Lo stesso fuoco di Mitsuki91 (/viewuser.php?uid=158486)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***
Capitolo 12: *** XII ***
Capitolo 13: *** XIII ***
Capitolo 14: *** XIV ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo - I ***
Come promesso, ecco a voi una nuova Repayment.
E' già stata scritta tutta, quindi gli aggiornamenti saranno regolari. Uno o due a settimana, devo decidere :) I capitoli sono quindici totali, compreso di epilogo :)
Buona lettura! :D
Titolo: Lo stesso fuoco
Autore/data: Mitsuki91 – 17/03/2014
Beta-reader: /
Tipologia: long fic
Rating: VM14
Genere: introspettivo, sentimentale
Personaggi: Severus Piton, Lily Luna Potter, Famiglia Potter-Weasley-Dursley
Pairing: Severus/Lily Luna
Epoca: Nuova generazione
Avvertimenti: What if
Riassunto: Severus non ha mai consegnato i suoi ricordi ad Harry ed è
riuscito a salvarsi durante la battaglia finale, non rispondendo al richiamo di
Voldemort per poterlo cercare; è stato poi catturato e ha subito il Bacio del
Dissennatore. Anni dopo, Lily Luna Potter entra nel suo negozio di pozioni alla
ricerca di un lavoro, e poco dopo i due inizieranno una relazione…
Conteggio parole: quasi 24.000 parole
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non
appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i
diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la
trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito
e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una
citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a
scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è
pertanto intesa.
La
storia partecipa al Gioco creativo n.14: Severus House Cup
NOTA
IMPORTANTE: la storia parte da un What If davvero enorme: Severus viene
condannato al Bacio del Dissennatore e, per questo, è una persona completamente
nuova. Ho cercato di rimanere IC per quanto possibile (credo che si noti,
soprattutto dalle piccole cose – in sostanza, non troverete un Severus che è
l’anima della festa o cose simili), ma, se vi accingete a leggere la storia,
tenetelo presente.
Prologo – I
Era
accaduto.
La
guerra era finita; Harry Potter si era sacrificato senza il suo aiuto, mentre
lui lo cercava disperatamente fra i corridoio di Hogwarts, noncurante del
richiamo del Signore Oscuro.
La
sindrome dell'eroe l'aveva colpito ancora, e Potter aveva fatto la scelta
giusta senza che lui potesse dirglielo. All'inizio ne era stato sollevato: non
dover più confidare il suo segreto, potersi tenere per sé Lily...
Poi,
ovviamente, l'avevano catturato.
Era
stato processato per direttissima e chiuso ad Azkaban. Avrebbe potuto tentare
di difendersi, davvero... Ma a che pro? Perché sbandierare il suo più grande
segreto, quando non era stato necessario? Permettere a qualcun altro di sapere...
Azkaban
non era poi così male, in confronto alla vita di rimorsi e rimpianti che aveva
vissuto. Ora che non aveva più un compito, che il Signore Oscuro era morto e
Harry Potter vivo e felice – Silente avrebbe dovuto parlargliene, invece di
lasciarlo con la certezza che sarebbe stato tutto inutile; se lui fosse morto,
l'avrebbe strozzato con le sue stesse mani nell’aldilà –, alla fine a lui non
rimaneva altro da fare. E aspettare la fine della sua misera vita in prigione
anziché fuori non significava nulla, non per lui.
Non
aveva previsto una cosa, però.
Il
Bacio.
I
suoi crimini erano stati tali, secondo l'accusa, che venne condannato al Bacio
del Dissennatore. Non poté più opporsi, a quel punto, perché non si era difeso
prima e all'accusa non interessava che ora avesse un ripensamento; credevano
che fosse tutta una scusa, perché gli era già stata data una possibilità e non
aveva parlato.
Severus
visse le due settimane di prigione prima del Bacio a metà fra l'ansia e il
sollievo.
Sapeva
che i condannati al Bacio venivano rieducati e rimessi in società: il
Dissennatore portava via i ricordi, il vissuto di una persona, ma senza
comprometterne il corpo. Ti svegliavi un giorno e non sapevi più chi eri, e chi
eri stato, e potevi ripartire da zero reinventando te stesso, diventando una
persona nuova.
Severus
si sentiva sollevato, perché così avrebbe potuto cancellare i suoi errori e
ricominciare da capo, togliendosi il peso dei rimorsi e il dolore dei ricordi.
E si sentiva ansioso perché in nessun caso, nessuno, assolutamente,
avrebbe voluto dimenticarsi di Lily.
Avrebbe
sopportato il peso di mille condanne, pur di non dover dimenticare i suoi
occhi, il suo sorriso. Avrebbe sopportato ogni cosa, sarebbe morto e risorto
infinite volte, anche sapendo che non avrebbe mai più potuto incontrarla, che
lei non l'avrebbe mai scelto.
Ogni
cosa, pur di conservare il ricordo della donna che amava.
Ma
era troppo tardi. Nessuno sarebbe stato a sentirlo, e c'era ancora una parte di
lui che non voleva condividere tutto questo, che voleva tenerselo per sé.
Almeno nella sua mente, almeno in quello, Lily sarebbe stata sua e sua
soltanto.
Arrivò
il giorno del Bacio.
Severus
venne condotto da due Auror verso il Dissennatore designato.
La
paura lo sopraffece, quando i due lo buttarono avanti e si ritirarono con il
loro Patronus, lasciandolo solo e senza difese ad affrontare l'orrore.
Non
voleva.
Non
voleva perdere Lily.
Era
troppo tardi.
Il
Dissennatore alzò il suo cappuccio, mostrando un volto scavato e una bocca
mostruosa, aperta; una cavità nera senza fine.
No, pensò, mentre
le gambe cedevano, e lui crollava al suolo, schiacciato sotto il peso della sue
paure più grandi.
Il
giorno in cui aveva perso Lily...
Il
giorno in cui aveva saputo che era morta...
Ed
era colpa sua, era sempre colpa sua...
Il
Dissennatore si avvicinò, gli prese il viso, lo costrinse a guardarlo.
Piangeva,
Severus, ma non un singolo suono uscì dalla sua bocca. Altri avevano urlato,
altri avevano supplicato e si erano disperati.
Lui
fissava il suo destino negli occhi, con le lacrime ad offuscargli la vista, e
in mezzo a quel mare di dolore e paura un solo volto riusciva ad emergere.
Lily.
Non me la
porterai via.
Non mi porterai
via Lily, non lei!
Il
Dissennatore poggiò quella bocca deformata e secca sulla sua, aspirando,
iniziando a portargli via ogni cosa.
L'ultimo
pensiero di Severus, mentre lo fissava, stranamente deciso, nonostante
l'immobilità data dalla paura, fu: Non
ti permetterò di portarmi via Lily.
***
L'uomo
aprì gli occhi e scoprì di essere sdraiato su un letto morbido, circondato dal
bianco.
Doveva
essere successo qualcosa, ma cosa...?
Con
un moto d'ansia e d'orrore si mise a sedere, cercando invano di frugare nella
sua mente alla ricerca di qualcosa;
cercando di ricordare almeno il suo nome...
"Severus
Piton."
La
voce di una giovane donna, che all'inizio non aveva notato, lo distrasse. Era
vestita con un camice verde e teneva in mano una cartelletta; sul petto aveva
uno strano stemma, due bacchette incrociate che spruzzavano scintille.
L'uomo
aprì la bocca, sconcertato, ma lei lo bloccò prima che potesse parlare.
"So
che si sente disorientato, signor Piton. Due giorni fa è stato sottoposto al Bacio
del Dissennatore, e ha perduto ogni suo ricordo."
"Cosa... Cosa?!"
esclamò quindi l'uomo, mentre quello che credeva essere il suo nome, Severus
Piton, echeggiava nella sua mente come un eco, senza tuttavia trovare
riscontro.
L'infermiera,
allora, che si presentò come Abbie White, si accomodò accanto a lui e cercò di
tranquillizzarlo, spiegandogli al contempo la situazione.
Dunque,
si chiamava Severus Piton. Era stato un criminale e aveva compiuto cose
orribili: per questo motivo era stato condannato dal Wizengamot a subire il Bacio
del Dissennatore, e ora si trovava in una clinica progettata apposta per i casi
come il suo, dove sarebbe stato recuperato e reintrodotto nella società.
Non
sapeva come prendere tutte quelle informazioni.
Insomma,
si sentiva... Normale. Non come un uomo che avrebbe ucciso, o compiuto atti
malvagi... Semplicemente un uomo. Punto.
Ma
forse era l'assenza di ricordi a destabilizzarlo.
L'infermiera
si alzò, alla fine del racconto, e gli chiese se avesse compreso tutto. Severus
annuì e lei se ne andò, lasciandolo con il suo compagno di stanza, che gli era
stato presentato come Frederik Carlson e che aveva ascoltato il racconto in
silenzio, limitandosi a fissarlo. Severus aveva avvertito un brivido, quando
l'aveva guardato negli occhi.
"Ehi."
disse lui, quando la ragazza se ne fu andata, dopo aver controllato dalla porta
"Ti do un consiglio, amico."
Severus
sentì un moto d'irritazione alla parola 'amico': non lo conosceva! O forse sì?
L'aveva già incontrato? Quante domande... Si prese la testa fra le mani. Aveva
iniziato a dolere, ma l'infermiera aveva detto che era normale, e gli aveva
lasciato delle pozioni da prendere.
"Se
ti viene in mente qualcosa, non dirglielo. Mai." Frederik si avvicinò e si
sedette sul letto accanto a lui. Il suo sguardo sembrava folle, spiritato, e
Severus si ritrasse in automatico "Ci sono persone che riescono a
conservare qualcosa, a contrastare il potere dei Dissennatori, almeno in parte.
Se loro lo sanno, ti faranno Dissennare un'altra volta."
"...
E tu come lo sai, scusa?" chiese Severus. Qualcosa gli suggeriva di
assecondarlo, ma una parte di sé sembrava scettica e polemica.
Il
sorriso dell'uomo si spense, e con esso gli occhi accesi di follia.
"Mi
hanno Dissennato tre volte, ma ricordo solo questo. Ricordo tre scene di tre
risvegli, tutto qui. Ho pensato potesse esserti utile come informazione, perché
sai, a me non piacerebbe se mi portassero via i ricordi. Anche se è già
successo."
Frederik,
a quel punto, si alzò e lo lasciò in pace. Si sedette di nuovo sul suo letto e
prese una bacchetta, giocando con delle scintille.
Il
mal di testa di Severus stava peggiorando, così lui prese le sue pozioni e si
addormentò di nuovo, crollando in un sogno senza sogni.
***
Una
settimana dopo il 'risveglio', iniziarono ad istruirlo.
Severus
aveva scoperto che dotavano tutti i pazienti di una bacchetta limitata, per
poter imparare di nuovo le basi della magia e degli incantesimi, impedendo al
contempo che le persone si facessero male.
Era
più facile che imparare le cose per la prima volta, gli avevano detto, perché
il loro cervello era già stato abituato a pensare in termini di magia e a
lanciare incantesimi, ed era un tipo di memoria che non veniva toccata dal
Dissennatore, sebbene si dimenticassero gesti e parole. Come per andare in bici,
era una memoria che restava, nonostante anni di non pratica. Bisognava solo
riapprendere, appunto, formule e movimenti.
Severus
scoprì di cavarsela piuttosto bene negli incantesimi più elementari.
L'istruzione di base, unita alla questione dell'automaticità della memoria,
facevano sì che ogni persona avrebbe dovuto passare solo due anni in quella
clinica-scuola, prima di tornare 'nel mondo fuori'.
Qualcuno
gli aveva detto che una volta era stato un grande pozionista, così Severus si
avviò con una certa ansia verso la sua prima lezione di pozioni. La memoria
istintiva funzionava allo stesso modo, ma dato che le pozioni erano leggermente
più complicate degli incantesimi, richiedendo diversi passaggi a memoria e
tempi molto precisi, lui non sapeva cosa aspettarsi.
Stava
preparando una semplice pozione Scacciabrufoli, seguendo le istruzioni scritte
sul manuale che gli avevano fornito, quando accadde.
Qui, pensò, c'è qualcosa di sbagliato, o che posso fare
meglio.
Rileggeva
la riga incriminata ormai da due minuti, ma non riusciva a capire dove fosse l'errore;
la sua mente non era in grado di aiutarlo fino a quel punto. Stava per
arrendersi, quando sentì una voce.
"Io
aggiungerei un pizzico di Radigorda."
Severus
sobbalzò, girandosi alla sua destra.
Un'Ombra.
Sembrava
una bambina, o una ragazzina. Era nera, scura, esattamente come un'ombra, ma
gli sembrò di vedere dei colori cangianti sulle estremità dei capelli; una
sfumatura scura di rosso, che si confondeva con il buio della sua figura.
Non
poteva vedere i suoi occhi né i suoi lineamenti, però vide le sue labbra, più
scure dell'oscurità di cui era composta. Sorrise, e Severus si sentì strano,
come se qualcosa gli stringesse il cuore, come se fosse invaso da una strana
sensazione di benessere e malinconia.
L'Ombra
scomparve piano, e lui rimase a fissare il posto dove era apparsa per un altro
minuto buono, cercando di calmare il battito del suo cuore e di capire cosa
fosse successo.
Poi,
alzando lo sguardo, incontrò gli occhi folli di Frederik, che gli sorrise.
Turbato,
tornò alla pozione. Decise di seguire il suggerimento dell'Ombra, e aggiunse un
pizzico di radici di Radigorda in polvere.
La
pozione da rosa assunse subito la precisa sfumatura gialla descritta dal libro.
Severus
sorrise, continuando a lavorare come se niente fosse.
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Capitolo 2 *** II ***
II
Gli anni erano passati in fretta.
Dopo i due vissuti nell’istituto istituito dal Ministero, Severus era stato
portato a casa – la sua casa – e gli erano state riconsegnate le chiavi del suo
deposito alla Gringott, dove lo attendevano un po’ di risparmi – ma su cui non
poteva contare per vivere tutta la vita. L’uomo, quindi, si era rimboccato le
maniche e aveva cercato lavoro.
Per un ex criminale del suo calibro non c’erano molti posti disponibili. Se
l’era aspettato, ma fu lo stesso un duro colpo: non si ricordava affatto di
aver commesso le atrocità che sentiva in giro; in poche parole, non poteva
credere di essere stato davvero lui.
Dopo mattine e pomeriggi passati a cercar lavoro, infruttuosamente per il
primo periodo, era solito ritirarsi la sera e studiare pozioni.
La materia lo affascinava, anche se il suo studio era limitato alla teoria,
perché non poteva permettersi di comprare i dispendiosi ingredienti finché non
avrebbe avuto la certezza di un lavoro. Aveva ritrovato parecchi libri di
testo, indubbiamente suoi di quando andava a scuola, che erano certamente più
approfonditi rispetto a quanto aveva imparato nei due anni precedenti.
Ogni tanto la bambina-ragazza si faceva rivedere, e tutte le volte Severus
annotava a margine le sue indicazioni e si riscopriva a sorridere. Cercava
sempre di focalizzare l’attenzione su di lei, ma lei gli sfuggiva in continuazione.
Era sempre e solo un’Ombra, senza dettagli particolari, su cui spiccava solo la
forma delle labbra e un color rosso scuro sulla punta dei capelli. A volte dimostrava
a malapena dieci anni, a volte aveva l’aria di una donna. Lui poteva intuirlo
dalla sua altezza e dalla silhouette.
Non sapeva chi fosse. I primi giorni, quando si era dedicato a pulire la
casa – era diventata parecchio sporca e, inoltre, alcuni mobili gli mettevano
addosso un’inquietudine strana, anche se ovviamente non poteva sbarazzarsene
senza avere soldi con cui sostituirli – aveva cercato fra le sue cose un
indizio, un qualsiasi cosa potesse portarlo a scoprire l’identità dell’Ombra.
Non aveva trovato nulla, nemmeno una fotografia.
In effetti, sembrava non esserci alcuna fotografia in quella casa, ad
eccezione di un ritratto nella stanza adibita a studio, che raffigurava una
donna che altri non poteva essere che sua madre, data la somiglianza, e due
cornici in salotto, una contenente una foto scattata al matrimonio dei suoi –
Severus l’aveva rinchiusa in un cassetto, perché vedere il viso di suo padre
gli provocava strani brividi – e una dove c’era lui, probabilmente a dieci
anni, vestito con vestiti improponibili che sorrideva in modo triste.
Da questo capì di non aver avuto una bella infanzia, ma non sapeva
esattamente come dovesse rapportarsi a questa informazione. Insomma, lui non si
sentiva triste. Era stato confuso e spaesato, poi aveva iniziato a trovare
stimoli nell’apprendere, e ora tutt’al più era preoccupato perché non riusciva
a trovare lavoro, ma nel complesso stava… Bene. Sorrideva solo all’Ombra, e non
se ne accorgeva neppure, ma stava bene davvero.
Dopo quasi un mese di insuccessi dal punto di vista lavorativo, aveva
convertito alcuni suoi risparmi in denaro Babbano e aveva preso l’abitudine di
fare la spesa settimanale la domenica mattina, al piccolo supermercato della
cittadina. Trovava che fosse meno deprimente andare lì, piuttosto che recarsi a
Diagon Alley per osservare con desiderio
la vetrina della farmacia e dei negozi che vendevano ingredienti di pozioni,
sapendo che non poteva permetterseli. In concomitanza con quest’abitudine,
quindi, scoprì un piccolo parco giochi non molto lontano dal fiume che scorreva
proprio dietro casa sua. La prima volta che ci andò avvertì subito un senso di
sbagliato, come se nel tempo il luogo fosse cambiato, e uno strano nodo allo
stomaco. Era doloroso, ma anche dolce.
Aveva il sapore della malinconia e Severus si sedette su una panchina,
mentre l’Ombra riprendeva forma e andava a dondolarsi sull’altalena o a giocare
sullo scivolo. Era molto presto, e non c’erano bambini in giro, quindi poteva
rimanere per qualche tempo così, immobile.
Era strano anche solo pensarlo, ma… Si sentiva in attesa. Come se l’Ombra
dovesse diventare una persona reale, in carne ed ossa, e lui potesse vederla
finalmente in viso.
Ovviamente non accadde nulla di tutto ciò, ma Severus prese anche quella
piccola abitudine: o prima o dopo aver fatto la spesa – a seconda di quanta
gente ci fosse nel parco; non voleva passare per un vecchio pervertito che
spiava bambini – si sedeva per qualche minuto sulla panchina, osservando la sua
Ombra giocare e assaporando appieno il nodo allo stomaco che quella visione gli
provocava.
La sua routine fu spezzata dopo circa tre mesi, quando finalmente trovò
lavoro, appena prima che iniziasse a preoccuparsi sul serio per lo scarso
livello delle sue finanze. Lo aveva assunto un uomo forte e barbuto che gestiva
un piccolo negozio di oggettistica in Diagon Alley, e Severus si ritrovò ad
essere praticamente un tuttofare.
L’uomo lo faceva lavorare principalmente in magazzino, sul retro, dato che
aveva paura che il suo viso spaventasse i clienti, ma con il passare degli anni
la gente aveva iniziato a dimenticare le brutture della guerra e a capire che
Severus Piton era una nuova persona. Ovviamente sapevano tutti del Bacio del
Dissennatore, e parecchi dei suoi ex alunni furono stupiti nel ritrovarlo privo
del suo solito ghigno sarcastico. A volte accennava persino un sorriso cortese,
soprattutto se doveva accogliere i clienti e mostrare loro i prodotti, e in men
che non si dica la gente iniziò ad arrivare a fiumi. A quanto pareva erano
tutti curiosi di vedere l’ex professore più odiato di tutta la scuola – ad
eccezione forse di una tale Umbridge, come spesso gli veniva detto – porsi in
modo così gentile e cordiale.
La novità passò però ben presto e, dopo qualche mese di boom, il negozietto
tornò ad avere la solita clientela.
Il proprietario, il signor Broodey, non si pentì della sua scelta. Severus
Piton aveva portato clienti ed era stato in grado di renderlo più conosciuto,
quindi lo prese sotto la sua ala. Gli insegnò alcuni trucchi del mestiere –
come incantare i giocattoli magici – e, una volta saputo il suo interesse per
le pozioni, ogni tanto gli regalava qualche ingrediente raro che era riuscito a
trovare nei suoi viaggi, d’affari o meno. Severus, infatti, non aveva smesso di
studiare pozioni la sera, una volta staccato dal lavoro, e anzi, ora che aveva
uno stipendio fisso, acquistava regolarmente ciò che gli serviva per
esercitarsi e migliorarsi giorno dopo giorno.
