Reignite II di vermissen_stern (/viewuser.php?uid=234591)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** problemi in paradiso ***
Capitolo 3: *** genitori problematici ***
Capitolo 4: *** Il tormento ***
Capitolo 5: *** white dhalia ***
Capitolo 6: *** una notte da... pennuti! ***
Capitolo 7: *** prede sfortunate ***
Capitolo 8: *** in gabbia! ***
Capitolo 9: *** nel nome del padre ***
Capitolo 10: *** il tempio del sacrificio ***
Capitolo 11: *** la grande caccia ***
Capitolo 12: *** le fiamme della vittoria ***
Capitolo 13: *** la croce ribaltata ***
Capitolo 14: *** dove osano le mucche ***
Capitolo 15: *** galli senza pollaio ***
Capitolo 16: *** il disgelo ***
Capitolo 17: *** il tempio della speranza ***
Capitolo 18: *** let it go! let it GO! ***
Capitolo 19: *** ghiaccio bollente ***
Capitolo 20: *** come il grande fratello ( un po' peggio ) ***
Capitolo 21: *** sorgenti termali fredde ***
Capitolo 22: *** una serie di allucinanti eventi ***
Capitolo 23: *** piani di fuga ritardatari ***
Capitolo 24: *** non c'è più tempo ***
Capitolo 25: *** a passo di cammello ***
Capitolo 26: *** prigione dorata ***
Capitolo 27: *** l'urlo dell'odio ***
Capitolo 1 *** prologo ***
La
pioggia cadeva incessante
all’interno dello stadio gremito di gente. Le nubi erano
dense e nere, colme di
energia come lo era il cuore di Kid Muscle, mentre
quest’ultimo precipitava a
terra avvolto dalle fiamme della Kinniku Buster più forte
che mai.
Un
ruggito di guerra gli fuoriuscì
dalla bocca, spalancata come quella di un leone, nel mentre che teneva
stretto
in una presa ferrea il suo temibile avversario.
Il
pubblico esultava il suo nome
con sempre più forza mentre ricadeva al suolo, sempre
più veloce… sempre più potente,
sentendo ormai del tutto in pugno la fantomatica Corona
Chojin…
–
Kid…! Kid, maledizione! Svegliati ragazzo! Sono le due del
pomeriggio e non
riesco a registrare la mia soap preferita! –
Il
sogno del giovane principe dei kinnikku finì bruscamente
quando il suo
allenatore, Alexandria Meat, non lo svegliò riportandolo ad
una realtà che
avrebbe fatto volentieri a meno di ricordare. Mugugnando parole
incomprensibili
si scostò le coperte di dosso, dormiva su di un semplice
materasso, e sbadigliò
cavernosamente. Era tra l’atro solo in boxer e canottiera, e
con la vista
appannata dal sonno iniziò ad armeggiare con un registratore
che non voleva
funzionare.
–
Meat… ma non sarebbe il caso che imparassi ad usare pure tu
questo affare?! –
–
Sono troppo vecchio per queste diavolerie elettroniche! Inoltre prima
registriamo e prima possiamo tornare ai tuoi allenamenti –
–
Io mi chiedo a cosa servano ormai, gli allenamenti…
–
Lo
disse piano in modo che il suo piccolo allenatore non sentisse, ma in
realtà
Meat lo aveva sentito forte e chiaro… trovandosi per questo
a sospirare piano e
a intristirsi. Ed
il perché di tutto
quell’eloquente silenzio, mentre le immagini della soap opera
si alternavano
sul piccolo schermo della televisione, gli era ben chiaro.
Alla
fine Kid Muscle non aveva potuto fare niente contro la preparazione
tecnica e
la determinazione di Kevin Mask nel riportare lustro alla propria
famiglia, ed
anche se era riuscito a contrastare una tecnica tanto elegante quanto
micidiale
qual era la “tecnica Olap” ( ossia una versione
inversa del “palo special” )
era stato definitivamente messo K.O da una devastante Big Ben Edge.
Quelli
furono momenti di assoluto dolore per Meat, così come per un
Kid che si ritrovò
a cadere a terra con le ossa fratturate, poiché per la prima
volta le forze del
suo pupillo venivano meno di fronte ad una competizione tanto
importante. Per
somma gioia di MacMadd padre e figlio.
Sentendo
il peso della sconfitta su di se come qualcosa di inaccettabile per
lui, così
dannatamente abituato a vincere da non sapere realmente che cosa
volesse dire
la parola sacrificio, aveva
accettato
il gesto di “pace” di Kevin Mask ( gli aveva
stretto comunque la mano ignorando
i festeggiamenti a lui dedicati pur di dargli l’onore che si
meritava ) ma la
delusione di aver fallito lo mortificava ancora.
Ma
ormai la Corona Chojin era stata vinta, ed anche se la competizione era
ormai
chiusa il lavoro della Muscle League non si fermava mai. Probabilmente
ci
sarebbero stati altri super cattivi da affrontare, altri tornei in cui
gareggiare… ma per il momento, c’era solo un
videoregistratore che non voleva
andare e qualcuno che stava bussando alla porta della loro casetta.
–
Hm, mi chiedo chi possa essere a quest’ora…
–
Meat
difatti non aspettava visite, ma fu sorpreso quanto il suo pupillo di
vedere,
una volta che aprì la porta, che i suoi ospiti erano volti a
lui ben noti.
–
Sorpresaah!! –
Fecero
tutti in coro Jeager, Terry Kenyon, Wally Tusket, DikDik van Dik e
Check Mate
all’indirizzo di due sorpresi kinnikku. E come ciliegina
sulla torta, al centro
di quel pittoresco quadretto c’era nientemeno che una Roxane
con indosso un
abito leggero e una torta fatta in casa tra le mani.
Una
dolce visione, in tutti i sensi, che portarono Kid Muscle a ridestarsi
dall’apatia che da troppo tempo lo aveva preso e a saltare
come una molla in
direzione della giovane amica.
–
Roxaane!! – flautò il ragazzo con tanto amore
negli occhi – mio unico vero
amore! sei venuta con una torta fatta dalle tue manine per consolarmuuh…! –
Le
sue parole si tramutarono in una sorta di muggito quando si
ritrovò un sandalo
dell’amata donna in bocca lanciato in sua direzione per
tenerlo a bada.
–
Ti ringrazio per il benvenuto Kid, ma preferirei che non invadessi il
mio
spazio personale – disse asciutta la ragazza, prendendo posto
nella casetta in
compagnia dei suoi sghignazzanti amici – e la torta
l’ho comprata assieme a
tutti quanti –
–
Volevamo risollevarti il morale per quello che… beh, lo sai
no? –
L’irlandese
Wally cercò di spiegarsi titubante per non demoralizzare un
confuso amico, e ad
aggiungersi alle spiegazioni ci furono anche gli altri.
–
Benché sia contrario ad una dieta piena di grassi saturi,
abbiamo pensato che
una torta avrebbe colmato il tuo vuoto interiore –
–
Quello che DikDik sta cercando di dirti è che abbiamo messo
in questa torta una
parte dei nostri risparmi – spiegò al meglio
Terry, mettendosi seduto sul basso
tavolino assieme a tutti gli altri – e come ha detto Wally
eravamo preoccupati
visto che sei scomparso da più di una settimana –
–
È vero! Inoltre questa torta è farcita a
più strati con i colori del tuo
pianeta di origine e… uh?! –
–
Ahaha! Lascia perdere, Check Mate! A herr
Muscle interessa solo che sia buona! –
La
scena che ne seguì non si sapeva se catalogarla nella totale
perplessità o
ilarità, poiché il principe dei kinniku si era
fiondato su quella torta
bellissima con la voracità di qualcuno che non mangiava da
secoli.
–
È buoniffima ragaffi! Avete avuto un… pensfiero
fufendo!! –
–
Kid!! Ti sei mangiato metà torta! Lasciala un po’
anche agli altri!! –
Per
ovvi motivi Meat non fu affatto contento del gesto impulsivo del
proprio
allievo, arrivando a tirare fuori un grosso martello da sotto il
materasso per
darglielo in testa e fargli vedere le stelle, ma nonostante tutto non
ci andò
giù pesante vedendo che l’atmosfera
all’interno della casupola era serena oltre
che allegra. Kid era un ragazzo fortunato ad avere degli amici che
pensavano a
lui cercando in tutti i modi di risollevargli il morale dopo una
cocente
sconfitta, e vedere il suo pupillo che si stava divertendo con i propri
amici
era qualcosa che lo portò a sorridere sollevato.
Fu
solo a un quarto alle quattro che Roxanne si ricordò di
avere un impegno
improrogabile, e quando dette una occhiata all’orologio
appeso al muro quasi
non le venne da strillare.
–
Oh… maledizione! Sono in super ritardo per il corso di
karate! E poi chi la
sente l’istruttrice? – si alzò in piedi
dandosi una spolverata alla lunga gonna
del suo abito, cercando di congedarsi con educazione .
–
Nuooo! Te ne vai via già così prestoo?!
–Kid iniziò a protestare come un
bambino di due anni, ma i suoi occhi gonfi di lacrime non scoraggiarono
la
ragazza dall’allontanarsi da li –speravo potessi
rimanere anche a cena e magari
pure per restare a nanna qui…–
Roxanne
tuttavia parve quasi non ascoltare i deliri del kinnikku o i facepalm
dei suoi
amici, taluni imbarazzati o altri semplicemente basiti,
poiché non era una
ragazza che trascurava gli allenamenti, e da li a poco fu
sull’uscio della
porta già pronta a salutare tutti.
–
Ciao ragazzi, ciao Kid! E mi raccomando cerca di risollevarti un
po’… non mi
piacciono i ragazzi musoni! –
La
sua non era una confessione d’amore nei confronti di Kid
Muscle, ma il ragazzo
già viaggiò con la fantasia ritrovandosi a
seguirla fin fuori dalla casetta
quasi come se stesse volando e fermato giusto in tempo dallo spiccare
il volo
dalle abili mani del tanzaniano DikDik.
–
Prima che tu spicca il volo da bravo pallone gonfiato, non sei curioso
di
sapere come abbiamo speso l’altra parte dei nostri risparmi?!
–
–
Uh…?! L’altra parte? Che intendi dire?!
– fece il kinnikku una volta che cadde
a terra sulla terra polverosa – io che c’entro con
i vostri risparmi?! –
–
Beh ecco… non eravamo sicuri di coinvolgere anche Roxanne
per cui ci siamo
semplicemente limitati a dirle della torta… –
Fece
un imbarazzatissimo Jeager ricordandosi che, nel mentre che si stavano
dirigendo a Beverly Park, avevano incrociato la ragazza in questione
nel mentre
che progettavano un piano differente da quello di portargli
un’ottima torta
farcita. Non che avessero in mente qualcosa di losco, ci mancherebbe
altro, ma
probabilmente la loro idea l’avrebbe portata quasi
sicuramente a… ingelosirsi.
–
Non abbiamo cattive intenzioni, Kid – si affrettò
a dire Terry, vedendo il
dubbio sul volto dell’amico – ma volevamo
concederci tutti quanti una vacanza
meritata per rimetterci in forma e magari divertirci un po’
–
Dalla
tasca dei pantaloni estrasse qualcosa di molto simile ad un biglietto
aereo, e
solo guardando più da vicino quel coupon Kid Muscle
riuscì a notare che si
trattava di un buono per un soggiorno scontato in un villaggio
turistico/termale nientemeno che su Amazon.
–
Ci saranno un sacco di ragazze li… non so se
potrò vederle tutte, ecco – fece
titubante il tricheco umano – però
l’idea di nuotare in una sorgente d’acqua
calda non mi dispiace affatto! –
–
Abbiamo tutti bisogno di una vacanza, compreso tu Kid… che
necessiti più di
tutti di una adeguata riabilitazione –
Check
Mate aveva detto parole sagge, e nell’insieme tutti i ragazzi
avevano ragione
nel dire che il giovane allievo di Meat necessitasse di staccare un
po’ la
spina visto e considerato che la Terra al momento forniva solo ricordi
spiacevoli, ma il piccolo kinnikku, che fino a quel momento era rimasto
in
silenzio ad ascoltare attentamente tutta la conversazione tra i
ragazzi, non si
aspettò l’insolita reazione che ebbe Kid Muscle.
Il
giovanotto rimase per un lungo momento come pietrificato, poi
all’improvviso
scattò verso la fatiscente casetta come colpito da una
scossa elettrica,
lasciando stupiti tutti quanti, barricandosi al suo interno lasciando
che fosse
unicamente il silenzio a parlare.
–
E-ehi… Kid! Che diavolo combini?! – decisamente
Meat non lo aveva mai visto
comportarsi così. Perché mai si era offeso?
– oh, andiamo ragazzo! I tuoi amici
volevano soltanto farti un regalo… non
c’è bisogno di fare così…
ouch!! –
L’allenatore
del principe dei kinnikku riuscì ad evitare per un soffio di
rimanere
schiacciato tra la parete e la porta di casa che si spalancava di
colpo,
mostrando in tutto il suo “splendore” un Kid Muscle
in bermuda e valige
stracolme di roba pronto per il lungo viaggio che lo attendeva.
–
Donne, donne, doneeee!! Amazon, stiamo arrivandooo!! –
E
senza neppure aspettare tutti quanti, iniziò a correre via
senza neppure sapere
dove fosse l’aeroporto interspaziale di Tokyo. Una scena a
dir poco esilarante,
poiché Meat non ci impiegò molto a ridestarsi
dallo shock di vederlo conciato
così e berciargli dunque dietro di fermarsi inseguendolo a
sua volta come un
matto, e di conseguenza persino i ragazzi non poterono fare a meno di
mettersi
a ridere di gusto nel vedere quel quadretto che non si vedeva ormai da
un po’
di tempo e a cui, francamente parlando, ci si erano abituati come una
insolita
routine.
Si…
una bella vacanza per tutti non avrebbe affatto guastato!
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
A
Warsman l’oscurità piaceva. Gli dava un certo
conforto, contrariamente a molti
che la temevano perché nessuno sapeva cosa potesse esserci
al suo interno, e
dato che nessuno al buio poteva vederlo, lui si sentiva il padrone
dell’ambiente che lo circondava.
Nel
buio era lui il predatore, non la preda.
La
sua intera esistenza l’aveva spesa nel buio di una maschera,
causa un volto
martoriato che non doveva essere troppo esposto alla luce del sole, ed
ogni
volta che se la doveva togliere persino
nell’intimità di un bagno si sentiva
per davvero nudo.
Sospirò
lentamente, e con una mano andò a smuovere la patina opaca
che si era creata
sullo specchio del bagno in cui si trovava. La luce tremolante del neon
rivelò
un volto composto da tessuti scoperti e da metallo, il cui unico occhio
buono
brillava di un’iride rossa come il fuoco. Un volto
martoriato, vero, di cui
apprezzava ben poco e solo poche persone avevano il permesso di vederlo
senza
maschera.
Il
più delle volte si sentiva un cacciatore quando era solo nel
buio… c’è chi lo
aveva paragonato un animale, a causa della ferocia che lo aveva sempre
contraddistinto in battaglia, ma francamente parlando considerava gli
insulti
solo ciò che la gente voleva vedere di lui. Eppure,
nonostante i suoi sensi
affinati che il più delle volte gli permettevano di essere
vigile durante la
notte ( a meno che non entrasse in sonno profondo ), neppure un mese fa
ad un
passo dal disputare l’incontro finale della Corona Chojin
aveva finito col
passare dall’essere cacciatore a preda.
Un
pensiero questo che gli faceva una certa rabbia, considerati i
precedenti che
lo avevano visto protagonista quattro mesi fa, e se non si
ritrovò a
distruggere quello specchio in un impeto d’ira malcelata fu
solo per la
presenza sarcastica di una persona sull’uscio della porta.
–
Tzk… mi sembra di vedere un incidente automobilistico
– e questo in riferimento
al suo volto tutt’altro che attraente – se hai
finito col farti la doccia,
direi che potresti spiegarmi il perché ci troviamo in questo
squallido motel…–
Con
la spalla sinistra appoggiata allo stipite della porta, e con le
braccia
incrociate in petto, Kyle Mask mostrava una maleducazione piuttosto
spiccata
nei confronti del suo nuovo maestro, ma di rimando il russo si
limitò a
sbuffare sistemandosi meglio l’asciugamano allacciato in vita.
–
Te l’ho già detto… non voglio avere
giornalisti o ficcanaso per la partenza su
Amazon, e seminarli direi che è la cosa migliore se vuoi che
ti insegni le
tecniche dei Mask in santa pace –
Il
giovane cugino di Kevin, a cui somigliava parecchio fisicamente e a cui
aveva “scordato”
di fargli gli auguri per aver riportato lustro alla famiglia, si
limitò a
sbuffare sarcastico lasciando passare il russo una volta che questi
ebbe finito
di rimuginare sul passato.
–
Sicuro, e credi che partire per Amazon sia una cosa saggia? Con la tua bellissima figlia che tra una settimana
partorirà…? Vuoi cercare un posto tranquillo per
allenarmi, o stai scappando
dai tuoi fantasmi? –
Kyle
somigliava molto a Kevin, quantomeno sul piano fisico, ma a confronto
del suo
pupillo era decisamente più sveglio sebbene questa sua dote
aveva il potere di
irritarlo non poco. Subito dopo che il rampollo di casa Mask aveva
vinto la
tanto agognata Corona Chojin, Lord Flash si era ricordato che a Kyle
doveva la
vita e di conseguenza doveva sdebitarsi insegnandoli tutto quello che
poteva. Ma
il fatto che il nipote di Robin cercasse di stuzzicarlo
così… non è che se lo
faceva più amico.
–
Mia figlia finirà il tempo di gestazione tra una settimana,
quindi abbiamo
tutto il tempo per allenarci e tornare – iniziò a
rivestirsi dei suoi abiti da
Lord Flash a cui ormai si era affezionato – e visto che sei
un Mask, dovresti
essere capace di apprendere le tecniche ideate da tuo zio in meno di
una
settimana… se tieni conto che a tuo cugino ci sono bastati
pochi minuti per
padroneggiare la tecnica Olap –
Ora
toccò a lui lanciare una frecciatina nei confronti di un
giovanotto inglese che
aveva diversi attriti con “l’amato”
cugino, tanto che lo sentì emettere una
risata sarcastica prima di dirigersi con svogliatezza
all’interno del bagno.
Una
volta che il suo nuovo allievo sparì all’interno dello
squallido bagno,
per l’ex lottatore russo non rimase altro da fare che
indossare la sua preziosissima
maschera. L’aveva fatta tingere di bianco, ma
fondamentalmente era la stessa
che si era fatto fare a Londra durante il matrimonio di sua figlia
Alya. Stessa
lega metallica, stessa perfezione a contatto con i suoi circuiti
scoperti che
ne modellavano il metallo densomorfico…. E stessa incisione
che ora suonava
come un dannato spauracchio.
“il
tuo nome sulle mie labbra”
Ripetendosi
mentalmente quelle parole si ritrovò a sospirare
tristemente, sentendo come un
nodo alla gola che francamente non voleva andarsene via, ma decise di
accantonare i pensieri che lo stavano per assalire indossando quella
maledetta
maschera e gioendo del buio che avvolgeva ora le sue carni. Aveva
bisogno di
staccare un po’ la spina da un sacco di cose, in primis da
quella frase incisa
nel metallo e nell’anima, e partire per Amazon con
l’intento di rilassarsi un po’
e allenare un altro promettente Mask era la cosa migliore da fare.
Si
ripromise mentalmente, tra le altre cose, che non avrebbe
più ceduto in maniera
così effimera come era accaduto un mese fa. Non
più. Non con lei.
E
dunque eccoci al secondo atto della mia storia.
Capitolo
corto per i miei standard, ma è giusto una anticipazione ai
casini che
avverranno, perché logicamente avverranno, e dunque
consideratelo un assaggio.
Avrete inoltre notato una cosa: ho seguito la linea del manga
anziché quella
dell’anime per quanto riguarda la vittoria della Corona
Chojin, poiché mi
sembrava decisamente più sensata la versione cartacea
anziché quella animata. Tutto
qui, per il resto non avrà gran impatto sulla trama.
Eeh…
niente! Fatemi sapere cosa ne pensate xD!
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Capitolo 2 *** problemi in paradiso ***
Guardandosi
allo specchio poteva palesemente notare quanto il suo corpo fosse
mutato
durante la gravidanza. La dolce curva che l’aveva
contraddistinta durante il
suo travagliato matrimonio ora era diventata gonfia di vita in un
segnale
evidente che sua figlia sarebbe nata a breve. O meglio: tra una
settimana
scadeva il tempo della sua gravidanza, poi sarebbe stata una tesissima
attesa
nell’aspettare che la piccola si decidesse a lasciare il suo
grembo.
Si
ritrovò a sorridere appena, sollevandosi ancora di
più il maglione bianco,
constatando che con tutta probabilità
sua figlia avrebbe fatto aspettare molto dato che la
percepiva come una
gran pigrona.
Talmente
presa dai suoi stessi pensieri che in principio non si accorse della
presenza
di Robin alle sue spalle. L’ex lottatore andò ad
accarezzare dolcemente il
ventre della neo moglie, poggiando il mento sulla sua fronte in un
abbraccio
intimo che francamente non si concedeva mai in pubblico.
–
Sei davvero sicura di voler tornare al lavoro? – fece lui,
cercando di non
farle del male con l’elmo argentato – manca ormai
poco, e non credo che quel
pazzo di MacNeil vorrebbe che tu ti sforzassi troppo…
–
–
Abbiamo fatto una vacanza di tre mesi sulle alpi Svizzere, tesoro.
Direi che mi
sono rilassata abbastanza… e il mio mentore si
starà chiedendo che fine abbia
fatto –
–
Il tuo mentore può anche andare al diavolo –
sbottò lui mentre la “costringeva”
a voltarsi verso di lui – tant’è vero
che adesso saresti in maternità! –
Se
doveva essere sincera, Alya era stata bene durante quel lungo periodo
di
vacanza. Robin aveva affittato un cottage munito di tutti confort in
una zona piuttosto
remota della Svizzera, e per lei fu come essere tornata un
po’ bambina
rivivendo in parte la sua prima infanzia nella steppa siberiana. Non lo
aveva
negato con lui che quel lungo periodo di riposo era stato un toccasana
per i
suoi nervi tesi, perché nulla si sarebbe aspettata meno che
il suo stesso
matrimonio si trasformasse in un processo a cielo aperto, ed aveva
anche
perdonato il suo stesso marito per non averla informata di tutti gli
eventi
precedenti poiché fin troppo preoccupato di poterla in
qualche modo
“danneggiare” a livello psicofisico.
Erano
rientrati alla civiltà circa un mese prima della finale
della Corona Chojin,
Robin era dunque partito per il Giappone speranzoso delle
abilità combattive
del proprio figlio, mentre Alya era rimasta nella loro tenuta di Londra
ufficialmente in maternità. Aveva assistito a
quell’epico scontro in diretta
TV, e contrariamente a molti spettatori aveva intuito fin da subito che
il
tesissimo allenatore di Kevin Mask altri non era che suo
padre… conciato in
modo piuttosto singolare, e tuttavia la sua mimica gestuale e la sua
camminata
era proprio quella del genitore, ma solo continuando a guardare lo
scontro le
fu più chiaro del perché di quella mascherata.
Solo dopo quella violenta
vittoria che era valsa la vittoria al suo “figlio”
acquisito c’era stata
l’ovvia conferenza stampa in cui si, Lord Flash ammetteva di
essere Warsman in
galassiavisione.
Ma
nonostante la vittoria ottenuta con tanti sforzi… ai suoi
occhi l’adorato padre
le era sembrato piuttosto cupo. E a nulla valsero le velate domande
sulla sua
condizione sia fisica che psicologica che gli porse con una telefonata,
Warsman
non si era sbottonato più di tanto limitandosi a
congratularsi con lei per
l’imminente fine della gravidanza.
Ma
tornando al presente, Alya aveva voglia di lavorare e quantomeno di
sistemare
un paio di scartoffie lasciate in ufficio, che la cosa andasse a genio
o meno a
quel testardo di suo marito. Si scostò via dal suo abbraccio
con delicatezza e
al contempo decisione, portandolo a sbuffare seccato perché
decisamente non
sarebbe mai riuscito a dissuadere quella donna.
Non
sarà nulla di stressante, credimi! – si
sistemò il maglione andandosi poi a
mettere una giacca estiva presa dall’armadio – solo
qualche scartoffia da
compilare e qualche saluto da fare in clinica… se ti consola
possiamo uscire
fuori a cena con Kevin e Niamh…–
Invece
di rasserenare un poco il proprio sposo l’aveva fatto
incupire di più,
nominando una persona che decisamente non gli andava a genio
soprattutto per il
modo in cui il suo figlio primogenito se n’era invaghito.
–
Tzk… quella ragazza finirà col rovinare Kevin!
Ora come ora avrebbe bisogno di
mostrarsi in pubblico come un vincitore qual è, e non come
un adescatore di
ortolane! –
–
Non puoi essere certo che Kevin stia sbagliando, e comunque si tratta
di un suo sbaglio…
quindi se proprio dobbiamo
metterla così lascia che il tempo faccia il suo corso
–
Da
donna paziente qual era, Alya aveva cercato di andare incontro al suo
compagno
cercando di farlo ragionare come si deve. Da quando il primogenito dei
Mask era
tornato in Inghilterra per un periodo di riposo, e per passare
più tempo con la
propria famiglia, si era portato appresso quella ragazza insicura che a
stento
era riuscita a balbettare un “buon salve e
arrivederci” ad un gelido Robin
Mask.
L’aveva
presentata come la sua ragazza, e questo l’aveva calcato ben
bene con la stessa
freddezza con cui suo padre era rimasto in silenzio, mentre per Alya
quel
tiepido incontro ufficiale non aveva fatto una cattiva impressione.
Aveva
inoltre avuto modo di parlare con lei, in via confidenziale davanti ad
una
tazza di tè caldo, e ciò che era riuscita a
ricavare da quell’intima chiacchierata era un
quadro dannatamente
desolante.
Il
non essere costantemente creduta da amici e familiari, che con tutta
probabilità continuavano a considerarla una bambina
nonostante la sua
maggiore età, le aveva portato una
insicurezza tale da considerarsi lei stessa responsabile per lo stupro subito qualche anno fa.
Niamh
non aveva colpe per ciò che le era successo e ancora
faticava a riprendersi del
tutto da quel brutto trauma, sebbene l’amore sincero che
nutriva per Kevin la
stesse aiutando, e lo era per davvero visto che Alya aveva analizzato
per bene
le sue parole e il suo stato emotivo mentre parlava di lui, ma
ciò che faceva
più rabbia per la dottoressa era vedere come la ragazza
considerasse fino a
poco tempo fa “normale” che una donna prosperosa
venisse molestata. Un lato
della società umana che Alya completamente disapprovava e
disgustava, ma le
brutte vicende della timida irlandese non sembravano interessare un
testardo
Robin.
Che
decisamente si lasciò scappare qualcosa che in un impeto
d’ira e orgoglio
avrebbe fatto meglio a tenere per se.
–
Lo sbaglio più grosso che potrebbe fare mio figlio
è mettersi ufficialmente con
una poco di buono! E sai bene anche
tu quanto sia indecoroso che… ah… –
Si
rese troppo tardi di aver commesso una autentica cavolata in puro stile
“Mask”,
poiché lo sguardo gelido che Alya gli indirizzò
parlò chiaro e tondo di una
incazzatura che non le sarebbe passata tanto facilmente. Senza dunque
dire una
parola, la giovane dottoressa si voltò di scatto
incamminandosi velocemente per
il corridoio andandosene il più possibile lontano da lui e
dalla sua ottusità.
–
Alya… a-aspetta! Non intendevo dire
veramente…–
quelle
parole di scuse gli stavano costando parecchio nell’orgoglio,
nel mentre che la
raggiungeva velocemente per stare al suo passo, ma sapeva alla
perfezione di
aver commesso una cazzata.
–
Perché dovresti scusarti per qualcosa che pensi, hm?
– il tono gelido della
Deva non parve diluirsi neppure mentre scendeva lo scalone principale
–
dopotutto, messa in questi termini, anche io sarei una
“meretrice” visto che ho
concepito questa figlia all’infuori del
matrimonio… – una frecciatina che portò
lo sposo a deglutire, ed una volta sull’uscio della porta di
casa la donna si
voltò per squadrarlo ben bene – pensavo di
chiamare mia madre per assistermi durante
il parto, ma forse è il caso che io parta per Amazon per
restarci definitivamente…
così avresti anche la
“prova definitiva” che io sono una strega
–
–
Uff… adesso non esagerare, Alya – rispose seccato
ed esasperato lui, cercando
invano di farla ragionare – è vero, ho sbagliato.
Ma non puoi negarmi che la
preoccupazione che ho per Kevin è legittima –
–
No, Robin. Non lo è… Kevin è
abbastanza grande da capire cosa sia giusto e
sbagliato, e se tu avessi avuto più tempo per chiacchierare
con quella ragazza
magari avresti compreso un po’ di più il motivo
per cui a tuo figlio piace
tanto… e ora scusami, ma sono in ritardo per il lavoro!
–
Se
ne andò di casa quasi sbattendo la porta, e Robin Mask si
maledì mentalmente
per una impulsività che al di fuori del ring decisamente non
riusciva a
controllare. Alya gli aveva dato su di nervi, ma fondamentalmente non
aveva
detto delle cose sbagliate anche se… erano dannatamente
difficili da digerire!
Se al suo ritorno era meno nervosa allora per scusarsi avrebbe
organizzato lui
quella dannata cena.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Aveva
cercato suo marito Suguru per tutto il palazzo senza però
reale successo.
Belinda
aveva controllato ovunque, dagli sgabuzzini alle cucine, ma da dopo la
telefonata di suo figlio Kid, il re dei kinnikku aveva iniziato a
comportarsi
in modo alquanto strano.
La
sconfitta della Corona Chojin si era fatta sentire a palazzo, e
benchè il padre
del giovane principe deponesse in lui parecchie speranze di vittoria,
perché
era del parere che il detto “tale padre tale
figlio” fosse abbastanza
veritiero, aveva cercato di stargli vicino quantomeno a telefono. E
quel
pomeriggio padre e figlio avevano avuto una fitta chiacchierata che
aveva
tenuto fuori Belinda dalla discussione, ma quello che l’aveva
insospettita di
più era che verso cena suo marito non si era ancora
presentato dal suo
“allenamento” serale. Qualunque cosa si fossero
detti i due, doveva essere fin
troppo importante se suo figlio non ne aveva voluto specificamente
parlare con
la madre limitandosi a salutarla velocemente un po’
imbarazzato. Pertanto,
indispettita da tutto quel mistero che aleggiava a palazzo,
spalancò le porta
dell’ultima stanza che non aveva controllato.
–
Ataru… Ataru Muscle! Dov’è mio marito?!
–
La
regina era nientemeno capitata all’interno della sala
operativa dei soldati
flessibili, il corpo scelto del principe senza trono dediti alla caccia
dei
super cattivi nell’universo, e attualmente tale sala era
gremita di questi
soldati in un continuo andare e venire con in mano scartoffie o
segnalazioni da
fare. Molti uomini stavano lavorando ai pannelli di controllo
monitorando ogni
quadrante della galassia, mentre il suddetto Ataru si trovava al centro
della
grande stanza sopra una balaustra rialzata.
La
regina non ci pensò due volte, e prendendosi i lembi del suo
vestito color
pesca salì le scale che la dovevano condurre da un
indaffarato cognato.
–
Uh, Belinda? Cosa… cosa c’è? Ho un
sacco di lavoro da fare… –
–
Non riesco a trovare mio marito, ecco cosa c’è! Ho
cercato dappertutto ma
quello stolto non si trova da nessuna parte! E ho il sospetto che la
sua
scomparsa c’entri con l’ultima telefonata fatta a
mio figlio –
Decisamente
quando la regina si alterava era il caso di non polemizzare troppo con
lei,
quel suo bel carattere dolce e comprensivo se l’era lasciato
ormai alle spalle
anni or sono, pertanto Ataru “Sergent” Muscle si
ritrovò a sbuffare e a
passarsi una mano sulla maschera metallica che indossava. Era un uomo
che
nonostante avesse più di settanta
anni si manteneva bene fisicamente, all’incontrario di Suguru
che si era
lasciato andare, e intimamente rappresentava per Belinda ciò
che il suo sposo
non era più ormai da tempo, ma il carattere rimeneva burbero
anche quando si
trattava di compiere un “piacere” ad una persona
ben conosciuta.
Sbuffato
seccato fece cenno ad un soldato di passargli un portatile, che
prontamente
depositò aperto sulla scrivania ingombra di scartoffie, ed
immediatamente il
sergente digitò alcune sequenze immediatamente riconoscibili
come quelle delle
telecamere di sorveglianza del palazzo. La stessa regina dette una
occhiata
alle immagini in sequenza, per poi rimanere sorpresa
dall’immagine
dell’uscita di
carico e scarico delle
merci e notando un uomo in impermeabile e occhiali da sole.
–
Ed ecco tuo marito, Belinda… a quanto vedo, dalle valige che
porta, direi che
si è deciso ad abbandonare il trono – e qui alla
donna parve di sentire una
certa nota cinica nel cognato – oppure con tutta
probabilità ha deciso di
andarsi a divertire senza dirti nulla per non farti
ingelosire… vuoi che
controlli anche se ha preso qualche linea interspaziale tanto per
essere più
tranquilla? –
Belinda
restò a guardare quelle immagini della fuga di suo marito
che continuavano a
girare in loop per diverso tempo, e Ataru poté notare che
sua maestà fosse
nervosa anche solo per il modo in cui si mordeva le guance
dall’interno, poi
voltandosi di scatto decise saggiamente di andarsene da quel posto
affollato
per non dare spettacolo della propria ira.
–
Se scopri su quale pianeta è approdato, riferiscimelo
personalmente – sibilò
una regina ormai ai ferri corti. Perché per quanto amasse
suo marito più gli
anni passavano e più iniziava a stancarsi di quel
comportamento infantile che
non riusciva proprio a mettere da parte… e lo stesso Kid era
sulla stessa
brutta strada – anche se credo di intuire dove sia andato,
visto che i porci
non possono fare a meno del loro porcile! –
L’infelice
battuta della sovrana, e persino il fratello di King Muscle non
faticò a
comprendere che stava parlando di Amazon,
l’accompagnò fino all’uscita dalla
sala controllo seguita dallo sguardo di qualche soldato incuriosito.
Per il
resto, Ataru si limitò a sbuffare annoiato e a scuotere
lentamente la testa
prima di tornare al suo lavoro principale che decisamente non
comprendeva i
litigi di due coniugi alle prese con le loro scaramucce.
No…
il lavoro dell’ex principe ereditario non comprendeva dare la
caccia a due
vermi, ossia fratello e nipote, ma a tre pericolosi criminali che
nonostante
tutto erano ancora celati ai suoi occhi.
Aveva
fatto perlustrare mezza galassia, raccolto indizi e testimonianze,
“collaborato”
con la Corte di Amazon sebbene tale collaborazione valeva dire trovarsi
con le
mani amputate da un momento all’altro. Ma a parte scoprire
che dietro ai
disordini di Londra di qualche mese fa c’erano i 2 mercenari
evasi dal pianeta
Muscle con l’ausilio di un terzo complice che possedeva una
modesta nave da
combattimento aliena, il nulla aveva inghiottito le figure di Bone
Cold, Hanzo,
e del mercenario Rinzler di cui Ataru Muscle aveva sentito nominare
come
operativo in ben altri settori lontani come quello malfamato di
Terminus. Tale
pensiero incupì maggiormente il kinnikku, che scuro in volto
guardò i pannelli
operativi in cui apparivano i volti dei tre ricercati rimuginando per
il
nervosismo di sentirsi quasi “impotente”.
–
Avete combinato un bel casino a Londra… ma sarà
tale casino a condurci nella
vostra tana!–
Poteva
solo sperare che fosse così, ma a deconcentrarlo
ulteriormente dalle sue
indagini ora c’era quella dannata questione di suo fratello e
suo nipote, e per
esperienza poteva intuire che la loro non sarebbe stata semplicemente
una
vacanza clandestina in un pianeta esotico. Forse era il caso di
spendere un po’
di tempo anche per quei due…
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Il
monastero di Hope era da considerarsi come il luogo
“peggiore” per la
detenzione di una strega. Situato su una montagna rocciosa estremamente
ripida,
con le pietre così lisce e appuntite che era impossibile
scavare una strada che
fosse una, era l’unico centro abitato sui monti Nebbiosi che
si innalzavano,
per l’appunto, dalla nebbia che spesso e volentieri avvolgeva
la foresta
sottostante.
L’unico
modo per raggiungerlo era per via aerea se si possedeva una nave
spaziale dato
che dei due cortili che possedeva uno era abbastanza grande da
permettere
l’attracco delle navi. Era un luogo semplice e tutto sommato
tranquillo, e
l’unica vera pecca stava nel fatto che mancava di veri e
propri intrattenimenti
ludici per gli ospiti presenti. Niente televisione, internet,
trasmissioni
radiofoniche o contatti con persone normali. Le streghe vivevano in un
ambiente
monastico piuttosto chiuso passando il tempo a leggere, creare poemi,
curare
l’orto e il pollaio, pregare, cantare gli inni sacri oltre
che continui
insegnamenti sull’importanza di saper usare il proprio potere
a fin di bene.
Il
sesso? Beh… per Rinzler poteva essere una cosa fattibile che
due streghe si
dessero un po’ a del sano divertimento senza schiattare
l’una tra le braccia
dell’altra, ma per quanto lo riguardava preferiva stare
lontano dall’unica
strega rimasta nel monastero. Lui alla propria vita ancora ci
“teneva”, e le
streghe era risaputo che, a causa del difetto genetico che le rendeva
estremamente potenti, uccidessero durante l’amplesso il loro
partner poiché ne
risucchiavano l’energia anziché adattarsi come
tutte le altre della loro razza.
Un bel problema in effetti, quindi non doveva far bene agli affari del
pianeta
avere quelle succubi a piede libero pronte a far danni.
Morrigan
difatti, a differenza delle altre poche “sorelle”
presenti, non aveva mai
apprezzato la vita chiusa dentro quelle fredde e semplici mura
preferendo di
gran lunga sfamare la propria ambizione che comprendeva tra
l’altro il mettersi
costantemente alla prova.
Una
volta giunta a Hope, dopo essersi ripresa da quello che doveva essere
stato un
duro scontro per lei, almeno questo era ciò che il
mercenario aveva capito, la
convalescente strega si era adoperata a conquistare la fiducia delle
altre
consorelle e della madre superiora, decidendo di giocare
d’astuzia prendendo i
voti e mettendosi poi lei al comando quando l’anziana madre
aveva deciso di
lasciare il mondo terreno per… cause tutte da chiarire, e
decisamente poco
accolte dalle altre streghe che nulla poterono poi contro la forza di
Morrigan.
Si
era macchiata le mani del sangue delle sue stesse compage, ma a quanto
pare il
fine giustifica i mezzi visto che la sua mente acuta aveva compreso che
quel
luogo così isolato poteva essere un’ottima base in
cui riprendere gli affari
brutalmente interrotti circa dieci anni fa. Era stata la prima donna a
commercializzare sabbia rossa al di fuori del pianeta, e ora aveva
intenzione
di ricominciare tutto senza però commettere gli stessi
errori del passato
restandosene dunque con un basso profilo. Rinzler doveva ammetterlo,
quella
donna era un vero genio del male e se non fosse stata tanto pericolosa
se la
sarebbe portata pure a letto, ma questo lo lasciava fare a Bone Cold
che per
questioni razziali era più morto che vivo!
–
Ehe… lo sai che cosa sono quelle urla?! –
–
Hm? Suppongo siano i tuoi parenti, pivello –
Sia
lui che Hanzo si trovavano nel cortile di carico/scarico delle navi
interstellari, e si stavano concedendo una sigaretta restandosene
appoggiati
sul muretto di delineazione dell’area. Oltre quello,
c’era solo un baratro a
picco nella foresta fitta e pericolosa.
L’ex
galeotto si limitò a sghignazzare senza raccogliere la
provocazione del più
anziano, aspirando dalla propria sigaretta prima di rispondergli. Non
aveva
tutti i torti comunque, quelle che si sentivano sembravano le urla di
qualche
uccello esotico in compagnia di qualche grosso predatore con le
emorroidi.
–
Sai perché i monasteri sono sempre nell’entroterra
del paese…? A causa della
simpatica fauna che vi ci vive. Animali selvaggi, i clan barbari
ferocemente
territoriali, e per ultimo quelli che senti… –
–
Tzk, sicuramente non fanno dormire la notte, ma posso sempre dar fuoco
alla
foresta –
E
Hanzo sapeva che quel vecchio pazzo sarebbe stato capace di radere al
suolo
tutto se questo comportava per lui un problema a prendere sonno, e tale
sincerità semplicemente lo portarono a ridersela di gusto in
una risata crudele
e sguaiata.
–
Ahaha! Sei così spassoso che mi verrebbe voglia di buttarti
di sotto! No,
comunque ci sono anche parecchi demoni della notte nella
foresta… sono attratti
dal potere delle streghe ma allo stesso tempo le temono…
pensa che casino ci
sarebbe se una strega diventasse un demone schifoso –
–
Penso che si potrebbe ammazzare più facilmente… i
demoni hanno poco cervello e
molta boria, un po’ come te pivello –
I
vampiri non erano mai stati endemici
del pianeta Amazon… ma erano un altro bel regalo
fornito di viaggi interstellari che erano iniziati da quando 400 anni
fa
Traveller Muscle non aveva scoperto il pianeta delle donne. E dunque,
oltre
alle streghe si trovarono a breve anche ad affrontare
quest’orribile piaga
ancor più difficile da debellare di un semplice difetto
genetico. Non c’era da
stupirsi se l’inquisizione su Amazon fosse particolarmente
potente e spietata, si
vociferava che parte dell’addestramento comportasse anche la
cattura e la
tortura di quegli esseri, ma a parte questa piccola nozione di storia
ad Hanzo
non piacque l’ennesima battuta del mercenario e pertanto fu
quasi pronto ad
attaccarlo nuovamente. Se non arrivarono per l’ennesima volta
alle mani, e si…
Rinzler ci prendeva gusto a provocarlo, fu solo per l’ovvio
intervento di Bone
Cold che raggiunse i due sfidanti con passo svelto e poco disposto a
sentire
chiacchiere.
–
I demoni non raggiungeranno mai questo picco… neppure loro
amano la presenza di
Morrigan e lei stessa ha più volte espresso desiderio di
radere al suolo la
foresta per far cessare le loro urla…–
–
Visto? Ragazza intelligente – ribatté soddisfatto
il mercenario più anziano
rivolto al giovane criminale. E quest’ultimo
incrociò le braccia in petto
emettendo un grugnito come un bambino offeso.
–
… ma logicamente è anche consapevole che se la
foresta brucia poi la Corte
verrebbe qui a investigare. Ed è l’ultima cosa che
vogliamo se il nostro ultimo
carico possa andare a destinazione senza problemi! Forza…
prepariamoci per
l’imbarco –
Nel
tono del mercenario si poteva percepire che ormai quel tipo di lavoro
stava
iniziando a stargli un po’ stretto, ma per qualche strano
motivo a Bone non era
ancora saltata del tutto la molla di abbandonare quel nucleo di pura
malvagità
che era Morrigan. Per Rinzler iniziava a sorgere il dubbio che a lungo
andare
quella sua fedeltà alla strega potesse comportare un
problema principalmente
per lui. Della ragazza non gliene importava nulla, anche se comunque
non pagava
male, ma il suo sesto senso gli stava dicendo che il ragazzo potesse
essersi in
qualche modo cotto di quello
scherzo
della natura. E non c’era niente di peggio che seguire gli
ordini di un uomo
innamorato, quindi, a meno che la miss non avesse deciso per altri
piani, prese
mentalmente un appunto di tenere un proiettile sempre pronto nella
canna del
fucile da usare sulla fronte di Bone Cold in caso di pessimi
“punti
contrattuali”.
E
comunque quella fottuta foresta prima o poi l’avrebbe rasa al
suolo!
Capitolo
non lunghissimo e che non mi entusiasma più di tanto, ma
direi fondamentale per
farvi capire che alcuni problemi belli grossi stanno per iniziare.
Quali? Eh…
abbiate pazienza e con il tempo lo capirete! Per il resto, ringrazio
chi legge,
recensisce, e mette la storia tra le seguite e preferite
|
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Capitolo 3 *** genitori problematici ***
Per
il suo rientro in patria Kevin Mask aveva optato per soggiornare
all’interno
del cottage anziché all’interno della villa, e
questo per motivi piuttosto
logici.
Non
si trattava solo per il rancore che nutriva ancora per suo padre, anche
se in
forma minore dopo quello che era capitato durante il matrimonio e poi
durante
la finale della Corona Chojin, ma anche perché il giovane
Mask ci teneva alla
propria indipendenza oltre che al benessere psicologico della propria
compagna.
Non
aveva faticato a convincere Niamh a seguirlo, nonostante un paio di
volte
frotte di paparazzi l’avevano inseguita per tutti il mercato
ortofrutticolo in
cui lavorava pur di strapparle qualche informazione sulla sua presunta
relazione con la stella del wrestling Kevin Mask, e la ragazza si era
solo
difesa lanciando cipolle mentre scappava terrorizzata, ma restava
comunque
molto faticoso convincere il suo vecchio che quella donna lui
l’amava.
Voleva
che Niamh fosse tranquilla, e la scelta del cottage era quella migliore
se non
voleva sentire lo sguardo tagliente di Robin addosso anche
nell’intimità della
propria stanza. Una intimità la loro che gli piaceva
consumarla da uomo
innamorato qual era, avendo tutti i riguardi per una giovane che in fin
dei
conti non era fatta di cristallo e non necessitava di vera protezione
costante
ma solo di vere certezze.
Al
momenti il campione indiscusso della Corona Chojin si trovava nel
secondo piano
del cottage, precisamente nella camera da letto, ed aveva aperto una
porta
finestra che dava sull’ampio balcone per permettere al fumo
della sigaretta che
stava aspirando di uscire indisturbata senza che l’acre odore
svegliasse il
sonno profondo della sua ragazza.
La
sua ragazza… si, lo era. Era più importante lei
di quella stupida cintura che
aveva appoggiato sul comò della camera da letto, e a cui
dava a tratti delle
occhiate, e in particolar modo sentiva il bisogno di proteggerla da un
mondo
che anche per lei era stato piuttosto crudele.
A
Kevin non importava nulla se era una ragazza disonorata in modo
vigliacco, sapeva
della sua storia già da mesi… ossia da quando
l’aveva sentita chiacchierare con
Kyle all’interno della serra, ma proprio per questo motivo si
sentiva quasi “in
colpa” in bilico tra il volerla proteggere come se fosse una
bambola di porcellana,
a farla sentire amata senza soffocarla troppo. Come quella mattina,
prima
dell’alba, in cui l’aveva amata stringendo a se le
sue carni e godendo della
sua voce rotta dal piacere che solo lui sapeva darle.
Borioso
forse. Ma gli piaceva quel suo corpo dalle curve morbide, stringerle
ambo i
seni con le mani fino a lasciarle segni rossi evidenti, ghermirle i
fianchi e
spingersi in lei sentendola dire “ti amo” con le
guance intrise di un rosso
imbarazzato. Ora l’unico segno rimasto di
quell’amplesso era una lieve patina
di sudore che gli ricopriva la pelle e si stava via via asciugando
anche grazie
all’aria fredda del mattino, attualmente si era solo messo i
pantaloni del
pigiama, mentre la giovane irlandese dormiva come se fosse stata una
bambina
stringendo a se il proprio cuscino.
Iniziò
a svegliarsi quando il ragazzo aveva ormai finito la sigaretta, che
prontamente
buttò fuori dalla finestra per impedire che si accorgesse
dell’odore di
bruciato, mettendosi a sedere sul letto e coprendosi con le lenzuola.
–
Mmr… credo di aver dormito un po’
troppo… è t-tardi? –
Aveva
un aspetto piuttosto trasandato con i suoi capelli in disordine e un
filo di
occhiaie, ma Kevin la trovava adorabile lo stesso. Si sedette sulla
sponda del
letto, e sorridendole lievemente andò a sistemarle i lunghi
capelli castani
scompigliati.
–
Sono le sei del mattino, ancora presto per fare colazione ma non per
fare una
doccia… a meno che tu non voglia stare sotto le coperte
tutto il giorno…?! –
A
quella mezza domanda Niamh non rispose, limitandosi a sorridere
imbarazzata e
decidendo che forse era il caso di cambiare discorso, puntando i propri
occhi
scuri sulla cintura in bella vista dinnanzi a loro.
–
Hm… non sei contento di aver vinto il titolo…?
Hai faticato tanto per vincere e
ora non la guardi neppure –
Non
è che la giovane avesse toccato un tasto dolente, anche
perché lei stessa
sapeva che il giovanotto a quel titolo preferiva di più la
sua compagnia
stabile, ma vedeva comunque una certa nota cupa nello sguardo
dell’uomo che
amava.
–
No, non è che non sono contento… è
solo che pensavo che vincendo il titolo
avrei finalmente sistemato i miei problemi con la famiglia…
– si ritrovò a
sospirare piano, prima di riprendere l’elmo di metallo dal
comodino accanto al
letto e rimetterselo velocemente come a voler ritrovare la propria
identità –
ma nonostante io stesso sia orgoglioso di aver ridato onore ai Mask,
non riesco
ad entrare in sintonia con mio padre. E non parliamo del mio allenatore
poi… –
Come
non poteva non sentirsi in parte ferito dal comportamento di Lord
Flash, che
aveva tenuto segreta la sua vera identità così da
potergli insegnare meglio le
tecniche dei Mask? Warsman aveva comunque avuto le sue buone ragioni, e
doveva
concordare con se stesso che senza i suoi allenamenti non sarebbe
riuscito ad
ottenere un titolo tanto importante, poiché per quanto
severo fosse si era
dimostrato più umano dello stesso Robin, ma rimaneva
comunque il suo gesto ad
essere abbastanza “discutibile” per non parlare
anche di quell’altra faccenda.
–
Uh… beh… ecco, se è per Kyle te
l’avevo già raccontato come s-sono andate le
cose, no?–
Ecco,
come appena gli aveva ricordato Niamh ciò che dava
più fastidio era che Warsman
fosse partito per allenare quel borioso di suo cugino.
D’accordo che gli aveva
salvato la vita contro gli uomini dei Lancaster, ma perché
chiedergli di
prenderlo come allievo? Tentativo sincero di apprendere le tecniche di
famiglia
oppure di dimostrare un domani che lui era nettamente superiore a
Kevin? Molto
probabilmente si trattava della seconda opzione, e tutte queste cose
messe
assieme avevano offuscato il senso di orgoglio e furore che la vittoria
aveva
instillato nel ragazzo.
Andava
orgoglioso per ciò che aveva fatto, poiché
vincere il titolo era stato per lui
anche un modo per “redimersi” per le bravate fatte
in passato, ma con suo padre
che ancora una volta non accettava le decisioni prese da suo
figlio… aveva una
voglia matta di ritornarsene in Giappone con Niamh e chiudere li la
faccenda de
“la ragazza che il mio vecchio non approva perché
è un vecchio matusa del
cavolo”. Eppure, se era tornato in patria era anche
perché a breve sarebbe
diventato un fratello maggiore e non voleva perdersi il momento
e… ah, che
casino! Kevin Mask disprezzava la propria famiglia, ma era la sua famiglia in fin dei conti. E sentiva
che ne faceva comunque parte, nella buona e nella cattiva sorte.
La
linea dei suoi pensieri si interruppe bruscamente quando il cellulare
di sua
proprietà, che vibrava nervoso sul comodino accanto al
letto, non lo ridestò
bruscamente riportandolo alla realtà. Niamh fu veloce a
prenderlo per
poterglielo porgere, e Kevin la ringraziò con una timida
carezza sula guancia
sinistra prima di visionare quello che era un messaggio appena giunto.
–
Tzk… non avrei dovuto insegnare a Santiago come si manda un
sms. Comunque,
sembra che mio padre e Alya ci terrebbero molto che cenassimo con loro
questa
sera –
–
Beh, direi che è una cosa carina da parte loro…
m-magari è un buon segno, no? –
Indubbiamente
da parte di Alya lo era, ma persino la giovane irlandese si era resa
conto che
lo stesso non valeva anche per il padre del ragazzo che amava e che
anzi,
sembrava disprezzarla per motivi piuttosto intuibili. E Niamh, da
ragazza
ancora pesantemente insicura nonostante fosse grata a Kevin per il modo
in cui
le era vicino sempre e comunque, francamente non sapeva come
comportarsi con
Robin Mask.
Pensava
seriamente che il suo giudizio fosse crudele
nei suoi confronti, ma non credeva fosse giusto iniziare ad odiarlo
sebbene a
tratti avesse quasi voluto voglia di prenderlo a borsettate e scappare
via
piangendo sebbene come uomo le incutesse una certa paura. Un sentimento
tutto
sommato umano, ma se ancora non aveva avuto una crisi i nervi era solo
perché
aveva avuto la grande fortuna di aver incontrato il lottatore inglese
sulla sua
strada.
Solo
che… a spaventarla c’era il fatto che tutto questo
potesse spezzarsi da un
momento all’altro, anche con un semplice invito a cena come
quello appena
giunto.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Il
viaggio di andata era stato tutto sommato tranquillo, anche
perché le hostess
avevano letto ad alta voce, e con un sorriso smagliante compresso nel
botulino,
il regolamento generico per gli ospiti che si stavano preparando a
raggiungere
Amazon. Probabilmente nessuno si immaginava che una molestia sessuale,
anche la
più “leggera” come una “pacca
nel didietro”, potesse essere severamente punita su
quel pianeta tanto da far venire freddo anche a quegli atleti
più crudeli che
sedevano diverse file più indietro rispetto al gruppo di Kid
Muscle.
Ma
osservando il proprio allievo, Meat aveva già intuito che
sarebbe stato molto
difficile far comprendere a quello zuccone che con le amazzoniane non
si
scherzava, anche perché da come si era appiccicato alla
finestrella
dell’astronave, nel mentre che iniziavano ad atterrare dopo
ben quattro ore di
viaggio iperveloce, sembrava non vedere l’ora di cominciare
ad abbordare
qualunque femmina gli capitasse a tiro.
“speriamo
che lui e gli altri non si caccino nei guai” pensò
il piccolo kinnikku
continuando ad osservare preoccupato il giovane principe “in
fin dei conti non
mi dispiacerebbe risolvere il mio problema di reni!”
Tuttavia
fu solo quando giunsero nell’affollato spazioporto di Venturas che
l’entusiasmo di Kid raggiunse
picchi di eccitazione simili a quelli di un bambino iperattivo. Per
Terry
Kenyon fu come rivedere le sue sorelle da bambine, con
l’adrenalina nel sangue
ogni volta che assieme alla famiglia andavano a visitare Disneyworld,
dunque si
sistemò meglio il cappello da cowboy sulla testa ben sapendo
che i problemi
stavano per iniziare.
–
Iniziamo proprio bene se comincia di già a correre da un
lato all’altro dello
spazioporto per presentarsi a tutte le donne presenti! –
–
Su DikDik… non essere così pessimista –
fece il texano, vedendo che l’amico in
questione si era già beccato uno schiaffo da una Deva
indignata – Kid non è
tipo da allungare troppo le mani nei confronti di una
donna…–
Lo
disse senza reale convinzione , ma tutto sommato non aveva detto una
cosa
sbagliata poiché il suo essere farfallone Kid Muscle lo
aveva preso dal padre…
ed era quest’ultimo quello che il coraggio di palpare una
donna pure armata ce
l’aveva eccome. Un anziano re che non perse tempo, tra le
altre cose, a farsi
notare dal figlio e da tutto il gruppo piuttosto stupito dalla sua
presenza.
Spuntando come un cefalo in un mare pieno di sardine e conciato in
maniera
improbabile per un re, come un vecchio maniaco in permeabile e cappello.
–
Babbo! Sei riuscito a raggiungermiii! – quando Kid
riuscì ad intravedere in
mezzo a quella folla di passeggeri e visitatori il padre che tanto si
sbracciava, lasciò perdere di importunare delle perplesse
signore e quasi volò
in sua direzione – sapevo che non avresti avuto problemi! Ora
si che ci
divertiamo!! –
Sebbene
non perdesse mai occasione di maltrattare l’anziano re del
pianeta kinnikku,
quando padre e figlio erano assieme davano decisamente sfoggio a un
lato
infantile davvero incredibile. E difatti, si misero a fare un assurdo
balletto
in mezzo ad una folla che li guardava incuriosita oltre che ad un
gruppo di
amici completamente allibiti.
–
Visto ragazzo che sono riuscito ad arrivare?! Appena ho ricevuto la tua
telefonata
mi sono preparato e uscito! Vedrai come ci divertiremo, ragazzo
mio!–
–
Cosa…?! Suguru?! Kid! Ragazzo! Quando avresti chiamato tuo
padre?! E cosa
diavolo ci fa il re qui?? Non hai un pianeta da governare??! –
La
perplessità e stupore di Meat erano piuttosto comprensibili,
anche perché non
gli era sembrato di vedere il proprio pupillo telefonare al padre, ed
inoltre
Suguru avrebbe dovuto restarsene sul pianeta kinnikku per ovvie ragioni
a meno
che non avesse dei validi motivi riguardanti la sua salute…
ma a giudicare dal
cappello e impermeabile doveva essersi allontanato dal pianeta di
soppiatto per
non insospettire la regina e gli altri sudditi.
–
Ecco… ho chiamato papà quando ho preparato i
bagagli per informarlo della
vacanza… ehe! –
–
E io… ehm, ho pensato che dopo quello che è
successo al torneo era il caso di
stare vicino al mio ragazzo…–
Entrambi
padre e figlio erano piuttosto imbarazzati nel giustificare il loro
piccolo
accordo di svago totale alla faccia dei parenti e dei doveri di
regnanti,
poiché lo sguardo severo di Meat si
“stemperò” in un facepalm totale
poiché
quei due zucconi non sarebbero mai cambiati.
–
Uh.. il re è forse fuggito da palazzo travestendosi da
panda…?–
Wally
Tusket poteva sembrare a prima vista un tontolone, ma con la sua
innocenza
aveva notato che King Muscle aveva disertato i propri doveri di
regnante
mettendosi quasi sicuramente nei guai visto i cerchi neri attorno agli
occhi
provocati da un paio di risentiti pugni piuttosto riconducibili a
qualche donna
non contenta di certe attenzioni.
–
Nrr… Suguru, non dirmi che adesso dobbiamo scappare via
senza voltarci mai –
Fece
il piccolo allenatore con voce rotta, notando che il vecchio amico si
era messo
a ridere per stemperare l’imbarazzo di essere stato scoperto
in modo così
eclatante. Eppure, le sue previsioni non andarono molto lontano
dall’avverarsi
quando altro scompiglio si manifestò tra la gente che
dovette spostarsi al
passo svelto di alcune Deva in divisa scura.
–
Direi invece di incamminarci in fretta verso l’uscita,
signori! – fece notare
un Check Mate indicando alcune soldatesse, non cortigiane
però, che si stavano
avvicinando a loro intimando l’alt con dei fischietti
– dubito che quelle
signorine vogliano semplicemente bacchettarci le mani –
–
Al momento opportuno ja?!
– fece
sarcastico Jeager, mettendosi a correre assieme agli altri verso una
uscita
introvabile – e pensare che doveva solo essere una vacanza in
compagnia di herr
Muscle! –
–
Waah! Che colpa ne ho se essere affascinanti e belli è un
crimineee?!! –
Come
di consueto Kid Muscle e padre erano quelli con il passo più
veloce mentre
correvano lasciandosi letteralmente dietro una scia di fumo, seguiti da
un
gruppo di amici piuttosto preoccupato dalle conseguenze che quella
meritata
vacanza stava prendendo nella piega totale degli eventi.
–
Spero che tu stia soddisfatto di esserti cacciato nei guai ancor prima
di
iniziare! – berciò DikDik van Dik raggiungendo con
uno scatto d’atleta il
kinnikku che, nel mentre che correva come un forsennato, piagnucolava
con una
certa disperazione – invece che uscire dalla porta principale
ci tocca
sgattaiolare fuori di qui come dei criminali! –
–
Non c’è tempo per lamentarsi ora! Continuate a
correre fannulloni! E consideratelo
un allenamet-Off!! –
Meat
fu talmente preso dall’impartire ordini ai suoi
indisciplinati allievi che
quasi non si accorse di andare a sbattere contro un’ombra
decisamente
imponente. Riuscì a frenare all’ultimo minuto, ma
proprio perché si fermò di
botto ed era riuscito ad arrivare primo cercando di raggiungere il
proprio
allievo, e fece involontariamente inciampare tutti gli atleti dietro di
lui in
una assurda carambola che lo portarono ad essere seppellito da svariati
chili
di muscoli umani.
–
Ehi, guardate dove andate… uh? – fece il quasi
investito individuo misterioso –
ma sbaglio o siete i pivellini che erano a Londra circa quattro mesi
fa?
L’universo è davvero piccolo…–
Il
tanto misterioso individuo non era poi così misterioso, se
la montagnola di wrestler
riuscì ad identificare la voce di Kyle Mask così
simile, se non più arrogante,
a quella del campione in carica Kevin.
–
Ah! È… è… il clone di
Kevin! Volevo dire, suo cugino! – si corresse
immediatamente un Wally Tusket schiacciato da Check Mate e Terry
– m-ma che ci
fa lui qui…? In compagnia dell’allenatore di Kevin
Mask poi…–
–
Tzk, tu cosa ne pensi Wal? È ovvio che quei due siano in
combutta…–
Il
tono acido di Terry Kenyon la diceva lunga, poiché in
effetti sia l’inglese
vincitore della Corona Chojin che il suo detestabile cugino non
è che gli
andassero proprio a genio così come ancora a molti di loro.
Ma a parte questo
era assai curioso vedere Warsman, con ancora i panni di Lord Flash
addosso, in
compagnia di un soggetto tanto singolare lasciando comunque intravedere
un’aria
scocciata sulla sua maschera bianca.
–
Hm, a me sembra solo di sentire la voce dell’invidia
qui… volete che vi insegni
di nuovo – e qui era
ovvio che si
riferisse alla piccola rissa avvenuta all’hotel Atlas
– qualche tecnica? In fin
dei conti non avete appreso bene la lezione, visto che siete stati i
primi ad
essere messi K.O… o sbaglio? –
–
La tua è tutta aria gonfiata, schläger!
–
tuonò il tedesco
Jeager mettendosi di scatto in piedi – visto il modo in cui
hai combattuto alla
fine direi che sarebbe il caso di sgonfiartela via per bene! –
Durante
il matrimonio di zio Robin il giovane Kyle non aveva partecipato ai
tafferugli
per il semplice fatto che aveva pensato a mettere in salvo la sorella e
gli
altri bimbi presenti… non c’era davvero da
biasimarlo per questo, anche il
resti degli atleti lo sapeva, ma la sua arroganza era troppo da
sopportare per
Jeager. E se non arrivò ad assalirlo fu solo per il collega
tanzaniano che lo
bloccò prendendolo da sotto le ascelle, in una scena che non
fece altro che far
ridere il teppista vestito di pelle nera e borchie, e con un braccio
lasciato
esposto facendo così ben vedere le sue rose tatuate,
decretando che non c’era
motivo di perdere tempo con quella marmaglia come ben gli fece notare
il suo
allenatore.
–
Come e perché siamo qui direi che non è affar
vostro, quindi apprezzeremmo
molto che non disturbaste i nostri allenamenti d’ora in
avanti… – e
qui l’occhio di Flash cadde su un biglietto
caduto dalle tasche del texano e recante il logo del villaggio
turistico/centro
benesse in cui il gruppetto avrebbe soggiornato – anche se temo che saremmo
costretti ad una
pacifica convivenza visto che a Venturas esiste un solo centro per
chojin… per
cui cari “signori” vedete di non mettere in mezzo
pure noi nei vostri problemi!
–
Per
Meat il comportamento era da catalogarsi come piuttosto
“strano”, visto che per
quasi tutto il torneo chojin Lord flash, alias Warsman, aveva tenuto un
atteggiamento comunque distaccato nei loro confronti senza mai
denigrarli
apertamente come faceva Kevin Mask suo precedente allievo. Meat lo
aveva notato
per primo, che qualcosa nell’atteggiamento del russo era
cambiato già durante
il terribile scontro tra Turbinskii e Kevin, dimostrandosi a sua volta
piuttosto sprezzante, ma non aveva saputo dire cosa avesse portato
l’ex
lottatore a indurirsi così anche dopo la vittoria del suo
pupillo.
–
È molto strano in effetti… –
borbottò Meat mentre si rialzava in piedi assieme
agli altri – dovrebbe essere piuttosto soddisfatto che Kevin
Mask abbia vinto
il titolo! Inoltre sta per diventare nonno da quel che ho letto sui
rotocalchi–
–
Oh si… beh… i pettegolezzi dicono che la sua
“amicizia” con Hammy non sia
finita molto bene…–
A
parlare fu Kid Muscle che lo disse con una certa noia mentre si
scaccolava con
il mignolo sinistro, e francamente non è che gli importasse
più di tanto dei
pettegolezzi infondati che giravano per i corridoi della Muscle League,
ma
magari quel suo atteggiamento così negativo era da
ricondurre alla strana
amicizia tra quei due e a detta dello stesso Alexandria Meat piuttosto
“pericolosa”
come conoscenza. Ma magari se i suoi ragazzi fossero stati lontani da
quei due
si sarebbero evitati problemi ancor più maggiori da quelli
in cui stavano
fuggendo ora, proprio come ricordò loro il lottatore del
Principato di Monaco.
–
Signori, mi dispiace dovervelo far notare ma credo proprio che dovremo
continuare
a correre! –
E
i primi della fila, manco a dirlo, furono i Muscle che gridarono come
ragazzine
fino a che non riuscirono a seminare quelle vigilesse testarde.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Se
c’era una cosa per cui Morrigan era grata al suo
addestramento clericale era
sicuramente la capacità di controllare le proprie emozioni.
Di saperle gestire
con meditazioni giornaliere spese all’interno del tempio o
nel giardino curato
del monastero, oppure ancor meglio cancellare definitivamente certi
pensieri
prosciugando la riserva della Madre Superiore.
Sua
signoria possedeva svariate bottiglie di vino pregiato in cantina,
creato dai
vigneti presenti nell’orto oppure acquistati via internet, e
piuttosto che
lasciarle a fare la polvere aveva saggiamente deciso di sperimentare
sul suo stesso
corpo i benefici dell’alcool.
Nonostante
la sua incommensurabile forza la sua psiche era ciò che meno
riusciva a
rigenerare, portandola per questo a sospirare in modo greve nel mentre
che si
portava una mano sul volto per spostare via i lunghi boccoli rossi che
le
oscuravano la visuale.
Alzò
la testa con fare lento e pigro, dovuto anche all’alto tasso
alcool emico
presente in corpo, ruotandola poi come una invasata nel mentre che
scrutava il
soffitto a cassettoni della sala principale non cogliendone la sua
eleganza.
Era
seduta sul trono precedentemente posseduto alla sua successore, e le
sue lunghe
vesti religiose, di color rosso destinate quindi ad una Madre
Superiore, erano
ridotte a brandelli e trattenute su con lacci di cuoio e cinture ma
nonostante
quello scempio compiuto da lei stessa in un impeto d’ira mal
gestita sembrava
non importarle più di tanto di essere mezza nuda e pure
ubriaca.
Qualsiasi
cosa pur di allontanare dalla testa la voce e il volto di sua madre.
Lei,
che non aveva esitato a spedirla in convento da bambina e ucciderla poi
quando
ebbe il coraggio di ribellarsi e voler dimostrare al mondo che valeva
qualcosa di
più di una semplice suorina, tormentava ancora il suo sonno
in una tortura
efficace e ben mirata a volerla far soffrire
“controllandola” indirettamente
anche adesso che era riuscita a riprendersi la libertà che
in fin dei conti si
meritava. Perché Morrigan non aveva scelto di nascere come
strega, e Alana l’aveva
colpita con così tanta violenza che la ragazza ancora
percepiva il freddo
metallo del tacco della genitrice trapassarle il cervello da parte a
parte. Da un
orecchio all’altro, causandole volutamente gravi disturbi
dell’equilibrio e
motori che era riuscita a riaggiustare molto lentamente a causa del
trauma
psicologico subito. Una madre non può trucidare la propria
figlia sorridendo
come se stesse gustando qualcosa di prelibato…
–
Tzk… e poi il mostro sarei io…–
Borbottò
la strega, ed alzando gli occhi neri come la pece riuscì a
distinguere ben tre Bone Cold
davanti alla porta ad arco
della sala. Reclinò la testa da un lato all’altro
ridacchiando istericamente,
mentre il mercenario si limitò a massaggiarsi
l’attaccatura del naso con l’indice
e il pollice cercando di non spazientirsi troppo.
–
Tu! – indicò il mercenario sulla destra della
porta anche se in realtà indicò
solo il muro – portami il Walt Street Journal! E tu ed anche
tu… – stavolta
indicò i restanti mercenari – dilettatemi con un
balletto mozzafiato! E che sia
mozzafiato! –
–
Ecco ci risiamo… sei di nuovo ubriaca! Dammi qua che
è meglio, che se gli altri
ti vedono in queste condizioni puoi dire definitivamente addio alla
nostra
debole alleanza! –
Seccato
per quella visione tutt’altro che edificante della strega
mezza ubriaca preda
di un ennesimo attacco di depressione causato da pessimi ricordi che il
mercenario di Dokuro ben conosceva, scattò in avanti
prendendole il polso della
mano che sorreggeva una bottiglia finita per metà e
costringendola così a
mettersi prepotentemente in piedi. La cosa però non
andò a genio alla ragazza,
che subito iniziò una breve colluttazione tra i due in cui
la bottiglia di vino
andò a rompersi sul pavimento, con sommo dispiacere di
Morrigan che decisamente
non gradì visto il modo in cui lanciò un rauco
grido risentito, e il tutto finì
quando la strega dello spazio non colpì l’alleato
allo stomaco con la pianta
del piede destro.
A
Bone Cold letteralmente mancò il fiato per quanta forza la
donna usò per
bloccarlo, e pertanto si ritrovò a terra a boccheggiare
prima di riprendersi
immediatamente notando che ora la strega teneva un piede scalzo contro
il suo
petto ridacchiando sottilmente.
Era…
difficile distinguere l’iride e la cornea in mezzo a tutto
quel nero, ma
qualcosa si riusciva ad intravedere e decisamente sembrava essere un
barlume di
follia. La stessa follia, o terrore cieco che ancora non riusciva a
domare, che
le impediva di lasciare il monastero con la scusa banale che da li
riusciva a
coordinare meglio le operazioni di commercio. Molto probabilmente,
poteri
rigenerativi o meno, non sarebbe più tornata la Deva di un
tempo.
–
Gli altri possono anche andare a farsi benedire se i soldi che ci
guadagnano
non vanno a genio ai loro testicoli mosci – e qui stava sul
fatto che si
lagnassero di continuo per la poca azione nelle loro imprese
– meglio per me,
ne avrò di più quando me ne andrò da
questo lurido posto! –
–
Sempre che te ne andrai… inizio a-a pensare che tu ti sia
affezionata a queste
quattro mura –
Il
commento sarcastico di Bone in realtà nascondeva una
verità di fondo piuttosto
marcata, ma Morrigan non si scompose più di tanto facendosi
seria e reclinando
la testa di lato come un animale curioso, nel mentre che scrutava il
suo
prezioso alleato.
Poi
ci si sedette sopra con fare apparentemente languido, e la ragazza
flautò
parole che suonavano in realtà come dei maledetti ordini
alle orecchie dell’uomo.
–
Oh… caro! Sei così preoccupato per me da temere
per la mia salute… anche la
Madre Superiore si preoccupava, sai? – passò
dietro il collo di Bone Cold
alcuni drappi strappati dalle maniche, portandolo così a
deglutire e trovandosi
la testa sollevata e vicinissima alla sua – che pessimo
errore ha fatto a
sottovalutarmi, che pessimo errore hanno fatto tutti…
quindi, siamo precisi,
non costringermi a farti del male proprio ora…
poiché mi seccherebbe dover
parlare con i muri anche se sarebbero molto più ubbidienti
–
–
Stai tranquilla bella, per evitare che tu mi faccia del male mi basta
indossare
un condom –
La
sprezzante battuta dell’uomo di Dokuro, fatto con un sorriso
piuttosto
arrogante di chi la sapeva lunga, fece sbuffare annoiata la strega che
parve
riprendere il senno perduto rimettendosi in piedi e tornandosene
lentamente verso
il proprio tono di pietra.
–
No, comunque non c’è motivo di preoccuparmi per
me… la voglia di fare affari è
una purga per il mio cervello. E se dubiti della mia sanità
mentale, conosco
validi motivi per dissuaderti prima di ucciderti–
Non
era decisamente il caso di intraprendere una discussione con lei,
pertanto Bone
Cold sorrise sottilmente notando che comunque madame era di buon umore
e magari
avrebbe accettato di buon grado di cospicui affari e soprattutto, per
la gioia
dei suoi alleati, lauti aumenti visto il modo in cui il commercio stava
fruttando.
–
Bene, allora non avrai problemi a dare la mancia al tuo mercenario
preferito!–
Il
lavoro era senza ombra di dubbio una medicina migliore di qualunque
altro
farmaco presente al mondo, ma una medicina ancor migliore per lei
sarebbe stato
non sentire più la presenza della madre che incombeva sulla
sua psiche
segnalandole chimicamente che la genitrice era ancora viva e che, molto
peggio,
era fin troppo vicino per i gusti della strega.
Tanto,
troppo,
vicino… quasi a suggerire che
miss Alana fosse addirittura su Amazon…
|
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Capitolo 4 *** Il tormento ***
La
città di Venturas la si poteva considerare quasi come una
Las Vegas di Amazon. Si
trattava di una meta turistica che si affacciava sull’oceano
occidentale del
continente nord, ed era piuttosto rinomata per le parecchie attrazioni
da
offrire oltre che presentare l’unico centro benessere per
chojin dell’intera
città stato.
Sul
pianeta delle Deva difatti ogni paese era autonomo, sebbene rispondesse
al
Consiglio Mondiale di Amazon, e la città di Venturas si era
trasformata da
semplice porto di pescatrici di perle a meta turistica
all’avanguardia per
tirare su profitto prettamente dalla fauna maschile.
Tuttavia,
chi pensava di trovare prostituzione facile come nei paesi poveri della
Terra
rimaneva profondamente deluso. Le amazzoniane sanno essere piuttosto
selettive
quando si tratta di partner, e le leggi in vigore sul pianeta
decisamente non
rendevano vita facile ai molestatori. Attualmente comunque, la
città di
Venturas ospitava il maggior numero di presenza maschile sul pianeta,
compresi
un gruppo di chojin che cercava di passarsi una meritata vacanza alle
terme.
–
Aah… questa si che è vita! –
sospirò beato un Meat comodamente immerso nelle
acque calde di una sorgente termale, mentre attorno a lui Wally Tusket
stava
nuotando da una parte all’altra della grande vasca circolare
e Check Mate era
appoggiato con la schiena su una roccia – siamo qui al centro
benessere da sole
due ore e già ci hanno fatto visita medica nonché
assegnatoci già le terapie da
seguire… e tutto il programma è su carta
plastificata! Questa si che è civiltà
all’avanguardia –
Con
un sorriso soddisfatto estrasse dall’acqua quello che
sembrava essere un foglio
rigido plastificato con su scritto tutto il programma che
l’allenatore kinnikku
avrebbe seguito per mettersi in sesto, ed anche tutti gli altri atleti
della
League possedevano un programma personalizzato che a quanto pare non
tutti
sembravano disposti a seguire.
Terry
Kenyon ne era un esempio, visto che era al chiosco delle bevande e
stava
intrattenendo bellamente due signorine decisamente divertite da
qualunque cosa
stesse dicendo, mentre Kid Muscle… oh
buon Dio!!
–
Kid! Che diavolo sta succedendo??! –
Tanto
fu il suo sgomento da costringerlo a mettersi in piedi, aveva solo un
asciugamano legato in vita, cercando fin da subito di inseguire il
proprio
allievo che fuggiva terrorizzato da un furioso, e ghignante, Warsman.
Il
giovane principe dei kinnikku correva velocemente, oltre che strillare
come una
ragazzina impaurita, ma anche l’ex lottatore russo correva
veloce e sembrava
quasi sul punto di artigliare l’indisciplinato allievo di
Meat.
–
Wahhh!! Non lo faccio più! Non lo faccio più lo
giuroooh!! –
Ma
nonostante le suppliche strillate a pieni polmoni nulla
bastò per placare la
rabbia dell’uomo, che inseguì Kid per tutto il
curato giardino rovesciando
tavolini e sdrai, e lasciando perplessi gli altri ragazzi della Muscle
League
che francamente parlando non sapevano se fosse giusto o meno
intervenire per
fermarli. Ma per “fortuna” non ci fu bisogno di
intervenire, poiché la corsa
del principe finì involontariamente contro il muro di un
bungalow, dopo essere
inciampato su diversi sdrai facendo più confusioni lui di
Warsman che
semplicemente si limitava a saltarli, e il russo fu veloce a piantare
gli
artigli della mano destra a pochi centimetri dal suo volto. Kid Muscle
decisamente sbiancò emettendo uno strillo femmineo piuttosto
comprensibile, ma
questo non impietosì l’ex lottatore le cui parole
suonavano fredde come il
ghiaccio.
–
Se vi pesco nuovamente… a rovistare nella mia
stanza… – e qui lasciò
teatralmente un teso silenzio ad anteporre le proprie parole,
accompagnato
anche dagli artigli che scesero lentamente lungo il muro color pesca
– prometto
che non sarò responsabile delle mie azioni future! Siete
stati avvisati! –
–
MammaMammaMamma! A-abbiamo capito! –
Kid
farfugliò parole di scuse verso un Lord Flash che
francamente parlando non
sembrava affatto pronto a tollerarle, e come ultima cosa
strappò di mano al
giovane allievo di Meat, quest’ultimo era fermo alle spalle
del russo e
guardava la scena piuttosto basito, quella che pareva essere una
fotografia
piuttosto importante per lui.
Al
piccolo allenatore kinnikku bastò poco per riconoscere nel
soggetto in posa
vittoriosa una Emerald Lancaster a cui molti lì dovevano la
loro vita. Un
piccolo indizio, ma abbastanza da fargli comprendere che i pettegolezzi
citati
da Kid fossero dannatamente reali.
–
È la verità, Kid? Siete davvero entrati nella
stanza di Warsman? –
–
Si, posso confermare che ho visto Kid Muscle intrufolarsi
all’interno di
suddetta stanza e rovistare in giro! –
A
parlare in fretta era stato un DikDik van Dik apparso da dietro una
pianta e
pronto a scaricare l’intera responsabilità
all’amico curioso, nonostante lui
per tutto il tempo avesse fatto da palo fino a che il russo non era
apparso…
dal bagno. Ma all’uomo derubato non parve importare
più di tanto le scuse,
reali, di un gruppo di ragazzini scapestrati e neppure sentire il loro
allenatore fare la ramanzina, e decise di allontanarsi in tutta fretta
nel
mentre che ascoltava le giustificazioni di un principe scapestrato.
–
S-si è vero… mi dispiace per quello che ho fatto
ma la verità è… c-che volevo
apprendere pure io le tecniche dei Mask così da capire che
cos’hanno di così
speciale – nel dirlo si rimise in piedi massaggiandosi la
nuca mortificato, e
Meat addolcì un poco il proprio sguardo – ho dato
una occhiata al libro ed ho
trovato una foto di Hammy… Warsman è scattato
quando me l’ha vista in mano –
–
E lo credo bene ragazzo mio! Non si fruga nelle proprietà
altrui… men che meno
negli affari di un uomo turbato –
Quest’ultima
parte la disse sussurrando, in modo che non la sentisse nessuno dei
presenti,
ma la “rottura” dell’amicizia tra quei
due, se vera, non doveva essergli andata
affatto a genio se comunque conservava una foto della ragazza nel libro
più
importante della sua vita. E ciononostante, il kinnikku non se la
sentiva
neppure di rimproverare troppo il proprio allievo mettendosi a
rincorrerlo con
una scopa di saggina, limitandosi solo a strizzargli il naso da maiale
a mo’ di
avvertimento. Anche Kid soffriva per la cocente sconfitta subita
durante la
Corona Chojin, lui più di tutti anche perché
aveva davvero dato il massimo
nell’ultimo scontro, ma ciononostante non significava che era
giustificato dal
commettere piccoli reati come quello appena commesso.
–
Povero Kid… comprendo il suo gesto anche se ha sbagliato a
fare quel che ha
fatto –
Wally
Tusket emerse solo con la testa dalle acque calde della vasca, e
nonostante al
momento l’amico fosse giustamente punito dal proprio
allenatore, lo stava
costringendo ad una serie di piegamenti iper veloci, preferì
rimanere in
disparte capendo perfettamente il lato emotivo del principe kinnikku.
–
È comprensibile, ma ciò non toglie che abbia
sbagliato come gli ha fatto notare
Meat – il lottatore del Principato di Monaco
incrociò le braccia in petto
restandosene comunque seduto in acqua – magari stasera,
quando le acque si
saranno calmate, potremmo andare al Vintage Club… ho sentito
che è un locale
molto alla moda qui a Venturas –
Tale
locale era segnato anche sulle guide intergalattiche oltre che nelle
brochure
sulla nave che li aveva portati sino a li, quindi magari una volta
finite le
terapie e gli allenamenti meno pesanti del solito potevano farci una
capatina
per socializzare anche un po’ con la fauna locale. Meat
comunque li aveva messi
in guardia dal non accettare certe “chiacchiere”
con le donzelle sul posto,
soprattutto per quanto riguardava il sistema di incremento demografico
del
paese che addirittura incoraggiava i rapporti occasionali a scopo
riproduttivo,
se non nel caso fossero veramente coscienti di assumersi comunque una
tale
responsabilità.
Non
che il ruolo di padre fosse necessariamente richiesto per una Deva
visto che
vivevano tutte in famiglie molto unite, ma Alexandria Meat era un tipo
un po’
all’antica e quando un uomo si prendeva le sue
responsabilità dimostrava a
tutti di essere un vero uomo.
Chi
attualmente non era affatto interessato di conoscere altre donne era lo
stesso
Warsman che, sbattendosi la porta del proprio bungalow alle spalle,
andò a
sedersi di peso sulla sponda del letto. Sospirò lentamente e
in modo greve,
chiudendo momentaneamente gli occhi come per raccogliere le energie,
prima di
osservare la foto che aveva riattaccato con il nastro adesivo dopo
averla
strappata in un impeto d’ira perfettamente giustificabile.
Hammy
l’aveva praticamente costretto a scattargli quella foto a
Londra circa quattro
mesi fa, dopo aver vinto una stupida partita a dama cinese, in una posa
vittoriosa a dir
poco teatrale ma degna
di quella maledetta famiglia Lancaster. Era tutto ciò che
gli rimaneva di lei,
e stranamente gli faceva incredibilmente male quella separazione
così
improvvisa e ingiustificata.
Non
riusciva, non voleva, dimenticarla… e ciò che era
successo praticamente alla
vigilia della finale della Corona Chojin non aveva fatto altro che
spezzargli
il cuore con una illusione davvero crudele. Con tutta
probabilità Howard
Lancaster doveva essere riuscito a convincere l’adorata
figlia a starsene
lontano da un uomo “pericoloso”, come se
già il marchese non si circondasse di
individui a dir poco discutibili, ma qualcosa aveva comunque spinto la
ragazza
a cercarlo sfidando così i “consigli”
paterni.
E
dunque una notte si ritrovò a svegliarsi
all’improvviso sentendo che qualcosa,
o qualcuno, si era rannicchiato contro la sua schiena come a supplicare
un po’
di protezione. In principio il russo rimase quasi scioccato, e a
momenti non
estrasse i propri artigli per affrontare quell’intruso
entrato dalla finestra
aperta della casa che condivideva con Kevin Mask, ma poi i suoi sensori
registrarono la presenza di Hammy… e quasi con titubanza si
girò verso quel
fagottino di carne in cerca di calore umano avvicinandoselo
delicatamente a se.
Gli
parve strano, ma la rabbia e la frustrazione che fino a quel giorno
aveva
conservato nei confronti della giovane che aveva deliberatamente
tagliato i
ponti con lui era improvvisamente scomparsa al semplice tocco leggero
del suo
corpicino contro quello massiccio dell’ex atleta.
Come
si aspettò, la ragazza era sparita all’alba,
sempre sgattaiolando via dalla
finestra aperta, ma incredibile ma vero era poi ritornata la sera dopo
per
farsi consolare e l’altra ancora, lasciando che il vecchio
“nemico numero uno”
l’ospitasse tra le proprie braccia trovando conforto.
Probabilmente
la giovane Lancaster era rimasta ancora traumatizzata per
ciò che era successo
al matrimonio di Alya e Robin, e molto probabilmente non si sentiva
affatto
sicura di abbandonare qualcuno con cui aveva sviluppato un rapporto
intenso
seppur complicato.
Il
disastro avvenne durante la terza notte, poiché nessuno dei
due parve
accontentarsi più di un semplice abbraccio.
Warsman
ricordò con dolore ogni singolo passaggio che aveva
registrato quella notte,
sentendo ancora la sensazione del tatto quando le mani della giovane
andarono
ad infilarsi timidamente sotto il suo pigiama, sbottonandolo un
po’ per volta,
cercando più contatto senza riuscire a guardarlo in faccia.
Altrettanto fece
lui passando la mano sinistra sulla sua pelle diafana scoperta,
rabbrividendo
intimamente per quanto gli era mancato quel contatto, e lasciandosi
spogliare
di tutto compresa la candida maschera che non si toglieva mai neppure
la notte.
Era
stato… diverso. Non sapeva come altro definire
ciò che era successo, quello che
era stato consumato, poiché per quante volte fossero finiti
a letto assieme o
in qualsiasi altro luogo poco consono non era mai stato così
coinvolgente come
quella notte. Questo almeno secondo il parere del russo, che non
riusciva a
dimenticarsi delle sue carezze e dei suoi baci.
Delle
sue mani che lo cercavano fermandosi sulle scapole e incitandolo ad
avvicinarsi
di più a lei e alle sue labbra, lasciandosi baciare le
spalle e il collo mentre
entrava ritmicamente in lei con una fluidità e delicatezza
che a stento si
riconosceva, temendo solo marginalmente di poter svegliare Kevin che
dormiva
nella stanza accanto alla sua.
Non
era stato un sogno, ma solo una stramaledetta illusione che si
stemperò il
mattino seguente, quando si svegliò solo in un letto che
ancora aveva impresso
il profumo di Emerald oltre a quello di un amplesso che li aveva
coinvolti come
mai prima d’ora.
Perché
era successo? A Emerald era davvero mancata la bestia russa oppure era
stato
solo un modo per farlo soffrire di più? Per illuderlo con
qualcosa che non
esisteva dandogli così “la caccia” e
costringerlo ad abbassare la guardia per
umiliarlo? Un modo magari definitivo per dirgli addio nei peggiori dei
modi?
Non
poteva saperlo, ma ciò che era successo quella notte
incredibile non se la
sarebbe mai scordata, e quella rabbia che ora lo stava consumando fino
a farlo
ruggire e lanciare contro un muro un soprammobile preso dal comodino lo
avrebbe
accompagnato a lungo.
Il
tempismo perfetto con cui Kyle Mask entrò in stanza, non
condividevano lo
stesso bungalow ma essendo il suo allenatore aveva bisogno di sapere
quali
allenamenti avrebbe seguito, fu quasi copione benchè a Flash
poco ci mancò che
decidesse di colpire pure lui quando lo sentì borbottare
sarcastico.
–
Prima quel branco di mocciosi che cercano di derubarti… ed
ora il mal d’amore –
si avvicinò a lui infischiandosene del fatto che avesse
un’aria truce e le
spalle curve come un cacciatore stressato – se mi devi
allenare gradisco anche
io che tu sia in forma, quindi perché stasera non vieni con
me al Vintage Club?
Hai bisogno di conoscere qualche volto nuovo e magari… poco
impegnativo–
–
Tzk… suppongo che tu fossi li ad osservarmi mentre davo la
caccia a quel
pallone gonfiato – il russo sbuffò seccato
lasciandosi scappare pure qualche
parola in lingua madre, prendendo poi da uno sgabuzzino scopa e paletta
per
ripulire il disastro fatto – ad ogni modo non sono
interessato a conoscere
altre donne… e ti consiglio di fare attenzione con chi
uscirai qui su Amazon, a
meno che non ti voglia ritrovare padre di almeno una dozzina di
bambine! –
–
Oh, beh… la cosa non mi preoccupa – Kyle fece
spallucce, ma comunque allungò al
proprio maestro il cestino della spazzatura – se posso essere
loro di aiuto,
non vedo perché dovrei tirarmi indietro. Perché,
tu non hai intenzione di…–
–
No perché sono un uomo
responsabile!!
–
Warsman
parlò tutto d’un fiato e con un tono di voce
particolarmente aggressivo, che
portarono il giovane Mask a guardarlo freddamente pronto a battersi con
lui nel
caso avesse dato di matto. I suoi occhi azzurri brillarono minacciosi,
contrariamente a quelli di Kevin e Robin aveva un colore solo in
“apparenza”
rassicurante, ma tuttavia non fece nessuna mossa poiché
l’ex lottatore chinò
momentaneamente la testa sbuffando e liquidando l’intera
faccenda che inizia a essere
ridicola.
–
Senti, se hai voglia di divertirti fallo. Ma poi sappi che ti
aspetteranno
giornate così pesanti che ti passerà la voglia di
copulare con la prima che
passa…–
Fece
per prendere il sacchetto della spazzatura pieno di detriti, ma il suo
novello
allievo lo precedette prendendo il sacchetto dal cestino dirigendosi
poi verso
la porta con passo svelto.
–
Mi basta sapere che il mio allenatore non mi massacrerà solo
per frustrazione
nei confronti della propria
“fidanzatina”… se ti ho proposto di
uscire stasera
era anche per il tuo bene, sbollirti un po’ non ti
potrà certo far male.
Pensaci, si? –
Se
ne andò via senza aspettare risposta, e a Warsman non rimase
che incrociare le
braccia in petto e chiudere gli occhi mentre rifletteva a quelle parole
tanto
scomode quanto vere.
Kyle
Mask era irritante ma comunque dannatamente sveglio, e non poteva certo
prendersela con lui come se fosse stato una specie di pallina
antistress visto
che comunque gli doveva la vita. Magari quella sera avrebbe sbollito i
nervi
andando a bere qualcosa a quel maledetto locale e magari telefonare
pure a
Katya per avvisarla della sua presenza sul pianeta e di non
preoccuparsi per
Alya, poiché sarebbe rientrato giusto in tempo per la
nascita della bambina.
Sua
nipote… ecco, quello era un pensiero quantomeno consolante.
E si premurò di
cercare di pensare solo a quello e non a una stronza che si era
divertita a
lacerargli l’anima come non succedeva ormai da anni. Ossia da
quando aveva
deciso di abbandonare Katya e la loro bambina.
–
Svet Moy… spero che
almeno tu non
abbia di questi problemi! –
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Robin
Mask non era l’unico che si era preso una vacanza,
poiché persino Howard
Lancaster aveva deciso per il meglio nei riguardi di moglie e figlia.
Janice
era una donna forte, ma era comunque sensibile e certe situazioni
decisamente
non le aveva mai sperimentate prima rischiano dunque di lasciarle una
ferita
indelebile nel cuore. Pertanto, averla portata in Francia aveva gioito
alla sua
salute e al loro rapporto, poiché vedersi il proprio marito
“costretto” a
puntargli contro una pistola non era esattamente quel genere di cose
che ci si
vuole imbattere durante un matrimonio.
E
idem sua figlia Emerald, rimasta decisamente sconvolta per il pestaggio
subito,
si era concessa una vacanza in giro per il mondo per dimenticare
l’accaduto e…
aveva seguito i due consigli principali dell’amato padre.
Howard
non era stupido, ed aveva capito che tutto sommato quello che legava
Emerald e
quella bestia russa non era semplice antipatia ma una sorta di amicizia
vera e
propria che l’aveva portata a rischiare la vita
più volte.
Poco
gli importava se le cortigiane non stavano dando la caccia a Warsman ma
sostanzialmente a “lui”, più Hammy gli
stava lontano e meglio era! Tanto da
suggerirle quel giro per la Terra in compagnia di uno tra i suoi uomini
più
fidati del suo restante esercito come bodyguard personale.
Michael
Connors non si era tirato indietro quando si era trattato di accettare
tale
compito, e il marchese, sapendo che il giovanotto americano era stata
una cotta
infantile della figlia, aveva praticamente dato campo libero ai due nel
caso
avessero deciso di… “approfondire” la
loro amicizia.
Secondo
suo parere, in fin dei conti si meritavano una vacanza che permettesse
loro di
conoscersi meglio, anche perché se c’era un uomo
che poteva fare al caso di sua
figlia quello era proprio l’ex mercenario stando ai parametri
di un marchese
dalle strane vedute.
Chiunque
avrebbe tenuto alla larga Michael Connors dalle proprie figlie, anche
perché
come mercenario ne aveva combinate di cotte e di crude e qualunque
tribunale lo
avrebbe fatto ormai condannare da un pezzo, ma Howard Lancaster si
fidava di
lui e quella sua fiducia era ben riposta.
Almeno
in quel soldato, poiché dopo il disastroso collasso del
campo alfa aveva dovuto
rivedere di parecchio il contratto di assunzione della sua security.
Una cosa
era certa: era sicuro che ogni traccia di miss Alana, la tuttofare dei
MacMadd,
fosse completamente cancellata dai terminali della sua tenuta.
Ciò
che era riuscito ad estrapolare dal cervello di quella donna era
qualcosa di
assolutamente sconcertante… uccidere così la
propria figlia, anzi fingere di
averlo fatto, senza avere un briciolo di rimorso?
Per
il “bene” superiore della legge il caro Howie era
pronto a sacrificarsi
piuttosto che scegliere tra la vita di sua moglie e sua figlia, mentre
madame
non aveva esitato a distruggere la vita della propria figlia colpevole
di
essersi data ad un “commercio” illegale.
Morrigan,
in base ai ricordi che il marchese era riuscito ad estrapolare, era una
ragazza
piuttosto intelligente e con uno spiccato senso per il commercio.
Probabilmente
se non fosse nata strega allora sarebbe diventata una grande
imprenditrice, ma
la vita di clausura non permetteva alle accolite di dedicarsi al
commercio sul
pianeta o su quelli limitrofi, tanto da
“costringere” la giovane a saziare la
propria ambizione dedicandosi dunque a dei commerci… un
po’ più nascosti.
Su
Amazon la sabbia rossa era riconosciuta come una sostanza pericolosa
ricavata
da un fiore autoctono del pianeta, ma a quanto pare Morrigan era stata
la prima
a riconoscere le sue proprietà commerciali riuscendo a
spacciarla fuori dal
pianeta grazie ad un semplice ed innocuo espediente: i pellegrinaggi.
Chiunque
può visitare un monastero sul pianeta delle Deva, e anche se
ben controllate si
possono incontrare quelle streghe che hanno una carica clericale
abbastanza
elevata da poter accogliere i visitatori e far loro da guida turistica
all’interno delle sacre mura. La figlia di Alana aveva
accolto le preghiere di
un chojin particolarmente scarso nel combattimento, e gli aveva fatto
dono di
una “polverina magica” affinchè
riuscisse a battere i propri nemici e magari a
divulgare con discrezione la voce.
Da
li il passo fu breve, e la giovane fu scaltra a coprire la cosa creando
di
nascosto una moltitudine di società fittizie che le
permettessero di agire in
almeno una decina di pianeti rilasciando dosi sempre più
massicce che venivano
stoccate in magazzini vicino alle grandi città civilizzate
dove meno avrebbero
dato nell’occhio.
Poi
la cosa venne scoperta dopo una accurata indagine, e la madre di
Morrigan
decise di occuparsene lei stessa nei peggiori dei modi, per lanciare un
monito
a chiunque che nulla sfugge all’inquisizione amazzoniana. Un
gesto tutto
sommato esemplare nella sua logica malata, poiché Alana era
stata una sorta di
pioniera nel
decretare che nessun reato
è meno grave di un altro se questo può
danneggiare l’immagine del pianeta
stesso o delle sue abitanti, e il massacro di Morrigan fu un monito per
tutte
coloro che volevano tentare di fare fortuna in modo inappropriato.
–
Howard… forse sarebbe il caso che tu la smettessi di
nascondere la faccia
dietro il menù, tanto credo che la dottoressa Kalinina ti
abbia notato–
A
ridestarlo dai propri pensieri ci pensò sua moglie Janice
che lo guardava quasi
con una nota di sufficienza come se avesse di fronte un bambino di sei
anni anziché
un uomo ultra quarantenne.
–
S-si lo so che la dottoressa mi ha notato! Stavo solo… ehm,
scegliendo il vino
da offrire ai Mask, in fin dei conti vedo che hanno compagnia–
A
dire il vero la ex miss Kalinina iniziava ad intimorirlo quasi quanto
quel
vecchio pazzo di MacNeil, poiché l’occhiata da
cacciatrice che gli aveva
lanciato era praticamente identica a quella del suo vecchio dottore di
famiglia. Era un po’ strano incontrarla per la seconda volta
al “the Palm
Court” dopo che quel loro primo incontro aveva praticamente
decretato la
nascita della sua relazione con Robin, ma ancor più
singolare era vedere Kevin
Mask in compagnia di una ragazza ignota ai più.
Il
campione indiscusso della Corona Chojin, vestito in giacca e cravatta
proprio
come il padre, si era attirato parecchi sguardi ammirati e non era poi
una cosa
così insolita visto che aveva riportato lustro nella propria
famiglia oltre che
salvato parecchia gente durante un matrimonio partito decisamente male.
Janice
aveva guardato immediatamente con interesse la ragazza che camminava a
fianco
del giovane lottatore, e vestita di un semplice abito color pesca ed un
golfino
leggero color crema, avendo già parecchio materiale con cui
discutere con le
amiche visto la sua sete insaziabile di pettegolezzi.
Ora
invece si limitò a sbuffare leggermente tra il sarcasmo e il
sconsolato,
temendo che il marito potesse commettere qualche sciocchezza per
attirarsi
altra cattiva luce dai due coniugi Mask reduci da una lunga
vacanza che li aveva decisamente
rasserenati.
–
Uff… spero solo che tu sappia quello che fai…
ricordati che domani alle nove
hai appuntamento in ambulatorio per gli esami del sangue!–
I
Lancaster comunque non erano gli unici ad essere in imbarazzo
all’interno del
lussuoso ristorante, ma persino i coniugi Mask avevano notato quella
scomoda
presenza a pochi tavoli dal loro.
–
Quel cane maledetto…– Robin si riferiva
chiaramente a Howard – con quale
coraggio mostra la sua faccia qui?! –
–
È co-proprietario dell’albergo tesoro, inoltre
stai mettendo a disagio i nostri
ospiti –
Ogni
volta che Alya diceva “tesoro” sembrava essere un
po’ sarcastica, ma lo calmò
poggiandogli delicatamente una mano sul ginocchio sinistro
affinchè si
ricordasse gentilmente che non era il caso di dare in escandescenza.
–
Beh, da quello che ho sentito questo è un luogo speciale per
voi due… a
discapito della clientela insopportabile–
Non
che Kevin con il suo sarcasmo aiutasse, sebbene sapesse che in quel
ristorante
i due avevano bene o male dissotterrato l’ascia di guerra, ma
contrariamente al
padre non conservava un astio profondo nei confronti del marchese
Lancaster. Per
Niamh invece la tensione era solo stemperata dal fatto che quel posto
immenso e
dal soffitto fatto a volta e con splendidi mosaici di vetro colorato
era
qualcosa di simile ad un castello fiabesco, e nella sua
semplicità non aveva
mai immaginato che potesse esistere un luogo tanto raffinato da avere
al posto
delle finestre delle vetrate colorate in stile art nouveau.
–
Ehm… comunque questo luogo è davvero bellissimo!
Non ero mai entrata in un
posto simile. Suppongo che il
soffitto
sia fatto tutto di vetro anche s-se non sembra essere
fragile…–
Era
encomiabile il fatto che la giovane irlandese stesse cercando di
spostare l’argomento
spinoso su qualcosa di meno stressante e magari più leggero,
come l’architettura
del posto, tanto da portare Kevin a sorridere lievemente sotto
l’elmo in
metallo. Ma Robin Mask si limitò a sbuffare sarcastico,
ribadendo il concetto
che quella ragazza non gli andava a genio.
–
Tzk, suppongo che tu non abbia visto un sacco di cose prima di
incontrare mio
figlio. Dico bene? –
Alya
fu sul punto di ribattere prima che lo stesso campione della Corona
Chojin
potesse dire qualcosa di molto più sgarbato visto il modo in
cui era stata
mortifica Niamh, che si limitò ad abbassare lo sguardo e a
“stringere i denti,
portare pazienza e guardare avanti sempre e comunque” come
era solita suggerire
sua nonna nei casi come quello che stava affrontando ora, ma un
cameriere
giunse vicino al loro tavolo per preparare la specialità
della casa a base di
cucina flambé.
–
L-le posso comunque assicurare che ho visto cose decisamente
meno nobili di queste…–
Il
coraggio che aveva Niamh nell’affrontare anche un energumeno
della stazza di
Robin era comunque sorprendente, nonostante si vedesse che comunque ne
aveva
timore, ma tutto sommato se era riuscita a fare del motto
dell’anziana nonna la
sua armatura personale contro un mondo a lei avverso, perché
avrebbe dovuto
fermarsi proprio ora.
Quello
che Kevin ammirava in lei era la capacità di andare avanti
non chiudendosi
tanto a riccio, e c’era chi lo faceva anche per ben poco,
sebbene la sua
insicurezza la portasse a sminuirsi in un modo assai ingiusto per come
reagiva
alle cattiverie del mondo.
Quello
che però successe all’interno del locale non fu
dovuto ad una cattiveria, ma
alla disattenzione del cameriere che non riuscì a
controllare l’improvvisa
vampata di fiamme dal vassoio che stava preparando andando a spaventare
Niamh
con una fiamma così vicina che le portò pure
qualche capello in fiamme.
–
Eeekk!!! –
La
ragazza emise uno strillo acuto e terrorizzato che fece voltare
parecchie teste
verso un tavolo dove i Mask osservarono sbigottiti la scena, e
nonostante Kevin
fu pronto a spegnerle le fiamme buttandole addosso il proprio grande
tovagliolo, Niamh comunque si lasciò scappare il coltello di
mano che salì in
aria e ricadde nell’unico punto in cui non sarebbe dovuto
ricadere.
Alya
emise un mezzo guaito quando la lama affilata del suddetto coltello non
andò a
tagliarle la pelle della mano sinistra in modo profondo visto il sangue
copioso
che ne uscì, e fu una fortuna che la posata andò
a piantarsi nel tavolo di
legno e non sul dorso della bella dottoressa. Fu un gesto involontario
e
dettato unicamente dalla paura di finire bruciata viva, ma tanto
bastò a Robin
per perdere definitivamente la pazienza nel vedere la propria moglie
ferita, e
ora stava cercando di tamponarsi la ferita con la tovaglia, e ruggendo
come un
predatore furioso si alzò in piedi ribaltando volutamente il
tavolo per potersi
avvicinare ad una Niamh che, senza averlo chiesto, aveva a sua
protezione Kevin
Mask pronto a battersi contro il suo stesso padre.
Il
gesto furioso di Robin tuttavia fu tutt’altro che salutare,
poiché le fiamme
scaturite da un disattento, e terrorizzato, cameriere si propagarono
velocemente sulla tovaglia rendendola in pochi secondi un braciere
ardente e
portando i Mask ad allontanarsi da li mentre tutti gli ospiti
osservavano
terrorizzati la scena o concedendosi qualche foto con il cellulare.
–
Calmatevi signori! La cavalleria è arrivata! Vi
salverò io!! –
Senza
che nessuno lo avesse interpellato, il marchese Lancaster si
precipitò sul
luogo del misfatto a grandi falcate e agitando per bene la bottiglia di
spumante che aveva ordinato per se e la moglie, rimasta al tavolo ad
osservare
la scena atterrita, usandola poi come un estintore che
riversò sul tavolo in
fiamme e pure sui Mask in procinto di battersi, innaffiando un
po’ tutti comprese
le signore inermi e a loro volta sconvolte. Fermandosi solo quando
tutto lo
spumante non fu consumato ed un silenzio tombale non cadde sui presenti
pietrificati, lasciando che solo Janice Lancaster si massaggiasse la
fronte per
l’incredibile scena a cui suo marito aveva fatto parte e non
certo nei migliori
dei modi.
–
Ehm… beh… direi che l’incendio
è stato spento in tutti i sensi, no? – il
marchese si sistemò al meglio le maniche della candida
giacca notando che dai
due Mask non giungeva risposta ma solo un agghiacciante silenzio
– direi che
forse sarebbe il caso di sistemare questa faccenda
altrov…–
–
Hoooowaaaarrrrghhh!!! –
A
ruggire come un leone, mai cacciato e mai preso e questo andava
chiarito, era
stato nientemeno che un Robin furioso più che mai e deciso a
distruggere quell’essere
insidioso che solo per finta aveva cercato di dare una mano. A dir la
verità
Howard era partito con l’idea di “farsi
bello” agli occhi della allieva di
MacNeil ma a quanto pare aveva decisamente scelto il metodo peggiore e
più
avventato, tanto da doversi dare teatralmente alla fuga, ma non prima
di
essersi lanciato alle spalle la bottiglia vuota e centrando in pieno la
testa
di Robin, per impedire che quei due energumeni in giacca e cravatta non
si
mettessero a distruggere mezzo locale per dargli la caccia e magari
facendo del
male a degli innocenti.
Mister
Lancaster fu veloce a dileguarsi dal locale inseguito da ben due
furiosi soggetti,
il padre molto più del figlio che alla fine si era attaccato
al “trenino”
giusto per fermare l’anziano genitore, arrivando a saltare di
macchina in
macchina nell’affollato traffico serale Londinese.
–
Oh… Howard! Quand’è che la smetterai
con la tua megalomania? –
Sospirò
così Janice, la devota moglie, che ora si ritrovava con il
delicato compito di
assistere Alya e Niamh senza ritrovarsi occhiatacce o male parole,
anche se
nessuna delle due era avvezza a simili pratiche, cercando quantomeno di
farsi
perdonare anche questo da una donna che decisamente si stava stancando
di un
futuro paziente e di un altrettanto marito testardo.
Ma
magari era solo la gravidanza ormai conclusa a farla ragionare
così… ma mai
come allora Alya sentiva la mancanza di suo padre, e ancor di
più del suo
pianeta natale.
Prima
che saltiate a conclusioni affrettate… no, non dico niente
>:D dovrete
scoprire voi stessi chi sarà la coppia che
rischierà di scoppiare in questa
storia, e si accettano scommesse *parte risata satanica*
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Capitolo 5 *** white dhalia ***
C’era
sostanzialmente qualcosa che non andava, poiché agli occhi
del prigioniero il
mondo sembrava essere fatto di luce e di immagini sfocate. Persino la
sua
stessa voce, un respiro affannoso e confuso, gli giungeva ovattato come
se
fosse stato all’interno di un sacco trasparente da camera
mortuaria.
A
poco a poco che riprendeva coscienza del mondo che lo circondava, si
rese
sempre più conto che era per davvero
all’interno di un sacco munito di cerniera verticale, tanto
che il proprio
respiro da confuso divenne intriso di panico. E anche la vista, che
rimaneva
comunque debole dopo quello che sembrava essere stato un lungo sonno
indotto,
iniziò a tornare notando i particolari di una stanza che
sembrava essere simile
ad un ambulatorio o una sala chirurgica.
Il
prigioniero non capiva il motivo del perché si trovasse in
quel posto, poteva
notare un carrellino metallico con vari strumenti chirurgici e un
lettino con
cinghie alla propria destra, ma ciò che lo sconvolse di
più fu l’improvvisa
ombra che oscurò tutto quel paesaggio sfocato.
Per
un attimo smorzò il respiro, nel mentre che la figura
misteriosa abbassava la
zip del sacco, e si ritrovò a sgranare gli occhi doloranti
nel riconoscere la
figura che gli sorrideva con una punta di malvagia ironia. Il motivo
del suo
sgomento era chiaro, conosceva quella donna spietata che lo stava
osservando
come una preda in trappola, dalla pelle ambrata e dai molti serpenti
tatuati in
corpo.
Il
prigioniero riconobbe in quella donna Uriel Truce deSanta, ma
ciò che lo
sconvolse maggiormente era che quella donna non
avrebbe dovuto essere li con lui.
–
Hm, non è curioso? Per quanto si vada lontani
c’è sempre qualcosa che ci porta
incredibilmente vicini alla strada principale – i serpenti
stilizzati
iniziarono a muoversi lungo tutta la sua pelle esposta, portando il
prigioniero
a stringere i denti dalla tensione –che ci porta dunque a
ripetere all’infinito
le cose che, nonostante tutto, ci siamo promessi di non ripetere
più per nessun
motivo al mondo… il puro caso? Tzk… io penso
soltanto che sia una questione di abitudine.
Non possiamo fare a meno di fare quel che facciamo perché fa
parte della nostra
natura… non sei d’accordo? –
Allungò
maggiormente il proprio sorriso, inclinando addirittura la testa come a
volersi
prendere gioco del prigioniero, prima di voltare la testa di lato e
allungare
un braccio verso il carrellino con l’attrezzatura medica. Un
gesto questo che
fece tremare il respiro dell’individuo dentro il sacco
mortuario, poiché ciò
che prese in mano era una fottuta siringa di vetro e dal manico in
acciaio.
–
Uriel… Uriel… Ti piace proprio, eh? – e
adesso perché stava parlando come se
non fosse neppure lei? – lo so cosa stai pensando adesso, che
sono pazza… si?
Sai, deSanta dice spesso che la vera pazzia sta nel fare sempre le
identiche
cose, sempre a commettere gli stessi sbagli, ogni giorno della propria
vita. Ce
lo abbiamo nel sangue mio buon amico– e qui il prigioniero
avvertì le palpitazioni
a mille quando la donna gli strinse i capelli sulla nuca e
avvicinò lentamente
l’ago al suo occhio destro– ma credo che
tu… abbia bisogno di vederlo
decisamente meglio–
Poi
fu il buio assoluto mentre il rumore del suo stesso cuore gli
rimbombava nelle
orecchie, ed un dolore mai sperimentato prima non lo portò
ad urlare fino a
tramutare la propria voce in un eco lontano.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Meat
aveva deciso di seguire i ragazzi fino al Vintage Club giusto per
assicurarsi
che non ci dessero troppo dentro con l’alcool, e poi non ci
vedeva niente di
male nel concedersi un drink analcolico come gli aveva suggerito la
dottoressa del
centro benessere… quindi se ora era all’interno di
quel chiassoso locale era
anche per provare a divertirsi.
Non
che ci stesse riuscendo appieno, sebbene fosse seduto su uno dei
salottini a
bordo pista il rumore incessante proveniente dalle casse acustiche
vicine a
dove si trovava a lui contribuivano a fargli salire il nervosismo a
mille.
Perlomeno Kid si stava piuttosto divertendo, sulla pista da ballo si
stava
muovendo decisamente in modo egregio tanto da lasciare i presenti
piuttosto stupiti
dandogli spazio di manovra, mentre a bordo pista poteva notare Jeager
che,
rosso come un peperone, cercava di congedarsi gentilmente da un paio di
ragazze
piuttosto interessate e lui e magari pure interessate a continuare la
discussione altrove.
–
Tutto sommato pensavo
che sarebbe andata
peggio… ma non hanno chiesto molto del mio bernoccolo
all’entrata del locale,
ah ah ah! –
Suguru
sedeva accanto a lui, indossando quel suo ridicolo completo giallo che
portava
fin dal loro primo incontro e gli anni non avevano cambiato i suoi
gusti in
fatto di vestiti, e sulla fronte recava un bernoccolo ancora
“fresco” di
serata. Se l’era quasi sicuramente fatto al resort per chojin
giù al centro
benessere, ma Meat decisamente decise di non indagare anche
perché si era
ripromesso di rilassarsi e non fare da balia ne ai suoi allievi
scapestrati, ne
a King Muscle che comunque aveva ormai una certa età per
badare a se stesso.
Pertanto si limitò a sbuffare sconsolato e a puntare lo
sguardo su qualcosa che
lo sorprese non poco.
Non
si trattava di qualche bravata di Terry con la complicità di
Kid Muscle, ne
qualche ramanzina di DikDik che attualmente era piuttosto su di giri e
stava
facendo la “capra pazza” di fronte ad un pubblico
piuttosto divertito, ma
era la presenza di Lord Flash al bancone
del bar a destare maggior interesse.
Tanto
che lo stesso re dei kinnikku, notando che l’amico non aveva
risposto alla sua
battuta ma era impegnato a guardare tutt’altro, si accorse
della presenza del
suo ex avversario piuttosto concentrato a bere che a divertirsi come
stavano
facendo gli altri. Warsman si stava semplicemente rigirando il
bicchiere di
vodka e ghiaccio con una mano rimuginando ancora una volta sui suoi
stessi
pensieri, nonostante avesse accettato l’invito di Kyle a
svagarsi un poco, e
vedendolo in quello stato Suguru decise di indagare un po’.
Quel
ragazzo ne aveva passate di cotte e
di crude, e comunque sia si trattava di un suo conoscente che, ferocia
sul ring
a parte, era un individuo fin troppo solitario per i suoi gusti.
–
Hm… forse è il caso che ci vada a parlare
– il re era a conoscenza di ciò che
era successo durante il pomeriggio, con suo figlio che si era quasi
fatto
ammazzare –quando è così giù
di morale una voce amica è meglio di una chiusura
a riccio–
–
Purché tu sia prudente, Suguru! In fin dei conti
è e resterà sempre un chojin
brutale –
Le
raccomandazioni di Meat erano lecite, poiché i suoi ricordi
si riferivano
strettamente al periodo giovanile dell’ex lottatore in cui
non si era certo
risparmiato dal tagliar teste e arti ai propri avversari, ma il tempo
era
passato per tutti mentre lui si era fatto ibernare per poter continuare
ad
allenare i nuovi chojin, e King Muscle sapeva che sotto quella
brutalità si
celava un uomo.
Si
avvicinò con discrezione al russo, costeggiando la pista e
disinteressandosi
delle belle donne presenti lungo il percorso, sedendosi accanto a lui
senza
dire una parola ma solo accennando alla barista di desiderare pure lui
quello
che stava bevendo l’ex lottatore.
–
Tzk… ti sei perso, Suguru? Il bancone è lungo e
ci sono altri posti liberi dove
tu possa conversare con le signorine del posto –
Iniziava
già bene se Warsman cercava di evitare la sua presenza, ma
il re del pianeta
Kinnikku non si lasciò demoralizzare bevendo un lungo sorso
di vodka
ghiacciata.
