Frammenti

di PoisonRain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fiamma ***
Capitolo 2: *** Anormale ***
Capitolo 3: *** Amore e Odio ***
Capitolo 4: *** Certezze ***
Capitolo 5: *** Curiosità ***
Capitolo 6: *** Abito ***
Capitolo 7: *** Speranza ***
Capitolo 8: *** Sfumatura ***
Capitolo 9: *** Ritorno ***
Capitolo 10: *** Aspettative ***
Capitolo 11: *** Abbraccio ***
Capitolo 12: *** Ninnananna ***
Capitolo 13: *** Sentire ***
Capitolo 14: *** Rullo di tamburi ***



Capitolo 1
*** Fiamma ***


“L’amore è una fiamma flebile e quando si spegne è per sempre”.

Queste le parole che rivolgi a Charming, David Nolan in questo mondo, diviso tra un matrimonio di ricordi fasulli e il suo Vero Amore.

Ma tu ci credi davvero a queste parole dearie? Perché il fatto che tu stia comprando strumenti di tortura solo per riavere indietro una tazza sbeccata da una fiamma spenta  dimostra il contrario.

Maledetta coscienza sarcastica che si presenta nei momenti meno opportuni dov’eri  quando l’ho lasciata andare? Dove eri quando ho abbandonato Baelfire?

Non ricordi dearie? La tua magia oscura mi teneva sottochiave e ora che sei senza poteri ho deciso di sfogarmi un po’.

Davanti a te si trova Moe French imbavagliato e legato, mentre tu sei calmo, quasi glaciale, vuoi solo sapere che fine ha fatto la tazza e dimostrargli che rubare a Gold non è una cosa intelligente da fare.
Inizi a fargli qualche domanda, dove si trova la tazza e chi gli ha detto di rubarla, ma lui nega di aver fatto tutto ciò e sembra non ricordare di quello che ha compiuto, e il fuoco che rappresenta la tua anima accresce offuscando i tuoi pensieri.
Alla calma si sostituisce l’odio, un odio per chi non ancora non rammenta il suo passato, un odio per chi vive ancora nell’ignoranza, senza aver la maledizione di ricordare gli atroci atti compiuti, un odio per chi non sa di aver allontanato i propri cari per paura.
Un odio  non solo verso i confronti del fiorista, ma anche verso tè stesso.
Lo guardi un ultima volta con disprezzo e all’odio si aggiunge la rabbia.
“Lei se ne è andata per sempre. Lei non ritornerà ed è solo colpa tua, non mia, è colpa tua è colpa tua” urli come un ossesso davanti a colui che ha distrutto ogni possibilità di ricongiungerti con il Vero Amore e che ha cercato di rubarti l’unico oggetto che te lo ricorda.
I tuoi sentimenti, una fiamma flebile e gestibile, esplodono davanti alla vista di quell’uomo, se così si può definire, che ha torturato la propria figlia, diventando un incendio indomabile.
Ora non sei più Gold, l’usuraio della città sempre impassibile e controllato, quello che non da mai segni di cedimento di debolezza, ma sei tornato ad essere Rumpelstiltskin, il folletto folle, dalle azioni e comportamenti eccentrici ed esagerati.
Lo uccideresti, perché tu sei anche una Bestia, come quel pezzente ti ha definito, ed è questo che fanno le bestie: uccidono quelli che sono indegni di vivere, ma due persone ti bloccano: un immagine di una giovane dagli occhi azzurri e lo sceriffo Swan, che ferma il tuo braccio pronto a sfogare la tua rabbia contenuta davvero troppo a lungo.

Ti ritrovi solo in quella cella, maledicendoti per aver lasciato, per l’ennesima volta, che quella fiammella, che rappresenta i tuoi sentimenti, diventasse un incendio incontrollabile, per aver lasciato che i pensieri per una ragazza ormai morta offuscassero la tua capacità di giudizio, per aver dato sfogo ad una disperazione mai espressa, rischiando di compromettere il tuo obiettivo: ritrovare Bealfire.
Ma quando la Regina ti ridà l’oggetto da te tanto cercato e bramato e scorri le dita sulla porcellana liscia fino a giungere al bordo spezzato capisci.
Il tuo amore per Belle, la tua fiamma flebile non si è ancora spenta e mai si spegnerà.


Salve gente, come avete notato ho modificato un po’ il primo capitolo, non solo perché era troppo corto ma anche perché rileggendolo non mi convinceva (nemmeno ora però amen), spero di aver reso l’idea della rabbia di Gold nei confronti del fioraio e della sua incapacità di essere insensibile quando si tratta di Belle. Due chiarimenti io penso che Gold odi doppiamente Maurice/Moe non solo perché ha ucciso il suo vero amore ma anche perché era sua figlia, e questo è inaccettabile da colui che ha perso proprio figlio per un errore e deve fare cose impossibili per ritrovarlo.
Seconda cosa io ho sempre visto Rumpelstiltskin come un uomo incapace di provare in maniera equilibrata i propri sentimenti, infatti, quando si tratta di questi, ha reazioni che un uomo normale non avrebbe mai.
Spero che la modifica lo abbia reso un pochino più decente.
Poison Rain

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Capitolo 2
*** Anormale ***


Se gli abitanti di Storybrooke avessero dovuto scegliere un aggettivo per descriverli sarebbe stato sicuramente anormale.

Loro la coppia più anormale della cittadina: non solo per la differenza di età,  più che altro lo erano per le due parti costituenti: Belle e Gold.
Lei la ragazza giovane e carina, dal sorriso luminoso, e dagli occhi color del cielo di primavera, l’adorabile bibliotecaria che trattava tutti con gentilezza, lei la Bella.
Lui l’uomo adulto, zoppo e inquietante, dal ghigno ferino, l’usuraio della città in giacca e cravatta, la cui fama era preceduta solo dal tintinnio del suo bastone, lui la Bestia.
Anormale erano loro due che si erano innamorati, perché il fatto che la Bella si innamorasse della Bestia succedeva solo nelle fiabe e non nella realtà.

Anormale sarebbe stato, per colui o colei che li avesse visti, la maniera in cui dormivano insieme ogni notte.
Belle che su un fianco dava le spalle a Gold, le gambe leggermente piegate, un braccio sotto il cuscino e l’altro sotto il braccio di lui.
Gold che la teneva da dietro, le mani strette intorno alla vita di lei, quasi temesse che lei fuggisse da un istante all’altro, il viso appoggiato tra la spalla e il collo di Belle, pronto a sussurrarle parole di conforto nel caso si fosse svegliata urlando dal suo incubo ricorrente: la prigionia nel manicomio.
Tuttavia questa posa, che era paragonata da tutti a quella di un carnefice prepotente che  teneva intrappolata la sua vittima, per gli innamorati era perfetta.
Lui che stando così poteva sentire il profumo di gelsomino dei capelli di Belle mescolarsi al profumo di latte della sua pelle, poteva sentire di avere la sua amata accanto a sé  senza sentire quel caldo opprimente che, dormendo da solo per oltre due secoli, si era risparmiato, poteva risvegliarsi dai sui incubi peggiori e calmarsi subito vedendola al suo fianco.
Lei in quella posizione si sentiva libera, libera come non lo era mai stata né a casa né al castello Oscuro, ma allo stesso tempo si sentiva al sicuro, protetta dal corpo di quell’uomo che aveva incusso tanto timore in due mondi diversi, si sentiva felice perché poteva risvegliarsi vedendo qualcuno accanto e sapere di non essere sola in una cella.

Quando lei si girava verso di lui per sentirlo più vicino, per poter placare i suoi timori, posava la testa sul petto di lui e avvolgeva le sue braccia intorno alla sua schiena mentre lui stringeva la sua presa: una mano si posava intorno alla spalla di lei l’altra attorno al suo fianco e il viso affondava nei suoi capelli.

Quell’abbraccio che ai più sembrava la stretta mortale di una bestia da evitare ad ogni costo, per i due amanti era la salvezza, la fine di una solitudine durata due vite, per loro era normale.


Salve! Ecco con il secondo capitolo della mia storia,  iniziamo con i chiarimenti. Perché ho deciso di far dormire Belle e Gold in queste posizioni? Ritengo che un abbraccio da dietro sia meno soffocante e quindi più adatto a loro due: a Belle perché ha bisogno di libertà, in quanto non è mai stata libera, e a Rumple perché non è più abituato a stare con qualcuno e quindi ha bisogno del suo spazio anche durante il suo riposo.
 Tuttavia entrambi hanno bisogno di sapere che l’altro è al proprio fianco in modo da poter placare i loro incubi e le loro insicurezze , per questo alla fine si girano e dormono abbracciati normalmente.
Ovviamente la storia era molto meglio nella mia mente che qui. Vi prego di recensire, di dirmi se dovrei continuare o se dovrei darmi alla raccolta di mandarini, va bene anche se nella recensione mi raccontate cose inutili tipo che il vostro gatto dorme 16 ore al giorno (sì sono disperata). Vi auguro che questa storia vi sia piaciuta e buon anno a tutti voi,


Poison Rain


 

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Capitolo 3
*** Amore e Odio ***


Consiglio iniziale: Vi consiglio di leggere il capitolo con sottofondo la canzone Always (saliva) oppure se preferite le canzoni un po' deprimenti Scientist dei Coldplay poichè io nello scrivere stavo ascoltando queste due canzoni e mi sembra che rendino l'atmosfera.

Era una fredda notte di inizio primavera e lui stava in piede sul suolo della radura ancora innevato, aspettava che lei giungesse lì: prima sarebbe arrivata e prima avrebbe finito.
Si avvicinò a un albero spoglio per riposarsi perché era stanco, molto stanco, ma quando avrebbe fatto ciò che andava fatto si sarebbe potuto riposare a dovere.
Si stava perdendo nelle sue elucubrazioni quando una esile figura incappucciata fece capolino nella radura.
“Volevate vedermi? Che facciamo qui?” Ecco la sua domestica sempre pronta a fare mille domande a lui, per scoprire il suo passato,  la giovane imprudente, bellissima Belle .
Non le rispose, le indicò una roccia su cui sedersi e le fece segno di aspettare mentre lui iniziò ad accendere un fuoco in mezzo al campo.
Lei lo osservava attentamente; dopo aver acceso il fuoco con la magia si era messo a girargli intorno, come se la sua mente fosse altrove lontano dal corpo, aveva gettato dentro le fiamme un pezzo di carta e dell’erbacce e dei peli, il tutto con quell’attegiamento strano: di un sonnambulo che faceva le cose senza rendersene conto.
Avrebbe voluto chiedergli cosa stesse facendo e cosa ci facessero in quel luogo ma quel suo strano comportamento le metteva angoscia e non potendo prevedere la reazione del suo padrone decise di rimanere ferma e di continuare a controllarlo.
 Poco dopo si avvicinò a lei con passi lenti strascicati e le si piazzo di fronte fissandola intensamente; c’era sicuramente qualcosa che non andava.
“Che stai facendo? A cosa servo io qui?” chiese Belle sempre più spaventata, non era da lui quel comportamento.
 “Belle” disse lui con una voce insolitamente piatta “sto creando un sortilegio che mi porterà da mio figlio, ti ricordi di lui?”
La giovane annui e sul suo viso si abbozzò un sorriso: forse voleva portarla con lui, avrebbero trovato suo figlio e lui non avrebbe avuto più quello sguardo tra il disperato e il folle.
“Ma per il sortilegio mi manca la parte più importante: la cosa che amo di più” disse sussurrando.
Si avvicinò ammirandola per l’ultima volta.
La luce della luna si rifletteva sulla sua pelle color madreperla, il fuoco dietro di lui dava ai suoi capelli una sfumatura rossastra, le labbra piccole e sottili color ciliegia erano piegate in quel sorriso che aveva sciolto il suo cuore di tenebra, gli occhi azzurri lo guardavano con un misto tra la sorpresa e gioia?
L’abbracciò cingendole le braccia intorno alla schiena,inspirò per l’ultima volta il suo odore di campo fiorito e  le baciò delicatamente la fronte, mentre lei se ne stava immobile senza reagire, quasi rilassata.
"Il cuore della persona che amò di più" le disse nell’orecchio e con un mano le estrasse l’organo dal petto.
Il cuore di lei  sembrava una pietra preziosa un rubino perfetto, limpido,in una sola parola puro.
Odiava Regina e Cora per essersi uccise a vicenda costringendo lui stesso a lanciare il sortilegio.
Odiava sé stesso per ciò che era diventato, per le cose  che aveva fatto.
Ma soprattutto odiava lei perché l’amava, perché era diversa dalle altre principesse che aveva incontrato: era buona, intelligente, gentile, altruista e comprensiva, se fosse stata come tutte le altre non l’avrebbe amata e quindi non l’avrebbe odiata.
La odiava perché probabilmente lei lo amava e ciò aveva comportato che anche lui l’amasse.
La odiava ma non poteva fare a meno di non amarla.
Forse se avesse avuto la certezza che lei lo amasse, non le avrebbe fatto questo, ma il futuro non si scriveva con i se e con i ma
"Mi dispiace Belle ma lo faccio per mio figlio. Spero che tu riesca a perdonarmi" mormorò lui carezzandolo la guancia fredda e vellutata.
Chiuse gli occhi per evitare che le lacrime uscissero, per evitare di vedere il suo viso, perché vedere il suo sguardo di compassione e di comprensione invece che di odio faceva solo più male, per evitare che lui stesso si rendesse di conto di ciò che stava compiendo.
Strinse l’organo di rubino nelle sue mani e dalle labbra di entrambi uscì un grido sordo agghiacciante.
Si svegliò di soprassalto di fronte al suo arcolaio, era stato solo un sogno, quello non era successo davvero.
Lui non l’aveva uccisa, l’aveva solamente cacciata, perché spaventato dall’affetto che lei provava per lui, perché all’amore lui aveva reagito con l’odio pentendosene un istante dopo.
Amore e Odio chissà perché tutte le volte che aveva a che fare con altri individui passava dall’uno all’altro.
Ma nonostante tutto lui l’amava, nonostante le parole e l’atteggiamento d’odio che gli aveva mostrato e che gli avevano probabilmente spezzato il cuore.
Forse strapparle il cuore le avrebbe fatto meno male.


