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Lo so che avevo gia postato questa storia, ma per alcuni dubbi che avevo
a riguardo l’ho tolta…sapete com’è: non si sa mai
Lo so che avevo gia postato questa storia, ma per alcuni dubbi
che avevo a riguardo l’ho tolta…sapete com’è: non si
sa mai!!!! Ora però l’ho ricontrollata e posso affermare che non
c’è niente che non va.
E quindi ve la riposto (tranquilli!!!! Non è cambiato
nulla!!!!)
Sono tornata con un’altra ff di Vampire Knight, forse
peggio della prima.
In questa storia…ci sarà un vero e proprio casino!
Ho fatto una confusione terribile con i nomi, le famiglie. Ho
inventato personaggi un tantino assurdi e cambiato completamente altri.
Per aiutarvi a capirci almeno qualcosina da subito vi do un
aiuto: entrerà in scena una nuova famiglia, assolutamente fuori
daglischemi che è legata
a…
Non ve lo dico.
Altrimenti rischio di rovinarvi la sorpresa, anche se leggendo
il prologo qualcosa dovrebbe gia essere chiaro.
Ora vi lascio alla storia, ho gia cianciato troppo.
Buona lettura…Baci Baci…Rain!
Prologo.
A
quel tempo…
Nevicava!
Prima piano e poi
forte…
Prima il nevischio e poi la
tormenta…
E mentre un candido strato
ricopriva tutto, una donna soffriva nel mettere al mondo la sua bambina.
Urla di dolore e lacrime di
sangue.
E poi il silenzio…il
buio ed infine di nuovo la luce.
Riaprì piano gli
occhi, la fronte ancora madida di sudore, il corpo dolorante a causa dello
sforzo eccessivo.
Nel suo braccio era
conficcato un ago da cui affluiva velocemente sangue.
- Una flebo?!- si chiese
confusa mettendosi a sedere.
Era in una stanza bianca,
sterile e dall’odore di medicinali; il letto morbido, le lenzuola
immacolate, indossava un camice anch’esso bianco. L’unica cosa che
le fece capire di essere ancora viva era la sacca di sangue che entrava nel suo
corpo stanco e cercava di ridarle forza.
“ Ah, vedo con piacere
che ti sei svegliata!”
Unavoce conosciuta, una voce amata e cercata:
la voce di suo marito!
Dalla porta entrò un
uomo alto, dall’aspetto forte e rassicurante.
Aveva i capelli castano scuro
con i riflessi rossi, lisci e leggermente lunghi.
Gli occhi erano marrone
scuro, tendenti al rosso scarlatto del sangue.
Indossava una paio di
pantaloni neri e una camicia bianca.
“ Sta bene, non
preoccuparti.” La rassicurò avvicinandosi e poggiandole le mani
sulle spalle, sdraiandola di nuovo sulle coperte linde. “ Tra poco la
porteranno qui.”
“
E…come…com’è?” chiese ancora, non soddisfatta
della risposta ricevuta.
Voleva sapere tutto sulla sua
bambina, quella piccola creatura che sapeva sarebbe stata come lei ancora prima
che vedesse la luce, ancora prima che venisse al mondo; quella sensazione nel
suo petto, un fremito nel profondo dell’anima e del cuore, la
consapevolezza che non era finita…che tutto sarebbe ricominciato ancora
una volta…!
Ma stavolta No…non
sarebbe stata lei a combattere!
I suoi occhi si velarono
all’istante e una lacrima sfuggevole e dispettosa le rigò il viso
a cuore per poi schiantarsi a terra.
Quanto dolore ancora…?!
“ Cosa
c’è?” le chiese suo marito passandole un braccio intorno
alle spalle e stringendola al petto dolcemente, cercando di darle una forza che
sapeva di non possedere.
“ Ora toccherà a
lei.” La sentì sussurrare flebilmente con voce rotta.
Il suo sguardo divenne serio
all’improvviso, perdendo all’istante la dolcezza rivolta alla
moglie.
“ Non è
detto.” Le fece notare con voce calma ma che, nel profondo, nascondeva
irrequietezza.
Lei scosse la testa, i lunghi
capelli castano chiaro dai riflessi ramati ondeggiarono delicatamente
sfiorandole le spalle fragili…un segno di resa che non le apparteneva.
Suo marito la fissò
intensamente, la sua bellezza lo ammagliava tuttora ch’erano passati
tanti anni.
I capelli di seta lucente dai
riflessi magici.
Gli occhi…quei suoi
meravigliosi e terribili occhi bianchi, bianchi come la neve che cadeva fitta
fuori da quella stanza; come se fosse stata cieca, come se la luce non
l’avesse mai vista…eppure lui sapeva che non era così. Di
luce ne aveva vista tanta, e anche di tenebre…per questo erano
così ipnotici?
Il corpo snello e longilineo,
dalla linea sinuosa ed elegante; in apparenza così fragile…
Sua moglie era una donna
bellissima, terribile nella sua bellezza!
Come un’eterna
illusione, non era mai ciò che sembrava.
Fragile ma forte!
Gentile ma terribile!
Come fatta di cristallo,
lucente e bellissimo, che al solo tocco la paura di romperlo
t’invade…
Eppure lei non si rompeva.
Mai!
La porta si aprì
cigolando piano e una donna dall’aria giovane fece in suo ingresso
spingendo una culla in cui giaceva una bambina.
“ Signori Hiou, questa
è la vostra bambina.” Sorrise dolcemente prendendo la piccola e
mettendola in braccio alla madre che, al solo vederla, sembrò perdere
tutta la preoccupazione; il padre che sorrise pieno di amore verso quella
piccola creatura.
La moglie strinse la dolcemente
bambina tra le braccia candide con la paura di romperla; suo marito
l’ammirava accarezzando di tanto in tanto la testolina da cui spuntavano soffici
capelli di un castano ramato.
“ Ha i tuoi
capelli.” Notò sorridendo alla moglie.
E osservò le due,
strette in un abbraccio senza fine, e si rese conto di essersi sbagliato.
Tutto, in quella bambina,
rispecchiava la madre; come in una foto antica che non perde mai il suo
splendore, le due sembravano essere fatte ad immagine dell’altra.
I lineamenti dolci, il viso a
cuore, la pelle candida e…
La piccola aprì di
scatto gli occhi, come accorgendosi di qualcosa che i genitori non erano in
grado di sentire.
La madre chiuse i propri e
scosse la testa mentre il marito la guardava confuso.
“ Perché fai
così?” le chiese serio come poche volte lo era stato. “ Ha i
tuoi occhi, non sei contenta?”
Una smorfia di dolore le
contrasse il bel volto. “ Quegli occhi sono una maledizione.”
Sussurrò stringendo più forte la figlia. “ La mia
maledizione.”
Lui scosse la testa senza
capire: a volte sua moglie sapeva davvero parlare per enigmi!
“ Che stai
dicendo?”
“ Quegli
occhi…chi li porta…la sua vita sarà segnata…”
spiegò piena di un dolore che lui non era in grado di capire, nemmeno di
immaginare. “ Lei sarà come me.” E abbassò lo sguardo
su di lei, su quella bambina che aveva voluto testardamente, anche se i medici
l’avevano avvisata del pericolo che correva.
Il marito osservò la
figlia tra le braccia della moglie, cercava di cogliere quel qualcosa che la
donna accanto a lui sembrava notare fin troppo apertamente; lui non ci vedeva nulla
di strano, nessuna aura pericolosa, nessun senso di paura…niente di
niente.
Sua moglie non staccava gli
occhi di dosso alla figlia, consapevole che il marito non vedeva come lei, non
vedeva quel che a lei era così chiaro.
- Capirai…capirai
quando lei sarà come me…!-
Una frase, una premonizione
che puntualmente si sarebbe avverata!
Nessun sbaglio, nessuna
incertezza…
Quel fremito nel profondo
dell’anima e del cuore, la consapevolezza accecante che non stava
sbagliando.
E quegli occhi bianchi, i
riflessi argentei, la luce misteriosa che emanavano.
Una maledizione da cui non
c’è scampo.
Un destino avverso che non si
può cambiare.
E il dolore, sempre quello,
che pace non da.
- Sarai come me…-
pensò la donna baciando la fronte della bambina. - Sei come me. Maledetta
in eterno!-
E in quegli occhi bianchi, il
Destino era ga scritto!
Come vi sembra?
L’inizio vi ha incuriosito almeno un pochino?
Spero proprio di si!
L’idea mi è venuta quasi per caso, dopo aver letto
non so quale libro, e mentre cercavo di prendere sonno gia mi studiavo come
iniziare questa storia, come farla sviluppare…
Ora la smetto di rompere (evvai ndVoi) e vi lascio in pace prima
che mi linciate.
Ho deciso di postare subito anche il primo capitolo
Ho deciso di
postare subito anche il primo capitolo.
Secondo…: la
prima parte potrà sembrarvi un po’ noiosa perché
sarà una rivisitazione(più o meno)della
storia principale, ma con qualche errore intenzionale qua e là.
E terzo…vi lascio prima che mi linciate
perché continuo a rompere.
Baci…Baci…Rain!!!
1.
Verso il baratro.
“ …non so come sia li
da te, ma qui le cose non fanno che peggiorare.
Siamo ormai al limite, tra poco tutto crollerà
inesorabilmente, e dubito che potremmo far qualcosa per impedirlo; siamo
stanchi anche noi, e da quel che ho potuto capire nemmeno tu e gli altri potete far qualcosa.
Vorrei poterti rassicurare, come fanno tutte le mamme,
ma questo non è il mio ruolo. Proprio no!
Forse non sono stata una buona madre per te, anzi!
C’ero poco o quasi mai, e tu sei cresciuta con
tua sorella; Shizuka è una brava ragazza, ma non era pronta per
crescerti: quello era compito mio!
Non so perché ti sto dicendo tutte queste cose,
forse perché sento che la fine si sta avvicinando anche per noi, forse
perché non ho più la forza di una volta… Non
c’è la faccio più a combattere. Tutto sta
diventando…troppo! E non riesco più a
reggerne il peso.
Mi dispiace, davvero!
Mamma.”
Appoggiò la lettera
sul letto e sospirò lasciandosi cadere sopra quest’ultimo.
Era stanca, lei come sua
madre era stanca.
Non potevano fare miracoli,
non era nelle loro capacità, eppure ci avevano provato così a
lungo che l’illusione di poterci riuscire era diventata una realtà
solida e ben definita, e ora che tutto si stava lentamente sfasciando davanti
ai loro occhi, si rendeva conto ch’era stato
tutto inutile.
Tutti gli anni passati a
lottare, a ricostruire quello che la guerra non faceva che
distruggere…era stato davvero tutto vano?
Inutile sforzarsi per
ottenere un mondo migliore?
Assurdo lottare contro tutto e tutti per qualcosa in cui si crede?
Tentativi vani!?
Anni buttati nel cesso!?
No, non voleva credere che
fosse così, perché altrimenti la sua presenza era sbagliata; lei
non c’entrava nulla…davvero???
Eppure non riusciva a staccarsi da lì, da quel luogo
a cui erano legati tanti ricordi, belli e brutti, tristi e felici.
Non che fossero
stati anni facili quelli passati là dentro, ma ciò che
aveva vissuto valeva più di qualsiasi cosa al mondo.
E ora…solo i ricordi
rimanevano di quella vita che tanto aveva amato, di quel qualcosa per cui tanto aveva lottato; sputare sangue e mentire per
andare avanti, per continuare sulla strada che si ha scelto.
[Persino sua madre si era arresa!!!]
Ma era davvero giusto così?
Era così che doveva
finire?
Si alzò di scatto dal
letto e andò alla finestra per osservare il cielo stellato di quella
notte.
Il tenero luccichio sembrava
quasi volerla compatire, farle capire che era ora di mollare, di dire
basta…di lasciarsi andare all’oblio.
“ No!” sibilò
a denti stretti mentre la rabbia le montava dentro.
“ Io non lo accetto!”
Un movimento fluido, rapido e
invisibile.
Lo specchio rotto,
l’immagine incrinata.
E il sangue…rapido e silenzioso a sporcare la
purezza.
[Non c’è nulla da fare…
…la purezza non esiste…!
E se c’è…poco ci vuole ad
insozzarla…]
Guardò la sua immagine
nello specchio rotto.
I minuscoli
frammenti di vetro sparsi su tutto il pavimento, schegge di una vita ormai alla
fine.
[Non c’è modo di riparare lo
specchio…
…non si può riportare indietro
qualcuno…]
Frammenti di
un’esistenza che tale non era mai stata.
Proprio come quel mondo che
tanto aveva voluto proteggere: mai libero nella sua eterna maledizione;
imprigionare qualcuno per proteggersi, sacrificare qualcuno per continuare ad
esistere.
