Hilde Bauer.

di Bitter_Inside
(/viewuser.php?uid=753121)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Un paio di schizzi di acqua salmastra, probabilmente portati dal vento o da qualche incauto bambino gocciolante, svegliarono Hilde Bauer dal suo consueto riposo pomeridiano.
La donna, una simpatica e paffuta sessantenne con un'energia invidiabile, era solita addormentarsi al sole, sulla spiaggia, dopo aver pranzato con un semplice panino al prosciutto, oppure con una macedonia preparata precedentemente, nella sua confortevole abitazione.
Era una fresca e ventilata giornata di Luglio, c'erano ancora pochissimi bagnanti e la spiaggia, che si estendeva per un paio di chilometri lungo la costa, era quasi deserta.
La sabbia fine ed uniforme era stata smossa soltanto in pochi punti, dove erano stati infilati dei solitari e variopinti ombrelloni e, così, Hilde aveva deciso che sarebbe stata la giornata perfetta per chiudere il suo negozietto al centro del paese e godersi un po' di raggi solari.
Non aveva però fatto i conti con le due famiglie che dividevano il tratto di spiaggia occupato dalla sua sdraio, né con il gentile venticello che era passato dal lambire delicatamente la sua pelle allo sferzarla con sabbia ed acqua durante le brevi raffiche.
Infastidita, Hilde si mise a sedere, asciugandosi le goccioline d'acqua e di sudore che le imperlavano la fronte e decise di fare un breve bagno, cercando riparo dalla calura pomeridiana.

