La principessa Emma e il pirata Killian

di Roly_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Rotta, spezzata, devastata.
 

Distrutta.
 

Non c’era un termine giusto per descrivere il suo stato al momento. Forse perché non c’era niente di giusto.
 

Era una settimana che se ne stava rintanata nella sua camera.
 

Non voleva vedere nessuno.
Non voleva parlare con nessuno.
Non voleva sentire nessuno.
 

Le bastava il suo dolore.

Quello occupava tutto il suo tempo e energie, tanto da non concederle nessun attimo di sosta.
 

Ma andava bene così. Era il minimo che potesse fare perché tutto era colpa sua.
 

Se lui era morto, la colpa era solo la sua.


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Neal bussò alla porta verde dell’appartamento dei Charmings.
 

Aveva con sé un sacchetto di croissant. Si pentì di averli comprati subito dopo averli pagati.
 

Sicuramente Mary Margaret, la dolce e buona Snowwhite, preparava ogni mattina per la sua famiglia qualcosa di migliore dei suoi patetici croissant.
 

Quei pensieri gli tenevano la mente occupata.

Meglio pensare a quello, che a tutto il resto.
 

David aprì la porta, salutandolo con un cenno della testa e lo invitò ad entrare.
 

Henry corse subito fra le sue braccia e cercando di sbirciare cosa il padre avesse portato.
 

<< Hey campione. Come ti senti oggi? >> gli chiese, mollandogli in mano il sacchetto con i suoi acquisti.
 

<< Va tutto bene. Vorrei trascorrere più tempo con la mamma ma.. >> iniziò, per poi bloccarsi e incominciare a mangiare.
 

I suoi nonni gli avevano spiegato la situazione, non che ce ne fosse bisogno. Non era mica stupido.
 

Quel discorso doveva essere tabù con il padre. O almeno finché le cose non si fossero risolte.

E quelle erano questioni delicate e d’adulti.

Neal represse una smorfia, volendo aggiungere qualcosa.
 

Cosa avevano raccontato a suo figlio?
Che non era in grado di gestire la situazione?
 

<< E’ ancora di sopra? >> chiese.
 

Gli altri tre annuirono in sincrono.
 

<< Bene. >> commentò, per poi avviarsi al piano superiore.
 

<< Non credo che sia una buona idea.. >> iniziò Snow, cercando di fermarlo, ma Charming la bloccò.
 

Loro non erano riusciti a smuoverla, magari lui era in grado di fare qualcosa.

Difficile a dirsi, visto che nemmeno Henry ci era riuscito.
 

Neal bussò una volta alla porta di Emma, poi fece irruzione.
 

Si aspettava di tutto tranne quello.
 

La bionda aveva raccolti i capelli in una coda disordinata, il viso era bianco come un lenzuolo e gli occhi erano contornati da occhiaie profonde ed erano ancora arrossati.
 

Chi sa se aveva smesso di piangere almeno per un secondo.
 

Era seduta in mezzo al letto, circondata da tantissimi fogli e reggeva fra le mani un enorme libro.
 

Ecco, quello davvero non se l’aspettava.
 

Cosa stava combinando?
 

<< Ciao. >> azzardò, muovendo un passo verso di lei, per poi fermarsi.
 

<< Non mordo mica, sai. >> disse, non alzando lo sguardo dalle pagine ingiallite.
 

Incoraggiato da quella battuta, Neal si avvicinò, fino a sedersi sul bordo destro.
 

<< Chi te l’ha dato? >> chiese, riferendosi al libro.
 

<< Tuo padre. >>
 

<< Emma, so cosa vuoi fare e.. >>
 

<< No, non iniziare anche tu. Già la so tutta la storia. Non è possibile riportare in vita una persona. Vedi come è finita con Regina o Whale? Hai già sofferto abbastanza, perché vuoi infliggerti altro dolore con speranze inutili? So già tutto, grazie. Ma la situazione è diversa. >>
 

L’uomo rimase un attimo sconcertato dal tono usato dalla bionda.
 

Sembrava quasi… una folle.
 

<< Perché tu pensi di riuscirci? >>
 

Emma chiuse il libro.

Così non riusciva a concentrarsi, quindi era meglio terminare quel supplizio al più presto.
 

<< Non avete fatto altro che ripetermi che sono l’essere magico più forte di sempre. Mai nessuno è stato come me. Ho tanto di quel potere che sono riuscita perfino a sconfiggere Peter Pan. Io so che posso farcela. >>
 

L’unica cosa che risplendeva in quelle parole era la sicurezza. Non c’era altro.
 

Neal si sentì un vile quando una fitta di gelosia lo colse in pieno.
 

Sapeva che lei avrebbe fatto di tutto.

Avrebbe lottato con le unghie e con i denti per riportalo indietro.
 

Per lui.
 

<< Perché? >> chiese semplicemente.
 

<< Davvero? C’è anche bisogno di chiedere? Tutti dovremmo farci in quattro per trovare una soluzione! Se lui è morto, è solo per salvare una persona che noi amiamo! Ma soprattutto lui l’ha fatto per me! Questo è il minimo. >>
 

Ora c’era rabbia. Tanta di quella rabbia da far venire un brivido di paura lungo la spina dorsale.

Ma Neal non demorse.
 

<< Quindi c’è solo gratitudine e senso di colpa dietro tutto questo? >> chiese, sapendo che così si sarebbe solamente fatto odiare.
 

Lei aveva scelto.

Forse non se ne rendeva ancora conto. Ma aveva fatto una scelta fin dall’inizio.
 

Meglio farsi odiare, allora.

Sarebbe stato tutto più semplice.
 

<< C’è anche una cosa che dovresti imparare: il rispetto. Per un uomo che ha vissuto ed è morto con onore. >>

Cassidy le battè una mano sul ginocchio, in modo bonario, disorientando un attimo Emma.
 

<< Tienimi informato sui tuoi progressi. >> disse, per poi alzarsi e uscire dalla stanza.
 

In un primo momento Swan prese quelle parole come una battuta molto cattiva.

Ma poi capì che Neal era sincero.

Su quello era stato sincero.

E per la prima volta l’appoggiava.
 

Aprì di nuovo il libro e ricominciò a leggere.



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Il vento fra i capelli, i raggi di sole che le scaldavano il viso e perfino il fiatone per la fatica.. quello rendeva le sue giornate migliori.
 

Scese dal cavallo, accarrezando la criniera e osservando come si abbeverasse.
 

L’acqua del ruscello era limpida e aveva un aspetto rinfrescante.
 

Si piegò in avanti, mettendo le mani a coppa, raccogliendo un po’ d’acqua.
 

Una cosa c’era però che stonava: le improvvise increspature nere che riflettevano l’ombra di qualcuno.
 

<< Ma guarda chi abbiamo qui! Niente che poco di meno che la nostra amata principessa! >> fece uno dei due bruti.
 

L’altra non si fece intimorire, sguaiando la sua spada e tuonando: << Andate via, prima che chiami le guardie. >>
 

<< Lo sappiamo che voi siete solita fare passeggiate nel bosco da sola. >> disse l’altra uomo, quello più basso e disgustoso.
 

La principessa valutò la fuga, ma sapeva che non avrebbe fatto in tempo a saltare sul suo cavallo.

Impossibile era per lei abbandonarlo, chi sa cosa ne avrebbero fatto… e poi era un regalo da lui.
 

Un segno che le ricordava di non fidarsi degli uomini.
 

In un secondo si fiodò su di loro, avendo anche la meglio all’inizio. Un graffio sul viso a quello più alto e uno sul braccio all’altro.
 

Ma non fu abbastanza.
 

Lo spilungone la prese da dietro, stritolandola in un “abbraccio”.

Cercò di liberarsi, ma alla fine la sua spada cadde per terra.
 

<< Ben fatto, Ron. Questa puttana fa la dura con noi, solamente perché il nostro faccino non le è di suo gradimento. Davvero ingiusto da parte sua, maestà. >>
 

<< Come ti permetti di parlarmi così?! Lasciami andare e ti faccio vedere io quanto renderò ancora più brutto il tuo viso! >>
 

L’altro rise, afferandò il volto della principessa in una mano, premendo con forza le sue dita grosse sulla sua pelle delicata.
 

<< Tuo padre non desiderebbe un altro erede? Non mi sembra molto sveglio qu… >> incominciò, per poi fermarsi quando lo sputo della ragazza lo colpì.
 

Quel vile aveva osato non solo definirla una poco di buono, ma anche screditare suo padre e il suo adorato figlio.
 

No, non l’avrebbe passata liscia.
 

D’altro canto era lei quella bloccata, e niente potè fare per evitare lo schiaffo che la colpì la guancia sinistra.
 

<< Hey voi, ignobili! Vi sembra questo il modo di trattare una lady? >> disse d’un tratto una voce.
 

La principessa non riusciva a vedere da chi provenisse, ma sperò che l’uomo fosse più vecchio di quanto la sua voce giovanile dimostrasse.

Non lo voleva sulla coscienza.
 

<< Un eroe! >> esclamò Ron, ridendo insieme al suo compagno, ma ben presto la sua espressione si trasformò in una smorfia di dolore e poi, finalmente, la ragazza si sentì libera da quelle braccia che la tenevano intrappolata.
 

Vide il sangue scorre e deturpare le acque limpide di quel bel ruscello, e altro se ne aggiunse, dopo un breve duello di spade fra il suo salvatore e quell’omaccio.
 

Nonostante l’età, ebbe la meglio l’uomo sconociuto.
 

Una mano riempì il suo campo visivo, facendole alzare lo sguardo e guardare per la prima volta.. lui.
 

<< Allontaniamoci da qui, non è un posto per una lady come voi. >> fece con voce vellutata l’altro, porgendole la mano.
 

