscita gliela concessi,portandomi a fare un giro per il giardino di casa sua -tanto era immenso-,dicendomi che non aveva mai portato una ragazza a casa sua.Quando poi,il mercoledì seguente,gli domandai se potevamo uscire nuovamente insieme,lui mi sventolò la carta davanti agli occhi,borbottando un ''la vedi questa?'' e posandomela sulla mano;tre giorni dopo però,tornò dicendomi che moriva dalla voglia di uscire fuori con me.
«Eri,hai visto il mio berretto verde?» Niall aprì la porta -spalancò- di camera mia.
«Come faccio ad averlo visto?E' il tuo berretto verde,non il mio» mi strinsi nelle spalle.
«Quando sei acida,sorellina» commentò.
«Io acida?» mi alzai con i gomiti.
«E' per Louis,vero?» si sedette sul bordo del letto.
Perchè quel lepricauno di mio fratello ci azzeccava sempre?Dannazione,ero un libro aperto per lui.Sospirai,afflitta.
«Hey sorellina» mi strinse a sè.
Perchè ogni volta mi riducevo in quello stato pietoso?Avevamo appena fatto pace,e per colpa di Testa A Cipresso eravamo ricaduti nel nero dell'oblio.
Louis ci aveva congedati dicendo che 'doveva restare da solo',forse per schiarirsi le idee:ma in ogni caso,io credo che me ne sarei andata.
Codarda come sono,l'avrei lasciato nelle mani di Harry.Non riuscivo ancora a capire cosa dovesse intendere:Harry era innamorato di lui,cosa c'era da capire ancora?
Per me,avrebbe potuto benissimo continuare ad essere suo amico,bastava solamente che non avesse intralciato la nostra relazione,anche se Louis della sua vita faceva quel che voleva,faceva lui le sue scelte.Mi sentivo un po' egoista a pensare quelle cose,è solo che io volevo che Tommo fosse felice,e Styles ci stava solamente creando problemi.Speravo che comunque mi avrebbe fatto risapere qualcosa,eppure non lo sentivo ormai dal giorno prima.
«Perchè non posso essere felice con Louis come prima?» singhiozzai.
«Ssh» mi accarezzò i capelli.
«Non so neanche se mi ama ancora..non ci capisco più niente» sbuffai.
«Fai una cosa,prova a dormire,dato che hai due occhiaie spaventose» mi consigliò.
«Tanto per cambiare» mi strinsi nelle spalle.
Mi sistemò nel letto,sotto le coperte,mi lasciò un bacio fra i capelli e spense la luce,rimanendo lì di fianco a me,accarezzandomi i capelli - da piccoli lo faceva sempre,aspettava che mi addormentassi.Cercai,chiudendo gli occhi,di appisolarmi,ma il pensiero di Harry e Louis era costante,e non mi dava tregua.C'era un pensiero in particolare,che era fisso:Harry e Louis insieme,come una coppia.Non che avessi qualcosa contro i gay,anzi,ma era qualcosa che mi torturava.
«Mi dispiace Nialler che devi sempre preoccuparti per me» sussurrai,trovando una sua mano e stringendola alla mia.
«A Niall non dispiace di certo preoccuparsi per te,è tuo fratello,è giusto che lo faccia» parlò la voce che non era assolutamente diversa da quella di Niall «e poi non dovrebbe preoccuparsi,ci sono io qua con te»
«Secondo me proprio per questo si preoccupa,Lou» ridacchiai,ancora ad occhi chiusi.
Si infilò sotto le coperte di fianco a me e mi strinse a me,un braccio attorno al mio fianco,la testa sul cuscino,le labbra vicine al mio orecchio.
«Non devi dubitare del mio amore per te,perchè io ti amo,e nonostante tutto quello che stia succedendo e che è successo,nonostante non te lo dica spesso per una serie di problemi» mi accarezzò i capelli,anche lui «e se ne stai dubitando,significa che non te lo dimostro abbastanza»
«Non sei tu,Lou,sono io che mi faccio i complessi» lo rassicurai.
«Lo so che hai i complessi,piccina» mi lasciò un bacio sul collo.
«Mascherare un'offesa dietro una carineria,tipico di te,Tomlinson» commentai ironica.
«Mi conosci troppo bene,dopotutto sei la mia ragazza» constatò.
«Pensavo stessi con Harry adesso» non sapevo se era la cosa giusta da dire,ma stavo soltanto dando libero sfogo ai miei pensieri.
«Sapevo che prima o poi,saremmo arrivati nell'argomento» sospirò.
«No è che sai,voglio sapere se mi stai per lasciare per lui» mi voltai a guardarlo negli occhi.
«Come potrei lasciarti?Sei l'unica ragazza che abbia mai portato a casa,l'unica per cui ho perso così tanto il controllo -in senso buono,ovviamente-,l'unica che mi ha sempre accontentato..l'unica,sempre e solo tu» mi prese il viso fra le mani.
«Ma Harry c'era quando ti sei sentito male,Harry c'è stato molte più volte di me» abbassai lo sguardo.
Mi sa che mi ero fatta condizionare troppo da Testa A Cipresso.
«Non importa» scosse la testa «se non ci sei stata per cause di forza maggiore,ci sarai in futuro,perchè io non ho intenzione di lasciarti,nè ora nè dopo,a meno che tu non voglia che stiamo lontani»
«Allora credo che staremo insieme per molto tempo» mi accoccolai sul suo petto.
«Devo sopportarti ancora per molto?Oh Dio,che notizia» ironizzò,cominciando a ridere.
«Sto iniziando a mettermi in testa l'idea di diventare lesbica,perciò vedi di fare qualcosa» alzai lo sguardo per incontrare il suo.
«Ma io ho qualcosa che loro non potranno mai darti..» si passò la lingua sulle labbra.
«Ovvero?» mi morsi il labbro.
Sorrise e,intrecciando la mia mano destra con la sua sinistra,la portò verso il basso,vicino al bottone dei pantaloni -che oggi erano grigi-,premendoci sulla patta prima la mia e poi la sua mano,e lì lo vidi sospirare di piacere.Tirai giù la cerniera e sganciai il bottone,abbassandogli di poco i pantaloni che gli facevano un lato b fantastico - possibile che tutti i jeans su di lui avessero quel risultato? 
«No aspetta» mi fermò,ma non era quello che voleva?
Mi passò una mano fra i capelli e posò le sue labbra sulle mie,mordendomi subito dopo il labbro superiore per far entrare la sua lingua nella mia bocca,così da toccare la mia.Strinsi i suoi capelli fra le mani,così da avvicinarlo ancor di più a me,cosa che sfruttò a suo favore per sdraiarsi -stravaccarsi- sopra di me.Le sue mani corsero al bordo della mia tuta,abbassandola frettolosamente.
«Siamo impazienti qui» notai,ridacchiando.
«Mi sto trattenendo perchè siamo a casa tua,perchè ci sono persone e perchè la porta non è chiusa a chiave,ritieniti fortunata» sibilò,riappropiandosi delle mie labbra.                                                                                                                                                                                
 

«Credo di averti dimostrato abbastanza che voglio stare con te,non ti pare?» Louis si rimise i pantaloni.
«Sei stato abbastanza scarso,invece» commentai divertita.
«Scarso?Da quando l'allieva si prende queste confidenze con il maestro?» alzò un sopracciglio.
«Mi sembrava di aver superato brillantemente il maestro» replicai,sistemandomi la felpa della tuta sulle spalle - non trovavo nè i pantaloni nè la maglia.
«Tutte queste sicurezze da dove arrivano,scusa?» mi morse il labbro inferiore.
«Dal tuo corpo quando è vicino al mio in certe circostanze» misi le mani sui fianchi.
«Okay,per stavolta hai vinto tu» si arrese.
«Vuoi qualcosa da mangiare?Ci dovrebbero essere dei waffel nella credenza» mi ravvivai un po' i capelli.
«Solo se hai anche panna e cioccolato liquido» stabilì,passandosi una mano sulla fronte.
«Come sei esigente» sorrisi.
«No,è che mi è venuto in mente un giochetto che potremmo fare..» mi sentii prendere per un braccio e la mia schiena aderì al suo petto.
«Secondo round?» domandai,voltando la testa fino a guardarlo negli occhi.
«Sono così prevedibile?» mi lasciò un bacio sul naso.



 
olè, sono resuscitata c:
non sembra vero, eh?
neanche a me ,lol
per gentile concessione divina -una mia amica mi sta prestando il pc-, sono riuscita a postare il capitolo, cosa più unica che rara.
sto aspettando il video di best song ever -l'ho sentita e preordinata, è fantastica- perchè sono già morta dalle risate a vedere i teaser.
questo non è un capitolo meraviglioso, ma non lo trovo bruttissimo, sono abbastanza contenta, il che è strano, conoscendomi..
volevo solamente aggiornare e scrivere qualcosa di decente, forse ci sono riuscita :))
non ha un significato preciso, ma vabbè.
un po' di chiarezza si è fatta sulla situazione con Harry, ma diventerà ancora più chiara fra qualche capitolo, vi assicuro.
grazie per le recensioni, le vedo e le leggo tutte, ma non posso rispondere al momento, solo grazie mille per leggere tutto quello che esce dalla mia testolina vuota (;
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Capitolo 26
*** Capitolo venticinque. ***


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Capitolo venticinque.


Era tanto che non vedevo Charlotte e Johanna,e per una serie di cose,non le avevo neanche sentite,se non fosse per la scuola,altrimenti direi che sono morte:oltre al buongiorno e all'arrivederci non ci diciamo più niente,sembriamo tre estranee,non ci raccontiamo più niente.
Erano quasi tre settimane che questa situazione andava avanti,ed io non avevo ancora avuto modo di parlare loro perchè non volevo disturbarle,non sapevo se avessero un problema e non volevo aggiungergliene un altro.
Ero già stata considerata un problema per qualcuno,e anche se sapevo che non fosse vero,una parte di me ci aveva creduto:ma perchè credo sempre a ciò che dice?Merda.
 
La spesa era sempre stato un arduo compito,soprattutto se Niall mi accompagnava:era pressochè impossibile.Greg se la svignava quasi sempre e mi appioppava Nialler,il quale era sempre felice come una Pasqua alla vista di tutto quel cibo.
«Tenere del cibo in un supermercato è uno spreco,perchè non lo danno tutto a me?» ripeteva ogni volta che entravamo,e pensavo che prima o poi si sarebbe fatto un tatuaggio con quella frase.
Lo avevo mandato nel reparto della verdura -così non avrei rischiato di fargli prendere così tanta roba- mentre io rovistavo nei frigoriferi del reparto surgelati.
«Qual buon vento» tossicchiò una voce alle mie spalle.
«Cos'è,stai cercando il momento migliore per uccidermi,e così mi pedini?» roteai gli occhi.
«In realtà,sono qui a comprare del cibo per casa mia e di Louis» marcò le ultime parole,il bastardo.
«Oh bene,sai che Louis non è mai stato bravo a cucinare,perciò spero che ti avveleni con qualcosa di incommestibile» mi voltai a guardarlo.
«Certo che lo sapevo» si sistemò i ricci «in ogni caso,io e il tuo ragazzo siamo nuovamente amici,e credo che lo saremo ancora per molto,anche se penso che tra un po' diventeremo qualcosa di più.Tu sei soltanto un imprevisto,un incidente di percorso,un problema sorto all'improvviso:sparirai in fretta»
«Forse nei tuoi sogni,Styles» lo guardai male.
«Ad ogni modo,buona continuazione,adesso me ne vado perchè devo pranzare con una certa persona» mi sorrise strafottente e se ne andò.
 
Però,adesso,la situazione si era fatta intrattabile,ci ignoravamo completamente,ed io volevo risolverla.Dovevo porre rimedio.
«Possiamo parlare?» andai prima da una,e poi dall'altra,portandole entrambe al mio banco -che in teoria doveva essere anche il loro,ma si erano spostate- «c'è qualcosa che non va»
«Ma non mi dire» borbottò ironica Johanna.
Quella situazione mi risultava sarcastica,inutile,e pesante allo stesso tempo.
Avevo un brutto presentimento,sapevo che quello era un punto d'arrivo:o un nuovo inizio,per noi tre,o una fine.Speravo che non fosse la seconda possibilità,perchè non volevo perderle.
Jay,nelle litigate,era sempre quella che faceva l'ironica,il che significava che le importava.
«Non sono di certo io quelle che mi hanno ignorato per un motivo sconosciuto da tre settimane a questa parte» alzai un sopracciglio.
«Ah,perchè adesso è anche colpa mia?» Charlotte corrugò le sopracciglia.
Charlie invece,era quella che faceva più la vittima:cercava di non beccarsi mai le colpe.
«In un trio ci sono tre persone» mi sedetti sul banco dietro al mio «e non parlo con due di queste da quasi un mese»
«Quindi intendi dire che la colpa è nostra?Wow,molto maturo da parte tua,se non fosse che la colpa è di voi due» Jay ci indicò «che non mi avete mai cercato»
«Pure questa!Io pensavo vi fosse successo qualcosa,perciò non ho voluto essere invadente» mi difesi.
«E perchè non sei venuta a chiedere?Non saresti stata invadente» parlò Charlie.
«Ve ne stavate sulle vostre,non ho voluto disturbare» abbassai la voce,ricordando quanto fossi stata male da sola.
«Non cercare scuse!» sbottò Jay «non volevi cercarmi,nè tu nè lei»
«Incolpi sempre gli altri,quando poi non ti accorgi che la colpa è proprio tua!» Charlotte allargò le braccia.
«Tu fai sempre la vittima!» aggiunse l'altra.
«Voi due non avete neanche provato ad avvicinarvi a me,neanche per la più piccola delle cazzate» continuò la prima.
«Sembravate arrabbiate,che so io!» sbuffai.
«Bastava chiedere» Charlie inarcò le sopracciglia.
«Non arriveremo mai ad una conclusione se continuiamo così!Ognuna incolpa le altre due,quando poi la colpa è di tutte e tre!» sbottai alla fine,e che cazzo!
«Certo,ora arriva lei che vuole fare l'eroina della situazione!» Johanna mi guardò male.
Suonò sfortunatamente -o fortunatamente,chi può dirlo- la campanella di fine ricreazione,perciò da adesso era praticamente proibito parlare,ma la campanella segnò anche un'altra cosa,più importante:la fine della discussione.
Ne ero sicura,alla seconda ricreazione non avremmo parlato,perchè la cosa era finita lì,nonostante le buone volontà di chiarire.Johanna sgattaiolò in bagno,Charlotte abbassò lo sguardo e tornò al suo posto e io non potei far altro che osservarle entrambe,mentre si allontanavano da me.
 

Avevo trattenuto le lacrime finchè non sono tornata a casa -ero andata a piedi apposta,invece di prendere l'autobus,così da stare un po' da sola-,e non aspettavo altro che sfogarmi con qualcuno,non volevo che a scuola le mie amiche -amiche?- vedessero quanto fossi poco forte e molto debole.
Lanciai lo zaino di fianco all'attaccapanni,vicino alla porta,il mio pranzo era sul tavolo -un sandwich tonno e maionese- con un bicchiere di Pepsi di fianco,ma lo stomaco mi si era praticamente chiuso -almeno al momento-,perciò filai direttamente verso camera di Niall -Greg aveva lasciato un post-it sulla mia porta,''sono a lavoro,torno più tardi''-,aprendo la porta subito dopo.
«Nialler,ti prego,ho bisogno di te» entrai subito.
Mi bloccai sull'uscio,vedendo che mio fratello non era solo:Charlotte se ne stava abbracciata a mio fratello,il quale aveva poggiato le sue labbra su quelle della ragazza.
«Erika» esclamò mio fratello,diventando rosso in viso «non pensavo..sì insomma..non pensavo che tu..»
«Io che cosa?Non pensavi che vi avrei trovati in stanza insieme?In casa nostra?» incrociai le braccia al petto «ma poi,in che modo ho dovuto scoprire che state insieme?Il giorno che ho litigato con una delle mie migliori amiche..scoprendo poi che neanche mio fratello mi racconta le cose!» ero esasperata «non posso più stare qui» sbatacchiai la porta alle mie spalle.
Nei dodici secondi fra la stanza di Niall e il posto in cui avevo appeso le chiavi del motorino -che poi presi e guidai come una forsennata sperando di non beccarmi anche una multa per eccesso di velocità-,valutai le varie possibilità:in casa,non ci potevo stare per via di Charlotte -e anche per via di Niall-,Greg era a lavoro,con i miei neanche per sogno ci avrei parlato,da Johanna tantomeno,da Liam neanche perchè sarebbe stato con Jay,all'attico non ci sarei andata perchè sicuramente Testa A Cipresso era lì,-l'idea di tornare in Irlanda si faceva spazio in me- perciò c'era un unico posto in cui sarei potuta andare,e di corsa anche.
«Scusami se piombo da te così,senza preavviso,ma ho bisogno di qualcuno con cui parlare,tutto sta andando a rotoli e..» dissi frettolosamente,per poi scoppiare a piangere,lì sull'uscio.
Le sue braccia mi strinsero a sè,io poggiai la testa sul suo petto,continuando a singhiozzare,mentre lui chiuse con calma la porta dietro di me.
«Ti sporcherò la maglia,sicuramente mi starà colando il mascara» singhiozzai ancora,stringendo i pugni contro il suo petto.
«Non importa,c'è mamma che lava» rise,accarezzandomi i capelli.
«Mi dispiace,forse avevi di meglio da fare,invece che consolare una povera irlandese presa dalle lacrime» aggiunsi,tirando sù con il naso.
«Sono qui apposta,lo sai che ci sono sempre per te» mi asciugò le lacrime con i pollici,facendomelo guardare negli occhi.
«Grazie Zayn,sei un amico» sorrisi. 



 
ooops.
so che volete farmi fuori perchè mi rifaccio viva solo adesso, ma si sa, la vita di una scrittrice è piena di alti e bassi.
ma chi voglio prendere in giro, scrittrice io?
è che non avevo più ispirazione e non sapevo più che scrivere, poi mi sono consultata con qualche amica ed ecco il risultato.
non so commentare questo capitolo, anche perchè è un groviglio di roba: discussione con Testa A Cipresso, litigio fra le tre, Erika che corre da Zayn perchè non ha nessun altro.. ci ho messo un po' di avvenimenti,sì.
spero che sia almeno di vostro gradimento, almeno un po'.
grazie per seguire la mia storia, un giorno risponderò a tutte le recensioni che ho mancato, promesso, ma sappiate che le leggo tutte. c:
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Capitolo 27
*** Ventiseiesimo capitolo. ***




Ventiseiesimo capitolo.



