Il Fuso delle Fate

di Nuel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il contratto ineluttabile ***
Capitolo 2: *** Una nuova famiglia ***
Capitolo 3: *** La Casa giusta ***
Capitolo 4: *** Gatti e misfatti ***
Capitolo 5: *** Parole quasi magiche ***
Capitolo 6: *** La selezione sospesa ***
Capitolo 7: *** Scherzi di cattivo gusto ***
Capitolo 8: *** Lettere da casa ***
Capitolo 9: *** La Bella Addormentata ***
Capitolo 10: *** Il Fuso delle Fate ***
Capitolo 11: *** Grifondoro e Serpeverde ***
Capitolo 12: *** Il roveto ***
Capitolo 13: *** Fare e disfare, filare e tagliare ***
Capitolo 14: *** Il Ballo della Vittoria ***



Capitolo 1
*** Il contratto ineluttabile ***


Una piccola, ma necessaria premessa: dopo tanti anni a scrivere ff su HP, ho sentito la necessità di scrivere una storia che, in un certo senso, possa considerare la mia personale versione definitiva della saga. Questo non significa che non scriverò altre ff, ma che questa storia, che rientra nella serie “Imago Mundi” ha, per me, un valore particolare.
    “Il Fuso delle Fate” è il primo capitolo di una storia che si svolge lungo i sette anni di scuola di Albus Severus Potter, quindi faranno seguito altri episodi che vedranno interagire i personaggi della saga con quelli della nuova generazione perché, nonostante abbia scelto di scrivere dei figli, è alla generazione dei padri che continuo a strizzare l’occhio.
    Fino ad oggi non ho voluto leggere nessuna ff sulla nuova generazione, così da non farmi influenzare dalla visione altrui di questi personaggi per cui non esiste una caratterizzazione ufficiale; ne consegue che ignoro del tutto se certi temi siano già stati usati o se ricalchi cliché già consolidati.
    Spero che la storia sia di Vostro gradimento e che, in ogni caso, vorrete farmi sapere cosa ne pensate.
    “Il Fuso delle Fate” verrà aggiornata ogni primo giorno del mese (con l’eccezione di novembre, quando spero di essere a Lucca Comics”). Per ogni imprevisto o cambio di data di aggiornamento, avviserò sulla mia pagina FB, dove vi aspetto sempre, per fare quattro chiacchiere e scambiare opinioni!
Buona lettura! ^^
Nuel
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Il Contratto Ineluttabile


 
« Ne sei sicuro? » chiese Ron. 
C’era una debolissima eco di desiderio nella sua voce mentre guardava la Bacchetta di Sambuco. 
[Harry Potter e i Doni della Morte]




 
Le ampie vetrate di Malfoy Manor erano aperte per far entrare l’aria frizzante e profumata di fiori della primavera appena sbocciata, nella speranza che riuscisse a spodestare dalle grandi sale antiche il rigore dell’inverno finalmente finito. Il cielo era terso, di un azzurro delicato e quasi infantile come la voce che giungeva dal parco sul retro, accompagnata dallo zampillare dell’acqua di una fontana.
    Lucius Malfoy, accomodato su una poltrona dall’alto schienale rigido, sembrava osservare senza troppo interesse la verde distesa che proseguiva fin oltre il suo sguardo, ma alcune rughe ai lati degli occhi stanchi rivelavano che, al contrario, la sua attenzione era tutta per le due figure intente a giocare sul prato: suo figlio Draco e suo nipote Scorpius.
    Il bambino rideva e schiamazzava, evidentemente felice di poter giocare all’aperto, mentre suo padre lo rincorreva, lasciandolo vincere il più delle volte, abbracciandolo ed arruffandogli i capelli o complimentandosi per quanto fosse bravo ogni volta che riusciva a sfuggirgli, promettendogli che, la volta successiva, sarebbe riuscito ad acchiapparlo.
    Draco era, senza ombra di dubbio, un padre migliore di quanto fosse stato lui. Suo figlio non avrebbe mai messo in pericolo la vita di Scorpius e, per quanto la sua rigida educazione lo trovasse imbarazzante, non esitava a mostrare al bambino il proprio affetto.
    Scorpius avrebbe presto compiuto undici anni e, a settembre, sarebbe partito per Hogwarts, portando via la spensieratezza e l’allegria dall’augusta dimora dei Malfoy.
    Il patriarca sospirò pesantemente a quella prospettiva: gli anni erano passati troppo in fretta  e Scorpius era cresciuto abbastanza da spiccare il primo volo, che lo avrebbe tenuto lontano da casa fino a Natale. Sembrava un tempo lunghissimo.
    « Tocca a te, Lucius ».
    « Oh, sì. Perdonami » Lucius Malfoy riportò lo sguardo sulla scacchiera. A chiunque lo conoscesse bene sarebbe sembrato strano sentirgli porgere delle scuse, anche solo per educazione. A chiunque avesse avuto una vaga idea di chi fosse la donna che muoveva gli scacchi neri sarebbe gelato il sangue, nel vederlo così tranquillo in sua presenza.
    « Sei distratto, Lucius ».
    « Hai ragione. Sto pensando a Scorpius che sta per andare a Hogwarts » fece la sua mossa. « Il mio Cavallo contro il tuo Pedone ».
    « Temi che debba pagare per gli sbagli tuoi e di tuo figlio? » chiese lei con tono pacato mentre lo osservava con sguardo comprensivo.
    « Non ti si può nascondere nulla, vero? »
    « Nulla » replicò lei, facendo la propria mossa e mangiando un altro pezzo del signore del maniero.
    Lucius guardò con gravità il suo piccolo esercito di pedoni bianchi che continuava a perdere pezzi ed intrecciò le dita tra loro, riflettendo sulla prossima mossa. 
    « Non ti stanchi mai di giocare? » le chiese intanto, per ingannare il tempo e forse anche nella vana speranza di distrarla.
    « No, mai: ogni partita merita di essere giocata, anche la più banale. Non disprezzo mai di giocare ».
    Lucius si lasciò scappare una breve risata. «Spero di essere almeno un discreto giocatore ».
    « Uno dei migliori, Lucius ».
    Malfoy ghignò. Probabilmente non era vero, ma era il genere di lusinga a cui non avrebbe mai saputo rinunciare. 
    « Quanto è durata la partita più lunga? »
    « Quasi un ventennio » questa volta fu lei a ridere: un suono basso e cristallino che sembrava sgorgare dalle labbra di una bambina. «Stai cercando di barare, Lucius? Non avere timore: sarà una lunga partita, la nostra ».
    « Cosa ti dice che io voglia barare o che abbia... timore? » Lucius aveva poco più di sessant’anni e non era passato indenne attraverso due guerre magiche, come gli piaceva pensare: aveva provato, anche se per poco tempo, i rigori di Azkaban, che era riuscita a rovinare il suo smalto, lasciando rughe premature sul suo volto autoritario e l’umiliazione di un processo pubblico, con tutte le conseguenze che aveva comportato avevano fatto imbiancare rapidamente i suoi capelli già così chiari da rendere la differenza poco percepibile, ma incontrovertibile.
    « La tua natura, Lucius. Cerchi sempre di trarre il maggior profitto da ogni situazione. Tuttavia, questa volta, hai a che fare con me ».
    « Nessuno riesce mai a sorprenderti, vero? » le sorrise, osservandola con attenzione, cercando di cogliere dal suo volto quelle informazioni che lei non voleva dargli od il minimo segno di debolezza, qualcosa a cui avrebbe potuto aggrapparsi.
    « Nessuno » confermò lei.
    « Deve essere noioso ».
    Lei sorrise come aveva già fatto: aveva previsto anche quella domanda e non aveva altro da aggiungere. Il suo volto sereno e giovane, su cui erano aperti occhi che non sembravano suoi: neri e profondi, occhi di donna vecchia e talvolta di uomo, era imperscrutabile. Il sorriso, invece, era sempre materno, anche se non c’era nulla di materno, in lei. O forse sì, ma, questo, Lucius si augurava di scoprirlo il più tardi possibile.
    « Quindi, ne deduco che, nel momento in cui hai chiesto a me di... aiutarti, tu l’abbia fatto sapendo già che riuscirò a fare quanto mi hai chiesto ».
    « Sei l’uomo giusto, Lucius. Lo sei sempre stato ».
    Lucius si inorgoglì per quelle parole e tornò a guardare la scacchiera su cui stava perdendo la più importante partita della sua vita e la pergamena accanto, su cui aveva apposto la sua firma sotto ad un contratto che riscattava un’esistenza intera.
    Da dietro la porta dello studio giunse un leggero bussare, ma il mago parve non accorgersene, troppo concentrato, nonostante sapesse che i giochi erano già fatti. Non per questo si sarebbe arreso senza combattere. Non sarebbe stato da lui. 
Avrebbe perso, sì, ma avrebbe perso con dignità.
    « Tua moglie ti sta chiamando, Lucius ».
    Lucius sollevò di nuovo lo sguardo su di lei e, con un sorriso di commiato, si avviò alla porta. Prima di aprire a Narcissa, si volse a guardare verso la poltrona su cui era accomodato pochi istanti prima, accertandosi che la sua avversaria fosse già svanita. Lei non si era ancora mai mostrata a Narcissa e Lucius sperava intimamente che la moglie non la incontrasse ancora per molto tempo.
    « Eccomi, Cissy » le sorrise apertamente, osservando la sua espressione interdetta sul volto troppo bello per essere quello di una nonna.
    « Lucius, va tutto bene, mio caro? »
    « Certamente. Perché me lo domandi? »
    Narcissa occhieggiò nello studio illuminato dal sole che entrava dalle finestre sul lato ovest e poi tornò a guardare il marito. « Mi era sembrato di sentirti parlare ».
    « Come vedi, mia cara, ero da solo » le sorrise in quel modo particolare in cui  faceva sempre quando le mentiva e, come sempre, quando suo marito le mentiva, Narcissa lo sfidò con sguardo fiero, come a dirgli che “sapeva e disapprovava” e cambiò argomento.
    « Il tè verrà servito tra cinque minuti, in giardino. Vieni a prenderlo con noi? »
    « Con piacere ».
    Tacitamente d’accordo di evitare argomenti sgradevoli, i coniugi Malfoy, gli unici coniugi Malfoy residenti stabilmente a Malfoy Manor, lasciarono le sale interne e raggiunsero il parco sul retro del palazzo che, da un migliaio d’anni, anno più od anno meno, apparteneva alla loro famiglia, dove erano attesi da quella implicita promessa di eternità e di futuro che erano loro figlio e loro nipote.
    Le loro espressioni si addolcirono come se fossero sotto l’effetto di un incantesimo quando Scorpius li vide e, sorridendo, corse verso di loro, abbracciando Narcissa con tanto entusiasmo da farla vacillare.
    « Scorpius! Un po’ di buone maniere! » lo rimbrottò Lucius, ma, al di là del tono burbero, non riuscì a nascondere molto bene un sorriso che si trasformò in ghigno quando Draco li raggiunse.
    « È così che educhi tuo figlio, Draco? » per dare maggiore enfasi alle proprie parole, batté il bastone a terra, ma, ormai, era da molto che Draco aveva smesso di temere il suo giudizio e Lucius sapeva di essere un uomo fortunato: aveva una moglie che lo amava ancora, nonostante tutti i propri errori, un figlio devoto e rispettoso ed un nipote forse un po’ troppo espansivo, ma non lo avrebbe voluto diverso per niente al mondo.
    Gli elfi domestici apparecchiarono rapidamente il tavolo rotondo, in ferro battuto verniciato di bianco, che avrebbe ospitato l’intera famiglia per il rito del tè delle cinque, anticipato, in via straordinaria, alle quattro e trenta perché Scorpius aveva fame.  
    La fame del bambino era, probabilmente, dovuta all’eccitazione che, quel giorno, non gli aveva quasi fatto toccare cibo, all’ora di pranzo, in virtù del gufo arrivato quella mattina, annunciando il ritorno di sua madre da uno dei ricorrenti viaggi che la tenevano lontano dal marito e dal figlio.
    Asteria Greengrass, incidentalmente Malfoy, aveva preso quello che il matrimonio poteva darle ed aveva dato quello che, per contratto, ci si aspettava che desse: un erede.
Un erede pagato fior di galeoni ed una libertà direttamente proporzionale alla sua discrezione.
Asteria era presente ad ogni evento mondano che richiedesse la sua presenza accanto a Draco, c’era per i compleanni di tutti i membri della famiglia, per gli anniversari e per le ricorrenze liete e meno liete. Ci sarebbe stata anche per salutare suo figlio, sulla pensilina del binario nove e tre quarti,  quando sarebbe partito per Hogwarts.
    Draco, ormai sulla soglia dei trentasette anni, se non poteva condividere l’entusiasmo del figlio nel rivedere la strega, nemmeno mostrava di esserne infastidito, troppo educato e troppo Malfoy per  mostrare di essere turbato o ferito dal comportamento di quella che era, a tutti gli effetti, sua moglie solo sulla carta.
    A Lucius non poteva che dispiacere per come si erano evolute le cose, nella vita del figlio, ma il matrimonio verso cui lui l’aveva spinto non era argomento di cui avessero mai realmente parlato; Asteria Greengrass era stata, semplicemente, la scelta giusta politicamente e genealogicamente: purosangue e di famiglia che mai si era avvicinata al Signore Oscuro. Il loro matrimonio aveva lavato la reputazione di Draco quanto bastava per fargli assumere il ruolo che gli spettava nella società e Draco sembrava consapevole che, quel piccolo sacrificio aveva giovato a tutti ben più di quanto a lui fosse costato.
    Il giovamento migliore, comunque, era quello che si stava riempiendo la bocca di pasticcini, facendo ridere un padre orgoglioso ed una nonna adorante e persino un nonno burbero, ma incredibilmente legato alla famiglia che aveva faticosamente preservato dai propri sbagli.
    Sbagli a cui Lucius Malfoy sperava di poter rimediare, almeno in parte, nei mesi a venire, grazie al piccolo accordo strappato alla sua recente compagna di scacchi.
 

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Capitolo 2
*** Una nuova famiglia ***


Capitolo 2 

Una nuova famiglia





 Il treno si mosse.
    Rose Weasley aveva aspettato suo cugino Al per cercare un posto nell’ultimo vagone dell’espresso per Hogwarts. Per entrambi era la prima volta e la ragazzina faticava a contenere il proprio entusiasmo, al contrario di Albus Potter che già iniziava a sentire la mancanza dei genitori.
    « Vieni, Al. Qui c’è posto! » annunciò Rose, aprendo la porta di uno scompartimento in cui era seduto soltanto un ragazzino. «Ciao, sono liberi questi posti? » gli chiese con voce allegra.
    « Ciao. Sì, accomodatevi. Io sono Martin ».
    « Io sono Rose e lui è mio cugino Al » Rose entrò nello scompartimento, precedendo Albus e facendo le presentazioni. Lei indossava già la divisa al contrario dei due ragazzini e Martin la guardò con un’espressione così elettrizzata che le suscitò un’immediata simpatia.
    « Prima volta anche per te, vero? » gli chiese sedendosi compostamente di fronte a lui, mentre Al prendeva posto accanto a lei, guardando il gatto nero e spelacchiato che dormiva in braccio a Martin.
    « Sì » annuì il bambino con convinzione e, notando lo sguardo di Al, aggiunse: «Lei è Erintja » accarezzò il mantello spelacchiato della gatta e lei rispose con delle fusa rumorose, aprendo un solo occhio verde per osservare i nuovi arrivati. Si stiracchiò, agitando la coda insolitamente lunga e tornò a dormire.
    « Voi sapete già com’è? Voglio dire... voi siete... maghi? »
    Rose e Al sorrisero ed annuirono. 
    « Anche tu lo sei, no? » Al parlò per la prima volta da quando il treno aveva svoltato, uscendo dalla stazione di King’s Cross.
    « Beh, io sono il primo della mia famiglia, a quanto sembra e non sono molto sicuro di come funzioni » si giustificò Martin. Aveva corti capelli neri ed occhi neri ed intelligenti sul viso tonto. 
    « Sei nato babbano, vuoi dire? » domandò Rose. 
    Martin annuì.
    « Anche mia mamma è nata babbana ed è un’eccellente strega. Quindi non ti preoccupare, Martin. Andrà tutto bene, vedrai! » Rose gli sorrise, ricevendo in cambio un sorriso sincero dal ragazzino che ora sembrava più rilassato.
    Il treno procedeva tra sbuffi di fumo, attraversando campi pettinati, quando la porta dello scompartimento venne aperta di nuovo.
    « C’è posto qui? Il treno è tutto pieno! » Rose riconobbe la voce di James prima ancora di vederlo; sembrava scocciato, ma il ragazzino sorrise riconoscendo il fratello e la cugina e, senza attendere risposta entrò, seguito da un altro ragazzo un po’ più alto, dai capelli biondo ramato e dagli occhi azzurri.
    « Louis! » Rose balzò in piedi andando ad abbracciare il cugino preferito, che la salutò con un ampio sorriso, prima di strizzare l’occhio ad Al e porgere la mano a Martin che era rimasto in silenzio a guardare i due nuovi arrivati.
    « Ragazzi, lui è Martin e lei è la sua gatta, Erintja ».
    « Ciao, Martin. Io sono Louis, loro cugino » accennò a tutti e tre.
    « E io sono James, il fratello di Al » presentandosi, James cercò di pizzicare il braccio del fratello, ricevendo in risposta un pugno sul gomito.
    « Ciao » li salutò Martin, osservando Louis come se ne fosse rimasto incantato: il ragazzino, che aveva tredici anni ed era quindi al terzo anno di Hogwarts, faceva spesso questo effetto su chi non lo conosceva.
    Abituato a suscitare quel tipo di reazione, Loius non vi badò, iniziando a chiacchierare con i cugini.
    « Per fortuna, James è venuto a salvarmi! Non ne potevo più delle chiacchiere di Molly! »
    « Molly è una nostra cugina » intervenne Rose, per spiegare a Martin di chi il cugino stesse parlando.
    « Non fa che parlare di Lotus! » continuò lui.
    James commentò con una smorfia. « Ma è un Serpeverde! »
    « Serpeverde è una delle quattro case di Hogwarts » spiegò di nuovo Rose. 
« Martin è nato babbano » si sbrigò a spiegare ai cugini che tornarono a guardare il ragazzino seduto vicino al finestrino.
    Louis gli sorrise. « Allora sarà meglio che ti spieghiamo un paio di cose. Ti va? » gli chiese gentile.
    Quando Martin annuì, facendosi più attento che mai, Louis riprese a parlare.  
    « A Hogwarts ci sono quattro case: Grifondoro, Serpeverde, Corvonero e Tassorosso. Gli studenti vengono smistati al primo anno, in base alle loro attitudini ».
    Martin annuì di nuovo.
    « Weasley e Potter, di solito, vengono assegnati a Grifondoro ».
    « Ma qualcuno potrebbe finire a Serpeverde! » si intromise James, prendendosi un calcio sugli stinchi da Al, il cui viso si era arrossato di colpo, mentre il fratello rideva.
    Louis guardò i cugini. « James dice che potresti finire a Serpeverde, ma se succedesse sarebbe solo per impedirvi di demolire la scuola! »
    Rose e Martin risero, seguiti a ruota da Louis che dopo poco riprese a spiegare. 
« Si chiamano case perché, fino a quando resterai a Hogwarts, il tuo dormitorio sarà veramente come se fosse la tua casa ed i tuoi compagni saranno la tua nuova famiglia. Quindi, qualunque problema tu abbia, non esitare a chiedere aiuto ai tuoi compagni od al tuo capo casa ».
    Martin annuì e sul suo viso comparve un’espressione ammirata e piena di interesse.
    « A volte, c’è un po’ di rivalità, perché tutti vogliono vincere la coppa delle case: un premio che viene assegnato a fine anno a chi ha ottenuto i meriti maggiori durante il periodo scolastico ».
    « E anche per il torneo di Quidditch! » si intromise James.
    « Cos’è il Quidditch? » chiese Martin, che assorbiva ogni nuova informazione come una spugna.
    « Lo sport dei maghi! » rispose James come se fosse la cosa più ovvia del mondo. « Quest’anno parteciperò alle selezioni per diventare cercatore di Grifondoro! Nostro padre è stato il più giovane cercatore di Hogwarts dell’ultimo secolo e ha vinto tutte le partite che ha giocato! »
    « Ancora non ti sei arreso, James? » Louis arricciò il naso. « Non è il tuo ruolo, quello! Potresti essere un ottimo battitore, come zio George ».
    James gonfiò le guance come una rana. « Ma io voglio fare il cercatore! »
    Rose alzò gli occhi al cielo e si rivolse a Martin. « A noi del primo anno non è consentito avere un manico di scopa personale, quindi di solito non giochiamo a Quidditch. Non ti preoccupare: prima di imparare a volare su una scopa ne avrai sentito parlare talmente tanto da esserne nauseato! »
    « Come si può essere nauseati dal Quidditch?! » James fece una smorfia disgustata molto simile a quella che aveva fatto poche ore prima, quando aveva comunicato alla propria famiglia di aver visto Teddy baciare Victoire. 
    « Cosa c’è di divertente nel correre dietro ad un boccino mentre si cerca di non farsi disarcionare dalla scopa da due Bolidi impazziti?! » domandò Rose come se con questo avesse chiuso il discorso col cugino, per rivolgersi a Martin che non aveva idea di cosa fossero un boccino e dei bolidi impazziti, ma che sembrava molto colpito dal fatto che i maghi e le streghe volassero sul serio a cavallo di scope.
    « Se cercano di coinvolgerti in questa delirante passione per il Quidditch, Martin, non dargli ascolto! »
    Fuori dal finestrino, intanto, il paesaggio si era fatto più selvaggio, boschi, fiumi tortuosi e colline coperte da un color verde scuro, quando, poco dopo la mezza, sentirono un gran frastuono nel corridoio ed una donna sorridente aprì la porta dello scompartimento chiedendo: «Desiderate qualcosa dal carrello? »
    James scattò subito in piedi, seguito da Rose e da Al che fecero scorta di Cioccorane e di Zuccotti di zucca. Quando i cugini ebbero terminato, Louis comprò qualche polentina e diverse Bacchette Magiche alla Liquirizia e suggerì a Martin di provare le Cioccorane.
    « Nella confezione delle Cioccorane c’è una figurina di collezione » gli spiegò. 
« Guarda chi hai trovato ».
    Martin scartò la sua prima Cioccorana ed estrasse la figurina di un mago vestito di viola con i baffi arricciati ed un naso arrossato che sollevò allegramente le sopracciglia, come a salutare.
    A bocca aperta, il ragazzino osservò la figura muoversi. « Si muove! » commentò incredulo, mentre gli altri occupanti dello scompartimento annuivano e sgranocchiavano i loro dolci. 
    « Chi hai trovato? » chiese Al, che aveva appena decapitato la propria Cioccorana.
    « Glover Hipworth » lesse Martin. «Inventore della Pozione Peperina, una cura per il comune raffreddore. Funziona istantaneamente, ma chi la usa emette fumo dalle orecchie per alcune ore ».
    « Io ho trovato Gondoline Olifante. Divenne famosa per i suoi studi sulla vita e le abitudini dei troll. Venne randellata a morte nel Cotswolds mentre li ritraeva » lesse Rose «Una volta mamma ha rischiato di fare la stessa fine, a Hogwarts. Tu chi hai trovato, Al? »
    Albus mostrò la sua carta, che rappresentava Merlino, “Il più grande mago di tutti i tempi. Talvolta noto anche come il principe degli incantatori e faceva parte della corte di re Artù”.
    « E tu, James? » Louis se la godeva un mondo a vedere le figurine che trovavano gli altri: tra i ragazzi c’era la credenza che la prima figurina che si trovava fosse una sorta di auspicio e che svelasse, in un certo qual modo, l’avvenire del ragazzo che l’aveva trovata. Nessuno era mai riuscito a scoprire quale fosse stata la sua prima figurina.
    James Potter mostrò la faccia di una strega rubizza che sorrideva in maniera inquietante dal cartoncino colorato. « Beatrix Bloxam » rispose con un po’ di fastidio, mentre la passava a Martin ed Al scoppiava a ridere. « Continuo a trovarla! Te la regalo, ne ho fin troppe di quella strega! »
    Martin la prese e lesse “Fu l’autrice del libro Racconti del fungo velenoso, una serie di libri per bambini attualmente proibiti perché causano nausea e vomito”.
    « Grazie » l’accettò Martin, che scoprì così che i libri potevano dare anche effetti indesiderati.
    Mentre stavano ancora chiacchierando, una voce risuonò in tutto il treno: « Tra cinque minuti arriveremo ad Hogwarts. Siete pregati di lasciare il bagaglio sul treno; verrà portato negli edifici della scuola separatamente ».
    « Sarà meglio che iniziamo a cambiarci » Louis si alzò per andare a prendere la sua uniforme, che era nello scompartimento della cugina e gli altri lo imitarono recuperando le divise dai bauli.
    Dopo aver rallentato, il treno si fermò e Louis ricomparve con la sua divisa, facendo strada ai cugini ed a Martin verso l’uscita affollata del treno. Tutti desideravano scendere e qualcuno spingeva e pestava i piedi.
    Ormai vicini alla porta, Rose individuò il ragazzino biondo che avevano visto alla stazione, quello che suo padre le aveva raccomandato di superare in tutte le materie.
Teneva per mano un altro ragazzino dalla pelle scura e dall’aria afflitta, più alto di lui e con la cravatta verde argento di Serpeverde.
    Louis dovette vederli a sua volta perché si fece strada in mezzo agli altri chiedendo permesso, per raggiungere il Serpeverde. « Lotus! Ehi! Dai, andiamo assieme ».
    Il ragazzino che si chiamava Lotus scese dal treno con Louis e con Scorpius Malfoy e Rose non vide dove si diressero, ma constatò che sua cugina Molly aveva buon gusto: Lotus doveva essere il ragazzo più carino della scuola, dopo Louis, naturalmente.
    Come scesero dal treno, sentirono una voce cavernosa chiamare a raccolta gli studenti del primo anno: « Primo anno! Primo anno da questa parte! » era la voce del vecchio Hagrid, il mezzo gigante dalla faccia feroce, tutta coperta di pelo grigio ed incolto e con lucidi occhi neri come scarafaggi.
« Coraggio seguitemi e attenti a dove mettete i piedi. Quelli del primo anno mi seguano! » continuò Hagrid strizzando l’occhio ai fratelli Potter ed a Rose che era con loro.
    James bisbigliò: « Ci vediamo dopo » e si avviò con gli alunni delle classi superiori, mentre Rose, Al, Martin, Scorpius ed altri ragazzini si radunavano intorno a Hagrid, che reggeva una lanterna, iniziando a seguirlo lungo un sentiero ripido e stretto che si inoltrava tra gli alberi. 
    Il sentiero si aprì all’improvviso sul lato di un grande lago nero, da cui era possibile vedere, in lontananza, la sagoma di un castello pieno di torri e torrette,  appollaiato sopra un’alta montagna, con le finestre illuminate contro il cielo stellato.
    I primini strillarono e batterono le mani entusiasti a quella vista e Hagrid lasciò loro qualche momento per riempirsene gli occhi, prima di richiamare la loro attenzione.
    « Non più di quattro per battello » disse loro, indicando una flotta di piccole imbarcazioni, vicino alla riva.
    Al aiutò Rose a salire e si fece indietro per far prendere posto a Martin. Scorpius, che era vicino a loro, salì a sua volta, limitandosi a salutarli con un cenno. Aveva gli occhi chiari e la pelle pallida, ma quello che colpì maggiormente Rose fu la sua aria afflitta: somigliava ad Al quando erano saliti sul treno, con la differenza che il cugino aveva ritrovato il buon umore durante il viaggio.
    « Tutti a bordo? » chiese Hagrid. « Allora, SI PARTE! »
    Le barchette si staccarono dalla riva, iniziando a scivolare sulla superficie liscia del lago da cui potevano continuare ad ammirare il castello. Hagrid ordinò loro di abbassare la testa quando furono in prossimità di una scogliera, proseguendo fino ad una cortina d’edera e poi entrarono in un tunnel buio in cui le loro voci divennero sussurri increduli fino a quando non giunsero ad un porticciolo sotterraneo, dove furono fatti scendere e dovettero arrampicarsi tra scogli e sassi. 
    Hagrid li guidò lungo un passaggio nella roccia, dove l’unica luce era data dalla lanterna che il mezzo gigante teneva in alto e, finalmente, sbucarono di nuovo all’aria aperta, all’ombra del castello.
    Salirono la scalinata di pietra e si fermarono davanti ad un immenso portone di quercia. Hagrid controllò che ci fossero tutti e dette una pacca sulla spalla a Martin, che ansimava un po’. « Coraggio, ragazzo. Manca poco ormai ». Bussò contro il portone con una mano enorme e quello si aprì per farli entrare.
 
