Ice King and Angel Queen

di Angel27
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un giorno speciale ***
Capitolo 2: *** Incontri ***
Capitolo 3: *** Il tempo vola ***
Capitolo 4: *** Legami ***
Capitolo 5: *** AVVISO ***
Capitolo 6: *** L'erede ***



Capitolo 1
*** Un giorno speciale ***


SALVE!
Come ho detto nell'avviso la storia è in fase di restauro XD ahahha
No davvero sto cercando di migliorare almeno la forma(dialoghi, virgole, virgolette ecc).
Il primo capitolo-prologo è sistemato...diciamo...
Ora tocca a voi! Vi prego fatemi sapere cosa ne pensate!!!
Un abbraccio e buona lettura
Angel27


Mondi e mondi lontano da qui, dove la terra era sempre verde, dove sbocciavano pomi dorati e frutti succosi, dove la pace regna sovrana...lì dove dimorano gli dei con la loro onnipotenza e onniscienza il sole osava sorgere facendo brillare di luce il meraviglioso palazzo dorato di Asgard.
C'è da dire che Asgard non era un pianeta molto tranquillo essendo il punto centrale di commercio e il luogo dove risiedeva il potere. Ma in quel giorno particolare sembrava fosse ancora più chiassosa ed eccitata: l'intero palazzo era in fermento, chi portava fiori, chi piatti, chi strumenti musicali. 
Il motivo di tanta confusione era molto semplice, si stavano preparando per festeggiare il compleanno del loro re, Odino. Quella sera infatti si sarebbe tenuta una grande festa alla quale avrebbero partecipato tutti i più nobili e potenti esponenti dei nove regni, un evento unico.

"Dai ridammelo!" gridò un bambino dai corti capelli neri e gli occhi verdi, la sua voce riecheggiò per i corridoi del palazzo.
"No, fratello devi riuscire a prenderlo" lo schernì l'altro bambino dai lunghi capelli biondi e gli occhi cerulei tenendo in alto la mano dove stringeva un libro. 
Il bambino dai capelli neri, furente per la rabbia, con un balzo gli fu addosso e strappò il libro dalle sue mani. Osservò poi con cura la copertina e con enorme dispiacere notò che si era strappata da un lato.
"Guarda!- esclamò furente all'altro guardandolo in cagnesco- Guarda che hai fatto! L'hai rovinato!".
Il biondo gli si avvicinò e guardandolo scoppiò in una fragorosa e sguaiata risata. "Ma dai Loki ti stai preoccupando davvero per quel libro? Hahaha sei davvero una femminuccia!", concluse ridendo.
L'altro strinse con foga il libro, non era solito arrabbiarsi così, ma questa volta Thor aveva esagerato quel libro gli era stato donato dalla madre e lui ci teneva molto.
"Ah io sarei una femminuccia, Thor? E tu cosa sei? Un essere rozzo e stupido che si comporta come un pentapalmo! Uno stolto che agisce senza ragionare, preda dei suoi stessi istinti!" sputò fuori quelle parole con una tale forza ed esasperazione che Thor smise di ridere e lo guardò confuso, non pensava che fosse così importante quel libro per lui e rimase davvero ferito da quelle parole. 
Come? Lui un pentapalmo? Era davvero simile a quelle orrende bestie?
Stava per rispondere ma venne preceduto dalla madre che, avendo udito le urla dei due, era corsa per vedere cosa stesse accadendo.
"Madre" dissero entrambi mortificati, consapevoli di averla fatta preoccupare.
"Figli miei che succede? Le vostre grida si sentono per tutto il palazzo." spiegò lei con evidente agitazione.
"Madre mi dispiace di avervi fatto preoccupare, ma Thor ha rovinato il libro che mi avete donato, perché non volevo giocare con lui.", Intervenne subito Loki. 
"Io non sapevo che tenesse tanto a quel libro Madre...volevo solo giocare.", si giustificò l'altro, Frigga li guardò bonaria.
"Ne sono certa Thor, ma questo non ti autorizza a rovinare i libri di tuo fratello - lo ammonì- e non si rivolgono certe accuse al proprio fratello, Loki, non credo che Thor abbia l'aspetto di un pentapalmo- disse, riprendendo anche il comportamento poco cortese del secondogenito - Ora su fate pace, oggi è un giorno speciale per vostro padre, non potete essere tristi ed arrabbiati." concluse poi avvicinandoli. 
"Scusa Loki non dovevo essere così brusco, la prossima volta rispetterò la tua decisione e le tue cose.", si scusò per primo Thor porgendogli la mano, Loki esitò un po', poi l'afferrò con vigore.
"Scuse accettate. Perdonami per averti insultato, non sei un pentapalmo, mi sono lasciato prendere dall'ira."disse poi con rammarico, Thor annuì con sorriso un raggiante e la madre condusse entrambi nelle loro stanze per affidarli alle cure delle ancelle.
"Perdonalo Loki, tuo fratello non conosce altro che le armi-"disse Frigga, mentre si recavano alle sue stanze.
"Lo so madre, ma questo non vuol dire che debba impormi il suo volere.", disse Loki ora più calmo vista l'assenza del fratello, che era già stato affidato alle cure delle ancelle. 
La regina sospirò.
"Hai ragione figlio mio, Thor non assomiglia per nulla a me è come suo padre. Per questo spesso li vedi parlare con enfasi di lotte e allenamenti, loro amano le armi e la guerra. Invece, io e te, figlio mio, amiamo i libri, la pace ed utilizziamo la magia." concluse guardandolo dolcemente e, preso il libro tra le mani, mormorò qualcosa che Loki nn riuscì a comprendere, quando lo porse nuovamente al figlio, questo rimase sbalordito nel vederlo completamente intatto, come nuovo. 
"Vedi Loki il nostro potere edifica non distrugge. Ricorda che hai un futuro glorioso figlio mio, non importa se sarai un re o un principe, ciò che ti contraddistingue dagli altri è questo, ciò che sei e ciò che sai fare, nn vergognartene mai.", concluse lasciandogli un tenero bacio sulla fronte. 
Preso dalle parole della madre, Loki non si era reso conto di essere arrivato davanti la porta della propria camera e dopo aver salutato la madre, le ancelle lo condussero all'interno per prepararlo.
Il piccolo dio,  ripensò a tutto ciò che la madre gli aveva detto e giunse alla conclusione che aveva ragione, non doveva sentirsi inferiore a Thor, poiché anche lui possedeva capacità uniche e speciali, non avrebbe più permesso a nessuno di mettere in dubbio la propria forza.

"Questo Alexiel è un giorno speciale unico!- esordì un uomo dai capelli castani e gli occhi ambrati- Farai il tuo ingresso alla corte di Odino e dovrai essere impeccabile, mi aspetto il massimo decoro dalla mia erede." concluse l'uomo con tono di chi non ammette repliche.
"Certo padre non vi deluderò!" rispose la bambina di circa otto anni, dai lunghi capelli castani con ciocche argento e gli occhi cobalto. 
L'uomo chiamò le ancelle che portarono via la bambina per prepararla al grande evento.
Un uomo incappucciato uscì dall'ombra.
"Sarà all'altezza?" chiese.
"Non ho avuto figli maschi e lei compirà il destino che sarebbe spettato al mio primogenito. Sarà educata come una shadowhunter vivrà secondo le leggi degli antichi cacciatori. Il conclave non potrà soggiogarla e sottometterla perché lei è l'ultima discendente dell'Angelo."

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Capitolo 2
*** Incontri ***


Salve a tutti!
Come ho anticipato nel primo capitolo questa ff è in fase di "restauro" dunque piano piano sto aggiustando i vari capitoli.
Dunque riguardo questo secondo cap (no, non è Steve Rogers!)  l'ho diviso e ho cambiato la forma del testo (in pratica aggiustato qualche virgola, la posizione dei dialoghi ecc.)
Spero come sempre che vi piacerà, inoltre avrete compreso che in questa ff sono presenti personaggi di altri film e libri ovviamente NON sono TUTTI MIE creazioni ma rispettivamente di: JR Tolkien (e vi ho rovinato la sopresa scusate), Cassandra Clare e la MARVEL. ESCLUSI I personaggi di MIA invenzione che riconoscerete facilmente XP
Detto ciò vi ricordo che una recensione  è sempre gradita e si accettano consigli possibilmente senza essere volgari. ;)
Grazie a tutti e buona lettura.
ANGEL27 ^.^
PS. Ho cambiato il nome della madre di Alexiel, non è più Sideria ma Josefine quindi se trovate qualche Sideria (anche non ci dovrebbero essere, ma non si sa maiXD) si parla di Josefine.

~Idris.
Il sole al tramonto illuminava con i suoi ultimi e deboli raggi il palazzo dei Morghesten.
In quella casa il silenzio regnava sovrano rendendolo un apparente luogo di pace e serenità.
"Oh siete bellissima signorina Alexiel", esclamò a gran voce Ginevra, l'ancella della bambina, mentre la guardava con orgoglio e stupore, la piccola piroettò su se stessa lasciandosi ammirare dalla madre e le ancelle.
Indossava uno splendido abito bianco e oro, il busto era fasciato da un corpetto bianco ornato da tanti fiori dorati, solo la schiena era stata lasciata scoperta per via delle maestose ali argentee, mentre la gonna bianca era ornata da fini fasce dorate verticali.
I capelli erano stati legati con uno splendido fermaglio oro in un morbido chignon, mentre al collo portava una sottile catenina del medesimo metallo con una piccola goccia di cristallo come ciondolo.
"Madre come sto?", chiese la bambina sorridendo.
Josefine, una donna dai lunghi capelli argentei, gli occhi cobalto e le eleganti ali bianco latte, la guardò con sincera emozione.
"Sei bellissima tesoro." rivelò sorridendole dolcemente.

Loki sentiva il trambusto che proveniva dalla grande sala dei ricevimenti, lui e Thor si trovavano nella stanza accanto pronti ad entrare col proprio dono. Era tradizione, infatti, che i figli del re portassero il loro presente all'inizio della festa mostrandolo a tutti i presenti.
Avevano fatto forgiare per lui una splendida spada dall'elsa dorata con incisioni asgardiane, scelte da Thor e grazie a Loki con una particolare abilità.
Entrambi erano tesi come corde di violino, non erano abituati a parlare davanti a così tante persone.
"Secondo te gli piacerà?" chiese Loki dubbioso.
"Certo!" rispose sicuro il fratello sorridendo.
"Ma ha tante armi Thor, molte di più di quelle che ha il dio della guerra! Come potrà piacergli la nostra?!" intervenne allora lui.
"Scherzi, non ha nessuna spada con queste incisioni e capacità magiche!" rispose sicuro Thor e Loki sembrò tranquillizzarsi un po' dopotutto lui non amava le armi come Odino e Thor, quindi non poteva sapere quante e quali armi avesse il Padre di tutti, certo come ogni guerriero ne conosceva bene ogni tipologia, ma non erano la sua passione.
"Miei principi è ora!" annunciò solenne una delle guardie.
 I due fecero un profondo respiro e dopo aver preso il loro dono si avviarono verso la sala del trono.
Al loro arrivo le porte si spalancarono immediatamente e Loki non poté far a meno di deglutire ansioso vedendo tutte quelle persone, Thor invece sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori per non far trasparire la sua ansia, ma il moro vide chiaramente le mani tremolanti del biondino.
Percorsero tutta la sala tra gli applausi degli invitati ed una volta arrivati davanti al trono di Odino fiancheggiato da Frigga, si inchinarono in segno di rispetto ed il padre degli dei fece cenno di far silenzio alla folla.
Thor essendo il primogenito parlò per primo.
"Padre-disse- questa spada è stata forgiata dal più nobile dei fabbri di Niðavellir, le incisioni sulla sua lama, scelte da me, sono lodi per tutte le vostre gloriose vittorie." Odino guardò con orgoglio ed ammirazione quel giovane guerriero, sorrise e fece un cenno di ringraziamento col capo, poi rivolse lo sguardo verso Loki, che se possibile divenne ancora più teso, ma riuscì a mantenere la calma e ad articolare bene il discorso.
"Padre, per rendere ancor più speciale questo dono ho dato disposizione che la sua lama fosse forgiata con un metallo proveniente dalle terre di Múspellheimr. Nulla potrà scalfire la sua lama e non vi è nulla che possa resisterle." concluse Loki, analizzando lo sguardo del padre in attesa di un suo giudizio.
Con suo grande stupore sul volto di Odino  apparve un grande sorriso ed alzatosi dal trono, con sguardo fiero, parlò.
"Un bellissimo dono figli miei vi ringrazio.- Disse solenne e tutti applaudirono - Ora che i festeggiamenti abbiano inizio e spero che per tutti voi sia una gioiosa e serena serata!", concluse tornando a sedersi sul grande trono e subito cominciò la musica e si aprirono le danze.