Olà ecco qui il terzo capitolo, ringrazio tutti quelli che hanno recensito e hanno messo la storia tra le seguite, grazie davvero.
Veniamo ai chiarimenti: Spero che si sia capito che il comportamento strano di Rumple percepito da Belle sia insicurezza, infatti il nostro Signore oscuro non è pronto a strappare il cuore a Belle e cerca di ritardare il più possibile il momento.
Ho voluto che Rumplelstiltskin mostrasse il suo affetto a Belle prima di strapparle il cuore, perché mi sembra che con un cuore sia più pura (forse perché associo il fatto di essere senza cuore e quindi non pura a Cora) e quindi in grado di provare qualcosa.
L’idea iniziale era scrivere una What if ma temevo email minatorie da parte vostra e quindi ho fatto risultare il tutto un incubo.
Sono ben consapevole che questa storia è peggiore della precedente ma spero (e vi supplico ricordandovi che potete sempre scrivermi anche cose futili) che  recensiate, perché sapere di aver sottratto ore di studio a geologia per scrivere una storia che non merita nemmeno di essere recensita mi deprimerebbe
Grazie a tutti e buonanotte.
Poison Rain

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Capitolo 4
*** Certezze ***


Lei non sapeva molte cose che per le altre persone erano banali: il proprio nome, la sua età,  la città in cui si trovava, il giorno, il mese, l’anno correnti.
Nonostante queste piccole cose che ignorava, lei aveva ben altre certezze.
Era certa del suo letto, della sua stanza con la pareti di mattoni, il pavimento e il soffitto grigi, era certa della sua vestaglia e dei suoi calzettoni di lana, dei suoi capelli lunghi e ingarbugliati, di un periodo in cui la sua stanza era illuminata dai raggi del sole e altri in cui era illuminata dalla luna e dalle stelle.
Era sicura dell’alternanza del giorno e della notte, del fatto che riceva un vassoio con del cibo e dell’acqua due o tre volte dal giorno, (dipende da quanto urlava e si agitava la notte) ed era sicura che ogni tre o quattro giorni mettevano in esso una strana sostanza che la rendeva confusa e incapace di ragionare.
Era certa che in quei giorni in cui era scombussolata qualcuno entrava nella sua stanza e la ripuliva, ed era certa che quelle sostanze, che la rendevano intontita, le fossero somministrate per evitare che pensasse e ricordasse.
Ma la sua più grande certezza, anche se non aveva prove per dimostrarlo , è che lei era prigioniera.
Non sapeva né dove né il perché fosse lì dentro, forse era nata lì, poiché non aveva memoria di essere mai stata altrove tranne che in quella camera e nelle docce, tuttavia aveva nella sua testa l’immagine del sole, degli alberi, la sensazione del vento sulla sua pelle, l’odore dell’erba bagnata, tutte cose che sicuramente non aveva mai percepito nella sua cella e quindi un tempo lei doveva aver vissuto fuori; oppure tutto ciò era  frutto della sua immaginazione e lei era una pazza e per questo segregata.
Era indubbiamente rinchiusa per volere di quella donna, la donna dalle ciglia lunghe e dagli occhi scuri pieni di rabbia e risentimento, che ogni tanto la fissava dalla fessura del vassoio e sorrideva sinistramente, la donna che con ogni probabilità ordinava che fosse drogata per tenerla calma e vulnerabile.
Un'altra cosa di cui era certa era che, quando non era sotto effetto dei medicinali, dopo aver passato il giorno a camminare avanti e indietro per la sua stanzetta e a urlare, cadeva esausta sul letto e lì sognava qualcosa d’importante che, però, la mattina seguente non riusciva a ricordare.

Era passato l’ennesimo giorno uguale la notte era mai inoltrata, pensò lei seduta sul letto con la schiena contro il muro e lo sguardo verso la minuscola finestra.
Sfinita sì accasciò sul materasso consunto pronta ad addormentarsi, sperando che il giorno seguente le avessero portato più cibo del solito e che questo la mantenesse lucida.

Un castello circondato da prati fioriti, un essere non del tutto umano che le urlava disperato e la strattonava, una cella piccola ma abbastanza confortevole, lei che tagliava il gambo di una rosa rossa, la guerra, un vestito dorato, un mostro infuocato che chiedeva aiuto, una cavaliere dagli occhi vuoti e grigi, lei in una taverna con un nano, un arco che non mancava mai il bersaglio, una strana nube violacea, un abbraccio, una biblioteca enorme, un accordo, un castello oscuro immerso nella neve, lei che cadeva dalla scala e l’ essere quasi umano la prendeva al volo,balli noiosi e interminabili, del thè, della paglia che diventava oro, una donna soldato, un sortilegio da spezzare, villaggi distrutti dal combattimento con gli orchi, un vestito da bambino, rumori di vetri e di porcellane che si infrangono con violenza, una carrozza nera che si fermava di colpo, un uomo dagli occhi ferini, neri come il cielo prima di una tempesta, un bacio leggero dato seduta vicino ad un arcolaio, una tazza scheggiata.

Si svegliò di soprassalto,  anche stanotte aveva sognato cose importanti, talmente vivide da non poter non essere reali,  provò a ricordarle ma man il tempo passava le memorie del sogno svanivano.
Non poteva permettersi di dimenticare, non adesso, perciò cercò nella sua mente gli ultimi brandelli di sogno che la sua memoria tratteneva,
Occhi neri, arcolaio, tazza scheggiata, ripeté la giovane per non scordare.
Occhi neri, arcolaio, tazza scheggiata.
Occhi neri, arcolaio, tazza scheggiata.
Occhi neri, arcolaio, tazza scheggiata.
Occhi neri, arcolaio, tazza scheggiata.
Perché stava ripentendo ad alta voce quelle parole senza connessioni logiche fra loro?
Tentò di trovare un collegamento fra queste ma non vi riuscì.
Sconsolata decise di alzarsi e vide che vicino alla fessura avevano lasciato il vassoio con il cibo.
Affamata si avventò sulla colazione cercando ancora di trovare un senso alle parole che poco prima stava pronunciando.
Passarono i minuti e la sua testa cominciò a farle male e la stanza a girare convulsamente: avevano inserito la droga nel cibo.
Prima che la sua mente cadesse nell’oblio ebbe una sorta di flash: rivide un degli occhi neri, un arcolaio e una tazza scheggiata ed ebbe una nuova certezza, forse la più importante.
Lei non era sempre stata lì, una volta era stata libera e degli occhi neri, un arcolaio e una tazza scheggiata facevano parte del suo passato.


Salve a tutti scusate il ritardo ma ogni volta che cercavo di scrivere qualcuno mi interrompeva.
Vorrei iniziare con alcuni chiarimenti (che palle direte voi! non siamo idioti… Lo so è che ci tengo a precisare delle cose che non state espresse come vorrei).
Allora per prima cosa spero che in questo capitolo si riesca a comprendere come la prigionia di Belle sia frustrante specialmente nell’aspetto psicologico. Penso che a differenza degli altri personaggi di Storybrooke lei non possieda falsi ricordi perché Regina in parte la odia, poiché ama l’Oscuro e nessuno ama lei (ditemi se anche voi la pensate così o io sono una visionaria), e la ragazza ha poche certezze e non sono delle più felici. Inoltre il fatto di aver delle memorio del mondo esterno e del suo passato, che tuttavia si manifestano solamente durante il sonno in maniera disordinata per poi dimenticarseli , la rende parecchio confusa portandola a credere di essere pazza.
 Come seconda cosa spero abbiate capito che il cavaliere dagli occhi grigi è Gaston.
Dopo questa tiritera vi chiedo un ultima cosa: non vi chiedo di mettere la storia tra le preferite o seguite o ricordate, mi piacerebbe solamente che recensiate (non per forza positivamente) per sapere come vi sembra il tutto, se devo modificare qualcosa; forse vi aspettavate una storia molto fluff con baci e abbracci, ma questi mi sembrano più adatti agli Charming, comunque metterò qualcosa di tenero prima o poi .
Potete darmi anche consigli e idee magari mi fornite un’ottima ispirazione per i prossimi capitoli.
Bene ho finito grazie per aver letto spero vi sia piaciuto il capitolo.
PoisonRain

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Capitolo 5
*** Curiosità ***


Fin da piccola Belle era stata una persona avida di conoscere e scoprire cose nuove, nonostante la sua passione per i libri, non lasciava le conoscenze apprese rinchiuse tra i fogli di carta, ma le metteva in pratica e le ricercava nel mondo reale.
Era anche una ragazza curiosa, voleva scoprire il motivo di fondo di ogni azione e comportamento, pretendendo testarda delle risposte sufficientemente logiche, tuttavia sapeva benissimo quando frenare la lingua col rischio di diventare troppo inappropriata.
Tutta la  sete di conoscenza e voglia di conoscere ogni dettaglio dei soggetti umani non si era affievolita durante la prigionia al Castello Oscuro, anzi era incrementata, alimentata dal suo padrone: Rumpelstiltskin.
Belle trovava l’Oscuro un soggetto tremendamente interessante da analizzare, per questo le buone maniere e il buon senso di non fare domande intime al proprio carceriere erano andati allegramente a farsi friggere, e la ragazza continuava a porre al suo padrone interrogativi riguardo al suo passato; interrogativi che puntualmente non ricevevano risposta.
Avrebbe voluto sapere chi fosse in realtà , se fosse sempre stato un mago oscuro, dove avesse ricevuto la magia, quanti anni avesse, perché facesse così tanti accordi; era solo per divertimento o aveva uno scopo più grande? E molto altro.
Ma ogni volta che si rivolgeva al folletto per qualche sua curiosità, lui le diceva che era meglio non conoscere i segreti della Bestia e, gesticolando teatralmente, rideva di una risata acuta e agghiacciante, come se si divertisse ad essere considerato un mostro.
Ma lei, Belle,  sapeva bene che il suo padrone non era quello che appariva e, dopo che aveva risparmiato dalla morte Robin Hood, era più determinata che mai a scoprire qualcosa di più sull’Oscuro.
In quel periodo la ragazza aveva una nuova curiosità per la testa: sapere se Rumpelstiltskin dormisse.
Scoprire questa cosa, che all’apparenza sembrava insignificante, avrebbe risolto alcuni dubbi sulla sua natura; la ragazza infatti riteneva che se folletto dormisse, significava che aveva qualcosa di umano e non era qualcosa di più antico e pericoloso.
Inoltre questa piccola curiosità era molto più facile da soddisfare, poiché aveva già predisposto un piano e non avrebbe dovuto scomodare il suo padrone con domande irritanti.

Era sera e Rumpelstiltskin l’aveva congedata nella sua cella, ma Belle si diresse verso la biblioteca, con l’intenzione di restarvi fino ad una certa ora, per poi aggirarsi per il castello alla ricerca della stanza dell’Oscuro e entrarvi.
La notte era mai calata da un pezzo e la ragazza prese una candela, uscì velocemente e iniziò a percorrere silenziosamente i corridoi.
Dopo aver vagato a lungo e aver trovato solo locali vuoti e porte sigillate (avrebbe dovuto prevedere che il suo padrone non lasciasse la porta aperta subito dopo aver subito un furto) si diresse verso il Salone del castello.
Arrivata nella stanza notò che il folletto era ancora all’arcolaio e fu colta dal panico, perché nonostante il suo piano fosse geniale, non aveva pensato a cosa rispondere nel caso in cui Rumpelstiltskin l’avesse trovata di notte a vagabondare.
“Perdonatemi ma mi era sembrato di sentire dei rumori” sussurrò la giovane.
Aspettò, ma non giunse risposta, così la ragazza si avvicinò all’arcolaio e trovò fermo e dietro di esso l’Oscuro addormentato.
La sua sete di sapere era stata colmata e lei avrebbe dovuto andarsene a letto, ma Belle era affamata di conoscenza, perciò si avvicinò ulteriormente e si inginocchiò ad indagare la figura addormentata.
Se non fosse per il fatto che non avesse ricevuto alcun rimprovero per essersi attardata, la ragazza avrebbe detto che il suo padrone fosse molto concentrato o non immerso nel mondo dei sogni.
Le mani erano appoggiate sulle ginocchia, i muscoli tesi, la schiena piegata, e il viso nascosto dai capelli ribelli.
Voleva assolutamente scoprire l’espressione del suo volto addormentato, così con una mossa che chiunque avrebbe giudicato azzardata e incosciente, spostò una ciocca di capelli.
Il volto, come il resto del corpo, era teso,  le labbra sigillate, si potevano notare alcune rughe e delle occhiaie molto accentuate, inoltre i riflessi del fuoco proiettati sulla pelle squamosa mostravano un tormento nei lineamenti del folletto, che lei non aveva mai notato.
A Belle  ricordò molto Atlante, che a causa di un decisione sbagliata, era stato costretto a reggere il peso della volta celeste.
Continuò ad analizzarlo a lungo, meravigliata da quell’espressione così sofferente, così umana, cercando immaginare i dolori patiti e rimpianti avuti di quella creatura così oscura e così interessante.
Decise che aveva rischiato abbastanza; aveva soddisfatto la propria curiosità e iniziava a credere che il folletto un tempo fosse stato un uomo, tuttavia altri dubbi si erano insinuati nella sua mente.
Stava tornando in camera,quando nell’attraversare la porta del Salone, aveva urtato una colonna, causando un rumore sordo.
Sì voltò per vedere se Rumpelstiltskin stesse ancora dormendo; lo vide ancora immobile nella sua posizione tormentata, così se ne andò.

Tuttavia l’Oscuro era vigile, si era svegliato quando aveva sentito che un ciocca di capelli si era spostata, una mano calda e morbida gli aveva sfiorato la guancia e degli occhi celesti lo stavano scrutando alla ricerca dell’umanità della Bestia.


Salve adorabili personcine ecco giunti al quinto capitolo della raccolta!!! Vorrei iniziare ringraziando Annachiara27, Beabizz, Giu_99, valeego per aver inserito la storia tra le preferite, Euridice100, NevilleLuna, seasonoflove, pepper snixx heat ,The Q per averla inserita tra la preferite, i lettori silenziosi che mi seguono e per tutti coloro che si sono presi la briga di recensire!!!
Passiamo ai chiarimenti che sono stavolta dovrebbero essere veloci. Per prima cosa mi scuso per l'introduzione su Belle che forse risulterà noiosa ma farvi capire la sua personalità e che, prima di questo capitolo,lei non ha ben chiaro cosa sia Rumpelstiltskin, forse è umano o lo è stato tuttavia non è sicura, ma avendolo visto addormentato e tormentato fa nascere nella nostra eroina la quasi completa certezza che una volta è stato un uomo.
Come seconda cosa io penso che Belle sia attratta dal male, non nel senso che potrebbe diventare cattiva, ma che vorrebbe conoscere le cause per cui una persona diventa malvagia (anche se Rumple non può considerarsi propriamente malvagio), per questo la sua sete di conoscenza e la sua curiosità nei confronti dell’oscuro diventano incontrollabili. Ultima cosa ho deciso di inserire un riferimento alla mitologia greca, perché se nel nostro mondo conoscono le fiabe, prima i personaggi giungano lì, perché non dovrebbe accadere il contrario?
Grazie ancora a tutti per il supporto che mi date.
PoisonRain

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Capitolo 6
*** Abito ***


Belle stava sistemando canticchiando il retrobottega, nonostante Rumpelstiltskin le avesse più volte ripetuto che non era più la sua domestica e che c’erano oggetti là dentro che avrebbe fatto meglio a non toccare, tuttavia non poteva rischiare di rompersi l’osso del collo ogni volta che entrava nella stanza, così aveva deciso di riordinare.
Stava ripulendo un vecchio armadio quando vide un pezzo di stoffa azzurro, lo prese, lo rigirò tra le mani e lo osservò estasiata: era l’abito azzurro che aveva al castello Oscuro.
“Dearie che stai facendo qui? Quante volte ti ho detto che non sei più la mia serva e non c’è bisogno che tu pulisca?” disse un uomo in piedi alle sue spalle.
“Rumple guarda! Il mio vestito azzurro, quello che mi hai dato al Castello scuro, era nell’armadio. Io l’avevo perso… e invece ora qui tra le mie mani, come è possibile?”. Domandò la giovane felice e stupita allo stesso tempo.
“Credo che le cose significative, che per qualche ragione perdiamo, trovano sempre il modo di tornare da noi” esclamò lui serio.
Sorrise pensando che, non solo l’abito era tornato da lei, ma anche il suo Vero Amore.
Quel vestito era veramente importante per lei, nella Foresta Incantata rappresentava l’unico oggetto materiale che le ricordava Rumplestiltskin, la tazzina sbeccata era rimasta al Castello, e, quando era stata catturata e imprigionata da Regina, una delle cose che le dispiacevano maggiormente era non avere con sé l’abito che le avrebbe ricordato quel periodo al Castello Oscuro.
Restò inginocchiata a rimirare quel pezzo di stoffa, ricordando come l’avesse ottenuto.

