Oltre...

di Rain e Ren
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. A quel tempo... ***
Capitolo 2: *** 1. Verso il baratro. ***
Capitolo 3: *** 2. Limite... ***
Capitolo 4: *** 3. Effimera creatura... ***
Capitolo 5: *** 4. Per una promessa... ***
Capitolo 6: *** 5. Segreti. ***
Capitolo 7: *** 6. Ospite inaspettato. ***



Capitolo 1
*** Prologo. A quel tempo... ***


Lo so che avevo gia postato questa storia, ma per alcuni dubbi che avevo a riguardo l’ho tolta…sapete com’è: non si sa mai

Lo so che avevo gia postato questa storia, ma per alcuni dubbi che avevo a riguardo l’ho tolta…sapete com’è: non si sa mai!!!! Ora però l’ho ricontrollata e posso affermare che non c’è niente che non va.

E quindi ve la riposto (tranquilli!!!! Non è cambiato nulla!!!!)

 

Sono tornata con un’altra ff di Vampire Knight, forse peggio della prima.

In questa storia…ci sarà un vero e proprio casino!

Ho fatto una confusione terribile con i nomi, le famiglie. Ho inventato personaggi un tantino assurdi e cambiato completamente altri.

Per aiutarvi a capirci almeno qualcosina da subito vi do un aiuto: entrerà in scena una nuova famiglia, assolutamente fuori dagli  schemi che è legata a…

Non ve lo dico.

Altrimenti rischio di rovinarvi la sorpresa, anche se leggendo il prologo qualcosa dovrebbe gia essere chiaro.

Ora vi lascio alla storia, ho gia cianciato troppo.

Buona lettura…Baci Baci…Rain!

 

 

Prologo.

A quel tempo…

 

Nevicava!

Prima piano e poi forte…

Prima il nevischio e poi la tormenta…

E mentre un candido strato ricopriva tutto, una donna soffriva nel mettere al mondo la sua bambina.

Urla di dolore e lacrime di sangue.

E poi il silenzio…il buio ed infine di nuovo la luce.

 

Riaprì piano gli occhi, la fronte ancora madida di sudore, il corpo dolorante a causa dello sforzo eccessivo.

Nel suo braccio era conficcato un ago da cui affluiva velocemente sangue.

- Una flebo?!- si chiese confusa mettendosi a sedere.

Era in una stanza bianca, sterile e dall’odore di medicinali; il letto morbido, le lenzuola immacolate, indossava un camice anch’esso bianco. L’unica cosa che le fece capire di essere ancora viva era la sacca di sangue che entrava nel suo corpo stanco e cercava di ridarle forza.

“ Ah, vedo con piacere che ti sei svegliata!”

Una  voce conosciuta, una voce amata e cercata: la voce di suo marito!

Dalla porta entrò un uomo alto, dall’aspetto forte e rassicurante.

Aveva i capelli castano scuro con i riflessi rossi, lisci e leggermente lunghi.

Gli occhi erano marrone scuro, tendenti al rosso scarlatto del sangue.

Indossava una paio di pantaloni neri e una camicia bianca.

“ Ta-Takeshi…” sussurrò vedendolo. “ Takeshi…cos’è successo? La bambina…le bambina come…?”

“ Sta bene, non preoccuparti.” La rassicurò avvicinandosi e poggiandole le mani sulle spalle, sdraiandola di nuovo sulle coperte linde. “ Tra poco la porteranno qui.”

“ E…come…com’è?” chiese ancora, non soddisfatta della risposta ricevuta.

Voleva sapere tutto sulla sua bambina, quella piccola creatura che sapeva sarebbe stata come lei ancora prima che vedesse la luce, ancora prima che venisse al mondo; quella sensazione nel suo petto, un fremito nel profondo dell’anima e del cuore, la consapevolezza che non era finita…che tutto sarebbe ricominciato ancora una volta…!

Ma stavolta No…non sarebbe stata lei a combattere!

I suoi occhi si velarono all’istante e una lacrima sfuggevole e dispettosa le rigò il viso a cuore per poi schiantarsi a terra.

Quanto dolore ancora…?!

“ Cosa c’è?” le chiese suo marito passandole un braccio intorno alle spalle e stringendola al petto dolcemente, cercando di darle una forza che sapeva di non possedere.

“ Ora toccherà a lei.” La sentì sussurrare flebilmente con voce rotta.

Il suo sguardo divenne serio all’improvviso, perdendo all’istante la dolcezza rivolta alla moglie.

“ Non è detto.” Le fece notare con voce calma ma che, nel profondo, nascondeva irrequietezza.

Lei scosse la testa, i lunghi capelli castano chiaro dai riflessi ramati ondeggiarono delicatamente sfiorandole le spalle fragili…un segno di resa che non le apparteneva.

Suo marito la fissò intensamente, la sua bellezza lo ammagliava tuttora ch’erano passati tanti anni.

I capelli di seta lucente dai riflessi magici.

Gli occhi…quei suoi meravigliosi e terribili occhi bianchi, bianchi come la neve che cadeva fitta fuori da quella stanza; come se fosse stata cieca, come se la luce non l’avesse mai vista…eppure lui sapeva che non era così. Di luce ne aveva vista tanta, e anche di tenebre…per questo erano così ipnotici?

Il corpo snello e longilineo, dalla linea sinuosa ed elegante; in apparenza così fragile…

Sua moglie era una donna bellissima, terribile nella sua bellezza!

Come un’eterna illusione, non era mai ciò che sembrava.

Fragile ma forte!

Gentile ma terribile!

Come fatta di cristallo, lucente e bellissimo, che al solo tocco la paura di romperlo t’invade…

Eppure lei non si rompeva.

Mai!

La porta si aprì cigolando piano e una donna dall’aria giovane fece in suo ingresso spingendo una culla in cui giaceva una bambina.

“ Signori Hiou, questa è la vostra bambina.” Sorrise dolcemente prendendo la piccola e mettendola in braccio alla madre che, al solo vederla, sembrò perdere tutta la preoccupazione; il padre che sorrise pieno di amore verso quella piccola creatura.

La moglie strinse la dolcemente bambina tra le braccia candide con la paura di romperla; suo marito l’ammirava accarezzando di tanto in tanto la testolina da cui spuntavano soffici capelli di un castano ramato.

“ Ha i tuoi capelli.” Notò sorridendo alla moglie.

E osservò le due, strette in un abbraccio senza fine, e si rese conto di essersi sbagliato.

Tutto, in quella bambina, rispecchiava la madre; come in una foto antica che non perde mai il suo splendore, le due sembravano essere fatte ad immagine dell’altra.

I lineamenti dolci, il viso a cuore, la pelle candida e…

La piccola aprì di scatto gli occhi, come accorgendosi di qualcosa che i genitori non erano in grado di sentire.

La madre chiuse i propri e scosse la testa mentre il marito la guardava confuso.

“ Perché fai così?” le chiese serio come poche volte lo era stato. “ Ha i tuoi occhi, non sei contenta?”

Una smorfia di dolore le contrasse il bel volto. “ Quegli occhi sono una maledizione.” Sussurrò stringendo più forte la figlia. “ La mia maledizione.”

Lui scosse la testa senza capire: a volte sua moglie sapeva davvero parlare per enigmi!

“ Che stai dicendo?”

“ Quegli occhi…chi li porta…la sua vita sarà segnata…” spiegò piena di un dolore che lui non era in grado di capire, nemmeno di immaginare. “ Lei sarà come me.” E abbassò lo sguardo su di lei, su quella bambina che aveva voluto testardamente, anche se i medici l’avevano avvisata del pericolo che correva.

Il marito osservò la figlia tra le braccia della moglie, cercava di cogliere quel qualcosa che la donna accanto a lui sembrava notare fin troppo apertamente; lui non ci vedeva nulla di strano, nessuna aura pericolosa, nessun senso di paura…niente di niente.

Sua moglie non staccava gli occhi di dosso alla figlia, consapevole che il marito non vedeva come lei, non vedeva quel che a lei era così chiaro.

- Capirai…capirai quando lei sarà come me…!-

Una frase, una premonizione che puntualmente si sarebbe avverata!

Nessun sbaglio, nessuna incertezza…

Quel fremito nel profondo dell’anima e del cuore, la consapevolezza accecante che non stava sbagliando.

E quegli occhi bianchi, i riflessi argentei, la luce misteriosa che emanavano.

Una maledizione da cui non c’è scampo.

Un destino avverso che non si può cambiare.

E il dolore, sempre quello, che pace non da.

- Sarai come me…- pensò la donna baciando la fronte della bambina. - Sei come me. Maledetta in eterno!-

E in quegli occhi bianchi, il Destino era ga scritto!

 

 

 

Come vi sembra?

L’inizio vi ha incuriosito almeno un pochino?

Spero proprio di si!

L’idea mi è venuta quasi per caso, dopo aver letto non so quale libro, e mentre cercavo di prendere sonno gia mi studiavo come iniziare questa storia, come farla sviluppare…

Ora la smetto di rompere (evvai ndVoi) e vi lascio in pace prima che mi linciate.

Baci baci…Rain.

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Capitolo 2
*** 1. Verso il baratro. ***


Ho deciso di postare subito anche il primo capitolo

Ho deciso di postare subito anche il primo capitolo.

Secondo…: la prima parte potrà sembrarvi un po’ noiosa perché sarà una rivisitazione(più o meno)della storia principale, ma con qualche errore intenzionale qua e là.

E terzo…vi lascio prima che mi linciate perché continuo a rompere.

Baci…Baci…Rain!!!

 

 

 

1. Verso il baratro.

 

“ …non so come sia li da te, ma qui le cose non fanno che peggiorare.

Siamo ormai al limite, tra poco tutto crollerà inesorabilmente, e dubito che potremmo far qualcosa per impedirlo; siamo stanchi anche noi, e da quel che ho potuto capire nemmeno tu e gli altri potete far qualcosa.

Vorrei poterti rassicurare, come fanno tutte le mamme, ma questo non è il mio ruolo. Proprio no!

Forse non sono stata una buona madre per te, anzi!

C’ero poco o quasi mai, e tu sei cresciuta con tua sorella; Shizuka è una brava ragazza, ma non era pronta per crescerti: quello era compito mio!

Non so perché ti sto dicendo tutte queste cose, forse perché sento che la fine si sta avvicinando anche per noi, forse perché non ho più la forza di una volta… Non c’è la faccio più a combattere. Tutto sta diventando…troppo! E non riesco più a reggerne il peso.

Mi dispiace, davvero!

Mamma.”

 

Appoggiò la lettera sul letto e sospirò lasciandosi cadere sopra quest’ultimo.

Era stanca, lei come sua madre era stanca.

Non potevano fare miracoli, non era nelle loro capacità, eppure ci avevano provato così a lungo che l’illusione di poterci riuscire era diventata una realtà solida e ben definita, e ora che tutto si stava lentamente sfasciando davanti ai loro occhi, si rendeva conto ch’era stato tutto inutile.

Tutti gli anni passati a lottare, a ricostruire quello che la guerra non faceva che distruggere…era stato davvero tutto vano?

Inutile sforzarsi per ottenere un mondo migliore?

Assurdo lottare contro tutto e tutti per qualcosa in cui si crede?

Tentativi vani!?

Anni buttati nel cesso!?

No, non voleva credere che fosse così, perché altrimenti la sua presenza era sbagliata; lei non c’entrava nulla…davvero???

Eppure non riusciva a staccarsi da lì, da quel luogo a cui erano legati tanti ricordi, belli e brutti, tristi e felici.

Non che fossero stati anni facili quelli passati là dentro, ma ciò che aveva vissuto valeva più di qualsiasi cosa al mondo.

E ora…solo i ricordi rimanevano di quella vita che tanto aveva amato, di quel qualcosa per cui tanto aveva lottato; sputare sangue e mentire per andare avanti, per continuare sulla strada che si ha scelto.

 

[Persino sua madre si era arresa!!!]

 

Ma era davvero giusto così?

Era così che doveva finire?

Si alzò di scatto dal letto e andò alla finestra per osservare il cielo stellato di quella notte.

Il tenero luccichio sembrava quasi volerla compatire, farle capire che era ora di mollare, di dire basta…di lasciarsi andare all’oblio.

“ No!” sibilò a denti stretti mentre la rabbia le montava dentro. “ Io non lo accetto!”

Un movimento fluido, rapido e invisibile.

Lo specchio rotto, l’immagine incrinata.

E il sangue…rapido e silenzioso a sporcare la purezza.

 

[Non c’è nulla da fare…

…la purezza non esiste…!

E se c’è…poco ci vuole ad insozzarla…]

 

Guardò la sua immagine nello specchio rotto.

I minuscoli frammenti di vetro sparsi su tutto il pavimento, schegge di una vita ormai alla fine.

 

[Non c’è modo di riparare lo specchio…

…non si può riportare indietro qualcuno…]

 

Frammenti di un’esistenza che tale non era mai stata.

