Reignite II

di vermissen_stern
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** problemi in paradiso ***
Capitolo 3: *** genitori problematici ***
Capitolo 4: *** Il tormento ***
Capitolo 5: *** white dhalia ***
Capitolo 6: *** una notte da... pennuti! ***
Capitolo 7: *** prede sfortunate ***
Capitolo 8: *** in gabbia! ***
Capitolo 9: *** nel nome del padre ***
Capitolo 10: *** il tempio del sacrificio ***
Capitolo 11: *** la grande caccia ***
Capitolo 12: *** le fiamme della vittoria ***
Capitolo 13: *** la croce ribaltata ***
Capitolo 14: *** dove osano le mucche ***
Capitolo 15: *** galli senza pollaio ***
Capitolo 16: *** il disgelo ***
Capitolo 17: *** il tempio della speranza ***
Capitolo 18: *** let it go! let it GO! ***
Capitolo 19: *** ghiaccio bollente ***
Capitolo 20: *** come il grande fratello ( un po' peggio ) ***
Capitolo 21: *** sorgenti termali fredde ***
Capitolo 22: *** una serie di allucinanti eventi ***
Capitolo 23: *** piani di fuga ritardatari ***
Capitolo 24: *** non c'è più tempo ***
Capitolo 25: *** a passo di cammello ***
Capitolo 26: *** prigione dorata ***
Capitolo 27: *** l'urlo dell'odio ***



Capitolo 1
*** prologo ***


La pioggia cadeva incessante all’interno dello stadio gremito di gente. Le nubi erano dense e nere, colme di energia come lo era il cuore di Kid Muscle, mentre quest’ultimo precipitava a terra avvolto dalle fiamme della Kinniku Buster più forte che mai.

Un ruggito di guerra gli fuoriuscì dalla bocca, spalancata come quella di un leone, nel mentre che teneva stretto in una presa ferrea il suo temibile avversario.

Il pubblico esultava il suo nome con sempre più forza mentre ricadeva al suolo, sempre più veloce… sempre più potente, sentendo ormai del tutto in pugno la fantomatica Corona Chojin…

 

– Kid…! Kid, maledizione! Svegliati ragazzo! Sono le due del pomeriggio e non riesco a registrare la mia soap preferita! –

Il sogno del giovane principe dei kinnikku finì bruscamente quando il suo allenatore, Alexandria Meat, non lo svegliò riportandolo ad una realtà che avrebbe fatto volentieri a meno di ricordare. Mugugnando parole incomprensibili si scostò le coperte di dosso, dormiva su di un semplice materasso, e sbadigliò cavernosamente. Era tra l’atro solo in boxer e canottiera, e con la vista appannata dal sonno iniziò ad armeggiare con un registratore che non voleva funzionare.

– Meat… ma non sarebbe il caso che imparassi ad usare pure tu questo affare?! –

– Sono troppo vecchio per queste diavolerie elettroniche! Inoltre prima registriamo e prima possiamo tornare ai tuoi allenamenti –

– Io mi chiedo a cosa servano ormai, gli allenamenti… –

Lo disse piano in modo che il suo piccolo allenatore non sentisse, ma in realtà Meat lo aveva sentito forte e chiaro… trovandosi per questo a sospirare piano e a intristirsi.  Ed il perché di tutto quell’eloquente silenzio, mentre le immagini della soap opera si alternavano sul piccolo schermo della televisione, gli era ben chiaro.

Alla fine Kid Muscle non aveva potuto fare niente contro la preparazione tecnica e la determinazione di Kevin Mask nel riportare lustro alla propria famiglia, ed anche se era riuscito a contrastare una tecnica tanto elegante quanto micidiale qual era la “tecnica Olap” ( ossia una versione inversa del “palo special” ) era stato definitivamente messo K.O da una devastante Big Ben Edge.

Quelli furono momenti di assoluto dolore per Meat, così come per un Kid che si ritrovò a cadere a terra con le ossa fratturate, poiché per la prima volta le forze del suo pupillo venivano meno di fronte ad una competizione tanto importante. Per somma gioia di MacMadd padre e figlio.

Sentendo il peso della sconfitta su di se come qualcosa di inaccettabile per lui, così dannatamente abituato a vincere da non sapere realmente che cosa volesse dire la parola sacrificio, aveva accettato il gesto di “pace” di Kevin Mask ( gli aveva stretto comunque la mano ignorando i festeggiamenti a lui dedicati pur di dargli l’onore che si meritava ) ma la delusione di aver fallito lo mortificava ancora.

Ma ormai la Corona Chojin era stata vinta, ed anche se la competizione era ormai chiusa il lavoro della Muscle League non si fermava mai. Probabilmente ci sarebbero stati altri super cattivi da affrontare, altri tornei in cui gareggiare… ma per il momento, c’era solo un videoregistratore che non voleva andare e qualcuno che stava bussando alla porta della loro casetta.

– Hm, mi chiedo chi possa essere a quest’ora… –

Meat difatti non aspettava visite, ma fu sorpreso quanto il suo pupillo di vedere, una volta che aprì la porta, che i suoi ospiti erano volti a lui ben noti.

– Sorpresaah!! –

Fecero tutti in coro Jeager, Terry Kenyon, Wally Tusket, DikDik van Dik e Check Mate all’indirizzo di due sorpresi kinnikku. E come ciliegina sulla torta, al centro di quel pittoresco quadretto c’era nientemeno che una Roxane con indosso un abito leggero e una torta fatta in casa tra le mani.

Una dolce visione, in tutti i sensi, che portarono Kid Muscle a ridestarsi dall’apatia che da troppo tempo lo aveva preso e a saltare come una molla in direzione della giovane amica.

– Roxaane!! – flautò il ragazzo con tanto amore negli occhi – mio unico vero amore! sei venuta con una torta fatta dalle tue manine per consolarmuuh…! –

Le sue parole si tramutarono in una sorta di muggito quando si ritrovò un sandalo dell’amata donna in bocca lanciato in sua direzione per tenerlo a bada.

– Ti ringrazio per il benvenuto Kid, ma preferirei che non invadessi il mio spazio personale – disse asciutta la ragazza, prendendo posto nella casetta in compagnia dei suoi sghignazzanti amici – e la torta l’ho comprata assieme a tutti quanti –

– Volevamo risollevarti il morale per quello che… beh, lo sai no? –

L’irlandese Wally cercò di spiegarsi titubante per non demoralizzare un confuso amico, e ad aggiungersi alle spiegazioni ci furono anche gli altri.

– Benché sia contrario ad una dieta piena di grassi saturi, abbiamo pensato che una torta avrebbe colmato il tuo vuoto interiore –

– Quello che DikDik sta cercando di dirti è che abbiamo messo in questa torta una parte dei nostri risparmi – spiegò al meglio Terry, mettendosi seduto sul basso tavolino assieme a tutti gli altri – e come ha detto Wally eravamo preoccupati visto che sei scomparso da più di una settimana –

– È vero! Inoltre questa torta è farcita a più strati con i colori del tuo pianeta di origine e… uh?! –

– Ahaha! Lascia perdere, Check Mate! A herr Muscle interessa solo che sia buona! –

La scena che ne seguì non si sapeva se catalogarla nella totale perplessità o ilarità, poiché il principe dei kinniku si era fiondato su quella torta bellissima con la voracità di qualcuno che non mangiava da secoli.

– È buoniffima ragaffi! Avete avuto un… pensfiero fufendo!! –

– Kid!! Ti sei mangiato metà torta! Lasciala un po’ anche agli altri!! –

Per ovvi motivi Meat non fu affatto contento del gesto impulsivo del proprio allievo, arrivando a tirare fuori un grosso martello da sotto il materasso per darglielo in testa e fargli vedere le stelle, ma nonostante tutto non ci andò giù pesante vedendo che l’atmosfera all’interno della casupola era serena oltre che allegra. Kid era un ragazzo fortunato ad avere degli amici che pensavano a lui cercando in tutti i modi di risollevargli il morale dopo una cocente sconfitta, e vedere il suo pupillo che si stava divertendo con i propri amici era qualcosa che lo portò a sorridere sollevato.

Fu solo a un quarto alle quattro che Roxanne si ricordò di avere un impegno improrogabile, e quando dette una occhiata all’orologio appeso al muro quasi non le venne da strillare.

– Oh… maledizione! Sono in super ritardo per il corso di karate! E poi chi la sente l’istruttrice? – si alzò in piedi dandosi una spolverata alla lunga gonna del suo abito, cercando di congedarsi con educazione .

– Nuooo! Te ne vai via già così prestoo?! –Kid iniziò a protestare come un bambino di due anni, ma i suoi occhi gonfi di lacrime non scoraggiarono la ragazza dall’allontanarsi da li –speravo potessi rimanere anche a cena e magari pure per restare a nanna qui…–

Roxanne tuttavia parve quasi non ascoltare i deliri del kinnikku o i facepalm dei suoi amici, taluni imbarazzati o altri semplicemente basiti, poiché non era una ragazza che trascurava gli allenamenti, e da li a poco fu sull’uscio della porta già pronta a salutare tutti.

– Ciao ragazzi, ciao Kid! E mi raccomando cerca di risollevarti un po’… non mi piacciono i ragazzi musoni! –

La sua non era una confessione d’amore nei confronti di Kid Muscle, ma il ragazzo già viaggiò con la fantasia ritrovandosi a seguirla fin fuori dalla casetta quasi come se stesse volando e fermato giusto in tempo dallo spiccare il volo dalle abili mani del tanzaniano DikDik.

– Prima che tu spicca il volo da bravo pallone gonfiato, non sei curioso di sapere come abbiamo speso l’altra parte dei nostri risparmi?! –

– Uh…?! L’altra parte? Che intendi dire?! – fece il kinnikku una volta che cadde a terra sulla terra polverosa – io che c’entro con i vostri risparmi?! –

– Beh ecco… non eravamo sicuri di coinvolgere anche Roxanne per cui ci siamo semplicemente limitati a dirle della torta… –

Fece un imbarazzatissimo Jeager ricordandosi che, nel mentre che si stavano dirigendo a Beverly Park, avevano incrociato la ragazza in questione nel mentre che progettavano un piano differente da quello di portargli un’ottima torta farcita. Non che avessero in mente qualcosa di losco, ci mancherebbe altro, ma probabilmente la loro idea l’avrebbe portata quasi sicuramente a… ingelosirsi.

– Non abbiamo cattive intenzioni, Kid – si affrettò a dire Terry, vedendo il dubbio sul volto dell’amico – ma volevamo concederci tutti quanti una vacanza meritata per rimetterci in forma e magari divertirci un po’ –

Dalla tasca dei pantaloni estrasse qualcosa di molto simile ad un biglietto aereo, e solo guardando più da vicino quel coupon Kid Muscle riuscì a notare che si trattava di un buono per un soggiorno scontato in un villaggio turistico/termale nientemeno che su Amazon.

– Ci saranno un sacco di ragazze li… non so se potrò vederle tutte, ecco – fece titubante il tricheco umano – però l’idea di nuotare in una sorgente d’acqua calda non mi dispiace affatto! –

– Abbiamo tutti bisogno di una vacanza, compreso tu Kid… che necessiti più di tutti di una adeguata riabilitazione –

Check Mate aveva detto parole sagge, e nell’insieme tutti i ragazzi avevano ragione nel dire che il giovane allievo di Meat necessitasse di staccare un po’ la spina visto e considerato che la Terra al momento forniva solo ricordi spiacevoli, ma il piccolo kinnikku, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad ascoltare attentamente tutta la conversazione tra i ragazzi, non si aspettò l’insolita reazione che ebbe Kid Muscle.

Il giovanotto rimase per un lungo momento come pietrificato, poi all’improvviso scattò verso la fatiscente casetta come colpito da una scossa elettrica, lasciando stupiti tutti quanti, barricandosi al suo interno lasciando che fosse unicamente il silenzio a parlare.

– E-ehi… Kid! Che diavolo combini?! – decisamente Meat non lo aveva mai visto comportarsi così. Perché mai si era offeso? – oh, andiamo ragazzo! I tuoi amici volevano soltanto farti un regalo… non c’è bisogno di fare così… ouch!! –

L’allenatore del principe dei kinnikku riuscì ad evitare per un soffio di rimanere schiacciato tra la parete e la porta di casa che si spalancava di colpo, mostrando in tutto il suo “splendore” un Kid Muscle in bermuda e valige stracolme di roba pronto per il lungo viaggio che lo attendeva.

– Donne, donne, doneeee!! Amazon, stiamo arrivandooo!! –

E senza neppure aspettare tutti quanti, iniziò a correre via senza neppure sapere dove fosse l’aeroporto interspaziale di Tokyo. Una scena a dir poco esilarante, poiché Meat non ci impiegò molto a ridestarsi dallo shock di vederlo conciato così e berciargli dunque dietro di fermarsi inseguendolo a sua volta come un matto, e di conseguenza persino i ragazzi non poterono fare a meno di mettersi a ridere di gusto nel vedere quel quadretto che non si vedeva ormai da un po’ di tempo e a cui, francamente parlando, ci si erano abituati come una insolita routine.

Si… una bella vacanza per tutti non avrebbe affatto guastato!

 

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A Warsman l’oscurità piaceva. Gli dava un certo conforto, contrariamente a molti che la temevano perché nessuno sapeva cosa potesse esserci al suo interno, e dato che nessuno al buio poteva vederlo, lui si sentiva il padrone dell’ambiente che lo circondava.

Nel buio era lui il predatore, non la preda.

La sua intera esistenza l’aveva spesa nel buio di una maschera, causa un volto martoriato che non doveva essere troppo esposto alla luce del sole, ed ogni volta che se la doveva togliere persino nell’intimità di un bagno si sentiva per davvero nudo.

Sospirò lentamente, e con una mano andò a smuovere la patina opaca che si era creata sullo specchio del bagno in cui si trovava. La luce tremolante del neon rivelò un volto composto da tessuti scoperti e da metallo, il cui unico occhio buono brillava di un’iride rossa come il fuoco. Un volto martoriato, vero, di cui apprezzava ben poco e solo poche persone avevano il permesso di vederlo senza maschera.

Il più delle volte si sentiva un cacciatore quando era solo nel buio… c’è chi lo aveva paragonato un animale, a causa della ferocia che lo aveva sempre contraddistinto in battaglia, ma francamente parlando considerava gli insulti solo ciò che la gente voleva vedere di lui. Eppure, nonostante i suoi sensi affinati che il più delle volte gli permettevano di essere vigile durante la notte ( a meno che non entrasse in sonno profondo ), neppure un mese fa ad un passo dal disputare l’incontro finale della Corona Chojin aveva finito col passare dall’essere cacciatore a preda.

Un pensiero questo che gli faceva una certa rabbia, considerati i precedenti che lo avevano visto protagonista quattro mesi fa, e se non si ritrovò a distruggere quello specchio in un impeto d’ira malcelata fu solo per la presenza sarcastica di una persona sull’uscio della porta.

– Tzk… mi sembra di vedere un incidente automobilistico – e questo in riferimento al suo volto tutt’altro che attraente – se hai finito col farti la doccia, direi che potresti spiegarmi il perché ci troviamo in questo squallido motel…–

Con la spalla sinistra appoggiata allo stipite della porta, e con le braccia incrociate in petto, Kyle Mask mostrava una maleducazione piuttosto spiccata nei confronti del suo nuovo maestro, ma di rimando il russo si limitò a sbuffare sistemandosi meglio l’asciugamano allacciato in vita.

– Te l’ho già detto… non voglio avere giornalisti o ficcanaso per la partenza su Amazon, e seminarli direi che è la cosa migliore se vuoi che ti insegni le tecniche dei Mask in santa pace –

Il giovane cugino di Kevin, a cui somigliava parecchio fisicamente e a cui aveva “scordato” di fargli gli auguri per aver riportato lustro alla famiglia, si limitò a sbuffare sarcastico lasciando passare il russo una volta che questi ebbe finito di rimuginare sul passato.

– Sicuro, e credi che partire per Amazon sia una cosa saggia? Con la tua bellissima figlia che tra una settimana partorirà…? Vuoi cercare un posto tranquillo per allenarmi, o stai scappando dai tuoi fantasmi? –

Kyle somigliava molto a Kevin, quantomeno sul piano fisico, ma a confronto del suo pupillo era decisamente più sveglio sebbene questa sua dote aveva il potere di irritarlo non poco. Subito dopo che il rampollo di casa Mask aveva vinto la tanto agognata Corona Chojin, Lord Flash si era ricordato che a Kyle doveva la vita e di conseguenza doveva sdebitarsi insegnandoli tutto quello che poteva. Ma il fatto che il nipote di Robin cercasse di stuzzicarlo così… non è che se lo faceva più amico.

– Mia figlia finirà il tempo di gestazione tra una settimana, quindi abbiamo tutto il tempo per allenarci e tornare – iniziò a rivestirsi dei suoi abiti da Lord Flash a cui ormai si era affezionato – e visto che sei un Mask, dovresti essere capace di apprendere le tecniche ideate da tuo zio in meno di una settimana… se tieni conto che a tuo cugino ci sono bastati pochi minuti per padroneggiare la tecnica Olap –

Ora toccò a lui lanciare una frecciatina nei confronti di un giovanotto inglese che aveva diversi attriti con “l’amato” cugino, tanto che lo sentì emettere una risata sarcastica prima di dirigersi con svogliatezza all’interno del bagno.

Una volta che il suo nuovo allievo sparì all’interno dello squallido bagno, per l’ex lottatore russo non rimase altro da fare che indossare la sua preziosissima maschera. L’aveva fatta tingere di bianco, ma fondamentalmente era la stessa che si era fatto fare a Londra durante il matrimonio di sua figlia Alya. Stessa lega metallica, stessa perfezione a contatto con i suoi circuiti scoperti che ne modellavano il metallo densomorfico…. E stessa incisione che ora suonava come un dannato spauracchio.

“il tuo nome sulle mie labbra”

Ripetendosi mentalmente quelle parole si ritrovò a sospirare tristemente, sentendo come un nodo alla gola che francamente non voleva andarsene via, ma decise di accantonare i pensieri che lo stavano per assalire indossando quella maledetta maschera e gioendo del buio che avvolgeva ora le sue carni. Aveva bisogno di staccare un po’ la spina da un sacco di cose, in primis da quella frase incisa nel metallo e nell’anima, e partire per Amazon con l’intento di rilassarsi un po’ e allenare un altro promettente Mask era la cosa migliore da fare.

Si ripromise mentalmente, tra le altre cose, che non avrebbe più ceduto in maniera così effimera come era accaduto un mese fa. Non più. Non con lei.

 

 

 

E dunque eccoci al secondo atto della mia storia.

Capitolo corto per i miei standard, ma è giusto una anticipazione ai casini che avverranno, perché logicamente avverranno, e dunque consideratelo un assaggio. Avrete inoltre notato una cosa: ho seguito la linea del manga anziché quella dell’anime per quanto riguarda la vittoria della Corona Chojin, poiché mi sembrava decisamente più sensata la versione cartacea anziché quella animata. Tutto qui, per il resto non avrà gran impatto sulla trama.

Eeh… niente! Fatemi sapere cosa ne pensate xD!

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Capitolo 2
*** problemi in paradiso ***


Guardandosi allo specchio poteva palesemente notare quanto il suo corpo fosse mutato durante la gravidanza. La dolce curva che l’aveva contraddistinta durante il suo travagliato matrimonio ora era diventata gonfia di vita in un segnale evidente che sua figlia sarebbe nata a breve. O meglio: tra una settimana scadeva il tempo della sua gravidanza, poi sarebbe stata una tesissima attesa nell’aspettare che la piccola si decidesse a lasciare il suo grembo.

Si ritrovò a sorridere appena, sollevandosi ancora di più il maglione bianco, constatando che con tutta probabilità  sua figlia avrebbe fatto aspettare molto dato che la percepiva come una gran pigrona.

Talmente presa dai suoi stessi pensieri che in principio non si accorse della presenza di Robin alle sue spalle. L’ex lottatore andò ad accarezzare dolcemente il ventre della neo moglie, poggiando il mento sulla sua fronte in un abbraccio intimo che francamente non si concedeva mai in pubblico.

– Sei davvero sicura di voler tornare al lavoro? – fece lui, cercando di non farle del male con l’elmo argentato – manca ormai poco, e non credo che quel pazzo di MacNeil vorrebbe che tu ti sforzassi troppo… –

– Abbiamo fatto una vacanza di tre mesi sulle alpi Svizzere, tesoro. Direi che mi sono rilassata abbastanza… e il mio mentore si starà chiedendo che fine abbia fatto –

– Il tuo mentore può anche andare al diavolo – sbottò lui mentre la “costringeva” a voltarsi verso di lui – tant’è vero che adesso saresti in maternità! –

Se doveva essere sincera, Alya era stata bene durante quel lungo periodo di vacanza. Robin aveva affittato un cottage munito di tutti confort in una zona piuttosto remota della Svizzera, e per lei fu come essere tornata un po’ bambina rivivendo in parte la sua prima infanzia nella steppa siberiana. Non lo aveva negato con lui che quel lungo periodo di riposo era stato un toccasana per i suoi nervi tesi, perché nulla si sarebbe aspettata meno che il suo stesso matrimonio si trasformasse in un processo a cielo aperto, ed aveva anche perdonato il suo stesso marito per non averla informata di tutti gli eventi precedenti poiché fin troppo preoccupato di poterla in qualche modo “danneggiare” a livello psicofisico.

Erano rientrati alla civiltà circa un mese prima della finale della Corona Chojin, Robin era dunque partito per il Giappone speranzoso delle abilità combattive del proprio figlio, mentre Alya era rimasta nella loro tenuta di Londra ufficialmente in maternità. Aveva assistito a quell’epico scontro in diretta TV, e contrariamente a molti spettatori aveva intuito fin da subito che il tesissimo allenatore di Kevin Mask altri non era che suo padre… conciato in modo piuttosto singolare, e tuttavia la sua mimica gestuale e la sua camminata era proprio quella del genitore, ma solo continuando a guardare lo scontro le fu più chiaro del perché di quella mascherata. Solo dopo quella violenta vittoria che era valsa la vittoria al suo “figlio” acquisito c’era stata l’ovvia conferenza stampa in cui si, Lord Flash ammetteva di essere Warsman in galassiavisione.

Ma nonostante la vittoria ottenuta con tanti sforzi… ai suoi occhi l’adorato padre le era sembrato piuttosto cupo. E a nulla valsero le velate domande sulla sua condizione sia fisica che psicologica che gli porse con una telefonata, Warsman non si era sbottonato più di tanto limitandosi a congratularsi con lei per l’imminente fine della gravidanza.

Ma tornando al presente, Alya aveva voglia di lavorare e quantomeno di sistemare un paio di scartoffie lasciate in ufficio, che la cosa andasse a genio o meno a quel testardo di suo marito. Si scostò via dal suo abbraccio con delicatezza e al contempo decisione, portandolo a sbuffare seccato perché decisamente non sarebbe mai riuscito a dissuadere quella donna.

Non sarà nulla di stressante, credimi! – si sistemò il maglione andandosi poi a mettere una giacca estiva presa dall’armadio – solo qualche scartoffia da compilare e qualche saluto da fare in clinica… se ti consola possiamo uscire fuori a cena con Kevin e Niamh…–

Invece di rasserenare un poco il proprio sposo l’aveva fatto incupire di più, nominando una persona che decisamente non gli andava a genio soprattutto per il modo in cui il suo figlio primogenito se n’era invaghito.

– Tzk… quella ragazza finirà col rovinare Kevin! Ora come ora avrebbe bisogno di mostrarsi in pubblico come un vincitore qual è, e non come un adescatore di ortolane! –

– Non puoi essere certo che Kevin stia sbagliando, e comunque si tratta di un suo sbaglio… quindi se proprio dobbiamo metterla così lascia che il tempo faccia il suo corso –

Da donna paziente qual era, Alya aveva cercato di andare incontro al suo compagno cercando di farlo ragionare come si deve. Da quando il primogenito dei Mask era tornato in Inghilterra per un periodo di riposo, e per passare più tempo con la propria famiglia, si era portato appresso quella ragazza insicura che a stento era riuscita a balbettare un “buon salve e arrivederci” ad un gelido Robin Mask.

L’aveva presentata come la sua ragazza, e questo l’aveva calcato ben bene con la stessa freddezza con cui suo padre era rimasto in silenzio, mentre per Alya quel tiepido incontro ufficiale non aveva fatto una cattiva impressione.

Aveva inoltre avuto modo di parlare con lei, in via confidenziale davanti ad una tazza di tè caldo, e ciò che era riuscita a  ricavare da quell’intima chiacchierata era un quadro dannatamente desolante.

Il non essere costantemente creduta da amici e familiari, che con tutta probabilità continuavano a considerarla una bambina nonostante la  sua maggiore età, le aveva portato una insicurezza tale da considerarsi lei stessa responsabile per lo stupro subito qualche anno fa.

Niamh non aveva colpe per ciò che le era successo e ancora faticava a riprendersi del tutto da quel brutto trauma, sebbene l’amore sincero che nutriva per Kevin la stesse aiutando, e lo era per davvero visto che Alya aveva analizzato per bene le sue parole e il suo stato emotivo mentre parlava di lui, ma ciò che faceva più rabbia per la dottoressa era vedere come la ragazza considerasse fino a poco tempo fa “normale” che una donna prosperosa venisse molestata. Un lato della società umana che Alya completamente disapprovava e disgustava, ma le brutte vicende della timida irlandese non sembravano interessare un testardo Robin.

Che decisamente si lasciò scappare qualcosa che in un impeto d’ira e orgoglio avrebbe fatto meglio a tenere per se.

– Lo sbaglio più grosso che potrebbe fare mio figlio è mettersi ufficialmente con una poco di buono! E sai bene anche tu quanto sia indecoroso che… ah… –

Si rese troppo tardi di aver commesso una autentica cavolata in puro stile “Mask”, poiché lo sguardo gelido che Alya gli indirizzò parlò chiaro e tondo di una incazzatura che non le sarebbe passata tanto facilmente. Senza dunque dire una parola, la giovane dottoressa si voltò di scatto incamminandosi velocemente per il corridoio andandosene il più possibile lontano da lui e dalla sua ottusità.

– Alya… a-aspetta! Non intendevo dire veramente…–

quelle parole di scuse gli stavano costando parecchio nell’orgoglio, nel mentre che la raggiungeva velocemente per stare al suo passo, ma sapeva alla perfezione di aver commesso una cazzata.

– Perché dovresti scusarti per qualcosa che pensi, hm? – il tono gelido della Deva non parve diluirsi neppure mentre scendeva lo scalone principale – dopotutto, messa in questi termini, anche io sarei una “meretrice” visto che ho concepito questa figlia all’infuori del matrimonio… – una frecciatina che portò lo sposo a deglutire, ed una volta sull’uscio della porta di casa la donna si voltò per squadrarlo ben bene – pensavo di chiamare mia madre per assistermi durante il parto, ma forse è il caso che io parta per Amazon per restarci definitivamente… così avresti anche la “prova definitiva” che io sono una strega –

– Uff… adesso non esagerare, Alya – rispose seccato ed esasperato lui, cercando invano di farla ragionare – è vero, ho sbagliato. Ma non puoi negarmi che la preoccupazione che ho per Kevin è legittima –

– No, Robin. Non lo è… Kevin è abbastanza grande da capire cosa sia giusto e sbagliato, e se tu avessi avuto più tempo per chiacchierare con quella ragazza magari avresti compreso un po’ di più il motivo per cui a tuo figlio piace tanto… e ora scusami, ma sono in ritardo per il lavoro! –

Se ne andò di casa quasi sbattendo la porta, e Robin Mask si maledì mentalmente per una impulsività che al di fuori del ring decisamente non riusciva a controllare. Alya gli aveva dato su di nervi, ma fondamentalmente non aveva detto delle cose sbagliate anche se… erano dannatamente difficili da digerire! Se al suo ritorno era meno nervosa allora per scusarsi avrebbe organizzato lui quella dannata cena.

 

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Aveva cercato suo marito Suguru per tutto il palazzo senza però reale successo.

Belinda aveva controllato ovunque, dagli sgabuzzini alle cucine, ma da dopo la telefonata di suo figlio Kid, il re dei kinnikku aveva iniziato a comportarsi in modo alquanto strano.

La sconfitta della Corona Chojin si era fatta sentire a palazzo, e benchè il padre del giovane principe deponesse in lui parecchie speranze di vittoria, perché era del parere che il detto “tale padre tale figlio” fosse abbastanza veritiero, aveva cercato di stargli vicino quantomeno a telefono. E quel pomeriggio padre e figlio avevano avuto una fitta chiacchierata che aveva tenuto fuori Belinda dalla discussione, ma quello che l’aveva insospettita di più era che verso cena suo marito non si era ancora presentato dal suo “allenamento” serale. Qualunque cosa si fossero detti i due, doveva essere fin troppo importante se suo figlio non ne aveva voluto specificamente parlare con la madre limitandosi a salutarla velocemente un po’ imbarazzato. Pertanto, indispettita da tutto quel mistero che aleggiava a palazzo, spalancò le porta dell’ultima stanza che non aveva controllato.

– Ataru… Ataru Muscle! Dov’è mio marito?! –

La regina era nientemeno capitata all’interno della sala operativa dei soldati flessibili, il corpo scelto del principe senza trono dediti alla caccia dei super cattivi nell’universo, e attualmente tale sala era gremita di questi soldati in un continuo andare e venire con in mano scartoffie o segnalazioni da fare. Molti uomini stavano lavorando ai pannelli di controllo monitorando ogni quadrante della galassia, mentre il suddetto Ataru si trovava al centro della grande stanza sopra una balaustra rialzata.

La regina non ci pensò due volte, e prendendosi i lembi del suo vestito color pesca salì le scale che la dovevano condurre da un indaffarato cognato.

– Uh, Belinda? Cosa… cosa c’è? Ho un sacco di lavoro da fare… –

– Non riesco a trovare mio marito, ecco cosa c’è! Ho cercato dappertutto ma quello stolto non si trova da nessuna parte! E ho il sospetto che la sua scomparsa c’entri con l’ultima telefonata fatta a mio figlio –

Decisamente quando la regina si alterava era il caso di non polemizzare troppo con lei, quel suo bel carattere dolce e comprensivo se l’era lasciato ormai alle spalle anni or sono, pertanto Ataru “Sergent” Muscle si ritrovò a sbuffare e a passarsi una mano sulla maschera metallica che indossava. Era un uomo che nonostante avesse più di settanta anni si manteneva bene fisicamente, all’incontrario di Suguru che si era lasciato andare, e intimamente rappresentava per Belinda ciò che il suo sposo non era più ormai da tempo, ma il carattere rimeneva burbero anche quando si trattava di compiere un “piacere” ad una persona ben conosciuta.

Sbuffato seccato fece cenno ad un soldato di passargli un portatile, che prontamente depositò aperto sulla scrivania ingombra di scartoffie, ed immediatamente il sergente digitò alcune sequenze immediatamente riconoscibili come quelle delle telecamere di sorveglianza del palazzo. La stessa regina dette una occhiata alle immagini in sequenza, per poi rimanere sorpresa dall’immagine dell’uscita  di carico e scarico delle merci e notando un uomo in impermeabile e occhiali da sole.

– Ed ecco tuo marito, Belinda… a quanto vedo, dalle valige che porta, direi che si è deciso ad abbandonare il trono – e qui alla donna parve di sentire una certa nota cinica nel cognato – oppure con tutta probabilità ha deciso di andarsi a divertire senza dirti nulla per non farti ingelosire… vuoi che controlli anche se ha preso qualche linea interspaziale tanto per essere più tranquilla? –

Belinda restò a guardare quelle immagini della fuga di suo marito che continuavano a girare in loop per diverso tempo, e Ataru poté notare che sua maestà fosse nervosa anche solo per il modo in cui si mordeva le guance dall’interno, poi voltandosi di scatto decise saggiamente di andarsene da quel posto affollato per non dare spettacolo della propria ira.

– Se scopri su quale pianeta è approdato, riferiscimelo personalmente – sibilò una regina ormai ai ferri corti. Perché per quanto amasse suo marito più gli anni passavano e più iniziava a stancarsi di quel comportamento infantile che non riusciva proprio a mettere da parte… e lo stesso Kid era sulla stessa brutta strada – anche se credo di intuire dove sia andato, visto che i porci non possono fare a meno del loro porcile! –

L’infelice battuta della sovrana, e persino il fratello di King Muscle non faticò a comprendere che stava parlando di Amazon, l’accompagnò fino all’uscita dalla sala controllo seguita dallo sguardo di qualche soldato incuriosito. Per il resto, Ataru si limitò a sbuffare annoiato e a scuotere lentamente la testa prima di tornare al suo lavoro principale che decisamente non comprendeva i litigi di due coniugi alle prese con le loro scaramucce.

No… il lavoro dell’ex principe ereditario non comprendeva dare la caccia a due vermi, ossia fratello e nipote, ma a tre pericolosi criminali che nonostante tutto erano ancora celati ai suoi occhi.

Aveva fatto perlustrare mezza galassia, raccolto indizi e testimonianze, “collaborato” con la Corte di Amazon sebbene tale collaborazione valeva dire trovarsi con le mani amputate da un momento all’altro. Ma a parte scoprire che dietro ai disordini di Londra di qualche mese fa c’erano i 2 mercenari evasi dal pianeta Muscle con l’ausilio di un terzo complice che possedeva una modesta nave da combattimento aliena, il nulla aveva inghiottito le figure di Bone Cold, Hanzo, e del mercenario Rinzler di cui Ataru Muscle aveva sentito nominare come operativo in ben altri settori lontani come quello malfamato di Terminus. Tale pensiero incupì maggiormente il kinnikku, che scuro in volto guardò i pannelli operativi in cui apparivano i volti dei tre ricercati rimuginando per il nervosismo di sentirsi quasi “impotente”.

– Avete combinato un bel casino a Londra… ma sarà tale casino a condurci nella vostra tana!–

Poteva solo sperare che fosse così, ma a deconcentrarlo ulteriormente dalle sue indagini ora c’era quella dannata questione di suo fratello e suo nipote, e per esperienza poteva intuire che la loro non sarebbe stata semplicemente una vacanza clandestina in un pianeta esotico. Forse era il caso di spendere un po’ di tempo anche per quei due…

 

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Il monastero di Hope era da considerarsi come il luogo “peggiore” per la detenzione di una strega. Situato su una montagna rocciosa estremamente ripida, con le pietre così lisce e appuntite che era impossibile scavare una strada che fosse una, era l’unico centro abitato sui monti Nebbiosi che si innalzavano, per l’appunto, dalla nebbia che spesso e volentieri avvolgeva la foresta sottostante.

L’unico modo per raggiungerlo era per via aerea se si possedeva una nave spaziale dato che dei due cortili che possedeva uno era abbastanza grande da permettere l’attracco delle navi. Era un luogo semplice e tutto sommato tranquillo, e l’unica vera pecca stava nel fatto che mancava di veri e propri intrattenimenti ludici per gli ospiti presenti. Niente televisione, internet, trasmissioni radiofoniche o contatti con persone normali. Le streghe vivevano in un ambiente monastico piuttosto chiuso passando il tempo a leggere, creare poemi, curare l’orto e il pollaio, pregare, cantare gli inni sacri oltre che continui insegnamenti sull’importanza di saper usare il proprio potere a fin di bene.

Il sesso? Beh… per Rinzler poteva essere una cosa fattibile che due streghe si dessero un po’ a del sano divertimento senza schiattare l’una tra le braccia dell’altra, ma per quanto lo riguardava preferiva stare lontano dall’unica strega rimasta nel monastero. Lui alla propria vita ancora ci “teneva”, e le streghe era risaputo che, a causa del difetto genetico che le rendeva estremamente potenti, uccidessero durante l’amplesso il loro partner poiché ne risucchiavano l’energia anziché adattarsi come tutte le altre della loro razza. Un bel problema in effetti, quindi non doveva far bene agli affari del pianeta avere quelle succubi a piede libero pronte a far danni.

Morrigan difatti, a differenza delle altre poche “sorelle” presenti, non aveva mai apprezzato la vita chiusa dentro quelle fredde e semplici mura preferendo di gran lunga sfamare la propria ambizione che comprendeva tra l’altro il mettersi costantemente alla prova.

Una volta giunta a Hope, dopo essersi ripresa da quello che doveva essere stato un duro scontro per lei, almeno questo era ciò che il mercenario aveva capito, la convalescente strega si era adoperata a conquistare la fiducia delle altre consorelle e della madre superiora, decidendo di giocare d’astuzia prendendo i voti e mettendosi poi lei al comando quando l’anziana madre aveva deciso di lasciare il mondo terreno per… cause tutte da chiarire, e decisamente poco accolte dalle altre streghe che nulla poterono poi contro la forza di Morrigan.

Si era macchiata le mani del sangue delle sue stesse compage, ma a quanto pare il fine giustifica i mezzi visto che la sua mente acuta aveva compreso che quel luogo così isolato poteva essere un’ottima base in cui riprendere gli affari brutalmente interrotti circa dieci anni fa. Era stata la prima donna a commercializzare sabbia rossa al di fuori del pianeta, e ora aveva intenzione di ricominciare tutto senza però commettere gli stessi errori del passato restandosene dunque con un basso profilo. Rinzler doveva ammetterlo, quella donna era un vero genio del male e se non fosse stata tanto pericolosa se la sarebbe portata pure a letto, ma questo lo lasciava fare a Bone Cold che per questioni razziali era più morto che vivo!

– Ehe… lo sai che cosa sono quelle urla?! –

– Hm? Suppongo siano i tuoi parenti, pivello –

Sia lui che Hanzo si trovavano nel cortile di carico/scarico delle navi interstellari, e si stavano concedendo una sigaretta restandosene appoggiati sul muretto di delineazione dell’area. Oltre quello, c’era solo un baratro a picco nella foresta fitta e pericolosa.

L’ex galeotto si limitò a sghignazzare senza raccogliere la provocazione del più anziano, aspirando dalla propria sigaretta prima di rispondergli. Non aveva tutti i torti comunque, quelle che si sentivano sembravano le urla di qualche uccello esotico in compagnia di qualche grosso predatore con le emorroidi.

– Sai perché i monasteri sono sempre nell’entroterra del paese…? A causa della simpatica fauna che vi ci vive. Animali selvaggi, i clan barbari ferocemente territoriali, e per ultimo quelli che senti… –

– Tzk, sicuramente non fanno dormire la notte, ma posso sempre dar fuoco alla foresta –

E Hanzo sapeva che quel vecchio pazzo sarebbe stato capace di radere al suolo tutto se questo comportava per lui un problema a prendere sonno, e tale sincerità semplicemente lo portarono a ridersela di gusto in una risata crudele e sguaiata.

– Ahaha! Sei così spassoso che mi verrebbe voglia di buttarti di sotto! No, comunque ci sono anche parecchi demoni della notte nella foresta… sono attratti dal potere delle streghe ma allo stesso tempo le temono… pensa che casino ci sarebbe se una strega diventasse un demone schifoso –

– Penso che si potrebbe ammazzare più facilmente… i demoni hanno poco cervello e molta boria, un po’ come te pivello –

I vampiri non erano mai stati endemici del pianeta Amazon… ma erano un altro bel regalo fornito di viaggi interstellari che erano iniziati da quando 400 anni fa Traveller Muscle non aveva scoperto il pianeta delle donne. E dunque, oltre alle streghe si trovarono a breve anche ad affrontare quest’orribile piaga ancor più difficile da debellare di un semplice difetto genetico. Non c’era da stupirsi se l’inquisizione su Amazon fosse particolarmente potente e spietata, si vociferava che parte dell’addestramento comportasse anche la cattura e la tortura di quegli esseri, ma a parte questa piccola nozione di storia ad Hanzo non piacque l’ennesima battuta del mercenario e pertanto fu quasi pronto ad attaccarlo nuovamente. Se non arrivarono per l’ennesima volta alle mani, e si… Rinzler ci prendeva gusto a provocarlo, fu solo per l’ovvio intervento di Bone Cold che raggiunse i due sfidanti con passo svelto e poco disposto a sentire chiacchiere.

– I demoni non raggiungeranno mai questo picco… neppure loro amano la presenza di Morrigan e lei stessa ha più volte espresso desiderio di radere al suolo la foresta per far cessare le loro urla…–

– Visto? Ragazza intelligente – ribatté soddisfatto il mercenario più anziano rivolto al giovane criminale. E quest’ultimo incrociò le braccia in petto emettendo un grugnito come un bambino offeso.

– … ma logicamente è anche consapevole che se la foresta brucia poi la Corte verrebbe qui a investigare. Ed è l’ultima cosa che vogliamo se il nostro ultimo carico possa andare a destinazione senza problemi! Forza… prepariamoci per l’imbarco –

Nel tono del mercenario si poteva percepire che ormai quel tipo di lavoro stava iniziando a stargli un po’ stretto, ma per qualche strano motivo a Bone non era ancora saltata del tutto la molla di abbandonare quel nucleo di pura malvagità che era Morrigan. Per Rinzler iniziava a sorgere il dubbio che a lungo andare quella sua fedeltà alla strega potesse comportare un problema principalmente per lui. Della ragazza non gliene importava nulla, anche se comunque non pagava male, ma il suo sesto senso gli stava dicendo che il ragazzo potesse essersi in qualche modo cotto di quello scherzo della natura. E non c’era niente di peggio che seguire gli ordini di un uomo innamorato, quindi, a meno che la miss non avesse deciso per altri piani, prese mentalmente un appunto di tenere un proiettile sempre pronto nella canna del fucile da usare sulla fronte di Bone Cold in caso di pessimi “punti contrattuali”.

E comunque quella fottuta foresta prima o poi l’avrebbe rasa al suolo!

 

 

Capitolo non lunghissimo e che non mi entusiasma più di tanto, ma direi fondamentale per farvi capire che alcuni problemi belli grossi stanno per iniziare. Quali? Eh… abbiate pazienza e con il tempo lo capirete! Per il resto, ringrazio chi legge, recensisce, e mette la storia tra le seguite e preferite

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Capitolo 3
*** genitori problematici ***


Per il suo rientro in patria Kevin Mask aveva optato per soggiornare all’interno del cottage anziché all’interno della villa, e questo per motivi piuttosto logici.

Non si trattava solo per il rancore che nutriva ancora per suo padre, anche se in forma minore dopo quello che era capitato durante il matrimonio e poi durante la finale della Corona Chojin, ma anche perché il giovane Mask ci teneva alla propria indipendenza oltre che al benessere psicologico della propria compagna.

Non aveva faticato a convincere Niamh a seguirlo, nonostante un paio di volte frotte di paparazzi l’avevano inseguita per tutti il mercato ortofrutticolo in cui lavorava pur di strapparle qualche informazione sulla sua presunta relazione con la stella del wrestling Kevin Mask, e la ragazza si era solo difesa lanciando cipolle mentre scappava terrorizzata, ma restava comunque molto faticoso convincere il suo vecchio che quella donna lui l’amava.

Voleva che Niamh fosse tranquilla, e la scelta del cottage era quella migliore se non voleva sentire lo sguardo tagliente di Robin addosso anche nell’intimità della propria stanza. Una intimità la loro che gli piaceva consumarla da uomo innamorato qual era, avendo tutti i riguardi per una giovane che in fin dei conti non era fatta di cristallo e non necessitava di vera protezione costante ma solo di vere certezze.

Al momenti il campione indiscusso della Corona Chojin si trovava nel secondo piano del cottage, precisamente nella camera da letto, ed aveva aperto una porta finestra che dava sull’ampio balcone per permettere al fumo della sigaretta che stava aspirando di uscire indisturbata senza che l’acre odore svegliasse il sonno profondo della sua ragazza.

La sua ragazza… si, lo era. Era più importante lei di quella stupida cintura che aveva appoggiato sul comò della camera da letto, e a cui dava a tratti delle occhiate, e in particolar modo sentiva il bisogno di proteggerla da un mondo che anche per lei era stato piuttosto crudele.

A Kevin non importava nulla se era una ragazza disonorata in modo vigliacco, sapeva della sua storia già da mesi… ossia da quando l’aveva sentita chiacchierare con Kyle all’interno della serra, ma proprio per questo motivo si sentiva quasi “in colpa” in bilico tra il volerla proteggere come se fosse una bambola di porcellana, a farla sentire amata senza soffocarla troppo. Come quella mattina, prima dell’alba, in cui l’aveva amata stringendo a se le sue carni e godendo della sua voce rotta dal piacere che solo lui sapeva darle.

Borioso forse. Ma gli piaceva quel suo corpo dalle curve morbide, stringerle ambo i seni con le mani fino a lasciarle segni rossi evidenti, ghermirle i fianchi e spingersi in lei sentendola dire “ti amo” con le guance intrise di un rosso imbarazzato. Ora l’unico segno rimasto di quell’amplesso era una lieve patina di sudore che gli ricopriva la pelle e si stava via via asciugando anche grazie all’aria fredda del mattino, attualmente si era solo messo i pantaloni del pigiama, mentre la giovane irlandese dormiva come se fosse stata una bambina stringendo a se il proprio cuscino.

Iniziò a svegliarsi quando il ragazzo aveva ormai finito la sigaretta, che prontamente buttò fuori dalla finestra per impedire che si accorgesse dell’odore di bruciato, mettendosi a sedere sul letto e coprendosi con le lenzuola.

– Mmr… credo di aver dormito un po’ troppo… è t-tardi? –

Aveva un aspetto piuttosto trasandato con i suoi capelli in disordine e un filo di occhiaie, ma Kevin la trovava adorabile lo stesso. Si sedette sulla sponda del letto, e sorridendole lievemente andò a sistemarle i lunghi capelli castani scompigliati.

– Sono le sei del mattino, ancora presto per fare colazione ma non per fare una doccia… a meno che tu non voglia stare sotto le coperte tutto il giorno…?! –

A quella mezza domanda Niamh non rispose, limitandosi a sorridere imbarazzata e decidendo che forse era il caso di cambiare discorso, puntando i propri occhi scuri sulla cintura in bella vista dinnanzi a loro.

– Hm… non sei contento di aver vinto il titolo…? Hai faticato tanto per vincere e ora non la guardi neppure –

Non è che la giovane avesse toccato un tasto dolente, anche perché lei stessa sapeva che il giovanotto a quel titolo preferiva di più la sua compagnia stabile, ma vedeva comunque una certa nota cupa nello sguardo dell’uomo che amava.

– No, non è che non sono contento… è solo che pensavo che vincendo il titolo avrei finalmente sistemato i miei problemi con la famiglia… – si ritrovò a sospirare piano, prima di riprendere l’elmo di metallo dal comodino accanto al letto e rimetterselo velocemente come a voler ritrovare la propria identità – ma nonostante io stesso sia orgoglioso di aver ridato onore ai Mask, non riesco ad entrare in sintonia con mio padre. E non parliamo del mio allenatore poi… –

Come non poteva non sentirsi in parte ferito dal comportamento di Lord Flash, che aveva tenuto segreta la sua vera identità così da potergli insegnare meglio le tecniche dei Mask? Warsman aveva comunque avuto le sue buone ragioni, e doveva concordare con se stesso che senza i suoi allenamenti non sarebbe riuscito ad ottenere un titolo tanto importante, poiché per quanto severo fosse si era dimostrato più umano dello stesso Robin, ma rimaneva comunque il suo gesto ad essere abbastanza “discutibile” per non parlare anche di quell’altra faccenda.

– Uh… beh… ecco, se è per Kyle te l’avevo già raccontato come s-sono andate le cose, no?–

Ecco, come appena gli aveva ricordato Niamh ciò che dava più fastidio era che Warsman fosse partito per allenare quel borioso di suo cugino. D’accordo che gli aveva salvato la vita contro gli uomini dei Lancaster, ma perché chiedergli di prenderlo come allievo? Tentativo sincero di apprendere le tecniche di famiglia oppure di dimostrare un domani che lui era nettamente superiore a Kevin? Molto probabilmente si trattava della seconda opzione, e tutte queste cose messe assieme avevano offuscato il senso di orgoglio e furore che la vittoria aveva instillato nel ragazzo.

Andava orgoglioso per ciò che aveva fatto, poiché vincere il titolo era stato per lui anche un modo per “redimersi” per le bravate fatte in passato, ma con suo padre che ancora una volta non accettava le decisioni prese da suo figlio… aveva una voglia matta di ritornarsene in Giappone con Niamh e chiudere li la faccenda de “la ragazza che il mio vecchio non approva perché è un vecchio matusa del cavolo”. Eppure, se era tornato in patria era anche perché a breve sarebbe diventato un fratello maggiore e non voleva perdersi il momento e… ah, che casino! Kevin Mask disprezzava la propria famiglia, ma era la sua famiglia in fin dei conti. E sentiva che ne faceva comunque parte, nella buona e nella cattiva sorte.

La linea dei suoi pensieri si interruppe bruscamente quando il cellulare di sua proprietà, che vibrava nervoso sul comodino accanto al letto, non lo ridestò bruscamente riportandolo alla realtà. Niamh fu veloce a prenderlo per poterglielo porgere, e Kevin la ringraziò con una timida carezza sula guancia sinistra prima di visionare quello che era un messaggio appena giunto.

– Tzk… non avrei dovuto insegnare a Santiago come si manda un sms. Comunque, sembra che mio padre e Alya ci terrebbero molto che cenassimo con loro questa sera –

– Beh, direi che è una cosa carina da parte loro… m-magari è un buon segno, no? –

Indubbiamente da parte di Alya lo era, ma persino la giovane irlandese si era resa conto che lo stesso non valeva anche per il padre del ragazzo che amava e che anzi, sembrava disprezzarla per motivi piuttosto intuibili. E Niamh, da ragazza ancora pesantemente insicura nonostante fosse grata a Kevin per il modo in cui le era vicino sempre e comunque, francamente non sapeva come comportarsi con Robin Mask.

Pensava seriamente che il suo giudizio fosse crudele nei suoi confronti, ma non credeva fosse giusto iniziare ad odiarlo sebbene a tratti avesse quasi voluto voglia di prenderlo a borsettate e scappare via piangendo sebbene come uomo le incutesse una certa paura. Un sentimento tutto sommato umano, ma se ancora non aveva avuto una crisi i nervi era solo perché aveva avuto la grande fortuna di aver incontrato il lottatore inglese sulla sua strada.

Solo che… a spaventarla c’era il fatto che tutto questo potesse spezzarsi da un momento all’altro, anche con un semplice invito a cena come quello appena giunto.

 

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Il viaggio di andata era stato tutto sommato tranquillo, anche perché le hostess avevano letto ad alta voce, e con un sorriso smagliante compresso nel botulino, il regolamento generico per gli ospiti che si stavano preparando a raggiungere Amazon. Probabilmente nessuno si immaginava che una molestia sessuale, anche la più “leggera” come una “pacca nel didietro”, potesse essere severamente punita su quel pianeta tanto da far venire freddo anche a quegli atleti più crudeli che sedevano diverse file più indietro rispetto al gruppo di Kid Muscle.

Ma osservando il proprio allievo, Meat aveva già intuito che sarebbe stato molto difficile far comprendere a quello zuccone che con le amazzoniane non si scherzava, anche perché da come si era appiccicato alla finestrella dell’astronave, nel mentre che iniziavano ad atterrare dopo ben quattro ore di viaggio iperveloce, sembrava non vedere l’ora di cominciare ad abbordare qualunque femmina gli capitasse a tiro.

“speriamo che lui e gli altri non si caccino nei guai” pensò il piccolo kinnikku continuando ad osservare preoccupato il giovane principe “in fin dei conti non mi dispiacerebbe risolvere il mio problema di reni!”

Tuttavia fu solo quando giunsero nell’affollato spazioporto  di Venturas che l’entusiasmo di Kid raggiunse picchi di eccitazione simili a quelli di un bambino iperattivo. Per Terry Kenyon fu come rivedere le sue sorelle da bambine, con l’adrenalina nel sangue ogni volta che assieme alla famiglia andavano a visitare Disneyworld, dunque si sistemò meglio il cappello da cowboy sulla testa ben sapendo che i problemi stavano per iniziare.

– Iniziamo proprio bene se comincia di già a correre da un lato all’altro dello spazioporto per presentarsi a tutte le donne presenti! –

– Su DikDik… non essere così pessimista – fece il texano, vedendo che l’amico in questione si era già beccato uno schiaffo da una Deva indignata – Kid non è tipo da allungare troppo le mani nei confronti di una donna…–

Lo disse senza reale convinzione , ma tutto sommato non aveva detto una cosa sbagliata poiché il suo essere farfallone Kid Muscle lo aveva preso dal padre… ed era quest’ultimo quello che il coraggio di palpare una donna pure armata ce l’aveva eccome. Un anziano re che non perse tempo, tra le altre cose, a farsi notare dal figlio e da tutto il gruppo piuttosto stupito dalla sua presenza. Spuntando come un cefalo in un mare pieno di sardine e conciato in maniera improbabile per un re, come un vecchio maniaco in permeabile e cappello.