L’unica volta in cui il signor Broodey non gli regalò qualcosa di relativo
alle pozioni fu solo anni dopo, quando Severus consegnò le dimissioni. In
quell’occasione, chiese all’uomo di scegliere un oggetto del negozio e di
prenderselo, per tutti gli anni di eccellente servizio che gli aveva reso.
Dopo qualche istante di esitazione, Severus si diresse verso una piccola
statuina intagliata nel legno, raffigurante una cerva. L’aveva notata già più
volte nel corso degli anni, dato che era in negozio da parecchio, ma non aveva
mai avuto il coraggio di comprarla, forse perché gli sembrava stupido, visto
che in genere non era solito sperperare il denaro per inutili soprammobili, e
non aveva nessun amico a cui regalare una cosa così. Il signor Broodey,
comunque, non sembrò aver nulla da ridire, e gli incartò con cura la cerva,
raccomandandogli di fare attenzione perché gli urti avrebbero potuto avere
conseguenze sull’incantesimo che l’animava – difatti la cerva era stata
stregata perché piegasse il capo e sbattesse gli occhi, di tanto in tanto.
Severus uscì soddisfatto dal suo ex luogo di lavoro e quella cerva fu
l’unica cosa non relativa alle pozioni che rimase esposta nel suo negozio per
un bel po’ di tempo. Infatti, Severus aveva dato le dimissioni perché per anni
aveva risparmiato e aveva studiato con l’intento di aprire un suo laboratorio
di pozioni. Da poco era riuscito a trovare un locale in affitto, sempre a
Diagon Alley, e aveva dato il via ai lavori.
Prima di aprire assunse una commessa/contabile, una madre di famiglia con
tre figli ad Hogwarts, che si occupò anche di far pubblicità al posto. Gli
affari andarono sempre piuttosto bene, una volta che la sua fama si fu diffusa,
e la sua giornata tipo si svolgeva con Severus nel piccolo laboratorio, sul
retro, a preparare pozioni, e Sandy, la commessa, che accoglieva i clienti nel
negozio e si occupava di tutto in quel senso, prendendo le ordinazioni e
vendendo le pozioni già pronte.
Con il passare degli anni si instaurò fra loro un rapporto di stima e anche
affetto, sebbene Severus fosse ridiventato il tipo un po’ scontroso che sempre
era stato quando insegnava, senza tuttavia essere maleducato. Sandy non seppe
mai molto di lui, ma conosceva il suo indirizzo – per contattarlo nel caso in
cui succedesse qualcosa – e aveva indovinato la sua passione per le cerve dal
soprammobile esposto in negozio, così ad ogni Natale gli regalava una statuina
o qualcosa che le ricordasse – un anno aveva preso un cervo maschio, una
statuetta rivestita in vero pelo, ma Severus aveva borbottato un po’ e
quell’oggetto non si era mai più visto, così lei aveva imparato – e che l’uomo
esponeva poi accanto alla prima.
Così erano andati avanti per anni, lei ad occuparsi del clienti e della
contabilità, e lui a lavorare in silenzio sul retro, finché dalla porta non era
entrata Lily Luna Potter.
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Capitolo 3 *** III ***
Ringrazio chi ha iniziato a seguirmi/preferirmi/ricordarmi e chi ha recensito ^^"
Buona lettura!
III
“Buongiorno.”
La voce trillante lo colse di sorpresa, ma Severus, a parte un piccolo
sobbalzo, non smise di preparare la pozione Restringente su cui stava
lavorando. Era una pozione semplice, un incarico noioso che gli era stato
commissionato e che stava cercando di portare a termine il più in fretta
possibile, per potersi dedicare di nuovo ai suoi studi e alle sue ricerche.
L’unico motivo per cui la gente continuava a comprare pozioni, persino una
semplice come quella e con ingredienti non particolarmente dispendiosi, era
perché conveniva di più acquistare una piccola fiala ad un prezzo di molto
inferiore rispetto a quello degli ingredienti, pur di non fabbricarne troppa e
farla andare a male.
“Buongiorno, desidera?”
“Sono in cerca di un lavoro. In effetti, mi piacerebbe specializzarmi in
pozioni e la fama di Severus Piton si…”
“Mi spiace, non siamo in cerca.”
Sandy aveva stroncato, come al solito, ogni flebile speranza. Era stato lui
stesso ad ordinarlo: non voleva apprendisti, non fino a che le mani non
avessero preso a tremare o gli occhi a non vederci più. Severus era ancora
abbastanza giovane, nel mondo dei maghi, da potersi permettere almeno ancora
una quarantina d’anni di lavoro solitario, se non di più.
“Questo lo so, ma se potessi vedere il signor Piton…”
“Sta lavorando ad una pozione, attualmente. Mi spiace, ma mi è stato detto
di scacciare tutti coloro che cercano un apprendistato, e non posso far altro
che eseguire i suoi ordini.”
Severus posò le radici che aveva in mano e osservò la pozione che bolliva.
Riusciva a sentire la conversazione che si stava svolgendo nel locale attiguo
dalla porta socchiusa, e una strana sensazione lo pervadeva.
“In questo caso, sono disposta ad aspettare fino a che il signor Piton non
esca, a costo di stare qui sino alla chiusura.”
Di certo quella ragazza era ostinata. Aveva uno strano accento, come se
fosse stata per qualche tempo all’estero.
Severus incrociò le braccia e cercò di capire che cosa stava stonando, in
lui.
La sensazione che provava era simile ad un nervosismo di sottofondo, ad
un’agitazione incomprensibile. Non sapeva chi fosse quella ragazza, e, mentre
da una parte voleva che se ne andasse al più presto, dall’altra avrebbe voluto
spalancare la porta e vederla in faccia.
“Non credo che funzionerà, mi spiace.”
“Non importa.”
“Perderesti una giornata.”
“Non ho niente di meglio da fare.”
Con un sospiro, Severus diede un’occhiata distratta all’orologio e calcolò
che ci sarebbero voluti altri venti minuti prima di poter metter mano di nuovo
alla pozione.
Tanto valeva andare a scoprire la causa della sua sensazione.
Aprì la porta del laboratorio ed entrò nel negozio.
Sandy stava guardando la ragazza, che al rumore aveva girato la testa di
scatto e, riconoscendolo, aveva sorriso e fatto un passo avanti, per
presentarsi.
Il cuore di Severus perse un battito.
La ragazza non era niente di eccezionale, sebbene non fosse brutta: aveva
il viso e il corpo pieno di lentiggini, folti capelli ramati mossi che le
ricadevano lungo la schiena e due occhi color nocciola, gentili. Quello che
colpì Severus fu il sorriso: per un momento, nel primo istante in cui la
vedeva, l’Ombra apparve e si sovrappose alla giovane, replicando lo stesso
sorriso nello stesso identico modo.
Le labbra erano l’unica cosa che potesse scorgere dell’Ombra e, con il
tempo, Severus aveva imparato a memorizzarne la forma: la ragazza le aveva
esattamente uguali, e il suo sorriso si era dischiuso nello stesso identico
modo.
Questo fece incespicare l’uomo per un attimo, ma durò tutto meno di un
battito di ciglia, perché l’Ombra scomparve e Severus riprese il controllo di
sé prima che la ragazza aprisse bocca per presentarsi.
“Sono Lily Luna Potter, signor Piton.” disse, sicura, allungando la mano
verso di lui “E sono qui perché, sebbene sappia che non prende apprendisti,
voglio che metta alla prova il mio talento. Ho studiato in Francia per ben tre
anni dopo il diploma per specializzarmi in questa materia, e sono tornata qui
solo con la speranza di imparare dal migliore, ovvero lei.”
Non si poteva dire che non fosse stata accattivante. La sua presentazione
era stata impeccabile.
L’espressione di Severus rimase imperscrutabile mentre le stringeva la
mano.
“Molto bene. Lei saprà che io non assumo alcun apprendista.”
“Mi accontenterei di lavorare gratis al suo fianco, affinché mi insegni.”
L’uomo strinse la labbra, soppesando la questione.
Se fosse stata un’altra persona, l’avrebbe mandata via e basta. Ma lei era
– era… Non sapeva neanche lui chi Lily Luna Potter fosse; il nome non gli diceva niente, eppure… O meglio, sapeva che
la famiglia Potter aveva giocato un ruolo cruciale nelle precedente guerra,
però…
Lui non aveva niente a che fare con loro. Quando qualcuno gli raccontava
aneddoti del passato che non si ricordava più, o quando si imbatteva in qualche
notizia su un giornale, si sentiva molto a disagio. Aveva scoperto molto tempo
prima che era stato un assassino, un Mangiamorte, ma lui non si sentiva così, malvagio, e tendeva ad evitare qualsiasi
contesto che andasse a finire negli anni bui della sua vita. Era andato avanti
e non si era mai voltato indietro, e considerava l’Ombra alla stregua di una
vecchia amica che era al di là delle guerre passate e che amava, come lui,
l’arte delle Pozioni.
Sapeva che l’Ombra non era reale, non poteva essere reale. E sapeva anche
che, semmai lo fosse stata, non sarebbe stata di certo una ragazza appena
ventenne, perché proveniva dalla sua vita passata, come un barlume sfuocato di
un ricordo che forse, un tempo, era stato importante.
Però.
C’era un però, ed era quella forma delle labbra, e il sorriso gentile e
determinato di Lily Luna, e un po’ lo erano anche il suo viso e il suo corpo e
i suoi capelli e il profumo di mele che spandeva tutto attorno a lei.
C’era un però e Severus lo sentì nel sudore che aveva iniziato ad
impregnargli la mano durante quel breve contatto fra loro, facendo sì che lui
la ritirasse subito. Era anche in quel leggero nodo allo stomaco, formato da
nervosismo e malinconia, e che seguiva il ritmo del suo cuore accelerato.
“Le propongo una sfida.” disse “Se mi preparerà del Veritaserum perfetto,
potrei prendere in considerazione la sua richiesta.”
Entrambe le donne sgranarono gli occhi. Sandy perché non si era aspettata
una risposta simile, un barlume di possibilità per una sconosciuta; Lily perché
la pozione era veramente difficile e, nonostante i suoi studi aggiuntivi,
avrebbe richiesto tutto il suo impegno.
“Naturalmente.” continuò Severus, mantenendo un tono e un’espressione
neutra “Può usufruire degli ingredienti e degli spazi del negozio, sebbene si
debba arrangiare per certe fasi… Sa, come quando la pozione deve stare a riposo
sotto la luce di una luna piena, ad esempio. Confido che saprà trovare il luogo
adatto per evitarle contaminazioni, se il suo desiderio è sincero.”
L’espressione di Lily si fece seria e attenta.
“Sì, signor Piton.” rispose.
“Va bene. Allora adesso torni a casa a ripassare, e domani potrà iniziare.
Ci vedremo alle nove, quando il negozio aprirà. Non tollererò alcun ritardo,
siamo intesi?”
“Sì, signor Piton.” ripeté lei, con il cuore che le batteva a mille per
l’emozione di aver avuto un’opportunità e nello stesso tempo per il terrore
della difficoltà della prova.
Lily salutò allora sia lui che la commessa, per poi uscire a passi svelti
dal negozio.
“… Signore…” iniziò titubante Sandy, quando la porta tornò al proprio posto
con uno scampanellio.
Severus fece un gesto della mano, che stava a significare più o meno
‘lascia stare’, e tornò nel retro del negozio.
Parte di lui pensava che si era comportato da sciocco e sperava in un
fallimento della ragazza, per poterla mandare via senza darle spiegazioni,
mentre l’altra parte bramava il suo successo, e pensò a come sarebbe stato
lavorare fianco a fianco in quello spazio angusto.
Severus deglutì, ricordando il sorriso della giovane e il lieve profumo di
mele. |
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Capitolo 4 *** IV ***
IV
Un’intera notte per rifletterci l’aveva portato alla conclusione che si
sentiva attratto da Lily Luna Potter.
Non poteva dir nulla riguardo alla parte di vita che aveva perso, ma, in
quegli anni di riabilitazione e lavoro, nessuna donna gli aveva mai suscitato
simili emozioni, e lui non ne era andato in cerca. Certo, a volte pativa un po’
la solitudine, ma aveva sempre pensato che fosse… Come dire, parte del suo
essere? Aveva il suo lavoro e la sua routine, il suo studio e i suoi libri, e
gli erano sempre bastati. Ora si ritrovava a fissare il soffitto, alle prime
luci dell’alba, e si scopriva impaziente di aprire il negozio, di ritrovare
quella ragazza che, in qualche modo, era riuscito a colpirlo.
Non sapeva se ciò era dovuto al sorriso simile a quello dell’Ombra o se
c’era dell’altro. Forse, se non avesse notato quella coincidenza, il suo cuore
non avrebbe iniziato a battere più forte… O forse l’avrebbe fatto lo stesso.
Nessuno, in verità, aveva mai cercato di avvicinarlo. Certo, a Lily Luna
interessava un apprendistato, ma in genere il resto delle persone che si era
presentato per quel posto inesistente non erano molte e scappavano scoraggiate
dopo il rifiuto secco di Sandy. Con lei… C’era stato qualcosa di diverso, nello
stesso insistere per rimanere.
Severus era bravo nel suo lavoro, questo nessuno lo metteva in dubbio, e il
suo talento aveva fatto sì che potesse avere un buon numero di clienti. Quello
che era diverso, però, riguardava sempre il suo passato, le guerre che erano
state combattute e che facevano in modo che la gente non si soffermasse mai su
di lui, né come persona né come pozionista. Trattavano tutti con Sandy e
ordinavano il necessario a lei, che era l’unica intermediaria che avesse con il
mondo esterno. Nessuno aveva dimenticato ciò che a lui avevano fatto
dimenticare a forza: era un traditore, un assassino, il male.
Per questo, fino a quel momento, era rimasto più o meno solo, pur non
dispiacendosi della sua situazione. Non poteva sentire la mancanza di qualcosa
che non aveva mai avuto, no? Tuttavia, la piccola Lily Luna era stata in grado,
con la sua sola presenza, di scombussolare questo equilibrio.
E’ giovane, pensò Severus,
rigirandosi nel letto per cercare di dormire ancora un po’, sarebbe sconveniente in ogni modo.
Si rese conto solo in quel momento di provare una certa ritrosia per i
rapporti umani. Con Sandy aveva un rapporto di tipo professionale, basato su
schemi e consuetudini acquisite, ma non poteva dire di conoscerla così come lei
non conosceva lui. Il viso di Lily Luna gli apparve di nuovo davanti agli occhi
e non se ne andò, sebbene lui premesse le mani su di essi. C’era, dentro di
lui, un desiderio quasi viscerale di
conoscerla, di sapere qualcosa in più sulla ragazza, di chiederle dove era
stata a studiare e perché amasse le pozioni e se avesse una bella famiglia e…
E, beh, perché fosse andata proprio da lui.
Era uno sciocco.
Con un sospiro, si alzò, vinto da un insieme di sensazioni contrastanti.
Cercava di allontanare il pensiero della ragazza e si riscopriva a fissare
l’orologio, impaziente perché il tempo non sembrava passare mai. Dopo
l’ennesima volta, decise di uscire a schiarirsi le idee.
Tornò nel solito parco giochi, quello che era così sbagliato e, allo stesso
tempo, che aveva il potere di richiamare l’Ombra e di fargli sentire un nodo
nello stomaco. Stavolta l’Ombra rimase in piedi, ferma davanti a lui, per
qualche minuto, prima di mettersi a giocare.
Sorrideva, dello stesso sorriso di Lily Luna. I suoi capelli lisci
ondeggiavano nel vento, rendendo più chiaro il rosso alle estremità. Per l’ennesima
da quando si era risvegliato, Severus desiderò ardentemente conoscere la sua
identità, ma l’Ombra rimase zitta e lui seppe che non era in grado di dare una
risposta, perché l’unica possibile gli era stata rubata dal Bacio.
Non sapeva come rapportarsi a questo fatto. Quello che aveva perduto non
poteva tornare; non poteva cambiare il passato e quindi si era costretto a
guardare avanti, però… Però, nel corso degli anni, ci aveva riflettuto più
volte, e ogni volta era giunto alla conclusione che privare dei ricordi una
persona fosse tremendamente sbagliato.
Chi era al potere ripuliva semplicemente la coscienza dei criminali come
con un colpo di spugna, ma nessuno poteva capire come ci si sentisse nudi,
privi di qualcosa di essenziale, senza sapere chi si era o chi si era stati.
Come poteva Severus fare pace con se stesso, se non era in grado di scorgere le
motivazioni che stavano dietro i gesti che aveva fatto, che gli erano stati
detti? Dentro di sé, lui pensava di aver avuto un buon motivo; doveva crederlo, per non impazzire.
L’Ombra gli tirò una manica della veste, mezzo secondo dopo che Severus
aveva sepolto il viso nelle mani. Era un invito e un monito, questo l’aveva
compreso. Lei c’era sempre, se lui si abbandonava a simili riflessioni,
sprofondando nello sconforto.
Non posso permettermi
di rimpiangere un passato che non ricordo, si disse, è sempre meglio pensare al futuro.
Severus si alzò e tornò a casa, dato che era quasi tempo di andare ad
aprire il negozio. Alla fine era riuscito a distrarsi, e le sue riflessioni,
sebbene dolorose, lo avevano portato a concludere che non si sarebbe lasciato
sfuggire quell’opportunità, nonostante Lily Luna fosse giovane e nonostante lui
non riuscisse a rapportarsi con ciò che sentiva.
Era una novità, ma era una bella novità.
Il cuore gli batteva forte e si sentiva emozionato e voleva essere più
vicino a quella ragazza. Non c’era niente di sbagliato; niente per cui valesse la pena tirarsi indietro. Ai sussurri della
gente era abituato.
Ora, tutto stava nel capire se anche lei fosse interessata a lui.
Di certo lo era al posto di apprendista. Avrebbe iniziato da quello, e
avrebbe incrociato le dita affinché Lily Luna preparasse un Veritaserum degno
di questo nome.
***
Di nuovo quelle sensazioni, quel colpo al cuore, il calore che sentiva
scorrere più forte nelle vene. Esternamente nessuno avrebbe capito niente, ne
era sicuro, ma vide gli occhi di Sandy luccicare e seppe che era colpo del
sorriso – timido, appena accennato, un involontario alzarsi degli angoli della
bocca di cui non si era neppure accorto –; così salutò la giovane Lily Luna
sbrigativamente e le fece cenno di andare sul retro, prima di seguirla.
Era arrivata alle nove, puntuale, come lui le aveva chiesto. Aveva sul
volto un’espressione determinata e risoluta, che scomparve solo mentre salutava
i due, sostituita da un sorriso cortese.
“Inizia pure a lavorare. Quella postazione è tua.”
Nel laboratorio, seppur piccolo, c’era spazio per tre calderoni, di modo
che potesse lavorare a più pozioni contemporaneamente. Per le pozioni più
complesse, che richiedevano procedure particolari come l’esposizione alla luce
della luna, aveva adibito una stanza inutilizzata di casa sua a laboratorio, e
aveva recintato e incantato una piccola porzione di giardino per lasciare le
pozioni all’aria aperta. Aveva usato un incantesimo blando: i Babbani che
guardavano giravano la testa, senza accorgersene, e non vedevano nulla.
Alcune fasi del Veritaserum dovevano essere fatte a casa. Non avrebbe
chiesto a Lily se volesse usare il suo giardino; confidava che si sarebbe
arrangiata, per dimostrare la sua buona volontà.
Lily appoggiò la borsa ai piedi del tavolo di lavoro e si guardò in giro,
l’espressione risoluta sostituita dalla curiosità. Non aveva portato
ingredienti né strumenti, e doveva cercare per prima cosa una soluzione base da
riscaldare per poi aggiungere il resto… Ma non sapeva dove trovarla, e si
sentiva evidentemente in imbarazzo a chiedere. Severus sorrise ancora un po’,
girando la testa per non farsi vedere, e poi riportò l’attenzione sulla
ragazza.