Lei però non l’accettò, ma fece come le era stato detto, allontandosi un po’ da quella scena orribile.
 

Lui la seguì, senza dire niente, ma non togliendole un attimo gli occhi di dosso.
 

<< Vorrei ringraziarla per avermi salvato la vita. >> disse la ragazza, accennando un sorriso.
 

Almeno quello glielo doveva, nonostante non sorridesse da tempo ormai.
 

L’uomo sembrava il suo opposto invece. Decisamente un tipo più allegro di lei.
 

Subito mostrò la sua dentatura bianca e splendente.

Il suo viso, contornato da una barba corta e con una piccola cicatrice sulla guancia destra, si illuminò.

E i suoi occhi.. i suoi occhi così azzurri, quasi blu, sembravano gioiosi.. eppure lei vi lesse tanta sofferenza.
 

Era sicuramente bellissimo, ma sembrava che indossasse una maschera.
 

Fece un inchino, esagerato, che però riuscì a farla divertire, poi con un gesto estramamente elegante, prese un fazzoletto da una tasca del suo lungo giaccone, e si avvicinò pericolosamente a lei.
 

<< Cosa.. >>
 

<< Quel bastardo ha deturpato il suo viso. >> disse lui, premendo un po’ il fazzoletto sul labbro inferiore.
 

Per un attimo la principessa rimase immobile, paralizzata da quel gesto, poi si discostò.
 

<< Non ci metterò molto ad arrivare a casa, non rischio di morire disanguata. >>

L’altro però le mise comunque in mano quel fazzoletto. Lei l’accettò, sapendo che avrebbe perso solo tempo per fargli cambiare idea, e poi salì sul suo cavallo.
 

<< Il mio nome è Killian Jones. >> aggiunse, un secondo prima che lei andasse via.
 

<< Io sono Emma Charming. >> disse l’altra, per poi dare al suo destriero il segno di partire e dirigendosi verso casa.


 

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Non era mai stata così stanca, esausta e felice come in quel momento.
 

Non appena gli occhi del suo Henry si riaprirono, lei riprese a vivere.
 

Era stato difficile, ma era riuscita a riprendersi il cuore del suo bambino da Pan e rimetterlo al suo posto.
 

Emma si sentì tremare e non sapeva dire se era per l’adrenalina che stava scemando o per la Jolly Roger che si stava alzando in aria.
 

Neal imprecò per il mancato avviso del pirata, ma la bionda non ci badò, troppo impegnata ad abbracciare il suo ragazzino.
 

<< Mi dispiace >> mormorò lui, prossimo alle lacrime.
 

<< Shh, non ti preoccupare. A tutti i più grandi eroi capita sbagliare qualche volta, no? >> cercò di rassicurarlo.
 

Il suo gesto, il non credere pienamente ai suoi genitori, l’aveva fatta riflettere.
 

C’era da riflettere.
 

Il bambino, per quanto si sforzasse di accettare tutto e voler bene a tutti, avrebbe avuto sempre dentro di sé quel vuoto. Quella mancanza di fiducia.
 

Tutti l’avevano tradito in qualche modo.
 

Ma Emma non era mai stata così ottimista come in quel momento.
 

Se anche lei stava riuscendo a fronteggiare quel problema, ce l’avrebbe fatta anche il suo ometto.
 

Si fece da parte per dare la possibilità anche a Regina e Neal di abbracciare loro figlio. Poi c’erano i nonni.
 

Emma sorrise ai suoi genitori, che ricambiarono.
 

Lanciò un altro sguardo a Henry e fu quasi sul punto di piangere, poi si permise di guardare lui.
 

L’altro, come se le avesse letto nella mente, staccò gli occhi dal cielo e intercettò lo sguardo di lei.
 

Lo vide mormorare qualcosa a Trilly, che prese il suo posto al timone, e incominciò a raggiungerla.
 

Emma non ci pensò due volte a farsi spazio fra i ragazzini che avevano invaso la nave, convinti da Snow che avrebbero potuto trovare la loro felicità a Storybrooke.
 

Non mollava gli occhi di lui.
 

Non sapeva bene cosa stava facendo o cosa stava per fare, aveva solo urgenza di andargli in contro.
 

Spero che nessuno avesse notato che quasi si era lanciata fra le braccia del pirata.
 

Gli circondò il collo, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo e stringendo gli occhi.
 

Non voleva vedere le facce che gli altri stavano facendo,
non voleva vedere quella luce che brillava in quelle due pozze d’acqua,
non voleva vedere riflesso quella stessa luce nei suoi occhi.
 

Significava troppo e lei non era ancora in grado di affrontare certi argomenti. Certi sentimenti.
 

Le bastava la sua vicinanza, il suo buon profumo e la sua comprensione.
 

Lui la strinse per la vita, sollevandola da terra e stringendola ancora più forte.
 

Emma si chiese come facesse a sopportare il suo peso, ma le andava bene così.
 

Le piaceva anche questo di lui: la faceva sentire di nuovo giovane. Come quella ragazzina che fu, prima di essere sbattuta in carcere.
 

<< Avevo o non ragione, amore? >> chiese Hook, non nascondendo il suo tono allegro e malizioso.
 

<< Non darti arie. >> rispose lei, ringranziando al cielo che non potesse vederle nascere quel sorriso sincero.
 

Quando la rimise a terra si staccarono, rimanendo però nello spazio personale dell’altro.
 

Come sempre d’altronde.
 

Continuarono a guardarsi, con quei lievi sorrisi e quella voglia di dirsi tante cose.
 

Questo finché non furono interrotti bruscamente.


 

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Erano passate ben tre settimane quando finalmente Emma uscì di casa.
 

Henry aveva insistito che lo accompagnasse a scuola e lei non riuscì a dirgli di no.
 

Una volta lasciato lì non seppe che fare.
 

Decise che sarebbe potuta passare all’ufficio dello sceriffo, ormai gestito dal padre.
 

Sarebbe stata quella la sua vita da ora in avanti?

Un continuo cercare di rendersi utile senza riuscirci?
 

Non che prima ci fosse qualcosa di diverso. Infondo, da sola non era stata capace di portare a termine un compito. E l’ultima cosa che aveva provato a fare era fallita miseramente.
 

Forse era il caso di tornare a casa.

Non voleva piangere davanti al padre.

Il suo letto era più discreto.
 

Incominciò a incamminarsi quando vide una macchina passarle affianco.
 

Istintivamente sbirciò chi ci fosse dentro.
 

Due occhi incrociarono il suo sguardo e lì Emma ebbe la sicurezza che qualcuno lassù la volesse davvero male.. o bene?
 

Quegli occhi li avrebbe riconusciti ovunque.
 

Erano di un azzurro particolare, quasi blu e lei conosceva ogni loro sfumatura.
 

Sapeva che al sole diventavano chiari come il cielo, e al buio scuri come le acque profonde del mare.
 

Aveva avuto la fortuna di leggerne dentro il dolore, la sofferenza, la lussuria, la spensieratezza, la gioia, la determinazione, il gioco, la vita… la morte.
 

Ne era certa, sarebbe stata in grado di giocarsi suo figlio!
 

Quegli occhi potevano appartenere solo una persona: Killian Jones.

 













Salve a tutti! Prima di tutto ringrazio tutti coloro che hanno letto e inserito nelle varie categorie la mia ultima shot.
E ringrazio tutti coloro che hanno inziato questa mia ultima storia che sarà di massimo 4 capitoli.
Era nata come one-shot dopo aver visto un video su youtube (Soulmates never die, vedetelo è bellissimo!), ma poi scrivendo scrivendo è uscita fuori questa cosa.
Ovviamente ho dovuto modificare un po' le cose su come sia finita lo scontro con Peter Pan, ma fino all'episodio 8/9 le cose non sono cambiate.
Grazie ancora a tutti e alla prossima! :) 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Odiava con tutta se stessa quei maledetti corsetti!
 
Non potevano inventare qualcosa di più comodo?

E perché dovevano essere così stretti?

Staccò lo sguardo dal suo riflesso nello specchio e fissò il fazzoletto nero che aveva gettato con noncuranza sulla poltroncina della scrivania.

Killian Jones.

Per qualche strano motivo il suo nome le era rimasto impresso.

E anche il suo aspetto…

Scosse la testa, beccandosi un’occhiata curiosa dalla domestica che le allacciava quella diavoleria.

Chi sa perché si era presentato… ma soprattutto chi era?

Si ammonì mentalmente.

L’ultima volta che si era incuriosita così tanto a un uomo era finita incinta e con il cuore a pezzi.

Il padre di Henry, Neal.

In quel periodo aveva deciso che era giunta l’ora di esplorare il mondo. Era stanca della vita di coorte, era stanca di essere una principessa, stanca di essere messa sempre a confronto con i suoi genitori perfetti.

Era partita, aveva conosciuto il suo primo amore, lui era scomparso.

Non sapeva perché e nemmeno le interessava.

Sapeva solo che era stata obbligata a tornare a casa e convivere per sempre con la consapevolezza di essere una completa delusione e disastro.

Di tutto quel macello una cosa buona era nata: Henry.

Amava il suo bambino e venerava i suoi genitori che l’avevano riaccolta a braccia aperte.

Da allora, ben dieci anni, non aveva avuto più nessun tipo di rapporto con gli uomini.

Quelli che la corteggiavano erano solo interessati alle ricchezze del suo regno.
Per quelle mettevano da parte anche il disonore che poteva nascere con lo sposarsi con lei.

Ed Emma non voleva una cosa del genere.

I suoi genitori erano ancora giovani, nel frattempo Henry sarebbe cresciuto e un giorno avrebbe regnato con la stessa forza e giudizio dei suoi nonni.

Era tutto perfetto, peccato che il destino aveva in servo per lei un’altra vita.

Quella sera, quando lo vide, seppe che le cose sarebbero andate diversamente da come aveva progettato.

