It's all about sex

di Scar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** And that's when it happened ***
Capitolo 2: *** I care about him ***
Capitolo 3: *** Coming home to you ***
Capitolo 4: *** I believe this belong to you ***
Capitolo 5: *** Someone didn't sleep at home ***
Capitolo 6: *** What the fuck are you doing here? ***
Capitolo 7: *** Rise and shine, Sunshine! ***



Capitolo 1
*** And that's when it happened ***


Salve. Eccomi a trattare questa categoria per la prima volta. In attesa che venga betata la mia long fiction su QAF, finalmente terminata ( Alleluja!) mi sono divertita a cimentarmi in questa serie di one shot ognuna ispirata a un episodio che mi ha colpito più di altri. Comincio con la prima puntata e il POV è quello di Brian, ma ci tengo a precisare che le shot non seguiranno uno stretto ordine cronologico e che potrei prendere in considerazione qualche altro personaggio, anche se Brian si presta meglio per un'analisi introspettiva, visto che è quello che parla relativamente meno.
Alcuni fatti accennati o narrati sono di mia invenzione, quindi se ad un certo punto le cose non vi tornano non è colpa mia ma della mia mente malata.

Queer as folk e i suoi personaggi appartengono alla Showtime, tutto quello che faccio lo faccio per passione e la sottoscritta non ci guadagna un euro.
I versi alla fine della storia sono tratti dalla canzone "You think you're man". Qualcuno di buon cuore può dirmi chi è l'autore originale che non sono riuscita a capirlo? Grazie!


AND THAT'S WHEN IT HAPPENED
(101)


Ecco quando è successo
Ecco quando arrivò lui


Quest'anno è iniziato male e non può che concludersi nel peggiore dei modi. Due cose stanno per sconvolgere la mia vita, splendente e spensierata. Lindsay mi renderà padre a giorni e come se non bastasse entrerò a far parte della categoria dei morti viventi. I trent'anni sono alle porte e questo pensiero è ormai diventato un chiodo fisso nella mia testa tanto che né scopate astronomiche e né tonnellate di pillole magiche sarebbero in grado di scacciarlo. Ho cominciato anche ad annoiarmi, non della mia vita ma di tutto ciò che ne fa parte. E' la fine che si avvicina.
Sto per montare in auto per dare un passaggio a Michael ed Emmett fino a casa quando un tipo mai visto prima ci viene incontro dall'altra parte della strada. Ecco sopraggiungere la soluzione. Carne fresca.
Mi scopro eccitato di nuovo come se il pompino di pochi minuti prima in darkroom non fosse stato altro che un misero spuntino. Mi colpisce quel suo modo di incedere svogliato e quel suo atteggiarsi a padrone del mondo mentre si rilassa pigramente contro un palo di cemento.
Ti sbagli, bello! Sono io il padrone del mondo.
A me non resta altro che farglielo sapere.
Mi avvicino alla mia preda e solo allora faccio caso alla sua giovanissima età. Non può avere più di diciott'anni. Troppo giovane per i miei standard, troppo basso, troppo esile, troppo biondo. Eppure mi ritrovo più eccitato di prima, ancor di più dopo aver scambiato con lui sì e no quattro chiacchiere. Qualcosa di lui mi attrae come una calamita, devo scoprire solo cosa.
Lo porto a casa. E' un novellino, Cristo Santo. Glielo si legge in faccia, da come si muove nel mio appartamento, dalle cazzate che dice, da come sembra pietrificato di fronte al mio corpo nudo e alla mia erezione. Sono certo che entro pochi secondi fuggirà spaventato per le scale senza chiudere neppure la porta dietro di sé. Invece si toglie la giacca e si fa avanti.
Ecco, bravo...così si fa.
Il bimbo vuole giocare. Ebbene, dovrà giocare secondo le regole di Brian Kinney. Sarò io a condurre, come sempre, e poi sarà tutto in discesa.
Un po' troppo facile, mi viene da aggiungere, ma se lui è stato capace di eccitarmi con la sua aria da bravo studentello, io per parte mia gli regalerò una notte che non scorderà per tutti i suoi anni a venire.
Mi chiedo come sia stata la mia prima volta? Stento a ricordarla. Ricordo però che per i giorni immediatamente successivi pensavo spesso a lui, all'uomo che mi aveva insegnato tutto quello che avrei dovuto sapere sul sesso, a come era sentirlo dentro di me, a come era il suo viso quando è venuto. La storia di sesso più lunga che abbia mai avuto, ovviamente finita come finiscono tutte le storie.
Puoi vedermi nei tuoi sogni.
Cazzate.
L'ho odiato, non perché mi abbia buttato via come un fazzoletto usato, ma perché mi ha trattato né più e né meno alla stregua di un moccioso, e d'altronde lo ero, perlomeno anagraficamente.
Non ho avuto mai nessuna intenzione di sognarlo, né di pensarci a lungo.
Però una cosa l'ho capita grazie a lui. Da quella volta non ho mai più permesso a nessuno di fottermi, in ogni senso. Perché essere inculati è come ricevere un marchio. E io non ho bisogno di essere marchiato, né di ricordare.
La mia nuova vita iniziò in quel momento esatto.
E adesso, a distanza di quindici anni, questo ragazzino disteso sotto di me e che sembra già trovarsi in paradiso solo con un lavoretto di mano, capirà le medesime cose.
Diventerà un uomo questa sera stessa.
Grazie a me.