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Nota:
I nomi dei maghi delle figurine delle cioccorane e la loro descrizione vengono da "Pottermore"

E ora veniamo alle cose importanti!
Per prima cosa, voglio ringraziare chi ha commentato il primo capitolo: 
Ladyriddleuwetta e tomorrow_people e anche chi ha semplicemente letto. 
Amo questa storia e spero che un po’ alla volta ve ne innamorerete anche voi!
Mi rendo conto che i primi capitoli siano un po’ noiosi e che, forse, leggere le vicissitudine di un gruppo di undicenni non sia entusiasmante, ma, vedrete, le cose cambieranno! ^^
Ora un’iniziativa che spero gradirete!
Un gioco! Vi va?
Non ho ancora deciso chi vincerà la coppa delle Case alla fine della ff, quindi, dipenderà da voi! ^^
Nei primi capitoli introdurrò alcuni personaggi originali, nel costruirli ho cercato di seguire l’esempio di mamma Rowling, ispirandomi a persona realmente esistite o a figure folkloriche note. Per ognuno ho inserito almeno un indizio: il nome o un’abitudine o una data o un tratto distintivo.
A chi indovinerà chi sono i personaggi a cui mi sono ispirata, andranno cinque punti! Quindi, se volete giocare, ditemi nel vostro commento chi è, secondo voi, il personaggio reale che ha ispirato il personaggio della ff e quale è la vostra Casa! ^^
Avete tempo fino al prossimo aggiornamento per provare! ^^
Il mese prossimo vi darò la soluzione.
Il personaggio di questo capitolo è Martin Ernest Nymor. E qui, trovate la sua scheda bibliografica! ^^


Stavo dimenticando: il prossimo aggiornamento slitta al 10 novembre dato che il primo del mese sarò al Lucca Comics&Games! Se qualcuno ci va e vuole fare quattro chiacchiere, mi contatti! ^^

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Capitolo 3
*** La Casa giusta ***


Capitolo 3 

La Casa giusta





Il portone di quercia si aprì con solenne silenzio sui cardini antichi, svelando la figura alta e magra di un uomo quasi calvo, vestito di viola e nero, con al collo una pesante catena impreziosita da un elaborato monile appuntato sul petto. Aveva un’espressione concentrata, un volto spigoloso e pallidi occhi azzurri simili a capocchie di spillo sotto a cespugliose sopracciglia biondicce.
    « Buonasera, professor Sylla. Ecco qua gli allievi del primo anno » disse Hagrid, leggermente teso: chiunque avrebbe capito che quell’uomo lo metteva a disagio.
    « Bene, professor Hagrid. Può andare » il professor Sylla quasi non guardò Hagrid mentre lo liquidava con tono secco e formale. « In quanto a voi, seguitemi in silenzio! »
    Hagrid strizzò l’occhio ad Albus e Rose, facendo loro segno di andare, ma ogni singolo ragazzino del gruppo ebbe la chiara impressione che il professor Sylla ce l’avesse proprio con lui, come se avesse già fatto qualcosa di sbagliato.    
    Quando il professore li fece entrare, i primini si trovarono in una sala così grande che strappò loro qualche espressione di meraviglia, subito smorzata da un’occhiataccia dell’insegnante. Le pareti erano di pietra, illuminate da grandi torce la cui luce raggiungeva a malapena il soffitto altissimo. Una imponente scala in marmo, di fronte all’ingresso, spariva verso i piani superiori.
    Da una porta sulla destra giungeva il brusio di molte voci, ma il professor Sylla li condusse altrove, attraverso la sala d’ingresso; stavano per entrare in una stanza vuota, quando sentirono dei versi inconfondibili di gatti che si azzuffano.
    « Erintja! » esclamò Martin, riconoscendo la propria gatta col pelo ritto e la lunga coda alta che fronteggiava un... « Cos’è quello? » chiese, indicando un gatto di color bianco perlaceo, leggermente trasparente. 
    « Mrs Purr, sciò! Stupida bestiaccia! » intervenne subito il professore, agitando un braccio nella sua direzione. La manica larga della sua veste lo fece sembrare l’ala di un pipistrello e le due gatte se la diedero a zampe levate. « E voi, forza, non perdete tempo! » si rivolse ai ragazzi che mormoravano tra loro.
    « Era un fantasma » bisbigliò Rose all’orecchio di Martin che strabuzzò gli occhi.
    « Vuoi dire che esistono i fantasmi? »
    Rose annuì ed Albus aggiunse: « Non sapevo che esistessero animali fantasma! »
    « Solo i maghi possono vedere i fantasmi. E i gatti. Quindi, forse, anche i gatti possono diventare fantasmi » ipotizzò Rose procedendo assieme agli altri in una stanza troppo piccola per contenerli tutti, ma il professor Sylla insistette per farli entrare e chiuse la porta quando anche l’ultimo di loro si sentì strizzato come un’acciuga in mezzo ai compagni.
    « Bene! » iniziò il professor Sylla, guardandoli dall’alto, con la sua peggior espressione torva. « Benvenuti ad Hogwarts. Non pensate di essere in vacanza solo perché i vostri genitori non sono qui a sorvegliarvi! Tra poco parteciperete al banchetto di inizio anno scolastico, ma prima dovrete essere smistati e non voglio vedere musi lunghi o sciocche dimostrazioni di giubilo... » il professore dovette fermarsi perché la porta venne aperta ed una donna alta e dai capelli candidi, vestita di verde smeraldo si schiarì la voce.
    « Spero, professor Sylla, che non abbia già iniziato ad intimorire gli studenti ». Aveva un aspetto severo, ma appena sentì su di sé gli sguardi dei ragazzi, rivolse loro un sorrisino tirato, guardandoli uno per uno, anche se, ad Albus parve che gli occhi dell’anziana donna si fermassero più a lungo sul ragazzino biondo che era salito con loro sulla barca.
    « Certo che no, preside McGranitt » bofonchiò il professore.
    « Meglio così, perché la cerimonia di smistamento sta per cominciare e non vorrei che tutte le Case cominciassero a perdere punti come l’anno scorso! » senza aggiungere altro, ma facendo un cenno ai ragazzi, la donna lasciò la stanza.
    « James mi ha detto che, l’anno scorso, prima dello smistamento, vennero tolti cinque punti a tutti quelli del primo anno ed ogni volta che venivano smistati in una Casa, la clessidra segnava un nuovo punteggio negativo. Ha detto che non era mai successo nella storia che tutte le clessidre segnassero punteggi sotto lo zero! » spiegò Albus, realizzando cosa fosse successo.
    Il professor Sylla batté le mani per richiamare la loro attenzione. « Ora mettetevi in fila e seguitemi e che non senta miagolare un gatto! Odio i gatti! »
    Rose, Albus e Martin si scambiarono un’occhiata preoccupata e si misero in fila assieme agli altri, seguendo il professore di nuovo in ingresso, dove non c’era più traccia né di Erintja né della gatta fantasma Mrs Purr.
    Attraversarono un paio di doppie porte e fecero il loro ingresso nella Sala Grande, illuminata da migliaia di candele sospese a mezz’aria, sopra quattro lunghi tavoli apparecchiati con piatti e calici d’oro.
    Dal primo dei quattro tavoli, si sollevarono diverse mani a salutare Albus e Rose. Martin riconobbe James e Louis e Rose si piegò verso di lui, che la precedeva, sussurrandogli: « Sono tutti nostri cugini: mio padre era il sesto di sette fratelli! »
    « E siete tutti ad Hogwarts?! » Martin era sorpreso e meravigliato.
    « Non tutti » ma Rose non poté finire perché le arrivò un deciso « Sh! » da parte del professor Sylla.
    Martin vide Albus, dietro Rose, che gli indicava il soffitto ed alzò lo sguardo sul cielo stellato sopra di loro.
    « È un’illusione » sussurrò pianissimo Rose, che si stava divertendo un mondo per le espressioni di Martin e che era emozionata, ma cercava di non farlo vedere.
    Il professor Sylla, intanto, aveva predisposto uno sgabello a quattro gambe davanti agli studenti e sopra aveva appoggiato un vecchio cappello rattoppato, consumato e con evidenti tracce di bruciature.
    Tutti gli studenti seduti intorno ai quattro tavoli si zittirono, mentre il cappello si contraeva, spalancando uno strappo vicino al bordo, da cui emerse una voce.


    Di tutti i cappelli son il più fiero
    Vedo nel cuore e predico il vero 
    Non vi stupite se parlo e penso
    sta in testa, infondo, il buonsenso
    E chi sta in testa più di cappello?
    Penso, parlo e uso il cervello!    
    Orsù! A farvi smistare venite lesti!
    Grifondoro è per coraggiosi ed onesti
    A loro non serve presentazione
    Sono sempre pronti all’azione!
    Ma se furbi e scaltri vi sentite
    Meglio Serpeverde per le vostre vite.
    Questa è la casa di chi ha ambizione
    Ma il potere va legato alla ragione
    Per chi è acuto e pieno d’ingegno
    Per il futuro Corvonero ha un disegno    
    Grandi cose può fare una mente acuta
    Se guidata dal cuore val più d’ogni valuta
    Pazienza e lealtà sono virtù rare 
    Che a Tassorosso potrete coltivare
    Lavoro e fatica non fanno paura
    A chi ha dalla sua un’anima pura.
    Quindi adesso bando alle ciance
    Venite dal cappello parlante!


    Non appena il cappello tacque, nella Sala Grande si udì un grande applauso ed il cappello si inchinò verso ognuno dei quattro tavoli.
    Il professor Sylla si fece avanti di nuovo, con in mano una lunga lista su cui erano segnati i nomi dei nuovi studenti. « Quando farò il vostro nome, sedetevi e mettete il cappello ».
    Ai ragazzi sembrò strano che non ricordasse loro di stare zitti, ma probabilmente, la presenza della preside lo metteva in soggezione.
    « Anderson Floyd! » cominciò a chiamare ed un ragazzino allampanato, coi capelli biondo cenere ed il viso cavallino si diresse sorridente e contento a prendere il cappello parlante e metterselo in testa.
    « TASSOROSSO! » gridò il cappello appena gli sfiorò la fronte. 
    Dal tavolo di Tassorosso si alzò un applauso e Floyd raggiunse il tavolo sulla destra, accolto da strette di mano ed abbracci.
    Lo smistamento proseguì tra applausi e grida di gioia, con evidente disappunto del professor Sylla che digrignava i denti ogni volta che sentiva schiamazzare, fino a quando non venne chiamato il ragazzino biondo.
    « Scorpius Hyperion Malfoy! »
    La Sala Grande si ammutolì, tanto che sembrò quasi di poter sentire i passi di Scorpius sui lastroni del pavimento. 
    Il ragazzino avanzò a testa alta, con passo sicuro e misurato fino allo sgabello, si sedette e mise il cappello in testa.
    Albus si ritrovò a deglutire a vuoto, in preda ad una strana ansia mista ad una sorta di ammirazione per quel ragazzo che stava fronteggiando da solo tutta la scuola perché era chiaro che si trattava di una sorta di scontro.
    « SERPEVERDE! » sentenziò il cappello parlante e nella Sala Grande cominciò a sentirsi un brusio cupo e molesto, da cui emerse qualche voce più alta delle altre.
    « Mangiamorte! » accusavano quelle voci, mandando un brivido giù per le schiene di Albus e Rose.
    « Cos’è un Mangiamorte? » chiese sottovoce Martin, colpito da quella reazione così diversa dalle precedenti.
    « Silenzio! » tuonò però la voce della preside. « Malfoy, va’ a sederti al tuo posto. Professor Sylla, vada avanti! »
    « Martin Ernest Nymor! » chiamò il professore, scoccando un’occhiata in direzione di Malfoy che raggiungeva il tavolo della sua Casa, dove venne accolto dall’abbraccio di Lotus e da altri ragazzi che gli sorrisero e gli strinsero la mano.
    « CORVONERO! » annunciò il cappello, spedendo Martin tra gli acuti e pieni d’ingegno.
     Dopo un po’ fu il turno di Albus. Quando venne chiamato il suo nome, ci fu un’altra ondata di mormorii: tutti conoscevano James e tutti sapevano chi era loro padre.
    James mostrò al fratello che stava incrociando le dita ed Albus vide che i i cugini si sbracciavano come a mostrargli quale fosse il tavolo giusto: suo fratello doveva aver raccontato a tutti che aveva paura di finire a Serpeverde. 
    Gliele avrebbe suonate. Gliele avrebbe proprio suonate, a suo fratello, appena fossero rimasti soli.
    Albus si sedette, infilò il cappello in testa e chiuse gli occhi.
    « Perché tanta paura di finire a Serpeverde? È un’ottima Casa! Potrebbe aiutarti a sviluppare le tue doti. Sono convinto che ti troveresti bene a Serpeverde ».
    Albus stava pregando con tutte le sue forze di finire ovunque, ma non a Serpeverde. 
    « E va bene. Non sarà la prima volta che succede... GRIFONDORO! »
    La Sala Grande sembrò esplodere: al tavolo di Grifondoro, James saltò sopra la panca e ci trascinò una ragazzina dai capelli rossi, coinvolgendola in un balletto di cui lei pareva conoscere tutti i passi.
    Prima di raggiungere il tavolo, Albus sbirciò in direzione del professor Sylla e fu certo che nei giorni successivi avrebbero perso un sacco di punti per colpa sua.
    Alla fine, anche Rose venne smistata a Grifondoro e le ci volle un’eternità per liberarsi dagli abbracci dei cugini e delle cugine: al tavolo rosso-oro spiccavano proprio tante teste rosse.
    Finito lo smistamento, il silenzio calò di nuovo nella Sala Grande, ma era un silenzio gioioso, carico di allegria, quando la preside si portò davanti al tavolo degli insegnanti, guardando verso di loro da dietro le lenti squadrate dei suoi occhiali. 
    « Benvenuti! Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! » esordì la McGranitt con voce chiara « Immagino che sarete affamati, quindi sarò breve: ricordo a tutti quanti che Hogwarts è una scuola, quindi mi aspetto che teniate un comportamento adeguato: niente scaramucce o gare di magia nei corridoi e cercate di andare d’accordo coi vostri compagni. Ricordo a tutti che l’accesso alla foresta che circonda la scuola è proibito. Le prove di Quidditch inizieranno la settimana prossima. Per chi è interessato, il professor Sylla vi farà trovare delle liste di iscrizione nei vostri dormitori. Devo, purtroppo, comunicarvi che Mastro Gazza, recentemente, è stato poco bene, quindi, chiunque verrà trovato a violare le regole, per punizione, lo affiancherà aiutandolo nel suo lavoro... »
    Albus ascoltò attentamente le raccomandazioni della preside prima di notare che il piatto d’oro che gli era posato davanti si stava riempiendo di cibo. Guardò in direzione di Martin, che stava chiacchierando con il fantasma di una dama ed aveva un’aria incredibilmente felice e poi fu richiamato all’attenzione da una gomitata di James, che gli fece l’occhiolino.
    La ragazzina dai capelli rossi che aveva ballato con James era loro cugina Molly; fuori dalla scuola non avevano molte occasioni di vedersi a causa dello zio Percy che aveva sempre molto da fare col suo lavoro al Ministero. Aveva la stessa età di James e stava parlando fitto fitto con Rose, aggiornandola sulle chiacchiere scambiate con Dominique durante il viaggio in treno.
    « Voi ne sapete niente? » Rose si sporse verso di loro, imitata da Molly.
    « Di cosa? » chiese Albus, che non aveva ascoltato.
    « Della madre di Lotus! Ma zio Ron e zio Harry non vi raccontano nulla? Non leggete la Gazzetta del Profeta? »
    Albus e James si scambiarono uno sguardo e scossero il capo, come poco prima aveva fatto Rose.
    Molly si protese ancora di più verso di loro, parlando pianissimo. « Quest’estate, la madre di Lotus è stata assassinata! »
    I tre ragazzi sgranarono gli occhi. Rose si mise una mano davanti alla bocca. James cercò il ragazzo al tavolo di Serpeverde. 
    Molly, evidentemente soddisfatta di averli colpiti con quella notizia tremenda, continuò: « Papà dice che non può essere stato il marito e che gli Auror hanno le mani legate! »
    « Perché dovrebbe essere stato il marito? » chiese Rose.
    « Perché gli Auror hanno le mani legate? » chiese James.
    « In quella famiglia sono morte un sacco di persone! » spiegò Molly, che doveva aver ascoltato il padre a lungo, quell’estate. « Tutte morti accidentali e nessuno è mai stato in grado di provare il contrario! Proprio per questo papà dice che non può essere stato Zabini: lui avrebbe organizzato un incidente! » guardò in direzione di Dominique che stava chiacchierando qualche posto più in là con sua sorella Lucy, per assicurarsi che non la stesse ascoltando. « È successo in Francia, dove gli Auror inglesi non hanno giurisdizione! »
    Ad Albus venne in mente di aver casualmente sentito un pezzo di conversazione tra suo padre e lo zio Ron a proposito di qualcosa per cui dovevano attendere la collaborazione degli Auror francesi, ma non avrebbe mai immaginato che si trattasse dell’omicidio della madre di un suo compagno di scuola e, ora, gli era anche chiaro perché Lotus avesse un’aria così afflitta, quando era sceso dal treno.
    La cena continuò ancora per un po’, tra chiacchiere e cibi buonissimi, fino a quando la preside non congedò tutti e gli allievi del primo anno vennero presi in custodia dai Prefetti delle loro Case. 
    Prima di uscire dalla Sala Grande, Albus e Rose salutarono Martin, che ricambiò salutandoli con la mano.
    I Grifondoro del primo anno tornarono in ingresso, salirono la grande scala di marmo e vennero guidati lungo corridoi ed attraverso un paio di porte nascoste da arazzi e quadri scorrevoli i cui personaggi strizzarono loro l’occhio. Salirono ancora, fino a quando si trovarono davanti ad un quadro appeso in fondo ad un corridoio.
    La donna ritratta nel quadro era grassa ed avvolta in un abito di seta rosa e rivolse loro un sorriso amabile chiedendo: « Parola d’ordine? »
    Il Prefetto rispose: « Feliciter omnia ». Il ritratto si staccò dal muro, scoprendo un’apertura circolare da cui gli studenti arrivarono alla sala comune del loro dormitorio. 
    La giornata era stata lunga e ricca di emozioni ed i ragazzi non vedevano l’ora di andare a dormire, così, non appena vennero loro indicate le scale a chiocciola che portavano alle camere, Albus e Rose si salutarono, raggiungendo i loro accoglienti letti a baldacchino.
 
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Eccomi di ritorno da Lucca Comics&Games! ^^ La fiera è stata stupenda! Sulla mia pagina FB potete trovare le foto che ho scattato nei quattro giorni che vi ho trascorso, spero bastino a farmi perdonare per aver posticipato gli aggiornamenti delle ff!
Veniamo a noi! ^^
Ringrazio Ladyriddleuwetta e tomorrow_people per i loro commenti e tutti quelli che seguono Il Fuso delle Fate! 
Brave a uwetta e tomorrow_people per le risposte che hanno dato al “quiz”: non avete indovinato, ma avete colto un dettaglio importantissimo!
Entrambe avete scelto personaggi legati all’Africa ed il nome “Erintja”, infatti, è africano: gli spiriti erintja ngaia, cioè i “gatti dalla lunga coda” sono trattati nel magnifico libro “Il Mondo Magico. Prolegomeni a una storia del magismo” un testo rivoluzionario con cui il geniale etnologo Ernesto de Martino cercò, negli anni ‘40, di dimostrare l’esistenza della magia! Proprio a lui mi sono ispirata per la figura di Martin! ^^
E ora il personaggio del nuovo capitolo! Il professor Niel Sylla
Per indovinare a chi è ispirato il personaggio avete tempo fino al prossimo aggiormanto, il primo Dicembre! ^^

A presto! ^^

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Capitolo 4
*** Gatti e misfatti ***


Capitolo 4 

Gatti e misfatti





A ben guardare, vivere a Hogwarts era molto divertente: Martin sosteneva che le scale si spostassero secondo una logica precisa ed era deciso a trovarla, prima di perdersi in qualche corridoio sconosciuto, ma era improbabile che, nel corso dei primi giorni avesse già percorso tutte le centoquarantadue scalinate della scuola, quindi la risoluzione del mistero pareva ancora lontana. Le porte non erano sempre quello che sembravano e, a volte, se non si capiva come farle aprire, c’era il rischio di arrivare tardi a lezione, cosa che non sempre dispiaceva ai ragazzi. 
    I fantasmi restavano, per Martin, l’attrazione più straordinaria, di più ancora dei personaggi dei quadri con cui, ogni tanto, si fermava a conversare. C’era un solo fantasma che non gli piaceva affatto: Mrs Purr, la gatta di Mastro Gazza.
Tra lei ed Erintja pareva ci fosse una guerra senza quartiere che veniva combattuta in ogni corridoio in cui le due si incontravano, ma Martin aveva l’impressione che la gatta fantasma tendesse dei veri e propri agguati ad Erintja, saltando fuori dai muri quando la gatta dalla lunga coda se ne andava per i fatti suoi.
    Come se non fosse bastato, Pix il Poltergeist adorava terrorizzare gli studenti entrando nelle armature e spingendole ad inseguirli, per lasciarle franare rumorosamente al suolo non appena Mastro Gazza era nei paraggi.
    Mastro Gazza era un vecchio dall’aria arcigna, con una gobba ingombrante sulla schiena, che minacciava gli studenti di punizioni terrificanti, tra un colpo di tosse e l’altro. Come aveva detto la preside McGranitt, non era in buona salute, ma poiché non aveva altra casa che Hogwards, l’anziana strega non se l’era sentita di mandarlo via.
    Il professor Sylla aveva fatto pervenire ad ogni studente una pergamena con l’orario delle lezioni ed Albus e Rose erano stati felici di ritrovarsi a seguire Astronomia, Pozioni e Storia della Magia con Corvonero: in questo modo potevano  vedere Martin piuttosto spesso.
    Con Tassorosso, invece, frequentavano le lezioni di Incantesimi ed Erbologia ed Albus era contento che la madre avesse chiesto a James e non a lui di baciare il professor Paciock, quando l’avesse rivisto: il professor Paciock e sua moglie Hannah erano di casa, in estate, ma, a scuola, Albus preferiva non attirare l’attenzione ed era già imbarazzante che il professore lo chiamasse Al, anziché Potter, con la formalità con cui si rivolgeva, di solito, agli altri alunni.
    Le lezioni di Trasfigurazione e Difesa contro le Arti Oscure, invece, le trascorrevano assieme ai Serpeverde ed a qualcuno, prima o poi, sarebbe venuta una sorta di mal di mare: il professor Sylla, insegnante di Trasfigurazione, non si lasciava scappare occasione per togliere punti a Grifondoro. L’anno precedente era diventato il responsabile di Serpeverde, dal momento che il professor Lumacorno, che insegnava ancora Pozioni, nonostante l’età avanzata, aveva preferito rinunciare a qualche incombenza per non affaticarsi troppo.
    Qualcuno aveva insinuato che Horace Lumacorno volesse imitare il professor Rüf, l’insegnante fantasma di Storia della Magia, ma quando James, l’estate precedente, aveva riportato quella voce a casa, loro padre aveva detto che erano ben altre le ragioni per cui il vecchio professore rimaneva a Hogwarts. Non aveva, però, voluto aggiungere altro.
    Puntualmente, comunque, ci pensava il professor Serendip a rendere i punti alla sua Casa, premiando cose imbarazzanti come un nodo alla cravatta fatto particolarmente bene od un sorriso radioso come una mattina di primavera. In effetti pareva che Sylla e Serendip passassero il tempo a disfare l’operato dell’altro; la clessidra aggiornava su e giù i punteggi della Casa di Godric Grifondoro ed i Serpeverde si lamentavano per la smaccata preferenza dell’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure verso gli studenti rosso-oro.
    Il professor Serendip era un ometto simpatico, con dei baffi da tricheco ed una bombetta rossa in testa. Aveva occhi nocciola, sempre allegri ed era facile incontrarlo per i corridoi mentre canticchiava o raccontava ai personaggi dei quadri come fosse
 riuscito a rendere inoffensivo un branco di licantropi tirando loro un bastone per farli giocare o come aveva affrontato un vampiro affamato in una città babbana offrendogli un piatto di Köfte. Le sue lezioni erano sempre piene di aneddoti divertenti e, spesso, intorno a lui, si formavano dei capannelli di studenti, desiderosi di ascoltare delle sue avventure in giro per il mondo.