–
Veramente speravo di passare un po’ di tempo con
te… come te la passi, Warsman?
–
Il
russo poteva ben percepire il suo reale interesse per il suo stato di
salute,
ma davvero lui al momento non aveva voglia di rispondere e voleva solo
passarsi
la serata a bere e a guardare distrattamente la carrellata di giovani
ragazze e
donne adulte che si divertivano al ritmo della musica scelta dalla DJ
che stava
su una balaustra rialzata.
La
DJ…
In
un primo momento, quando era entrato nel locale assieme a Kyle, e
quest’ultimo
si era dileguato quasi subito, non aveva prestato molta attenzione ai
vari
ospiti presenti men che meno al personale di servizio, e chi stava
mixando la
musica al momento l’aveva in principio solo giudicata
“molto appariscente”
visto il micro abito di lustrini verdi e il trucco pesante, ma ora che
la
osservava meglio si dette mentalmente dell’idiota mentre una
marea di
sensazioni non si accesero in lui come se qualcuno avesse acceso una
lampadina.
–
Fate un applauso alla nostra DJ
Smeraldya!! –
Non
gli interessava cosa stavano dicendo gli altoparlanti dalla regia,
mentre la
giovane spalancava le braccia per accogliere gli applausi e gli
starnazzi di un
pubblico di chojin che manco si era accorto chi fosse realmente quella
donna,
poiché il suo unico desiderio era così forte e
simile alla rabbia da portarlo a
rompere il bicchiere che aveva in mano. Quella era Emerald, con chili
di trucco
ed abiti dall’indubbia
professione, che
si stava divertendo bellamente senza alcun pensiero.
Non
si curò delle lievi ferite che le schegge di vetro gli
procurarono alla mano, e
neppure alla reazione allarmata/preoccupata di King Muscle che ancora
sedeva al
suo fianco, perché tosto si alzò così
velocemente in piedi da far cadere lo
sgabello ed incamminarsi dunque verso la zona staff al primo piano.
Aveva
bisogno di risposte, era un suo dannatissimo diritto avere delle
risposte, e
quando si trovò un paio di Deva una volta salite le scale
che davano al primo
piano le scansò via malamente anche se tentarono di
fermarlo. Non fu difficile
trovare il camerino della guess star della serata, la signorina
marchesa
difatti ci teneva che una gigantesca scritta dorata recasse il suo nome
d’arte
fuori dalla porta, e non si risparmiò di sfondarla con un
poderoso calcio
preannunciato dal suo agghiacciante respiro.
Ed
Emereald… se stava nascondendo il suo stupore di rivederlo
lo stava nascondendo
dannatamente bene, con il suo voltarsi lentamente verso di lui ed
alzando
sarcasticamente un sopracciglio.
–
Io quella non la ripago, sorcio. E comunque
alla porta si bussa, non si sfond…–
–
Quattro mesi… Emerald! Quattro lunghissimi mesi senza uno
straccio di
spiegazioni!! – si avvicinò lentamente a lei con
aria minacciosa, e fu sicuro
di averla vista deglutire – non un perché, non una
valida giustificazione! Hai
cambiato numero di telefono e ti sei dimenticata del sottoscritto!
–
–
La stai facendo troppo tragica, va bene?! Avevo bisogno di cambiare
aria dopo
quello che è successo… e direi che è
stato un bene per tutti e due allontanarci
definitivamente, ora sono decisamente più serena e dovresti
esserlo pure tu! –
si umettò le labbra per marcare maggiormente e con sicurezza
le proprie parole
– senti… è stato giusto
così, ok? Hai preso troppo sul serio il nostro rapporto
che era tutt’altro
che sano. Dovresti
fare come me, prenderti una bella vacanza… anche se vedo ce
ci stai già
provando… EHI! –
Il
russo le aveva lanciato contro una vaso di fiori, che la ragazza aveva
prontamente
evitato lasciando che andasse a frantumare la specchiera e i cosmetici
alle sue
spalle, preso da un impeto d’ira che a stento
riuscì a contenere. Warsman si
sentiva tanto arrabbiato quanto lacerato dentro per il modo fin troppo
leggero
con cui quella puttanella viziata stava prendendo la situazione, come e
non
l’avesse minimamente toccata il fatto che a Tokyo lo avesse
cercato per ben tre
notti di fila.
–
… e anche la toeletta non la pago io! E vedi di darti una
calmata se non vuoi
trovarti trivellato di colpi! –
–
Una vacanza dici? Dunque è una vacanza ad averti portato a
Tokyo circa un mese
fa? È una vacanza ad averti spinto a cercarmi??! –
Era
curioso che Emerald non avesse ancora tentato di prendere la sua
pistola
nascosta chissà dove, perché probabilmente era
consapevole di aver sbagliato
molte cose con lui, ma le ultime parole di Warsman la colpirono
decisamente
tanto che si fermò dal provare ad allontanarsi da lui
abbassando
momentaneamente lo sguardo con fare colpevole.
–
No… senti, è complicato da
spiegare…–
–
Allora incomincia dal principio perché io non ho nessuna
fretta di andarmene! –
L’ex
lottatore sibilò quelle parole incrociando le braccia in
petto e appoggiando la
schiena contro una parete sgombra di mobili, e alla giovane non rimase
altro
che affrontare quella situazione imbarazzante che in fin dei conti
prima o poi
avrebbe dovuto affrontare. L’incazzatura del russo,
dopotutto, era legittima
visto il modo in cui si era comportata da perfetta egoista.
–
Dopo quello che è successo al matrimonio di tua figlia, mio
padre mi ha
consigliato di prendermi una lunga vacanza… –
sospirò piano e si decise a
guardarlo in faccia, nonostante la tensione crescente
–… una lunga vacanza
lontano da te visto e considerato i
molti problemi che ci circondano, e di non farlo da sola magari. Mikey
mi ha
accompagnato nella mia vacanza in giro per la Terra e non ha avuto
problemi con
le mie decisioni… tipo di intraprendere la carriera di DJ
iniziata per
distrarmi un po’, come hai visto tu stesso questa sera, e poi
abbiamo deciso di
venire qui–
L’ex
lottatore non poteva crederci, davvero Hammy aveva dato retta a suo
padre
lasciandosi ancora una volta condizionare la vita da lui? Sapeva che
quell’uomo
aveva un forte ascendente nei confronti della figlia che lo amava
moltissimo,
ma riuscire ad allontanarla così facilmente da lui e
affiancargli quel suo uomo
di fiducia che si era divertito come un matto a torturarlo…
era inaccettabile.
E da come la giovane aveva nominato Connors sembrava quasi andarci fin
troppo
d’accordo, per il modo in cui era arrossita lievemente.
Michael
Connors… l’uomo che, a pochi giorni dal matrimonio
di sua figlia Alya, lo aveva
prelevato con la forza e sottoposto ad un trattamento elettrico dal
dubbio
utilizzo. Se non fosse stato per Kyle Mask sarebbe bello che morto a
quest’ora,
poiché quel bastardo si era divertito ad usare su di lui un
taser elettrico fin
quasi a fargli friggere il computer interno, e aveva provato anche a
provocarlo
per capire se Lord Flash e Warsman erano la stessa identica persona.
“…
secondo me è una vero spreco che
la dottoressa Kalinina si sposi con un vecchio bastardo come Robin
Mask, non
sei d’accordo? Prima o poi si ritroverà
sola… pensa a quante cose brutte
potrebbero capitarle, forse dovrei assicurarmi che non le accada
nulla…”
Dopo
quelle agghiaccianti promesse atte a farlo infuriare, ma che nonostante
tutto
il russo non abboccò per non dargli soddisfazione, quel
bastardo di un
americano aveva usato quel dannato strumento di tortura sui suoi
genitali,
portandolo ad urlare ancor più forte. Ed Hammy sapeva di
quelle torture e provocazioni,
poiché le aveva spiegato chiaro e tondo cosa gli era
successo, ma a quanto pare
non gliene importava nulla di avere accanto un emerito bastardo e
anzi… ora
sembrava che il suo affetto per lui fosse più che aumentato!
–
Non posso crederci… da come ne parli sembri essere infatuata
di lui! Di un
torturatore e stupratore! – e questo lo sapeva
perché dopo quello che gli era
successo aveva deciso di fare qualche piccola ricerca su Connors,
scoprendo che
era stato un mercenario assoldato poi stabilmente da Lancaster
– io sarei il problema
quando tu sei circondata dalla
peggior feccia
della terr…–
–
Modera il linguaggio! Sorcio psicopatico! – ora
toccò ad Emerald alzare la
voce, che decisamente non apprezzò il tono dell’ex
lottatore – ne mio padre ne
Connors mi farebbero mai del male! Ho un buon rapporto con entrambi
senza
contare che con Mikey ho un rapporto confidenziale molto più
stretto ora… e no,
non mi dispiace affatto poter provare apertamente qualcosa per lui
anche se so
quello che ha fatto in passato. Dovresti fartene una ragione vecchio
porcello! –
–
Tzk… talmente in confidenza che gli avrai anche spiegato
dove sei andata dopo
aver smontato dal tuo sedicente lavoro, dico bene? –
Stavolta
toccò a Warsman colpire basso, e le sue gelide parole
toccarono la ragazza
molto più in profondità di quanto si sarebbe
aspettato di vedere, poiché Hammy
ce l’aveva messa tutta per apparire totalmente sicura di
sé. Il russo stava
chiaramente parlando dell’episodio avvenuto in Giappone, ma
francamente neppure
lei sapeva darsi una spiegazione plausibile per ciò che era
successo se non una
incredibile paura che l’aveva assalita dopo. La sensazione di
aver disubbidito
al padre, di aver tradito Michael perché inspiegabilmente
aveva spento il
cervello e la paura atroce di provare dell’altro verso la
persona più sbagliata
di tutte a partire dall’opinione stessa della sua famiglia.
Non che fosse
fidanzata con Connors, al momento avevano un rapporto piuttosto
“aperto”, ma
erano comunque in confidenza stretta e condividevano bellamente lo
stesso
letto.
Emerald
si sentiva sporca, ma in fin dei conti sapeva di non poter dare
l’intera colpa
al russo… e tuttavia era ancor più difficile
dover andare contro al rapporto
equilibrato che aveva con suo padre e gli altri. Si strinse dunque in
un
abbraccio personale, dandogli volutamente le spalle perché
ora la tensione
stava davvero diventando insopportabile e non voleva che la vedesse
piangere,
mentre quel bastardo tornava a parlare con voce meno dura.
–
Ti ho accolto tra le mie braccia per tre notti di seguito…
avrei potuto
scacciarti via, ma non ce l’ho fatta – Warsman
chiuse momentaneamente gli occhi
prima di respirare a fondo, era tutt’altro che facile
parlarne per entrambi –
ciò che c’è stata quella
notte… so solo che è stata differente dalle altre
volte. Ma quello che mi ha fatto più male, è che
tu sia sparita il mattino
seguente senza tener conto di quello che avrei provato io. Sono una
persona
anche io Hammy, e ciò si è sviluppato non posso
ignorarlo così perché… era una
vita che non provavo più niente di simile–
–
Magari proprio perché si è sviluppato troppo che
dovremmo smetterla…–
La
marchesa, ora praticamente diventata una DJ piuttosto famosa conosciuta
da
tutti con uno pseudonimo, ce la mise tutta per non far tremare troppo
la voce
anche se le lacrime ormai le avevano rovinato il trucco lasciando
lunghi solchi
neri ad attraversarle le guance, ma non riuscì dal
trattenersi dal sussultare
quando l’ex lottatore andò a sfiorarle una spalla
con la mano.
Voleva
abbracciarla da dietro con delicatezza, senza spaventarla,
perché aveva un
disperato bisogno di capire come stavano le cose prima di uscirne pazzo.
Tuttavia
la scena venne interrotta dalle più improbabili entrate in
scena, ed un
manipolo di lottatori ben conosciuti dal russo fecero la loro comparsa
sfondando malamente una porta già malridotta.
–
Fermo dove sei attentatore delle verginità altruiiihk!! – urlò Kid
Muscle venendo seppellito da tutti gli altri suoi
amici – è Warsman!!! Potevi dirmelo con chi
avevamo a che fare, Meaaat!! –
–
Io l’ho detto razza di somaro! Ma tu eri troppo preso a fare
il galletto con le
signorine! –
Alexandria
Meat si trovava dietro quella mandria di lottatori doloranti per aver
assalito
la porta con troppo furore, erano stati tutti avvertiti da lui e da
King Muscle
attualmente al suo fianco, e francamente parlando riusciva a reggere
bene
l’occhiata truce che Warsman lanciò a tutti loro.
–
Voi non dovreste essere qui…– come fece ben notare
il russo, ancora risentito
per quanto successo nel resort – questa è una
conversazione privata! –
–
E da quando in qua per avviare una conversazione privata si mette in
allarme lo
staff del locale e si sfonda una porta a calci? Nah, scusa ma non me la
bevo! –
Terry
Kenyon fu uno dei primi a mettersi in piedi, sebbene come tutti non
aveva
realizzato che la ragazza dall’espressione criptica era
nientemeno che Emerald
Lancaster che non vedevano da molto tempo, e Check Mate fu il primo a
rendersene conto.
–
Ma… un momento! Signorina, tu per caso sei Emerald
Lancaster? Nei panni di DJ
Smeraldya? –
Ci
fu un lungo silenzio teso e molte facce stupite per quella rivelazione
piuttosto inaspettata, ed Hammy si ritrovò a sorridere
timidamente mentre con
le nocche della mano destra andava a togliersi il trucco sciolto dalle
guance.
–
Eh… a quanto pare mi avete scoperto, mi dispiace solo che
non lo avete scoperto
per via ufficiale dopo tutto questo tempo–
–
Ja, una bella coincidenza
– fece
sarcasticamente Jeager lanciando una occhiata ad un sempre
più truce Warsman –
sembra che siamo arrivati in un momento piuttosto inopportuno
purtroppo… o per
fortuna–
Per
l’ex lottatore di origine russa tutta quella situazione era a
dir poco
ridicola, stai a vedere che ora era lui a passare dalla parte del
torto! Forse
era il caso di ricordare a quel branco di buffoni che “tra
moglie e marito non
bisogna mettere il dito” era un detto che si amalgamava molto
bene anche tra
lui ed Hammy.
–
“Signori”, credo invece che voi siate sopraggiunti
in una discussione che non
vi riguarda minimamente! – il suo tono era duro come
l’acciaio, riuscendo ad
intimorire senza sforzi un po’ tutti i lottatori–
quindi siete pregati di
andarvene e di andare ad importunare gli asini! –
La
tensione si stava facendo decisamente più palpabile, con lo
stesso Jeager
pronto a battersi nel caso la bestia russa non avesse recepito il
messaggio che
nessuno di loro era disposto ad andarsene di li. Terry Kenyon si stava
già
spostando di lato nel caso l’avversario avesse avuto brutte
intenzioni di
prendere un ostaggio, ossia Hammy, mentre Kid Muscle nonostante avesse
paura
riuscì a non far tremare le gambe aiutato anche da DikDik
van Dik che con un
piede, e una espressione visibilmente seccata, premeva sui nervi della
sua
gamba destra affinchè stesse ferma abbastanza per dargli
dignità.
–
Uh… ragazzi, non vorrei fare il guastafeste ma forse Warsman
ha ragione.
Abbiamo frainteso i suoi intenti…–
E
meno male che l’unico individuo sveglio in mezzo al gruppo
era un tricheco! Se
all’inizio Wally Tusket era partito in quarta per appoggiare
i suoi compagni,
dopo aver visto gli sguardi tra Emerald e l’ormai ex Lord
Flash aveva capito
che forse erano un terzo incomodo decisamente imbarazzante. Poco
importava se
avevano appena appreso, tra le altre cose, che la donna a cui dovevano
la vita
qualche mese fa si era data alla stravagante vita da DJ, probabilmente
nessuno
avrebbe dato retta alle giuste riflessioni dell’irlandese. Fu
la stessa
Lancaster a porre fine a quella discussione, attuando un piano veloce
per
impedire che il tutto finisse in rissa, andando verso un armadietto
dalle ante
di vetro ed estraendone una bottiglia e dei bicchierini di vetro.
–
Qualcuno di voi vuole assaggiarla? È White
Dhalia… è simile alla vodka
terrestre ma è estratta da un fiore bianco locale,
è molto buona anche se
decisamente alcolica – iniziò a consegnare i
bicchieri a dei perplessi
lottatori, ma non aveva intenzione di smettere anche se la scena poteva
risultare imbarazzante– visto che siete qui direi che siete
miei ospiti a
questo punto… quindi scordiamoci ogni malinteso e pensiamo a
divertirci, ok? –
–
Hm, veramente non so se è il caso… sarei
più interessato a sapere come stai…–
–
Oh, suvvia Meat! Siamo ospiti di Hammy e direi che ha avuto una idea
bellissima! –
Come
al solito Kid Muscle si era già lasciato alle spalle la
precedente discussione
e ora l’idea di fare baldoria lo eccitava assai, tanto da
accettare
entusiasticamente il bicchiere di vodka alieno bevendone il contenuto
in un sol
sorso.
–
Vacci piano herr Muscle! Questa roba direi che è molto
pungente– fece notare
Jeager che la beveva con moderazione – anche se è
dannatamente buona e fresca
come una birra della Bavaria –
–
Mi accollo a mio figlio! Direi che hai avuto una idea a dir poco
eccezionale
miss…–
Flautò
il vecchio re dei kinnikku, ma si allontanò velocemente da
Emerald quando una
occhiata truce di Warsman non gli congelò la spina dorsale,
ed anche se tutti i
presenti ora sembravano decisamente più sereni
nell’avere un bicchiere di
quella roba in mano, il russo sembrava essere tutt’altro che
contento di quella
situazione caotica e inutile.
–
Pensi davvero di cavartela così, Hammy? – le
sibilò lui, una volta che fu il
suo turno di essere servito – credi davvero di concludere la
nostra discussione
così? –
–
Si sarebbe comunque conclusa in un modo o
nell’altro… quindi beviamoci sopra, e
per favore ricomincia una nuova vita da domani. È meglio per
tutti–
Glielo
disse senza minimamente guardarlo in faccia, come se quella decisione
pesasse
anche a lei, lasciandogli solo un bicchiere di White Dhalia prima di
immergersi
in quella piccola folla che ora aveva decisamene cambiato
atteggiamento. Ma se
decidere di separarsi da lui perché il
papi aveva detto che bisognava farlo le pesava, allora
perché non dava
retta a quello che sentiva dentro? Per Nikolai Volkoff
era fin troppo ovvio che Hammy aveva
nostalgia di lui altrimenti non sarebbe venuta a cercarlo per tre notti
di fila
combinando un disastro dopo l’altro. Certo, era comunque
riuscita a lasciarselo
alle spalle per mesi interi riuscendosi a divertire come una matta e
flirtando
con un individuo tutt’altro che raccomandabile secondo il
parere dell’ex
lottatore, ma poi qualcosa era scattato una volta che si era ritrovata
dalle
sue parti.
La
paura l’aveva portata a scappare via, dimenticandolo ancora
una volta, senza
tener conto di cosa si sarebbe lasciata dietro ferendolo come non mai.
Warsman dunque
strinse nella mano quell’insignificante bicchiere colmo di
alcool, ma invece di
romperlo decise di berlo tutto d’un fiato sperando che quella
non fosse l’unica
bottiglia che la giovane si era portata dietro, gioendo appieno della
sensazione
che gli stava donando per come quel nettare gli stesse bruciando la
gola.
“Se
credi di cavartela così te lo scordi! Non mollerò
un’altra volta… non fallirò
di nuovo”
Si
ripromise mentalmente che l’indomani le avrebbe parlato di
nuovo, anche a costo
di essere trivellato di colpi da quel bastardo di un americano.
Praticamente
un intero capitolo dedicato a loro due, ma credo che alla fine sia
d’obbligo e
forse sarebbe pure stato più lungo ma non ho voluto
deprimermi troppo :P e ora
che accadrà? Direi che ora inizieranno i casini veri e
propri sia qui che sulla
Terra!
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Capitolo 6 *** una notte da... pennuti! ***
Pianeta
Kinnikku, 20:30 di sera,
palazzo reale.
Nell’ufficio
del re si sentiva un costante rumore come se qualcuno stesse battendo
con forza
un tamburo o una cassa di risonanza. Ma Ataru Muscle era a conoscenza
che
quello era il rumore di un timbro che veniva pigiato con forza su
documenti
importanti, e ad usarlo al momento era nientemeno che la regina Belinda
circondata da diverse pile di scartoffie varie lasciate li da un re che
era
partito all’avventura.
L’ufficio
del re si trattava dell’ennesima stanza pomposa adornata di
stucchi roccocò e
di preziosi arazzi che ritraevano le divinità kinnikku, ma
sia sua maestà che
il capo indiscusso dei soldati flessibili ignoravano tutta quella
bellezza
artistica.
–
Belinda… vedo che ti stai dando da fare –
–
È il minimo che io possa fare visto che mio marito con la
sua vacanza ha
lasciato parecchio lavoro arretrato – disse la donna senza
neppure guardare in
faccia il cognato, troppo impegnata nel lavoro burocratico –
ad ogni modo,
quale buon vento ti porta qui? Spero che non sia la notizia del
ritrovamento di
Suguru, poiché al momento ho troppo da fare per fargli la
ramanzina –
Belinda
era cambiata con l’avanzare dell’età, e
se lei era cresciuta con il tempo,
purtroppo non si poteva dire di King Muscle che a quanto pare non
accettava l’idea
di invecchiare. Era una donna da ammirare sotto certi aspetti, ma Ataru
non
sapeva se fosse appropriato dirle che suo marito si trovava su un
pianeta in
cui dei possibili sospettati potevano in qualche modo nascondersi.
–
Purtroppo devo deluderti mia regina, ma quel verme di mio fratello si
è preso
una lunga vacanza su di un pianeta su cui il mio esercito sta mettendo
gli
occhi…–
Ora
la regina aveva smesso di timbrare fogli di carta, e guardò
con i propri occhi
azzurri il soldato che le stava di fronte.
–
Pensi che a breve ci sarà una operazione di cui io dovrei
essere a conoscenza? –
Ataru
scosse lentamente la testa incrociando le braccia in petto, sapeva che,
nonostante lo sguardo duro, quella donna fosse abbastanza preoccupata
per le
conseguenze delle sue indagini – attualmente nulla di
preoccupante, ma stiamo
solo ipotizzando che un traffico di sabbia rossa sia partito dal
pianeta Amazon
visto che si sta espandendo in un modo abbastanza simile a quello
avvenuto
dieci anni fa… ma se ti rassicura potrei andare a
controllare di persona come
se la passa il nostro re e tirargli le orecchie da parte tua–
La
regina rimase in silenzio piuttosto a lungo come a voler valutare le
parole che
le erano appena state dette, valutando anche un possibile rischio per
il marito
sconsiderato che si ritrovava, poi si limitò a sorridere
gelidamente prima di
tornarsene al lavoro burocratico più noioso che avesse mai
fatto. Nessuno tiene
mai presente che il lavoro di un regnante non significa solo
spassarsela ma
anche devastarsi mentalmente per mandare avanti un regno di deficienti.
–
Tu si che sai come far risollevare il morale di una donna, Ataru
– e in fin dei
conti era sincera tanto che pure l’interpellato si
lasciò scappare uno sbuffo
sarcastico – fa ciò che devi fare comunque, ti
chiedo solo di portarmelo intero
poiché devo essere io a
tirargli definitivamente
le orecchie, intesi? –
Decisamente
cristallina, e Ataru Muscle si limitò ad annuirle prima di
girare i tacchi ed
uscire dalla stanza. Attualmente avevano solo raccolto indizi e
monitorato uno
strano traffico di materassi a molla e frullatori proveniente dal
pianeta
Amazon, ma il suo istinto consolidato gli stava dicendo che ora gli
spacciatori, a differenza di dieci anni fa, si stavano facendo molto
più furbi
nell’evitare controlli e dogane.
A
sua maestà avrebbe anche potuto raccontarle la
verità anziché una mezza
menzogna raccontata come se fosse una battuta, ma il sergente non
desiderava
far preoccupare ulteriormente Belinda già troppo presa dal
lavoro lasciatole da
un marito sfaticato. Lui e un manipolo di suoi uomini erano
già pronti a
partire alla volta del pianeta delle Deva, con tanto di visto turistico
per non
destare sospetti, ma a breve l’istinto di soldato che aveva
gli avrebbe
pizzicato così tanto il naso da portarlo ad entrare in quel
pianeta in assetto
di guerra.
L’importante
comunque, era evitare che suo fratello e suo nipote finissero nei guai.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Pianeta
Amazon, ore 4:50 del
mattino, Venturas city.
Dicono
che il mattino ha l’oro in bocca, ma attualmente in quella di
Emerald Lancaster
c’era solo un saporaccio di qualcosa di indefinito e viziato.
Era mattino
presto, la luce del sole filtrava attraverso le veneziane abbassate fin
dentro
la sua stanza semi circolare, ed anche se non era del tutto sveglia la
ragazza
ci impiegò poco a capire che era nelle sue stanze private in
un resort di lusso
e di proprietà della sua stessa famiglia.
Con
un lamento roco che a stento le uscì dalla gola, la ragazza
si massaggiò gli
occhi gonfi con ambo le mani avvertendo sempre di più che il
proprio corpo era
dolorante in particolar modo nella zona bassifondi quel tanto che
bastava da
non farle muovere molto bene le gambe. In conclusione di questo doveva
essersi
divertita parecchio quella notte, anche a giudicare dalle varie
bottiglie vuote
disseminate per il parquet della camera da letto e da delle…
piume di pavone
sul materasso circolare in stile pappone?
Hammy
fu addirittura sorpresa di sputarne qualcuna, e guardandole bene
somigliavano
molto a quelle di un pavone quindi non se le era immaginate. Ma che
diamine…
era forse impazzita e aveva dato un baccanale all’interno di
quella stanza con
tanto di orgia e smembramento animale?!
Se
non sapeva dare una risposta a tutte quelle penne e a quelle bottiglie,
quantomeno si rese conto fin troppo presto con chi aveva fatto sesso
quella
notte.
Il
respiro del vecchio porcello era inconfondibile e proveniva do sotto il
piumone
in cui ci si era ficcato, ma a parte quella rivelazione fin troppo
cruciale la
giovane donna era ancora troppo “dall’altra
parte” per potersi incazzare e
sconvolgere allo stesso tempo. Era ironico che fosse successo
nuovamente a
discapito di tutte le promesse che si era rifatta senza contare che
Michael
sarebbe potuto rincasare a breve, sapeva che era uscito per dare una
occhiata
in città, ma invece di urlare contro quel russo deplorevole
decise invece di
emettere una sorta di lamento risentito per il semplice fatto che il
bastardo
si era preso tutta la coperta.
– Mrr…
ho freddo! V-vecchio bavo-so…? – prese con ambo le
mani una parte del piumone
iniziando a tirarlo e rivelando i capelli biondi dell’uomo
nonché parte del suo
volto maroriato portandolo a sua volta a mugugnare infastidito
– e mollalo! E…
e pensare che non dovevamo più vederc… ehi!!
–
Si
ritrovò a lanciare un urletto sorpreso quando
all’improvviso Nikolai Volkoff
non allungò un braccio verso di lei prendendola poi per un
lembo della grande
canottiera ( indossava solo quella ) e trascinandosela velocemente
dentro la
spessa coperta per dare il via ad un combattimento dal dubbio gusto.
In
principio ci furono versi risentiti, i rumori di pugni che si
infrangevano
nella carne, poi le cose mutarono e la risata beota di Emerald si
stemperava
solo ai suoi sospiri sempre più crescenti ed inequivocabili.
Un
groviglio di gambe e braccia, di corpi sempre più sudati
sotto quel piumone
bagnato dei più vari fluidi, che culminò con un
gesto violento del russo che si
scostò di dosso quella pesante coperta per poter ammirare al
meglio una ragazza
sogghignante e completamente alla sua mercé.
Ci
avrebbe pensato dopo sul perché e percome fossero finiti
nuovamente in una situazione
simile a quelle che succedevano mesi prima, anche il cervello di
Warsman era in
panne e il suo computer interno registrava solo messaggi di errori di
memoria,
ma anche lui non si allontanò molto dalla stessa conclusione
di Hammy sull’aver
bevuto troppo quella notte.
Era
come se niente di terribile fosse mai successo, come se quei lunghi
mesi di
oblio non fossero mai esistiti mentre la rete a molla sotto di loro
cigolava
paurosamente al loro ritmo sempre più crescente e
tutt’altro che silenzioso.
Era
bello sentire la sua risata beota, le sue labbra sulle sue spalle e le
mani che
gli graffiavano le spalle dai muscoli tesi mentre andava a fondo in lei
portandola a sussultare al ritmo crescente di un amplesso piuttosto
acceso. E
lo stesso valeva per la stessa ragazza che, incurante di tutti i
problemi che
ci sarebbero stati dopo, lo incitava con parole volgari
sussurrandogliele alle
orecchie e artigliandogli le natiche sentendolo respirare come un lupo
selvaggio.
Poi,
quanto stava per sopraggiungere il più bello e le lingue dei
due amanti erano
intrecciate come viticci coì come le loro mani si
stringevano tra loro in un
solido intreccio, Emerald Lancaster avvertì distintamente
qualcosa di duro e
freddo cozzare con qualcos’altro di altrettanto duro
all’anulare sinistro del
proprio compagno. Li per li non capì cos’era
quella sensazione spiacevole che
le portò una strana campanella di allarme a trillare nel
cervello dolorante e
su di giri, ma poi quando si ritrovò ad osservare le mani
incriminate con i propri
occhi smeraldini tutto il piacere e la follia che fino a quel momento
la
stavano inebriando svanirono. E lasciarono il posto ad un terrore e ira
che la
portarono a dare un calcio al proprio compagno abbastanza potente da
farlo
cadere giù dal letto dolorante e confuso.
–
m-ma che cazz… che ti prende EH?! Ma non vedi che
stavamo…?!–
–
cosa-cazzo-è-QUESTO??! –
Warsman
era ancora piuttosto disorientato per l’improvviso cambio di
reazione della
giovane oltre che piuttosto scocciato per l’amplesso
interrotto in quel modo,
ma l’episodio decisamente ebbe il potere di riportare
entrambi alla realtà nei
peggiori dei modi, con Emerald che gli mostrava al dito un anello che
prima
decisamente non c’era.
–
È un anello – rispose borbottando lui, cercando
per terra almeno la visiera
frontale della propria maschera, e che grazie al cielo trovò
vicino al comodino
indossandola immediatamente– non ne hai mai portati alle
mani? –
–
Non all’anulare destro! Non in questa cazzo di posizione!! E
perché non… nnnh –
provò a sfilarselo di dosso ma era come se fosse incastrato
– perchè non riesco
a toglierlo?! Perché non ricordo cosa è successo
ieri sera?? E perché cazzo
indossiamo questi anelli??! –
Non
voleva rispondere a quella domanda per paura di quella risposta. Aveva
sentito
di gente che si ubriacava e poi l’indomani si trovava sposata
con una
spogliarellista ubriacona, ma non poteva essere successo proprio a lei.
E
non con lui. Non con l’uomo che si era ripromessa di non
frequentare più per
non deludere suo padre e per essere “più
sicura” di non incontrare più guai. E
invece eccolo li quel dannato beota completamente nudo e sudato che si
guardava
l’anello all’anulare sinistro senza capire come ci
fosse arrivato al suo dito.
Se
Emerald Lancaster era partita alla volta di Amazon subito dopo
l’episodio di
Tokyo era stato prettamente perché conscia di aver commesso
una grandissima
cazzata, e nonostante tutto quella sera era rimasta di stucco nel
ritrovarselo
davanti infuriato e con indosso quell’orrida tuta da
pantegana. I casi della
vita, eh?
Eppure,
nonostante tutto quello che si era ripromessa una recondita parte di
lei fu più
che felice di rivederlo, nonostante fosse furioso e deluso per quel suo
atteggiamento egoista con cui se l’era lasciato alle spalle,
ma quella più
coscienziosa le urlava dentro che tutto il suo bel piano di fuga era
andato a
puttane.
Ma
arrivati addirittura a questo…? Si erano veramente sposati?? C’era da spararsi
seduta stante e purtroppo per la
ragazza il mal di testa le impediva addirittura di ricordare dove fosse
la
pistola. Persino la sua infallibile memoria eidetica non riusciva a
ricordare
nulla da dopo la goliardica bevuta in camerino fino a praticamente quel
pesante
mattino in cui si erano appena ritrovati.
–
Un m-momento… solo perché abbiamo due anelli
simili non significa che siamo
sposati! – anche il russo provò a sfilarselo dal
dito senza successo, notando
che l’anello d’argento recava cinque pietre
multicolore – tu ce l’hai al destro
e io al sinistro… forse facciamo parte di qualche
confraternita…–
Non
lo disse con molta convinzione, ma era necessario calmare quella furia
magrolina che ora stava calciando le lattine di birra e qualunque cosa
le
capitasse a tiro compreso il comodino accanto al letto che si
ribaltò a causa
del colpo, e al russo non rimase che sghignazzare vedendo che la
ragazza si era
fatta pure male con quel gesto sconsiderato.
–
Grrr… se non riesco a togliermi questo anello mi amputo il
dito! –
–
Ora non esageriamo, cerchiamo di stare calmi e di ricordare un passo
alla volta
cosa è successo ieri sera e…–
–
Io NON voglio essere sposata
cazzo!!
E non voglio essere sposata con TE!!
Perché non te ne sei andato quando te l’ho detto?!
Aveva ragione mio padre,
quando diceva che non avresti fatto altro che mettermi nei casini!!!
–
Erano
ovviamente parole dettate dalla furia, dalla cieca rabbia e dalla
confusione di
non ricordare nulla di ciò che era successo, un
comprensibilissimo panico che
le si vedeva chiaramente negli occhi ormai pronti a far uscire lacrime
di
nervosismo vero. Ma per Warsman era troppo da sentire, in particolar
modo
perché aveva citato l’odioso Howard che tanto era
rimasto soddisfatto dalla
lunga vacanza della figlia.
Con
un basso ringhio animale scattò in avanti cogliendola
completamente alla
sprovvista, e abbrancandola per la gola la sollevò da terra
sbattendola contro
la prima parete libera che trovò. In compenso la giovane,
nonostante le
mancasse il fiato per la presa ferrea dell’ex lottatore,
riuscì ad agguantare
la propria pistola che sporgeva dal suo inseparabile marsupio appeso al
fin
troppo vicino appendiabiti.
Nonostante
la canna della pistola a pochi centimetri dalla fronte, e tenuta in
mano con la
mano destra mentre con l’altra Hammy cercava di fare leva sul
braccio sinistro
del russo per cercare di non soffocare, Warsman non cedette di un
millimetro e
altrettanto fece la giovane donna, piuttosto indisposto a sentirsi
accusare
ingiustamente per qualcosa che non aveva fatto. O meglio, come le
ricordò in
quel momento, non aveva fatto tutto da solo.
–
In questo casino ci siamo ficcati noi due da
soli e per la prima volta a distanza
di mesi! E in casi come questi si dice che “le cose si fanno
in due”, e a meno
che tu non voglia trovare una soluzione civile direi di smetterla di
starnazzare inutilmente! –
Poco
gli importava di essere completamente nudo mentre fronteggiava lei con
indosso
solo quella canottiera immensa, entrambi si scrutavano come due
predatori
furiosi pronti a battersi per il proprio territorio, e nei loro occhi
si
leggeva un odio che mai prima d’ora c’era stato.
Scaramucce
e antipatia, certo… ma negli occhi della giovane Lancaster
l’ormai ex Lord
Flash poteva leggere un odio e disprezzo nei suoi confronti che gli
fece
incredibilmente male dentro. Si rese dunque conto che prenderla per il
collo
non sarebbe servito a nulla, e con poca convinzione la rimise a terra
sospirando stancamente. Non voleva che lei lo odiasse… e se
aveva fatto un
errore madornale allora avrebbe fatto qualunque cosa per rimediare.
–
Ascolta… dobbiamo capire cosa è successo prima di
saltarci alla gola così – si
toccò l’anello con le 5 gemme cercando ancora una
volta e inutilmente di
toglierselo – e se abbiamo fatto un errore… di
qualunque tipo… allora cercherò
di porvi rimedio a qualunque costo! Non vuoi essere sposata con me?
D’accordo,
non lo voglio essere neppure io se
è
per questo! Ma dobbiamo cercare un indizio per capire che diamine
è successo
prima di arrivare a conclusioni affrettate–
In
fin dei conti non aveva tutti i torti anche se non si sentiva affatto
in colpa
per averlo preso a male parole. Non le fregava un fico secco di averlo
in
qualche modo ferito, cavoli suoi, il panico per essersi in qualche modo
unita
in matrimonio proprio con lui era troppo acuto per essere ignorato. Ma
doveva
stare calma e riflettere come le aveva praticamente suggerito di fare,
poi una
volta risolta la questione lo avrebbe mandato al diavolo del tutto e
sarebbe
partita per un altro pianeta assieme a Michael… che a quanto
pare tardava a
tornare, ma non era la prima volta da quando erano partiti che faceva
così. Le
aveva accennato che sarebbe andato a trovare una ragazza conosciuta
qualche
mese fa e che abitava addirittura in campagna, quindi magari ci avrebbe
impiegato un po’ a tornare.
–
v-va bene, forse hai ragione…– abbassò
la pistola e deglutì abbastanza scossa
per l’assurda piega che aveva preso l’intera
situazione – restiamo lucidi e
cerchiamo di raccogliere i pezzi… io non riesco a ricordare
nulla e non sto
scherzando, e a te come va? –
–
Hm, di solito ricordo sempre tutto anche dopo essermi ubriacato. Alle
volte
ricordo frammenti che poi li rielaboro – si
massaggiò la testa cercando di fare
mente locale ma invano – ma questa volta
è… assurdo. Ho come un vuoto di
memoria, un blackout totale, e questo è fin troppo
strano–
–
Forse sarebbe il caso di controllare i telefonini – aggiunse
Emerald annuendo
pensierosa– magari abbiamo lasciato qualche indizio li!
–
Era
una buona idea, e come se tutta la truce conversazione iniziale non
fosse mai
iniziata incominciarono a rovistare nella grande e lussuosa stanza in
cerca di
indizi. Warsman di suo aveva un vecchio cellulare con ancora i tasti e
capace
solo di scattare foto. E le immagini presenti erano tutte fatte prima
del
matrimonio di sua figlia con qualche… scatto privato che si
erano concessi lui
ed Hammy da ubriachi e che non avrebbe mai condiviso con nessuno.
Rimise
il telefono in borsa comunicandole che il suo era troppo vecchio per
poter
conservare qualcosa di utile, mentre lo smartphone di Emerald recava
qualcosa
di assolutamente agghiacciante.
Ciò
che vide la portò a puntare lentamente, e quasi in trance,
la pistola verso il
partner che intuì per ovvi motivi che era stata finalmente
trovata la prova
regina, ma Warsman le abbassò il braccio con fare seccato
anche se rimase di
stucco pure lui per ciò che il telefonino mostrava.
Ciò
che il filmato mostrava, oltre la confusione in sottofondo dovuta al
fatto che
dovevano essere finiti in un altro locale oltre al Vintage Club, erano
Lord
Flash ed una Emerald Lancaster vestita di un seducente vestito fatto di
pizzi e
soprattutto di piume di pavone in quello che era uno stravagante abito
da sposa
mentre rideva come una beota tra le braccia del suo neo marito.
“Stai
riprendendo Kid?! Vero che stai riprendendooh??!” anche se
l’inquadratura era
traballante e ogni tanto l’improvvisato cameraman girava
l’obiettivo verso se
stesso per riprendere la propria faccia da maiale, nel video si
potevano vedere
tutti i ragazzi della Muscle League attorniare due fin troppo allegri
sposi e
vestiti pure loro di completi blu elettrico muniti di piume di pavone
nel
taschino per il fazzoletto. Tutti erano in linea con i due sposi e
tutti erano
molto su di giri ad eccezion fatta di Meat che, sebbene fosse
agghindato pure
lui come gli altri, sembrava essere un po’ perplesso da
ciò che vedeva.
“stai
filmando mio marito vero??!” continuò una Emerald
piuttosto allegra e
irriconoscibile “filma tutti ma anche mio marito!
È lui! Ci siamo appena
sposati al tempio!!”
Per
la marchesa quella era la prova definitiva che avevano combinato un
macello assurdo
sebbene non se ne ricordassero nulla, ed abbassando il telefono ebbe
quasi
l’impulso di puntarsi la pistola alla testa piuttosto che
vivere quell’incubo
assurdo. Fu lo stesso Flash a disarmarla lasciandosi scappare pure una
imprecazione in russo, e decidendo di darsi una sistemata
iniziò a rivestirsi
approssimativamente cercando di non dar di matto pure lui.
– Ok…
ora è chiaro che abbiamo commesso una cazzata colossale, ma
forse siamo ancora
in tempo per rimediare… si…– come se ci
potesse essere rimedio su un pianeta in
cui il divorzio non esiste poiché nessuno pratica il
matrimonio! – ma forse è
il caso di trovare gli altri e chiedere informazioni… forse
mi sto sbagliando
ma dai mugugni che vengo al di là della porta direi che
alcuni di loro sono qui
e… EHI! Emerald!! –
A
sorpresa la giovane gli aveva strappato via il candido accappatoio che
l’ex
lottatore aveva trovato e si era fiondata in bagno con tutto
l’intento di farsi
una doccia oppure di impiccarsi con la corda dell’indumento.
Era sconvolto pure
lui da quanto era successo, ma quella cretina non poteva certo mettersi
in
testa strane idee e soprattutto… che non le saltasse in
testa di chiamare suo
padre!
Ecco,
quello era un punto che fece gelare il sangue a Warsman, anche
perché se lo
avesse saputo gli avrebbe dato la caccia in eterno e avrebbe esposto la
sua
testa in salotto tra gli altri trofei di caccia. Quindi se fu colto dal
panico
lui questa volta c’era solo da capirlo.
–
m-maledizione Emerald! Non telefonare a tuo padre!! –
iniziò a battere con forza
il pugno destro contro la porta del bagno senza ricevere risposta se
non lo
scroscio incessante della doccia – mi ha sentito dannata
puttanella?? NON…!!–
dovette
scostarsi dalla porta del bagno e agguantare la prima cosa che gli
capitò a
tiro, in questo caso un cuscino, per coprirsi le vergogne vista
l’improvvisa
entrata in scena dalla porta che dava al soggiorno di un Kid Muscle
particolarmente devastato.
–
EVVIVA GLI SPOSIIiieeehh…!!!–
Il
suo urlo di gioia si stemperò con una mezza piroetta
sbandata fino a farlo
crollare malamente a terra. Aveva ancora addosso il completo elegante
da
testimone, ma era piuttosto malandato e sporco di macchie di liquore
vario, e
anche la maschera del principe dei kinnikku non era messa
bene… così come il
resto degli atleti della Muscle League che si stava rialzando in piedi
e
provava a raggiungere Kid per capire a loro volta cosa diamine fosse
successo.
–
Diamine! Non si può avere un po’ di privacy?
– sbuffò l’ex atleta piuttosto
imbarazzato dall’avere una compagnia tutt’altro che
gradita – uscite di qui
razza di ubriaconi! Avete combinato un bel casino ieri sera! –
Non
che fossero loro i veri responsabili del casino in corso, forse, ma
Flash aveva
un disperato bisogno di sfogarsi e farlo con Emerald non era
esattamente la
cosa più azzardata da fare visto che pure lei era incazzata
nera.
–
Mrr… di che diavolo stai parlando vecchio? – lo
incalzò Terry Kenyon che ora si
massaggiava il viso pallido e stanco senza ricordare nulla della
nottata
trascorsa – non… non riesco a ricordare un
accidente e dove diavolo siamo…? E
perché sono vestito come un “pinguino”?!
–
Anche
se aveva gli occhi stanchi e la vista appannata, l’americano
potè notare che
anche gli altri erano vestiti da cerimonia come lui, ma oltretutto
mancavano
all’appello diverse facce note. Se davanti a se poteva vedere
Kid Muscle ancora
svenuto sul pavimento, alla sua sinistra poteva osservare un Check Mate
seduto
sul divanetto a penisola color verde smeraldo e intento a massaggiarsi
con il
pollice e l’indice l’attaccatura del naso, ma per
il resto mancava ancora un
sacco di gente e francamente parlando non riusciva a ricordare nulla di
ciò che
era successo. Un fatto davvero allarmante.
–
Ehi… Check Mate, per caso tu ricordi qualcosa…?
–
Lo
disse nel mentre si piegava verso il kinnikku per rimetterlo in piedi,
ma il
lottatore del Principato di Monaco si limitò a scuotere
debolmente la testa non
riuscendo a ricordare nulla di ciò che gli era capitato da
dopo quel fatidico
drink in compagnia di DJ Smeraldya.
–
Uff… mi dispiace… ma se provo a rimembrare il
passato vedo solo il nero senza
neppure un ricordo lucido – si guardò in giro con
aria stanca passandosi una
mano tra i candidi capelli* prima di rimettersi l’elmo in
testa – senza contare
che… mh, all’appello mancano Jeager, Wally e
DikDik… oltre che a Meat e al
signor King Muscle–
In
mezzo a quella confusione di bottiglie vuote, palloncini vaganti e
mutande
appese al lampadario principale mancavano all’appello
svariate persone e questo
rendeva la cosa ancor più preoccupante. La sola mancanza di
Meat bastava per
metterli tutti nel panico, ma fu l’entrata in scena di
Emerald Lancaster,
uscita dal bagno sbattendo la porta e ora perfettamente pulita e
vestita di
abiti più consoni, a spezzare quell’angosciosa
tensione con ordini ben precisi.
–
Per farvi il riassunto del riassunto, io e il qui presente sorcio
psicotico di
madre Russia siamo convolati a nozze con voi tutti come nostri
testimoni di
nozze– si accese una sigaretta presa dal proprio marsupio,
incurante delle
occhiate attonite dei giovani lottatori – quindi ora noi
andremo al tempio a chiedere
l’annullamento delle nozze e voi stessi cancellerete le
vostre firme da
qualunque cazzo di registro abbiamo messo i nostri nomi! E ora andate a
prepararvi, non abbiamo tempo per cercare i dispersi! –
–
u-un momento! Non sono affatto d’accordo! A parte il fatto
che non ho capito un
accidente, molti di noi mancano all’appello e non sappiamo
dove sono! –
la
protesta di un Terry Kenyon che ora reggeva Kid Muscle passandogli un
braccio
attorno alle spalle era alquanto legittima, ma lo sguardo smeraldino
della
marchesa non ammetteva repliche tanto da congelare il sangue a molti
dei
presenti ( escluso Lord Flash che si limitò a roteare gli
occhi ).
–
Al tempio molto probabilmente sapranno dirci qualcosa di più
su dove si
troveranno gli altri e su cosa è successo la notte passata
per farci impazzire
così… e ora muoviamoci, più perdiamo
tempo e più la situazione peggiora! –
Nonostante
il tono dittatoriale bisognava ammettere che aveva ragione, se fossero
rimasti
li a lamentarsi non avrebbero risolto nulla e a parte lo shock di aver
appena
scoperto che avevano testimoniato al matrimonio di due ubriaconi,
ritrovare i
loro amici aveva la massima emergenza. Pertanto decisero di mettersi di
impegno
nel prepararsi al meglio, ed il primo a infilarsi nel bagno fu uno
scocciato
Warsman che non degnò di uno sguardo Hammy.
La
suddetta gli lanciò giusto una occhiata di sfuggita, ma era
ancora troppo incazzata
con lui per non ritenerlo il solo responsabile di tutta quella
faccenda. Forse a
mente lucida avrebbe riflettuto meglio sul proprio giudizio, ma ora il
solo
sentirlo respirare vicino le faceva venire una voglia matta di
trivellarlo di
colpi e mandarlo a ‘fanculo una volta per tutte.
E
in particolar modo, suo padre non sarebbe mai
dovuto venire a sapere di ciò… ne lui, ne Michael
Connors che a breve sarebbe
rincasato. Si premurò di scrivergli quantomeno un biglietto
fasullo di dove
sarebbe andata nel mentre che tutti si preparavano, e contava di
annullare quel
casino quantomeno entro mezzogiorno o in alternativa le aspettava la
batosta
più dura della sua vita: deludere suo padre Howard.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Pianeta
Terra, ore 10:30 del
mattino. Villa Lancaster.
Di
norma al mattino presto Howard Lancaster smistava la posta che gli
arrivava in
ufficio e rispondeva alle varie telefonate dei suoi azionisti sparsi
per le
varie banche del mondo, ma di norma verso le dieci del mattino si
liberava di
buona parte di quel peso dedicandosi un piccolo ritaglio per se e per
sua
moglie.
Purtroppo
quel mattino aveva avuto più lavoro del solito, complice
anche il fine
settimana che si lasciava alle spalle, e di conseguenza fu sorpreso
dell’arrivo
di un corriere espresso proprio quando ormai stava uscendo dal proprio
ufficio.
Nascondendo
comunque una espressione seccata da quell’ennesimo
contrattempo lasciò entrare
il timoroso corriere, tra l’altro di una delle sue ditte di
spedizioni
interplanetarie che aveva acquistato da poco, e firmò il
foglio di consegna sul
misterioso pacco che gli era stato recapitato.
Non
c’era il nome di un qualsiasi fantomatico mandante, ma i suoi
addetti alla
sicurezza non avevano notato nulla di insolito al suo interno tramite
lo
scanning, ma solo quello che sembrava essere altro noiosissimo
materiale
informativo.
–
Tzk, di bene in meglio… mi sa che faccio prima ad acquistare
tutte le ditte di
frullatori sparse per la galassia così che non mi mandano
più i loro cataloghi!
–
Lo
disse con la sua solita ironia mentre scartava il pacco dalla sua carta
da
imballaggi, e al suo interno, oltre le palline di polistirolo,
trovò quello che
sembrava essere un catalogo piuttosto prezioso vista la copertina in
argento
cesellato.
“ci
trattiamo bene” pensò sarcasticamente tra se e se
rigirandosi tra se quel
grosso manufatto ornamentale, ma fu solo quando lo aprì che
il tempo parve come
fermarsi nello stesso momento in cui si fermò il suo respiro.
Avvertì
come un brivido ghiacciato salirgli su per la schiena, mentre con mani
tremanti
sfogliava lentamente quell’albo fotografico in cui sua figlia
sembrava fin
troppo allegra di essere avvinghiata ad una sudicia bestia piuttosto
orgogliosa
di mostrare al fotografo quelle che sembravano presunte fedi tra le
loro dita.
La
sua Hammy, la sua bambina, vestita di un eccentrico abito fatto di
piume di
pavone sembrava fin troppo felice di essere circondata da emeriti
idioti forse
colpevoli di averle fatto qualcosa di a dir poco spiacevole. Quel
Warsman… anzi
no, quella bestia da circo di bassa lega doveva averla in qualche modo
drogata
per poterle far fare una cosa simile! Il marchese non tenne conto di
altri
possibili fattori, magari tenendo presente che pure sua figlia poteva
essere
compiacente della cosa, poiché troppo impegnato a cercare di
riprendere fiato poiché
stava sempre più diventando cianotico dalla rabbia.
Una
rabbia che lo portò, prima di ragionare su quello che stava
facendo a rischio
di attirarsi le attenzioni di servitori premurosi, a lanciare un mezzo
urlo
rabbioso per come la sua famiglia fosse stata oltraggiata. No, non
poteva farsi
vedere incazzato, e già buttare a terra il portapenne di
cristallo fu un gesto
sconsiderato che non era riuscito a controllare.
Ma
poteva, doveva, rimediare immediatamente nel mentre che ributtava nello
scatolone quel libro blasfemo ficcandolo poi all’interno di
un polveroso
armadietto. Doveva far trucidare quell’animale da quattro
soldi e doveva
salvare sua figlia il prima possibile, magari con l’aiuto di
Connors, e doveva
colpire quel bastardo dove gli faceva più male…
con un piano il più veloce possibile, visto che Amazon non
era a due passi e
mandarci un esercito ci avrebbe messo del tempo.
Ma
qualcosa di più piccolo e anonimo poteva ancora
organizzarlo…
Sorpresa
sorpresa! O almeno, spero di avervi fatto una sorpresa con questo
capitolo,
visto che fino ad oggi ho ricevuto svariate possibilità su
chi potesse essere
la fantomatica “coppia” che scoppia! Preparatevi a
svariati casini tutt’altro
che piacevoli dunque…
Ps,
il vestito di Emerald è ispirato a questi due:
http://vi.sualize.us/beauty_in_pea_feather_dress_y_creative_woman_glamour_picture_tUvY.html
http://i01.i.aliimg.com/wsphoto/v0/738225585/2013-FREE-SHIPPING-Hot-Sexy-Underbust-CORSET-Lingerie-Waist-Shaper-Bustier-Peacock-Corset-Set.jpg
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Capitolo 7 *** prede sfortunate ***
Ad
Alya erano stati messi un paio di punti di sutura dove il coltello le
era
accidentalmente caduto sul lato della mano provocandole un piccolo ma
profondo
taglio, ma non se la sentiva di incolpare Niamh di tutto quello che era
successo al ristorante. Era stato uno spiacevole incidente, ma vallo a
far
capire a quel testardo di suo marito!
In
fin dei conti Robin era solo preoccupato per la sua salute, erano
tornati alla
civiltà da poco e temeva per la sua salute psicofisica.
Temeva per la bambina e
per la gestazione arrivata ormai al termine. E poi dicevano che erano
le donne
ad essere più ansiose in fatto di gravidanza… la
logica terrestre
evidentemente, con la sua fiction che non rispecchiava minimamente la
realtà
mostrando donne incinte isteriche e incazzate per avere la pancia
gonfia di
vita, travagli esasperati e donne urlanti di un dolore fin troppo
ingigantito e
comunque perfettamente truccate e con i capelli impeccabili.
Ad
ogni modo, le premeva di più convincere la giovane irlandese
a farsi curare quella
scottatura al collo, a suo dire una ustione di primo grado dovuto
all’incendio
avvenuto al ristorante, ma era già stata dura trovarla visto
che si era andata
ad infilare dentro un grande e vecchio tronco cavo crollato a terra a
pochi
metri dal cottage.
Kevin
non era presente, si era allontanato dalla casetta piuttosto presto per
fare
quattro chiacchiere con il padre, e si poteva immaginare quale sarebbe
stata la
discussione principale, e quando aveva lasciato la ragazza era un
po’ assonnata
ma comunque serena.
Niamh
non era una stupida. Se avesse dato segni di insofferenza di fronte a
lui
allora il giovane vincitore della Corona Chojin avrebbe fatto di tutto
per
sapere cosa avesse cercando di aiutarla in qualche modo.
Molto
dolce in effetti… ma attualmente la giovane aveva solo
bisogno di stare
tranquilla, e da sola, per poter stendere la mente e pensare seriamente
cosa
fare del proprio futuro. Poteva sembrare che si vergognasse di
mostrarsi
angosciata, ma era semplicemente molto riservata e non voleva che il
proprio
malessere ricadesse sulle spalle di qualcuno.
Questo
Alya lo sapeva, così come sapeva che era una donna
straordinariamente forte per
riuscire a guardare avanti limitandosi a stringere i denti.
–
Uff… hai scelto un bel nascondiglio quaggiù
– fece la dottoressa camminando
praticamente a carponi a causa della pancia gonfia – scusa se
entro qua dentro
senza bussare, ma l’erba li fuori era decisamente bagnata per
i miei gusti –
A
Niamh si arrossarono lievemente le gote dall’imbarazzo,
poiché fino a quel
momento era stata così assorta nei propri pensieri da non
essersi quasi accorta
di una presenza femminile che l’aveva cercata per tre minuti
buoni.
–
Ehm, no… mi scusi lei che l’ho fatta piegare per
venire qui dentro e…–
–
È stata una mia scelta venire qui, ma ti ringrazio per
l’interessamento… e poi
qui dentro è asciutto e pulito. Piuttosto… come
ti senti? –
la
voce della dottoressa continuava a farle un po’ di soggezione
visto che aveva
sempre quel tono pacato e allo stesso tempo freddo tipico dei dottori
professionisti, ma a parte questo era una donna buona che era riuscita
a
comprenderla senza soffermarsi sul dirle “oh,
poverina!” standole accanto quel
tanto che bastava per spronarla ad essere un po’
più sicura di se.
–
Sto… bene, credo. Scottatura a parte –
lasciò che la Deva le scostasse
gentilmente i lunghi e mossi capelli castani per rivelare la scottatura
rossa
presente sul collo – avevo solo bisogno di un po’
di spazio personale per
pensare a… tante cose che sono successe fino ad
ora–
–
Se ti riferisci all’incidente del ristorante è
stato, per l’appunto, solo un
incidente. Mi sono più preoccupata quando il tavolo ha preso
fuoco, non che tu
abbia avuto giustamente paura in quell’istante –
Niamh
la guardò ritrovandosi a deglutire e ad annuire lentamente
come a dare del
tutto ragione alle sue parole, e in fin dei conti pure Kevin le aveva
detto
così, ma non era solo quello che l’aveva portata a
cercarsi un cantuccio in cui
riflettere.
–
Si, ecco… stavo pensando anche ad altro, a tutta la mia
storia con Kevin ad
esempio – sospirò piano e appoggiò le
braccia incrociate sulle ginocchia – per
molto tempo l’ho sempre evitato… mi chiedevo
spesso che diavolo potesse volere
uno come lui, un bel ragazzo famoso, da una come me che di speciale non
ha nulla.
Da dopo quello che mi è successo – ossia lo stupro
subito ad una festa di cui
non ricordava praticamente nulla poiché, molto
probabilmente, drogata
vigliaccamente – ho sempre evitato i ragazzi temendo che mi
potessero fare del
male… ma lui invece…! Attiro la sfiga come una
calamita, combino disastri su
disastri eppure lui continua a starmi vicino. A volermi sostenere. E
quello
che mi… disturba… è che non
lo fa per semplice pietà nei miei confronti –
La
giovane irlandese non era abituata a quel sentimento chiamato amore,
non era
abituata a ricambiare se non in termini di affetto nei confronti di
amici e
parenti, e ritrovandosi forse per la prima volta innamorata di qualcuno
doveva
averle fatto uno strano effetto.
–
Niamh, anche questa cosa è stata una scelta personale di
Kevin. So che temi di
poterlo deludere in qualche modo, ma lui ha scelto di starti accanto e
non teme
che i tuoi problemi possano ostacolarlo in qualche modo,
poiché è sua volontà
camminare accanto a te per affrontarli – nel mentre che le
parlava poteva ben
vedere come quelle parole l’avevano colpita nel profondo,
tanto che iniziò a
piangere in silenzio sia per la commozione che per
l’imbarazzo per aver
dubitato di lui – non temere di provare ciò che
stai provando, la tua è una
reazione comprensibile, e credo che tu sappia nel tuo intimo che Kevin
non ha
nessun secondo fine nei tuoi confronti perché…
quando ci si innamora, lo si fa
e basta –
Ed
era vero, in fin dei conti era stato così anche per lei e
Robin sebbene
all’inizio non si sopportassero affatto anche a causa di
pregiudizi antichi e
ben radicati nell’ex wrestler che gliene aveva fatte passare
di tutti i colori
tanto da riuscire a scacciarla dalla Scuola di Ercole. Ma ad ogni modo,
non usò
la propria esperienza come esempio da esporre alla giovane,
perché un esempio
non l’avrebbe aiutata, ma decise invece di continuare a
spronarla facendole
notare un altro dettaglio fondamentale.
–
E direi che anche tu provi lo stesso per lui, altrimenti non gli
saresti
accanto nonostante avresti potuto benissimo lasciare tutto dopo le
varie
vicissitudini che sono accadute qui a Londra sia mesi fa
che… giusto ieri sera–
Aveva
ragione. Era innamorata di lui, e questo la spronava ad avere la forza
di non
aver paura del prossimo oltre che a riuscire a guardare avanti. Niamh
non era
mai stata innamorata di qualcuno così profondamente come per
Kevin. Quelli che
aveva non erano dubbi riguardo i suoi sentimenti nei confronti del
lottatore
inglese, quanto il semplice timore di lasciarsi andare per poi, magari,
ritrovarsi
un giorno nuovamente ferita dall’ennesimo bastardo di turno.
Per questo prima
dell’arrivo della dottoressa aveva addirittura meditato di
tornarsene in
Giappone a lavorare al banchetto di frutta e verdura dove
l’attendevano due
genitori scettici sulla sua relazione con il biondo lottatore,
tornandosene
alla propria vita con le sue routine.
Non
l’avrebbe fatto. Non avrebbe permesso alla paura di chiuderla
nuovamente a
riccio con l’unico conforto datole dalle parole di sua nonna,
e decise pertanto
che aveva stretto i denti per troppo a lungo.
Quando
finalmente decise di strisciare fuori dal grande tronco cavo lo fece
con il
sorriso speranzoso sulle labbra, lasciando che Alya le poggiasse
delicatamente
una mano dietro la schiena come a volerla nuovamente incoraggiare di
guardare
al domani.
Si
apprestarono dunque a raggiungere il Muscle Museum Hospital con la
vecchia mini
della dottoressa, Robin aveva insistito molto per comprarle
un’auto nuova visto
che quella attualmente in uso era ormai data ma la moglie si era
categoricamente rifiutata con un secco “finchè
funziona va più che bene”, ma il
viaggio lungo doveva per forza di cose prevedere una sosta a
metà strada al
distributore di benzina più vicino.
L’ospedale
si trovava poco lontano da Londra, giusto verso la periferia, ma non
vicino
alla tenuta dei Mask, di conseguenza una sosta fu più
consigliata permettendo
alle due donne di sgranchirsi le gambe. Al distributore di benzina era
annesso
un piccolo prefabbricato dove comprare qualcosa da mangiare oltre i
bagni
pubblici, e fu li che Niamh andò per prendere una bottiglia
d’acqua dall’unico
commesso presente e ormai prossimo alla pensione.
E
nel mentre che la giovane andava a rinfrescarsi, Alya decise di
provvedere da
sola alla pompa di benzina vista l’assenza di personale e
notando che
dall’altro lato della pompa di benzina si era fermato un
furgoncino di una
ditta di spedizioni.
Lo
spazio era ampio e uno dei due fattorini fu veloce a scendere dal mezzo
per
avviarsi all’interno del prefabbricato mentre il secondo si
avvicinò titubante
alla pompa di benzina non capendo probabilmente come usarla.
–
Serve una mano? – fece Alya, nel mentre che riempiva la
propria Mini di benzina
verde stando attenta al contatore del distributore.
–
Da… ehm, volevo dire, si
signora! –
il fattorino mostrava una divisa blu scuro e nessuna pettorina che
mostrasse il
marchio della ditta di spedizioni come invece era nel caso del
furgoncino – non
sono abituato con i sistemi londinesi –
Si
sistemò meglio il cappello con visiera per nascondere un
certo imbarazzo di
essere uno straniero in terra straniera, ma la Deva non si scompose
limitandosi
ad inarcare un sopracciglio incuriosita dall’accento russo
dell’uomo mentre
andava a sistemare il tappo del serbatoio dell’auto dopo
averla ben riempita e
dando così le spalle all’uomo.
–
Non si preoccupi, se vuole le spiego come fare – e non
c’era molto da spiegare
in effetti – lei… è russo non
è vero? Lo sono in parte anche io quindi capisco
cosa vuol dire avere a che fare con queste diavolerie–
–
Oh, lo so –
Ci
fu qualcosa nel tono dell’uomo che portò nella
dottoressa prima pura
perplessità, perché in fondo come faceva a
saperlo se quella era la prima volta
che lo vedeva? Ed inoltre tolti i fronzoli da sposa assomigliava ad una
donna
qualunque quindi non era detto che l’aveva riconosciuta
tramite la televisione,
poi un campanello d’allarme che suonò decisamente
troppo tardi visto che il
tutto durò poche frazioni di secondi.
Nel
momento esatto in cui intuì il pericolo, desiderando di
voltarsi verso quella
voce che si era fatta più sinistra, Alya si
ritrovò bloccata in una presa
ferrea da due braccia robuste e con la bocca impossibilitata ad urlare
a causa
di un panno bagnato di qualcosa premuto contro la sua bocca aperta.
Provò
comunque a dibattersi e a gridare aiuto, ma nonostante i suoi
meritevoli sforzi
per una donna incinta il suo aggressore era fin troppo forte per lei,
trovandosi a sentire come l’odore pungente del fazzoletto la
stesse portando in
pochi secondi a perdere sempre più conoscenza dimenticandosi
così della paura
di una violenza inspiegabile. Cloroformio probabilmente, ma
ciò non era
importante mentre l’uomo che l’aveva aggredita si
apprestò velocemente ad
avvicinarsi alle porte posteriori del portone nel mentre che queste si
aprivano
velocemente mostrando al suo interno altri due complici e un
arredamento
interno essenziale ma abbastanza confortevole per la loro vittima vista
la
presenza di una barella.
Intanto
l’altro “fattorino” che era entrato nel
piccolo locale adibito a mini-market
aveva tenuto d’occhio la scena oltre che l’anziano
cassiere e la sua unica
cliente con la scusa di guardarsi attorno. Una volta che i suoi
colleghi gli
fecero segno che era ora di andare, l’uomo si
limitò a smettere di fingere la
propria indecisione nel voler comprare un prodotto e si
fiondò fuori
spintonando involontariamente la ragazza in carne.
–
Ehi…! Ma che maniere…–
Niamh
lo borbottò osservando solo di sfuggita quel maleducato che
saliva sul furgone
e partiva a razzo, troppo impegnata a consegnare l’ultima
sterlina all’anziano
cassiere per poi uscire e… trovare la macchina della
dottoressa
inspiegabilmente vuota.
In
un primo momento non collegò la sparizione di Alya con quel
furgone che se
l’era data a gambe poco prima che lei uscisse dal negozio, ma
dopo cinque
minuti di vuota attesa la giovane irlandese pensò che
potesse essere andata in
bagno per darsi una rinfrescata. Andando li purtroppo non la
ritrovò, e cosa
ben più peggiore fu quando provò a telefonarle e
trovò il segnale acustico a
poca distanza dalla mini, con il telefono della dottoressa caduto per
uno
strano motivo in un tombino vicino alla sua automobile, portando Niamh
a
cercare di sopprimere un attacco d’ansia nel capire che alla
donna doveva
essere successo qualcosa.
Poi
realizzò meglio quando, dopo aver cercato nei dintorni del
piazzale e chiesto
al cassiere se avesse visto qualcosa ricevendo una risposta negativa,
non trovò
per terra quello che era un bottone dorato parzialmente schiacciato
forse dalla
ruota di una macchina. Si ritrovò improvvisamente con la
gola secca nel mentre
che si rigirava quel piccolo manufatto rovinato e strappato via con
forza dalla
camicia del suo proprietario tanto da portare ancora i fili scuri
all’interno
dei quattro buchi centrali, notando che, nonostante fosse danneggiato e
dall’aspetto abbastanza comune, alcuni suoi dettagli erano
ancora riconoscibili
come quella specie di “testa felina” che aveva
già visto prima.
Nonostante
facesse la fruttivendola sua nonna un tempo era stata una sarta, e a
casa sua
aveva sempre avuto modo di notare fin da bambina intere scatole su
scatole di
bottoni di ogni genere tanto da passarsi il tempo a rimirarseli e a
conoscerli
quel tanto che bastava per comprendere le varie tipologie esistenti.
E
quello che aveva in mano, ma non poteva esserne sicura, sembrava
appartenere a
quelle guardie misteriose che quattro mesi fa avevano cercato di rapire
l’allenatore di Kevin. Sebbene la sua colluttazione con un
soldato Lancaster fu
assai breve, le erano rimasti impressi quei bottoni piuttosto eleganti
per
essere quelli di una divisa militare, poiché avevano una
specie di gatto
stampato in rilievo. Ed ora, poteva anche stare viaggiando
prepotentemente con
la fantasia, perché magari quel bottone che teneva in mano
era li da molto
tempo, oppure ancora una volta quei soldati avevano voluto rapire una
persona…
ma perché?
Non
poteva saperlo, ma era fortemente indecisa se chiamare la polizia, e
magari
dare un falso allarme poiché Alya sarebbe apparsa
magicamente da li a pochi
secondi, oppure avvertire Robin Mask… e assistere alle
spiacevoli conseguenze
che aveva avuto modo di osservare al ristorante.
Cercando
di non mettersi a piangere dalla tensione, e mordendosi
dall’interno il labbro
inferiore avvertendo sempre di più una angoscia mai provata
prima, decise di
telefonare a Kevin e avvisarlo che qualcosa di spiacevole era appena
successo.
Ma le sue supposizioni su quell’insignificante
bottone… al momento se le
sarebbe tenute per se in attesa di tornare alla tenuta e parlare a
quattrocchi
con il proprio ragazzo, e forse questa era la cosa più
giusta da fare sperando
che magari la sua fosse solo inutile paranoia e non un rapimento in
piena
regola per misteriosi motivi.
-
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Su
Amazon c’era una splendida giornata di sole ad attendere i
cittadini di
Venturas, ma il vento tiepido e l’armonioso cinguettio degli
uccellini non
portarono nessun sollievo nelle orecchie di Emerald Lancaster.
La
giovane donna era scura in volto e nascondeva le occhiaie dietro un
paio di spessi
occhiali da sole, l’unica cosa che non era riuscita a lavare
via quella mattina
con la sua lunga doccia fredda, e camminava in testa al gruppetto di
sfaticati
che come lei cercava di salire i cinquanta scalini che portavano al
famigerato
tempio.
Il
luogo di culto delle Deva si trovava vicino all’antica zona
portuale, zona
turistica più tranquilla contrariamente al centro
città più vivo e caotico, e
in quel luogo si poteva ancora respirare una natura perfettamente in
armonia
con le case antiche i loro giardini curati, oltre al tempio creato
sopra
l’unica collina e con l’unica ripida rampa di scale
che portava sino alla sua
entrata.
–
Manca… ancora… molto?! –
ansimò un principe dei kinnikku visibilmente provato
dalla lunga notte passata– mi sembra di avere il cemento ai
piedi! –
Se
i restanti lottatori della Muscle League fossero stati in forma
avrebbero
percorso quei cinquanta gradini di pietra grigia in pochi secondi
esatti, ma la
nottata appena passata li aveva talmente devastati che praticamente
arrancavano
ad ogni gradino. Solo Hammy era davanti a loro, e procedeva spedita
grazie alla
forza della determinazione e della rabbia.
–
È dura, ma credo che Meat approverebbe questo
esercizio… per cui prendiamolo
come un allenamento! –
–
Io me ne starei volentieri a letto con una bella tazza di cioccolata
calda tra
le mani – continuò Kid Muscle non riferendosi
proprio a Terry quanto a se
stesso– magari tutti gli altri sono andati al mare a fare un
bel bagnetto!
N-non dobbiamo pensare per forza al peggio! –
Il
giovanotto in fin dei conti era preoccupato per la sorte dei suoi amici
e per
il padre, nonostante stesse cercando di minimizzare la cosa con
l’ennesima
lamentela della mattinata, per cui fu Check Mate a rincuorarlo dandogli
una
lieve pacca sulla spalla sinistra.
–
Andrà tutto bene, Kid… vedrai che staranno tutti
bene. In fin dei conti siamo
tutti dei chojin–
Nessuno
se la sentì di contraddire le speranze del lottatore del
Principato di Monaco,
nonostante l’ovvio scetticismo che brillava negli occhi del
texano oltre a
quelli velati di tristezza di Kid, e lo stesso Lord Flash
evitò di mettersi a
ridere sarcasticamente.
Per
tutto il tragitto lui ed Hammy, che attualmente gli stava davanti, non
si erano
rivolti la parola e neppure guardati in faccia. Salvo solo ora il russo
che la
osservava di spalle e non riusciva minimamente a pensare qualcosa di
diverso
dall’assurda situazione in cui si erano cacciati.
L’unica cosa che la ragazza
gli aveva detto una volta uscita dal bagno era di stare sereno che suo
padre,
Howard Lancaster, non sarebbe mai venuto a conoscenza di questa storia.
Ma
per il resto la giovane marchesa pareva ancora incolparlo di tutto
nonostante
il video sul telefonino dimostrasse il contrario. Non che pure Warsman
fosse contento
di questo matrimonio tutt’altro che gradito, non aveva
neppure chiesto a Katya
di sposarlo quando erano ragazzi e ancora poco esperto della cultura
amazzoniana, quindi che diavolo gli era saltato in testa?
Ma
a quanto pare non avrebbe atteso a lungo per avere le risposte alle
proprie
domande, visto che una volta finite le scalinate si trovarono di fronte
in un
tempio simil giapponese ma con poco legno e molta più pietra
granitica. E
ciononostante non aveva un effetto sgradevole e poco accogliente, con
le sue
statue a forma di ostriche colme di perle marmoree e le balaustre in
legno per
accogliere i fedeli nel tempio, ma per avere una udienza con la
sacerdotessa in
capo, o la madre superiora, ai nostri sfortunati eroi spetta una
snervante
attesa lunga una cinquantina di minuti.
Le
suorine all’interno del tempio furono chiare: la madre
superiora avrebbe
ricevuto i suoi ospiti a funzioni religiose terminate, indipendente
dalle
esigenze di una “signora Volkoff” che sembrava
sull’orlo di prendere a fucilate
chiunque. E finalmente, una volta che la donna ebbe finito con le sue
incombenze, il drappello di sventurati si ritrovò a fissare
una donna dagli
abiti rossi e lo sguardo freddo nonostante i suoi occhi fossero
completamente
neri. Una strega.
La
sorpresa per Warsman fu assai grande a differenza degli altri presenti
che
sembrarono assai confusi, ma la sensuale creatura che li
guardò dal piccolo
livello rialzato del pavimento sembrava piuttosto annoiata dalla loro
presenza.
Le vesti rosse ricamate d’oro aderivano al corpo della donna
mostrando le sue
curve morbide, e il lungo copricapo sembrava accentuarle i tratti
spigolosi
tanto da farla sembrare a… una aliena Angelina Jolie
decisamente seccata per
l’intrusione nei suoi affari.
–
Hm, è curioso rivedervi qui… soprattutto dopo
avermi svegliato nel cuore della
notte per una funzione tanto importante –
Si
poteva notare una nota un po’ sarcastica nella sua parlata,
oltre a due spacchi
laterali ben nascosti ma che permettevano di mostrare lievemente le
gambe ben
tornite della donna ad ogni sua falcata. Era affascinante, ma a Warsman
non
interessava nel senso fisico quanto nel risolvere tutta quella
spiacevole
situazione, come ben le ricordò una esasperata Emerald.
–
Scusi tanto l’intrusione vostra altezza – e
già il suo tono acido non aiutava
affatto per la loro intricata situazione – ma direi che
abbiamo nuovamente
bisogno del vostro “aiuto” – e qui
mimò le virgolette con le dita – per un
divorzio al posto di un matrimonio! Siamo assolutamente pentiti di
essere
convolati a nozze a causa di una precoce sbronza che ci ha coinvolto un
po’
tutti – e gli altri atleti della Muscle League abbassarono
momentaneamente gli
sguardi un po’ imbarazzati – e se non possiamo
ottenere il divorzio visto che
le vostre leggi non lo permettono… allora concedeteci
l’annullamento!... con
magari una donazione extra alla vostra chiesa–
L’ultima
parte l’aveva detta a bassa voce, ma la madre superiora aveva
comunque captato
le parole di una sposa pentita assottigliando le palpebre fino a
ridurre gli
occhi a due fessure nere come la pace. Era raro, ma se una strega si
dimostrava
sinceramente dedita ai propri voti allora questa poteva anche condurre
una vita
meno di clausura e addirittura arrivare ai vertici della scala
gerarchica come
in questo caso, diventare una madre superiora di un tempio aperto al
pubblico
anziché di un luogo per lo più impervio. E madame
sembrava piuttosto devota al
culto, tanto che rispose al drappello di disperati con un secco
“no” nel mentre
che si sedeva sullo scanno in legno al centro del piano rialzato.
–
C-come prego? Lei sta scherzando! Non eravamo in noi! Eravamo ubriachi!
Eravamo…–
–
Sotto gli effetti di un massiccio quantitativo di White Dhalia? Si, me
ne sono
accorta quando siete piombati al tempio tutti agghindati a
festa… quel liquore
può causare nelle altre razze aliene allucinazioni, frenesia
sessuale, euforia
e, non meno importante, una intossicazione che può portare
alla morte nei casi
più estremi–
–
E lei ha lasciato ad un branco di ubriaconi di commettere un errore
così madornale?!
Proprio perché è un errore che dovrebbe annullare
tutto!–
La
rabbia della Lancaster sarebbe stata sensata, ma a dire quella frase
infuriata
fu lo stesso Warsman e per tale motivò spaventò
maggiormente alcuni dei giovani
lottatori anche se non lo diedero a vedere ( ad eccezione di Kid Muscle
).
Diamine, sembrava quasi pronto ad estrarre i propri artigli e
trafiggere il
cuore di quella donna colto da un’ira primordiale ma comunque
comprensibilissima. Ma appena fece un passo versi il primo gradino ecco
che il
corpo del russo si fermò di botto come congelato da un
semplice gesto della
mano della strega. Fu come se gli mancasse addirittura il respiro
mentre tutti
i presenti lo guardavano confusi, prima di sentirsi sollevare da terra
e,
eseguendo due avvitamenti come se fosse stato uno straccio umido,
sbattuto
contro una grossa colonna rivestita di corallo rosso che si
danneggiò
lievemente quando l’ex lottatore ci andò a
sbattere. Hammy si lasciò scappare
uno strillo stridulo, mentre l’unico che si
avvicinò ad un dolorante Flash fu
solo Check Mate mosso dal suo senso dell’onore. Probabilmente
la donna
possedeva un potere di controllo mentale o qualcosa di simile, ma forse
era il
caso di non indagare troppo.
–
A prescindere dal vostro stato alterato, le sostanziose donazioni di
vostra
moglie, mister Volkoff, hanno contribuito a farmi cambiare idea sul
celebrare
il rito. Voi e i testimoni avete tutti firmato i documenti legali, e
gli anelli
che sono alle vostre dita rappresentano un sigillo a vita che vi lega a
questo
pianeta. Gioite in fin dei conti… il vostro matrimonio
è valido solo qui–
–
Ma è assurdo! – sbottò questa volta
Terry Kenyon, decisamente stufo di tutta
quella storia e più preoccupato per i suoi compagni
– mi rifiuto di passare dei
guai per una semplice firma su un pezzo di carta! Avrete un modo
decente di
risolvere la faccenda! –
Tutti
sapevano di cosa fosse capace Howard Lancaster con il potere e denaro
che aveva
accumulato da quando aveva lasciato la Muscle League, ed anche se la
sua
preziosa figlia aveva detto a loro che nessuno avrebbe corso pericolo,
non ci
stavano a correre inutilmente altri pericoli per un frivolo errore
fatto da
altri.
La
strega parve valutare al meglio quelle parole, notando tra
l’altro che erano
tutti ben piazzati tanto da dare veramente l’idea di essere
chojin, anche
perché lo sposo si era rialzato praticamente quasi subito
nonostante il colpo
avrebbe stecchito un hippodrillo. Non aveva intenzione di rinunciare
alla
cospicua donazione fatta per celebrare un matrimonio tanto
indesiderato, ma non
voleva neppure violare i sacri regolamenti che riguardavano la
cerimonia
compiuta. Era una donna di fede e se era arrivata dov’era
adesso non era per il
semplice opportunismo ma per vocazione vera.
–
Beh, un modo ci sarebbe in effetti… ma potrebbe essere al di
fuori della vostra
portata –
–
Purchè non preveda essere inseguiti da cani rabbiosi o
essere pestati a sangue
in una arena! Di quelle cose ne ho abbastanza! –
La
donna sorrise alle deboli speranze di Kid Muscle, ancora piuttosto
abbattuto
all’idea di aver perso la Corona Chojin sebbene al padre non
fosse minimamente
mortificato per tale sconfitta, ed alzandosi in piedi
osservò i presenti con un
sorriso che non prometteva nulla di buono.
–
sull’anello dei due sposi vi sono cinque pietre di colore
diverso. Sappiate che
quelle pietre sono sigilli – spiegò lei,
camminando lentamente verso di loro –
ogni pietra è legata ad un tempio presente su
Amazon… la pietra centrale,
quella rossa, rappresenta questo tempio e simboleggia
l’amore. Le prime due
accanto a quelle centrali, viola e arancione, rappresentano
rispettivamente la
fedeltà e la costanza. Le ultime due, azzurra e gialla,
rappresentano la
speranza e il sacrificio –
Si
avvicinò lentamente a Warsman, e quest’ultimo
credette che la strega lo avrebbe
fatto volare via un’altra volta con un cenno della mano. Ma
la Deva si limitò a
sollevare il mento dell’uomo con un paio di dita, era alta
quanto lui,
guardandolo dritto negli occhi prima di completare il suo discorso.
–
Se ingaggerete in combattimento le sacerdotesse di ogni tempio, o con i
loro
campioni designati, i sigilli si spezzeranno ogni qual volta riuscirete
a
batterli durante un incontro leale… il primo tempio che
dovrete affrontare,
quello del sacrificio, si trova nel quartiere di Moonlight, a circa una
mezz’ora da qui verso est – si congedò
da Warsman dopo averlo osservato con
sguardo criptico e si fermò da una
“sposina” che passava il peso da un piede
all’altro per stemperare l’adrenalina –
questo è il massimo che posso fare per
voi. Non è necessario che ogni incontro lo disputino gli
sposi, ma potete
designare un vostro campione oppure formare anche una squadra con i
testimoni
delle vostre frettolose nozze… ma state pur certi che non
sarà una passeggiata–
–
Per me va più che bene – fece il texano
sciogliendosi i muscoli delle spalle
con un gesto fluido – era da un pezzo che sentivo il bisogno
di un po’ di
azione, e questo è ciò che più si
avvicina ad un torneo! –
–
Concordo, sono sicuro che troveremo avversari alla nostra altezza e,
perché no,
credo che Meat approverebbe la cosa… ovunque sia ora
–
–
Non potete dire sul serio ragazzi!!! Io non so che faccia abbiano i
nostri
avversari ma non credo affatto sia una buona idea!! –
Le
parole di Check Mate portarono la somma sacerdotessa ad inarcare un
sopracciglio al suono di un nome abbastanza familiare.
Ignorò i lamenti ben
comprensibili di Kid Muscle, poiché lei già
sapeva che questi individui
avrebbero patito le pene dell’inferno, osservando il
drappello di chojin
piuttosto incuriosita.
–
Meat…è un nome che avete pronunciato spesso ieri
sera, è il nome del piccolo
kinnikku che cercava di persuadervi non è vero? –
–
Oh? Si ricorda qualcosa senza una piccola donazione? –
Era
ufficiale, a Emerald quella donna non piaceva, ma solo ad una sua
gelida
occhiata si ricordò che aveva di fronte una creatura
piuttosto potente e dunque
decise di mandare giù il nervoso sapendo che c’era
ben poco da fare. Se voleva
l’annullamento da quelle nozze sciagurate doveva giocarsela
così, e tanti saluti
al suo bel piano per tenere lontano Michael da tutta questa storia
poiché ora
avrebbe dovuto metterlo al corrente e telefonargli una volta fuori dal
tempio.
–
Credo vi abbia seguiti quando vi siete diretti verso il quartiere di
Moonlight
una volta completata la cerimonia, ed era anche piuttosto contrariato
da questo
matrimonio tanto da cercare di convincervi inutilmente a rinunciare.
Sbraitando
che ne avrebbe parlato alle autorità competenti –
la
donna si concesse un mezzo sorriso scuotendo lievemente la testa. Quel
piccolo
ometto era stata una delle poche spassose durante la nottata,
poiché la somma
sacerdotessa era stata restia a celebrare un matrimonio dato che su
Amazon
venivano fatti solo per scopi VERAMENTE importanti. Quando su Amazon si
celebrava un matrimonio, era il più delle volte indice di
una guerra
scongiurata tra due nazioni rivali.
–
E noi come degli idioti a non dargli retta –
“tu
per prima” avrebbe volentieri aggiunto Lord Flash
indirizzando il proprio
severo sguardo verso una Emerald che decise di non incrociarlo ma anzi
di
dirigersi già fuori dal tempio.
–
Ma se Meat ci ha seguiti fino in quel posto magari si trova ancora li
– fece
notare un pensieroso Kid rivolto ai suoi compagni, poiché
nel video sul
cellulare che poi avevano visionato pure loro non si capiva molto in
che posto
erano – e magari non ci sgriderà troppo se
riusciamo a rintracciarlo! –
–
Abbiamo già una pista e direi che è meglio di
niente, purtroppo ne lui e
neppure gli altri si sono fatti sentire al
cellulare…–
Nonostante
il feroce mal di testa di un post sbronza, il lottatore del Principato
di
Monaco era quello che si era attivato fin da subito per rintracciare
gli amici
scomparsi, e buona parte dei loro telefonini era spento fatta eccezione
per
quello di Jeager che suonava a vuoto. Aveva lasciato dei messaggi
vocali nella
segreteria di ciascuno di loro, e persino Terry aveva in qualche modo
cercato
di contattare un po’ tutti ma senza successo.
I
tre furono gli ultimi che abbandonarono il luogo di culto lasciando la
madre
superiora a iniziare i preparativi per quella sorta di
“torneo”, ed una volta
fuori seguirono i due tutt’altro che allegri sposi che
camminavano velocemente
lungo la strada che portava alla scalinata.
L’unica
cosa buona, secondo il parere di Warsman, era la presenza di possibili
alleati
oltre che a Kyle Mask che dopo una decina di secondi riuscì
a rispondere alla
sua attuale chiamata con una voce tanto assonnata quanto appagata.
(
… )
Era
ormai quasi mezzogiorno quando il giovane allievo dell’ex
lottatore russo si
svegliò nella penombra di una stanza rischiarata dai caldi
raggi solari. Poi
all’improvviso, un continuo ronzare insistente e ritmico non
lo ridestò del
tutto portandolo a fatica a mettersi a sedere sul letto osservando il
proprio
cellulare a pochi centimetri dai suoi piedi.
Sbadigliando
silenziosamente lo prese in mano, e controllando sul display illuminato
vide il
numero del suo scorbutico allenatore. Poteva starci che fosse in
agitazione per
lui, non era rientrato nel resort ma si era fermato a dormire a casa
di… due amiche piuttosto
simpatiche che lentamente si
svegliarono pure loro sdraiate una sul
fianco sinistro, e l’altra sul destro del giovane aspirante
lottatore della
League.
–
Mmrrr… pronto?! –
–
Dove sei? Cosa hai fatto ieri sera? –
Iniziavamo
già bene se il russo iniziava già a fargli il
terzo grado con voce fredda e
aspra, un po’ come era solito fargli sua madre quando
rincasava tardi la sera,
ma Kyle non si scompose lasciando che le due ragazze si appoggiassero
alle sue
spalle piuttosto soddisfatte della sua presenza nonostante la
stanchezza della
notte passata.
–
Oh… non ho fatto nulla di speciale – il giovanotto
si limitò a sorridere
complice alle due, accarezzando delicatamente i loro volti –
ho solo fatto un
po’ di flessioni…
piegamenti… giusto per
tenermi un po’ in
forma. Tu invece che mi dici? Neppure tu sei rincasato, vero?–
Le
due donne, una dalla carnagione scura e tonica mentre l’altra
rosea e morbida,
cercarono di non ridere alla sfacciataggine del loro occasionale amante
ma
lasciandosi comunque scappare qualche singhiozzo divertito mentre Kyle,
divertito pure lui, faceva debolmente segno di fare silenzio con un
dito sulle
labbra per non rovinare lo scherzetto al suo allenatore.
Ma
Warsman era troppo di cattivo umore per cogliere l’ironia del
suo allievo
arrogante, per cui arrivò al sodo nel mentre che scendeva
con una certa
freddezza le scale del tempio.
–
Mi sono sposato! Ecco cosa è andato storto. E prima che tu
possa dirmi
“felicitazioni” sappi che ho già deciso
che da oggi stesso inizierà il tuo
addestramento… ti spiegherò tutto al resort, hai
cinque minuti per rientrare!
In alternativa, il combattimento lo sosterrà qualcun
altro–
Tutto
il discorso di Warsman lo aveva alquanto incuriosito, ma ancor prima
che
potesse ribattere quello scorbutico aveva già riattaccato il
telefonino come a
ribadire maggiormente il concetto.
–
Tzk… e suppongo che la fortunata sposa sia Jason di
“Venerdì 13” –
secondo
il modesto parere di Kyle Mask bisognava essere veramente disperati per
accettare di buon grado una faccia come quella di Warsman, ma a parte
questo
piccolo “apprezzamento fisico” doveva ammettere che
era stato sincero con lui
fin dall’inizio nel mostrargli un dettaglio così
intimo giusto per avere da lui
la massima fiducia e non commettere lo stesso
“errore” con
Kevin. Disprezzo a livello fisico a
parte, in fin dei conti il teppistello cresciuto ad Edimburgo sapeva
che aveva
a che fare con una leggenda del wrestling, e di conseguenza se lui
chiamava
Kyle doveva rispondere.
Si
fece momentaneamente serio in volto, e poi decise di congedarsi dalle
due
deliziose padrone di casa con un nobile baciamano a ciascuna, prima di rivestirsi in fretta e
correre il più
velocemente possibile verso un allenatore piuttosto furibondo.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Verso
il limitare della foresta si estendeva un manto innevato nei pressi
della
catena montuosa che tagliava in due il confine tra una città
stato e un’altra.
Si trattava di un luogo all’apparenza mite delineato da una
natura impervia
quanto minacciosa, quando in realtà era custode di creature
ben più peggiore di
giganteschi garuda che volavano tra le cime innevate o le tigri
smeraldine che
vagavano tra le selci nei sorroboschi.
Ecco,
in molti pensano che Amazon sia una sorta di paradiso intergalattico
visto
l’eccezionale presenza di donne sul pianeta, ma in pochi
sanno quanto questo
pianeta sia una sorta più concreta di inferno visto i
pericoli naturali, ed
importati, che regnavano nelle sue terre disabitate.
La
testa deforme di una orribile creatura cadde a terra con un tonfo,
seguita da
ciò che restava dei suoi pungiglioni filamentosi strappati
via a forza dalla
bocca e un corpo muscoloso e pallido che camminò ancora per
qualche metro prima
di cadere a terra iniziando fin da subito a decomporsi.
I
demoni della notte erano un “regalo” della
cosiddetta globalizzazione
intergalattica, giunti sotto forma di aspetto umano da altri pianeti e
fin da
subito intenzionati a saccheggiare villaggi e a rimpolpare le loro file
con
altri soggetti da trasformare a loro immagine e somiglianza.
Muramasa
Masada conosceva a fondo il processo di trasformazione che quelle
strane
creature, quella “fauna di importazione” come la
chiamava cinicamente la sua
collega Nuala, eseguivano sulle vittime prescelte oppure da usare per
camuffarsi tra la gente ignara dell’immane pericolo. Avrebbe
potuto creare una
sorta di enciclopedia della cosiddetta “fauna” che
di faunistico non aveva
niente, ma per lei bastava andarci a caccia quando non aveva altre
missioni da
svolgere per conto dell’inquisizione amazzoniana di cui
faceva parte. Il demone
che attualmente aveva stecchito con tanta facilità era un
novellino, forse una
ex barbara come lei dato che sulla pelle pallida della muscolosa bestia
erano presenti
dei tatuaggi rituali, ma il fatto di aver potuto uccidere una Deva come
lui
oramai gli era passato dal cervello da un bel pezzo.
Quello
di Masada più che un hobby era piuttosto qualcosa di simile
ad un “lavoro di
manutenzione”. Non era così sciocca da infilarsi
troppo nell’entroterra senza
una squadra di supporto, poiché anche se era alta tre metri
era comunque sola
in una natura ostile che comunque ben conosceva.
Pattugliava
spesso i cosiddetti “confini invisibili” che aveva
creato lei stessa tra una
scorribanda e l’altra smembrando i drappelli di creature che
si aggiravano nei
dintorni e rincorrendoli solo fino a determinati punti come a dir loro:
questo
è il mio territorio, se sconfinate sapete cosa vi aspetta.
Un
concetto che i demoni più intelligenti seguivano, ed era
anche un metodo ben
visto dal consiglio centrale di Amazon che sperava di rimettere in
funzione
alcuni avamposti delle Cortigiane caduti in mano nemica ormai secoli fa.
La
sua manutenzione finì nel momento in cui
schiacciò nella neve fresca la testa
della creatura che si stava lentamente essiccando, facendole pizzicare
il naso
anche se indossava la maschera antigas come molte altre cortigiane, ed
uno
strano fruscio non la portò a voltare velocemente la testa
di lato.
La
lunga treccia in cui erano raccolti i capelli d’ebano ormai
striati di qualche
filo grigio colpì come una frusta la schiena della donna, e questa alzò
semplicemente una mano sporca
di sangue per raccogliere con due dita quello che era… un
semplice areoplanino
di carta a prima vista.
Incuriosita
piegò la testa di lato come un animale curioso, poi si
ricordò del modo in cui
le Rose Bianche, ossia l’amministrazione della Corte ed un
gradino più in alto
delle Rose Nere ( inquisizione ) avevano modo di contattare
privatamente le
loro seguaci.
Se
tra le inquisitrici c’era un metodo infallibile di telepatia
indotta tramite un
organulo artificiale presente nel cervello, e che permetteva loro di
comunicare
fino ad un raggio di 400 metri, per mantenere la riservatezza di certe
missioni
venivano spediti degli “innocui” areoplanini di
carta che raggiungevano sempre
il loro destinatario in un modo o nell’altro. E se non lo
raggiungevano…
esplodevano.
Quando
venivano spediti tali giocattoli era per avvisare una cortigiana che
una
importante missione di classe “S” doveva essere
affrontata il prima possibile.
Classe
“S”… quella che aveva seguito qualche
mese fa sulla Terra era una miserevole
classe “B”, quindi fu ben interessata a spiegare le
ali dell’aeroplanino e
leggere l’unico ordine scritto sopra.
Gli
ordini erano strettamente personali, e nessuna delle sue colleghe
avrebbe
saputo della sua missione in solitaria ne sarebbe mai stata contattata
per
avere un po’ di aiuto. Ed anche se riuscivano a contattarla
tramite telepatia,
lei semplicemente non avrebbe risposto.
Sebbene
fu sicura di aver avvertito un battito in meno nel proprio cuore alla
vista del
nome e dell’ordine scritto sopra, accartocciò
l’areoplanino buttandolo a terra,
che manco a farlo apposta andò subito in fiamme una volta
toccato la neve, e si
mise a correre velocemente verso la foresta alle proprie spalle con
l’intenzione
di raggiungere il proprio obiettivo.
Non
poteva ignorare un ordine delle Rose Bianche anche se non le avrebbe
fatto
piacere fare quello che le era stato ordinato di fare.
Un
solo nome.
Una
condanna a morte.
Ed
una vecchia collega che
avrebbe visto la fine per mano sua.
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Capitolo 8 *** in gabbia! ***
Una
luce abbagliante era tutto ciò che vedeva. Sentiva che tutto
il suo fisico era
come addormentato in maniera piacevole, incredibilmente leggero e senza
pensieri, come propenso a raggiungere un paradiso che non
c’era.
Ma
a discapito di quell’effimera illusione, il dolore giunse
quasi subito. Propagandosi
in fretta per tutto il suo corpo fino a esplodere nel cervello, e
costringendolo ad urlare per tutto quel male, quei rumori nel cervello,
e
quella fastidiosa luce che gli stavano distruggendo la psiche.
La
bocca di Michael Connors si spalancò come se fosse stato
preso nel panico, e a
maggior ragione visto che qualcosa gli stava intrappolando le braccia
attorno
al torso, ed un urlo agghiacciante stordì
l’individuo in camice bianco che
dinnanzi a lui voleva solo somministrargli un sedativo. Ma il risveglio
psicologico dell’ex soldato, risvegliato da un dolore mai
provato prima e che
quasi rasentava la pazzia, fu talmente forte da permettergli di
ribellarsi a
quella strana costrizione che gli bloccava le braccia riuscendo a
strappare le cinghie che lo
tenevano stretto come un
salame.
Per
Connors poco importava avere di fronte una persona, un uomo dal volto
terrorizzato, disarmato e all’’apparenza
inoffensivo che cercava di allontanarsi
da lui indietreggiando, poiché tosto gli si
avventò contro pieno di un’ira
primordiale avvinghiando ambo le mani attorno a quel gracile collo.
–
Farabutti… f-farabutti! –
guaì
lui, rimanendo a sua volta sconvolto nel mentre che il dottore moriva
strangolato e il furore primordiale di quell’atroce risveglio
che fino a quel
momento gli stava urlando “scappa!” stava scemando
sempre di più lasciando lo
spazio alla confusione mentale e al panico. I suoi occhi, ancora
fortemente
deboli così come l’udito che percepiva solo un
fischio, dal bianco onnipresente
riuscirono un po’ per volta ad inquadrare
l’ambiente di un ambulatorio
immacolato oltre che il pavimento con disteso il cadavere di un dottore
e
svariati strumenti medici sparsi vicino ad un carrellino caduto per
terra.
In
un primo momento non prestò molta attenzione
all’ambiente circostante, troppo
preso a prendersi la testa tra le mani per far cessare il fischio alle
orecchie
iniziando a barcollare da una parte all’altra e andando a
sbattere su diversi
mobili mentre cercava di avvicinarsi alla porta. Non stava vivendo un
incubo…
era veramente in una sorta di ospedale o qualcosa di simile, ma ad
essere
arrivato fino a li il suo cervello faceva ancora tabula rasa.
Gli
era… sembrato di vedere Uriel, o una donna che le somigliava
terribilmente,
mentre per il resto tutto ciò che ricordava era di essere
uscito dalla casa di
Eiko verso le due di notte e poi più nulla. Quello era
l’unico ricordo nitido
che possedeva al momento, e poi si era svegliato in un incubo
abbagliante con
quell’inquisitrice pazza che voleva infilargli un ago
nell’occhio destro
provocandogli un shock istantaneo.
–
Andiamo… forza! Devo uscire… da qui! –
Con
entrambe le mani aprì la candida porta
dell’ambulatorio e, odiandosi dal profondo,
inciampò lungo disteso sul pavimento e imprecò
rumorosamente desiderando di
avere più controllo di se stesso. Gli era già
capitato una volta di finire
sotto anestesia per una brutta ferita di guerra, e quelli che stava
provando
ora erano gli stessi sintomi post anestesia che portavano a non avere
il totale
controllo del proprio corpo oltre che al resto dei sensi più
sensibili alla
luce e ai suoni.
Si
tirò su a fatica, constatando che comunque la vista si stava
facendo più nitida
e il fischio alle orecchie stava gradualmente calando e sostituendolo
con uno
ben più fastidioso qual era il rumore di una sirena
d’allarme. E cosa ben più
singolare, una volta che si fu appoggiato ad un basso mobiletto, fu che
attualmente si trovava in una stanza attigua a dove era lui funestata
da un
violento combattimento corpo a corpo.
Due
possenti guardie vestite da una tuta anti sommossa se la stavano
vedendo con
una donna in camice bianco, di tipo operatorio, sporco in alcuni punti
di
sangue e il soldato americano poteva anche scommettere che non era il
suo. La
donna aveva un aspetto atletico, sebbene i suoi moscoli lasciassero
intendere
l’usura del tempo, ed anche se aveva i capelli biondi rasati
sul lato sinistro
del cranio Michael Connors non faticò a riconoscere una
quasi irriconoscibile miz Alana.
La
donna in questione si stava battendo come una furia nonostante si
vedesse
chiaro e tondo che era indebolita dai sedativi, e i due energumeni la
colpivano
con dei bastoni stordenti riuscendo a tramortirla solo per pochi
secondi. L’ex
mercenario, se prima non capiva nulla della propria situazione, ora
capì ancora
di meno vedendo l’ultima persona che si sarebbe aspettato di
vedere in un luogo
simile. Ma non rimase li a perdere tempo, visto che gli fu chiaro che
se
l’allarme era partito lei centrava qualcosa, e se lui si era
risvegliato da
quel coma indotto doveva in parte esserle grato.
Attese
che una delle guardie indietreggiasse grazie ad un pugno di una donna
piuttosto
in forma rispetto a quattro mesi fa, e sebbene le mani gli tremassero
anche a
causa della camicia di forza, riuscì ad abbrancare un
cestino della spazzatura
per darglielo in testa riuscendo in qualche modo a stordirlo visto che
riuscì a
colpirlo allo zigomo destro non coperto dal casco.
La
guardia cadde a terra con un guaito, e Connors fu veloce a ripetere
l’operazione più e più volte sul volto
dello sciagurato fino a che il cestino
metallico non si imbrattò di sangue constatando
così il brutale decesso. Aveva
usato una furia quasi ancestrale nell’atto di colpirlo,
sorprendendosi di come
la rabbia poteva averla vinta su un corpo sedato risvegliandolo del
tutto, e
stupendosi che forse lui era stato anche quello più
magnanimo.
Alana,
con un ghigno feroce stampato in volto, e forse la cattiveria era
dovuta alla
detenzione, riuscì a strappare un bastone stordente di mano
alla guardia e a
conficcarglielo in gola per dargli una scossa ben più
maggiore. Al poveraccio
non rimase altra cosa da fare che soccombere e cercare di gridare
inutilmente
mentre un fumo griglio gli usciva dalla bocca più il tempo
della scossa durava,
fino a trovarsi con il fumo che gli usciva dalle orecchie e dagli occhi
liquefatti mandandolo al creatore senza troppe grazie.
Una
volta che il soldato fu buttato a terra da un calcio risentito della
Deva, ai
due “pazienti” non rimase altro da fare che
scrutarsi momentaneamente con il
fiato affannato prima di riscuotersi con le dovute maniere.
–
Bel taglio di capelli – iniziò
l’americano, constando che nella parte rasata
dovevano esserle stati iniettati degli aghi visto i tre puntini rossi
presenti
– com’è che ogni volta che ti incontro
sono sempre cazzi amari? –
L’altra
in un primo momento non disse nulla, poi si limitò a
sorridere in modo quasi
ebete sebbene i suoi occhi brillavano di un cinismo che, quando
l’aveva
conosciuta, era solo assiepato. Dovevano averla in qualche modo
“risvegliata”
qui dentro, ma era ancora troppo stordito per poterne capire le ragioni.
–
Ehilà! Tutto bene? Si, comunque c’erano due
guardie da stendere – ovvio, prima
però! – almeno io ho avuto quattro
mesi per rimettermi in forma, il tuo stile qual è?
“Occhio solo”?! bizzarro ma
io non ti presto un bulbo oculare, eh! –
In
un primo momento il soldato di origini argentine non capì
esattamente a cosa
quella donna si riferisse, poi istintivamente andò a
toccarsi il volto e a quel
punto… capì che il dottore che aveva strangolato
voleva solo fargli una
medicazione.
Quando
i suoi polpastrelli andarono a toccare l’occhio destro una
fitta di panico gli
attraversò la spina dorsale, sentendo che al posto della
consistenza del bulbo
aveva una infossatura molliccia. Digrignò i denti, capendo
alla perfezione che
ciò che gli era sembrato di vedere quella volta era stato
tutto maledettamente
reale anziché una allucinazione. Altro che vista sfocata, se
non ci vedeva bene
era perché gli mancava un occhio!
–
Cazzo… cazzo! Quella puttana tatuata! È stata
lei! – ringhiò il terrestre,
aprendo tutti i cassetti che trovava in stanza fino a trovare del
bendaggio e
dei cerotti con cui curarsi l’occhio mancante –
“sei un perro
qualunque”… una sega! Se la rivedo chiedo a mio
fratello di
bruciarla viva! –
A
rigor di logica perché sapeva che a suo fratello Zachary non
piacevano i
serpenti e se ne vedeva uno lo uccideva sempre, ma le sue sconvolte, e
rabbiose, promesse
fecero solo
incuriosire la Deva che lo guardava con occhi dritti e
perfettamente… normali.
–
Hm, se stai parlando di Uriel ti posso assicurare che non è
nel suo stile
torturare in questo modo le persone –
–
E tu che ne sai, eh? Sono io quello senza un occhio! –
–
Perché le ho insegnato
io il
mestiere, e direi che questa non sia la domanda più
importante adesso–
Lo
disse con un tono quasi ironico, lasciando anteporre un silenzio
volutamente
teso che servisse al suo improbabile alleato a sbollire la rabbia, e lo
stesso
Connors a riflettere bene capiva che vi erano questioni ben
più urgenti da
sistemare visto che l’allarme continuava a suonare
imperterrito e dal corridoio
giungevano voci concitate e rumori di passi veloci. A quanto pare in
quella
specie di ospedale c’erano parecchie guardie armate.
–
Ok… come ce ne andiamo di qui? –
–
Ecco, visto che sei un ragazzo intelligente? –
continuò quella, rovistando nel
cadavere della guardia alla ricerca di cose all’apparenza
inutili – credo che
per principio tu debba guardare il mondo attraverso questa,
e poi direi di cercare di andarcene di qui tramite i
condotti dell’aria…–
Dalle
tasche della guardia estrasse quella che era una piccola videocamera
digitale,
e l’americano la prese in mano senza capire cosa farci.
Cioè, quei due cadaveri
avevano un armamento ottimale senza contare che avevano dei vestiti
all’apparenza della loro stessa taglia, e quella andava a
prendere proprio una
cosa così futile? Magari al momento non c’era
tempo per cambiarsi in tutta
fretta… anche se l’uso della telecamera rimaneva
un mistero.
–
E io cosa cazzo me ne faccio di questa…Urgh! –
Completamente
colto alla sprovvista l’ex mercenario si ritrovò
placcato da quella donna
bizzarra che lo buttò per terra proprio dietro ad una
scrivania con un fracasso
solo all’apparenza enorme.
Connors
provò a dimenarsi, ma era ancora debole e la presa della
donna forte oltre al
fatto che gli aveva tappato la bocca con una mano facendogli cenno di
stare
zitto per questioni di vita e di morte. Il gran rumore che aveva
sentito non
era dovuto alla sedia che avevano fatto cadere mentre andavano a
ripararsi
dietro al mobilio, ma al pannello di una presa d’aria che dal
soffitto cadde
sul pavimento a pochi metri da loro.
Da
esso, sotto lo sguardo allibito del terrestre che osservava tutto da
sotto la
scrivania, un’ombra scura uscì lentamente dal buco
sul soffitto calandosi fino
a terra con un respiro quasi innaturale.
Era
una figura estremamente magra, quasi filiforme, dai lunghi capelli
candidi come
la neve e con la pelle, si vedevano solo il volto e le mani,
anch’essa bianca.
Connors non riuscì a vederle gli occhi perché
nascosti da una lunga frangia, ma
quasi gli parve che quella figura spettrale lo stesse quasi guardando.
–
Non-ti-muovere – scandì Alana in un sibilo
– e guardala attraverso la
telecamera! –
–
Ma di che cazzo stai parlan…–
–
Merda! –
Forse
se avesse seguito le istruzioni della sua improbabile partner avrebbe
avuto una
possibilità, oppure il loro nascondiglio era talmente
miserevole che comunque
la donna bizzarra li avrebbe trovati ugualmente, ma purtroppo la
spettrale
creatura non faticò a trovarli digrignando il proprio
sorriso in un modo quasi
spaventoso. Poi la creatura gridò, di un cupo grido
silenzioso, come il canto
di una sirena, emettendo una sorta di onda d’urto che
scaraventò via il
miserabile rifugio dei due fuggiaschi fino a scaraventarli contro il
muro tra
l’incredibile confusione che regnava nell’ambiente
e quella che si era
scatenata nelle loro teste.
Fu
una cosa semplicemente assurda per come i suoni si distorsero nelle
orecchie di
Connors e la sua stessa vista iniziava a deformarsi e a fargli vedere
cose
completamente illogiche che lo allarmarono parecchio. Non sentiva puzza
di
fumo, e il suono della sirena era assai lontano e attutito, ma era
sicuro che
prima non ci fossero le fiamme ad avvolgere l’intero
ambulatorio con lingue di
fuoco che si sprigionavano in ogni dove fino a circondarlo co un muro
impenetrabile.
Il
calore sprigionato dalle fiamme iniziò a divorargli la pelle
bruciando prima il
tessuto della camicia di forza e poi bruciando la pelle, ricoprendo di
vesciche
le braccia scoppiettando appena si rompevano e lasciando al loro posto
la pelle
rossa dei muscoli che si anneriva sempre di più fino a
lasciar intravedere le
candide ossa.
A
quel punto Connors si sentì arso di follia, ritrovandosi a
gridare come mai prima
d’ora non prestando attenzione alla creatura che incombeva
sempre di più su di
lui e troppo preso a cercare di spegnersi delle fiamme inestinguibili.
La
sua salvezza venne per la seconda volta dalla donna che
inconsapevolmente lo
aveva risvegliato, e brandendo il secondo pungolo elettrificato della
guardia
riuscì a colpire la Deva spettrale al collo portandola a
spalancare la bocca in
maniera abnorme emettendo un suono stridulo. Ciò che
l’ex mercenario aveva
percepito difatti era solo una illusione, probabilmente
generata dalla nemica stessa visto che non
sembrava avere grandi doti fisiche, che aveva soppresso ogni suo senso
lasciando solo che percepisse ciò che voleva lei.
Un
metodo perfetto per far soffrire una persona, e lasciarlo ancora
scombussolato
come lo era lui al momento, ma il fatto che la creatura era stata
atterrata da
Alana non significava che doveva starsene inginocchiato a terra a
guardarsi le
braccia ancora intatte così come la camicia di forza dalle
cinghie strappate.
–
Prendi quella cazzo di telecamera e andiamo! –
Fece
lei, prendendolo per il colletto della camicia, una volta recuperato
l’oggetto,
e trascinandolo fuori lungo l’ampio corridoio in cui i
lampeggianti
dell’allarme generale brillavano senza sosta in un via vai di
personale troppo
indaffarato a provare a scappare o a tenere buoni gli altri pazienti
presenti
nelle stanze che si affacciavano lungo il corridoio che stavano
attraversando.
–
La telecamera…è importante? –
Connors
faticava a guardarci dentro mentre correva e alle volte spintonava
qualche dipendente,
ma non ne poteva essere certo, ma Alana non sembrava voler dare troppe
spiegazioni visto il momento piuttosto inappropriato. Dovevano scappare
di li,
per rimanere sconvolti dall’accaduto e farsi altre domande
avrebbero avuto
tempo dopo.
–
Diciamo che è ciò che ti terrà in vita
qui. La telecamera è immune alle
illusioni…–
–
Fermi dove siete!! –
Una
volta svoltato un angolo di un corridoio piuttosto deserto e composto
da pareti
a vetro sulla destra che mostravano un paesaggio nero, i due fuggitivi
si
trovarono di fronte ad un gruppo ben armato di guardie. Per il soldato
americano c’era da scommettersi che quei soldati in uniforme
non si sarebbero
limitati ad un “alt” ma avevano ricevuto
l’ordine di abbatterli a qualsiasi costo.
Pertanto, sapendo che la sua partner non avrebbe affatto gradito la sua
idea
geniale di sfruttarla come ariete per superare le guardie, si
posizionò dietro
di lei circondandole il collo con un braccio e sfruttando
l’altra mano per
darle un pugno alla schiena per spronarla ad avanzare.
Alana
guaì rabbiosa artigliando il braccio di Connors e ruggendo
prepotentemente quando
le prime raffiche di mitr iniziarono a perforargli il torso, ma non
dette la
soddisfazione al terrestre di usarla come scudo umano per attraversare
di corsa
il fuoco nemico. Fu abbastanza forte da riuscire ad allungare le
braccia fino
alle sue spalle per prenderlo saldamente e, con feroce ruggito
risentito,
scagliarlo contro la parete a vetro con una forza tale da mandarla in
frantumi
e far precipitare i due in un turbine nero e freddo che picchiava
contro la
pelle ambrata dell’americano e solo in seguito avvolgerlo con
un gelido
abbraccio senza lasciargli il tempo di chiedersi cosa diavolo fosse
successo.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Alya
si svegliò sentendosi il corpo pesante e la testa ancora
piuttosto leggera
nonostante non avvertisse nessun sentore di panico. Avvertiva una
sensazione
familiare, come se fosse in un luogo conosciuto, ed anche la bambina
che aveva
in grembo, lo percepiva, non sembrava stressata.
Appena
aprì gli occhi riconobbe il soffitto della sua camera da
letto, quella che
condivideva con Robin Mask, intravedendo il lampadario di cristallo e
le
colonnine in legno del letto a baldacchino. Era nella sua stanza,
sdraiata a
letto e perfettamente vestita per uscire.
Una
cosa piuttosto bizzarra in effetti, poiché
l’ultima cosa che ricordava era che
si trovava ad una pompa di benzina per fare il pieno, e anche se quella
in un
primo momento sembrava camera sua il suo istinto le diceva di stare
all’erta.
Si
mise a sedere sulla sponda del letto con una certa attenzione, ed una
volta
infilate le scarpe si decise a dare una occhiata in giro capendo se era
vero
ciò che stava vedendo oppure tutta una farsa. Decise di
mantenere il sangue
freddo, poiché per quanto nella toeletta ci fossero i suoi
gioielli e nei
cassetti di suo marito ci fossero i calzini abbinati in scala
cromatica, per la
dottoressa c’era decisamente qualcosa che non andava.
–
…Robin? –
E
ne ebbe conferma quando sentì un paio di voci parlottare a
bassa voce al di là
di una porta che doveva condurre al loro salotto privato. Era sicura
che quello
che parlava non era suo marito, e quando aprì le doppie ante
dovette trattenere
un urlo risentito mordendosi il labbro inferiore dall’interno.
Non
si era sognata tutto, ciò che aveva vissuto quel giorno era
maledettamente
reale e quella dove stava era una prigione creata a immagine e
somiglianza
della sua dimora. Howard Lancaster doveva avere in mente qualcosa
di poco pulito per averle riservato una così simile
sorpresa, ma Alya sapeva
che doveva mantenere la calma con tutte le sue forze e capire cosa
diavolo
voleva il suo peggior paziente da lei.
–
Ah… la signora Mask – fece il marchese con la sua
solita flemma, quasi con
freddezza avrebbe aggiunto la giovane donna – mi auguro che
il vostro viaggio
non sia stato troppo pesante per voi… sapevo che Turbinskii
avrebbe fatto un
ottimo lavoro. Allora, come trovate le vostre nuove stanze? Di vostro
gradimento? –
–
Preferisco casa mia a questa riproduzione – rispose asciutta
la donna
avvicinandosi prudentemente ai due individui, e fu anche piuttosto
sorpresa di
vedere un chojin alle dipendenze del marchese – ma suppongo
di non essere qui
in visita di piacere –
L’uomo
le rispose con un mezzo sorriso tirato, invitandola a sedersi su uno
dei due
divanetti su cui nel mezzo era presente un basso tavolino. Persino la
composizione
floreale era stata riprodotta, e questo alla dottoressa decisamente non
piaceva… quanto poteva allungare la mano l’ex
chojin che l’aveva rapita?
