All'ombra del Platano Picchiatore.

di Dandelion_sama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi hai chiamato ELFO!? ***
Capitolo 2: *** Sesto anno, si comincia! ***



Capitolo 1
*** Chi hai chiamato ELFO!? ***


Cap 1.

1 Settembre 1971

Di Helena Stevenson si poteva certamente dire che, nei suoi undici lunghi anni di vita, mai una volta fosse stata capace di distinguersi dalla massa, uscire da quello che comunemente veniva chiamato “ordinario”. Non era una bambina particolarmente bella o intelligente, e tantomeno si poteva pensare di lei che avesse una particolare inclinazione per una qualunque arte conosciuta al mondo come la musica, il canto o magari il disegno. Effettivamente, a prima vista niente, e per niente intendo proprio NIENTE, poteva far intuire che sotto quella matassa di capelli biondo grano, lisci e lunghi sino alle spalle, e oltre quelle grandi iridi castane circondate da un sottile spruzzo di lentiggini si celasse qualcosa di incredibilmente straordinario. Piccola di statura non poteva essere di certo portata per un qualsiasi sport e quelle dita sottili di certo non erano fatte per suonare un pianoforte. Chiaro che era una brava ragazzina, ben educata e con un senso del dovere particolarmente presente per una della sua età, sebbene più che frequentemente avesse problemi a tenere a freno la lingua. Non che fosse un suo difetto dire tutto quello che le passasse per la testa ma spesso e volentieri le capitava di essere inopportuna e quella sua linguaccia prendeva il sopravvento. Ma era una cosa normale per una strega caparbia come lei. Ah si, perché chiaramente la signorina era una strega, e non una qualunque!
Era una delle più giovani ed inesperte, fresca fresca di lettera per Hogwarts, la più famosa Scuola di Magia e Stregoneria di tutto il Regno Unito e non solo.
 
Non c’è da stupirsi che quel 1° Settembre del 1971 i suoi grandi occhioni studiassero con eccitata curiosità ogni angolo della stazione di King Cross dove adesso camminava spedita accanto ai genitori, un mago ed una comune babbana, spingendo un carrello carico di bauli sul quale stava comodamente appisolato un micione bianco. Questo chiaramente faceva di lei una mezzosangue, e nel suo piccolo sapeva che a molte famiglie la sua condizione non era gradita. Ma in quel giorno di festa quello era solo un trascurabile particolare.
Benché ne avesse sempre conosciuto ogni singolo dettaglio appreso dai racconti del padre, mago di casa, camminare lungo quella banchina piena di frettolosi babbani ignari di quale fantastica magia si celasse dietro l’angolo non poteva che riempirla di gioia, come mostrava quel sorriso stampato sul visetto ovale.
 
< Adesso sta molto attenta Hella… > la richiamò con tono premuroso la profonda voce del padre, un uomo sulla trentina dagli occhi azzurri e i capelli color del grano, ben vestito ed elegante, usando quell’allegro vezzeggiativo che le fece arricciare contrariata il nasino a punta.
gli chiese allegro lui, sotto lo sguardo attento della moglie dai lunghi capelli castani e gli occhi scuri, vestita in un abitino lilla, ben coscienti entrambi che la piccina già sapesse il da farsi.
< Certo papà! > rispose lei tutto di un fiato, con una vocina gioviale e vellutata, allegra e frizzante come pareva in quel momento la ragazzina, alta appena un metro e un boccale di burrobirra e fine come una foglia, dentro quell’ abitino azzurro decorato da fiorellini di campo, con i capelli talmente tirati all’ indietro da esaltare le sue orecchie appena a sventola, ben cosciente che quello fosse solo un scherzoso scambio di battute per rendere quasi ufficiale in suo ingresso nel mondo della magia, per quanto dalla nascita avesse visto cose a dir poco bizzarre capitarle intorno.
< Bene tesoro. Appena ti senti pronta dev… > nemmeno il tempo che quello finisse di parlare che la biondina, presa la rincorsa, già dirigeva con un sorriso stampato sul viso verso il muro di mattoni rossi. Giusto il tempo di chiudere gli occhi arrivata a circa un millimetro da quelli, che la sorpresa che trovò una volta aperti la lasciò letteralmente a bocca asciutta, e per una come lei era un tutto dire.
Dall’altra parte del muro, sostava sui binari una magnifica locomotiva verde, rossa e nera con su scritto a grandi lettere dorate Hogwarts Express. Era immensa e bellissima, e dietro di lei la seguivano un numero sconsiderato di vagoni.  Tutt’intorno le persone vi si aggiravano e si mescolavano come uno stormo di rondini: chi scendeva dal treno, chi saliva, chi come lei non vedeva l’ora di partire e gia salutava dal finestrino mamma e papà in lacrime e chi invece non voleva proprio staccarsi dai genitori. Un piacevole profumo di libri, di inchiostro e di avventura aleggiava nell’aria, tanto da farla sorridere ancora di più, facendo comparire uno strano sbrilluccichio negli occhi, carico di adrenalina. Ci mise davvero poco tempo a caricare i bagagli e salutare i suoi, dando poco conto a tutte quelle raccomandazioni che le venivano fatte sul seguire i corsi, ascoltare i professori e portare onore alla Casa, qualsiasi essa fosse stata, annuendo semplicemente e spargendo baci e abbracci a destra e a manca, per poi gettarsi in quel bagno di folla nella speranza di guadagnare un po di tempo prima di salire dentro e cercarsi un comodo scompartimento nel quale iniziare quel nuovo viaggio.
 