La storia d'amore di Hilde con il mare era cominciata tanti anni fa, durante la sua infanzia.
Suo padre, Franz Bauer, aveva deciso, quando lei aveva solo tre anni, di prenotare per un mese una stanza in un minuscolo albergo di un paese sperduto in Italia.
Non aveva una grande disponibilità economica ma amava la sua famiglia ed ancor di più amava vedere gli occhi di sua moglie Hanna brillare. Quando diede la notizia del loro imminente viaggio nel paesino a moglie e figlia, entrambe reagirono con grande entusiasmo.
Hilde, cresciuta in una piccola cittadina vicina a Monaco, non aveva assolutamente idea di cosa fosse il mare, pur avendolo visto in svariate fotografie.
Il suo primo incontro con la spiaggia e con l'acqua fu talmente emozionante, per la piccola Bauer, che ricordava ancora, a distanza di anni ed anni, tutti i dettagli del suo primo bagno, della sgradevole sensazione provocata dall'acqua salata nelle narici e del castello di sabbia che sua madre Hanna aveva costruito per lei.
Franz, invece, era un po' più restio ad abbandonarsi ai giochi acquatici: era un tedesco rigido ed abituato alle gite in montagna ed alle fredde serate trascorse con un buon boccale di birra tra le mani, non riusciva proprio a tranquillizzarsi quando sua moglie e sua figlia giocavano insieme tra le onde, o quando lui stesso era immerso.
Tuttavia, quel paesino sperduto, all'epoca poco frequentato dai turisti, si fece spazio nel cuore di tutti e tre i Bauer, che organizzarono sempre le loro vacanze lì. L'Italia li aveva stregati, con la sua cucina, il suo clima, il suo mare e con la cordialità dei suoi abitanti.
In realtà, gli abitanti del paese di Acquechiare non erano molto abituati ai forestieri a causa della loro posizione abbastanza isolata, tra il mare e la montagna, ma accolsero comunque calorosamente i Bauer e, circa vent'anni dopo, accolsero nello stesso modo la nuova proprietaria della villetta vicino al porto ed alla spiaggia, Hilde.
Non avendo mai amato particolarmente il trambusto delle grandi città o le folle oceaniche, quando le si era presentata l'opportunità di trasferirsi nel paese dei suoi sogni a fare il lavoro dei suoi sogni, Hilde non aveva avuto bisogno nemmeno di un secondo per pensarci su.
D'altronde, suo padre Franz, così simile a lei caratterialmente, e sua madre Hanna erano entrambi deceduti quando lei aveva ventidue anni, lasciandola sola con una considerevole somma di denaro, che le avrebbe garantito la tranquillità.
Pensando che in Germania non ci fosse più nulla per lei, anche a causa della rottura con il suo storico fidanzato Heinrich Schmidt, Hilde aveva acquistato un piccolo vocabolario Tedesco-Italiano ed era partita, vendendo la sua vecchia e fredda casa di famiglia ed il suo squallido appartamentino a Monaco, senza mai voltarsi indietro.
I primi tempi erano stati difficili per lei, non era in grado di parlare la lingua e non poteva comunicare efficacemente; inoltre, non conosceva nessuno e trovare un modo per avviare la sua attività fu difficoltoso.
Ci furono numerosi momenti, nella vita di Hilde, in cui la disperazione prese il sopravvento, facendole versare calde lacrime prima di andare a dormire e spingendola a maledirsi in tedesco per aver abbandonato la Germania.
Dopo un periodo buio che l'aveva quasi condotta alla depressione, però, Hilde trovò la forza di rialzarsi e di andare avanti, riuscendo finalmente ad imporsi ed a riprendere il controllo sulla sua vita. Le uniche due cose che Hilde avesse mai amato erano il mare e le attività che le permettessero di usare la sua creatività. Non era mai stata un'artista vera e propria, di quelle che dipingono opere d'arte sofferte o d'avanguardia, al contrario: Hilde amava definirsi, semplicemente, una persona creativa.
Aveva frequentato una prestigiosa scuola d'arte, si era cimentata, con risultati brillanti, in ogni tipo di attività, dalla scultura alla pittura, ma non si era mai sentita una pittrice, una scultrice oppure una ritrattista.
La natura le aveva donato mani agili e dita affusolate, per non parlare di una precisione unica, di un'occhio ai dettagli fuori dal comune e di un senso estetico spiccato, ma l'unica cosa in grado di concederle davvero pace ed appagamento era utilizzare il suo dono per decorare o costruire mobili, oggetti di uso comune oppure riutilizzare i materiali più disparati per creare soprammobili o qualsiasi altra cosa avesse in mente.
Prima che lei partisse, quando il suo fidanzato era ancora Heinrich, l'aveva spesso sentito ridere di lei e delle sue attività, più adatte ad una casalinga annoiata che non ad una persona così talentuosa.
I primi tempi, Hilde si era sentita lusingata dalla considerazione di Heinrich per le sue capacità, anche se si sentiva sempre punta nel vivo quando lui parlava con disprezzo di qualsiasi oggettino lei avesse creato nel tempo libero tra un esame e l'altro.
In seguito, però, durante una lite furibonda, la vera natura del suo fidanzato era venuta fuori: uomo. gretto ed invidioso, Schmidt non era altro che uno studente ed un uomo fallito, incapace di provare amore o qualsiasi altro sentimento positivo.
Avrebbe voluto che Hilde si dedicasse ad attività più serie semplicemente perché, nei suoi freddi e spietati calcoli, se la donna avesse avuto successo, avrebbe potuto continuare a vivere alle sue spalle, senza mai lavorare e continuando a tradirla.
Hilde si era allontanata dalla Germania anche per colpa di Heinrich ed era riuscita a canalizzare il suo dolore nella sua attività commerciale, riuscendo ad avere successo tra il sempre crescente numero di turisti di Acquechiare.

Dopo aver sguazzato un po', la donna, troppo stanca per fare una nuotata, decise di abbandonare la spiaggia e rincasare, prendendosi tutta la giornata libera.
Ufficialmente, ore prima, si era ripromessa che la pausa dal lavoro sarebbe durata poco, ma il tempo si era dilatato e non aveva più alcuna voglia di tornare a sedere nel suo negozio, aspettando turisti che quasi certamente, in quel giorno meraviglioso, non si sarebbero presentati.
Sciaquò le sue ciabatte sporche di sabbia in giardino, notando di aver quasi perso uno dei gioielli decorativi sulla fascia che le reggeva il piede, poi girò la chiave nella toppa ed entrò nell'ingresso, buio a causa delle finestre chiuse.
Il suo gatto, un piccolo randagio che aveva accolto l'anno precedente, si precipitò verso di lei per darle il benvenuto, facendo le fusa e strusciandosi contro le sue gambe, parzialmente coperte dal leggero vestito che aveva indossato sopra il costume. 《Hallo, Wolff》disse, in tedesco, rivolgendosi con tono affettuoso al micio. Gli aveva scelto, scherzosamente, come nome, il cognome del protagonista di una nota serie tv tedesca, Wolffs Revier*, che lei però aveva guardato sulla tv italiana, ridendone ogni volta e trovandola ridicola e noiosa.
Si recò in cucina, preparandosi una tisana, lasciando vagare lo sguardo sulla piccola torre di piatti sporchi che non aveva ancora lavato.
La sua attenzione venne attirata dal suo cellulare, appoggiato lì vicino, un regalo di sua figlia Margret.