Lei, dal canto suo, si era messa ad esplorare il luogo. Tre pareti su
quattro erano piene di scaffali e cassetti, dove, in ordine alfabetico, stavano
diversi ingredienti. Quelli più rari erano sotto chiave nell’imponente credenza
posta fra la porta e l’inizio di una scaffalatura, sull’unica parete dove c’era
un po’ di spazio. Ovviamente, non erano protetti solo da una chiave Babbana. Il
resto dello spazio era occupato dalle tre postazioni per le pozioni, con un
piccolo tavolo di lavoro accanto ad ogni calderone, e i principali strumenti –
bilancia, pestello, coltelli vari – erano appoggiati su un lungo tavolo sulla
parte libera della parete occupata dalla credenza, dall’altro lato della porta.
La soluzione base per le pozioni era sotto ogni ripiano di lavoro,
liofilizzata e chiusa in diversi sacchi. Bastava riempire il calderone con
acqua – c’era anche un lavandino apposito, accanto al tavolo degli strumenti –
e versarcene dentro un po’.
Lily Luna, molto probabilmente, era abituata ad usare direttamente la
soluzione liquida, e si guardava affannosamente attorno in cerca di un
contenitore o una cisterna o una cosa simile.
Severus rimase a guardarla per qualche minuto, ma lei, anche se era sempre
più in panico, non osava chiedere nulla. Alla fine, divertito ma cercando di
mascherarlo, tossì appena e portò l’attenzione della ragazza su di sé.
“Sotto il tavolo.” disse “Cinquanta grammi per due litri d’acqua. Mescola
normalmente e sarà a posto quando la temperatura sarà ottimale.”
Lily arrossì, e abbassò lo sguardo verso i sacchi, leggendo sul sacco
stesso di cosa si trattasse e le istruzioni. Quando rialzò il viso, sempre
rossa e in imbarazzo, mormorò dei ringraziamenti e si mise al lavoro.
Severus, a quel punto, cercò di fare del suo meglio per ignorarla e si
dedicò a vuotare una pozione che aveva finito di prepararsi durante la notte
nel contenitore apposito. Non aveva un vero e proprio magazzino per le pozioni
finite, ma nascondeva i contenitori delle pozioni più richieste dietro una
sorta di paravento, situato a sua volta dietro la cassa, che impedivano ai
clienti di vedere. I campioni erano esposti su degli scaffali in piccole
boccette, ordinate, tranne per il suo ‘angolino delle cerve’, come lo chiamava
Sandy. Le boccette vuote da riempire per consegnarle ai clienti erano a loro
volta dietro il paravento, in un grande scatolone, e quando ce n’era necessità
Sandy andava e riempiva, confezionando poi il tutto per il cliente.
Severus finì quello che stava facendo e controllò che il rubinetto del contenitore
tenesse – era un meccanismo simile a quello delle botti contenenti vino, che
permetteva di impilare i contenitori l’uno sull’altro e di poter agilmente
svuotare la dose richiesta – e aprì la porta del laboratorio, per vedere se ci
fossero clienti. Non c’era nessuno e, perciò, con un colpo di bacchetta fece
lievitare il contenitore nel negozio e poi dietro il paravento. Non ci teneva a
farlo se c’era gente.
Dopo di ciò, si mise al lavoro per preparare una complicata pozione
Antilupo. La luna sarebbe stata nuova di lì a una settimana, e il lavoro da
fare prima di arrivare a quella fase era tanto. Pozioni come quelle le
preparava solo su ordinazione. Erano rare e complesse e costose, perciò non
sarebbe convenuto tenere scorte.
Per tutto il resto della giornata tenne un occhio sul calderone e uno su
Lily, che tuttavia, dopo aver dato un’occhiata agli scaffali e capito il metodo
di posizionamento degli ingredienti, si mise a lavorare sodo senza chiedere
nulla.
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Capitolo 5 *** V ***
V
Tre settimane dopo, il Veritaserum di Lily fu pronto.
Fino a quel momento, Severus l’aveva osservata e si era fatto di lei
un’idea abbastanza precisa, ovvero che fosse una ragazza seria, professionale e
diligente.
Persino quando lui chinò il volto sul calderone, lei continuò a fissarlo
con quell’espressione impassibile. Però, quando Severus rialzò il viso e fece
un cenno del capo affermativo, sollevando appena gli angoli delle labbra, Lily
esplose in un breve grido di gioia e gli buttò le braccia al collo, mandando in
frantumi tutte le sue certezze e le sue idee.
Era la prima volta che stringeva a sé una ragazza; la prima volta che
ricambiava l’abbraccio di Lily. Le sue mani erano corse automaticamente sulla
sua schiena, quasi senza che lui se ne accorgesse, e ora si trovava a valutare
il peso di lei sul suo corpo, a percepire distintamente i suoi seni sul suo
petto, a sentire ancora di più il suo profumo di mela penetrargli nelle narici…
Tutto in un battito di ciglia, perché Lily poi si ritrasse e lo fissò con una
gioia immensa nello sguardo.
Severus non aveva detto nulla sul dopo, sul fatto che avrebbe assunto o
meno la ragazza, ma lei era già stata contenta di quel misero cenno del capo.
Sapeva che lui aveva valutato positivamente la sua pozione e, solo per questo,
non era riuscita a contenere la gioia.
Severus era rimasto allibito dalla sua reazione; il lieve sorriso si era
cancellato sostituito da un’espressione sbigottita. Si riprese comunque in
fretta, sforzandosi di non arrossire e di non far trasparire nulla del tumulto
che aveva cominciato ad agitarlo dentro.
“Molto bene.” disse solo, allontanandosi ancora di un passo dalla giovane.
Si schiarì la voce “Direi che possiamo discutere dei termini del tuo apprendistato,
dato che hai portato a termine la prova correttamente.”
E, in effetti, la pozione era impeccabile. Incolore e inodore, si era
accertato che fosse Veritaserum e non acqua con un semplice incantesimo.
Era impressionato, doveva ammetterlo. E si sentì orgoglioso, tremendamente
orgoglioso del risultato che la giovane aveva raggiunto. Una parte di lui era
anche sollevata dal fatto che avesse superato la prova, perché se lei fosse
rimasta avrebbero potuto passare più tempo insieme e conoscersi meglio. Già quell’abbraccio
e quel sentimenti di gioia che erano esplosi sul suo volto l’avevano colto di
sorpresa.
Discussero brevemente del contratto di assunzione, che prevedeva una paga
minima a fronte di insegnamenti precisi, per farle migliorare la tecnica e per
insegnarle nuove pozioni, molto rare. Poi, se dopo due anni – quello era il
termine di apprendistato – lui l’avrebbe ritenuta idonea e lei non avesse
voluto andarsene, avrebbe potuto assumerla a tempo indeterminato, con uno
stipendio decisamente più alto.
Lily firmò il contratto con la sua solita espressione seria e concentrata,
sostituita poi da un sorriso enorme.
“Bene!” esclamò “Quando comincio? Subito?”
“Direi che puoi prenderti la giornata libera. Torna domani mattina.”
Lily annuì e uscì dal laboratorio, fermandosi a chiacchierare con Sandy. La
commessa abbassò la voce, ma Severus sentì lo stesso e capì che si stava
congratulando con la ragazza, dicendole anche che era la prima e unica
apprendista che il maestro avesse preso in considerazione, e di tenere in gran
conto l’onore che le era stato fatto. La sua voce aveva un tono eccitato pari
solo a quello di Lily, che era entusiasta di avercela fatta e che la salutò in
fretta, con la scusa di dover portare la notizia alla famiglia.
***
Faceva caldo nel piccolo laboratorio sul retro del negozio.
Lily si scostò un ciuffo ribelle dalla fronte sudata, continuando a
misurare un ingrediente. Erano passati quasi due mesi da quando era stata
assunta e lavorava senza sosta, ma per il momento il maestro Severus la lasciava
preparare da sola qualche pozione semplice, di quelle che servivano sempre da
tenere in negozio. Solo una volta aveva potuto assisterlo nella preparazione
della pozione Antilupo, per metà prendendo appunti e per metà tagliando radici
e schiacciando scarafaggi.
Suo padre le aveva detto che una volta per i lupi mannari era difficile
trovar lavoro, se non impossibile, e che la pozione Antilupo era troppo
complicata perché gli stessi riuscissero a prepararsela in casa, per non
parlare del costo degli ingredienti. Da dopo la guerra lui stesso, assieme allo
zio Ron e alla zia Hermione, si erano impegnati per far annullare l’editto sul
lavoro, e ora, sebbene il costo fosse ancora elevato, la maggior parte dei lupi
mannari poteva permettersi di trascorrere in tranquillità la luna piena.
Quello era stato uno degli infiniti motivi che l’avevano spinta a studiare
per diventare una pozionista di successo. Fra gli altri c’erano il talento e
l’amore per la materia, e una volta un ex professore di Hogwarts, tale Lumacorno,
le aveva detto che probabilmente la sua era una dote ereditata dalla nonna, la
sua migliore allieva. Si erano incontrati al matrimonio di Teddy, avvenuto
ormai anni prima, e lei l’aveva trovato un signore un po’ viscido, ma tutto
sommato piacevole. Suo padre le aveva lanciato un’occhiataccia e lei si era
ricordata dei racconti che aveva sentito a casa, ma non condivideva il suo
punto di vista.
Oh, non che cercasse la fama, questo era certo. Di quella ne aveva avuta
fin troppa, e solo per il suo cognome. No, lei era una ragazza semplice, con
l'amore per le pozioni. Tutto qui.
I suoi genitori erano fieri di lei e le avevano pagato tre anni in Francia,
presso un collegio specializzato, e, nonostante ora non approvassero il suo
lavoro – o, meglio, il suo datore di lavoro – lei non si era fatta fermare e
aveva continuato per la sua strada.
Il maestro Severus era un brav’uomo. Se ne era resa conto subito: di solito
non parlava e aveva sul viso un’espressione che poteva essere scambiata per
arcigna, ma che lei sapeva essere concentrata; tutte le volte che i loro occhi
si incrociavano i suoi angoli della bocca si sollevavano, e lei sorrideva in
risposta. Sapeva, lo vedeva che amava il suo lavoro più di ogni altra cosa, e
lei più di tutti era in grado di capire.
Sandy, la donna che lavorava come commessa e contabile, l’aveva presa in
simpatia e, più volte, le aveva detto che in tanti anni di servizio per il
signor Piton non aveva mai sorriso a nessuno, ad eccezione di lei. Le insinuava
dubbi maliziosi, quando Severus era lontano, e lei rideva delle sue congetture.
Insomma, un’infatuazione rivelata per un mezzo sorriso?
Eppure, ogni tanto si riscopriva a pensarci, ed era in quei momenti che si
distraeva e lo osservava piegando la testa.
Non che Severus Piton fosse un brutto uomo. Non era neanche bello, con quel
naso così grande, e non era di certo giovane… Ma c’era un fascino tutto
speciale nella sua concentrazione, nel suo accarezzare
gli ingredienti e nel suo mescolare; nel suo prestare attenzione alle pozioni.
A volte lei si imbambolava per così tanto tempo che il maestro alzava la testa
e formava una domanda corrugando le sopracciglia, e lei allora rinsaviva e
arrossiva un po’ e gli regalava un grande sorriso, prima di rimettersi al
lavoro.
Quello che la incuriosiva più di tutto, però, era il suo passato.
Quel punto era stato uno dei punti dolenti – in realtà, l’unico – di cui
avesse mai discusso con i suoi genitori. Suo padre aveva visto Severus Piton
puntare una bacchetta contro Albus Silente, il più grande mago dei suoi tempi,
e pronunciare l’Anatema che Uccide. Stando a quello che le era stato
raccontato, non solo Severus era stato un Mangiamorte e si era macchiato di
crimini orribili, ma anche quando faceva finta di stare dalla parte di Silente
era un professore viscido e odioso, che non perdeva occasione per torturare i
Grifondoro – e soprattutto suo padre – e per favorire in modo indegno i
Serpeverde.
Lei osservava il suo maestro e non riusciva a capacitarsene. Non metteva in
dubbio le parole dei suoi genitori e dei suoi zii, quello no, ma non riusciva a
far coincidere l’uomo sereno e concentrato, quello che alzava lo sguardo e le
rivolgeva un mezzo sorriso, con lo spietato assassino che aveva commesso i
crimini più orribili.
Le domande le bruciavano sulla punta della lingua, ma non osava porle.
Sapeva anche che l’uomo era stato incarcerato, che aveva subito il Bacio del
Dissennatore. Probabilmente – anzi, sicuramente – non ricordava nulla del suo
passato, quindi chiedere era inutile.
Eppure… Eppure avrebbe voluto sapere cosa si provasse in una situazione
simile. Avrebbe voluto conoscere la sua storia e il suo passato; avrebbe voluto
sapere se senza il Bacio Severus sarebbe stato un uomo diverso; avrebbe voluto
chiedergli se ci pensasse mai, a tutto quello che gli era successo. Si
ricordava il volto del Dissennatore? Dove, esattamente, i ricordi cessavano di
esistere?
Per queste e per altre cose, con il tempo Lily era rimasta affascinata dal
suo maestro.
Al lavoro si davano tranquillamente del tu. Dopo che era stata assunta come
apprendista, Severus aveva messo subito in chiaro questo punto. Anche questo,
stando a Sandy, doveva essere preso come un segno del suo interessamento per
lei.
Lily finì di triturare i suoi scarafaggi e li versò nel calderone,
sbuffando.
“Stanca?”
Alzando lo sguardo, vide Severus lavare diverse ciotole al rubinetto. Non
la stava guardando direttamente, ma sapeva che si era rivolta a lei: erano
soli, lì dentro.
“Uh, no. Pensavo.”
“A cosa?”
Il maestro aveva poggiato le ciotole sul tavolo e si era girato a
guardarla. Il solito sorriso lieve si era disegnato sulle sue labbra.
Lily sorrise di rimando.
“Nulla di particolare. La pozione non è complicata, quindi la mia mente è
libera di perdersi, come in un sogno ad occhi aperti.”
Severus si avvicinò, prese lo sgabello della seconda postazione e si
sedette, dando le spalle al piano di lavoro e rivolgendosi a lei.
“Davvero? A me non è mai capitato. In genere mi concentro totalmente su
qualsiasi cosa io stia facendo.”
“Non lo metto in dubbio, maestro.”
“Ah, sì? Come mai?”
Era una conversazione strana. In effetti, era la loro prima conversazione
che esulasse dal tema delle pozioni. Lily non capiva dove volesse arrivare, ma
non gli dispiaceva conoscere un po’ meglio il suo maestro.
“Beh… La tua espressione è sempre concentrata, mai sognante. Ti si forma
una ruga qui.” rispose, indicandosi la fronte “Quando lavori su una pozione, o
quando cerchi un ingrediente, o quando leggi un libro per cercare un passaggio.
In effetti, sempre.”
Lily scoppiò in una breve risata, e il sorriso sul volto di Severus si
allargò un poco.
“E allora come sai che è un segno di concentrazione e non la mia
espressione normale?”
“Beh, perché in alcune occasioni non si forma la ruga. Come adesso.”
Il maestro si mise a riflettere sulla risposta, e lei lo notò proprio per
quella ruga che gli aveva appena indicato, cosa che la spinse a scoppiare
ancora in una breve risata.
“Maestro…” chiese poi “Perché queste domande?”
Severus distolse lo sguardo, girando leggermente il volto alla sua destra,
e borbottando qualcosa di intellegibile come risposta.
“Sarà meglio che vado a vedere in negozio se Sandy ha bisogno di una mano
con i clienti.” disse infine, dopo qualche istante.
Lily si era resa conto di quando fosse a disagio, anche perché Severus non
andava mai in negozio, se non costretto. Quando si chiuse la porta alle spalle
soffocò un’altra risata dietro il palmo della mano, che era riuscita a
trattenere in sua presenza.
Ah, quando l’avrebbe saputo Sandy! Di sicuro le avrebbe fatto qualche
domanda, vedendosi comparire Severus davanti senza nessun motivo.
Chissà, avrebbe detto che era stato un modo di attaccare bottone? Di certo
ci aveva messo un bel po’ di tempo, se era stato quello lo scopo, ed era
risultato anche un tentativo un po’ goffo.
In barba a cosa ne pensasse la sua famiglia, Lily decise che era giunto il
momento di ascoltare le intuizioni di Sandy, e di vedere se era il caso di dare
al suo maestro una possibilità.
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Capitolo 6 *** VI ***
VI
Severus
aveva sentito le due donne confabulare qualcosa e ridacchiare, ma non ci aveva
dato peso. Sapeva che Sandy aveva preso Lily sotto la sua ala protettiva e,
tutto sommato, la cosa gli faceva piacere. Si lavorava più serenamente, in un
luogo dove tutti andavano d’accordo.
Fu
solo dopo aver chiuso che la sua figuraccia gli tornò in mente, e con essa il
chiacchierare delle due. In effetti, aveva tentato di parlare con Lily. Non era
andata molto bene, vero, però non ne poteva più di osservarla e basta, di
limitarsi a preparare pozioni e dare ordini. Non era tagliato per i rapporti
umani, questo lo sapeva, e gli ci era voluto tutto quel tempo solo per
raccogliere il coraggio, però… Aveva tentato. E credeva di aver fallito.
Lily
era ancora in negozio, e lo guardava sorridendo.
Di
solito Sandy e Lily andavano a casa per le sei, e lui si prendeva una mezz’ora
di tempo per risistemare il laboratorio, prima di chiudere definitivamente. Poi
usava il camino nell’angolo e tornava a casa… Ma, quella sera, Lily l’aveva
aspettato.
Severus
sbatté gli occhi due volte, arginando la sorpresa.
“Che
ci fai qui? Non dovresti essere a casa?”
Non
era arrabbiato, solo curioso e stupefatto.
“Ho
pensato… Beh” iniziò lei, arrossendo appena ma senza smettere di sorridere
“L’estate è alle porte: non ti andrebbe un gelato?”
“…
Un gelato?”
“Sì,
beh, ho sentito che la gelateria di Fortebraccio ha gusti squisiti.”
Era
nervosa, anche se cercava di nasconderlo. La tradivano il rossore, il movimento
di una gamba e quel ‘beh’ che aveva infilato in più frasi.
Severus
considerò per un secondo l’idea di dire di no, ma sarebbe stato stupido.
Da
tanto, tanto, tanto tempo non usciva
per il solo gusto di uscire; tantomeno non in compagnia di una persona. Non ne
aveva mai sentito la mancanza e sarebbe stato strano, certamente. Ancor più
strano uscire con Lily, che avrebbe potuto essere sua nipote.
Ma
era un gelato, una cosa innocente. E
non era quello che voleva, dopotutto? Aveva cercato di attaccare bottone. E
Lily gli aveva proposto… Uhm, un appuntamento? Si poteva definire tale?
“Va
bene.”
Lily
sorrise di nuovo in quel suo modo di fare così luminoso, e lui non poté far altro che ricambiare. Uscirono in
strada, a Diagon Alley, e Severus perse qualche minuto per chiudere la porta
del negozio.
La
via non era molto affollata; c’erano solo i compratori dell’ultimo minuto e i
negozianti che stavano chiudendo bottega. Solo alcune attività rimanevano
aperte, fra cui i bar e la gelateria verso cui si stavano dirigendo. Non era
molto lontana e, appena arrivarono, Lily si sedette su un tavolino all’esterno,
vicino ad una pianta ornamentale.
Severus
si sentiva a disagio. Erano fuori, in qualche modo esposti. Dentro di lui, si facevano strada emozioni contrastanti.
Indubbiamente era felice di poter parlare con Lily all’infuori dell’ambito
lavorativo, ma era come… Come se fosse sbagliato.
Non ci era abituato, non riusciva a trovarsi a suo agio.
Un
cameriere portò loro le liste e Lily aspettò pazientemente che lui decidesse.
Quando il cameriere tornò, lei ordinò una coppa ai frutti di bosco, e lui del
gelato al cioccolato.
“Cioccolato,
davvero?” chiese Lily, alzando un sopracciglio. Sembrava divertita.
Severus
si strinse nelle spalle.
“Da
quando… Ehm. Da quando ricordo, ho sempre mangiato dolci al cioccolato.”
Lily
capì a cosa si riferiva, al Bacio del Dissennatore, e gli posò una mano sulla
sua, chinandosi e facendosi più vicina.
“Non
devi parlarmene, se non te la senti.”