Non era giusto, ma era vero.
[E la verità non è mai
giusta…
…è
crudele…è questa la sua natura…]
Eppure era stata proprio lei
a voler continuare quella pazzia, quella vita che richiedeva continuamente
nuove vite, nuovi sacrifici di innocenti.
Se almeno fossero morti loro…
Cosa sarebbe importato?
Cosa sarebbe cambiato?
Nulla!
Ma…la loro esistenza…c’era un motivo
se erano lì, in quel momento, su quella Terra ormai al limite.
Troppo dolore…
Troppe lacrime…
Troppo sangue…
A tutto c’è un
limite, e forse questo era gia stato superato da
tempo!
[Come in un bicchiere stracolmo d’acqua…
…un’ultima goccia...e straripa rompendo
gli argini per lei creati…]
Il problema era proprio
questo: se gli argini si rompono, tutto finisce!
Esiste un limite, una linea
di confine che non va superata, eppure loro l’avevano
fatto gia da tanto tempo.
E ora erano sul ciglio del baratro.
Stavano guardando in faccia
l’abisso.
Ma…loro
potevano…loro non avevano
problemi a stare all’Inferno!
Erano gli altri, quelle
persone esterne, al di fuori, che rischiavano senza saperlo.
Quelle persone che loro…lei...aveva giurato di proteggere.
Sempre!
Ad ogni costo…
[Promesse non mantenute…
…colpe che si accumulano …]
Lanciò un’ultima
occhiata ai frammenti ai suoi piedi, piccole schegge che tali non sarebbero
dovute essere.
Scosse la testa sospirando
prima di voltarsi per andarsene.
Un altro gesto fluido della
mano e ciò che prima era distrutto ora era integro.
Yuki Cross non aveva mai sopportato la scuola ne, tantomeno, le terribili e
noiose lezioni ch’era costretta ad ascoltare solo per far contento
qualcun altro; quindi preferiva poggiare la testa sul banco e dormire,
incurante che, da un momento all’altro, il professore avrebbe potuto
chiamarla e sarebbe finita nei guai.
Al solito!
Non era certo un novità che non ascoltava le lezioni e dormicchiava
tranquillamente mentre gli altri ascoltavano o, più probabilmente,
facevano finta di ascoltare. Conosceva bene i suoi compagni e, da quando, pochi
mesi prima, erano arrivati dei nuovi compagni…bè…la classe
si era notevolmente movimentata, tanto che i professi avevano ben altro da fare
che controllare se lei dormiva o era sveglia.
“ Ehi. Yuki.” Una
gomitata da parte di Yori la fece aprire gli occhi di malavoglia.
“ Uhm…che
c’è? Che succede?” chiese la mora
sbadigliando e stiracchiandosi. “ È gia finita?” aggiunse
speranzosa guardandosi intorno con gli occhi ancora annebbiati dal sonno.
“ No, non è
ancora finita.” Le rispose, e il sorriso sparì dalle labbra
dell’amica. “ Ma il professore avrà un esaurimento nervoso
se quelli non si danno una calmata.” E
indicò quattro ragazzi che, indifferenti alle grida dell’insegnate,
si facevano…come dire…ah, ecco: si facevano i cazzi propri!
“ È da un quarto
d’ora che la Ikeda continua ad urlare.” Le
spiegò indicando la donna.
“ E
io che dovrei fare?” chiese Yuki con voce ancora assonnata.
“ Come membro del
Disciplinare forse potresti dirgli qualcosa.” Le
fece notare Yori senza far caso alla mancanza di
reazione da parte dell’amica.
“ Bah…”
borbottò la mora riappoggiandosi al banco.
Tornò a sonnecchiare
beatamente, senza fare caso alle urla della
professoressa o agli schiamazzi dei suoi compagni o alle risate di chi
assisteva.
Yori alzò gli occhi al
cielo e tornò a leggere il libro che si era portata dietro: ultimamente
far lezione era così impossibile, che preferiva leggere qualcosa
d’interessante piuttosto che guardare l’insegnate del momento
diventare pazza per far stare in silenzio la classe.
SBAM
“ Ehi! La piantiamo?!” la voce calma e al contempo arrabbiata di Zero
fece piombare la stanza nel silenzio.
Si era alzato improvvisamente
e aveva sbattuto le mani sul banco in modo da farsi sentire.
“ Eddai.”
Esclamò una ragazza, proprio una di quelle che stava facendo confusione.
“ Non stavamo facendo nulla di male.”
“ Stavate disturbando
la lezione.” Ribatté zero seccato. “ E
questo è gia male.” E si sedette
nuovamente.
“ Ora potreste sedervi
anche voi cosicché la lezione possa
proseguire?”
E i quattro, anzi tre, fecero come gli era stato detto.
Ma prima di riprendere la
lezione, la ragazza che aveva risposto a Zero si
voltò brevemente verso Yuki e le sorrise furbescamente, come per dirle
qualcosa; lei, dal canto suo, sbatte le palpebre accigliata da quello sguardo.
Avrebbe voluto chiederle qualcosa, ma lei si era gia
voltata e aveva preso ad ascoltare la lezione senza troppo interesse.
La notte era scesaplacida sul
Collegio Cross, e la Night Class
aveva iniziato le lezioni come al solito.
Eppure, quella notte, non tutti erano presenti
nell’aula, non tutti si stavano comportando secondo i patti.
Maria Kurenai, nuova
studentessa della Night Class da pochi giorni, se ne
andava a zonzo per il cortile, allegra e con un sorrisino ingenuo tipico dei
bambini e, come nel suo caso, delle ragazzine viziate.
Saltellava da una pietra
all’altra, i capelli che si muovevano ad ogni suo balzo, e la divisa che
seguiva i suoi movimenti; le mani dietro la schiena e sul viso
un’espressione talmente ingenua da risultare
quasi falsa.
[Un fruscio e la notte non è
più tranquilla…]
“ Ti vedo
allegra.” Una figura se ne stava davanti a lei, nascosta nel buio,
appoggiata ad un albero, con le braccia incrociate sul petto e un piccolo
sorriso appena visibile dalla luce della Luna. “ Non dovresti essere a
lezione?” aggiunse la figura fingendosi curiosa.
“ Uff…ma li non mi diverto!” si lamentò Maria sbuffando
come una bambina. “ Sono tutti così compiti e seriosi in quella
classe. Non si può nemmeno scherzare che tutti ti guardano male.”
La figura rise sommessamente.
“ Lo sai che a volte i tuoi scherzi sono pesanti!?”
[Né domanda…né affermazione…
…in bilico tra l’una e
l’altra…]
Maria sogghignò
allegramente prima di riprendere a saltellare da una pietra all’altra.
“ Nemmeno i bambini si
comportano così!” sospirò la figura alzando gli occhi al
cielo.
L’altra non rispose, si limitò a fermarsi improvvisamente e ad
abbassare lo sguardo.
“ Ma
in fondo è meglio così, no?” chiese sussurrando, gli occhi
ancora fissi sul pavimento grigio. “ Meglio questo che
altro…giusto?”
Si era
fatta seria e concentrata, e quell’espressione, sul suo viso, stonava
troppo.
[La maschera perfetta che
s’incrina...
…la verità non è mai come
sembra…]
Lo sguardo da bambina
viziata, il sorrisetto infantile e i saltelli erano scomparsi e, guardandola in
quel momento, molti avrebbero stentato a credere che
fosse la stessa di pochi minuti prima.
“ Nessuno deve
sapere!” disse flebile la figura.
Maria sospiro scuotendo la
testa. “ Lui…lui sa…” sussurrò
chiudendo gli occhi un momento. “ Luilo sospetta gia.”
“ Non mi
stupisce.” Disse l’altra con voce pacata.
“ Me lo aspettavo; ad essere sincera, mi sorprendo che gia non abbia
detto qualcosa.”
“ Sta solo aspettando
il momento giusto.” La rassicurò acidamente Maria. “
Colpirà presto.”
La figura la guardò
per un momento e poi si strinse nelle spalle come se nulla fosse, come se quella
storia non la riguardasse veramente.
Poco le importava, oramai, di
come andavano le cose.
Sciocco, a dirla tutta,
pensarla così proprio in quel momento, quando la verità era ad un
passo dall’essere svelata e il baratro si apriva nero e minaccioso davanti
a loro.
[L’Inferno è sempre pronto a
spalancare le sue porte…
…accetta sempre nuovi sacrifici…]
“ Spero che non vada
come dici tu.” Disse dopo un attimo di silenzio. “ Lo spero
davvero.”
“ Forse…”
ma le parole non uscirono mai dalle sue labbra.
[Frasi uccise ancora prima di nascere…
…frasi soffocate prima di vedere la luce…]
La figura chiuse gli occhi e
sospirò stancamente.
“ Maria.”
Chiamò facendo alzare lo sguardo dell’altra. “ Spero davvero
che non faccia questo errore…”
Un soffio di vento…
…un soffio di vento e
lei gia non c’era più.
[Piccola, effimera creatura…
…piccola chimera senza Terra…]
Maria si voltò
tranquillamente, come se niente fosse stato, come se lei non fosse mai stata lì.
Chiuse gli occhi e quando li
riaprì la bambina infantile era tornata.
Oddio…sono di fretta…e quindi non posso fermarmi molto
Oddio…sono
di fretta…e quindi non posso fermarmi molto.
Un grazie di
cuore a tutti quelli che hanno commentato e anche a chi ha solo letto…
Baci…Baci…Rain!!!
2.
Limite…
“ …a tutto c’è un limite,
quella barriera che mai andrebbe superata, quella
linea di confine che rappresenta tutte le differenze della nostra vita.
Se esiste, un motivo c’è!
Eppure si tende a dimenticarlo spesso, troppo
spesso, e quando ce ne rendiamo conto ormai è troppo tardi.
Avremmo dovuto fermarci tempo fa…forse…
Non lo so, non so più
cosa sia giusto e cosa non lo sia. Davvero!
Te l’ho gia detto: sono
stanca!
Sento di non farcela, di non avere più la forza
per affrontare l’ennesima battaglia della mia vita; ne ho viste tante
negli anni che si sono susseguiti, e arrivata a questo punto sento di aver dato
tutto quello che potevo dare.
Ora…
Mamma.”
La lettera scivolò
dalle sue mani candide fino a toccare il pavimento di legno.
Dentro di lei, la rabbia si
alternava alla disperazione che ormai era una fida compagna; ogni giorno era
cresciuta con quei sentimenti nel cuore, amici e compagni dell’allegria e
delle risate che si faceva con sua sorella.
[Gli opposti dell’Universo…
…quelli che lo tengono in piedi…]
Sospirò prima di
abbassarsi e raccogliere quel pezzo di carta macchiata dall’inchiostro.
La ripiegò
elegantemente e l’infilò nella busta per poi metterla nel cassetto
vicino al letto insieme alle altre.
Aveva smesso di contarle molto tempo prima, ma ora le sembrava che fossero
addirittura troppe.
[Anni di parole scritte sulla carta…
…nient’altro…niente…]
Portò lo sguardo fuori dalla finestra dove la luna brillava argentea.
[Argento come i suoi occhi nella notte…]
Scosse la testa prima di
uscire lentamente dalla stanza.
La notte era calma e serena, alquanto strano dato che nel Collegio Cross la
parola tranquillità era quasi sconosciuta.
Yuki camminava
tranquillamente sulla strada di ciottoli quando una
figura le si parò davanti.
La guardò con un misto
di curiosità e superficialità prima di passarla incurante del
fatto che fosse fuori dal dormitorio a
quell’ora.
“ Non mi
rimproveri?” le chiese la voce della sconosciuta non riuscendo a celare
completamente il divertimento per quella domanda.
“ E
a cosa servirebbe?” fece la mora voltandosi leggermente verso di lei.
“ Mi ascolteresti?”
L’altra rise
sommessamente. “ Effettivamente…no.” Ammise guardandola e
strizzandole l’occhio.
Yuki sospirò
stancamente prima voltarsi completamente verso di lei
e scuotere la testa. “ Che ci fai qui?”
domandò a bruciapelo.
“ Quello che ci fai tu,
suppongo.” Rispose la figura innocentemente.
“ Studio.”
[Un gesto fluido…come quello
dell’altra notte…
…l’arma gia in pugno
pronta a colpire…]
Si ritrovò con Artemis
puntata alla gola e un’espressione seccata da parte di Yuki.
“ Ele…per
favore.” Disse con una nota di supplica nella voce.
La figura sospirò
prima di scansarsi con eleganza dall’arma e superare la mora.
“ Le cose non stanno
andando per niente bene.” Ammise con aria grave.
“ Io…noi…non sappiamo più cosa dobbiamo fare. La
situazione degenera ogni minuto che passa.”
“ E per questo sei
venuta qui?” domandò allibita dalla
risposta.