– Babbo! Sei riuscito a raggiungermiii! – quando Kid riuscì ad intravedere in mezzo a quella folla di passeggeri e visitatori il padre che tanto si sbracciava, lasciò perdere di importunare delle perplesse signore e quasi volò in sua direzione – sapevo che non avresti avuto problemi! Ora si che ci divertiamo!! –

Sebbene non perdesse mai occasione di maltrattare l’anziano re del pianeta kinnikku, quando padre e figlio erano assieme davano decisamente sfoggio a un lato infantile davvero incredibile. E difatti, si misero a fare un assurdo balletto in mezzo ad una folla che li guardava incuriosita oltre che ad un gruppo di amici completamente allibiti.

– Visto ragazzo che sono riuscito ad arrivare?! Appena ho ricevuto la tua telefonata mi sono preparato e uscito! Vedrai come ci divertiremo, ragazzo mio!–

– Cosa…?! Suguru?! Kid! Ragazzo! Quando avresti chiamato tuo padre?! E cosa diavolo ci fa il re qui?? Non hai un pianeta da governare??! –

La perplessità e stupore di Meat erano piuttosto comprensibili, anche perché non gli era sembrato di vedere il proprio pupillo telefonare al padre, ed inoltre Suguru avrebbe dovuto restarsene sul pianeta kinnikku per ovvie ragioni a meno che non avesse dei validi motivi riguardanti la sua salute… ma a giudicare dal cappello e impermeabile doveva essersi allontanato dal pianeta di soppiatto per non insospettire la regina e gli altri sudditi.

– Ecco… ho chiamato papà quando ho preparato i bagagli per informarlo della vacanza… ehe! –

– E io… ehm, ho pensato che dopo quello che è successo al torneo era il caso di stare vicino al mio ragazzo…–

Entrambi padre e figlio erano piuttosto imbarazzati nel giustificare il loro piccolo accordo di svago totale alla faccia dei parenti e dei doveri di regnanti, poiché lo sguardo severo di Meat si “stemperò” in un facepalm totale poiché quei due zucconi non sarebbero mai cambiati.

– Uh.. il re è forse fuggito da palazzo travestendosi da panda…?–

Wally Tusket poteva sembrare a prima vista un tontolone, ma con la sua innocenza aveva notato che King Muscle aveva disertato i propri doveri di regnante mettendosi quasi sicuramente nei guai visto i cerchi neri attorno agli occhi provocati da un paio di risentiti pugni piuttosto riconducibili a qualche donna non contenta di certe attenzioni.

– Nrr… Suguru, non dirmi che adesso dobbiamo scappare via senza voltarci mai –

Fece il piccolo allenatore con voce rotta, notando che il vecchio amico si era messo a ridere per stemperare l’imbarazzo di essere stato scoperto in modo così eclatante. Eppure, le sue previsioni non andarono molto lontano dall’avverarsi quando altro scompiglio si manifestò tra la gente che dovette spostarsi al passo svelto di alcune Deva in divisa scura.

– Direi invece di incamminarci in fretta verso l’uscita, signori! – fece notare un Check Mate indicando alcune soldatesse, non cortigiane però, che si stavano avvicinando a loro intimando l’alt con dei fischietti – dubito che quelle signorine vogliano semplicemente bacchettarci le mani –

– Al momento opportuno ja?! – fece sarcastico Jeager, mettendosi a correre assieme agli altri verso una uscita introvabile – e pensare che doveva solo essere una vacanza in compagnia di herr Muscle! –

– Waah! Che colpa ne ho se essere affascinanti e belli è un crimineee?!! –

Come di consueto Kid Muscle e padre erano quelli con il passo più veloce mentre correvano lasciandosi letteralmente dietro una scia di fumo, seguiti da un gruppo di amici piuttosto preoccupato dalle conseguenze che quella meritata vacanza stava prendendo nella piega totale degli eventi.

– Spero che tu stia soddisfatto di esserti cacciato nei guai ancor prima di iniziare! – berciò DikDik van Dik raggiungendo con uno scatto d’atleta il kinnikku che, nel mentre che correva come un forsennato, piagnucolava con una certa disperazione – invece che uscire dalla porta principale ci tocca sgattaiolare fuori di qui come dei criminali! –

– Non c’è tempo per lamentarsi ora! Continuate a correre fannulloni! E consideratelo un allenamet-Off!! –

Meat fu talmente preso dall’impartire ordini ai suoi indisciplinati allievi che quasi non si accorse di andare a sbattere contro un’ombra decisamente imponente. Riuscì a frenare all’ultimo minuto, ma proprio perché si fermò di botto ed era riuscito ad arrivare primo cercando di raggiungere il proprio allievo, e fece involontariamente inciampare tutti gli atleti dietro di lui in una assurda carambola che lo portarono ad essere seppellito da svariati chili di muscoli umani.

– Ehi, guardate dove andate… uh? – fece il quasi investito individuo misterioso – ma sbaglio o siete i pivellini che erano a Londra circa quattro mesi fa? L’universo è davvero piccolo…–

Il tanto misterioso individuo non era poi così misterioso, se la montagnola di wrestler riuscì ad identificare la voce di Kyle Mask così simile, se non più arrogante, a quella del campione in carica Kevin.

– Ah! È… è… il clone di Kevin! Volevo dire, suo cugino! – si corresse immediatamente un Wally Tusket schiacciato da Check Mate e Terry – m-ma che ci fa lui qui…? In compagnia dell’allenatore di Kevin Mask poi…–

– Tzk, tu cosa ne pensi Wal? È ovvio che quei due siano in combutta…–

Il tono acido di Terry Kenyon la diceva lunga, poiché in effetti sia l’inglese vincitore della Corona Chojin che il suo detestabile cugino non è che gli andassero proprio a genio così come ancora a molti di loro. Ma a parte questo era assai curioso vedere Warsman, con ancora i panni di Lord Flash addosso, in compagnia di un soggetto tanto singolare lasciando comunque intravedere un’aria scocciata sulla sua maschera bianca.

– Hm, a me sembra solo di sentire la voce dell’invidia qui… volete che vi insegni di nuovo – e qui era ovvio che si riferisse alla piccola rissa avvenuta all’hotel Atlas – qualche tecnica? In fin dei conti non avete appreso bene la lezione, visto che siete stati i primi ad essere messi K.O… o sbaglio? –

– La tua è tutta aria gonfiata, schläger! – tuonò il tedesco Jeager mettendosi di scatto in piedi – visto il modo in cui hai combattuto alla fine direi che sarebbe il caso di sgonfiartela via per bene! –

Durante il matrimonio di zio Robin il giovane Kyle non aveva partecipato ai tafferugli per il semplice fatto che aveva pensato a mettere in salvo la sorella e gli altri bimbi presenti… non c’era davvero da biasimarlo per questo, anche il resti degli atleti lo sapeva, ma la sua arroganza era troppo da sopportare per Jeager. E se non arrivò ad assalirlo fu solo per il collega tanzaniano che lo bloccò prendendolo da sotto le ascelle, in una scena che non fece altro che far ridere il teppista vestito di pelle nera e borchie, e con un braccio lasciato esposto facendo così ben vedere le sue rose tatuate, decretando che non c’era motivo di perdere tempo con quella marmaglia come ben gli fece notare il suo allenatore.

– Come e perché siamo qui direi che non è affar vostro, quindi apprezzeremmo molto che non disturbaste i nostri allenamenti d’ora in avanti… –  e qui l’occhio di Flash cadde su un biglietto caduto dalle tasche del texano e recante il logo del villaggio turistico/centro benesse in cui il gruppetto avrebbe soggiornato –  anche se temo che saremmo costretti ad una pacifica convivenza visto che a Venturas esiste un solo centro per chojin… per cui cari “signori” vedete di non mettere in mezzo pure noi nei vostri problemi! –

Per Meat il comportamento era da catalogarsi come piuttosto “strano”, visto che per quasi tutto il torneo chojin Lord flash, alias Warsman, aveva tenuto un atteggiamento comunque distaccato nei loro confronti senza mai denigrarli apertamente come faceva Kevin Mask suo precedente allievo. Meat lo aveva notato per primo, che qualcosa nell’atteggiamento del russo era cambiato già durante il terribile scontro tra Turbinskii e Kevin, dimostrandosi a sua volta piuttosto sprezzante, ma non aveva saputo dire cosa avesse portato l’ex lottatore a indurirsi così anche dopo la vittoria del suo pupillo.

– È molto strano in effetti… – borbottò Meat mentre si rialzava in piedi assieme agli altri – dovrebbe essere piuttosto soddisfatto che Kevin Mask abbia vinto il titolo! Inoltre sta per diventare nonno da quel che ho letto sui rotocalchi–

– Oh si… beh… i pettegolezzi dicono che la sua “amicizia” con Hammy non sia finita molto bene…–

A parlare fu Kid Muscle che lo disse con una certa noia mentre si scaccolava con il mignolo sinistro, e francamente non è che gli importasse più di tanto dei pettegolezzi infondati che giravano per i corridoi della Muscle League, ma magari quel suo atteggiamento così negativo era da ricondurre alla strana amicizia tra quei due e a detta dello stesso Alexandria Meat piuttosto “pericolosa” come conoscenza. Ma magari se i suoi ragazzi fossero stati lontani da quei due si sarebbero evitati problemi ancor più maggiori da quelli in cui stavano fuggendo ora, proprio come ricordò loro il lottatore del Principato di Monaco.

– Signori, mi dispiace dovervelo far notare ma credo proprio che dovremo continuare a correre! –

E i primi della fila, manco a dirlo, furono i Muscle che gridarono come ragazzine fino a che non riuscirono a seminare quelle vigilesse testarde.

 

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Se c’era una cosa per cui Morrigan era grata al suo addestramento clericale era sicuramente la capacità di controllare le proprie emozioni. Di saperle gestire con meditazioni giornaliere spese all’interno del tempio o nel giardino curato del monastero, oppure ancor meglio cancellare definitivamente certi pensieri prosciugando la riserva della Madre Superiore.

Sua signoria possedeva svariate bottiglie di vino pregiato in cantina, creato dai vigneti presenti nell’orto oppure acquistati via internet, e piuttosto che lasciarle a fare la polvere aveva saggiamente deciso di sperimentare sul suo stesso corpo i benefici dell’alcool.

Nonostante la sua incommensurabile forza la sua psiche era ciò che meno riusciva a rigenerare, portandola per questo a sospirare in modo greve nel mentre che si portava una mano sul volto per spostare via i lunghi boccoli rossi che le oscuravano la visuale.

Alzò la testa con fare lento e pigro, dovuto anche all’alto tasso alcool emico presente in corpo, ruotandola poi come una invasata nel mentre che scrutava il soffitto a cassettoni della sala principale non cogliendone la sua eleganza.

Era seduta sul trono precedentemente posseduto alla sua successore, e le sue lunghe vesti religiose, di color rosso destinate quindi ad una Madre Superiore, erano ridotte a brandelli e trattenute su con lacci di cuoio e cinture ma nonostante quello scempio compiuto da lei stessa in un impeto d’ira mal gestita sembrava non importarle più di tanto di essere mezza nuda e pure ubriaca.

Qualsiasi cosa pur di allontanare dalla testa la voce e il volto di sua madre.

Lei, che non aveva esitato a spedirla in convento da bambina e ucciderla poi quando ebbe il coraggio di ribellarsi e voler dimostrare al mondo che valeva qualcosa di più di una semplice suorina, tormentava ancora il suo sonno in una tortura efficace e ben mirata a volerla far soffrire “controllandola” indirettamente anche adesso che era riuscita a riprendersi la libertà che in fin dei conti si meritava. Perché Morrigan non aveva scelto di nascere come strega, e Alana l’aveva colpita con così tanta violenza che la ragazza ancora percepiva il freddo metallo del tacco della genitrice trapassarle il cervello da parte a parte. Da un orecchio all’altro, causandole volutamente gravi disturbi dell’equilibrio e motori che era riuscita a riaggiustare molto lentamente a causa del trauma psicologico subito. Una madre non può trucidare la propria figlia sorridendo come se stesse gustando qualcosa di prelibato…

– Tzk… e poi il mostro sarei io…–

Borbottò la strega, ed alzando gli occhi neri come la pece riuscì a distinguere ben tre Bone Cold davanti alla porta ad arco della sala. Reclinò la testa da un lato all’altro ridacchiando istericamente, mentre il mercenario si limitò a massaggiarsi l’attaccatura del naso con l’indice e il pollice cercando di non spazientirsi troppo.

– Tu! – indicò il mercenario sulla destra della porta anche se in realtà indicò solo il muro – portami il Walt Street Journal! E tu ed anche tu… – stavolta indicò i restanti mercenari – dilettatemi con un balletto mozzafiato! E che sia mozzafiato! –

– Ecco ci risiamo… sei di nuovo ubriaca! Dammi qua che è meglio, che se gli altri ti vedono in queste condizioni puoi dire definitivamente addio alla nostra debole alleanza! –

Seccato per quella visione tutt’altro che edificante della strega mezza ubriaca preda di un ennesimo attacco di depressione causato da pessimi ricordi che il mercenario di Dokuro ben conosceva, scattò in avanti prendendole il polso della mano che sorreggeva una bottiglia finita per metà e costringendola così a mettersi prepotentemente in piedi. La cosa però non andò a genio alla ragazza, che subito iniziò una breve colluttazione tra i due in cui la bottiglia di vino andò a rompersi sul pavimento, con sommo dispiacere di Morrigan che decisamente non gradì visto il modo in cui lanciò un rauco grido risentito, e il tutto finì quando la strega dello spazio non colpì l’alleato allo stomaco con la pianta del piede destro.

A Bone Cold letteralmente mancò il fiato per quanta forza la donna usò per bloccarlo, e pertanto si ritrovò a terra a boccheggiare prima di riprendersi immediatamente notando che ora la strega teneva un piede scalzo contro il suo petto ridacchiando sottilmente.

Era… difficile distinguere l’iride e la cornea in mezzo a tutto quel nero, ma qualcosa si riusciva ad intravedere e decisamente sembrava essere un barlume di follia. La stessa follia, o terrore cieco che ancora non riusciva a domare, che le impediva di lasciare il monastero con la scusa banale che da li riusciva a coordinare meglio le operazioni di commercio. Molto probabilmente, poteri rigenerativi o meno, non sarebbe più tornata la Deva di un tempo.

– Gli altri possono anche andare a farsi benedire se i soldi che ci guadagnano non vanno a genio ai loro testicoli mosci – e qui stava sul fatto che si lagnassero di continuo per la poca azione nelle loro imprese – meglio per me, ne avrò di più quando me ne andrò da questo lurido posto! –

– Sempre che te ne andrai… inizio a-a pensare che tu ti sia affezionata a queste quattro mura –

Il commento sarcastico di Bone in realtà nascondeva una verità di fondo piuttosto marcata, ma Morrigan non si scompose più di tanto facendosi seria e reclinando la testa di lato come un animale curioso, nel mentre che scrutava il suo prezioso alleato.

Poi ci si sedette sopra con fare apparentemente languido, e la ragazza flautò parole che suonavano in realtà come dei maledetti ordini alle orecchie dell’uomo.

– Oh… caro! Sei così preoccupato per me da temere per la mia salute… anche la Madre Superiore si preoccupava, sai? – passò dietro il collo di Bone Cold alcuni drappi strappati dalle maniche, portandolo così a deglutire e trovandosi la testa sollevata e vicinissima alla sua – che pessimo errore ha fatto a sottovalutarmi, che pessimo errore hanno fatto tutti… quindi, siamo precisi, non costringermi a farti del male proprio ora… poiché mi seccherebbe dover parlare con i muri anche se sarebbero molto più ubbidienti –

– Stai tranquilla bella, per evitare che tu mi faccia del male mi basta indossare un condom –

La sprezzante battuta dell’uomo di Dokuro, fatto con un sorriso piuttosto arrogante di chi la sapeva lunga, fece sbuffare annoiata la strega che parve riprendere il senno perduto rimettendosi in piedi e tornandosene lentamente verso il proprio tono di pietra.

– No, comunque non c’è motivo di preoccuparmi per me… la voglia di fare affari è una purga per il mio cervello. E se dubiti della mia sanità mentale, conosco validi motivi per dissuaderti prima di ucciderti–

Non era decisamente il caso di intraprendere una discussione con lei, pertanto Bone Cold sorrise sottilmente notando che comunque madame era di buon umore e magari avrebbe accettato di buon grado di cospicui affari e soprattutto, per la gioia dei suoi alleati, lauti aumenti visto il modo in cui il commercio stava fruttando.

– Bene, allora non avrai problemi a dare la mancia al tuo mercenario preferito!–

Il lavoro era senza ombra di dubbio una medicina migliore di qualunque altro farmaco presente al mondo, ma una medicina ancor migliore per lei sarebbe stato non sentire più la presenza della madre che incombeva sulla sua psiche segnalandole chimicamente che la genitrice era ancora viva e che, molto peggio, era fin troppo vicino per i gusti della strega.

Tanto, troppo, vicino… quasi a suggerire che miss Alana fosse addirittura su Amazon…

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Capitolo 4
*** Il tormento ***


La città di Venturas la si poteva considerare quasi come una Las Vegas di Amazon. Si trattava di una meta turistica che si affacciava sull’oceano occidentale del continente nord, ed era piuttosto rinomata per le parecchie attrazioni da offrire oltre che presentare l’unico centro benessere per chojin dell’intera città stato.

Sul pianeta delle Deva difatti ogni paese era autonomo, sebbene rispondesse al Consiglio Mondiale di Amazon, e la città di Venturas si era trasformata da semplice porto di pescatrici di perle a meta turistica all’avanguardia per tirare su profitto prettamente dalla fauna maschile.

Tuttavia, chi pensava di trovare prostituzione facile come nei paesi poveri della Terra rimaneva profondamente deluso. Le amazzoniane sanno essere piuttosto selettive quando si tratta di partner, e le leggi in vigore sul pianeta decisamente non rendevano vita facile ai molestatori. Attualmente comunque, la città di Venturas ospitava il maggior numero di presenza maschile sul pianeta, compresi un gruppo di chojin che cercava di passarsi una meritata vacanza alle terme.

– Aah… questa si che è vita! – sospirò beato un Meat comodamente immerso nelle acque calde di una sorgente termale, mentre attorno a lui Wally Tusket stava nuotando da una parte all’altra della grande vasca circolare e Check Mate era appoggiato con la schiena su una roccia – siamo qui al centro benessere da sole due ore e già ci hanno fatto visita medica nonché assegnatoci già le terapie da seguire… e tutto il programma è su carta plastificata! Questa si che è civiltà all’avanguardia –

Con un sorriso soddisfatto estrasse dall’acqua quello che sembrava essere un foglio rigido plastificato con su scritto tutto il programma che l’allenatore kinnikku avrebbe seguito per mettersi in sesto, ed anche tutti gli altri atleti della League possedevano un programma personalizzato che a quanto pare non tutti sembravano disposti a seguire.

Terry Kenyon ne era un esempio, visto che era al chiosco delle bevande e stava intrattenendo bellamente due signorine decisamente divertite da qualunque cosa stesse dicendo, mentre Kid Muscle… oh buon Dio!!

– Kid! Che diavolo sta succedendo??! –

Tanto fu il suo sgomento da costringerlo a mettersi in piedi, aveva solo un asciugamano legato in vita, cercando fin da subito di inseguire il proprio allievo che fuggiva terrorizzato da un furioso, e ghignante, Warsman. Il giovane principe dei kinnikku correva velocemente, oltre che strillare come una ragazzina impaurita, ma anche l’ex lottatore russo correva veloce e sembrava quasi sul punto di artigliare l’indisciplinato allievo di Meat.

– Wahhh!! Non lo faccio più! Non lo faccio più lo giuroooh!! –

Ma nonostante le suppliche strillate a pieni polmoni nulla bastò per placare la rabbia dell’uomo, che inseguì Kid per tutto il curato giardino rovesciando tavolini e sdrai, e lasciando perplessi gli altri ragazzi della Muscle League che francamente parlando non sapevano se fosse giusto o meno intervenire per fermarli. Ma per “fortuna” non ci fu bisogno di intervenire, poiché la corsa del principe finì involontariamente contro il muro di un bungalow, dopo essere inciampato su diversi sdrai facendo più confusioni lui di Warsman che semplicemente si limitava a saltarli, e il russo fu veloce a piantare gli artigli della mano destra a pochi centimetri dal suo volto. Kid Muscle decisamente sbiancò emettendo uno strillo femmineo piuttosto comprensibile, ma questo non impietosì l’ex lottatore le cui parole suonavano fredde come il ghiaccio.

– Se vi pesco nuovamente… a rovistare nella mia stanza… – e qui lasciò teatralmente un teso silenzio ad anteporre le proprie parole, accompagnato anche dagli artigli che scesero lentamente lungo il muro color pesca – prometto che non sarò responsabile delle mie azioni future! Siete stati avvisati! –

– MammaMammaMamma! A-abbiamo capito! –

Kid farfugliò parole di scuse verso un Lord Flash che francamente parlando non sembrava affatto pronto a tollerarle, e come ultima cosa strappò di mano al giovane allievo di Meat, quest’ultimo era fermo alle spalle del russo e guardava la scena piuttosto basito, quella che pareva essere una fotografia piuttosto importante per lui.

Al piccolo allenatore kinnikku bastò poco per riconoscere nel soggetto in posa vittoriosa una Emerald Lancaster a cui molti lì dovevano la loro vita. Un piccolo indizio, ma abbastanza da fargli comprendere che i pettegolezzi citati da Kid fossero dannatamente reali.

– È la verità, Kid? Siete davvero entrati nella stanza di Warsman? –

– Si, posso confermare che ho visto Kid Muscle intrufolarsi all’interno di suddetta stanza e rovistare in giro! –

A parlare in fretta era stato un DikDik van Dik apparso da dietro una pianta e pronto a scaricare l’intera responsabilità all’amico curioso, nonostante lui per tutto il tempo avesse fatto da palo fino a che il russo non era apparso… dal bagno. Ma all’uomo derubato non parve importare più di tanto le scuse, reali, di un gruppo di ragazzini scapestrati e neppure sentire il loro allenatore fare la ramanzina, e decise di allontanarsi in tutta fretta nel mentre che ascoltava le giustificazioni di un principe scapestrato.

– S-si è vero… mi dispiace per quello che ho fatto ma la verità è… c-che volevo apprendere pure io le tecniche dei Mask così da capire che cos’hanno di così speciale – nel dirlo si rimise in piedi massaggiandosi la nuca mortificato, e Meat addolcì un poco il proprio sguardo – ho dato una occhiata al libro ed ho trovato una foto di Hammy… Warsman è scattato quando me l’ha vista in mano –

– E lo credo bene ragazzo mio! Non si fruga nelle proprietà altrui… men che meno negli affari di un uomo turbato –

Quest’ultima parte la disse sussurrando, in modo che non la sentisse nessuno dei presenti, ma la “rottura” dell’amicizia tra quei due, se vera, non doveva essergli andata affatto a genio se comunque conservava una foto della ragazza nel libro più importante della sua vita. E ciononostante, il kinnikku non se la sentiva neppure di rimproverare troppo il proprio allievo mettendosi a rincorrerlo con una scopa di saggina, limitandosi solo a strizzargli il naso da maiale a mo’ di avvertimento. Anche Kid soffriva per la cocente sconfitta subita durante la Corona Chojin, lui più di tutti anche perché aveva davvero dato il massimo nell’ultimo scontro, ma ciononostante non significava che era giustificato dal commettere piccoli reati come quello appena commesso.

– Povero Kid… comprendo il suo gesto anche se ha sbagliato a fare quel che ha fatto –

Wally Tusket emerse solo con la testa dalle acque calde della vasca, e nonostante al momento l’amico fosse giustamente punito dal proprio allenatore, lo stava costringendo ad una serie di piegamenti iper veloci, preferì rimanere in disparte capendo perfettamente il lato emotivo del principe kinnikku.

– È comprensibile, ma ciò non toglie che abbia sbagliato come gli ha fatto notare Meat – il lottatore del Principato di Monaco incrociò le braccia in petto restandosene comunque seduto in acqua – magari stasera, quando le acque si saranno calmate, potremmo andare al Vintage Club… ho sentito che è un locale molto alla moda qui a Venturas –

Tale locale era segnato anche sulle guide intergalattiche oltre che nelle brochure sulla nave che li aveva portati sino a li, quindi magari una volta finite le terapie e gli allenamenti meno pesanti del solito potevano farci una capatina per socializzare anche un po’ con la fauna locale. Meat comunque li aveva messi in guardia dal non accettare certe “chiacchiere” con le donzelle sul posto, soprattutto per quanto riguardava il sistema di incremento demografico del paese che addirittura incoraggiava i rapporti occasionali a scopo riproduttivo, se non nel caso fossero veramente coscienti di assumersi comunque una tale responsabilità.

Non che il ruolo di padre fosse necessariamente richiesto per una Deva visto che vivevano tutte in famiglie molto unite, ma Alexandria Meat era un tipo un po’ all’antica e quando un uomo si prendeva le sue responsabilità dimostrava a tutti di essere un vero uomo.

 

Chi attualmente non era affatto interessato di conoscere altre donne era lo stesso Warsman che, sbattendosi la porta del proprio bungalow alle spalle, andò a sedersi di peso sulla sponda del letto. Sospirò lentamente e in modo greve, chiudendo momentaneamente gli occhi come per raccogliere le energie, prima di osservare la foto che aveva riattaccato con il nastro adesivo dopo averla strappata in un impeto d’ira perfettamente giustificabile.

Hammy l’aveva praticamente costretto a scattargli quella foto a Londra circa quattro mesi fa, dopo aver vinto una stupida partita a dama cinese, in una posa vittoriosa  a dir poco teatrale ma degna di quella maledetta famiglia Lancaster. Era tutto ciò che gli rimaneva di lei, e stranamente gli faceva incredibilmente male quella separazione così improvvisa e ingiustificata.

Non riusciva, non voleva, dimenticarla… e ciò che era successo praticamente alla vigilia della finale della Corona Chojin non aveva fatto altro che spezzargli il cuore con una illusione davvero crudele. Con tutta probabilità Howard Lancaster doveva essere riuscito a convincere l’adorata figlia a starsene lontano da un uomo “pericoloso”, come se già il marchese non si circondasse di individui a dir poco discutibili, ma qualcosa aveva comunque spinto la ragazza a cercarlo sfidando così i “consigli” paterni.

E dunque una notte si ritrovò a svegliarsi all’improvviso sentendo che qualcosa, o qualcuno, si era rannicchiato contro la sua schiena come a supplicare un po’ di protezione. In principio il russo rimase quasi scioccato, e a momenti non estrasse i propri artigli per affrontare quell’intruso entrato dalla finestra aperta della casa che condivideva con Kevin Mask, ma poi i suoi sensori registrarono la presenza di Hammy… e quasi con titubanza si girò verso quel fagottino di carne in cerca di calore umano avvicinandoselo delicatamente a se.

Gli parve strano, ma la rabbia e la frustrazione che fino a quel giorno aveva conservato nei confronti della giovane che aveva deliberatamente tagliato i ponti con lui era improvvisamente scomparsa al semplice tocco leggero del suo corpicino contro quello massiccio dell’ex atleta.

Come si aspettò, la ragazza era sparita all’alba, sempre sgattaiolando via dalla finestra aperta, ma incredibile ma vero era poi ritornata la sera dopo per farsi consolare e l’altra ancora, lasciando che il vecchio “nemico numero uno” l’ospitasse tra le proprie braccia trovando conforto.

Probabilmente la giovane Lancaster era rimasta ancora traumatizzata per ciò che era successo al matrimonio di Alya e Robin, e molto probabilmente non si sentiva affatto sicura di abbandonare qualcuno con cui aveva sviluppato un rapporto intenso seppur complicato.

Il disastro avvenne durante la terza notte, poiché nessuno dei due parve accontentarsi più di un semplice abbraccio.

Warsman ricordò con dolore ogni singolo passaggio che aveva registrato quella notte, sentendo ancora la sensazione del tatto quando le mani della giovane andarono ad infilarsi timidamente sotto il suo pigiama, sbottonandolo un po’ per volta, cercando più contatto senza riuscire a guardarlo in faccia. Altrettanto fece lui passando la mano sinistra sulla sua pelle diafana scoperta, rabbrividendo intimamente per quanto gli era mancato quel contatto, e lasciandosi spogliare di tutto compresa la candida maschera che non si toglieva mai neppure la notte.

Era stato… diverso. Non sapeva come altro definire ciò che era successo, quello che era stato consumato, poiché per quante volte fossero finiti a letto assieme o in qualsiasi altro luogo poco consono non era mai stato così coinvolgente come quella notte. Questo almeno secondo il parere del russo, che non riusciva a dimenticarsi delle sue carezze e dei suoi baci.

Delle sue mani che lo cercavano fermandosi sulle scapole e incitandolo ad avvicinarsi di più a lei e alle sue labbra, lasciandosi baciare le spalle e il collo mentre entrava ritmicamente in lei con una fluidità e delicatezza che a stento si riconosceva, temendo solo marginalmente di poter svegliare Kevin che dormiva nella stanza accanto alla sua.

Non era stato un sogno, ma solo una stramaledetta illusione che si stemperò il mattino seguente, quando si svegliò solo in un letto che ancora aveva impresso il profumo di Emerald oltre a quello di un amplesso che li aveva coinvolti come mai prima d’ora.

Perché era successo? A Emerald era davvero mancata la bestia russa oppure era stato solo un modo per farlo soffrire di più? Per illuderlo con qualcosa che non esisteva dandogli così “la caccia” e costringerlo ad abbassare la guardia per umiliarlo? Un modo magari definitivo per dirgli addio nei peggiori dei modi?

Non poteva saperlo, ma ciò che era successo quella notte incredibile non se la sarebbe mai scordata, e quella rabbia che ora lo stava consumando fino a farlo ruggire e lanciare contro un muro un soprammobile preso dal comodino lo avrebbe accompagnato a lungo.

Il tempismo perfetto con cui Kyle Mask entrò in stanza, non condividevano lo stesso bungalow ma essendo il suo allenatore aveva bisogno di sapere quali allenamenti avrebbe seguito, fu quasi copione benchè a Flash poco ci mancò che decidesse di colpire pure lui quando lo sentì borbottare sarcastico.

– Prima quel branco di mocciosi che cercano di derubarti… ed ora il mal d’amore – si avvicinò a lui infischiandosene del fatto che avesse un’aria truce e le spalle curve come un cacciatore stressato – se mi devi allenare gradisco anche io che tu sia in forma, quindi perché stasera non vieni con me al Vintage Club? Hai bisogno di conoscere qualche volto nuovo e magari… poco impegnativo–

– Tzk… suppongo che tu fossi li ad osservarmi mentre davo la caccia a quel pallone gonfiato – il russo sbuffò seccato lasciandosi scappare pure qualche parola in lingua madre, prendendo poi da uno sgabuzzino scopa e paletta per ripulire il disastro fatto – ad ogni modo non sono interessato a conoscere altre donne… e ti consiglio di fare attenzione con chi uscirai qui su Amazon, a meno che non ti voglia ritrovare padre di almeno una dozzina di bambine! –

– Oh, beh… la cosa non mi preoccupa – Kyle fece spallucce, ma comunque allungò al proprio maestro il cestino della spazzatura – se posso essere loro di aiuto, non vedo perché dovrei tirarmi indietro. Perché, tu non hai intenzione di…–

No perché sono un uomo responsabile!!

Warsman parlò tutto d’un fiato e con un tono di voce particolarmente aggressivo, che portarono il giovane Mask a guardarlo freddamente pronto a battersi con lui nel caso avesse dato di matto. I suoi occhi azzurri brillarono minacciosi, contrariamente a quelli di Kevin e Robin aveva un colore solo in “apparenza” rassicurante, ma tuttavia non fece nessuna mossa poiché l’ex lottatore chinò momentaneamente la testa sbuffando e liquidando l’intera faccenda che inizia a essere ridicola.

– Senti, se hai voglia di divertirti fallo. Ma poi sappi che ti aspetteranno giornate così pesanti che ti passerà la voglia di copulare con la prima che passa…–

Fece per prendere il sacchetto della spazzatura pieno di detriti, ma il suo novello allievo lo precedette prendendo il sacchetto dal cestino dirigendosi poi verso la porta con passo svelto.

– Mi basta sapere che il mio allenatore non mi massacrerà solo per frustrazione nei confronti della propria “fidanzatina”… se ti ho proposto di uscire stasera era anche per il tuo bene, sbollirti un po’ non ti potrà certo far male. Pensaci, si? –

Se ne andò via senza aspettare risposta, e a Warsman non rimase che incrociare le braccia in petto e chiudere gli occhi mentre rifletteva a quelle parole tanto scomode quanto vere.

Kyle Mask era irritante ma comunque dannatamente sveglio, e non poteva certo prendersela con lui come se fosse stato una specie di pallina antistress visto che comunque gli doveva la vita. Magari quella sera avrebbe sbollito i nervi andando a bere qualcosa a quel maledetto locale e magari telefonare pure a Katya per avvisarla della sua presenza sul pianeta e di non preoccuparsi per Alya, poiché sarebbe rientrato giusto in tempo per la nascita della bambina.

Sua nipote… ecco, quello era un pensiero quantomeno consolante. E si premurò di cercare di pensare solo a quello e non a una stronza che si era divertita a lacerargli l’anima come non succedeva ormai da anni. Ossia da quando aveva deciso di abbandonare Katya e la loro bambina.

Svet Moy… spero che almeno tu non abbia di questi problemi! –

 

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Robin Mask non era l’unico che si era preso una vacanza, poiché persino Howard Lancaster aveva deciso per il meglio nei riguardi di moglie e figlia.

Janice era una donna forte, ma era comunque sensibile e certe situazioni decisamente non le aveva mai sperimentate prima rischiano dunque di lasciarle una ferita indelebile nel cuore. Pertanto, averla portata in Francia aveva gioito alla sua salute e al loro rapporto, poiché vedersi il proprio marito “costretto” a puntargli contro una pistola non era esattamente quel genere di cose che ci si vuole imbattere durante un matrimonio.

E idem sua figlia Emerald, rimasta decisamente sconvolta per il pestaggio subito, si era concessa una vacanza in giro per il mondo per dimenticare l’accaduto e… aveva seguito i due consigli principali dell’amato padre.

Howard non era stupido, ed aveva capito che tutto sommato quello che legava Emerald e quella bestia russa non era semplice antipatia ma una sorta di amicizia vera e propria che l’aveva portata a rischiare la vita più volte.

Poco gli importava se le cortigiane non stavano dando la caccia a Warsman ma sostanzialmente a “lui”, più Hammy gli stava lontano e meglio era! Tanto da suggerirle quel giro per la Terra in compagnia di uno tra i suoi uomini più fidati del suo restante esercito come bodyguard personale.

Michael Connors non si era tirato indietro quando si era trattato di accettare tale compito, e il marchese, sapendo che il giovanotto americano era stata una cotta infantile della figlia, aveva praticamente dato campo libero ai due nel caso avessero deciso di… “approfondire” la loro amicizia.

Secondo suo parere, in fin dei conti si meritavano una vacanza che permettesse loro di conoscersi meglio, anche perché se c’era un uomo che poteva fare al caso di sua figlia quello era proprio l’ex mercenario stando ai parametri di un marchese dalle strane vedute.

Chiunque avrebbe tenuto alla larga Michael Connors dalle proprie figlie, anche perché come mercenario ne aveva combinate di cotte e di crude e qualunque tribunale lo avrebbe fatto ormai condannare da un pezzo, ma Howard Lancaster si fidava di lui e quella sua fiducia era ben riposta.

Almeno in quel soldato, poiché dopo il disastroso collasso del campo alfa aveva dovuto rivedere di parecchio il contratto di assunzione della sua security. Una cosa era certa: era sicuro che ogni traccia di miss Alana, la tuttofare dei MacMadd, fosse completamente cancellata dai terminali della sua tenuta.

Ciò che era riuscito ad estrapolare dal cervello di quella donna era qualcosa di assolutamente sconcertante… uccidere così la propria figlia, anzi fingere di averlo fatto, senza avere un briciolo di rimorso?

Per il “bene” superiore della legge il caro Howie era pronto a sacrificarsi piuttosto che scegliere tra la vita di sua moglie e sua figlia, mentre madame non aveva esitato a distruggere la vita della propria figlia colpevole di essersi data ad un “commercio” illegale.

Morrigan, in base ai ricordi che il marchese era riuscito ad estrapolare, era una ragazza piuttosto intelligente e con uno spiccato senso per il commercio. Probabilmente se non fosse nata strega allora sarebbe diventata una grande imprenditrice, ma la vita di clausura non permetteva alle accolite di dedicarsi al commercio sul pianeta o su quelli limitrofi, tanto da “costringere” la giovane a saziare la propria ambizione dedicandosi dunque a dei commerci… un po’ più nascosti.

Su Amazon la sabbia rossa era riconosciuta come una sostanza pericolosa ricavata da un fiore autoctono del pianeta, ma a quanto pare Morrigan era stata la prima a riconoscere le sue proprietà commerciali riuscendo a spacciarla fuori dal pianeta grazie ad un semplice ed innocuo espediente: i pellegrinaggi.

Chiunque può visitare un monastero sul pianeta delle Deva, e anche se ben controllate si possono incontrare quelle streghe che hanno una carica clericale abbastanza elevata da poter accogliere i visitatori e far loro da guida turistica all’interno delle sacre mura. La figlia di Alana aveva accolto le preghiere di un chojin particolarmente scarso nel combattimento, e gli aveva fatto dono di una “polverina magica” affinchè riuscisse a battere i propri nemici e magari a divulgare con discrezione la voce.

Da li il passo fu breve, e la giovane fu scaltra a coprire la cosa creando di nascosto una moltitudine di società fittizie che le permettessero di agire in almeno una decina di pianeti rilasciando dosi sempre più massicce che venivano stoccate in magazzini vicino alle grandi città civilizzate dove meno avrebbero dato nell’occhio.

Poi la cosa venne scoperta dopo una accurata indagine, e la madre di Morrigan decise di occuparsene lei stessa nei peggiori dei modi, per lanciare un monito a chiunque che nulla sfugge all’inquisizione amazzoniana. Un gesto tutto sommato esemplare nella sua logica malata, poiché Alana era stata una sorta di pioniera  nel decretare che nessun reato è meno grave di un altro se questo può danneggiare l’immagine del pianeta stesso o delle sue abitanti, e il massacro di Morrigan fu un monito per tutte coloro che volevano tentare di fare fortuna in modo inappropriato.

– Howard… forse sarebbe il caso che tu la smettessi di nascondere la faccia dietro il menù, tanto credo che la dottoressa Kalinina ti abbia notato–

A ridestarlo dai propri pensieri ci pensò sua moglie Janice che lo guardava quasi con una nota di sufficienza come se avesse di fronte un bambino di sei anni anziché un uomo ultra quarantenne.

– S-si lo so che la dottoressa mi ha notato! Stavo solo… ehm, scegliendo il vino da offrire ai Mask, in fin dei conti vedo che hanno compagnia–

A dire il vero la ex miss Kalinina iniziava ad intimorirlo quasi quanto quel vecchio pazzo di MacNeil, poiché l’occhiata da cacciatrice che gli aveva lanciato era praticamente identica a quella del suo vecchio dottore di famiglia. Era un po’ strano incontrarla per la seconda volta al “the Palm Court” dopo che quel loro primo incontro aveva praticamente decretato la nascita della sua relazione con Robin, ma ancor più singolare era vedere Kevin Mask in compagnia di una ragazza ignota ai più.

Il campione indiscusso della Corona Chojin, vestito in giacca e cravatta proprio come il padre, si era attirato parecchi sguardi ammirati e non era poi una cosa così insolita visto che aveva riportato lustro nella propria famiglia oltre che salvato parecchia gente durante un matrimonio partito decisamente male. Janice aveva guardato immediatamente con interesse la ragazza che camminava a fianco del giovane lottatore, e vestita di un semplice abito color pesca ed un golfino leggero color crema, avendo già parecchio materiale con cui discutere con le amiche visto la sua sete insaziabile di pettegolezzi.

Ora invece si limitò a sbuffare leggermente tra il sarcasmo e il sconsolato, temendo che il marito potesse commettere qualche sciocchezza per attirarsi altra cattiva luce dai due coniugi Mask reduci da una  lunga vacanza che li aveva decisamente rasserenati.

– Uff… spero solo che tu sappia quello che fai… ricordati che domani alle nove hai appuntamento in ambulatorio per gli esami del sangue!–

 

I Lancaster comunque non erano gli unici ad essere in imbarazzo all’interno del lussuoso ristorante, ma persino i coniugi Mask avevano notato quella scomoda presenza a pochi tavoli dal loro.

– Quel cane maledetto…– Robin si riferiva chiaramente a Howard – con quale coraggio mostra la sua faccia qui?! –

– È co-proprietario dell’albergo tesoro, inoltre stai mettendo a disagio i nostri ospiti –

Ogni volta che Alya diceva “tesoro” sembrava essere un po’ sarcastica, ma lo calmò poggiandogli delicatamente una mano sul ginocchio sinistro affinchè si ricordasse gentilmente che non era il caso di dare in escandescenza.

– Beh, da quello che ho sentito questo è un luogo speciale per voi due… a discapito della clientela insopportabile–

Non che Kevin con il suo sarcasmo aiutasse, sebbene sapesse che in quel ristorante i due avevano bene o male dissotterrato l’ascia di guerra, ma contrariamente al padre non conservava un astio profondo nei confronti del marchese Lancaster. Per Niamh invece la tensione era solo stemperata dal fatto che quel posto immenso e dal soffitto fatto a volta e con splendidi mosaici di vetro colorato era qualcosa di simile ad un castello fiabesco, e nella sua semplicità non aveva mai immaginato che potesse esistere un luogo tanto raffinato da avere al posto delle finestre delle vetrate colorate in stile art nouveau.

– Ehm… comunque questo luogo è davvero bellissimo! Non ero mai entrata in un posto simile. Suppongo che  il soffitto sia fatto tutto di vetro anche s-se non sembra essere fragile…–

Era encomiabile il fatto che la giovane irlandese stesse cercando di spostare l’argomento spinoso su qualcosa di meno stressante e magari più leggero, come l’architettura del posto, tanto da portare Kevin a sorridere lievemente sotto l’elmo in metallo. Ma Robin Mask si limitò a sbuffare sarcastico, ribadendo il concetto che quella ragazza non gli andava a genio.

– Tzk, suppongo che tu non abbia visto un sacco di cose prima di incontrare mio figlio. Dico bene? –

Alya fu sul punto di ribattere prima che lo stesso campione della Corona Chojin potesse dire qualcosa di molto più sgarbato visto il modo in cui era stata mortifica Niamh, che si limitò ad abbassare lo sguardo e a “stringere i denti, portare pazienza e guardare avanti sempre e comunque” come era solita suggerire sua nonna nei casi come quello che stava affrontando ora, ma un cameriere giunse vicino al loro tavolo per preparare la specialità della casa a base di cucina flambé.

– L-le posso comunque assicurare che ho visto cose decisamente meno nobili di queste…–

Il coraggio che aveva Niamh nell’affrontare anche un energumeno della stazza di Robin era comunque sorprendente, nonostante si vedesse che comunque ne aveva timore, ma tutto sommato se era riuscita a fare del motto dell’anziana nonna la sua armatura personale contro un mondo a lei avverso, perché avrebbe dovuto fermarsi proprio ora.

Quello che Kevin ammirava in lei era la capacità di andare avanti non chiudendosi tanto a riccio, e c’era chi lo faceva anche per ben poco, sebbene la sua insicurezza la portasse a sminuirsi in un modo assai ingiusto per come reagiva alle cattiverie del mondo.

Quello che però successe all’interno del locale non fu dovuto ad una cattiveria, ma alla disattenzione del cameriere che non riuscì a controllare l’improvvisa vampata di fiamme dal vassoio che stava preparando andando a spaventare Niamh con una fiamma così vicina che le portò pure qualche capello in fiamme.

Eeekk!!!

La ragazza emise uno strillo acuto e terrorizzato che fece voltare parecchie teste verso un tavolo dove i Mask osservarono sbigottiti la scena, e nonostante Kevin fu pronto a spegnerle le fiamme buttandole addosso il proprio grande tovagliolo, Niamh comunque si lasciò scappare il coltello di mano che salì in aria e ricadde nell’unico punto in cui non sarebbe dovuto ricadere.

Alya emise un mezzo guaito quando la lama affilata del suddetto coltello non andò a tagliarle la pelle della mano sinistra in modo profondo visto il sangue copioso che ne uscì, e fu una fortuna che la posata andò a piantarsi nel tavolo di legno e non sul dorso della bella dottoressa. Fu un gesto involontario e dettato unicamente dalla paura di finire bruciata viva, ma tanto bastò a Robin per perdere definitivamente la pazienza nel vedere la propria moglie ferita, e ora stava cercando di tamponarsi la ferita con la tovaglia, e ruggendo come un predatore furioso si alzò in piedi ribaltando volutamente il tavolo per potersi avvicinare ad una Niamh che, senza averlo chiesto, aveva a sua protezione Kevin Mask pronto a battersi contro il suo stesso padre.

Il gesto furioso di Robin tuttavia fu tutt’altro che salutare, poiché le fiamme scaturite da un disattento, e terrorizzato, cameriere si propagarono velocemente sulla tovaglia rendendola in pochi secondi un braciere ardente e portando i Mask ad allontanarsi da li mentre tutti gli ospiti osservavano terrorizzati la scena o concedendosi qualche foto con il cellulare.

– Calmatevi signori! La cavalleria è arrivata! Vi salverò io!! –

Senza che nessuno lo avesse interpellato, il marchese Lancaster si precipitò sul luogo del misfatto a grandi falcate e agitando per bene la bottiglia di spumante che aveva ordinato per se e la moglie, rimasta al tavolo ad osservare la scena atterrita, usandola poi come un estintore che riversò sul tavolo in fiamme e pure sui Mask in procinto di battersi, innaffiando un po’ tutti comprese le signore inermi e a loro volta sconvolte. Fermandosi solo quando tutto lo spumante non fu consumato ed un silenzio tombale non cadde sui presenti pietrificati, lasciando che solo Janice Lancaster si massaggiasse la fronte per l’incredibile scena a cui suo marito aveva fatto parte e non certo nei migliori dei modi.

– Ehm… beh… direi che l’incendio è stato spento in tutti i sensi, no? – il marchese si sistemò al meglio le maniche della candida giacca notando che dai due Mask non giungeva risposta ma solo un agghiacciante silenzio – direi che forse sarebbe il caso di sistemare questa faccenda altrov…–

– Hoooowaaaarrrrghhh!!! –

A ruggire come un leone, mai cacciato e mai preso e questo andava chiarito, era stato nientemeno che un Robin furioso più che mai e deciso a distruggere quell’essere insidioso che solo per finta aveva cercato di dare una mano. A dir la verità Howard era partito con l’idea di “farsi bello” agli occhi della allieva di MacNeil ma a quanto pare aveva decisamente scelto il metodo peggiore e più avventato, tanto da doversi dare teatralmente alla fuga, ma non prima di essersi lanciato alle spalle la bottiglia vuota e centrando in pieno la testa di Robin, per impedire che quei due energumeni in giacca e cravatta non si mettessero a distruggere mezzo locale per dargli la caccia e magari facendo del male a degli innocenti.

Mister Lancaster fu veloce a dileguarsi dal locale inseguito da ben due furiosi soggetti, il padre molto più del figlio che alla fine si era attaccato al “trenino” giusto per fermare l’anziano genitore, arrivando a saltare di macchina in macchina nell’affollato traffico serale Londinese.

– Oh… Howard! Quand’è che la smetterai con la tua megalomania? –

Sospirò così Janice, la devota moglie, che ora si ritrovava con il delicato compito di assistere Alya e Niamh senza ritrovarsi occhiatacce o male parole, anche se nessuna delle due era avvezza a simili pratiche, cercando quantomeno di farsi perdonare anche questo da una donna che decisamente si stava stancando di un futuro paziente e di un altrettanto marito testardo.

Ma magari era solo la gravidanza ormai conclusa a farla ragionare così… ma mai come allora Alya sentiva la mancanza di suo padre, e ancor di più del suo pianeta natale.

 

 

Prima che saltiate a conclusioni affrettate… no, non dico niente >:D dovrete scoprire voi stessi chi sarà la coppia che rischierà di scoppiare in questa storia, e si accettano scommesse *parte risata satanica*

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Capitolo 5
*** white dhalia ***


C’era sostanzialmente qualcosa che non andava, poiché agli occhi del prigioniero il mondo sembrava essere fatto di luce e di immagini sfocate. Persino la sua stessa voce, un respiro affannoso e confuso, gli giungeva ovattato come se fosse stato all’interno di un sacco trasparente da camera mortuaria.

A poco a poco che riprendeva coscienza del mondo che lo circondava, si rese sempre più conto che era per davvero all’interno di un sacco munito di cerniera verticale, tanto che il proprio respiro da confuso divenne intriso di panico. E anche la vista, che rimaneva comunque debole dopo quello che sembrava essere stato un lungo sonno indotto, iniziò a tornare notando i particolari di una stanza che sembrava essere simile ad un ambulatorio o una sala chirurgica.

Il prigioniero non capiva il motivo del perché si trovasse in quel posto, poteva notare un carrellino metallico con vari strumenti chirurgici e un lettino con cinghie alla propria destra, ma ciò che lo sconvolse di più fu l’improvvisa ombra che oscurò tutto quel paesaggio sfocato.

Per un attimo smorzò il respiro, nel mentre che la figura misteriosa abbassava la zip del sacco, e si ritrovò a sgranare gli occhi doloranti nel riconoscere la figura che gli sorrideva con una punta di malvagia ironia. Il motivo del suo sgomento era chiaro, conosceva quella donna spietata che lo stava osservando come una preda in trappola, dalla pelle ambrata e dai molti serpenti tatuati in corpo.

Il prigioniero riconobbe in quella donna Uriel Truce deSanta, ma ciò che lo sconvolse maggiormente era che quella donna non avrebbe dovuto essere li con lui.

– Hm, non è curioso? Per quanto si vada lontani c’è sempre qualcosa che ci porta incredibilmente vicini alla strada principale – i serpenti stilizzati iniziarono a muoversi lungo tutta la sua pelle esposta, portando il prigioniero a stringere i denti dalla tensione –che ci porta dunque a ripetere all’infinito le cose che, nonostante tutto, ci siamo promessi di non ripetere più per nessun motivo al mondo… il puro caso? Tzk… io penso soltanto che sia una questione di abitudine. Non possiamo fare a meno di fare quel che facciamo perché fa parte della nostra natura… non sei d’accordo? –

Allungò maggiormente il proprio sorriso, inclinando addirittura la testa come a volersi prendere gioco del prigioniero, prima di voltare la testa di lato e allungare un braccio verso il carrellino con l’attrezzatura medica. Un gesto questo che fece tremare il respiro dell’individuo dentro il sacco mortuario, poiché ciò che prese in mano era una fottuta siringa di vetro e dal manico in acciaio.

– Uriel… Uriel… Ti piace proprio, eh? – e adesso perché stava parlando come se non fosse neppure lei? – lo so cosa stai pensando adesso, che sono pazza… si? Sai, deSanta dice spesso che la vera pazzia sta nel fare sempre le identiche cose, sempre a commettere gli stessi sbagli, ogni giorno della propria vita. Ce lo abbiamo nel sangue mio buon amico– e qui il prigioniero avvertì le palpitazioni a mille quando la donna gli strinse i capelli sulla nuca e avvicinò lentamente l’ago al suo occhio destro– ma credo che tu… abbia bisogno di vederlo decisamente meglio–

Poi fu il buio assoluto mentre il rumore del suo stesso cuore gli rimbombava nelle orecchie, ed un dolore mai sperimentato prima non lo portò ad urlare fino a tramutare la propria voce in un eco lontano.

 

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

 

Meat aveva deciso di seguire i ragazzi fino al Vintage Club giusto per assicurarsi che non ci dessero troppo dentro con l’alcool, e poi non ci vedeva niente di male nel concedersi un drink analcolico come gli aveva suggerito la dottoressa del centro benessere… quindi se ora era all’interno di quel chiassoso locale era anche per provare a divertirsi.

Non che ci stesse riuscendo appieno, sebbene fosse seduto su uno dei salottini a bordo pista il rumore incessante proveniente dalle casse acustiche vicine a dove si trovava a lui contribuivano a fargli salire il nervosismo a mille. Perlomeno Kid si stava piuttosto divertendo, sulla pista da ballo si stava muovendo decisamente in modo egregio tanto da lasciare i presenti piuttosto stupiti dandogli spazio di manovra, mentre a bordo pista poteva notare Jeager che, rosso come un peperone, cercava di congedarsi gentilmente da un paio di ragazze piuttosto interessate e lui e magari pure interessate a continuare la discussione altrove.

– Tutto sommato  pensavo che sarebbe andata peggio… ma non hanno chiesto molto del mio bernoccolo all’entrata del locale, ah ah ah! –

Suguru sedeva accanto a lui, indossando quel suo ridicolo completo giallo che portava fin dal loro primo incontro e gli anni non avevano cambiato i suoi gusti in fatto di vestiti, e sulla fronte recava un bernoccolo ancora “fresco” di serata. Se l’era quasi sicuramente fatto al resort per chojin giù al centro benessere, ma Meat decisamente decise di non indagare anche perché si era ripromesso di rilassarsi e non fare da balia ne ai suoi allievi scapestrati, ne a King Muscle che comunque aveva ormai una certa età per badare a se stesso. Pertanto si limitò a sbuffare sconsolato e a puntare lo sguardo su qualcosa che lo sorprese non poco.