    Quel venerdì, dopo pranzo, Albus, James e Rose lasciarono la scuola, diretti alla casetta di legno in cui viveva Hagrid. Mentre attraversavano il parco, però, incontrarono un affannato Martin che si avvicinò loro di corsa.
    « Ehi! » li salutò, fermandosi e poggiando le mani sulle ginocchia, mentre riprendeva fiato. « Non è che per caso avete visto in giro Erintja? » chiese loro con fare preoccupato.
    I tre Grifondoro scossero il capo.
    « Questa mattina non era nel nostro dormitorio e non sono riuscito a trovarla nemmeno all’ora di pranzo. Non vorrei che Mrs Purr e Pix le avessero fatto qualche brutto tiro! »
    « Vedrai che starà solo bighellonando qui attorno. Oppure ha trovato un posticino tranquillo per dormire! » lo rassicurò James.
    « Spero sia così! » sospirò Martin, che, a volte, non poteva fare a meno di assumere un’aria tragica.
    « Noi stiamo andando a prendere il tè dal professor Hagrid. Ti va di venire con noi? » gli chiese intanto Albus.
    « Sì, vieni: il professor Hagrid sa tutto sugli animali! Probabilmente sa anche dove un gatto si può nascondere per schiacciare un pisolino, da queste parti! » aggiunse Rose e Martin si lasciò convincere.
    La casetta di Hagrid si trovava sul limite della Foresta Proibita. Fuori dalla porta si trovavano vari attrezzi da lavoro ed una staccionata circondava l’area di un orticello in cui, solitamente, il mezzo gigante coltivava le sue zucche.
    Quando James bussò, Hagrid rispose subito, dall’interno. « Arrivo! » aveva un vocione che sembrava scuotere la casetta di legno come un tuono.
    La porta si aprì ed il mezzo gigante li fece entrare nell’unica stanza che costituiva la sua abitazione, dal cui soffitto pendevano prosciutti e cacciagione, mentre nel camino scoppiettava un fuoco allegro. Un bollitore di rame era appeso sopra le fiamme ed in un angolo della casa si vedeva un letto imponente, coperto con una coperta parchwork.
    « Sono proprio contento di vedervi, ragazzi! Come è cominciata la scuola? »
    « Tutto bene, Hagrid. Tu come stai? » chiese James che pareva di casa e si era già andato ad accomodare su una sedia. « Lui è Martin. Sta a Corvonero, ma abbiamo fatto amicizia in treno ». 
    « Ciao, Hagrid » lo salutarono Albus e Rose.
    « Buongiorno, professor Hagrid » salutò Martin, un po’ intimorito dalle proporzioni del padrone di casa.
    « Tu sei il soldo di cacio con quella gatta spelacchiata, vero? » Hagrid rise, strizzando l’occhio a Martin. « Coraggio, ragazzo, accomodati. Ora vi preparo il tè ».
    « A proposito, Hagrid » intervenne Rose « Martin sta cercando la sua gatta da stamattina, ma non riesce a trovarla. Non è che sai dove potrebbe essersi nascosta? »
    Il mezzo gigante scosse il capo, facendo ondeggiare la sua criniera. « No, ma non ti preoccupare: i gatti dei maghi non sono mica come i gatti normali, sai. Prendi Mrs Purr: credi che i gatti dei babbani diventano fantasmi? »
    « Mrs Purr non fa che infastidire Erintja di continuo! » si lamentò Martin, accettando la sua tazza di tè.
    « Quando era viva non la sopportava nessuno! Immaginatevi quando l’abbiamo vista ricomparire nel castello tutta pimpante! L’unico contento è stato Gazza. Lui era disperato sul serio quando gli era morta. » raccontò il guardiacaccia. « Sapete, credo che lei era tutta la sua famiglia ».
    « Allora, forse è diventata un fantasma per non lasciarlo solo » suppose Martin e sul faccione peloso di Hagrid comparve un largo sorriso. 
    « Mi sa che è proprio così » e poi cambiò argomento: « Vi vanno due biscotti? Li ho fatti domenica scorsa ».
    I ragazzi accettarono i biscotti, ma mentre Hagrid era girato, James li avvertì mimando con le labbra di non metterli in bocca od avrebbero rischiato di rompersi i denti dato che i biscotti di Hagrid, di solito, erano duri come sassi, così, per non offendere il loro ospite, li fecero scivolare nelle tasche dei mantelli, senza farsi vedere.
    Il pomeriggio trascorse in modo gradevole, raccontando le prime impressioni su professori e lezioni: Hagrid raccontò loro che il professor Serendip era un tipo bislacco, ma davvero in gamba, mentre il professor Sylla non piaceva quasi a nessuno, ma aveva certi agganci al Ministero della Magia, che gli avevano aperto le porte della scuola. 
    Dopo un po’, a Martin tornò in mente una domanda che aveva posto a Rose durante lo smistamento, ma a cui lei non aveva potuto rispondere proprio a causa del professor Sylla.
    « Cos’è un Mangiamorte? » chiese sorprendendosi dell’improvviso disagio di Hagrid e del silenzio dei suoi amici.
    « È una brutta cosa, Martin. Oscura » fece Hagrid scuotendo il capo.
    « E perché hanno chiamato così Malfoy, il primo giorno? » non si arrese lui, che non poteva fare a meno di cercare sempre una risposta.
    Hagrid si sporse verso di lui, fissandolo coi suoi occhi neri come scarafaggi e parlò piano come se temesse le sue stesse parole: « Il padre e il nonno del piccolo Scorpius Malfoy erano Mangiamorte. Brutte persone. Criminali! »
    Gli occhi di Martin si erano allargati diventando grandi come piattini. 
    « Devi sapere che, parecchi anni fa c’era un mago oscuro molto potente. Molti di noi fanno ancora fatica a pronunciare il suo nome! Uccise un sacco di brava gente! »
    « Anche mio zio Fred e i fratelli di nonna vennero uccisi dai Mangiamorte » intervenne Rose con tono cupo.
    « Anche i nostri nonni » le fece eco James.
    Hagrid annuì. « Voi-sapete-chi... »
    « Noi-sappiamo-chi? » chiese Martin, senza capire.
    « No, non tu, noi... » iniziò ad ingarbugliarsi Hagrid.
    « Vuol dire Voldemort! » intervenne Albus, che fino a quel momento era rimasto zitto. « Si chiamava Tom Riddle, ma si faceva chiamare Voldemort. Solo che la gente aveva paura di dire il suo nome e allora tutti dicevano Tu-sai-chi ».
    Hagrid sentì un brivido lungo la schiena al nome di Voldemort, ma annuì e tornò a raccontare a Martin: « Voi-sapete... Voldemort... voleva far fuori i nati Babbani e i mezzosangue e tutti quelli che si opponevano a lui venivano uccisi dai suoi seguaci, i Mangiamorte. Quando però si mise contro il padre di James e Albus... » sorrise.
    Martin guardò i due amici, senza capire. « Cosa successe? »
    « Harry lo sconfisse, mettendo fine alla guerra! » sollevò le manone e se le guardò con occhi rapiti. « Me lo ricordo come se era ieri! Harry pareva morto! L’ho portato in braccio dalla Foresta Proibita all’ingresso del castello... e invece era vivo e pronto a combattere! » la sua voce s’incrinò rivelando la commozione che, a quasi vent’anni di distanza, ancora accompagnava quel ricordo.
    James ed Albus lo guardavano un po’ imbarazzati e Rose strizzò l’occhio a Martin. « Zio Harry è considerato un eroe » gli spiegò facendo spallucce.
    « Harry Potter è probabilmente il più grande mago vivente! » annuì Hagrid assolutamente convinto.
    « Wow! » si lasciò sfuggire Martin, guardando i due amici e ripromettendosi di cercare il nome del padre di Al e James sui libri più recenti di Storia della Magia
    Albus scrollò le spalle e gli sorrise e poi aggiunse: « Comunque Malfoy non è un Mangiamorte. A papà non piace parlare della guerra, però una volta che il professor Paciock era da noi, ci raccontò che Malfoy salvò lui ed i genitori di Rose quando vennero catturati e poi anche la nonna di Scorpius aiutò papà e dopo la guerra suo nonno collaborò con gli Auror come esperto di Arti Oscure ».
    « Mh! Voltagabbana sono! Solo per salvarsi da Azkaban tradirono e si misero dalla parte di Harry! »
    « Auror? Azkaban? »
    « Gli Auror sono una specie di agenti speciali babbani. Papà è il capo degli Auror inglesi » spiegò orgoglioso James, come se quello fosse molto più importante che aver sconfitto Voldemort.
    « E Azkaban è la prigione dei maghi » aggiunse Albus.
    « Hagrid, tu sai niente dell’omicidio della signora Zabini? » a Rose, con tutto quel parlare di crimini, era tornato in mente il racconto fatto da Molly.
    Il mezzo gigante scosse la testa. « È un mistero. E quel povero Lotus è sempre triste, ma per fortuna ha parecchi amici: è un bravo ragazzo, sapete. Molto intelligente e ben educato ».
    « Anche Malfoy è un suo amico » aggiunse Albus e si chiese se, in quel momento, i due ragazzi non si stessero sostenendo a vicenda, accomunati da fatti oscuri e pregiudizi.

 
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Ho finito di scrivere Il Fuso delle Fate, ma sono lontana dal completarne la correzione (visto che sto facendo tutt’altro >.<), ma abbiate fede: riuscirò a finire tutto quello che sto facendo (una nuova drarry, qualche contest, un racconto originale), se volete saperne di più vi aspetto su FB
Venendo a noi, un grazie a
uwettatomorrow_peopleLadyriddle ed  Erodiade per aver commentato e grazie anche a chi ha soltanto letto. 
Nessuno ha indovinato a quale figura reale sia ispirato il professor Sylla, sob! :(
Ammetto, però, che non sia facilissimo... anche se tomorrow_people ha colto un aspetto importante: “una specie di sergente” e Lucio Cornelio Silla era effettivamente un militare. Fu console e dittatore di Roma dall’88 a.C. al 78 a.C., per intenderci fu quello delle liste di proscrizione (e il nostro professore è fissato con le liste) e tra i suoi più strenui sostenitori ci fu Catilina ( “piccolo cane”, come il patronus del professore). 
Ancora nessun punto per nessuna casa, quindi... vediamo se va meglio col personaggio di questo capitolo: il professor Felix Serendip. Posso darvi un piccolo aiuto: i bambini di quarant’anni fa leggevano settimanalmente le sue avventure. ^^

Il prossimo capitolo de Il Fuso delle Fate arriverà il 5 gennaio! Gli auguri di Natale ce li facciamo con altre storie! 
A presto! ^^

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Capitolo 5
*** Parole quasi magiche ***


Capitolo 5 

Parole quasi magiche




La campanella suonò la fine delle lezioni della mattina. Una frotta di Grifondoro e Tassorosso uscì dall’aula di Incantesimi per riversarsi nel corridoio tra chiacchiere e brontolii di stomaco.
    Quella settimana si sarebbero tenute le prove di ammissione per le squadre di Quidditch e c’era un gran mormorare su chi avrebbe rimpiazzato un battitore ed il portiere di Grifondoro, che si erano diplomati l’anno precedente.
    Anche gli studenti delle altre Case erano interessati: negli ultimi quattro anni il Grifondoro si era aggiudicato la coppa di Quidditch della scuola ed i due nuovi giocatori avrebbero costituito l’incognita per il campionato di quell’anno. Persino il Tassorosso, saldamente in coda alla classifica da ben nove anni, sperava di poter vincere almeno una partita, se il Grifondoro non avesse trovato dei giocatori validi.
    Un paio di corridoi prima di arrivare alla Sala Grande, però i ragazzi del primo anno dovettero fermarsi: la strada era sbarrata da un capannello di studenti mormoranti. Alcuni si guardavano attorno come se temessero di veder arrivare un professore o mastro Gazza da un momento all’altro.
     Albus e Rose non riuscirono a capire cosa stesse capitando, ma erano piuttosto decisi a superare quel muro di corpi e raggiungere il loro tavolo dato che avevano già saltato la colazione per aiutare Martin a liberare il collo di Erintja da una cubitiera in cui era rimasta incastrata, quando giunse alle loro spalle il fantasma della loro Casa: Sir Nicholas de Mimsy-Porpington, che gli studenti chiamavano familiarmente Nick-Quasi-Senza-Testa. Il fantasma precedeva, a mezz’aria, Louis Weasley che, piuttosto trafelato spingendo e chiedendo permesso riuscì ad aprirsi un varco tra gli studenti. 
    Albus e Rose non si fecero scappare l’occasione e gli si infilarono subito dietro, approfittando del corridoio momentaneo aperto dal cugino per andare a sbirciare, con tutta l’intenzione di proseguire, poi, verso la Sala Grande.
Nessuno dei due poteva aspettarsi la scena che si trovarono davanti: James e Lotus, aggrovigliati a terra si stavano azzuffando, tirando calci all’aria e afferrandosi per i capelli e per le vesti, le bacchette finite fuori portata, sul pavimento di pietra. James aveva un livido sul viso e Lotus il segno di un morso su una mano.
    Louis disse rapidamente qualcosa che Albus non riuscì a capire ed afferrò di peso James proprio quando, dall’altra parte, il muro di studenti si apriva per far passare una ragazza alta e bionda con la divisa di Serpeverde ed una grossa lettera “P” appuntata al petto. A tenerle la mano era Scorpius Malfoy che aveva tutta l’aria di aver corso a perdifiato.
    « Lotus! » chiamò la ragazza con una nota di apprensione nella voce.
    « Va tutto bene, Ausia. Non si sono fatti niente » la tranquillizzò Louis mentre la ragazza si chinava su Lotus, aiutandolo ad alzarsi.
    « Sarà meglio per Potter che Lotus stia bene! » sbottò lei, controllandogli la mano e rassettandogli la divisa con premura quasi materna. « Scorpius, accompagnalo in infermeria. Non vorrei che gli venisse la rabbia! »
    « Andiamo, Ausia, non esagerare! » la riprese Louis.
    Lotus intanto mormorò qualcosa in direzione di Louis che risultò di nuovo incomprensibile per Albus, ma il cugino annuì senza distogliere lo sguardo da quello della ragazza. Quando Lotus seguì Malfoy, Albus notò che si era messo a parlargli all’orecchio come gli aveva visto fare quando erano scesi dal treno che li aveva condotti a Hogwarts.
    « Vedi di tenere Potter al guinzaglio, Weasley! » tagliò corto Ausia, che stava ancora battibeccando con Louis, puntellandosi i pugni ai fianchi e scoccandogli un’occhiataccia che lo fece tacere all’istante. « Avanti, non c’è niente da vedere qui! Andate a pranzo! » batté le mani e liquidò gli spettatori prima di dirigersi anche lei verso la Sala Grande.
    Louis teneva ancora James per il braccio dato che il cugino pareva voler rispondere a tono alla Serpeverde ed ogni spiegazione venne rimandata a quella sera, quando si sarebbero ritrovati nella sala comune di Grifondoro.
    Quel pomeriggio non c’erano lezioni in comune tra Grifondoro e Serpeverde, così Albus non ebbe modo di incontrare Scorpius e chiedergli come stesse Lotus. In un certo senso si sentiva in colpa: James era una testa calda, loro padre lo diceva sempre e, sebbene a malincuore, doveva ammettere di non avere dubbi su chi avesse iniziato la rissa.
    La giornata, dopo le lezioni pomeridiane, si concluse prima che Albus pensasse di nuovo alla zuffa in corridoio e, quando si ritrovarono tutti nella loro sala comune, buttò la propria borsa a terra, sedendosi accanto a Rose ed a Molly, che stava succhiando una Bacchetta Magica alla Liquirizia, con l’aria di uno che vuole solo andare a letto presto. Poco dopo, però, venne raggiunto da James, il cui livido sul viso si era scurito diventando molto più evidente.
    « Ehi! » lo salutò Albus, a cui dispiaceva vedere il fratello così abbattuto: quella sera quasi nessuno era ben disposto nei suoi confronti dato che Dominique e Molly, nei giorni precedenti, avevano raccontato più o meno a chiunque quanto fossero preoccupate per il povero Lotus, dopo la tragica morte della sua mamma.
    « Cosa è successo per farti accapigliare con Lotus? » chiese subito Molly, curiosa come al solito e qualche sguardo si spostò sul loro gruppetto. Anche Louis si avvicinò, sedendosi sul divano, accanto al cugino. 
    « Io volevo solo dirgli che mi dispiace che sua madre sia morta » borbottò James.
    « Non credo che abbiate litigato per delle condoglianze! » si intromise Louis, incrociando le braccia sul petto come faceva suo padre e James si mosse a disagio: zio Bill sapeva essere molto severo.
    « Gli ho detto che forse... ecco... nella sua famiglia ci sono dei precedenti... aio! »
    Louis si era alzato e gli aveva tirato uno schiaffo sulla nuca. « Non posso credere che tu sia tanto idiota, James! » Louis era davvero arrabbiato. « Hai insinuato che potrebbe essere stato suo padre?! Ma cosa ti passa per quella testa vuota?! »
    Evidentemente, Albus non era stato il solo a pensare che Zabini potesse aver architettato l’omicidio come variazione sul tema delle precedenti scomparse tra i suoi familiari; il pensiero doveva aver sfiorato anche Louis, data la rapidità con cui aveva compreso il discorso del cugino. 
    James gonfiò le guance e rimase in silenzio, fissando Louis con sguardo offeso ed in quel momento il passaggio che dava accesso alla torre di Grifondoro si aprì e Dominique entrò, rossa in viso come un ravanello.
    « Tu! » puntò il dito contro James. « Hai una vaga idea, James Sirius Potter, di come ho passato l’ultima mezzora? » sulla divisa di Dominique era appuntata la “P” di Prefetto, il che le dava una certa autorità tra i suoi compagni di Casa.
Come Louis e Victoire aveva i capelli biondo rame ed un fascino tutto speciale, derivante dal sangue Veela ereditato dalla bisnonna, attraverso la madre.
    « A scusarmi con quella spocchiosa serpe di Ausia Flint! Voglio dire: tra tutti gli studenti di Hogwarts, con Ausia Flint! » Aveva quasi le lacrime agli occhi. « E adesso, la mia prima azione da Prefetto sarà togliere dieci punti a mio cugino! Ci faccio proprio una bella figura! Grazie, James! »
    « Ma Dominique... » protestò James.
    « Meno dieci punti a Grinfondoro, James! » sentenziò lei con la serietà con cui avrebbe pronunciato una formula magica e la clessidra che si trovava all’ingresso del castello li sottrasse all’istante: i Prefetti, infatti, potevano togliere punti esclusivamente ai membri della propria Casa e questa doveva essere la ragione per cui non aveva provveduto a farlo Ausia stessa, quella mattina.
    Albus non riuscì a capire se Dominique fosse più dispiaciuta di essersi dovuta scusare con l’antipatica Serpeverde o di dover togliere dei punti a James. Guardò verso Rose in cerca del suo parere, ma la cugina sembrava condividere il suo dubbio e si limitò ad alzare le spalle.
    James era mortificato e le orecchie gli erano diventate così rosse da poter competere con i capelli dei Weasley. Aveva appena perso dieci punti per la sua Casa, tra l’altro cercando di essere gentile con Zabini e la scuola era cominciata solo da una settimana!
    « Piantala con questa scena, Dom’! Ti considereranno imparziale, ecco cosa! » intervenne Louis con quell’aria da adulto che lo faceva somigliare al padre. « Ausia ti ha detto come sta Lotus, piuttosto? »
    « Oh, per fortuna sta bene! Madama Chips gli ha medicato la mano e l’ha mandato  via ». Almeno questo parve rasserenare Dominique, che sorrise al fratello e, dopo qualche altra chiacchiera, salutò i cugini, dicendo che doveva mettersi a studiare altrimenti Ausia l’avrebbe presa in giro di nuovo.
    Dopo la ramanzina, James decise di salire in camera, con la scusa di dover finire un tema da un metro e mezzo per Storia della Magia ed aver bisogno di concentrarsi, ma Albus pensò che il fratello fosse solo troppo afflitto per restare in mezzo a loro.
    « Ausia è la Prefetto di Serpeverde, vero? » chiese Rose a Molly, dopo che anche Louis si fu allontanato per giocare a spara schiocco con un ragazzo del suo anno. Aveva sentito quel nome proprio dal cugino, quella mattina, quando la ragazza bionda era arrivata.
    « Ausia Flint » annuì Molly « è la preferita in assoluto del professor Sylla ed è anche la sorella del capitano della squadra di Quidditch del Serpeverde, Augustus » terminò la liquirizia e si guardò le mani unticce di nero. « Non vorrei essere al posto di James se entra in squadra: se Ausia ce l’ha con lui, Augustus farà il possibile per fargli male durante le partite! »
    Albus e Rose si guardarono e poi tornarono a guardare lei che si esibì in un sospiro melodrammatico prima di spiegare: « Augustus Flint ha commesso tanti di quei falli che in giro si dice che voglia commetterli tutti settecento prima di finire la scuola! » sospirò ancora, guardando Rose « E poi è così carino! »
    Albus guardò la cugina come avrebbe guardato una caramella al gusto di vomito e preferì cambiare argomento: « Ma come mai Louis e Dominique si interessano tanto a Zabini? »
    Molly si mise più comoda sulla poltrona sfondata su cui era seduta e gli rivolse un ampio sorriso che prometteva un racconto piuttosto lungo ed infarcito di informazioni riservate. « Fino all’estate scorsa, Lotus è vissuto in Francia, con la madre. I suoi erano separati! Veniva a trovare il padre in estate e pensava che avrebbe frequentato Beauxbatons, ma suo padre ha voluto che frequentasse Hogwarts perché anche lui ha studiato qui.
    « Naturalmente hanno litigato! Lotus non voleva assolutamente stare a Hogwarts! Voleva tornare da sua madre, così ha cominciato una specie di sciopero: si rifiutava di parlare inglese. Nemmeno una sola parola!
    « I professori non sapevano più come fare perché lui restava muto e sembrava che nemmeno capisse quello che dicevano loro, allora la professoressa McGranitt ha avuto un’idea geniale: ha chiesto a Louis, Dominique e Victoire di stargli vicino, dato che loro parlano francese. Dopo un po’ Lotus e Louis sono diventati amici e Lotus ha ricominciato a parlare inglese ».
    Alla luce del racconto di Molly, Albus ripensò allo scambio di parole che non aveva capito tra il cugino ed il Serpeverde, la cui cadenza non era molto diversa da quella con cui parlava zia Fleur: la madre di Louis e delle sue sorelle era, infatti, francese ed era stata la campionessa di Beauxbatons durante il Torneo Tre Maghi, che poi era stato vinto da suo padre. Si chiese anche, però, se suo fratello James, dando voce ai sospetti che molti avevano, ma che nessuno ammetteva sulla morte della signora Zabini, non si fosse messo in qualche guaio.
 
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Avete passato bene le vacanze di Natale? 
Vi confesso che io non vedo l'ora che arrivi dopodomani! >.< 
Ringrazio uwetta, che ci è andata vicinissima a scoprire a chi è ispirato il professor Serendip! Ladyriddle che si deve rimettere presto, Erodiade che, avrebbe voluto un "Rubeus" tra i figli di Harry e tomorrow_people 
che mi sa che l'ha vista giusta su Lumacorno ^_-
Grazie, ovviamente, anche a tutti i lettori anonimi.

Per "l'indovina chi" del capitolo scorso, il professor Felix Serendip si rifà al Signor Bonaventura, personaggio con cui condivide la data di nascita e la bombetta rossa, che per lunghissimo tempo è stato protagonista dell'omonimo fumetto a strisce sul Corriere dei Piccoli.
Il personaggio di questa volta, invece, è Ausia Flint! Tutto quello che c'è da sapere su di lei è detto in questo capitolo, ma se volete approfondire, la trovate qui.
Come sempre, vi aspetto sulla mia pagina FB, mentre, col prossimo capitolo de Il Fuso delle Fate ci vediamo il 2 Febbraio! ^^

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Capitolo 6
*** La selezione sospesa ***