Dovevo organizzarmi.
Non ero più padrona di casa mia -Charlotte ci era praticamente fissa-,ed io ero costretta a rintanarmi in camera mia,non uscendo finchè lei non fosse uscita dalla mia abitazione -lasciando poi stare il fatto che,a volte,rimaneva pure a dormire,perciò dovevo organizzarmi in modo che cenassi/pranzassi prima di lei-;la classe era più un campo di battaglia -così come la scuola-:occhiate furenti,sgambetti non consentiti,prese in giro,frullati rovesciati sulle magliette in modo così volontario;al bar -il nostro punto di ritrovo- avevamo gli orari specifici per non beccare le altre,trovavamo ogni scusa per non vederci anche più del dovuto;i nostri amici dovevano trovare un modo per dividere il tempo da passare con tutte e tre,perchè «non possiamo assolutamente scegliere»,«questa cosa è da immaturi»,e «non siamo i soldatini della vostra guerra»,ma alla fine avevamo trovato il modo di convivere con la nostra discussione furiosa;l'attico era assolutamente da evitare,se avessi avuto l'irrefrenabile desiderio di far fuori Testa A Cipresso -come se non ce l'avessi- non avrei esitato,e non credo che Louis ne sarebbe stato pienamente felice.
Lo sopportavo solo per fare un piacere a lui,perchè altrimenti..
«Vogliamo andare?» Zayn si presentò sull'uscio della porta di classe,lo zaino che minacciava di cadere dalla spalla sinistra.
Nuovo messaggio da Louis: Per quanto non mi vada a genio che tu sia a pranzo con Zayn, te la lascio passare per oggi piccina. Ci vediamo per cena xx
«Sì,rispondo al messaggio e andiamo» gli sorrisi,iniziando ad uscire e a scansare qualche persona per farmi strada verso l'uscita.
- Per quanto non mi vada a genio che tu viva con Harry, tu ci vivi lo stesso. Io ho lasciato fare anche troppo con questa cosa, perciò mi devi consentire di fare il doppio di tutto. A stasera xx
Louis era irrimediabilmente geloso.Faceva il possessivo,non voleva che passassi troppo del mio tempo con qualche altro ragazzo -con Zayn-,ma io non volevo che passasse tutto il suo tempo con Harry -e lo sapeva-,perciò si era arreso all'evidenza:io avevo il diritto di fare ciò che volevo,con o senza il suo permesso,perciò mi divertivo di più di quanto faceva lui.
E a me piaceva sfotterlo per questo.
«Che c'è,hai già lasciato Louis?» Johanna mi stava guardando con aria strafottente «Louis si è messo con Harry e perciò Zayn è il tuo ripiego?»
Sapevo esattamente a che gioco stava giocando:le piaceva vedere i suoi nemici in difficoltà,da soli,senza nessuno attorno,perciò adesso cercava di togliermi Zayn.
Ma questo non sarebbe successo.
«Guarda che,se non ti muovi,Liam si porta a letto Nancy,occhi da cerbiatto» le rivolsi un'occhiataccia,chiamandola poi con il soprannome che più odiava al mondo.
«Non ho gli occhi da cerbiatto!Io ho gli occhi della tigre!» ripeteva sempre,ogni singola volta che qualcuno la chiamava così.
Le voltai le spalle,consapevole di averla fatta stare zitta,ed uscii di scuola con Zayn,che non aveva detto niente.Che Johanna lo avesse influenzato?Porca troia,speriamo di no.
Non potevo permettermi di perdere anche lui,dopo Charlotte,mio fratello -perchè Niall,dopotutto,stava dalla parte di Charlie,credo,ed io non volevo parlargli,nonostante lui ci provasse- e chissà chi,poi.
Montammo in macchina,solo Chris Brown spezzava il silenzio:Zayn guardava la strada,la mascella contratta,le labbra ferme in una linea dura.
«Zayn?» domandai,guardandolo.
Non mosse lo sguardo dalla strada,ma sapevo che mi stesse ascoltando.
«Non penserai mica a quello che ha detto Johanna,vero?» chiesi titubante,aspettandomi la sua risposta affermativa,che non arrivò «lei vuole solo farmi rimanere sola,senza amici,perchè lei non ha il rapporto che abbiamo io e te con nessuno»
«E che rapporto abbiamo noi due?Illuminami» parlò,finalmente,ma il tono che usò mi fece gelare sul posto.
«Beh,per me sei..» mi morsi il labbro «sei il mio migliore amico,Zayn»
Alzai di nuovo lo sguardo per osservarlo:mi avrebbe guardato con sguardo truce?Mi avrebbe mandato a quel paese?Accostò la macchina sulla destra,e pensai al peggio:mi avrebbe fatto scendere,mi avrebbe fatto uscire e mi avrebbe infamato fino allo sfinimento,e..e notai che stava trattenendo a stento un sorrisetto soddisfatto e compiaciuto.
Che stronzo.
«Il mio imbecille migliore amico» lo spintonai leggermente «fanculo,mi hai fatto prendere male» incrociai le braccia al petto.
«E' così divertente prenderti per il culo,Erika» iniziò a ridere,rischiando pure di scontrarsi con un'altra macchina quando ripartì,quel coglione.


«Com'è andata oggi a scuola?» Louis sistemò le scatolette di plastica del ristorante cinese sul tavolo.
Eravamo nella taverna di casa sua,la casa completamente vuota e noi eravamo rintanati lì dentro.Era una stanza paragonabile ad una casa intera,se si volesse.C'era di tutto:il divano a sei posti -con una parte trasformata in un letto matrimoniale- davanti al mega schermo,il mini-bar,un piccolo cucinotto,un tavolo con dieci posti,un bagno grande quanto la mia camera..ci avrei potuto vivere tranquillamente.
«Johanna è tornata all'attacco più tagliente che mai,quella di italiano mi ha interrogato,e sempre per colpa di Johanna mi stavo per beccare una pallonata,ma per il resto tutto okay» mi strinsi nelle spalle «a te com'è andata oggi?»
«Uhm,io non ho fatto niente di che.Com'è andata con Zayn?» domandò curioso.
Mi voltai verso di lui,che era ancora intento a sistemare la cena sul tavolo,proprio per evitare il mio sguardo.Roteai gli occhi,andando a sistemare la televisione per il film che avremmo visto dopo.Evitai la sua domanda,sdraiandomi sul divano,incrociando le gambe e aspettando che mi affiancasse.Non accennò a guardarmi,sapendo bene che volevo ucciderlo in quel momento e che non gli avrei risposto.
Spense le luci con un telecomando e si sedette di fianco a me,afferrando un cartone con il cibo cinese,infilzando con una bacchetta un raviolo al vapore.Era tradizione che,durante la serata cinese&film mi accoccolassi sulla sua spalla,infatti è proprio ciò che feci:poggiai la testa sulla sua spalla sinistra,al che lui mi circondò le spalle con un braccio.
«Abbiamo pranzato da Mc Donald's,abbiamo fatto un giro in centro e poi mi ha portata a casa.Tutto qui» gli raccontai.
Louis era un bambino:dovevi sempre accontentarlo,fare ciò che voleva,altrimenti faceva i capricci,e ci metteva tutto il suo impegno e il suo essere irritante per dissuaderti.Come un bambino che piange fino a fracassarti i nervi perchè vuole un giocattolo del cavolo.
Louis sorrise soddisfatto,passandosi una mano fra i capelli.
«Ti odio quando fai così» gli tirai un pugno nello stomaco,al che lui prese a ridere fragorosamente «sei un bambino a cui non si nega mai ciò che chiede»
Ridacchiò chiudendo gli occhi,in quel modo che mi piaceva tanto,le labbra distese,la testa piegata leggermente all'indietro.Si inumidì le labbra,poi si mise a guardarmi:gli occhi adesso aperti,luminosi,cristallini,così azzurri.
Mi imbarazzai un po' sotto quello sguardo -mi succedeva sempre- e diventai leggermente rossa:passò i polpastrelli sulle mie guance,sfregandoci dopo i pollici,per poi sorridermi.
«Non è vero,non mi odi» sorrise strafottente,sicuro di sè «tu mi ami eccome»
«Touchè» misi le mani avanti «hai ragione,ti amo»
Rimase un attimo sorpreso dalla facilità con cui glielo dissi,non se l'aspettava.
«Ti amo anch'io» sfregò il naso con il mio,lasciandomi un bacio sulle labbra.
Chiusi gli occhi,aspettando che continuasse,cosa che non avvenne subito.Lo sentii mugolare qualcosa di incomprensibile -Louis ha un dialetto tutto suo-,poi di nuovo posò le labbra sulle mie,finalmente.
Aveva preferito aspettare a salutarmi per la storia di Zayn -che geloso pezzo di merda- e quindi aveva fatto il metà sostenuto e metà simpaticone,ma alla fin fine sapevo che non avrebbe resistito tanto a lungo,perciò tanto valeva accorciare i tempi.
Mi circondò il volto con le mani,sedendosi sul mio bacino subito dopo -era in vena di comandare,eh?-,impedendomi qualsiasi movimento,dato che non potevo alzarmi;bloccò inoltre i miei polsi,lasciandomi totalmente statica ed inerme,nonostante io volessi muovermi di lì.Con una mano mi fermava i polsi,con l'altra vagava lungo tutto il mio corpo:i capelli,il collo,i fianchi.
«Sai» sussurrò,la voce affannata «ho sempre voluto legarti al letto.O a qualsiasi altra cosa,pur di tenerti ferma»
«E perchè non lo fai?» gli morsi un labbro,tirandolo con i denti.
«Perchè poi diventerei troppo violento» mi fece distendere sul divano,sovrastandomi di nuovo.
Prese nuovamente a divorarmi la bocca,lasciandomi finalmente libertà di movimento -per gentile concessione della Provvidenza-,così da poter infilare le mani fra i suoi capelli e muovere le gambe in modo da lasciargli più spazio.
Iniziò a far scontrare freneticamente il mio bacino con il suo,in modo da fargli avere quel sollievo che ancora non aveva potuto avere.Posai una mano sulla patta dei suoi pantaloni,facendolo sussultare.
«Vuoi ancora legarmi?» gli sussurrai all'orecchio,mordendogli il lobo.
«Non saprei» valutò,respirando affannosamente «dipende dalla situazione.Per esempio,adesso vorrei che la tua mano rimanesse ben piantata dov'è»
«Oh,ma come siamo esigenti oggi» alzai un sopracciglio «che succede?»
«Niente di che» si strinse nelle spalle «solo che,queste cose» spinse il bacino contro il mio «con Zayn non le fai»
«C'era qualcosa,allora..» capii,prima che Louis mi baciò nuovamente sulle labbra.





..
...
....
adesso sul serio mi volete morta.
ma mi dileguo subito così che nessuno/a mi possa fare fuori.
devo fare i compiti, scrivere e pubblicare altre cento mila storie.
scusate l'immenso ritardo, è un'eternità davvero che non aggiorno, ma l'ispirazione è andata a farsi un giro, non dipende direttamente da me -forse si-.
grazie per il sostegno e per le recensioni, come sempre.
xx
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Capitolo 28
*** Ventisettesimo capitolo. ***


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Ventisettesimo capitolo.



Se la lezione di ginnastica non sarebbe finita,sarei collassata a terra morta.Erano due fottute ore che giocavamo a pallavolo,era il sesto set che facevamo -tutti fino a 25 punti- senza fermarci un attimo,alla fine di un set cambiavamo campo e la professoressa fischiava subito dopo,urlando un «mettetevi nelle posizioni subito!».
«Samuel,smetti di palleggiare e passa» lo ammonii,facendogli cenno di passarmela.
Me la tirò con un colpo di tacco,battei -alle bell'è meglio- e arrivò nell'altra metà campo per grazia divina;mi avvicinai agli altri,per cercare di prenderla almeno una volta -cosa impossibile- e lo sguardo che Johanna mi rivolgeva non mi piaceva per nulla -giocava a pallavolo da quando era uno scricciolo di cinque anni.
Mi arrivò la palla da Nancy,bassa,sotto la rete:tornai indietro,battei,la squadra avversaria fece punto.Johanna palleggiò un paio di volte,poi la tirò a James:il gioco riniziò,palleggiai una volta lanciandola a Helen,che la tirò dall'altra parte.
Jay la puntò con lo sguardo,saltò,schiacciò con la mano destra in mia direzione.Mi spostai per miracolo,mi buttai a terra prima che potesse beccarmi.
«Punto alla squadra avversaria!» urlò la prof.
«E chi se ne frega!» ribattei,rialzandomi da terra.
Johanna rideva compiaciuta,il sorrisetto da stronza stampato in viso,le braccia incrociate al petto.Mi veniva voglia di prenderla a pugni.Charlotte parlò con Cathy,la quale si avvicinò a Jay,«Eddai Johanna»,la rimproverò.
«Cosa?Non volevo mica prenderla!» fece la finta tonta.
«Sì,come no» Charlie roteò gli occhi.
Finimmo la partita,poi ci andammo a cambiare -il più lontano possibile da Johanna- e sgattaiolai subito fuori,aspettando il suono della campanella:Louis era appoggiato alla Mini con fare disinteressato,le mani in tasca nei jeans,gli occhiali da vista neri sul naso,i capelli tirati sù in una cresta.Sorrisi,pensando che tutto questo era mio.
«Sono così insignificante che non mi noti neanche?» borbottai,mettendo il broncio.
«Scusa piccina» mi portò un braccio attorno al collo «ero sovrappensiero»
«C'è qualcosa che ti turba?» lo guardai dal basso.
«Niente di importante» mi sorrise,stampandomi un bacio sulle labbra «ora ti porto a pranzo e ce ne stiamo un po' insieme,senza pensare ad altro»