Alexiel guardava stupita la grande sala d'oro ornata da molti fiori e con un grande arazzo che occupava l'intera parete dietro i troni dei sovrani. Non aveva mai visto tutta quella gente in una sola sala e quando il suo sguardo cadde sul re e la regina deglutì tesa come una corda di violino.
Si avvicinò ai sovrani accompagnata dai genitori e una volta arrivati davanti alla Madre e al Padre degli dèi si inchinò in segno di rispetto.
"Vi porgo i miei più sentiti auguri re Odino a nome mio e della mia casata!" queste furono le parole del padre, Valentine.
"Mio re che il vostro reame cresca sempre più florido come la vostra forza e il vostro potere." prese la parola Josefine chinando il capo.
"Amici miei vi ringrazio è passato molto tempo dal nostro ultimo incontro, probabilmente dalla nascita della vostra piccola Alexiel. È davvero un piacere rivedervi." disse sorridendo bonario.
"È molto che non ricevo una tua lettera mia cara sorella- intervenne Frigga rivolta a Josefine- spero vada tutto bene." la donna sorrise.
"Purtroppo negli ultimi tempi siamo presi da molti incarichi, missioni e dalla nostra piccola Alexiel." concluse Josefine cingendo le spalle della piccola.
Thor e Loki, che sedevano alla sinistra ad Odino, la fissavano curiosi.
"Come è strana e quella dovrebbe essere nostra cugina? Non ho mai visto una bambina con le ali!"bisbigliò Thor al fratello, che al contrario non proferì parola si limitò a fissare la bambina cercando di comprendere il perché fosse così turbata, forse anche lei era a disagio tra tutta quella gente.
Alexiel, sentendo gli occhi dei due principi puntati su di lei, non poté non ricambiare lo sguardo curioso di Loki rimanendo incantata da quel verde così intenso, mentre il piccolo principe si era completamente perso in quel mare cobalto, che erano gli occhi della bambina, e quando lei gli sorrise dolcemente lui arrossì leggermente chiedendosi quanto era stato a fissarla.
"Quanti anni hai piccola?" la dolce voce della regina li fece tornare alla realtà. "S...sette vostra maestà" rispose lei presa un po' alla sprovvista, Frigga sorrise. "Puoi chiamarmi zia, mia cara." disse poi dolcemente, lei annuì.
"È cresciuta molto la piccola, Josefine, ha i tuoi occhi e i tuoi setosi capelli di luna... ti somiglia molto." affermò Odino guardandola con attenzione.
"Si, Alexia mi somiglia molto." convenne Josefine contemplando la piccina.
"Ora unitevi pure ai festeggiamenti- li invitò il Padre di tutti- ci sarà tempo dopo per colloquiare." così dopo aver fatto un inchino alla famiglia reale si congedarono per unirsi ai festeggiamenti.
Loki trovava tutto quel baccano tremendamente noioso c'erano tanti nobili che parlavano di argomenti che a lui non interessavano minimamente e Thor era in compagnia dei suoi amici a vantarsi, come suo solito, ed a rimembrare le gloriose vittorie di Odino, decise quindi di chiedere il permesso a Frigga di uscire nei giardini addobbati anche essi per la festa, quella acconsentì.

Alexiel prese a scrutare ogni invitato presente nella sala, rise più volte vedendo personaggi davvero strani che parlavano in modo decisamente buffo. Quando però i suoi occhi incrociarono quelli di una donna molto alta dalle maestose ali grigio cenere, le si gelò il sangue nelle vene. L'abito, nero e molto elegante, che indossava metteva in risalto il suo corpo alto e snello, i capelli corvini erano legati in una morbida acconciatura, ma ciò che la colpì maggiormente furono le rune incise sulle sue braccia come tatuaggi che le decoravano la pelle diafana. Quando la vide avvicinarsi a lei e i suoi genitori si sentì avvolgere da una strana sensazione di ansia e sollievo allo stesso tempo.
"Buonasera Valentine è molto che non ci vediamo, Josefine" il suo tono era al contempo soave e pungente.
"Imogen. È passato tanto tempo-convenne Valentine- ma non sei cambiata affatto."
Josefine prese la parola.
"Salve Imogen, se non erro è dalla battaglia di Jotunheim." disse.
"Si, sono passati davvero tanti anni, - rispose lei con fare pensieroso- questa deve essere la vostra piccola Alexiel- disse si chinandosi verso la bambina e scrutandola con attenzione- spero di averla presto tra i miei cacciatori." affermò maliziosa, Valentine sorrise.
"Certo, sarà un'ottima shadowhunter!"
Alexiel osservava la scena in silenzio scrutando con attenzione gli sguardi di Imogen e Josefine. Comprese subito che tra le due non correva buon sangue e non poté fare a meno di chiedersi il perché.
Quando lmogen Herondale si allontanò, Alexiel ebbe la strana sensazione di essere osservata si guardò intorno per capire chi fosse e solo dopo diversi minuti incontrò due vispi occhi color nocciola.
Il soggetto che la fissava era un bambino dai capelli biondi legati in una piccola coda di cavallo e dalle insolite orecchie a punta. Alexiel gli sorrise dolcemente e quello, che arrossì per l'imbarazzo, subito ricambiò il sorriso e le si avvicinò.
"Che fai ora Lego mi spii?" chiese ironica, quello sorrise.
"Non sia mai sarebbe poco cortese da parte di un principe come me." scherzò l'altro, imitando la voce di suo padre quando lo rimproverava scatenando così la risata della bambina.
Legolas era il principe di Álfheimr, lui ed Alexiel erano praticamene nati e cresciuti fino ad allora assieme. Josefine e Valentine avevano combattuto durante la battaglia su Jotunheim al fianco di re Thranduil, e grazie all'amicizia che legava i genitori ebbero la fortuna di crescere assieme.
Alexiel e Legolas cominciarono a conversare e il tempo per entrambi sembrò scorrere più velocemente. Quando però Legolas venne chiamato dal padre, per presentare il dono della propria famiglia al sovrano di Asgard, Alexiel rimase nuovamente sola e non poté fare altro che assistere alla scena.
Il dono dei sovrani di Alfheimr fu uno splendido esemplare di leone bianco, una razza molto rara che viveva nelle foreste delle ninfee sul loro pianeta. Questa particolare specie possedeva una velocità ed un eleganza unica, inoltre se stringeva un legame con una persona l'avrebbe accompagnata e protetta per tutta la sua vita.
Alexiel nonostante trovasse quel leone bellissimo, si stancò ben presto di tutta quella gente e quel trambusto, decise quindi di uscire dalla sala e recarsi presso i giardini reali, ma venne bloccata da Thor e i suoi amici.
"Quindi tu sei nostra cugina?" chiese il biondino, Alexiel lo squadrò per qualche secondo.
"Così pare." rispose, non lo trovava per nulla simpatico, aveva passato tutta la serata con i suoi amici a vantarsi del regalo fatto al Padre degli dèi ed a fissarla come se fosse una cavia da laboratorio.
"Io sono Thor e loro sono Fandral, Volsthagg, Hogun e Sif" Alexiel salutò tutti con garbo e cercò di essere il più educata possibile, ma quando il principino cominciò a farle il terzo grado si congedò da loro con una semplice scusa e si diresse finalmente ai giardini.

Loki stava sfogliando con interesse un libro sulle rune, che preferiva molto di più a quel trambusto assordante, quando un fruscio tra le siepi attirò la sua attenzione.
Vide in lontananza una piccola figura vestita di bianco ed oro che passeggiava tra le siepi, scrutandola con più attenzione notò che si trattava della strana bambina che aveva visto prima nella sala del trono.
Sembrava che non si fosse accorta di lui, ma decise ugualmente di spiarla nascosto dietro un cespuglio mentre lei continuava a camminare prestando attenzione alle varie specie di piante presenti. Improvvisamente un rumore alle sue spalle lo costrinse a voltarsi, sospirò di sollievo quando si rese conto che era solo un volatile notturno che zampettava tra i rami degli alberi, quella distrazione però gli fece perdere di vista la bambina, infatti, quando si girò nuovamente non la trovò e cominciò così a squadrare ogni centimetro del giardino dalla sua postazione alla ricerca della cugina.
"Cerchi qualcuno?" una voce alle spalle lo fece sobbalzare e scattare in piedi per lo spavento. Si girò e con sorpresa notò che la bambina ora era davanti a lui e ridacchiava divertita per la sua reazione.

Alexiel passeggiava tra le siepi dell'enorme giardino, quando sentì un rumore tra gli alberi e notò una sagoma appena visibile tra i cespugli intenta a guardarsi alle spalle.
Senza fare rumore approfittò di quell'attimo di distrazione e si alzò da terra quel poco per arrivare alle spalle dell'individuo che la stava spiando. Sorrise compiaciuta nel vedere come, il bambino dai capelli neri, ora la cercava invano
"Cerchi qualcuno?" chiese improvvisamente e quello sobbalzò scattando in piedi, Alexiel non riuscì a contenersi e così scoppiò a ridere.
Loki indignato e imbarazzato incrociò le braccia al petto.
"Ma che modi! - si lamentò - Vai spaventando sempre le persone così tu?" chiese piccato.
"E tu spii sempre le persone da dietro i cespugli?" rispose l'altra a tono.
Loki sbuffò infastidito da tanta impudenza, lui non doveva dare spiegazioni a nessuno, dopotutto era il principe e tutto gli era concesso.
Decise di non continuare oltre quella discussione e girò le spalle per andarsene.
"Io mi chiamo Alexiel e tu?" sobbalzò trovandosi la bambina di fronte all'improvviso "M...ma come hai fatto?"chiese incredulo, Alexiel sorrise indicando le ali.
"Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda!" disse canzonatoria, Loki la guardò con curiosità, chiedendosi come poteva quella bambina essere tanto impertinente.
"Loki, mi chiamo Loki." dichiarò infine.
"Ti va di giocare Loki?" chiese Alexiel spiazzandolo.
"No,-disse con fare autoritario- ed ora se non ti dispiace vorrei continuare a leggere" concluse con tono neutro, lei per un attimo lo guardò seria.
"Davvero non ti va eppure sembri così triste, pensavo volessi giocare." rivelò, Loki la guardò e si ritrovò a trattenere il fiato quando incrociò gli occhi cobalto della bambina, come poteva aver letto il suo sguardo così facilmente?
"Io non sono triste! Ho tutto ciò che desidero!"rispose lui evasivo.
"Quindi hai tanti amici?"chiese lei curiosa.
"Io non ho bisogno di amici!" rispose con fare indifferente, lei sobbalzò e gli si avvicinò con uno scatto.
"Vuoi dire che non hai amici?!" Loki la guardò impassibile come per rafforzare le parole appena pronunciate. Dopo qualche minuto di silenzio dove Loki la vide intenta a fissare il vuoto pensierosa, Alexiel parlò.
"Non dire bugie!- l'altro la guardò di sbieco non capendo dove volesse andare a parare- Ne hai una" concluse prendendogli la mano e sorridendo felice.
Loki non si oppose a quella manifestazione d'affetto e realizzò che per la prima volta qualcuno che non fosse sua madre voleva stare in sua compagnia e giocare con lui.
Giocarono per tutta la notte finché la festa non si concluse ed Alexiel venne richiamata dai genitori.
"Devo andare" disse tristemente e Loki notò il suo sguardo sinceramente dispiaciuto.
"Si è tardi!" disse lui notando la sala dei ricevimenti in lontananza semivuota, vi erano solo i sovrani di Asgard ed i genitori di Alexiel, così i due bambini si avvicinarono ai rispettivi genitori.
"Alexiel, vedo che hai conosciuto mio figlio Loki" disse Frigga dolcemente, la bambina annuì sorridendo.
"Spero sarete felici di sapere che ho chiesto a mia sorella di venire a trovarci ogni settimana così potrete passare più tempo assieme."continuò scrutando lo sguardo del figlio.
Alle parole della madre gli occhi di Loki si illuminarono improvvisamente e un lieve sorriso si disegnò sulle sue labbra.
"No, madre non mi dispiace." disse poi dandosi un contegno, Alexiel però riuscì a vedere un pizzico di gioia nel suo sguardo e questo le bastò.