Proprio come quel mondo che tanto aveva voluto proteggere: mai libero nella sua eterna maledizione; imprigionare qualcuno per proteggersi, sacrificare qualcuno per continuare ad esistere.

Non era giusto, ma era vero.

 

[E la verità non è mai giusta…

è crudele…è questa la sua natura…]

 

Eppure era stata proprio lei a voler continuare quella pazzia, quella vita che richiedeva continuamente nuove vite, nuovi sacrifici di innocenti.

Se almeno fossero morti loro

Cosa sarebbe importato?

Cosa sarebbe cambiato?

Nulla!

Ma…la loro esistenza…c’era un motivo se erano lì, in quel momento, su quella Terra ormai al limite.

Troppo dolore…

Troppe lacrime…

Troppo sangue…

A tutto c’è un limite, e forse questo era gia stato superato da tempo!

 

[Come in un bicchiere stracolmo d’acqua…

…un’ultima goccia...e straripa rompendo gli argini per lei creati…]

 

Il problema era proprio questo: se gli argini si rompono, tutto finisce!

Esiste un limite, una linea di confine che non va superata, eppure loro l’avevano fatto gia da tanto tempo.

E ora erano sul ciglio del baratro.

Stavano guardando in faccia l’abisso.

Maloro potevano…loro non avevano problemi a stare all’Inferno!

Erano gli altri, quelle persone esterne, al di fuori, che rischiavano senza saperlo.

Quelle persone che lorolei...aveva giurato di proteggere.

Sempre!

Ad ogni costo…

 

[Promesse non mantenute…

…colpe che si accumulano …]

 

Lanciò un’ultima occhiata ai frammenti ai suoi piedi, piccole schegge che tali non sarebbero dovute essere.

Scosse la testa sospirando prima di voltarsi per andarsene.

Un altro gesto fluido della mano e ciò che prima era distrutto ora era integro.

 

[Non si può riportare indietro qualcuno…

…forse…]

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Yuki Cross non aveva mai sopportato la scuola ne, tantomeno, le terribili e noiose lezioni ch’era costretta ad ascoltare solo per far contento qualcun altro; quindi preferiva poggiare la testa sul banco e dormire, incurante che, da un momento all’altro, il professore avrebbe potuto chiamarla e sarebbe finita nei guai.

Al solito!

Non era certo un novità che non ascoltava le lezioni e dormicchiava tranquillamente mentre gli altri ascoltavano o, più probabilmente, facevano finta di ascoltare. Conosceva bene i suoi compagni e, da quando, pochi mesi prima, erano arrivati dei nuovi compagni…bè…la classe si era notevolmente movimentata, tanto che i professi avevano ben altro da fare che controllare se lei dormiva o era sveglia.

“ Ehi. Yuki.” Una gomitata da parte di Yori la fece aprire gli occhi di malavoglia.

“ Uhm…che c’è? Che succede?” chiese la mora sbadigliando e stiracchiandosi. “ È gia finita?” aggiunse speranzosa guardandosi intorno con gli occhi ancora annebbiati dal sonno.

“ No, non è ancora finita.” Le rispose, e il sorriso sparì dalle labbra dell’amica. “ Ma il professore avrà un esaurimento nervoso se quelli non si danno una calmata. E indicò quattro ragazzi che, indifferenti alle grida dell’insegnate, si facevano…come dire…ah, ecco: si facevano i cazzi propri!

“ È da un quarto d’ora che la Ikeda continua ad urlare.” Le spiegò indicando la donna.

E io che dovrei fare?” chiese Yuki con voce ancora assonnata.

“ Come membro del Disciplinare forse potresti dirgli qualcosa.” Le fece notare Yori senza far caso alla mancanza di reazione da parte dell’amica.

“ Bah…” borbottò la mora riappoggiandosi al banco.

Tornò a sonnecchiare beatamente, senza fare caso alle urla della professoressa o agli schiamazzi dei suoi compagni o alle risate di chi assisteva.

Yori alzò gli occhi al cielo e tornò a leggere il libro che si era portata dietro: ultimamente far lezione era così impossibile, che preferiva leggere qualcosa d’interessante piuttosto che guardare l’insegnate del momento diventare pazza per far stare in silenzio la classe.

SBAM

“ Ehi! La piantiamo?!” la voce calma e al contempo arrabbiata di Zero fece piombare la stanza nel silenzio.

Si era alzato improvvisamente e aveva sbattuto le mani sul banco in modo da farsi sentire.

“ Eddai.” Esclamò una ragazza, proprio una di quelle che stava facendo confusione. “ Non stavamo facendo nulla di male.”

“ Stavate disturbando la lezione.” Ribatté zero seccato. “ E questo è gia male.” E si sedette nuovamente.

“ Ora potreste sedervi anche voi cosicché la lezione possa proseguire?”

E i quattro, anzi tre, fecero come gli era stato detto.

Ma prima di riprendere la lezione, la ragazza che aveva risposto a Zero si voltò brevemente verso Yuki e le sorrise furbescamente, come per dirle qualcosa; lei, dal canto suo, sbatte le palpebre accigliata da quello sguardo. Avrebbe voluto chiederle qualcosa, ma lei si era gia voltata e aveva preso ad ascoltare la lezione senza troppo interesse.

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La notte era scesa  placida sul Collegio Cross, e la Night Class aveva iniziato le lezioni come al solito.

Eppure, quella notte, non tutti erano presenti nell’aula, non tutti si stavano comportando secondo i patti.

Maria Kurenai, nuova studentessa della Night Class da pochi giorni, se ne andava a zonzo per il cortile, allegra e con un sorrisino ingenuo tipico dei bambini e, come nel suo caso, delle ragazzine viziate.

Saltellava da una pietra all’altra, i capelli che si muovevano ad ogni suo balzo, e la divisa che seguiva i suoi movimenti; le mani dietro la schiena e sul viso un’espressione talmente ingenua da risultare quasi falsa.

 

[Un fruscio e la notte non è più tranquilla…]

 

“ Ti vedo allegra.” Una figura se ne stava davanti a lei, nascosta nel buio, appoggiata ad un albero, con le braccia incrociate sul petto e un piccolo sorriso appena visibile dalla luce della Luna. “ Non dovresti essere a lezione?” aggiunse la figura fingendosi curiosa.

“ Uff…ma li non mi diverto!” si lamentò Maria sbuffando come una bambina. “ Sono tutti così compiti e seriosi in quella classe. Non si può nemmeno scherzare che tutti ti guardano male.

La figura rise sommessamente. “ Lo sai che a volte i tuoi scherzi sono pesanti!?

 

[Né domanda…né affermazione…

…in bilico tra l’una e l’altra…]

 

Maria sogghignò allegramente prima di riprendere a saltellare da una pietra all’altra.

“ Nemmeno i bambini si comportano così!” sospirò la figura alzando gli occhi al cielo.

L’altra non rispose, si limitò a fermarsi improvvisamente e ad abbassare lo sguardo.

Ma in fondo è meglio così, no?” chiese sussurrando, gli occhi ancora fissi sul pavimento grigio. “ Meglio questo che altro…giusto?”

Si era fatta seria e concentrata, e quell’espressione, sul suo viso, stonava troppo.

 

[La maschera perfetta che s’incrina...

…la verità non è mai come sembra…]

 

Lo sguardo da bambina viziata, il sorrisetto infantile e i saltelli erano scomparsi e, guardandola in quel momento, molti avrebbero stentato a credere che fosse la stessa di pochi minuti prima.

“ Nessuno deve sapere!” disse flebile la figura.

Maria sospiro scuotendo la testa. “ Luilui sa…” sussurrò chiudendo gli occhi un momento. “ Lui lo sospetta gia.”

“ Non mi stupisce.” Disse l’altra con voce pacata. “ Me lo aspettavo; ad essere sincera, mi sorprendo che gia non abbia detto qualcosa.

“ Sta solo aspettando il momento giusto.” La rassicurò acidamente Maria. “ Colpirà presto.”

La figura la guardò per un momento e poi si strinse nelle spalle come se nulla fosse, come se quella storia non la riguardasse veramente.

Poco le importava, oramai, di come andavano le cose.

Sciocco, a dirla tutta, pensarla così proprio in quel momento, quando la verità era ad un passo dall’essere svelata e il baratro si apriva nero e minaccioso davanti a loro.

 

[L’Inferno è sempre pronto a spalancare le sue porte…

…accetta sempre nuovi sacrifici…]

 

“ Spero che non vada come dici tu.” Disse dopo un attimo di silenzio. “ Lo spero davvero.”

“ Forse…” ma le parole non uscirono mai dalle sue labbra.

 

[Frasi uccise ancora prima di nascere…

…frasi soffocate prima di vedere la luce…]

 

La figura chiuse gli occhi e sospirò stancamente.

“ Maria.” Chiamò facendo alzare lo sguardo dell’altra. “ Spero davvero che non faccia questo errore…”

Un soffio di vento…

…un soffio di vento e lei gia non c’era più.

 

[Piccola, effimera creatura…

…piccola chimera senza Terra…]

 

Maria si voltò tranquillamente, come se niente fosse stato, come se lei non fosse mai stata lì.

Chiuse gli occhi e quando li riaprì la bambina infantile era tornata.

 

[Sorrisino e saltelli da bambina…

…la maschera ricompare…]

 

 

 

Fatto!!!!!!!!!

Com’era? Piaciuto????

Fatemi sapere!!!

Alla prossima…Baci…Baci…Rain!!!!

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Capitolo 3
*** 2. Limite... ***


Oddio…sono di fretta…e quindi non posso fermarmi molto

Oddio…sono di fretta…e quindi non posso fermarmi molto.

Un grazie di cuore a tutti quelli che hanno commentato e anche a chi ha solo letto…

Baci…Baci…Rain!!!

 

 

2. Limite…

 

“ …a tutto c’è un limite, quella barriera che mai andrebbe superata, quella linea di confine che rappresenta tutte le differenze della nostra vita.

Se esiste, un motivo c’è!

Eppure si tende a dimenticarlo spesso, troppo spesso, e quando ce ne rendiamo conto ormai è troppo tardi.

Avremmo dovuto fermarci tempo fa…forse…

Non lo so, non so più cosa sia giusto e cosa non lo sia. Davvero!

Te l’ho gia detto: sono stanca!

Sento di non farcela, di non avere più la forza per affrontare l’ennesima battaglia della mia vita; ne ho viste tante negli anni che si sono susseguiti, e arrivata a questo punto sento di aver dato tutto quello che potevo dare.

Ora…

Mamma.”

 

La lettera scivolò dalle sue mani candide fino a toccare il pavimento di legno.

Dentro di lei, la rabbia si alternava alla disperazione che ormai era una fida compagna; ogni giorno era cresciuta con quei sentimenti nel cuore, amici e compagni dell’allegria e delle risate che si faceva con sua sorella.

 

[Gli opposti dell’Universo…

…quelli che lo tengono in piedi…]

 

Sospirò prima di abbassarsi e raccogliere quel pezzo di carta macchiata dall’inchiostro.

La ripiegò elegantemente e l’infilò nella busta per poi metterla nel cassetto vicino al letto insieme alle altre.

Aveva smesso di contarle molto tempo prima, ma ora le sembrava che fossero addirittura troppe.

 

[Anni di parole scritte sulla carta…

…nient’altro…niente…]

 

Portò lo sguardo fuori dalla finestra dove la luna brillava argentea.

 

[Argento come i suoi occhi nella notte…]

 

Scosse la testa prima di uscire lentamente dalla stanza.

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La notte era calma e serena, alquanto strano dato che nel Collegio Cross la parola tranquillità era quasi sconosciuta.

Yuki camminava tranquillamente sulla strada di ciottoli quando una figura le si parò davanti.

La guardò con un misto di curiosità e superficialità prima di passarla incurante del fatto che fosse fuori dal dormitorio a quell’ora.

“ Non mi rimproveri?” le chiese la voce della sconosciuta non riuscendo a celare completamente il divertimento per quella domanda.

E a cosa servirebbe?” fece la mora voltandosi leggermente verso di lei. “ Mi ascolteresti?”

L’altra rise sommessamente. “ Effettivamente…no.” Ammise guardandola e strizzandole l’occhio.

Yuki sospirò stancamente prima voltarsi completamente verso di lei e scuotere la testa. “ Che ci fai qui?” domandò a bruciapelo.

“ Quello che ci fai tu, suppongo.” Rispose la figura innocentemente. “ Studio.”

 

[Un gesto fluido…come quello dell’altra notte…

…l’arma gia in pugno pronta a colpire…]

 

Si ritrovò con Artemis puntata alla gola e un’espressione seccata da parte di Yuki.

“ Ele…per favore.” Disse con una nota di supplica nella voce.

La figura sospirò prima di scansarsi con eleganza dall’arma e superare la mora.