«Louis?» mi guardai attorno,cercando di capire dove si trovasse «dove sei?»
Quello sciagurato di Louis mi aveva lasciato la t-shirt nella borsa della ginnastica perchè aveva caldo,così avevo deciso di riportargliela.Iniziai a girare per l'attico,curiosando nelle stanze,aprendo porte e guardando anche nei posti in cui un bambino si sarebbe nascosto per giocare a nascondino.
Sentii un rumore provenire dall'altra parte della casa,in direzione del bagno,perciò è lì che andai,cercando di non fare rumore.Sentii un altro rumore simile,come un lamento,un verso:aprii di poco la porta,volendo passare inosservata,perchè non sapevo chi ci fosse.
«Oh mio Dio..» mimai con le labbra,perchè avevo perso la voce.
La visione che mi si parava davanti mi aveva fatto andare via la voce,la forza di muovermi,ed ero completamente sconcertata.Iniziai a tremare,tutto di me tremava:la bocca,le gambe,le mani.Portai una mano tremante a tapparmi la bocca -lasciando cadere la maglietta- perchè sapevo che sarei scoppiata,avrei iniziato a piangere e non mi sarei resa inosservata,anzi.Trattenni il respiro,sbattendo più volte le palpebre,accorgendomi di vedere tutto appannato e che le lacrime mi stavano sopraffando,stavano prendendo possesso di me liberamente,sempre più velocemente,e non potevo fare niente per fermarle.
Non riuscivo ad essere forte,il che mi scocciava parecchio,perchè ero fragile,ma volevo dare l'impressione che non lo fossi.Altro che depressione,vitamine ed anti-depressivi,adesso sarei crollata,mi sarei sgretolata a poco a poco,come un oggetto fatto di bastoncini di legno attaccati male ed esposto ad una tempesta con tanto di temporale e vento forte;come un castello di carte esposto ad un soffio;come una foglia secca in autunno calpestata;come un sasso lanciato contro uno specchio,dove si formano crepe irriparabili,che non si possono accomodare con la colla o con lo scotch,che rimangono,che non si possono guarire,che si vedono nonostante tutto perchè sono così marcate che non passano inosservate.
Nel petto,nella parte sinistra,sentii un qualcosa,come una piccola crepa che diveniva sempre più grande,che squarciava qualunque cosa trovasse,anche la più infinitamente microscopica:aveva preso il sopravvento,distruggendo tutte le parti intere che ci erano rimaste;poi una stretta,forte,che mi tolse il respiro,che mi fece pensare per un attimo di essere morta,poi un rumore di piatti rotti,bicchieri di vetro frantumati contro il pavimento,migliaia di pezzi sparsi per la mia cassa toracica.Corsi via,non riuscendo a reprimere i singhiozzi che via via mi stavano venendo tutti a galla e che non riuscivo a trattenere,tanto che senso aveva?
Sbattei la porta dietro di me,evitando di prendere l'ascensore,e scesi le scale di tutti gli otto piani sperando di fare più veloce -che cazzo di idea mi era venuta in mente?- ad arrivare al portone principale.Tirai fuori le chiavi del motorino dalla tasca del piumino,presi il casco e lo infilai,partendo subito dopo,le lacrime che sgorgavano come se qualcuno buttava via litri e litri d'acqua da dei secchi pieni fino all'orlo.La mano stava sull'acceleratore,in modo da poter andarmene via il più presto da quel quartiere ed arrivare a casa il più velocemente possibile,ma data la scarsa visibilità -avevo gli occhi offuscati- dopo un po' mi fermai,parcheggiai sul lato destro della strada.Mi portai le mani sulla faccia,piangendo come mai avevo fatto in vita mia fin'ora,la schiena ricurva e la testa appoggiata sul contachilometri.Continuai a piangere,rendendomi sempre più ridicola e patetica:forse era destino.
«Erika?» sentii chiamare il mio nome,al che alzai di poco la testa per vedere chi fosse.
Lo guardai negli occhi,poi riniziai a piangere,essendomi fermata per mezzo secondo.
«Forza,scendi di qui» mi fece scendere dal motorino e lo prese,caricandolo nel veicolo -era un auto o un furgone?- «vieni» mi prese delicatamente per un braccio,facendomi sedere sul sedile del passeggero,poi montò anche lui e partì.
Non fece domande,si limitò a guidare e guardare continuamente me e la strada,prima una e poi l'altra,accertandosi di non fare un incidente e controllando i miei movimenti.Aveva sempre avuto quell'atteggiamento di protezione nei miei confronti,forse per il fatto che fossi più piccola di lui.Mi posò una mano sul ginocchio,accarezzandolo con il pollice.
«Ti porto a casa mia,okay?» annunciò,al che io annuii freneticamente continuando indisturbata la mia tragedia personale.
Non sapevo dove fossi,nè dove stesse andando,perchè avevo ancora le mani a coprirmi gli occhi,per non fargli vedere quanto fossi stupida,nè per mostrarlo a me stessa.Scese dalla macchina,prendendo il mio motorino e sistemandolo non so dove -ma dove l'aveva tutta quella forza?-,per poi parcheggiare meglio la macchina e invitandomi a scendere,prendendomi di peso e portandomi dentro una casa che non avevo mai visto,ma il mio problema in quel momento non era quello.Mi portò su un letto,togliendomi il cappotto e appoggiandolo su una sedia.
«Se vuoi,il mio pigiama è sotto il cuscino.Ti starà grande,ma non puoi dormire in jeans.Ora chiamo Niall e lo avverto che sei qua,così non si preoccupa,qualsiasi cosa ti sia successa» mi avvisò,uscendo dalla stanza.
Non accennavo a smettere di piangere,come se avessi una fonte inesauribile di lacrime:quando mai avrei finito?Presi un respiro,togliendomi le mani dal viso:nere.
Nere come la mia anima,come se mi fossi macchiata di un crimine più grande di me,come se avessi ucciso qualcuno,come se avessi suicidato una parte di me:mi ero trafitta il cuore con una lama dagli occhi azzurri.
Rientrò nella stanza,non accennando a commenti sul mio aspetto:prese il pigiama,mi aiutò a svestirmi -coprendosi varie volte gli occhi quando ero senza vestiti- e mi sistemò a letto:prese un pigiama anche per lui dall'armadio di fronte al letto e si sistemò accanto a me,stringendomi a sè.
«So che non ne vuoi parlare,ma qualsiasi cosa sia successa,anche la più brutta,io sono qui se vuoi» mi lasciò un bacio sulla fronte.
«Ecco perchè sei il mio migliore amico Zayn» sussurrai,ancora la voce tremante.





okay, non uccidetemi.
è il mio piccolo regalo per Natale.
l'anno scorso pubblicai il 25, ed quest'anno pubblico un po' in anticipo: non che vi dispiaccia, no? lo spero.
scusatemi davvero, ma quest'anno la terza superiore linguistico dicono che sia l'anno più difficile, e mi fanno studiare un casino.
anyway, vorrei parlare del capitolo:
l'inizio è un po' da schifo, ma dato che non volevo un capitolo troppo corto con la seconda parte -della quale parlo dopo-, allora ci ho messo una scena che avevo in mente già da un po'; la seconda parte è un po' criptica, ed è molto descrittiva, in quanto doveva risultare proprio così: ve l'avevo detto che sarebbe stato un cataclisma! 
in realtà, nel prossimo spiegherò COSA Erika ha visto veramente, ma accetto ipotesi c:
grazie di tutto come sempre, per le recensioni, per le letture e tutto quanto, è davvero importante per me.
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Capitolo 29
*** Ventottesimo capitolo. ***


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Ventinovesimo capitolo.




La porta si aprì piano,cercando di non cigolare troppo,cercando di non fare troppo rumore per non svegliarmi,anche se ormai ero già sveglia -o meglio,non avevo neanche chiuso occhio,forse una mezz'ora-:sentii dei passi,che si fermarono al comodino.Zayn poggiò un vassoio su di esso,inginocchiandosi poi di fronte a me,passandomi una mano fra i capelli e le dita sulla fronte.
«Buongiorno» mi sorrise «ti ho preparato la colazione,spero che vorrai mangiare qualcosa»
La sua voce era bassa,come se volesse pian piano farmi abituare al risveglio,e dolce,come se mi stesse tentendo su un piedistallo e fossi la cosa più importante che esisteva.Per me,lui lo era.
«Mi hai cucinato qualcosa?Devo mangiare per forza,allora» ironizzai,la voce roca e non del tutto comprensibile.
Mi alzai con il busto,poggiando la schiena al muro:Zayn mi passò il vassoio,poggiandomelo sulle gambe.Si sedette di fianco a me,poggiando una mano sul mio ginocchio.Mi aveva preparato i pancakes -come faceva a sapere che mi piacevano?Niall e il suo straparlare- con la nutella -non con lo sciroppo,io avevo un palato delicato- sopra e un po' di zucchero a velo.Iniziai a mangiare,in silenzio,con lo sguardo del moro puntato su di me:che volesse dirmi qualcosa,ma che non avesse il coraggio?Avevo idea di cosa voleva sapere,ma immaginavo che ancora non me l'avrebbe chiesto.
«Hai mangiato ciò che ti ho fatto?Devi stare davvero male!» si lasciò andare ad una risata.
Quella di Zayn voleva essere una battuta,ma non sapeva che ci aveva azzeccato in pieno:stavo veramente male.
Abbassai lo sguardo,chiudendo gli occhi subito dopo:le immagini di ieri mi tornarono di fronte agli occhi subito.
Come una valanga,tutte nello stesso momento,a ripetizione.
La vista,lo shock,la corsa,il motorino,Zayn.
«Oh mio Dio..»
Ero davvero masochista:perchè dovevo farmi male con tutta quella roba?I ricordi erano una delle cose più strane della vita:alcuni belli,altri brutti,altri ancora distruttivi.Rivivevo lo stesso istante,lo stesso momento,la stessa serie di movimenti più volte di seguito,come se volessi trovare il perchè delle azioni,come se veramente ci fosse.
Cioè,forse c'era,ma speravo che non mi fosse chiaro.
Ovvero,c'era,ma non lo volevo accettare.
«No,scusami.Scusami Erika,davvero» si affrettò a dire il moro,spostando il vassoio di fianco a me e avvicinandosi,prendendomi le mani fra le sue.
Alzai lo sguardo,gli occhi lucidi,una lacrima che mi scese lungo la guancia,un sorriso amaro sulle labbra.
«E' normale.Avrei dovuto spiegarti tutto subito» mi scusai,asciugandomi la lacrima.
«No no,sono io che sono stato invadente.Hai bisogno dei tuoi spazi e-» iniziò a farneticare,ma lo fermai.
«Zay,Zay.Tranquillo.Niente seghe mentali,okay?» gli passai una mano sul braccio.
Lo vidi sorridere appena,mentre stringeva ancora le mie mani fra le sue,passando il pollice sul dorso di essa.
«Ho soltanto bisogno di un po' di tempo per riuscire a dirlo.E' difficile per me» feci un respiro profondo.
«Tutto il tempo che vuoi,piccola elfa» mi strinse fra le sue braccia.


La voce si era diffusa,era così che accadeva con le news:passano di bocca in bocca,diffondendosi per poi diventare argomento comune.Credo che tutti quelli che mi conoscessero avessero saputo,anche se non capivo bene da chi fosse partito tutto quanto -una mezza idea ce l'avevo,ma non potevo e non volevo accusare nessuno,chiunque si sarebbe accorto di come stavo:sembravo uno zombie- e non sapevo neanche chi sapesse già dal principio.
Entrai a scuola,sotto l'ala protettiva di Zayn che sembrava mio fratello maggiore -dato che il mio non faceva più il suo lavoro,ultimamente-,un suo braccio attorno alla spalla,e mi accompagnò fino in classe,fino al mio posto.
«Zay,non sono una bambina piccola» borbottai,mettendomi seduta sul banco.
«Farò finta di non aver sentito» mi guardò apprensivo «io devo andare in classe,fai attenzione»
«Zayn!» sbuffai,vedendolo uscire.
Lo vidi ridacchiare,una volta uscito dalla mia classe:perchè non capiva che non avevo due anni?
Si preoccupava così tanto perchè ci teneva,e non poteva che rendermi felice.Solo che,neanche pensare all'amicizia con Zayn mi faceva spuntare un minimo sorriso sulle labbra:non volevo fare la depressa melodrammatica,ma non avevo la più pallida idea di come riprendermi.
Aspettai l'inizio della lezione -con l'entrata trionfale di Johanna e,dopo cinque minuti,l'arrivo di Charlotte;tutti i compagni che sapevano passavano da me,mi davano un abbraccio e un 'mi dispiace' che non serviva a niente,dispiaceva anche a me- e cercai di prestare attenzione,cosa che mi riusciva parecchio male.
«Allora ragazzi,oggi volevo interrogare a storia» annunciò la professoressa «perciò..» guardò il registro,controllando i vari nomi «Andrew e..sì,Lucy,forza,qua davanti»
Mi passai una mano sulla faccia,sbuffando silenziosamente:ma cosa mi serviva fare presenza se poi non c'ero con la mente?Ero presente fisicamente e totalmente assente a livello mentale e psicologico.
Come presi il diario,come sprofondai:possibile che tutto il mondo si era messo contro di me?
Lo capovolsi e lo nascosi dentro la bustina,altro punto critico:maledetti gli oggetti scolastici.
Presi il libro,sperando che la noia potesse sopraffare la tristezza,cosa che trovai alquanto impossibile.
Le immagini nella mia mente erano sempre le solite,sempre la stessa,perchè era una sola quella che avevo visto,una sola quella che distruggeva tutto quanto.Sentivo il campanello d'allarme delle lacrime lampeggiare nella mia testa,come ad avvertirmi che tra poco sarei crollata di nuovo:quante ne avevo ancora?Per quanto ne avrei avuto,ancora?
Ero stufa di quella situazione,stufa di fare la debole -erano tre giorni che piangevo senza sosta-,e la cosa più brutta era che non riuscivo a trovare un modo per finirla.
Mi alzai,strascicando la sedia il meno possibile -non che mi interessasse- e andai verso la cattedra,le gambe instabili e tremanti che non sapevo se mi avrebbero retto.
«Prof,scusi,posso andare in bagno?» domandai.
«In teoria non potrei perchè è la prima ora,ma dato il tuo viso bianco vai» mi guardò,poi iniziò a far domande ai due interrogati.
Abbassai lo sguardo,la testa bassa,il labbro inferiore fra i denti:cercai di resistere fino al bagno,dove avrei potuto crogiolarmi per qualche tempo.In quel momento,non mi importava di chi mi avrebbe visto:Samuel,Jasmine,Nancy,e perfino Charlotte e Johanna.Avrei mandato tutti a farsi fottere,se avessero detto qualcosa.
Mi fiondai in bagno,chiudendomi -sbattendo- una delle porte alle spalle:scivolai con la schiena lungo il muro,cominciando a piangere indisturbata,le mani a coprirmi la faccia.
«No.Non è possibile.Perchè a me?» riuscivo solamente a ripetermi,come una litania,come se veramente potessi scoprire la verità.
Sentii la porta principale aprirsi,ma sinceramente non mi fregava assolutamente di chi fosse entrata:niente mi importava ormai,la mia vita era andata a puttane,ed io con lei.
La porta che avevo sbatacchiato si aprì,rivelando la figura poco distinta -avevo gli occhi completamente lucidi e non distinguevo niente- di una ragazza castana con gli occhi azzurri che si precipitò su di me,stringendomi fra le sue braccia.
«Ssh» ripeteva,accarezzandomi i capelli.
«Tu che ci fai qui?» domandai,tirando sù con il naso.
«Ho chiesto alla prof se potevo venire a vedere come stavi,dato il tuo stato cadaverico» rispose,asciugandomi una guancia «vedrai che troveremo una soluzione»
«Non si risolverà una beata minchia,Charlie!» alzai il tono della voce,guardandola negli occhi «è tutto rovinato!»
«Non è vero,si risolve sempre tutto,Eri» continuò,sedendosi di fianco a me.
«Credo proprio di no» ribattei,un altro singhiozzo «le cose rimangono così.Sono sola,non ho più lui accanto a me»
«Solo che,non capisco che cosa possa essere successo di così disastroso» espresse la sua perplessità,con un certo tono di incertezza nella frase.
«Mi ha mollata!» urlai quasi «cioè,lui non lo sa,ma mi ha lasciata quel coglione!»
«No aspetta..» Charlotte mi guardò «ti ha lasciata..e non lo sa?»
«Mi ha tradita!» aggiunsi «si è fatto scopare da quel bastardo!»
«Che?!» strabuzzò gli occhi.
«Erano in bagno..non mi hanno vista..ma io ho visto loro che-» e mi bloccai,scoppiando nuovamente a piangere.


La scusa del «prof,Erika non è in grado di rientrare in classe» aveva funzionato per le prime due ore,poi quando avevo finito la riserva di lacrime -ne avevo ancora,ne ero certa-,riuscii a sedermi nuovamente,aspettando di poter tornare a casa una volta finite le cinque ore.Zayn -ero convinta che Charlotte lo avesse avvertito via messaggio- mi riaccompagnò a casa in macchina,mi lasciò proprio di fronte al cancellino e aspettò finchè non vide che ero sull'uscio.Lo salutai con la mano,poi lo vidi allontanarsi.
Chiusi la porta dietro di me,andando verso la cucina,dove mi aspettava il pranzo che mi avevano lasciato i miei.
Sarei riuscita a mangiare,o avrei vomitato di nuovo?
Mi voltai,dato che avevo sentito un rumore provenire dalla sala,e Niall comparve sulla porta della cucina.
Mi guardò per un po',poi non resistetti più:corsi fra le sue braccia,stringendolo a mia volta.
«Voglio solo dirti che mi dispiace» sussurrò al mio orecchio «so che adesso non ti servirà a molto,ma mi dispiace per tutto quanto»
Lui sapeva.
In qualche modo,ma lui aveva saputo.
Lui c'era.

Lui c'era perchè era mio fratello.
Lui ci sarebbe sempre stato,nonostante tutto.





ooookay.
la bomba è scoppiata.
''Lo facciamo saltare? Boom?''
''Boom!''

citando Nevil Paciock e la McGranit (si scrive così?) -ho finito di vedere tutta la saga ieri sera, ho comprato il cofanetto di tutti i film-
scusate per il solito ritardo, ormai mi conoscete, e sapete che non dipende da me.
ho da finire tutti i compiti per le vacanze, e ieri dopo aver fatto francese ho avuto l'ispiration per cui ho scritto tutto ieri pomeriggio.
volevo appunto pubblicare ieri, ma poi non ho avuto tempo, quindi sorry.
spero di farmi perdonare per il ritardo con questo capitolo.
so che è un po' -un bel po'- depresso e deprimente, ma penso che sia l'ultimo così triste, perchè nel prossimo credo che ci sarà sicuramente un salto in avanti di un po' di settimane, forse un mese o forse due, ancora non lo so.
doveva essere così proprio perchè dovevo spiegare ciò che nel capitolo precedente non avevo scritto, proprio perchè volevo che fosse in questo.
c'è il ritorno di due figure importanti, Charlotte e Niall, che finalmente si fanno vivi per aiutare Erika.
Zayn invece, fedele come sempre, sarà mooolto importante d'ora in poi, soprattutto in un capitolo servirà molto.
grazie per le recensioni e i commenti positivi, sapete che per me sono molto importanti.
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Capitolo 30
*** Ventinovesimo capitolo. ***


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Ventinovesimo capitolo.


Circa di un mese dopo.