Da quel giorno Alexiel e Loki divennero inseparabili.
Sideria ed Alexiel si recavano spesso al palazzo e durante quelle ore insieme, lei e Loki a giocavano, praticavano la magia, studiavano.
Spesso Alexiel gli raccontava del suo addestramento, come in ogni famiglia di cacciatori il padre aveva il compito di addestrarla, gli raccontava ogni particolare, di come fosse difficile utilizzare le spade angeliche o di quanto fosse migliorata con l'arco anche grazie all'aiuto di Legolas.
La ragazza notò inoltre quanto Loki diventasse nervoso quando parlava del principe di Alfheim e, nonostante lui si ostinasse ad affermare il contrario, era sicura che fosse un po' geloso di lui.
Loki ascoltava Alexiel con attenzione ed interesse, soprattutto quando gli raccontava di Midgard e di come riusciva a viaggiare tra i mondi grazie al portale presente all'interno del palazzo. Talvolta mostrava la sua preoccupazione, poiché trovava quell'addestramento piuttosto pesante per una donna, ma Alexiel lo rassicurava spesso dicendo che dopotutto doveva cominciare a sopportare le fatiche ed il dolore da subito.
Con lo stesso interesse Alexiel ascoltava Loki quando le raccontava dei suoi allenamenti e degli studi o di quanto gli desse fastidio il comportamento autoritario ed irresponsabile di Thor. 
Col passare del tempo però l'addestramento di entrambi divenne sempre più intenso e faticoso, e i loro incontri si fecero più rari.
Alexiel, all'età di quindici anni ricevette il suo stilo e la sua prima stregaluce e con essi anche i primi marchi dal padre e per lei cominciò il vero addestramento.

 

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Capitolo 3
*** Il tempo vola ***


Il tempo vola, le persone cambiano ed è proprio il tempo a portare a galla segreti e inganni.
La luna era già alta, e il castello dei Morghesten sembrava avvolto dal torpore del sonno, ma i rumori lontani provenienti dai corridoi ruppero quella quiete apparente.
Alexiel si svegliò di soprassalto ed alzatasi dal letto velocemente percorse i corridoi del palazzo cercando la causa di quel frastuono.
I passi riecheggiavano nel vuoto corridoio mentre il bagliore della stregaluce proiettava mostri d'ombra sui muri che la circondavano. Quelle visioni le fecero accapponare la pelle, ma la scena che si trovò dinanzi fu tanto raccapricciante da farle dimenticare quelle ombre.
Valentine si trovava all'interno di una stanza scarsamente illuminata e priva di mobili eccetto un tavolo ricoperto da fiale colme di liquidi viscosi e scuri, che Alexia riconobbe come sangue demoniaco. I vestiti dell'uomo erano macchiati da scure chiazze nero-rosse, le ali, prima color miele, erano divenute nere come la pece e gli occhi vitrei, privi di qualsiasi sentimento umano.
"P...padre..." balbettò la ragazzina con gli occhi sgranati, Valentine non le diede il tempo di aggiungere altro, la tirò all'interno della stanza con violenza immobilizzandola contro la parete e trattenendola per la gola, Alexiel tentò invano di liberarsi mentre il padre le incideva un profondo taglio sulla mano.
La ragazza gemette per il dolore improvviso e Valentine allentò la presa permettendole di osservarlo con orrore mentre raccoglieva il suo sangue e lo mescolava con un altro bluastro. Dovette trattenere un conato di vomito, causato dal forte odore di sangue demoniaco che prepotente le mozzava il fiato.
Dopo aver bevuto quell'orrendo miscuglio sul volto di Valentine apparve un ghigno di malefica soddisfazione. Alexiel approfittò della momentanea distrazione dell'uomo per scappare via da quel luogo spaventoso e da quel mostro che aveva chiamato "padre" per tanti anni.
La ragazza corse più veloce che poteva fino alle stanze della madre nella speranza di poter fuggire da quell'uomo. Sbattè con forza la porta della stanza e Josefine sobbalzò spaventata mettendosi a sedere sul letto.
"Alexiel che succede?" chiese preoccupata vedendo la figlia ansimante sulla soglia, la raggiunse e la prese per le spalle scuotendola leggermente, ma quella continuava a fissare un punto impreciso della stanza ancora sotto shock, era pallida e il suo corpo scosso da un tremolio continuo.
"Alexiel rispondimi!" urlò la madre esasperata mentre Ginevra faceva irruzione nella stanza, attirata da tutto quel baccano.
"Oh cielo signora che succede?" chiese turbata.
"Madre...-sussurrò Alexiel tenendosi stretta la mano sanguinante- p...pa...dre...ha" cominciò a balbettare, ma quando gli occhi della madre caddero sulla sua veste da notte sporca di sangue e sulla mano ferita non perse tempo e la condusse con passo svelto al portale seguita da Ginevra.
Una volta arrivate, proiettò nella sua mente la destinazione e quando attraversarono tutte e tre il portale si trovarono in pochi secondi esattamente davanti a Haimdall che le fissava con evidente ansia, mentre negli occhi ambrati splendevano fiamme di fuoco alimentati dalla rabbia che cieca cresceva in lui.
"Haimdall" si affrettò a chiamarlo Josefine, ma il Guardiano aveva già preso in braccio Alexiel, ancora bianca come un lenzuolo e tremante.
"Ho visto cosa ha fatto- esclamò con rabbia- è un mostro!" concluse montando su uno dei tre cavalli che Josefine aveva prontamente richiamato con l'uso della magia. Alexiel si strinse al Guardiano mentre le immagini di pochi attimi prima scorrevano veloci nella sua mente come un film.
Dopo quella notte Alexiel non rivide più suo padre. 

Tempo dopo Alexiel scoprì che Valentine aveva cominciato a praticare esperimenti con il suo sangue unendolo a quello di potenti demoni, per poterne avere il controllo e piegare una volta per tutte i capi del Consiglio di Idris giustificando le sue azioni col pretesto di voler riportare la stirpe dei cacciatori, o shadowhunters, alla loro antica forza e gloria.
Ciò che stupì maggiormente il Consiglio fu l'abilità dell'uomo nel nascondere ogni prova, potendo così continuare le sue ricerche indisturbato.
Quando il consiglio tentò di catturarlo per giustiziarlo,Valentine, sparì senza lasciare altro che un biglietto con su scritto "Verrò a riprendere ciò che mi appartiene...presto".
Dopo quella fuga il Consiglio si era impegnato senza sosta nelle ricerche, ma non portarono i frutti sperati così fin quando non l'avessero catturato Josefine ed Alexiel sarebbero dovute essere sorvegliate e protette.
Odino si offrì di ospitarle entrambe, ma il consiglio decise che per ragioni di sicurezza Josefine sarebbe rimasta nella sede principale di Idris sorvegliata e protetta dal consiglio stesso.
Separarsi dalla madre fu per Alexiel mille volte più doloroso di una stilettata al cuore, ma la presenza di Frigga ed Odino, di Ginevra, ma soprattutto di Loki e Legolas l'aiutarono lentamente a superare la mancanza di Josefine.
Col tempo questo macabro evento divenne solo un orrendo incubo e Valentine solo un brutto ricordo del passato.

NDA
E' un vero cattivone Valentine vero? Beh non disperate tutto si aggiusterà...forse. XD
Diciamo che questo è più un capitolo di transito, ma spero vi sia piaciuto comunque!
Baci
Angel27

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Capitolo 4
*** Legami ***


"Dai Loki, muoviti!" gridai vedendolo a parecchi metri da me, spronò il cavallo raggiungendomi.
"È una pessima idea Alexiel, Padre ci ucciderà quando verrà a saperlo." disse con tono grave.
"Se prima non lo faranno loro-risposi ridacchiando-Piuttosto, se vostra altezza mi consente, vorrei sfidarlo ad una corsa" dissi con tono provocatorio, mi guardò sorridendo beffardo. 
"A patto che non vi lamentiate dopo la mia vittoria, my lady." rispose, risi spronando Hin, che prese a galoppare alla velocità della luce, seguita da Loki.
Ci dirigemmo alla foresta sud, dove c'erano state segnalazioni di campi bruciati e greggi dimezzate. Motivo per cui decisi di andare a vedere, trascinando con me anche Loki.
Seguimmo per parecchie ore una pista di alberi abbattuti e terreno bruciato.
"Non troveremo nulla." mi disse canzonatorio.
"Io non credo!" esclamai indicando l'entrata di un'enorme grotta. "Spettrale eh?!" dissi osservando le stalattite di pietra che ornavano l'entrata.
"Paura?" mi chiese beffardo.
"Scherzi, ho visto di peggio! Tu piuttosto." esclamai con orgoglio, Loki in risposta scosse il capo ridacchiando.
Scendemmo dai cavalli, consapevoli che avrebbero potuto esserci di intralcio, soprattutto perché sia Hin che Lytir si rifiutarono di andare oltre.
Cominciammo a camminare nel buio della grotta e grazie all'uso seiðr riuscimmo ad illuminare leggermente il cammino, ma con cautela poiché troppa luce avrebbe permesso ad eventuali predatori di individuarci subito. 
Improvvisamente fummo avvolti da una fitta nebbia.
"Ci siamo" sussurrai, Loki annuì col capo.
"Qual è il piano?" mi chiese.
"Non ho un piano." risposi tranquilla.
"Cosa?" esclamò con evidente stupore.
"Improvviseremo!" risposi con un'alzata di spalle. 
Un forte latrato ci costrinse a fare silenzio e, scambiandoci un'occhiata complice, ci armammo, pronti a difenderci da un qualsiasi attacco. Continuammo a camminare nella nebbia, stando attenti a non fare rumore e quando cominciò a diradarsi fummo accecati da una luce fortissima. Lo spettacolo che si parò dinnanzi ai nostri occhi subito dopo, ci fece rimanere a bocca aperta. 
Una magnifica foresta rigogliosa sorgeva tra le due montagne, ma ciò che ci lasciò più stupiti fu la quantità enorme di draghi di svariate razze e colori che l'abitavano.
"È fantastico..." biascicai mentre mi guardavo intorno stupita.
"Già..." sussurrò lui stupito quanto me, ci inoltrammo tra gli alberi con cautela e meraviglia, era impressionante la moltitudine di razze che popolavano quel luogo, "Loki, ti rendi conto?-esclamai oramai su di giri- È meraviglioso qui su Asgard ci sono tutti questi draghi e noi non lo sapevamo! È qualcosa di straordinario!" Ero sicura che i miei occhi stessero brillando davanti a tanto splendore. 
Vidi Loki avvicinarsi lentamente.
"Alexiel non muoverti..." sussurrò, rimasi paralizzata quando sentii uno sbuffo caldo alle mie spalle, scambiai un'occhiata complice con Loki e appena il drago prese un profondo respiro, richiamai la runa angelica e con un battito d'ali portai me e Loki in aria così da schivare il colpo.
"Grazie." disse dopo averlo rimesso giù.
"Di nulla è un piacere.-risposi sorridendo- Si vede che non gradisce la nostra presenza." Constatai ironica
"A quanto pare no." confermò lui, mentre il drago di magma tornava all'attacco, era una razza splendida, quanto cocciuta e legata in modo ossessivo al proprio territorio. Ci limitammo a schivare i suoi colpi, cercando di limitare i danni creati dal drago, improvvisamente notai con stupore, che qualcosa non andava in Loki, era stanco e spossato cosa molto strana considerando la sua alta resistenza in battaglia. 
Non ci volle molto che fummo accerchiati da molti altri draghi.
"Bene ora ci divertiamo" dissi roteando le spade angeliche che emisero un lungo sibilo, Loki fece lo stesso con i suoi pugnali. Fu un attimo e li vidi avventarsi su di noi come un'onda sugli scogli, stavamo per attaccare quando un fischio ci bloccò, in realtà bloccò tutti, anche i draghi, che quieti si spostarono per lasciar passare un possente drago Purpureo dalle squame ambrate, due maestose ali oro, un paio di corna attorcigliate che si ergevano sulla sua testa e gli occhi verdi, simili a pietre preziose. Sul suo dorso troneggiava un ragazzo dai lunghi capelli biondi, la pelle miele e due occhi nocciola.
"Legolas!" esclamai sorpresa.