“Non
è che ci sia molto da dire. Ricordo solo da quando mi sono svegliato, il giorno
successivo.”
Severus
si rese conto di essersi confidato più con quella ragazza in quei minuti, con
quella semplice frase, che con qualsiasi altra persona negli anni passati.
C’era qualcosa, in lei, che lo faceva sentire propenso al dialogo. Era come se
il suo sguardo lo spogliasse; come se lei lo conoscesse da sempre.
Ovviamente
non era così. Ma Severus non avvertiva nessuna di quelle remore che l’avevano
tenuto sul ‘chi va là’ negli anni trascorsi; non sentiva il bisogno di scappare
e chiudersi in se stesso. Nonostante il disagio di essere in un posto
all’aperto, si aggrappò a quella sensazione di benessere, di giusto, per portare avanti la
conversazione.
Lily
non aveva tolto la mano dalla sua.
“Capisco.
Immagino non sia facile, quando buona parte della tua vita sparisce nel nulla.”
Il sorriso si era spento “Non so se ce la farei.”
“Bisogna
solo pensare ad andare avanti.”
Lei
gli lanciò un’occhiata strana, come se stesse calcolando qualcosa.
“Sai,
io…”
Il
cameriere li interruppe, portando i gelati. Lily gli lasciò la mano e ringraziò
l’uomo, prima di riprendere il discorso.
“Io
non riesco a credere che tu possa essere stato un uomo malvagio, un tempo.”
concluse, arrossendo e abbassando lo sguardo.
“Questa”
disse Severus, trovando un certo sollievo nel liberarsi di parte di quel peso
“E’ una delle cose che mi tormentano di più.”
Lily
alzò timidamente lo sguardo.
“Non
volevo metterti a disagio, mi spiace.”
“Non
importa. Uhm… Parliamo di altro? Non so… Che mi dici della tua famiglia?”
Dopotutto,
non voleva conoscerla meglio sin dal primo istante che l’aveva vista? Non aveva
desiderato poter parlare con lei liberamente, esattamente così come stava
accadendo ora?
Lily
s’incupì appena.
“Ah,
allora anche tu non vuoi altro che conoscere i retroscena della famosa famiglia
Potter?” Girò lo sguardo e spinse indietro la sedia, pronta ad andarsene “E’
per questo che mi hai assunta?”
“Cosa?”
chiese Severus, preso alla sprovvista “No, no, no! Non m’interessa della
famiglia Potter… Cioè…”
Gli
occhi di Lily si stavano riempiendo di lacrime. Si sentiva tradita; favorita e
usata ancora una volta per via del suo cognome. Dopotutto, non era anche per
quello che era andata all’estero, dopo il diploma? Esistevano scuole di
specializzazione anche in Gran Bretagna, lo sapeva, ma lì tutti non facevano
altro che considerarla ‘la figlia di Harry Potter’. Che si era aspettata? Ovvio
che il maestro l’avesse assunta… Suo padre aveva dato la testimonianza per
farlo condannare al Bacio!
La
consapevolezza la colpì come un pugno in faccia. Fino a quel momento, non ci
aveva pensato. Non ci aveva pensato!
Era stata incuriosita dal passato dell’uomo, dal suo modo di porsi nel presente
e, dato che era stata cresciuta in mezzo alle storie eroiche di famiglia, non
aveva mai considerato il fatto che Severus sarebbe potuto essere un uomo
libero, senza la testimonianza di Harry. Ma lei si fidava di papà, si era sempre
fidata, e non metteva in dubbio che quella fosse la verità: che Severus Piton,
in un altro tempo e con altri ricordi, avesse ucciso Albus Silente. Però non
aveva considerato il suo punto di vista… Il suo poterla assumere solo per
avvicinarsi alla famiglia Potter. Per cosa? Per vendetta? Ma come aveva potuto
fingere per mesi, allora? Era falso anche quel sorriso appena accennato,
quell’alzarsi di angoli della bocca che Sandy riteneva fosse un privilegio per
lei e lei soltanto?
Severus
non poteva sapere che direzione stessero prendendo i pensieri di Lily, ma vide
gli occhi pieni di lacrime e le gambe tese, pronte per alzarsi. Questo bastò.
Non
capiva cos’avesse fatto di male; sapeva vagamente che la famiglia Potter aveva
giocato un ruolo cruciale nella guerra, ma non se n’era mai interessato, perché
rivolgersi al passato non faceva altro che fargli male. Disperato, non voleva
che Lily si facesse un’idea sbagliata.
“Credimi,
so pochissimo dei Potter e solo l’inevitabile, io non ho… So che è la tua
famiglia ed è per questo che io… Insomma… A me non interessano loro, a me
interessi tu!”
Dopo
aver detto quelle parole, avvampò. Non poteva farne a meno e non aveva senso
cercare di trattenersi.
Decisamente,
non ci sapeva fare con le persone.
Da
un balbettante approccio, che Lily aveva supportato nonostante tutto con quella
specie di appuntamento, a una sorta di dichiarazione.
Merlino, una
dichiarazione!
La
frase era fraintendibile sotto diversi punti di vista. E, dopotutto, a pensarci
bene, il senso ‘frainteso’ altro non era che quello giusto.
Lily
si girò di nuovo a guardarlo, con la bocca aperta.
Oh,
era successo tutto così in fretta; troppo in fretta!
Severus
si coprì il volto con le mani, sprofondando nella vergogna. Non riusciva a
sostenere il suo sguardo sorpreso; così sorpreso che non aveva dubbi che lei
non… Che non lo avesse mai visto in quel modo, che nemmeno sospettasse. E come avrebbe potuto?
Lily
richiuse la bocca, osservando il maestro comportarsi in quel modo a dir poco
ridicolo. Una qualsiasi altra persona avrebbe negato, o tentato di giustificare
la propria frase, mentre lui…
Oh,
Sandy l’aveva avvertita! Il maestro non era bravo con le persone. La donna, con
il tempo, aveva imparato a guardare dietro i modi bruschi e diretti, e aveva
capito come comunicare con l’uomo, senza però invaderne la sfera privata. Ma,
come le aveva sempre detto Sandy, con lei il maestro si era comportato in modo
diverso, sin dal primo momento.
Lily
rise, non riuscì ad impedirselo. Dapprima cercò di mascherare la risata con uno
sbuffo, e poi, non trattenendosi, rise liberamente, mettendosi una mano davanti
alla bocca.
Severus
la sbirciò da dietro le dita, prima di togliersi le mani dal viso. Il suo volto
era ancora in fiamme, poteva percepirlo, e non sapeva come prendere quella
risata. Di certo era un miglioramento rispetto agli occhi gonfi di pianto.
“Oh,
Severus!” esclamò infine lei, cercando di smettere “Mi dispiace.”
“Ti…
Dispiace?” Un po’ del rossore se n’era andato, ma l’uomo rimaneva sempre
incerto e cauto.
“Devi
sapere che… Beh, insomma, finora, più o meno, tutti mi hanno vista sempre e
solo come la figlia di Harry Potter. Immagino sia normale, quando tuo padre è
un eroe, però ecco… Ho sempre sperato che, prima o poi, qualcuno provasse a
conoscermi solo come Lily Luna. Pensavo che tu… Beh, che tu mi avessi assunto
per le mie doti da pozionista, e poi cerchi di parlarmi e veniamo qua e la
prima cosa che mi chiedi è sulla mia famiglia e… Beh, sono stata abituata a
pensar male, mi spiace.”
Le
sue spiegazioni erano state frettolose e confuse, ma Severus sembrava aver
capito. Si rilassò impercettibilmente – non del tutto: ogni volta che pensava
alla cosa che aveva detto avvertiva come un nodo sullo stomaco e un moto di
vergogna – e iniziò a spiegare.
“No,
no, dispiace a me. Insomma, io ho perso gran parte della mia vita e pensare a
quel periodo… Pensare al vuoto che mi porto dentro non è esattamente piacevole,
ecco. Quindi non mi sono mai documentato fino in fondo sugli anni della guerra
e ho sempre evitato di incappare in notizie al riguardo. A volte mi dimentico
che il resto del mondo non funziona esattamente come me.”
Quest’ultima
frase provocò un altro accesso di risa da parte di Lily, che mise a ulteriore
disagio Severus.
Dopo
che la ragazza si fu calmata, riprese in mano il cucchiaino.
“Ci
conviene mangiare prima che si sciolga, no?”
Severus
annuì, seguendo l’esempio della giovane e portandosi una cucchiaiata di gelato
alla bocca.
Fu
solo dopo, quando entrambe le coppe erano vuote e loro avevano chiacchierato un
po’ del più e del meno – Lily gli aveva davvero parlato della sua famiglia, di
due fratelli e di una montagna di cugini di cui già aveva scordato il nome – e
si era fatta una certa ora, che lei riportò alla sua attenzione quella frase.
Severus
aveva pagato i due gelati, nonostante le proteste di Lily, e i due si stavano
incamminando di nuovo verso il negozio.
“E
così, ti interesso io, eh?” chiese la ragazza, con uno strano sorriso furbo.
Severus
avvampò di nuovo.
“Ehm…
Cioè…” Non sapeva come rispondere. Gli venne in mente che poteva negare tutto,
o quantomeno l’implicazione di quella frase, ma poi capì che ormai era troppo
tardi, che avrebbe dovuto farlo prima per essere credibile.
Lily
gli prese una mano, senza smettere di sorridere.
“In
quel caso, posso dire che mi sembri una brava persona, qualsiasi cosa tu sia
stato prima… Credo che valga la pena
darti una possibilità, maestro.”
Severus
sbatté le palpebre più volte, incredulo.
Erano
arrivati sulla soglia del negozio di pozioni.
Lily
rise ancora, e si alzò in punta di piedi per sfiorargli le labbra con un bacio
lieve. Poi, prima che potesse anche solo pensare
a qualcosa da dire o fare, gli lasciò la mano e si smaterializzò.
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Capitolo 7 *** VII ***
VII
Severus
non riuscì a dormire quella notte.
Continuava
a girarsi nel letto, sentendosi a metà fra il disperato e l’euforico, e non
riusciva a smettere di passarsi le dita sulla labbra.
Lì dove Lily lo
aveva baciato.
Oh,
era stato tutto così tremendamente… Assurdo!
Lily
se n’era poi tornata a casa senza una parola e lui non sapeva più cosa pensare.
Insomma, prima di andarsene – e prima del bacio – aveva detto che gli avrebbe
dato una possibilità… Una possibilità? Che voleva dire, con una possibilità?!
Come
si sarebbe dovuto comportare lui, d’ora in avanti? Al lavoro avrebbe continuato
a darle ordini e a farle da maestro, ovviamente. Ma lei si sarebbe aspettata
qualcosa di diverso?
E
Sandy. Oh, accidenti, Sandy! Lily le aveva parlato? Le aveva mandato un gufo?
Cosa sapeva e cosa non sapeva la donna?
Poi,
erano a Diagon Alley. A Diagon Alley a mangiare un gelato in mezzo alla gente,
e poi davanti al suo negozio quando… Merlino! Li aveva visti qualcuno?!
Fu
in quel momento che gli venne in mente che la sua famiglia aveva avuto un ruolo
importante – decisivo – nella guerra.
E lui era stato dalla parte sbagliata! Merlino, avrebbero saputo qualcosa? Si
sarebbe dovuto aspettare suo padre, i suoi fratelli e un numero imprecisato di
cugini davanti al negozio, pronto a maledirlo? Ma non era stato lui a baciare
Lily, dannazione!
Non
che quel bacio gli fosse dispiaciuto… In effetti, ripensandoci, avrebbe potuto
ricambiare… Forse la prossima volta…
Avvampò,
prima di girarsi dall’altra parte e scacciare quel tipo di pensieri.
Era
praticamente una ragazzina! Quanti anni aveva, venti?!
Severus
continuò a riflettere ciclicamente su queste questioni, fino a che non crollò
addormentato per la stanchezza verso le quattro del mattino. Si svegliò presto,
troppo presto, di nuovo in preda all’agitazione.
Alla
fine, decise di andare di nuovo al parco. L’aveva eletto a suo santuario di
pace, dove trascorreva ancora la domenica mattina, sì, ma dove era andato anche
quando si era reso conto di essere attratto da Lily Luna.
L’Ombra
si manifestò davanti ai suoi occhi, sorridendo come suo solito. Era una
bambina, come tutte le volte in cui andava in quel luogo. Era tanto tempo,
rifletté, che non la vedeva più girare per casa e che lei non gli dava più
consigli, neanche in ambito pozionistico.
Una
parte di sé non voleva lasciarla andare. Dopotutto, era l’unico collegamento
che avesse con chiunque fosse stato prima del Bacio, durante le due guerre.
Era
l’unica cosa che gli rimaneva del suo passato.
Severus
rimase nel parco per circa un quarto d’ora, prima di tornare a casa e fare
colazione e prepararsi per il lavoro. Come al solito, l’Ombra era stata in
grado di calmarlo.
Non
sapeva ancora cosa aspettarsi da quella giornata, ma si sentiva sereno, e non
più ansioso.
Lily
arrivò in negozio puntuale come al solito.
Severus
la sentì salutare Sandy, prima di entrare nel piccolo laboratorio. Quando si fu
chiusa la porta alle spalle si girò, non sapendo ancora cosa aspettarsi.
Lily
gli regalò un sorriso enorme e splendido, che lui ricambiò immediatamente.
Sperò di non essere arrossito, ma negli occhi della ragazza apparve una
scintilla furba e maliziosa che vanificò ogni tentativo di rimanere serio.
“Maestro,
oggi devo preparare ancora qualcosa o ti assisterò?”
“Manca
la pozione Antirughe” rispose lui – la maggior parte delle sue clienti donne la
richiedevano, e averla in negozio costituiva la garanzia di un’entrata regolare
– “Ma domani devo iniziare a preparare un antidoto piuttosto complicato per la
puntura velenosa di un insetto particolare. Se vuoi, possiamo lavorare
insieme.”
Lily
annuì, prendendo posto a quello che era diventato il suo solito piano di
lavoro. Dopo qualche minuto di silenzio – il tempo per lei di recuperare gli
ingredienti – alzò lo sguardo, per accertarsi che lui la stesse osservando.
“Comunque”
disse, calma e tranquilla e senza smettere di sorridere “Quando siamo al lavoro
sarebbe meglio lavorare normalmente… Ma, se ti va, potremmo vederci la sera,
per continuare a conoscerci meglio. Che ne dici?”
Severus
arrossì di nuovo e borbottò il suo assenso, per poi cercare anche lui fra gli
ingredienti e mettersi al lavoro.
Almeno,
adesso, sapeva come comportarsi.
***
Si
frequentarono per circa due mesi, dopo l’orario di lavoro.
Andavano
a cena o a mangiare il gelato o a fare una passeggiata… Persino in un luna park
Babbano, una volta. Poi Lily iniziò a frequentare casa sua.
Si
erano conosciuti meglio, in quel periodo, e Severus si saziava di ogni cosa che
scopriva di lei – dagli avvenimenti più importanti della sua vita, come sapere
del primo e unico ragazzo che aveva avuto, alle cose più insignificanti, come
la sua mania di seguire il ritmo di canzoni mentali con la testa e con la gamba
mentre leggeva –, non avendone mai abbastanza.
La
amava.
Amava
il suo sorriso, la sua risata squillante, le lentiggini chiare che le
cospargevano la pelle.
Amava
quando metteva il broncio solo per costringerlo a capitolare in alcune cose;
amava i riflessi ramati dei suoi capelli al sole e amava i suoi baci, leggeri e
profondi al contempo.
La
prima volta che si erano amati anche fisicamente, era rimasto incantato. Era la
prima volta che lei era andata a casa sua a trovarlo – oh, aveva insistito così
tanto per farsi dare l’indirizzo! – e, dopo una breve esplorazione della casa,
era arrivata dritta al sodo. Aveva preso l’iniziativa, si era messa a
cavalcioni su di lui e aveva iniziato a toccarlo, cercando la pelle sotto la
veste da mago.
Lui
aveva cercato di opporsi, all’inizio, balbettando qualche scusa che lei aveva
liquidato con l’insistenza e una risata.
E
si erano ritrovati a fare l’amore sul divano, impacciati entrambi, entrambi
alle prime armi.
Lily
aveva già fatto sesso, questo gliel’aveva confidato, ma erano anni che non
aveva un approccio di quel tipo con un uomo e, come aveva detto lei stessa, lui
non era esattamente il ragazzo con cui un tempo aveva sognato di farlo – non
perché lo considerasse brutto o inadeguato, ma perché obiettivamente non era un
ragazzo, e la loro relazione era
complicata dal fatto che lui fosse il suo capo al lavoro.
Severus,
dal canto suo, non sapeva neppure se aveva mai fatto l’amore in vita sua. Dopo
il Bacio, di certo non c’era stata nessuna donna nella sua vita. La situazione
intrigava Lily, che era palesemente soddisfatta di essere la quasi-prima – di certo
la prima della sua nuova vita.
Dopo
quel primo rapporto, spontaneo e frettoloso, si erano presi più tempo per
studiarsi anche a livello fisico, per imparare a conoscersi e ad amarsi anche
così. Non erano state ore sprecate, e adesso Severus e Lily avevano una
perfetta intesa fisica, oltre che mentale e sentimentale.
Si
erano fatti trascinare, forse troppo in fretta, ma era successo.
Erano
una coppia, anche se solo pochi sapevano la verità, fra cui la stessa Sandy,
che lanciava loro occhiate maliziose quando sparivano nel laboratorio sul retro
del negozio – nonostante quello, i due non avevano mai fatto altro che
preparare pozioni, in quel luogo. Lo ritenevano in un certo qual modo ‘sacro’;
la culla del loro amore per la materia e, perciò, inviolabile. Si erano trovati
anche su quel punto.
***
Lily
era passato a trovarlo domenica mattina, per la prima volta da quando avevano
iniziato a frequentarsi.
Severus
non era in casa e, non sapendo come contattarlo e non volendo tornarsene a casa
senza averlo visto, uscì per la prima volta a girovagare per la piccola
cittadina di Cokeworth. Non conosceva il posto, non l’aveva mai sentito
nominare, ma non temeva di perdersi: in caso, la grande ciminiera dietro casa
di Severus l’avrebbe aiutata ad orientarsi e, se proprio era nei guai, le
bastava trovare una viuzza tranquilla e smaterializzarsi altrove.
Si
chiese dove potesse essere andato Severus, per non essere in casa. Non era un
uomo amante delle passeggiate solitarie, e lo conosceva abbastanza per sapere
che non aveva nessuno – nessun altro all’infuori di lei – con cui uscire.
Lo
trovò dopo circa dieci minuti che gironzolava a vuoto.
Era
in un parco giochi. La giornata era bella ma non c’erano molti bambini, e in
ogni caso Severus se ne stava semplicemente seduto su una panchina, con una
busta della spesa accanto, intento a fissare un punto dinanzi a sé.
“Ehi.”
Severus
sobbalzò: non si era aspettato di trovarla lì.
“Lily!
Che succede? Come hai fatto a trovarmi?”
Lei
scrollò le spalle e sorrise.
“A
casa non c’eri. Ne ho approfittato per fare un giretto.”
“Ero
andato a fare la spesa…”
“…
E poi ti sei fermato in un parco giochi Babbano, a fissare imbambolato
qualcosa.”
L’espressione
di Severus si incupì appena. Come un eco lontana, gli risuonarono nella mente
le parole del suo ex compagno di stanza, che lo metteva in guardia sui
rimasugli di ricordi.
Beh,
non che l’Ombra fosse un vero e proprio ricordo, no? E poi, si fidava di Lily.
Era
stata proprio l’Ombra ad accendere in lui una scintilla per lei, a pensarci
bene. Se l’era chiesto più volte, in questi mesi: se Lily non avesse avuto il
suo stesso sorriso, si sarebbe interessato a lei?
Pensava
che la risposta fosse sì comunque; voleva credere che non bastasse un’immagine
sfuocata della sua precedente vita per interessarsi a Lily. Lei era splendida,
e i suoi sentimenti erano veri, molto più profondi del livello di un sorriso.
Decise
in quel momento di raccontarle la verità. Prima era sembrato troppo presto, un
dettaglio troppo personale da condividere. Poi era passato del tempo, e si era
fatto tardi, ma più volte si era chiesto se non fosse sbagliata la sua chiusura
verso quel particolare.