Col padre avevano affrontato varie volte il discorso delle Case di Hogwarts. Una sognate Helena coricata a pancia in giù e con il nasino puntato in aria, non si stancava mai di ascoltare il padre raccontare di come fosse la vita all’ interno dell’imponente castello costruito in tempi remoti dai quatto fondatori di cui le Case portavano non solo i nomi, ma i profondi ideali. L’idea più plausibile per una come lei era capitare fra i Grifondoro, coraggiosi e spericolati, o caso mai fra i Serpeverde, furbi e ingegnosi, dediti al successo. Erano questi i pensieri che frullavano veloci nella mentre della streghetta mentre se ne stava comodamente seduta in uno scompartimento nel vagone di quelli del primo anno, lasciando che lo sguardo si alternasse fra gli interni in pelle e le rifiniture delle porte in mogano, e la campagna scozzese che correva sotto gli occhi.

< Bella vero? > Proprio nel momento il cui la fronte scoperta era andata ad appoggiarsi al vetro del finestrino e gli occhi osservavano il paesaggio, le si era avvicinato furtivamente alle spalle un ragazzetto gia vestito dentro la sua bella divisa. Bhe non che fosse particolarmente bella, anzi. Decisamente di qualche taglia più grande era rattoppata in vari punti, ma tutto sommato non stonava con quel viso tirato di chi stava sull’attenti fermo all’entrata dello scompartimento, reggendo nella mandritta un pesante libro.
I capelli di un biondo cenere, stavano spettinati su tutta la fronte, riproducendo delle forme più svariate, mentre gli occhietti timidi, color nocciola, stavano bassi ad osservare il pavimento. Se ne stava li, silenziosamente attento, alzando di tanto in tanto il capo in attesa che succedesse un miracolo, o che semplicemente venisse invitato ad entrare, guardando con aria titubante la strega che adesso l’osservava con curiosità.
< Vuoi accomodarti? > gli chiese lei con tono gentile e un delicato sorriso a fior di labbra, chiedendosi come mai un ragazzo della sua età, perché evidentemente non poteva essere molto più grande di lei dato l’assenza di qualsiasi stendardo nella cravatta, avesse un’aria tanto cupa e intimorita, quasi remissiva.
< Ah… grazie. Ma non vorrei disturbare… > rispose con un sussurro lo sconosciuto, stringendo maggiormente il libro e colorando appena le scavate guanciotte di un leggero rosato. Era chiaro che volesse sedersi, e che probabilmente avesse trovato tutti gli scompartimenti occupati, o peggio ancora, avesse trovato qualche antipatico.
< Ah, ma non disturbi affatto! > fece notare lei, indicando lo scompartimento evidentemente vuoto e un posto esattamente davanti dove fece segno di sedersi. Ma quello permaneva sulla soglia.
Allora provò in un modo diverso.
< Che leggi? > a quella semplice domanda il giovane mago si accese, mostrando un sorriso a trentadue denti e con una leggera corsetta, andò finalmente a prendere posto davanti a lei.
< Storia della Magia dalla caccia alle streghe, sino ai giorni nostri… e… >  il sorriso sognante di lui che per il momento si era dedicato unicamente al libro si alzò di scatto osservando le scure iridi di Helena.
< E…? > continuò lei attenta, sperando che il giovane non notasse che sinceramente l’argomento trattato non le interessava. Di certo Storia della Magia non sarebbe stato il suo forte.
< E non so nemmeno come ti chiami… Io sono RemusLupin… > disse lui, appena titubante, porgendole timidamente la mano, che venne presto stretta dalla ragazza con fare caloroso.
Non che si aspettasse di riuscire gia a fare amicizia sul treno, ma questo non sembrava un inizio tanto male.
< Io mi chiamo Helena, Helena Stevenson, primo anno immagino, anche io… bhe, è una consolazione conoscere già qualcuno! Non trovi? > che fosse stata capace o meno di rendere confortabile quella situazione questo non ci è dato saperlo, perche all’ improvviso la porta dello scompartimento scattò e di filata due, anzi TRE ragazzini vi si gettarono dentro a capofitto!