You think you're a man
but you're only a boy
You think you're a man
you are only a toy.
you think you're a man
but you just couldn't see
You were not man enough to satisfy me


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Capitolo 2
*** I care about him ***


I CARE ABOUT HIM
(201)


- Io ci tengo a lui.

Quasi mi sembra di sentire qualcun altro pronunciare quelle parole.
Ma erano dentro di me da chissà quanto tempo, forse da molto prima che Justin venisse aggredito.

- Ha rischiato di morire a causa tua.

Pensa che non lo sappia?
Pensa che non mi sia tormentato per mesi, settimane, ore, ogni fottuto secondo di ogni fottuto giorno a chiedermi: se non ci fossimo messi in mostra? se non fossi andato al ballo? se non l’avessi abbordato quella notte fuori al Babylon? se…
Troppi se.
Ma è vivo. L’unica cosa che conta veramente.
Che importa se non potrò vedere più la sua faccia pallida, sentire la sua voce, intrecciare le dita con le sue per fargli capire che può fidarsi di me.
Non è mai stato il mio ragazzo. Non c’era nessun vincolo tra di noi.
Perché dovrebbe importarmi?
Perché mi sento morire adesso che sua madre mi chiede di lasciarlo stare?
E’ quello che volevo. Giusto?
Non avere niente a che fare con lui. Lasciare che stesse con la sua famiglia.
Cazzate!
A me piaceva averlo intorno. Ed è questo che mi fa rabbia. Essermi accorto di tenere a lui quando ho rischiato di perderlo e adesso…lo sto perdendo definitivamente.
Cristo Santo! Come si fa a perdere una cosa che non si è mai avuta? Come…
Ma forse non è così. Forse un po’ lo sentivo mio. E io? Sono stato un po’ anche suo?
Di certo mi sono dato a lui molto più di quanto abbia fatto con chiunque altro.
Ed ora mi sembra che quella parte di me così sottile, quasi da sembrare trasparente, sia rimasta con lui. Come se me l’avesse strappata.
Mi sento vuoto.
Completamente perso.
Solo.
Di nuovo.

***

Ringrazio di cuore Matta_Mattuz e The Fly per aver commentato la prima one shot. Non avete idea che gioia ho provato.
Per la prossima volta ho già pronti dei capitoli riguardante la terza stagione, anche se non v'interessa saperlo vi informo che è la mia preferita quindi mi sono dilungata un po' di più su quelli. A presto. Baci baci!!!

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Capitolo 3
*** Coming home to you ***


Restiamo ancora nella seconda stagione. Abbiamo visto come Brian ammetti di tenere a Justin con parole vere, adesso vediamo come ammetta di amarlo ma senza dirlo ancora, nel modo in cui gli è più consueto.

***

COMING HOME TO YOU
(206)


- E…quando torno a casa sto ancora facendo esattamente quello che voglio…torno a casa da te

Io ti ho dettato le mie condizioni e adesso spari le tue. Una lotta quasi estenuante sull’ora del rientro, poi la mia risata si spegne di colpo.

- Non baci nessun altro sulla bocca…solo me.

Perché tu non puoi sapere che è da quando finisti in quel letto di ospedale che non bacio nessun’altra bocca che non sia la tua.
Dapprima si è trattato di un patto con me stesso, del tipo: se trovo un centesimo per strada oggi mi andrà bene, oppure farò a meno del caffé fino a quando il cliente non firma. Patetico, vero? Be’…per me non lo è stato. Volevo conservare il tuo sapore sulla mia lingua e il tuo odore addosso fin quando non ti fossi svegliato.
Tu non puoi sapere che ogni notte ero lì per vederti respirare.
E che in quelle notti ho imparato anche a pregare.
E che una volta ti ho visto anche sorridere.
Così ho continuato giorno dopo giorno. Era come pedalare in salita, ogni metro guadagnato un passo in più verso la meta.
Che mi fregava di una bocca se l’unica che m’interessava era dietro il vetro di una stanza di ospedale?
Volevo vederti sorridere di nuovo ed è stato solo per quel sorriso che sono ritornato ogni volta.
Poi è stato così semplice per me abituarmi, come preferire una marca di sigaretta anziché un’altra, il caffé con la panna o un particolare taglio di vestiti. Io mi sono abituato a te e alla tua bocca. E non l’avrei detto prima di conoscerti, ma è proprio una gran bella abitudine.
E mi piace. Non sai quanto.
E mi piace anche trovarti ogni notte a casa ad aspettarmi con gli occhi accesi di desiderio. Tu sai cosa ho fatto fino a quel momento, e ti dai con tutto te stesso affinché qualcun altro non ti superi.
E come potrebbe, se ritorno più affamato di quando sono uscito, soltanto perché so che ci sarai tu ad aspettarmi?
Perché solo dentro di te io finisco col perdermi completamente senza più ritrovarmi e senza mai provare l’urgenza di farlo.
Ho sempre temuto che sarebbe accaduto. Era così inverosimile come idea da trovarla spaventosa.
Per anni mi sono concentrato sulla persona sbagliata che non ho considerato altre opzioni. Che eri tu quell’opzione. Che ho cominciato a perdermi nel momento esatto in cui sono entrato dentro di te desiderando di restarci per sempre.
E da allora ogni cosa è sfuggita al mio controllo, alla rigida regola che mi ero imposto. Ho sempre incolpato te del disastro, come se fossi una complicata equazione che si sottraeva a una semplicissima regola matematica, per non ammettere che ero io stesso a non essere più controllabile.
E adesso, per quanto possa stare ore e ore in giro a scopare, ho capito che solo con te riesco a sentire il vero sapore di tutto ciò che amo.
Le tue labbra mi chiamano ed io rispondo.
Ed è quasi come annegare.