Belle si ritrovava in biblioteca immersa nelle pagine di un vecchio libro, quando un orologio a pendolo suonò le cinque di pomeriggio.
Maledizione erano già così tardi e lei avrebbe dovuto trovarsi nel salone con il the per il suo padrone, invece si era persa nei suoi racconti e ora era in ritardo.
Aveva preparato la bevanda e si stava recando verso il sala dell’arcolaio, ma, mentre saliva la scala, il vestito dorato si impigliò in qualcosa.
Decise di tirare la stoffa, convinta che fosse solo qualche scheggia che sporgeva dalle mensole di legno, ma nonostante i suoi movimenti non riusciva a liberarsi.
Strattonò la parte dell’abito incastrata con forza e un rumore di stoffa squarciata tranciò l’aria.
La ragazza notò con orrore che il vestito era stato incastrato in un vecchio chiodo arrugginito, e il colpo dato per liberarsi lo aveva strappato, non in un punto qualsiasi e insignificante, ma sulla spallina e questa rottura causava che l’abito le scivolasse dal corpo rivelando un seno.
Sempre più sconsolata la giovane decise che avrebbe portato il vassoio con una mano, sperando di non rovinare un’altra tazzina, mentre con l’altra avrebbe tenuto insieme i lembi di stoffa, e successivamente si sarebbe preoccupata di trovare un soluzione a quel danno.
Arrivò al Salone del Castello e le sue speranze che Rumpelstiltskin non si fosse accorto del suo ritardo sfumarono all’istante.
La giovane servì il the velocemente con un unico braccio mentre il folletto la osservava sospettoso.
“Sai dearie, ho notato che oggi continui a fare tutto con un un’unica mano, tuttavia mi pare che madre natura te ne abbia notata di due. Vuoi spiegarmi questa tua ennesima stranezza?” domandò il padrone con tono canzonatorio.
Belle sì stupì che l’Oscuro non si fosse lamentato del ritardo, pensò che fosse di buon umore, così decise di sfruttare l’occasione per chiedere qualche nuovo vestito, visto che quello che aveva indosso era irrimediabilmente rotto.
“Bhe sapete mi sono incastrata in un chiodo e ho strappato l’abito… non è che potete procurarmene un altro?” domandò la giovane.
“Fammi pensare” disse il folletto, appoggiando due dita sulle tempie per pensare, in maniera teatrale “Tu mi stai chiedendo di usare la magia per creare un vestito  poiché sei troppo distratta e distruggi tutti ciò che tocchi?”  
La giovane annui speranzosa, in fondo il suo rapporto con il suo padrone dopo la vicenda di Robin Hood era notevolmente migliorato, inoltre aveva un sacco d’oro che non sapeva come sfruttare, di certo l’avrebbe impiegato per comprarle qualcosa con cui coprirsi.
“Perché invece non vai in giro nuda, così eliminiamo il problema alla radice?” domandò l’Oscuro.
La ragazza lo guardò scioccata, non aveva mai pensato che lui  potesse provare quel certo tipo d’interesse nei suoi confronti, anzi nei confronti di qualcuno, e per poco non rovesciò la sua tazzina rendendola sbeccata come quella del folletto.
“Era uno scherzo” sorrise inquietante Rumpelstiltskin “con il tuo fisico mingherlino andare in giro per il castello senza vestiti ti porterebbe solo a un malanno, rendendoti completamente inutile”
Era uno scherzo, perché non l’aveva capito subito? L’aveva pronunciato con lo stesso tono con cui le aveva detto che doveva aiutarlo a scuoiare i bambini.
Sollevata Belle richiese se avrebbe ricevuto qualche abito nuovo, visto che quello che indossava era ormai inutilizzabile, e il suo padrone le rispose che ci avrebbe pensato.

La mattina seguente mentre preparava  la colazione per il folletto trovò sul tavolo della cucina un pacchetto dalla carta argentata; curiosa, come sempre, decise di aprirlo senza domandarsi a chi fosse destinato quel regalo e quello che trovò le strappò un sorriso.
Era un vestito azzurro, leggermente scollato,  dalla gonna lunga ma non ingombrante, ideale per pulire il Castello Oscuro, era provvisto di sott’abito bianco con le maniche a sbuffo leggermente ricamate.
La ragazza se lo indossò immediatamente, sorprendendosi della comodità e della consistenza di quel pezzo di stoffa: la parte bianca era di un cotone leggero, quasi impalpabile, mentre la parte azzurra era di una lana strana, che tratteneva il calore, ma senza risultare pesante.
Felice, corse all’arcolaio e fece una piroetta su di essa per mostrare al suo padrone il regalo.
“Allora come mi sta?” domandò Belle con un sorriso.
“È solo un abito” rispose il padrone mentre osservava la ragazza senza capire il suo entusiasmo.
La giovane sorrise ancora un volta, pensando alla differenza dei regali ricevuti da Gaston e da Rumpelstiltskin.
Gaston, le regalava un mucchio di cose, gioielli preziosi, abiti opulenti, profumi rari, chiedendole di essere più ben disposta nei suoi confronti; Belle, di buon educazione, accettava tutto con un sorriso, ma quegli oggetti erano per lei privi di qualsiasi valore ed essi finivano puntualmente in un vecchio armadio.
L’Oscuro invece le aveva donato solo due cose: quel vestito e la biblioteca, senza una ragione precisa e senza pretendere da lei nulla in cambio; eppure questi due unici doni erano stati più graditi rispetto a tutti gli altri che aveva ricevuto, avevano un loro valore, poiché, non solo rappresentavano un suo tentativo  di renderle la sua prigionia meno sgradevole possibile, ma anche un modo di dimostrarle un affetto, che tentava di tenere segreto.
Prima di tornare alle sue faccende Belle pose un ultima questione al folletto: “Dove avete preso quest’abito?”.
“Diciamo che è stato fabbricato da un anima disperata” rispose Rumpelstiltskin con una punta di amarezza, senza staccare gli occhi dall’arcolaio.

Era notte inoltrata e la sua governante era ormai andata a letto; l’Oscuro si alzò dall’arcolaio e si diresse verso il camino; tra le mani teneva un pezzo di stoffa azzurro, come gli occhi di Belle, lo osservò un ultima volta, riflettendo sul fatto che la sua magia, per una volta, era riuscita a produrre qualcosa che aveva fatto sorridere una persona senza condurla alla disperazione, prima di gettarlo tra le fiamme.


Buongiorno a tutti, ecco il sesto capitolo della raccolta! Vi chiedo scusa se il capitolo non è all’altezza di quella dei precedenti, è solo che mi esce meglio raccontare i pensieri e analizzare i pensieri dei personaggi, piuttosto che narrare degli eventi. Forse in questo capitolo Rumpelstiltskin non è abbastanza IC, spero di no ma il giudizio sta voi, il fatto è che ho voluto mettere in risalto la sua parte folle quella delle battute macabre e dell’umorismo contorto.
Un paio di chiarimenti: Primo ho voluto fare Belle distratta e sempre fa le nuvole non solo perché da questa idea del telefilm (rompe tazze, cade dalle scale e chi più ne ha più ne metta) ma anche per omaggio alla sua doppiatrice italiana che è la stessa di Ninfadora Tonks (personaggio di Hp che come sapete è piuttosto goffa).
Seconda cosa la prima fase di Gold è una rivisitazione della frase detta da Luna ad Harry nell’Ordine della Fenice.
Ultima cosa Rumpelstiltskin era serio sul fatto di lasciare Belle senza vestiti? Prova già questo tipo di attrazione nei suoi confronti? Sì? No? A voi la decisione. Personalmente io l’ho scritto pensando che l’Oscuro per ora fosse interessato a Belle ma solo dal punto di vista caratteriale, anche se penso non gli dispiaccia vederla in giro nuda per il castello.
Questo è tutto grazie a tutti voi che hanno messo la storia tra le seguite/preferite e chi ha commentato. Un bacio
PoisonRain
P.S. ho modificato il primo capitolo, se volete dategli un’occhiata.


 

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Capitolo 7
*** Speranza ***


Once I was real, Once I had something to lose,
Once I could feel, Once I was harder to bruise.
(Once-Caleb Kane)
Rumore, c’è troppo rumore nella tua silenziosa prigione.
Sei distrutto, ma ti alzi lo stesso per vedere cosa sta succedendo, per cercare di capire il motivo di tutto quel baccano.
La guardia che ti controlla deve aver capito alcune delle urla, perché trema visibilmente, si volta e ti guarda un’ultima volta prima di scappare.
La chiami e questa sembra pietrificarsi, anche ora che ti trovi in una condizione ignobile, senza poteri, la tua voce congela il sangue altrui, le chiedi cosa sta accadendo, la causa di tutta quella agitazione.
“Sta arrivando...”  sussurra l’uomo terrorizzato.
TI avvicini ulteriormente, ti aggrappi alle sbarre della gabbia e lo fissi negli occhi.
“In bocca al lupo” dici sorridendo, un sorriso ferino, folle, malato, e lui spalanca gli occhi sbigottito, dal fatto che tu gli abbia detto una cosa apparentemente gentile, e se ne va lasciandoti completamente solo.
Inizi a ridere, una risata incontrollabile, agghiacciante, irreale, pensando a quel poveretto che è convinto che, scappando, troverà qualche luogo sicuro, qualche rifugio in cui salvarsi, ma non avrà scampo, sarà inghiottito in ogni caso perché è così che deve andare.
Ritorni sul tuo giaciglio senza toglierti quel ghigno dal viso, sei felice perché, dopo un attesa estenuante, il lavoro di oltre duecento anni si è finalmente concretizzato, perché sta giungendo, e tu sei proprio nel luogo dove dovresti essere.
Nessuno si è reso conto di essere sempre stato una pedina nelle tue mani; nemmeno lei, la Regina, che pensa che tu abbia creato il Sortilegio per superare i tuoi limiti e per follia, che ritiene che tu lo abbia suggerito a lei come piacere, per il gusto della vendetta o, forse, per poter vedere finalmente gli effetti della tua magia più grandiosa.
Tu non hai fatto tutto ciò pazzia, non hai lavorato per oltre due secoli per superbia, come credono tutti, ma per ritrovare la cosa più preziosa che hai perso: tuo figlio.
La senti arrivare, quella nebbia violacea, che ingoierà ogni ricordo, ogni vita, ogni storia, e mentalmente ringrazi Regina, quella anima distrutta che ha perso ogni speranza, per aver lanciato il Sortilegio che ti porterà in un mondo senza magia.
Tu non avresti mai potuto lanciare questa maledizione perché fino all’ultimo hai avuto qualcosa da perdere, solo ora, in un’angusta cella sotterranea, non hai più nulla che ti possa legare a questa luogo e sei pronto ad affrontare un nuovo inizio.
Riesci a vedere il Sortilegio e, anche se sei rinchiuso in una prigione dove teoricamente non può arrivare la magia, senti il suo potere vibrare nell’aria, sai che questo tra poco ti avvolgerà completamente trasportandoti in una nuova realtà.
Cosa farai se la Salvatrice non arriverà a spezzare il destino a cui tutti voi sarete condannati?
Lei arriverà, perché le tue profezie non hanno mai sbagliato e, nel caso in cui ciò non accada, tu non avrai comunque memoria del tuo passato, di Bae, e vivrai la vita di uomo ricco e benestante, che lei ti ha promesso.
E se la Salvatrice riuscisse a spezzare il Sortilegio, ma scoprissi che tuo figlio è morto? D’altronde sono passati più di duecento anni da quando l’hai perso e tu non sai come scorre il tempo laggiù… come ti comporterai in quel caso?
Non accadrà tu lo ritroverai, forse diverso da come l’hai lasciato, ma voi due vi riunirete.
E nel caso fosse morto, lavorerai ancora per altri secoli, per altri millenni, fino all’eternità per poterlo riportare da te e chiedergli finalmente perdono, perdono per averlo perso a causa di cose che, erroneamente, hai ritenuto più importanti.
Queste dubbi che fino ad ora sei riuscito a scacciare e a relegare in un angolo della tua mente, si presentano, prepotenti e corrosivi, proprio ora che ti ritrovi a pochi passi dal tuo lieto fine.
Ma sai che al tuo lieto fine mancherà qualcosa e ci sarà una nota stonata alla tua felicita: lei, Belle, che se ne è andata per sempre a causa, ancora una volta, della tua codardia.
La maledizione si sta infiltrando nel corridoio della tua cella, sta oltrepassando le sbarre della tua prigione e la nebbia viola ti circonda offuscando i sensi, ma prima che tu dimentichi tutto hai un ultimo pensiero, una scintilla di positività in un mare di incertezze: alla fine di ogni cosa la rincontrerai e vi ricongiungete.
Perché tutto è perduto ma la speranza rimane.