Loki lanciò un'occhiataccia assassina all'elfo, che sorrideva beffardo.
"Salve ragazzi!" disse scendendo dall'enorme drago.
"Ma tu...come...hai" cominciò a balbettare la ragazza.
"Vedo che avete scoperto anche voi questo paradiso!" rispose Legolas con aria grave.
"Lo era fino ad un secondo fa." intervenne Loki pungente, il biondo si limitò a sorridere.
"Per le Norne, ma da quanto conosci questo posto?" chiese  Alexiel ancora sotto shock.
"Non da molto in realtà, sono circa tre mesi." affermò come se fosse la cosa più normale del mondo.
"E non mi hai detto nulla! Perché?" chiese ancora la ragazza con confusione e rabbia crescente.
"Non potevo Alexiel, sono il custode di questo luogo ed è mio dovere proteggerlo dal mondo ed i suoi soprusi. Se qualcuno con fini perversi scoprisse questo posto, tutti loro- indicò, con un gesto teatrale delle braccia, tutti i draghi che li circondavano- morirebbero o peggio sarebbero utilizzati e schiavizzati per scopi malsani. Odino stesso mi ha chiesto di non farne parola con nessuno, nemmeno con te." rispose serio. 
La ragazza si calmò e sul suo viso apparve un'espressione di finta diffidenza.
"Beh è piuttosto convincente come scusa" si limitò a dire con un'alzata di spalle ed incrociando le braccia al petto. 
Legolas, aveva ereditato dalla famiglia reale di Álfheimr la capacità di poter comunicare con qualsiasi essere vivente, per lui nessuna creatura aveva segreti, per questo Padre di tutto lo aveva nominato guardiano di quel piccolo mondo, nascosto all'universo. 
"Credimi stai svolgendo il tuo lavoro in modo pessimo, ci sono talmente tanti indizi che portano a questo luogo, che lo troverebbe anche un bambino, figurarsi un cacciatore di draghi!" affermò il dio degli inganni senza scomporsi minimamente.
Legolas lo fulminò con lo sguardo ed Alexiel alzò gli occhi al cielo sbuffando.
"Ci risiamo!" borbottò.
"Se non ci fossimo stati noi a coprire le tracce, con l'aiuto del seiðr, ora chissà quanti visitatori curiosi avresti dovuto accogliere!" continuò Loki, con scherno.
Il biondo stava per ribattere, ma prontamente la ragazza intervenne.
"Oramai visto che siamo qui perché non ci fai visitare questo paradiso?" disse frapponendosi tra i due.
"La trovo una splendida idea!" esclamò l'elfo entusiasta, dimenticandosi della provocazione del dio degli inganni seduta stante.

Visitammo una prima parte della foresta, scoprendo con stupore ogni razza di drago dalla più piccola a quella più grande, trovammo perfino cuccioli e uova non ancora pronte a schiudersi.
"Statemi vicino è facile perdersi qui." disse Legolas quando ci inoltrammo in una fitta radura.
"Abbiamo un elfo come guida, ora si che mi sento più sicuro!" lo beffeggiò Loki pungente, trovai quella battuta inappropriata.
"Loki basta!" lo ammonii infatti, ricevendo un ghigno malizioso come rispost.a "Altrimenti, mi scaraventa contro la sua pioggia di petali di rose?" continuò imperterrito. Vidi Legolas fissare con attenzione alcuni alberi.
"Hey Lego, tutto ok?" chiesi preoccupata, in risposta arrivò un tonfo e la voce di Loki che imprecava, mi voltai giusto in tempo per schivare una sfera di luce verde, diretta a Legolas che la evitò tranquillamente. 
Capii che il tonfo era stato causato dalla caduta di Loki, inciampato in una radice mossa dall'elfo e non riuscii a trattenere una risatina, dopotutto aveva esagerato. 
Iniziarono a sferrare colpi a destra e manca, inutile dire che ogni mio tentativo di fermali a parole fu vano, passai così alle maniere forti. Con l'aiuto del seiðr provocai un'onda d'urto abbastanza forte da farli fermare.
"Insomma la volete smettere di comportarvi come infanti!- li vidi fissarmi allibiti- Credo sia meglio continuare la gita separati." conclusi.
Che i due non si sopportassero oramai era palese, ma il modo in cui Loki inveiva su Legolas e le risposte dell'elfo, mi ricordavano tanto quelle di due bambini orgogliosi.
Alla proposta di separarci, Legolas oppose non poca resistenza, ma vista la mia fermezza dovette accettare quelle condizioni. Così ognuno prese una direzione tra gli alti e frondosi arbusti, io andai verso la parte ovest della foresta, Loki verso le montagne a nord e Lego a sud, prima di lasciarci però ci raccomandò di chiamarlo, utilizzando il seiðr, per qualsiasi difficoltà.

La foresta era un paradiso in terra, gli alberi rigogliosi e verdeggianti erano illuminati dai raggi del sole, che si intravedeva tra i rami, creando bellissimi giochi di luce. Il terreno era ricoperto da un manto verde costellato di fiori di tutti i tipi e colori. Mi resi conto presto che diversi draghi seguivano ogni mio movimento con attenzione: riconobbi un drago d'Onice (razza famosa per la sua rara bellezza, ma anche per l'istinto protettivo verso il proprio territorio), un drago d'Eclissi (famosi per la loro indole solitaria) ed un drago Purpureo (creature docili e d'indole tranquilla), vi erano poi molti draghi simbiotici, conosciuti per le loro capacità mimetiche. Non feci molto caso a loro, sapevo che non mi avrebbero attaccato senza una ragione.
Continuando ad ammirare ed esplorare il vasto paesaggio che mi circondava, arrivai ad una piccola cascata che sfociava in una piscina naturale, suddivisa in altre due piccole vasche circolari, poste ai lati.
La particolarità di quell'acqua era il blu zaffiro che la colorava. Mi avvicinai osservando rapita il fondale animato da varie specie di pesci e piante acquatiche, sfiorai con cautela la superficie dell'acqua, chiudendo gli occhi e beandomi di quella sensazione di freschezza. Non appena li riaprii, sobbalzai nel vedere che il colore dell'acqua era mutato in un verde smeraldo, con grande sorpresa notai come i pesci e le piante cambiarono anch'essi colore. Provai a sfiorare la superficie dell'acqua nelle altre due piscine confinanti, e anche loro mutarono colore divenendo una rosso rubino e l'altra rosa pesca. Cominciai a far cambiare loro colore con la stessa enfasi di una bambina, ridendo e trattenendo il fiato per lo stupore più volte. 
Improvvisamente sentii una voce come un sussurro, che invocava il mio nome mi fermai cercando di capire da dove provenisse e vidi i draghi, ora usciti allo scoperto dai loro nascondigli, intimoriti da qualcosa nascosto tra i fitti rami della foresta. Scrutai con attenzione il punto fissato dai draghi e con mia grande sorpresa incontrai due occhi verde smeraldo che mi fissavano curiosi. 
Quando quella creatura si decise ad uscire fuori dal suo nascondiglio, rimasi incantata da tanta bellezza. 
Era uno splendido drago delle squame nere e le possenti ali a pipistrello del medesimo colore, sfilai con cautela le due spade angeliche dalla schiena riponendole sull'erba in modo che capisse le mie buone intenzioni.
Lo vidi scrutare ogni mio movimento con attenzione, i suoi due occhi verdi seguivano prontamente ogni gesto e quando mi inginocchiai chinando il capo fui sicura di sentirlo sussultare. Avevo riconosciuto con sommo stupore e gioia la razza di quella creatura, era una mørk raseri o ,come la chiamavano un tempo su Midgard, furia buia. Avevo studiato con attenzione questa stirpe di draghi, e ne conoscevo ogni particolare riportato dai libri della biblioteca del palazzo. Sapevo che era originaria di Midgard, quando si legavano a qualcuno restavano fedeli al proprio cavaliere fino alla morte: erano valorosi, coraggiosi, abili nel volo e nelle arrampicate, avevano una resistenza eccellente, riuscivano a volare perfino in violente tempeste e talvolta erano loro a crearne. 
Il loro attacco consisteva nell'emettere raggi violetti dalle fauci, tremendi e potenti capaci di tramortire un drago adulto all'istante. 
Un tempo era una razza molto ammirata su Midgard, ma purtroppo, anche molto bramata per il loro particolare potere.
Le furie buie infatti, possedevano doti spettacolari perfino nel sangue, una sola goccia era capace di donare una forza immensa. Scoperto ciò molti uomini cominciarono a dar loro la caccia, facendo esperimenti col loro sangue mischiato a quello degli esseri umani, il potere che ne ricavarono fu enorme, ma nessuno aveva previsto le conseguenze. Proprio quel potere tanto bramato dagli uomini, li condusse all'autodistruzione, poiché era troppo grande per essere controllato e trattenuto in un corpo mortale. Si generarono così i demoni raseri, ovvero creature mostruose falle fattezze "umane", fatte di putride ossa nere, con ali la cui estremità concludeva con due falci mortali e gli occhi di colori diversi uno viola elettrico e l'altro rosso sangue. Questa fu la punizione per gli uomini, che osarono andare contro la natura per la brama di potere e che portarono all'estinzione una delle razze più potenti e maestose della terra. Da allora delle furie buie non si seppe più nulla, divennero leggende da raccontare ai bambini la notte, ma nonostante le numerose e vane ricerche, ancora c'era qualcuno che credeva nella loro esistenza.
La sentii avvicinarsi con cautela, sapevo che stava leggendo il mio animo con curiosità e minuzia, era una delle loro particolarità, sceglievano di chi fidarsi scrutando l'anima degli uomini. Se una persona non suscitava in loro interesse, la ignoravano totalmente evitando ogni contatto con essa. Inoltre avevano doti telepatiche per questo non rimasi sorpresa quando invocò il mio nome, per attirare la mia attenzione. 
Ci guardammo negli occhi per un tempo che parve infinito, la vidi inchinarsi davanti a me e fu allora che capii ciò che stava accendendo.

*"Bindingen er gjort
nå to sjeler kommer sammen og er
 skjebnebestemt til samme skjebne. 
Drage tjenere trofast ridder og, 
du ridder, med ære og mot henseender
den hellige bånd som binder deg til denne edle skapning,
datter av Hela."

Non so perché o come, ma le mie labbra si mossero da sole, senza che io potessi fermarle. Mi alzai da terra fissando il drago, che era a pochi centimetri da me, allungai con cautela una mano e senza esitazioni lui vi poggiò il muso, docile come un agnello.