Ele chiuse gli occhi e si
passò una mano tra i capelli. “ Cosa avrei
dovuto fare, allora?” chiese con voce amareggiata. “ Dimmelo tu.
Forza…dimmelo…!”
Yuki ripose Artemis sotto alla gonna scuotendo la testa. “ Di certo non venire qui.” La rimproverò con calma. “
Insomma…” sbottò poi allargando le braccia in segno di esasperazione. “ Questo non è certo il luogo
più sicuro; potrei dirti che i casini maggiori
c’è li abbiamo proprio qui.”
L’altra la guardò restando in silenzio per un momento, combattuta tra
il risponderle e il prenderla a pugni, alla fine, scelse la prima
strada.
“ Ma
di sicuro qui è più sicuro di là
fuori…” notò accigliata.
“ Non ne sarei
così sicura.”
Ele alzò gli occhi al
cielo prima si sospirare sconfitta.
[Non si può sopportare mai
troppo…]
“ Piuttosto,” disse cambiando discorso. “ lo sai chi
è venuta al Collegio, vero?”
Yuki la guardò per un
momento, e il ghignò che vide non le piacque
per niente. “ Non farti venire strane idee.” Le disse prima ancora
di sentire il resto.
“ Ma
io non stavo pensando a nulla.” Si lamentò l’altra
piagnucolando.
“ Si, si…”
Ele rise sommessamente a
quella risposta: sempre la solita storia!
“ Lo sai, piuttosto,
che cosa significa?” le chiese tornando seria improvvisamente.
Yuki annuì
impercettibilmente, ma lei capì comunque.
Le fece un breve cenno con la
mano e dopo un attimo era sparita.
La Serata da Ballo era una delle manifestazioni più
importanti al Collegio Cross: la Day
Class e la
Night Class si trovavano per una volta assieme, sotto le luci
del grande salone, chi a danzare chi a chiacchierare, in un ballo di
società molto prestigioso.
La maggior parte degli
studenti erano eccitati all’idea di questo
evento, ma c’era anche chi, come i componenti della Night Class, non erano
proprio entusiasti; tutti gli anni la stessa storia, le stesse persone, le stesse ragazzine urlanti qua e la…era
davvero difficile sopportare tutto questo!
Solitamente era la Day Class quella
più contenta di questo evento, eppure anche li c’erano alcuni
componenti che non ne volevano proprio sapere di mettersi un vestito elegante e
scendere in quella sala gremita di gente che ti guarda e si chiede, indecisa,
se invitarti a ballare oppure no.
Yuki Cross non aveva mai avuto una particolare simpatia per i balli di
società, e solo l’idea di dovervi partecipare le faceva venire un
mal di testa terribile; anche per questo aveva accettato senza far storie
l’idea di sorvegliare la sala con la divisa scolastica piuttosto che
indossare un bel abito e danzare per tutta la serata.
Ora, davanti allo specchio
della sua stanza, una benda faceva bella vista di se sul suo collo: i segni del
morso di Zero era ben visibili là sotto!
[I segni del peccato…
…il più terribile che possa esistere…]
A volte si chiedeva davvero
se stesse sbagliando a fare quello che stava facendo, eppure le era venuto
spontaneo offrirgli il suo sangue per continuare a vivere…benché
questo non allontanasse la fine, ma la rendesse solo più terribile e
vicina.
[Non lo si può impedire…
…non si può fermare la morte…]
Portò lo sguardo sul
letto dove, appoggiato e incartato con cura, un abito aspettava soltanto che
lei si decidesse ad indossarlo; il regalo di Kaname voleva solo essere usato,
ma lei sapeva benissimo che così non sarebbe stato…non quella
sera, perlomeno.
Si sistemò meglio la
fascia elastica sul collo e, dopo un ultimo sguardo al vestito, uscì
dalla stanza.
La sala era stata allestita a
festa e, come ogni volta, era gia gremita di studenti che ballavano o
chiacchieravano guardandosi intorno.
Zero, appoggiato al muro,
controllava la situazione con aria attenta ma assorta, come se i suoi pensieri
stessero spaziando chissà dove in quel momento.
“ Ah, vedo che alla fine sei venuto.” Disse Yuki con un sorriso.
“ E tu perché
non sei vestita?” chiese lui senza far caso a
ciò che la ragazza aveva detto.
“ Non mi piacciono i
balli di società.” Disse semplicemente. “ E poi lo sai che
il Direttore ci ha chiesto di tenere d’occhio la situazione…nel
caso accada qualcosa.”
Lui la guardò per un
momento come se non credesse a quello che aveva sentito: da quando in qua una
ragazza preferiva stare in un angolo piuttosto che ballare in mezzo alla sala!?
Yuki era proprio strana!
“ Chi ti capisce
è bravo.” Borbottò arrabbiato prima di riportare lo sguardo
sulla sala.
Lei alzò gli occhi al cielo prima di posarli sugli studenti presenti
e, come c’era da immaginare, qui quattro casinisti che avevano in classe
non c’erano.
Meglio così…forse…
Fece vagare gli occhi sulla
sala finché non incontrò la figura di Kaname Kuran, in piedi sul
balcone, che fissava il buio della notte senza troppo interesse.
Si avviò in quella
direzione con passo calibrato e, una volta che fu dietro al bel vampiro, il
sorriso forzato che aveva tentato di mantenere da quando
aveva messo piedi là dentro svanì.
“ Mi spiace che tu non
abbia indossato l’abito.” Iniziò
Kaname con voce calma e suadente. “ Sono certo che ti avrebbe
donato molto.”
“ Forse.”
Annuì lei senza troppo interesse. “ Ma non dovevo venire qui per ballare, perciò ho preferito la divisa
scolastica, anche perché la fascia da Disciplinare stonava un po’
con l’eleganza di quel vestito, non trovi anche tu?”
Lui si voltò piano
fino ad incrociare i suoi occhi, quasi volesse leggerle dentro, ma lei non
glielo permise.
“ Sei strana.”
Sussurrò avvicinandosi con calma.
Yuki alzò un
sopracciglio e lo guardo con finta curiosità.
“ Sei cambiata.”
Disse lui con la voce seducente che da sempre gli apparteneva. “ Soprattutto
in questo periodo. Dimmi…è per caso
successo qualcosa?”
La ragazza sospirò
chiedendosi se quella fosse davvero la domanda da fare in un momento come
quello; che fosse successo qualcosa era ovvio, anche perché era proprio
lui una delle cause scatenati di tutto il casino che
aveva avvolto il Collegio Cross in quel periodo.
“ Non lo so.” mentì lei con una risatina sciocca. “
Sinceramente: non riesco proprio a capire cosa possa essere successo.” I suoi occhi lo incatenarono al
suolo, e per un momento, fuggevole e leggero, Kaname ebbe davvero paura
di lei. “ Dimmelo tu s’è successo
qualcosa.”
“ Non credo di
seguirti.” Disse fingendosi sorpreso.
“ Oh, andiamo,
Kaname.” Lo riprese lei abbandonando la gentilezza di poco prima. “
Qui ci siamo solo tu ed io, nessun altro. Basta con le balle!”
soffiò incrociando le braccia al petto. “ Lo sappiamo entrambi
che, ieri, sei stato tu ha farmi perdere i sensi e a
cancellarmi la memoria cosicché non ricordassi di aver sentito il nome
di Shizuka Hiou, ne ricordassi di averla vista nel corpo di Maria
Kurenai.”
Gli occhi di Kaname si fecero
improvvisamente irrequieti, e per quando avesse voluto distoglierli, era come
se Yuki avesse praticato su di lui una sorta d’incantesimo, privandolo di
quell’azione che tanto avrebbe voluto fare.
“ Voleva solo
proteggerti.” Sussurrò infine riuscendo ad abbassare lo sguardo.
“ Cambia disco.” Sbuffò lei stanca. “ Questo l’ho gia sentito troppe volte.”
Lui la guardò
sorpreso: dov’era finita la
Yuki che conosceva lui?
“ Ma
è la verità.”
Lei alzò gli occhi al
cielo e si voltò per andarsene, ma lui la richiamò.
“ Cosa
c’è ancora?” domandò irritata voltandosi.
E Kaname perse le parole.
Perché in quel momento
capì di aver osato troppo, capì di aver superato quella linea di
confine che dovrebbe restare inviolata, e lo capì
quando incrociò gli occhi della ragazza che un tempo era stata
una bambina indifesa, ma che ora sembrava possedere più forza di quando
lui ritenesse fosse possibile.
Oddio…sembra proprio che ultimamente i sia sempre di corsa con
questa storia
Oddio…sembra proprio che ultimamente i sia sempre di corsa
con questa storia.
Vi ringrazio di cuore di continuare a seguirmi e spero che la
storia vi soddisfi a pieno. Lo so che sto andando a rilento, ma ho una marea di
cose da fare, e trovare il tempo per farle tutte sta
diventando una vera impresa.
Un grazie di cuore a tutti quelli che hanno commentato o anche
solo letto.
Al prossimo capitolo…
Baci…Baci…Rain!!!
3.
Effimera creatura…
“ …ma è
questa la verità!
Lo so ch’è
scomoda, ma dev’essere così: la verità e scomoda e fa male,
ma è sempre giusta!
È quello che noi siamo a non essere del tutto
reale, e allo stesso tempo non esiste alcuna creatura più reale di noi
su questa terra; siamo nati millenni or sono con uno scopo, esistiamo tutt’ora con uno scopo…
Non puoi cambiarlo!
Noi siamo quello che siamo e
sempre saremo!
Siamo creature effimere, sfuggevoli.
E…per gli altri non siamo altro che chimere!
Non…non dimenticarlo…MAI!
Mamma.”
Sospirò riponendo
l’ennesima lettera nel cassetto della scrivania e sospirò
stancamente.
[Noi siamo creature effimere…
…non siamo altro che chimere…]
Era una verità
scomoda, su questo non poteva che dar ragione a sua madre, ma era davvero come
diceva lei?
Davvero…loro non erano
reali?
Erano solo un
illusione, uno scherzo del destino?
Ma se così fosse stato
allora per cosa avevano combattuto tutto quel tempo, a quale scopo tanti erano
morti, tanti si erano sacrificati…se tutto quello non era reale?!
[La verità sa essere davvero
scomoda…]
Se anche era così, se anche questa fosse una
verità universale, a lei non andava giu!
Non era
giusto, non era sensato che…
Si passò una mano tra
i capelli sospirando pesantemente: quand’era che tutto aveva iniziato a
sfasciarsi?
Quando la situazione era sfuggita di mano?
Quando il mondo per cui avevano tanto lottato aveva iniziato a sgretolarsi a
quel modo?
[Niente è eterno…
…nemmeno ciò in cui si crede…]
Colpì forte il muro, e
una crepa si diffuse su tutta la parete bianca.
Ora non era più
immacolata. Qualcuno l’aveva sporcata.
E nemmeno lei, oramai, era più pura: c’era
troppo sangue a sporcarle le mani, troppe vite lungo la sua esistenza piena di
colpe.
Una voce la riscosse dai suoi
pensieri; portò lo sguardo sulla ragazza che aveva appena fatto la sua
entrata nella stanza che un tempo era appartenuta a
Kaname e ghignò spudoratamente.
“ Oh, ma il merito va
tutto a chi mi ha ridato a questo mondo.” Disse
con voce divertita, cercando di nascondere quella vena di tristezza che serbava
nell’animo. “ Perché sei stata tu,
no?”
“ Non so di cosa tu stia parlando.” Negò l’altra incrociando
le braccia al petto e appoggiandosi al muro.
“ Si
che lo sai.” Insistette Shizuka con una rapida occhiata. “ Non
è vero…Yuki?”
Yuki sospirò pesantemente quando Shizuka fece il suo nome: a cosa serviva
continuare a nascondersi?
Si tolse il mantello che
portava e con esso anche il cappuccio cadde a terra
rivelando la sua immagine.
Portava una minigonna rossa a
portafoglio, una maglia bianca con il collo alto e un giubbottino di jeans; ai
piedi un paio di scarpe da tennis ormai quasi prive di lacci e aveva tentato di
raccogliere i capelli con un mollettone…fallendo miseramente.
“ Sempre sportiva, a
quanto vedo.” Disse shizuka dopo una rapida occhiata alla ragazza.
“ Tu invece sei sempre
con quell’orribile chimono che, lascia che te lo dica, ha
fatto il suo tempo.” La ribeccò la castana con un sorriso.
“ Non credi che sarebbe ora di mandarlo in pensione?”
Sul volto della vampira
comparve una smorfia seccata, e Yuki rise sommessamente.
“ Passando a cose serie,” disse Shizuka diventando seria
all’improvviso. “ non credi che sia ora di finirla con questa
farsa? Il Consiglio sta diventando impaziente, e ben presto, con una scusa o
con l’altra, arriveranno al Collegio…e allora si
che ci sarà da divertirsi.”