Non si trattava di qualche bravata di Terry con la complicità di Kid Muscle, ne qualche ramanzina di DikDik che attualmente era piuttosto su di giri e stava facendo la “capra pazza” di fronte ad un pubblico piuttosto divertito,  ma era la presenza di Lord Flash al bancone del bar a destare maggior interesse.

Tanto che lo stesso re dei kinnikku, notando che l’amico non aveva risposto alla sua battuta ma era impegnato a guardare tutt’altro, si accorse della presenza del suo ex avversario piuttosto concentrato a bere che a divertirsi come stavano facendo gli altri. Warsman si stava semplicemente rigirando il bicchiere di vodka e ghiaccio con una mano rimuginando ancora una volta sui suoi stessi pensieri, nonostante avesse accettato l’invito di Kyle a svagarsi un poco, e vedendolo in quello stato Suguru decise di indagare un po’.

Quel ragazzo ne aveva passate di cotte e di crude, e comunque sia si trattava di un suo conoscente che, ferocia sul ring a parte, era un individuo fin troppo solitario per i suoi gusti.

– Hm… forse è il caso che ci vada a parlare – il re era a conoscenza di ciò che era successo durante il pomeriggio, con suo figlio che si era quasi fatto ammazzare –quando è così giù di morale una voce amica è meglio di una chiusura a riccio–

– Purché tu sia prudente, Suguru! In fin dei conti è e resterà sempre un chojin brutale –

Le raccomandazioni di Meat erano lecite, poiché i suoi ricordi si riferivano strettamente al periodo giovanile dell’ex lottatore in cui non si era certo risparmiato dal tagliar teste e arti ai propri avversari, ma il tempo era passato per tutti mentre lui si era fatto ibernare per poter continuare ad allenare i nuovi chojin, e King Muscle sapeva che sotto quella brutalità si celava un uomo.

Si avvicinò con discrezione al russo, costeggiando la pista e disinteressandosi delle belle donne presenti lungo il percorso, sedendosi accanto a lui senza dire una parola ma solo accennando alla barista di desiderare pure lui quello che stava bevendo l’ex lottatore.

– Tzk… ti sei perso, Suguru? Il bancone è lungo e ci sono altri posti liberi dove tu possa conversare con le signorine del posto –

Iniziava già bene se Warsman cercava di evitare la sua presenza, ma il re del pianeta Kinnikku non si lasciò demoralizzare bevendo un lungo sorso di vodka ghiacciata.

– Veramente speravo di passare un po’ di tempo con te… come te la passi, Warsman? –

Il russo poteva ben percepire il suo reale interesse per il suo stato di salute, ma davvero lui al momento non aveva voglia di rispondere e voleva solo passarsi la serata a bere e a guardare distrattamente la carrellata di giovani ragazze e donne adulte che si divertivano al ritmo della musica scelta dalla DJ che stava su una balaustra rialzata.

La DJ…

In un primo momento, quando era entrato nel locale assieme a Kyle, e quest’ultimo si era dileguato quasi subito, non aveva prestato molta attenzione ai vari ospiti presenti men che meno al personale di servizio, e chi stava mixando la musica al momento l’aveva in principio solo giudicata “molto appariscente” visto il micro abito di lustrini verdi e il trucco pesante, ma ora che la osservava meglio si dette mentalmente dell’idiota mentre una marea di sensazioni non si accesero in lui come se qualcuno avesse acceso una lampadina.

Fate un applauso alla nostra DJ Smeraldya!! –

Non gli interessava cosa stavano dicendo gli altoparlanti dalla regia, mentre la giovane spalancava le braccia per accogliere gli applausi e gli starnazzi di un pubblico di chojin che manco si era accorto chi fosse realmente quella donna, poiché il suo unico desiderio era così forte e simile alla rabbia da portarlo a rompere il bicchiere che aveva in mano. Quella era Emerald, con chili di trucco ed abiti dall’indubbia professione, che si stava divertendo bellamente senza alcun pensiero.

Non si curò delle lievi ferite che le schegge di vetro gli procurarono alla mano, e neppure alla reazione allarmata/preoccupata di King Muscle che ancora sedeva al suo fianco, perché tosto si alzò così velocemente in piedi da far cadere lo sgabello ed incamminarsi dunque verso la zona staff al primo piano.

Aveva bisogno di risposte, era un suo dannatissimo diritto avere delle risposte, e quando si trovò un paio di Deva una volta salite le scale che davano al primo piano le scansò via malamente anche se tentarono di fermarlo. Non fu difficile trovare il camerino della guess star della serata, la signorina marchesa difatti ci teneva che una gigantesca scritta dorata recasse il suo nome d’arte fuori dalla porta, e non si risparmiò di sfondarla con un poderoso calcio preannunciato dal suo agghiacciante respiro.

Ed Emereald… se stava nascondendo il suo stupore di rivederlo lo stava nascondendo dannatamente bene, con il suo voltarsi lentamente verso di lui ed alzando sarcasticamente un sopracciglio.

– Io quella non la ripago, sorcio. E comunque  alla porta si bussa, non si sfond…–

– Quattro mesi… Emerald! Quattro lunghissimi mesi senza uno straccio di spiegazioni!! – si avvicinò lentamente a lei con aria minacciosa, e fu sicuro di averla vista deglutire – non un perché, non una valida giustificazione! Hai cambiato numero di telefono e ti sei dimenticata del sottoscritto! –

– La stai facendo troppo tragica, va bene?! Avevo bisogno di cambiare aria dopo quello che è successo… e direi che è stato un bene per tutti e due allontanarci definitivamente, ora sono decisamente più serena e dovresti esserlo pure tu! – si umettò le labbra per marcare maggiormente e con sicurezza le proprie parole – senti… è stato giusto così, ok? Hai preso troppo sul serio il nostro rapporto che era  tutt’altro che sano. Dovresti fare come me, prenderti una bella vacanza… anche se vedo ce ci stai già provando… EHI! –

Il russo le aveva lanciato contro una vaso di fiori, che la ragazza aveva prontamente evitato lasciando che andasse a frantumare la specchiera e i cosmetici alle sue spalle, preso da un impeto d’ira che a stento riuscì a contenere. Warsman si sentiva tanto arrabbiato quanto lacerato dentro per il modo fin troppo leggero con cui quella puttanella viziata stava prendendo la situazione, come e non l’avesse minimamente toccata il fatto che a Tokyo lo avesse cercato per ben tre notti di fila.

– … e anche la toeletta non la pago io! E vedi di darti una calmata se non vuoi trovarti trivellato di colpi! –

– Una vacanza dici? Dunque è una vacanza ad averti portato a Tokyo circa un mese fa? È una vacanza ad averti spinto a cercarmi??! –

Era curioso che Emerald non avesse ancora tentato di prendere la sua pistola nascosta chissà dove, perché probabilmente era consapevole di aver sbagliato molte cose con lui, ma le ultime parole di Warsman la colpirono decisamente tanto che si fermò dal provare ad allontanarsi da lui abbassando momentaneamente lo sguardo con fare colpevole.

– No… senti, è complicato da spiegare…–

– Allora incomincia dal principio perché io non ho nessuna fretta di andarmene! –

L’ex lottatore sibilò quelle parole incrociando le braccia in petto e appoggiando la schiena contro una parete sgombra di mobili, e alla giovane non rimase altro che affrontare quella situazione imbarazzante che in fin dei conti prima o poi avrebbe dovuto affrontare. L’incazzatura del russo, dopotutto, era legittima visto il modo in cui si era comportata da perfetta egoista.

– Dopo quello che è successo al matrimonio di tua figlia, mio padre mi ha consigliato di prendermi una lunga vacanza… – sospirò piano e si decise a guardarlo in faccia, nonostante la tensione crescente –… una lunga vacanza lontano da te visto e considerato i molti problemi che ci circondano, e di non farlo da sola magari. Mikey mi ha accompagnato nella mia vacanza in giro per la Terra e non ha avuto problemi con le mie decisioni… tipo di intraprendere la carriera di DJ iniziata per distrarmi un po’, come hai visto tu stesso questa sera, e poi abbiamo deciso di venire qui–

L’ex lottatore non poteva crederci, davvero Hammy aveva dato retta a suo padre lasciandosi ancora una volta condizionare la vita da lui? Sapeva che quell’uomo aveva un forte ascendente nei confronti della figlia che lo amava moltissimo, ma riuscire ad allontanarla così facilmente da lui e affiancargli quel suo uomo di fiducia che si era divertito come un matto a torturarlo… era inaccettabile. E da come la giovane aveva nominato Connors sembrava quasi andarci fin troppo d’accordo, per il modo in cui era arrossita lievemente.

Michael Connors… l’uomo che, a pochi giorni dal matrimonio di sua figlia Alya, lo aveva prelevato con la forza e sottoposto ad un trattamento elettrico dal dubbio utilizzo. Se non fosse stato per Kyle Mask sarebbe bello che morto a quest’ora, poiché quel bastardo si era divertito ad usare su di lui un taser elettrico fin quasi a fargli friggere il computer interno, e aveva provato anche a provocarlo per capire se Lord Flash e Warsman erano la stessa identica persona.

“… secondo me è una vero spreco che la dottoressa Kalinina si sposi con un vecchio bastardo come Robin Mask, non sei d’accordo? Prima o poi si ritroverà sola… pensa a quante cose brutte potrebbero capitarle, forse dovrei assicurarmi che non le accada nulla…”

Dopo quelle agghiaccianti promesse atte a farlo infuriare, ma che nonostante tutto il russo non abboccò per non dargli soddisfazione, quel bastardo di un americano aveva usato quel dannato strumento di tortura sui suoi genitali, portandolo ad urlare ancor più forte. Ed Hammy sapeva di quelle torture e provocazioni, poiché le aveva spiegato chiaro e tondo cosa gli era successo, ma a quanto pare non gliene importava nulla di avere accanto un emerito bastardo e anzi… ora sembrava che il suo affetto per lui fosse più che aumentato!

– Non posso crederci… da come ne parli sembri essere infatuata di lui! Di un torturatore e stupratore! – e questo lo sapeva perché dopo quello che gli era successo aveva deciso di fare qualche piccola ricerca su Connors, scoprendo che era stato un mercenario assoldato poi stabilmente da Lancaster – io sarei il problema quando tu sei circondata dalla peggior feccia della terr…–

– Modera il linguaggio! Sorcio psicopatico! – ora toccò ad Emerald alzare la voce, che decisamente non apprezzò il tono dell’ex lottatore – ne mio padre ne Connors mi farebbero mai del male! Ho un buon rapporto con entrambi senza contare che con Mikey ho un rapporto confidenziale molto più stretto ora… e no, non mi dispiace affatto poter provare apertamente qualcosa per lui anche se so quello che ha fatto in passato. Dovresti fartene una ragione vecchio porcello! –

– Tzk… talmente in confidenza che gli avrai anche spiegato dove sei andata dopo aver smontato dal tuo sedicente lavoro, dico bene? –

Stavolta toccò a Warsman colpire basso, e le sue gelide parole toccarono la ragazza molto più in profondità di quanto si sarebbe aspettato di vedere, poiché Hammy ce l’aveva messa tutta per apparire totalmente sicura di sé. Il russo stava chiaramente parlando dell’episodio avvenuto in Giappone, ma francamente neppure lei sapeva darsi una spiegazione plausibile per ciò che era successo se non una incredibile paura che l’aveva assalita dopo. La sensazione di aver disubbidito al padre, di aver tradito Michael perché inspiegabilmente aveva spento il cervello e la paura atroce di provare dell’altro verso la persona più sbagliata di tutte a partire dall’opinione stessa della sua famiglia. Non che fosse fidanzata con Connors, al momento avevano un rapporto piuttosto “aperto”, ma erano comunque in confidenza stretta e condividevano bellamente lo stesso letto.

Emerald si sentiva sporca, ma in fin dei conti sapeva di non poter dare l’intera colpa al russo… e tuttavia era ancor più difficile dover andare contro al rapporto equilibrato che aveva con suo padre e gli altri. Si strinse dunque in un abbraccio personale, dandogli volutamente le spalle perché ora la tensione stava davvero diventando insopportabile e non voleva che la vedesse piangere, mentre quel bastardo tornava a parlare con voce meno dura.

– Ti ho accolto tra le mie braccia per tre notti di seguito… avrei potuto scacciarti via, ma non ce l’ho fatta – Warsman chiuse momentaneamente gli occhi prima di respirare a fondo, era tutt’altro che facile parlarne per entrambi – ciò che c’è stata quella notte… so solo che è stata differente dalle altre volte. Ma quello che mi ha fatto più male, è che tu sia sparita il mattino seguente senza tener conto di quello che avrei provato io. Sono una persona anche io Hammy, e ciò si è sviluppato non posso ignorarlo così perché… era una vita che non provavo più niente di simile–

– Magari proprio perché si è sviluppato troppo che dovremmo smetterla…–

La marchesa, ora praticamente diventata una DJ piuttosto famosa conosciuta da tutti con uno pseudonimo, ce la mise tutta per non far tremare troppo la voce anche se le lacrime ormai le avevano rovinato il trucco lasciando lunghi solchi neri ad attraversarle le guance, ma non riuscì dal trattenersi dal sussultare quando l’ex lottatore andò a sfiorarle una spalla con la mano.

Voleva abbracciarla da dietro con delicatezza, senza spaventarla, perché aveva un disperato bisogno di capire come stavano le cose prima di uscirne pazzo.

Tuttavia la scena venne interrotta dalle più improbabili entrate in scena, ed un manipolo di lottatori ben conosciuti dal russo fecero la loro comparsa sfondando malamente una porta già malridotta.

– Fermo dove sei attentatore delle verginità altruiiihk!! – urlò Kid Muscle venendo seppellito da tutti gli altri suoi amici – è Warsman!!! Potevi dirmelo con chi avevamo a che fare, Meaaat!! –

– Io l’ho detto razza di somaro! Ma tu eri troppo preso a fare il galletto con le signorine! –

Alexandria Meat si trovava dietro quella mandria di lottatori doloranti per aver assalito la porta con troppo furore, erano stati tutti avvertiti da lui e da King Muscle attualmente al suo fianco, e francamente parlando riusciva a reggere bene l’occhiata truce che Warsman lanciò a tutti loro.

– Voi non dovreste essere qui…– come fece ben notare il russo, ancora risentito per quanto successo nel resort – questa è una conversazione privata! – 

– E da quando in qua per avviare una conversazione privata si mette in allarme lo staff del locale e si sfonda una porta a calci? Nah, scusa ma non me la bevo! –

Terry Kenyon fu uno dei primi a mettersi in piedi, sebbene come tutti non aveva realizzato che la ragazza dall’espressione criptica era nientemeno che Emerald Lancaster che non vedevano da molto tempo, e Check Mate fu il primo a rendersene conto.

– Ma… un momento! Signorina, tu per caso sei Emerald Lancaster? Nei panni di DJ Smeraldya? –

Ci fu un lungo silenzio teso e molte facce stupite per quella rivelazione piuttosto inaspettata, ed Hammy si ritrovò a sorridere timidamente mentre con le nocche della mano destra andava a togliersi il trucco sciolto dalle guance.

– Eh… a quanto pare mi avete scoperto, mi dispiace solo che non lo avete scoperto per via ufficiale dopo tutto questo tempo–

Ja, una bella coincidenza – fece sarcasticamente Jeager lanciando una occhiata ad un sempre più truce Warsman – sembra che siamo arrivati in un momento piuttosto inopportuno purtroppo… o per fortuna–

Per l’ex lottatore di origine russa tutta quella situazione era a dir poco ridicola, stai a vedere che ora era lui a passare dalla parte del torto! Forse era il caso di ricordare a quel branco di buffoni che “tra moglie e marito non bisogna mettere il dito” era un detto che si amalgamava molto bene anche tra lui ed Hammy.

– “Signori”, credo invece che voi siate sopraggiunti in una discussione che non vi riguarda minimamente! – il suo tono era duro come l’acciaio, riuscendo ad intimorire senza sforzi un po’ tutti i lottatori– quindi siete pregati di andarvene e di andare ad importunare gli asini! –

La tensione si stava facendo decisamente più palpabile, con lo stesso Jeager pronto a battersi nel caso la bestia russa non avesse recepito il messaggio che nessuno di loro era disposto ad andarsene di li. Terry Kenyon si stava già spostando di lato nel caso l’avversario avesse avuto brutte intenzioni di prendere un ostaggio, ossia Hammy, mentre Kid Muscle nonostante avesse paura riuscì a non far tremare le gambe aiutato anche da DikDik van Dik che con un piede, e una espressione visibilmente seccata, premeva sui nervi della sua gamba destra affinchè stesse ferma abbastanza per dargli dignità.

– Uh… ragazzi, non vorrei fare il guastafeste ma forse Warsman ha ragione. Abbiamo frainteso i suoi intenti…–

E meno male che l’unico individuo sveglio in mezzo al gruppo era un tricheco! Se all’inizio Wally Tusket era partito in quarta per appoggiare i suoi compagni, dopo aver visto gli sguardi tra Emerald e l’ormai ex Lord Flash aveva capito che forse erano un terzo incomodo decisamente imbarazzante. Poco importava se avevano appena appreso, tra le altre cose, che la donna a cui dovevano la vita qualche mese fa si era data alla stravagante vita da DJ, probabilmente nessuno avrebbe dato retta alle giuste riflessioni dell’irlandese. Fu la stessa Lancaster a porre fine a quella discussione, attuando un piano veloce per impedire che il tutto finisse in rissa, andando verso un armadietto dalle ante di vetro ed estraendone una bottiglia e dei bicchierini di vetro.

– Qualcuno di voi vuole assaggiarla? È White Dhalia… è simile alla vodka terrestre ma è estratta da un fiore bianco locale, è molto buona anche se decisamente alcolica – iniziò a consegnare i bicchieri a dei perplessi lottatori, ma non aveva intenzione di smettere anche se la scena poteva risultare imbarazzante– visto che siete qui direi che siete miei ospiti a questo punto… quindi scordiamoci ogni malinteso e pensiamo a divertirci, ok? –

– Hm, veramente non so se è il caso… sarei più interessato a sapere come stai…–

– Oh, suvvia Meat! Siamo ospiti di Hammy e direi che ha avuto una idea bellissima! –

Come al solito Kid Muscle si era già lasciato alle spalle la precedente discussione e ora l’idea di fare baldoria lo eccitava assai, tanto da accettare entusiasticamente il bicchiere di vodka alieno bevendone il contenuto in un sol sorso.

– Vacci piano herr Muscle! Questa roba direi che è molto pungente– fece notare Jeager che la beveva con moderazione – anche se è dannatamente buona e fresca come una birra della Bavaria –

– Mi accollo a mio figlio! Direi che hai avuto una idea a dir poco eccezionale miss…–

Flautò il vecchio re dei kinnikku, ma si allontanò velocemente da Emerald quando una occhiata truce di Warsman non gli congelò la spina dorsale, ed anche se tutti i presenti ora sembravano decisamente più sereni nell’avere un bicchiere di quella roba in mano, il russo sembrava essere tutt’altro che contento di quella situazione caotica e inutile.

– Pensi davvero di cavartela così, Hammy? – le sibilò lui, una volta che fu il suo turno di essere servito – credi davvero di concludere la nostra discussione così? –

– Si sarebbe comunque conclusa in un modo o nell’altro… quindi beviamoci sopra, e per favore ricomincia una nuova vita da domani. È meglio per tutti–

Glielo disse senza minimamente guardarlo in faccia, come se quella decisione pesasse anche a lei, lasciandogli solo un bicchiere di White Dhalia prima di immergersi in quella piccola folla che ora aveva decisamene cambiato atteggiamento. Ma se decidere di separarsi da lui perché il papi aveva detto che bisognava farlo le pesava, allora perché non dava retta a quello che sentiva dentro? Per Nikolai Volkoff  era fin troppo ovvio che Hammy aveva nostalgia di lui altrimenti non sarebbe venuta a cercarlo per tre notti di fila combinando un disastro dopo l’altro. Certo, era comunque riuscita a lasciarselo alle spalle per mesi interi riuscendosi a divertire come una matta e flirtando con un individuo tutt’altro che raccomandabile secondo il parere dell’ex lottatore, ma poi qualcosa era scattato una volta che si era ritrovata dalle sue parti.

La paura l’aveva portata a scappare via, dimenticandolo ancora una volta, senza tener conto di cosa si sarebbe lasciata dietro ferendolo come non mai. Warsman dunque strinse nella mano quell’insignificante bicchiere colmo di alcool, ma invece di romperlo decise di berlo tutto d’un fiato sperando che quella non fosse l’unica bottiglia che la giovane si era portata dietro, gioendo appieno della sensazione che gli stava donando per come quel nettare gli stesse bruciando la gola.

“Se credi di cavartela così te lo scordi! Non mollerò un’altra volta… non fallirò di nuovo”

Si ripromise mentalmente che l’indomani le avrebbe parlato di nuovo, anche a costo di essere trivellato di colpi da quel bastardo di un americano.

 

 

 

 

Praticamente un intero capitolo dedicato a loro due, ma credo che alla fine sia d’obbligo e forse sarebbe pure stato più lungo ma non ho voluto deprimermi troppo :P e ora che accadrà? Direi che ora inizieranno i casini veri e propri sia qui che sulla Terra!

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Capitolo 6
*** una notte da... pennuti! ***


Pianeta Kinnikku, 20:30 di sera, palazzo reale.

 

Nell’ufficio del re si sentiva un costante rumore come se qualcuno stesse battendo con forza un tamburo o una cassa di risonanza. Ma Ataru Muscle era a conoscenza che quello era il rumore di un timbro che veniva pigiato con forza su documenti importanti, e ad usarlo al momento era nientemeno che la regina Belinda circondata da diverse pile di scartoffie varie lasciate li da un re che era partito all’avventura.

L’ufficio del re si trattava dell’ennesima stanza pomposa adornata di stucchi roccocò e di preziosi arazzi che ritraevano le divinità kinnikku, ma sia sua maestà che il capo indiscusso dei soldati flessibili ignoravano tutta quella bellezza artistica.

– Belinda… vedo che ti stai dando da fare –  

– È il minimo che io possa fare visto che mio marito con la sua vacanza ha lasciato parecchio lavoro arretrato – disse la donna senza neppure guardare in faccia il cognato, troppo impegnata nel lavoro burocratico – ad ogni modo, quale buon vento ti porta qui? Spero che non sia la notizia del ritrovamento di Suguru, poiché al momento ho troppo da fare per fargli la ramanzina –

Belinda era cambiata con l’avanzare dell’età, e se lei era cresciuta con il tempo, purtroppo non si poteva dire di King Muscle che a quanto pare non accettava l’idea di invecchiare. Era una donna da ammirare sotto certi aspetti, ma Ataru non sapeva se fosse appropriato dirle che suo marito si trovava su un pianeta in cui dei possibili sospettati potevano in qualche modo nascondersi.

– Purtroppo devo deluderti mia regina, ma quel verme di mio fratello si è preso una lunga vacanza su di un pianeta su cui il mio esercito sta mettendo gli occhi…–

Ora la regina aveva smesso di timbrare fogli di carta, e guardò con i propri occhi azzurri il soldato che le stava di fronte.

– Pensi che a breve ci sarà una operazione di cui io dovrei essere a conoscenza? –

Ataru scosse lentamente la testa incrociando le braccia in petto, sapeva che, nonostante lo sguardo duro, quella donna fosse abbastanza preoccupata per le conseguenze delle sue indagini – attualmente nulla di preoccupante, ma stiamo solo ipotizzando che un traffico di sabbia rossa sia partito dal pianeta Amazon visto che si sta espandendo in un modo abbastanza simile a quello avvenuto dieci anni fa… ma se ti rassicura potrei andare a controllare di persona come se la passa il nostro re e tirargli le orecchie da parte tua–

La regina rimase in silenzio piuttosto a lungo come a voler valutare le parole che le erano appena state dette, valutando anche un possibile rischio per il marito sconsiderato che si ritrovava, poi si limitò a sorridere gelidamente prima di tornarsene al lavoro burocratico più noioso che avesse mai fatto. Nessuno tiene mai presente che il lavoro di un regnante non significa solo spassarsela ma anche devastarsi mentalmente per mandare avanti un regno di deficienti.

– Tu si che sai come far risollevare il morale di una donna, Ataru – e in fin dei conti era sincera tanto che pure l’interpellato si lasciò scappare uno sbuffo sarcastico – fa ciò che devi fare comunque, ti chiedo solo di portarmelo intero poiché devo essere io a tirargli definitivamente le orecchie, intesi? –

Decisamente cristallina, e Ataru Muscle si limitò ad annuirle prima di girare i tacchi ed uscire dalla stanza. Attualmente avevano solo raccolto indizi e monitorato uno strano traffico di materassi a molla e frullatori proveniente dal pianeta Amazon, ma il suo istinto consolidato gli stava dicendo che ora gli spacciatori, a differenza di dieci anni fa, si stavano facendo molto più furbi nell’evitare controlli e dogane.

A sua maestà avrebbe anche potuto raccontarle la verità anziché una mezza menzogna raccontata come se fosse una battuta, ma il sergente non desiderava far preoccupare ulteriormente Belinda già troppo presa dal lavoro lasciatole da un marito sfaticato. Lui e un manipolo di suoi uomini erano già pronti a partire alla volta del pianeta delle Deva, con tanto di visto turistico per non destare sospetti, ma a breve l’istinto di soldato che aveva gli avrebbe pizzicato così tanto il naso da portarlo ad entrare in quel pianeta in assetto di guerra.

L’importante comunque, era evitare che suo fratello e suo nipote finissero nei guai.

 

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Pianeta Amazon, ore 4:50 del mattino, Venturas city.

 

Dicono che il mattino ha l’oro in bocca, ma attualmente in quella di Emerald Lancaster c’era solo un saporaccio di qualcosa di indefinito e viziato. Era mattino presto, la luce del sole filtrava attraverso le veneziane abbassate fin dentro la sua stanza semi circolare, ed anche se non era del tutto sveglia la ragazza ci impiegò poco a capire che era nelle sue stanze private in un resort di lusso e di proprietà della sua stessa famiglia.

Con un lamento roco che a stento le uscì dalla gola, la ragazza si massaggiò gli occhi gonfi con ambo le mani avvertendo sempre di più che il proprio corpo era dolorante in particolar modo nella zona bassifondi quel tanto che bastava da non farle muovere molto bene le gambe. In conclusione di questo doveva essersi divertita parecchio quella notte, anche a giudicare dalle varie bottiglie vuote disseminate per il parquet della camera da letto e da delle… piume di pavone sul materasso circolare in stile pappone?

Hammy fu addirittura sorpresa di sputarne qualcuna, e guardandole bene somigliavano molto a quelle di un pavone quindi non se le era immaginate. Ma che diamine… era forse impazzita e aveva dato un baccanale all’interno di quella stanza con tanto di orgia e smembramento animale?!

Se non sapeva dare una risposta a tutte quelle penne e a quelle bottiglie, quantomeno si rese conto fin troppo presto con chi aveva fatto sesso quella notte.

Il respiro del vecchio porcello era inconfondibile e proveniva do sotto il piumone in cui ci si era ficcato, ma a parte quella rivelazione fin troppo cruciale la giovane donna era ancora troppo “dall’altra parte” per potersi incazzare e sconvolgere allo stesso tempo. Era ironico che fosse successo nuovamente a discapito di tutte le promesse che si era rifatta senza contare che Michael sarebbe potuto rincasare a breve, sapeva che era uscito per dare una occhiata in città, ma invece di urlare contro quel russo deplorevole decise invece di emettere una sorta di lamento risentito per il semplice fatto che il bastardo si era preso tutta la coperta.

– Mrr… ho freddo! V-vecchio bavo-so…? – prese con ambo le mani una parte del piumone iniziando a tirarlo e rivelando i capelli biondi dell’uomo nonché parte del suo volto maroriato portandolo a sua volta a mugugnare infastidito – e mollalo! E… e pensare che non dovevamo più vederc… ehi!! –

Si ritrovò a lanciare un urletto sorpreso quando all’improvviso Nikolai Volkoff non allungò un braccio verso di lei prendendola poi per un lembo della grande canottiera ( indossava solo quella ) e trascinandosela velocemente dentro la spessa coperta per dare il via ad un combattimento dal dubbio gusto.

In principio ci furono versi risentiti, i rumori di pugni che si infrangevano nella carne, poi le cose mutarono e la risata beota di Emerald si stemperava solo ai suoi sospiri sempre più crescenti ed inequivocabili.

Un groviglio di gambe e braccia, di corpi sempre più sudati sotto quel piumone bagnato dei più vari fluidi, che culminò con un gesto violento del russo che si scostò di dosso quella pesante coperta per poter ammirare al meglio una ragazza sogghignante e completamente alla sua mercé.

Ci avrebbe pensato dopo sul perché e percome fossero finiti nuovamente in una situazione simile a quelle che succedevano mesi prima, anche il cervello di Warsman era in panne e il suo computer interno registrava solo messaggi di errori di memoria, ma anche lui non si allontanò molto dalla stessa conclusione di Hammy sull’aver bevuto troppo quella notte.

Era come se niente di terribile fosse mai successo, come se quei lunghi mesi di oblio non fossero mai esistiti mentre la rete a molla sotto di loro cigolava paurosamente al loro ritmo sempre più crescente e tutt’altro che silenzioso.

Era bello sentire la sua risata beota, le sue labbra sulle sue spalle e le mani che gli graffiavano le spalle dai muscoli tesi mentre andava a fondo in lei portandola a sussultare al ritmo crescente di un amplesso piuttosto acceso. E lo stesso valeva per la stessa ragazza che, incurante di tutti i problemi che ci sarebbero stati dopo, lo incitava con parole volgari sussurrandogliele alle orecchie e artigliandogli le natiche sentendolo respirare come un lupo selvaggio.

Poi, quanto stava per sopraggiungere il più bello e le lingue dei due amanti erano intrecciate come viticci coì come le loro mani si stringevano tra loro in un solido intreccio, Emerald Lancaster avvertì distintamente qualcosa di duro e freddo cozzare con qualcos’altro di altrettanto duro all’anulare sinistro del proprio compagno. Li per li non capì cos’era quella sensazione spiacevole che le portò una strana campanella di allarme a trillare nel cervello dolorante e su di giri, ma poi quando si ritrovò ad osservare le mani incriminate con i propri occhi smeraldini tutto il piacere e la follia che fino a quel momento la stavano inebriando svanirono. E lasciarono il posto ad un terrore e ira che la portarono a dare un calcio al proprio compagno abbastanza potente da farlo cadere giù dal letto dolorante e confuso.

– m-ma che cazz… che ti prende EH?! Ma non vedi che stavamo…?!–

– cosa-cazzo-è-QUESTO??! –  

Warsman era ancora piuttosto disorientato per l’improvviso cambio di reazione della giovane oltre che piuttosto scocciato per l’amplesso interrotto in quel modo, ma l’episodio decisamente ebbe il potere di riportare entrambi alla realtà nei peggiori dei modi, con Emerald che gli mostrava al dito un anello che prima decisamente non c’era.

– È un anello – rispose borbottando lui, cercando per terra almeno la visiera frontale della propria maschera, e che grazie al cielo trovò vicino al comodino indossandola immediatamente– non ne hai mai portati alle mani? –

– Non all’anulare destro! Non in questa cazzo di posizione!! E perché non… nnnh – provò a sfilarselo di dosso ma era come se fosse incastrato – perchè non riesco a toglierlo?! Perché non ricordo cosa è successo ieri sera?? E perché cazzo indossiamo questi anelli??! –

Non voleva rispondere a quella domanda per paura di quella risposta. Aveva sentito di gente che si ubriacava e poi l’indomani si trovava sposata con una spogliarellista ubriacona, ma non poteva essere successo proprio a lei.

E non con lui. Non con l’uomo che si era ripromessa di non frequentare più per non deludere suo padre e per essere “più sicura” di non incontrare più guai. E invece eccolo li quel dannato beota completamente nudo e sudato che si guardava l’anello all’anulare sinistro senza capire come ci fosse arrivato al suo dito.

Se Emerald Lancaster era partita alla volta di Amazon subito dopo l’episodio di Tokyo era stato prettamente perché conscia di aver commesso una grandissima cazzata, e nonostante tutto quella sera era rimasta di stucco nel ritrovarselo davanti infuriato e con indosso quell’orrida tuta da pantegana. I casi della vita, eh?

Eppure, nonostante tutto quello che si era ripromessa una recondita parte di lei fu più che felice di rivederlo, nonostante fosse furioso e deluso per quel suo atteggiamento egoista con cui se l’era lasciato alle spalle, ma quella più coscienziosa le urlava dentro che tutto il suo bel piano di fuga era andato a puttane.

Ma arrivati addirittura a questo…? Si erano veramente sposati?? C’era da spararsi seduta stante e purtroppo per la ragazza il mal di testa le impediva addirittura di ricordare dove fosse la pistola. Persino la sua infallibile memoria eidetica non riusciva a ricordare nulla da dopo la goliardica bevuta in camerino fino a praticamente quel pesante mattino in cui si erano appena ritrovati.

– Un m-momento… solo perché abbiamo due anelli simili non significa che siamo sposati! – anche il russo provò a sfilarselo dal dito senza successo, notando che l’anello d’argento recava cinque pietre multicolore – tu ce l’hai al destro e io al sinistro… forse facciamo parte di qualche confraternita…–

Non lo disse con molta convinzione, ma era necessario calmare quella furia magrolina che ora stava calciando le lattine di birra e qualunque cosa le capitasse a tiro compreso il comodino accanto al letto che si ribaltò a causa del colpo, e al russo non rimase che sghignazzare vedendo che la ragazza si era fatta pure male con quel gesto sconsiderato.

– Grrr… se non riesco a togliermi questo anello mi amputo il dito! –

– Ora non esageriamo, cerchiamo di stare calmi e di ricordare un passo alla volta cosa è successo ieri sera e…–  

– Io NON voglio essere sposata cazzo!! E non voglio essere sposata con TE!! Perché non te ne sei andato quando te l’ho detto?! Aveva ragione mio padre, quando diceva che non avresti fatto altro che mettermi nei casini!!! –

Erano ovviamente parole dettate dalla furia, dalla cieca rabbia e dalla confusione di non ricordare nulla di ciò che era successo, un comprensibilissimo panico che le si vedeva chiaramente negli occhi ormai pronti a far uscire lacrime di nervosismo vero. Ma per Warsman era troppo da sentire, in particolar modo perché aveva citato l’odioso Howard che tanto era rimasto soddisfatto dalla lunga vacanza della figlia.

Con un basso ringhio animale scattò in avanti cogliendola completamente alla sprovvista, e abbrancandola per la gola la sollevò da terra sbattendola contro la prima parete libera che trovò. In compenso la giovane, nonostante le mancasse il fiato per la presa ferrea dell’ex lottatore, riuscì ad agguantare la propria pistola che sporgeva dal suo inseparabile marsupio appeso al fin troppo vicino appendiabiti.

Nonostante la canna della pistola a pochi centimetri dalla fronte, e tenuta in mano con la mano destra mentre con l’altra Hammy cercava di fare leva sul braccio sinistro del russo per cercare di non soffocare, Warsman non cedette di un millimetro e altrettanto fece la giovane donna, piuttosto indisposto a sentirsi accusare ingiustamente per qualcosa che non aveva fatto. O meglio, come le ricordò in quel momento, non aveva fatto tutto da solo.

– In questo casino ci siamo ficcati noi due da soli e per la prima volta a distanza di mesi! E in casi come questi si dice che “le cose si fanno in due”, e a meno che tu non voglia trovare una soluzione civile direi di smetterla di starnazzare inutilmente! –

Poco gli importava di essere completamente nudo mentre fronteggiava lei con indosso solo quella canottiera immensa, entrambi si scrutavano come due predatori furiosi pronti a battersi per il proprio territorio, e nei loro occhi si leggeva un odio che mai prima d’ora c’era stato.

Scaramucce e antipatia, certo… ma negli occhi della giovane Lancaster l’ormai ex Lord Flash poteva leggere un odio e disprezzo nei suoi confronti che gli fece incredibilmente male dentro. Si rese dunque conto che prenderla per il collo non sarebbe servito a nulla, e con poca convinzione la rimise a terra sospirando stancamente. Non voleva che lei lo odiasse… e se aveva fatto un errore madornale allora avrebbe fatto qualunque cosa per rimediare.

– Ascolta… dobbiamo capire cosa è successo prima di saltarci alla gola così – si toccò l’anello con le 5 gemme cercando ancora una volta e inutilmente di toglierselo – e se abbiamo fatto un errore… di qualunque tipo… allora cercherò di porvi rimedio a qualunque costo! Non vuoi essere sposata con me? D’accordo, non lo voglio essere neppure io se è per questo! Ma dobbiamo cercare un indizio per capire che diamine è successo prima di arrivare a conclusioni affrettate–

In fin dei conti non aveva tutti i torti anche se non si sentiva affatto in colpa per averlo preso a male parole. Non le fregava un fico secco di averlo in qualche modo ferito, cavoli suoi, il panico per essersi in qualche modo unita in matrimonio proprio con lui era troppo acuto per essere ignorato. Ma doveva stare calma e riflettere come le aveva praticamente suggerito di fare, poi una volta risolta la questione lo avrebbe mandato al diavolo del tutto e sarebbe partita per un altro pianeta assieme a Michael… che a quanto pare tardava a tornare, ma non era la prima volta da quando erano partiti che faceva così. Le aveva accennato che sarebbe andato a trovare una ragazza conosciuta qualche mese fa e che abitava addirittura in campagna, quindi magari ci avrebbe impiegato un po’ a tornare.

– v-va bene, forse hai ragione…– abbassò la pistola e deglutì abbastanza scossa per l’assurda piega che aveva preso l’intera situazione – restiamo lucidi e cerchiamo di raccogliere i pezzi… io non riesco a ricordare nulla e non sto scherzando, e a te come va? –

– Hm, di solito ricordo sempre tutto anche dopo essermi ubriacato. Alle volte ricordo frammenti che poi li rielaboro – si massaggiò la testa cercando di fare mente locale ma invano – ma questa volta è… assurdo. Ho come un vuoto di memoria, un blackout totale, e questo è fin troppo strano–

– Forse sarebbe il caso di controllare i telefonini – aggiunse Emerald annuendo pensierosa– magari abbiamo lasciato qualche indizio li! –

Era una buona idea, e come se tutta la truce conversazione iniziale non fosse mai iniziata incominciarono a rovistare nella grande e lussuosa stanza in cerca di indizi. Warsman di suo aveva un vecchio cellulare con ancora i tasti e capace solo di scattare foto. E le immagini presenti erano tutte fatte prima del matrimonio di sua figlia con qualche… scatto privato che si erano concessi lui ed Hammy da ubriachi e che non avrebbe mai condiviso con nessuno.

Rimise il telefono in borsa comunicandole che il suo era troppo vecchio per poter conservare qualcosa di utile, mentre lo smartphone di Emerald recava qualcosa di assolutamente agghiacciante.

Ciò che vide la portò a puntare lentamente, e quasi in trance, la pistola verso il partner che intuì per ovvi motivi che era stata finalmente trovata la prova regina, ma Warsman le abbassò il braccio con fare seccato anche se rimase di stucco pure lui per ciò che il telefonino mostrava.

 

Ciò che il filmato mostrava, oltre la confusione in sottofondo dovuta al fatto che dovevano essere finiti in un altro locale oltre al Vintage Club, erano Lord Flash ed una Emerald Lancaster vestita di un seducente vestito fatto di pizzi e soprattutto di piume di pavone in quello che era uno stravagante abito da sposa mentre rideva come una beota tra le braccia del suo neo marito.

“Stai riprendendo Kid?! Vero che stai riprendendooh??!” anche se l’inquadratura era traballante e ogni tanto l’improvvisato cameraman girava l’obiettivo verso se stesso per riprendere la propria faccia da maiale, nel video si potevano vedere tutti i ragazzi della Muscle League attorniare due fin troppo allegri sposi e vestiti pure loro di completi blu elettrico muniti di piume di pavone nel taschino per il fazzoletto. Tutti erano in linea con i due sposi e tutti erano molto su di giri ad eccezion fatta di Meat che, sebbene fosse agghindato pure lui come gli altri, sembrava essere un po’ perplesso da ciò che vedeva.

“stai filmando mio marito vero??!” continuò una Emerald piuttosto allegra e irriconoscibile “filma tutti ma anche mio marito! È lui! Ci siamo appena sposati al tempio!!”

 

Per la marchesa quella era la prova definitiva che avevano combinato un macello assurdo sebbene non se ne ricordassero nulla, ed abbassando il telefono ebbe quasi l’impulso di puntarsi la pistola alla testa piuttosto che vivere quell’incubo assurdo. Fu lo stesso Flash a disarmarla lasciandosi scappare pure una imprecazione in russo, e decidendo di darsi una sistemata iniziò a rivestirsi approssimativamente cercando di non dar di matto pure lui.

– Ok… ora è chiaro che abbiamo commesso una cazzata colossale, ma forse siamo ancora in tempo per rimediare… si…– come se ci potesse essere rimedio su un pianeta in cui il divorzio non esiste poiché nessuno pratica il matrimonio! – ma forse è il caso di trovare gli altri e chiedere informazioni… forse mi sto sbagliando ma dai mugugni che vengo al di là della porta direi che alcuni di loro sono qui e… EHI! Emerald!! –

A sorpresa la giovane gli aveva strappato via il candido accappatoio che l’ex lottatore aveva trovato e si era fiondata in bagno con tutto l’intento di farsi una doccia oppure di impiccarsi con la corda dell’indumento. Era sconvolto pure lui da quanto era successo, ma quella cretina non poteva certo mettersi in testa strane idee e soprattutto… che non le saltasse in testa di chiamare suo padre!

Ecco, quello era un punto che fece gelare il sangue a Warsman, anche perché se lo avesse saputo gli avrebbe dato la caccia in eterno e avrebbe esposto la sua testa in salotto tra gli altri trofei di caccia. Quindi se fu colto dal panico lui questa volta c’era solo da capirlo.

– m-maledizione Emerald! Non telefonare a tuo padre!! – iniziò a battere con forza il pugno destro contro la porta del bagno senza ricevere risposta se non lo scroscio incessante della doccia – mi ha sentito dannata puttanella?? NON…!!–

dovette scostarsi dalla porta del bagno e agguantare la prima cosa che gli capitò a tiro, in questo caso un cuscino, per coprirsi le vergogne vista l’improvvisa entrata in scena dalla porta che dava al soggiorno di un Kid Muscle particolarmente devastato.

– EVVIVA GLI SPOSIIiieeehh…!!!–

Il suo urlo di gioia si stemperò con una mezza piroetta sbandata fino a farlo crollare malamente a terra. Aveva ancora addosso il completo elegante da testimone, ma era piuttosto malandato e sporco di macchie di liquore vario, e anche la maschera del principe dei kinnikku non era messa bene… così come il resto degli atleti della Muscle League che si stava rialzando in piedi e provava a raggiungere Kid per capire a loro volta cosa diamine fosse successo.

– Diamine! Non si può avere un po’ di privacy? – sbuffò l’ex atleta piuttosto imbarazzato dall’avere una compagnia tutt’altro che gradita – uscite di qui razza di ubriaconi! Avete combinato un bel casino ieri sera! –

Non che fossero loro i veri responsabili del casino in corso, forse, ma Flash aveva un disperato bisogno di sfogarsi e farlo con Emerald non era esattamente la cosa più azzardata da fare visto che pure lei era incazzata nera.

– Mrr… di che diavolo stai parlando vecchio? – lo incalzò Terry Kenyon che ora si massaggiava il viso pallido e stanco senza ricordare nulla della nottata trascorsa – non… non riesco a ricordare un accidente e dove diavolo siamo…? E perché sono vestito come un “pinguino”?! –

Anche se aveva gli occhi stanchi e la vista appannata, l’americano potè notare che anche gli altri erano vestiti da cerimonia come lui, ma oltretutto mancavano all’appello diverse facce note. Se davanti a se poteva vedere Kid Muscle ancora svenuto sul pavimento, alla sua sinistra poteva osservare un Check Mate seduto sul divanetto a penisola color verde smeraldo e intento a massaggiarsi con il pollice e l’indice l’attaccatura del naso, ma per il resto mancava ancora un sacco di gente e francamente parlando non riusciva a ricordare nulla di ciò che era successo. Un fatto davvero allarmante.

– Ehi… Check Mate, per caso tu ricordi qualcosa…? –

Lo disse nel mentre si piegava verso il kinnikku per rimetterlo in piedi, ma il lottatore del Principato di Monaco si limitò a scuotere debolmente la testa non riuscendo a ricordare nulla di ciò che gli era capitato da dopo quel fatidico drink in compagnia di DJ Smeraldya.

– Uff… mi dispiace… ma se provo a rimembrare il passato vedo solo il nero senza neppure un ricordo lucido – si guardò in giro con aria stanca passandosi una mano tra i candidi capelli* prima di rimettersi l’elmo in testa – senza contare che… mh, all’appello mancano Jeager, Wally e DikDik… oltre che a Meat e al signor King Muscle–

In mezzo a quella confusione di bottiglie vuote, palloncini vaganti e mutande appese al lampadario principale mancavano all’appello svariate persone e questo rendeva la cosa ancor più preoccupante. La sola mancanza di Meat bastava per metterli tutti nel panico, ma fu l’entrata in scena di Emerald Lancaster, uscita dal bagno sbattendo la porta e ora perfettamente pulita e vestita di abiti più consoni, a spezzare quell’angosciosa tensione con ordini ben precisi.

– Per farvi il riassunto del riassunto, io e il qui presente sorcio psicotico di madre Russia siamo convolati a nozze con voi tutti come nostri testimoni di nozze– si accese una sigaretta presa dal proprio marsupio, incurante delle occhiate attonite dei giovani lottatori – quindi ora noi andremo al tempio a chiedere l’annullamento delle nozze e voi stessi cancellerete le vostre firme da qualunque cazzo di registro abbiamo messo i nostri nomi! E ora andate a prepararvi, non abbiamo tempo per cercare i dispersi! –

– u-un momento! Non sono affatto d’accordo! A parte il fatto che non ho capito un accidente, molti di noi mancano all’appello e non sappiamo dove sono! –

la protesta di un Terry Kenyon che ora reggeva Kid Muscle passandogli un braccio attorno alle spalle era alquanto legittima, ma lo sguardo smeraldino della marchesa non ammetteva repliche tanto da congelare il sangue a molti dei presenti ( escluso Lord Flash che si limitò a roteare gli occhi ).

– Al tempio molto probabilmente sapranno dirci qualcosa di più su dove si troveranno gli altri e su cosa è successo la notte passata per farci impazzire così… e ora muoviamoci, più perdiamo tempo e più la situazione peggiora! –

Nonostante il tono dittatoriale bisognava ammettere che aveva ragione, se fossero rimasti li a lamentarsi non avrebbero risolto nulla e a parte lo shock di aver appena scoperto che avevano testimoniato al matrimonio di due ubriaconi, ritrovare i loro amici aveva la massima emergenza. Pertanto decisero di mettersi di impegno nel prepararsi al meglio, ed il primo a infilarsi nel bagno fu uno scocciato Warsman che non degnò di uno sguardo Hammy.

La suddetta gli lanciò giusto una occhiata di sfuggita, ma era ancora troppo incazzata con lui per non ritenerlo il solo responsabile di tutta quella faccenda. Forse a mente lucida avrebbe riflettuto meglio sul proprio giudizio, ma ora il solo sentirlo respirare vicino le faceva venire una voglia matta di trivellarlo di colpi e mandarlo a ‘fanculo una volta per tutte.

E in particolar modo, suo padre non sarebbe mai dovuto venire a sapere di ciò… ne lui, ne Michael Connors che a breve sarebbe rincasato. Si premurò di scrivergli quantomeno un biglietto fasullo di dove sarebbe andata nel mentre che tutti si preparavano, e contava di annullare quel casino quantomeno entro mezzogiorno o in alternativa le aspettava la batosta più dura della sua vita: deludere suo padre Howard.

 

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Pianeta Terra, ore 10:30 del mattino. Villa Lancaster.

 

Di norma al mattino presto Howard Lancaster smistava la posta che gli arrivava in ufficio e rispondeva alle varie telefonate dei suoi azionisti sparsi per le varie banche del mondo, ma di norma verso le dieci del mattino si liberava di buona parte di quel peso dedicandosi un piccolo ritaglio per se e per sua moglie.

Purtroppo quel mattino aveva avuto più lavoro del solito, complice anche il fine settimana che si lasciava alle spalle, e di conseguenza fu sorpreso dell’arrivo di un corriere espresso proprio quando ormai stava uscendo dal proprio ufficio.

Nascondendo comunque una espressione seccata da quell’ennesimo contrattempo lasciò entrare il timoroso corriere, tra l’altro di una delle sue ditte di spedizioni interplanetarie che aveva acquistato da poco, e firmò il foglio di consegna sul misterioso pacco che gli era stato recapitato.

Non c’era il nome di un qualsiasi fantomatico mandante, ma i suoi addetti alla sicurezza non avevano notato nulla di insolito al suo interno tramite lo scanning, ma solo quello che sembrava essere altro noiosissimo materiale informativo.

– Tzk, di bene in meglio… mi sa che faccio prima ad acquistare tutte le ditte di frullatori sparse per la galassia così che non mi mandano più i loro cataloghi! –

Lo disse con la sua solita ironia mentre scartava il pacco dalla sua carta da imballaggi, e al suo interno, oltre le palline di polistirolo, trovò quello che sembrava essere un catalogo piuttosto prezioso vista la copertina in argento cesellato.

“ci trattiamo bene” pensò sarcasticamente tra se e se rigirandosi tra se quel grosso manufatto ornamentale, ma fu solo quando lo aprì che il tempo parve come fermarsi nello stesso momento in cui si fermò il suo respiro.

Avvertì come un brivido ghiacciato salirgli su per la schiena, mentre con mani tremanti sfogliava lentamente quell’albo fotografico in cui sua figlia sembrava fin troppo allegra di essere avvinghiata ad una sudicia bestia piuttosto orgogliosa di mostrare al fotografo quelle che sembravano presunte fedi tra le loro dita.

La sua Hammy, la sua bambina, vestita di un eccentrico abito fatto di piume di pavone sembrava fin troppo felice di essere circondata da emeriti idioti forse colpevoli di averle fatto qualcosa di a dir poco spiacevole. Quel Warsman… anzi no, quella bestia da circo di bassa lega doveva averla in qualche modo drogata per poterle far fare una cosa simile! Il marchese non tenne conto di altri possibili fattori, magari tenendo presente che pure sua figlia poteva essere compiacente della cosa, poiché troppo impegnato a cercare di riprendere fiato poiché stava sempre più diventando cianotico dalla rabbia.

Una rabbia che lo portò, prima di ragionare su quello che stava facendo a rischio di attirarsi le attenzioni di servitori premurosi, a lanciare un mezzo urlo rabbioso per come la sua famiglia fosse stata oltraggiata. No, non poteva farsi vedere incazzato, e già buttare a terra il portapenne di cristallo fu un gesto sconsiderato che non era riuscito a controllare.

Ma poteva, doveva, rimediare immediatamente nel mentre che ributtava nello scatolone quel libro blasfemo ficcandolo poi all’interno di un polveroso armadietto. Doveva far trucidare quell’animale da quattro soldi e doveva salvare sua figlia il prima possibile, magari con l’aiuto di Connors, e doveva colpire quel bastardo dove gli faceva più male… con un piano il più veloce possibile, visto che Amazon non era a due passi e mandarci un esercito ci avrebbe messo del tempo.

Ma qualcosa di più piccolo e anonimo poteva ancora organizzarlo…

 

 

 

 

Sorpresa sorpresa! O almeno, spero di avervi fatto una sorpresa con questo capitolo, visto che fino ad oggi ho ricevuto svariate possibilità su chi potesse essere la fantomatica “coppia” che scoppia! Preparatevi a svariati casini tutt’altro che piacevoli dunque…

Ps, il vestito di Emerald è ispirato a questi due:

http://vi.sualize.us/beauty_in_pea_feather_dress_y_creative_woman_glamour_picture_tUvY.html

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Capitolo 7
*** prede sfortunate ***


Ad Alya erano stati messi un paio di punti di sutura dove il coltello le era accidentalmente caduto sul lato della mano provocandole un piccolo ma profondo taglio, ma non se la sentiva di incolpare Niamh di tutto quello che era successo al ristorante. Era stato uno spiacevole incidente, ma vallo a far capire a quel testardo di suo marito!

In fin dei conti Robin era solo preoccupato per la sua salute, erano tornati alla civiltà da poco e temeva per la sua salute psicofisica. Temeva per la bambina e per la gestazione arrivata ormai al termine. E poi dicevano che erano le donne ad essere più ansiose in fatto di gravidanza… la logica terrestre evidentemente, con la sua fiction che non rispecchiava minimamente la realtà mostrando donne incinte isteriche e incazzate per avere la pancia gonfia di vita, travagli esasperati e donne urlanti di un dolore fin troppo ingigantito e comunque perfettamente truccate e con i capelli impeccabili.