“ Le cose non stanno andando per niente bene. Ammise con aria grave. “ Io…noi…non sappiamo più cosa dobbiamo fare. La situazione degenera ogni minuto che passa.

“ E per questo sei venuta qui?” domandò allibita dalla risposta.

Ele chiuse gli occhi e si passò una mano tra i capelli. “ Cosa avrei dovuto fare, allora?” chiese con voce amareggiata. “ Dimmelo tu. Forza…dimmelo…!”

Yuki ripose Artemis sotto alla gonna scuotendo la testa. “ Di certo non venire qui.” La rimproverò con calma. “ Insomma…” sbottò poi allargando le braccia in segno di esasperazione. “ Questo non è certo il luogo più sicuro; potrei dirti che i casini maggiori c’è li abbiamo proprio qui.”

L’altra la guardò restando in silenzio per un momento, combattuta tra il risponderle e il prenderla a pugni, alla fine, scelse la prima strada.

Ma di sicuro qui è più sicuro di là fuori…” notò accigliata.

“ Non ne sarei così sicura.”

Ele alzò gli occhi al cielo prima si sospirare sconfitta.

 

[Non si può sopportare mai troppo…]

 

“ Piuttosto,” disse cambiando discorso. “ lo sai chi è venuta al Collegio, vero?”

Yuki la guardò per un momento, e il ghignò che vide non le piacque per niente. “ Non farti venire strane idee.” Le disse prima ancora di sentire il resto.

Ma io non stavo pensando a nulla.” Si lamentò l’altra piagnucolando.

“ Si, si…”

Ele rise sommessamente a quella risposta: sempre la solita storia!

“ Lo sai, piuttosto, che cosa significa?” le chiese tornando seria improvvisamente.

Yuki annuì impercettibilmente, ma lei capì comunque.

Le fece un breve cenno con la mano e dopo un attimo era sparita.

 

[Un soffio di vento…

e il reale non e più tale…]

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La Serata da Ballo era una delle manifestazioni più importanti al Collegio Cross: la Day Class e la Night Class si trovavano per una volta assieme, sotto le luci del grande salone, chi a danzare chi a chiacchierare, in un ballo di società molto prestigioso.

La maggior parte degli studenti erano eccitati all’idea di questo evento, ma c’era anche chi, come i componenti della Night Class, non erano proprio entusiasti; tutti gli anni la stessa storia, le stesse persone, le stesse ragazzine urlanti qua e la…era davvero difficile sopportare tutto questo!

Solitamente era la Day Class quella più contenta di questo evento, eppure anche li c’erano alcuni componenti che non ne volevano proprio sapere di mettersi un vestito elegante e scendere in quella sala gremita di gente che ti guarda e si chiede, indecisa, se invitarti a ballare oppure no.

Yuki Cross non aveva mai avuto una particolare simpatia per i balli di società, e solo l’idea di dovervi partecipare le faceva venire un mal di testa terribile; anche per questo aveva accettato senza far storie l’idea di sorvegliare la sala con la divisa scolastica piuttosto che indossare un bel abito e danzare per tutta la serata.

Ora, davanti allo specchio della sua stanza, una benda faceva bella vista di se sul suo collo: i segni del morso di Zero era ben visibili là sotto!

 

[I segni del peccato…

…il più terribile che possa esistere…]

 

A volte si chiedeva davvero se stesse sbagliando a fare quello che stava facendo, eppure le era venuto spontaneo offrirgli il suo sangue per continuare a vivere…benché questo non allontanasse la fine, ma la rendesse solo più terribile e vicina.

 

[Non lo si può impedire…

…non si può fermare la morte…]

 

Portò lo sguardo sul letto dove, appoggiato e incartato con cura, un abito aspettava soltanto che lei si decidesse ad indossarlo; il regalo di Kaname voleva solo essere usato, ma lei sapeva benissimo che così non sarebbe stato…non quella sera, perlomeno.

Si sistemò meglio la fascia elastica sul collo e, dopo un ultimo sguardo al vestito, uscì dalla stanza.

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La sala era stata allestita a festa e, come ogni volta, era gia gremita di studenti che ballavano o chiacchieravano guardandosi intorno.

Zero, appoggiato al muro, controllava la situazione con aria attenta ma assorta, come se i suoi pensieri stessero spaziando chissà dove in quel momento.

“ Ah, vedo che alla fine sei venuto.” Disse Yuki con un sorriso.

“ E tu perché non sei vestita?” chiese lui senza far caso a ciò che la ragazza aveva detto.

“ Non mi piacciono i balli di società.” Disse semplicemente. “ E poi lo sai che il Direttore ci ha chiesto di tenere d’occhio la situazione…nel caso accada qualcosa.

Lui la guardò per un momento come se non credesse a quello che aveva sentito: da quando in qua una ragazza preferiva stare in un angolo piuttosto che ballare in mezzo alla sala!?

Yuki era proprio strana!

“ Chi ti capisce è bravo.” Borbottò arrabbiato prima di riportare lo sguardo sulla sala.

Lei alzò gli occhi al cielo prima di posarli sugli studenti presenti e, come c’era da immaginare, qui quattro casinisti che avevano in classe non c’erano.

Meglio così…forse…

Fece vagare gli occhi sulla sala finché non incontrò la figura di Kaname Kuran, in piedi sul balcone, che fissava il buio della notte senza troppo interesse.

Si avviò in quella direzione con passo calibrato e, una volta che fu dietro al bel vampiro, il sorriso forzato che aveva tentato di mantenere da quando aveva messo piedi là dentro svanì.

“ Mi spiace che tu non abbia indossato l’abito. Iniziò Kaname con voce calma e suadente. “ Sono certo che ti avrebbe donato molto.”

“ Forse.” Annuì lei senza troppo interesse. “ Ma non dovevo venire qui per ballare, perciò ho preferito la divisa scolastica, anche perché la fascia da Disciplinare stonava un po’ con l’eleganza di quel vestito, non trovi anche tu?”

Lui si voltò piano fino ad incrociare i suoi occhi, quasi volesse leggerle dentro, ma lei non glielo permise.

“ Sei strana.” Sussurrò avvicinandosi con calma.

Yuki alzò un sopracciglio e lo guardo con finta curiosità.

“ Sei cambiata.” Disse lui con la voce seducente che da sempre gli apparteneva. “ Soprattutto in questo periodo. Dimmi…è per caso successo qualcosa?”

La ragazza sospirò chiedendosi se quella fosse davvero la domanda da fare in un momento come quello; che fosse successo qualcosa era ovvio, anche perché era proprio lui una delle cause scatenati di tutto il casino che aveva avvolto il Collegio Cross in quel periodo.

“ Non lo so.” mentì lei con una risatina sciocca. “ Sinceramente: non riesco proprio a capire cosa possa essere successo. I suoi occhi lo incatenarono al suolo, e per un momento, fuggevole e leggero, Kaname ebbe davvero paura di lei. “ Dimmelo tu s’è successo qualcosa.”

“ Non credo di seguirti.” Disse fingendosi sorpreso.

“ Oh, andiamo, Kaname.” Lo riprese lei abbandonando la gentilezza di poco prima. “ Qui ci siamo solo tu ed io, nessun altro. Basta con le balle!” soffiò incrociando le braccia al petto. “ Lo sappiamo entrambi che, ieri, sei stato tu ha farmi perdere i sensi e a cancellarmi la memoria cosicché non ricordassi di aver sentito il nome di Shizuka Hiou, ne ricordassi di averla vista nel corpo di Maria Kurenai.”

Gli occhi di Kaname si fecero improvvisamente irrequieti, e per quando avesse voluto distoglierli, era come se Yuki avesse praticato su di lui una sorta d’incantesimo, privandolo di quell’azione che tanto avrebbe voluto fare.

“ Voleva solo proteggerti.” Sussurrò infine riuscendo ad abbassare lo sguardo.

“ Cambia disco.” Sbuffò lei stanca. “ Questo l’ho gia sentito troppe volte.”

Lui la guardò sorpreso: dov’era finita la Yuki che conosceva lui?

Ma è la verità.”

Lei alzò gli occhi al cielo e si voltò per andarsene, ma lui la richiamò.

Cosa c’è ancora?” domandò irritata voltandosi.

E Kaname perse le parole.

Perché in quel momento capì di aver osato troppo, capì di aver superato quella linea di confine che dovrebbe restare inviolata, e lo capì quando incrociò gli occhi della ragazza che un tempo era stata una bambina indifesa, ma che ora sembrava possedere più forza di quando lui ritenesse fosse possibile.

 

[Aveva superato il limite…

…e ora ne avrebbe pagate le conseguenza…]

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Capitolo 4
*** 3. Effimera creatura... ***


Oddio…sembra proprio che ultimamente i sia sempre di corsa con questa storia

Oddio…sembra proprio che ultimamente i sia sempre di corsa con questa storia.

Vi ringrazio di cuore di continuare a seguirmi e spero che la storia vi soddisfi a pieno. Lo so che sto andando a rilento, ma ho una marea di cose da fare, e trovare il tempo per farle tutte sta diventando una vera impresa.

Un grazie di cuore a tutti quelli che hanno commentato o anche solo letto.

Al prossimo capitolo…

Baci…Baci…Rain!!!

 

 

 

3. Effimera creatura…

 

“ …ma è questa la verità!

Lo so ch’è scomoda, ma dev’essere così: la verità e scomoda e fa male, ma è sempre giusta!

È quello che noi siamo a non essere del tutto reale, e allo stesso tempo non esiste alcuna creatura più reale di noi su questa terra; siamo nati millenni or sono con uno scopo, esistiamo tutt’ora con uno scopo…

Non puoi cambiarlo!

Noi siamo quello che siamo e sempre saremo!

Siamo creature effimere, sfuggevoli.

E…per gli altri non siamo altro che chimere!

Non…non dimenticarlo…MAI!

Mamma.”

 

Sospirò riponendo l’ennesima lettera nel cassetto della scrivania e sospirò stancamente.

 

[Noi siamo creature effimere…

…non siamo altro che chimere…]

 

Era una verità scomoda, su questo non poteva che dar ragione a sua madre, ma era davvero come diceva lei?

Davvero…loro non erano reali?

Erano solo un illusione, uno scherzo del destino?

Ma se così fosse stato allora per cosa avevano combattuto tutto quel tempo, a quale scopo tanti erano morti, tanti si erano sacrificati…se tutto quello non era reale?!

 

[La verità sa essere davvero scomoda…]

 

Se anche era così, se anche questa fosse una verità universale, a lei non andava giu!

Non era giusto, non era sensato che…

Si passò una mano tra i capelli sospirando pesantemente: quand’era che tutto aveva iniziato a sfasciarsi?

Quando la situazione era sfuggita di mano?

Quando il mondo per cui avevano tanto lottato aveva iniziato a sgretolarsi a quel modo?

 

[Niente è eterno…

…nemmeno ciò in cui si crede…]

 

Colpì forte il muro, e una crepa si diffuse su tutta la parete bianca.

Ora non era più immacolata. Qualcuno l’aveva sporcata.

E nemmeno lei, oramai, era più pura: c’era troppo sangue a sporcarle le mani, troppe vite lungo la sua esistenza piena di colpe.

 

[Il sangue non si lava facilmente…

…e nemmeno le vite di quelli a cui la si toglie…]

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I resti di Shizuka Hiou giacevano sul pavimento.

Fermi, gelidi e bellissimi, proprio come lo era stata lei quand’era ancora in vita.

Le labbra di Ichiru erano sporche del sangue di colei che aveva segretamente amato per tanto tempo.

 

[Anche lei non c’era più…

anche lei gli era stata portata via…]

 

Quel sangue scarlatto sulle labbra del ragazzo stava a significare una sola cosa: legati in eterno!

 

[Il legame indissolubile…

…eternamente uniti da un sangue maledetto…]

 

Yuki si portò una mano sul cuore e strinse forte la stoffa della divisa scolastica.

Che cosa aveva fatto?

Ora…non solo Shizuka…ma anche Ichiru…

Maledetti in eterno…!

 

[E non v’è redenzione…

…nessun modo per espiare quella colpa…]

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Una donna stava in piedi in mezzo alla stanza.

Una bella donna dai capelli argentei, gli occhi violacei; indossava un lungo chimono di seta bianca.

Shizuka Hiou era sempre bella!

- Ah…alla fine sono tornata…- sospirò pesantemente prima di passarsi una mano tra i capelli sciolti scombinandoli. - Che cosa strana…-

Non era certo normale morire e poi rinascere nuovamente, no!?

Eppure…sapeva ch’era possibile…

perché proprio lei conosceva quel qualcuno in grado di riportare indietro i morti.

 

[Non si può tornare indietro…

…forse…]

 

Esiste una via che per mette di ritornare!

 

[I confini diventano inesistenti…

…i limiti perdono colore…]

 

Un raggio di sole la colpì illuminando i suoi capelli, rendendoli argento puro nel buio della stanza.

Forse…nonostante tutto…esiste una soluzione ad ogni cosa…!