“ Può
darsi.” Annuì Yuki chiudendo gli occhi. “ E
molto probabilmente quel pretesto sarà proprio la tua morte! Anche se in realtà sei
viva…ma questo credo che sia un fatto da trascurare per il momento.”
“ Trascurare?” chiese confusa.
“ O bè…a meno che tu non voglia andare in giro sbandierando a
quattro venti che sei tornata in vita…”
“ Ho capito.”
“ Gia, eppure il
problema resta.” Disse Yuki in tono grave.
“ Loro sanno cosa c’è qui…ed
è proprio a questo che mirano.”
Shizuka si appoggiò al
muro e portò lo sguardo fuori dalla finestra
dove, tingendo il cielo di colori infuocati, il sole aveva iniziato a sorgere
lentamente.
[L’alba…l’inizio di un nuovo
giorno…
…e una nuova vita per
lei…]
“ Mi
dispiace…” disse piano senza avere il coraggio di guardare Yuki
negli occhi.
“ E
di cosa?”
Shizuka sospirò
pesantemente. “ Di tutto.” Ammise tristemente. “ Ma…soprattutto…per questa notte. Mi
dispiace.” Ripeté nuovamente, forse più a se stessa che
all’altra.
“ Non avevi altra
scelta.” La rassicurò Yuki con un sorriso. “ O agivi come hai fatto…oppure…”
“ Sei stata
male!”
Quella semplice affermazione,
completamente disgregata da quello che la mora stava dicendo, era qualcosa che,
normalmente, Shizuka non avrebbe ami fatto. Era sempre
stata una persona concreta, con la testa sulle spalle e le idee chiare…ma
in quel momento sembrava così irrimediabilmente fragile…come se il
vampiro orgoglioso e sanguinario ch’era in lei
fosse di colpo scomparso per lasciare spazio ad una donna dall’animo
umano e dal cuore di cristallo…
“ Non importa.”
Disse Yuki con un’alzata di spalle. “ Ora…non
importa…” e nella sua voce, Shizuka lesse chiaramente le intenzioni
che aveva.
“ Ne sei proprio
sicura?” chiese con la voce carica di speranza.
Yuki annuì piano.
“ Si.”
“ Sai cosa comporta
questa scelta?”
“ Si.”
“ E
le sue conseguenze?”
“ Si.”
Shizuka scosse la testa
arrendendosi: se lei aveva in mente
una cosa, niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare
idea. Tantomeno Lei.
“ Loro…soffriranno…” notò con una punta
d’amarezza nella voce.
“ Forse.” Disse
Yuki come se la cosa non le importasse. “ Ma non
sarà per sempre. Tornerò! Presto o tardi…ma
tornerò.”
Abbassò gli occhi
pieni di dolore antico: dove trovava il coraggio per fare una cosa simile?
Da dove proveniva la forza
per quella scelta?
“ Shizuka…”
“ Si?”
“ Ti prenderai cura di
loro finché io sarò via?”
Una richiesta strana e
difficile…ma in quel momento Yuki aveva bisogno di sapere che loro
sarebbero stati al sicuro. Solo così sarebbe potuta partire senza
pensieri, perché sapeva che Shizuka li avrebbe protetti a qualunque
costo.
“ Ti
prego…” supplicò con la voce incrinata. “
Loro…non possono farcela da soli…non sanno
ancora camminare con le loro gambe…”
Shizuka la guardò per
un momento, e sembrò che volesse sondare la sua anima. Poi, quasi
impercettibilmente, annuì con il capo.
“ Grazie…”
Il sole aveva ormai
illuminato l’intera stanza, e con uno sforzo immane la vampira si voltò verso l’accecante luce del mattino;
quando riportò lo sguardo sulla stanza…Yuki non c’era
più!
Il Preside del prestigioso Collegio Cross si agitava sulla sedia torcendosi
nervoso le mani: ma cosa stava succedendo nella sua scuola?
Prima Zero che perdeva il
controllo e mordeva Yuki, poi l’apparizione di Shizuka Hiou, la morte di
quest’ultima e poi…la scomparsa della sua figlioccia.
Era come se il piccolo mondo
perfetto che aveva voluto creare si stesse frantumando in mille pezzi, e
proprio davanti ai suoi occhi; avrebbe voluto fare qualcosa, ma si sentiva in
gabbia, bloccato nella sua posizione che, in quel momento, gli sembrava enormemente
scomoda!
E ora cosa sarebbe successo?
Il Consiglio avrebbe preso
provvedimenti?
E l’Associazione come avrebbe reagito alla morte
di un Sangue Puro?
Come si sarebbero comportati
i “protagonisti” di questa assurda storia
che continua a complicarsi sempre si più?
Oddio…un capitolo al giorno!! (è solo che oggi è domenica!!!)
Grazie ad Elly Chan che continua a seguirmi e a commentare
sempre.
Baci…Baci…Rain!!!
4.
Per una promessa…
“ …è quello che vorrei!
Davvero!
Sai…le cose non vanno un granché bene
qui, e il fatto con il Consiglio non si sia ancora fatto vivo mi preoccupa; il
Direttore Cross ha detto di stare tranquilli, che andrà
tutto bene e che Zero non passerà guai a causa di quella notte…ma sarà davvero cosi?
Non riesco ad immaginare che se ne staranno buoni buoni senza fare nulla. Infondo, per quanto non sia
reale, è stato ucciso un Sangue Puro (anche se
io sono viva). Loro non lo sanno…e forse non dovrebbero
nemmeno saperlo. Se la voce iniziasse a circolare,
capirebbero subito come stanno realmente le cose: capirebbero che tu sei lì!
E allora sarebbe guerra…!
Per quanto riguarda la tua misteriosa
scomparsa…bè, non ho ancora parlato con il Direttore Cross o con
altri (non sanno nemmeno che sono al Collegio), ma
immagino di doverlo fare il prima possibile se vogliamo evitare di far
scoppiare un putiferio.
…Vorrei che tu fossi qui…
Shizuka!”
Yuki piegò la lettera
e sospirò stanca: le cose non stavano migliorando, anzi!
Sembrava che tutto fosse
destinato ad andare ancora peggio, come se quello che stavano
vivendo in quel momento non fosse gia abbastanza difficile; mantenere i segreti
era diventata un’impresa, e se le cose continuavano a quel modo, molto
presto nemmeno Kaname sarebbe riuscito a tenere il Consiglio fuori dagli affari
del Collegio Cross.
E non poteva certo contante sul Direttore Cross!
Cos’altro ancora poteva chiedere a quell’uomo che,
all’oscuro di tutto, aveva continuato ad aiutarla affinché quel
mondo potesse continuare a vivere in pace.
[Non si può chiedere altro…
…i sacrifici devono finire…]
Ormai il limite era stato
superato, e la morte -apparente-, di un Sangue Puro
aveva scatenato una reazione a catena che rischiava di distruggere tutto…
…e
lei non riusciva ad impedirlo…!
[Nessuno è invincibile…
…tutti dobbiamo
arrenderci prima o poi…]
E anche se la cosa non le andava giù, era
così, e doveva accettarlo!
Era gia passata una settimana
da quando Yuki Cross, figlia adottiva del Preside Cross,
era scomparsa…
…e
la scuola era nel panico!
Una sola settimana, e Shizuka
Hiou si rese conto che controllare ogni notte una classe di vampiri per niente
nella norma era un Inferno…e lei non poteva nemmeno farsi vedere!
Doveva lavorare nell’ombra ogni notte, e stare attenta che Zero non
la scoprisse; il fatto che lei fosse morta sembrava
aver interrotto il legame tra i due, ma Shizuka non ne era del tutto convinta,
perciò preferiva non rischiara…tantomeno in quel momento!
Il ragazzo era ancora
più silenzioso e introverso di prima da quando Yuki era andata via, e
sembrava aver perso anche quel minimo di voglia di vivere che la ragazza era
faticosamente riuscita a trasmettergli. Stava sempre per i fatti suoi, e ogni
tanto saltava persino le ronde notturne, nonostante tutto quello che diceva il
Preside.
Anche la Night Class
sembrava aver perso l’energia e la voglia di combinare guai che invece
aveva in abbondanza quando c’era Yuki.
Era come se la vita se ne
fosse andata insieme a lei.
[Luce di vita…
…lei sparisce…e il buio diventa più
forte…]
Yuki era la vita di quel
Collegio, la sua linfa…come lo era stata anni
prima sua madre.
E se lei non c’era, tutto perdeva colore e
diventava mogio.
La polizia era venuta diverse
volte in quella settimana, ma per quanti sforzi avessero fatto, Shizuka sapeva
benissimo che non avrebbero trovato nulla; qualcuno parlava addirittura di un
rapimento, ma non c’erano tracce che portassero a lei o a chi -secondo
loro- l’aveva portata via.
[Niente tracce…niente prove…
…nessuna strada che porti alla verità…]
Oh bè…erano stata proprio brave!
Avevano cancellato qualsiasi
traccia, anche la più piccola, cosicché nessuno potesse arrivare
alla verità che invece era così vicina a loro.
Dopotutto erano
professioniste!
E a semplificare le cose, ci
avevano pensato gli studenti del Collegio che, avidi di sapere e di raccontare,
con le loro storielle fantasiose avevano fatto un vero e proprio putiferio,
tanto che gli investigatori non sapevano nemmeno chi dicesse
la verità e chi mentisse.
Avevano mosso davvero bene le
acque…e ora quello che sarebbe successo era da vedere.
Shizuka Hiou se ne stava
tranquillamente appoggiata ad un albero quando, dal
buio della notte, una figura scura fece la sua apparizione; lei non si scompose
minimamente sicura che lui, prima o
poi, si sarebbe accorto che qualcosa non andava, e sarebbe andato a cercarla.
“ Sapevo che mi avresti
scoperta!” sospirò Shizuka con un piccolo sorriso. “ Sei sempre stato bravo in queste cose, fin da quand’eri
piccolo…!”
“ Tu, invece, non sei
più così scrupolosa com’eri una volta, anzi.” Notò lui con aria interessata. “ Andare
in giro per il Collegio Cross senza nemmeno una copertura…” e
scosse la testa come se non credesse ch’era
possibile una cosa simile.
Shizuka rise sommessamente.
“ Non ne avevo bisogno.” Ammise
tranquillamente, come se la situazione la divertisse più che
preoccuparla. “ Ormai…”
“ Ma ciò che
davvero mi lascia perplesso,” continuò
lui facendo finta di non averla sentita. “ è che tu sia ancora
via, quando io stesso ti ho tolto la vita strappandoti il cuore. E ci sono anche dei testimoni che giurano di aver visto i
tuoi resti in quella stanza…”
Le lanciò
un’occhiata penetrante, ma non riuscì a scorgere nulla dentro
quegli occhi violacei se non il divertimento per quella situazione così
assurda.
“ È vero.”
Ammise lei ricordandosi del fatto che, in quella stanza, Akatsuki Kain avesse
visto quello che rimaneva del suo corpo ormai morto.“ Ma esiste un modo per ritornare,
un modo che permette di risorgere dal mondo dei morti per tornare a quello dei
vivi…non lo sapevi, Kaname Kuran?”
Il vampiro la guardò
storto per qualche istante, chiedendosi per quale motivo avesse
pronunciato il suo nome; e contemporaneamente la sua mente cercava di
riflettere su quel misterioso potere che riportava indietro i morti.
“ Posso sapere di cosa
stai parlando?” chiese con voce pacata
guardandola negli occhi.
“ Non mi stupisco che
tu non ne sappia nulla.” Disse lei incrociando
le braccia dietro alla schiena e sporgendosi leggermente in avanti, come per
farsi sentire meglio da lui. “ Alla fine, sono davvero
molto pochi quelli che sanno dell’esistenza di questo potere. La
mia famiglia, a quanto mi risulta, è l’unica a conoscere
pienamente i segreti dei vampiri.”
Kaname ci pensò su un
momento. “ Sarebbe dunque un vampiro colui che
può sconfiggere la morte?”
Lei si rimise diritta.
“ Più o meno.” Annuì con
voce misteriosa. “ Non credo che sia adeguato definirla un vampiro però, se proprio vuoi, possiamo anche chiamarla così.”
“ Una donna?”
chiese lui sempre più incuriosito da quella strana storia.
“ Una ragazza.”
Negò Shizuka attorcigliandosi una ciocca di capelli; poi, quasi a
rendersi conto di aver detto qualcosa di sbagliato, trasalì. “ O
meglio, il suo aspetto è quello di una ragazza…ma
l’abito non fa il monaco, giusto?”
“ Qual è la sua
età?”