***

The Fly: Grazie tante. Avevo detto che avrei continuato con la terza stagione, invece sono andata avanti con la seconda e visto che questa shot riprende un po' il concetto che hai espresso nella recensione te la dedico. Non temere Paganini non ci sarà, magari di striscio, molto molto di striscio.^^

LaTuM: Sono davvero onorata della tua presenza. Figurati che fino adesso anch'io sono sempre stata per il lol, il fluff e il lieto fine, ma avevo bisogno di sviserare un po' il mio lato malinconico. Spero di esserci riuscita. A presto e grazie anche a te.^^

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Capitolo 4
*** I believe this belong to you ***


Un grazie particolare a chi ha recensito: LaTuM, The Fly e la carissima Ale. Un bacio a tutte.
Anche se sono ancora alle prese con alcune shot sulla seconda stagione, vorrei continuare come annunciato con la terza ( ho detto già che è la mia preferita?)e in particolare con tre episodi che io considero il top di questa serie ( ma c'è qualcuno che non lo è?). Ad ogni modo via con la prima shot che si basa su una scena carica di tensione della 304. E' piuttosto breve vista la brevità della scena, ma vi assicuro che le altre due che seguiranno saranno più consistenti.
I versi alla fine sono tratti dalla sigla finale del suddetto episodio: The Sound Of Violence.

I BELIEVE THIS BELONGS TO YOU
(304)


- Credo che questo appartenga a te.
- Grazie.
- Di niente.


No. Non è così. Mi hai salvato il culo e questo significa molto per me. Proprio come questo momento soltanto nostro, le tue dita impegnate ad agganciarmi il braccialetto soffermandosi molto più del necessario, le tue dita che tremano.
Se solo ti avvicinassi qualche altro centimetro potresti sentire tremare anche il mio cuore. Ma non m’importa e sono io a sporgermi quasi di un passo verso di te. Voglio scoprire se il tuo profumo è rimasto lo stesso.
Te l’ho detto che hai un odore fantastico? Sì che te l’ho detto. Una delle poche cose che mi sono lasciato sfuggire una sera di qualche tempo fa. Ricordi? Non eravamo soli, ma per me era come se ci fossi soltanto tu.
Ho gli occhi fissi su di te quasi a volerti penetrare almeno con lo sguardo, invece tu mi eviti, alzi gli occhi per qualche istante poi li riabbassi.
Ti sento ancora tremare. Le tue dita sono fredde come il ghiaccio, le tue guance accese come se scottassero. E’ incredibile la sensazione di farti ancora questo effetto.
Se non fosse per il mio orgoglio ti trascinerei in casa, ti metterei le manette come quella volta in cui abbiamo voluto giocare un po’, solo che adesso butterei via la chiave.
Mi manca il sesso con te, mi manca la tua bocca, il calore dei tuoi abbracci, le tue chiacchiere, le tue carezze, accarezzarti o anche semplicemente restare a guardarti. Mi piace guardarti.

-Non devi tornare dal tuo ragazzo?

Annuisci quasi sconsolato, quando invece avrei voluto che rispondessi che già ti trovavi dove volevi essere. Dove dovresti essere.
Ma tu hai fatto la tua scelta di portare avanti questa assurda commedia.
E te ne vai.
Perchè tu qualche volta mantieni le promesse e questa è una di quelle.
Rientro nel mio appartamento e sfioro il bracciale per ripercorrere il sentiero immaginario delle tue dita. Lascio la porta aperta illudendomi che tu cambi idea.
Ma non lo fai.
Così scende un’altra sera sulla mia solitudine e questo dolore sottile diventa più profondo nell’oscurità.

I feel like I wanna be inside of you
when the sun goes down



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Capitolo 5
*** Someone didn't sleep at home ***


Tante grazie a The Fly e LaTuM per esserci ogni volta, cosa farei senza di voi, e per questo vi sono grata dieci volte in più. Spero che gradiate anche quest'altra shot sempre ispirata alla stagione 3. Buona lettura.

SOMEONE DIDN'T SLEEP AT HOME.
(307)


- Qualcuno non ha dormito a casa.
- Cosa sei? Un detective?
- Hai lo stesso magnifico completo che indossavi ieri.
- Ho passato la notte da Daphne, se la cosa t’interessa tanto.
- Colgo una nota discordante nel tenero e amoroso ritornello.