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 “ Ah, vedo che sei proprio dura a morire!”

Una voce la riscosse dai suoi pensieri; portò lo sguardo sulla ragazza che aveva appena fatto la sua entrata nella stanza che un tempo era appartenuta a Kaname e ghignò spudoratamente.

“ Oh, ma il merito va tutto a chi mi ha ridato a questo mondo. Disse con voce divertita, cercando di nascondere quella vena di tristezza che serbava nell’animo. “ Perché sei stata tu, no?”

“ Non so di cosa tu stia parlando.” Negò l’altra incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al muro.

Si che lo sai.” Insistette Shizuka con una rapida occhiata. “ Non è vero…Yuki?

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Yuki sospirò pesantemente quando Shizuka fece il suo nome: a cosa serviva continuare a nascondersi?

Si tolse il mantello che portava e con esso anche il cappuccio cadde a terra rivelando la sua immagine.

Portava una minigonna rossa a portafoglio, una maglia bianca con il collo alto e un giubbottino di jeans; ai piedi un paio di scarpe da tennis ormai quasi prive di lacci e aveva tentato di raccogliere i capelli con un mollettone…fallendo miseramente.

“ Sempre sportiva, a quanto vedo.” Disse shizuka dopo una rapida occhiata alla ragazza.

“ Tu invece sei sempre con quell’orribile chimono che, lascia che te lo dica, ha fatto il suo tempo.” La ribeccò la castana con un sorriso. “ Non credi che sarebbe ora di mandarlo in pensione?”

Sul volto della vampira comparve una smorfia seccata, e Yuki rise sommessamente.

“ Passando a cose serie,” disse Shizuka diventando seria all’improvviso. “ non credi che sia ora di finirla con questa farsa? Il Consiglio sta diventando impaziente, e ben presto, con una scusa o con l’altra, arriveranno al Collegio…e allora si che ci sarà da divertirsi.”

“ Può darsi.” Annuì Yuki chiudendo gli occhi. “ E molto probabilmente quel pretesto sarà proprio la tua morte! Anche se in realtà sei viva…ma questo credo che sia un fatto da trascurare per il momento.

“ Trascurare?” chiese confusa.

“ O bè…a meno che tu non voglia andare in giro sbandierando a quattro venti che sei tornata in vita…”

“ Ho capito.”

“ Gia, eppure il problema resta.” Disse Yuki in tono grave. “ Loro sanno cosa c’è qui…ed è proprio a questo che mirano.

Shizuka si appoggiò al muro e portò lo sguardo fuori dalla finestra dove, tingendo il cielo di colori infuocati, il sole aveva iniziato a sorgere lentamente.

 

[L’alba…l’inizio di un nuovo giorno…

e una nuova vita per lei…]

 

“ Mi dispiace…” disse piano senza avere il coraggio di guardare Yuki negli occhi.

E di cosa?”

Shizuka sospirò pesantemente. “ Di tutto.” Ammise tristemente. “ Ma…soprattutto…per questa notte. Mi dispiace.” Ripeté nuovamente, forse più a se stessa che all’altra.

“ Non avevi altra scelta.” La rassicurò Yuki con un sorriso. “ O agivi come hai fatto…oppure…”

“ Sei stata male!”

Quella semplice affermazione, completamente disgregata da quello che la mora stava dicendo, era qualcosa che, normalmente, Shizuka non avrebbe ami fatto. Era sempre stata una persona concreta, con la testa sulle spalle e le idee chiare…ma in quel momento sembrava così irrimediabilmente fragile…come se il vampiro orgoglioso e sanguinario ch’era in lei fosse di colpo scomparso per lasciare spazio ad una donna dall’animo umano e dal cuore di cristallo…

“ Non importa.” Disse Yuki con un’alzata di spalle. “ Ora…non importa…” e nella sua voce, Shizuka lesse chiaramente le intenzioni che aveva.

“ Ne sei proprio sicura?” chiese con la voce carica di speranza.

Yuki annuì piano. “ Si.”

“ Sai cosa comporta questa scelta?”

“ Si.”

E le sue conseguenze?”

“ Si.”

Shizuka scosse la testa arrendendosi: se lei aveva in mente una cosa, niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea. Tantomeno Lei.

Loro…soffriranno…” notò con una punta d’amarezza nella voce.

“ Forse.” Disse Yuki come se la cosa non le importasse. “ Ma non sarà per sempre. Tornerò! Presto o tardi…ma tornerò.”

Abbassò gli occhi pieni di dolore antico: dove trovava il coraggio per fare una cosa simile?

Da dove proveniva la forza per quella scelta?

“ Shizuka…”

“ Si?”

“ Ti prenderai cura di loro finché io sarò via?”

Una richiesta strana e difficile…ma in quel momento Yuki aveva bisogno di sapere che loro sarebbero stati al sicuro. Solo così sarebbe potuta partire senza pensieri, perché sapeva che Shizuka li avrebbe protetti a qualunque costo.

“ Ti prego…” supplicò con la voce incrinata. “ Loro…non possono farcela da soli…non sanno ancora camminare con le loro gambe…”

Shizuka la guardò per un momento, e sembrò che volesse sondare la sua anima. Poi, quasi impercettibilmente, annuì con il capo.

“ Grazie…”

Il sole aveva ormai illuminato l’intera stanza, e con uno sforzo immane la vampira si voltò verso l’accecante luce del mattino; quando riportò lo sguardo sulla stanza…Yuki non c’era più!

 

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Il Preside del prestigioso Collegio Cross si agitava sulla sedia torcendosi nervoso le mani: ma cosa stava succedendo nella sua scuola?

Prima Zero che perdeva il controllo e mordeva Yuki, poi l’apparizione di Shizuka Hiou, la morte di quest’ultima e poi…la scomparsa della sua figlioccia.

Era come se il piccolo mondo perfetto che aveva voluto creare si stesse frantumando in mille pezzi, e proprio davanti ai suoi occhi; avrebbe voluto fare qualcosa, ma si sentiva in gabbia, bloccato nella sua posizione che, in quel momento, gli sembrava enormemente scomoda!

E ora cosa sarebbe successo?

Il Consiglio avrebbe preso provvedimenti?

E l’Associazione come avrebbe reagito alla morte di un Sangue Puro?

Come si sarebbero comportati i “protagonisti” di questa assurda storia che continua a complicarsi sempre si più?

C’era una via d’uscita…?

 

 

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Capitolo 5
*** 4. Per una promessa... ***


Oddio…un capitolo al giorno

Oddio…un capitolo al giorno!! solo che oggi è domenica!!!)

Grazie ad Elly Chan che continua a seguirmi e a commentare sempre.

Baci…Baci…Rain!!!

 

 

 

 

4. Per una promessa…

 

“ …è quello che vorrei!

Davvero!

Sai…le cose non vanno un granché bene qui, e il fatto con il Consiglio non si sia ancora fatto vivo mi preoccupa; il Direttore Cross ha detto di stare tranquilli, che andrà tutto bene e che Zero non passerà guai a causa di quella notte…ma sarà davvero cosi?

Non riesco ad immaginare che se ne staranno buoni buoni senza fare nulla. Infondo, per quanto non sia reale, è stato ucciso un Sangue Puro (anche se io sono viva). Loro non lo sanno…e forse non dovrebbero nemmeno saperlo. Se la voce iniziasse a circolare, capirebbero subito come stanno realmente le cose: capirebbero che tu sei lì!

E allora sarebbe guerra…!

Per quanto riguarda la tua misteriosa scomparsa…bè, non ho ancora parlato con il Direttore Cross o con altri (non sanno nemmeno che sono al Collegio), ma immagino di doverlo fare il prima possibile se vogliamo evitare di far scoppiare un putiferio.

…Vorrei che tu fossi qui…

Shizuka!”

 

Yuki piegò la lettera e sospirò stanca: le cose non stavano migliorando, anzi!

Sembrava che tutto fosse destinato ad andare ancora peggio, come se quello che stavano vivendo in quel momento non fosse gia abbastanza difficile; mantenere i segreti era diventata un’impresa, e se le cose continuavano a quel modo, molto presto nemmeno Kaname sarebbe riuscito a tenere il Consiglio fuori dagli affari del Collegio Cross.

E non poteva certo contante sul Direttore Cross!

Cos’altro ancora poteva chiedere a quell’uomo che, all’oscuro di tutto, aveva continuato ad aiutarla affinché quel mondo potesse continuare a vivere in pace.

 

[Non si può chiedere altro…

…i sacrifici devono finire…]

 

Ormai il limite era stato superato, e la morte -apparente-, di un Sangue Puro aveva scatenato una reazione a catena che rischiava di distruggere tutto…

e lei non riusciva ad impedirlo…!

 

[Nessuno è invincibile…

…tutti dobbiamo arrenderci prima o poi…]

 

E anche se la cosa non le andava giù, era così, e doveva accettarlo!

Nel bene o nel male!

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Era gia passata una settimana da quando Yuki Cross, figlia adottiva del Preside Cross, era scomparsa…

e la scuola era nel panico!

Una sola settimana, e Shizuka Hiou si rese conto che controllare ogni notte una classe di vampiri per niente nella norma era un Inferno…e lei non poteva nemmeno farsi vedere!

Doveva lavorare nell’ombra ogni notte, e stare attenta che Zero non la scoprisse; il fatto che lei fosse morta sembrava aver interrotto il legame tra i due, ma Shizuka non ne era del tutto convinta, perciò preferiva non rischiara…tantomeno in quel momento!

Il ragazzo era ancora più silenzioso e introverso di prima da quando Yuki era andata via, e sembrava aver perso anche quel minimo di voglia di vivere che la ragazza era faticosamente riuscita a trasmettergli. Stava sempre per i fatti suoi, e ogni tanto saltava persino le ronde notturne, nonostante tutto quello che diceva il Preside.

Anche la Night Class sembrava aver perso l’energia e la voglia di combinare guai che invece aveva in abbondanza quando c’era Yuki.

Era come se la vita se ne fosse andata insieme a lei.

 

[Luce di vita…

…lei sparisce…e il buio diventa più forte…]

 

Yuki era la vita di quel Collegio, la sua linfa…come lo era stata anni prima sua madre.

E se lei non c’era, tutto perdeva colore e diventava mogio.

La polizia era venuta diverse volte in quella settimana, ma per quanti sforzi avessero fatto, Shizuka sapeva benissimo che non avrebbero trovato nulla; qualcuno parlava addirittura di un rapimento, ma non c’erano tracce che portassero a lei o a chi -secondo loro- l’aveva portata via.

 

[Niente tracce…niente prove…

…nessuna strada che porti alla verità…]

 

Oh bè…erano stata proprio brave!

Avevano cancellato qualsiasi traccia, anche la più piccola, cosicché nessuno potesse arrivare alla verità che invece era così vicina a loro.

Dopotutto erano professioniste!

E a semplificare le cose, ci avevano pensato gli studenti del Collegio che, avidi di sapere e di raccontare, con le loro storielle fantasiose avevano fatto un vero e proprio putiferio, tanto che gli investigatori non sapevano nemmeno chi dicesse la verità e chi mentisse.

Avevano mosso davvero bene le acque…e ora quello che sarebbe successo era da vedere.

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Shizuka Hiou se ne stava tranquillamente appoggiata ad un albero quando, dal buio della notte, una figura scura fece la sua apparizione; lei non si scompose minimamente sicura che lui, prima o poi, si sarebbe accorto che qualcosa non andava, e sarebbe andato a cercarla.

“ Sapevo che mi avresti scoperta!” sospirò Shizuka con un piccolo sorriso. “ Sei sempre stato bravo in queste cose, fin da quand’eri piccolo…!”

“ Tu, invece, non sei più così scrupolosa com’eri una volta, anzi. Notò lui con aria interessata. “ Andare in giro per il Collegio Cross senza nemmeno una copertura…” e scosse la testa come se non credesse ch’era possibile una cosa simile.

Shizuka rise sommessamente. “ Non ne avevo bisogno.” Ammise tranquillamente, come se la situazione la divertisse più che preoccuparla. “ Ormai…”

“ Ma ciò che davvero mi lascia perplesso,” continuò lui facendo finta di non averla sentita. “ è che tu sia ancora via, quando io stesso ti ho tolto la vita strappandoti il cuore. E ci sono anche dei testimoni che giurano di aver visto i tuoi resti in quella stanza…”

Le lanciò un’occhiata penetrante, ma non riuscì a scorgere nulla dentro quegli occhi violacei se non il divertimento per quella situazione così assurda.

“ È vero.” Ammise lei ricordandosi del fatto che, in quella stanza, Akatsuki Kain avesse visto quello che rimaneva del suo corpo ormai morto.  “ Ma esiste un modo per ritornare, un modo che permette di risorgere dal mondo dei morti per tornare a quello dei vivi…non lo sapevi, Kaname Kuran?”