Capitolo 6 

La selezione sospesa
 


Giovedì arrivò presto.
Nella torre di Grifondoro erano tutti eccitati all’idea delle prove per entrare nella squadra di Quidditch della loro casa.
    James non stava nella pelle sin dal giorno prima: quella notte non aveva dormito e durante la colazione non aveva fatto altro che parlare delle selezioni di quel pomeriggio. Durante la doppia ora di Pozioni, prima di pranzo, aveva perso cinque punti perché era distratto e farsi togliere dei punti dal professor Lumacorno non era cosa da tutti. Specialmente se ti chiamavi Potter.
    All’ora di pranzo, aveva mangiato poco ed in fretta, rischiando di soffocarsi con il succo di zucca. Il suo nervosismo aveva un nome ed un volto: Eugene Bolt. La sua sola possibilità di diventare cercatore era dimostrarsi più abile di Bolt, settimo anno, cercatore in carica, il che non era affatto facile.
    Mentre si stava alzando dal tavolo, venne raggiungo da Fred e Roxanne. Fratello e sorella spiccavano nel clan Weasley per quell’esotico mix di ricciuti capelli bruni dai marcati riflessi rossi e pelle scura chiazzata di lentiggini.
    « Sei pronto, James? » gli chiese la cugina, che giocava come cacciatrice dall’anno precedente, ricoprendo lo stesso ruolo di suo fratello Fred.
    « Corro al dormitorio a prendere la scopa e arrivo! »
    « Ci vediamo al campo, allora! » gli sorrise lei, mettendo in mostra i grandi denti candidi.
    James era felice che due dei suoi cugini facessero parte della squadra: zio George era stato uno dei migliori battitore che il Grifondoro ricordasse e zia Angelina aveva giocato come professionista assieme a sua madre nelle Holyhead Harpies. Si poteva dire che Fred e Roxanne avessero imparato a giocare a Quidditch prima ancora che a camminare, proprio come lui ed Albus. 
    Quando giocavano nel campo vicino alla Tana, la casa dei nonni, partecipavano anche Dominique, Lucy e Louis, ma a scuola non avevano mai voluto sostenere i provini. James pensava che Lucy non fosse assolutamente portata per stare  seduta su un manico di scopa e che Dominique non fosse particolarmente brava, ma Louis avrebbe potuto dare parecchio filo da torcere a qualunque avversario, se solo avesse voluto.
    In quel frangente, comunque, James era contento che il cugino fosse tra i suoi più accaniti sostenitori: Louis era amico del capitano e, forse, avrebbe potuto fare la differenza.
    Quando arrivò al campo, scoprì di essere stato preceduto da uno studente del quarto anno dall’aria tranquilla, impegnato in una conversazione coi membri effettivi della squadra, che indossavano la divisa rosso-oro coi lunghi mantelli su cui erano riportati i loro nomi. Appena lo videro, Roxanne gli sorrise e Fred sollevò un pollice al suo indirizzo. Bolt si era avvicinato al capitano, Stretton, un ragazzotto con la faccia larga ed il collo taurino, che salutò l’altro candidato e gli andò subito in contro. 
    « Potter! Sei in anticipo! » Mark Stretton frequentava il sesto anno, come Fred ed era piuttosto simpatico, ma, soprattutto, era un buon capitano, che sapeva armonizzare i suoi giocatori promuovendo il gioco di squadra.
    James aveva già parlato con lui, in un paio di occasioni, ma non poteva dire di conoscerlo. 
« Non sono l’unico! » gli rispose, cercando di mascherare la tensione ed indicando il ragazzo del quarto anno.
Il capitano gli assestò una pacca sulla spalla, strizzandogli l’occhio in risposta.
    « Peakes è qui per il ruolo di portiere, non ti preoccupare. Fred mi ha detto che vorresti diventare cercatore, ma lo sai che Bolt è praticamente imbattibile, vero? »
    « Sì, ma fammi provare! »
    « Louis dice che sei un buon battitore. Se entri in squadra, l’anno prossimo magari potresti cambiare ruolo. Ovviamente se ti va ».
    James annuì con espressione determinata e Stretton parve soddisfatto, passando poi ad esaminare la sua scopa.
    « Anche tu una Firebolt 2k! » esclamò ammirato, guardando il manico di scopa che James aveva con sé. « Tu e i Weasley avete le scope migliori che ci siano in questa scuola! »
    James sentì le labbra stendersi in un sorriso compiaciuto: i suoi genitori e zia Angelina avevano sempre un sacco di vantaggi sull’acquisto delle nuove scope. Quando sua madre giocava da professionista era capitato persino che le venissero regalati un paio di prototipi, ma suo padre sosteneva che la Firebolt 2k fosse la miglior scopa in circolazione; quando James gli aveva detto che, quell’anno, avrebbe cercato di entrare nella squadra, Harry Potter l’aveva tirata fuori dall’armadio, affidandogliela con un’espressione solenne.
Il Quidditch era una faccenda seria a casa Potter-Weasley.
    Nei dieci minuti successivi, si presentarono altri quattro candidati e sugli spalti si riversarono un sacco di studenti curiosi. Tra loro, James riconobbe Albus ed i loro cugini, oltre a Martin, con Erintja in braccio.
    Stretton si allontanò da lui ed andò a salutare i nuovi arrivati, prima di spiegare loro come si sarebbe svolto il provino: per cominciare, avrebbero dovuto fare tre giri di campo a tutta velocità, zigzagando tra gli anelli e scendendo in picchiata per dieci metri, risalendo rapidamente per venti e poi di nuovo giù. 
Al secondo giro i fratelli Weasley e Bats, il battitore, sarebbero entrati in campo, cominciando a volare con loro, tagliando la strada od affiancandoli, costringendoli a compiere qualche manovra e testando i loro riflessi.
Al terzo giro, lui avrebbe liberato un bolide ed avrebbero fatto una piccola simulazione.
    Peakes era l’unico che si era proposto per il ruolo di portiere e quindi, dopo le prove di volo, avrebbe cercato di parare i tiri degli altri. Non pareva minimamente preoccupato, a differenza di James, che guardava torvo i quattro presentatisi per diventare battitori: li conosceva tutti, ma non li aveva mai visti giocare.
    Le prove cominciarono e tutti superarono senza problemi il primo giro. Il secondo mise in qualche difficoltà un ragazzo del quinto anno, che perse il controllo della sua scopa, recuperandolo solo poco prima di schiantarsi al suolo, ma al terzo giro, vedendosi un bolide sfrecciare ad un soffio dal naso preferì tornare a terra e rinunciare.
    Per quasi due ore i restanti quattro continuarono a volare, scartare, fintare e, sulla lunga distanza, la maggiore abilità di James e la qualità della sua scopa furono evidenti. L’unica che riusciva a tenergli testa era una ragazza del sesto anno: Megan Simon che sfrecciava incurante di qualunque pericolo, aggressiva e decisa come se stesse affrontando una partita vera.
    Ad un certo punto, mentre virava per evitare il bolide, James notò che, sulle gradinate, aveva fatto la sua comparsa il professor Serendip, che si era seduto accanto a Martin e Rose, ma non ebbe tempo di chiedersi perché il loro capo casa fosse venuto ad assistere alla selezione perché un bagliore dorato comparve nel suo campo visivo e sfrecciò a tutta velocità verso le nuvole.
    Un istante dopo, Bolt era vicino a lui: « A chi fa primo, Potter? » gli sorrise mostrando una dentatura candida e possente sul viso così scuro da rendere difficile riconoscerne i tratti.
    James girò immediatamente la scopa, ma Bolt partì, tutt’uno con la sua scopa e con l’aria che lo circondava. Il suo corpo non sembrava avere spigoli, era una macchia rossa indistinta che diventava sempre più piccola per quanto James spingesse al massimo la sua Firebolt 2k.
    Salirono entrambi, cercando il riverbero dorato del boccino che sembrava essersi nascosto. Al di sotto di loro, gli altri giocatori avevano cominciato a lanciare pluffe verso gli anelli e Peakes pareva del tutto a suo agio nel respingere le palle rosse mentre presidiava la sua porta.
    Finalmente James individuò un brillio dalle parti degli spalti semi-deserti sulla metà campo vuota e si precipitò in quella direzione. Mano a mano che si avvicinava, i pochi spettatori lì presenti acquistavano tratti riconoscibili e James mise a fuoco Augustus ed Ausia Flint, assieme ad altri giocatori del Serpeverde nell’esatto momento in cui Bolt protese la mano in avanti, arrivando alle sue spalle ed afferrò il boccino come se la piccola palla dorata gli fosse volontariamente saltata in mano.
    James si congelò in volo, frenando la sua scopa, mentre Bolt rallentava, restando in movimento, girandogli intorno. 
    « Bella prova, Potter. L’anno prossimo potresti prendere il mio posto ».
    Mentre Bolt volava pigramente dall’altro lato del campo, James, rimasto senza parole, vide i Serpeverde ridere. Girò la scopa, sentendo il volto andare a fuoco e tornò verso il punto in cui gli altri continuavano il provino.
    Stretton lo raggiunse passandogli una mazza da battitore per vedere come se la cavava in quel ruolo, ma in quel momento, il professor Serendip raggiunse il bordo campo e fece loro segno di scendere.
    James non gli aveva mai visto un’espressione tanto contrita sul viso e qualcosa gli si accartocciò nello stomaco. Anche gli altri scesero e li raggiunsero e così fecero i Weasley sugli spalti e Martin. Sembrava che l’insegnante dovesse comunicare loro qualcosa di importante.
    « Mi dispiace, Potter » esordì il professore « Niente Quidditch, per te, quest’anno ».
    « Cosa? » James rimase a bocca aperta.
    « Perché, professore? » chiese il capitano, evidentemente contrariato.
    « La preside ha ricevuto una lettera di tuo padre, in cui ti vieta di giocare a Quidditch per tutto l’anno, come punizione per aver duellato alla babbana con Zabini ».
    James boccheggiò e strinse la scopa con tutta la forza che aveva nelle mani.
    « Ma non è giusto! » sbottò indignato. « Ho già perso dieci punti! Mandatemi ad aiutare Gazza se non basta! » 
    Il professor Serendip lo guardò con un misto di severità e comprensione sul volto increspato. « Questa è la punizione decisa da tuo padre, signor Potter. La preside ha convenuto che sia adeguatamente severa. Non c’è altro di cui discutere ».
    « Ma zio Harry come lo ha saputo? » chiese Rose, che, assieme ad Albus e Martin, si era tenuta alle spalle del professore.
    James alzò gli occhi verso Serendip che, sospirando, disse solo: « Temo sia stato il professor Sylla ».
    Da tutti i presenti si alzò un coro di proteste: era evidente che il capo casa di Serpeverde aveva tutto da guadagnare dall’impedire a James di giocare e l’indignazione raggiunse le stelle quando Potter aggiunse: « Ecco perché Ausia era qui a guardare la selezione! »
    Roxanne sbuffò e scoccò un’occhiata veloce a Fred che abbassò le sguardo sulle proprie scarpe. Stretton fece una smorfia e Bolt si molleggiò con grazia felina, scuotendo il capo mentre il mormorio aumentava.
    Ausia era antipatica praticamente a tutti i Grifondoro, ma era anche l’allieva preferita del professor Sylla, il quale aveva degli agganci al Ministero della Magia, secondo quanto aveva detto loro Hagrid, qualche giorno prima. 
Così, il professore doveva aver pensato di far sapere al Capo Auror Potter le malefatte di suo figlio e Harry Potter aveva punito suo figlio in maniera esemplare.
    James gettò la scopa a terra con rabbia e lasciò il campo a passo di carica. A quel punto, era inutile proseguire: quell’anno non avrebbe giocato e tutto per colpa di Lotus e di Ausia.
    Quando Albus lo raggiunse, con la scopa tra le braccia, era quasi arrivato al castello e non si era calmato per niente.
    « James! Non dovresti prendertela tanto. Hai fatto un provino eccellente, vedrai che l’anno prossimo... »
    « L’anno prossimo, Albus? » sbottò contro al fratello, fermandosi a fronteggiarlo. « Lo sai chi diventerà il cercatore del Grifondoro, l’anno prossimo? Tu! Quindi non dirmi di non prendermela perché lo sappiamo tutti che tu sei più bravo di me e che la mia unica possibilità era di entrare in squadra prima di te! Ma papà non ci pensa! Tanto l’anno prossimo tutti diranno quanto gli somigli! Quanto sei bravo a prendere il boccino! Quindi, non dirmi proprio niente, Al! » strappò dalle braccia del fratello il manico di scopa e si voltò di nuovo verso il castello, a testa bassa per nascondere gli occhi lucidi, lasciando Albus dietro di sé.
    Quella sera, Stretton annunciò che Peakes e Megan Simon erano stati ammessi nella squadra e la sala comune si riempì di allegria e di voci eccitate che facevano complimenti o chiedevano pronostici per il campionato di quell’anno. Peakes e la Simon furono festeggiati dai compagni come se avessero già vinto la prima partita e Stretton si avvicinò a James, battendogli una mano sulla spalla come aveva fatto quel pomeriggio. 
    « Su con la vita, Potter. Ti sei risparmiato i falli di Flint e credimi: è una gran cosa! Ci riproverai l’anno prossimo! » poi tornò dai membri della squadra che, quella sera, erano al centro dell’attenzione di tutti.
    I Weasley, invece, si radunarono intorno a James, cercando di risollevargli il morale, mentre Albus, dopo la cena, era salito direttamente nel suo dormitorio.
    James si sentiva in colpa per il modo in cui aveva affrontato il fratello, ma non poteva fare a meno di pensare che, se fosse stato smistato a Serpeverde, avrebbero potuto giocare entrambi da cercatori, l’anno successivo.
 
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Per il giochino dell’indovina chi, (rullo di tamburi!) questa volta abbiamo un vincitore!
Brava uwetta! Cinque punti a Serpeverde!
Ausia è nome della mitologia greca (come i nomi di mamma Daphne e zia Asteria); Ausia è una ninfa capace di trasformarsi a proprio piacimento. Da qui l’essere l’allieva preferita del professore di Trasfigurazione! ^^
In questo capitolo, niente "indovina chi": ci sono vari nomi, molti ripresi da quelli usati dalla Rowling e l’unico personaggio originale di rilievo è decisamente troppo facile: chi non conosce Bolt?! (la mia faccia al solo nominarlo diventa un po’ così: ♥__♥ -capitemi, ho una passione per tutto quello che va veloce e nessuno è più veloce di lui!-)

Come sempre, ringrazio tutti i lettori di questa storia, ma in particolare uwettaLadyriddle e tomorrow_people per aver commentato il capitolo precedente e vi do appuntamento su FB!
Il prossimo capitolo de “Il Fuso delle Fate”, arriverà, salvo imprevisti, il 9 marzo!

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Capitolo 7
*** Scherzi di cattivo gusto ***


Capitolo 7

 

Scherzi di cattivo gusto

 

 

Con l’arrivo di Ottobre, la temperatura si abbassò notevolmente.
Il cielo era quasi sempre uggioso e grigio e scivolare fuori dalle coltri calde e morbide di sonno cominciò a diventare difficile per gli studenti della torre di Grifondoro.
     Gli spifferi li obbligavano a chiudere le tende dei baldacchini ed il rumore della pioggia che sferzava i muri di pietra e le finestre conciliava il sonno quanto un buonDistillato soporifero.
     Nella sala comune, il fuoco scoppiettava nel camino, respingendo il freddo che cercava di insinuarsi tra le mura del castello e pareva esserci riuscito egregiamente, fino a quando, qualcuno, emise il primo, sonoro starnuto.
     James aveva tenuto il broncio a suo fratello per una settimana, prima di andare a sedergli vicino, spingendolo con una spalla. Ricevette un calcio sulla caviglia e seppe che Albus l’aveva perdonato. Nessuno parlò più della punizione ricevuta dal primogenito dei Potter e tanto meno della sua scenata al campo da Quidditch.
     Tutto sembrava essere tornato normale, quando, un sabato mattina, l’abituale sonnolenza delle mattinate di fine settimana scomparve in buona parte degli studenti: era arrivato il giorno della prima gita a Hogsmeade e non c’era studente tra il terzo ed il settimo anno che non desiderasse recarsi al villaggio a fare scorta di dolciumi o di scherzi od anche solo di assaggiare una burrobirra bollente ai Tre Manici di Scopa, la locanda più frequentata del posto.
     Per Louis era la prima volta che poteva lasciare la scuola e Fred, durante la colazione, aveva chiarito che gli avrebbe fatto da guida nella visita dei negozi più interessanti.
     « E poi papà si è raccomandato di andare a vedere un negozio nuovo che pare venda chincaglierie di tutti i generi. Si chiama “Dal Marchese di Carabà, incanti e curiosità”. Ne ha sentito parlare da alcuni clienti a Diagon Alley ».
     « Zio George ha paura della concorrenza? » scherzò Louis terminando la colazione e Fred fece spallucce e si piegò verso di lui, abbassando la voce: « L’importante è che ci liberiamo delle ragazze! »
     Mentre i Weasley lasciavano il castello, assieme agli altri studenti, dopo che mastro Gazza, tossendo e sputacchiando, aveva controllato che avessero il permesso di uscire, i fratelli Potter e Rose decisero di fare una passeggiata sul prato: era una giornata abbastanza mite e trascorrerla dentro sembrava un peccato.
     Halloween si stava avvicinando e l’orto delle zucche di Hagrid aveva un intenso color arancione, l’erba era diventata sottile, giallognola ed inconsistente sotto le scarpe ed i rami degli alberi si stavano spogliando delle foglie. Una brezza fredda soffiava sopra il lago, increspandone la superficie scura e le voci dei pochi studenti rimasti nel castello esplodevano come bolle colorate echeggiando per qualche istante, prima di tornare a tacere.
     Nella quiete che precedeva l’ora di pranzo, i tre ragazzi incontrarono Martin. Il ragazzo aveva la consueta aria afflitta quando li saluto.
     « Non so più cosa fare: Erintja continua a scappare! Mrs Purr la tormenta di continuo e lei adesso ha cominciato ad uscire anche di notte e io non ho idea di dove vada! » spiegò loro mentre attraversavano il prato in direzione del castello.
     L’antipatia di Mrs Purr per Erintja era ormai nota a tutta la scuola e nessuno ne capiva il motivo: la gatta fantasma pareva indemoniata ogni volta che la gatta di Martin si aggirava per il castello. Se mastro Gazza era nelle vicinanze, poi, diventava incontrollabile: lo stesso Gazza aveva poco da richiamarla e minacciarla: fino a che Erintja non si allontanava, la vecchia Mrs Purr non ascoltava nessuno.
     La Sala Grande risultò molto meno chiassosa del solito quando i ragazzi raggiunsero i loro tavoli: al castello erano rimasti soltanto gli allievi dei primi due anni ed una manciata di ragazzi di Corvonero del settimo anno, già impegnati a pensare agli esami, oltre ad una parte degli insegnanti.
     Al tavolo di Grifondoro, Molly era immersa nella lettura di un libro babbano che le aveva prestato Rose e fu insolitamente taciturna per quasi tutto il pranzo, salvo quando, dopo aver scoccato un’occhiata al tavolo di Serpeverde, dove Lotus Zabini e Scorpius Malfoy erano, come sempre, assieme, disse ai cugini: « Stamattina ho letto sulla Gazzetta del Profeta che le indagini sull’omicidio Zabini si sono spostate in Inghilterra ».
     A James andò di traverso il boccone ed Albus alzò lo sguardo verso la tavolata verde-argento: « Perché si sono spostate qui? »
     « Ovviamente perché la pista che stanno seguendo conduce qui! » sentenziò Molly, sgranocchiando una patata fritta un po’ troppo cotta.
    Albus avrebbe voluto sapere se Louis avesse letto la stessa notizia e cosa ne pensasse, ma, quando, a metà pomeriggio, gli studenti cominciarono a rientrare, non ebbe l’occasione di chiederglielo.
     James, Albus e Rose stavano di nuovo bighellonando nel parco, assieme a Martin che continuava a chiamare la sua gatta sperando di vederla comparire da qualche parte, quando Louis e Fred, carichi di borse, li raggiunsero.
     « Ehi, Martin! » fece Louis appoggiando a terra i sacchetti di Mielandia « Non indovinerai mai chi abbiamo incontrato a Hogsmeade! »
     Martin non conosceva nessun mago o strega al di fuori di Hogwards e, da quanto gli avevano detto, Hogsmeade era l’unico villaggio inglese abitato totalmente da maghi, quindi non aveva proprio idea di chi avrebbero potuto incontrare.
     « Erintja! » gli andò in contro Louis.
     « Erintja?! Sei sicuro che fosse lei? » chiese il Corvonero, perplesso.
     « Sicurissimo! Vero Fred? »
     « Assolutamente! Se ne stava sopra il bancone di quel negozio nuovo, “Da Carabà”, su un cuscino tutto per lei, con una ciotola di croccantini di prima scelta! »
     Martin sembrò ferito da quella notizia.
     « Abbiamo chiesto al padrone del negozio » gli disse, allora, Louis, passandogli un cartoccio che aveva tolto da uno dei sacchetti. « Per te. Ho pensato che volessi provare un po’ di dolci dei maghi. C’è un po’ di tutto, ma stai attento a quelle caramelle che sembrano fagioli ».
     « Grazie! » Martin guardò nel cartoccio, rapito dalle forme e dai colori di tutti quei dolci. « Sono le Gelatine Tuttigusti+1, vero? Ne ho sentito parlare ».
     Louis annuì, quando Albus si intromise: « Cosa ha detto il proprietario? »
     « Ha detto che sono un paio di settimane che Erintja va e viene dal negozio e siccome gli piacciono i gatti, per lui non è un problema accudirla » rispose Fred mentre Louis scavava ancora nei sacchetti, traendone altri cartocci che passò ai cugini.
     « Sono sicura che Erintja cerca solo di scappare da Mrs Purr, Martin! » lo tranquillizzò Rose. « Oh! Grazie, Louis! »
     Anche James ed Albus ringraziarono; a quanto pareva, Louis si era ricordato proprio di tutti.
    « Vado a cercare Lotus, prima che torni Ausia. Gli ho preso le Api Frizzole. A dopo! » mentre si allontanava, Louis sorrideva ed Albus dedusse che non avesse idea del nuovo corso preso dalle indagini sull’omicidio della signora Zabini.
     « Allora, com’è questo nuovo negozio? » chiese James, distogliendolo dalle sue riflessioni.
     « Nulla di eccezionale: ha un sacco di cose strane, ma sembra un robivecchi. Non è divertente, papà deve essere stato informato male ».
     Per il resto del pomeriggio, fino all’ora di cena, gli studenti continuarono a rientrare a scuola in piccoli gruppi ciarlieri e Fred continuò a raccontare ai cugini delle meraviglie del villaggio.
     Quella sera, in tutto il castello, gli starnuti si moltiplicarono, così che Gazza non fu più il solo ad avere il naso rosso e gocciolante.
     Numerosi gufi arrivarono per tutta la settimana successiva, portando pacchi contrassegnati dal marchio dei Tiri Vispi Weasley: quasi tutti volevano avere qualche scherzo da sfoggiare in occasione di Halloween e, a chi non avesse idea di cosa acquistare, Fred e Roxanne erano sempre pronti a fare da consulenti.
     Se gli studenti continuavano a ricevere scatole contenenti gli articoli più in voga, come i Detonatori Abbindolanti, i Fresbee Zannuti e le Bacchette Trabocchetto od i dolci come il Torrone Sanguinolento e le Pasticche Vomitose, un paio di giorni prima di Halloween, un gufo atterrò proprio davanti a Fred recando una lettera dal padre.
     « Ragazzi! » Fred si portò vicino a Louis, accanto al quale era seduto James. Albus e Rose, seduti di fronte a loro, si sporsero sul tavolo per sentire. « Papà ha scritto che c’è stato un ordine strano dalla scuola: un sacco di Marchi Neri Commestibili ».
    Albus e Rose si girarono immediatamente verso il tavolo di Serpeverde, dove Scorpius Malfoy stava chiacchierando tranquillamente con Zabini come al solito. Nessuno di loro aveva dimenticato la reazione al suo nome, durante lo smistamento.
    I Marchi Neri Commestibili erano delle caramelle nauseanti, ma ormai non erano più di moda, nemmeno a Halloween, tanto che George Weasley aveva deciso di interromperne la produzione qualche tempo prima.
     « Io li avverto! » disse Louis, che guardava preoccupato l’altro capo della sala.
     « Li avverti di cosa? Papà non mi ha scritto chi ha fatto l’ordine e non possiamo essere sicuri di che intenzioni abbiano ».
      « Andiamo, Fred! Non serve essere zia Hermione per capirlo! » sussurrò Albus, sporgendosi ancora di più.
     « Sono d’accordo con loro » aggiunse James. « Posso venire con te, Louis? » James si era tenuto alla larga dai Serpeverde dopo il litigio con Lotus, e quella sembrava l’occasione giusta per dimostrare la sua volontà di riappacificarsi con lui.
      Dopo pranzo, mentre gli studenti sciamavano fuori dalla Sala Granze, Louis e James raggiunsero Malfoy e Zabini quando stavano per scendere la scala che conduceva ai sotterranei.
      « Lotus! » chiamò Louis ed i due Serpeverde si fermarono, guardando verso di loro.
      L’espressione di Zabini si indurì appena vide James.
     « Dobbiamo dirvi una cosa importante » cominciò Louis, senza badare all’espressione ostile comparsa sui loro visi. « Riguarda principalmente Malfoy, ma potrebbe creare fastidi a tutti i Serpeverde ».
     « Bene, bene! Sentiamo questa cosa! » la voce di Ausia spuntò dal nulla, alle loro spalle. La Prefetto di Serpeverde girò attorno a Louis e James e si affiancò a Malfoy e Zabini, tenendo le braccia intrecciate. « Allora? » li incalzò con arroganza.
     Era la prima volta che James poteva osservarla da vicino e dovette ammettere che, per quanto antipatica, Ausia Flint era una ragazza molto graziosa. Notò anche una certa somiglianza tra lei e Malfoy.
     « Zio George ha fatto sapere a Fred che sono stati ordinati un sacco di Marchi Neri Commestibili da Hogwards, quest’anno. Potrebbero saltare fuori nei prossimi giorni ».
     Ausia divenne livida. « E Fred ha mandato avanti i cuginetti per farcelo sapere? »
     « Veramente Fred pensava che non fosse il caso... » si lasciò scappare James e Ausia arrossì di rabbia.
     « Bene! Allora, se pensava che non fosse il caso, non avreste dovuto avvertirci! » mise una mano sulla spalla di Malfoy e lo spinse giù, facendo subito la stessa cosa con Zabini, che sollevò una mano a salutare timidamente Louis. « Andatevene, a meno che non abbiate lezione di Pozioni! » terminò girando i tacchi e scendendo le scale come una furia.
     « Ma che ho detto di male? » chiese James, alquanto stupito, ma l’unica risposta che ricevette fu una scrollata di spalle da parte di Louis.
     Quella sera, quando si ritrovarono nella Sala Comune, Fred strabuzzò gli occhi nel sentire della reazione di Ausia, ma, proprio in quel momento, fu chiamato da Stretton per discutere con tutta la squadra dei nuovi orari per gli allenamenti, in vista della prima partita della stagione.
     Nei giorni successivi, per quanto avessero tenuto gli occhi aperti, cercando di capire chi stesse architettando qualche brutto tiro ai danni di Malfoy, non riuscirono ad individuare l’acquirente dei Marchi Neri Commestibili, così non poterono evitare di arrivare alla festa di Halloween piuttosto tesi.
     Louis avrebbe voluto andare a prendere Lotus e Malfoy ai sotterranei e scortarli in Sala Grande, ma Victoire, gli proibì di farlo. Lo fece strizzandogli l’occhio e Louis conosceva abbastanza la sorella da intuire che lei sapesse qualcosa; del resto, Victoire era Caposcuola.
     Quando arrivarono in Sala Grande, la trovarono illuminata da numerose candele sospese e le gigantesche zucche coltivate nell’orto di Hagrid erano state scavate ed intagliate. Alcune erano grandi come piccole carrozze e alcuni Tassorosso del primo anno stavano cercando di entrare in una le cui incisioni lasciavano loro abbastanza spazio per infilarcisi. Il soffitto era decorato con pipistrelli vivi che sciamavano tutto intorno, i fantasmi si aggiravano compiendo inchini agli studenti e ballando tra loro, trasportati da una musica silenziosa, sollevandosi verso la volta, dove sparivano tra nubi evanescenti quanto loro.
     Al tavolo di Serpeverde gli studenti sembravano più rilassati del solito, come se persino loro, solitamente così composti, si fossero lasciati trascinare dallo spirito della festa. La cena fu deliziosa, ma al tavolo di Grifondoro c’era una certa tensione che impedì ad alcuni di loro di godere delle prelibatezze preparate dagli elfi domestici.
     Il porridge era appena comparso sulle tavole quando un pop riverberò in tutta la Sala Grande. Pochi secondi dopo se ne udì un altro, poi un terzo ed un quarto ed in capo ad una decina di secondi, l’aria era satura di scoppiettii: decine di Marchi Neri Commestibili comparvero sulla tavolata di Serpeverde, ma la maggior parte era riservata a Scorpius Malfoy: i dolcetti vomitosi gli comparvero nel piatto, nel bicchiere, cominciarono a piovergli in testa, fecero la loro comparsa nelle tasche della sua divisa.
     Senza fare una piega, però, il ragazzo tirò fuori la bacchetta e pronunciò con voce chiara: « Evanesco! »
     Subito dopo ogni Serpeverde presente stava facendo evanescere i dolcetti, come se fosse la cosa più normale del mondo.
     « Quell’incantesimo è nel programma di Trasfigurazione del quinto anno! » commentò sbalordito Fred.
     Victoire strizzò l’occhio ai cugini e Louis si alzò in piedi, cominciando ad applaudire. Alcuni ragazzi, agli altri tavoli, lo imitarono, ma i Serpeverde si alzarono come un sol uomo dal tavolo quando anche l’ultimo Marchio Nero Commestibile fu fatto svanire e, a testa alta, lasciarono la Sala Grande.
     Un istante prima di chiudere la porta, Ausia Flint guardò verso il tavolo di Grifondoro e, ad Albus, parve che sorridesse, ma l’attimo dopo, da sotto il tavolo di Serpeverde, una ventina di Detonatori Abbindolanti cominciò a correre per la sala facendo un gran baccano ed attirando gli sguardi di tutti, così nessuno capì da dove fosse stata soffiata una gran quantità di Polvere Buiopesto Peruviana che accecò tutti i presenti, gettandoli nello scompiglio.
     Dopo pochi momenti si cominciò a sentire un sibilo e la voce di Fred riuscì a sovrastare quelle degli altri: « Tutti sotto i tavoli! » urlò proprio prima che qualcuno strillasse e qualcun altro cominciasse a piagnucolare.
     Albus e Rose si ritrovarono sotto il tavolo assieme a Louis e James, mentre la voce di Victoire li raggiungeva nel buio che li circondava: « Quella Ausia! Questo non me l’aveva detto! »
     Quando gli insegnanti riuscirono a riportare la normalità nella sala, non senza una certa fatica e discreto dispendio di incantesimi, cinque Frisbee Zannuti mordicchiatori vennero catturati e resi inoffensivi. La conta delle vittime fu di una decina di studenti feriti e l’intero stormo di pipistrelli spaventato.
     Ovviamente, i Frisbee Zannuti erano proibiti a scuola e poco contava che appartenessero alla categoria meno aggressiva. La preside, decisamente arrabbiata, mandò tutti nei dormitori, tranne i feriti che furono mandati in infermeria.
 

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Spero che il capitolo vi sia piaciuto! È uno dei miei preferiti e, soprattutto, è un capitolo importante, nell'economia della storia.
     Ovviamente non vi svelo nulla, sperando che i dettagli vi incuriosiscano e vi lascio a quello che, credo, sarà l'ultimo giochino per un bel po', quindi, questa volta, sarà un po' diverso dal solito: vi lascio con due domande:

  1. Che libro babbano sta laggendo Molly Weasley?
  2. Chi è il "personaggio famoso" nominato nominato in questo capitolo?

     Vi ricordo che, al momento, in testa alla Coppa delle Case c'è Serpeverde! ^^

     Due avvisi prima di lasciarvi ai ringraziamenti: ho concluso la correzione de Il Fuso delle Fate e i capitoli sono diventati 14 anziché 13: ho preferito spezzare un capitolo più lungo, rendendolo omogeneo agli altri, e ho cominciato a scrivere il seguito di questa ff, ovvero quanto accadrà durante il secondo anno di Albus, Scorpius e Rose. Spero che vorrete accompagnarli anche nella loro prossima avventura, quando questa sarà conclusa.