Poco tempo dopo il suo arrivo in Italia, Hilde si era innamorata di Antonio La Greca, uno scontroso e solitario capitano. Si erano incontrati al porto, lei si era spinta lì durante una delle sue passeggiate ed era rimasta colpita dal giovane Antonio, anche lui ormai ventiquattrenne, che armeggiava con una corda sulla sua nave.
Antonio, dal canto suo, era rimasto letteralmente folgorato da Hilde, che da giovane possedeva una bellezza delicata che non la faceva passare inosservata. D'altronde, come avrebbe potuto non notare l'esile e minuta bionda con gli occhi azzurri e la carnagione chiarissima?
Avevano cominciato a frequentarsi ed era subito scattata la scintilla tra il muscoloso ed aitante capitano e la bella straniera, si erano sposati ed avevano avuto una figlia, Margret, restando insieme per ben trentaquattro anni, amandosi come il primo giorno.
Antonio non aveva un carattere facile ma avrebbe fatto di tutto per rendere sua moglie e sua figlia felici e, quando la sua nave era affondata ed il suo equipaggio disperso, aveva lasciato un vuoto enorme nelle vite delle due donne, ma anche un'incrollabile fede in Hilde, che in fondo al suo cuore custodiva ancora la convinzione che suo marito non fosse morto.

Margret, ormai adulta, sposata e con due figli, si era trasferita in una città vicina, non riuscendo a sopportare la monotonia della vita ad Acquechiare, ma aveva insistito affinché sua madre si decidesse a convertirsi alla tecnologia, regalandole un cellulare e costringendola a portarlo sempre con sé; non sopportava l'idea che Hilde si sentisse sola e quindi, quando non portava la figlia Angela (nome scelto come compromesso tra Margret, che non voleva tradire la sua parte tedesca, e suo marito) e il figlio Antonio a visitare la nonna ad Acquechiare, si intratteneva in lunghe conversazioni con la madre.

Controllando il cellulare, Hilde si accorse di avere una chiamata persa, ovviamente della figlia, così compose il numero e si preparò psicologicamente per i rimproveri di Margret. Le sembrava già di sentire la sua voce che le ripeteva, per l'ennessima volta, di non lasciare il cellulare in giro ma di portarlo con sé.
In realtà, però, la conversazione non andò come sperava.

* "Wolff, un poliziotto a Berlino" in Italiano.

Angolo autrice: un piccolo esperimento... Hilde è venuta a trovarmi durante un pomeriggio noioso chiedendomi di raccontare la sua storia, ma non sono certa di esserne capace... Vedrò come va (e soprattutto, vedrò se avrà un riscontro positivo o meno... *cough recensite cough*

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II ***


《Mamma...》
Il tono di voce di Margret, quasi sempre allegro e squillante, era ridotto ad un flebile sussurro.
Hilde capì immediatamente che qualcosa non andava, ma mentre stava per chiedere spiegazioni alla figlia, preoccupata per lei, questa la travolse con un fiume di parole.
《Mamma, l'ha fatto di nuovo... Sono quasi ad Acquechiare, ho i bambini con me, sono scappata e non sapevo dove andare così ho pensato a te, mi trattengo per qualche giorno se non ti dispiace...》
Hilde deglutì, mentre una rabbia incontenibile si faceva strada nella sua anima.
《Quell'animale... Ti aspetto.》disse semplicemente, mentre la figlia riattaccava, con forte accento tedesco.
Nonostante gli anni passati in Italia, Hilde non aveva mai perso il suo accento, così come non aveva mai perso l'irrefrenabile voglia di strozzare suo genero.