Se da un lato il povero Remus fece un salto sul posto e per poco non morì dallo spavento nel vedere quei tre cadere a terra uno sopra l’altro, coricati sul pavimento e ridenti come un branco di iene, dall’altro l’espressione sconvolta di Helena fu lampante, soprattutto perché quelli non si curavano minimamente di chi c’era prima di loro, ma anzi beatamente veniva ignorato.
< Ehi! > li fulminò lei, interrompendo quella serie di schiamazzi, risolini e complimenti che lo strano trio si scambiava con tanto di pacche sulle spalle, mentre veloci si alzavano e andavano a sedere, senza chiaramente essere stati invitati ad accomodarsi.
< Non sapete che è buona educazione chiedere il permesso prima di sedersi? > fiammanti la punta delle orecchie ben in vista, era scattata in piedi e adesso osservava con braccia conserte il gruppetto, prendendosi il tempo per studiarli uno ad uno.
Lo sguardo severo si era posato inizialmente su un ragazzetto decisamente slanciato per la sua evidente età, dai lineamenti severi, quasi signorili o addirittura nobili. Labbra appena pronunciare, naso stretto e un viso pallido perfettamente squadrato, dove due occhietti di un grigio spento come il fumo stavano perfettamente incastonati e circondati da una matassa di capelli corvini, appena mossi e decisamente troppo spettinati per non dargli un aria da ribelle. Tra se e se avrebbe giurato che quello fosse lo stesso ragazzino tutto tirato a lucido che solo poche ore priva aveva visto accanto ad un’austera donna dallo sguardo grave, capace di trapassare una roccia, mentre caricava i bagagli sul treno. Aveva sentito giusto uno scambio di battute fra i due, riguardanti il nome delle famiglia e qualche minaccia in caso di problemi, o peggio, disonore. Ma in quel momento non ci aveva dato troppo caso. Non l’erano mai piaciuti gli snob con la puzza sotto il naso e a prima vista quello era il prefetto ritratto di Sirius Black, che adesso le si presentava decisamente sotto un altro aspetto.

Forse fu il suo eccessivo fissare il giovine, scrutarlo dalla testa ai piedi notando ogni particolare fuori posto, che quello perse di colpo ogni grammo di allegria dipinta viso e la fulminò con uno sguardo glaciale.
< E a te nessuno ha detto che è maleducazione fissare la gente… nanetta?! > acidità nella voce, accompagnata da un ghigno sfrontato e aria da prepotente, si era guadagnato le risate guturali e a dir poco non eleganti di uno dei due compari, quello più grassoccio, che a stento riusciva a contenere quel suo grugnire, tenendosi addirittura la pancia. aveva aggiunto in un secondo momento, coprendosi la bocca con la mano sinistra per non riderle in faccia e facendo chiaramente allusione alle sue piccole orecchie a sventola.
< Su Sirius… non esagerare… > L’aveva rimproverato bonariamente il terzo ragazzo, quello che aveva stranamente preso posto accanto a lei e che, ormai affondata la schiena nella poltrona in pelle, osservava l’amico al di là di una pesante montatura per occhiali, che in qualche modo gli conferivano un’aria buffa. Capelli color cioccolato, tanto ribelli quanto soffici e occhi nocciola, aveva dipinto sul volto un sorriso furbetto di chi ne sapeva una più del diavolo. Tutti e tre già indossavano la divisa della scuola. Chi in maniera davvero impeccabile, per quanto mancasse la cravatta o fosse malamente acconciata, chi invece in una maniera decisamente scomposta, con camicia fuori dai pantaloni, scarpe slacciate e cappa messa alla rinfusa ed è chiaro che si parla di Peter. Nessuno stemma o colore ne adornavano le cappe, e per tanto dovevano anche loro essere del primo anno.
< Dovresti dire al tuo amico di pensare prima di parlare… se sa come si fa, chiaro!> aveva risposto piccata lei, mentre con uno sbuffo tornava a sedersi, dando un’occhiata a Rem che per tutto il tempo era stato in silenzio con gli occhi bassi, forse imbarazzato dalla strana situazione che si era andata a creare.
< Ma tu sentila questa nana! > aveva riattaccato il corvino, decisamente offeso dalle parole di lei riguardo al suo quoziente intellettivo. < No, devi essere di certo un elfo, con le orecchie che ti ritrovi! > le aveva risposto quella scatenando nuovamente la risata del grassoccio Peter e un’occhiataccia da parte di Helena mente il povero Remus era andato ad infossare nuovamente il collo fra le spalle.
si era accesa come una fiammella, gia pronta a prendere a sberle quella faccia da schiaffi, e di certo ci sarebbe riuscita se non fosse stato per il povero James Potter che, bonariamente si era messo fra i due.
< Dai ragazzi, non vogliamo litigare gia il primo giorno di scuola. No? E poi non è un mio amico, ci siamo appena conosciuti, vero Sir? > lo guardava con aria complice e un ghigno da piccolo teppista quello che era andato finalmente a risedersi e guardava con un broncio il corridoio, anche se al sentirsi chiamare aveva lanciato uno sguardo d’intesa al castano.
< In ogni caso… > riprese il giovane Potter, < Vi siamo grati dell’ospitalità e del nasconderci… io sono James, lui e Sirius e quello lì è Peter…. Voi siete? > chiese il giovane ricevendo dalla ragazza giusto uno sbuffo offeso, per quanto quel “nasconderci” avesse evidentemente acceso un pizzico di curiosità, che, bisogna saperlo, mai manifestò davanti a Sirius.
Fortunatamente ci pensò Remus, che nel mentre aveva messo da parte il libro, per fare le presentazioni.
< Io sono Remus… > disse indicando inizialmente se stesso, e abbozzando un timido sorriso che fece scaldare il cuore anche all’ attualmente offesa Hella.
< E lei è Helena. > concluse, evidentemente assorto da quello stano quanto vivace gruppetto. < Che vi è successo.... se posso chiedere? > aggiunse dopo un po, mostrando quel tanto di interesse necessario a convincere il trio ad assumerlo come quarto membro del gruppo, per quanto questo successe solo qualche settimana dopo, anche se già da molto prima il biondino iniziò a seguirli nelle loro strabilianti marachelle.
Nel mentre che i ragazzi gli raccontavano quello che era appena successo con coinvolgente entusiasmo tanto da catturare pure l’attenzione di Helena che fingeva di non ascoltare, ma che anzi, quasi si divertiva a rispondere alle linguacce di Sirius con altrettante linguacce, una minuta ragazza dai capelli rossi e immensi occhi verdi comparve sulla porta del loro scomparto. Non era molto più piccola di Hella il colore dei suoi capelli era qualcosa di fantastico, per non parlare della lunghezza, dato che le punte sfioravano la vita.

