L'Alchimista della Morte

di ShinigamiGirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Legends ***
Capitolo 2: *** Elric Brothers ***



Capitolo 1
*** Legends ***


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La penna cadde rumorosamente dalla scrivania, con smorto disappunto del colonnello.
Si chinò ad afferrarla, per poi tornare alle pratiche che Bradley gli aveva assegnato.
Era ancora molto frustrato per quanto accaduto, non si sarebbe mai aspettato che gli ufficiali accettassero che il loro comandante fosse un homunculus.
Erano stati mossi da sentimenti come avidità ed egoismo.
Lui però non si sarebbe arreso, per questo avrebbe dovuto contattare Madame Christmas, in modo da continuare nei suoi complotti contro il governo mondiale tanto corrotto.
Dopo una lunga giornata di lavoro, fu ben felice di recarsi da Madame Christmas. La donna stava in un edificio lurido, in cui mai ci si aspetterebbe di vedere un colonnello. Eppure era lì, seduto sul bancone, e una signora di mezza età si avvicinò a lui, chiedendogli: -Ancora qui, Mustang? Che cosa desideri?
-Mi fa piacere la vostra compagnia, Madame Christmas- rispose lui, con un sorriso consapevole.
Tutti quei convenevoli erano solo di copertura.
-Stavolta devo avvertirti di una cosa importante, colonnello- iniziò lei -sapete, recentemente mi hanno narrato la storia di un certo Alchimista della Morte.
Roy rabbrividì. Si ricordava di quella leggenda, e di quanto ne avesse avuto paura da bambino.
-È solo una sciocca diceria- tagliò corto.
-Invece ti dirò, sembra essere ricomparso- replicò lei, esibendo un sorriso sornione.
-Impossibile- rise lui -Questa leggenda esiste fin da quando io ero un bambino. Ormai, se anche fosse davvero esistito, sarebbe morto!
Madame Christmas si chinò sul bancone, proprio davanti a lui, come ad incutergli timore e dare notevole peso alle sue seguenti parole.
-Si diceva che l'Alchimista della Morte, in un solo schiocco di dita, ti uccidesse all'istante. E in effetti erano molte le testimonianze, al tempo- esordì la donna -ma forse avete ragione voi, e mi sbaglio, colonnello!
Mustang afferrò la bevanda che, nel frattempo, gli aveva passato, prendendo il foglietto sotto il boccale e mettendoselo in tasca.
Lui allora le diede un mazzo di fiori, quelli che contenevano il suo messaggio, e dopo altri superflui convenevoli, lasciò il posto.
Appena fu al sicuro, nella sua auto, lesse il biglietto, incuriosito e stuzzicato dall'insistenza sulla fantomatica leggenda dell'Alchimista della Morte.
Vi erano riportate, con scrittura elegante, le seguenti parole:
"È stata avvistata una ragazzina che vive nella periferia di Central City. Alcuni l'hanno vista schioccare le dita per uccidere degli animali, che si è portata via, probabilmente come pranzo o cena."
Vi era poi scritto un indirizzo, dove probabilmente la ragazzina era stata avvistata.
