¨°o.O_Forgotten Shadow_O.o°

di K i t s u n e _
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** B a s s o , b a t t e r i a e c h i t a r r a ***
Capitolo 2: *** V o c e .:. d i .:. D i a v o l o ***



Capitolo 1
*** B a s s o , b a t t e r i a e c h i t a r r a ***


Forgotten Shadow

Perchè tutti, in realtà, siamo ombre dimenticate.

Gaara si sedette al suo posto, sulla sedia di fianco alla batteria.
Quella volta, in sala prove non c'era nessuno.
Meglio così.
Afferrò il suo basso rosso sangue rappresso, con le corde bianche e pure come il latte. Accarezzò il bordo sottile, nero, come era di sua abitudine.
Quindi girò leggermente una chiave, per accordarlo.
Okay. Ora era perfetto.
Si schioccò le dita e cominciò a lavorare.
Nota. Nota. Nota. Pausa. Nota Nota. Pausa. Nota. Nota. Pausa. Pausa.
- Gaara - borbottò una voce.
Alzò lo sguardo indecifrabile.
Quegli occhi avevano bisogno di un vocabolario, come diceva spesso Temari, sua sorella.
Non disse nulla, chinando di nuovo il capo sulla sua unica passione.
- Che ci fai qui? - domandò il biondo, con la voce invischiata dal sonno.
L'altro non rispose.
Nota. Nota. Nota. Pausa. Nota. Pausa.
- Va che sono le quattro del mattino... - biascicò. - Poi quelli del condominio se la prendono con me, 'ttebayo...
Gaara appoggiò giù il basso.
Lo ossevò con uno sguardo da "Non me ne fotte".
- Vuoi un po' di caffè? Entra in casa, se vuoi... - disse Naruto. Tanto, ormai chi si riaddormenta più...
Gaara si alzò, in un "si" muto.
Naruto lo condusse davanti alla sua porta, e, grattandosi il sedere, provò un po' di chiavi del mazzetto che aveva in mano.
Alla quarta, si accorse che era giusta.
Gaara si fece strada tra il casino immane che era la casa - anzi, stanza, dato il monolocale - di Naruto.
Lo fece sedere su uno degli sgabelli della penisola che faceva da cucina.
Mentre preparava il caffè con la macchinetta, cercò di far parlare il suo taciturno e metallaro amico.
- Ehi, che ci fai in giro, in pieno inverno, alle quattro di notte? - domandò, alla ricerca di due tazze.
- Litigato con la tipa.
Uao. Addirittura quattro parole di seguito. Al limite dell'assurdo.
- Ah.
Appoggiò una tazza davanti a Naruto.
C'era disegnato un tizio, con un ghigno spaventoso.
Sotto, la scritta:
Sid Vicious - Sex Pistols
- Un giorno mi spiegherai come fanno a piacerti quegli scoppiati dei punk.- borbottò Gaara, osservando il denso liquido marrone scuro fumante che si riversava nella tazza.
- Scusa, ma avevo finito il caffè. - sorrise Naruto. - Spero che la cioccolata vada bene lo stesso.
- Se, se, a posto. - mormorò Gaara.
Naruto si sedette dall'altra parte della penisola, con una tazza anche lui (con la bandiera inglese e la scritta "God save the Queen") piena di cioccolata fumante.
- Come mai hai litigato con lei? Sembrava andaste d'accordo.