Conosco bene quella faccia. E’ quella di uno che ha trascorso tutta la notte in bianco, e non certo a divertirsi.
Chi è stato Raggio di sole a ridurti in questo stato? Il dolce canto della sirena ti ha portato fuori rotta? Non hai avuto tutto quello che desideravi e che hai sempre cercato?
Forse non ci crederai, io stesso non crederei alle mie parole se mi trovassi al posto tuo…ma sono dispiaciuto che tu non l’abbia trovato.
Perché tu sei giovane e non te ne faccio una colpa se hai voluto costruirti delle illusioni. Immagino che sia doloroso vederle cadere e finire in pezzi, per questo non ne ho mai avute, nemmeno su di noi.
La vita già fa schifo per conto proprio. Perché darle una mano?
Cazzo…Theodore. Non ho nessuna voglia di sentire i suoi piagnistei.
- L’ho fatto soltanto per proteggere il mio cliente. E con questo chiudo la conversazione con lui. Un ultimo rapido sguardo nella tua direzione e lascio il locale più teso di prima.
Non è la disposizione ideale per avere a che fare di nuovo con quello stronzo di Stockwell.
Ma la vita è dura Raggio di sole! E non sai quanti cazzi amari ti porterà ad ingoiare.
Io ne ho di miei personali, gemelli di una serie infinita. Tu hai appena cominciato.
Eppure credevo di averti insegnato qualcosa. Credevo che il mondo di cui ti ho aperto i cancelli fosse fatato per te come lo era per me. Che non sarebbero bastati un po’ di musica, due fiori e quattro chiacchiere ad allontanarti da me.
Si vede che anche Brian Kinney non è completamente immune al gioco delle illusioni.
Mi manchi, Raggio di sole. Molto più di quanto avrei voluto.
Non doveva andare così, cazzo! Non volevo che entrassi dentro di me così a fondo, perché anche se non credo ai 'per sempre' e alle promesse senza senso, sentirti uscire così all’improvviso mi ha ferito come non avrei mai immaginato.
A volte però ho come la sensazione che non te ne sia andato del tutto, che sei ancora qui dentro di me da qualche parte.
Do un’occhiata ai ragazzi che popolano la darkroom stasera. Non ce n’è uno, dico uno, che meriti una seconda occhiata.
Ma che cazzo me ne frega. Al buio sono tutti uguali.
Tranne uno.
Credevo di aver superato quella fase. Cazzo!. La tua faccia mi perseguita fin qui.
Ma non mi muovo e resto a guardare aspettando che da un momento all’altro il miraggio esploda come una bolla d’acqua, lasciando al suo posto un immenso vuoto.
E invece sei davvero tu, Cristo Santo!
Cosa ti ha portato nell’antro dell’inferno, Raggio di sole? Dove sono le tue candide ali? Dove sono finiti i tuoi sogni dorati?
Sono eccitato da morire e non certo perché qualcuno mi ha appena abbassato i pantaloni per tirarmelo fuori.
E una sorda euforia si unisce all’eccitazione.
Sei qui, a pochi passi da me, potrei quasi toccarti se solo avessi la forza di allungare una mano, e stai scopando esattamente come io ti ho insegnato.
Senza scuse, rimpianti o giustificazioni.
Ma adesso che ti vedo con quegli occhi puntati nei miei come fari azzurri e le labbra da mordere che sembrano quasi sussurrare il mio nome, capisco che sei tu il mio più grosso rimpianto, la mia occasione persa, il mio tesoro più prezioso.
Perché non saprai mai quanto ti ho desiderato in tutto questo tempo e quanto ancora ti voglio.

I want you
I want to feel you from the inside
to make me feel alive


Il tempo si ferma e noi due seguitiamo a guardarci, soli sospesi nel buio.

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Capitolo 6
*** What the fuck are you doing here? ***


Innanzitutto ringrazio caldamente chi ha recensito la scorsa shot, spero che gradiate anche questa, è la mia puntata preferita in assoluto quindi mi auguro di aver fatto un buon lavoro.
marghe999: Sto cercando di restare per quanto possibile nell'IC, ma non è sempre facile.
the fly: anche a me piace, quegli sguardi alla fine della 307 sono più espliciti di mille parole, e in quei momenti Sunshine è davvero un raggio di sole nel buio della dark .
LaTuM: aspettavo anche la tua recensione per postare la prossima one shot. Non farti più attendere così tanto ç ç

I versi che chiudono la shot sono della sigla finale della 308: Lover's Spit by Broken Social Scene

WHAT THE FUCK ARE YOU DOING HERE?
(308)