Il vampiro la guardò storto per qualche istante, chiedendosi per quale motivo avesse pronunciato il suo nome; e contemporaneamente la sua mente cercava di riflettere su quel misterioso potere che riportava indietro i morti.

“ Posso sapere di cosa stai parlando?” chiese con voce pacata guardandola negli occhi.

“ Non mi stupisco che tu non ne sappia nulla. Disse lei incrociando le braccia dietro alla schiena e sporgendosi leggermente in avanti, come per farsi sentire meglio da lui. “ Alla fine, sono davvero molto pochi quelli che sanno dell’esistenza di questo potere. La mia famiglia, a quanto mi risulta, è l’unica a conoscere pienamente i segreti dei vampiri.

Kaname ci pensò su un momento. “ Sarebbe dunque un vampiro colui che può sconfiggere la morte?”

Lei si rimise diritta. “ Più o meno.” Annuì con voce misteriosa. “ Non credo che sia adeguato definirla un vampiro però, se proprio vuoi, possiamo anche chiamarla così.

“ Una donna?” chiese lui sempre più incuriosito da quella strana storia.

“ Una ragazza.” Negò Shizuka attorcigliandosi una ciocca di capelli; poi, quasi a rendersi conto di aver detto qualcosa di sbagliato, trasalì. “ O meglio, il suo aspetto è quello di una ragazza…ma l’abito non fa il monaco, giusto?”

“ Qual è la sua età?”

La donna ghignò a quella domanda. “ Diciamo solo che ha visto molte più cose di te. - E di tutta la Night Class messa insieme- finì poi mentalmente, sorridendo a quell’idea.

“ Vorrei conoscerla.” Ammise Kaname dopo un po’.

La risata che uscì dalle labbra di Shizuka lo confuse abbastanza, ma capì che stava chiedendo qualcosa che forse era impossibile.

Ma tu la conosci gia.” Disse la donna quando ebbe smesso di ridere.

Kaname alzò le sopracciglie in un’espressione stupita.

“ Non mi sembra.”

“ Oh, invece si che la conosci.” Ribatté lei divertita. “ Solo non sai chi è in realtà. Te l’ho detto, no? L’abito non fa il monaco! E forse, forse, per vedere ciò che lei è…bè, diciamo solo ch’è molto difficile da credere. Nessuno penserebbe mai che…” ma non continuò la frase, convinta che, alla fine, non sarebbe riuscita a spiegarsi comunque…non senza tradirla, perciò decise di rimanere in silenzio.

Kaname la squadrò per qualche istante chiedendosi quali fossero le sue reali intenzioni, il motivo che la spingeva a restare lì nonostante fosse in pericolo, nonostante tutti la credessero morta, lei non  ne stava approfittando.

Cosa diavolo aveva in mente?

Perché restava lì?

Perché non me ne sono andata?” chiese lei quasi a leggergli nella mente. “ Oh, non aspettarti chissà che, sai!? Non sto tramando nulla alle spalle tue o di chi che sia. No. Se sono rimasta nonostante tutto…”

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Il Direttore Cross se ne stava seduto dietro alla sua scrivania e guardava un punto imprecisato della stanza.

I suoi occhi fissavano la parete davanti a se come se quella conoscesse le risposte che lui cercava.

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta, e lui trasalì ridestandosi immediatamente dai suoi pensieri.

“ Avanti.” Disse con voce gentile, ma che tradiva la stanchezza e la tristezza per molte cose.

Quando che aveva bussato entrò, l’uomo credette di sognare.

“ Shizuka Hiou?” sussurrò flebile quella domanda, e vedendola annuire, fu certo di non sognare. “ Ma com’è possibile? Tu dovresti essere morta!” dichiarò su due piedi alzandosi e cercando una risposta a quello che aveva davanti agli occhi.

“ Si, è vero.” Ammise lei pacatamente. “ Dovrei essere morta…e invece, a quanto sembra, sono qui. E sono reale.”

Ma come…?”

“ Lasciamo stare.” Disse lei secca avvicinandosi alla scrivania dell’uomo. “ Ora…Kaname -e lei, ora- siete i soli a sapere che io sono viva e mi trovo qui, e mi auguro che la cosa rimanga davvero tra noi. Se sono rimasta in questo Collegio invece di andarmene c’è un motivo, e le posso assicurare che non ho alcuna intenzione di andarmene per il momento; se sta pensando agli allievi umani che ci sono…non si preoccupi: nessuno verrà toccato! Nessuno! Ha la mia parola!”

E guardandola negli occhi, l’uomo fu sicuro che non stesse mentendo.

Non sapeva perché Shizuka Hiou, Sangue Puro nota per aver sterminato la famiglia Kiryu su due piedi senza un’apparente motivazione, gli stesse dicendo quelle cose. E una parte di lui, quella del Vampire Hunter ch’era stato tanti anni addietro, gli diceva di non fidarsi…ma c’era anche l’altra parte, quella dell’uomo ch’era adesso, quella del Preside del Collegio Cross, quella del padre di Yuki Cross, che gli diceva di fidarsi, che non gli stava mentendo…

e che avrebbe rivisto che Yuki molto presto!

Annuì piano abbassando gli occhi.

Lei si voltò compiaciuta del risultato, ma quando stava per uscire dalla stanza, lui la richiamò.

“ Shizuka…” disse con voce chiara. “ Perché?”

La vampira lo guardò per un momento prima di sorridere dolcemente.

“ Non lo faccio per me stessa,” disse chiudendo gli occhi in un’espressione serena. “ lo faccio per Yuki.”

“ Yuki?” fece sorpreso, mentre la speranza tornava ad accendersi nel suo petto.

Un altro dolce sorriso per lui. “ Si.” Annuì tornando a voltarsi. “ Non preoccuparti,” e il lei di poco prima era scomparso, ora lo trattava come un vecchio amico “ la rivedrai presto. Yuki sta bene. Tornerà prima di quanto t’immagini…e nel frattempo, sarò io a sorvegliare il Collegio Cross per lei. Dopotutto…gliel’ho promesso.” E sparì oltre la porta.

L’uomo rimase immobile ancora per qualche secondo, incapace di spiegarsi cosa fosse realmente accaduto.

Shizuka Hiou, il vampiro freddo e sanguinario, aveva sorriso dolcemente e l’aveva rassicurato.

Ora sapeva che Yuki stava bene e…

Ma perché Yuki conosceva Shizuka?

Cosa c’era dietro alle parole della Sangue Puro?

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Yuki aprì tranquillamente la porta della casa, e si trovò in un luogo così accogliente che trovò difficile pensare che, anni addietro, lì ci fosse stata una battaglia sanguinaria.

“ Ehi!” chiamò a voce alta. “ C’è nessuno?”

Una donna apparve dalla cucina.

Era alta, magra, e il suo fisico era sicuramente quello di una guerriera…quello di una cacciatrice.

Aveva i capelli biondo cenere, legati in una coda bassa laterale.

Gli occhi erano castano chiaro, con una leggera sfumatura più scura.

Indossava un paio di jeans consumati e una maglietta marrone con il collo a V.

“ Ah, allora non ho sbagliato indirizzo.” Notò Yuki allegra togliendosi il giubbottino jeans e appendendolo su l’attaccapanni. “ Pensavo di essere finita nella casa dei fantasmi.

“ Spiritosa!” le disse la donna con voce divertita. “ Piuttosto…come mai sei qui? È successo qualcosa?”

“ Circa.” Annuì dirigendosi verso il salotto. “ Diciamo che il Collegio Cross non ne può più di ‘ste situazioni. Ci mancava solo la storia che shizuka è morta…bah!”

“ Shizuka? Morta?” chiese la donna preoccupata.

Ma no, non ti devi preoccupare.” La rassicurò la ragazza. “ Tutto a posto. Abbiamo gia sistemato tutto.”

Se lo dici tu.” Borbottò per niente convinta. “ Piuttosto…lui come…?”

“ Bene.” disse Yuki portando lo sguardo altrove. “ per il momento la situazione è ancora stabile. Sembra che tutti i trucchetti di Cross servano pure a qualcosa. Puoi stare tranquilla…tuo figlio non corre alcun pericolo…per il momento!

 

 

 

 

Allora????

Avete capito chi è la misteriosa donna con la quale la nostra Yuki sta parlando???

È un personaggio che abbiamo gia conosciuto nel manga…sapreste dirmi chi è????

X ELLY CHAN:  grazie dei commenti!!! sono felice che continuio a seguirmi!!!

Al prossimo capitolo…

Baci…Baci…Rain!!

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Capitolo 6
*** 5. Segreti. ***


Ecco il quinto capitolo finalmente

Ecco il quinto capitolo finalmente. (era ora!! Ma dov’eri finita???NdVoi)

Lo so, scusate sono in tremendo ritardo, ma il mio computer faceva le bizze e abbiamo dovuto cambiare i disco rigido perciò vi risparmio il casino che ho dovuto passare.

Comunque questo nuova capitolo mi sono proprio impegnata a scriverlo per farvi contenti, ok?

Ci sarà l’entrata in scena di un nuovo personaggio. Chi è mai questa bambina che Yuki cerca di far dormire???

 

5. Segreti.

 

“ …davvero non lo vorrei!

In questo momento, se fosse possibile, verrei da te e ti racconterei tutto, dall’inizio alla fine. Ma non posso.

In questo momento rischiare una cosa simile sarebbe davvero una pazzia e…e non so a cosa porterebbe.

Davvero non lo so.

Sono anni che continuo a ripetermi che tutto si sistemerà, che un giorno tornerà a spensieratezza anche per noi. Ma accadrà realmente?

Inizio a pensare che non sarà mai così!

Eppure nel mio cuore la speranza di riabbracciarti nuovamente è ancora salda e incrollabile.

È la speranza di madre che mi spinge ad andare avanti nonostante tutto. E la speranza di una madre difficilmente crolla davanti alle difficoltà.

La mia ancora è salda.

Mamma.”

 

“ L’ennesima lettera che non leggerà mai. Sospirò Yuki scuotendo la testa.

Era appoggiata allo stipite della porta e guardava la donna davanti a lei con gli occhi pieni di pena; qualsiasi cosa fosse successa, quella donna sarebbe rimasta una madre. Anche se i suoi figli fossero morti.

 

[ L’amore infinito di una madre…

…è la cosa più forte al mondo…]

 

La donna si voltò nella sua direzione non prima di aver riposto quella lettera in un cassetto delle scrivania che le stava davanti. Scosse la testa alzando lo sguardo su Yuki.

“ Non smetterò mai di volergli bene.” Ammise abbassando la testa. “ Nonostante tutto…io…” la voce le si spense in gola mentre le lacrime prendevano a rigarle il volto candido di solito coperto da una maschera di freddezza e determinazione.

 

[ Anche la più forte Guerriera cade…

anche i più decisi vacillano davanti al dolore…]

 

Yuki poggiò la testa sul muro e non la guardò: per chi si sente forte piangere è una debolezza!

“ Scusa…” sussurrò infatti la donna asciugandosi le lacrime cristalline.

La mora rise piano. “ E di che dovrei scusarti?” chiese chiudendo gli occhi davanti ad una tale assurdità. “ Lo sai come la penso su questo genere di cose, quindi io sono proprio la persona più inadeguata alla quale chiedere scusa per aver pianto.

“ Lo so.” Annuì alzandosi e andandole incontro. “ Forse…era più per me stessa…”

 

[ Una muta preghiera al cuore…

…la resistenza vacilla di nuovo…]

 

Yuki si staccò dal muro e le prese la mani tra le sue. “ Non è facile, posso capirlo, ma devi andare avanti. Devi farcela adesso che le cose si complicano.

“ Yuki…si stanno complicando troppo.” Le fece notare scuotendo la testa.

“ Forse, ma siamo ancora in tempo.” Disse chiudendo gli occhi stanchi. “ Noi non ci siamo arresi, e fin quando il Collegio Cross sarà protetto da uno di noi non mi preoccuperò. Shizuka sa quello che fa. Qualunque cosa accadesse lo verremmo a sapere e tornerei là.

La bionda sospirò superandola.

“ Sai, c’è solo una cosa che ancora non mi è chiara…”

E sarebbe?”

Perché hai deciso di andartene, di allontanarti proprio dal posto in cui dovevi stare? Perché hai lasciato il Collegio?”

Yuki sospirò. “ Dovevo farlo. Dovevo uscire per controllare come stessero andando le cose e cercare di prevenire il più possibile. Prima che scoppi una guerra…”

Non concluse la frase, ma l’altra capì lo stesso. Si voltò e le baciò la fronte con fare materno prima di uscire dalla stanza e lasciarla sola con i suoi pensieri e le sue preoccupazioni.

 

[ Solitudine…

…fidata compagna dalla confusione…]

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Se ne stava distesa sul letto, una gamba che ricadeva a penzoloni mentre l’altra era piegata su se stessa in una posizione tanto insolita quanto scomoda. Eppure sembrava che a lei non desse fastidio.