/----/ 

Loki non sopportava Legolas e soprattutto non accettava il modo in cui si atteggiava davanti ad Alexiel, non l'avrebbe ammesso facilmente, ma il mostro della gelosia si risvegliava ogni qualvolta vedeva l'elfo e la ragazza assieme.
L'idea di Alexiel fu accettata di buon grado dal dio, decise di dirigersi verso la parte nord della foresta, che portava alle montagne. Man mano che avanzava sentiva l'aria farsi sempre più fredda, segno che si stava avvicinando alle grotte di ghiaccio, di cui gli aveva accennato Legolas.
Nonostante il freddo pungente, si sorprese di scoprire il suo corpo senza alcun un tremolio, come se l'avvertisse appena, ma non vi badò molto, attribuendo quel fenomeno al seiðr, che probabilmente lo proteggeva dal freddo.
Ammirò con stupore la bellezza di quel luogo, protetto dalle possenti montagne, e osservò con cura ogni stalattite o fiocco di neve che ornava la montagna del nord.
La foresta lì appariva come un'enorme distesa di candida e soffice neve, gli alberi erano ornati da filamenti di ghiaccio che si intrecciavano tra loro creando delicati ed eleganti ornamenti sulle cortecce e rami degli arbusti.
Proseguendo tra gli alberi, arrivò ad una radura colma di salici piangenti, che formavano una cascata di piccole gocce di ghiaccio, che brillavano alla fioca luce del sole come fossero cristalli. Abbagliato da tanto splendore, Loki, prese a passeggiare tra i rami, catturando con i suoi occhi tutta la bellezza di quel luogo e rigenerandosi nella sua pace profonda e gratificante.
Si lasciò cadere su quel soffice manto bianco, chiudendo gli occhi, permettendo alla neve di cullarlo nel suo gelido e dolce giaciglio, fu un attimo e dimenticò tutto: le offese, le malelingue sul suo conto, l'odio della gente, le cattiverie gratuite a cui era soggetto, l'inferiorità rispetto a Thor, lo sguardo di Odino colmo di orgoglio per il primogenito e per lui soltanto. Tutte le ansie, le paure, le tensioni scivolarono via da lui perdendosi nella fredda aria di quel paradiso di ghiaccio. 
Svuotò la mente beandosi del freddo, che tonificava ogni muscolo del suo corpo e lasciò che la neve lo coprisse come una coperta. 
Aprì lentamente gli occhi, fissando il cielo leggermente plumbeo su di lui, perdendosi nella bellezza di tutti i cristalli di ghiaccio che si intrecciavano tra loro, scossi da una leggera e fredda brezza. Inspirò affondo facendo penetrare nei polmoni l'aria fredda e si sentì rigenerato.
Un rumore improvviso lo risvegliò dalla sua estasi riportandolo alla realtà, non si mosse attese che i passi si facessero più vicini richiamando il seiðr per essere pronto a difendersi da un'eventuale attacco. Si sorprese non poco quando si ritrovò un drago chino su di lui, che lo fissava tra il curioso e il sospetto. 
Era enorme, il corpo ricoperto da squame bianco argentee, due ali angeliche, anche esse ricoperte da squame del medesimo colore, erano leggermente spiegate e due occhi cobalto lo fissavano con insistenza.
Il drago emise un piccolo sbuffo ghiacciato sul viso del dio e quello sorrise leggendo lo sguardo della creatura. 
Con lentezza si mise a sedere senza staccare gli occhi dal drago che accolse la sfida di buon grado. L'attacco della creatura non tardò ad arrivare e Loki si sollevò con uno scatto felino, deviando il colpo, quello che ne seguì fu un vero e proprio scontro. Il re degli inganni riuscì a deviare con destrezza gli attacchi del drago, mettendolo in difficoltà, non ne uscì però illeso poiché, anche se di striscio, uno dei raggi gelanti emessi dal drago, lo ferì a un braccio dal quale cominciò subito a stillare sangue scarlatto.
Nonostante ciò Loki riuscì comunque ad immobilizzare grazie a funi magiche il drago che ora giaceva a terra immobile. 

**Blodet binder oss nå sønn av Jotunheim, 
Jeg vil være trofast inntil døden, 
og du oh sønn i vinter vil du være min alliert for resten av livet.
Sussurrò il principe, stupito dalle sue stesse parole che uscirono dalle labbra, senza che se ne rendesse conto.

/----/

Loki rabbrividì alla fredda vista di Jotunheim, si guardò intorno nervoso, sperando di trovare un modo per lasciare quel luogo spettrale.
Un pianto improvviso ruppe quel silenzio inquietante, con orrore notò che si trattava di un bambino, figlio di un gigante di ghiaccio, che giaceva tra le braccia insanguinate di una donna dai lunghi capelli neri, la pelle bianca come la neve e gli occhi verdi come le foreste di Asgard d'estate.
Rapito dalla bellezza della donna, il principe le si avvicinò per soccorrerla.
"Loki..." sussurrò lei e il dio si fermò all'istante sconcertato.
"Come fai a conoscere il mio nome?" chiese, temendo in parte la risposta, ma quella non arrivò. 
La donna scomparve come una delle sue illusioni e Loki si ritrovò nel suo letto madido di sudore e col fiato corto come se avesse corso per chilometri. Era passato un mese, da quando lui ed Alexiel avevano stretto il Legame con i loro draghi, da allora faceva sogni strani e terribili ogni notte, svegliandosi in preda al panico con mille domande che gli affollavano la mente.

"Hey tutto ok, hai davvero una brutta cera oggi!" dissi fissando Loki preoccupata.
"Si, tranquilla solo un po' di insonnia." rispose evasivo.
"Certo ed io sono Hela, Loki quando imparerai che non puoi dirmi bugie?-chiesi canzonatoria incrociando le braccia al petto- Su dimmi tutto!" conclusi pronta ad ascoltarlo, stava per rispondere, ma l'arrivo nell'arena dei soldati e i tre guerrieri al seguito di Thor e Sif lo fermarono, sbuffai infastidita mentre lui sorrideva malefico sapendo di averla, almeno per quel momento, scampata. 
"Ne riparliamo dopo." lo minacciai, per un secondo il suo ghigno si attenuò, ed io ne fui soddisfatta.


Appena notarono Loki, cominciarono a bisbigliare tra loro, capitava spesso, camminando per i lunghi corridoi del palazzo, di sentire la gente sparlare alle sue spalle, lo consideravano debole, un'ingannatore incallito ed un vigliacco, perché utilizzava le illusioni nei combattimenti. Io mi infuriavo perché le loro parole erano infondate ed insensate, Loki era sensibile e gentile, certo come tutti aveva i suoi difetti, ma nessuno è perfetto. 
Quando prendemmo ad allenarci con gli altri, uno dei soldati esclamò ad alta voce "I codardi utilizzano proiezioni e magia per vincere, mentre noi combattiamo lealmente esponendoci al nemico!"affermò sorridendo ebete, guardai quell'essere con talmente tanta rabbia che smise di sorridere, Loki mi prese una mano per calmarmi.
"Lascialo stare Alexiel, sii superiore." disse, con gentilezza mi divincolai dalla sua presa, mentre ogni regola del protocollo mi tornava in mente per fermare la mia ira. "Al diavolo il protocollo!" dissi, mentre mi dirigevo verso il malcapitato, vidi con chiarezza il sorriso di Loki e l'ammetto ne fui fiera. 
"Tu, esserino retrocesso, osi dire che la magia è sleale, ma non lo è colpire alle spalle una persona o parlar male di questa a sua insaputa. I veri codardi sono quelli come te che non hanno il coraggio di parlare in faccia, voi avete bisogno perennemente di girare in gruppo perché da soli siete meno di niente. Parli di coraggio senza sapere cosa sia non hai mai visto la morte ne tantomeno hai mai avuto paura di morire, noi l'abbiamo vista con questi occhi e ne abbiamo avuto paura, ma non ci siamo mai arresi o ritirati dalla battaglia, al contrario abbiamo sempre combattuto nelle prime file esponendoci ai colpi degli avversari. Quindi porta rispetto! La magia è un dono che abbiamo appreso e lo utilizziamo per  salvare il culo a te e ai tuoi compagni che avete ancora i denti da latte, ma comincio seriamente a pentirmi di rischiare la vita per esseri tanto stupidi!" sputai quelle parole con una forza tale da far rimanere tutti i presenti nell'arena di sasso. 
Quando mi resi conto che la vulvetta lamentosa era sbiancata di colpo, pensai che probabilmente i miei occhi dovevano essere diventati castano dorati, tipica reazione di quando mi infurio come una belva.
Sentii Loki poggiarmi una mano sulla spalla e chiamarmi.
"Alexiel ora basta." disse, annuii nervosa e dopo aver afferrato il mio arco e le spade angeliche mi voltai verso i presenti.
"Ora se permettete vado ad allenarmi con chi ha più senno di voi vulvette lamentose!" esclamai  incazzata nera, prima di congedarmi assieme a Loki, fulminai Thor con lo sguardo, attribuendogli la colpa di non aver difeso suo fratello da quegli idioti.
Ci dirigemmo verso la costa, amavo il mare di Asgard era ciò che di più bello potesse esistere nei nove mondi, uno specchio limpido che rifletteva i raggi dorati del sole e la maestosa città d'oro.
Mi lasciai cadere seduta sulla sabbia, mentre Loki fissava il mare con fare pensieroso, sapevo che stava male per ciò che era accaduto potevo vedere la sua sofferenza attraverso il verde dei suoi occhi.
"Perdonami" dissi e lui mi guardò interrogativo.
"Non avrei dovuto perdere il controllo, ma..." cominciai.
"No, non avresti dovuto- mi disse serio sedendosi accanto a me e tornando a fissare il mare, abbassai la testa colpevole sapevo di aver esagerato- Ma per tutti gli dei sei stata magnifica!" esultò cominciando a farmi il solletico. 
Inizialmente, presa alla sprovvista, non riuscii a difendermi poi ricambiai, ma con scarsi risultati.
"Non vale- urlai ridendo mentre continuava a torturami- tu non soffri il solletico!" rise beffardo.
"Appunto!" esclamò malizioso.
Oramai ero distesa a terra a contorcermi dalle risate, mentre Loki era a cavalcioni su di me intenzionato a farmela pagare a suon di solletico.
Quando si fermò rimasi a fissarlo per un tempo che mi sembrò infinito, i capelli corvini leggermente lunghi e scompigliati incorniciavano il viso asciutto dai tratti regali, le labbra sottili e rosee in contrasto con la pelle diafana, il dolce sorriso che illuminava il suo viso, gli occhi che brillavano di gioia come due smeraldi. Non potei fare a meno di chiedermi quando fossimo cresciuti così tanto, erano passati ben dodici anni dalla prima volta che avevo incontrato Loki eppure sembrava che il tempo fosse volato senza lasciare altro che i ricordi.
L'immagine di me e Loki che giocavamo nei giardini reali, tornò prepotente alla mente, scatenando un turbinio di emozioni.
"Sembri un angelo- dissi accarezzandogli il viso dolcemente, lo vidi bearsi di quel breve contatto- non hai nulla in meno a loro, Loki, tu sei speciale. E non lo dico perché sono di parte, ma perché è vero, sai che non sono capace di dirti bugie." conclusi passando la mano tra i suoi capelli scompigliandoli dolcemente. 
Mi si avvicinò tanto da poter sentire il suo respiro.
"Lo so..." sussurrò al mio orecchio procurandomi piccoli brividi su per la schiena. Per un millisecondo il mio sguardo cadde sulle sue labbra e sentii nascere in me il voluttuoso desiderio di appropriarmene, ma la ragione mi fermò facendomi rinsavire. 
'Ma che mi prende, oh per la dea, siamo cugini non posso assolutamente fare certi pensieri.' mi alzai scostandolo leggermente. 
Ma non avevo previsto una sua resistenza, infatti, mi bloccò a terra poggiando il capo dolcemente sulla mia pancia
"Non muoverti solo per un'istante, okay?" sussurrò.
"Okay" risposi avvolgendolo con le mie braccia e poi fu un beato oblio.