–
Deducete bene mia cara dottoressa – Howard prese posto di
fronte a lei, mentre
il silenzioso Turbinskii rimase in piedi– ma non
consideratelo un rapimento,
quanto a una “custodia preventiva” nel caso
qualcuno decida di aumentare le
stupidaggini in elenco…–
Sebbene
la Deva fosse piuttosto tesa, oltre che logicamente spaventata, aveva
bisogno
di sapere che diavolo stesse succedendo e perché era stata
rapita e
imprigionata in quella specie di prigione dorata. Aveva voglia di
schiaffeggiarlo e di scappare, ma a che prezzo? Sapeva di cosa fosse
capace già
per come mesi fa aveva fatto irruzione a casa sua riconsegnandole un
Kevin
“all’apparenza ubriaco e reduce da un incidente
automobilistico”, quindi si
limitò ad incrociare le braccia in petto mentre se ne stava
seduta rigida come
il ghiaccio ed osservava un grosso libro argentato che Howard le
allungò lungo
il tavolino.
–
Giudichi lei stessa, cara dottoressa, prima di giudicarmi un
malfattore–
Alya
guardò incuriosita il grosso tomo dalla copertina cesellata,
prima di prenderlo
in mano con titubanza e iniziando a sfogliarlo… con sempre
più perplessità in
volto.
Le
foto erano piuttosto esagerate, quasi pacchiane, nel mostrare gente
tutta
agghindata in festa e allegra di fronte agli scatti del fotografo. E la
donna
non ci mise molto a riconoscere tutti coloro ritratti in quelle foto,
erano
presenti al suo matrimonio, e ancor meno fece fatica a riconoscere il
padre
Warsman in compagnia di una eccentrica Emerald Lancaster.
Tutti
e due sopra alle righe. Tutti e due sposati, dato che ci tenevano a
mostrare le
loro fedi, e dovevano averlo fatto su Amazon visto la tipologia di
anelli.
–
Oh… decisamente… avventato, direi–
–
Visto? Visto che anche lei mi da ragione??! –
Howard
parve euforico solo per un momento, piuttosto entusiasta di vedere che
la sua
dottoressa fosse d’accordo con il suo modesto parere, ma poi
tornò ad essere
freddo con un imbarazzato colpo di tosse.
–
Ad ogni modo, anche se è avventato non capisco come questa
ha a che fare con me!
Perché mi ha rapito? –
–
Non lo consideri un rapimento signora mia, lei è la mia
personale moneta di
scambio nel caso la best…
ehm, vostro
padre non decida di lasciar in pace mia figlia. Sapendola qui
sarà costretto a
lasciarla definitivamente perdere… non si preoccupi, se
tutto va bene
ricorderete questa situazione solo come una vacanza di
piacere–
Ad
Alya non era sfuggito il termine “bestia”, e cosa
assai ridicola era che suo
padre si trattava di una tra le persone migliori che avesse mai
incontrato in
vita, ( era spietato sul ring ma la cosa finiva lì! ) ma si
trattenne dal
fulminarlo con lo sguardo e decise di mandare giù il nervoso
deglutendo a
fatica. Con che criterio di giudizio giudicava suo padre, proprio lui
che
reputava di avere il mondo in mano? Ovvio… con il suo di
giudizio.
–
Potrei anche dire lo stesso di vostra figlia, signore. A giudicare da
queste
foto non sembra reticente e il suo sorriso mi sembra sincero–
–
Sciocchezze! Mia figlia è giovane e non può
sposarsi così prematuramente con il
primo che passa! – a dire il vero Howard Lancaster non aveva
problemi in
questo, tranne che per quella bestia infame, ma ad Alya non ci volle
molto a
capirlo – inoltre, cosa le fa credere che potrebbero essere
state delle nozze
consensuali? –
–
Beh, da quello che ho intuito vostra figlia e mio padre si conoscono
ormai da circa
un anno o più… sebbene questo non toglie che la
loro sia stata una mossa
azzardata–
Forse
sarebbe stato il caso di tacere riguardo alla presunta relazione tra
suo padre
e la giovane ereditiera, molto complicata e impossibile da descrivere
tra l’altro,
poiché lo sguardo del marchese parve gelarsi di fronte a
quelle affermazioni
dette quasi con “candore”.
Ciò
non toglie che è stato un errore madornale! Lei
starà qui, che le piaccia o no,
e poi provvederò a chiamare vostro padre e spiegargli civilmente che è il caso di
divorziare…–
La
Deva fu sul punto di protestare, perché francamente non ci
stava ad essere ostaggio
per una questione così frivola senza contare le mille
preoccupazioni per suo
marito e il resto della famiglia, ma le sue parole vennero interrotte
dal
telefono del lord inglese che iniziò a squillare senza sosta.
–
Ah… qual buon vento! Emerald deve trovarsi in un punto in
cui la linea prende. Se
volete scusarmi…–
Ancora
non poteva sapere che la sua “piccola principessa”,
come amava sempre
chiamarla, aveva in serbo per lui una buona notizia parziale che,
piuttosto che
sistemare la situazione, l’avrebbe ancor più
stravolta sotto tutti i punti di
vista. Pertanto ciò che Alya vide suu solo una espressione
serena sul volto del
Lancaster come se tutta quella faccenda criminale non lo toccasse
minimamente.
Era…
semplicemente ridicolo. Aveva intuito che era un megalomane da molto
tempo
ormai, ma credere di fare il bello e il cattivo tempo con le
persone’
comportarsi come una autorità? Ormai non era più
sicura di voler rimanere sulla
Terra dopo quello che le era appena accaduto, se mai ci sarebbe stato
un “dopo”
per lei e la bambina, proponendo magari a Robin di trasferirsi su
Amazon e
ricominciare tutto da li… ma al momento doveva stare calma.
Restare
calma e impedire al proprio corpo di tremare concentrandosi su pensieri
più
limpidi e sicuri, dato che il suo stesso mentore, il dottor Alistar, le
aveva detto
che non era il caso di stressarsi troppo in gravidanza. E la ginecologa
le
aveva detto lo stesso, maledizione.
Posò
il tomo argentato nuovamente sul tavolino, chiudendo gli occhi e
traendo un
profondo sospiro per evitare che lacrime di frustrazione non
iniziassero a
sgorgarle dagli occhi. E Turbinskii, che fino a quel momento era stato
in
educato silenzio, decise di prendere le redini della situazione
sedendosi sul
candido divanetto in stile vittoriano al posto di Howard Lancaster.
–
Non si preoccupi troppo, signora. Il capo ha la tendenza ad ingigantire
sempre
ogni dettaglio… ma creda a me, la prenda come una
vacanza–
–
Tzk, in compagnia di chi mi ha rapito?! –
Se
in un primo momento trovava bizzarro che il chojin fosse alle
dipendenze dei
Lancaster, ora le si gelò il sangue nelle vene nel
riconoscere la voce del suo
rapitore giù al distributore di benzina. Doveva essere stato
un travestimento
il suo, ma ora non considerava più il suo nuovo lavoro come
decisamente
insolito ma piuttosto decisamente incline ai precetti della Muscle
League.
–
Oh, beh… grazie alle “prodezze” del
vostro figlioccio – ossia Kevin – ho subito
abbastanza danni da non poter più far parte della Muscle
League – c’era un velo
di rancore nella sua voce, ma per Alya importava ben poco della sua
sconfitta
al momento – di conseguenza sono stato contattato da Howard
Lancaster in
persona che è rimasto piuttosto colpito dalle mie tecniche
di combattimento,
proponendomi di far parte della security della villa–
Probabilmente
se fosse stata una situazione diversa si sarebbe pure congratulata con
lui, ma
al momento voleva cercare di stare tranquilla e di non pensare alla
propria
condizione precaria attaccata ad un filo sottilissimo. Ad
un… capriccio del padre.
Non
che lo pensasse realmente, ma tutta quella esasperante situazione la
stavano
portando a non pensare con la solita razionalità con cui era
abituata. Pertanto,
si sistemò in posizione fetale sul divanetto e
cercò di chiudere gli occhi per
provare a tornare a riposare la mente.
–
Potrei rimanere da sola adesso? Ho bisogno di
riposare…–
–
Uh, si certo… – Turbinskii parve un po’
disorientato dalla richiesta della
donna, in fin dei conti era da poche settimane alle vere dipendenze del
marchese, ma decise di accontentarla– se necessita di
qualcosa come cibo,
medicinali o anche solo quattro chiacchiere sarò a vostra
completa disposizione–
Di
bene in meglio insomma, e alla giovane dottoressa della Muscle League
non
rimase altro da fare che invocare il nome di Robin silenziosamente.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Lumina
non era affatto cambiata durante i suoi dieci anni d’assenza,
oppure era Alana
ad essere diventata più debole? Ciò non aveva
importanza, comunque.
Erano
ancora ricercati e il fatto che fossero ormai sulla costa non garantiva
loro la
salvezza immediata. Erano zuppi di acqua di mare, la pioggia continuava
a
battere prepotente su di loro in quella notte funesta e peggio era che
a parte
i vestiti da paziente non avevano altro addosso.
L’ex
cortigiana si ritrovò ad arrampicarsi sui sassi levigati
della scogliera fino a
raggiungere il proprio partner stremato che ora tossiva per svuotare i
polmoni
dall’acqua salata, e poco prima di raggiungerlo volle dare
uno sguardo alle
proprie spalle osservando il mare ingrossato dalla tempesta. In fondo,
ridotta
quasi ad un puntino, era presente l’ex impianto petrolifero
trasformato in
ospedale psichiatrico dalla più bizzarra e pericolosa delle
inquisitrici, e il
fatto di averci passato almeno una settimana, era un dato
approssimativo, non
giocava a favore di Alana.
Se
Lumina era riuscita a leggerle la mente allora forse sapeva del suo
tradimento…
ed il fatto che la sua mente era stata ripristinata al 90% non suonava
affatto positivo.
Se era tornata su Amazon era perché più di sette
mesi fa aveva iniziato a
sentire sentore di guai ben concretizzati durante il matrimonio di sua
cugina,
e se non voleva che il resto della sua famiglia subisse il suo stesso
trattamento per di ricavare informazioni, allora ad Alana rimaneva poco
tempo
per rintracciare Morrigan.
Un
colpo di tosse più sofferente la riportò ad
osservare Michael Connors nell’atto
di cercare di rimettersi in piedi ora che stava finalmente recuperando
le
forze. Sebbene fossero su una specie di scogliera non ci voleva molto a
capire
che era di natura artificiale, e difatti alla Deva bastò
alzare lo sguardo per osservare
le luci del porto industriale di Venturas e trarre le sue deduzioni.
–
Tzk… suppongo che siano disperati per aver cercato indizi
anche su di lui–
Disse
tra se e se mentre continuava a guardare il proprio insolito partner.
Un peso a
dire il vero, poiché ridotto com’era non avrebbe
potuto fare nulla di
significativo, secondo il suo parere, senza contare che sapeva troppe
cose sul
suo conto e non poteva essere lasciato a piede libero.
Andava
eliminato.
Assottigliando
gli occhi come un assassino che aveva puntato la sua preda, senza farsi
notare
prese il primo masso a portata di mano abbastanza grosso da poter fare
consistenti danni celebrali. Gli avrebbe fracassato la testa e
probabilmente
sarebbe morto senza troppe sofferenze.
Lentamente
alzò il braccio per poter prendere meglio la mira, non
sentendo nessuna
emozione specifica nel cuore se non quella di sistemare il prima
possibile quel
soldatino rotto e continuare la propria missione in solitudine.
–
Ahh… n-non hai più le tette flosce…
eh? –
Contro
ogni aspettativa si ritrovò a mordersi il labbro inferiore e
a gettare il masso
alle proprie spalle, che andò a finire in acqua nascondendo
il rumore nella
tempesta, portandola a concepire un’altra idea dopo che quel
terrestre spavaldo
si era voltato verso di lei con un sorriso stanco ma comunque incline a
voler
scherzare.
Forse…
avere un potenziale alleato non avrebbe giocato a suo sfavore, a patto
di
usarlo come ottima pedina sacrificabile per di scoprire dove si fosse
cacciata
sua figlia. Al massimo sarebbe morto da soldato, e non da topo di fogna
come
stava per donargli lei in quel preciso momento.
Decise
dunque di passargli un braccio attorno alla vita per sorreggerlo
meglio,
cercando di allontanarsi da li il prima possibile e trovare un riparo
sicuro.
–
Le battute incoerenti falle più tardi per
piacere… ora troviamo un posto sicuro
e parliamo di lavoro, ti va?! –
Un
capitolo che considero così e così, ma non
è stato un be periodo per scrivere.
Ad ogni modo, se non lo avete notato questa è
l’Alana “pre” Reignite… quindi
decisamente più imprevedibile! Per il resto spero abbiate
apprezzato e al
prossimo capitolo!
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Capitolo 9 *** nel nome del padre ***
La
situazione più che essere migliorata sembrava essere
peggiorata oltremodo, e
non si trattava solo di una sensazione di Emerald quanto di una
constatazione
di fatto. Il torneo improvvisato avrebbe preso molto tempo, e poi
neppure
sapevano con chi razza di persone avrebbero avuto a che fare sul ring,
quindi
più che rasserenarla la faceva innervosire di più.
Era
tornata al suo resort di lusso da sola, gli altri erano tornati nel
proprio
centro benessere per prepararsi e partire per il quartiere di Moonlight
tutti
assieme, e non prestò molta attenzione alle grande
pozzanghere d’acqua piovana
disseminate per il curato vialetto che la portava fino al suo bungalow.
Durante
la notte scorsa doveva essere piovuto parecchio, quasi come se ci fosse
stato
un brutto temporale, ma purtroppo questo non aveva fermato le sue nozze
scellerate con il vecchio porcello. Ed ora non le rimaneva altro da
fare che
raccogliere le sue cose e dirigersi verso la stazione della tranvia
presente a
pochi passi dalla sua residenza di lusso, luogo in cui si sarebbero
incontrati
tutti quanti, e nel farlo lo avrebbe fatto con il muso lungo e la testa
bassa.
–
Emerald! Mia carissima cugina, qual buon vento ti porta in queste
splendide
lande? –
La
Lancaster conosceva solo una persona capace di parlare in un modo
così
antiquato, e quella persona faceva nientemeno parte della sua famiglia.
Ma
quello che in un primo momento le sembrò assai strano
risultò essere l’unica
notizia piacevole della giornata.
–
Oh… Sebastian! Scusa se
non mi ero
accorta di te ma avevo la testa piena di pensieri. Ma che ci fai qui?
È passato
molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti ed eri
più in forma…–
Suo
cugino Sebastian L.V.C Lancaster era un ragazzo piuttosto singolare sia
per i
ricercati abiti in stile vittoriano che indossava, che per il suo
linguaggio
cortese, sia per la sua passione per la danza classica che lo aveva
portato a
seguire lezioni private facendolo diventare un ragazzo atletico. Ma
proprio
questa sua passione era a volte teatro di sfortunati
“incidenti” che lo
portavano a farsi fisicamente male, anche se si trattava di banali
stiramenti
muscolari, che andavano per forza di cose, ma
anche no, curati su un pianeta piena di donne. Molti uomini
campavano per
aria scuse apocalittiche per
di visitare
Amazon, e il ragazzo non era da meno a quanto pare.
Suo
cugino era difatti un autentico dongiovanni che non mancava mai di
visitare
tale pianeta soddisfando il proprio bisogno di cure mediche
accompagnato da
belle ragazze che riusciva a conquistare con il proprio charm. E da
bravo
esteta qual era, era logico che tutte le ragazze a cui faceva la corte
erano
belle come modelle, proprio come quelle che sedevano accanto a lui
sugli sdrai
a bordo piscina.
–
Oh, solo una noiosa storta ad una caviglia. Mia carissima Emerald
– fece lui,
alzandosi in piedi con l’aiuto di un bastone da passeggio e
congedandosi con un
inchino dalle sue dame da compagnia che risero al gesto – ma
come vedi sono già
abbastanza in salute per poter compiere salutari passeggiate senza
risentire di
insidiose complicazioni… tu piuttosto, mi sembri turbata da
qualche oscuro
evento. Se ciò ti aggrada, sarei ben onorato di poter essere
un tuo affabile confidente–
Superò
la striscia di prato verdeggiante che divideva la zona piscina dal
vialetto con
una abilità piuttosto insolita per una persona azzoppata, e
di fronte al suo
fin troppo nobile sorriso la cugina si sentì in dovere di
spostare lo sguardo
imbarazzata visto che non sapeva se confidargli tutto o meno.
C’erano
stati dei problemi al tempio quando aveva provato a contattare suo
padre e poi
Michael, poiché un messaggio registrato le diceva che i
rispettivi telefonini
da lei contattati non erano al momento raggiungibili, e se questo da un
lato le
aveva dato sollievo per non aver dovuto dare spiegazioni,
dall’altro lato la faceva
innervosire e allo stesso tempo maledire il temporale che aveva messo
fuori uso
i sistemi di comunicazione.
–
Io… sono solo un po’ stanca, ecco tutto!
È stata una serata un po’ movimentata
ieri sera e non ho dormito molto–
–
Non ne dubito, mi accingevo a raggiungere la mia dimora dopo un lungo
viaggio
simile ad un lungo calvario, oh come sono scomode queste compagnie
private
certe volte! – si stava riferendo al fatto che era giunto sul
pianeta in tarda
serata a causa di un guasto tecnico alla nave che lo aveva portato fino
a li.
Dettaglio trascurabile visto che si trattava di una compagnia di
famiglia ma
non per lui – ma lungi da me dal giudicarti, devo affermare
che da quel poco
che ho visto eri in compagnia di soggetti vestiti in modo orrido e
assolutamente
antiestetico –
Nel
mentre che parlavano avevano ripreso a camminare verso
l’interno, ossia verso
il bungalow di Hammy che si sentiva sempre più a disagio
dinnanzi alle parole
del cugino, e nonostante le sue rivelazioni sembrava solo incuriosito
da tutta
la faccenda e non consapevole del fattaccio avvenuto. Ma comunque, meno
ne
sapeva e meglio era, e francamente parlando non sapeva neppure se fosse
giusto
avvertire Michael e lo stesso padre per il semplice motivo che
sarebbero giunti
a delle drastiche decisioni che a lei non sarebbero piaciute affatto.
Probabilmente
avrebbero ucciso Lord Flash se avessero saputo che si era
accidentalmente
sposata con lui, e se in un primo momento era anche ben disposta a
farlo secco
lei stessa, ora la ragione aveva preso il posto dell’ira ed
era ben consapevole
che il loro era un errore che avevano fatto assieme. Non lo voleva
morto, era
ancora arrabbiata con lui e non lo voleva mai più vedere ma
non voleva
assolutamente macchiarsi di una cosa simile.
Si
lasciò questi oscuri pensieri alle spalle una volta che fu
entrata nei propri
appartamenti, e fu piacevolmente sorpresa di trovare tutto
perfettamente in
ordine come se non fosse mai stata data baldoria.
–
Una dimora assolutamente adorabile, mia cara cugina, direi che i tuoi
ospiti,
abbigliamento a parte, direi che si sono comportati da gran
signori…–
Non
aveva tutti i torti, il bungalow era stato ripulito persino delle
macchie dai
muri e c’era da pensare che con tutta probabilità
il personale di servizio
aveva pianto lacrime amare di fronte a quell’immondizia, ma
nell’insieme
Emerald ringraziò mentalmente il loro operato visto che
Sebastian sembrava non
aver notato nulla di insolito. Tuttavia, quel quadretto tranquillo
venne
interrotto dall’ultima persona che la ragazza si aspettava di
vedere, e
purtroppo per lei si trattava di quel marito che tanto avrebbe preso a
calci in
culo.
–
Emerald! Hai intenzione di farci aspettare ancora a lungo?! Avresti
dovuto
presentarti al luogo dell’appuntamento più di
mezz’ora fa! –
Warsman
aprì la porta di casa con gesto sgarbato e si
fiondò contro alla padrona di
casa con una aggressività tale che sconvolse Sebastian ma
che lasciò, per il
Lancaster presente tanto da rimanere confuso, una Emerald completamente
indifferente. Il cugino della giovane marchesa rimase a dir poco
allibito di
fronte a quella montagna di muscoli e cattivo gusto, poiché
i suoi vestiti
erano a dir poco antiestetici, tanto da boccheggiare a vuoto mentre i
due si
fronteggiavano come se nulla fosse.
–
Tzk… ti è passato per l’anticamera del
cervello che magari mi stavo preparando
prima di venire? Non è che andiamo a fare un pic-nic! Quindi
evita di fare
queste sceneggiate da amante abbandonato perché decisamente
non ti si addicono!
–
–
So perfettamente ciò che ci aspetta, razza di puttanella
viziata! Quindi prima
ci muoviamo e prima possiamo tornarcene a casa! –
A
Sebastian tutta quell’accesa discussione decisamente non
piaceva. Come osava
quel buzzurro plebeo apostrofare in tal modo la sua stimatissima
cugina?!
Eppure, era oltremodo sconcertante che Emerald se ne stesse li a
discutere con
quell’individuo senza prendere seri provvedimenti come
chiamare la guardia
privata oppure, meglio ancora, freddare quell’inutile
individuo con un colpo di
fucile o chiedere a lui stesso di compiere un tale onore.
–
Ma… come ti permetti tu, incivile plebeo!, di rivolgerti in
tal modo ad una
signora d’alto rango! – non che Emerald fosse
esente dal dire parolacce anche
sguaiate ma a quanto pare il comportamento aggressivo della marchesa
non era da
considerare – dovrei immediatamente convocare le guardie o,
ancor meglio,
epurare questa malsana intrusione di mia stessa mano! –
Solo
a quel punto lo sguaiato scambio di battute tra i due ebbe un
improvviso
arresto di fronte a quelle minacce su cui era meglio non sorvolare. In
particolar modo per Sebastian stesso, poiché lo straniero
che si era fiondato
in casa si voltò lentamente verso il giovanotto bruciandolo
con uno sguardo
quasi selvaggio. E solo osservando quegli occhi che brillavano come
fuoco il
giovane nobile si ricordò a chi appartenessero dopo averlo
visto durante il
duello finale per la Corona Chojin.
Sebastian
Lancaster non era un grande amante del wrestling, troppo violenta e
rozza come
disciplina, ma aveva comunque seguito le finali e doveva ammettere che
era ben
soddisfatto della vincita di Kevin Mask. Un giovane di
bell’aspetto e
fisicamente perfetto aveva vinto un titolo importante e più
che per le sue
eccellenti doti fisiche per il giovane nobiluomo era importante il suo
aspetto
fisico, ma se si andava a considerare il suo allenatore… il
giovane Mask
avrebbe fatto meglio a guardare altrove.
Conosceva
le vecchie leggende del wrestling perché da bambino aveva la
collezione
completa delle loro action figures, e quella di Warsman se la ricordava
assai
bene. Ma se da bambino poco gli importava del suo aspetto, al massimo
lo
inquietava, ora che era un adulto aveva maturato il proprio pensiero da
esteta
anche frequentando i viziati rampolli delle varie casate nobiliari. E
quell’uomo che lo stava guardando trucemente, anzi, quella
bestia immonda, non
aveva nessun motivo di esistere data la sua immane bruttezza sebbene
avesse
l’unico pregio di aver servito bene il proprio allievo.
–
Se non ti dispiace io e mia moglie
stiamo avendo una discussione! Quindi non ci serve niente e non abbiamo ordinato
niente! Se ne vada,
per piacere! –
Le
parole del russo portarono il gelo nella lussuosa stanza, e se
Sebastian si
ritrovò a boccheggiare indignato per come era stato
scambiato per un mero
maggiordomo, ancor di più fu scioccante sentire quella belva
dire eresie nei
confronti di una Emerald che si portò una mano al volto in
un gesto di totale
frustrazione.
–
Pezzo di deficiente… dovevi per forza dire quella parola?!
È mio cugino, non il
personale di servizio!! –
–
Uh… ecco… n-non lo sapevo, va bene? È
conciato come il personale dell’albergo,
cosa dovrei pensare??! –
Troppo
tardi Warsman si accorse di aver fatto una gran brutta frittata,
poiché se
quello era un parente di Hammy allora c’erano molte
più probabilità che suo
padre venisse a sapere di tutto il fattaccio quanto prima. Una cosa per
cui
nessuno dei due era ancora preparato psicologicamente, anche se alla
fine dei
conti era chiaro che non si sarebbe potuto nascondere tutto in eterno
perché la
faccenda del torneo avrebbe comunque suscitato clamore e prima o poi
avrebbero
dovuto dare spiegazioni ai propri famigliari, ma la reazione del
giovane
Lancaster in abiti fin troppo pittoreschi fu di tutt’altra
natura.
Non
prese in mano il proprio cellulare per fare
“rapporto” allo zio, anche perché
pure lui era conscio che il temporale della scorsa notte aveva messo
fuori uso
i sistemi di comunicazione, ma da una tasca interna della giacca prese
in mano
qualcos’altro con un ghigno rabbioso stampato in faccia.
Ciò
che puntò su di un ex lottatore che si fece mortalmente
serio, e sussultare
Emerald perché decisamente si stava toccando il fondo, era
una pistola a pietra
focaia solo all’apparenza d’epoca e con una rosa di
colpi già in canna e pronti
per essere serviti sul corpo della bestia.
–
Questa… questa è un’onta che va lavata
via con il sangue di questa immonda
bestia, cugina mia! Come ha osato tale orrore vituperare il tuo
immacolato
onore?! – forse gli era sfuggito che le loro erano state
nozze “consensuali”
indotte dall’alcool, ma Hammy ovviamente non aveva colpe!
– sono sicuro che il
mio stimatissimo zio non avrà problemi con questa giusta
esecuzione… argh!!
Lontano da me, vile!! –
Era
semplicemente assurdo, davvero quel moccioso voleva risolvere la
faccenda a
suon di pistolettate? Possibile che ogni componente di quella maledetta
famiglia lo volesse morto?! Tralasciando che non aveva dubbi sul fatto
che il
capofamiglia dei Lancaster lo avrebbe fatto volentieri fuori, ora non
poteva
permettere ad un ragazzino gasato di sparargli contro e mandare
all’aria tutto
il piano che si erano programmati. Pertanto, fu con uno scatto felino
che si
accinse a prendergli il polso per disarmarlo cogliendolo completamente
alla
sprovvista e, mettendogli paura nonostante la sua aria spavalda,
dandogli
comunque la possibilità di sparare un colpo che lo
ferì di striscio ad un
fianco e andando a finire la propria “corsa” contro
un vaso di vetro alle
spalle di Hammy.
La
ragazza urlò quando l’arredo si ruppe e alcuni
cocci le finirono addosso ferendola
alle spalle in modo lieve, ma non per questo si esentò
dall’apostrofare il
cugino per quell’assurdo gesto che rischiava solo di fare
danni.
–
Seb! Che diavolo ti prende?! Hai davvero l’intenzione di
ucciderlo?? Ma sei
completamente impazzito?! –
Ancora
incredula per quello che era successo la ragazza si toccò la
nuca notando che
un graffietto le aveva fatto uscire un po’ di sangue, ma non
disse a Warsman di
posare a terra il cugino che ora aveva la schiena contro una parete di
casa ed
era sollevato da terra di un paio di centimetri. Lo sguardo
dell’ex lottatore
era spaventoso da tanto che era gelido, e tutta quella sceneggiata da
nobile
disonorato non aveva fatto altro che infuriarlo di più
soprattutto dopo che il
colpo a momenti non prendeva Emerald.
–
L’hai ferita…– Sibilò a denti
stretti e avvicinando il volto a quello di un
terrorizzato Sebastian che da li a breve sarebbe svenuto per il troppo
orrore.
–
Emerald… n-non dirai sul serio, spero! V-veramente vuoi che
questo orrore
continui a camminare e a inzozzare il tuo buon nome?! –
–
Che continui a vivere lo voglio, che mi stia vicino quello no! Difatti
stiamo
già rimediando al danno che abbiamo fatto da
ubriachi… e ora dovremmo riuscire
a divorziare affrontando una specie di torneo o qualcosa di simile. Non
c’è
bisogno di comportarsi così – nel mentre che lo
diceva Warsman posò a terra il
ragazzo ma non prima di aver danneggiato la pistola affinché
non sparasse più –
abbiamo la situazione sotto controllo… più o
meno–
Il
giovane cugino di Hammy prese saggiamente le distanze da un russo che
sembrava
essere incurante della, trascurabile, ferita al fianco e si
avvicinò di istinto
alla porta per assicurarsi una veloce uscita di scena nel caso quella
creatura
demoniaca avesse attaccato nuovamente.
–
Io… non posso dirmi d’esser concorde con tale
decisione, ma d’altronde trattasi
di una Tua decisione, mia cara
cugina
– deglutì senza sforzarsi troppo di nasconderlo,
nel mentre che osservava
Warsman che ancora lo fissava glaciale – ma permettimi di
dissentire, in questo
momento cruciale, che sarebbe dunque il caso di prendere contatto con
il tuo
stimatissimo padre e riferirgli ogni cosa! I-io non
comunicherò nulla di questo
incontro malandrino , ma è giusto che codesto fattaccio
giunga alle sue
orecchie tramite la tua voce–
Era
una di quelle cose che sia Emerald che Warsman si erano prefissati di
rimandare
il più possibile, ma era fin troppo chiaro che quello di
Sebastian era un
ricatto poco velato di fare la spia a un capofamiglia che non andava
molto sul sottile
quando si trattava di proteggere sua figlia.
–
Spero tu stia scherzando, razza di moccioso viziato! Hai una vaga idea
di
quello che potrei ingiustamente patire per mano di
quell’uomo?! O quello che
potrebbe accadere a mia figlia?! –
Fece
per avvicinarsi nuovamente al rampollo di casa Lancaster ma questi
lanciò uno
strillo femmineo e fece un balzo all’indietro come se un
appestato avesse
cercato di toccarlo, e fu solo l’intervento di una seccata
Emerald che si
accinse a fermare il marito prendendolo per una manica della giacca a
fermare
ogni possibile malinteso.
–
Datti una calmata! A te e alla tua famiglia non accadrà
proprio nulla visto che
io non voglio che comunque ti
accada
qualcosa! – e non aveva detto una cosa errata, era un errore
che avevano fatto
assieme ed era ridicolo pensare che suo padre avrebbe in qualche modo
coinvolto
persone che non c’entravano nulla – ma prima o poi
dovremo avvisare tutti di
quello che sta accadendo, e se lo facciamo prima tanto meglio, no? Ci
risparmiamo un sacco di grane se spieghiamo che abbiamo la situazione
sotto
controllo!! –
Le
parole della giovane donna decisamente non piacquero a Warsman, e dando
uno
strattone alla presa di Emerald decise che dentro quel bungalow ci
aveva
passato fin troppo tempo. Non voleva ritrovarsi scuoiato vivo da un
megalomane
troppo attaccato alla sua “principessa” ( o
“princi-fessa” vito il modo in cui
si era fregata con un anello al dito ) e men che meno voleva che sua
figlia
corresse dei pericoli anche se questa prospettiva a trovava alquanto
improbabile.
Avrebbe
voluto volentieri mandarla al diavolo visto e considerato che alla
“signora
Volkoff” non sembrava interessare affatto le sorti di Warsman
o di chi gli era
vicino, ma se fosse stato a mente lucida forse avrebbe intuito che
probabilmente
questa era la mossa più saggia rispetto ad un omertoso
silenzio. Ma piuttosto
che lasciarsi andare ad una sempre più crescente rabbia,
decise di andarsene da
li per dirigersi da solo alla tranvia dando una spallata al nobile
Sebastian
che strillò come colpito da una maledizione.
Queste
erano quello cose di Emerald che meno sopportava, ossia il fatto che,
appena
Howard Lancaster venisse nominato, subito cambiasse opinioni riguardo a
questioni delicate e possibilmente pericolose. Poco gli
importò dunque che in
quel frangente la giovane donna lo mandasse al diavolo sonoramente,
poiché non
aveva voglia di vederla prendere in mano il cellulare e notare che
finalmente
le linee di comunicazione erano state ripristinate. Ma se avesse
ascoltato la
tesa discussione tra i due, probabilmente non si sarebbe risparmiato
nell’esternare tutti i sentimenti negativi che aveva in corpo.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Robin
Mask avrebbe voluto ben volentieri esternare ciò che si
portava dentro il proprio
cuore, ma in un modo o nell’altro aveva come un blocco alla
gola che gli
impediva di urlare.
Sua
moglie era sparita. Inghiottita nel nulla in così pochi
secondi da non riuscire
ancora a concepire del tutto la notizia in un istintivo rifiuto
psicologico.
Mai
come in quel giorno la sua villa si riempì di poliziotti ben
impacchettati
nelle loro giacche gialle catarifrangenti, neppure dopo quello che era
successo
al suo matrimonio, e tutti gli agenti di Scotland Yard sembravano
essere
piuttosto a disagio della presenza del padrone di casa e del suo
sguardo
vermiglio. L’allarme era stato dato quasi subito, e di questo
l’ex lottatore
doveva riconoscerlo poiché quella ragazzina irlandese era
stata tempestiva nel
comunicare a Kevin in che razza di guaio si era cacciata, ma
istintivamente le
dava la colpa di ciò che era successo.
Sbagliava,
lo sapeva, ma a caldo non riusciva ancora a ragionare come si deve.
Robin Mask
celava un’ira quasi primitiva dentro di se e non riusciva
neppure a rispondere
alle pacate domande che il detective di turno gli stava ponendo.
Riusciva a solo
a rimanere pietrificato e con le braccia incrociate in petto, e mentre
l’unico
individuo a non avere una giacca catarifrangente parlava sul fatto che
avrebbero fatto il possibile per rintracciare l’amata moglie
e raccogliere
tutti gli indizi possibili, l’unico individuo che riusciva ad
osservare con
sguardo d’intesa era suo figlio Kevin.
L’attuale
campione in carica della Corona Chojin se ne rimaneva in disparte
vicino
all’entrata dello studio del padre, come a voler lasciare il
proprio spazio
privato ad un teso genitore seppur facendogli notare “a modo
suo” che gli era
vicino in tutto quel dramma, tenendosi stretto a se una Niamh
visibilmente
intimorita dallo sguardo di Robin che silenziosamente la incolpava di
ogni
cosa. Avrebbe forse potuto fare diversamente in quel momento? Dove
diavolo era
finita mentre sua moglie veniva vigliaccamente rapita?! Tutto questo
non
sarebbe accaduto se non si fosse attardata a procurarsi una stupida
bottiglietta d’acqua, e dunque era un bene che non si fosse
saggiamente avvicinata
a lui dopo aver riferito quell’infausta notizia.
Fu
riscosso dai propri acidi pensieri e da quel fievole conforto che
giungeva dal
suo unico figlio maschio da una domanda dell’ispettore capo
che lo portò a
provare il gelo lungo la spina dorsale.
–
…che lei sappia potrebbe essere che qualcuno potrebbe
avercela con lei o con i
suoi familiari? Magari un vecchio nemico sconfitto che medita
vendetta…?–
–
No… no, affatto. Tutti i nemici che ho sconfitto hanno
firmato il trattato di
pace con la Muscle League, mentre la d.m.p è stata sconfitta
del tutto…–
Lasciò
morire la frase preferendo non pronunciare il nome di una persona tanto
sospetta quanto, almeno teoricamente, probabilmente estranea a tutta
quella
terribile faccenda. Perché non poteva credere che Howard
Lancaster fosse in
qualche modo immischiato con l’ormai consolidato rapimento di
sua moglie. Cosa
ci avrebbe guadagnato a rapire Alya? Se si trattava di un suo ennesimo scherzo stavolta
aveva toccato
decisamente il fondo, ma francamente parlando non ce lo vedeva
spingersi fino a
questo limite. Se doveva fargli uno scherzo, anche di pessimo gusto,
avrebbe
sicuramente colpito lui e non chi
non
aveva voce in capitolo nelle loro discussioni.
O
quantomeno in teoria era così, ma chi gli diceva che quel
cane maledetto non
avesse escogitato chissà quale piano diabolico pur di
metterlo in difficoltà? E
poi, chi gli dava la certezza che se avesse dato il nome di Howard alla
polizia
poi questa si sarebbe messa ad indagare?!
Era
relativamente inutile dire alle
autorità competenti che sospettava del suo ex collega, e se
anche lo avesse
fatto quel vecchio bastardo avrebbe avuto sicuramente un solidissimo
alibi che
lo avrebbe collocato fuori da tutta quella spiacevole situazione. E
Robin Mask
odiava una simile prospettiva, poiché si avvicinava ad una
fin troppo palese
verità che non faceva altro che innervosirlo ancora di
più.
Tutto
quel pensare però gli aveva acceso una miccia, e non sapeva
dire quanto sarebbe
stata lunga, poiché c’erano tante
probabilità che Howard c’entrasse qualcosa
quante invece non avesse nulla a che fare con tutta quella faccenda.
Una
questione sempre più ingestibile per l’animo di
Robin, ma visto e considerato
che quando voleva sapeva usare il cervello senza limitarsi al suo
ottuso
orgoglio, ben si guardò nel dare in escandescenza davanti a
tutti e accusare
pubblicamente il proprio nemico numero uno nonché
“vicino” di casa.
Egli
decise dunque di allontanarsi da li e sbollire la rabbia altrove,
sorprendendo
i poliziotti presenti in studio e non prestando ascolto al quasi debole
richiamo di Kevin, piuttosto scosso pure lui da tutto
quell’assurdo
avvenimento, decidendo di rintanarsi in palestra per una lunga sessione
di
allenamenti atti a farlo sbollire del tutto… e prepararlo
per il futuro.
Una
volta giunto alla sua vecchia palestra per gli allenamenti si
spogliò di giacca
e camicia con gesti che trasudavano nervosismo, avvicinandosi poi alle
due
sbarre per gli esercizi verticali mettendosi a testa in giù
con le braccia
incrociate a X sul petto iniziò fin da subito una lunga
serie di estenuanti
flessioni che avevano il compito principale di prepararlo per il
futuro.
Flettendo gli addominali sempre più velocemente, sentendo il
sudore scorrergli
via con la stessa velocità con cui il sangue gli scorreva
nelle vene, i suoi
pensieri divennero sempre più nitidi e cinici.
Aveva
bisogno di sbollire i nervi ormai roventi, questo era vero e lo si
evinceva
anche dal suo respiro affannato simile a quello di un animale predatore
chiuso
in gabbia, ma aveva innanzitutto bisogno di essere preparato per
salvare Alya
da chi al momento la teneva prigioniera. E se era vero che Howard
Lancaster
c’entrava in qualche modo qualcosa, allora Dio era testimone
della sua
vendetta.
-
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–
Sai una cosa? È curioso che tu non sia felice di esserti
sposato una così gran
bella ragazza…–
–
Vedi di darci un taglio! –
–
…a meno che non sia tutta una messinscena per farmi
allenare, anche se ne
dubito fortemente–
A
quanto pare il sarcasmo non riusciva proprio ad abbandonare il corpo di
Kyle
Mask, ma perlomeno era abbastanza ubbidiente da seguire il suo maestro
fino
alla piccola e graziosa stazione della tramvia, ornata di piante
rampicanti e
prettamente deserta per quell’ora, e avere il buon senso di
non fare le sue
battute davanti ad altre persone.
In
quel posto, a parte pochi altri turisti piuttosto distanti da loro o
intenti a
farsi i biglietti, Warsman e il proprio allievo avevano atteso
l’arrivo di
tutta la combriccola senza però vedere qualcuno di quei
babbei. Pertanto, lo
stesso russo aveva deciso di andare a controllare che diavolo stesse
combinando
Emerald visto e considerato che il suo resort non era poi tanto
lontano, ma non
era riuscito a ricavarne nulla e lo stesso Kyle lo aveva visto tornare
più nero
che mai.
Per
quanto ci avesse provato, il giovanotto di Edimburgo non era riuscito
ad
estrapolargli molto se non un “quella cretina gli
dirà tutto” e
già questo bastò per dargli un quadro della
situazione tutt’altro che rosea. Aveva inoltre intuito che
Warsman non aveva
sposato la prima donna che passava ma quella che, ironia della sorte,
era stata
per lungo tempo il tormento del suo maestro e colei che gli aveva
regalato la
maschera attualmente indossata.
I
pettegolezzi tra i nobili giravano eccome, e Kyle si ritrovava comunque
ad
ascoltare le chiacchiere di sua madre e delle sue amiche che parlavano
di come
una giovane Lancaster fosse divenuta amica
di una ex leggenda del wrestling.
Una
amicizia bizzarra che aveva suscitato il tiepido interesse di molti
chiacchieroni inutili, quel tipo di pettegolezzi che alla fine non
nuocevano a
nessuno dato che si conosceva la propensione di Emerald Lancaster
all’eccentricità, ma che, a quanto pare, non
doveva essere andata giù al
vecchio Howard Lancaster. Ma per quanto il capofamiglia avesse cercato,
anche
con successo, di allontanare la propria adorata figlia dal mostro delle
steppe,
eccola che invece di scappare si accingeva a raggiungerli lentamente e
con
un’ombra ad oscurarle il volto.
Lord
Flash non era l’unico ad essere giustamente di pessimo umore,
la stessa Hammy
non aveva passato una buona chiacchierata con il padre per quanto le
avesse
fatto piacere risentire la sua voce. Howard sapeva, e cosa ben
più peggiore sapeva
per mano della sua stessa figlia.
“Sono
felice di poterti risentire, un po’ meno di ricevere per
posta il tuo albo
fotografico relativo ad un tuo matrimonio piuttosto…
sconcertante, oltre che
preoccupante”
Era
talmente ubriaca la notte delle sue nozze da aver avuto
l’ardire di compiere
anche il gesto più stupido in assoluto. Spedire a suo padre,
in un insensato
moto d’orgoglio, la prova inconfutabile del suo peggior
errore mai commesso in
vita.
“uh…
papà posso spiegare perfettamente! Eravamo tutti quanti
ubriachi e non
ricordiamo nulla di ciò che è successo. Ma non
temere… abbiamo già trovato un
metodo per divorziare!”
Cercò
di spiegarsi così, velocemente ma comunque in modo chiaro,
cogliendo
l’interesse del padre che ben preoccupato ascoltò
tutta la complicata soluzione
dell’adorata figlia e trovando comunque la cosa ancor
più complicata possibile.
“uh…
non nego che sei stata provvidente, figlia mia. Ma non era fosse
più sensato
abbatterlo?”
“Te
l’ho già detto che non voglio che gli venga fatto
del male!” la voce di Hammy
assunse un tono lievemente esasperato perché di tutta quella
faccenda ne aveva
piene le scatole, non doveva morire… era difficile da
capire?!, ma se ne pentì
presto poiché non voleva che suo padre fosse deluso
ulteriormente da lei “io…
noi… abbiamo commesso una stupidaggine e abbiamo deciso di
risolvere la
questione in maniera leale. Da quello che ho capito sarà una
cosa abbastanza
importante a livello mediatico. Spero solo non ci siano le
telecamere!”
“ah…
che diamine. Sono orgoglioso della tua onestà, figlia
mia… ma se sapevo così
non sarei passato al piano B”
“Quale
piano B?!”
Forse
avrebbe fatto meglio a non approfondire il discorso e forse Howard
Lancaster
avrebbe fatto meglio a non essere troppo onesto con sua figlia, ma era
della
sua principessa che si parlava. Ed il solo fatto di saperla sposata con
quell’animale, saperla tra le sue braccia… che la toccava, lo faceva giustamente imbufalire
portandolo per questo ad
ideare un piano di riserva nel caso non ci fossero state altre
soluzioni al
divorzio. Ma i due ora sembravano piuttosto desiderosi di divorziare, e
solo
adesso il marchese iniziava a sentire una nota di disagio per aver
rapito la
figlia della bestia da usare come moneta di scambio.
Rapire
Alya, che tra l’altro a breve avrebbe partorito, non era
stata effettivamente
una buona idea e la stessa Emerald non si risparmio di mostrarsi
perplessa e
preoccupata per una simile decisione losca. Non aveva tutti i torti in
effetti,
ed anche se la dottoressina continuava a farle una tiepida impressione
quello
che aveva combinato suo padre era oltremodo rischioso.
“Non
credi che sia un tantino esagerato? Ok che l’hai messa in una
stanza di lusso ,
ma arrivare a ricattare suo padre…”
“Lo
so, bambina mia! Ma lasciarla andare adesso credo che sarebbe troppo
prematuro”
o magari non voleva lasciarla andare anche per non dover ammettere di
aver
fallito “inoltre, della, ehm, creatura non mi fido. Avete
deciso di
intraprendere un divorzio piuttosto difficile… e se si
stancasse e decidesse di
non rimediare al danno che ha fatto? La dottoressa rimarrà
con noi, e nel caso
le cose andassero diversamente gli ricorderò personalmente
di chi è ospite sua
figlia”
Incredibile
ma vero Emerald Lancaster si era fatta convincere anche di questo
dall’amato
padre. Non era semplicemente perché Howard sapeva usare le
parole giuste per
convincere le persone a fare quello che voleva lui, era anche questo ma
non in
questo caso, la vera questione era che Hammy voleva troppo
bene a suo padre per vederlo nuovamente deluso.
Ma
questo non voleva dire che la decisione di tenere in ostaggio una
persona,
anche se trattata con i guanti di velluto, le piacesse ad oltranza e
peggio era
che con il vecchio porcello le era stato chiesto di mentire.
E
questo non le piaceva. Non solo le piaceva tutta la storia del
matrimonio ma
non le piaceva neppure la situazione trovata con annesso ricatto, in
fin dei
conti avevano sbagliato entrambi per quanto cercasse di rigirare la
frittata
suo padre. Ma al momento doveva accantonare tale conflitto interiore e
doveva
farlo perché il freddo sguardo di Warsman
incrociò il suo in attesa di una
qualsiasi scusa. Perché con tutta probabilità non
le avrebbe creduto molto.
–
Sei un vecchio porcello fortunato, lo sai? – si
sferzò di guardarlo negli occhi
evitando per istinto di abbassare gli occhi in un chiaro segno di
colpevolezza
– mio padre è ovviamente arrabbiato, ma approva la
nostra decisione di
divorziare… prima che le comunicazioni saltassero di nuovo
mi ha detto che
cercherà di metterci a disposizione dei mezzi di trasporto
–
Si
preoccupò quando non ottenne risposta, tanto che temette di
essere stata
scoperta nella sua recita neanche tanto pessima, ma si
rilassò quando lo vide chiudere
momentaneamente gli occhi e sospirare basso e cupo.
–
Uff… devo forse ritenermi fortunato oppure deduco che mi
impaglierà dopo? –
–
Ancora con questa storia? Non ti accadrà nulla, ficcatelo in
test…–
Fu
Kyle Mask a sedare ogni possibile litigio tra i due mettendosi in mezzo
con un
gesto fluido e arrogante. Lord Flash non apprezzò quella sua
intrusione nella
loro discussione, perché non gli piacque affatto il tono di
voce che assunse
per presentarsi ad Emerald, manco fosse una sua nuova conquista, ma
forse era
decisamente il caso di lasciare i veleni da parte.
–
Tu devi essere lady Emerald, se non sbaglio… Kyle Mask,
decisamente incantato
di fare la tua conoscenza e… penso che saremo ottimi amici
–
–
Hm, un Mask eh? Suppongo il cugino meno stupido di Kevin– ok
questa l’aveva
detta anche per provocare l’ex allenatore del campione in
carica – ad ogni modo
io penso che tu dovresti darti al
giardinaggio con tutte quelle rose lì…–
La
sua era una battuta atta a far sciogliere la tensione, e difatti
successe
proprio questo quando il giovanotto inglese, dopo alcuni secondi di
silenzio,
scoppiò in una calorosa risata perfettamente genuina
sovrastata unicamente dal
fischio della tranvia che si avvicinava alla banchina della stazione.
–
La sai una cosa? Penso che se avrai voglia di cogliere le rose del mio
giardino
sarai sempre la benvenuta…–
–
Penso invece che sarebbe il caso di cogliere l’attimo e
salire sul vagone,
signori miei – fece notare loro un Lord Flash che a stento
tratteneva il
nervoso di vedere Kyle flirtare con Hammy. Ma solo perché
avevano degli
incontri da disputare a breve, non per altro…– a
meno che non vogliate perdere
altro tempo e aspettare quella manica di scansafatiche della Muscle
League! –
La
graziosa carrozza della tranvia si fermò con un flebile
sbuffo di fumo, e i
pochi turisti presenti, gli altri evidentemente erano ancora a letto a
dormire
dopo una notte di eccessi, si affrettarono a salire proprio come fece
lo strano
gruppetto di chojin.
Fu
solo un attimo prima di salire che la figura di Kid Muscle apparve
dall’entrata
della stazione correndo a perdifiato verso il gruppo di suoi alleati
che non
fece fatica a notare.
–
Ragaziii! Aspettatemi, ragazziii!! –
Con
la sua comparsa si chiesero come mai il principe dei kinnikku ci avesse
impiegato così tanto per raggiungerli oltre al semplice
fatto che, era fin
troppo palese, fosse da solo e sembrava aver corso a perdifiato fino a
quel
momento. Praticamente il giovane lottatore atterrò di pancia
all’interno del
vagone vuoto in cui il gruppetto aveva preso posto, compiendo un grosso
sforzo
per aver saltato giusto in tempo prima che la tramvia si rimettesse in
moto.
–
Ottimo… ecco che un altro peso morto si aggrega–
Warsman
lo disse sussurrando, ma Emerald gli era vicino e, nel mentre che
aiutava Kid a
rialzarsi, non si risparmiò dal dargli una occhiata truce
per quella battuta
fuori posto.
–
È chiaro che è successo qualcosa di grave per
aver fatto così tardi! – e magari
non aveva tutti i torti, ma sembrava fin troppo ovvio che ne al russo
ne a Kyle
sembrava importare molto della sorte del kinnikku – coraggio
Kid, cerca di
riprendere fiato e di spiegarci cosa è successo, ok? Ce la
fai a farmi questo
favore, si?! –
Lo
disse quasi flautando tanto per ottenere la giusta attenzione da un
principe
farfallone. E giustamente gli occhi dolci funzionarono, tanto che Kid
gonfiò il
petto e si dimenticò completamente di essere stremato da una
lunga corsa.
–
Uh… se me lo chiedi tu è ovvio che io stia bene!
Però ecco…– e qui si fece
più
preoccupato poiché andò a toccare un argomento
serio – Terry e Check Mate sono
dovuti andare alla stazione di polizia del quartiere per discutere del
rilascio
di Jeager! È stato rinvenuto questa mattina dentro un
cespuglio da alcuni
giardinieri ed era completamente nudo oltre che smemorato! A quanto
pare sarà
una cosa lunga perché l’hanno accusato
ingiustamente di reati osceni in luogo
pubblico! Ma è una assurdità!! –
–
… e dunque a disputare il primo incontro saremo solo
noi… di male in peggio insomma!
Oppure potrebbe essere una situazione interessante, dipende dai punti
di vista–
Nel
mentre che Lord Flash borbottava quelle parole fece cadere lo sguardo
verso il
proprio allievo che portava sulle spalle un retaggio non indifferente
qual era
quello dei Mask. E lo stesso Kyle non rinunciò ad un sorriso
interiore poiché a
breve avrebbe avuto modo di testare adeguatamente la propria forza.
Il
suo allenatore in fin dei conti non aveva torto. Meno rompipalle
c’erano, e più
tutta la scena sarebbe stata solo per lui.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
L’incendio
al settore 2 era stato domato, e la rivolta dei suoi pazienti era stata
sedata
ed ora tutti quanti dormivano tranquilli nelle loro celle di
isolamento. Si,
preferiva chiamarli pazienti anziché prigionieri…
anche perché erano trattati
come tali e venivano pure dimessi sebbene in forma di cadavere
destinato all’inceneritore.
Lumina
aveva un modus operandi preciso, ci teneva a controllare gli ospiti
della ex
piattaforma petrolifera adibita ora a sanatorio e ci teneva avere tutto
sotto
controllo. Talmente paranoica da volersi affidare a task force private
che
cambiava due volte l’anno poiché delle altre
cortigiane poco si fidava, ma
questo era bastato a contenere Alana? No, certo che no.
Sopprimendo
un sibilo risentito strinse i pugni prima di sgranchire le lunghe dita
sottili,
come le zampe di un ragno, e sospirare dinnanzi al disastro compiuto
dalla sua
ex collega nel laboratorio dove era contenuta.
Tutti
definivano Lumina come la torturatrice del gruppo, ma quando mai lei
aveva
torturato qualcuno? La Deva si limitava semplicemente
a guardare dentro le persone e cercare di carpirne i loro segreti, ed
infondo
che male c’era nel spronare un po’ di
più il cervello di un paziente provocandogli
le giuste allucinazioni?! Certo, per stabilire un
“contatto” più duraturo con
il paziente era proprio necessario sondargli materialmente il cervello
penetrandolo dalle orecchie oppure dagli occhi… ma in fin
dei conti in questo
modo poteva sapere dov’erano tutti quanti una volta stabilito
un legame
psichico con loro.
Aveva
creato quell’ospedale per dare conforto maggiore ai
prigionieri e per poterli
interrogare meglio senza ricorrere all’orribile tortura
fisica che tanto piace
a molti individui di sesso maschile, ma cercare di sondare il cervello
di Alana
era stato praticamente impossibile anche dopo averlo risanato delle
lesioni
ancora presenti. E quale era stato il “grazie” per
averla curata in via
preventiva? Una evasione al primo errore umano con uccisione a sangue
freddo
dei medici che l’avevano in cura e che avevano, magari,
importanti indizi da
riferire poi all’inquisitrice Lumina.
Una
vera noia, poiché era da circa un anno che
l’inquisizione era sulle tracce di
un sospetto traffico di sostanze dopanti e fino ad ora avevano solo
prove
indiziarie. E tutti questi flebili tasselli lasciavano intuire che ci
fosse la
stessa mano del traffico di dieci anni fa, benchè il metodo
di spaccio fosse differente
oltre che più… sopraffino.
Il
fatto che Alana fosse ritornata su Amazon dopo gli avvenimenti, per
esclusivo
avviso di Lumina completamente superflui, di quattro mesi fa
testimoniava che
doveva sapere per forza qualcosa che non fosse una mera coincidenza.
Digrignò
i denti passandosi le mai sul volto e aprendo a poco a poco la bocca in
una
sorta di orrido urlo silenzioso nel mentre che scrutava il disastro
dell’ambulatorio
con le sue provette distrutte e i nasi dei dottori incassati nel cranio
fino a
raggiungere il cervello, la specialità di Ally da quello che
ricordava,
privandoli velocemente della vita così come velocemente
quella traditrice aveva
usato i terminali per cancellare prove e far scattare gli allarmi.
Forse aveva
fatto male a sistemarle il cervello, poiché non era comunque
riuscita a capire
se Morrigan fosse veramente perita per mano di sua madre e dunque
mancava un
tassello fondamentale, e sapeva alla perfezione che se ne avesse avuto
la
possibilità, per il proprio tornaconto personale, Alana
sarebbe anche stata
capace di aprire i cancelli dell’inferno pur di raggiungere i
propri scopi.
E
proprio sulla base di questo che era da ritenersi più
pericolosa di lei, anche
se in molti avrebbero dissentito su questo punto, e andava rintracciata
quanto
prima.
Ma
con lei c’era quell’americano, il soldatino che era
rimasto affascinato da
quella vacca maculata di Uriel e a cui aveva sondato la mente senza
comunque
trovare una prova che già non conoscessero, e doveva
ammettere che sotto
livello psicologico non aveva creato un muro come lo aveva fatto Alana.
Perché
Lumina lascia sempre una traccia del proprio passaggio nelle menti
altrui, e il
fatto che Connors pensasse spesso e volentieri era una cosa che fece
sorridere
in maniera inquietante l’inquisitrice.
Li
avrebbe trovati. Li avrebbe stanati. E con un sibilo compiaciuto
sgusciò all’interno
del condotto di areazione sopra la sua testa per dare campo libero
all’impresa
di pulizia che sarebbe arrivata da li a breve.
Chiedo
venia se fino ad adesso non ho seguito con assiduità le
vostre fanfiction, e
quindi ho ancora delle recensioni in arretrato, ma avevo degli impegni
fuori
dal pc e lo si è anche visto dal colossale tempo di
aggiornamento di questo
nuovo capitolo. Spero solo l’abbiate apprezzato e ci si vede
al prossimo
aggiornamento!
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Capitolo 10 *** il tempio del sacrificio ***
Il
quartiere di Moonlight si presentava come un quartiere piuttosto
singolare
oltre che… decisamente vivace a suo modo.
Il
colore giallo era predominante all’interno delle viuzze
moderne con i suoi
tendaggi che fungevano da parasole fino alle luci al neon dei vari
locali e
negozi piuttosto… singolari pure loro.
Questo
posto mi sembra un po’ strano – fece notare Kid
Muscle ad una combriccola di
“amici” nel mentre che adocchiava un signore
vestito da wrestler… con una
maschera di latex nera a coprirgli la faccia – sono tutti
vestiti con abiti un
po’ strani e non capisco perché certe maschere
hanno la cerniera alla bocca! –
Il
principe dei kinnikku poteva aver fatto una osservazione alquanto
innocente, ma
c’era da tener conto che nella sua collezione privata di
manga hentai non vi
erano albi riguardanti il sadomasochismo o qualunque cosa che lo
riguardasse in
maniera stretta… mentre ora sembrava essere una esplosione
di lottatrici in
stringhe di cuoio e fruste e presunti lottatori che trasportavano i
turisti in
giro per le vie del quartiere a bordo di risciò e bardati
come cavalli da tiro.
E
se lui era abbastanza perplesso, gli altri del gruppo erano abbastanza
adirati
e/o imbarazzati a doversi recare al tempio del sacrificio, le
indicazioni
stradali non mancavano, passando attraverso tutta quella gente
decisamente
ambigua.
–
Tzk… passare per il quartiere sadomaso per arrivare al
tempio! Bella trovata
sacerdotessa! –
–
Strano, pensavo fossi porco abbastanza da apprezzare tutte queste
donnine in
latex nero– Emerald punzecchiò così un
povero Lord Flash che non sapeva dove
guardare, decidendo di rincarare la dose – evita di guardarmi
con quell’aria
truce, che tanto lo so che se fossi io a mettermi una cosa simile
moriresti
felice! –
C’era
aria di un nuovo litigio tra i due e francamente parlando forse era il
caso di
non incendiare ulteriormente gli animi e, anzi, lasciare ogni rancore
al duello
che a breve avrebbero dovuto disputare.
–
Scommetto che saresti splendida
vestita di pelle nera… se combatti anche tu credo proprio
che avresti vita
facile sul ring–
–
Hm, e magari tu vorresti schiattare per primo right?!
–
E
se poi alla tensione si aggiungevano anche le frecciatine maliziose di
Kyle
Mask, ben supportate da una compiacente Emerald tra l’altro,
si raggiungeva il
picco massimo mentre tutt’attorno a loro la gente se ne
fregava del nervosismo
crescente di un marito che tanto sposato non voleva essere.
Pur
di evitare quell’aura nera e maligna dell’ex
lottatore russo, che riportò alla
realtà un allievo fin troppo arrogante dandogli uno
scappellotto alla nuca,
gesto che suscitò l’ilarità dello
stesso Mask, il giovane principe dei kinnikku
preferì allungare il passo e distanziarsi da quel gruppetto
tutt’altro che
gradito se si escludeva la figura di Hammy con tutto quello che ne
conseguiva.
Kid
era un farfallone e gli veniva di impulso provarci con tutte le ragazze
anche
con quelle impegnate o addirittura sposate come nel caso di Hammy, ma
avere a
che fare costantemente con lo sguardo minaccioso del possente marito e
del suo
arrogante allievo che aveva decisamente molta più dimestichezza con le ragazze decisamente
non facevano per lui. Era
preoccupato per i suoi amici e per suo padre, attualmente scomparso,
mentre per
quei tre la questione principale era solo di ottenere il divorzio e
basta! Non
ci pensavano che magari se gli altri erano nei guai era anche grazie a
loro?
Come
se non bastasse aveva “buone”
possibilità di mettersi in gioco, cosa che lui
non voleva assolutamente, poiché Terry Kenyon e Check Mate
erano stati chiamati
urgentemente dalla polizia locale per riconoscere un…
“barbone non identificato
che poteva essere un loro amico”.
Sapendo
che Kid era debole di stomaco si erano proposti loro di andare al
commissariato
di quartiere, immaginando il peggio, ma non si sarebbero mai aspettati
di
trovare Jeager vivo e vegeto oltre che decisamente scombussolato per la
nottata
passata. Senza dubbio una buona notizia, ma dall’altra per il
principe voleva
dire che non avrebbero disputato loro l’incontro
poiché troppo impegnati con la
burocrazia a tirare fuori di prigione un tedesco con la colpa di
essersi
spogliato pubblicamente perché ubriaco fradicio.
Il
tempo di comporre quei pensieri, o una parte di essi, che il trio era
riuscito
ad entrare nel maestoso tempio in stie simil greco/romano trovandosi a
camminare su di un tappeto giallo come il sole. Luminoso quasi, ma
forse questo
era dovuto ai sottili fili d’oro che riflettevano la luce del
sole aiutati
anche dalla luce artificiale proveniente dal finto sole di metallo che
torreggiava sopra il trono di fronte al gruppetto di lottatori. La luce
era
abbastanza intensa da illuminare il tappeto ai loro piedi e lasciare in
ombra
tutto il resto, come a voler indicare la via al pellegrino pronto al
sacrificio, e della figura seduta sul trono si intravedeva solo una
siluette
nera.
–
Benvenuti pellegrini! – fece loro la misteriosa figura con
voce insolitamente
maschile – vi do il benvenuto nel tempio del sacrificio
e…Hammy! Ma sei davvero
tu?! –
In
un primo momento la suddetta interpellata rimase abbastanza perplessa
che la
“sacerdotessa” la conoscesse, poi interpellando la
propria memoria eidetica si
ricordò chi fosse la figura che si alzò dal trono
per venire loro incontro. E
anche la maggior parte del gruppetto lo riconobbe, e non si trattava di
una
seducente signora.
–
Zeke! Che diavolo ci fai tu qui?! – disse una Emerald
dapprima stupita e poi
piuttosto felice di rivedere Zachary Connors dopo così tanto
tempo – non ti
facevo un uomo propriamente di fede! –
In
effetti il ragazzo era ateo, ed aveva una propensione per la scienza
che
sfruttava per confezionare ordigni esplosivi che usava contro
teppistelli che
provocava volontariamente con il proprio atteggiamento oppure uccidendo
i
serpenti che infestavano il bosco dei Lancaster. Era stato ospite della
famiglia di Hammy fino a quando le sue ferite non si erano rimarginate
del
tutto, anche lui aveva risentito degli avvenimenti di quel disastroso
matrimonio, e la stessa ragazza gli aveva fatto compagnia trovandolo
decisamente… spassoso. Michael l’aveva messa in
guardia da un fratello fin
troppo “strano”, per non dire pericoloso, ma per la
marchesa non era stato
difficile accettare nella sua vita un individuo così
strambo, magari proprio
perché fratello dell’ex soldato oppure
perché la ragazza aveva un modo di
valutare le persone piuttosto inusuale, e per quel poco tempo in cui
aveva
goduto della sua amicizia ricordava solo di aver passato momenti
spassosi.
Anche se al limite del teppismo vero e proprio, tanto che lo stesso
Michael fu
contento di vedere il proprio fratello ripartire per
l’America senza seguirli
nel loro futuro tour per il mondo e poi per lo spazio.
Si
lasciò dunque abbracciare calorosamente dal giovane Connors,
e per un breve
momento parve che forse le cose sarebbero andate a favore dei due
promessi
divorziati visto che il diacono in questione pareva essere un amicone
di
Emerald… ma presto fu evidente che si trattava
dell’esatto contrario.
–
Eeh… lo so, potrà sembrare illogico che io sia
diventato momentaneamente un
diacono. Sono tutto fuorché un uomo di fede come ben sai, ma
la somma
sacerdotessa è rimasta così colpita dalle mie
doti da supplicarmi di venire qui
su Amazon per esercitare le mie arti! Ci siamo conosciuti durante una
convention scientifica sull’uso della chimica in campo
bellico, e non ho potuto
davvero rifiutare. È una donna così carina!
–
–
Oh… beh… allora saprai anche il motivo per cui
sono qui…–
L’entusiasmo
di Emerald lentamente scemò capendo che se il ragazzo era li
non era certo per
una coincidenza quanto per motivi di lavoro, se si poteva chiamarlo
così, e
sciogliendosi dal suo abbraccio lo vide momentaneamente farsi serio.
–
Lo so, e non posso che condividere la tua decisione di divorziare
quanto prima!
Forse sarebbe stato meglio rimanere vedova
non credi? Purtroppo quando il fattaccio è successo ero nel
bosco qui vicino a
fare un po’ di pulizia di orribili serpenti quindi non ho
proprio potuto darti
una mano… mi dispiace! –
La
naturalezza con cui lo disse lasciò i presenti decisamente a
disagio, compresa
anche Emerald seppur brevemente, tanto che lo stesso Lord Flash si
sentì
pesantemente preso in causa tanto da fare un passo avanti verso un
giovanotto
che non cennava a voler smettere di sorridere sornione.
–
Hai una bella faccia tosta a “offrirti” volontario
per risolvere i suoi
problemi! Magari non hai pensato che alla qui presente
“sposina” non vada a
genio i metodi drastici?! –
Non
aveva tutti i torti anche perché era decisamente stufo di
essere preso come la
bestia sanguinaria che attenta alla verginità della
fanciulla, proprio lei poi, e tutti
cercano di farlo fuori
per motivi a dir poco futili. Ma il ragazzo albino non parve
preoccuparsi
dell’aria minacciosa dell’ex lottatore, tanto da
rincarare la dose.
–
Beh, ad essere sincero sono stupito che il tuo processore funzioni
ancora
perfettamente nonostante sia tecnologia vecchia di anni! Molto
all’avanguardia,
vero… ma vecchia. Non sapevo di questo matrimonio fino a
quando la sacerdotessa
non ha informato tutti che il divorzio sarebbe stato affrontato in
mondo
visione ed è stato proprio osservando i nomi sul registro
delle coppie sposate
che purtroppo ho visto anche quello di un distributore
malfunzionante… perché
infondo lo sei, dai! Mica c’è bisogno di guardarmi
in quel modo! La tua
tecnologia è talmente vecchia che nuoceresti e basta ad
Hammy…–
Avrebbe
voluto saltargli addosso e macellarlo vivo già in
quell’istante, se solo non
avesse capito preventivamente che la sua era anche una provocazione
oltre che
un pensiero detto ad alta voce. Durante il matrimonio di Alya lo aveva
visto
solo di sfuggita, conciato male come quell’altro Connors
così diverso da lui e
quasi incredibile da ricongiungere ad un probabile fratello maggiore,
ma aveva
già intuito che quel suo sguardo mite era solo una facciata.
Ma se lo aveva
capito lui, non era detto che chi gli era vicino avesse fatto
altrettanto.
E
difatti, a Kyle Mask decisamente quel ragazzino mingherlino non piaceva
affatto
e fu con l’idea di dargli una lezione, perché si
stava parlando del suo attuale
maestro e ne aveva decisamente bisogno per apprendere tutte le tecniche
dei
Mask, che partì alla carica prendendolo per il colletto
della camicia e
sollevandolo da terra di un paio di centimetri.
Il
ragazzo tuttavia non si scompose, non scalciò neppure le
gambe avvolte da
quegli orridi pantaloni azzurri con le paperlle gialle, e non dette
nessun
segno premonitore di ciò che fece dopo. Come una perfetta
macchina assassina.
–
Stammi a sentire, ragazzino – sibilò lui, con la
maschera nera a pochi
centimetri da quel sorriso sornione – non siamo qui per
sentire le tue inutili
opinioni! Quindi vedi di darci un taglio e…urgh! –
–
Attento Kyle!!
–
Se
il succitato Kyle Mask non si ritrovò con una giugulare
tagliata fu solo per
l’intervento di Lord Flash che, beccandosi lui una coltellata
di striscio alla
spalla sinistra, riuscì a scansare il proprio allievo appena
in tempo e
riuscendo addirittura a dare un calcio a quel demone albino centrandolo
in
pieno petto.
Il
colpo fu abbastanza potente da scagliarlo contro una delle colonne del
tempio
portando Hammy e Kid Muscle a gridare dal panico misto a puro stupore,
ma
ovviamente non bastò a mandarlo al tappeto che
già era in piedi con il suo
solito sorriso… anche se più terso e scocciato.
–
Al robottino non manca la forza, ottimo! – andò a
rovistare all’interno delle
tasche dei pantaloni prendendo quelle che sembravano delle semplici
gomme da
masticare – sarà divertente riprogrammarti per
farti ballare la caramelldansen!
–
Tuttavia
fu un bene che la curiosità dei presenti riguardante quelle
strano caramelle
non venne soddisfatta, Emerald ben sapeva che quelle gomme erano degli
esplosivi poiché lo aveva visto all’opera, e il
“miracolo” giunse da sopra le
loro teste con le fattezze di quella che sembrava essere una donna
tanto
atletica quanto agile.
– Basta così,
mio niño! Conserva le tue abilità per lo scontro
che ci sarà a breve! –
Era atterrata in mezzo ai due
presunti sfidanti come a voler enfatizzare maggiormente la sua presenza
oltre che potenza, aiutata anche da un vistoso mantello nero i cui
drappi svolazzavano al minimo cenno di vento, e le sue parole calmarono
il ragazzo oltre che lasciare di stucco i presenti.
– Ehm… siamo
sicuri che non sia una strega?! –
Il principe dei kinnikku lo disse
con una certa fifa in corpo, ma se aveva mosso quel dubbio non era per
via dei suoi occhi, che oltretutto erano quelli di una donna normale e
non di una strega, quanto per il fatto che quell’affabile
sorriso era decorato da una folta barba.
– Sono Quanita
Lust… del clan barbuto del sud! – si
presentò lei, togliendosi di dosso il mantello nero e
mostrando una tuta in latex da combattimento color oro e
sbrilluccicante come non mai – nonché sacerdotessa
del tempio del sacrificio e vostra prima sfidante in questa vostra
impresa blasfema! –
Calò decisamente
l’imbarazzo di fronte a quella sua entrata in scena
così plateale, e solo Zachary Connors stava applaudendo come
un ebete, poiché la sensazione che andava per la maggiore
era che tutta quella presentazione, e quella barba con i boccoli, fosse
una mera presa in giro.
– Eee…
suppongo che dovremo batterci con lei…? Oppure adesso
scappiamo via a gambe levate?! –
Lo scetticismo di Emerald era ben
supportata dal restante drappello di lottatori, ma Quanita si concesse
una calorosa risata prima di dare le sue doverose, e tradizionali,
spiegazioni.
– Non ci sarà
nessun motivo di scappare, anche perché se lo farete la
vittoria andrà direttamente a me! – si
voltò di scatto verso il drappello e i suoi capelli castani
si mossero con una certa eleganza, compresa la barba – muy
bien, lasciate che vi spieghi un paio di cosette… in questo
tempio si celebra il sacrificio. E ciò rappresenta un
elemento significativo per ogni coppia… chi non ha mai
sacrificato qualcosa per il bene del proprio amato?! –
– Io direi che per lei ho sacrificato fin
troppo…– sussurrò sarcastico un Warsman
ben sentito dalla Lancaster che gli regalò un poco cortese
dito medio, ma la sacerdotessa parve non ascoltarli neppure continuando
con trasporto nel proprio discorso.
– …I
pellegrini che giungono qui da ogni parte della galassia sono spinti
dall’unico scopo di dimostrarsi pronti al sacrificio per la
propria controparte! Torture fisiche? Psicologiche?! Unendovi in
matrimonio avete dimostrato che con il potere dell’amore
potete superare facilmente queste prove!! –
Quasi colta dall’estasi
religiosa i suoi occhi castani brillarono commossi nel mentre che univa
le mani fino a formare un cuore. Una scena fin troppo grottesca anche
perché era chiaro che se Zachary era stato assunto voleva
dire che era praticamente autorizzato a fare i suoi esperimenti crudeli
sulle persone, e difatti il giovane principe dei kinnikku fiutando un
pericolo che non era disposto a correre ben decise di darsela a gambe.
Una fuga che si infranse
praticamente fin da subito, poiché non fece che un paio di
salti prima di schiantarsi contro una montagna che era apparsa sulla
soglia della grande porta.
– Ahh… mi
scusi signora montagna! Non vi avevo vistoooOOH!! –
L’urlo terrorizzato di
Kid Muscle destò l’interesse dei presenti che si
ritrovarono ad osservare un giovanotto trattenuto per il colletto da
quello che pareva essere il più improbabile diacono del
tempio, a poco a poco che si immergeva nella luce dorata dei faretti, e
che portò un certo gelo in Warsman non appena si rese conto
che razza di individuo fosse quello che tratteneva
quell’incapace di Kid.
– Ragazzino albino! Ti
è forse scappato uno dei tuoi cuccioli? –
Nel dire quelle parole
lanciò una risata cavernosa mentre il povero kinnikku
continuava a scalciare per scappare via, venendo poi lanciato in
direzione di Connors junior che
lo guardò solo con curiosità nel mentre che si
schiantava ai suoi piedi.
– Uh…no ti
sbagli, Mammothman. Ma per
completare la famigliola potrei tenermelo, sono tanto carini!
–
Allungando ancor di più
il proprio sorriso ebete il ragazzo scostò una tenda rossa
che copriva una parete per mostrare ad un incredulo principe dei
kinnikku la sua personale collezione di graziosissimi animali
domestici. O di persone domestiche, poiché quello che i due
malcapitati indossavano erano solo dei costumi da orso di colore verde
e blu sgargianti.
– Kid!! Ragazzo!!
Liberaci!! Che diavolo ti è saltato in testa di lasciarci
qui?!–
– Figliolo! Ascolta il
tuo buon padre, promettimi che non ti ubriacherai
più…–
Quelli sfoggiati con tanto orgoglio
da Zachary altri non erano che Meat e King Muscle ridotti a semplici
animai da compagnia ed imprigionati in una gabbia in cui non volevano
stare. A quel punto Kid spalancò la bocca incredulo, e
altrettanto fecero gli altri escluso Warsman che continuava a fissare
quel colosso umano in pelliccia di Mammothman, trovando semplicemente
assurda la piega degli eventi che stavano vivendo tutti.
– m-ma io avrei lasciato
mio padre e il mio allenatore qui?! E perché mai poi!
–
aveva quasi le lacrime agli occhi,
ma in fin dei conti se li aveva abbandonati li era per il semplice
fatto di essere stato sotto gli influssi di un potente liquore alieno,
quindi se era successo alla fine era perché non aveva
padronanza della propria psiche.
– Ci hai lasciato qui
dicendo che eravamo un intralcio ai vostri festeggiamenti –
disse il nano di nome Meat scuotendo la testa preoccupato per il
proprio allievo – aah… ragazzo mio! Bisogna
proprio tenerti lontano dagli alcoolici! –
– Si… e magari
anche da questo incontro – disse tra se e se Flash nel mentre
che guardava quell’assurda scena – mi aspettavo di
trovare qualunque stranezza eccetto che lui…–
Poco gli importava dei pianti di
Kid Muscle e padre per essere dispiaciuti dell’assurdo
abbandono, e Zachary Connors già si pregustava una new entry
tra i suoi “cuccioli”, il suo sguardo era puntato
unicamente su Mammothman che ovviamente non tardò ad
accorgersi del restante drappello di lottatori… e sorridere
malevolo quando riuscì a riconoscere una vecchia conoscenza
nonostante il cambio d’abito.
– Sembra che tu conosca
bene questo pallone gonfiato – fece Kyle, alla destra del
proprio maestro e tutt’altro che terrorizzato – una
vecchia conoscenza sul ring? –
– Fuori dal ring,
casomai. Questo bastardo mi aveva sorpreso durante un allenamento
privato per il torneo del Trono Muscle…– parlava
dell’ultimo grande torneo che permise a Suguru Muscle di
salire al potere sul pianeta kinnikku – mi ha fracassato di
botte cogliendomi di sorpresa e ha avuto pure l’ardire di
minacciare di fare del male alla mia famiglia! –
Non ricordava con piacere
quell’evento, poiché più che per le
botte ricevute, si guariva dalle ferite e questo era un dato di fatto,
aveva rinunciato a combattere per quelle minacce tutt’altro
che impossibili. Non voleva che a Katya e ad Alya venisse fatto alcun
male, e anche se a malincuore aveva preso una decisione che nessuno gli
avrebbe mai biasimato.
Ma vederlo di nuovo qui…
con quel sorriso arcigno e con il corpo avvolto dalla pelliccia di un
mammut nel mentre che si avvicinava a lui… sentì
all’improvviso l’impulso di scostare Emerald con un
braccio portandosela dietro il corpo a mo’ di protezione.
La marchesa per una volta tanto non
protestò, aveva sentito i bisbigli del marito ad un
taciturno e teso allievo e francamente aveva trovato tutta quella
faccenda a dir poco squallida, lasciando che l’ex lottatore
la “proteggesse” da un individuo che avrebbe ben
volentieri trivellato di colpi.
– Ma bene! Avevo sentito
che una mia vecchia conoscenza aveva deciso di sposarsi e poi
divorziare… ma non avevo proprio capito che fossi tu!
– rise ancora, squadrandolo per bene e guardando anche Kyle
oltre che a soffermarsi pure troppo su Emerald– stare nella
civiltà ti ha reso un damerino effeminato, ammettilo piccola
femmina – ora si rivolse direttamente ad Hammy –
stare in sua compagnia si è rivelato deludente –
– Io ammetto soltanto che
un uomo con la proboscide di fuori mi sta parlando– e qui Mammothman parve non
capire la sua battuta – e oltretutto sono
dell’altezza giusta per trivellarti i testicoli di piombo
senza dover prendere per bene la mira –
Gli ci volle un po’ al
mastodonte umano per cogliere l’ironia della giovane e per
digrignare poi i denti in un ringhio poco raccomandabile. Mammothman
era un lottatore brutale, decisamente bestiale proprio come il suo
aspetto, e non gli importava nulla se davanti aveva un uomo o una
donna… avrebbe fatto carne trita dei propri avversari
indipendentemente dal loro sesso e dalla loro forza. Magari era proprio
questa sua brutalità ad aver attirato la somma sacerdotessa
tanto da prenderselo come adepto.
E a quanto pare avrebbe ben
volentieri fatto a pezzi quella femmina linguacciuta, ma appena fece un
passo verso il drappello di lottatori Warsman fu lesto a far scattare i
propri artigli guardandolo con una furia quasi ancestrale.
– Se ti azzardi anche
solo a sfiorarla…–
– …perderai
ben altro che una proboscide ammosciata – concluse Kyle con
il suo solito cinismo.
Era decisamente presto per poter
fare a pezzi quei due damerini di città, tanto che
lasciò morire il ghigno risentito valutando per bene la
situazione che stava per affrontare. Se li avesse uccisi adesso la
somma sacerdotessa Quanita si sarebbe decisamente arrabbiata e
probabilmente gli avrebbe spezzato le gambe per non aver seguito il
regolamento, quindi si ricordò che il combattimento
ufficiale si sarebbe tenuto a breve e che tutta Amazon avrebbe visto di
cosa è davvero capace Mammothman nonostante gli anni che
aveva.
Il fatto che fossero in mondo
visione, e forse in galassiavisione, non era piaciuto molto a Lord
Flash, per ovvi motivi, ma su questo caso Hammy gli aveva assicurato
che Howard aveva fatto in modo di oscurare l’intero evento
sul pianeta Terra. Ma chiusa questa parentesi il gigante dei ghiacci
decise di limitarsi ad un piccolo sorriso di scherno, prima di
congedarsi da quel drappello che trasudava adrenalina, e anche paura,
tornandosene verso una sacerdotessa barbuta decisamente impaziente di
mettere fine a quella fastidiosa blasfemia.
– Tzk… gonfia
pure il petto, piccolo robottino arrugginito! Ricordo ancora il rumore
che fanno le tue ossa quando si schiantano sulla pietra…
sarà un piacere risentire quel suono! –
E la sua risata fu stentorea come
il barrito di un elefante.
- - - - - - - - - - - - - - - - - -
- - - - -
“Non so bene da dove
provenga Lumina. Non conosco il suo passato ma so che è
nell’inquisizione da molto prima di me se non addirittura da
cento anni… un bel record non c’è che
dire, ma a pare che alle alte sfere, le rose bianche, poco importi di
chi o cosa sia effettivamente, basta che faccia il suo lavoro e lo
faccia egregiamente. Se c’è una cosa a cui Lumina
è devota è il proprio lavoro, ed avendo
sviluppato capacità psichiche fuori dalla norma è
la più indicata per gli interrogatori… un
po’ come quelli a cui ci ha sottoposto.
Circa un anno fa
l’inquisizione stava svolgendo delle indagini sulla Terra
riguardante un sospetto traffico di sostanze dopanti, ed io
già iniziavo a sospettare che mia figlia potesse
c’entrare qualcosa in tutto questo, e quattro mesi fa anche
l’inquisizione ha iniziato ad avere i miei stessi sospetti
tanto da iniziare a pedinarmi. Se ho deciso di rimettermi fisicamente
in forma era in previsione di un mio ritorno sul pianeta per indagini
più accurate, ma Lumina è stata più
provvidente catturandomi appena tornata su Amazon.
Quella donna… no, non
credo che sia corretto chiamarla torturatrice, non prova piacere fisico
nel fare quello che fa e per lei è una cosa fondamentalmente
naturale, ma sta di fatto che agisce con una metodologia piuttosto
maniacale. So che il primo contatto lo stabilisce con la vista,
saggiando i forti pensieri delle sue vittime disturbandole con visioni
che sembrano reali e che le servono per stabilire il secondo
contatto… che è quello vero e proprio oltre che
più insidioso.
Per leggere la mente di una persona
nel senso letterale del termine deve entrarci fisicamente parlando,
entrando dagli occhi o dalle orecchie, e solo chi è
mentalmente preparato come me può riuscire a resistere
abbastanza a lungo per individuarla nel mare di illusioni concrete che
genera. Cosa ancor più peggiore, Lumina dalla testa di una
persona non se ne va mai in maniera concreta, e se ti azzardi a pensare
troppo è come se accendessi un GPS che le
permetterà di tracciarti in ogni dove.
Quindi per favore… evita
di pensare troppo e mi raccomando la videocamera! Le tecnologie sono
immuni dai suoi poteri e nel caso ti sembra di percepire qualcosa di
anomale metti subito l’occhio nel mirino di
quell’oggetto!”
Francamente parlando a Michael
Connors riusciva a fatica a non pensare ad un mare di cose oltre a
quelle che la sua improbabile alleata Alana gli aveva dettato qualche
ora fa, quando erano impegnati a rubare dei vestiti appesi in un
giardino non molto lontano da dove erano naufragati, e anche circa 15
minuti fa quando erano andati al quartiere
di Moonlight per recuperare una benda da pirata per
l’occhio tumefatto dell’americano oltre che per
incontrare un informatore della
donna. Oltre a questo però, c’era il fatto che
quello che stava vedendo sugli schermi televisivi posti
all’interno della vetrina di un negozio decisamente non
aiutavano l’ex mercenario americano a distendere i nervi.
– Ah… ma dai
– esclamò una Alana inarcando un sopracciglio
davanti alle immagini trasmesse dal telegiornale – a quanto
pare sarà un divorzio in mondovisione… e lo credo
bene visto che non era mai capitata una cosa simile su tutto il
pianeta! E non mi dire, ci saranno in palio anche due
“animaletti”? –
Non è che ci fosse vero
stupore nella sua voce nell’osservare Meat e Suguru conciati
con dei costumi sgargianti da orsi, così come non fregava
nulla a Michael… no, la vera ciliegina sulla torta, quella
che lo stava portando a pensare troppe cose rendendolo una facile
preda, era vedere i volti di Hammy e di quella specie di bestia sugli
schermi televisivi che annunciava il loro divorzio.
E se erano decisi ad ottenere un
difficoltoso divorzio voleva dire che si erano sposati. Lei e
quella… cosa che non si poteva neppure definire umana, con
un volto orribile, erano convolati a nozze mentre lui stava patendo le
pene dell’inferno.
Francamente parlando non sapeva se
sentirsi deluso per il comportamento di Emerald oppure dare tutta la
colpa al chojin che “forse” l’aveva
costretta a fare qualcosa che lei non voleva. Con tutta
probabilità, per il suo dolorante cervello, la colpa doveva
essere di quel fantoccio made in Russia e che al momento avrebbe ben
trucidato con le proprie mani se solo avesse avuto
l’opportunità di farlo.
– Non ci pensare nemmeno
– lo rimproverò la donna a cui il nuovo taglio di
capelli fatto in prigione sembrava non disturbarla più di
tanto – se ti immischi in questa faccenda del divorzio
rischierai solo di metterla in mezzo! E tu non vuoi che quello che
è successo a te capiti anche a lei, o sbaglio? –
Doveva ammettere che Connors era un
libro aperto vista che era facile vedere a cosa stesse pensando al
momento nel mentre guarda quel notiziario. Inoltre al momento gli
serviva vivo, poi una volta scoperto se Morrigan aveva in qualche modo
cambiato nascondiglio dalla sua prigione che tanto detestava allora
avrebbe anche potuto sacrificarlo al momento opportuno.
È un soldato. E i
soldati sono sempre pedine sacrificabili nella scacchiera.
Tuttavia riuscì a
riportarlo alla ragione, e vedendolo sospirare dal nervoso fu sicura
che, avendo nominato la figlia del suo capo, non avrebbe commesso
pazzie degne di nota.
– Si… hai
ragione. Inoltre se intervengo e lo ammazzo non credo che
sarà poi contenta visto che una volta si è pure
arrabbiata con me quando ho cercato di…
“parlare” del suo attuale marito – gli
costò dire quella parola, e pertanto decise di distogliere
lo sguardo dalla televisione e osservare senza reale emozione i vari
sadomasochisti che giravano per le vie del quartiere – e non
voglio che le accada niente di male! Quindi sistemiamo quanto prima
questa faccenda di tua figlia così che tutti ce ne possiamo
tornare a casa! –
Se solo avesse potuto avrebbe ben
volentieri contattato il proprio principale, mister Lancaster,
chiedendogli quanto prima delle truppe che lo aiutassero nella
missione. Ma meno si era e meno avrebbero dato nell’occhio,
senza contare che le comunicazioni erano ancora poco funzionanti in
alcuni punti di Amazon.
Alana dunque sorrise alla
determinazione del suo momentaneo alleato dandogli una lieve pacca
sulla spalla per confortarlo un poco, tirandosi poi su il cappuccio
della felpa provvisoria ed invitandolo dunque a rimettersi in marcia
con lei.
– Ecco, visto che sei
bravo a fare certi pensieri? Comunque non pensare troppo eh! E vedrai
che quando avremo incontrato il mio contatto qui a Moonlight sarai
decisamente più di buon umore! –
Ovviamente
Michael era decisamente scettico su questo punto, ma ancora non poteva
sapere che l’informatore della ex folle Deva era nientemeno
che suo fratello Zeke.
|
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Capitolo 11 *** la grande caccia ***
Doveva
ammettere che non le mancava niente, anche se era tenuta prigioniera
contro la
sua volontà, e per ogni sua necessità le bastava
suonare il piccolo
campanellino posto sul comodino del letto. Come facesse uno strumento
così
piccolo ad attirare l’attenzione di Turbinskii per lei era un
mistero,
probabilmente era un artefatto di alta tecnologia firmato Lancaster,
restava
comunque incredibile che, anche se lo aveva chiesto con ripicca in un
impeto di
sensato nervosismo, si era fatta portare una coppa di raffinato gelato
alla
vaniglia e cacao con una spruzzata di polvere d’oro in meno
di dieci minuti.
Alya
aveva provato un impeto di vergogna nell’osservare quel
gelato così costoso
guarnito con petali di rosa e stecche di vaniglia, con tutta la gente
che
moriva di fame sul pianeta Terra, ma il suo capriccio era semplicemente
stato
l’ennesima dimostrazione che Howard lancaster
“poteva” nel senso letterale del
termine.
–
Suo padre è un uomo saggio tutto sommato… a
quanto pare ha deciso di non
mettersi in contatto con voi per non dare troppe spiegazioni riguardo
quello
che è successo –
se
mister Lancaster sapeva di questo particolare era grazie al contatto
con
Emerald che circa cinque minuti fa gli aveva fatto un piccolo resoconto
pre-incontro, ma nel dirlo, nel mentre che prendeva posto sul comodo
divano
accanto alla dottoressa, usò un tono di voce ironico che
alla dottoressa non
piacque molto. Ma si limitò ad una occhiata dura.
–
Probabilmente teme che mi possa accadere
qualcosa di male…– si pronunciò anche
lei con una certa ironia, accolta con una
alzata di sopracciglio dal marchese – ma dubito fortemente
che lei sia qui per
tifare contro di lui –
Un
punto per la dottoressa, doveva ammettere che aveva centrato un
argomento
delicato, poiché per forza di cose per tutta la durata
dell’incontro non poteva
permettersi di vedere lo scomodo genero morto ammazzato già
al primo incontro.
Pertanto si limitò ad accendere il grande schermo a
cristalli liquidi posto davanti
a loro per vedere che mancavano pochi minuti all’inizio dello
scontro.
(
… )
Il
duello si sarebbe tenuto nel cosiddetto
“flagellodromo”, una struttura simile
al Colosseo di Roma, ma con il tetto chiuso da una cupola, adornata da
statue
di masochisti usciti vittoriosi dagli scontri passati e ora pieno zeppo
di
turisti che osservavano trepidanti dagli spalti l’arrivo dei
chojin pronti al
massacro.
E
posti in una zona di sicurezza, lontano quanto basta dalla folla e dai
drappi
gialli che decoravano le grandi finestre ad arco, due commentatori ben
collaudati erano pronti a commentare ogni singolo passaggio cruento.
–
Ben trovati amanti della pelle poco elasticizzata e del dolore
millenario…–
–
…ma anche degli scontri sanguinari e del feticismo per i
pupazzi di pezza! –
–
Ben detto! Ma ora bando alle ciance e presentiamoci come si
deve… qui è Mac
Metaphor! –
–
E qui è Doc Nakano in diretta mondiale dal flagellodromo per
assistere ad un
evento che non ha precedenti su Amazon–
–
Questa sembra essere una metafora del mio divorzio e di tutti quelli
che ci
seguono mio caro Doc, ma non perdiamo altro tempo… o meglio,
intendevo dire non
sacrifichiamo altro tempo! Poiché ecco che i padroni di casa
stanno facendo la
loro entrata sul ring–
–
E che entrata devo dire! Mai viste così tante paillettes in
vita mia! –
Ed
in effetti il vecchio Nakano non aveva tutti i torti, poiché
il trio di
sacerdoti entrò nello stadio sotto uno scosciante applauso e
avvolti da dei
mantelli con tanto di cappuccio e ricoperti di lustrini dorati. La
somma
sacerdotessa Quanita mostrava il suo solito affabile sorriso, con una
barba se
possibile ancor più morbida dei suoi capelli, mentre per
quanto riguardava i
due uomini che l’accompagnavano c’erano due piccole
differenze.
Se
Zachary Connors pregustava felice la possibilità di avere
una famiglia di
“cuccioli” al completo, da un lato c’era
anche l’impazienza di mettere le mani
su tecnologia russa ormai datata ma ancora perfettamente affascinante.
Desideri
piuttosto “puerili” se confrontati con quelli di
Mammothman che semplicemente
non vedeva l’ora di schiacciare i suoi avversari come ai bei
vecchi tempi.
–
Muy bien mio gentile pubblico! Siete abbastanza stretti nei vostri
abiti?
Sentite a stento il respiro che vi entra nei polmoni? – la
sacerdotessa parlò
così nel mentre che saltava agilmente sul primo tendicorde e
lanciava in aria
il proprio mantello per dare sfoggio ad un abito di lustrini
più provocante del
primo – lo scrosciante applauso che mi regalate in questo
momento mi commuove –
si asciugò le lacrime con un fazzoletto sentendo
l’acclamazione della folla,
atterrando poi sul ring e venendo raggiunta dai suoi diaconi
– oggi metteremo
fine ad una blasfemia bella e buona! ma come da regolamento, nel caso i
nostri
sposi dovessero vincere avranno il loro sigillo spezzato…E
come “premio”
aggiuntivo per i nostri coraggiosi sfidanti ci sarà la
liberazione di due
esemplari davvero speciali…–
Con
un gesto della mano indicò un punto imprecisato del
soffitto, e come se avesse
silenziosamente ordinato ai tecnici della luce di illuminare una
determinata
zona ecco che due potenti fari illuminarono quella che era una grande
gabbia
per canarini con all’interno due allibite creature. O meglio,
due persone che
conoscevano fin troppo bene Kid Muscle.
–
Che diavolo vi è saltato in mente di appenderci
quassù?! – sbraitò inutilmente
un Meat con la pelliccia da orso verde sgargiante – siamo
esseri umani! Non
canarini!! –
–
Speriamo solo che la corda non si spezzi! Sono il re di un pianeta,
maledizione! –
Persino
Emerald Lancaster guardò attonita quell’assurda
messinscena, ma poi si ricordò
che quella era la cosa meno peggio e che avevano un incontro da vincere
a
qualsiasi costo. Attualmente si trovava fuori dal ring, le era stato
concesso
di vedere da vicino i combattimenti e di dare magari il cambio agli
alleati non
più disposti a combattere, e più che dei due
kinnikku appesi come polli le
importava che i veri sfidanti uscissero fuori dal vestibolo.
Non
le era stato concesso vedere cosa i suoi improbabili alleati avrebbero
indossato durante il combattimento, aveva solo adocchiato una maschera
nera nel
camerino del vecchio porcello, identica in fattezze a quella che
possedeva un
tempo, prima che gli inservienti la invitassero ad andarsene da li. Ma
ora la
sua curiosità venne ben appagata, dato che un trio di ombre
fece la sua
comparsa dall’altro lato del ring accompagnata dalle urla
degli spettatori in
estasi per l’imminente scontro.
–
Oh, bene… finalmente quei babbei si sono decisi ad uscire
dalla tana del…coniglio…–
Le
parole lentamente le morirono in gola nel mentre che osservava Kid
Muscle, Kyle
Mask e per ultimo Warsman entrare in scena vestiti nientemeno che da
conigliette sexy con tanto di stivali stringati, morbida coda nel
didietro e
orecchie candide che spiccavano tra i loro capelli ( nel caso di Kyle
dall’elmo
).
(
… )
–
Che diamine… non mi sarei mai aspettato nulla di simile!
–
–
Non dirlo a me, Check Mate. Francamente parlando non so se mettermi a
ridere o
a piangere… o essere preoccupato per Kid–
I
timori del texano non erano infondati, in fin dei conti non si trattava
di
indossare dei costumi ridicoli ma anche di partire svantaggiati visto
che la
sacerdotessa e i suoi diaconi avevano un abbigliamento comunque
più consono.
Attualmente
i due chojin si trovavano all’interno della stazione di
polizia di quartiere
per risolvere una faccenda burocratica alquanto noiosa, e dato che
quello a cui
Kid Muscle partecipava era un evento a dir poco raro persino sulla
piccola
televisione della stazione, veniva trasmesso l’incontro come
se si fosse
trattato dell’allunaggio.
Un
incontro poco seguito dalle indaffaratissime poliziotte ma ben visto
dai due
lottatori e dal loro compagno ancora dentro una cella alle loro spalle.
Jeager
Broken si era passato una gran brutta mattinata non ricordando nulla
della
notte passata e ben poco del primo mattino che lo aveva visto
protagonista di
uno spogliarello in luogo pubblico.
Sapeva
che una delle donne addette ai giardini appena l’aveva visto
aveva gridato
abbastanza spaventata all’idea di avere a che fare con un
turista molesto, poi
mentre il tedesco cadeva in un cespuglio e sveniva era sopraggiunta la
polizia
per arrestarlo. Non era stata una bella situazione sia
perché lui non era
riuscito a dare spiegazioni mentre lo trascinavano fuori dalla siepe,
dandogli
del “ennesimo turista pervertito”, sia
perché l’unico indumento che ora
indossava era un lenzuolo preso dal lettino che aveva nella cella. Le
signore
non avevano ancora avuto tempo di dargli dei vestiti decenti, o magari
volevano
che si sentisse in qualche modo umiliato dopo che, secondo loro, aveva
molestato delle povere lavoratrici. Se solo suo padre Broken Jr lo
avesse
visto… probabilmente si sarebbe sentito disonorato.
–
Io… vorrei essere stato sul ring ad indossare quei ridicoli
costumi piuttosto
che rimanere chiuso qua dentro! – arrossì
vistosamente quando un paio di Deva
inservienti passarono di lì e ridacchiarono nel vederlo
– ma purtroppo possiamo
solo sperare che Kid sia finito in un gruppo abbastanza
collaudato… anche se ne
dubito, verdamm! –
Non
aveva tutti i torti e pure gli altri due chojin che attendevano la
risposta
burocratica per la scarcerazione del loro amico non potevano che
concordare.
Warsman e quell’arrogante del suo allievo non avevano grande
stima per i
lottatori della Muscle League di nuova generazione, e pertanto una
cooperazione
risultava forzata come quella tra Kid e Kevin circa quattro o
più mesi fa.
(
… )
–
Uah aha uahahahah!!! Che cavolo indossateeeeh!!! Porcelloooh!!
Uahahah!!! –
Per
Emerald Lancaster era davvero difficile cercare di trattenersi dal non
ridere
come una beota, tanto da arrivare a prendere a pugni il tappeto del
ring e
indicando a volte i tre malcapitati vestiti come le conigliette di
playboy, e a
rigor di logica quel suo atteggiamento tutt’altro che
consolante suscitava le
ire di un Warsman abbastanza incazzato di suo.
–
Vedi di darci un taglio, puttanella disgraziata! –
sibilò lui cupo senza
comunque guardarla ma puntando il suo sguardo vermiglio verso gli
sfidanti – se
non te ne sei accorta partiamo in netto svantaggio con questi abiti
attillati e
i tacchi alti! –
–
In effetti non riesco a camminare senza inciampare ogni santa volta
– si
lamentò giustamente il principe dei kinnikku cercando di
tenersi in equilibrio
su quegli stivali impossibili – non è giusto tutto
questo! Volete farci perdere
a tutti i costi??! –
–
Sono i padroni di casa… dubito che si siano limitati solo ad
umiliarci –
Il
freddo nervosismo di Kyle racchiudeva tutta la verità del
caso, perché per ogni
stadio si giocava secondo le regole di casa, eppure c’era una
piccola
annotazione da fare come ben spiegarono i cronisti della Muscle League.
–
Questa mi giunge nuova, guardate con quale tacco dodici i nostri
sfortunati
sfidanti dovranno partecipare signore e signori! – Mac
Metaphor era allibito,
ma non buona parte del pubblico abituato a ben peggio– quei
tacchi farebbero
invidia a Lady Gaga, e hanno l’idea di essere scomodi!
–
–
Non si tratta solo di mettere in difficoltà il nemico, Mac!
– e qui l’anziano
Nakano balzò sul tavolo dei commentatori sfoggiando delle
scarpe con il tacco
vertiginoso e riuscendo comunque a camminare in modo aggraziato
– come vedi si
tratta anche di trovare il giusto equilibrio tra grazia e astuzia! In
parole
povere è come se la sacerdotessa Quanita stesse insegnando
una nuova tecnica ai
suoi avversari–
–
Eew… ok, credo di aver capito ma adesso scendi da li per
piacere! –
Nonostante
il lieve disgusto del cronista bisognava ammettere che era stato un
punto piuttosto
valido in quella bizzarra spiegazione. Quanita Lust non aveva obbligato
i suoi
sfidanti ad indossare quei ridicoli costumi solo per il gusto di
metterli in
difficoltà, ma anche per vedere di cosa fossero capaci come
ben ricordò a loro.
–
Ben detto! Quegli abiti sono stati selezionati apposta non solo per
infliggervi
dolore fisico, ma anche per spingere al massimo le vostre
abilità – guardò ben
bene i tre “coniglietti” e il suo sguardo divenne
più profondo – per ottenere
il massimo da ogni sfida è sempre necessario fare un
sacrificio… piccolo o
grosso che sia non ha importanza! E ora vamos,
miei diaconi!!–
Quasi
urlando preda dell’euforia la donna aveva finalmente
decretato l’inizio della
cruenta sfida, ben accolta da Mammothman che lanciò un urlo
simile ad un
barrito e da Zeke che scattò pure lui in avanti, prendendo
completamente
impreparati i poveri avversari dagli improponibili abiti. Il tutto
ovviamente,
accompagnato dal boato del pubblico esaltato.
–
Eek! Come faccio a correre con questi tacchiii?! Oof!! –
Kid
Muscle riuscì a schivare per un soffio l’attacco
della sacerdotessa barbuta
che, con un triplo salto mortale, aveva tutta l’intenzione di
saltargli sulle
spalle per poterlo strangolare con un attacco a forbice con le proprie
gambe.
Tuttavia la donna cadde sulle ginocchia, e il piccolo spostamento
d’aria che ne
seguì fu sufficiente a spintonarlo via ai piedi di
Mammothman.
–
Bleah… togliti di mezzo! –
Non
contento di trovarsi in mezzo ai piedi un chojin di “scarsa
rilevanza” per lui,
il gigante della siberia dette un calcio a Kid Muscle colpevole, a suo
dire, di
sovrapporsi al suo vero avversario che fino a quel momento non aveva
battuto
ciglio. E mentre il povero principe volava di nuovo via urlando
spaventato dall’altra
parte del grande ring, a Warsman toccò sostenere
quell’aura selvaggia
mantenendo il sangue freddo.
Fece
scattare gli artigli, mentre Mammothman se la rideva di gusta quasi
accogliendolo a braccia aperte nel mentre che si fiondava su di lui,
riuscendo
comunque a correre nonostante i tacchi alti e sorprendendo di questo
persino
Emerald riuscendo a tagliargli solo qualche ciuffo di pelliccia prima
di essere
catturato per una caviglia dalla sua lunga proboscide per essere
sbatacchiato come
un giocattolo sul pavimento.
Gli
ultimi che si fronteggiavano erano Kyle e il ragazzo albino, con il suo
solito
sorriso ebete stampato in faccia, mettendosi immediatamente pronto ad
una mossa
evasiva non appena il bastardello avesse tentato qualunque mossa.
–
Non mi sono scodato di te, piccolo bastardo –
sibilò a denti stretti il
lottatore inglese riducendo gli occhi azzurri a due fessure glaciali
– so già
che hai intenzione di smembrare il mio maestro… per cui mi
spiace, ma la prendo
sul personale! –
Di
tutta risposta Zachary Connors estrasse dalle maniche della giacca
più di un
coltello, e alcuni di essi li lanciò contro un Mask che li
schivò agilmente
finendo però, alla fine delle sue acrobazie
nell’evitare quelle lame affilate,
con l’essere tradito da un tacco che si spezzò non
appena toccò nuovamente il
tappeto del ring.
–
Senza offesa ma… mi sa che sarai tu a non doverla prendere
sul personale! Bye! –
Tenendo
in mano due coltelli si fiondò sul malcapitato Mask
riuscendo a ferirlo
profondamente al polpaccio destro e solo per puro miracolo non
riuscì a
squarciargli la gola di netto, poiché Kyle, con un grido di
dolore risentito,
si piegò all’indietro di 180 gradi. La sua mossa
successiva fu di prendere la
testa di Zeke con ambo i piedi in una presa fulminea atta a coglierlo
di
sorpresa, riuscendoci in pieno, prima di lanciarlo lontano da se il
tempo
necessario per riprendere le forze.
–
Come ho detto… niente di personale! –
Aveva
effettuato una finta, quella di volersi alzare in piedi con uno scatto,
che gli
aveva salvato la vita. e con la coda dell’occhio vide che il
suo avversario
albino aveva proprio finito la sua corsa contro un kinnikku che, dopo
essere
finito sulle corde elasticizzate a causa del colpo di Mammothman, aveva
preso
per bene la sua spinta finendo con uno strillo terrorizzato proprio
addosso al
giovane diacono. Di questo al giovane lottatore inglese poco importava,
per lui
potevano anche morire dopo quello schianto tremendo, poiché
ora aveva da
salvare un maestro pericolosamente in difficoltà.
Warsman
aveva subito diversi colpi ma era comunque riuscito a piantare i propri
artigli
nella proboscide del nemico riuscendo dunque a sciogliere in parte
quella
presa.
–
Nnh… non lo sai che i conigli mordono, Mammothman?!
–
–
…e che peggio ancora scalciano?! –
A
completare quell’irriverente spiegazione sui coniglietti ci
pensò l’allievo
dell’ex lottatore russo che, abbrancando una gamba del
colossale chojin
siberiano, riuscì a farlo sbilanciare quel tanto che bastava
per allentare del
tutto la presa della proboscide su Warsman.
Il
russo lanciò un sospiro di sollievo ritrovando di nuovo
l’ossigeno entrargli
nei polmoni, sentendo gocce di sudore freddo scivolargli via dai
capelli biondi
sporchi di sangue, e poi sorridendolo malevolo affondò gli
artigli sotto lo
sterno del proprio avversario per poi scendere giù di netto
fino alla zona
cintura. Uno schizzo di sangue violento fuoriuscì dalle
ferite di Mammothman
portando quest’ultimo a ruggire rabbioso scuotendo la propria
proboscide come
una frusta, e colpendo i suoi due avversari quel tanto che bastava per
tenerseli lontano quel tanto che bastava per riprendere le forze.
–
Grraargh! Questa me
la pagate bastardi! Vi
strangolerò con le vostre stesse stesse budella…
voi… e quell’inutile puttana
che vi portate appresso!! –
Decisamente
la sua battuta rabbiosa non piacque a nessuno. Non a Warsman, che se
non era
per Kyle che lo tratteneva per una spalla lo avrebbe affettato
nuovamente o
quantomeno ci avrebbe provato, ne alla suddetta Emerald che, scrutando
con sguardo
duro il chojin siberiano, decise di accendersi una sigaretta con in
mente un
piano ben preciso come ben intuì il malconcio marito.
Il
loro fu un rapido scambio di sguardi, prima di tornare
all’azione, ma il fu
Lord Flash aveva capito che Hammy stava pensando di fargliela in
qualche modo
pagare a quel mammut non ancora estinto. Tutto quello che doveva fare
era
cercare di mantenere la calma e aspettare il momento buono.
(
… )
Howard
Lancaster non sapeva se mettersi a ridere oppure ordinare
immediatamente ad
alcuni suoi uomini fidati di stanza su Amazon di fulminare
immediatamente
quella lurida bestia che aveva avuto l’ardire di minacciare
sua figlia. E se
voleva ridere era per quegli stupidi costumi che i tre lottatori erano
costretti ad indossare.
Tra
l’altro… Kyle Mask non era forse il figlio
primogenito di quella strega di
Lizzie? Indubbiamente qualcosa di appagante ed era davvero un peccato,
quasi,
che il marchese avesse oscurato la rete di tutta
l’Inghilterra , a scopo
preventivo, che sua madre non potesse vederlo per rimanere giustamente
indignata.
Ma
tuttavia, nonostante i sentimenti contrastanti, doveva fare buon gioco
a
cattiva sorte e continuare a rimanere impassibile dinnanzi alla propria
ospite
abbastanza tesa.
Aveva
un padre che si stava dando da fare nell’arena nonostante
l’abito ridicolo che
indossava, ma scavando nella propria memoria il nome di Mammothman non
le
suonava del tutto estraneo. Un uomo che il suo stesso padre le aveva
ben
consigliato di stare alla larga, e di cui ricordava spezzoni televisivi
particolarmente violenti nei suoi metodi di combattimento.
–
Non avrei mai immaginato che su Amazon potesse esserci… ehm,
un simile “tempio”
–
–
Quello che per voi terrestri è una mera pratica sessuale, da
noi ha ben altri
significati – spiegò in modo asciutto una
dottoressa a quella domanda dettata
dopo un lungo silenzio– non si tratta di una umiliazione
gratuita o di mettere
in difficoltà mio padre e i suoi alleati, quanto di
osservare fino a che punto
sono disposti a tollerare il sacrificio che stanno
compiendo… ma a parte il
netto svantaggio, ho piena fiducia in loro–
Il
combattimento era un po’ scombussolato e ora Quanita Lust
stava prendendo a
calci Kid Muscle in posizione di difesa. Una buona tattica certo, ma la
sacerdotessa barbuta aveva gambe ben tornite e la sua mossa a
“doppia elica”
riuscì ad infrangere quella solida barriera mandando lo
sfortunato chojin
contro un tendicorda di pietra.
–
Io… credo che in fin dei conti sia giusto dar loro un
po’ di fiducia…–
Più
che dare fiducia nel vero senso della parola, perché al
marchese Lancaster poco
importava che due animali se le stessero dando di santa ragione, nello
specifico Warsman e Mammothman con quest’ultimo che doveva morire per forza di cose, la sua
era una speranza di vedere
la vittoria in mano a sua figlia Emerald. Non era una ragazza che
avrebbe
accettato ben volentieri una sconfitta, come lui del resto, dunque
avrebbe
fatto il possibile pur di vedere la vittoria a portata di mano.
(
… )
–
Siamo al quindicesimo minuto signore e signori! –
annunciò trepidante un Mac
Metaphor che si asciugò la fronte con un fazzoletto
– e qui la situazione si
sta facendo più rovente di un ferragosto inoltrato in pieno
pomeriggio! I nostri
sfidanti continuano a prenderle nella stessa dose con cui i padroni di
casa
ricevono! –
–
Una situazione che rischia di infiammare persino il mio
tupè! Come faccia la
sacerdotessa Quanita a non trovarsi la barba piena di increspature per
me è un
vero mistero…–
I
cronisti fino a quel momento non avevano detto nulla di inesatto,
poiché la
violenza stava decisamente aumentando e si era quasi toccato il culmine
quando
Zachary Connors era riuscito a piantare uno dei suoi pugnali nella nuca
di
Warsman rischiando di causargli gravi danni motori, portando
quest’ultimo a
perdere l’equilibrio per finire calpestato da un euforico
lottatore siberiano
che non vedeva l’ora di vedergli uscire fuori le budella
dalla bocca. Nonostante
la scena cruenta Emerald riuscì a mantenere i nervi saldi,
nonostante la scena
non le piacque neanche un po’, limitandosi a mordere il
filtro della sigaretta
arrivata ormai a metà. Non era ancora il momento giusto di
fare… qualunque cosa
andava fatta, ma si sentì comunque sollevata quando vide
Warsman riuscire a
sfilarsi dalla nuca il coltello per piantarlo nella caviglia di
Mammothman.
Il
colossale chojin si vide costretto a saltellare via per il gran dolore,
atterrato poi da un doppio calcio a missile di Kyle Mask che subito si
apprestò
a far rialzare il proprio maestro per valutarne le condizioni fisiche.
–
Siete abili… e questo ve lo concedo – fece ad un
certo punto la sacerdotessa
barbuta con un tono di voce che lasciava trasparire una certa stima
– avete
dimostrato che siete disposti a sacrificare le vostre vite pur di
ottenere un
risultato ma ovviamente questo non basta a vincere la sfida –
Come
seguendo un ordine telepatico sia Zachary che Mammothman la raggiunsero
fiancheggiandola piuttosto soddisfatti. Erano conciati decisamente male
pure
loro, al contrario Quanita aveva solo qualche boccolo fuori posto,
poiché per
quanto fossero forti anche i loro avversari non scherzavano…
ma sembravano
essere sicuri di avere la vittoria in mano.
–
Se questo era un complimento allora perché la vedo
così brutta…?! –
La
domanda innocente di Kid suonava come una ovvia catastrofe annunciata,
nonostante ne Flash ne il suo allievo gli dettero retta
poiché poco interessati
ai suoi commenti, e difatti fu Meat ad accorgersi che qualcosa non
andava. A stare
appesi a diversi metri dal suolo terrestre si aveva una visuale
differente da
quella che poteva avere uno spettatore medio sugli spalti…
ed era sicuro che
quello che muoveva la soffice barba della bizzarra sacerdotessa non
fosse il
vento che filtrava da delle finestre ben chiuse.
–
Uh… ragazzi! Fate attenzione li sotto!! Kid! Ragazzo! La
barba di quella donna
è…!!–
Il
suo avvertimento tuttavia giunse troppo tardi, poiché
sogghignando quasi
malefica Quanita aveva allungato di
proposito la propria barba che si districò per tutto il ring
come una pianta
rampicante dando immediatamente la caccia agli improbabili coniglietti
cercando
di stringerli fino a soffocarli.
–
Donna baffuta sempre piaciuta? Avrei da ridire su questo detto in
questo
preciso istante! –
Come
diavolo facesse Kyle a tirare fuori il proprio humor inglese anche in
quelle
situazioni lì era un mistero, e alle volte era pure
fastidioso almeno per
Warsman impegnato a tagliare quelle chiome lucenti e insidiose senza
contare
Kid Muscle che, senza accorgersene neppure, stava strappando quella
barba
profumata all’acqua di rose piangendo a dirotto. Ma restava
comunque il fatto
che più tagliavano quella roba insidiosa, più
cresceva riuscendo quasi a
catturarli.
–
Quale stregoneria è mai questa, Doc? è veramente
la barba di una seducente
signora quella che vedo? –
–
Beh, direi che questo testimonia il fatto che sia molto importante
farsi la
barba ogni mattina… ma direi che adesso le cose si mettono
veramente male per i
nostri coraggiosi sfidanti! –
Una
cosa drammaticamente vera, visto il modo in cui la barba si avvinghiava
all’improbabile
trio e per come lo stesso Zachary già giocherellava con le
proprie “caramelle”
esplosive che Hammy ben conosceva, e che deglutì vedendole
già nella sua mano,
lasciando ben intendere che la fine dell’incontro era ormai
prossimo.
Decretando
una agghiacciante sconfitta sotto le urla estasiate di un pubblico
masochista.
Se
avessi avuto un po’ più di pazienza probabilmente
la lotta si sarebbe conclusa
con questo capitolo, ma pensavo fosse più
“giusto” un po’ di suspence per
vedere come andrà a finire in seguito. Ultima cosa, se qui
non appare il vostro
personaggio preferito portate pazienza, perché la storia
è lunga e non finirà
al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 12 *** le fiamme della vittoria ***
–
Sergente Ataru! Penso che questa dovreste vederla assolutamente
–
–
Se si tratta di un altro video con delle capre che cantano vi mando su
Saturno
per degli allenamenti intensivi! –
L’Ipad
che il soldato semplice stava porgendo al proprio signore tuttavia non
mostrava
qualche video divertente preso da internet, quanto un indizio rilevante
sull’ubicazione di qualcuno che al momento risultava
scomparso. Fino a quel
momento il fratello maggiore del re era impegnato in ben altre faccende
che
stare dietro ad un parente con la crisi di mezza età,
nonostante avesse
comunque promesso a Belinda di tenerla aggiornata su eventuali
sviluppi, e in
un certo senso di quello che quel verme faceva non gliene importava
molto… ma
ciò che stava vedendo meritava il suo interesse.