La donna ghignò a
quella domanda. “ Diciamo solo che ha visto molte più cose di te.” - E di tutta la Night Class messa insieme-
finì poi mentalmente, sorridendo a quell’idea.
“ Vorrei
conoscerla.” Ammise Kaname dopo un po’.
La risata che uscì
dalle labbra di Shizuka lo confuse abbastanza, ma
capì che stava chiedendo qualcosa che forse era impossibile.
“ Ma
tu la conosci gia.” Disse la donna quando ebbe
smesso di ridere.
Kaname alzò le
sopracciglie in un’espressione stupita.
“ Non mi sembra.”
“ Oh, invece si che la conosci.” Ribatté lei divertita.
“ Solo non sai chi è in realtà. Te
l’ho detto, no? L’abito non fa il monaco! E forse, forse, per vedere ciò che lei è…bè, diciamo
solo ch’è molto difficile da credere.
Nessuno penserebbe mai che…” ma non continuò
la frase, convinta che, alla fine, non sarebbe riuscita a spiegarsi
comunque…non senza tradirla,
perciò decise di rimanere in silenzio.
Kaname la squadrò per
qualche istante chiedendosi quali fossero le sue reali
intenzioni, il motivo che la spingeva a restare lì nonostante fosse in
pericolo, nonostante tutti la credessero morta, lei nonne stava approfittando.
Cosa diavolo aveva in mente?
Perché restava lì?
“ Perché
non me ne sono andata?” chiese lei quasi a leggergli nella mente. “
Oh, non aspettarti chissà che, sai!? Non sto
tramando nulla alle spalle tue o di chi che sia. No. Se sono rimasta nonostante tutto…”
Il Direttore Cross se ne
stava seduto dietro alla sua scrivania e guardava un punto imprecisato della
stanza.
I suoi occhi fissavano la
parete davanti a se come se quella conoscesse le risposte che lui cercava.
Improvvisamente qualcuno
bussò alla porta, e lui trasalì ridestandosi immediatamente dai
suoi pensieri.
“ Avanti.” Disse
con voce gentile, ma che tradiva la stanchezza e la tristezza per molte cose.
Quando che aveva bussato entrò, l’uomo credette
di sognare.
“ Shizuka Hiou?” sussurrò flebile quella domanda, e vedendola annuire, fu
certo di non sognare. “ Ma com’è
possibile? Tu dovresti essere morta!” dichiarò
su due piedi alzandosi e cercando una risposta a quello che aveva davanti agli
occhi.
“ Si, è
vero.” Ammise lei pacatamente. “ Dovrei essere morta…e
invece, a quanto sembra, sono qui. E
sono reale.”
“ Ma
come…?”
“ Lasciamo
stare.” Disse lei secca avvicinandosi alla
scrivania dell’uomo. “ Ora…Kaname -e lei, ora- siete i soli a
sapere che io sono viva e mi trovo qui, e mi auguro che la cosa rimanga davvero tra noi. Se sono rimasta in
questo Collegio invece di andarmene c’è un motivo, e le posso
assicurare che non ho alcuna intenzione di andarmene
per il momento; se sta pensando agli allievi umani che ci sono…non si
preoccupi: nessuno verrà toccato! Nessuno! Ha la mia parola!”
E guardandola negli occhi, l’uomo fu sicuro che
non stesse mentendo.
Non sapeva perché
Shizuka Hiou, Sangue Puro nota per aver sterminato la
famiglia Kiryu su due piedi senza un’apparente motivazione, gli stesse
dicendo quelle cose. E una parte di lui, quella del
Vampire Hunter ch’era stato tanti anni addietro, gli diceva di non
fidarsi…ma c’era anche l’altra parte, quella dell’uomo
ch’era adesso, quella del Preside del Collegio Cross, quella del padre di Yuki Cross, che gli
diceva di fidarsi, che non gli stava mentendo…
…e
che avrebbe rivisto che Yuki molto presto!
Annuì piano abbassando
gli occhi.
Lei si voltò
compiaciuta del risultato, ma quando stava per uscire dalla stanza, lui la
richiamò.
“ Shizuka…”
disse con voce chiara. “ Perché?”
La vampira lo guardò
per un momento prima di sorridere dolcemente.
“ Non lo faccio per me
stessa,” disse chiudendo gli occhi in
un’espressione serena. “ lo faccio per Yuki.”
“ Yuki?” fece
sorpreso, mentre la speranza tornava ad accendersi nel suo petto.
Un altro dolce sorriso per
lui. “ Si.” Annuì tornando a voltarsi. “ Non
preoccuparti,” e il lei di poco prima era scomparso, ora lo trattava come un vecchio
amico “ la rivedrai presto. Yuki sta bene. Tornerà prima di quanto
t’immagini…e nel frattempo, sarò io a sorvegliare il Collegio Cross per lei.
Dopotutto…gliel’ho promesso.” E sparì oltre la porta.
L’uomo rimase immobile
ancora per qualche secondo, incapace di spiegarsi cosa fosse
realmente accaduto.
Shizuka Hiou, il vampiro
freddo e sanguinario, aveva sorriso dolcemente e l’aveva rassicurato.
Yuki aprì
tranquillamente la porta della casa, e si trovò in un luogo così
accogliente che trovò difficile pensare che, anni addietro, lì ci
fosse stata una battaglia sanguinaria.
“ Ehi!” chiamò
a voce alta. “ C’è nessuno?”
Una donna apparve dalla
cucina.
Era alta, magra, e il suo
fisico era sicuramente quello di una guerriera…quello di una cacciatrice.
Aveva i
capelli biondo cenere, legati in una coda bassa laterale.
Gli occhi erano
castano chiaro, con una leggera sfumatura più scura.
Indossava un paio di jeans
consumati e una maglietta marrone con il collo a V.
“ Ah, allora non ho
sbagliato indirizzo.” Notò Yuki allegra togliendosi il giubbottino
jeans e appendendolo su l’attaccapanni. “ Pensavo di essere finita
nella casa dei fantasmi.”
“ Spiritosa!” le
disse la donna con voce divertita. “ Piuttosto…come mai sei qui?
È successo qualcosa?”
“ Circa.”
Annuì dirigendosi verso il salotto. “ Diciamo
che il Collegio Cross non ne può più di ‘ste situazioni. Ci
mancava solo la storia che shizuka è morta…bah!”
“ Shizuka?
Morta?” chiese la donna preoccupata.
“ Ma
no, non ti devi preoccupare.” La rassicurò la ragazza. “
Tutto a posto. Abbiamo gia sistemato tutto.”
“ Se
lo dici tu.” Borbottò per niente convinta. “
Piuttosto…lui come…?”
“ Bene.” disse Yuki portando lo sguardo altrove. “ per il
momento la situazione è ancora stabile. Sembra che tutti i trucchetti di
Cross servano pure a qualcosa. Puoi stare tranquilla…tuo figlio non corre alcun pericolo…per il momento!”
Allora????
Avete capito chi è la misteriosa donna con la quale la
nostra Yuki sta parlando???
È un personaggio che abbiamo gia conosciuto nel
manga…sapreste dirmi chi è????
X ELLY CHAN:grazie dei
commenti!!! sono felice che continuio a seguirmi!!!
Ecco il quinto
capitolo finalmente. (era ora!! Ma dov’eri
finita???NdVoi)
Lo so, scusate sono in
tremendo ritardo, ma il mio computer faceva le bizze e
abbiamo dovuto cambiare i disco rigido perciò vi risparmio il casino che
ho dovuto passare.
Comunque questo nuova capitolo mi sono proprio impegnata a
scriverlo per farvi contenti, ok?
Ci sarà
l’entrata in scena di un nuovo personaggio. Chi è mai questa
bambina che Yuki cerca di far dormire???
5.
Segreti.
“ …davvero non lo vorrei!
In questo momento, se fosse possibile, verrei da te e
ti racconterei tutto, dall’inizio alla fine. Ma
non posso.
In questo momento rischiare una cosa simile sarebbe
davvero una pazzia e…e non so a cosa porterebbe.
Davvero non lo so.
Sono anni che continuo a ripetermi che tutto si
sistemerà, che un giorno tornerà a spensieratezza anche per noi. Ma accadrà realmente?
Inizio a pensare che non sarà mai così!
Eppure nel mio cuore la speranza di
riabbracciarti nuovamente è ancora salda e incrollabile.
È la speranza di madre che mi spinge ad andare
avanti nonostante tutto. E la speranza di una madre
difficilmente crolla davanti alle difficoltà.
La mia ancora è salda.
Mamma.”
“ L’ennesima
lettera che non leggerà mai.”
Sospirò Yuki scuotendo la testa.
Era appoggiata allo stipite
della porta e guardava la donna davanti a lei con gli occhi pieni di pena;
qualsiasi cosa fosse successa, quella donna sarebbe rimasta una madre. Anche se i suoi figli fossero morti.
[ L’amore infinito di una
madre…
…è la cosa più forte al
mondo…]
La donna si voltò
nella sua direzione non prima di aver riposto quella lettera in un cassetto delle scrivania che le stava davanti. Scosse la testa
alzando lo sguardo su Yuki.
“ Non smetterò
mai di volergli bene.” Ammise abbassando la testa. “ Nonostante
tutto…io…” la voce le si spense in
gola mentre le lacrime prendevano a rigarle il volto candido di solito coperto
da una maschera di freddezza e determinazione.
[ Anche la più forte Guerriera
cade…
…anche i più
decisi vacillano davanti al dolore…]
Yuki poggiò la testa
sul muro e non la guardò: per chi si sente forte piangere è una
debolezza!
“ Scusa…”
sussurrò infatti la donna asciugandosi le
lacrime cristalline.
La mora rise piano. “ E di che dovrei scusarti?” chiese chiudendo gli occhi
davanti ad una tale assurdità. “ Lo sai come la penso su questo
genere di cose, quindi io sono proprio la persona più inadeguata alla
quale chiedere scusa per aver pianto.”
“ Lo so.”
Annuì alzandosi e andandole incontro. “ Forse…era più
per me stessa…”
[ Una muta preghiera al cuore…
…la resistenza vacilla di nuovo…]
Yuki si staccò dal
muro e le prese la mani tra le sue. “ Non
è facile, posso capirlo, ma devi andare avanti. Devi farcela adesso che
le cose si complicano.”
“ Yuki…si stanno
complicando troppo.” Le fece notare scuotendo la testa.
“ Forse, ma siamo
ancora in tempo.” Disse chiudendo gli occhi stanchi. “ Noi non ci
siamo arresi, e fin quando il Collegio Cross sarà protetto da uno di noi
non mi preoccuperò. Shizuka sa quello che fa. Qualunque cosa accadesse
lo verremmo a sapere e tornerei là.”
La bionda sospirò
superandola.
“ Sai, c’è
solo una cosa che ancora non mi è chiara…”
“ E
sarebbe?”
“ Perché
hai deciso di andartene, di allontanarti proprio dal posto in cui dovevi stare?
Perché hai lasciato il Collegio?”
Yuki sospirò. “
Dovevo farlo. Dovevo uscire per controllare come stessero
andando le cose e cercare di prevenire il più possibile. Prima che scoppi una guerra…”
Non concluse
la frase, ma l’altra capì lo stesso. Si voltò e le
baciò la fronte con fare materno prima di uscire dalla stanza e
lasciarla sola con i suoi pensieri e le sue
preoccupazioni.
Se ne stava distesa sul
letto, una gamba che ricadeva a penzoloni mentre
l’altra era piegata su se stessa in una posizione tanto insolita quanto
scomoda. Eppure sembrava che a lei non desse fastidio.
I lunghi capelli cremisi,
ondulati e segosi, parevano lingue di fuoco bruciante.
Gli occhi verdi, splendenti
come smeraldi, osservavano con fare annoiato il soffitto bianco; dentro ad essi si muovevano veloci immagini che dovevano restare
segrete.
La porta si aprì
all’improvviso, lei si limitò a spostare lo sguardo; sulla soglia
stavano tre persone, una ragazza e due ragazzi. La fissavano intensamente, come
a chiederle qualcosa. Lei alzò le spalle.
La ragazza sulla soglia si
mosse velocemente nella sua direzione, ma invece che
raggiungerla, si sedette sull’altro letto presente nella stanza.
Era bella anche lei, ma una
bellezza diversa da quella dell’altra ragazza.
Era bionda, con i capelli
corti tagliati poco sopra le spalle e due ciocche più lunghe sul davanti
che ricadevano ondulate.
Gli occhi nari di onice, profondi ed oscuri come la notte, sembravano guardigni.
Continuò ad osservare
la ragazza stesa sul letto per un altro paio di secondi prima che i suoi
lineamenti si addolcissero.
“ Marco. Brian.”
Chiamò la rossa portando lo sguardo su di loro. “ Avete per caso
intenzione di diventare le nuove statue della stanza!?