<< Cosa ci fate qui? >> gli domandò subito, andandogli in contro.

Killian le regalò un sorriso splendente, per poi offrirgli il suo braccio.

Emma lo guardò scettica, per accettare solo quando vide Tomas. Uno dei suoi noiosi corteggiatori.

Si unirono ad altre coppie nelle danze, ma la bionda era decisa a volerne sapere di più.

<< Allora? Mi perseguiti? >>

<< Non che sia difficile. Esiste una sola Emma Charming al mondo e quando ho saputo di questa festa, ne ho approfittato. >> spiegò lui, guidando il ballo con eleganza e decisione.

<< Perché? E chi sei? >> continuò impetterita la principessa.

<< Curiosità, noia.. scegliete voi il motivo che più vi aggrada. E penso di essermi già presentato: il mio nome è Killian Jones. >>

Sapeva recitare benissimo, questo Emma doveva ammetterlo.
Ma appunto, recitava.
Lei sapeva che mentiva.

Finito il ballo, lo spinse fuori, sulla grande balconata che affacciava su tutte le terre del regno.

<< Devo ammetterlo tesoro, davvero un gran bel panorama. Molto romantico, potremmo approfittarne. >> fece lui malizioso, per poi girarsi verso di lei, appoggiandosi alla ringhiera alle sue spalle.

Si schiacciò contro di essa quando la lama affilata della spada che Emma reggeva, premette contro la sua gola.

<< Non vi chiedo nemmeno dove la tenevate nascosta.. >>

<< Farai meglio a rispondere alle mie domande se non vuoi che chiami le guardie. >> disse lei minacciosa.

<< Potrei sempre scappare, non sarebbe la prima volta. >> la sfidò.

<< Non lo permetterei. >>

<< Adoro le sfide. >> replicò l’altro, per poi darsi una spinta e buttarsi giù.

Emma trattenne un urlo e subito controllò come stesse.

Il bastardo aveva calcolato tutto. Lì sotto c’era il carro con il fieno. Lui la guardò, rivolgendole un sorriso luminoso, per poi incominciare a correre.

Ma come aveva già detto: non l’avrebbe permesso.

Si lanciò anche lei giù, sperando che nessuno la vedesse.
Quella era la balconata più appartata delle sale che mettevano a disposizione per le feste, ma tutto poteva essere possibile.

Comunque riuscì a non rompersi niente e atterrare comodamente.

Killian si fermò un attimo sbalordito, e poi riprese a correre.

Emma lo inseguì, tagliandosi anche un po’ la gonna pur di essere più veloce.

Credeva che l’uomo misterioso si stancasse prima ma così non fu. Ben presto arrivarono nelle prossimità del porto.
Dalla sua parte c’era la conoscenza di quel paesino meglio delle sue tasche, così, andando per una strada secondaria, riuscì a tagliarli la strada.

Si ritrovò davanti a lui e quasi si scontrarono, entrambi con il fiatone, entrambi con una strana luce negli occhi.

<< Devo ammetterlo, mi avete davvero sorpreso. Vedrete che ci divertiremo un sacco insieme. >> disse Killian, sorridendo ambiguo.

<< Cosa.. >> pronunciò solamente la principessa prima di svenire.
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Emma aveva due teorie: o era impazzita o soffriva di allucinazioni.

Ma era certa che quegli occhi appartenevano a Hook, su quello non ci pioveva.

Passò il resto della giornata a girovagare per il paese alla ricerca di.. qualcosa. Di qualcuno.
Ma non ebbe successo.

Chiese in giro se c’era stato qualche nuovo arrivato, da qualsiasi terra, nessuno sapeva niente però.

Tornò a casa sconfitta, parlando anche con la madre di quello che aveva visto.

Lei si era limitata ad annuire e stringerle una mano.

Il giorno dopo ricevette una chiamata da Granny, che le disse di correre subito al suo locale.

Emma non chiese altro. Attaccò e si precipitò lì.

Svoltò l’angolo e lo vide.

Bello come sempre, anche se notò subito qualcosa di diverso in lui.

Non ci badò.

Forse erano i vestiti moderni, forse era il suo viso completamente rasato, forse era il suo taglio di capelli, forse era la presenza della mano sinistra.

Forse erano solo quelle cose che lo rendevano diverso dal solito Hook.
Ma era lui.

Gli corse in contro, sorridendo come mai aveva fatto in vita sua, con le lacrime che le imbrattavano il viso e i capelli che svolazzavano ovunque.

Annullò la distanza che li divideva con un saltò, scontrandosi con le sue labbra.

Lo baciò. Finalmente potette rifarlo.

Gli strinse forte le braccia intorno al collo, mettendosi sulle punte e sorridendo ancora contro le sue labbra.

Lo sentì mugugnare qualcosa, ma lei voleva solo che si decidesse a ricambiare.

Che fosse arrabbiato con lei? Che la odiasse ora? Non la voleva più?

Hook si liberò dalla sua presa e Emma lo lasciò fare, imbambolata.

Cosa stava succedendo?

<< Wau.. >> disse l’altro, sorridendo timidamente, guardandosi intorno.

<< Ehm.. non pensavo di.. cioè.. così date il benvenuto in questo paese? >> continuò lui, e notando gli occhi lucidi della ragazza, quasi arrossì e cercò di scusarsi: << Non che la cosa mi sia dispiaciuta.. insomma tu sei, magnifica. Non conoscevo questa tradizione. >>

<< Era più un bentornato. >> sussurrò l’altra, sempre più confusa. Cosa stava succedendo?

<< Io.. devo averti scambiato per un’altra persona. » si giustificò lei. Aveva bisogno di indire una riunione di famiglia e sentire il loro parere.

<< Bé.. una persona molto fortunata. » disse piano l’altro, quasi sperando che non lo sentisse.

No, quello decisamente non poteva essere Captain Hook.

Timido, con quell’aria da santarellino e completamente smarrita.

E allora chi era?

Come aveva osato farla illudere?

<< Io sono Emma Swan, lo sceriffo della città. » si presentò, allungando la mano.

<< Io sono Colin McMeen, da domani il nuovo maestro di musica alla scuola elementare. » fece l’altro, stringendole la mano.

La bionda voleva quasi scoppiare a ridere, ma venne bloccata dalla scarica elettrica che l’attraversò quando si toccarono.

Quello non era cambiato almeno.
Anche se non era veramente lui.

Lui era morto. Sparito.




 

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<< Pensavate davvero che vi avrei permesso di lasciare quest’isola? » la voce adirata di Peter Pan fece tremare di paura tutti i presenti sulla Jolly Roger.

Qualche bambino incominciò a piangere, altri a mormorare delle flebili scuse, altri ad accusare Snowwhite per averli mentiti.

Pan non fallisce mai, e loro lo sapevano, ed erano stati stupidi a pensare il contrario.

Hook, istintivamente spinse dietro di sé Emma, mentre cercava di capire dove si trovasse quel piccolo demone.

<< L’Ombra! » gridò Trilly, indicando un punto in alto alla sua destra.

Non ci fu tempo di voltarsi, che subito questa attaccò Henry.
Per fortuna Regina, intervenne prontamente riuscendo a spingere lontano quel essere, che però subito si riprese riattaccandola.

Altre ne sopragiunssero, tenendo impegnati la regina cattiva, Rumpelstiltskin e i due Charmings.

Uno scontro accesso, sulla prua, teneva occupati Neal e Felix.

Gli unici liberi erano la fata, il Capitano e la Salvatrice.

<< Tink, non mollare il timone! » urlò il pirata, per aggiungere poi all'indirizzo di Emma: << Presto, vai a prendere tuo figlio da quella mischia e portalo nelle stive. Ti copro le spalle. »

La bionda non se lo fece ripetere due volte, ma ebbe giusto il tempo di fare due passi, che davanti a lei comparve Peter.

<< Buh! » fece ironico il ragazzino, per poi scaraventarla addosso a Hook, facendoli finire entrambi a terra, contro le botti di legno.

Il pirata imprecò per la botta, ma fu subito pronto a fermare il nuovo colpo di Pan.

Quest’ultimo si stava avvicinando ai due pericolosamente, con già una mano protesa in avanti per scagliare chi sa quale incantesimo, ma Jones riuscì a prendere la sua fedele spada e a infilzarla nello stomaco dell’avversario.

Emma, incastrata fra il corpo del Capitano e del ragazzino, riuscì ad alzarsi all’impiedi, tirando un bel pugno in pieno viso a Peter, che cadde a terra.

Rimase lì disteso sulle assi fredde e rigide di legno, a fissare per un attimo le stelle.

Emma si sentì terribilmente presa in giro da quel comportamento completamente menefreghista da parte di quel demone.

Si avvicinò di qualche passo, afferrando la sua di spada, pronta a dargli il colpo di grazia, ma accadde tutto in un secondo.

Pan si alzò improvvisamente e, veloce come un fulmine, allungò la mano verso il petto della donna.

Hook spinse la bionda di lato con forza, ma Peter non si fermò, nonostante il cambio.

Senza esitazioni, affondò la sua mano bianca nel petto dell’uomo, prendendogli il cuore.

Poi si allontanò, salendo su quelle botti, e con la mano sinistra si estrasse la spada che aveva ancora nello stomaco.

Ci fu un lieve sbandamento, dovuto da Trilli che aveva lasciato per un attimo il timone, per correre ad aiutare gli amici.

Anche Henry provò a correre contro il suo falso amico, ma dovette di nuovo ripararsi dietro la madre visto che l’Ombra sembrava proprio non volerlo lasciare in pace.

Emma riuscì ad afferrare Hook, prima che cadesse a terra. Lo sentì borbottare qualcosa, mentre tossiva con forza.

La ragazza non perse tempo e si gettò subito contro Pan, ma non fu abbastanza veloce.