Sull’Ipad
veniva mostrato in tempo reale un combattimento piuttosto cruento in
una arena
presente su Amazon, e che da quello che stava scritto sullo schermo in
palio
per i vincitori c’erano anche due animaletti
rari. E tali creature erano nientemeno che Suguru e Meat dentro una
gabbia per
canarini gigante e con addosso degli orribili costumi.
Uno
vero scandalo per la corona, poiché era dal tempo
dell’incoronazione che suo
fratello minore stava ben attento a non commettere cazzate in pubblico,
quindi
fu con un certo nervosismo che osservò quello scontro
assottigliando sempre di
più gli occhi.
Aveva
pianificato di andare su quel pianeta pericoloso quanto prima per
compiere al
meglio le proprie indagini, mentre ora a causa di quel babbeo era
costretto a
fiondarsi su Amazon quanto prima senza avvertire neppure la regina.
Anzi, era
proprio il caso che Belinda non provasse minimamente ad accendere un
televisore
all’interno del palazzo perché
altrimenti…
Troppo
tardi. Prima ancora che Ataru potesse dare l’ordine di
disturbare i segnali
dell’antenna televisiva un urlo piuttosto preoccupato/feroce
di Belinda giunse
fino alla sala di controllo dei Soldati Flessibili.
–
Maledizione! – sibilò il sergente restituendo
velocemente il tablet al soldato
ed esortando tutti gli altri ai preparativi prematuri – si
parte oggi stesso
per Amazon! Avete 5 secondi per preparare un contingente da far
imbarcare
subito! Muovetevi scansafatiche!! –
L’ultima
cosa che voleva fare era dare spiegazioni alla regina anche
perché non avrebbe
saputo cosa dirle se non che si era sposata un emerito imbecille e che
avrebbe
fatto meglio a guardare altrove, ma pur di risparmiarle, e
risparmiarsi, un
simile commento acido se ne sarebbe andato via quanto prima. E poi
avrebbe
tirato le orecchie, da orso, a Suguru.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Osservava
la fitta foresta di bambù e non poteva fare a meno di
osservare con curiosità
che al momento fosse capovolta.
In
realtà non era così, e la sua sorpresa
svanì ricordandosi che si trovava a
terra tramortito da un micidiale colpo dato alla sua spina dorsale. Il
dolore
lo riportò alla realtà ridestandolo da
quell’attimo di pace, e una pozza di
sangue si allargò sotto di lui quando il suo avversario,
sbucato fuori dal
nulla nel mentre che si allenava, non gli pestò la schiena
lasciandosi andare
ad una cavernosa risata.
–
Ah ah ah… il punto, caro il mio Warsman, è che
non si tratta solo che tu non
devi partecipare perché saresti solo un inutile ostacolo che
dovrei affrontare
– in parte mentiva, perché altrimenti non lo
avrebbe colto di sorpresa così… ma
voleva battersi con Robin Mask e non con un robottino – ma
pensa un po’ alla
tua famiglia… perché da quello che ho saputo e ho
visto tu ne hai una, vero?
Una compagna e un cucciolo… e se succedesse loro qualcosa?
tipo quello che sta
accadendo a te in questo momento? – schiacciò con
più forza e il lottatore
russo si lasciò scappare un grido di rabbioso dolore
– il tuo cucciolo
finirebbe a pezzi al primo colpo, e credimi non è
divertente–
In
risposta a quelle pesanti minacce Mammothman non ricevette una
qualsiasi
risposta se non un prolungato silenzio in quella foresta dove nessun
passero
cantava, troppo spaventati dall’eccessivo rumore, e dove
l’unico suono che si
poteva percepire era il rantolo risentito di un Warsman che, colpito in
modo
ancor più disgustoso, era costretto per ovvi motivi a
lasciare il ring in mano
al nemico.
(
… )
Ora,
fu costretto a ridestarsi da quella antica memoria per rendersi conto
che aveva
subìto una botta più forte del normale. Era
avvolto da qualcosa simile ad una
corda di nylon, e lo aveva stretto così tanto da fargli
mancare momentaneamente
il respiro, temendo dunque di aver subito un nuovo attacco da parte del
chojin
siberiano.
Mammothman
tuttavia se ne stava a debita distanza a gustarsi ben bene il
capolavoro della
sacerdotessa, e a breve tutti gli avversari si sarebbero ritrovati con
la testa
incenerita grazie a delle micro cariche esplosive capaci di uccidere
senza
danneggiare quella bellissima barba.
–
Mi raccomando, ragazzo albino! Evita di danneggiare Warsman…
voglio vederti
mentre lo farai a pezzi dopo! –
–
E secondo te mi permetto di danneggiare un simile pezzo di
antiquariato? – il
sorriso di Zeke si allargò maggiormente mentre giocherellava
con due piccole
“caramelle” esplosive –due piccoli botti
e i suoi amichetti saranno belli che
andati! Visto che so essere magnanimo?! –
La
situazione si stava facendo veramente brutta e a Emerald tutti quegli
intenti
futuri di Zachary e del chojin siberiano decisamente non piacevano. Tra
l’altro
al fratello di Michael aveva già detto che certi commenti su
Warsman non li
apprezzava nonostante lui avesse cercato di
“spiegarle” che quel russo alla
fine dei conti era come un distributore ambulante che rischiava di
rompersi da
un momento all’altro, e avevano avuto l’occasione
di parlare di lui dopo una
lunga caccia ai serpenti alla tenuta Lancaster, ed ora era sicura che
se lo
implorava di smetterla lui non si sarebbe fermato. Non lo avrebbe fatto
adesso,
e non lo avrebbe fatto dopo.
Avrebbe
ucciso Kyle e Kid perché era una cosa che andava fatta,
secondo la logica del
tempio, e di suo marito avrebbe fatto chissà cosa
frantumando per sempre la
possibilità di divorziare degnamente. Diventare vedova era
la via più facile e
sicura, stando sempre al pensiero di Zeke ( e tra l’altro era
ciò che pensava
al momento ) ma non era ciò che voleva Hammy e neppure,
logicamente, Warsman.
Sparare
a quella barba orribile poteva rivelarsi una soluzione ma…
no. Agli sfidanti
non era concesso usare armi se non quelle in dotazione al proprio
corpo, ed
inoltre quei peli erano così ben stretti sui quei tre poveri
coniglietti che,
con tutta probabilità, se Emerald avesse sparato li avrebbe
colpiti di sicuro.
Quello
non era il momento buono per agire, anche se stava perdendo la speranza
visto
che ormai aveva praticamente finito la sigaretta accesa in precedenza,
ma più
che il colpo di fortuna fatidico stava attendendo che Kid Muscle
sferrasse la
sua mossa migliore. Quella che, strano ma vero, necessitava
dell’intervento
della Lancaster per diventare qualcosa di molto più
sensazionale... però che
diavolo aspettava quel kinnikku a tirarla fuori? Dare consigli era
fuori
discussioni, dato che era una tecnica che veniva dal suo più
profondo “io” e
non l’avrebbe tirata
fuori se non quando l’avrebbe voluto lui, ma tutta
quell’attesa stava
decisamente sfinendo i nervi della marchesa.
–
Siamo ormai arrivati alle battute finali, signore e signori!
–disse con una
certa trepidanza Mac Metaphor che ora stava stringendo il microfono con
ambo le
mani – l’atmosfera si fa caliente e non per una
stufetta lasciata accesa! –
–
Il mio tupè si è tutto increspato! E direi che
quelle caramelle che sono in
mano al giovane diacono non servano per addolcire tre avversari
sfortunati–
–
Che triste destino aspetta ai nostri agguerriti conigli!
Nonché un’altra
sconfitta che Kid Muscle dovrà
ingoiare…–
Si,
una ennesima sconfitta che dopo quella della Corona Chojin avrebbe
pesato più
di qualunque altra cosa al mondo, se si escludeva l’orribile
riso con il manzo
fatto da miss Mari ovviamente, ma era un caso a parte.
Un
fastidiosissimo dejà vu che lo vedeva nuovamente in
difficoltà, questa volta però
avvolto da una barba assassina e incapace di muoversi proprio come Kyle
Mask a
pochi passi da lui, e con un padre che lo osservava preoccupato a
diversi metri
di distanza appeso al soffitto come un canarino.
Sia
Suguru che Meat erano piuttosto tesi nell’osservare quello
scontro arrivato
ormai alla fine, e le parole di incoraggiamento erano lentamente morte
nelle
loro gole secche nel mentre che il principe dei kinnikku diventava
sempre più
blu per il poco ossigeno che riusciva a respirare.
–
Io… non posso… s-sopportare tutta…
questa tensione!! Uargh!! –
Il
momento fatidico tanto atteso da Emerald si manifestò quasi
al rallentatore,
con la fatidica mossa di Kid Muscle che, mosso dalla disperazione,
aveva
permesso al proprio intestino di metabolizzare un potente peto che
liberò all’improvviso
e con molto rumore tanto da far gridare la folla e lasciare sconvolti
persino
gli avversari padroni di casa.
Una
esplosione potente, tanto da far sbigottire persino il kinnikku che
l’aveva
generata in preda alla paura estrema, capace di far sparare in aria chi
l’aveva
prodotta e portare la sacerdotessa Quanita a rilasciare la presa sugli
altri
due conigli sentendo che il tanfo le stava bruciando i polmoni.
–
Quale diavoleria è mai questa! Maldición! La mia barba!
–
–
Bleah! Che diavolo è saltato in testa a quel
moccioso… urgh! –
Persino
Mammothman arricciò la proboscide nel mentre che osservava
un Kid con le
mutande a brandelli aggrapparsi alla gabbia dove erano presenti gli
altri due
kinnikku pure loro piuttosto sorpresi per quella tecnica micidiale. Ma
non era
questa la parte peggiore per il possente diacono, poiché
proprio come se n’era
accorta Hammy anche lui aveva visto che Zeke, due secondi prima che il
figlio
di re Suguru sganciasse quel peto assassino, aveva lanciato le sue
piccole
bombe in direzione di due soggetti ormai non più tanto
stretti da una barba
ormai ammosciata.
Le
bombe erano ormai state lanciate, ed ora volavano per quella nebbia
verdastra
che minacciava di fuoriuscire dal ring e di disperdersi per tutta
l’arena,
quindi il ragazzo albino non poteva fare niente se non cercare di
mettersi al
riparo saggiamente per evitare danni maggiori… e nel mentre
che cercava di
trascinare via quantomeno la somma sacerdotessa accadde quello che non
si
sarebbe mai aspettato.
Arrivata
ormai ad un misero mozzicone, Emerald Lancaster decise di lanciare la
sigaretta
ormai finita contro la nube tossica cosicché la fiamma che
si sprigionò fu due
volte più potente anche aiutata dalle due bombe che ancora
dovevano raggiungere
dei bersagli che se la stavano dando a gambe. Una mossa azzardata, ma
aveva
calcolato che, se la detonazione fosse avvenuta a mezz’aria,
piuttosto che
distruggere la faccia dei suoi alleati avrebbe dato loro la spinta
necessaria per
lasciare indenni il ring e ottenere il titolo da vincitori visto e
considerato
che la sacerdotessa e gli altri due diaconi erano stati presi alla
sprovvista
da quel gesto non calcolato.
Una
scena, per l’appunto, che si svolse come al rallentatore nel
mentre che le
fiamme si tramutavano in una nube ardente che rischiava di investire
Kyle e
Warsman che, con una certa difficoltà visto che lo
spostamento d’aria li aveva
fiondati contro un tendicorde, si apprestavano a scendere dal ring al
contrario
della sacerdotessa che si vide la barba completamente incendiata e Zeke
sbalzato via fino al corridoio degli spogliatoi, venendo in qualche
modo “graziato”
visto che le fiamme colpirono anche una folla estasiata e ansiosa di
ricevere
anche quella punizione.
Kyle
fu il primo a scendere dal ring riuscendo a salvarsi la pelle da
fastidiose
bruciature, e Warsman si ritrovò con Emerald a tendergli la
mano nell’atto
disperato di poterlo tirare giù di li… e
vederselo scomparire nel muro di
fiamme a pochi millimetri di distanza nel riuscire a toccargli la mano
a sua
volta protesa, acchiappato da un irriducibile Mammothman che con la sua
lunga
proboscide non voleva lasciarsi sfuggire la possibilità di
sconfiggere il
proprio avversario.
–
Waah! Incredibile signore e signori che ci seguite da casa! Il pubblico
è
letteralmente entusiasta di andare a fuoco mentre tutta
l’arena sembra essere
un gigantesco calderone infernale! – la fortuna dei due
commentatori era di
essere al sicuro in una cabina stagna, altrimenti sarebbero stati
bruciacchiati
pure loro – ma nonostante l’incredibile azione
combinata di kid Muscle e del
diacono Connors, ecco che Mammothman non si arrende ad arrostire vivo e
ha
deciso di portare con se persino Warsman! –
–
Il mio tupè è completamente andato a fuoco
nonostante siamo in una camera
sicura!! Povero me, ora tutti sapranno che sono senza capelli!!
–
–
Guarda Doc che lo sapevamo tutti da un pezzo…–
Erano
momenti concitati, attimi in cui il grido di Emerald, nel mentre che
veniva
spinta a terra da Kyle per proteggerla dalla nube ardente che ancora si
espandeva per altri spalti, si era perso nel rimbombo di
quell’esplosione
lasciando nel lottatore russo solo un acuto fischio a rimbombargli nel
suo
sistema uditivo.
Era
come essere nello spazio siderale, dove i rumori erano attutiti e tutto
ciò che
si poteva avvertire erano il rumore dei propri battiti oltre che il
caldo
infernale delle fiamme che lo avvolgevano senza però
attecchire le sue carni. Nel
suo delirio di onnipotenza, Mammothman stava praticamente facendo da
scudo
proteggendo il proprio avversario dall’epicentro di quelle
fiamme ritrovandosi
a breve la schiena ustionata e piena di vesciche nonostante tenesse
fermo
Warsman per gli arti e tenendogli comunque la proboscide legata in vita.
–
Tu… non andrai da nessuna parte! Brucerai con me!!
–
Poteva
essere anche vero, ma il russo, nonostante istintivamente avvertisse un
certo
panico, stava registrando anche un calo di forza in quella salda presa
che a
breve avrebbe potuto ribaltare. Doveva solo aspettare il momento
buono… anche a
costo di avvertire le prime fiamme bruciargli le spalle portandolo di
conseguenza a gridare frustrato.
–
i-incredibile… n-non
ho m-mai visto
nulla di simile in vita mia!– balbettò un Meat
quasi terrorizzato di fronte a
quella scena di distruzione pura – nonostante quella palla di
fuoco quei due
stanno ancora combattendo! Mammothman, se possibile, è
diventato ancora più
violento! –
–
ma brucerà anche lui… non è vero Meat?
–
per
sua fortuna il giovane principe dei kinnikku era ancora aggrappato alla
gabbia
da canarino e non aveva ancora l’intenzione di scendere, e
tuttavia a quella
domanda ingenua non ricevette altro che un prolungato silenzio. Questo
almeno
fino alla tetra risposta di re Suguru.
–
Mammothman è un perfect chojin, figliolo… dubito
che sarà così facile
abbatterlo, anche se l’avanzare dell’età
lo ha reso ancor più impulsivo… Ah! Guardate!
– ad un certo punto abbandonò
l’espressione preoccupata per sostituirla con una
più stupefatta – le fiamme si stanno diradando
e… e…–
–
…ed è incredibile pubblico bruciacchiato ma
ancora vivo! Se queste fiamme hanno
soddisfatto il vostro masochismo estremo, allora quest’ultimo
incontro vi farà
piangere dalla commozione! –
–
È incredibile come Mammothman e Warsman siano riusciti a
scampare alle fiamme… –
per Doc Nakano, che ora sfoggiava una scintillante calvizie, era
effettivamente
una cosa che non vedeva dai tempi di Kinnikuman e dei suoi epici
combattimenti –
ma a quanto pare direi che il secondo sia riuscito a sfruttare le
ferite del
diacono per riuscire ad effettuare la sua Palo Special!! –
Ed
in effetti era così, ora che le fiamme si erano finalmente
estinte, grazie
anche all’impianto antincendio che si era attivato
innaffiando tutto il
pubblico e anche i vari lottatori malconci, si poteva chiaramente
osservare che
al centro di un annerito ring, con i tendicorde sradicati e le corde
elastiche
carbonizzate, si stava svolgendo l’ultimo atto di un veloce
quanto cruento
duello.
Warsman
era riuscito a sfruttare il primo cenno di debolezza di Mammothman per
dargli
un calcio sotto il mento, riuscendo così a costringerlo a
liberarlo dalla presa
fino a quel momento solida, per potersi arrampicare sulle sue spalle e
catturandogli le gambe con le proprie, e allo stesso modo gli prese i
polsi,
costringendolo in una posa innaturale e tirando con tutta la forza che
aveva in
corpo pur di strappargli le articolazioni.
Il
chojin siberiano lanciò un ruggito risentito nel mentre che
sentiva sempre di
più i muscoli strapparsi e le ossa staccarsi dalle anche e
dalle spalle,
avvertendo chiaramente il respiro inquietante del connazionale che
pareva
essere tornato quasi come quello di un tempo.
–
Nnhaarg… cosa pensi di ottenere da una tecnica
così…vecchia?! –
–
Questo è per avermi massacrato
vigliaccamente…– la gamba destra di Mammothman si
spezzò alla pressione esercitata, portandolo a guaire per la
fitta che provò –…
questo è per Katya…– stavolta
toccò alla sinistra e il perfect chojin avvertì
chiaramente l’osso staccarsi dalla rotula – questo
per aver pensato di far del
male a mia figlia Alya…– la violenza con cui
lussò la spalla sinistra dell’avversario
portò il pubblico a sussultare, nonostante fosse abituato al
dolore, mentre il
lottatore siberiano si lasciò scappare un grido
risentito– …e per ultimo…
questo è per aver osato minacciare anche mia
moglie… Ublyudok!!
–
L’ultima
parola, invece di pronunciarla sibilando come per le altre,
l’aveva gridata con
così tanta rabbia dall’averlo letteralmente
accompagnato nel suo gesto di
riuscire a strappare letteralmente
via, aiutato anche dall’adrenalina che lo stava aiutando ad
ignorare la ferita
alla nuca e le varie bruciature, il braccio destro
dell’avversario che
letteralmente lanciò un barrito di dolore nel mentre che un
grosso schizzo di sangue
scuro centrò in pieno il ring sottostante.
Parevano
essere gli ultimi istanti di vita di un gigante malandato ad opera di
uno
stravagante Davide vestito da coniglietta sexy, ma ciò che
accadde sotto gli
occhi di una malandata Quanita, ora scesa dal ring e senza
più la sua barba
favolosa, era la prova evidente della sua sconfitta nel mentre che
Mammothman
sveniva e si accasciava al suolo.
–
No… non è possibile! Abbiamo davvero perso?
– la sacerdotessa aveva quasi le
lacrime agli occhi e non per il dolore delle ferite –
questo… questo sacrificio
è di sicuro una grande prova che devo
sostenere…–
–
Eh, si. A quanto pare abbiamo perso – ad affiancarla ci
pensò il suo giovane
diacono Zachary, con il suo solito sorrisone nonostante le ferite e gli
occhiali
crepati – mi dispiace per la tua barba, boss… ma
non possiamo comunque negare
che sono stati efficienti. Anche se mi sarebbe piaciuto mettere le mani
su quel
distributore automatico, mannaggia! –
Un
vero peccato per il giovane Connors, ma in fin dei conti
c’era un regolamento
da rispettare e il tempio tutto sommato gli dava altre
possibilità di
sperimentare su soggetti perfettamente consenzienti. Sarebbe stata una
grande
perdita non mettere le mani sul cervello al silicio di Warsman, ma le
possibilità di mettere le mani su altri
“pazienti” interessanti non sarebbe di
certo mancata.
Ora
la vittoria era tutta in mano agli stremati sfidanti, con i kinnikku
ancora
appollaiati sul soffitto ma perfettamente entusiasti della vittoria, e
con un
Warsman che crollò a terra esausto decisamente non abituato
più a simili
combattimenti. L’ultima cosa che registrò prima di
svenire furono le immagini
di Kyle ed Hammy che accorrevano al suo capezzale.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
–
…A breve daranno in onda le interviste fatte alla
sacerdotessa e ai vincitori,
desidera vederle? –
Howard
Lancaster doveva ammettere che era stato un incontro non privo di
emozioni
persino per uno come lui, e se non si era messo a saltare estasiato per
tutta
la stanza esultando la genialità della sua bambina nel
lanciare quella
sigaretta al momento giusto era solo perché al momento non
era solo, ma tutto
sommato poteva ritenersi del tutto soddisfatto per come era
andata… magari non
proprio del tutto, poiché attualmente i cronisti che avevano
fatto la
telecronaca del combattimento continuavano a parlare dicendo che
Mammothman era
ancora vivo, quindi avrebbe fatto bene a chiamare qualche suo uomo di
fiducia
per sistemare del tutto quella bestia immane.
E
a proposito di bestie orribili, non si sentiva in dovere di essere
riconoscente
a Warsman per aver svolto bene il suo lavoro, ma non poteva non negare
che
aveva trovato tutta quella violenza decisamente giusta per il modo in
cui la
sua amata principessa era stata ingiuriata. Aveva svolto un buon
lavoro, mentre
per la dottoressa Kalinina si trattava di un ritratto inedito del
proprio
padre.
Non
era una ingenua, sapeva che in passato era stato un chojin
particolarmente violento
ma tutti i filmati che aveva visionato su Amazon, le repliche degli
incontri
della IWF che davano in onda quando era bambina, erano molto censurate.
Quindi
quello che aveva visto le aveva fatto decisamente
impressione… e di questo se n’era
accorto pure il suo carceriere di bianco vestito.
Si
ritrovò dunque a chiudere momentaneamente gli occhi e a
tirare come un sospiro
di sollievo, prima di prendere la sua decisione piuttosto comprensibile.
–
No… decisamente troppe emozioni per oggi, ma sono ugualmente
sollevata che
abbiano vinto l’incontro –
“Fa
una certa impressione vedere finalmente che il proprio padre non
è altri che
una bestia, vero dottoressa?”
A
questo pensò il marchese Lancaster nel mentre che spegneva
il televisore a
cristalli liquidi, decidendo comunque di lasciar riposare la sua
“ospite”.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
A
mettergli i punti sul collo ci aveva pensato una dottoressa del tempio,
e si
era premurata di prescrivergli tutte le accortezze del caso dato che
non aveva
subito una semplice ferita curabile in un giorno come accadeva il
più delle
volte ai chojin veterani.
Quel
bastardo albino, addirittura fratello di quello che lo aveva torturato
prima
del matrimonio di Alya, aveva colpito con precisione ed era solo grazie
ad un
miracolo che la lama si era fermata al metallo della vertebra senza
penetrare
nei nervi interni. L’adrenalina aveva sedato il dolore fisico
di Warsman per
tutto l’incontro, ma effettuando la Palo Special aveva
risvegliato il dolore ed
era per tale motivo che poi era svenuto.
Hammy…
era davvero accorsa a vedere come stava prima che lo portassero via in
barella?
Oppure se l’era semplicemente immaginato?
Probabilmente
era sopraggiunta da lui per vedere se era ancora vivo, in fin dei conti
era
pure nei suoi interesse che non morisse, ma non è che
sperava in chissà quali
preoccupazioni nei suoi confronti… non dopo il casino che
avevano combinato
assieme.
Sbuffando
seccato si alzò dal lettino, si trovava nel proprio camerino
personale e aveva
chiesto proprio lui di tornare li una volta medicato, e decise di
riprendere i
propri indumenti lasciati dentro l’armadio per lasciarsi
finalmente alle spalle
quel posto orribile e puntare verso una nuova, probabilmente orribile,
nuova
tappa…
STRAP!
A
farlo gridare come una ragazzina ci pensò un forte strappo
alle sue povere
chiappe lasciando ben intendere che qualcosa, o per meglio dire
qualcuno, gli
aveva strappato via la coda da coniglio del costume che ancora
indossava
portandolo di conseguenza a voltarsi di scatto per potersi
battere… e trovarsi
piuttosto sorpreso di avere di fronte una Emerald che se la rideva come
una
beota e con in mano quella coda cotonata.
–
Uah ah ah!! Dovevi vedere che faccia hai fatto! Ogni volta ci caschi
sempre!! –
In
quel momento non sapeva se inveire contro di lei oppure essere
decisamente
sollevato per vederla viva e vegeta, decise dunque di optare per una
punzecchiatura più cinica giusto per stuzzicarla un
po’ di più visto il modo in
cui lo aveva aggredito alle spalle.
–
O magari sei tu che non riesci a fare a meno delle mie povere chiappe?
Ad ogni
modo cosa sei venuta a fare qui? Se si tratta di fare la crocerossina
mi spiace
per te ma sono già sistemato–
–
Uuh… scommetto che non vedi l’ora di vedermi
addosso un abito da infermiera
sexy, vero? – Sul suo volto apparve un sorriso malevolo,
quello era uno di quei
momenti che lo avrebbe preso a botte – tanto non lo faccio
comunque quindi
evita di fantasticare! –
–
E ridotto come sono e con i problemi che abbiamo mi metto a pensare a
simili
scemenze?! – mentiva, o almeno in parte…
poiché dopo che la ragazza aveva
citato un probabile costumino osceno non aveva potuto fare a meno di
immaginarsela vestita a quel modo anche se per pochi secondi. E non gli
era
dispiaciuto – ora, ti decidi a dirmi cosa sei venuta a fare
oppure devo…uh?! –
Rimase
abbastanza sorpreso quando la scomoda moglie non gli mise praticamente
sotto il
naso la mano con quella fede maledetta e che ora, con gran sorpresa di
Flash,
mostrava una pietra in meno. E più precisamente quella
gialla.
–
La pietra si è sbriciolata subito dopo aver vinto
l’incontro, e anche Meat e il
padre di Kid sono stati liberati! – nel mentre che Hammy
spiegava la situazione
l’ex lottatore russo diede una occhiata anche al proprio
anello per avere anche
lui conferma di ciò – una volta che saremo pronti
ad abbandonare il tempio ci
diranno dove dovremo andare… ad ogni modo, volevo dirti
che… hai fatto bene a
ridurre ad uno straccio quel pallone gonfiato! –
Lo
disse con un sorriso da bambina quasi innocente, per quanto possa
essere
innocente una ragazza come Emerald, e nonostante quel sorriso stupiva
sempre il
russo non poteva far comunque a meno di sciogliersi un po’.
–
Ti prometto che ce la faremo Emerald… riuscirò a
sistemare anche questo casino–
lo
disse piano, più rivolto a se stesso che ad una ospite che
abbassò
momentaneamente lo sguardo abbastanza preoccupata per gli scontri
futuri e per
alti casini inimmaginabili, e che sempre di più la facevano
dubitare sulla
validità del loro significato.
Era
davvero giusto tenere prigioniera Alya? E soprattutto tenerlo nascosto
a lui,
che tanto si stava impegnando per sistemare quel pasticcio del
matrimonio che
avevano combinato entrambi?
Erano
delle domande così scomode che avevano la
capacità di farle venire,
letteralmente parlando, un mal di pancia decisamente inspiegabile o per
meglio
dire a cui non voleva dare una spiegazione concreta perché
altrimenti si
sarebbe messa ad urlare. Non poteva deludere suo padre di nuovo, anche
se era
come essere a sua volta ostaggio
delle sue decisioni, ma men che meno voleva che il vecchio porcello
arrivasse
ad odiarla a morte.
Per
il momento decise comunque di rimanere zitta, dandosi mentalmente della
stupida
per aver dubitato, anche se solo momentaneamente, delle decisioni di
suo padre
sapendo che comunque quello che stava facendo non era sbagliato.
O
quantomeno ci sperava, per quanto
una
vocina nel suo cervello le dicesse tutto il contrario.
Avrei
voluto fare un capitolo dedicato al Natale ma purtroppo mi è
venuto così questo
capitolo, scusate J dunque vi
auguro buon Natale e direi
che ci vedremo il prossimo anno! ( non sono sicura di riuscire ad
aggiornare
prima, ecco tutto )
|
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Capitolo 13 *** la croce ribaltata ***
Disdicevole.
Molto disdicevole in effetti.
La
sua caccia si stava già dimostrando piuttosto difficile
già in partenza, e
quello che doveva essere un luogo sicuro dove trovare una preda facile
si era
dimostrato un luogo piuttosto malmesso dopo quella che era stata
un’ovvia
irruzione carceraria.
L’ex
piattaforma petrolifera adibita a sanatorio era ne caos quando ci era
approdata, e uno degli inservienti quando l’aveva vista
entrare nella struttura
si era messo a gridare terrorizzato temendo nuovi disordini. Muramasa
Masada
aveva dunque agito di conseguenza, e per evitare che quel povero
disgraziato
iniziasse a dare un nuovo allarme, gli aveva lanciato contro una trave
di ferro
“presa in prestito” dal soffitto.
Forse
un tantino violento come metodo, ma la missione permetteva di non
andare molto
per il sottile e la Deva era già scocciata per altri motivi.
E purtroppo a
parte i disordini e l’ambiente distrutto non aveva trovato
nessun indizio
veramente utile che la portasse a trovare il soggetto da terminare il
prima
possibile.
C’era
solo il suo odore, accompagnato da quello di altri due soggetti a lei
ben noti,
e che per quanto fosse flebile portava ad una parete a vetro rotta che
guardava
verso il mare ormai placido dopo una notte di tempesta… un
piccolo indizio,
certo, ma l’odore era abbastanza forte da suggerire che il
suo obiettivo si
fosse spostato verso l’entroterra.
Lo
sbuffo seccato che le fuoriuscì dalla maschera antigas parve
lo sbuffo di un
drago innervosito, nel mentre che si allontanava da li, capendo al volo
che
ormai la sua preda aveva un giorno di vantaggio da lei e ne avrebbe
ottenuti
altri se non si fosse sbrigata a seguire quella flebile pista!
L’ultima volta
che le Rose Bianche le avevano ordinato di eseguire un ordine ci aveva
impiegato più di un anno, riuscendo comunque nel proprio
intento in maniera
efficace, ma ritrovandosi col doversi sorbire l’immane
cazziatone delle sue
compagne di lavoro per la lunga assenza
“ingiustificata”. Era logico che Uriel
e Nuala intuissero dove si fosse cacciata per tutto quel tempo; non
rispondere
ad un richiamo telepatico equivaleva a: 1) essere morte ( ma con Masada
era da
escludere a priori ) 2) essere in missione; ma restava comunque una
lontananza
difficile da accettare per quanto non avrebbero mai ammesso a se stesse
che
erano amiche oltre che semplici colleghe.
E
quel numero 20 sbarrato con una X non era li per ricordare
semplicemente che il
gruppo un tempo era composto da venti persone, ma anche per ricordare a
tutte
che una simile cosa non sarebbe mai
più accaduta.
E
per quanto fosse ironico, quello che Masada doveva compiere sarebbe
stato
proprio infrangere quella promessa che si erano fatte più di
dieci anni fa.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Nella
palestra di villa Mask regnava un silenzio quasi irreale.
L’unico suono
percepibile erano i continui tonfi ritmici prodotti da un paio di pugni
contro
un sacco da boxe ormai provato dai lunghi maltrattamenti,
nonché il respiro
affannato di Robin Mask che filtrava dal suo elmo di metallo in modo
attutito e
nervoso.
Le
nocche delle mani erano unicamente protette da delle fasciature ormai
rovinate,
mentre tutto il suo corpo grondava di sudore scivolandogli anche sugli
occhi e
rendendo così difficile inquadrare un bersaglio
sufficientemente grande per non
essere mancato.
Era
furioso, questo suo figlio Kevin poteva capirlo anche se non si fosse
messo a
menar fendenti ad un sacco che a breve si sarebbe spaccato, ma il fatto
più
preoccupante era che aveva tutti i diritti per essere così
irato.
Sua
moglie era scomparsa da più di un giorno ormai, i poliziotti
non avevano
logicamente indizi validi, perché le telecamere di
sorveglianza del benzinaio
non funzionavano, e oltretutto era pure in pensiero per una figlia che
doveva
nascere in un quadro generale sempre più incerto ad ogni ora
che passava. I
detective indagavano, ovviamente, ma stare fermo in un angolo ad
aspettare che
la speranza rispondesse alle sue preghiere era la cosa più
frustrante del
mondo… più frustrante del fatto che i rapitori
non si erano ancora fatti
sentire per un probabile riscatto.
–
Papà… qui c’è zia Lizzie che
è appena arrivata dopo aver… saputo la
notizia… –
nessuna risposta dal genitore, che continuava a dare pugni al sacco
– che ne
dici di staccare un attimo e di venire a salutarla? Ehi,
papà… mi hai sentit…–
–
Sono sicura che tuo padre mi abbia sentito, Kevin. Non crucciarti se
è troppo
preso a dilaniare un povero sacco inanimato–
Poteva
sembrare un po’ crudele rivolgersi ad un uomo disperato con
un tono così cinico
e distaccato, tipico di Elizabeth Mask tra l’altro, tuttavia
ciò che vedeva la
sorella di Robin era, oltre che un uomo giustamente incazzato con il
mondo, una
persona che poteva facilmente infrangere quella sottile linea della
decenza che
lo separava dal comportarsi come un animale da strada bravo solo a
sbraitare.
Indubbiamente l’esercizio fisico aiutava a distrarlo, ma la
donna conosceva
bene suo fratello dal sapere che, quando si allenava, non liberava mai
la mente
e anzi… non faceva altro che riempirsi la testa di cupi
pensieri.
Tuttavia,
nonostante la mente oscurata da fin troppe preoccupazioni al
capofamiglia dei
Mask non era sfuggita l’ironica presenza di una sorella
vestita con il suo
solito abito in stile vittoriano e, colpendo con più forza
il sacco di sabbia,
decise di mettere fine al proprio esercizio distruggendo
l’attrezzo ginnico
fino a farlo volare dall’altra parte della stanza con un
tonfo sordo.
–
Ho sentito cara sorella! – il suo tono era aggressivo e al
tempo stesso
ironico, tanto da allarmare Kevin sebbene la donna rimase impassibile
– e
credimi, mi fa piacere che tu abbia deciso di venire a vedere come
sto… anche
se mi farebbe ancor più piacere che tu te ne rimanessi un
po’ più zitta–
–
Papà, per favore! Non credo ci sia bisogno di essere
così sgarbati! Zia Lizzie
è solo preoccupata… come lo siamo tutti!
–
inutile
dire che al campione della Corona Chojin non garbava affatto come il
padre
aveva sgarbatamente alzato la voce oltre che manifestato apertamente il
proprio
nervosismo sfondando a suon di pugni quel vecchio sacco di sabbia.
Decise
comunque di stringere i pugni dentro le tasche
dell’impermeabile decidendo
comunque di non mettersi davanti alla propria zia anche
perché, come si poteva
intuire dallo sguardo della donna, molto probabilmente la nobildonna
non
avrebbe apprezzato poiché molto orgogliosa e fiduciosa delle
proprie abilità.
Difatti
fu lesta a ricambiare lo sguardo vermiglio, ma comunque freddo, del
fratello
nel mentre che li raggiungeva riuscendo comunque a rimanere impassibile
all’incontrario
di Kevin che, trovando istintivamente “fastidiosa”
quell’eccessiva durezza del
genitore, come un richiamo alla sua infanzia, aveva momentaneamente
abbassato
lo sguardo pur di non sguazzare in brutti ricordi con annesso
nervosismo.
–
Tua zia è solo preoccupata che non mi metta la mano davanti
alla bocca quando
starnutisco, Kevin… – molto simpatico, ma
quantomeno il suo tono di voce si era
fatto più normale –mia moglie è sparita
Elizabeth… quindi non venirmi a
rimproverare di prestarti poca attenzione poiché il tuo
atteggiamento da diva è
l’ultima cosa che riuscirei a sopportare in questo momento!
–
–
Ma sarai anche consapevole che avvelenarti il sangue già adesso non potrebbe portare assolutamente
a nulla. Conservalo per dopo, per
ora gradirei solo bere una
tisana rilassante in tua compagnia–
Alle
volte, quando parlava, sembrava che la signora Mask stesse elargendo
chissà
quale criptica profezia che aveva, il più delle volte,
motivo di avverarsi
quasi al 90% dei casi. Il suo tuttavia era un invito valido per
sotterrare
l’ascia di guerra, e in fin dei conti Robin aveva davvero
bisogno di distendere
di più i nervi e rimanere possibilmente lucido.
Dopo
una lunga occhiata data alla sorella, l’ex lottatore
abbassò momentaneamente lo
sguardo per sbuffare sarcastico, ricordandosi che Elizabeth aveva
comunque
intrapreso un lungo viaggio appena saputo della notizia del rapimento
di sua
moglie Alya e che pertanto non doveva essere corsa fino a Londra solo
per
sbeffeggiarlo.
–
E sia dunque! Ti raggiungerò alla sala verde –
ossia la sala dove i Mask da
generazioni prendevano il tè – ma non prima di
essermi dato una lavata… io…
beh, grazie di essere qui–
C’era
sincerità nella voce bassa, forse un po’
imbarazzata, di suo padre. Kevin fu
quasi sorpreso di notare come il suo vecchio si fosse calmato
sufficientemente
per una giusta questione d’orgoglio personale, e doveva
ammettere che sua zia,
benchè non fosse una atleta quanto una “donna da
salotto” sapeva bene come
prendere il fratello per quanto in passato avesse avuto degli screzi
anche
pesanti.
Forse
a causa di due relazioni fallite miseramente e che le avevano dato ben
due
frutti, il suo primogenito Kyle e Anna, rimasta a casa a Edimburgo
assieme alla
tata poiché visitare villa Mask in un clima così
teso non era indicato per una
bambina, ma miss Elizabeth non era l’unica a doversi
rimproverare qualcosa in
famiglia, e suo fratello Robin era uno di questi.
Tuttavia
fu solo quando l’attuale campione in carica e la nobildonna
uscirono sul
corridoio che dava alla villa, il capofamiglia Mask si era ovviamente
ritirato
a fare un doccia veloce, che il cellulare di Lizzie iniziò a
trillare
insistentemente.
Una
volta estratto quel vecchio modello dalla propria borsetta rimase
alquanto
sorpresa di vedere il numero di suo figlio maggiore, quando andava in
vacanza
telefonava poco giusto per farle sapere che “era vivo e stava
bene”, impresso
sul display che attendeva impaziente di essere ricevuto. Sapeva che era
diretto
su Amazon assieme a quel russo, l’ex allievo prediletto di
Robin Mask ed
attualmente suo suocero dato che ne aveva sposato la figlia, per
apprendere le
tecniche segrete di famiglia e la cosa non poteva farle
piacere… solo che non
si aspettava che la chiamasse così presto.
–
Kyle… non dirmi che ti sei messo nei guai per venirmi a
cercare così presto –
fece la nobildonna con sottile cinismo, che destò tra
l’altro l’interesse di
Kevin che camminava a fianco a lei – non è da te,
anche se so che sei propenso
a ficcarti in situazioni…–
–
… “degne di tuo padre”, grazie per
avermelo ricordato mamma! Ma no, non sono io
quello che si è ficcato in un casino colossale ma ne sto
comunque traendo
profitto… crzz…–
Elizabeth
Mask storse il naso sentendo che la comunicazione era disturbata come
da
scariche elettrostatiche data la lontananza di Amazon con il pianeta
Terra
oltre che… i sistemi satellitari di mister Lancaster che
disturbavano
volutamente i segnali quel tanto che bastava per continuare a dare
l’idea di un
fastidioso guasto alle linee di comunicazione interplanetarie e far
così
desistere le lunghe chiacchierate. Se Howard avesse oscurato per intero
le
comunicazioni di un intero pianeta come la Terra sarebbero comunque
sorti dei problemi
sia a livello politico che economico, e l’ultima cosa che
voleva fare era di
coinvolgere la propria principessa in mezzo ad una specie di
“guerra fredda”
intergalattica. Dunque… che fastidiosi disturbi
continuassero ad agire, tanto
che ebbero il loro effetto sulla poca pazienza di Lizzie.
–
In che senso traendo profitto? Uff.. ti sento malissimo, Kyle–
–
C’è stato un brutto temporale che ha distrutto
molti ripetitori e antenne, qui.
Ma comunque, sai il mio allenatore? Ha avuto la brillante idea di
sposarsi
sull’unico pianeta in cui divorziare consiste nel partecipare
ad un torneo vero
e proprio! Crzz… Non
potevo chiedere
di meglio! –
La
nobildonna alzò un sopracciglio, e le sue parole successive
fecero
silenziosamente sussultare il nipote – Ah, intendi dire che
Warsman si è
sposato? Suppongo con qualche indigena del luogo…–
–
A dire la verità… crrz…
è una ragazza
che conosci anche tu… crrk…–
A
quel punto la donna chiuse con aria seccata una comunicazione fin
troppo
alterata e fastidiosa, ma le ultime parole che era riuscita a captare
l’avevano
incuriosita e non poco, dato che non davano per scontato un pasticcio
interno
al pianeta.
–
Hm, a quanto pare il tuo allenatore sembra essersi messo nei
guai… –
–
Cosa? Stai scherzando spero! Warsman non è mai stato uno che
i problemi se li
va a cercare! –
Ed
in effetti Lord Flash non era mai stato un chojin attaccabrighe e aveva
sempre
vigilato sul proprio allievo affinchè stesse lontano dai
guai in particolar
modo durante il torneo della Corona Chojin. Se ora aveva anche
più sangue
freddo prima di iniziare a provocare qualcuno era soprattutto grazie a
lui, e
anche se non aveva preso bene la sua decisione di allenare alle
tecniche di
famiglia pure Kyle ( il libro destinato a Kevin rimaneva a lui
ovviamente, ma
Flash logicamente aveva il suo sempre firmato da Robin Mask ) non
poteva
rimanergli indifferente il fatto che potesse essere in pericolo.
–
Beh, a quanto pare se li è cercati– Elizabeth
tornò dunque a camminare per il
corridoio, seguita da un nipote ansioso di saperne di più
– sembra che si sia
sposato con una ragazza che conosco pure io e che ora stia affrontando
una
specie di torneo per poter divorziare… hm, ho sempre detto
che Amazon è un
pianeta strano –
Improvvisamente
tutta la preoccupazione che il rampollo di casa Mask provava per il
proprio
maestrò cessò, ed assunse una forma molto
più ampia che lo portò ad incupirsi
sotto l’elmo mentre elaborava quelle informazioni in un
flebile sospetto. A
quanto pare era convolato a nozze con una persona in qualche modo
conosciuta
anche da zia Elizabeth, ma francamente parlando Kevin non immaginava quale donna
potesse essere
convolata a nozze per sbaglio con il suo vecchio maestro a meno
che…
…a
meno che quella donna non la conoscesse anche Kevin Mask con il nome di
Emerald
Lancaster. Era un pensiero azzardato, ma come se un lampo gli avesse
attraversato la mente non aveva potuto fare a meno di pensare alla
rampolla di
casa Lancaster nonché vero e proprio tormento per Lord Flash
durante i restanti
mesi che lo separavano dalla vittoria della Corona Chojin.
Non
si era mai confidato con lui durante quel periodo sia perché
il russo era un
uomo riservato, un po’ come Kevin, sia perché non
voleva dargli ulteriori
preoccupazioni lasciandolo vivere serenamente la sua relazione con
Niamh. Ma lo
si vedeva lontano un miglio che per tutta quella storia ci aveva
sofferto molto
più di quanto lo stesso russo volesse credere, ma trovava
abbastanza assurdo
che fosse finito col sposarsi una donna che, con tutta
probabilità, era giunto
ad odiare profondamente. Ma in fin dei conti tutto era possibile, e se
Emerald
era sul pianeta Amazon non poteva essere poi così
improbabile.
Aveva
solo bisogno di più indizi e ne aveva bisogno il
più possibile. Ed inoltre… forse
era il caso che prendesse pure lui una tisana rilassante assieme ai due
adulti,
per poter osservare meglio la reazione del proprio padre una volta che
anche
lui avesse iniziato a fare certi pensieri proprio come stava facendo il
giovane
Kevin in quell’istante una volta ricevuta quella strana
notizia, e magari agire
di conseguenza senza atti plateali non degni di lui.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Francamente
parlando non sapeva se mettersi a ridere, sentirsi sollevato, oppure
completamente incazzato con suo fratello.
Michael
Connors aveva appreso la notizia che suo fratello si era fatto diacono
direttamente alla televisione, aveva assistito allo scontro di quei tre
coglioni vestiti da conigliette sexy in televisione standosene dentro
un bar
del quartiere di Moonlight, ed Alana effettivamente parlando aveva
suggerito
bene di non entrare nello stadio visto poi il casino che era scoppiato,
ma ora
che l’incontro si era chiuso a favore di Emerald non gli
rimaneva altro da fare
che mantenere uno sguardo duro come la roccia dinnanzi al fratello
minore.
–
Dunque adesso sei un diacono, è così? –
–
A-ah! –
Rispose
entusiasta il ragazzo albino, molto contento di vedere il proprio
fratello ma all’apparenza
poco interessato della sua condizione fisica, Michael sembrava quasi un
barbone
effettivamente parlando, e decisamente più deciso a
raccontare di come era
finito a lavorare in un tempio.
–
Ti prego…non dirmi che nonna sa di questa
cosa…–
–
Eccome se lo sa! Beh, magari non tutti i dettagli riguardo quello che
mi
occupo perché
penso che non le
piacerebbe – spiegare ad una anziana donna che li aveva
cresciuti praticamente
da sola che torturava persone in nome del
“sacrificio”? non avrebbe compreso –
ma comunque approva molto che mi sia messo la testa a posto
e…–
–
Argh! Meglio lasciar morire questo argomento! Mi hai fatto venire mal
di testa
–
L’ex
mercenario si congedò momentaneamente dal fratello andandosi
a sedere sotto
l’ombra di un piccolo porticato dove era presente una vecchia
panchina.
Attualmente lui e suo fratello Zachary si trovavano nel giardino
interno
dismesso di un vecchio magazzino, con la vegetazione che stava
prendendo il
sopravvento sulla struttura del piccolo stabile incastonato nel
quartiere dei
sadomasochisti e di tutta la loro bella compagnia. Erano giunti
lì quando
l’incontro era ormai finito da cinque ore e Alana aveva ben
pensato di far
recapitare a Zeke, che tra l’altro mostrava logicamente
ancora i segni di un
combattimento cruento visto le fasciature alle braccia e in fronte, un
messaggio su carta pagando un masochista “silente”
affinchè glielo consegnasse
immediatamente.
Inutile
dire che il pagamento richiesto erano stati almeno cinque ceffoni alle
chiappe
di quel povero cristo che le aveva ben accettate, ed inutile dire che
Connors
senior aveva voltato lo sguardo disgustato da quella scena grottesca.
Ora
era notte fonda e nel luogo del loro appuntamento segreto non
c’era nessuno a
parte svariate lucciole che si nascondevano tra l’edera ben
fitta sul muretto
di destra. La luce artificiale era poca
e confinata unicamente da un paio di lampadine, ma in
cielo c’erano le
due lune di Amazon a risplendere perfette e dunque la notte era
piacevolmente
rischiarata da quella luce naturale.
–
Oh… hai mal di testa per via dell’occhio, vero? Ti
fa tanto male, lentiggine? –La
preoccupazione di Zachary era sincera, così come fu sincera
la sua successiva
proposta – senti, ma perché non ti fai mettere una
protesi da mister Lancaster?
Magari con l’iride azzurra come la mia, eh? Così
saremmo più simili fratellone!
–
–
Zachary!! Non farmi bestemmiare!!
Non
ho tempo di sentire queste scemenze e francamente parlando sono
più interessato
a portare a termine tutto questo casino! –
Era
ricercato dalla Corte con alle calcagna un demone schifoso capace di
rintracciarlo se pensava troppo, aveva lasciato Hammy in balia di una
bestia
sanguinaria che aveva fatto carne trita del proprio avversario
nonostante Zeke
avesse fatto un buon lavoro a ferirlo gravemente, e tutto quello che
suo
fratello riusciva a dire era di procurarsi un occhio sintetico con
l’iride
azzurra?! Decisamente troppo e il mal di testa era perfettamente
giustificato.
–
Lavoro, signor Connors, quello che ci stiamo apprestando a fare
è un lavoro…
un po’ come spurgare il bagno
dei MacMadd ad ogni insediamento di piattole –
A
giungere in cortile era arrivata “miss ex demenza senile e
ora psicotica di
prim’ordine” alias miz
Alana con uno
scatolone di roba indefinita tra le mani. E non sembrava affatto
stressata da
tutta quella situazione di merda forse anche perché su di
lei l’esercizio
costante di “non pensare a nulla” funzionava fin
troppo bene.
–
Ti ringrazio moltissimo per averci portato tutta
l’attrezzatura richiesta Zeke…
molto obbligata – appoggiò lo scatolone sopra la
panca su cui anche Michael si
era seduto estraendo fin da subito alcuni oggetti interessanti, tra cui
dei
vestiti più consoni per dei soldati – non ti
chiederò dove hai preso tutta
questa roba perché sarebbe superfluo, ma ti dispiacerebbe
lasciarmi dare una
occhiata al tuo portatile più tardi? Con il tuo permesso si
intende…necessito
di contattare alcuni miei vecchi informatori–
–
E ci mancherebbe altro, qualsiasi cosa per aiutare mio fratello! Oltre
che il
mio fornitore di fiducia… credo che non ti
ringrazierò mai abbastanza per
quella bambola in silicone marziano! –
Beh,
questa poteva sembrare una autentica cattiveria dato che con
quell’oggetto
orrendo erano morti svariati validi soldati, perché pochi lo
sapevano ma il
silicone marziano era altamente instabile e poteva esplodere alla
minima
alterazione, eppure Zachary non parve calcolare quella
“piccola” attenuante
nonostante l’occhiataccia del fratello maggiore.
Una
volta che Connors junior sparì all’interno dello
stabile per recuperare il
proprio portatile i due ex soldati rimasero soli, lasciando che il loro
silenzio venisse interrotto unicamente dal mite canto dei grilli.
–
Hm, solo una pistola e un fucile a pompa… potevi chiedere a
mio fratello di
procurarci qualcosa di più utile–
Michael
borbottò testuali parole dando una occhiata allo scatolone,
trovandoci molte
cose utili come, oltre ai già citati cambio
d’abito, sacchi a pelo termici,
acciarini, un kit di pronto soccorso, ricambio di biancheria ed una
borraccia
oltre che una bottiglietta di soluzione chimica per rendere
l’acqua potabile. Niente
zaini a quanto pare, le giubbe nere come la pece e come di tasche e
lacci dovevano
bastare per contenere tutto l’equipaggiamento per essere il
più veloci
possibili in caso di fuga.
–
Quelle armi sono per te, Connors senior! A me bastano i pugni o al
massimo
quello che mi capita di prendere in mano…tipo che
so… SECCHIO!! –
Il
suo urlo fece sobbalzare il soldato americano perché
decisamente non se lo
aspettava, poiché la donna era stata veloce a prendere da
terra un vecchio
secchio arrugginito, ossia la prima cosa che trovò a portata
di mano, e lanciarlo
contro una piccola cassa di legno posta sopra ad una catasta di roba
arrugginita. Incredibile ma vero il tiro fu così veloce e
potente da mandare in
frantumi la cassa di legno con un certo rumore, non avvertito da
nessuno in
effetti se non da qualche cane che latrò infastidito, ma
ciò che sorprese di
più Connors fu il fatto che il tiro era stato perfetto
nonostante la catasta di
roba si trovasse dall’altro lato del giardinetto.
Probabilmente
ci sarebbe riuscito anche lui, ma con tutta probabilità
avrebbe dovuto prima
calcolare le distanze, prendere la mira e poi tirare. Senza contare
che, senza
un occhio, aveva ancora un po’ di difficoltà con
il senso della profondità e
della percezione. Ma il senso di quella dimostrazione era solo uno: in
caso di
necessità bisognava riuscire a destreggiarsi con qualsiasi
arma… anche con
quelle improprie.
–
Ah, dai! Non fare quella faccia ebete signor Connors, l’ho
inventata io! – la
donna rise quasi con cinismo vedendo il proprio alleato ridestarsi e
tornare
serio – quando ero nell’inquisizione combattevo
poco visto che ero il medico
del gruppo, ma sapevo come destreggiarmi in caso di pericolo e ho fatto
delle
armi improprie la mia specialità. I chojin possono sembrarti
dei buffoni, ma
molti di loro hanno sviluppato tecniche di combattimento differenti
oltre che
una resistenza inumana… la mia tecnica? Pensare poco e
vivere il momento,
Connors! Proprio come il secchio! –
Il
tutto lasciava intendere che lanciando quel vecchio catorcio
arrugginito non
avesse pensato poi molto, nonostante la precisione e la forza usati, ma
francamente parlando per l’americano sembravano un
po’ delle baggianate campate
in aria con un fondo di
verità.
–
Hm, allora sarà il caso che mi insegni come si fa
perché io di avere il mal di
testa sono stufo! –
Lo
disse con una certa ironia, ma tale ironia non venne colta dalla Deva
che anzi
si fece più seria come se fosse una questione di
sopravvivenza vera. Ossia quello
che alla fine era per davvero, e andò a cercare dentro lo
scatolone quella che
era una pallina di gomma che porse poi all’ex mercenario
sempre più confuso.
–
Il mal di testa disorienta Lumina, ma una mente libera dai pensieri ti
farà
dormire più a lungo… se ti concentri su un
oggetto e riesci ad isolare tutto il
resto che ti circonda, tipo lanciare a ripetizione questa palla, allora
vedrai che
sarà un sistema migliore di una fastidiosa emicrania
–
–
Hm, addestramento da inquisitore? –
La
conversazione si stava facendo interessante, in fin dei conti Connors
non
poteva restarsene per tutto il tempo con il mal di testa
poiché aveva bisogno
comunque di riposare e di concentrarsi in caso di attacco, tuttavia il
ritorno
di Zeke distrasse i due lasciando morire li la discussione. Tra le
altre cose,
Michael sapeva che non era il caso di comunicare con il suo attuale
datore di
lavoro ( era coinvolto pure lui con la
“profanazione” mentale di miz Alana e
dunque non era il caso di metterlo in mezzo ) ma in fin dei conti
doveva
comunque fargli sapere in che razza di casino si fosse immischiato!
Quindi era
forse il caso di chiedere al suo eccentrico fratello di mandare un fax
ad uno
degli uffici di mister Lancaster sparsi per la terra e con un preciso
codice di
comunicazione conosciuto solo a loro due.
Il
marchese avrebbe capito, ne era sicuro, e magari avrebbe dato il suo
supporto
discreto senza mettere in mezzo troppi indizi che mettessero nei guai
Emerald.
–
Eee… ecco qui il portatile! – il ragazzo sorrise
sornione nel mentre
che consegnava lo strumento alla
propria collega del “club di scienze”, piuttosto in
forma rispetto all’ultima
volta che l’aveva vista – inoltre ho sistemato la
stufetta elettrica nel locale
meno trascurato dello stabile. Quando siete pronti per andare a nanna
fatemelo
sapere! –
–
A-ehm… grazie Zachary – le parole uscirono quasi
titubanti dalle labbra dell’ex
mercenario, andandosi istintivamente a massaggiare l’occhio
mancante coperto da
una benda nera – se non fosse stato per
te…–
–
Lo so, Ally me lo ha raccontato! Brutta storia essere derubati da una
spogliarellista barbuta e costretti a correre nudi per i campi in piena
tempesta per sperimentare con quanta velocità ci impiega un
fulmine a colpire
un essere umano… lo hai fatto a fini scientifici e me ne
compiaccio! – Zeke era
troppo orgoglioso di suo fratello per vederlo boccheggiare sconvolto da
quell’assurda
illazione nel mentre la sua compagna di fuga rimaneva impassibile
– tranquillo
fratellone! Se avrò modo di incontrare quella
spogliarellista le darò fuoco… e
per quanto riguarda il futuro divertitevi alla caccia al serpente
piumato di
domani!–
Dopo
quelle assurde parole, che rivelavano tra l’altro quello che
Alana aveva
scritto su quel pezzo di carta per giustificare un incontro con
Zachary, all’ex
mercenario di origini argentine non rimase altro che far partire un tic
nervoso
all’occhio sano per poi voltarsi a guardare una donna che si
limitò a sorridere
sarcastica.
Si
rivolse a lui nel mentre che apriva il portatile dell’albino,
parlando
ovviamente una volta che Zeke sparì nuovamente
all’interno del magazzino per
recuperare il cavo dell’alimentazione di suddetto arnese,
lasciando trapelare
un tono di voce alquanto divertito per essersi presa un po’
gioco di lui.
–
Beh, che c’è? Credevi che gli avrei raccontato che
uno spettro inquietante ci
sta dando la caccia per trovare indizi su una figlia che non ho mai
ammazzato? Molto
poco credibile se ci pensi! –
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
–
L’incontro non è poi andato così male a
pensarci bene… anche se potevo fare di
meglio–
–
Diciamo pure che senza il tuo aiuto al momento giusto probabilmente
sarei
morto?! Comunque si, compagno… potevi fare di meglio!
–
L’irriverente
commento di Lord Flash, finalmente ritornato nei suoi candidi abiti
attillati
così come Kyle era finalmente tornato ad indossare abiti da
motociclista
incallito, fece sbuffare sarcastico il proprio allievo senza
però offenderlo
nella sua tecnica di combattimento. In fin dei conti era un atleta in
erba, ma
attraverso quello scontro il russo aveva già individuato i
suoi punti di forza
e quelli… propriamente deboli.
Attualmente
i due uomini si trovavano nel bungalow che era stato assegnato a
Warsman, erano
tornati al centro benessere per chojin e ora si preparavano per la
notte dato
che già da domani si sarebbero messi in marcia per il nuovo
tempio, ma prima di
infilarsi sotto le coperte e riposare avevano deciso di scambiarsi un
paio di
chiacchiere fondamentali.
–
Punto primo, voglio essere onesto con te figliolo… tu non
sei portato per
eseguire la tecnica Olap–
–
C-che cosa?! Mi stai forse prendendo in giro? Come sarebbe a dire che
io…!–
A
bloccare i bollenti spiriti di Kyle Mask ci pensò uno
sguardo freddo del
proprio allenatore nonché un gesto di
“calma” fatto con la mano.
–
Prima che ti agiti inutilmente, sappi che ho ben studiato le tue mosse
sul ring
e ho notato che sei più portato per
l’agilità che sulla forza bruta in sé
– il
ragazzo parve calmarsi, ed ora ascoltava attentamente il russo
– da un lato è
una dote, ma dall’altro lato potrebbe provocarti parecchi
grattacapi in futuro –
–
E cosa dovrei fare? Dici che dovrei puntarmi di più sugli
allenamenti
muscolari? –
–
Ti faresti solo del male, compagno… ma visto che sei agile
tanto vale portare
questa tua dote ai massimi livelli così da sopperire i
difetti…–
Lasciò
in sospeso il discorso incuriosendo ancor di più il proprio
allievo in modo
voluto, poi andò a rovistare dentro il borsone
già pronto per il lungo viaggio
che attendeva tutta “l’allegra compagnia”
e ci pescò un libro rosso che Kyle
riconobbe dopo alcuni secondi di silenzioso stupore.
–
Non dirmi che quello è…–
–
Esattamente, è il libro delle tecniche segrete dei Mask che
il mio vecchio
maestro, nonché tuo zio, aveva creato appositamente per me
– iniziò a
sfogliarlo attentamente e una volta giunto al punto desiderato
mostrò il
disegno a Kyle – …questa che vedi è la
“cross overturned”. Una tecnica tanto
rischiosa quanto complessa, ma credimi! Una volta che avrai saputo
padroneggiarla come si deve diventerai a dir poco temibile sul ring, e
ho anche
l’impressione che la apprenderai più velocemente
del sottoscritto–
Il
disegno con i vari appunti scritti ai lati raffigurava il lottatore che
eseguiva la tecnica alle spalle del proprio avversario, schiena contro
schiena,
tenendo i piedi chiusi a forbice attorno al collo del malcapitato e
tenendo
ferme le sue caviglie con le mani in una posa che sembrava proprio una
croce
appesa all’incontrario. Pareva essere alquanto letale, sia
per l’avversario sia
per chi la stava eseguendo.
–
Hm… una tecnica rischiosa poiché bisogna essere
veloci nell’effettuarla alle
spalle dell’avversario, ma ugualmente efficace
poiché non riuscirebbe ad
acchiapparmi alle spalle senza doversi prima muovere e a quel punto
avrebbe il
collo spezzato… si… interessante! Ed inoltre la
trovo molto elegante–
Lord
Flash accolse quel suo consenso con un immenso sospiro di sollievo
interiore, poiché
non era affatto sicuro che quel giovanotto irruento decidesse di
apprendere una
tecnica solo all’apparenza scarsa e non di impatto
distruttivo come la Olap. Tutto
sommato non tutti i mali venivano per nuocere e quella sorta di torneo
fasullo
avrebbe dato la possibilità ad un speranzoso Kyle di non far
più parte della
cerchia degli inutili teppisti.
Una
pietra della sua fede maledetta si era già spezzata, e ora
il suo irriverente
allievo aveva finalmente deciso di mettersi a lavorare sodo! Cosa
poteva
chiedere di più dalla vita?
Ps:
la tecnica sopracitata me la sono inventata io, per il resto sono una
spregevole creatura per aver aggiornato prima dell’anno nuovo
xD vi rinnovo gli
auguri e al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 14 *** dove osano le mucche ***
–
Il tempio della Speranza?! Non per sembrare maleducato ma…
sul dépliant che ci
è stato fornito alla partenza non si parlava di…
beh, questo grande particolare–
–
Ma a me non sembra di vedere nessun tempio! Solo una gigantesca
montagna
innevata che sparisce tra le nuvole! – piagnucolò
Kid Muscle battendo i denti
per il freddo – Check Mate, sei veramente sicuro che questo
sia l’indirizzo
giusto?! –
Di
buone notizie attualmente ce n’erano due per la combriccola
di chojin che
attualmente doveva affrontare il prossimo tempio della pietra azzurra.
La prima
notizia era che Jeager e i due kinnikku, ossia Meat e King, erano stati
finalmente liberati ed ora il gruppo era più folto; mentre
la seconda buona
notizia era rappresentata da una busta consegnata nelle mani dei due
riluttanti
sposi al momento della loro partenza da Venturas.
Tale
busta conteneva un dépliant informativo sul tempio della
Speranza, nonché una
lettera di Wally Tusket che informava i suoi amici di stare bene e che
li
invitava ufficialmente alla presenza della somma sacerdotessa Erza.
Lui,
il mite tricheco umanoide della compagnia, che li invitava
a presentarsi ad un tempio! Diamine… questo lasciava
intendere che in quella notte maledetta erano successe parecchie cose
strane.
–
Kid, ragazzo mio… abbiamo già controllato e anche
l’autista del pulmino ha
confermato che siamo nel posto giusto! Certo sembra essere decisamente
fuori
mano, ma credo che faccia tutto parte del piano di queste svitate
sacerdotesse!
–
Per
ovvi motivi Alexandria Meat non conservava bei ricordi della sua
permanenza nel
tempio del Sacrificio, perché nonostante avesse spiegato ai
diaconi e alla
sacerdotessa in carica di essere un essere umano e non un animale da
compagnia
proprio come il suo vecchio amico Suguru era stato bellamente ignorato,
ma
doveva comunque concedere alle signore che sarebbe stata una bella
impresa
scalare la più alta montagna della regione del nord.
Erano
partiti verso le cinque del mattino. Dapprima con un treno ad alta
velocità messo
a loro disposizione per raggiungere l’estremo nord della
regione controllata
dalla città stato di Venturas, attraversando poi il confine
per trovarsi nella
nazione della città stato di Esto Gaza, e poi una volta
raggiunto una piccola
stazione situata in un villaggio sperduto tra le montagne era toccato
loro
prendere un altro mezzo per giungere su una strada sterrata in mezzo al
nulla…
o meglio, fino a giungere ai piedi di una vetta piuttosto grande.
Benchè
fossero giunti piuttosto stanchi dopo il lungo viaggio, avevano fatto
in tempo
a sistemare i bagagli in una pensioncina giù al villaggio
per poi raggiungere
in tutta fretta quel luogo con pochi alberi e decisamente
molte… mucche. O qualcosa
di molto simile ad esse, vista la loro espressione ancor più
bovina del solito
e le chiazze viola che le facevano sembrare le mucche della Milka.
Ma
colore insolito a parte, alla “signora” Volkoff parevano fare piuttosto
ribrezzo quelle miti
creature che brucavano i pochi steli d’erba che sbucavano
dalla neve.
–
Eww… che schifo! Sono ovunque! E statemi lontano!! E tu fa
qualcosa, mandale
via! Sei o non sei forse mio marito?! –
La
donna dette una spinta all’avambraccio di lord Flash e questi
sbuffò seccato
per tutte quelle sue lamentele che francamente parlando non avevano
motivo di
esistere. Avevano da scalare una vetta e quella deficiente pensava alle
mucche
che volevano solo annusarle la giacca?! Sapeva che non le piacevano, se
non in
forma di carne macellata e cucinata, ma ora si stava rasentando il
ridicolo.
–
Tzk, quando ti fa comodo suono tuo marito, vero? Sono solo mucche! Non
ti
faranno un accidente se non te ne sei resa conto–
–
Se non lo hai capito sto dando un senso alla tua esistenza! Certo che
sei
proprio tonto, eh…!–
Poco
ci mancò che il russo non si mettesse a ruggire qualcosa di
indicibile alle
orecchie di tutti poiché decisamente stufo di un lungo
viaggio speso a
discutere aspramente con quella arpia. Il motivo della discussione
avvenuta in
treno era in fin dei conti legittima, e non si trattava di scaramucce
tra
coniugi quanto riguardanti tutta l’intera faccenda e relativo
prossimo
incontro, e per quanto ci fosse stato del sollievo per aver vinto la
prima
sfida c’erano ben altri avversari da affrontare oltre che
altri due membri
della Muscle League che risultavano ancora scomparsi.
DikDik
van Dik risultava ancora disperso, Wally Tusket si trovava nel tempio
della
Speranza per chissà quale motivo e le comunicazioni
dell’intero pianeta
risultavano ancora danneggiate ( ma in fin dei conti erano passati solo
due
giorni da quel brutto temporale ) pertanto provare a comunicare con i
propri
familiari risultava alquanto faticoso.
In
pratica su quel treno maledetto la tensione era arrivata quasi ad
essere
tagliata con il coltello, con Terry Kenyon e Jeager che volevano darle
di santa
ragione ad un Mask reo di aver velatamente insultato l’intera
combriccola di
chojin sul fatto che si erano fatti fregare dal troppo alcool come dei
ragazzini, fino a giungere alle discussioni fin troppo pungenti tra
Hammy e
Flash con parole che avevano fatto irrigidire il piccolo allenatore di
Kid
Muscle.
“…la
sai una cosa?! Sembra quasi che ti dispiaccia dover divorziare da me!
Se siamo
finiti in questo casino è anche per colpa tua, e io non ho
nessuna intenzione
di rimanere con questo anello ancora per molto! E poi tutte queste
storie per
un taglietto…!”
“Il
taglietto in questione mi è quasi costata la carriera oltre
che la vita! E il
fatto che tu sia così sulla difensiva mi fa dedurre che hai
da nascondere
qualcosa! Ti conosco fin troppo bene
‘miss-sono-la-prima-donna’ del caro
papi…”
Molto
probabilmente nessuno dei due la raccontava giusta visto che nonostante
le
punzecchiature non c’erano stati forti dinieghi riguardo le
accuse che si
lanciavano. Fu dunque lo stesso Meat a mettere fine a tutti quei
litigi,
aiutato anche da Check Mate che teneva stretti a se
l’americano e il tedesco
mentre Kid se l’era data a gambe su di un altro vagone
sentendo aria di guai,
sbraitando più forte del solito tanto da far tacere persino
i due coniugi
rancorosi.
“adesso
BASTA!! Abbiamo ancora parecchi chilometri da fare e se vogliamo
arrivare al
prossimo incontro è meglio farlo il più
tranquillamente possibile! Quindi
evitate le provocazioni e usatele per dopo!” e qui era logico
che si riferiva
ai giovani lottatori che bene o male gli diedero retta
“quanto a voi due
ricordatevi che la Muscle League vi sta facendo un favore
in questa impresa infernale! Non ci viene in tasca niente
nell’aiutarvi quindi, invece di litigare, approfittatene per
andare un po’ più
d’accordo!”.
Le
sue successive parole erano poi giunte sia ad Enmerald che a Warsman,
rimasti
principalmente attoniti per quella furiosa ramanzina, per poi
riflettere che
si… l’intera combriccola di chojin non avrebbe
vinto nessuna coppa alla fine di
questo pseudo torneo e dovevano ritenersi solo fortunati di avere a
disposizione dei professionisti pronti a combattere.
Ma
ora che si trovavano al freddo, con Kid Muscle che si era avvolto
attorno al
mantello di Check Mate per ripararsi dal freddo, sembrava che la
scintilla
stesse per scoppiare nuovamente e il tutto per delle stupide mucche
viola!
–
Hm, è una mia impressione o alcune di queste mucche sono
sellate? – mister
Kenyon ovviamente si riferiva a quelle che si erano avvicinate al
gruppo e
davano noia alla marchesa – diamine, sono pronto a giurare
che queste non sono
mucche da latte! –
–
Ja… e questa montagna a
guardar bene
ha degli scalini intagliati nella roccia. Forse questo è un
antico sito di
pellegrinaggio o qualcosa di simile –
Ciò
che aveva notato Jeager era un po’ nascosto dalla neve, ma
nella roccia erano
stati scolpiti dei gradini piuttosto ampi che permettevano il passaggio
di una
cavalcatura o anche di un paio di persone che camminassero fianco a
fianco.
Questo senza ombra di dubbio era un lato positivo, erano già
duri dal freddo
nonostante l’abbigliamento abbastanza adatto presente nelle
loro valige ( non
avevano scarponi o cappotti perché si aspettavano di fare
una vacanza nella
temperata Venturas e non in un ghiacciaio ), e il fatto che avrebbero
percorso
la scalata in groppa a degli improbabili destrieri era un punto a loro
favore…
ma ancora non potevano immaginare che in vetta il freddo sarebbe
aumentato
nella stessa misura in cui l’ossigeno avrebbe iniziato a
farsi più rarefatto.
–
Queste bestie non sono qui per puro caso, penso che le abbiano sellate
apposta
per poter iniziare la scalata – fece il giovanotto di origini
inglesi salendo
agilmente sulla schiena di una mucca – suggerisco di metterci
in moto quanto
prima, visto che a breve sarà buio ed usciranno fuori i
mostri cattivi che vi
mangeranno…–
–
D-davvero?! Io vengo con te, Meat!! Ho troppo paura! –
Kid
Muscle, da bravo credulone, non aveva compreso che le parole di Kyle
erano
state dettate unicamente per prendere in giro l’intero
gruppo, e fu lesto a
salire in groppa sulla stessa mucca in cui il lottatore del Principato
di
Monaco aveva preso posto assieme al piccolo kinnikku nonostante
l’ovvia
perplessità di quest’ultimo. E l’ultima
punzecchiatura del Mask non passò
inosservata agli occhi del figlio di Broken Jr.
–
Tzk, fai tanto lo sbruffone ma sei solo un teppistello da due soldi
– lo ammonì
aspramente Jeager, guardandolo dritto negli occhi e notando solo
arroganza – i
mostri saranno l’ultima delle tue preoccupazioni nel mentre
che saliamo in
vetta! –
Kyle
si limitò unicamente a far schioccare la lingua nel palato
in un gesto di noia,
eppure avrebbe fatto meglio a credere alle parole di un tedesco che ne
sapeva
molto più di lui, dato che il padre ex alcoolizzato non si
era risparmiato dal
fargli fare pesanti allenamenti sulle Alpi Svizzere quando era solo un
bambino.
–
Sigh, avrei fatto meglio a restarmene in albergo come mio padre!
–
Giustamente
l’ennesima lamentela del principe dei kinnikku era riferita
al fatto che King
Muscle aveva ben pensato di restarsene chiuso al caldo nella
pensioncina in cui
soggiornavano al villaggio ufficialmente per motivi di salute, anche se
in
realtà si trattava di una scusa per poter flirtare con la
giovane portinaia. Alla
fine comunque, tutti salirono in sella a quelle mansuete mucche ad
eccezion
fatta, ovviamente, da Emerald Lancaster che ben pensò di
aggrapparsi alla
schiena di Warsman pur di non toccare la schiena di quella immonda
creatura che
neppure calcolava la presenza umana sulla propria groppa.
–
Uff… ma non ti puoi sedere come tutti gli altri? Urgh! E
stai un po’ attenta!
Così vai ad aprirmi i punti alla ferita! –
–
Col cavolo che vado a toccare questa sudicia bestia!! Fatti un
po’ più in là
sulla sella invece di lagnarti! –
La
schizzinosa marchesa aveva difatti avvinghiato le gambe attorno alla
vita
“dell’adorato” marito mentre le braccia
gliele aveva strette al collo,
provocando così una prima fuoriuscita di sangue dalla ferita
alla nuca. La
vista di quelle piccole gocce rosse che iniziavano ad intravedersi
sotto il
tessuto della giacca dell’ex lottatore portarono la ragazza a
deglutire preda
di emozioni contrastanti, si era fatto del male anche per lei in fin
dei conti,
ma l’orrore che provava per i bovini la portò a
negare con forza con la testa e
scacciare via pensieri fin troppo scomodi al momento.
Non
era il caso di pensare al casino in cui si era ficcata quasi
volontariamente
con il rapimento di Alya da parte del suo stesso padre, e per quanto
potesse
essere una misura precauzionale non era tanto sicura che questa volta
Howard
avesse ragione nel detenere una
persona anche se trattata bene, e per quanto riguardava
Michael… a quest’ora
avrà sicuramente letto il messaggio che gli aveva lasciato
in camera e
probabilmente si era pure messo sulle sue tracce magari dopo averla
pure vista
in televisione. Che fosse anche lui deluso dal suo comportamento
stupido?
Magari aveva contattato pure lui il marchese Lancaster?
Ancora
non poteva sapere che al momento mister Connors aveva deciso di
compiere una
missione in “solitaria” e che per tenerla il
più possibile lontano dai guai era
il caso di non avere più nessun contatto con Emerald, e
tutto ciò che poteva
fare al momento era deglutire quasi divorata dai rimorsi e magari
essere un po’
più “gentile” con un uomo che al momento
rischiava di vedersi i punti sul collo
aperti a causa di strattoni improvvisi.
Decise
dunque di mollare la presa e sedersi un po’ più
composta nonostante il lamento
che le uscì di bocca una volta che con il sedere
toccò la schiena di
quell’orrida mucca viola, limitandosi ad allacciare le
braccia attorno alla
vita di Warsman e di nascondere il volto tra le sue scapole.
L’ex lottatore rimase
in principio un po’ perplesso da quel suo gesto, ma poi si
rilassò sentendo che
la ferita non gli pulsava più e che la stessa Emerald non lo
stava stringendo
fino a soffocarlo.
La
scalata era appena iniziata, non certo nei migliori dei modi, ma ora il
silenzio che era calato in mezzo alla combriccola lasciava intendere
che non
era più tempo per le stupidaggini.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Niamh
non era brava a tenere un segreto. Quando lo faceva, quelle poche volte
a dire
il vero, spesso le faceva dannatamente male
tanto da trovare difficoltoso confidarsi con qualcuno.
Le
era già successo qualche mese fa di riuscire finalmente a
trovare la forza che
ci voleva per sfogarsi con qualcuno, ma ora si chiedeva costantemente
se era il
caso di confidare il nuovo segreto che si portava dentro, e
più precisamente
nelle tasche del golfino verde mela, poiché erano passati
ormai due giorni
dalla scomparsa della dottoressa Alya e gli animi si stavano facendo
sempre più
tesi.
Sapeva
che quella mattina Robin Mask, accompagnato da sua sorella Elizabeth,
avrebbe
fatto una visita di “piacere” al
proprio… vicino di casa dopo quella che era
stata una conversazione piuttosto interessante avvenuta nella sala
verde di
villa Mask, e sapeva che Kevin aveva provato a dissuaderlo dal poter
commettere
una possibile cazzata ad andare dal Lancaster senza però
ottenere un risultato
concreto.
Il
cosiddetto “disastro” giunse quando Elizabeth Mask
non si ricordò, nel mentre
che sorseggiava il proprio tè nero, il nome della possibile
ragazza fortunata che aveva
velocemente sposato
l’ex allievo di suo fratello.
“Dunque
Warsman si sarebbe davvero
sposato?” fece un Robin piuttosto incredulo di fronte a
quella notizia a dir
poco insolita “non lo facevo capace di un simile
gesto… per giunta su Amazon,
poi! Un vero peccato che non diano in diretta
l’evento”
Quel
giorno non si aspettava di
perdersi metà del pomeriggio in futili pettegolezzi, ma
doveva ammettere a se
stesso che il metodo di sua sorella era molto più rilassante
che dare pugni
contro un sacco di sabbia inanimato. Ovviamente non poteva sapere che
l’evento
trasmesso sul canale satellitare della IWF era stato oscurato in
Inghilterra,
ed essendo pure considerato un evento “minore”
sulla Terra veniva trasmesso in
seconda serata e dunque solo seguito dai più appassionati,
poiché se lo avesse
fatto avrebbe fatto due più due decisamente molto prima del
tempo.
“Hm,
così pare. E secondo Kyle IO
dovrei conoscere la ragazza in questione…
hmm…” sorseggiò lentamente il proprio
tè nel mentre che il fratello e il nipote, Kevin aveva
deciso di stare
saggiamente in silenzio durante quella chiacchierata, la osservavano
con le
orecchie tese “stai a vedere che si è sposato con
Emerald Lancaster?! È da più
di un anno ormai che ci sono svariati pettegolezzi che vedono la figlia
del tuo
caro vicino di casa intrigata in chissà quale
complicità criminale con il tuo
allievo! Si dice addirittura che abbiano pure sparato alla gamba di un
barista
in un pub di Londra, ma credo che quella sia solo una
leggenda…”
Quel
fatto non era una leggenda ma era accaduto veramente, ma per ovvi
motivi non si
poteva accertare che la novella sposa fosse proprio Emerald a causa di
comunicazioni telefoniche tutt’altro che facili a causa dei
satelliti malfunzionanti.
Era solo una sorta di indizio che tuttavia non poteva essere confermato
in due
minuti, ma il capofamiglia dei Mask aveva praticamente insistito
sull’andare a
trovare il vecchio Howard non appena aveva percepito la campanella di
pericolo.
Ed
Elizabeth, per scongiurare l’ennesimo litigio tra padre e
figlio, poiché
giustamente Kevin non voleva vedere il proprio genitore partire in
quarta alla
volta della tenuta Lancaster per cercare un colpevole che al momento
non
esisteva, si era offerta volontaria per accompagnare lo scontroso
fratello dal
marchese ufficialmente come visita di cortesia. Una
buona idea, almeno in parte se avevano
intenzione di scovare qualche indizio utile, ma per Niamh sembrava
quasi di
tenere nascosto un segreto che avrebbe evitato possibili disastri
all’interno
della villa Lancaster.
Con
Lizzie non si correva questo pericolo, ma restava il fatto di possedere
quella
sensazione in corpo di intralciare in qualche modo le immagini.
–
Niamh? Va tutto bene? Non hai ancora toccato il tuo
tè–
A
riscuoterla da quei pensieri tutt’altro che allegri ci
pensò la voce del suo
ragazzo, e sobbalzando riportò lo sguardo verso il tavolino
appena preparato
dal maggiordomo capo. L’anziano Archie si limitò a
sorridere lievemente e con
comprensione, nel mentre che serviva la bevanda calda anche al proprio
signorino, nei confronti di una fanciulla che divenne paonazza in volto
trovandosi a borbottare parole di scuse portandosi alle labbra una
tazza ormai
tiepida.
Attualmente
i due ragazzi si trovavano all’interno del cottage, lontano
dagli occhi
indiscreti degli adulti, e se la giovane di origini irlandesi sapeva di
tutta
quella chiacchierata di ieri era solo per bocca dello stesso Kevin. Non
poteva
piò nascondere ciò che conservava nelle proprie
tasche, altrimenti la paranoia
di considerarsi alla stregua di una “criminale”
l’avrebbe perseguitata a lungo
proprio come quella di essersi sentita, per molto tempo e a torto, una
poco di
buono.
–
A dir la verità… ecco si, c-ci sarebbe qualcosa
che alla polizia non ho detto…–
Quasi
si pentì di aver sussurrato simili parole, poiché
gli occhi dorati di Kevin
emisero un luccichio tra il sinistro e il preoccupato portandola di
conseguenza
a svuotare velocemente le tasche del proprio golfino temendo una
possibile
sgridata che in fin dei conti pensava di meritarsi per davvero.
Sul
tavolino di vetro dunque, sotto lo sguardo sempre più
perplesso del campione in
carica della Corona Chojin oltre che dell’anziano Archie,
vennero sbattuti
svariati oggetti tra cui scontrini della farmacia, caramelle per la
gola e
quello che sembrava un bottone ammaccato.
–
Niamh… che diavolo stai dicend…–
–
Mi dispiace! Mi dispiace!! Ho trovato questo bottone con il simbolo dei
Lancaster dal benzinaio subito dopo che la dottoressa era scomparsa!
M-ma
poteva essere li da giorni ed è per questo che
l’ho tenuto… io… io ho pensato
che forse era il caso di mostrartelo prima a te…–
Sotto
l’elmo di metallo di Kevin Mask si alternarono svariate
espressioni facciali
per ogni singola emozione che gli attraversò
l’anima nel momento esatto in cui
la sua ragazza aveva velocemente confessato l’inimmaginabile.
Stupore,
delusione, rabbia, ansia, speranza… si alternarono tutte
molto velocemente
nell’esatto momento in cui prese con mano tremante quel
bottone dorato
visibilmente schiacciato da una forte pressione, forse una macchina, e
dopo
svariati minuti di silenzio spesi a guardare quel piccolo artefatto
decise di
spezzare quella visibile tensione che si era creata in soggiorno.
–
Niamh… confesso che avrei preferito che tu me lo dicessi
prima! – e qui la
giovane abbassò gli occhi avvertendo l’ovvia
delusione nella sua voce, ma Kevin
fu veloce a precisare – Ma!... e ripeto,
“ma”… credo che tu abbia fatto bene ad
informare me anziché la polizia! Quei buffoni anche se
prendessero questo
indizio – oltre che il matrimonio del suo ex allenatore
– non riuscirebbero mai a
collegarlo con i Lancaster. Anche
se… purtroppo sempre un indizio rimane–
Era
una situazione oltremodo frustrante non avere nulla in mano se non
delle mere
briciole di pane, ben sapendo che lo stesso marchese non avrebbe avuto
problemi
a nascondere qualunque cosa avesse da nascondere anche se certi indizi
potevano
benissimo portare a lui. Se era vero che Emerald aveva sposato Lord
Flash,
anche se a quanto pare si stavano rimboccando le maniche per ottenere
il
divorzio, allora mister Lancaster avrebbe fatto qualunque cosa pur di
aiutare
la propria principessa… anche rapire una donna che non
c’entrava nulla pur di
assicurarsi la collaborazione di uno scomodo genero.
A
spezzare quel triste silenzio, una autentica metafora di impotenza
umana, ci
pensò lo stesso maggiordomo in capo posando la teiera ancora
fumante sul
carrellino delle vivande.
–
Se mi concedete una parola, signorino Kevin, potrei consigliare una
strategia
un po’ rischiosa quanto potenzialmente
efficace…–
–
Uh? Spiegati meglio, Archie– se il campione in carica della
Muscle League era
interessato non c’era da stupirsene, così come la
stessa Niamh – cosa intendi
con metodo efficace? –
Non
che l’idea del rischio piacesse a Kevin, non tanto per se
quanto che ci andasse
di mezzo gente che non c’entrava nulla con tutta la brutta
storia che si era
creata, ma l’anziano maggiordomo non battè ciglio
nel mentre che sistemava il
servizio da tè sul carrellino.
–
Si da il caso che conosca l’anziana governante di casa
Lancaster, al sabato
sera ci incontriamo al “the end of the world” pub
per una partita a carte, e
giusto la settimana scorsa si lamentava del fatto che non riuscisse a
trovare
una ragazza che riuscisse a piegare le lenzuola in maniera
decente… il posto è
tutt’ora vacante, e mi chiedevo se la signorina Niamh fosse
disposta ad
accettare un lavoro faticoso quanto ben pagato…–
–
C-cosa?! Oh, andiamo Archie! Vorresti davvero metterla in
pericolo…?!–
Il
piano del maggiordomo lasciava intendere che la giovane fidanzata del
suo
signorino si infiltrasse a villa Lancaster sotto mentite spoglie per
poter
avviare indagini più accurate laddove la polizia, per ovvi
motivi, non sarebbe
riuscita ad arrivare, ma logicamente non è che Kevin fosse
ben disposto a far
correre rischi inutili a Niamh.
Anche
se… decisamente non si aspettò che la giovane
donna acconsentisse ad un piano
del genere.
–
Se ciò può essere di qualche aiuto alla
dottoressa Alya… allora sono anche
disposta a correre il pericolo! – non sembrava molto sicura
di quello che stava
dicendo, ma era comunque disposta a rimediare ad una omertà
poco salutare,
fermando le proteste di Kevin con una alzata di mano – ehm,
tieni presente che
i Lancaster mi conoscono solo di vista. Mi basterà tingermi
i capelli e non
mettermi in mostra! Glielo devo Kevin… è una
delle poche amiche che ho! –
Era
vero in effetti, il suo carattere già schivo per natura le
aveva permesso di
coltivare poche amicizie buone e tra queste c’era da
annoverare anche la nuova
signora Mask. A modo suo Niamh si sentiva in debito con Alya per averle
fatto
aprire gli occhi su tutta la sua relazione con il campione della Muscle
League,
e per quanto Kevin potesse non tollerare di vederla in pericolo
decisamente non
sarebbe riuscito a farle cambiare idea.
–
Io… non voglio che ti accada nulla di male…
però…–
Però
c’era da ammettere che come piano poteva anche funzionare,
sebbene avrebbe
preferito di gran lunga andare lui di persona che comunque con i
travestimenti
ci sapeva fare. Ma quanto sarebbe durato prima che lo scoprissero? Chi
gli
garantiva che la sicurezza di casa Lancaster avrebbe avuto una lacuna
proprio
durante la sua esplorazione?
La
situazione era così complicata che non poteva far altro che
seguire due scelte,
ossia lasciare tutto il lavoro in mano alla polizia, che nel caso
mister Howard
centrasse qualcosa non lo scoprirebbero mai, oppure tentare
l’impossibile e
sbrigarsela da soli facendo rischiare la vita alla persona che amava
senza
contare che comunque si stava parlando di Alya e della bambina che
portava in
grembo.
Che
fare, dunque?!
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Ci
aveva visto bene Jeager per quanto riguardava il freddo.
Attualmente
l’intero gruppo si trovava a quota 2500 metri, o forse anche
di più, e i primi
segni di stanchezza iniziavano a farsi sentire sull’intero
gruppo. E come se
non bastasse, una tempesta di neve aveva iniziato ad abbattersi sul
loro
cammino appena toccati i 1600 metri di altezza con il vento gelido che
creava
letteralmente delle stalattiti addosso ai giovani chojin.
Kid
Muscle aveva due lunghe stalattiti di ghiaccio che gli scendevano lungo
il
naso, ed anche se si era coperto pure lui con il mantello di Check Mate
poco
poteva fare con il freddo pungente che entrava fin dentro le ossa.
Ritrovandosi
a battere costantemente i denti mentre davanti a lui il lottatore del
Principato di Monaco cercava di proteggere il proprio allenatore
coprendolo con
l’altro lembo del proprio mantello in un gesto onorevole.
Se
a loro andava tutto sommato bene, non si poteva dire altrettanto
riguardo a
coloro che un mantello non ce l’avevano. Kyle Mask aveva la
schiena curva nel
mentre che cavalcava la propria mucca di montagna completamente
incurante del
vento gelido e dello scarso ossigeno, in un segno evidente che il
teppistello
di Edimburgo non era affatto abituato a climi estremi nonostante la sua
tempra
di chojin, ed anche Terry Kenyon continuava a tossire e a battersi il
petto con
ambo i pugni per potersi scrollare di dosso il ghiaccio che continuava
a
riformarsi. A quanto pare l’unico ad essere indifferente al
poco ossigeno e al
freddo tanto da scrollarsi di dosso i cristalli di ghiaccio con
semplici gesti,
a dir poco annoiati, delle mani era il figlio di Broken Jr.
Molto
probabilmente il ragazzo aveva eseguito un allenamento speciale per
avere una
resistenza al freddo superiore a quella degli altri, ma a Lord Flash
questo non
importava. Non solo perché anche lui era abituato al freddo
pungente e dunque
sapeva gestire bene una situazione del genere, quanto perché
il gruppo non era
composto da soli chojin ma anche da un civile che decisamente non era
abituato
ad un simile clima estremo.
Emerald
Lancaster era a tutti gli effetti una ragazza fisicamente forte, ma non
era una
chojin e dunque poteva anche rimanere assiderata da una simile
temperatura o
peggio ancora finire soffocata dal mal di montagna se non si fosse
abituata
alla pressione atmosferica.
–
Porcello… ho f-freddo…–
La
giovane ereditiera attualmente aveva cambiato posizione sulla schiena
della
vacca viola per ordine stesso del compagno, portandosi sul davanti
della sella
così da poter ricevere più calore da parte del
corpo dell’uomo. Non che potesse
fare molto per combattere il freddo da sola, si era alzata giusto il
cappuccio
della giacca sportiva ma restava comunque in shorts, pertanto Warsman
cercava
di tenerla il più riparata possibile dalle intemperie
stringendosela a se anche
se con scarsi risultati.
–
Cerca di tenere botta ancora un po’… parlami,
Emerald! –
Doveva
tenerla sveglia il più a lungo possibile, poiché
se si fosse addormentata
avrebbe rischiato di complicare ancora di più la sua
situazione fisica. Sapeva,
tra l’altro, che lo “stimatissimo” padre
della giovane donna aveva messo a
disposizione il viaggio in treno e l’alloggio gratuito, ma a
quanto pare non
aveva fatto molto per tutta quella disastrosa scalata fatta al freddo
pungente.
Molto probabilmente tutto quel percorso faceva parte della sacra prova
che i
due sposi riluttanti dovevano affrontare e né Howard,
né qualsiasi autorità
competente, avrebbe potuto fare molto se non quello di osservare la
propria
principessa morire assiderata tra le braccia di una bestia delle steppe.
In
pratica: dovevano sperare di arrivare sani e salvi fino in vetta,
coltivando
tale speranza che si affievoliva sempre di più ad ogni
gradino che le mucche
salivano.
–
Rat-ta-ta… c-che freddo, maledizione! – si
lamentò giustamente il lottatore
americano battendo i denti oltre che colpendosi gli avambracci per
farsi più
caldo – e tu mi spieghi come diavolo fai ad essere
così impassibile?! Cavolo,
Jeager! Mi fai quasi paura–
Il
tedesco non ribatté nell’immediato, troppo
concentrato a controllare i battiti
cardiaci oltre che cercare di vedere qualcosa oltre la tempesta di
neve, e solo
dopo diversi minuti si ritrovò a scrutare il cielo e notare
qualcosa di insolito
oltre ai fiocchi di neve che scendevano furiosi.
–
Hmm… siamo decisamente in alto qui –
assottigliò le palpebre e provò ad
osservare meglio quel puntino in lontananza – troppo in alto
per un’aquila –
Non
era l’unico ad essersi accorto che, ormai arrivati a quota
4000, un uccello
stava volando in cielo a quanto pare molto interessato al loro cammino.
Anche Meat
aveva notato quella sagoma scura in cielo ed era anche pronto a giurare
che
fosse fin troppo grande per un cello predatore. Durante il viaggio di
arrivo su
Amazon si era letto per bene il catalogo online sulla fauna locale del
pianeta
tramite il tablet offerto dalla compagnia areospaziale, e gli uccelli
più
grossi esistenti si trovavano verso il sud del pianeta tra cui il
variopinto
beccaccino e l’aquila argentata famosa per essere abbastanza
grande da divorare
anche gli esseri umani, mentre ora si trovavano nell’estremo
nord con ben altre
creature che fino a quelle altezze non arrivavano.
“Uhm…
stai a vedere che è un agente del tempio?”
I
suoi pensieri sull’essere quantomeno sorvegliati si
stemperarono presto, poiché
fu con un grido di gioia che Kid Muscle accolse il sole che finalmente
faceva
capolino tra le nubi grigie come a voler premiare la loro ostinazione
nel voler
continuare quel percorso letale.
–
Guardate ragazzi! La tempesta sta cessando! E il sole è
finalmente sbucato
fuori!! Uha ah ah!! –
–
E bisogna ammettere che si può godere di un ottimo panorama
da quassù. Si può
notare l’intera vallata–
L’affermazione
di Check Mate era vera, poiché a mano a mano che la tempesta
andava scemando,
quasi come se le fosse stato “ordinato” di
ritirarsi ora che il gruppo aveva
quassi raggiunto la cima, ma non era il bel panorama ad aver attirato
un Kyle
Mask in parte ancora infreddolito, quanto la presenza di un colossale
arco in
stile giapponese che segnava il passaggio in un punto molto importante.
–
Più che per il paesaggio… direi che dovremmo
essere grati di vedere il tempio
ora che ce l’abbiamo davanti – si mise a respirare
l’aria di montagna ad ampi
polmoni, notando che non solo era bella fresca ma anche decisamente
abbondante –
hm… saremo a quota 4500 ma qui c’è la
stessa quantità d’aria che si può
trovare
a valle, merito della sacerdotessa? –
Poteva
anche essere, così come poteva essere che dei macchinari
terraformanti
permettessero che sulla vetta spianata della montagna si generasse una
bolla di
ossigeno che permettesse la vita anche in condizioni estreme. Ma tutto
sommato
la vista del tempio si ripagò di tutta quella difficile
scalata regalando ai
pellegrini uno spettacolo unico.
Il
tempio era in stile giapponese, ed era reso praticamente bianco dalle
molte
stalattiti che scendevano dalle sue grondaie e dai porticati,
rendendolo simile
alla dimora di una sperduta regina delle nevi anziché un
tempio sacro.
E
ad attendere il gruppo sui gradini principali del tempio, con sommo
stupore di
tutti c’era nientemeno che Wally Tusket che agitava la mano
in segno di saluto
decisamente contento di rivedere i propri amici.
–
Ehi! Ragazzi! Da questa parte!! –
Gli
stremati amici del tricheco irlandese si accorsero di lui dopo un
po’, troppo
stanchi e ancora concentrati ad osservare il palazzo invernale, ma poi
si ridestarono
e trovarono la forza di smontare dalle improbabili cavalcature per
correre
incontro al loro amico scomparso. Per ovvi motivi ci fu dunque un
abbraccio
collettivo di gruppo con il compagno ritrovato che corse loro incontro,
tanto
che sia Kid che il tricheco umano scoppiarono in un pianto
melodrammatico.
–
Wal! Ehi amico… ma come hai fatto a finire qua? Non lo sai
che eravamo in
pensiero?! –
Giustamente
l’osservazione di Terry rappresentava il pensiero comune
dell’intera
combriccola di amici, ed una volta che tutta quella scenetta a cui
mancavano da
sfiondo glitter e fiorellini, secondo il parere di Kyle ovviamente, il
mite
Tusket si ritrovò a rigirarsi le dita delle mani con un
certo imbarazzo.
–
Uh… ecco io ho provato a contattarvi il giorno dopo la
festa, ma le linee
telefoniche non funzionavano! Ma davvero non vi ricordate quello che
è successo
a Moonlight? Della proposta che ci ha fatto il diacono della
sacerdotessa Erza
riguardo un allenamento speciale? –
Erano
successe molte cose quella notte e anche se Wally non aveva bevuto
così tanto
alcool aveva comunque accettato una proposta di lavoro alquanto
inusuale magari
credendo di fare la cosa giusta. C’erano molte cose da
spiegare in effetti,
prima di incontrare la somma sacerdotessa del luogo e decidere con lei
l’incontro
da disputare almeno entro domani.
Ma
francamente parlando, per Kyle Mask e il suo allenatore, che ora aveva
tra le
braccia una Emerald che riposava tranquillamente dopo che pure loro
erano
smontati da cavallo, poco importava di quella stucchevole scenetta che
non
avrebbe certo risolto i loro
problemi. Bisognava ancora decidere chi avrebbe combattuto contro chi,
ed il
problema principale era che alcuni di loro erano reduci da un altro
combattimento e dunque ancora convalescenti per poterne disputare un
altro dopo
essere rimasti quasi congelati durante la scalata.
–
Non so te… ma questo posto non mi piace –
Il
giovane lottatore inglese lo disse sussurrando al proprio allenatore, e
lo
stesso Warsman si ritrovò ad osservare in cielo la stessa
aquila di prima che
ora volteggiava lontano in cielo… in apparenza tranquilla e
ignara della loro
presenza.
–
Non sei l’unico ad avere un brutto presentimento, compagno
– quasi
istintivamente strinse a se una donna che ora stava pure russando dalla
fatica,
venendo completamente ignorata – speriamo solo che non
perdano troppo tempo in
inutili smancerie! –
Forse
era un pensiero un tantinello freddo, ma si trovava perfettamente in
linea con
l’atmosfera decisamente ghiacciata.
Se
avete visto il film “Up” della Pixar allora non
dovrebbe sorprendervi il beccaccino
xD ( ho deciso che su Amazon ci saranno un 90% di animali strani )
mentre per l’aquila
argentata mi sono ispirata… ad un’aquila esistita
veramente in epoca
preistorica, precisamente in Nuova Zelanda, e che le persone se le
mangiava per
davvero tanto da essere temuta e venerata dalle popolazioni native.
Per
il resto Erza NON è la copia della protagonista di Frozen,
ok? La si vedrà nel
prossimo capitolo!
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Capitolo 15 *** galli senza pollaio ***
Erano
ormai due giorni che Morrigan se ne stava rintanata
all’interno delle sue
stanze private. Non era cagionevole di salute, questo andava detto,
quanto era
impegnata a… parlare d’affari con il proprio
avvocato di fiducia.
E
no, non era neanche implicata in guai giuridici poiché il
mondo ignorava della
sua esistenza anche grazie alle autorità corrotte che era
riuscita a portare
dalla sua parte versando loro una quota delle sue azioni in borsa
riguardo
attività fasulle sul training dei chojin suoi alleati. Si,
la vendita di sabbia
rossa era qualcosa di molto più sottile ora che la donna
aveva imparato la
lezione, e la vendita autorizzata di integratori alimentari non dava
fastidio a
nessuno così come non dava fastidio la vendita di grucce,
polistirolo e altre
sciocchezze di uso quotidiano che non destava molto interesse alla
dogana. Le
autorità di solito controllano bene le merci provenienti da
Amazon, ma per
quanto riguarda le merci innocue
che
vengono da altri pianeti?
La
strega era stata abile nel tessere le sue amicizie al di fuori del
convento in
cui era reclusa, affidandosi a burocrati senza scrupoli ben disposti a
far
vincere i loro campioni con l’aiuto di una
“spintarella” chimica, nonché a
scendere a patti con avvocati pronti a salvarle il culo e messi a sua
disposizione da amici più o meno influenti che le dovevano
un favore.
Contrariamente
a dieci anni fa, i pellegrinaggi al tempio in cui professava non erano
più una
cosa buona e bisognava dunque puntarsi su un sistema di commercio
più ampio e
“pulito”, tenendo ben presente che su alcuni
pianeti l’utilizzo di sabbia rossa
a scopo terapeutico, per quanto suonasse come una presa per il culo nei
confronti delle leggi vigenti, era una mera realtà che la
portavano a muoversi
comunque con una certa discrezione.
Senza
amici che contano il commercio non gira, ma senza la giusta protezione
non
potrai difenderti dai cosiddetti amici pronti a voltarti le spalle
appena
qualcosa fosse andato storto. Il fatto che ora Morrigan vivesse in una
specie
di fortino inespugnabile non la dava già per vittoriosa
nonostante il sottile
commercio che era riuscita a mettere su, un commercio che con tutta
probabilità
sarebbe continuato anche dopo la sua morte vista la rete che aveva
creato, e
per quanto i suoi cosiddetti “amici” potevano darle
tutti gli avvocati che
voleva era sempre il caso di scegliersene qualcuno per se.
A
Bone Cold tuttavia quel Spectrus Specter ( nome altisonante, poi! )
piaceva
decisamente poco e ancor meno gli piaceva il modo in cui Morrigan si
comportava
in sua presenza… ossia come una ragazzina adorante davanti
al suo
cantante/attore preferito.
Quando
era entrato nella sala principale, fin troppo perfetto con quel suo
completo
grigio chiaro, aveva ignorato volutamente la presenza dei tre mercenari
favoriti della strega e si era diretto verso il trono con un accenno di
sorriso
ad incorniciargli una espressione fin troppo gelida accentuata ancor di
più dai
suoi occhi color ghiaccio. Ed appena lo sguardo vacuo di Morrigan si
era posato
su quello di un uomo all’apparenza freddo e impassibile, fu
come se una fiamma
si impossessasse delle sue pallide membra portandola ad alzarsi di
scatto dal
proprio scanno per corrergli letteralmente incontro con uno strillo
divertito.
Spectrus
fu lesto ad accoglierla tra le proprie braccia come se fosse stata
leggera come
una pima, e nonostante il metro e ottanta di altezza della donna
l’avvocato la
superava di gran lunga tanto da dare l’idea di essere quasi
un gigante,
baciandola con una certa passione dando quasi l’idea che se
la sarebbe fatta
proprio li davanti agli occhi dei tre allibiti mercenari.
Una
dimostrazione di forza invero, poiché riuscire a baciare una
strega dello
spazio senza comunque risentirne degli effetti di prosciugamento
energetico era
indice di una prestanza fisica, o meglio superiorità nel
vero senso della
parola, che quell’avvocato sconosciuto voleva far vedere a
tutti i costi ai tre
tirapiedi di Morrigan.
“Oh,
tesoro! Sono tanto felice di vederti! Ma tanto tanto”
flautò la strega dai
capelli rossi alla fine di quel lungo bacio appassionato “che
mi dici di bello?
Hai fatto quello che ti ho chiesto vero? Vero?! Sai che non vorrei
essere
costretta ad ammazzarti…”
“Tzk…
lo sai che è impossibile abbattermi” fece lui,
guardando di sottecchi proprio
il mercenario del pianeta Dokuro a cui più di tutti poco
piaceva quella scena
lasciva “magari potresti provare a farlo in privato, ho
alcune sorprese che ti
piaceranno da morire”.
Come
a dire: “siete dei poveri pezzenti con cui non vale la pena
sprecare il mio
tempo, vado a divertirmi!”. Sicuramente era un uomo fin
troppo sicuro di se con
tutta quell’aria di spirito di ghiaccio che si dava, ma
comunque decisamente
“debole” quando si trattava di carne femminile, e
tuttavia Bone Cold aveva
l’impressione che quella di Spectrus non era semplicemente
apparenza quanto una
constatazione di fatti.
Il
mercenario dette dunque un ultimo tiro ad una sigaretta ormai del tutto
consumata buttandola poi oltre le colonne di uno dei cortili interni
del
monastero, dando una fugace sguardo alle finestre situate agli ultimi
piani
della struttura centrale. Quelle erano le stanze di Morrigan, ed era
rintanata
li da ormai due giorni a fare chissà cosa con quel pezzo di
merda di due metri
e trenta senza tener conto che gli affari non sarebbero mai andati
avanti se
sua maestà non avesse alzato il proprio culo dal letto per
leggere i vari
rapporti che i suoi commercialisti
di
fiducia le spedivano ogni settimana.
Quella
di Bone Cold era logicamente preoccupazione per il lavoro, non gelosia,
che
forniva tanti bei soldi ma a suo parere aveva una struttura solo
all’apparenza
solida e duratura. Il mercenario aveva intuito che Morrigan stava
giocando
d’astuzia nell’entrare nelle grazie, in tutti i
sensi, di uomini potenti come
quello Specter… ma aveva anche intuito che il suo troppo
ottimismo prima o poi
le avrebbe fatto fare passi falsi. Forse il mercato che aveva messo in
piedi sarebbe
sopravvissuto anche alla sua dipartita, ma cosa assicurava a Morrigan
un futuro
sereno lontano da qui? Da un pianeta che l’aveva
già condannata alla nascita?
Bone Cold preferiva non pensare ad un domani fosco e soprattutto non
voleva che
la sua attuale datrice di lavoro decidesse di schiattare ancor prima
dell’ultima busta paga, ma più si andava avanti e
più non poteva fare a meno di
formulare pensieri negativi.
–
Hm, il tuo soldatino marcescente se n’è appena
andato… credo sia un po’ geloso.
Magari la prossima volta dovrei fargli vedere per bene come si usa l’attrezzo, visto che ho come
l’impressione che tu sia circondata da inutili omini
rinsecchiti decisamente
spaventati da un po’ di sforzo fisico –
Spectrus
Specter aveva osservato la figura del mercenario di Dokuro standosene
al
“coperto” di una leggera tenda, sebbene non avesse
timore di mostrarsi nudo
agli occhi di un guardone, e tutto ciò che ricevette dalla
bella strega fu solo
una risata strascicata e stanca.
–
Oh, suvvia… lascialo un po’ in pace –
altra risatina un po’ stanca nel mentre
che la padrona di casa si tirava su a sedere su di un letto dalle
lenzuola
ancora umide – è solo preoccupato per
me… oltre che per il lavoro si intende.
Come lo sono io del resto… capisci, si?–
L’altro
non rispose, limitandosi a sorridere in maniera impercettibile troppo
intento nell’osservare
la strega avvolta da quelle lenzuola stropicciate ed immaginandosela in
ben
altro modo nel mentre che si avvicinava a lui. Spectrus aveva un modo
piuttosto
possessivo di valutare le sue infinite relazioni con svariate donne
della
galassia, della serie “tu sei mia che ti piaccia o meno
finchè non mi stanco
io”, e sapeva di esercitare un grande fascino su molte donne
aliene che
immancabilmente si innamoravano di lui. Dovevano
innamorarsi di lui, perché era ciò che voleva
nella maggior parte dei casi
visto che la trovava una cosa a dir poco divertente, ed era in parte
anche nel
caso di Morrigan.
La
strega era ovviamente infatuata di lui, ma non del tutto da trascurare
il
proprio lavoro. Anzi, alle volte sembrava quasi che quella donna
facesse finta
di provare qualcosa per l’avvocato pur di tenerselo buono,
senza tuttavia
rinnegare il fatto di essere particolarmente entusiasta di avere
accanto un
uomo che non mostrava segni di debolezza ad un prolungato contatto
fisico con
lei neppure dopo quello che avevano appena compiuto. Come si faceva a
non
essere entusiasti di un uomo simile? Un amante perfetto e insaziabile,
un imprenditore
senza scrupoli che l’aveva aiutata con tutta la rete
burocratica più fastidiosa
oltre che ottimo sicario quando gli si chiedeva di fare un
po’ di pulizia in
modo discreto.
E
fu proprio formulando quell’ultimo pensiero che si
lasciò attirare in un
abbraccio alquanto possessivo da un uomo con gli occhi di ghiaccio ed
uno
sguardo… stranamente bollente anche per una donna come lei.
Ma fu comunque
abbastanza lucida dal bloccarlo nel baciarla nuovamente ponendogli un
paio di
dita sulle labbra, e benchè lui decisamente non
approvò quel gesto la strega fu
lesta spiegargli il motivo.
–
A-ah… direi che ci siamo divertiti abbastanza tesoro
– rise in modo rauco
vedendo la sua espressione facciale indurirsi per il mancato contatto
fisico
ricevuto – piuttosto, non credi sarebbe il caso di parlare di
affari? Mi sto
annoiando a stare qui a divertirmi e basta… soprattutto
quando c’è qualcosa che
mi infastidisce –
–
Spero per te che non sia il sottoscritto ad essere la fonte di tanta
noia–
Morrigan
sapeva che il suo fin troppo possessivo alleato era alquanto
suscettibile alle
critiche, fatte poi da una donna sulle sue doti amatorie poteva
risultare
alquanto pericoloso, ma si lasciò scappare una risata in
parte maligna
lasciandogli ben intendere che aveva provato gusto nel provocarlo
volutamente.
–
Oh… tu non potresti mai infastidirmi – e come mai
nei suoi occhi neri come la
pece, sclera compresa, c’era un guizzo abbastanza pericoloso
che poteva
rappresentare il contrario? – ma c’è chi
la fuori ha il potere di farlo eccome…
e potrebbe davvero mandare all’aria tutto il nostro
meraviglioso affare, lo
capisci vero? –
Lo
capiva eccome, così come capiva che non sarebbe stato poi
tanto entusiasmante
costringerla ad un rapporto sessuale sapendola crucciata per ben altri
motivi
che la rendevano… decisamente poco focosa e aggressiva come
voleva lui. La loro
alleanza era sottile come un filo di seta, ma era comunque dannatamente
valida
visto e considerato che entrambi i soggetti in questione non erano
degli
stinchi di santi e, se Spectrus copriva Morrigan, altrettanto faceva
lei dandogli
un supporto economico non indifferente che avrebbe smesso di esistere
nel caso
fosse successo qualcosa alla strega.
– Hm, e di quale
affare
si tratta questa volta? –
Lo
disse sorridendo appena, giusto quel minimo per lasciarle intendere che
aveva
capito fin troppo bene che madame aveva del lavoro per lui. Ma ancora
non
sapeva di che lavoro si sarebbe trattato e men che meno il soggetto che
avrebbe
dovuto terminare per ordine specifico della sua datrice di lavoro, non
intuendo
che avrebbe avuto ben poche informazioni sul bersaglio dato che la
strega non
aveva un radar incorporato.
Morrigan
aveva la sensazione che sua madre fosse sul pianeta, questo era
appurato grazie
anche al legame genetico in comune che possedevano, ma non avrebbe
saputo dire
da che parte del globo si trovava se non verso est e il suo
“segnale” era
ancora troppo debole per rappresentare una autentica minaccia. Ma
sapeva che
era su Amazon e sapeva anche il motivo per cui era giunta li.
La
strega non conosceva tutte le componenti del clan della propria madre,
era
finita in convento quando era ancora in fasce, e neppure le importava
accanirsi
contro una “famiglia” che per lei semplicemente non
esisteva. Era Alana quella
che esisteva, e forse grazie a Spectrus Specter avrebbe smesso di
esistere del
tutto.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Gli
faceva una certa impressione camminare per i corridoi a volta crociata
finemente affrescati, in stile barocco con rilievi in oro, della tenuta
Lancaster in un momento come quello.
A
confronto con quell’ambiente che sembrava una esplosione di
vita con i suoi
putti alati e corni dell’abbondanza, lui, Robin Mask, pareva
un mero
spaventapasseri con un completo insolitamente nero che rifletteva bene
il suo
stato d’animo. Sua moglie era ancora scomparsa, le
comunicazioni per Amazon non
funzionavano granchè ( a quanto pare il suo ex allievo si
trovava in una zona
fuori campo per non aver risposto ad un centinaio di furiose chiamate
da parte
del Mask ), e adesso aveva una voglia matta di saltare alla gola di
quel pazzo
bastardo di Howard solo per avere quel timido sospetto mosso dalle
parole di
Elizabeth.
Per
l’ex lottatore quelle ipotetiche riflessioni che vedevano la
primogenita dei
Lancaster accasata con Warsman erano più che sufficienti per
colpevolizzare
Howard di rapimento, dunque era una fortuna che sua sorella avesse
deciso di
presenziare quell’appuntamento a prendere un tè
dai vicini di casa. Quello di
Lizzie era un guinzaglio invisibile ma ugualmente efficace, tanto da
rimembrare
al proprio possente fratello chi è che avrebbe comandato per
tutta quella
spiacevole chiacchierata.
–
Mi raccomando fratello… lascia parlare me e tu limitati ad
emettere suoni afoni
come di tuo solito – fece
lei, dandosi un’ultima occhiata allo specchietto del
portacipria nel mentre che
attendevano nella saletta attigua a quella del tè, dopo che
il maggiordomo capo
li aveva accompagnati sino a li – siamo qui in visita di
cortesia dopo la mia
ultima chiacchierata con la marchesa. Hm, Janice ha preso a cuore la
nostra
situazione tanto da volerci fare le sue condoglianze–
Non
lo disse con cattiveria, sapeva bene che la povera signora Lancaster
non se
l’era passata molto bene durante il matrimonio di Robin, ma
il commento che
fece non venne apprezzato appieno dal proprio consanguineo. E no,
attualmente
mister Mask aveva ben poca pazienza di sopportare il cinico umorismo
della
donna.
–
Non è affatto divertente Lizzie –
sibilò lui, con gli occhi vermigli che
fissarono minacciosi una nobile impassibile – stiamo parlando
di mia moglie,
maledizione! E questo bastardo è…!–
–
…una adorabile persona che ha trovato il tempo di darci
udienza. E ora per
favore, vedi di attenerti al piano–
Il
tono asciutto, e anche lievemente seccato per tutta
quell’aura di nervosismo
che si stava già creando, di Elizabeth servì
anche a ricordare a Robin che le
grandi porte della sala da tè che dava a una delle tante
verande della villa si
erano ora aperte per dar loro un degno benvenuto.
Una
sala bellissima, tutto in quella maledetta reggia era bellissimo e
perfetto a
confronto di villa Mask e di qualsiasi altro palazzo, con gli stucchi
dorati a
decorare le colonne che separavano la sala dalla veranda a sua volta
decorata
con piante di agrumi già in frutto.
–
Ah… i signori Mask! Finalmente i nostri ospiti sono
giunti–
Ad
accoglierli c’erano ovviamente i coniugi Lancaster, che si
alzarono dai
divanetti vittoriani damascati di seta bianca venendo loro incontro, e
tra i
due quella più espansiva fu soprattutto Janice. Tanto che lo
stesso Robin
rimase un po’ disorientato quando la minuta moglie di Howard
non andò a
prendergli ambo le mani stringendogliele in un gesto di apprensione.