Gli venne quasi da ridere, non sapeva se dar peso a quell'informazione o farsi semplicemente due risate, per poi lasciar perdere.
Tuttavia, la curiosità vinse il colonnello, che andò a visitare il posto che gli era stato indicato.
Era in piena periferia, le case erano spoglie e l'atmosfera lugubre, senza un'ombra di vitalità. Roy iniziò a pensare di essere stato uno stupido. Non poteva esistere un Alchimista della Morte, soprattutto perché la morte non si basa su uno scambio equivalente. Osservò le stelle della notte, che si erano fatte più numerose man mano che si era allontanato dal centro della città.
Per eseguire l'alchimia, ci deve essere uno scambio equivalente. Per tale motivo non si può riportare in vita una persona, e allo stesso modo non poteva essere uccisa, se non tramite strumenti mortali.
Il fuoco, ad esempio.
I suoi pensieri furono interrotti da un rumore metallico. Cercandone la fonte, video sulla strada un tombino che traballava. Poco dopo, rotolò di lato, e ne uscì...
Una ragazzina?
Mustang rimase sconcertato. Di certo non aveva l'aspetto migliore che una ragazzina potesse avere, ma non credeva che i poveri vivessero anche nelle fogne.
Tranquillizzato, si appoggiò col braccio sulla portiera, scrutandola da non molto lontano.
La ragazzina si guardò intorno con molta diffidenza. Indossava una maglietta chiara, logora e forse troppo larga per lei. I capelli erano una massa informe e scura, e persino la pelle pareva molto scura.
Il colonnello iniziò a pensare che tutte le persone come lei dovevano aver bisogno di una mano, e si chiese perché nessuno avesse mai fatto parola per far qualcosa di buono nei loro confronti.
Ad un tratto, la ragazzina si alzò completamente, uscendo dal tombino.
Non era molto alta, ed era scalza. La maglietta la copriva fino a metà coscia, lasciandole poi le gambe minute completamente nude.
La quiete della notte fu interrotta improvvisamente da un cane di dimensioni notevoli, che comparve sul margine della strada, abbaiando furiosamente contro la fanciulla e facendo spaventare Mustang.
Anche la ragazza si spaventò, si voltò di scatto e fece persino un balzo indietro.
E nel frattempo, fece una cosa che Roy non si sarebbe mai aspettato.
Mentre il cane le correva addosso in modo aggressivo, lui era già pronto a scendere dall'auto e aiutarla, quando la vide portare avanti la mano sinistra e schioccare le dita.
Un fascio di luce accecò il colonnello, e quando riaprì gli occhi, il cane era steso a terra, a qualche metro dalla ragazzina. Lei fissò l'animale ancora per qualche secondo, poi recuperò il coperchio del tombino e rientrò nelle fogne, come se avesse cambiato idea e uscire fosse diventata un'azione rischiosa.
Mustang ancora non credeva ai suoi occhi, e non riusciva a spiegarsi cosa fosse successo.
Dopo una decina di minuti, decise di scendere dall'auto e controllare le condizioni del cane, che stava ancora sdraiato e non si era più mosso.
Quando lo raggiunse, però, inorridì: il cane era morto.

