La Luna che Rispecchia l'Anima

di Bad Bionda Bana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


-Oggi qui con noi avremo un ospite d'eccellenza, il famoso e attraente Cheondung degli MBLAQ.-
-Buongiorno a tutti io sono Cheondung, componente degli MBLAQ.- dissi facendo un inchino, classica prassi per ogni singolo programma in cui venivo ospitato, il più delle volte con il resto dei miei compagni.
Il mio nome d'arte è Cheondung, o anche Thunder. Il mio vero nome invece è Park Sanghyun e nonostante fossi un cantante ormai conosciuto, sono rimasto il ragazzo semplice che ero. La mia famiglia mi ha sempre supportato in tutto quello che facevo, inoltre facevo parte anche di una seconda famiglia, ovvero gli MBLAQ. Di solito dicono che gli amici sono quei fratelli che ti scegli, nemmeno in questo caso me li sono scelti, ma Seungho, Lee Joon, Mir e G.O sono comunque diventati come dei fratelli per me, da sostenere e pronti a sostenere me. È grazie a loro se sono arrivato fino a questo punto, al loro spronarmi. Il mio debutto nel loro gruppo fu deciso con non molto preavviso, infatti al posto mio ci sarebbe dovuto essere un altro ragazzo, ma a causa di varie circostanze mi sono ritrovato a ballare e cantare con quella banda di matti, e ancora adesso non so chi dover ringraziare per questa occasione. Con il tempo sono anche migliorato nello scrivere canzoni, ne ho composto alcune per il nostro gruppo e due miei singoli, e chissà, magari un giorno uscirà un mio album solista.
-Cheondung ah, stai già uscendo?- disse Seungho mangiando il primo di molti biscotti -Non fai colazione insieme a noi?- continuò con la bocca piena.
-Sempre se decide di lasciartene un po' Seungho.- disse G.O entrando in cucina. Risi guardando il leader strafogarsi come al solito.
-Che vuoi? Non lo sai che la colazione è il pasto più importante della giornata? Mi servono energie!- continuò Seungho bevendo un po' per mandare giù il boccone seguito subito da un altro.
-Se fosse per te tutti i pasti sarebbero i più importanti della giornata.- dissi ridendo e ricevendo un'occhiata fulminante dal più vecchio del gruppo -In ogni caso preferisco farla più tardi colazione, e poi Joon hyung e Mir sono ancora a letto a dormire.- presi il mio zaino -Quindi rifiuto l'offerta e vado avanti! Ci vediamo più tardi!- conclusi salutandoli e uscendo dal dormitorio.
Ultimamente preferivo passare le mattinate in sala registrazioni o in sala prove, perché secondo me era il momento migliore per trovare un po' di ispirazione, quel momento in cui ti senti ancora in quel mondo dei sogni, dove tutto è possibile, dove qualsiasi sensazione sembra essere ampliata al massimo.
Mi infilai le cuffie, indossai gli occhiali da sole e cappello per poi incamminarmi verso l'agenzia, estraniandomi da qualsiasi cosa mi circondasse. Osservavo i miei passi perso nei miei pensieri, quei pensieri che probabilmente sarebbero diventati nuovi testi per delle canzoni. Ero talmente abituato a fare quella strada a piedi che le mie scarpe avrebbero potuto percorrerla in caso avessero preso vita propria. Senza quasi accorgermene arrivai all'agenzia, una volta in sala prove mi buttai atterra aprendo gambe e braccia, era come un piccolo rituale per me per poter riordinare tutte le idee e raffigurarle sul soffitto. Qualche volta mi ritrovavo ad indicare parole che vedevo solo io sentendomi stupido quando me ne accorgevo dal riflesso dello specchio. Stranamente quel giorno non avevo idee particolarmente belle o interessanti quindi mi ritrovai effettivamente ad osservare un soffitto spoglio da qualsiasi parola, perciò ripresi le mie cuffie e chiudendo gli occhi mi beai di quelle note così dolci che mi capitava di comporre, ma che erano o incomplete o inadatte al momento, ma sempre utili per cercare ispirazione. La musica riusciva a trascinarmi in qualsiasi posto, e così fu anche quel giorno, finchè qualcuno decise che mi sarebbe stato più d'aiuto una bella scrollata.
-Hyung! Svegliati! Non si dorme in sala prove.- urlò Mir sovrastando la musica delle cuffie.
-Sei sempre il solito.- dissi togliendomi le cuffie e alzandomi -Non stavo dormendo, stavo cercando ispirazione.-
-Ma questa volta non stavi indicando il nulla sul soffitto!- il maknae rise seguito dal compagno di idiozie Joon. Purtroppo una delle volte in cui mi lasciavo prendere troppo dall'immaginazione indicando le parole sul soffitto, loro erano entrati e mi avevano visto. Non se lo sarebbero dimenticato tanto facilmente. Lascia passare la battuta al maknae solo perché quel giorno mi sentivo più strano del solito, forse perché era la prima volta in cui mi veniva il blocco dello scrittore, comunque non ci pensai più di tanto e mi concentrai sulle prove insieme agli altri. E così passammo il resto della mattinata e il pomeriggio, ovviamente con una piccola pausa per il pranzo o Seungho ci avrebbe mangiato per la fame che aveva.
Una volta arrivata anche l'ora di cena, il leader ce lo fece notare reclamando il suo sostentamento, e decidemmo di fermarci a prendere qualche schifezza lungo strada e mangiarla al dormitorio. Mentre tutti ridevano e scherzavano tra loro, io mi ero chiuso un secondo in me per poter finalmente riflettere. Come bisogna gestire il blocco dello scrittore? In che modo potevo uscirne? Da solo purtroppo non sarei stato capace di nulla, mi serviva il consiglio di qualcuno più esperto di me.
-Hey Cheondung ah, che succede? Ti vedo pensieroso.- disse G.O poggiandomi il braccio sulle spalle.
-Hyung, come faccio ad uscire dal blocco dello scrittore?- gli chiesi guardandolo serio, ma quella serietà scomparì nel momento in cui lui cominciò a ridere attirando l'attenzione anche degli altri. Gli avrei dato un pugno, ma avevo bisogno di sdrammatizzare un po' così sorrisi.
-Cheondung, il blocco non è un problema, è facilissimo da superare, ti basta distrarre un po' la mente.- rimasi ad ascoltarlo annuendo, lui di sicuro c'era già passato e sapeva di cosa stava parlando -Prova a distrarti con una ragazza!- concluse smontando quella sua immagine da hyung premuroso e consigliere che si stava formando nella mia mente.
-Sei sempre il solito G.O, il nostro Cheondung riuscirà ad uscirne da solo. Ne sono certo.- disse Seungho proseguendo il suo cammino verso quella che sarebbe potuta diventare la sua divinità. Probabilmente mi sarebbero bastate semplicemente quelle poche ma significanti parole per poter uscire da quel mio blocco, ma non potei negare che l'idea di G.O non mi fosse interessata anche solo per qualche frazione di secondo, ero pur sempre un ragazzo, ma una relazione avrebbe portato scompiglio secondo il mio parere. Mi lasciai quel piccolo problema alle spalle e decisi di offrire la cena a tutto il mio gruppo, e tornando il disagio fatto a gruppo ci incamminammo verso il nostro dormitorio. Nonostante non fosse poi così distante, Seungho sembrava essere di fretta, più per il bisogno di mangiare che per la paura che il cibo si raffreddasse. Il sole era ormai calato e la luna regnava da regina il cielo con i suoi sudditi, le stelle. Mi era sempre piaciuto guardare le stelle, e mi sarebbe piaciuto tantissimo assistere al levare della luna, più veloce del sole nel sorgere e la luce era meno intensa, quindi non dava fastidio agli occhi. Volsi gli occhi a quel pezzetto di cielo che si riusciva ad intravedere tra le cime dei palazzi, ma oltre alla luna ci fu qualcos'altro che attirò il mio sguardo, qualcosa di luminoso sul tetto di uno dei palazzi, apparentemente sul più alto della zona. Mi strofinai gli occhi non capendo e riguardando nella stessa direzione vidi che tutto era normale, quella strana luce era scomparsa. Era vero o me lo ero immaginato? Se fosse stato vero, che cosa poteva mai essere?
-Ancora con la testa fra le nuvole? Dillo che stai seriamente pensando alla proposta di G.O.- disse Joon ridacchiando. Anche lui era solito sdrammatizzare ogni situazione, quasi più di G.O.
-Penso di aver bisogno di una visita dall'oculista.- scossi la testa e mi grattai di nuovo gli occhi. Se fosse stata un'allucinazione era comunque meglio non allarmarli, magari mi era semplicemente entrato qualcosa in un occhio, si, sicuramente era questo. Cercai di convincermene e tornai all'umore di poco prima iniziando a prendere in giro lo hyung con Joon. Per il momento dimenticai le stelle, ma iniziavo a sentire una sensazione strana, come se stesse per succedere qualcosa, se fosse stata una cosa buona o cattiva, io quello non lo sapevo ancora. Arrivammo al dormitorio e ci sedemmo in cucina per iniziare a mangiare con immensa gioia per il nostro leader. Durante la cena non parlammo del mio blocco e non accennai nulla su quello che era successo tornando a casa, e quella sensazione sembrava essere penetrata nel mio stomaco fino a tempo indeterminato.
-Direi che ho bisogno di una bella doccia.- dissi alzandomi una volta finita la mia cena. Forse un po' di acqua corrente mi avrebbe schiarito le idee facendomi capire così che mi stavo solo facendo dei problemi inutili e sarei tornato alla mia solita vita. Chiusi la porta del bagno e aprii l'acqua in modo tale che potesse intiepidirsi un po', non avevo mai amato le docce gelate o i bagni nel ghiaccio, non facevano per me, io avevo bisogno di rilassarmi in doccia, non di congelarmi. Mi guardai per un attimo allo specchio, a vedermi non avevo nulla di strano, e già questo mi aiutò a dimenticare, mi spogliai ed entrai lasciando che l'acqua facesse scivolare via qualsiasi mio pensiero. Una bella doccia calda era la soluzione a qualsiasi mio piccolo problema, e anche quella strana sensazione sembrava essere sparita. Una volta chiusa l'acqua uscii dal bagno con un asciugamano legato in vita e mi diressi in camera mia, indossai quello che poteva essere chiamato pigiama, una maglia e dei pantaloncini corti, e mi misi a dormire. Ero solito andare a dormire presto dopo la doccia, così da svegliarmi presto per il giorno dopo e godermi un po' di alba, nessuno dei miei compagni condivideva questa mia usanza, se fosse stato per loro sarebbero potuti rimanere svegli fino a notte fonda, cosa che facevano già, e alzarsi solo per ora di pranzo se non dopo, cosa che non potevano fare a causa dei vari impegni, singoli e del gruppo.
La mattina dopo, come previsto, mi svegliai presto. Indossai una felpa per non rischiare di prendere il raffreddore e salii sul tetto. Il sole stava sorgendo, nel cielo le nuvole creavano delle sfumature dolci tra il rosa e l'arancione, uno spettacolo magnifico che si ripeteva ogni mattina con il bel tempo. Mi girai dalla parte opposta al sole e vidi la luna che piano piano veniva sovrastata dalla luce di quell'unica stella che non faceva parte del suo reame. Buttai un occhio verso il palazzo che avevo osservato la sera prima e notai la stessa luce che pensavo di essermi immaginato. Cosa era? Cercai di mettere a fuoco, ma oltre ad essere stata troppo distante per determinare un'immagine chiara, con il sorgere del sole lentamente svanì. Questa volta ne ero certo, qualsiasi cosa fosse, non me la stavo immaginando, era reale.
Ritornai dentro e continuando a pensarci ripresi le mie solite abitudini, andai all'agenzia, cercai ispirazione senza trovarla e poi ripresi le prove con gli altri. E così passarono anche i giorni seguenti, sempre con quel blocco nella testa e quella strana sensazione allo stomaco.