I lunghi capelli cremisi, ondulati e segosi, parevano lingue di fuoco bruciante.

Gli occhi verdi, splendenti come smeraldi, osservavano con fare annoiato il soffitto bianco; dentro ad essi si muovevano veloci immagini che dovevano restare segrete.

La porta si aprì all’improvviso, lei si limitò a spostare lo sguardo; sulla soglia stavano tre persone, una ragazza e due ragazzi. La fissavano intensamente, come a chiederle qualcosa. Lei alzò le spalle.

La ragazza sulla soglia si mosse velocemente nella sua direzione, ma invece che raggiungerla, si sedette sull’altro letto presente nella stanza.

Era bella anche lei, ma una bellezza diversa da quella dell’altra ragazza.

Era bionda, con i capelli corti tagliati poco sopra le spalle e due ciocche più lunghe sul davanti che ricadevano ondulate.

Gli occhi nari di onice, profondi ed oscuri come la notte, sembravano guardigni.

Continuò ad osservare la ragazza stesa sul letto per un altro paio di secondi prima che i suoi lineamenti si addolcissero.

“ Marco. Brian.” Chiamò la rossa portando lo sguardo su di loro. “ Avete per caso intenzione di diventare le nuove statue della stanza!? Farete muffa  se continuate a restare lì impalati.”

I due scossero le spalle prima di entrare e chiudersi la porta dietro di loro.

Erano entrambi alti, dai lineamenti marcati che li facevano sembrare più che ragazzini sedicenni e anche loro, come le due ragazze, possedevano una strana bellezza ipnotica e delicata al tempo stesso.

Il primo era moro e riccio, con i capelli sparati in tutte le direzioni.

I suoi occhi, dello stesso colore dei capelli, erano calmi e rassicuranti, ma nascondevano una scintilla che era sempre portatrice di guai.

Il secondo era invece biondo e liscio, con i capelli un po’ più lunghi dell’altro legati in una coda basso.

Gli occhi nocciola, nascosti dietro un paio di occhiali, erano quelli di una persona pacata e ragionevole. Aveva un’aria da intellettuale, indubbiamente. Ma questo non sgualciva affatto la sua bellezza.

La rossa distesa sul letto gli lanciò una fugace occhiata prima di storcere il naso.

Cosa c’è?” chiese sospirando il moro. Quando faceva così proprio non la sopportava.

“ Avete ancora la divisa scolastica.” Disse semplicemente mettendosi seduta con un balzo. “ Mi sembra che le lezione siano terminate quasi 6 ore fa.”

“ Guarda che c’è anche a chi piace la divisa così com’è. Le fece notare incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al muro. “ Non siamo mica tutti come voi due.” E indicò le due ragazze.

E cos’avremmo noi di male?” chiese la bionda inarcando le sopracciglia fine.

Lui mosse distrattamente la mano per indicare i loro vestiti. “ Ele ha scambiato i calzettoni neri con degli scaldamuscoli bianchi, il nastrino intorno al collo è diventato un braccialetto, gli stivaletti sono stati rimpiazzati da ballerine o comunque scarpe col tacco e la camicia è sempre sbottonata.” Spostò la mano ad indicare la bionda. “ Tu, Anna, invece hai perfino dimenticato pezzi dalla divisa. Al posto dei calzettoni neri classici nei hai messi un paio a righe fluo, le scarpe da ginnastica hanno preso il posto degli stivaletti, la camicia è sempre sbottonata e vai in giro con una cravatta intorno al collo che non c’entra nulla, e al posto della giacca hai sempre felpe.” Concluse incrociando nuovamente le braccia.

Anna lo guardò picchiettando le unghie sul letto; sembrava terribilmente annoiata.

“ Ehi, Marco, anche tu hai la camicia sempre sbottonata. Gli fece notare Ele gonfiando le guance come una bambina.

Ma che c’entra?” si difese lui. “ Io sono un maschio!”

E con questo?” chiese la rossa.

Marco le avrebbe volentieri risposto, ma l’altra ragazzo, Brian, li fermò prima che iniziassero una vera e propria discussione. “ Ragazzi, basta.” Disse sedendosi sul letto di Anna e accavallando le gambe. “ Abbiamo cose più importanti di cui parlare, no?”

Tutti si federo seri all’improvviso; Marco andò verso Ele e si sedette a gambe incrociate sul suo letto.

“ Brian ha ragione.” Annuì Anna passandosi una mano tra i capelli. “ Adesso è meglio se discutiamo di quanto sta succedendo. Ele, ne sai qualcosa?” chiese poi rivolta all’amica.

“ Ad essere sincera non molto.” Ammise lei scuotendo la testa. “ Yuki non mi ha detto molto. Le ho solo riferito cosa sta succedendo fuori di qui, ma da quello che ho capito nemmeno al Collegio sono messi bene.”

“ Sapeva di Shizuka?” chiese Marco portando lo sguardo su di lei.

Annuì distrattamente. “ Si, e credo che sapesse anche le intenzioni di Kaname e degli altri ospiti presenti in questa scuola.” Ipotizzò più per se stessa che per gli altri. “ Comunque adesso c’è Shizuka a guardia del Collegio e, in teoria, finché Yuki non torna sarà lei ad occuparsi di tutto.”

“ A proposito,” saltò su Brian e tutti si voltarono verso di lui. “ dov’è Yuki?”

“ E dove vuoi che sia?!” fecero in coro gli altri tre.

Brian abbassò gli occhi alzando le spalle annoiato. Gli atri sospirarono e si fecero cadere di peso sui letti sgualcendo le lenzuola linde. Rimasero in silenzio per un po’, ognuno perso nei proprio pensieri. Alla fine fu Ele a spezzare il silenzio.

E adesso che si fa?” chiese a mezza voce, quasi senza rendersene conto. “ Proviamo a rintracciare Yuki?”

“ No.” Disse Anna decisa mettendosi di nuovo seduta. “ Per il momento non serve allarmarla. Se succederà qualcosa allora la chiameremo, ma fino a quel momento cerchiamo di farcela da soli.”

“ Ha ragione lei.” Annuì distrattamente Marco, la mente che vagava su chissà quali pensieri. “ Possiamo però parlare con Shizuka per cercare di aiutarla finché starà al Collegio. Cerchiamo di creare un muro difensivo abbastanza potente da reggere finché serve.

Gli altri annuirono, ma nessuno si mosse; in quel momento non si poteva ancora agire. Il sole era ancora alto nel cielo azzurro, e fin quando non fosse stata ora per la Night Class di uscire ed andare a lezione era meglio non compromettersi. In quel momento non avevano molto a disposizione, e usarlo nel miglior modo possibile era l’unica cosa che potessero fare. Almeno per il momento…

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Il pianto acuto di un bambino la riportò alla realtà.

Sbatté più volte le palpebre rendendosi conto di essersi addormentata sul divano, in una posizione parecchio scomoda per lo più. Si alzò stiracchiandosi e andò verso il piano superiore della casa.

Aprì la porta alla fine del corridoio e finalmente la vide.

Una bambina. Una bellissima bambina di circa 4 anni.

Aveva il viso affilato nonostante fosse appena entrata nell’infanzia, e i suoi lineamenti erano duri e dolci al contempo.

I capelli biondi e boccolosi, le arrivavano circa alle spalle.

Gli occhi azzurri la fissavano arrossati ma contenti che qualcuno fosse finalmente venuto da lei.

“ Yuki!” trillò con la vocetta un po’ stridula, ma tanto, tanto dolce.

La ragazzi sorrise senza riuscire ad impedirselo e la prese in braccio sollevandola dal lettino in cui, fino a poco prima, dormiva come un angioletto.

“ Allora?” fece cullandola dolcemente nel vano tentativo di riaddormentarla. “ Perché ti sei messa a piangere? Un brutto sogno?”

Lei annuì tirando su col nasino. “ Si, un brutto brutto sogno.”

Due lacrimoni le solcarono nuovamente le guance, e Yuki la strinse più forte al petto cercando di rassicurarla.

“ Ora va tutto bene.” Le disse dolcemente all’orecchio. “ Ora è tutto finito. Ci sono io qui con te.”

Sembrò funzionare. Yuki sentì il respiro della piccola farsi più calmo mentre chiudeva nuovamente gli occhi e si succhiava il dito prima di crollare addormentata; la rimise nel lettino e la coprì con la coperta prima di spegnere la luce e chiudersi la porta alle spalle.

Scese silenziosamente in cucina da dove veniva un buon profumino.

“ Stai preparando la cena?” chiese Yuki annusando l’aria.

“ Si.” Annuì la donna voltandosi a guardarla. “ Un brutto sogno?” chiese poi portando il discorso sulla bambina che dormiva al piano superiore.

“ Gia. Ultimamente non fa che averne.” Ammise preoccupata incrociando la braccia al petto e sedendosi su una sedia. “ Mi chiedo se…” non concluse la frase troppo impegnata in congetture mentali.

“ Cosa?” chiese l’altra appoggiando il mestolo sul piano cottura e voltandosi completamente verso di lei.

Yuki sospirò alzandosi e si diresse verso la finestra. “ Mi chiedo se sia un segno.” Ammise infine con gli occhi che fissavano la neve fuori dalla casa. “ Se non dobbiamo prenderlo come un campanello d’allarme.

La bionda chiuse gli occhi pensierosa prima di parlare. “ Non mi sento di usarla come un radar, Yuki. “ la rimproverò seriamente.

La mora sorrise dispiaciuta. “ Non era questo che intendevo.” Si scusò scuotendo la testa. “ Però conoscevi anche tu i suoi genitori, perciò tutto può essere.

Si, lo so.” La fissò per un momento con occhi strani, quasi stesse cercando di leggerle l’anima. “ Lo sai che quella notte  hai salvato anche quel piccolo angelo che adesso dorme nella stanza di sopra?”

“ A quanto sembra…!”

“ Non te lo aspettavi, vero?”

“ Sinceramente no.” Ammise pensierosa. “ Mi aspettavo di tutto ma non certo quello che ho trovato. È stata una bella sorpresa!”

Rimasero per un po’ in silenzio, ognuna assorta nei suoi pensieri.

“ Ehi, Yuki.” La chiamò la bionda all’improvviso. “ Hai avuto notizie dal Collegio?”

La mora annuì. “ Prima mi ha contattata Shizu. Pare che Ele, Anna, Marco e Brian si siano messi in contatto con lei. Comunque non c’è nulla di cui preoccuparsi; sembra che siamo stati troppo pessimisti.”

L’altra annuì, ma Yuki non era per niente sicura di averle levato i dubbi che così spesso s’instauravano in lei facendola vacillare.

Ma non poteva darle torto: con tutto quello che stava succedendo era gia un miracolo che fossero ancora tutti vivi!? Il problema però era un altro in quel momento.

Per quanto sarebbero sopravvissuti ancora?

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Zero odiava con tutto se stesso quelle ronde notturne, soprattutto da quando Yuki era scomparsa nel nulla.

Quando c’era lei, almeno, la sua presenza lo tranquillizzava, lo rendeva meno incline all’idea di prendere tutto quello che aveva e buttarlo nel cesso. Vita compresa s’intende.

Ma lei glielo aveva sempre impedito. Lo aveva spronato a continuare a vivere. E lui così aveva fatto. Ma solo per lei. Perché adesso che lei non c’era più, si chiedeva cosa avesse davvero senso in quella sua vita tormentata e priva di futuro.

Era tanto frustato che si mise a prendere a pugni un albero là vicino.

“ Guarda che quel povero albero non ti ha fatto nulla.” Lo rimproverò una voce divertita. “ E poi, l’unico che si farà male alla fine di questa lotta sarai tu.”

Zero si fermò all’improvviso e cercò con lo sguardo la fonte da cui proveniva quella voce di ragazza.

“ Dove sei?” chiese esaminando attentamente tutta l’area. “ Fatti vedere!”

Un fruscio alle sue spalle e dagli alberi comparve la figura snella di una ragazza.

Aveva la pelle candida ed era dotata di una rara bellezza che, comunque, non era paragonabile a quella dei vampiri.

I capelli biondi e gli occhi d’onice la facevano sembrare una bambola, ma aveva la netta impressione che ci fosse dell’altro nascosto in quel corpo slanciato e all’apparenza fragile.

“ Chi sei?” chiese non riconoscendola.

Ma come? Non mi riconosci?” fece lei sbalordita. Fece un passo per mostrasi meglio a lui, ma Zero estrasse la sua Bloody Rose pronto a premere il grilletto.

Lei scoppiò a ridere. “ Cosa pensi di farmi con quella?” gli chiese con le lacrime agli occhi. “ Non sono di certo un vampiro, e con quella si possono colpire e uccidere solo le creature della notte.

La mano di Zero tremò leggermente a quelle parole ma non abbassò l’arma. “ Non sei un vampiro?”

“ No.”

E cosa sei allora?”