–
Oh quanto mi dispiace, Robin! –
ed era
sincera nel dirlo– in
televisione non ne
hanno parlato ed è stata Elizabeth a riferirmi
tutto… non si sa ancora niente
da parte dei rapitori? –
–
Uh… io… no, Janice. La polizia sta indagando, ma
ti ringrazio per
l’interessamento–
La
genuina bontà della marchesa aveva per un breve momento
disorientato Robin che
si trovò, per la prima volta da quando era successo tutto
quel fattaccio,
incredibilmente fragile per l’ovvio senso di impotenza che
era subentrato con
quel sequestro anomalo. Era già successo in passato di
sentirsi così
maledettamente male dentro, ovvero
quando Alisa si era ammalata sempre di più fino ad arrivare
a spegnersi sotto i
suoi occhi, divorata da un nemico che lui non avrebbe mai potuto
sconfiggere, e
se c’era una cosa che non voleva che accadesse di nuovo era
di perdere
nuovamente una persona a lui cara.
–
Oh, suvvia Janice… lasciamo che i nostri ospiti prendano
posto così da poter
conversare con più tranquillità. Non vogliamo
certo turbarli ulteriormente,
giusto? –
A
riportare alla realtà un assorto Robin, che già
si stava perdendo in ricordi
troppo malinconici per un uomo come lui, ci pensò il
marchese Lancaster che,
con uno strano luccichio negli occhi a cui l’ex lottatore non
seppe dare una
forma concreta, fece accomodare i propri ospiti sui deliziosi divanetti
della
veranda. Dall’esterno giungevano deliziosi i cinguettii dei
fringuelli, mentre
il profumo del tè ai frutti di bosco già servito
su di un tavolino di cristallo
fu un toccasana per gli spiriti irrequieti di molti dei presenti.
Quantomeno
inizialmente la chiacchierata fu abbastanza leggera, quel tipo di cose
e
argomenti che servivano a mettere sempre a proprio agio
l’ospite, e fu solo
quando Robin fu visibilmente più rilassato che Janice decise
di ritornare alla
carica con domande certamente meno dirette. Almeno in teoria.
–
Ancora non riesco a credere che la dottoressa Alya sia stata
rapita… ma a che
scopo poi? Vecchie ruggini tra chojin? –
–
Ancora non lo sappiamo, mia cara – e qui fu Elizabeth a
prendere la parola come
di accordo, nonostante la domanda fosse rivolta al fratello –
la polizia sta
facendo le sue indagini in modo serrato e abbiamo specificamente
chiesto il
silenzio stampa sull’accaduto… è stato
già sufficiente il clamore di quattro
mesi fa, non necessitiamo di altra pubblicità
scandalosa–
–
Indubbiamente un’ottima scelta, ma credo che bisognerebbe
valutare anche una
possibile vendetta da parte del figlio di qualche nostro
nemico… non dovrebbe
essere una pista poi così illogica–
Bisognava
ammettere che il sospetto mosso da Howard Lancaster era piuttosto
legittimo e
nell’ambiente dei chojin non era una cosa poi anomala
sequestrare un familiare
dello sfidante affinchè prendesse sul serio la sfida
lanciata, di norma si
trattava sempre di soggetti femminili, ma madame Mask aveva
già fiutato odore
di depistaggio lontano un chilometro. Non era saggio presentarsi in
casa del
proprio vicino e accusarlo immediatamente di rapimento come avrebbe
fatto
sicuramente Robin, così come non era nemmeno giusto
rimembrargli che aveva una
figlia con tutta probabilità sposata con il proprio
cicisbeo. Bisognava andare
per piccoli passi su di un sentiero che la donna aveva già
battuto in passato
con lui, sapendo che il marchese avrebbe trovato qualsiasi informazione
fasulla
da propinare loro pur di uscirne indenne e con l’anima
immacolata.
Per
questo Elizabeth Mask poggiò sul tavolino la propria tazza
di tè ormai del
tutto bevuto per poter accingere dalla borsetta un pacchetto contenente
sottili
ed eleganti sigarette di marca.
Chiese
il permesso silenzioso a Janice di potersene accendere una, che
acconsentì
tanto che si trovavano in una zona piuttosto arieggiata della casa e
dunque non
vedeva il motivo di sentirsi perplessi per quella richiesta, e frugando
nella
borsa andò a pescare un accendino argentato di pregevole
fattura.
–
Hm, forse è il caso di parlare di argomenti più
leggeri… come sta tua figlia,
Howard? –
La
domanda di Elizabeth portarono il marchese Lancaster a smorzare
lentamente il
sorriso dalle labbra, per poi ricomporsi bevendo un piccolo sorso di
tè caldo,
deciso comunque a non cedere di fronte a quella donna che
provò ad accendere
l’accendino ma invano.
–
Sta bene, Lizzie. Attualmente è in vacanza con un mio uomo
di fiducia…–
Altro
scatto alla rotellina di ferro dell’accendino, e stavolta un
cenno di fiamma
parve mostrarsi tra le mani di una nobildonna che lo guardò
di sottecchi e con
uno sguardo profondo come a volergli dire “so che ti ricordi
di questo. Sono stata
io”, portandolo per
questo a deglutire in maniera impercettibile.
–
Hmpf! Il tuo uomo di fiducia è uno zoticone, Howard!
Continuo a rimanere
contraria a questa tua scelta, Hammy non può mescolarsi con
uno come lui–
Un
altro scatto ad un accendino che pareva volutamente non volersi
accendere. I
gesti parvero farsi più lenti ed esasperati come se fossero
stati ben studiati
da una astuta torturatrice, volendo far riaffiorare nel marchese il
giorno in
cui Elizabeth Mask gli aveva bruciato i capelli per fargli dispetto. Ma
se
quella vecchia strega credeva di potergli far fare un passo falso si
sbagliava
di grosso!
–
Nostra figlia può fare quello che vuole, Janice…
e non parve dispiacerle la
compagnia di Michael…–
–
Hm, quindi secondo tale logica saresti disposto ad accettare qualunque
uomo
nella vita di tua figlia. Sei di larghe vedute mio buon
Howard–
Stavolta
il timido bagliore di un fuocherello che non voleva accendersi tra le
mani
della propria padrona venne accompagnato anche dalle sue parole
serpentine,
portando i nervi del marchese ad esasperarsi ancor di più
sapendo bene che la
Mask voleva che si fregasse da solo. Non sarebbe mai accaduto e Dio ne
sarebbe
stato testimone, anche se forse sarebbe stato testimone pure di un
altro
fattaccio.
Howard
non era l’unico che stava perdendo la pazienza con una donna
che pareva ormai aver
capito tutto del caso, neppure si fosse trattata del Tenente Colombo in
persona,
ma anche Robin Mask iniziava a non reggere più il gioco
della sorella con gli
occhi intrisi di puro odio bruciante nei confronti de proprio ex amico.
Ci
aveva provato l’ex lottatore a mantenere la calma come
previsto dal piano di
Elizabeth, eppure tutta quella crescente tensione non fecero altro che
farlo
innervosire sempre di più lacerato da un’ira
interiore che gli stava bruciando
sempre di più l’animo e la ragione. Ciò
si poteva già vedere dal modo in cui
stringeva e braccioli della poltroncina vittoriana e per come il suo
respiro si
era fatto più aggressivo, tanto che anche Janice lo
guardò allarmata pensando
ad un malore, ma questo non fecero demordere il marchese Lancaster che
iniziava
a stancarsi di tutta quella scomoda compagnia.
Ma
perché mai sua moglie aveva tanto insistito per ospitarli
proprio quel giorno?
Possibile che si fosse fatta davvero commuovere dalle parole di
Elizabeth Mask?
Quella donna era una strega senza cuore ed era giunta sino a li solo
per
trovare un colpevole che non c’era e non ci sarebbe mai
stato. E se in
principio il marchese aveva trovato interessante
quell’appuntamento per poter
studiare meglio le mosse di Robin, ora si stava semplicemente pentendo
di aver
aperto la porta di casa sua.
–
Io… si… cioè, no. Non proprio ecco
– non doveva mostrarsi debole di fronte al
nemico, si umettò in modo impercettibile le labbra
riprendendo dunque
compostezza– la vita di mia figlia non è affar
mio, ma che mi preoccupi della
sua salute, ergo nel caso specifico si accompagni con una persona
pericolosa,
quello direi che è legittimo… in fin dei conti,
cara la mia Lizzie, saprai
anche tu che i figli sono ciò che di più prezioso
abbiam…–
–
Nnaargh!! –
Non
riuscì a finire la frase, anche se non vi era indecisione
nelle sue parole
quanto una solida fermezza di mandare al diavolo la propria
interlocutrice, poiché
un ruggito furioso di Robin Mask portò decisamente uno
scompiglio inaspettato
nella graziosa sala da tè.
Janice
Lancaster emise un urlo spaventato/sorpreso dinnanzi alla furia con cui
il
proprio ospite aveva mandato all’aria il divanetto in
preziosa seta damascata,
contrariamente alla nobile in abiti simil vittoriani che rimase
semplicemente
attonita, pur di potersi avventare contro il marito che fu ben pronto a
resistere a quell’assalto in piena regola. Era come se lo
sguardo vermiglio
dell’ex lottatore mandasse fiamme infernali nel mentre che
affrontava un Howard
stoico e deciso a tenerlo lontano dalla propria consorte, intrecciando
le dita
con le sue in una presa di bloccaggio, ben sapendo di essere lui il
vero
bersaglio di tutta quell’assurda messinscena.
–
Dov’è mia moglie??! PARLA ANIMALE!! So che ce
l’hai tu!! –
Le
furiose parole del capofamiglia Mask risuonarono minacciose per tutta
la stanza
in una accusa infamante e decisamente infondata, portando la marchesa
dapprima
a rimanere sconvolta e poi a urlare terrorizzata quando il tavolo di
cristallo
venne urtato dal chojin irato finendo per ribaltarsi e di conseguenza
rompersi.
–
Non ho la più pallida idea di cosa stai parlando…
mandrillo Mask
– lo
canzonò Howard pur rimanendo serio in
volto, constatando comunque che la rabbia di Robin era così
tanta da dargli una
forza tale da costringerlo a fare sul serio – magari dovrei
pensare che la
dottoressa Alya si sia stancata di un vecchio pazzoide che va ciarlando
delle
fandonie totali!–
Le
parole che uscirono di bocca ad Howard tuttavia più che
essere indignate
parvero prendere velatamente per i fondelli, anche in una simile
situazione, un
uomo che aveva perduto la moglie avendo quasi sentore che fosse una
cosa oltremodo
divertente. Era ormai evidente che la situazione fosse degenerata in un
modo a
dir poco indegno per il buon nome dei Mask, tanto da portare Lizzie a
sbuffare
seccata e a massaggiarsi la fronte per tutto quel comportamento
infantile,
tanto che era bene porre fine a quell’autentica follia prima
che la marchesa
Lancaster decidesse di urlare terrorizzata attirando quindi ben altra
gente.
Rimise
le sigarette e l’accendino nella borsetta e si decise ad
alzarsi in piedi decisamente
non notata da due vecchi galletti intenti a becchettarsi per
contendersi il
pollaio, venendo seguita con lo sguardo da una Janice che non capiva
bene che
cosa avesse in mente la nobildonna.
–
Arrgh… smettila di dire idiozie! Distruggerò
questo posto! Troverò dove hai
messo mia moglie! Io ti… gah!! – lo sguardo di
Robin, che fino a quel momento
aveva tenuto testa al marchese preso da una furia quasi ancestrale, si
congelò
come se una lancia lo avesse trafitto in pieno ventre portandolo ad
irrigidirsi
con tutto il corpo – L-Lizzie…! Non…
quella mossa… lì!!
–
Se
non fosse che il chojin copriva la sorella con tutto il suo corpo
massiccio
allora probabilmente Howard avrebbe notato fin da subito la presenza
della
donna alle sue spalle ben intenta a stringergli un determinato punto
del collo
con un paio di dita.
L’effetto
fu tuttavia immediato, poiché tosto Robin Mask cadde a terra
a peso morto
portando Janice ad urlare preoccupata temendo che al poveretto fosse
venuto un
infarto.
–
Oh santo cielo! Che… che cosa gli è successo?
È forse… è…?!–
–
Puoi stare tranquilla, Janice cara, mio fratello non è morto
ma si è solo
appisolato per almeno una decina di minuti… la Rock Lobster
Claw è l’unica
mossa di famiglia che io abbia mai appreso dal mio buon padre. Ad ogni
modo vi
prego di perdonarlo, come potete comprendere è sconvolto per
il rapimento della
moglie–
Benchè
non fosse da considerarsi propriamente una chojin a tutti gli effetti
era
comunque passata anche lei per gli allenamenti di Robin Knight Mask
sebbene
alla pratica avesse ben preferito la teoria. Non a caso aveva
avvicinato alle
tecniche di famiglia i suoi stessi figli, e quella tecnica di
neutralizzazione
era l’unica che Elizabeth avesse appreso ed usato nella sua
vita trovandola…
piuttosto conforme al suo stile di vita sofisticato.
Ma
tralasciando che si trattava di una tecnica difensiva “da
strada”, era riuscita
ad evitare il peggio con i coniugi Lancaster dando prova che il povero
fratello
avesse la mente devastata da ciò che era successo in quegli
ultimi giorni. Era ciò
che contava in effetti, ed anche Howard si rilassò
visibilmente sistemandosi
con pochi gesti la cravatta di seta bianca.
–
Oh beh…è comprensibile che sia sconvolto
– si
schiarì la voce dando un colpo di tosse,
gli seccava un po’ dover essere grato a quella megere, dando
uno sguardo alla
moglie e facendole segno che era tutto a posto – comunque,
lascia che te lo
dica, quella presa è a dir poco interessante… non
sapevo che tuo padre avesse
ideato una simile tecnica. Mi piacerebbe vederla di nuovo… Fiiii…–
Lo
strano suono che fuoriuscì dalle labbra dischiuse del
marchese Lancaster fu la
diretta conseguenza della sua insolita richiesta, a cui la nobildonna
dette il
proprio consenso premendo le dita sul collo di un Howard che
decisamente non si
aspettò un simile assenso.
I
suoi occhi si ribaltarono nel mentre che cadde pure lui a pochi
centimetri da
Robin, sprofondato in un tranquillo coma che sarebbe durato giusto
qualche
minuto, portando di conseguenza la povera Janice ad alzarsi dal divano
per
accorrere al suo capezzale per vedere come stava.
–
Beh… almeno così nessuno dei due rischia di
rovinare ulteriormente il mobilio –
Una
osservazione un po’ cinica magari, ma non si poteva darle
torto visto il
tavolino distrutto e il tappeto persiano rovinato dai cocci di vetro e
porcellana di un servizio da tè ormai andato in rovina.
(
… )
–
Grr… potevamo estorcergli delle informazioni importanti!
Perché non mi hai
lasciato fare?! Ce l’ha lui! L’ha presa lui,
Elizabet! Lo so che è così!! –
Dopo
circa un’ora dal loro disastroso appuntamento alla tenuta
Lancaster il vecchio
Robin stava ovviamente iniziando a dare segni di insofferenza da dopo
essersi
ripreso dalla presa di sottomissione della sorella. Era stato un bene
che
Lizzie fosse intervenuta per impedire che il furioso consanguineo
scatenasse un
putiferio, ma per ovvi motivi non si poteva dire che Robin fosse al
settimo
cielo per ciò che era successo, e ora stava decisamente
esternando all’interno
del proprio studio.
La
donna interpellata tuttavia non gli rispose nell’immediato,
estraendo un libro
da uno scaffale vicino al caminetto per dargli una occhiata con fare
quasi
annoiato.
–
No, non lo sai. E grazie alla tua sceneggiata non lo saprai mai! Grazie
al
cielo che i coniugi Lancaster si sono bevuti la storia
dell’uomo distrutto dal
dolore, cosa che sei e dunque non c’è bisogno che
mi guardi così, dunque Howard
non dovrebbe darci ulteriori fastidi…–
–
Così non sei di aiuto Lizzie! Saresti anche tu nelle mie
medesime condizioni se
fosse caduto qualcosa ad uno dei tuoi figli! Oppure
potresti…–
–
…oppure potresti darti una calmata, daddy.
Se urli un po’ più forte rischi di sputare le
tonsille in faccia alla zia–
L’entrata
in scena di Kevin Mask era l’ultima cosa che i due adulti si
aspettavano di assistere,
e la mezza battuta ironica del giovane vincitore della Corona Chojin
era dovuta
al fatto che il padre si era pericolosamente avvicinato ad Elzibaeth,
sebbene
questa rimase praticamente indifferente dalla sua minacciosa figura,
con gli
occhi ancora scintillanti di furia ancestrale tanto giustificata quanto
inutile.
–
Razza di insolente… non cambierai mai, Kevin?! –
ora Robin parve “calmarsi” un
poco, indirizzando la propria attenzione su di un figlio che aveva la
schiena
appoggiata allo stipite della porta dello studio – stiamo
parlando di Alya… e
della tua sorellina! Per quanto ne sappiamo potrebbe essere
già nata oppure…
oppure no…–
Per
un breve momento la voce del capofamiglia dei Mask si
incrinò preda di un
dolore che non voleva che gli appartenesse, perché troppo
orribili erano i suoi
pensieri sull’amata moglie e sul suo destino incerto, e
nonostante la
spavalderia degli altri due componenti della famiglia quella scena era
troppo
da sopportare e deridere anche per loro.
Lizzie
abbassò lo sguardo nutrendo comunque dispiacere per il
dolore del fratello,
mentre Kevin si ritrovò a deglutire provando un brivido
freddo ad
attraversargli la schiena. Decise dunque di cambiare tono e di
avvicinarsi al
proprio vecchio per dare la notizia importante che si era ripromesso di
dare
benchè non condividesse affatto la scelta che Niamh aveva
fatto.
–
Senti, forse possiamo continuare a pedinare il Lancaster senza che lui
se ne
accorga… in fin dei conti non conosce molto bene Niamh, e
lei potrebbe essere
la chiave per le nostre indagini–
L’idea
che la propria ragazza potesse correre dei rischi dentro quella villa
mastodontica
non gli piaceva affatto, era stato decisamente riluttante nel lasciarla
fare ma
non poteva dire che le sue motivazioni non fossero valide, tuttavia le
sue
parole avevano attirato come si deve l’attenzione dei due
Mask più anziani che
ora pendevano decisamente dalle labbra del giovane campione. Magari il
trambusto di quel giorno era servito a qualcosa, come a distrarre
abbastanza i
padroni di casa per permettere alla nuova cameriera ai piani di
iniziare la sua
carriera in villa, ma ancora non potevano sapere quali risultati ci
sarebbero
stati.
Se,
ci sarebbero stati.
Spectrus
Specter appartiene a Msfly, e non sono neppure tanto convinta di averlo
mantenuto proprio IC. Comunque, la presa di Elizabeth è
ovviamente ispirata a
quella del Dottor Spock mentre il nome è preso
dall’omonima canzone dei B-52
Rock lobster :Dorza invero,
poichè
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Capitolo 16 *** il disgelo ***
–
Dunque, fammi capire bene… questo amuleto ha la
capacità di aumentare la tua
forza? –
–
Ehm, non esattamente Kid. Diciamo che questo amuleto scioglie il mio
ghiaccio
interiore permettendomi di usare al massimo la mia forza… ma
una volta tolto,
se non avrò appreso come padroneggiare la mia forza, la
perderò
automaticamente–
Wally
Tusket non si considerava un buon oratore dato che era un ragazzo
semplice, e
francamente parlando non avrebbe saputo descrivere in parole povere in
cosa
consentisse, a livello estremamente tecnico, l’allenamento
speciale a cui la
sacerdotessa Erza lo aveva sottoposto. Sapeva solo che
l’amuleto con la gemma
rossa che portava al colo aveva la capacità di fargli
provare un fuoco
interiore e una sicurezza in combattimento
mai provata prima, sentendosi come se tutta la sua energia si fosse
sbloccata
dai freni istintivi che la tenevano a freno data la
pericolosità, per un
chojin, di superare il limite della propria forza.
Probabilmente
c’era di mezzo una magia ambientale, qualcosa legato a quel
grande tempio
arroccato sula cima della montagna più alta del pianeta, ma
tutta quella
faccenda aveva insospettito gli altri membri della Muscle League
piuttosto
preoccupati per il loro amico.
Dopo
l’iniziale saluto in cui i giovani lottatori della League
avevano trovato uno
degli amici scomparsi durante quella notte di baldoria assurda, tutti
si erano
ritirati all’interno del palazzo in quella che era una grande
sala da tè in
stile giapponese. E la cosa più singolare era che loro tutti
non erano gli
unici chojin presenti all’interno del tempio…
difatti molti altri avevano
incrociato il loro sguardo perplesso lungo i corridoi e persino
all’interno
della graziosa sala da tè donando occhiate truci a chiunque
cercasse di
scrutarli meglio.
“sembra
essere un luogo piuttosto affollato per essere decisamente
isolato” fece notare
un Check Mate piuttosto perplesso a Wally Tusket che, in testa al
gruppetto,
accompagnava i suoi amici a rinfrescarsi “è
possibile che in questo tempio ci
sia una palestra prestigiosa?”
“Uh…
ecco, non è esattamente una palestra!”
spiegò loro il tricheco umano un po’
imbarazzato “confesso di non averci capito molto, ma sembra
che la sacerdotessa
alleni molti chojin per poi scegliere colui che attuerà il
disgelo dell’intera
valle. Sembra essere un rituale che si svolge ogni anno”
Una
cosa abbastanza strana e poteva anche essere che il lottatore di
origini
irlandesi fosse stato in qualche modo abbindolato sfruttando la sua
buona fede.
Un pensiero legittimo per Alexandria Meat, che aveva la
responsabilità sui
propri allievi e aveva il diritto legittimo per saperne di
più.
“sarebbe
una bella impresa per un chojin generare un disgelo in un paese
così freddo!
Una impresa quasi impossibile direi… e non priva di rischi,
Wally. Sicuro di
conoscerli tutti?”
“so
che può sembrare strano, Meat. Ma secondo quello che dice la
sacerdotessa è
possibile riuscire
a controllare il 100%
della propria forza se si è capaci di mantenerla anche senza
amuleto”
Il
tricheco aveva lasciato un po’ morire il discorso una volta
che furono entrati
nella sala da tè, quasi conscio di aver commesso una
imprudenza ad accettare
una proposta misteriosa che prometteva grandi risultati ad un prezzo
che poteva
essere rischioso quanto sconosciuto.
Meat
logicamente non era l’unico del gruppo ad essere perplesso,
oltre che
preoccupato, per la scelta impetuosa fatta da Wally che con tutta
probabilità,
visto il suo carattere puerile, si era fatto abbindolare da facili
promesse.
Tuttavia,
una volta giunti nella sala, con svariati tavolini bassi già
occupati da chojin
a loro sconosciuti e alcuni ambienti divisi da dei paraventi decorati
con degli
aironi, il gruppetto non toccò per un po’
l’argomento tanto scomodo per
l’irlandese finendo con l’ordinare tè
verde e un vassoio di pasticcini. Inutile
dire che questi ultimi furono i primi a finire a causa della gran fame
del
principe dei kinnikku.
Solo
dopo un po’ di tempo, quando ormai le tazze fumanti furono
del tutto vuote e le
chiacchiere sul più e meno oltre che quelle riguardanti i
vari aggiornamenti su
quell’assurdo torneo furono del tutto esaurite, si era
ritornati a parlare
dell’argomento “allenamento speciale” per
bocca di Kid Muscle.
–
Mi sembra però alquanto strano che si permetta a
così tanti chojin di accedere
ad un potere potenzialmente grande – disse Jeager,
guardandosi attorno per
vedere gli altri lottatori conversare tra loro in modo discreto
– inoltre,
questa storia del disgelo mi sembra strana… è
come se tutti questi chojin si
stessero preparando ad una sfida mortale, piuttosto che a sciogliere un
po’ di
neve nella valle–
–
Sono d’accordo… non si ottiene tutta questa forza
in cambio di praticamente
niente. Non è possibile generare un disgelo se non
attingendo ad una forza
quantomeno… diabolica, ecco!–
Anche
i sospetti di Terry Kenyon erano legittimi, perché nessun
allenamento parlava
di ricevere il 100% della propria forza così
all’improvviso senza aver prima
scalato la classica vetta con sudore e fatica. No, era ovvio che ci
fosse
davvero qualcosa che non andasse, e la storia studiata alla Scuola di
Ercole
insegnava che solo gli evil chojin erano disposti a vendersi
l’anima al diavolo
pur di ottenere una forza disumana capace di generare anche montagne
dal nulla.
–
I ragazzi hanno ragione, Wally. Quell’amuleto potrebbe anche
essere stato
forgiata da satana in persona e tu affermi di saperne ben poco a
riguardo!
Sarebbe stato il caso di consultarci tutti quanti, non credi?
–
Quello
di Meat non era un rimprovero vero e proprio quanto una logica
preoccupazione
che, tuttavia, non venne accolta bene dal tricheco umano. Per una volta
tanto
che prendeva una decisione autonoma ecco che qualcuno doveva rompergli
le uova
nel paniere, e francamente parlando questa situazione iniziava a
stancarlo
decisamente.
–
Dunque se decido di fare una scelta in modo autonomo è
questo il risultato?!
Begli amici che siete! E io che pensavo di contare sul vostro appoggio!
–
Quella
si trattava effettivamente della prima volta che il gruppetto di amici
vedeva
così adirato il lottatore di origini irlandesi, tanto che
rimasero tutti
stupiti di vederlo alzarsi in piedi dal tatami con una
serietà in volto che ben
poche volte gli avevano visto assumere e quelle poche volte era su un
ring a
combattere.
–
Ma Wally… noi siamo solo preoccupati per te! –
tentò di spiegarsi Kid, che più
di tutti provò dispiacere per quel cambio repentino di
atteggiamento – siam
tuoi amici… ti abbiamo sempre appoggiato! –
–
Sicuro! L’appoggio di fare da tester prima dei tuoi
combattimenti! Sono sempre
stato l’ultima ruota del carro e per una volta tanto che
riesco ad eccellere
molto più di voialtri subito a darmi addosso… la
vostra è tutta invidia,
altro che preoccupazione! –
Per
ovvie ragioni le sue parole suonarono a dir poco sconcertanti al gruppo
di
lottatori che lo guardavano praticamente sconvolti nel vederlo andar
via dalla
sala dando loro le spalle come se fossero stati nemici comuni. Di
solito il
primo a ragionare nel gruppo era sempre Wally, mentre ora aveva agito
quasi di
impulso dando le spalle a tutti loro e costringendoli a guardare la sua
schiena
nel mentre che lasciava la sala da tè.
Un
comportamento anomalo, che faceva male,
e che portava nei presenti le più svariate emozioni.
C’era chi come Terry e
Jeager provavano una rabbia ben giustificata per quelle accuse
infamanti, pur
decidendo di non seguirlo per continuare una discussione che era a
senso unico,
mentre altri erano sul punto di mettersi a piangere proprio come Kid
Muscle
decisamente ferito dalle parole dell’amico. Lui
più di tutti poi, poiché era
noto che lui e Wally erano tra i lottatori che conservavano una
amicizia quasi
“infantile” con la loro passione per i videogiochi
e il collezionare carte da
gioco… oltre che per quei combattimenti ora accusati di
essere dei semplici
pretesti per buttare carne al fuoco come se nulla fosse.
–
No… è un scherzo non è vero?
– il principe dei kinnikku aveva le lacrime agli
occhi ormai, indeciso se andare dietro all’amico oppure no
– Wally non può fare
così! Io non ho mai pensato che lui potesse essere una
pedina sacrificabile… –
–
Nessun di noi lo pensa, Kid. Ma credo che questo luogo abbia una certa
influenza sulla sua persona–
Indubbiamente
Check Mate aveva avuto una intuizione
geniale, la stessa che aveva avuto più o meno
anche Meat già all’inizio
di tutta quella tesa discussione iniziata in corridoio, ma che andava
comunque
documentata meglio magari chiedendo in giro o cercando nella biblioteca
del
tempio… secondo alcune targhe appese in corridoio, che
segnalavano le direzioni
per le varie sezioni dell’edificio, doveva esserci qualcosa
di simile ad una
biblioteca o un archivio da cui attingere delle informazioni magari
senza lo
sguardo minaccioso degli altri chojin.
–
Ah, ma lasciatelo andare! – esclamò scocciato il
lottatore americano, ben
appoggiato da Jeager – se quell’ingrato vuole fare
di testa sua che faccia!
Affidarsi ad una pietra ovale per ottenere forza lo trovo una soluzione
meschina…–
–
…Ja, herr
Kenyon. O in alternativa una soluzione di una persona
disperata–
–
Che cosa…? Ragazzi, spero stiate scherzando! È di
Wally che stiamo parlando!
C-come potete considerarlo già un nostro nemico?!
–
Era
quasi ironico che con solo due parole si poteva perdere una amicizia
coltivata
durante i duri allenamenti e i sacrifici della battaglia, e altrettanto
ironico
era perdere qualcuno come Wally Tusket da sempre il membro
più tranquillo e
meno attaccabrighe del gruppo. Non che i pensieri del tricheco umano,
nel
mentre che percorreva il corridoio dritto fino alla palestra, fossero
poi così
differenti da quelli dei suoi compagni. C’era in lui un
barlume di coscienza
che lo stava implorando di ritornare sui propri passi per poter
chiedere scusa
a quelli che in fin dei conti erano sempre stati i suoi amici, ma quel
poco
dispiacere che stava provando lo scacciò via con un deciso
gesto di diniego
fatto con la testa, prima di aumentare il passo verso la palestra
già
affollata. La grande forza che ora stava bruciando in lui, e forse non
se ne
rendeva neppure conto, stava soffocando la sua umanità
promettendogli qualcosa
di molto irraggiungibile per un ragazzo come lui.
Ma
tornando alla sala da tè, fu solo l’intervento di
Meat che mise definitivamente
fine ad una probabile nuova lite che stava per nascere nel gruppo.
L’ultima
cosa che voleva era vedere Terry e Jeager litigare con Kid con una
nuova
scissione che non faceva bene a nessuno.
–
Ragazzi, adesso calmatevi! Litigare non servirà a nulla e
non aiuterà ne noi né
Wally – il tono del piccolo allenatore era severo e non
ammetteva repliche, tanto
da zittire i litiganti – dobbiamo saperne di più
su questo amuleto e su questo
presunto disgelo. Io e Check Mate guarderemo in biblioteca –
e questo perché il
lottatore del Principato di Monaco era un gran lettore contrariamente
agli
altri tre che, a parte i manuali sul wrestling e i fumetti, non
leggevano molto
altro – mentre voi tre girerete per il palazzo con la massima
discrezione
possibile! Abbiamo bisogno di informazioni, perché non lo
trovo possibile un
simile assembramento di chojin che a quanto pare appartengono a fazioni
differenti…–
Il
loro allenatore non aveva tutti i torti in effetti, e a guardarci bene
tutti i
chojin presenti, e che continuavano a ignorarli troppo presi dalle loro
chiacchiere, sembravano essere un minestrone tra individui malvagi e
altri che
era fin troppo chiaro appartenessero a pianeti fortemente legati alla
Muscle
League.
–
In effetti è strano – fece il principe dei
kinnikku grattandosi la testa – ora
che noto meglio ci sono un mucchio di brutti ceffi qui… e
non sono tutti
giovani! Chissà che perché poi vanno tutti
d’accordo–
Era
un bel mistero in effetti, vedere gente che di norma non avrebbe
aspettato un
minuto per farsi a pezzi in allegria e che invece erano intenti a
parlare
oppure impegnati in altre incombenze. Troppi misteri per un posto che
non
piaceva a nessuno di loro, e dato che Meat aveva ragione non ci misero
molto a
decidere di fare quella piccola indagine.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Non
era divertente trovarsi con i fondi per la difesa tagliati bruscamente
per
motivi economici. Quel vecchio avido di Vance MacMadd voleva che la
Muscle
League venisse protetta sempre e comunque nonostante i soldati
flessibili
avessero a che fare con equipaggiamento scadente e radar che non
riuscivano a
localizzare come si deve i soggetti della sua ricerca, pertanto se a
breve si
fosse incazzato c’era solo da capirlo.
Alcuni
dei soggetti, poiché per Ataru Muscle era più
importante l’indagine su quello
strano traffico di vettovagliamenti che molto probabilmente nascondeva
ben
altro piuttosto che dare la caccia a quello scellerato di suo fratello
e nipote,
avevano lasciato una pista piuttosto evidente nella città di
Venturas, luogo in
cui erano atterrati, per poi sparire nel nulla diretti
chissà dove.
Ma
in fin dei conti aveva fatto una promessa a Belinda, e sebbene non
fosse molto
bravo ad esternare affetto si era comunque impegnato nel mantenere una
promessa. Non sarebbe stato difficile trovare Suguru e Kid, bisognava
solo
continuare l’interrogatorio con il damerino che aveva di
fronte, tuttavia
ricordava con un accenno di turbamento la chiacchierata fatta con la
regina.
“Che
cosa credi di fare, Belinda? Stiamo partendo per una missione, non per
una
scampagnata!”
“Per
te sono la regina Belinda” puntualizzò la donna
con ciglio irritato per tutta
quella confidenza fuori posto “e voglio riportare a casa mio
marito prima che
scoppi uno scandalo galattico!”
Da
dopo che la regina aveva assistito a quell’assurdo spettacolo
in televisione,
dove suo marito indossava un ridicolo costume blu elettrico
raffigurante un
orso, la regina aveva deciso di accollarsi alla squadra di soldati che
doveva
partire alla volta di Amazon senza “se” e senza
“ma”. Sapeva perfettamente che
suo marito aveva dato spettacolo in gioventù con modi di
fare da eguagliare un
giullare di corte, ma ora che aveva indossato la corona non gli
conveniva più
ricoprirsi di ridicolo cercando il più possibile di
mantenere decoro.
Erano
più di venti anni che glielo diceva, ma a quello zuccone
proprio non voleva
entrare in testa… ed ora la regina non era più
disposta ad aspettare a palazzo
il ritorno di un marito che si era defilato di nascosto pur di non
lavorare.
Indubbiamente
sua maestà aveva uno spirito ancora indomito che le faceva
onore, ma Ataru non
aveva intenzione di far correre dei pericoli alla propria regina tanto
da
prenderla per un braccio e trascinarla lontano dalla navetta pronta per
il
lancio.
“Ah…!
E lasciami andare, razza di bruto! Ho tutto il diritto di venire con
voi! Sono la
vostra regina…”
“e
proprio per tale motivo devi governare questo pianeta! Qui non si
tratta solo
di mio fratello, Belinda” disse il soldato, fregandosene del
titolo reale “si
tratta di una missione molto più pericolosa e non voglio che
tu ci vada di mezzo!
Si… si, si lo so che sai combattere anche tu, non
c’è motivo che mi guardi in
quel modo, ma tuo marito non mi perdonerebbe mai se ti capitasse
qualcosa di
brutto. Io non me lo perdonerei
mai…”
lo capisci questo?”
Ci
fu un momento di silenzio dopo quelle parole che quasi stupirono il
vecchio
soldato stesso che le aveva pronunciate. Ataru non era bravo ad
esternare i
sentimenti, non perché fosse un uomo freddo come i Mask o
Warsman ma
semplicemente perché… non era da lui, ecco. Era
un uomo pratico, abituato a
combattere al fronte per tenere a bada l’ira dei poveri
coloni kinnikku sparsi
in vari pianeti, e delle battaglie che aveva sostenuto aveva ormai
perso il
conto, questo andava detto, dunque era abituato ad un mondo in cui il
sentimentalismo semplicemente non esisteva.
Oltra
la sua maschera di metallo si celava uno sguardo stanco perso tra le
mille
battaglie, tra vittorie e sconfitte, eppure la regina fu sicura di
vedere una
scintilla di preoccupazione sincera. Una silenziosa supplica di non
seguirlo in
un viaggio potenzialmente pericoloso.
Belinda
sentì gli occhi iniziare a bruciarle colmi di lacrime piene
di rabbia e
nervosismo, lasciando definitivamente perdere quella sua assurda
“crociata” nel
rivoler di nuovo il marito vicino e facendosi consolare da un timido
abbraccio
da parte dello tesso Ataru un po’ imbarazzato ad una
esternazione così
spontanea di affetto.
Ad
ogni modo, sistemata la faccenda con la propria regina affranta non
poteva
certo abbracciare il giovanotto che aveva di fronte, ma gli avrebbe
fatto fare
volentieri un centinaio di flessioni oltre che svariati piegamenti
nella melma.
–
Quindi ragazzo… mi stai dicendo che in parole povere King
Muscle è stato qui? –
–
Invero potrebbe essere così, ma credo, mio nobile guerriero,
che potrei aver
preso un abbaglio notando la moltitudine di ospiti che la mia amata
cugina ha
accolto nella propria dimora – per gli antenati, ma come
diavolo parlava il
ragazzino? Parlava in un modo così antiquato che al sergente
sfuggiva il senso
delle parole – so per certo della sua abominevole cattura nel
tempio del
sacrificio… ah, quale orrore per un regnante! Comunque, da
dopo la sua
liberazione non è noto il luogo della sua attuale
dimora… e vorrei saperlo
anche io in effetti. Il sol pensiero che la mia stimata cugina sia
ancora
insidiata da quell’orrida creatura mi riempie di raccapriccio
–
Una
bella fortuna insomma, avere i radar malfunzionanti che tracciavano la
presenza
di King Muscle dalle parti di quel resort di lusso in un modo
così flebile da
non sapere se la distanza fosse giusta oppure no. Aveva ovviamente
spedito
altri suoi soldati in giro per la città di Venturas nel
raggio completo del
segnale radar, c’erano altri alberghi da visitare oltre a
quello dov’era il
sergente tutt’ora, ma il testimone che stava ascoltando gli
stava facendo
perdere la poca pazienza che aveva.
Sebastian
Lancaster aveva il suo modo di parlare e il kinnikku non poteva farci
niente,
inoltre, onde evitare di diventare cieco a causa
dell’insostenibile bruttezza
fornita dal combattimento al tempio del sacrificio si era limitato ad
osservare
le interviste finali ad Emerald Lancaster, sua sfortunata cugina ancora
sposata
con un campione assoluto di bruttezza, e purtroppo la ragazza non gli
aveva
ancora comunicato la sua tappa attuale forse anche a causa dei 4000 e
più metri
di altezza che impediva degne comunicazioni di nota.
–
Bene… fantastico! Un altro buco nell’acqua
– il soldato veterano si ritrovò a
roteare gli occhi seccato, poiché di tutta quella
discussione ne aveva pene le
scatole e stava rischiando di abbandonare la sua missione
principale– la… ehm,
ringrazio per le informazioni che ci ha fornito,
messere…–
Si
congedò con uno sbrigativo cenno del capo da un giovanotto
che non tardò a
ritornarsene al proprio sdraio dove lo aspettava una ragazza dai
capelli scuri
che lo accolse sorridendogli con civetteria, e comunque si
ritrovò a smorzare
il nervosismo di un possibile buco nell’acqua nel momento in
cui il proprio
trasmettitore non ricevette la gracchiante voce di alcuni suoi uomini.
Ed una
volta staccato il walkie talkie dalla cintura, fu abbastanza sollevato
nel
sapere che i suoi uomini potevano aver trovato un possibile indizio
sull’attuale luogo di soggiorno di suo fratello minore.
Tanto
meglio in effetti, sia per lui, sia per una regina ormai stanca di
essere
sempre in pena.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
I
ragazzi della League non erano gli unici ad essere rimasti perplessi
dalla gran
quantità di chojin presenti nel grande tempio, somigliante
più ad un albergo
che ad un luogo di culto, ma anche Lord Flash e il proprio allievo
avevano
trovato molto strano tutta quella presenza umana composta al 99% da
soli uomini
anziché le solite suorine che potevano circolare in un
tempio. Se si escludeva
la presenza di Emerald, ora intenta a riposare in infermeria, e alla
somma
sacerdotessa stessa che ancora non si era presentata ai suoi nuovi
ospiti non
c’erano altre presenze femminili e dunque questo piccolo
particolare lasciava
intendere quanto fosse pericoloso quel posto.
Pertanto,
il russo aveva chiesto al medico presente in infermeria di tenere
Emerald in
una camera a parte, per evitare che incontrasse brutte facce e riposare
tranquillamente dopo le fatiche della scalata, e poi con Kyle si era
accordato
di cercare degli indizi utili per saperne di più sul tempio
che li ospitava.
Contrariamente al tempio del sacrificio, che faceva ben sfoggio del
proprio
“dolore”, quello della speranza era molto
più discreto nonostante la presenza
dei chojin e dunque era il caso di indagare per non trovarsi brutte
sorprese
come l’ultima volta in cui si era dovuto vestire da
coniglietta sexy.
Mentre
il suo giovane allievo avrebbe fatto qualche chiacchierata in giro, con
il suo
metodo convenzionale di irritare le persone giuste, lui avrebbe speso
del tempo
in biblioteca per consultare l’archivio storico del
palazzo… ma ciò che stava
facendo ora si stava dimostrando piuttosto a lungo termine.
Seduto
su di una poltroncina in una zona lettura un po’
più appartata rispetto alle
altre stava analizzando l’ennesimo volume senza
però aver trovato qualcosa di
interessante, e dunque anche ciò che stava leggendo al
momento avrebbe fatto
ben presto parte della colonna di libri presente alla sua sinistra.
Chiuse
gli occhi per un momento e si ritrovò a sospirare quasi
sconfortato. Non voleva
limitarsi unicamente ad osservare, o nel peggio affrontare, un
combattimento
alla cieca senza sapere a cosa stessero andando realmente incontro. Non
poteva
certo sperare che le informazioni
piovessero dal cielo!
Ciò
che invece gli cadde addosso dal cielo non fu la speranza di ottenere
informazioni quanto invece qualcosa di più consistente che
si fiondò sul suo
grembo con uno strillo entusiasta portandolo per questo ad emettere un
grido
smorzato dal dolore e a spalancare gli occhi… rimanendo
quasi sconvolto da ciò
che vide.
–
Ehilà vecchio porcello! Cosa stai leggendo? Un harmony? Non
puoi proprio fare a
meno di trastullartelo neanche per cinque minuti,
eh…–
Quella
disgraziata, incosciente rimbecillita, di Emerald Lancaster lo stava
guardando
con fare sogghignante come se fosse stata convinta di averlo colto con
le mani
nella marmellata lasciandolo completamente di stucco riuscendo
unicamente a
balbettare frasi sconnesse.
Quella
puttanella, invece di restarsene in infermeria a riposare, aveva deciso
di
correre dei pericoli piuttosto possibili girando in un ambiente pieno
di uomini
pericolosi… e il motivo era solo per prenderlo in giro, o
così pensava al momento
portandolo a formulare pensieri con più rabbia e meno
stupore.
–
Emerald…r-razza di puttanella decerebrata! Come hai fatto a
uscire
dall’infermeria?! Avevo espressamente chiesto
di…!–
–
Chiudermi dentro? Si, era dell’idea anche il dottore ma si
è scordato che non
c’erano le sbarre alla finestra… ho scalato giusto
il piano sopra a dov’ero io
e ti ho trovato, soddisfatto adesso?! –
Warsman
non si era reso conto che la ragazza aveva scalato una parete come una
scimmia
e solo dopo aver scrutato per bene la sala davanti a lui
poté notare una
finestra aperta su di un paesaggio innevato. La ragazza aveva optato
per una
via potenzialmente pericolosa, nonostante fosse comunque una creatura
agile
visto che qualche allenamento con il padre l’aveva fatto,
piuttosto che
camminare per i corridoi e attirarsi dunque occhiate indesiderate.
–
Tu… sei una dannata incosciente! Ma chissà
perché alla fine non ne sono poi
così sorpreso–
–
Ecco, visto che non c’è bisogno di fare tante
lamentele? – ed in effetti il
russo sapeva che, per quanto la potesse insultare, non sarebbe cambiato
nulla
dunque si limitò a passarsi una mano sulla fronte con gesto
esasperato – comunque,
che stai leggendo di bello? Dai, fammi vedere! –
–
Uff… stai ferma! – disse lui un po’
seccato, cercando di evitare che la giovane
gli sfilasse via il libro senza però scollarsela di dosso
– sto facendo una
ricerca su questo posto per sapere a cosa andremo incontro nel prossimo
combattimento… sai, per evitare di finire conciati come
degli idioti–
–
E ammettilo che ti piaceva essere vestito da coniglietta, vecchio
porcello!
Comunque… come va la tua ferita adesso? –
era
un po’ strano che la marchesa si interessasse della sua
condizione fisica,
soprattutto dopo che aveva minimizzato più volte quello che
lei definiva come
un “taglietto” e niente di più, quindi
l’ex lottatore francamente non capiva il
motivo del suo interessamento… che gli stesse nascondendo
qualcosa, magari? Se
lo aveva trovato in biblioteca era solo per una pura coincidenza in
effetti…
vuoi che abbia chiesto in giro di un uomo vestito con una calzamaglia
attillata
color grigio topo per sapere come stava? In effetti l’aveva
chiesto ad un
povero tizio che se l’era vista sbucare dalla finestra del
bagno prima che ella
passasse oltre, ma a parte quell’episodio un po’
imbarazzante, un po’ di
privacy per un uomo seduto sulla tazza del water ci voleva, la ragazza
aveva
proceduto la scalata spedita e per pura fortuna lo aveva trovato
lì.
–
Hm, è strano che tu me lo chieda… devi forse
dirmi qualcosa di importante,
Hammy? –
–
Hmpf! Il solito vecchio ingrato! Magari voglio sapere come stai visto
che ti
sei fatto quasi ammazzare per uno stupido anello, senza contare che mi
hai dato
una mano con la scalata…–
Lasciò
morire il discorso sentendosi una completa imbecille nel confessare
delle cose
si vere, ma che in realtà nascondevano una facciata ben
diversa con la vocina
interiore che ora le gridava di dirgli come stavano le cose.
“dai,
fallo! Digli la verità razza di codarda! Più
passa il tempo e più le
possibilità che tu lo perda
per
sempre aumenteranno”
Eppure
le parole non riuscivano di uscirle di bocca. Voleva dirgli la
verità, voleva
essere onesta con lui anche se non sapeva per bene il
perché, ma la fedeltà
verso il proprio padre, quelle catene invisibili intrise di un amore
cieco e
stima assoluta per un uomo che per lei avrebbe fatto qualunque cosa, le
imponeva di tacere nonostante una parte di lei sempre più
prepotente iniziava a
farla vacillare.
Warsman
non si meritava un trattamento simile, fino ad ora si era comportato
onestamente con lei ed era deciso a porre fine a quell’unione
almeno in teoria,
eppure la ragazza si ripromise solo mentalmente che gli avrebbe parlato
quanto
prima magari a incontro disputato… sempre che qualcosa di
imprevisto non
avrebbe ribaltato l’intera situazione. Tipo la situazione che
stava per crearsi
in quel momento, con uno strano gonfiore
che andava a crearsi in mezzo alle gambe dell’ex lottatore a
causa di una
presenza femminile ancora sul suo grembo che non tardò ad
accorgersi di quel fatto
imbarazzante.
–
Oh! Che razza di porcello lussurioso che sei, neh? – Emerald
lo disse con un
sogghigno malevolo, ma non si spostò comunque di un
millimetro dalla sua
posizione – non hai neanche la scusante che indosso qualcosa
di indecente
adesso visto che sono in abbigliamento sportivo! –
–
Non mi ritengo responsabile, sei tu che non dovevi saltarmi sopra in
quel modo!
–
Warsman
lo disse in modo asciutto, come se la cosa non lo toccasse minimamente,
ma nel
frattempo aveva posato sulla pila di libri il volume che stava leggendo
fino a
quel momento per poter accarezzare lievemente le gambe della giovane.
Ancora
una volta la giovane non disse nulla, limitandosi a far scorrere minuti
silenziosi e limitandosi ad inarcare un sopracciglio con fare ironico,
vedendo
l’ex partner di ballo rimanere serio pur facendo avanzare le
mani su quella
pelle diafana. I suoi gesti erano lenti ma misurati, sempre
più possessivi nel
passare dalle cosce alle natiche della giovane premendo proprio li le
dita per
attirarsela più vicina. Se Emerald avesse voluto veramente
liberarsi da lui l’avrebbe
fatto senza troppi problemi strizzandogli quel pacco rigonfio che aveva
fra le
gambe, ma tutto ciò che fece fu solo di allungare un
cinico/ironico sorrisetto
piantando le mani sulle sue spalle per “impedirgli”
di attirarsela troppo
vicino.
–
Tzk, lo sai che siamo in una biblioteca?! Sai
com’è… si tratta di un luogo
pubblico–
–
Adesso la marchesa fa la schizzinosa? Mi ricordo che sulla Terra
abbiamo fatto
di peggio oltre che cercare di ucciderci…–
–
Se permettete però non voglio sapere il resto… e
comunque: CHE DIAVOLO STATE
FACENDO??! –
L’urlo
inaspettato del nuovo ospite della biblioteca proveniente dalle loro
spalle, e
dunque celato ai loro occhi anche perché impegnati a fare
ben altro, portò i
due arcinemici a urlare terrorizzati pure loro in un modo tale da
sbilanciarsi
sulla poltroncina e cadere a terra assieme ad essa.
E
solo dopo qualche secondo in cui assieme alla caduta caddero
giù pure alcuni
libri che il russo aveva disposto a torre traballante, ed alcune di
queste
opere erano pure di un certo valore, che i due futuri divorziati
riconobbero la
voce di un esasperato Alexandria Meat.
Il
piccolo kinnikku, accompagnato da un Check Mate che tossì
imbarazzato alla
vista di quei due ora a terra in una posizione a dir poco imbarazzante,
si
limitò a fare un esasperato facepal notando come la marchesa
Lancaster si
rialzò immediatamente da terra ridendo sonoramente.
–
Ah… ahaha! Ehm, no davvero Meat! Non
c’è bisogno di fare quella faccia anche
perché
hai completamente frainteso tutto…! Volevo solo ammazzarlo
di botte, sai com’è…!–
E
nel mentre che Warsman si rialzava decisamente scocciato da terra si
beccò un
pugno contro l’avambraccio sinistro da parte di una ragazza
che non lo guardò
minimamente in faccia nel mentre che lo colpiva. A riprova che stava
spudoratamente mentendo sulle loro reali intenzioni, benchè
il russo le ringhiò
contro per quel pugno inaspettato.
–
Bah, vi state dando tanto da fare per divorziare e
poi una persona non dovrebbe stupirsi da ciò
che vede…–
–
Magari potreste andare da un’altra parte piuttosto che
ficcare il naso negli
interessi altrui–
La
risposta piccata di Flash non piacque ai due membri della Muscle
League, benchè
fosse in qualche modo perfettamente giustificabile data
l’intrusione del
piccoletto in pannolone ( nonostante anche quest’ultimo
avesse le sue ragioni
visto che si trattava di un luogo pubblico ed era reduce da una brutta
conversazione avvenuta nella sala da tè ), ed il risultato
che si ottenne fu di
un glaciale e teso silenzio che si protrasse per diversi secondi prima
di
essere spezzato dal lottatore del Principato di Monaco.
–
Non siamo qui per discutere di certe modalità
di discussione fatte in luogo pubblico, signore – lodevole,
il ragazzo era
comunque molto educato anche in un simile momento a riprova che il suo
vecchio
allenatore Sunshine, quando ancora facevano parte della d.m.p, aveva
svolto un
ottimo lavoro a insegnargli il galateo – ma abbiamo pensato
di consultare l’archivio
del tempio per saperne di più sul rito del disgelo
e… pare che vi abbiamo
anticipato nelle ricerche –
Non
ci voleva un genio per capire che Warsman aveva provato a consultare
pure lui i
vari tomi presenti per trovare qualche informazione sul luogo in cui
erano, ed
anche Hammy stessa rimase sorpresa dalle parole dello scacco vivente, e
bisognava ammettere che i due membri della League avevano avuto
più fortuna di
lui nella ricerca di indizi.
Il
libro che Check Mate mostrò ai due coniugi mostrava una
copertina di velluto
rosso ormai rovinato dal tempo e delle lettere dorate in lingua
Amazzoniana ma
con l’aggiunta, più sotto, di una traduzione in
lingua comune. Il titolo era
semplicemente “il disgelo”.
–
Signori, forse è il caso che ci sediamo ad un tavolo in modo
civile e lo
consultiamo insieme… perché temo che la lettura
non sarà affatto piacevole! –
La
voce di Meat suonava grave e tesa allo stresso tempo, quel tanto che
bastava a
far sotterrare l’ascia di guerra e attirare
l’attenzione del russo e della
marchesa abbastanza preoccupati per il futuro incontro.
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Capitolo 17 *** il tempio della speranza ***
Se
doveva essere sincero si aspettava di meglio dai chojin presenti nel
cosiddetto
tempio della speranza… ma d’altra parte che cosa
poteva aspettarsi da un gruppo
di vecchi decrepiti che giocavano a fare i ragazzini?
Come
gli aveva consigliato il proprio maestro circa un’ora fa,
Kyle Mask aveva
decisamente sfruttato al meglio il tempo a lui concesso trovandosi a
“discutere
civilmente” con un paio di vecchi bacucchi in una delle tante
palestre presenti
nel grande tempio. Il lottatore a cui aveva fatto una semplice domanda,
e che
avrà avuto più o meno sui sessanta anni come il
suo maestro, ora giaceva a
terra dolorante tenendosi stretto il braccio che il giovanotto inglese
gli
aveva torto con forza dato che non aveva ben apprezzato la sua risposta
che era
stato più o meno “vai al diavolo mocciosetto
viziato” in una strascicata lingua
comune che lasciava ben intendere come il signore fosse piuttosto
alticcio
assieme agli altri suoi due compari che risero sguaiatamente alla sua
battuta
arrogante.
Una
scena piuttosto tesa quella che si presentava agli occhi dei pochi
presenti
all’interno della semideserta palestra, e tra quei pochi
presenti vi era anche
Kid Muscle nascosto dietro un angolo del muro divisorio ve separava
l’ambiente
attuale dallo spogliatoio.
Il
principe dei kinnikku deglutì vedendo con quanta
facilità l’aspirante lottatore
della League aveva mandato al tappeto un tizio che, con tutta
probabilità data
la mole, doveva venire dal Pianeta dei Demoni così come gli
altri suoi compari
piuttosto alticci.
–
Tzk, uno chiede semplicemente delle informazioni e questo è
il risultato – il
suo solito tono sarcastico decisamente non aiutava in quella tesa
discussione,
senza contare che quei tizi portavano gli stessi amuleti di Wally al
collo – certo
che per detenere un “grande” potere siete
decisamente scarsini…–
–
Siamo solo… un po’ alticci, ragazzo! –
biascicò uno degli uomini con una lunga
barba rossastra, bevendo direttamente dal collo della bottiglia diversi
sorsi
di birra e poi ridere raucamente – noi siamo i favoriti dalla
sacerdotessa! E
quando avremo controllato il 100% della nostra forza allora stai sicuro
che
sceglierà uno di noi per il disgelo! –
Dopo
aver detto quelle parole il lottatore buttò a terra la
bottiglia di vetro e
tosto caricò il giovanotto di Edimburgo prendendolo con ambo
le braccia per la
vita in una presa di soffocamento. Kyle decisamente non si
aspettò uno scatto
simile dato lo sguardo vitreo del lottatore che testimoniava, assieme
al suo
fiato che sapeva di birra, l’alto grado alcoolico presente in
corpo indice
quindi di poca preparazione nei riflessi. E nonostante tutto mostrava
una forza
davvero sorprendente.
La
tensione si era fatta ancora più sottile da dopo
quell’attacco, tanto che
persino Kid Muscle si rimproverò mentalmente di aver perso
di vista Jeager e
Terry in quel grande ambiente pieno di brutte facce, ed essersi dunque
infilato
proprio in un posto pieno di ubriaconi e con un Mask che li sfidava
apertamente. Ma non rimase a battere i denti dalla paura troppo a
lungo, poiché
il terzo lottatore del trio di ubriaconi era già partito di
corsa per dare a
Kyle un calcio rotante che gli avrebbe sicuramente spezzato
l’osso del collo.
Non
che il cugino di Kevin fosse propriamente simpatico, anzi forse era
anche più
insopportabile del campione della Corona Chojin, ma era comunque
destinato a
legarsi alla Muscle League e per quanto fosse insopportabile restava un
compagno da aiutare.
Il
principe fu dunque lesto a intervenire, arrivando anche a digrignare i
denti
nel mentre che si fiondava velocemente verso quei tafferugli
improvvisati ben
deciso a bloccare quel calcio con tutte le proprie forze.
Intercettò
la gamba del lottatore ubriaco con un calcio in stile katana, salvando
così il
collo al Mask, e dovette sorprendersi pure lui della forza incredibile
di quei
tizi. Il colpo che riuscì a parare fu così
potente da fargli provare
all’istante potenti fitte di dolore fin quasi a fargli vedere
le stelle,
portandolo a lasciarsi scappare un grido risentito cadendo a terra per
massaggiarsi la parte lesa, segno evidente che un ultra sessantenne
come quello
che stava affrontando doveva essere piuttosto allenato per riuscire
quasi a
spaccargli una gamba… oppure era così grazie
all’aiutino fornito dall’amuleto.
Tuttavia,
l’intervento di Kid permise a Kyle di riprendere velocemente
in mano la
situazione dando una violentissima testata all’ubriacone che
ancora lo teneva
stretto alla vita. Il fatto che possedeva un elmo sempre ben calcato in
testa
giocò a suo favore, poiché grazie ad esso
riuscì a sfondare la fronte del
proprio avversario riuscendo così a liberarsi dalla sua
presa per affrontare
l’unico tizio rimasto in piedi. L’ubriacone dalla
folta barba rossa cadde a
terra emettendo uno strano gorgoglio e schiumando sangue, non lo aveva
ucciso
ma lo aveva mandato in coma, ma non ricevette nessuna attenzione
premurosa dal
giovane teppista che ben decise di dare una mano al suo futuro
“collega”.
–
Hm, a quanto pare di debbo un favore… purtroppo! –
–
Attento!! –
Nonostante
il dolore lancinante che provava Kid Muscle riuscì comunque
a mettere in
guardia il giovane chojin da una minaccia ben più grave di
un anziano lottatore
che in principio voleva sfondargli il cranio con un calcio. Dal
soffitto
difatti, composto da pannelli di vetro intagliato che mostravano un
cielo
limpido e quasi del tutto sgombro da nuvole, si fiondò una
creatura che ruppe
senza troppi problemi la grande finestra intarsiata portando i detriti,
vetro e
legno, a cadere come una pioggia violenta sui malcapitati presenti
più sotto.
Una
trave colpì il lottatore anziano superstite mettendolo
definitivamente K.O,
mentre Kid Muscle si ritrovò sbattuto contro una
rastrelliera piena di
strumenti per gli esercizi ginnici e pesi di varie misure rimanendone
sepolto
vivo. A lui andò probabilmente molto meglio rispetto agli
altri due ubriaconi
trafitti dalle lastre di vetro spezzate, mentre l’unico che
parve non essere
minimamente intaccato da quel vortice di vento generato dalla
misteriosa creatura
era Kyle Mask… ed ora osservava un possibile avversario con
sguardo il più
possibile freddo.
Il
nuovo “nemico”, se così poteva essere
chiamato anche se aveva come
l’impressione che non fosse molto estraneo al tempio anche se
non portava nessun
amuleto al collo, si mostrava come una creatura alata e un corpo
chiazzato da
macchie mimetiche grigie. Il lottatore inglese era abbastanza sicuro di
aver
già visto quell’angelo alieno ora intento a
rialzarsi in piedi dopo quella
grandiosa caduta, e incrociando le braccia in petto decise di non farsi
intimorire troppo da un nuovo possibile avversario.
–
Tch, di solito si dice “parli del diavolo e spuntano le
corna” ma qui vedo solo
un paio di ali… sei Pentagon, giusto? –
Corse
un mezzo minuto buono di silenzio tra i due lottatori, giusto per
enfatizzare
al meglio quella entrata in scena clamorosa, e per un po’
l’unico suono che si
potè udire era il fruscio delle candide ali del chojin oltre
che il rumore di
vetri rotti ad ogni suo passo verso il lottatore inglese.
–
A dire la verità è mio fratello
minore… il mio nome è Apegon, diacono del
tempio della speranza e uomo di fiducia della sacerdotessa
Erza–
–
Nonché uno che di titoli altisonanti piace farne
collezione… sei qui per
rimproverarmi di aver fatto troppe domande? Se è
così posso dirti che erano più
chiacchieroni loro di me–
Si
riferiva ai tre lottatori schiacciati dai detriti, mentre il giovane
principe
dei kinnikku era riuscito ad aprirsi uno spiraglio in mezzo
all’attrezzatura
che lo seppelliva riuscendo a vedere quell’assurda
conversazione.
–
Hm, curioso… non eri così sbruffone mentre eri
piegato in due dal freddo
durante la scalata – e qui il chojin alato si concesse una
bassa risata
compiaciuta notando lo stupore sul volto di Kyle– oh, suvvia non fare quella
faccia perplessa
bambino! Ero in volo nel mentre che voi scalavate la montagna,
ovviamente per
poter registrare i vostri progressi, e tu fra tutti hai suscitato
l’interesse
della nostra sacerdotessa… hmpf, ritieniti fortunato
bambino… madame vuole
vederti alla sala dei trofei, e vedi di non fare altri danni mentre
percorri il
corridoio sulla destra! –
Ossia
“non fare domande scomode altrimenti finisci male”
e quell’invito suonava come
un richiamo dalla preside di istituto, non che Kyle non fosse mai stato
richiamato dagli insegnanti, solo che probabilmente la sua ricerca
aveva dato
fin troppi frutti pericolosi da raccogliere.
Chissà
perché aveva come l’impressione che sarebbe finito
dentro una trappola per aver
fatto chiacchiere inopportune con gente che era già stata
eliminata con
l’entrata in scena di Apegon. Probabilmente quei poveri tizi
erano già da
considerarsi degli scarti in partenza, già il loro fiato era
stato un incentivo
per il giovane teppistello nel considerarli come tali ancor prima che
aprissero
bocca. Ad ogni modo, Kyle non era preoccupato di finire in possibili
casini nel
mentre che il diacono lo scortava a destinazione, un po’
perché a finire nei
guai ci era abituato e un po’ perché era fiducioso
delle proprie doti
atletiche, ma anzi già si pregustava la chiacchierata con
una maestrina poco
contenta che gli allievi si dilettassero in inutili bagordi.
Ma
se lui non era preoccupato del proprio futuro, ma anzi piuttosto
soddisfatto di
aver raggiunto il risultato di andare a parlare direttamente con chi
dirigeva
l’intera baracca, Kid Muscle non era affatto dello stesso
avviso. Aveva
ascoltato l’intera conversazione e aveva il vago sospetto che
il Mask si stava
per cacciare in un guaio ben più serio rispetto a quello di
prima.
Anche
se aveva la fifa a mille decise di non abbandonare quel teppista al suo
destino, anche perché, per quanto fosse antipatico, non era
nell’animo di Kid
non dare una mano a qualcuno, e dopo essersi liberato di tutte le
vettovaglie
che lo seppellivano vivo decise di seguire i due standosene a debita
distanza.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
–
Questa storia inizia a piacermi sempre di meno… Kid e gli
altri potrebbero
essere in pericolo! –
L’affermazione
di un tesissimo Meat non riscontrò proteste da parte di
tutti gli altri
presenti, intenti come lui ad osservare un libro aperto su uno dei
tavoli da
lettura presenti in biblioteca, e le sue parole nacquero semplicemente
alla
vista di una illustrazione alquanto sinistra.
–
Un vero peccato che buona parte di questo libro sia in Amazzoniano
stretto –
disse Flash, scrutando le parole per lo più incomprensibili
anche per lui
nonostante conoscesse la lingua madre di sua figlia – ma
credo che questa
illustrazione parla già da se–
Tale
illustrazione era difatti una scena tanto criptica quanto fin troppo
chiara per
i sospettosi ospiti della biblioteca, e mostrava un uomo in posa
vittoriosa
avvolto da delle fiamme solo in apparenza eteree e benevole, sovrastato
da una
figura femminile azzurra dalle braccia aperte che pareva benedirlo o
accoglierlo in un abbraccio solenne. E più sotto, non si
poteva non notare le
figure di svariati lottatori più piccoli avvolti
anch’essi da delle fiamme che
parevano però bruciarli anziché
benedirli… sempre che di benedizione si poteva
parlare, dato che la figura maschile principale pareva come
“succhiare” le
energie degli altri.
–
Sentite, è chiaro che la sacerdotessa ci sta nascondendo
qualcosa di grosso… io
direi di andare li da lei e darle qualche calcio nel sedere!
–
–
Mi duole informarti, moglie cara,
che
se la prendi a pedate o pistolettate non otterrai un bel nulla!
–
–
Vuoi o non vuoi che questo anello si possa finalmente togliere?! No
perché qui
faranno di tutto per metterci in
difficoltà…–
Non
si poteva dire che il nervosismo della marchesa fosse ingiustificato,
perché
era chiaro che, ospitalità a parte, il tempio non avrebbe
permesso che un altro
sigillo si spezzasse nei loro anelli, ma era anche vero che era il caso
di
andarci con più freddezza come voleva suggerire Warsman.
Ma
proprio mentre sembrava esserci una nuova avvisaglia di litigi tra i
due
riluttanti coniugi, con un Meat che sbuffò seccato e
già pronto a separarli nel
caso avessero tentato di darsele di santa ragione per
l’ennesima volta, il
lottatore del Principato di Monaco si riscosse dai propri pensieri
esponendone
uno ad alta voce pur continuando a scrutare l’immagine sacra.
–
Io… credo che si tratti di un sacrificio–
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
La
sala dei trofei non era esattamente ciò che si sarebbe
aspettato. Al posto di
coppe e medaglie, o teste di animali prese dopo violente battute di
caccia, vi
erano delle statue di ghiaccio raffiguranti quelli che sembravano
essere degli
atleti in svariate pose di vittoria… o perlomeno sembravano
essere pose di
vittoria, per Kyle Mask difatti sembravano alquanto strane quelle
statue, come
se lo scultore che le aveva scolpite non fosse stato capace di dare
loro una
posa decente per quanto fossero fatte bene nei dettagli muscolari.
Apegon
era rimasto fuori da quella sala decorata da drappi rossi e stucchi
dorati
raffiguranti draghi della fortuna, lasciando che il giovane Mask
curiosasse
liberamente in giro in attesa che la sacerdotessa si degnasse di dargli
udienza.
E
proprio mentre il cugino di Kevin aspettava, il principe dei kinnikku
era
riuscito a infiltrarsi nella sala tramite un corridoio di servizio ed
ora era
nascosto dietro un tendaggio di velluto rosso intento pure lui ad
osservare
quella sala piena di trofei così strani.
E
fu solo per pura fortuna, un momento di autocontrollo mentale oppure
perché
qualcuno gli mise una mano davanti alla bocca, che non si mise ad
urlare
terrorizzato quando due ombre sconosciute lo affiancarono nella
sicurezza di
quella penombra.
–
Ururuhmmm!! – il giovanotto divenne paonazzo dalla paura
sentendo che un paio
di mani lo tenevano per le spalle e un’altra gli tappava la
bocca – aiut…!
L-lasciatemi!! R-ragazzi…?–rimase sorpreso
pure lui nel constatare che le due ombre che lo avevano
“attaccato” erano
nientemeno che quelle di Terry e Jeager, ma questo gli permise di
rilassarsi
permettendo ai due lottatori di lasciarlo andare dopo quel gesto fatto
unicamente per precauzione.
–
Scusaci per l’effetto a sorpresa, herr
Muscle! Ma non era il caso di correre dei rischi–
–
Esatto, ti abbiamo visto che seguivi quel teppistello da due soldi a
debita
distanza e così abbiamo pensato di seguirti…
comunque direi che siamo felici di
rivederti, visto che tutta questa storia sta prendendo una piega che
non mi
piace–
L’americano
non aveva tutti i torti e anche lo stesso Kid era intimamente grato ai
due
amici per essere ora al suo fianco. Stava per succedere qualcosa di
poco
piacevole, se lo sentivano per istinto, e quel qualcosa avrebbe
travolto Kyle
Mask al suono di un paio di tacchi che camminavano lungo la sala.
La
figura che stava camminando non era ancora in vista, almeno agli occhi
dei tre
chojin imboscati e tesi come corde di violino in attesa di possibili
disastri,
mentre per il lottatore di origini inglesi era chiaro che chi stava
camminando
meritava tutta la sua attenzione. Eccome se la meritava, abbastanza da
fargli
abbassare la guardia.
La
sacerdotessa Erza era una donna dall’aspetto…
senza ombra di dubbio esotico.
La
sua pelle era color acquamarina, una bizzarria comunque accettabile, ed
il
lungo vestito nero semitrasparente che indossava era ricamato di seta
nera da
motivi floreali e draghi che andavano a nascondere le sue
nudità in maniera
strategica. In aggiunta a questi due contrasti, già di per
se affascinanti, vi
erano i suoi lunghi capelli biondi raccolti in parte da una pettinatura
da
geisha.
–
La sacerdotessa Erza, suppongo…–
–
Somma sacerdotessa, mio caro. I titoli sono cose graziose, ma sono cose
indispensabili per chi ricopre una carica importante… o
anche appartenere
semplicemente alla nobiltà–
Aveva
una voce cristallina la sacerdotessa, ma possedeva comunque quella nota
vellutata che la portava ad avere un tono affascinante quanto basta. Ed
il suo
sorriso solo in apparenza genuino, così tranquillo come la
sua persona,
evidentemente era abbastanza potente dal permettersi di camminare
seminuda per
i corridoi del suo palazzo, in realtà aveva il sentore di
appartenere ad una
donna consapevole di poter spezzare la volontà di un uomo
con un semplice
battito di ciglia.
–
Lei sa che appartengo alla nobiltà, madame?! –
–
Chi non lo sa? Un Mask non lo si riconosce semplicemente
perché porta un elmo
sulla testa… ma anche dal portamento che mantiene di fronte
ai propri avversari
fino ad arrivare alla sua camminata – gli sorrise lievemente
per poi mettersi a
camminare lentamente attorno a lui per squadrarlo meglio, come se fosse
stato
una preda da ambire – confesso che tu sei il primo esponente
della famiglia
Mask che vedo di persona in tutta la mia vita… è
un grande onore per me, troppo
grande per lasciare che tu venga sciupato–
Le
sue ultime parole destarono una lieve perplessità nel
giovanotto vestito di
pelle nera e borchie, mentre negli altri tre lottatori imboscati quelle
parole
suscitarono una tensione ben più maggiore benchè
nessuno decise di uscire allo
scoperto per sventare un possibile pericolo.
–
Suppongo di dovermi sentire lusingato, madame…?–
Kyle
non stava prestando troppa attenzione al proprio istinto che gli diceva
di
stare in guardia, perché decisamente troppo attratto da
quella femmina aliena,
e molto probabilmente le donne sarebbero sempre state un
“problema” per lui, ma
anzi decise di azzardarsi a provare a sfiorarle un polso con tutta la
complicità del caso.
S
ritrovò a ritrarre immediatamente la mano sentendo le dita
congelarsi a quel
timido tocco, e prendendosela in una salda presa con l’altra
mano superstite
non potè fare a meno di vedere come del giaccio formarsi tra
le sue dita fino a
lambire quasi il dorso.
–
m-ma che… che significa?! – ora la sua sicurezza
scemò di fronte ad una
preoccupazione ben più peggiore, e le sue parole trasudavano
quasi panico– avete
forse intenzione di congelarmi come un freezer?! –
la
donna rise di fronte a quella che non era, a tutti gli effetti, una
battuta
sarcastica ma piuttosto un grido allarmato. Ma anziché
allontanarsi da lui per
evitare di arrecargli altro danno gli si fece più vicina
prendendogli entrambi
gli avambracci con le mani, facendogli dunque provare dei brividi che
difficilmente avrebbe provato altrove.
–
Oh, caro… sapessi come sono mortificata da tutto questo.
Credimi, non ho voluto
nascere io con questi poteri… ma purtroppo devo adattarmi
alle conseguenze! –
Nel
mentre che lo diceva lo liberò da quelle carezze solo
all’apparenza gentili e
non lo guardò neppure in faccia nel mentre il giaccio
avanzava velocemente per
tutto il corpo di Kyle, sempre più sconvolto
dall’accaduto, portandolo a non
riuscire più a muovere le membra.
–
In questo tempio si celebra la speranza… una speranza che io
covo ogni anno
sperando di trovare un uomo che riesca ad amarmi
senza finire come una statua di ghiaccio al mio semplice tocco. Questo
è il
dono, questa è la maledizione, del mio clan che da secoli
controlla il freddo
del grande nord– continuò a sorridere lievemente
mentre parlava, osservando
affascinata la trasformazione del Mask sempre più
impossibilitato a muoversi –
ogni anno scelgo il campione che dovrà celebrare il rito, ma
per farlo
ovviamente non può essere solo…–
(
… )
Check
Mate aveva scrutato attentamente quelle illustrazioni preziose, e
benchè non
conoscesse la lingua scritta in quel tomo era sicuro di quello che
aveva appena
detto.
–
So che potrei creare un inutile allarmismo, ma credo sia quello che
l’immagine
sta cercando di dirci– lasciò che gli altri
presenti si avvicinassero al tavolo
da lettura, in un silenzio piuttosto teso e preoccupato–
credo che la
sacerdotessa scelga il suo campione, colui che sarà
abbastanza forte da
controllare il 100% della propria forza… affinchè
assorba quella di tutti i
suoi compagni–
–
Assorbire l’energia di tutti i suoi compagni…?
È semplicemente assurdo oltre
che sconvolgente– per ovvi motivi Meat aveva ben compreso
quello che uno dei
suoi allievi stava cercando di dirgli, anche se gli sfuggiva un
passaggio – se
questo fosse vero allora Wally sarebbe in pericolo! Anche se mi sfugge
il
motivo di un simile assorbimento di massa–
Che
un guerriero diventasse un perfect chojin capace di assorbire
l’energia degli
altri lottatori non era una cosa impossibile, e magari con
l’aiuto di quegli
amuleti era pure fattibile, ma il punto che sfuggiva a tutti era il
motivo per
cui un solo uomo doveva assorbire l’energia di un centinaio
di uomini in nome
della loro sacerdotessa. Dunque era questo che consisteva il disgelo?
Assorbire
energie tramite una sorta di sacrificio umano?
A
quanto pare sembrava essere così, quantomeno secondo i
calcoli mentali del
russo che continuava a scrutare quell’illustrazione raffinata
traendo le sue
conclusioni con aria assorta.
–
Il prescelto dalla sacerdotessa è il suo conduttore…
assimila l’energia di tutti i suoi compagni per poi
convogliarla nella
sacerdotessa. Forse è così che avviene il
disgelo, questa donna ha bisogno di
molta energia per controllare la temperatura ambientale–
–
Sarà così ma sembra una cosa alquanto assurda! In
pratica questa tizia per
portare la primavera deve servirsi di un sacrificio di massa
anziché usare la
solita rondine?! È da pazzi seguirla solo per ottenere
potere…–
Dopo
quelle considerazioni anche per Emerald Lancaster non fu
così difficile
raggiungere la stessa conclusione, ciononostante solo perché
si era arrivati ad
una possibile verità non significava potersi rilassare
tranquillamente. La
marchesa era nervosa, forse più di tutti, poiché
questo significava vedersi una
futura vittoria decisamente stemperata da una ben più
probabile sconfitta visto
e considerato che erano in inferiorità numerica li dentro.
Probabilmente
era un pensiero un po’ egoista visto che Wally stava
rischiando la vita se
continuava a rimanere in quella gabbia dorata, rimanendo comunque
cosciente dei
rischi che il tricheco umano correva e dispiacendosene pure, ma in fin
dei
conti quell’egoismo le apparteneva caratterialmente ed ogni
sua esigenza veniva
sempre al primo posto.
Era
il caso comunque di comunicare agli altri quello che avevano appena
scoperto, e
di corsa per giunta, quando il suono di una sirena in corridoio li fece
sobbalzare temendo di essere stati colti in flagranza di reato
nell’aver
attinto ad informazioni riservate.
(
… )
–
Il clan a cui appartengo è uno dei più antichi di
Amazon… e da sempre siamo
state le uniche capaci di poter portare la primavera in una terra
così
inospitale. Grazie a noi Esto Gaza prospera, anche se con un ingente
sacrificio
da parte di ignari lottatori… ma è il risultato
che conta, giusto? E direi che
lo otteniamo entrambi! –
Il
piano della sacerdotessa Erza aveva fatto letteralmente gelare il
sangue ai tre
ragazzi ancora imboscati dietro un tendaggio pesante che comunque non
riparava
dal freddo pungente che si era creato in sala, ma peggio era andata al
povero
Kyle Mask ora ridotto ad una statua di ghiaccio immobile come tutte le
altre
presenti. L’unica differenza che correva tra lui e gli altri
disgraziati
intrappolati nel ghiaccio era che il colorito della sua pelle era
ancora roseo
e non blu, dunque indice, quanto meno per il principe dei kinnikku
pietrificato
dalla paura, che il ragazzo era ancora vivo e dunque si poteva salvare.
–
Tu sei troppo bello per essere sacrificato, mio caro Mask, dunque farai
compagnia a tutti gli uomini che avrei voluto amare, che ho sperato di
amare…– emise
un’altra bassa e piacevole risata guardando con occhi
adoranti l’aspirante
lottatore della League dal destino incerto, prima di richiamare a se il
proprio
diacono con un rapido schiocco delle dita – direi
che abbiamo perso fin troppo tempo, mio
caro… i nostri ospiti hanno atteso troppo a lungo. Convoca
il campione…–
–
Hm, è davvero sicura che lui sia la scelta giusta? Abbiamo
altri validi
candidati, madame–
–
È giovane ma direi che è meglio così,
inoltre se il disgelo avverrà durante il
combattimento avremo eliminato due eretici in un colpo solo…
coltivo una grande
speranza in questo! –
Era
ovvio che i due eretici in questione erano Warsman ed Emerald, ed era
sempre
più chiaro che la sacerdotessa avrebbe persino attuato il
suo sacrificio di
massa durante il combattimento per ottenere il secondo sigillo
spezzato. E fu
solo quando la donna e il suo lacchè se ne furono finalmente
andati che i tre
giovanotti ancora imboscati si decisero a uscire fuori dal loro
improvvisato
nascondiglio, sentendo una sirena poco lontana che stava avvisando
tutti gli
abitanti del tempio che qualcosa di importante si stava per svolgere.
–
Qui la faccenda si sta facendo sempre più inquietante
– dichiarò
Terry guardandosi in giro nel caso
qualche guardia facesse capolino in sala – Qui non
è solo Wally a rischiare la
pellaccia ma direi che tutti la rischiano1 prima vinciamo questo
combattimento
e prima potremo andarcene! –
–
Ben detto herr Kanyon, ma non sono altrettanto sicuro che sia la cosa
giusta
lasciare morire congelato questo teppistello da due soldi–
Non
che Kyle stesse propriamente simpatico a molti di loro, anzi era
risaputo che
lo detestassero proprio a causa della sua sfacciata arroganza, ma non
era da
loro lasciare morire qualcuno che non fosse un nemico.
–
Ecco… a lui potrei pensarci io – fece
Kid, battendo un paio di nocche sul petto del lottatore congelato e
vedendo
come lo strato di ghiaccio era spesso – devo solo cercare una
stufa a legna o
un phon… ehe, eh! –
Kid
Muscle avrebbe fatto qualunque cosa pur di non scendere sul campo di
battaglia,
anche in un momento come quello, ma d’altro canto non si
poteva dire che avesse
avuto una idea balzana. E ad ogni modo il tempo stava iniziando a
stringere
troppo velocemente, sia per il teppistello inglese, sia per Wally e
tutti loro
forse costretti a subire un sacrificio non richiesto.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
“Dov’è
mia moglie??! PARLA ANIMALE!! So che ce l’hai tu!!”
Le
parole di Robin Mask continuavano a rimbombare come un fastidioso eco
nella
testa di Janice Lancaster portandola a non riuscire a concentrarsi come
si deve
nella composizione floreale che stava attualmente creando. Attualmente
la
moglie del più eccentrico marchese d’Inghilterra
si trovava in una sala
adiacente alla grande serra della, mastodontica, villa di famiglia, e
il suo
hobby preferito era turbato da pensieri alquanto foschi per una donna
limpida
come lei.
Janice
era una donna generosa, di grande umanità e impegnata in
varie attività
umanitarie e benefiche, ma come contro altare si scopriva essere una
donna
fortemente gelosa del proprio marito. Talmente gelosa da assicurarsi
che il
personale di servizio della villa di sesso femminile avesse una
età inferiore
ai quaranta anni, perché era sicura
che Howard non nutriva interesse nelle donne giovani, nutriva interesse
solo
nella propria moglie ma vallo a farglielo capire a quella testarda di
Janice!,
e comunque si premurava che tali donne non fossero troppo attraenti.
Per
carità, qualunque donna di servizio avrebbe descritto come
la padrona di casa come
una persona gentile anche se molto scrupolosa, ma quando si trattava di
gelosia
e di un “probabile” adulterio la signora diventava
alquanto sorda.
E
se suo marito dopotutto quel che le diceva, rassicurandola del suo
amore,
avesse deciso di procurarsi una amante più giovane della
moglie? Magari proprio
la moglie del vicino ospitandola in casa sua, incurante della presenza
di
Janice, aspettando che partorisse per poi scappare via su di un mondo
lontano
in una eterna vacanza?
Come
era già stato detto inizialmente, la signora Lancaster era
una donna sorda
verso certe cose e aveva la tendenza a viaggiare parecchio con la
fantasia. Poteva
essere al 90% che si stava montando tutto nella propria testa, ma
c’era un 5%
che poteva corrispondere al vero e urgeva immediatamente fare indagini
ovunque.
Anche all’interno della villa.
Si
voltò dunque con sguardo deciso verso la ragazza che teneva
in mano il cestino
di fiori da cui la moglie del marchese stava attingendo per la propria
composizione, constatando tra l’altro che si trattava della
ragazza nuova che
le aveva presentato la governante il giorno prima, pronunciando solo
poche
parole ma che suonavano più o meno come un ordine.
–
Mi raccomando… tieni gli occhi bene aperti qui alla villa, e
se scopri qualcosa
di strano sul conto di mio marito sei pregata di riferirmelo
immediatamente–
la
ragazza dai capelli biondi, e con delle sgargianti ciocche rosa
shocking, si
irrigidì come una statua di ghiaccio a
quell’ordine per poi arrossire
vistosamente e balbettare un “si, signora” appena
udibile. Un comportamento
abbastanza strano per l’opinione di Janice, non tanto da
farle gridare all’adulterio
perché la ragazza in questione aveva si e no venti anni di
vita, ma c’era da
tener presente che la ragazza aveva preso servizio da poco e non era
esattamente esperta del mestiere. Da quello che aveva capito faceva la
commessa
in un negozio di elettronica o
qualcosa di simile… tanto meglio comunque, in effetti,
poiché questo voleva
dire non avere riserve nei suoi confronti o in quelli di Howard.
Janice
avrebbe scoperto la verità, a qualsiasi costo!
Mea
culpa per il ritardo nell’aggiornare, ma
l’ispirazione a scrivere è quello che
è xD per il resto spero abbiate apprezzato questo capitolo,
ora logicamente ci
sarà un combattimento da gestire e spero mi verrà
altrettanto bene.
|
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Capitolo 18 *** let it go! let it GO! ***
Non
le piaceva come le erano stati conciati i capelli. Proprio
l’unica cosa del suo
stesso corpo che apprezzava erano quei capelli castani leggermente
mossi e
morbi ora ridotti peggio di quelli di una Barbie biondo platino e con
le
ciocche rosa. Tuttavia secondo Santiago, la vecchia balia di Kevin che
le aveva
conciato i capelli a quel modo, si
trattava di un camuffamento ideale per evitare che anche il
più timido sospetto
non nascesse nei padroni Lancaster. Non che i coniugi Lancaster
avessero propriamente
memorizzato il volto di Niamh, si trattava di una ragazza abbastanza
anonima e
discreta, ma la prudenza non era mai troppe e di conseguenza ora la ex
fruttivendola si trovava con i capelli biondi e con indosso jeans e
canotta. Un
look decisamente inusuale per lei, abituata a gonne lunghe fin oltre le
inocchia e golfini dai colori improponibili, ma le era comunque valsa
la
riuscita del piano di entrare nella villa… probabilmente la
più sfarzosa che
avesse mai visto.
Per
carità, la villa dei Mask era anch’essa
meravigliosa, ma quella in cui si
trovava era qualcosa che probabilmente superava la reggia di
Versailles. E come
se non bastasse era arrivata da un giorno solo e già madame
Lancaster le aveva
dato un impegno che in un primo momento l’aveva messa in
difficoltà.
Era
si vero che la ragazza aveva preso coraggio per iniziare delle indagini
alquanto rischiose in campo nemico, glielo doveva alla dottoressa Alya
in
quanto le era stata vicino più di qualunque altra persona,
eppure era consapevole
che quell’ordine datole quasi con frustrazione poteva in
qualche modo metterla
in difficoltà. Morale di tutta questa storia era che Niamh
al momento,
attualmente alle dipendenze di Janice con il nome di Victoria Teras,
lavorava
per ben due datori di lavoro e le battute sul doppiogioco qui
decisamente si
sprecavano.
Ora
era sera e la ragazza non poteva lamentarsi, almeno di quello, della
camera da
letto che le avevano assegnato. Era una camera matrimoniale simile a
quella di
un albergo a cinque stelle, ben diversa dalla microscopica cameretta
che aveva
a Tokyo, eppure nonostante la sua sfarzosità e
comodità la giovane si sentiva
come osservata.
Era
ovviamente la paranoia di Niamh a darle quella impressione, oltre
all’ansia di
poter fallire nella missione che con coraggio aveva preso, e tutto
sommato
quella sensazione pompata dalle sue ciniche aspettative non era del
tutto
inesatta. La giovane domestica pensava che ci fossero addirittura delle
telecamere in stanza, oltre a quelle nei corridoi e nelle varie stanze
della
villa, quando in realtà alla privacy della propria famiglia
e del personale il
signor Howard ci teneva
molto
limitandosi dunque a intercettare le loro mail e messaggi telefonici. I
suoi
sistemi di sicurezza erano efficaci quanto discreti, in fin dei conti i
controlli erano aumentati per forza di cose dopo
“l’incidente” avvenuto nel
campo alfa, di conseguenza era divenuta consuetudine sbirciare la vita
di tutti
senza mettersi in mezzo in maniera esplicita.
Ed
ora che Niamh, alias Victoria Teras, si trovava seduta a letto
profondamente
indecisa su cosa scrivere sul display del cellulare senza allertare la
sicurezza della villa pensava a più non posso che tutta
quella sua missione era
una… missione suicida.
–
Io qui finisco male… – sussurrò la
ragazza mordendosi il labbro inferiore
mentre il pollice destro viaggiava tremando sui vari tasti del vecchio
telefonino – devo… devo stare attenta a quello che
scriverò a Kevin! Magari gli
dico che va tutto bene e… e…
uahahaha!! Io qui ci crepoooh!!
–
Fu
una reazione alquanto singolare la sua. E tuttavia non la si poteva
biasimare
se la tensione le aveva fatto generare una reazione a dir poco cretina
con una
risata piuttosto stentorea che le portò persino le lacrime
agli occhi. Era
comunque una buona reazione piuttosto che tenersi tutta la tensione
dentro,
anche perché nei prossimi giorni era sicura che la sua
situazione psicologica
sarebbe anche aumentata senza tener conto della paranoia da tenere a
bada,
logicamente se non avesse accettato quella missione non avrebbe avuto i
nervi
tesi come le corde di un violino, dunque non era da considerarla pazza
se ora
si stava buttando il cuscino in faccia e intanto rideva. E nonostante
quella
tensione che premeva sui suoi fragili nervi non aveva in nessun modo
intenzione
di mollare tutto e dimettersi l’indomani.
Anche
se aveva paura. Anche se temeva di fallire e anche se già le
mancava Kevin
avrebbe continuato quella precaria messinscena fino alla fine. In fin
dei conti
i suoi genitori le avevano insegnato dei valori saldi, anche testardi
se ci si
ricordava della loro discendenza irlandese, per quanto potesse sembrare
un
controsenso continuare a fare qualcosa anche se potenzialmente
pericolosa.
Bisognava
solo sperare che non fosse poi così pericolosa, sia per se
stessa che per Alya.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Le
sirene non avevano decretato la loro fine o il loro arresto.
Quantomeno, non
nell’immediatezza di quell’allarme.
Straordinario
come l’ordine fosse ben seguito all’interno del
tempio della speranza. Nessuno
dei chojin ospitati al suo interno era difatti rimasto in disparte al
suono
cupo di quell’allarme, riversandosi ordinatamente nei
corridoi della struttura
fino a giungere nel cortile esterno del tempio e… trovarci
una arena imponente
e ben attrezzata.
Probabilmente
se il tempio disponeva di dispositivi terraformanti che garantivano una
bolla
atmosferica di ossigeno, allora possedeva anche dei marchingegni
idraulici che
permettevano la creazione di imponenti spalti che circondavano
l’arena di
ghiaccio su cui si sarebbe disputato il suo destino.
O
meglio, quello suo e quello di Emerald logicamente, poiché
Warsman non si era
sposato con il vento ( purtroppo ) e la sua attuale moglie si rigirava
nervosamente l’anello al dito non gradendo molto gli
spettatori che li avevano
circondati. E se non li gradiva lei in altrettanta forma non li
gradivano
neppure Meat e Check Mate.
–
Ma quante belle facce – disse con un certo sarcasmo la
marchesa, muovendosi con
un certo nervosismo sul gradino di pietra su cui aveva preso posto
– mi sa che
tutti questi relitti umani, più relitti di te,
non hanno la più pallida idea di quello che vuole veramente
da loro la somma
sacerdotessa–
–
Immagino che questo sia una specie di complimento detto da te, per cui grazie e vedi di non guardare verso la
piccionaia… potresti non gradire quello che ho
visto–
Si
riferiva ovviamente allo spalto dedicato all’impianto sonoro
e degli effetti di
luce, posto decisamente poco comodo per godersi lo spettacolo e
praticamente
fuori dalla portata visiva dei molti spettatori presenti. Ma molto
comodo se si
voleva tenere d’occhio gli spalti pieni di pubblico esultante
ancor prima del
massacro.
–
Ho come l’impressione che gli spettatori non siano
l’unica presenza qui –
borbottò il piccolo allenatore del principe guardandosi in
giro con una certa
tensione e adocchiando pure lui delle ombre sinistre che si muovevano
più in alto
– maledizione! Vorrei tanto sapere dove sono finiti tutti gli
altri visto che
siamo stati praticamente costretti a seguire questi energumeni
tutt’altro che
raccomandabili! –
Le
preoccupazioni di Meat erano logiche dato che dopo il suono di quella
sirena si
erano trovati letteralmente travolti da un fiume umano appena messo il
naso
fuori dalla biblioteca, e dopo essere stati trascinati in una grande
arena ove
prima non c’era non avevano più ricevuto notizie
di Kid, Terry, Jeager e anche
di Kyle. Dove fossero finiti quei ragazzi nessuno lo sapeva, ed anche
Warsman
era a suo modo preoccupato per il proprio allievo, nonostante fosse
consapevole
che era capace di badare a se stesso, ma lo era ancora di
più lui per
l’incolumità di tutto il gruppo ora sotto tiro da
esperti arcieri.
–
Quelle ombre impugnano qualcosa di scintillante… delle
balestre, forse? Dubito
che questi signori ci lasceranno andare indipendentemente
dall’esito
dell’incontro–
Il
lottatore del Principato di Monaco aveva alzato un sospetto alquanto
atroce per
il teso gruppetto che attendeva il proprio destino, e quel sospetto
poteva
essere di soldati armati che attendevano un segnale della loro
sacerdotessa per
fare fuoco sul pubblico. Più che un sospetto una
realtà vera e propria dato che
la vista di Warsman era più acuta e aveva dunque notato le
sagome di soldati
specializzati, forse dei ninja del tempio dal momento che non li aveva
visti
passeggiare per i corridoi e dovevano dunque muoversi
nell’ombra per evitare di
essere visti anche dai chojin, ed era anche certo che almeno 13 frecce
a testa
erano puntate su ciascuno di loro in caso qualcosa fosse andato storto
secondo
l’opinione degli organizzatori di quella
“festa”.
Una
brutta situazione invero, tanto che
si
ritrovò a poggiare una mano sulla spalla di Emerald
percependo chiaramente la
sua tensione sempre più crescente come la paura viscerale di
non riuscire ad
uscire di li vivi anche in caso di vittoria. A quanto pare la
sacerdotessa era
una donna fredda di cuore per quanto comandasse quelle quattro mura di
speranza
concreta, ed il loro divorzio, nonché la vita stessa di
tutti loro, rischiava
di congelarsi per sempre su quelle vette innevate.
–
Non è uno scherzo, vero? – Sussurrò la
giovane cercando anche lei di notare gli
uomini armati sugli spalti – per la serie: siamo disposti a
tutto per di non
farvi vincere! –
Si
lasciò scappare una risatina nervosa atta a provare a
stemperare un po’ il
nervosismo crescente, ma tutto ciò che riuscì a
fare fu di mettersi le mani tra
i capelli per cercare di non impazzire nonostante suo marito stesse
cercando di
farle forza. Sarebbero stati massacrati, loro stessi e con tutta
probabilità
chiunque avesse provato a scappare da quella prigione dorata, a meno
che una
speranza di vittoria non fosse data dai loro campioni in carica che si
apprestarono proprio in quel momento, accolti da una folla esultante,
ad
entrare nell’arena ghiacciata.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
–
Vostro marito è un cero cafone. Lo sa questo, non
è vero dottoressa? Mi sa
tanto che eviterò di invitarlo per un tè, la
prossima volta…–
Se
il marchese Lancaster cercava un certo consenso dalla propria
“ospite” bisognava
ammettere che era fuori strada, dato che la dottoressa Alya si
limitò ad
inarcare un sopracciglio scrutandolo con una nota di
severità. Notando che da
parte della Deva non ricevette altro che un gelido silenzio, ad Howard
Lancaster non rimase altro da fare che tossire per stemperare
l’imbarazzo di
quella uscita impietosa e di sedersi accanto a lei sul candido divano
per poter
osservare il secondo scontro per il secondo sigillo.
I
suoi impegni mondani lo avevano tenuto lontano dagli schermi e dunque
si era
perso la scalata del giorno prima , tanto meglio in effetti
perché con tutta
probabilità non gli sarebbe piaciuto vedere la figlia in
pericolo, senza
contare che con Janice doveva cercare di mantenere un segreto scomodo e
raccontarle ogni volta delle bugie sulle sue improvvise sparizioni da
casa.
“Impegni di lavoro”, certo, eppure non era certo
che sua moglie si fosse bevuta
quella scusa da dopo ciò che era successo
all’incontro con i Mask.
Per
quanto riguardava il soggiorno della Kalinina nulla da dire. La donna
continuava ad essere preoccupata per il proprio futuro e quella della
sua
stessa bambina, non era piacevole essere usati come moneta di scambio e
secondo
il suo personale parere Howard stava mettendo il dito in affari che non
lo
competevano, e tuttavia si stava “abituando” ai
lussi di quella prigione dorata
tanto che aveva una gran voglia di poter accedere ad una spa per
rilassarsi ancora
di più. Non solo per fare un dispetto al Lancaster ma anche
perché si sentiva
le caviglie gonfie e aveva un disperato bisogno di un massaggio alle
spalle… e
dato che prima era Robin a pensare a queste cose, tanto valeva
rimediare, no?
Già,
suo marito… era davvero giunto in casa Lancaster? Aveva il
sentore che non si
fosse limitato a prendere una tazza di tè e conversare
amabilmente con il
proprio vicino di casa ma anzi, a farci a botte per avere la certezza
che lei
si trovasse li. Un pensiero che in parte l’aveva emozionata,
l’ex lottatore la
stava cercando ed era determinato in questo, ma dall’altra la
preoccupava assai
visto il temperamento fin troppo testardo del marito.
– Ad
ogni modo, cosa sa dirmi su questo tempio…? I nostri eroi
dovranno aspettarsi
delle brutte sorprese?! –
Fu
una mossa saggia sviare all’imbarazzo proponendo quella
domanda tecnica alla
propria prigioniera, e difatti la signora Mask parve rifletterci per
dare una
risposta il più possibile esaustiva.
–
Se devo essere sincera, non so molto riguardo questo tempio, se non che
sembra
che sia da li che la primavera sbocci ogni anno su Esto
Gaza… il paese più
freddo e inospitale dell’intero pianeta. Da quello che si
dice la sacerdotessa
assorbe molta energia per poter attuare ogni anno un simile
miracolo–
–
Assorbe energia…? Mi chiedo da dove può attingere
a dell’energia in un posto
lontano dal mondo come questo–
–
Beh, magari oggi lo scopriremo–
Non
che Alya avesse molta voglia di iniziare una conversazione con il
marchese, per
quanto stesse cercando di avviare una conversazione interessante con
lei per
stemperare un po’ quella prigionia fastidiosa, e sebbene le
sue prime parole
l’avessero incuriosita riguardo la presenza di Robin in casa
Lancaster non era
disposta a compiacerlo chiedendogli notizie di suo marito e mostrarsi
preoccupata. Ma se c’era possibilità di scoprire
che cosa scatenava il disgelo
in quelle lande così fredde proprio durante il
combattimento… allora la
dottoressa avrebbe soddisfatto in parte la sua curiosità
oltre che assopito le
preoccupazioni verso la propria prigionia.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
–
Fa freddo, accidenti! –
–
Sei decisamente ripetitivo, herr
Kenyon . un po’ di freddo non può certo
abbatterci…–
–
Un po’ di freddo è quando ti metti la felpa per
uscire fuori, non quando ti si
ghiacciano anche le tonsille! –
Il
lottatore non aveva tutti i torti poiché l’arena
non aveva un impianto di
riscaldamento come gli spalti, con i seggiolini riscaldati da un
sofisticato
impianto d’acqua calda, e pertanto stavano camminando su un
lastrone di
ghiaccio spesso diversi metri sotto gli applausi di un pubblico
entusiasta e
dai commenti di due cronisti preventivamente al sicuro a bordo di un
piccolo
elicottero.
–
Bentrovati amici del wrestling delle ore piccole! –
–
Nonchè del salmone affumicato e degli igloo grandi come un
monolocale! –
–
Ma bando alle ciance e diamo il via ad una competizione ancor
più letale del
pattinaggio sul ghiaccio! Qui è Mac Metaphor–
–
E qui è Doc Nakano, in diretta dal regno di ghiaccio pronto
a sciogliersi come
neve al sole!–
Era
ironico non riuscire a non notare come i due presentatori si fossero
conciati
per quella manifestazione sportiva più importante degli
ultimi tempi quantomeno
su Amazon… e probabilmente la pesante citazione del film Frozen, senza contare che entrambi i due
uomini erano vestiti come
le protagoniste di tale lungometraggio, doveva essere una specie di
omaggio per
la somma sacerdotessa ben concentrata a guardare altro. La donna
difatti era
comodamente seduta sul proprio trono di velluto rosso nella zona VIP
degli
spalti, e con un certo interesse stava osservando i due sfidanti che a
breve
avrebbero iniziato il duello con i suoi due campioni prescelti. Erano
due bei
ragazzi invero, ma mai come il Mask che ora faceva parte della sua
personale
collezione di uomini stupendi che le sarebbe piaciuto tanto
amare… ma ancor di
più da ammirare.
Trattenne
dunque un moto di entusiasmo quando, con un boato quasi assordante
visto che si
trattava della squadra di casa, i suoi due campioni entrarono
nell’arena
ghiacciata sotto l’entusiasmo dei loro compagni e con uno
sguardo decisamente
fiero.
–
Ed ecco i nostri padroni di casa che fronteggeranno Jeager Broken e
Terry
Kenyon, Doc. Nientemeno che Wally Tusket, di recente passato dalla
parte dei
cattivi accattivanti, e Apegon… fratello maggiore di una
delle leggende del
wrestling nonché diacono della somma sacerdotessa–
–
Una donna di stile, non c’è che dire…
ma non può certo competere con il mio
vestito! – e qui il presentatore si riferiva al costume
scintillante di queen
Elsa– e mi sono fatto fare persino un tupè in
linea con il costume! –
–
Ew, non ricordarmelo stimatissimo collega… poiché
è ora di mettere al bando le
chiacchiere e darci alla pesca selvaggia di salmone artico! –
L’elicottero
volò più basso per poter osservare meglio gli
sfidanti intenti ad una sfida di
sguardi truci e determinati prima di riprendere saggiamente quota ed
evitare
che gli attacchi dei lottatori finissero per danneggiare i presentatori
novelli
cosplayer.
–
Tzk, guardali bene Terry…non li trovi perfetti nel loro
ambiente naturale? Un
pinguino e un tricheco!–
Il
tono del tedesco era adirato e ancora piuttosto risentito per quel
volta
gabbana di Wally per un potere a suo parere effimero e sporco. Non si
otteneva
un grande potere senza grandi conseguenze, era la prima regola che ti
insegnavano nella Scuola di Ercole, e quel testardo di un tricheco
umanoide se
l’era bellamente scordata! Quindi, secondo la sua logica che
faceva comunque
tentennare di più il lottatore americano ( in fin dei conti
conosceva Wally da
molto più tempo ), era giusto ricordargliela nel modo
più doloroso possibile.
Ma logicamente, per i due campioni della sacerdotessa quelle parole
suonarono
come una sfida.
–
L’hai detto bene, mangia crauti! Siamo nel nostro ambiente
naturale! –
Con
un gesto che sorprese tutti Apegon decise di attaccare per primo, in un
modo
alquanto singolare però. Difatti, l’angelo alieno
prese sotto le ascelle il
compagno di squadra, dallo sguardo piuttosto deciso
nell’andare fino in fondo a
questa faccenda indipendentemente dall’avere di fronte un
vecchio amico, e
sollevandosi di una spanna da terra volò veloce ruotando su
se stesso come un
razzo in direzione dei due lottatori della League.
A
causa della spinta a spirale il lottatore prese velocemente
velocità, tanto da
sorprendere Terry e Jeager che a momenti non riuscirono a scansarsi via
appena
in tempo.
I
due ragazzi rimasero stupiti dalla velocità di quel
proiettile umano, riuscendo
a scansarsi e ricevendo comunque dei danni a causa della presenza di
Wally e
dei suoi denti affilati che tagliarono il petto
dell’americano portandolo a
sanguinare un poco, e tutto quello che riuscirono a fare fu di cercare
di
atterrare in maniera decente sulla lastra di ghiaccio prima
che… Apegon non
tornasse immediatamente alla carica con un nuovo attacco a due.
–
È incredibile amici che ci seguite da casa! – fece
Mac Metaphor, conciato come
Anna, osservando stupefatto come i due chojin collaborassero
perfettamente tra
loro – questa deve essere il famoso “giro di
vite” di Apegon… ma con la
presenza di Wally Tusket è come cercare di camminare sul
filo del rasoio! –
–
Un rasoio ben affilato direi. Terry Kenyon si sta procurando
più tagli del
sottoscritto quando si fa la barba al mattino! –
Anche
dagli spalti c’era chi si era accorto che le zanne del
tricheco umanoide erano
piuttosto affilate per l’occasione, ed un brivido di
inquietudine attraversò il
corpo di Alexandria Meat nel momento in cui dedusse che il mite Wally
molto
probabilmente aveva affilato volontariamente
le proprie zanne per disputare l’incontro. Assurdo, pazzesco,
come la volontà
del lottatore di origini irlandesi si fosse piegata così
tanto alla sete di
potere offerta da un ninnolo potenzialmente pericoloso.
Quell’oggetto doveva
avergli offuscato la mente o qualcosa di simile, e non solo la sua ma
anche
quella di tutti gli spettatori presenti che esultavano Apegon e Wally
oltre che
omaggiare la sacerdotessa già compiaciuta da
quell’inizio cruento, pertanto se
voleva che i suoi ragazzi vincessero dovevano provare a togliergli di
dosso
quell’affare.
La
possibilità di comunicare con i due giovani lottatori
arrivò giusto nel momento
in cui, con una certa prontezza di riflessi, Jeager riuscì a
saltare appena
prima che Apegon riuscisse a falciarlo e a saltargli sopra la schiena
abbrancandogli
le ali e tirando poi con tutta la forza che aveva in corpo.
L’angelo alieno
subì il colpo a tradimento, tanto che perse il senso della
rotazione e fu
costretto a mollare la presa su Wally che andò a schiantarsi
al suolo proprio
come un aereo impazzito, da momento che, avendo qualcuno che gli tirava
le ali,
il diacono portò per istinto le braccia verso il proprio
aggressore per
scrollarselo di dosso.
Logicamente,
anche per Apegon l’atterraggio non fu dei migliori e
andò a schiantarsi contro
il muro della tribuna su cui sedeva la sua amata sacerdotessa, mentre
per
Jeager l’atterraggio fu decisamente più acrobatico
tanto da poggiare i piedi
sulla fredda superficie ghiacciata già pronto per un altro
attacco non appena
l’avversario si sarebbe ripreso.
Il
colpo fu violento e creò un foro nel muro in cemento armato,
tanto da far
alzare in piedi la Deva per osservare più in basso, e con
sguardo severo, il
proprio servo per ammonirlo in modo giusto e… freddo.
–
Vedi di non deludermi, Apegon… hai molti occhi puntati sulla
tua schiena, oltre
a quelli del tuo sfidante–
Il
lottatore, ancora incastrato all’interno del cemento seppur
ancora per poco, si
ritrovò a deglutire in modo impercettibile a quelle che
sembravano essere delle
minacce velate anche alla sua persona. Erza era una fine esteta che non
ammetteva facilmente la sconfitta e men che meno vedersi i propri piani
sfumare, ne andava anche della sicurezza dell’intera regione,
pertanto il
diacono era a conoscenza del patto che aveva stipulato con la Casa
delle Ombre
Danzanti e da secoli questi individui servivano il clan della
sacerdotessa
affinchè nulla rompesse il delicato equilibrio del tempio.
–
N-non vi deluderò mia signora! Questi parassiti non
lasceranno il tempio! –
Alle
volte la bellezza esotica di queste donne non bastava per convincere
gli uomini
a compiere il sacrificio estremo, e dunque la presenza di questi chojin
ombra
garantiva che ogni più piccola protesta o macchia sul buon
nome del tempio non
vedesse mai l’alba di un nuovo giorno.
Ma
come si dice sempre in questi casi: la speranza è
l’ultima a morire.
–
Ra…. Ragazzi! Cercate di togliere quell’affare dal
collo di Wally! Ne va della
sua vita! credetemi! Quell’oggetto non è quello
che sembra!–
La
stessa speranza di Apegon la provava anche Meat e il suo gruppo,
perché andava
detto che la speranza è tra le emozioni più forti
che si prova fino all’ultimo,
e gridando a pieni polmoni quelle parole veritiere sperava di essersi
fatto
sentire quantomeno dai suoi due allievi impegnati in un combattimento
piuttosto
freddo.
Terry
e Jeager sentirono, ovviamente, ma anche gli spettatori vicini al
piccolo
kinnikku avevano sentito quelle parole giusto un filo preoccupanti.
Come poteva
mai essere che un dono fatto dalla somma sacerdotessa potesse risultare
dannoso
per i chojin che avevano deciso di seguirla ammaliati dalle sue
promesse? La
maggior parte di loro erano ex lottatori che avevano fatto ormai il
loro tempo
ma che, comunque, speravano in una rivalsa che li portasse ad
affrontare nuove
sfide anche grazie al gingillo che portavano al collo.
Voci
che iniziarono a circolare lungo l’arena con sussurri come
“che storia è mai
questa?”, “ci avevano detto che era
sicuro”, “sarà mai vero?” si
dimostrarono
fastidiosi alle orecchie di Erza che stizzita mosse un paio di dita per
rendere
la temperatura dello stadio ancor più fredda per dare ancor
più filo da torcere
ai due giovani terrestri.
Chi
non sentì dubbi a riguardo, anche se aveva chiaramente
sentito l’urlo di Meat,
fu lo stesso Wally che si limitò a stringere in una mano
l’amuleto rosso sangue
che gli stava dando così tanta forza. Per lui era arrivato
il momento di
tirarsi in piedi e farsi valere, altrimenti come avrebbe potuto
difendere sua
madre e la sua sorellina se non era sufficientemente forte? Suo padre
era morto
quando lui era piccolo e da allora aveva sempre cercato di prendersi
cura della
propria famiglia anche a nome di un padre che la sua sorellina Dorothy
non
aveva mai conosciuto, pertanto era consapevole di essere
l’ultima ruota del
carro di un gruppo di super uomini e non intendeva restarci ancora a
lungo.
Una
vocina dentro di lui gli stava dicendo che era sbagliato mettersi
contro i suoi
stessi compagni, i suoi amici più cari, ma tale sussurro
venne cancellato dalla
sua mente da un luccichio della pietra che portava al collo. Decidendo
comunque
di parlare al proprio avversario, colmo anche lui di determinazione,
prima di
sprigionare il massimo della propria forza auto indotta.
–
Mi dispiace per come stanno andando le cose, Terry – disse il
tricheco,
osservando il proprio avversario rialzarsi in piedi nonostante i molti
tagli
che gli aveva provocato con l’attacco precedente –
ma non posso rinunciare a
ciò che mi è stato dato! –
–
Si che puoi! Maledizione Wally… non hai sentito Meat?
È quella roba a
condizionarti! –
–
Smettila di dirmi quello che devo o non
devo fare! Sono abbastanza maturo da prendere delle decisioni da solo!!
–
Il
lottatore americano rimase alquanto stupito per quella repentina furia
scattata
senza quello che sembrava essere un valido motivo e che prese una forma
de
tutto inaspettata anche per i suoi compagni che guardavano dagli spalti
e che
già iniziavano a risentire del freddo scatenato dalla
sacerdotessa. Wally era
un tricheco umanoide… ma sempre tricheco rimaneva. E chi
aveva un minimo di
conoscenza biologica sapeva alla perfezione che queste creature erano
rinomate
per la loro aggressività.
Non
solo il fu mite Tusket lanciò una specie di ruggito
all’indirizzo di Terry
Kenyon, ma la sua pelliccia parve diventare più ispida in
linea con uno sguardo
bestiale indirizzato verso un avversario che stava invadendo il suo
territorio.
Poi scattò in avanti, lasciando dei solchi piuttosto marcati
sul ghiaccio, in
direzione di un avversario a cui non era disposto a concedere nessun
tipo di
pietà.
Questa
volta Terry non riuscì ad evitare il duro colpo che gli
venne inferto al suo
petto già provato, e le unghie affilate del suo ex compagno
di squadra, così simili
ora ad artigli affilati, andarono a conficcarsi di prepotenza nei suoi
addominali e nel suo petto affinchè avesse la spinta
necessaria per sollevarlo
da terra e… conficcargli la testa nel ghiaccio duro come il
granito.
A
quella potente, e cruenta, visione di distruzione Emerald
impallidì voltando la
testa di lato decisamente terrorizzata all’idea di vedere la
testa dell’americano
sfracellata a terra e con un mare di sangue che già
inzozzava il ghiaccio
immacolato. Fu una mossa spettacolare e tutta la folla si profuse in un
“ooh!”
stupito per come il lastrone di ghiaccio sotto i piedi dei due atleti
che si
fronteggiavano si rupe in spuntoni appuntiti che si innalzarono verso
il cielo
dinnanzi a cotanta potenza.
L’attacco
fece impallidire anche Meat e preoccupare Lord Flash, sia per la sorte
del loro
tributo che per tutto
l’incontro che
rischiava di andare a puttane, poiché decisamente nessuno di
loro si sarebbe
aspettato una simile reazione e forza da parte di un ragazzo fino a
poco tempo
fa senza ambizioni negative.
–
Terry… è ancora vivo! Ma conciato male,
direi–
Check
Matte lo disse a bassa voce, stupito anche lui dalla ferocia di Wally
che ben
compiaceva la sacerdotessa, e potè notare le condizioni
fisiche del compagno di
squadra una volta che il lottatore di origini irlandesi non estrasse il
proprio
avversario da quella prigione di ghiaccio che si era creata.
Prese
il ragazzo per il torso, ed una volta estratto bruscamente dal suolo
tutto il pubblico
potè notare che la testa di Terry era intatta, in fin dei
conti era un chojin,
anche se ridotto ad una maschera di sangue oltre ad aver perso qualche
dente.
Se
questo era l’andamento generale dell’incontro, se
si fosse protratto fino alla
fine, allora molto probabilmente un sacco di gente si sarebbe fatta
male… nel
più totale dei silenzi mediatici.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Tutto
sommato era stato fortunato nella sua sfortuna. Proprio vicino alla
sala dei
trofei c’era un bagno attrezzato di tutto punto, forse
perché vicino alle
stanze private della somma sacerdotessa?, e tralasciando i dettagli
lussuosi
con i suoi mosaici dorati e le piastrelle in marmo lucidissimo aveva
trovato un
termosifone in ghisa perfettamente funzionante e un phon con cui
scongelare
Kyle un po’ per volta.
Il
lottatore di origini inglesi era ancora piuttosto infreddolito, per non
dire
ancora congelato da una spessa patina, ma un poco per volta il ghiaccio
si
stava sciogliendo formando ampie pozze sul pavimento e il colorito
della sua
pelle non stava più andando verso il blu cianotico. E al
momento Kid Muscle era
impegnato ad usare il phon contro la faccia del teppista vestito come
un
motociclista incallito notando che anche i suoi occhi si stavano
facendo più
vispi guardando in ogni dove quasi come se fossero
spaventati… o molto
arrabbiati.
–
Eheheh! Visto che sono stato un genio? A breve ti scongelerai e sono
sicuro che
anche Terry e Jeager avranno ormai concluso il combattimento ormai!
–
L’ottimismo
del principe dei kinniku sembrava quasi cieco all’udito
ancora attutito di
Kyle, e per quanto il giovanotto fosse ancora congelato
tentò di comunicare con
Kid cercando di indirizzarlo con gli occhi verso la finestra del bagno.
Ma ogni
suo tentativo di farsi da capire, ed in fin dei conti non era difficile
da
comprendere i suoi gesti anche perché stava iniziando pure a
mugugnare,
fallirono poiché quel maledetto idiota continuava a fare la
ruota del pavone
decantando le sue doti fisiche che “non si potevano sprecare
in battaglia”.
Kid
Muscle ritornò con i piedi per terra quando una potente
deflagrazione non ruppe
il vetro della finestra portando il giovane principe a gridare
terrorizzato,
mentre una bufera di neve non tentò di entrare dentro il
bagno anche se per
breve tempo permettendo così al ragazzo di uscire da sotto
il lavandino.
–
m-ma che diavolo sta succedendo la fuori…?–
quando
Kid andò finalmente alla finestra il giovane rampollo di
casa Mask tirò un
sospiro di sollievo data l’esasperazione che quel suo futuro
compagno di
squadra gli stava dando, e ciò che vide una volta affacciato
alla finestra
distrutta fu qualcosa che prima non c’era.