Farete muffase
continuate a restare lì impalati.”
I due
scossero le spalle prima di entrare e chiudersi la porta dietro di loro.
Erano entrambi alti, dai
lineamenti marcati che li facevano sembrare più che ragazzini sedicenni
e anche loro, come le due ragazze, possedevano una strana bellezza ipnotica e
delicata al tempo stesso.
Il primo era moro e riccio,
con i capelli sparati in tutte le direzioni.
I suoi occhi, dello stesso
colore dei capelli, erano calmi e rassicuranti, ma nascondevano una scintilla
che era sempre portatrice di guai.
Il secondo era invece biondo
e liscio, con i capelli un po’ più lunghi dell’altro
legati in una coda basso.
Gli occhi nocciola, nascosti
dietro un paio di occhiali, erano quelli di una
persona pacata e ragionevole. Aveva un’aria da intellettuale,
indubbiamente. Ma questo non sgualciva affatto la sua
bellezza.
La rossa distesa sul letto
gli lanciò una fugace occhiata prima di storcere il naso.
“ Cosa
c’è?” chiese sospirando il moro. Quando faceva così
proprio non la sopportava.
“ Avete ancora la
divisa scolastica.” Disse semplicemente mettendosi seduta con un balzo.
“ Mi sembra che le lezione siano terminate quasi
6 ore fa.”
“ Guarda che
c’è anche a chi piace la divisa così com’è.” Le fece notare incrociando le braccia al petto e
appoggiandosi al muro. “ Non siamo mica tutti come voi due.” E indicò le due ragazze.
“ E
cos’avremmo noi di male?” chiese la bionda inarcando le
sopracciglia fine.
Lui mosse distrattamente la
mano per indicare i loro vestiti. “ Ele ha scambiato i calzettoni neri
con degli scaldamuscoli bianchi, il nastrino intorno al collo è
diventato un braccialetto, gli stivaletti sono stati rimpiazzati da ballerine o
comunque scarpe col tacco e la camicia è sempre
sbottonata.” Spostò la mano ad indicare la bionda. “ Tu,
Anna, invece hai perfino dimenticato pezzi dalla divisa. Al posto dei
calzettoni neri classici nei hai messi un paio a righe
fluo, le scarpe da ginnastica hanno preso il posto degli stivaletti, la camicia
è sempre sbottonata e vai in giro con una cravatta intorno al collo che
non c’entra nulla, e al posto della giacca hai sempre felpe.”
Concluse incrociando nuovamente le braccia.
Anna lo guardò
picchiettando le unghie sul letto; sembrava terribilmente annoiata.
“ Ehi, Marco, anche tu
hai la camicia sempre sbottonata.” Gli fece
notare Ele gonfiando le guance come una bambina.
“ Ma
che c’entra?” si difese lui. “ Io sono un maschio!”
“ E
con questo?” chiese la rossa.
Marco le avrebbe volentieri
risposto, ma l’altra ragazzo, Brian, li
fermò prima che iniziassero una vera e propria discussione. “
Ragazzi, basta.” Disse sedendosi sul letto di Anna
e accavallando le gambe. “ Abbiamo cose più importanti di cui
parlare, no?”
Tutti si federo
seri all’improvviso; Marco andò verso Ele e si sedette a gambe
incrociate sul suo letto.
“ Brian ha
ragione.” Annuì Anna passandosi una mano tra i capelli. “
Adesso è meglio se discutiamo di quanto sta succedendo. Ele, ne sai
qualcosa?” chiese poi rivolta all’amica.
“ Ad essere sincera non
molto.” Ammise lei scuotendo la testa. “ Yuki non mi ha detto
molto. Le ho solo riferito cosa sta succedendo fuori di qui, ma da quello che
ho capito nemmeno al Collegio sono messi bene.”
“ Sapeva di
Shizuka?” chiese Marco portando lo sguardo su di lei.
Annuì distrattamente.
“ Si, e credo che sapesse anche le intenzioni di
Kaname e degli altri ospiti presenti in questa scuola.” Ipotizzò
più per se stessa che per gli altri. “ Comunque
adesso c’è Shizuka a guardia del Collegio e, in teoria,
finché Yuki non torna sarà lei ad occuparsi di tutto.”
“ A proposito,” saltò su Brian e tutti si voltarono verso di
lui. “ dov’è Yuki?”
“ E dove vuoi che sia?!” fecero in coro gli altri tre.
Brian abbassò gli
occhi alzando le spalle annoiato. Gli atri sospirarono
e si fecero cadere di peso sui letti sgualcendo le lenzuola linde. Rimasero in
silenzio per un po’, ognuno perso nei proprio pensieri.
Alla fine fu Ele a spezzare il silenzio.
“ E
adesso che si fa?” chiese a mezza voce, quasi senza rendersene conto.
“ Proviamo a rintracciare Yuki?”
“ No.” Disse Anna decisa mettendosi di nuovo seduta. “ Per il
momento non serve allarmarla. Se succederà
qualcosa allora la chiameremo, ma fino a quel momento
cerchiamo di farcela da soli.”
“ Ha ragione
lei.” Annuì distrattamente Marco, la mente che vagava su chissà
quali pensieri. “ Possiamo però parlare con Shizuka per cercare di
aiutarla finché starà al Collegio. Cerchiamo di creare un muro
difensivo abbastanza potente da reggere finché serve.”
Gli altri annuirono, ma
nessuno si mosse; in quel momento non si poteva ancora agire. Il sole era
ancora alto nel cielo azzurro, e fin quando non fosse stata
ora per la Night Class
di uscire ed andare a lezione era meglio non compromettersi. In quel momento
non avevano molto a disposizione, e usarlo nel miglior modo possibile era
l’unica cosa che potessero fare. Almeno per il
momento…
Il pianto acuto di un bambino
la riportò alla realtà.
Sbatté più
volte le palpebre rendendosi conto di essersi addormentata sul divano, in una
posizione parecchio scomoda per lo più. Si alzò stiracchiandosi e
andò verso il piano superiore della casa.
Aprì la porta alla
fine del corridoio e finalmente la vide.
Una bambina. Una bellissima
bambina di circa 4 anni.
Aveva il viso affilato
nonostante fosse appena entrata nell’infanzia, e i suoi lineamenti erano
duri e dolci al contempo.
I capelli biondi e boccolosi,
le arrivavano circa alle spalle.
Gli occhi azzurri la
fissavano arrossati ma contenti che qualcuno fosse
finalmente venuto da lei.
“ Yuki!”
trillò con la vocetta un po’ stridula, ma tanto, tanto dolce.
La ragazzi sorrise senza riuscire ad impedirselo e la prese in
braccio sollevandola dal lettino in cui, fino a poco prima, dormiva come un
angioletto.
“ Allora?” fece
cullandola dolcemente nel vano tentativo di riaddormentarla. “ Perché ti sei messa a piangere? Un brutto
sogno?”
Lei annuì tirando su
col nasino. “ Si, un brutto brutto sogno.”
Due lacrimoni le solcarono
nuovamente le guance, e Yuki la strinse più forte al petto cercando di rassicurarla.
“ Ora va tutto
bene.” Le disse dolcemente all’orecchio. “ Ora è tutto
finito. Ci sono io qui con te.”
Sembrò funzionare.
Yuki sentì il respiro della piccola farsi più calmo
mentre chiudeva nuovamente gli occhi e si succhiava il dito prima di
crollare addormentata; la rimise nel lettino e la coprì con la coperta
prima di spegnere la luce e chiudersi la porta alle spalle.
Scese silenziosamente in
cucina da dove veniva un buon profumino.
“ Stai preparando la cena?”
chiese Yuki annusando l’aria.
“ Si.”
Annuì la donna voltandosi a guardarla. “ Un brutto sogno?”
chiese poi portando il discorso sulla bambina che dormiva al piano superiore.
“ Gia. Ultimamente non
fa che averne.” Ammise preoccupata incrociando la braccia
al petto e sedendosi su una sedia. “ Mi chiedo se…” non concluse la frase troppo impegnata in congetture mentali.
“ Cosa?” chiese
l’altra appoggiando il mestolo sul piano cottura
e voltandosi completamente verso di lei.
Yuki sospirò alzandosi
e si diresse verso la finestra. “ Mi chiedo se sia un segno.”
Ammise infine con gli occhi che fissavano la neve fuori dalla
casa. “ Se non dobbiamo prenderlo come un campanello d’allarme.”
La bionda chiuse gli occhi pensierosa prima di parlare. “ Non mi sento
di usarla come un radar, Yuki. “ la rimproverò seriamente.
La mora sorrise dispiaciuta.
“ Non era questo che intendevo.” Si scusò scuotendo la
testa. “ Però conoscevi anche tu i suoi genitori, perciò
tutto può essere.”
“ Si,
lo so.” La fissò per un momento con occhi
strani, quasi stesse cercando di leggerle l’anima. “ Lo sai
che quella nottehai salvato anche quel piccolo
angelo che adesso dorme nella stanza di sopra?”
“ A quanto
sembra…!”
“ Non te lo aspettavi,
vero?”
“ Sinceramente
no.” Ammise pensierosa. “ Mi aspettavo di tutto
ma non certo quello che ho trovato. È stata una bella
sorpresa!”
Rimasero per un po’ in
silenzio, ognuna assorta nei suoi pensieri.
“ Ehi, Yuki.” La
chiamò la bionda all’improvviso. “ Hai avuto notizie dal
Collegio?”
La mora annuì. “
Prima mi ha contattata Shizu. Pare che Ele, Anna,
Marco e Brian si siano messi in contatto con lei. Comunque non c’è nulla di cui preoccuparsi;
sembra che siamo stati troppo pessimisti.”
L’altra annuì,
ma Yuki non era per niente sicura di averle levato i dubbi
che così spesso s’instauravano in lei facendola vacillare.
Ma non poteva darle torto:
con tutto quello che stava succedendo era gia un miracolo che fossero ancora
tutti vivi!? Il problema però era un altro in
quel momento.
Zero odiava con tutto se
stesso quelle ronde notturne, soprattutto da quando
Yuki era scomparsa nel nulla.
Quando c’era lei,
almeno, la sua presenza lo tranquillizzava, lo rendeva meno incline
all’idea di prendere tutto quello che aveva e
buttarlo nel cesso. Vita compresa s’intende.
Ma lei glielo aveva sempre impedito. Lo aveva spronato a
continuare a vivere. E lui così aveva fatto. Ma solo per lei. Perché adesso
che lei non c’era più, si chiedeva cosa avesse davvero senso in
quella sua vita tormentata e priva di futuro.
Era tanto frustato che si
mise a prendere a pugni un albero là vicino.
“ Guarda che quel
povero albero non ti ha fatto nulla.” Lo
rimproverò una voce divertita. “ E poi, l’unico che si
farà male alla fine di questa lotta sarai
tu.”
Zero si fermò
all’improvviso e cercò con lo sguardo la fonte da cui proveniva
quella voce di ragazza.
“ Dove sei?” chiese esaminando attentamente tutta l’area. “ Fatti
vedere!”
Un fruscio alle sue spalle e
dagli alberi comparve la figura snella di una ragazza.
Aveva la pelle candida ed era
dotata di una rara bellezza che, comunque, non era
paragonabile a quella dei vampiri.
I capelli biondi e gli occhi
d’onice la facevano sembrare una bambola, ma aveva la netta impressione
che ci fosse dell’altro nascosto in quel corpo
slanciato e all’apparenza fragile.
“ Chi sei?”
chiese non riconoscendola.
“ Ma
come? Non mi riconosci?” fece lei sbalordita.
Fece un passo per mostrasi meglio a lui, ma Zero
estrasse la sua Bloody Rose pronto a premere il grilletto.
Lei scoppiò a ridere.
“ Cosa pensi di farmi con quella?” gli
chiese con le lacrime agli occhi. “ Non sono di certo un vampiro, e con
quella si possono colpire e uccidere solo le creature della notte.”
La mano di Zero tremò
leggermente a quelle parole ma non abbassò
l’arma. “ Non sei un vampiro?”
“ No.”
“ E
cosa sei allora?”
“ A questa domanda non
posso rispondere, mi dispiace.” Si scusò
lei, ma nella sua voce non c’era alcuna traccia di rimpianto o scusa.
Sembrava che non approvasse affatto quello che gli
aveva appena detto. “ Ora, per favore, puoi abbassare quell’arma
che tanto è inutile?!”
Zero abbassò la
pistola e la ripose al suo posto.
“ Bene.” Fece lei
soddisfatta, e si mostrò alla luce della luna.
“ TU?”
l’urlo di Zero le fece chiudere gli occhi esasperata:
perché cavolo non sia era presentata con il suo vero aspetto??? Almeno
non l’avrebbe riconosciuta e non avrebbe urlato.
“ Se eviti di spaccarmi
i timpani te ne sarei veramente grata. Grazie.”
