¨°o.O_Forgotten Shadow_O.o° di K i t s u n e _ (/viewuser.php?uid=57509)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** B a s s o , b a t t e r i a e c h i t a r r a ***
Capitolo 2: *** V o c e .:. d i .:. D i a v o l o ***
Capitolo 1 *** B a s s o , b a t t e r i a e c h i t a r r a ***
Forgotten Shadow
Perchè
tutti, in realtà, siamo ombre dimenticate.
Gaara si sedette al suo posto,
sulla sedia di fianco alla batteria.
Quella volta, in sala prove non c'era nessuno.
Meglio così.
Afferrò il suo basso rosso sangue rappresso, con le corde
bianche e pure come il latte. Accarezzò il bordo sottile,
nero, come era di sua abitudine.
Quindi girò leggermente una chiave, per accordarlo.
Okay. Ora era perfetto.
Si schioccò le dita e cominciò a lavorare.
Nota. Nota. Nota. Pausa. Nota Nota. Pausa. Nota. Nota. Pausa. Pausa.
- Gaara - borbottò una voce.
Alzò lo sguardo indecifrabile.
Quegli occhi avevano bisogno di un vocabolario, come diceva spesso
Temari, sua sorella.
Non disse nulla, chinando di nuovo il capo sulla sua unica passione.
- Che ci fai qui? - domandò il biondo, con la voce
invischiata dal sonno.
L'altro non rispose.
Nota. Nota. Nota. Pausa. Nota. Pausa.
- Va che sono le quattro del mattino... - biascicò. - Poi
quelli del condominio se la prendono con me, 'ttebayo...
Gaara appoggiò giù il basso.
Lo ossevò con uno sguardo da "Non me ne fotte".
- Vuoi un po' di caffè? Entra in casa, se vuoi... - disse
Naruto. Tanto, ormai chi si riaddormenta più...
Gaara si alzò, in un "si" muto.
Naruto lo condusse davanti alla sua porta, e, grattandosi il sedere,
provò un po' di chiavi del mazzetto che aveva in mano.
Alla quarta, si accorse che era giusta.
Gaara si fece strada tra il casino
immane che era la casa - anzi, stanza, dato il monolocale
- di Naruto.
Lo fece sedere su uno degli sgabelli della penisola che faceva da
cucina.
Mentre preparava il caffè con la macchinetta,
cercò di far parlare il suo taciturno e metallaro amico.
- Ehi, che ci fai in giro, in pieno inverno, alle quattro di notte? -
domandò, alla ricerca di due tazze.
- Litigato con la tipa.
Uao. Addirittura quattro
parole di seguito. Al limite dell'assurdo.
- Ah.
Appoggiò una tazza davanti a Naruto.
C'era disegnato un tizio, con un ghigno spaventoso.
Sotto, la scritta:
Sid Vicious - Sex Pistols
- Un giorno mi spiegherai come
fanno a piacerti quegli scoppiati dei punk.- borbottò Gaara,
osservando il denso liquido marrone scuro fumante che si riversava
nella tazza.
- Scusa, ma avevo
finito il caffè. - sorrise Naruto. - Spero che la cioccolata
vada bene lo stesso.
- Se, se, a posto. -
mormorò Gaara.
Naruto si sedette
dall'altra parte della penisola, con una tazza anche lui (con la
bandiera inglese e la scritta "God save the Queen") piena di cioccolata
fumante.
- Come mai hai
litigato con lei? Sembrava andaste d'accordo.
- Io vado d'accordo
con lei. E' lei che non si decide ad andare d'accordo con me -
ringhiò accigliato Gaara.
- Capito, capito. -
annuì Naruto. - E' sempre un casino, con le donne. Mai che
si adeguino un po'.
- Già. - Gaara sorbì lentamente dalla sua tazza.
- Con Sakura, invece, tutto a posto- l'espressione pensierosa fece
posto a un sorriso smagliante, mettendo in evidenza i baffetti di
cioccolata che aveva sulle labbra. Sembrava un bimbo, con gli
occhioni azzurri brillanti di felicità.
- Culo. - fece, inespressivo, Gaara, per sottolineare la fortuna che
aveva il biondo nei rapporti con le ragazze.
- Come va a scuola? - chiese Naruto, giusto per fare conversazione.
Un gioco di abilità, se si cercava di farlo con Gaara.
- Okay.- alzò le spalle il rosso.
Naruto sapeva che quell'okay non era un okay, e che probabilmente
andava da schifo.