Mi sistemai un’ultima volta i capelli, posandomi gli occhiali da sole sul naso.
Presi la borsa e scesi le scale, raccattando tutte le cose che mi potevano servire e che avevo lasciato in giro, buttandole alla rinfusa nella borsa.
«Cercavi queste?» Niall fece tintinnare le chiavi del motorino di fronte ai miei occhi.
«Grazie.» gli sorrisi, afferrandole e mettendomi il casco, uscendo poi di casa sentendo un «guida piano!».
Charlotte mi aveva dato appuntamento al centro commerciale verso le tre, ma consapevole che non sarebbe mai arrivata puntuale, anche io non partii in anticipo, non ce ne sarebbe stato bisogno. Passai a prendere le sigarette, fermandomi lungo il tragitto –avevo iniziato a fumare da tre settimane circa, Charlotte e Niall non mi appoggiavano per niente, Zayn probabilmente aveva la maggior parte della colpa ed era strafelice che qualcuno gli facesse compagnia- e acquistando un pacchetto da venti.
Parcheggiai di fronte all’entrata destra, aspettando la castana per altri dieci minuti.
«Scusa il ritardo, lo sai» si affrettò a togliersi il casco «entriamo.»
Entrammo subito da H&M –il negozio nel quale facevamo più shopping-, dato che Charlotte voleva provarsi assolutamente qualche vestito carino. Passammo in rassegna tutta la parte sinistra del centro commerciale, standoci più di un’ora, per poi iniziare con la parte destra, dove sembrava che la mia amica si fosse piantata nel secondo negozio della fila.
«Senti, io mi vado a fumare una sigaretta fuori, okay? Ritorno quando ho finito.» avvertii Charlotte, la quale si stava provando un abito.
Charlotte, quando voleva, era davvero un osso duro. Trovava un miliardo di cose da provare, ci metteva un'eternità di tempo, e alla fine di tutta quella roba ne comprava due o tre. Uscii fuori dal negozio e dal centro commerciale, tirando fuori il pacchetto di Marlboro dalla tasca e appoggiandomi al muro, accendendomene subito una.
Chiusi gli occhi, appoggiando anche la testa al muro, buttando il fumo in alto, verso il cielo. Capivo perfettamente la sensazione che provava di Zayn mentre se ne fumava una, vedevo la sua espressione in preda all'estasi più totale -oppure in preda al nervosismo più totale- e ci avevo sempre pensato, a come sarebbe stato provare -cosa che avevo già fatto-, iniziare a fumare seriamente. Cosa che, però, mi ero sempre impedita di fare, dato che mi sembrava assurdo. Ma poi, tutto d'un tratto, era diventata una cosa giusta, proprio perchè mi faceva stare bene.
Era possibile? Trovare piacere da una cosa che distrugge.
Mi stavo rovinando i polmoni. Zayn, la prima volta che gli chiesi se potessi fumare con lui, rimase un po' perplesso, e mi informò dei vari rischi e pericoli che si potevano avere: ma non si accorgeva che parlava anche per se stesso?
In fondo, era colpa sua, che mi fumava in viso ogni volta che andavo a casa sua.
«Erika?» sentii domandare, ma non realizzai subito.
Come una cosa sfocata, che si vede da lontano, che poi quando si avvicina si mette a fuoco, capendo finalmente di cosa si tratti.
Come una cosa lontana, passata, che ritorna alla luce, dato che era stata sepolta bene, piombando di fronte agli occhi.
Come qualcosa che era classificato come indistinto, che è tornato ad essere più che nitido. Come, nella luce, scoprire che c'è qualcosa di buio, e cercare di scoprire cos'è in quanto è diverso.
Come la peggiore delle paure, che si spera non accada mai, e ci si trova di fronte.
«Louis.» mi limitai a dire, aprendo gli occhi, tenendo un tono di voce calmo, senza lasciarmi troppo andare alla sorpresa.
Vederlo lì davanti, la camicia bianca che evidenziava i muscoli delle braccia, i jeans aderenti risvoltati sulla caviglia, le Vans nere ancora più distrutte, la sua solita cresta castana, la faccia sorpresa, gli occhi azzurrissimi, limpidissimi immersi nei miei, mi portava alla mente soltanto brutti ricordi che avevo cercato di nascondere, di non tirare più fuori. Non sapevo cosa prevalesse più su di me: ignorarlo, continuare a fare la distaccata oppure urlargli contro, fregandomene di tutti e tirandogli addosso qualcosa di contundente. Volevo optare per la seconda, ma decisi per la prima, la mia parte razionale non voleva risse.
Feci un tiro, espirando lentamente, guardandolo sempre negli occhi, in quei maledetti occhi che fino a un mese fa guardavano solo me, e guai se rivolgevano lo sguardo verso altri esseri viventi che non fossi io.
«Com-come, sì, come stai?» domandò titubante, le mani in tasca, lo sguardo prima basso e poi puntato nuovamente nel mio, quasi avesse paura.
Che c'è, aveva perso tutto il suo coraggio con Harry? Lo aveva sottomesso così tanto da non farlo essere com'era davvero? Louis non aveva paura, Louis chiedeva e basta.
«Bene, direi» feci un altro tiro «e tu?»
«Mmh, bene.» si strinse nelle spalle, guardandosi le scarpe.
Era troppo strano. Perchè era così impaurito? Perchè aveva paura a parlare? Forse per il mio cambiamento radicale? Per il mio colore di capelli diventato rosso? Per la mia sigaretta fra le labbra? Per il mio eyeliner sulle palpebre? Perchè era così intimorito?
Potevo dire che lo odiavo? Certo, mi aveva fatto schifo ciò che aveva fatto, mi aveva distrutto ed era come se fossi entrata in un buco nero, nell'oblio, in un posto da cui non si poteva uscire facilmente.
Mi aveva fatto male, il peggiore dei mali che si potesse augurare, eppure non ci aveva pensato due volte. Come una cosa che non si usa più, una cosa vecchia da buttare, qualcosa che non serve più a molto, qualcosa di cui non si ha più bisogno. Mi aveva buttata via perchè non gli servivo più, aveva trovato qualcosa di meglio.
Se era felice con la sua nuova vita, buon per lui, almeno uno dei due era felice.
«S-sei div-diversa. S-sì, d-diversa, ecco.» balbettò, facendo scorrere il suo sguardo lungo tutta la mia figura.
Mi bruciava ancora, quello sguardo.
Ma non nel senso che mi rodesse che fosse su qualcun altro, non nel senso allegorico, nel vero senso della parola. E lui lo sapeva. Sapeva che effetto mi faceva il suo sguardo addosso. E lo faceva apposta. Forse qualcosa del Louis che ricordavo io, era rimasto.
«Non sono l'unica.» notai, alzando un sopracciglio.
«In c-che senso, s-scusa?» chiese, non capendo.
Lasciai cadere la sigaretta a terra, schiacciandola sotto la suola delle Vans blu ai miei piedi -neanche a farlo apposta, lo stesso paio di scarpe: non si nota che siamo stati insieme- e mi avvicinai alla sua figura, che solo al guardarla tremava.
«Non ho davanti il Louis che ricordo io. Quello sempre sorridente, quello che sprizzava felicità e allegria da tutti i pori.» mormorai, di fronte a lui.
«Neanche tu sei la stessa. Fumi, i capelli sono rossi, ti trucchi e ti metti in mostra di più. Dov'è l'Erika timida, che arrossisce se qualcuno la guarda troppo insistentemente, quella che si nascondeva fra le mie braccia per piangere? Dov'è finita l'Erika che conoscevo io?» prese coraggio, non balbettando più, guardandomi fissa negli occhi.
Se avrei continuato a guardarlo negli occhi, forse avrei ceduto. Forse avrei optato per la seconda opzione. No, forse era meglio se mettevo in tasca l'accendino, quella strapiena, con mille cose, così da non poterlo trovare e da non usarlo contro Louis. Che poi, fondamentalmente, mi sarei maledetta la volta successiva che avrei dovuto fumare.
Perchè doveva guardarmi così? Voleva scavarmi dentro, voleva capire cosa stessi pensando, provando poi a tirarlo fuori. Non c'era bisogno di saperlo, glielo potevo dire apertamente.
«L'hai tradita.» decretai, le lacrime che minacciavano di uscire.
Oltrepassai la sua figura, altrimenti sarei corsa fra le sue braccia e mi ci sarei buttata a capofitto. Perchè doveva fare così? Perchè doveva tornare così prepotentemente? Ero riuscita a riprendermi, ed ecco che torna, che fa il carino, che si ricorda.
Ero combattuta: dovevo abbracciarlo e piangere sul suo petto, o dovevo prenderlo a pugni finchè non sanguinava? Non mi aspettai che mi fermasse, come nei film clichè in cui la ferma per un polso e la bacia, dicendo che la ama e che avrebbe voluto passare il resto della vita con lei, perchè Louis non era per niente banale, e a lui le cose prevedibili non piacevano.
«Mi manchi.» mi urlò praticamente dietro, il che mi fece fermare.
I miei piedi si erano incollati al suolo, le gambe mi si erano fatte di gelatina e per poco non tremai. Serrai le labbra, sbattei le palpebre, cercando di non far scendere alcuna lacrima. Ma cosa aveva nella testa, segatura? A Louis non piacevano i clichè, infatti sapeva che qualsiasi cosa avrebbe detto, non gli avrei dato peso perchè gli avrei riso in faccia, ma sapeva dove andare a parare. Mi conosceva troppo bene, sapeva come prendermi, sapeva cosa dire, sapeva come dirlo.
Rimase in silenzio, proprio come me, aspettando una mia reazione che, se avesse letto fra le righe –cosa che pensavo stesse già facendo-, stava già avendo.
«So che anche io ti manco Erika, non mentire, l'ho capito. Ti conosco meglio di quanto tu possa pensare, piccina.» si avvicinò, le labbra a sussurrare vicino al mio orecchio destro, le braccia lungo i fianchi, il suo corpo dietro al mio.
Questo era il mio limite. 



il mio internet fa parecchio schifo, sono su hotspot dall'iphone e finirò internet, se non faccio in fretta.
come sempre, lo sapete, scusatemi per il ritardo -cosa ormai parecchio frequente-, ma se non aggiornavo oggi prima di vedere il video di midnight memories, non aggiornavo più.
questo è un capitolo che mi piace particolarmente, l'ho scritto in poco tempo perchè mi è venuta l'ispirazione tutta insieme.
sto modificando la scrittura della storia, le virgole, i punti.. e tutto quanto, perciò mi ci vorrà un po' di tempo.
grazie mille per le recensioni, è importante.
xx
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Capitolo 31
*** Trentesimo capitolo. ***


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Trentesimo capitolo.




Amor c’ha null’amato, amar perdona
Mi prese del costui piacer sì forte
Che, come vedi, ancor non m’abbandona.
(Divina Commedia, Canto V Inferno, Paolo e Francesca)




Poggiai la testa sul palmo della mano, abbandonandomi sul banco. Letteratura italiana non era così terribile, ma Dante Alighieri era una cosa che sopportavo fino ad un certo punto. Feci vagare lo sguardo sulla pagina, svogliatamente, cercando di mettere a fuoco i versi, le parole, le lettere.
«Chi vuole provare a fare la parafrasi di questi tre versi?» domandò la professoressa,
Cercai di reprimere uno sbadiglio dietro la mano destra, buttando l’occhio sui tre versi, cercando di non rifletterci troppo.
«Erika, vuoi provarci tu?» propose, guardandomi con un sorriso gentile «aiutati con le note in fondo alla pagina.»
Annuii svogliatamente, sistemandomi meglio gli occhiali sul naso.
«Questa è la seconda terzina che inizia con la parola ‘amore’. ‘’amor c’ha nullo amato amar perdona’’, l’amore che non permette a nessuna persona amata di non ricambiare,‘’mi prese del costui piacer sì forte’’, mi prese di costui, quindi Paolo, un piacere così forte, ‘’che come vedi ancor non m’abbandona’’, qui si rivolge a Dante dicendogli che l’amore per Paolo è ancora forte dentro di lei, che non l’abbandona ancora, quindi Francesca è ancora innamorata di lui.» mi fermai, non appena pronunciai le ultime parole.
«Brava. Adesso continuiamo.» aggiunse la donna, rivolgendosi a qualcun’altro.
Ero rimasta immobile a fissare l’ultimo verso che avevo parafrasato, lo sguardo incredulo, la matita fra le dita che voleva scrivere la prosa, ma che non ce la faceva. Il mio corpo si rifiutava di associare qualsiasi cosa a lui, solo che lui faceva sempre lo stesso effetto. Il mio cervello però aveva il controllo su tutto, quindi elaborava e di conseguenza il corpo eseguiva. La mia mente non poté evitare di fare un collegamento: possibile che ne fossi ancora innamorata?


«Sei uno stronzo!» urlai, incrociando le braccia al petto.
Lo vidi fermarsi, respirando a pieni polmoni, tornando indietro, il sorrisetto bastardo stampato sul viso.
«Non ti sopporto quando fai così.» lo guardai male.
Si lasciò andare ad una risata. «Forza piaga, riprenditi la tua ciambella.» Zayn mi porse il mio cibo, che affrettai a togliergli dalle mani per infilarla in borsa, prima che potesse cambiare idea e riprendersela.
«Questo non cambia il fatto che io ti odio, nonostante tu me l’abbia comprata.» borbottai, avanzando nel vialetto, consapevole che ciò che avevo appena detto era tutto falso.
Rise di nuovo –consapevole anche lui della falsità delle mie parole-, seguendomi. Tirai fuori il telo, gettando lo zaino a terra; lo sistemai sul prato, sedendomici, ed il moro mi affiancò. Divorai la mia ciambella, di modo che non avrebbe potuto prenderne neanche un pezzo, scoprendo poi che se l’era comprata anche lui, perciò tutta la foga che avevo usato non era servita a niente. Lo vidi ridacchiare silenziosamente.
«Idiota.» gli tirai una spinta, al che iniziò a ridere ancor più fragorosamente.
Era sdraiato sulla schiena, si teneva la pancia e continuava a ridere come un imbecille. Scossi la testa, facendomi contagiare leggermente, finendo per ridere anche io. Una volta che finì mi guardò negli occhi, sempre sdraiato, con il sorriso sulle labbra.
«Sei unica.» pronunciò, alzandosi con il busto per poi tornare a sedere.
«Lo prendo come un complimento.» ribattei offesa, guardando dall’altra parte.
«Sei permalosa» sbuffò «e questo come lo prendi?»
«Come un dato di fatto» lo guardai «devi ringraziarmi. Se avessi dato peso alla maggior parte delle tue parole, adesso non saremmo neanche amici.»
«Oh, ma falla finita.» ridacchiò, prendendomi di peso e mettendomi fra le sue gambe, la mia schiena a toccare il suo petto.
«Hai iniziato tu.» mi difesi, rifugiandomi di più fra le sue braccia.
Non potevo mentire, ci stavo bene. Quelle braccia che mi avevano stretto così tante volte.. Ci avevo fatto l’abitudine. Zayn era, ormai, un porto sicuro nella mia vita, sapevo che su di lui potevo sempre contare: lui, nonostante lo conoscessi da meno tempo, non se n’era ancora andato.
Certe volte pensavo che, un giorno o l’altro, durante le superiori, se ne sarebbe andato e non mi avrebbe più parlato, e ogni giorno aspettavo che succedesse –non perché non avessi fiducia in lui, ci mancherebbe, ma ero io che ero così terribilmente ansiosa e condizionata dalle cose che mi succedevano, che dubitavo di ogni cosa-: ma non era ancora successo, e questo significava sicuramente qualcosa.
«A che pensi?» domandò, accendendosi una sigaretta «sei silenziosa.»
«Niente di che,» ammisi «penso che ti voglio bene.»
Rimase sorpreso –lo sentii sobbalzare- dalla mia dichiarazione. Di solito, non esternavo i miei sentimenti facilmente, ero piuttosto riservata, e volevo conservare dentro di me le mie osservazioni, dato che non sempre mi erano state d’aiuto.
«Anch’io, piccola elfa, anch’io.» mi passò una mano fra i capelli, lasciandomi un bacio sulla guancia.
Mi passò la sigaretta, al che feci un paio di tiri e gliela resi: era sempre così, fra me e lui, ci smezzavamo le sigarette, tanto ormai avevamo condiviso tutto. Sorrisi, anche se lui non poteva vedermi. Mi piaceva ricevere attenzioni da Zayn, era sempre stato così premuroso e gentile nei miei confronti, e inizialmente non gli ho dato l’importanza che meritava. Ma ora avrei rimediato sicuramente al mio errore.  
Poggiai la testa sulla sua spalla, godendomi l’aria calda. Per essere ancora inverno, seppur in dirittura d’arrivo, c’era un piacevole solicino che illuminava la città e che riscaldava, perciò si stava bene anche senza cappotto. Osservai la gente nel parco: c’era chi camminava, chi correva con la musica nelle cuffie, chi portava i bambini a giocare, chi passeggiava mano nella mano. Misi a fuoco le ultime due persone, per pura curiosità, scoprendo che era meglio se non l’avessi fatto.
Fumai nervosamente l’ultima parte della sigaretta, lanciandola ai miei piedi e spegnendola con uno di essi. Non potevo sperare che Zayn non capisse il motivo di tanto nervosismo, mi conosceva meglio delle sue tasche, anche se comunque sembrava che non se ne fosse accorto.
«Hey, che stronza che sei! Potevi farmela finire!» borbottò fintamente arrabbiato, ridacchiando contro il mio collo.
Sta’ tranquilla. Rilassati. Fa’ finta che non ci sia mi stavo ripetendo come una litania, anche se non sembrava funzionare.
Ma in tutti i posti della città, proprio al parco di venerdì pomeriggio dovevano venire quei due? I diretti interesssati si sistemarono in una panchina poco più in là di me e il moro, proprio di fronte a noi, in modo che potessi vedere esattamente ciò che stavano facendo –lo avevano fatto apposta? Lo sguardo di Louis saettò in girò per il parco, il che mi fece distogliere il mio, sperando che non mi notasse. Zayn strofinò il naso contro l’incavo del mio collo, inspirando il mio profumo.
Chiusi gli occhi, cercando di liberare la testa da tutti i pensieri che vi si erano affollati, e provai veramente a scacciarli, come da una folata di vento. Respirai a pieni polmoni, provando a riaprire gli occhi. La coda dell’occhio di Louis era rivolta verso di me, il che mi sorprese non poco, ma ciò che fece dopo mutò il mio sguardo da sorpreso a totalmente incazzato: era praticamente saltato addosso ad Harry, baciandolo con foga, il quale aveva risposto immediatamente. Scossi la testa, sia per il suo comportamento, sia per rispondere alle carezze che Zayn aveva deciso di dedicarmi. Poggiò il mento sulla mia spalla, lasciando inizialmente dei baci leggeri sul mio collo e successivamente sulla mia guancia, che poi diventarono sempre più rumorosi, facendo schioccare le sue labbra sulla mia pelle, facendomi contemporaneamente il solletico ai fianchi.
Ridacchiai, cercando di togliermi le sue mani di dosso.
«Zayn, sei un coglione.» risi, provando a fermarlo, inutilmente.
Rise anche lui, facendomi sdraiare sul telo in modo da torturarmi ancora di più. Si era seduto sul mio bacino per tenermi ferma e per avere più controllo su di me. Io cercavo di dimenarmi dalla sua presa, ridendo e contorcendomi sempre di più: Zayn non aveva pietà. Continuò per un altro minuto buono, poi «Okay, può bastare.» decise, sdraiandosi con la testa sulla mia pancia. Calmai il respiro affannato, iniziando ad accarezzargli la cresta, sapendo quanto lo rilassasse.
Spostai per un attimo lo sguardo alla panchina su cui l’avevo posato poco prima, e Louis non si era mosso: ancora a cavalcioni su Harry, vedevo il suo braccio destro muoversi, la bocca sul collo del riccio. Alzò la testa per voltarla leggermente verso la mia direzione: non riuscivo a vedere bene, ma sapevo che stava sorridendo, come a rinfacciarmelo.
E’ così che vuoi giocare, Louis? Giochiamo allora, stiamo alle tue regole.