Ad ogni modo, le premeva di più convincere la giovane irlandese a farsi curare quella scottatura al collo, a suo dire una ustione di primo grado dovuto all’incendio avvenuto al ristorante, ma era già stata dura trovarla visto che si era andata ad infilare dentro un grande e vecchio tronco cavo crollato a terra a pochi metri dal cottage.

Kevin non era presente, si era allontanato dalla casetta piuttosto presto per fare quattro chiacchiere con il padre, e si poteva immaginare quale sarebbe stata la discussione principale, e quando aveva lasciato la ragazza era un po’ assonnata ma comunque serena.

Niamh non era una stupida. Se avesse dato segni di insofferenza di fronte a lui allora il giovane vincitore della Corona Chojin avrebbe fatto di tutto per sapere cosa avesse cercando di aiutarla in qualche modo.

Molto dolce in effetti… ma attualmente la giovane aveva solo bisogno di stare tranquilla, e da sola, per poter stendere la mente e pensare seriamente cosa fare del proprio futuro. Poteva sembrare che si vergognasse di mostrarsi angosciata, ma era semplicemente molto riservata e non voleva che il proprio malessere ricadesse sulle spalle di qualcuno.

Questo Alya lo sapeva, così come sapeva che era una donna straordinariamente forte per riuscire a guardare avanti limitandosi a stringere i denti.

– Uff… hai scelto un bel nascondiglio quaggiù – fece la dottoressa camminando praticamente a carponi a causa della pancia gonfia – scusa se entro qua dentro senza bussare, ma l’erba li fuori era decisamente bagnata per i miei gusti –

A Niamh si arrossarono lievemente le gote dall’imbarazzo, poiché fino a quel momento era stata così assorta nei propri pensieri da non essersi quasi accorta di una presenza femminile che l’aveva cercata per tre minuti buoni. 

– Ehm, no… mi scusi lei che l’ho fatta piegare per venire qui dentro e…–

– È stata una mia scelta venire qui, ma ti ringrazio per l’interessamento… e poi qui dentro è asciutto e pulito. Piuttosto… come ti senti? –

la voce della dottoressa continuava a farle un po’ di soggezione visto che aveva sempre quel tono pacato e allo stesso tempo freddo tipico dei dottori professionisti, ma a parte questo era una donna buona che era riuscita a comprenderla senza soffermarsi sul dirle “oh, poverina!” standole accanto quel tanto che bastava per spronarla ad essere un po’ più sicura di se.

– Sto… bene, credo. Scottatura a parte – lasciò che la Deva le scostasse gentilmente i lunghi e mossi capelli castani per rivelare la scottatura rossa presente sul collo – avevo solo bisogno di un po’ di spazio personale per pensare a… tante cose che sono successe fino ad ora–

– Se ti riferisci all’incidente del ristorante è stato, per l’appunto, solo un incidente. Mi sono più preoccupata quando il tavolo ha preso fuoco, non che tu abbia avuto giustamente paura in quell’istante –

Niamh la guardò ritrovandosi a deglutire e ad annuire lentamente come a dare del tutto ragione alle sue parole, e in fin dei conti pure Kevin le aveva detto così, ma non era solo quello che l’aveva portata a cercarsi un cantuccio in cui riflettere.

– Si, ecco… stavo pensando anche ad altro, a tutta la mia storia con Kevin ad esempio – sospirò piano e appoggiò le braccia incrociate sulle ginocchia – per molto tempo l’ho sempre evitato… mi chiedevo spesso che diavolo potesse volere uno come lui, un bel ragazzo famoso, da una come me che di speciale non ha nulla. Da dopo quello che mi è successo – ossia lo stupro subito ad una festa di cui non ricordava praticamente nulla poiché, molto probabilmente, drogata vigliaccamente – ho sempre evitato i ragazzi temendo che mi potessero fare del male… ma lui invece…! Attiro la sfiga come una calamita, combino disastri su disastri eppure lui continua a starmi vicino. A volermi sostenere. E quello che  mi… disturba… è che non lo fa per semplice pietà nei miei confronti –

La giovane irlandese non era abituata a quel sentimento chiamato amore, non era abituata a ricambiare se non in termini di affetto nei confronti di amici e parenti, e ritrovandosi forse per la prima volta innamorata di qualcuno doveva averle fatto uno strano effetto.

– Niamh, anche questa cosa è stata una scelta personale di Kevin. So che temi di poterlo deludere in qualche modo, ma lui ha scelto di starti accanto e non teme che i tuoi problemi possano ostacolarlo in qualche modo, poiché è sua volontà camminare accanto a te per affrontarli – nel mentre che le parlava poteva ben vedere come quelle parole l’avevano colpita nel profondo, tanto che iniziò a piangere in silenzio sia per la commozione che per l’imbarazzo per aver dubitato di lui – non temere di provare ciò che stai provando, la tua è una reazione comprensibile, e credo che tu sappia nel tuo intimo che Kevin non ha nessun secondo fine nei tuoi confronti perché… quando ci si innamora, lo si fa e basta –

Ed era vero, in fin dei conti era stato così anche per lei e Robin sebbene all’inizio non si sopportassero affatto anche a causa di pregiudizi antichi e ben radicati nell’ex wrestler che gliene aveva fatte passare di tutti i colori tanto da riuscire a scacciarla dalla Scuola di Ercole. Ma ad ogni modo, non usò la propria esperienza come esempio da esporre alla giovane, perché un esempio non l’avrebbe aiutata, ma decise invece di continuare a spronarla facendole notare un altro dettaglio fondamentale.

– E direi che anche tu provi lo stesso per lui, altrimenti non gli saresti accanto nonostante avresti potuto benissimo lasciare tutto dopo le varie vicissitudini che sono accadute qui a Londra sia mesi fa che… giusto ieri sera–

Aveva ragione. Era innamorata di lui, e questo la spronava ad avere la forza di non aver paura del prossimo oltre che a riuscire a guardare avanti. Niamh non era mai stata innamorata di qualcuno così profondamente come per Kevin. Quelli che aveva non erano dubbi riguardo i suoi sentimenti nei confronti del lottatore inglese, quanto il semplice timore di lasciarsi andare per poi, magari, ritrovarsi un giorno nuovamente ferita dall’ennesimo bastardo di turno. Per questo prima dell’arrivo della dottoressa aveva addirittura meditato di tornarsene in Giappone a lavorare al banchetto di frutta e verdura dove l’attendevano due genitori scettici sulla sua relazione con il biondo lottatore, tornandosene alla propria vita con le sue routine.

Non l’avrebbe fatto. Non avrebbe permesso alla paura di chiuderla nuovamente a riccio con l’unico conforto datole dalle parole di sua nonna, e decise pertanto che aveva stretto i denti per troppo a lungo.

Quando finalmente decise di strisciare fuori dal grande tronco cavo lo fece con il sorriso speranzoso sulle labbra, lasciando che Alya le poggiasse delicatamente una mano dietro la schiena come a volerla nuovamente incoraggiare di guardare al domani.

Si apprestarono dunque a raggiungere il Muscle Museum Hospital con la vecchia mini della dottoressa, Robin aveva insistito molto per comprarle un’auto nuova visto che quella attualmente in uso era ormai data ma la moglie si era categoricamente rifiutata con un secco “finchè funziona va più che bene”, ma il viaggio lungo doveva per forza di cose prevedere una sosta a metà strada al distributore di benzina più vicino.

L’ospedale si trovava poco lontano da Londra, giusto verso la periferia, ma non vicino alla tenuta dei Mask, di conseguenza una sosta fu più consigliata permettendo alle due donne di sgranchirsi le gambe. Al distributore di benzina era annesso un piccolo prefabbricato dove comprare qualcosa da mangiare oltre i bagni pubblici, e fu li che Niamh andò per prendere una bottiglia d’acqua dall’unico commesso presente e ormai prossimo alla pensione.

E nel mentre che la giovane andava a rinfrescarsi, Alya decise di provvedere da sola alla pompa di benzina vista l’assenza di personale e notando che dall’altro lato della pompa di benzina si era fermato un furgoncino di una ditta di spedizioni.

Lo spazio era ampio e uno dei due fattorini fu veloce a scendere dal mezzo per avviarsi all’interno del prefabbricato mentre il secondo si avvicinò titubante alla pompa di benzina non capendo probabilmente come usarla.

– Serve una mano? – fece Alya, nel mentre che riempiva la propria Mini di benzina verde stando attenta al contatore del distributore.

Da… ehm, volevo dire, si signora! – il fattorino mostrava una divisa blu scuro e nessuna pettorina che mostrasse il marchio della ditta di spedizioni come invece era nel caso del furgoncino – non sono abituato con i sistemi londinesi –

Si sistemò meglio il cappello con visiera per nascondere un certo imbarazzo di essere uno straniero in terra straniera, ma la Deva non si scompose limitandosi ad inarcare un sopracciglio incuriosita dall’accento russo dell’uomo mentre andava a sistemare il tappo del serbatoio dell’auto dopo averla ben riempita e dando così le spalle all’uomo.

– Non si preoccupi, se vuole le spiego come fare – e non c’era molto da spiegare in effetti – lei… è russo non è vero? Lo sono in parte anche io quindi capisco cosa vuol dire avere a che fare con queste diavolerie–

Oh, lo so

Ci fu qualcosa nel tono dell’uomo che portò nella dottoressa prima pura perplessità, perché in fondo come faceva a saperlo se quella era la prima volta che lo vedeva? Ed inoltre tolti i fronzoli da sposa assomigliava ad una donna qualunque quindi non era detto che l’aveva riconosciuta tramite la televisione, poi un campanello d’allarme che suonò decisamente troppo tardi visto che il tutto durò poche frazioni di secondi.

Nel momento esatto in cui intuì il pericolo, desiderando di voltarsi verso quella voce che si era fatta più sinistra, Alya si ritrovò bloccata in una presa ferrea da due braccia robuste e con la bocca impossibilitata ad urlare a causa di un panno bagnato di qualcosa premuto contro la sua bocca aperta.

Provò comunque a dibattersi e a gridare aiuto, ma nonostante i suoi meritevoli sforzi per una donna incinta il suo aggressore era fin troppo forte per lei, trovandosi a sentire come l’odore pungente del fazzoletto la stesse portando in pochi secondi a perdere sempre più conoscenza dimenticandosi così della paura di una violenza inspiegabile. Cloroformio probabilmente, ma ciò non era importante mentre l’uomo che l’aveva aggredita si apprestò velocemente ad avvicinarsi alle porte posteriori del portone nel mentre che queste si aprivano velocemente mostrando al suo interno altri due complici e un arredamento interno essenziale ma abbastanza confortevole per la loro vittima vista la presenza di una barella.

Intanto l’altro “fattorino” che era entrato nel piccolo locale adibito a mini-market aveva tenuto d’occhio la scena oltre che l’anziano cassiere e la sua unica cliente con la scusa di guardarsi attorno. Una volta che i suoi colleghi gli fecero segno che era ora di andare, l’uomo si limitò a smettere di fingere la propria indecisione nel voler comprare un prodotto e si fiondò fuori spintonando involontariamente la ragazza in carne.

– Ehi…! Ma che maniere…–

Niamh lo borbottò osservando solo di sfuggita quel maleducato che saliva sul furgone e partiva a razzo, troppo impegnata a consegnare l’ultima sterlina all’anziano cassiere per poi uscire e… trovare la macchina della dottoressa inspiegabilmente vuota.

In un primo momento non collegò la sparizione di Alya con quel furgone che se l’era data a gambe poco prima che lei uscisse dal negozio, ma dopo cinque minuti di vuota attesa la giovane irlandese pensò che potesse essere andata in bagno per darsi una rinfrescata. Andando li purtroppo non la ritrovò, e cosa ben più peggiore fu quando provò a telefonarle e trovò il segnale acustico a poca distanza dalla mini, con il telefono della dottoressa caduto per uno strano motivo in un tombino vicino alla sua automobile, portando Niamh a cercare di sopprimere un attacco d’ansia nel capire che alla donna doveva essere successo qualcosa.

Poi realizzò meglio quando, dopo aver cercato nei dintorni del piazzale e chiesto al cassiere se avesse visto qualcosa ricevendo una risposta negativa, non trovò per terra quello che era un bottone dorato parzialmente schiacciato forse dalla ruota di una macchina. Si ritrovò improvvisamente con la gola secca nel mentre che si rigirava quel piccolo manufatto rovinato e strappato via con forza dalla camicia del suo proprietario tanto da portare ancora i fili scuri all’interno dei quattro buchi centrali, notando che, nonostante fosse danneggiato e dall’aspetto abbastanza comune, alcuni suoi dettagli erano ancora riconoscibili come quella specie di “testa felina” che aveva già visto prima.

Nonostante facesse la fruttivendola sua nonna un tempo era stata una sarta, e a casa sua aveva sempre avuto modo di notare fin da bambina intere scatole su scatole di bottoni di ogni genere tanto da passarsi il tempo a rimirarseli e a conoscerli quel tanto che bastava per comprendere le varie tipologie esistenti.

E quello che aveva in mano, ma non poteva esserne sicura, sembrava appartenere a quelle guardie misteriose che quattro mesi fa avevano cercato di rapire l’allenatore di Kevin. Sebbene la sua colluttazione con un soldato Lancaster fu assai breve, le erano rimasti impressi quei bottoni piuttosto eleganti per essere quelli di una divisa militare, poiché avevano una specie di gatto stampato in rilievo. Ed ora, poteva anche stare viaggiando prepotentemente con la fantasia, perché magari quel bottone che teneva in mano era li da molto tempo, oppure ancora una volta quei soldati avevano voluto rapire una persona… ma perché?

Non poteva saperlo, ma era fortemente indecisa se chiamare la polizia, e magari dare un falso allarme poiché Alya sarebbe apparsa magicamente da li a pochi secondi, oppure avvertire Robin Mask… e assistere alle spiacevoli conseguenze che aveva avuto modo di osservare al ristorante.

Cercando di non mettersi a piangere dalla tensione, e mordendosi dall’interno il labbro inferiore avvertendo sempre di più una angoscia mai provata prima, decise di telefonare a Kevin e avvisarlo che qualcosa di spiacevole era appena successo. Ma le sue supposizioni su quell’insignificante bottone… al momento se le sarebbe tenute per se in attesa di tornare alla tenuta e parlare a quattrocchi con il proprio ragazzo, e forse questa era la cosa più giusta da fare sperando che magari la sua fosse solo inutile paranoia e non un rapimento in piena regola per misteriosi motivi.

 

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Su Amazon c’era una splendida giornata di sole ad attendere i cittadini di Venturas, ma il vento tiepido e l’armonioso cinguettio degli uccellini non portarono nessun sollievo nelle orecchie di Emerald Lancaster.

La giovane donna era scura in volto e nascondeva le occhiaie dietro un paio di spessi occhiali da sole, l’unica cosa che non era riuscita a lavare via quella mattina con la sua lunga doccia fredda, e camminava in testa al gruppetto di sfaticati che come lei cercava di salire i cinquanta scalini che portavano al famigerato tempio.

Il luogo di culto delle Deva si trovava vicino all’antica zona portuale, zona turistica più tranquilla contrariamente al centro città più vivo e caotico, e in quel luogo si poteva ancora respirare una natura perfettamente in armonia con le case antiche i loro giardini curati, oltre al tempio creato sopra l’unica collina e con l’unica ripida rampa di scale che portava sino alla sua entrata.

– Manca… ancora… molto?! – ansimò un principe dei kinnikku visibilmente provato dalla lunga notte passata– mi sembra di avere il cemento ai piedi! –

Se i restanti lottatori della Muscle League fossero stati in forma avrebbero percorso quei cinquanta gradini di pietra grigia in pochi secondi esatti, ma la nottata appena passata li aveva talmente devastati che praticamente arrancavano ad ogni gradino. Solo Hammy era davanti a loro, e procedeva spedita grazie alla forza della determinazione e della rabbia.

– È dura, ma credo che Meat approverebbe questo esercizio… per cui prendiamolo come un allenamento! – 

– Io me ne starei volentieri a letto con una bella tazza di cioccolata calda tra le mani – continuò Kid Muscle non riferendosi proprio a Terry quanto a se stesso– magari tutti gli altri sono andati al mare a fare un bel bagnetto! N-non dobbiamo pensare per forza al peggio! –

Il giovanotto in fin dei conti era preoccupato per la sorte dei suoi amici e per il padre, nonostante stesse cercando di minimizzare la cosa con l’ennesima lamentela della mattinata, per cui fu Check Mate a rincuorarlo dandogli una lieve pacca sulla spalla sinistra.

– Andrà tutto bene, Kid… vedrai che staranno tutti bene. In fin dei conti siamo tutti dei chojin–

Nessuno se la sentì di contraddire le speranze del lottatore del Principato di Monaco, nonostante l’ovvio scetticismo che brillava negli occhi del texano oltre a quelli velati di tristezza di Kid, e lo stesso Lord Flash evitò di mettersi a ridere sarcasticamente.

Per tutto il tragitto lui ed Hammy, che attualmente gli stava davanti, non si erano rivolti la parola e neppure guardati in faccia. Salvo solo ora il russo che la osservava di spalle e non riusciva minimamente a pensare qualcosa di diverso dall’assurda situazione in cui si erano cacciati. L’unica cosa che la ragazza gli aveva detto una volta uscita dal bagno era di stare sereno che suo padre, Howard Lancaster, non sarebbe mai venuto a conoscenza di questa storia.

Ma per il resto la giovane marchesa pareva ancora incolparlo di tutto nonostante il video sul telefonino dimostrasse il contrario. Non che pure Warsman fosse contento di questo matrimonio tutt’altro che gradito, non aveva neppure chiesto a Katya di sposarlo quando erano ragazzi e ancora poco esperto della cultura amazzoniana, quindi che diavolo gli era saltato in testa?

Ma a quanto pare non avrebbe atteso a lungo per avere le risposte alle proprie domande, visto che una volta finite le scalinate si trovarono di fronte in un tempio simil giapponese ma con poco legno e molta più pietra granitica. E ciononostante non aveva un effetto sgradevole e poco accogliente, con le sue statue a forma di ostriche colme di perle marmoree e le balaustre in legno per accogliere i fedeli nel tempio, ma per avere una udienza con la sacerdotessa in capo, o la madre superiora, ai nostri sfortunati eroi spetta una snervante attesa lunga una cinquantina di minuti.

Le suorine all’interno del tempio furono chiare: la madre superiora avrebbe ricevuto i suoi ospiti a funzioni religiose terminate, indipendente dalle esigenze di una “signora Volkoff” che sembrava sull’orlo di prendere a fucilate chiunque. E finalmente, una volta che la donna ebbe finito con le sue incombenze, il drappello di sventurati si ritrovò a fissare una donna dagli abiti rossi e lo sguardo freddo nonostante i suoi occhi fossero completamente neri. Una strega.

La sorpresa per Warsman fu assai grande a differenza degli altri presenti che sembrarono assai confusi, ma la sensuale creatura che li guardò dal piccolo livello rialzato del pavimento sembrava piuttosto annoiata dalla loro presenza. Le vesti rosse ricamate d’oro aderivano al corpo della donna mostrando le sue curve morbide, e il lungo copricapo sembrava accentuarle i tratti spigolosi tanto da farla sembrare a… una aliena Angelina Jolie decisamente seccata per l’intrusione nei suoi affari.  

– Hm, è curioso rivedervi qui… soprattutto dopo avermi svegliato nel cuore della notte per una funzione tanto importante –

Si poteva notare una nota un po’ sarcastica nella sua parlata, oltre a due spacchi laterali ben nascosti ma che permettevano di mostrare lievemente le gambe ben tornite della donna ad ogni sua falcata. Era affascinante, ma a Warsman non interessava nel senso fisico quanto nel risolvere tutta quella spiacevole situazione, come ben le ricordò una esasperata Emerald.

– Scusi tanto l’intrusione vostra altezza – e già il suo tono acido non aiutava affatto per la loro intricata situazione – ma direi che abbiamo nuovamente bisogno del vostro “aiuto” – e qui mimò le virgolette con le dita – per un divorzio al posto di un matrimonio! Siamo assolutamente pentiti di essere convolati a nozze a causa di una precoce sbronza che ci ha coinvolto un po’ tutti – e gli altri atleti della Muscle League abbassarono momentaneamente gli sguardi un po’ imbarazzati – e se non possiamo ottenere il divorzio visto che le vostre leggi non lo permettono… allora concedeteci l’annullamento!... con magari una donazione extra alla vostra chiesa–

L’ultima parte l’aveva detta a bassa voce, ma la madre superiora aveva comunque captato le parole di una sposa pentita assottigliando le palpebre fino a ridurre gli occhi a due fessure nere come la pace. Era raro, ma se una strega si dimostrava sinceramente dedita ai propri voti allora questa poteva anche condurre una vita meno di clausura e addirittura arrivare ai vertici della scala gerarchica come in questo caso, diventare una madre superiora di un tempio aperto al pubblico anziché di un luogo per lo più impervio. E madame sembrava piuttosto devota al culto, tanto che rispose al drappello di disperati con un secco “no” nel mentre che si sedeva sullo scanno in legno al centro del piano rialzato.

– C-come prego? Lei sta scherzando! Non eravamo in noi! Eravamo ubriachi! Eravamo…–

– Sotto gli effetti di un massiccio quantitativo di White Dhalia? Si, me ne sono accorta quando siete piombati al tempio tutti agghindati a festa… quel liquore può causare nelle altre razze aliene allucinazioni, frenesia sessuale, euforia e, non meno importante, una intossicazione che può portare alla morte nei casi più estremi–

– E lei ha lasciato ad un branco di ubriaconi di commettere un errore così madornale?! Proprio perché è un errore che dovrebbe annullare tutto!–

La rabbia della Lancaster sarebbe stata sensata, ma a dire quella frase infuriata fu lo stesso Warsman e per tale motivò spaventò maggiormente alcuni dei giovani lottatori anche se non lo diedero a vedere ( ad eccezione di Kid Muscle ). Diamine, sembrava quasi pronto ad estrarre i propri artigli e trafiggere il cuore di quella donna colto da un’ira primordiale ma comunque comprensibilissima. Ma appena fece un passo versi il primo gradino ecco che il corpo del russo si fermò di botto come congelato da un semplice gesto della mano della strega. Fu come se gli mancasse addirittura il respiro mentre tutti i presenti lo guardavano confusi, prima di sentirsi sollevare da terra e, eseguendo due avvitamenti come se fosse stato uno straccio umido, sbattuto contro una grossa colonna rivestita di corallo rosso che si danneggiò lievemente quando l’ex lottatore ci andò a sbattere. Hammy si lasciò scappare uno strillo stridulo, mentre l’unico che si avvicinò ad un dolorante Flash fu solo Check Mate mosso dal suo senso dell’onore. Probabilmente la donna possedeva un potere di controllo mentale o qualcosa di simile, ma forse era il caso di non indagare troppo.

– A prescindere dal vostro stato alterato, le sostanziose donazioni di vostra moglie, mister Volkoff, hanno contribuito a farmi cambiare idea sul celebrare il rito. Voi e i testimoni avete tutti firmato i documenti legali, e gli anelli che sono alle vostre dita rappresentano un sigillo a vita che vi lega a questo pianeta. Gioite in fin dei conti… il vostro matrimonio è valido solo qui– 

– Ma è assurdo! – sbottò questa volta Terry Kenyon, decisamente stufo di tutta quella storia e più preoccupato per i suoi compagni – mi rifiuto di passare dei guai per una semplice firma su un pezzo di carta! Avrete un modo decente di risolvere la faccenda! –

Tutti sapevano di cosa fosse capace Howard Lancaster con il potere e denaro che aveva accumulato da quando aveva lasciato la Muscle League, ed anche se la sua preziosa figlia aveva detto a loro che nessuno avrebbe corso pericolo, non ci stavano a correre inutilmente altri pericoli per un frivolo errore fatto da altri.

La strega parve valutare al meglio quelle parole, notando tra l’altro che erano tutti ben piazzati tanto da dare veramente l’idea di essere chojin, anche perché lo sposo si era rialzato praticamente quasi subito nonostante il colpo avrebbe stecchito un hippodrillo. Non aveva intenzione di rinunciare alla cospicua donazione fatta per celebrare un matrimonio tanto indesiderato, ma non voleva neppure violare i sacri regolamenti che riguardavano la cerimonia compiuta. Era una donna di fede e se era arrivata dov’era adesso non era per il semplice opportunismo ma per vocazione vera.

– Beh, un modo ci sarebbe in effetti… ma potrebbe essere al di fuori della vostra portata –

– Purchè non preveda essere inseguiti da cani rabbiosi o essere pestati a sangue in una arena! Di quelle cose ne ho abbastanza! –

La donna sorrise alle deboli speranze di Kid Muscle, ancora piuttosto abbattuto all’idea di aver perso la Corona Chojin sebbene al padre non fosse minimamente mortificato per tale sconfitta, ed alzandosi in piedi osservò i presenti con un sorriso che non prometteva nulla di buono.

– sull’anello dei due sposi vi sono cinque pietre di colore diverso. Sappiate che quelle pietre sono sigilli – spiegò lei, camminando lentamente verso di loro – ogni pietra è legata ad un tempio presente su Amazon… la pietra centrale, quella rossa, rappresenta questo tempio e simboleggia l’amore. Le prime due accanto a quelle centrali, viola e arancione, rappresentano rispettivamente la fedeltà e la costanza. Le ultime due, azzurra e gialla, rappresentano la speranza e il sacrificio –

Si avvicinò lentamente a Warsman, e quest’ultimo credette che la strega lo avrebbe fatto volare via un’altra volta con un cenno della mano. Ma la Deva si limitò a sollevare il mento dell’uomo con un paio di dita, era alta quanto lui, guardandolo dritto negli occhi prima di completare il suo discorso.

– Se ingaggerete in combattimento le sacerdotesse di ogni tempio, o con i loro campioni designati, i sigilli si spezzeranno ogni qual volta riuscirete a batterli durante un incontro leale… il primo tempio che dovrete affrontare, quello del sacrificio, si trova nel quartiere di Moonlight, a circa una mezz’ora da qui verso est – si congedò da Warsman dopo averlo osservato con sguardo criptico e si fermò da una “sposina” che passava il peso da un piede all’altro per stemperare l’adrenalina – questo è il massimo che posso fare per voi. Non è necessario che ogni incontro lo disputino gli sposi, ma potete designare un vostro campione oppure formare anche una squadra con i testimoni delle vostre frettolose nozze… ma state pur certi che non sarà una passeggiata–

– Per me va più che bene – fece il texano sciogliendosi i muscoli delle spalle con un gesto fluido – era da un pezzo che sentivo il bisogno di un po’ di azione, e questo è ciò che più si avvicina ad un torneo! –

– Concordo, sono sicuro che troveremo avversari alla nostra altezza e, perché no, credo che Meat approverebbe la cosa… ovunque sia ora –

– Non potete dire sul serio ragazzi!!! Io non so che faccia abbiano i nostri avversari ma non credo affatto sia una buona idea!! –

Le parole di Check Mate portarono la somma sacerdotessa ad inarcare un sopracciglio al suono di un nome abbastanza familiare. Ignorò i lamenti ben comprensibili di Kid Muscle, poiché lei già sapeva che questi individui avrebbero patito le pene dell’inferno, osservando il drappello di chojin piuttosto incuriosita.

– Meat…è un nome che avete pronunciato spesso ieri sera, è il nome del piccolo kinnikku che cercava di persuadervi non è vero? –

– Oh? Si ricorda qualcosa senza una piccola donazione? –

Era ufficiale, a Emerald quella donna non piaceva, ma solo ad una sua gelida occhiata si ricordò che aveva di fronte una creatura piuttosto potente e dunque decise di mandare giù il nervoso sapendo che c’era ben poco da fare. Se voleva l’annullamento da quelle nozze sciagurate doveva giocarsela così, e tanti saluti al suo bel piano per tenere lontano Michael da tutta questa storia poiché ora avrebbe dovuto metterlo al corrente e telefonargli una volta fuori dal tempio.

– Credo vi abbia seguiti quando vi siete diretti verso il quartiere di Moonlight una volta completata la cerimonia, ed era anche piuttosto contrariato da questo matrimonio tanto da cercare di convincervi inutilmente a rinunciare. Sbraitando che ne avrebbe parlato alle autorità competenti –

la donna si concesse un mezzo sorriso scuotendo lievemente la testa. Quel piccolo ometto era stata una delle poche spassose durante la nottata, poiché la somma sacerdotessa era stata restia a celebrare un matrimonio dato che su Amazon venivano fatti solo per scopi VERAMENTE importanti. Quando su Amazon si celebrava un matrimonio, era il più delle volte indice di una guerra scongiurata tra due nazioni rivali.

– E noi come degli idioti a non dargli retta –

“tu per prima” avrebbe volentieri aggiunto Lord Flash indirizzando il proprio severo sguardo verso una Emerald che decise di non incrociarlo ma anzi di dirigersi già fuori dal tempio.

– Ma se Meat ci ha seguiti fino in quel posto magari si trova ancora li – fece notare un pensieroso Kid rivolto ai suoi compagni, poiché nel video sul cellulare che poi avevano visionato pure loro non si capiva molto in che posto erano – e magari non ci sgriderà troppo se riusciamo a rintracciarlo! –

– Abbiamo già una pista e direi che è meglio di niente, purtroppo ne lui e neppure gli altri si sono fatti sentire al cellulare…–

Nonostante il feroce mal di testa di un post sbronza, il lottatore del Principato di Monaco era quello che si era attivato fin da subito per rintracciare gli amici scomparsi, e buona parte dei loro telefonini era spento fatta eccezione per quello di Jeager che suonava a vuoto. Aveva lasciato dei messaggi vocali nella segreteria di ciascuno di loro, e persino Terry aveva in qualche modo cercato di contattare un po’ tutti ma senza successo.

I tre furono gli ultimi che abbandonarono il luogo di culto lasciando la madre superiora a iniziare i preparativi per quella sorta di “torneo”, ed una volta fuori seguirono i due tutt’altro che allegri sposi che camminavano velocemente lungo la strada che portava alla scalinata.

L’unica cosa buona, secondo il parere di Warsman, era la presenza di possibili alleati oltre che a Kyle Mask che dopo una decina di secondi riuscì a rispondere alla sua attuale chiamata con una voce tanto assonnata quanto appagata.

 

( … )

 

Era ormai quasi mezzogiorno quando il giovane allievo dell’ex lottatore russo si svegliò nella penombra di una stanza rischiarata dai caldi raggi solari. Poi all’improvviso, un continuo ronzare insistente e ritmico non lo ridestò del tutto portandolo a fatica a mettersi a sedere sul letto osservando il proprio cellulare a pochi centimetri dai suoi piedi.

Sbadigliando silenziosamente lo prese in mano, e controllando sul display illuminato vide il numero del suo scorbutico allenatore. Poteva starci che fosse in agitazione per lui, non era rientrato nel resort ma si era fermato a dormire a casa di… due amiche piuttosto simpatiche che lentamente si svegliarono pure loro sdraiate una sul fianco sinistro, e l’altra sul destro del giovane aspirante lottatore della League.

– Mmrrr… pronto?! –

– Dove sei? Cosa hai fatto ieri sera? –

Iniziavamo già bene se il russo iniziava già a fargli il terzo grado con voce fredda e aspra, un po’ come era solito fargli sua madre quando rincasava tardi la sera, ma Kyle non si scompose lasciando che le due ragazze si appoggiassero alle sue spalle piuttosto soddisfatte della sua presenza nonostante la stanchezza della notte passata.

– Oh… non ho fatto nulla di speciale – il giovanotto si limitò a sorridere complice alle due, accarezzando delicatamente i loro volti – ho solo fatto un po’ di flessionipiegamenti… giusto per tenermi un po’ in forma. Tu invece che mi dici? Neppure tu sei rincasato, vero?–

Le due donne, una dalla carnagione scura e tonica mentre l’altra rosea e morbida, cercarono di non ridere alla sfacciataggine del loro occasionale amante ma lasciandosi comunque scappare qualche singhiozzo divertito mentre Kyle, divertito pure lui, faceva debolmente segno di fare silenzio con un dito sulle labbra per non rovinare lo scherzetto al suo allenatore.

Ma Warsman era troppo di cattivo umore per cogliere l’ironia del suo allievo arrogante, per cui arrivò al sodo nel mentre che scendeva con una certa freddezza le scale del tempio.

– Mi sono sposato! Ecco cosa è andato storto. E prima che tu possa dirmi “felicitazioni” sappi che ho già deciso che da oggi stesso inizierà il tuo addestramento… ti spiegherò tutto al resort, hai cinque minuti per rientrare! In alternativa, il combattimento lo sosterrà qualcun altro–

Tutto il discorso di Warsman lo aveva alquanto incuriosito, ma ancor prima che potesse ribattere quello scorbutico aveva già riattaccato il telefonino come a ribadire maggiormente il concetto.  

– Tzk… e suppongo che la fortunata sposa sia Jason di “Venerdì 13” –

secondo il modesto parere di Kyle Mask bisognava essere veramente disperati per accettare di buon grado una faccia come quella di Warsman, ma a parte questo piccolo “apprezzamento fisico” doveva ammettere che era stato sincero con lui fin dall’inizio nel mostrargli un dettaglio così intimo giusto per avere da lui la massima fiducia e non commettere lo stesso “errore”  con Kevin. Disprezzo a livello fisico a parte, in fin dei conti il teppistello cresciuto ad Edimburgo sapeva che aveva a che fare con una leggenda del wrestling, e di conseguenza se lui chiamava Kyle doveva rispondere.

Si fece momentaneamente serio in volto, e poi decise di congedarsi dalle due deliziose padrone di casa con un nobile baciamano a ciascuna, prima di  rivestirsi in fretta e correre il più velocemente possibile verso un allenatore piuttosto furibondo.

 

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Verso il limitare della foresta si estendeva un manto innevato nei pressi della catena montuosa che tagliava in due il confine tra una città stato e un’altra. Si trattava di un luogo all’apparenza mite delineato da una natura impervia quanto minacciosa, quando in realtà era custode di creature ben più peggiore di giganteschi garuda che volavano tra le cime innevate o le tigri smeraldine che vagavano tra le selci nei sorroboschi.

Ecco, in molti pensano che Amazon sia una sorta di paradiso intergalattico visto l’eccezionale presenza di donne sul pianeta, ma in pochi sanno quanto questo pianeta sia una sorta più concreta di inferno visto i pericoli naturali, ed importati, che regnavano nelle sue terre disabitate.

La testa deforme di una orribile creatura cadde a terra con un tonfo, seguita da ciò che restava dei suoi pungiglioni filamentosi strappati via a forza dalla bocca e un corpo muscoloso e pallido che camminò ancora per qualche metro prima di cadere a terra iniziando fin da subito a decomporsi.

I demoni della notte erano un “regalo” della cosiddetta globalizzazione intergalattica, giunti sotto forma di aspetto umano da altri pianeti e fin da subito intenzionati a saccheggiare villaggi e a rimpolpare le loro file con altri soggetti da trasformare a loro immagine e somiglianza.

Muramasa Masada conosceva a fondo il processo di trasformazione che quelle strane creature, quella “fauna di importazione” come la chiamava cinicamente la sua collega Nuala, eseguivano sulle vittime prescelte oppure da usare per camuffarsi tra la gente ignara dell’immane pericolo. Avrebbe potuto creare una sorta di enciclopedia della cosiddetta “fauna” che di faunistico non aveva niente, ma per lei bastava andarci a caccia quando non aveva altre missioni da svolgere per conto dell’inquisizione amazzoniana di cui faceva parte. Il demone che attualmente aveva stecchito con tanta facilità era un novellino, forse una ex barbara come lei dato che sulla pelle pallida della muscolosa bestia erano presenti dei tatuaggi rituali, ma il fatto di aver potuto uccidere una Deva come lui oramai gli era passato dal cervello da un bel pezzo.

Quello di Masada più che un hobby era piuttosto qualcosa di simile ad un “lavoro di manutenzione”. Non era così sciocca da infilarsi troppo nell’entroterra senza una squadra di supporto, poiché anche se era alta tre metri era comunque sola in una natura ostile che comunque ben conosceva.

Pattugliava spesso i cosiddetti “confini invisibili” che aveva creato lei stessa tra una scorribanda e l’altra smembrando i drappelli di creature che si aggiravano nei dintorni e rincorrendoli solo fino a determinati punti come a dir loro: questo è il mio territorio, se sconfinate sapete cosa vi aspetta.

Un concetto che i demoni più intelligenti seguivano, ed era anche un metodo ben visto dal consiglio centrale di Amazon che sperava di rimettere in funzione alcuni avamposti delle Cortigiane caduti in mano nemica ormai secoli fa.

La sua manutenzione finì nel momento in cui schiacciò nella neve fresca la testa della creatura che si stava lentamente essiccando, facendole pizzicare il naso anche se indossava la maschera antigas come molte altre cortigiane, ed uno strano fruscio non la portò a voltare velocemente la testa di lato.

La lunga treccia in cui erano raccolti i capelli d’ebano ormai striati di qualche filo grigio colpì come una frusta la schiena della donna,  e questa alzò semplicemente una mano sporca di sangue per raccogliere con due dita quello che era… un semplice areoplanino di carta a prima vista.

Incuriosita piegò la testa di lato come un animale curioso, poi si ricordò del modo in cui le Rose Bianche, ossia l’amministrazione della Corte ed un gradino più in alto delle Rose Nere ( inquisizione ) avevano modo di contattare privatamente le loro seguaci.

Se tra le inquisitrici c’era un metodo infallibile di telepatia indotta tramite un organulo artificiale presente nel cervello, e che permetteva loro di comunicare fino ad un raggio di 400 metri, per mantenere la riservatezza di certe missioni venivano spediti degli “innocui” areoplanini di carta che raggiungevano sempre il loro destinatario in un modo o nell’altro. E se non lo raggiungevano… esplodevano.

Quando venivano spediti tali giocattoli era per avvisare una cortigiana che una importante missione di classe “S” doveva essere affrontata il prima possibile.

Classe “S”… quella che aveva seguito qualche mese fa sulla Terra era una miserevole classe “B”, quindi fu ben interessata a spiegare le ali dell’aeroplanino e leggere l’unico ordine scritto sopra.

Gli ordini erano strettamente personali, e nessuna delle sue colleghe avrebbe saputo della sua missione in solitaria ne sarebbe mai stata contattata per avere un po’ di aiuto. Ed anche se riuscivano a contattarla tramite telepatia, lei semplicemente non avrebbe risposto.

Sebbene fu sicura di aver avvertito un battito in meno nel proprio cuore alla vista del nome e dell’ordine scritto sopra, accartocciò l’areoplanino buttandolo a terra, che manco a farlo apposta andò subito in fiamme una volta toccato la neve, e si mise a correre velocemente verso la foresta alle proprie spalle con l’intenzione di raggiungere il proprio obiettivo.

Non poteva ignorare un ordine delle Rose Bianche anche se non le avrebbe fatto piacere fare quello che le era stato ordinato di fare.

Un solo nome.

Una condanna a morte.

Ed una vecchia collega che avrebbe visto la fine per mano sua.

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Capitolo 8
*** in gabbia! ***


Una luce abbagliante era tutto ciò che vedeva. Sentiva che tutto il suo fisico era come addormentato in maniera piacevole, incredibilmente leggero e senza pensieri, come propenso a raggiungere un paradiso che non c’era.

Ma a discapito di quell’effimera illusione, il dolore giunse quasi subito. Propagandosi in fretta per tutto il suo corpo fino a esplodere nel cervello, e costringendolo ad urlare per tutto quel male, quei rumori nel cervello, e quella fastidiosa luce che gli stavano distruggendo la psiche.

La bocca di Michael Connors si spalancò come se fosse stato preso nel panico, e a maggior ragione visto che qualcosa gli stava intrappolando le braccia attorno al torso, ed un urlo agghiacciante stordì l’individuo in camice bianco che dinnanzi a lui voleva solo somministrargli un sedativo. Ma il risveglio psicologico dell’ex soldato, risvegliato da un dolore mai provato prima e che quasi rasentava la pazzia, fu talmente forte da permettergli di ribellarsi a quella strana costrizione che gli bloccava le braccia riuscendo a strappare le cinghie che lo tenevano stretto come un salame.

Per Connors poco importava avere di fronte una persona, un uomo dal volto terrorizzato, disarmato e all’’apparenza inoffensivo che cercava di allontanarsi da lui indietreggiando, poiché tosto gli si avventò contro pieno di un’ira primordiale avvinghiando ambo le mani attorno a quel gracile collo.

– Farabutti… f-farabutti! –  

guaì lui, rimanendo a sua volta sconvolto nel mentre che il dottore moriva strangolato e il furore primordiale di quell’atroce risveglio che fino a quel momento gli stava urlando “scappa!” stava scemando sempre di più lasciando lo spazio alla confusione mentale e al panico. I suoi occhi, ancora fortemente deboli così come l’udito che percepiva solo un fischio, dal bianco onnipresente riuscirono un po’ per volta ad inquadrare l’ambiente di un ambulatorio immacolato oltre che il pavimento con disteso il cadavere di un dottore e svariati strumenti medici sparsi vicino ad un carrellino caduto per terra.

In un primo momento non prestò molta attenzione all’ambiente circostante, troppo preso a prendersi la testa tra le mani per far cessare il fischio alle orecchie iniziando a barcollare da una parte all’altra e andando a sbattere su diversi mobili mentre cercava di avvicinarsi alla porta. Non stava vivendo un incubo… era veramente in una sorta di ospedale o qualcosa di simile, ma ad essere arrivato fino a li il suo cervello faceva ancora tabula rasa.

Gli era… sembrato di vedere Uriel, o una donna che le somigliava terribilmente, mentre per il resto tutto ciò che ricordava era di essere uscito dalla casa di Eiko verso le due di notte e poi più nulla. Quello era l’unico ricordo nitido che possedeva al momento, e poi si era svegliato in un incubo abbagliante con quell’inquisitrice pazza che voleva infilargli un ago nell’occhio destro provocandogli un shock istantaneo.

– Andiamo… forza! Devo uscire… da qui! –

Con entrambe le mani aprì la candida porta dell’ambulatorio e, odiandosi dal profondo, inciampò lungo disteso sul pavimento e imprecò rumorosamente desiderando di avere più controllo di se stesso. Gli era già capitato una volta di finire sotto anestesia per una brutta ferita di guerra, e quelli che stava provando ora erano gli stessi sintomi post anestesia che portavano a non avere il totale controllo del proprio corpo oltre che al resto dei sensi più sensibili alla luce e ai suoni.

Si tirò su a fatica, constatando che comunque la vista si stava facendo più nitida e il fischio alle orecchie stava gradualmente calando e sostituendolo con uno ben più fastidioso qual era il rumore di una sirena d’allarme. E cosa ben più singolare, una volta che si fu appoggiato ad un basso mobiletto, fu che attualmente si trovava in una stanza attigua a dove era lui funestata da un violento combattimento corpo a corpo.

Due possenti guardie vestite da una tuta anti sommossa se la stavano vedendo con una donna in camice bianco, di tipo operatorio, sporco in alcuni punti di sangue e il soldato americano poteva anche scommettere che non era il suo. La donna aveva un aspetto atletico, sebbene i suoi moscoli lasciassero intendere l’usura del tempo, ed anche se aveva i capelli biondi rasati sul lato sinistro del cranio Michael Connors non faticò a riconoscere una quasi irriconoscibile miz Alana.

La donna in questione si stava battendo come una furia nonostante si vedesse chiaro e tondo che era indebolita dai sedativi, e i due energumeni la colpivano con dei bastoni stordenti riuscendo a tramortirla solo per pochi secondi. L’ex mercenario, se prima non capiva nulla della propria situazione, ora capì ancora di meno vedendo l’ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere in un luogo simile. Ma non rimase li a perdere tempo, visto che gli fu chiaro che se l’allarme era partito lei centrava qualcosa, e se lui si era risvegliato da quel coma indotto doveva in parte esserle grato.

Attese che una delle guardie indietreggiasse grazie ad un pugno di una donna piuttosto in forma rispetto a quattro mesi fa, e sebbene le mani gli tremassero anche a causa della camicia di forza, riuscì ad abbrancare un cestino della spazzatura per darglielo in testa riuscendo in qualche modo a stordirlo visto che riuscì a colpirlo allo zigomo destro non coperto dal casco.

La guardia cadde a terra con un guaito, e Connors fu veloce a ripetere l’operazione più e più volte sul volto dello sciagurato fino a che il cestino metallico non si imbrattò di sangue constatando così il brutale decesso. Aveva usato una furia quasi ancestrale nell’atto di colpirlo, sorprendendosi di come la rabbia poteva averla vinta su un corpo sedato risvegliandolo del tutto, e stupendosi che forse lui era stato anche quello più magnanimo.

Alana, con un ghigno feroce stampato in volto, e forse la cattiveria era dovuta alla detenzione, riuscì a strappare un bastone stordente di mano alla guardia e a conficcarglielo in gola per dargli una scossa ben più maggiore. Al poveraccio non rimase altra cosa da fare che soccombere e cercare di gridare inutilmente mentre un fumo griglio gli usciva dalla bocca più il tempo della scossa durava, fino a trovarsi con il fumo che gli usciva dalle orecchie e dagli occhi liquefatti mandandolo al creatore senza troppe grazie.

Una volta che il soldato fu buttato a terra da un calcio risentito della Deva, ai due “pazienti” non rimase altro da fare che scrutarsi momentaneamente con il fiato affannato prima di riscuotersi con le dovute maniere.

– Bel taglio di capelli – iniziò l’americano, constando che nella parte rasata dovevano esserle stati iniettati degli aghi visto i tre puntini rossi presenti – com’è che ogni volta che ti incontro sono sempre cazzi amari? –

L’altra in un primo momento non disse nulla, poi si limitò a sorridere in modo quasi ebete sebbene i suoi occhi brillavano di un cinismo che, quando l’aveva conosciuta, era solo assiepato. Dovevano averla in qualche modo “risvegliata” qui dentro, ma era ancora troppo stordito per poterne capire le ragioni.

– Ehilà! Tutto bene? Si, comunque c’erano due guardie da stendere – ovvio, prima però! – almeno io ho avuto quattro mesi per rimettermi in forma, il tuo stile qual è? “Occhio solo”?! bizzarro ma io non ti presto un bulbo oculare, eh! –

In un primo momento il soldato di origini argentine non capì esattamente a cosa quella donna si riferisse, poi istintivamente andò a toccarsi il volto e a quel punto… capì che il dottore che aveva strangolato voleva solo fargli una medicazione.

Quando i suoi polpastrelli andarono a toccare l’occhio destro una fitta di panico gli attraversò la spina dorsale, sentendo che al posto della consistenza del bulbo aveva una infossatura molliccia. Digrignò i denti, capendo alla perfezione che ciò che gli era sembrato di vedere quella volta era stato tutto maledettamente reale anziché una allucinazione. Altro che vista sfocata, se non ci vedeva bene era perché gli mancava un occhio!

– Cazzo… cazzo! Quella puttana tatuata! È stata lei! – ringhiò il terrestre, aprendo tutti i cassetti che trovava in stanza fino a trovare del bendaggio e dei cerotti con cui curarsi l’occhio mancante – “sei un perro qualunque”… una sega! Se la rivedo chiedo a mio fratello di bruciarla viva! –

A rigor di logica perché sapeva che a suo fratello Zachary non piacevano i serpenti e se ne vedeva uno lo uccideva sempre, ma le sue sconvolte, e rabbiose,  promesse fecero solo incuriosire la Deva che lo guardava con occhi dritti e perfettamente… normali.

– Hm, se stai parlando di Uriel ti posso assicurare che non è nel suo stile torturare in questo modo le persone –

– E tu che ne sai, eh? Sono io quello senza un occhio! –

– Perché le ho insegnato io il mestiere, e direi che questa non sia la domanda più importante adesso–

Lo disse con un tono quasi ironico, lasciando anteporre un silenzio volutamente teso che servisse al suo improbabile alleato a sbollire la rabbia, e lo stesso Connors a riflettere bene capiva che vi erano questioni ben più urgenti da sistemare visto che l’allarme continuava a suonare imperterrito e dal corridoio giungevano voci concitate e rumori di passi veloci. A quanto pare in quella specie di ospedale c’erano parecchie guardie armate.

– Ok… come ce ne andiamo di qui? –

– Ecco, visto che sei un ragazzo intelligente? – continuò quella, rovistando nel cadavere della guardia alla ricerca di cose all’apparenza inutili – credo che per principio tu debba guardare il mondo attraverso questa, e poi direi di cercare di andarcene di qui tramite i condotti dell’aria…–

Dalle tasche della guardia estrasse quella che era una piccola videocamera digitale, e l’americano la prese in mano senza capire cosa farci. Cioè, quei due cadaveri avevano un armamento ottimale senza contare che avevano dei vestiti all’apparenza della loro stessa taglia, e quella andava a prendere proprio una cosa così futile? Magari al momento non c’era tempo per cambiarsi in tutta fretta… anche se l’uso della telecamera rimaneva un mistero.

– E io cosa cazzo me ne faccio di questa…Urgh! –

Completamente colto alla sprovvista l’ex mercenario si ritrovò placcato da quella donna bizzarra che lo buttò per terra proprio dietro ad una scrivania con un fracasso solo all’apparenza enorme.

Connors provò a dimenarsi, ma era ancora debole e la presa della donna forte oltre al fatto che gli aveva tappato la bocca con una mano facendogli cenno di stare zitto per questioni di vita e di morte. Il gran rumore che aveva sentito non era dovuto alla sedia che avevano fatto cadere mentre andavano a ripararsi dietro al mobilio, ma al pannello di una presa d’aria che dal soffitto cadde sul pavimento a pochi metri da loro.

Da esso, sotto lo sguardo allibito del terrestre che osservava tutto da sotto la scrivania, un’ombra scura uscì lentamente dal buco sul soffitto calandosi fino a terra con un respiro quasi innaturale.

Era una figura estremamente magra, quasi filiforme, dai lunghi capelli candidi come la neve e con la pelle, si vedevano solo il volto e le mani, anch’essa bianca. Connors non riuscì a vederle gli occhi perché nascosti da una lunga frangia, ma quasi gli parve che quella figura spettrale lo stesse quasi guardando.

– Non-ti-muovere – scandì Alana in un sibilo – e guardala attraverso la telecamera! –

– Ma di che cazzo stai parlan…–

Merda!

Forse se avesse seguito le istruzioni della sua improbabile partner avrebbe avuto una possibilità, oppure il loro nascondiglio era talmente miserevole che comunque la donna bizzarra li avrebbe trovati ugualmente, ma purtroppo la spettrale creatura non faticò a trovarli digrignando il proprio sorriso in un modo quasi spaventoso. Poi la creatura gridò, di un cupo grido silenzioso, come il canto di una sirena, emettendo una sorta di onda d’urto che scaraventò via il miserabile rifugio dei due fuggiaschi fino a scaraventarli contro il muro tra l’incredibile confusione che regnava nell’ambiente e quella che si era scatenata nelle loro teste.

Fu una cosa semplicemente assurda per come i suoni si distorsero nelle orecchie di Connors e la sua stessa vista iniziava a deformarsi e a fargli vedere cose completamente illogiche che lo allarmarono parecchio. Non sentiva puzza di fumo, e il suono della sirena era assai lontano e attutito, ma era sicuro che prima non ci fossero le fiamme ad avvolgere l’intero ambulatorio con lingue di fuoco che si sprigionavano in ogni dove fino a circondarlo co un muro impenetrabile.

Il calore sprigionato dalle fiamme iniziò a divorargli la pelle bruciando prima il tessuto della camicia di forza e poi bruciando la pelle, ricoprendo di vesciche le braccia scoppiettando appena si rompevano e lasciando al loro posto la pelle rossa dei muscoli che si anneriva sempre di più fino a lasciar intravedere le candide ossa.

A quel punto Connors si sentì arso di follia, ritrovandosi a gridare come mai prima d’ora non prestando attenzione alla creatura che incombeva sempre di più su di lui e troppo preso a cercare di spegnersi delle fiamme inestinguibili.

La sua salvezza venne per la seconda volta dalla donna che inconsapevolmente lo aveva risvegliato, e brandendo il secondo pungolo elettrificato della guardia riuscì a colpire la Deva spettrale al collo portandola a spalancare la bocca in maniera abnorme emettendo un suono stridulo. Ciò che l’ex mercenario aveva percepito difatti era solo una illusione, probabilmente  generata dalla nemica stessa visto che non sembrava avere grandi doti fisiche, che aveva soppresso ogni suo senso lasciando solo che percepisse ciò che voleva lei.

Un metodo perfetto per far soffrire una persona, e lasciarlo ancora scombussolato come lo era lui al momento, ma il fatto che la creatura era stata atterrata da Alana non significava che doveva starsene inginocchiato a terra a guardarsi le braccia ancora intatte così come la camicia di forza dalle cinghie strappate.