- Anche da me non c'è male, anche se c'è il prof
Kakashi che ce l'ha con me.
- Ah.
Sasuke
allungò il bicchiere.
- Un altro - soffiò.
- Sasuke... - sussurrò la barman, Sakura, che gestiva il
locale praticamente da sempre. - E' il quarto vodka che ti scoli. Non
puoi, poi devi tornare a casa e...
- Ho detto un altro - ripetè. Il tono non accettava repliche.
Sakura gli versò la vodka in silenzio.
Era un po' preoccupata per quel ragazzo. Era stato la sua cotta delle
medie, ma alle superiori non lo aveva più rivisto, e le era
passata.
Da un periodo quel ragazzo beveva come una spugna. Poco
più che ventenne, oramai la ragazza sperava che lui
smettesse, e non facesse la fine del suo deceduto padre.
Morto in un incidente d'auto, a causa dell'alcool.
- Sakura... - mormorò Sasuke. Aveva una voce tiste, sembrava
che dovesse piangere da un momento all'altro.
- Dimmi, Sasuke. - disse lei, fingendo indifferenza, continuando a
pulire il piano bar.
- Sakura, dimmi, secondo te, io sono un fallimento? -
mormorò.
Sakura rimase sorpresa. Lui, il pomposo e vanitoso Sasuke, il
megalomane della situazione... che faceva questa domanda?
- No, Sasuke... ma perchè mi chiedi questo? - era
leggermente sconvolta.
- Perchè io sono un fallimento... - disse con una voce
flebile. - L'unica cosa che so fare è suonare la chitarra...
ma non mi servirà a nulla, questo, vero?
- No, Sasuke, non dire così... - Dio, come era debole.
Possibile che fosse solo la vodka?
- E invece si... sono un deficiente... un fallimento... ha ragione,
Itachi, eh, si, ha ragione...- Sasuke iniziò a dondolarsi
avanti e indietro sullo sgabellino.
Lei lo condusse dolcemente sul divanetto, che ora alle quattro di notte
era vuoto.
- Sasuke...
- Voglio... voglio... voglio la mia roba....
- Cosa? Sa... Sa... Sasuke.. cosa stai dicendo?
- Voglio la mia roba... - Sasuke scoppiò a piangere,
abbracciato a lei, stringendola, come un bimbo, e lasciandosi
abbracciare.
Sasuke si droga?
Salve.
Questa è la mia prima fanfic lunga.
In
origine doveva essere una one shot, ma poi mi è venuta
l'ispirazione.
Sappiate solo che per ora i
nostri protagonisti non si conoscono ancora, ma al gruppo serve un
chitarrista.
E un cantante.
E per ora non sono
comparsi tutti i personaggi.
Bachuzzoli...
Recensite, per
piacere...
K i t s u n e _
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Capitolo 2 *** V o c e .:. d i .:. D i a v o l o ***
Forgotten Shadow- 2. Voce di davolo
Forgotten Shadow
Perchè tutti, in
realtà, siamo ombre dimenticate.
V o c e
d
i
D
i a v o l o
Perfetto.
L'impianto voce era
partito. Di nuovo.
Borbottò
una bestemmia a mezza voce.
- Non mi sembri il
tipo da certe cose, bambolina.
- Alludi a mio
fratello? Beh, allora fai una cosa. Taci, Hidan.
- Come siamo
aggressive.
- Lasciami stare. Per
favore.
- Vado nel retro. Rilassati.
Temari si buttò sulla poltroncina del divanetto.
Sbuffò, poi si alzò in piedi e si diresse
all'armadietto degli alcolici.
Jack Daniel's.
Cos'era? Il liquore dei rockettari? Beh, poco importava.
L'importante era che fosse il più alcoolico possibile.
Almeno l'avrebbe fatta dimenticare.
Un pochettino.
"Vaffanculo, Temari!"
"Gaara! Non rivolgerti a me in quel modo!"
"Perchè devi sempre comportarti come mia madre? Non ce l'ho
mai nemmeno avuta!"
"Non c'entra! Gaara, non puoi fare quelle cose!"
"Non faccio niente."
"Non fai niente? Tu bigi! Bigi
per andare a suonare quella fottuta chitarra con quei coglioni dei tuoi
amici!"
"Piantala, Tem! Piantala!"
Rumore di una porta sbattuta.
Temari che, rimasta da sola, si siede sul divano.
Si tiene la testa tra le mani.