Ti trovi in mezzo ad una folla ma, nonostante la vicinanza di decine di persone, ti senti isolata.
Dietro di voi il Sortilegio, una nebbia verde, simile ad uno tsunami pronto a travolgere ogni cosa, si sta avvicinando sempre più velocemente.
Gli altri si accalcano sul confine, timorosi e incerti di ciò che porterà a loro la maledizione, cercano di restare il più tempo possibile con i lori cari, tentano di rimandare sempre di più il momento in cui verranno strappati da ciò che amano.
Ma tu sei insensibile a questo clima di paura e incertezza dilagante, non hai nulla da perdere ormai, e la tua mente è occupata da un unico pensiero, un’unica frase, che si ripete incessantemente come un disco rotto.
“Io sono cattivo e i cattivi non hanno mai un lieto fine”.
Vorresti urlare, ma non hai più la forza, urlare che, nonostante le cose abiette che ha fatto, lui non è un cattivo, tutte le sue azione sono state compiute per ritrovare suo figlio e, alla fine, si è riscattato rischiando la sua vita per suo nipote.
Vorresti urlare che tu non sei cattiva e allora dov’è il tuo lieto fine?
È stato strappato via dal suo stesso padre, ti è stato privato, questa volta per sempre, perché tu non sembri  destinata ad ottenerlo.
Vorresti anche piangere, ma ormai ha finito le lacrime, perché quella non sarebbe dovuta essere la sua ultima frase, doveva essere un ti amo pronunciato alla sua famiglia tra molti anni, e non una sentenza che lascia un amaro perenne in bocca a tutti i presenti.
Vorresti piangere perché il destino poco a poco ti ha portato via tutto ciò a cui tenevi:
la tua famiglia, la tua libertà e il tuo vero Amore.
Mentre tutti gli altri, spaventati, danno le spalle al Sortilegio, tu ti volti verso di esso  e lo fissi in silenzio.
Altri due seguono il tuo esempio e rivolgono il  viso verso di esso.
Altre due anime che come te hanno perduto tutto.
Una che in un solo giorno ha perso suo figlio, suo padre e la donna amata e una che, anche se ha perso un’unica cosa: suo figlio, sembra più infelice e più disperata.
Dovresti odiarla, per averti tenuto prigioniera, per averti trasformato nel tuo opposto, invece, guardando i suoi occhi pieni di dolore, la comprendi.
Ti stacchi dalla folla e, mentre le due anime disperate continuano a fissarti, compi una mossa senza senso, sconsiderata: ti dirigi a piccoli passi verso la maledizione.
 Una parte di te spera che questa cancelli ogni ricordo di Storybrooke, riportandoti nella Foresta Incantata, lasciandoti con la speranza irrealizzabile di riunirti al tuo Vero Amore.
Cammini sempre più veloce, attratta da quella nube verdastra, che contiene parte della sua magia, della sua anima.
Ora diverse persone ti osservano non capendo il tuo, apparentemente, inspiegabile comportamento.
Ti piazzi in mezzo alla strada, chiudi gli occhi e allarghi le braccia più che puoi, pronta ad accogliere questo nuovo destino.
Il Sortilegio ti avvolge nella sua magia antica e misteriosa, e prima, hai un’ultima considerazione su te stessa.
Non ti arrenderai per nulla al mondo, non smetterai mai di combattere per lui, lo ritroverai e avrete il vostro lieto fine anche a costo di dirigerti agli Inferi e trascorrere l’eternità in quel luogo.
Perché tutto è perduto ma la speranza rimane.


Ciao carissimi, ecco a voi l’ottavo capitolo della raccolta.
Ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite/seguite e ringrazio Stria93, Euridice100, seasonsoflove e Rosaspina7 per le recensioni al precedente capitolo.
So che in questo periodo, in cui siamo in ansia per il futuro dei nostri amanti preferiti, sarebbe meglio leggere delle storie allegri e divertenti ma la tentazione di scrivere cosa hanno pensato i nostri due eroi prima dell’arrivo dei due Sortilegi, era  davvero troppo forte.
In questo capitolo ho voluto sottilineare, da una parte, la pazzia dell'Oscuro e, dall'altra, la disperazione di Belle; spero di esserci riuscita e di aver fatto in modo che i personaggi siano abbastanza IC.
La frase iniziale è stata inserita perché volevo sottolineare il fatto che Rumpelstiltskin e Belle, prima che giunga la maledizione, siano delle anime che, a differenza della altre, hanno già perso ciò che avevano di più importante e il Sortilegio non può ferirli ulteriormente, anzi per loro è una nuova possibilità.
La frase finale delle due parti è una lieve modifica della frase “all is lost, hope remains” di una delle mie canzoni preferite Shattered (Frammenti, che è appunto il nome alla raccolta) degli Trading Yesterday.
La parte in corsivo non è una vera e propria coscienza, è quella voce che ci fa dubitare di ciò che facciamo e ci fa trovare errori e imperfezioni in ogni azione compiuta.
Un’ultima cosa ma voi avete capito se il Secondo Sortilegio cancellerà anche i ricordi di tutti gli altri, oltre che ad Emma e ad Henry? Perché la sottoscritta crede di sì ma non ne è sicura.
Detto queste cose spero che la storia sia di vostro gradimento. A presto.
PoisonRain

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Capitolo 8
*** Sfumatura ***


Sei finalmente di ritorno al castello, anche oggi è stata una giornata estenuante, scandita da persone da incontrare, da accordi da firmare e da pagamenti da riscuotere.
Ma  ciò che ti ha tolto più le forze è Regina, che ogni giorno esige qualche patto con te e, fortumatamente o sfortunatamente, diventa sempre più esigente.
L’unica cosa che ti interessa al momento è lasciare da parte le innumerevoli richieste e dedicarti alla filatura.
Ti siedi all’arcolaio e il lento girare della ruota assorbe i tuoi pensieri e le tue preoccupazioni, anestetizzando il dolore perenne della tua anima.
Sono un stridio acuto e un pedale inceppato che ti risvegliano dal tuo stato catartico, riportandoti bruscamente alla realtà.
Sbatti un paio di volte le palpebre rendendoti conto che la sala è diventata più luminosa, volgi lo sguardo verso l’enorme finestra e ammiri il cielo.
La pioggia e il muro di nubi, che ha caratterizzato ogni istante di queste settimane, si stanno diradando e un timido sole si fa largo tra le nuvole irradiando una luce quasi irreale.
Riesci a vedere con chiarezza i raggi solari penetrare la coltre di nubi, segui uno di questi con lo sguardo notando che entra direttamente nell’enorme salone ed è lì, proprio nel punto in cui la luce si infrange sul pavimento, che lo vedi.
Un bagliore di un bianco accecante, emanato da un frammento di qualcosa, che colpito dalla luce solare sembra pulsare.
In preda ad uno strano senso di attrazione, ti alzi per dirigerti verso la fonte di quella luce abbagliante.
E quando capisci il tipo di oggetto che riflette il raggio di sole rimani deluso.
Si tratta solo di una misera scheggia di vetro trasparente e non di un altro tipo di scheggia, magari color avorio, creata da una giovane sconvolta dai tuoi patetici scherzi.
Non hai mai trovato la parte mancante della tazzina;  chissà dove si trova, chissà se la ritroverai mai un giorno, ti domandi.
Eppure, nonostante la delusione che provi davanti a quell’insignificante pezzo di vetro, unica prova tangibile di una rabbia ceca e distruttiva, lo  prendi tra le dite e lo inclini in modo da generare riflessi dai colori diversi.
Oh dearie, cosa penserebbero di te i tuoi nemici vedendoti cercare l’arcobaleno in un frammento di vetro, come fanno i bambini? Non pensi che, coloro che ti vogliono morto, riderebbero della Bestia, che rimane a fissare una cosa tanto piccola e fragile senza distruggerla?
Non ti importa che gli altri possano vedere e deridere quella Bestia che, a differenza loro, ha provato sentimenti autentici e spesso si è dimostrata molto più umana rispetto ad altri uomini.
Non ti importa che i tuoi nemici possano sorprenderti un attimo di vulnerabilità, così come non ti importa del, viola del rosso, dell’arancione, del giallo e del verde, perché tu stai ricercando una solo sfumatura di colore: l’azzurro.
Quell’azzurro dei cieli limpidi di primavera, quell’azzurro di un lago di montagna, quell’azzurro che, solo a vederlo, ti infonde tranquillità, quell’azzurro che è in grado di oltrepassare le barriere delle apparenze e leggerti l’anima, l’azzurro delle sue iridi.
Un azzurro opposto al nero, il nero del cielo senza stelle, il nero delle profondità più oscure e più pericolose, il nero della morte e del dolore, il nero di cui ora sono i tuoi occhi e la tua anima.
 Dopo varie inclinazioni ottieni finalmente la sfumatura da te cercata e incantato l’ammiri, come se fosse la visione più prodigiosa che possa passare davanti ai tuoi occhi.
Il sole cala dietro le montagne e quell’azzurro sparisce per sempre.
Ti maledici per aver lasciato che il suo ricordo avesse la meglio sulla maschera di insensibilità e di follia che ti sei costruito, maledici quel frammento di vetro perché, nonostante si avvicini di molto, non rifletterà mai quella sfumatura di azzurro che tu stesso brami e tu stesso hai cancellato per sempre.
Stringi in mano quel rimasuglio della vetrinetta distrutta, poi ricomposta per cancellare le prove della tua umanità, con forza crescente fino a quando questo non si conficca nella carne, oltrepassando la pelle dura e squamosa, facendoti uscire del sangue.
Osservi la stilla rosso scuro, un colore così diverso, complementare all’azzurro , imbrattare il frammento di vetro e cadere sul pavimento.
Quando è stata l’ultima volta che hai sanguinato?
Non lo sai nemmeno, sai per certo che, se lei fosse qui e vedesse il liquido fuoriuscire dal tuo palmo ti direbbe che tu non sei un mostro, perché i mostri non perdono sangue di quella tonalità, e ti fascerebbe con cura.
Ora potresti curarti questa ferita con la magia ma decidi di fare una cosa diversa.
Poni la mano sul taglio e subito si forma una piccola cicatrice, che non andrà mai via, essa simboleggia, come quella che hai sulla gamba che, similmente, hai deciso di non cancellare, il peso delle tue scelte.

“Che hai fatto alla mano?” ti domanda Belle curiosa, prima di uscire dal tuo negozio.
“Niente Dearie, è solo una piccola cicatrice” rispondi tu eludendo la domanda.
Lei ti guarda con quei penetranti occhi azzurri, sapendo che le stai tenendo nascosto qualcosa.
Abbassi lo sguardo, intimorito da quelle iridi celesti, e le racconti l’origine di quella ferita.
“Me la sono procurata nella Foresta Incantata ma ho deciso di tenerla, come quella alla gamba, per ricordarmi l’uomo che sono stato e per rammentare quanto siano importanti le azioni che ognuno di noi compie”. Spieghi tutto d’un fiato guardandola in viso.
Lei fissa quel minuscolo taglio che deturpa il tuo palmo, lo tocca con le dita e un rivolo di sangue esce da esso.
Entrambi guardate la goccia scarlatta scorrere sulla tua pelle e poi lei fa una cosa improvvisa: abbassa la spallina del suo abito bianco e ti mostra una cicatrice lunga dietro la spalla.
“Questa me la sono procurata cercando di scappare dalle guardie di Regina per tornare da te” afferma seria tastandosi la linea rossastra sulla scapola.
Al suo tocco, un punto ai margini del taglio, delle stille cremisi iniziano a fuoriuscire segnando la sua pelle nivea.
Le osservi esterrefatto pensando che, nonostante le vostre anime siano di due tonalità opposte: azzurra e nera, le vostre ferite e il vostro sangue hanno la medesima sfumatura di rosso.


Ciao a tutti ecco il nono capitolo della raccolta.
Come prima cosa ringrazio tutti quelli che hanno messo la raccolta tra le seguite/preferite e specialmente Euridice100, a crazycotton e Stria93 per aver recensito il precedente capitolo.
Questo capitolo non mi convince particolarmente, cioè all’inizio mi sembrava carino ma, andando avanti con la scrittura, la mia convinzione è andata diminuendo quindi non so come giudicarlo.
Per questo capitolo ho voluto provare ad usare i vari colori: l’azzurro colore della calma per Belle, nero colore tradizionalmente del male e di tutte le cose negative, anche se io credo abbia anche accezioni positive come il silenzio e la pace, per Rumpelstiltskin e rosso che simboleggia le sofferenze e i dolori comuni.
Spero di essere riuscita a descrivere meglio l'immagine del sole che esce dalle nubi dopo giorni di pioggia, irradiando una luce quasi divina e da fine del diluvio universale, e del raggio che si riflette nel vetro.
Lo so che anche questo capitolo non è dei più allegri, anzi non lo è per niente, ma mi è difficile non dare una nota drammatica a questa coppia, che è appunto costruita e basata sulle incomprensioni e sulle perdite, però prometto che il prossimo capitolo sarà più allegro e fluffoso (forse).
Ciao ciao e a presto
PoisonRain

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Capitolo 9
*** Ritorno ***


Premessa iniziale: So che vi chiedo già tanto ma, mentre leggete questo capitolo, vi consiglio vivamente di ascoltare la canzone che vi linko qui sotto, è una sorta di colonna sonora del capitolo che lo rende, a mio avviso più reale  e vivido, e nel caso lasciaste una recensione mi piacerebbe sapere che effetto fa questa musica sul racconto.