– Prendi quella cazzo di telecamera e andiamo! –

Fece lei, prendendolo per il colletto della camicia, una volta recuperato l’oggetto, e trascinandolo fuori lungo l’ampio corridoio in cui i lampeggianti dell’allarme generale brillavano senza sosta in un via vai di personale troppo indaffarato a provare a scappare o a tenere buoni gli altri pazienti presenti nelle stanze che si affacciavano lungo il corridoio che stavano attraversando.

– La telecamera…è importante? –

Connors faticava a guardarci dentro mentre correva e alle volte spintonava qualche dipendente, ma non ne poteva essere certo, ma Alana non sembrava voler dare troppe spiegazioni visto il momento piuttosto inappropriato. Dovevano scappare di li, per rimanere sconvolti dall’accaduto e farsi altre domande avrebbero avuto tempo dopo.

– Diciamo che è ciò che ti terrà in vita qui. La telecamera è immune alle illusioni…–

Fermi dove siete!!

Una volta svoltato un angolo di un corridoio piuttosto deserto e composto da pareti a vetro sulla destra che mostravano un paesaggio nero, i due fuggitivi si trovarono di fronte ad un gruppo ben armato di guardie. Per il soldato americano c’era da scommettersi che quei soldati in uniforme non si sarebbero limitati ad un “alt” ma avevano ricevuto l’ordine di abbatterli a qualsiasi costo. Pertanto, sapendo che la sua partner non avrebbe affatto gradito la sua idea geniale di sfruttarla come ariete per superare le guardie, si posizionò dietro di lei circondandole il collo con un braccio e sfruttando l’altra mano per darle un pugno alla schiena per spronarla ad avanzare.

Alana guaì rabbiosa artigliando il braccio di Connors e ruggendo prepotentemente quando le prime raffiche di mitr iniziarono a perforargli il torso, ma non dette la soddisfazione al terrestre di usarla come scudo umano per attraversare di corsa il fuoco nemico. Fu abbastanza forte da riuscire ad allungare le braccia fino alle sue spalle per prenderlo saldamente e, con feroce ruggito risentito, scagliarlo contro la parete a vetro con una forza tale da mandarla in frantumi e far precipitare i due in un turbine nero e freddo che picchiava contro la pelle ambrata dell’americano e solo in seguito avvolgerlo con un gelido abbraccio senza lasciargli il tempo di chiedersi cosa diavolo fosse successo.

 

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Alya si svegliò sentendosi il corpo pesante e la testa ancora piuttosto leggera nonostante non avvertisse nessun sentore di panico. Avvertiva una sensazione familiare, come se fosse in un luogo conosciuto, ed anche la bambina che aveva in grembo, lo percepiva, non sembrava stressata.

Appena aprì gli occhi riconobbe il soffitto della sua camera da letto, quella che condivideva con Robin Mask, intravedendo il lampadario di cristallo e le colonnine in legno del letto a baldacchino. Era nella sua stanza, sdraiata a letto e perfettamente vestita per uscire.

Una cosa piuttosto bizzarra in effetti, poiché l’ultima cosa che ricordava era che si trovava ad una pompa di benzina per fare il pieno, e anche se quella in un primo momento sembrava camera sua il suo istinto le diceva di stare all’erta.

Si mise a sedere sulla sponda del letto con una certa attenzione, ed una volta infilate le scarpe si decise a dare una occhiata in giro capendo se era vero ciò che stava vedendo oppure tutta una farsa. Decise di mantenere il sangue freddo, poiché per quanto nella toeletta ci fossero i suoi gioielli e nei cassetti di suo marito ci fossero i calzini abbinati in scala cromatica, per la dottoressa c’era decisamente qualcosa che non andava.

– …Robin? –

E ne ebbe conferma quando sentì un paio di voci parlottare a bassa voce al di là di una porta che doveva condurre al loro salotto privato. Era sicura che quello che parlava non era suo marito, e quando aprì le doppie ante dovette trattenere un urlo risentito mordendosi il labbro inferiore dall’interno.

Non si era sognata tutto, ciò che aveva vissuto quel giorno era maledettamente reale e quella dove stava era una prigione creata a immagine e somiglianza della sua dimora. Howard Lancaster doveva avere in mente qualcosa di poco pulito per averle riservato una così simile sorpresa, ma Alya sapeva che doveva mantenere la calma con tutte le sue forze e capire cosa diavolo voleva il suo peggior paziente da lei.

– Ah… la signora Mask – fece il marchese con la sua solita flemma, quasi con freddezza avrebbe aggiunto la giovane donna – mi auguro che il vostro viaggio non sia stato troppo pesante per voi… sapevo che Turbinskii avrebbe fatto un ottimo lavoro. Allora, come trovate le vostre nuove stanze? Di vostro gradimento? –

– Preferisco casa mia a questa riproduzione – rispose asciutta la donna avvicinandosi prudentemente ai due individui, e fu anche piuttosto sorpresa di vedere un chojin alle dipendenze del marchese – ma suppongo di non essere qui in visita di piacere –

L’uomo le rispose con un mezzo sorriso tirato, invitandola a sedersi su uno dei due divanetti su cui nel mezzo era presente un basso tavolino. Persino la composizione floreale era stata riprodotta, e questo alla dottoressa decisamente non piaceva… quanto poteva allungare la mano l’ex chojin che l’aveva rapita?

– Deducete bene mia cara dottoressa – Howard prese posto di fronte a lei, mentre il silenzioso Turbinskii rimase in piedi– ma non consideratelo un rapimento, quanto a una “custodia preventiva” nel caso qualcuno decida di aumentare le stupidaggini in elenco…–

Sebbene la Deva fosse piuttosto tesa, oltre che logicamente spaventata, aveva bisogno di sapere che diavolo stesse succedendo e perché era stata rapita e imprigionata in quella specie di prigione dorata. Aveva voglia di schiaffeggiarlo e di scappare, ma a che prezzo? Sapeva di cosa fosse capace già per come mesi fa aveva fatto irruzione a casa sua riconsegnandole un Kevin “all’apparenza ubriaco e reduce da un incidente automobilistico”, quindi si limitò ad incrociare le braccia in petto mentre se ne stava seduta rigida come il ghiaccio ed osservava un grosso libro argentato che Howard le allungò lungo il tavolino.

– Giudichi lei stessa, cara dottoressa, prima di giudicarmi un malfattore–

Alya guardò incuriosita il grosso tomo dalla copertina cesellata, prima di prenderlo in mano con titubanza e iniziando a sfogliarlo… con sempre più perplessità in volto.

Le foto erano piuttosto esagerate, quasi pacchiane, nel mostrare gente tutta agghindata in festa e allegra di fronte agli scatti del fotografo. E la donna non ci mise molto a riconoscere tutti coloro ritratti in quelle foto, erano presenti al suo matrimonio, e ancor meno fece fatica a riconoscere il padre Warsman in compagnia di una eccentrica Emerald Lancaster.

Tutti e due sopra alle righe. Tutti e due sposati, dato che ci tenevano a mostrare le loro fedi, e dovevano averlo fatto su Amazon visto la tipologia di anelli.

– Oh… decisamente… avventato, direi–

– Visto? Visto che anche lei mi da ragione??! –

Howard parve euforico solo per un momento, piuttosto entusiasta di vedere che la sua dottoressa fosse d’accordo con il suo modesto parere, ma poi tornò ad essere freddo con un imbarazzato colpo di tosse.

– Ad ogni modo, anche se è avventato non capisco come questa ha a che fare con me! Perché mi ha rapito? –

– Non lo consideri un rapimento signora mia, lei è la mia personale moneta di scambio nel caso la best… ehm, vostro padre non decida di lasciar in pace mia figlia. Sapendola qui sarà costretto a lasciarla definitivamente perdere… non si preoccupi, se tutto va bene ricorderete questa situazione solo come una vacanza di piacere–

Ad Alya non era sfuggito il termine “bestia”, e cosa assai ridicola era che suo padre si trattava di una tra le persone migliori che avesse mai incontrato in vita, ( era spietato sul ring ma la cosa finiva lì! ) ma si trattenne dal fulminarlo con lo sguardo e decise di mandare giù il nervoso deglutendo a fatica. Con che criterio di giudizio giudicava suo padre, proprio lui che reputava di avere il mondo in mano? Ovvio… con il suo di giudizio.

– Potrei anche dire lo stesso di vostra figlia, signore. A giudicare da queste foto non sembra reticente e il suo sorriso mi sembra sincero–

– Sciocchezze! Mia figlia è giovane e non può sposarsi così prematuramente con il primo che passa! – a dire il vero Howard Lancaster non aveva problemi in questo, tranne che per quella bestia infame, ma ad Alya non ci volle molto a capirlo – inoltre, cosa le fa credere che potrebbero essere state delle nozze consensuali? –

– Beh, da quello che ho intuito vostra figlia e mio padre si conoscono ormai da circa un anno o più… sebbene questo non toglie che la loro sia stata una mossa azzardata–

Forse sarebbe stato il caso di tacere riguardo alla presunta relazione tra suo padre e la giovane ereditiera, molto complicata e impossibile da descrivere tra l’altro, poiché lo sguardo del marchese parve gelarsi di fronte a quelle affermazioni dette quasi con “candore”.

Ciò non toglie che è stato un errore madornale! Lei starà qui, che le piaccia o no, e poi provvederò a chiamare vostro padre e spiegargli civilmente che è il caso di divorziare…–

La Deva fu sul punto di protestare, perché francamente non ci stava ad essere ostaggio per una questione così frivola senza contare le mille preoccupazioni per suo marito e il resto della famiglia, ma le sue parole vennero interrotte dal telefono del lord inglese che iniziò a squillare senza sosta.

– Ah… qual buon vento! Emerald deve trovarsi in un punto in cui la linea prende. Se volete scusarmi…–

Ancora non poteva sapere che la sua “piccola principessa”, come amava sempre chiamarla, aveva in serbo per lui una buona notizia parziale che, piuttosto che sistemare la situazione, l’avrebbe ancor più stravolta sotto tutti i punti di vista. Pertanto ciò che Alya vide suu solo una espressione serena sul volto del Lancaster come se tutta quella faccenda criminale non lo toccasse minimamente.

Era… semplicemente ridicolo. Aveva intuito che era un megalomane da molto tempo ormai, ma credere di fare il bello e il cattivo tempo con le persone’ comportarsi come una autorità? Ormai non era più sicura di voler rimanere sulla Terra dopo quello che le era appena accaduto, se mai ci sarebbe stato un “dopo” per lei e la bambina, proponendo magari a Robin di trasferirsi su Amazon e ricominciare tutto da li… ma al momento doveva stare calma.

Restare calma e impedire al proprio corpo di tremare concentrandosi su pensieri più limpidi e sicuri, dato che il suo stesso mentore, il dottor Alistar, le aveva detto che non era il caso di stressarsi troppo in gravidanza. E la ginecologa le aveva detto lo stesso, maledizione.

Posò il tomo argentato nuovamente sul tavolino, chiudendo gli occhi e traendo un profondo sospiro per evitare che lacrime di frustrazione non iniziassero a sgorgarle dagli occhi. E Turbinskii, che fino a quel momento era stato in educato silenzio, decise di prendere le redini della situazione sedendosi sul candido divanetto in stile vittoriano al posto di Howard Lancaster.

– Non si preoccupi troppo, signora. Il capo ha la tendenza ad ingigantire sempre ogni dettaglio… ma creda a me, la prenda come una vacanza–

– Tzk, in compagnia di chi mi ha rapito?! –

Se in un primo momento trovava bizzarro che il chojin fosse alle dipendenze dei Lancaster, ora le si gelò il sangue nelle vene nel riconoscere la voce del suo rapitore giù al distributore di benzina. Doveva essere stato un travestimento il suo, ma ora non considerava più il suo nuovo lavoro come decisamente insolito ma piuttosto decisamente incline ai precetti della Muscle League.

– Oh, beh… grazie alle “prodezze” del vostro figlioccio – ossia Kevin – ho subito abbastanza danni da non poter più far parte della Muscle League – c’era un velo di rancore nella sua voce, ma per Alya importava ben poco della sua sconfitta al momento – di conseguenza sono stato contattato da Howard Lancaster in persona che è rimasto piuttosto colpito dalle mie tecniche di combattimento, proponendomi di far parte della security della villa–

Probabilmente se fosse stata una situazione diversa si sarebbe pure congratulata con lui, ma al momento voleva cercare di stare tranquilla e di non pensare alla propria condizione precaria attaccata ad un filo sottilissimo. Ad un… capriccio del padre.

Non che lo pensasse realmente, ma tutta quella esasperante situazione la stavano portando a non pensare con la solita razionalità con cui era abituata. Pertanto, si sistemò in posizione fetale sul divanetto e cercò di chiudere gli occhi per provare a tornare a riposare la mente.

– Potrei rimanere da sola adesso? Ho bisogno di riposare…–

– Uh, si certo… – Turbinskii parve un po’ disorientato dalla richiesta della donna, in fin dei conti era da poche settimane alle vere dipendenze del marchese, ma decise di accontentarla– se necessita di qualcosa come cibo, medicinali o anche solo quattro chiacchiere sarò a vostra completa disposizione–

Di bene in meglio insomma, e alla giovane dottoressa della Muscle League non rimase altro da fare che invocare il nome di Robin silenziosamente.

 

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Lumina non era affatto cambiata durante i suoi dieci anni d’assenza, oppure era Alana ad essere diventata più debole? Ciò non aveva importanza, comunque.

Erano ancora ricercati e il fatto che fossero ormai sulla costa non garantiva loro la salvezza immediata. Erano zuppi di acqua di mare, la pioggia continuava a battere prepotente su di loro in quella notte funesta e peggio era che a parte i vestiti da paziente non avevano altro addosso.

L’ex cortigiana si ritrovò ad arrampicarsi sui sassi levigati della scogliera fino a raggiungere il proprio partner stremato che ora tossiva per svuotare i polmoni dall’acqua salata, e poco prima di raggiungerlo volle dare uno sguardo alle proprie spalle osservando il mare ingrossato dalla tempesta. In fondo, ridotta quasi ad un puntino, era presente l’ex impianto petrolifero trasformato in ospedale psichiatrico dalla più bizzarra e pericolosa delle inquisitrici, e il fatto di averci passato almeno una settimana, era un dato approssimativo, non giocava a favore di Alana.

Se Lumina era riuscita a leggerle la mente allora forse sapeva del suo tradimento… ed il fatto che la sua mente era stata ripristinata al 90% non suonava affatto positivo. Se era tornata su Amazon era perché più di sette mesi fa aveva iniziato a sentire sentore di guai ben concretizzati durante il matrimonio di sua cugina, e se non voleva che il resto della sua famiglia subisse il suo stesso trattamento per di ricavare informazioni, allora ad Alana rimaneva poco tempo per rintracciare Morrigan.

Un colpo di tosse più sofferente la riportò ad osservare Michael Connors nell’atto di cercare di rimettersi in piedi ora che stava finalmente recuperando le forze. Sebbene fossero su una specie di scogliera non ci voleva molto a capire che era di natura artificiale, e difatti alla Deva bastò alzare lo sguardo per osservare le luci del porto industriale di Venturas e trarre le sue deduzioni.

– Tzk… suppongo che siano disperati per aver cercato indizi anche su di lui–

Disse tra se e se mentre continuava a guardare il proprio insolito partner. Un peso a dire il vero, poiché ridotto com’era non avrebbe potuto fare nulla di significativo, secondo il suo parere, senza contare che sapeva troppe cose sul suo conto e non poteva essere lasciato a piede libero.

Andava eliminato.

Assottigliando gli occhi come un assassino che aveva puntato la sua preda, senza farsi notare prese il primo masso a portata di mano abbastanza grosso da poter fare consistenti danni celebrali. Gli avrebbe fracassato la testa e probabilmente sarebbe morto senza troppe sofferenze.

Lentamente alzò il braccio per poter prendere meglio la mira, non sentendo nessuna emozione specifica nel cuore se non quella di sistemare il prima possibile quel soldatino rotto e continuare la propria missione in solitudine.

– Ahh… n-non hai più le tette flosce… eh? –

Contro ogni aspettativa si ritrovò a mordersi il labbro inferiore e a gettare il masso alle proprie spalle, che andò a finire in acqua nascondendo il rumore nella tempesta, portandola a concepire un’altra idea dopo che quel terrestre spavaldo si era voltato verso di lei con un sorriso stanco ma comunque incline a voler scherzare.

Forse… avere un potenziale alleato non avrebbe giocato a suo sfavore, a patto di usarlo come ottima pedina sacrificabile per di scoprire dove si fosse cacciata sua figlia. Al massimo sarebbe morto da soldato, e non da topo di fogna come stava per donargli lei in quel preciso momento.

Decise dunque di passargli un braccio attorno alla vita per sorreggerlo meglio, cercando di allontanarsi da li il prima possibile e trovare un riparo sicuro.

– Le battute incoerenti falle più tardi per piacere… ora troviamo un posto sicuro e parliamo di lavoro, ti va?! –

 

 

 

Un capitolo che considero così e così, ma non è stato un be periodo per scrivere. Ad ogni modo, se non lo avete notato questa è l’Alana “pre” Reignite… quindi decisamente più imprevedibile! Per il resto spero abbiate apprezzato e al prossimo capitolo!

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Capitolo 9
*** nel nome del padre ***


La situazione più che essere migliorata sembrava essere peggiorata oltremodo, e non si trattava solo di una sensazione di Emerald quanto di una constatazione di fatto. Il torneo improvvisato avrebbe preso molto tempo, e poi neppure sapevano con chi razza di persone avrebbero avuto a che fare sul ring, quindi più che rasserenarla la faceva innervosire di più.

Era tornata al suo resort di lusso da sola, gli altri erano tornati nel proprio centro benessere per prepararsi e partire per il quartiere di Moonlight tutti assieme, e non prestò molta attenzione alle grande pozzanghere d’acqua piovana disseminate per il curato vialetto che la portava fino al suo bungalow.

Durante la notte scorsa doveva essere piovuto parecchio, quasi come se ci fosse stato un brutto temporale, ma purtroppo questo non aveva fermato le sue nozze scellerate con il vecchio porcello. Ed ora non le rimaneva altro da fare che raccogliere le sue cose e dirigersi verso la stazione della tranvia presente a pochi passi dalla sua residenza di lusso, luogo in cui si sarebbero incontrati tutti quanti, e nel farlo lo avrebbe fatto con il muso lungo e la testa bassa.

– Emerald! Mia carissima cugina, qual buon vento ti porta in queste splendide lande? –

La Lancaster conosceva solo una persona capace di parlare in un modo così antiquato, e quella persona faceva nientemeno parte della sua famiglia. Ma quello che in un primo momento le sembrò assai strano risultò essere l’unica notizia piacevole della giornata.

– Oh… Sebastian! Scusa se non mi ero accorta di te ma avevo la testa piena di pensieri. Ma che ci fai qui? È passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti ed eri più in forma…–

Suo cugino Sebastian L.V.C Lancaster era un ragazzo piuttosto singolare sia per i ricercati abiti in stile vittoriano che indossava, che per il suo linguaggio cortese, sia per la sua passione per la danza classica che lo aveva portato a seguire lezioni private facendolo diventare un ragazzo atletico. Ma proprio questa sua passione era a volte teatro di sfortunati “incidenti” che lo portavano a farsi fisicamente male, anche se si trattava di banali stiramenti muscolari, che andavano per forza di cose, ma anche no, curati su un pianeta piena di donne. Molti uomini campavano per aria scuse apocalittiche  per di visitare Amazon, e il ragazzo non era da meno a quanto pare.

Suo cugino era difatti un autentico dongiovanni che non mancava mai di visitare tale pianeta soddisfando il proprio bisogno di cure mediche accompagnato da belle ragazze che riusciva a conquistare con il proprio charm. E da bravo esteta qual era, era logico che tutte le ragazze a cui faceva la corte erano belle come modelle, proprio come quelle che sedevano accanto a lui sugli sdrai a bordo piscina.

– Oh, solo una noiosa storta ad una caviglia. Mia carissima Emerald – fece lui, alzandosi in piedi con l’aiuto di un bastone da passeggio e congedandosi con un inchino dalle sue dame da compagnia che risero al gesto – ma come vedi sono già abbastanza in salute per poter compiere salutari passeggiate senza risentire di insidiose complicazioni… tu piuttosto, mi sembri turbata da qualche oscuro evento. Se ciò ti aggrada, sarei ben onorato di poter essere un tuo affabile confidente–

Superò la striscia di prato verdeggiante che divideva la zona piscina dal vialetto con una abilità piuttosto insolita per una persona azzoppata, e di fronte al suo fin troppo nobile sorriso la cugina si sentì in dovere di spostare lo sguardo imbarazzata visto che non sapeva se confidargli tutto o meno.

C’erano stati dei problemi al tempio quando aveva provato a contattare suo padre e poi Michael, poiché un messaggio registrato le diceva che i rispettivi telefonini da lei contattati non erano al momento raggiungibili, e se questo da un lato le aveva dato sollievo per non aver dovuto dare spiegazioni, dall’altro lato la faceva innervosire e allo stesso tempo maledire il temporale che aveva messo fuori uso i sistemi di comunicazione.

– Io… sono solo un po’ stanca, ecco tutto! È stata una serata un po’ movimentata ieri sera e non ho dormito molto–

– Non ne dubito, mi accingevo a raggiungere la mia dimora dopo un lungo viaggio simile ad un lungo calvario, oh come sono scomode queste compagnie private certe volte! – si stava riferendo al fatto che era giunto sul pianeta in tarda serata a causa di un guasto tecnico alla nave che lo aveva portato fino a li. Dettaglio trascurabile visto che si trattava di una compagnia di famiglia ma non per lui – ma lungi da me dal giudicarti, devo affermare che da quel poco che ho visto eri in compagnia di soggetti vestiti in modo orrido e assolutamente antiestetico –

Nel mentre che parlavano avevano ripreso a camminare verso l’interno, ossia verso il bungalow di Hammy che si sentiva sempre più a disagio dinnanzi alle parole del cugino, e nonostante le sue rivelazioni sembrava solo incuriosito da tutta la faccenda e non consapevole del fattaccio avvenuto. Ma comunque, meno ne sapeva e meglio era, e francamente parlando non sapeva neppure se fosse giusto avvertire Michael e lo stesso padre per il semplice motivo che sarebbero giunti a delle drastiche decisioni che a lei non sarebbero piaciute affatto.

Probabilmente avrebbero ucciso Lord Flash se avessero saputo che si era accidentalmente sposata con lui, e se in un primo momento era anche ben disposta a farlo secco lei stessa, ora la ragione aveva preso il posto dell’ira ed era ben consapevole che il loro era un errore che avevano fatto assieme. Non lo voleva morto, era ancora arrabbiata con lui e non lo voleva mai più vedere ma non voleva assolutamente macchiarsi di una cosa simile.

Si lasciò questi oscuri pensieri alle spalle una volta che fu entrata nei propri appartamenti, e fu piacevolmente sorpresa di trovare tutto perfettamente in ordine come se non fosse mai stata data baldoria.  

– Una dimora assolutamente adorabile, mia cara cugina, direi che i tuoi ospiti, abbigliamento a parte, direi che si sono comportati da gran signori…–

Non aveva tutti i torti, il bungalow era stato ripulito persino delle macchie dai muri e c’era da pensare che con tutta probabilità il personale di servizio aveva pianto lacrime amare di fronte a quell’immondizia, ma nell’insieme Emerald ringraziò mentalmente il loro operato visto che Sebastian sembrava non aver notato nulla di insolito. Tuttavia, quel quadretto tranquillo venne interrotto dall’ultima persona che la ragazza si aspettava di vedere, e purtroppo per lei si trattava di quel marito che tanto avrebbe preso a calci in culo.

– Emerald! Hai intenzione di farci aspettare ancora a lungo?! Avresti dovuto presentarti al luogo dell’appuntamento più di mezz’ora fa! –

Warsman aprì la porta di casa con gesto sgarbato e si fiondò contro alla padrona di casa con una aggressività tale che sconvolse Sebastian ma che lasciò, per il Lancaster presente tanto da rimanere confuso, una Emerald completamente indifferente. Il cugino della giovane marchesa rimase a dir poco allibito di fronte a quella montagna di muscoli e cattivo gusto, poiché i suoi vestiti erano a dir poco antiestetici, tanto da boccheggiare a vuoto mentre i due si fronteggiavano come se nulla fosse.

– Tzk… ti è passato per l’anticamera del cervello che magari mi stavo preparando prima di venire? Non è che andiamo a fare un pic-nic! Quindi evita di fare queste sceneggiate da amante abbandonato perché decisamente non ti si addicono! –

– So perfettamente ciò che ci aspetta, razza di puttanella viziata! Quindi prima ci muoviamo e prima possiamo tornarcene a casa! –

A Sebastian tutta quell’accesa discussione decisamente non piaceva. Come osava quel buzzurro plebeo apostrofare in tal modo la sua stimatissima cugina?! Eppure, era oltremodo sconcertante che Emerald se ne stesse li a discutere con quell’individuo senza prendere seri provvedimenti come chiamare la guardia privata oppure, meglio ancora, freddare quell’inutile individuo con un colpo di fucile o chiedere a lui stesso di compiere un tale onore.

– Ma… come ti permetti tu, incivile plebeo!, di rivolgerti in tal modo ad una signora d’alto rango! – non che Emerald fosse esente dal dire parolacce anche sguaiate ma a quanto pare il comportamento aggressivo della marchesa non era da considerare – dovrei immediatamente convocare le guardie o, ancor meglio, epurare questa malsana intrusione di mia stessa mano! –

Solo a quel punto lo sguaiato scambio di battute tra i due ebbe un improvviso arresto di fronte a quelle minacce su cui era meglio non sorvolare. In particolar modo per Sebastian stesso, poiché lo straniero che si era fiondato in casa si voltò lentamente verso il giovanotto bruciandolo con uno sguardo quasi selvaggio. E solo osservando quegli occhi che brillavano come fuoco il giovane nobile si ricordò a chi appartenessero dopo averlo visto durante il duello finale per la Corona Chojin.

Sebastian Lancaster non era un grande amante del wrestling, troppo violenta e rozza come disciplina, ma aveva comunque seguito le finali e doveva ammettere che era ben soddisfatto della vincita di Kevin Mask. Un giovane di bell’aspetto e fisicamente perfetto aveva vinto un titolo importante e più che per le sue eccellenti doti fisiche per il giovane nobiluomo era importante il suo aspetto fisico, ma se si andava a considerare il suo allenatore… il giovane Mask avrebbe fatto meglio a guardare altrove.

Conosceva le vecchie leggende del wrestling perché da bambino aveva la collezione completa delle loro action figures, e quella di Warsman se la ricordava assai bene. Ma se da bambino poco gli importava del suo aspetto, al massimo lo inquietava, ora che era un adulto aveva maturato il proprio pensiero da esteta anche frequentando i viziati rampolli delle varie casate nobiliari. E quell’uomo che lo stava guardando trucemente, anzi, quella bestia immonda, non aveva nessun motivo di esistere data la sua immane bruttezza sebbene avesse l’unico pregio di aver servito bene il proprio allievo.

– Se non ti dispiace io e mia moglie stiamo avendo una discussione! Quindi non ci serve niente  e non abbiamo ordinato niente! Se ne vada, per piacere! –

Le parole del russo portarono il gelo nella lussuosa stanza, e se Sebastian si ritrovò a boccheggiare indignato per come era stato scambiato per un mero maggiordomo, ancor di più fu scioccante sentire quella belva dire eresie nei confronti di una Emerald che si portò una mano al volto in un gesto di totale frustrazione.

– Pezzo di deficiente… dovevi per forza dire quella parola?! È mio cugino, non il personale di servizio!! –

– Uh… ecco… n-non lo sapevo, va bene? È conciato come il personale dell’albergo, cosa dovrei pensare??! –

Troppo tardi Warsman si accorse di aver fatto una gran brutta frittata, poiché se quello era un parente di Hammy allora c’erano molte più probabilità che suo padre venisse a sapere di tutto il fattaccio quanto prima. Una cosa per cui nessuno dei due era ancora preparato psicologicamente, anche se alla fine dei conti era chiaro che non si sarebbe potuto nascondere tutto in eterno perché la faccenda del torneo avrebbe comunque suscitato clamore e prima o poi avrebbero dovuto dare spiegazioni ai propri famigliari, ma la reazione del giovane Lancaster in abiti fin troppo pittoreschi fu di tutt’altra natura.

Non prese in mano il proprio cellulare per fare “rapporto” allo zio, anche perché pure lui era conscio che il temporale della scorsa notte aveva messo fuori uso i sistemi di comunicazione, ma da una tasca interna della giacca prese in mano qualcos’altro con un ghigno rabbioso stampato in faccia.

Ciò che puntò su di un ex lottatore che si fece mortalmente serio, e sussultare Emerald perché decisamente si stava toccando il fondo, era una pistola a pietra focaia solo all’apparenza d’epoca e con una rosa di colpi già in canna e pronti per essere serviti sul corpo della bestia.

– Questa… questa è un’onta che va lavata via con il sangue di questa immonda bestia, cugina mia! Come ha osato tale orrore vituperare il tuo immacolato onore?! – forse gli era sfuggito che le loro erano state nozze “consensuali” indotte dall’alcool, ma Hammy ovviamente non aveva colpe! – sono sicuro che il mio stimatissimo zio non avrà problemi con questa giusta esecuzione… argh!! Lontano da me, vile!! –

Era semplicemente assurdo, davvero quel moccioso voleva risolvere la faccenda a suon di pistolettate? Possibile che ogni componente di quella maledetta famiglia lo volesse morto?! Tralasciando che non aveva dubbi sul fatto che il capofamiglia dei Lancaster lo avrebbe fatto volentieri fuori, ora non poteva permettere ad un ragazzino gasato di sparargli contro e mandare all’aria tutto il piano che si erano programmati. Pertanto, fu con uno scatto felino che si accinse a prendergli il polso per disarmarlo cogliendolo completamente alla sprovvista e, mettendogli paura nonostante la sua aria spavalda, dandogli comunque la possibilità di sparare un colpo che lo ferì di striscio ad un fianco e andando a finire la propria “corsa” contro un vaso di vetro alle spalle di Hammy.

La ragazza urlò quando l’arredo si ruppe e alcuni cocci le finirono addosso ferendola alle spalle in modo lieve, ma non per questo si esentò dall’apostrofare il cugino per quell’assurdo gesto che rischiava solo di fare danni.

– Seb! Che diavolo ti prende?! Hai davvero l’intenzione di ucciderlo?? Ma sei completamente impazzito?! –

Ancora incredula per quello che era successo la ragazza si toccò la nuca notando che un graffietto le aveva fatto uscire un po’ di sangue, ma non disse a Warsman di posare a terra il cugino che ora aveva la schiena contro una parete di casa ed era sollevato da terra di un paio di centimetri. Lo sguardo dell’ex lottatore era spaventoso da tanto che era gelido, e tutta quella sceneggiata da nobile disonorato non aveva fatto altro che infuriarlo di più soprattutto dopo che il colpo a momenti non prendeva Emerald.

– L’hai ferita…– Sibilò a denti stretti e avvicinando il volto a quello di un terrorizzato Sebastian che da li a breve sarebbe svenuto per il troppo orrore.

– Emerald… n-non dirai sul serio, spero! V-veramente vuoi che questo orrore continui a camminare e a inzozzare il tuo buon nome?! – 

– Che continui a vivere lo voglio, che mi stia vicino quello no! Difatti stiamo già rimediando al danno che abbiamo fatto da ubriachi… e ora dovremmo riuscire a divorziare affrontando una specie di torneo o qualcosa di simile. Non c’è bisogno di comportarsi così – nel mentre che lo diceva Warsman posò a terra il ragazzo ma non prima di aver danneggiato la pistola affinché non sparasse più – abbiamo la situazione sotto controllo… più o meno–

Il giovane cugino di Hammy prese saggiamente le distanze da un russo che sembrava essere incurante della, trascurabile, ferita al fianco e si avvicinò di istinto alla porta per assicurarsi una veloce uscita di scena nel caso quella creatura demoniaca avesse attaccato nuovamente.

– Io… non posso dirmi d’esser concorde con tale decisione, ma d’altronde trattasi di una Tua decisione, mia cara cugina – deglutì senza sforzarsi troppo di nasconderlo, nel mentre che osservava Warsman che ancora lo fissava glaciale – ma permettimi di dissentire, in questo momento cruciale, che sarebbe dunque il caso di prendere contatto con il tuo stimatissimo padre e riferirgli ogni cosa! I-io non comunicherò nulla di questo incontro malandrino , ma è giusto che codesto fattaccio giunga alle sue orecchie tramite la tua voce–

Era una di quelle cose che sia Emerald che Warsman si erano prefissati di rimandare il più possibile, ma era fin troppo chiaro che quello di Sebastian era un ricatto poco velato di fare la spia a un capofamiglia che non andava molto sul sottile quando si trattava di proteggere sua figlia.

– Spero tu stia scherzando, razza di moccioso viziato! Hai una vaga idea di quello che potrei ingiustamente patire per mano di quell’uomo?! O quello che potrebbe accadere a mia figlia?! –

Fece per avvicinarsi nuovamente al rampollo di casa Lancaster ma questi lanciò uno strillo femmineo e fece un balzo all’indietro come se un appestato avesse cercato di toccarlo, e fu solo l’intervento di una seccata Emerald che si accinse a fermare il marito prendendolo per una manica della giacca a fermare ogni possibile malinteso.

– Datti una calmata! A te e alla tua famiglia non accadrà proprio nulla visto che io non voglio che comunque ti accada qualcosa! – e non aveva detto una cosa errata, era un errore che avevano fatto assieme ed era ridicolo pensare che suo padre avrebbe in qualche modo coinvolto persone che non c’entravano nulla – ma prima o poi dovremo avvisare tutti di quello che sta accadendo, e se lo facciamo prima tanto meglio, no? Ci risparmiamo un sacco di grane se spieghiamo che abbiamo la situazione sotto controllo!! –

Le parole della giovane donna decisamente non piacquero a Warsman, e dando uno strattone alla presa di Emerald decise che dentro quel bungalow ci aveva passato fin troppo tempo. Non voleva ritrovarsi scuoiato vivo da un megalomane troppo attaccato alla sua “principessa” ( o “princi-fessa” vito il modo in cui si era fregata con un anello al dito ) e men che meno voleva che sua figlia corresse dei pericoli anche se questa prospettiva a trovava alquanto improbabile.

Avrebbe voluto volentieri mandarla al diavolo visto e considerato che alla “signora Volkoff” non sembrava interessare affatto le sorti di Warsman o di chi gli era vicino, ma se fosse stato a mente lucida forse avrebbe intuito che probabilmente questa era la mossa più saggia rispetto ad un omertoso silenzio. Ma piuttosto che lasciarsi andare ad una sempre più crescente rabbia, decise di andarsene da li per dirigersi da solo alla tranvia dando una spallata al nobile Sebastian che strillò come colpito da una maledizione.

Queste erano quello cose di Emerald che meno sopportava, ossia il fatto che, appena Howard Lancaster venisse nominato, subito cambiasse opinioni riguardo a questioni delicate e possibilmente pericolose. Poco gli importò dunque che in quel frangente la giovane donna lo mandasse al diavolo sonoramente, poiché non aveva voglia di vederla prendere in mano il cellulare e notare che finalmente le linee di comunicazione erano state ripristinate. Ma se avesse ascoltato la tesa discussione tra i due, probabilmente non si sarebbe risparmiato nell’esternare tutti i sentimenti negativi che aveva in corpo.

 

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Robin Mask avrebbe voluto ben volentieri esternare ciò che si portava dentro il proprio cuore, ma in un modo o nell’altro aveva come un blocco alla gola che gli impediva di urlare.

Sua moglie era sparita. Inghiottita nel nulla in così pochi secondi da non riuscire ancora a concepire del tutto la notizia in un istintivo rifiuto psicologico.

Mai come in quel giorno la sua villa si riempì di poliziotti ben impacchettati nelle loro giacche gialle catarifrangenti, neppure dopo quello che era successo al suo matrimonio, e tutti gli agenti di Scotland Yard sembravano essere piuttosto a disagio della presenza del padrone di casa e del suo sguardo vermiglio. L’allarme era stato dato quasi subito, e di questo l’ex lottatore doveva riconoscerlo poiché quella ragazzina irlandese era stata tempestiva nel comunicare a Kevin in che razza di guaio si era cacciata, ma istintivamente le dava la colpa di ciò che era successo.

Sbagliava, lo sapeva, ma a caldo non riusciva ancora a ragionare come si deve. Robin Mask celava un’ira quasi primitiva dentro di se e non riusciva neppure a rispondere alle pacate domande che il detective di turno gli stava ponendo. Riusciva a solo a rimanere pietrificato e con le braccia incrociate in petto, e mentre l’unico individuo a non avere una giacca catarifrangente parlava sul fatto che avrebbero fatto il possibile per rintracciare l’amata moglie e raccogliere tutti gli indizi possibili, l’unico individuo che riusciva ad osservare con sguardo d’intesa era suo figlio Kevin.

L’attuale campione in carica della Corona Chojin se ne rimaneva in disparte vicino all’entrata dello studio del padre, come a voler lasciare il proprio spazio privato ad un teso genitore seppur facendogli notare “a modo suo” che gli era vicino in tutto quel dramma, tenendosi stretto a se una Niamh visibilmente intimorita dallo sguardo di Robin che silenziosamente la incolpava di ogni cosa. Avrebbe forse potuto fare diversamente in quel momento? Dove diavolo era finita mentre sua moglie veniva vigliaccamente rapita?! Tutto questo non sarebbe accaduto se non si fosse attardata a procurarsi una stupida bottiglietta d’acqua, e dunque era un bene che non si fosse saggiamente avvicinata a lui dopo aver riferito quell’infausta notizia.

Fu riscosso dai propri acidi pensieri e da quel fievole conforto che giungeva dal suo unico figlio maschio da una domanda dell’ispettore capo che lo portò a provare il gelo lungo la spina dorsale.

– …che lei sappia potrebbe essere che qualcuno potrebbe avercela con lei o con i suoi familiari? Magari un vecchio nemico sconfitto che medita vendetta…?–

– No… no, affatto. Tutti i nemici che ho sconfitto hanno firmato il trattato di pace con la Muscle League, mentre la d.m.p è stata sconfitta del tutto…–

Lasciò morire la frase preferendo non pronunciare il nome di una persona tanto sospetta quanto, almeno teoricamente, probabilmente estranea a tutta quella terribile faccenda. Perché non poteva credere che Howard Lancaster fosse in qualche modo immischiato con l’ormai consolidato rapimento di sua moglie. Cosa ci avrebbe guadagnato a rapire Alya? Se si trattava di un suo  ennesimo scherzo stavolta aveva toccato decisamente il fondo, ma francamente parlando non ce lo vedeva spingersi fino a questo limite. Se doveva fargli uno scherzo, anche di pessimo gusto, avrebbe sicuramente colpito lui e non chi non aveva voce in capitolo nelle loro discussioni.

O quantomeno in teoria era così, ma chi gli diceva che quel cane maledetto non avesse escogitato chissà quale piano diabolico pur di metterlo in difficoltà? E poi, chi gli dava la certezza che se avesse dato il nome di Howard alla polizia poi questa si sarebbe messa ad indagare?!

Era relativamente inutile dire alle autorità competenti che sospettava del suo ex collega, e se anche lo avesse fatto quel vecchio bastardo avrebbe avuto sicuramente un solidissimo alibi che lo avrebbe collocato fuori da tutta quella spiacevole situazione. E Robin Mask odiava una simile prospettiva, poiché si avvicinava ad una fin troppo palese verità che non faceva altro che innervosirlo ancora di più.

Tutto quel pensare però gli aveva acceso una miccia, e non sapeva dire quanto sarebbe stata lunga, poiché c’erano tante probabilità che Howard c’entrasse qualcosa quante invece non avesse nulla a che fare con tutta quella faccenda. Una questione sempre più ingestibile per l’animo di Robin, ma visto e considerato che quando voleva sapeva usare il cervello senza limitarsi al suo ottuso orgoglio, ben si guardò nel dare in escandescenza davanti a tutti e accusare pubblicamente il proprio nemico numero uno nonché “vicino” di casa.  

Egli decise dunque di allontanarsi da li e sbollire la rabbia altrove, sorprendendo i poliziotti presenti in studio e non prestando ascolto al quasi debole richiamo di Kevin, piuttosto scosso pure lui da tutto quell’assurdo avvenimento, decidendo di rintanarsi in palestra per una lunga sessione di allenamenti atti a farlo sbollire del tutto… e prepararlo per il futuro.

Una volta giunto alla sua vecchia palestra per gli allenamenti si spogliò di giacca e camicia con gesti che trasudavano nervosismo, avvicinandosi poi alle due sbarre per gli esercizi verticali mettendosi a testa in giù con le braccia incrociate a X sul petto iniziò fin da subito una lunga serie di estenuanti flessioni che avevano il compito principale di prepararlo per il futuro. Flettendo gli addominali sempre più velocemente, sentendo il sudore scorrergli via con la stessa velocità con cui il sangue gli scorreva nelle vene, i suoi pensieri divennero sempre più nitidi e cinici.

Aveva bisogno di sbollire i nervi ormai roventi, questo era vero e lo si evinceva anche dal suo respiro affannato simile a quello di un animale predatore chiuso in gabbia, ma aveva innanzitutto bisogno di essere preparato per salvare Alya da chi al momento la teneva prigioniera. E se era vero che Howard Lancaster c’entrava in qualche modo qualcosa, allora Dio era testimone della sua vendetta.

 

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– Sai una cosa? È curioso che tu non sia felice di esserti sposato una così gran bella ragazza…–

– Vedi di darci un taglio! –

– …a meno che non sia tutta una messinscena per farmi allenare, anche se ne dubito fortemente–

A quanto pare il sarcasmo non riusciva proprio ad abbandonare il corpo di Kyle Mask, ma perlomeno era abbastanza ubbidiente da seguire il suo maestro fino alla piccola e graziosa stazione della tramvia, ornata di piante rampicanti e prettamente deserta per quell’ora, e avere il buon senso di non fare le sue battute davanti ad altre persone.

In quel posto, a parte pochi altri turisti piuttosto distanti da loro o intenti a farsi i biglietti, Warsman e il proprio allievo avevano atteso l’arrivo di tutta la combriccola senza però vedere qualcuno di quei babbei. Pertanto, lo stesso russo aveva deciso di andare a controllare che diavolo stesse combinando Emerald visto e considerato che il suo resort non era poi tanto lontano, ma non era riuscito a ricavarne nulla e lo stesso Kyle lo aveva visto tornare più nero che mai.

Per quanto ci avesse provato, il giovanotto di Edimburgo non era riuscito ad estrapolargli molto se non un “quella cretina gli dirà tutto”  e già questo bastò per dargli un quadro della situazione tutt’altro che rosea. Aveva inoltre intuito che Warsman non aveva sposato la prima donna che passava ma quella che, ironia della sorte, era stata per lungo tempo il tormento del suo maestro e colei che gli aveva regalato la maschera attualmente indossata.

I pettegolezzi tra i nobili giravano eccome, e Kyle si ritrovava comunque ad ascoltare le chiacchiere di sua madre e delle sue amiche che parlavano di come una giovane Lancaster fosse divenuta amica di una ex leggenda del wrestling.

Una amicizia bizzarra che aveva suscitato il tiepido interesse di molti chiacchieroni inutili, quel tipo di pettegolezzi che alla fine non nuocevano a nessuno dato che si conosceva la propensione di Emerald Lancaster all’eccentricità, ma che, a quanto pare, non doveva essere andata giù al vecchio Howard Lancaster. Ma per quanto il capofamiglia avesse cercato, anche con successo, di allontanare la propria adorata figlia dal mostro delle steppe, eccola che invece di scappare si accingeva a raggiungerli lentamente e con un’ombra ad oscurarle il volto.

Lord Flash non era l’unico ad essere giustamente di pessimo umore, la stessa Hammy non aveva passato una buona chiacchierata con il padre per quanto le avesse fatto piacere risentire la sua voce. Howard sapeva, e cosa ben più peggiore sapeva per mano della sua stessa figlia.

“Sono felice di poterti risentire, un po’ meno di ricevere per posta il tuo albo fotografico relativo ad un tuo matrimonio piuttosto… sconcertante, oltre che preoccupante”

Era talmente ubriaca la notte delle sue nozze da aver avuto l’ardire di compiere anche il gesto più stupido in assoluto. Spedire a suo padre, in un insensato moto d’orgoglio, la prova inconfutabile del suo peggior errore mai commesso in vita.

“uh… papà posso spiegare perfettamente! Eravamo tutti quanti ubriachi e non ricordiamo nulla di ciò che è successo. Ma non temere… abbiamo già trovato un metodo per divorziare!”

Cercò di spiegarsi così, velocemente ma comunque in modo chiaro, cogliendo l’interesse del padre che ben preoccupato ascoltò tutta la complicata soluzione dell’adorata figlia e trovando comunque la cosa ancor più complicata possibile.

“uh… non nego che sei stata provvidente, figlia mia. Ma non era fosse più sensato abbatterlo?”

“Te l’ho già detto che non voglio che gli venga fatto del male!” la voce di Hammy assunse un tono lievemente esasperato perché di tutta quella faccenda ne aveva piene le scatole, non doveva morire… era difficile da capire?!, ma se ne pentì presto poiché non voleva che suo padre fosse deluso ulteriormente da lei “io… noi… abbiamo commesso una stupidaggine e abbiamo deciso di risolvere la questione in maniera leale. Da quello che ho capito sarà una cosa abbastanza importante a livello mediatico. Spero solo non ci siano le telecamere!”

“ah… che diamine. Sono orgoglioso della tua onestà, figlia mia… ma se sapevo così non sarei passato al piano B”

“Quale piano B?!”

Forse avrebbe fatto meglio a non approfondire il discorso e forse Howard Lancaster avrebbe fatto meglio a non essere troppo onesto con sua figlia, ma era della sua principessa che si parlava. Ed il solo fatto di saperla sposata con quell’animale, saperla tra le sue braccia… che la toccava, lo faceva giustamente imbufalire portandolo per questo ad ideare un piano di riserva nel caso non ci fossero state altre soluzioni al divorzio. Ma i due ora sembravano piuttosto desiderosi di divorziare, e solo adesso il marchese iniziava a sentire una nota di disagio per aver rapito la figlia della bestia da usare come moneta di scambio.

Rapire Alya, che tra l’altro a breve avrebbe partorito, non era stata effettivamente una buona idea e la stessa Emerald non si risparmio di mostrarsi perplessa e preoccupata per una simile decisione losca. Non aveva tutti i torti in effetti, ed anche se la dottoressina continuava a farle una tiepida impressione quello che aveva combinato suo padre era oltremodo rischioso.

“Non credi che sia un tantino esagerato? Ok che l’hai messa in una stanza di lusso , ma arrivare a ricattare suo padre…”

“Lo so, bambina mia! Ma lasciarla andare adesso credo che sarebbe troppo prematuro” o magari non voleva lasciarla andare anche per non dover ammettere di aver fallito “inoltre, della, ehm, creatura non mi fido. Avete deciso di intraprendere un divorzio piuttosto difficile… e se si stancasse e decidesse di non rimediare al danno che ha fatto? La dottoressa rimarrà con noi, e nel caso le cose andassero diversamente gli ricorderò personalmente di chi è ospite sua figlia”

Incredibile ma vero Emerald Lancaster si era fatta convincere anche di questo dall’amato padre. Non era semplicemente perché Howard sapeva usare le parole giuste per convincere le persone a fare quello che voleva lui, era anche questo ma non in questo caso, la vera questione era che Hammy voleva troppo bene a suo padre per vederlo nuovamente deluso.

Ma questo non voleva dire che la decisione di tenere in ostaggio una persona, anche se trattata con i guanti di velluto, le piacesse ad oltranza e peggio era che con il vecchio porcello le era stato chiesto di mentire.

E questo non le piaceva. Non solo le piaceva tutta la storia del matrimonio ma non le piaceva neppure la situazione trovata con annesso ricatto, in fin dei conti avevano sbagliato entrambi per quanto cercasse di rigirare la frittata suo padre. Ma al momento doveva accantonare tale conflitto interiore e doveva farlo perché il freddo sguardo di Warsman incrociò il suo in attesa di una qualsiasi scusa. Perché con tutta probabilità non le avrebbe creduto molto.

– Sei un vecchio porcello fortunato, lo sai? – si sferzò di guardarlo negli occhi evitando per istinto di abbassare gli occhi in un chiaro segno di colpevolezza – mio padre è ovviamente arrabbiato, ma approva la nostra decisione di divorziare… prima che le comunicazioni saltassero di nuovo mi ha detto che cercherà di metterci a disposizione dei mezzi di trasporto –

Si preoccupò quando non ottenne risposta, tanto che temette di essere stata scoperta nella sua recita neanche tanto pessima, ma si rilassò quando lo vide chiudere momentaneamente gli occhi e sospirare basso e cupo.

– Uff… devo forse ritenermi fortunato oppure deduco che mi impaglierà dopo? –

– Ancora con questa storia? Non ti accadrà nulla, ficcatelo in test…–

Fu Kyle Mask a sedare ogni possibile litigio tra i due mettendosi in mezzo con un gesto fluido e arrogante. Lord Flash non apprezzò quella sua intrusione nella loro discussione, perché non gli piacque affatto il tono di voce che assunse per presentarsi ad Emerald, manco fosse una sua nuova conquista, ma forse era decisamente il caso di lasciare i veleni da parte.

– Tu devi essere lady Emerald, se non sbaglio… Kyle Mask, decisamente incantato di fare la tua conoscenza e… penso che saremo ottimi amici – 

– Hm, un Mask eh? Suppongo il cugino meno stupido di Kevin– ok questa l’aveva detta anche per provocare l’ex allenatore del campione in carica – ad ogni modo io penso che tu dovresti darti al giardinaggio con tutte quelle rose lì…–

La sua era una battuta atta a far sciogliere la tensione, e difatti successe proprio questo quando il giovanotto inglese, dopo alcuni secondi di silenzio, scoppiò in una calorosa risata perfettamente genuina sovrastata unicamente dal fischio della tranvia che si avvicinava alla banchina della stazione.

– La sai una cosa? Penso che se avrai voglia di cogliere le rose del mio giardino sarai sempre la benvenuta…–

– Penso invece che sarebbe il caso di cogliere l’attimo e salire sul vagone, signori miei – fece notare loro un Lord Flash che a stento tratteneva il nervoso di vedere Kyle flirtare con Hammy. Ma solo perché avevano degli incontri da disputare a breve, non per altro…– a meno che non vogliate perdere altro tempo e aspettare quella manica di scansafatiche della Muscle League! –

La graziosa carrozza della tranvia si fermò con un flebile sbuffo di fumo, e i pochi turisti presenti, gli altri evidentemente erano ancora a letto a dormire dopo una notte di eccessi, si affrettarono a salire proprio come fece lo strano gruppetto di chojin.

Fu solo un attimo prima di salire che la figura di Kid Muscle apparve dall’entrata della stazione correndo a perdifiato verso il gruppo di suoi alleati che non fece fatica a notare.

– Ragaziii! Aspettatemi, ragazziii!! –

Con la sua comparsa si chiesero come mai il principe dei kinnikku ci avesse impiegato così tanto per raggiungerli oltre al semplice fatto che, era fin troppo palese, fosse da solo e sembrava aver corso a perdifiato fino a quel momento. Praticamente il giovane lottatore atterrò di pancia all’interno del vagone vuoto in cui il gruppetto aveva preso posto, compiendo un grosso sforzo per aver saltato giusto in tempo prima che la tramvia si rimettesse in moto.

– Ottimo… ecco che un altro peso morto si aggrega–

Warsman lo disse sussurrando, ma Emerald gli era vicino e, nel mentre che aiutava Kid a rialzarsi, non si risparmiò dal dargli una occhiata truce per quella battuta fuori posto.

– È chiaro che è successo qualcosa di grave per aver fatto così tardi! – e magari non aveva tutti i torti, ma sembrava fin troppo ovvio che ne al russo ne a Kyle sembrava importare molto della sorte del kinnikku – coraggio Kid, cerca di riprendere fiato e di spiegarci cosa è successo, ok? Ce la fai a farmi questo favore, si?! –

Lo disse quasi flautando tanto per ottenere la giusta attenzione da un principe farfallone. E giustamente gli occhi dolci funzionarono, tanto che Kid gonfiò il petto e si dimenticò completamente di essere stremato da una lunga corsa.

– Uh… se me lo chiedi tu è ovvio che io stia bene! Però ecco…– e qui si fece più preoccupato poiché andò a toccare un argomento serio – Terry e Check Mate sono dovuti andare alla stazione di polizia del quartiere per discutere del rilascio di Jeager! È stato rinvenuto questa mattina dentro un cespuglio da alcuni giardinieri ed era completamente nudo oltre che smemorato! A quanto pare sarà una cosa lunga perché l’hanno accusato ingiustamente di reati osceni in luogo pubblico! Ma è una assurdità!! –

– … e dunque a disputare il primo incontro saremo solo noi… di male in peggio insomma! Oppure potrebbe essere una situazione interessante, dipende dai punti di vista–

Nel mentre che Lord Flash borbottava quelle parole fece cadere lo sguardo verso il proprio allievo che portava sulle spalle un retaggio non indifferente qual era quello dei Mask. E lo stesso Kyle non rinunciò ad un sorriso interiore poiché a breve avrebbe avuto modo di testare adeguatamente la propria forza.