*

-Dobbiamo catturarla viva. Sono stato chiaro?
-Sì colonnello!- risposero in coro i soldati, armati fino ai denti, in fila davanti alla tenuta militare di Central City.
Roy era deciso a catturare quella ragazzina, poteva esserle utile per sbaragliare King Bradley. Inoltre, non era certo che l'alchimia da lei usata fosse del tutto legale: aveva tutta l'aria che ci fosse dietro una pietra filosofale.
Anche per questo motivo avrebbe chiamato i fratelli Elric, in modo che lo aiutassero ad analizzarla, una volta catturata.
La squadra, composta da cinque soldati più Roy, partì verso i sobborghi della città, dove era stata avvistata la ragazzina dal colonnello. Non era nemmeno l'alba, e le stelle si potevano ancora vedere, seppur presto sarebbero svanite.
L'irruzione nelle fogne fu rapida e silenziosa, Mustang guidava i soldati con diligenza, come sempre. L'aria era pesante, puzzolente, e si vedeva a stento, ma ciò non fu abbastanza per fermare la determinazione del colonnello.
Dopo quasi un'ora di ricerca, videro in lontananza una luce.
Con cautela il colonnello si avvicinò, da solo, e trovò la fanciulla dormiente, rannicchiata davanti ad un fuoco e qualche candela, circondata da un paio di valige e tutto il contenuto sparso nei dintorni. Vi erano libri, appunti, cibo andato a male e vari vestiti sporchi.
Roy ringraziò di averla trovata addormentata, e in pochi istanti i suoi soldati le ammanettarono le mani, con manette che immobilizzavano l'intera mano, in modo che non potesse schioccare le dita come il colonnello l'aveva vista fare.
La ragazzina si svegliò ormai troppo tardi, urlò e cercò disperatamente di liberarsi delle manette, agitandosi furiosamente.
-Forza, sedatela!- ordinò il colonnello.
In poco tempo la fanciulla si riaddormentò, cadendo fra le braccia di un militare, e la portarono facilmente fuori dalle fogne.
-Colonnello, cosa ne facciamo dei suoi oggetti personali?- chiese uno di loro.
-Prendete solo i libri e gli appunti... Il resto mollatelo pure qua- rispose, coprendosi il volto con un fazzoletto per il tanfo.
Il ritorno alla sede fu molto tranquillo. Non appena arrivarono alla fortezza, il colonnello decise di andare a chiamare di persona l'alchimista d'acciaio.
Non ci impiegò molto a rispondere.
-Si?- rispose una voce stanca.
-Alchimista d'acciaio, sono il colonnello Mustang. Devi subito recarti in sede, ho qualcosa da mostrarti.
-Veramente noi dovremmo partire per Briggs... Per cercare quella ragazzina- protestò Edward.
-Anche questo può tornarti utile. Un giorno in più o un giorno in meno alla partenza non ti farà nessuna differenza. Ho un carcerato che sembra essere in possesso di una pietra filosofale... Allora... Hai cambiato idea?
-D'accordo- accettò il ragazzo -Verremo questo pomeriggio.
Con quelle parole, la chiamata terminò. Mustang guardò fuori dalla finestra, il sole era sorto, e lui aveva mille dubbi per la testa.
-Colonnello!- si sentì esclamare fuori dalla porta.
-Avanti...
-Colonnello!- ripeté il soldato -La ragazzina si è svegliata!
Roy si alzò velocemente, e seguì il sottoposto fino alla cella di contenimento della fanciulla.
Era legata ad una sedia, indossava una camicia di forza e le manette, sotto la camicia, non erano state tolte, per impedire ogni minimo movimento, anche solo delle dita. Dal centro della stanza, a lei sembrava tutto così estraneo e... Pericoloso.
Si guardava intorno con aria spaventata.
Mustang entrò da solo.
Sul lato sinistro della stanza c'era un lungo specchio, o almeno così pensava la ragazzina. In realtà era un vetro, e alcuni soldati la tenevano d'occhio dall'altro lato.
Lei posò lo sguardo sul colonnello, e non sembrò più spaventata. Nei suoi occhi si accese una certa determinazione.
-Chi sei? Identificati- le ordinò lui.
La fanciulla continuò a fissarlo con decisione, ma non sembrava avere la minima intenzione di rispondere.
-Sei stata arrestata perché ti riteniamo pericolosa. Sei un'alchimista? Come operi? Complotti contro il governo?
Le domande di Mustang parvero entrarle in un orecchio e uscirle dall'altro.
Il colonnello non si diede per vinto.
-Sappi che se non collabori sarai costretta a farlo con le maniere forti. Hai tutta la mattina per pensarci. Poi verranno altre persone a trovarti, e queste avranno meno pazienza di me.
La ragazzina abbassò il capo, sorridendo, mentre una lacrima le scendeva dalla guancia.
Roy si sentì in colpa, ma non aveva avuto scelta. Quella ragazzina, in fondo, era l'Alchimista della Morte.






















Angolo dell'Autrice

Buon salve fandom di FMA!
Sono giunta per dare voce ad una storia che da tanto volevo scrivere.
Grazie mille per aver letto, apprezzerei un commento da parte vostra per potermi migliorare :)
Spero che voi mi seguiate anche per il prossimo capitolo, alla prossima!