“ A questa domanda non posso rispondere, mi dispiace. Si scusò lei, ma nella sua voce non c’era alcuna traccia di rimpianto o scusa. Sembrava che non approvasse affatto quello che gli aveva appena detto. “ Ora, per favore, puoi abbassare quell’arma che tanto è inutile?!

Zero abbassò la pistola e la ripose al suo posto.

“ Bene.” Fece lei soddisfatta, e si mostrò alla luce della luna.

“ TU?” l’urlo di Zero le fece chiudere gli occhi esasperata: perché cavolo non sia era presentata con il suo vero aspetto??? Almeno non l’avrebbe riconosciuta e non avrebbe urlato.

“ Se eviti di spaccarmi i timpani te ne sarei veramente grata. Grazie.” Aggiunse alla fine guardandolo male.

Zero parve calmarsi e riprese fiato. “ Che ci fai qui?”

“ Una passeggiatina notturna.” Disse lei con sarcasmo. “ Zero, per l’amor del cielo! Puoi evitare le domande idiote e farmene una più intelligente?”

L’occhiataccia che le lanciò il ragazzo avrebbe fatto indietreggiare chiunque, ma lui ancora non sapeva che la persona che aveva davanti non era una qualunque.

“ Come fai a sapere dei vampiri?” chiese lui ricordandosi improvvisamente la sua affermazione. “ Sai anche della Night Class?”

“ Certo che so della Night Class.” Affermò lei incrociando le braccia al petto. “ So che sono vampiri, so che appartengono tutto all’aristocrazia. Anzi. Quasi tutti: Kaname Kuran è un sangue puro!”

“ Sembri ben informata.” Notò lui per niente contento di ciò.

“ Perfino più di te.” Si lasciò sfuggire lei e subito si maledì per non riuscire mai a stare zitta quand’era il momento. “ Yuki mi ammazzer…”

Acc… Di nuovo! Ma cos’era quella? La giornata delle stronzate? Aveva gia detto anche troppo.

Che vuoi dire? Che c’entra Yuki con te?” chiese Zero con veemenza quando sentì il nome della ragazza.

“ Accidenti a me.” Borbottò la bionda mordendosi la lingue. Poi sospirò affranta. “ Mi dispiace, Zero. Ho detto anche troppo. Non doveva sfuggirmi nulla.”

“ Perché?” chiese mentre la rabbia montava dentro di lui. Lei non rispose.

“ PERCHÉ?” urlò arrabbiato.

Fece per prenderla per il collo e attaccarla all’albero ma, senza che se ne rendesse conto, si ritrovò steso per terra con la ragazza sopra di lui che gli bloccava le braccia in una morsa letale.

La sua espressione tradiva benissimo lo stupore che sentiva. “ Come…?”

“ Come ho fatto?” lo interruppe lei lasciandolo andare. “ Te l’ho detto: mi sono gia lasciata sfuggire troppo.

Zero si alzò in piedi e la guardò di nuovo male, forse cercando di farle paura. Ma la reazione non f quella che si aspettava.

Gli occhi di lei, profondi e terribili, presero a fissarlo intensamente, talmente tanto da farlo sentire nudo davanti a lei. Deglutì rumorosamente senza riuscire a distogliere lo sguardo.

Si sentiva incatenato al terreno da quegli occhi  ipnotici e bellissimi.

Lei abbassò improvvisamente gli occhi e lo lasciò andare da quella morsa.

“ Non fare domande.” Lo anticipò lei scuotendo la testa quasi a scacciare via chissà quali pensieri. “ Sappi solo che Yuki sta bene e che tornerà presto. Fino a quel momento cerca di non ammazzare nessuno, resisti alla sete e continua a vivere come lei vorrebbe.

Si voltò per andarsene e lui, troppo sbalordito e confuso per muovere anche solo un muscolo, non riuscì nemmeno ad aprire bocca.

“ Ah.” Fece lei voltandosi a guardarlo. “ Guarda che se ti succede qualcosa poi Yuki se la prende con noi, quindi cerca di comportarti bene, mh?”

E sparì nel buio della notte lasciandolo solo, impalato e con mille domande.

 

 

 

Allora???

Vi ha soddisfatti???

Comunque

Ah, ecco: 1°…GRAZIE MILLE A CHI CONTINUA A SEGUIRMI E TUTTI QUELLO CHE HANNO COMMENTATO QUESTO STORIA FINO AD ADESSO!!!!

 

2° Dal prossimo capitolo entreranno in scena nuovi personaggi e anche qualcuno dei vecchi finalmente avrà di nuovo voce in capitolo.

 

3° ehehehe…mi sa proprio che qualcuno ha indovinato che è il misterioso personaggio con cui Yuki parlava alla fine del 4° cap.

 

4° per una vampire Hunter preferite Kin o Nari????

P.s: spero che mi aiuterete in questa piccola scelta!!

Grazie mille.

Baci…Baci…Rain!!!! Ciau…

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Capitolo 7
*** 6. Ospite inaspettato. ***


………….Ehm……..

…………………………………….Ehm……..Ehm………..

Ehm…sono sinceramente senza parole!!! Ma da quanto tempo non aggiorno questa ff??????????????????????? (Me cerca un modo per non farsi massacrare da voi, poveri lettori, che state cercando in tutti i modi di massacrarsi…). CHIEDO UMILMENTE SCUSA PER L’ENORME RITARDO!!!!!

E ora…vi prego di godervi questo capitolo in cui, come promesso, arrivano nuovi personaggi e alcuni vecchi hanno nuovamente voce in capitolo.

Buona lettura!!

Baci…Baci…Rain!!!

 

 

 

6. Ospite inaspettato.

 

 

“ Nobile Kaname Kuran,

siamo lieti d’informarla che tra due giorni arriverà un nuovo membro alla Night Class.

Costui proviene da una famiglia molto importante e altolocata, la preghiamo quindi di averne cura come sempre.

Alleghiamo a questa lettera la scheda personale dell’ospite.

Cordiali saluti,

Asato Ichijo.”

 

Kaname rilesse quella lettera per la millesima volta prima di piegare il foglio e riporlo all’interno della busta; si stava chiedendo, da quando quel messaggio gli era stato recapitato, chi mai potesse essere questo nuovo membro della Night Class. Aveva guardato più volte la sua foto allegata insieme alla scheda personale che gli era stata inviata, eppure quel viso non riusciva proprio a collegarlo ad alcun nome di sua conoscenza.

Riguardò per l’ennesima volta l’immagine, nella vana speranza che gli suggerisse qualcosa.

Il ragazzo rappresentato su quel piccolo pezzo di carta aveva il viso dagli inconfondibili tratti aristocratici, il viso appuntito e il mento spigoloso.

I capelli erano forse un po’ più corti dei suoi, castano scuro, quasi neri.

Anche gli occhi erano scuri, ma questi, al contrario dei capelli, tendevano al rosso porpora del sangue.

Kaname rimase a fissare quegli occhi per un tempo che sembrò lunghissimo, perso in chissà quali pensieri, alla ricerca del particolare mancante che gli desse la certezza di conoscerlo così come pensava che fosse.

Perché quegli occhi scuri lui li aveva gia visti da qualche parte, forse in quello stesso ragazzo, ma in quel momento non riusciva a dargli un nome.

“ Kaname? Posso entrare?” la voce di Ichijo, pacata come sempre, lo ridestò improvvisamente ai suoi pensieri; chiuse gli occhi e sospirò cercando di scrollarsi di dosso l’inquietudine che l’aveva avvolto.

“ Entra pure.”

Quando la porta si aprì, Ichijo poté ben vedere che Kaname era preoccupato da qualcosa. Lo osservò rapidamente facendo saettare lo sguardo sui suoi occhi, ma il ragazzo li chiuse prima che lui potesse leggervi dentro alcunché.

“ Kaname…è vera la notizia che a breve arriverà un nuovo studente nella Night Class?” chiese il biondo notando i fogli che Kaname teneva in mano.

“ Ah, allora lo sapevi gia.” Dichiarò il moro porgendogli distrattamente i fogli. “ Si, è vero.”

Ichijo prese la lettera e la scheda personale e le esaminò con cura.

“ Un membro dell’aristocrazia?” chiese perplesso notando il cognome. “ Ma di quale casata fa parte. Io questa non la conosco.”

“ Nemmeno io ad essere sincero.” Ammise Kaname con lo sguardo perso.

“ E…allora?”

Non ottenne risposta, e così tornò a studiare la foto del ragazzo, come aveva fatto prima il moro. Trasalì improvvisamente e spalancò gli occhi posandoli sulla figura immobile di Kaname.

“ Sono i suoi occhi, vero?” chiese questi alzando brevemente lo sguardo. “ Anche io ho l’impressione di averli gia visti da qualche parte, ma non ho idea di dove. Essendo un membro dell’aristocrazia pensavo di averlo conosciuto a qualche festa, ma ho la sensazione che non sia così.

Stavolta fu Ichijo a non rispondere, si limitò ad abbassare nuovamente lo sguardo sulla foto.

Quegli occhi…

Il loro colore insolito…

Sapeva di averlo gia visto, ma non in una persona. No, in un ricordo di tanto, tanto tempo prima. Forse in un’altra immagine…in un…quadro…?

“ Ichijo?” la voce di Kaname lo riportò con i piedi per terra, e dalla sua voce capì subito che non si era accorto di quella sua mancanza, e che desiderava sapere dell’altro in quel momento.

“ Mi dispiace, ma non sappiamo nulla di Yuki.” Ammise abbassando il capo e poggiando i fogli sul tavolino davanti a lui. “ Nel mondo dei vampiri così come in quello degli umani si sta facendo tutto il possibile, ma sembra come sparita nel nulla.”

Kaname annuì senza lasciar trasparire nulla, quasi indifferente a quella notizia. Ma Ichijo sapeva che non era così e che, anche se non lo dava a vedere, l’erede del casato Kuran era molto più preoccupato di quanto si pensasse.

“ Ichijo…puoi andare…” disse improvvisamente Kaname con tono neutro.

Il biondo annuì silenziosamente e uscì chiudendosi la porta alle spalle, concio che il suo amico voleva restare solo per pensare.

Una volta che Ichijo fu uscito, Kaname si alzò e si diresse alla finestra per osservare il cielo che si stava schiarendo per la comparsa del giorno. “ Yuki…” sussurrò abbassando il capo. “ Dove sei?”

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Hanabusa Aido se ne stava spaparanzato su uno dei divanetti posti all’entrata del Dormitorio Luna con lo sguardo perso; i suoi occhi azzurri erano posati sul muro davanti a se, ma sembrava che in realtà non lo vedesse affatto. In grembo teneva un libro aperto sulla stessa pagina da più di mezz’ora.

In verità i suoi pensieri erano occupati dallo stesso mistero che affliggeva anche quelli di Kaname Kuran: che fine aveva mai fatto Yuki Cross?

Oramai erano quasi due settimane che le ricerche della ragazza, nel mondo dei vampiri e in quello degli umani, procedevano a ritmo serrato, ma di nemmeno l’ombra; nessuna traccia, indizio, nemmeno una scia di profumo per identificare il posto in cui si trovava. Le ipotesi ch’erano state avanzate erano molte, una più improbabile dell’altra. Si era passati dal rapimento alla fuga di casa, ma in realtà tutti i presenti della Night Class, e anche Zero e il Direttore, sapevano che una caso simile non era possibile. Primo perché, un rapimento all’interno del Collegio era pressoché impossibile, qualcuno si sarebbe sicuramente reso conto che c’era un intruso, e Yuki non era tipo da lasciarsi prendere alle spalle da uno sconosciuto, umano o vampiro che fosse. In secondo luogo non era nemmeno possibile che fosse una semplice, banale e sciocca fuga di casa; quelli erano gesti dediti alle sue compagne viziate, non ad una ragazza che era stata cresciuta nel mondo dei vampiri da un Ex-Vampire Hunter ora ritiratosi.

Ma queste erano cose che i poliziotti umani che erano venuti per i primi sopralluoghi non potevano certo sapere. Per loro Yuki Cross era soltanto una ragazzina come tante, e il suo altro non era che un caso come un altro, uno di quelli che capitano per le mani tutti i giorni. Niente di più.

Improvvisamente, a distrarre il bel vampiro dai suoi pensieri, fu la consapevolezza di non trovarsi più disteso sul divano, ma a parecchi centimetri da terra.

“ Ma che diavolo…?” borbottò agitandosi di colpo e rendendosi conto della situazione al quanto assurda. Non ebbe però in tempo di formulare alcun pensiero corrente che, qualunque fosse la cosa o la persona che lo teneva sospeso, questa mollò la presa facendo precipitare con il fondoschiena sul duro pavimento di quarzo bianco.

“ AHIA!” imprecò ad alta voce massaggiandosi la parte dolorante.

Solo il suono di una risata leggera lo distrasse dalle maledizioni che stava inviando a caso. Si alzò di scatto e si guardò attorno finché non notò, appollaiata dietro al divanetto su quale sedeva poco prima, la figura piccola e delicata di una bambina che, non appena si rese conto di essere stata scoperta, alzò i suoi gradi occhi e lo fissò divertita.