Margret si era sposata, qualche anno prima, con un uomo all'apparenza rispettabile, dolce e premuroso, che però si era ben presto rivelato per la bestia che era: un piccolo delinquente rude e violento, uno di quelli che la polizia non arresta mai per riuscire ad arrivare ai "pesci grossi", come vengono definiti.
Più volte l'uomo era rincasato ubriaco e più volte aveva lasciato dei segni sul corpo e sul volto di Margret e dei figli, per non parlare dei segni indelebili nelle loro menti.
Allo stesso modo, più e più volte Hilde aveva consigliato alla figlia di denunciarlo, di scappare via, ma lei non le aveva mai prestato ascolto, un po' perché, illudendosi che l'uomo potesse cambiare, aveva creduto alle sue scuse del giorno dopo, un altro po', invece, perché, sebbene non amasse ammetterlo, ne aveva una gran paura.
Quella volta, evidentemente, si era spinto parecchio oltre, o forse semplicemente Margret ne aveva avuto abbastanza: Hilde non lo sapeva, ma non desiderava altro che abbracciare la sua adorata figlia ed i due nipotini, tenendoli al sicuro.
Per strozzare suo genero, invece, avrebbe avuto tempo.
Liberò il tavolo della cucina da tutti gli oggetti a cui stava lavorando, apparecchiando febbrilmente la tavola, per poi controllare lo stato delle due camere da letto, assicurandosi che fossero in ordine per l'arrivo della figlia e dei nipoti.

Da quando Antonio era scomparso, lei aveva passato tutto il suo tempo a fissare il mare dalla finestra, aspettando il suo ritorno, nonostante fosse consapevole dell'improbabilità di un suo ritorno per mare piuttosto che per terra, così aveva un po' lasciato andare la sua casa, che prima era sempre impeccabilmente pulita ed ordinata.
Dopo aver controllato più e più volte, con crescente ansia, lo stato della sua stanze e della cena sui fornelli, Hilde si accasciò sul suo splendido e confortevole divano, lasciando vagare lo sguardo intorno ed accarezzando distrattamente il gatto, che le si era steso in grembo.

Per essere una casa al mare, la sua era stata arredata con gusto e con mobili classici; non aveva voluto rinunciare ad un arredamento di un certo tipo, sebbene i divani in pelle, con un gatto in giro (anche se piuttosto disciplinato), e con il mare a pochi metri non fossero esattamente l'ideale.
L'ambiente in cui si trovava era piuttosto ampio e luminoso, una finestra dava sul mare, mentre l'altra, sulla parete opposta, dava sul giardino, curato e ben tenuto. I mobili, tutti di un bel legno chiaro, erano stati disposti con attenzione e non rendevano la stanza soffocante, piuttosto le conferivano un'aria accogliente e familiare.
Alle pareti, la donna aveva appeso svariati quadri, tutti con soggetti marini, alcuni dei quali dipinti da lei stessa, quando era più giovane.

Mentre il suo sguardo indugiava su uno di questi, che rappresentava un suggestivo tramonto sul mare di Acquechiare, creato su suggerimento del marito Antonio, Hilde venne riportata alla realtà da una frenetica ed impaziente serie di colpi alla porta.
La donna scattò in piedi e, terrorizzando il povero Wolff, che le si era addormentato addosso, corse ad accogliere la figlia, abbracciandola a lungo insieme ai nipoti. Dopo un lungo abbraccio, che sembrò durare troppo poco, per i gusti di Margret, la madre le prese il viso tra le mani, osservando con espressione sofferente l'occhio nero e gli ematomi che il marito le aveva provocato.
Hilde controllò anche i bambini ma, a parte lo spavento e la fame, non sembrava che il padre avesse fatto loro del male; cercò di mostrarsi allegra con loro, tranquillizzandoli il più possibile, riempiendoli di baci e di attenzioni fino a che, stanchi ed assonnati, non crollarono entrambi nei loro letti, cullati dal suono delle voci delle due donne che parlottavano tra loro in cucina, attutito dalla porta chiusa.

《Cosa hai intenzione di fare, a riguardo?!》 chiese Hilde, mantenendo un tono di voce basso nonostante l'agitazione.
《Non lo so, non... io non ci ho pensato》 Margret, seduta al tavolo della cucina di sua madre, si prese la testa tra le mani, piangendo sommessamente. Era un pianto rabbioso, dettato dalla frustrazione, da anni di abusi e da un'orribile sensazione di impotenza.
《Ho fallito, mamma.》continuò, il volto ancora tra le mani e la voce rotta 《non sono riuscita a proteggerli, non sono riuscita a reagire, ho fallito come madre...》.
Hilde la interruppe, scostandole le mani dal viso e costringendola a guardarla negli occhi , per poi parlare:《No, Margret. Non hai fallito. I tuoi figli stanno bene, sono vivi ed ora sono in salvo. Avresti dovuto ascoltarmi molto tempo fa, ma... com'è che dicono? Meglio tardi che dopo?》.
《Meglio tardi che mai》disse Margret piano, divertita dall'errore della madre.