- Io vado d'accordo con lei. E' lei che non si decide ad andare d'accordo con me - ringhiò accigliato Gaara.
- Capito, capito. - annuì Naruto. - E' sempre un casino, con le donne. Mai che si adeguino un po'.
- Già. - Gaara sorbì lentamente dalla sua tazza.
- Con Sakura, invece, tutto a posto- l'espressione pensierosa fece posto a un sorriso smagliante, mettendo in evidenza i baffetti di cioccolata che aveva sulle labbra.  Sembrava un bimbo, con gli occhioni azzurri brillanti di felicità.
- Culo. - fece, inespressivo, Gaara, per sottolineare la fortuna che aveva il biondo nei rapporti con le ragazze.
- Come va a scuola? - chiese Naruto, giusto per fare conversazione.
Un gioco di abilità, se si cercava di farlo con Gaara.
- Okay.- alzò le spalle il rosso.
Naruto sapeva che quell'okay non era un okay, e che probabilmente andava da schifo.
- Anche da me non c'è male, anche se c'è il prof Kakashi che ce l'ha con me.
- Ah.
Sasuke allungò il bicchiere.
- Un altro - soffiò.
- Sasuke... - sussurrò la barman, Sakura, che gestiva il locale praticamente da sempre. - E' il quarto vodka che ti scoli. Non puoi, poi devi tornare a casa e...
- Ho detto un altro - ripetè. Il tono non accettava repliche.
Sakura gli versò la vodka in silenzio.
Era un po' preoccupata per quel ragazzo. Era stato la sua cotta delle medie, ma alle superiori non lo aveva più rivisto, e le era passata.
Da un periodo quel ragazzo beveva come una spugna. Poco più che ventenne, oramai la ragazza sperava che lui smettesse, e non facesse la fine del suo deceduto padre.
Morto in un incidente d'auto, a causa dell'alcool.
- Sakura... - mormorò Sasuke. Aveva una voce tiste, sembrava che dovesse piangere da un momento all'altro.
- Dimmi, Sasuke. - disse lei, fingendo indifferenza, continuando a pulire il piano bar.
- Sakura, dimmi, secondo te, io sono un fallimento? - mormorò.
Sakura rimase sorpresa. Lui, il pomposo e vanitoso Sasuke, il megalomane della situazione... che faceva questa domanda?
- No, Sasuke... ma perchè mi chiedi questo? - era leggermente sconvolta.
- Perchè io sono un fallimento... - disse con una voce flebile. - L'unica cosa che so fare è suonare la chitarra... ma non mi servirà a nulla, questo, vero?
- No, Sasuke, non dire così... - Dio, come era debole. Possibile che fosse solo la vodka?
- E invece si... sono un deficiente... un fallimento... ha ragione, Itachi, eh, si, ha ragione...- Sasuke iniziò a dondolarsi avanti e indietro sullo sgabellino.
Lei lo condusse dolcemente sul divanetto, che ora alle quattro di notte era vuoto.
- Sasuke...
- Voglio... voglio... voglio la mia roba....
- Cosa? Sa... Sa... Sasuke.. cosa stai dicendo?
- Voglio la mia roba... - Sasuke scoppiò a piangere, abbracciato a lei, stringendola, come un bimbo, e lasciandosi abbracciare.
Sasuke si droga?