L’onda dell’orgasmo mi travolge, e io mi sforzo di non spezzare il contatto visivo con te. Ma è incredibilmente difficile. Ho paura che se chiudo gli occhi anche per un solo istante tu possa sparire. Ma non ne posso fare a meno e li serro giusto il tempo di venire e riprendere fiato.
Mi volto di nuovo verso di te. Anche tu sei venuto e tieni la fronte poggiata sulla schiena del tuo amante occasionale. Il cuore batte velocemente per questa nuova emozione. Sembra che abbiamo fatto sesso noi due anziché con due perfetti sconosciuti di cui non ci frega un cazzo. E sono così felice che non m’importa nemmeno che il coglione inginocchiato ai miei piedi si sia fatto una sega sui miei jeans di Armani nuovi di emporio. Ci sono cose più degne di attenzione al mondo… tipo tu che ti riabbottoni i pantaloni e fai per girarti e uscire dalla darkroom.
Non posso permetterlo. Non stanotte. Ho bisogno di te. E fanculo all’orgoglio.
Faccio uno scatto degno del miglior centometrista e ti raggiungo. Ti circondo con le braccia e tu ti blocchi sul posto. Hai riconosciuto la mia presa, le mie mani intrecciate sul tuo petto. Ti giri lentamente nel cerchio del mio abbraccio e mi fronteggi con uno sguardo stupito, forse anche un po’ severo.
- Vieni da me, Raggio di sole, ti sussurro. Quasi non ho voce.
Non è una richiesta, ma tu mi rispondi con uno dei tuoi più smaglianti sorrisi. E mi baci.
E’ quasi magico il modo in cui abbiamo abbandonato insieme la darkroom e ci ritroviamo a letto, completamente nudi e ancora abbracciati. Non riesco a staccarmi dalle tue labbra. Lo fai tu prendendomi il viso tra le mani e mi guardi. Il tuo sguardo…Dio…il tuo sguardo…mi basta a rischiarare questa notte buia.
Mi dici: - prendimi!
- Non aspettavo altro, Raggio di sole.
Un ultimo bacio e sono dentro di te.
Lo facciamo senza protezione come avresti voluto farlo tu tante volte. E come lo farebbe Brian Kinney se fosse dentro un fottuto sogno.
Dio.
E quello che vedo una volta riaperti gli occhi è la realtà. Il vero incubo. Solo con me stesso e nessun altro nel mio letto che non riesce più a scaldarsi da quando non ci sei.
Ma ci sto lavorando. In fondo ho passato la vita intera a fare a meno degli altri e ci riuscirò anche con te. Prima o poi.
Ed è già domenica.
Volendo potrei passarla qui nel letto in tutta tranquillità e senza fare un cazzo. E, invece, mi vesto di corsa e raggiungo il Liberty Diner, solamente perchè ci sarai tu a servire caffè e ciambelle.
Sono trascorse più di due settimane da quella notte nella darkroom e ogni volta ho aspettato che ci ritornassi, e invece non sei più venuto.
So bene che la tua romantica storia con il violinista è finita e so anche il perché. L’avrei capito anche se non fosse stato per quell’anello ormai scomparso dal tuo dito, anche se Michael non si fosse affrettato a dirmelo con tanta solerzia.
Un consiglio, Raggio di sole?
Mai rivelare a Michael un segreto. Anche se un giorno ne andasse della tua stessa vita.
Il tuo volto è triste, ma di una tristezza diversa da quella di qualche settimana fa, meno aggrottata e più sognante. Mi auguro che non sia ancora il suo ricordo a riflettersi nei tuoi occhi perché non lo merita. Lui non ti meritava.
Forse all’inizio l’avevo pensato davvero, avevo creduto che con lui saresti stato felice più che con me.
Ma non vedere più nessuno dei tuoi sorrisi per giorni, settimane…mesi…era come una stilettata al petto. Non potevo permetterlo. Capisci, Raggio di sole? Non potevo.
M’incanto a guardare il tuo favoloso sedere mentre ti giri a versare il caffè a una coppia di froci tubanti e faccio centinaia di pensieri osceni su quei tuoi capelli che non sono mai stati così lunghi. Mi chiedo come dev’essere infilarci le dita e stringerli mentre vengo nella tua bocca.
Mi chiedo se lo saprò mai.
Mi stanno guardando tutti. Cazzo!
La mia faccia doveva essere eloquente come un discorso cantato. Per fortuna tu non te ne accorgi. Hai lo sguardo abbassato. Da quella notte nella darkroom non riesci più a sollevare gli occhi in mia presenza. Perché?
Io ho una voglia disperata di vederli i tuoi occhi. Di nuotarci dentro per lunghe e interminabili ore.
E invece non mi resta che andarmene e trascorrere questa domenica da solo e, non so ancora in che modo, trascinarla agonizzante fino a domani.
Il lunedì riapre i battenti su un paio di gambe muscolose e depilate appiccicate alle mie.
Mi svincolo da quel contatto intollerabile con un gesto secco. E’ la maniera più gentile che conosca per svegliare qualcuno che deve sparire più in fretta della luce.
- Muoviti! Devi andartene!
Non ricordo com’è stato né la sua faccia e non aspetto che la ricacci da sotto il cuscino. M’infilo in bagno e ne esco solo quando sento richiudersi la porta con il consueto clangore.
Mi vesto in fretta e scendo per strada a prendere l’auto che mi porterà verso la mia prima tappa quotidiana chiedendomi che espressione troverò sul tuo viso questa mattina al Diner.
Sul mio riesco a malapena a nascondere la delusione quando mi accorgo che non ci sei.
Debbie mi versa il caffè con il suo solito sorrisetto del cazzo. Lei sa, ma non me ne frega nulla di fare il sostenuto pure con lei, lo saprebbe comunque anche se m’infilassi un passamontagna sulla testa.
Vado via ripetendomi che è meglio così. Devo disintossicarmi da te, non assuefarmi.
Non ho chiesto a nessuno dove cazzo sei finito, ma a questo punto spero di non vederti più.
Come si dice?
Attento a ciò che desideri perché potrebbe avverarsi?
E infatti la settimana trascorre lenta, pesante, snervante. La settimana più lunga e merdosa che ricordi. Non so che fine hai fatto, non sento pronunciare il tuo nome nemmeno per sbaglio da nessuno e sebbene sia in ansia, non chiedo.
Potresti anche essere ammalato o andato chissà dove per quanto ne sappia, ma continuo a ripetermi che è molto meglio così. Che è meglio per me.
Ma il lunedì successivo torno al lavoro più incazzato di una iena.
Mi stanno tutti sulle palle, ma incolpo gli scansafatiche che vagano nel dipartimento artistico.
Che immensa gioia, un altro mangiatore a sbafo. Che cazzo me ne faccio di un tirocinante?
Tu.
Mi si ferma il respiro in gola.
- Piacere, signor Kinney.
Credo che possa passarci un treno tanto è larga la mia bocca nel momento in cui mi stringi la mano. E non solo per lo stupore, ma per aver rivisto davanti a me l’aria tronfia dei tuoi giorni migliori. Il velo di quella strana malinconia che ti avvolgeva negli ultimi tempi è sparito e i tuoi occhi sono puntati dritti nei miei in tutta la loro forza.
- Te l’avrei detto.
- Quando?
- Dopo aver ottenuto il lavoro.
- Non otterrai il lavoro finché io non firmerò e io non firmerò finché non avrò fatto al potenziale candidato qualche domanda tipo: che cazzo ci fai tu qui?