Nonostante la sua cadenza e l'accento avrebbero potuto far credere, ad un estraneo che l'avesse ascoltata per la prima volta, che Hilde non avesse imparato a parlare correttamente Italiano, in realtà la donna ne aveva un'ottima padronanza e non commetteva mai alcun tipo di errore.
Stranamente, però, non era mai riuscita a memorizzare quel modo di dire e così continuava imperterrita ad usarlo, sbagliando e facendo ridere la figlia come quando era bambina.

Hilde accarezzò delicatamente il braccio della figlia, porgendole poi, con garbo, una scatola di Kleenex.
Margret si soffiò rumorosamente il naso, per poi torturarsi le mani.
《E se venisse a cercarmi?》 chiese, angosciata.
《Non ti troverà. Ed io non ho paura di lui.》 Hilde aveva assunto un'aria determinata, nei suoi occhi, azzurro chiaro, brillava una luce che la figlia non aveva visto dalla scomparsa di suo padre in mare. 《Tuo padre aveva acquistato in piccolo appartamento fuori paese, sulla montagna, ricordi? Potresti andare lì, per un po'. È piuttosto isolato.... E se quella bestia venisse qui, ci penserei io》adesso, negli occhi di Hilde, ardeva una vera e propria fiamma e Margret non osò contraddirla, ricordandole che aveva sessant'anni ed una massa muscolare nettamente inferiore al marito.

In ogni caso, annuì, grata per il supporto di sua madre e per l'idea che aveva avuto.
Aveva completamente dimenticato l'esistenza di quel piccolo appartamento e non avrebbe assolutamente preso in considerazione la possibilità di restare a casa della madre, mettendola in pericolo. 《Gut!》esclamò, dandole una lieve pacca sulla spalla.
《Adesso bevi un bicchiere di latte e vai a dormire, ja?》
Ogni tanto, quando parlava con sua figlia, che conosceva bene sia l'italiano che il tedesco, tendeva a mischiare le due lingue, anche se mostrava una preferenza indubbia per l'italiano; perfino quando c'erano soltanto loro due, Hilde si era sempre sforzata di parlare in italiano, piuttosto che nella sua lingua.

La figlia obbedì, meccanicamente.
Abbracciò ancora sua madre e le diede la buonanotte, percorrendo silenziosamente il buio corridoio che portava alla sua camera da letto, giusto davanti quella dei figli. Hilde, invece, rimase alzata per un altro po', riflettendo sul da farsi.
Cercò di scusarsi con Wolff per averlo spaventato ed ottenne il suo perdono corrompendolo con una scatoletta di tonno.
Osservando, quasi ipnotizzata, il movimento della sua lunga coda, per un attimo, Hilde si illuse che tutto si sarebbe risolto facilmente... Ma fu soltanto un attimo.

Non aveva assolutamente idea di ciò che sarebbe successo di lì a pochi giorni, né si immaginava di poter avvertire un ingombrante dubbio oscurare la sua esistenza e le sue certezze.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Il mattino dopo, Hilde si concesse un altro giorno libero dal lavoro nel suo negozietto, certa che, dato che l'enorme massa di turisti non era ancora arrivata, nessuno avrebbe sentito il desiderio di fermarsi a comprare un tavolo decorato, un quadretto marino oppure una bella pietra levigata e dipinta.

Fecero colazione insieme, ridendo e scherzando con Angela ed Antonio, come se nulla fosse successo.
Hilde poi li portò tutti al mare, sia per evitare che i due bambini dessero più fastidio del dovuto al suo povero gatto, non abituato a tante persone intorno ed a tanta confusione, sia per riuscire a parlare ancora con sua figlia senza che i nipoti potessero ascoltare.