http://www.youtube.com/watch?v=mmfSmQ6J56M


Corri lungo la strada mentre un vento freddo soffia tra le vie delle cittadina scompigliandoti i capelli.
Ti trovavi da Granny per la colazione, quando uno dei nani è entrato nel locale urlando che le scimmie volante stavano attaccando la città dal confine sud, non ci hai pensato due volte e, visto che le uniche persone che avrebbero potuto impedirti di combattere, le uniche per le quali valeva la pena nascondersi sono scomparse, hai deciso di recarti sul luogo per affrontare gli aggressori.
Arrivi nella piazza dell’orologio e per un attimo ti soffermi a riflettere; non pensavi che il ritorno a Storybrooke, se mai te ne sai andata da lì, fosse così doloroso: ogni via, incrocio, ogni muro ti ricordano lui e quei momenti in cui sei stata così felice.
Non vedi l’ora di trovarti nel cuore della battaglia per tenere la mente occupata e non pensare, visto che nemmeno in biblioteca, perché da lì si vede alla perfezione dove se ne è andato, tra i tuoi amati libri riesci a pensare ad altro.
Raggiungi il luogo dello scontro, osservi gli altri che con varie armi stanno lontano e impugni la pistola, pronta a colpire i mostri.
Uno di loro si avventa subito di te ma riesci velocemente a sparargli ad un ala senza ucciderla, perché potrebbe sempre essere lui, e farla cadere a terra.
Sempre più scimmie si dirigono verso di te ma tu riesci ad evitare che ti mordano  procurandoti però alcuni graffi e tagli sul corpo.
Un grido ti fa voltare, uno dei mostri ne approfitta per strapparti la pistola dalle mani e lanciarla lontano, mentre un altro sta per piombare su di te.
Chiudi gli occhi, preparandoti alla sensazione dei loro denti sulla tua carne e all’orrida trasformazione, ma ciò non avviene, li riapri  e noti che i primati sono scomparsi lasciando i combattenti molto confusi.
Successivamente un’onda d’urto si propaga, ti scaraventa contro un albero, mozzandoti il respiro, e, prima che tu perda i sensi, vedi una colonna di fumo verde e una donna sorridere malignamente.
 Riacquisti in fretta conoscenza e senti delle urla intorno a te, riapri gli occhi e osservi la gente che fugge, mentre una figura solitaria se ne sta in piedi in mezzo alla radura circondata da alcuni corpi a terra.
Anche se la tua vista è ancora offuscata capisci immediatamente l’identità del personaggio comparso misteriosamente: Rumpelstiltskin.
Il tuo cuore manca un battito,  non ti sembra vero che lui sia ritornato vivo.
Ti alzi subito e ti dirigi verso di lui, ma man mano che ti avvicini noti le sue mani sporche di sangue e il suo sguardo folle ed inumano e comprendi che le persone al suolo non sono vittime delle scimmie ma sue.
Non dimenticherai mai questa sensazione: come se la tua anima si fosse lacerata.
Il tuo istinto di sopravvivenza ti urla di andartene da quella bestia, che non ha più nulla dell’uomo che ami, ma il tuo cuore sa che lui è ancora lì da qualche parte e che tocca a te salvarlo dal mostro che è diventato, così continui ad avanzare.
“RUMPELSTILTSKIN FERMATI!!!!” urli, come non hai fatto in vita tua, con tutta la forza e la disperazione che possiedi prima che lui stritoli tra le sue braccia l’ennesimo corpo.
Si volta verso di te lasciando andare la preda, che scappa affannosamente, ti sorride con un ghigno inquietante e ferino, mentre alcune gocce di sangue colano dalle sue mani.
“Guarda un po’ chi hanno inviato a fermarmi, la mia giovane domestica, l’unica che sa come fermarmi; sono diventati molto più svegli” afferma lui ridendo in maniera agghiacciante.
“Non mi ha mandato nessuno, sono venuta di mia spontanea volontà, sono venuta per salvarti ”dici con una calma innaturale.
Non fai tempo a pronunciare questa parole che lui ti è già addosso, ti solleva da terra con una mano sulla tua gola.
“Salvarmi da cosa, dearie?” chiede fissandoti negli occhi cerulei.
Non puoi fare a meno di notare che, nonostante abbia l’aspetto del signor Gold, con camicia,cravatta e pelle normale, i suoi occhi sono neri, privi di ogni luce e venati di pazzia, i suoi lineamenti più folli e grotteschi;  è più simile all’Oscuro che all’usuraio di Storybrooke.
“Questo non sei tu, cosa stai facendo, perché lo stai facendo?” domandi a bassa voce.
“Non lo capisci sciocca ragazzina? Ho passato l’intera vita a fare accordi e ad elargire favori: ho fermato guerre, ho reso fertili le terre di vari regni, ho donato alla gente ciò che più bramava, mi sono macchiato dei delitti più atroci e nessuno, mai, mi ha ringraziato, anzi hanno cercato più volte di uccidermi, quindi io mi sto vendicando” dice con tono ovvio.
Non vuoi credere a quelle parole, che ti fanno male e ti bruciano più di ogni cicatrice, ma, vedendo quello sguardo inumano, sai che non sta mentendo che ora quello è il suo vero scopo.
Affermi che tu, Belle, Henry ma soprattutto Baelfire non lo vorrebbero vedere in questo stato ma il suo viso non cambia, l’espressione di pura pazzia rimane impressa sul suo volto.
È come se fosse ritornato ad essere l’Oscuro, il mago senza pietà che teneva in pugno la Foresta Incantata; anzi no è molto peggio, pensi, perché lo stregone almeno dimostrava un briciolo di umanità quando si trattava di te o del figlio, mentre questo essere anela solo al sangue.
“Tu non sei questo...  Tu sei un uomo difficile da amare, ma lo sei  e io, BELLE, sono venuta per salvarti”  sentenzi con determinazione, mentre i tuoi occhi si velano di lacrime.
A questa frase la presa sulla tua gola si fa più salde, le sue unghie si conficcano nelle pelle del tuo collo mentre negli occhi emettono scintille di rabbia.
“TU NON SAI NULLA DI ME! TU... tu vorresti salvarmi, dopo avermi trafitto con il mio stesso pugnale? Ma come vedi sono ancora vivo grazie a lei e ora ho le ho affidato l’arma, così da poter attuare la mia vendetta in pace e tu, dearie, sarai la prossima” dichiara senza esitazioni.
Cosa sta dicendo, tu non l’hai ucciso, lui si è sacrificato per salvarvi da Pan, è chiaro che non è più in lui, rifletti ad un tratto terrorizzata.
Ti abbassa un poco, giusto per avvicinare le sue labbra al tuo orecchio.
“Sai, dearie, avresti dovuto rimanere al castello tra gioielli e arazzi e non giocare a fare l’eroina” sussurra lui, provocandoti un tremito lungo tutto il corpo.
La stretta diventa sempre più soffocante, ti dibatti in cerca d’ossigeno ma la vista si fa sempre più offuscata.
No, non puoi morire così, non ora che è ritornato, non prima di averlo salvato.
“Per favore, Rumpelstiltskin, aspetta...  Io ti amo” mormori prima che tu possa esalare il tuo ultimo respiro.

Un flash, una visione: due occhi azzurri e un sorriso caldo e luminoso.
Il tuo corpo, le tue mani si fanno incredibilmente pesanti, non riesci a tenere più tenere stretta la ragazza .
La lasci andare e le ginocchia ti cedono facendoti cadere al suolo, ma prima che tu possa rialzarti e riprendere il controllo, te la ritrovi addosso.
Ti tiene ancorato al terreno con una forza inaudita, impensabile per un corpo così minuto, una forza che solo la disperazione più pura può donare, e le sue labbra sono premute sulle tue mentre le sue mani, strette sulle tue guance, ti impediscono di voltarti.
Ma cosa vuole fare questa ragazzina? Vuole forse riprendersi l’aria, che hai cercato di sottrarle, rubandola direttamente dai tuoi polmoni e dalla tua gola? Bene questo gioco potete farlo entrambi e rispondi a quel contatto di bocche.
Nonostante queste teorie, una parte di te non è convinta che la giovane ti voglia uccidere in una maniera tanto inusuale.
Cosa ha detto prima che tu la lasciassi andare? Era una supplica, come quella che ti rivolgono tutti, ti stava implorando di fermati, ma poi ha detto dell’altro.
Dovresti staccartela di dosso, gettarla lontano e ucciderla, a mani nude, una volta per tutte ma non puoi, non vuoi; l’unica cosa che desideri è cercare di ricordare, di comprendere le ultime parole, dette da lei, prima che fosse libera dalla tua morsa.
Per favore, Rumpelstiltskin, aspetta...  Io ti amo. Parole già pronunciate uguali e identiche.
Tu sei un uomo difficile da amare. Queste frase ti suona incredibilmente vera.
Io ti amo.
Io ti amo.
Io ti amo.
Un rumore di vetri e di porcellana spezzata invade la tua mente in maniera incessante, come le onde del mare che si infrangono con continuità sugli scogli.
Senti che, a poco a poco, stai perdendo consapevolezza di te eppure stai ritornando a essere reale, concreto, vivo.
Il tuo viso è bagnato da lacrime salate, le sue; e, se fino ad un momento fa pensavi che lei stesse salvandosi cercando di ucciderti, ora capisci che quel gesto inusuale si trattava di un bacio.
La ragazza si stacca da te per prendere finalmente aria e tu la guardi, mentre tossisce accasciata al suolo.
I capelli sono castani, con dei riflessi ramati e rossastri, la bocca piccola ha le labbra bluastre, la pelle nivea ha delle cicatrice sparse, alcune delle quali ancora sanguinanti, ma la cosa sui cui ti soffermi sono gli occhi.
Sono grandi con delle lunghe ciglia scure, dalle quali sono sospese delle lacrime simili a gocce di rugiada sulle foglie, e le iridi bagnate sono di un bel colore azzurro
E alla fine riesci a rimettere insieme tutti i pezzi.
“BELLE!!!!” un urlo di chi è distrutto, pieno di ansia e di angoscia, un urlo che si sente per tutta la foresta.
Ti avvicini a lei, che tossisce ancora e fatica a respirare, e la guardi indeciso sul da farsi.
Vorresti prenderla tra le tue braccia, accarezzarle i capelli e dirle che ora va tutto bene, ma non vuoi che le tue mani sporche di sangue macchino ulteriormente la pelle già martoriata, non vuoi che lei ti fissi con sguardo terrorizzato e fugga da te.
Te ne devi andare, devi lasciarla, non puoi permettere di farle del male ancora una volta.
Stai per alzarti e fuggire nella foresta quando una mano ti trattiene per la camicia insanguinata.
Lei ti guarda comprensiva e capisci che, nonostante tutti i propositi che fai, non riuscirai mai a stare lontano da lei.
L’abbracci teneramente, impendendoti di guardare i segni delle tue unghie sul suo collo, le asciughi le macchie rossastre con i polsini della camicia, mentre con la stoffa le tamponi le ferite ancora aperte.
“Mi dispiace...  Non volevo farti del male” sono queste le uniche parole che riesci a dire mentre delle lacrime, stavolta tue, ti rigano il volto.
“Lo so” dice lei con voce ancora strozzata, non sai se dal dolore o dalla gioia. “Qualcuno te l’ha ordinato attraverso il pugnale” afferma lei.
Il pugnale, ora ricordi tutto.
Ricordi come la strega ti abbia salvato poco prima di morire, ricordi come essa fosse stata in grado di rubare l’unica cosa in grado di controllarti, ricordi come ti abbia instillato un desiderio di vendetta verso tutto e tutti, ti ricordi come ti abbia ordinato di dimenticare tutti quelli che ti hanno voluto bene.
 Può averti fatto dimenticare i tuoi cari ma non può cancellare definitivamente l’affetto e i sentimenti che provi per loro perché, per quanto potente, il pugnale non può competere con la magia più potente di tutte: il Vero Amore.
Sorridi guardando il tuo Vero Amore stretta al tuo petto e pensi che lei è ritornata da te,  e lo farà sempre,  per salvarti.
Perché è lei la vera Salvatrice, non Emma che ha spezzato una maledizione, quello lo hanno fatto anche altri,  lei è l’unica ad essere riuscita a cambiarti e ad aver riportato la luce nel cuore dell’Oscuro.
Finalmente il suo corpo si è calmato, non boccheggia più in cerca di aria e non è più scosso da violenti colpi di tosse; dovresti portarla a casa, al sicuro, e compiere l’ultimo omicidio.
Lei ti fissa con un’espressione di disappunto, deve aver capito cosa stai pensando.
“Non ho intenzione di lasciarti andare e di aspettare il tuo ritorno, non farai le torcerai un capello...  senza di me” afferma Belle decisa.
Puoi sentire l’odio e la rabbia che prova in questo momento, una sentimento che non ha mai provato, che tuttavia è pienamente  comprensibile e giustificata.
“Bene, dearie, abbiamo una Strega malvagia da distruggere”.


Ciao a tutti ed ecco a voi il nono capitolo di questa raccolta.
So che nel precedente capitolo vi avevo promesso qualcosa di più fluffoso ma i recenti episodi mi hanno ispirato questa cosa e quindi ho dovuto scriverla, prima che le prossime puntate mandino a monte la mia teoria sull’incontro tra Belle e Rumpelstiltskin.
O forse ho voluto scriverla perché sono una persona sadica e frustrata, visto che nessuno dei miei amici segue OUAT e non capiscono le mie citazione riferimenti al telefilm.
Dette queste cose voglio ringraziare di cuore a crazycotton, Rosaspina7, Padme83, Stria93, Euridice100 e Seasonsoflove per aver recensito il precedente capitolo, ma anche annachiara27, Beabizz, Giu_99, La Lady, Padme83, S05lj, valeego, a crazycotton, Euridice100, Stria93, NevilleLuna, pepper snixx heat, Seasons of love e TheQ per aver inserito la raccolta tra le seguite/preferite ed infine tutti i lettori che, anche se non commentano, apprezzano e seguono la mia raccolta; Grazie a tutti, siete fantastici!
Un solo chiarimento: l’ultima frase detta da Belle nella prima parte, è la stessa che ha detto nella 1x22 quando riacquista la memoria.
Cercherò di pubblicare i capitoli almeno una volta a settimana, al venerdì sera (alternerò le due raccolte);ma non fatevi illusioni visto che ho una tesina da preparare.
Dette questa cose spero che vi sia piaciuto il capitolo.
A presto :)
PoisonRain

 

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Capitolo 10
*** Aspettative ***


Rumpelstiltskin si sarebbe ricordato quel giorno, che era stato davvero pessimo dall’inizio alla fine, per sempre.
Il conte per cui lavorava come filatore non l’aveva pagato secondo l’accordo stabilito, mentre tornava a casa si era imbattuto in un acquazzone che gli aveva infradiciato i vestiti appena puliti e, una volta giunto a casa, aveva ricevuto una notizia sconvolgente.
“Rumpel, ti abbiamo trovato una moglie” aveva annunciato una delle sue zie con entusiasmo.
“Si tratta della giovane Milah, la figlia del calzolaio” aveva continuato l’altra.
Il filatore ricordò vagamente l’identità della ragazza: una donna dai capelli neri e con atteggiamenti maschili.
“Ma io non voglio sposarla! E se non fosse la mia anima gemella?” aveva replicato lui.
“Giovanotto,  Milah è una bella ragazza, è stato un miracolo trovare la moglie a te, figlio del codardo del villaggio, e inoltre credi in queste cose da femminucce? Pensi forse di trovare il tuo Vero amore in una principessa?” lo aveva rimproverato l’anziana donna.
Rumpelstiltskin rispettava il vincolo del matrimonio, ma pensava che questo dovesse avvenire solo tra persone che si amavano e non per convenienza, per questo motivo non poteva sposare subito quella giovane, che conosceva a malapena, col rischio poi di odiarla.
Ma alla fine il matrimonio era avvenuto e, nonostante avessero due caratteri completamenti differenti, lui aveva amato quella ragazza dal temperamento irrequieto che gli aveva donato la cosa più preziosa che avesse: Bealfire.
Un giorno però lei lo aveva lasciato, poichè aveva scambiato il suo immenso gesto d'amore paterno per codardia, e le cose per erano peggiorate sempre più.
Era diventato l’Oscuro, aveva perso suo figlio ed era rimasto definitivamente solo.
Fu durante uno dei suoi accordi per ritrovare Bealfire che aveva incontrato Cora.
Il folletto era rimasto colpito dall’intraprendenza di quella giovane, che aveva accettato il suo lato più oscuro, aveva intrecciato una relazione con lei e finalmente pensava di aver trovato la sua metà.
Ma anche questa storia era finita tragicamente: la ragazza si era strappata il cuore per non amarlo e ottenere la corona e il potere.
Rumpelstiltskin non aveva smesso di credere nel Vero Amore e nel suo potere, esso esisteva e quei giovani che alla fine si ritrovavano sempre lo testimoniavano, tuttavia riteneva che esso non fosse previsto nella sua vita, perché chi avrebbe potuto amare lui, prima povero, poi bestia ma sempre codardo?
Non si sarebbe mai aspettato che un giorno, avrebbe fatto conoscenza della sua anima gemella e che questa fosse proprio una principessa.