< Scusate… il Prefetto mi ha chiesto di avvisare tutti quelli del primo anno che stiamo per arrivare… e come mai tu non hai ancora la divisa?! > Lily Evans scrutava con accesa curiosità Helena, mentre alle spalle di lei sostava un ragazzetto dagli oleosi capelli neri e lo sguardo smarrito, perennemente offeso.
< Non credevo che fosse così tardi… > le risposte la biondina del quintetto, mentre di scatto andò a prendere il proprio cambio, mettendosi in piedi ad allungandosi verso il baule che stava sulle loro teste. Ignorò totalmente quel ghigno divertito di Sirius nel vederla sbracciarsi per raggiungere la maniglia, ma accettò di buon grado l’aiuto di James.
< Ah… non ti preoccupare… anche io stavo andando a cambiarmi… MA SIETE VOI! > rispose quella cordialmente, mentre all’ improvviso fulminò con lo sguardo il gruppetto appena formatosi, ad eccezione di Rem, mentre Helena gia superava la porta. Nel mentre quella continuava a parlare al malefico trio, che di rimando la guardava con un aria falsamente innocente.
< Avete fatto piangere una ragazzina con quello scherzo idiota! Dovreste vergognarvi! > gli riproverò piccata, mentre se li squadrava uno ad uno, scuotendo il capo e facendo dondolare la matassa di capelli.
< Ehi non te la prendere rossa, quella li si dava troppe arie… non credo che adesso avrà molto da vantarsi, con i capelli color topo! > le rispose questa volta James, scatenando la risata di tutti, persino di Remus, che probabilmente era venuto a conoscenza della storia durante la chiacchierata con i ragazzi.
Quella esasperata fece roteare gli occhi, scuotendo varie volte il capo.
< Che bambini…. Andiamo Severus, accompagniamo… come hai detto che ti chiami? > fece rivolgendosi in modo decisamente più gentile verso Helena, abbozzando pure un tenero sorriso, mentre il cupo ragazzo iniziava gia ad incamminarsi senza proferire parola.
< Helena… > le rispose lei, sorridendole di rimando e ringraziando Merlino di aver finalmente trovato una ragazza con cui parlare, o comunque un essere dotato di parola che non fosse solamente per stuzzicarla come per tutto il viaggio aveva fatto quel dannato Black.
< Ah, va bene. Allora, Helena a cambiarsi… > fece cinguettando allegra, ricevendo dal ragazzo che le sostava dietro solo un cupo grugnito, con tanto di sguardo acido ai ragazzi che venne da loro ricambiato prontamente.

Di li a meno di un’ora sarebbero finalmente arrivati a Hogwarts. Vi sarebbe stato lo smistamento e ciascuno di loro sarebbe entrato a far parte di una casa. Sogni ricchi di fantasia e ingenuità occupavano le loro menti, ancora ignari di cosa, o chi, si aggirasse nel buio.
 

Angolino dell'Autrice.
Buonsalve :) Come andiamo? Avete finito di leggere?! Bhe, spero di si. Eccovi catapultate il quello  che si può tranquillamente definire il sogno malato di ogni amante della saga di HP.
Finalmente, dopo disumani sforzi e ripensamenti, sono riuscita ad iniziare questa FF che spero vi coinvolga almeno quanto coinvolge me <3
Com'è evvidente la storia ruota intorno al gruppo dei nostri amati Malandrini, una dolce quanto agguerrita Lily Evans e una nuova levache si unirà alla vita del gruppo e che probabilmente scoinvolgerà l'esistenza di qualcuno *uhuhuh*! Gli anni di scuola, i primi amori, le prime delusioni e una giusta dose di pozioni incantesimi e Signore Oscuro *vieni qui Voldy*  renderanno la loro vita dentro e fuori il castello, durante e dopo Hogwarts, un'avventura che spero di riuscire ad interpetare alla meglio!
Sinceramente la timidezza prende il sopravvento e le cose carine da scrivere stanno gia finendo... spero che vi piaccia e che la lettura sia gradita e scorrevole. 
Qualsiasi cosa: una critica, una richiesta particolare un dubbio e semplicemente un commento, RECENSITE <3 o fatemelo sapere per messaggio!
Qui Dandelion_sama, passo e chiudo <3

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Capitolo 2
*** Sesto anno, si comincia! ***