Sorridendo soddisfatto e vittorioso, Peter usò quella spada, che poco fa lo aveva ferito, per trafiggere il cuore di Killian Jones.





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Erano passati ormai 10 giorni dal suo rapimento, ma Emma era decisa a non muoversi dalla minuscola stanza che le avevano dato.

Avrebbe preferito che la buttassero in una prigione, non voleva essere trattata con i guanti.

L’avevano imbrogliata e sequestrata. Che senso aveva trattarla ancora come una principessa?

Probabilmente era tutto un piano di quel Killian, che si divertiva a prenderla in giro.

Dopo quell'inseguimento non l’aveva più visto.

Si era risvegliata direttamente in quella stanza, con il suono inconfondibile del mare e l’ondeggiare.

Le bastò poco per fare due più due e capire che doveva trovarsi su una nave. Sicuramente pirata.

E che quel Killian Jones fosse il capitano?

Probabilmente era solo un mercenario, un sicario.
Era troppo giovane per rivestire un ruolo così alto.

Quello che però si chiedeva davvero era il motivo di quel suo rapimento.

Per soldi?

Il suo sesto senso le suggeriva che c’era qualcosa di più grosso in ballo.

Quella mattina c’era gran movimento.

L’abbondante colazione che le veniva servita, tardava ad arrivare.

Che avessero deciso il suo destino?

Era pronta a lottare con le unghie e con i denti.
O morire, se la vita dei suoi cari era in pericolo.

<< NO! >> tuonò una voce maschile.

La bionda sussultò, sentendola vicino alla sua porta.

Si guardò intorno alla ricerca di un’arma, ma l’unica cosa che trovò fu il secchio per i bisogni.

<< Lasciatemi parlarle. Vedervi peggiorerebbe solamente la situazione. >>

Quella voce..

La porta si aprì e fu proprio il suo rapitore ad entrare.

Era diverso da come l’aveva conosciuto.

I suoi occhi erano contornati di nero, un orecchino pendeva al suo orecchio destro.

Completamente vestito di pelle nera, aveva un uncino al posto della mano sinistra.

<< Buongiorno, milady. >> disse con il suo solito tono.
Sembrava che niente stesse accadendo.

Era come se fossero ancora nella sala di ballo a danzare e sfidarsi con lo sguardo.

<< Sappi che non mi arrenderò senza lottare. >> proruppe la donna, non facendosi ingannare. Attenta a ogni movimento dell’altro.

Lui, però, fece finta di non ascoltarla.

Con tutta tranquillità, si andò a sedere sul letto del suo ostaggio, prendendosi anche del tempo per guardarsi intorno.

Quell’atteggiamento strafotente le dava altamente sui nervi e lo guardò con rabbia crescente quando lui le fece segno di sedersi affianco.

<< Muoviti a parlare. >> disse secca lei.

L’altro si grattò dietro l’orecchio, facendo tintinnare l’orecchino blu.

“ E’ nervoso. Questo non va bene. “ pensò Emma.

<< Il mio nome è Killian Jones, ma la gente mi conosce come Captain Hook. E sono il capitano della nave pirata su cui vi trovate, la Jolly Roger. >> spiegò l’uomo.

<< E perché sono qui? >> chiese subito lei.

Le altre informazioni le avrebbe analizzate dopo, con calma.

<< Per miei motivi, mi serve un aiuto per uccidere una persona. Per avere quest’aiuto, ho dovuto rapire voi, così che questa persona avrebbe potuto prendere vostro figlio. E ora.. >>

Il pirata fu costretto a smettere di parlare.

A quelle parole, la bionda era scattata, saltandogli addosso.

Entrambi finirono distesi sul letto, con lei sopra di lui e con il braccio sulla sua gola.

<< La.. lascia..lasciate.. finir.. >> Hook non riusciva a dire altro, e quelle poche sillabe erano bastate a far aumentare la pressione dell’altra.

<< Voi, maledetto bastardo! Come avete potuto mettere in pericolo la vita di un bambino? Siete solo uno schifoso egoista… >> e anche Emma fu costretta a fermarsi.

Le fu impossibile non piangere.

Copiose lacrime le rigarono il volto, volutamente non lavato, facendone cadere qualcuna anche su quello del capitano.

Approfittando di quell’attimo di debolezza, Hook riuscì a spostare il braccio della bionda e mettere entrambi seduti.

Certo rimaneva il fatto che lei fosse ancora sulle sue ginocchia, ma in quel momento nessun pensiero malizioso gli passò per la testa.

Vederla così, ridotta in quelle condizioni, tutta per colpa sua.

Una morsa al cuore lo privò dell’ossigeno, peggio di quando era sotto l’attacco di lei.

<< Mi dispia.. >> azzardò, ma il sonoro ceffone che gli diede, lo fece ammutolire.

Emma si alzò, cercando di darsi un contegno.

<< Henry.. lui.. come.. >> nessuna frase sembrava quella giusta.

Quella che riuscisse a non farla scoppiare nuovamente a piangere.

Il pirata fissava a terra, ma questo non intenerì per niente la principessa, che avrebbe voluto solamente ucciderlo.

<< Avrei dovuto ucciderti. Così questa persona ha dato tuo figlio a Peter Pan. >>

La donna lo fissò disorientata, alla ricerca di qualche altra informazione.

L’uomo si inumidì le labbra.

Ormai il guaio era fatto, tanto valeva dire tutto.

<< Volevo sapere un modo per trovare il pugnale di Rumpelstiltskin, l’uomo che mi ha portato via tutto, così da ucciderlo. Cora, madre della Regina Cattiva, mi ha assicurato che mi avrebbe aiutato, a patto che io vi uccidessi. La Regina, anni fa, ha tentato di lanciare una maledizione ma a causa di qualcuno, che giuro non conoscere, le fu impossibile. Ma cerca ancora vendetta verso vostra madre, così la vecchiaccia ha pensato a questo piano. Loro avrebbero dovuto uccidere vostro figlio, ma a quanto pare la Regina si è affezionata tanto da risparmiargli la vita. Purtroppo è sopraggiunto Peter Pan che l’ha preso. I vostri genitori si sono occupati di Cora, mentre Regina è qui. Vuole aiutare a trovare vostro figlio. >>

A Emma girò la testa, e Hook si alzò repentinamente, afferrandola.

Ma l’altra lo allontanò, con aria disgustata.

<< E’ solo colpa vostra. >> lo accusò lei, senza alzare la voce. Era un dato di fatto.

<< Lo so. Per questo vi aiuterò a salvarlo. >>

Emma leggeva nei suoi occhi tanta sincerità e senso di colpa, ma non le bastò.

Lo odiava, come mai in vita sua.
Lo odiava davvero con tutta se stessa.
E questo non sarebbe mai cambiato.
Nemmeno se si fossero trovati in un altro mondo, in un altro tempo, in un’altra vita.















Salve a tutti! Parto ringraziando davvero tutti! Non pensavo che la mia storia potesse avere tanto successo. Quindi, ripeto, GRAZIE DI CUORE.
Questo capitolo scopriamo qualcosa sulla vita di Emma e Killian nel mondo delle favole. Anche qui lei ha avuto una relazione con Bae, che l'ha lasciata, ma dalla loro unione è nato Henry.
Per quanto riguarda Killian, è sempre alla ricerca di un modo per uccidere Rumple -sa del pugnale perché la storia è ambientata dal suo ritorno da Neverland, dove ha incontrato Bae per intenderci- e anche qui fa un patto con Cora. Come avete letto la maledizione che Regina voleva scagliare non ha avuto successo (idee su chi l'ha bloccata?), non so come e perché Regina e la madre si siano ritrovate -lascio spazio alla vostra fantasia- fatto sta che vogliono vendicarsi. Ma Regina si affeziona a Henry, e così non lo uccide, ma Cora lo "vende" a Peter Pan.

Nel frattempo, a Storybroke, Emma incontra lo sconosciuto nella macchina del capitolo precedente. Identico a Killian ma non sembra lui e nel flashback vediamo com'è morto Hook.

Sono curiosa di sapere le vostre teorie. Chi è per voi questo Colin? Cos'è successo? E come sono collegati- sempre se lo sono- gli avvenimenti nella Foresta Incantata con quelli di Storybrooke? 

Spero che la mia storia possa continuare a piacervi, nonostante potrebbe risultare un casino xD

Grazie ancora e alla prossima ;D 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Emma odiava Colin McMeen.
 

Come si era permesso di illuderla in quel modo?
 

Farle credere che.. che Kill.. che lui fosse ancora vivo.
 

La bionda sospirò. Non riusciva nemmeno a pronunciare il nome.
 

Eppure la cosa era strana.

Come poteva essere così uguale?
 

Inoltre c’erano le parole di Mr Gold, che ancora gli ronzavano nelle orecchie: “ Niente succede per caso, miss Swan. Non ha ancora imparato a credere nel destino? “
 

Nemmeno Belle era stata in grado di estorcergli qualche spiegazione in più.
 

Fece segno a Ruby di portarle un’altra cioccolata calda con un pizzico di cannella.
 

Era rinchiusa nel Granny dalla sua apertura e non aveva intenzione di uscirne finché non le sarebbe venuta una buon idea per risolvere la situazione.
 

Erano le 4 del pomeriggio quando lo rivide.
 

Un silenzio carico di angoscia si impossessò dei pochi clienti nel locale e delle cameriere.
 

Emma era nel suo mondo, fatto di rimpianti e tenacia.
 

Fissava ancora la tazza vuota, quando gliela strapparono da mano e un’altra, piena e fumante, prese il posto della precedente.
 

<< Grazie Ruby. >> disse con voce piatta. Vuota.
 

<< Prego. >> rispose l’altro, che si rivelò essere proprio la sua nuova nemesi e grattacapo.
 

