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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** First day ***
Capitolo 3: *** You're an idiot ***
Capitolo 4: *** A kind of friends? ***
Capitolo 5: *** So stupid ***
Capitolo 6: *** Just a kiss ***
Capitolo 7: *** I don't care about you ***
Capitolo 8: *** sadness ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

Salve a tutti,mi chiamo Amy.
Sono una ragazza normale, né troppo bella né troppo brutta, che non è speciale per nessuno e che non ha mai fatto gesta straordinarie.
Secondo me la bellezza consiste in quello che si ha dentro, io ho molto da dare, solo che non lo mostro. Ho molti sogni nel cassetto e sto aspettando l’occasione per poterli realizzare.
Tutto questo la gente non lo sa e giudica solo per il mio aspetto esteriore: pensano che io sia una drogata e una criminale solo perché ho i capelli rossi, alcuni piercing sulla faccia e dei vestiti neri e trasandati.
Non c’è una volta che quando passo non si girano a indicarmi e squadrarmi da testa a piedi.
Ammetto che all’inizio la cosa mi infastidiva un po’, ma poi ho cercato di mettermi nei loro panni e mi  sono abituata alle occhiate indiscrete.
Se da un lato le capisco dall’altro odio le persone; gli unici amici che ho sono il mio cane Muffin e la musica.
Non parlo con i miei vecchi amici, che dopo il mio cambio di stile hanno deciso di evitarmi. Contenti loro.   
Vi chiederete perché ho deciso di fare questa trasformazione, se cosi si può chiamare, beh il motivo è il divorzio dei miei e la morte della mia adorata nonna. Mio padre se ne è andato di casa quando io avevo sedici anni e per questo lo odio. Mia madre quando ho raggiunto la maggiore età mi ha cacciato di casa… ed ora eccomi qui, in treno verso Holmes Chapel. Perché in questa cittadina? Semplicemente mi ispirava il nome; sono pazza lo so. Mi ero informata: c’era una scuola superiore, avrei fatto l’ultimo anno li e mi sarei diplomata. Poi non avevo idea di cosa mi avrebbe riservato il futuro.
 
Il treno fischiò l’arrivo in stazione.
Presi i bagagli e uscì dal vagone seguita dal mio fedele amico. Finalmente dopo ore e ore di viaggio ero arrivata. Tirai un sospiro di sollievo e dissi: “ciao Holmes Chapel, sono Amy e sono arrivata.”
Entusiasta, iniziai a camminare.
Primo punto sulla mia lista: trovare casa.

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Capitolo 2
*** First day ***



CAPITOLO 1 – FIRST DAY
 
Era da ormai dieci minuti che camminavo trascinandomi dietro le mie valigie e Muffin. Risultato? Avevo mal di gambe e stavo morendo di fame e freddo. Mi ero fermata più volte a chiedere in giro varie informazioni su alloggi disponibili in città, ma nessuno sapeva un piffero. Un signore però mi disse di provare a cercare in centro o dalle parti delle scuole perché sicuramente c’era qualche giovincello (aveva usato proprio questo termine) in cerca di coinquilini. Non che l’idea di una convivenza mi andasse molto, ma sicuramente con il mio budget non avrei potuto affittare nemmeno una piccola casetta.
Cosi mi venne un’illuminazione: avrei potuto iscrivermi a scuola direttamente oggi e controllare nelle bacheche se qualcuno cercava un coinquilino. A volte mi stupivo di me stessa. Ero proprio un genio.
Stranamente la gente qua non mi guardava di sbieco, anzi, alcuni erano cosi cortesi che ti salutavano appena ti incrociavano per strada, anche se per loro ero una completa sconosciuta con i piercing.
Dopo altri abbondanti dieci minuti di camminata arrivai in quella scuola. Mi piaceva andarci, in quella vecchia, tralasciando la vita sociale. Fortunatamente la segreteria era aperta, cosi legai il cane ad un palo li vicino perché sapevo che non avrebbe potuto entrare.
“Buongiorno, posso esserti utile?” chiese una simpatica vecchietta da dietro la scrivania. Aveva dei capelli grigi raccolti in uno chignon e degli occhiali color prugna.
“Salve. Vorrei iscrivermi” non ero una ragazza di troppe parole.
“Oh ma certo mia cara… scriva i suoi dati personali prego” mi porse un foglio e una penna sorridendomi.
Io compilai le carte, mi informai sugli orari e sui libri che dovevo prendere, e su quanto avrei pagato l’iscrizione. Mi venne un colpo quando scoprii che era quasi metà dei soldi che avevo con me.
La ringraziai e pagai subito. In cambio mi diede la lista dei libri e degli orari.
Prima di uscire guardai la bacheca degli annunci degli studenti. BINGO! C’era un certo Louis che cercava un coinquilino. Perfetto. Trascrissi l’indirizzo sulle note del cellulare, recuperai Muffin e uscii.
Siccome non avevo idea di dove andare e vicino al portone d’entrata della scuola c’era un ragazzo, feci uno sforzo e mi avvicinai per chiedergli indicazioni.
“Ciao bellezza” esordì lui squadrandomi, prima che io aprissi bocca.
Alzai il sopracciglio e proseguì senza far troppo caso al suo atteggiamento. “Senti ti sarei grata se mi dicessi da che parte è questa via, invece di provarci spudoratamente.”
Lui per un attimo rimase perplesso dalla mia risposta, poi si riprese, guardò il nome sul telefono e disse.
“vai dritta per di qua, poi giri a destra e ti ritrovi il condominio davanti”
“okay grazie.” Mi voltai e me ne andai. Odiavo i ragazzi egocentrici che erano convinti di avere tutte le ragazze hai loro piedi. Forse era anche così ma io ero l'ultima a cui si sarebbe potuto avvicinare quel riccio.
 
*toc toc* *toc toc* *toc toc*
Stavo per rinunciarci e tornare indietro quando qualcuno aprì la porta.
“Ehi ciao… tu sei?” chiese un morettino con degli occhi glaciali, veramente belli.
“ciao… ho visto un tuo annuncio sulla bacheca a scuola, stai ancora cercando un coinquilino?” dissi cercando di fare un mezzo sorriso, ma tutto quello che mi uscì fu una smorfia.
“oh, si certo! Finalmente! Non pensavo ci fosse ancora gente che cagasse gli annunci” disse facendomi accomodare. “allora qua come vedi c’è la cucina…”
“non serve che mi fai vedere tutto l’appartamento. Mi basta avere un tetto e se per te va bene avrei intenzione di trasferirmi subito. L’unica cosa che mi devi dire è quanti soldi devo darti”
“okay sono 100 al mese” disse sorridendomi a trentadue denti.
“perfetto! A proposito… io avrei un cane, ecco…” biascicai sperando che mi lasciasse tenerlo.
“è addestrato?” chiese con fare investigativo un po’ buffo.
“no ma è veramente tranquillo, giuro” come risposta mi fece un occhiolino e mi disse che adorava i cani.
Portai i bagagli nella mia stanza e mi buttai a peso morto sul letto seguita dal mio cucciolone.
Per tutto il resto della giornata stetti in camera mia a riposare e a sistemarmi, a volte Louis bussava per sapere se ero ancora viva dato che non sentiva movimenti.
In fin dei conti era simpatico dai.
Mi alzai e mi guardai allo specchio che era dietro la porta. Ero alta e magra. Avevo dei capelli lunghi e mossi che senza la tinta rossa sarebbero stati di un bel castano chiaro. Poi mi soffermai sul viso: occhi grandi e marroni, il piercing sul sopracciglio e uno sul naso. Feci la linguaccia alla mia figura riflessa in modo da far spuntare anche il piercing che avevo sulla lingua. Mi piacevo cosi com’ero.
Guardai l’orologio appeso sopra la scrivania: 19.00. Ora di cena. Pensai che fosse meglio andare a preparare qualcosa in modo da rendermi utile in qualche modo. Indossai un paio di leggins grigi scuro e una felpona nera con disegni astratti bianchi.
“Louis devo preparare qualcosa da mangiare?” lo trovai seduto sul divano intento a guardare i cartoni.
“tranquilla prendo ogni sera la pizza, anzi dovrebbe arrivare a momenti.” Disse facendomi segno di sedermi vicino a lui. “finalmente sei uscita dalla tua stanza”
“ma come non puoi mangiare ogni giorno pizza!”
“scusa ma non so cucinare!” si difese alzando le mani come per dire che lui non ci poteva far nulla.
“ok ok da domani si cambia, andiamo a fare la spesa e d’ora in avanti preparo io!” lui acconsentì senza darmi troppa corda, era concentrato sul suo programma.
 
Ci rifocillammo di pizza al salamino piccante e parlammo del più e del meno per una mezzoretta, poi io me ne tornai in camera per andare a dormire.
Misi il mio pigiamone a pois e mi strinsi nel piumone. Quanto era morbido.
Prima di addormentarmi ripensai al mio primo giorno a Holmes Chapel: sembrava che qua le persone avessero una cultura completamente differente da quella italiana, modi di pensare diversi.
Avevo fatto praticamente metà città a piedi e la maggior parte non mi aveva guardato dal’alto in basso.
Forse mi dovevo ricredere sul giudizio che avevo degli altri. Forse non tutti si facevano ingannare dall’apparenza.