“Devo
dirti una cosa.” le rispose quindi, dopo alcuni secondi di silenzio.
Lily
posò una mano sul suo ginocchio, sorridendo serena.
“Ti
ascolto.”
“Ecco,
io… Uhm, non è che non sia stato sincero. Il fatto è che c’è qualcosa che ti ho
sempre… Taciuto.”
Lily
continuava a sorridere, incoraggiante, e lui si sciolse, come accadeva sempre
in sua presenza. Lily aveva il potere di farlo parlare, di fargli confessare
ogni suo più piccolo segreto senza metterlo sotto pressione o senza fargli
credere che stesse sbagliando.
“C’è
una cosa che ricordo della mia vita precedente, di ciò che è successo prima del
Bacio. In effetti, non potrei neanche chiamarla ‘cosa’, perché non so chi sia,
o cosa mi rappresenti. E’… Un’Ombra.”
“Un’ombra?”
Severus
distolse lo sguardo, tornando ad osservare la bambina che giocava nel parco
giochi. Anche lei sorrideva, come sempre, ma lui capì che lo stava spronando a
confidarsi.
“Non
ho mai detto a nessuno questa cosa, perché mi era stato detto che avrei potuto
essere Baciato di nuovo. Ormai penso che sia passato troppo tempo, e comunque è
una cosa innocente e innocua. Non ricordo nulla del mio passato, ma vedo solo…
Lei. E’ un’Ombra, come ti ho detto. A volte è una bambina, a volta una ragazza.
Non riesco a vederle il viso, non distinguo i dettagli del suo corpo, i suoi
vestiti o i suoi colori. L’unico colore che vedo è del rosso, sulle punte dei
suoi capelli. E l’unico altro particolare che scorgo è il suo sorriso, più
scuro dell’oscurità di cui è composta; in un certo qual modo spicca, denso, sul
suo viso.”
Lily
stinse piano la mano. Si avvicinò un pochino e appoggiò la testa sulla sua
spalla.
“E’
qua, ora?”
“Sì.”
Rimasero
in silenzio qualche istante, poi lei parlò ancora.
“Sai
chi è?”
Severus
scosse piano la testa, dimentico del fatto che Lily non lo stesse osservando.
“Non
ne ho idea. E’ una domanda che mi brucia dentro, però… In un certo modo ti
somiglia.”
Lily
si alzò di scatto, formulando una domanda con gli occhi, guardandolo in viso.
Severus iniziò a sentire una punta di disagio, ma una volta iniziato a
confidarsi non riusciva a fermarsi.
“Non
fraintendere… E’ solo che… Ha il tuo stesso sorriso. Sembra allegra come te,
per quel che posso vedere, e quando siamo al parco saltella e gioca con la
stessa energia che metti tu in… Tutto.”
Lily
continuò a fissarlo, così lui concluse il discorso come meglio poteva.
“Sembra
che voi due abbiate… Lo stesso fuoco. Lo stesso fuoco dentro, la stessa energia
che vi pervade.” Si strinse nelle spalle “Tutto qui.”
Lily
sorrise e si avvicinò per dargli un bacio.
“Capisco.”
disse, alzandosi in piedi e facendolo alzare a sua volta.
Severus
prese la spesa e, senza una parola, si diresse verso casa, mano nella mano con
lei.
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Capitolo 8 *** VIII ***
VIII
Il
cinque agosto era il compleanno di Lily Luna.
La
ragazza glielo comunicò una settimana prima, invitandolo alla sua festa. Si
sarebbe tenuta alla Tana, alla casa della nonna, e sarebbero stati presenti
famiglia e amici. Nonna Molly, aveva detto, ci teneva particolarmente a
festeggiare in grande stile ogni cugino, e, siccome la festa cadeva di sabato,
aveva invitato tutti a cena.
Severus
si era spremuto le meningi per trovare il regalo adatto, poi l’intuizione era
arrivata e si era messo al lavoro, comprando una copia del libro di pozioni più
avanzato della sua libreria – aveva pagato diversi galeoni per farselo spedire
il più in fretta possibile, dato che si trovava solo all’estero – e mettendosi
a ricopiare a margine i suoi appunti personali; i suggerimenti che l’Ombra gli
aveva dato anni e anni prima.
Lily
l’avrebbe apprezzato di sicuro.
Il
vero problema era la sua famiglia. Non sapeva come comportarsi in mezzo a loro.
Loro due non avevano mai discusso di una cosa simile; Lily non gli aveva mai
detto di aver parlato alla famiglia della loro relazione, e non sapeva a che
titolo sarebbe stato presentato alla festa.
Come
compagno o come semplice datore di lavoro? Si sentiva nervoso a non sapere, ma
non osava chiedere.
Sperava
vivamente che Lily non scatenasse un putiferio, presentandolo come suo
compagno. Non era pronto ad affrontare una famiglia imbufalita per la perduta
virtù della loro figlia appena ventenne – non aveva mai smesso di sentirsi in
colpa per la differenza d’età, sebbene fosse stupido, arrivato a questo punto –
che, come ciliegina sulla torta, lo considerava un assassino malvagio.
Già
solo quest’ultimo punto era abbastanza per renderlo nervoso. Come lo avrebbero
accolto, tralasciando la faccenda del ‘compagno’?
Non
restava che aspettare e scoprirlo.
***
Severus
si smaterializzò dove lei gli aveva indicato. Era impossibile perdersi: quella
che doveva essere la Tana era l’unico edificio che si vedesse nel raggio di
miglia e miglia.
Sistemando
al meglio la sua veste da mago e lisciando la carta del regalo con dita
nervose, si incamminò.
Nel
giardino della sgangherata casa erano disposti tre tavoli lunghi, e c’erano già
diverse persone che mangiavano stuzzichini e bevevano qualcosa. Il suo arrivo
non scatenò particolari reazioni, finché Lily non lo vide.
“Severus!”
esclamò, avvicinandosi “Sei venuto! Vieni, ti presento ai miei.”
Parecchie
teste rosse si voltarono nella sua direzione, causando un momento di silenzio
prima che le chiacchiere ricominciassero.
Lily
lo condusse attraverso il giardino, dove quello che doveva essere Harry Potter
stava conversando con altre tre persone.
“Papà,
lui è il mio capo, Severus Piton. Sono certa che già lo conosci, ma lui non
conosce te.”
Severus
tirò internamente un sospiro di sollievo. Almeno la questione ‘compagno’ o
‘datore di lavoro’ era stata risolta, e forse non si sarebbe scatenato un
putiferio, dopotutto.
Harry
Potter tese una mano, rigido e dubbioso, ma non fece particolari commenti.
“Buonasera.
Lily dice che è ottimo lavorare con lei.”
“Mi
fa piacere che lo pensi.” rispose, cercando di mantenere un tono educato.
Le
altre tre persone lo osservavano incuriosite, ora. Severus si sentì più a
disagio di prima, non sapendo come interpretare le occhiate… O, forse, proprio
perché sapeva di averle interpretate bene.
“E
così, dopotutto, anche il professor Piton è in grado di essere gentile.” Una
delle due donne cercò di spezzare l’atmosfera che si era creata, avanzando e
tendendo una mano “Sono Hermione Granger, una delle zie di Lily.”
“Uhm.
Mi è stato detto che ero un professore piuttosto severo e acido, ma
sinceramente ho un vuoto di memoria. Possiamo ricominciare da capo, in tal
senso? Spero che non mi serberete rancore.”
Lily
soffocò una risata dietro la mano, mascherandola con un colpo di tosse.
La
donna che si era presentata come Hermione Granger sorrise, per poi richiamare
l’attenzione dell’uomo con i capelli rossi – il marito –, cosa che diede il via
alle presentazioni. Ron Weasley, che gli strinse la mano esitando e aggrottando
la fronte; poi fu il turno della sorella, nonché madre di Lily, Ginny.
Era
strano doversi ripresentare a quelli che erano stati i suoi ex alunni, che
sapevano cose di lui che nemmeno si ricordava. A parte la faccenda
dell’assassino malvagio, certe volte si rendeva conto che i quattro facevano
delle allusioni su quello che doveva essere stato il suo comportamento a scuola
– o, meglio, i tre, che erano subito zittiti da un’occhiataccia di Hermione – ,
che lui non era in grado di capire. Tutto sommato, cercarono di metterlo a
proprio agio.
Soltanto
Harry Potter si estraniava un po’ dalla conversazione, rimanendo a fissarlo,
come se cercasse qualcosa sul suo viso.
Anche
Severus si era preso del tempo per studiarlo, cercando di non farsi notare. Il
fatto era che… Uhm, non lo sapeva esattamente, ma c’era qualcosa in lui che lo
turbava, e non riusciva a capire cosa. Non riusciva nemmeno a capire se fosse
un turbamento in positivo o in negativo.
Non
poteva far altro che continuare a parlare e cercare di arginare quella
sensazione.
Lily
lo condusse poi da tutti gli altri invitati.
Con
il tempo, Severus era stato in grado di memorizzare tutti i nomi della sua
grande famiglia e i pochi amici che Lily si era fatta ai tempi di Hogwarts –
lei aveva sempre evitato chi la considerava solo per via del proprio nome,
sfoltendo le amicizie al limite – e nei due anni passati all’estero. Era
strano, però, dare un volto ai nomi, ed era ancora più strano doverlo fare con
tutta quella gente. Severus aveva buona memoria, vero, ma dopo le prime dieci
persone era già andato in tilt.
Rimasero
tutti a chiacchierare per circa un quarto d’ora, poi nonna Molly reclutò i
nipoti più giovani e servì la cena.
Lily
l’aveva fatto accomodare accanto a sé, vicino ai genitori e alle amiche.
Severus si sentiva a disagio come non mai, ma cercò di non darlo a vedere e si
buttò sul cibo. Indubbiamente, nonna Molly era abituata a cucinare per così
tante persone, e i suoi piatti erano ottimi.
Ad
un certo punto vennero accese delle lanterne, dato che aveva iniziato ad
imbrunire. Prima della torta fecero tutti una pausa, e Lily correva da un
capannello all’altro di gente per parlare e ridere. Severus venne avvicinato da
uno zio della ragazza – tale Bill – che gli raccontò vecchi aneddoti,
sicuramente pensando di fargli un piacere.
Certamente,
era meglio così che sentir parlare delle guerre. Almeno di questo Severus era
grato. Nessuno aveva rimarcato la sua colpevolezza, e più o meno tutti avevano
cercato di metterlo a proprio agio. Alla fine, se non si sentiva così, era
colpa molto probabilmente di se stesso.
Dopo
la torta – un enorme calderone che emanava vero fumo – venne l’ora dei regali.
Severus aveva lasciato il suo su un tavolo dove erano ammassati anche tutti
quelli degli altri e, quando Lily lo scartò, gli rivolse un enorme sorriso e si
alzò persino per abbracciarlo – abbraccio a cui rispose brevemente con
imbarazzo, sollevando appena gli angoli della bocca in un sorriso –. Vide Harry
Potter osservarlo socchiudendo gli occhi ma cercò di ignorarlo, e Lily si
staccò ben presto da lui, con suo enorme sollievo.
Dopo
circa un’ora dalla fine della cena gli invitati iniziarono a tornare a casa.
Lily aveva preparato un pensierino per ciascuno di loro, che ringraziarono e se
ne andarono facendole ancora gli auguri e salutandola con diversi baci sulle
guance.
Alla
fine, dietro insistenza di Lily stessa, rimase solo lui e pochi altri, fra cui
i suoi genitori e i suoi zii. A quanto pareva erano stati molto amici ad
Hogwarts, e non avendo spesso occasioni per fare delle rimpatriate – da quello
che aveva capito, Hermione lavorava come Indicibile e aveva orari strani – ne
approfittavano fino in fondo.
“Lily,
ascolta, credo di dover andare.” si azzardò a dirle, appena lei si sedette
accanto a lui.
“Devi
proprio?” chiese, accennando un sorriso triste.
“Sì,
penso proprio di sì.”
Sospirando,
Lily gli fece cenno di attendere. Entrò in casa e tornò con un piccolo
pacchetto in mano.
“Ecco,
il mio pensierino per te.”
“Non
dovevi.”
“Avanti,
aprilo.”
La
conversazione fra gli altri, a quel punto, era arrivata ad un punto morto, e
tutti si sporsero verso di lui, per vedere cosa contenesse il pacchetto.
Severus,
sentendosi ulteriormente in imbarazzo, lo aprì.
Una
piccola statuina a forma di cerva, bianca e risplendente nella notte, fece
capolino attraverso la carta. L’uomo rimase senza fiato, fissandola e sentendo
al contempo qualcosa dentro di sé, come un eco proveniente dai recessi
reconditi del suo essere.
“Una
cerva?” chiese Harry, curioso, sporgendosi per guardare meglio.
“Sì…
Sai, non sapevo proprio che farti, Severus, così ho chiesto a Sandy. Mi ha
indicato l’angolo del negozio dove sono esposte le varie statuine e mi ha detto
che l’unico regalo che sembri accettare, non correlato alle pozioni, è un
soprammobile o qualcosa di simile a forma di cerva.”
Severus
si strinse nelle spalle.
“Non
eri obbligata… E’ comunque bellissima.”
Era
vero, era bellissima. Sembrava dotata di luminosità propria e continuava a
rilucere nella notte.
Anche
Hermione si sporse, e un’espressione indecifrabile le attraversò il volto. Si
girò verso Harry e i due si dissero qualcosa con lo sguardo, qualcosa che
Severus non poteva capire.
“Sembra
un Patronus.” disse infine la donna, senza tuttavia rilassarsi.
“Un
Patronus?” chiese Severus, spaesato.
“E’
un incanto che si usa per tenere alla larga i Dissennatori.” rispose Hermione
“Un concentrato di ricordi felici. Mi chiedevo… E’ in grado di eseguirlo?”
Severus
sbatté le palpebre, confuso.
“Non…
Non so. Non ci ho mai provato, da quando…”
“Zia,
cosa succede?”
Hermione
scrollò le spalle, ma il suo volto rimaneva intellegibile.
“Mi
chiedevo se al professor Piton andasse di provarci, ecco.”
C’era
qualcosa che gli sfuggiva.
“Posso
tentare.” rispose, prima che Lily potesse intervenire.
Così
si alzarono tutti, andando verso un angolo del giardino dove non c’erano
tavoli.
“Si
concentri.” disse Harry. Anche lui aveva assunto quell’espressione strana
“Pensi a qualcosa di felice… Dev’essere molto felice. Dicono che non ci si
scordi mai completamente come fare un Patronus, se lo si è già fatto una
volta.”
Severus
alzò la bacchetta, corrugando la fronte. Non capiva cos’avesse voluto dire
Harry con l’ultima frase. Era già stato in grado di produrre un Patronus?
Accantonò
momentaneamente la questione, per concentrarsi su un ricordo felice. Ma cosa
scegliere? La prima volta che Lily era entrata nel suo negozio? La prima volta
che l’aveva baciato lievemente, dopo il gelato da Fortebraccio? La prima volta che avevano fatto l’amore?
“L’incanto
è Expecto Patronum.” concluse Harry, per poi fare un passo indietro,
lasciandogli lo spazio per agire.
Fu
in quel momento che Severus smise di pensarci, e alzò lo sguardo. Di fronte a
lui, un po’ lontana per consentirgli di lanciare l’incantesimo, c’era Lily. Gli
sorrideva, incoraggiante, e subito l’Ombra esplose accanto a lei. Non era
l’Ombra bambina, ma sembrava lo stesso più giovane di Lily. Era una ragazzina,
e spiccava più nera dell’oscurità che la circondava; vivida sotto le stelle,
con le labbra dense e aperte nello stesso identico sorriso di Lily.
Qualcosa
si rimescolò dentro di lui, e il nodo allo stomaco che provava al parco giochi
Babbano si fece più acuto e, in qualche modo, più soffocante. Non era un
ricordo felice, non era felice e basta. Era in un certo senso triste,
malinconico; l’eco di una cosa importante che aveva dimenticato. Eppure,
accanto all’Ombra c’era Lily.
Lily,
che gli sorrideva incoraggiante.
Lily,
che aveva amato sin dal primo giorno che aveva visto, che era cocciuta come
pochi, che gli aveva dato una possibilità e che, alla fine, aveva ricambiato i
suoi sentimenti.
L’Ombra
si avvicinò alla ragazza e le toccò un braccio, sempre continuando a sorridere.
Non
parlò, Severus non la sentì parlare, eppure avvertì lo stesso qualcosa, che
sembrava partire dal centro del suo essere.
E’ giusto così.
E
allora mosse la bacchetta, e l’incantesimo esplose.
Passato
e presente si fusero nell’argento e il dolore sordo e malinconico che gli
legava lo stomaco venne sostituito dal calore e dall’affetto che Lily era in
grado di fargli provare. L’Ombra si dissolse, e rimase solo il sorriso luminoso
di Lily, dietro ad un Patronus corporeo che era indiscutibilmente una cerva.
Hermione
aveva ragione: somigliava alla statuetta che Lily gli aveva regalato.
Si
girò per dirglielo, ma incontrò di nuovo una comunicazione muta fra lei e
Harry. Persino Ron guardava la cerva con un’espressione confusa in volto.
“Aspetti.”
disse Hermione, vedendo che Severus stava per abbassare la bacchetta.
Si
avvicinò alla creatura e gli posò una mano sul muso. Dopo qualche istante
sospirò, e la cerva si dissolse.
“Che
succede?” chiese Severus, sempre più confuso.
“Quel
cervo…” iniziò Ron.
“Cerva.
Era una cerva.” precisò Harry “Ed era esattamente uguale a quella che mi ha
condotto alla spada di Grifondoro, sì.”
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Capitolo 9 *** IX ***
Eccomi che
torno.
Non sono morta,
no; semplicemente non riesco ad accendere più il pc tanto spesso.
Comunque, spero
che gradirete il nuovo capitolo :)
IX
Un
po’ di trambusto seguì quelle parole.
Sia
Ron che Ginny iniziarono a parlare contemporaneamente, e vennero zittiti da
Hermione. Lily si era avvicinata a Severus e gli aveva stretto un braccio,
dimentica di averlo presentato solo come datore di lavoro e non come compagno.
In
qualche modo, tornarono tutti al tavolo, dove Harry raccontò l’episodio in
questione.
A
quanto pareva, durante la caccia agli Horcrux – oggetti in cui Lord Voldemort
aveva rinchiuso parte della propria anima – c’era stato un momento in cui una
cerva argentata si era fatta vedere da lui in barba a tutte le protezioni. Lui
l’aveva seguita, agendo d’impulso, e aveva trovato il laghetto dove era stata
inserita la spada di Grifondoro, una delle poche armi in grado di distruggere
questi Horcrux. Ne erano seguiti due tragici tuffi – Ron, che era appena
tornato e non aveva visto l’amico riemergere, e si era buttato a sua volta per
aiutarlo – e una breve lotta contro il medaglione di Serpeverde, prima della
sua distruzione.
Fino
a quel momento, Harry e gli altri avevano creduto la cerva una sorta di spirito
del laghetto. Certo, era stata avanzata l’ipotesi che fosse stato un Patronus,
anche perché Ron aveva visto qualcosa muoversi fra gli alberi. Ma non era stato
trovato nulla, e nessuno che conoscessero lanciava o aveva mai lanciato un
Patronus a forma di cerva.
Severus
Piton era l’unico che ci era riuscito.
“Ciò
non vuol dire automaticamente che sia stato lui.” disse di nuovo Hermione,
intromettendosi fra Harry e Ron. Parlavano dell’accaduto come se Severus non
fosse presente “I Patronus possono cambiare, e il professor Piton è stato
Baciato da un Dissennatore, quindi la sua personalità si è riscritta. Tuttavia…”
Non
concluse la frase, ma sospirò.
“Tuttavia?”
chiese Severus, che si sentiva giustamente tirato in causa.
Hermione
non rispose, ma gli lanciò un’occhiata penetrante, come se l’uomo fosse appena
diventato un mistero complicato che intendeva risolvere.
Lily
l’aveva avvertito che la zia era fatta così; che amava la conoscenza per il
gusto del sapere e che non si fermava di fronte a nessun rompicapo.
In
ogni caso, la questione era più delicata di un semplice mistero. Perché se le
ipotesi fossero state fondate, se Severus si fosse rivelato come uomo che li
aveva aiutati in quell’occasione…
“…
Allora vorrebbe dire che è innocente. Non ha senso! Perché uccidere Silente, ma
poi aiutarci?!”