La bionda lo fissò, cercando di mascherare la fitta di dolore che provava al livello del cuore.
 

<< Posso? >> fece lui, indicando la sedia.
 

Lei annuì, poco convinta, ma allo stesso tempo desiderosa di passare del tempo con lo sconosciuto.
 

Una parte di lei sperava ancora che in realtà Colin fosse Killian.
 

Magari voleva farle solo uno scherzo.

Falle rendere conto quanto anche lei ci tenesse.

O forse aveva perso la memoria.
 

Ma sapeva come erano andate le cose, l’aveva visto morire con i suoi occhi!
 

<< Volevo scusarmi. >> proruppe l’uomo, grattandosi l’orecchio sinistro.
 

<< Per cosa? >> chiese la Salvatrice, non riuscendo a distogliere lo sguardo da quel piccolo gesto.

Aveva anche i suoi stessi tic…
 

<< Per l’altro giorno. E’ chiaro che vi ricordi una persona cara e non sono stato per niente un gentil uomo. >>
 

<< Non devi preoccuparti. E’ solo che.. siete come due gocce d’acqua. Per caso hai fratelli? >> indagò lei.
 

<< Ne avevo uno, una volta. Purtroppo è morto in guerra. >>
 

Emma ingoiò il magone che le si era formato in gola.
 

<< Se non sono indelicata.. come si chiamava? >> insistette.
 

<< Liam. >>
 

La bionda si alzò di scatto, facendo finire la sedia a terra.

I capelli le coprivano completamente la faccia e aveva i pugni così stretti da sentire le unghie graffiarle la pelle.
 

Bofonchiò uno ‘scusami’ e corse via.
 

Non poteva essere. Era impossibile!
 

<< Emma! >> si sentì chiamare, ma questo non fermò la sua corsa verso il maggiolino giallo.
 

Invano cercò di infilare le chiave nella serratura.
 

Chiavi che le caddero da mano quando Colin la costrinse a girarsi.
 

La tenne premuta contro l’auto e stringeva i polsi dell’altra con entrambe le mani.
 

<< Parlarmi, ti prego. >> la supplicò.
 

I suoi occhi blu la stavano implorando, più di quanto non avessero fatto quelle tre parole.
 

Swan lo fissò a bocca aperta, con un’aria completamente smarrita.
 

Poteva confidarsi? E se questo avesse peggiorato le cose?
 

Magari gli era stato dato una seconda possibilità.

Un’altra vita dove non era un pirata che aveva sofferto le pene dell’inferno, ma un semplice insegnante con una vita serena.
 

Per una volta, voleva essere lei a salvarlo.
 

<< Tu.. tu mi ricordi una persona a me molto cara. Mi ero illusa che potessi essere lui, ma mi sbagliavo. >>
 

Cercò di fare il suo sorriso migliore, quello più rassicurante.

Ma Colin non ci cascò nemmeno per un secondo.
 

La lasciò andare.
 

Emma era certa che avrebbe dovuto combattere di più per convincerlo, però per qualche ragione, lui non indagò oltre.
 

Si scusò per essere stato così insistente e se ne andò.
 

“Meglio così.” Pensò la bionda.
 

Almeno questa volta si erano potuti salutare.
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Dopo aver sconfitto Peter Pan, il resto del viaggio procedette senza intoppo.
 

La polvere fatata, che Trilly aveva conservato per tutto quel tempo, finalmente era servita a qualcosa e ce ne era ancora in sufficienza.
 

Su tutta la nave però, regnava un silenzio carico di tristezza e amarezza.
 

Nessuno aveva il coraggio di scendere sotto coperta e vedere come stava Emma.
 

Henry voleva andare, ma Regina glielo aveva proibito.
 

Aveva già assistito a troppo dolore e omicidi per la sua tenera età, vedere anche un corpo morto, il corpo morto di un conoscente, sarebbe stato davvero troppo.
 

Neal, Snow e Charming avevano provato a starle vicino, ma la Salvatrice aveva cacciato via tutti.
 

Era chiaro che volesse stare da sola. Sola con lui.
 

Così, dopo averla aiutata a stendere Hook sul suo letto, se ne erano andati, con qualche lacrima.
 

Swan non sapeva che fare.
 

Era da diverso tempo che gli accarezzava prima i capelli, poi la guancia, poi la mano.
 

Avrebbe potuto farlo prima.
Avrebbe potuto renderlo felice.
Avrebbe potuto dare ad entrambi la felicità.
 

Invece, li aveva condannati.
 

Non era stata in grado di salvare lui, ne di salvare se stessa.
 

Come Salvatrice faceva davvero pena.
 

La sua forza, che le aveva permesso di uccidere Pan, le era nata dal dolore.
 

Ogni volta, la sua magia usciva fuori solo quando soffriva.
 

Faceva schifo anche come frutto del vero amore.
 

E ora, cosa avrebbe dovuto fare?
 

Sapeva che lui avrebbe voluto essere gettato in mare.
 

Ma lei voleva trovare un modo per farlo ritornare..
 

<< Killian.. cosa devo fare? >> domandò, con un sussurro, non aspettandosi nessuna risposta.
 

<< Emma. >> la voce di suo padre, la fece sobbalzare.
 

<< Siamo arrivati a Storybrooke. >> l’avvertì, avvicinandosi a lei con cautela, e con calma le mise una mano sulla spalla.
 

<< Non voglio lasciarlo andare. >> disse con voce tremante la bionda.
 

Stranamente, in quel contesto, preferiva parlare con suo padre.
 

Sapeva che era nata una sorte di amicizia fra i due.

David l’avrebbe capita.
 

<< Io sono certo che vi rincontrerete. Ma non puoi tenerlo incatenato qui. >>
 

Quelle due semplici frasi, bastarono a convincere Emma.
 

C’era un qualcosa che le diceva che era vero: loro si sarebbero rivisti, non poteva finire così.
 

Ci sarebbe riuscita: l’avrebbe riportato da lei.
 

Si alzò da quella poltroncina e si abbassò quanto bastava per far sfiorare le sue labbra con quelle del pirata.
 

<< A presto, Killian. >> sussurrò, per poi baciarlo.
 

Durò tre secondi, poi qualcosa accadde.
 

Sentì come una scarica elettrica e, per un attimo, sperò che quel bacio l’avrebbe fatto ritornare in vita, ma invece accade un qualcosa di inaspettato: il corpo di Captain Hook scomparve.
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In quel momento Emma riusciva a tollerare più la Regina Cattiva che Hook.
 

Seduti intorno a un tavolo rettangolare, lui aveva insistito per sedersi vicino a lei, nonostante le sue parole cattive e acide.
 

L’altra li guardava con aria annoiata e sbuffando, mentre faceva battere a ritmo le sue lunghe unghia lacate di nero.
 

<< Ora basta! Non sono venuta qui per vedere questo insulso siparietto! >> tuonò.
 

Aveva una voce autoritaria e intensa, e questo bastò a far zittire gli altri due.
 

Emma aveva sentito di lei attraverso i racconti dei suoi genitori e della sua tata, ma nessuno era stato in grado di descrivere appieno la sua bellezza.
 

La bionda si pentì di non essersi data una ripulita.
 

Aveva notato come il resto della ciurma aveva guardato lei e poi la regina.
 

Si sentì un po’ invidiosa e umiliata.
 

Lei, nonostante fosse più giovane, sfigurava di gran lunga.
 

L’unico che sembrava immune al fascino della mora era proprio Hook.
 

Il senso di colpa doveva avergli offuscato la vista.
 

<< Peter Pan è uno degli esseri più potenti al mondo. E’ più forte di me, di quella megera di mia madre e di qualsiasi essere magico di mia conoscenza. >> proruppe subito Regina.
 

<< Non mi fermerà di certo questo. >> disse seria la bionda.
 

<< Lo spero. Peter Pan si trova a Neverland, da quello che si sente in giro, voi già ci siete stato lì. >> continuò la mora, riferendosi al pirata.
 

<< Aye. E ne sono uscito solo perché quel piccolo demonio me l’ha permesso e con non pochi sacrifici. >>
 

<< Come possiamo fare per arrivare in questa terra? >> domandò la principessa.
 

<< Con un fagiolo magico, ma ho già provato. A quanto pare il farabutto ha fatto un qualcosa per non farsi trovare, per questo ci serve altro. Una bussola magica. >> spiegò la regina.
 

<< L’unica bussola magica che conosca è in possesso dell’ultimo gigante. >> disse l’uomo.
 

<< Bene. Mentre voi vi occuperete di questo, io proverò a convincere qualcun altro ad affrontare quest’assurdo viaggio verso Neverland. >> concluse la mora, alzandosi.
 

Emma avrebbe voluto replicare, ma non ebbe il tempo di formulare nemmeno una parola che la Regina Cattiva scomparve in una nuvola di fumo nero.
 

La principessa e il pirata fecero come stabilito.
 

Arrivarono nell’Enchated Forest, scalarono la pianta di fagioli, sconfinsero il gigante e presero la bussola.
 

Non era stato facile, soprattutto per il rapporto ancora freddo e burrascoso fra i due.
 

Nonostante Hook più volte aveva provato a iniziare una qualche conversazione, la bionda lo bloccava.
 

Era stata perfino tentata di farlo rimanere su quella pianta.
 

Ma poi vedeva con quanta energia e volontà stava davvero tentando di aiutarla.
 

Questo non la faceva di certo dimenticare che era tutta colpa sua.
 

Era sera, da diverse ore erano riusciti ad aquisire quella dannata bussola d’oro, e da diverse ore avevano avuto un’altra discussione.
 

La giovane Charming era appoggiata a un parapetto della nave e guardava davanti a lei, mentre un leggero venticello le scompigliava i capelli e la faceva rabbrividire un po’.
 