ovviamente, mi scuso per il ritardo, che ormai è una cosa normale, forse vi siete abituate, no? lol
anyway, mi scuso anche per gli eventuali errori, ma non ho ricontrollato perchè sto facendo asciugare lo smalto e posso scrivere anche poco, poi mi devo anche preparare e avrò lo stesso poco tempo.
quindi, sorratemi per tutto e grazie per le recensioni, as always c: xx
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Capitolo 32
*** Trentunesimo capitolo. ***


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Trentunesimo capitolo.



Ormai la cosa era più che ovvia, palese. Louis stava giocando. Si stava comportando da bambino di cinque anni e voleva giocare con me, competere, fare a gara. Voleva far vedere che lui stava bene senza di me, con Harry, con tutto il suo nuovo mondo fatto di cose gay. E perché io dovevo essere da meno?
Certo, stavo di merda senza di lui e stavo cercando di riprendermi gradualmente dal fatto che non stavamo più insieme, ma almeno dovevo sbattergli in faccia che me la passavo alla grande, molto più di lui. Dovevo –metaforicamente- metterglielo in culo, anche se c’era già qualcuno che lo faceva.
«Muoviti.» ordinò Niall, piazzandosi sopra di me.
Ero immobile sotto il piumone verde del mio letto: non volevo alzarmi. Avevo la testa infilata sotto il cuscino, il pigiama ancora addosso, la voglia di uscire sottoterra e volevo solamente restarmene a letto, dato che giorno era.
«No.» replica per la milionesima volta, ma proprio non capiva?
Certe volte mi chiedevo se fosse veramente mio fratello.
«C’è giù Zayn che ti aspetta. E’ venuto a prenderti.» disse, cercando un altro stratagemma per farmi uscire dal letto.
Sul serio credeva che nominando Zayn io sarei saltata fuori da lì? Illuso.
«Digli di tornarsene a casa,» borbottai, non alzando neanche la testa per farmi comprendere «io di qui non mi muovo, poi tu fai ciò che vuoi.»
Testarda. Così mi chiamavano i miei da piccola. «Quando si impunta su una cosa, è difficile farle cambiare idea», diceva poi mia nonna, e anche i miei fratelli lo urlavano in un impeto di rabbia, quando per esempio non volevo giocare a nascondino o ai soldatini con loro. Lo diceva anche lui..
Repressi subito quel pensiero al passato, perché se ci continuavo a pensare, era ancora peggio. Tanto, già lo pensavo poco –in quel giorno poi..-, quindi sarebbe stato un suicidio volontario. Lo sentii mugugnare qualcosa in dialetto –molto probabilment un’imprecazione-, poi si alzò ed uscì dalla mia stanza.
Finalmente, esultai, mi lascia in pace! Alzai di poco la testa per vedere se se n’era andato sul serio, per poi sistemarmi meglio sul materasso e rintanarmi ancora di più.
La porta socchiusa si aprì di scatto, provocando un leggero venticello che fece muovere i fogli attaccati alla bacheca sopra il comodino. La delicatezza non è proprio il suo forte, pensai, mentre stringevo le coperte fra le dita, non pronta a lasciarle andare.
Quello stronzo di mio fratello ha chiamato rinforzi.
«Te lo dico una volta sola Erika, alzati da quel cazzo di letto.» ordinò la voce di Zayn, autoritaria come sempre.
Non risposi, perché se lo avessi fatto sarebbe stato peggio, perciò mi limitai ad un religioso silenzio, gli occhi chiusi, rannicchiata su me stessa. Sentii borbottare un d’accordo e le coperte si tolsero bruscamente, ed io finii a testa all’ingiù, la visuale sul sedere di Zayn che mi teneva stretta.
«Ma sei idiota?!» urlai, cercando di sfuggire –invano- alla sua presa.
«Con te ci vuole più un approccio pratico. Le parole non hanno funzionato.» si difese.
«Bastava un discorso fatto a modo,» scalciai «e mettimi giù!»
«Neanche morto.» mi sistemò meglio su di lui.
Mi portò fuori dalla stanza, scese le scale, raggiunse Niall che teneva una delle mie borse in mano che poi dette a Zayn. Sibilai un vaffanculo fratello mentre cercavo di scendere –cosa pressochè impossibile- dalla spalla del moro, che non ne voleva sapere di lasciarmi andare. Lo fece soltanto per farmi entrare in macchina, che tenne chiusa per non lasciarmi scappare. Incrociai le braccia al petto, non guardandolo negli occhi.
«Secondo te ti avrei lasciata rinchiusa in casa a poltrire oggi?» mi domandò retorico.
«Proprio perchè è oggi,» sottolineai «dovevi lasciarmi dov’ero, nella mia solitudine e sofferenza.»
«Non sei l’unica a stare male oggi, comunque.» aggiunse, e sicuramente avevo sentito male.
Lui stava male? Impossibile. Non se ne ricorda neanche, è troppo occupato.
«Niall è andato da lui stamattina, lo ha chiamato Harry. Era ubriaco fradicio» mi informò –ecco perché Niall era uscito così presto..- «e poi si è chiuso a chiave in camera, e non credo che ne sia uscito.»
Non potevo fare una colpa a mio fratello. Nonostante il mio subconscio lo chiamasse traditore, non lo era davvero. Era ancora suo amico, e gli amici vanno aiutati nel momento del bisogno e non. Erano ancora amici, nonostante tutto –Niall gli aveva imposto che non doveva nominare ciò che mi aveva fatto-, e non potevo dirgli cosa fare o non fare, anche perché a lui non aveva fatto niente.
Il vero traditore non era di certo Niall. Era strano, Louis: prima diceva che gli mancavo, poi mi lancia le frecciatine e mi sfida ad un gioco a cui solo lui può giocare.
Era criptico anche prima, ma adesso lo capivo ancora meno.
«Non m’importa di ciò che fa lui, per me può anche buttarsi da un ponte» che cazzata enorme «e comunque, cosa vorresti fare proprio oggi
«Intanto cambiati, dato che sei in pigiama» indicò il mio outfit «ti ho messo il cambio in borsa, con i trucchi e le Vans.»
«Beh sai, io me ne volevo stare a letto oggi, dato che è una data che non vorrei ricordare.» alzai un sopracciglio.
«E proprio perché è questo giorno così speciale per te,» iniziò, e si beccò un’occhiataccia da parte mia «ce ne andiamo proprio in quel posto. Sono sicuro che potrai rinfacciargli tutte le cose che vuoi. Non vedi l’ora di fargli vedere come stai.»
 
 
Okay, Zayn era un folle, e ne avevo avuto la prova. Inizialmente, mi ero giustamente opposta, rifiutando perfino di scendere quando eravamo arrivati, ma il moro mi aveva minacciato con un ti prendo di peso e ti faccio camminare in pigiama con le tue adorabili mucchine sulle nuvole, perciò non mi aveva lasciato scelta.
Mi ero cambiata di fretta e furia –quando aveva avuto il tempo di prendere i miei vestiti?- con Zayn che aspettava appoggiato allo sportello destro, la sigaretta in bocca e gli occhiali da sole sul naso, in modo che nessuno potesse veramente vedere dove guardasse. Picchiai al vetro in modo da farmi aprire –e da non rimanere dentro il Range come una prigioniera- ed uscii, autoimponendomi incazzata nera –come dall’inizio del viaggio-.
«Vedi che sei brava e obbediente quando vuoi?» il moro mi circondò le spalle con un braccio.
Gli lancia un’occhiataccia che fece finta di non cogliere, sistemandosi poi lo zaino sulla spalla. Più avanzavo, più mi sentivo inghiottita da ciò che avevo attorno, che nonostante fosse un parco, un luogo aperto, mi stava opprimendo sempre di più. Sembrava ci fosse una cappa che si stava restringendo sempre di più attorno a me fino a farmi soffocare.
Sì, quella era la sensazione che avevo, soffocamento.
Troppi ricordi, troppe frasi dette, troppi sguardi scambiati, troppo amore condiviso che, a guardarlo adesso, sembrava tutto falso, fin dall’inizio. Sembrava tutta una finzione, tutto tempo sprecato, che non era servito a nulla. Zayn mi prese per mano –capendo forse il mio sconforto-, stringendola nella sua, avviandosi verso un albero, perché aveva capito che io non avrei mosso un passo di mia spontanea volontà. Distese un telo, ci buttò la nostra roba con gli zaini, prese i portafogli e ci incamminammo insieme verso il chiosco.
«Ora cerca di rilassarti, intesi?» mi sussurrò all’orecchio, passandomi un braccio attorno alle spalle.
«Ero rilassata nel mio letto» ribattei ancora una volta, contrariata enormemente dalla decisione di Zayn di portarmi lì –o semplicemente di uscire da camera mia- «e poi, proprio qui dovevamo venire? Ci sono una miriade di altri posti, e proprio quello che fa più male dovevi scegliere?»
«Una volta toccato il fondo, si può solo risalire, no? Quindi, partendo dal posto che significa di più per te –anzi, per voi-, forse riuscirai a togliertelo definitivamente dalla testa.» ragionò.
«In realtà, una volta toccata il fondo puoi solo trivellare,» puntualizzai «e secondo me per togliermi dalla testa Louis –ammesso che ci sia ancora-, non dovrei tornare nei luoghi che hanno significato tanto, perché altrimenti starei peggio –sempre se ci penso ancora- e mi scoraggerei perché da adesso nessun ragazzo mi vuole più, in quanto sarei così depressa che non farei altro che ricordarmi dei vecchi tempi felici –non che io lo faccia-.» ci mettemmo in fila dietro ad altre cinque persone.
«Hai finito?» domandò il moro, guardandomi serio.
«Veramente no, perchè avrei ancora cose da dire a riguardo.» incrociai le braccia al petto.
«Se vuoi, possiamo rimandare la conversazione a dopo, altrimenti anche Louis ascolterà il tuo monologo su quanto tu sia frustrata sessualmente, quanto tu voglia essere soddisfatta da me perché non resisti più al vedermi mezzo nudo, quanto tu dovresti dimenticarti di Louis e quanto, invece, lo ami ancora.» elencò il moro, sapendo che non avrei ribattuto in quanto il Louis in carne ed ossa stava veramente arrivando.
Feci finta di non vederlo, portando il mio sguardo altrove, non notando neanche se mi avesse visto –cosa altamente probabile, dato che stava venendo verso me e Zayn perché quel coglione aveva urlato un «hey!» nella sua direzione-.
«Ohi, ciao.» salutò Josh, muovendo la mano.
Josh era forse uno delle persone di scuola con cui aveva mantenuto i contatti. Erano poche le persone che godevano ancora della sua fiducia, e con Josh ci si trovava più che bene. Ogni tanto uscivano insieme per una bevuta, un caffè, una chiacchierata.
«Anche voi qui?» aggiunse il castano, sorridendo in direzione mia.
C’era qualcosa sotto. Josh e Zayn sapevano qualcosa che io non avevo ancora afferrato. Ma lo avrei scoperto. Cioè, già me lo stavo immaginando, ma volevo sentirlo con le mie orecchie che quella cosa era stata programmata da un bel po’.
«Eh già. Neanche a farlo apposta, oh.» borbottai sarcastica, al che Louis ridacchiò silenziosamente.
Se ne doveva essere accorto pure di lui che questo fortuito incontro non era solo opera del caso. Qui c’era qualcuno che tramava alle nostre spalle. Bello scherzo.
«Avete trovato posto qua vicino?» domandò Josh, frugando nell’Eastpak.
«Mica tanto. Siamo più vicino al parcheggio che alle panchine» il moro scosse la testa «voi dove siete?»
«In realtà siamo arrivati adesso. Volevamo approfittare della poca fila per prendere il pranzo subito.Avevamo visto un posto non troppo lontano dal centro» si guardò indietro, indicandolo con il dito «anzi, sapete cosa? Lo vado a cercare. Ci vediamo dopo Lou.»
Josh ci voltò le spalle, lasciando i soldi all’altro ragazzo, che adesso si trovava in campo nemico. Louis si guardava un po’ attorno, cercando di non incontrare il mio sguardo o quello di Zayn: quale sarebbe stato quello più assassino fra i due?
«Sai cosa? Io devo fumarmi una sigaretta. La vado a prendere. Tu compra il cibo.» mi affibbiò una banconota da dieci sterline in mano e se ne andò pure lui.
Sembrava fosse un’irlandese ed un inglese su terreno scozzese. Eravamo entrambi in campo nemico, già nemici fra di noi. Che gli avrei detto? Non sapevo come comportarmi. Già non ci rivolgevamo la parola in pubblico, a figurarsi da soli.
Cercai di non sentirmi in soggezione, ma che ci potevo fare? Mi autoimposi indifferente a tutto ciò che riguardava il mondo di Louis Tomlinson, perché in teoria non me ne doveva fregare niente. Mondo di cui, fino a qualche tempo prima, facevo parte anche io.
«Ti sei decisa ad alzarti dal letto, a quanto vedo.» esordì, un sorrisetto bastardo che gli aleggiava vagamente sulle labbra.
Che bastardo. Cosa dovevo aspettarmi, che non dicesse niente? Era ovvio che lo fosse venuto a sapere. Niall e quella sua cazzo di boccaccia larga, perché diavolo non se ne stava zitto una volta tanto? Gli irlandesi erano famosi per la birra, non per la lingua lunga! Non mi scomposi, o perlomeno non lo diedi a vedere di essere stata leggermente colta sul fatto –come Niall quando viene scoperto a mangiare la Nutella di nascosto- e cercai subito una risposta adatta a quel tipo di gioco.
«E tu ti sei ripreso dalla sbornia, a quanto vedo» lo guardai con la coda dell’occhio «e poi, era ovvio che volessi dormire questa mattina, ho fatto le ore piccole stanotte.» Sentii il suo sguardo addosso, come se volesse farmi prendere fuoco da un momento all’altro. «Ore piccole?» domandò incerto.
Stavo esultando internamente. La me interiore stava facendo dei gestacci verso il castano di fianco a me. D’un tratto, gli interessava cosa avevo fatto stanotte. Cioè ,più che altro –conoscendolo-, gli bruciava il fatto che io avevo avuto qualcosa da fare, mentre lui sapeva che io sapevo che si era ubriacato da solo senza Harry, quindi per un motivo solo. Non risposi volutamente, anche perché poi era il mio turno di ordinare il pranzo. L’uomo del chiosco, riconoscendoci, fece un gran sorriso.
«Hey ragazzi, quanto tempo!» ci salutò «il solito?»
Era tanto che non tornavamo io e Louis insieme al parco. Prendevamo sempre il pranzo lì, poi ci distendevamo sul prato sotto l’albero più grande e aspettavamo che calasse il sole, per vedere il tramonto insieme, per poi tornare a casa sua e dormire nel suo letto. Stavo per replicare, ma lui mi anticipò.
«Sì,» rispose «aggiungi anche un hot-dog maxi ripieno e» si voltò verso di me «cosa vuole Zayn?»
«Cheesburger.» risposi con un filo di voce.
Perché qualsiasi cosa che riguardasse il vecchio noi emanata da Louis mi faceva quell’effetto?
Non osai parlare. Mi limitai ad aspettare i panini, ed una volta pronti –almeno due- li presi in mano, aspettando poi gli altri. Il telefono iniziò a squillarmi in tasca, ma non potevo prenderlo.
«Merda.» imprecai.
«Faccio io.» si offrì di aiutarmi.
Io speravo prendesse i panini, in modo che potessi rispondere in pace, invece no: capì dove avevo messo il telefono e lo prese. Ma non lo sfilò velocemente. Lo tenevo nella tasca destra posteriore dei jeans, perché così mi dava meno noia. Appoggiò tutta la mano sul mio sedere, lasciandocela per qualche secondo –potevo giurare di aver sentito stringere la presa-, poi rispose al cellulare.
«Dice Zayn di prendergli anche una birra ghiacciata.» attaccò, mettendo il telefono dove lo avevo messo io prima.
Cercai di sghiacciarmi dallo stato ibernato in cui ero, ordinai una birra cercando di non far tremare la voce e aspettai gli altri due panini con le patatine fritte. Ma che aveva nel cervello? Ero sicura che l’avesse fatto apposta, per destabilizzarmi, per vedere se il suo tocco su di me avesse ancora effetto. E c’era riuscito. Cercavo di non darlo molto a vedere, ma sapevo che lui riusciva a leggermi dentro, a capire ogni mia singola mossa a cosa potesse corrispondere.
Cercò di nascondere il sorrisetto soddisfatto che gli venì dopo la sua trovata geniale, ed io cercai di non notarlo, altrimenti non avrei pranzato, dato che gli sarebbe finito spiaccicato in faccia. Mi sentii colare il ketchup dalla carta oleosa, e controllai la mano: avevo due macchie di salsa che stava continuando a cadere. Mi ripulii leccandola, notando inoltre che il ketchup era caduto anche sui jeans di Louis, proprio vicino alla cerniera.
Perfetto, pensai, non se n’è nemmeno accorto; adesso gliela faccio pagare a questo stronzetto.
«Louis..» imprecai con tono lamentoso.
Lui mi guardò perplesso, non capendo. Appoggiai i panini sul bancone di lato, dove non c’era fila, e presi dei fazzoletti.
«L’attenzione non sai neanche dove sta di casa, eh.» scossi la testa.
Mi inginocchiai di fronte a lui, volutamente volendo che al suo cervello arrivassero determinate immagini, determinati ricordi. Iniziai a pulire con il fazzoletto quella zona che Louis non sapeva, in passato, tenere a bada se c’ero io di mezzo, cercando di toccare il meno possibile –cosa che mi fu parecchio difficile, dato che la macchia si era estesa- ciò di cui andava più fiero. Lo vidi trattenere il labbro inferiore tra i denti quasi a sangue, una mano a reggersi per non far tremare le sue stesse gambe.
Cercavo di non far notare quanto fossi contenta di quella situazione, stavo avendo la mia vendetta personale e ci stavo godendo tantissimo. Alla fin fine rinunciai all’intento di pulirlo veramente, perché più ci mettevo impegno, e più la macchia diventava grande –e più qualcosa si sarebbe risvegliato di lì a poco, ma penso che già stava succedendo. Stava solo cercando di trattenersi il più possibile-, quindi lasciai perdere. Gettai i fazzoletti a terra, presi il mio cibo e «buon anniversario Lou.» pronunciai, passandogli di lato per andare da Zayn.
«Buon anniversario anche a te, piccina.» rispose, e sentii i suoi passi allontanarsi.