ShinigamiGirl


 

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Capitolo 2
*** Elric Brothers ***


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Edward fece ingresso nella fortezza verso le due del pomeriggio, accompagnato da suo fratello Alphonse.
Il fratello maggiore era piuttosto seccato di essere dovuto accorrere come un cagnolino obbediente alla chiamata del colonnello, ma era altrettanto incuriosito dall'individuo che quest'ultimo sembrava aver catturato.
Giunti davanti alla porta dello studio di Mustang, Alphonse bussò con gentilezza.
Entrarono subito poco dopo, e videro il colonnello seduto alla scrivania, con molte pratiche per le mani.
-Acciaio, ti stavo giusto aspettando- disse, senza distogliere lo sguardo dai documenti.
Edward non si fece intimidire, come suo solito.
-Ci faccia vedere il motivo per cui ci ha chiamati- disse, con fare sbrigativo.
Roy si alzò, abbandonando momentaneamente il suo lavoro, e condusse i due fratelli per il lungo corridoio. Scesero le scale fino alle stanze di contenimento, e il colonnello aprì una porta.
Nella stanza, leggermente illuminata, stavano due soldati. Uno era seduto di fronte ad uno schermo, gli si poteva osservare il viso, leggermente imperlato di sudore, illuminato dall'apparecchio. L'altro era seduto di fronte ad una lunga vetrata, che permetteva di osservare l'altra stanza.
Edward e Alphonse, incuriositi, si avvicinarono al vetro. Si poteva vedere la cella di contenimento, al centro della quale era posta una sedia di metallo, munita di vari lacci di cuoio e catene. Vi era seduta una ragazzina dall'aspetto malconcio, trattenuta da varie catene sulle gambe e una scura camicia di forza.
L'alchimista rimase perplesso.
-Sarebbe lei, l'individuo sotto possesso della pietra filosofale?- domandò, sottovoce.
-Parla pure forte, Acciaio- lo intimò il colonnello -da questa stanza, lei non può né sentirci, né vederci. Il vetro che hai davanti, nell'altra stanza, assume le sembianze di uno specchio, ed è impossibile che ci possa vedere.
-A me sembra solo una povera ragazzina...- intervenne Alphonse.
-Quella che tu chiami ragazzina, con un solo schiocco di dita è capace di uccidere una persona senza battere ciglio- disse Roy, osservandola attraverso il vetro -pensavo che fosse solo una leggenda, ma ho dovuto ricredermi.
-Leggenda? Ma di che stai parlando?- chiese Edward.
-Tempo fa, si narrava di un uomo, chiamato Alchimista della Morte. Si diceva che, attraverso la luce, uccideva le persone... Ma molti lo vedevano schioccare le dita, prima di ciò.
I due fratelli ascoltarono il racconto con interesse.
-C'è di sicuro dietro la pietra filosofale- concluse Edward, con decisione.
-Lei non vuole collaborare. Potresti pensarci tu, Acciaio- propose il colonnello.
-Certamente- accettò il ragazzo.
-Fratellone, vuoi che ti accompagni?- domandò Alphonse.
-No, per stavolta faccio da solo- esordì, uscendo dalla stanza.
Poco dopo, Mustang lo vide entrare nella stanza di contenimento, e ordinò ai soldati di accendere i microfoni, in modo da sentire ciò che, a breve, si sarebbero detti.