     Per finire, la cosa più importate! Un sentito grazie a tutti i lettori di questa storia e, in particolare, a Ladyriddleuwettatomorrow_people, che recensiscono sempre ed a  Isidar Mithrim, che si è unita da poco ai lettori del Fuso e ha fatto una full immersion fino a questo punto! ^^
 

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Capitolo 8
*** Lettere da casa ***


Capitolo 8 

Lettere da casa



Serpeverde perse seicento punti: cinquanta per ogni studente ferito e cento per aver messo in pericolo tutti i presenti alla festa di Halloween.
    La McGranitt aveva garantito che sarebbe stato punito solo chi aveva architettato il piano, ma Ausia Flint, in qualità di Prefetto, aveva risposto, a nome di tutti, che avrebbero rivelato la sua identità soltanto se fosse stato svelato chi aveva architettato lo scherzo contro Malfoy e fossero stati presi provvedimenti contro di lui.
    Non era accaduto. 
    La preside, inflessibile, tolse l’enorme quantità di punti, ma il giorno successivo, il professor Sylla assegnò dieci punti a ogni allievo al di sotto del quinto anno che avesse imparato ad eseguire l’incantesimo Evanesco, il che fece riguadagnare a Serpeverde quattrocentonovanta punti.
    « Avrebbero potuto semplicemente trasfigurare quelle caramelle in qualcos’altro! » aveva borbottato James, quando erano rientrati in sala comune, quella sera; si era convinto che fossero stati Ausia e suo fratello Augustus ad ordire l’intero piano, magari con la complicità proprio del professor Sylla, ma Rose, accomodandosi sul divano e sbadigliando, gli aveva risposto: « Prima eccezione alla legge di Gamp. Incantare il cibo non è facile... James, si studia al primo anno! » e, prima di andare a letto, aveva aggiunto che il primo trimestre stava per finire.
    A Novembre i professori parvero dare ragione a Rose: cominciarono ad assegnare più compiti ed a ricordare agli studenti che, prima di Natale, avrebbero dovuto affrontare le verifiche del primo trimestre.
    Il freddo si era fatto pungente e le giornate erano diventate sempre più corte. La squadra di Quidditch del Grifondoro tornava dagli allenamenti intirizzita e Madama Chips cominciò a distribuire la Pozione Peperina, che curava il raffreddore, ma faceva uscire fumo dalle orecchie per qualche ora. 
    Il clima natalizio, comunque, rendeva allegri tutti quanti, indipendentemente dalle verifiche e dai compiti: ai primi di Dicembre la neve aveva cominciate a scendere, imbiancando la Foresta Proibita ed i prati intorno al castello. Le sponde del lago si erano coperte di un leggero strato di ghiaccio trasparente e, prima delle vacanze di Natale, era prevista un’altra uscita a Hogsmeade. 
    Victoire chiese a tutti i Grifondoro dei primi due anni se volessero qualcosa dal villaggio: come Caposcuola, si sarebbe occupata lei degli acquisti. Albus e James decisero per una grande scatola di dolci di Mielandia per la sorella minore, ma la scelta di cosa regalare ai genitori si rivelò molto più complicata, almeno fino a quando non venne in loro aiuto la cugina, mostrando un oggetto che le aveva regalato Teddy quando era tornata a Hogwarts senza di lui: una cornice magica capace di registrare brevi frasi da abbinare alla foto in movimento. I fratelli Potter concordarono che i loro genitori l’avrebbero adorata.
    In un pomeriggio particolarmente freddo, si tenne la prima partita della stagione: Serpeverde contro Corvonero.
    Tutta la scuola si trasferì sugli spalti e sembrava che il tifo fosse tutto per il Corvonero. Albus ebbe finalmente modo di veder giocare Augustus Flint; quello che Molly aveva detto su di lui si rivelò esatto: Flint era un giocatore scorretto.
    La partita durò soltanto settantaquattro minuti: Serpeverde non riuscì a segnare nemmeno una volta per i primi quaranta, incassando ben tre goal che portarono Corvonero in vantaggio di trenta a zero. A quel punto i giocatori di Serpeverde cominciarono a sgomitare gli avversari senza nemmeno fingere di non averlo fatto apposta. 
    Nonostante Madama Bumb avesse fischiato diversi falli ed assegnato altrettanti rigori a Corvonero, i Serpeverde non cambiarono strategia: dopo aver incassato altri due goal, i loro battitori puntarono a disarcionare il portiere avversario, riuscendovi al secondo tentativo.
    La partita venne interrotta per il tempo necessario a soccorrere il portiere, precipitato a terra, ma riprese non appena fu chiaro che il ragazzo non era in condizioni di risalire sulla sua scopa.
    Un battitore di Corvonero abbandonò la mazza e si mise in difesa, cercando di respingere la pluffa, mentre i battitori Serpeverde cercavano di bissare il successo dell’attentato contro il portiere.
    Alla fine, il Serpeverde vinse la partita quando Flint riuscì ad agguantare il boccino. Corvonero perse di ottanta punti.
    « Che peccato che la prima partita l’abbiate giocata contro Serpeverde! » commentò James mentre tornava al castello con Martin, Albus e Rose. « L’anno scorso, Montgomery non era così bravo. Deve essersi allenato tutta l’estate! »
    Montgomery era il portiere di Corvonero e, a causa della batosta ricevuta, uscì dall’infermeria solo dopo una settimana, in tempo per le ultime prove di fine trimestre.
    Il clima di festa aumentò quando, una mattina, andando a colazione, gli studenti trovarono la Sala Grande addobbata per il Natale: erano stati portati all’interno dodici grandi abeti, decorati con ghiaccioli veri e numerose piccole fate dalle ali luminose e, sopra i tavoli, pendevano rami di vischio ed agrifoglio in cui, a volte, rimanevano impigliati i gufi del servizio postale.
    Una settimana prima dell’inizio delle vacanze, i fratelli Potter ricevettero posta da casa.

    
    Cari James e Albus,
            non sapete quanto ci dispiace, ma, non potrete tornare a casa durante le vacanze di Natale: siamo stati a cena da zia Hermione e zio Ron, la settimana scorsa, e c’erano anche Hannah e la piccola Alice, che aveva un paio di linee di febbre.
        Hannah pensava avesse un po’ di raffreddore, invece si è rivelata varicella monella. Lily si è coperta di bolle e non vogliamo correre il rischio che vi ammaliate anche voi.
            Aspetteremo con ansia le vacanze di Pasqua. Ci mancate tanto.
            Vi vogliamo bene,
                                                                                                                                            mamma e papà


Nella busta, però, c’era un secondo foglio per James che conteneva un messaggio di suo padre.

 
    Ciao James,
    pensavo che ti saresti fatto vivo, dopo il mio divieto di farti giocare a Quidditch, per quest’anno. Dato che non l’hai fatto, immagino che tu sia ancora arrabbiato con me.
        Voglio che tu capisca che l’ho fatto perché ti ricordi che venire alle mani è sbagliato. Sempre. 
        Non voglio che i tuoi compagni si ricordino di te come di una persona arrogante e violenta. So che adesso ti sembra esagerato, ma un giorno capirai quanto sia importante saper misurare le proprie reazioni e fare la cosa giusta.
    Ti voglio bene, 
                                                                                                                                                        papà 
    
 
   « Pare che passeremo le vacanze di Natale qui » annunciò Albus a Rose.
    « Lily ha preso la varicella monella? » chiese la ragazza al cugino, che annuì. 
« Anche Hugo! Resto qui anch’io » commentò lei, mostrando una lettera di sua madre.
    James, Albus e Rose non avevano preso la varicella monella, da piccoli, quindi i genitori preferivano tenerli al sicuro dal contagio, dal momento che la malattia, a differenza della varicella babbana, durava più a lungo a causa della capacità delle bolle di sottrarsi agli unguenti, spostandosi sul corpo producendo scariche di solletico, oltre all’abituale prurito. Così quando il professor Sylla fece passare per i dormitori le liste per sapere chi sarebbe rimasto a scuola durante le vacanze, i ragazzi dettero i propri nominativi.
    « Ringraziamo la piccola Paciock per il suo regalo di Natale! » ghignò James, scrivendo il proprio nome sulla pergamena: la lettera del padre aveva fomentato l’arrabbiatura per la punizione troppo severa che aveva ricevuto e che non si era ancora sopita del tutto; a lui non sarebbe di certo mancato tornare a casa, quel Natale.
    Con loro sorpresa, si fermarono a scuola anche Dominique e Louis e Fred e Roxanne: i genitori di Dominique e Louis sarebbero andati a trovare Gabrielle, la sorella di loro madre, in Francia, durante il periodo natalizio e Victoire ne avrebbe approfittato per andare a trovare la nonna di Teddy, la signora Andromeda Tonks che, ultimamente, non si era sentita troppo bene. Ciò significava che avrebbe passato le vacanze col suo ragazzo e Roxanne e Rose avevano strabuzzato gli occhi quando l’avevano saputo: zio Bill diventava sempre molto nervoso quando Teddy e Victoire sparivano da soli.
    Fred e Roxanne, invece, dissero loro che preferivano restare al castello perché il periodo di Natale era sempre fin troppo indaffarato al negozio, e poi non avevano voglia di raccontare ai genitori come si era risolta la faccenda dei Marchi Neri Commestibili.
    Scoprirono che anche Martin sarebbe rimasto al castello, così si accordarono per trascorrere i pomeriggi successivi tutti assieme, giocando a scacchi e passeggiando in mezzo alla neve.
    Quando gli studenti partirono, Hogwarts divenne insolitamente silenziosa, quasi un luogo da fiaba: ghiaccioli e neve decoravano le alte torri ed ogni suono era attutito dal pesante strato di neve sotto cui riposavano i prati e la foresta. Ogni passo sul mantello candido veniva cancellato in capo a poche ore grazie ai fiocchi che scendevano pigramente, ma incessantemente dal cielo. Solo quelli di Hagrid restavano visibili un po’ più a lungo ed ogni suo passo faceva scricchiolare la neve come un tronco d’albero sradicato.
    Dal momento che i Potter ed i Weasley erano divisi in sette camere diverse, e che, a Grifondoro, erano rimasti solamente loro, decisero di occuparne due e chiesero alla preside il permesso di far restare Martin con loro, visto che era l’unico Corvonero rimasto a scuola e già si era seduto a mangiare al loro tavolo.
    La preside, ovviamente, non aveva dato il consenso, ma i ragazzi, alla vigilia di Natale, lo fecero salire alla torre comunque.
    Rimasero davanti al camino a chiacchierare e giocare, con Erintja che si stiracchiava sulle ginocchia di Martin, finalmente senza timore di veder spuntare Mrs Purr da un muro, all’improvviso. Mangiarono i dolci acquistati durante l’ultima visita a Mielandia e bevvero burrobirra e succo di zucca che venivano dai Tre Manici di Scopa, ma, prima di mezzanotte, Fred, che essendo il più anziano del dormitorio, si era calato nei panni del capogruppo, mandò tutti a letto.
    La neve era scesa abbondantemente, durante la notte, e la mattina di Natale, guardando fuori dalle finestre del castello, ogni superficie riverberava della pallida luce del sole.
    Sgusciando tra le tende chiuse del baldacchino, Albus rabbrividì e si accorse che il fiato gli si addensava in una nuvoletta davanti alla bocca: era molto presto ed il fuoco nel camino doveva essere stato acceso da poco.
    A casa loro, i Potter si alzavano presto, il giorno di Natale, per scartare i regali tutti assieme, seduti davanti all’albero decorato, in soggiorno. Sebbene non fossero a casa, Albus era deciso a tirare il fratello giù dal letto per rispettare la tradizione, così, dopo aver occhieggiato vari regali recapitati durante la notte, si infilò tra le tende del baldacchino di James.
    In pochi minuti i cinque ragazzi nel dormitorio maschile furono svegli ed iniziarono a scartare i propri pacchetti colorati stando in pigiama, scambiandosi gli auguri e mostrandosi i doni ricevuti. 
    Fred starnutì diverse volte, aveva le borse sotto gli occhi arrossati e si sentiva sonnolento come se avesse dormito troppo poco, ma quando ebbe finito di scartare i propri regali chiese: « Chissà se le ragazze sono già sveglie! »
    In quel momento la porta della camera si aprì e Roxanne, scarmigliata ed in camicia da notte, con un’espressione spaventata sul volto scuro, singhiozzò: 
« Dominique non si sveglia! » 
    Improvvisamente il freddo nella stanza parve più intenso. Louis guardava la cugina come se non capisse quello che stava dicendo: « Come non si sveglia? »
    « Rose e io abbiamo provato a svegliarla in tutti i modi, ma non apre gli occhi! »
    « Bisogna chiamare Madama Chips! » suggerì Martin.
    « Vado io! » James corse giù dalle scale a chiocciola e fuori dalla sala comune, dirigendosi all’infermeria.
    Quando fu di ritorno, seguito dall’anziana infermiera, gli altri attendevano in sala comune. Roxanne era tornata nella stanza che occupava con le cugine, dove Rose era rimasta a cercare di svegliare Dominique e dove le ragazze vennero raggiunte da Madama Chips.
    L’infermiera le mandò ad aspettare con gli altri e solo dopo diversi minuti riaprì la porta della camera; aveva un’espressione corrucciata e teneva in mano la propria bacchetta, con cui aveva fatto comparire una barella per trasportare la ragazza all’infermeria.
    « Ora vestitevi e andate a fare colazione. Ci penso io alla signorina Weasley » disse loro, con aria seria e professionale. 
    Nonostante le sue parole rassicuranti, ai cugini non era sfuggita l’espressione della strega e nessuno pensò più ai regali ricevuti, che restarono, dimenticati, nelle camere, tra i bauli ed il pavimento.
L’unica che, svegliandosi in quel momento, pareva del tutto a proprio agio ed indifferente a quanto stava capitando, era Erintja, che si stiracchiò e raggiunse Fred, strusciandosi sulle sue gambe prima di starnutire violentemente.


 
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È passato un po' dall'ultimo aggiornamento, ma da questo capitoli entriamo nel vivo della storia e, da qui in poi, aggiornerò questa storia quasi ogni settimana, fino alla fine! ^^
Vi do subito le risposte al giochino dello scorso capitolo: il libro che Molly sta leggendo è: “La bella addormentata”, ed è stato indovinato da
Ladyriddle! ^^
La versione raccontata dai fratelli Grimm nella loro raccolta di favole si intitola, in realtà, “Rosaspina”, ma la favola della fanciulla che si punge e si addormenta è molto più antica. Nella tradizione francese, comunque, viene dato un nome alla fata cattiva che maledice il fuso: Carabosse, ed eccovi svelato il “personaggio illustre” ^^

Prima di lasciarvi, un grazie a tutti i lettori di questa storia, in particolare a 
uwettaLadyriddleIsidar Mithrimtomorrow_people e MysteriousLabyrinth  per aver recensito il capitolo precedente e, come sempre, vi aspetto su FB! ^^
 

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Capitolo 9
*** La Bella Addormentata ***


Capitolo 9 

La Bella Addormentata





Nonostante le rassicurazioni di Madama Chips, Dominique non si era ancora svegliata.
    L’infermiera della scuola aveva chiamato la preside ed il professor Lumacorno, che, a loro volta, avevano esaminato la secondogenita di Bill e Fleur Weasley, senza trovare il modo di svegliarla.
    « Sembra sotto l’effetto del Distillato della Morte Vivente, » aveva spiegato Madama Chips ai ragazzi, che erano andati a trovare la cugina tutti i giorni, sperando di trovarla sveglia « ma la Pozione Risvegliante non ha sortito nessun effetto. Le ho somministrato anche dell’Antidoto ai veleni comuni, ma continua a dormire ».
    Le condizioni di Dominique non erano cambiate, spingendo l’infermiera a contattare il San Mungo, l’ospedale dei maghi, per avere un consulto.
    Le vacanze di Natale erano terminate e gli studenti erano tornati a scuola; Hogwarts si era riempita di nuovo di chiacchiere e di risate ed anche delle urla di Victoire, che, appena saputo dello strano sonno della sorella, aveva voluto vederla e, poi, aveva  mandato un gufo ai genitori, ancora sul continente.
    Le lezioni erano ricominciate, gli studenti si raccontavano aneddoti delle vacanze e qualcuno esibiva i regali ricevuti, ma nella sala comune di Grifondoro, ad eccezione di una ragazzina del primo anno, che cercava il colpevole della rottura della sua ricordella, non si faceva che parlare di Dominique e lo si faceva sottovoce, forse per rispetto dei suoi fratelli o forse perché sembrava più appropriato al suo sonno.
    « E se fosse la vendetta di Malfoy? » aveva chiesto Peakes, una sera, dopo aver ascoltato la storia da Fred e Roxanne, mentre tornavano al castello dopo il primo allenamento del nuovo anno.
    « Ma figurati! Come avrebbe fatto a farle qualcosa nel suo letto?! » aveva sbottato Roxanne.
    « Sì, ma allora restate solo voi. Non c’era nessun altro nel dormitorio, no? » aveva ribattuto il portiere. « E poi, questo sonno mi sa di magia oscura! »
    Roxanne e Fred si erano scambiati uno sguardo: non avevano detto a nessuno che, quella notte, nel dormitorio c’era anche Martin, ma il ragazzo era nato Babbano, quindi avevano escluso che avesse potuto usare qualche magia sconosciuta agli insegnanti.
    Quando erano rientrati nella loro sala comune, avevano trovato Victoire in lacrime, tra le braccia di Louis, con i cugini stretti vicino a loro e delle espressioni tetre sui volti.
    « Cos’è successo? » aveva chiesto Roxanne, con la voce tremante, temendo il peggio.
    « I guaritori del San Mungo hanno detto che non hanno mai visto nulla di simile! » aveva pigolato Rose, gettandosi tra le braccia della cugina.
    Così, quando Victoire e Louis erano stati chiamati dalla preside, era stato come se dei Dissennatori fossero entrati nella sala comune. Tutti i cugini avrebbero voluto accompagnarli, ma il professor Serendip aveva ordinato loro di aspettare lì, mentre lui avrebbe accompagnato i due ragazzi in infermeria.
    Fleur e Bill Weasley erano arrivati con una passaporta da meno di un’ora ed erano al capezzale della figlia addormentata, mentre Madama Chips e la preside spiegavano loro la situazione.
    « Come può essere suscesso? » aveva singhiozzato Fleur, stringendo la mano di Dominique, ma, purtroppo, nessuno aveva una risposta.
    Victoire e Louis si erano stretti ai genitori ed erano rimasti con loro fino all’ora di cena, quando avevano raggiunto la Sala Grande ed avevano potuto tranquillizzare gli altri Grifondoro sul motivo della loro convocazione, raccontando che la madre aveva insistito per spostare Dominique al San Mungo o per rimanere a scuola con la figlia fino a quando non fosse stato trovato un modo per risvegliarla.
    Ormai, era la metà di Gennaio, il freddo era diventato particolarmente intenso, la volta della Sala Grande rifletteva un cielo grigio e piatto che scendeva, oltre le finestre, fino alla superficie ora interamente ghiacciata del lago, su cui si deponeva la neve. 
    I prati intorno alla scuola avevano smarrito l’orizzonte, persino la Foresta Proibita pareva caduta in letargo. Un’atmosfera sinistra si condensava nei corridoi del castello, assieme al fiato degli studenti.
    Tra le fessure della pietra si insinuavano spifferi ed umidità, facendo stringere più strettamente i mantelli, ma, nei sotterranei dove vivevano i Serpeverde, il freddo doveva essere peggiore che negli altri dormitori.
    Una mattina, Malfoy si presentò in infermeria, sorreggendo Zabini: il ragazzo faceva fatica a respirare e forse aveva anche un po’ di febbre. Madama Chips lo fece sdraiare su uno dei letti dell’infermeria e lo visitò. « È solo un po’ di raffreddore, caro. Vedrai che starai subito meglio » lo rassicurò dandogli una fiala di Pozione Peperina « Resta sdraiato qualche minuto e poi va’ a fare colazione ».
    Lotus ringraziò e l’infermiera li lasciò soli mentre il fumo cominciava ad uscirgli dalle orecchie come dalla locomotiva di un treno, facendo ridere Scorpius fino alle lacrime. 
    Prima di lasciare l’infermeria, però, Lotus voleva vedere Dominique: aveva saputo solo la sera prima che la ragazza era ricoverata da Natale, perciò aveva deciso di farle visita. 
    Non ci mise molto a trovarla: l’infermeria era vuota, fatta eccezione per un unico paziente, nascosto dietro ad un paravento. Seguito da Scorpius, il ragazzo sbirciò dietro la tenda, non sapendo in quali condizioni si trovasse l’amica e la vide, distesa sul letto candido, i capelli biondo rame sparsi sul cuscino, con accanto una donna con gli occhi rossi e gonfi di pianto che le teneva una mano.
    Intimorito dalla vista della donna, Scorpius rimase in disparte, ma Lotus si avvicinò fino a raggiungere il letto e sbirciò la sconosciuta, ma lei sembrava vedere solo la figlia addormentata.
    « Dominique? » chiamò Lotus, guardando il viso pallido punteggiato di lentiggini e da minuscoli puntini bianchi sulle labbra e sulle palpebre chiuse.
    « Chi sei? »
    Lotus fu colto di sorpresa dalla domanda della donna e rispose precipitosamente: « Je vous demande pardon, madame » per scappare subito via come un ladro. Afferrò Scorpius per un braccio e corse fuori dall’infermeria, trascinando l’amico e lasciando dietro di sé una scia di sbuffi di fumo.


Non era ancora mezzogiorno, quando Blaise Zabini e Draco Malfoy varcarono il pesante portone di Hogwarts, dirigendosi senza esitazioni verso l’ufficio della preside McGranitt.
    L’anziana donna fu sorpresa dalla visita dei due uomini, ma ancora di più dalla pergamena che il signor Zabini le porse e su cui lesse la disperata richiesta di Lotus al padre di raggiungerlo subito a scuola.
    La preside controllò l’orario delle lezioni di Lotus e si diresse verso l’aula di Difesa contro le Arti Oscure, seguita dai due, solo per scoprire che il ragazzo non si era presentato a lezione. Uno dei suoi compagni, però, riferì che, quella mattina, Lotus era stato accompagnato in infermeria da Scorpius ed i tre vi si diressero quanto più velocemente il passo, non più rapido come un tempo, dell’anziana strega consentì loro.
    Lotus e Scorpius aspettavano fuori dall’infermeria. Dalle orecchie di Lotus usciva ancora qualche sporadico sbuffo di fumo e, non appena il ragazzo vide il padre, gli corse incontro, visibilmente agitato. 
    « Papa! Allons! » Lotus prese la mano del padre e la strattonò verso la porta dell’infermeria « Allons! » ripeté ancora, sotto lo sguardo stupito dei presenti.
    « Lotus! Vuoi dirmi cosa succede?! » lo riprese Blaise, seguendolo e trattenendolo assieme, mentre Scorpius raggiungeva suo padre, scambiando con lui uno sguardo perplesso.
    « Signor Malfoy, vuoi dirmi cosa sta succedendo? » la preside si rivolse a Scorpius che scosse il capo, ricevendo una carezza d’incoraggiamento sulla testa da suo padre.
    « Quando ha visto Dominique è corso in guferia a scrivere a suo padre, signora » rispose allora, alzando poi gli occhi grigi verso Draco che gli rivolse un cenno d’assenso.
    « Ero da Blaise quando ha ricevuto il gufo e siamo venuti subito qui » spiegò Draco alla preside, spingendo il figlio a seguire gli Zabini ed entrando in infermeria dietro di loro.
    Lotus non spiegò nulla al padre, limitandosi a condurlo verso il letto di Dominique. Accanto alla ragazza, oltre alla madre, ora c’era un’altra donna: aveva i capelli rosso fiamma, ed il viso spruzzato di lentiggini e, non appena suo padre la vide, sentì la stretta sulla sua mano irrigidirsi.
    « Weasley » la salutò Blaise, trattenendo il figlio.
    « Potter. Da parecchio tempo, anche, Zabini! » lo corresse lei, prima di spostare lo sguardo sul ragazzo e sorridergli fugacemente.
    « Cosa suscede, professoressa McGranitt? Chi sono queste persone? » si intromise Fleur che, nonostante gli anni trascorsi ed il dolore che le si leggeva chiaramente sul volto era ancora estremamente bella.
    La preside era entrata, seguita dai Malfoy. « Il giovane signor Zabini ha chiesto a suo padre di venire qui urgentemente, ma ancora non ci ha detto perché ».
    Forse perché tutti gli sguardi si erano posati su di lui, Lotus parve intimorito. Cercò di farsi piccolo piccolo e si strinse a suo padre, il cui sguardo severo, però, non gli era di nessun conforto.
    Forse perché aveva tre figli o perché aveva in sé l’istinto di una mamma Weasley, la signora Potter girò intorno al letto della nipote, raggiungendo Lotus e si piegò sulle ginocchia, così da risultare un po’ più bassa di lui mentre lo guardava negli occhi.
    « Vuoi dirci perché hai chiesto a tuo padre di venire qui? » gli chiese con voce calma.
    Lotus fissò gli occhi castani della donna: erano premurosi e non c’era ombra di rimprovero in loro e sentì i propri pizzicare perché quello ero il modo in cui lo guardava la sua mamma e le buttò le braccia al collo, cogliendola di sorpresa, ma Ginny aveva buoni riflessi e tre figli vivaci e non si fece sbilanciare, limitandosi ad abbracciare a sua volta quel ragazzino che aveva l’età di James.
    « Dominique » disse allora « si è punta col Fuso delle Fate ».
    Fleur emise un gemito strozzato, balzando in piedi e Blaise impallidì violentemente.
    « Non è possibile! » gemette Fleur « Non può essersi punta con quello! Il Fuso è en France! »
    Il padre di Lotus, invece, con due ampie falcate, raggiunse il letto ed esaminò le mani della studentessa addormentata, fino a che non trovò il segno di una puntura su un polpastrello: una piccola macchia rossa simile ad un morso di ragno. Sollevò lo sguardo su Fleur e poi lo spostò sulle spalle del figlio, ancora tra le braccia della signora Potter, per soffermarsi proprio su di lei. Su di lei e poi sulla preside.
« Fate venire qui Potter » disse infine.