 
ho un sonno muoio, e lo so che sono in ritardo,
ma ho a malapena il tempo di andare in bagno con tutti questi esami finali,
lunedì poi mi opero, sto guardando the voice e forse era l'unico momento libero che ho.
ho già più o meno fatto una scaletta del prossimo capitolo, scritto parti di altri, e non penso manchino non proprio tantissimi capitoli alla fine, una decina per approssimare, ma non sono del tutto sicura.
ringrazio ovviamente tutti quelli che leggono, e adesso me ne vado. xx


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Capitolo 33
*** Trentaduesimo capitolo. ***


Trentaduesimo capitolo.
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I Signori Tomlinson se ne andavano via in quel periodo di aprile, generalmente dal due al tredici, giorno più giorno meno. Questo lo sapevo anche senza esserci stata insieme, anche perché solitamente il ragazzo tendeva ad organizzare una delle feste più attese dell’anno, l’ultima prima di rimettersi a studiare prima dell’ultimo mese e mezzo di esami. Chiamava tutti, nessuno escluso: voleva che ci si divertisse da matti da lui, voleva essere ricordato per una delle feste più belle dell’anno. Era un tipo egocentrico, Louis. Gli piaceva che gli altri lo riconoscessero.
Ovviamente, io ero costretta ad andarci, nonostante avessi voglia di divertirmi: era casa sua.. non sapevo se avrei retto.
Già la strada stessa era traumatica, figurarsi stare lì per un’intera serata. Infatti, quando varcai la soglia, Zayn mi teneva per mano, mano che strinsi fino a bloccargli la circolazione.
«Ricordati di respirare, okay?»  mi guardò negli occhi, al che io annuii.
Mi guardai attorno: la casa era piena di gente, i mobili erano stati rimossi ed alcuni erano stati messi contro il muro, altri ancora erano stati aggiunti per fornire alcoolici e qualche cibo. Una console era posta di fronte all’enorme televisione, erano state messe delle luci da discoteca in tutto il salone e la cucina erastata fornita di ogni tipo di birra e alcoolico, un ragazzo inoltre era addetto ai drink.
Scorgevo tutte le persone della scuola, poi altre ancora che non avevo mai visto, riconobbi qualcuno del mio anno, ma non riuscii a vedere né Charlotte né Johanna, o i miei fratelli.
Io e Zayn ci fiondammo subito agli alcoolici, sia quelli nel salotto, sia quelli in cucina, dove ci siamo fatti fare tre drink a testa –una vodka liscia, un Sex On The Beach e un Long Island, roba leggera per iniziare-, cosa che fu un po’ difficile dove ci siamo persi mezz’ora buona del nostro tempo perché la fila era interminabile.
Riconobbi Josh alla console con le sue solite smanie di protagonismo, una volta che tornai nel grande salone, e andai a salutarlo, un po’ traballante dall’alcool che stava entrando in circolo –anzi, che era decisamente già entrato, a Zayn era presa un po’ la ridarella ed io stavo perdendo a poco a poco l’equilibrio.
«Guarda chi si fa vedere!» sorrise contento.
«Non potevamo mancare alla festa dell’anno.» commentai ironica.
«Qualcuno sarà contento, allora.» borbottò fra sé, ma non ebbi il tempo di chiedergli chi fosse che Louis Tomlinson si presentò di fronte a me.
Bicchiere rosso in mano pieno a metà, la gola a deglutire, lo sguardo puntato prima su Zayn e poi su di me, la lingua passata fra le labbra; i capelli tirati su in una cresta, la camicia bianca leggermente sbottonata sul petto, i jeans neri aderenti.
Mi morsi il labbro inferiore, impotente di fronte a tutto ciò. Nonostante tutto, ammettevo ancora che era un bel ragazzo. Certo, la bellezza non era tutto, ma intanto Louis partiva con il piede giusto. E poi, se non mi fosse piaciuto, non ci sarei stata insieme.
«Ma buonasera!» esclamò, vedendoci.
Andò ad abbracciare Zayn, battendogli una pacca sulla spalla. Quando passò, potei nettamente distinguere l’odore del suo profumo e misto a quello di qualche bicchiere alcoolico bevuto in precedenza.
Poi passò a me, un po’ incerto sul da farsi, stringendomi fra le sue braccia. Provai qualcosa in quel momento, ma non riuscii a definire quale tipo di sensazione si impadronì di me perché l’alcool me lo impediva.
«Mi ricordo questo vestito.» sussurrò al mio orecchio, stringendo una mano attorno al mio fianco.
«Ed io mi ricordo questa camicia.» risposi altrettanto, stringendo il tessuto sulla schiena fra le dita.
Si staccò da me con un sorrisetto strano sul viso, tornando di fianco a Josh. «Beh, divertitevi.» si strinse nelle spalle.
Il moro annuì contento e mi portò in mezzo a tutti gli altri perché voleva scatenarsi, nonstante il suo impedimento a ballare. Fregò un altro bicchiere di un liquido strano –che sicuramente non era acqua, poco ma sicuro- e lo gettò a terra, iniziando a muovere i piedi, avvicinandomi a lui. Posai le mani attorno al suo collo, ballando con lui, muovendo la testa. Notai Louis poco lontano con Harry, che ballavano come se volessero consumare l’amplesso lì in mezzo.
Possibile che la prendesse come una sfida? Io ero venuta alla sua festa senza pretese, senza dovere e volere dimostrare niente. Ma, a quanto pare, il castano non la pensava così.
Scossi la testa contrariata, voltandomi a guardare il moro di fronte a me. Si mordeva in continuazione le labbra, e poi vi passava sopra la lingua, rendendole gonfie e lucide. Erano una distrazione bella e buona. Alzai lo sguardo per incontrare il suo, che già stava aspettando che ricambiassi. I miei occhi alternavano fra la bocca e i suoi, fino a che non li chiusi del tutto, posando le labbra su quelle di Zayn.
Mi lasciai andare completamente, non curandomi di nient’altro, solo del moro di fronte a me e di come la sua lingua aveva iniziato a vorticare in sincronia con la mia. Non avevo mai avuto quel genere di attrazione nei confronti di Zayn, ma forse era soltanto una cosa del momento, attrazione fisica; non ci pensai troppo, infilai una mano fra i suoi capelli, mentre io sentii scendere una sua mano lungo la mia schiena, per poi posarsi sul mio sedere. Ci staccammo quando sentimmo il bisogno di riprendere fiato, poi lo guardai negli occhi.
«Oh Dio.» mormorò, iniziando poi a ridere.
Mi lasciai andare ad una fragorosa risata anch’io, portando la testa indietro. Continuai a ridere per un minuto buono, guardando poi in faccia Zayn. Mi diede diversi baci a stampo, tutti di fila, continuando a ridere.
Il moro, da ubriaco, iniziava a ridere convulsamente e non la smetteva finchè non gli faceva male la pancia o rigettava tutto subito dopo. Aveva un sorriso ilare stampato in viso, e l’aria di chi la sapeva lunga.
«So cosa ti sta passando per la testa» iniziò a parlare, il tono quasi fermo e deciso, come se volesse iniziare un discorso serio «domani non mi sveglierò innamorato di te, né tu sarai innamorata di me, okay? Quindi, niente domande, e vivi il momento. Domani rideremo di ciò che è successo, molto più di ora.»
«E’ un discorso troppo articolato per essere stato affrontato adesso.» notai, ridacchiando.
«Ingrata» mi lasciò un bacio sulle labra, guardandosi attorno «vado a prendere un altro po’ da bere, non voglio ricordarmi niente di questa serata d’ora in poi.»
Ridacchiai fra me, vedendolo allontanarsi verso la cucina, attraverso tutta quella gente. Non sapevo quando né se sarebbe tornato, se fosse inciampato, caduto, o si fosse rintanato in bagno, quindi occupai il tempo in cui Zayn non c’era ballando per conto mio. Se si fosse avvicinato qualcuno di sgradevole, l’avrei mandato a quel paese, se invece era un bel ragazzo, beh.. ci avrei pensato dopo.
Due mani mi circondarono i fianchi, e riconoscendo la sensazione che provavo da quella stretta, riconobbi che era una persona la cui stretta mi era familiare, quindi le lasciai lì. Continuai a ballare, noncurante di chi avessi dietro, ma dopo un po’ volevo solamente assicurarmi che fosse il moro, quindi abbassai lo sguardo sulle mani, trovando la loro pelle più chiara di quello che mi ero aspettata. Mi voltai di scatto, incontrando due occhi azzurri.
«Ce ne hai messo di tempo per capire che ero io. O forse lo sapevi già e mi hai lasciato stare?» le labbra si muovevano pianissimo, e feci uno sforzo enorme per capirlo.
«Dov’è il tuo Harry?» domandai, evitando la sua domanda.
«Non saprei. Forse nello stesso posto di Zayn. Chi può saperlo. Gli ho detto che andavo a prendere da bere» si strinse nelle spalle, avvicinandomi a lui con un braccio attorno alla mia vita «e poi, quando qualcuno ti domanda qualcosa, è buona educazione rispondere.»
Voleva saperlo. Voleva sapere se ce l’avevo tenuto per mia spontanea volontà, per capire se io gradivo ancora il suo tocco su di me, sulla mia pelle. Voleva rinfacciarmi ogni cosa. Voleva ancora che mi facesse effetto.
«Louis, ho bevuto. E tanto, anche. Come puoi pretendere che io abbia capito che eri tu? Poteva essere chiunque.» scossi la testa, sospirando.
«E invece sono io. Non ti fa piacere?» sorrise a metà fra il malizioso e il soddisfatto «non sei felice che sia io e non qualcun altro? Non preferisci me a, che so, Samuel, Marc, James o Bradley? Io so già cosa vuoi, a differenza di tutti gli altri.»
«Lou, hai bevuto anche te, a quanto pare» notai, facendo un mezzo sorriso dovuto al comportamento del castano «e poi, non dovresti essere con il tuo adorabile ragazzo con le fossette e i ricci?»
«Ho bevuto perchè sapevo che ne avrei avuto bisogno, per venire da te» confessò, facendo aderire il suo corpo al mio «e poi Harry se la caverà benissimo anche da solo. Noto un pizzico di gelosia nella tua frase, o mi sbaglio, piccina
Sentivo la rabbia ribollirmi nelle vene. Non ero gelosa, per nulla, solo che..
Non mi accorsi della vicinanza del suo viso al mio, e non mi chiesi neanche perché non lo allontanai.
«Cosa vuoi da me, Louis?» lo guardai negli occhi.
Sentivo il suo respiro fondersi con il mio, lento e controllato, come se non volesse fare mosse azzardate. I suoi occhi si accesero improvvisamente,come se gli fosse venuta un’idea. Mi prese per un polso e si fece spazio fra gli altri, cercando di prestare il minimo dell’attenzione. Non mi lasciò andare mai, mi fece salire le scale di corsa e mi portò in camera sua.
Non ero preparata a rientrare in camera sua improvvisamente, perché ci avevo passato fin troppo tempo e c’erano davvero fin troppi ricordi. Chiuse la porta a chiave il più velocemente possibile, lanciando la chiave da qualche parte, troppo buio per capire dove, troppo impegnata a ricambiare la foga di Louis nel divorarmi le labbra per saperlo.
Si era avventato su di me improvvisamente, la mia schiena contro il muro ed il mio corpo appiccicato al suo; la sua mano fra i miei capelli, l’altra lungo la mia gamba che alzò, facendo lo stesso anche con l’altra, reggendomi quindi con la sola forza del bacino. Riconoscevo la sensazione che si provava nello stare con Louis, nell’accarezzare Louis, nel tenere Louis fra le braccia, nel baciare Louis.
Era una sensazione che non avevo mai dimenticato, come si faceva a scordare una cosa che ti prendeva talmente tanto da farti dimenticare ogni cosa?
«Cos’hai fatto con Zayn?» chiese, le labbra a torturarmi dietro l’orecchio.
Lo sentii muoversi, e percepii il letto sotto di me, al posto del muro contro la schiena. Cosa decisamente più comoda, dato che mi tornò alla mente una certa performance dove sono stata a mettere una crema lenitiva alla schiena per due settimane. Mi distrasse egregiamente mentre mi toglieva il vestito e lo gettava a terra, ma poi analizzai meglio le sue parole e mi ripresi.
«Perché?» inarcai le sopracciglia «mi hai vista?» lo feci allontanare «non sono affari tuoi.»
«Oh, si invece. Adesso Zayn avrà la convinzione che ti potrà avere.» ragionò lui.
«Perché tutte queste storie, adesso?» mi alterai, cambiando le posizioni e finendo sopra di lui, a bloccarlo contro il letto «cosa te ne importa, eh? Io posso fare ciò che voglio. E poi, non mi pare che io ti sia venuta a dire qualcosa quando mi hai tradita facendoti scopare da Harry nel tuo bagno, la stessa stanza dove, per la cronaca, lo hai fatto anche con me.»
Credo si aspettasse una simile reazione da me. Perlomeno, si aspettava che mi incazzassi come una iena, ma le parole non le avrebbe mai previste. Rimase per metà sorpreso e per metà era come se se lo aspettasse.
«Sei cambiata» fece scorrere la punta delle dita lungo la mia coscia «non sei più timida. Non hai più freni. Una volta, non avresti reagito così. Eri così docile quando stavamo insieme.»
Un istinto violento mi salì nei suoi confronti. Volevo picchiarlo pesantemente.
Era così fastidioso e terribilmente bello al tempo stesso. Volevo fargli del male. Non glielo avrei mai fatto, ovviamente, ero troppo pacifista. Ma potevo comunque sfogare la mia violenza in altro modo.
Strinsi i suoi capelli castani fra le mani, con forza, avvicinandomi al suo volto.
«Sei solo uno stronzetto bastardo geloso. Non sono un cane che esegue i tuoi ordini. Non lo sono mai stata.  Non ti appartengo.» sibilai, prima di ficcargli senza nessuna scusa la lingua in bocca.
Lui era stato aggressivo, prepotente e inaspettato all’inizio? Bene, se era ciò che voleva, lo avrebbe avuto.
Sbottonai la sua camicia velocemente, facendo sicuramente saltare anche qualche bottone, gliela strappai di dosso e passai ai jeans, bottone e cerniera, abbassandoli frettolosamente.
Il castano parve capire –stranamente-, quindi mi aiutò nell’intento, togliendosi la camicia dalle spalle e sfilandosi scarpe e calzini, finendosi di abbassare i jeans per poi toglieri.
«Ma mi sei appartenuta. Tu eri mia come io ero tuo.» commentò, passando le mani lungo il mio corpo.
«Non sono io quella che ha interrotto tutto questo.» gli ricordai, posando le mani a lato della sua testa.
Louis, a quanto pare, si era stancato di essere sottomesso, ed aveva quindi bisogno del suo riscatto. Mi prese per i fianchi e mi portò nella posizione di prima, sotto di lui, il suo corpo a sovrastare il mio.
«Adesso basta chiacchiere, basta parole. Fingi, se devi. Ma voglio che adesso liberiamo la mente da ogni pensiero e torniamo ad essere noi due come prima, Erika e Louis di prima.» parlò a bassa voce, guardandomi negli occhi.



 
non uccidetemi, sono ancora giovane per morire.
devo andare al supermercato con mio zio, quindi non ho molto tempo.
l'ispirazione per questo capitolo non voleva proprio arrivare, ero bloccata. sapevo cosa dovevo scrivere, ma non sapevo come. era una cosa frustrante. avevo tutta l'idea in testa, già formata, ma sembrava che qualsiasi cosa scrivessi non rispecchiasse la mia idea o i miei gusti, quindi ho dovuto avere parecchio tempo per realizzare qualcosa di vagamente decente e leggibile. ancora adesso non so dire se sono contenta del risultato ottenuto, ma intanto lo pubblico perchè altrimenti mi trovo la folla inferocita sotto casa.
credo che entro il 40esimo capitolo la storia finirà, ho fatto il calcolo poco tempo prima.. che tristezza.
grazie mille a tutti xx
twitter: @xmarquezsmilee

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Capitolo 34
*** Trentatresimo capitolo. ***


Trentatresimo capitolo.