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Capitolo 3
*** You're an idiot ***



CAPITOLO 2 – YOU’RE AN IDIOT
 

“buongiorno Amy” il mio risveglio fu a dir poco traumatico con il mio matto coinquilino che si permise di entrare nella mia stanza, aprire le tende e buttarmi praticamente giù dal letto.
“ma sei cretino?! Non farlo mai più” urlai tirandogli addosso un cuscino. “odio quando mi svegliano la mattina in modi così bruschi!”
“beh ti ci dovrai abituare coinquilina… e ora preparati che ci aspetta una fantastica giornata di scuola!” disse uscendo dalla camera con Muffin che gli faceva le feste.
Ancora sotto shock, andai in bagno per lavarmi viso e denti. Mi pettinai i capelli con molta difficoltà, a causa di tutti i nodi che si erano creati durante la notte.
Indossai poi dei leggins neri, una felpa grigia e i miei adorati Dr. Martens bordeaux, che si intonavano alla tinta dei miei capelli all’incirca. Misi un po’ di mascara e un rossetto rosso per sottolineare le mie labbra carnose. Presi lo zaino e raggiunsi Louis in cucina.
“già pronta? Non fai nemmeno colazione?” disse con la bocca piena di cereali.
“non mangio la mattina.” Affermai come se fosse la cosa più ovvia.
Lui fece spallucce e andò a cambiarsi, si perché era ancora in pigiama.
“secondo te non farà danni o casini vero?” dissi riferendomi al mio cane. “non che non lo conosca ma non è mai stato in un appartamento da solo…”
“ma si tranquilla, al limite troveremo qualche pisciatina in giro, che poi pulirai tu” gli sorrisi.
Dato che eravamo al quarto piano, ed era prima mattina, optammo per usare l’ascensore.
Usciti dal condominio Louis si mise un paio di Ray-Ban sugli occhi.
“no ti prego… dimmi che non lo hai fatto veramente”
“cosa scusa?” chiese allarmato.
“metterti gli occhiali senza il sole.” Puntai il cielo, completamente ricoperto di nuvole. “toglili ti prego”
“è una cosa distintiva mia e dei miei amici, indossiamo sempre gli occhiali… alle ragazze piace!”
Io mi picchiai una mano sulla fronte e alzai gli occhi. “ e io che pensavo non fossi un cretino montato”
Lui non mi sentì e accelerò il passo. Dal modo in cui si sbracciava direi che aveva decisamente visto questi suoi ‘amici fichi’. Avevo proprio voglia di vedere come erano ridotti quei montati.
Riuscii a raggiungerlo senza perderlo di vista.
“ragazzi, lei è Amy, la mia nuova coinquilina!” mi presentò ad altri tre ragazzi con dei sorrisi sornioni stampati in faccia. Ovviamente tutti e tre con i Ray-Ban.
Uno era moro con una carnagione scura, disse di chiamarsi Zayn. Poi c’era uno castano chiaro che sembrava molto gentile e si chiamava Liam. Infine Niall, un’irlandese biondino.
Ma tutto sommato non sembravano niente male…
“Harry?” chiese ad un tratto Louis.
“credo stia pomiciando con la capo cheerleader” disse Zayn spegnendo la cicca con il piede. “eccolo”
Ah, beh bene direi. Sicuramente quell’Harry sarà stato il capetto della compagnia. Andiamo chi di prima mattina ci prova con le cheerleader? Ero proprio curiosa di vedere com’era.
Neanche detto spuntò alle mie spalle. “ehi ciao ragazzi, Louis” poi si voltò verso di me. “ciao bellezza, ci rivediamo” ammiccò sorridendomi. Il tizio di ieri fantastico. Di male in peggio.
Ero davvero tentata di chiedergli se volesse due pugni in faccia subito o dopo scuola. Non avevo mai fatto una rissa, ma in quel momento mi ritenni sufficientemente pronta con dei limiti di sopportazione veramente bassi.
“ah vi conoscete già?” domandò il mio coinquilino sorpreso.
Prima che il montato potesse aprire la bocca e sparare qualche cazzata intervenni io. “se per conoscete intendi aver chiesto il tuo indirizzo allora direi di si, che ci conosciamo. Ora possiamo andare Louis? Non so da dove cominciare a cercare l’aula di matematica e tu devi aiutarmi!”
Afferrai la manica della sua giacca e lo trascinai dentro scuola, non lasciandogli neanche il tempo di salutare gli altri che rimasero leggermente sbigottiti.
“ehi ma che ti prende? Mancano ancora dieci minuti prima dell’inizio” era un po’ infastidito povero.
“ehm scusa è che… la verità è che non tolleravo più gli sguardi dei tuoi amici, in particolare quello di Harry”
“ah capisco, ti sei innamorata di lui?” disse incrociando le braccia e facendo la faccia di chi la sa lunga.
“ah no non capisci mio caro… andiamo come potrei innamorarmi di un individuo del genere? Se la tira di gran lunga troppo per i miei gusti! Ora, cambiamo discorso per favore, dov’è il mio armadietto? È il 106”
“se lui mette gli occhi su una ragazza niente e nessuno impediranno che lui la faccia cadere a suoi piedi”
“non ha ancora conosciuto una come me”
Louis alzò gli occhi al cielo e s’incamminò mostrandomi dov’era il mio armadietto, poi aggiunse. “sei cosi fortunata oggi che il tuo armadietto è proprio vicino a quello di Harry”
“okay è ufficiale, non ce la farò a non uccidere qualcuno.”
 
L’unica bella notizia della giornata fu che il mio unico amico aveva praticamente tutte le ore a parte l’ultima con me. Le prima lezioni passarono velocemente e io presi molti appunti con Louis che mi guardava scioccato per la mia devozione alla matematica ed alla letteratura.
La campanella suonò e arrivò l’ora di pranzo. Dal momento che non avevo intenzione di stare con il quintetto più famoso della scuola, mi rintanai in un angolo della mensa sola soletta, non che la cosa mi dispiacesse. A volte alzavo lo sguardo e beccavo degli sguardi di uno dei cinque. Cos’avevo di tanto interessante? Ero tentata di chiederglielo.
Entrai in classe di biologia per ultima e venni sottoposta agli sguardi di tutti i presenti.
“lei sarebbe?” chiese il professore, un omaccione sulla sessantina con la pancia e il doppio mento.
“sono nuova, mi chiamo Amy Smith”
“oh si mi avevano accennato di una nuova alunna, prego si sieda in fondo vicino a Styles.”
Il mio sorriso si spense quando mi ritrovai davanti quell’energumeno.
Mi sedetti, tirai fuori il quadernino e cominciai a prendere appunti in modo che non mi importunasse. O almeno così credevo, perché subito dopo diede aria alla bocca.
“ciao dolcezza, e così ti chiami Amy… bel nome davvero, io sono Harry piacere” mi porse una mano che io non strinsi, ma non potei fare a meno di notare che aveva delle mani grandi.
Alzai lo sguardo a mo di sfida. “ti sarei grata se la finissi di parlare a vanvera e mi lasciassi seguire la lezione.” Lui mi sorrise illuminando quegli occhi verdi profondi e stupendi. Ok, si dovevo ammettere che era carino, bellino, bello insomma. Scosse la testa piena di una massa riccioluta. “ieri, quando ti ho visto ho capito subito che eri diversa dalle altre, ma non preoccuparti, in un modo o nell’altro cadrai ai miei piedi anche tu.” Mi fece l’occhiolino e tornò a ‘dormire’.
‘contaci’ pesai tra me e me. Tanto valeva sprecare fiato per lui.
 
Nel pomeriggio costrinsi il mio coinquilino ad accompagnarmi a fare la spesa, e in fin dei conti non fu una brutta idea perché si divertì più di me. Mi confessò di non essere mai entrato in un supermercato se non per prendere una bottiglia d’acqua o degli alcolici.
“senti Amy, so che a te danno fastidio ma ti secca molto se stasera vengono in appartamento i miei amici?”
“vabbè non muoio per una sera, e comunque l’appartamento è più tuo che mio di diritto quindi se vuoi invitarli invitali. Io starò in camera a leggere, non c’è problema.”
“grazie mille coinquilina” mi abbracciò in mezzo alla coda della cassa e io mi sentì in imbarazzo.
“ehi ehi ehi.. vacci piano con tutta questa tenerezza.” Lui rise.
 
“Lou i tuoi amici vengono anche a cena?” chiesi dalla cucina mentre preparavo la tavola.
“si Amy” disse entrando nella stanza. “io ho pensato che magari ti potrei dare una mano”
Io gli sorrisi. “hai pensato bene… Prepara la tavola, io intanto inizio a cuocere gli hamburger”
“okay perfetto”
Dall’atrio si udì un *din don* e poi un *toc toc*
Andò ad aprire Lou. Il primo ad entrare fu Niall. “ciao Amy. Cosa stai preparando di buono?”
“panino con hamburger, se ti piace bon altrimenti resti a digiuno”
“nel suo vocabolario non esiste la parola digiuno” disse il mio coinquilino mentre finiva di apparecchiare.
“wow ragazza, sei riuscita a fargli fare qualcosa!” esclamò Liam. “buonasera comunque” gli sorrisi.
Quando servì in tavola la cena, sembrava quasi sbavassero dall’acquolina. Fu a quel punto che mi chiesi cosa mangiassero oltre alla pizza la sera. “buon appetito” 
“tu non mangi?” chiese Niall e io scossi la testa. “posso mangiare anche la tua porzione allora?”
“ma certo, prendi pure!” scoppiai a ridere per l’innocenza con cui l’aveva detto.
Zayn era piuttosto taciturno come persona, il che era un punto a suo favore. Notai invece una strana tranquillità nella stanza. Ah già, non c’era quell’idiota di Harry.
Contenta come una pasqua mi rintanai in camera a leggere l’ipnotista.
 