Aggiunse alla fine guardandolo male.
Zero parve calmarsi e riprese
fiato. “ Che ci fai qui?”
“ Una passeggiatina
notturna.” Disse lei con sarcasmo. “ Zero, per l’amor del
cielo! Puoi evitare le domande idiote e farmene una più intelligente?”
L’occhiataccia che le
lanciò il ragazzo avrebbe fatto indietreggiare chiunque, ma lui ancora
non sapeva che la persona che aveva davanti non era
una qualunque.
“ Come fai a sapere dei
vampiri?” chiese lui ricordandosi improvvisamente la sua affermazione.
“ Sai anche della Night Class?”
“ Certo che so della Night Class.” Affermò lei incrociando le
braccia al petto. “ So che sono vampiri, so che
appartengono tutto all’aristocrazia. Anzi. Quasi tutti: Kaname Kuran
è un sangue puro!”
“ Sembri ben informata.”
Notò lui per niente contento di ciò.
“ Perfino più di
te.” Si lasciò sfuggire lei e subito si maledì per non
riuscire mai a stare zitta quand’era il momento. “ Yuki mi ammazzer…”
Acc… Di nuovo! Ma cos’era quella? La giornata delle stronzate? Aveva gia detto anche troppo.
“ Che
vuoi dire? Che c’entra Yuki con te?” chiese Zero con veemenza quando sentì il nome della ragazza.
“ Accidenti a
me.” Borbottò la bionda mordendosi la lingue.
Poi sospirò affranta. “ Mi dispiace, Zero. Ho detto anche troppo.
Non doveva sfuggirmi nulla.”
“ Perché?”
chiese mentre la rabbia montava dentro di lui. Lei non
rispose.
“ PERCHÉ?”
urlò arrabbiato.
Fece per prenderla
per il collo e attaccarla all’albero ma, senza che se ne rendesse conto,
si ritrovò steso per terra con la ragazza sopra di lui che gli bloccava
le braccia in una morsa letale.
La sua espressione tradiva
benissimo lo stupore che sentiva. “ Come…?”
“ Come ho fatto?”
lo interruppe lei lasciandolo andare. “ Te l’ho detto: mi sono gia
lasciata sfuggire troppo.”
Zero si alzò in piedi
e la guardò di nuovo male, forse cercando di farle paura. Ma la reazione non f quella che si aspettava.
Gli occhi
di lei, profondi e terribili, presero a fissarlo intensamente, talmente
tanto da farlo sentire nudo davanti a lei. Deglutì rumorosamente senza
riuscire a distogliere lo sguardo.
Si sentiva incatenato al
terreno da quegli occhiipnotici e bellissimi.
Lei abbassò
improvvisamente gli occhi e lo lasciò andare da quella morsa.
“ Non fare
domande.” Lo anticipò lei scuotendo la testa quasi a scacciare via
chissà quali pensieri. “ Sappi solo che Yuki sta bene e che
tornerà presto. Fino a quel momento cerca di non ammazzare nessuno,
resisti alla sete e continua a vivere come lei vorrebbe.”
Si voltò per andarsene
e lui, troppo sbalordito e confuso per muovere anche solo un muscolo, non
riuscì nemmeno ad aprire bocca.
“ Ah.” Fece lei
voltandosi a guardarlo. “ Guarda che se ti succede qualcosa poi Yuki se
la prende con noi, quindi cerca di comportarti bene, mh?”
E sparì nel buio della notte lasciandolo solo,
impalato e con mille domande.
Allora???
Vi ha soddisfatti???
Comunque…
Ah, ecco:
1°…GRAZIE MILLE A CHI CONTINUA A SEGUIRMI E TUTTI QUELLO CHE HANNO COMMENTATO QUESTO STORIA FINO AD ADESSO!!!!
2° Dal prossimo
capitolo entreranno in scena nuovi personaggi e anche qualcuno dei vecchi
finalmente avrà di nuovo voce in capitolo.
3°
ehehehe…mi sa proprio che qualcuno ha indovinato che è il
misterioso personaggio con cui Yuki parlava alla fine del 4°
cap.
4° per una vampire Hunter preferite Kin o Nari????
P.s: spero che mi
aiuterete in questa piccola scelta!!
Ehm…sono
sinceramente senza parole!!! Ma da quanto tempo non
aggiorno questa ff??????????????????????? (Me cerca un
modo per non farsi massacrare da voi, poveri lettori, che state cercando in
tutti i modi di massacrarsi…). CHIEDO UMILMENTE SCUSA PER L’ENORME
RITARDO!!!!!
E ora…vi prego
di godervi questo capitolo in cui, come promesso, arrivano nuovi personaggi e
alcuni vecchi hanno nuovamente voce in capitolo.
Buona lettura!!
Baci…Baci…Rain!!!
6.
Ospite inaspettato.
“ Nobile Kaname
Kuran,
siamo lieti d’informarla che tra due giorni arriverà
un nuovo membro alla Night Class.
Costui proviene da una
famiglia molto importante e altolocata, la preghiamo quindi di averne cura come
sempre.
Alleghiamo a questa lettera
la scheda personale dell’ospite.
Cordiali saluti,
Asato Ichijo.”
Kaname rilesse quella lettera
per la millesima volta prima di piegare il foglio e riporlo all’interno
della busta; si stava chiedendo, da quando quel messaggio gli era stato
recapitato, chi mai potesse essere questo nuovo membro della Night Class. Aveva
guardato più volte la sua foto allegata insieme alla scheda personale
che gli era stata inviata, eppure quel viso non riusciva proprio a collegarlo
ad alcun nome di sua conoscenza.
Riguardò per
l’ennesima volta l’immagine, nella vana speranza che gli suggerisse
qualcosa.
Il ragazzo rappresentato su
quel piccolo pezzo di carta aveva il viso dagli inconfondibili tratti
aristocratici, il viso appuntito e il mento spigoloso.
I capelli erano forse un
po’ più corti dei suoi, castano scuro, quasi neri.
Anche gli occhi erano scuri,
ma questi, al contrario dei capelli, tendevano al rosso porpora del sangue.
Kaname rimase a fissare
quegli occhi per un tempo che sembrò lunghissimo, perso in chissà
quali pensieri, alla ricerca del particolare mancante che gli desse la certezza
di conoscerlo così come pensava che fosse.
Perché quegli occhi
scuri lui li aveva gia visti da qualche parte, forse in quello stesso ragazzo,
ma in quel momento non riusciva a dargli un nome.
“
Kaname? Posso
entrare?” la voce di Ichijo, pacata come sempre, lo ridestò
improvvisamente ai suoi pensieri; chiuse gli occhi e sospirò cercando di
scrollarsi di dosso l’inquietudine che l’aveva avvolto.
“ Entra pure.”
Quando la porta si aprì,
Ichijo poté ben vedere che Kaname era preoccupato da qualcosa. Lo
osservò rapidamente facendo saettare lo sguardo sui suoi occhi, ma il
ragazzo li chiuse prima che lui potesse leggervi dentro alcunché.
“ Kaname…è
vera la notizia che a breve arriverà un nuovo studente nella Night
Class?” chiese il biondo notando i fogli che Kaname teneva in mano.
“ Ah, allora lo sapevi
gia.” Dichiarò il moro porgendogli distrattamente i fogli. “
Si, è vero.”
Ichijo prese la lettera e la
scheda personale e le esaminò con cura.
“ Un membro
dell’aristocrazia?” chiese perplesso
notando il cognome. “ Ma di quale casata fa parte. Io
questa non la conosco.”
“ Nemmeno io ad essere
sincero.” Ammise Kaname con lo sguardo perso.
“
E…allora?”
Non ottenne risposta, e
così tornò a studiare la foto del ragazzo, come aveva fatto prima
il moro. Trasalì improvvisamente e spalancò gli occhi posandoli
sulla figura immobile di Kaname.
“ Sono i suoi occhi,
vero?” chiese questi alzando brevemente lo sguardo. “ Anche io ho
l’impressione di averli gia visti da qualche parte, ma non ho idea di
dove. Essendo un membro dell’aristocrazia pensavo di averlo conosciuto a
qualche festa, ma ho la sensazione che non sia così.”
Stavolta fu Ichijo a non
rispondere, si limitò ad abbassare nuovamente lo sguardo sulla foto.
Quegli occhi…
Il loro colore
insolito…
Sapeva di averlo gia visto,
ma non in una persona. No, in un ricordo di tanto, tanto tempo prima. Forse in
un’altra immagine…in un…quadro…?
“ Ichijo?” la
voce di Kaname lo riportò con i piedi per terra, e dalla sua voce
capì subito che non si era accorto di quella sua mancanza, e che
desiderava sapere dell’altro in quel momento.
“ Mi dispiace, ma non
sappiamo nulla di Yuki.” Ammise abbassando il capo e poggiando i fogli
sul tavolino davanti a lui. “ Nel mondo dei vampiri così come in
quello degli umani si sta facendo tutto il possibile, ma sembra come sparita
nel nulla.”
Kaname annuì senza
lasciar trasparire nulla, quasi indifferente a quella notizia. Ma Ichijo sapeva
che non era così e che, anche se non lo dava a vedere, l’erede del
casato Kuran era molto più preoccupato di quanto si pensasse.
“ Ichijo…puoi
andare…” disse improvvisamente Kaname con tono neutro.
Il biondo annuì
silenziosamente e uscì chiudendosi la porta alle spalle, concio che il
suo amico voleva restare solo per pensare.
Una volta che Ichijo fu
uscito, Kaname si alzò e si diresse alla finestra per osservare il cielo
che si stava schiarendo per la comparsa del giorno. “ Yuki…”
sussurrò abbassando il capo. “ Dove sei?”
Hanabusa Aido se ne stava
spaparanzato su uno dei divanetti posti all’entrata del Dormitorio Luna
con lo sguardo perso; i suoi occhi azzurri erano posati sul muro davanti a se,
ma sembrava che in realtà non lo vedesse affatto. In grembo teneva un
libro aperto sulla stessa pagina da più di mezz’ora.
In verità i suoi
pensieri erano occupati dallo stesso mistero che affliggeva anche quelli di
Kaname Kuran: che fine aveva mai fatto Yuki Cross?
Oramai erano quasi due
settimane che le ricerche della ragazza, nel mondo dei vampiri e in quello
degli umani, procedevano a ritmo serrato, ma di nemmeno l’ombra; nessuna
traccia, indizio, nemmeno una scia di profumo per identificare il posto in cui
si trovava. Le ipotesi ch’erano state avanzate erano molte, una
più improbabile dell’altra. Si era passati dal rapimento alla fuga
di casa, ma in realtà tutti i presenti della Night Class, e anche Zero e
il Direttore, sapevano che una caso simile non era
possibile. Primo perché, un rapimento all’interno del Collegio era
pressoché impossibile, qualcuno si sarebbe sicuramente reso conto che
c’era un intruso, e Yuki non era tipo da lasciarsi prendere alle spalle
da uno sconosciuto, umano o vampiro che fosse. In secondo luogo non era nemmeno
possibile che fosse una semplice, banale e sciocca fuga di casa; quelli erano
gesti dediti alle sue compagne viziate, non ad una ragazza che era stata
cresciuta nel mondo dei vampiri da un Ex-Vampire Hunter ora ritiratosi.
Ma queste erano cose che i
poliziotti umani che erano venuti per i primi sopralluoghi non potevano certo
sapere. Per loro Yuki Cross era soltanto una ragazzina come tante, e il suo
altro non era che un caso come un altro, uno di quelli che capitano per le mani
tutti i giorni. Niente di più.
Improvvisamente, a distrarre
il bel vampiro dai suoi pensieri, fu la consapevolezza di non trovarsi
più disteso sul divano, ma a parecchi centimetri da terra.
“ Ma che
diavolo…?” borbottò agitandosi di colpo e rendendosi conto della
situazione al quanto assurda. Non ebbe però in
tempo di formulare alcun pensiero corrente che, qualunque fosse la cosa o la
persona che lo teneva sospeso, questa mollò la presa facendo precipitare
con il fondoschiena sul duro pavimento di quarzo bianco.
“ AHIA!”
imprecò ad alta voce massaggiandosi la parte dolorante.
Solo il suono di una risata
leggera lo distrasse dalle maledizioni che stava inviando a caso. Si
alzò di scatto e si guardò attorno finché non notò,
appollaiata dietro al divanetto su quale sedeva poco prima, la figura piccola e
delicata di una bambina che, non appena si rese conto di essere stata scoperta,
alzò i suoi gradi occhi e lo fissò divertita.
“ Ciao!”
salutò con la voce infantile e stridula, ma estremamente gradevole e
dolce.
“ E tu chi
saresti?” esclamò Aido sorpreso ma al contempo affascinato da
quella figura infantile.