*

La porta sbatté, chiudendosi rumorosamente.
Alla fanciulla sembravano essere passati giorni, eppure era solo una mattinata. Quando alzò lo sguardo, pensò di trovarsi di fronte lo stesso individuo che, quella mattina, l'aveva arrestata e interrogata. Invece, la persona che era appena entrata, era un ragazzo.
La fissava con aria indifferente, e si ergeva davanti a lei quasi con orgoglio. La cosa che la lasciò stupita, fu il colore dei suoi occhi e dei suoi capelli, raccolti in una treccia. Erano dorati.
-Io mi chiamo Edward Elric, sono un Alchimista di Stato.- disse, con chiarezza.
La ragazza lo guardò senza mutare espressione.
-Tu chi sei? E soprattutto, dove nascondi la pietra filosofale?- chiese, quasi con tono aggressivo.
Voleva ottenere la risposta che cercava, e non aveva tempo da perdere. La giovane legata dinnanzi a lui, però, non accennò a rispondere, nonostante avesse il volto perplesso.
-Avanti, ti hanno mangiato la lingua?- insistette, avvicinandosi a lei.
Si levò il mantello, sedendosi a gambe incrociate a poca distanza dalla ragazza, e fu allora che lei notò il braccio meccanico.
Strabuzzò gli occhi, e si chiese che stregoneria fosse mai quella. Era da gente come lui che suo padre voleva tenerla alla larga?
-A cosa stai pensando? Perché mi guardi come se fossi un alieno?
La sua domanda la fece tornare a fissarlo negli occhi.
Quel ragazzo la incuriosiva, avrebbe voluto saperne di più sul suo braccio, ma nient'altro. Non si fidava a dire né il suo nome, né di cosa fosse capace.
Edward, a sua volta, la osservò da capo a piedi.
Era molto magra, sporca, e da sotto la camicia di forza non aveva indumenti, se non una maglietta logora, di cui sbucava l'orlo dalla camicia. Oltre ad un intimo, le cosce e le gambe erano nude e sporche, legate alla sedia da pesanti catene e lacci di cuoio. Aveva occhi castani, ma da un bagliore verde, mentre i capelli pieni di sporcizia erano scuri, e scendevano fin sotto la vita.
In effetti non sembrava così pericolosa, ma il racconto del colonnello diceva il contrario.
-Mi vuoi dire chi sei o no?- domandò ancora.
Lei socchiuse le labbra, come a dire qualcosa, ma ci ripensò subito, abbassando il capo.
L'alchimista stava per perdere la pazienza. Anzi, l'aveva già persa.
-Alphonse! Dannazione, Alphonse, questa non vuole parlare, vieni subito a darmi una mano!- esclamò infatti.
Poco dopo, la ragazza vide entrare nella stanza una grande armatura, e iniziò a temere per la propria vita. Cosa avevano intenzione di farle?
-Forza, prima finiamo e meglio è!- disse Edward.
-Cosa dobbiamo fare, fratellone?- chiese l'armatura.
La voce che la fanciulla sentì le parve troppo minuta e infantile per appartenere ad un corpo che potesse entrare in una simile armatura, ma ne era rimasta comunque impaurita.
Ora non aveva più la determinazione in volto, ma occhi spalancati nel terrore.
-Non so, non riesco a farla parlare!- rispose il ragazzo.
Alphonse si avvicinò alla sedia, e la ragazza si strinse ancor di più allo schienale, come ad allontanarsi.
-Non avere paura, non voglio farti del male- le disse, ma lei non parve tranquillizzarsi.
-Ascolta, io ti svelerò un mio segreto, e ti spiegherò perché ci serve la tua pietra filosofale- iniziò l'armatura.
La giovane fece ancora una faccia stranita, ma Alphonse non le badò e si tolse l'elmo, per mostrarle che l'armatura era completamente vuota.
Non appena vide quella mostruosità, la ragazza spalancò gli occhi e lanciò un urlo disumano. Cominciò a dimenarsi, senza smettere di gridare, cercando una via di fuga. Suo padre aveva sempre avuto ragione, i soldati e tutto ciò che è legato allo stato è pericoloso.
L'armatura si rimise a posto l'elmo e mise le enormi mani sulle sue spalle, facendola scoppiare a piangere dalla disperazione.
-Andiamo, calmati! Ti ho detto che non voglio farti del male...
-No!- esplose lei, parlando per la prima volta -Lasciatemi! Lasciatemi!- urlò.
-Non finché ci avrai dato la tua pietra!- ribatté Edward, spuntando dalla destra di Alphonse.
-Voi siete dei pazzi!- esclamò la ragazza.
L'armatura prese da parte il fratello, lasciandole un po' di aria per calmarsi.
-Secondo me non sa nemmeno di cosa stiamo parlando...- bisbigliò.
-Sembra che tu ci sappia fare più di me- decise Edward -Io me ne torno da Mustang. Fai tu.
L'Alchimista, evidentemente infastidito e seccato, uscì dalla stanza di contenimento. La ragazza si allarmò, ma restò sulle sue, senza dare ulteriori segni di cedimento, e si preparò a subire torture o interrogatori.