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


Più i giorni passavano e meno riuscivo a distrarre i mie pensieri da quell'unico punto fisso nella mia testa. Cosa avevo visto? Stavo diventando pazzo? Mi capitò ancora di vedere quella luce così distante da me, sempre o di notte o poco prima dell'alba. Provai a documentarmi un po' durante il tempo libero, cercando informazioni su internet, ma le uniche cosa che riuscivo a trovare erano relative ad alieni e rapimenti vari. Di quello ne ero più che sicuro, ciò che avevo visto non era di certo un'astronave aliena. Era qualcosa di più fuori dal normale, sembrava avere vita propria quella luce che vedevo, ondeggiava leggera come un petalo che cade dal proprio fiore, ed era leggera, proprio come la luce che emana la luna. Non c'era altro da fare se non avvicinarsi a quella luce misteriosa, naturalmente senza farsi scoprire dai ragazzi, mi avrebbero preso prima per matto e poi avrebbero riso di me fino alla mia morte. Solo ad uno di loro accennai qualcosa, a Seungho, era l'unico capace di prendermi sul serio su certe cose, anche se omisi del tutto ciò che ultimamente vedevo parecchie notti. Mi sarei dovuto preparare, anche se non avevo la minima idea di come fare o cosa sarebbe potuto accadere, in ogni caso la curiosità era troppa per lasciar scorrere, e poi quella strana sensazione non se ne era ancora andata, sicuramente aveva a che fare con tutto ciò.
Sopraffatto da tutti i miei pensieri salii sul tetto per allontanarmi dagli occhi dei miei compagni, soprattutto per evitare domande su cosa mi stesse succedendo, visto che nemmeno io ne ero a conoscenza. Quel giorno avevamo cenato presto, e quando mi ritrovai all'esterno il sole stava tramontando, un'atmosfera dolce e cupa allo stesso momento mi stava avvolgendo. Indossai le cuffie e, appoggiato alla ringhiera, mi persi a guardare il sole dare il suo ultimo saluto e lasciare il cielo alla luna, pronta a risplendere insieme alle sue stelle. Senza accorgermene chiusi gli occhi rimanendo in piedi ad ascoltare la musica, la fresca brezza della sera mi accarezzava il viso con una dolcezza quasi materna. Finalmente riuscii ad estraniarmi di nuovo da tutto quello che mi circondava, compresa quella luce e la sensazione allo stomaco. Tutto ciò che percepivo erano unicamente la musica e il vento leggero, gli occhi sempre chiusi immersi nel buio. Mi girai e mi sedetti per terra con la schiena appoggiata alla ringhiera, mi sarei potuto addormentare da un momento all'altro, ma cercai di evitare, o sennò poi chi lo sentiva il manager, così riaprii gli occhi, giusto in tempo per non credere a ciò che avevo visto. Era li, quella luce era li, sul tetto del loro dormitorio, ma come ero riuscito a vederla quella scomparve dietro la porta per rientrare. Il mio cervello mi stava dicendo di seguirla, ma il mio corpo si era come pietrificato improvvisamente, non riuscivo ad alzarmi, rimanevo seduto con bocca e occhi spalancati sentendo quella strana sensazione allo stomaco più forte del solito. Che quella creatura... stesse cercando me? Ma cosa mai poteva volere da me? Insomma, ero un ragazzo come tutti. Che si sentisse minacciata perché l'avevo vista? Perché l'avevo..., scoperta? Con una mano appoggiata alla ringhiera riuscii ad alzarmi e mi portai istintivamente la mano sullo stomaco. Che fosse paura quella strana sensazione?
Dopo quella notte mi mostravo più inquieto agli occhi di chi mi circondava, tanto che spesso i miei compagni mi chiedevano se fosse successo qualcosa con viso preoccupato, il manager mi aveva anche proposto di prendermi una piccola pausa ma rifiutai fingendo che tutto fosse normale, ma non lo era. Nonostante da quella notte non l'avessi più vista, quella luce mi perseguitava, non riuscivo a pensare ad altro.
-Cheondung! Anche se non vuoi dirci quello che ti è successo, qualsiasi cosa sia, abbiamo parlato tra di noi e oggi passeremo l'intera giornata a fare tutto quello che vuoi.- disse Seungho poggiandogli una mano sulla spalla.
-Troveremo un modo per farti tornare il ragazzo di sempre, e non questa ameba inespressiva.- continuò Joon ridendo. Al momento non avevo alcuna voglia di fare nulla, volevo solo chiudermi in camera al buio, ma non avevo nemmeno voglia di discutere con i miei compagni quindi li accontentai e dissi loro di voler fare un po' di compere al centro commerciale. In mezzo alla gente e alla confusione magari i miei pensieri si sarebbero quietati.
Facemmo tutto il giro del centro commerciale, entrammo in tutti i negozi, anche in quelli più inutili per noi dove vendevano accessori e elettrodomestici per la casa o trucchi e creme varie. Nei negozi di abbigliamento comprammo tutti qualcosa di nuovo, eravamo pieni di buste con pantaloni, scarpe, magliette, erano abbastanza ingombranti.
-Sembriamo armati con tutte queste buste.- disse Mir dandone una addosso a G.O, il quale ricambiò il colpo -Guerra con le buste!-
-Per favore Mir, siamo in un luogo pubblico, non farci fare queste figure.- disse Seungho fulminandolo con lo sguardo -Quando saremo a casa sarà guerra all'ultimo sangue.- concluse ridendo e sentendosi già vincitore.
-Comunque danno parecchio fastidio tutte queste buste.- si lamentò Joon non sapendo più come tenere in mano le sue e portandosene una in bocca.
-Sei tu quello che si è comprato tutta quella roba.- risposi ridendo nonostante anche io mi fossi comprato non pochi vestiti, infatti lo hyung mi rispose con una smorfia e spingendomi con la spalla. Io persi l'equilibrio e mi scontrai con una ragazza facendo cadere entrambi, tutte le buste finirono per terra insieme ai vestiti -Che diavolo fai hyung?- dissi prendendo prima l'unica busta che non era mia e porgendola alla ragazza facendo un inchino per scusarmi -Scusi infinitamente! Non era mia intenzione.- dissi sempre con la testa chinata.
-Non è nulla, stai tranquillo.- disse una voce leggera come un sospiro. Alzai il viso per scoprire di chi fosse quella voce così dolce. La ragazza che avevo urtato si era rialzata e incontrando il mio sguardo sorrise facendo un piccolo cenno di ringraziamento con la testa. La sua corporatura era normale, né troppo magra ma nemmeno troppo grassa, abbastanza alta, da sotto il cappello i capelli di un marrone color cioccolato sfumavano sulle punte in un biondo color del fieno, i suoi occhi marroni sembravano quelli di un cucciolo, la sua carnagione era chiara, e faceva spiccare il colore rosso delle labbra piene -Buona giornata.- disse allontanandosi. Rimasi a fissarla ancora per qualche minuto mentre se ne andava.
-Che avevo detto io?- G.O mi passò le mie buste che aveva tirato su da terra durante quel mio piccolo momento di trance -Serviva una semplice ragazza per sistemare tutto.- e sorridendo mi diede qualche pacca sulla spalla. Semplice? Quella ragazza sembrava tutto fuorché semplice. Scuotei la testa tornando alla realtà e insieme ai ragazzi tornammo al dormitorio per sistemare tutte le spese. Quando entrai in camera mia mi accorsi di tutto il disordine che avevo lasciato in quegli ultimi giorni, così cominciai a mettere in ordine partendo dai vestiti sparsi sul letto e sulla sedia della scrivania. Incredibilmente quella mattina di shopping mi aveva sul serio aiutato a svagarmi un po' da tutto quello che mi stava assillando da giorni. Ripiegando i vestiti ripensai a quella ragazza contro la quale mi ero scontrato per puro caso, la sua immagine si stava sbiadendo piano in mezzo a tutte le altre scomparendo, mentre la sua voce rimase vivida nella mia testa, e ricordandola inizia a canticchiare qualche nota. All'inizio pensai fosse una canzone sentita magari al centro commerciale e che mi era rimasta in testa, invece non era così. Chiesi anche agli altri se per caso avessero sentito una canzone simile canticchiandogliela, ma nessuno la conosceva. Che fosse sparito il blocco dello scrittore? Presi in fretta il mio zaino e uscì dal dormitorio senza dire nulla, non potevo lasciarmi sfuggire quella melodia. Di corsa arrivai all'agenzia ed entrai in sala registrazioni sempre con le stesse note in testa, presi qualsiasi strumento potesse essermi d'aiuto e inizia a scrivere qualche nota preso dall'entusiasmo, avevo superato quel blocco che mi portavo addietro ormai da troppi giorni. Nel mentre in cui stavo per scrivere la ultime note di quella canzone entrò Seungho con un sorriso sorpreso e si avvicinò per leggere lo spartito, gli suonai la canzone con la chitarra aspettando un suo parere.
-Non male, è quella che ci hai canticchiato prima?.- mi chiese lui poggiandomi una mano sulla spalla.
-Si. Pensavo fosse una canzone sentita al centro commerciale, ma nessuno di voi se la ricordava.- risposi mettendo a posto la chitarra e prendendo i fogli sparsi in giro, non ero solito creare confusione quando componevo delle canzoni, ma quella volta era stata un'eccezione.
-E posso chiederti come è spuntata fuori? Magari qualcosa alla quale hai pensato, potrebbe aiutarti per scriverci un testo sopra.-
Ripensai a quei pochi minuti in camera mia, a ciò che stavo facendo, pensando, ed ecco la rivelazione. Era stata quella ragazza, la sua voce mi aveva ispirato quella melodia come se fosse stata lei stessa a cantarmela. G.O aveva ragione, lei era il mio biglietto per uscire da quel blocco momentaneo, e avevo bisogno di lei per finire la canzone. Sorrisi come se avessi scoperto il fuoco.
-So cosa devo fare!- dissi a Seungho prendendolo per le spalle -Hyung, ti offro il pranzo!- continuai preso dalla felicità.
-In realtà noi abbiamo mangiato non appena te ne sei andato, ma visto che offri tu qualcos'altro potrebbe sempre stare nel mio stomaco.- rispose accarezzandosi la pancia pronto a gustarsi un altro pasto.
Per quel giorno c'erano state fin troppe sorprese, quindi sarei andato il giorno dopo in cerca di quella misteriosa ragazza. Ma per ritrovarla mi sarei dovuto affidare alle mani di un professionista incompreso, colui che sarebbe riuscito a condurmi da lei. Fin dall'antica Grecia i poeti, i musicisti, gli attori avevano la protezione delle muse, le dee delle arti. Io forse ero riuscito a trovare la mia per mezzo di un abile gioco del fato.

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


-Per poter arrivare a lei dobbiamo affidarci ai tuoi ricordi. Descrivimela.- disse Joon facendo finta di essere serio.
-Hyung, c'eri anche tu quando mi sono scontrato con lei, l'avrai vista anche te, figuriamoci se Lee Joon non nota una ragazza carina.- dissi cominciando già a perdere le speranze. Infatti era proprio per questo che avevo chiesto aiuto a Joon, perché di sicuro si sarebbe ricordato ogni minimo dettagli di quella ragazza, al contrario di me che ormai ricordavo solo la sua voce, inoltre speravo che l'aver partecipato al drama “Iris 2” gli avesse dato qualche dote investigativa speciale -L'unica cosa che ricordo è la sua voce, e basta.-
-Purtroppo ti sbagli, in quel momento stavo troppo ridendo della tua figuraccia per prestare attenzione a lei, però aveva una busta con sé, giusto? Quindi questo vuol dire che aveva fatto compere.- gli occhi gli si illuminarono, sembrava aver già risolto l'indovinello. Io annuii ricordando di avergliela presa da terra -Per caso ti ricordi se c'era scritto qualche nome sulla busta?-
-Il nome no, ma mi ricordo che iniziava con la D.- cercai di pensare a che negozi si trovavano nel centro commerciale con quell'iniziale -Aspetta, ma certo! DEHA!- dissi sorridendo -È una famosa marca per vestiti e costumi per la danza.-
-Quindi probabilmente è una ballerina, sempre se quello che ha comprato lo ha preso per lei, sennò potrebbe averlo preso per qualcun altro.- disse Joon atteggiandosi da investigatore -Dovresti andare al negozio e chiedere, sempre se te lo dicono.-
-Beh, ti farò sapere Joon hyung!- quel giorno non avevamo prove di alcun genere, quindi avrei potuto passare anche tutta la giornata alla ricerca della mia musa ispiratrice. Come al solito uscii dal dormitorio con occhiali da sole, cappello e cuffie, una bella passeggiata mi avrebbe fatto solo che bene, avrei potuto riflettere su altri dettagli che mi avrebbero portato a lei. Sapevo che aveva qualche collegamento con la danza, se i vestiti erano suoi ciò voleva dire che studiava danza oppure li aveva comprati per la classe in cui insegnava. Ma i punto di domanda comune a queste due possibilità era solo uno: quale era lo stile? Ci sono così tanti stili al mondo, classica, hip hop, contemporaneo, latino americano. Ma quale di questi mi avrebbe condotto a lei. Arrivai al centro commerciale e cercai il negozio di danza. Era pieno di ragazze che provavano le punte per classica e bimbe che compravano il loro primo body, mi sentivo un po' fuori da quel mondo, nonostante fossi anche io un ballerino. Vidi la cassiera libera e presi l'occasione per farle qualche domanda.
-Buongiorno. Mi scusi, per caso lei ha lavorato anche ieri mattina?- chiesi un po' imbarazzato.
-Si, perché lo chiede?- rispose lei sorridendo per cortesia.
-Perché ieri mattina dovrebbe essere passata a comprare alcuni dei vostri vestiti una ragazza, e volevo sapere se poteva darmi qualche informazione sulla spesa che aveva fatto.- sentivo la pelle del viso quasi andare a fuoco, probabilmente ero diventato rosso sulle guance e al solo pensiero il mio imbarazzo cresceva sempre di più. Mi tolsi cappello e occhiali per non spaventare le persone che man mano entravano nel negozio.
-Mi dispiace, ma non siamo autorizzate a dare certe informazioni.- la cassiera si bloccò per un momento scrutandomi il viso per poi avvampare di colpo -Ma lei è Cheondung? Cheondung degli MBLAQ?-
-Si si, sono io.- risposi sorridendo -Però la prego di non urlarlo, sono abbastanza di fretta.-
-Certo, nessuno la disturberà.- disse facendo l'occhiolino -Su quella ragazza, potrebbe descrivermela? Da capire di chi si tratta.- ripensai alla sua immagine, ormai l'avevo cancellata del tutto, a parte per un dettaglio.
-Indossava un cappello.-
-Un cappello?- la cassiera rifletté per qualche istante per poi controllare il registro delle vendite. Forse aveva capito di chi stavo parlando, e forse mi avrebbe aiutato. Il tutto solo perché ero un personaggio famoso, al pensiero mi scappò una piccola risata -Ok, tutto quello che posso dirle è che ha preso abiti da ginnastica, probabilmente per sé, e poi ha fatto un ordine per una dozzina di costumi da classica per una classe di propedeutica immagino, tutte le misure sono per bambine.-
-La ringrazio infinitamente!- risposi sorridendo e facendo un piccolo cenno con la testa -Mi è stata di molto aiuto.-
-Ormai lavoro in questo negozio da parecchio tempo, se proprio deve trovare questa ragazza, cerchi nelle scuole di danza dove insegnano stili tipo house o hip hop, non mi era sembrata molto un tipo da classica.- concluse a bassa voce per poi riprendere il lavoro assistendo le clienti.
Ero felicissimo. Anche se ero ancora distante da lei, sentivo che ora potevo trovarla, mi sarebbe bastato cercarla in qualsiasi scuola di danza della città. Solo dopo averlo pensato mi resi conto della sfida che stavo accettando, ma l'avrei trovata a qualsiasi costo. Mi comprai qualcosa da mangiare giusto per riempire quel buco nello stomaco e intanto cercai su internet le varie scuole di danza presenti nei dintorni, con mia grande sorpresa ne trovai solo una che presentava anche corsi di hip hop e si trovava non molto distante dall'agenzia, tutte le altre erano parecchio distanti seppure sempre in città. Consumai il mio pranzo e rimettendomi le cuffie mi incamminai verso l'agenzia, da li poi avrei cercato la scuola. Cominciai a pensare a cosa avrei potuto dirle, non era così semplice, c'eravamo visti solo una volta e per errore in più. Le mani cominciarono a sudare da tento nervoso che ero, ad ogni passo sentivo di avvicinarmi sempre di più a quella ragazza.
Senza accorgermene ero arrivato all'agenzia. Prima di dirigermi verso il luogo dove speravo di trovare di nuovo la mia ispirazione, decisi di fermarmi un secondo in agenzia per una piccola tappa in bagno e per lavarmi la faccia, mi stavo agitando un po' troppo. Entrai dentro e salutando il nostro coreografo mi diressi verso il bagno. Una volta finito uscii e mi lavai prima le mani e poi la faccia, mi guardai allo specchio e constatai che il mio colorito era normale per il momento. Stavo per aprire la porta ed uscire quando si aprì schivandomi per poco il viso, erano entrati Joon e G.O.
-Hey Cheondung!- esclamò Joon sorridendo -Non dovresti essere al centro commerciale? Oppure hai già fatto? Ti ha detto qualcosa?- in un secondo lo fulminai con lo sguardo facendogli segno di non proferire parola -Tranquillo, gli ho spiegato tutto.- concluse indicando l'amico. Tipico di Joon, non riusciva mai a tenere la bocca chiusa.
-Deve averti colpito molto quella ragazza.- disse ridendo G.O.
-Voi non capite, ieri mentre mettevo a posto i vestiti ho ripensato alla sua voce, e grazie a quel ricordo sono riuscito ad uscire anche se parzialmente dal mio blocco dello scrittore. Devo trovarla.- dissi determinato nella mia missione -Mi sono fermato qui in agenzia giusto per fare un salto in bagno, ma sono diretto ad una scuola di danza che c'è qui vicino. A quanto pare studia danza, ma è anche un'insegnante di un corso di propedeutica.-
-Propedeutica?- chiese G.O non capendo il termine.
-È un corso prima dei principianti, non la si può nemmeno chiamare di base la danza che insegnano al corso di propedeutica perché i bambini sono al primo anno e quindi veramente piccoli.- rispose Joon mostrando tutta la sua conoscenza a riguardo. D'altronde lui aveva passato parte della sua vita in una scuola di danza e forse era quello che ne sapeva di più di tutti -Una scuola qui vicino dici?- chiese Joon girandosi verso di me e sorridendo in modo quasi inquietante. In un secondo capii ciò che stava pensando.
-Non provarci hyung.-
-Non penserai che i tuoi due hyung ti ci mandino da solo, potrebbe essere pericoloso per un idol come te. Quindi ti accompagneremo!- concluse Joon uscendo dal bagno seguito dal complice G.O. Mi rassegnai e pregando di non fare figuracce a causa loro li seguii. Cercai la strada sul GPS del telefono e ci incamminammo verso la nostra destinazione. Mentre i gli altri due stavano ridendo sopra tutte quella situazione, io, oltre ad essere nervoso, ero anche in ansia. Me lo sentivo, avrebbero mandato in fumo qualsiasi mio sforzo spaventandola o altro. Dovevo rimanere calmo, se fosse stato necessario avrei anche finto di non conoscerli spacciandomi solo per un ragazzo molto somigliante al cantante Cheondung. In poco tempo arrivammo davanti ad un palazzo non molto grande, ma abbastanza per avere tre o quattro sale dove sostenere lezioni di ballo, inoltre da una delle finestre riuscivo a vedere dei vestiti e delle scarpette da danza. Era il posto giusto, ma il momento sbagliato. Le luci erano tutte spente, la porta a detta di G.O era chiusa, a quanto pare la scuola era chiusa.
-Avresti dovuto controllare gli orari di apertura prima Cheondung ah.- si lamentò Joon -Siamo venuti qui per nulla.-
-Torniamo al dormitorio, andiamo a torturare un po' il maknae. Di sicuro è più divertente che starsene qua davanti come dei maniaci.- continuò G.O incamminandosi verso casa seguito da Joon. Senza che se accorgessero io rimasi li, mi sedetti su uno degli scalini in entrata, mi infilai le cuffie e appoggiandomi alla porta con la schiena chiusi gli occhi rilassandomi un po'. La speranza non era ancora persa, poteva ancora essere la scuola giusta e qualcosa dentro di me mi diceva che avevo ragione. Ormai Joon e G.O erano lontani dal circondario, probabilmente erano anche già arrivati a casa e si stavano divertendo a spese del povero Mir in compagnia di Seungho, se si trattava di infastidire qualcuno lui non si tirava mai indietro. Mi lascia cullare dalla musica e in pochi minuti mi addormentai su quegli scalini. La notte prima per l'agitazione non ero riuscito a dormire molto anche se un letto di sicuro sarebbe stato più comodo del marmo degli scalini.
Dal nulla le cuffie mi caddero -Sveglia bel addormentato per strada.- sentii continuando a tenere gli occhi chiusi, forse era solo un sogno, eppure quella voce era stranamente familiare -Penso esistano posti migliori in cui dormire, tipo casa tua.- una risata dolce, limpida arrivò alle mie orecchie mentre una mano si appoggiò sulla mia spalla urtandomi piano come per svegliarmi. Feci una smorfia come un ragazzo quando sua madre lo sveglia per andare a scuola -Vedi di non venirmi fuori con la classica frase “ancora dieci minuti mamma”. Certo che sei un ragazzo strano, un giorno per sbaglio mi urti al centro commerciale, il giorno dopo ti ritrovo per terra davanti alla mia scuola di danza a dormire sugli scalini.- continuò la voce ridendo. A quelle parole spalancai gli occhi e capii il perché quella voce mi suonava così familiare.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