Mi ero praticamente addormentata sul libro quando fui risvegliata da una presenza nella mia stanza.
Spalancai gli occhi. “SPIEGAMI CHE CI FAI TU QUI!” scandì le parole quasi urlando.
“buonasera anche a te bellezza, Lou mi ha mandato a chiederti se volevi una fetta di torta e se ti andava di guardare un film dell’orrore con noi”
“da dove sei saltato fuori e da quanto sei qui?” ero leggermente irritata.
“sono appena entrato tranquilla… vogliamo andare in salotto o preferisci che facciamo qualcos’altro?”
“okay, non voglio sapere cosa avresti intenzione di fare, ma preferisco di gran lunga vedere un film horror”
Si buttò a peso morto su un lato del letto e mi guardò intensamente. “sicura di preferire il film?”
Deglutii, e il respiro mi si fece corto, non ero abituata a rapporti diretti con dei ragazzi, dopo i sedici anni nessuno mi aveva più fatto il filo né avevo avuto fidanzati. “Mai stata più sicura in vita mia.”
Mi alzai di scatto e controllando che uscisse al mio seguito – non volevo lasciarlo in camera mia da solo- andai a sedermi sul divano vicino a Louis.
Tutti erano pronti per il film, perfino Muffin era disteso vicino a Niall che lo stava coccolando.
Harry ovviamente si sedette vicino a me, troppo vicino, così io mi spostai più verso Lou.
Ero una grande fan dei film horror, non mi spaventavano molto, quella sera ci guardammo Nightmare, in cui io sinceramente non trovavo nulla di pauroso. A quanto pare gli altri si dato che erano tutti terrorizzati. Era una scena quasi comica, loro che urlavano come femminucce.
Senza accorgermene mi ero addormentata sulla spalla del mio amico, che, finito il film, mi portò in camera e mi mise sotto alle coperte. Che dolce. Non nel senso che mi piacesse, era un amico niente più, ma era davvero stato tenero.
Non so perché ma mentre mi rigiravo nel letto mi sembrò di sentire il profumo di Harry, non so perché sorrisi automaticamente. Il sonno mi dava alla testa, non diedi troppo peso alla cosa.
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** A kind of friends? ***


CAPITOLO 3 – “A kind of friends?”
 
Il sabato significava niente scuola. Niente scuola significava lunghe dormite. Lunghe dormite significava che mi sarei svegliata alle undici; infatti fu così.
Spalancai le finestre e una luce fortissima mi travolse accecandomi. Mi strofinai gli occhi più e più volte finché la vista non mi si schiarì: era una bella giornata, soleggiata. In salotto non si sentiva alcun movimento e nessuna tv accesa, questo significava che Louis era ancora a dormire, benissimo.
Presi una bacinella dal ripostiglio e ci buttai dentro acqua e ghiaccio. Ottima vendetta per il risveglio che mi aveva fatto ieri. Pian piano attraversai il corridoio e socchiusi la sua porta… contai fino a tre sottovoce, spalancai la porta con il fianco e gridando vendetta gli rovesciai l’acqua ghiacciata in testa.
Lui saltò giù dal letto totalmente spaesato urlando come una ragazzina isterica, mentre io ero stesa a terra dal ridere. Quando però si rese conto di quello che era successo mi prese a peso e mi buttò sotto la doccia fredda. Ok, forse me l’ero meritata.
“oh Lou, ti odio!” urlai infreddolita, prendendo un asciugamano.
“nah non è vero, tu mi vuoi tanto tanto bene” disse strizzandomi le guanciotte.
“un giorno di questi ti picchio se mi ributti sotto la doccia.” Feci la finta offesa.
“guarda che hai cominciato tu” disse mettendo il broncio a sua volta.
Io mi richiusi la porta alle spalle con un tonfo e scoppiai a ridere. Mi cambiai e andai sul divano. Siccome c’era più caldo avevo optato per un paio jeans strappati e una canotta lunga rigorosamente nera.
Ero tranquillamente seduta a fare zapping per trovare un canale decente quando spuntò Louis nudo con solo l’asciugamano in vita. “oh ti prego copriti” urlai mettendomi un cuscino davanti alla faccia.
“wow, sono così bello che non mi riesci nemmeno a guardare?” il solito spiritoso.
“vattene scemo” gli buttai il cuscino addosso ridendo.
Dovevo ammettere che non era affatto una brutta vista, e che se non fosse il mio coinquilino e se non gli volessi bene come amico, ci avrei fatto qualche pensierino.
Chissà se aveva una ragazza, non gliel’avevo mai chiesto. Dopo che si fu vestito si sedette vicino a me.
“allora ieri dormito bene sulla spalla di Harry?” esordì malizioso.
“cosa cavolo spari adesso?” dissi io non dando inizialmente troppo peso alle sue parole.
“ieri sera, mentre guardavamo il film, tu ti sei addormentata su di lui e poi ti ha portata a letto.”
Sgranai gli occhi incredula. “COSA?! Non raccontarmi balle! Io credevo di essere appoggiata su di te! Oh santo cielo… adesso quello si sarà fatto mille filmini mentali, crederà che io sia cotta di lui! Che disastro, ero incosciente sennò non avrei mai fatto una cosa del genere, OVVIO!” iniziai a camminare su e giù per la stanza impendendo a Louis di guardare la tv.
“capisco che tu ti senta in imbarazzo, ma non è il caso di esagerare. Ti assicuro che se tu lo conoscessi bene ti renderesti conto che non è poi così male.” Io sbuffai e uscii a prendere un po’ di aria in terrazza.
“dopo vieni con noi a fare un pic-nic?”
“con noi chi?”
“con me, con Liam e con… Harry”
“oh ma è sempre in mezzo quello? Va bene ci vengo, ma solo perché non avrei altro di meglio da fare.”
 
Lou si era dimenticato di dirmi che ci sarebbero state anche la sua fidanzata e quella di Liam. Quindi facendo due più due a chi sarebbe toccato andare in auto con l’idiota? A me, certo.
“ciao bellezza, non riesci proprio a starmi staccata” sorrise alludendo alla sera prima.
“già ho una certa calamita per gli idioti” chiusi la portiera senza nemmeno guardarlo.
“vedo che ti sei svegliata bene” ingranò la marcia e schiacciò l’acceleratore.
Io non risposi e mi limitai a guardare fuori dal finestrino. Fino alla fine del tragitto nessuno dei due osò fiatare. Io ero troppo concentrata a tenermi stretta al sedile. Finalmente dopo dieci interminabili minuti arrivammo al parco con il laghetto. Scesi immediatamente urlando isterica. “Styles hai davvero una guida penosa. Guiderebbe meglio il mio cane di te.”
Lui non sapendo cosa rispondere mi fulminò con lo sguardo. Amy uno, Harry zero.
Stendemmo la coperta sul prato, giusto in riva al laghetto.
Era un posto davvero carino, lo ammetto. Era pieno di bambini che giocavano con i propri animali. Rimpiansi di aver lasciato il povero Muffin a casa, si sarebbe divertito qua.
Conobbi la ragazza di Liam, Hanna una biondina tutto pepe ma davvero simpatica. E poi Grace, stava con Lou da addirittura un anno, non mi capacitavo del perché non me l’avesse detto. Comunque erano davvero teneri. Mi stavo addolcendo troppo, ed erano solo tre giorni che ero a Holmes Chapel. Questa cittadina sarebbe stata la mia rovina.
Le due coppiette si allontanarono per stare un po’ sole. Così mi ritrovai di nuovo sola con l’idiota.
“ti piace qui?” chiese con mia grande sorpresa, era capace di parlare di altro oltre che di ragazze.
“uhm direi di si.” Rimasi sul vago.
“okay mi rendo conto che mi odi ma dal momento che ci vedremmo spesso ti sarei grata se cercassi di andare d’accordo con me.” Disse seccato.
Scioccata risposi. “oh andiamo. Davvero credi che io ti odia? È solo che il tuo modo di fare mi sta leggermente sul cazzo. A chi non starebbe? Fai tanto lo sbruffone e probabilmente spezzi il cuore di decine di ragazze solo perché te le vuoi portare a letto e poi basta. Per non parlare delle tue tecniche di rimorchio! Andiamo ‘ciao bellezza’ seriamente? Funziona con le troie ma non con quelle come me. Ci proverei anche ad andare d’accordo con te ma prima devi imparare a mettere da parte il tuo ego e a non fare il coglione.”
“e se io ti dicessi che la smetto di fare il coglione, tu ricominceresti da capo?”
“può essere… ma prima saresti sottoposto a qualche giorno di prova” dissi voltandomi a guardarlo.
Lui mi porse la mano. “amici?” io gliela strinsi e affermai a mia volta sorridendo “amici”.
Non ero molto sicura del fatto che si sarebbe comportato meglio ma gli dovevo almeno un’opportunità.
Ad un certo punto si alzò e tirò su anche me. “ti va una passeggiata?”
“o-okay”
Mentre camminavamo fianco a fianco non so come ma a un certo punto le nostre dita si sfiorarono, io allontanai subito la mano. In silenzio ci avvicinammo all’acqua e io mi tolsi le scarpe per metterci i piedi dentro. Sorrisi alla sensazione fresca che mi provocò l’acqua e mi voltai verso di lui.
Lo sorpresi a fissarmi e imbarazzata gli chiesi perché.
“sono davvero belli i tuoi piercing. Soprattutto quello che hai sulla lingua.” Era una frase maliziosa o un semplice complimento? Non volevo rovinare quel ‘bel’ momento così risposi un semplice grazie.
“ti va un bagnetto?” domandò all’improvviso con  gli occhi che luccicavano.
“tu sei matto, non entrerei mai li dentro, è gelata!”
“neanche con l’aiuto di qualcuno entreresti?” disse con aria di sfida.
“no, Styles. No. Stammi lontano…” troppo tardi “aiuto noooo”
Mi sollevò per le gambe e mi caricò in spalla trascinandomi con lui in acqua.
Si buttò a peso morto e sollevò un’ondata. Io riemersi con la testa e gli schizzai un po’ d’acqua.
“se prima non ti sopportavo ora di odio veramente.” Dissi tremando.
Lui in risposta mi abbracciò, intrappolandomi tra le sue braccia possenti. “tu mi vuoi bene invece”
“lasciami, idiota… lo hai fatto apposta vero? Sei davvero uno stronzo” dissi facendomi scappare una risatina nervosa. “volevi solo un pretesto per appiccicarti a me”
“può darsi” ammise guardandomi con quei suoi occhi verdi stupendi. Eravamo troppo vicini e lui non voleva allentare la presa. Sostenni un po’ il suo sguardo ma poi lo spostai a riva, dove c’era Louis che si sbracciava.
“ehi piccioncini noi pensavamo di andare.” Okay, prima avrei ucciso Styles, poi lui.
“andate, noi vi raggiungiamo più tardi” gridò Harry. Ma che diavolo?
“ e se io volessi andare ora?”
“non ti farei mai salire in macchina così, bagneresti tutto il sedile.” Genio, è colpa tua.
“forza usciamo ti prego.” Tentai di convincerlo facendo gli occhioni dolci e funzionò.
Mi distesi sul prato e nel frattempo l’idiota era andato in macchina, non chiedetemi a fare cosa.
Dopo dieci minuti cominciavo a pensare che mi avesse abbandonato li, invece spuntò da dietro un albero con un telo in mano.
Me lo porse e intanto si tolse la maglietta rimanendo a torso nudo. Non riuscii a non guardare, era tutto ben scolpito. Madonna. Si sedette accanto a me. Si vedeva che era infreddolito ma non mi chiese di condividere il piccolo telo, cosi lo feci io. Non per malizia, ma mi faceva pena povero.
“forza vieni sotto che sennò mi muori di freddo” mi sorrise grato.
Ci stringemmo uno contro l’altro e lui mi circondò con un braccio, costringendomi a poggiare la testa sulla sua spalla, proprio come avevo fatto inconsciamente ieri. Il suo profumo mi pervase.
 