Il suo allenatore in fin dei conti non aveva torto. Meno rompipalle c’erano, e più tutta la scena sarebbe stata solo per lui.

 

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L’incendio al settore 2 era stato domato, e la rivolta dei suoi pazienti era stata sedata ed ora tutti quanti dormivano tranquilli nelle loro celle di isolamento. Si, preferiva chiamarli pazienti anziché prigionieri… anche perché erano trattati come tali e venivano pure dimessi sebbene in forma di cadavere destinato all’inceneritore.

Lumina aveva un modus operandi preciso, ci teneva a controllare gli ospiti della ex piattaforma petrolifera adibita ora a sanatorio e ci teneva avere tutto sotto controllo. Talmente paranoica da volersi affidare a task force private che cambiava due volte l’anno poiché delle altre cortigiane poco si fidava, ma questo era bastato a contenere Alana? No, certo che no.

Sopprimendo un sibilo risentito strinse i pugni prima di sgranchire le lunghe dita sottili, come le zampe di un ragno, e sospirare dinnanzi al disastro compiuto dalla sua ex collega nel laboratorio dove era contenuta.

Tutti definivano Lumina come la torturatrice del gruppo, ma quando mai lei aveva torturato qualcuno? La Deva si limitava semplicemente a guardare dentro le persone e cercare di carpirne i loro segreti, ed infondo che male c’era nel spronare un po’ di più il cervello di un paziente provocandogli le giuste allucinazioni?! Certo, per stabilire un “contatto” più duraturo con il paziente era proprio necessario sondargli materialmente il cervello penetrandolo dalle orecchie oppure dagli occhi… ma in fin dei conti in questo modo poteva sapere dov’erano tutti quanti una volta stabilito un legame psichico con loro.

Aveva creato quell’ospedale per dare conforto maggiore ai prigionieri e per poterli interrogare meglio senza ricorrere all’orribile tortura fisica che tanto piace a molti individui di sesso maschile, ma cercare di sondare il cervello di Alana era stato praticamente impossibile anche dopo averlo risanato delle lesioni ancora presenti. E quale era stato il “grazie” per averla curata in via preventiva? Una evasione al primo errore umano con uccisione a sangue freddo dei medici che l’avevano in cura e che avevano, magari, importanti indizi da riferire poi all’inquisitrice Lumina.

Una vera noia, poiché era da circa un anno che l’inquisizione era sulle tracce di un sospetto traffico di sostanze dopanti e fino ad ora avevano solo prove indiziarie. E tutti questi flebili tasselli lasciavano intuire che ci fosse la stessa mano del traffico di dieci anni fa, benchè il metodo di spaccio fosse differente oltre che più… sopraffino.

Il fatto che Alana fosse ritornata su Amazon dopo gli avvenimenti, per esclusivo avviso di Lumina completamente superflui, di quattro mesi fa testimoniava che doveva sapere per forza qualcosa che non fosse una mera coincidenza.

Digrignò i denti passandosi le mai sul volto e aprendo a poco a poco la bocca in una sorta di orrido urlo silenzioso nel mentre che scrutava il disastro dell’ambulatorio con le sue provette distrutte e i nasi dei dottori incassati nel cranio fino a raggiungere il cervello, la specialità di Ally da quello che ricordava, privandoli velocemente della vita così come velocemente quella traditrice aveva usato i terminali per cancellare prove e far scattare gli allarmi. Forse aveva fatto male a sistemarle il cervello, poiché non era comunque riuscita a capire se Morrigan fosse veramente perita per mano di sua madre e dunque mancava un tassello fondamentale, e sapeva alla perfezione che se ne avesse avuto la possibilità, per il proprio tornaconto personale, Alana sarebbe anche stata capace di aprire i cancelli dell’inferno pur di raggiungere i propri scopi.

E proprio sulla base di questo che era da ritenersi più pericolosa di lei, anche se in molti avrebbero dissentito su questo punto, e andava rintracciata quanto prima.

Ma con lei c’era quell’americano, il soldatino che era rimasto affascinato da quella vacca maculata di Uriel e a cui aveva sondato la mente senza comunque trovare una prova che già non conoscessero, e doveva ammettere che sotto livello psicologico non aveva creato un muro come lo aveva fatto Alana.

Perché Lumina lascia sempre una traccia del proprio passaggio nelle menti altrui, e il fatto che Connors pensasse spesso e volentieri era una cosa che fece sorridere in maniera inquietante l’inquisitrice.

Li avrebbe trovati. Li avrebbe stanati. E con un sibilo compiaciuto sgusciò all’interno del condotto di areazione sopra la sua testa per dare campo libero all’impresa di pulizia che sarebbe arrivata da li a breve.

 

 

Chiedo venia se fino ad adesso non ho seguito con assiduità le vostre fanfiction, e quindi ho ancora delle recensioni in arretrato, ma avevo degli impegni fuori dal pc e lo si è anche visto dal colossale tempo di aggiornamento di questo nuovo capitolo. Spero solo l’abbiate apprezzato e ci si vede al prossimo aggiornamento!

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Capitolo 10
*** il tempio del sacrificio ***


Il quartiere di Moonlight si presentava come un quartiere piuttosto singolare oltre che… decisamente vivace a suo modo.

Il colore giallo era predominante all’interno delle viuzze moderne con i suoi tendaggi che fungevano da parasole fino alle luci al neon dei vari locali e negozi piuttosto… singolari pure loro.

Questo posto mi sembra un po’ strano – fece notare Kid Muscle ad una combriccola di “amici” nel mentre che adocchiava un signore vestito da wrestler… con una maschera di latex nera a coprirgli la faccia – sono tutti vestiti con abiti un po’ strani e non capisco perché certe maschere hanno la cerniera alla bocca! –

Il principe dei kinnikku poteva aver fatto una osservazione alquanto innocente, ma c’era da tener conto che nella sua collezione privata di manga hentai non vi erano albi riguardanti il sadomasochismo o qualunque cosa che lo riguardasse in maniera stretta… mentre ora sembrava essere una esplosione di lottatrici in stringhe di cuoio e fruste e presunti lottatori che trasportavano i turisti in giro per le vie del quartiere a bordo di risciò e bardati come cavalli da tiro.

E se lui era abbastanza perplesso, gli altri del gruppo erano abbastanza adirati e/o imbarazzati a doversi recare al tempio del sacrificio, le indicazioni stradali non mancavano, passando attraverso tutta quella gente decisamente ambigua.

– Tzk… passare per il quartiere sadomaso per arrivare al tempio! Bella trovata sacerdotessa! –

– Strano, pensavo fossi porco abbastanza da apprezzare tutte queste donnine in latex nero– Emerald punzecchiò così un povero Lord Flash che non sapeva dove guardare, decidendo di rincarare la dose – evita di guardarmi con quell’aria truce, che tanto lo so che se fossi io a mettermi una cosa simile moriresti felice! –

C’era aria di un nuovo litigio tra i due e francamente parlando forse era il caso di non incendiare ulteriormente gli animi e, anzi, lasciare ogni rancore al duello che a breve avrebbero dovuto disputare.

– Scommetto che saresti splendida vestita di pelle nera… se combatti anche tu credo proprio che avresti vita facile sul ring–

– Hm, e magari tu vorresti schiattare per primo right?! –

E se poi alla tensione si aggiungevano anche le frecciatine maliziose di Kyle Mask, ben supportate da una compiacente Emerald tra l’altro, si raggiungeva il picco massimo mentre tutt’attorno a loro la gente se ne fregava del nervosismo crescente di un marito che tanto sposato non voleva essere.

Pur di evitare quell’aura nera e maligna dell’ex lottatore russo, che riportò alla realtà un allievo fin troppo arrogante dandogli uno scappellotto alla nuca, gesto che suscitò l’ilarità dello stesso Mask, il giovane principe dei kinnikku preferì allungare il passo e distanziarsi da quel gruppetto tutt’altro che gradito se si escludeva la figura di Hammy con tutto quello che ne conseguiva.

Kid era un farfallone e gli veniva di impulso provarci con tutte le ragazze anche con quelle impegnate o addirittura sposate come nel caso di Hammy, ma avere a che fare costantemente con lo sguardo minaccioso del possente marito e del suo arrogante allievo che aveva decisamente molta più dimestichezza con le ragazze decisamente non facevano per lui. Era preoccupato per i suoi amici e per suo padre, attualmente scomparso, mentre per quei tre la questione principale era solo di ottenere il divorzio e basta! Non ci pensavano che magari se gli altri erano nei guai era anche grazie a loro?

Come se non bastasse aveva “buone” possibilità di mettersi in gioco, cosa che lui non voleva assolutamente, poiché Terry Kenyon e Check Mate erano stati chiamati urgentemente dalla polizia locale per riconoscere un… “barbone non identificato che poteva essere un loro amico”.

Sapendo che Kid era debole di stomaco si erano proposti loro di andare al commissariato di quartiere, immaginando il peggio, ma non si sarebbero mai aspettati di trovare Jeager vivo e vegeto oltre che decisamente scombussolato per la nottata passata. Senza dubbio una buona notizia, ma dall’altra per il principe voleva dire che non avrebbero disputato loro l’incontro poiché troppo impegnati con la burocrazia a tirare fuori di prigione un tedesco con la colpa di essersi spogliato pubblicamente perché ubriaco fradicio.

Il tempo di comporre quei pensieri, o una parte di essi, che il trio era riuscito ad entrare nel maestoso tempio in stie simil greco/romano trovandosi a camminare su di un tappeto giallo come il sole. Luminoso quasi, ma forse questo era dovuto ai sottili fili d’oro che riflettevano la luce del sole aiutati anche dalla luce artificiale proveniente dal finto sole di metallo che torreggiava sopra il trono di fronte al gruppetto di lottatori. La luce era abbastanza intensa da illuminare il tappeto ai loro piedi e lasciare in ombra tutto il resto, come a voler indicare la via al pellegrino pronto al sacrificio, e della figura seduta sul trono si intravedeva solo una siluette nera.

– Benvenuti pellegrini! – fece loro la misteriosa figura con voce insolitamente maschile – vi do il benvenuto nel tempio del sacrificio e…Hammy! Ma sei davvero tu?! –

In un primo momento la suddetta interpellata rimase abbastanza perplessa che la “sacerdotessa” la conoscesse, poi interpellando la propria memoria eidetica si ricordò chi fosse la figura che si alzò dal trono per venire loro incontro. E anche la maggior parte del gruppetto lo riconobbe, e non si trattava di una seducente signora.

– Zeke! Che diavolo ci fai tu qui?! – disse una Emerald dapprima stupita e poi piuttosto felice di rivedere Zachary Connors dopo così tanto tempo – non ti facevo un uomo propriamente di fede! –

In effetti il ragazzo era ateo, ed aveva una propensione per la scienza che sfruttava per confezionare ordigni esplosivi che usava contro teppistelli che provocava volontariamente con il proprio atteggiamento oppure uccidendo i serpenti che infestavano il bosco dei Lancaster. Era stato ospite della famiglia di Hammy fino a quando le sue ferite non si erano rimarginate del tutto, anche lui aveva risentito degli avvenimenti di quel disastroso matrimonio, e la stessa ragazza gli aveva fatto compagnia trovandolo decisamente… spassoso. Michael l’aveva messa in guardia da un fratello fin troppo “strano”, per non dire pericoloso, ma per la marchesa non era stato difficile accettare nella sua vita un individuo così strambo, magari proprio perché fratello dell’ex soldato oppure perché la ragazza aveva un modo di valutare le persone piuttosto inusuale, e per quel poco tempo in cui aveva goduto della sua amicizia ricordava solo di aver passato momenti spassosi. Anche se al limite del teppismo vero e proprio, tanto che lo stesso Michael fu contento di vedere il proprio fratello ripartire per l’America senza seguirli nel loro futuro tour per il mondo e poi per lo spazio.

Si lasciò dunque abbracciare calorosamente dal giovane Connors, e per un breve momento parve che forse le cose sarebbero andate a favore dei due promessi divorziati visto che il diacono in questione pareva essere un amicone di Emerald… ma presto fu evidente che si trattava dell’esatto contrario.

– Eeh… lo so, potrà sembrare illogico che io sia diventato momentaneamente un diacono. Sono tutto fuorché un uomo di fede come ben sai, ma la somma sacerdotessa è rimasta così colpita dalle mie doti da supplicarmi di venire qui su Amazon per esercitare le mie arti! Ci siamo conosciuti durante una convention scientifica sull’uso della chimica in campo bellico, e non ho potuto davvero rifiutare. È una donna così carina! –

– Oh… beh… allora saprai anche il motivo per cui sono qui…–

L’entusiasmo di Emerald lentamente scemò capendo che se il ragazzo era li non era certo per una coincidenza quanto per motivi di lavoro, se si poteva chiamarlo così, e sciogliendosi dal suo abbraccio lo vide momentaneamente farsi serio.

– Lo so, e non posso che condividere la tua decisione di divorziare quanto prima! Forse sarebbe stato meglio rimanere vedova non credi? Purtroppo quando il fattaccio è successo ero nel bosco qui vicino a fare un po’ di pulizia di orribili serpenti quindi non ho proprio potuto darti una mano… mi dispiace! –

La naturalezza con cui lo disse lasciò i presenti decisamente a disagio, compresa anche Emerald seppur brevemente, tanto che lo stesso Lord Flash si sentì pesantemente preso in causa tanto da fare un passo avanti verso un giovanotto che non cennava a voler smettere di sorridere sornione.

– Hai una bella faccia tosta a “offrirti” volontario per risolvere i suoi problemi! Magari non hai pensato che alla qui presente “sposina” non vada a genio i metodi drastici?! –

Non aveva tutti i torti anche perché era decisamente stufo di essere preso come la bestia sanguinaria che attenta alla verginità della fanciulla, proprio lei poi, e tutti cercano di farlo fuori per motivi a dir poco futili. Ma il ragazzo albino non parve preoccuparsi dell’aria minacciosa dell’ex lottatore, tanto da rincarare la dose.

– Beh, ad essere sincero sono stupito che il tuo processore funzioni ancora perfettamente nonostante sia tecnologia vecchia di anni! Molto all’avanguardia, vero… ma vecchia. Non sapevo di questo matrimonio fino a quando la sacerdotessa non ha informato tutti che il divorzio sarebbe stato affrontato in mondo visione ed è stato proprio osservando i nomi sul registro delle coppie sposate che purtroppo ho visto anche quello di un distributore malfunzionante… perché infondo lo sei, dai! Mica c’è bisogno di guardarmi in quel modo! La tua tecnologia è talmente vecchia che nuoceresti e basta ad Hammy…–

Avrebbe voluto saltargli addosso e macellarlo vivo già in quell’istante, se solo non avesse capito preventivamente che la sua era anche una provocazione oltre che un pensiero detto ad alta voce. Durante il matrimonio di Alya lo aveva visto solo di sfuggita, conciato male come quell’altro Connors così diverso da lui e quasi incredibile da ricongiungere ad un probabile fratello maggiore, ma aveva già intuito che quel suo sguardo mite era solo una facciata. Ma se lo aveva capito lui, non era detto che chi gli era vicino avesse fatto altrettanto.

E difatti, a Kyle Mask decisamente quel ragazzino mingherlino non piaceva affatto e fu con l’idea di dargli una lezione, perché si stava parlando del suo attuale maestro e ne aveva decisamente bisogno per apprendere tutte le tecniche dei Mask, che partì alla carica prendendolo per il colletto della camicia e sollevandolo da terra di un paio di centimetri.

Il ragazzo tuttavia non si scompose, non scalciò neppure le gambe avvolte da quegli orridi pantaloni azzurri con le paperlle gialle, e non dette nessun segno premonitore di ciò che fece dopo. Come una perfetta macchina assassina.

– Stammi a sentire, ragazzino – sibilò lui, con la maschera nera a pochi centimetri da quel sorriso sornione – non siamo qui per sentire le tue inutili opinioni! Quindi vedi di darci un taglio e…urgh! –

Attento Kyle!! –

Se il succitato Kyle Mask non si ritrovò con una giugulare tagliata fu solo per l’intervento di Lord Flash che, beccandosi lui una coltellata di striscio alla spalla sinistra, riuscì a scansare il proprio allievo appena in tempo e riuscendo addirittura a dare un calcio a quel demone albino centrandolo in pieno petto.

Il colpo fu abbastanza potente da scagliarlo contro una delle colonne del tempio portando Hammy e Kid Muscle a gridare dal panico misto a puro stupore, ma ovviamente non bastò a mandarlo al tappeto che già era in piedi con il suo solito sorriso… anche se più terso e scocciato.

– Al robottino non manca la forza, ottimo! – andò a rovistare all’interno delle tasche dei pantaloni prendendo quelle che sembravano delle semplici gomme da masticare – sarà divertente riprogrammarti per farti ballare la caramelldansen! –

Tuttavia fu un bene che la curiosità dei presenti riguardante quelle strano caramelle non venne soddisfatta, Emerald ben sapeva che quelle gomme erano degli esplosivi poiché lo aveva visto all’opera, e il “miracolo” giunse da sopra le loro teste con le fattezze di quella che sembrava essere una donna tanto atletica quanto agile.

– Basta così, mio niño! Conserva le tue abilità per lo scontro che ci sarà a breve! –

Era atterrata in mezzo ai due presunti sfidanti come a voler enfatizzare maggiormente la sua presenza oltre che potenza, aiutata anche da un vistoso mantello nero i cui drappi svolazzavano al minimo cenno di vento, e le sue parole calmarono il ragazzo oltre che lasciare di stucco i presenti.

– Ehm… siamo sicuri che non sia una strega?! –

Il principe dei kinnikku lo disse con una certa fifa in corpo, ma se aveva mosso quel dubbio non era per via dei suoi occhi, che oltretutto erano quelli di una donna normale e non di una strega, quanto per il fatto che quell’affabile sorriso era decorato da una folta barba.

– Sono Quanita Lust… del clan barbuto del sud! – si presentò lei, togliendosi di dosso il mantello nero e mostrando una tuta in latex da combattimento color oro e sbrilluccicante come non mai – nonché sacerdotessa del tempio del sacrificio e vostra prima sfidante in questa vostra impresa blasfema! –

Calò decisamente l’imbarazzo di fronte a quella sua entrata in scena così plateale, e solo Zachary Connors stava applaudendo come un ebete, poiché la sensazione che andava per la maggiore era che tutta quella presentazione, e quella barba con i boccoli, fosse una mera presa in giro.

– Eee… suppongo che dovremo batterci con lei…? Oppure adesso scappiamo via a gambe levate?! –

Lo scetticismo di Emerald era ben supportata dal restante drappello di lottatori, ma Quanita si concesse una calorosa risata prima di dare le sue doverose, e tradizionali, spiegazioni.

– Non ci sarà nessun motivo di scappare, anche perché se lo farete la vittoria andrà direttamente a me! – si voltò di scatto verso il drappello e i suoi capelli castani si mossero con una certa eleganza, compresa la barba – muy bien, lasciate che vi spieghi un paio di cosette… in questo tempio si celebra il sacrificio. E ciò rappresenta un elemento significativo per ogni coppia… chi non ha mai sacrificato qualcosa per il bene del proprio amato?! –

– Io direi che per lei ho sacrificato fin troppo…– sussurrò sarcastico un Warsman ben sentito dalla Lancaster che gli regalò un poco cortese dito medio, ma la sacerdotessa parve non ascoltarli neppure continuando con trasporto nel proprio discorso.

– …I pellegrini che giungono qui da ogni parte della galassia sono spinti dall’unico scopo di dimostrarsi pronti al sacrificio per la propria controparte! Torture fisiche? Psicologiche?! Unendovi in matrimonio avete dimostrato che con il potere dell’amore potete superare facilmente queste prove!! –

Quasi colta dall’estasi religiosa i suoi occhi castani brillarono commossi nel mentre che univa le mani fino a formare un cuore. Una scena fin troppo grottesca anche perché era chiaro che se Zachary era stato assunto voleva dire che era praticamente autorizzato a fare i suoi esperimenti crudeli sulle persone, e difatti il giovane principe dei kinnikku fiutando un pericolo che non era disposto a correre ben decise di darsela a gambe.

Una fuga che si infranse praticamente fin da subito, poiché non fece che un paio di salti prima di schiantarsi contro una montagna che era apparsa sulla soglia della grande porta.

– Ahh… mi scusi signora montagna! Non vi avevo vistoooOOH!! –

L’urlo terrorizzato di Kid Muscle destò l’interesse dei presenti che si ritrovarono ad osservare un giovanotto trattenuto per il colletto da quello che pareva essere il più improbabile diacono del tempio, a poco a poco che si immergeva nella luce dorata dei faretti, e che portò un certo gelo in Warsman non appena si rese conto che razza di individuo fosse quello che tratteneva quell’incapace di Kid.

– Ragazzino albino! Ti è forse scappato uno dei tuoi cuccioli? –

Nel dire quelle parole lanciò una risata cavernosa mentre il povero kinnikku continuava a scalciare per scappare via, venendo poi lanciato in direzione di Connors junior  che lo guardò solo con curiosità nel mentre che si schiantava ai suoi piedi.

– Uh…no ti sbagli, Mammothman. Ma per completare la famigliola potrei tenermelo, sono tanto carini! –

Allungando ancor di più il proprio sorriso ebete il ragazzo scostò una tenda rossa che copriva una parete per mostrare ad un incredulo principe dei kinnikku la sua personale collezione di graziosissimi animali domestici. O di persone domestiche, poiché quello che i due malcapitati indossavano erano solo dei costumi da orso di colore verde e blu sgargianti.

– Kid!! Ragazzo!! Liberaci!! Che diavolo ti è saltato in testa di lasciarci qui?!–

– Figliolo! Ascolta il tuo buon padre, promettimi che non ti ubriacherai più…–

Quelli sfoggiati con tanto orgoglio da Zachary altri non erano che Meat e King Muscle ridotti a semplici animai da compagnia ed imprigionati in una gabbia in cui non volevano stare. A quel punto Kid spalancò la bocca incredulo, e altrettanto fecero gli altri escluso Warsman che continuava a fissare quel colosso umano in pelliccia di Mammothman, trovando semplicemente assurda la piega degli eventi che stavano vivendo tutti.

– m-ma io avrei lasciato mio padre e il mio allenatore qui?! E perché mai poi! –

aveva quasi le lacrime agli occhi, ma in fin dei conti se li aveva abbandonati li era per il semplice fatto di essere stato sotto gli influssi di un potente liquore alieno, quindi se era successo alla fine era perché non aveva padronanza della propria psiche.

– Ci hai lasciato qui dicendo che eravamo un intralcio ai vostri festeggiamenti – disse il nano di nome Meat scuotendo la testa preoccupato per il proprio allievo – aah… ragazzo mio! Bisogna proprio tenerti lontano dagli alcoolici! –

– Si… e magari anche da questo incontro – disse tra se e se Flash nel mentre che guardava quell’assurda scena – mi aspettavo di trovare qualunque stranezza eccetto che lui…–

Poco gli importava dei pianti di Kid Muscle e padre per essere dispiaciuti dell’assurdo abbandono, e Zachary Connors già si pregustava una new entry tra i suoi “cuccioli”, il suo sguardo era puntato unicamente su Mammothman che ovviamente non tardò ad accorgersi del restante drappello di lottatori… e sorridere malevolo quando riuscì a riconoscere una vecchia conoscenza nonostante il cambio d’abito.

– Sembra che tu conosca bene questo pallone gonfiato – fece Kyle, alla destra del proprio maestro e tutt’altro che terrorizzato – una vecchia conoscenza sul ring? –

– Fuori dal ring, casomai. Questo bastardo mi aveva sorpreso durante un allenamento privato per il torneo del Trono Muscle…– parlava dell’ultimo grande torneo che permise a Suguru Muscle di salire al potere sul pianeta kinnikku – mi ha fracassato di botte cogliendomi di sorpresa e ha avuto pure l’ardire di minacciare di fare del male alla mia famiglia! –

Non ricordava con piacere quell’evento, poiché più che per le botte ricevute, si guariva dalle ferite e questo era un dato di fatto, aveva rinunciato a combattere per quelle minacce tutt’altro che impossibili. Non voleva che a Katya e ad Alya venisse fatto alcun male, e anche se a malincuore aveva preso una decisione che nessuno gli avrebbe mai biasimato.

Ma vederlo di nuovo qui… con quel sorriso arcigno e con il corpo avvolto dalla pelliccia di un mammut nel mentre che si avvicinava a lui… sentì all’improvviso l’impulso di scostare Emerald con un braccio portandosela dietro il corpo a mo’ di protezione.

La marchesa per una volta tanto non protestò, aveva sentito i bisbigli del marito ad un taciturno e teso allievo e francamente aveva trovato tutta quella faccenda a dir poco squallida, lasciando che l’ex lottatore la “proteggesse” da un individuo che avrebbe ben volentieri trivellato di colpi.

– Ma bene! Avevo sentito che una mia vecchia conoscenza aveva deciso di sposarsi e poi divorziare… ma non avevo proprio capito che fossi tu! – rise ancora, squadrandolo per bene e guardando anche Kyle oltre che a soffermarsi pure troppo su Emerald– stare nella civiltà ti ha reso un damerino effeminato, ammettilo piccola femmina – ora si rivolse direttamente ad Hammy – stare in sua compagnia si è rivelato deludente –

– Io ammetto soltanto che un uomo con la proboscide di fuori mi sta parlando–  e qui Mammothman parve non capire la sua battuta – e oltretutto sono dell’altezza giusta per trivellarti i testicoli di piombo senza dover prendere per bene la mira –

Gli ci volle un po’ al mastodonte umano per cogliere l’ironia della giovane e per digrignare poi i denti in un ringhio poco raccomandabile. Mammothman era un lottatore brutale, decisamente bestiale proprio come il suo aspetto, e non gli importava nulla se davanti aveva un uomo o una donna… avrebbe fatto carne trita dei propri avversari indipendentemente dal loro sesso e dalla loro forza. Magari era proprio questa sua brutalità ad aver attirato la somma sacerdotessa tanto da prenderselo come adepto.

E a quanto pare avrebbe ben volentieri fatto a pezzi quella femmina linguacciuta, ma appena fece un passo verso il drappello di lottatori Warsman fu lesto a far scattare i propri artigli guardandolo con una furia quasi ancestrale.

– Se ti azzardi anche solo a sfiorarla…–

– …perderai ben altro che una proboscide ammosciata – concluse Kyle con il suo solito cinismo.

Era decisamente presto per poter fare a pezzi quei due damerini di città, tanto che lasciò morire il ghigno risentito valutando per bene la situazione che stava per affrontare. Se li avesse uccisi adesso la somma sacerdotessa Quanita si sarebbe decisamente arrabbiata e probabilmente gli avrebbe spezzato le gambe per non aver seguito il regolamento, quindi si ricordò che il combattimento ufficiale si sarebbe tenuto a breve e che tutta Amazon avrebbe visto di cosa è davvero capace Mammothman nonostante gli anni che aveva.

Il fatto che fossero in mondo visione, e forse in galassiavisione, non era piaciuto molto a Lord Flash, per ovvi motivi, ma su questo caso Hammy gli aveva assicurato che Howard aveva fatto in modo di oscurare l’intero evento sul pianeta Terra. Ma chiusa questa parentesi il gigante dei ghiacci decise di limitarsi ad un piccolo sorriso di scherno, prima di congedarsi da quel drappello che trasudava adrenalina, e anche paura, tornandosene verso una sacerdotessa barbuta decisamente impaziente di mettere fine a quella fastidiosa blasfemia.

– Tzk… gonfia pure il petto, piccolo robottino arrugginito! Ricordo ancora il rumore che fanno le tue ossa quando si schiantano sulla pietra… sarà un piacere risentire quel suono! –

E la sua risata fu stentorea come il barrito di un elefante.

 

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

 

“Non so bene da dove provenga Lumina. Non conosco il suo passato ma so che è nell’inquisizione da molto prima di me se non addirittura da cento anni… un bel record non c’è che dire, ma a pare che alle alte sfere, le rose bianche, poco importi di chi o cosa sia effettivamente, basta che faccia il suo lavoro e lo faccia egregiamente. Se c’è una cosa a cui Lumina è devota è il proprio lavoro, ed avendo sviluppato capacità psichiche fuori dalla norma è la più indicata per gli interrogatori… un po’ come quelli a cui ci ha sottoposto.

Circa un anno fa l’inquisizione stava svolgendo delle indagini sulla Terra riguardante un sospetto traffico di sostanze dopanti, ed io già iniziavo a sospettare che mia figlia potesse c’entrare qualcosa in tutto questo, e quattro mesi fa anche l’inquisizione ha iniziato ad avere i miei stessi sospetti tanto da iniziare a pedinarmi. Se ho deciso di rimettermi fisicamente in forma era in previsione di un mio ritorno sul pianeta per indagini più accurate, ma Lumina è stata più provvidente catturandomi appena tornata su Amazon.

Quella donna… no, non credo che sia corretto chiamarla torturatrice, non prova piacere fisico nel fare quello che fa e per lei è una cosa fondamentalmente naturale, ma sta di fatto che agisce con una metodologia piuttosto maniacale. So che il primo contatto lo stabilisce con la vista, saggiando i forti pensieri delle sue vittime disturbandole con visioni che sembrano reali e che le servono per stabilire il secondo contatto… che è quello vero e proprio oltre che più insidioso.

Per leggere la mente di una persona nel senso letterale del termine deve entrarci fisicamente parlando, entrando dagli occhi o dalle orecchie, e solo chi è mentalmente preparato come me può riuscire a resistere abbastanza a lungo per individuarla nel mare di illusioni concrete che genera. Cosa ancor più peggiore, Lumina dalla testa di una persona non se ne va mai in maniera concreta, e se ti azzardi a pensare troppo è come se accendessi un GPS che le permetterà di tracciarti in ogni dove.

Quindi per favore… evita di pensare troppo e mi raccomando la videocamera! Le tecnologie sono immuni dai suoi poteri e nel caso ti sembra di percepire qualcosa di anomale metti subito l’occhio nel mirino di quell’oggetto!”

Francamente parlando a Michael Connors riusciva a fatica a non pensare ad un mare di cose oltre a quelle che la sua improbabile alleata Alana gli aveva dettato qualche ora fa, quando erano impegnati a rubare dei vestiti appesi in un giardino non molto lontano da dove erano naufragati, e anche circa 15 minuti fa quando erano andati al quartiere  di Moonlight per recuperare una benda da pirata per l’occhio tumefatto dell’americano oltre che per incontrare un informatore della donna. Oltre a questo però, c’era il fatto che quello che stava vedendo sugli schermi televisivi posti all’interno della vetrina di un negozio decisamente non aiutavano l’ex mercenario americano a distendere i nervi.

– Ah… ma dai – esclamò una Alana inarcando un sopracciglio davanti alle immagini trasmesse dal telegiornale – a quanto pare sarà un divorzio in mondovisione… e lo credo bene visto che non era mai capitata una cosa simile su tutto il pianeta! E non mi dire, ci saranno in palio anche due “animaletti”? –

Non è che ci fosse vero stupore nella sua voce nell’osservare Meat e Suguru conciati con dei costumi sgargianti da orsi, così come non fregava nulla a Michael… no, la vera ciliegina sulla torta, quella che lo stava portando a pensare troppe cose rendendolo una facile preda, era vedere i volti di Hammy e di quella specie di bestia sugli schermi televisivi che annunciava il loro divorzio.

E se erano decisi ad ottenere un difficoltoso divorzio voleva dire che si erano sposati. Lei e quella… cosa che non si poteva neppure definire umana, con un volto orribile, erano convolati a nozze mentre lui stava patendo le pene dell’inferno.

Francamente parlando non sapeva se sentirsi deluso per il comportamento di Emerald oppure dare tutta la colpa al chojin che “forse” l’aveva costretta a fare qualcosa che lei non voleva. Con tutta probabilità, per il suo dolorante cervello, la colpa doveva essere di quel fantoccio made in Russia e che al momento avrebbe ben trucidato con le proprie mani se solo avesse avuto l’opportunità di farlo.

– Non ci pensare nemmeno – lo rimproverò la donna a cui il nuovo taglio di capelli fatto in prigione sembrava non disturbarla più di tanto – se ti immischi in questa faccenda del divorzio rischierai solo di metterla in mezzo! E tu non vuoi che quello che è successo a te capiti anche a lei, o sbaglio? –

Doveva ammettere che Connors era un libro aperto vista che era facile vedere a cosa stesse pensando al momento nel mentre guarda quel notiziario. Inoltre al momento gli serviva vivo, poi una volta scoperto se Morrigan aveva in qualche modo cambiato nascondiglio dalla sua prigione che tanto detestava allora avrebbe anche potuto sacrificarlo al momento opportuno.

È un soldato. E i soldati sono sempre pedine sacrificabili nella scacchiera.

Tuttavia riuscì a riportarlo alla ragione, e vedendolo sospirare dal nervoso fu sicura che, avendo nominato la figlia del suo capo, non avrebbe commesso pazzie degne di nota.

– Si… hai ragione. Inoltre se intervengo e lo ammazzo non credo che sarà poi contenta visto che una volta si è pure arrabbiata con me quando ho cercato di… “parlare” del suo attuale marito – gli costò dire quella parola, e pertanto decise di distogliere lo sguardo dalla televisione e osservare senza reale emozione i vari sadomasochisti che giravano per le vie del quartiere – e non voglio che le accada niente di male! Quindi sistemiamo quanto prima questa faccenda di tua figlia così che tutti ce ne possiamo tornare a casa! –

Se solo avesse potuto avrebbe ben volentieri contattato il proprio principale, mister Lancaster, chiedendogli quanto prima delle truppe che lo aiutassero nella missione. Ma meno si era e meno avrebbero dato nell’occhio, senza contare che le comunicazioni erano ancora poco funzionanti in alcuni punti di Amazon.

Alana dunque sorrise alla determinazione del suo momentaneo alleato dandogli una lieve pacca sulla spalla per confortarlo un poco, tirandosi poi su il cappuccio della felpa provvisoria ed invitandolo dunque a rimettersi in marcia con lei.

– Ecco, visto che sei bravo a fare certi pensieri? Comunque non pensare troppo eh! E vedrai che quando avremo incontrato il mio contatto qui a Moonlight sarai decisamente più di buon umore! –

Ovviamente Michael era decisamente scettico su questo punto, ma ancora non poteva sapere che l’informatore della ex folle Deva era nientemeno che suo fratello Zeke.

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Capitolo 11
*** la grande caccia ***


Doveva ammettere che non le mancava niente, anche se era tenuta prigioniera contro la sua volontà, e per ogni sua necessità le bastava suonare il piccolo campanellino posto sul comodino del letto. Come facesse uno strumento così piccolo ad attirare l’attenzione di Turbinskii per lei era un mistero, probabilmente era un artefatto di alta tecnologia firmato Lancaster, restava comunque incredibile che, anche se lo aveva chiesto con ripicca in un impeto di sensato nervosismo, si era fatta portare una coppa di raffinato gelato alla vaniglia e cacao con una spruzzata di polvere d’oro in meno di dieci minuti.

Alya aveva provato un impeto di vergogna nell’osservare quel gelato così costoso guarnito con petali di rosa e stecche di vaniglia, con tutta la gente che moriva di fame sul pianeta Terra, ma il suo capriccio era semplicemente stato l’ennesima dimostrazione che Howard lancaster “poteva” nel senso letterale del termine.

– Suo padre è un uomo saggio tutto sommato… a quanto pare ha deciso di non mettersi in contatto con voi per non dare troppe spiegazioni riguardo quello che è successo –

se mister Lancaster sapeva di questo particolare era grazie al contatto con Emerald che circa cinque minuti fa gli aveva fatto un piccolo resoconto pre-incontro, ma nel dirlo, nel mentre che prendeva posto sul comodo divano accanto alla dottoressa, usò un tono di voce ironico che alla dottoressa non piacque molto. Ma si limitò ad una occhiata dura.

– Probabilmente teme che mi possa accadere qualcosa di male…– si pronunciò anche lei con una certa ironia, accolta con una alzata di sopracciglio dal marchese – ma dubito fortemente che lei sia qui per tifare contro di lui –

Un punto per la dottoressa, doveva ammettere che aveva centrato un argomento delicato, poiché per forza di cose per tutta la durata dell’incontro non poteva permettersi di vedere lo scomodo genero morto ammazzato già al primo incontro. Pertanto si limitò ad accendere il grande schermo a cristalli liquidi posto davanti a loro per vedere che mancavano pochi minuti all’inizio dello scontro.

 

( … )

 

Il duello si sarebbe tenuto nel cosiddetto “flagellodromo”, una struttura simile al Colosseo di Roma, ma con il tetto chiuso da una cupola, adornata da statue di masochisti usciti vittoriosi dagli scontri passati e ora pieno zeppo di turisti che osservavano trepidanti dagli spalti l’arrivo dei chojin pronti al massacro.

E posti in una zona di sicurezza, lontano quanto basta dalla folla e dai drappi gialli che decoravano le grandi finestre ad arco, due commentatori ben collaudati erano pronti a commentare ogni singolo passaggio cruento.

– Ben trovati amanti della pelle poco elasticizzata e del dolore millenario…–

– …ma anche degli scontri sanguinari e del feticismo per i pupazzi di pezza! –

– Ben detto! Ma ora bando alle ciance e presentiamoci come si deve… qui è Mac Metaphor! –

– E qui è Doc Nakano in diretta mondiale dal flagellodromo per assistere ad un evento che non ha precedenti su Amazon–

– Questa sembra essere una metafora del mio divorzio e di tutti quelli che ci seguono mio caro Doc, ma non perdiamo altro tempo… o meglio, intendevo dire non sacrifichiamo altro tempo! Poiché ecco che i padroni di casa stanno facendo la loro entrata sul ring–

– E che entrata devo dire! Mai viste così tante paillettes in vita mia! –

Ed in effetti il vecchio Nakano non aveva tutti i torti, poiché il trio di sacerdoti entrò nello stadio sotto uno scosciante applauso e avvolti da dei mantelli con tanto di cappuccio e ricoperti di lustrini dorati. La somma sacerdotessa Quanita mostrava il suo solito affabile sorriso, con una barba se possibile ancor più morbida dei suoi capelli, mentre per quanto riguardava i due uomini che l’accompagnavano c’erano due piccole differenze.

Se Zachary Connors pregustava felice la possibilità di avere una famiglia di “cuccioli” al completo, da un lato c’era anche l’impazienza di mettere le mani su tecnologia russa ormai datata ma ancora perfettamente affascinante. Desideri piuttosto “puerili” se confrontati con quelli di Mammothman che semplicemente non vedeva l’ora di schiacciare i suoi avversari come ai bei vecchi tempi.

– Muy bien mio gentile pubblico! Siete abbastanza stretti nei vostri abiti? Sentite a stento il respiro che vi entra nei polmoni? – la sacerdotessa parlò così nel mentre che saltava agilmente sul primo tendicorde e lanciava in aria il proprio mantello per dare sfoggio ad un abito di lustrini più provocante del primo – lo scrosciante applauso che mi regalate in questo momento mi commuove – si asciugò le lacrime con un fazzoletto sentendo l’acclamazione della folla, atterrando poi sul ring e venendo raggiunta dai suoi diaconi – oggi metteremo fine ad una blasfemia bella e buona! ma come da regolamento, nel caso i nostri sposi dovessero vincere avranno il loro sigillo spezzato…E come “premio” aggiuntivo per i nostri coraggiosi sfidanti ci sarà la liberazione di due esemplari davvero speciali…–

Con un gesto della mano indicò un punto imprecisato del soffitto, e come se avesse silenziosamente ordinato ai tecnici della luce di illuminare una determinata zona ecco che due potenti fari illuminarono quella che era una grande gabbia per canarini con all’interno due allibite creature. O meglio, due persone che conoscevano fin troppo bene Kid Muscle.

– Che diavolo vi è saltato in mente di appenderci quassù?! – sbraitò inutilmente un Meat con la pelliccia da orso verde sgargiante – siamo esseri umani! Non canarini!! –

– Speriamo solo che la corda non si spezzi! Sono il re di un pianeta, maledizione! –

Persino Emerald Lancaster guardò attonita quell’assurda messinscena, ma poi si ricordò che quella era la cosa meno peggio e che avevano un incontro da vincere a qualsiasi costo. Attualmente si trovava fuori dal ring, le era stato concesso di vedere da vicino i combattimenti e di dare magari il cambio agli alleati non più disposti a combattere, e più che dei due kinnikku appesi come polli le importava che i veri sfidanti uscissero fuori dal vestibolo.

Non le era stato concesso vedere cosa i suoi improbabili alleati avrebbero indossato durante il combattimento, aveva solo adocchiato una maschera nera nel camerino del vecchio porcello, identica in fattezze a quella che possedeva un tempo, prima che gli inservienti la invitassero ad andarsene da li. Ma ora la sua curiosità venne ben appagata, dato che un trio di ombre fece la sua comparsa dall’altro lato del ring accompagnata dalle urla degli spettatori in estasi per l’imminente scontro.

– Oh, bene… finalmente quei babbei si sono decisi ad uscire dalla tana del…coniglio…–

Le parole lentamente le morirono in gola nel mentre che osservava Kid Muscle, Kyle Mask e per ultimo Warsman entrare in scena vestiti nientemeno che da conigliette sexy con tanto di stivali stringati, morbida coda nel didietro e orecchie candide che spiccavano tra i loro capelli ( nel caso di Kyle dall’elmo ).

 

( … )

 

– Che diamine… non mi sarei mai aspettato nulla di simile! –

– Non dirlo a me, Check Mate. Francamente parlando non so se mettermi a ridere o a piangere… o essere preoccupato per Kid–

I timori del texano non erano infondati, in fin dei conti non si trattava di indossare dei costumi ridicoli ma anche di partire svantaggiati visto che la sacerdotessa e i suoi diaconi avevano un abbigliamento comunque più consono.

Attualmente i due chojin si trovavano all’interno della stazione di polizia di quartiere per risolvere una faccenda burocratica alquanto noiosa, e dato che quello a cui Kid Muscle partecipava era un evento a dir poco raro persino sulla piccola televisione della stazione, veniva trasmesso l’incontro come se si fosse trattato dell’allunaggio.

Un incontro poco seguito dalle indaffaratissime poliziotte ma ben visto dai due lottatori e dal loro compagno ancora dentro una cella alle loro spalle. Jeager Broken si era passato una gran brutta mattinata non ricordando nulla della notte passata e ben poco del primo mattino che lo aveva visto protagonista di uno spogliarello in luogo pubblico.

Sapeva che una delle donne addette ai giardini appena l’aveva visto aveva gridato abbastanza spaventata all’idea di avere a che fare con un turista molesto, poi mentre il tedesco cadeva in un cespuglio e sveniva era sopraggiunta la polizia per arrestarlo. Non era stata una bella situazione sia perché lui non era riuscito a dare spiegazioni mentre lo trascinavano fuori dalla siepe, dandogli del “ennesimo turista pervertito”, sia perché l’unico indumento che ora indossava era un lenzuolo preso dal lettino che aveva nella cella. Le signore non avevano ancora avuto tempo di dargli dei vestiti decenti, o magari volevano che si sentisse in qualche modo umiliato dopo che, secondo loro, aveva molestato delle povere lavoratrici. Se solo suo padre Broken Jr lo avesse visto… probabilmente si sarebbe sentito disonorato.

– Io… vorrei essere stato sul ring ad indossare quei ridicoli costumi piuttosto che rimanere chiuso qua dentro! – arrossì vistosamente quando un paio di Deva inservienti passarono di lì e ridacchiarono nel vederlo – ma purtroppo possiamo solo sperare che Kid sia finito in un gruppo abbastanza collaudato… anche se ne dubito, verdamm! –

Non aveva tutti i torti e pure gli altri due chojin che attendevano la risposta burocratica per la scarcerazione del loro amico non potevano che concordare. Warsman e quell’arrogante del suo allievo non avevano grande stima per i lottatori della Muscle League di nuova generazione, e pertanto una cooperazione risultava forzata come quella tra Kid e Kevin circa quattro o più mesi fa.

 

( … )

 

– Uah aha uahahahah!!! Che cavolo indossateeeeh!!! Porcelloooh!! Uahahah!!! –

Per Emerald Lancaster era davvero difficile cercare di trattenersi dal non ridere come una beota, tanto da arrivare a prendere a pugni il tappeto del ring e indicando a volte i tre malcapitati vestiti come le conigliette di playboy, e a rigor di logica quel suo atteggiamento tutt’altro che consolante suscitava le ire di un Warsman abbastanza incazzato di suo.

– Vedi di darci un taglio, puttanella disgraziata! – sibilò lui cupo senza comunque guardarla ma puntando il suo sguardo vermiglio verso gli sfidanti – se non te ne sei accorta partiamo in netto svantaggio con questi abiti attillati e i tacchi alti! –

– In effetti non riesco a camminare senza inciampare ogni santa volta – si lamentò giustamente il principe dei kinnikku cercando di tenersi in equilibrio su quegli stivali impossibili – non è giusto tutto questo! Volete farci perdere a tutti i costi??! –

– Sono i padroni di casa… dubito che si siano limitati solo ad umiliarci –

Il freddo nervosismo di Kyle racchiudeva tutta la verità del caso, perché per ogni stadio si giocava secondo le regole di casa, eppure c’era una piccola annotazione da fare come ben spiegarono i cronisti della Muscle League.

– Questa mi giunge nuova, guardate con quale tacco dodici i nostri sfortunati sfidanti dovranno partecipare signore e signori! – Mac Metaphor era allibito, ma non buona parte del pubblico abituato a ben peggio– quei tacchi farebbero invidia a Lady Gaga, e hanno l’idea di essere scomodi! –

– Non si tratta solo di mettere in difficoltà il nemico, Mac! – e qui l’anziano Nakano balzò sul tavolo dei commentatori sfoggiando delle scarpe con il tacco vertiginoso e riuscendo comunque a camminare in modo aggraziato – come vedi si tratta anche di trovare il giusto equilibrio tra grazia e astuzia! In parole povere è come se la sacerdotessa Quanita stesse insegnando una nuova tecnica ai suoi avversari–

– Eew… ok, credo di aver capito ma adesso scendi da li per piacere! –

Nonostante il lieve disgusto del cronista bisognava ammettere che era stato un punto piuttosto valido in quella bizzarra spiegazione. Quanita Lust non aveva obbligato i suoi sfidanti ad indossare quei ridicoli costumi solo per il gusto di metterli in difficoltà, ma anche per vedere di cosa fossero capaci come ben ricordò a loro.

– Ben detto! Quegli abiti sono stati selezionati apposta non solo per infliggervi dolore fisico, ma anche per spingere al massimo le vostre abilità – guardò ben bene i tre “coniglietti” e il suo sguardo divenne più profondo – per ottenere il massimo da ogni sfida è sempre necessario fare un sacrificio… piccolo o grosso che sia non ha importanza! E ora vamos, miei diaconi!!–

Quasi urlando preda dell’euforia la donna aveva finalmente decretato l’inizio della cruenta sfida, ben accolta da Mammothman che lanciò un urlo simile ad un barrito e da Zeke che scattò pure lui in avanti, prendendo completamente impreparati i poveri avversari dagli improponibili abiti. Il tutto ovviamente, accompagnato dal boato del pubblico esaltato.

– Eek! Come faccio a correre con questi tacchiii?! Oof!! –

Kid Muscle riuscì a schivare per un soffio l’attacco della sacerdotessa barbuta che, con un triplo salto mortale, aveva tutta l’intenzione di saltargli sulle spalle per poterlo strangolare con un attacco a forbice con le proprie gambe. Tuttavia la donna cadde sulle ginocchia, e il piccolo spostamento d’aria che ne seguì fu sufficiente a spintonarlo via ai piedi di Mammothman.

– Bleah… togliti di mezzo! –

Non contento di trovarsi in mezzo ai piedi un chojin di “scarsa rilevanza” per lui, il gigante della siberia dette un calcio a Kid Muscle colpevole, a suo dire, di sovrapporsi al suo vero avversario che fino a quel momento non aveva battuto ciglio. E mentre il povero principe volava di nuovo via urlando spaventato dall’altra parte del grande ring, a Warsman toccò sostenere quell’aura selvaggia mantenendo il sangue freddo.

Fece scattare gli artigli, mentre Mammothman se la rideva di gusta quasi accogliendolo a braccia aperte nel mentre che si fiondava su di lui, riuscendo comunque a correre nonostante i tacchi alti e sorprendendo di questo persino Emerald riuscendo a tagliargli solo qualche ciuffo di pelliccia prima di essere catturato per una caviglia dalla sua lunga proboscide per essere sbatacchiato come un giocattolo sul pavimento.

Gli ultimi che si fronteggiavano erano Kyle e il ragazzo albino, con il suo solito sorriso ebete stampato in faccia, mettendosi immediatamente pronto ad una mossa evasiva non appena il bastardello avesse tentato qualunque mossa.

– Non mi sono scodato di te, piccolo bastardo – sibilò a denti stretti il lottatore inglese riducendo gli occhi azzurri a due fessure glaciali – so già che hai intenzione di smembrare il mio maestro… per cui mi spiace, ma la prendo sul personale! –

Di tutta risposta Zachary Connors estrasse dalle maniche della giacca più di un coltello, e alcuni di essi li lanciò contro un Mask che li schivò agilmente finendo però, alla fine delle sue acrobazie nell’evitare quelle lame affilate, con l’essere tradito da un tacco che si spezzò non appena toccò nuovamente il tappeto del ring.

– Senza offesa ma… mi sa che sarai tu a non doverla prendere sul personale! Bye! –

Tenendo in mano due coltelli si fiondò sul malcapitato Mask riuscendo a ferirlo profondamente al polpaccio destro e solo per puro miracolo non riuscì a squarciargli la gola di netto, poiché Kyle, con un grido di dolore risentito, si piegò all’indietro di 180 gradi. La sua mossa successiva fu di prendere la testa di Zeke con ambo i piedi in una presa fulminea atta a coglierlo di sorpresa, riuscendoci in pieno, prima di lanciarlo lontano da se il tempo necessario per riprendere le forze.

– Come ho detto… niente di personale! –

Aveva effettuato una finta, quella di volersi alzare in piedi con uno scatto, che gli aveva salvato la vita. e con la coda dell’occhio vide che il suo avversario albino aveva proprio finito la sua corsa contro un kinnikku che, dopo essere finito sulle corde elasticizzate a causa del colpo di Mammothman, aveva preso per bene la sua spinta finendo con uno strillo terrorizzato proprio addosso al giovane diacono. Di questo al giovane lottatore inglese poco importava, per lui potevano anche morire dopo quello schianto tremendo, poiché ora aveva da salvare un maestro pericolosamente in difficoltà.

Warsman aveva subito diversi colpi ma era comunque riuscito a piantare i propri artigli nella proboscide del nemico riuscendo dunque a sciogliere in parte quella presa.

– Nnh… non lo sai che i conigli mordono, Mammothman?! –

– …e che peggio ancora scalciano?! –

A completare quell’irriverente spiegazione sui coniglietti ci pensò l’allievo dell’ex lottatore russo che, abbrancando una gamba del colossale chojin siberiano, riuscì a farlo sbilanciare quel tanto che bastava per allentare del tutto la presa della proboscide su Warsman.

Il russo lanciò un sospiro di sollievo ritrovando di nuovo l’ossigeno entrargli nei polmoni, sentendo gocce di sudore freddo scivolargli via dai capelli biondi sporchi di sangue, e poi sorridendolo malevolo affondò gli artigli sotto lo sterno del proprio avversario per poi scendere giù di netto fino alla zona cintura. Uno schizzo di sangue violento fuoriuscì dalle ferite di Mammothman portando quest’ultimo a ruggire rabbioso scuotendo la propria proboscide come una frusta, e colpendo i suoi due avversari quel tanto che bastava per tenerseli lontano quel tanto che bastava per riprendere le forze.

– Grraargh!  Questa me la pagate bastardi! Vi strangolerò con le vostre stesse stesse budella… voi… e quell’inutile puttana che vi portate appresso!! –

Decisamente la sua battuta rabbiosa non piacque a nessuno. Non a Warsman, che se non era per Kyle che lo tratteneva per una spalla lo avrebbe affettato nuovamente o quantomeno ci avrebbe provato, ne alla suddetta Emerald che, scrutando con sguardo duro il chojin siberiano, decise di accendersi una sigaretta con in mente un piano ben preciso come ben intuì il malconcio marito.

Il loro fu un rapido scambio di sguardi, prima di tornare all’azione, ma il fu Lord Flash aveva capito che Hammy stava pensando di fargliela in qualche modo pagare a quel mammut non ancora estinto. Tutto quello che doveva fare era cercare di mantenere la calma e aspettare il momento buono.