 
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Stamattina sono stata presa dal terrore di non poter aggiornare: è saltata la luce e io non me ne ero accorta! Temevo che il processore del mio vecchio pc mi avesse abbandonata di nuovo, invece... :)
In questo capitolo, la vicenda entra nel vivo e spero che l'arrivo di Draco e Blaise vi abbia fatto piacere! Nel prossimo capitolo ci sarà pure Harry... 
A questo punto, non mi resta che ringraziare chi legge e, soprattutto, chi commenta! Grazie a LadyriddleIsidar Mithrim e tomorrow_people. Come sempre, vi do appuntamento su FB! ^^

 
 
 

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Capitolo 10
*** Il Fuso delle Fate ***


Capitolo 10

Il Fuso delle Fate



 
“C’era una volta un re e una regina che ogni giorno dicevano: - Ah, se avessimo un bambino! - Ma il bambino non veniva mai. Un giorno che la regina faceva il bagno, ecco saltar fuori dall’acqua una rana che le disse: - Il tuo desiderio si compirà: prima che sia trascorso un anno, darai alla luce una figlia – La profezia della rana si avverò e la regina partorì una bimba, tanto bella che il re non capiva in sé dalla gioia e ordinò una gran festa. Non invitò soltanto il parentado, gli amici e i conoscenti, ma anche le fate perché fossero propizie e benevole alla neonata. Nel suo regno ce n’erano tredici, ma egli aveva soltanto dodici piatti d’oro per il pranzo; e perciò una dovette starsene a casa. La festa fu celebrata con gran pompa e stava per finire quando le fate diedero alla bimba i loro doni meravigliosi: la prima le donò la virtù, la seconda la bellezza, la terza la ricchezza, e così via, tutto quel che si può desiderare al mondo. Undici fate avevano già formulato il loro augurio, quando improvvisamente giunse la tredicesima. Voleva vendicarsi di non essere stata invitata, e senza salutare né guardar nessuno, disse ad alta voce: - A quindici anni la principessa si pungerà con un fuso e cadrà a terra morta – E senza aggiungere altro voltò le spalle e lasciò la sala. Fra la gente atterrita, si fece avanti la dodicesima, che doveva ancora formulare il suo voto: annullare il crudele decreto non poteva, ma poteva mitigarlo e disse: - La principessa non morirà, ma cadrà in un profondo sonno, che durerà cent’anni.”
[Rosaspina, f.lli Grimm]



Harry Potter era passato direttamente attraverso il camino dell’ufficio della preside, raggiungendo Hogwarts in pochi istanti dopo essere stato convocato dall’anziana strega.
Non aveva più messo piede a Hogwarts da diciannove anni e si costrinse ad ingoiare una struggente nostalgia quando, giunto nella stanza circolare, posò lo sguardo sul ritratto sorridente del professor Silente.
    La professoressa McGranitt l’aveva scortato in infermeria mentre gli studenti erano ancora in Sala Grande per il pranzo, così non avevano incontrato anima viva durante il tragitto.
« Da questa parte, Potter » gli aveva detto, come se lui non avesse saputo dove si trovava l’infermeria, ma il castello era stato ricostruito esattamente come era prima: era stato la casa di tutti i maghi d’Inghilterra per mille anni e nessuno voleva che fosse diverso.
    Arrivati all’infermeria, il Capo dell’Ufficio Auror del Ministero della Magia si trovò davanti un bizzarro gruppo di persone: sua moglie Ginny teneva tra le braccia un ragazzino di colore, poco più alto di loro figlio James, che indossava la divisa di Serpeverde, Draco Malfoy e suo figlio se ne stavano in disparte, accanto al paravento, mentre Madama Chips esaminava sua nipote Dominique Weasley stesa in un letto accanto al quale stavano sua cognata Fleur e Blaise Zabini.
    « Professoressa... » le domande che avrebbe voluto porre erano parecchie, ma osservando i volti di Ginny e Fleur si decise per la più urgente: « Cos’è successo a  Dominique? »
    Le tre donne presero a parlare assieme, fino a quando Harry non alzò le braccia, sperando di non essere costretto ad ordinare loro di tacere. « Madama Chips, per favore! »
    Ginny gli scoccò un’occhiata risentita, ma subito annuì, accarezzando la testa del ragazzino che, Harry si rese conto, doveva essere il figlio di Zabini, quindi anche della defunta signora Zabini e provò un moto di gratitudine per la moglie che sembrava consolarlo.
    Fleur e la preside guardarono l’infermiera, che però si volse verso Blaise: « Mi dispiace, signor Potter, ma questa volta sembra che non sia io la più qualificata ». Scosse la testa candida ed invitò l’uomo a parlare.
    Zabini osservava Potter con un misto di divertimento e fastidio, ma si trattenne dal fare commenti sconvenienti, avvicinandosi di un passo al letto, così da potersi piegare sulla ragazza addormentata ed indicare i minuscoli punti bianchi su labbra e palpebre. « Vedete quei piccoli segni bianchi? Sono cuciture. Quando le palpebre e la bocca saranno del tutto chiusi, non sarà più possibile risvegliarla » guardò Fleur che aveva ricominciato a singhiozzare.
    « Da quando sei un guaritore, Zabini? » volle sapere Harry, scoccando un’occhiata a Malfoy, stupito che se ne stesse zitto ed in disparte, ma quando guardò verso di lui, fu ancora più sorpreso dal vederlo parlare sottovoce col figlio, con un sorriso sulle labbra, mentre gli scostava i capelli dalla fronte.
    « Hai mai sentito parlare della Bella Addormentata nel Bosco, Potter? » chiese Zabini, per tutta risposta.
    « La fiaba babbana? » chiese Harry, perplesso.
    Zabini annuì. « Dietro ad ogni leggenda c’è della verità, Potter. Ricordi la ribellione dei folletti del 1631, quando il Ministero della Magia decretò che nessuna creatura magica ad eccezione di maghi e streghe potesse portare una bacchetta? »
    A Harry si aggrovigliò lo stomaco al ricordo delle soporifere lezioni di Storia della Magia. « Vieni al dunque, Zabini! » gli intimò.
    « In Francia giunsero alla stessa decisione oltre cinquant’anni prima e accadde qualcosa di simile: la rivolta delle fate culminò con la maledizione della fata Carabosse che colpì la figlia del Ministro della Magia francese. Aveva incantato un fuso con cui la ragazza si punse, cadendo vittima di un sonno simile alla morte ».
    « Ma si svegliò col bacio del principe, no? » chiese l’Auror, perplesso.
    « No, Potter: quella è una sciocchezza inventata dai Babbani! In realtà la ragazza si svegliò dopo che la fata venne uccisa, al termine di uno scontro che portò alla morte di quasi trenta maghi: mai sottovalutare le fate! »
    « E tu... come sai queste cose, Zabini? » Harry Potter scrutò l’uomo che gli stava davanti, forte della propria esperienza di cacciatore di maghi oscuri.
    « Perché chi ha ucciso Emilia ha portato via il Fuso dalla sua cassaforte ».
    Un gemito uscì dalle labbra di Lotus che si strinse più forte a Ginny, mentre Malfoy si avvicinava a Zabini, facendogli discretamente percepire la propria presenza. Potter registrò il tacito supporto che il suo rivale di un tempo dava al proprio amico e, per la prima volta, fu quasi sicuro di poter depennare il nome di Zabini dalla lista degli indagati per l’omicidio di sua moglie.
    « Come può essere arrivato ad Hogwarts un simile oggetto? » si intromise la preside, il volto cereo e gli occhi acuti che brillavano di sgomento.
    « Non per mancarle di rispetto, preside McGranitt, » cominciò Malfoy « ma non è mai stato troppo complicato introdurre artefatti oscuri a Hogwarts ».
    Harry ricordava fin troppo bene l’armadio svanitore e la collana di opali che aveva quasi ucciso Katie Bell e si sorprese del tono impersonale usato da Malfoy. « A proposito, Malfoy, tu che ci fai qui? »
Harry registrò con la coda dell’occhio il ragazzino biondo, Scorpius, che si affrettava a prendere la mano del padre ed a guardare storto lui, come se fosse compito suo difendere il genitore dall’Auror cattivo.
    « Ero da Blaise quando è arrivato il gufo di Lotus. In ogni caso, Potter, sono membro del Consiglio Amministrativo della scuola, quindi posso venire quando mi pare e piace » ghignò esattamente come faceva un tempo. « Mi stai accusando di aver ucciso la moglie di un amico? »
    « Finitela! » si intromise Ginny, pallida e con lo sguardo furente, mentre stringeva la testa di Lotus come se volesse impedirgli di sentire. « Non avete la minima considerazione! Andate a parlare da un’altra parte, se volte continuare in questo modo! »
    « La signora Potter ha ragione, signori » rincarò Madama Chips « Credo che ora vi manderò tutti fuori dalla mia infermeria! »
    Intanto Ginny si era abbassata a sussurrare qualcosa a Lotus, che annuì, tenendo gli occhi bassi.
« Noi andiamo in cucina a chiedere agli elfi se c’è della torta di melassa » annunciò la donna, guardando storto Malfoy, per poi sorridere a suo figlio. « Vuoi venire anche tu? »
Scorpius guardò in alto, cercando l’approvazione di suo padre e Harry si sorprese di nuovo, quando Draco Malfoy permise a suo figlio di seguire Ginny nelle cucine.
    « Da quanto tempo Dominique è in questo stato e dove è successo... dov’è questo Fuso? E... » la domanda più difficile « … quanto tempo abbiamo per svegliarla? » il Capo Auror infilò una domanda dietro all’altra, guardando gli adulti presenti, ad eccezione di Fleur.
    « La signorina Weasley è stata trovata addormentata la mattina di Natale, nel suo dormitorio » intervenne la McGranitt, mentre Ginny ed i ragazzini lasciavano l’infermeria. « Non so di nessun Fuso, però. Poppy? »
    L’infermiera scosse il capo: « Io non l’ho visto, ma c’erano le signorine Roxanne e Rose Weasley con lei, in camera. Riguardo alle sue condizioni, per il momento sono stabili ».
    « Quando quei punti bianchi diventeranno fili e le chiuderanno labbra e palpebre, la situazione cambierà, » affermò Zabini « ma non ho idea di quanto tempo occorra ».
    Fleur cominciò a singhiozzare e Madama Chips decise di somministrarle una pozione calmante.
    Harry sospirò: detestava quando la sua famiglia veniva coinvolta. « Preside, dovrò parlare con le mie nipoti ».
    « Certo, Potter. Da questa parte » la preside condusse i tre uomini fuori dall’infermeria, raggiungendo la porta che dava sulla Sala Grande; come si era aspettata, la maggior parte degli studenti era ancora a pranzo. « Aspettatemi qui » chiese loro mentre entrava a chiamare le due Grifondoro.
    Harry Potter si sporse, in preda a quella nostalgia che già l’aveva colto nell’ufficio della preside: non conosceva i nuovi insegnanti, se non per quello che gli aveva raccontato James l’estate prima e lasciò vagare lo sguardo sui quattro tavoli. I suoi figli sedevano vicino alle cugine e quando la preside le raggiunse, i ragazzi guardarono verso di lui, vedendolo.
    Entrambi scattarono in piedi, correndo nella sua direzione, mentre altri ragazzi lo notavano e qualcuno tra i più grandi lo riconosceva. Harry avrebbe voluto fare un passo in dietro, ma la manona di Hagrid si alzò, dal tavolo insegnanti e lui ricambiò il saluto. Scambiò un cenno con Neville ed incassò l’abbraccio di Albus che gli si era buttato addosso a peso morto, mentre James si fermava ad un paio di passi di distanza.
    « Papà! » ad Albus brillavano gli occhi e Harry mise un ginocchio a terra, mentre lo abbracciava e lo ammirava nella sua uniforme coi colori di Grifondoro.
    « Hai visto che è andato tutto bene, Al’? » gli sorrise mentre il figlio annuiva e poi guardò James, tendendogli la mano. « James? »
    « È successo qualcosa? La mamma sta bene? » chiese con un po’ di apprensione il primogenito, restando fermo sul posto, mentre la McGranitt li raggiungeva con la due ragazze.
    « No, sono qui per Dominique e per un caso che sto seguendo. Mamma è andata nelle cucine coi figli di questi signori. » indicò Zabini e Malfoy alle sue spalle.
    « Lotus? » chiese Albus dopo aver guardato i due uomini qualche passo dietro suo padre.
    « Vi conoscete? » chiese un po’ sorpreso.
    « Louis e Dominique sono suoi amici e... » si girò a guardare James.
    « Credo che questo giovanotto sia ancora arrabbiato per la punizione che gli hai assegnato proprio per aver litigato con Lotus Zabini » intervenne la professoressa McGranitt.
    « Ah! » commentò Harry, alzandosi in piedi. « Preside, c’è un posto tranquillo dove posso parlare con Roxanne e Rose? »
    Harry promise ai figli di passare a salutarli prima di andare via e si volse, per seguire la McGranitt, trovandosi davanti la faccia stupita di Zabini.
    « Hai punito tuo figlio per aver litigato col mio? »
    « Non sapevo si trattasse di tuo figlio, Zabini ».
    « Che punizione gli hai dato? »
    « Niente Quidditch per tutto l’anno » tagliò corto il Capo Auror.
    « Il Quidditch?! » si intromise Malfoy « Sei un mostro, Potter! »
    « Non devo discutere con te i miei sistemi educativi, Malfoy! » in effetti, Harry si chiedeva perché stesse discutendo con Malfoy. Quando raggiunsero l’aula messa a disposizione dalla preside, Potter guardò i due uomini che li avevano seguiti e, senza mezze misure, ordinò loro di stare fuori dai piedi.
    Quando fu nella stanza con le nipoti e la preside, Harry si concesse un momento per riflettere.
    « Perché vuoi parlare con noi, zio Harry? » chiese Rose, guardandolo con gli stessi occhi intelligenti di Hermione.
    « Prima ditemi se state bene » le abbracciò, lasciando da parte l’Auror per un momento, per essere solo lo zio Harry. Le ragazze stavano bene, anche se erano comprensibilmente preoccupate per la cugina. « Proprio per questo ho voluto parlarvi » iniziò lui. « La preside mi ha detto che avete trovato voi Dominique. Avete notato nulla di strano? »
    « Strano in che senso? » chiese Roxanne.
    « Qualcosa che non sembrava di Dominique. Un fuso, per esempio ».
    La preside prese un cancellino da lavagna e lo trasfigurò per mostrare come fosse fatto un fuso alle due, nel caso non lo sapessero, ma entrambe negarono di aver visto qualcosa del genere.
    « Però una cosa strana c’era: » disse Rose, aggrottando le sopracciglia con fare pensoso « carta da regalo strappata! Avevamo deciso di aprire i regali tutti assieme, alla mattina, ma sul letto di Dominique c’era della carta natalizia, come se avesse scartato un regalo ».
    Harry baciò in testa la nipote che gli chiese: « Credi sia importante? Può far svegliare Dominique? »
    « È quello che spero, Rose » le rispose lui, prima di salutarle, per tornare a rivolgersi alla preside. « Potrei ispezionare la camera di Dominique? »
    « Il Fuso potrebbe essere rotolato sotto al letto, ma se così fosse, gli elfi domestici l’avrebbero trovato, Harry » la McGranitt assunse un tono più familiare ora che erano soli.
    « Ma non sapevano cosa fosse. Potrebbero averlo raccolto e messo da parte! » insistette lui. « Senta, se è solo per non farmi entrare nei dormitori delle ragazze, » gli venne istintivamente da sorridere « chiediamo a Ginny. Farà presto e starà attenta. Noi siamo già qui, non avrebbe senso far venire un’Auror donna dal Ministero ».
    La preside ci pensò qualche istante, prima di accettare.
    « Riguardo a Zabini e Malfoy? » le chiese ancora, prima di andare a cercare la moglie nelle cucine.
    « Se parli dei ragazzi, sono due ottimi studenti e non nutro nessun dubbio su di loro ».
    « E i padri? »
    « Dovresti conoscerli anche tu, Harry. Sono passati tanti anni, io credo che meritino un po’ di fiducia e di pace ».
    Harry sospirò, ma annuì. Si fidava del giudizio della sua ex capo casa.
    « Sai cosa facciamo, Harry? » gli sorrise l’anziana donna « Vado io a cercare Ginevra. Tu intanto parla con Zabini e Malfoy ».
    « Ma... »
    « Nessun “ma”, signor Potter! » il tono autoritario della sua insegnante di Trasfigurazione venne mitigato dal sorriso preoccupato. « Io avrei dovuto andare in pensione due anni fa, ma tu e il signor Malfoy mi avete chiesto così tanto di rimanere che mi avete convinta. Adesso, fate qualcosa voi per me: collaborate! »
    Harry si sentì di nuovo un undicenne intimorivo dalla sua vecchia insegnante e si sbrigò ad annuire, prima che la McGranitt lasciasse l’aula.

 
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Mi sa che qualcuno si è perso gli ultimi aggiornamenti! >.<
Tranquilli, però: la settimana prossima pubblico una OS, quindi salterò una settimana... più normale, così? :P
Un grazie a chi ha letto fin qui e a  Ladyriddle e a tomorrow_people per aver commentato il capitolo precedente! ^^

Come sempre, ci vediamo su FB!
 

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Capitolo 11
*** Grifondoro e Serpeverde ***


Capitolo 11

Grifondoro e Serpeverde




La preside McGranitt raggiunse le cucine e si sorprese di trovarci i due giovani Potter assieme alla madre ed ai due Serpeverde: un Malfoy seduto allo stesso tavolo occupato dai Potter e dai Weasley era qualcosa che non credeva avrebbe mai visto, ma che la fece sorridere.
    I quattro ragazzini mangiavano torta di melassa e si scambiavano sguardi circospetti e qualche sorriso imbarazzato, mentre Ginny Potter si assicurava che la torta non finisse, nei loro piatti. Lotus Zabini le stava ancora vicino e James lo osservava con espressione valutativa, tenendosi un po’ a distanza, mentre Albus pareva del tutto indifferente e Malfoy sembrava più impacciato dalla mancanza di posate che dalla compagnia.
    La preside si schiarì la voce e avanzò, impettita nel suo abito tartan e con un’espressione seria sul volto. Fece cenno ai ragazzi di continuare a mangiare. « Devo chiedere una cosa a tutti voi, » esordì e tutti gli elfi domestici che si stavano affaccendando nella grande stanza si misero all’ascolto. « La mattina del giorno di Natale, potreste aver rinvenuto un oggetto a forma di fuso nel dormitorio di Grifondoro. È estremamente importante che quell’oggetto venga consegnato al Capo Auror Potter, quindi chiedo la vostra collaborazione: se lo avete visto o doveste vederlo, vi prego di venire immediatamente da me o dal signor Potter ». Attese qualche momento, guardando i volti degli elfi domestici che annuivano con convinzione, ma nessuno si avvicinò per riferire di aver visto il Fuso.
« Ginevra... » si rivolse, allora, alla strega che la guardava con aria preoccupata e  Ginny scattò subito in piedi.
    « Posso fare qualcosa per lei, professoressa? » le chiese, determinata.
    « Harry è convinto che il Fuso potrebbe essere ancora nel dormitorio di Grifondoro... » spiegò la preside e non dovette aggiungere altro perché Ginny stava già baciando i suoi figli in testa e carezzando i capelli di Lotus, raccomandando loro di tornare in aula appena avessero finito di mangiare.
    « Vado a vedere se trovo qualcosa nel dormitorio! » disse quindi « Sarà bello tornare nella torre di Grifondoro! »
    La preside annuì. « Non posso darti la parola d’ordine, te ne renderai conto... » iniziò, uscendo dalla cucina con lei.
    I ragazzi guardarono le due streghe uscire dalla cucina, mentre gli elfi si rimettevano a lavoro. Un tenue disagio sembrava sceso tra loro, fino a che, James posò sul piatto il resto della sua torta e prese fiato. « Zabini... » chiamò, un po’ incerto « mi dispiace per l’altro giorno. Ti chiedo scusa ».
    Albus e Scorpius alzarono gli occhi, guardando prima James e poi Lotus, che teneva ancora gli occhi incollati al tavolo, in attesa della sua reazione, che però non arrivò.
    « Io ti ringrazio per averci avvisati dello scherzo dei Marchi Neri Commestibili » si intromise allora Malfoy, dando qualche altro momento a Lotus che, finalmente, annuì.
    « Spero che trovino il Fuso... e chi l’ha introdotto a scuola » aggiunse Albus, guardando Lotus. « Mi dispiace per la tua mamma ».
    Lotus sorrise timidamente. « Spero che Dominique guarisca presto » disse loro mentre un pop precedeva il baccano di una pila di stoviglie che rovinava a terra e Winky, un’elfa che i Potter conoscevano molto bene si precipitò strillando a rimproverarne un’altra, appena materializzata, che si accartocciò le orecchie nei pugni, piangendo mortificata.
    « Vai a chiedere scusa agli ospiti! Subito ti dico! » strillò Winky, sbattendo il piedino a terra e la piccola creatura con gli occhi umidi si avvicinò al tavolo come se si stesse recando al patibolo.
    « Pikey chiede scusa » squittì l’elfa domestica. « Pikey fa sempre cadere tutto... Pikey mortificata! » singhiozzò chinando la testa prima di lanciarsi contro il tavolo.
    James si frappose tra lei ed il legno, prima che si facesse male. « Non siamo arrabbiati Pikey, piuttosto, puoi portarci dell’altro succo di zucca?»
    « Winky porta succo di zucca! » si intromise Winky « Pikey fa cadere tutto! Pikey  non pulisce nemmeno più dormitori perché rotto ricordella di studente, pochi giorni fa. Noi bravi elfi domestici, non vogliamo che Pikey fa lamentare studenti di noi! »
    Pikey era mortificata. Si tormentava lo strofinaccio che indossava con le dita tremanti, ferma ad un passo dal tavolo.
    « Sei stata tu a rompere la ricordella di Gwen Sullivan? » chiese Albus e, in risposta, ricevette un lamento terrificante.
    « Pikey non ha fatto apposta! » gemette l’elfa.
    « Pikey, in quei giorni, hai visto un fuso in una delle camere delle ragazze? »


 
*    

Quando Zabini e Malfoy entrarono nell’aula messa a disposizione dalla preside, Harry dedicò loro un lungo sguardo critico: mantelli neri, guanti neri, scarpe lucide, due maghi eleganti e palesemente abbienti, che lo guardavano senza timore, affini come la notte e la luna.
    « Dunque, capo Potter? » Zabini ruppe il silenzio, sfilando elegantemente i guanti. « Immagino vorrai interrogarmi ».
    Harry annuì, sedendosi su un banco « Sì, Zabini. L’inchiesta è stata estesa all’Inghilterra e quindi è diventata anche di nostra competenza. A proposito, le mie condoglianze ».    
    Zabini annuì, spostò una sedia e si accomodò, bizzarramente troppo alto per stare dietro ad un banco di scuola.
    « So che... eravate separati. » andò dritto al punto « Da quanto? Perché vi siete lasciati? Amanti? Soldi? »
    « Da quasi sei anni. Se avessi voluto ucciderla, l’avrei fatto prima, Potter e no, nessun amante e tanto meno questioni di soldi: Emilia era di famiglia molto più che agiata ».
    « E allora perché? »
    Zabini parve a disagio per un momento. « Mia madre » sibilò senza nascondere il rancore.
    « Mh? » lo incitò il capo Auror.
    « Hai presente mia madre, Potter? La strega più bella del mondo, sette matrimoni e tutto il resto! Emilia non era mai abbastanza bella, abbastanza brillante, abbastanza brava! Nulla di quello che faceva era mai abbastanza per mia madre e alla fine non ha più resistito. Ha preso Lotus ed è tornata in Francia! » sbottò gettando i guanti sul banco.
    Harry registrò il modo in cui pronunciava il nome della moglie ed annuì, ricordando qualcosa che aveva sentito dire da Lumacorno molti anni prima, sulla madre di Zabini.
    « Come faceva ad avere il Fuso delle Fate? »
    « Eredità di famiglia: il ministro della magia la cui figlia venne stregata durante la rivolta delle fate era un suo antenato ».
    « Perché teneva in casa un oggetto del genere?! » chiese Harry, palesemente irritato da tanta irresponsabilità.
    « E dove avrebbe dovuto metterlo? Alla Gringott? » rispose, invece, Zabini, come se la cosa fosse assolutamente logica.
    « Un artefatto oscuro avrebbe dovuto essere consegnato agli Auror per essere distrutto! » abbaiò Harry, stringendo i pugni. « Ma tanto a cosa serve dirlo a voi?! » si lamentò a mezza voce e subito i due si irrigidirono. « Chi lo sapeva? » aggiunse quindi, tornando ad interrogare il vedovo.
    Zabini guardò Malfoy, che scrollò le spalle. « Non molti. Draco, alcuni amici di famiglia di Emilia, » scrollò il capo « non saprei ».
    Harry, scoccò un’occhiata torva a Malfoy, che alzò prontamente le braccia.
    « Te l’ho già detto, Potter: non avevo motivi per assassinare la moglie di Blaise e tanto per farti il quadro completo: io sono stato il suo testimone di matrimonio e lui il mio. Lotus è il mio figlioccio e Scorpius il suo e dato che i tuoi ragazzi hanno dato una mano al mio, un paio di mesi fa, perché avrei dovuto prendermela con la tua famiglia? »
    Harry corrugò le sopracciglia. « Non so di cosa stai parlando, Malfoy » detestava non essere informato dei dettagli.
    Draco scosse la testa e guardò Blaise, che annuì. « Qualcuno aveva organizzato uno scherzo ai danni di Scorpius, a Halloween » disse come se questo chiarisse tutto.
    « Uno scherzo? » chiese, invece, Harry, che non ne sapeva nulla.
    Draco sbuffò. « Hanno cominciato durante lo smistamento » strascicò di malavoglia e Harry lo incitò con un cenno a continuare.
    « Scorpius non mi ha detto nulla, ma Lotus l’ha raccontato a Blaise. » di nuovo guardò Zabini, che annuì. « Quando è stato fatto il nostro cognome, qualcuno ha cominciato a gridare Mangiamorte, poi è intervenuta la McGranitt ».
    Harry notò l’aria contrita di Malfoy e si dispiacque per il bambino. « Non ne sapevo nulla » commentò secco.
    « A Halloween qualcuno ha svuotato i magazzini dei Tiri Vispi Weasley di quei dolciumi a forma di marchio nero che andavano di moda qualche anno fa e durante la  cena hanno cominciato a cadere addosso a Scorpius e a comparire sul tavolo dei Serpeverde, ma qualcuno della tua cucciolata ha avvisato Scorpius e Lotus per tempo, così... » ghignò « … non si sono fatti sorprendere ».
    Harry corrugò le sopracciglia, col chiaro sentore che Malfoy non gli stesse dicendo tutto, ma Malfoy scrollò le spalle aggiungendo: « Scorpius sa della parte che abbiamo avuto durante la guerra. Non era del tutto impreparato ».
    « Gli hai raccontato di Voldemort? » chiese Harry, stupefatto, ma in quel momento, la porta si aprì, lasciando entrare una Ginny arruffata e pallida, seguita dalla preside.
    « Trovato qualcosa? » chiese subito Harry, tendendo il braccio per accogliere la moglie al proprio fianco.
    « Niente... » rispose Ginny, buttandoglisi tra le braccia « ho guardato in tutto il dormitorio femminile, a partire dalla camera di Dominique, ma non c’è traccia del Fuso da nessuna parte ».
    « Io ho chiesto agli elfi domestici, ma nemmeno loro l’hanno visto » aggiunse la preside.
    Harry sospirò « Se è stato spostato, potrebbe essere ovunque, nel castello ».
    « Come sai che non è già stato portato via? » intervenne Zabini.
    « Se era qui a Natale, dubito che ci sia stato tempo per portarlo fuori. La prima gita dell’anno a Hogsmeade cade ancora a metà febbraio? » chiese Harry alla preside, che annuì.
    « Nessuno studente o professore ha lasciato la scuola da quando è iniziato il nuovo trimestre » preciso la McGranitt.
    « Gazza ha ancora quei sensori che rivelavano oggetti oscuri che usava quando eravamo al sesto anno? »
    « Credo di sì, ma anche se ne fornissimo a tutto il personale, potrebbe essere nascosto ovunque » rispose la preside.
    « E se fosse stato nascosto nella Stanza delle Necessità? » chiese Ginny, alzando la testa dalla spalla di Harry.
    A Harry parve che il viso pallido di Malfoy sfumasse verso il grigio per qualche istante, prima che la preside rispondesse: « Temo che la Stanza delle Cose Nascoste sia andata perduta per sempre e, in ogni caso, non credo che ci siano molti studenti a conoscenza di quella particolare stanza ».
    Harry e Ginny si scambiarono un’occhiata che non passò inosservata alla preside.
    « Eccetto tutti i ragazzi Weasley e Potter, immagino! » commentò piccata.
    « E probabilmente i figli di tutti quelli che hanno preso parte all’ES » la contraddisse Harry.
    La McGranitt scrollò il capo, rassegnata. « In ogni caso, credo che sarebbe utile domandare ad ogni fantasma ed ogni ritratto della scuola: se hanno notato qualcosa di strano, ce lo faranno sapere ».
    « Va bene, professoressa » poi, Harry tornò a rivolgersi a Zabini: « Ci sono altri modi per liberare Dominique dall’influenza di quell’oggetto? »
    Zabini scosse lentamente il capo « Non che io sappia, Potter. Mi dispiace ».
    « Deve esserci un altro modo! » quasi urlò Ginny, i cui occhi cominciavano ad inumidirsi. « Harry! » lo guardò come se si aspettasse da lui la soluzione.
    « Cerchiamo quel dannato Fuso! » sentenziò lui. « Posso usare il suo camino per mettermi in contatto col mio ufficio, professoressa? »
    « Certamente, Potter » acconsentì la preside.
    « Nel frattempo, io cercherò Nick-quasi-senza-testa » si offrì Ginny.
    « Prima di andare, Potter, dove hai lasciato i nostri figli? » si intromise Malfoy.
    « A mangiare melassa con gli elfi domestici. Sta’ tranquillo, Malfoy: sono al sicuro e ho raccomandato loro di tornare in aula, dopo la merenda » garantì la donna, anche se, ormai, le lezioni dovevano essere finite.
    « Allora, vogliamo andare? » li esortò Harry.
    « Noi che dobbiamo fare? » chiese invece Zabini.
    « Voi tornate a casa, ma restate a disposizione » ordinò Harry, senza badare alle espressioni dei due, che non sembravano molto d’accordo sul prendere ordini da lui.
    « Cioè, tua moglie può rendersi utile e noi no? » precisò Malfoy, con tono ironico.
    « Precisamente, Malfoy » sentenziò il Capo Auror.
    Malfoy alzò le braccia, senza opporre resistenza « La ragazzina è del vostro clan, fate come vi pare ».
    « Signor Malfoy, per favore! » lo redarguì la preside.
    « Mi scusi, professoressa » fu pronto a rispondere, con un piccolo ghigno che sottolineava quanto poco fossero sentite quelle scuse.
    Mentre Ginny andava a cercare il fantasma di Sir Nicholas e Malfoy e Zabini si dirigevano verso l’uscita, Harry e la preside salirono nell’ufficio circolare della strega. Di nuovo, Harry si trovò sotto lo sguardo dei numerosi ritratti.
    « Di nuovo, Harry » lo salutò un Silente sorridente e Harry rispose con un: « Signore » da cui traspariva l’affetto mai dimenticato per il vecchio preside.
    « Potter, pensi di restare qui ad ammirare il muro con gli occhi lucidi come una ragazzina o ti vuoi infilare in quel camino e sparire?! » tuonò la voce fastidiosa del professor Piton.
    Harry cercò il suo ritratto e gli sorrise apertamente, cosa che parve indignare l’acido pozionista. « Mi dispiace, professore: devo solo comunicare col mio ufficio ».
Quando, però, Harry infilò la testa nel camino, dopo aver gettato la metropolvere, fu costretto a ritirarla rapidamente.
    « Cosa è successo? » chiese la preside.
    « Non lo so... qualcosa mi ha... graffiato il viso » nel dirlo, si portò una mano al volto, dove era stato graffiato e ritrasse le dita con una lieve traccia di sangue. « Forse c’è qualcosa che blocca il camino » azzardò, rivolgendo uno sguardo interrogativo alla preside.
    « Ma non è possibile: poche ore fa sei arrivato proprio attraverso questo camino e non c’era nulla che non andasse! »
    « Sarà meglio che faccia verificare » si alzò in piedi « A questo punto farò prima smaterializzandomi e tornando qui subito dopo. Farò presto, glielo prometto, professoressa ».
    « Va bene, Harry. Avverto io Ginevra » acconsentì la preside.
    Harry lasciò l’ufficio e si diresse a passi lunghi e decisi verso l’ingresso, rallentando prima dell’ultima rampa di marmo, quando sentì delle voci: erano, senza ombra di dubbio, quelle di Malfoy e Zabini.
    Scese lentamente, osservando i due uomini parlare con alcuni ragazzi che indossavano la divisa da Quidditch e portavano in spalla le scope. I ragazzi se ne stavano andando alla spicciolata, tranne uno che stava parlando con familiarità coi due uomini.
    Quando Harry ebbe sceso l’ultimo gradino, gli occhi scuri di Zabini scattarono verso di lui. « Potter, hai parlato col tuo ufficio? »
    « Non ancora. Pensavo che ve ne foste già andati » rispose Harry, raggiungendoli.
    « Tu puoi salutare i tuoi figli e nipoti e noi no, Potter? » chiese Malfoy, posando una mano sulla spalla del ragazzo alto, dai capelli scuri. A Harry ricordava qualcuno, ma non avrebbe saputo dire chi.
    « Ti presento mio nipote Augustus, il capitano della squadra del Serpeverde ».
    « Augustus Flint, signore » si presentò il ragazzo. Era alto e col fisico asciutto, portava i capelli tirati all’indietro come li aveva portati, molto tempo prima, Draco, quando ne aveva di più, e gli occhi erano di un freddo color azzurro.
    « Flint? Come Marcus Flint? » chiese Harry, ritrovando alcuni tratti del Serpeverde sul volto del ragazzo.
    « Sono suo figlio, signore » rispose il ragazzo, alzando il mento con orgoglio.
    « La madre di Augustus è la sorella di mia moglie » fece Draco « di’ a Potter quello che hai detto a noi, Augustus ».
    « Ci stavamo allenando, quando il professor Serendip ci ha ordinato di tornare al castello, dicendo che tutti gli allenamento sono sospesi fino a nuovo ordine ».
    Harry fissò corrucciato il ragazzo che se ne stava impettito, con la scopa sulle spalle dritte e gli rispondeva guardandolo negli occhi con sicurezza invidiabile.
    Passi affrettati risuonarono nell’ingresso e la figura ansante della preside comparve in cima alla rampa di scale.
    « Potter! » lo chiamò a gran voce « La scuola è isolata! »