Tornammo a casa per ora di cena e Lou propose al suo amico di rimanere a cena da noi
Così dopo che mi cambiai toccò a me preparare da mangiare. Decisi di preparare delle bistecche contornate da delle patate al forno.
A tavola mi sentivo molto in imbarazzo, con quei due che si scambiavano occhiatine fugaci.
Il primo a parlare fu Lou che dopo essersi schiarito la voce disse “allora divertiti oggi?”
Ah, ma che simpatico il mio coinquilino. Con mia sorpresa Harry si limitò ad alzare le spalle. Non avrei resistito un secondo in più con Louis che sparava le sue frecciatine quindi con una banale scusa li liquidai.
“ragazzi io vi saluto, sono un po’ stanca, vado a dormire”
Prima che uscissi il riccio si alzò “sicura che vada tutto bene, mi sembri strana”
“si tranquillo, ho solo un po’ di mal di testa” gli sorrisi e me ne andai.
Era la verità, avevo un dolore lancinante alla testa.
Mi accoccolai sotto le coperte ancora infreddolita dal bagno al lago e chiusi gli occhi.
 
 

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Capitolo 5
*** So stupid ***


CAPITOLO 4 – so stupid
 
Il giorno dopo il bagno nel laghetto mi svegliai con la testa che sembrava scoppiarmi. Lou mi portò un termometro e risultò che la mia temperatura corporea era di trentanove gradi. In poche parole avevo la febbre.
Mi chiese se fosse il caso che stesse a casa da scuola per prendersi cura di me, ma io lo costrinsi ad andare convincendolo che stavo già meglio dopo aver preso un’aspirina. In realtà mi sentivo uno straccio, ma volevo anche stare sola. Fuori c’era il sole come il giorno prima e io ero costretta a starmene chiusa nell’appartamento che sembrava diventato un congelatore. Gli effetti della febbre. Indossai una canottiera, delle maniche lunghe e la mia felpa con il pelo, dei pantaloni di tuta e i miei calzini di lana per l’inverno.
In più rubai il piumone di Louis e me lo misi attorno al corpo. Mi procurai circa venti pacchetti di fazzoletti e mi rintanai in camera a riposare con Muffin.
Ero sul punto di addormentarmi quando sentii la porta di casa aprirsi. Controllai l’ora: le dieci.
O il mio coinquilino era tornato a casa o c’era un ladro nell’appartamento. Mi paralizzai.
Cominciai a farmi centinaia di film mentali su come mi avrebbe ammazzata.
Quando la porta si socchiuse e vidi spuntare una chioma riccioluta pian piano, tirai un sospiro di sollievo.
Oh mannaggia a lui.
“Amy … sei sveglia, ciao” mi sorrise nascondendo qualcosa dietro la schiena.
“che ci fai qui Styles?” chiesi ancora con il cuore che batteva a mille per la paura.
“beh mi sentivo in colpa… in fondo è colpa mia se ora hai l’influenza” disse avvicinandosi.
“difatti è colpa tua, ma non preoccuparti questa me la paghi appena mi rimetto in sesto”
Lui rise. “nel frattempo ti ho portato questi pasticcini e un paio di film se li vuoi guardare”
“oh grazie mille! Come mai tutta questa gentilezza? I sensi di colpa ti affliggono così tanto da farti essere buono come il pane e cosi adorabile?” dissi prendendo i miei regali. Era da tanto che qualcuno non mi regalava qualcosa. Da troppo tempo.
“ah e così da quando sarei adorabile?” domandò con fare malizioso.
“non mettermi in bocca cose che non ho detto” dissi lanciandogli un cuscino.
“ma ehi!” stette un attimo in silenzio e disse. “hai proprio un brutto aspetto oggi”
“grazie lo so…”
Siccome non sapevo cosa dire o fare me ne uscì con la prima cosa che mi passò per la mia mente contorta. “dato che penso che ormai tu non vada a scuola per oggi, ti andrebbe un filmetto?”
Senza dire né si e né no prese me e il piumone in braccio portandoci sul divano. Questo suo gesto mi spiazzò completamente. “Styles non ti conviene starmi così vicino o prenderai anche tu l’influenza”
“tranquilla, io non mi ammalo mai” mi fece l’occhiolino.
Dal momento che era qui per me e si sentiva in colpa decisi di approfittarne… “ho mal di gola, mi prepari una tazza di tè caldo per favore?”
“oh ma certo, torno subito”
Dopo cinque minuti sentì il rumore della ceramica sul pavimento seguito da un suo ‘merda’.
Io cominciai a ridere per quanto potesse essere imbranato. Passati altri cinque minuti potei finalmente bere la mia bevanda. Peccato che fosse troppo bollente. Bevvi dei piccoli sorsetti scottandomi la lingua quando mi chiese perché non lo bevevo.
Il film cominciò: aveva portato Love Actually. Non so cosa lo avesse portato a questa scelta. A me non piaceva molto quel genere ma feci finta di essere interessata per non deluderlo.
Non so se la mia vista era annebbiata dalla febbre ma mi sembrò che ad un certo punto verso la fine i suoi occhi diventarono lucidi. Che pappamolle. Mi trattenni dallo scoppiare a ridere.
Una volta finito il film lui mi chiese cosa volevo fare.
“sinceramente sono molto stanca Harry… vorrei andare a dormire se non ti dispiace.”
“vorrà dire che aspetterò che tu ti addormenta e me ne andrò.”
Per la seconda volta mi prese in braccio solo che questa volta si distese sul letto con me. Lo trovai un gesto così carino tanto da pensare di potermi abituare a ciò. Mi addormentai quasi subito, appoggiata nell’incavo del suo collo, ascoltando il battito del suo cuore e il suo respiro regolare.
Pensai di non aver mai dormito meglio. Quando mi svegliai lui era ancora lì con me… menomale che se ne doveva andare. La cosa mi sollevò. Aveva la testa appoggiata alla testiera del letto e la bocca semi aperta, con i riccioli che ricadevano sulla fronte. Visto da quella prospettiva non sembrava un totale idiota montato. Mi mossi leggermente tentando di scendere dal letto, ma lui d’istinto aumentò la presa su di me.
Grazie, così ora ero anche costretta a svegliarlo. Non sapevo cosa dire o fare. Provai a scuoterlo leggermente ma non dava nessun segno. Lo chiamai piano, ma non rispose.
“Harry, santo cielo apri quei dannati occhi!” urlai alla fine perforandogli un timpano.
“ehi ma sono modi di svegliare la gente?” disse toccandosi l’orecchio.
Io feci spallucce e scesi dal mio lettuccio. Avevo le gambe addormentate, o come dico io, informicate.
Andai in bagno e mi misurai la febbre. Dopo cinque minuti risultò che ne avevo quasi trentotto. Era calata di un bel po’, nel giro di mezza giornata; mi sentivo un pochino meglio difatti.
“come va?” chiese Harry spuntando dalla porta.
“meglio grazie.. quasi passata, per domani probabilmente sarò guarita” dissi sorridendogli.
“e tutto grazie alle mie fantastiche cure” aggiunse facendomi arrossire lievemente.
“forse volevi dire: tutto grazie all’aspirina.” Puntualizzai.
“lo sai che russi?” disse lui come botta e risposta.
“io non russo” scossi la testa.
“C’eri solo tu vicino a me”
“si, beh ma io non russo.. okay? Forse è perché ho il raffreddore, quindi per colpa tua.” Feci la finta offesa.
Lui si avvicinò e mi sussurro all’orecchio. “comunque sei carina mentre dormi.”
Improvvisamente mi solleticò la gola e fui costretta a tossire. Cosa voleva dire con ciò? Cosa voleva da me questo energumeno? Potevo benissimo rispondergli un ‘anche tu’ ma sarebbe stato troppo banale, e soprattutto troppo vero.
 