Sentì qualcosa sulle sue spalle, e si accorse che si trattava della lunga giacca del pirata.
 

Senza tanti complimenti se la scrollò di dosso.
 

Lo sentì sospirare, afflitto e scocciato.
 

<< Solo perché siete arrabbiata con me, non dovete prendervi un malanno. >> la rimproverò lui.
 

<< Se ascoltaste il mio piano, potrei comprirmi con i miei indumenti. >> replicò l’altra.
 

<< Emma. Pensi davvero che i tuoi genitori me la farebbero passare liscia? Se sei tu la prima che vorrebbe vedere la mia testa su un piatto d’argento! >>
 

<< Facciamo un patto. Se tu ci aiuti a salvare Henry, non ti verrà torto un capello, nemmeno al tuo equipaggio. Devi però portare nel nostro viaggio anche i miei. >>
 

<< E perché dovrei fidarmi? >>
 

<< Prova qualcosa di nuovo, tesoro. Si chiama fiducia. Me l’hai detto tu meno di 7 ore fa! >>
 

<< Touché. Ma il mio equipaggio non verrà con noi. Per anni e anni nessuno mai ha pensato all’ammutinamento, riportarli su Neverland potrebbe scattenare qualche strano pensiero. >>
 

Emma annuì.

Poi si abbassò e raccolse il giaccone del pirata, offrendoglielo.
 

L’altro però le passò oltre, mettendole per un secondo la mano sulla testa, scompigliandole un po’ i capelli.
 

La principessa lo guardò allontanarsi, con aria corrucciata, mentre indossava la giacca.
 

Il giorno dopo, attraccarono al porto del regno dei Charming.
 

Stranamente, i suoi genitori erano già lì, in compagnia della Regina Cattiva!
 

Emma scese di corsa dalla nave, gettandosi fra le braccia di David e Snow.
 

<< Siamo stati così in pena per te. >> disse la madre, con le lacrime agli occchi.
 

<< Come facevate a sapere del mio arrivo? >> chiese la bionda.
 

<< Regina ci ha avvertito di tutto. Stavamo per venire noi, ma poi abbiamo visto una nave avvicinarsi e Regina l’ha riconosciuta. >> spiegò il padre.
 

La donna, sentendosi nominare, si avvicinò alla famiglia.
 

<< Allora? La bussola? >> chiese spazientita da tutte quelle sdolcinate cerimonie.
 

<< Presa. >> disse fiera di sé, la principessa.
 

D’un tratto il re, prese la figlia e la nascose dietro di sé, sguainando la spada.
 

<< Tu! Vile farabutto! >> tuonò e si scaraventò contro il nemico.
 

Emma, stretta nell’abbraccio della madre, si accorse dopo qualche secondo che il “nemico” era Hook.
 

Il pirata si stava limitando a parare i colpi, mentre faceva segno ai suoi di non intervenire.
 

Poteva essere la volta buona per separarsene.
 

A breve sarebbero sopraggiunte le guardie e li avrebbero sbattutti tutti in galera.
 

Lo osservò e lui spostò per un attimo lo sguardo dal re, per guardarla.
 

Sapeva di meritarsela una fine del genere.

Piena consapevolezza e rassegnazione c’era nei suoi occhi.
 

Quel breve attimo di distrazione, permise a David di attaccare con più forza e, infine, toglierli la spada dalla mano.
 

Emma intervenne. Non ci pensò un secondo a liberarsi con la forza dalla madre e correre verso il re.
 

<< Basta! La lezione gli è servita. Vuole solo aiutarci! >> urlò, mentre strattonava il padre.
 

<< Tesoro, ma cosa dici? Questo pirata ti ha rapito, è tutta colpa sua. >>
 

<< E’ vero. Ma tutti meritano una seconda possibilità. >>
 

David era confuso dal comportamento della figlia, e la cosa non gli piacque per niente.
 

Ma l’accontentò.
 

Così, dopo aver preso le giuste riserve di viveri ed essersi assicurati che l’equipaggio della Jolly Roger sarebbe stato trattato con rispetto, Killian Jones fece salire i suoi nuovi compagni di avventura.
 

Regina lanciò il fagiolo in mare.

Emma teneva stretta nelle sue mani la bussola, pensando solo a Neverland.

Hook girò il timone e si catapultò nel vortice che si era aperto.
 

La principessa fu costretta ad aggrapparsi al braccio del pirata, se non voleva cadere giù.
 

Tutti avevano gli occhi chiusi, mentre l’acqua li schizzava solamente.
 

Un rumore assordante era l’unica cosa che si sentiva e aumentava sempre di più, finché si sentì uno schianto e poi la calma.
 

Aprirono gli occhi e d’avanti a loro si presentò la spaventosa Neverland.
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Salve a tutti! Ecco il nuovo capitolo che spero vi possa continuare a piacere!
Il prossimo sarà l'ultimo e ci saranno tutte le risposte! In questo vediamo un nuovo incontro fra Emma e Colin, ma soprattutto la morte di Killian. Che... scompare! Che fine avrà fatto?
Inoltre anche nel mondo delle favole, i nostri eroi partono per Neverland, pronti a salvare Henry.
Voglio ringraziare tutti coloro che continuano a seguirla, mi meraviglio sempre di quanto successo stia avendo questa storia.. quindi grazie di cuore!
A fra una settimana! c: 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Erano passate due settimane questa volta.
 

Mary Margaret aveva insistito, aveva cercato di convincerla, di non mollare.
 

Poteva essere davvero lui.
 

Ma Emma non volle sentire ragioni.
 

Avrebbe voluto controllare se il corpo di Graham o Cora fosse ancora nelle proprie tombe, magari, non essendo di quel mondo, svanivano. Così com’era successo con Killian.
 

Ma l’idea di trafugare delle tombe non l’allettava.
 

Henry aveva lezione con Colin due volte a settimana, e ogni volta le faceva un resoconto dettagliato.
 

Anche se Swan non gliel’aveva mai chiesto, era grato a suo figlio.
 

‘Sai mamma.. io credo che devi solo aiutarlo a ricordare. Così smetterai di avere paura.’
 

Le aveva detto la scorsa settimana.
 

Ma ormai erano passate tre settimane, e la bionda era decisa a non mollare.
 

Nonostante gli mancasse, nonostante soffrisse, nonostante avesse capito finalmente.
 

Era da quando erano ritornati a Storybrooke che non saliva sulla Jolly Roger.
 

Aveva perfino litigato con Trilly, vietandole di andarci.
 

Quel giorno però decise di risalirci.
 

Si guardò intorno, non riuscendo però a guardare il punto dove il suo cuore era stato fatto in frantumi.
 

Quello di lui, quello di lei. Non faceva tanta differenza, ormai.
 

D’un tratto sentì un rumore provenire da sotto coperta.
 

Che fosse Mr.Smee? Eppure le aveva promesso che non ci avrebbe messo piede.
 

Prese la sua fedele pistola e scese a controllare.
 

La porta della sua camera era aperta, e lei era certa di averla chiusa.
 

Ricordava ogni particolare di quel giorno, non poteva sbagliarsi.
 

Con passo felpato si avvicinò, per poi girarsi di scatto e puntando la pistola davanti a sé.
 

<< Oddio! Sono solo io! >> gridò l’altro, che si rivelò essere Colin.
 

<< Cosa diavolo ci fai qui? >> chiese una Emma sconvolta.
 

<< Tuo.. tuo figlio. Tuo figlio mi ha fatto vedere questa nave, tre settimane fa. E mi è piaciuta così tanto che ci vengo di tanto in tanto.. Mi ha detto che potevo farlo. Se ho violato qualche legge.. >>
 

La bionda non lo stava ascoltando più dalle parole ‘tuo figlio’.

Doveva immaginare che quella peste stesse architettando qualcosa.
 

<< Era la sua nave. Di Killian. >> disse, bloccandolo.
 

<< Oh.. >> replicò semplicemente l’altro.
 

Rimasero in silenzio, finché Colin non lo ruppe.
 

<< Vuoi parlarmi di lui? >> chiese e, straordinariamente, Emma lo fece.
 

Si sedettero a terra, uno di fronte all’altro, e iniziò.
 

Gli raccontò tutto. Del loro primo incontro, della loro prima avvenuta, del loro primo bacio, del loro addio.

Del pirata, del gigante, di Cora, di Peter Pan.
 

Lui non la interruppe, il suo viso era serio e attento.
 

La bionda non aveva deciso cosa dire, le venne naturale.

Era sempre stata sincera con lui.
 

Solo alla fine si rese conto di quello che aveva fatto e lo fissò terrorizzata.
 

Sarebbe corso via, additandola come una pazza?
 

Per ora era ancora lì, che la fissa, sorridendo sereno.
 

Si allungò, mettendole una mano sul ginocchio.
 

<< Il vostro era vero amore, ne sono certo. >> disse solamente.
 

<< Perché non scappi? >> chiese, allibita l’altra.
 

Colin corrugò la fronte, non sapendo nemmeno lui cosa dire.
 

<< Bé.. mi fido di te. >> rispose semplicemente.
 

Emma abbassò per un secondo lo sguardo, sorridendo, e quando lo rialzò, notò che qualcosa stava succedendo.
 

Colin la fissava, ma era come se non la vedesse.

Respirava con fatica e il petto si abbassava e alzava velocemente.
 

<< Colin! >> urlò la donna, preoccupata, alzandosi in piedi.
 

L’altro, finalmente, alzò lo sguardo e la riconobbe per davvero.
 

<< Mia principessa! >> esclamò, saltando in piedi e prendendole le mani.
 

<< Ci siamo riusciti! La maledizione ha funzionato! >> continuò.
 

<< Killian? >> domandò confusa l’altra.
 

Che fosse impazzito? Cosa diavolo stava succedendo?
 