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piccola premessa: capitolo più lungo di tutti gli altri.
dovevo dividerlo in due parti, ma poi la cosa si sarebbe complicata e dilungata ulteriormente.
quindi, beh, portate pazienza.
 
 
 
 
 

 
Sbuffai sonoramente, gettandomi sul letto a peso morto.
La testa mi scoppiava, c’erano troppe cose che giravano a vuoto lì dentro.
Troppe frasi. Troppe parole. Troppi avvenimenti.
«Ripetimi ancora cos’è successo.» Charlotte si appoggiò alla scrivania, le braccia incrociate al petto e gli occhi chiusi.
Avevo indetto una riunione d’emergenza in camera mia –‘’S.O.S.!  A casa mia A.S.A.P.’’- quella mattina stessa, non appena mi ero svegliata con un mal di testa allucinante.
C’erano Charlotte, Zayn, Niall –che nonostante tutto era riuscito ad arrivare in ritardo malgrado fosse nella stanza accanto- e Greg.
«Te l’ho già detto mezzo minuto fa. E un minuto fa. E due minuti fa. In effetti, te l’ho detto più o meno otto volte da quando siete arrivati cinque minuti fa.» ammisi, alzandomi con i gomiti.
«Quindi fammi capire» disse Zayn, volendo fare il punto della situazione di nuovo «tu..»
«Stanotte..» continuò Niall.
«Sei andata..» aggiunse Greg.
«A letto con Louis, sì» conclusi, per la nona volta «quante volte ancora devo ripeterlo per farvelo sembrare vero?»
Avevano tutti la stessa faccia perplessa, stanca, incredula da quando avevo confessato –cioè all’inizio erano sorpresi, allarmati, colti di sorpresa.
Ed io ero semplicemente esasperata e in colpa con me stessa. Non sapevo perché fosse successo, avevo troppo alcool in circolo in corpo per rendermi veramente conto di ciò che era successo, e per pensare razionalmente nel mentre, al dopo e alle conseguenze di tutto ciò.
«E’ che..» iniziò Niall, passandosi una mano fra i capelli ormai spettinati e disordinati.
«E’ assurdo, innaturale, contro ogni logica e inaspettato, lo so» finii io «altrimenti perché sarei così disperata?»
«Carino il modo in cui voi Horan iniziate una frase e l’altro la finisce.» commentò Zayn con un sorriso.
Guardai i miei fratelli, sorridendo un poco a mia volta, facendo sorridere anche loro.
«Fatto sta che sei andata a letto con il tuo precedente ragazzo, Erika. E la regola d’oro stabilisce perfettamente che ‘’mai andare a letto con il tuo ex, o con un ragazzo più di cinque volte a meno che non sia il tuo ragazzo’’.» riprese il discorso Charlie.
«La regola d’oro non era ‘’fai mangiare agli altri ciò che non mangeresti tu’’?» riflettè il biondo.
«Quello era ‘’non fare agli altri ci che non vorresti fosse fatto a te’’.» lo riprese il moro.
«Che poi, chi l’ha inventata non ci pensava, ma detta così sembra abbastanza ambigua.» aggiunse il castano.
«Ad ogni modo,» li interruppe la bionda, dato che i tre maschi nella stanza avevano iniziato nuovamente a divagare con i loro pensieri stupidi «cambiare discorso e non affrontare il problema non cambia il fatto che la vostra piccola e innocente sorellina e la tua migliore amica abbia scopato con il suo ex ragazzo.»
«Grazie per la brutalità,» commentai ironica «questo sì che mi fa sentire meglio.»
«Serviva ai maschioni» spiegò «perché non hanno ancora capito la situazione. Ora che forse avranno inteso che la tua virtù è stata violata da qualcuno che ti ha fatto male e con cui non stai più insieme, magari metteranno in atto il cervello e lo faranno funzionare.»
«La sua virtù è già stata sapientemente violata.» commentò Niall, sedendosi sul divanetto.
«E anche abbondantemente aggiungerei.» riflettè Greg.
«E voi come fate a sapere quante volte l’ho fatto? Ve ne avrò dette sì e no tre.» ribattei.
«E’ che da quando tu e Louis l’avete fatto per il suo compleanno, tutte le volte che vi vedevate era praticamente scontato che voi finivate a letto insieme.» il biondo si strinse nelle spalle.
«E sentirti ammettere adesso involontariamente che voi l’avete fatto più delle tre volte che ce lo hai detto, mi fa salire una certa sensazione..» pensò il castano.
«Sì, quella sensazione che si chiama ‘’fatevi i cazzi vostri’’, quella che di solito scambiate per finta protezione tu, Niall e Zayn.» borbottai, guardandoli tutti e tre male.
«In realtà quella è gelosia perché non vogliono che la loro piccolina si faccia male.» mi riprese la bionda.
«Troppo tardi..» sussurrai sconsolata.
Ci fu un momento di totale silenzio. Pensavo non mi avesse sentito nessuno. Tenevano tutti lo sguardo basso, per non incontrare il mio. Sapevo che stavano pensando tutti alla situazione, a ciò che era successo cercando di poter trovare una soluzione.
Solo che.. non c’era.
«Quindi,» tossii «cosa devo fare?»
«Parlare direttamente tu con Louis è fuori discussione.» chiarì Zayn.
«E poi né io, ne tu, né gli altri sappiamo cosa potresti dirgli.» aggiunse Greg.
«’’Ehi ciao scusa, volevo sapere se ti ricordi cos’è successo stanotte perché, sai com’è, abbiamo fatto sesso in camera tua’’.» ipotizzò Charlotte, ironica.
«Ma non è tanto l’aver fatto sesso con lui,» azzardai, e lì mi beccai quattro occhiatacce maligne e quattro bocche che stavano per aprirsi dicendo tutte la stessa cosa «lui è fidanzato! Ce ne siamo dimenticati?»
Un altro silenzio. Era un dettaglio che nessuno di noi aveva ancora preso in considerazione. Forse era per quello che mi sentivo così da schifo? Il fatto di essere stata usata una notte ed aver forse compromesso una relazione?
«Il lupo perde il pelo ma non il vizio.» commentò il moro, alzando le sopracciglia.
«Sembra che Louis abbia sviluppato un must nel tradire le persone.» aggiunse il castano.
Niall uscì dalla mia camera, diretto verso la sua. Forse aveva bisogno di uno spuntino per riprendere poi il discorso –nascondeva gli snack sotto il materasso, proprio sopra la rete; mamma non lo sapeva, e neanche Niall sapeva che io sapevo, ma mantenevo il segreto-, quindi non ci feci tanto caso. Non feci caso neanche al fatto che scese le scale velocemente, forse aveva finito i Mars e la birra e voleva prenderne altri. Feci caso però alla porta di casa sbattuta con forza.
«Non è andato a rifornirsi di Kinder Bueno, vero?» domandai agli altri tre, sapendo già la risposta.
Scossi la testa, delusa. Perché se n’era andato? Non ero una persona particolarmente egoista, né volevo essere al centro dell’attenzione di tutti costantemente, ma avevo bisogno di mio fratello perché per me era un momento critico quello, e lui se n’era andato.
 

*

 
Nuovo messaggio da Nialler: Sei libero?
-Quando?
Nuovo messaggio da Nialler: Adesso.
-Ho casa libera. Sono all’attico. Harry non c’è, è fuori fino a mercoledì. Se vuoi, vieni qua. E’ successo qualcosa?
Nuovo messaggio da Nialler: No, tranquillo. Ho solo del tempo libero e voglia di birra, patatine e White Collar.
Stavo tremando. Il telefono mi era caduto di mano non appena Niall mi aveva scritto il primo messaggio. Voleva vedere White Collar e strafogarsi di patatine, il che mi faceva respirare un po’ di più.
Se avesse saputo, mi avrebbe ucciso. Non sapevo se sapeva, ma se sapeva sarei stato un uomo morto.
Harry mi aveva salutato quella mattina poco prima che aprissi gli occhi, un bacio sulle labbra, uno sulla fronte e un ‘’ci vediamo mercoledì amore’’.
Io mi ero alzato poco dopo che la porta principale si era chiusa, andando verso il bagno e puntandomi il rubinetto della doccia in faccia, cercando di svegliarmi e di far riaffiorare bene i ricordi.
Io, festa, no genitori, Harry, pomiciata, Erika e Zayn, Erika, camera, sesso, sesso in camera, sesso in camera con Erika.
Gliel’avevo pure detto: «ho bevuto perchè sapevo che ne avrei avuto bisogno, per venire da te».
Che razza di idiota.
In realtà, all’inizio della serata volevo bere per principio, ma poi la cosa si era evoluta e aveva cambiato aspetto non appena era entrata nella stanza, quando avevo trangiugato tre drink di fila senza neanche respirare. La andai a salutare, me ne tornai da Harry, poi andai nuovamente da lei e.. il resto me lo ricordo come se fosse ieri. Beh, era ieri.
Meno di otto ore fa, eravamo insieme. Se me l’avessero detto, probabilmente sarei scoppiato a ridere.
«Hai comprato la Guinness vero?» Niall entrò, lanciando il giubbotto sul mobile «perché quella dell’altra volta era acqua aromatizzata neanche lontanamente alla birra.»
«Ora che mi hai praticamente distrutto i coglioni, tengo una scorta di Guinness nella dispensa, così che Mr. Irlanda può fare il suo comodo.» lo informai, prendendo il dvd della terza stagione di White Collar e mettendolo nel lettore DVD.
Niall era insolitamente tranquillo. Alla festa lo avevo beccato un paio di volte, impegnato com’era con Charlotte e impegnato com’ero con Harry e con.. beh, sua sorella. Improvvisamente, mi sentii in imbarazzo: mi ero scopato la sua sorellina.
Ma non era come prima, quando stavamo insieme e la sentivo come una cosa normale, essere il migliore amico di mio cognato, adesso sapevo che se Niall fosse venuto a conoscenza di quel fatto, mi avrebbe fatto il culo a trifogli. Ma forse non sapeva niente.
Il biondo era solito alzarsi tardi dopo le nottate alle feste –non a caso, era quasi mezzogiorno-, e la sua cara sorella non era da meno. Che fosse il gene Horan?
«Tommo, mi sorprendi» il biondo si stravaccò sul divano, trascinando con sé tre pacchetti di patatine «hai comprato anche quelle piccanti. Wow, sono davvero colpito.»
«Non prendere le Haribo, però. Harry mi ucciderebbe.» gli rammentai, e giurai di aver visto brillare gli occhi del biondo alla parola ‘Haribo’.
«Oh, ormai mi sono seduto. E comunque,» aprì le patatine al formaggio «Harry non ti ucciderebbe. Il tuo culo gli servirà.»
Ridacchiai, tirandogli un cuscino in faccia. Menomale, pensai, non è venuto qui a farmi la ramanzina. Che poi, fondamentalmente, sarebbe stato un controsenso, dato che lui è più piccolo di me.
Iniziammo a vedere la serie tv, con Niall che ogni tanto faceva qualche battutina su come quell’assistente figa di Peter Burke fosse lesbica, su quanto vorrebbe quel completo anche lui.
Sembrava tutto normale, tutto come sempre.
Forse davvero Niall non lo sapeva, e forse davvero andava bene così. Ma era giusto nasconderlo a Niall, il mio migliore amico, e suo fratello?
Ma, domanda più importante, era giusto nasconderlo ad Harry?
Avevo tenuto la bocca cucita, anche perché la notte scorsa crollai sul letto qui all’attico e non mi sono alzato finchè lui non è uscito; ad ogni modo, non ci sarebbe stato modo per dirglielo. Per messaggio era brutto, non ci pensavo neanche. E poi, stavo ancora valutando la situazione: non sarebbe risuccesso, una svista capita a tutti.
«Lou.» mi chiamò lui, al che mi voltai.
«Dimmi Nialler.» lo guardai negli occhi azzurri, dove riuscii a trovare qualche pagliuzza simile a quelle della sorella.
Prese un respiro, guardandomi negli occhi. «So che sei andato a letto con Erika stanotte.»
Porca puttana.
Spalancai gli occhi, sorpreso. Come faceva a saperlo? Beh, era suo fratello. Magari lei gli aveva detto qualcosa.. dovevo aspettarmelo. Cioè, di solito si confida con Charlotte e Johanna, non sapevo che la sua vita sessuale adesso fosse anche argomento di discussione di suo fratello. O forse ci aveva visti sgattaiolare via.
«D-davvero lo sai?» domandai, tremando un po’.
Non c’era disprezzo nel suo sguardo, stava scegliendo le parole adatte per dirmi.. beh, ciò che doveva dirmi. Che fosse una sfuriata, una conversazione calma, un’incazzatura violenta o qualsiasi cosa avesse in mente, mi stavo preparando psicologicamente e mentalmente.
«L’ho saputo stamattina» mi informò «Erika ha indetto una riunione d’emergenza con tanto di S.O.S. e A.S.A.P.»
Cazzo, allora la cosa era grave. Gravissima.
«Già era preoccupante con solamente l’S.O.S. ..» commentai, mordendomi il labbro.
«Sono andato via.» affermò.
«Perchè? Sai che si incazzerà come una iena. Beh, una iena irlandese.» gli dissi, leggermente perplesso.
«Perchè volevo sentire la tua versione dei fatti» mi guardò intensamente negli occhi «lei in realtà non è scesa in dettagli, ma era ovvio. E’ mia sorella. E’ ovvio che certe cose non me le racconta, fino ad un certo punto. Ma tu sei il mio migliore amico, e di solito parliamo di queste cose. Ti avevo detto che potevamo continuare ad essere amici lo stesso, senza però mettere in mezzo mia sorella. L’unica cosa è che, ci è tornata. Quindi, adesso mi aspetto una spiegazione.»
Non era mai stato così serio, lo sguardo puntato su di me, le braccia incrociate. Aveva perfino lasciato perdere le patatine e la birra irlandese, il che significava che davvero la cosa gli importava. Deglutii, passandomi la lingua sulle labbra, improvvisamente aride.
Beh Tommo, sputa il rospo. Vuoi la bicicletta e poi? Pedalare cazzi tuoi.
«Diciamo che ho bevuto parecchio» iniziai, anche se non ero molto sicuro che sarebbe andato bene «ma non per questo non ero cosciente, anzi. Sapevo che Erika sarebbe venuta: con chi non importava, avrei trovato un’occasione per parlarle. L’alcool mi ha aiutato ad andare da lei: senza, non ce l’avrei fatta. L’ho vista con Zayn, mentre ballavo con Harry, e mi è sembrato di tornare nel passato, quando pensavo –e lo penso ancora- che Zayn fosse interessato alla mia ragazza» mi passai una mano fra i capelli «poi lui se n’è andato, e ho approfittato della situazione per andare da lei: era sola, chiunque poteva.. abbiamo ballato insieme, e poi non credo tu voglia sapere per filo e per segno cos’è successo quando siamo entrati in camera mia. E’ già stato imbarazzante per me dirti questo, figurati..»
«Harry lo sa?» domandò, riflettendo.
«No. E comunque, non c’è stata l’occasione. Ad ogni modo, ci sto ancora pensando. A dirglielo, intendo.» confessai.
«Provi ancora qualcosa per mia sorella?» chiese improvvisamente, cogliendomi di sorpresa.
Cosa?
«Eh?» scossi la testa, perplesso.
«Ti ho chiesto se senti ancora qualcosa per mia sorella.» ripetè, il tono fermo.
 