Fui salvata in corner dai ragazzi che erano di ritorno da scuola.
Io uscii dal bagno seguita da Styles. Mi ritrovai davanti quattro paia di occhi che ci osservavano curiosi.
“ecco dov’eri finito Hazza” esclamò Zayn.
“si già, sono appena arrivato, mi sentivo in colpa dato che l’ho buttata io in acqua, niente di che” disse mettendosi le mani in tasca. Non ci posso credere. Aveva mentito. Non aveva il coraggio di confessare che era stato tutto il tempo con me? Bravo, complimenti davvero. Ero ferita e gli lanciai uno sguardo glaciale.
“come stai Amy?” chiese Lou.
“ora mi sa che mi sta risalendo la febbre, meglio se mi siedo.”
“ehi amico hai una sigaretta?” chiese l’idiota a Zayn. L’altro fece cenno di si e andarono fuori a fumare.
Non sapevo avesse questo vizio, non lo avevo mai visto fumare prima. Rimasi nuovamente senza parole. In genere odiavo i fumatori. Ma ormai non potevo più dire di riuscirlo ad odiare.
Ero in una specie di limbo dove non c’era né odio né amore. Lui per me era indifferente.
Avevo veramente pensato di potergli interessare un pochino?
Per lui sarei stata solo un’altra da aggiungere alla sua personale collezione.
Mi sentivo così stupida... e sola.
 

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Capitolo 6
*** Just a kiss ***


CAPITOLO CINQUE – just a kiss
 
La mattina successiva non andai a scuola ma in compenso i ragazzi vennero a passare la serata in appartamento con me e Louis.
Ogni volta che lo guardavo cercavo di non pensare a quella frase che aveva detto il giorno prima. Ma non ci riuscivo, mi meritavo almeno una spiegazione.
 
Dopo cena i ragazzi vollero giocare ad obbligò o verità… io fui la prima a tirarmi indietro.
Odiavo questi giochi e poi avevo paura che saltasse fuori qualcosa del mio passato poiché nessuno di loro ne sapeva qualcosa. Così optai per sedermi in prima fila, sul divano, a farmi quattro risate.
“premessa” disse Lou “io e Liam siamo già fidanzati quindi niente baci”
Scoppiai a ridere: avevano davvero intenzione di baciarsi tra di loro?
“si ma questo gioco non è bello senza ragazze!” esclamò Niall fissandomi come per rimproverarmi di non aver voluto partecipare.
“fai finta che io non ci sia, in questo modo non ti mancherò” dissi ridendo per la sua faccia da cucciolo bastonato. Il gioco cominciò. Tutti scelsero verità a parte Niall, a cui tocco mangiare un pezzo di pane con sopra aglio, peperoncino e nutella. Un vero schifo, stavo per vomitare al posto suo. Lui lo trangugiò senza il minimo cenno di disgusto. Era davvero un pozzo senza fondo.
L’ultima domanda toccò a Lou che la porse ad Harry, che scelse l’obbligo.
“bene vediamo…” mi guardò per un secondo e poi aggiunse “bacia Amy”
L’idiota prima strabuzzò gli occhi, poi si rilasso e rise. Io invece rischiai di far andare per traverso il succo che stavo bevendo.
“per me non c’è alcun problema” disse alzandosi.
Io lo fermai a distanza debita. “io avrei qualche obbiezione, cosa non ti è chiaro del ‘fate come se non ci fossi’?” domandai rivolta a Louis.
“andiamo non penso sia la prima volta che baci un ragazzo”
“cosa centra? Sei davvero un cretino” mi alzai offesa e me ne andai in camera.
Perché mi ero arrabbiata così tanto? Ah, già forse perché sospettavo, o meglio, sapevo che l’aveva fatto apposta. Domani mattina sarebbe andato a scuola con un occhio nero!
 
Sentì bussare alla porta. “chiunque sia, vattene!”
“io invece entro lo stesso” disse una voce roca.
“che vuoi?” ero molto seccata dalla sua presenza.
“il mio bacio” a questo punto eravamo in piedi a una distanza piccola l’uno dall’altro. Lui mi cinse con le braccia i fianchi in modo che non potessi scappare. Sentii le guance avvampare.
Ero arrabbiata con lui, eppure non riuscivo a resistere a quel suo sguardo, alle sue labbra…
Le bocche si incontrarono e lui mi accarezzò una guancia delicatamente. All’inizio fu una cosa casta, poi chiese il permesso di usare la lingua.
Tutto attorno era sparito. Mi stavo inebriando del suo profumo. Mi godevo ogni secondo. Capì che forse non mi era indifferente come credevo, ero arrabbiata con lui perché mi stava iniziando a piacere.
Le farfalle mi uscivano dallo stomaco. La testa mi girava.
Non resistetti alla tentazione di stringerli i ricci tre le dita e lo sentì sorridere del mio gesto.
Si staccò lentamente e io mi morsi il labbro. Ne volevo ancora. Mi sentivo insaziabile.
Riappoggiò le sue labbra morbide sulle mie, io in tutta risposta avvinghiai le gambe ai suoi fianchi. Lui per sostenermi meglio mi appoggiò al muro, bloccandomi.
Si staccò senza fiato dopo un paio di minuti e appoggiò la sua fronte sulla mia.
“il tuo piercing mi fa impazzire” disse a corto di fiato.
Riprese a baciarmi questa volta dal collo, succhiando la pelle sotto l’orecchio e salendo fino alla bocca.
Infine mi diede un piccolo e innocente ultimo bacio staccandosi definitivamente.
Mi stavo facendo coinvolgere un po’ troppo.
“Styles sei consapevole del fatto che è stato solo un bacio?” lui uscì senza dire nulla.
Quando arrivò in salotto sentì Lou chiedergli se era riuscito a baciarmi e l’altro rispose di si ovviamente.
Solo uno stupido gioco. Per lui era stato solo un bacio, per me no.
Viaggiavamo su diverse lunghezze d’onda.
 
Mi sentivo vuota. Usata. Illusa. Forse avevo fatto tutto da sola; sperato che fosse diverso.
Da quella serata che cosa avevo ottenuto? Delle labbra rosse e gonfie e un collo che pulsava e dolorava.
In più avevo fatto la figura della ragazza che si lascia abbindolare  così facilmente.
Ero arrabbiata con il mio coinquilino, con Styles, con il mondo intero. Di nuovo.
 