Era lì, davanti a me, in piedi mentre mi guardava con un sorriso capace di sciogliere il cuore di qualsiasi ragazzo, compreso il mio. Indossava dei pantaloncini corti, una canottiera nera e il cappello che aveva anche il giorno precedente.
-Ti ho chiamato un paio di volte, poi mi sono accorta delle cuffie e te le ho tolte.- disse lei annuendo. Quando sorrideva i suoi occhi sembravano incurvarsi come quelli degli anime, rendendo il suo viso dolce e unico allo stesso momento -Pensi di rimanere lì e rimetterti a dormire o vuoi entrare?- concluse tirando fuori dalla borsa le chiavi del palazzo. In velocità mi rialzai facendo cadere sia cappello che occhiali, a lei sfuggì una risatina mentre io mi stavo vergognando per la figuraccia raccogliendo le mie cose. Aprì la porta e dopo essere entrata si girò verso di me -Non entri?- chiese facendo un cenno con la testa. Senza ancora dire nulla entrai e chiusi la porta dietro alle mie spalle. Me lo sentivo che l'avrei trovata in questa scuola, ma speravo di incontrarla dandole una buona impressione di me, non peggiorando quella che si era fatta dopo che l'avevo fatta cadere facendomi trovare a dormire davanti a quella che apparentemente era la sua scuola. Entrammo in una delle aule, lei buttò la sua borsa in un angolo insieme al cappello, le tapparelle erano abbassate fino a metà, così le alzò permettendo alla luce del sole di riflettersi sullo specchio a tutta parete illuminando la stanza -Senti, non sono nemmeno io una chiacchierona quando ci sono persone che non conosco, ma con due muti non inizierà mai una conversazione, e dubito che tu sia venuto qua per iscriverti alla scuola.- ridacchiò sedendosi di fronte allo specchio e facendomi cenno di raggiungerla. Aveva ragione, dovevo prendere coraggio e dirle il perché fossi lì. E poi che diavolo mi prendeva? Ero un idol, mi sono esibito davanti a migliaia di persone, parlare con una semplice ragazza non era così difficile. Se solo fosse stata lei una semplice ragazza. La raggiunsi e mi sedetti a fianco a lei, la quale iniziò a fare stretching dopo essersi legata i capelli in una coda alta.
-Piacere mi chiamo-
-So perfettamente chi sei.- mi interruppe lei ridendo -Tu sei Cheondung degli MBLAQ o, come preferisco, sei Park Sanghyun.- concluse lei sorridendo.
-Ma allora conosci il nostro gruppo.- dissi sorridendo appena -Sei una nostra fan?-
-Diciamo di si.- rispose annuendo -Ma non è questo quello che vuoi sapere, o sbaglio?- chiese guardandomi dal riflesso dello specchio. Nel momento in cui quegli occhi marroni si posarono sulla mia immagine riflessa persi di vista per un momento il perché ero andato in cerca di quella ragazza, riuscivo solo a guardare quegli occhi così marroni e così profondi -Ti capita spesso di incantarti nel nulla?- la sua voce mi riportò di nuovo alla realtà.
-Scusa.- deglutii pensando al miglior modo con cui formulare la frase senza che fraintendesse -Diciamo che da un po' di giorni mi era venuto il blocco dello scrittore e non riuscivo più a venirne fuori, finchè non mi sono scontrato con te ieri al centro commerciale. Dopo essere tornato a casa e aver ripensato alla tua voce cominciai a sentire dentro la mia testa una melodia. In parole povere sono venuto in cerca di te per aiutarmi a finire la canzone e uscire dal blocco. Diventeresti la mia musa?- solo quando pronunciai quelle ultime parole mi resi conto di quanto fossero imbarazzanti e sentii il viso diventare rosso. Spero con tutto il cuore che non si mettesse a ridere di me e di quello che avevo appena detto, non avrei sopportato la vergogna.
-Va bene.- al suono di quelle due parole sgranai gli occhi osservandola -Cosa dovrebbe fare una musa? Immagino ti riferisca alle muse dee delle arti dell'antica Grecia.- concluse lei alzandosi in piedi. Si diresse verso lo stereo, fece partire lo stereo e dopo essersi diretta verso il centro della stanza iniziò a buttare li qualche passo di hip hop. Guardandola sorrisi.
-Sii te stessa.- mi alzai anche io e mi appoggiai allo specchio -La commessa aveva ragione, di certo non sei una da classica.-
-La commessa?- chiese lei non capendo e continuando a ballare.
-Si, per trovarti sono andata mi sono ricordato della busta che ti avevo raccolto ieri e sono andato al negozio per ricavare qualche tua informazione, e la commessa mi ha detto che eri più un tipo da hip hop che da danza classica. Di certo deve avere occhio per le ballerine.- risposi guadagnando punti sullo stile, mi stavo riprendendo dopo le figure da ragazzino timido.
La ragazza smise di ballare e cominciò a ridere -Quella ragazza sapeva che tipo di danza mi piace perché è la mia migliore amica, di certo non perché è un'esperta di danza.- si buttò per terra continuando a ridere. Fu in quel momento che mi sentii un emerito idiota. Rimasi in piedi come uno scemo fissando il nulla -Scusa, ma non sto ridendo di te, assolutamente.- continuò lei rialzandosi -È solo che lei è una delle ultime persone alla quale penserei parlando di danza.- annuì rialzandosi.
Tirai un sospiro di sollievo -Meno male. Ogni minuto che passa mi sento sempre più un idiota per le figure che faccio.- risi anche io per poi fermarmi a pensare -Sbaglio o tu non mi hai ancora detto il tuo nome?- la guardai curioso. Di solito il nome è una delle prime cose che si chiedono, eppure in quel frangente me ne stavo quasi dimenticando.
-Mi chiamo Dal Saehwuin.- mi rispose sorridendo -Stai tranquillo, non penso tu sia un idiota, almeno non per il momento.- rise spegnendo lo stereo. Ridacchiai anche io insieme a lei e pensai per qualche secondo guardando l'orologio, era ormai ora di cena.
-Hey, ti andrebbe di andare a mangiare qualcosa e parlare del tuo nuovo lavoro da musa ispiratrice?- chiesi mostrando uno dei miei sorrisi che erano capaci di intenerire le mie dolci fan. Ma prima che potesse rispondermi il mio telefono iniziò a squillare. Era Seungho -Scusami un attimo.- uscii dalla stanza e risposi al telefono -Pronto?-
-Sanghyun! Dove diavolo sei?- la sua voce era un misto di preoccupazione e rabbia -Va bene che oggi è il nostro giorno libero, ma ti pare il caso di uscire senza dire nulla a nessuno? Per di più Joon e G.O pensavano fossi tornato a casa insieme a loro.-
-Hyung, tranquillo, respira. Sono con tu sai chi.- dissi sperando che questo lo facesse sbollire un po' -L'ho trovata poco dopo che Joon e G.O se ne sono andati.- ci fu una pausa che sembrò eterna, Seungho non rispose -Seungho? Ci sei ancora?- sentii qualcuno sospirare.
-Ok, capisco. Vedi di non fare tardi.- concluse lui ridacchiando.
-Yah, guarda che non ho mica quindici anni!- chiusi la chiamata. Meno male si era risolta in fretta. Mi girai per tornare da Saehwuin quando me la ritrovai davanti -Oddio!- urlai per lo spavento.
-Il leader si preoccupa per il suo protetto?- chiese sarcasticamente -Scusa, ma per cena non posso uscire, in borsa ho qualcosa da mangiare perché tra un po' iniziano le lezioni.- mi porse un fogliettino -Questo è il mio numero. Domani la scuola è chiusa essendo domenica, quindi se non dovessi avere prove con i tuoi amici, chiamami e mi dirai tutto sulle muse dell'antica Grecia.- concluse sorridendo e tornando nell'aula per prepararsi. Guardai quel foglietto che mi aveva dato e senza aggiungere nulla uscii dalla scuola. Con quel numero di telefono mi sentivo finalmente vincitore, non ci era voluto poi così tanto e, figuracce a parte, era stato relativamente facile. Presi le cuffie immaginandomi come me le aveva sfilate Saehwuin mentre dormivo e sorrisi per poi indossarle e far partire la musica. Il mio viso era tutto un sorriso, probabilmente una volta al dormitorio mi avrebbero chiesto se per caso ero ubriaco o altro, ma la cosa non mi sarebbe interessata, ero riuscito nella mia missione. Arrivai al dormitorio che ormai il sole era già tramontato. La luna quella sera era più bella del solito. Entrai e venni assalito da qualsiasi domanda passasse per la testa dei miei compagni.
-Allora? Racconta tutto.- disse Joon sentendosi in parte responsabile del mio incontro con la ragazza.
-Ragazzi, lasciatelo in pace, è appena tornato.- disse Seungho poggiandomi una mano sulla spalla -Pensiamo alla cena invece.-
-Ho ordinato le pizze mentre tornavo a casa, dovrebbero arrivare a momenti.- e subito sentimmo il campanello suonare, così andai a pagare il fattorino portando le pizze in casa e servendole in tavola -Ecco, è pronta la cena.-
Durante la cena raccontai più o meno quello che era successo il pomeriggio, tralasciando qualsiasi mia figuraccia per non farmi deridere fino alla fine dei miei giorni. I ragazzi mi ascoltarono interessati e alcuni un po' invidiosi di quel mio incontro.
-Dal? La tua ragazza si chiama luna?- chiese Mir interrogativo, non era un cognome molto diffuso, anzi era la prima volta che lo sentivo.
-Intanto non è la mia ragazza, è una mia... conoscente, ecco. Poi Dal è il suo cognome, lei si chiama Saehwuin.- chiarii annuendo e prendendo una fetta di pizza.
-Comunque non puoi negare il fatto che Dal sia curioso come cognome.- disse Seungho finendo la sua cena -E non sai altro su di lei?-
-No, ma la prossima volta che la vedrò mi farò dire tutto di lei. Anche questo può aiutarmi per l'ispirazione, o sbaglio?- i ragazzi risero facendomi sentire così un po' idiota.
Dopo cena mi feci una doccia calda, indossai il mio pigiama e salii sul tetto per rimanere un po' da solo con me stesso. Tenni le cuffie attorno al collo senza far partire alcuna canzone, mi appoggiai sulla ringhiera del tetto questa volta in direzione dell'agenzia e della scuola di danza di Saehwuin. La luna si trovava proprio in quella direzione, e quella notte era piena. Così bella come spettacolo che sarei rimasto ad osservarla per ore se qualcos'altro non avesse distolto il mio sguardo. Dal tetto non riuscivo a riconoscere gli altri palazzi se non l'agenzia, ma sul tetto di uno dei palazzi a fianco riuscivo a vedere, dopo tanto tempo, quella luce così chiara. Da quando mi accorsi della presenza di quella creatura luminosa davanti a me sul tetto del dormitorio non l'avevo più vista. Forse era stato un caso, oppure solo un flash improvviso di qualche paparazzo, e poi perché avrebbe dovuto cercare proprio me? Mi stavo lasciando condizionare troppo facilmente, dovevo tranquillizzarmi e tutto sarebbe andato bene, o almeno credevo. Nel momento in cui voltai di nuovo lo sguardo verso quella luce la vidi più intensa, come se si stesse avvicinando a me, e così era, con una velocità assurda si stava avvicinando. Indietreggiai preso dal terrore finchè non la vidi scomparire improvvisamente dietro uno dei palazzi. Ormai ne ero certo, quella creatura cercava me, e probabilmente mi avrebbe raggiunto facilmente. Al pensiero mi si paralizzarono le gambe e caddi sulle ginocchia colpito da quella strana sensazione che il mio stomaco non sentiva da giorni, più forte dell'ultima volta.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