Salve. Questa è la mia prima fanfic lunga.
In origine doveva essere una one shot, ma poi mi è venuta l'ispirazione.
Sappiate solo che per ora i nostri protagonisti non si conoscono ancora, ma al gruppo serve un chitarrista.
E un cantante.
E per ora non sono comparsi tutti i personaggi.
Bachuzzoli...
Recensite, per piacere...
K i t s u n e _

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Capitolo 2
*** V o c e .:. d i .:. D i a v o l o ***


Forgotten Shadow- 2. Voce di davolo

Forgotten Shadow

Perchè tutti, in realtà, siamo ombre dimenticate.

V o c e   d i   D i a v o l o
Perfetto.
L'impianto voce era partito. Di nuovo.
Borbottò una bestemmia a mezza voce.
- Non mi sembri il tipo da certe cose, bambolina.
- Alludi a mio fratello? Beh, allora fai una cosa. Taci, Hidan.
- Come siamo aggressive.
- Lasciami stare. Per favore.
- Vado nel retro. Rilassati.
Temari si buttò sulla poltroncina del divanetto.
Sbuffò, poi si alzò in piedi e si diresse all'armadietto degli alcolici.
Jack Daniel's.
Cos'era? Il liquore dei rockettari? Beh, poco importava. L'importante era che fosse il più alcoolico possibile.
Almeno l'avrebbe fatta dimenticare.
Un pochettino.
"Vaffanculo, Temari!"
"Gaara! Non rivolgerti a me in quel modo!"
"Perchè devi sempre comportarti come mia madre? Non ce l'ho mai nemmeno avuta!"
"Non c'entra! Gaara, non puoi fare quelle cose!"
"Non faccio niente."
"Non fai niente? Tu bigi! Bigi per andare a suonare quella fottuta chitarra con quei coglioni dei tuoi amici!"
"Piantala, Tem! Piantala!"
Rumore di una porta sbattuta.
Temari che, rimasta da sola, si siede sul divano.
Si tiene la testa tra le mani.
E lacrime calde - quanto amare - sciolgono il mascara, e scivolano tra le dita,
e cadono giù, giù, giù tra i singhiozzi.
La sua vita faceva schifo.
Gaara, diciotto anni, faceva la quinta liceo scientifico. Rischiava di essere cannato, perchè da qualche tempo la sua passione per la musica era leggermente andata fuori mano.
Almeno, da quando suo padre era morto.
Gaara era più introverso di prima, e probabilmente in giro faceva risse a manetta.
Kankuro si era ritirato in disparte, aveva smesso di andare al lavoro e si era buttato nel collezionismo. Costruiva bambole di tutti i tipi. E era anche diventato bravo. Ma sembrava un bambino.
Mamma non c'era mai stata - una volta si, ma la nascita di Gaara se l'era portata via.
Altro motivo per cui il rosso era altamente introverso; il senso di colpa se lo era praticamente mangiato.
Tra l'altro, probabilmente abusava degli psicofarmaci che prendeva fin dall'anno prima.
- Vita di merda - singhiozzò all'ennesimo bicchiere.
Si appallottolò sul divanetto.
׺°”˜`”°º×׺°”˜`”°º×
Con un tremolio alla mano, seduto sul marciapiede, inserì l'ago nel braccio.
Senza sentire la leggera puntura della siringa, fece scorrere l'eroina nella vena.
Occhi chiusi, testa all'indietro, perso nel piacere.
Non avrebbe saputo dire quanto fosse rimasto li. Magari si era anche addormentato.
In quel vicolo buio, dietro al cassonetto dell'immondizia.
Una vergogna... ma non lo sapeva nessuno.
Non lo doveva sapere nessuno.
Nessuno.
- Signore?
Sasuke socchiuse gli occhi. Chi... chi era quella vocina fastidiosa?
- Signore, mi scusi, posso passare?- un mormorio. Avrebbe fatto tenerezza, ma a Sasuke diede solo fastidio.
- Che cazzo vuoi... lasciami in pace... - borbottò, girandosi dall'altra parte.
- Devo... devo buttare queste cose, signore. Mi scusi, signore.
Scalpiccio di passi piccoli, di un bimbo. Rumore di qualcosa che viene rovesciato dentro al cassonetto, e i suoni leggeri di qualcuno che scende da una cosa metallica. Il leggero scricchiolio fastidioso di un sacchetto di plastica. Altri passetti.
- Signore... ha bisogno di aiuto, signore?
Ancora quel bambino? Ma si può sapere che cosa voleva?
- No. vattene via. - ringhiò, sperando di scacciarlo.
- Mi scusi, signore. Mi scusi.
Passi in corsa, che provocarono il leggero increspamento sulle labbra di Sasuke.

Dio, come era conciato...
Ma perchè? Perchè Konohamaru era così portato a cacciarsi nei guai?
Insomma, non tutti i bambini, quando vanno a buttare la spazzatura a casa del proprio baby sitter, che li cura per guadagnarsi un po' di soldini, porta in casa un drogato trovato seduto dietro un muretto.
Naruto intinse di nuovo il panno nell'acqua contenuta nel secchiello di Nemo (unica cosa che somigliasse a un recipiente ma che non fosse una pentola) e lo appoggiò alla fronte del ragazzo.
Gli ricordava un ragazzo delle medie, ma non sapeva... non sapeva, non gli sembrava.
Non poteva.
- Come ti chiami? - chiese Naruto al tizio svenuto.
Nulla.
- Su, su, dimmi, parlami un po' di te. - ironizò Naruto.
Nulla, nulla di nuovo.
Allora prese la sua vecchia radio, e infilò nel mangianastri - davvero paleozoico, qell'affare - una cassettina dei Sex Pistols.
God save the queen
The fascist regime
They made you a moron
Potential H-bomb
Le note di "God Save The Queen" dei Sex Pistols risuonarono nel monolocale.
Konohamaru era gia stato riportato a casa da un po',  e lui si era preso cura di quello scoppiato.


Salve!!
Spero vi piaccia questo capitolozzo.
Si, si, Sas'ke kun si droga, e, si, Tem-chan ha problemi col suo fratellino...
Ma si risolveranno xD

Sky_Shindou___. Ma quanti complimenti!! Grazie! Deduci quello che vuoi da questo capitolo... bachozzoli!!!

K i t s u n e _

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