Alle otto l’incazzatura non mi era ancora passata. Ero uscita d casa senza Louis e avevo evitato tutti gli altri della banda. In particolare uno.
Lo avevo visto di sfuggita che parlava con una bionda, presumibilmente figlia di papà e con le tette rifatte.
Per un attimo mi era parso che mi stette guardando, ma forse era la mente che mi giocava brutti scherzi.
Decisi di saltare anche il pranzo, così andai a sedermi in giardino, sotto un albero.
Accesi il cellulare e trovai sei chiamate perse: cinque da parte di Louis e una da parte di… MIA MADRE?!?!
Decisi di richiamarla più tardi, in una cabina telefonica.
Il fatto che avesse tentato di rintracciarmi mi aveva scombussolato. Voleva sapere che fine avevo fatto, dirmi che si era pentita o ribadirmi che ero una pessima figlia? Nell’ultimo caso le avrei risposto che anche lei era una pessima madre, molto pessima.
Tentai di concentrarmi su qualcos’altro e guardai chi c’era in giardino. Ecco che vidi un riccio appoggiato al muro d’entrata che si faceva la bionda di prima.      
*Sbam! *
Il mondo mi crollò addosso.
Ero arrabbiata con il mio unico amico, il ragazzo idiota di cui mi stavo innamorando ( nel vero senso della parola) si era rivelato un vero coglione senza la speranza di poter cambiare e mia madre mi stava cercando.
Mi sentii ridicola. Ridicola di aver cercato di evitare una persona che teneva a me e ridicola di aver pensato di poter piacere a Styles.
Non ci pensai due volte. Presi il mio zaino e me ne uscii da quelle mura. Passando notai che l’idiota mi guardò. Io gli alzai un bel dito medio continuando a camminare e sperando che lo avesse visto.
Corsi in appartamento. Buttai la roba sul letto e mi guardai allo specchio con gli occhi lucidi.
Ridicola. Stupida. E ancora ridicola.
Uno alla volta tolsi i piercing dal mio volto. Per ultimo quello nella lingua, che tanto piaceva a Harry.
 Li gettai nel bidone. Mi struccai.
Decisi che era tempo di fare qualcosa, di cambiare.
Arrivata nel centro città, scegliendo le attività che mi piacevano di più, provai a chiedere se cercavano una segretaria o commessa… insomma qualcuno disposto ad assumere.
Tutti erano al completo, a parte una parrucchiera che mi disse che cercava una ragazza che lavasse i capelli, fungesse da segretaria e pulisse. Perfetto. Mi avrebbe pagato duecento dollari al mese. Non pensavo cosi tanto ma lei mi disse che dal momento che era l’unica parrucchiera di Holmes Chapel, gli affari andavano a gonfie vele. Era una bella donna sulla quarantina, un po’ stravagante in acconciature, ma in compenso brava. Il giorno dopo avrei avuto il giorno di prova.
“uhm, già che sono qua… sei libera per farmi i capelli?” domandai speranzosa.
“sei capitata al momento giusto! Ho un buco di mezzora… cosa dovresti fare?”
“vedi tempo fa mi sono fatta questo colore rosso, ma ora vorrei tornare al mio colore naturale, ero castana chiara.” Affermai decisa.
“come vuoi tu… per quanto possa valere, così stavi davvero bene!” mi sorrise e io ricambiai.
Uscì dopo quaranta minuti. Mi sentivo bene. Più pulita. Sollevata.
 Ero di nuovo la vecchia Amy, di aspetto, ma non di carattere.
Se volevo ritrasformarmi avevo bisogno anche di qualche abito nuovo.
Pensai di essere entrata in tutti i negozi della cittadina. Nessuno era stato risparmiato.
Comprai un paio di jeans chiari dato che ne avevo solo di scuri. Dei maglioncini tutti color pastello e una giacca beige. Poi fu il turno delle scarpe. Avevo già un paio di dr. Martens che non avrei mai smesso di usare. In più presi un paio di ballerine e degli stivaletti marroni.
Non resistetti alla tentazione di comprarmi un abito blu notte con le maniche in pizzo.
Ecco, ora tutti i miei risparmi si erano fatti fottere. Fortunatamente avevo un lavoro quasi certo.
Tornai a casa piena di borse; il campanile aveva suonato le cinque, perciò Lou era a casa.
Suonai il campanello con il piede. Qualcuno aprii la porta e quando entrai mi ritrovai tutti intenti a fissarmi.
“Amy?” chiese Niall con la bocca spalancata.
Io arrossi “ciao ragazzi, non credevo foste qui.”
“e io non credevo fossi così” ripeté Niall.
Poverini erano tutti scioccati dal mio cambiamento così radicale.
“bene io vado ad appoggiare la roba in camera e vi lascio del tempo per riprendervi dallo stato momentaneo di shock.”
Arrivata nella mia stanza gettai tutto a terra con le braccia doloranti e mi gettai sul letto esausta.
Muffin mi saltò sopra e mi leccò tutta la faccia. Almeno lui mi aveva riconosciuta.
Ero felice del cambiamento. A parte i buchi dei piercing nessuno avrebbe mai detto che prima avevo i capelli rossi.
Il mio relax momentaneo fu interrotto dal mio coinquilino che entrò sbraitando.
“ma che diavolo combini?”
“semplicemente mi sono stufata di tutto. E mi mancava come ero una volta”
“non intendevo il tuo cambiamento di stile, sei bella in ogni modo. Io volevo sapere perché mi hai evitato tutto il giorno!”
“grazie per il complimento. Comunque signorino ti ho evitato perché ero incazzata nera con te! Come mai? Perché continui ad insistere che tra me ed Harry ci sia qualcosa! Basta no? Le tue continue frecciatine, la scenetta che avete messo su l’altra sera ad obbligo o verità… stop! Avete stufato okay? Sia tu che lui!”
Lui abbassò lo sguardo e mormorò un ‘scusa’. “io l’ho fatto perché credo fermamente che ci sia qualcosa! Ammettilo! Ma se ti da tanto fastidio cercherò di non fare più nulla”
Lo abbracciai “ anche se mi piacesse non lo ammetterei mai, è un tale idiota”
Ricambiò l’abbraccio e mi spettinò i capelli. “ti dona il castano chiaro Amy”
Io gli feci l’occhiolino e lo cacciai fuori dalla stanza.
Ora avrei dovuto solo chiarire con Harry e telefonare a mia madre.
 

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Capitolo 7
*** I don't care about you ***


CAPITOLO 6: I don’t care about you
 
Era passata ormai quasi una settimana dal giorno in cui mi aveva chiamata mia madre ed io ero così codarda da non averla ancora ricercata, o meglio, lo avevo fatto ma appena aveva risposto avevo riattaccato la cornetta.
Una settimana che avevo iniziato il mio nuovo lavoro che mi piaceva moltissimo nonostante non fosse la mia aspirazione per il futuro.
Una settimana che non parlavo con Harry, che a quanto pare ‘stava insieme’ alla bionda rifatta. Lascio intendere a voi cosa significhi per lui stare insieme. Sicuramente nemmeno prova qualcosa per lei.
Una settimana da quando avevo raccontato tutto a Lou su di me e lui si era preoccupato così tanto che sembrava quasi un fratello troppo ansioso. Si perché ormai potevo dire di aver finalmente trovato un migliore amico davvero speciale e che teneva a me.
Ero felice, più o meno. Dovevo chiarire una volta per tutte con l’idiota e soprattutto sentivo il bisogno di insultarlo un po’. Ma solo poco.
E ora il giorno del giudizio era arrivato. Quella mattina mi ero fatta più bella del solito, non perché volessi farlo cadere ai miei piedi, modestia a parte, a perché volevo farlo morire dalla rabbia di aver perso l’opportunità di avermi come amica. Dovevo ammettere però di essere un po’ in ansia.
Avevo preparato già tutte le cose che gli avrei detto anche se ero consapevole del fatto che probabilmente mi sarei scordata i tre quarti del discorso.
“buongiorno Amy” disse Louis solare quando entrai in cucina.
“buongiorno mister allegria” dissi afferrando la mela che mi aveva lanciato.
“pronta per chiarire con quel coglione del mio migliore amico che non sa che cosa si perde?”
“pronta come non mai. E ti ripeto che anche se venisse da me strisciando non mi metterei mai con lui! Non è il mio tipo per l’ennesima volta!”
“pensa quello che vuoi e io continuo a pensare quello voglio, cioè che vi piacete”
“devo parlare con lui solo perché voglio spiegargli che si è comportato da coglione e che la nostra amicizia, se quella che c’era poteva chiamarsi cosi, non è più nulla. Lui va per la sua strada e io per la mia.”
“e tutto questo per un bacio?” chiese alzando un sopracciglio.
“non era un bacio era una scommessa. E poi c’è anche un’altra cosa…” mi stavo mettendo nei guai ma volevo che sapesse tutto “… quel giorno in cui io ero ammalata e voi siete entrati, lui non era appena arrivato… è stato con me tutta la mattina…” lui mi guardò sgranando gli occhi “… NO! Non fraintendermi! Nel senso che abbiamo guardato la tv e mi ha portato dei pasticcini!”
“e ti pare poco?” poi corrucciò la fronte “ah il mio caro Styles mi deve delle spiegazioni”
Io alzai gli occhi al cielo, presi il cappotto e uscii dicendogli di muoversi.
 
Cinque minuti. Cinque fottuti minuti e poi sarei andata a parlargli.
Le lancette dell’orologio mi iniziavano a dare su i nervi. Lo avrei preso e scaraventato fuori dalla finestra se poi non mi avessero messo la nota.
Ultimo secondo e la campanella della pausa pranzo suonò. Grazie al cielo.
Passai a salutare Louis che mi augurò un imbocca la lupo e andai in giardino. Ora dovevo solo trovarlo.
Mi sedetti su una panchina con la mia insalata e cominciai a scandagliare tutti i volti presenti nel cortile.
E lo vidi. Con quella bionda che si baciava. Mi prese un crampo allo stomaco.
Mi avvicinai. Ora o mai più, pensai. Tolto il dente tolto il dolore.
Li raggiunsi e finsi un colpo di tosse. “scusate se vi disturbo, ma dovrei parlare con te Harry.”
Si staccò guardandomi di sbieco. “non puoi aspettare per favore?”
“ehm direi di no.” Dissi cercando di essere il più gentile possibile. “ci vorranno cinque minuti poi potrete riprendere le vostre attività linguistiche”
La bionda un po’ infastidita se ne andò facendogli l’occhiolino. Ridicola.
“che c’è Amy?” domandò andando dritto al punto.
“oh buongiorno mister simpatia” dissi sedendomi accanto a lui sull’erba.
“vai al punto e sbrigati” e questa freddezza da dove saltava fuori?
“voglio solo chiarire alcune questioni… facciamo botta e risposta, io faccio la domanda tu rispondi sinceramente. Seriamente non mentire.” Dissi incrociando le braccia al petto. “iniziamo dal principio: perché quel giorno che sei venuto a trovarmi hai detto agli altri di essere appena arrivato?”
Lui sembrò un po’ colto di sorpresa dalla mia schiettezza ma non si lasciò intimidire. “beh semplicemente perché non mi andava di dirglielo:poi avrebbero fatto frecciatine e pensato che io provassi qualcosa per te”
“ti dava così tanto fastidio se lo avessero pensato?”
“io non sono uno che si innamora.” Disse fissandomi.
“c’è sempre una prima volta” ricambiai lo sguardo di sfida. “avevi promesso di non far il coglione”
“come scusa?”
“avevi promesso che ti saresti comportato bene e invece sei venuto in camera mia e mi hai baciato per una stupida scommessa, per uno stupido gioco.”
“mi sembra che tu non fossi molto dispiaciuta della mia azione” fece un sorriso malizioso.
“infatti dopo me ne sono pentita. Ne sarei stata felice se tu lo avessi fatto senza che ci fosse in ballo l’obbligo e verità!” dissi semplicemente, solo verità. “invece non hai rinunciato al tuo orgoglio!”
“non sei così importante tanto da armi rinunciare al mio orgoglio e tanto da farmi cambiare”
Quelle parole mi si scagliarono addosso come frecce. Una più tagliente dell’altra.
“non ho mai detto di esserlo”abbassai lo sguardo. “però quel giorno al lago tu avevi promesso”
“già avevo promesso.” Si alzò “credo che la questione sia chiusa.” Mi tese la mano per farmi alzare.
Io non la presi e mi alzai da sola. “lo credo anche io. Non posso dire di non odiarti, ma cercherò di comportarmi bene nei tuoi riguardi perché sei il migliore amico di Lou e ti sarei grata se tu facessi lo stesso. A presto Styles”
Ero stata colpita e affondata in pieno. Mi aspettavo che mi chiedesse scusa e che riconoscesse di essersi comportato male, invece aveva fatto l’opposto. Se mi illudevo che lui provasse anche una piccolissima briciola di bene per me, avevo totalmente sbagliato. Sbagliavo sempre.
Almeno sapevo come stavano le cose.
Respirai a fondo libera da un peso, ora ne restava solo uno: mia madre.
Per oggi era troppo, magari l’avrei chiamata domani o magari la sera.
 