La risposta sensata che mi dai ha un gusto particolarmente preconfezionato e non riesce a smuovere quella domanda dalla mia testa.
Che cazzo ci fai qui.
C’è qualcosa nella tua scelta e nel tuo modo di fare che non mi convince. Una settimana prima fai di tutto per evitarmi e adesso…
Adesso vieni dritto fino alla mia tana.
E io ti permetto di entrare. Ma con un chiaro avvertimento.
- Non aspettarti un trattamento speciale!
- Non l’ho mai avuto!

E con che faccia tosta l’affermi, quando ho perduto anche il sonno per te.
Ecco tornato alla ribalta il Justin Taylor che conoscevo, apprezzavo e spesso trovavo incredibilmente irritante.
Tuttavia una strana euforia mi pervade fino a fine giornata e arrivo al Babylon così eccitato che mi scoperei anche i muri.
La tua presenza nel locale dà la conferma ai miei sospetti. E il tuo sottile gioco di seduzione è così lampante da rischiarare a giorno tutta la sala.
Che le danze abbiano inizio, allora. Ma ricorda bene, Raggio di sole, sarò sempre e solo io a condurre.
Ti lascio al bar godendo della tua espressione sconfitta e prendo la direzione della darkroom trascinandomi dietro il primo tizio che mi si aggrappa ai pantaloni.
Mi sembra di essere tornato indietro di dieci anni e scopro che non mi sentivo così vivo da secoli.
Ma che cazzo mi combini, Raggio di sole?
Davvero pensi che potrei cascarci come la prima volta?Non credi che siamo entrambi troppo cresciuti per questo tipo di giochetti?Non credi che almeno un po’ dovrei odiarti?
La verità, Raggio di sole, è che non ci crede nessuno, neppure il sottoscritto.
- Forse sono un po’ duro con te.
E sono sincero, perché mi rendo conto che ho esagerato. Che non sei il solo che ha qualcosa da farsi perdonare.
Ma una promessa è una promessa, e resta tale anche quando a sbagliare sei tu.
Mi hai screditato davanti a un cliente e questo non posso perdonartelo.
Nessun trattamento speciale, ricordi?
- Volevi un’esperienza pratica, giusto? Lezione numero uno: chi sbaglia se ne va.
Avrei dovuto immaginarlo che non ti sarebbe bastato un bel calcio in culo. Che non avresti accettato questa frustrazione manco te l’avessi fatta ingoiare a forza.
Tu devi sempre avere l’ultima parola. E di parole ne dici tante. E vorresti anche sentirtele dire.
- E tu ti credi così furbo. Se avessi un po’ di cervello non avresti mai dovuto lasciarmi andare. Potevi dirmi che stavo facendo il più grosso errore della mia vita, che me ne sarei pentito e che quello che mi davi tu valeva mille…un milione di volte più di quanto lui poteva offrirmi. Avresti dovuto dirmi che mi amavi e che avresti continuato a farlo anche se me ne fossi andato.
Quando imparerai, Raggio di sole? Quando capirai che le parole sono fumo e nient’altro? E io lo so bene, perché vendere fumo e il mio mestiere.
E quando imparerai a conoscere meglio te stesso? Io un po’ ho imparato a farlo e posso garantirti che non avresti cambiato idea nemmeno se mi fossi gettato ai tuoi piedi. Non l’hai mai fatto. Sempre dritto sulla tua strada come un treno senza fermate.
Infili la tracolla sulle spalle e fai per andartene.
Eh, no, splendore. Non lascerò a te l’ultima mossa.
- E così che sei fatto? Quando non senti quello che vuoi sentire te ne vai? Stai in piedi sulle tue gambe intanto. E tira fuori le palle!
Sono furioso. Ma almeno ti ho zittito.
Sì, e poi indosserò scarpette di cristallo e una coroncina sulla testa.
Mi baci con la furia delle parole che ti si sono fermate in gola.
E io mi sento così…stupido, perché sto andando a fuoco. Vai via quasi di corsa e io resto immobile…oh…io ci so stare sulle mie gambe…ma aspettando di diventare cenere da un momento all’altro.
Non so più che fare con te. Brian Kinney non sa cosa fare. Quando il mattino dopo Cynthia mi comunica che hai chiesto un appuntamento per la sera, confermo quasi rassegnato.
Io ti desidero e tu l’hai capito da quel bacio a tradimento, o da molto prima, ma anche se ti gridassi in faccia un improbabile disprezzo tu continueresti a perseverare nel tuo intento. E sai bene che è la cosa che più mi piace di te, tanto quanto mi fa incazzare certe volte.
- Signor Kinney?
- Entra, Taylor.