Se c’era una cosa che tutti ripetevano a Belle era quanto lei fosse una ragazza diversa dalle altre.
il popolo la considerava diversa dalle altre giovani perché di sangue reale mentre le balie e i funzionari di corte la giudicavano differente dalle altre principesse silenziose e remissive per il suo carattere indomabile, per la sua testardaggine e per il fatto che dicesse sempre la sua.
Ma, nonostante le differenze, la ragazza, come tutte le sue coetanee, passava gran parte del suo tempo ad immaginarsi l’identità del suo Vero Amore.
A volte questo era un giovane, nobile come lei, dagli occhi scuri e impenetrabili, visto per la prima volta nel giardino del castello, dove i loro sguardi si erano incrociati mentre entrambi leggevano lo stesso libro.
Altre era un viaggiatore dall’identità misteriosa, venuto ad Avonlea per raccontare gli affascinanti luoghi da lui visitati, che colpito dal suo carattere e dalla sua bellezza le aveva chiesto di fuggire con lui.
Altre volte era un fuggitivo accusato ingiustamente, altre ancora un artista dal passato oscuro, insomma l’anima gemella di Belle era sempre una persona che, giorno dopo giorno, aveva qualcosa di diverso da raccontarle, qualcuno che, nonostante tutto, rimaneva circondato da un alone di mistero.
Perché l’amore è un mistero da svelare ogni giorno; così la giovane aveva creato una propria visione del sentimento, leggendo e confrontando molte storie d’amore diverse.
Le sue aspettative sull’uomo con cui sarebbe convolata a nozze, vennero distrutte ad un ballo autunnale, dove suo padre le aveva presentato il suo promosso sposo: Gaston.
La ragazza si era opposta a tutti i modi a quel matrimonio  combinato ma, quando suo padre la informò che questo avrebbe portato benefici al regno prostrato dalla guerra, lei cedette.
“Non è l’uomo dei tuoi sogni?” domandavano le serve, che non capivano quella giovane che, nonostante i suoi venti anni d’età, non aveva mai avuto una relazione amorosa e sembrava riluttante a sposare un giovane di tale bellezza.
È l’uomo dei miei sogni, certo, però di quando avevo cinque anni e non avevo scoperto il meraviglioso mondo che si cela dietro le pagine di un libro.
La sua vita e le sue aspettative sul futuro cambiarono nuovamente a  pochi giorni del matrimonio, dopo l’annuncio della caduta della capitale e l’accordo con Rumpelstiltskin.
Perché, se da sposata, avrebbe potuto avere la possibilità di incontrare il suo Vero Amore, ora non avrebbe mai conosciuto l’identità della sua anima gemella; chi mai si sarebbe avventurato nel castello dell’Oscuro?
Ma più tempo passava accanto al folletto, più si accorgeva di quanto esso fosse diverso dalle storie che si mormoravano appena e, a poco a poco, aveva finito per innamorarsene.
Chi mai avrebbe detto che la Bella alla fine si innamora della Bestia, dell’essere che tiene in ginocchio un intero mondo?
Ma nemmeno la storia d’amore, che aveva fantasticato accanto al suo padrone, era diventata come lei si era immaginata e lei era stata cacciata dal castello.
Tuttavia Belle era convinta che lei fosse il suo Vero Amore, altrimenti il bacio non lo avrebbe fatto ritrasformato, per quei brevi istanti, in uomo normale.
E ora mentre si ritrovava nella cella della Regina, senza possibilità di tornare da lui a chiarire le cose, passava il suo tempo continuando a pensare a quell’essere, dagli occhi scuri come pozzi pieni di segreti, un essere antico che aveva visto il mondo e tutte le sue manifestazioni più strane, un essere dal passato oscuro e segreto.
Allora Belle capì che Rumpelstiltskin possedeva le qualità degli uomini da lei sognati, lui era la definizione vivente del suo concetto d’amore, era un uomo che andava scoperto e capito ogni giorno.

Gold era seduto su una panchina del portico e al suo fianco Belle sdraiata con la testa sulle ginocchia.
Era una notte talmente limpida che non si poteva stare in casa senza veder le stelle: così aveva detto la giovane prima di trascinarlo fuori.
Ma l’usuraio di Storybrooke, invece di ammirare il cielo, fissava il volto dell’amata, rilassato e allo stesso tempo concentrato ad osservare quei puntini luminosi sulla volta celeste.
“Ti fa tanto ridere vedere la Bestia osservare qualcosa di puro come il cielo, dearie?” domandò l’uomo vedendo le labbra della ragazza incurvarsi in un sorriso.
“Cosa? Oh no, non stavo pensando a questo, mi stavo immaginando la faccia dei nostri figli quando gli racconterò del nostro incontro e di come ci siamo innamorati” Rispose Belle con tale naturalezza da lasciare di stucco l’altro.
Gold era stupefatto, non solo Belle l’aveva perdonato di ogni azione riprovevole nei suoi confronti ed era tornata da lui, superando le sue più rosee aspettative, ma ora parlava anche di avere dei figli con lui, l’usuraio di Storybrooke, la Bestia della Foresta Incantata.
“Cosa gli racconterai? Di come invece di corteggiarti, ti ho fatto mia serva e ti ho rinchiuso in una cella?” chiese curioso.
“Sì proprio così, inoltre dirò di come mi immaginavano il mio primo bacio, sotto un porticato in fiore o sulle rive di un lago al tramonto, invece l’ho dato davanti ad un vecchio arcolaio vicino ad un mucchio di paglia”. Affermò Belle.
“La storia d’amore migliore di sempre” disse con amarezza l’uomo.
“Lo è invece, Nonostante tutto, tu sei cambiato e lo hai fatto per me e per i tuoi cari, hai dimostrato di tenere a me, anche se alcune volte ti comporta ancora come l'Oscuro, stai facendo del tuo meglio per migliorarti e io lo dirò ai nostri figli, dirò loro, che per quanto sia difficile, bisogno sempre combattere per l’amore” esclamò la ragazza con convinzione, alzandosi in piedi e  guardandolo negli occhi.
“Perché il Vero Amore è la magia più potente di tutte è dunque va protetta ad ogni costo” disse Belle prima di baciarlo.


Salve adorabili personcine!!!!
Ecco il decimo capitolo della raccolta :D
In teoria questo capitolo dovrebbe essere un po’ più fluffoso rispetto ai precedenti ma, siccome il mio concetto di questo genere è parecchio discutibile e mi riesce meglio scrivere angst, forse non lo è affatto ed ho scritto una schifezza colossale.
In questo capitolo ho voluto provare a scrivere cosa pensano i due dell’amore e del matrimonio prima e dopo essersi conosciuti.
Voglio ringraziare Rosaspina7, Padme83, Stria93, Euridice100, a crazycotton, mooarless e sakura yamamori per aver recensito lo scorso capitolo, tutti quelli che hanno inserito la raccolta tra le seguite/preferite e i lettori silenziosi , che invito a dire la loro opinione, che seguono e apprezzano il mio lavoro.
Questo capitolo è dedicato a tutti quelli che, come Rumpelstiltskin e Belle, hanno trovato la propria anima gemella in qualcuno che non si sarebbero mai aspettati.
Mini Commento alla 3x16: No ma come è permessa Miss Verde Evidenziatore di servire l’Oscuro e di fargli da cameriera nel suo castello? Quel compito spetta solo ad una persona ed è Belle. Inoltre perché quei due si ritrovano sempre e poi si lasciano un istante dopo? Gli autori devono smettere di far soffrire loro e noi :(
Va bene dopo queste cose vi lascio e spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
A presto cari, se tutto va bene, aggiornerò tra due settimane.
PoisonRain

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Capitolo 11
*** Abbraccio ***


Una cosa davvero importante e fondamentale nel loro rapporto, insieme alla tazzina sbeccata, il simbolo di un amore all’apparenza fragile ma in realtà solido e indistruttibile, erano gli abbracci.
Perché essi, rispetto a tutte le parole e gesti, riuscivano meglio a manifestare i sentimenti che i due amanti non erano in grado di esprimere.
Tutti i lori abbracci avevano valore ed erano pieni di significato, ma se avessero dovuto scegliere i più importanti, sarebbero stati quattro.

Uno di questi era senza ombra di dubbio il primo che si erano dati, quando Belle, come ringraziamento per aver risparmiato la vita di Robin Hood e della sua amata in dolce attesa, aveva gettato le braccia al collo di Rumpelstiltskin.
Il gesto così  impulsivo ed inaspettato aveva lasciato il folletto davvero stupefatto, poiché nessuno, da quando era diventato una Bestia, aveva osato manifestare un gesto di puro e semplice affetto nei suoi confronti.
Il contatto con il corpo morbido e caldo di Belle aveva provocato nell'Oscuro un’enorme malinconia,  dovuta al ricordo  di suo figlio che, nonostante tutti lo definissero un codardo, si stringeva a lui in cerca di protezione, tutto sommato piacevole e sensazioni di calore e umanità, che non provava da moltissimo tempo.
Era così disabituato ad un gesto così comune e banale, che non aveva reagito e non aveva ricambiato: era rimasto immobile con le braccia lungo i fianchi e gli occhi sgranati, ma alla fine, nascosto dallo sguardo curioso e ficcanaso della sua domestica, aveva sorriso.
Quell’abbraccio sembrava dire: “tu non sei il mostro che vuoi far credere,  sotto tute le tue bestialità tu sei ancora umano”.

Il secondo era stato il primo che si erano dati in quel nuovo mondo, dove la magia non esisteva.
Lei era piombata nel suo negozio , scarmigliata, confusa, irriconoscibile per tutti ma non per lui, in cerca di protezione.
Quella ragazza si era presentata così debole e fragile, ma la sua apparizione ebbe  l’effetto di un tornado che sconvolse  la vita del proprietario della città, e lui non aveva potuto fare a meno di stringerla a sé per proteggerla, per l’incredulità , per la felicità.
Mentre le braccia di quell’uomo l’avvolgevano stretta, quasi non la volesse lasciare andare,  molte domande si erano affollate nella mente di Belle.
Chi è lui? Perché mi sta abbracciando? Ci conosciamo? Ero importante per lui, avevamo qualche legame?
 L’istinto le disse di divincolarsi dalle braccia da quello che, probabilmente, era per lei uno sconosciuto, che aveva perfino dubitato delle sue esistenza, ma quel gesto le trasmetteva talmente tante sensazioni che non poteva ignorare.
Da esso poteva percepire una marea di sentimenti diversi e contrastanti: rabbia, rimpianto, gioia, dolore  e amore.
Nonostante l’uomo avesse uno sguardo disperato, lei era sicura di potersi fidare, nonostante quell’abbraccio fosse molto stretto, a tratti soffocante, lei si sentiva al sicuro.
Quell’abbraccio sembrava dire: “Perdonami. Io ti proteggerò e non ti lascerò mai più”.

Il terzo se l’erano dati nella foresta di Storybrooke nei pressi di un pozzo.
Il sortilegio Oscuro era stato spezzato e insieme ad esso Belle aveva riacquistato i ricordi dell’altra sua vita, ma soprattutto ricordi di lui.
Le era tornato in mente il finale disastroso di quell’ipotetica storia d’amore e il modo in cu era stata trattata dal folletto, ma ora rivederlo accanto con la promessa da parte sua di proteggerla sempre, le aveva fatto sorvolare ogni cosa ed era riuscita finalmente a dichiarare il suo amore per quell’uomo, giudicato da tutti, abietto e amorale.
Lui l’aveva guardata con un sorriso commosso ed entrambi si erano gettati l’uno nella braccia dell’altro.
Lei gli aveva gettato le braccia al collo e lui, con un unico braccio, l’aveva stretta a sé il più possibile.
Nonostante si fossero abbracciati poche ore prima nel negozio e anni fa nella Foresta Incantata, questo per loro era come il primo abbraccio: entrambi privi di inibizione e tentennamenti, finalmente riuniti dopo più di 28 anni, consapevoli dei loro sentimenti e felici del fatto che essi fossero ricambiati.
Quel gesto, che in quel momento era la cosa più giusta da fare, quella che entrambi da tempo sognavano, aveva sancito definitivamente il nuovo inizio della  loro storia d’amore.
Quell’abbraccio sembrava dire: “Ho sentito la tua mancanza. Ti amo”.

Il quarto era avvenuto in mezzo ad una  strada quando loro, dopo essere stati lontani sia nello spazio che nel tempo, si erano finalmente ricongiunti.
Loro due anime disperate, distrutte, al limite di ogni sopportazione, ma più uniti e innamorati che mai, non avevano fatto a meno di corrersi incontro, per poi stringersi così stretti che nemmeno un filo d’aria passava fra i loro corpi.
E nulla, nemmeno la pioggia torrenziale, che imperversava e li bagnava da capo a piedi, nemmeno il tentativo degli altri personaggi del mondo delle fiabe , riuscì a staccarli.
Perché dietro l’angolo avrebbero potuto esserci ancora, spari, maledizioni, streghe malvagie e mille altre catastrofi che, una volta sciolto il loro abbraccio, avrebbero  fatto di tutto per allontanarli, forse, stavolta per sempre.
Loro, gli individui in cui il Vero Amore era messo più alla prova, che il destino tentava continuamente di piegare, ma trovavano la forza di continuare nell’altro, sarebbero rimasti così stretti per l’eternità, per paura di perdersi nuovamente, pronti ad affrontare una nuova minaccia insieme.
Quell’abbraccio diceva nulla e tutto, esprimeva tutto ciò che le parole non erano in grado di fare, era l’unione di due corpi e una sola anima.

Perché si può baciare qualcuno senza sentimento, ci si può persino andare a letto, ma un abbraccio si da solo a chi si ama.