*

Dopo essersi seduto a gambe incrociate, davanti a lei, Alphonse sospirò.
-Io mi chiamo Alphonse Elric. Voglio aiutarti e vorrei che ti liberassero subito... Ma serve che tu ci risponda.
Ancora mossa da qualche singulto, reduce dal pianto, non accennò a dire nulla.
-Ho visto che ti sei molto spaventata davanti al mio segreto... Ora ti racconterò la storia mia e di mio fratello- le disse.
Non si sarebbe arreso facilmente. Era convinto che non volesse parlare perché era in un posto totalmente estraneo, e forse, dopo aver ascoltato la loro storia, si sarebbe lasciata più andare.
E così fece, raccontò della loro madre, della trasmutazione fallita e della ricerca per i loro corpi, tralasciando però le scoperte che avevano fatto riguardo gli homunculus e a proposito di King Bradley. Non nascose però la loro scoperta riguardo le pietre filosofali, ovvero che fossero composte da anime umane.
-...ed è per questo che vorremmo sapere se tu possiedi una pietra filosofale- terminò.
La fanciulla, dopo aver ascoltato la loro storia con attenzione, in un certo senso iniziò ad avere qualche ripensamento.
-Non ho nessuna pietra filosofale- borbottò. La sua voce, cristallina e acuta, risultò debole.
Alphonse fu rincuorato da quella risposta.
-Come ti chiami?- le domandò.
-Meg... Meg Crystal- rispose lei, sempre con un basso tono di voce.
Aveva deciso di rispondere, perché non aveva scelta. L'avrebbero tenuta legata a quella sedia fino alla fine dei suoi giorni, perciò non valeva la pena combattere.
-Senti, Meg- disse lui -So che è una situazione difficile, ma... Grazie per le tue risposte.
Lei annuì, abbassando lo sguardo. Non era ciò che avrebbe voluto, ma almeno lui non sembrava intenzionato ad ucciderla.
-Ancora una cosa, Meg... Tu hai vissuto davvero nelle fogne? Non... Non ti piacerebbe vivere una normale vita?
Meg si voltò a guardarlo, col viso ancora sporco e rigato dalle lacrime che prima erano scese. Quella proposta le suonava così strana, così impossibile, che non seppe subito che rispondere.
-Io so solo che non voglio uccidere nessuno. Non voglio essere considerata una minaccia- disse infine.
-D'accordo... Ne parlerò con gli altri, e cercherò di farti liberare.
La fanciulla non seppe se credergli o meno, mentre si alzava con rumorosi cigolii e si dirigeva fuori dalla cella di contenimento.
Sperò soltanto che l'anima in quell'armatura fosse più buona e gentile degli individui che già aveva conosciuto.














Angolo dell'Autrice

Salve gente! Spero che la mia storia, seppur con solo due capitoli, stia piacendo. Fatemi sapere con un messaggio se avete critiche o commenti da fare :)
Tra due giorni per tutti ormai sarà iniziata la scuola, vi auguro quindi un buon inizio dell'anno scolastico, sperando che anche per me sia un anno proficuo!
Grazie mille per aver letto, ci vediamo al prossimo capitolo!
Bacioni,

ShinigamiGirl


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