Cap. 2

Settembre 1976
Una minuta figura se ne stata tranquillamente raggomitolata sul bordo di un letto a baldacchino dalle tende rosse e d’oro mentre silente le iridi di lei osservavano il paesaggio esterno, al di là dei mosaici che adornavano i vetri della stanza. I piede sinistro di cui punta sfiorava appena il gelato pavimento in pietra dondolava in avanti e indietro secondo un ritmo ben preciso, mentre il destro stava scalzo sul materasso sfiorato di tanto in tanto dalla mano manca di lei mentre la destrorsa, cui braccio era posato sul ginocchio piegato e ritratto verso il sodo seno, teneva i corti ciuffi della frangetta biondo grano dietro il medesimo lobo. Quegli occhi scuri dai tratti felini, circondati da un leggero velo di lentiggini, seguivano attenti una piccola civetta nana, candida come la neve che volava di ramo in ramo sino a dirigersi planando leggera verso il campo di Quidditch. Doveva essere scappata a qualcuno per essere in piedi alle cinque del mattino. Il viso ovale di lei si era ingentilito tanto che linee perfette, disegnate quasi a mano riprendevano sinuose quelle del corpo adesso celate. La cascata di capelli dello stesso colore dei cambi in estate era stata sostituita da un corto caschetto che nascondeva perfettamente le minute orecchie a sventola, dandole un’aria tanto sbarazzina quanto attraente e provocatoria. Helena era cambiata e non solo nell’aspetto. Mentre Hogwarts aveva visto fiorire in sei anni quella giovane donna, la Casa dei Grifondoro ne aveva forgiato il carattere, rendendola coraggiosa, vivace, energica ma non per questo meno gentile o sincera. Forse non era più la bambina un tempo, ma come molti suoi coetanei era diventata grande prima del previsto dato i tempi che correvano: i continui attacchi dei Mangiamorte seguaci di chi Non dev’essere Nominato comparivano più frequentemente sulla Gazzetta del Profeta e certamente anche questi problemi occupavano un angolino dei suoi pensieri, nonostante adesso altri più frivoli bollissero nel calderone.
Persa nei ricordi degli anni passati che di tanto in tanto la facevano sorridere la Stevenson non si era minimamente accorta di non essere l’unica ragazza sveglia quella mattina d’autunno nel dormitorio femminile dei Grifondoro del sesto anno. Una seconda figura, ancora celata nell’ombra e avvolta nella trapunta rosso scuro, con un’aria più assonnata di un ghiro, si muoveva silenziosamente nella sua direzione trascinando i piedi e mugugnando qualche incantesimo. Le molle del letto scricchiolarono quando “la bella addormentata” dalla rossa chioma prese posto accanto alla biondina.
< Per la barba di Merlino Hella! > Iniziò a lamentarsi Lily stropicciandosi gli occhi e tentando di parlare in modo il più possibile serio, per quanto quella voce pastosa rendesse tutto il più difficile < Devi riuscire a farti sparire questa pessima abitudine di alzarti cosi dannatamente presto il PRIMO GIORNO DI SCUOLA! Poi mi spiegherai cosa fai in piedi a quest’ora perché per quanto io ci provi, non lo capisco… > quel lamento sommesso insieme alla matassa di capelli ancora appiccicata al viso della migliore amica fece sorridere la giovane maga mentre le iridi di lei puntarono la vicina di letto. Il tempo trascorso per tutti e su la maggior parte di loro aveva cancellato quei tratti bambineschi, in particolare su Lily Evans che era diventata nel giro di poco tempo una delle ragazze più ammirate della scuola, non che una delle più ambite dato che con il suo caratteraccio, preferiva frequentare un buon libro di stregoneria piuttosto che un ragazzo. Le lunghe ciocche rosse di lei si erano trasformate col tempo in perfetti boccoli ramati che sfioravano la vita e incorniciavano una bellezza antica e senza tempo, quasi eterea come una fata. Il viso si era allungato esaltando gli alti zigomi e valorizzando quelle labbra pronunciate e quegli occhi che avevano fatto perdere la testa a molti ragazzi, che sapevano essere tanto dolci quanto severi, capaci di mostrare i sentimenti e gli stati d’animo della strega. Il fisico si era ammorbidito dando spazio finalmente a quelle curve da donna per le quali molti sbavavano. Non che per Helena fosse difficile intuire come stesse l’amica, l’una custodiva i segreti dell’altra da quasi cinque anni, ossia da quando durante il secondo anno si erano dovute beccare insieme una punizione per colpa di quel gruppetto di Malandrini. Facile intuire che Lily non glielo perdonò mai, per quanto col tempo si affezionò almeno a Remus, l’unico con il “cervello funzionate” del gruppo, o almeno questo diceva lei. In quanto ad Helena non se l’era mai presa tanto con il quartetto per quell’episodio in quanto le aveva permesso di stringere amicizia con la rossa. Quella che un tempo poteva essere definita una graziosa bambina era diventata in breve una bellissima donna, femminile ed elegante, forte e gentile. Inoltre a cotanta bellezza esteriore si sommava il fatto che quest’anno fosse diventata Prefetto.