Le due donne si stesero sulla sabbia, Margret che seguiva con attenzione i figli che si schizzavano in acqua, Hilde che aveva di nuovo lo sguardo perso in un punto indefinito del mare: le capitava spesso di estraniarsi in quel modo, ma in realtà ciò, paradossalmente, la aiutava a concentrarsi meglio.
《C'è qualcosa che non mi hai detto?》 chiese, all'improvviso, facendo trasalire sua figlia.
《N-no, io... no, niente.》tagliò corto Margret, evitando il suo sguardo.
Hilde decise di non insistere, ma sapeva bene che la figlia stava mentendo.
La conosceva troppo bene ed inoltre, anche se Margret avesse imparato a mentire, visto che era sempre stata una pessima bugiarda, sua madre, con il suo sesto senso, avrebbe comunque intuito qualcosa.

Sua figlia le aveva taciuto una parte degli eventi, nel racconto della sera precedente, ma non riusciva a capire se fosse una parte importante oppure un semplice dettaglio che non aveva voluto rivelarle.
Mise a tacere, senza troppa convinzione, i suoi dubbi, dicendosi che molto probabilmente il marito l'aveva insultata o che forse l'aveva minacciata in qualche altro modo.
Tuttavia, quella sgradevole sensazione che provava dalla sera precedente non voleva proprio abbandonarla.

Margret, cambiando discorso, si informò sullo stato dell'appartamento, sulla grandezza e sulla presenza di mobili, ma fortunatamente sua madre aveva già pensato a tutto, riempiendolo con l'essenziale.
Certo, non era una vera e propria casa, Hilde fu molto chiara su questo punto, suggerendole implicitamente di restare con lei, ma la figlia fu irremovibile e così, sospirando, una volta tornata nella sua abitazione fu costretta a cercare le chiavi e nel frattempo sentire i nipoti brontolare perché il bagno era stato interrotto.

Pranzarono velocemente per poi partire verso la casa.
I bambini ne erano entusiasti, nella loro testa si erano già affacciate mille idee su escursioni, avventure selvagge e boschi magici pieni di animali fantastici e mai visti prima, che attendevano solo loro due, intrepidi esploratori giovanissimi, ma Margret sembrava quasi scontenta ed allo stesso tempo impaziente, come se avesse improvvisamente cambiato idea ma non avesse altra scelta.
Prima di mettersi alla guida dell'utilitaria rossa della figlia, Hilde le rivolse un'occhiata perplessa, per poi rivolgersi a lei in tedesco. 《Wie geht's?》
《Tutto bene. Partiamo?》Margret le rispose in italiano, ma il suo tono fermo non riuscì a distogliere sua madre, testarda quasi quanto lei.
《Sicura che sia una buona idea? E che tu non debba dirmi nulla?》 le chiese, continuando ad utilizzare il tedesco, per impedire ai bambini, che ancora non lo parlavano perfettamente, di capire. 《Ja..》disse, con aria triste, per poi chiudersi in un ostinato silenzio. Sapeva bene che, se sua madre ne avesse avuto l'occasione, le avrebbe estorto ciò che voleva sapere, così decise che il silenzio sarebbe stata la sua migliore arma di difesa.

I bambini osservarono dal finestrino Acquechiare allontanarsi sempre di più mentre l'auto procedeva sulla strada e poi ne imboccava una secondaria.
Fissarono ammirati l'improvviso aumento della vegetazione, mentre si inerpicavano sul monte.
Quella su cui si trovavano era una stradina tortuosa e piena di curve e probabilmente avrebbe dato fastidio ai bambini, che si trovavano sui sedili posteriori, se questi non fossero stati occupatissimi ad indicarsi a vicenda, con aria eccitata, le varie casette arroccate sulla montagna, semi nascoste dal folto groviglio di alberi.
Mentre Margret osservava con ammirazione i curatissimi giardini e gli orticelli, nei quali spiccavano degli alberi da frutta, la fantasia dei bambini venne catturata da un paesino minuscolo, con abitazioni in pietra, che attraversarono velocemente, e dai vari ruderi abbandonati.

Il viaggio, però, dopo un po', cominciò a diventare pesante per Margret, il tempo per lei si era stranamente dilatato.
La sua impazienza non le permetteva di continuare ad ammirare dal finestrino il paesaggio che scorreva, sempre diverso e sempre bello, come continuavano a fare i suoi figli, che erano talmente affascinati da essersi perfino zittiti.

Hilde, invece, prestava attenzione soltanto alla strada davanti a sé ed ai suoi pensieri, nei quali era completamente persa. Aveva percorso quella strada svariate volte, sia per raggiungere l'appartamento, sia per raggiungere qualcuno dei paesini montani vicini, così non faceva quasi più caso al resto.