Freddi e formali, mentre dentro di me vibro come una corda tesa. E sono sicuro che tu sei nella mia stessa identica situazione. C’è troppa elettricità nell’aria. La sento pizzicare sulla pelle.
- Volevi vedermi?
Tu annuisci e io ti esorto a parlare. Siamo qui per questo, no?
- Ci ho pensato e ho deciso che deve riprendermi.
Questo è il colmo. Tu decidi e disponi. Non posso lasciarti fare quello che vuoi quando si tratta dei miei affari. - No.
Non se ne parla.
- Anche se ho fatto molti errori lei ne farebbe uno più grande negandomi una seconda opportunità.
Sei incredibile, lo sai? Come siamo finiti a parlare di noi, anziché del lavoro?
Ho quasi difficoltà a ribattere.
- Capisco.
- Perché ora ho capito quello che lei vuole da me e so cosa posso aspettarmi da lei.

Finalmente parliamo la stessa lingua. Stento a crederlo. E tu sei così arrapante in questo momento. Come faccio a negartela questa benedetta seconda occasione?
- Devi mettere in preventivo che ti verrà richiesto di lavorare a lungo, per tante ore… delle volte fino a notte fonda.
- Sarà un piacere lavorare sotto di lei, signore.

E il tuo sorriso accennato è tutto un programma ed io mi figuro anche di che genere.
Ormai non ho più riserve. Il mio corpo le ha sciolte per me.
Ma a una condizione…
- Non dovrai ascoltare mai nessun violino in mia presenza.
- Lo prometto.

E non sai quanto vorrei crederti. Ma adesso non importa.
- Bene. Allora puoi cominciare anche…immediatamente.
Non importa più quello che è stato. Sento solo l’urgenza di stringerti a me, baciarti e scoprire se il tuo sapore è rimasto lo stesso.
Finalmente posso toccare i tuoi capelli ed è una sensazione fantastica, più di qualsiasi sogno. Quasi temo di riaprire gli occhi e ritrovarmi ancora seduto dietro la mia scrivania ad aspettarti.
E invece sei veramente qui. Posso baciarti, posso sentire la tua pelle bruciare sulla mia, posso prenderti come mi piace, come ci è sempre piaciuto. Come se il tempo non fosse mai passato dall’ultima volta, perché sei qui, Raggio di sole.
Qui con me…mio…ancora una volta.

All these people drinking lover's spit
They sit around and clean their face with it
And they listen to teeth to learn how to quit
Tied to a night they never met...


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Capitolo 7
*** Rise and shine, Sunshine! ***


Rispolvero questa raccolta con una serie di flash fiction e drabble tutte riguardanti uno dei periodi più tristi e bui della "non relazione" tra Brian e Justin, con un ringraziamento speciale a chi ha seguito e commentato i capitoli precedenti.

RISE AND SHINE, SUNSHINE
(215)


No. Non è gelosia.
E’ veleno.
Un letale miscuglio di rabbia e dolore.
E’ come essere soffocati da spire invisibili.
E' bruciare.
E nessuna droga può spegnere questo fuoco, strapparmi dal petto questo sentimento del cazzo che non ho mai voluto e che non ho chiesto.
Ma è accaduto.
Loro vivevano per me.
Con ogni gesto, ogni sguardo, ogni pensiero.
E adesso sono talmente vicini che non c’è posto.
Sono completamente fuori dal loro mondo, dalla loro mente, dai loro sogni.
No. Non sono geloso.
So soltanto che uno mi ha già lasciato, l’altro lo farà prima o poi. E io non potrò fare niente per fermarlo, proprio come non posso fermare questo essere che si dibatte dentro di me e che mi fa sanguinare ad ogni colpo.
E’ voglia di annientare ogni cosa, tutto quello che hanno creato, e l’immagine di loro due insieme mi spinge a farlo.
Ma non placa questo dolore, né la rabbia.
Continuo a soffocare, a bruciare, a stillare sangue dalle ferite.
Nemmeno pisciare sul loro eroe mi dà pace, fin quando qualcuno mi dice che sono stato sempre e solo io il loro eroe.
E io così folle da dimenticarlo.