Un sorriso a fior di labbra comparve sul volto di Helena alla vista della compagna e il sorriso venne prontamente restituito da una Lily circondata da testa ai piedi da una di quelle coperte caldissime che nelle notti d’Inverno riscaldavano i letti delle ragazze.
< Non la senti…? > le chiese sognate la bionda, mentre piano piano tentava di guadagnarsi un angolino della coperta della rossa, sgattaiolandovi sotto e tastando il terreno sino ad essere sommersa anche lei da quella trapunta caldissima, un po come le bambine che si confidano i segreti sotto tende improvvisate.
< Sentire che… Alice che russa?! La sento benissimo grazie. > le fece notare la Evans cercando di trattenere un risolino al successivo grugnito di Alice, che beata dormiva, ancora immersa nel suo, molto probabilmente piacevole sogno. Helena scuote varie volte il capo in segno di negazione, facendo dondolare la corta zazzera dorata, sebbene effettivamente fosse difficile ignorare la presenza della compagna di stanza o meglio il suo grugnire notturno. Eppure i suoi grandi occhi scuri ritornarono ad osservare quelli verdi della rossa, mentre un sorriso furbetto compariva sul volto.
< L’adrenalina, l’agitazione… l’anno che inizia! Non ti senti emozionata… voglio dire Lily, sesto anno, solo uno ad diplona… > iniziò quella ad elencare tutte le cose che ci sarebbero state di positivo quest’anno. Lei che ormai aveva iniziato a prendere la vita con una filosofia tutta nuova. Prima di continuare bisogna specificare che fra le due la sognatrice non fosse Helena, che normalmente teneva i piedi per terra, ma Lily! Solo che la poveretta al mattino si svegliava con la luna storta ed era particolarmente difficile coinvolgerla in una qualsiasi conversazione di ogni genere, poiché, nella maggior parte dei casi avrebbe manifestato il suo lato più negativo.
< I professori, lo studio, gli esami, i Malandrini… > ecco che la rossa con aria sarcastica andava a concludere la lista con le cose che chiaramente meno al mondo le piacevano, roteando persino gli occhi al cielo e accompagnando l’ultimo “problema” con una smorfia schifata, facendo scoppiare a ridere la bionda.
< Mi dimentico sempre che alla mattina hai i bioritmi negativi… > commentò con voce divertita Helena scendendo felina dal materasso e andando a camminare lungo il profilo del proprio letto sino ad arrivare dinnanzi al baule per prendere il paio di pantaloni del pigiama. < E poi… credo che quest’anno si comporteranno bene, davvero! > aggiunse quella allacciandosi il laccetto del pantalone e ritornando a sedersi sul morbido mentre attenta scrutava le espressioni della rossa che finalmente pareva decidersi ad uscire dal suo bozzolo.
< Si, certo, come no! Come l’anno scorso che non ci pensarono due volte a entrare nei dormitori femminili e a far volare fuori dalla finestra la biancheria di mezzo mondo!> rabbrividì la Prefetta in parte ancora accucciata dentro l’igloo realizzato con la coperta al ricordo del suo reggiseno che volava sopra le teste di tutta Hogwarts con quel cretino di Potter a sbavagli dietro. < Te lo giuro Hella, che prenda i voti più bassi se quest’anno non riesco a farli rigare dritto… non sanno con chi hanno a che fare, soprattutto Potter! Gli farò vedere i sorci verdi! > Disse sbuffando la compagna, mentre i boccoli spettinati le sfioravano le gote dandole un aria fin troppo buffa. Era incredibile come si accendesse facilmente al pensiero di quel gruppetto di scapestrati teppisti che ancora, nonostante gli anni aumentassero si divertivano a fare scherzi alla povera gente. E per povera gente si intende tutti!
< Te la prendi troppo Lily, io te l’ho detto: quel ragazzo vuole solo le tue attenzioni. Non è poi così cattivo sai? L’unica cosa che mi dispiace e che coinvolgono sempre Rem, e alla fine per quanto lui sia la coscienza del gruppo non lo ascoltano mai… > Che Remus Lupin fosse quello del quartetto che andasse più a genio alle due era cosa nota a tutti. Di fatti più di una volta il giovane lupo mannaro, nonostante nessuna le due conoscesse ancora questo piccolo particolare, era stato invitato dalle ragazze a unirsi al loro gruppo di studio e quelle volte il cui l’invito era stato accettato si erano tutti trovati molto bene. Perché delle volte quei quattro sparissero nel pieno della notte e una volta al mese Remus non si facesse federe a lezione era ancora un mistero che tanto Lily quanto Helena erano interessate a svelare.  