“ I tuoi capelli mi
piacciono molto.” Disse lei senza far caso alla domanda del ragazzo e
cambiando completamente argomento. “ Hanno lo stesso colore del
sole.”
Aido sbarrò gli occhi confuso: chi accidenti era quella bimbetta che lo
aveva fatto levitare a mezzo metro da terra e che eludeva le sue domande con
frasi senza senso?!
I due si squadrano per un
secondo, e sembrò che nessuno volesse lasciar vincere l’altro.
Gli occhi azzurro
intenso di Aido studiavano accuratamente la figura infantile che aveva
davanti; era piccola, minuta persino per la sua età di bambina, e non
dimostrava più di 4 anni. Umani, ovviamente.
Era magra e sembrava quasi
friabile, dai lineamenti dolci ma comunque affilati e sinuosi per una bambina
qual’era.
I capelli erano castano
ramato, un colore che al ragazzo ricordò immediatamente quelli di Yuki,
solo che quella della bambina erano più lunghi e mossi invece che corti
e lisci.
Aveva gli occhi grandi di un
castano molto scuro, quasi nero.
Ed erano proprio quegli occhi
a metterlo maggiormente in difficoltà; erano espressivi ed estremamente
intelligenti, troppo per appartenere davvero alla figura che gli stava davanti
e che, in quel momento, lo studiava proprio come lui studiava lei.
Eppure, anche se nascosta,
Aido riuscì ah vedere una vena infantile dentro a quegli occhi quasi
irreali. Una sfumatura che sapeva di giochi, risate ed ingenuità, quella
che solo i bambini possono possedere, e anche abbandonata l’età
della fanciullezza si perde.
“ Aido!” disse la
voce di Ruka proveniente dal piano superiore. “ Si può sapere che
stai combinando?”
Il ragazzo spostò
velocemente lo sguardo nella sua direzione potendo notare che la vampira non
era sola, ma che dietro di lei c’era il fior fiore della Night Class: suo
cugino Kain, Seiren, Shiki e Rima. Mancavano solo i Capo Dormitorio e il
Vice-Capo Dormitorio ed erano al completo.
“ Chi è quella
bambina?” chiese Kain notando la figura della piccola.
“ Bella domanda!”
esplose il cugino indicandola. “ Questa
qui è piombati qua all’improvviso, mi ha fatto levitare per
poi lasciarmi cadere e adesso non vuole nemmeno dirmi il suo nome.”
“ Mi pare ovvio.”
Disse Ruka scendendo le scale seguita dagli altri.
“ Che vorresti
dire?” ironizzò il biondo fronteggiandola ad un palmo dal naso.
“ Che la tua faccia non
è certo un bello spettacolo per i bambini.” Rispose lei a tono.
Solo la risata della bambina
li fece desistere e tutti si voltarono verso di lei.
“ Siete buffi!”
esclamò lei sorridendo radiosa e battendo le piccole
mani divertita.
I ragazzi si scambiarono
un’occhiata preoccupata e curiosa, indecisi sul chiamare il Capo
Dormitorio o meno; per loro fortuna non ci fu bisogno di prendere questa
decisione, perché Kaname apparve in cima alle scale con
un’espressione un po’ scocciata per tutta la confusione che stavano
facendo.
“ Si può sapere
che state combinando?” chiese autoritario
facendoli voltare.
Il sorriso sparì
immediatamente dal volto della bambina che, con gli occhi seri e
un’espressione troppo adulta, prese a fissare intensamente il ragazzo,
quasi volesse leggergli dentro.
“ Scusaci, Nobile
Kaname, ma c’è questa bambina che…” Aido non seppe
come finire la frase, e quindi si limitò ad indicare la piccola che in
quel momento tanto piccola non sembrava. Lo sguardo serio e fermo la faceva
assomigliare più ad una adulta che ad una
bambina. E di questo, Kaname, si rese conto.
“ Chi sei?” le
chiese dopo essere sceso ed essersi messo proprio davanti a lei, con gli occhi
fissi dentro i suoi.
La bambina piegò a
testa di lato ma non rispose. “ Tu sei Kaname Kuran!?”
Il moro inarcò un
sopracciglio confuso: era una domanda o un’affermazione? Decise di non
farci caso.
“ E tu chi sei?”
le chiese piegandosi sulle ginocchia per essere alla sua stessa altezza.
“ Tu sei un Sangue Puro!?” disse la bambina eludendo, per la seconda volta,
la sua domanda.
Aido, alle sue spalle,
sospirò rassegnato: quella bambina era un vero mistero!
Kain e Ruka si scambiarono
uno sguardo perplesso così come Rima e Shiki, solo Seiren rimase
immobile, impassibile e priva di qualsiasi emozione, come una statua di
ghiaccio.
Kaname fissò
intensamente la bambina, e lei gli restituì lo sguardo inflessibile,
come un’adulta. Eppure, si disse il ragazzo, quella che aveva davanti era
proprio una bambina, un essere la cui maturazione era ancora lontana; e allora
perché si sentiva quasi intimorito da quello sguardo scuro che, per
chissà quale ragione, continuava a riportargli alla mente quello di Yuki.
Era come se quella bambina fosse in grado di capire appieno tutto quello che
gli passava per la testa, e fosse anche capace di scegliere perfettamente quale
risposta dare. Cosa al quanto impossibile data la sua età.
“ Cerys! Cerys dove
accidenti sei?”
Tutti si voltarono verso il
portone d’ingresso dove, anticipato dalla sua voce, era apparso un
ragazzo.
Lei, sentendo degli sguardi
addosso, si voltò nella loro direzione. Per un solo, lunghissimo momento
a Kaname parve che il tempo si fosse fermato.
“ Fratellone!” la bambina
ruppe il silenzio e corse incontro al ragazzo per poi
lanciarsi tra le sue braccia.
“ Cerys!”
esclamò lui prendendola al volo. “ Si può sapere dove ti
eri cacciata?!”
Lei rise e indicò i
membri della Night Class ancora fermi nelle loro
posizioni, tranne Kaname che si era alzato in piedi quando aveva visto la
figura del ragazzo.
Viso appuntito, mento
spigoloso, capelli castano scuro e occhi tendenti al
rosso del sangue.
Era il nuovo studente della
Night Class.
Il ragazzo si avvicinò
con la sorellina ancora in braccio e solo quando fu faccia a faccia con Kaname
la mise giù e si rivolse al vampiro.
“ Sono Christian Satou
e questa piccola peste è mia sorella Cerys.” Disse lanciando
un’occhiata alla bambina che si trovava vicino a lui. “ Vi prego d
perdonarla per il suo comportamento e se, in qualche modo, vi ha infastidito;
Cerys non capisce mai quand’è il momento sbagliato.” Ma
l’occhiata che lanciò alla bambina era di tutto tranne che di
rimprovero.
Kaname non rispose subito, si
limitò a studiare nuovamente la figura del giovane, che ormai conosceva
a memoria dato che aveva passato ore, nella sua stanza, a guardare e riguardare
l’immagine della foto, nella vana speranza di ricordarsi dove
l’aveva gia visto.
“ Immagino che tu sia
il nuovo studente che stavamo aspettando.” Disse infine rompendo il
silenzio e incuriosendo gli altri membri della Night Class che nulla sapevano
di questo nuovo arrivo. “ Benarrivato, e non
preoccuparti per tua sorella: è solo una bambina! E così
ti chiami Cerys.” Disse poi rivolto alla piccola che, in risposta,
sorrise sorniona.
“ Mi dispiace per la
sua presenza, ma mi sono accorto della sua presenza solo quando sono arrivato qui. Sapete…è capace di rendersi
invisibile.” Spiegò Christian con tono di scusa.
Aido si lasciò
scappare un gemito strozzato: se quella bambina era anche capace di rendersi
invisibile oltre che di far levitare le persone, allora sperava che se ne
andasse molto presto, altrimenti non sarebbe sopravvissuto a lungo.
“ Seiren.”
Chiamò Kaname. “ Accompagna Christian e sua sorella nella stanza
affidata a lui. Cerys può restare, se vuoi, ma non potrà
assistere in nessun modo alle lezioni perché è troppo piccola;
comunque parlerò con il Direttore e troveremo una soluzione.”
“ Grazie mille.”
Annuì Christian prima di seguire Seiren su per la gradinata, con Cerys
che saltellava dietro di lui.
Prima di sparire completamente
però, la bambina si voltò un’ultima volta verso Aido e gli
strizzò l’occhio con aria complice.
“ Si,
grazie. Ho capito, grazie per avermi avvisata Shizu. Ci sentiamo. Ciao.”
Yuki Cross chiuse la
telefonata e lanciò il cellulare sulla poltrona vicino a lei;
sospirò prima di lasciarsi cadere a terra e incrociare le gambe: che
accidenti di situazione…!?
“ Ehi, tutto
bene?” le chiese improvvisamente una voce.
Lei si voltò piano.
“ Si…tutto bene, Nari.” Disse con voce stanca. “ Solo
qualche piccolo inconveniente.”
La donna la fissò
preoccupata appoggiandosi al muro. “ Problemi al Collegio?”
“ Circa.” Rispose
laconica Yuki buttandosi indietro e soffermandosi ad osservare il soffitto con
finto interesse. Solo allora Nari si accorse ch’era ancora vestita con
gli stessi abiti con cui era arrivata pochi giorni prima; stessa gonna e stessa
maglia, non si era nemmeno levata le scarpe da tennis.
“
Senti…perché non vai a farti un bagno e ti cambi?” le
propose con un sorriso.
“ Cambiarmi?”
fece la mora sorpresa rimettendosi seduta.
Nari scosse la testa
sconsolata prima di battersi una mano sulla fronte. “ Non ti sei nemmeno
resa conto che sei così da quando sei arrivata!?”
Yuki si fissò e un
sorriso imbarazzato le dipinse il volto. “ Ehm…”
borbottò impacciata. “ Vado subito a farmi un
bagno. Ciao!” e scappò al piano superiore
senza dire altro.
Nari cercò di
trattenersi, ma alla fine fallì e scoppiò a ridere come una
pazza: quella ragazza era veramente unica! Sospirò nuovamente prima di
sedersi sul divano e aprire la televisione. Il caso volle che incappasse
proprio in un telegiornale.
“ Ed è da ormai due settimane che la
sedicenne Yuki Cross, figlia adottiva del Direttore del prestigioso Collegio
Cross, è scomparsa. Le ricerche continuano a 360°, ma non si hanno
novità; la ragazza sembra sparita e…”
Spense di colpo la
televisione e buttò il telecomando contro il muro; ormai erano giorni
che non si faceva che parlare della sparizione di Yuki, e i telegiornali non
facevano altro che ripetere sempre le stesse, identiche cose. Da una parte e
dall’altra. Erano diventati noioso.
Certo non si poteva dire che il caso non avesse fatto
scalpore! Una sedicenne che sparisce improvvisamente senza lasciare traccia
alcuna. Un ghiotto caso a cui lavorare, senza
dubbio. Eppure Nari non vedeva l’ora che la smettessero di cercare
risposte e lasciassero cadere il caso. Non avrebbe mai trovato niente comunque.
Yuki non era certo una
sciocca, ne una sprovveduta, e aveva fatto le cose per
bene. Quand’era sparita dal Collegio non aveva lasciato alcuna traccia di
se, così che, anche se i vampiri – e così era stato!
– si fossero messi a cercarla, non avrebbero mai trovato niente di lei,
nemmeno una minima scia che potesse portali al luogo nel quale si trovava.
Proprio scaltra come mossa!
La donna lasciò che la
testa le ricadesse all’indietro e osservò le crepe sottili del
soffitto. Era stanca, tanto stanca. Ma non era ancora
il momento di mollare, di arrendersi e gettare la spugna; quello era il momento
di prendere in mano la situazione e decidere cosa fare della propria vita. E
forse, se la scelta fosse stata quella giusta, allora avrebbe potuto
intravedere uno squarcio di futuro in quel presente di tenebre.
E non v’era cosa che
desiderasse più di questa!
Allora????? Che ve ne pare?????
Basta a farmi
perdonare?????????????(spero
proprio di si…!!!!! NdMe)
E ora…
X Elly Chan: GRAZIE!!! Mi fa un immenso
piacere che stai continuando a seguirmi nonostante non sia molto regolare negli
aggiornamenti. … Eh…si, hai ragione su
tutto. Regole zero, povero Zero e…Aido!!!
Effettivamente si è un po’ annoiato. Ma come puoi vedere ora,
della noia, avrà la mancanza, perché questa nuova bimbetta gliene
farà passare delle belle. E come puoi vedere ho seguito il tuo consiglio
e ho chiamato la “donna”
Nari (hai capito di chi si tratta?!?!?!?!). GRAZIE
MILLE DI TUTTO!!!