Strampalate confessioni di una tipa per bene

di Pleasebemywill
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** giù per via della forza gravitazionale ***
Capitolo 2: *** un'estate che non c'è mai stata ***
Capitolo 3: *** stronzi teste di cazzo messi in prima fila ***
Capitolo 4: *** come un kebab sullo stecco ***



Capitolo 1
*** giù per via della forza gravitazionale ***



Mi piacciono quei quaderni della Pigna, quelli in carta riciclata, spessi e ruvidi dai colori tenui e pastello. Che poi mia madre non me li ha mai comprati. Arrivava a casa dal centro commerciale con quei blocchi maxi di quaderni super economici con colori sgargianti, stampe improbabili di macchine, ballerine, strambi segni geometrici e orride scritte in un inglese/arabo maccheronico. Non ero una di quelle che faceva i capricci, ma volevo tante di quelle cose che se mio padre fosse stato un Sceicco avrei avuto fiumi di cose inutili e così tante Barbie da poter creare una nuova stirpe plasticata. Ero anche così obbediente che mai mi sono azzardata a torcere e tagliare un solo capello a queste bambole ossigenate, senza sapere che una delle mie sai com'è migliori amiche sarebbe diventata una di queste e che i capelli ora glieli taglierei davvero, anzi glieli strapperei a mo' di erbacce. Sempre quand'ero piccola, non credevo che la mancanza di un Ken nella mia grande collezione potesse adesso nuocere gravemente alla salute. E poi non mi piaceva il pane, mangiavo solo gli affettati che mi ci mettevano dentro, e forse per questo si dice che 'il signore da il pane a chi non ha i denti', come tutte quelle mie amiche altezzose che hanno quell'innato charme da rifiutare quei tipi bellocci che gli vanno dietro. Non mi lamentavo di chi mi dava attenzioni, io mi lamentavo di chi non me ne dava, e così adesso mi ritrovo nella disperata condizione di voler essere una troia a tutti i costi pur di pescarne un po' dalla macchina con l'artiglio che 'metti un euro e poi ne perdi cinque'. Oltre tutto sono nata proprio nel periodo sbagliato, la dannata annata del '97 tutte senza tette, i push up costano e non c'è niente di vero push solo i soldi up dal portafoglio e le tette giù per via della forza gravitazionale.






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Capitolo 2
*** un'estate che non c'è mai stata ***



Che belle queste giornate di Agosto. È vero il caldo è afoso, asfissiante, è come se i raggi ti colpissero con lo scopo di annientarti. Per non parlare del sudore che ti infradicia i vestiti e sgocciola da qualsiasi parte del tuo corpo, non è mica piacevole ritrovarsi a fine giornata con le tette sudate e il reggiseno zuppo, che ormai che ci sei lo puoi direttamente stendere al sole insieme al resto della biancheria senza lavarlo. Eppure si sta bene tutto sommato, mi ci voleva proprio una passeggiata, o meglio dire, una scalata su per la collina sotto quaranta gradi e come unica protezione un cappellino di paglia anni della nonna, anzi mi correggo nonno*, la nonna non indossava mica cappelli del genere che all'era l'avrebbero resa alternativa e super all'avanguardia. È in queste giornate che riesci ad apprezzare la natura, quanti alberi e quanta erbaccia, magari la prossima volta facciamo un po' meno insetti che mi piacciono solo le farfalle. Ah, ci stanno anche delle palazzine qui. Chissà chi ci abita, forse il ragazzo di città che ho lasciato qualche anno fa e che diceva di abitare in collina. Chi li porta a quelli come lui qui? Se avessi una famiglia che ogni estate venisse qui per passare 'le vacanze' io cercherei in qualsiasi modo di cambiare famiglia tipo ad esempio chiamando il telefono azzurro. C'è il mare, è vero. Se è per questo ci sono anche tanti buoni ristoranti che fanno un'ottima pizza e tanti bar che fanno la granita artigianale. Ma per intenderci, vivreste mai in un paese in cui non c'è nemmeno un Zara o H&M? E purtroppo si vede che non ci stanno, il vestiario paesano ne risente, quanti orripilanti outfit devono incrociare i miei occhi ancora? Da qui su sembra che tutto abbia trovato un equilibrio, sono anche salita sopra una roccia, adesso indosso gli occhiali da sole facendo anche sì che il vento mi scompigli un po' i capelli. Sembra proprio che abbia con poco ricreato la tipica immancabile scena da film, o meglio ancora da foto che va dritta sul diario di Facebook. Dovrei cominciare a cercare qualche frase che possa inserire nella didascalia, tipo su Aforismi.it, ma ne voglio una bella che faccia capire alla gente come mi sento, non voglio prenderne una a caso. Ma come mi sento si intende nei secondi in cui miro lo sguardo al paesaggio artistico o come mi sento in generale? Forse dovrei evitare di spiegarmi con una frase, meglio gli hasthag. Allora mi sposto su Instagram. Bene, uso parole come #sun #sunglusses #landscape #lonely #summer #hot #matantohot #megliod'inverno... Uhm basta, vanno bene così, adesso posto. Perfetto, ma manca la foto. Mi sento sola e se faccio foto in cui appaio sola la gente allora penserà davvero che sono una tipa solitaria. Dovrei rinunciarci, ora mi godo un po' il panorama, e penso a qualcosa che mi faccia deprimere un po', tipo il fatto che non ho un ragazzo mio, proprio di mia proprietà, con cui salire in collina a guardare il panorama, o con cui baciarmi e basta mi accontento di poco. Queste giornate così vuote, che è come guardare dalla cima un'estate che non c'è mai stata.