 
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E con questo capitolo, gli adulti sono entrati definitivamente nella storia!
Mi è stato fatto notare che gli ultimi capitoli non sono stati particolarmente coinvolgenti e, sob, devo dire che me ne ero accorta: dove siete? ç_ç Mi sento un po' Particella di Sodio, ultimamente! >.<
Spero che questo capitolo sia andato un po' meglio... fatemelo sapere. Fatemi sapere anche se non vi è piaciuto!
Intanto, ringrazio tutti i lettori che, seppur silenziosamente, non hanno abbandonato questa storia e poi,
Freyja Flint (ex LadyRiddle) ,Isidar Mithrim e Aiedailtari per aver commentato! ^^
La settimana prossima credo posterò una piccola flash, primo tentativo, per me, di contenere il flusso di parole, ma devo ancora finire di sistemare il calendario delle uscite di giugno, quindi, seguitemi sulla mia pagina FB! ^^

 

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Capitolo 12
*** Il roveto ***


Capitolo 12

Il roveto




« Hogwarts è isolata? » chiese Harry, portandosi una mano al viso, dove i graffi erano ancora visibili. « Per questo non è possibile  comunicare con l’esterno via camino! »
    « Non si può comunicare? Cosa aspettavi a dircelo?! » sbottò Malfoy.
    « Non ne ero ancora sicuro, Malfoy. Volevo raggiungere il cancello e smaterializzarmi per chiamare i miei uomini in rinforzo » spiegò Harry, riflettendo velocemente.
    La preside scese le scale, la stessa espressione determinata che aveva la sera dell’ultima battaglia contro Voldemort sul volto incartapecorito. « Ora manteniamo la calma. Il professor Serendip è andato a chiamare Hagrid e il professor Paciok. Aspetteremo che ci dicano cosa sta succedendo e, nel frattempo, andremo a cena senza far preoccupare di nulla gli studenti! » poi si rivolse all’unico studente presente: « Signor Flint, lei non dirà nulla di quanto ha sentito, sono stata chiara? »
    « Sì, signora » rispose il ragazzo, prima di essere congedato.       
    « Andremo a cena? » Harry non sembrava molto d’accordo.
    « Sì, signor Potter! Questa è ancora la mia scuola, quindi farete come dico io. Non getterò gli studenti nel panico fino a quando non saprò cosa sta succedendo! »
    « Allora, potrei essere più utile là fuori, professoressa! » contestò il Capo dell’Ufficio Auror.
    « Gli studenti ti hanno già visto, Harry » cambiò registro la professoressa McGranitt. « Lascia che se ne occupino gli insegnanti, per adesso e approfittane per parlare con James ». La preside si incamminò verso la Sala Grande, e a Harry, Blaise e Draco non rimase che seguirla.  

    
A metà della cena, gli insegnanti usciti non erano ancora tornati e, come se non bastasse, i fratelli Potter, Zabini e Malfoy non erano ai loro tavoli a mangiare. Gli studenti occhieggiavano al tavolo degli insegnanti, dove erano stati fatti accomodare gli ospiti e, tra un boccone e l’altro sbadigliavano. I più piccoli, in particolare, sembravano decisamente stanchi.
    « Avranno mangiato troppa torta di melassa, questo pomeriggio » Ginny cercò di tranquillizzare Zabini e Malfoy senior. « Sarà divertente dormire al castello, ci pensate? » rise, ma nessun altro lo fece e Ginny si incupì. « Stavo solo cercando di non farvi preoccupare! » borbottò guardando Harry in cerca di aiuto.
    « Lily è da tua madre, vero? » le chiese, invece, lui, sospirando.
    « Sì, è al sicuro, non preoccuparti ».
    Malfoy sbuffò. « Anche lei si sarà ingozzata di dolci tutto il pomeriggio! Spero per te, Potter, che i nostri figli siano davvero nei sotterranei! »     
    « Tu non hai mai saltato la cena, Malfoy? » ribatté lei, ma Harry le fece cenno di tacere quando     un ometto anziano e voluminoso entrò nella Sala, dirigendosi a passo svelto al tavolo dei professori.
    « Professor Serendip! » lo chiamò la preside, alzandosi e raggiungendo una stanza attigua.
    Harry e gli altri li seguirono anche se non erano stati invitati; era la stessa stanza in cui Harry era entrato quando il suo nome era uscito dal Calice di Fuoco, dove era stato informato delle regole del Torneo Tremaghi assieme a Cedric Diggory, Fleur Delacour e Viktor Krum.
    « Potter, Malfoy, Zabini, vi presento il professor Serendip, l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure » lo introdusse la McGranitt.
    « Oh! Potter! È un onore conoscerla, dopo aver tanto sentito parlare di lei! », il mago sollevò in un gesto di saluto la bombetta che portava in testa, « Peccato non ci sia tempo per parlare, adesso: come stavo dicendo alla preside, sta capitando qualcosa di strano nella Foresta Proibita. Il professor Hagrid la sta perlustrando e il professor Paciock è con lui: stanno crescendo rovi ovunque! Rovi alti fino a cinque metri, da quel che ho visto e avanzano rapidamente verso il castello. Resistono agli incantesimi che abbiamo tentato e non consentono di usare i camini né di smaterializzarsi ».
    « È il Fuso! », intervenne Zabini, « Sta chiudendo la ragazza Weasley nel castello perché nessuno possa giungere a liberarla ».
    Harry si accigliò. « Zabini, nella favola babbana, tutti quelli che vivevano nel castello cadevano addormentati con la principessa... »
    Zabini scosso il capo. « Credo che attinga forza dagli abitanti del castello, ma non ho idea di quanto potrebbe accadere agli studenti ».
    L’espressione di Harry divenne seria e determinata. « Dobbiamo far arrivare gli studenti a Hogsmeade. Professoressa, possiamo usare i passaggi segreti che uniscono il castello al villaggio? »     
    « Furono fatti chiudere dal professor Piton e non sono mai stati riaperti » ammise la preside.
    « Allora dovremo aprire un varco. Io raggiungo Neville e Hagrid, voi preparate gli studenti ad uscire! » Harry lasciò la stanza e si diresse all’uscita, ma si fermò sulla porta d’ingresso della Sala Grande, vedendo Neville venire verso di lui assieme a Rose ed un altro ragazzino con un gatto in braccio.    
    « Neville! » lo chiamò Harry, mentre veniva raggiunto dagli altri.
    L’insegnante di Erbologia teneva la mani sulle spalle dei due studenti, ma li lasciò non appena Ginny si piegò ad abbracciare Rose. Il gatto del ragazzino gli sgusciò tra le braccia, sparendo tra le ombre della sala d’ingresso. « Li ho trovati a zonzo per la Foresta e li ho riportati indietro » spiegò Neville, serio.
    « Nella Foresta? Cosa ci eravate andati a fare? » chiese subito Ginny.
    « È stata colpa mia, signora, » si intromise Martin «     la mia gatta era scappata e Rose mi ha aiutato a trovarla ».
    « Sto bene, zia, non preoccuparti », aggiunse Rose, « Sono giù tornati Albus e James? » Chiese poi, guardando in direzione della Sala Grande.
    « Tornati da dove? » chiese Harry, improvvisamente preoccupato.
    « Erano fuori anche loro, assieme a Lotus Zabini e Scorpius Malfoy ».
    Harry impallidì e guardò Neville, che scosse la testa in un gesto di diniego.
    « È così che i nostri figli sono al sicuro, secondo te, Potter?! » Sbraitò Draco Malfoy, alle spalle di Harry Potter. Lui e Zabini avevano sentito l’intera conversazione, stando ad un passo di distanza dal Capo Auror e sua moglie.
    Harry Potter aveva violato il coprifuoco e le regole della scuola decine di volte durante la sua adolescenza, ma l’essere diventato padre aveva gettato una nuova luce sull’importanza del rispetto per le regole, in particolare quando si trattava dei suoi figli. Ricordava anche piuttosto bene una punizione nella Foresta proibita, di notte, con Draco Malfoy, e riusciva a comprendere l’ansia dell’uomo, sapendo che suo figlio era in quella stessa foresta, quella notte, in compagnia unicamente di tre ragazzini. « Vado a cercarli! » Annunciò allora.
    « Veniamo anche noi! » decise Malfoy.
    « Scordatelo, Malfoy! Sareste solo d’intralcio! »
    « Ci sono i nostri figli, là fuori, Potter! » aggiunse Zabini, determinato a non lasciarsi mettere da parte.
    « Hagrid è ancora fuori, Harry. Sta cercando di liberare i Centauri che sono rimasti intrappolati dai rovi » disse Neville, estraendo un ramoscello spinoso da una sacca, « Ho tagliato dei fusti per fare delle talee e studiarle. Spero di trovare il modo di distruggere questa pianta! »
    « Rose, » l’Auror si rivolse alla nipote e al ragazzino di cui non conosceva il nome « dove stavano andando James e Al, quando li avete visti? »
    « C’era un elfo domestico con loro. Parlavano di una radura mi sembra » rispose la piccola Weasley.
    « Una radura? Credo di sapere dove erano diretti. Andiamo! » li incitò Serendip, estraendo la propria bacchetta e precedendo Harry fuori dal castello.
    Anche Harry credeva di sapere dove stessero andando i ragazzi e non ne era per nulla contento. « Andate a cena e non dite nulla ai vostri compagni » raccomandò loro. « Ginny, tu resta al castello ad aiutare la preside » disse alla moglie, senza darle il tempo di rispondere, prima di uscire, dietro all’insegnante.
    Zabini e Malfoy lo seguirono come due ombre, mettendo mano alle rispettive bacchette e, questa volta, Harry non provò nemmeno a dire loro di restarne fuori.
    Serendip fece strada e si addentrò nella foresta: i rami oscuravano il cielo e l’unico rumore che si sentiva era quello dei loro passi. Rovi alti e robusti erano cresciuti dove un tempo c’era il sentiero che Harry aveva percorso assieme a Hagrid.
    « State attenti a dove mettete i piedi » li avvisò Serendip, indicando le ramificazioni di triboli che sbarravano la strada. « Da questa parte! »
    Harry notò come i fusti spinosi fossero stati spezzati aprendo un grande varco, probabilmente per far passare Hagrid, ma più si addentravano nella foresta, più risultava difficile proseguire: i mantelli si impigliavano e, se non si faceva attenzione, si rischiava di inciampare ad ogni passo. Ben presto, Zabini e Malfoy avevano rinunciato ai loro mantelli e tutti erano inciampati almeno un paio di volte o si erano graffiati le mani od il viso cercando di procedere.
    « Probabilmente i ragazzi pensavano di trovare Erintja alla radura! » esclamò a quel punto Serendip « Hagrid, giorni fa, mi disse di averla vista gironzolare da quelle parti. Recido! » saltò in avanti con agilità sorprendente per la sua età, tagliando un nodo di rovi che gli sbarrava la strada e proseguì a balzi come se avesse delle molle sotto i piedi, agitando la bacchetta e canticchiando allegramente qualche strofa che a Harry pareva di aver già sentito:
    « Ma la gatta tornò,
        non poteva stare a lungo lontano,
    Sì, la gatta tornò,
        il giorno subito dopo,
    la gatta tornò,
        pensavamo fosse spacciata,
    Ma la gatta tornò,
        non poteva stare lontano... »

    Mano a mano che proseguivano, correndo dietro a Serendip, la sensazione di Harry di sapere dove stessero andando diventava sempre più forte: era già stato in quel punto della Foresta Proibita ed era come se i suoi piedi riconoscessero le radici nodose su cui incespicava.
    Serendip faceva strada verso la radura e Harry sapeva cosa vi avrebbe trovato: ragnatele pendenti e scurite dal tempo ed il grande bozzolo che un tempo era stato la tana di Aragog. I tronchi degli alberi iniziavano a diradarsi, sostituiti dai rovi quando il capo casa di Grifondoro, giunto sul ciglio della radura, inciampò, spanciandosi a terra.
    « Professor Serendip! » Harry si piegò per aiutarlo ad alzarsi, ma l’insegnante gli fece segno di proseguire.
    « I ragazzi! Vada a cercare i ragazzi! » gli disse il vecchio mago, indicando i frammenti filamentosi della ragnatela gigantesca che pendevano ancora, simili a liane  flosce.
    Lo sguardo di Harry vagò per qualche istante a terra, prima di puntare alla radura dove, anni prima, era morto per mano di Voldemort.  « Andiamo! » ordinò con voce imperiosa, anche se sembrava aver dimenticato che, dietro a lui, c’erano Malfoy e Zabini.
    La luce della luna filtrava tra i rami e rischiarava il luogo con una luce spettrale.
    « Lumos! » la voce di Zabini, bassa e sicura precedette di un istante la luce sulla punta della sua bacchetta. « Che posto è questo, Potter? »
    « Era il nascondiglio delle Acromantule, anni fa » gli rispose Harry.
    « Acromantule?! » il tono di Zabini tradiva la sorpresa e la preoccupazione.
    « I Mangiamorte le coinvolsero nell’ultima battaglia e le poche che sopravvissero vennero catturate nei giorni seguenti. Tutta l’area fu bonificata, quindi non temete: non ce ne sono più ». Harry avanzò, circospetto e sentì i due uomini muoversi ai suoi fianchi, spalleggiandolo con le bacchette illuminate.
    « I rovi stanno crescendo! » la voce di Serendip li avvertì, ma quando si volsero a cercarlo, scoprirono che il passaggio era già stato chiuso dai fusti aerei del roveto. Sentirono ancora la sua voce pronunciare l’incantesimo di taglio, ma, a quel punto, potevano solo andare avanti e sperare di trovare i ragazzi.
    « SCORPIUS! » chiamò Malfoy e subito Zabini gli fece eco chiamando « LOTUS! ». Anche Harry chiamò i figli, sperando che riuscissero a sentirlo. « JAMES! ALBUS! »
    « Papà! » sentirono due voci rispondere subito, « Papà! » si aggiunse la voce di Albus. « Siamo qui! » chiamò una quarta voce e, pochi istanti dopo, la figura piccola e tutta orecchie di un elfo domestico comparve dall’apertura del bozzolo gigantesco ed ormai coperto di fango e foglie, strizzando i grandi occhi tondi come se la fioca luce delle bacchette accese la infastidisse.
    « Studenti stanno bene, signore, ma prigionieri dei rovi! Pikey ha provato a liberare loro! Pikey ha provato! » piagnucolò mostrando le mani insanguinate.
    « D’accordo, Pikey » le si avvicinò Harry « adesso ci pensiamo noi, guidaci da loro » le ordinò con tono gentile dato che la creaturina tremava e piagnucolava.
    I tre maghi seguirono l’elfo domestico dentro il bozzolo, dove l’aria era insolitamente calda e, alla luce delle bacchette, poterono vedere i quattro ragazzini intrappolati tra i rovi che erano cresciuti anche all’interno della tana di Aragog.
    « Adesso vi liberiamo! » li rassicurò Harry « Recido! » puntò la bacchetta contro i rovi che vennero tagliati di netto e caddero a terra, ma pochi istanti dopo, i fusti che avevano toccato il suolo, cominciarono a crescere. Scorpius strillò e i ragazzini si strinsero tra loro.
    « Recido! » Blaise Zabini si avvicinò, osservando il roveto ingrandirsi « Potter, più li tagliamo e più crescono! »
    « Dobbiamo trovare un altro modo di tirarli fuori! » aggiunse Malfoy, avvicinandosi a sua volta.
    Nel buio ci fu un movimento ed il tenue bagliore di un piccolo Patronus volò sopra le teste dei tre maghi: un pettirosso perfettamente formato si posò davanti ai rovi che imprigionavano gli studenti e la voce di Neville Paciock gli uscì dal becco, dicendo: « Ardeo rubum! »
    « D’accordo, proviamo! » disse Harry, puntando la bacchetta contro i rovi « Ardeo rubum! »
    Il roveto si seccò in pochi istanti, liberando i quattro ragazzini pieni di graffi, che riuscirono a divincolarsi e raggiungere i loro salvatori.
    « State tutti bene? » chiese Harry, abbracciando Albus e guardando gli altri: Scorpius si era buttato tra le braccia di suo padre e Zabini stava stringendo suo figlio, mentre James lo guardava, combattuto tra il desiderio di abbracciarlo e l’arrabbiatura che ancora provava. « Vieni qui, James » disse allora Harry, allargando in braccio per accogliere il figlio che gli si buttò addosso e stringere anche lui.
« Ora vi riportiamo al castello » disse loro, appurato che, salvo i graffi e la paura, stessero bene.
    « Cosa siete venuti a fare nella Foresta Proibita? » chiese Zabini, guardando suo figlio con aria severa, seppure sollevata.
    « Pikey ci ha detto di aver visto Erintja portare il Fuso nella foresta... »
    « … volevamo trovarlo » aggiunse Scorpius con voce flebile.
    « Chi è Erintja? » chiese subito Zabini, ma Lotus stava già tirando fuori da una tasca un oggetto avvolto in un fazzoletto candido.
    « Erintja è la gatta di un nostro amico » spiegò Albus, intanto.
    « Pikey ci ha detto di averla vista infilarsi sotto il letto di Dominique » si intromise James « e uscirne con un fuso in bocca. Pensava fosse un giocattolo ».
    Lotus, con grande attenzione, scostò i lembi del fazzoletto, rivelando il Fuso delle Fate nel proprio palmo.
    « Sta’ attento a non pungerti, Lotus! » lo avvertì Zabini, con occhi sgranati.
    « Dallo a me! » Intervenne Harry e Zabini lo prese dalle mani del figlio per consegnarlo all’Auror. « Ora, usciamo di qui! » disse Harry, non appena lo ebbe in mano. Lo richiuse nel fazzoletto e poi lo fece scomparire in una tasca sicura della sua divisa. Quando si girò verso l’uscita, però, scoprì che i rovi l’avevano chiusa.
    « Ardeo rubum! » pronunciarono all’unisono i tre maghi, senza esitazione e, tenendo al riparo i ragazzi, proseguirono essiccando il roveto fino a raggiungere il professor Serendip, ormai accerchiato ed immobilizzato dai rovi.
    « Sta bene, professore? » gli chiese Harry, aiutandolo a liberarsi dai fusti essiccati. « Ce la fa a camminare fino al castello? »
    Serendip era piuttosto malconcio, ma non appena vide gli studenti, graffiati, ma salvi, sorrise gioviale. « Ce la farei anche se dovessi saltellare su una gamba sola! » rispose affiancando Harry, sulla strada del ritorno.