Dopo quel giorno i miei pensieri si dividevano fondamentalmente in due argomenti: Saehwuin e quella strana creatura. Purtroppo ripresero le giornate di prove con gli MBLAQ, mi ritrovavo mattina e pomeriggio sempre in sala prove con i miei compagni fino all'ora di cena. Spesso chiedevo a Saehwuin via messaggio se potevamo vederci qualche sera, ma tutte le volte mi diceva di essere già impegnata con altri amici o con la scuola di danza. Mettersi d'accordo per incontrarci stava diventando molto più difficile rispetto al trovarla ricordando solo che la sua voce e il nome scritto sulla sua busta, era una cosa ridicola eppure sembrava impossibile. Potevo solo aspettare che il manager ci concedesse un altro giorno di riposo, ormai erano settimane che facevamo prove su prove. Al contrario che con Saehwuin, quella misteriosa creatura che sembrava cercare me la vedevo spesso la notte, ma non si avvicinò più a me, rimaneva a distanza probabilmente a fissarmi. Anche io rimanevo li a fissarla, non tanto per capire che cosa fosse, ma per capire cosa volesse significare quella sensazione che mi torturava lo stomaco. Avevo capito che non era paura, non aveva significato provarla visto che non voleva farmi del male, aveva avuto più di un'occasione. Non era nessuna sensazione “normale” come ansia, curiosità, no, era qualcosa di totalmente diverso, un presentimento che non avevo mai provato in vita mia, su qualcosa che probabilmente riguardava il futuro, prossimo o remoto che fosse.
Finalmente dopo due settimane di prove interminabili il manager ci concesse un altro giorno libero, non persi tempo e la mattina stessa chiamai Saehwuin per invitarla a pranzo fuori. Per il momento conoscevo il suo nome e che le piaceva la danza, nulla di più, ma quel pomeriggio mi sarei fatto raccontare tutto della sua vita, della sua personalità, volevo conoscerla meglio e chissà, magari mi sarebbe sul serio stato d'aiuto per ispirarmi una nuova canzone. Misi nello zaino il mio quaderno dove scrivevo gli spartiti e una penna, passai prima dall'agenzia per prendere in prestito la chitarra dalla sala di registrazione e mi incamminai verso il luogo in cui ci eravamo dati appuntamento, sempre indossando cappello, occhiali da sole e cuffie. Vista la situazione decidemmo di fare un piccolo picnic in riva al fiume Han, lei avrebbe pensato al cibo. Arrivato a destinazione mi sedetti su una panchina osservando il riflesso del sole sull'acqua, attorno a me molte persone avevano avuto la nostra stessa idea, chi era li con la famiglia giocando con i bambini, chi portava a spasso il proprio cane. Ripensai all'ultima volta che ci eravamo visti, a lei che ballava, alle sue risate, così presi la chitarra e strimpellai qualche nota. Una volta trovata la melodia presi anche il quaderno ed iniziai a scrivere.
-Scusa, ma non avevi bisogno di me per scrivere le canzoni? Mi sembra che te la stia cavando benissimo anche da solo.- disse lei sorprendendomi alle spalle.
-Infatti.- ridacchia mettendo via tutto e prendendo il cestino che aveva portato, Saehwuin mi guardò non capendo -Che c'è? Non ti va più il picnic?- chiesi ridendo e cercando un bel posto tranquillo dove poterci mettere. Una volta trovato tirò fuori una tovaglia e la adagiò sul prato così da poterci appoggiare il cestino contenente pietanze molto buone a sentire il profumo che ne usciva. Ci sedemmo sulla tovaglia ed iniziammo a sistemare i piatti e le posate di plastica pronti per mangiare. Aveva preparato un po' di kimchi, della carne e i contorni, ma quello che bramava tanto il mio stomaco era la torta al cioccolato con le fragole e la panna.
-Non sapevo che tipo di dolce ti sarebbe potuto piacere così ho pensato che a tutti piacciono la cioccolata e le fragole, e poi non si dice mai di no ad una torta con la panna, così ho preparato qualcosa che contenesse tutti e tre questi ingredienti.- disse lei sorridendo -Bene, buon appetito!-
Nonostante la presentazione delle pietanze non fosse da ristorante d'alta classe, il sapore era buono, e in velocità finimmo tutto, torta compresa. Era da tempo che non facevo un pranzo per bene, a causa delle prove potevamo solo che mangiare un panino tra una pausa e l'altra, così tendevamo ad abbuffarci con la cena. Ormai con la pancia piena mettemmo a posto tutto e ci sdraiammo sulla tovaglia, entrambi con le mani sulla pancia.
-Allora,- mi girai di fianco guardandola -di sicuro tu saprai qualcosa su di me. Perché non mi parli un po' di te?- chiesi sorridendo.
Lei sorrise guardando il cielo, quel sorriso sembrava più bello ogni volta che lo vedevo.
-Vediamo. Il mio nome lo sai già, e anche che mi piace ballare, che altro dovrei dirti?- si perse a guardare le nuvole riflettendo.
-Qualsiasi cosa ti viene in mente. Per esempio, c'è qualche significato dietro al tuo cognome? Sei la prima che incontro che fa di cognome Dal, ovvero luna.- chiesi ricordando la discussione avuta la sera prima con i miei amici.
-Dritto al dunque vai, eh?- ridacchiò -Devi sapere che dietro al mio cognome di famiglia c'è una leggenda molto conosciuta in un monastero disperso sulle montagne, dove i miei antenati vissero per secoli, forse millenni. Dal Jeungga si dice fosse un potente sciamano che era riuscito ad ingannare la luna riuscendo trovare il modo per non provare l'affaticamento, non avendo più bisogno di dormire, e per vedere al buio della notte. La leggenda racconta che la luna indispettita da quel gesto, soggiogò l'uomo a sé impedendogli la vita alla luce del sole.-
-Come un vampiro? Solo che non aveva bisogno di nutrirsi del sangue degli umani.- dissi ridendo e voltandomi a guardare il cielo.
-In parole povere si, un mezzo vampiro.- rispose anche lei ridendo -Da quel momento tutti i discendenti di Dal Jeungga furono solo maschi, un solo figlio per generazione, che avrebbe tramandato quel nome insieme alla sua maledizione. A raccontarmi la leggenda fu mia madre.- lei abbassò il viso.
-Quindi anche tuo padre dovrebbe essere maledetto? Anche lui è soggiogato alla luna?- chiesi curioso ripensando poi al fatto che era tutto solo una leggenda, nulla era vero. Non ricevendo alcuna risposta mi girai verso di lei, i suoi occhi erano diventati lucidi e una lacrima scese piano -Ho detto qualcosa di sbagliato? Non volevo offenderti o farti stare male.- dissi preoccupato.
-Non lo so.-
-In che senso non lo sai?-
-Non ho mai conosciuto mio padre, quindi non ho mai potuto constatare se la leggenda fosse vera o solo un'invenzione di mia madre per sostituire le favole della buonanotte. Di lui so solo che dopo che sono nata, ha cacciato via mia madre lasciandole abbastanza soldi per crescermi.- si alzò a sedere e sospirò per poi tornare a sorridere. Ascoltandola pensai a mio padre e a come le nostre storie, leggenda a parte, si somigliassero. Essendo cresciuto senza mio padre mi sono sempre sentito in dovere di proteggere mia madre e le mie sorelle. Mi alzai anche io a sedere deglutendo e trattenendo il magone, pensai a qualsiasi cosa potesse risollevare i nostri spiriti.
-Quindi è per questo che mi davi buca ogni sera? Probabilmente non sei un mezzo vampiro o non potresti vivere di giorno, ma non è che sei un lupo mannaro?- chiesi scrutandole il viso cercando di rimanere serio. Lei mi spinse via ed iniziò a ridere.
-Si guarda, e sto aspettando la notte giusta per venire a mangiarti!- disse lei tra una risata e l'altra facendo scoppiare anche me a ridere. Il sole stava cominciando a tramontare, il cielo stava passando da arancione a blu, il colore delle nuvole seguiva le stesse sfumature della loro tela. Ripresi fiato e mi fermai ad osservare quello spettacolo così meraviglioso.
-Abbiamo mangiato così tanto che non ci siamo nemmeno accorti che è arrivata l'ora di cena.- dissi ridendo -Sta già tramontando il sole.- a quelle mie parole lei sgranò gli occhi e in fretta prese la sua borsa e il cestino da picnic -Hey, dove scappi?- chiesi osservandola.
-È tardi, devo.. insomma... devo andare ad aprire la scuola e poi stanno per iniziare le mie lezioni!- mi rispose un po' titubante -Ci vediamo Sanghyun!- mi salutò correndo via e sparendo. Io rimasi li seduto sorpreso ma senza farmi alcuna domanda presi la chitarra e il quaderno riprendendo a scrivere quella canzone che mi avevano ispirato i ricordi del giorno prima -Solo perché non sei presente non vuol dire che non puoi essere la mia musa.- dissi tra me e me sorridendo. Cercai di continuare il lavoro ma nella mia mente turbinavano moltissime idee, e non ero abbastanza concentrato, così misi via chitarra e quaderno e decisi che prima era meglio mettere qualcosa nello stomaco. Mi alzai e mi accorsi che Saehwuin aveva dimenticato la sua tovaglia, la piegai e sorridendo pensai che sarebbe stata la scusa migliore per rivederla la sera stessa. Per strada mi fermai per prendermi qualcosa di veloce da mangiare e poi arrivai all'agenzia, misi a posto la chitarra e avvisai i ragazzi che sarei tornato più tardi. Finii la cena e mi avviai verso la scuola di danza con un sorriso raggiante, ma quando arrivai notai deluso che la scuola era chiusa. Non capivo, mi aveva detto che la quella sera era impegnata con le lezioni di danza. Mi aveva mentito? Ma per quale motivo avrebbe dovuto farlo? Mi sentivo come tradito, non sapevo più che pensare, finchè non sentii un rumore improvviso provenire dal tetto del palazzo. Girai attorno ad esse trovando le scale antincendio e salii arrivando sul tetto. In un primo momento non vidi nulla, solo la porta che conduceva all'interno della scuola. Provai a vedere se per puro caso fosse aperta e avevo ragione, così entrai per lasciare la tovaglia nell'ufficio. Quando ci entrai quella strana sensazione colpì il mio stomaco, sentivo come se qualcosa mi stesse osservando e al pensiero mi venne la pelle d'oca. Probabilmente non c'era nessuno e mi stavo solo facendo condizionare dai miei pensieri. Visto che la porta d'entrata era chiusa dovetti uscire dalla stessa porta dalla quale ero entrato, ritrovandomi così sul tetto. Anche se non mi sentivo più osservato e avevo capito che mi stavo comportando come un idiota, sentivo ancora quella strana sensazione, solo dopo capii che era la stessa che sentivo quelle notti in cui vedevo quella creatura luminosa. Alzai lo sguardo al cielo, la luna era alta e splendeva piena, poi, un forte rumore, la porta alle mie spalle si era chiusa.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto ***