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Capitolo 3
*** stronzi teste di cazzo messi in prima fila ***



Non è vero che noi ragazze non crediamo al principe azzurro. Ci crediamo eccome. Molte però fanno finta di non sapere cosa sia, altre fanno credere di non pensarci affatto, altre disconoscono il termine in se perché forse troppo infantile. Ed è vero, è così fottutamente infantile. Supporre che esista un ragazzo dalla mentalità azzurra, pura appunto, pura come il cielo, è forse difficile da accettare come realtà. Allora se non è realtà è fantasia, ma se è fantasia allora non dovremmo nemmeno parlarne. I tempi delle favole Disney è finito, è tutte quelle belle frasi dette adesso ci fanno stare male, perché ricordiamo come cenerentola è stata scelta fra tante, per la sua umiltà e il piedino piccino. Ce lo ricordiamo della bella addormentata, di come le bastò un bacio per svegliarsi. O ancora, di Biancaneve, così ingenua e premurosa. Ma se proprio c'è qualcosa che non esiste, ma a cui diciamo di credere, sono tutte queste principesse che vengono salvate, continuamente, tutte queste principesse che sono il ritratto delle ragazze, secondo noi, moderne. Stronzate. Non esistono ragazze belle ed ingenue. Le ragazze come cenerentola non vanno nemmeno ad un festa, si vergognano ad uscire di casa. Le ragazze come la bella addormentata non si svegliano affatto, non ricevono un bacio, ricevono solo delusioni, solo schiaffi belli forti. Le ragazze come Biancaneve se vivessero con sette uomini non sarebbero poi così ingenue. Il principe azzurro al contrario, forse non verrà a dorso di un cavallo bianco e non avrà una spada, ma ha un cuore grande, grandissimo, e lo vedremmo se si scansassero anche solo per un secondo tutti quegli stronzi teste di cazzo messi in prima fila, che non fanno altro che illuderci e usare ciò che realmente ci fa tutte impazzire: la bastardaggine. E dovrebbero farci un film, la bastardaggine dei numeri primi, altro che solitudine. Non sono soli, affatto. Loro cavalcano muli, niente carrozze, nessun cocchiere. Dovremmo scegliere con accuratezza da chi farci salvare, ognuna dalla propria individuale favola, ma scegliamo spesso le persone sbagliate, e talvolta dovrebbe essere più facile riconoscere l'esistenza di un principe piuttosto che personificarsi in una principessa. Le principesse non esistono.







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Capitolo 4
*** come un kebab sullo stecco ***



Oggi c'ho un po' la luna storta, ma facciamo meglio a dire il sole dato che durante la notte in presenza della luna sono stata benissimo, una meraviglia, ho dormito come un sacco di patate sulla stiva di una nave. Avrebbero potuto drogarmi ed io non me ne sarei accorta, neanche una volta sveglia, tanto vedo lo schifo allucinogeno già di prima mattina mentre infreddolita, da chissà quale ventata gelida se poi durante il giorno si suda come un kebab sullo stecco, cerco di alzarmi senza andare a sbattere contro lo stipite di un fottuto mobile che sembra lì capitato per caso. Come le persone, in generale intendo, possono muoversi, possono spostarsi da una stanza ad un'altra, di città in città, ma ognuna di quelle persone ha un punto preciso in cui da quando è nato è stato collocato, per caso, come se qualche grande forza superiore avesse sperperato dello zucchero a velo un po' di qua un po' di là sopra ad una gigantesca torta. Forse è da bigotti non credere che tutto il mondo va avanti a via di conseguenze e coincidenze, non altro che questo, ma dato che di per se gli effetti collaterali della vita possono schiacciarti o trascinarti infondo ad un baratro, bisogna pur tirare avanti in un qualche modo. E come riuscirci se non credendo al destino? "Forse, tutto sommato, doveva andare così" e subito ti senti meglio, perché tanto in questo modo non è mica stata colpa tua se hai rovesciato a terra la tazza di latte impiastricciando tutto il pavimento.







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