Salve a tutti!
Chiedo venia per il ritardo e ringrazio tutti coloro che mi seguono, soprattutto troublemakerdreamer per la sua preziosa recensione, spero che questo capitolo abbia ripagato almeno un po' l'attesa.
Lo so sono una folle sto pubblicando questo capitolo tipo alle due di notte XD, ma non ho mai detto di essere normale! 
"Non fai ridere"
"Shhh sta zitto Loki e torna al posto tuo!"
"Come osi darmi de..." *sopprime la vocina con la forza*
"Bene!" *si ricompone* 
Detto ciò vi invito come sempre a farmi sapere il vostro parere positivo o negativo che sia ;) e chiedo venia per qualsiasi errore.
Vi lascio qui sotto la traduzione dei due testi in norvegese. Confesso, ho utilizzato google traduttore per scriverlo, ma spero che abbia comunque fatto un certo effetto all'interno della storia.
Ps. La furia buia l'ho rubacchiata dal film Dragon Trainer, io amo Sdentato, sappiatelo. <3
Ora vi saluto.
Al prossimo capitolo.
Angel27

NOTE
*ora due anime sono congiunte e.
destinate alla medesima sorte.
Drago servi con fedeltà il tuo cavaliere e
tu cavaliere, con onore e coraggio rispetta
il vincolo sacro che ti lega a questa nobile creatura, 
figlia di Hela. 


Bindingen er gjort
nå to sjeler kommer sammen og er
 skjebnebestemt til samme skjebne. 
Drage tjenere trofast ridder og, 
du ridder, med ære og mot henseender
den hellige bånd som binder deg til denne edle skapning.
Datter av Hela.


**il sangue ci vincola oramai figlio di Jotunheim, 
ti sarò fedele sino alla morte e tu
oh figlio d'inverno sarai mio alleato
per il resto della vita.

blodet binder oss nå sønn av Jotunheim, Jeg vil være trofast inntil døden, og du oh sønn i vinter vil du være min alliert for resten av livet.






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Capitolo 5
*** AVVISO ***


Salve a tutti, È davvero molto che non aggiorno ma vi prego di non uccidermi! (O se dovete esultare fatelo in silenzio vi prego XD) Ho cambiato un pochino il prologo e sto apportando qualche modifica anche agli altri capitoli visto che la storia è troppo confusionaria. Cercherò di migliorarla almeno nella forma e se non ci riuscirò pazienza almeno ho provato! Un abbraccio Angel27

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Capitolo 6
*** L'erede ***


Nota dell'autrice
Mia cara Angel27 è dal 2014 che non aggiorni questa storia, prima che il giudice emetta la sentenza di morte vuoi elencarci le tue ragioni?
Salve!
Prima di tutto chiedo perdono e le scuse non saranno mai abbastanza lo so, ma davvero... so di essere stata assente per troppo e di aver abbandonato un po' questa storia. La verità? Volevo cancellare la storia per tanti motivi il primo era che essendo la mia prima fanfiction risultava banale. Secondo il primo anno di università mi ha dato pochissimo tempo per lasciare che la mente fosse illuminata da un'idea decente. Ma grazie a persone splendide che hanno recensito, e non solo, con parole splendide ho deciso di non mollare questa storia. 
Lasciatemi dire che sono emozionantissima, perché questa storia è parte di me in modo speciale...quindi nonostante le difficoltà ho deciso di stringere i denti e combattere per finirla nel migliore dei modi, perché nessuna storia (se ha preso vita in modo chiaro e tangibile nella nostra mente) merita di essere abbandonata. Vedrete nel corso dei capitoli forse qualche piccolo cambiamento dovuto probabilmente al fatto che sono un po' cresciuta e con me è cambiato il mio modo di scrivere, quindi andremo migliorando spero da qui ai prossimi capitoli.
Sono consapevole che Loki in questi capitoli sembra decisamente non rispecchiare quel carattere freddo che caratterizza la sua persona, ma tranquilli sarà solo per poco.
Ancora un avviso le prossime storie che saranno aggiornate sono "come sopravvivere alla furia di un dio" (di cui è già pronto il capitolo con qualche citazione del più famoso detective di tutti i tempi) ed "ogni uomo uccide ciò che ama".
Detto ciò lasciatemi ringraziare L_A_B_SH e Jenny Burton  per le splendide recensioni, sappiate che vi voglio tanto tanto bene le vostre parole hanno dato un futuro a questa storia. XD 
In particolare questo capitolo è dedicato a L_A_B_SH che ha pazientemente atteso il continuo.
Chiedo venia per qualsiasi orrore di distrazione o pubblicazione, ultimamente Word quando passa il testo sul sito mangia qualche parola devo risolvere il problema.
Bene sono finalmente felice di augurarvi una buona lettura e come sempre vi invito a non sottovalutare i vostri commenti, spesso fanno la differenza nel futuro di una storia.
Grazie a tutti 
Un abbraccio
Angel27
 
È nei momenti in cui si è più deboli...inermi, in quegli attimi di confusione ombre oscure tentano di avvolgerti con scure spire, trascinandoti in una voragine nera da cui non si può far ritorno. 
Ignara di ciò che tramavano alle mie spalle lasciai che quelle ombre si insinuassero nella mia vita avvolgendo ogni cosa. Sono stata ceca ai segnali non vedevo, o meglio non volevo vedere. Tutti erano contro di me, ma questo non potevo saperlo e per anni ho continuato a vivere in un covo di assassini e bugiardi.
Era sincero il tuo dolore o sei stato tu a tradirmi? Chi sei...cosa si nasconde in te? Se solo ti fossi confidato forse tutto questo non sarebbe accaduto.
 
 
"Sei in ritardo." La voce pacata del Guardiano arrivò pungente alle mie orecchie.
"Perdonami, ero..." cominciai, ma non mi diede il tempo di dare spiegazioni alzò una mano facendo cenno di fare silenzio.
"So benissimo dov'eri, Alexiel, ho visto tutto e trovo che tu abbia esagerato oggi nell'arena e non solo. Ti ho insegnato a mantenere il controllo in ogni situazione." il tono non ammetteva repliche, ma volli far valere le mie ragioni ugualmente.
"Non potevo far finta di nulla!" alzai il tono non curandomi dell'occhiata ammonitrice che mi riservò.
"Non è ciò che ti ho insegnato!" ribatté con forza.
"Menti, mi hai insegnato l'onore, il rispetto e il Codice, legge di ogni guerriero. Ho osservato i tuoi insegnamenti, dunque dove ho sbagliato?" ruggii furente non comprendendo il perché di tanto disappunto.
"In guerra Alexiel non si può parteggiare per una sola persona!" rispose glaciale ed il suo sguardo mi pietrificò.
Dunque era questo ciò che lo turbava, voleva mettermi in guardia da passioni incestuose? Strinsi i pugni con forza fino a far sbiancare le nocche.
"Cosa devi dirmi di tanto grave che ti spinge a parlare così?" chiesi ferita da tanta inclemenza, sospirò e vidi la preoccupazione sfigurare il suo volto e un'ombra scura offuscare le iridi dorate.
Lo vidi raggiungere il bordo del Bifröst scrutando con attenzione le stelle e galassie.
"Osserva.- disse poi con tono pacato- Cosa vedi?" con un gesto del braccio mi invitò a seguire una traccia magica.
Una strada dorata che si perdeva tra le stelle guidandomi lontano da Asgard nella terra buia e desolata di Svartálfaheimr.
"Ascolta..." la voce di Haimdall arrivò alle mie orecchie come un eco lontano.
All'inizio riuscii solo a percepire suoni, parole a tratti, mormorii, poi presero forma delle figure e finalmente riuscii ad intravedere i due interlocutori un'ombra che rimaneva celata dall'oscurità di quel luogo e un elfo oscuro dalla singolare chioma bianca. 
Le parole finalmente risultavano chiare, compresi che l'essere stava ingaggiando una discussione animata con l'elfo riguardo una missione, forse un'alleanza. Un sospetto si fece largo nella mia mente, ma venne confermato solo quando l'ombra mostrò le sue fattezze, incrociai due iridi tanto chiare da sembrare fatte di vetro e rabbrividii riconoscendole. La mente tornò a quella notte che aveva segnato la mia infanzia e benché cercassi la ragione in una parte recondita del mio essere non riuscii a trovarla finendo così schiacciata dal terrore e dalla furia alimentata dal desiderio di vendetta.
"Non puoi fuggire in eterno...sarai mia." sentii la sua voce rimbombare nelle mie orecchie e sentii il cuore fermarsi, schiacciato da un peso che credevo da tempo dissolto, invece l'avevo solo dimenticato. Strinsi le palpebre Taranto forte da farmi male costringendo il seidr a riportarmi indietro.
Non poteva essere tornato, non potevo e non volevo crederci dopo tutto quel tempo, ma dovevo aspettarmelo.... si divertiva a portare avanti quel nascondino per far capolino di tanto in tanto giusto per il gusto di ricordare nel più sadico dei modi che la sua presenza era sempre presente, vigile e costante. Quando il contatto si ruppe barcollai portandomi una mano alla fronte sconvolta.
"No..." Biascicai, sentii Haimdall sorreggermi.
"Alexiel basta." disse perentorio scuotendomi nel tentativo di farmi riprendere.
"Come ha fatto a tornare?" Chiesi ancora sotto shock.
"Non credo se ne sia mai andato, è solo stato in grado di celare il suo nascondiglio ai nostri occhi per molti anni." rispose e colsi tristezza e rabbia nella voce del guardiano. 
Ci fu un momento di silenzio dove sentii il peso dei nove regni crollarmi addosso, decisi di restare lucida presi un profondo respiro e mi diedi un contegno riacquistando la freddezza che si addice ad una cacciatrice.
"Devo avvertire Padre di tutto." affermai sbrigativa dirigendomi a passo svelto verso il palazzo. 
"Non è diretto qui." a quelle parole mi bloccai volgendo appena il capo verso di lui.
"Lo so." risposi richiamando le ali con l'aiuto della runa angelica, marchio indelebile sulla mia pelle, e in pochi minuti raggiunsi il palazzo. 
Senza degnare di uno sguardo guerrieri e nobili che si aggiravano per i lunghi corridoi raggiungendo la mia meta a passo svelto e deciso, non aspettai che le guardie mi annunciassero, con l'aiuto del seidr spalancai le pesanti porte in oro massiccio irrompendo nella sala del trono.
"Padre!" esclamai inchinandomi e tenendo il braccio destro stretto al petto, mentre lui con un gesto della mano congedava le guardie.
"Conosco la causa della tua agitazione, Alexiel." Quelle parole non mi stupirono sapevo dell'onniveggenza seppur limitata di Padre di tutto.
"Cosa avete intenzione di fare a riguardo?" chiesi pronta a qualsiasi piano d'attacco.
"Nulla, qualsiasi nostra mossa offensiva risulterebbe inutile considerando gli ultimi avvenimenti, possiamo solo osservare i suoi movimenti ed essere pronti a tutto." decretò ignorando la mia indole indomita.
"Osservare? Non era la risposta che mi aspettavo da chi un tempo ha sconfitto gli Jotun!" sibilai, infatti, senza timore né rispetto.
"Non essere impudente!" mi riprese, abbassai il capo stringendo i pugni con tanta forza da sentire le unghie conficcarsi nella carne.
"Alexiel- cominciò pacato- comprendo la tua paura, ma agire seguendo l'istinto non ci porterà alla vittoria." quelle parole mi fecero scattare come una molla caricata in eccesso.
"IO NON HO PAURA DI LUI!-gridai con ira-Se così fosse ora non sarei qui per fermarlo." continuai cercando di calmarmi.
"Figlia mia, in questo momento ogni attacco potrebbe essere sventato o potrebbe causare le morti di innocenti."continuò pacato.
"Cosa vi fa pensare che non accadrà lo stesso rimanendo immobili, come spettatori inermi?" chiesi ormai al limite della sopportazione.
"Il destino, mia cara, ci riserva le strade più improbabili e tortuose. Ricorda, ciò che vedi non è sempre come appare..." concluse.
E con questo cosa diamine voleva dire?! Sentii la rabbia crescere prepotente nel petto e serrai ancora i pugni incassando il colpo in silenzio, non mi sembrava l'occasione adatta per i suoi indovinelli senza soluzione. Decisi di lasciar perdere dopotutto era inutile continuare a discutere, mi inchinai e congedai subito dopo. Mentre mi allontanavo riuscii ad udire parole che come spesso accadeva con il padre degli dei non riuscii a comprendere.
"Un giorno capirai."
 