Il
ragazzo spalancò la bocca nell’osservare
un’arena gremita di gente ove prima
non c’era, e cosa ben più stupefacente era
osservare che al centro dell’arena
Jeager e Terry stavano combattendo contro i loro avversari in quello
che era un
combattimento alquanto violento e rumoroso con tanto di bufera di neve
che
sembrava aiutare strategicamente quelli che erano Apegon e
un… irriconoscibile
Wally molto più simile ad una belva selvaggia.
–
Uh… la situazione non sta andando come previsto! –
No,
non stava affatto andando bene. Ed il modo in cui Wally
spezzò il braccio di
Terry portò Kid Muscle a sbiancare di colpo, capendo tra
l’altro che forse non
era il caso di agitare un phon quando i suoi amici erano messi molto
male in
tutti i sensi possibili.
|
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Capitolo 19 *** ghiaccio bollente ***
Terry
avvertiva un insolito fischio nelle orecchie.
Un
fischio sottile eppure acuto, come quello che si prova dopo essere
stati resi
momentaneamente sordi da una potente deflagrazione, ed ogni suono che
gli
giungeva arrivava attutito in un modo alquanto buffo. Persino la vista
risultava sfocata a causa di un lampo abbagliante, qual era il sole
sopra
l’arena, riempiendo la sua vista di luce quasi eterea dopo un
freddo buio che
lo aveva avvolto dolorosamente.
Quando
riacquistò la vista vide Jeager cercare di correre verso di
lui, come se fosse
stato al rallentatore, ma ogni suo passo sembrava essere pesante come
un
macigno ed ogni sua parola sembrava intrisa di preoccupazione nel
mentre che
sembrava urlargli di stare attento.
Tuttavia,
quell’improbabile dimensione onirica in cui il lottatore
americano si era
risvegliato dopo che la sua testa era stata avvolta da qualcosa di
freddo e
duro, e che a mente lucida avrebbe poi riflettuto come un colpo subito
da un
irriconoscibile Wally che lo aveva schiacciato contro il ghiaccio,
decisamente
si infranse con un boato sordo quando Jeager sparì dalla sua
visuale dopo
essere stato colpito da quella che sembrava essere una colonna di
ghiaccio
orizzontale.
Solo
a quel punto Terry sgranò gli occhi trovando la forza di
togliersi dal volto il
molto sangue che gli ostruiva la visuale con una semplice passata di
mano, ed
osservare che quella colonna di ghiaccio si era creata al passaggio
supersonico
di Apegon.
–
Diamine… deve far proprio freddo se si creano delle
stalattiti simili! –
Lo
disse con tono ironico anche perché non credeva che
l’angelo alieno fosse
capace di generare ghiaccio dal nulla, magari vortici di vento si, e
immaginò
solo a livello marginale che l’avversario di Jeager avesse
ricevuto pure lui un
aiuto “dall’alto”.
Se
lui toccò solo lievemente quel pensiero, per alcuni
spettatori sugli spalti era
ben chiaro che la somma sacerdotessa stesse dando implicitamente
una mano ai propri servitori con il giusto freddo da
sfruttare sapientemente.
–
Che donna arrogante…– fece la Lancaster
stringendosi nella propria giacca a
vento– non si è nemmeno degnata ad accoglierci e
ora è fin troppo chiaro che
sta dando una spintarella ai suoi due diaconi! –
La
marchesa non aveva tutti i torti, ed anche se Erza aveva
capacità combattive
davvero sorprendenti delegava gli scontri ai suoi sottoposti. La
sacerdotessa
la si poteva definire una donna altezzosa, quasi snob per certi punti
di vista,
e che detestava perdere per quanto ogni sconfitta la prendesse
elegantemente e
con un sorriso solo in apparenza innocente. Quindi era logico che
cercasse di
mettere in vantaggio i propri uomini tenendo anche presente che ora
rischiava
di vedersi il gran segreto spifferato ai quattro venti.
No,
non aveva accolto nel proprio palazzo i due coniugi che volevano
ottenere da
lei il sigillo spezzato per ovvie ragioni, erano eretici e per tale
motivo lei
già li ( elegantemente ) disprezzava, senza contare che il
gruppo a cui
appartenevano avevano ficcato il naso in affari che non li
riguardavano. Era
sicura che le sue antenate avevano tolto ogni traccia di informazioni
sul
rituale del disgelo già da secoli, ma ora come ora, nel
mentre osservava uno
scontro piuttosto violento che stava iniziando a darle noia,
cominciò a pensare
che qualcosa potesse essere sfuggito magari in qualche vecchio
polveroso
scaffale della biblioteca. Magari nulla di comprensibile per dei poveri
mortali
come loro, ma abbastanza per instillare il dubbio.
Indubbiamente
si trattava di una situazione assai tesa, poiché il pubblico
stava continuando
a bisbigliare su una probabile truffa ben accollati alle loro effimere
vite, ma
lo spettacolo doveva pur continuare ed ecco che gli spettatori si
ritrovarono a
distrarsi abilmente di fronte alle acrobazie
di Apegon.
Il
diacono della sacerdotessa stava sfruttando bene il grande freddo che
Erza
stava generando a poco a poco, riuscendo a creare colonne di ghiaccio
con la
propria velocità con le quali stava colpendo ripetutamente
il proprio
avversario tedesco, e tuttavia anche per l’angelo alieno
stava salendo una
certa tensione già per la decisione della sacerdotessa di
anticipare la
primavera di un paio di settimane. Non era esattamente una vita facile
quella
all’interno del tempio della speranza, rintracciare possibili
seguaci come
aveva fatto qualche sera fa nella città di Venturas fino a
organizzare ogni più
singolo aspetto della vita quotidiana poteva risultare alle volte
snervante, e
per quanto fossero venti anni che l’angelo alieno serviva la
causa della
sacerdotessa doveva ammettere a se stesso che non c’era
niente di peggio per
lui che deludere la propria signora. La sconfitta di Erza avrebbe
significato
anche la sua di sconfitta, ed un intero paese dipendeva dalle loro
scelte per
quanto discutibili fossero.
Forse
era anche per questo che Apegon sceglieva, nella stragrande maggioranza
dei
casi, degli evil chojin con la consapevolezza che la Corte e i Soldati
Flessibili avrebbero chiuso un occhio dinnanzi ad un sacrificio
sacro… ma chi
stava combattendo al momento non era un delinquente disposto a tutto
per
ottenere forza e potere, e in cuor suo stava iniziando a temere che la
sacerdotessa stesse in qualche modo esagerando. Non lo preoccupava il
coinvolgimento della Casa delle Ombre Danzanti, quelle apparivano ogni
anno per
fermare chi cercava di fuggire al rito, quanto per il coinvolgimento di
civili
ficcanaso oltre che sostanzialmente “inermi”.
Per
Jeager invece era un momento difficile da tutt’altro tipo di
impostazione,
poiché del rito non sapeva ancora nulla, ed evitare i colpi
nel mentre che
veniva sbattuto da una parte all’altra dell’arena a
diversi piedi da terra, ed
un possibile schianto lo avrebbe portato alla frattura di diverse ossa
un po’
come era successo con il suo scontro contro Ricardo, risultava sempre
più difficile.
Non solo il ghiaccio gli intorpidiva le membra, rendendo
così i suoi movimenti
per sfuggire agli attacchi dell’avversario decisamente goffi
e poco efficaci,
ma riusciva a lacerargli la pelle ogni qual volta quei cristalli
lucenti lo
colpivano velocemente.
Il
bastardo si puntava molto sulla velocità e sul
“tocca e fuga” che ad una
agilità vera e propria, e per tale motivo al lottatore
tedesco risultava
complicato poter usare la “pioggia rossa di
Berlino” il cui fuoco gli si
spegneva tra le mani a causa del freddo tagliente.
Il
suo continuo essere sbattuto da una parte all’altra di quel
cielo blu sgombro
da nuvole vide finalmente un breve arresto quando Jeager cadde di
schiena su
quella che sembrava la base di una grande colonna di ghiaccio. Si
ritrovò
dunque a boccheggiare a vuoto a causa del forte impatto, e con una nota
di
preoccupazione si trovò a tossire quello che doveva essere
sangue dato che la
bocca gli si riempì di qualcosa dal gusto ferroso, e
ciononostante ebbe la
forza di rialzarsi lentamente in piedi sulle gambe tremanti.
–
Ah… ma che ragazzo inflessibile! Se aspetti ancora un
po’ ti trasformerai in
una gavetta di ghiaccio come quelle qui sotto! –
Apegon
lo prese in giro in un modo decisamente “amabile”
nel mentre che atterrava con
grazia su una delle colonne ghiacciate che si erano create in una parte
dell’arena tanto da farla sembrare una foresta ghiacciata.
Aveva svolto un bel
lavoro sul suo avversario nonostante all’inizio avesse
effettuato quella presa
alle sue ali mettendolo in seria difficoltà, ma non gli
aveva più permesso di
reagire sfruttando per bene il freddo di Erza e compiacendosi di
vederlo
faticosamente in piedi e con la pelle che stava iniziando a diventare
bluastra
sulle braccia scoperte. Aveva tempra e doveva riconoscerglielo,
nonostante il
sangue che aveva sporcato la colonna rendendola significativamente
riconoscibile in mezzo a quella foresta ghiacciata, e sinonimo che il
ragazzo
non stava messo molto bene, e bisognava anche riconoscere che era stato
addestrato bene per resistere così tanto al freddo.
–
Dimmi un po’… chi ti ha addestrato? È
fin troppo chiaro che non ti sei fatto le
ossa semplicemente a wurstel e crauti–
Ci
fu un momento di silenzio dopo quelle parole, un silenzio rotto solo
dal
respiro di Jeager e dal suo sguardo sorpreso per una domanda che
decisamente
non si aspettava, e tutto attorno a loro si poteva sentire solo
l’eco di un
pubblico che sembrava essere come lontano da tutto e da tutti.
Deglutì,
muovendo dolorosamente il pomo d’Adamo, irrigidendo la
schiena con fierezza nel
dare il nome dell’uomo che lo aveva allenato.
–
Brocken Jr… padre e mentore del sottoscritto che ti
farà…–
Il
ragazzo avrebbe volentieri aggiunto “allo spiedo come un
pollo” ma le sue
parole si congelarono al suono di una rauca risata che scosse il petto
possente
dell’angelo alieno. Una risata tutto sommato fragorosa e
sprezzante, che portarono
il giovanotto di origini tedesche a irrigidirsi e a dimenticare il
dolore che
ancora scuoteva le sue membra martoriate.
–
Ah ah ah!! Ma non mi dire! Sei il figlio di quell’ubriacone
fallito?! Diamine…
sarà più facile di quanto credessi! –
Era
una crudeltà dettata solo dalla facciata che il suo anziano
padre forniva alla
gente, con tutti i suoi difetti che l’avevano marchiato in
quegli ultimi anni
rendendo a lui stesso una vita simile all’inferno…
eppure era sempre stato il
primo a difendere il padre da accuse e dicerie infamanti per quanto il
loro
rapporto fosse stato, se possibile, ancor più distaccato di
quello che c’era
tra i Mask. Ma con la differenza che non c’era
l’odio a scorrere tra loro,
perché quello lo stava incanalando verso il proprio
avversario che ancora
continuava a ridere, decidendo di agire di conseguenza. Broken poteva
avere
tutti i difetti del mondo e si era rivelato più volte un
allenatore piuttosto
duro nei confronti del proprio figlio d’arte, eppure Jeager
non poteva rimanere
indifferente di fronte ai piccoli segni di affetto che il padre gli
aveva
sempre dato come quello di offrirgli un pasto abbondante e meritato a
fine
giornata o quello di avvicinarlo al meraviglioso
mondo delle parole crociate.
Non
si concesse di inveire contro un arrogante Apegon che, con tutta
probabilità,
lo aveva schernito così per fargli abbassare la guardia ma
anzi… dalla sua gola
nacque un potente ruggito rabbioso ed un rinnovato calore si
irradiò per tutto
il corpo portandogli sufficiente forza in corpo affinchè una
fiamma rossa non
gli si accendesse nella mano destra. Un evento che destò
completamente
l’attenzione del diacono, che si era immaginato
tutt’altro da lui, oltre che a
quello del pubblico e dei due speaker presenti
sull’elicottero che sorvolava la
zona.
–
È stupefacente amici che ci seguite da casa! Se vi
aspettavate un filetto
surgelato allora rimarrete delusi, perché qui abbiamo un
autentico stoccafisso
bollito! –
–
Parole sante, mia cara Anna…
volevo
dire, collega! – si corresse immediatamente Doc Nakano,
notando che Mac
Metaphor gli aveva lanciato una occhiata basita – il mio
bellissimo tupè stava
iniziando a congelarsi con tutto questo freddo, ma direi che
l’atmosfera si sta
finalmente accedendo! E anche per Wally Tusket direi che la fiamma
è attiva da
un bel po’ –
I
due speaker “ignorarono” l’attacco di
Jeager ai danni di Apegon, il cui salto
acrobatico superò sorprendentemente un abisso esponenziale
che c’era tra i due
venendo comunque seguito dalle telecamere, e si concentrarono per
vedere in che
stato era il duello tra Terry Kenyon e il tricheco umanoide.
La
battaglia tra i due ora si era spostata sotto quella
“foresta” ghiacciata, ed
entrambi i lottatori correvano tra una colonna e l’altra come
se fossero stati
dei ninja esperti. A dire la verità il lottatore di
nazionalità americana si
era dovuto riprendere in fretta e furia dal brutale attacco che aveva
subito
poiché l’ex compagno non ci aveva impiegato molto
a ritornare all’attacco in
quella nuova veste che proprio non gli riconosceva. Vedere Wally con
sguardo
omicida e pelo ispido, quando prima mostrava una umanità
incredibile anche nei
combattimenti più duri, era una cosa che in certo senso lo
spaventava data
l’imprevedibilità del suo nuovo avversario.
–
Ti hanno fatto il lavaggio del cervello… merda! –
annaspò il giovane, saltando
da un “albero” all’altro premendo con
forza i piedi sulle pareti ghiacciate di
ogni colonna – devi sbarazzarti di quella collana! Non sei
più tu!! –
–
Questa collana è mia!! Sei solo invidioso!! –
Il
suo atteggiamento ossessivo/compulsivo nei riguardi di quel dannato
amuleto era
assai preoccupante, ma lo furono ancor di più le sue mosse
successive ancor più
dolorose delle precedenti. Con uno scatto improvviso il lottatore
apparve
davanti a Terry rompendo letteralmente una colonna di ghiaccio che al
momento
dell’attacco gli ostruiva la visuale verso il proprio
avversario. L’americano
osservò quella scena praticamente sotto shock ignorando i
cristalli di ghiaccio
che andavano a graffiargli leggermente la pelle esposta, e provando
molto più
dolore quando Wally lo prese per la trachea utilizzandolo poi come
scudo umano
per sfondare in sequenza altre colonne di ghiaccio.
L’impatto
con quella superficie dura e fredda, che si ruppe come il vetro
all’incredibile
forza del lottatore di origini irlandesi, non fu affatto un toccasana
per la
schiena di Terry che lanciò un guaito contrito sentendo le
vertebre vibrare ad
ogni impatto violento. Ma non stette fermo a subire in silenzio,
avrebbe perso
quell’incontro oltre che perdere ogni tentativo di riportare
alla ragione il
compagno di squadra, e digrignando i denti riuscì a piantare
le mani sulle
spalle di Wally per avere una base sufficientemente forte per dargli
una testata
in piena fronte liberandosi così dalla forte presa alla gola.
–
Wally… tu sei… decisamente fuori di…
TESTA!! –
Lo
disse ringhiando e con la forza della rabbia esasperata, ma la sua
dolorosa
mossa sortì gli effetti desiderati tanto che ora il tricheco
umanoide dovette
portarsi ambo le mani alla testa in un gesto d’impeto che
permise al texano di
salire sulle sue spalle per poi assestargli una potente ginocchiata
sulla spina
dorsale. Il marchio del vitello sortì gli effetti sperati,
anche perché Terry
ci aveva messo parecchia rabbia nel riuscire a liberarsi
benchè questo lo
avesse affaticato ancor di più, e il ragazzo potè
avvertire con una nota di
soddisfazione qualcosa rompersi all’interno del corpo di
Wally.
Una
vittoria fievole, che portò il suo ex compagno a ruggire con
più ferocia
riuscendo a voltarsi quanto basta, nonostante il colpo tremendo
ricevuto alla
schiena, per artigliargli la faccia
e
lanciarlo come se fosse stato una palla contro un’altra
colonna di ghiaccio.
Le
unghie incredibilmente affilate del lottatore di origini irlandesi si
piantarono per bene sul volto dell’americano tanto da
provocargli delle ferite
serie, ed un boato entusiasta si levò dagli spalti quando
Terry venne
seppellito vivo dai detriti della struttura su cui era andato a
sbattere.
–
Non… non è possibile! –
balbettò Alexandria Meat divenuto all’improvviso
pallido come un cencio – Wally è completamente
andato… e di questo passo
ucciderà Terry se non viene fermato come si deve! A quanto
pare, il solo
nominare quell’affare che porta al collo lo manda
letteralmente in bestia! –
Era
ovvio che non tutti gli spettatori che assistevano a quel cruento
scontro
fossero entusiasti dello spettacolo offerto, e il drappello composto
dai nostri
eroi stava osservando con una certa apprensione un esito incerto e
propenso a
decretare la loro sconfitta.
–
Hm, e a quanto pare neppure Jeager se la sta passando molto
bene… Apegon
continua a schivare i suoi attacchi per “condurlo”
in una zona piuttosto
pericolosa–
Incredibile
come Check Mate riuscisse a mantenere la sua solita compostezza
nonostante la
tensione crescente all’interno del gruppo, e purtroppo non
aveva fatto notare
un particolare trascurabile. Il lottatore tedesco difatti era sempre
più vicino
al luogo in cui Terry era stato sepolto dalle macerie ( e dalle quali
stava
faticosamente cercando di uscire ), pronto per essere preso da un
“abbraccio”
dell’angelo alieno ben intenzionato a prendere il volo per
poi scendere in
picchiata con la propria vittima in modo da essere sicuro di
fracassargli il
cranio sul suolo ghiacciato. Una brutta situazione invero, ma proprio
in quel
frangente a Lord Flash venne una idea tanto disperata quanto di
probabile
successo almeno sulla carta.
Si
alzò in piedi sotto lo sguardo perplesso di Emerald, che ora
si era pure alzata
il cappuccio della giacca sportiva per via del freddo, e dalla propria
giacca estrasse
quello che sembrava essere il libro consultato fino al momento
dell’incontro.
Era stato prudente e forse aveva fatto più che bene a
trafugare quel
manoscritto prima che la calca di ex chojin li trascinasse verso
l’esterno per
assistere allo spettacolo, senza tener conto delle possibili
conseguenze
negative derivate da quel gesto, e dunque tanto valeva giocarsi
l’ultima carta
che avevano in mano prima di non poter uscire vivi da li data la
presenza di
arcieri ora tutti puntati contro di lui. Lo stesso istinto che lo aveva
portato
a “prendere in prestito” quel tomo ora lo stava
avvertendo di un pericolo ben
più maggiore, ma oramai non poteva far altro che continuare
con il proprio
piano.
Li
avvertiva, i suoi sensori ottici avevano registrato una quindicina di
quegli
individui appostati nelle ombre e pronti a trivellarlo di colpi,
davanti a lui
a diversi metri di distanza, senza contare quelli che lo avevano visto
tirare
fuori un libro leggendone attentamente le didascalie incise sulla
copertina…
dunque al di fuori del suo campo visivo i cecchini potevano anche
aumentare ad
una ventina o più. Ma doveva tentare, per quanto la stessa
Lancaster gli
sussurrò di non farlo ( evidentemente preoccupata pure lei
dall’esito di un
simile gesto ).
–
Terry Kenyon ha ragione! Quell’amuleto che tutti voi portate
al collo causerà
solo la vostra fine! Si tratta di un oggetto atto ad assorbire tutta la
vostra
energia e incanalarla nel campione della sacerdotessa… una
volta accumulata
tutta la vostra energia tutti voi morirete ed Erza
l’assorbirà dando inizio al
disgelo! Se non mi credete date una occhiata a questo! –
Parlò
con voce stentorea ed alzò in alto il libro aperto
sull’illustrazione
incriminata. Era ovvio che gli atleti vicino al gruppetto avessero
sentito
forte e chiaro le sue parole tanto da sbiancare vedendo i loro flebili
dubbi
divenire realtà, e come se non bastasse le telecamere poste
sull’elicottero dei
due cronisti ripresero per bene quell’illustrazione
proiettandola di
conseguenza nei quattro megaschermi posti in tutto lo stadio.
Come
di conseguenza il russo ottenne il risultato sperato, e il fitto
mormorio di
perplessità a breve si trasformò in un boato di
dissenso totale ed ogni uomo
che riuscì ad interpretare l’illustrazione da dopo
le parole di Warsman iniziò
a protestare e inveire contro una impassibile Deva. Almeno
all’apparenza.
–
Questo non ci era stato detto! Cosa significa tutto ciò?!
–
–
Ci devi delle spiegazioni, donna! –
–
Lo sapevo che non c’era da fidarsi…!–
E
questi erano solo i commenti più
“carini” che le venivano indirizzati sebbene
se ne rimanesse seduta sul trono artigliando con più forza i
braccioli di velluto
rosso per mantenere la calma e non cedere in tentazione di uccidere
tutti
quanti nell’immediatezza. Non poteva permettersi di sprecare
così tanta energia
pulsante di rabbia emanata dai suoi discepoli, e forse era il caso di
non
indugiare oltre nell’avviare un rito sacrificale atteso
troppo a lungo.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Doveva
ammettere che quella rivelazione lo aveva colpito giusto un
po’… anzi, era più
giusto dire che le parole di quella bestia russa lo avevano colpito
assai. E sebbene
all’inizio credette ad una qualche forma di strategia
disperata per mettere scompiglio
nelle nutrite file di Erza, ecco che quest’ultima non faceva
nulla per smentire
quella profetica rivelazione con tanto di illustrazione.
Poi
la sorpresa del marchese Lancaster si trasformò in una
giusta preoccupazione, e
persino la ex miss Kalinina ce la stava mettendo tutta per non far
trasparire
troppo sentimenti d’angoscia per la probabile brutta sorte a
cui stava andando
incontro suo padre, poiché era chiaro che un simile gesto
poteva esporre la sua
principessa a concreti problemi.
La
Deva dal canto suo intuiva che il genitore stava rischiando grosso a
parlare in
quel modo di fronte alle telecamere, una preoccupazione piuttosto
comprensibile
dato che non sapeva nulla riguardo le usanze del tempio della speranza
e di un
probabile sacrificio umano, e non riuscì proprio a negare a
se stessa un puro
gesto di apprensione come quello di portarsi una mano al petto
avvertendo un
sobbalzo al cuore.
Doveva
stare calma, per il bene suo e quello per la bambina dato che le era
stato
specificato che la sua sarebbe stata una gravidanza un po’ difficile da dopo il suo traumatico
matrimonio e che era dunque
preferibile evitare altro stress aggiuntivo. Ma stava iniziando a
diventare una
cosa decisamente snervante, e lo stesso si poteva dire del marchese.
–
Beh… se volevamo sapere qualcosa di più direi che
siamo stati ben accontentati!
Anche se il gesto di vostro padre è del tutto discutibile!
– per dirla in
termini carini – con quel suo gesto direi che ha messo in
pericolo la vita di
mia figlia! –
–
Con tutto il rispetto, ma credo che fosse già in pericolo ad
inizio incontro…
guardi lei stesso–
Alya
non era affatto dell’umore d sostenere le sciocchezze dette
da Howard, sempre
disposto a dare la colpa a suo padre per qualunque cosa dicesse o
facesse e
questo era un particolare che iniziava a darle noia, pertanto lo
invitò ad
osservare più attentamente lo schermo a cristalli liquidi
dove due speaker con
il pallino del cosplay stavano commentando la scena.
“…
è decisamente incredibile da credere, ma a quanto pare
l’intervento dell’ex
allenatore di Kevin Mask sta sortendo i suoi effetti. Di certo si
tratta di una
gran bella illustrazione piena di morti ignari!”
“se
questo fosse vero sarebbe una truffa incredibile dai tempi
del… uh? Vedo che la
somma sacerdotessa sta alzando una mano. Vuole forse sedare una pentola
a pressio… Eek!! Il mio
tupè!!”
L’apparente
gesto di riportare all’ordine i propri adepti si
trasformò ben presto in un
mero atto di violenza nei confronti di chi sedeva numeroso in quello
stadio, e
al comando di Erza, con la mano chiusa a pugno come a lanciare un
ordine
silenzioso a chi non era in vista,
una
prima pioggia di frecce si riversò sul popolo furioso.
L’urlo
di Doc Nakano fu ben comprensibile, oltre al fatto che una freccia
aveva
sfondato il vetro dell’elicottero sfiorandogli la testa e
portandosi unicamente
via la sua parrucca bionda, e ben presto oltre al suo ci furono le
grida dei
chojin presi di mira dai cecchini appostati nell’ombra. Per
l’ultima volta le
telecamere indugiarono su Lord Flash prima che l’elicottero
prendesse quota,
colpito alla mano destra, quella che teneva il libro, da una freccia
dorata e
costretto a chinarsi a terra come fecero tutti gli altri suoi compagni
lasciando entrambi gli spettatori a villa Lancaster con il cuore in
gola.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Erza
era furiosa. Dapprima quei pazzi eretici innescano la scintilla del
dubbio nei
suoi adepti già per natura diffidenti, per quanto stupidi
fossero data la loro
natura da evil chojin, e poi non appagati di aver rubato nella sua
biblioteca
ecco che mandano al diavolo il lavoro di un anno di preparativi
perché non
hanno intenzione di perdere un miserevole incontro.
Ma
non fu tanto questo a portarla a scatenare l’inferno
nell’arena ghiacciata, per
quanto fosse sfrontato il gesto di quell’uomo arrogante che
le aveva aizzato
contro tutte le sue prede, tanto le sarebbe bastato iniziare il rito
del
disgelo e assorbire tutte le loro energie assorbendole tramite
l’attivazione
degli amuleti che portavano al collo, quanto quello del suo campione in
carica
che aveva ben sentito le parole del russo rimanendone come colpito al
rallentatore.
Fino
a quel momento aveva svolto bene la volontà della
sacerdotessa, tanto che aveva
estratto dalle macerie un agonizzante Terry dagli occhi pesti di botte
e il
volto tumefatto per dargli il colpo di grazia. Ma proprio mentre stava
per
infliggere il colpo di grazia al proprio ex compagno di squadra,
volendo
recidergli la trachea con i propri artigli, la voce della
verità lo aveva
portato a voltarsi verso gli spalti riuscendo a vedere perfettamente
quell’illustrazione
maledetta anche grazie ai megaschermi presenti.
In
un attimo fu come se per lui il tempo iniziasse a rallentare ed il
fischio alle
orecchie, che fino a quel momento percepiva come un canto ipnotico
mostrandogli
un’unica via possibile, ossia quella del potere,
iniziò a stemperarsi
lasciandogli percepire il suo stesso respiro e successivamente quello
rado di
Terry che cercava di guardarlo attraverso le palpebre gonfie e livide.
Pur di
non essere l’ultima ruota del carro si era fatto abbagliare
da una facile
promessa di potere certo, e ignorando completamente gli avvertimenti
dei suoi
amici aveva deciso di seguire il fischio che gli annebbiava la mente
rendendolo
sordo alle loro parole fino ad arrivare a trucidarli senza
pietà.
Questo
non era lui. Questo non era Wally. Questo non era ciò che
avevano sempre visto
sua madre e sua sorella. E a ricordarglielo furono anche le parole
tremanti del
lottatore americano.
–
C-cazzo… Wally! V-vuoi davvero che finisca
così… eh, amico?! –
No,
non voleva che finisse così. Non voleva essere il burattino
nelle mani di
qualcuno e non voleva far del male ai suoi amici. Pertanto, la furia
omicida
sparì dai suoi occhi così come il suo pelo ispido
tornò normale e morbido,
riuscendo a stento a trattenere lacrime disperazione per essere
arrivato ad un
punto critico come questo.
–
Uh… Terry! Mi dispiace tanto amico! – si
portò una mano al monile che portava
al collo, strattonandolo via con un solo gesto e sentendosi
già più libero da
quella sua strana influenza –… non avrei dovuto
accettare di indossare questo
affare! Avevate ragione voi…!–
Buttò
a terra quasi con rabbia la collana indossata fino a quel momento, e
prima di
aiutare Terry Kenyon a rialzarsi da terra schiacciò con il
piede destro quel
maledetto affare che fino a pochi minuti fa lo aveva stretto a se con
inutili
promesse. Certo, appena la gemma si ruppe lo stesso Wally
avvertì la propria
potenza diminuire di colpo, ma questo era un prezzo che era ben
disposto a
pagare per non perdere se stesso e i suoi amici.
E
se lui era sollevato di essersi tolto un peso dalla coscienza, di
tutt’altra
risposta era giustamente la sacerdotessa Erza che male gradì
quel suo
voltagabbana proprio due minuti prima che la donna decidesse di dare il
via all’inizio
di una prematura primavera.
Si
morse il labbro inferiore ed osservò con puro odio il
lottatore di origini
irlandesi aiutare un vecchio amico a riprendersi dalla brutta batosta
appena
subita, ed alzandosi finalmente in piedi decise di dare ordine ai suoi
assassini di punire tutti quei vecchiacci traditori.
–
Razza di fetenti ingrati! Come osate voltarmi le spalle dopo tutto
quello che
vi ho dato?! A nessuno importa nulla delle vostre effimere vite di
criminali
incalliti… e con il vostro tradimento avete condannato
questo paese ad un
eterno inverno!!... e io che volevo solo un po’ di amore da
voi!–
Lo
disse con una punta di disperazione, poiché era
inconcepibile per lei non avere
più il controllo della situazione tanto da dover decidere di
conseguenza e
decidere decisamente male per molti degli atleti presenti. Una
determinazione
tuonata a forti parole tanto da destare persino l’attenzione
di Apegon che,
udite quelle parole furenti, fermò il proprio attacco nei
confronti del
lottatore tedesco che ben aveva deriso in quel momento. Rimase dunque
fermo a
mezzaria con ancora Jeager stretto tra le braccia
e all’apparenza impossibilitato a muoversi, e
rimuginò con preoccupazione riguardo a quello che la
sacerdotessa aveva appena
detto riguardo la ribellione dei suoi sudditi. Era furiosa, i suoi
occhi
ardevano di rabbia benchè ella fosse una creatura di
ghiaccio puro e ora
assumeva i connotati di un ghiaccio incredibilmente
bollente, ma quello che più lo preoccupava
era che perdesse completamente il senno decidendo di uccidere tutti in
diretta
mondiale.
–
Urgh… ti distrai troppo in fretta, colombella! Lascia che ti
spieghi l’uso
delle gambe! –
La
sua distrazione gli costò decisamente caro,
perché tosto Jeager riuscì a
liberarsi dalla ferrea presa di Apegon dandogli un doloroso calcio al
polpaccio
sinistro abbastanza forte da convincere il proprio avversario a
lasciare la
presa su di lui. Forse non era esattamente ciò che si
aspettava Jeager, un volo
da diversi metri da terra non era esattamente ciò che
desiderava, ma tanto
valeva approfittare di quella situazione di stallo per raggiungere
Terry oltre
che un Wally all’apparenza rinsavito e comunque al diacono
della sacerdotessa
importava di più quello che stava attraversando la donna al
momento.
E
difatti, dopo una attesa carica di tensione, dove persino Warsman
riuscì a
percepire l’adrenalina infestare l’intero stadio
come una nebbia perpetua, la
donna alzò una mano verso il cielo… chiudendola
in un ferreo pugno con cui
decretò la fine dei giochi e la fine di molte vite.
Alcune
dello Ombre appostate negli spalti più in alto, di nero
vestite e con solo
degli occhiali tattici che facevano la differenza con il loro
abbigliamento da
ninja feudali, annuirono tra loro prendendo accuratamente la mira per
scoccare
in contemporanea un centinaio di frecce. Gli occhi verdi di Emerald si
alzarono
con una certa curiosità verso il cielo al suono di uno
strano sibilo simile a
qualcosa che si stava avvicinando, e logicamente rimase inorridita nel
vedere
una pioggia nera di frecce assassine tutte puntate verso un ignaro
pubblico.
La
prima freccia colpì Lord Flash alla mano incriminata di
sollevare un tomo
prezioso trapassandola da parte a parte, che a breve si
macchiò di sangue,
portandolo di conseguenza ad urlare più per rabbia che per
dolore e
accovacciandosi per istinto a terra spingendo la moglie con lui pur di
farle
evitare frecce letali ed ignorando le sue grida di logico terrore.
Vennero seguiti
in tal gesto anche da Check Mate che prontamente protesse il proprio
allenatore
beccandosi svariate frecce sulla schiena esposta, mentre tutti attorno
a loro
cercavano di scappare via da quel luogo di morte schiacciandosi
l’un l’altro
come topi in una fogna e venendo trapassati alla giugulare da frecce
che non
guardavano in faccia a nessuno. Un chogin infilzato come uno spiedo
atterrò a
pochi centimetri da Emerald, e alla donna gli si gelò il
sangue nelle vene alla
vista di quello sguardo sempre più lontano dalla vita, era
una ragazza energica
ma a certe cose non era affatto abituata… men che meno
vedere morirle qualcuno
davanti! E difatti si ritrovò a soffocare un grido quasi
dettato dal panico
nell’osservare un uomo che, infilzato da una decina di frecce
allo stomaco,
cercava di liberarsene in preda al panico e riuscendo solo ad
eviscerarsi
dolorosamente.
Emerald
si trovò a rannicchiarsi contro la figura di Warsman, che
sibilò di dolore
quando un’altra freccia riuscì a colpirlo al
polpaccio, e a piangere silenziosamente
pregando chiunque, o qualunque cosa, ci fosse lassù di
fermare quell’assurda
mattanza che aveva trasformato i gradini degli spalti in una distesa di
sangue
scuro arterioso.
–
Oh per l’amor del cielo…–
sussurrò un Meat sempre più atterrito dalla
continua
grandinata di frecce e preoccupato per i propri allievi – di
questo passo
nessuno riuscirà ad uscire vivo da qui! –
Poteva
anche essere vero in effetti, poiché la situazione si stava
facendo sempre più
drammatica e molti chojin stavano cadendo sotto i colpi nemici anche
per la
loro stessa stupidità di volersi togliere da soli delle
frecce affilate i
seghettate, e fu più o meno lo stesso pensiero di Kid Muscle
quando gli si
presentò davanti quello spettacolo osceno fatto di morte e
sangue.
Il
principe dei kinnikku sbiancò sotto la propria orrenda
maschera, ed una volta
osservata tutta la scena, con la sacerdotessa che aveva dato le sue
motivazioni
all’avvio del massacro, ma per istinto e lealtà
nei confronti dei propri amici
aveva comunque deciso di scendere nell’arena per cercare
di… fare qualunque
cosa a patto di fermare quell’assurda follia.
Aveva
dunque lasciato Kyle a sciogliersi nella solitudine, e nella relativa
sicurezza, di un bagno all’interno del tempio ben attaccato
ad un termosifone
che gli stava garantendo una pronta guarigione dal congelamento, ed
aveva
deciso di correre all’interno dell’arena per poter
in qualche modo comunicare
con Erza.
La
vista dei suoi compagni che cercavano di evitare quella pioggia sporca
e
maledetta gli strinse il cuore, notando tra l’altro il
gruppetto sugli spalti
ben rannicchiati a terra e intenti ad approfittare di alcuni cadaveri
per
utilizzarli come scudo dalle frecce insistenti, e fu la vista di Wally
colpito
alla nuca da un colpo che lo portò ad accasciarsi inerme sul
freddo suolo dell’arena
che portò Kid all’esasperazione più
totale.
Se
quella credeva di potersela cavare con uno sterminio di massa, di
manipolare i
suoi amici come se fossero marionette e commettere qualsiasi nefandezza
pur di
non spezzare un inutile sigillo presente su una fede, il tutto nel nome
dell’amore
che lei non aveva mai conosciuto allora madame si sbagliava di grosso.
Il
giovanotto si ritrovò a digrignare i denti, sentendo come il
proprio respiro si
fosse incredibilmente rilassato dopo aver corso a perdifiato sino
all’arena
ghiacciata, deciso a scavalcare ogni corpo caduto a terra e scansare
ogni
atleta agonizzante pur di raggiungere la tribuna d’onore non
ancora intaccata
dalle Ombre Danzanti. Alcune frecce gli sfiorarono la pelle andando a
lacerargli i vestiti, ma non ci badò molto e si
gustò con rabbia la sorpresa
della sacerdotessa di trovarsi davanti un mero estraneo che aveva
scavalcato
con agilità il muro che la separava dagli altri spalti.
–
Tu… come osi presentarti qui da me?! –
sibilò ella a denti stretti nel mentre
che il principe dei kinnikku avanzava verso di lei – se pensi
di potermi
fermare in qualche modo hai davvero fato un buco
nell’acqua… morirai come il
resto di questi traditori–
Fu
lesta ad alzare una mano verso il cielo blu con tutto
l’intento di indirizzare
un nuovo attacco degli arcieri nella sua direzione, ben consapevole che
le
sarebbe bastato innalzare una barriera di ghiaccio per proteggersi dai
colpi
letali che avrebbero ben presto trivellato quel povero cretino dallo
sguardo truce.
Ma fu decisamente sorpresa che, un momento prima di dare
l’ordine fatidico, il
ragazzo fu lesto a prenderle il polso e a stringere abbastanza forte da
costringerla ad avvicinarsi a lui… lasciandola ulteriormente
di stucco quando
notò che il giovanotto stava ignorando il principio di
congelamento alla mano
con cui l’aveva appena catturata.
Un
gesto, quello di Kid, che non piacque affatto neppure ad Apegon che
cercò di affrettarsi
a raggiungere la propria signora per quanto la pioggia continua di
frecce gli
ostacolasse di non poco il volo. E tuttavia si ritrovò a
fermarsi
momentaneamente a mezz’aria quando sentì le parole
del ragazzo e vide le sue
mosse successive.
–
Hai ingannato i miei amici e hai iniziato un massacro brutale in nome
di… che
cosa? Dell’amore? Ma sei forse seria?! – lo disse
con una punta di
esasperazione, ma non furono quelle parole a sconvolgere Erza
– sei solo una
donna capricciosa ed egoista! Se vuoi salvare davvero il tuo paese
dovresti
cercare di sforzarti per davvero a
cercare l’amore! –
Poi
il resto accadde tutto molto in fretta, come al rallentatore, e la Deva
rimase
ancor più sconvolta quando quelle labbra al silicone la violarono con un calore mai provato
prima. Sgranò gli occhi nel
percepire le sensazioni datole da quello che era, a tutti gli effetti,
il suo
primo vero bacio sebbene il partner in questione fosse tutto meno che
attraente. Forse Kid aveva avuto una intuizione geniale oppure
semplicemente
stava sperimentando qualche scena vista in un vecchio film
d’azione in bianco e
nero, magari sentendosi pure gasato nel farlo
perché… diciamocelo, la signora
era tutto fourchè una ragazza sgradevole, eppure tale piano
stava avendo i suoi
frutti nel mentre intrecciava la propria lingua con quella della
sacerdotessa. Si
era aspettato di sedarla in questo modo, non certo di accenderla!
Un
momento che riuscì ad assaporare per bene sentendo pure lui
un fuoco
primordiale scaturire dal corpo di Erza, che ora teneva stretto a se,
ma che
durò così poco nonostante le sue speranze di
imitare un qualsiasi film visto a
casa passando alla parte più bella e intima di tutta quella
faccenda.
Dovette
staccare le labbra da quella donna oramai solo all’apparenza
gelida perché,
contro ogni aspettativa, tutto il corpo di Erza era come se bruciasse
tanto da
cambiare la sua tonalità di pelle da azzurrognola a rosso
fuoco. Poi il ragazzo
strillò di un urlo femmineo e giustamente terrorizzato
quando la somma
sacerdotessa parve “esplodere” ad un urlo simile al
grido di battaglia di una
valchiria, venendo inondata da una luce talmente accecante che parve
poi
esplodere in una palla di fuoco celestiale che avvolse tutta
l’arena e il
tempio accecando persino gli altri atleti sopravvissuti e i ragazzi
della
Muscle League.
Mai
simili sensazioni avevano attraversato il corpo
dell’arrogante sacerdotessa con
l’intensità di un semplice bacio… e
forse fu proprio quel gesto mai provato a
portarla a scatenare una primavera nel bel meglio della battaglia.
Anzi,
un disgelo vero e proprio come se sotto al tempio un intero vulcano
millenario
si fosse appena risvegliato, tanto da portare
Terry, Wally e Jeager a non riuscire a stare in piedi
sulla superficie
ghiacciata dell’arena a causa di un improvviso terremoto che
portò il ghiaccio
a rompersi con il conseguirsi di colonne d’acqua che si
innalzarono verso il
cielo spinte da una pressione sconosciuta ai più.
E
in breve il cemento armato degli spalti si ruppe alla furia
dell’acqua e del
terremoto che sconquassava la montagna, risparmiando miracolosamente la
struttura del tempio, ed inghiottendo chiunque non riuscisse ad evitare
quelle
furie elementari scatenate da una Deva che aveva appena ricevuto il suo
primo
bacio in un gorgo mostruoso che si sostituì in breve tempo
all’arena.
Persino
l’elicottero dei due cronisti in cosplayer venne travolto da
una colonna di
cemento armato che fino a poco tempo fa sorreggeva uno dei maxischermi
su cui
era proiettato lo scontro, e l’ultima ripresa che i due pover
uomini riuscirono
a dare agli spettatori che seguivano l’evento da casa fu una
breve immagine di
Warsman che cercava disperatamente, in mezzo ai fiotti
d’acqua e alle macerie
colossali, di agguantare la mano di una Emerald che a breve
sparì tra i flutti
rabbiosi di una improvvista tempesta.
Lasciando
due noti spettatori a casa Lancaster con il cuore in gola.
Forse
il finale di questo capitolo non è eccezionale, ma ci ho
davvero impiegato
tanto per crearlo cercando l’ispirazione giusta per ogni
scena che ho
descritto. Ho cercato di rendere lo scontro il meno noioso possibile,
per cui
perdonatemi se questo lavoro non è esattamente eccellente.
Alla prossima!
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Capitolo 20 *** come il grande fratello ( un po' peggio ) ***
La
giornata era iniziata già male per Howard Lancaster, visto
che ancor prima di
osservare l’epilogo di quel cruento scontro alle dieci del
mattino aveva
ricevuto un fax decisamente poco allegro. La scrittura era in codice, e
quella
che sembrava all’apparenza una fattura per la consegna di una
dozzina di rose
rosse si trattava in realtà di un messaggio del capo della
sua security, ossia
Michael Connors, decisamente indisposto e dispiaciuto per non essere
accanto a
Emerald.
Si
trattava di un linguaggio in codice creato da entrambi gli uomini, non
troppo
complicato affinché l’ex mercenario potesse
comprenderlo e sfruttarlo ma
neppure troppo semplice per una probabile spia che lo intercettasse, ed
il messaggio
lasciava intendere che l’americano avesse già la
sua dose di guai da sistemare
il prima possibile senza mettere di mezzo la figlia del principale. A
quanto
pare c’era di mezzo quella svitata della signorina Alana e il
suo fosco
passato, e forse era giusto così piuttosto che rimanere
coinvolti per una
seconda volta in dispute che non gli competevano.
Il
marchese si era quasi dimenticato che il suo braccio destro era sparito
dalla
circolazione praticamente ancor prima che il fattaccio del matrimonio
di
Emerald, con così tante cose a cui pensare si era
momentaneamente dimenticato
di lui e di provare anche a chiamarlo, e per quanto fosse disdicevole
la sua
mancanza all’interno del gruppetto della Muscle League era
comunque grato al
soldato nella sua volontà di preservare la famiglia
Lancaster.
Ma
se questo era un dettaglio “abbastanza”
trascurabile, che lo aveva comunque
innervosito anche perché Connors avrebbe sicuramente
tranciato le mani a quella
bestia che si spacciava per un essere umano, decisamente inaccettabile
era ciò
che aveva sotto gli occhi in quel momento.
Per
svariati minuti ci fu solo silenzio all’interno della
prigione della signora
Mask. E dopo quel silenzio quasi angosciante Howard Lancaster aveva
deciso di
sfruttare il telecomando del televisore al plasma per cercare notizie
riguardanti l’incontro anche su altri canali senza,
purtroppo, avere un
concreto successo.
Sul
canale principale della IWF non avevano dato altre notizie riguardanti
“l’incidente” appena avvenuto nel tempio
della speranza se non un costante
messaggio che segnalava dei problemi di comunicazione, e negli altri
canali non
mostravano niente di annerente allo scontro appena avvenuto. Pertanto Howard Lancaster,
decisamente seccato
per quel momento di stallo infruttuoso e consapevole che
l’ansia non faceva
bene ne a lui ne alla dottoressa, decise di lamentarsi direttamente con
il
proprietario del canale incriminato senza tener conto del fuso orario
differente tra il pianeta Terra e quello dei kinnikku.
Per
farlo però gli toccò uscire dal bunker dove la
sua “ospite” soggiornava, per
ovvi motivi poiché aveva fatto rinforzare la schermatura
della prigione
ufficialmente per “proteggere” di più la
dottoressa ben motivato anche
dall’intervento di Robin che non lasciava ben sperare in un
suo
disinteressamento, e difatti si ritrovò in uno dei tanti
corridoi della sua
lussuosa villa. Non avrebbe avuto senso nascondere Alya in un posto
troppo
lontano dalla sua dimora, avrebbe voluto dire uscire troppo spesso ed
insospettire così Janice che avrebbe pensato ad altro oltre
che ad appuntamenti
di lavoro e l’ultima cosa che voleva era a che fare con una
moglie gelosa,
pertanto quale luogo era più sicuro della tana del lupo per
nascondere il
proprio “bottino” dagli sguardi indesiderati?
In
un giorno aveva fatto rimodernare un’ala del proprio palazzo
in gran segreto
con operai e tecnici del suo entourage ristretto, con la scusa di
rendere
antisismica una parte della villa piuttosto vecchia ( nonostante non ce
ne
fosse alcun bisogno ) ed ingannando abilmente la propria famiglia che
non
sospettavano di avere un’ospite tutt’altro che
felice di essere rinchiusa li.
Il sistema di mimetizzazione era perfetto, la porta era difatti
intagliata nel
muro praticamente invisibile ad occhio nudo ed era ulteriormente
nascosta
dietro un arazzo con lo stemma di famiglia, di conseguenza poteva
entrare
quando voleva all’interno della stanza antipanico con la
scusa di doversi
ritirare nel proprio studio per lavorare ad importanti progetti
lavorativi.
L’unica
pecca in questo gioiello architettonico era la ormai totale carenza di
segnale
all’interno delle mura blindate, portandolo per questo a fare
quella
fondamentale. Una volta composto il numero di casa dei MacMadd non ci
volle
molto per sentire la voce di qualcuno dall’altro capo del
telefono, e fu
comunque sorpreso di sentire la voce della figlia del vecchio Vance a
quanto
pare troppo preso a dormirsene nel proprio letto.
“qui
è casa MacMadd… se si tratta di
un’altra televendita o qualcosa di simile siete
pregati di andare al diavolo!”
–
Ehm… no signorina – borbottò il
marchese avvertendo una leggera nota di disagio
nel sentire un tono tutt’altro che amichevole –
sono il marchese Lancaster e
chiamo in merito ad una delle vostre ultime trasmissioni che mi hanno
lasciato…
quantomeno deluso –
A
Jacqueline non le ci volle molto a riconoscere la voce
dell’uomo che si era
reso suo malgrado protagonista delle nozze di Robin Mask, e si
ritrovò ad
inarcare un sopracciglio nel mentre interrompeva la propria manicure
notturna
percependo chiaramente che quella sarebbe stata una telefonata
interessante.
Attualmente la giovane donna era l’unica in casa MacMadd ad
essere ancora sveglia,
era mezzanotte e mezza sul suo pianeta e prima di andare a dormire era
sempre
solita prendersi cura del proprio corpo anche a lungo, ma questo non
toglieva
che il tempo passato alla toeletta fosse sacro e che solo pochi eletti avessero il permesso di romperle
le scatole. E uno di questi “eletti” era proprio
Howard Lancaster che, quasi
sicuramente, non aveva intenzione di venderle un tostapane.
“Si
spieghi” fece semplicemente lei, non dovendo attendere molto
per essere
accontentata.
–
Si tratta, purtroppo, di mia figlia Emerald e della sua estenuante
lotta per
ottenere il divorzio su Amazon… se non lo sa con chi ha
avuto la sfortuna di
sposarsi le consiglio di informarsi e di…–
“Conosco
il pasticcio in cui vostra figlia è disgraziatamente
caduta, grazie. La battaglia per il suo divorzio è
seguitissima su Amazon, e
difatti su quel pianeta viene trasmessa in diretta con repliche in
prima
serata… ma non può pretendere che anche sulla
Terra facciamo altrettanto senza
essere poi costretti a chiudere bottega per scarsa odience!”
–
Non si tratta di voler seguire le gesta del gruppo di mia figlia per un
mero
capriccio, signorina, ma di sapere in che condizioni fisiche
è la mia
primogenita visto che l’ultimo combattimento si è
appena concluso e l’ultima
cosa che ho visto è stata la sua testa sparire in mezzo ad
un vortice –
Come
era consuetudine per lui, invece di scoppiare in un ben giustificato
moto d’ira
ricolma di disperazione, la sua voce divenne se possibile ancora
più fredda
tanto da mettere una certa soggezione anche a Jacqueline. Mai
contraddire un
Lancaster, o ironizzare sulle disgrazie di Emerald, men che meno
negargli
informazioni importanti sullo stato di salute attuale di sua figlia.
Vederla
scomparire tra le rovine e le onde implacabili di quel disastroso
maremoto gli
avevano gelato il sangue fino ad incattivirlo al punto giusto nel caso
a qualcuno
fosse saltato in mente di andare contro di lui o di non assecondare i
suoi
desideri.
Pertanto,
quella freddezza tipica della famiglia Lancaster non era rimasta
indifferente
alla MacMadd, e capendo alla perfezione la preoccupazione del marchese,
senza
che il nobile inglese scendesse in dettagli poco carini sulla
possibilità di
portare in bancarotta l’intera Muscle League se non fosse
stato accontentato,
decise immediatamente di accontentarlo senza dover interpellare padre e
fratello sul da farsi.
Si
congedò con educazione dal nobile inglese, non prima di
avergli assicurato che
avrebbe avuto notizie immediate di
sua figlia entro i prossimi minuti, e si scostò velocemente
dalla toeletta per
andare a rovistare nel comodino accanto al letto. Imprecò
violentemente quando
lo smalto rosso che si era appena data si rovinò
irrimediabilmente a contatto
con alcuni gingilli contenuti all’interno dei cassetti,
eppure si ritrovò a
trattenere il fiato quando finalmente le sue mani riuscirono ad
agguantare
l’agendina in pelle con segnati sopra tutti i numeri
telefonici dei chojin
iscritti all’albo della Muscle League. L’idea di
vedere l’impero comandato
dalla sua famiglia sbriciolarsi a causa di un ex chojin schifosamente
ricco e
con amici così potenti da far invidia persino al re dei
kinnikku in persona era
una cosa decisamente avvilente… per non parlare del fatto
che non ci teneva affatto
a finire in mezzo ad una strada. Se ci finivano suo padre e suo
fratello era un
altro discorso ma lei aveva tenori di vita elevati senza contare che in
famiglia era quella più intelligente, e non si trattava di
solo arroganza la
sua.
–
Uff… questa agenda è piena di polvere!
– borbottò la giovane, sfogliando
velocemente i nomi che si era accuratamente trascritta per casi di
emergenza
che neppure si sarebbe immaginata arrivassero – se Pentagon
è iscritto alla
League vuoi che non lo sia anche suo fratello maggiore…?
Come diavolo si
chiamava poi…? Ah! Eccolo qui! –
Ebbe
una fortuna a suo dire quasi “sfacciata” nel
trovarsi ad osservare il nome di
Apegon giusto un paio di colonne sotto quello del ben più
famoso Pentagon,
magari aiutata anche dalla replica alle interviste dei debuttanti allo
scontro,
che si era da poco concluso come ben si ricordò, avvenuta
durante l’ora di cena
e dunque grazie a questo ricordo ancora fresco non fu un problema
comporre il
numero di quel perfetto sconosciuto.
Stava
andando tutto a meraviglia da dopo la vittoria di Kevin Mask alla
Corona Chojin
che francamente parlando non si sarebbe mai aspettata una pseudo
minaccia alle
proprie finanze. Le era dispiaciuto che Kid non avesse vinto, in fondo
era
simpatico e poi possedeva comunque un certo spirito patriottico anche
lei, ma
non si poteva certo negare che la vittoria di Kevin Mask fosse una gran
bella
pubblicità per la League e doveva anche ammettere che ora
suo padre e suo
fratello erano decisamente molto più rilassati.
Pertanto,
se voleva rimanere anche lei psicologicamente serena ed evitare inutili
incazzature tanto valeva sperare che gli squilli non continuassero ad
andare
inutilmente a vuoto.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
–
Non ho mai provato nulla di simile…! Il mio cuore batte
ancora fortissimo e
tutte le mie membra sono ancora un fuoco divampante! –
La
somma sacerdotessa Erza non scherzava quando affermava di non aver mai
provato
simili sensazioni nella sua fredda vita, e più che essere
innamorata persa di Kid
Muscle era del suo gesto che si era infatuata percependo quella
passione con
cui l’aveva baciata come amore vero. Ed in effetti era anche
così, non importava
di che colore fosse la pelle delle ragazze di cui si
infatuava… l’importante
era che fossero gnocche, ma nessuno si sarebbe aspettata una simile
reazione
così disastrosa. L’incredibile esperienza vissuta
in prima persona dalla Deva,
così intensa da travolgerla emotivamente come un vulcano in
eruzione, le aveva
fatto scatenare la tanto agognata primavera senza dover sacrificare
molti
chojin per cercare in essi colui che l’avrebbe amata anche
solo per un istante.
Si poteva perfettamente dire che l’esperienza del primo bacio
per lei era stata
qualcosa di a dir poco indimenticabile, conscia che forse potevano
esserci
altri mezzi per scatenare cotanta energia senza un ampio spargimento di
sangue.
Tra l’altro una strage perfettamente inutile come quella che
era appena
avvenuta, con addirittura i suoi assassini di fiducia che erano caduti
vittima
del maremoto proprio come le loro prede.
–
È davvero possibile che esista un simile potere
così genuino…? Non è neppure
morto! –
La
donna continuò flautare parole quasi a caso, ignorando il
caos totale del
rituale che grazie al cielo aveva risparmiato il tempio, nel mentre che
continuava a tastarsi le guance ancora arrossate a diversi metri di
altezza ben
sostenuta dal suo affidabile braccio destro.
Apegon
la teneva ben salda tra le proprie braccia e assieme a lei osservava
l’ormai ex
stadio sbriciolarsi alla furia di acque impetuose che sgorgavano
nientemeno che
da quello che era il cratere di un vulcano estinto da millenni. Il
tempio della
speranza era stato costruito sulla cima della più alta
montagna del pianeta che
era, tra le altre cose, un vulcano spento da diversi eoni il cui
calderone era
ormai ricoperto da un ghiacciaio perenne su cui i lottatori avevano
fino a quel
momento combattuto cruentemente, ed ora la pressione
dell’acqua aveva
sgretolato quelle naturali fondamenta di ghiaccio portando sempre
più a valle
un fiume violento che devastava ogni cosa.
Il
boato assordante di quella naturale distruzione copriva ogni cosa,
dalle urla
dei disgraziati ancora in vita fino al rumore delle macerie dello
stadio che
collassavano tra loro andando a schiantarsi tra i pinnacoli
dell’alta montagna
durante la loro discesa, in acque che da limpide si stavano facendo
sempre più
limacciose a causa dei detriti che trasportava furiosamente fino a
devastare la
roccia stessa, e dunque se attualmente Apegon riusciva a sentire la
voce della
sua signora era solo grazie alla stretta vicinanza.
Tuttavia
mise da parte il proprio silenzioso stupore per tutto quello che era
successo
in quei minuti concitati, rammaricandosi che avrebbe dovuto sganciare
parecchio
denaro alla casa delle Ombre Danzanti come risarcimento danni per la
perdita di
molti loro assassini, avvertendo chiaramente il telefono vibrargli in
una delle
tasche dei suoi pantaloncini.
–
Ma che diamine… chi mi cerca in questo momento?! –
Pur
continuando a tenere tra le braccia una sacerdotessa a cui non
importava
nient’altro che l’aver ricevuto il suo primo, e
focoso, bacio dovette
accollarsi all’orecchio destro il telefono a conchiglia
rimanendo stupito nel
riconosce una voce femminile lontanamente familiare. Oltre che
decisamente
esigente e indisposta a farlo parlare per primo.
“Sono
Jacqueline MacMadd, e prima che decida di interrompere questa chiamata
le
ricordo che il vostro tempio ha stipulato un contratto con la Muscle
League per
la diretta del vostro incontro di oggi fino alla nomina di un
vincitore!”
–
Beh… questo nome mi è familiare. Siete la figlia
del vecchio Vance, giusto? E
di grazia, come pensa che possa commentare una battaglia che si
è conclusa in
modo disastroso, vostra altezza? –
C’era
un tono ovviamente cinico e seccato nella voce cupa di Apegon, a quanto
pare i
MacMadd pensavano a far soldi sempre e a qualunque momento nemmeno
fosse stata
una questione di vita o di morte, ma questo non scoraggiò
Jacqueline
dall’assumere un tono ancor più duro del
precedente. Non c’era bisogno di
informare nei dettagli il chojin riottoso, c’era mancanza di
tempo senza
contare che al momento erano in diretta telefonica con il canale della
IWF, e
dunque si risparmiò nel ricordargli che la sposina era la
figlia di un pezzo
grosso visto che molto probabilmente non gliene fregava nulla.
“Senta…
anche se i nostri commentatori sono dispersi le comunicazioni
satellitari
funzionano ancora, ergo il nostro satellite è ancora
posizionato sopra le
vostre teste e dunque siete ancora in diretta! Se decide di collaborare
farò in
modo di fornirle i chojin necessari per il rito del prossimo
anno”
Era
una proposta tanto azzardata quanto interessante in effetti, eppure ora
come
ora non poteva prendere lui delle decisioni che spettavano alla sua
signora,
tra l’altro ancora
nel mondo dei sogni e
completamente estraniata dalla situazione attuale dopo quel bacio
focoso, ma
decise comunque di accettare l’offerta della giovane MacMadd
quantomeno in via
preventiva.
Logicamente
l’angelo alieno non immaginava che una tra le più
ricche famiglie del pianeta
kinnikku fosse capace di influenzare i giudici e i direttori dei
penitenziari
sparsi per l’intero pianeta per poter attingere alla feccia
li contenuta. In
fin dei conti sarebbe stato uno “spreco” lasciare
marcire in prigione degli
evil chojin catturati con molta fatica dai Soldati Flessibili, almeno
secondo
il pensiero di Jacqueline che aveva escogitato quel piano a fin di bene
e dopo
essersi velocemente documentata sull’ultimo scontro avvenuto
guardandosi le
ultime registrazioni che le erano prevenute dopo quella disastrosa
diretta. Nel
giro di un quarto d’ora difatti la ragazza si era messa in
contatto con i
tecnici della IWF ordinando loro di mandarle in diretta streaming sul
suo pc di
casa tutto quello che era successo fino a quel momento, e dunque
captando alla
perfezione che a “madame” serviva un nutrito numero
di super uomini per dare il
via a quel fantomatico miracolo che era poi avvenuto grazie alla
balzana idea
di Kid Muscle.
Molto
probabilmente Ataru Muscle si sarebbe infuriato nel sapere che da li ad
un anno
tutti i delinquenti che lui e i suoi uomini erano riusciti a catturare
sarebbero stati a piede libero a servire una avvenente sacerdotessa che
prometteva loro cavoli a merenda ma… come si dice, lo
spettacolo deve pur
continuare e la risposta affermativa di Apegon fece sorridere
compiaciuta una
ragazza fin troppo stressata.
–
Tzk… “the show must go on”, dico bene?
Diciamo pure che la vostra offerta ci…
interessa alquanto. E pertanto posso comunicarle che l’acqua
del cratere sta
defluendo verso valle, verso nord ovest più precisamente,
dove a breve si
riverserà lungo il Rio Ghiacciato che attraversa
l’intero paese. Purtroppo non
ho visto molte teste affiorare dall’acqua visto che il
viaggio verso valle e
disseminato di ostacoli, ma nel caso decida di mandare una spedizione
di
ricerca le consiglio di iniziare dalla conca poco distante la prima
cascata a
quota mille metri… buona parte dei detriti confluisce su
quella spiaggia,
quindi qualcuno potrebbe essersi anche salvato–
Era
logico che tutte quelle informazioni facevano gola a Jacqueline, che
nel
frattempo nella sua camera da letto aveva praticamente allestito un
piccolo
studio informatico tra diversi telefoni aperti in varie conversazioni
oltre che
la webcam che la metteva direttamente collegata agli studi televisivi,
e dato
che quelle informazioni le avevano captate pure i tecnici del famoso
canale
televisivo non aspettarono i rimproveri della loro datrice di lavoro
per
iniziare a contattare chi di dovere per cominciare le ricerche.
L’unica cosa su
cui bisognava riporre fiducia al momento era nella tempra dei ragazzi
della
Muscle League che dovevano
sopravvivere per forza di cose a qualsiasi costo.
Pena
la chiusura definitiva di tutto l’impero mediatico che i
MacMadd erano riusciti
ad allestire con anni di sacrifici, ed era l’ultima cosa che
la viziatissima
secondogenita di Vance voleva incappare dovendo rinunciare a tutto.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
–
Un altro buco nell’acqua… tzk, avrei dovuto
immaginarlo conoscendo mio
fratello! –
Ataru
Muscle si ritrovò a sibilare quelle parole per un motivo ben
ovvio, nel mentre
che osservava un teatrino melodrammatico che stava rischiando di farlo
esasperare
per davvero.
Attualmente
il soldato si trovava nel vestibolo del tempio del sacrificio, ultimo
luogo in
cui era stato effettivamente avvistato il suo re, e vedere la somma
sacerdotessa piangere in trono era una scena che francamente parlando
non sapeva
se integrare in quelle comiche oppure in quelle decisamente seccanti.
Forse
magari in entrambe, visto che non sapeva se mettersi a ridere di fronte
ad una
scena a dir poco patetica.
–
Prima la mia barba va in cenere a causa di un empio attacco di quegli
scellerati!
E ora Mammothman che perisce di cuore di punto in bianco! Oh, che
destino
crudele! Chi penserà ai suoi piccoli,
ora?! –
Oltre
a essere ancora sconvolta per la perdita immane della sua folta
peluria,
Quanita Lust era oltremodo rammaricata per l’improvvisa
dipartita del suo
possente diacono di origine siberiana. Mammothman, a parte un braccio
strappato
via a forza e ben ricucito dalle dottoresse che si erano prese cura di
lui, non
aveva riscontrato problemi fisici veramente preoccupanti che non
fossero altro
che i danni di un combattimento piuttosto cruento… ma allora
perché il suo
cuore aveva ceduto di punto in bianco?
Questo
era in effetti un bel mistero che avrebbe senza ombra di dubbio
interessato il
soldato veterano, ma lui attualmente aveva un’altra missione
da portare a
termine e della morte di un ex evil chojin poco gli importava.
Ovviamente Ataru
ignorava il fatto che il lottatore del tempio fosse perito per una
morte non
propriamente naturale, anche perché sarebbe risultato
difficile riscontrare i
segni di una iniezione tra le sue membra martoriate e men che meno
sapere che
quella determinata siringa fosse stata piena d’aria, ma a
volte era il caso di
non importunare certe persone men che meno minacciarle di morte. E su
questo
lato mister Lancaster si mostrava alquanto spietato con chi minacciava
la sua
famiglia o nello specifico sua figlia, ma la sacerdotessa aveva in mano
delle
prove per dare la colpa a qualcuno che non fosse altro che il povero
cuore
provato di Mammothman? Ovviamente no.
Ed
ora al tempio del sacrificio mancava un elemento importante in tutto il
suo
apparato minandone dunque la sua credibilità,
poiché era logico che il diacono
non fosse ancora pronto ad un sacrificio così estremo.
Quindi
a Quanita non restava altro da fare che piangere in una posa alquanto
teatrale,
seduta in trono con il dorso della mano destra sulla fronte e
l’altra mano
intenta a indicare un punto specifico. Al gesto il soldato veterano
lasciò
perdere le proprie bestemmie interiori per osservare il secondo diacono
superstite, che attualmente aveva solo qualche cerotto sul viso
affinché
riassorbissero le ustioni ricevute in combattimento, dai bizzarri
capelli
bianchi ed orridi pantaloni con nuvolette azzurre su sfondo rosso il
cui
sguardo era comunque dispiaciuto nel mentre che osservava la scatola di
cartone
e il suo contenuto.
–
Da quando Papu è salito sulla schiena di Miko il numero dei mokos è salito di cinque
individui…
poveri piccoli! Mammothman li adorava tantissimo e pure loro sentono la
sua
mancanza! Non è per niente carino quello che gli
è successo–
Dallo
scatolone in questione giunsero alle orecchie di Ataru delle strane
vocine che
parlavano una “lingua” a lui sconosciuta, ed
incuriosito per tutto quel
chiacchiericcio che si era fatto più alto da quando il
giovanotto albino aveva
parlato del lottatore scomparso decise di darci una occhiata
più da vicino. I
cosiddetti mokos erano creature che il sergente avrebbe
definito…
disgustosamente carine, e sembravano essere una specie di incrocio tra
un
coniglio e un cane. Da quello che aveva sentito dire erano animali
piuttosto
socievoli e ad un occhio poco attento poteva anche sembrare che
parlassero un
idioma tutto loro… ma a parer suo erano solo degli animali
affettuosi come
qualunque altro cane, e in un certo modo i mokos rimpiazzavano cani e
gatti
nelle case delle Deva visto che sul pianeta tali animali non erano
creature
autoctone, e comunque sia della condizione di quelle creaturine che ora
lo guardavano
piuttosto contente di vedere qualche faccia nuova e della scomparsa del
loro
padrone poco gli importava. Se il sergente era giunto nel tempio del
sacrificio
era per avere notizie concrete di suo fratello, avendo comunque
sguinzagliato
qualche uomo in giro per raccogliere più informazioni dato
che non vi erano
notizie certe della sua presenza all’interno del tempio della
speranza, e
quello che doveva essere un piccolo controllo di cinque minuti stava
diventando
una sceneggiata di un’ora e mezza.
–
Sentite… è tutto molto interessante –
ma anche no, e non aveva altro tempo da
perdere – ma attualmente sono qui per altri motivi che stare
ad ascoltare i
vostri drammi! Quindi ve lo ripeto per l’ultima: sapete
oppure no dove
accidenti è finito re Suguru?! –
Attualmente
si sentiva una specie di badante nei confronti del fratello minore, se
era su Amazon
era per una missione importante su presunti traffici illegali di sabbia
rossa,
e tuttavia aveva comunque fatto una promessa a Belinda e per lei
sarebbe
arrivato a fondo di quella faccenda.
–
Hm, è curioso… un soldato che non si informa
prima di partire per una
spedizione! Lei è molto ignorante,
lo
sa? Dovrebbe guardare di più i telegiornali –
Il
diacono della somma sacerdotessa parlò in tal modo ad Ataru,
con un sorriso
sornione come lo stesse prendendo in giro deliberatamente, tanto da
suscitare
le sue ovvie ire per il modo fin troppo sfrontato con cui quel
ragazzino si
stava facendo beffe di una autorità riconosciuta a livello
intergalattico.
–
Ma come ti permetti…?! Sulle vostre fonti di informazione
vengono citati solo i
concorrenti delle sfide, non tutti gli ospiti! –
E
cosa ti fa credere che noi ne sappiamo qualcosa? Una volta che il
combattimento
è finito loro se ne sono andati. Le consiglio di fare
più attenzione la
prossima volta –
C’era
una sorta di minaccia poco velata nelle parole del giovanotto, sempre
dettate
con un sorriso “simpatico” in volto che decisamente
non piaceva ad un soldato
che stava per perdere le staffe, e la fortuna
di Ataru fu che decisamente non le perse poiché il
telefonino iniziò a
vibrargli nelle tasche dei pantaloni portandogli di conseguenza delle
inaspettate notizie. Mai cercare di cogliere al volo le provocazioni di
Zachary
Connors, anche perché la massima punizione che avrebbe
ricevuto sarebbe stato
di ripulire il sangue dal pavimento del tempio nel caso avesse deciso
di
tagliare la gola del soldato esasperato.
Questo
Ataru non lo avrebbe mai saputo, per sua fortuna, poiché
finalmente ricevette
le notizie che tanto desiderava da uno dei suoi soldatini che si era
dato
faticosamente da fare. Ma tali notizie di un incidente avvenuto in alta
montagna non fecero altro che portarlo a ruggire esasperato per
l’immane idiozia
in cui l’intero gruppo di suo fratello era appena caduto.
Per
l’amor del cielo… che diavolo aveva in testa, suo
nipote?!
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Per
diversi secondi non aveva provato altro che una lunga agonia dovuta al
fatto
che non poteva respirare neanche volendo. Emerald si trovava come in
una
dimensione alternativa, fatta di terrore cieco e buio, dove provava
dolore ogni
qual volta il suo corpo andava a sbattere contro le rocce affilate
dell’alta
montagna mentre l’acqua sporca di ghiaccio e terra le finiva
in gola ad ogni
boccata involontaria. La luce le arrivava solo all’improvviso
rischiando di
accecarla ogni qual volta riusciva a riprendere fiato tra quelle onde
spumeggianti senza riuscire a vedere dove fossero finiti gli altri, e
ogni suo
tentativo di aggrapparsi a qualcosa di solito finiva costantemente nel
fallimento più totale.
Era
difficile mantenere la lucidità in un momento come quello in
cui l’istinto di
sopravvivenza la faceva da padrona rendendola simile ad una lepre che
tenta di
sfuggire dalle fauci del lupo, eppure fu il terrore di morire affogata
a darle
quella carica di adrenalina necessaria a trovare la forza di
sbracciarsi per
trovare una via di uscita da quel muro fluido che minacciava di
soffocarla. Non
seppe dire esattamente quando riuscì a darsi la spinta
necessaria per far
riaffiorare la testa fuori dall’acqua in modo definitivo,
forse aveva passato
una ventina di minuti ad essere strapazzata tra le rocce
dell’alta montagna tra
carenza di ossigeno d’alta quota e le torbide acque che le
riempivano la gola
oppure solo pochi secondi, ma riuscì comunque a darsi un
colpo di reni definitivo
per agguantare quello che era un tronco rovesciato affinché
la sostenesse a
galla.
Un
urlo gutturale le uscì dalla gola nel momento esatto in cui
i suoi polmoni
tornarono a riempirsi di vitale ossigeno, arrivando a tossire con forza
fino a
sentirseli bruciare, e avvertendo con un certo sollievo che non era
l’unica
testa ad essere riuscita ad affiorare dall’acqua ora sempre
più calma e
placida.
Senza
neppure accorgersene la corrente li aveva portati velocemente a valle
nonostante ora Emerald fosse piuttosto malconcia se paragonata a
Warsman. Il lottatore
difatti apparve di fianco alla giovane annaspando pure lui tra le onde
riuscendo comunque a trovare un rifugio sicuro su quella boa
improvvisata.
–
Ahh… n-non hai un bell’aspetto… sai?!
–
–
‘Fanculo stronzo… pensa per le tue chiappe
bucherellate…–
Ora
il rumore delle acque impetuose si era diradato notevolmente e lasciava
che le
parole dei due sopravvissuti fossero udibili da entrambi.
L’ex chojin di
origini russe si lasciò andare ad uno sbuffo semi divertito
notando che alla
ragazza non mancava la lucidità, ma aiutandola con un
braccio a non lasciarsi
andare dalla presa sul tronco dato che era visibilmente esausta e con
ferite
tutt’altro che passabili.
Sembrava
assurdo quello che era successo nemmeno quindici minuti prima, con quel
genio
idiota ( e non era tanto un insulto ) di Kid Muscle che aveva compiuto
una
autentica imprudenza di baciare quell’arrogante sacerdotessa
e riuscendo in una
impresa praticamente impossibile, facendo loro vincere
l’incontro che fin dall’inizio
sembrava preannunciato da una amara sconfitta.
Il
russo quasi per istinto andò a controllarsi la fede ben
ancorata al suo anulare
sinistro notando che la pietra azzurra della speranza si era
disintegrata al
finire della battaglia, un particolare quello che fece sorridere
debolmente
persino Emerald ben felice che almeno l’obiettivo che si
erano prefissati era
stato raggiunto.
Il
loro contemplativo silenzio venne interrotto da alcune voci in
lontananza, più
precisamente da un’ampia spiaggia ciottolosa, che parevano
chiamarli a gran
voce una volta che furono a portata di vista. Tra chi si sbracciava
c’erano
degli sconosciuti con indosso delle divise che sembravano quelle dei
paramedici,
mentre tra le facce conosciute i due sposi riottosi, che decisero di
allungare
la nuotata verso la riva ormai decisamente stremati, poterono
riconoscere Kid
Muscle e il suo allenatore Meat.
–
n-non posso crederci…– bofonchiò
Emerald sempre più sollevata – sbaglio o
quello è il nostro comitato di benvenuto? –
–
a quanto pare è così… ma non credo
abbiano portato il rinfresco –
Warsman
lo disse con un filo di voce nel mentre toccava finalmente il fondale
di quel
fiume ora placido e tranquillo e trascinava verso riva una giovane
donna che
aveva ormai perso del tutto le proprie energie. Fu dunque con sollievo
che
riuscì a trascinarsi fuori dalle acque limacciose
sostenendo, e lasciandosi a
sua volta sostenere, da Emerald prima di accasciarsi entrambi al suolo
a causa
della stanchezza.
Immediatamente
i due vennero soccorsi da un gruppo di Deva ben attrezzate, e il
piccolo Meat
potè finalmente tirare un sospiro di sollievo nel constatare
che finalmente
tutti i membri del gruppo si erano salvati da quella catastrofe
naturale
causata dal principe dei kinnikku. Una distruzione comunque necessaria,
andava
detto, ed ora Kid stava abbracciando suo padre continuando a ripetere
di essere
felice di aver dato il suo primo vero bacio ad una autentica bellezza
della
natura.
–
Beh… direi che ci siamo tutti –
borbottò l’allenatore, dando una rapida
occhiata al piccolo campo base che le dottoresse avevano appena
allestito e il
via vai di paramedici che facevano la spola dalle ambulanze
parcheggiate sulla
strada che costeggiava quel tratto di fiume alle tende allestite in
fretta –
senza ombra di dubbio tu e Suguru
avete avuto l’ottima idea di chiamare il doppio dei rinforzi
per tutti i feriti
presenti –
–
A dir la verità appena ho potuto liberarmi ho telefonato
alla guardia nazionale
solo per sapere che qualcuno aveva già preceduto
le nostre telefonate di soccorso… indubbiamente il tuo re
non deve aver gioito
nel vedere il proprio primogenito sparire tra le onde, ma ti assicuro
che anche
lui è rimasto piuttosto sorpreso nel sapere che stavano
già allestendo questo
campo base…–
“proprio
come se qualcuno ci avesse visto dall’alto nonostante tutte
le telecamere siano
saltate” finì mentalmente Meat osservando di
sottecchi Kyle Mask.
Il
giovanotto inglese era l’unico a non aver ricevuto danni
critici durante il
combattimento nel tempio, solo un misterioso principio di congelamento
che non
era stato li a spiegare tanto, ed una volta che il ghiaccio si fu
completamente
sciolto dalle sue membra fu ben lesto a cercare di contattare aiuto per
tutto
il terribile disastro che era accaduto. Lo stesso aveva fatto anche re
Suguru,
che aveva assistito a tutti il combattimento dalla pensioncina in cui
aveva
preferito rimanere, e per quanto fosse sembrato strano per entrambi
tutta quell’immediata
preparazione c’era comunque da dire che andava bene
così. Coloro che erano
approdati sulla spiaggia si erano dunque visti immediatamente degni di
attenzione mediche, mentre per altri di loro la faccenda era ben
più grave
tanto da dover essere necessario un ricovero.
–
Mi dispiace per gli altri tuoi allievi… da quello che ho
capito Terry e il
tricheco hanno avuto bisogno di un ricovero
d’urgenza–
–
Quel tricheco si chiama Wally… “herr”
Mask – fece sarcastica una stanca voce
alle spalle dei due – e credimi ha più
lealtà di quanto tu possa immaginare–
–
Hm, tipo massacrarvi di botte e pentirsene solo all’ultimo?
No grazie, non è
ciò che aspiro all’interno della League–
A
sedare una possibile nuova litigata tra uno stremato Jeager, piuttosto
nervoso
che i suoi due compagni di squadra fossero costretti a ritirarsi dal
viaggio a
causa delle fratture ricevute in combattimento, ed un freddo Kyle ci
pensò il
lottatore del Principato di Monaco che ben pensò a sedare
gli animi al posto
del proprio allenatore stremato pure lui da quella lunga giornata.
–
Signori, direi che questo non è il momento per buttarsi in
dispute più o meno
interessanti ma pensare a metterci al sicuro e riprendere le forze.
Appena sarà
possibile contatteremo i nostri amici, ma direi che tutti quanti noi
abbiamo
dato un valido contributo nel salvarci la pellaccia da un destino ben
più
crudele–
Era
ammirevole come Check Mate riuscisse a mantenere la calma e a integrare
in
squadra anche un Kyle che, in fin dei conti, non era rimasto a guardare
ma
aveva provato a mettersi in contatto con una squadra di emergenza pur
di
aiutare i suoi futuri colleghi della Muscle League.
Un
gesto tutto sommato sincero, che fece sorridere di sollievo lo stesso
Meat per
quanto le condizioni del lottatore americano e di quello di origini
irlandesi
gli dessero non poche preoccupazioni. Avevano comunque vinto uno
scontro, come
a breve avrebbe appreso dando una occhiata alle fedi dei due futuri
divorziati,
ed ora non c’era altro da fare che respirare a pieni polmoni
l’aria fresca di
un tramonto che si stava a poco a poco avvicinando.
Il
tutto, rimanendo ignari del fatto che qualcuno da lassù li
guardava veramente
grazie ad un satellite artificiale puntato in maniera strategica in
quella zona,
e per somma gioia della famiglia MacMadd non avrebbe devastato le loro
finanze con
un semplice schiocco delle dita come era solito fare mister Lancaster.
Per
ora erano vivi… ed erano consci che a breve avrebbero
ricevuto notizie sul
nuovo tempio da esplorare.
Ed
eccomi qua! Finalmente ho aggiornato con un… capitolo di
mezzo -.- ma
passatemelo per piacere, e spero che abbiate comunque gradito. Ps: i
mokos sono
delle deliziose creaturine presenti in un videogioco indie dal titolo
“Pulse”. Ecco
alcune immagini:
https://www.google.it/search?q=mokos+pulse&newwindow=1&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=VvEWVYvZHoW1UYfDgqAB&ved=0CCEQsAQ
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Capitolo 21 *** sorgenti termali fredde ***
Quella
donna era matta… matta da legare, secondo il suo modesto
parere!
Michael
Connors sapeva che sarebbe stato conveniente solo fino ad un certo
punto la
compagnia di miz Alana e delle sue
strane frequentazioni, ma si sarebbe aspettato un minimo di decenza da
quella
donna ora che il suo cervello sembra essere tornato normale.
Non
tanto normale ad essere sinceri, poiché era da pazzi entrare
dentro un bagno
occupato senza prima bussare esclamando che quel giorno sarebbe stata
una
“grande, grande, grande giornata!”. E se a quel
punto all’ex mercenario
americano era scattato un tic nervoso all’occhio sano
c’era solo da capirlo, in
fin dei conti si stava facendo una doccia in santa pace prima che
quella
svitata non tirasse la tenda della vasca da bagno per dargli il buon
giorno.
–
… e tu stasera berrai questa pozione favolosa! Vedrai come
li fregheremo tutti
al Crocevia!–
Attualmente
i due fuggiaschi si trovavano alla periferia di una cittadina nota come
“il
Crocevia”, più precisamente in un motel a basso
costo, un luogo nato per il
commercio e la lavorazione di tessuti e metalli con tanto di spazio
porti in
costante movimento giorno e notte, ed era a tutti gli effetti una
piccola città
industriale abitata esclusivamente dagli operai che dimoravano nei vari
dormitori. Pochi sfarzi e divertimento, sostituito dal lavoro costante
per
permettere che il commercio di Amazon continuasse anche sui pianeti
lontani.
Da
Venturas si erano dunque spinti verso sud in cerca di indizi lasciati
dagli
informatori della ex inquisitrice, che avevano notato del movimento
sospetto
negli ultimi tempi con bolle da carico che portavano tutte lo stesso
nome… un
“avvocato” che non avrebbe avuto interesse nel
commercio di vettovaglie inutili
e fin troppo comuni.
Ma
come indizio poteva risultare, per quanto piuttosto strano, decisamente
poco
convincente se preso singolarmente. Era strano che un uomo molto
elegante fosse
totalmente fuori contesto in un ambiente del genere in cui i locali
notturni,
in genere bar e pub, scarseggiavano in maniera esponenziale
così come
scarseggiava la fauna femminile… ma questo non faceva di lui
il principale
indiziato. Lo diventava nel momento in cui uno strano traffico di merci
iniziava a fare la sua presenza proprio alla sua misteriosa comparsa in
città,
prima con le sue firme su pezzi di carta, e poi con la sua effettiva
presenza
piuttosto tempestiva. Senza contare che le telecamere di sorveglianza
avevano
notato la sua presenza al cancello nord delle mura delle
città, e cosa ancor
più peculiare era che tale cancello si aprisse verso le
terre perdute.
Come
tutte le città che si spingevano ai confini del mondo
civilizzato anche il
Crocevia, nel suo piccolo, possedeva mura di cinta in cemento armato
che
circondavano i suoi spazioporti fino alle periferie da un eventuale
attacco
esterno. Non erano i banditi il problema maggiore dei sovraintendenti,
su
Amazon non ce n’erano, e a prova di questo era la presenza di
fari ultravioletti
presenti lungo tutto il perimetro.
Ad
alcuni demoni della notte non piace la luce del sole…
pertanto si manifestano
poco all’infuori della fitta foresta presente ai margini
della civiltà
preferendo rimanere rintanati nelle antiche città in rovina
presenti
nell’entroterra, ma la prudenza non era mai troppa
soprattutto per il giro di
soldi presenti in città. E dove ci sono soldi ci sono anche
individui poco
raccomandabili in cerca di facili affari, come in qualunque parte
dell’universo
senza tener conto
che quell’uomo
distinto ripreso dalle telecamere era alquanto sospetto per essere
entrato da
una strada ormai in disuso da secoli.
Quell’uomo
c’entrava qualcosa con Morrigan? O era solo un pazzo
contrabbandiere che
passava attraverso le terre perdute per poter fare i propri loschi
affari con
le creature che abitavano nelle foreste? Non si poteva ancora sapere,
ma era
stato un indizio per Alana che aveva deciso di investigare di
più dopo una
accurata analisi agli indizi grazie anche all’ausilio del pc
di Zeke. Magari
poteva sembrare una mossa un po’ azzardata partire
così “all’avventura” avendo
solo prove indiziarie, ma tanto bastava per la Deva e a quanto pare
aveva già
in mente un piano che a Connors senior non piaceva affatto.
–
a… a parte il fatto che si bussa per entrare in bagno
– e qui l’americano
nascose le proprie nudità con la tenda della doccia
– avresti almeno la decenza
di dirmi che diavolo è ‘sta roba?! –
osservò
attentamente la misteriosa bottiglietta che la donna gli aveva passato,
e che
al momento sembrava essere sorda alle sue proteste tanto da abbassarsi
i
pantaloni come se nulla fosse e sedersi sul water per esplicare le
proprie
funzioni corporee in barba al grugnito di disapprovazione.
Cristo… quella donna
era senza pudore senza contare che i suoi metodi
“loschi” non gli piacevano un
granchè per quanto neppure lui fosse esente dal giocare
sporco. Ma lui era un
soldato… anche lei ad essere sinceri solo che non si fidava
dei suoi metodi e
in particolar modo non si fidava proprio della sua persona.
–
Se te lo dicessi che sorpresa sarebbe? – fece ella, dopo aver
tirato lo
sciacquone ed essersi rialzata i pantaloni per sommo sollievo
dell’ex
mercenario – abbiamo bisogno di non dare
nell’occhio dato che siamo ricercati
dalla Corte… o te ne sei già dimenticato? Quella
roba serve come mimetizzazione
e dal momento che domani sera entreremo in azione è il caso
di essere più
discreti–
–
Hm… sai già dove quel bastardo andrà?
–
Alana
per un lungo momento non disse nulla, nel mentre che si lavava le mani
al
lavandino, limitandosi a parlare sbrigativamente prima di uscire dal
bagno –
limitati a prendere quella roba prima di andare a dormire, per il resto
stai
pensando un po’ troppo per i miei gusti…–
Ed
in effetti la donna non aveva tutti i torti, negli ultimi due giorni
Michael
aveva pensato a come potesse stare Emerald dato che non aveva visto il
suo
ultimo incontro nel tempio della speranza. Era viva? Era…
morta? Quello era
altamente impossibile o mister Lancaster avrebbe fatto radere tutti i
templi
presenti sul pianeta oltre che trucidato la bestia che aveva insozzato
il buon
nome della figlia di Howard. Chissà, magari il marchese gli
avrebbe affidato
proprio a lui il compito di dargli la caccia come l’animale
che era così da
estinguerlo una volta per tutte… e magari avrebbe pure fatto
un favore alla
famiglia del russo in modo tale che potesse vivere tranquillamente!
Si
riscosse dai propri pensieri quando avvertì un paio di bassi
colpi alla candida
porta del bagno, prendendolo quasi alla sprovvista tanto che
rischiò di perdere
la saponetta che stringeva tra le mani.
–
Azz… Alana, sei tu? Che altro vuoi ancora? –
Ma
dall’altra parte della porta non giunse nessun suono, e
l’ex mercenario pensò
che quello fosse un metodo della sua compagna per invitarlo a pensare
di meno e
sbrigarsi a prendere quella dannata medicina.
Non
vedeva l’ora di togliersi dalle scatole da quel motel fin
troppo economico e portare
avanti quella dannata missione prima di combinare altri casini.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
A
svegliarlo fu il ticchettio di una sveglia posta non molto lontana da
lui.
Wally Tusket non ci impiegò molto ad aprire le palpebre
doloranti per osservare
tale strumento appoggiato sul comodino accanto al letto in cui si
trovava.
Era
in un ospedale, lo poteva intuire dai rumori emessi dai macchinari poco
distanti dove era stato sistemato lui, e dopo un breve momento di
smarrimento
potè notare che non era neanche solo in quella piccola
stanza di un piccolo
ospedale di montagna.
–
Ehi amico… finalmente sei sveglio, eh? –
Una
voce stanca e leggermente strascicata portò
l’irlandese a voltare il capo alla
propria destra, notando con una certa sorpresa che Terry Kenyon era
accanto a
lui adagiato su di un lettino ospedaliero in condizioni pessime.
All’americano
mancava qualche incisivo e aveva ancora un occhio gonfio dalle botte
precedentemente
ricevute, oltre che diverse fratture rimediate con delle speciali
ingessature,
ma nel complesso sembrava si stesse riprendendo per quanto fosse
tristemente
fuori dai giochi proprio come lui.
–
Terry… io… stai bene…? E gli altri??
–
Lo
disse con un filo di voce trovando estremamente doloroso sfruttare le
corde
vocali. Ricordava ben poco di quel terribile
“incidente”, se si poteva definire
così il semplice gesto di una pazza schizzata che aveva
sterminato tutti i suoi
adepti e avrebbe sterminato pure lui sfruttando la sua cieca
stupidità, ma se
era sopravvissuto a quegli interminabili minuti di discesa era anche
grazie
alla propria natura di tricheco che gli permetteva di rimanere immerso
nell’acqua per molto tempo, senza respirare ovviamente,
nonché ai suoi amici
che lo avevano trascinato fino a quella riva ciottolosa per potergli
far
riprendere fiato.
–
Beh, a quanto pare gli unici che sono messi davvero male da non poter
continuare il viaggio siamo proprio noi due… ci aspetta una
gran lunga vacanza,
purtroppo! – il ragazzo si concesse una stanca risata, prima
di continuare con
le sue brevi spiegazioni su quel lungo stato di incoscienza che li
aveva
coinvolti da dopo l’incidente – comunque i ragazzi
sono venuti a trovarci in
ospedale, sai? Tu eri ancora sotto gli effetti delle medicine quindi
non puoi
ricordartene, ma ci hanno fatto entrambi gli auguri di pronta
guarigione! E
sembra che abbiano ricevuto un telegramma da parte del prossimo
tempio… a
quanto pare tengono prigioniero DikDik e… uh? Wally, stai
bene?! –
Nel
mentre che parlava il tricheco umanoide aveva preso a singhiozzare in
modo sommesso
stringendo con forza le lenzuola per non mettersi a piangere in modo
esagerato
e dare spettacolo in un posto come l’ospedale in cui era. Gli
volevano ancora
bene nonostante avesse combinato un vero casino spinto dalla bramosia
di voler
diventare più forte e non essere più il
più debole del gruppo, riuscendoci alla
grande con l’unico grande prezzo di avere quasi perso gli
unici veri amici che
avesse mai avuto. Se doveva diventare forte era giusto che lo facesse
con il
giusto tempo e con le proprie di
forze, magari aiutato anche da quegli amici che aveva quasi rischiato
di
uccidere con la sua stupida e cieca ferocia.
–
S-sono stato uno stupido…! Come potete pensare di essere
ancora miei amici dopo
quello che ho fatto?! Se mia madre e Doroty sapessero cosa ho combinato
i-io…–
–
Penso che capirebbero che tu hai compreso di aver sbagliato!
– rispose un po’
seccato, ma altrettanto comprensivo, un Terry che faceva fatica ad
alzare la
voce – tutti noi abbiamo immaginato che tu l’abbia
fatto a fin di bene. Hai
sbagliato, vero, ma nessuno qui vuole fartene una colpa! Senti, che ne
dici di
ritornare ad allenarci insieme come ai bei vecchi tempi una volta che
saremo
usciti da qui? –
Non
c’era rancore nella voce del ragazzo americano, e tantomeno
ne covavano gli
altri ragazzi della Muscle League che erano riusciti a scampare da quel
tragico
combattimento, e se c’era la possibilità di
accantonare quella brutta
esperienza concentrandosi sui futuri allenamenti per diventare
più forti,
questa volta fatti rigorosamente assieme, allora non poteva che essere
un buon
inizio per risanare una amicizia che rischiava di sgretolarsi come le
rocce di
quel fiume impetuoso che li aveva condotti fino a valle. Per tale
motivo Wally
Tusket apprezzò con tutto il cuore il sincero tentativo di
Terry di mettere una
pietra sopra riguardo i brutti avvenimenti appena passati, decidendo
che non
avrebbe più commesso una simile cazzata di seguire solo ed
esclusivamente il
proprio egoismo.
Ora
questo fantomatico “torneo” era in mano ai restanti
superstiti del gruppo, e a
meno che Meat non avesse deciso di lasciar perde, cosa assai
improbabile, non
restava altro da fare che fare il tifo per loro al prossimo incontro
che…
Francamente
parlando non avevano idea di quando sarebbe incominciato.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Avrebbe
avuto tutti i motivi del mondo per preoccuparsi, ma attualmente era
consapevole
che, se non avesse rilassato il corpo e la mente, accumulare altro
stress non
avrebbe fatto altro che aggravare l’umore
dell’intero gruppo.
Dopo
il ricovero di Terry e Wally c’erano state altre tensioni tra
i ragazzi, come
se ce ne fosse stato bisogno, in cui Kyle Mask se ne era uscito con
delle
critiche anche abbastanza sensate sul dare ancora fiducia al lottatore
di
origini irlandesi. Indubbiamente non conoscendo il tricheco umanoide
era
soggetto ad un giudizio piuttosto cinico nei suoi confronti, che
decisamente
non piacque a Jeager e Kid tanto da arrivare ad alzare la voce
all’interno
della hall dell’ospedale in cui i due giovani lottatori erano
ricoverati, ma
grazie al cielo Warsman fu pronto a sedare una possibile lite mettendo
a suo
posto il proprio allievo.
“Far
parte della Muscle League è
come far parte di una grande famiglia, per quanto possa sembrarti
stucchevole,
e Wally ha dato prova di essersi pentito durante il
combattimento… sei vuoi far
parte della Lega allora devi avere fiducia nei tuoi compagni”
“Già…
peccato che i ‘compagni’ non
hanno fiducia nel sottoscritto nonostante siano vivi grazie a
me…”
Anche
questo era vero, Andava detto anche perché aveva chiamato
pure lui i soccorsi
ancor prima della stessa League in cui anelava ad unirsi, ed il tono
basso e
rammaricato del teppista inglese ricordò agli astiosi
compagni di squadra che
anche lui aveva avuto la sua parte in tutto quel disastro.
Ora
però era necessario che la mente del piccolo allenatore si
sgombrasse dai
cattivi pensieri e si concentrasse unicamente nel godere del bel bagno
caldo
che si stava facendo nelle sorgenti termali presenti nella piccola
pensioncina
in cui avevano trovato rifugio prima di partire per le Distese
Sibilanti, e
magari non pensando in negativo per la sorte di DikDik vanDik.
Già,
proprio il lottatore di origini africane aveva dato traccia di se
tramite un
telegramma che era stato recapitato al gruppo una volta che ebbero modo
di
giungere alla loro nuova meta di riposo, messa a disposizione dalla
Muscle
League sotto la “gentile” proposta del marchese
Lancaster che ben conosceva
quel luogo delizioso dato che era nell’elenco degli alberghi
affiliati alla sua
catena “Atlas”, e a quanto pare chi lo aveva
scritto blaterava sul fatto che il
loro “capretto sacrificale” presto sarebbe stato
offerto in sposa alla loro
somma sacerdotessa in nome degli “uomini
bellissimi”… tutte cose molto strane e
senza senso! Ma tale missiva portava comunque il sigillo del Tempio
della
Costanza ed era comunque soddisfacente avere avuto notizie del loro
sfortunato
compagno, che al momento risultava ancora vivo e vegeto, oltre che per
l’intero
torneo che stava comunque procedendo bene. Certo, il gruppo aveva perso
validi
alleati e neppure loro erano ovviamente conciati bene dopo quella
terribile
discesa lungo quella cascata di acqua sporca e detriti, ma tutti
confidavano in
un bel bagno caldo e una lunga dormita per rimettersi in forze ed
affrontare al
meglio la prossima sfida.
Attualmente
erano tutti troppo stanchi per potersi preoccupare di DikDik e dei
futuri
incontri, pertanto tutti gli uomini del gruppo si erano radunati
attorno a una
delle tante vasche circolari presenti all’interno del parco
della pensioncina
in cui dimoravano ed il clima tra gli i compagni era piuttosto sereno
nonostante gli attriti precedenti.
–
Hm, è curioso… in questo luogo
c’è ancora della neve –
commentò con una punta
di curiosità Check Mate comodamente seduto
all’interno della vasca naturale nel
mentre che osservava la neve che circondava il parco – ma
forse qui la primavera
deve ancora arrivare, e comunque direi che la temperatura di questa
sorgente
sia piacevolmente calda –
–
Ja, è un vero toccasana
alle ossa e
alle ferite… per quelle mi ci vorrà un
po’ di tempo per guarire. Purtroppo! –
Per
Jeager non esisteva peggiore sconfitta che aver vinto per il rotto
della cuffia
e per l’intervento di Kid Muscle che, riconoscendogli
comunque il pregio di
aver ribaltato una situazione a dir poco tragica, aveva salvato tutti
portando
la vittoria nelle loro mani grazie ad un bacio rubato a quella pazza
furiosa
che aveva sventrato l’intero stadio in un colpo solo. A quel
pensiero il
tedesco sbuffò piano, passandosi una nano sulla ferita alla
fronte, nascosta
dai capelli biondi, tastando ancora i punti di sutura che le infermiere
gli avevano
messo constatando che la ferita non era molto profonda e che il suo
casco,
prima di rompersi definitivamente,
lo
aveva salvato da un danno ben più maggiore. Si, in un certo
senso gli rodeva il
fegato nell’aver subito così tante ferite da non
poter disputare il prossimo
incontro, ma comunque ancora in forze da poter continuare il viaggio,
senza
contare che Wally e Terry si erano dovuti ritirare per forza di cose e
dunque
il gruppo ora era ancora più ridotto a livello di forze da
mettere in campo. E
Kyle continuava a sopportarlo malamente, a differenza di Check Mate che
sapeva
essere ragionevole senza farsi coinvolgere troppo a livello emotivo,
anche se
il ragazzo affermava di aver dato a modo suo una mano.
–
Se non altro quelli della Muscle League hanno avuto
l’accortezza di darci un
luogo ospitale in cui farci riposare anziché la solita
catapecchia! – borbottò
un Meat intento a posizionarsi meglio l’asciugamano sopra la
testa – ma
dobbiamo comunque tenerci pronti per il nostro prossimo viaggio
e… nessuno di
voi ha una mappa? –
–
Ah! Ma andiamo, Meat! Non possiamo aspettare fino a domani? Adesso
pensiamo
solo a spassarcela… le mie labbra hanno bisogno di riposo!
–
Ovviamente
Kid Muscle non perdeva mai occasione di ribadire il concetto di avere
dato il
primo bacio ad una autentica bellezza esotica e non alla ragazza di cui
“ufficialmente” era innamorato, ossia Roxanne, e
per quanto fosse ammirato da
tale gesto dal padre seduto accanto a lui tutti gli altri stavano
iniziando a
stancarsi un po’ di quella minestra trita e ritrita.
–
Tzk, non oso immaginare come sarà la tua prima volta con una
donna… probabilmente
lo racconterai per tutta la vita–
–
…Oppure herr Muscle
schiatterà prima
per la troppa emozione! –
Sorprendente
come il lottatore tedesco avesse risposto alla battuta di Kyle con
un’altra
battuta atta unicamente a rincarare la dose in maniera goliardica e non
cinica,
ma forse il fatto che non gli avesse risposto in modo acido doveva
essere
imputabile all’atmosfera rilassata presente nel gruppo.
–
Oh andiamo! Non siate così pessimisti nei confronti del mio
ragazzo –
intervenne re Suguru, che era fin troppo orgoglioso del gesto del suo
bambino –
magari farà proprio come me! Trovandosi con una arteria
scoppiata proprio sul
più bello… bwa-ahahah! –
L’imbarazzante
rivelazione del re dei kinnikku portò ilarità nel
gruppo, eccezion fatta
inizialmente per Meat e Kid che risero timidamente, e solo Warsman non
si
espresse a riguardo continuando a tenere gli occhi chiusi e la schiena
appoggiata contro una roccia. Tra tutti era quello un po’
più distante,
psicologicamente parlando, e stava facendo una rielaborazione dei dati
per
scaricare tutti i file inutili che non facevano altro che mandargli in
panne il
cervello e, di conseguenza, ulteriore stress non richiesto. In pratica
era come
se stesse facendo una deframmentazione del disco, detta in maniera
grossolana,
pertanto gli schiamazzi di tutto il gruppo lo raggiungevano solo in
parte.
Dunque
non c’era da stupirsi che se in quel momento gli fosse caduto
qualcosa addosso
molto probabilmente non se ne sarebbe accorto… ma neppure
gli altri ebbero modo
di rendersi conto di una Emerald appostata su di un albero, proprio
sopra le
loro teste, sghignazzare malevola prima di tuffarsi anche lei in quella
sorgente termale con uno strillo di guerra vero e proprio contando
soprattutto
sull’effetto a sorpresa nell’essere riuscita ad
arrampicarsi fino a li senza
essere minimamente vista. Non cadde al centro della pozza
però, poiché la
giovane aveva calcolato bene le distanze per atterrare dritta dritta in
grembo
ad un Warsman ancora assorto nei propri pensieri…
sorprendendo tutti per i gran
spruzzi d’acqua che quel tuffo generò e ancor di
più per l’urlo acuto dell’ex
lottatore a cui a momenti non gli si rizzarono i capelli biondi,
portava solo
la visiera frontale dato che il troppo vapore gli avrebbe ridotto il
volto
martoriato ad un raviolo bollito, per quell’effetto sorpresa
che decisamente
non si aspettava tanto da averlo dolorosamente terrorizzato.
–
Wow… decisamente un pestone originale sui gioielli di
famiglia –
Il
commento sarcastico del giovane nipote di Robin Mask non raccolse
consensi tra
gli altri compagni ancora basiti per quella entrata in scena a dir poco
teatrale della Lancaster, ma servì per distrarre il povero
malcapitato dal
voler trucidare la ragazza trovandosi unicamente col fulminare con lo
sguardo
un allievo irriconoscente. In effetti la furia assassina per quel colpo
basso
ai suoi genitali dovette farsela passare per forza di cose dato che non
era il
caso di dare spettacolo davanti a tutti! E intanto quella puttanella
mica si
spostava dal suo posto… salutando tutti con una risata ebete
come quella di
qualcuno che aveva bevuto qualche drink prima di tuffarsi in mezzo ad
una vasca
piena di uomini poco vestiti.
–
Emerald… sei una… una…!!–
–
Se non ce la fai a finire una frase di senso compiuto con la vocina che
ti
ritrovi, porcello, allora ti consiglio di riprendere fiato, eh!
Comunque… non
siete curiosi di sapere il motivo per cui mi trovo qui con voi?
–
In
effetti la sua presenza era un tantino imbarazzante, e non solo per il
suo
bikini verde smeraldo tempestato di lustrini del medesimo colore, senza
contare
che la giovane donna non voleva schiodarsi da dove si era seduta
nonostante il
russo la sesse osservando con una occhiata omicida già di
per se piuttosto
inquietante, quindi doveva avere qualcosa da riferire di molto
importante oltre
a voler molestare il suo riluttante “marito”. Una
situazione molto disagevole
insomma, ma ciò non fermò le battute di Kid
Muscle piuttosto infatuato di
quella “mistica” visione dell’amica.
–
Emmy cara, lo sai che siamo tutti senza costume, vero? Vero?!
Perché non ti
unisci anche tu a noi?! –
–
Ahah! Grazie ma sono venuta qui con uno scopo preciso, magari rimediamo
la
prossima volta… si? – gli fece
l’occhiolino per sua somma gioia, per poi
togliere qualcosa da dentro il reggiseno a coppa che
stemperò definitivamente
l’imbarazzo tra gli uomini – comunque ragazzi, ho
dato una occhiata all’itinerario
che ci aspetta e ho studiato bene questa mappa plastificata…
come vede noi
siamo qui, mentre le Distese Sibilanti sono molto più a sud
e dopo un viaggio
in treno dovremmo prendere un traghetto in questo porto qui…
il viaggio durerà
due giorni ma potete stare tranquilli perché tutto pagato da
mio padre! –
Nel
mentre che spiegava tracciò le linee del percorso che
attendeva il gruppetto
facendosi spiegare bene e rispondendo alle domande de compagni in modo
piuttosto esaustivo.
–
Hm, mi pare un viaggio piuttosto lungo da intraprendere – le
fece notare Meat,
avvicinandosi di più alla mappa che galleggiava
tranquillamente in acqua – non
possiamo tagliare direttamente per l’entroterra
anziché fare un giro così
lungo? –
–
Beh, alla reception ho fatto la stessa domanda quando mi hanno dato la
cartina…
me lo hanno sconsigliato caldamente dato che pare esserci alcuni
“demoni”
piuttosto potenti in zona oltre che clan di Deva barbariche che
uccidono
chiunque si avvicini ai loro territori–
–
Temevo che dicessi una cosa simile, ragazza mia! –
Il
piccolo allenatore del principe dei kinnikku sospirò
sconsolato di fronte alla
propria, tenue, speranza che andava a frantumarsi con la dura
realtà di quel
pianeta. Ma se c’era la possibilità di viaggiare
sicuri con la garanzia dei
Lancaster tanto meglio, anche se alla giovane marchesa non sembrava far
molto
piacere quel tempo di attesa così lungo per raggiungere la
prossima meta e
sciogliere il terzo sigillo nella sua fede. Probabilmente ad Emerald
non
piaceva essere sposata con un uomo che non
amava, almeno era questo il pensiero di Alexandria Meat, ma se il
kinnikku
avesse scavato un po’ di più sarebbe impallidito
nel sapere che la
preoccupazione della giovane era più che altro rivolta alla
detenzione della
attuale signora Mask oltre che al padre di suddetta ragazza che ancora
non
sapeva nulla. Ad Hammy non piaceva tutta quella storia in cui si era
andata ad
intrigare e preferiva sistemare quella faccenda del divorzio quanto
prima senza
troppi tempi morti come rischiava di incappare con quel lungo viaggio
in
traghetto.
Se
Warsman avesse saputo quello che suo padre Howard aveva combinato, con
il suo
stesso consenso poi, probabilmente l’avrebbe odiata per il
resto dei suoi
giorni… ed era l’ultima cosa che voleva, proprio
ora che era uscito sano e
salvo da quelle acque limacciose esattamente come lei aggrappato alla
flebile
speranza di non perdere quel filo sottile che li teneva uniti. Non era
li
unicamente per spiegare loro l’itinerario da intraprendere, e
il russo se ne
rese conto dal modo in cui “l’adorata”
moglie faceva finta di sistemarsi meglio
sul suo grembo perché ufficialmente in una posizione troppo
scomoda per
rimanere seduta. Tutti modi per stuzzicarlo e basta, riuscendoci appeno
tra
l’altro con una sfacciataggine incredibile nel farlo dinnanzi
a tutti da degna
della puttanella quel era… ma proprio non riuscì
ad arrabbiarsi a quel suo
gesto, tanto da mettersi a giocare con i laccetti del suo costume da
bagno,
nascosti sotto l’acqua calda, facendole così
notare che “minacciava” di
toglierglielo da un momento all’altro.
–
Ma cosa sappiamo esattamente di questo tempio? – volle
giustamente sapere il
lottatore del Principato di Monaco – alla reception hanno
saputo dirti qualcosa?
perché il telegramma non è stato molto
chiaro–
–
Beh, ecco… da quello che hanno detto il tempio della
costanza è popolato da
soli uomini! Ma badate bene, questi sono i discendenti dei primi uomini
che
giunsero sul pianeta più di 400 anni fa, ma non erano
esattamente brave
persone–
–
Intendi dire che erano dei briganti o qualcosa di simile? –
le chiese Kid,
finendo con il scaccolarsi, e abbastanza preoccupato di dover
affrontare gente
poco raccomandabile – non è che magari quel tempio
è governato da uomini
malvagi che intendono farci la pelle, vero?–
–
Se mi lasciassi finire di parlare! Allora, dicevo… questi
uomini sono i
discendenti di alcuni pirati spaziali che giunsero su Amazon con
l’intento di
compiere una razzia. Ma tuttavia, furono velocemente battuti dalla
custode del
tempio della costanza, di cui si mormorava che si celassero immense
ricchezze
all’interno delle sue mura, e furono confinati
all’interno della cittadella
stessa tramite un incantesimo per aver portato la violenza tra le
strade della
città che circonda il tempio stesso e aver violentato
diverse donne. Solo se
avessero seguito con costanza le leggi del tempio allora avrebbero
trovato la
strada per redimersi da quello che avevano fatto… ma direi
che non ce l’hanno
fatta visto che i loro discendenti sono ancora li! E poi…
uh? E quello che
cos’è? Un serpente…?!–
Ad
interrompere una storia che stava iniziando ad interessare in molti ci
pensò
una strana creatura che strisciò letteralmente
sull’acqua, somigliante in tutto
e per tutto ad un serpente di colore viola dalle striature gialle e con
gli
occhi… stranamente storti, e che portò il panico
generale nell’intero gruppo
allo strillo terrorizzato di re Suguru che non ci impiegò
molto ad abbandonare
la sorgente termale incurante di coprirsi le vergogne.
Il
tutto per una creatura che, se avessero conosciuto per bene a fauna
locale di
quel determinato stato amazzonico, non avrebbe fatto loro del male in
quanto
non velenosa e solo desiderosa di farsi un bagno caldo anche lei. Ma
ovviamente
questo non potevano saperlo, e al grido di “un serpente! Un
serpente!!” tutti
si fecero prendere dal fuggi/fuggi generale abbandonando quel luogo di
relax in
direzione delle loro stanze molto più sicure. Tutti, ad
eccezione dei due
futuri divorziati che rimasero decisamente allibiti di fronte a quella
dimostrazione di “coraggio” dell’intero
gruppo, rimanendo a mollo nell’acqua
per diversi minuti prima che fosse proprio l’ex lottatore a
sbuffare di
sollievo. E non perché Emerald si fosse spostata dalle sue
ginocchia.
–
Uff… almeno si sono decisi ad andare a letto presto. Ora
posso respirare un po’–
Senza
aggiungere altro si sfilò lentamente anche la visiera bianca
che gli proteggeva
il volto devastato senza premurarsi della presenza femminile accanto a
lui, a
cui quella visione poco gratificante non faceva ne caldo ne freddo, e
appoggiò
il manufatto su di una roccia a lui vicino traendo un altro sospiro di
sollievo.
–
Non ce la facevi proprio più a tenertela? –
–
Secondo te, idiota?! –
–
Dico che per farli scappare tutti prima potevi togliertela
immediatamente
anziché… mmf!–
Decisamente
Lord Flash non lasciò che la compagna si mettesse a dire
autentiche scemenze
quando c’era qualcosa di decisamente più
importante che avevano lasciato da
parte per troppo tempo secondo suo modesto parere. Forse poteva
risultare poco
carino interrompere una persona nel suo discorso con un bacio
decisamente
appassionato… ma se anche dalla persona coinvolta
c’era la medesima voglia di
approfondire quel contatto allora tanto meglio.
Sentire
il corpo caldo e vivo di Emerald
stretto a sé, avvertendo il suo battito cardiaco
all’impazzata nel mentre che
intrecciavano le loro lingue in una danza antica ed estenuante
avvertendo la
giovane stringergli i capelli con un rinnovato vigore nel volerlo
più vicino a
sé, era forse una delle cose più belle del mondo
per quanto non l’avrebbe mai
ammesso in vita sua. Talmente tanto assorto nel soddisfare quella sua
passione
da voler andare oltre quel semplice contatto pur di assaporare tutta la
sua
vitalità e poter quasi gridare “al
miracolo” per saperla li, insieme a lui in
quella pozza d’acqua calda che non faceva altro che aumentare
le sensazioni
piacevoli che entrambi i loro corpi provavano, facendo scendere le mani
lungo
la sua vita per terminare sui fianchi e li ghermirla con più
decisione per
trovare una comoda posizione per dare inizio al tanto ricercato
amplesso.
Emerald
lo percepiva tra le sue gambe in una maniera quasi imbarazzante,
unicamente
bloccato dalla stoffa del suo costume da bagno ancora al suo posto, e
per
quanto l’idea di giacere con lui in quell’esatto
momento la riempisse di una
gioia immensa, perché vederlo sparire tra quelle onde cupe e
minacciose era
stata una visione a dir poco devastante che non le era piaciuta
affatto, era
conscia che non poteva andare avanti.
Non
poteva fargli anche questo dispetto, dopo tutto quello che gli stava
facendo
alle spalle, e piuttosto che illuderlo con una notte di follie decise
di
morderlo alla spalla destra per potersi liberare da
quell’intreccio di gambe e
braccia che erano diventati i loro rispettivi corpi.
–
Argh..!ma che diavolo ti prende, eh?! Pensavo che tu
volessi…–
–
Pensavi male, vecchio maiale che non sei altro! – quanto le
costarono quelle
parole dure. Quanto le costò mentirgli per
l’ennesima volta – non capisco
perché mi sei saltato addosso in quel modo! Non ti pare di
esagerare? –
Warsman
la guardò piuttosto basito e in un silenzio quasi tombale
per svariati secondi,
un teso silenzio atto a studiare attentamente la mimica facciale di
Emerald e
il suo tono di voce, riuscendo a trovare la forza di parlare sentendo
come del
ghiaccio che iniziava a coprirgli il cuore temendo la strada che
avrebbe
portato quella conversazione a breve. Se era uno scherzo non era
esattamente
piacevole dato che al momento non aveva affatto voglia di
scherzare… si
trattava di una cosa seria, maledizione!
–
Esagerare…?! Emerald, io voglio unicamente sentire che siamo
vivi… che sei viva! Dopo quello che è
successo su quella maledetta montagna…!
Riesci a capire il senso delle mie parole, maledizione?! –
Lo
capiva, e a parer suo erano parole troppo pericolose per entrambi.
Perché il
loro rapporto malato non era destinato ad evolversi in altro, men che
meno in
una missione che li avrebbe divisi per sempre volenti o nolenti.
Pertanto la
giovane Lancaster strinse i pugni ed indurì la propria
espressione, decidendo
di dargli le spalle con fare seccato nel mentre che si allontanava da
quella
sorgente termale che si stava facendo sempre più fredda.
–
Si, lo capisco! Sono viva e vegeta e sono di fronte a te! –
si sistemò meglio i
lacci del bikini oltre che il pezzo superiore che il russo le aveva
precedentemente sfilato, dandogli un’ultima frecciata che
decisamente non gli
piacque– senti, se hai problemi di priapismo vatti a rotolare
in mezzo alla
neve… e tieni presente che una volta finito questo cavolo di
torneo noi due
abbiamo chiuso, come ti avevo già detto fin
dall’inizio! Mi sono scocciata di
questa storia… e di te!–
Non
è vero niente! Non è vero
niente! Dio, quanto sono stronza!!
In
cuor suo sperava ardentemente che il suo improbabile amante trovasse la
forza
di perdonarle quella cattiveria assurda nel non voler condividere con
lui
qualcosa di perfettamente naturale, ma non rimase a lungo li per non
fare in
modo che la vedesse piangere trovando un luogo sicuro nella propria
camera di
albergo.
E
a Warsman non rimase altro da fare che stringere forte ambo i pugni e
sopprimere un ringhio disperato colpendo l’acqua che gli
circondava la vita con
tutta la forza che aveva.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Se
qualcuno avesse chiesto a Kyle Mask se aveva avuto paura di quel
serpentello
striminzito molto probabilmente il giovanotto avrebbe risposto che,
senza
troppo imbarazzo, si era messo a seguire gli altri unicamente per
riflesso e
non per paura. Che fosse una scusa o meno non era dato saperlo, ma era
chiaro
che aveva notato fin da subito che il proprio allenatore era rimasto
indietro
assieme a una mogliettina che con tutta probabilità era
giunta in quella
sorgente termale per stare assieme a lui.