Il pirata la guardò con.. amore?
 

Emma si sentì disorientata, non sapendo cosa fare.
 

Era Hook, ne era certa, eppure.. c’era qualcosa di diverso in lui. Oltre alle sue ultime frasi, ovviamente.
 

<< Abbiamo trovato il modo per sconfiggere Peter Pan. >> disse con più calma.
 

<< Sì, e poi sei morto. >> fece ovvia la bionda.
 

<< Aye. Me la sono vista brutta. Ma sto bene. Ora dobbiamo ritornare. >>
 

Swan si spaventò davvero e cercò di divincolarsi dalla presa sempre più ferrea del Capitano.
 

<< Nono, Emma, ascoltami. Fidati di me. >> cercò di calmarla.
 

<< Io.. Io.. io non so chi tu sia.. >>
 

<< Emma guardami. Lo sai che sono io. Ti fidi di me, vero? Ti prego, dimmelo. >> fece serio l’altro.
 

<< Certo che mi fido di te! Io ti amo! >> urlò, esasperata.
 

Vide solamente Jones sorridere e farsi più vicino a lei.
 

Le mise le mani sulle guance e la baciò.
 

Emma chiuse gli occhi, e quando li riaprì era a casa.
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Un mese era passato da quando erano giunti a Neverland e non erano mai riusciti a vincere una battaglia.
 

Erano esausti, non facevano che litigare, quando non erano impegnati a cacciare cibo.
 

L’unica cosa che erano riusciti a fare, fu avvertire Henry che erano lì.

Emma bussò alla porta del Capitano, pronta a scusarsi.
 

Avevano avuto un’altra delle loro bruttissime litigate e, come al solito, uno dei due andava a fare la pace.
 

Aprì senza aspettare la risposta dell’altro e arrossì a dismisura.
 

L’uomo era senza maglietta e con i pantaloni slacciati.
 

Stavano passando molto tempo insieme, ma non l’aveva mai visto così svestito.
 

Già dover ammettere che lo trovava sexy da paura era stata una vera sfida per lei, ma vederlo così..
 

“ Emma tuo figlio è in pericolo e tu fai certi pensieri su un pirata? Vergognati!”
 

<< Allora? >> chiese, chiaramente arrabbiato l’altro.
 

<< Potresti almeno metterti una maglietta. >> rispose lei.
 

<< Devo prima fasciarmi la ferita. >> fece lui, come se nulla fosse.
 

<< Cosa?! >>
 

<< Non ti preoccupare, non è nessun veleno. Il cinghiale che abbiamo provato a catturare, mi ha graffiato. >> spiegò.
 

<< Vedi che ho ragione? Eri stanco, potevo andare io a caccia. Con mio padre e mia madre sarei stata al sicuro! >>
 

<< Emma sono stufo, voglio solo dormire, possiamo spostare questa lite a domani? >>
 

La principessa sospirò, rilassandosi, poi si avvicinò a passo di carica all’altro, obbligandolo a sedersi sul letto.
 

<< Ho sempre saputo che sarebbe successo.. solo non pensavo che avresti approfittato di un mio momento di debolezza per violentarmi. >> disse il pirata, sogghignando.
 

<< Idiota. Ci manca solo che prendi un’infezione. >> tagliò corto l’altra, incominciando a medicarlo.
 

Per tutto il tempo nessuno dei due parlò, troppo presi dall’inevitabile turbinio di emozioni che li stava assalendo.
 

Emma fece tutto il possibile per non fargli notare il tremolio delle mani.
Killian fece tutto il possibile per non farle notare il respiro irregolare.
 

<< Oggi pensavo a una cosa. >> disse all’improvviso il Capitano.
 

<< Cosa? >>
 

<< Chi sa se in un mondo parallelo siamo stati in grado di sconfiggere Peter Pan. >>
 

<< Cosa intendi per mondo parallelo? >> chiese curiosa lei.
 

<< Si dice che questo non sia l’unico mondo, ma ne esistano tanti altri. Magari in uno di questi le cose sono andate diversamente. Chi può dirlo. >>
 

<< Magari in un mondo dove la maledizione di Regina ha funzionato ci siamo riusciti. >>
 

<< Esatto. O magari siamo tutti morti. >>
 

I due si guardarono e si sorrisero, divertiti da quelle teorie, ma il rumore secco di una porta che sbatte li fece sobbalzare.
 

<< Voi due! Allora non siete così stupidi come volete far sembrare! Mettiamo subito in atto il piano! >> disse entusiasta la Regina Cattiva, correndo a riferire tutto ai due sovrani.
 

Emma finì subito di medicare il pirata, e quest’ultimo si rivestì di corsa.
 

<< Posso scagliare questa maledizione. Manderò il volontario in quest’altro mondo, un mondo dove abbiamo avuto successo. >> spiegò la strega.
 

<< Non sarà rischioso? >> chiese preoccupata Snow.
 

<< Ogni magia richiede un prezzo. Sarà sicuramente rischioso. Dovrà affrontare sfide diverse, ma vale la pena tentare. >> insistette la mora.
 

<< Si può fare? >> chiese Emma, raggiungendo il gruppetto, seguita dal pirata.
 

<< Tutto è possibile con la magia, tranne tre cose: cambiare il passato, riportare in vita e costringere qualcuno a innamorarsi. >> spiegò la Regina.
 

<< Se in quest’altro mondo dovesse succedere qualcosa, varebbe anche per il nostro mondo? >> chiese David.
 

<< Intendi morire? Non saprei. >>
 

Ci fu un attimo di silenzio: tutti si aspettavano una risposta più ottimista.
 

<< Bé.. Cosa stiamo aspettando? Sono pronta. >> disse decisa la bionda.
 

<< Tesoro non andrai tu. >> contestò il re.
 

<< Certo che sì! Regina deve scagliare la maledizione, tu hai un regno da governare, Hook è l’unico che sa navigare. E se dovesse succedere qualcosa, voglio che Henry abbia una figura materna.. come la tua, mamma. >>
 

Snow si avvicinò alla figlia, con gli occhi lucidi.
 

Le accarezzò il viso e le mise una ciocca ribelle dietro all’orecchio.
 

<< Immagino che sia inutile farti cambiare idea. >> fece già rassegnata l’ex fuorilegge.
 

La principessa sorrise.
Sua madre la conosceva bene.
 

Altri minuti passarono con David deciso a non lasciare andare la figlia, ma alla fine dovette cedere anche lui.
 

<< Bene, vado a preparare la pozione. >> asserì Regina.
 

<< Fermi! >> urlò all’improvviso Hook, che fine a quel momento era stato fin troppo silenzioso.
 

<< Andrò anch’io con lei. >> proruppe il pirata.
 

<< Sei impazzito?! Tu devi badare alla nave! >> protestò la bionda, ma l’altro ormai parlava solo con la strega.
 

<< Ogni maledizione ha bisogno di qualcosa per farla rompere. Come funzionerà con questa? >> chiese ancora.
 

<< Immagino come qualsiasi altra maledizione: il bacio del vero amore. >> spiegò la Regina.
 

<< Ma lei dimenticherà chi è, giusto? >>
 

<< Sì. Ma quando ricontrerà suo figlio, il suo vero amore presumo, riuscirà a ricordare. E romperà la mia maledizione originale, e quando Henry verrà rapito e, speriamo, salvato.. >>
 

<< Cosa? Salverà il ragazzino, scaperanno da Neverland e basta. Nel periodo che tu volevi scagliare la maledizione, io ero alleato con tua madre, ed eravamo già pronti a salvarci. Sarei stato immune. Quindi se ora porti anche me in questo nuovo mondo, basterà un solo atto, una qualsiasi cosa, che mi faccia ricordare. Ma saprò già cosa davvero sta succedendo. >>
 

La spiegazione di Hook non faceva una piega e lasciò tutti senza fiato.
 

Era così complicata e assurda, ma in ogni caso, vera.
 

C’era una cosa che però tutti si chiedevano, ma nessuno ebbe il coraggio di domandare ad alta voce.
 

Regina andò a preparare la pozione.

Snow White coccolò la figlia, il suo bellissimo cigno, come piaceva soprannominarla.
Hook spiegò un po’ della base della navigazione a David.

<< Prenditi cura di Emma. Anche se non vorrà darti retta, tu non mollare. >> gli disse il re, con tanta di quella serietà che il pirata evitò ogni tipo di battuta, si limitò a un solenne: << Sì. >>
 

Tutto era pronto.
 

Bastava prendere quello strano intruglio nerastro e quella nuova avventura sarebbe incominciata.
 

Ci furono gli ultimi abbracci e ‘ti voglio bene’, poi gli altri si allontanarono di qualche metro per lasciare ai due un po’ di intimità.
 

Erano palese che volessero parlarsi.
 

<< Hook… Killian. Nonostante tutto, mi sento di doverti ringraziare. >> proruppe la bionda.
 

<< Non devi. >> disse semplicemente l’altro, rigirandosi quella piccola boccetta nella mano.
 

<< Prima di andare, voglio saperlo. >> arrivò al sodo Emma, senza tanti giri di parole.
 

<< Lo sai. >>
 

<< Voglio sentirmelo dire. >> insistette.
 

Il pirata fece un bel respiro, accertandosi che gli altri non sentissero. Anche se poco gli importava.. se non riusciva più a nasconderlo a lei, era inutile provarci con gli altri.
 

<< Non avrei mai pensato di riuscire a dimenticare il mio primo amore, la mia Milah. Non avrei mai creduto di poter trovare qualcun altro… prima di incontrare te. >>
 

L’aveva guardata dritto negli occhi, senza un attimo di esitazione. Sincero, al cento per cento.
 

Emma non voleva credere alle sue orecchie.

Come poteva provare un sentimento del genere per lei?

Lei che era come il suo cavallo.