I LIKE SMELLING YOU.
NOT SOAP.
(219
)

“Vai a farti la doccia! Puzzi!”
Che cazzo mi è preso? Che cosa volevo dimostrare... a te... a me stesso?
Sono fuso.
Sento lo scrosciare dell'acqua e, mentre tu cerchi di annullare ogni traccia della tua colpa con acqua e sapone, io cerco di dare un ordine approssimato ai miei pensieri.
Non è il tradimento, o forse sì.
Non è la menzogna, né di fare la figura del fesso davanti a tutta Pittsburgh.
Non è la paura di essere scaricato per uno più giovane.
Non è la paura di perderti. Forse.
Pochi minuti ad angustiarmi, e sembrano sia trascorse ore.
I tuoi passi nudi e ovattati verso il letto mi causano un fremito dietro la schiena. Ho voglia di raggiungerti, ma resto seduto ancora qui, davanti al computer che riflette i miei pensieri bui e il mio sguardo assente.
“Brian?”
Al tuo richiamo, mi volto e ti vedo già infilato sotto le lenzuola, chiedendomi come tu riesca a far finta che non sia accaduto nulla solo pochi minuti prima.
Mi alzo, forte del fatto che posso benissimo riuscirci anch'io.
Mi spoglio lentamente, mentre tu mi guardi. Tremo all'idea che il tuo sia solo uno sguardo annoiato.
Scalcio infastidito l'ultimo indumento. Continui a guardarmi.
Guarda meglio, guarda come sono eccitato, anche adesso, anche adesso che non dovrei.
Ma potrei farti davvero male se solo lo volessi, molto più di quanto tu lo stai facendo a me.
Mi copro e ti do le spalle, senza esitazioni.
Non te lo aspettavi, vero? Brian Kinney che venderebbe sua madre per una scopata. Che poi non sarebbe neanche tanto difficile. Lo farei a prescindere.
Dietro di me, avverto la tua incertezza, il tuo respiro accelerato, il fruscio delle lenzuola, e anche tu ti giri dall'altra parte, mentre il silenzio sembra cadere e frantumarsi in mille pezzi affilati.
Questa potrebbe essere l'ultima notte per noi. Solo l'idea mi uccide.
Mi giro, anche questa volta senza esitare, e resto a guardare nell'eternità di un brevissimo istante la tua schiena pallida. La sfioro delicatamente con le dita, mentre il mio desiderio di vendetta sfuma nella contemplazione dei tuoi nei e di quelle piccole imperfezioni che ho imparato ad amare più della mia stessa vita.
Scosto il lenzuolo e assaporo con gli occhi ogni muscolo, ogni fossetta in cui vorrei perdermi e il tuo culo perfetto in cui mi sono già perso da tempo.
La tua pelle s'increspa al mio tocco, tremi, mentre il mio cuore esulta, ma solo per pochi agonizzanti attimi, perché lui sa, in fondo sa bene che tu hai già scelto.

Mi manca il respiro al solo pensiero, ma poi ti scopro del tutto con un gesto deciso e riprendo fiato su ogni parte di te. Tu godi, mi stringi e ti tormenti le labbra mentre ansimi il mio nome.
Più tardi, tutto si confonde: il sudore, il tuo sperma, la tua saliva, le nostre bocche. Ne assaporo il gusto inconfondibile tra la linua e il palato, illudendomi ancora che sia solo mio. Torno a guardarti e poi a premere il mio naso contro la tua pelle, mentre riprendiamo fiato.
Infine mi trovo a pensare con più forza che è proprio vero: amo il tuo odore, non il sapone.

HE LOVES ME
(220)



Ha detto che mi ama.
Ha detto che sono tutto ciò che vuole.
Ha detto che con lui sarò felice.
Che al mattino mi sveglierà con dolci serenate e rose rosse sul cuscino.
Che saremo soltanto lui e io. Nessun altro a rubare i nostri momenti e i nostri gemiti.
Mi ha detto che sono il suo principe.
- T’importerebbe se me ne andassi?
Dimmi di sì. Ti prego, Brian. Dimmelo.
Ho bisogno di sapere se sono importante per te.
No… non sono le rose, non è la musica. Voglio solo sentire che mi ami.
Ferma questo dolore. Spegni questa voglia che ho di piangere e fuggire via.
Stringimi, Brian. Non lasciarmi andare.

BRIAN'S LOOKING FOR YOU
(220)



- E’ la tua notte, tesoro.
- Vuole stare con te.
Hai ricevuto il mio messaggio a quanto vedo, e ora puoi vedere come fotto il tuo eroe.
Ne sei disgustato… lo so.
Quasi ti viene da piangere, posso vederlo da qui.
Ma se vuoi stare con me, devi sapere chi sono e come sarò per sempre.
E per ricordarti questo… sono arrivato a fottere me stesso.

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