 
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Ci stiamo avvicinando al finale e il Fuso delle Fate è finalmente stato recuperato!
Anche questo capitolo, come il precedente ed i successivi, è stato rivisto più di una volta: ho spostato l'attenzione dai figli ai padri, per poi tornare, almeno in parte, ai figli e non sono ancora pienamente soddisfatta, ma alla fine ero troppo esausta per metterci ancora mano, per cui... spero che non vi deluda troppo.
Grazie a tutti i lettori silenziosi e grazie, in particolare, a chi la commenta puntualmente: Ladyriddle, Isidar Mithrim e tomorrow_people.
Come sempre, vi aspetto su FB!
A presto! ^^

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Capitolo 13
*** Fare e disfare, filare e tagliare ***


Capitolo 13

Fare e disfare, filare e tagliare




Ogni finestra di Hogwarts era illuminata, spandendo sul prato una luce spettrale. Tutti gli insegnanti, con l’aiuto dei Capiscuola, dei Prefetti e di Ginevra Potter, stavano facendo essiccare il roveto, aprendo una via verso l’esterno.
    La prima a vederli sbucare tra i rami della Foresta Proibita fu una agguerrita preside, che avanzò verso di loro coi la crocchia di capelli grigi ormai sfatta e la bacchetta magica saldamente in pugno. « Potter! Felix! » li chiamò con voce affaticata. « State tutti bene? » osservò i ragazzi e poi notò che Harry le porgeva un oggetto avvolto in stoffa bianca. « L’avete trovato? » chiese speranzosa.
    « Sì, ora dobbiamo solo liberare Dominique dal suo influsso! »
    La preside annuì. « Andate in infermeria, avete bisogno di essere medicati! »
    Madama Chips sembrava li stesse aspettando; prese in consegna il Fuso delle Fate, mettendolo in ammollo in un catino e curò per primi i graffi vistosi degli studenti.
    L’infermeria era affollata di ragazzini addormentati. « Hanno cominciato ad addormentarsi dopo la cena » disse loro l’infermiera, con aria preoccupata, mentre  passava a medicare gli adulti.
    Passò almeno mezzora prima che Harry si accorgesse della silenziosa presenza di un gatto nero, nell’infermeria: Erintja era in attesa, compostamente seduta su un comodino. Harry Potter guardò la gatta e la gatta guardò Harry Potter, come se si conoscessero da molto tempo.
    « Come faceva a sapere dove fossero i ragazzi, professore? » chiese allora Malfoy, che fino a quel momento aveva taciuto, tenendo Scorpius per mano.
    « Erintja! » ridacchiò Serendip e, chiamata in causa, la gatta emise delle basse fusa, palesando la propria presenza anche agli altri. Serendip avanzò verso di lei zoppicando, ad ogni secondo passo la sua scarpa faceva “tac” come se qualcosa fosse rimasto incastrato nella suola. « Sanno tutti che Erintja continua a scappare e che il signor Nymor, il suo padroncino, la cerca di continuo. Avevo visto quella radura tranquilla, tempo fa, il nascondiglio ideale per una gatta che cerca un posto appartato per un sonnellino ». L’insegnante si lasciò cadere pesantemente sul letto, mentre accarezzava la testolina di Erintja, che rispose con fusa più sonore e muovendo sinuosamente la coda.
« Devo avere qualcosa... » Serendip si tolse una scarpa, rivelando calze a righe bianche e rosse, decorate da bocchini gialli « … qui sotto » e con la bacchetta espulse una pietra scura che aveva bucato la suola di cuoio della sua scarpa sinistra.
    La pietra cadde a terra con un suono che echeggiò nella testa di Harry, che la cercò con lo sguardo: era sagomata e scura e familiare, ma non fece in tempo a vederla meglio perché la gatta era balzata giù dal comodino, agguantandola con la bocca come Pikey l’aveva vista fare con il Fuso.
    « I gatti! », rise Serendip, « Sempre pronti a giocare con qualunque cosa! » Erintja, intanto, agitava la coda lunga come se fosse nervosa e quando Harry la raggiunse, mosso dall’istinto che non l’aveva mai tradito, non trovò più traccia della pietra. La gatta approfittò dall’apertura della porta quando la preside, Ginny, Neville ed il professor Sylla entrarono nell’infermeria e sgusciò fuori, lasciando Harry con una strana sensazione a stringergli il petto.
    « Siamo riusciti ad essiccare buona parte del roveto, ora è possibile contattare l’esterno! » esordì la preside.
    « Molto bene professoressa! » si complimentò Harry, decidendo che quello era più importante di un sassolino incastrato nella suola di una scarpa.
    « Oh, il merito è del professor Paciock! » gli sorrise l’anziana strega, evidentemente orgogliosa di lui.
    « Come stanno i ragazzi? » chiese Neville, arrossendo timidamente. « La preside ha detto che hai recuperato il Fuso, Harry; come sta Dominique? »
    « I ragazzi stanno bene e ho dato il Fuso a Madama Chips... » si volse verso l’infermiera che stava finendo di medicare Malfoy e Zabini e Harry si sorprese per l’ennesima volta nel constatare l’affetto che sembrava legare senza imbarazzo Draco e Scorpius. Diverso sembrava essere il rapporto tra gli Zabini: Lotus guardava il padre con apprensione, mentre Blaise pareva non sapere come comportarsi col figlio, ma quando Ginny gli si affiancò, l’attenzione di Harry si spostò sulla moglie, agguerrita e battagliera come sempre. « Non l’ho ancora vista » dovette ammettere allo sguardo interrogativo di lei.
    Ginny fece per avviarsi verso il letto della nipote, nascosto dal separé, quando notò l’elfo domestico che se ne stava incantucciato tra il letto ed il comodino. « Sei stato tu a portare i ragazzi nella Foresta! » gli disse con tono severo.
    L’elfo squittì e si torse le orecchie, alzandosi di scatto per gettarsi con la testa contro lo spigolo del comodino, ma venne fermato dalla mano del professor Serendip che lo agguantò, senza troppi complimenti, per il collo.
    « Quando ci ha lasciati, Pikey è arrivata in cucina... » si fece coraggio Lotus, guardando Ginny con aria mortificata « … e Albus ha chiesto anche a lei se avesse visto il Fuso. Pikey ha detto di sì e che sapeva dov’era, allora le abbiamo chiesto di accompagnarci... » sollevò il viso verso il padre e gli tremò il labbro inferiore. « Sei arrabbiato, papà? »
    Zabini guardò il figlio con espressione severa, ma, di fronte agli occhi lacrimevoli di Lotus, sospiro e si piegò ad abbracciarlo. « No, Lotus. Ero solo preoccupato da morire! »
    « Pikey... » Harry chiamò l’elfo domestico, l’elfa. « … dove avevi visto il Fuso? Chi l’ha nascosto nella Foresta Proibita? »
    La McGranitt si avvicinò all’elfa che ancora piagnucolava. « Quindi, quando sono scesa nelle cucine a interrogare gli elfi tu non c’eri, Pikey. Raccontaci adesso quello che sai ».
    L’elfa fece un passetto avanti, tormentandosi le mani nodose e tirando su col naso. « Pikey rassetta il dormitorio di Grifondoro, signora. Pikey anche la mattina di Natale ha acceso il camino e poi è salita a rifare i letti. Signorina francese già in infermeria e altri studenti lasciato carte di regali dappertutto. Pikey raccolto e rassettato tutto, poi vista gatta nera con coda lunga che litiga sempre con Mrs Purr e grattato dietro orecchie. Pikey sa che a gatti piace, signora ».
    « Cosa ci faceva nel dormitorio di Grifondoro? » la preside guardò verso James e Albus che si scambiarono uno sguardo a testa bassa.
    « Anche se ce l’aveva proibito, abbiamo deciso di far stare Martin nel nostro dormitorio per la notte di Natale, professoressa » spiegò Albus, mortificato.
    La preside sospirò e tornò a guardare Pikey. « Continua » le ordinò.
    « Gatta seguito Pikey in dormitorio femminile e infilata sotto letto. Quando uscita aveva Fuso in bocca. Pikey pensava che era giocattolo senza valore! Gatta felice di giocare e Pikey ha lasciato fare. Poi Pikey finito e ha aperto passaggio per far uscire gatta e lei scesa. Pikey sapeva che gatta nasconde in radura quando Mrs Purr fa dispetti » riprese a tormentarsi le grandi orecchie flosce e gli occhi tondi le si riempirono di lacrime.
    « Va bene, Pikey, non è colpa tua e, per fortuna, gli studenti stanno bene. Torna pure in cucina, adesso ». La preside la congedò e l’elfa scomparve con un sonoro pop. « In quanto a voi... », si rivolse agli studenti, « … siete stati molto fortunati! Questa bravata costerà dieci punti a testa e altri dieci a tutti i Weasley e Potter che durante le vacanze di Natale hanno disobbedito ai miei ordini e anche al signor Nymor! » sentenziò la preside, guardando i ragazzi. « Adesso, andate a letto » aggiunse con voce pacata. Era davvero tardi e i ragazzi non erano abituati a restare svegli fino a quell’ora, tuttavia, nessuno di loro sembrava avere intenzione di lasciare l’infermeria prima di aver visto Dominque risvegliarsi.
    « Va bene! » Sbuffò la preside McGranitt « Sarà meglio concentrarci sulla signorina Weasley, allora ».
    L’infermiera, che aveva finito di medicare il professor Serendip, spostò un paravento: Dominique Weasley sembrava dormire serenamente. Sua madre riposava, pallida e stanca, su una poltrona e l’infermiera si avvicinò in punta di piedi per non disturbarla, come faceva durante l’abituale controllo notturno delle condizioni della sua paziente.
    La preside e i signori Potter seguirono Madama Chips in punta di piedi. « Poppy? » chiese la vecchia strega, quando l’infermiera ebbe terminato il suo esame, ma quella scosse la testa.
    « Immagino che l’effetto del Fuso debba essere annullato in qualche modo, ma non so come » si scusò l’infermiera.
    « Zabini! » Harry si volse verso il mago che era rimasto indietro « Come è stata salvata l’antenata di tua moglie? »
    « So solo che la fata che aveva incantato il Fuso venne sconfitta, Potter e la maledizione si sciolse » rispose con voce lugubre, mentre Lotus lo guardava speranzoso.
    « Sciogliere! » esclamò Serendip, illuminandosi. « Ma certo! Ma certo! Che sciocco a non pensarci prima! Poppy, posso vedere il Fuso, per favore? » si affacciò al paravento con espressione raggiante, in attesa del permesso dell’infermiera, che gli indicò la bacinella in cui aveva deposto il pericoloso artefatto.
    « Sai come sciogliere la maledizione, Felix? » gli chiese speranzosa la preside.
    « Mia affascinante Minerva, spero proprio di sì ». L’insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure immerse la mani nella bacinella, traendone l’oggetto stregato. « La magia  antica si basa spesso su principi elementari come quello del fare e disfare. Ora, il Fuso  ha punto e filato, giusto? » le sorrise e sgocciolò quello che sembrava un semplice fuso d’argento, lungo una ventina di centimetri. « Ora vediamo che succede se punge di nuovo » si avvicinò al letto e prese la mano pallida di Dominique nella propria « Poppy, hai una forbice d’oro, per favore? Meglio essere prudenti ».
    L’infermiera si allontanò per andare a prendere la forbicina nel cassetto dei propri strumenti e tornò quanto più velocemente poté.
    « È sicuro, professore? » sussurrò Ginny, avvicinandosi alla nipote.
    « Solo la morte è sicura, mia bella signora » rispose galantemente il professore. « L’argento è spesso associato alla luna e quindi al sonno, mentre l’oro al sole e quindi alla veglia. I fusi servivano per costituire il filato torcendo le fibre e poi avvolgerlo, quindi, ora vediamo cosa succede ».
    Lotus si era avvicinato, silenziosamente, prendendo la mano libera di Dominique nelle proprie. Aveva gli occhi assonnati e lucidi, ma concentrati sul volto pallido dell’amica.
    Serendip gli sorrise e trattenne il respiro nel momento in cui punse un dito della ragazza. Per un momento parve che nulla fosse cambiato, ma Lotus gridò il nome della ragazza, svegliando Fleur.
    « Cosa suscede? » chiese allarmata la donna, mentre Dominique sussultava ed il Fuso delle Fate cominciava a ruotare vorticosamente nella mano del professore.
Un candido filamento si arrotolava intorno alla pancia del Fuso dipanandosi dalle labbra di Dominique, liberandole le palpebre e le labbra arrossandosi leggermente mano a mano che i centimetri si susseguivano, fino a quando il filo divenne rosso.
    « Ora, Poppy! » ordinò a quel punto Serendip e l’infermiera calò la forbice, recidendo il filo. Il Fuso smise di ruotare e Dominique Weasley aprì gli occhi chiamando: « Mamma... cosa ci fai qui? » con voce roca.
    Fleur le gettò le braccia al collo, scoppiando a piangere e Lotus le strinse la mano ancora più forte, prima di essere avvolto nell’abbraccio materno di Ginny.
    « Professore, crede che potrei avere il Fuso delle Fate? » chiese Harry, avvicinandosi sorridente. « Credo sia il caso di distruggerlo una volta per tutte ».
    Serendip guardò verso Zabini. « Se il legittimo proprietario è d’accordo... »
    « Lo sono! » rispose rapidamente Blaise. « Non voglio più vedere quell’oggetto finché vivo, Potter! Solo, scopri se Emilia è stata uccisa per quello, per favore ».
    Harry annuì, mentre Madama Chips controllava le condizioni generali di Dominique e si spostava poi agli altri letti: il sonno dei ragazzini che erano stati trasportati in infermeria si era fatto più spontaneo, e l’infermiera sorrise loro, cacciandoli fuori dalla sala.
    « Vi ho fatto preparare delle stanze » disse la McGranitt. « Dormite qui, per questa notte. Tornerete a casa domattina ».
    Accettarono, stanchi e provati da quel lungo giorno.
    Albus e James tornarono al dormitorio di Grifondoro e Lotus e Scorpius a quello di Serpeverde, con la promessa che i genitori non se ne sarebbero andati, il giorno successivo, senza averli salutati.

La mattina successiva, Harry Potter comunicò col proprio ufficio, perché chi di dovere fosse pronto a distruggere il Fuso delle Fate; era davvero contento che fosse finito il tempo in cui doveva distruggere artefatti oscuri con zanne di basilisco.
    Poco dopo Bill Weasley raggiunse la moglie al capezzale della figlia e Harry scambiò con lui e con Fleur poche parole, giusto per spiegare cosa era successo e chiedere a Dominique se ricordasse qualcosa, ma la ragazza disse che il pacchetto regalo non aveva alcun biglietto: si era svegliata di notte, con la sensazione che qualcuno fosse nella stanza e lo aveva trovato posato sul proprio cuscino.
    Zabini e Malfoy erano già nella Sala Grande, a fare colazione al tavolo dei Serpeverde, assieme ai figli, quando Harry arrivò. Ginevra aveva già lasciato Hogwarts per raggiungere Lily, così Harry, sotto gli sguardi un po’ stupiti e un po’ eccitati degli studenti, si fece fare un po’ di posto tra James e Albus, e fece colazione con loro.
    « Adesso Dominique starà bene? » Chiese Albus, guardando il padre, pieno di fiducia.
    « Credo di sì » spettinò i capelli del figlio più piccolo e poi prese da parte James, salutando la schiera di nipoti che occupavano il tavolo rosso-oro. Gli studenti che, la sera prima, erano stati ricoverati in infermeria, erano stati dimessi.
    « Sei ancora arrabbiato con me? » gli chiese non appena furono in ingresso. Harry si era seduto sulle scale e James gli stava di fronte, con l’aria imbronciata, rifiutandosi di rispondere.
    Harry sospirò. « Ne desumo di sì ». Si protese in avanti, prendendo nelle proprie le mani del figlio e gli sorrise. « Lo so che pensi che abbia esagerato, James, ma sono tuo padre e anche se non vorrei farlo, è compito mio punirti quando sbagli. Ti voglio bene, lo sai vero? »
    James annuì e Harry lo attirò nel proprio abbraccio. Non era facile fare il padre, ma ce la metteva tutta. Baciò la testa del figlio e fu così che lo trovarono Zabini e Malfoy, quando lasciarono la Sala Grande, con le labbra premute sui capelli scuri di un James che gli stringeva la braccia al collo.
    Zabini si schiarì la voce. « Capo Potter, se non ha nulla in contrario, noi andremmo via, adesso ».
    Harry si alzò, sciogliendo l’abbraccio del figlio e raggiunse i due uomini, porgendo loro la mano. « Grazie per la collaborazione » disse loro.
    Per un momento, i due si guardarono, poi Zabini accettò la sua mano e la strinse, annuendo. Malfoy, invece, sollevò un sopracciglio ed esitò, guardando la mano protesa e poi il volto di Harry, fino a quando non lasciò cadere la mano lungo il fianco.
    « Grazie anche a te, Malfoy » sospirò Harry.
    « L’ho fatto per mio figlio e per Lotus, Potter » strascicò Draco, con tono gelido.
    Harry si limitò ad annuire, rammaricato, ma non sorpreso. Attese che se ne andassero e si diresse nell’ufficio della preside per salutarla e ringraziare anche lei della collaborazione, prima di lasciare Hogwarts a propria volta.


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Eccoci qui, col penultimo capitolo e un aggiornamento "straordinario" di venerdì!
Ho dovuto invertire i giorni di pubblicazione di questo capitolo e di una ff OS che partecipa ad un contest e che deve essere postata per forza lunedì... spero che il piccolo anticipo non vi dispiaccia! ^_-
So che ancora non tutti hanno letto il capitolo precedente, ma ringrazio chi lo ha fatto ed in particolare LadyRiddle e Isidar Mithrim per aver commentato.
Ho una sola nota riguardo a questo capitolo: la soluzione del professor Serendip vi potrà sembrare banale, ma quello del "fare e disfare" è realmente uno dei principi della magia antica ("Sud e Magia", Ernesto de Martino). Chiaramente si parla di magia tradizionale, ma le favole sono parte della cultura popolare e quindi ho reputato la soluzione in linea con il resto della storia.
Potreste aver notato altri piccoli dettagli, ma non vi svelo nulla. Se volete, chiedete, e ricordate che il nome del nostro professore di DADA è "Felix Serendip" non a caso.
A presto con l'ultimo capitolo e, per chi vuole, ci troviamo sulla mia pagina FB! ^^

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Capitolo 14
*** Il Ballo della Vittoria ***


Capitolo 14

Il Ballo della Vittoria




La scuola stava per finire. Era stato un primo anno molto più movimentato di quanto Albus e Rose si fossero aspettati, ma, per fortuna, era tutto finito bene.
    Dominique era stata dimessa dall’infermeria due settimane dopo essersi svegliata e, per il fine settimana di San Valentino, quando era prevista una visita a Hogsmeade si era ormai perfettamente ripresa.
    Madama Chips era stata particolarmente contenta di dimetterla perché l’afflusso continuo di Weasley e di Potter sembrava non finire mai. Anche Martin, Lotus e Scorpius andavano a trovarla quasi tutti i giorni, ma le loro visite erano decisamente meno chiassose di quelle dei familiari della ragazza.
    Il giorno prima della sua dimissione, sul comodino accanto al letto, era comparso un mazzo di rose rosse, accompagnato da un biglietto sul cui contenuto Dominique aveva mantenuto il segreto, dicendo solo alle curiose cugine: « Saprete chi è quando andrò a Hogsmeade con lui, a San Valentino! » Aveva riso alle molte domande dei cugini indignati e per tutti era stato un momento meraviglioso, la prova che fosse davvero tutto finito.
    Il primo sabato dopo San Valentino, Dominique aveva raggiunto Augustus Flint all’ingresso, sorridendo un po’ imbarazzata mentre lui le porgeva il braccio e James, guardando la scena dalla prima rampa di scale, aveva contorto il viso in un’espressione di disgusto.
    « Tanto non durerà » gli aveva detto Albus, con tono laconico, scrollando le spalle, ma nonostante la sua previsione, quel rapporto sembrava continuare.
    Quando, ormai a primavera inoltrata, i fratelli Potter raggiunsero Rose e Martin nel cortile della scuola, quella strana amicizia era ancora sulle bocche di tutti.
    « A Molly verrà un colpo se Augustus inviterà Dominique al ballo! » commentò Albus, stiracchiandosi al sole, mentre James metteva il broncio.
    « E anche a Fred! » aggiunse Rose, ridendo. La sua risata si accentuò ancora di più quando Albus e James la fissarono senza capire. « Roxanne mi ha detto che sono mesi che Fred cerca inutilmente di invitare Ausia ad uscire ».
    Albus inclinò il capo mentre soppesava la possibilità di ritrovarsi entrambi i fratelli Flint come parenti, ma si distrasse quando arrivarono Scorpius e Lotus. In quei giorni avevano studiato spesso assieme, in biblioteca, indifferenti a qualche occhiata storta di alcuni studenti più grandi. Louis si era unito spesso a loro, aiutandoli coi compiti: qualcuno aveva iniziato già a pensare agli esami di fine anno e la biblioteca era spesso affollata fino a pomeriggio inoltrato, altri, invece, avevano cominciato a pensare alla più recente delle tradizioni di Hogwarts.
    « Dominique ci andrà sicuramente con Augustus! » aveva sospirato Rose. « Beata lei! »
    « È probabile » rispose Albus, con poco interesse. « A proposito, cosa regaliamo a Victoire? » cercò di cambiare argomento, ma per Rose, come per tutte le ragazze della scuola, in quei giorni, il ballo sembrava l'unico argomento degno di nota.
    « È il suo ultimo Ballo a scuola, qualcosa che possa indossare alla festa! » aveva suggerito Rose con entusiasmo, offrendo un sacchetto di zenzerotti agli altri.
    « Che festa è? » chiese Martin, sgranocchiandone uno, mentre accarezzava Erintja che sonnecchiava sul parapetto del cortile, accanto a lui; nonostante continuasse ad azzuffarsi con Mrs Purr, pareva si fosse abituata a gironzolare nella scuola, senza allontanarsi più di tanto.
    « L’anniversario della Battaglia di Hogwarts » gli spiegò Albus, sedendosi accanto alla gatta, guardando il panorama che da lassù si godeva. « Si festeggia la fine della guerra e la caduta di Voldemort ».
    « Ed è il compleanno di Victoire » aggiunse Rose, prima di mordere uno zenzerotto e aggiungere: « Molly mi ha detto che Victoire andrà al ballo con Stretton, dato che quest’anno non c’è Ted ».
    « Non parlare con la bocca piena! » la riprese James, imitando Victoire e facendo ridere tutti, compresa Rose, che arrossì violentemente.
    « Ho sentito Ausia dire che vostro cugino Fred potrebbe invitarla, » si intromise Malfoy, un po’ imbarazzato « ma ha detto che se ci prova, lei gli affatturerà la scopa ».
    « Mancano ancora due settimane! » si era lamentata Rose, terminando il suo zenzerotto. « Martin, mi farai da cavaliere? » chiese poi, a bruciapelo, facendo arrossire il ragazzo che balbettò un incerto « Vo-volentieri » che fece ridere gli altri, mentre James afferrava per un polso Scorpius e gli sussurrava qualcosa all’orecchio.
    Albus lo vide annuire e sorrise: mancava poco alla fine della scuola, ed era sicuro che sarebbe andato tutto bene. Batté sulla pietra della balaustra, dal lato opposto a quello dove sonnecchiava Erintja e invitò Lotus a sedere accanto a sé, mentre Martin e Rose continuavano a chiacchierare di un ballo a cui avrebbero potuto prendere parte solo di lì a qualche anno.
    
    
La sera del Ballo della Vittoria arrivò, puntualmente, il 2 maggio: la scuola era stata addobbata con gli stendardi della quattro Case e con ghirlande di fiori. Gli insegnanti che avevano preso parte all’ultima battaglia erano sempre un po’ commossi, ma la tristezza era bandita da quella serata particolare.
    I lunghi tavoli nella Sala Grande erano stati sostituiti da numerosi tavoli rotondi imbanditi con fiori e candele, mentre il centro della sala era riservato ad un ampio spazio vuoto in cui ballare.
    Agli studenti dei primi quattro anni non era consentito partecipare al ballo, ma, poiché non c’era un solo mago in Inghilterra che non avesse diritto di commemorare e festeggiare quel giorno, indipendentemente dall’età, il coprifuoco era alzato alle dieci di sera, mentre la cena iniziata più tardi, per permettere agli studenti di prepararsi per il ricco banchetto.
    Anche se le parole usate dalla preside McGranitt per istituire quella festa, l’anno successivo alla riapertura di Hogwarts, erano sembrate un po’ troppo simili a quelle pronunciate dal Ministro della Magia Millicent Bagnold, in occasione della prima caduta di Voldemort, quando aveva asserito “Rivendico il nostro inalienabile diritto a festeggiare”, nessuno ci aveva fatto caso, preferendo dedicarsi all’organizzazione del primo, memorabile Ballo della Vittoria.
    Quando, quella sera, i Weasley ed i Potter fecero capannello intorno a Victoire, a loro si aggiunsero Martin, Scorpius e Lotus: i cugini avevano deciso che fosse lui, che aveva riconosciuto la maledizione del Fuso delle Fate, a consegnare il loro regalo alla festeggiata, alla fine della cena, prima che cominciasse la musica e gli studenti più giovani dovessero tornare nei dormitori.
    « Però, quando saremo al quinto anno, ti inviterò sul serio, Rose » fece Martin, mentre attraversava la porta della Sala Grande, l’imbarazzo che gli colorava le guance parzialmente celato dall’illuminazione fioca dell’ingresso.
    « Ve bene, vorrà dire che non accetterò altri inviti, per allora! »
    « Chi altro dovrebbe invitarti?! » chiese il ragazzino, con una nota di apprensione nella voce.
    « Chissà, Martin, magari tra quattro anni avrò un sacco di ammiratori! » rise Rose e corse via prima che lui potesse replicare, raggiungendo James a metà della prima rampa di scale, da dove cercava di spiare ancora l’interno della Sala Grande, dove l’orchestra stava accordando gli strumenti e Dominique si stringeva al braccio di Augustus Flint.
    « Pensa che domani comincia il ripasso, invece di fare la civetta! » la redarguì scherzosamente Louis, dalle spalle di Martin, strizzandole l’occhio, ma Rose rispose con una boccaccia e guardò nella direzione in cui guardava James.
    « Però sono carini, quei due! » commentò ridacchiando.
    « Neanche per idea! Lui è un imbecille! » sbottò James.
    « E tu chi inviterai, al tuo primo ballo? » chiese con voce flebile Lotus, guardando Louis, mentre Scorpius, accanto a lui, si stropicciava gli occhi assonnati.
    « Non è mica obbligatorio invitare qualcuno! » gli rispose Louis e Lotus gli rivolse un ampio sorriso candido. « Adesso andiamo, prima che scatti il coprifuoco e diamo un’altra ragione a mastro Gazza per festeggiare! »
    Nella Sala Grande, l’orchestra attaccò una musica allegra e trascinante che spinse quasi tutti gli studenti a scendere sulla pista da ballo. Dominique guardò sua sorella ballare con Stretton, dopo che Ted Lupin aveva dato il suo permesso, a patto che non ballassero nessun lento ed attese che Augustus Flint le porgesse la mano per condurla a ballare.
    Quell’anno aveva rischiato di morire, ma si era salvata e ciò la rendeva, al momento, la ragazza più in vista della scuola. Sapeva che Augustus la corteggiava soltanto per questo e che, l’anno successivo, probabilmente, il capitano dei Serpeverde non le avrebbe nemmeno rivolto la parola, ma, in fondo non le importava nemmeno più di tanto, a patto che quella sera fosse perfetta e, per il momento, lo era.
Le sarebbe piaciuto sapere chi le aveva fatto dono del Fuso, la notte di Natale: suo zio Harry e la preside l’avevano interrogata a lungo, ma, purtroppo, Dominique ricordava solamente di essersi svegliata nel cuore della notte, con un pacchetto posato sul cuscino, accanto al viso, sulla cui carta era scritto “Aprimi subito” con una grafia che le era sembrata familiare. La carta era stata buttata via da tempo e non c’era stato modo di esaminare quel breve messaggio.
    Proprio quella mattina, il professor Serendip le aveva detto, però, di smettere di pensarci e di concentrarsi sullo studio: di lì ad un mese sarebbero cominciati gli esami e poi sarebbe tornata a Villa Conchiglia con Victoire e Louis e, anche se Victoire sarebbe partita con Ted subito dopo l’arrivo dei risultati dei suoi M.A.G.O. per andare a trovare i nonni in Francia, quella sarebbe stata un’estate meravigliosa.


Come il Fuso delle Fate fosse arrivato a Hogwarts rimaneva un mistero, esattamente come l’omicidio di Emilia Zabini, nonostante il Capo dell’Ufficio Auror avesse garantito che tutti i suoi uomini stavano lavorando intensamente all’indagine, in collaborazione con gli Auror francesi.
    Il Fuso delle Fate era stato distrutto una volta per sempre e trasformato in una sfera d’argento, grande più o meno quanto un boccino, che Harry aveva reso a Blaise, dopo avergli garantito che non contenesse più alcun tipo di potere. Zabini l’aveva chiusa in cassaforte, dicendo che sarebbe spettato a Lotus decidere se tenerla o meno, quando fosse diventato maggiorenne.
    La Coppa delle Case venne vinta per una manciata di punti da Serpeverde, che aveva rimontato con tenacia, impegnandosi al massimo per primeggiare, come era nella natura degli studenti di quella casa.
    La preside aveva assegnato alcuni punti all’ultimo momento: cento punti a testa a James e Albus Potter ed a Scorpius Malfoy e Lotus Zabini per il coraggio e l’altruismo dimostrati nella ricerca dell’artefatto oscuro che aveva quasi ucciso Dominique e messo in grave pericolo la scuola.
    Albus sorrise e guardò verso il tavolo di Serpeverde: alcuni studenti potevano non essere contenti di quella vittoria, ma a lui sembrava che fosse stata ampiamente meritata.

 
Fine
 
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E così siamo arrivati alla conclusione di questa storia ampiamente imperfetta.
Ringrazio tutti i lettori che sono arrivati fino alla conclusione del primo anno di Albus e Rose a Hogwarts e do appuntamento a tutti con le loro nuove avventure, tra qualche mese, con "La pergamena strappata".
Grazie in particolare a Ladyriddle e a Isidar Mithrim per aver commentato gli ultimi capitoli... farò del mio meglio per migliorare e far crescere in fretta questi pargoli, promesso!

Per restare informati sulle mie prossime storie, vi aspetto sulla mia pagina FB! ^^
A presto!
 

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