Mi girai verso la porta aspettandomi qualsiasi cosa davanti a me, e con mio grande sollievo non vidi nulla. Piano piano quella sensazione allo stomaco si stava affievolendo, lasciando così posto al disappunto per la menzogna che mi aveva raccontato Saehwuin, o forse mi stavo sbagliando, poteva anche essere successo qualche imprevisto. Presi il telefono e le mandai un messaggio: “Ciao Saehwuin, sono venuto fino alla scuola di danza perché ti eri dimenticata la tovaglia ma qui è tutto chiuso e le luci sono spente. Dove sei?”.
Decisi di tornare a casa, non riuscivo a non pensare alle varie possibilità per le quali lei non fosse alla scuola, anche se fosse successo qualcosa di inaspettato a lei le lezioni sarebbero potute continuare comunque, e nel caso fosse stata lei l'insegnante quella sera avrebbe potuto trovare una sostituta, o forse non aveva avuto abbastanza tempo decidendo così di annullarle. C'era anche da considerare il mondo in cui era scappata via poco prima del tramonto, come se stesse fuggendo da qualcosa. E se la leggenda... fosse stata vera? Dopotutto non avevo ancora avuto l'occasione di incontrarla la sera tardi, e ogni volta che le chiedevo di uscire perché durante il giorno avevo le prove lei mi trovava fuori sempre delle scuse. Anche lei era soggiogata alla luna? Il pomeriggio quando mi raccontò la storia della sua famiglia sembrava stranamente seria, forse perché era la verità. Mi si stava per fondere il cervello da tanto che stavo pensando, avevo assolutamente bisogno di una doccia, ma questa volta fredda, quasi ghiacciata. Arrivai al dormitorio e ad accogliermi ci furono quattro ragazzi pronti a riempirmi di domande peggio della sera in cui avevo conosciuto Saehwuin. Lasciandoli senza alcuna risposta andai dritto in bagno, buttai lo zaino e i vestiti per terra ed entrai in doccia facendo partire il getto d'acqua. Rimasi sotto la doccia per un periodo considerevolmente lungo, una volta uscito presi l'asciugamano, me lo legai in vita e ne presi uno un po' più piccolo per i capelli. Diedi una veloce occhiata verso lo zaino e vidi la chiamata sul telefono, mi sporsi per leggere il nome: “Saehwuin”. Sgranai gli occhi e in velocità presi il telefono, ma non feci in tempo a rispondere alla chiamata, così la richiamai subito.
-Pronto?- la sua voce sembrava più spenta.
-Pronto Saehwuin? Scusa se non ho risposto, ero sotto la doccia.- aprii piano la porta del bagno per controllare che gli altri non fossero li pronti ad origliare, ma Mir e Seungho erano sul divano a giocare, G.O era in camera sua probabilmente e Joon si stava preparando uno spuntino assalito dal leader che aveva perso interesse nel gioco non appena il frigo venne aperto. Presi zaino e vestiti e mi chiusi in camera -È successo qualcosa?- chiesi con un velo di preoccupazione.
-Ho letto il tuo messaggio.- la sentii sospirare -Ho ricevuto una chiamata da mia madre.- la sua voce era tremante, probabilmente aveva appena finito di piangere, o stava per iniziare.
-È stata male?- chiesi avendo paura della possibile risposta. Rimanemmo in silenzio per un paio di minuti.
-Ho bisogno di vederti.- quelle parole mi colpirono come un petalo di ciliegio che cade nell'acqua -I tuoi amici mi ucciderebbero se ti rapissi verso l'ora di pranzo? Ti prometto che tornerai in tempo per continuare le prove.- non potevo dirle di no, avrei trovato il modo per vederla senza far arrabbiare il manager.
-Non preoccuparti di loro, ci penserò io.- dissi accennando un sorriso -Perché non vieni fino all'agenzia? Dirò al responsabile di farti entrare e ci mettiamo tranquilli in sala prove. Sai dove si trova?-
-Mi pare di si. Sanghyun, grazie. A domani.- e chiuse la chiamata. Misi il telefono sul comodino e mi vestii. In un secondo quelle dolci parole cominciarono a risuonare nella mia testa, “Ho bisogno di vederti”. Frugai nel mio zaino per prendere il quaderno e cercai lo spartito della prima canzone che avevo scritto da quando avevo incontrato quella ragazza. Dopo avergli dato una letta veloce ricordando la melodia presi una penna ed iniziai a scriverci sopra un testo approssimativo. Preso dallo scrivere mi spaventai nel sentire qualcuno bussare alla porta, mi alzai e aprii.
-G.O hyung, mi hai spaventato. Stavo scrivendo un testo.- dissi sorridendo.
-Davvero? Spero di non averti interrotto sul più bello.- rispose ridendo -Posso leggerlo? Sono curioso di cosa sia venuto fuori questa volta da quella tua bella testolina.- presi il quaderno che avevo lasciato sul mio letto e glielo porsi.
-Che ne pensi?- chiesi ansioso, spesso mi ritrovavo insieme a G.O per scrivere qualche canzone.
-Mi piace, si capisce che lo stile è tuo.- ridacchiò -Ti lascio in pace così potrai finirla. Potresti farla sentire al manager una volta finita.- concluse uscendo dalla stanza. Soddisfatto delle parole dello hyung mi rimisi a lavoro e finii la canzone. Il bisogno di dormire iniziò a farsi sentire, così sistemai le mie cose e mi preparai per andare a dormire.
La mattina dopo mi svegliai raggiante e felice, almeno esteriormente, non volevo che gli altri notassero quel mio sottile velo di preoccupazione nei confronti di Saehwuin, avevo un brutto presentimento, doveva essere successo qualcosa di grave, o non mi avrebbe certo parlato in quel modo. Andammo tutti insieme verso l'agenzia, e durante il tragitto soddisfai quelle domande di Mir e Joon alla quale non avevo risposto la sera precedente. Non la smettevano più di fare domande, mi sentivo un po' a disagio, sembravamo un gruppetto di ragazzine che raccontavano del loro primo appuntamento. Ringraziando il signore arrivammo all'agenzia e iniziammo subito le prove, il fatto che sarei dovuto scappare un attimo all'ora di pranzo lo avevo accennato a Seungho, e come avevo detto a Saehwuin, avvisai chi di dovuto che sarebbe arrivata una ragazza in cerca di me descrivendogliela fisicamente, stava andando tutto come pianificato, finchè non arrivò l'ora dell'incontro.
-Cheondung hyung!- disse Mir rientrando in sala prove, era andato fino in bagno -C'è posta per te!- disse ridendo.
-Che diavolo stai dicendo Mir?- chiesi bloccandomi nel momento in cui vidi Saehwuin dietro le spalle del maknae. Quando arrivò, il responsabile stava per venire ad avvisarmi del suo arrivo quando vide Mir uscire dal bagno, e gli chiese di accompagnare la ragazza in sala prove da me -Ora vi date appuntamento direttamente qua?- ridacchiò il più giovane. Saehwuin arrossì abbassando il volto.
-Vedi che ti faccio una volta al dormitorio maknae!- dissi raggiungendo la ragazza e portandola con me fino sul tetto -Mi dispiace tantissimo per Mir, a volte sa essere molto imbarazzante, e poi speravo che uscissero tutti dalla sala prima del tuo arrivo. Dovremo accontentarci del tetto.- continuai facendo un mezzo sorriso per tranquillizzarla.
-Va benissimo anche qua.- il suo viso tornò del suo colorito bianco latte accentuato dalla luce del sole. Prima di dire qualsiasi altra cosa, Saehwuin si avvicinò a me e mi abbracciò di punto in bianco. A quel gesto fui io ad arrossire, di certo non era la prima volta che abbracciavo una ragazza, ma di sicuro era la prima volta che mi succedeva in una situazione del genere -Mia madre... è morta.- la sua voce era spezzata, si sentiva che stava trattenendo le lacrime. Ricambiai il suo abbraccio stringendola -È tutta colpa mia.- a quelle parole iniziò a piangere.
-Questo non è vero, non devi prenderti la colpa per una cosa del genere.- sospirai sentendomi incapace di fare di meglio -Purtroppo queste sono cose che succedono.-
-No!- urlò lei in preda alla disperazione spingendomi via -Tu non puoi capire. Nessuno può capire! Io potevo salvarla! Io avrei potuto salvarla, e invece sono arrivata troppo tardi.-
-Non potrò capire la perdita di una persona cara, ma ti capisco in altre cose.- presi forza -Anche mio padre ha abbandonato la mia famiglia. Io e le mie sorelle eravamo piccoli quando accadde, e da quel momento decisi che sarei dovuto essere io a proteggere la mia famiglia, a dovermi occupare di essa.- mi riavvicinai a lei -E se vuoi farò lo stesso anche con te, mi prenderò cura io di te.- lei mi guardò ancora con le lacrime agli occhi.
-Come fai a prenderti cura di una persona che conosci appena?- disse abbassando lo sguardo -Tu non conosci chi sono veramente, e se mai dovessi conoscere la mia vera natura ti spaventeresti e mi abbandoneresti.- in quel momento non diedi molto peso alle parole che disse.
-Lascia che ti conosca prima di giudicare la mia possibile reazione.- dissi prendendole una mano.
-Troviamoci qua e ti mostrerò.- si girò per andarsene -Questa notte.- concluse rientrando e ritrovando l'entrata. Quando rientrai in sala prove i ragazzi stavano per iniziare, così ripresi le prove insieme a loro. Cosa avrà voluto dire con quella frase? Non capivo perché ci saremmo dovuti vedere la notte, forse quella sera come aveva le solite lezioni di danza. Ma la domanda che più mi stava inquietando era un'altra: cosa mi avrebbe mostrato?
Per non farmi beccare dagli altri, quella sera feci finta di addormentarmi sul divano, e mi misi la sveglia sul telefono. Pregai che fossero già andati tutti a dormire per quando dovevo uscire, e così fu per mia grande gioia. Facendo meno rumore possibile presi le mie cose e uscii. Arrivai all'agenzia più in fretta che potei con una copia delle chiavi che avevo gentilmente chiesto al presidente. Prima di entrare chiamai Saehwuin per sapere dove si trovava.
-Sono già sul tetto.- disse freddamente mettendo giù la chiamata. Come faceva ad essere già sul tetto? A differenza della sua scuola, noi non avevamo scale antincendio che arrivassero fino sul tetto. Entrai e salii fino sul tetto, ma non vidi nessuno, sentii solo il rumore della porta chiudersi alle mie spalle, lo stesso della sera prima.
-Questa volta non me ne andrò.- sentii la voce di Saehwuin dietro di me, ma quando mi voltai non fui più molto sicuro che fosse lei quella davanti a me.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo ***


I miei occhi non mi stavano ingannando, davanti a me c'era Saehwuin, quello del quale non ero del tutto certo era se era la Saehwuin umana che avevo conosciuto in questi ultimi giorni, dall'aspetto sembrava essere lei, a parte per un piccolo particolare, quel particolare che mi aveva tanto perseguitato in quelle ultime notti. Nove code di volpe, ma non erano come quelle delle volpi che si vedono ormai raramente nei boschi, no, erano come fatte solo che di luce, una luce forte ma dolce, come quella della luna. Rimasi a guardarla senza dire nulla per qualche minuto, non sapendo se esserne meravigliato o spaventato, tanto da non fare più caso a quella strana sensazione che sentivo allo stomaco.
-Ti prego di qualcosa.- disse lei. Solo in quel momento mi resi conto di quanto fosse spaventata lei, il suo era stato un gesto più che coraggioso, anche se i suoi occhi mostravano tutta la sua insicurezza. Come d'istinto sorrisi per rassicurarla, se lei non doveva avere paura, non ce ne era bisogno che ne avessi io.
-Sei un.... gumiho?- cercai di dire sentendo la mia voce tremare un poco -Come quelli dei drama?- chiesi smorzando un po' la tensione, e a dire dal suo sorriso con successo.
-Si e no. Abbiamo alcune cose in comune e altre no. Come per esempio io ho gli anni che dimostro e non vivrò per sempre.- disse lei ridendo -E posso mangiare quello che voglio.-
-Incluso me?- dissi ridendo per poi ricevere una sberla sul braccio -Dai, era per scherzare! Interessante. Quindi la storia della leggenda... è vera?- la guardai, il suo viso era tornato serio. A testa bassa andò verso il bordo del tetto e si sedette, facendo attenzione mi sedetti a fianco a lei.
-È per questo che ti ho chiesto di vederci.- sospirò -Prima avevo mia madre con la quale parlare di tutto questo, e seppure non avessimo ancora trovato una soluzione, il poter parlarne con qualcuno mi era utile per conviverci, ma ora che lei non c'è più.- la sua voce si fece piano piano più singhiozzante. Poggiai un braccio attorno alle sue spalle stringendola piano a me, non sapevo bene cosa l'avrebbe aiutata, ma speravo che anche solo quel gesto bastasse -Ora capisci perché mi sento colpevole per la sua morte? Insomma, se solo fossi arrivata qualche momento prima avrei potuto salvarla donandole la mia perla di gumiho, l'avrebbe aiutata qualsiasi male avesse avuto.-
-Non è stata colpa tua.- sospirai -Purtroppo doveva andare così. Ora lei rimarrà dentro di te e nei tuoi ricordi. Non vorrai che siano questi i tuoi ricordi su di lei, giusto?- dissi sorridendo dolcemente. I suoi occhi erano lucidi per le lacrime, un mare scuro e profondo nel quale sarei presto annegato.
-Hai ragione.- si asciugò le lacrime sforzandosi di sorridere -Però ora c'è qualcosa di più importante. Prima di lasciarmi, mia madre mi ha detto certi particolari della leggenda che non mi aveva mai raccontato. Dettagli riguardanti me.-
-Sarebbero?- chiesi curioso. Sapevo che non le sarei mai potuto essere utile, ma almeno sarei potuto essere il suo nuovo ascoltatore, si sarebbe potuta sfogare con me, e questo mi faceva piacere.
-Come ti avevo raccontato, tutte le generazioni dopo il mio antenato Dal Jeungga furono portate avanti da maschi. Io... sono la prima femmina che porta il loro sangue.- metre parlava sembrava come nervosa -Quando mio padre ci cacciò via era perché sperava che allontanandomi da lui la leggenda non ricadesse anche su di me, purtroppo aveva torto. Ciò che lui non avrebbe mai immaginato era che sarei stata la loro opportunità di mettere fine ad essa.-
-Vuol dire che tu potresti essere l'ultima della tua famiglia a portare questo fardello?- chiesi sorpreso -E come dovresti fare?-
-È questo il punto,- disse portandosi le mani al viso -non ne ho la minima idea. Mia madre ed io abbiamo provato tutti i modi possibili, ma nulla ha funzionato per il momento. Un'opzione alla quale non abbiamo mai pensato è quella di diventare umana, ma anche per quella non saprei come fare.-
-Stai tranquilla, ti aiuterò io. Farò delle ricerche, magari potremmo trovare qualcosa di utile.- dissi pieno di fiducia in me stesso.
-Non saprei. Io non sono nata come i gumiho delle leggende comuni, loro vengono creati da altre creature, io sono nata come qualsiasi umano.- in quel momento tutta la mia sicurezza scomparve nel nulla. Non erano cose che ti insegnavano a scuola, e non potendo fare nemmeno riferimento alle leggende di un tempo non avevamo più nulla al quale poterci aggrappare -Non ti preoccupare, troverò un modo.-
-Troveremo.- la corressi sorridendole. Lei ricambiò il sorriso voltandosi poi verso la luna.
-Me lo sentivo che avrei fatto bene a seguirti.- disse lei ridacchiando. Per un momento non capii, poi ragionandoci ci arrivai.
-Ma allora eri tu. Tu eri quella creatura luminosa che vedevo la notte. E io che stavo impazzendo per trovare un modo per arrivare a te mentre tu già eri arrivata a me.- dissi ridendo -Ma perché proprio me?- chiesi curioso. Quella domanda mi stava tormentando dalla notte nella quale mi accorsi che lei si trovava sul tetto insieme a me senza che lo sapessi.
-Non lo so. Da quando ti ho visto la prima volta, ho sempre avuto il presentimento che tu saresti riuscito ad aiutarmi.- d'istinto portai la mano sullo stomaco ricordando la strana sensazione che provavo anche io quando la vedevo. Che fosse stato destino il nostro incontro?
Rimanemmo a parlare per tutta la notte, e ci trovammo anche le notti successive, sul tetto del dormitorio. Le feci tutte le domande possibili sulla sua famiglia e sulla sua natura di gumiho, la curiosità mi stava divorando.
-Come era tua madre?- le chiesi.
-Mia madre era una donna umana veramente straordinaria. Fin da quando ero piccola, ho sempre voluto diventare come lei una volta adulta.- sorrise dolcemente ricordando la sua infanzia con la madre -Pensa che è stata lei a portarmi alla mia prima lezione di ballo. Me lo ricordo ancora, l'anno accademico era già iniziato, mi sentivo fuori luogo in mezzo a tutte quelle bimbe più brave di me, anche se non di molto, e lo sarebbero state per poco. Grazie alla mia passione diventai una delle più brave del mio corso.-
-Ti immagino piccolina e con il tutù.- ridacchiai -E come è stato il tuo primo spettacolo?-
-Non l'ho mai fatto. La sera in cui la mia scuola aveva il saggio, fu la sera in cui scoprii di essere un gumiho. Mia madre mi portò subito a casa dicendo che mi ero fatta del male nei camerini. Continuai la scuola di ballo trovando sempre una scusa per qualsiasi spettacolo.- il suo viso si incupì piano -Una delle mie fantasie era poter vedere mio padre tra il pubblico fiero di me e del mio lavoro.-
-Ti ha mai parlato di lui tua madre?- per quanto potessero essere ricordi dolorosi quelli del padre, parlarne non le avrebbe fatto del male -Perché non è tornato quando avete scoperto che anche tu eri soggiogata alla luna?-
-Perché mio padre era un cacciatore di gumiho. Dopo quella notizia non è voluto tornare per il mio bene. Questo è tutto ciò che so di lui. Non ho mai saputo nemmeno quale fosse la sua di maledizione.- le presi la mano, stava tremando un po' -Gli sono grata per questo, immagino quanto sarebbe stato difficile per lui vivere insieme ad una creatura che sentiva di dover uccidere. Però qualche volta sono andata al monastero, per vederlo. Tutto quello che volevo era poterlo abbracciare, invece potevo solo guardarlo da lontano, nascosta al suo sguardo.- ripensando a mio padre non riuscii a dire nulla, le strinsi solo la mano come per dirle che io ero li insieme a lei adesso -Sanghyun, rimarrai sul serio al mio fianco?-
-Si, ti proteggerò da qualsiasi male, e ti aiuterò a diventare umana, anche a costo di doverti donare la mia di umanità.- sentii il mio viso arrossire appena, non mi era mai capitato di dire certe cose ad una ragazza -Sai, anche io quando ti vedevo la notte sentivo come una strana sensazione. Forse...- abbassai lo sguardo un po' imbarazzato -era destino che ci incontrassimo.- lei non disse nulla, si limitò a lasciarmi un tenero bacio sulla guancia.
Che stava succedendo? Era trascorso a malapena un mese, non ci conoscevamo da molto, eppure sembrava tutto un grande gioco del destino. Era possibile che fossi io quello che l'avrebbe aiutata? Dopo averla conosciuta il blocco dello scrittore scomparve del tutto, ricominciai a scrivere quasi più di prima, ed ogni canzone aveva qualche riferimento a lei, alla mia musa ispiratrice, a quella strana ragazza che aveva rapito il mio interesse, e forse stava per rapire qualcos'altro.
Vista anche la mia passione per la danza, decisi di volerla invitare a ballare. Purtroppo avrei dovuto trovare un'alternativa ai locali la sera, vista la sua natura.
-In salagiochi?- chiese dubbiosa -Perché vuoi portarmi in salagiochi?-
-Beh, all'inizio volevo portarti a ballare fuori in qualche locale la sera, ma non penso ti sia possibile.- dissi sorridendo -Così possiamo andare a ballare in salagiochi.-
-E da quando in salagiochi si può ballare?- chiese ridendo.
-Da quando esiste la console con Just Dance. Allora, accetti l'invito?- le porsi la mano aspettandomi una risposta positiva. Anche se non era proprio quello che avrei voluto, avrei ballato insieme a lei. Rimase a pensare per qualche secondo, come se avesse voluto lasciarmi sulle spine.
-Uhm, ok, mi hai convinta!- disse prendendomi la mano.