"Un giorno capirai, ecco cosa mi ha detto!" Alexiel camminava su e giù per la stanza incapace di calmarsi.
Il dio la osservava quieto in piedi poggiato allo stipite della finestra e con un libro tra le mani, mentre la ragazza ancora si muoveva nervosamente guidata da quel turbine di emozioni che si agitava in lei.
"Sai che nostro padre ha sempre un progetto, ma i suoi piani si rivelano col tempo." la voce di Loki fece da calmante ai nervi della poveretta che si lasciò cadere sulla poltrona in velluto cobalto esausta, passandosi poi una mano tra i lunghi capelli argentei.
"Mira a Midgard Loki, vuole lei...IO NON POSSO STARE FERMA A GUARDARE MENTRE DISTRUGGE LA MIA VITA!" gridò con tutto il fiato che aveva nascondendo il volto tra le mani tremanti, la sua non era paura ma rabbia, la rabbia di chi sa che qualcosa di orrendo sta per accadere e non può far nulla per fermarlo.
Il dio si avvicinò alla poltrona chinandosi dinanzi la ragazza che si massaggiava le tempie esausta, troppe liti quel giorno. Decise di non guardare il dio negli occhi, vergognandosi quasi delle iridi che avevano ancora una volta mutato colore.
"Guardami-sussurrò prendendole dolcemente il viso con una mano ed Alexiel non oppose resistenza- Dopo quella notte ho promesso a me steso che ti avrei protetta al costo della mia stessa vita, non permetterò a nessuno di farti del male." fece carezzandole la guancia.
Quando i loro sguardi si incrociarono provarono un'insolita sensazione di vuoto all'altezza dello stomaco, fu Loki a mettere fine ad un silenzio ricco di significati.
"Muoviti, non ti lascerò qui ad autocommiserarti." disse scattando in piedi ed avvicinandosi alla porta.
"Dove vorresti andare?" chiese la ragazza ormai completamente stesa sulla poltrona.
Uno sguardo eloquente del dio bastò per farle comprendere a quale meta alludeva, balzò in piedi afferrando il mantello pochi istanti e già erano alle scuderie.
 
Molti definiscono Asgard una splendida città, le case, le strade tutto sembra trasudare eleganza, eppure chiunque afferma ciò non ha mai potuto realmente ammirare la bellezza di questo regno. Nessuno di loro conosce i suoi laghi, le sue foreste, il suo mare limpido, ma chi come me e Loki sapeva comprenderne l'essenza fuggiva dal caos della città per rifugiarsi tra gli alti arbusti dei boschi asgardiani popolati dalle più svariate creature, che con i loro canti e fruscii animavano quei luoghi sacri. 
Lì andavamo a rifugiarci quando la vita di corte ci opprimeva ed il mondo sembrava non riuscire a comprenderci. 
Già da diversi minuti era sceso un imbarazzante silenzio tra noi, riempito solo dagli sbuffi dei nostri destrieri. Nonostante i tanti anni di amicizia e quasi fratellanza, considerando che Odino e Frigga mi avevano accolto come una figlia, da qualche tempo si venivano a creare spesso momenti di forte imbarazzo tra noi.
"Dunque è davvero solo questo che ti angoscia?" la voce di Loki ruppe finalmente quel pesante silenzio.
"Sai bene che tra pochi giorni ci sarà la scelta dell'erede.- risposi cercando il suo sguardo- Temo il giudizio di Odino, Loki, so che sarà dettato da ciò che vede il suo occhio e non da ciò che il cuore sa." rivelai.
"Thor è il primogenito." iniziò come stesse recitando una poesia letta e riletta.
"Si, ma non un re! Chi dice che tu non saresti un sovrano migliore di lui?" la mia foga lo fece sorridere.
"Tutti,-ammise con un sorrisetto canzonatorio e finalmente riuscii ad incrociare il suo sguardo, sbuffai alzando gli occhi al cielo- Ascolta Thor è forte, sa combattere, ha tutte le capacità per essere il re che Asgard desidera. Io al contrario non ho muscoli da esibire e per combattere utilizzo il seidr che da tanti non è visto esattamente come simbolo di regalità e forza. Non sono adatto a quel trono, Alexiel. In realtà...non sono adatto ad Asgard." concluse con un sospiro.
Tirai le briglie facendo fermare bruscamente il cavallo guardandolo con un orribile presentimento.
"Cosa vuol dire che non sei adatto ad Asgard?" chiesi temendo la sua risposta.
Sospirò esibendo uno dei suoi migliori sorrisi, ma sapeva che non sarebbe bastato come risposta.
"Alexiel io..." un fruscio tra gli alberi lo fece zittire, i cavalli erano irrequieti. 
Quel segnale mi bastò, portai istintivamente le mani alle spade angeliche riposte nel fodero dietro la schiena, ma non ebbi il tempo di estrarle perché un'enorme macchia nera sbucò dai cespugli a velocità disarmante fiondandosi su di me, facendomi così cadere malamente al suolo.
"Sdentato!-esclamai- Sì, anche io sono felice di vederti." continuai con respiro mozzato, mentre il drago continuava a leccarmi il viso completamente sdraiato su di me come un tenero cucciolo ignaro del suo reale peso.
"Noi cercavamo loro, invece sono stati loro a trovare noi, fantastico!" affermò il dio carezzando il suo drago.
"Ok Sdentato ora BASTA!" ordinai e mi lasciò il tempo di darmi una sistemata alla meno peggio.
"Mi dici che nome è Sdentato?" chiese beffardo.
"Mi ha rivelato il suo vero nome quando abbiamo stretto il legame. Un giorno lo scoprirai, questa splendida creatura come si chiama?" chiesi ammirata avvicinandomi al suo drago.
"Jokull, il signore del ghiaccio." rispose fiero.
Tesi una mano verso il collo squamoso del drago, ma mosso probabilmente da gelosia Sdentato mi investì una seconda volta.
"Oh ma insomma!-gridai mentre Loki mi derideva ghignando beffardo- Ah è così?" sussurrai rimettendomi in piedi.
Raccolsi la bava con la quale Sdentato molto gentilmente mi aveva fatto la doccia e la tirai con incredibile precisione sull'uniforme linda e pinta del dio che smise all'istante di sogghignare.
"Vuoi la guerra?-chiese osservando fuoribordo l'uniforme rovinata- E guerra sia!" sibilò e in pochi istanti ingaggiamo una lotta a suon di incantesimi.
"Ok basta! Tregua!" disse sfinito alzando le mani dopo non so quanti minuti, durante i quali ci eravamo tirati addosso di tutto.
"Va bene tregua concessa." rispondo ansante poggiando la schiena ad una quercia.
Volsi lo sguardo verso Sdentato e scoppiai a ridere vedendo con quale impegno tentava di afferrare la coda di Jokull senza successo, mentre l'altro con molta calma poggiava il muso tra le zampe infastidito dall'atteggiamento puerile del primo.
Solo allora mi resi conto che i nostri cavalli erano scomparsi, probabilmente morti di paura per l'entrata in scena poco decorosa di Sdentato e non solo.
"Credo che siamo rimasti senza baldi destrieri." dissi scoppiando in una sonora risata che contagiò anche il dio, poi un'idea balenò nella mia mente ed un sorriso furbo si dipinse sul mio volto.
 
"Sei pronto?" chiesi sorridendo beffarda.
"Non credo sia sicuro." rispose.
"Oh ma dai è come andare a cavallo solo senza terra sotto i piedi" risposi con un sorriso sghembo, vederlo in difficoltà mi divertiva.
"Per te è facile tu voli sempre, ci sei abituata permettimi qualche perplessità visto che non ho mai cavalcato una creatura mitologica volante creduta estinta da secoli." 
"Smettila di fare il bibliotecario sapientone e sali sul tuo drago Loki!" Lo ripresi.
Dopo uno sbuffo rassegnato montò sul dorso di quella splendida creatura e potei vedere lo stupore dipingersi sul suo volto mentre mormorava parole che non riuscii a comprendere.
Chinò il busto carezzando il collo di Jokull con dolcezza, era un momento tanto intimo per loro che per un istante mi sentii di troppo.
Con Sdentato avevo subito sentito un legame speciale fin dal primo incontro, era un donarsi reciproco che avveniva in maniera naturale come se facesse parte del nostro DNA. Loki stava provando quelle sensazioni ne ero certa, me lo confermò il suo sguardo ed il sorriso che dipinse le labbra sottili.
"Andiamo." la sua voce era sicura ed il suo corpo fremeva eravamo pronti al primo volo con i nostri draghi.
Vorrei poter descrivere le emozioni tanto forti e nuove che provammo quel giorno, ma non credo di essere tanto brava da riuscire a trasmettere anche un minimo di quelle sensazioni. Il vento che sferzava il viso, il battito accelerato dei nostri draghi in perfetta sincronia col nostro e lo spettacolo che si presentò quando superammo le nuvole, un tramonto da mozzare il fiato, il più bello di tutta la mia vita. Volsi lo sguardo verso Loki ed il mio cuore sembrò fermarsi. I capelli corvini scompigliati, gli occhi smeraldini che brillavano di una luce nuova persi ad ammirare il tramonto, per la prima volta vidi gioia...gioia pura in quelle iridi, la bocca semiaperta, il petto che si alzava ed abbassava frenetico. Rimasi così incantata dallo splendore e l'eleganza del principe di Asgard, le parole di Haimdall tornarono chiare alla mente, scossi la testa e tornai a ragionare allontanando pensieri che potevano nuocere ad entrambi.
Ritornare con i piedi per terra non fu facile entrambi impiegammo interi minuti per recuperare l'equilibrio, oscillando come dei bambini ai primi passi. 
"È stato incredibile!" esclamò il dio in delirio, quasi non lo riconoscevo la luce nei suoi occhi brillava ancora ed il sorriso non abbandonava le sue labbra.
"Sapevo che ti sarebbe piaciuto." risposi lasciandomi cadere sul soffice manto d'erba.
"Quindi è questo che provi quando voli?" chiese stendendosi accanto a me.
"No...con Sdentato è molto diverso non sono io a guidarlo, ogni scelta, ogni movimento è l'unione di due esseri che pensano e si muovono in perfetta armonia...è davvero incredibile." sussurrai.
"Grazie." sussurrò e mi ritrovai a sorridere per la sincerità con la quale aveva pronunciato quella parola, ma quel sollievo durò poco.
"Quanto credi durerà?" chiesi fissando il cielo malinconica.
"Alexiel" fece con tono ammonitorio, mi misi a sedere torturando le mani.
"Delle volte penso che sarebbe facile per me scappare, far perdere le mie tracce.-sentii il suo sguardo grave posarsi su di me- Ma poi rifletto e penso a che probabilmente i miei tormenti non mi lascerebbero perché sono parte di me e scappare risulterebbe un inutile spreco di forze." accennai un sorriso amaro.
Lo sentii avvicinarsi e con mio grande stupore mi ritrovai stretta dalle sue braccia, mi beai del calore e del dolce profumo che emanava il suo corpo ricambiando dolcemente l'abbraccio. Restammo così in silenzio per un tempo che ad entrambi sembrò infinito.
"Siamo due bei problemi noi." ridacchiai sciogliendomi dal suo abbraccio.
"È quello che ci rende speciali." rispose.
Dopo quella sera non ci fu verso di discutere con Haimdall ed Odino del possibile ritorno di Valentine così fui costretta a lasciar cadere l'argomento seppellendolo in una parte oscura della mia mente.
 