E lacrime calde - quanto amare - sciolgono il mascara, e scivolano tra
le dita,
e cadono giù, giù, giù tra i
singhiozzi.
La sua vita faceva schifo.
Gaara, diciotto anni, faceva la quinta liceo scientifico. Rischiava di
essere cannato, perchè da qualche tempo la sua passione per
la
musica era leggermente andata fuori mano.
Almeno, da quando suo padre era morto.
Gaara era più introverso di prima, e probabilmente in giro
faceva risse a manetta.
Kankuro si era ritirato in disparte, aveva smesso di andare al lavoro e
si era buttato nel collezionismo. Costruiva bambole di tutti i tipi. E
era anche diventato bravo. Ma sembrava un bambino.
Mamma non c'era mai stata - una volta si, ma la nascita di Gaara se
l'era portata via.
Altro motivo per cui il rosso era altamente introverso; il senso di
colpa se lo era praticamente mangiato.
Tra l'altro, probabilmente abusava degli psicofarmaci che prendeva fin
dall'anno prima.
- Vita di merda - singhiozzò all'ennesimo bicchiere.
Si appallottolò sul divanetto.
׺°”˜`”°º×׺°”˜`”°º×
Con un tremolio alla mano,
seduto sul marciapiede, inserì l'ago nel braccio.
Senza sentire la leggera puntura della siringa, fece scorrere l'eroina
nella vena.
Occhi chiusi, testa all'indietro, perso nel piacere.
Non avrebbe saputo dire quanto fosse rimasto li. Magari si era anche
addormentato.
In quel vicolo buio, dietro al cassonetto dell'immondizia.
Una vergogna... ma non lo sapeva nessuno.
Non lo doveva sapere nessuno.
Nessuno.
- Signore?
Sasuke socchiuse gli occhi. Chi... chi era quella vocina fastidiosa?
- Signore, mi scusi, posso passare?- un mormorio. Avrebbe fatto
tenerezza, ma a Sasuke diede solo fastidio.
- Che cazzo vuoi... lasciami in pace... - borbottò,
girandosi dall'altra parte.
- Devo... devo buttare queste cose, signore. Mi scusi, signore.
Scalpiccio di passi piccoli, di un bimbo. Rumore di qualcosa che viene
rovesciato dentro al cassonetto, e i suoni leggeri di qualcuno che
scende da una cosa metallica. Il leggero scricchiolio fastidioso di un
sacchetto di plastica. Altri passetti.
- Signore... ha bisogno di aiuto, signore?
Ancora quel bambino? Ma si può sapere che cosa voleva?
- No. vattene via. - ringhiò, sperando di scacciarlo.
- Mi scusi, signore. Mi scusi.
Passi in corsa, che provocarono il leggero increspamento sulle labbra
di Sasuke.
Dio, come
era conciato...
Ma perchè? Perchè Konohamaru era così
portato a cacciarsi nei guai?
Insomma, non tutti i bambini, quando vanno a buttare la spazzatura a
casa del proprio baby sitter, che li cura per guadagnarsi un po' di
soldini, porta in casa un drogato trovato seduto dietro un muretto.
Naruto intinse di nuovo il panno nell'acqua contenuta nel secchiello di
Nemo (unica cosa che somigliasse a un recipiente ma che non fosse una
pentola) e lo appoggiò alla fronte del ragazzo.
Gli ricordava un ragazzo delle medie, ma non sapeva... non sapeva, non
gli sembrava.
Non poteva.
- Come ti chiami? - chiese Naruto al tizio svenuto.
Nulla.
- Su, su, dimmi, parlami un po' di te. - ironizò Naruto.
Nulla, nulla di nuovo.
Allora prese la sua vecchia radio, e infilò nel mangianastri
-
davvero paleozoico, qell'affare - una cassettina dei Sex Pistols.
God save the queen
The
fascist regime
They
made you a moron
Potential
H-bomb
Le
note di "God Save The Queen" dei Sex Pistols risuonarono nel monolocale.
Konohamaru era gia stato riportato a casa da un po', e lui si
era preso cura di quello scoppiato.
Salve!!
Spero vi piaccia questo capitolozzo.
Si, si, Sas'ke kun si droga, e, si, Tem-chan ha problemi col suo
fratellino...
Ma si risolveranno xD
Sky_Shindou___.
Ma quanti complimenti!! Grazie! Deduci quello che vuoi da questo
capitolo... bachozzoli!!!
K i t s
u n e _
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