Il resto della giornata passò velocemente. A casa Louis capì che non avevo per niente voglia di parlare quindi non toccò l’argomento. Gliene ero talmente grata, mi capiva così bene.
L’unica cosa che disse fu di andare in strada per telefonare.
“badi tu a Muffin mentre scendo? Voglio stare sola” lui mormorò un ‘certamente’.
Prima di entrare nella cabina telefonica controllai le tasche per vedere se avevo qualche spicciolo.
Fantastico avevo le tasche vuote. Imprecai per non averle controllate prima di scendere.
A distanza di venti metri da me vidi una figura stretta in una giacca con un capello di lana in testa che camminava solitaria. Mi avvicinai e lo chiamai “ehi scusi.. signore ha per caso qualche spicciolo per chiamare nella cabina?” Quando si girò stava per prendermi un colpo. “oh Styles”
“Amy” fece un cenno con la testa. “se vuoi ho qualcosa.. aspetta” disse cercando nel portafoglio.
“ah tranquillo lascia stare, sto un attimo ad andare a prenderle in appartamento”
“bene andiamo allora”
“perché parli al plurale? Non serve che mi accompagni!”
Lui si fermò e mi guardò “primo: non dirmi cosa devo fare, secondo: stavo comunque andando da Louis e terzo: per quanto tu non mi possa sopportare non ti lascerei vagare al buio. Hai per caso idea di quanto sia pericoloso?”
“so cavarmela Styles! Lou non mi aveva detto di aspettare ospiti…”
“tu avresti voluto sapere che venivo? Non credo. Quindi è ovvio che non te l’abbia detto”
Per il resto della strada camminammo in silenzio. Ognuno immerso nei propri pensieri.
Era incredibile, secondo me soffriva o di doppia personalità o di forti sbalzi d’umore. Ore prima mi trattava di merda e adesso era gentile? Perché doveva fare così? Era una cosa snervante.
“a chi devi telefonare?” disse una volta entrati nel condominio.
“beh non ti interessa. Farti i cavoli tuoi no?” entrai in casa.
“sono io con il tuo amico idiota non pensare male lo odio ancora ma ho dimenticato i soldi e ora riscendo.”
Presi i soldi, stavo per uscire quando mi una voce roca mi richiamò. “fermati un attimo”
E poi aggiunse rivolto al mio coinquilino “la lasci uscire così? È pericoloso la sera”
Quell’altro ribatté. “andiamo non preoccuparti sa cavarsela e poi non è lontana, si vede dalla terrazza la cabina telefonica” a quelle parole il riccio sembrò rasserenarsi.
Era la seconda volta che si preoccupava per me. Mi scioglieva quando si preoccupava per me.
 
“pronto.. chi parla?” disse mia madre con voce assonnata.
“sono Amy” risposi fredda.
“ah ciao Amy, ti sembrano ore di chiamare?”
“scusa sono stata impegnata con la scuola. La settimana scorsa mi hai chiamato”
“si mi è partita la telefonata per sbaglio” disse con nonchalance.
“ok pensavo avessi qualcosa da dirmi… che volessi magari chiedermi che fine avessi fatto”
“bene, come va?”
“mi sono trasferita in Inghilterra”
“bene, spero che tu impari a diventare più responsabile”
“non ti interessa davvero nulla di me? Pensavo…”
*biiiit*
 

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Capitolo 8
*** sadness ***


CAPITOLO 7: sadness
 
Aveva buttato giù. Non ci credevo. Aveva per caso dimenticato fossi sua figlia? Perché mi odiava così tanto? Che le avevo fatto? Ero nata.
Tornai a casa correndo. Per la prima volta dopo tanto i miei occhi pizzicavano e minacciavano lacrime. Non piangevo quasi mai.
Entrai in casa sconvolta e a passo svelto mi infilai in camera. Non volevo mostrarmi debole davanti ai ragazzi ma soprattutto davanti ad Harry.
Mi buttai a peso morto sul letto e cominciai a singhiozzare. Le lacrime bagnavano tutto il cuscino. Il mascara si scioglieva sulle guancie. Il respiro era veloce, non riuscivo a fermarle, ma dovevo.
Neanche detto i ragazzi mi raggiunsero in camera. Io mi nascosi sotto le coperte, cercando di singhiozzare silenziosamente, cosa in quel momento impossibile.
Lou si sedette accanto a me e mi abbracciò. “che succede? Vieni fuori da li sotto!”
Io piano piano tolsi la coperta e mi fiondai tra le sue braccia. “era così distaccata, ha chiamato per sbaglio Lou” gli stavo sporcando tutta la maglietta ma a lui non importava.
Harry se ne stava sulla porta senza proferire parola. Io continuai. “non le interessava neanche dove fossi o  come stavo! Mi odio, se non avessi fatto quei piercing!”
“ehi shh… non è colpa tua Amy” disse accarezzandomi la testa e guardando Harry.
“ora vai a lavarti quel bel visino che ti ritrovi e poi vieni in salotto che ti prepariamo una buona camomilla.”
 
L’acqua fresca in faccia faceva sempre bene, non che in quel momento stessi molto meglio, ma almeno  non stavo piangendo più.
Improvvisamente sentii freddo così indossai una felpa pesante, tirando su il cappuccio.
In salotto fui accolta dal mio cucciolone e da un aroma di camomilla con miele, la mia preferita.
Mi scappò un mezzo sorriso. Mi sedetti sul divano vicino ad Harry – era l’unico posto disponibile.
Muffin si distese vicino ai miei piedi. “grazie Lou…”
“e di che cosa piccola Amy. Sono qui per questo no? Sennò chi ti sopporterebbe?”
Io sorrisi “sicuramente non mia madre” dissi tirando su con il naso.
“basta parlarne. Ora, che facciamo?”
“io proporrei una bella commedia e non un film strappalacrime” parlò Harry dopo tanto.
“idea perfetta amico”
Così cominciammo a guardare una di quelle solite americanate ridicole ma che a Louis piacevano così tanto che non riusciva a smettere di ridere e di conseguenza nemmeno io ed il riccio.
Era una situazione strana. Forse perché Harry mi guardava mentre piangevo, e sembrava dispiacersi per me. Specifichiamo sembrava. Chissà invece cosa pensava in quella sua testolina ottusa.
Una volta finito il film Louis si alzò. “io se per te va bene Amy dovrei andare in discoteca con Liam e Hanna e la mia Grace, ma se non te la senti resto qui con te”
“tranquillo vai, non ti negherei mai queste belle serate. E poi Grace ti aspetta”
Lui mi guardò insicuro. “se stesse Harry qui con te mi sentirei più tranquillo..”
Tutti e due ci voltammo verso il riccio. “non so se Amy ne abbia voglia”
Il mio migliore amico mi anticipò nella risposta. “non mi frega di quello che vuole lei, in questo momento non è in grado di pensare lucidamente e ho paura che possa fare cose strane quindi controllala.”
Non avevo visto Lou così preoccupato per me. Vabbè che stavo male per quella razza di madre che mi ritrovavo ma non avrei mai fatto nulla di stupido. Almeno credo. Non mi sarei fatta del male per lei, non lo meritava affatto. In più tenevo alla mia incolumità.
“bene io penso che andrò a dormire” dissi quando il moro se n’era andato.
“e io penso che ti seguirò” il riccio si alzò con me.
“non credo proprio” puntai il piede per terra incrociando le braccia.
“hai sentito Louis: devo tenerti d’occhio” era più testardo di me.
Sbuffai e lasciai che mi seguisse in camera.
“ti avviso: voglio dormire e non voglio parlare di quello che è successo sta sera” dissi infilandomi sotto le coperte. Lui si distese vicino a me circondandomi con il braccio. Mi sentii protetta. Lo lasciai fare, non avevo la forza psicologica di respingerlo. Ero davvero stanca in tutti i sensi.
“perché fai così? Prima ti comporti da idiota e ora fai come se ci tenessi a me”
“io tengo a te” lo guardai confusa. Che cavolo diceva? “a scuola sono stato così distaccato perché non volevo… insomma ho paura di farti soffrire comportandomi da coglione”
“ma…” se prima ero confusa ora non ci capivo un emerito cazzo.
“shh zitta. Qual è la tua canzone preferita?”
“non saprei… penso… ora come ora mi piace Long Way Down”
“ah si la conosco…” e fu così che cominciò a canticchiarla con la sua stupenda voce soporifera. Sarei rimasta li in eterno se avessi potuto. Mi addormentai lentamente. Cullata dalla sua voce e dal battito del suo cuore.
 