In cuor suo Helena trovava simpatico anche il vivace James Potter e non era strano che spesso li si beccasse chiacchierando vivamente come due vecchie comari riguardo questa o quella partita di Quidditch, argomento il voga fra i due, dato che di recente la biondina aveva manifestato un vivace interesse ad unirsi alla squadra. Inoltre, da un po di tempo a questa parte si era ritrovata ad essere la confidente dei suoi problemi d’amore, dato che, nel gruppetto dei malandrini veniva spesso e volentieri preso in giro per il suo interesse rivolto alla bella Evans. E come non capirli quelli che ridevano bonariamente di lui! Già se li immaginava anche quest’anno a torturarlo con le loro battutine, in particolare Sirius, che aveva un spiccato senso dell’ironia e non poche volte grazie a questo suo innato dono si era subito una fattura proprio dalla bacchetta della biondina.
Che tra i due non scorresse buon sangue era cosa nota: sin dai primi giorni del primo anno di scuola era stata evidente una qualsiasi competizione sulle più stupide cose fra lei e “testacaldaBlack”. Ma era proprio questo sfidarsi in tutto che aveva, passo dopo passo, alimentato la loro amicizia, se cosi si poteva chiamare! Lo stuzzicarsi costantemente per questo o quel difetto, questo o quella ragazza con cui uno dei due era uscito era ormai parte della loro routine e sarebbe stato strano se le cose non fossero continuate cosi in eterno. La verità è che ormai avevano imparato a rispettarsi e ad andare d’accordo in un metodo tutto loro. Chiaramente entro i limiti del possibile! Se uno dei due faceva una qualsiasi cosa che all’ altro non andava giù, che fosse uno scherzo idiota o una parola di troppo riguardante questo o quell’ argomento, allora era totalmente nella norma che volassero incantesimi in tutta la sala comune, con tanto di gridolini dei primini, chi impauriti chi invece eccitati di vedere un combattimento in piena regola. Poi magari non si parlavano per un paio di giorni, una settimana o addirittura un mese sino a che uno dei due non rompeva il ghiaccio con l’ennesima stupida battutina, e allora si riiniziava. Si poteva dire che entrambi fossero succubi di quel circolo vizioso. In realtà quell’essere costantemente in disaccordo su tutto il possibile era una recita che mettevano in scena per gli amici, nonostante si trovassero d’accordo su molte questioni. Eppure pochi sapevano che delle volte, quando nessuno li osservava, si scambiavano segretamente strani sguardi d’intesa. Gli occhi di uno cercavano quelli dell’altra all’ interno della sala Grande e quando la situazione lo richiedeva erano persino capaci di spalleggiarsi a vicenda.  Non che Helena ci facesse particolarmente caso. Quel cane di un Black era costantemente circondato da ragazze che avrebbero venduto l’anima pur di andare a letto con lui e il fatto che molte avessero fatto il tour dei dormitori maschili dei Grifondoro non era certo una novità, inoltre con molte si era divertito parecchio l’anno scorso e fra tutte una certa cornonero del sesto anno che a lei stava particolarmente antipatica era rimasta impressa nella mente dei giovane. Pertanto era chiaro che mani avrebbe mostrato un qualsiasi interesse nei suoi confronti. Suoi e di quella pallosa spina del fianco che il giovane doveva sopportare. Peter. All’apparenza quel ragazzino dalle fattezze di un maialetto non aveva niente a che fare con i tre che, in qualche modo eccellevano in ogni ambito dentro e fuori Hogwarts. In tanta perfezione Peter era ciò che stonava. Brutto, tonto e con la coda di paglia, spesso attaccava bottone con qualcuno del settimo anno per poi nascondersi tutto tremante dietro James e Sirius che di certo non si sottraevano a una rissa. Tante volte Peter era stato l’argomento delle sue litigate con Sirius. Magari il non ancora topo aveva detto qualcosa che era stata capace di accenderla e subito il corvino si schierava per difendere quel cagasotto che si era guadagnato l’odio di mezza scuola.
< … e comunque se rifanno uno scherzo come quello giuro che li mando dritti dritti dal preside! Ehi, ma Helena mi stai ascoltando?! > la richiamò all’attenzione Lily sventolando frettolosamente davanti al nasino della compagna la mano, mentre il russare di Alice si era assopito e finalmente anche le altre ragazze iniziavano a scendere dai letti per prepararsi.
< Sisi… stavo pensando… che dovremmo andare a vestirci. > le rispose dubbiosa la bionda scendendo definitivamente dal letto e dirigendosi verso i bagni. le continuò a dire l’amica.
 