Ma
a quanto pare tra i due piccioncini non era andato molto bene,
poiché Lord
Flash era tornato in stanza, condividevano la stessa camera
d’albergo,
piuttosto presto contrariamente ai pronostici di Kyle ed era tornato
con un’aria
truce ben visibile nonostante la maschera che gli copriva il volto. Non
disse
una parola, ma il giovane allievo era sicuro che il chojin emettesse
qualcosa di
simile ai lamenti di un animale frustrato nel mentre che si infilava in
bagno
per potersi cambiare d’abito, continuando a respirare in modo
anomalo anche
dopo essersi seduto su di una poltroncina perfettamente in ombra
rispetto all’unico
punto luce presente in stanza.
Vederlo
li in quell’angolo, con ambo le mani che stringevano i
braccioli di pelle, come
un animale feroce messo in gabbia gli fece capire che tra i due coniugi
era
successo qualcosa che al russo non era piaciuto affatto. E se Warsman
voleva il
proprio allievo rilassato per gli allenamenti che lo aspettavano,
altrettanto
voleva Kyle con un allenatore il meno possibile tormentato da tutta
questa
torbida faccenda.
–
Hm, siete stati veloci tu ed Emerald… o devo dedurre che
l’acqua non era
sufficientemente calda? –
Il
giovanotto di origini inglesi capì di aver rischiato grosso
nel momento esatto
in cui le iridi rosse del suo allenatore non scattarono verso la sua
figura, si
mossero solo gli occhi mentre tutta la sua figura rimase in tensione,
fulminandolo con una rabbia ferale che difficilmente riusciva a tenere
a bada. Una
rabbia intrisa di disperazione per un rifiuto che non si meritava,
volendo
mettere una pietra sopra ad una serata finita decisamente male.
–
Mi sono rotolato sulla neve... E ora se non ti dispiace vorrei rimanere
solo! –
Una
richiesta che suonava come un ordine, a cui il giovane Mask non se la
sentì di
contestare.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Non
era vero che era entrata unicamente in quella vasca per prenderlo in
giro. Non era
vero che voleva separarsi definitivamente da lui alla fine di tutta
quella
avventura. Ma era conscia che più andava avanti
più i rischi, per lui,
aumentavano ed era ciò che la giovane donna voleva evitare
il più possibile.
Ora
che anche lei si era rintanata nelle proprie stanze, seduta a gambe
incrociate
sul proprio letto ancora intatto, guardò con occhi sempre
più tristi il blister
di pillole che teneva in mano. Quando erano andato in ospedale a
trovare Wally
e Terry aveva approfittato di un momento di distrazione di tutti quanti
per
poter sgattaiolare via dalla loro stanza e poter chiedere alla
farmacia,
presente al piano di sotto, se potevano darle degli anticoncezionali
dato che
quelli che aveva li aveva smarriti tutti durante i loro viaggi
disastrosi.
Le
infermiere non fecero storie e le diedero ciò che aveva
chiesto, e se aveva
preso quelle pillole era unicamente per un uomo solo.
Lo
stesso uomo che aveva deciso di mandare a quel paese quella sera stessa
nonostante avesse pronosticato di farci l’amore per sentirlo
vivo e vegeto dopo
aver creduto di averlo perso per sempre e, cosa che l’aveva
stupita non poco,
le aveva fatto incredibilmente male il sol pensiero di saperlo perito
in quell’incidente.
Si dava dell’idiota nel mentre continuava ad osservare quelle
medicine
inutilizzate, conscia che le aveva prese solo per lui
in un momento in cui non aveva pensato alle conseguenze. Non le
aveva prese per Connors, che ora era lontano e si stava quasi
“dimenticando” di
lui da tanto era presa da quella sua missione personale, ne per
nessun’altro
dell’intero gruppo con cui si divertiva a flirtare.
Le
aveva prese per un uomo che faticava ad ammettere di provare altro
oltre alla
storica antipatia, e il cui destino era in mano agli uomini della
famiglia
Lancaster sempre più decisi ad allontanarlo dalla marchesa
in parte convinta
del gesto o più semplicemente… autoindotta a
credere che quello fosse il piano
giusto.
Doveva
allontanarlo da se, anche se in quei giorni stava diventando sempre
più
faticoso convincersi di quell’idea data la loro vicinanza, e
doveva farlo unicamente
per il suo bene. Ed il modo migliore di smette di fargli del male era
di
finirla con illuderlo, ed illudersi, di continuare ad andare avanti con
quella
storia assurda.
Altrimenti
non se lo sarebbe mai perdonato.
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Capitolo 22 *** una serie di allucinanti eventi ***
Aveva
visto bene, oppure si era solo immaginata di vedere quello che ha visto?
Niamh
dubitava fortemente di aver visto apparire dal nulla il marchese
Lancaster ove
prima vi era semplicemente un muro ricoperto da un arazzo di famiglia,
ma a
meno che non avesse avuto le allucinazioni allora poteva dire di aver
visto un
episodio anomalo all’interno della grande villa.
Stava
spolverando una libreria in una sala attigua al corridoio in cui si era
manifestato quell’insolito fenomeno quando fu testimone del
fatto, e fu
abbastanza sicura di aver visto il marito della padrona di casa uscire
fuori dall’arazzo
rappresentante lo stemma con la pantera rampante senza che avesse
notato la sua
presenza dietro uno scaffale poco arredato.
Si
ritrovò dunque a deglutire a fatica, avvertendo la gola
insolitamente secca,
avvicinandosi di conseguenza al luogo in cui era apparso il nobiluomo
quando fu
sicura di avere la strada libera.
All’apparenza
si trattava di un comune ornamento, fatto con tessuti preziosi e questo
andava
detto, e dietro di esso la giovane domestica non trovò altro
che il muro
compatto fatto di solidi mattoni come constatò di persona
andando a tastare con
un pugno. Se ci fosse stata una entrata segreta allora il rumore della
pietra
sarebbe stato più vuoto, come le avevano insegnato i romanzi
di avventura e i
film di spionaggio, ma in quel caso ci fu solo un suono basso e
attutito segno
evidente che non c’era nessun ingresso nascosto oltre quel
muro. Eppure la
giovane “dipendente” di casa Lancaster non aveva
avuto una allucinazione, e
quella figura di bianco vestita che aveva visto uscire
dall’arazzo, sicurissima
che non l’avesse vista perché le aveva dato
immediatamente le spalle, doveva
essere per forza di cose il marchese.
–
Ehi! Che diavolo stai facendo, tu?! –
A
riportarla alla realtà dei fatti ci pensò una
voce severa alle sue spalle che,
per forza di cose, la fece sussultare spaventata tanto da portarla a
far cadere
a terra l’arazzo che aveva malamente sollevato per poter
osservare meglio un
muro che non aveva nulla di strano. Trovandosi poi a voltarsi di scatto
verso
chi l’aveva ammonita con tono militare, e deglutendo
amaramente sentendosi le
gambe tremare di fronte alla massiccia figura di Turbinskii che la
oscurava con
la propria ombra.
Il
lottatore di origini russe, ben impacchettato nella sua divisa da nuovo
capo
della security di casa Lancaster, questo per quanto riguardava la villa
visto
che le “forze speciali” riguardavano ancora
Connors, osservò con una certa
severità la giovane domestica dall’alto dei suoi
due metri e più.
–
Ecco i-io… stavo per…–
deglutì per la seconda volta con fare doloroso mentre
cercava di trovare una scusa, qualsiasi scusa basta che fosse
credibile, da
propinargli in pochi secondi e non finire male – per
p-portare questo arazzo a
lavare! Eh, già! Per ordine della stessa padrona per giunta!
–
Pregò
mentalmente che l’ex chojin, tra l’altro sapeva
alla perfezione che era stato
battuto da Kevin e questo era sinonimo di altro disagio per lei dato
che se lo
trovava davanti, non prendesse mano al proprio cellulare per avere la
conferma
di quell’insolita operazione dalla moglie del
marchese… venendo come miracolata
dalle proprie silenziose preghiere vedendolo rilassarsi nella rigida
postura
una volta che ella ebbe dato le sue tremolanti spiegazioni.
–
Hm, sei sicura di doverlo lavare? A me sembra a posto! Quindi
perchè non lo
rimetti dov’era?! –
Era
logico che Turbinskii si preoccupasse di più che la prigione
della dottoressa
Kalinina venisse scoperta dalla nuova domestica del suo datore di
lavoro, era
sicuro di non averla mai vista in giro quindi doveva essere stata
assunta da
poco, ma poteva anche essere che l’atteggiamento sospetto
della ragazza fosse
dovuto solo al fatto di essere stata colta di sorpresa durante una
delle sue
mansioni. Evitava di guardarlo direttamente negli occhi continuando a
tormentarsi un bottoncino della propria divisa, segno di una certa
timidezza
data anche dal fatto che il russo si era mostrato dinnanzi a lei con
tono
severo.
–
Se… se non mi credi puoi sempre chiedere alla padrona. Sono
sicura che
confermerà di volerlo portare in
lavanderia…–
A
sorpresa di Turbinskii la giovane Victoria Teras, questo era il nome
sul suo
cartellino identificativo a quanto pare, trovò la forza di
alzare lo sguardo
verso di lui, seppur con titubanza, per rimarcare il concetto che non
aveva
alcuna intenzione di abbandonare li quel suppellettile.
Persino
la stessa Niamh si stupì della propria volontà di
non perdere quello che poteva
essere un miserabile indizio, era ovvio che l’arazzo non
c’entrasse nulla ma
era comunque una scusa per andarsene da li il più
velocemente possibile, e per
quanto sentisse le gambe tremargli era decisa ad andare fino in fondo con quella faccenda.
Pertanto
all’ex lottatore, che decisamente non aveva voglia di
polemizzare con Janice
Lancaster, non rimase altro da fare che scansarsi e lasciar passare una
domestica che stava letteralmente urlando interiormente.
Doveva
avvertire Janice che forse aveva trovato un comportamento strano nel
già
eccentrico Howard… ma ancor prima era consapevole che doveva
avvertire Kevin il
prima possibile e lontano da occhi indiscreti.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
La
foresta è piena di suoni, odori e profumi, che difficilmente
i sensi di una
persona normale possono captare nella sua interezza. Quelli di Muramasa
Masada
erano allenati fin dall’infanzia a decodificare ogni singolo
suono, rumore o
odore che poteva risultare estraneo in mezzo ad una selva incontaminata.
Si
trattava di requisiti minimi indispensabili per poter sopravvivere alle
bestie
mostruose presenti all’interno della foresta in qualunque
parte del continente,
e che le avevano permesso di sopravvivere da bambina fin tanto da
raggiungere
le terre civilizzate. Forse non era l’orgoglio del suo popolo
per essere
fuggita da “la retta via” mescolandosi dunque a
persone che vivevano non a
stretto contatto con la natura, ma era consapevole che essere rimasta
in vita,
al contrario di tutto il suo clan perito per mano dei demoni della
notte, era
un vantaggio maggiore che perire inutilmente a causa del proprio
orgoglio.
Masada
era orgogliosa… ma non sciocca. Ed era conscia che per
quanto dolore covasse in
corpo nell’essersi data alla codardia assoluta, nonostante i
suoi nove anni di
vita, non avrebbe combinato nulla senza un minimo di strategia
calcolata.
Per
quanto fosse una femmina piuttosto “diretta” sul
campo di battaglia sapeva che
alle volte era il caso di calcolare bene la tempistica di un eventuale
attacco,
soprattutto in caso di strani odori e suoni captati dai suoi sensi
sviluppati.
Forse era anche stanca di fare quel
tipo di mestiere logorante, dopo aver visto di tutto in più
di cinquanta anni
di servizio, ma era l’unica strada che conosceva ed era una
delle poche a non
essersi mai montata troppo la testa… se così si
poteva definire l’aggressività
delle sue colleghe.
Fu
dunque con un moto di tensione preoccupato che si apprestò
ad annusare gli
odori di una città vicina, proprio al limitare della radura
in cui si trovava,
riscontrando in questi odori tre individui a lei familiari.
Inspirò
profondamente attraverso la propria maschera antigas, ed emise un
“uhm” che si
amplificò maggiormente grazie alla maschera tanto da
sembrare il lamento di una
bestia sospettosa.
Il
soldatino, la fuggitiva e la figlia di Lamia. Tutti quanti insieme in
un unico
vespaio che si preannunciava quanto meno movimentato proprio
all’interno di una
città spazio portuale qual era il Crocevia. Un luogo
perfetto per terminare il
bersaglio, un po’ meno data
l’imprevedibilità del soggetto in questione che
avrebbe potuto usare i civili inermi a proprio piacimento pur di
garantirsi una
via di fuga.
Ed
era una cosa che Masada, nel mentre che aumentò con
decisione il passo verso la
città che non dormiva mai, decisamente non poteva permettere
che accadesse.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Attualmente
Michael Connors aveva dei validi motivi per odiare la propria compagna
di
viaggio. Non tanto per il piano piuttosto approssimativo di seguire il
loro
bersaglio fin dentro il bar in cui si era rintanato per
“convincerlo” a farsi
dire loro tutto quello che poteva sapere, quanto per il modo di
adescarlo che
francamente parlando all’americano non piaceva affatto! E
aveva tutti i motivi
per essere incazzato, tanto da calcarsi meglio il morbido berretto e
stringersi
maggiormente nel cappotto in modo da non essere visto troppo dagli
operai che
si muovevano velocemente lungo il viale principale di quel porto
commerciale.
–
Io… una volta che tutto questo sarà finito ti
darò la caccia personalmente,
capito?! –
–
Oh, andiamo! Non ti trovi bene nella tua situazione attuale? In fin dei
conti
si tratta di un travestimento efficace visto l’individuo che
stiamo per
incontrare… almeno stando alle testimonianze che ho
raccolto–
–
Normalmente io avrei qualcosa in mezzo alle gambe! – rispose
con tono seccato
il soldato che ormai la tanto decantata mascolinità
l’aveva persa – potevi
dirmelo che quella cazzo di pozione era il “bacio del
diavolo”! sono abituato a
pisciare in piedi, e vorrei continuare a farlo! –
A
quel punto la donna con il bizzarro taglio di capelli si
girò divertita verso
la propria compagna di viaggio, e
trovando che Michaela Connors si stava lamentando un
po’
troppo decise di prenderla goliardicamente in giro. Forse.
–
Anche io lo faccio in piedi, che ti credi? Comunque lascia che te lo
dica hai
un aspetto fantastico… e tieni presente che si tratta di un
ottimo
camuffamento. Le autorità cercano un uomo e una donna in
fuga, mentre ora siamo
solo due donne che vogliono passare inosservate e adescare un
dongiovanni che
tra le altre cose è la nostra unica pista che possiamo
seguire–
Eppure
questo non era bastato per placare l’ira dell’ex
mercenario una volta che si
risvegliò, la mattina seguente dopo aver bevuto
quell’intruglio malefico, nel
corpo di una splendida fanciulla che lo aveva portato a gridare
frustrato una
volta che si osservò nello specchio del bagno. La pelle
olivastra e le
lentiggini sembravano avere un aspetto meno trascurato, come se fosse
quasi
ringiovanita, ed il seno prosperoso era trattenuto a stento dentro la
candida
canottiera del pigiama. Logicamente persino la sua voce aveva perso un
paio di
ottave, trovando dunque ancor più aliena quella visione che
aveva di fronte la
superficie riflettente.
Aveva
dunque provato ad aggredire Alana ben spaventato dall’idea di
rimanere
intrappolato all’interno di un corpo che non sentiva affatto
come “suo”, per
quanto doveva ammettere che non aveva un aspetto sgradevole
ma… anzi!,
riuscendo solo a colpirla di striscio con un calcio e trovandosi a
breve la
faccia premuta contro la moquette della camera da letto.
Avrà avuto più di
cinquanta anni la signora, ma la forza che usò per torcergli
un braccio con una
mano, mentre con l’altra premeva il suo viso contro il
pavimento non andava
affatto sottovalutata per quanto non gli piacesse essere sottomesso in
quel
modo.
E
a calmarlo dai bollenti spiriti ci pensò la Deva stessa,
rimembrandogli la loro
missione e il perché lui si era unito in quel viaggio che
sapeva di suicidio
annunciato.
“potrai
anche incazzarti con me per averti nascosto la natura della pozione che
ti ho
dato, e qui te ne do conto…” fece la donna, con un
tono incredibilmente freddo
che sorprese pure Connors senior, continuando a spiegargli il motivo
per cui
erano li “… ma se te lo avessi detto tu molto
probabilmente non l’avresti
assunta. Ora, non per essere pignola, ma la natura della nostra
missione ci
mette già in una situazione di svantaggio…
abbiamo solo il 20% di
sopravvivenza, e credo che tu voglia tornare a casa sano e
salvo”.
Indubbiamente
lo aveva fatto riflettere sulla possibilità di ritornare
sulla Terra, ed il
lacchè del marchese Lancaster aveva tutta
l’intenzione di proteggere il suo
capo, e la figlia del suddetto datore di lavoro logicamente, da
possibili
ripercussioni generate dalla sua condotta tutt’altro che
felice.
Si
era fatto fregare come un pollo e chissà cosa diavolo
avevano scoperto i suoi
carcerieri durante la sua detenzione, per come gli avevano trapanato il
cervello potevano aver scoperto di tutto su di lui e Howard oppure
proprio un
bel niente, pertanto poteva sperare nel completamento di una missione a
suo
dire impossibile e sperare che la Corte chiudesse un occhio a riguardo.
“Se
Morrigan è ancora viva allora la devo eliminare prima che la
Corte stessa ci
arrivi. In questo modo sarà come se ‘niente fosse
successo’ almeno sulla carta…
e il tuo coinvolgimento verrebbe dimenticato”
In
pratica su Amazon funzionava così, se pagavi il tuo debito
potevi anche
cavartela con una pena minore, oppure non venivi condannato affatto se
ovviamente non avevi commesso nessun reato a patto che i nostri due
eroi fosse
riusciti a distruggere ogni prova a loro carico. Alana difatti puntava
a
questo, espiare il proprio passato facendo qualcosa che avrebbe dovuto
fare
molto tempo prima e facendolo in modo che nessuno infangasse il suo
nome e
quello della sua famiglia… anche se sembrava un modo
piuttosto vigliacco per
affrontare la situazione, la femmina aliena possedeva comunque un suo
contorto
senso del dovere.
Tutto
quel ragionamento contorto però portarono solo
dell’inutile mal di testa a
Connors, benchè fosse consapevole di aver scelto
volontariamente di seguirla
per evitare anche lui guai ben più peggiori, e logicamente
andò ad intaccargli
la zona dell’occhio mancante con qualche goccia di sangue che
gli fuoriuscì dal
naso. Un caso stranamente insolito quello, che portarono
l’avvenente ragazza a
ignorare gli operai che le passavano accanto, ignorandola nonostante
fino a
poco prima cercasse di nascondersi con fare sospetto, e portarsi un
paio di
dita alle narici notando il proprio liquido rosso scivolargli dalle
falangi.
Poche
gocce di sangue a dire il vero, ma che portarono una certa inquietudine
al
soldato intuendo che forse le ferite che aveva ricevuto alla clinica
non erano
poi così superficiali. In fin dei conti aveva perso un
occhio, ora sostituito
da una benda nera, e per quanto la ex inquisitrice fosse un medico
capace chi
poteva dirgli di non avere fatto infezione? Ma più che il
dolore in se, era la sensazione di
provare un dolore fisico
strisciante ad allarmarlo maggiormente in una sensazione ovattata e
distante.
Non
sapeva spiegarselo con parole più semplici, ma era una cosa
che per un attimo
lo aveva preoccupato più che il possedere un paio di tette
nascoste all’interno
del cappotto verde militare. Per quanto la gente ignorasse quella
ragazza ferma
sotto un lampione perché troppo impegnati a continuare a
lavorare anche in
tarda serata, la sua compagna di viaggio aveva notato quella sua aria
preoccupata pur non vedendola sanguinare.
–
Ehi, tutto a posto? Non per dire, ma siamo già arrivati e
questo non è il
momento per i ripensamenti–
Alana
si voltò per osservare con aria perplessa una ragazza
ispanica apparentemente
assorta nei propri pensieri, e fu certa che Connors le stesse
nascondendo
qualcosa di, forse, importante riguardo la sua salute fisica. La vide
pulirsi
la mano destra contro un lembo del cappotto, ma non seppe dire per
quale motivo
lo fece dato che non le diede il tempo di analizzare al meglio la sua
figura.
La superò dunque a testa bassa e con un cenno di nervosismo
in corpo,
sfiorandole la spalla senza fare apposta, e dirigendosi verso
l’entrata di un
pub dall’insegna luminosa traballante lasciandosi scappare
parole seccate.
Non
è niente… sbrighiamoci ad andare a fondo in
questa faccenda! –
La
Deva non se lo lasciò ripetere due volte, ed
accantonò il comportamento un po’
strano dell’ex mercenario come semplice nervosismo
pre-missione…
Niente
di più sbagliato.
-
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Lumina
si considerava una persona educata.
Per
quanto potesse sembrare un controsenso per un comune mortale era una
donna che
lasciava spazio personale alle proprie vittime,
nonostante li violasse nel peggiore dei modi violentandoli
nell’intimo
della loro psiche corrotta, senza abbandonarli mai per davvero, era
conscia che
era giusto lasciar respirare un po’ quei pazienti decisamente
turbolenti.
Tanta
era la sua educazione che aveva persino bussato
alla porta del bagno del piccolo soldatino, capendo alla perfezione di
averlo
trovato nei meandri di pensieri inquieti e confusi che le offuscavano
la vista
di una preda fin troppo facile ma ben allenata da Alana, decidendo di
non
attaccarlo solo per dargli il tempo di farsi una doccia rilassante.
Aveva
lasciato passare una intera notte per far credere loro che il pericolo
era
passato, poi come una invisibile vipera delle sabbie aveva deciso di
attuare il
suo piano di caccia forse poco raffinato ma molto efficace. Ed ora che
li aveva
trovati, proprio mentre si stavano imbucando in un fumoso locale
notturno,
aveva quasi rischiato di farsi beccare
nell’esatto momento in cui si era avvicinata troppo ai due.
Lumina
era in mezzo alla grande strada pedonale che brulicava di operai e
altre Deva
in divise da lavoro intenti a svolgere le proprie incombenze, e per
quanto
fosse una figura spettrale, tanto da non riuscirne a capire il sesso di
appartenenza, pareva che nessuno fosse capace di localizzarla.
Nessuno… se non
quei poveri disgraziati che entrarono nel raggio d’azione del
suo “urlo”
dettato dall’eccitazione di una caccia appena iniziata.
L’inquisitrice
spalancò la bocca in un urlo silenzioso, fin quasi a
sembrare deformata, e
quelli che furono colpiti da esso caddero a terra preda di dolori
atroci
portandosi convulsamente le mani alla tempia sentendosela come
scoppiare da un
momento all’altro iniziando a sanguinare dal naso e dalle
orecchie preda di
allucinazioni atroci.
Tutte
visioni offerte dall’estasiata Lumina e dalla sua mente
perversa, a cui solo
pochi uomini riuscirono a resisterle, forse perché forti di
spirito, nell’atto
di aiutare chi era caduto a terra mentre il panico iniziava a farsi
sentire per
la grande strada principale.
Ma
alla creatura poco importava del dolore dei comuni mortali, la
felicità per una
nuova caccia era troppo grande per poter essere contenuta.
-
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Una
vera disgrazia che in quella squallida città ci fossero
così poche femmine che
cadevano sotto il suo sguardo. Un peccato invero, poiché
lungo il suo viaggio
attraverso boschi incredibili, rovine di città e villaggi
dimenticati da ormai
350 anni con la vegetazione che se ne era già rivendicato il
possesso, ed
infine strade antiche per buona distrutte da quelli che sembravano
essere
bombardamenti di contenimento, non aveva notato il dolce faccino di
qualche
donzella che necessitava del suo aiuto. A quanto pare i demoni della
notte, o
vampiri, o piattole insignificanti per un uomo forte come lui, si erano
dati
alla pazza gioia e il governo unito dei vari regni doveva aver tentato
il tutto
e per tutto per fermare la minaccia.
Non
aveva incontrato anima viva, non le tanto decantate barbare, sostituite
da lupi
guardinghi che lo osservavano da lontano, e quei pochi mostri che
avevano
provato a fermarlo si erano presto pentiti di aver intralciato il suo
cammino.
Morale della favola: era decisamente “a secco” e
l’ultima volta che si era dato
era stato al monastero dove la deliziosa Morrigan gli aveva affidato
una
missione piuttosto importante.
Per
fortuna che lo aspettava un viaggio sulla Terra per concludere alcuni
affari
con certi pezzi grossi interessati
“all’innocuo” commercio di suppellettili
della sua strega, ma forse quella sera sarebbe stato piuttosto
fortunato a trovare
una preda interessante.
Era
conscio che oltre agli affari che lo attendevano sul pianeta Terra
c’era anche
la caccia al bersaglio commissionatogli da Morrigan, dunque era anche
per
questo motivo che si era attardato su Amazon per poter consultare i
propri
informatori presenti in città, ma come doveva comportarsi se
accanto a lui,
nonostante tutto il posto possibile lungo il bancone del bar, si sedeva
una
fanciulla piuttosto affascinante?
La
ragazza in questione aveva la pelle ambrata, i capelli corti nascosti
sotto una
coppola, ed un fisico tonico nascosto sotto un pesante
cappotto… ed inoltre,
aveva come l’impressione che si fosse seduta apposta accanto
a lui giusto per
usufruire della sua compagnia.
Per
un po’ rimase in silenzio, pur scrutando la ragazza che
sembrava fare di tutto
per ignorare quel suo sguardo tanto freddo quanto penetrante,
limitandosi a
degustare il proprio aperitivo ed osservando la propria futura preda
che
ordinava al barista lo stesso cocktail ordinato da Spectrus.
–
Davvero una scelta curiosa…– fece
l’avvocato del diavolo alla bella straniera,
che si morse le guance dall’interno, fin troppo convinto di
riuscire a
portarsela a letto – di solito il black russian è
il favorito tra gli uomini,
non tra le donne–
–
Ma io non sono una donna… non di quelle normali,
ecco–
Connors
rischiò di auto smascherarsi come un autentico pivello
già all’inizio di quella
conversazione alquanto difficile, ma si ricordò di essere in
missione e
pertanto era il caso di mettere da parte il proprio imbarazzo per la
condizione
in cui si trovava e agganciare il bersaglio come si era accordato con
Alana. Se
quello stronzo avesse fatto qualche mossa sbagliata lo avrebbe messo al
suo
posto prontamente. Garantito.
–
Indubbiamente devi nascondere grandi doti sotto quel cappotto
– non si sforzava
neanche di fare commenti velati, convinto di conquistarla con poche
parole –
comunque, hai l’aria di chi non ha passato una gran bella
giornata… e io sono
sicuro di poter fare qualcosa per alleviare le tue sofferenze–
Era
un uomo arrogante, oltre che dannatamente sfacciato dato che non perse
tempo a
posarle una mano suo fianchi fin quasi ad abbracciarla, e a quanto pare
doveva
credere di avere un grande fascino tanto da conquistare velocemente una
donna.
Ovviamente questo giochetto con Michael non funzionava, e per quanto
era
riluttante all’idea di stargli così vicino doveva
continuare ad attenersi al
piano, arrivando a sospirare di sollievo una volta che pure Alana si fu
seduta
sul fianco libero del presunto bersaglio.
C’erano
pochi commensali all’interno del locale, alcuni individui
erano seduti ai
tavoli circolari ed intenti a parlare tra loro o giocare a carte,
mentre alcuni
individui se ne stavano all’ombra dei piccoli
“privè” con un’ampia visuale
sulla fumosa sala. Ed uno degli individui che stavano nelle tenebre, un
viandante piuttosto inconsueto
per un
villaggio di operai instancabili, tra cui spiccavano parecchi kinnikku,
aveva
notato che quello strano gruppetto presente al bancone del bar stava
per dare
inizio a qualcosa.
La
stessa sensazione l’ebbe pure Specter nel momento in cui una
donna sulla
cinquantina, dal fisico ancora in forma questo doveva concederglielo,
andò ad
affiancarlo con fare apparentemente innocuo nel mentre che ordinava un
mojito
ad un assonnato barista.
–
Hm… non so definire se questo è il mio giorno
fortunato oppure una strana
coincidenza. Tu che dici? –
Lo
chiese a Connors pur continuando a guardare la nuova arrivata che
attualmente
stava sorseggiando il proprio cocktail con una cannuccia provocando un
rumore
piuttosto fastidioso, e la risposta gli arrivò dalla stessa
donna bionda che
appariva fin troppo tranquilla. Come se gli avesse teso una trappola.
–
Le coincidenze non esistono, mister
Specter… voi
più di tutti dovreste
saperlo visto che siete un avvocato che gioca con il fuoco–
–
E voi dovete essere piuttosto sicura di quel che fate per permettervi
di
giocare con quel fuoco che io so maneggiare facilmente –
L’uomo
dagli occhi di ghiaccio osservò attentamente la figura
femminile che aveva
pronunciato con noncuranza il suo nome, pur continuando a tenere
stretta a se
quella di origini sudamericane come “preoccupato”
che gli potesse sfuggire via,
provocandole un certo disgusto interiore per quel contatto fisico non
voluto, e
quasi non si accorse che la ragazza aveva estratto qualcosa da una
tasca del
cappotto e che prontamente gli puntò contro il fianco per
dirgli
silenziosamente di non muoversi.
A
sentirsi pungolare la carne da quello che doveva essere un coltello ben
affilato Spectrus Specter commise un errore potenzialmente letale nel
spostare,
per pochi millesimi di secondi, lo sguardo in direzione di Michael
mancando
dunque il contatto visivo con una Alana che non ci mise molto a fare la
sua
mossa.
La
donna difatti fece scivolare il bisturi da sotto la manica del cappotto
e, con
un gesto repentino, avvicinò la lama affilata alla gola
dello spietato alleato
di sua figlia. Nessuno dei presenti in sala, neppure il barista di
origini
terrestri intento a fare altro, si occorse del gesto della Deva ad
eccezion
fatta di quel commensale acquattato nell’ombra che
prontamente si alzò in piedi
allarmato da una possibile lite tra brutti ceffi.
–
Hm, non ho nemici su questo pianeta – fece
freddamente Specter pur avendo la lama a
portata di giugulare – dunque tu devi essere chi sono stato
mandato a
eliminare–
–
Un assassino? Ne sono lusingata. Mia figlia fa
progressi…–
E
tuttavia il misterioso individuo non riuscì a fare nulla
poiché il gesto
successivo dell’uomo vestito con un completo color ghiaccio
fu decisamente
repentino e… inatteso per certi versi. Il sedicente avvocato
teneva ancora
stretto a se una Connors convinto
di
poter avere la meglio con il proprio coltello da caccia, ma di certo
non si
aspettò di essere usato come clava umana colpendo in pieno
una compagna di
viaggio che parve essere presa completamente alla sprovvista da un
gesto
tutt’altro che galante. Le due donne dunque caddero di spalle colpendo un tavolo
circolare e le sue tre
sedie che si ruppero al peso di quei corpi umani, mentre Spectrus
Specter,
incurante delle grida di sorpresa degli operai che fino a quel momento
si
stavano riposando dopo una dura giornata di lavoro, si
avvicinò a quel duetto
ancora intontito spezzando un’asta da biliardo presa da un
tavolo da gioco li
vicino e sorridendo sottilmente.
In
quel frangente successe una cosa molto strana, che portarono
l’uomo ancora
celato nell’ombra a desistere dal buttarsi
all’attacco pure lui nel momento
esatto in cui gli occhi scuri della donna bionda non incrociarono il
suo sguardo.
In quel preciso momento si ricordò di averla già
vista altrove, neanche tanto
tempo fa, e il suo solo sguardo parve dirgli di non intervenire in una
faccenda
privata che nulla centrava con chi la conosceva anche solo di vista.
Incredibile ma vero il misterioso individuo volle dare retta a
quell’istinto
che gli diceva di non agire, anche perché Alana non avrebbe
gradito, e nel
mentre con una certa titubanza desisteva dall’attaccare,
mister Specter aveva
fatto la sua mossa nell’impalare a terra il proprio bersaglio
con la punta
della stecca da biliardo.
L’asta
spezzata andò in profondità nel petto della Deva,
che gridò rauca, un “naarghh!”
che le fece eruttare sangue
dalla bocca, e potente sentendo quel corpo estraneo romperle lo sterno
come se
fosse burro e colpendola al cuore trapassandola da parte a parte fino a
completare la sua corsa contro le tavole di legno del pavimento.
Una
pozza di sangue scuro si allargò sotto la figura di Alana, i
cui occhi parvero
diventare opachi mentre la vita sembrava scivolarle via davanti lo
sguardo più
che soddisfatto di uno Specter che aveva concluso quel combattimento,
sotto gli
occhi terrorizzato dei commensali che non riuscivano a schiodarsi da
li,
guadagnandoci anche una potenziale partner.
–
Beh, piuttosto semplice come lavoro… ma in fin dei conti si
trattava di una
vecchia con abilità rigenerative ormai indebolite dal tempo
contro un qualcuno
di molto giovane – era molto sicuro di se, ma era anche vero
che non aveva
detto una gran menzogna. Dunque allungò la mano destra verso
un Connors con
ancora gli occhi sgranati per aver assistito alla
“morte” di Alana, desideroso
di chiudere la faccenda – non prendertela a male per la tua
amichetta,
d’accordo? Ora credo sia il caso che noi due ce ne andiamo di
qui, subit…–
–
Dannato bastardo!! –
A
quanto pare la ragazza non aveva apprezzato il trattamento che era
stato
riservato alla sua “fidanzata”, questo
pensò ironicamente l’avvocato, e difatti
appena il bersaglio le prese con forza l’avambraccio sinistro
approfittò dell’occasione
per poterlo pugnalare alla mano con il pugnale da caccia a cui non
aveva
mollato la presa.
Spectrus
sibilò infastidito per quell’attacco
tutt’altro che previsto, costretto dunque
a lasciare la presa sull’ambita preda per potersi togliere
dalla mano un
coltello ben piantato nel palmo e constatare che… qualche
scintilla si era
scaturita con il trancio di alcuni fili
interni.
–
Ma cosa cazzo sei? – fece la ragazza prendendo le distanze da
lui con fare
guardingo – sei uno stramaledettissimo cyborg? –
–
No, è un sintetico…–
Con
una voce che sembrava provenire dall’oltretomba, e che
terrorizzò alcuni
presenti tanto che i più savi decisero di darsela a gambe,
l’ex inquisitrice si
alzò da terra con uno sguardo a dir poco truce sul volto
cianotico. Ci aveva
impiegato qualche secondo per riprendere conoscenza, e se era cianotica
forse
era perché non si era ancora tolta la stecca da biliardo
piantata nel cuore, ma
non stette ferma ad aspettare e sfruttò
quell’attimo di distrazione di Specter,
nell’attimo in cui si guardava seccato la ferita
superficiale, per potergli
saltare addosso come una furia e piantargli il bisturi
nell’occhio sinistro.
Non
contenta di essere riuscita, con quell’attacco, a colpire il
proprio avversario
volle rincarare la dose spingendolo prepotentemente contro il bancone
del bar e
li sbattergli ripetutamente la testa contro il marmo sporco di liquori
stringendo forte quella cute dai capelli corvini e digrignando i denti
in modo
selvaggio.
Colpì
talmente forte da sfregiargli la pelle e lasciare un lato del suo viso
completamente esposto agli elementi, eppure quella violenta tortura non
durò a
lungo. Il tempo di far calcolare a Specter la giusta distanza che lo
separava
dalla sua noiosa aguzzina per potergli dare una testata con la nuca e
colpirla
in pieno volto sentendo chiaramente le ossa del suo naso spappolarsi a
quel
colpo.
Se
le ossa non raggiunsero il cervello di Alana fu solo per un colpo di
fortuna,
ma questo non fu da deterrente per l’ovvio intontimento che
le sopraggiunse per
quel colpo tanto forte che, se fosse stata più attenta,
avrebbe saputo benissimo
evitare.
E
forse fu lo stordimento iniziale a non permetterle di sentire
inizialmente una
sorta di suono sottile che entrava di testa in testa come se
fischiassero le
orecchie a causa della pressione atmosferica.
–
Non sono un cyborg… e neppure un sintetico – la
vanità non conosceva confini,
nonostante il suo viso deturpato che lo facevano sembrare
più ad un “T800” che
ad un essere umano – sono una creatura infinitamente
superiore a voi, come è
logico che sia, dunque che ne dite di arrendervi così che
possa uccidere una di
voi in santa pace…?–
Scrutò
con una certa curiosità una ragazza ispanica crollare in
ginocchio, pallida in
volto non solo per come era conciata la propria compagna, intenta a
portarsi le
mani alle orecchie ormai divenute doloranti per il loro troppo
fischiare. Poi Spectrus
notò il sangue che iniziò a fluirle dal naso e
dalle orecchie, e come a volerla
imitare molti altri operai iniziarono a sanguinare da ogni parte,
persino dagli
occhi, urlando come dei folli preda di allucinazioni che toccarono solo
marginalmente il possente assassino di Morrigan.
Persino
l’ignoto spettatore di quel terribile combattimento non
rimase indifferente a
quello strano suono, simile al canto di una sirena, portandosi
brevemente una
mano alla tempia ma al tempo stesso realizzando che le proprie
abilità gli
permettevano di dissolversi in un modo tale da poter continuare a
guardare l’accaduto
da un punto tutto sommato sicuro.
L’ombra
era sua amica, ma ciò non si poteva dire dei poveri operai
che sempre più
impazzivano a quel sibilo insistente, a quella voce nauseante che stava
frugando nelle loro teste portandoli a gridare e a sanguinare,
colpendosi anche
a vicenda alla ricerca di un possibile colpevole per la loro terribile
condizione, non potendo fare più nulla per loro e
rammaricandosene in parte.
Persino
Spectrus avvertì un fastidioso mal di testa che gli
preannunciava che niente di
buono stava accadendo, tutti i commensali non avevano iniziato a
prendersi a
vicenda gli occhi a forchettate per imitare la violenta azzuffata con
quelle
due donne, e pertanto decise di lasciar perdere una sofferente Connors
sempre
più preda dei propri deliri e decise di darsela a gambe
prima che anche lui si
trovasse in condizioni ben più peggiori.
Era
come se l’intero locale fosse intriso di una presenza
strisciante, maligna
persino per uno come Spectrus, dunque avrebbe accontentato la propria
datrice
di lavoro in un secondo momento. Un vero peccato non poter usufruire
della
compagnia di una bella ragazza, ma quelle ne trovava quante ne voleva e
non
stette a dar retta ai richiami di quella schizzata della madre di
Morrigan, lo
stava davvero chiamando per nome come se non volesse che scappasse?,
tanto da
guadagnare brevemente l’uscita e…
…trovarla
occupata da una figura umanoide più alta di lui.
Una
femmina aliena, vestita di nero con una maschera antigas calata sul
volto e con
le braccia muscolose lasciate scoperte, alta circa tre piedi, contro i
suoi due
e mezzo e questo lo infastidì non poco, che si
parò tra lui e la possibile
salvezza lontano da un qualcosa che rischiava di intaccare anche il suo
sistema
nervoso.
Ma
se qualcosa, o qualcuno, aveva la capacità di intaccare la
psiche altrui
portando tutti a sanguinare copiosamente come dei maiali sgozzati,
questa nuova
arrivata parve puntare tutto sulla forza bruta e su uno scatto non
indifferente. Spectrus, forse a causa del danno ricevuto al sensore
ottico
danneggiato dal bisturi, non riuscì a calcolare bene la
traiettoria del colpo
che la nuova nemica gli dette, ed incredibile ma vero si
ritrovò preso alla
gola da una sola mano e scaraventato nuovamente all’interno
del locale con una
forza quasi inaudita. Come se fosse stato un oggetto inanimato.
Con
sommo nervosismo per non essere riuscito a fermare un attacco
così basilare, il
“povero” avvocato si ritrovò a sbattere
contro l’unica figura su cui era meglio
non posare lo sguardo.
Schiena
contro schiena. Ma solo lui perse quasi l’equilibrio per
quella che era stata
una gran brutta botta, e bisognava riconoscerlo visto che era stato
lanciato
con una certa facilità, ma ciò che si
trovò ad affrontare sembrava essere tutto
fuorché una creatura del suo stesso piano esistenziale.
Ciò
che vide era un fantasma. Una creatura sottile e dai lunghi capelli
pallidi,
intenta a intrecciarsi convulsamente le lunghe dita sottili nel mentre
che si
voltava verso di lui e lo osservava attentamente pur avendo la frangia
a
coprirle gli occhi. Un sorriso inquietante si allungò da
parte a parte su
quella mostruosa creatura, con un incalzante di tensione che persino un
uomo
freddo come Spectrus percepiva, e che culminò con un urlo
disumano che le
deformò la bocca al limite dell’impossibile come a
volergli divorare la faccia
intera.
Tanto
da prendergli il volto con ambo le mani, portandolo a irrigidirsi
mentre tutto
attorno a lui era come se l’ambiente andasse a fuoco
portandolo a percepire i
suoi stessi circuiti interni friggersi dal gran caldo, per quanto fosse
impossibile che un incendio si scatenasse in un ambiente privo di
fuochi
pericolosi, e prepararsi per trascinarlo nei suoi più
reconditi meandri della
psiche e renderlo un suo nuovo paziente.
Un
piano pressocchè perfetto, avendo Connors che stava
combattendo strenuamente
per non cedere alla follia collettiva che stava trasformando il locale
in un
bagno di sangue e Alana che arrancava a terra, che andò
però a scontrarsi con la
dura realtà dei fatti che la volevano alquanto debole sul
piano della difesa
fisica.
Lumina
era talmente concentrata nell’interrogare i propri pazienti
che non si accorse
dell’urlo di guerra della ex collega e della sedia che
andò ad infrangersi
contro la sua fragile schiena. L’inquisitrice guaì
come uno xenomorfo nel
mentre che Alana, dal petto ormai libero dalla stecca da biliardo,
continuava a
colpirla con ferocia fino a farla accasciare del tutto a terra e con i
resti di
una sedia in legno ormai ridotta in polvere.
Un
gesto veloce fatto ignorando le profonde ferite fisiche, causatele da
Spectrus,
fino allo stress psicologico di tenere testa all’attacco
della banshee per
eccellenza, per concludersi con quello che un sorpreso avvocato
capì essere un
salvataggio fatto in extremis.
–
Ce l’ho! L’ho preso! Ci
siamo tutti! Portaci
via da qui… ora!! –
Ed
il nero, come un velo scuro e impermeabile, avvolse lo sguardo dei
poveri
sventurati vicini alla ex inquisitrice facendoli calare in una calma
solo in
apparenza sicura.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Ciò
che Connors vide quella notte se lo sarebbe ricordato a lungo,
perché di tutti
i dolori fisici che aveva subito quello di sentire
all’interno della propria
testa un’altra persona che parlava e gli diceva di pugnalarsi
anche l’ultimo
occhio rimasto era da annoverare come la peggior esperienza mai vissuta
in
vita.
Quella,
assieme al viaggetto “spazio-dimensionale” ad opera
del loro inconsueto
salvatore apparso in una notte artificiosa all’interno di un
locale che, fino a
poco tempo fa, risultava essere piuttosto tranquillo senza
combattimenti
improvvisati o mostri alieni apparsi dal nulla.
Forse
fu questo insieme di cose a portare miss Connors a portarsi una mano
alla
bocca, dopo essere rinvenuta in quello che sembrava essere un letto di
muschio
verde, cercando di arrancare verso dei massi e lì svuotare
lo stomaco di tutto
il suo contenuto.
–
Hm… mi dispiace tesoro – fece il loro salvatore
ben avvolto dal proprio
mantello scarlatto – purtroppo chi non è abituato
a viaggiare tra gli strappi
spazio temporali che creo può trovare piuttosto nauseabondo
il viaggio… oltre
che tutto lo spettacolino offerto da quel mostro orrendo apparso nel
locale –
Black
Hole non aveva faticato a riconoscere l’ex aiutante dei
MacMadd in quella donna
dal bizzarro taglio di capelli e dal fisico nuovamente in forma dopo
quelli che
dovevano essere stati estenuanti allenamenti. Una vera fortuna che suo
cugino
Apegon avesse chiamato i propri parenti per informarli che lo scontro
avvenuto
al tempio della speranza non aveva intaccato le sue ali o a la sua
salute. In famiglia
avevano atteso quello scontro con una certa trepidazione, ma vedere che
le
comunicazioni televisive si erano interrotte non era piaciuto
affatto… ecco perché
Black Hole era giunto su Amazon, per sincerarsi delle reali condizioni
in cui
versava il maggiore dei suoi cugini.
–
Siete stati molto fortunati che abbia scelto un viaggio economico fino
al
Crocevia per giungere su Amazon… ma a parte questo direi che
non farò molte
domande sul perché e il percome quelle due tizie vi stavano
dando la caccia –
molto gentile da parte sua, e Alana non potè che annuirgli
dandogli piena
ragione nel mentre che cercava di rimettere in piedi un avvocato ancor
più
pallido in volto – diciamo che mi limito a fare un favore al
vecchio MacMadd e
fine della questione. Può andare bene? –
Attualmente
il gruppetto si trovava lontano dalla cittadina spazio portuale,
all’interno di
un boschetto sicuro, e da quello che si poteva sentire in lontananza,
le sirene
spiegate della polizia e delle ambulanze, a quanto pare i cittadini
dovevano
essere ancora alle prese con i rimasugli della trappola psichica di
Lumina… ma
con tutta probabilità sia lei, con una inconsueta Masada
apparsa giusto per
pochi secondi, doveva aver fiutato il loro odore se stava cacciando nei
paraggi, dovevano essersi allontanati ormai da un bel pezzo per evitare
ulteriori casini.
–
Ti siamo tutti quanti debitore, effendi – si
affrettò a dire Alana che co la
coda dell’occhio notò l’ex mercenario di
origini argentine avvicinarsi lentamente
al gruppo lasciandosi poi aiutare dall’oscuro chojin per
sedersi a terra – e vi
sono anche grata per la vostra discrezione a riguardo. Solo…
faccia più
attenzione in quale locale entrerà la prossima volta!
–
Si
trattava di una battuta un po’ cinica a cui nessuno
prestò particolare
eccezione ad esclusione di Spectrus Specter che si lasciò
andare ad una lieve
risata e a sorridere in modo così impercettibile da non
essere notato da un
occhio attento.
–
Sapete signore mie… non sono un uomo che ama avere dei
debiti sulle proprie
spalle, dunque perché non mettiamo da parte i rancori e
vediamo di chiudere
civilmente la questione? –
Non
ci voleva un genio per capire che l’ormai ex alleato di
Morrigan non aveva più
intenzione di proseguire la propria missione di assassinio, non dopo
aver
assistito a dimostrazioni di forza così spaventose che
decisamente non valevano
giocarsi la candela per una bella strega frustrata, dunqe era il caso
di
cambiare velocemente schieramento e diventare neutrale come la Svizzera
anche
se questo avrebbe voluto dire perdere l’assegno stratosferico
che gli sarebbe
stato dato a fine missione.
E
per una volta tanto quelle sue parole non vennero prese con le pinze
dalle due
donne ancora provate dal crudo combattimento.
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Capitolo 23 *** piani di fuga ritardatari ***
Il
sacco da boxe precedentemente distrutto da Robin Mask era stato
sostituito già
il giorno dopo. Ciò che non si poteva sostituire,
ovviamente, era il senso di
vuoto che la scomparsa della giovane moglie gli aveva logicamente
provocato.
Di
Alya ancora nessuna traccia e la polizia, come aveva ben previsto, non
aveva
trovato nulla a casa dell’insospettabile
Howard. Quegli incapaci detective ovviamente non avevano trovato nulla
interrogando brevemente i Lancaster, e per quanta inimicizia ci fosse
il vecchio
Howie era troppo potente e influente presso Scotland Yard da poter
permettere
loro di effettuare una indagine più accurata senza che la
polizia ci rimettesse
la faccia.
Logicamente
la preoccupazione dell’ex lottatore non era diminuita durante
quei giorni di
attesa, e dato che nessun rapitore si era messo in contatto gli
inquirenti
avevano anche ipotizzato ad un allontanamento volontario. Balle, la
verità era
un’altra e con tutta probabilità
c’entrava il suo vicino di casa molto
probabilmente rimasto offeso per il presunto matrimonio della figlia
scellerata. Era comunque una fortuna che sua sorella Elizabeth fosse
giunta
fino alla vecchia dimora di famiglia per assistere al parto della sua
secondogenita, poiché grazie alla sua presenza non aveva
già sguinzagliato i
propri alligatori alla volta di villa Lancaster per una guerra persa
già in
partenza, ed ella aveva suggerito un piano ben più
sopraffino per seguire la
vicenda senza che nessuno sospettasse di nulla.
Non
sapeva dire se mandare quella ragazzina irlandese che tanto piaceva a
Kevin
all’interno della grande magione nemica fosse stata una buona
idea, ma doveva
comunque riconoscerle un certo coraggio ed era inoltre una sottile
speranza per
avere notizie certe di Alya senza devastare tutto e passare
automaticamente
dalla parte del torto.
Fin
qui ci arrivava anche lui, grazie anche alle fin troppo sagge parole di
sua
sorella che lo invitavano a riflettere, e più il tempo
passava, più i giorni si
susseguivano tra loro in una costante angoscia di ricevere notizie
certe, più
nel cuore di Robin Mask si creava un ghiaccio cinico e determinato che
non
provava da molto tempo ormai. Più precisamente da quando non
indossava i rigidi
abiti del Barracuda.
Se
il suo si trattava di uno “scudo” per proteggersi
dalla situazione disagevole
in cui era finito era più che comprensibile, ma
l’anziano maggiordomo capo
trovò una certa perplessità nel dover
rispolverare la vecchia divisa del
proprio signore appesa nell’angolo più remoto del
proprio armadio.
Robin
Mask non si stava limitando a calarsi nella personalità del
suo spietato e
freddo alter ego, ma esigeva anche di vestirne i panni inquietando
lievemente
il fedele Archie che al momento lo stava aiutando a vestirsi nella
camera
adibita a camerino prova.
–
Mi calza ancora
alla perfezione… –
Mormorò
soddisfatto un padrone di casa che, pur non sfilandosi l’elmo
medioevale, si
trovò ad indossare la vecchia giacca damascata osservandosi
con una nota di
compiacimento allo specchio.
–
È
davvero sicuro di voler indossare
nuovamente questo completo, signore? È passato molto tempo e
avrebbe bisogno di
passare in tintoria–
L’anziano
maggiordomo provò a dissuadere il proprio signore dal voler
rivestire abiti
così pericolosi, con una scusa anche comprensibile, ben
sapendo che comunque
mister Mask era già calato a sufficienza
nell’abisso della vendetta per poter
sperare di tirarlo fuori tanto facilmente. Probabilmente
finchè non avrebbe
ritrovato la giovane moglie sarebbe stato un continuo inabissarsi in
quella sua
oscura personalità, e neanche Elizabeth avrebbe potuto fare
qualcosa nonostante
la sua determinazione. Arrivato a quel punto solo Alya sarebbe riuscito
a farlo
ragionare… lei, o la testa su un piatto d’argento
del marchese Lancaster.
La
risposta affermativa di sir Robin tuttavia non si fece sentire,
bloccata sulla
punta della lingua poiché le grida di Santiago, la tata al
servizio dei Mask,
non si fece sentire in tutta la sua contrarietà.
Un
coro di voci maschili, che variavano tra l’allegro e il
seccato per
l’interruzione della governante di casa, si fecero sempre
più intense a mano a
mano che si avvicinavano alla stanza in cui si era rifugiato
l’ex lottatore
deciso a calarsi del tutto in un alter ego che gli altri avevano
conosciuto
solo una volta nella loro vita.
Mister
Mask non si allarmò più di tanto sentendo quegli
schiamazzi provenire dal
corridoio, contrariamente ad Archie che ebbe l’impulso di
volersi avvicinare
alla porta, pur fermato da un gesto del padrone, ma le urla isteriche
in lingua
spagnola della donna erano ciò che più lo
seccavano. Sapeva chi stava giungendo
nella sua stanza, ma francamente parlando non aveva voglia di
affrontarli come
si deve.
–
Señor
Robin! Señor Robin!! Questi
bifolchi sono entrati senza…! –
–
Va tutto bene,
Santiago… non c’è
bisogno di agitarsi tanto. I qui presenti componenti della Muscle
League sono
miei ospiti. Anche se non li aspettavo così presto
–
Queste
furono le testuali parole del padrone di casa una volta che le doppie
porte
della stanza si aprirono mostrando quelli che erano i primo ospiti di
un rito
piuttosto consolidato all’interno della League, e per quanto
la corpulenta
governante di origini ispaniche aveva provato, coraggiosamente andava
detto, a
impedire a quei robusti lottatori di farsi avanti all’interno
della villa nulla
poteva contro una massa di super uomini abbastanza scocciati della sua
presenza.
–
Sentito donna?
Vacci a preparare
dei tramezzini e vedi di lasciarci in pace! ¡Ándale! –
Così
le rispose Buffaloman dandole una sonora pacca sul didietro,
beccandosi per tal motivo più di un insulto in spagnolo a
cui lui rispose
ridendo, e suscitando anche l’ilarità del
drappello di persone che chiusero le
porte lasciando la povera Santiago ad allontanarsi con più
di un diavolo per
capello.
–
Diamine Robin… ti stavi forse scordando di noi? Lo sai che
le
tradizioni sono le tradizioni, no? –
Dopo
quel breve siparietto introduttivo il lottatore di origini
spagnole tornò a parlare senza far molto caso
all’abbigliamento del proprio
collega, il drappello di chojin aveva gironzolato brevemente per la
villa in
cerca del proprietario e dunque per lui che fosse elegante o meno poco
importava, ma chi per primo fece notare a tutti un particolare
interessante fu
il pacato Ramenman.
–
Ogni volta che nasce un figlio ad un membro della Muscle League
questo viene presentato a tutti i suoi membri. Ma a quanto pare il
nostro
collega ha in mente ben più oscuri propositi… ora
che è ritornato ad essere il
Barracuda–
Le
parole del lottatore cinese furono assai taglienti nei confronti del
futuro padre, per quanto pronunciate con la solita pacatezza, e gli
occhi vermigli
di Robin Mask non tardarono a puntarsi con una scintilla di malcelata
aggressività sulla ieratica figura di Ramenman e sul
restante drappello di
lottatori che stavano iniziando a ricordare quell’oscuro
alter ego.
–
E perché mai dovrebbe ritornare a vestire quei panni?
– fece scettico
Broken Jr, che fino a quel momento era stato l’ultimo a
chiudere la fila dei
lottatori fin troppo scalmanati – sta per diventare padre!
Non ha motivo di mettersi
dei vecchi abiti polverosi… a meno che non sia successo
qualcosa…?–
Le
parole morirono lentamente in gola all’ex lottatore tedesco,
che
seppur brevemente aveva sperato in una situazione tutt’altro
che drammatica
visto le liete circostanze di veder nascere un figlio. Broken Jr
sperava che
questa volta il vecchio collega si gustasse la paternità
come si deve, molto
meglio di come l’aveva affrontata lui che con un certo
cipiglio militare aveva
istruito un figlio che nonostante tutto lo ammirava, ma oltre quella
maschera
di metallo si poteva notare tutto meno che gli occhi di un uomo felice.
Tanto
che tutti i presenti si guardavano con un’aria allarmata in
silenziosa attesa
di una risposta che tardava ad arrivare.
–
Ho come l’impressione che non ci sarà nessuna
festicciola… e non
perché siamo venuti qui in anticipo rispetto la nascita
della pupetta –
Con
il suo solito cinismo soft Rikishiman aveva colpito nel segno per
quanto non si fosse spinto oltre a spiegare la situazione, anche se
tutti ormai
stavano iniziando a fare un po’ per volta dei ragionamenti e
conclusioni poco
gradevoli, poiché quel genere di spiegazioni spettavano solo
al nobile inglese.
Delucidazioni
che non tardarono ad arrivare, sorprendendo tutti per
l’innaturale freddezza che il futuro padre usò per
parlare con loro.
–
Hai detto bene… Nessuna festicciola si terrà a
breve così come nessun
parto si terrà, con tutta probabilità, in questa
casa. Ma ho ancora tutto il
tempo di far maturare i miei sospetti in una atroce realtà
dei fatti –
Decise
dunque di raccontare a degli ospiti sempre più allibiti,
oltre
che preoccupati, tutte le sfortunate vicende i malcelati sospetti che
fino a
quel momento lo avevano tormentato. E a mano a mano che procedeva nel
racconto
trovò una piccola valvola di sfogo grazie alla presenza dei
propri colleghi
che, come ben immaginò già da prima che aprissero
quella porta, forse non gli
avrebbero negato un piccolo aiuto nei suoi propositi. Si era ripromesso
assieme
a Lizzie e a Kevin di procedere in gran segreto con la raccolta di
indizi sulla
condizione di Alya, ma quando i componenti della Muscle League
iniziarono a
delineare quelli che in principio erano semplici sospetti allora tutto
il bel
piano della cara sorella stava prendendo una piega diversa.
–
Hm… stai a vedere che il matrimonio di Emerald Lancaster con
quel
povero Cristo di Warsman c’entri qualcosa? – si
domandò il chojin di origini
ispaniche piuttosto dubbioso – anche se mi sembrerebbe
assurdo che il vecchio
Howie c’entri qualcosa, dato che i due stanno divorziando!
–
–
E tu come fai a sapere che sono effettivamente loro a divorziare?
È
dunque vera la faccenda di un torneo in corso? –
Ormai
anche uno come Robin aveva capito che la riottosa sposina era la
figlia del proprio arcinemico, ma aveva bisogno della sua definitiva
conferma
così da poter contare sull’aiuto di tutti i suoi
compagni.
–
Ma come, non lo sai? È un torneo speciale che danno in
seconda serata
qui sulla Terra – fece incredulo il lottatore di sumo, che
fino a quel giorno
non si era perso una sola puntata di quei cruenti combattimenti
– logicamente
su Amazon ha un grande pubblico dato che si tratta di un evento senza
precedenti, ma le Deva sono fuori di testa quando si tratta di mettere
su certi
spettacoli cruenti! Neppure i MacMadd saprebbero fare di meglio!
–
Ed
ecco che la conferma dei suoi sospetti veniva per bocca di
Rikishiman, accompagnato anche dal freddo silenzio che ne
conseguì quando il
padrone di villa Mask affermò che in tutta
l’Inghilterra non un solo canale
mostrava tale torneo anche ad un’ora tarda e con poca
audience.
–
Direi che questo è un altro punto che va a sfavore del
nostro ex
collega…– fece pensoso il cinese, avvicinandosi ad
una finestra ad arco ed
osservando un punto indefinito del paesaggio composto da una foresta
che si
perdeva a perdita d’occhio. Anche se non era in vista era
logico che stesse
guardando verso villa Lancaster – in qualche modo deve aver
convinto i MacMadd
a presentare il torneo ad un’ora piuttosto tarda
affinchè poche persone si
accorgessero dell’accaduto… oppure si è
limitato unicamente ad oscurare i
canali di un unico stato aiutato anche dalle
“difficoltà tecniche” che le
trasmissioni provenienti da Amazon incontrano lungo la loro strada. Ma
a parte
questo sono indizi che non si possono ignorare già per il
malcelato disgusto
che ha sempre nutrito per Warsman –
Il
marchese non ne aveva mai fatto mistero di non sopportare il
lottatore di origini russe e più di una volta aveva
criticato Robin Mask per
averlo preso come allievo prediletto, oltre che dare della
“bestia” a Warsman
anche in presenza degli altri lottatori della League. Un atteggiamento
che il giovane
cyborg alla fine non era più riuscito a gestire, anche
logicamente parlando
dato che non è mai bello sentirsi sminuire davanti ai propri
colleghi, e per
quanto per certi versi il marchese poteva pure avere ragione sotto
certi
aspetti, tanta era l’influenza del Lancaster nella League da
intaccare anche il
giudizio consolidato di tutti i suoi membri, alla fin fine
l’unica via da
trovare era quella di una sfida in piena regola.
Se
Warsman avesse vinto allora Howard avrebbe smesso ( forse ) di
metterlo in cattiva luce anche all’interno della Muscle
League, se avesse perso
allora il russo se ne sarebbe dovuto andare perché, a parere
di Howard,
“insudiciava il buon nome della lega con il suo patrimonio
genetico
pericoloso”. Il duello si tenne sotto lo sguardo vigile di
tutte le leggende
del wrestling appartenenti alla League, compreso re Suguru, ed
è forse
superfluo dire che fu Howard Lancaster a vincere arrivando quasi a
staccargli
la testa dal corpo.
Logicamente
neppure il marchese ne uscì indenne, non aveva combattuto
contro un vecchietto e il suo completo bianco si era lacerato come
carta
bagnata sotto gli artigli nemici, e se Warsman l’aveva
scampata era grazie al
disappunto di mister Mask che ben notò i tentativi del
nobiluomo inglese di
contravvenire alle leggi dell’incontro che prevedeva solo la
sconfitta, e non
la morte, dell’avversario battuto.
Al
russo, a causa di questa sottile scorrettezza del Lancaster, venne
dunque concesso di rimanere un membro onorario della Muscle
League… ma non potè
più farne parte in maniera effettiva divenendo a tutti gli
effetti un reietto.
–
Beh, se le cose stanno così direi che herr
Lancaster si sta comportando decisamente male – fece a bassa
voce il
vecchio Brocken, estraendo la propria fiaschetta di liquore da dentro
una tasca
interna dell’impermeabile –se è vero che
ha rapito tua moglie forse lo ha fatto
come mezzo preventivo per evitare che Warsman si rifiuti di
divorziare… ciò non
toglie che non possiamo limitarci a guardare e basta. Non questa volta.
O quantomeno
non buttandoci nelle fauci di un drago con molti amici–
Il
vizio dell’alcool non se l’era ancora fatto passare
del tutto, ma
non era ancora così ubriaco dal pronunciare emerite
sciocchezze come quella di
fiondarsi a capofitto contro la reggia del marchese come ben avrebbe
fatto
Robin qualche giorno fa.
Già
stava iniziando ad affamare i coccodrilli presenti nel campo di
addestramento quel tanto che basta per renderli aggressivi e
competitivi tra
loro, ma per fare le cose come si deve avrebbe dovuto aspettare
maggiori indizi
come stava velatamente suggerendo l’ex lottatore tedesco.
Muovere guerra ad un
uomo potente pieno di soldi e di amicizie così in alto da
far paura a Dio in
persona non era, purtroppo, molto conveniente… ne a lui, ne
a tutta la Muscle
League. E neppure per Alya la cui sorte era ignota.
Fu
a quel punto che l’anziano maggiordomo di casa Mask decise di
ricordare al proprio datore di lavoro gli appuntamenti che attendevano
il
giovane figlio e la sua attuale compagna.
–
Signore, approfitto di questa conversazione per ricordarvi che il
signorino Kevin oggi ha appuntamento con la signorina Niamh per parlare
di
quelli che possono essere nuovi sviluppi. Ovviamente la ragazza
è stata
prudente a non sbilanciarsi troppo, ma credo che per un resoconto
totale
bisognerà aspettare stasera… –
Un
modo come un altro per invitare i presenti ospiti a sedersi davanti
una tazza di tè e rilassarsi, cosa che un Robin
perfettamente calato nei panni
del Barracuda approvava assai, dunque era il caso di assecondare quel
piccolo
capriccio e attendere le notizie che avrebbe dato Kevin.
Perché
la vendetta è un piatto che va servito freddo.
-
- - - - -
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Niamh
aveva scelto di incontrare Kevin proprio a Londra, presso
l’hotel Ritz e più
precisamente all’interno della sala da tè come le
aveva suggerito il giovane
chojin che aveva scelto il luogo adatto per l’incontro,
credendo di fare la
cosa giusta nell’incontrare il proprio ragazzo in un luogo
affollato. In
pratica lei aveva suggerito di stare in città per dare meno
nell’occhio, mentre
il campione della Corona Chojin aveva scelto l’albergo in cui
farlo.
Certamente
non un luogo per plebei normali, come ben presto si accorse la giovane
cameriera di casa Lancaster una volta superata la soglia di entrata, ma
comunque abbastanza affollato per sembrare una semplice coppia che
voleva
semplicemente rilassarsi un po’.
Prima
che il ragazzo giungesse a sedersi al tavolo prenotato, lei era giunta
lì prima
e ora stava osservando con un certo imbarazzo tutti i presenti
sentendosi come
un pesce fuori dall’acqua, dovette attendere almeno dieci
minuti… e quando lo
vide arrivare a momenti non riuscì a riconoscerlo.
Sapeva
che nella famiglia Mask vigeva il codice d’onore che ogni
componente maschile,
avente il cognome per nascita, di portare sempre un elmo di foggia
medioevale
ben calcato in testa, ma le fece una certa impressione vedere il
proprio
compagno senza niente in testa se non una morbida coppola. Il completo
grigio
verde che indossava inoltre lo faceva sembrare un perfetto lord inglese
e
persino i suoi capelli sembravano aver visto il passaggio di una piastra che glieli aveva ben
lisciati. In pratica non
aveva per niente l’aria di un teppistello da strada e si era
persino sbarbato
di fresco, con l’unica eccezione, a quel travestimento per la
giovane irlandese
decisamente migliore del suo, di una cicatrice che gli partiva dal
setto nasale
fino alla guancia sinistra in ricordo di un cruento combattimento
passato.
–
Oh…
wow! Sei… sei elegante, oggi! –
Cercò
di buttarla sulla battuta, nel mentre che il giovanotto prendeva
posto accanto a lei, sentendosi però una sciocca a
commentare quello che era un
semplice travestimento. Se Niamh si sentiva ancora a disagio nei suoi
abiti, a
suo dire un po’ troppo audaci, in fin dei conti Kevin non era
alieno ad abiti
eleganti e divise scolastiche. Sapeva annodarsi una cravatta e sapeva
cosa
abbinare rispettando le cromature degli accessori con quelle degli
abiti,
dunque sapeva gestirsi bene anche in formato elegante per quanto tali
abiti gli
ricordassero ancora vivamente una infanzia che mal sopportava.
–
Che tu ci creda o no mi sono visto come un alieno davanti allo
specchio dopo essermi cambiato – senza contare che aveva
rinunciato al proprio
elmo. Ma era più probabile passare inosservato conciato
così e persino la ex
fruttivendola lo capiva – ma sono ugualmente felice di vedere
che stai bene…–
Lo
sussurrò piano, quasi intimorito di essere ascoltato da
qualcuno,
allungando sopra il tavolo le proprie mani che non ci misero molto ad
intrecciarsi con quelle della compagna. Le era mancata da morire in
quei pochi
giorni e Dio era testimone delle sue paure riguardo la sua sorte
traballante,
poiché più restava dentro quella villa
più rischiava di essere scoperta dai
molti occhi guardinghi presenti. Un solo passo falso e Niamh avrebbe
potuto
rischiare anche la vita oltre che quella della sua attuale matrigna.
Tuttavia
era difficile cercare di trattenere le emozioni che lo stavano
per spingere ad abbracciarla infischiandosene dell’etichetta
e di possibili
spie in agguato, eppure la giovane fu lesta a capire i suoi sentimenti
già
dalla presa salda, che ricambiò, alle proprie mani giunte su
di un tavolo già apparecchiato
per la colazione che li aspettava.
–
Beh… confesso che non mi sarei mai aspettata un posto di
lavoro così
grande. Ma in effetti mi piacerebbe… si, ecco, parlare della
sua tappezzeria
e…–
–
Dobroye
utro,
Victoria! Strano trovarti qui in compagnia
di un bell’imbusto per giunta…–
Le
parole della falsa cameriera di casa Lancaster vennero bloccate da
quelle dal tono piuttosto sorpreso, ma non in negativo, del capo della
sicurezza interna ossia Turbinskii. Il russo difatti si era avvicinato
al
tavolo dei due fidanzati quasi di soppiatto, aiutato anche dal fatto
che Kevin
al momento era un po’ distratto, e ora sorrideva ai due dando
subito l’idea che
non avesse riconosciuto del tutto il giovane Mask dietro
quell’audace
travestimento. O quantomeno che comunque sospettasse qualcosa di
strano, dato
che lo stesso campione della Corona Chojin si fece mortalmente serio
all’arrivo
del secondo uomo di fiducia dei Lancaster ben impacchettato nella
propria
divisa.
–
Oh… ciao, Turbinskii… n-non sapevo che anche tu
fossi qui–
Niamh
arrossì vistosamente di fronte al proprio superiore e di
riflesso
si liberò della presa del giovane lottatore andando a
tormentarsi un bottoncino
della candida camicetta, mentre Kevin studiò attentamente il
proprio ex
avversario temendo che quell’aereo da rottamare stesse solo
bleffando di essere
li solo per una mera coincidenza.
–
Beh, qui servono la migliore vodka di tutta la città!
Comunque non
volevo disturbare, dato che tu sembra in dolce compagnia
di…–
–
È m-mio cugino Kurtis…
già, proprio
così. Cugino di secondo grado ecco – lo disse in
fretta pur attenendosi al
piano che si erano progettati i due giovani nel caso venissero scoperti
in
atteggiamenti sospetti. Una buona copertura, se il russo abboccava
– è venuto
dalla scozia per visitare la città e per vedere come
stavo–
–
Non sei tenuta a dare spiegazioni a questo sconosciuto, Vichy. Anzi
sareste pregato di allontanarvi da questo tavolo e lasciarci in pace
–
–
Non sono esattamente uno sconosciuto, dato che lavoro nel medesimo
posto dove anche tua cugina lavora! –
–
E adesso lei non sta lavorando, quindi non ha motivo di
vederti–
Il
rapido scambio di battute tra i due giovani chojin riempì
quell’angolo di sala in un ambiente pregno di tensione ben
palpabile dall’unica
presenza femminile che sbiancò di paura nel vederli
squadrarsi come se fossero
pronti a confrontarsi proprio li. Forse era un po’ azzardato
da parte di Kevin
provocare in tal modo Turbinskii, eppure non si poteva certo dire che
avesse
tutti i torti.
–
Scusalo… è molto stanco e ha pure perso il treno,
oltre che…–
–
Fa niente, Victoria. È chiaro come il sole che lui
è venuto qui di nascosto
– e qui partì un’altra occhiataccia al
“cugino” arrogante – pur di
vederti in santa pace. Sai una cosa? Terrò questo segreto
per me. Ci vediamo
lunedì al lavoro–
E
detto questo, con un tono il più possibile piatto, si
allontanò dal
tavolo dei due presunti fidanzatini “incestuosi”
andandosi a sedere il più
lontano possibile da loro. Quella sua affermazione che tanto lasciava
immaginare a situazioni ben più torbide fece diventare
nuovamente paonazza la
povera ragazza di origini irlandesi, mentre il giovane lottatore rimase
impassibile nonostante il presunto fraintendimento del russo. Tutto si
sarebbe
aspettata la giovane domestica meno che il piano preparato con
così tanta cura
venisse frainteso fino a livelli quasi pericolosi, questo anche per gli
atteggiamenti equivoci in cui si erano fatti trovare, eppure sembrava
che il
capo della sicurezza li avrebbe lasciati in pace nella loro torbida
storia
senza volerne sapere alcunché come se avesse davvero creduto
a ciò che aveva
visto.
–
Uh… non è esattamente quello che mi aspettavo.
Forse non dovevo
balbettare così tanto–
–
L’importante è che creda quello che
vuole– ribattè Kevin che
continuava a scrutarlo da lontano e con circospezione – anzi,
forse a breve
avrà modo di consolidare questa teoria dato che ho prenotato
una camera qui in
albergo… e vorrei che concludessimo li la nostra
chiacchierata –
E
logicamente il giovanotto non intendeva semplicemente chiacchierare e
basta con la propria ragazza, come ben notò lei dai suoi
occhi azzurri che per
un momento brillarono di desiderio tanto da imbarazzarla lievemente, ma
ardeva
dentro per poterla nuovamente riabbracciare e toccare. Di farla sua
anche solo
per un istante per sentirla in salute e accanto a lui anche in un
momento
drammatico come quello.
Perché
se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. E
in fin dei conti anche Niamh era del medesimo parere, andando
timidamente a
prendergli una mano, con una ennesima stretta ricambiata, questa volta
restando
nascosta sotto il tavolino.
- - - - - - - -
- - - - - - - - - - - - - - - - - -
–
Lancaster!
Lancaster ovunque! Quell’uomo sarà la nostra
rovina papà… non è possibile
continuare ad accontentarlo così, ci stiamo rimettendo un
sacco di soldi!
–
–
Comprendo la tua preoccupazione figliolo, ma credo che sia
più
pericoloso non accontentarlo–
Benchè
Vance MacMadd avesse esternato quel parere con assoluta calma,
rivolto al proprio primogenito Ikimon, era chiaro dalla sudorazione che
aveva
in fronte che la questione innervosiva anche lui. E se entrambi i
maschi della
famiglia erano agitati, di tutt’altro avviso pareva essere
Jacqueline che,
continuando ad arricciarsi tra le dita una ciocca di capelli rossi
restandosene
comodamente seduta in disparte su di una poltroncina, sembrava essere
fin
troppo tranquilla nonostante avesse provato sulla propria pelle la
paura che il
marchese sapeva generare.
Attualmente
la famiglia MacMadd si trovava nell’ufficio
dell’anziano
capofamiglia presente nella loro villa sul pianeta Kinnikku, e la
riunione era
d’obbligo dato quello che la figlia minore di Vance aveva
riferito ai due
uomini. Logicamente non avevano preso bene che il marchese si mettesse
in mezzo
ai loro affari minacciandoli di far chiudere bottega, ma che
addirittura
cercasse di pilotare le loro programmazioni era fuori da ogni logica
specie se
di mezzo c’era la sua adorata figliola.
–
Ho capito che è un uomo potente –
ribattè Ikimon che non ne voleva
sapere di calmarsi – Ma ora pretende addirittura che non
mandiamo più in onda
il torneo di Amazon! Già lo mandavamo in onda in seconda
serata sia sulla Terra
che qui da noi… ma ora pretende addirittura la sua totale
cancellazione è
inammissibile! –
I
MacMadd pensavano costantemente al proprio profitto, e anche se
Jackie non era da meno aveva più sensibilità
rispetto agli altri componenti
della sua famiglia troppo attaccati ai soldi come alle volte si
facevano
vedere. E forse era il caso di ricordare a quei testardi come stavano
le cose,
prima che le rovinassero la giornata con le loro lamentele.
–
Io credo che la strategia di Howard abbia il suo senso…
– si inserì
lei, facendo voltare le teste di entrambi gli uomini verso la sua
direzione – vuole
preservare suo figlia a qualsiasi mezzo e, nonostante
“l’incidente” al
matrimonio di mister Mask sia avvenuto quattro mesi fa, qualcuno
può sempre ricordarsi
della sua faccia ben rimasta impressa nel montaggio delle
riprese… inoltre
conosciamo i suoi trascorsi all’interno della Muscle League
per sapere che non
nutre nessuna
simpatia per Warsman e saperlo ora accompagnato con la figlia potrebbe
risultare come un grosso scandalo in Inghilterra e nel resto della
galassia. E per
i pettegolezzi non ci sono soldi che tengano che riescano a
fermarli–
Un
breve silenzio si impossessò dello studio del capofamiglia
dei
MacMadd, e tosti i due uomini guardarono la figura femminile come
attoniti e
per certi versi sconvolti dal suo permissivismo.
–
E dimmi figlia mia, cosa proponi di fare ora che abbiamo le mani
legate? – chiese Vance, e senza nascondere una nota
sarcastica– mi sembra ancora
un po’ presto per occuparci del torneo ancora in
progettazione sul Pianeta dei
Demoni. Senza contare che andare contro un Lancaster, anche di
nascosto,
potrebbe portarci alla bancarotta in un istante–
–
Oh, ma io non dico di andare contro la sua
volontà… ma di
assecondarlo proprio! Non conosco bene le motivazioni del suo gesto ma
potrebbe
essere che non voglia che neppure gli altri componenti della League
sappiano di
questo fattaccio – e qui la rossa non aveva detto una cosa
sbagliata, per
quanto fosse all’oscuro dell’intero piano
– noi limitiamoci a dare supporto
logistico ai due improbabili sposini e nel frattempo riprendiamo ogni
loro
scontro. Avremo modo di riproporlo più avanti quando le
acque si saranno
calmate… e a quel punto il marchese non potrà
dirci nulla poiché il montaggio
sarà una voluta glorificazione delle gesta della marchesa.
Facile, no? –
Facile
almeno sulla carta, poiché per un motivo o per
l’altro non era
esattamente facile comunicare con il drappello di lottatori che
seguivano le
imprese dei due futuri divorziati, per quanto i mezzi della League
fossero
comunque ottimi, ma anche qui non poteva sapere che mister Howard aveva
i suoi
agenti sguinzagliati per il pianeta che prontamente
“impedivano” ai ragazzi di
comunicare con il mondo esterno per non lasciare che altre notizie
trapelassero
fino alla Terra. I pochi agenti che aveva non gli permettevano di agire
come
avrebbe voluto, ricordiamoci che su Amazon aveva comunque meno
influenza della
Muscle League, ma schiavizzando i MacMadd poteva comunque ricavarci
qualcosa di
utile.
E
tra le tante cose a cui doveva pensare il povero marchese gli era
passato per la testa solo in quei giorni che forse era il caso di
evitare che
pure gli altri suoi ex colleghi venissero a conoscenza del torneo su
Amazon.
Era
stata la stessa Alya a ricordargli che molte vecchie leggende
sarebbero giunte in Inghilterra per la tradizionale presentazione del
nascituro
ai membri della League, e se tutti avessero scoperto della sparizione
della
dottoressa allora non ci avrebbero messo molto tempo a collegare il
presunto
rapimento con il torneo presente sul pianeta delle donne e…
la sua storica
antipatia nei confronti del lottatore russo.
Howard
comunque stava già idealizzando un piano per nascondere le
sue
malefatte, mettendo in giro, con prove “certe”
magari messe su da degli attori
ripresi da delle telecamere di sorveglianza di un qualunque
spazioporto, un video
che rappresentava la fuga volontaria della nuova signora Mask con un
suo
presunto amante.
Mentre
per quanto riguardava madame stessa… probabilmente
l’avrebbe
ricondotta su Amazon in gran silenzio premurandosi di farle cancellare
la
memoria riguardo suo marito e tutti gli avvenimenti precedenti e
sostituendola
con una completamente falsa riguardante un presunto litigio con Robin e
con la
sua volontà di non rivederla mai più. Ne lei ne
la bambina che a quel punto
sarebbe nata senza un padre e cresciuta nel proprio clan natale.
Forse
un piano a dir poco diabolico, senza tener conto di coloro che ci
sarebbero andati di mezzo, ma in fin dei conti lui sul pianeta Terra
poteva
fare quello che voleva… e per i MacMadd bastava
semplicemente non finirci di
mezzo nel modo consigliato dalla stessa Jacqueline.
Con
mooolto ritardo aggiorno, e con un capitolo praticamente di mezzo
anche se, nel suo piccolo, qualche informazione importante la da. Mi
sembrava
giusto approfondire i timori di Warsman nei confronti di Howard, e di
un suo
piano di “fuga” nel caso le cose dovessero
precipitare. Per il resto spero
abbiate fatto buona lettura.
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Capitolo 24 *** non c'è più tempo ***
Non
sarebbe stato un viaggio troppo complicato, ma terribilmente lungo
almeno per
quanto riguardava alcuni dei viaggiatori presenti quello si.
La
sveglia era stata per le sei in punto, eppure invece di un allegro
buongiorno,
avvenuto solo nella stanza che Alexandria Meat condivideva con gli
altri
ragazzi della Muscle League, ciò che calò nel
gruppo aveva i connotati di un
silenzio imbarazzante. Dalla partenza al piccolo albergo in cui
soggiornavano,
fino a tutto il tragitto in pullman che portò
l’intero gruppo alla stazione, e
poi da li preso il treno che li portò fino al molo, ben
poche parole si udirono
se non quelle inerenti alla missione in corso e al lungo viaggio che li
attendeva. Molti lottatori si persero a guardare il paesaggio
parzialmente
innevato che si apriva davanti ai finestrini, oppure passare lungo
tempo nel
vagone ristorante non godendo della compagnia di Hammy e Warsman che
continuavano
a starsene in disparte e lontani.
Il
motivo di tutto quel silenzio era ovvio, dato che ne Emerald ne Lord
Flash si
erano rivolti la parola stando ben attenti a non guardarsi neppure in
faccia e,
oltretutto, sedersi il più lontano possibile l’uno
dall’altra una volta saliti
sul pullman e stanziarsi in carrozze differenti sul treno.
Già solo a guardarli
così neri in faccia, senza tener conto che la marchesa
teneva nascosti gli
occhi dietro un paio di spessi occhiali da sole presi direttamente al
negozio
di souvenir dell’albergo, lasciava intendere che tra loro due
doveva esserci
stata una discussione assai tesa… ma era stata proprio
l’aura che emanavano,
del tipo “provate a fare domande e vi scortichiamo
vivi”, che aveva fatto
desistere l’intero gruppetto, persino
quell’irriverente di Kyle Mask dal
commettere l’errore di chiedere se tutto andava bene.
Un
viaggio teso, ma mai quanto quello sul traghetto una volta raggiunto il
piccolo
molto segnalato dagli organizzatori del prossimo evento. A quanto pare
il mezzo
di trasporto non era di casa Lancaster, per quanto fosse stato pagato
assieme a
tutto il resto tra mezzi di trasporto e vitto. Da quel che aveva capito
il
piccolo allenatore del principe Kid il marchese non aveva su Amazon la
stessa
influenza che aveva sulla Terra tanto che le autorità
religiose non
apprezzavano molto le sue intromissioni, e sempre a quanto pare non
tutti i
templi apprezzavano che i due sposi affrontassero il viaggio tra mille
comodità
come avevano poi ben scoperto durante le loro avventure.
Benchè
la somma sacerdotessa del Tempio dell’Amore non avesse
accennato a patimenti
feroci e aiuto negato proveniente dall’esterno, persino il
Tempio del
Sacrificio aveva lasciato loro alcune comodità e
l’unica restrizione era stata all’interno
del ring, a quanto pare gli altri agivano in maniera autonoma lasciando
intendere che ogni luogo sacro avesse la sua autorità per
quanto rispondessero
ad un'unica fede.
Ma
in fin dei conti cosa le importava a quella strega se non era di sua
competenza? E qualsiasi comodità comunque non avrebbe reso
il viaggio meno
stressante. Se lady Erza pretendeva che i suoi penitenti giungessero
fino al
suo tempio patendo il freddo e il poco ossigeno, in egual misura gli
uomini del
Tempio della Costanza desideravano un viaggio sobrio seguendo le tappe
da loro
chieste come da telegramma recapitato quella sera stessa
all’albergo in cui
avevano sostato.
Avevano
avuto la magnanimità di non farli passare per le vie
più interne e antiche di
pellegrinaggio, ora situate nelle Terre Perdute, per optare per un
vecchio
traghetto ormai prossimo al smantellamento e con della cabine letto
davvero
passabili… se si poteva definire passabile le pareti
metalliche scrostate di
ruggine, le cuccette sfondate e con le molle che trapanavano la schiena
dei
poveri viaggiatori fino a giungere al rancio offerto dal cuoco fatto di
rape
rosse e cipolle. Ma ci si doveva accontentare e persino la Lancaster
parve non
avere storie per quel trattamento tutt’altro che principesco
continuando a
rimanere chiusa in un silenzio poco gradevole. Oltre che farsi vedere
poco se
non scambiando qualche battuta amichevole verso i ragazzi della League.
Un
atteggiamento che preoccupava Meat, ripromettendosi di parlarle
poiché il
gruppo, e lei stessa, non avevano bisogno di altra tensione negativa,
ma mai
come la ferocia di Lord Flash nell’allenare il suo nuovo
pupillo. Attualmente
l’allenatore della famiglia reale dei Muscle si trovava
all’interno della stiva
di carico del traghetto, e nel mezzo dei container vi era uno spiazzo
circolare
abbastanza grande e ben illuminato da permettere ad un drappello di
uomini di
potercisi allenare.
Proprio
lì il giovane rampollo della famiglia Mask cercava di
allenarsi alla Croce
Ribaltata grazie anche all’aiuto offerto da Jeager e Kid
Muscle, ma gli
allenamenti si stavano dimostrando alquanto difficili per un esercizio
solo in
apparenza, almeno per Meat, facile da eseguire. Come se non bastasse
Warsman
non era di nessun aiuto al ragazzo, non lo incoraggiava in nessun modo
ma anzi,
denigrandolo con una aggressività fuori dal comune.
Attualmente
il giovanotto di origini inglesi stava cercando di effettuare la
propria mossa
su un Jeager piuttosto provato da quegli allenamenti
tutt’altro che all’acqua
di rose, e lo sforzo evidente di renderla alla perfezione mostrava
tutta la
vera difficoltà del caso.
–
È tutto quello che riesci a fare?! –
tuonò un Warsman piuttosto insoddisfatto
dalle prestazioni del proprio allievo – questa è
una tecnica che va eseguita in
fretta! E tu hai permesso al tuo avversario di prenderti le caviglie!
Come
pensi di potergli spezzare la schiena se lasci che ti prenda
così?!! –
–
Nnh… g-già… perché non
riesci a fare di meglio?! –
A
parlare era stato il lottatore di origini tedesche, e benchè
avesse detto una
mezza battuta cinica non è che le sue condizioni fossero
messe meglio data la
spina dorsale messa sotto sforzo. La scena era dunque la seguente:
Jeager era
al centro di quell’arena improvvisata ben bloccato dalla
presa di Kyle Mask,
alle sue spalle e a testa in giù reni contro reni, e
tuttavia per quanto i
muscoli della sua schiena fossero in tensione era comunque riuscito a
mettere
entrambe le mani sui piedi dell’avversario ben chiusi ad X.
Faceva fatica a
respirare e Kyle sembrava volergli torcere il collo oltre che
sfiancargli la
schiena con quella posizione assurda, senza contare che aveva le
caviglie
bloccate dalle mani dell’avversario e dunque ogni movimento
di fuga gli era
precluso. Ma ciononostante sapeva resistere a quella sua bizzarra
tecnica,
nonostante entrambi i lottatori fossero madidi di sudore e con i volti
arrossati per quello sforzo immane.
–
Si che posso… fare di meglio! – grugnì
Kyle, in evidente stato di sforzo fisico
e mentale nel non voler deludere il proprio allenatore –
dammi solo… il tempo
di…!–
–
Tu non ne hai di tempo! Kyle Mask! – tuonò con
voce cupa il russo, girando
attorno e con calcolata lentezza ai due lottatori per poi
inginocchiarsi
proprio davanti al suo pupillo. Pareva come un gatto che aveva messo
all’angolo
un povero topo, pronto a dargli la mazzolata finale – a breve
raggiungeremo le
Distese Sibilanti e tu NON hai ancora appreso una tecnica che pensavo,
erroneamente, ti calzasse a pennello… mi hai molto deluso,
Kyle Mask. Sei solo
buono a dare aria alla bocca, dato che tuo cugino avrebbe appreso
questa
tecnica in pochi minuti scarsi! –
Quella
fu la mazzata finale verso un ragazzo che da più di
un’ora stava cercando di
apprendere quella tecnica elegante senza non poca fatica, ed un grido
rauco di
frustrazione gli uscì dalla bocca nel momento esatto in cui
Jeager, anche lui
stremato, riuscì a liberarsi della presa e, facendo forza
sui piedi ora liberi,
agguantandolo meglio per le gambe riuscì a lanciarlo contro
il container più
vicino. Il metallo della grande cassa rossa si piegò sotto
la forza sovraumana
sviluppata dal giovane chojin, e dietro la schiena di Kyle si
generò una
profonda ammaccatura che incassò per bene il ragazzo prima
che quest’ultimo
scivolasse lentamente a terra per la troppa stanchezza accumulata. Per
un lungo
attimo l’unico eco che rimbombò tra quelle pareti
metalliche arrugginite dal
tempo era quello prodotto dal respiro ancora affannoso dei due giovani
lottatori che si erano allenati quasi ferocemente per poter portare a
termine
un compito solo all’apparenza semplice, e poi il semplice
passo di Lord Flash
si sostituì a quel silenzio carico di tensione per portarsi
il più possibile
lontano da quel luogo e dal commettere errori ben più grossi
di una “semplice”
ramanzina in cui a stento si riconosceva.
Per
tutto il tempo Alexandria Meat aveva trattenuto il proprio allievo
dall’andare
a mettersi in mezzo a quella faccenda che non lo riguardava, per quanto
non
fosse bello neppure per lui vedere un allenatore umiliare
così il proprio
allievo, e tutto sommato le acque si calmarono un poco una volta che
l’ex
lottatore di origini russe se ne fu andato dalla stiva di carico.
–
Non è giusto che lo tratti così –
sussurrò il principe dei kinnikku al folletto
– non potrebbe dargli più tempo
per apprendere quella tecnica assurda? Un allenatore deve supportare il
proprio
allievo come fai tu! Non così… per quanto Kyle
sia antipatico alle volte –
Diciamo
pure spesso e volentieri nonostante le sonore batoste che gli avevano
fatto
abbassare un po’ la cresta durante il loro lungo viaggio, ma
da qui ad arrivare
a vederlo sfinito e aggressivo nei confronti di uno Jeager che
cercò di
aiutarlo a rimettersi in piedi, cercando di dargli uno schiaffo alle
mani per
quell’aiuto che rifiutò con rabbia, lasciava
intendere che pure Kyle era “vittima”
della tensione che c’era tra i protagonisti principali di
questa storia.
–
Purtroppo questa faccenda non ci riguarda, ragazzo mio.
Finchè la questione non
ci toccherà personalmente noi possiamo fare ben poco in un
rapporto come il
loro – Meat ovviamente si riferiva sia al rapporto
studente/maestro che a
quest’ultimo con la sua scomoda moglie, per quanto potesse
essere una faccenda
piuttosto stressante anche per loro, e glielo sussurrò come
risposta osservando
il giovanotto inglese allontanarsi a sua volta dalla stiva –
spero solo che
finalmente si decidano a mettere le cose in chiaro, questo tira e molla
non
giova proprio a nessuno –
Non
era uno stupido e aveva capito che Emerald stava cercando di evitare il
russo
come se si fosse “ricordata” che doveva stargli
lontano, e odiarlo per
l’oltraggio di averla sposata, nonostante la sera prima di
quel gelo che era
calato su di loro l’avesse cercato nonostante il luogo poco
consono al loro
incontro. Un attimo prima quella ragazza lo desidera accanto a se, e un
attimo
dopo lo evita come un appestato.
Forse
era il caso di
capire cosa le passasse
per la testa… in fin dei conti non era gradevole dover
assistere a certe scene,
senza contare che si era affezionato a colei cui tutti loro avrebbero
dimostrato eterna gratitudine per aver salvato loro la pellaccia da una
inquisizione alquanto cieca.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Aveva
bisogno di prendere aria, e il più possibile doveva
prenderla in un luogo
isolato. Logicamente sapeva di non potersi buttare
all’interno delle fredde
acque di quel mare interno che stavano attraversando, non senza aver
attirato
l’attenzione dei marinai presenti che si sarebbero
insospettiti vedendolo
nuotare in mezzo ad acque infestate da stupidi mostri con gli occhi
strabici,
dunque si limitò ad appoggiare i gomiti sulla murata di
poppa ed osservare
l’orizzonte di fronte a se.
Sapeva
di aver sbagliato nel trattare in modo così rude il proprio
allievo, che
meritava di essere spronato e non condannato per una tecnica che non
riusciva
ad apprendere velocemente come avrebbe fatto sicuramente Kevin, e
sapeva anche
di essere stato un debole a
lasciarsi
prendere da sentimenti negativi mettendoci in mezzo gente che non
c’entrava
nulla.
Forse
era un’altra di quelle cose che aveva ereditato dagli
insegnamenti di Robin
Mask, ad avere un carattere davvero insopportabile alle volte, ma
francamente parlando
tutta quell’intera faccenda stava iniziando ad esasperarlo.
No, non era sua
intenzione mollare la spugna con Emerald, perché quella
cretina non gliela
raccontava giusta con il suo voler non avere più a che fare
con lui per il
modo, contraddittorio, in cui lo cercava… ma il fatto che
continuasse a farsi
influenzare così da altre persone, perché era
chiaro che il caro papi
c’entrasse qualcosa e chissà di
cosa avevano parlato nei giorni scorsi al telefono ( in tutta
onestà non ne
voleva sapere, quell’uomo non gli piaceva proprio per come
gli aveva rovinato
la reputazione ), francamente parlando iniziava a stancarlo.
Logicamente
era più per il fatto che ancora continuava a rifiutare di
essere legata a lui
in un modo che andava ben oltre il semplice capriccio, persino lui
aveva ben
compreso come stavano le cose nell’arco di quei quattro mesi
passati e poi
all’interno di quelle terme in cui la marchesa aveva mostrato
tutt’altra faccia
prima di rinnegare tutto, continuando comunque ad avere paura
di esporsi troppo.
Ed
era forse la paura il più grosso ostacolo da sormontare per
loro due. Il russo
se ne stava facendo ormai una ragione di tutto quel loro strano
rapporto,
avendo avuto parecchio tempo per riflettere al contrario della giovane
donna
che lo aveva, per un certo periodo, dimenticato con una lunga vacanza
di
piacere. Forse era strategia pure quella, cercare di non pensare a
qualcosa che
l’aveva travolta in un modo inaspettato, ma ora che erano
nuovamente a stretto
contatto non aveva possibilità di dimenticarlo
così velocemente tra una festa e
l’altra. Forse se quella situazione di stallo fosse
continuata con il
progredire dei giorni si sarebbe trasformata in una sorta di sogno
fatto ad occhi
aperti se le loro strade non si fossero più incontrate, con
Emerald che avrebbe
continuato la sua vita tra gli agi di famiglia in compagnia del suo bel
soldato
di origini argentine, mentre Warsman molto probabilmente avrebbe continuato la sua
vita isolato dal
resto del mondo sperando di essere dimenticato per il bene di tutti, ma
alla
fine il destino aveva giocato loro uno scherzo assai strano.
La
marchesa poteva negarlo quanto voleva, scappare in preda ad una paura
quasi
ancestrale di deludere un padre che stravedeva per lei, ma il fatto che
a Tokyo
si era ricordata di lui tanto da andare a trovarlo di nascosto lasciava
intendere che la faccenda non le era del tutto indifferente. Per quanto
male
gli avesse fatto allora… era logico che adesso
l’ex lottatore si stesse
aggrappando ad una speranza di poter riprendere tra le mani una vita
che aveva
abbandonato per troppo tempo.
Una
serie di pensieri a dir poco cupi e deprimenti i suoi, per quanto
conditi da
una certa speranza, che lo portarono dunque a sospirare in modo quasi
esasperato/rassegnato nel mentre nella sua testa risuonava una
malinconica
sinfonia di violini. Una stranezza alquanto grottesca ciò
che giungeva alle sue
orecchie, e non era generata dal suo cervello, e quando capì
che quella
sinfonia veniva da dietro le sue spalle l’impulso di girarsi
fu praticamente
istintivo.
–
Una musica adatta per un momento alquanto deprimente… non lo
pensi anche tu?
Una vera fortuna che abbia questa suoneria–
A
parlare era stato nientemeno che il suo nuovo allievo che con tanta
ferocia
aveva rimproverato circa sette minuti fa, e nel dirgli quelle parole
non
sembrava esserci risentimento per essere stato trattato con una
indelicatezza
pari a quella di uno schiavista. Si limitò unicamente ad
avanzare verso di lui
con il suo solito passo spavaldo e tenendo in mano il proprio cellulare
che,
seppur non prendesse linea da quelle parti, riusciva comunque a far
funzionare
una suoneria alquanto deprimente seppur d’effetto. A quel
punto a Lord Flash
non rimase altro da fare che sbuffare tra il divertito e imbarazzato,
tornandosene ad osservare i fluttui del mare generati dalle grandi pale
circolari del vecchio traghetto a vapore in compagnia del giovanotto di
origini
inglesi.
Un
breve silenzio calò sui due uomini, in ascolto del rumore
delle onde
seminascosto dal rumore prodotto dall’imbarcazione e dei
gabbiani che
strillavano tra loro, poi a parlare per primo fu lo stesso chojin
anziano che
più di tutti aveva adottato un comportamento
tutt’altro che edificante.
–
Suppongo di doverti delle scuse per prima. Non avrei dovuto metterti in
mezzo
in faccende che non ti riguardano…–
–
Se pensi che mi sia offeso per il tuo mal d’amore mi sa che
ai preso un
granchio… anzi, devo ammettere che tu sei stato uno dei
pochi adulti ad avere pazienza con
me. Quindi dovrei essere io
a doverti portare rispetto, molto probabilmente
–
–
Io non ho il mal…–
–
Chiamalo come ti pare ma quando un uomo è nelle tue
condizioni quasi sempre c’è
di mezzo una donna e non un attacco di diarrea– lo interruppe
Kyle,
controllandosi distrattamente una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi
– e
starsene zitti in un angolo non risolverai nulla se non peggiorare
ulteriormente le cose–
–
Tzk… e suppongo che tu sia un grande esperto in materia, eh?
– fece sarcastico
il russo, riferendosi alle molte ragazze che si portava a letto,
continuando a
guardare il panorama dinnanzi a se – senti,
davvero… ormai dubito che ci posso
fare qualcosa visto che madame non ne vuole più sapere del
sottoscritto, quindi
dovrei lasciar perdere ormai–
Lo
disse senza molta convinzione e con molta amarezza in voce, quel tipo
di
indecisione che era facile da individuare anche da una persona poco
sveglia, e
Kyle Mask volle dare prova di questo suo presunto disinteressamento
pizzicandolo in un punto nevralgico.
–
Hm, quindi ora avrei campo libero con la bella Hammy? Che dire,
sarò una
schiappa come lottatore ma so perfettamente di essere abile in
tutt’altra
materia–
Il
solo sguardo del lottatore di origini russe bastò ed
avanzò come truce risposta
ad un giovanotto che sembrava già pronto ad allungare le
mani dove non avrebbe
dovuto allungarle secondo il suo modesto parere. Per il Mask il
messaggio di
quello sguardo vermiglio incredibilmente freddo era assai chiaro, tanto
da
portarlo a ridacchiare soddisfatto per essere riuscito ad estrapolargli
quella
emozione negativa.
–
Tu continuerai ad allenarti e ad
imparare quella tecnica – lo ammonì severamente
l’allenatore, pur sapendo che
sotto quell’elmo d’ebano se la stava ridendo
compiaciuto – mentre di dire certe
sciocchezze te ne guarderai. Non c’è tempo per
certe cose…–
–
Ma tu di tempo ne vorresti non è vero? Senti, facciamo
così… ora tu mi spieghi
perché non vuoi rinunciare a lei e io ti prometto che mi
allenerò come non mai
– sembrava essere un ricatto bello e buono ma tutto sommato
non poteva
fargliene una colpa. Lui stesso aveva optato per non avere
più segreti con il
proprio allievo e invece adesso ci stava ricadendo – in fin
dei conti parlarne
non può che farti bene, come ho già
detto–
–
E sentiamo, genio del crimine! Cosa vorresti sapere? –
–
Tipo quando hai cominciato a capire di provare qualcosa per lei ad
esempio…
potrebbe essere già un punto di partenza–
Lo
era in effetti, poiché il momento specifico in cui le cose
tra loro due erano
cambiate un poco per volta Warsman se lo ricordava. Era un uomo
testardo quando
si parlava di certe cose, ed il suo orgoglio di altri tempi
praticamente gli
impediva di parlare con qualcuno dei problemi che doveva affrontare.
Non
si era confidato con nessuno neppure con Robin Mask del dolore di aver
dovuto
lasciare la Muscle League, figuriamoci parlare a qualcuno di fatti ben
più
intimi che potevano farlo apparire come fragile agli occhi di tutti.
Eppure
forse era la cosa migliore da fare quella di parlarne e liberarsi di un
peso
che gli stava schiacciando la coscienza un pezzettino alla volta tanto
da
trattenere a stento l’esasperazione, e chi meglio del suo
giovane allievo
poteva prestarsi bene a tale compito? Non lasciò che il
silenzio si
impadronisse troppo dell’atmosfera che si era creata tra loro
due, e con un
basso sospiro rassegnato decise di affrontare la situazione.
–
Credo di aver cominciato a vedere le cose diversamente da…
dopo il mio scontro
con quella inquisitrice colossale, credo. Prima che tu arrivassi a
Londra
l’inquisizione aveva già iniziato a tessere le sue
ragnatele ed io ed Emerald
ci eravamo andati a finire in mezzo forse in modo involontario in un
“incidente” che coinvolse persino tuo cugino
– si prese un breve periodo di
pausa, avvertendo dei brividi poco piacevoli rimembrando la figura di
Emerald
mentre cadeva tra le fiamme – l’idea di perderla
mi… spaventò. E credo di aver
paura ancora adesso di perderla…–
Lo
disse lentamente e con un tono di voce basso, come se si fosse trovato
a
momenti in chiesa, ma perfettamente udibile dal suo allievo che quasi
ripeté a
pappagallo ciò che il russo gli aveva appena detto anche a
causa del lieve
stupore che quella
confessione gli
provocò.
–
Ah…non sapevo che tu ed Emerald avevate avuto un simile
incidente! Suppongo che
se Kevin non stava tanto bene quando l’ho incontrato non era
per gli
allenamenti stressanti come ho immaginato in un primo momento
– lo disse con
una certa ironia, non perdendo comunque il filo del discorso
– ad ogni modo, se
hai paura di perderla credo sia perfettamente logico…
così come è logico che hai
iniziato a sviluppare questo tipo di sentimento subito dopo
quell’attacco
brutale –
–
Ma bravo! Dillo ad alta voce così che ti sentano tutti
– lo rimproverò Warsman,
dato che la conversazione era alquanto confidenziale – se non
ricordo male sei
stato tu a chiedermi di parlare! Dunque mantieni la riservatezza o
direi che
possiamo piantarla qui –
–
Perché temi di perderla?
–
Ecco
una domanda da un milione di dollari a cui il russo per molto tempo
aveva
preferito non dare risposta neppure a se stesso, ma il fatto che la
conversazione a due si stesse trasformando in un vero interrogatorio
stava
iniziando a metterlo in difficoltà. Voleva davvero
rispondere a quella domanda?
La verità era che temeva quella risposta poiché
già la conosceva nel proprio
intimo, e da bravo uomo d’altri tempi non gli era stato
insegnato a mostrare i
propri sentimenti. Non si sentì veramente arrabbiato a quel
quesito
dannatamente diretto, quanto turbato per aver rimandato per troppo
tempo una
faccenda che da troppo tempo gli faceva provare una strana sensazione
allo
stomaco come se avesse le farfalle.
–
Perché temo di perderla?... forse perché da
quando lei è entrata nella mia vita
ho ricominciato a vivere sotto certi aspetti… oppure
semplicemente non lo so.
Ma una cosa è certa: forse ho commesso uno sbaglio madornale
a legarmi in tal
modo ad Emerald, ma resta uno sbaglio che rifarei ancora e ancora per
ogni vita
che mi ritroverei a vivere–
Su
questo punto era a dir poco indissolubile. Per quanto fosse fin troppo
chiaro
che la famiglia Lancaster non approvasse quella sottospecie di
relazione che
avevano, tanto da riuscire ad allontanarli sia con le buone che con le
cattive,
difficilmente Lord Flash avrebbe rinunciato a
quell’esperienza che lo aveva
riportato a vivere.
–
Tzk… e poi questo non sarebbe amore,
eh?! –
–
L’amore, caro il mio giovanotto, è un sentimento
preconfezionato pronto alla
vendita al dettaglio oltre che usa e getta. No compagno…
quello che nutro per
Emerald è lo stesso sentimento che nutrivo per Katya
– il suo tono era severo,
ma ci teneva ribadire che il suo non era un sentimento costruito so una
simile
sciocchezza – ho passato venti anni della mia vita nella
solitudine più totale
( azzerando quasi i contatti persino con la mia stessa figlia )
convinto da terzi
che il mondo sarebbe stato meglio senza una bestia
che vi ci camminava sopra, e ora che ho incontrato una persona a cui
non
importa nulla della mia condizione, ma che, anzi, si comporta come
nessuna
donna io abbia mai conosciuto ho capito che avrei dovuto vivere come
meglio
volevo molto tempo fa! Emerald è una persona insopportabile,
egoistica ed
eccentrica, eppure l’accetto per come
è… e vorrei che lei facesse altrettanto
capendo che non c’è niente di cui aver
paura–
Il
discorso del russo logicamente non si fermò a quel punto,
continuando a
rispondere alle domande di Kyle senza quasi rendersi conto di sentirsi
sempre
più sollevato da un peso che portava nel cuore da ormai
molto tempo. Il terzo
grado del giovane Mask non era fatto con cattive intenzioni, tanto da
confessarsi in parte anche lui per quanto riguardava il suo rapporto
con il
proprio maestro, arrivando a parlare delle sue gare di ballo e della
notte
brava passata durante l’addio al celibato di suo zio Robin.
–
Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, eh?! –
–
Se non altro sto recuperando un sacco di cose a cui ho rinunciato in
vita mia…
tu invece ti stai “civilizzando” da quando ti sto
dietro–
–
Ridi, ridi… non sei il primo tutore che prova a mettermi in
riga! Ma tu sei il
primo che mi abbia dato fiducia senza pretendere di farmi cambiare
abitudini. Ti
sei aperto a me volendo mostrarmi la massima
sincerità… e io che cosa ho fatto
se non pensare a te solo come mero strumento per i miei scopi?!
– ci fu un
breve silenzio dopo quelle parole che suonavano quasi ironiche, eppure
Lord
Flash non riuscì ad infuriarsi di fronte a quella
confessione che tanto
confessione in fin dei conti non era – mi sono comportato da
egoista non solo
nei tuoi confronti ma anche verso quelli degli altri ragazzi che,
seppur
detestandomi, mi hanno salvato dalle mani di quella sacerdotessa
pazzoide! Un minimo
di rispetto forse dovrei darlo, non
credi? –
Erano
parole incredibilmente sagge per
essere uscite fuori dalla bocca di un ragazzo molto più
arrogante di Kevin,
tanto da stupire in positivo il suo stesso allenatore che si
ritrovò a
sorridergli lievemente con gli occhi. Forse quella chiacchierata era
stata l’unica
cosa davvero piacevole in tutta la giornata appena passata, eppure non
se la
sentì di definire tutto ciò come uno spreco di
tempo. Domani, verso sera,
sarebbero finalmente giunti a toccare quel nuovo continente desertico
che
prometteva di essere… “sgombro da pericoli
potenzialmente letali e subdoli”
grazie anche al fatto che, per i cosiddetti demoni della notte, le
possibilità
di nascondersi dai raggi solari era pressoché inesistente.
Ma
logicamente già sapeva che le prove del tempio non sarebbero
state una
passeggiata.
(
… )
Aveva
sentito tutto.
Tutta
quella conversazione i due uomini l’avevano fatta in un clima
dapprima teso e
poi sempre più rilassato tanto che Warsman alla fine si era
confidato con il
proprio allievo su molte cose che prima teneva in serbo per se.
Piuttosto ironico
pensare che, per tutto il tempo di quella chiacchierata, l’ex
lottatore di
origini russe non si era mai voltato continuando ad osservare
l’orizzonte e i
gabbiani che parevano interessati ai due interlocutori nella vana
speranza che
tirassero loro del cibo. Poiché se lo avesse fatto forse
avrebbe intuito un’esile
figura femminile rannicchiata dietro una pila di barili e casse di
legno
sostenuta da una rete da pesca.
Emerald
Lancaster si era trovata ad ascoltare quasi tutta quella chiacchierata
una
volta raggiunta la poppa per respirare u n po’ di aria fresca
dopo una dormita
tutt’altro che piacevole in cabina, e lo aveva fatto in un
muto silenzio
sentendo il proprio partner di ballo confessarsi in un modo che le
aveva
procurato un certo mal di pancia.
A
tratti avvertì come un sobbalzo al cuore avvertendo certe
parole, mentre in
altri casi una tale rabbia, più che altro simile alla
vergogna, che
istintivamente le diceva di allontanarsi da li per evitare conseguenze
personali ben più peggiori.
Ci
teneva a lei. Ci teneva, e lo aveva ammesso a se stesso senza aver
più paura di
dover affrontare quel determinato argomento, strappandole
istintivamente un timido
sorriso agli angoli della bocca. Mentre per la marchesa la situazione
era
ancora più confusa e più possibilmente cupa sotto
certi aspetti, e questo non
era un bene.
Da
un lato il fatto
che il russo ci tenesse
alla sua persona nel vero senso della parola la confortava, ma
dall’altro era
consapevole della pericolosità della cosa e degli intrighi
in mezzo a loro due
che portavano il marchio di fabbrica di suo padre. Non avrebbe tradito
la
fiducia di Howard Lancaster, come poteva farlo senza compromettere la
sua
relazione con il vecchio porcello?, ma senza ombra di dubbio tutta
quella
conversazione non aveva fatto altro che aumentare la pulce
nell’orecchio che
già possedeva.
Emerald
aveva ancora paura di accettare
quello strano rapporto che c’era tra loro, in un sentimento
mai provato prima
che temeva e al tempo stesso bramava di soddisfare, e francamente quasi
invidiava Warsman per aver finalmente fatto luce in tutto quel
groviglio di
pensieri confusi. Peggio era perché il chojin era ormai
chiaro che non si
sarebbe arreso con lei… e lei non era neppure tanto sicura
di continuare a
mantenere il freddo muro che aveva deciso di alzare per il suo stesso
bene e
quello dell’ex partner di ballo.
–
Stupido… stupido che non sei altro! –
sibilò la giovane allontanandosi in punta
di piedi da li – non potevi stare un po’ zitto?
Sempre a creare problemi tu? –
Poi
abbassò la testa sentendo gli occhi bruciarle per un motivo
che non capiva,
trovandosi dunque a strofinarseli con una mano nel mentre in gola le
uscì un singhiozzo
strozzato a causa di un nodo alla gola a cui non voleva dare una
origine
specifica.
–
Porta pazienza… fino alla fine del torneo almeno…
e ti prometto che prenderò
una decisione – sussurrò ancora, sentendosi una
stupida nel mentre che
avvertiva calde lacrime solcarle le guance, senza capire se fossero
dettate
dalla disperazione o dalla gioia – ti prego di non odiarmi
per quello che sto
facendo… ma se ti capitasse qualcosa non me lo perdonerei
mai–
Il
fatto che ora Flash si fosse aperto definitivamente poteva solo
promettere guai
che l’avrebbero travolta in modo imprevedibile presto o
tardi. Ma forse se
avesse continuato ad evitarlo, sperando che quel torneo finisse presto,
allora la
sua totale decisione di non vederlo molto probabilmente si sarebbe
trasformata
in un “forse” che lui avrebbe sicuramente
apprezzato.
Emerald
voleva tempo per poter pensare e decidere come srotolare una matassa
che
minacciava sempre di più di inglobarla irrimediabilmente, ma
purtroppo neppure
lei non ne possedeva più tanto.
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Capitolo 25 *** a passo di cammello ***
Poteva
essere una bella giornata. Poteva per l’appunto,
poiché quella di Ataru Muscle
era iniziata in un modo piuttosto cupo.
La
ricerca di suo fratello era solo un elemento seccante alla sua vera
indagine,
lo riteneva attualmente un sassolino nella scarpa dato che preoccuparsi
di lui
era ridicolo… Suguru sapeva ancora badare a se stesso, e
seguendole come da
programma era giunto fino alla città spazio-portuale del
Crocevia.
Aveva
già dato una occhiata alla mappa di ubicazione dei vari
templi del pianeta,
dando retta dunque a quel diacono albino solo in apparenza gioviale,
dunque
sapeva già fin dove il coraggio di King Muscle sarebbe
arrivato con le sempre
più folli prove che avrebbero dovuto affrontare. Istruirsi
un po’ di più sulla
storia di quel pianeta alieno gli aveva fatto più che bene
anche ai suoi già
stressatissimi nervi, messi in tensione dai suoi doveri di soldato e
quelli
ancor più temibili dei “doveri”
familiari, ed ora aveva la certezza matematica
che catturare suo fratello
sarebbe stata l’impresa più semplice.
Ma
era dove proprio finiva quella certezza che cominciava tutto il suo
disagio… e
non si trattava di aver toppato nelle indagini di quegli strani carichi
di
vettovagliamenti all’apparenza innocui. Oh no.
In
quel preciso momento il soldato veterano non sapeva se mettersi a
ridere di
puro nervosismo o essere seriamente preoccupato per come si mostrava la
città
ai suoi occhi nella sua forma più sofferente.
–
Stando alle fonti ufficiali, almeno a quelle che gli inquirenti sono
riusciti a
raccogliere, pare che i disordini siano avvenuti prima
all’interno delle mura –
fece uno dei suoi soldati avvicinandosi a lui – pare che
alcuni operai kinnikku
siano come impazziti… seguiti poi da molti altri usciti
fuori da un pub in
centro città. Sembra che durante i disordini qualcuno abbia
tolto la corrente
elettrica a tutto il perimetro di cinta con… beh, lo vede
anche lei–
Ataru
lo vedeva assai bene dato che stava osservando il modo in cui le
massicce porte
metalliche dell’entrata sud erano state divaricate da mani
munite di artigli
affilati e mascelle spaventose, mentre sopra le mura in cemento armato
si
poteva vedere lo scintillio della rete metallica di protezione ora
ritornata a
funzionare per esigenze di sopravvivenza.
Attorno
a loro le cortigiane stavano riportando all’ordine la
situazione coordinando le
squadre di operai e quelle di soccorso tutte impegnate a sgombrare le
strade
dalle macerie e prestare soccorso ai feriti. Poco distante a dove si
trovava
lui un edificio di quattro piani era in fiamme, ed il vento gli portava
alle
narici l’odore acre della carne bruciata e di prodotti
chimici che i pompieri
stavano cercando di attenuare usando gli idranti, e il caos stava
faticosamente
cedendo il posto all’ordine grazie agli sforzi delle poco
premurose soldatesse
capaci di sedare un attacco di panico con la parte piatta delle loro
katane
usandole a mo’ di fruste sugli operai ancora agitati.
–
A quanto pare quei minuti di follia non sono passati inosservati al
popolo
della notte…– mormorò Ataru,
continuando ad osservare il via vai di soldati e
operai – hanno attaccato appena la condizione è
stata loro favorevole, trovando
buona parte delle guardie impazzite e molte vittime da abbracciare* o
devitalizzare del tutto… mi chiedo tuttavia come tutto
questo casino abbia
avuto fine–
–
Tralasciamo il caso che questa non sarebbe materia di vostra
competenza, effendi, direi che
l’intervento fortuito
di un nostro contingente abbia sventato danni inimmaginabili con solo
cinque
edifici gravemente danneggiati e dodici dispersi, una ventina di feriti
tra
lievi e gravi, e cinque decessi accertati –
Ad
intromettersi nella discussione tra i due uomini ci pensò la
voce boriosa di
una donna vestita allo stesso modo delle cortigiane presenti nelle
strade
dall’asfalto bagnato dagli idranti dei pompieri e dalla
finissima pioggia,
troppo debole per poter spegnere gli incendi, che scendeva da un cielo
grigio e
triste. L’unica cosa che la differenziava dalle altre donne
era l’alto rango
raffigurato da una rosa nera stampata sul petto, identificandola
nell’immediato
con una di quelle svitate inquisitrici che facevano il bello e il
cattivo tempo
anche al di fuori del loro pianeta.