“Ah,
non guardate me.” si intromise ancora Severus.
Stava
iniziando a seccarsi. Non solo perché i quattro parlavano di lui come se non
fosse presente, ma perché non era in grado di assorbire la novità. Se le loro
congetture si fossero rivelate esatte… Se lui fosse stato davvero innocente; se ci fosse stato un motivo dietro ai suoi gesti criminali…
L’avevano
privato della sua vita per niente.
Avrebbe
voluto dire che aveva subito il Bacio del Dissennatore senza meritarselo.
Certo,
non c’erano molti punti a suo favore, in questo momento. Un Patronus
pronunciato dopo un Bacio che aveva la stessa forma di quello che aveva
condotto ad un aiuto anni e anni prima non era sufficiente, neanche in minima
parte. C’erano state comunque delle accuse pesanti a suo carico; non da ultimo,
c’era stato anche il fatto che non aveva nemmeno tentato di difendersi al processo.
Perché?!
Aveva
voglia di urlare. Sentiva la furia montargli dentro e presto non sarebbe
riuscita ad arginarla.
“Basta!”
Era
stata Lily a parlare, per la prima volta da quando gli altri avevano iniziato a
discutere. Si era alzata, sbattendo le mani sul tavolo. Aveva visto Severus
arrivare al limite e non aveva resistito: quei discorsi, poi, la stavano
innervosendo.
Si
rialzò del tutto e si passò una mano sul viso.
“E’
molto tardi, e non mi sembra il caso di star qui a discutere di una cosa del
genere adesso. Inoltre, sembrate tutti dimenticarvi che Severus è presente.
Andiamo a casa e dormiamoci sopra, prima che io dia di matto.”
I
genitori e gli zii tacquero di botto. Harry fissò la figlia e Severus
alternativamente, poi scosse la testa e si alzò a sua volta.
“Hai
ragione. Non volevo rovinarti il compleanno, piccola, mi spiace. Meglio andare
a dormire, eh?”
Anche
gli altri si alzarono e borbottarono dei saluti. Ron e Hermione si
smaterializzarono – Hermione lanciò a Severus un’ultima occhiata penetrante – e
Ginny fece un cenno verso la figlia, che tuttavia la congedò con un cenno della
mano.
“Saluto
Severus e arrivo.”
A
quel punto Harry assottigliò di nuovo lo sguardo e sembrò sul punto di dire
qualcosa in tono pungente, ma la moglie lo prese sotto braccio e si
smaterializzò, portandolo via.
“Andiamo.”
disse infine Lily Luna, prendendolo per mano e conducendolo lontano dalla casa,
sicuramente per non farsi vedere dai nonni. Erano andati a letto tempo prima,
ma evidentemente lei non era del tutto sicura che dormissero.
“Mi
dispiace, Severus.” disse, dopo un po’. Era amareggiata.
“E
di cosa?”
“Non
volevo provocare un trambusto con il mio regalo.”
Severus
mise la mano libera in tasca, là dove aveva riposto la statuina.
“Mi
è piaciuto molto, comunque. So che non è colpa tua.”
Si
fermarono. Ora erano abbastanza lontani dalla casa da essere ragionevolmente al
sicuro da sguardi indiscreti.
“Severus…
Tu pensi che… Potresti averli aiutati?”
La
voce di Lily era incerta. Non sapeva se porre o meno quella domanda; non voleva
che Severus si arrabbiasse o cose simili.
Lui
strinse le labbra e non rispose finché lei non alzò lo sguardo verso di lui.
“Non
lo so.” disse infine “Ho sempre pensato che… Che non avrei mai potuto fare le
cose orribili di cui sono stato accusato. Sicuramente erano fantasie sciocche
di uno che non ricordava niente, cose a cui ho cercato di non pensare per tanto
tempo. Volevo credermi migliore di quello che ero stato e tendevo a
giustificarmi, i primi tempi.” fece una pausa, ripensando al primo periodo
della sua nuova vita, quando ancora tutto era da scoprire “Oggi, forse, scopro
che c’era qualcosa di più. Ma non è niente di sicuro, e non voglio più
illudermi. Non è importante ciò che è stato, Lily. Non più. Di certo è triste
che io non ricordi, e di certo sto male se penso che ero un certo tipo di
persona. Ma, proprio per questo, cerco solo di guardare avanti, al futuro.”
“Va
bene.” rispose lei, poggiandogli le mani sul petto.
“Se
si dovesse scoprire qualcosa di più, se si fosse certi della mia buona fede…
Forse, allora, potrei finalmente fare pace con me stesso. Ma finché è tutto
così vago, non voglio neanche starlo a sentire. Davvero, Lily: non è
importante.”
“Ho
capito.”
Lily
si alzò in punta di piedi, per baciarlo. Lui la strinse a sé, approfondendo
quel contatto. Era stato straziante vederla per così tanto tempo e non poterla
neppure tenere per mano… Ma l’aveva fatto.
Per
lei.
“Ora
devo andare.” mormorò Lily, una volta che si furono staccati.
“Ancora
auguri.” disse Severus, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Posso
venire da te, domani?”
“Certamente.”
Lily
sorrise, prima di smaterializzarsi a casa.
***
La
settimana successiva Lily si era di nuovo smaterializzata a casa di Severus, ma
non l’aveva trovato. Era sera e, anche se non avevano progettato di vedersi
quel giorno, lei aggrottò la fronte, chiedendosi che fine avesse fatto.
Che
fosse di nuovo al parco? Ormai era un po’ di tempo che non ci andava più,
preferendo restare a casa con lei la domenica mattina. Magari aveva
approfittato di quell’occasione per tornare a vedere la sua Ombra.
Quella
cosa la metteva un po’ a disagio.
Severus
non ne aveva parlato come se fosse una cosa importante, ma persino lei poteva
capire che doveva esserlo, dato che si trattava dell’unico collegamento che
avesse con la sua vita precedente. Eppure non poteva fare a meno di pensare a
Severus, prima che lei lo conoscesse, che passava le sue giornate al parco, a
tormentarsi morbosamente l’animo per scoprire l’identità dell’Ombra.
Probabilmente
avrebbe fatto anche lei lo stesso, nella stessa situazione, ma ogni volta che
ci rifletteva una strana ansia la pervadeva.
A
dirla tutta, il fatto era che doveva trattarsi di una persona importante per
lui, talmente importante da resistere al Bacio del Dissennatore. Lily aveva
paura che, una volta scoperta l’identità dell’Ombra – semmai Severus l’avesse
scoperta, cosa che sembrava poco probabile anche perché lui non dava segni di
interessarsene in quel modo da quando lei era entrata nella sua vita – si
sarebbe potuto dimenticare di lei e andare alla ricerca di questa fantomatica
persona.
Era
una paura infantile, se ne rendeva conto. Ma non poteva evitare di provarla e,
per questo, cercava di pensarci il meno possibile, rassicurandosi invece con le
costanti attenzioni che Severus le dedicava.
Era
buffo, pensandoci, a come le cose si erano evolute fra loro. Lei aveva iniziato
ad uscirci un po’ per scherzo e un po’ per curiosità, e ora si ritrovava
coinvolta fino al punto di non ritorno.
Lo
amava.
Non
gliel’aveva mai detto, così come lui non lo aveva mai detto a lei, ma entrambi
erano consapevoli dei propri sentimenti. Lo leggevano l’uno negli occhi
dell’altro ogni volta che stavano insieme… Persino al lavoro, negli sguardi
rubati fra una pozione e l’altra.
Per
questo le sembrò doppiamente stupido preoccuparsi così tanto per una stupida
Ombra; eppure non poté impedirsi di correre fino al parco, per portare Severus
via da quel luogo.
Inutile.
Non c’era nessuno, se non qualche ragazzo.
Stava
per andarsene via, sconsolata – avrebbe chiesto a Severus dove si fosse
cacciato il lunedì successivo – quando uno dei ragazzi la chiamò a gran voce.
“Ehi!
Ehi, aspetta, non andartene!”
La
sua mano corse subito alla bacchetta, nascosta nella tasca posteriore dei
jeans. Se quel tipo aveva cattive intenzioni, l’avrebbe vista brutta.
Il
ragazzo era alto, con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Lo seguiva quella
che inevitabilmente era riconoscibile come la sorella gemella.
“Ascolta,
so che ti sembrerà strano, ma somigli talmente tanto ad una persona che…
Insomma, io e Julie ci siamo trasferiti qua proprio nella speranza di un
incontro simile, quindi se conosci chi cerchiamo sarà fantastico, altrimenti fa
nulla.”
Lily
aggrottò le sopracciglia, sempre pronta ad estrarre la bacchetta.
“Ma
che stai dicendo?”
“Cerchiamo
il cugino di nostro padre.” intervenne la sorella “Conosci un certo Harry
Potter?”
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Capitolo 10 *** X ***
X
Lily
rimase a bocca aperta per diversi secondi.
“Ehm…”
iniziò a dire il ragazzo, non sapendo come interpretare quel comportamento.
“Harry
Potter? Perché cercate Harry Potter?” chiese infine lei, riscuotendosi.
“E’
il cugino di nostro padre.” intervenne la ragazza – Julie, se non ricordava
male – “E lui ci ha raccontato delle storie che… Insomma, la mamma dice che è
pazzo e deve stare zitto, i nonni non aprono bocca ma lui ci raccontava quelle
storie lo stesso di nascosto dagli altri e…”
“…
E alla fine noi siamo venuti a vivere qua dopo la scuola, nella vecchia casa
della nonna, nella speranza di incontrare questo fantomatico cugino. Abbiamo
trovato delle foto della sorella della nonna e del marito – Lily e James,
dovrebbero chiamarsi così – e tu
assomigli terribilmente a lei, per questo ti abbiamo fermato.”
I
due avevano parlato senza riprendere fiato, e Lily sbatté gli occhi più volte,
frastornata dalla novità.
“Beh,
io… Io sono la figlia minore di Harry Potter. E mi chiamo Lily, Lily Luna.”
Julie
si illuminò tutta e le saltò al collo, abbracciandola.
“E
voi…” chiese poi Lily, quando riuscì a liberarsi della presa “Siete i figli di
Dudley?”
“Esatto!”
rispose lui; poi allungò una mano, per presentarsi “Sono Robert. Robert
Dursley.”
“E
io Julie, come ti ha già detto mio fratello!”
“Beh,
bene. Piacere di conoscervi, sì.”
La
situazione era assurda e irreale.
Lily
sapeva a grandi linee qualcosa del cugino di papà e della sua famiglia… E
sapeva anche che, dopo la guerra, non c’era mai stato il tempo – o la voglia –
per un ricongiungimento famigliare. Harry aveva saputo che erano stati protetti
bene che erano tornati sani e salvi alle loro vite, tutto qui. Non ne parlava
molto, e Lily sapeva che qualcosa era rimasto irrisolto fra loro, ma non si era
mai premurata di scoprire cosa.
Il
fatto che Dudley Dursley avesse parlato ai figli in modo entusiasta di Harry
Potter la lasciava un po’… Stranita. Non se l’era aspettato, non se l’era
aspettato affatto.
“Vieni.”
disse Julie, prendendola per mano “Ti facciamo vedere casa. E poi dobbiamo
farti un mucchio di domande!”
“Julie,
non essere pressante. Non puoi costringerla a seguirci… Ma sappi che ci farebbe
molto piacere, ecco. Avremmo alcune cose da chiederti e, uhm, diciamo che non
ci sembra il caso farlo qui, in mezzo ad altre persone.”
Dal
luccichio nei suoi occhi, Lily capì che parlava della magia.
Sorrise.
Nei loro panni, anche lei sarebbe stata entusiasta trovando un vecchio parente
perduto con poteri magici, anche e soprattutto perché, stando dal poco che
avevano detto, Dudley aveva rivelato certe cose a mo’ di fiaba, e i due gemelli
dovevano essere sospesi fra l’entusiasmo e l’incredulità. Era un modo per
sapere se fosse tutto vero, o null’altro che una favola della buona notte.
E poi, in caso,
ho sempre la bacchetta.
Fu
così che li seguì fino a casa.
La
villetta era pulita e ben messa, color rosa, con un piccolo giardino e una
veranda. Era a due piani, e Robert e Julie le mostrarono entusiaste ogni angolo
della casa.
“Abbiamo
tenuto tutti i mobili e tutte le cose.” disse Robert “Certo, alcune cose era
inevitabile cambiarle, come la cucina. Ma, per il resto, ogni cosa è a suo
posto.”
“Guarda.”
le disse Julie, dopo aver preso qualcosa da una mensola.
Era
una foto, e ritraeva i suoi nonni, Lily Evans e James Potter, assieme ai
genitori di lei. Era una foto Babbana un po’ scolorita, perché le figure non si
muovevano, ma Lily sentì lo stesso una fitta al petto.
Sorridevano
tutti, sembravano felici.
E
lei non poté far altro che notare la somiglianza con la nonna, proprio come
Julie le aveva detto. Aveva i capelli più chiari – rame Weasley e non rosso
scuro Evans – e mossi, un sacco di lentiggini che alla nonna mancavano e gli
occhi color nocciola, ma tutto il resto era uguale. La forma del viso, del
naso, degli occhi e della bocca. Persino lo stesso seno piccolo e sodo, la
stessa ampiezza dei fianchi e, in generale, lo stesso fisico.
Aveva
già visto altre foto dei nonni, a casa – quelle magiche che, a suo tempo, erano
state donate al papà da Hagrid – ma solo in quell’immobilità forzata Lily
riuscì a riconoscere esattamente gli stessi tratti.
“In
questo momento io dormo nella vecchia camera della nonna, e Julie in quella di
Lily. Anche lì non abbiamo toccato nulla… Vieni, ti mostro le stanze.”
La
camera di Petunia era abbastanza disordinata, dato che ci viveva un ragazzo, ma
i mobili erano gli stessi di anni e anni prima: un comò ampio, di legno scuro,
abbinato all’armadio e alla testiera del letto a due piazze. Robert, di suo, ci
aveva aggiunto una scrivania e una sedia, un computer e dei libri, più un
numero imprecisato di vestiti che facevano capolino un po’ ovunque. Lily
soffocò una risata, mentre il ragazzo balbettava scuse sconnesse per il
disordine, ma considerò che la stanza sembrava decisamente più viva così.
La
camera della nonna era ancora diversa.
I
mobili erano più piccoli e di color lilla; le pareti erano azzurre e non
bianche come nella camera di Petunia; Julie aveva aggiunto solo un’enorme
specchiera e un pouf e c’era decisamente molto più ordine. Sopra al letto
faceva bella mostra di sé un enorme stendardo di Grifondoro, cosa che strappò a
Lily un breve sorriso, prima che si accorgesse di quell’altra cosa.
Starnutì.
E
la traccia magica divenne ben percepibile per lei, come se si fossero sforzati
di renderla il più evidente possibile. Era un pizzicorio al naso che le dava
fastidio da morire, e che le faceva voltare la testa verso l’enorme armadio a
muro.
“Tutto
bene?” chiese Julie, preoccupata.
Lily
agitò la testa, come per scacciare un insetto, ma la traccia rimaneva lì,
presente e pressante.
“C’è
qualcosa in questo luogo.” rispose, tirando fuori la bacchetta dai jeans con un
movimento agile.
Robert
e Julie si scambiarono una rapida occhiata, per poi fissarsi sulla bacchetta.
“Abitiamo
qui da anni e abbiamo perlustrato ogni angolo della casa da cima a fondo, ma
non…”
“E’
una traccia. Una traccia magica.”
“Davvero?”
Lily
avanzò, seguendo il prurito e tenendo la bacchetta ben tesa di fronte a sé.
Aprì
l’armadio, e scartò diversi vestiti, buttandoseli alla rinfusa dietro.
“Ehi!”
protestò Julie, ma non fece nient’altro. I due gemelli sembravano tutt’a un
tratto a disagio e intimoriti.
“Ecco.
Qui.”
Lily
puntò la bacchetta contro un punto ben specifico dell’armadio, e questo si aprì,
rivelando uno scomparto segreto. Era stato sigillato con la magia, e pertanto
due Babbani non sarebbero mai riusciti a forzarlo.
Ma perché
lasciare una traccia magica così evidente, se l’intento era quello di
nascondere qualcosa?
C’era
una scatola. Lily la fece levitare fuori dallo spazio e dall’armadio, fino a
farla atterrare più o meno in centro alla stanza.
Robert
e Julie trattennero il respiro, vedendo il contenitore volare, comandato dalla
bacchetta. In quel momento, Lily non se ne curò.
Aprendo
il coperchio, scoprirono che all’interno c’erano dei quaderni e degli album,
oltre a un sacchettino di velluto nero posto proprio in cima. Lily prese
quello, lasciando ai due gemelli il resto.
Nel
sacchetto era contenuta una fiala di un liquido bianco-argenteo, che riconobbe
immediatamente come ricordi. Prestando quindi la massima attenzione ripose il
tutto dove l’aveva trovato, e sentì della carta sotto le dita.
Era
una lettera, che aprì e lesse.
Potter,
Devo trovare il
modo di comunicare con te ma non è facile per niente, anche perché immagino che
tu non sarai molto propenso ad ascoltarmi.
C’è una cosa che
devi assolutamente sapere – assolutamente! – e, dopo varie riflessioni, ho
deciso di lasciare i miei ricordi qui, sperando che un giorno tu faccia visita
ad ogni luogo ricollegato in qualche modo con i tuoi genitori. Spero che la
curiosità abbia la meglio sull’orgoglio, e spero che la Granger sia lì con te
per impedirti di distruggere questa lettera e di disperdere questi ricordi.
E’ fondamentale
che tu li veda.
E, per
invogliarti a farlo, te li ho lasciati in mezzo a qualcosa che ti avrebbe fatto
riflettere almeno un attimo – o te o la Granger, quantomeno.
Mi raccomando.
So che non mi crederai
fino a che non avrai visto, ma questa è la volontà di Silente.
Severus Piton
“Ah!
Queste foto si muovono!”
Prima
che Lily potesse assorbire il significato delle parole della lettera, il suo
sguardo deviò e si posò sul pavimento, dove uno dei due gemelli aveva
rovesciato – apposta o per sbaglio – le foto contenute negli album.
E
vide.
Lily
Evans, sua nonna, così simile a lei… E Severus Piton, l’uomo che lei amava qui
ed ora, a cui avevano strappato i ricordi attraverso il Bacio del Dissennatore.
Era
stata stupida.
Perché
non ci aveva pensato? Quante possibilità c’erano che la casa di Severus Piton
si trovasse nella stessa cittadina in cui un tempo aveva abitato Lily Evans?
Ma
non ci aveva fatto caso, presa com’era dalla novità… Non si era ricordata che
si era recata al parco solo per cercare Severus…
Il
parco che stava a metà strada fra le due abitazioni.
Il
parco dove Severus aveva sempre visto l’Ombra.
Un’Ombra
scura, con una punta di rosso alla fine dei capelli, e con un sorriso uguale
identico al suo. Con lo stesso fuoco che scorreva nelle sue vene…
L’enormità
della cosa – che cosa non lo sapeva
nemmeno lei – le piombò addosso tutta insieme. Se prima si era sentita
incredula, talmente incredula da non avvertire nulla a livello fisico, ora era
sul punto di piangere, e si accorse di star stringendo il sacchetto di velluto
con troppa forza.
Sentì
la fiala con i ricordi fra le dita e fu questo, molto probabilmente, a fermarla
dall’avere una crisi isterica con annesso scoppio di magia involontaria.
Si
alzò in piedi con un balzo, distogliendo lo sguardo da quelle foto che le si
erano conficcate nel cuore.
“Che
succede?”
Robert
l’aveva vista impallidire e scattare, e si era affrettato ad alzarsi solo per
prenderle il polso e fermarla, mentre lei stava già uscendo da quella porta,
per allontanarsi ulteriormente da quel dolore sordo e per cercare qualcosa…
Qualcosa che…
L’interruzione
riuscì a schiarirle le idee.
“Devo
andare.” disse sbrigativamente, riuscendo persino ad accennare un sorriso “Ma
prometto che tornerò. Potete scrivermi a…”
“Aspetta.”
intervenne Julie. Si alzò e prese carta e penna, segnandosi l’indirizzo mentre
Lily dettava.
“Mandatemi
pure una lettera con la posta Babbana, arriverà.”