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo ***


Come due ragazzini ai quali i genitori avevano appena dato dei soldi per i gettoni, andammo in velocità in salagiochi. Per fortuna alla console non c'era nessuno, così la occupammo noi, cercai subito una canzone adatta ad un ballo di coppia, poi pensai che era meglio partire con qualcosa di più tranquillo. Misi su la prima canzone con un ritmo abbastanza veloce che trovai. -Pronto a perdere?- chiese lei con sguardo di sfida.
-Hai presente con chi stai parlando? È meglio se ti prepari a subire una sconfitta più che clamorosa, non ci andrò leggero solo perché sei una ragazza.- risposi più sicuro che mai. Spesso ci giocavo anche con i miei amici al dormitorio a Just Dance, e ovviamente l'unico con il quale potevo sostenere una vera sfida era Seungho.
-Rendiamo il tutto un po' più interessante.- ridacchiò -Scommettiamo qualcosa.-
-Va bene! Vediamo, se vinco io,- pensai a qualcosa che l'avrebbe messa in imbarazzo e che mi sarebbe potuto fruttare qualcosa -un giorno mi verrai a trovare all'agenzia vestita da cameriera e mi servirai il pranzo imboccandomi.- feci uno dei miei sorrisetti da ragazzo figo. Lei mi guardò sostenendo il mio sguardo.
-Se invece vinco io, usciremo a pranzo- un appuntamento? Me lo aspettavo, probabilmente l'avevo già conquistata, e la cosa mi rendeva felice -insieme ai tuoi compagni, così mi presentarai a loro.- il mio viso cambiò del tutto espressione, da felice e soddisfatto a terrorizzato -Allora,- mi porse la mano -accetti la scommessa? O hai troppa paura di perdere?- mi canzonò lei ridendo. Strinsi la sua mano accettando così la scommessa. Iniziammo a ballare. Quel giorno alla sua scuola avevo avuto l'occasione di vedere le sue mosse, sapevo che era brava, ma non pensavo potesse esserlo ancora di più. Già dalla prima canzone stavo per perdere la scommessa, ma non mi stavo ancora impegnando io, per il momento le avrei fatto credere di avere lei la vittoria in pugno. Giocammo alcune partite, lei ne vinse metà, ci stavamo divertendo tantissimo, ma era arrivato il momento di chiudere la sfida e di decretare il vincitore. Come ultima canzone scelsi la più dolce, giusto per farla imbarazzare e poter così vincere. Come iniziò mi voltai a guardarla, il suo viso mostrava sicurezza, solo in quel momento mi accorsi della sua bellezza. Era forte e decisa, ma allo stesso tempo anche dolce ed aggraziata, si vedeva che la danza era il suo modo per esprimere se stessa e i suoi sentimenti. Rimasi ad osservarla come si fa con un'opera d'arte, senza rendermi più conto di ciò che mi stava accadendo attorno, grave errore.
-Vinto!- quell'urlo di vittoria mi risvegliò facendomi tornare alla realtà -Che ti avevo detto?- disse lei ridendo soddisfatta. Mi ero lasciato distrarre senza pensare alla scommessa. Non volevo crederci, un'uscita con lei e i ragazzi sarebbe stato l'inferno in terra, sarebbe stato il pranzo più imbarazzante di tutta la mia vita -Allora facciamo domani a pranzo? Ora si sta facendo tardi, e sai cosa intendo.- continuò facendomi l'occhiolino. Lasciammo la console ai ragazzini in fila dietro di noi e uscimmo dalla salagiochi -Ci vediamo domani Sanghyun.-
-Non ci vediamo questa notte?- chiesi mentre ci incamminammo verso il dormitorio.
-Per questa notte saltiamo.- disse lei ridendo -Voglio prepararmi per conoscere i tuoi compagni, e forse dovresti fare lo stesso anche tu.- distolsi lo sguardo facendo una piccola smorfia con la bocca -Quanto vorrei assistere a quando gli darai la notizia!-
-Non pensi che sia già abbastanza assistere ad un intero pranzo di tortura? Non ci posso credere di aver perso.- dissi grattandomi la testa.
-Ti sei distratto, è stato quello.- disse sorridendo -Bene, allora a domani.- concluse dandomi un bacino sulla guancia e lasciandomi davanti all'entrata del dormitorio. Portai la mano sulla guancia e sorrisi inconsciamente. Da quando un semplice bacio sulla guancia mi faceva quest'effetto? Ormai era chiaro quello che stava accadendo, quello che mi stava accadendo, e di certo non mi sarei opposto, mi sarei lasciato trascinare dagli avvenimenti. Entrai in casa con la testa tra le nuvole.
-Hey Cheondung, che è quella faccia da pesce lesso?- mi chiese Joon -Oh aspetta, probabilmente è per quella ragazza. Saehwuin, giusto?- non avevo ancora fatto parola dell'invito a pranzo e già c'era chi aveva iniziato a prendermi in giro.
-Smettila hyung!- dissi sentendo il viso leggermente rosso -Dove sono gli altri? Devo dirvi una cosa.- mi sarei dovuto togliere quella spina il prima possibile, sarebbe stato meno doloroso per il mio orgoglio.
-Ragazzi!- urlò lo hyung -Cheondung deve parlarci. Probabilmente vuole chiedere la mano di Saehwuin.- scoppiò a ridere mentre io non volevo fare altro che sotterrarmi. In un batter d'occhio furono tutti li, di fronte a me, in attesa che dicessi loro qualcosa.
-Domani pomeriggio usciremo a mangiare insieme a Saehwuin.- dissi prendendo tutto il coraggio che potei. Gli altri si limitarono a ridere.
-Forse vuole sul serio farle la proposta in nostra presenza.- disse G.O -Bravo Cheondung!- per fortuna fu l'unico a dire qualcosa, gli altri stavano ridendo troppo per poter proferire parola.
Il giorno seguente arrivò prima del previsto, e senza che me ne accorsi era ormai ora di pranzo. Uscii dalla sala prove un po' prima degli altri, così mi sarei potuto fare la doccia prima e sarei andato a prendere Saehwuin alla scuola di danza per poi raggiungere gli altri al ristorante. Sotto al getto d'acqua pensai a come sarebbe andato quel pranzo, forse non mi sarei dovuto preoccupare, nonostante fossero degli scemi, erano comunque i miei amici, mi avrebbero preso in giro un po', ma non avrebbero esagerato rischiando di mettere a disagio anche lei. Cominciai a pensare in modo positivo, in fondo quella era l'occasione perfetta per fargliela conoscere. Ero certo che sarebbero andati più che d'accordo, lei era una ragazza fuori dal normale, letteralmente. Uscii dalla doccia, indossai un paio di jeans e una maglietta nera, con le mie cuffie e la mia musica mi avviai verso la scuola di danza. A pochi metri da quella la vidi, era seduta sugli scalini in entrata. Come mi avvicinai mi vide anche lei e dopo essersi alzata mi raggiunse, indossava un vestitino leggero che le metteva in risalto le gambe, forse un po' troppo corto per la mia povera mente da ragazzo. Mi prese a braccetto e ci avviammo verso il ristorante. Per tutto il tragitto continuai a buttare l'occhio sul vestitino e sulle sue gambe, per fortuna arrivammo in fretta al ristorante, ancora un po' e sarei impazzito.
-Ragazzi, voglio presentarvi Dal Saehwuin.- dissi attirando l'attenzione dei ragazzi già seduti al tavolo. Come segno di galanteria tutti si alzarono e lei rispose con una piccola riverenza.
-Piacere di conoscervi. Prego, state pure comodi.- ci sedemmo tutti al tavolo. Tutto era cominciato bene, i ragazzi non fecero nessun commento al nostro arrivo, ma il pranzo era appena cominciato.
-Non capisco perchè ha aspettato tanto Cheondung per presentarti a noi, sei una ragazza meravigliosa. Forse voleva tenerti tutta per lui.- disse Seungho facendola ridere.
-Se non fosse stato per la scommessa non saremmo qua.- disse lei.
-Scommessa?- chiese Mir incuriosito -Che scommessa?- avevo trascurato volutamente quel dettaglio, me lo avrebbero rinfacciato a vita.
-Sanghyun non ve lo ha detto? Ieri giocando a Just Dance abbiamo fatto una scommessa e se avessi vinto io saremmo usciti tutti a pranzo insieme.- il silenzio calò, avrei sperato durasse all'infinito.
-Vuoi dirci che hai vinto contro di lui a Just Dance?- chiese Mir. Dopo quella domanda scoppiarono tutti a ridere, ero finito. Per fortuna quello fu l'unico momento di imbarazzo, per il resto del tempo chiacchierarono tranquillamente, Saehwuin sembrava avere qualcosa in comune con ognuno di loro, era entrata in simpatia a tutti e ciò mi faceva piacere, era come se la nostra famiglia si fosse allargata.
-Bene ragazzi,- lei si alzò dal tavolo -purtroppo devo andarmene per prima.- disse facendo un piccolo inchino col capo.
-No, perchè?- chiese G.O facendo una faccia da cucciolo mal riuscita.
-Ho una scuola di danza alla quale pensare.- rispose lei ridendo -Magari un giorno potreste venire a tenere qualche lezione se vi va.- disse salutandoci e andandosene.
-Sei stato veramente fortunato Cheondung.- mi girai verso Seungho -Saehwuin è una ragazza meravigliosa, non fartela scappare.-
-Non lo farò.- risposi sicuro di quello che dicevo. Più mi avvicinavo a lei, più capivo che per me lei era più di una semplice conoscente, di una semplice amica, e probabilmente quella sera glielo avrei detto sperando che potesse essere lo stesso anche per lei. Aspettai impaziente seduto sul bordo del tetto come ogni notte, ma quella in modo particolare, quella notte avrei aperto il mio cuore a Saehwuin, quello stesso cuore che in quel momento stava battendo così forte da potermi scappare fuori dal petto. Ma non appena la vidi lo sentii fermarsi per un attimo, perdere un battito, lei si avvicinò piano, seguita dalle sue nove code le quali la rendevano ancora più bella ai miei occhi.
Mi alzai infretta -Saehwuin, devo parlarti.- muovendomi verso di lei misi male un piede, persi l'equilibrio e caddi all'indietro, nel vuoto. L'ultima cosa che vidi quella notte furono i suoi occhi spalancarsi pieni di terrore e la luna splendere piena nel cielo.