Dall’altra parte della torre, esattamente in una stanza identica alla loro, un gruppo di quattro ragazzi iniziava a prepararsi per scendere a fare colazione. La stanza circolare, ben più incasinata di quella femminile era stata gia addobbata su un lato da babbane in bikini e motociclette, mentre da un altro una copiosa colonna di libri pendeva pericolosamente su un letto. Letto che, chiaramente come tutti gli altri della stanza, era stato disfatto. James Potter sostava con un aria terribilmente concentrata davanti allo specchio, alle prese con il suo nuovo problema: la cravatta, mentre da un lato della stanza seduti su un materasso Peter e Sirius ridevano come due ossessi, osservando le prodezze dell’amico, contorcendosi come un braco di vermicoli.
Dopo sei anni di scuola Ramoso si era trasformato in un giovane uomo dai grandi occhi nocciola. Alto almeno un metro e ottanta, dal fisico slanciato e le spalle larghe aveva conservato in tutti questi anni quella zazzera di capelli ribelli, che adesso, appena più lunghi dell’anno scorso, ricadevano morbidamente sulla fronte. Le lenti ovali della montatura degli occhiali erano state sostituite da un paio più squadrate che avevano eliminato da quel volto il resto della fanciullezza di lui. Nonostante ciò il ghigno da monello che in questi anni aveva fatto impazzire un numero non piccolo di fanciulle, era rimasto intatto e anche adesso, per quanto mostrasse quell’ espressione seria davanti allo specchio c’era qualcosa in lui che facesse sospettare di un probabile scherzo in serbo per qualche serpe. Il Quidditch di certo aveva aiutato a sviluppare quel fisico tonico che anni e anni di duri allenamenti avevano portato alla luce, e di certo se aveva avuto un tale effetto su James, si potrebbe facilmente immaginare quali risultati avesse prodotto sul fisico di Sirius. Più alto di James di almeno cinque censimenti, Sirius era diventato quel giovane dall’ aria dannatamente maledetta e affascinante che tutto il mondo si aspettava che diventasse. Con una famiglia di nobili purosangue alle spalle che chiaramente quasi maledicevano la sua esistenza da quando si era trasferito a casa Potter quell’estate, i suoi tratti aristocratici erano stati risaltati da quella lunga chioma corvina che circondava perfettamente il viso provocatorio dove stavano perfettamente incastonati quegli occhi color fumo di sigaretta che spesso capitava che il giovane fumasse. Aveva sempre nutrito un debole per il mondo dei babbani, chissà forse per ribellione o per puro interesse, vi si era particolarmente avvicinato durante gli anni.  Peter invece era rimasto quello di sempre: basso, tondo come un bolide e particolarmente sgraziato. La ruota di scorta dei Malandrini di cui ultimo membro era andato in soccorso all’amico ormai furioso con quel pezzo di stoffa che gli pendeva al collo. Remus era quello che durante la scuola era cambiato maggiormente. Era divenuto più alto, seppure non raggiungesse ancora i due amici, ma i tratti gentili da bambino erano scomparsi per essere sostituiti da un viso più accurato, pieno per qualche impiegabile ragione di cicatrici. Era rimasto smilzo e mingherlino, ma durante l’estate anche lui aveva messo su qualche muscolo, forse convito ad allenarsi con i ragazzi a casa Potter. Certo che nonostante tutto, il suo sguardo gentile non era mai mutato.
lo rimproverò il buon Rem, gia pronto e tirato a lucido con tanto si spilletta da prefetto appesa alla cappa, mentre con aria convinta cercava di sistemare il povero James.
< Sisi Lunastorta, fagli il dono al nostro Ramoso… che non sia la volta che la bella Evans non lo guarda, vestito come un agnellino! >  lo canzonava allegro Sirius sebbene quelle fossero solo delle battute per stuzzicare l’amico, seguite chiaramente dalle risate del brufoloso Peter. Che cosa lui ci trovasse nella Evans non sarebbe mai riuscito a capirlo. Non vedeva ardere in quegli occhi la fiammella che James ripeteva costantemente di notare, quella fiamma che tanto aveva fatto perde la testa al povero Ramoso. In fondo lo capiva affatto! Come lui poteva divertirsi con tutte le ragazze delle scuola, eppure da un po di tempo a questa parte Lily Evans occupava totalmente la sua testa. Di tanto in tanto l’anno scorso era riuscito a far sgattaiolare in camera loro due serpette del settimo anno, e quell’ idiota gli aveva dato buca. Non che curarsi di entrambe fosse un gran danno per lui, ma prima che Lily gli concedesse anche solo un’ occhiata che non fosse assassina, avrebbe fatto più in fretta a farsi prete. Dal canto suo preferiva volentieri le ragazze più peperute come una certa Helena Stevenson, ma non avrebbe mai ammesso, neppure sotto tortura, di provare una certa attrazione per quella adorabile lingua lunga.
< Dacci un taglio Sir… lo sai che Lily non l’ha ancora perdonato per lo scherzo dell’anno scorso… > Scherzo che chiaramente non era stato fatto a lei, ma che aveva messo la parola fine fra la Grifondoro e quel Mocciosus di Severus Piton dei Serpeverde.
< Gia… quest’anno devo riuscire assolutamente a farmi perdonare… > aveva risposto con tono abbattuto James, mentre era andato ad osservare il lavoro finito dell’amico.  < Senti un po Rem… a quando la prossima luna piena? > lo aveva interrogato il leader del gruppo, catturando l’attenzione anche degli altri che adesso osservavano il mannaro in attesa.
aveva sbuffato lui, con aria pesante. grida di gioia si erano elevate dalle bocche del gruppo, entusiasti della notizia. Perché si, per loro quello era un grande evento! La possibilità di assumere le sembianze di Animagus: un cervo, un cane nero e un topo. Ecco chi erano i Malandrini.
< Ehm… ragazzi… > Squittì la voce acuta di Peter, agitandosi come un salsicciotto. < Lily e Helena stanno andando adesso a far colazione...! > direbbe quello seguendo le due figure sulla mappa del Malandrino, mentre Remus strabuzzava gli occhi.
< James Potter, avevi promesso di non usare mai più la mappa per seguirle! > Gli tuonò contro Remus.
< Ma io non ho fatto niente…> si giustificò il povero Ramoso, mentre uno strafottente felpato alzava la mano colpevole.
< Colpa mia mamma, adesso, vogliamo muoverci?! Non ho intenzione di perdermi le più ambite di tutta Hogwarts il primo giorno di scuola! > gli fece Sir sfoderando uno dei suoi sorrisi più affascinanti.
Senza opporre resistenza il gruppo si diresse verso la sala comune dove di li a poco avrebbe incontrato le due Grifondoro.
 

Angoletto Autrice
Beneeee, pubblicato anche il secondo capitolo <3 spero che vi piaccia, buona lettura <3
 

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