“Non
hai un cellulare?” chiese Robert, aggrottando la fronte “O un indirizzo mail?”
Lily
si distrasse un attimo, confusa. La sua mente era già oltre, già concentrata
sul luogo in cui intendeva andare.
“Cosa?”
“Lascia
perdere, la posta normale andrà benissimo.” intervenne Julie, dando una
gomitata a suo fratello “Ma è successo qualcosa di grave? Sei pallida.”
“No.”
rispose Lily “No, solo… Devo vedere una cosa. Io… Ecco, rimettete a posto
quelle” fece un cenno verso le foto sparpagliate sul pavimento “E non fatele
vedere a nessuno, vi prego.”
“D’accordo.”
rispose Robert. Entrambi i gemelli erano piuttosto straniti dal suo
comportamento, ma Lily non ci fece caso.
“Ora
devo davvero andare. Robert, lasciami il polso, mi smaterializzerò e non vorrei
trascinarti con me…”
Non
aggiunse che si sarebbe potuta Spaccare, nervosa com’era, e che rimettere
insieme i pezzi di un Babbano era molto più complesso che risistemare un mago o
una strega.
Lui
la lasciò e lei chiuse gli occhi un secondo, per calmarsi. Le immagini orribili
che l’istruttore di Materializzazione aveva mostrato a lei e ai suoi compagni
anni prima le balenarono di nuovo nella mente, e non poteva permettersi di
perdere tempo in quel modo – né di perdere la fiala con i ricordi di Severus.
Quando
si sentì sufficientemente pronta, girò su sé stessa e si smaterializzò.
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Capitolo 11 *** XI ***
Scusate per l’immenso
ritardo, ma in questi giorni (in cui dovevo aggiornare) sono stata poco bene.
Avevo i giramenti di testa e facevo fatica ad alzarmi, quindi non ho voluto
accendere il pc e rischiare di peggiorare le cose.
Comunque, sono
tornata <3 Eccomi qui :)
Buona lettura,
fatemi sapere! :)
XI
Zio
Ron e zia Hermione vivevano nella vecchia villetta di proprietà dei Granger,
che purtroppo non avevano più riacquisito la memoria, nonostante la zia ci
avesse provato in tutti i modi.
Il
posto non era proprio isolato, ma una strada più in là c’era un piccolo vicolo
cieco molto adatto alle Materializzazioni, e fu lì che Lily apparve.
Una
volta riacquistato l’equilibrio, corse a perdifiato verso la casa della zia,
attaccandosi poi al campanello come una disperata – cosa che, in effetti, era.
Erano
tutti a casa, data l’ora tarda.
“Zia
Hermione!” esclamò Lily, entrando in casa e ignorando una perplessa Rose “Ti
devo parlare, in privato!”
La
zia, sconcertata quanto sua figlia, le fece un cenno e l’invitò in camera,
pronunciando anche qualche incantesimo di riservatezza per farla stare più
tranquilla.
“Dimmi
tutto.”
Lily
si morse il labbro inferiore.
“Ho
bisogno di un Pensatoio.” disse infine, sperando in tutti i modi che la zia
glielo concedesse “Oh, so che non puoi parlare del tuo lavoro, lo so, ma potresti procurartene uno, no?
Posso venire al ministero, se serve, se non puoi portarlo via… Ma ti prego. E’ importante.”
Hermione
non aveva mai visto la nipote in quello stato. Era agitata, parlava mangiandosi
le parole e gesticolando, e stringeva in mano un sacchetto di velluto nero.
“Devi
vedere dei ricordi?”
“Sì.”
“E
posso sapere di che ricordi si tratta?”
Lily
si bloccò e si morse di nuovo il labbro inferiore.
“Beh…
Immagino che lo saprai, alla fine, beh, ma non… Non chiedermelo ora. Giuro che te
lo dirò; sicuramente te lo dirò. Ma
non ora.”
Hermione
sospirò, arricciandosi una ciocca di capelli sul dito.
“Va
bene.” acconsentì infine “Aspetta qua.”
Lily
annuì e si sedette sul letto, iniziando a giocare con i cordoncini che tenevano
chiuso il sacchetto per evitare di pensare. Non voleva giungere a nessuna
conclusione prima del tempo, ma non riusciva a scacciarsi dalla mente le foto
che aveva visto, e che ritraevano tutte Severus e Lily insieme.
Papà
anni fa le aveva detto che Severus odiava James perché James si comportava male
con lui a scuola, e che odiava Lily perché era una Sanguesporco. Aveva detto
che aveva visto personalmente un ricordo del professor Piton, dove Severus
chiamava la nonna “schifosa Sanguesporco”.
Eppure,
quelle fotografie…
Hermione
tornò qualche minuto dopo, portando una piccola bacinella in pietra con incise
delle rune.
“Ne
ho uno personale.” disse “Lo uso per lavoro, ovviamente. L’ho svuotato, quindi
non troverai altri ricordi che possano interferire… Fai quello che devi. Ti lascio
sola?”
Lily
osservò la zia, la preoccupazione sul suo volto. Per un momento considerò di
dirle la verità: la sua relazione con Severus, l’Ombra, l’incontro di quella
sera, le fotografie e i ricordi. Poi capì che non ce l’avrebbe fatta a parlare
senza crollare, e non voleva crollare
prima di aver visto quei maledetti ricordi.
“Sì,
grazie.”
Hermione
appoggiò il pensatoio sul letto e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle
spalle.
Ecco. Il momento
della verità.
Con
la massima attenzione, Lily vuotò il contenuto della fiala nel pensatoio.
Rimase pochi istanti a contemplare i ricordi vorticare, prima di tuffarcisi
dentro.
Atterrò
in un parco giochi dolorosamente famigliare.
Vide
Severus bambino, vestito in un modo improponibile – cosa che le strinse il
cuore –, e vide Lily Evans con la sorella.
Ascoltò
il breve dialogo fra i tre come se fosse un’altra persona; come se stesse
assistendo alla scena da un punto imprecisato al di fuori del suo corpo. Anche
il ricordo dopo, i due bambini che parlavano e il ramo caduto addosso a
Petunia, e il tentativo poco credibile di Severus di giustificarsi…
Il
binario nove e tre quarti, il battibecco fra le sorelle e Severus che osservava
Lily da lontano. Possibile che un ragazzino di undici anni potesse avere già
nello sguardo il desiderio?
Anni
dopo, una breve discussione sui malandrini.
“Sei
il mio migliore amico…”
Oh,
c’era un turbamento così evidente sotto la baldanza del suo passo. Com’era
possibile che Lily non se ne accorgesse? Che non vedesse la sottile ruga che si
stava formando sulla fronte, quella che lei stessa aveva imparato a conoscere
così bene?
L’umiliazione.
Suo
padre aveva detto a lei e ai suoi fratelli che James non si comportava molto bene
a scuola, e che loro si sarebbero dovuti dimostrare migliori. Ma, fino a quel
momento, Lily non aveva del tutto capito quell’ammonimento, perché l’unico
esempio ‘dispettoso’ in famiglia proveniva da zio George, che era solito
raccontare come lui e Fred, un tempo, si divertivano ad Hogwarts. Lei si era
sempre immaginata i malandrini come una sorta di precursori dei due, e nessuno
si era mai preso la briga di correggerla… Nemmeno suo padre.
Quello
era diverso.
Quello
era bullismo vero e proprio, e tiranneggiamento, e umiliazione pubblica.
Non
lo giustificò, ma capì perché Severus si fosse fatto sfuggire quell’insulto. La
sua migliore amica – la sua migliore
amica! Come se Lily non si fosse mai accorta d’altro! – lo stava aiutando e
lui non era riuscito a sopportarlo.
Le
scuse.
Un
perdono che non era mai arrivato e una domanda che era sembrata terribile alle
orecchie di un sedicenne.
“Perché
io dovrei essere diversa?”
Forse
Severus avrebbe dovuto avere più coraggio. Ma anche lei era stata ragazza, e
anche lei era stata vinta dalla timidezza, in più occasioni.
La
scena sulla collina le straziò il cuore. Se prima aveva avuto un minimo dubbio,
ora non c’era più nessuno spiraglio al quale si potesse appigliare.
“Qualunque
cosa.”
Qualunque
cosa. Qualunque cosa, purché Lily viva.
Era
stata così importante che la sua vita, per Severus, valeva più di anni di
lontananza; più di scelte diametralmente opposte della guerra; tanto da far
implorare all’uomo Lord Voldemort in persona, purché la risparmiasse. E tanto
da far cambiare a Severus fazione, pur di una speranza di salvezza.
Anche
se lei aveva gettato la loro amicizia al vento.
E,
quando Lily vide Severus spezzato dopo aver appreso della morte della sua
amata, qualcosa si spezzò anche dentro di lei.
“Nessuno
deve saperlo!”
Il
suo segreto più grande…
L’amore
per Lily, tale da superare la morte, tale da fargli promettere di proteggere
Harry nonostante tutto, per lui, fosse ormai perduto…
E
poi fu strano vederlo parlare in modo così saccente e arrogante di suo padre,
ma lei già sapeva che era stato un professore detestabile sotto diversi punti
di vista…
L’anello.
Lily
riconobbe uno degli Horcrux dai racconti di suo padre, perché sulla pietra era
inciso il simbolo dei doni della morte. Ma quello che la colpì di più fu il
dialogo fra Severus e Silente.
“Quanto
mi resta?”
“Forse
un anno.”
E
la richiesta, la richiesta assurda e impossibile di Silente, per salvare
l’anima innocente di Draco Malfoy, per fare in modo che Lord Voldemort si
fidasse completamente…
Una
cerva d’argento a suggellare un amore doloroso ed eterno.
Il
piano dei sette Harry Potter; Mudungus Fletcher che veniva confuso in un pub
anonimo.
E
Phineaus Nigellus che avvertiva l’ormai preside Severus Piton che i ragazzi si
trovavano nella foresta di Dean, di modo che lui potesse consegnare la spada.
“Ho
un piano.”
Così
si concludevano i ricordi di Severus Piton, e così Lily Luna fu sbalzata fuori
dal Pensatoio.
Piangeva,
ma non se ne rendeva conto. Viveva ancora in un istante di irrealtà; come
sospesa nello spazio e nel tempo.
Prese
i ricordi e li rinchiuse di nuovo nella fiala.
Fuori
dalla porta trovò la zia Hermione ad attenderla.
“Ehi.”
esclamò lei, preoccupata, notando le lacrime “Che succede?”
Lily
scosse la testa e disse qualcosa che doveva essere un ringraziamento, poi si
smaterializzò di nuovo prima che la zia potesse fermarla.
Solamente
a casa, in camera sua, dopo aver messo al sicuro i ricordi, si permise di
crollare definitivamente.
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Capitolo 12 *** XII ***
XII
Ginny
la trovò piangente nel letto, che cercava di soffocare i singhiozzi nel
cuscino.
“Tesoro,
cos’è successo?” le chiese, avvicinandosi e sedendosi sul letto.
Dal
cuscino arrivò qualche suono.
“Non
capisco…”
“V-vai
v-via.”
Ginny
sospirò.
Conosceva
sua figlia, la conosceva fin troppo bene. Era vero, non era più una ragazzina,
ma solo una volta l’aveva trovata così, piangente, dopo che la sua prima
relazione con un ragazzo era naufragata in modo indecoroso.
E
quella volta sembrava anche peggio. Solo che… Solo che in quei giorni era stata
in preda ai dubbi, e non aveva osato chiedere niente a Lily, per paura della
risposta.
Da
qualche mese lei usciva spesso di casa, e tornava sempre con il sorriso. A
volte Harry provava a chiederle se sapesse qualcosa – era assurdamente
protettivo con la loro figlia più piccola, forse perché era l’unica femmina –
ma Ginny aveva sempre preferito non domandare niente a Lily, aspettando che
fosse lei a parlarne.
Poi,
alla festa di compleanno… Aveva visto come teneva in gran conto Severus Piton.
Aveva visto come si era aggrappata al suo braccio, come aveva insistito che lui
rimanesse fino alla fine, come si era alterata quando lei e gli altri stavano
discutendo della cerva, e come infine era rimasta da sola con lui alcuni minuti,
prima di tornare a casa.
Dentro
di lei era nato il sospetto, ma non aveva osato dar voce alle sue paure. Non
solo perché aveva un ricordo del professor Piton non proprio piacevole, ma
anche perché l’uomo aveva fatto cose orribili nella sua vita e, beh, non da
ultimo c’era da considerare la notevole differenza d’età.
Se
Lily era tornata a casa in lacrime, però, era ora di affrontare l’argomento.
“C’entra
un ragazzo, tesoro?”
Lily
sprofondò ancora di più nel cuscino.
Ginny,
sospirando ancora una volta, chiuse la porta con un colpo di bacchetta e isolò
la stanza.
“C’entra
il professor Piton?”
Qualcosa
si fermò.
Dopo
alcuni istanti di silenzio Lily alzò il viso, rosso e gonfio di pianto.
“C-come…
C-come sai…?”
“Ti
conosco, bambina. Ti ho visto con lui, alla festa.”
Altre
lacrime sgorgarono dagli occhi di Lily, e lei si aggrappò alla madre per
piangere ancora e ancora.
“Ti
ha fatto qualcosa?” chiese ancora Ginny “Ti ha respinto? Ti ha, uhm, tradito?”
Non
voleva pensare alla possibilità che sua figlia avesse già una storia con l’uomo, ma era la cosa più probabile, dato come
stava Lily. Un semplice rifiuto non l’avrebbe fatta disperare in quel modo.
“N-no.”
riuscì a rispondere lei “N-non è c-come pensi.”
“Ah,
no? Non state insieme, allora?”
Una
breve risata isterica venne soffocata sul suo petto.
“S-sì.”
rispose infine Lily, e tutto si fermò ancora una volta. Ginny capì che stava
attendendo un giudizio da parte sua; che era per quello che non aveva detto
niente a nessuno, fino a quel momento.
“…
Non so cosa dire.” disse infine “Insomma… Per me non è l’uomo giusto per te.
E’… Oddio, Lily! E’ stato accusato di crimini orrendi, ed è vecchio.”
Un’altra
risata, mentre sua figlia ricominciava a piangere.
“Lily…
Se ti ha fatto qualcosa, io…”
“N-no.”
Lily
si rialzò, asciugandosi gli occhi.
“Non
mi ha fatto niente.” disse, riprendendo il controllo di sé “Anzi. Lui è
stupendo. E’… Dolce e comprensivo e mi vizia e… Mi tratta bene. Mi tratta
benissimo.”
Ginny
stava per esprimere la sua perplessità in merito, ma Lily la fermò.
“E’
un uomo diverso da quello che conoscevi tu. Io mi sono avvicinata a lui per
lavoro, senza pregiudizi nonostante i racconti tuoi e di papà e degli zii… E
lui non è mai stato odioso con me. Forse riservato e scostante, ma non odioso.
Non mi ha mai offeso e, anzi, mi ha insegnato quello che dovevo sapere,
permettendomi di assistere se doveva preparare una pozione particolare. Ci
siamo avvicinati… Dopo. Mi sono avvicinata io. Gli ho concesso una possibilità,
ed è successo quello che è successo.”
Le
lacrime si stavano gonfiando nuovamente sotto i suoi occhi.
“…
Ma?” chiese Ginny, non capendo cosa avesse portato la figlia alla disperazione.
“M-ma
io non s-sono… Io s-sono…”
Di
novo Lily si asciugò gli occhi e prese fiato.
“Io
sono una sostituta. Un rimpiazzo.”
Aveva
sepolto il viso fra le mani. Ginny la fissò per qualche istante, senza capire.
“…
La sostituta di chi?” chiese, confusa “Vuoi dire che ama un’altra donna ma sta
con te?”
Lily
rise di nuovo, mentre altri singhiozzi le scuotevano il corpo.
“Non
se lo ricorda nemmeno!” urlò “Non se lo ricorda nemmeno, ma s-so che è c-così!”
Ginny
abbracciò di nuovo la figlia, riflettendo.
“Tesoro,
quello che dici non ha senso. O mi spieghi bene tutto, o io… Non so come
aiutarti.”
Lily
non rispose più, ma pianse fino ad addormentarsi fra le braccia di sua madre.
***
Non
si era presentata al lavoro.
Fosse
stato solo quello, Severus non si sarebbe preoccupato così. Ma Lily era sparita
da venerdì sera, e non l’aveva contattato in nessun modo.
Ora
era lunedì, e lei non si era presentata al lavoro.
Severus
sembrava un’anima in pena, e faceva avanti e indietro dal laboratorio al
negozio ogni cinque minuti, innervosendo Sandy.
“Se
non è arrivata fino ad adesso” sbottò infine la sua dipendente “Allora
probabilmente non arriverà per il resto della giornata.”
Severus
sapeva che c’era del vero in quelle parole, e tornò nel laboratorio,
innervosito e preoccupato.
Che
era successo?
Se
stava male, perché non mandare un gufo per avvisare? Forse si era presa
l’influenza? La febbre? Il vaiolo di drago?
Calmati. Stai
iniziando a dare di matto.
Severus
si sedette su uno degli sgabelli, appoggiando il viso sulle mani.
Non era
possibile
che Lily Luna avesse contratto il vaiolo di drago. Per prima cosa, era stato
debellato da almeno sessant’anni.
Però,
perché non aveva avvertito?
Era
successo qualcosa, se lo sentiva.
E
adesso? Che poteva fare? Scriverle e mandarle un gufo?
Ma
Lily abitava con i suoi, e se qualcuno della sua famiglia avesse letto…
No,
non avrebbe concluso nulla in questo modo.
Severus
si alzò con un sospiro e si mise al lavoro, occupando il tempo con pozioni poco
impegnative. Se entro quella sera Lily non l’avesse cercato, anche solo per
avvisarlo che non si sentiva bene, allora avrebbe fatto qualcosa.
Cosa,
non lo sapeva ancora.
***
Trovò
un gufo ad attenderlo, una volta a casa.
Si
precipitò sul povero animale, agguantandolo incurante dei versi striduli che
emetteva, e quasi strappò la lettera per la fretta che aveva di leggerla.
Quando lo lasciò andare, il gufo ripartì subito, offeso dai modi, senza
aspettare nemmeno un bicchier d’acqua o un biscotto.
Severus,
vieni domani
sera da me, dopo cena, verso le nove.
C’è una cosa che
devi vedere assolutamente.
Lily
Per
nulla rassicurato, Severus si rassegnò a passare un’altra notte insonne.
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Capitolo 13 *** XIII ***
Rieccomi, non mi
sono dimenticata della storia, ma ho avuto in mezzo vacanze e esami ^^”
Buona lettura!
Ora gli aggiornamenti ritorneranno regolari :)
XIII
Si
era arreso e aveva preso una pozione soporifera, per riuscire a dormire.
Se
avrebbe dovuto incontrare la famiglia Potter il giorno successivo, doveva
essere quantomeno lucido.
In
negozio cercò di concentrarsi ancora su pozioni semplici, lasciando in pace
Sandy. Non fece nessun commento sul fatto che Lily non fosse venuta al lavoro,
ma vide la preoccupazione negli occhi della sua dipendente.
“Oggi
chiudo prima.” la avvisò “Puoi andare a casa alle cinque.”
Pensava
di aver più tempo per prepararsi, così, ma si rese conto che l’attesa non aveva
fatto altro che aumentare la sua ansia. Cercò di passare il tempo scegliendo un
vestito adeguato – ma erano tutti neri uguali –, o preparando una cena
sostanziosa – che poi non mangiò –, ma non servì a niente.
Alla
fine, dieci minuti prima delle nove, si smaterializzò.
Casa
Potter era un’elegante villetta situata nel villaggio di Ottery St. Catchpole,
vicino al terreno su cui sorgeva la Tana. Era un villaggio per di più magico,
ma qualche Babbano – più che altro Confuso – aveva pensato che fosse un bel
posto in campagna, salubre, e vi ci era trasferito.
Pertanto,
Severus poté materializzarsi di fronte all’ingresso dei Potter, senza destare alcun
sospetto.
Bussò
e sentì dei passi; infine Harry Potter gli aprì la porta.
Sembrava
confuso quanto lui, che si era aspettato un’accoglienza da parte di Lily.
“Venga,
professore, aspettavamo solo lei.”
“Per
cosa?”
“Ah,
non ne ho idea.”