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Capitolo 9
*** Capitolo Nono ***


Attorno a me il nulla, tutto era nero. Non vedevo nulla, riuscivo solo a sentire dei suoni ovattati, non chiari. Delle voci, le sentivo a malapena, non mi erano familiari, eccetto per una. Quella di una donna, dolce, delicata, con tono preoccupato. Di nuovo silenzio. Il buio stava per inghiottirmi, lo sentivo trascinarmi in fondo, poi una luce, la vedevo brillare seguendo il battito del mio cuore. Piano aprii gli occhi, le luci della stanza mi resero difficile mettere a fuoco qualsiasi cosa ci fosse intorno a me.
-Sanghyun ah.- sentii di nuovo la voce di quella donna -Sei sveglio?- sembrava più tranquilla, sollevata. Mi grattai gli occhi svegliandomi così del tutto, ero sdraiato su un lettino in una stanza d'ospedale, mi girai piano ed incontrai gli occhi di lei.
-Noona.- sorrisi. Vedere un viso familiare era più che un sollievo, essendo stata poi mia sorella Sandara mi sentivo già a casa.
-Sanghyun!- mi abbracciò stringendomi talmente forte quasi da strozzarmi -Ci hai fatti preoccupare tutti tantissimo!- la sua voce si fece più singhiozzante. La presi per le spalle per guardarla negli occhi, alcune gocce stavano scendendo dai suoi occhi.
-Noona, sono qua, sono sveglio. Non piangere.- cercai di consolarla asciugandole le lacrime -E poi così ti cola tutto il trucco.-
-Non mi importa nulla del trucco! Abbiamo rischiato di perderti, il tuo risveglio è un miracolo!- le lacrime non la smettevano di rigarle il viso -Sei caduto dal tetto del tuo dormitorio, i dottori si stanno ancora chiedendo come sia possibile che tu stia bene. Non hai praticamente nessuna grave lesione, nessun osso rotto.- infatti io mi sentivo bene -Deve essere stata opera di un angelo.- quella parola mi risuonò nella mente come un campanello. Un angelo? No. Sapevo a chi dovevo la mia vita, non era un angelo, ma una creatura straordinaria.
-Noona, per caso, quando sono stato portato in ospedale, c'era anche qualcun altro con me?- lei scosse la testa. Probabilmente non si è fatta vedere a causa delle code, forse mi aveva aiutato prima che arrivassero a prendermi. Di una cosa ero sicuro, dentro di me c'era la sua perla, era grazie ad essa se ora stavo bene.
Rimasi in ospedale per un altro paio di giorni, per via di alcuni accertamenti che volevano fare i dottori, per loro la mia guarigione era sul serio un mistero. Nonostante non ci fosse nulla che non andasse in me e nella mia salute, il manager decise di lasciarmi a riposo per un periodo considerevolmente lungo, il massimo che potevo fare era assistere seduto in un angolino alle prove dei ragazzi, nulla di più. Il tempo al dormitorio lo passavo scrivendo qualche melodia o qualche testo pensando a Saehwuin. Erano giorni che non la vedevo, e al cellulare non rispondeva nessuno. Dove era finita? Cominciavo a preoccuparmi, avevo paura di non poterla più vedere, ma poi pensavo alla perla e la cosa mi rassicurava. Nonostante non fossi certo, quella poteva essere l'unica spiegazione logica alla mia guarigione.
-Ancora a suonare Cheondung?- disse Seungho entrando in camera mia. Tra tutti lui era il più sospettoso, mentre gli altri si limitarono ad essere felici per la mia dimissione dall'ospedale, lui non perdeva occasione per scavare più a fondo. Spesso veniva a chiedermi cosa ci facessi sul tetto e come avevo fatto a cadere.
-Beh, finché non posso fare altro.- dissi alzando le spalle -A voi come vanno le prove? Spero non stia creado problemi la mia assenza.-
-Non ti devi preoccupare per questo, preoccupati solo di stare bene e di rimetterti.-
-Hyung, in questi giorni hai per caso visto Saehwuin?- cambiai discorso per evitare altre domande da parte del leader sull'incidente -Ormai sono quasi due settimane che non la vedo, e per di più non risponde al telefono.-
-No, all'agenzia non è mai venuta. Quando è stata l'ultima volta che l'hai vista?- a quella domanda mi agitai.
Se gli avessi detto che l'ultima volta è stata la notte dell'incidente, si sarebbe insospettito -L'ho vista a pranzo insieme a tutti voi, non ricordi?- speravo di essermela cavata con quella risposta.
-Giusto.- sospirò -Vedrai che si farà viva.- sorrise come per consolarmi per poi uscire dalla mia camera. Non potevo rischiare di rivelare il segreto di Saehwuin ai ragazzi, non me lo avrebbe mai perdonato, sempre se loro mi avessero creduto. Ripresi a scuonare la chitarra canticchiandoci sopra qualche parola.
Il giorno dopo, quando i ragazzi uscirono per andare alle prove, uscii anche io senza farmi beccare. Volevo prendere un po' d'aria e sgranchirmi le gambe, così misi gli occhiali da sole e mi incamminai. Feci una passeggiata per la città finché non arrivai alla scuola di danza di Saehwuin. Con mio dispiacere notai che era chiusa. Mi sedetti sugli scalini in entrata a fissare il cielo, il sole era coperto da poche nuvole candide. Fu proprio in quel momento che finalmente trovai la soluzione. Chi meglio della sua amica poteva sapere dove si trovasse? Mi alzai e di corsa andai al centro commerciale, una volta arrivato indossai anche il cappello per non rischiare di essere riconosciuto. Andai dritto verso il negozio della DEHA pregando che fosse di turno come commessa. Le mie preghiere vennero ascoltate.
-Guarda chi si rivede.- disse lei sorridendo -Allora, l'hai trovata la tua Cenerentola?-
-Si, e mi ha anche detto che è la tua migliore amica.- risposi ridendo -Senti, non è che per caso sai dove sia? Sono due settimane che non la sento.-
-Sono io o ogni volta che vieni qua è per trovare lei?- rise -Comunque no, non so dove sia finita, non risponde più nemmeno al telefono.- disse sospirando.
-Non hai nemmeno una piccola idea su dove possa essere?- il tono della mia voce si fece più preoccupato. Se non si sentiva nemmeno con la sua migliore amica voleva dire che era successo qualcosa di grave -Magari un posto dove va spesso, oppure un piccolo rifugio d'infanzia. Qualsiasi cosa.-
-Mi dispiace.- scosse la testa -Non posso aiutarti.- sul viso di entrambi si poteva leggere quanto fossimo preoccupati.
-Grazie comunque, se dovesse contattarti dille che la sto cercando.- forzai un sorriso per poi uscire dal negozio.
-Saehwuin, non nasconderti a lui.- disse tra sé e sé la ragazza rileggendo i messaggi che le aveva mandato l'amica in quei giorni.
Ero al punto di partenza, incapace di contattarla. Guardai l'ora e pensai che era meglio tornare al dormitorio, non potevo rischiare di farmi trovare fuori casa, si sarebbero arrabbiati i ragazzi. Più sconsolato che altro tornai a casa. Buttai un occhio al calendario, erano sul serio passate due settimane. Mi sedetti sul divano e presi il telecomando del televisore, forse guardare qualche programma divertente mi avrebbe distratto un po'. Prima di accendere la televisione guardai di nuovo il calendario, questa notte ci sarebbe stata la luna piena. Rimasi a fissare quel cerchietto blu per qualche secondo mentre nella mia testa cominciarono formarsi molti pensieri. Che fosse la sera giusta per rivederla? Magari se l'avessi aspettata sul tetto sarebbe tornata, e così avrei potuto sapere con certezza se ero vivo grazie alla sua perla o no. Ma dove avrei dovuto aspettarla? Sul tetto del dormitorio, su quello della sua scuola di danza? E se non si fosse presentata? Lanciai il telecomando sul divano per poi portarmi le mani sul viso, stavo impazzendo. Saehwuin era riuscita a soggiogarmi a lei, il suo aspetto, il suo modo di essere, tutto mi attraeva di lei. Per di più, quella notte non ero riuscito a dirle ciò che sentivo dentro di me, non ero riuscito ad aprire il mio cuore a lei. Non importava più nulla, quella sera mi sarei dovuto affidare al mio istinto e sarei andato ad aspettarla sul tetto del dormitorio. Mi feci una doccia veloce per irnfrescarmi le idee poco prima che i ragazzi tornassero per la cena.
-Cheondung!- urlò Joon -Abbiamo portato la cena! Spero ti vada bene la pizza!-
-Va benissimo!- in fretta uscii dalla doccia, mi diedi un'asciugata e corsi in cucina affamato -Quale mia avete preso?-
-A te Cheondung.- G.O mi porse il mio cartone, venni inebriato da quel profumo così gustoso. Durante la cena ridemmo e scherzammo come un qualsiasi altro giorno, come se nulla di quell'ultimo periodo fosse accaduto.
-Ragazzi, questa sera devo uscire. Non so per che ora tornerò.- dissi una volta finita la pizza alzandomi da tavola.
-Dove pensi di andare? Devi riposare.- disse Seungho fulminandomi con lo sguardo.
-Hyung, sto bene, sul serio. E poi, devo cercare Saehwuin.- il leader stava per rispondermi quando venne bloccato da G.O, così si limitò ad andarsene in camera sua -Grazie.- dissi allo hyung per poi uscire di casa.
Salii in fretta le scale arrivando sul tetto. La luna era già alta nel cielo, imponente, piena. Ora dovevo solo che aspettare, e sperare che arrivasse, sperare di sentire ancora una volta quella strana sensazione allo stomaco. Rimasi ad aspettare sul tetto per qualche ora, senza mai perdere la speranza, finché non la vidi. In un primo momento sul mio viso si formò un sorriso radioso più del sole, che però si spense poco dopo. Lì davanti a me c'era Saehwuin, ma sotto alla luce della luna risplendeva solo una coda.

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Capitolo 10
*** Capitolo Decimo ***


Come non succedeva da tempo ci eravamo ritrovati sul tetto del palazzo, l'uno davanti all'altra, così vicini eppure così lontani. Per quanto ci fossero stati solo pochi metri a dividerci la sentivo distante, assente, qualcosa era cambiato, ma non capivo cosa. Feci qualche passo per avvicinarmi ma lei si ritrasse come impaurita. I suoi occhi mostravano quanto fosse sollevata nel vedermi stare bene, ma allo stesso momento mostravano paura, paura verso qualcosa del quale ero allo scuro. E poi quel piccolo ma importante dettaglio, aveva solo una delle sue nove code.
-Saehwuin, che è successo?- cercai di parlare nascondendo la mia preoccupazione a riguardo, non volevo innervosirla -Perchè hai solo una coda? Stai male?-
Lei subito rispose con un sorriso palesemente forzato -Va tutto bene, capita che quando la luna è calante si vedano meno code, ed essendo la fine di questo periodo lunare se ne mostra solo una.- sospirò -Sono felice di vedere che stai bene. L'ultima volta- e si bloccò come se le si fosse formato improvvisamente un nodo in gola, il ricordo di quella notte probabilmente non era dei migliori per lei.
-A proposito di questo, tutti si stanno chiedendo come sia possibile che mi sia ripreso così facilmente.- mi riavvicinai senza interrompere il contatto tra i nostri sguardi -Per caso... è opera tua?- le presi una mano con gentilezza, lei come spaventata cercò di ritrarla ma la mia stretta glielo impedì, era ancora distante. In quel momento fu lei ad abbassare lo sguardo.
-Si. Quella... quella notte ero terrorizzata, vederti in quello stato fu uno shock per me. Chiamai subito un'ambulanza, ma ero consapevole che le tue condizioni erano gravi, così ho fatto l'unica cosa in mio potere.- piano alzò il viso guardandomi fisso negli occhi, i suoi era colmi di lacrime, due pozzi scuri che stavano per traboccare -Ti ho dato la mia perla.- con la stessa velocità con la quale prima si ritraeva, mi abbracciò -Ho passato ogni notte alla finestra della tua stanza aspettando che ti risvegliassi. Nonostante ti avessi dato la perla... avevo ancora paura.- le lacrime iniziarono a scendere dolcemente rigandole le guance. La strinsi forte accarezzandole la schiena.
-È grazie a te, alla tua perla se ora sono qua.- la sentii piangere e sfogarsi tra le mie braccia, lacrime in parte di gioia, ma anche di tristezza. Riuscivo a sentirlo, c'era un segreto del quale non mi aveva parlato, e probabilmente non ne avrebbe mai avuto intenzione. Stava a me scoprirlo. Quando smise di piangere sciolse l'abbraccio, il suo viso era tornato serio, cupo.
-Sanghyun, tu non sei ancora guarito completamente. Per far sì che la perla compia il suo lavoro, avrò bisogno di stare lontana da te.- il suo viso mentre parlava era tutt'altro che tranquillo.
-Ma perché? Che bisogno ce n'è? Semmai dovrai starmi a fianco, insomma, la perla è parte di te.- quello che diceva sembrava avere poco senso.
-Non sono cose che un umano come te può capire, e non mi aspetto che tu sia d'accordo con tutto ciò, ma devi fidarti di me- senza aggiungere altro se ne andò via lasciandomi sul tetto senza possibilità di risposta. Fu in quel momento che sentii come un colpo allo stomaco, come se qualcosa mancasse, fosse sparito.
Non appena rientrai al dormitorio mi misi al computer, per sapere la verità dovevo andare dall'unica persona rimasta della famiglia di Saehwuin, suo padre. Cercai qualsiasi informazione sul loro monastero, e quando stavo per arrendermi, lo trovai. Il giorno dopo, con il disaccordo dei miei amici, partii alla ricerca della verità. Senza molta fatica trovai subito il posto, un grande monastero in mezzo al fitto bosco, proprio come quelli dei tempi antichi.
-Scusatemi, c'è nessuno?- chiesi entrando un po' esitante -Sto cercando una persona.-
-Chi stai cercando giovane ragazzo?- mi chiese un signore.
-Sto cercando il padre di una mia amica, Dal Saehwuin.- al suono di quel nome l'uomo abbassò lo sguardo.
-Sono io. Se sai dove trovarmi vuol dire che sai della leggenda.- mi portò in una stanza lasciandomi accomodare -Come mai sei venuto a cercarmi?-
-Ho come la sensazione che sua figlia sia in pericolo. Questa notte ci siamo incontrati, e aveva solo una delle sue nove code.-
-Aspetta un attimo.- mi interruppe portando una sua mano sul mio petto -Per caso stai portando con te la perla di mia figlia?- il suo viso sembrò cambiare espressione, più preoccupato.
-Si. Ho avuto un grave incidente e lei me l'ha data in modo da guarire in fretta.- l'uomo non disse nulla per alcuni minuti, fissava fuori dalla finestra.
-Quella stupida ragazza.- si girò verso di me -Cosa ti ha detto lei?-
-Che per far sì che la perla faccia il suo lavoro dovremo stare a distanza.-
-Ti ha mentito. Se un gumiho cede la sua perla ad un umano vuol dire che gli sta offrendo parte della sua energia. Il tuo incidente deve essere stato veramente grave, così ha deciso di lasciarti tutta l'energia della perla.-
-Ma non capisco, ciò a cosa porterebbe?-
-Alla morte del gumiho, in questo caso mia figlia. Il doverti stare distante lo ha detto solo nella speranza che non vedendovi ti saresti dimenticato di lei, e non ti sarebbe importanto della sua scomparsa, della sua morte.- rimasi atterrito da quelle parole. Perché lo stava facendo? Non me lo sarei mai perdonato se fosse morta solo per salvarmi, avrei dovuto fare qualcosa.
Mi alzai e feci un inchino -Grazie, cercherò in qualsiasi modo di salvare sua figlia.- e me ne andai. Per tutto il tragitto pensai ad un modo per ricontattarla, non potevo lasciare che ciò accadesse. Non potevo lasciarla morire, perchè anche se quella notte non ero riuscito ad dirglielo, io l'amavo. Non l'avrei persa così senza lottare.
Probabilmente dalla mia espressione si capiva quanto fossi turbato, non appena ritornai mi presero subito per interrogarmi.
-Allora? Vuoi farci capire che diavolo sta succedendo?- chiese Seungho un po' adirato.
-Sta succedendo che Saehwuin è un gumiho.- a quelle parole i ragazzi rimasero sorpresi per la mia serietà, sapevano che non gli avrei mai mentito, nemmeno su di lei. Gli raccontai tutta la storia dall'inizio, la leggenda, cosa veramente era accaduto la notte dell'incidente, e che lei stava per morire a causa mia.
-Cosa pensi di fare?- chiese G.O.
-Le ridarò la perla.- risposi -Devo solo trovare un modo per rivederla.-
-E non hai mai pensato a quello che potrebbe succederti?- disse Joon preoccupato -E se non ti fossi rimesso del tutto e una volta restituita la perla le tue condizioni peggiorassero? Diamine Sanghyun! Sei caduto dal tetto di un palazzo!-
-Lo so benissimo hyung!- sospirai portandomi le mani al viso -Ma non posso permettere che paghi lei per un mio sbaglio.-
-Hyung,- mi chiamò Mir -tu ci tieni a questa ragazza? Ci tieni a Saehwuin?-
-Mir, io la amo.-
-E allora riuscirai a trovarla e saprai cosa fare.- mi disse poggiandomi la mano sulla spalla e mostrandomi un sorriso pieno di fiducia. Per quel momento era l'unica cosa che mi avesse sul serio aiutato, tutti quei se, tutti quei ma, le supposizioni, le paure, nulla di tutto ciò mi avrebbe fermato. Ero deciso, dovevo fare ciò che era giusto secondo il mio giudizio avventato o stupido che fosse, non me ne importava, il nostro incontro era destino e sarei stato io a salvarla.
L'aspettai ogni notte, sul tetto del dormitorio, su quello dell'agenzia e su quello del dormitorio, come avevo già fatto prima. Ogni giorno mi sentivo leggermente meglio, e la cosa mi rendeva più nervoso e irascibile. Perché mi stava facendo questo? Ripensai alle parole di suo padre. Strinsi i pugni.
-Sanghyun.- mi girai di scatto e la presi dalle spalle prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa.
-Che diavolo stavi pensando?- con quel semplice contatto sentii quanto fosse debole, aveva pochissima energia -Volevi sacrificarti per me?-
-Sei andato a parlare con mio padre?- la sua voce era leggerissima, priva di forza. Sembrava potesse svenire davanti a me in ogni momento.
-Si, visto che tu non volevi dirmi la verità, probabilmente perché sapevi che non sarei stato d'accordo. Non voglio tenere la perla se questo significa ucciderti!- con molta fatica Saehwuin allungò una mano accarezzandomi il viso e poi il petto, un piccolo sorriso si formò sul suo viso.
-Ora non sei più in pericolo, prenditi cura della perla una volta che me ne sarò andata, per favore.- guardai un momento la sua coda, la sua luce era debolissima, si vedeva che stava per scomparire. Cadde tra le mie braccia ormai priva di forze, le lacrime salirono fino ai miei occhi, non potevo permetterle di andarsene, di abbandonarmi.
-Perché lo hai fatto? Perché mi hai salvato?- dissi con voce tremante sorreggendola.
-Perché ti amo Sanghyun, e l'amore porta a fare cose folli.- non potevo credere alle mie orecchie. Aveva sul serio detto quelle parole? Aveva sul serio detto che mi amava? No, questo era troppo, non potevo lasciarla andare così. Le spostai i capelli in modo tale che la luce della luna potesse illuminare il suo viso per poi avvicinarmi piano alle sue labbra.
-Anche io ti amo, e questo sarà il mio piccolo atto di follia.- con delicatezza feci incontrare le nostre labbra in un bacio dolce. Sentii la perla passare da me a lei, il mio corpo si fece più pesante e debole. Saehwuin svenì e senza forze caddi a terra insieme a lei. Cominciai a vedere tutto sfuocato, ma prima di perdere del tutto i sensi diedi un'ultima occhiata, anche l'ultima coda era ormai scomparsa.