Salve adorabili personcine :)
Ecco fresco fresco di scrittura l’undicesimo capitolo della raccolta.
In questo capitolo ho voluto provare a fare qualcosa di più descrittivo, scrivendo le posizioni, ma in particolare le sensazione dei nostri eroi, quando si abbracciano; spero di essere stata all’altezza delle vostre aspettative.
Per quanto riguarda la quarta parte io credo che Zelena riesca a lanciare la sua maledizione, ma i Rumbelle si incontreranno in ogni caso e sconfiggeranno quella strega, perché loro sono il vero amore, perché sì e il caso è chiuso.
Comunque, dopo i miei teorie/scleri, vorrei ringraziare tantissimo a crazycotton, seasonsoflove, mooarless, padme83, claraoswald, Stria93  ed Euridice100, che hanno recensito lo scorso capitolo, inoltre ringrazio ancora tantissimo chi ha messo la storia tra le seguite/preferite e chi la segue seppur silenziosamente.
Arrivederci miei cari ci sentiamo tra due settimane.
PoisonRain

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Capitolo 12
*** Ninnananna ***


Era una serata di fine inverno e Belle, dopo aver finito le sue occupazioni da domestica, era seduta su una poltrona di velluto nel salone del castello Oscuro, immersa nella lettura, mentre Rumpelstiltskin si dedicava alla filatura.
Questo rituale, che si ripeteva ormai da diversi mesi, dava una parvenza di normalità a quell’inusuale rapporto che c’era tra domestica e padrone.
Quel giorno la ragazza, un po’ a causa della stanchezza dovuta al cambio di stagione, un po’ a causa della sua voglia di leggere qualcosa di diverso, aveva abbandonato i poemi dalle migliaia di pagine e aveva scelto qualcosa di più leggero: un libriccino di filastrocche e di ninnananne.
Quel libro, che non si sarebbe mai aspettata di trovare nella biblioteca dell’Oscuro, le rievocava ricordi dolci e amari della sua infanzia ad Avonlea.
Ricordi di sua madre che ogni sera si assumeva l’ingrato compito, che era sempre spettato alle balie e alle governanti, di mettere a letto lei, una bambina che non aveva mai sonno, raccontandole storie di principesse eroine, incantesimi proibiti e maghi oscuri e cantandole dolci ninnananne fino a che lei non si addormentava.
Tra quelle pagine aveva ritrovato vecchie canzoni da tempo dimenticate e scoperto delle nuove.
“Rumpelstilskin conoscete l’Uomo nero?” aveva domandato ad un certo punto la giovane.
Non posso credere di aver davvero chiesto al mago più potente di tutti i reami se conosce il personaggio di una vecchia filastrocca.
“No, dearie dovrei?” chiese il folletto, completamente concentrato sulla paglia che per magia si tramutava in oro.
La domestica era rimasta davvero stupita che un uomo, che viaggiava tanto come lui, che sembrava apparentemente sapere ogni cosa, anche la più insignificante, non conoscesse l’Uomo Nero.
“Non saprei... è il personaggio di un’antica ninnananna, è un uomo che si veste completamente di nero, con un lungo mantello che copre interamente il suo viso tranne per gli occhi, dalle iridi talmente scure da non riuscirle a distinguere dalle pupille, con mani dagli artigli color carbone; si dice che rapisca i bambini cattivi per portarli nel suo castello, dove li fa lavorare come domestici, e li lascia liberi, se questi alla fine riescono a diventare bravi e ubbidienti, dopo un anno” spiegò lei portando alla mente i ricordi legati a quella filastrocca.
Aveva cinque anni quando sua madre, di salute piuttosto cagionevole, era morta per una polmonite e questo aveva fatto si che la piccola Belle, considerata troppo esuberante per essere una principessa, diventasse ancora più vivace e curiosa.
Per far sì che la piccola fosse tranquilla e ubbidiente e  diventasse una giovane a modo, le balie cercavano di metterle paura, raccontandole questa storia, ma ciò aveva sortito l’effetto contrario, visto che la principessina era diventata più dispettosa e combina guai nella speranza di incontrare il famigerato mostro.
“Trovo che vi assomigliate...” continuò la ragazza.
Sicuramente la magia di questo posto deve avermi dato alla testa, non posso aver veramente detto che Rumpelstiltskin assomiglia all’uomo nero, anche se in effetti hanno alcune cose in comune.
La ruota dell’arcolaio smise di cigolare e l’Oscuro si voltò verso la domestica; gli occhi scuri brillavano come tizzoni ardenti e la sua espressione glaciale la trafiggeva come un pugnale, Belle era certa il suo padrone si sarebbe infuriato e l’avrebbe punita, ma, inaspettatamente, sul suo viso comparve il suo solito ghigno.
“Capisco che tu mi vedi come un mostro, come una Bestia, ma io sono molto differente dal personaggio di una sciocca storiella; per prima cosa, come ti ho già detto, non prendo mai bambini, come seconda cosa, sei tu che hai deciso di diventare la mia domestica, non ti ho di certo rapito nel cuore  della notte perché sei troppo disubbidiente, anche se avreste bisogno di un po’ più di disciplina” affermò il folletto.
“Non intendevo in questo senso, io volevo dire che…” tentò di replicare Belle ma le parole le morirono in bocca.
Intendevo dire che entrambi vi dipingono come mostri ma in realtà siete solo incompresi e soli.
“Voi che ninnananne conoscete?” domandò la giovane tentando di cambiare argomento e provando a scoprire qualcosa di più della vita del suo padrone.
“Nessuna, dearie, mi dispiace”.
A questa affermazione lo sguardo dell'Oscuro si rabbuiò per un istante, ricordando che nessuno, né sua madre, morta di parto, né suo padre, troppo impegnato a truffare le persone e nemmeno le sue zie, gli aveva mai cantato una canzone per farlo dormire, invece era capitato spesso che lui recitasse delle filastrocche per Bae prima di metterlo a letto.
 “Non posso credere che non ve ne ricordiate nemmeno una!” sbottò la ragazza incredula.
“Bisogna rimediare subito, sedetevi qui e mettetevi comodo” sentenziò la domestica trascinando il suo padrone verso il divano scarlatto.
Rumpelstiltskin, dopo alcuni istanti di incredulità per l’audacia o la follia, a seconda dei punti di vista, della sua governante si riscosse.
“Che diavolo stai facendo? Non ho tempo da perdere in queste sciocchezze!” replicò lui con foga; mancava solo che si lasciasse convincere ad ascoltare una ninna nanna, affinché la sua governante non lo vedesse più come un mostro e smettesse di rispettarlo.
“Va bene d’accordo! Vorrà dire che canterò solo per me, voi non ascoltatemi!” replicò lei offesa.

 
Molto lontano,
Questa nave mi sta portando
molto lontano.
Lontano dai ricordi
delle persone alle quali importa
se sono vivo o morto.
Luce delle stelle,
io seguirò la luce delle tue stelle
fino alla fine della mia vita,
non so se ne valga ancora la pena.
Stringerti tra le mie braccia,
ciò che volevo era solo
stringerti tra le mie braccia.

Nonostante tutto la canzone di Belle ebbe un effetto calmante sul mago; per un attimo i suoi timori e le sue paure svanirono, e i pensieri vennero invasi da quella ninnananna che, in qualche modo, sembrava parlare di lui.

Belle si trovava sul balcone della sua stanza, osservava con preoccupazione il fumo nero all’orizzonte, segnale dell’ennesimo  villaggio devastato dalla guerra con gli orchi.
Tutte le strategie sembravano essere inutili contro quegli esseri, che sembravano distruggere ogni cosa, e l’unico modo, l’unica soluzione che, secondo suo padre, avrebbe donato speranza al popolo era far vedere che la famiglia reale non aveva paura di questa minaccia e celebrare il matrimonio tra lei e Gaston.
La principessa era sempre più affranta non solo per il matrimonio, che lei voleva evitare ad ogni costo, ma per le sorti incerti del suo popolo e dei suoi cari.
Fu in quel momento di totale sconforto che le venne in mente la sua ninnananna preferita, quella che, nonostante il significato non proprio allegro, riusciva a placare le sue ansie e preoccupazioni.

 
Molto lontano,
Questa nave mi sta portando
molto lontano.
Lontano dai ricordi
delle persone alle quali importa
se sono vivo o morto.
Luce delle stelle,
io seguirò la luce delle tue stelle
fino alla fine della mia vita,
non so se ne valga ancora la pena.
Stringerti tra le mie braccia,
ciò che volevo era solo
stringerti tra le mie braccia.
 
E mentre la cantava ebbe il presentimento, anzi la consapevolezza di averla già recitata a qualcun altro, qualcuno che come lei era pieno di paure e timori non espressi, in un tempo lontano.

Ciao miei cari,
Ecco a voi il nuovo capitolo di questa raccolta, spero che vi piaccia.
Non so da dove sia uscita questa idea, specialmente la parte che riguarda l’Uomo nero, che nella tradizione non è come l’ho descritto prendetela come una mia rivisitazione :D
La canzone che canta Belle come filastrocca è Starlight dei Muse, ho scelto questa canzone non solo perché non ho trovato filastrocche che mi piacessero, ma anche perché su youtube ho trovato questa sottoforma di ninnananna e mi è piaciuta molto.
Vorrei ringraziare a crazycotton, claraoswald, Euridice100, padme83 e Stria 93 per la recensione a questo precedente capitolo, coloro che hanno messo la storia tra le seguite/preferite e i lettori silenziosi che seguono questa raccolta.
Spero che questo delirio vi piaccia, se non fosse così potete dirmelo, lanciarmi pomodori e tutto il reparto ortofrutta.
Se tutto va bene ci sentiamo tra due settimane :)
A presto,
PoisonRain

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Capitolo 13
*** Sentire ***


Premessa iniziale: Mentre leggete questo capitolo vi consiglio vivamente di ascoltare la canzone e “l’effetto sonoro” che vi linko qui sotto. So che per molti è una rottura ma io ve lo consiglio vivamente, vi farà entrare nell’atmosfera del capitolo.
http://www.youtube.com/watch?v=WvRv-243Cmk​
http://www.youtube.com/watch?v=Vg-0DFNTBm0


La ragazza correva lungo un  sentiero boscoso  mentre un forte vento freddo, dall’ululato inquietante e lugubre, ferisce la sua pelle come mille spilli di ghiaccio
Dopo esser caduta più volte ed essersi ferita con i rami sporgenti degli alberi,  giunge ad una radura, immersa in un nebbia troppo lattiginosa, illuminata da una luna insolitamente grande e piena e sferzata dal vento che crea nell’aria un turbinio di foglie, petali e polline.
Al centro di essa vi è una figura, che proietta un'ombra spettrale, che l’aspetta.
La ragazza corre verso di essa e si getta tra le braccia dell’essere e, dopo aver aspettato tanto, troppo, tempo, può finalmente sentire il contatto delle sue mani sul suo viso e quello delle labbra sulle sue.

Un suono grave, un rimbombo, infranse l’idillio di quel sogno notturno, come un cristallo che, cadendo a terra, si frantuma in mille pezzi impossibili da ricomporre, e Belle si risvegliò nel giaciglio della sua cella.
Il rumore aveva subito messo in allarme la domestica che, preoccupata, si domandava cosa potesse essere successo.
Esso sembrava un’esplosione proveniente dai piani più alti, forse nel salone del castello o nei laboratori ; per questo la ragazza decise di uscire dalla sua stanza  e controllare che tutto fosse a posto e che, cosa più importante, Rumpelstiltskin stesse bene.
Per prima cosa si recò nei laboratori che trovò, come sempre, chiusi a chiave,  provò a bussare con insistenza il portone e a chiamare il suo padrone più volte ma senza ottenere risposta, allora si diresse sempre più angosciata verso il Salone, altro luogo dove gli pareva aver sentito quel fragore infernale.
La stanza era quasi nella completa oscurità, solo le braci ormai morente del fuoco fornivano una minuscola fonte di luce, l’arcolaio giaceva abbandonato in un angolo, la sua ruota in costante movimento ora era immobile e del folletto nessuna traccia.
Affranta, forse più del fatto della mancanza dell'Oscuro in quella stanza piuttosto che dal fatto di non aver capito l’origine di quel suono che tanto l’aveva messa in agitazione, si sedette su una delle poltrone di velluto scarlatto per riprendere fiato dopo la corsa alla ricerca del suo padrone.
Mentre cercava di calmare l’affanno, le tornò in mente il sogno che stava facendo poco prima; ricordava ogni dettaglio con estrema nitidezza tranne il volto dell’uomo che tanto in quella realtà inconscia aveva bramato, e più si sforzava di trovare un’identità ad esso, più questa diventava ineffabile, era lì a un passo dalla soluzione quando il rumore assordante si ripeté.
La governante si alzò di scatto preoccupata ma, solo quando vide un bagliore accecante illuminare per un effimero istante la stanza, capì che ciò che tanto l’aveva messa in agitazione non era un altro che un tuono seguito da un fulmine.
La giovane pensò di tornare a letto ma mentre attraversava la porta che conduceva alle scale sentì qualcos’altro.
Questo non era più il suono dell’aria che si dilata a causa della differenza di potenziale tra cielo e terra, era qualcosa di più variabile e ritmico, era una melodia lontana, appena percettibile, provenienti dai piani alti del castello.
Belle, che ormai era completamente sveglia, accese un moccolo di candela e iniziò a camminare attirata da quella melodia.
E come nel suo sogno si era ritrovata a percorrere un sentiero impervio, rischiando più volte di cadere e ferendosi ripetutamente, attratta da qualcosa di cui non conosceva l’origine.
La melodia all’improvviso si interruppe e la ragazza si bloccò di colpo stupita, come un sonnambulo che si sveglia improvvisamente dal sonno, e si ritrovò in un corridoio in cui, a giudicare dall’alto strato polvere, non era mai entrata, forse esso si trovava dietro una di quelle porte che, solitamente, erano chiuse.
Non avrebbe dovuto addentrarsi così in profondità del castello  a quest’ora della notte, constatò
Non avrebbe dovuto cercare di capire l’origine di quel suono così attraente; forse esso era generato da uno spettro oppure il lo stregone teneva prigioniera una di quelle famigerate sirene e lei si stava avvicinando a suo rischio e pericolo, pensò
Avrebbe dovuto tornare a letto e riposarsi per la giornata di lavoro che stava giungendo, si disse.
Ma, nonostante i numerosi avvertimenti e i buoni propositi, la melodia riprese e la curiosità ebbe la meglio.
Salì molte altre scalinate guidata da essa fino a che non giunse alla fine di un corridoio.
Il moccolo della candela si era completamente consumato e la giovane vedeva poco nulla, tuttavia era abbastanza certa che la sorgente si trovasse proprio al di sopra della sua testa.
 L’ennesimo lampo illuminò per un istante il corridoio e la domestica notò una cordicella penzolare dal soffitto.
La giovane la tirò e una scala di corda si srotolò di fronte a lei.
Senza pensarci due volte iniziò l’arrampicata e alla fine di essa si ritrovò in una nuova stanza.
Era enorme di forma circolare, le mura e la volta a botta erano di pietra e dalle enormi finestre, che correvano lungo tutto il perimetro, entrava la luce dei fulmini e lampi, essa inoltre era ricca di scaffali piena di vari oggetti, alcuni rari e preziosi ma la maggior parte erano cose comuni e pressoché privi di valore materiale.
Fu dopo aver esplorato con lo sguardo quella stanza, che a giudicare dalla struttura doveva trovarsi in una delle torre più alte del castello, che vide, nel punto più lontano da lei, la sorgente di quella melodia.
Si trattava di un pianoforte a coda,  d’ebano nero,  e una figura lo stava suonando.
La luce emessa dall’ennesimo lampo le permise di riconoscere il misterioso pianista: Rumpelstiltskin.
Belle era ormai completamente rapita da quella melodia, così pura, semplice e carica di sentimenti, diversa da quelle sinfonie complesse e artefatte che sentiva al castello, che col fragore dei tuoni assumeva una  sfumatura se possibile ancora più armonica, più surreale, più magica.
Incantata era anche dalla posizione assunta dal folletto per suonare lo strumento, con la schiena piegata, gli occhi socchiusi e l’espressione concentrata; ma la cosa che più affascinava la domestica erano le mani.
Le dita lunghe e squamose, sfioravano appena i tasti bianco avorio del pianoforte e con movimenti veloci ma delicati scorrevano da una nota all’altra.
Come potevano gli altri definire mostro un essere che produceva una musica così sublime?
E se, dopo l’incidente della scala, la sua mente si era limitata ad immaginare più volte un nuovo contatto con il suo padrone, ora bramava sentire quelle mani, le stesse che uccidevano e creavano magia oscura, sulla sua pelle, percepire le sue dita che sfiorare il suo corpo, proprio come facevano con i tasti del pianoforte.
Mentre si godeva quella musica, ebbe la consapevolezza che l’identità dell’individuo misterioso fosse proprio quella dello stregone.
“Sai, dearie, dovresti smetterla di spiarmi e uscire dal tuo nascondiglio”  disse l’Oscuro con il suo tono da presa in giro.
Belle non si era per nulla accorta di essersi accucciata dietro uno scaffale per poter ammirare il folletto senza farsi scoprire, per timore che smettesse di suonare.
“Non sapevo che foste in grado di suonare il pianoforte” affermò la ragazza, cercando di cancellare dal volto ogni traccia di imbarazzo che la musica gli aveva procurato.
La sua governante lo stupiva ogni giorno di più, lo aveva visto trasformare la paglia in oro, compiere le più strane magie e si stupiva del fatto che sapesse produrre suoni da un insignificante strumento.
“A volte quando nemmeno filare mi permette di dimenticare vengo qui e lascio che sia la musica a prendere i miei ricordi” affermò lui con una vena di quella malinconia generata dal ricordo del figlio perduto.
La ragazza, che non sapeva replicare a quella che pareva essere una confessione notturna, rimase per vari istanti in silenzio.
“Siete molto bravo” disse volgendo lo sguardo verso il temporale fuori dalle torre, per paura che gli occhi penetranti del folletto scoprissero, guardandola in volto, i pensieri, decisamente poco puri per una principessa, che aveva avuto poco fa.
“E voi, dearie, non suonavate nessuno strumento?” domandò Rumpelstiltskin quella notte, la stessa in cui molti anni prima aveva perso il suo bambino, dove nulla sembrava riuscisse a fargli dimenticare il suo più grande errore.
“No, Io e la musica non abbiamo un bel rapporto; ho sempre trovato molto difficile leggere quei strani simboli sulla pergamena e muovere le dita di conseguenza. Come sapete non sono una persona molto coordinata” sentenziò lei con un sorriso.
“Deve essere stata una vera disgrazia per il tuo regno avere una principessa testarda, impertinente che non sa nemmeno deliziare i suoi ospiti con la musica” affermò, prendendola in giro
Belle rise e allo stregone quel suono sembrò il più bello che potesse esserci, migliore di qualsiasi sinfonia prodotta dal più bravo dei compositori.
“Adoro il suono del pianoforte, non è che potete insegnarmi voi a suonarlo?” domandò la giovane, avvicinandosi a lui.
Assolutamente no, sai cosa è successo l’ultima volta che qualcuno mi ha chiesto di insegnarli qualcosa ed io ho accettato?
Lei ha perso il proprio cuore, letteralmente, e il mio, ancora una volta, è andato in frantumi; non permetterò che anche tu mi ferisca.