La mattina mi svegliai, ma lui non c’era. Un po’ mi rattristai della cosa, ma allo stesso tempo ero felice.
Saltellai in cucina già pronta per andare a scuola. Mi bloccai quando notai che c’era anche Grace.
Trattenni un sorriso malizioso. Notte di fuoco per Louis.
“buongiorno a tutti” canticchiai.
“da disperata alla felicità in persona? Harry fa miracoli” sogghignò il mio migliore amico.
“Grace ti prego, posso tirargli un pugno?” l’altra fece cenno di si ridendo.
Gli tirai una leggera pacca sulla spalla. “almeno fa finta che ti faccia male così mi sento un po’ meglio”
Finse allora di svenire dal male distendendosi sul pavimento.
“bene ragazzi io vi saluto, vado a scuola”
“ma mancano ancora venti minuti prima dell’inizio della lezione”
“ho la verifica di filosofia Lou.. approfitto per ripassare gli appunti!”
 
In realtà volevo fare una passeggiata per prendere un po’ d’aria. La verifica ce l’avevo, ma non mi serviva ripassare gli appunti, sapevo l’argomento a memoria praticamente.
 
Come mi aspettavo, risposi a tutte le domande in modo completo senza commettere errori. Adoravo la filosofia. L’ora successiva avrei avuto letteratura … con Styles. Chissà come si sarebbe comportato oggi.
Entrai tra le prime in classe e mi sedetti al solito banco in fondo. Sperando che si sedesse vicino a me, cosa che fece. Mi fece un sorriso a trentadue denti che ricambiai non potendo fare a meno di pensare a quanto fosse bello e… coglione, la maggior parte delle volte.
“come va?” disse guardandomi intensamente con i suoi occhi verdi.
Smettila di fissarmi. Smettila. Smettila. “meglio, grazie di tutto”
“figurati, per quel poco che ho fatto”
“no davvero, te ne sono grata. Non hai fatto poco. Ma non farne parola con nessuno chiaro? Non avevo mai pianto davanti a qualcuno, fai finta che non sia successo”
Scosse la testa ridendo. “pianto? Eri disperata. Spero che prima o poi ti fiderai abbastanza da dirmi quello che è successo.”
“e se io mi fidassi già abbastanza?”
“in tal caso.. fai qualcosa dopo scuola?”
Devo ammettere che non mi aspettavo che mi chiedesse di uscire, sinceramente non vedevo l’ora.
 
“signorina dove stai andando?” chiese Lou finita scuola.
“io beh vado ecco… ehm” sputai tutto in un fiato “escoconStyles”
Lui rimase per un attimo interdetto “che novità, ti ricordo che ieri pomeriggio lo odiavi.”
“si forse ho esagerato un pochino.. ci vediamo più tardi ciao” gli diedi un bacio sulla guancia e corsi via.
Harry mi aspettava nel parcheggio appoggiato alla sua auto. Mi aprì la portiera dell’auto e mi fece salire.
Io mormorai un grazie e mi allacciai la cintura. L’ultima volta ero quasi morta per la sua guida, questa volta mi stavo quasi rilassando. Non ero per niente a disagio.
Dopo quasi dieci minuti ci fermò la macchina in una villetta nella periferia di Holmes Chapel.
“scusa, avrei dovuto portarti in un posto migliore ma pensavo mi rispondessi di no e quindi non ho trovato un poso migliore.” Disse sorridendomi sinceramente.
“è casa tua?” domandai curiosa. Lui annuì.
Sulla soglia di casa, sentii qualcuno litigare dentro. Guardai Harry che sembrava un po’ triste. Forse i suoi stavano discutendo. Nel momento esatto in cui la porta si aprì le urla cessarono.
“oh, ciao figliolo” disse il padre di Harry abbracciandolo. Il ragazzo mormorò un ciao senza troppa enfasi.
“Ciao Harry!” salutò sua madre, non potei fare a meno di notare che aveva gli occhi leggermente arrosati, forse aveva pianto “oh ciao e tu sei?”
“Amy signora” le strinsi la mano da brava persona educata qual’ero.
“oh chiamami Anne cara… ora scusatemi vado a finire di preparare la torta al cioccolato che piace tanto al mio piccolo” strizzò le guancie ad Harry, che alzò gli occhi al cielo.
“mamma smettila non ho più cinque anni” disse sorridendole.
Quanto erano carini. Mi venne un groppo in gola. Io non avevo mai avuto un rapporto così con mia madre, forse da piccola, ma non me lo ricordo.
“vieni, seguimi” mi portò in giardino, dove c’era un albero enorme.
“Oh mio dio! Quella è una casa sul’albero?” esclamai estasiata. “possiamo salirci?”
“certamente” rise.
“ne ho sempre desiderata una! È un sogno che si avvera, anche se non è mia”
Non era grandissima, sarà stata approssimativamente tre metri per tre. Il pavimento era rovinato con il tempo. C’erano due finestrelle con le tendine verdi e dei puf.
“ci vengo da quando sono un nanerottolo. La adoro” disse con gli occhi che brillavano.
“oh beh, se permetti ora l’adoro anche io. Forse più di te”
“non credo proprio” disse spingendomi leggermente per scherzare. “siediti se vuoi”
Scelsi il puf blu – il mio colore preferito. Ci sprofondai dentro. Era comodo. Io ed Harry parlammo a lungo, di tutto e di più. Gli raccontai anche il rapporto che avevo con mia madre e di quanto avevo sofferto per il divorzio dei miei, isolandomi e cambiando il mio aspetto. Lui sembrò capirmi completamente.
“penso che tu abbia sentito che i miei stavano litigando prima no?” disse diventando improvvisamente triste. “vedi vanno avanti da mesi queste discussioni, ma ultimamente sono peggiorate.”
“perché me lo stai raccontando?”
“perché mi fido di te e poi penso che tu possa capirmi meglio di altri, meglio di Louis anche”
Mi sedetti vicino a lui e lo abbracciai. “ho paura che i miei si separino Amy”
“andrà tutto bene, ci siamo io e Louis e tutti gli altri quattro idioti. Non voglio mentirti però, devi prepararti: può essere che si un periodo passeggero di crisi come può essere che divorzino”
“lo so, lo so… ora è il mio turno di dirti grazie mi sa” mi sorrise.
“non serve, siamo pari!” sottolineai.
“in realtà ti ho tirato su l’umore due volte quindi tu mi devi un favore” specificò.
“piccoli dettagli Styles, e comunque ero ammalata per colpa tua” gli feci la linguaccia.
Lui si avvicinò lentamente e cominciò a farmi il solletico. Il mio punto debole. Cominciai a ridere come una matta supplicandolo di fermarsi. Finché scalciando riuscii a liberarmi, afferrai un cuscinone come protezione. Lui avanzava io indietreggiavo. Mi bloccai quando andai addosso alla parete di legno. Ero nell’angolo. Senza via di fuga. “non osare fare un altro passo Styles, ti avviso.”
“e cosa mi fai se mi avvicino ancora?”
Io ci pensai su un attimo. “non saprei … qualcosa… devo scegliere la vendetta giusta.”
Appoggiò un braccio al muro e con l’altro mi tolse il puf dalle mani. Che debole che ero.
Mi sfiorò la guancia con la mano. Mi provocò i brividi e le farfalle allo stomaco. Maledizione a lui. Mi venne in mente la prima volta che mi aveva baciato, era stata una cosa bellissima, anche se poco casta.
“non sai quanto io muoia dalla voglia di baciarti” disse a bassa voce.
“fallo allora” non feci in tempo a finire la frase che mi posò un dolce bacio.
Mi sembrava di essere in uno di quei film smielati. Il mio cuore sarebbe esploso a momenti. Ricambiai il bacio circondando il suo collo con le mie braccia.
Si staccò lievemente e me ne posò un altro sul naso. Dio cos’erano quelle labbra? Mi venne invidia a pensare a quante ne aveva baciate. Probabilmente stava usando anche me, chissà quante ne aveva portate nella casa sull’albero. Non mi interessava. Mi sarei assaporata il momento. Perché non esiste quel fantastico telecomando che mette in pausa il tempo? Lo avrei fatto volentieri in quell’istante.
“sei unica piccola Amy” mi abbracciò.
“cosa significa tutto questo?” chiesi con il viso nell’incavo del suo collo. Che buon profumo aveva.
“non lo so. Devo ancora capire”
Beh, allora eravamo in due.

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