 

( … )

 

Howard Lancaster non sapeva se mettersi a ridere oppure ordinare immediatamente ad alcuni suoi uomini fidati di stanza su Amazon di fulminare immediatamente quella lurida bestia che aveva avuto l’ardire di minacciare sua figlia. E se voleva ridere era per quegli stupidi costumi che i tre lottatori erano costretti ad indossare.

Tra l’altro… Kyle Mask non era forse il figlio primogenito di quella strega di Lizzie? Indubbiamente qualcosa di appagante ed era davvero un peccato, quasi, che il marchese avesse oscurato la rete di tutta l’Inghilterra , a scopo preventivo, che sua madre non potesse vederlo per rimanere giustamente indignata.

Ma tuttavia, nonostante i sentimenti contrastanti, doveva fare buon gioco a cattiva sorte e continuare a rimanere impassibile dinnanzi alla propria ospite abbastanza tesa.

Aveva un padre che si stava dando da fare nell’arena nonostante l’abito ridicolo che indossava, ma scavando nella propria memoria il nome di Mammothman non le suonava del tutto estraneo. Un uomo che il suo stesso padre le aveva ben consigliato di stare alla larga, e di cui ricordava spezzoni televisivi particolarmente violenti nei suoi metodi di combattimento.

– Non avrei mai immaginato che su Amazon potesse esserci… ehm, un simile “tempio” –

– Quello che per voi terrestri è una mera pratica sessuale, da noi ha ben altri significati – spiegò in modo asciutto una dottoressa a quella domanda dettata dopo un lungo silenzio– non si tratta di una umiliazione gratuita o di mettere in difficoltà mio padre e i suoi alleati, quanto di osservare fino a che punto sono disposti a tollerare il sacrificio che stanno compiendo… ma a parte il netto svantaggio, ho piena fiducia in loro–

Il combattimento era un po’ scombussolato e ora Quanita Lust stava prendendo a calci Kid Muscle in posizione di difesa. Una buona tattica certo, ma la sacerdotessa barbuta aveva gambe ben tornite e la sua mossa a “doppia elica” riuscì ad infrangere quella solida barriera mandando lo sfortunato chojin contro un tendicorda di pietra.

– Io… credo che in fin dei conti sia giusto dar loro un po’ di fiducia…–

Più che dare fiducia nel vero senso della parola, perché al marchese Lancaster poco importava che due animali se le stessero dando di santa ragione, nello specifico Warsman e Mammothman con quest’ultimo che doveva morire per forza di cose, la sua era una speranza di vedere la vittoria in mano a sua figlia Emerald. Non era una ragazza che avrebbe accettato ben volentieri una sconfitta, come lui del resto, dunque avrebbe fatto il possibile pur di vedere la vittoria a portata di mano.

 

( … )

 

– Siamo al quindicesimo minuto signore e signori! – annunciò trepidante un Mac Metaphor che si asciugò la fronte con un fazzoletto – e qui la situazione si sta facendo più rovente di un ferragosto inoltrato in pieno pomeriggio! I nostri sfidanti continuano a prenderle nella stessa dose con cui i padroni di casa ricevono! –

– Una situazione che rischia di infiammare persino il mio tupè! Come faccia la sacerdotessa Quanita a non trovarsi la barba piena di increspature per me è un vero mistero…–

I cronisti fino a quel momento non avevano detto nulla di inesatto, poiché la violenza stava decisamente aumentando e si era quasi toccato il culmine quando Zachary Connors era riuscito a piantare uno dei suoi pugnali nella nuca di Warsman rischiando di causargli gravi danni motori, portando quest’ultimo a perdere l’equilibrio per finire calpestato da un euforico lottatore siberiano che non vedeva l’ora di vedergli uscire fuori le budella dalla bocca. Nonostante la scena cruenta Emerald riuscì a mantenere i nervi saldi, nonostante la scena non le piacque neanche un po’, limitandosi a mordere il filtro della sigaretta arrivata ormai a metà. Non era ancora il momento giusto di fare… qualunque cosa andava fatta, ma si sentì comunque sollevata quando vide Warsman riuscire a sfilarsi dalla nuca il coltello per piantarlo nella caviglia di Mammothman.

Il colossale chojin si vide costretto a saltellare via per il gran dolore, atterrato poi da un doppio calcio a missile di Kyle Mask che subito si apprestò a far rialzare il proprio maestro per valutarne le condizioni fisiche.

– Siete abili… e questo ve lo concedo – fece ad un certo punto la sacerdotessa barbuta con un tono di voce che lasciava trasparire una certa stima – avete dimostrato che siete disposti a sacrificare le vostre vite pur di ottenere un risultato ma ovviamente questo non basta a vincere la sfida –

Come seguendo un ordine telepatico sia Zachary che Mammothman la raggiunsero fiancheggiandola piuttosto soddisfatti. Erano conciati decisamente male pure loro, al contrario Quanita aveva solo qualche boccolo fuori posto, poiché per quanto fossero forti anche i loro avversari non scherzavano… ma sembravano essere sicuri di avere la vittoria in mano.

– Se questo era un complimento allora perché la vedo così brutta…?! –

La domanda innocente di Kid suonava come una ovvia catastrofe annunciata, nonostante ne Flash ne il suo allievo gli dettero retta poiché poco interessati ai suoi commenti, e difatti fu Meat ad accorgersi che qualcosa non andava. A stare appesi a diversi metri dal suolo terrestre si aveva una visuale differente da quella che poteva avere uno spettatore medio sugli spalti… ed era sicuro che quello che muoveva la soffice barba della bizzarra sacerdotessa non fosse il vento che filtrava da delle finestre ben chiuse.

– Uh… ragazzi! Fate attenzione li sotto!! Kid! Ragazzo! La barba di quella donna è…!!–

Il suo avvertimento tuttavia giunse troppo tardi, poiché sogghignando quasi malefica Quanita aveva allungato di proposito la propria barba che si districò per tutto il ring come una pianta rampicante dando immediatamente la caccia agli improbabili coniglietti cercando di stringerli fino a soffocarli.

– Donna baffuta sempre piaciuta? Avrei da ridire su questo detto in questo preciso istante! –

Come diavolo facesse Kyle a tirare fuori il proprio humor inglese anche in quelle situazioni lì era un mistero, e alle volte era pure fastidioso almeno per Warsman impegnato a tagliare quelle chiome lucenti e insidiose senza contare Kid Muscle che, senza accorgersene neppure, stava strappando quella barba profumata all’acqua di rose piangendo a dirotto. Ma restava comunque il fatto che più tagliavano quella roba insidiosa, più cresceva riuscendo quasi a catturarli.

– Quale stregoneria è mai questa, Doc? è veramente la barba di una seducente signora quella che vedo? –

– Beh, direi che questo testimonia il fatto che sia molto importante farsi la barba ogni mattina… ma direi che adesso le cose si mettono veramente male per i nostri coraggiosi sfidanti! –

Una cosa drammaticamente vera, visto il modo in cui la barba si avvinghiava all’improbabile trio e per come lo stesso Zachary già giocherellava con le proprie “caramelle” esplosive che Hammy ben conosceva, e che deglutì vedendole già nella sua mano, lasciando ben intendere che la fine dell’incontro era ormai prossimo.

Decretando una agghiacciante sconfitta sotto le urla estasiate di un pubblico masochista.

 

Se avessi avuto un po’ più di pazienza probabilmente la lotta si sarebbe conclusa con questo capitolo, ma pensavo fosse più “giusto” un po’ di suspence per vedere come andrà a finire in seguito. Ultima cosa, se qui non appare il vostro personaggio preferito portate pazienza, perché la storia è lunga e non finirà al prossimo capitolo!

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Capitolo 12
*** le fiamme della vittoria ***


– Sergente Ataru! Penso che questa dovreste vederla assolutamente –

– Se si tratta di un altro video con delle capre che cantano vi mando su Saturno per degli allenamenti intensivi! –

L’Ipad che il soldato semplice stava porgendo al proprio signore tuttavia non mostrava qualche video divertente preso da internet, quanto un indizio rilevante sull’ubicazione di qualcuno che al momento risultava scomparso. Fino a quel momento il fratello maggiore del re era impegnato in ben altre faccende che stare dietro ad un parente con la crisi di mezza età, nonostante avesse comunque promesso a Belinda di tenerla aggiornata su eventuali sviluppi, e in un certo senso di quello che quel verme faceva non gliene importava molto… ma ciò che stava vedendo meritava il suo interesse.

Sull’Ipad veniva mostrato in tempo reale un combattimento piuttosto cruento in una arena presente su Amazon, e che da quello che stava scritto sullo schermo in palio per i vincitori c’erano anche due animaletti rari. E tali creature erano nientemeno che Suguru e Meat dentro una gabbia per canarini gigante e con addosso degli orribili costumi.

Uno vero scandalo per la corona, poiché era dal tempo dell’incoronazione che suo fratello minore stava ben attento a non commettere cazzate in pubblico, quindi fu con un certo nervosismo che osservò quello scontro assottigliando sempre di più gli occhi.

Aveva pianificato di andare su quel pianeta pericoloso quanto prima per compiere al meglio le proprie indagini, mentre ora a causa di quel babbeo era costretto a fiondarsi su Amazon quanto prima senza avvertire neppure la regina. Anzi, era proprio il caso che Belinda non provasse minimamente ad accendere un televisore all’interno del palazzo perché altrimenti…

Troppo tardi. Prima ancora che Ataru potesse dare l’ordine di disturbare i segnali dell’antenna televisiva un urlo piuttosto preoccupato/feroce di Belinda giunse fino alla sala di controllo dei Soldati Flessibili.

– Maledizione! – sibilò il sergente restituendo velocemente il tablet al soldato ed esortando tutti gli altri ai preparativi prematuri – si parte oggi stesso per Amazon! Avete 5 secondi per preparare un contingente da far imbarcare subito! Muovetevi scansafatiche!! –

L’ultima cosa che voleva fare era dare spiegazioni alla regina anche perché non avrebbe saputo cosa dirle se non che si era sposata un emerito imbecille e che avrebbe fatto meglio a guardare altrove, ma pur di risparmiarle, e risparmiarsi, un simile commento acido se ne sarebbe andato via quanto prima. E poi avrebbe tirato le orecchie, da orso, a Suguru.

 

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

 

Osservava la fitta foresta di bambù e non poteva fare a meno di osservare con curiosità che al momento fosse capovolta.

In realtà non era così, e la sua sorpresa svanì ricordandosi che si trovava a terra tramortito da un micidiale colpo dato alla sua spina dorsale. Il dolore lo riportò alla realtà ridestandolo da quell’attimo di pace, e una pozza di sangue si allargò sotto di lui quando il suo avversario, sbucato fuori dal nulla nel mentre che si allenava, non gli pestò la schiena lasciandosi andare ad una cavernosa risata.

– Ah ah ah… il punto, caro il mio Warsman, è che non si tratta solo che tu non devi partecipare perché saresti solo un inutile ostacolo che dovrei affrontare – in parte mentiva, perché altrimenti non lo avrebbe colto di sorpresa così… ma voleva battersi con Robin Mask e non con un robottino – ma pensa un po’ alla tua famiglia… perché da quello che ho saputo e ho visto tu ne hai una, vero? Una compagna e un cucciolo… e se succedesse loro qualcosa? tipo quello che sta accadendo a te in questo momento? – schiacciò con più forza e il lottatore russo si lasciò scappare un grido di rabbioso dolore – il tuo cucciolo finirebbe a pezzi al primo colpo, e credimi non è divertente–

In risposta a quelle pesanti minacce Mammothman non ricevette una qualsiasi risposta se non un prolungato silenzio in quella foresta dove nessun passero cantava, troppo spaventati dall’eccessivo rumore, e dove l’unico suono che si poteva percepire era il rantolo risentito di un Warsman che, colpito in modo ancor più disgustoso, era costretto per ovvi motivi a lasciare il ring in mano al nemico.

 

( … )

 

Ora, fu costretto a ridestarsi da quella antica memoria per rendersi conto che aveva subìto una botta più forte del normale. Era avvolto da qualcosa simile ad una corda di nylon, e lo aveva stretto così tanto da fargli mancare momentaneamente il respiro, temendo dunque di aver subito un nuovo attacco da parte del chojin siberiano.

Mammothman tuttavia se ne stava a debita distanza a gustarsi ben bene il capolavoro della sacerdotessa, e a breve tutti gli avversari si sarebbero ritrovati con la testa incenerita grazie a delle micro cariche esplosive capaci di uccidere senza danneggiare quella bellissima barba.

– Mi raccomando, ragazzo albino! Evita di danneggiare Warsman… voglio vederti mentre lo farai a pezzi dopo! –

– E secondo te mi permetto di danneggiare un simile pezzo di antiquariato? – il sorriso di Zeke si allargò maggiormente mentre giocherellava con due piccole “caramelle” esplosive –due piccoli botti e i suoi amichetti saranno belli che andati! Visto che so essere magnanimo?! –

La situazione si stava facendo veramente brutta e a Emerald tutti quegli intenti futuri di Zachary e del chojin siberiano decisamente non piacevano. Tra l’altro al fratello di Michael aveva già detto che certi commenti su Warsman non li apprezzava nonostante lui avesse cercato di “spiegarle” che quel russo alla fine dei conti era come un distributore ambulante che rischiava di rompersi da un momento all’altro, e avevano avuto l’occasione di parlare di lui dopo una lunga caccia ai serpenti alla tenuta Lancaster, ed ora era sicura che se lo implorava di smetterla lui non si sarebbe fermato. Non lo avrebbe fatto adesso, e non lo avrebbe fatto dopo.

Avrebbe ucciso Kyle e Kid perché era una cosa che andava fatta, secondo la logica del tempio, e di suo marito avrebbe fatto chissà cosa frantumando per sempre la possibilità di divorziare degnamente. Diventare vedova era la via più facile e sicura, stando sempre al pensiero di Zeke ( e tra l’altro era ciò che pensava al momento ) ma non era ciò che voleva Hammy e neppure, logicamente, Warsman.

Sparare a quella barba orribile poteva rivelarsi una soluzione ma… no. Agli sfidanti non era concesso usare armi se non quelle in dotazione al proprio corpo, ed inoltre quei peli erano così ben stretti sui quei tre poveri coniglietti che, con tutta probabilità, se Emerald avesse sparato li avrebbe colpiti di sicuro.

Quello non era il momento buono per agire, anche se stava perdendo la speranza visto che ormai aveva praticamente finito la sigaretta accesa in precedenza, ma più che il colpo di fortuna fatidico stava attendendo che Kid Muscle sferrasse la sua mossa migliore. Quella che, strano ma vero, necessitava dell’intervento della Lancaster per diventare qualcosa di molto più sensazionale... però che diavolo aspettava quel kinnikku a tirarla fuori? Dare consigli era fuori discussioni, dato che era una tecnica che veniva dal suo più profondo “io” e non l’avrebbe tirata fuori se non quando l’avrebbe voluto lui, ma tutta quell’attesa stava decisamente sfinendo i nervi della marchesa.

– Siamo ormai arrivati alle battute finali, signore e signori! –disse con una certa trepidanza Mac Metaphor che ora stava stringendo il microfono con ambo le mani – l’atmosfera si fa caliente e non per una stufetta lasciata accesa! –

– Il mio tupè si è tutto increspato! E direi che quelle caramelle che sono in mano al giovane diacono non servano per addolcire tre avversari sfortunati–

– Che triste destino aspetta ai nostri agguerriti conigli! Nonché un’altra sconfitta che Kid Muscle dovrà ingoiare…–

Si, una ennesima sconfitta che dopo quella della Corona Chojin avrebbe pesato più di qualunque altra cosa al mondo, se si escludeva l’orribile riso con il manzo fatto da miss Mari ovviamente, ma era un caso a parte.

Un fastidiosissimo dejà vu che lo vedeva nuovamente in difficoltà, questa volta però avvolto da una barba assassina e incapace di muoversi proprio come Kyle Mask a pochi passi da lui, e con un padre che lo osservava preoccupato a diversi metri di distanza appeso al soffitto come un canarino.

Sia Suguru che Meat erano piuttosto tesi nell’osservare quello scontro arrivato ormai alla fine, e le parole di incoraggiamento erano lentamente morte nelle loro gole secche nel mentre che il principe dei kinnikku diventava sempre più blu per il poco ossigeno che riusciva a respirare.

– Io… non posso… s-sopportare tutta… questa tensione!! Uargh!! –

Il momento fatidico tanto atteso da Emerald si manifestò quasi al rallentatore, con la fatidica mossa di Kid Muscle che, mosso dalla disperazione, aveva permesso al proprio intestino di metabolizzare un potente peto che liberò all’improvviso e con molto rumore tanto da far gridare la folla e lasciare sconvolti persino gli avversari padroni di casa.

Una esplosione potente, tanto da far sbigottire persino il kinnikku che l’aveva generata in preda alla paura estrema, capace di far sparare in aria chi l’aveva prodotta e portare la sacerdotessa Quanita a rilasciare la presa sugli altri due conigli sentendo che il tanfo le stava bruciando i polmoni.

– Quale diavoleria è mai questa! Maldición! La mia barba! –

– Bleah! Che diavolo è saltato in testa a quel moccioso… urgh! –

Persino Mammothman arricciò la proboscide nel mentre che osservava un Kid con le mutande a brandelli aggrapparsi alla gabbia dove erano presenti gli altri due kinnikku pure loro piuttosto sorpresi per quella tecnica micidiale. Ma non era questa la parte peggiore per il possente diacono, poiché proprio come se n’era accorta Hammy anche lui aveva visto che Zeke, due secondi prima che il figlio di re Suguru sganciasse quel peto assassino, aveva lanciato le sue piccole bombe in direzione di due soggetti ormai non più tanto stretti da una barba ormai ammosciata.

Le bombe erano ormai state lanciate, ed ora volavano per quella nebbia verdastra che minacciava di fuoriuscire dal ring e di disperdersi per tutta l’arena, quindi il ragazzo albino non poteva fare niente se non cercare di mettersi al riparo saggiamente per evitare danni maggiori… e nel mentre che cercava di trascinare via quantomeno la somma sacerdotessa accadde quello che non si sarebbe mai aspettato.

Arrivata ormai ad un misero mozzicone, Emerald Lancaster decise di lanciare la sigaretta ormai finita contro la nube tossica cosicché la fiamma che si sprigionò fu due volte più potente anche aiutata dalle due bombe che ancora dovevano raggiungere dei bersagli che se la stavano dando a gambe. Una mossa azzardata, ma aveva calcolato che, se la detonazione fosse avvenuta a mezz’aria, piuttosto che distruggere la faccia dei suoi alleati avrebbe dato loro la spinta necessaria per lasciare indenni il ring e ottenere il titolo da vincitori visto e considerato che la sacerdotessa e gli altri due diaconi erano stati presi alla sprovvista da quel gesto non calcolato.

Una scena, per l’appunto, che si svolse come al rallentatore nel mentre che le fiamme si tramutavano in una nube ardente che rischiava di investire Kyle e Warsman che, con una certa difficoltà visto che lo spostamento d’aria li aveva fiondati contro un tendicorde, si apprestavano a scendere dal ring al contrario della sacerdotessa che si vide la barba completamente incendiata e Zeke sbalzato via fino al corridoio degli spogliatoi, venendo in qualche modo “graziato” visto che le fiamme colpirono anche una folla estasiata e ansiosa di ricevere anche quella punizione.

Kyle fu il primo a scendere dal ring riuscendo a salvarsi la pelle da fastidiose bruciature, e Warsman si ritrovò con Emerald a tendergli la mano nell’atto disperato di poterlo tirare giù di li… e vederselo scomparire nel muro di fiamme a pochi millimetri di distanza nel riuscire a toccargli la mano a sua volta protesa, acchiappato da un irriducibile Mammothman che con la sua lunga proboscide non voleva lasciarsi sfuggire la possibilità di sconfiggere il proprio avversario.

– Waah! Incredibile signore e signori che ci seguite da casa! Il pubblico è letteralmente entusiasta di andare a fuoco mentre tutta l’arena sembra essere un gigantesco calderone infernale! – la fortuna dei due commentatori era di essere al sicuro in una cabina stagna, altrimenti sarebbero stati bruciacchiati pure loro – ma nonostante l’incredibile azione combinata di kid Muscle e del diacono Connors, ecco che Mammothman non si arrende ad arrostire vivo e ha deciso di portare con se persino Warsman! –

– Il mio tupè è completamente andato a fuoco nonostante siamo in una camera sicura!! Povero me, ora tutti sapranno che sono senza capelli!! –

– Guarda Doc che lo sapevamo tutti da un pezzo…–

Erano momenti concitati, attimi in cui il grido di Emerald, nel mentre che veniva spinta a terra da Kyle per proteggerla dalla nube ardente che ancora si espandeva per altri spalti, si era perso nel rimbombo di quell’esplosione lasciando nel lottatore russo solo un acuto fischio a rimbombargli nel suo sistema uditivo.

Era come essere nello spazio siderale, dove i rumori erano attutiti e tutto ciò che si poteva avvertire erano il rumore dei propri battiti oltre che il caldo infernale delle fiamme che lo avvolgevano senza però attecchire le sue carni. Nel suo delirio di onnipotenza, Mammothman stava praticamente facendo da scudo proteggendo il proprio avversario dall’epicentro di quelle fiamme ritrovandosi a breve la schiena ustionata e piena di vesciche nonostante tenesse fermo Warsman per gli arti e tenendogli comunque la proboscide legata in vita.

– Tu… non andrai da nessuna parte! Brucerai con me!! –

Poteva essere anche vero, ma il russo, nonostante istintivamente avvertisse un certo panico, stava registrando anche un calo di forza in quella salda presa che a breve avrebbe potuto ribaltare. Doveva solo aspettare il momento buono… anche a costo di avvertire le prime fiamme bruciargli le spalle portandolo di conseguenza a gridare frustrato.

– i-incredibile…  n-non ho m-mai visto nulla di simile in vita mia!– balbettò un Meat quasi terrorizzato di fronte a quella scena di distruzione pura – nonostante quella palla di fuoco quei due stanno ancora combattendo! Mammothman, se possibile, è diventato ancora più violento! –

– ma brucerà anche lui… non è vero Meat? –

per sua fortuna il giovane principe dei kinnikku era ancora aggrappato alla gabbia da canarino e non aveva ancora l’intenzione di scendere, e tuttavia a quella domanda ingenua non ricevette altro che un prolungato silenzio. Questo almeno fino alla tetra risposta di re Suguru.

– Mammothman è un perfect chojin, figliolo… dubito che sarà così facile abbatterlo, anche se l’avanzare dell’età lo ha reso ancor più impulsivo… Ah! Guardate! – ad un certo punto abbandonò l’espressione preoccupata per sostituirla con una più stupefatta – le fiamme si stanno diradando e… e…–

 

– …ed è incredibile pubblico bruciacchiato ma ancora vivo! Se queste fiamme hanno soddisfatto il vostro masochismo estremo, allora quest’ultimo incontro vi farà piangere dalla commozione! –

– È incredibile come Mammothman e Warsman siano riusciti a scampare alle fiamme… – per Doc Nakano, che ora sfoggiava una scintillante calvizie, era effettivamente una cosa che non vedeva dai tempi di Kinnikuman e dei suoi epici combattimenti – ma a quanto pare direi che il secondo sia riuscito a sfruttare le ferite del diacono per riuscire ad effettuare la sua Palo Special!! –

Ed in effetti era così, ora che le fiamme si erano finalmente estinte, grazie anche all’impianto antincendio che si era attivato innaffiando tutto il pubblico e anche i vari lottatori malconci, si poteva chiaramente osservare che al centro di un annerito ring, con i tendicorde sradicati e le corde elastiche carbonizzate, si stava svolgendo l’ultimo atto di un veloce quanto cruento duello.

Warsman era riuscito a sfruttare il primo cenno di debolezza di Mammothman per dargli un calcio sotto il mento, riuscendo così a costringerlo a liberarlo dalla presa fino a quel momento solida, per potersi arrampicare sulle sue spalle e catturandogli le gambe con le proprie, e allo stesso modo gli prese i polsi, costringendolo in una posa innaturale e tirando con tutta la forza che aveva in corpo pur di strappargli le articolazioni.

Il chojin siberiano lanciò un ruggito risentito nel mentre che sentiva sempre di più i muscoli strapparsi e le ossa staccarsi dalle anche e dalle spalle, avvertendo chiaramente il respiro inquietante del connazionale che pareva essere tornato quasi come quello di un tempo.

– Nnhaarg… cosa pensi di ottenere da una tecnica così…vecchia?! –

– Questo è per avermi massacrato vigliaccamente…– la gamba destra di Mammothman si spezzò alla pressione esercitata, portandolo a guaire per la fitta che provò –… questo è per Katya…– stavolta toccò alla sinistra e il perfect chojin avvertì chiaramente l’osso staccarsi dalla rotula – questo per aver pensato di far del male a mia figlia Alya…– la violenza con cui lussò la spalla sinistra dell’avversario portò il pubblico a sussultare, nonostante fosse abituato al dolore, mentre il lottatore siberiano si lasciò scappare un grido risentito– …e per ultimo… questo è per aver osato minacciare anche mia moglie… Ublyudok!! –

L’ultima parola, invece di pronunciarla sibilando come per le altre, l’aveva gridata con così tanta rabbia dall’averlo letteralmente accompagnato nel suo gesto di riuscire a strappare letteralmente via, aiutato anche dall’adrenalina che lo stava aiutando ad ignorare la ferita alla nuca e le varie bruciature, il braccio destro dell’avversario che letteralmente lanciò un barrito di dolore nel mentre che un grosso schizzo di sangue scuro centrò in pieno il ring sottostante.

Parevano essere gli ultimi istanti di vita di un gigante malandato ad opera di uno stravagante Davide vestito da coniglietta sexy, ma ciò che accadde sotto gli occhi di una malandata Quanita, ora scesa dal ring e senza più la sua barba favolosa, era la prova evidente della sua sconfitta nel mentre che Mammothman sveniva e si accasciava al suolo.

– No… non è possibile! Abbiamo davvero perso? – la sacerdotessa aveva quasi le lacrime agli occhi e non per il dolore delle ferite – questo… questo sacrificio è di sicuro una grande prova che devo sostenere…–

– Eh, si. A quanto pare abbiamo perso – ad affiancarla ci pensò il suo giovane diacono Zachary, con il suo solito sorrisone nonostante le ferite e gli occhiali crepati – mi dispiace per la tua barba, boss… ma non possiamo comunque negare che sono stati efficienti. Anche se mi sarebbe piaciuto mettere le mani su quel distributore automatico, mannaggia! –

Un vero peccato per il giovane Connors, ma in fin dei conti c’era un regolamento da rispettare e il tempio tutto sommato gli dava altre possibilità di sperimentare su soggetti perfettamente consenzienti. Sarebbe stata una grande perdita non mettere le mani sul cervello al silicio di Warsman, ma le possibilità di mettere le mani su altri “pazienti” interessanti non sarebbe di certo mancata.

Ora la vittoria era tutta in mano agli stremati sfidanti, con i kinnikku ancora appollaiati sul soffitto ma perfettamente entusiasti della vittoria, e con un Warsman che crollò a terra esausto decisamente non abituato più a simili combattimenti. L’ultima cosa che registrò prima di svenire furono le immagini di Kyle ed Hammy che accorrevano al suo capezzale.

 

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– …A breve daranno in onda le interviste fatte alla sacerdotessa e ai vincitori, desidera vederle? –

Howard Lancaster doveva ammettere che era stato un incontro non privo di emozioni persino per uno come lui, e se non si era messo a saltare estasiato per tutta la stanza esultando la genialità della sua bambina nel lanciare quella sigaretta al momento giusto era solo perché al momento non era solo, ma tutto sommato poteva ritenersi del tutto soddisfatto per come era andata… magari non proprio del tutto, poiché attualmente i cronisti che avevano fatto la telecronaca del combattimento continuavano a parlare dicendo che Mammothman era ancora vivo, quindi avrebbe fatto bene a chiamare qualche suo uomo di fiducia per sistemare del tutto quella bestia immane.

E a proposito di bestie orribili, non si sentiva in dovere di essere riconoscente a Warsman per aver svolto bene il suo lavoro, ma non poteva non negare che aveva trovato tutta quella violenza decisamente giusta per il modo in cui la sua amata principessa era stata ingiuriata. Aveva svolto un buon lavoro, mentre per la dottoressa Kalinina si trattava di un ritratto inedito del proprio padre.

Non era una ingenua, sapeva che in passato era stato un chojin particolarmente violento ma tutti i filmati che aveva visionato su Amazon, le repliche degli incontri della IWF che davano in onda quando era bambina, erano molto censurate. Quindi quello che aveva visto le aveva fatto decisamente impressione… e di questo se n’era accorto pure il suo carceriere di bianco vestito.

Si ritrovò dunque a chiudere momentaneamente gli occhi e a tirare come un sospiro di sollievo, prima di prendere la sua decisione piuttosto comprensibile.

– No… decisamente troppe emozioni per oggi, ma sono ugualmente sollevata che abbiano vinto l’incontro –

“Fa una certa impressione vedere finalmente che il proprio padre non è altri che una bestia, vero dottoressa?”

A questo pensò il marchese Lancaster nel mentre che spegneva il televisore a cristalli liquidi, decidendo comunque di lasciar riposare la sua “ospite”.

 

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A mettergli i punti sul collo ci aveva pensato una dottoressa del tempio, e si era premurata di prescrivergli tutte le accortezze del caso dato che non aveva subito una semplice ferita curabile in un giorno come accadeva il più delle volte ai chojin veterani.

Quel bastardo albino, addirittura fratello di quello che lo aveva torturato prima del matrimonio di Alya, aveva colpito con precisione ed era solo grazie ad un miracolo che la lama si era fermata al metallo della vertebra senza penetrare nei nervi interni. L’adrenalina aveva sedato il dolore fisico di Warsman per tutto l’incontro, ma effettuando la Palo Special aveva risvegliato il dolore ed era per tale motivo che poi era svenuto.

Hammy… era davvero accorsa a vedere come stava prima che lo portassero via in barella? Oppure se l’era semplicemente immaginato?

Probabilmente era sopraggiunta da lui per vedere se era ancora vivo, in fin dei conti era pure nei suoi interesse che non morisse, ma non è che sperava in chissà quali preoccupazioni nei suoi confronti… non dopo il casino che avevano combinato assieme.

Sbuffando seccato si alzò dal lettino, si trovava nel proprio camerino personale e aveva chiesto proprio lui di tornare li una volta medicato, e decise di riprendere i propri indumenti lasciati dentro l’armadio per lasciarsi finalmente alle spalle quel posto orribile e puntare verso una nuova, probabilmente orribile, nuova tappa…

STRAP!

A farlo gridare come una ragazzina ci pensò un forte strappo alle sue povere chiappe lasciando ben intendere che qualcosa, o per meglio dire qualcuno, gli aveva strappato via la coda da coniglio del costume che ancora indossava portandolo di conseguenza a voltarsi di scatto per potersi battere… e trovarsi piuttosto sorpreso di avere di fronte una Emerald che se la rideva come una beota e con in mano quella coda cotonata.

– Uah ah ah!! Dovevi vedere che faccia hai fatto! Ogni volta ci caschi sempre!! –

In quel momento non sapeva se inveire contro di lei oppure essere decisamente sollevato per vederla viva e vegeta, decise dunque di optare per una punzecchiatura più cinica giusto per stuzzicarla un po’ di più visto il modo in cui lo aveva aggredito alle spalle.

– O magari sei tu che non riesci a fare a meno delle mie povere chiappe? Ad ogni modo cosa sei venuta a fare qui? Se si tratta di fare la crocerossina mi spiace per te ma sono già sistemato–

– Uuh… scommetto che non vedi l’ora di vedermi addosso un abito da infermiera sexy, vero? – Sul suo volto apparve un sorriso malevolo, quello era uno di quei momenti che lo avrebbe preso a botte – tanto non lo faccio comunque quindi evita di fantasticare! –

– E ridotto come sono e con i problemi che abbiamo mi metto a pensare a simili scemenze?! – mentiva, o almeno in parte… poiché dopo che la ragazza aveva citato un probabile costumino osceno non aveva potuto fare a meno di immaginarsela vestita a quel modo anche se per pochi secondi. E non gli era dispiaciuto – ora, ti decidi a dirmi cosa sei venuta a fare oppure devo…uh?! –

Rimase abbastanza sorpreso quando la scomoda moglie non gli mise praticamente sotto il naso la mano con quella fede maledetta e che ora, con gran sorpresa di Flash, mostrava una pietra in meno. E più precisamente quella gialla.

– La pietra si è sbriciolata subito dopo aver vinto l’incontro, e anche Meat e il padre di Kid sono stati liberati! – nel mentre che Hammy spiegava la situazione l’ex lottatore russo diede una occhiata anche al proprio anello per avere anche lui conferma di ciò – una volta che saremo pronti ad abbandonare il tempio ci diranno dove dovremo andare… ad ogni modo, volevo dirti che… hai fatto bene a ridurre ad uno straccio quel pallone gonfiato! –

Lo disse con un sorriso da bambina quasi innocente, per quanto possa essere innocente una ragazza come Emerald, e nonostante quel sorriso stupiva sempre il russo non poteva far comunque a meno di sciogliersi un po’.

– Ti prometto che ce la faremo Emerald… riuscirò a sistemare anche questo casino–

lo disse piano, più rivolto a se stesso che ad una ospite che abbassò momentaneamente lo sguardo abbastanza preoccupata per gli scontri futuri e per alti casini inimmaginabili, e che sempre di più la facevano dubitare sulla validità del loro significato.

Era davvero giusto tenere prigioniera Alya? E soprattutto tenerlo nascosto a lui, che tanto si stava impegnando per sistemare quel pasticcio del matrimonio che avevano combinato entrambi?

Erano delle domande così scomode che avevano la capacità di farle venire, letteralmente parlando, un mal di pancia decisamente inspiegabile o per meglio dire a cui non voleva dare una spiegazione concreta perché altrimenti si sarebbe messa ad urlare. Non poteva deludere suo padre di nuovo, anche se era come essere a sua volta ostaggio delle sue decisioni, ma men che meno voleva che il vecchio porcello arrivasse ad odiarla a morte.

Per il momento decise comunque di rimanere zitta, dandosi mentalmente della stupida per aver dubitato, anche se solo momentaneamente, delle decisioni di suo padre sapendo che comunque quello che stava facendo non era sbagliato.

O quantomeno ci sperava, per quanto una vocina nel suo cervello le dicesse tutto il contrario.

 

 

 

Avrei voluto fare un capitolo dedicato al Natale ma purtroppo mi è venuto così questo capitolo, scusate J dunque vi auguro buon Natale e direi che ci vedremo il prossimo anno! ( non sono sicura di riuscire ad aggiornare prima, ecco tutto )

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Capitolo 13
*** la croce ribaltata ***


Disdicevole. Molto disdicevole in effetti.

La sua caccia si stava già dimostrando piuttosto difficile già in partenza, e quello che doveva essere un luogo sicuro dove trovare una preda facile si era dimostrato un luogo piuttosto malmesso dopo quella che era stata un’ovvia irruzione carceraria.

L’ex piattaforma petrolifera adibita a sanatorio era ne caos quando ci era approdata, e uno degli inservienti quando l’aveva vista entrare nella struttura si era messo a gridare terrorizzato temendo nuovi disordini. Muramasa Masada aveva dunque agito di conseguenza, e per evitare che quel povero disgraziato iniziasse a dare un nuovo allarme, gli aveva lanciato contro una trave di ferro “presa in prestito” dal soffitto.

Forse un tantino violento come metodo, ma la missione permetteva di non andare molto per il sottile e la Deva era già scocciata per altri motivi. E purtroppo a parte i disordini e l’ambiente distrutto non aveva trovato nessun indizio veramente utile che la portasse a trovare il soggetto da terminare il prima possibile.

C’era solo il suo odore, accompagnato da quello di altri due soggetti a lei ben noti, e che per quanto fosse flebile portava ad una parete a vetro rotta che guardava verso il mare ormai placido dopo una notte di tempesta… un piccolo indizio, certo, ma l’odore era abbastanza forte da suggerire che il suo obiettivo si fosse spostato verso l’entroterra.

Lo sbuffo seccato che le fuoriuscì dalla maschera antigas parve lo sbuffo di un drago innervosito, nel mentre che si allontanava da li, capendo al volo che ormai la sua preda aveva un giorno di vantaggio da lei e ne avrebbe ottenuti altri se non si fosse sbrigata a seguire quella flebile pista! L’ultima volta che le Rose Bianche le avevano ordinato di eseguire un ordine ci aveva impiegato più di un anno, riuscendo comunque nel proprio intento in maniera efficace, ma ritrovandosi col doversi sorbire l’immane cazziatone delle sue compagne di lavoro per la lunga assenza “ingiustificata”. Era logico che Uriel e Nuala intuissero dove si fosse cacciata per tutto quel tempo; non rispondere ad un richiamo telepatico equivaleva a: 1) essere morte ( ma con Masada era da escludere a priori ) 2) essere in missione; ma restava comunque una lontananza difficile da accettare per quanto non avrebbero mai ammesso a se stesse che erano amiche oltre che semplici colleghe.

E quel numero 20 sbarrato con una X non era li per ricordare semplicemente che il gruppo un tempo era composto da venti persone, ma anche per ricordare a tutte che una simile cosa non sarebbe mai più accaduta.

E per quanto fosse ironico, quello che Masada doveva compiere sarebbe stato proprio infrangere quella promessa che si erano fatte più di dieci anni fa.

 

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

 

Nella palestra di villa Mask regnava un silenzio quasi irreale. L’unico suono percepibile erano i continui tonfi ritmici prodotti da un paio di pugni contro un sacco da boxe ormai provato dai lunghi maltrattamenti, nonché il respiro affannato di Robin Mask che filtrava dal suo elmo di metallo in modo attutito e nervoso.

Le nocche delle mani erano unicamente protette da delle fasciature ormai rovinate, mentre tutto il suo corpo grondava di sudore scivolandogli anche sugli occhi e rendendo così difficile inquadrare un bersaglio sufficientemente grande per non essere mancato.

Era furioso, questo suo figlio Kevin poteva capirlo anche se non si fosse messo a menar fendenti ad un sacco che a breve si sarebbe spaccato, ma il fatto più preoccupante era che aveva tutti i diritti per essere così irato.

Sua moglie era scomparsa da più di un giorno ormai, i poliziotti non avevano logicamente indizi validi, perché le telecamere di sorveglianza del benzinaio non funzionavano, e oltretutto era pure in pensiero per una figlia che doveva nascere in un quadro generale sempre più incerto ad ogni ora che passava. I detective indagavano, ovviamente, ma stare fermo in un angolo ad aspettare che la speranza rispondesse alle sue preghiere era la cosa più frustrante del mondo… più frustrante del fatto che i rapitori non si erano ancora fatti sentire per un probabile riscatto.

– Papà… qui c’è zia Lizzie che è appena arrivata dopo aver… saputo la notizia… – nessuna risposta dal genitore, che continuava a dare pugni al sacco – che ne dici di staccare un attimo e di venire a salutarla? Ehi, papà… mi hai sentit…–

– Sono sicura che tuo padre mi abbia sentito, Kevin. Non crucciarti se è troppo preso a dilaniare un povero sacco inanimato–

Poteva sembrare un po’ crudele rivolgersi ad un uomo disperato con un tono così cinico e distaccato, tipico di Elizabeth Mask tra l’altro, tuttavia ciò che vedeva la sorella di Robin era, oltre che un uomo giustamente incazzato con il mondo, una persona che poteva facilmente infrangere quella sottile linea della decenza che lo separava dal comportarsi come un animale da strada bravo solo a sbraitare. Indubbiamente l’esercizio fisico aiutava a distrarlo, ma la donna conosceva bene suo fratello dal sapere che, quando si allenava, non liberava mai la mente e anzi… non faceva altro che riempirsi la testa di cupi pensieri.

Tuttavia, nonostante la mente oscurata da fin troppe preoccupazioni al capofamiglia dei Mask non era sfuggita l’ironica presenza di una sorella vestita con il suo solito abito in stile vittoriano e, colpendo con più forza il sacco di sabbia, decise di mettere fine al proprio esercizio distruggendo l’attrezzo ginnico fino a farlo volare dall’altra parte della stanza con un tonfo sordo.

– Ho sentito cara sorella! – il suo tono era aggressivo e al tempo stesso ironico, tanto da allarmare Kevin sebbene la donna rimase impassibile – e credimi, mi fa piacere che tu abbia deciso di venire a vedere come sto… anche se mi farebbe ancor più piacere che tu te ne rimanessi un po’ più zitta

– Papà, per favore! Non credo ci sia bisogno di essere così sgarbati! Zia Lizzie è solo preoccupata… come lo siamo tutti! –

inutile dire che al campione della Corona Chojin non garbava affatto come il padre aveva sgarbatamente alzato la voce oltre che manifestato apertamente il proprio nervosismo sfondando a suon di pugni quel vecchio sacco di sabbia. Decise comunque di stringere i pugni dentro le tasche dell’impermeabile decidendo comunque di non mettersi davanti alla propria zia anche perché, come si poteva intuire dallo sguardo della donna, molto probabilmente la nobildonna non avrebbe apprezzato poiché molto orgogliosa e fiduciosa delle proprie abilità.

Difatti fu lesta a ricambiare lo sguardo vermiglio, ma comunque freddo, del fratello nel mentre che li raggiungeva riuscendo comunque a rimanere impassibile all’incontrario di Kevin che, trovando istintivamente “fastidiosa” quell’eccessiva durezza del genitore, come un richiamo alla sua infanzia, aveva momentaneamente abbassato lo sguardo pur di non sguazzare in brutti ricordi con annesso nervosismo.

– Tua zia è solo preoccupata che non mi metta la mano davanti alla bocca quando starnutisco, Kevin… – molto simpatico, ma quantomeno il suo tono di voce si era fatto più normale –mia moglie è sparita Elizabeth… quindi non venirmi a rimproverare di prestarti poca attenzione poiché il tuo atteggiamento da diva è l’ultima cosa che riuscirei a sopportare in questo momento! –

– Ma sarai anche consapevole che avvelenarti il sangue già adesso non potrebbe portare assolutamente a nulla. Conservalo per dopo, per ora gradirei solo bere una tisana rilassante in tua compagnia–

Alle volte, quando parlava, sembrava che la signora Mask stesse elargendo chissà quale criptica profezia che aveva, il più delle volte, motivo di avverarsi quasi al 90% dei casi. Il suo tuttavia era un invito valido per sotterrare l’ascia di guerra, e in fin dei conti Robin aveva davvero bisogno di distendere di più i nervi e rimanere possibilmente lucido.

Dopo una lunga occhiata data alla sorella, l’ex lottatore abbassò momentaneamente lo sguardo per sbuffare sarcastico, ricordandosi che Elizabeth aveva comunque intrapreso un lungo viaggio appena saputo della notizia del rapimento di sua moglie Alya e che pertanto non doveva essere corsa fino a Londra solo per sbeffeggiarlo.

– E sia dunque! Ti raggiungerò alla sala verde – ossia la sala dove i Mask da generazioni prendevano il tè – ma non prima di essermi dato una lavata… io… beh, grazie di essere qui–

C’era sincerità nella voce bassa, forse un po’ imbarazzata, di suo padre. Kevin fu quasi sorpreso di notare come il suo vecchio si fosse calmato sufficientemente per una giusta questione d’orgoglio personale, e doveva ammettere che sua zia, benchè non fosse una atleta quanto una “donna da salotto” sapeva bene come prendere il fratello per quanto in passato avesse avuto degli screzi anche pesanti.

Forse a causa di due relazioni fallite miseramente e che le avevano dato ben due frutti, il suo primogenito Kyle e Anna, rimasta a casa a Edimburgo assieme alla tata poiché visitare villa Mask in un clima così teso non era indicato per una bambina, ma miss Elizabeth non era l’unica a doversi rimproverare qualcosa in famiglia, e suo fratello Robin era uno di questi.

Tuttavia fu solo quando l’attuale campione in carica e la nobildonna uscirono sul corridoio che dava alla villa, il capofamiglia Mask si era ovviamente ritirato a fare un doccia veloce, che il cellulare di Lizzie iniziò a trillare insistentemente.

Una volta estratto quel vecchio modello dalla propria borsetta rimase alquanto sorpresa di vedere il numero di suo figlio maggiore, quando andava in vacanza telefonava poco giusto per farle sapere che “era vivo e stava bene”, impresso sul display che attendeva impaziente di essere ricevuto. Sapeva che era diretto su Amazon assieme a quel russo, l’ex allievo prediletto di Robin Mask ed attualmente suo suocero dato che ne aveva sposato la figlia, per apprendere le tecniche segrete di famiglia e la cosa non poteva farle piacere… solo che non si aspettava che la chiamasse così presto.

– Kyle… non dirmi che ti sei messo nei guai per venirmi a cercare così presto – fece la nobildonna con sottile cinismo, che destò tra l’altro l’interesse di Kevin che camminava a fianco a lei – non è da te, anche se so che sei propenso a ficcarti in situazioni…–

– … “degne di tuo padre”, grazie per avermelo ricordato mamma! Ma no, non sono io quello che si è ficcato in un casino colossale ma ne sto comunque traendo profitto… crzz…–

Elizabeth Mask storse il naso sentendo che la comunicazione era disturbata come da scariche elettrostatiche data la lontananza di Amazon con il pianeta Terra oltre che… i sistemi satellitari di mister Lancaster che disturbavano volutamente i segnali quel tanto che bastava per continuare a dare l’idea di un fastidioso guasto alle linee di comunicazione interplanetarie e far così desistere le lunghe chiacchierate. Se Howard avesse oscurato per intero le comunicazioni di un intero pianeta come la Terra sarebbero comunque sorti dei problemi sia a livello politico che economico, e l’ultima cosa che voleva fare era di coinvolgere la propria principessa in mezzo ad una specie di “guerra fredda” intergalattica. Dunque… che fastidiosi disturbi continuassero ad agire, tanto che ebbero il loro effetto sulla poca pazienza di Lizzie.

– In che senso traendo profitto? Uff.. ti sento malissimo, Kyle–

– C’è stato un brutto temporale che ha distrutto molti ripetitori e antenne, qui. Ma comunque, sai il mio allenatore? Ha avuto la brillante idea di sposarsi sull’unico pianeta in cui divorziare consiste nel partecipare ad un torneo vero e proprio! Crzz… Non potevo chiedere di meglio! –

La nobildonna alzò un sopracciglio, e le sue parole successive fecero silenziosamente sussultare il nipote – Ah, intendi dire che Warsman si è sposato? Suppongo con qualche indigena del luogo…–

– A dire la verità… crrz… è una ragazza che conosci anche tu… crrk…–

A quel punto la donna chiuse con aria seccata una comunicazione fin troppo alterata e fastidiosa, ma le ultime parole che era riuscita a captare l’avevano incuriosita e non poco, dato che non davano per scontato un pasticcio interno al pianeta.

– Hm, a quanto pare il tuo allenatore sembra essersi messo nei guai… –

– Cosa? Stai scherzando spero! Warsman non è mai stato uno che i problemi se li va a cercare! –

Ed in effetti Lord Flash non era mai stato un chojin attaccabrighe e aveva sempre vigilato sul proprio allievo affinchè stesse lontano dai guai in particolar modo durante il torneo della Corona Chojin. Se ora aveva anche più sangue freddo prima di iniziare a provocare qualcuno era soprattutto grazie a lui, e anche se non aveva preso bene la sua decisione di allenare alle tecniche di famiglia pure Kyle ( il libro destinato a Kevin rimaneva a lui ovviamente, ma Flash logicamente aveva il suo sempre firmato da Robin Mask ) non poteva rimanergli indifferente il fatto che potesse essere in pericolo.

– Beh, a quanto pare se li è cercati– Elizabeth tornò dunque a camminare per il corridoio, seguita da un nipote ansioso di saperne di più – sembra che si sia sposato con una ragazza che conosco pure io e che ora stia affrontando una specie di torneo per poter divorziare… hm, ho sempre detto che Amazon è un pianeta strano –

Improvvisamente tutta la preoccupazione che il rampollo di casa Mask provava per il proprio maestrò cessò, ed assunse una forma molto più ampia che lo portò ad incupirsi sotto l’elmo mentre elaborava quelle informazioni in un flebile sospetto. A quanto pare era convolato a nozze con una persona in qualche modo conosciuta anche da zia Elizabeth, ma francamente parlando Kevin non  immaginava quale donna potesse essere convolata a nozze per sbaglio con il suo vecchio maestro a meno che…

…a meno che quella donna non la conoscesse anche Kevin Mask con il nome di Emerald Lancaster. Era un pensiero azzardato, ma come se un lampo gli avesse attraversato la mente non aveva potuto fare a meno di pensare alla rampolla di casa Lancaster nonché vero e proprio tormento per Lord Flash durante i restanti mesi che lo separavano dalla vittoria della Corona Chojin.

Non si era mai confidato con lui durante quel periodo sia perché il russo era un uomo riservato, un po’ come Kevin, sia perché non voleva dargli ulteriori preoccupazioni lasciandolo vivere serenamente la sua relazione con Niamh. Ma lo si vedeva lontano un miglio che per tutta quella storia ci aveva sofferto molto più di quanto lo stesso russo volesse credere, ma trovava abbastanza assurdo che fosse finito col sposarsi una donna che, con tutta probabilità, era giunto ad odiare profondamente. Ma in fin dei conti tutto era possibile, e se Emerald era sul pianeta Amazon non poteva essere poi così improbabile.

Aveva solo bisogno di più indizi e ne aveva bisogno il più possibile. Ed inoltre… forse era il caso che prendesse pure lui una tisana rilassante assieme ai due adulti, per poter osservare meglio la reazione del proprio padre una volta che anche lui avesse iniziato a fare certi pensieri proprio come stava facendo il giovane Kevin in quell’istante una volta ricevuta quella strana notizia, e magari agire di conseguenza senza atti plateali non degni di lui.

 

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Francamente parlando non sapeva se mettersi a ridere, sentirsi sollevato, oppure completamente incazzato con suo fratello.

Michael Connors aveva appreso la notizia che suo fratello si era fatto diacono direttamente alla televisione, aveva assistito allo scontro di quei tre coglioni vestiti da conigliette sexy in televisione standosene dentro un bar del quartiere di Moonlight, ed Alana effettivamente parlando aveva suggerito bene di non entrare nello stadio visto poi il casino che era scoppiato, ma ora che l’incontro si era chiuso a favore di Emerald non gli rimaneva altro da fare che mantenere uno sguardo duro come la roccia dinnanzi al fratello minore.

– Dunque adesso sei un diacono, è così? –

– A-ah! –

Rispose entusiasta il ragazzo albino, molto contento di vedere il proprio fratello ma all’apparenza poco interessato della sua condizione fisica, Michael sembrava quasi un barbone effettivamente parlando, e decisamente più deciso a raccontare di come era finito a lavorare in un tempio.

– Ti prego…non dirmi che nonna sa di questa cosa…–

– Eccome se lo sa! Beh, magari non tutti i dettagli riguardo quello che mi occupo  perché penso che non le piacerebbe – spiegare ad una anziana donna che li aveva cresciuti praticamente da sola che torturava persone in nome del “sacrificio”? non avrebbe compreso – ma comunque approva molto che mi sia messo la testa a posto e…–

– Argh! Meglio lasciar morire questo argomento! Mi hai fatto venire mal di testa –

L’ex mercenario si congedò momentaneamente dal fratello andandosi a sedere sotto l’ombra di un piccolo porticato dove era presente una vecchia panchina. Attualmente lui e suo fratello Zachary si trovavano nel giardino interno dismesso di un vecchio magazzino, con la vegetazione che stava prendendo il sopravvento sulla struttura del piccolo stabile incastonato nel quartiere dei sadomasochisti e di tutta la loro bella compagnia. Erano giunti lì quando l’incontro era ormai finito da cinque ore e Alana aveva ben pensato di far recapitare a Zeke, che tra l’altro mostrava logicamente ancora i segni di un combattimento cruento visto le fasciature alle braccia e in fronte, un messaggio su carta pagando un masochista “silente” affinchè glielo consegnasse immediatamente.

Inutile dire che il pagamento richiesto erano stati almeno cinque ceffoni alle chiappe di quel povero cristo che le aveva ben accettate, ed inutile dire che Connors senior aveva voltato lo sguardo disgustato da quella scena grottesca.

Ora era notte fonda e nel luogo del loro appuntamento segreto non c’era nessuno a parte svariate lucciole che si nascondevano tra l’edera ben fitta sul muretto di destra. La luce artificiale era poca  e confinata unicamente da un paio di lampadine, ma in cielo c’erano le due lune di Amazon a risplendere perfette e dunque la notte era piacevolmente rischiarata da quella luce naturale.

– Oh… hai mal di testa per via dell’occhio, vero? Ti fa tanto male, lentiggine? –La preoccupazione di Zachary era sincera, così come fu sincera la sua successiva proposta – senti, ma perché non ti fai mettere una protesi da mister Lancaster? Magari con l’iride azzurra come la mia, eh? Così saremmo più simili fratellone! –

Zachary!! Non farmi bestemmiare!! Non ho tempo di sentire queste scemenze e francamente parlando sono più interessato a portare a termine tutto questo casino! –

Era ricercato dalla Corte con alle calcagna un demone schifoso capace di rintracciarlo se pensava troppo, aveva lasciato Hammy in balia di una bestia sanguinaria che aveva fatto carne trita del proprio avversario nonostante Zeke avesse fatto un buon lavoro a ferirlo gravemente, e tutto quello che suo fratello riusciva a dire era di procurarsi un occhio sintetico con l’iride azzurra?! Decisamente troppo e il mal di testa era perfettamente giustificato.