La
donna aveva la carnagione pallida ed un sorrisetto furbo in linea con
gli occhi
viola incorniciati da un paio di occhiali da lettura e i capelli neri
raccolti
in un semplice chignon, mostrandosi ai due maschi presenti come una
specie di
segretaria dato che non sembrava avere armi con se… se non
una semplice penna e
cartellina su cui prendere appunti.
–
Un quadro abbastanza disastroso per essere così allegra,
madame – fece di
rimando il soldato veterano con una certa ironia. Non gli piaceva avere
attorno
quelle donne e non aveva tutti i torti ad essere diffidente –
mi auguro solo
che ai piani alti non ci siano noie per questo incidente –
–
Oh, capisco le vostre preoccupazioni… ma credetemi quando vi
dico che non è
stato poi tanto grave. Il Crocevia è sempre preda di
attacchi che il più delle
volte vanno a vuoto grazie ai nostri sistemi di sicurezza –
marcati Lancaster
tra l’altro– Poteva andare peggio, quindi
tranquillizzate i vostri regnanti che
le spese di ricostruzione non saranno poi così
esigue–
Stando
a quel primo colloquio pareva che la Deva non sapesse nulla della
missione
relativa al contrabbando di sabbia rossa che ancora partiva in sordina
da
Amazon, e che avesse scambiato il contingente di Ataru per un manipolo
di
burocrati pronti a bacchettare sulle mani le loro alleate commerciali
per la
distruzione di un importante snodo produttivo. Per certi versi poteva
contare
come una cosa positiva dato che, se la Corte avesse ufficialmente
saputo delle
loro indagini, molto probabilmente avrebbero ficcato il naso esigendo
di sapere
per filo e per segno ogni minima scoperta dei soldati flessibili. Ma
era anche
vero che non poteva tacere a lungo i reali motivi per cui si trovava
sul
pianeta anche perché se lo avessero scoperto sarebbero stati
problemi ben più
maggiori per lui e per la stessa corona.
Decise
dunque di giocarsi la carta di mezzo, e cioè di continuare
nelle proprie
indagini, magari con l’aiuto delle cortigiane stesse, senza
destare troppi
sospetti se non una genuina voglia di collaborare con loro.
–
Li tranquillizzerò, statene certa…
madame…?!–
–
Naomi Ende, effendi– aveva già voglia di
sbattergli la propria cartellina in
testa, oltre che sbattersela in testa a sua volta per il gran nervoso
che
riusciva comunque a nascondere bene.
–
Bene, madame… Qui avete il sergente Ataru Muscle. Al vostro
servizio – non
propriamente al suo servizio dato che usò un tono un
po’ sarcastico verso una
donna che pareva soddisfatta da quella sua acida reazione –
ma come stavo
dicendo, informerò i reali solo
quando avrò informazioni specifiche da dare loro. In primo
luogo mi piacerebbe
sapere che cosa ha scatenato questo attacco dato che sembra molto
strano che
dei kinnikku impazziscano e decidano di far entrare qui dentro delle
creature
succhia sangue! –
Come
volevasi dimostrare, la sua recita seccata di fronte a quella
conversazione dai
toni fin troppo vaghi per lui sortì l’effetto
desiderato. E il sorriso furbetto
della donna andò scemando sempre di più fino a
trasformarsi in uno sbuffo
seccato nel mentre si risistemava gli occhiali sul naso appuntito.
–
Va bene… sappiate questo: non è chiaro come siano
scoppiati i disordini, ma
sembra che siano iniziati dall’interno ad opera di alcuni
forestieri avvistati
presso quel pub laggiù – indicò con la
penna stilografica un locale ancora
fumante da dopo quello che doveva essere stato un brutto incendio
doloso che
aveva distrutto tutto eccetto i muri esterni –
sfortunatamente si sono
dileguati nei boschi ma sembrano aver usato una sorta di…
alienazione mentale
magica per potersi coprire nella fuga ed evitare che le guardie li
prendessero.
Ma con effetti decisamente indesiderati –
Pareva
che la Deva non volesse sbilanciarsi troppo su quanto era accaduto
all’interno
di quelle fatiscenti mura, come se tutto quell’attacco fosse
di natura
top-secret, e il fatto che fosse un po’ a disagio a dover
sostenere il dialogo
con qualcuno di testardo dava ancor di più l’idea,
quantomeno ad un soldato
abituato a vedere la menzogna sul volto delle persone, che stesse in
parte
mentendo su come erano andate le cose. Un po’ come lo stesso
Ataru del resto.
–
E questi forestieri… hanno già un identikit?
–
–
Ve lo ripeto. Non c’è motivo di preoccuparsi
– insistette la donna tornando a
sfoggiare brevemente il proprio sorrisino, come se quello bastasse a
dissuadere
le persone – penseremo noi a tutto. Noi
dell’inquisizione siamo abituate ad
affrontare simili faccende, ed inoltre…–
Non
fece in tempo a completare tutte le sue rassicurazioni che Ataru, con
un gesto
piuttosto veloce, la prese per l’avambraccio destro
trascinandola brevemente
via dallo sguardo famelico del soldato che gli era accanto notando fin
da
subito qual era la sua peculiarità. Un particolare
abbastanza seccante, ma che
lasciava ben intendere il perché la ragazza avesse
intrapreso la via della
burocrazia all’interno dell’esercito del suo paese.
–
Ma che maniere! – sbottò quella, giustamente
risentita – come si permette di…–
–
I tuoi trucchetti da succuba
possono
funzionare con i giovanotti e i vecchi bavosi – le
sibilò di rimando il soldato
veterano, strappandole una espressione di sorpresa – ma non
con me! Quindi
evita altri trucchetti ed evitiamo incidenti diplomatici che nessuno
vuole –
La
reazione irritata ebbe comunque il suo successo, e dopo un lungo ed
interminabile minuto di teso silenzio la femmina aliena si
liberò con stizza
dalla presa del soldato per chiarire finalmente la questione. Se
l’avevano
mandata da quelle parti era per poter sedare possibili lamentele da
parte degli
abitanti e dei finanziatori irritati per gli affari andati in malora,
riuscendoci appieno con le proprie doti innate, ma quell’uomo
rischiava di
innervosirla ad oltranza rimembrandole una natura per lei in parte
scomoda.
–
Per mia fortuna solo un quinto del
mio sangue è di natura succube… e se vuole tanto
saperlo, ecco cosa hanno
ripreso le telecamere di sorveglianza durante i disordini –
Con
un tono di voce giustamente seccato l’inquisitrice
sfogliò velocemente i fogli
presenti nella sua cartellina fino a trovare la fotocopia di un
fotogramma
alquanto interessante. Una delle tante fotocopie che aveva poi
distribuito alle
sue truppe, logicamente parlando, e dato che gliene avanzava qualcuna
decise di
regalarla a quel maschio prepotente.
L’immagine
era un po’ sfocata a causa della telecamera un po’
malconcia, ma si poteva
vedere bene in volto un uomo e una donna entrare all’interno
del locale da cui,
misteriosamente, parevano non essere usciti. Non riconobbe il maschio
umano, ma
la femmina che lo accompagnava gli parve di averla già vista
di recente, circa qualche
mese fa durante le riprese del matrimonio di mister Mask.
L’assistente di Vance
MacMadd ben poche volte, durante le sporadiche visite del soldato alla
scuola
di Ercole, l’aveva vista con una espressione normale in
volto, e quasi sempre
quando si concentrava verso qualcosa, ma vederla con
quell’espressione così
dura… quasi crudele, era per lui una preoccupante
realtà che non gli piaceva
affatto.
–
Dallo sguardo che avete, effendi, si direbbe che questa donna voi la
conosciate
in qualche modo…–
Il
sorriso furbetto si era fatto rivedere sul volto della riluttante
succube, e
per quanto normalmente non apprezzasse la propria discendente
demoniaca, non
era esattamente bello avere un genitore proveniente dal Pianeta dei
Demoni
almeno per Naomi con tutte le annesse litigate fatte con una madre a
suo dire
troppo spregiudicata, doveva ammettere che era sempre piacevole poter
sfruttare
la propria innata per vedere le menti altrui piegate al suo volere.
Sebbene
l’uomo che aveva di fronte si stava rivelando
tutt’altro che incline che piegarsi
a bassi istinti animali… ma magari era solo questione di
tempo prima che
riuscisse a piegarlo ai suoi desideri e capire se per davvero la
famiglia reale
del pianeta kinnikku fosse davvero interessata a possibili perdite
commerciali
oppure, come sospettava, quell’uomo stava cercando altro in
mezzo a
quell’incidente.
–
Mi stai prendendo in giro?! Questa qui era nella Muscle League circa
quattro
mesi fa! – sbottò il sergente abbastanza seccato
oltre che allarmato – era una
di voi! Mi vuoi forse far credere che ve ne siete già
dimenticate?! Che non
troviate un po’ strano che ora si trovi qui sul vostro
pianeta?! –
–
Stia attento con le parole… sta parlando di una ex
inquisitrice tutto sommato
onorevole. E i motivi della sua presenza su Amazon possono essere
molteplici–
–
Così come molteplici possono essere i suoi affari
tutt’altro che limpidi…
sentimi bene –sibilò infine Ataru, con tutta
l’aria truce che riuscì a tirare
fuori con il proprio sguardo – se questa donna è
realmente implicata in
faccende losche la
corona deve saperlo.
È sicuramente implicata nella morte di molti miei
connazionali e nella
distruzione di attività commerciali. Ed il fatto che in
passato abbia fatto
parte anche della Muscle League non è una buona
pubblicità se si venisse a
sapere quello che è successo qui! –
Naomi
non poteva certo negare che c’era effettivamente il rischio
che il pianeta di
quel zelante soldato sorbisse una batosta a livello commerciale se la
notizia
di questo attacco, comunque risultato
“contenuto”,
fosse stata resa pubblica. Se tale notizia fosse trapelata al di fuori
di
Amazon l’intero pianeta avrebbe risentito di cattiva
pubblicità, e francamente
parlando l’inquisizione non poteva permettersi una simile
umiliazione così come
era anche il caso di tener d’occhio i soldatino per evitare
che ficcasse troppo
il naso in una faccenda molto delicata su cui era meglio non divagare
troppo.
Le era chiaro che quel tizio sapesse qualcosa che non voleva lasciarsi
sfuggire, così come le era chiaro che anche lui non
è che si fidasse molto dei
servigi delle inquisitrici.
Un
sospetto reciproco, strisciante e poco lusinghiero il loro, eppure
indispensabile se volevano venire a capo dei loro sospetti senza
però essere
scoperti. Una collaborazione alquanto pericolosa perché
aveva il sapore della
menzogna già prima di essere ben gustata nel palato.
Tuttavia
Naomi Ende si limitò a deglutire in maniera impercettibile,
cercando così di
stemperare interminabili minuti di silenzio piuttosto teso nel mentre
che
cercava di elaborare la situazione, e grazie al cielo la sua
personalità
calcolatrice non entrò in panne all’idea di poter
far infuriare i propri
superiori. Se si trattava di una collaborazione per catturare i
responsabili di
quell’attacco, o presunti responsabili, nulla
dire… almeno avrebbe tenuto buono
il sergente Muscle fino a quando non avrebbe vuotato il sacco.
Dunque
si limitò a sorridergli con astuzia, prima di concordarsi
con lui di
presentarsi l’indomani alla caserma della città
per organizzare le indagini.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Stava
passando decisamente un brutto periodo il marchese Lancaster, e
logicamente
parlando i suoi malesseri non erano legati alla burocrazia legata al
suo lavoro
di affarista.
Aveva
recluso in casa propria la moglie del suo detestabile vicino di casa,
sua
figlia Emerald era lontana, troppo lontana, dalla sua protezione e da
quella di
Michael e ora ci si metteva pure la presenza fin troppo spinosa del suo
medico
di famiglia. Un periodo niente male, insomma.
MacNeil
sarà anche stato un vecchietto di novanta anni costretto a
stare in una sedia a
rotelle, ma si trattava comunque di un individuo ancora forte e tenace
per
proseguire nel proprio lavoro. Ridicolo? Non tanto, dato che lo aveva
inseguito
fino in giardino con quella sua maledetta sedia cigolante e
infischiandosene
dei sentieri sterrati presenti nella tenuta Lancaster con il pretesto
di fargli
una visita medica.
Una
visita medica di quelle delle sue, come quelle che gli faceva quando
era
bambino, brandendo quella sua terrificante siringona
piena di antibiotici con una fredda lucidità degna di un
akuma chojin. E per
quanto mister Howard sapesse mantenere un certo sangue freddo davanti a
qualsiasi pericolo, magari perché condizionato dai traumi
giovanili indotti da
quel medico maledetto che gli iniettava dolorosamente le sue
vaccinazioni,
proprio non riusciva a fronteggiare come avrebbe voluto la figura di
MacNeil.
Così come non riusciva neanche a chiamare la sua security
per cacciarlo via,
dato che in fin dei conti non lo riteneva necessario, per quanto
potesse
sembrare un controsenso, e poi chi l’avrebbe sentita sua
madre e sua suocera
che si lamentavano per il pessimo trattamento subito dal caro
dottore?
Ed
ora se si ritrovava a riflettere su uno dei rami dei pini che
delimitavano uno
dei suoi tanti boschetti era a causa di quell’irriducibile
vecchietto che lo
aveva inseguito in lungo e in largo senza stancarsi mai, ostacolato
dunque
dall’altezza fornita da quei rami di tutto rispetto.
–
Non poi stare appollaiato lassù per sempre,
Lancaster…– disse seccamente
l’anziano medico, continuando a girare attorno al grande
albero come un
predatore che bracca la propria preda – prima o poi dovrai
scendere! Fare tutte
queste storie per una semplice punturina, alla tua età poi,
è davvero
ridicolo…!–
–
Quella non è una innocua siringa! E tu non sei un normale
dottore! – sbottò
seccato il marchese, raccogliendo una pigna da un ramo vicino a dove si
era
seduto lui – posso rimanere qui molto più a lungo
di quanto tu possa
immaginare! I mezzi per costruirmi una fortezza su un albero non mi
mancano! –
La
sfrontatezza del suo storico paziente lasciò MacNeil
inizialmente alquanto
perplesso, tanto da ritrovarsi ad inarcare un folto sopracciglio
bianco, ma a
parte il tono maleducato di Howard fu comunque pronto a reagire
prontamente al
suo attacco infantile. Lasciò dunque che il suo giovane
paziente gli lanciasse
quell’arma impropria, come se si fosse trattato di una
granata, lasciando
intendere al nobiluomo che si sarebbe fatto colpire da quella pigna a
causa dei
riflessi poco attivi dovuti all’età avanzata.
Fu
solo all’ultimo secondo che la grinzosa mano destra
scattò verso il volto per
proteggersi da quel colpo veloce, e sorprendendo non poco il proprio
riluttante
paziente lanciandogli, di rimando, la propria malefica siringona.
L’attrezzo
medico difatti venne lanciato a folle velocità in direzione
del capofamiglia
dei Lancaster, ma questi riuscì comunque a schivare appena
in tempo l’ago
affilato che ben guardava i suoi occhi scattando di lato evitando
dunque
l’inevitabile.
–
Ah! Mancato vecchio rimbambitoooOH! –
Il
suo fu un grido di stupore misto ad un ovvio dolore quando qualcosa di
appuntito non si infilò dietro il suo collo rilasciando,
entro una frazione di
secondo, un liquido freddo che ben presto si propagò per
l’intero corpo fino a
fargli venire i brividi. Non seppe dire se fu quel colpo strano, simile
all’ago
di una siringa anche se era matematicamente impossibile dato che aveva
schivato
l’attrezzo, e dunque doveva essere stato punto da qualche
insetto, oppure il
fatto di essersi sbilanciato con il peso ma fatto sta che il marchese
cadde al
suolo e fu con riflessi pronti che riuscì a cadere a terra
in ginocchio prima
di dare una sonora panciata.
Durante
la caduta il suo candido completo andò a rovinarsi contro
dei rami, fin tanto a
spezzarli, e la caduta sul terreno gli procurò comunque
parecchi aghi di pino
conficcati nella trama dei pantaloni… ma nulla paragonabile
a quello che si
trovò a strapparsi via, con mani intorpidite, da dietro la
nuca.
–
Aah… l-la siringa?! – borbottò
estraniato Howard – ma come diamine è possibile…–
–
Merito di quel ragazzino albino incontrato quattro mesi fa dai Mask.
Ricordi? –
l’orgoglio era palpabile nella voce dell’anziano ex
chojin, tanto da strappare
di mano l’attrezzo medico da un paziente che si
rialzò lentamente ancora indolenzito
per quello strano attacco – quel giovanotto ha creato per me
questa siringa
boomerang che non sbaglia mai un colpo! Mettiti il cuore in pace
Lancaster… da
me non si scappa–
Logica
fu che il povero Howard, già stressato dai molti pensieri
che affollavano la
sua mente, si ritrovò a sbuffare esasperato nel mentre che
si ripuliva il
povero abito firmato da foglie e aghi di pino e si arrendeva
all’evidenza che
MacNeil l’avrebbe sempre avuta vinta finchè fosse
rimasto in vita. Ma magari
poteva averla vinta pure lui dai molti problemi che lo tormentavano? In
fin dei
conti, per quanti punti del suo frettoloso piano avesse lasciato
scoperti
poteva sempre rimediare anche all’ultimo,
nell’esatto modo in cui lo aveva
fatto più di quattro mesi fa. Lo stesso motto di famiglia,
quel “Io posso” ben
scritto sotto lo stemma della pantera rampante nel grande atrio
principale
della villa, che lo aveva portato a far dimenticare
l’accaduto ai nobili
presenti al matrimonio del caro Robbie elargendo loro sostanziose
“donazioni”
da usare come meglio credevano. E oltre a questo la brutta esperienza
lo aveva
fatto riflettere sulle migliorie da adottare con la nuova security di
casa
propria, dunque tutte le preoccupazioni che aveva e le gravi lacune
tralasciate
dalla cattura della ormai fu miss Kalinina poteva anche metterle da
parte
sapendo alla perfezione di potersela cavare anche all’ultimo
momento. In fin
dei conti il “piano B” era già stato
ideato circa il giorno successivo, e per
quanto potesse essere sgradevole distruggere una famiglia con una rete
di
inganni creati all’ultimo minuto era comunque ben sicuro di
potersi mettere
l’anima in pace.
Certo,
non era mai stata sua intenzione far del male alla moglie del proprio
caro
vicino di casa, forse era anche per questo che aveva mancato di
sottolineare
alcuni punti salienti tipo quello di indirizzare fin da subito Robin in
un
depistaggio ben orchestrato, poiché la sua idea era sempre
stata quella di
restituirla al suo vero compagno senza incappare nelle ire del vecchio
bastardo
che ora se ne stava andando verso la grande villa fischiettando un
motivetto
allegro. Un vecchietto ancora sveglio nonostante i suoi novanta anni di
dura
esistenza, e che ben ricordò il nome di Alya ad un Lancaster
ancora perso nei
propri pensieri.
–
Andiamo, Lancaster! Sono le cinque ed è l’ora del
tè anche per uno scapestrato
come te! –
–
Ne sono pienamente consapevole, caro il mio dottore – fece
dunque il marchese,
spazzolandosi via gli ultimi rimasugli di foglie per tornarsene alla
villa
standosene il più lontano possibile da lui. Quella puntura
gli aveva fatto
male…– ma non vedo perché dovreste
prenderlo anche lei, visto che sono sicurissimo
abbiate altri impegni–
Howard
era tornato a dare del “lei” al proprio medico dopo
quella piccola parentesi
del “tu” dovuta alla paura viscerale che nutriva
per quell’uomo, e lo fece con
una flemma tutta sua come se tutto l’inseguimento che avevano
fatto, culminato
poi su quel grande pino, non fosse mai accaduto.
–
Non così in fretta giovanotto… entro quarantotto
ore sarò ufficialmente in
vacanza in Giappone, ma prima di allora posso esaudire il desiderio di
quella
donna incredibile qual è
tua madre di
sedere di fronte a lei per sorseggiare dell’ottimo
tè nero! –
Lo
disse con una certa spavalderia come se non vedesse davvero
l’ora di vedere la
vedova di Hogan Lancaster, provocando dunque nel nobiluomo inglese una
certa
irritazione per l’ovvio motivo di non riuscire a digerire la
vista di quel
vecchio decrepito in compagnia della sua anziana madre. E se fosse
stato per
lui sarebbe anche potuto partire subito, invece che attendere ben due
giorni,
poiché oltre alle sue affilate siringhe c’era da
temere che potesse anche fare
domande scomode sull’attuale condizione della sua pupilla.
Come ben fece ormai
a pochi passi da uno dei tanti ingressi in stile liberty della villa.
–
…ora che ci penso però sarebbe saggio telefonare
ad Alya prima di partire. In
fin dei conti sarebbe scortese che non mi assicurassi come stia lei e
la
piccola…–
–
NO!... cioè, volevo dire che è una pessima idea,
mi creda–
Howard
fu lesto a nascondere le proprie emozioni sotto una campana di consueta
freddezza, nonostante lo sguardo di puro sospetto che
l’anziano dottore gli
lanciò, dando immediatamente delucidazioni più
che sensate sulla sorte della
dottoressa. Non poteva permettersi di tradirsi proprio in quel momento,
e con
quel diabolico vecchio tra l’altro.
–
E perché mai non dovrei contattare la mia pupilla?!
–
–
Perché questo è un periodo difficile della sua
gravidanza, e mi ha anche detto
che vorrebbe passare quest’ultimo periodo il più
tranquillamente possibile…–
–
Curioso, e da quando in qua tu e Alya siete diventati improvvisamente
amici? Da
quello che ricordo mi pare che le hai rovinato il matrimonio! Ehe!
–
–
Le persone cambiano… sa? – sibilò
dunque il marchese, che stava decisamente
perdendo la pazienza – e comunque stiamo facendo tardi per il
tè–
–
Mhpf! Potresti anche avere ragione, sai? Meglio non
disturbarla… e meglio non
far aspettare la cara Phoebe! –
Con
quale criterio quel vecchio avvoltoio si permetteva di chiamare la
vedova di
Hogan per nome era un mistero alquanto irritante per il marchese, che
tuttavia
decise di sorvolare anche su quell’ennesima provocazione
deciso a non far
aspettare oltre le donne della sua famiglia che con tutta
probabilità avrebbero
preso anche loro una tazza di tè in compagnia
dell’anziana Phoebe. Per quanto
lo infastidisse la vicinanza di MacNeil con sua madre nulla era
paragonabile
alla odiosa vicinanza del Frankenstein dei russi con sua figlia Emerald.
Non
riusciva ad avere i contatti adeguati con lei e per quanto cercasse di
agevolarle il viaggio e di far in modo che poche informazioni
trapelassero sul
caso, riuscendo a convincere i MacMadd addirittura a cancellare la
programmazione dell’evento sulla terra, eppure gli pareva di
fare sempre troppo
poco per lei e non si trattava solo delle limitazioni imposte dalle
autorità
religiose.
Sua
figlia alla fine della corsa era sola
in un mondo divenuto improvvisamente ostile nei suoi confronti, e per
quanto i
ragazzi della Muscle League erano comunque ben disposti a darle una
mano
mancava comunque il conforto di suo padre sulle spalle.
Si,
la situazione era alquanto fosca già per la faccenda di sua
figlia oltre che
per quel rapimento frettoloso dettato da una furia cieca per aver
sfogliato
quell’albo di nozze ora dentro un armadietto del suo ufficio.
Tanta era stata
la rabbia, ma anche l’istintiva delusione di vedere la
propria principessa tra
le braccia di quella creatura, che per un attimo quel sentimento che di
norma
riusciva a controllare aveva preso il sopravvento sulla sua ragione.
Ma
per quanti sbagli Howard Lancaster potesse fare, era comunque convinto
all’inverosimile di poterne uscire comunque proprio come
aveva fatto mesi
prima. Riuscendo a far dimenticare persino alle autorità
competenti tutto il
disastro avvenuto in un solo giorno, risultando anche più
influente di prima.
“prega
che a mia figlia non capiti nulla, lurida bestia”
pensò cupo il marchese, non
ascoltando minimamente altre farneticazioni del vecchio dottore
“perché se
provi anche solo minimamente a sgarrare tua figlia te la scordi!”
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Su
Amazon attualmente faceva caldo. Ma non perché i nostri eroi
si stavano godendo
l’improvvisa primavera di Esto Gaza, quanto per il fatto che
erano finalmente
giunti nelle Distese Sibilanti.
L’ultimo
contatto con la civiltà l’avevano avuto nel
piccolo porto in cui il vecchio
traghetto aveva attraccato, e proprio in quel posto composto da
magazzini e
baracche arrugginite con ben pochi operai che gironzolavano per le
strade
dall’asfalto reso candido dal sole già cocente
ecco che i nostri eroi poterono
requisire i loro destrieri per la lunga attraversata che li attendeva.
Il
loro contatto per il Tempio della Costanza pareva essere un beduino di
poche
parole vestito di abiti rossi e con una maschera antigas che ne copriva
il
volto storcendone in parte la voce. La foggia non era di quelle
indossate dalle
inquisitrici e dunque non poteva essere un soldato, ed inoltre, per
quanto poco
loquace fosse, pareva essere una anziana signora di circa settanta anni
di
vita.
Conoscevano
comunque il nome dell’anziana beduina, facente Ruth
all’anagrafe, ed era colei
che aveva condotto la piccola carovana di cammelli tri-gobbuti
affinchè i
giovani lottatori potessero usarli come destrieri. A ciascuno di loro
venne
consegnato uno di quei mansueti, quanto puzzolenti, animali da
trasporto, e non
passarono molti minuti prima che lo scalcinato gruppetto decidesse di
mettersi
in marcia nonostante le ovvie perplessità del viaggio che li
attendeva.
–
Certo… non è che mi aspettassi un gran servizio
– borbottò l’allenatore del
principe scrutando il sole attraverso le trame del suo grande cappello
di
paglia – ma siamo sicuri che non abbiano intenzione di
abbandonarci nel
deserto?! –
Lo
disse per il semplice fatto che erano ore ormai che viaggiavano sotto
un sole
talmente cocente da ustionare la pelle se non si usava una adeguata
protezione.
Ma dato che mettersi una crema era impossibile a causa della copiosa
sudorazione di molti di loro, ecco che per difendersi dai raggi solari
potevano
unicamente coprirsi con quello che avevano a disposizione. Ma non
avevano
previsto un viaggio così lungo e dannatamente arroventato,
tanto da portarsi
appresso dei bagagli leggeri e un equipaggiamento piuttosto scarso
anche perché,
andava detto, il rigattiere del porto non aveva molto da offrire a
partire da
poche bottigliette d’acqua racchiuse in un malandato frigo.
–
Quest’acqua ha un sapore tremendo! Cosa sono queste? Alghe?
– si lamentò
giustamente Kid Muscle, osservando delle piccole scaglie verdi danzare
all’interno
della propria bottiglietta – mi sa tanto che vogliano
scoraggiarci in tutti i
modi…–
–
Oh, suvvia figliolo! Se vuoi puoi dare a me quella bottiglietta. In fin
dei
conti il tuo anziano padre ha bisogno d’acqua! Su…
eddaiii… dammela! –
Destino
aveva voluto che entrambi i componenti della famiglia Muscle si
trovassero a
sedere sullo stesso cammello che pazientemente li trasportava
attraverso quelle
dune dorate dolcemente sfiorate dal caldo vento che spirava da sud, ma
ciononostante il caldo stava dando alla testa anche a loro tanto da
portarli a
litigare per una misera, quanto vitale, bottiglietta d’acqua.
–
Herr Muscle, sarebbe il caso che tu
non ti agitassi troppo dato che questo caldo non farà altro
che aggravare
ancora di più le vostre condizioni –
esclamò Jeager, notando che davanti a lui
King Muscle stava cercando di prendersi quel prezioso bottino
– questo è un
tempo perfetto per Terry… un vero peccato che sia lui che
Wally sono
impossibilitati a continuare –
L’ultima
parte del suo discorso lo espresse in sovrappensiero, ignorando la
caduta dal
cammello di Suguru ad opera di un calcio prepotente del proprio figlio
ben
richiamato poi in modo severo dal proprio allenatore che invitava alla
calma,
ed osservando il paesaggio sconfinato fatto di dune infinite senza un
briciolo
di civiltà che fosse una. Di rado apparivano qua e
là delle formazioni rocciose,
oppure ciclopiche conchiglie a spirale che si ergevano da quelle sabbie
senza
tempo come per ammonire i viandanti che anche i mostri marini sono
caduti preda
di quel luogo eoni fa, ma per il resto si stava rivelando un viaggio
tutto
sommato tranquillo nonostante le quattro ore interminabili di viaggio
fatte a
velocità di crociera.
Il
sole era implacabile, questo andava detto, e l’unica figura
che pareva non
risentirne di tutto quel caldo che portava i vestiti ad incollarsi al
corpo
come una seconda pelle pareva essere l’anziana beduina. La
donna, seppur a
schiena curva con le stoffe rosse del vestito che danzavano nel vento
caldo di
quella fornace naturale, pareva non soffrire quel clima torrido tanto
da
rimanere in testa alla fila indiana suscitando una certa invidia, mista
a
sincera ammirazione, in Warsman che guarda caso era proprio dietro di
lei.
–
Ehm… mi scusi, signora – fece lui con tono un
po’ esasperato, tenendosi la
giacca blu sopra la testa come parasole – ma siete davvero sicura che manchi poco alla
città…come avete detto che si chiama?!
–
–
Amarantine, effendi. E si, manca poco. Pochino. Pochettino
–
E
con un una mano grinzosa indicò tutt’altra
direzione a dove stessero andando i
cammelli. Un piccolo particolare che scoraggiò un ormai
esasperato ex lottatore
e che fece sbuffare seccato l’allievo impertinente che stava
nel cammello
dietro di lui. Kyle Mask forse avrebbe fatto meglio a togliersi quella
dannata
maschera di ferro nero dato che, molto probabilmente, stava soffrendo
elevate
temperature al suo interno… eppure la tradizione di famiglia
era forte in lui
nonostante l’animo prettamente ribelle. Ciononostante era
logico che persino
uno come lui avrebbe volentieri lanciato il proprio cammello addosso a
quella
vecchietta che da ormai quattro ore non faceva altro che ripetere le
stesse
cose.
Ma
a detta di tutti li in mezzo sembrava che ci fosse sotto un complotto
per farli
sbagliare strada in modo ben voluto, poiché poteva anche
starci che le autorità
religiose non avessero visto bene le loro ultime vittorie in quel
maledetto
torneo.
E
pensando prorio alle loro sudatissime vittorie, giusto per usare un
gioco di
parole, lo sguardo del russo istintivamente si portò verso
il gruppo alle sue
spalle e più precisamente verso le ultime figure che
chiudevano quella pietosa
fila indiana fatta di uomini sudati che ben si tenevano stretti le
poche
razioni d’acqua.
A
chiudere completamente tale fila c’era il lottatore del
Principato di Monaco
che, manco a farlo apposta, era forse quello più prevenuto
in fatto di
sopravvivenza. Check Mate difatti acquistato un paio di ombrellini da
sole e
alcuni integratori di Sali minerali in pillole, ed uno di tali ombrelli
lo
aveva gentilmente ceduto ad Emerald Lancaster in un gesto di galanteria
e
gentilezza tipico della sua persona.
La
marchese era sofferente a quella calura insopportabile, eppure
continuava a
fare la sostenuta nei suoi confronti non volendo ancora parlargli
evitando
persino di incrociare il suo sguardo. Ormai Lord Flash
l’incazzatura se l’era
fatta passare anche grazie a quella lunga chiacchierata fatta con il
giovane
Mask, ma quella sua testardaggine stava iniziando a trovarla un tantino
pietosa
tanto da appuntarsi mentalmente che, se fossero usciti vivi da quella
fornace
naturale, molto probabilmente l’avrebbe presa in disparte per
chiarire
definitivamente la questione.
Eppure
sul suo volto riusciva a scorgere un velo di tristezza e malinconia
tipico delle
persone ormai esauste da una serie di allucinanti eventi, come quelli
che
stavano vivendo, oppure molto più simile a chi aveva ormai
capito come stavano
le cose e faticava a farsene una ragione. Il chojin in quel preciso
istante
avrebbe ben voluto vederla con un sorriso in volto piuttosto che quel
muso reso
ancor più lungo dovuto al lungo viaggio che stavano
affrontando, ma era
consapevole che per vederle anche solo uno di quei rari sorrisi da
bambina che
alle volte si lasciava scappare avrebbe dovuto frantumare la prossima
pietra
incastonata nell’anello in uno scontro tutto da scoprire.
La
vista che aveva di Emerald tuttavia si offuscò un poco
quando la carovana parve
svoltare verso destra portandosi il sole alle spalle, e agli occhi
dello stanco
russo parve che a quel punto la ragazza stesse guardando nella sua
stessa
direzione, in un momento che parve infinito dato che Warsman non
riusciva a
scrutare nessun rancore nei suoi occhi di smeraldo. Uno spettacolo
quello che,
andava detto, gli fece fare un piccolo sobbalzo nel cuore come
speranzoso di
poter finalmente avviare un discorso civile con lei.
Si
sentì come estraniato dal mondo, un po’ per la
stanchezza questo andava detto
dato che per quattro ore non aveva toccato acqua, tanto da non rendersi
immediatamente conto delle voci concitate dell’intero gruppo
alla vista di
qualcosa che aveva attratto la loro attenzione.
–
Prego i signori di stare buoni. Buonini. Buonetti! Se vi mettete a
correre poi
potreste attirare i vermi della sabbia, eh…–
Tuttavia
parve che nessuno fosse realmente interessato a quello che
l’anziana Ruth
stesse blaterando, tanto che la prima a partire al galoppo fu proprio
la stessa
Emerald che fino ad un momento prima sembrava essere persa a guardare
proprio
il tanto odiato marito. Dando invece dimostrazione che tutta la sua
attenzione
era puntata alle spalle di un uomo a suo dire
“idiota” quando si trattava di
essere un po’ più sveglio. In particolare quando
la salvezza era a portata di
mano.
–
Emerald! – tuonò Warsman osservandola nel mentre
che superava l’intera carovana
fino a giungere in testa al gruppo – dove diavolo stai
andand…oh…–
Le
parole gli morirono in gola e lo stesso Kyle alle sue spalle si
lasciò scappare
un “porca troia” decisamente poco cortese alla
vista di quello che il suo
stesso allenatore stava osservando. Ma era una esclamazione
d’obbligo, dato
che, nel bel mezzo del nulla, una imponente città circondata
da mura ciclopiche
dorate si stagliava davanti a loro dando sfoggia dei suoi alti palazzi
di
metallo dorato, dalle forme arabeggianti, invitandoli apertamente a
superare le
sue porte in rame aperte per tuffarsi in una civiltà ritrovata.
Come
una Dubai che splendeva nel mezzo del nulla, Amarantine era nata su di
un’oasi
che sgorgava da una rocca ora sede del tempio tanto agognato. Una
città
opulenta nello sfoggio dei metalli preziosi quanto meravigliosa nella
sua
architettura, e dopo quella breve meraviglia ad occhi aperti Warsman
decise di
seguire la scomoda sposa lungo un sentiero ora non più tanto
accidentato.
A
seguirlo a ruota ci pensarono anche gli altri, compreso lo stesso Meat
che
proprio non se la sentì di rimproverare tutti quanti per
quella scarsa pazienza,
ed ignorando gli avvertimenti di una beduina che ora chiudeva la fila
ecco che
l’intero gruppo, urlando di una gioia quasi disperata nel
mentre che
attraversavano la porta cittadina ed ignorando i cittadini che li
scrutavano
allibiti, ecco che la corsa dell’intero gruppo si
fermò alla prima piazza che
trovarono… rimanendo a bocca aperta per lo spettacolo che si
stagliava dinnanzi
ai loro occhi.
Una
grande fontana circolare, rivestita per intero da tasselli dorati e con
mosaici
di fiori blu lungo tutta la sua circonferenza, spiccava in mezzo alla
piazza
ghermita di gente accogliendo i nuovi arrivati con spruzzi
d’acqua fresca che
partivano dalla corolla del suo fiore dorato posto al centro fino a
perdersi
tra i fluttui di quell’acqua tanto agognata.
La
prima a tuffarcisi dentro, completamente vestita, fu la stessa
Lancaster ormai
ebbra di gioia per aver trovato una fonte di vita tanto splendida
quanto
vitale, ignorando completamente la gente che la circondava e non
prestando
praticamente attenzione a chi invece la rimproverava giustamente.
–
Emerald! Razza di deficiente! – tuonò Warsman
quando la raggiunse, scendendo
dal proprio destriero affaticato dalla corsa e provando a tirarla fuori
da li –
stai dando spettacolo davanti a tutti! Non dobbiamo… argh!!
–
–
Oh, ma sta zitto vecchio porcello puzzolente che non sei altro
–
Senza
troppe cerimonie la presunta nobildonna aveva preso l’ex
lottatore per il
braccio che cercava di strattonarla via da li e, usando una forza di
tutto
rispetto, trascinò con se un marito che decisamente non si
aspettò quel bagno
fuori programma.
Ma
sentire quell’acqua fresca passare sulle sue carni
arroventate fu un toccasana
che per un momento cancellò l’ira dal suo
corpo… per poi tornare a ruggire
contro la ragazza tentando in tutti i modi di fargliela pagare, ed
iniziando
dunque un combattimento decisamente fuori luogo che non fece altro che
aggravare
ancora di più la situazione. Un
“combattimento” il loro, anche se quei
tentativi di annegamento reciproci non sembravano fatti con cattive
intenzioni,
che venne ignorato da buona parte dell’intero gruppo troppo
impegnato a bere
quell’acqua cristallina per poter dare ascolto alla voce
della ragione.
–
Razza di scalmanati! – tuonò il piccolo Meat con
voce decisamente preoccupata –
non è così che ci si comporta in terra straniera1
volete forse farvi
arrestare?? –
–
Temo che ormai sia troppo tardi… dubito che questi signori
siano qui per
accoglierci–
In
effetti Check Mate, l’unico allievo del folletto a non
essersi buttato in
piscina come un povero affamato al buffet del re, non faticò
a notare delle
guardie in armatura dorata e armate di lance che in tutta fretta,
percorrendo
le viuzze e i ponticelli sovrastanti le loro teste, si fecero largo tra
la
folla di Deva preoccupate per quella bizzarra intrusione fino a puntare
le loro
armi al collo dei vari lottatori.
Suguri
si ritrovò a rifugiarsi dietro la schiena di un terrorizzato
figlio, mentre per
il lottatore tedesco e il giovane Mask la freddezza la fece da
padrona… e per
quanto riguarda i due sposi disadattati dovettero intervenire le
guardie per
sedare la loro presunta lite che non era terminata con la loro entrata
in
scena.
–
Non so chi diamine siete ma di certo il vostro comportamento e
tutt’altro che
accettabile – tuonò una guardia che pareva essere
il capitando di quegli “uomini”
androgini, forse a loro volta delle Deva, incrociando le braccia in
petto e
facendo deglutire l’allenatore del principe dei kinnikku
– pertanto se volete
seguirmi in centrale saremo ben felici di sistemare questa faccenda. Di
certo
non è nostra intenzione imbrattare la fontana con il sangue
delle vostre
budella! –
Una
sorta di ammonimento dettato con voce sibilante che tuttavia suonava
come una
dura condanna già nel suo intimo principio. E a quanto pare
per il gruppo non c’era
proprio modo di passare inosservati neanche una volta… ma se
questo
rappresentava guai seri da parte delle autorità, oppure di
un nuovo ostacolo
imposto dal tempio, il gruppo ancora non poteva saperlo.
Ce
l’ho fatta… non so come ma ce l’ho fatta
ad aggiornare! Il tempo rovente e l’afa
dei giorni scorsi ha minato la scrittura del capitolo, e confesso che
nella
parte riguardante Howard ho avuto un blocco creativo. Ad ogni modo
spero di non
avervi annoiato o deluso per questo capitolo. Alla prossima!
*Il
termine abbraccio indica la trasformazione di un essere umano in
vampiro ad
opera di un altro vampiro… se non lo sapete già.
Ps:
la parola “effendi” è di origini turche
ed è traducibile con un generico
“signore”
rivolto a persone in carne ed ossa.
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Capitolo 26 *** prigione dorata ***
Da
dove si trovava aveva un’ottima visuale di tutta Amarantine,
e poteva veramente
constatare che quella città era un autentico gioiello.
Attualmente Warsman si
trovava in un albergo a quattro stelle, il più vicino alla
cima della rocca
dove era presente il Tempio della Costanza, e dalla finestra bifora
poteva
osservare buona parte della città e del deserto che la
circondava ora baciato
da un ancora prematuro tramonto.
I
caldi raggi solari si stavano tingendo di rosa, e i suoi riflessi si
stagliavano sulla sabbia del deserto tingendo le dune di un rosa simile
a
quello del quarzo e facendo brillare di luce tenue le guglie dorate dei
palazzi
sottostanti a dove si trovava lui. Non che tutte le strutture fossero
rivestite
d’oro, i palazzi più bassi sembravano essere
ricavati dalla roccia rosea della
rocca stessa, ma la cosa peculiare di quel prezioso metallo era di non
arroventarsi durante le calde giornate e di rimanere sempre freddo come
se
fosse immerso nelle gelide acque di un mare artico. Lasciando dunque
l’interno
di ogni edificio sempre fresco.
L’oro
amazzoniano era fatto così, e per quanto fosse svalutato nel
resto della
galassia il suo valore nel pianeta natale aveva la stessa importanza
del ferro
e del rame. Di importanza vitale dunque, anche perché quel
metallo luccicante
aveva la proprietà di tenere alla larga i giganteschi vermi
della sabbia dato
che, era risaputo, quelle stupide bestie avevano la vista di una talpa
e i
bagliori intensi davano loro un forte mal di testa. Magari era anche
per questo
che erano sempre di cattivo umore? In quello stesso momento
potè vederne un
paio saltare tra le dune del deserto con la stessa grazia e potenza di
una
megattera nel cuore dei freddi oceani terrestri… finendo poi
per inzuccarsi a
vicenda con un urlo beota e decisamente assordante.
Quella
scenetta lo portò a sorridere lievemente sotto la sua
maschera integrale,
l’unica cosa che indossava al momento dato che il resto del
suo vestiario era
composto unicamente da un candido accappatoio, ma questo non
bastò comunque a
stemperare l’inquietudine del loro prossimo incontro nel
tempio che dovevano
per forza di cosa visitare. La situazione era iniziata già
in modo pessimo fin
dal loro primo arrivo in città, venendo addirittura
arrestati per disturbo
della quiete pubblica e rissa aggravata, ed in effetti
quest’ultimo punto non
era poi tanto discutibile dato che lui e la marchesa Lancaster avevano
continuato a litigare dentro quella fontana anche ad
autorità sopraggiunte, e
dopo essere stati portati nella prigione ecco che il loro numero si era
notevolmente dimezzato.
Il
motivo del perché fuori dalla galera restavano solo lui, il
suo pupillo e Check
Mate oltre che ad Emerald stessa? A dir la verità stentava
ancora a crederci…
più dell’abuso di potere che era stato fatto.
“Non
potete tenerci qui!!” sbraitò
giustamente il principe dei kinnikku prendendo le sbarre della sua
cella con
ambo le mani “con quale diritto ci tenete qui dentro?! Ci
siamo solo
rinfrescati in una fontana, non distrutto l’intera piazza che
tra l’altro non
aveva neanche un chiosco delle bibite!”
In
effetti la polemica di Kid
Muscle non era fondata sulla pura banalità quanto
sull’effettivo fatto che le
loro gesta, appena giunti nella città di Amarantine, non
erano state poi così
clamorose da meritare il pugno duro. Ma a quanto pare per le presunte
guardie
effemminate, quelle armature dorate non lasciavano intendere quale
fosse
effettivamente il loro sesso e il loro elmo a forma di testa di leone
distorceva la voce rendendola atona e insensibile, sembrava non fare
nessunissima differenza il fatto di avere un re e un principe di un
pianeta
famoso o il fatto che il gruppetto avesse fatto una entrata in
città un po’
chiassosa.
Pertanto
il giovanotto dovette per
forza di cose calmarsi e lasciar perdere di strattonare una cancellata
che non
voleva aprirsi, mettendosi a sedere sulla brandina anche grazie agli
ammonimenti del suo allenatore.
“è
inutile alzare la voce con
questi tizi, ragazzo mio… temo che non ci rilasceranno
così facilmente. Anche
se è vero che non abbiamo fatto nulla
per meritarci questo”
Il
folletto si ritrovò a sospirare
pesantemente mettendosi dunque a sedere sulla propria brandina, avendo
ormai
capito che quelle guardie stavano agendo per qualcun altro ben al di
sopra
delle comuni autorità della città. Come se non
bastasse l’intero gruppo non era
stato rinchiuso in un’unica cella ma in piccoli gruppetti
avevano occupato le
gabbie presenti lungo il corridoio, senza contare che Emerald Lancaster
non era
ancora ritornata dall’ufficio dello sceriffo del distretto e
questo poteva
voler dire altri guai in arrivo così come una possibile
negoziazione di un loro
possibile rilascio. Ma a parte questo piccolo dettaglio tecnico il
sospetto che
nutriva Meat si stava insinuando anche negli altri membri della League,
e la
loro prigionia doveva essere per forza di cose l’ennesimo
ostacolo alla loro
scalata per la vittoria. Potevano raccontarla come volevano, le care
sacerdotesse, ma già il fatto di farli penare lungo il
tragitto per ogni tempio
era un pratico esempio di volerli demoralizzare prima di ogni incontro
cruciale.
“dumm
wachen! Scommetto che
la sacerdotessa di questo covo di matti starà pensando a
qualche stupido piano
per intralciarci nel mentre che noi siamo qui a fare la
muffa!”
A
pochi passi da dove erano tenuti
la famiglia reale dei Muscle, con l’anziano re che fino a
quel momento aveva
russato della grossa sulla propria brandina, il giovane Jeager dette un
calcio
contro le sbarre della propria cella con l’unico intento di
smaltire la
frustrazione in eccesso. Il metallo si deformò, senza
però cedere, al pesante
colpo del tedesco, che avrebbe preso anche a testate il muro ma era
meglio non
rischiare visto che non aveva più il proprio casco, e per
quanto il suo
compagno di cella avrebbe ben volentieri voluto ricordargli di avere un
po’ di
decoro decise comunque di rimanere in silenzio.
Check
Mate lo nascondeva bene, il
suo lato gentiluomo gli imponeva una certa etichetta, ma anche lui
iniziava a
stancarsi di tutte quelle inutili beghe che non facevano altro che
aumentare il
malcontento e le tensioni all’interno dei membri della Muscle
League. Stava
anche iniziando a pensare per quanto ancora l’intero gruppo
sarebbe rimasto
unito prima di iniziare ad esasperarsi per tutta quella faccenda, senza
contare
che già gli sposi per conto loro erano tesi come corde di
violino pronte ormai a
spezzarsi, prendendo dunque in considerazione l’idea di
mollare tutto dato che
il trattamento che stavano ricevendo era pure peggio di quello ricevuto
durante
la Corona Chojin. Per quanto questo potesse essere un pensiero alquanto
ripetitivo, soprattutto per una persona esterna al gruppo, per il
lottatore del
Principato di Monaco era chiaro che si trattava di una questione tanto
delicata
quanto cristallina. Una matassa logorante e sfibrante, con la
capacità di
insinuarsi nell’intero gruppo come un cancro con
l’intento volontario di farli
cedere e dunque lasciar decadere l’impresa di ottenere un
divorzio tanto
assurdo, eppure tale veleno andava a scontrarsi con la determinazione
di ferro
dei due sposi per quanto loro stessi fossero il fulcro di un certo
disagio per
l’intera squadra.
Il
consueto giro di pensieri cupi,
del genere che ormai tutti quanti formulavano, si interruppe
nell’esatto
momento in cui la porta della prigione non si aprì per far
entrare un paio di
guardie che, a quanto pare, non erano da sole nell’incedere a
passo lento lungo
il corridoio.
Il
clangore metallico dei loro passi
destò l’interesse dei prigionieri, compreso re
Suguru che si svegliò dal suo
sonno pesante, ma solo Check Mate riconobbe il terzo uomo
dall’incedere
lievemente strascicato tanto da ritrovarsi a irrigidirsi
momentaneamente per la
sorpresa forse non del tutto piacevole.
“allora
signori cari, trovate di
vostro gradimento il soggiorno? Bwah-ahaha!”
E
se solo il lottatore gentiluomo
lo aveva riconosciuto già dai suoi passi
tutt’altro che incerti, gli altri
riconobbero chi li stava sbeffeggiando dalla sua voce rauca e distrutta
dalla
furia del sole californiano.
“Eh…?
Sunshine…?!”
borbottò
King Muscle avvicinandosi alle sbarre della propria cella “ma
non è possibile…
tu non dovresti essere, come dire… un po’
morto?”
Quelle
parole impastate e
noncuranti, tipiche dell’anziano regnante ancor prima che
diventasse un famoso
lottatore, toccarono l’animo del nuovo venuto in modo molto
vivo dato che non
ci pensò due volte a scansare le guardie che gli ostruivano
la strada e
palesarsi definitivamente di fronte ai prigionieri con fare alquanto
aggressivo. Brandendo con entrambi le mani le robuste sbarre in acciaio
della
cella dei Muscle, per digrignare sdegnato alla loro superbia quasi
infantile
fin tanto da spaventarli.
“razza
di vecchio deficiente!”
sbraitò l’anziano akuma chojin alto più
di tre piedi e vestito di un vecchio
spolverino che nascondeva in parte il suo corpo ingiallito dal
sole… almeno
stando a quello che credevano i giovani d’oggi “ti
devo forse ricordare chi ha
il coltello dalla parte del manico, ora?! Bah… sempre a
sparare scemenze, voi
Muscle. Anche da vecchi ritardati!”
“Non
intendeva offenderti! Non
intendeva offenderti!!!” urlò disperato il figlio
del re, mentre faceva da
scudo involontario al proprio padre “ti prego di lasciarci
andare e di non
avvicinarti troppo! Sei così brutto da vicino che rischio di
farmela addosso!!”
Le
parole concitate del giovane
principe non fecero altro che far innervosire ancora di più
un già irritato
Sunshine, che giustamente ruggì in risposta agli strilli
spaventati dei due
kinnikku che ben portarono Meat a massaggiarsi la tempia con una mano,
ma tutta
quella assurda scenetta caotica decisamente non piacque agli ultimi due
abitanti
di quelle celle decisamente scomode. Tanto da voler far sentire anche
la loro
di voce.
“Ehi,
nonnetti! Se avete finito di
bisticciarvi il pannolone pulito direi che dobbiamo tornare alla
questione
principale di questa visita”
Con
il suo proverbiale tatto Kyle
Mask era riuscito a far dimenticare ai presenti l’inutile
discussione appena
iniziata per potersi dunque concentrare su qualcosa di più
concreto. Inutile
dire che, con il suo stile irriverente, il lottatore di origini inglesi
aveva
dunque attirato le attenzioni di un già furioso
Sunshine… e nonostante tutto
parve non importargli molto della ramanzina che gli fu fatta.
“fai
a meno di dare aria alla
bocca, giovanotto! Qui avete niente meno che il sommo diacono del
Tempio della
Costanza!” lo disse con voce aspra nel mentre che si
avvicinava al lato opposto
delle celle dove erano tenuti i kinnikku molesti “e guarda
caso sono giunto
fino a qui per tirare fuori da questo buco umido chi può
essere idoneo a
parlare con i miei signori. Ma lasciate che ve lo dica, siete talmente
patetici
che, a parte il tuo allenatore e la sua donna per motivi logici, a mio
avviso
potete starvene rinchiusi qui in
eterno!”
A
quelle minacce non giunse
risposta dal giovane atleta, così come
nessun’altro chojin presente decise di
proferir parola, neppure Check Mate rimasto in un glaciale silenzio fin
dalla
comparsa del suo vecchio maestro, ma stranamente bastò lo
sguardo di Warsman a
decretare la fine di qualunque altra scemenza inutile.
Il
russo si era posizionato in
fondo alla cella che condivideva con il suo pupillo, con la schiena
appoggiata
al muro e le braccia incrociate in petto scrutava con sguardo selvatico
l’improbabile diacono standosene all’ombra della
propria posizione. Solo gli
occhi dalle iridi tinte di rosso scrutavano l’ambiente
malsano in cui era stato
rinchiuso, e la ferocia che riusciva a trasmettere
all’anziano Sunshine fu
sufficiente a farlo desistere da insultare pure l’ex membro
della Muscle
League.
“Attento,
morde”
Disse
ironicamente Kyle, dopo una
breve occhiata al proprio allenatore ormai decisamente stufo di essere
trattato
come una bestia sia dalle stramaledette autorità sia da chi
stava cercando di
riallacciare i rapporti anche se quest’ultima continuava a
fare l’altezzosa.
Stava ancora guarendo dalle ferite dell’ultimo scontro
avvenuto sulle gelide
montagne di Esto Gaza, e il trattamento ricevuto dalle guardie, nel
momento in
cui provò a ribellarsi mosso dall’esasperazione
all’assurdo trattamento offerto
dalla polizia, fu talmente violento da beccarsi delle ginocchiate allo
stomaco
e delle bastonate capaci di riaprirgli certi tagli profondi. Ovviamente
non ci
furono parole di conforto per lui da parte di tutto il gruppo, neppure
da parte
di Emerald che decise di risistemarsi gli occhiali scuri sugli occhi
come a
volersi estraniare dal mondo in un moto tanto istintivo quanto ben
voluto, non
le piaceva vederlo maltrattato ma era dell’idea che
continuare ad ignorarlo era
la cosa giusta per lui, e l’unico che lo aiutò ad
alzarsi una volta che fu
sbattuto in cella fu il suo stesso allievo.
Da
allora non una parola, ma il suo
sguardo era identico a quello di un lupo in gabbia tanto da portare
Sunshine a
deglutire e ad allontanarsi di un paio di passi da li prima di
borbottare la
sentenza definitiva della sua visita.
“Ehm…
bene allora! La somma sacerdotessa
del Tempio della Costanza mi ha incaricato di scegliere i lottatori
più attraenti
affinchè possano presentarsi domani a mezzogiorno al loro
appuntamento” disse
dunque il golem ormai decadente, sistemandosi meglio lo spolverino
“darò le mie
indicazioni allo sceriffo non appena avrà finito di
chiacchierare con la
ragazza, ma vi posso assicurare che non otterrete grandi
risultati!”
Sunshine
se ne andò via dalla
prigione, con sommo sollievo dei Muscle, senza aggiungere altro
facendosi
unicamente seguire dalle precedenti guardie in armatura dorata e
ignorando le
occhiate attonite dei poveri prigionieri trattenuti li da una giustizia
alquanto severa.
Non
dette una occhiata neppure al
suo ex allievo Check Mate, defilandosi silenzioso e scrutando
unicamente il
corridoio che aveva di fronte, dando quasi l’idea al
lottatore del Principato
di Monaco di volerlo ignorare quasi per non vedere una sua qualche
emozione in
viso.
L’ex
lottatore lo aveva allenato
anche a livello caratteriale, perché se non doveva mostrare
dolore sul ring
altrettanto doveva fare fuori, ma non avrebbe saputo dire se Sunshine
fosse al
momento deluso perché aveva abbracciato la Muscle League
oppure speranzoso che
il suo vecchio pupillo se la cavasse… non era
così empatico da capirlo.
Per
quanto riguardava Check Mate
tuttavia, lo strano miscuglio di sensazioni che provava in petto ancora
non
sapeva dargli un nome.
Ma
una cosa la sapeva bene, se il
vecchio golem fosse sceso sul campo di battaglia
allora in molti si sarebbero trovati in seria
difficoltà. Che fossero in pochi o l’intero gruppo.
Ed
ora eccolo li a sorseggiare un bicchiere di vodka con ghiaccio e menta
standosene pigramente appoggiato, quasi seduto, al davanzale
dell’elegante finestra
scrutando quel paesaggio che ora non faceva più tanta paura.
Era a dir poco una
assurdità che solo due individui potessero difendere
l’onore dei due futuri
divorziati, rispettivamente Check Mate e Kyle erano gli unici usciti di
prigione in base al loro aspetto fisico attraente secondo gli standard
i quei
folli cuktisti presenti nel tempio, ma quantomeno erano già
in due e il
servizio offerto loro una volta scarcerati era stato a dir poco
impeccabile. E
Warsman era troppo stanco per rinunciare a concedersi qualche coccola
pensando
che magari si trattava di una ennesima trappola, quindi che male
c’era a
rilassarsi un po’ prima che l’ennesimo inferno si
scatenasse sulla terra?
–
Ah… vedo che ti sei messo comodo! Stai scrutando
semplicemente l’orizzonte oppure
stai aspettando che Hammy ritorni dal suo shopping
compulsivo?!–
Ad
interrompere la sua linea di pensieri ci pensò il giovane
Mask di ritorno dalla
palestra presente all’interno dell’albergo, i due
dividevano lo stesso
appartamento per VIP, dallo stile elegantemente persiano con tanto di
narghilè
e triclini pieni di cuscini ricamati di seta, assieme
all’ex allievo di Sunshine, ed il
russo non se la sentì di smentire quella sua teoria anche
perché effettivamente
parlando non aveva tutti i torti.
Proprio
come se l’oracolo avesse appena cantato potè
notare la figura della Lancaster
di ritorno dal centro commerciale carica di sporte e aiutata da due
cordiali
ancelle che l’avevano aiutata con le spese allietandole anche
la giornata, a
giudicare dal suo sorriso nel mentre che saliva la scalinata
dell’albergo non
sembrava affatto stressata, e chiaramente anche quelle due giovani Deva
erano
state offerte dal Tempio della Costanza. Che fosse un modo come un
altro per
farsi perdonare i soprusi passati in centrale non era dato saperlo, a
quanto
pare gli uomini del tempio erano alquanto bizzarri, ma al russo poco
importava
anche perché la sua attenzione era ora concentrata sul lieve
senso di
malinconia che lo attraversò scrutando la ragazza a sua
insaputa. Incredibile
come tra le centinaia di persone presenti sotto di lui, a venticinque
piani di
distanza, fosse comunque riuscito ad individuare la giovane donna per
quanto
non spiccasse affatto tra le altre donne presenti… magari si
trattava di vista
particolarmente affinata, oppure di semplice istinto
come credeva lui.
–
Da dopo l’interrogatorio che lo sceriffo ha voluto farci a
turno non ha più
detto una parola a momenti… immagino che voglia che tutta
questa faccenda
finisca al più presto per tornarsene sana e salva, e da sola, in Inghilterra – disse
piano Kyle, salendo i due scalini che
portavano al piccolo piano rialzato della stanza in cui era presente un
Lord
Flash ancora in fase contemplativa – ad ogni modo, non le hai
ancora parlato,
vero? –
–
No… non l’ho ancora fatto – lo
mormorò quasi con un sospiro, nel mentre che
continuava ad osservare il paesaggio esterno – ho intenzione
di darle un po’ di
respiro e di riprendere il discorso una volta che ci saremmo lasciati
alle
spalle anche questo tempio… a quel punto sarà
più che sollevata di sapere che
manca poco a questo dannato divorzio–
–
E cosa ti fa pensare che riusciremo a vincere anche la prossima sfida?
Scusa se
te lo chiedo ma non sei mai stato un maestro di ottimismo–
Il
giovane allievo di Warsman lo disse con una punta di ironico cinismo,
per
quanto non si fosse allontanato troppo dalla realtà dei
fatti, ma il maestro si
voltò con sguardo decisamente serio verso il giovanotto di
origini inglesi
tanto da fargli notare una cosa alquanto importante.
–
Noi dobbiamo vincere, ragazzo mio!
Altrimenti non solo perderò ogni possibilità di
comunicare con Emerald, ma non
avrò neppure il coraggio di rivolgere la parola alla mia
unica figlia…–
poi abbassò gradualmente la voce come se
stesse parlando più verso se stesso che con il proprio
allievo, distogliendo lo
sguardo da lui per osservare la stanza dai muri tinteggiati di un tenue
color
pesca– ho già vissuto troppo a lungo
nell’infamia per poter sopportare un altro
colpo–
Era
logico che il suo pensiero andava anche ad Alya, attualmente al sicuro sulla Terra e con tutta
probabilità anche ignara del pseudo torneo in cui era
invischiato, nonostante
la poca loquacità Emerald aveva affermato che il marchese
Lancaster era
riuscito a bloccare la programmazione sul loro pianeta di origine, e il
pensiero che comunque certe notizie fossero trapelate non lo faceva
sentire del
tutto a proprio agio. Per un breve momento si sentì uno
sciocco a non aver
ancora contattato la sua primogenita in quei giorni nefasti, per quanto
fosse
sua abitudine farsi sentire poco, sempre e comunque convinto di fare la
cosa
giusta, senza contare che solo in quel momento un lampo gli
attraversò la testa
avente il nome di “Katya”.
Sapeva
che la sua ex compagna non possedeva un televisore in casa, non tanto
perché
non poteva permetterselo quanto perché nessuno della sua
famiglia aveva
l’abitudine di guardare la televisione da tanto lavoro
avevano da fare ogni
giorno alla fattoria… e comunque possedevano la rete
internet, e per quanto
fosse sicuro che ormai fosse giunta sulla Terra per assistere Alya nel
parto
forse aveva sbagliato a non farsi sentire neanche una volta. Aveva
intimamente
sperato che tutto quell’odioso torneo si sistemasse nel giro
di qualche giorno
ma la stavano tirando lunga, già per il fatto che domani
pomeriggio avrebbero
dovuto recarsi al Tempio della Costanza anziché il giorno
stesso in cui erano stati
scarcerati, e dunque questo particolare di far perdere loro del tempo
gli stava
stimolando il cervello su possibili scenari in cui sua figlia aveva
ormai
partorito da tempo senza riuscire a contattare il padre.
Tutti
questi problemi però non avrebbero risolto il fatto che la
metà di loro era
attualmente in prigione, e per quanto fossero stipati dentro un albergo
di
lusso e coccolati dal servizio in camera con la possibilità
di andare ovunque,
se Hammy aveva fatto shopping Check Mate era andato nella biblioteca
cittadina
per fare alcune ricerche sugli abitanti del tempio, nulla toglieva che
erano
comunque dei topi dentro una vaschetta ben controllata dagli scienziati.
L’ultima
volta si erano salvati per il rotto della cuffia, sarebbe stato
così anche questa
volta?
Ovviamente
Warsman non poteva saperlo, pertanto, per stemperare la tensione, non
gli
rimase altro da fare che far tintinnare il ghiaccio
all’interno del proprio
bicchiere per segnalare la necessità di farsi un altro
goccio di vodka.
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Quella
mattina aveva avvertito una fitta al ventre nel momento esatto in cui
si era
messa a sedere sul letto. Non si trattava di dolori di stomaco, e non
le servì
usare il proprio intuito per capire che il problema era dovuto alla
placenta
stessa.
Una
fitta rete di invisibili nervi si erano tesi nello spasmo di una
piccola
lacerazione in quel molle guscio in cui la sua bambina stava solo
aspettando di
poter uscire.
Ma
nonostante fosse ormai da poco passata l’ultima settimana di
gravidanza non era
ancora arrivato il momento del parto, per quanto quel breve momento di
dolore
atroce la portò drammaticamente a pensare che forse la
piccola Vivienne, così
avevano deciso di chiamare
la loro piccola lei e Robin, probabilmente non sarebbe mai nata.
Quel
mattino la giovane dottoressa si era morsa il labbro inferiore a sangue
pur di
non lasciarsi scappare un grido di dolore, cercando di trattenere il
panico che
le attraversò le membra con una ventata di caldo improvviso
che la portarono a
perdere l’equilibrio e ad inginocchiarsi sul tappeto presente
sul lato in cui
era solita dormire.
Persino
la sua creatura provò dolore tramite il cordone ombelicale,
dimenandosi
brevemente preda di una placenta che si stava lacerando sotto il peso
di uno
stress solo in parte placato. Era anche vero che quei crampi non
durarono a
lungo, riportando Alya a rialzarsi in piedi a fatica e con un velo di
sudore a
circondarle la pallida fronte dopo quello che era stato un secondo di
puro
terrore.
Per
quanto fosse tratta bene senza che le fosse mai fatto mancare nulla,
addirittura il suo carceriere le aveva assicurato che un team medico
era a
disposizione per lei ben camuffato da comuni dipendenti, era logico che
lo
stress per una donna incinta piena di ormoni la portasse ad aggravare
ulteriormente la sua salute fisica. Ma non era solo quello…
quanto il pensiero
continuo che alimentava la sua angoscia di non conoscere il proprio
futuro e
quello della sua bambina. E tale angoscia era logico che, almeno nella
fisionomia delle amazzoniane, si trasmettesse anche da madre a figlia.
Howard
Lancaster aveva dimostrato in passato di essere un uomo pronto a tutto
ed era
certa che non si sarebbe fermato di fronte ad una donna incinta,
prendeva molto
seriamente il motto di famiglia anche nei casi più
disperati, e dunque il suo
istinto la metteva in guardia di non mostrarsi troppo debole ai suoi
occhi per
non finire col fare un passo falso.
–Va
tutto bene, dottoressa? La vedo un po’
pallida…–
Ad
interrompere la sua linea di pensieri inquietanti ci pensò
la voce del marchese
Lancaster, suo carceriere nonché suo ospite al momento, con
solo una punta di
vera preoccupazione nel tono di voce indifferente. Attualmente i due si
trovavano nel salotto della piccola prigione lussuosa a degustare un
tè portato
li da Turbinskii, e il nobile Howard aveva notato che la Deva teneva la
propria
tazza di caldo tè verde con entrambe le mani.
Un
atteggiamento inconsueto, sebbene non le fosse sfuggito il suo lieve
tremore, e
tuttavia poteva anche trattarsi di semplice tensione dovuta agli ormoni
in
circolo e allo stress a cui era sottoposta per quanto lui fosse stato
attento a
non farle mancare niente. Persino il paesaggio fuori dalle finestre con
eleganti
sbarre in ghisa era stato ben riprodotto, e per quanto non fosse
possibile
aprire le ante, non poteva mica permettersi che la sua
“ospite” cercasse di
attirare l’attenzione di qualcuno, non dava comunque
l’idea di una vera e
autentica prigionia.
Tuttavia
Alya non era in vena di dialogare troppo con il suo scomodo
interlocutore,
irrigidendosi lievemente mentre sorseggiava la propria bevanda cercando
di
scacciare scomodi pensieri dalla testa. Non aveva intenzione di
comunicare il
proprio stato fisico al Lancaster, e quest’ultimo si era
risparmiato di mettere
dei sensori termici nella stanza per monitorare costantemente il suo
status di
salute sapendo bene che se ne sarebbe comunque accorta, sia
perché temeva una
sua reazione, magari non trovandola più
“utile” al suo ricatto, sia perché non
aveva intenzione di darla vinta al malessere che stava iniziando a
prenderla da
quando era stata imprigionata dentro quelle quattro mura. In parte
perché era
ancora sicura di potercela fare, si trattava solo di avere fiducia in
Robin e
quella non le mancava, ed in parte perché era logico che si
trattava di una
condizione dettata anche dal suo stato fisico.
Poteva
farcela, insomma. Doveva farcela.
–Non
è nulla… non si preoccupi– disse infine
la dottoressa, posando la tazza sul
tavolino dal ripiano in cristallo – gradirei una tisana
rilassante però, magari
verso sera… in fin dei conti in televisione hanno detto che
il prossimo
incontro sarà domani–
Ed
indubbiamente era vero anche questo, e la strategia della giovane donna
aveva
avuto il potere di far passare l’attenzione del marchese su
altro che non fosse
lei stessa.
–Interessante
appunto in effetti! Forse sarà il caso che la prenda anche
io… visto che ancora
non si sa nulla sul
prossimo incontro! –
Dannatamente
vero, e tuttavia più che per il prossimo incontro disputato
da Warsman ora ad
Alya interessava solo la sensazione di sollievo nell’essersi
liberata dallo
sguardo insistente del proprio carceriere.
Doveva
solo continuare ad avere pazienza… solo quello!
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La
notte stessa in cui Emerald Lancaster e Warsman, completamente ubriachi
come il
resto della squadra della Muscle League, decidevano di andare nel
Tempio
dell’Amore per chiedere un matrimonio in stile amazzoniano,
la madre di Alya,
ossia Katya, prendeva la prima navetta disponibile per lasciare il
pianeta e
dirigersi dunque verso la Nebulosa di Ercole.
Da
quando Kevin Mask aveva vinto la Corona Chojin il lavoro per lei era
decisamente aumentato, poiché per quanto potesse sembrare
strano molte
emittenti televisive, forse euforiche per quella vittoria clamorosa,
avevano
cercato anche lei per strapparle qualche intervista sulla
“nuova matrigna del
campione indiscusso”. Pertanto la sua piccola
attività di sarta aveva visto un
boom di richieste da parte di quei curiosi che, visti i servizi
televisivi dove
si mostravano anche i suoi lavori al telaio che normalmente vendeva al
mercato
di paese, avevano deciso di farsi confezionare capi di abbigliamento
direttamente da lei.
Non
era comunque raro che Katya lasciasse il pianeta natale per rifornirsi
di
determinate stoffe in giro per l’universo tramite voli
commerciali, ma
ultimamente stava viaggiando molto spesso anche per portare i suoi
manufatti
direttamente ai suoi clienti. Per strano che fosse le costava meno fare
così,
piuttosto che spedire pacchetti in giro per mezza galassia.
Ed
inoltre poteva approfittare per un viaggio su una nave commerciale,
decisamente
meno costosa di una nave passeggieri, per raggiungere Alya per vedere
la sua
nipotina a magari ormai nata nonostante il tempo di gestazione
ufficiale fosse
appena concluso.
Attualmente
la sarta si trovava all’interno dell’affollato
spazioporto presente sul pianeta
Kinnikku, sua ultima meta di lavoro ufficiale dove aveva effettuato
l’ultima
consegna, ormai esausta dopo una settimana impegnativa e decisamente
entusiasta
di giungere finalmente sulla Terra. Non era riuscita a contattare Alya
per
tutto quel tempo, non era facile avere a che fare con le interferenze
dovute a
tempeste elettromagnetiche o con il semplice fatto che stranamente le
comunicazioni verso il telefono di sua figlia fossero impossibili da
raggiungere a causa di scariche elettrostatiche che le giungevano
all’orecchio,
e ciononostante era troppo stanca per insospettirsi di
quell’insolito silenzio.
Come
se non bastasse il volo che le interessava era in ritardo di ben 45
minuti, e
questo la portò a sospirare con stanchezza nel mentre che si
sedeva su di una
panca nell’affollato terminal pieno di viaggiatori e operai
che la ignoravano
bell’amente.
Lei,
e colui che le sedeva accanto.
–
A quanto pare sembra essere una fortuna che anche il suo volo non sia
stato
cancellato… ma quaranta minuti di ritardo sono troppi per
passarsi il tempo a
rigirarsi i pollici, non crede? –
Di
norma Katya avrebbe risposto in modo adeguato, seppur con educazione,
alle
provocazioni di un maschio particolarmente molesto… ma
questa volta non seppe
dirsi cosa la portò a rimanere quasi pietrificata di fronte
a colui che aveva
pronunciato quella frase.
–
Ehm… ecco… anche lei deve andare sulla Terra?
–
Si
sentiva come una ragazzina alle prime armi con una cotta devastante,
proprio
come le era capitato con Nikolai, nonostante avesse più di
cinquanta anni e
quell’uomo avesse uno sguardo talmente freddo da essere fatto
come di puro
ghiaccio. Di quelli che bruciano però.
Era
forse il maschio più affascinante che avesse mai visto, e il
fatto che fosse
vestito in modo elegante, quasi “rigido” tanto da
sembrare una sorta di
avvocato o manager, forse non faceva aumentare quella sua aura di
mistero che
tanto la stava catalizzando verso di lui.
–
Avevo un volo diretto in prima classe – spiegò
l’uomo, avente sul volto l’ombra
di quello che doveva essere un sorriso – ma è
stato cancellato e ora mi tocca
aspettare il prossimo che è tra circa un paio
d’ore… un periodo decisamente
lungo in cui annoiarsi diventa qualcosa di davvero insopportabile, non
crede? –
Katya
si ritrovò ad emettere una breve risata stanca,
nell’atto di distogliere lo
sguardo da quello di quell’uomo che la stava spogliando con
gli occhi, per l’ovvio
imbarazzo dato che si sentì come bruciare dentro e non di
vergogna, prima di
tornare a rivolgergli la parola cercando di non balbettare.
–
Oh, non lo dica a me! È tutta la settimana che viaggio da un
pianeta all’altro
e ora che dovrei andare finalmente da mia figlia mi trovo con questo
spaventoso
ritardo… un mucchio di tempo sprecato in effetti–
Ella
stessa era stupita di come stesse volutamente allungando la mano verso
l’esca
che quell’uomo le aveva lanciato con l’inizio di
quella discussione, facendosi
ben intendere verso quell’uomo misterioso che era ben
disposta a continuare la
chiacchierata seppur timidamente. Diamine, sapeva di dover raggiungere
Alya al
più presto poiché a breve avrebbe partorito, ma
come poteva resistere a quello
sguardo freddo come il ghiaccio e caldo come il fuoco? Ed inoltre era
anche
vero che aveva bisogno di stendere un po’ i nervi
e… ah, stava proprio pensando
come una ragazzina!
–
Bene allora…– fece l’uomo misterioso,
avvicinandosi di più a lei ed allungando
il braccio destro lungo lo schienale dove era appoggiata la schiena di
Katya –
quindi che ne dice se andiamo a rilassarci un po’ altrove nel
mentre che
aspettiamo che passi il tempo?! –
Più
che una domanda quella di Spectrus Specter sembrava essere un ordine
bello e
buono, ma era anche vero che da dopo il suo brutto soggiorno su Amazon
aveva
bisogno di cambiare aria e la Terra sembrava fare al caso suo.
L’avvocato
che aveva tradito la propria amante, quella Morrigan che logicamente
non
avrebbe preso bene la notizia della sua sparizione, aveva sentito il
bisogno di
lasciar perdere ogni cosa da dopo il disdicevole appuntamento avvenuto
al
Crocevia. Attualmente non aveva idea dove miss Alana e il suo
disgraziato
compare fossero, si erano lasciati la sera stessa in cui lui le aveva
spifferato
notizie alquanto importanti, ma se avesse saputo che attualmente aveva
di
fronte la zia di quella donna alquanto stramba allora molto
probabilmente si
sarebbe messo a ridere sarcastico.
I
casi della vita, o forse anche il fatto che la signora non sembrava
essere
molto interessata a parlare delle rispettive famiglie visto che
accettò di buon
grado di farsi accarezzare la coscia sinistra, coperta da una lunga
gonna nera
che arrivava fino alle caviglie, da lui lasciarono da parte ogni tipo
di
convenevoli per potersi occupare di ben altro.
Probabilmente
Katya sarebbe arrivata decisamente tardi per assistere sua figlia in un
avvenimento tanto importante come la nascita della bambina, ma come
poteva
resistere allo sguardi quell’uomo a cui neanche avrebbe
chiesto il nome nelle
prossime due ore…?!
E
rieccomi anche con questo capitolo. Ok, forse è un
po’ un capitolo di mezzo ma
direi che ci può stare e se volevate sapere che fine ha
fatto Katya… beh,
eccovi accontentati xD
Inoltre
perdonatemi se in alcuni punti sembro un po’ ripetitiva, ma
il fatto che
aggiorno molto lentamente mi fa dimenticare, alle volte, cose che ho
già
scritto in precedenza!
E
poi niente, forse la prossima cosa che aggiornerò
sarà la raccolta. Per il
resto alla prossima!
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Capitolo 27 *** l'urlo dell'odio ***
–
Stai masticando quella cartellina da ormai quindici minuti e trentotto
secondi.
Sai, ammettere di avere un principio d’ansia non è
poi così disdicevole come ammettere
di… –
–
Mi piace il sapore del cuoio con cui è ricoperta, va bene?!
Smettila di scocciarmi!
È solo un passatempo! –
–
…avere un feticismo imbarazzante per l’ecopelle
spacciata per cuoio vero–
Era
logico che l’inquisitrice Nuala, una donna alquanto
“bizzarra” visto che aveva
un totale di sei braccia, si
ritrovò
ad emettere un suono sarcastico che fuoriuscì con voce
distorta dalla
mascherina che portava in volto nell’osservare la patetica
negazione della sua
collega Naomi. La succube aveva giustamente deciso di tenere
d’occhio un gruppo
di Soldati Flessibili alquanto ficcanaso, ma a quanto pare cercare di
prendere
le redini decisionali si stava dimostrando alquanto difficile per lei.
Tentare di
sedurre il capo di questi soldati si dimostrò essere una
cosa alquanto ardua,
non si era eccitato neppure quando decise di usare per davvero i suoi
poteri da
succuba, provando dunque a risvegliare in lui gli istinti
più bassi dell’essere
umano, ma doveva ammettere a se stessa che aveva una forza di
volontà davvero
notevole tanto da
cacciarla via dalla
propria tenda solo quando capì che stava per cedere al
richiamo della carne.
Ataru
Muscle non era come suo fratello Suguru, dal lato caratteriale aveva
preso
decisamente da sua madre Sayuri, e dunque fu logico che non
apprezzò
l’intrusione di quella femmina nel bel mezzo del suo cambio
d’abito. Certo,
Naomi avrebbe ben potuto mettergli contro la sua intera squadra se solo
avesse
voluto, i feromoni che emetteva potevano essere a dir poco micidiali in
effetti, ma il suo lato perfezionista andava a cozzare con la sua
stessa natura
di succuba.
Per
l’inquisitrice tutto doveva combaciare, tutto doveva seguire
gli schemi preimpostati
e chi non si sottometteva a lei aveva la capacità di
mandarla in crisi di
nervi. Dunque se Nuala aveva la fissa per l’igiene, Naomi
aveva quello del
controllo della situazione… ma questa sua mezza crisi
isterica non stava in
nessun modo impietosendo la collega che, giunta lì per avere
un rapporto della
situazione, sbuffò seccata incrociando un paio di braccia in
petto.
–
È encomiabile il fatto che tu voglia tenere
d’occhio questi gorilla
ammaestrati, cosa che tra l’altro sei geneticamente propensa
a fare meglio, ma
non credi di aver spifferato loro un po’ troppe notizie?!
–
Se
Nuala si trovava in quel campo base, allestito ad un giorno di cammino
dal
Crocevia e nel bel mezzo della zona di quarantena dettata da quelle
lande
chiamate Terre Perdute, era per esplicite direttive delle Rose Bianche
che
pretendevano una attenta analisi della missione nonché
istruire i soldati del
pianeta kinnikku nell’affrontare una incursione in terre
decisamente ostili,
dopotutto faceva parte dell’addestramento delle Cortigiane addentrarsi
nell’entroterra per dar prova
della loro forza uccidendo almeno un vampiro come “rito di
iniziazione”, ma
oltre alla collaborazione era logico che non si voleva che gli
improbabili
alleati ficcassero troppo il naso in affari che non competevano loro.
Specie
se una loro ex collega era invischiata in modo poco chiaro con
l’incidente
avvenuto nello spazio porto
messo a
ferro e fuoco.
Ad
ogni modo, se hai finito di lasciare i segni della tua arcata superiore
su quel
manufatto inanimato direi che è il caso di parlare nel
dettaglio di questa
operazione improvvisata…–
Logicamente
la donna ragno si stava riferendo ad uno specifico particolare che non
andava
affatto ignorato, e a Naomi bastò poco per rimembrare che il
soggetto delle
loro ricerche tanto da farle lasciare le mascelle sulla povera
cartellina ormai
smangiucchiata.
–
Alana inizia a preoccuparmi in effetti… perché
tornare su Amazon e perché fare
tutto questo disastro come a dire “ehi, sono qui”?!
ha sempre improvvisato, è
vero… ma arrivare così senza un valido piano e
distruggere mezza cittadina?! –
–
Magari ha ancora degli affari da sbrigare qui… ci hai
pensato? – fece
sarcasticamente Nuala, con una voce tanto distorta dalla maschera che
portava
alla bocca da sembrare profondamente maschile – è
da un po’ che la teniamo
d’occhio e non siamo mai riusciti a capire da quale lato
della barricata sia.
Magari di entrambi, visto e considerato che uccidere la sua unica
figlia deve
essere stato alquanto traumatizzante–
All’inquisitrice
il sarcasmo non mancava mai, neppure quando c’era di mezzo un
argomento tanto
delicato che sfociava con il tradimento
puro sebbene questo non sia mai stato confermato da nessuna prova
concreta.
Dire apertamente che Alana poteva essere una sospetta traditrice della
sua
stessa patria era qualcosa di altamente taboo, quasi blasfemo per
essere
pronunciato dalle loro stesse bocche, dunque era logico ricordarsi del
tassello
principale di tutta quella storia scabrosa e difficile. Dunque ecco che
ogni
singola parola andava dosata con saggezza lasciando che fosse la
semplice
intuizione a seguire i loro pensieri.
–
Che sia per la figlia o per altri affari, direi che Alana non ci
riguarda
minimamente signore mie… limitarsi a fare la propria parte
alle volte risulta
meno traumatico che usare la propria testolina, trovandosi dunque a
pensare di
meno e ad agire come automi creati con un unico scopo nella vita:
eseguire gli
ordini –
A
parlare era stata una collega di lavoro che Nuala conosceva molto
meglio
rispetto ad altre inquisitrici, per quanto tutte si reputassero un
gruppo molto
unito, e per una volta tanto si trovò a non contestare
quelle parole appena
pronunciate. Non che le dispiacesse punzecchiare Uriel Truce deSanta,
questo
andava detto anche se era un po’ troppo psicotica per i suoi
gusti, ma in
questo caso la faccenda era troppo delicata per farci delle battute e
tutte li
ne erano consapevoli.
La
Deva di origini terrestri non era cambiata molto in quegli ultimi mesi,
continuando ad avere più tatuaggi esposti che centimetri di
pelle coperti da un
qualsiasi tipo di vestiario, che attualmente prevedevano dei
pantaloncini inguinali
e una fascia di pelle nera a stringerle il seno, e nonostante la
cocente
sconfitta avvenuta in casa Mask le
Cortigiane non avevano interrotto le loro indagini sul traffico
scellerato di
sabbia rossa. I tatuaggi incantati di Uriel, nell’aspetto
simili a serpenti
stilizzati, strisciarono lenti e languidi per tutta
l’atletica figura della
loro signora ad ogni suo passo all’interno di quella grande
tenda che ospitava la
divisione delle inquisitrici, lasciando che fosse il silenzio delle sue
colleghe ad accompagnarla fino a loro.
–
Masada ha smesso di comunicare telepaticamente con noi ormai da
giorni… e ben
sappiamo cosa significhi un suo rifiuto alle nostre suppliche
– disse Uriel,
camminando in cerchio attorno alle sue colleghe con il suo solito passo
svogliato, facendosi ben capire dalle due donne –
è come un orso grigio in
caccia, indisposta ad abbandonare una strada già decisa
nonostante alle sue
spalle ci sia uno tsunami pronto a travolgerla… ma la cosa
singolare, è che
sarebbe capace di tramutarsi ella stessa in un maremoto di proporzioni
gigantesche! Eseguire gli ordini per Masada equivale a respirare,
all’incontrario di molti soldati qui presenti–
–
Beh mi stupirebbe l’incontrario. Se non eseguisse gli ordini
sarebbe una.. –
–
Oh maldición! E piantala di
interrompere sempre i miei discorsi! – tuonò la
donna di origini ispaniche a
Nuala, che ben si divertiva ogni volta a interrompere i suoi sproloqui
a dir
poco prolissi– sai meglio di me che ogni mia singola sillaba
poi si rivela
essere fondata!! Credi forse che questi uomini resisteranno a lungo
nelle Terre
Perdute?! Se ora si trovano qui è solo per il compenso
finale che non verrà mai lasciato dalla nostra miss
perfezione, non rendendosi neppure conto di quando la morte
verrà a coglierli
nei peggiori dei modi, desiderando fino alla fine un pezzo di paradiso
che non
verrà mai dato loro–
Un
discorso piuttosto sprezzante quanto vero, che colpì Naomi
ma che si limitò a
non mostrare nessun tipo di malcontento sistemandosi meglio gli
occhiali sul
setto nasale. Il gesto portò le lenti incastrate nella
montatura a riflettere
la luce offerta dall’unica lanterna a gasolio appesa al
“soffitto” della tenda,
nascondendo così le sue iridi viola agli occhi scuri delle
colleghe arcigne.
Uriel aveva detto bene, i soldati ubbidivano ad Ataru Muscle, ma la
presenza
della succuba si stava facendo sentire seppur in modo impercettibile
all’interno della squadra del sospettoso sergente, piuttosto
ansioso di
completare la sua missione di ricerca dei due fuggitivi, ossia Alana e
la sua
“misteriosa compagna”, e dunque era logico che la
sua influenza si sarebbe
fatta sentire maggiormente fino a ridurre quegli uomini a meri
strumenti
ludici.
–
Ebbene? Cosa ci suggerisci di fare dunque? –
domandò miss Ende, con un lieve
sorriso agli angoli delle labbra – è chiaro che
non è il caso di interferire
troppo con Masada, se non ci si vuole ritrovare con tutte le ossa rotte
per
aver interferito, quindi facciamo fare il giro turistico ai nostri
alleati? O
ci limitiamo a seguire i sospetti in fuga verso l’entroterra
del continente?! –
–
Io dico di sfruttare l’occasione. Lasciamo che i nostri
alleati facciano le
loro indagini e, se vengono a scoprire qualcosa di interessante buon
per noi…
infondo non è così raro che eserciti inesperti
finiscano tra le fauci di questi
perros che la gente si ostina a
chiamare “demoni della notte” –
Era
chiaro che la situazione fosse molto più delicata di un
semplice sospetto di
traffico di sabbia rossa, dato che il tradimento era un pensiero
sottile nato
con il ritorno su Amazon di Alana e ora con l’apparizione di
una Masada
piuttosto taciturna, e il tutto si riassumeva come una gigantesca
polveriera
pronta ad esplodere una volta che tutto l’intricato mistero
fosse stato
definitivamente risolto. Se la bomba delle rivelazioni fosse esplosa
allora per
l’intero ordine di cui facevano parte sarebbe stato scosso
fino alle sue radici
tanto da perdere credibilità e potere, decretando una nuova
era che avrebbe
cambiato definitivamente il volto del pianeta stesso permettendo magari
a chi
non doveva di allungare troppo le mani. Se la cosa andava risolta,
tanto valeva
farlo in famiglia.
E
tutti gli altri potevano essere considerati sacrificabili.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Tecnicamente
parlando si era aspettato di peggio da Morrigan.
Magari
che iniziasse a spaccare l’arredamento presente un
po’ ovunque all’interno del
monastero oppure che gridasse come una ossessa le peggio sventure che
un
orecchio umano poteva capire. Invece Bone Cold potè vedere
una strega a dir
poco lucida nella sua folle rabbia nascosta in quei suoi occhi neri
come una
notte senza stelle.
Attualmente
la giovane donna si trovava nella sala tattica del grande complesso
monastico,
ed ogni cartina planetaria presente non era capace di distrarla dal
grande
tavolo operativo illuminato di varie luci e con messaggi in arrivo dai
vari
operatori al suo servizio. Per il lavoro che svolgeva il gruppo una
sala computerizzata
con le migliori tecnologie era necessaria, ma gli occhi della Deva non
erano
interessati ai rapporti dei suoi sottoposti quanto piuttosto intenta a
pensare
alle parole del mercenario di Dokuro piuttosto profetiche quanto
sgradite.
–
È da un po’ che il tuo avvocato non si fa sentire,
Morrigan – fece il chojin,
avvicinandosi prudentemente a lei pur mantenendo la distanza di
sicurezza. Non
gli piaceva vederla così tesa. Così sofferente
– mi sa tanto che è rimasto coinvolto in qualche
incidente… oppure che abbia
deciso di intraprendere una strada differente–
Odiava
il modo in cui la strega dai folti capelli rossi lo ignorava, ed odiava
ancor
di più il sinistro scintillio presente nei suoi grandi occhi
alieni.
Istintivamente però si ritrovò a rilassarsi
quando la femmina aliena chiuse le
palpebre per sospirare pesantemente di fronte ad una sconfitta che non
voleva
ammettere, anche se purtroppo non avrebbe saputo dire cosa stesse
esattamente passando
per la testa di quella strega dello spazio decisamente frustrata. Non
sapeva
spiegarsi neppure lui cosa lo spingeva a continuare ad accettare il
lavoro
offerto da quella femmina aliena che tanto stava facendo dubitare i
suoi
improbabili compagni… certo, Morrigan pagava dannatamente
bene grazie al
traffico di sabbia rossa, ma i suoi mercenari sarebbero stati
così venali da
restarle accanto? Per quanto riguardava lui, non era tanto sicuro che
c’entrassero veramente i soldi.
Tuttavia
ogni ombra di presunto affetto,
strano per lui chiamarlo in tal modo, che nutriva per Morrigan si
stemperò al
ringhio furioso della donna che abbatté il pugno destro sul
ripiano di comando.
Il colpo fu talmente violento da mandare in frantumi i cristalli
liquidi
provocando svariate scintille che schizzarono violente verso il
soffitto di
legno della stanza, ma quello che risultò essere ancor
più preoccupante fu
l’espressione glaciale che aveva in volto nel compiere
quell’atto pieno di
rabbia.
–
Ehi…! Morrigan!! Dove diavolo stai andando ora?! –
Non
contenta di quel gesto di rabbiosa distruzione la strega si
allontanò a grandi
passi dalla sala di monitoraggio, più cupa che mai in volto,
inseguita da un esterrefatto,
quanto preoccupato, Bone Cold fino all’esterno
dell’edificio in una delle due
piazzette principali. La donna corse tra le grandi casse metalliche e
la nave
di Rinzler ignorandole completamente, lasciando perplesso lo stesso
mercenario
dei Sistemi Terminus nonché il criminale noto come Hanzo,
entrambi intenti a
mettere ordine all’interno
dell’hangar
dell’Innominata dopo l’ultimo fruttuoso scambio di
merci non propriamente
legali, dando quasi l’idea di voler superare la murata di
cinta e voler saltare
l’abisso con un tuffo acrobatico. Invece che buttarsi nel
vuoto però, sotto un
velo di crescente tensione tra il suo drappello di fidati soldati, la
giovane
strega spalancò la bocca emettendo quello che era un urlo
mai udito prima da
orecchio umano.
Uno
strillo cupo, come quello di una ancestrale sirena degli abissi, si
propagò
nella sottostante foresta sconfinata fino a perdersi nel velo di nebbia
perenne
che oscurava il suo orizzonte. Talmente acuto e roboante che gli stessi
chojin
dovettero portarsi le mani alle orecchie per evitare di rimanere del
tutto
frastornati da quel ruggito che parve quasi smuovere le fondamenta
stesse del
convento… per poi arrivare a concepire di non riuscire a
muovere le gambe da
tanto che era lo sconcerto esercitato da quel grido quasi alieno.
Addirittura
uno dei mercenari, in questo caso Rinzler, forse perché il
più “sensibile” agli
attacchi di natura psichica, cadde in ginocchio urlando rabbioso e
tenendosi
salde le orecchie ora sanguinanti.
–
Ah…ahaha! Stai soffrendo proprio come un animale, vecchio!
–
Ruggì
il criminale Hanzo, piuttosto divertito dalla sofferenza del collega
per quanto
egli stesso fosse preoccupato del dolore che provava al momento, oltre
al fatto
di provare quella fastidiosissima sensazione di non poter controllare
ogni
singolo muscolo del proprio corpo.
–
Morrigan…! F-fermati!! Maledizione!! –
L’unico
del gruppo che provò a muoversi verso la strega urlatrice fu
Bone Cold, ma con
evidenti scarsi risultati dato che le sue gambe non
obbedivano al suo
ordine di muoversi verso la donna per trascinarla via dalla murata. Non
era la
paura a tenerlo ancorato al terreno… ma era lei
stessa a controllare i loro stessi corpi evitando che si avvicinassero
troppo
alla sua figura. E questo era senza ombra di dubbio un elemento
alquanto
inquietante sui suoi effettivi poteri, tanto da portarlo a pensare che
il
destino che li attendeva non poteva essere certamente dei migliori.
Persino
la stessa Morrigan, alla fine di quel grido disumano, rimase piuttosto
sorpresa
dalle proprie effettive capacità di controllo ormai non del
tutto assopite
anche grazie a quei dieci anni di recupero delle forze e della propria
sanità
mentale. La rabbia e la disperazione che aveva provato
all’interno della sala
di monitoraggio, dopo l’ennesimo abbandono
da parte di una figura che doveva fare i suoi interessi e di cui in
buona parte
aveva subito il fascino, bisognava ammetterlo, sembravano averle dato
una
marcia in più in una nuova forma di consapevolezza che
sapeva di spietata
determinazione. Sapeva che aveva un potenziale che andava oltre ogni
dire, ma
non lo aveva mai testato veramente anche a causa di una costante
condizione
fisica poco sobria che non le permetteva quasi di stare in
piedi… se non di
molestare il suo mercenario preferito e di una altrettanto paura
viscerale nei
confronti di una genitrice fuori dagli schemi.
La
pulsante paura che da sempre nutriva per il proprio
“padre” l’aveva
condizionata così tanto da averla spinta a dubitare persino
di se stessa… e se
il piano di Alana consisteva nel distruggere anche a livello
psicologico la sua
unica figlia allora tanto di cappello persino a lei per aver ordito uno
tra i
piani più spietati che siano mai stati creati con
l’unica scusa di proteggere
la propria bambina. Per troppo tempo la strega dello spazio aveva
sentito il
peso di catene invisibili che l’avevano tenuta ancorata in
quel luogo isolato e
cupo, ben sapendo comunque che era un luogo perfetto per ordire le
proprie
macchinazioni, e sempre per troppo tempo aveva celato dentro di se
quell’urlo
spaventoso continuando a sentirsi ferita nell’animo e nella
carne per ogni
tradimento ( vero o presunto ) che doveva ogni qual volta sopportare.
Prima la
madre, poi l’amante prediletto… anche se da
entrambi sapeva fin dagli esordi
che non ci si poteva fidare ciecamente di
ogni loro singola parola.
A
fare la vittima in eterno non ci avrebbe guadagnato nulla, solo la
totale
insubordinazione da parte dei suoi venali mercenari che già
pagava
profumatamente, dunque in quei pochi secondi di silenzio che
l’avevano
caratterizzata in modo inconsueto nella sala di monitoraggio aveva
preso la sua
decisione dopo l’ennesimo risveglio
cerebrale.
E
quando finalmente parlò, parve che persino la sua voce
avesse cambiato tono.
–
Se continuassi a fuggire il problema continuerebbe a seguirmi
sempre… e la sua
voce continuerebbe a ronzare nella mia testa come un fischio simile
alla colpa
che non ho – strano modo per descrivere il senso di colpa, ma
a nessuno dei
presenti piaceva la strana atmosfera che si era creata. Neppure quando
la
strega si voltò lentamente verso i propri uomini –
non ha senso per me
continuare a non affrontare il problema, è proprio
ciò che lei si aspetta da
me–
–
E allora se hai tanta voglia di affrontare tua madre vai a darle il
benvenuto!
– ruggì di rimando Rinzler, ancora sofferente per
quell’attacco psichico e
intento a cercare di rialzarsi in piedi – noi non abbiamo
firmato un contratto
per suicidarci…Uarghh! –
Un
ruggito strozzato misto tra rabbia e dolore fuoriuscì dalla
bocca del
mercenario dei sistemi Terminus, nell’atto di accasciarsi
prepotentemente a
terra come se qualcuno gli avesse dato un calcio dietro la schiena. Per
un
momento fu come se il suo cuore si fermasse nel pompare prezioso sangue
e
ossigeno, non reagendo in nessun modo ai suoi richiami disperati e
istintivi di
tornare a respirare, provocando dunque un certo disagio ai suoi
compagni quando
dalla bocca non gli uscì altro che un gorgoglio affannato in
cerca di aria
vitale. Con tutta probabilità Rinzler non aveva mai
sperimentato qualcosa di
simile in vita sua, o quantomeno era passato molto tempo
dall’ultima volta che
era arrivato così vicino alla morte dato che non sembrava
volerla dare vinta
alla famelica strega.
–
Lo ammetto, sei un tipo piuttosto tenace per resistere in questo modo
– fece
Morrigan, osservando il chojin puntellarsi sui gomiti per rialzarsi in
piedi
nonostante non riuscisse a respirare – ma vedi di non
contraddirmi più in
futuro… potrei non essere più così
misericordiosa–
Lo
disse con tono falsamente innocente, nell’atto di liberare
dalla propria morsa
il mercenario ribelle permettendogli così di tornare a
respirare con grossi
colpi di tosse. Una scena che decisamente non piacque ai restanti due
uomini,
tanto da far intervenire Bone Cold abbastanza preoccupato per la piega
di tutta
quella faccenda. Un conto era avere a che fare con una strega
ubriacona, un
altro con una femmina decisamente impazzita e con poteri a dir poco
sovraumani
che aveva quasi del tutto ignorato… sapeva che era
praticamente immortale, ma
arrivare a controllare addirittura la carne delle persone che la
circondavano?!
Forse era così che si era sbarazzata delle precedenti
inquiline del convento
senza neppure rendersene conto.
–
M-maledizione, Morrigan! – odiava sentire la propria voce
tremare, ma come
poteva non farsi prendere dal panico visto che, nonostante la loro
forza fisica
piuttosto considerevole, male che andava potevano limitarsi a cercare
di
respirare come il loro anziano compagno? –
c’è bisogno di arrivare a tanto?!
Sai perfettamente che siamo tuoi alleati!–
Mi
sa che non è il caso di
chiederle dei poteri, hm? –
bisbigliò
accanto a lui un Hanzo piuttosto cupo in volto per quanto potesse
esprimere
emozioni con la maschera sempre ben calata sul volto, ma per una volta
tanto il
mercenario “non morto” decise di non dar troppo
peso alle sue provocazioni. Era
il caso di rimanere in vita e di ricordarle che li, al momento, erano
tutti
dalla stessa parte.
La
femmina aliena tuttavia si mise a ridere in maniera sottile a quella
sua
affermazione che suonava particolarmente sincera, e a poco a poco quel
suo riso
quasi candido venne coperto da uno strano gracidare sempre
più potente e
proveniente da ogni direzione possibile. Le orecchie non stavano
ingannando i
tre chojin, un intero stormo di corvi si era alzato in volto
gracchiando quasi
disperatamente… seguiti poi dalla cacofonia di altri
volatili e creature
decisamente pericolose che quasi sicuramente corrispondevano ai temuti
demoni
della notte. Tutte le creature che rimbombavano nella fitta vegetazione
sottostante immersa in una nebbia perenne parvero come soffrire nel non
poter
muovere le proprie membra come meglio volevano, ed un nutrito numero di
creature volanti si alzò in cielo fino a raggiungere il
silenzio del monastero
di Hope.
Addirittura
un gigantesco garuda, una creatura dalle piume di un cupo verde
smeraldo e una
bocca simile a quella di un rettile, si posò sul muricciolo
in cui Morrigan
aveva preso posto pochi secondi prima, ora intenta a camminare in
direzione dei
propri servi, lanciando quello che era una sorta di ruggito metallico a
quell’imposizione tutt’altro che ben accetta.
–
Oh si… hai perfettamente ragione nel dire che ora siamo tutti dalla stessa parte –
sussurrò la strega, superando i propri
“alleati” malconci quasi con una certa indifferenza
dettata dalla sete di
potere – perché che vi piaccia o meno andremo fino
in fondo a questa faccenda–
La
volontà della Deva di veder annientata la propria madre,
l’odio ormai radicato
che provava per essa e per il modo in cui le aveva decisamente rovinato
la vita,
sembravano non conoscere confini etici degni di nota. Qualsiasi mezzo
sarebbe
stato ben accetto per la donna, e tutti coloro che avessero accennato a
voltarle le spalle non avrebbero provato la stessa indulgenza che aveva
offerto
ai suoi stessi mercenari.
Tutta
quella dimostrazione di forza però, e forse c’era
da aspettarselo, l’aveva
lasciata decisamente spossata e con una stanchezza addosso che
difficilmente
sarebbe riuscita a mascherare di fronte ai suoi nuovi schiavetti.
Doveva
riposare su di un letto caldo e morbido, magari accompagnata da una
bottiglia
di vino rosso, affidandosi al terrore che aveva instillato in quei
poveri
chojin per tenerseli buoni… poi magari avrebbe chiamato in
camera anche Bone
Cold più tardi, e solo successivamente sarebbe tornata a
studiare più
attentamente il suo nuovo esercito di burattini viventi.
Come
aveva già ripetuto a quei buoni a nulla continuare a
scappare non sarebbe
servito a nulla, e se Alana si aspettava di poter raggiungere il
monastero
indisturbata per poter rimediare all’errore
fatto allora si sbagliava di grosso.
Le
aveva permesso di vivere, facendole credere di averle fatto un atto di
misericordia,
quando in realtà aveva solo prolungato la sua detenzione
piuttosto che
abbatterla il giorno stesso in cui si era ribellata a tutto quello
squallido
sistema – perché lo era, a prescindere dalle loro
motivazioni – dandole dunque
una possibilità di evolversi ulteriormente.
Dunque
sua madre doveva sapere che
lasciarla
in vita sarebbe stato il suo più grande errore.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Il
cosiddetto Tempio della Costanza era forse il luogo sacro
più sfarzoso e
opulento che attualmente l’improbabile drappello di eroi era
costretto ad
osservare. Francamente parlando Warsman ne aveva già piene
le scatole di quella
città dorata e dei suoi eccentrici signori, per quanto
fossero stati trattati
più che bene in albergo, e camminare attraverso gli sfarzosi
corridoi del
tempio non gli stava facendo bene ai nervi.
Tutto
in quel maledetto palazzo barocco era fatto di metallo lucente
– dalle colonne
fino alle volte a crociera alte come quelle di una cattedrale
– e gli
innumerevoli incensieri di bronzo finemente lavorato emettevano un fumo
dolciastro che gli stava dando la nausea.
Si
erano presentati alle porte del sontuoso palazzo all’ora
prestabilita, giusto
perché avevano minacciato di incaprettare DikDik van Dik e
mangiarselo… quindi
niente di troppo traumatico, ed il
vassallo che li accolse alle porte fu ben felice di poterli
accompagnare dal
suo regino in capo.
Quel
tozzo vassallo vestito di sete preziose era probabilmente il primo uomo
autoctono
che incontravano da quando erano giunti ad Amarantine, con tutta
probabilità un
discendente di quei pirati spaziali che provarono ad insidiare le donne
del
luogo, ed era stato anche piuttosto logorroico mentre decantava tutte
le
qualità della sua improbabile sacerdotessa.
–
La somma sacerdotessa, ossia l’Indomabile Furiosa Charlotte
Vas Jilani è una
donna di gran classe sapete?! –commentò il piccolo
servitore, scandendo per
bene il lungo, e improponibile, nome della
“sacerdotessa” – è stata
capace di
perfezionare l’arena presente alla base del tempio,
consentendo che essa si
colleghi a tutti i piani del palazzo, ed inoltre ha arricchito la sala
del trono
di preziosi trofei quali le teste di vermi urlatori e anche
di…–
No,
decisamente l’ex lottatore non ce la faceva ad ascoltare la
voce petulante di
quell’assurdo omino, e logicamente il suo sguardo si rivolse
verso la moglie
ingrata che camminava poco distante da lui. Emerald ovviamente
continuava a non
volerlo guardare e a fare la sostenuta, per quanto tutto il suo
linguaggio del
corpo stava parlando di ben altro come il fatto più evidente
di volergli
rivolgere la parola e finirla con quella pagliacciata. Il russo aveva
messo da
parte il rancore e la giustificabile indignazione per quel suo
comportamento
apparentemente inspiegabile, ma con il tempo aveva maturato sempre di
più il
pensiero che nel suo atteggiamento distaccato ci fosse lo zampino del
caro papi. Un pensiero divenuto
ormai ovvia
certezza.
L’uomo
che lo aveva fatto bandire dalla Muscle League, umiliandolo sia prima
che dopo
lo scontro, e non facendo segreto di aver ben voluto imbalsamarlo per
metterlo
nella sua personale sala dei trofei. Ormai ci aveva fatto il callo con
le sue
idee tutt’altro che gentili riguardo la sua persona, e di
grazia che non gli
aveva pure dato la caccia come un
animale nel corso di quegli anni, ma con quell’uomo non si
poteva mai sapere
cosa poteva passargli per quella sua mente criminale. Non voleva
mettere in
pericolo Alya cercando di mettersi in contatto con lei, su questo punto
era
molto suscettibile a riguardo e aveva sempre pensato che meno si faceva
vedere
da sua figlia e meglio era per tutti, ed inoltre confidava su Robin
Mask sul
fatto che l’avrebbe protetta.
Non
voleva perdere Emerald logicamente, come si stava ormai ripetendo anche
da
prima di quella folle avventura, durante quei mesi tutt’altro
che gentili con
il suo umore tornato nel limbo della solitudine, e poco gli importava
di come
era fatta la struttura del palazzo in cui erano confinati quel branco
di uomini
sadici. Per quanto effettivamente fosse di tutto rispetto.
L’intera
cittadella era a forma di imbuto rovesciato, ed ogni piano era
comunicante con
l’altro tramite un unico, grande, foro cilindrico che partiva
dalla punta del
campanile fino ad allargarsi enormemente arrivato a raggiungere la
grande arena
presente nelle fondamenta stesse della rocca. Ogni piano in pratica era
comunicante con l’arena stessa e stando a quello che diceva
il vassallo si
poteva godere dello spettacolo offerto anche stando
all’ultimo piano
dell’edificio, nonostante al russo pareva alquanto strano che si potesse godere di
un buon spettacolo
senza doversi allungare così tanto da cadere verso il
basso… ma magari era
tutta una questione di prospettiva studiata ad arte da un qualche
diabolico
architetto.
–
In pratica c’è qualcosa che la vostra adorabile
sacerdotessa non riesce a fare?
– commentò con una nota velatamente arrogante Kyle
Mask – da quanto si dice,
tuttavia, le manca solo la bellezza…–
–
Compenso la carenza di aspetto fisico con la mia voce da usignolo,
giovanotto.
E per quanto riguarda quello che riesco o non riesco a fare
credimi… io posso
fare tutto–
La
loro conoscenza con la sacerdotessa e la sua adorabile corte non la
fecero con
la consueta porta spalancata dopo un lungo corridoio come di solito
capitava in
una reggia così sfarzosa, ma semplicemente voltando lo
sguardo alla loro
sinistra per poter osservare una sontuosa sala del trono al di
là delle colonne
ad arco di foggia orientale. Si trattava di un effetto sorpresa
piuttosto
semplice ma che ebbe comunque la meglio sul gruppetto tanto da provare
tutti
quanti un certo disagio nel trovarsi di fronte una decina di uomini
conciati
decisamente… molto male.
–
Un effetto alquanto curioso, ma sorprendentemente coreografico
– sussurrò il lottatore
del Principato di Monaco all’intero gruppo – mi
chiedo dunque dove porta la
grande porta che c’è in fondo al
corridoio…–
–
Porta direttamente alle toilette pubbliche, signore! –
rispose raggiante il
vassallo. Ma non era esattamente la cosa più importante, al
momento, dato che
in mezzo a quel folto gruppo di uomini orrendi in lingerie femminile di
pizzo e
seta, tutti aventi tacco 12 ai piedi come il loro regino capo
comodamente
seduto sul proprio trono, spiccava un redivivo DikDik van Dik tenuto
prigioniero
da… quello che sembrava essere un lungo guinzaglio di pelle
ben tenuto stretto
dalla Somma Sacerdotessa.
Improvvisamente
lo sguardo spento e ormai rassegnato del lottatore tanzaniano si
riaccese di
flebile speranza quando tra i nuovi arrivati riconobbe le facce dei
suoi vecchi
compagni, e seppur con gambe tremanti riuscì a mettersi in
piedi tentando,
quasi incespicando, di avanzare verso quei volti amici.
–
R-ragazzi…RAGAZZI!! – si mise praticamente a
piangere nel mentre che cercava di
raggiungerli – s-siete venuti a salvarmi finalmente!! Dopo
tutto questo tutto
questo tempo finalmente poss-ARGH!!
–
Logicamente
il guinzaglio non si mostrò poi così lungo da
permettergli di raggiungere i
suoi compagni della Muscle League, ed uno strattone deciso della
sacerdotessa
Furiosa bastò ed avanzò per farlo cadere
all’indietro sotto lo sguardo
decisamente poco indignato degli altri.
–
Ehm… si. Tra le altre cose siamo qui anche per te
DikDik– borbottò la marchesa
Lancaster, che si era quasi dimenticata di quello sfortunato lottatore.
Un pochino
imbarazzante come cosa, in effetti – ma ora se non ti
dispiace vorremmo parlare
con la, ehm, sacerdotessa… ok? Ti prometto che verrai
liberato non appena tutto
questo sarà finito–
–
Esattamente figliola. Sarebbe il caso di concentrarci sul motivo
principale
della vostra convocazione a palazzo… non sei
d’accordo pure tu, cucciolotto
della mamma?! –
–
Lontano da me! V-vile creatura!! –
Nonostante
allo scarso chojin non gli mancassero il coraggio per affrontare il
proprio
aguzzino bisognava ammettere che sua signoria aveva due avambracci
niente male
oltre che un viso statico, senza neppure l’ombra di un
sorriso tra quelle
labbra tinte di porpora, che non prometteva nulla di buono. Madame
ignorò le
lamentele di DikDik e si preparò dunque al suo monologo atto
a presentare lei e
tutta la sua corte di uomini ai nuovi arrivati.
–
La vostra venuta nella nostra umile dimora ha uno scopo
preciso… e lungi da me
approvare una simile scelta! Ma devo ammettere che la costanza
con cui state perpetuando la vostra missione ci lascia
piuttosto stupiti…–
Per
essere un uomo camminava piuttosto bene su quei tacchi vertiginosi, ed
anche i
suoi colleghi, dai capelli cotonati in acconciature quasi eccentriche
sebbene
ben curate, sembravano a loro agio in abiti femminili e atteggiamenti
femminei…
però Emerald dovette comunque portarsi con discrezione una
mano davanti alla
bocca per non scoppiare a ridere in faccia a gente potenzialmente
pericolosa.
–
Tuttavia – proseguì la somma sacerdotessa con la
propria voce profonda – la
costanza è un elemento fondamentale nella ricerca del
proprio obbiettivo. Essa infatti
ha la capacità di non distogliere una persona dalla propria
strada, di non
farle montare la testa, pur mantenendo la consapevolezza delle proprie
capacità
e dei propri limiti! Dico bene, sorelle mie? – le altre
“ancelle”
acconsentirono cinguettando dei “si” o dei
“ben detto” nei confronti della
propria signora, che subito dopo aver preso le loro affermazioni
entusiaste ritornò
a rivolgersi ai nuovi venuti – i nostri antenati hanno
commesso gravi peccati
in questo meraviglioso paese, e ciononostante perseveriamo nella nostra
ricerca
di femminilità con costanza e lucidità! La stessa
che pretenderemo da voi nella
prossima sfida che vi attenderà nella splendida arena che
abbiamo fatto
rimodernareeeeh! –
Lo
disse quasi cantando, seguito da un gesto teatrale alla Freddy Mercury
e da
applausi scroscianti da parte delle altre signore piuttosto mascoline,
lasciando che un imbarazzante gelo si impadronisse dei superstiti della
Muscle
League.
Francamente
parlando non sapevano cosa doveva dire, magari chiedere dove fosse
Sunshine
visto che era il loro diacono e non era presente in sala, anche se
magari era
intento ad ultimare gli ultimi preparativi dello scontro come ben
immaginò
Check Mate, e nonostante il loro ovvio stupore madame non aveva ancora
finito
con il suo sproloquio.
–
Ok, basta adesso. Catturateli,
signore mie… che a breve il gioco avrà inizio!
–
Furiosa
schioccò le dita, e subito le signore del suo enturage
sogghignarono in modo
malevolo, proprio come pirati spaziali, e subito si fiondarono sul
povero
gruppo che quasi non ebbe modo di reagire o di spintonarle via.
–
Cosa?! Che razza di storia è questa?! –
sbraitò Lord Flash, ribellandosi alla
presa di due robuste ancelle e vedendo che anche Kyle e Check Mate
stavano
cercando di fare altrettanto. Idem per Emerald, mentre il povero DikDik
venne
calpestato da quelle donne fin troppo robuste – non ci
è stato detto che
saremmo stati imprigionati di nuovo! È un nostro diritto
combattere… Ooff!
–
Un
colpo in pieno stomaco gli tolse l’aria dai polmoni, fin
quasi a farlo svenire,
e per quanto Kyle cercò di chiamarlo in un moto istintivo i
suoi appelli si
persero nel vuoto. Solo la voce della sacerdotessa divenne tangibile in
mezzo a
quel mal di mare che lo travolse, e lo fece in modo brusco quando le
sue mani
gli artigliarono la parte superiore del cranio per costringerla a
guardarla.
–
Infatti è un diritto che non vi toglieremo, splendido
marito. Ma seguirete le
nostre regole, e la prima regola del tempio è che nessun
uomo non autorizzato
possa varcare la sua soglia… e tu decisamente non lo sei.
Buttatelo fuori
dunque! –
Lo
liberò bruscamente dalla propria presa nonostante il tono di
voce completamente
piatto, ed un altro colpo alla testa del povero Warsman lo
portò ad oscurargli
la vista mentre le grida concitate dei suoi compagni cercavano di
tenerlo
disperatamente sveglio.
Ma
i giochi sarebbero iniziati senza di lui, in netta
inferiorità numerica.
Vi
chiedo enormemente scusa per il gran ritardo, ma sono rimasta bloccata
con la
parte di Morrigan che proprio non sapevo come gestire! Le ho pensate
tutte ma
credo che alla fine pomparle i poteri fosse l’unico modo per
tenersi stretti
tre mercenari che altrimenti l’avrebbero già
abbandonata. Ok, so che sembra un
capitolo di mezzo ma prendetelo così comunque, dato che ho
fatto fatica ad
ultimarlo nonostante la mia buona volontà!
A
presto giovini!
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