Danny's blues

di Triz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ouverture (o preludio) ***
Capitolo 2: *** Aria ***
Capitolo 3: *** Toccata ***
Capitolo 4: *** Fuga ***
Capitolo 5: *** Fantasia ***



Capitolo 1
*** Ouverture (o preludio) ***


Ouverture (o preludio)

When the night has come
And the land is dark 
And the moon is the only light we'll see

Pazzo, completamente pazzo.
Tim si convinse che quelle fossero le esatte parole per descrivere Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento, il pianista dell'Atlantic Jazz Band del Virginian.
Solo un individuo simile, nel bel mezzo di una burrasca degna di questo nome alle tre di notte, si sognerebbe di togliere i freni al pianoforte e suonare.
Così, come se niente fosse.
E lui, Tim Tooney, lo aveva seguito in questa follia sedendosi vicino a lui.
Il più grande pianista pazzo del mondo, accompagnato dal trombettista più idiota che abbia mai solcato i sette mari.
E i pallidi raggi della luna, che entravano dalle grandi vetrate, erano gli unici spettatori di quella bizzarra serenata all'Oceano.
A proposito di vetrate... CRASH!

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Capitolo 2
*** Aria ***


Aria
Sul ponte del Virginian, Novecento e Tim se ne stavano pigramente appoggiati alla ringhiera della nave. Sopra di loro il rosso del tramonto si estendeva attraverso il cielo.
«Tim».
«Dimmi, Novecento».
«Non credi che sia stato un po' troppo duro?».
«Quando?».
«Ieri sera, con Jelly Roll Morton».
Tim si lasciò sfuggire una mezza risata, ma ne uscì uno sbuffo: «Quel coglione se lo meritava, Novecento» disse con convinzione.
«Davvero? È per questo che ora si è chiuso in cabina?».
«Certo» rispose Tim: «Ha finalmente capito che sei tu il migliore».
«Qua sul Virginian, ma sulla Terra?».
«Beh» mormorò Tim, spiazzato dalle domande dell'amico: «Se solo tu scendessi...».
«Sai già come la penso».
I due amici tacquero, mentre il rosso del tramonto lasciava spazio al blu della notte.

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Capitolo 3
*** Toccata ***


Toccata
«Scenderai sul serio?».
Novecento annuì distratto, guardandosi in giro in cerca delle cose da mettere in valigia. I vestiti e le scarpe c'erano, i vecchi giornali con la rubrica sulle corse ai cavalli pure, gli arretrati sulla paga erano al sicuro nel doppio fondo della valigia, Tim gli avrebbe prestato il cappotto di cammello... Cosa mancava? Apparentemente nulla.
«Non preoccuparti, Novecento, appena scenderò anche io ti verrò a trovare» promise Tim e si voltò per uscire dalla cabina.
«Tim».
«Sì?».
«Non ho nulla da temere dalla terraferma, vero?».
Ma che razza di domanda era? Comunque sia, Tim lo rassicurò: «Non c'è nulla di cui avere paura».
«Ok» replicò Novecento e Tim uscì.

No I won't be afraid, no I won't be afraid

«Ha pestato una merda, sicuro come la morte» borbottò Neil O'Connor, ma Tim lo ignorò.
Sarebbe stato soddisfatto anche se Novecento fosse arrivato fino alla fine di quella dannata scaletta e avesse toccato terra con la punta dei piedi, non gliene importava.
Ma Novecento non gli diede quella soddisfazione.

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Capitolo 4
*** Fuga ***


Fuga
If the sky that we look upon
Should tumble and fall
And the mountains should crumble to the sea
I won't cry, I won't cry, no I won't shed a tear

«Non metterti a piangere per me, Tim, ok?».
Facile, per lui! Che gliene fregava? Dopottutto stava solo per farsi saltare in aria con quella nave allo sfascio.
Tim deglutì e sentì un doloroso groppo alla gola. Annuì, le lacrime che lottavano per uscire, e abbracciò per l'ultima volta il suo migliore amico.
«Su, alza il culo e vattene» lo incoraggiò Novecento dopo aver sciolto l'abbraccio e dandogli una pacca sulla spalla.
"Tim, non piangere" pensò l'ex trombettista tornandosene tristemente verso la cima della scaletta. Novecento lo richiamò, gli fece una battuta sull'aldilà e gli disse definitivamente addio.
"Tim, non piangere" si ordinò risoluto quando scese a terra. Alle sue spalle, il Virginian partì lenta verso il suo ultimo viaggio.
"Tim, non piangere" cercò di imporsi guardando la nave sempre più lontana. Virginian e Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento saltarono in aria.
"Ora puoi piangere" pensò e le lacrime gli solcarono il viso.

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Capitolo 5
*** Fantasia ***


Fantasia

Molte persone entreranno e usciranno dalla tua vita,
ma soltanto i veri amici lasceranno impronte nel tuo cuore.
(Eleonor Roosvelt)

Sono passati più di trent'anni da quando Novecento è morto.
Tim fissa diffidente i fuochi d'artificio rossi che illuminano la città e affascinano sua nipote Elsa. Quel giorno, il primo gennaio 1980, Novecento avrebbe compiuto ottant'anni, almeno ufficiosamente sul Virginian.
Tutto era ormai lontano: al posto del jazz c'era la musica disco, nessuno si odiava abbastanza da sfidarsi a colpi di pianoforte e a nessuno importava delle vecchie storie del trombettista più idiota del mondo.
«Nonno».
«Che c'è, Elsa?».
La bambina si era già stancata dei fuochi e si era seduta a gambe incrociate sul tappeto: «Nonno, mi racconti del tuo amico? Quello della nave? Per favore» lo implorò.
«Lo vuoi davvero, Elsa? Non mi va e poi non me lo ricordo neanche».
«È una bugia!» disse Elsa stizzita: «Gli amici non si scordano, non sono mica gli accendini che perde papà!».
Tim scoppiò a ridere, nascondendo la sorpresa causata dalla saggezza di una bambina così piccola.
«E va bene, Elsa» si arrese il vecchio trombettista: «C'era una volta...».





Note dell'Autrice
E siete giunti fino a qui? Interessante!
Ebbene sì, questa è l'ultima flash dedicata a questa storia. Non ne sono superconvintissima, ma spero che vi piaccia come il resto della raccolta.
Inoltre, con questa raccolta, concludo la trilogia Di pianisti, raccolte e titoli di Morricone. Ciò non vuol dire che, un giorno, non ritorni in questo fandom.
Ringrazio Gipsy Soul per aver recensito tutti i capitoli.
A presto,
Triz

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