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Capitolo 11
*** Capitolo Undicesimo ***


Quando riaprii gli occhi subito non capii dove mi trovavo, attorno a me vedevo tutto sfocato. Ero sdraiato per terra con una piccola coperta sopra, mi alzai piano, sentivo la testa girare. Mi grattai gli occhi e tutto cominciò a farsi più nitido, riconobbi la stanza, mi trovavo al monastero dove viveva il padre di Saehwuin. Saehwuin? E lei dove era? Mi guardai intorno preoccupato. L'ultimo ricordo che avevo era che le avevo restituito la perla per non farla morire. Aveva funzionato? Stava bene? Un milione di domande turbinavano nella mia mente finchè non ricordai quell'unico dettaglio. La sua ultima coda, l'avevo vista poco prima di svenire con lei tra le mie braccia, era scomparsa. Cercai di non giungere a conclusioni affrettate, ma difficilmente ci riuscii. Mi tornarono in mente le parole di suo padre. “Così ha deciso di lasciarti tutta l'energia della perla”. Aprii le porte per poter urlare al cielo la mia disperazione quando la vidi.
-Saehwuin!- la abbracciai facendole cadere la bacinella e l'asciugamano che stava portando -Tu non hai idea di quanto sia sollevato nel vederti! Non te ne sei andata.- la strinsi il più forte possibile.
Guardai il cielo in cerca della luna, per ringraziarla per avermi lasciato quella meravigliosa ragazza. La notte era buia, più buia del solito, infatti la luna non c'era, ma in quel momento mi importava poco. Ero felice che Saehwuin fosse li con me, tra le mie braccia.
-Sanghyun, ascolta.- disse lei sciogliendo l'abbraccio, il suo viso era serio, con una lieve velo di tristezza -Devo dirti una cosa.-
-Non illuderti ragazzo.- suo padre arrivò dalla stanza a fianco -Non credere sempre a ciò che vedi.- disse. Non capivo cosa intendesse, insomma, lei era li, la sentivo, la vedevo, di cosa non dovevo illudermi?
-Mi scusi signore, ma di cosa non dovrei illudermi?- chiesi interrogativo.
-Sanghyun, ora io sono qui, ma non lo sarò per sempre.- abbassò il viso, vidi alcune lacrime cadere dal suo viso fino a terra.
-Vedi ragazzo mio, il tuo gesto è stato molto coraggioso quanto avventato. Restituendole la perla le hai ridato la sua energia vitale, ma ormai era quasi del tutto consumata. Ovviamente una volta tornata dal suo custode la perla cerca di fare il possibile per aiutarlo, per tenerlo in vita.- fuori il cielo cominciò a schiarirsi pian piano, probabilmente stava giungendo l'alba insieme al sole -La perla di Saehwuin debole come era riuscì a fare solo una cosa.- mi girai verso Saehwuin cercando di vedere se in lei c'era qualcosa di diverso, ma non vidi nulla, nulla finchè le prima luci del mattino non la colpirono.
-Vista la debolezza della mia perla, questa riesce a darmi forma umana solo durante le notti di eclissi lunare.- si allontanò piano -Mi dispiace Sanghyun.- disse versando le ultime lacrime per poi scappare nel bosco.
-No aspetta!- cercai di seguirla ma suo padre mi bloccò, diedi un ultimo sguardo al bosco e in pochi secondi dove stava scappando Saehwuin, al suo posto, vidi una volpe. Lei si era sacrificata per me, e ora era costretta a vivere la sua vita non più in forma umana, ma in forma di volpe. Mi buttai in ginocchio, i miei occhi si fecero sempre più umidi, le lacrime iniziarono a scendere.
-Mi dispiace ragazzo.- il monaco mi appoggiò una mano sulla spalla -Il tuo è stato un gesto nobile, e ti ringrazio per aver salvato mia figlia, ma dovrai dimenticarla, per il tuo bene, per il suo bene.- come avrei potuto dimenticarla? Nonstante l'avessi persa comunque, non sarei mai riuscito a dimenticarla, il mio cuore non ci sarebbe mai riuscito. Dicono che si capisce quanto si tiene a qualcosa solo nel momento in cui si perde. Io avevo capito già da subito quanto tenessi a Saehwuin, non c'era bisogno di strapparmela via. Urlai verso il cielo il più forte possibile, poi il nulla.
Mi svegliai di colpo, questa volta nel mio letto, guardai fuori dalla finestra, era sera. Che fosse stato tutto un sogno? Saehwuin, il monastero... la sua maledizione. Sembrava tutto così vero. Senza pensare ad altro me ne andai a fare una doccia. Era stato un incubo l'aver perso Saehwuin? Oppure... era stato tutto solo che un sogno? Forse era stato tutto una semplice invenzione della mia mente, il blocco dello scrittore, la musa ispiratrice, la gumiho. Non riuscivo più a distinguere la realtà dal sogno. Uscito dalla doccia mi guardai allo specchio per controllare se ci fossero cicatrici per l'incidente, ma non vidi nulla. Non potevo ancora dare un giudizio, poteva essere stato falso come la perla poteva averle guarite in fretta. Mi rivestii e andai in cucina sperando che ci fosse qualcuno, per mia fortuna erano tutti a tavola e avevano appena finito di mangiare.
-Cheondung! Ti sei svegliato!- disse Joon mostrandomi uno dei suoi sorrisi più splendenti.
-Quanto ho dormito?- dissi ancora un po' assonnato.
-Tre giorni.- disse Seungho -Sarai affamato. Tieni, ti abbiamo tenuto da parte un po' di carne.- mi porse un piatto colmo di carne.
-Grazie hyung.- iniziai a mangiare piano per non rischiare di stare male -Ragazzi, posso chiedervi una cosa?- dissi mandando giù il boccone.
-Certo Cheondung.- rispose G.O.
-Come mai ho dormito così tanto?- chiesi con paura della risposta, volevo sapere la verità, ma allo stesso momento non volevo.
-Penso tu abbia avuto un malore, sei svenuto. Nulla di più.- rispose il leader -Perché?-
-Nulla nulla, è solo che volevo verificare una cosa.- finii di mangiare e mi alzai -Vado a fare una passeggiata. Ci vediamo dopo.- presi le mie cose e uscii.
-Come diavolo facciamo a saperlo, noi lo abbiamo trovato sul tetto e basta.- disse Mir -Che poi, come facevi a sapere che era sul tetto, hyung?- chiese al leader. Lui si limitò a guardare la porta e a sorridere senza dire nulla.
Una volta per strada mi misi le cuffie e accesi la musica, volevo estraniarmi dal momento per qualche momento. Andai al centro commerciale, il luogo in cui la incontrai per la prima volta. Mi sembrava tutto così diverso, cambiato. Arrivai al negozio di articoli per la danza, diedi uno sguardo veloce, la cassiera non era la sua migliore amica. Me ne andai.
-Hey, ma quello non era Thunder? Dai uno di quei cinque che tanto ti piacciono.- disse la commessa alla collega.
-In cerca della tua Cenerentola?- disse tra sè sorridendo.
Stavo iniziando a pensare che probabilmente era stato sul serio tutto un sogno, dovevo ancora trovare qualcosa che mi riconducesse a lei. Immerso nei miei pensieri arrivai alla scuola di danza. Le luci erano accese, forse lei stava facendo lezione. Entrai un po' timoroso, avanzai per il corridoio avvicinandomi alla sala con le luci accese, ma non era lei ad insegnare, e non c'era tra le alunne. Sospirai e uscii. Forse era un bene, se fosse stato un sogno ciò voleva dire che lei non mi aveva veramente ceduto la sua perla dopo il mio incidente, e non stava rischiando di morire per me. Ma ciò avrebbe anche voluto dire che lei non era realmente esistita, che non avevamo passato tutti quei bei momenti insieme, che non mi ero innamorato di lei. Mi diressi verso il fiume Han, cercai il posto dove avevamo fatto il nostro piccolo picnic. Lì tutto sembrava essere rimasto uguale. La luna era alta nel cielo, piena e luminosa si rispecchiava nel fiume. Uno spettacolo meraviglioso che la natura ci donava gratuitamente. Tutto quello che avrei voluto in quel momento era vedere quello spettacolo con Saehwuin al mio fianco, ma ormai avevo capito. Era stato tutto un sogno, e per quanto sembrasse vero, era giunto il momento di svegliarsi e dimenticare, ma per farlo sentivo che sarei dovuto andare in quel luogo che nel sogno era tanto presente, quel luogo dove le cose cominciarono a peggiorare. Tornai al dormitorio e salii fino sul tetto, la luna sembrava aspettarmi al suo cospetto, rimasi a fissarla.
-A quanto pare siamo arrivati alla fine cara amica.- dissi togliendomi le cuffie -Ancora non ci credo che fosse tutto una semplice illusione.-
-Chi te lo avrebbe fatto pensare?- una voce leggera, come di velluto. Conoscevo quella voce, quasi meglio della mia. L'avevo sentita ridere, piangere, sussurrare parole dolorose ma piene d'amore -Sai, secondo molti filosofi tutto quello che noi percepiamo è solo una finzione, un velo che ci separa dalla realtà. Il nostro compito è quello di strappare questo velo.- una mano prese la mia stringendola, sentii il suo calore, mi voltai -Pronto a strappare il velo?- il suo sorriso fu ciò che mi riportò alla realtà. Non era stato un sogno, un'illusione, era accaduto tutto veramente.
-Saehwuin, sei tu? Sei veramente tu?- dissi quasi non credendoci. Lei si sporse lasciandomi un dolce bacio sulle labbra.
-Sono io. Anche se diversa dall'ultima volta che mi hai visto.- rispose sorridendo. Notai che anche alla luce della luna non si vedevano le sue code -Quando mi hai ridato la perla, questa ti aveva ceduto la mia energia di gumiho, ma aveva anche assorbito il tuo amore umano. Una volta ritornata a me quel tuo amore non solo mi ridiede vitalità, ma mi trasformò in umana.- rimasi a guardarla senza dire nulla. Ce l'avevamo fatta, eravamo riusciti a concludere la leggenda. Ma la cosa più importante era che ci eravamo riusciti insieme, l'uno grazie all'amore dell'altra. La abbracciai fortissimo come se non avessi più voluto lasciarla andare. Il cuore mi batteva all'impazzata, stava per scoppiare, ma non mi importava, finalmente eravamo insieme, senza più alcuna preoccupazione o paura. La guardai negli occhi e appoggiai la fronte contro la sua.
-Saehwuin, ti amo, e la luna ne sarà testimone.- dissi baciandola con tutto l'amore che provavo per lei.

 

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