Vecchio e stanco. Si reggeva in piedi solo perché la obbligavano.
 

Lei non era come lui.
 

Non sapeva provare così intensamente.
Non sapeva essere così importante per una persona.
 

Come faceva a non accorgesene?
 

Lui, che nonostante tutto, era una persona così viva, così buona.

Gli voleva dire che sbagliava a provare questi sentimenti per lei. Che lo avrebbe fatto soffrire.
 

Eppure, era stata lei a voler sentire quelle parole ad alta voce.
 

Perché, prima di cadere nell’ignoto, voleva sentirsi per un attimo viva come lui.
 

Sapere che ci sarebbe stata una persona che avrebbe fatto di tutto per ritrovarla e aiutarla.

Sapere che ci sarebbe stata una persona al suo fianco, letteralmene, per sempre.


Si sentiva il cuore esplodere.


Gli strinse la mano e poi ne baciò il palmo.


Avrebbe voluto fare di più, avrebbe voluto dire di più.


Ma da come lui la guardava, doveva aver capito tutto.


Si sorrisero per l’ultima volta, poi ognuno si sistemò nel proprio letto. Bevvero la propria pozione e si addormentarono.
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<< E così tutto dipendeva da te, mamma. >> riassunse Henry.
 

Era così bello vedere il suo bambino.


Pulito, con i suoi abiti raffinati, sorridente.


Quando l’aveva rivisto a Neverland si era sentita male.


Dimagrito, bianco come un lenzuolo e sporco.


<< Non esattamente. C’è stato bisogno dell’aiuto anche di tuo padre, del signore Oscuro e di tutti gli altri. >>


<< Ma è grazie alla tua magia che Peter Pan è stato sconfitto. Non avrei mai immaginato che avessi magia in te. >>
 

<< Già. Stranamente ero più consapevole delle mie potenzialità in quel mondo senza magia, che in questo. Per tutti ero la Salvatrice. >>
 

<< Qui sei solo la mia Salvatrice. >>
 

<< Ne sono onorata. >>
 

Emma e il figlio risero felici, mentre affacciati alla terrazza guardavano il regno.
 

Era riuscita a salvarlo. In quel mondo senza magia e nel suo mondo.
 

Mai avrebbe immaginato che la sua vita potesse essere così complicata, se qualcuno non avesse impedito a Regina di lanciare la maledizione.
 

Quel qualcuno si era rivelato essere proprio il Signore Oscuro, Rumplesteski.
 

Perso il figlio per un suo errore, era disposto a tutto pur di ritrovarlo.
 

Grazie alla sua capacità di vedere il futuro, sapeva che avrebbe dovuto prima insegnare la magia a Regina, ma poi privarle di scagliare la maledizione.
 

Ci avrebbe pensato la Salvatrice a farlo ricongiungere con il figlio amato.
 

Figlio che si era rivelato essere Baelfire!
 

A Emma stava per venirle un infarto a quella notizia, ma tutto aveva un senso ora: Neal -come si era sempre fatto chiamare da lei, in ogni mondo- venendo a conoscenza della sua reale identità, aveva avuto paura che il padre sarebbe venuto a sapere del suo ritorno nell’Enchated Forest.
 

Così era scappato.
 

Nell’altro mondo era successa una cosa del genere. Era sempre stata abbandonata, incinta. Ma lì era senza i suoi amati genitori.
 

Sapendo come sarebbe potuta essere la sua vita senza di loro, adesso li adorava ancora più di prima.
 

Era stato più semplice del previsto convincere Rumplestelski e Neal a seguirli in quel loro viaggio per salvare Henry.

D’altronde il primo sapeva che sarebbe successo, il secondo era pur sempre il padre.
 

Forse nell’altro mondo era stato più semplice il salvataggio, erano già passati nella fase dove si odiavano tutti.
 

Nella realtà, nel mondo doveva appartenevano erano nel pieno di quel periodo.
 

Regina odiava Rumplestelski perché l’aveva, fondamentalmente, ingannata.
Rumplestelski odiava Regina perché non gli aveva mai rivelato che Belle era viva.
Neal continuava a odiare il padre e accussare Hook. Alla fine dei conti era tutta colpa sua se il figlio era stato messo in pericolo e se lui era stato costretto a rincontrare l’uomo che l’aveva messo al mondo.
Hook stava ancora lavorando sulla sua sete di vendetta.
 

Eppure qualcosa di buono era nato ed Emma era convinta che le cose sarebbero andate meglio. Sarebbero diventati una grande famiglia felice, com’erano in quella strana cittadina di nome Storybrooke.
 

<< Papà è arrivato! A domani mamma! >> la riscosse dai suoi pensieri la voce trillante di Henry.
 

Quello rientrava nelle cose positive: Neal aveva deciso di entrare nella vita del figlio e di restarci.
 

Ma Emma era stata chiara.

Nel loro mondo, non aveva avuto dubbi, nemmeno un attimo di indecisione.

Sapeva chi voleva nella sua vita.
 

Dopotutto non ci era mai stata una scelta, nemmeno nell’altro mondo.
 

Era stata più dura la strada. Ma quello doveva essere il prezzo della maledizione.
 

Ma alla fine si erano ritrovati.
 

Proprio nell’Enchated Forest. Lei e Killian.
 

<< Swan. >> si sentì chiamare.
 

Sorrise. Da quando erano ritornati, lui la chiamava sempre così.
 

<< Sai c’erano tanti termini originali con cui ti definivo lì. Non ti farebbe piacere sentirli. >>
 

<< Sempre così scontrosa. >> si lamentò lui, solo per vedere quella sua buffa espressione.
 

Le si avvicinò, guardando anche lui giù, dove Bae e Henry passeggiavano e chiacchieravano.
 

<< Non avrei mai immaginato che vi conosceste. Mi sembra di sapere più cose di te in quell’altro mondo. Tu invece sai tutto di me, in ogni mondo. >> osservò la principessa.
 

<< Non è vero. Mi conosci in egual misura. Solo che non lo vuoi ammettere perché questo significherebbe che ti importa fin troppo di me. >>
 

Sempre così diretto lui. Era meglio che imparasse a convivere con questa cosa: era davvero un libro aperto.
 

Emma rise. Era felice, finalmente felice.
 

Di slancio si buttò fra le sue braccia, stringendolo forte.
 

Killian rimase per un attimo interdetto, non aspettandosi un gesto del genere.
 

La staccò da sé, e la baciò.
 

Le accarezzò il viso, il collo,i fianchi.
 

Lei lo lasciò fare, ricambiandò il bacio con ardore.
 

Si staccarono con il fiato corto, con la voglia di continuare ancora.

Con il desiderio di andare oltre.
 

Prima però il pirata avrebbe voluto dirle che l’amava. Che sarebbe andato ai confini del mondo per lei, anche del tempo!
 

Ma lei lo bloccò, appoggiandogli due dita sulle labbra ancora arrossate.
 

Lui gliele baciò, poi la lasciò parlare.
 

<< Non fraintendermi. Rapire mio figlio è stata la cosa più dolorosa che potessi mai farmi, ma ti ringrazio. Mi hai fatto conoscere te. E per questo ti ringrazio ancora. Anche nell’altro mondo, avrei voluto dirtelo.. grazie per essere entrato nella mia vita. >>
















Salve gente! Eccoci arrivati all'ultimo capitolo, dove voglio spendere qualche parola in più, ma prima voglio darvi una notizia.. ci sarà anche un epilogo! In teoria questo doveva essere il finale, ma mi sembra di aver mancato qualcosa. E' inutile negarlo che la parte che mi è piaciuta di più raccontare è quella nell' Enchated Forest.. ma mi sento il dovere di aggiungere qualcosina.. così se vorrete, fra 2 settimane (causa sessione di settembre) ci ritroveremo di nuovo qui.

Ora passiamo a questo capitolo, spero davvero che nessuno sia rimasto deluso dalla mia soluzione a tutto! In breve tutto quello che noi sappiamo di Storybrooke non è altro che il frutto di un'altra maledizione. In realtà tutti vivono nella Foresta Incantata, poiché quando Regina stava per lanciare la maledizione che noi tutti conosciamo venne bloccata da Rumple. Così, Emma vive con i suoi ecc ecc fino a che non arriviamo al punto dove su Neverland non riescono a sconfiggere PeterPan. In un semplice scambio di battute fra il pirata e la principessa viene fuori la soluzione: andare in un altro mondo. Un mondo dove hanno avuto successo. Ma ogni magia ha un prezzo. Per avere la soluzione al loro problema, Emma ha dovuto soffrire molto, capendo però quanto sarebbe stata difficile la sua vita senza i suoi genitori.
Quindi chi era Colin? Semplicemente era sempre Killian. E' un ragionamento un po' contorto, me ne rendo conto, ma cercate di vederla dal punto di vista del mio cervellino: se fosse andata solo Emma, come avrebbe fatto a risvegliarsi? A capire che esistono due maledizioni? C'era bisogno di un'altra persona, una persona che non fosse sotto la prima maledizione di Regina. E quella persona è Killian.
Il rischio era che se Emma o Killian fossero morti a Storybrooke, non era detto che sarebbero ritornati in vita e a quale prezzo. Per fortuna tutto si risolve nei migliori dei modi visto che Hook non muore, diciamo che "risorge", ma è come se fosse sotto la prima maledizione di Regina. 

Non ho voluto che Jones ricordasse con un bacio, ma mi è piaciuta sottolineare quanto la fiducia che lui ripone nella nostra Salvatrice sia davvero illimitata.

Bè.. se nonostante tutto trovate che questo non sia un'enorme pazzia, io vi ringrazio!
Davvero grazie per continuare a seguire questa mia follia.
Spero di ritrovarvi per l'epilogo e che mi facciate sapere cosa pensate!

A presto. c: 

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