Nei giorni seguenti ci capitò spesso di fuggire da palazzo e raggiungere Jokull e Sdentato, che pazienti attendevano il nostro arrivo. Sapevano entrambi che il desiderio di evasione era dovuto ad un solo evento imminente, la scelta dell'erede. 
Ricordo alla perfezione quel giorno. Si riunì il popolo con la stessa enfasi di quando si deve assistere ad uno scontro tra guerrieri nelle arene, erano lì per essere partecipi di uno spettacolo, non comprendevano minimamente la sacralità di quell'evento e l'importanza che aveva per noi della famiglia reale.
La sala del trono spettatrice di avvenimenti che nel bene o nel male avevano segnato la storia dei nove regni ancora una volta era popolata da nobili che occupavano le prime file con i loro abiti sontuosi, e dai borghesi ai quali erano riservate le ultime file. 
Al centro della sala, esattamente ai piedi del trono di Odino, vi era Mjölrnir l'arma forgiata da una stella morente e dalla potenza impareggiabile.
 Quell'arma dalle sembianze di un semplice martello sarebbe stata la prova da superare, chi dei due sarebbe riuscito ad impugnarla sarebbe diventato il legittimo erede al trono e futuro re di Asgard. 
Rimasi con Loki fino all'inizio della cerimonia, ansiosa e mossa dalla speranza che almeno l'arma sacra riuscisse a leggere nel cuore del dio quelle qualità che l'avrebbero reso un re.
Stava lì in attesa che Odino li annunciasse, indossava la sua armatura oro ed il mantello verde smeraldo, i capelli perfettamente sistemati fin dietro la nuca, l'atteggiamento fiero degno di un principe asgardiano.
Aspettai che fosse lui a parlare non perché non sapevo cosa dire, semplicemente decisi di rispettare il suo desiderio implicito, sapevo che le parole non avrebbero fatto altro che ripetere concetti già espressi finendo così per cadere nel banale. Inoltre ero consapevole che non voleva essere consolato o incoraggiato, desiderava solo essere capito e rispettato. Il silenzio quindi esprimeva alla perfezione queste caratteristiche,
perché anche il silenzio sa parlare...'sono qui, al tuo fianco se hai bisogno mi troverai accanto a te.' ecco cosa voleva dire.
Potevo sentire dal fondo del corridoio le risa di Thor ed i quattro guerrieri, ma li ignorai concentrandomi su Loki, il mio autocontrollo quella sera sarebbe stato indispensabile.
"Qualunque sia la sua scelta- disse senza distogliere lo sguardo dall'immensa porta dorata- promettimi che non cambierà nulla." concluse volgendo lo sguardo verso di me.
Strinsi il suo elmo che custodivo con cura tra le mie mani, come poteva credere che sarebbe cambiato tutto? Poi capii a cosa si riferiva, aveva paura. Paura di quello che le persone avrebbero detto se lui avesse fallito, paura di sentirsi giudicato ancora, paura di essere diverso, paura di perdere l'unica persona oltre Frigga che riuscisse a leggere nel suo animo come un libro aperto.
"Lo prometto." risposi porgendogli l'elmo giusto in tempo perché seguì la voce di padre di tutto che presentava i due eredi.
Thor lasciò i suoi compagni per raggiungere in fretta me e Loki feci qualche passo indietro e li lasciai procedere verso il trono, mentre con i quattro guerrieri seguivo gli eredi a passo lento ed elegante.
Con tutte le sue forze la mia ancella aveva tentato di farmi indossare un abito femminile, ma mi ero opposta in tutti i modi fino a farla cedere. Ero più che fiera di indossare la mia armatura tenendo le spade angeliche dietro le spalle, le ali spiegate ed i capelli argentei liberi da qualsiasi acconciatura ridicola, tranne per una corona di finissimi fili in oro bianco intrecciati tra loro e con un diamante a goccia sistemato al centro della fronte.
I due raggiunsero Mjölrnir e la prova ebbe inizio, la frase che tutti attendevano con ansia era una "Sei degno".
 
Il risultato sperato non arrivò, l'arma sacra scelse il dio del tuono che, senza alcun riguardo per il fratello segnato dal dolore e dall'umiliazione, alzò l'arma al cielo ridendo e vantandosi come il peggiore narciso.
I presenti inneggiarono in coro al nome del dio, solo Frigga osservava il dio degli inganni distrutto dalla delusione. 
Odino fece un inutile discorso su quanto fosse importante la carica di principe cadetto, cosa che non fece che peggiorare la situazione di Loki. Lo vidi stringere i pugni fino a far sbiancare le nocche e serrare le labbra nell'attesa che quel momento finisse al più presto. In quel momento provai l'irrefrenabile desiderio di far ammutolire padre di tutto nel peggiore dei modi e di gridare ai presenti di andare al diavolo. Seguì un applauso che fece rilassare appena i nervi del dio, quando Odino finì il discorso invitando i presenti ai festeggiamenti raggiunsi Loki, che a passo svelto aveva abbandonato la sala del trono passando inosservato tra i presenti.
"Loki!" gridai, la mia voce si perse tra i cespugli e gli alberi del giardino del palazzo.
Sapevo dov'era andato, si nascondeva sempre lì da piccolo...il labirinto un luogo che lui conosceva fin troppo bene. Al centro di quel susseguirsi di corridoi verdeggianti vi era una fontana bellissima in oro, senza pensare raggiunsi la meta a passo sicuro ed eccolo lì seduto sul bordo della vasca, l'elmo abbandonato sull'erba mentre osservava il suo riflesso nell'acqua pura.
"Loki..." sussurrai appena avvicinandomi lentamente.
"Era chiaro.-mi interruppe con voce rotta- Sapevamo entrambi che avrebbe scelto lui,  tutti lo sapevano era praticamente già deciso. Questa messa in scena della prova era solo un pretesto per umiliarmi, per farmi capire che non sono Thor e mai sarò come lui." sibilò a denti stretti.
"Non parlare così Loki, questi pensieri sono mossi dai pregiudizi delle persone che credono di conoscerti. Sappiamo entrambi che avevi le stesse possibilità di Thor..."
"SMETTILA!-ruggì voltandosi verso di me ebbi una fitta al cuore nell'incrociare i suoi occhi lucidi ed arrossati- Smettila di ripetere quanto sono bravo, quante possibilità ho di essere più di Thor, che non sono diverso. Basta mentire!" barcollai indietreggiando di qualche passo.
Mentire...davvero l'avevo ingannato? Mi sentii la peggiore delle bugiarde, perché nelle sue parole colsi una verità che i miei incoraggiamenti celavano, dopotutto entrambi eravamo a conoscenza della predilezione di Odino nei confronti del dio del tuono, ma entrambi per motivi differenti avevamo finto di non vedere.
Lo vidi avvicinarsi risentito per le sue parole, scossi la testa indietreggiando ancora. 
"Mi dispiace..." sussurrai prima di correre via. 
Lo sentii chiamare il mio nome ed i suoi passi frenetici rincorrermi, deviai cercando di nascondermi da quello sguardo che mi aveva trafitto col suo dolore.
Così per un istante credetti alle sue parole continuando a fuggire da lui nel tentativo di dimenticarle. Era questa l'abilità di Loki riusciva a mentire così bene da mascherare le menzogne con il volto della verità, tanto che finiva per credere ai suoi stessi inganni. Il suo miglior modo per difendersi era la causa del suo dolore, la scusa di molti per affibbiargli i peggiori appellativi: "dio degli inganni", "ingannatore", "dio delle malefatte", "dio delle menzogne" tutti nomignoli che col tempo avevano solo alimentato in lui sentimenti capaci di trasformare quelle paure travestite da menzogne, in rabbia destinata a ferire con sole parole qualsiasi individuo.
Furono le parole pronunciate prima della cerimonia a farmi ragionare permettendomi così di recuperare la lucidità per leggere tra le righe di quel libro che credevo di conoscere tanto bene.
"Qualunque sia sua la scelta promettimi che nulla cambierà." mi fermai di colpo lasciando che mi raggiungesse.
"Di ciò che ti ho detto, Loki...ho sempre creduto ad ogni singola parola, ti ho sempre considerato superiore a molti e sì, anche a Thor.- decisi di affrontare il suo sguardo voltandomi verso di lui, mi dissi che se le leggende che avevo letto in molti libri avevano una base reale allora la verità avrebbe avuto la meglio-Forse per gli altri sarai un diverso, ma non osare pensare nemmeno per un secondo che io sia come loro, Loki. Ho promesso e non importa quante bugie inventerai per tenermi lontana, per me resterai sempre un grande re e se Asgard non ti vuole, vuol dire che non ti merita.-si avvicinò a passo svelto bruciando in pochi secondi la distanza che ci separava- Non ti libererai di me, le tue menzogne non mi fermeranno." sussurrai a pochi centimetri dal suo viso.
"Lo so." rispose semplicemente sfiorandomi il viso con un gesto delicato della mano.
Sentii i muscoli irrigidirsi, il suo corpo era troppo vicino ma questo non doveva rappresentare un problema, quante volte mi aveva sfiorata abbracciata eppure non avevo mai provato...imbarazzo, ma in quell'istante tutto aveva preso un altro significato e dargli un nome mi spaventava.
Era tanto vicino che potevo sentire il suo respiro sfiorare le gote, i nostri
sguardi si incrociarono e mi persi in quelle iridi smeraldine, in quella fusione di rabbia e dolore, permise al mio sguardo di scrutare la sua anima, si spogliò delle sue maschere mostrandomi la sua fragilità senza paure. Le nostre labbra come due calamite lentamente si avvicinarono attratte da una forza originata da puro istinto, ignorando il grave peccato che ci avrebbe marchiati come una macchia nera indelebile. Ma quel desiderio impuro venne brutalmente distrutto da una voce che riportò entrambi alla realtà.
"Alexiel! Loki!" la voce di Thor si perse tra le siepi di quel labirinto come un eco tra le onde del mare, ma alle nostre orecchie risultò il rintocco del più tremendo orologio, e come scottati i nostri volti si allontanarono prima ancora di toccarsi.
"Meglio andare." disse senza degnarmi di uno sguardo avviandosi verso l'uscita, lo seguii in silenzio, cercando di scacciare il pensiero di ciò che stava per accadere.
"Eccovi! Vi ho cercato ovunque!" fece raggiungendoci a passo svelto.
"Sì eravamo..." cominciai incerta guardando di sfuggita il dio dai capelli corvini.
"Oh non importa, venite!" esclamò, riuscii a sentire appena la sua mano che spingeva la mia schiena con malagrazia e la stessa sorte toccò a Loki.
 
Il dio del tuono trascinò i due malcapitati tra il caos dei festeggiamenti ignorano le repliche della ragazza che aveva notato l'ombra scura che era scesa sul volto del principe cadetto, ma Thor non ascoltò e in quell'ostinazione trovò la sua più grande colpa. 
Nel via vai di asgardiane, tra le grida euforiche degli invitati e i fiotti di alcolici, Loki sentì l'irrefrenabile desiderio di allontanarsi. Una voce, un'entità lo attirava lontano da quel caos, era gentile quasi rassicurante, il dio rivolse un ultimo sguardo ad Alexiel costretta a dover prestare attenzione ad individui alquanto irritanti e nonostante lo spettro della gelosia dentro di lui si agitasse cercando di attirare la sua attenzione, decise di non interferire...di sparire. Era ciò che gli riusciva meglio, passare inosservato come fosse una presenza inconsistente, eterea. 
Quando le grida euforiche e gli schiamazzi si fecero lontani  il dio si sentì libero di respirare senza sentire alcun peso gravare sul suo petto. Lasciò che l'aria gelida riempisse i polmoni fino a gelargli il sangue, in quel freddo sentì ancor di più l'assenza di Jokull e desiderò poter fuggire con lui lontano da Asgard lontano da quel trono che lo perseguitava e dal tormento di non poter essere all'altezza del suo ruolo, del suo rango. Quante volte il desiderio di fuggire si era impossessato di lui, più volte si era trovato sul punto di abbandonare quella terra, poi guardava lei e tutto svaniva. Il dolore, le umiliazioni, le paure, la rabbia tutto scemava quando lei sorrideva, quando parlava e riempiva di musica l'aria, guardava lei e si sentiva a casa, perché col tempo aveva compreso che dove era Alexiel lì era il suo mondo.
Ah se quei sentimenti fossero bastati per fermare il suo passo incerto, se non avesse abbandonato i festeggiamenti seguendo l'ombra che sussurrava suadente alle sue orecchie, forse il corso degli eventi sarebbe mutato e tutto avrebbe preso una via diversa...e quelle tenebre non avrebbero catturato un cuore innocente. 
Quella notte Loki incontrò il suo destino...quella notte il dio degli inganni scelse le tenebre.

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