La
famiglia era riunita in salotto. C’erano Harry, Ginny, Ron, Hermione e, in un
angolo, Lily Luna, che stringeva un sacchetto di velluto fra le dita.
Non
lo guardò, e la cosa gli spezzò il cuore.
Non
credeva che essere ignorato facesse così male, ma c’era qualcosa di più. Lily
aveva lo sguardo sfuggente e sembrava pallida, come se fosse stata malata.
“Che
succede?” chiese. Nessuno gli rispose, ma Lily serrò le labbra.
“Beh.”
disse infine Ginny, avvicinandosi al tavolo “Sembra che Lily abbia trovato
qualcosa che la riguarda, ma non sappiamo ancora cosa. Lily?”
Severus
analizzò la situazione.
Hermione
aveva gli occhi socchiusi, puntati verso il sacchettino nero che stringeva
Lily, e alternava lo sguardo fra quello e lui. Ron e Harry sembravano solo
perplessi, mentre Ginny lo fissava in modo strano.
Lily
avanzò verso il tavolo, togliendo dal sacchetto una fiala. In essa erano
contenuti ricordi vorticanti, di un magnifico grigio perlato.
“Ho
trovato questi.” disse “E dovreste vederli tutti. Immagino che sia giusto
così.”
“Lily,
cosa sono?” chiese Harry, avvicinandosi alla figlia.
Lei
scosse la testa impercettibilmente, e versò il contenuto nel Pensatoio che,
fino a quel momento, Severus non aveva notato.
“Guardateli.
Tutti insieme. Dopo vi dirò tutto.”
“Lily.”
sussurrò Severus, avvicinandosi al tavolo e a lei, ma lei teneva gli occhi
bassi, evitandolo.
“Non
ci rimane che guardare.” disse Hermione, che aveva portato il Pensatoio su
richiesta della nipote “Toccate i ricordi con un dito e chiudete gli occhi,
dovrebbe bastare.”
Eseguirono
tutti.
Se
Severus non sapeva cos’aspettarsi, prima… Beh, non si sarebbe comunque mai
immaginato qualcosa come quello.
Qualcosa
dentro di lui risuonò, come un’eco lontana, quando seguendo una risata riuscì
finalmente a dare un volto alla sua Ombra.
Eccola,
infine, lì: era lei, non c’era alcun dubbio. Una bambina su un’altalena, in
quel parco che ora aveva cambiato giochi, e che per quello non riconosceva come
giusto, sebbene fosse lo stesso luogo.
Severus
mangiò letteralmente con gli occhi ogni dettaglio della bimba: capelli rosso
scuro, di quel rosso che appariva sulle punte degli stessi nell’Ombra, occhi
verdi e grandi, naso dritto, labbra rosate… Un vago senso di familiarità lo
confuse, per qualche secondo.
“Lily!”
Solo
in quel momento notò l’altra bambina, e… E se stesso, accucciato nell’ombra di
un grande cespuglio.
Era
dentro un suo ricordo.
Un
suo ricordo!
Una
vita perduta di cui ora aveva la possibilità di ottenere frammenti ben più
sostanziosi di un’Ombra perduta…
Con
questa nuova consapevolezza, Severus cercò di prestare un’attenzione
particolare al susseguirsi di ricordi.
Era
strano, maledettamente strano. Ogni volta che vedeva la bambina – ragazza, un
nodo gli stringeva lo stomaco, ma non era davvero parte di lui. Era come… Come
un’abitudine. Non che non fosse reale – lo era, lo era stato in tutti quegli
anni, quando fissava l’Ombra e si chiedeva chi fosse – ma, improvvisamente, non
era più così importante. Da quando Lily Luna si era fatta strada nella sua
vita, aveva guardato sempre più spesso al futuro e sempre meno ad un passato
che non riusciva a ricordare.
Un
mistero irrisolto per così tanti anni, che si stava dispiegando davanti a lui
in una manciata di minuti… E la comprensione.
La nonna di Lily
Luna Potter.
Aveva
amato la nonna di Lily.
Era
per questo che lei aveva tenuto gli occhi bassi? Per cosa, esattamente, non
aveva il coraggio di guardarlo in faccia?
Fu
strano vedersi implorare l’aiuto di Silente, cambiando fazione e promettendo
ogni cosa pur di salvare la donna che aveva amato.
Fu
strano vedersi disperato e piangente alla notizia della morte di Lily.
Severus
non si riconosceva. Guardava quelli che erano i suoi ricordi come se stesse
vedendo un film. Cercava di assorbire quanto più possibile, ma non… Non li
sentiva suoi.
Di
suo, avvertiva solo il sollievo.
Finalmente
conosceva la verità.
Si
vide furioso per dover compiere un omicidio che non voleva; incastrato contro
la sua volontà in piani più grandi di lui, per salvare l’anima di un ragazzo. E
tutto in nome della donna che, una volta, aveva amato.
“Sempre.”
La
cerva correva nello studio del preside e lui non riusciva a comprendere i suoi
stessi sentimenti.
Non
aveva alcun ricordo di Lily Evans, se non quello di un’Ombra sfuocata. Di
sicuro non era innamorato di quell’Ombra e, anzi, aveva smesso di vederla da
quando ne aveva parlato con Lily Luna. Da che aveva memoria – da che si era
svegliato dopo il Bacio, cioè – per l’Ombra non aveva sentito altro che
malinconia e affetto, come se fosse stata un’amica perduta. E così l’aveva
sempre considerata, negli anni.
Certo,
era curioso circa la sua identità, così come era curioso circa il suo passato.
Non aveva mai avuto il coraggio di andare a fondo alla questione, perché aveva
paura di scoprirsi un assassino senza scrupoli, malvagio. Si era aggrappato all’Ombra, disperato, come se lei fosse
la chiave, come se potesse giustificare le cose orribili che aveva compiuto.
Alla fine era proprio così, ma lui l’aveva pensata in un altro modo: se nel suo
animo era rimasta l’Ombra di una bambina/ragazza, di sicuro non poteva essere
il mostro che gli altri avevano visto e condannato. Cioè, l’animo di un mostro
non avrebbe trattenuto qualcosa di così puro
dopo il Bacio, no?
Ora,
finalmente, comprendeva perché solo lei era rimasta, sebbene in quella forma
nebulosa e incompleta.
Doveva
averla amata davvero molto.
Ma,
adesso, non sentiva nulla, nonostante l’avesse vista più volte, nei ricordi.
Adesso,
solo una persona era importante, e quella persona era Lily Luna Potter.
La
comprensione di questo punto crebbe esponenzialmente, fino alla fine dei
ricordi.
Poi,
quando tutti riemersero, Severus finalmente capì cos’aveva turbato Lily.
Senza
badare alla reazione degli altri si girò verso la ragazza, afferrandole il
polso e costringendola a guardarlo negli occhi, alzandole il mento con l’altra
mano.
“Qualsiasi
cosa tu abbia pensato” le disse, la voce colma d’urgenza “Non è come pensi.”
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Capitolo 14 *** XIV ***
Eccomi di nuovo
:)
Dovrei
aggiornare altre storie, ma non ho ancora scritto nulla, quindi… Sappiate che
questo è il penultimo capitolo :)
Conto di
chiuderla entro la settimana, comunque!
Grazie mille a
tutti i lettori che mi hanno supportato nonostante le mie assenze >_<
Buona lettura :)
XIV
“Professor
Piton, io…”
Harry
era rimasto sconvolto dai ricordi, forse più di tutti. Sentiva il bisogno di
parlare, di dire quanto gli dispiacesse, di giustificarsi. La sua testimonianza
aveva condannato il professor Piton al Bacio del Dissennatore, e l’aveva
praticamente privato di buona parte della sua vita.
E
lui era innocente, alla fine.
Severus
non fece nemmeno finta di ascoltare. Guardava Lily negli occhi, che stavano
diventando gonfi di lacrime.
“Che
vuoi dire?” chiese, la voce insolitamente ferma. Si stava sforzando per non
crollare, non ancora una volta, anche
se il volto di Severus così vicino…
“Ascoltami
bene.” rispose lui, ignorando il nuovo tentativo da parte di Harry di scusarsi.
Non poteva vederli, fisso com’era su Lily, ma Ginny lo stava osservando
preoccupata a Hermione aveva socchiuso gli occhi; solo Ron sembrava spaesato
“Io non ho alcun ricordo di Lily Evans, o Lily Potter. Io non sapevo che l’Ombra fosse lei, e l’unica cosa che ho provato
capendolo è sollievo. Finalmente un pezzo del puzzle era andato a posto e
finalmente so che la mia presunta innocenza non era solo presunta; che non
erano solo fantasie di un uomo che non voleva essere malvagio; che ero dalla
parte del bene, dopotutto.”
Lily
deglutì, lanciando una breve occhiata ai genitori e agli zii dietro le spalle
di Severus, ma l’uomo non si sarebbe fatto fermare da una bazzecola come i
parenti presenti. Era essenziale che
Lily capisse, che sapesse che lui non amava altri che lei.
“Non
mi sono riscoperto innamorato di lei o cose simili. Non ho provato niente di
quel genere, rivedendo i ricordi. E’ stato strano – stranissimo – vedermi in
quel modo, ma sono sicuro che ha fatto più effetto a me che a te. Non ero io – non ero io, Lily. Lo sono stato, ma non
lo ricordo, e di certo non lo sono ora.”
Lily
capì dove Severus volesse andare a parare. Non riuscì più a trattenere le
lacrime, ma a quel punto non capiva nemmeno lei se fossero lacrime di sollievo
o altro. Si buttò fra le braccia dell’uomo e strinse, piangendo sul suo petto.
Severus
ricambiò l’abbraccio e appoggiò il viso sui suoi capelli, sollevato. Il peggio
era passato, o sarebbe passato a breve. Era sicuro che Lily avrebbe capito.
A
quel punto in Harry si stava facendo spazio il sospetto, e la sua smania di
scusarsi venne sostituita da altro, una sorta di istinto omicida. Non aveva
parole per quello che sentiva, perché una parte di lui aveva subodorato la
verità non detta, mentre l’altra cestinava automaticamente ogni sospetto, dato
che non poteva credere – non voleva
credere – che la sua piccola Lily avesse a che fare con… Con…
“Beh.”
intervenne Ginny, avanzando di un passo e prendendo il marito sottobraccio “A
quanto pare, era solo un malinteso, giusto Lily?”
Intimamente,
era sia sollevata che angosciata. Sua figlia aveva sofferto per nulla, e di
certo si era visto che Severus teneva molto a lei. Ma l’idea che Lily stesse
con Severus… Certo, si era scoperto che era innocente, dopotutto. Ma, per
Merlino, era vecchio!
Avrebbe
dovuto lavorare a lungo con se stessa per accettare la cosa, per non parlare di
ciò che avrebbe dovuto dire a Harry.
“Ora
capisco.” intervenne Hermione, ignorando l’espressione di disgusto che si era
dipinta sul volto di Ron, una volta capito il tutto “In effetti, mi ero chiesta
cosa fosse quell’ombra ai margini del ricordo che aveva usato per produrre il
Patronus, ma soprattutto perché Lily risplendesse in quel modo.”
“Cosa?”
Severus
si era girato con il volto verso Hermione, colpito da quell’affermazione. Lily
aveva smesso di singhiozzare e si era asciugata il viso con il dorso della
mano, tirando su con il naso e guardando anche lei la zia, perché non aveva
capito di cosa stesse parlando.
Hermione
sospirò.
“Un
Patronus è un ricordo felice.” iniziò a spiegare, pazientemente “Se si tocca un
Patronus, si vede il ricordo base con cui è stato prodotto. Io l’ho fatto, e ci
ho pensato a lungo in questi giorni… Perché il suo ricordo felice non sembrava
avere senso. Innanzitutto non era un ricordo: era lo stesso istante, ciò che
aveva visto di fronte a sé nel momento in cui l’ha lanciato. E Lily Luna
risplendeva in modo particolare. Ai margini, lontano e sfuocata, c’era
un’oscurità più densa della notte, a forma di ragazza, o almeno così sembrava.
Ho analizzato quel ricordo più volte e non ero riuscita a venirne a capo… Fino
ad oggi.”
“Oh.
Io… Capisco.” disse Severus.
Ora
che il momento era passato, si rese conto di aver detto cose oltremodo
imbarazzanti davanti alla famiglia di Lily, che erano facilmente fraintendibili
– o, per meglio dire, comprensibili;
cosa che tutti avevano fatto, a quanto pareva –, e, come se non bastasse, si
ricordò di essersi chinato a ricambiare l’abbraccio della ragazza, di nuovo non
curante della reazione dei suoi parenti.
“Professor
Piton.” intervenne Harry, sibilando leggermente “La prego, mi dica che non è come penso.”
Ci
volle tutto l’autocontrollo di Severus perché non arrossisse.
“Mi
spiace, papà. E’ colpa mia.” intervenne Lily, ormai serena, prendendo le difese
del suo compagno e avanzando, interponendosi fra loro.
“Harry,
caro, penso che dovremmo andare un attimo di là e…”
“Tu sapevi!”
“No!
Cioè, l’ho scoperto tre giorni fa…”
“Lo
sapevi e non mi hai detto nulla!”
“Smettila,
papà! La mamma non sapeva tutto!”
“Ah!
E sentiamo, che tutto dovrei sapere
ora, io?!”
Hermione,
preoccupata, cercò di intromettersi in quella che stava per degenerare in una
potenziale discussione con bacchette alla mano.
“Harry,
dovresti calmarti un attimo e…”
“Non dirmi cosa devo fare, Hermione! E’ mia
figlia!”
“Una
figlia che è ben più che maggiorenne!”
Severus
non sapeva né che dire né che fare, così fece vagare lo sguardo e incontrò
l’espressione disgustata di Ron, che si era tenuto fuori dalla discussione,
forse incapace di reagire ancora del tutto alla situazione.
“Finché
vivrai sotto questo tetto, vedrai bene di seguire le mie regole, maggiorenne o meno!”
“Bene!”
urlò ancora Lily, proprio mentre Ginny cercava di strattonare il marito verso
la cucina, continuando a dire “Harry, ti prego!”. Lily afferrò la mano di
Severus, che, stupito, non capì le intenzioni della ragazza finché non fu
troppo tardi “Vorrà dire che non dovrò più vivere sotto il tuo stesso tetto!”
E
si Smaterializzò, portando con sé un costernato Severus Piton.
***
“Non
ti dispiace se resto da te a dormire, vero?”
“Penso
che dovresti chiarire con i tuoi.”
Lily
gli lasciò la mano, sospirando, e si avvicinò al divano, per lasciarcisi cadere
sopra pesantemente.
“Domani.
Lascia sbollire papà un po’. Domani andrà meglio, vedrai.”
“Non
voglio che rovini i tuoi rapporti con i tuoi per colpa mia, Lily.”
Severus
si era seduto accanto a lei, e le aveva scostato i capelli dalla fronte.
La
ragazza sorrise, e si mise a sedere con un colpo di reni. Il suo viso, ora, era
vicinissimo a quello dell’uomo.
“Severus?”
“Sì?”
“Ti
amo.”
Un
piacevole calore si irradiò per tutto il corpo di Severus, fino a condensarsi
nel cuore.
Era
la prima volta che lei lo diceva, e forse la prima volta in assoluto che lui se
lo sentiva dire.
“Ti
amo anch’io.” rispose, commosso.
Lily
gli diede un lieve bacio a fior di labbra.
“Domani
torno a casa e parlo con papà, promesso.”
“Bene.”
“Ma
stanotte posso dormire da te, vero?”
Severus
ridacchiò, e strinse Lily in un abbraccio.
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Capitolo 15 *** Epilogo ***
Ed ecco quindi a
voi anche l’epilogo :)
Spero che
abbiate apprezzato la storia almeno un po’! :)
A rileggerci
prossimamente ;)
Epilogo
Lily
Luna era tornata a casa Potter ed era riuscita a ricucire il rapporto con i
suoi.
Harry,
come Ginny le aveva detto più volte, aveva solo bisogno di assimilare la novità
e di accettarla, passo passo. Il fatto che Severus si fosse rivelato innocente,
alla fine, aveva fatto sì che suo padre avesse minori riserve verso l’uomo, ma
fino alla fine non riuscì a farselo piacere del tutto, nonostante Lily fosse
evidentemente felice.
Dal
canto suo, la ragazza di impegnò per non far pesare nulla alla famiglia.
Ridusse le uscite e il tempo trascorso con il suo uomo, per accontentare il
padre e per dar modo a tutti di abituarsi alla novità. Severus capiva e
appoggiava la ragazza, nonostante le mancasse la sua presenza. Beh, la vedeva al
lavoro, e se lo sarebbe fatto bastare per un po’.
Circa
due settimane dopo, i Potter vennero invitati a cena da Dudley Dursley, che non
vedeva l’ora di rivedere il cugino e di far pace per tutto, dopo tutti gli anni
passati. Harry accettò di buon grado – mormorando qualcosa su una tazza di the
andata in frantumi – e conoscere i Dursley servì ad allontanare l’argomento
‘Severus è il compagno di Lily’ per un po’ di tempo.
A
Severus vennero ridati i ricordi, assieme alla lettera e alle foto che lo
ritraevano con Lily Evans. Lui se le guardò tutte una sera, sorridendo, e poi
le rinchiuse di nuovo nella scatola, posandola sul ripiano più alto
dell’armadio, dimenticata.
Non
aveva alcun bisogno di ossessionarsi con ciò che apparteneva al suo passato.
Quello che aveva detto a Lily era vero: una volta scoperta l’identità
dell’Ombra e la sua innocenza, non aveva più alcun rimpianto o rimorso. Nessun
nodo allo stomaco simile alla nostalgia lo attanagliava, e lui non aveva più
visto Lily Evans – né lei, né la sua figura – aggirarsi per casa o al parco.
Era
sereno, del tutto intenzionato a viversi il suo futuro con Lily Luna Potter.
***
Alla
fine dei due anni di apprendistato Lily non fu assunta.
Questo
perché era impegnata con i preparativi del matrimonio, che non le avrebbero
permesso di essere sempre presente, e anche e soprattutto perché, una volta
sposata con Severus, sarebbe entrata in negozio come co-titolare, e non come
dipendente.
Il
giorno stabilito faceva caldo; il sole splendeva alto e tutto sembrava procedere
per il meglio.
Severus,
avendo vissuto buona parte della cerimonia con un’ansia terribile addosso,
riuscì in seguito a ricordarsi della giornata solo ragionando per momenti, e
non seguendo la successione temporale degli eventi.
L’arrivo
della sposa, bellissima nel suo vestito azzurro, e l’espressione severa di
Harry che l’accompagnava all’altare.
Il
tremulo “Sì” che aveva sigillato le loro promesse; l’inizio della loro vita
insieme.
Le
congratulazioni maliziose da parte di Fred Jr Weasley.
Il
taglio della torta, avvenuto in mezzo ai flash delle macchine fotografiche.
Il
bouquet atterrato in grembo ad un attonita Rose Weasley, che era già sposata e
che per questo non era corsa per accaparrarsi il fortunato premio – Lily aveva
davvero una mira pessima.
Un
ballo che aveva dovuto fare con Ginny, che non smetteva di ridere e dire “Se
qualcuno me l’avesse detto anni fa, gli avrei lanciato sicuramente una Fattura
Orcovolante!”
E
il sorriso, il sorriso enorme e luminoso di Lily, vicino mentre ballava o
lontano mentre chiacchierava con gli invitati, ma sempre rivolto a lui.
La
prima notte di nozze, invece, Severus la ricordava con una dovizia estrema di
particolari. C’era qualcosa di profondamente eccitante e giusto nel fare l’amore da marito e moglie; una complicità che fino
ad allora non avevano avuto; un modo di amarsi che comprendeva risate e
solletico, e non solo gemiti e movimenti sincronizzati.
A
conti fatti, non rimpiangeva nulla, né avrebbe cambiato qualcosa. Se anni di
incertezze, di non sapere chi era stato in passato, di tormentarsi perché non
voleva credersi malvagio, avevano portato a questo…
Beh, Severus li avrebbe rivissuti ancora e ancora, se fosse stato necessario.
Per
Lily.
Lily
Luna Piton.
Suonava
decisamente bene.
Severus
si girò nel letto, cercando la sua neo-moglie, e Lily si accoccolò ancora di
più sul suo petto.
Sorrise.
Era
finalmente felice.
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