*

 
Eravamo ancora fossilizzati in camera mia. Non ci eravamo mossi di un millimetro: io sul letto, disperata e sconsolata con varie immagini di questa notte che mi passavano veloci in flashbacks come moto sulla linea di traguardo, Charlotte seduta sulla scrivania con le gambe al petto, Zayn seduto al contrario sulla sedia. Greg sdraiato compostamente sul divanetto.
«Quindi è questo ciò che sento» pensai ad alta voce, al che tutti si voltarono, perplessi «sento qualcosa.. una sensazione strana. Forse è perché ho distrutto una relazione.»
«Louis non glielo dirà mai» Niall entrò nella stanza scosse la testa «non ne avrebbe il coraggio. Tu l’hai scoperto che Harry e Louis hanno scopato, ma pensaci: te l’avrebbe detto? Forse sì, ma non subito. Sarebbe rimasto un po’ a pensare al da farsi, e soltanto dopo ti avrebbe raccontato tutto. Nel frattempo, tu saresti rimasta all’oscuro di tutto, Louis in colpa ed Harry soddisfatto, pronto a lanciare la bomba per farvi lasciare in qualsiasi momento.»
«E tu dove sei stato fin’ora?» domandai, iniziando a sentirmi arrabbiata «te ne sei andato via nel bel mezzo di una riunione d’emergenza, nel bel mezzo di una mia crisi di nervi che non hai fatto altro che aumentare spropositatemente, io avevo bisogno di te e te ne sei andato via senza-»
«Calma sorellina,» mi fermò, ignorando il telefono che segnalava l’arrivo di un messaggio «ora ascoltami.»
 
Trenta minuti dopo, avevo ancora gli occhi chiusi. Inspiravo profondamente, cercando di assimilare tutto quanto.
«Potevi dircelo che andavi da lui, almeno. Non saremmo stati in pensiero.» commentò Charlotte, cercando di alleggerire un po’ la situazione.
«Sono stato impulsivo,» si giustificò «avevo bisogno di farlo senza dirlo a nessuno. E, a quanto pare, a qualcosa è servito.»
«Vuoi un succo, Eri? Sei un po’ pallida.» si preoccupò Zayn, posandomi una mano sulla spalla.
«C’è in frigo quello all’arancia.» si ricordò Greg.
«No grazie, sto bene.» mi sforzai di sorridere.
«Parlare del frigo mi fa venire in mente che giù c’è una torta al cioccolato» Niall si alzò dal mio letto «qualcuno ne vuole un po’?»
«Ti aiuto.» propose Charlotte, accompagnandolo in cucina.
Il telefono di Niall riprese a trillare, segnalando nuvamente un messaggio. Gli mandai un’occhiata, dato che l’aveva lasciato sul mio comodino.
Nuovo messaggio da Louis: Nialler ti prego, non dirle tutto. Ti scongiuro. Dille ciò che vuoi, ma non quello. Non l’ultima parte. Non adesso perlomeno. 





mi ritrovo sempre a dire le stesse cose, sorratemi.
lo so, il ritardo, il capitolo mega-lungo.. ma serviva.
sono appena tornata dalla Spagna e ho concluso il capitolo nel viaggio di ritorno da Barcellona a Firenze, l'idea era venuta in spiaggia e visto che c'ero ne ho approfittato.
spero solo sia abbastanza leggibile.
mi piace come capitolo perchè spiega un po' di tutto, e poi c'è un pov Louis per la prima volta (se non si fosse capito, è quello nel mezzo)
spero di poter aggiornare al più presto.
grazie mille per tutto.

 

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Capitolo 35
*** Trentaquattresimo capitolo. ***


Trentaquattresimo capitolo.
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Wherever You Are mi riempiva le orecchie mentre aspettavo l’autobus.
Il tempo era troppo brutto per andare in motorino, e dovevo andare al cinema con Charlotte che voleva assolutamente vedere il film con Selena Gomez, e l’unica persona che poteva trascinare con lei ero io.
Non capivo perché dovevo andarci, aveva un ragazzo che la portava ovunque.
«Non lo vedrei il film con Niall,» spiegava ogni volta che glielo dicevo «mangia troppo rumorosamente.», ed io ogni volta facevo finta di crederle, perché sapevo che il motivo non era davvero quello.
Poteva essere magari un fattore che contribuiva, ma forse aggiungeva –e ometteva- il fatto che non voleva lasciarmi a casa a poltrire depressa ascoltando Ed Sheeran.
Mi tenevano sotto stretta sorveglianza, Greg voleva perfino seguirmi in bagno!
Sapevo che si stavano preoccupando, ma non era un po’ troppo? 
Salii sul bus, le cuffie nelle orecchie che adesso stavano passando un cantante italiano, e mi appoggiai alla ringhiera, dato che non c’erano posti liberi.
Mi guardai attorno, per vedere se conoscevo qualcuno: in fondo nessuno, all’inizio neanche, al centro.. cazzo.
«Mi segui?» domandò, il sorriso strafottente sul volto.
«Per quale motive dovrei farlo, Louis? Non sono più il tuo cagnolino.» incrociai le braccia al petto.
«Non mi sembra che tu abbia opposto resistenza quando mi hai seguita in camera.» si leccò le labbra.
Si inumidì le labbra, prima di baciarmi di nuovo. Strinsi le dita fra i suoi capelli, mentre lui fece scorrere le mani lungo tutto il mio corpo.
«Un momento di debolezza capita a tutti.» feci vagare lo sguardo altrove.
Era strano trovarsi in sua presenza adesso: prima, il fatto che andassimo a letto insieme era una cosa normale, ma adesso.. non sapevo classificarlo come errore, perché era come tornare alla normalità, alla routine quotidiana, l’essere con Louis.
Come puoi odiare qualcosa che ti fa star bene?
«Quindi ammetti che è successo. Ti ricordi tutto.» mi fece capire dove voleva arrivare.
«Se fossi ancora la mia ragazza..» sussurrò al mio orecchio «ti direi quanto ti amo..»
«Tu lo hai fatto per primo.» lo guardai negli occhi per un attimo, poi tornai a guardare fuori dal finestrino.
«Ma non lo sono..» gli ricordai «quindi puoi dire ciò che vuoi..»
Non sapevo neanche guardarlo in faccia, dannazione! Mi ci perdevo, in quegli occhi, e potevo ricadere in tentazione, e questo non doveva succedere, non di nuovo.
Una volta okay –più o meno-, una seconda non era concessa. Dovevo solo riuscire a stargli lontana il più possibile: ma come potevo, se me lo ritrovavo perfino in autobus?
Respirai profondamente, riprendendo possesso della musica.
Selezionai Demi Lovato e aspettai di arrivare al cinema.
L’autobus era sempre più pieno, sempre più persone salivano, anche perché quello era l’autobus che portava in più parti della città –al centro commerciale, al cinema, in centro- e di conseguenza il più preso da tutti.
Non sapevo quante altre persone potevano entrare, già io ero spiaccicata contro il finestrino e se mi spostavo un altro pochino verso destra, avrei potuto usare Louis come cuscino.
Una vecchia signora entrò dalla porta centrale con le buste della spesa, il che costrinse tutti noi a farle spazio, ed il ragazzo di fianco a me mi spinse.
Diciamo che l’equilibrio non era mai stato il mio forte, unito poi al pavimento bagnato.. Barcollai verso destra, sbilanciandomi notevolmente, finendo dove non volevo andare.
Poggiai le mani sulle sue spalle, cercando di non finire rovinosamente a terra, e lui mi prese per i fianchi. Lo guardai negli occhi, terrorizzata. Ero finita a sedere sulle sue cosce che mi sorreggevano, come tanto tempo prima.
Mi guardava perplesso. «Menomale che ci sono io, a salvarti, altrimenti chissà dove saresti.» mi canzonò scherzoso.
Mi faceva incazzare come non mai. Chi si credeva, il Dio del mondo?
Non era indispensabile.
«Avrei volute scoprirlo.» borbottai infuriata, facendo per rialzarmi.
La sua presa sui miei fianchi si strinse. «No, ti prego» parlò «resta.»
Continuai a guardarlo negli occhi, non sapendo cosa dire. Il tono supplichevole della sua voce non l’aveva notato solo la parte di me che era ancora attaccata a lui.
Abbassai lo sguardo, impotente di fronte a tutta quella situazione.
Perché doveva avere ancora quell’effetto su di me? Era frustrante.
Pensavo che fosse del tutto passato, e poi è tornato tutto insieme e tutte le emozioni e i sentimenti che provavo per lui si sono ripresentate tutte insieme, senza preavviso, come se io le rivolessi indietro.
Rimasi seduta su di lui, le mani attorno al suo collo, lo sguardo ovunque fuorchè su Louis, che aveva come un must nel guardarmi. Non ne voleva sapere di perdermi di vista, non si perdeva neanche un mio movimento.
Spostai per un secondo gli occhi su di lui, e mi ci persi.
L’attimo dopo feci scorrere le mani fra i suoi capelli, lui strinse ancora i miei fianchi e le nostre labbra si scontravano. Risentii quella familiare sensazione che si provava quando baciavo e stavo con lui. Lo sentii sorridere, poi mi morse il labbro inferiore.
Passò una mano sulla mia guancia, accarezzandola, poi scese sul mio collo e vi lasciò tanti piccoli baci, succhiando poi in un determinato punto.
Chiusi gli occhi, reclinando la testa indietro, per poi riportare le mie labbra sulle sue stringendolo per i capelli.
Cercai di sistemarmi meglio su di lui, ma la posizione me lo impediva.
Sapevo che era assolutamente sbagliato ciò che stavamo facendo, ma come si poteva rifiutare una persona che ti aveva amato che ti rivoleva improvvisamente, e la tua parte razionale non si opponeva neanche?
Ero arrabbiata con lui, ma più di tutti con me stessa: come potevo continuare così, se poi dopo stavo male?
«Non possiamo continuare così.» sussurrai sulle sue labbra, gli occhi ancora chiusi.
«Lo so, ma non posso farci niente.» rispose a sua volta, lasciandomi un bacio a stampo.
Restammo in silenzio, fronte contro fronte, gli occhi suoi nei miei finchè non dovetti scendere, e lo salutai con un bacio all’angolo della bocca, cercando di non voltarmi una volta scesa.
Mi diressi verso l’entrata del cinema, trovando già la mia amica con due biglietti in mano di fronte al negozio dei dolci.
«Smettila.» mi rimproverò Charlotte, non appena mi vide.
«Che c’è?» domandai, perplessa.
Che diamine, non poteva averlo già capito.
Mi aveva messo delle telecamere addosso, perché altrimenti non sarebbe stato possibile.
«E se poi ci stai male di nuovo?» aggiunse.
«Ma di che parli?» alzai un sopracciglio.
«Sentiamo, chi te l’ha fatto quel succhiotto? Come mai hai le labbra più gonfie del normale? E i tuoi capelli, perché sono più arruffati?» chiese tutta di fila «non sono stupida, non sono nata ieri. E l’unica persona che può averti fatto questo, sappiamo entrambe di chi si tratta.»
Abbassai lo sguardo, beccata in pieno in flagrante. Non era giusto così. Loro sapevano tutto su di me, sapevano tutti i miei segreti e tutti i miei movimenti. E non potevo neanche provare a nasconderlo! Non potevo più avere una vita sociale, adesso? Sbuffai spazientita.
«E’ stato Louis, va bene? Ci siamo baciati in autobus per una coincidenza casuale» parlai velocemente «ma non è possibile che io non possa fare niente. So che volete solamente proteggermi e tutto quanto, ma lasciatemi vivere ogni tanto. E’ la mia vita, e non posso decidere come va. Se potessi gli starei lontana, ma come faccio? Forse ho represso i miei sentimenti per troppo tempo, e sono saltati fuori tutti insieme, non lo so. Non posso controllare ogni cosa che riguarda Louis, e neanche voi potete. Quindi, lasciamo il caso al caso, okay? E lasciamo che le cose avvengano, perché non ne posso più di programmare e vedere i miei programmi andare in fumo.»
Charlotte rimase per un po’ in silenzio. Mi guardava negli occhi, cercando di capire cosa stessi pensando, ma non so se ci riusciva.
Mi ero sfogata di tutto, più o meno, di tutta la rabbia repressa, di tutta la delusione.
Mi faceva piacere il fatto che volessero proteggermi e che non volessero che mi facessi male, ma non potevo imparare dai miei errori se non me lo lasciavano fare, né se non mi facevano analizzare le mie cazzate.
«Andiamo a vedere il film, okay?» cambiò argomento, sorridendo nervosa.
Mi condusse verso la sala, restando in silenzio per tutta la prima parte del film.
Si limitava a fare qualche commentino stupido –come suo solito-, come se non fosse successo niente. L’avevo vista scrivere al telefono un paio di volte, e sicuramente stava avvisando Greg, Niall e Zayn della mia enorme cazzata.
La mia vita sentimentale era andata a puttane, dato che era diventata argomento comune.
Alla fine del primo tempo andò a prendere le patatine, dato che mi era presa una leggera fame.
Presi quelle piccanti e quelle al formaggio –sicuramente anche Charlotte aveva un leggero languorino-, andando verso la cassa per pagare.
«Reprimi i tuoi dolori nel cibo, adesso? Lo sai che poi ti vengono i fianconi?» mi domandò retorica una voce dietro di me.
«Se ho fame mangio, non devo rendere conto a te.» gli risposi, non guardandolo neanche in faccia.
«Oh, poverina. Non ti vuole nessuno?» Harry Styles mi si parò davanti, il sorriso canzonatorio sul volto.
Testa a Cipresso si mostrava a me in tutto il suo splendore: una camicia bianca immacolata, dei jeans chiari e degli stivaletti marroni, e perfino una bandana fra i capelli.
Mi salì un istinto omicida verso di lui –più del solito, più del normale- e cercai di reprimerlo, davvero, ma mi riuscì poco.
Avevo sete di vendetta, ed era il momento della mia rivincita.
«Non mi vuole nessuno, dici?» alzai un sopracciglio «allora, questo succhiotto me lo sono fatta da sola? Ah, e perché non chiedi al tuo ragazzo dov’era la notte del suo compleanno? Perché non gli chiedi dov’è sparito per un’ora buona? E perché non senti se indossa un altro profumo?» incrociai le braccia al petto «io credo che dovresti.»
Lo superai, pagando le mie patatine, tornando in sala dalla mia amica.
Boom.
Game over, stronzetto.

 
*
 
Rientrai in casa e poggiai le chiavi sul mobiletto dietro la porta, salendo le scale di camera mia. Poggiai la borsa sulla scrivania, sedendomi sul divanetto.
Ero davvero troppo confusa da tutto quello che mi stava succedendo: tutto insieme, neanche un po’ di tempo per rifletterci. Contando il fatto che poi, tutti mi davano contro sul fatto che non dovevo andare con Louis..
Lo sapevo anche io che era sbagliato, ma vorrei vedere loro in una situazione simile.
«Ho provato a chiamarlo tutto il giorno, ma non mi risponde.» Niall si sdraiò sul mio letto.
«Chi, Greg?» chiesi, andando a mettermi la tenuta da casa.
«No, Louis» mi rispose, spiazzandomi «a che ora l’hai visto tu?»
«Certo le notizie corrono veloci..» scossi la testa «alle tre. Avrà il telefono scarico. Hai provato a quello di riserva?»
«Entrambi mi danno segreteria» portò le braccia dietro la testa «e un po’ mi sto preoccupando.»
«Saranno spenti perchè starà scopando con Harry. Non devi preoccuparti.» mi strinsi nelle spalle, fingendo un sorriso in direzione di mio fratello.
Il campanello di casa suonò, e mia madre andò ad aprire.
Dalla mia camera al piano di sopra non riuscivo a sentire chi fosse entrato, ma sentivo che mia madre stava parlando con qualcuno, probabilmente una delle sue amiche del club del cucito o di quello di cucina.
Non me ne curai più di tanto, finchè non bussarono alla mia porta. Testa a Cipresso entrò in camera mia dopo l’invito ad entrare, che nascondeva la rabbia –ma ci riusciva male-.
«Mmh, bella camera.» comment interessato, guardandosi intorno.
«Che ci fai qui?» domandai furiosa, che diavolo voleva adesso?
Perfino a casa mia si doveva presentare? Era davvero il colmo.
«Louis se n’è andato.» decretò, guardandomi negli occhi.







sono stata anche piuttosto veloce oggi.
ho scritto questo capitolo il giorno del mio compleanno, e mi è venuto da scriverlo tutto di fila, quindi non posso fare altro che postarlo.
non vorrei aggiungere altro, il capitolo mi piace, anche se succedono molte cose, non mi dispiace.
ora che ci penso, questo è l'ultimo capitolo -credo-, quindi.. direi che in teoria il prossimo è l'epilogo? ancora non me ne rendo conto.
cioè ora che sto scrivendo non me ne accorgo, ma quando scriverò l'epilogo, lì si che mi verrà da piangere.. questa ff mi e ci accompagna da tanto, e mi dispiacerà lasciarla.
ma.. una volta finita questa, ci sarà una piccola sorpresa che mi frulla in testa da quando ho iniziato questa qua.. quindi come dice niall, stay tuned!
grazie mille per leggere e per le recensioni, significano molto per me.
okay, finisco di rompervi anche perchè è quasi l'una di notte, e devo postare una narry rossa.
xx

 

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