“ Ciao!” salutò con la voce infantile e stridula, ma estremamente gradevole e dolce.

“ E tu chi saresti?” esclamò Aido sorpreso ma al contempo affascinato da quella figura infantile.

“ I tuoi capelli mi piacciono molto.” Disse lei senza far caso alla domanda del ragazzo e cambiando completamente argomento. “ Hanno lo stesso colore del sole.”

Aido sbarrò gli occhi confuso: chi accidenti era quella bimbetta che lo aveva fatto levitare a mezzo metro da terra e che eludeva le sue domande con frasi senza senso?!

I due si squadrano per un secondo, e sembrò che nessuno volesse lasciar vincere l’altro.

Gli occhi azzurro intenso di Aido studiavano accuratamente la figura infantile che aveva davanti; era piccola, minuta persino per la sua età di bambina, e non dimostrava più di 4 anni. Umani, ovviamente.

Era magra e sembrava quasi friabile, dai lineamenti dolci ma comunque affilati e sinuosi per una bambina qual’era.

I capelli erano castano ramato, un colore che al ragazzo ricordò immediatamente quelli di Yuki, solo che quella della bambina erano più lunghi e mossi invece che corti e lisci.

Aveva gli occhi grandi di un castano molto scuro, quasi nero.

Ed erano proprio quegli occhi a metterlo maggiormente in difficoltà; erano espressivi ed estremamente intelligenti, troppo per appartenere davvero alla figura che gli stava davanti e che, in quel momento, lo studiava proprio come lui studiava lei.

Eppure, anche se nascosta, Aido riuscì ah vedere una vena infantile dentro a quegli occhi quasi irreali. Una sfumatura che sapeva di giochi, risate ed ingenuità, quella che solo i bambini possono possedere, e anche abbandonata l’età della fanciullezza si perde.

“ Aido!” disse la voce di Ruka proveniente dal piano superiore. “ Si può sapere che stai combinando?”

Il ragazzo spostò velocemente lo sguardo nella sua direzione potendo notare che la vampira non era sola, ma che dietro di lei c’era il fior fiore della Night Class: suo cugino Kain, Seiren, Shiki e Rima. Mancavano solo i Capo Dormitorio e il Vice-Capo Dormitorio ed erano al completo.

“ Chi è quella bambina?” chiese Kain notando la figura della piccola.

“ Bella domanda!” esplose il cugino indicandola. “ Questa qui è piombati qua all’improvviso, mi ha fatto levitare per poi lasciarmi cadere e adesso non vuole nemmeno dirmi il suo nome.”

“ Mi pare ovvio.” Disse Ruka scendendo le scale seguita dagli altri.

“ Che vorresti dire?” ironizzò il biondo fronteggiandola ad un palmo dal naso.

“ Che la tua faccia non è certo un bello spettacolo per i bambini.” Rispose lei a tono.

Solo la risata della bambina li fece desistere e tutti si voltarono verso di lei.

“ Siete buffi!” esclamò lei sorridendo radiosa e battendo le piccole mani divertita.

I ragazzi si scambiarono un’occhiata preoccupata e curiosa, indecisi sul chiamare il Capo Dormitorio o meno; per loro fortuna non ci fu bisogno di prendere questa decisione, perché Kaname apparve in cima alle scale con un’espressione un po’ scocciata per tutta la confusione che stavano facendo.

“ Si può sapere che state combinando?” chiese autoritario facendoli voltare.

Il sorriso sparì immediatamente dal volto della bambina che, con gli occhi seri e un’espressione troppo adulta, prese a fissare intensamente il ragazzo, quasi volesse leggergli dentro.

“ Scusaci, Nobile Kaname, ma c’è questa bambina che…” Aido non seppe come finire la frase, e quindi si limitò ad indicare la piccola che in quel momento tanto piccola non sembrava. Lo sguardo serio e fermo la faceva assomigliare più ad una adulta che ad una bambina. E di questo, Kaname, si rese conto.

“ Chi sei?” le chiese dopo essere sceso ed essersi messo proprio davanti a lei, con gli occhi fissi dentro i suoi.

La bambina piegò a testa di lato ma non rispose. “ Tu sei Kaname Kuran!?

Il moro inarcò un sopracciglio confuso: era una domanda o un’affermazione? Decise di non farci caso.

“ E tu chi sei?” le chiese piegandosi sulle ginocchia per essere alla sua stessa altezza.

“ Tu sei un Sangue Puro!?” disse la bambina eludendo, per la seconda volta, la sua domanda.

Aido, alle sue spalle, sospirò rassegnato: quella bambina era un vero mistero!

Kain e Ruka si scambiarono uno sguardo perplesso così come Rima e Shiki, solo Seiren rimase immobile, impassibile e priva di qualsiasi emozione, come una statua di ghiaccio.

Kaname fissò intensamente la bambina, e lei gli restituì lo sguardo inflessibile, come un’adulta. Eppure, si disse il ragazzo, quella che aveva davanti era proprio una bambina, un essere la cui maturazione era ancora lontana; e allora perché si sentiva quasi intimorito da quello sguardo scuro che, per chissà quale ragione, continuava a riportargli alla mente quello di Yuki. Era come se quella bambina fosse in grado di capire appieno tutto quello che gli passava per la testa, e fosse anche capace di scegliere perfettamente quale risposta dare. Cosa al quanto impossibile data la sua età.

“ Cerys! Cerys dove accidenti sei?” 

Tutti si voltarono verso il portone d’ingresso dove, anticipato dalla sua voce, era apparso un ragazzo.

Lei, sentendo degli sguardi addosso, si voltò nella loro direzione. Per un solo, lunghissimo momento a Kaname parve che il tempo si fosse fermato.

Lui era il ragazzo!

Lui era il nuovo studente che stavano aspettando!

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 “ Fratellone!” la bambina ruppe il silenzio e corse incontro al ragazzo per poi lanciarsi tra le sue braccia.

“ Cerys!” esclamò lui prendendola al volo. “ Si può sapere dove ti eri cacciata?!

Lei rise e indicò i membri della Night Class ancora fermi nelle loro posizioni, tranne Kaname che si era alzato in piedi quando aveva visto la figura del ragazzo.

Viso appuntito, mento spigoloso, capelli castano scuro e occhi tendenti al rosso del sangue.

Era il nuovo studente della Night Class.

Il ragazzo si avvicinò con la sorellina ancora in braccio e solo quando fu faccia a faccia con Kaname la mise giù e si rivolse al vampiro.

“ Sono Christian Satou e questa piccola peste è mia sorella Cerys.” Disse lanciando un’occhiata alla bambina che si trovava vicino a lui. “ Vi prego d perdonarla per il suo comportamento e se, in qualche modo, vi ha infastidito; Cerys non capisce mai quand’è il momento sbagliato.” Ma l’occhiata che lanciò alla bambina era di tutto tranne che di rimprovero.

Kaname non rispose subito, si limitò a studiare nuovamente la figura del giovane, che ormai conosceva a memoria dato che aveva passato ore, nella sua stanza, a guardare e riguardare l’immagine della foto, nella vana speranza di ricordarsi dove l’aveva gia visto.

“ Immagino che tu sia il nuovo studente che stavamo aspettando.” Disse infine rompendo il silenzio e incuriosendo gli altri membri della Night Class che nulla sapevano di questo nuovo arrivo. “ Benarrivato, e non preoccuparti per tua sorella: è solo una bambina! E così ti chiami Cerys.” Disse poi rivolto alla piccola che, in risposta, sorrise sorniona.

“ Mi dispiace per la sua presenza, ma mi sono accorto della sua presenza solo quando sono arrivato qui. Sapete…è capace di rendersi invisibile.” Spiegò Christian con tono di scusa.

Aido si lasciò scappare un gemito strozzato: se quella bambina era anche capace di rendersi invisibile oltre che di far levitare le persone, allora sperava che se ne andasse molto presto, altrimenti non sarebbe sopravvissuto a lungo.

“ Seiren.” Chiamò Kaname. “ Accompagna Christian e sua sorella nella stanza affidata a lui. Cerys può restare, se vuoi, ma non potrà assistere in nessun modo alle lezioni perché è troppo piccola; comunque parlerò con il Direttore e troveremo una soluzione.

“ Grazie mille.” Annuì Christian prima di seguire Seiren su per la gradinata, con Cerys che saltellava dietro di lui.

Prima di sparire completamente però, la bambina si voltò un’ultima volta verso Aido e gli strizzò l’occhio con aria complice.

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 Si, grazie. Ho capito, grazie per avermi avvisata Shizu. Ci sentiamo. Ciao.”

Yuki Cross chiuse la telefonata e lanciò il cellulare sulla poltrona vicino a lei; sospirò prima di lasciarsi cadere a terra e incrociare le gambe: che accidenti di situazione…!?

“ Ehi, tutto bene?” le chiese improvvisamente una voce.

Lei si voltò piano. “ Si…tutto bene, Nari.” Disse con voce stanca. “ Solo qualche piccolo inconveniente.”

La donna la fissò preoccupata appoggiandosi al muro. “ Problemi al Collegio?”

“ Circa.” Rispose laconica Yuki buttandosi indietro e soffermandosi ad osservare il soffitto con finto interesse. Solo allora Nari si accorse ch’era ancora vestita con gli stessi abiti con cui era arrivata pochi giorni prima; stessa gonna e stessa maglia, non si era nemmeno levata le scarpe da tennis.

“ Senti…perché non vai a farti un bagno e ti cambi?” le propose con un sorriso.

“ Cambiarmi?” fece la mora sorpresa rimettendosi seduta.

Nari scosse la testa sconsolata prima di battersi una mano sulla fronte. “ Non ti sei nemmeno resa conto che sei così da quando sei arrivata!?

Yuki si fissò e un sorriso imbarazzato le dipinse il volto. “ Ehm…” borbottò impacciata. “ Vado subito a farmi un bagno. Ciao!” e scappò al piano superiore senza dire altro.

Nari cercò di trattenersi, ma alla fine fallì e scoppiò a ridere come una pazza: quella ragazza era veramente unica! Sospirò nuovamente prima di sedersi sul divano e aprire la televisione. Il caso volle che incappasse proprio in un telegiornale.

 

“ Ed è da ormai due settimane che la sedicenne Yuki Cross, figlia adottiva del Direttore del prestigioso Collegio Cross, è scomparsa. Le ricerche continuano a 360°, ma non si hanno novità; la ragazza sembra sparita e…

 

Spense di colpo la televisione e buttò il telecomando contro il muro; ormai erano giorni che non si faceva che parlare della sparizione di Yuki, e i telegiornali non facevano altro che ripetere sempre le stesse, identiche cose. Da una parte e dall’altra. Erano diventati noioso.

Certo non si poteva dire che il caso non avesse fatto scalpore! Una sedicenne che sparisce improvvisamente senza lasciare traccia alcuna. Un ghiotto caso a cui lavorare, senza dubbio. Eppure Nari non vedeva l’ora che la smettessero di cercare risposte e lasciassero cadere il caso. Non avrebbe mai trovato niente comunque.

Yuki non era certo una sciocca, ne una sprovveduta, e aveva fatto le cose per bene. Quand’era sparita dal Collegio non aveva lasciato alcuna traccia di se, così che, anche se i vampiri – e così era stato! – si fossero messi a cercarla, non avrebbero mai trovato niente di lei, nemmeno una minima scia che potesse portali al luogo nel quale si trovava.

Proprio scaltra come mossa!

La donna lasciò che la testa le ricadesse all’indietro e osservò le crepe sottili del soffitto. Era stanca, tanto stanca. Ma non era ancora il momento di mollare, di arrendersi e gettare la spugna; quello era il momento di prendere in mano la situazione e decidere cosa fare della propria vita. E forse, se la scelta fosse stata quella giusta, allora avrebbe potuto intravedere uno squarcio di futuro in quel presente di tenebre.

E non v’era cosa che desiderasse più di questa!

 

 

 

 

 

 

Allora????? Che ve ne pare?????

Basta a farmi perdonare????????????? (spero proprio di si…!!!!! NdMe)

E ora…

X Elly Chan: GRAZIE!!! Mi fa un immenso piacere che stai continuando a seguirmi nonostante non sia molto regolare negli aggiornamenti. … Eh…si, hai ragione su tutto. Regole zero, povero Zero e…Aido!!! Effettivamente si è un po’ annoiato. Ma come puoi vedere ora, della noia, avrà la mancanza, perché questa nuova bimbetta gliene farà passare delle belle. E come puoi vedere ho seguito il tuo consiglio e ho chiamato la “donna” Nari (hai capito di chi si tratta?!?!?!?!). GRAZIE MILLE DI TUTTO!!!

E ora…

…al prossimo capitolo gente!!!

Baci…Baci…Rain!!!

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