Per distrarsi e far passare il tempo, Margret accese la radio e scelse una stazione che trasmetteva vecchie canzoni di vari generi, dal rock al punk: sebbene fosse appena trentenne, nulla del suo aspetto attuale avrebbe suggerito che, quando era più giovane, fosse stata una ribelle rockettara vecchio stile.
Aveva sempre utilizzato la musica per rilassarsi e per non ascoltare sua madre, quindi inconsciamente (o forse no?) aveva acceso la radio anche per impedirle di parlarle ancora.
Sulle note di Should I stay or should I go? dei The Clash, finalmente arrivarono alla casa.

Hilde non aveva esagerato volutamente le descrizioni che aveva fatto alla figlia, l'edificio non sembrava davvero in buono stato: era un vecchio rudere parzialmente ristrutturato, semi nascosto da una fitta macchia di vegetazione.
L'unica cosa che ne avrebbe potuto rivelare la presenza era un grande e vecchio cancello di ferro, con un aspetto sorprendentemente solido, che rassicurò non poco Margret.
Come se leggesse nei pensieri della figlia, Hilde si premuro di comunicarle che, insieme all'interno della casa, anche il cancello era stato sistemato.

Parcheggiata l'utilitaria nel vialetto, invaso dalle erbacce, Hilde aiutò la figlia a scaricare l'unico bagaglio che aveva portato via da casa, nella fretta, lasciandola poi libera di dare un'occhiata all'interno.
Mentre i nipoti facevano un "giro di ricognizione" per le stanze, come avevano comunicato alle due donne, e Margret prendeva mentalmente nota di quanti mobili avrebbe dovuto procurarsi in fretta, Hilde rimase fuori dalla casa, ammirando la splendida vista dalla montagna e continuando a riflettere.

Era una persona molto riflessiva, proprio come suo padre Franz, quindi continuava ad essere convinta che qualcosa non tornasse.
Mentre rifletteva, il suo cellulare squillò, cogliendola di sorpresa: le uniche telefonate che riceveva erano della figlia, sebbene avesse dato il suo numero ad amici e conoscenti.
Per un attimo, ingenuamente, pensò che fosse suo marito Antonio a chiamarla, ma scosse la testa al pensiero e rispose con un fermo 《pronto?》.
《Hilde, ciao, sono Clara》.
La donna alzò gli occhi al cielo e trattenne a stento un sospiro di fastidio: Clara era la sua vicina di casa, un'impicciona insopportabile perennemente affacciata ad una finestra, impegnata a spiare all'interno di casa La Greca.

Tuttavia, per una volta, si rivelò sorprendentemente utile.
《Volevo dirti che ho visto un uomo strano aggirarsi nei pressi di casa tua, seguito poi da una volante della polizia. Il tipo, non l'avevo mai visto prima eh, tu sai che io conosco tutti》 qui Hilde trattenne a stento una risata, concentrandosi sul fiume di parole della donna 《si è dileguato in fretta appena ha visto i poliziotti. Proprio strano, ti dico, devi credermi.》
Se non l'avesse interrotta con una domanda, probabilmente la sua vicina avrebbe continuato a parlare per ore dell'atteggiamento sospetto dell'uomo, delle sue conoscenze e della sua certezza di non averlo mai visto.
Normalmente lasciava semplicemente che Clara parlasse per ore, facendosi quasi cullare dal suo chiacchiericcio noioso ed insistente, ma quella volta, appunto, fu diverso e si interessò alla conversazione.
《E dei poliziotti che mi dici?》 chiese.
《I polizi... ah sì... No beh, hanno fatto qualche domanda su te e Margret... Ma dico io, un uomo sospetto e misterioso a piede libero nel quartiere e loro si informano su altre cose! Assurdo, dovrebbero licenziarli tutti e...》
《Scusami Clara, devo proprio andare ora. Grazie, ti richiamo più tardi.》 riattaccò il telefono senza nemmeno aspettare risposta.
Doveva parlare con sua figlia e vederci chiaro.

Angolo autrice: so che non è successo praticamente nulla e che la storia parte leeeeeeentamente, ma prometto, a quei quattro gatti che la stanno leggendo, che nel prossimo capitolo ci sarà più.... azione...

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2823248