 Eppure guardando quegli occhi luminosi, più dei lampi che quella notte illuminavano il cielo, pieni di speranza, l’Oscuro vacillò: si trattava solo di imparare a suonare, la musica non aveva mai ferito nessuno.
“Se mai avrò tempo potrei insegnarti qualcosa, ma voglio la massima concentrazione da parte tua altrimenti ti farò rimpiangere il tempo che mi hai fatto sprecare” la ammonì lui.
La ragazza, entusiasta come una bambina, si avvicinò a lui e gli getto le braccia al collo.
Sentire il contatto di quel corpo caldo, di quei capelli così setosi, che gli solleticavano le guance, e di quella pelle così morbida, fu come un toccasana per lo stregone: essa era l’unica cosa che, in quella notte tempestosa, dove i demoni e gli errori del suo passato tornavano con prepotenza senza lasciargli un attimo di tregua, era stata in grado di lenire le cicatrice del suo cuore e della sua anima.
“Non vedo l’ora di cominciare” disse Belle con un sorriso, uno di quelli che Rumpelstiltskin amava, anche se non l’avrebbe mai ammesso, capace di far luce nell’oscurità della sua vita, e lui non poté far meno di essere d’accordo con lei.


Salve a tutti!
Mi scuso con il ritardo con cui pubblico il tredicesimo capitolo, so che avevo promesso di pubblicarlo qualcosa come un mese e mezzo fa, ma gli esami di maturità incombevano ed ho trovato difficile trovare un minuto libero per scrivere e spero davvero, che questo capitolo valga l’attesa a cui vi ho sottoposto, in caso contrario non esitate a dirmelo.
Un paio di cose riguardo al capitolo: il titolo del capitolo sentire è riferito non solo a livello uditivo ma anche a livello tattile ed emotivo.
Come seconda cosa volevo dirvi che  io ritengo che una persona, per essere davvero affascinante, debba saper suonare il pianoforte e Rumpelstiltskin essendo tale non poteva non essere in grado.
Come ultima cosa, spero si sia capito che è durante questo episodio che Belle comprende per la prima volta, anche grazie ad un sogno e alla musica, di provare qualcosa per il suo padrone.
Mi scuso ancora per l’immenso ritardo “regala frutti di bosco e fette d’anguria per farsi perdonare” e ringrazio chiunque abbia recensito questa storia, tutti coloro che l’hanno messa tra le preferite/seguite/ricordate e chi la legge anche silenziosamente.
Siccome è estate e sono in vacanza, non so quando pubblicherò, cercherò di farlo al più presto.
Un bacio a tutti :*
PoisonRain

 

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Capitolo 14
*** Rullo di tamburi ***


Rullo di tamburi.
Aveva sentito che alcuni chiamavano così l’istante che precedeva il primo bacio tra due persone e quel giorno e mentre aspettava, probabilmente invano, che Belle tornasse da lui dopo avergli donato la possibilità di fuggire e di essere libera, Rumpelstiltskin si era ritrovato a riflettere sul significato di quello strano paragone.
Perché chiamavano quel momento in quel modo? Il primo bacio tra due persone doveva essere una cosa bellissima e magica mentre il rullo di tamburi era per il folletto un rumore spiacevole.
Per lui esso era il suono dei soldati che andavano in guerra, la marcia di una carneficina dove i più morivano dopo atroci sofferenze, soli e lontani dalle persone amate, mentre i pochi che si salvavano e tornavano a casa venivano etichettati come codardi, incapaci di compiere il loro dovere di uomini.
 Oppure esso era la melodia dei potenti, che annunciavano la loro grandezza con un evento sfarzoso che, come conseguenza, rendeva più povera la popolazione, la colonna sonora che accompagnava re, duchi e qualsiasi tipo di figura aristocratica quando giungevano nei villaggi per fare dei tuoi figli i loro schiavi e delle tue figlie le loro concubine.
Forse era chiamato così perché in entrambi i momenti erano a loro modo indimenticabili e lunghi un’eternità? L’Oscuro rifletté su questa ipotesi.
No decisamente no, pensò lo stregone pensando alla sua esperienza personale; i momenti antecedenti ai suoi primi baci erano assolutamente privi di qualsiasi interesse e ben poco particolari, non erano stati attimi lenti e pieni di indugi; sia con Milah che con Cora i suoi baci erano stati dati senza aspettare:  il primo era stato un bacio veloce e timido, dopo che l’officiante gli aveva dichiarati marito e moglie, mentre il secondo era stato dato d’impulso, pieno di passione e desiderio.
Dannazione lui era l’Oscuro, lo stregone più potente della foresta incantata, aveva un’enorme progetto che avrebbe cambiato la vita di tutti da completare e cosa faceva?  Aspettava alla finestra il ritorno di una ragazza e ragionava su queste inezie di giovani alle prese con la loro prima cotta.
Era ora di rimettersi al lavoro, un sortilegio non si preparava da solo ma prima decise di dare un’ultima occhiata alla finestra nella speranza flebile di vederla ritornare.

Rullo di tamburi.
Era a questo che pensava Belle con mentre camminava tra le varie bancarelle  della città ancora indecisa sul da farsi.
Il ragionamento di quella donna era chiaro, se il suo padrone l’aveva lasciata andare significava che l’amava e il bacio del Vero Amore l’avrebbe liberato dalla sua maledizione. Ma se si sbagliava, d’altronde Rumpelstiltskin era un tipo così misterioso ed enigmatico, avrebbe dato un bacio vuoto e lei non voleva che accadesse, lei voleva che il suo primo bacio fosse speciale, lei voleva sentire il rullo di tamburi.
La giovane ricordava di aver letto di questo strano paragone in uno dei suoi libri: un ragazzo alla ricerca dell’anima gemella, parlava con tutte le donne e una di esse gli spiegava questo concetto: l’istante migliore di qualsiasi primo bacio è il momento che lo precede, in esso, proprio come gli istanti in cui i tamburi vengono percossi facendo vibrare l’aria, l’incredulità e l’emozione per ciò che potrebbe succedere si mischiano e si confondono generando un momento magico che  ti tiene con il fiato sospeso.
Appena seppe di questa cosa Belle la fece sua, voleva che quel momento fosse talmente particolare indelebile da poter essere ricordato in maniera vivida anche a distanza di anni, per questo motivo non concedeva mai i baci che Gaston gli chiedeva; il suo primo bacio doveva aver un bel rullo di tamburi,  lo sguardo suo e del suo amato dovevano indugiare l’uno nell’altro e confrontarsi e timidamente avvicinarsi, il tutto lentamente per poter assaporare ogni singolo attimo.
Per lei in quel momento il rullo di tamburi significava indecisione.
Scappare o tornare, certezza o incertezza, possibilità o dubbi, Belle sapeva, dall’istante stesso in cui aveva varcato la soglia del castello Oscuro, che scegliere non sarebbe stato facile ma non si aspettava fosse così difficile.
Sperava che una volta giunta in città la scelta sarebbe stata più semplice ma così non era stato e Belle si era ritrovata a ciondolare nel mercato con il cesto colmo di paglia ad ondeggiare tra le mani.
Anche il discorso di quella donna, che sembrava aver dato una svolta definitiva alla sua insicurezza, si era perso nel nulla quando lei aveva rievocato a mente il concetto del rullo di tamburi e ripensato ai pro e ai contro della sua futura decisione.
Se fosse tornata indietro e avesse scoperto che lui non l’amava avrebbe potuto perdere per sempre la possibilità di essere libera e di diventare un’eroina, ma se lui fosse stato il suo Vero Amore lei non avrebbe mai potuto saperlo fuggendo.
Fu mentre si crogiolava nei suoi dubbi che la giovane senti un rumore continuo, un cigolio calmo e regolare che le infondeva sicurezza.
Non dovette neanche girarsi per sapere che quel suono, per tutti banale e insignificante ma non per lei, si trattava del lento girare della ruota di un arcolaio.
E fu in quel momento che tutto le divenne chiaro.
Quando quel rumore giunse alle sue orecchie capì di non riuscire ad immaginare la sua vita lontana da quel suono, lontana dalle mani ferine ma delicate che lo producevano, lontana dalle sue battute caustiche e macabre, lontana da lui.
Sarebbe tornata indietro, sarebbe tornata da lui, non per la paura di deluderlo, che l’aveva già trattenuta dal fuggire per avere le sue avventure, non per il rimorso di essere responsabile di avergli fatto perdere un’altra persona cara.
Non sarebbe nemmeno tornata  indietro a baciarlo per il suo desiderio egoistico di diventare un’eroina e salvare qualcuno che forse non voleva nemmeno essere salvato.
Sarebbe tornata indietro perché lo amava.
Per quanto riguarda il rullo di tamburi e baciare la persona giusta,  Belle capì che il solo fatto che lei amasse lo stregone sarebbe stato sufficiente,  anche se, forse, lui non provava lo stesso.
Il suo amore sarebbe bastato per rendere il suo bacio speciale, il suo amore per Rumpelstiltskin sarebbe bastato ad entrambi.

“E da allora non avete amato nessuno e nessuno ha più amato voi?” aveva domandato Belle nella speranza che lui le confessi i suoi sentimenti.
“Perché sei tornata da me?” la scrutava come se le volesse trapassare l’anima con  uno sguardo  ferino e allo stesso tempo troppo umano, con uno sguardo che annienta e  annichilisce chi di gli sta di fronte ma che a lei fa battere forte il cuore.
“All’inizio non ne avevo intenzione ma poi all’improvviso ho cambiato idea” un sussurro quello di lei che bastò a far incurvare in un fugace sorriso le labbra del folletto.
Lei si avvicinò lentamente e pochi millimetri dal suo viso chiuse gli occhi , lui rimase immobile e dischiuse gli occhi pronto a ricevere il bacio.
In quel momento,  in cui Belle non si era mai sentita così coraggiosa e Rumpelstiltskin non si era mai sentito così vivo, entrambi capirono il vero significato del rullo di tamburi era il cuore che, battendo  furiosamente nei loro petti per l’incredulità, l’impazienza e l’eccitazione, imitava il suono dello strumento.


Ciao adorabili personcine!
Mi scuso infinitamente per il ritardo con cui aggiorno ma, come chi dovrà iniziare l’università per la prima volta sa bene, questo è stato periodo di test d’ammissione e la maggior parte del mio tempo è stata dedicata allo studio.
Allora inizio col dire che io preferisco i baci passionali e inaspettati ma il primo bacio Rumbelle è troppo perfetto per non scriverci una storia e il loro rullo di tamburi - idea del telefilm How I met your mother che ha un riferimento nel capitolo ovvero nella storia  letta da Belle in cui si parla appunto di questo concetto - è qualcosa di perfetto <3
In realtà avevo un altro mezzo capitolo scritto poi non so perché ho deciso di scrivere e pubblicare questo, anche se non mi convince, il rullo di tamburi sono istanti di attesa e di dubbi tuttavia temo nella parte dedicata a Belle di aver allungato troppo il brodo, inoltre la storia in generale mi sembra una cosa già letta.
Come sempre aspetto i vostri pareri, critiche, linciaggi e lanci di qualsivoglia ortaggio.
Come ultima cosa spero che chi di voi va ancora a scuola abbia avuto un buon rientro e auguro un bocca al lupo a chi ha ancora test d’ammissione all’università :)
A presto, un bacio :*
PoisonRain

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