– Lavoro, signor Connors, quello che ci stiamo apprestando a fare è un lavoro… un po’ come spurgare il bagno dei MacMadd ad ogni insediamento di piattole –

A giungere in cortile era arrivata “miss ex demenza senile e ora psicotica di prim’ordine” alias miz Alana con uno scatolone di roba indefinita tra le mani. E non sembrava affatto stressata da tutta quella situazione di merda forse anche perché su di lei l’esercizio costante di “non pensare a nulla” funzionava fin troppo bene.

– Ti ringrazio moltissimo per averci portato tutta l’attrezzatura richiesta Zeke… molto obbligata – appoggiò lo scatolone sopra la panca su cui anche Michael si era seduto estraendo fin da subito alcuni oggetti interessanti, tra cui dei vestiti più consoni per dei soldati – non ti chiederò dove hai preso tutta questa roba perché sarebbe superfluo, ma ti dispiacerebbe lasciarmi dare una occhiata al tuo portatile più tardi? Con il tuo permesso si intende…necessito di contattare alcuni miei vecchi informatori–

– E ci mancherebbe altro, qualsiasi cosa per aiutare mio fratello! Oltre che il mio fornitore di fiducia… credo che non ti ringrazierò mai abbastanza per quella bambola in silicone marziano! –

Beh, questa poteva sembrare una autentica cattiveria dato che con quell’oggetto orrendo erano morti svariati validi soldati, perché pochi lo sapevano ma il silicone marziano era altamente instabile e poteva esplodere alla minima alterazione, eppure Zachary non parve calcolare quella “piccola” attenuante nonostante l’occhiataccia del fratello maggiore.

Una volta che Connors junior sparì all’interno dello stabile per recuperare il proprio portatile i due ex soldati rimasero soli, lasciando che il loro silenzio venisse interrotto unicamente dal mite canto dei grilli.

– Hm, solo una pistola e un fucile a pompa… potevi chiedere a mio fratello di procurarci qualcosa di più utile–

Michael borbottò testuali parole dando una occhiata allo scatolone, trovandoci molte cose utili come, oltre ai già citati cambio d’abito, sacchi a pelo termici, acciarini, un kit di pronto soccorso, ricambio di biancheria ed una borraccia oltre che una bottiglietta di soluzione chimica per rendere l’acqua potabile. Niente zaini a quanto pare, le giubbe nere come la pece e come di tasche e lacci dovevano bastare per contenere tutto l’equipaggiamento per essere il più veloci possibili in caso di fuga.

– Quelle armi sono per te, Connors senior! A me bastano i pugni o al massimo quello che mi capita di prendere in mano…tipo che so… SECCHIO!! –

Il suo urlo fece sobbalzare il soldato americano perché decisamente non se lo aspettava, poiché la donna era stata veloce a prendere da terra un vecchio secchio arrugginito, ossia la prima cosa che trovò a portata di mano, e lanciarlo contro una piccola cassa di legno posta sopra ad una catasta di roba arrugginita. Incredibile ma vero il tiro fu così veloce e potente da mandare in frantumi la cassa di legno con un certo rumore, non avvertito da nessuno in effetti se non da qualche cane che latrò infastidito, ma ciò che sorprese di più Connors fu il fatto che il tiro era stato perfetto nonostante la catasta di roba si trovasse dall’altro lato del giardinetto.

Probabilmente ci sarebbe riuscito anche lui, ma con tutta probabilità avrebbe dovuto prima calcolare le distanze, prendere la mira e poi tirare. Senza contare che, senza un occhio, aveva ancora un po’ di difficoltà con il senso della profondità e della percezione. Ma il senso di quella dimostrazione era solo uno: in caso di necessità bisognava riuscire a destreggiarsi con qualsiasi arma… anche con quelle improprie.

– Ah, dai! Non fare quella faccia ebete signor Connors, l’ho inventata io! – la donna rise quasi con cinismo vedendo il proprio alleato ridestarsi e tornare serio – quando ero nell’inquisizione combattevo poco visto che ero il medico del gruppo, ma sapevo come destreggiarmi in caso di pericolo e ho fatto delle armi improprie la mia specialità. I chojin possono sembrarti dei buffoni, ma molti di loro hanno sviluppato tecniche di combattimento differenti oltre che una resistenza inumana… la mia tecnica? Pensare poco e vivere il momento, Connors! Proprio come il secchio! –

Il tutto lasciava intendere che lanciando quel vecchio catorcio arrugginito non avesse pensato poi molto, nonostante la precisione e la forza usati, ma francamente parlando per l’americano sembravano un po’ delle baggianate campate in aria con un fondo di verità.

– Hm, allora sarà il caso che mi insegni come si fa perché io di avere il mal di testa sono stufo! –

Lo disse con una certa ironia, ma tale ironia non venne colta dalla Deva che anzi si fece più seria come se fosse una questione di sopravvivenza vera. Ossia quello che alla fine era per davvero, e andò a cercare dentro lo scatolone quella che era una pallina di gomma che porse poi all’ex mercenario sempre più confuso.

– Il mal di testa disorienta Lumina, ma una mente libera dai pensieri ti farà dormire più a lungo… se ti concentri su un oggetto e riesci ad isolare tutto il resto che ti circonda, tipo lanciare a ripetizione questa palla, allora vedrai che sarà un sistema migliore di una fastidiosa emicrania –

– Hm, addestramento da inquisitore? –

La conversazione si stava facendo interessante, in fin dei conti Connors non poteva restarsene per tutto il tempo con il mal di testa poiché aveva bisogno comunque di riposare e di concentrarsi in caso di attacco, tuttavia il ritorno di Zeke distrasse i due lasciando morire li la discussione. Tra le altre cose, Michael sapeva che non era il caso di comunicare con il suo attuale datore di lavoro ( era coinvolto pure lui con la “profanazione” mentale di miz Alana e dunque non era il caso di metterlo in mezzo ) ma in fin dei conti doveva comunque fargli sapere in che razza di casino si fosse immischiato! Quindi era forse il caso di chiedere al suo eccentrico fratello di mandare un fax ad uno degli uffici di mister Lancaster sparsi per la terra e con un preciso codice di comunicazione conosciuto solo a loro due.

Il marchese avrebbe capito, ne era sicuro, e magari avrebbe dato il suo supporto discreto senza mettere in mezzo troppi indizi che mettessero nei guai Emerald.

– Eee… ecco qui il portatile! – il ragazzo sorrise sornione  nel mentre che consegnava lo strumento alla propria collega del “club di scienze”, piuttosto in forma rispetto all’ultima volta che l’aveva vista – inoltre ho sistemato la stufetta elettrica nel locale meno trascurato dello stabile. Quando siete pronti per andare a nanna fatemelo sapere! –

– A-ehm… grazie Zachary – le parole uscirono quasi titubanti dalle labbra dell’ex mercenario, andandosi istintivamente a massaggiare l’occhio mancante coperto da una benda nera – se non fosse stato per te…–

– Lo so, Ally me lo ha raccontato! Brutta storia essere derubati da una spogliarellista barbuta e costretti a correre nudi per i campi in piena tempesta per sperimentare con quanta velocità ci impiega un fulmine a colpire un essere umano… lo hai fatto a fini scientifici e me ne compiaccio! – Zeke era troppo orgoglioso di suo fratello per vederlo boccheggiare sconvolto da quell’assurda illazione nel mentre la sua compagna di fuga rimaneva impassibile – tranquillo fratellone! Se avrò modo di incontrare quella spogliarellista le darò fuoco… e per quanto riguarda il futuro divertitevi alla caccia al serpente piumato di domani!–

Dopo quelle assurde parole, che rivelavano tra l’altro quello che Alana aveva scritto su quel pezzo di carta per giustificare un incontro con Zachary, all’ex mercenario di origini argentine non rimase altro che far partire un tic nervoso all’occhio sano per poi voltarsi a guardare una donna che si limitò a sorridere sarcastica.

Si rivolse a lui nel mentre che apriva il portatile dell’albino, parlando ovviamente una volta che Zeke sparì nuovamente all’interno del magazzino per recuperare il cavo dell’alimentazione di suddetto arnese, lasciando trapelare un tono di voce alquanto divertito per essersi presa un po’ gioco di lui.

– Beh, che c’è? Credevi che gli avrei raccontato che uno spettro inquietante ci sta dando la caccia per trovare indizi su una figlia che non ho mai ammazzato? Molto poco credibile se ci pensi! –

 

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– L’incontro non è poi andato così male a pensarci bene… anche se potevo fare di meglio–

– Diciamo pure che senza il tuo aiuto al momento giusto probabilmente sarei morto?! Comunque si, compagno… potevi fare di meglio! –

L’irriverente commento di Lord Flash, finalmente ritornato nei suoi candidi abiti attillati così come Kyle era finalmente tornato ad indossare abiti da motociclista incallito, fece sbuffare sarcastico il proprio allievo senza però offenderlo nella sua tecnica di combattimento. In fin dei conti era un atleta in erba, ma attraverso quello scontro il russo aveva già individuato i suoi punti di forza e quelli… propriamente deboli.

Attualmente i due uomini si trovavano nel bungalow che era stato assegnato a Warsman, erano tornati al centro benessere per chojin e ora si preparavano per la notte dato che già da domani si sarebbero messi in marcia per il nuovo tempio, ma prima di infilarsi sotto le coperte e riposare avevano deciso di scambiarsi un paio di chiacchiere fondamentali.

– Punto primo, voglio essere onesto con te figliolo… tu non sei portato per eseguire la tecnica Olap–

– C-che cosa?! Mi stai forse prendendo in giro? Come sarebbe a dire che io…!–

A bloccare i bollenti spiriti di Kyle Mask ci pensò uno sguardo freddo del proprio allenatore nonché un gesto di “calma” fatto con la mano.

– Prima che ti agiti inutilmente, sappi che ho ben studiato le tue mosse sul ring e ho notato che sei più portato per l’agilità che sulla forza bruta in sé – il ragazzo parve calmarsi, ed ora ascoltava attentamente il russo – da un lato è una dote, ma dall’altro lato potrebbe provocarti parecchi grattacapi in futuro –

– E cosa dovrei fare? Dici che dovrei puntarmi di più sugli allenamenti muscolari? –

– Ti faresti solo del male, compagno… ma visto che sei agile tanto vale portare questa tua dote ai massimi livelli così da sopperire i difetti…–

Lasciò in sospeso il discorso incuriosendo ancor di più il proprio allievo in modo voluto, poi andò a rovistare dentro il borsone già pronto per il lungo viaggio che attendeva tutta “l’allegra compagnia” e ci pescò un libro rosso che Kyle riconobbe dopo alcuni secondi di silenzioso stupore.

– Non dirmi che quello è…–

– Esattamente, è il libro delle tecniche segrete dei Mask che il mio vecchio maestro, nonché tuo zio, aveva creato appositamente per me – iniziò a sfogliarlo attentamente e una volta giunto al punto desiderato mostrò il disegno a Kyle – …questa che vedi è la “cross overturned”. Una tecnica tanto rischiosa quanto complessa, ma credimi! Una volta che avrai saputo padroneggiarla come si deve diventerai a dir poco temibile sul ring, e ho anche l’impressione che la apprenderai più velocemente del sottoscritto–

Il disegno con i vari appunti scritti ai lati raffigurava il lottatore che eseguiva la tecnica alle spalle del proprio avversario, schiena contro schiena, tenendo i piedi chiusi a forbice attorno al collo del malcapitato e tenendo ferme le sue caviglie con le mani in una posa che sembrava proprio una croce appesa all’incontrario. Pareva essere alquanto letale, sia per l’avversario sia per chi la stava eseguendo.

– Hm… una tecnica rischiosa poiché bisogna essere veloci nell’effettuarla alle spalle dell’avversario, ma ugualmente efficace poiché non riuscirebbe ad acchiapparmi alle spalle senza doversi prima muovere e a quel punto avrebbe il collo spezzato… si… interessante! Ed inoltre la trovo molto elegante–

Lord Flash accolse quel suo consenso con un immenso sospiro di sollievo interiore, poiché non era affatto sicuro che quel giovanotto irruento decidesse di apprendere una tecnica solo all’apparenza scarsa e non di impatto distruttivo come la Olap. Tutto sommato non tutti i mali venivano per nuocere e quella sorta di torneo fasullo avrebbe dato la possibilità ad un speranzoso Kyle di non far più parte della cerchia degli inutili teppisti.

Una pietra della sua fede maledetta si era già spezzata, e ora il suo irriverente allievo aveva finalmente deciso di mettersi a lavorare sodo! Cosa poteva chiedere di più dalla vita?

 

 

Ps: la tecnica sopracitata me la sono inventata io, per il resto sono una spregevole creatura per aver aggiornato prima dell’anno nuovo xD vi rinnovo gli auguri e al prossimo capitolo!

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Capitolo 14
*** dove osano le mucche ***


– Il tempio della Speranza?! Non per sembrare maleducato ma… sul dépliant che ci è stato fornito alla partenza non si parlava di… beh, questo grande particolare– 

– Ma a me non sembra di vedere nessun tempio! Solo una gigantesca montagna innevata che sparisce tra le nuvole! – piagnucolò Kid Muscle battendo i denti per il freddo – Check Mate, sei veramente sicuro che questo sia l’indirizzo giusto?! –

Di buone notizie attualmente ce n’erano due per la combriccola di chojin che attualmente doveva affrontare il prossimo tempio della pietra azzurra. La prima notizia era che Jeager e i due kinnikku, ossia Meat e King, erano stati finalmente liberati ed ora il gruppo era più folto; mentre la seconda buona notizia era rappresentata da una busta consegnata nelle mani dei due riluttanti sposi al momento della loro partenza da Venturas.

Tale busta conteneva un dépliant informativo sul tempio della Speranza, nonché una lettera di Wally Tusket che informava i suoi amici di stare bene e che li invitava ufficialmente alla presenza della somma sacerdotessa Erza.

Lui, il mite tricheco umanoide della compagnia, che li invitava a presentarsi ad un tempio! Diamine… questo lasciava intendere che in quella notte maledetta erano successe parecchie cose strane.

– Kid, ragazzo mio… abbiamo già controllato e anche l’autista del pulmino ha confermato che siamo nel posto giusto! Certo sembra essere decisamente fuori mano, ma credo che faccia tutto parte del piano di queste svitate sacerdotesse! –

Per ovvi motivi Alexandria Meat non conservava bei ricordi della sua permanenza nel tempio del Sacrificio, perché nonostante avesse spiegato ai diaconi e alla sacerdotessa in carica di essere un essere umano e non un animale da compagnia proprio come il suo vecchio amico Suguru era stato bellamente ignorato, ma doveva comunque concedere alle signore che sarebbe stata una bella impresa scalare la più alta montagna della regione del nord.

Erano partiti verso le cinque del mattino. Dapprima con un treno ad alta velocità messo a loro disposizione per raggiungere l’estremo nord della regione controllata dalla città stato di Venturas, attraversando poi il confine per trovarsi nella nazione della città stato di Esto Gaza, e poi una volta raggiunto una piccola stazione situata in un villaggio sperduto tra le montagne era toccato loro prendere un altro mezzo per giungere su una strada sterrata in mezzo al nulla… o meglio, fino a giungere ai piedi di una vetta piuttosto grande.

Benchè fossero giunti piuttosto stanchi dopo il lungo viaggio, avevano fatto in tempo a sistemare i bagagli in una pensioncina giù al villaggio per poi raggiungere in tutta fretta quel luogo con pochi alberi e decisamente molte… mucche. O qualcosa di molto simile ad esse, vista la loro espressione ancor più bovina del solito e le chiazze viola che le facevano sembrare le mucche della Milka.

Ma colore insolito a parte, alla “signora” Volkoff  parevano fare piuttosto ribrezzo quelle miti creature che brucavano i pochi steli d’erba che sbucavano dalla neve.

– Eww… che schifo! Sono ovunque! E statemi lontano!! E tu fa qualcosa, mandale via! Sei o non sei forse mio marito?! –

La donna dette una spinta all’avambraccio di lord Flash e questi sbuffò seccato per tutte quelle sue lamentele che francamente parlando non avevano motivo di esistere. Avevano da scalare una vetta e quella deficiente pensava alle mucche che volevano solo annusarle la giacca?! Sapeva che non le piacevano, se non in forma di carne macellata e cucinata, ma ora si stava rasentando il ridicolo.

– Tzk, quando ti fa comodo suono tuo marito, vero? Sono solo mucche! Non ti faranno un accidente se non te ne sei resa conto–

– Se non lo hai capito sto dando un senso alla tua esistenza! Certo che sei proprio tonto, eh…!–

Poco ci mancò che il russo non si mettesse a ruggire qualcosa di indicibile alle orecchie di tutti poiché decisamente stufo di un lungo viaggio speso a discutere aspramente con quella arpia. Il motivo della discussione avvenuta in treno era in fin dei conti legittima, e non si trattava di scaramucce tra coniugi quanto riguardanti tutta l’intera faccenda e relativo prossimo incontro, e per quanto ci fosse stato del sollievo per aver vinto la prima sfida c’erano ben altri avversari da affrontare oltre che altri due membri della Muscle League che risultavano ancora scomparsi.

DikDik van Dik risultava ancora disperso, Wally Tusket si trovava nel tempio della Speranza per chissà quale motivo e le comunicazioni dell’intero pianeta risultavano ancora danneggiate ( ma in fin dei conti erano passati solo due giorni da quel brutto temporale ) pertanto provare a comunicare con i propri familiari risultava alquanto faticoso.

In pratica su quel treno maledetto la tensione era arrivata quasi ad essere tagliata con il coltello, con Terry Kenyon e Jeager che volevano darle di santa ragione ad un Mask reo di aver velatamente insultato l’intera combriccola di chojin sul fatto che si erano fatti fregare dal troppo alcool come dei ragazzini, fino a giungere alle discussioni fin troppo pungenti tra Hammy e Flash con parole che avevano fatto irrigidire il piccolo allenatore di Kid Muscle.

“…la sai una cosa?! Sembra quasi che ti dispiaccia dover divorziare da me! Se siamo finiti in questo casino è anche per colpa tua, e io non ho nessuna intenzione di rimanere con questo anello ancora per molto! E poi tutte queste storie per un taglietto…!”

“Il taglietto in questione mi è quasi costata la carriera oltre che la vita! E il fatto che tu sia così sulla difensiva mi fa dedurre che hai da nascondere qualcosa! Ti conosco fin troppo bene ‘miss-sono-la-prima-donna’ del caro papi…”

Molto probabilmente nessuno dei due la raccontava giusta visto che nonostante le punzecchiature non c’erano stati forti dinieghi riguardo le accuse che si lanciavano. Fu dunque lo stesso Meat a mettere fine a tutti quei litigi, aiutato anche da Check Mate che teneva stretti a se l’americano e il tedesco mentre Kid se l’era data a gambe su di un altro vagone sentendo aria di guai, sbraitando più forte del solito tanto da far tacere persino i due coniugi rancorosi.

“adesso BASTA!! Abbiamo ancora parecchi chilometri da fare e se vogliamo arrivare al prossimo incontro è meglio farlo il più tranquillamente possibile! Quindi evitate le provocazioni e usatele per dopo!” e qui era logico che si riferiva ai giovani lottatori che bene o male gli diedero retta “quanto a voi due ricordatevi che la Muscle League vi sta facendo un favore in questa impresa infernale! Non ci viene in tasca niente nell’aiutarvi quindi, invece di litigare, approfittatene per andare un po’ più d’accordo!”.

Le sue successive parole erano poi giunte sia ad Enmerald che a Warsman, rimasti principalmente attoniti per quella furiosa ramanzina, per poi riflettere che si… l’intera combriccola di chojin non avrebbe vinto nessuna coppa alla fine di questo pseudo torneo e dovevano ritenersi solo fortunati di avere a disposizione dei professionisti pronti a combattere.

Ma ora che si trovavano al freddo, con Kid Muscle che si era avvolto attorno al mantello di Check Mate per ripararsi dal freddo, sembrava che la scintilla stesse per scoppiare nuovamente e il tutto per delle stupide mucche viola! 

– Hm, è una mia impressione o alcune di queste mucche sono sellate? – mister Kenyon ovviamente si riferiva a quelle che si erano avvicinate al gruppo e davano noia alla marchesa – diamine, sono pronto a giurare che queste non sono mucche da latte! –

Ja… e questa montagna a guardar bene ha degli scalini intagliati nella roccia. Forse questo è un antico sito di pellegrinaggio o qualcosa di simile –

Ciò che aveva notato Jeager era un po’ nascosto dalla neve, ma nella roccia erano stati scolpiti dei gradini piuttosto ampi che permettevano il passaggio di una cavalcatura o anche di un paio di persone che camminassero fianco a fianco. Questo senza ombra di dubbio era un lato positivo, erano già duri dal freddo nonostante l’abbigliamento abbastanza adatto presente nelle loro valige ( non avevano scarponi o cappotti perché si aspettavano di fare una vacanza nella temperata Venturas e non in un ghiacciaio ), e il fatto che avrebbero percorso la scalata in groppa a degli improbabili destrieri era un punto a loro favore… ma ancora non potevano immaginare che in vetta il freddo sarebbe aumentato nella stessa misura in cui l’ossigeno avrebbe iniziato a farsi più rarefatto.

– Queste bestie non sono qui per puro caso, penso che le abbiano sellate apposta per poter iniziare la scalata – fece il giovanotto di origini inglesi salendo agilmente sulla schiena di una mucca – suggerisco di metterci in moto quanto prima, visto che a breve sarà buio ed usciranno fuori i mostri cattivi che vi mangeranno…–

– D-davvero?! Io vengo con te, Meat!! Ho troppo paura! –

Kid Muscle, da bravo credulone, non aveva compreso che le parole di Kyle erano state dettate unicamente per prendere in giro l’intero gruppo, e fu lesto a salire in groppa sulla stessa mucca in cui il lottatore del Principato di Monaco aveva preso posto assieme al piccolo kinnikku nonostante l’ovvia perplessità di quest’ultimo. E l’ultima punzecchiatura del Mask non passò inosservata agli occhi del figlio di Broken Jr.

– Tzk, fai tanto lo sbruffone ma sei solo un teppistello da due soldi – lo ammonì aspramente Jeager, guardandolo dritto negli occhi e notando solo arroganza – i mostri saranno l’ultima delle tue preoccupazioni nel mentre che saliamo in vetta! –

Kyle si limitò unicamente a far schioccare la lingua nel palato in un gesto di noia, eppure avrebbe fatto meglio a credere alle parole di un tedesco che ne sapeva molto più di lui, dato che il padre ex alcoolizzato non si era risparmiato dal fargli fare pesanti allenamenti sulle Alpi Svizzere quando era solo un bambino.

– Sigh, avrei fatto meglio a restarmene in albergo come mio padre! –  

Giustamente l’ennesima lamentela del principe dei kinnikku era riferita al fatto che King Muscle aveva ben pensato di restarsene chiuso al caldo nella pensioncina in cui soggiornavano al villaggio ufficialmente per motivi di salute, anche se in realtà si trattava di una scusa per poter flirtare con la giovane portinaia. Alla fine comunque, tutti salirono in sella a quelle mansuete mucche ad eccezion fatta, ovviamente, da Emerald Lancaster che ben pensò di aggrapparsi alla schiena di Warsman pur di non toccare la schiena di quella immonda creatura che neppure calcolava la presenza umana sulla propria groppa.

– Uff… ma non ti puoi sedere come tutti gli altri? Urgh! E stai un po’ attenta! Così vai ad aprirmi i punti alla ferita! – 

– Col cavolo che vado a toccare questa sudicia bestia!! Fatti un po’ più in là sulla sella invece di lagnarti! –

La schizzinosa marchesa aveva difatti avvinghiato le gambe attorno alla vita “dell’adorato” marito mentre le braccia gliele aveva strette al collo, provocando così una prima fuoriuscita di sangue dalla ferita alla nuca. La vista di quelle piccole gocce rosse che iniziavano ad intravedersi sotto il tessuto della giacca dell’ex lottatore portarono la ragazza a deglutire preda di emozioni contrastanti, si era fatto del male anche per lei in fin dei conti, ma l’orrore che provava per i bovini la portò a negare con forza con la testa e scacciare via pensieri fin troppo scomodi al momento.

Non era il caso di pensare al casino in cui si era ficcata quasi volontariamente con il rapimento di Alya da parte del suo stesso padre, e per quanto potesse essere una misura precauzionale non era tanto sicura che questa volta Howard avesse ragione nel detenere una persona anche se trattata bene, e per quanto riguardava Michael… a quest’ora avrà sicuramente letto il messaggio che gli aveva lasciato in camera e probabilmente si era pure messo sulle sue tracce magari dopo averla pure vista in televisione. Che fosse anche lui deluso dal suo comportamento stupido? Magari aveva contattato pure lui il marchese Lancaster?

Ancora non poteva sapere che al momento mister Connors aveva deciso di compiere una missione in “solitaria” e che per tenerla il più possibile lontano dai guai era il caso di non avere più nessun contatto con Emerald, e tutto ciò che poteva fare al momento era deglutire quasi divorata dai rimorsi e magari essere un po’ più “gentile” con un uomo che al momento rischiava di vedersi i punti sul collo aperti a causa di strattoni improvvisi.

Decise dunque di mollare la presa e sedersi un po’ più composta nonostante il lamento che le uscì di bocca una volta che con il sedere toccò la schiena di quell’orrida mucca viola, limitandosi ad allacciare le braccia attorno alla vita di Warsman e di nascondere il volto tra le sue scapole. L’ex lottatore rimase in principio un po’ perplesso da quel suo gesto, ma poi si rilassò sentendo che la ferita non gli pulsava più e che la stessa Emerald non lo stava stringendo fino a soffocarlo.

La scalata era appena iniziata, non certo nei migliori dei modi, ma ora il silenzio che era calato in mezzo alla combriccola lasciava intendere che non era più tempo per le stupidaggini.

 

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Niamh non era brava a tenere un segreto. Quando lo faceva, quelle poche volte a dire il vero, spesso le faceva dannatamente male tanto da trovare difficoltoso confidarsi con qualcuno.

Le era già successo qualche mese fa di riuscire finalmente a trovare la forza che ci voleva per sfogarsi con qualcuno, ma ora si chiedeva costantemente se era il caso di confidare il nuovo segreto che si portava dentro, e più precisamente nelle tasche del golfino verde mela, poiché erano passati ormai due giorni dalla scomparsa della dottoressa Alya e gli animi si stavano facendo sempre più tesi.

Sapeva che quella mattina Robin Mask, accompagnato da sua sorella Elizabeth, avrebbe fatto una visita di “piacere” al proprio… vicino di casa dopo quella che era stata una conversazione piuttosto interessante avvenuta nella sala verde di villa Mask, e sapeva che Kevin aveva provato a dissuaderlo dal poter commettere una possibile cazzata ad andare dal Lancaster senza però ottenere un risultato concreto.

Il cosiddetto “disastro” giunse quando Elizabeth Mask non si ricordò, nel mentre che sorseggiava il proprio tè nero, il nome della possibile ragazza fortunata che aveva velocemente sposato l’ex allievo di suo fratello.

 

“Dunque Warsman si sarebbe davvero sposato?” fece un Robin piuttosto incredulo di fronte a quella notizia a dir poco insolita “non lo facevo capace di un simile gesto… per giunta su Amazon, poi! Un vero peccato che non diano in diretta l’evento”

Quel giorno non si aspettava di perdersi metà del pomeriggio in futili pettegolezzi, ma doveva ammettere a se stesso che il metodo di sua sorella era molto più rilassante che dare pugni contro un sacco di sabbia inanimato. Ovviamente non poteva sapere che l’evento trasmesso sul canale satellitare della IWF era stato oscurato in Inghilterra, ed essendo pure considerato un evento “minore” sulla Terra veniva trasmesso in seconda serata e dunque solo seguito dai più appassionati, poiché se lo avesse fatto avrebbe fatto due più due decisamente molto prima del tempo.

“Hm, così pare. E secondo Kyle IO dovrei conoscere la ragazza in questione… hmm…” sorseggiò lentamente il proprio tè nel mentre che il fratello e il nipote, Kevin aveva deciso di stare saggiamente in silenzio durante quella chiacchierata, la osservavano con le orecchie tese “stai a vedere che si è sposato con Emerald Lancaster?! È da più di un anno ormai che ci sono svariati pettegolezzi che vedono la figlia del tuo caro vicino di casa intrigata in chissà quale complicità criminale con il tuo allievo! Si dice addirittura che abbiano pure sparato alla gamba di un barista in un pub di Londra, ma credo che quella sia solo una leggenda…”

 

Quel fatto non era una leggenda ma era accaduto veramente, ma per ovvi motivi non si poteva accertare che la novella sposa fosse proprio Emerald a causa di comunicazioni telefoniche tutt’altro che facili a causa dei satelliti malfunzionanti. Era solo una sorta di indizio che tuttavia non poteva essere confermato in due minuti, ma il capofamiglia dei Mask aveva praticamente insistito sull’andare a trovare il vecchio Howard non appena aveva percepito la campanella di pericolo.

Ed Elizabeth, per scongiurare l’ennesimo litigio tra padre e figlio, poiché giustamente Kevin non voleva vedere il proprio genitore partire in quarta alla volta della tenuta Lancaster per cercare un colpevole che al momento non esisteva, si era offerta volontaria per accompagnare lo scontroso fratello dal marchese ufficialmente come visita di cortesia. Una  buona idea, almeno in parte se avevano intenzione di scovare qualche indizio utile, ma per Niamh sembrava quasi di tenere nascosto un segreto che avrebbe evitato possibili disastri all’interno della villa Lancaster.

Con Lizzie non si correva questo pericolo, ma restava il fatto di possedere quella sensazione in corpo di intralciare in qualche modo le immagini.

– Niamh? Va tutto bene? Non hai ancora toccato il tuo tè–

A riscuoterla da quei pensieri tutt’altro che allegri ci pensò la voce del suo ragazzo, e sobbalzando riportò lo sguardo verso il tavolino appena preparato dal maggiordomo capo. L’anziano Archie si limitò a sorridere lievemente e con comprensione, nel mentre che serviva la bevanda calda anche al proprio signorino, nei confronti di una fanciulla che divenne paonazza in volto trovandosi a borbottare parole di scuse portandosi alle labbra una tazza ormai tiepida.

Attualmente i due ragazzi si trovavano all’interno del cottage, lontano dagli occhi indiscreti degli adulti, e se la giovane di origini irlandesi sapeva di tutta quella chiacchierata di ieri era solo per bocca dello stesso Kevin. Non poteva piò nascondere ciò che conservava nelle proprie tasche, altrimenti la paranoia di considerarsi alla stregua di una “criminale” l’avrebbe perseguitata a lungo proprio come quella di essersi sentita, per molto tempo e a torto, una poco di buono.

– A dir la verità… ecco si, c-ci sarebbe qualcosa che alla polizia non ho detto…–

Quasi si pentì di aver sussurrato simili parole, poiché gli occhi dorati di Kevin emisero un luccichio tra il sinistro e il preoccupato portandola di conseguenza a svuotare velocemente le tasche del proprio golfino temendo una possibile sgridata che in fin dei conti pensava di meritarsi per davvero.

Sul tavolino di vetro dunque, sotto lo sguardo sempre più perplesso del campione in carica della Corona Chojin oltre che dell’anziano Archie, vennero sbattuti svariati oggetti tra cui scontrini della farmacia, caramelle per la gola e quello che sembrava un bottone ammaccato.

– Niamh… che diavolo stai dicend…–

– Mi dispiace! Mi dispiace!! Ho trovato questo bottone con il simbolo dei Lancaster dal benzinaio subito dopo che la dottoressa era scomparsa! M-ma poteva essere li da giorni ed è per questo che l’ho tenuto… io… io ho pensato che forse era il caso di mostrartelo prima a te…–

Sotto l’elmo di metallo di Kevin Mask si alternarono svariate espressioni facciali per ogni singola emozione che gli attraversò l’anima nel momento esatto in cui la sua ragazza aveva velocemente confessato l’inimmaginabile. Stupore, delusione, rabbia, ansia, speranza… si alternarono tutte molto velocemente nell’esatto momento in cui prese con mano tremante quel bottone dorato visibilmente schiacciato da una forte pressione, forse una macchina, e dopo svariati minuti di silenzio spesi a guardare quel piccolo artefatto decise di spezzare quella visibile tensione che si era creata in soggiorno.

– Niamh… confesso che avrei preferito che tu me lo dicessi prima! – e qui la giovane abbassò gli occhi avvertendo l’ovvia delusione nella sua voce, ma Kevin fu veloce a precisare – Ma!... e ripeto, “ma”… credo che tu abbia fatto bene ad informare me anziché la polizia! Quei buffoni anche se prendessero questo indizio – oltre che il matrimonio del suo ex allenatore – non riuscirebbero mai a collegarlo con i Lancaster. Anche se… purtroppo sempre un indizio rimane–

Era una situazione oltremodo frustrante non avere nulla in mano se non delle mere briciole di pane, ben sapendo che lo stesso marchese non avrebbe avuto problemi a nascondere qualunque cosa avesse da nascondere anche se certi indizi potevano benissimo portare a lui. Se era vero che Emerald aveva sposato Lord Flash, anche se a quanto pare si stavano rimboccando le maniche per ottenere il divorzio, allora mister Lancaster avrebbe fatto qualunque cosa pur di aiutare la propria principessa… anche rapire una donna che non c’entrava nulla pur di assicurarsi la collaborazione di uno scomodo genero.

A spezzare quel triste silenzio, una autentica metafora di impotenza umana, ci pensò lo stesso maggiordomo in capo posando la teiera ancora fumante sul carrellino delle vivande.

– Se mi concedete una parola, signorino Kevin, potrei consigliare una strategia un po’ rischiosa quanto potenzialmente efficace…–

– Uh? Spiegati meglio, Archie– se il campione in carica della Muscle League era interessato non c’era da stupirsene, così come la stessa Niamh – cosa intendi con metodo efficace? –

Non che l’idea del rischio piacesse a Kevin, non tanto per se quanto che ci andasse di mezzo gente che non c’entrava nulla con tutta la brutta storia che si era creata, ma l’anziano maggiordomo non battè ciglio nel mentre che sistemava il servizio da tè sul carrellino.

– Si da il caso che conosca l’anziana governante di casa Lancaster, al sabato sera ci incontriamo al “the end of the world” pub per una partita a carte, e giusto la settimana scorsa si lamentava del fatto che non riuscisse a trovare una ragazza che riuscisse a piegare le lenzuola in maniera decente… il posto è tutt’ora vacante, e mi chiedevo se la signorina Niamh fosse disposta ad accettare un lavoro faticoso quanto ben pagato…–

– C-cosa?! Oh, andiamo Archie! Vorresti davvero metterla in pericolo…?!–

Il piano del maggiordomo lasciava intendere che la giovane fidanzata del suo signorino si infiltrasse a villa Lancaster sotto mentite spoglie per poter avviare indagini più accurate laddove la polizia, per ovvi motivi, non sarebbe riuscita ad arrivare, ma logicamente non è che Kevin fosse ben disposto a far correre rischi inutili a Niamh.

Anche se… decisamente non si aspettò che la giovane donna acconsentisse ad un piano del genere.

– Se ciò può essere di qualche aiuto alla dottoressa Alya… allora sono anche disposta a correre il pericolo! – non sembrava molto sicura di quello che stava dicendo, ma era comunque disposta a rimediare ad una omertà poco salutare, fermando le proteste di Kevin con una alzata di mano – ehm, tieni presente che i Lancaster mi conoscono solo di vista. Mi basterà tingermi i capelli e non mettermi in mostra! Glielo devo Kevin… è una delle poche amiche che ho! –

Era vero in effetti, il suo carattere già schivo per natura le aveva permesso di coltivare poche amicizie buone e tra queste c’era da annoverare anche la nuova signora Mask. A modo suo Niamh si sentiva in debito con Alya per averle fatto aprire gli occhi su tutta la sua relazione con il campione della Muscle League, e per quanto Kevin potesse non tollerare di vederla in pericolo decisamente non sarebbe riuscito a farle cambiare idea.

– Io… non voglio che ti accada nulla di male… però…–

Però c’era da ammettere che come piano poteva anche funzionare, sebbene avrebbe preferito di gran lunga andare lui di persona che comunque con i travestimenti ci sapeva fare. Ma quanto sarebbe durato prima che lo scoprissero? Chi gli garantiva che la sicurezza di casa Lancaster avrebbe avuto una lacuna proprio durante la sua esplorazione?

La situazione era così complicata che non poteva far altro che seguire due scelte, ossia lasciare tutto il lavoro in mano alla polizia, che nel caso mister Howard centrasse qualcosa non lo scoprirebbero mai, oppure tentare l’impossibile e sbrigarsela da soli facendo rischiare la vita alla persona che amava senza contare che comunque si stava parlando di Alya e della bambina che portava in grembo.

Che fare, dunque?!

 

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Ci aveva visto bene Jeager per quanto riguardava il freddo.

Attualmente l’intero gruppo si trovava a quota 2500 metri, o forse anche di più, e i primi segni di stanchezza iniziavano a farsi sentire sull’intero gruppo. E come se non bastasse, una tempesta di neve aveva iniziato ad abbattersi sul loro cammino appena toccati i 1600 metri di altezza con il vento gelido che creava letteralmente delle stalattiti addosso ai giovani chojin.

Kid Muscle aveva due lunghe stalattiti di ghiaccio che gli scendevano lungo il naso, ed anche se si era coperto pure lui con il mantello di Check Mate poco poteva fare con il freddo pungente che entrava fin dentro le ossa. Ritrovandosi a battere costantemente i denti mentre davanti a lui il lottatore del Principato di Monaco cercava di proteggere il proprio allenatore coprendolo con l’altro lembo del proprio mantello in un gesto onorevole.

Se a loro andava tutto sommato bene, non si poteva dire altrettanto riguardo a coloro che un mantello non ce l’avevano. Kyle Mask aveva la schiena curva nel mentre che cavalcava la propria mucca di montagna completamente incurante del vento gelido e dello scarso ossigeno, in un segno evidente che il teppistello di Edimburgo non era affatto abituato a climi estremi nonostante la sua tempra di chojin, ed anche Terry Kenyon continuava a tossire e a battersi il petto con ambo i pugni per potersi scrollare di dosso il ghiaccio che continuava a riformarsi. A quanto pare l’unico ad essere indifferente al poco ossigeno e al freddo tanto da scrollarsi di dosso i cristalli di ghiaccio con semplici gesti, a dir poco annoiati, delle mani era il figlio di Broken Jr.

Molto probabilmente il ragazzo aveva eseguito un allenamento speciale per avere una resistenza al freddo superiore a quella degli altri, ma a Lord Flash questo non importava. Non solo perché anche lui era abituato al freddo pungente e dunque sapeva gestire bene una situazione del genere, quanto perché il gruppo non era composto da soli chojin ma anche da un civile che decisamente non era abituato ad un simile clima estremo.

Emerald Lancaster era a tutti gli effetti una ragazza fisicamente forte, ma non era una chojin e dunque poteva anche rimanere assiderata da una simile temperatura o peggio ancora finire soffocata dal mal di montagna se non si fosse abituata alla pressione atmosferica.

– Porcello… ho f-freddo…–

La giovane ereditiera attualmente aveva cambiato posizione sulla schiena della vacca viola per ordine stesso del compagno, portandosi sul davanti della sella così da poter ricevere più calore da parte del corpo dell’uomo. Non che potesse fare molto per combattere il freddo da sola, si era alzata giusto il cappuccio della giacca sportiva ma restava comunque in shorts, pertanto Warsman cercava di tenerla il più riparata possibile dalle intemperie stringendosela a se anche se con scarsi risultati.

– Cerca di tenere botta ancora un po’… parlami, Emerald! –

Doveva tenerla sveglia il più a lungo possibile, poiché se si fosse addormentata avrebbe rischiato di complicare ancora di più la sua situazione fisica. Sapeva, tra l’altro, che lo “stimatissimo” padre della giovane donna aveva messo a disposizione il viaggio in treno e l’alloggio gratuito, ma a quanto pare non aveva fatto molto per tutta quella disastrosa scalata fatta al freddo pungente. Molto probabilmente tutto quel percorso faceva parte della sacra prova che i due sposi riluttanti dovevano affrontare e né Howard, né qualsiasi autorità competente, avrebbe potuto fare molto se non quello di osservare la propria principessa morire assiderata tra le braccia di una bestia delle steppe.

In pratica: dovevano sperare di arrivare sani e salvi fino in vetta, coltivando tale speranza che si affievoliva sempre di più ad ogni gradino che le mucche salivano.

– Rat-ta-ta… c-che freddo, maledizione! – si lamentò giustamente il lottatore americano battendo i denti oltre che colpendosi gli avambracci per farsi più caldo – e tu mi spieghi come diavolo fai ad essere così impassibile?! Cavolo, Jeager! Mi fai quasi paura–

Il tedesco non ribatté nell’immediato, troppo concentrato a controllare i battiti cardiaci oltre che cercare di vedere qualcosa oltre la tempesta di neve, e solo dopo diversi minuti si ritrovò a scrutare il cielo e notare qualcosa di insolito oltre ai fiocchi di neve che scendevano furiosi.

– Hmm… siamo decisamente in alto qui – assottigliò le palpebre e provò ad osservare meglio quel puntino in lontananza – troppo in alto per un’aquila –

Non era l’unico ad essersi accorto che, ormai arrivati a quota 4000, un uccello stava volando in cielo a quanto pare molto interessato al loro cammino. Anche Meat aveva notato quella sagoma scura in cielo ed era anche pronto a giurare che fosse fin troppo grande per un cello predatore. Durante il viaggio di arrivo su Amazon si era letto per bene il catalogo online sulla fauna locale del pianeta tramite il tablet offerto dalla compagnia areospaziale, e gli uccelli più grossi esistenti si trovavano verso il sud del pianeta tra cui il variopinto beccaccino e l’aquila argentata famosa per essere abbastanza grande da divorare anche gli esseri umani, mentre ora si trovavano nell’estremo nord con ben altre creature che fino a quelle altezze non arrivavano.

“Uhm… stai a vedere che è un agente del tempio?”

I suoi pensieri sull’essere quantomeno sorvegliati si stemperarono presto, poiché fu con un grido di gioia che Kid Muscle accolse il sole che finalmente faceva capolino tra le nubi grigie come a voler premiare la loro ostinazione nel voler continuare quel percorso letale.

– Guardate ragazzi! La tempesta sta cessando! E il sole è finalmente sbucato fuori!! Uha ah ah!! –

– E bisogna ammettere che si può godere di un ottimo panorama da quassù. Si può notare l’intera vallata–

L’affermazione di Check Mate era vera, poiché a mano a mano che la tempesta andava scemando, quasi come se le fosse stato “ordinato” di ritirarsi ora che il gruppo aveva quassi raggiunto la cima, ma non era il bel panorama ad aver attirato un Kyle Mask in parte ancora infreddolito, quanto la presenza di un colossale arco in stile giapponese che segnava il passaggio in un punto molto importante.

– Più che per il paesaggio… direi che dovremmo essere grati di vedere il tempio ora che ce l’abbiamo davanti – si mise a respirare l’aria di montagna ad ampi polmoni, notando che non solo era bella fresca ma anche decisamente abbondante – hm… saremo a quota 4500 ma qui c’è la stessa quantità d’aria che si può trovare a valle, merito della sacerdotessa? –

Poteva anche essere, così come poteva essere che dei macchinari terraformanti permettessero che sulla vetta spianata della montagna si generasse una bolla di ossigeno che permettesse la vita anche in condizioni estreme. Ma tutto sommato la vista del tempio si ripagò di tutta quella difficile scalata regalando ai pellegrini uno spettacolo unico.

Il tempio era in stile giapponese, ed era reso praticamente bianco dalle molte stalattiti che scendevano dalle sue grondaie e dai porticati, rendendolo simile alla dimora di una sperduta regina delle nevi anziché un tempio sacro.

E ad attendere il gruppo sui gradini principali del tempio, con sommo stupore di tutti c’era nientemeno che Wally Tusket che agitava la mano in segno di saluto decisamente contento di rivedere i propri amici.

– Ehi! Ragazzi! Da questa parte!! –

Gli stremati amici del tricheco irlandese si accorsero di lui dopo un po’, troppo stanchi e ancora concentrati ad osservare il palazzo invernale, ma poi si ridestarono e trovarono la forza di smontare dalle improbabili cavalcature per correre incontro al loro amico scomparso. Per ovvi motivi ci fu dunque un abbraccio collettivo di gruppo con il compagno ritrovato che corse loro incontro, tanto che sia Kid che il tricheco umano scoppiarono in un pianto melodrammatico.

– Wal! Ehi amico… ma come hai fatto a finire qua? Non lo sai che eravamo in pensiero?! –

Giustamente l’osservazione di Terry rappresentava il pensiero comune dell’intera combriccola di amici, ed una volta che tutta quella scenetta a cui mancavano da sfiondo glitter e fiorellini, secondo il parere di Kyle ovviamente, il mite Tusket si ritrovò a rigirarsi le dita delle mani con un certo imbarazzo.

– Uh… ecco io ho provato a contattarvi il giorno dopo la festa, ma le linee telefoniche non funzionavano! Ma davvero non vi ricordate quello che è successo a Moonlight? Della proposta che ci ha fatto il diacono della sacerdotessa Erza riguardo un allenamento speciale? –

Erano successe molte cose quella notte e anche se Wally non aveva bevuto così tanto alcool aveva comunque accettato una proposta di lavoro alquanto inusuale magari credendo di fare la cosa giusta. C’erano molte cose da spiegare in effetti, prima di incontrare la somma sacerdotessa del luogo e decidere con lei l’incontro da disputare almeno entro domani.

Ma francamente parlando, per Kyle Mask e il suo allenatore, che ora aveva tra le braccia una Emerald che riposava tranquillamente dopo che pure loro erano smontati da cavallo, poco importava di quella stucchevole scenetta che non avrebbe certo risolto i loro problemi. Bisognava ancora decidere chi avrebbe combattuto contro chi, ed il problema principale era che alcuni di loro erano reduci da un altro combattimento e dunque ancora convalescenti per poterne disputare un altro dopo essere rimasti quasi congelati durante la scalata.

– Non so te… ma questo posto non mi piace –

Il giovane lottatore inglese lo disse sussurrando al proprio allenatore, e lo stesso Warsman si ritrovò ad osservare in cielo la stessa aquila di prima che ora volteggiava lontano in cielo… in apparenza tranquilla e ignara della loro presenza.

– Non sei l’unico ad avere un brutto presentimento, compagno – quasi istintivamente strinse a se una donna che ora stava pure russando dalla fatica, venendo completamente ignorata – speriamo solo che non perdano troppo tempo in inutili smancerie! –

Forse era un pensiero un tantinello freddo, ma si trovava perfettamente in linea con l’atmosfera decisamente ghiacciata.

 

 

 

Se avete visto il film “Up” della Pixar allora non dovrebbe sorprendervi il beccaccino xD ( ho deciso che su Amazon ci saranno un 90% di animali strani ) mentre per l’aquila argentata mi sono ispirata… ad un’aquila esistita veramente in epoca preistorica, precisamente in Nuova Zelanda, e che le persone se le mangiava per davvero tanto da essere temuta e venerata dalle popolazioni native.

Per il resto Erza NON è la copia della protagonista di Frozen, ok? La si vedrà nel prossimo capitolo!

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Capitolo 15
*** galli senza pollaio ***


Erano ormai due giorni che Morrigan se ne stava rintanata all’interno delle sue stanze private. Non era cagionevole di salute, questo andava detto, quanto era impegnata a… parlare d’affari con il proprio avvocato di fiducia.

E no, non era neanche implicata in guai giuridici poiché il mondo ignorava della sua esistenza anche grazie alle autorità corrotte che era riuscita a portare dalla sua parte versando loro una quota delle sue azioni in borsa riguardo attività fasulle sul training dei chojin suoi alleati. Si, la vendita di sabbia rossa era qualcosa di molto più sottile ora che la donna aveva imparato la lezione, e la vendita autorizzata di integratori alimentari non dava fastidio a nessuno così come non dava fastidio la vendita di grucce, polistirolo e altre sciocchezze di uso quotidiano che non destava molto interesse alla dogana. Le autorità di solito controllano bene le merci provenienti da Amazon, ma per quanto riguarda le merci innocue che vengono da altri pianeti?

La strega era stata abile nel tessere le sue amicizie al di fuori del convento in cui era reclusa, affidandosi a burocrati senza scrupoli ben disposti a far vincere i loro campioni con l’aiuto di una “spintarella” chimica, nonché a scendere a patti con avvocati pronti a salvarle il culo e messi a sua disposizione da amici più o meno influenti che le dovevano un favore.

Contrariamente a dieci anni fa, i pellegrinaggi al tempio in cui professava non erano più una cosa buona e bisognava dunque puntarsi su un sistema di commercio più ampio e “pulito”, tenendo ben presente che su alcuni pianeti l’utilizzo di sabbia rossa a scopo terapeutico, per quanto suonasse come una presa per il culo nei confronti delle leggi vigenti, era una mera realtà che la portavano a muoversi comunque con una certa discrezione.

Senza amici che contano il commercio non gira, ma senza la giusta protezione non potrai difenderti dai cosiddetti amici pronti a voltarti le spalle appena qualcosa fosse andato storto. Il fatto che ora Morrigan vivesse in una specie di fortino inespugnabile non la dava già per vittoriosa nonostante il sottile commercio che era riuscita a mettere su, un commercio che con tutta probabilità sarebbe continuato anche dopo la sua morte vista la rete che aveva creato, e per quanto i suoi cosiddetti “amici” potevano darle tutti gli avvocati che voleva era sempre il caso di scegliersene qualcuno per se.

A Bone Cold tuttavia quel Spectrus Specter ( nome altisonante, poi! ) piaceva decisamente poco e ancor meno gli piaceva il modo in cui Morrigan si comportava in sua presenza… ossia come una ragazzina adorante davanti al suo cantante/attore preferito.

Quando era entrato nella sala principale, fin troppo perfetto con quel suo completo grigio chiaro, aveva ignorato volutamente la presenza dei tre mercenari favoriti della strega e si era diretto verso il trono con un accenno di sorriso ad incorniciargli una espressione fin troppo gelida accentuata ancor di più dai suoi occhi color ghiaccio. Ed appena lo sguardo vacuo di Morrigan si era posato su quello di un uomo all’apparenza freddo e impassibile, fu come se una fiamma si impossessasse delle sue pallide membra portandola ad alzarsi di scatto dal proprio scanno per corrergli letteralmente incontro con uno strillo divertito.

Spectrus fu lesto ad accoglierla tra le proprie braccia come se fosse stata leggera come una pima, e nonostante il metro e ottanta di altezza della donna l’avvocato la superava di gran lunga tanto da dare l’idea di essere quasi un gigante, baciandola con una certa passione dando quasi l’idea che se la sarebbe fatta proprio li davanti agli occhi dei tre allibiti mercenari.

Una dimostrazione di forza invero, poiché riuscire a baciare una strega dello spazio senza comunque risentirne degli effetti di prosciugamento energetico era indice di una prestanza fisica, o meglio superiorità nel vero senso della parola, che quell’avvocato sconosciuto voleva far vedere a tutti i costi ai tre tirapiedi di Morrigan.

“Oh, tesoro! Sono tanto felice di vederti! Ma tanto tanto” flautò la strega dai capelli rossi alla fine di quel lungo bacio appassionato “che mi dici di bello? Hai fatto quello che ti ho chiesto vero? Vero?! Sai che non vorrei essere costretta ad ammazzarti…”

“Tzk… lo sai che è impossibile abbattermi” fece lui, guardando di sottecchi proprio il mercenario del pianeta Dokuro a cui più di tutti poco piaceva quella scena lasciva “magari potresti provare a farlo in privato, ho alcune sorprese che ti piaceranno da morire”.

Come a dire: “siete dei poveri pezzenti con cui non vale la pena sprecare il mio tempo, vado a divertirmi!”. Sicuramente era un uomo fin troppo sicuro di se con tutta quell’aria di spirito di ghiaccio che si dava, ma comunque decisamente “debole” quando si trattava di carne femminile, e tuttavia Bone Cold aveva l’impressione che quella di Spectrus non era semplicemente apparenza quanto una constatazione di fatti.

Il mercenario dette dunque un ultimo tiro ad una sigaretta ormai del tutto consumata buttandola poi oltre le colonne di uno dei cortili interni del monastero, dando una fugace sguardo alle finestre situate agli ultimi piani della struttura centrale. Quelle erano le stanze di Morrigan, ed era rintanata li da ormai due giorni a fare chissà cosa con quel pezzo di merda di due metri e trenta senza tener conto che gli affari non sarebbero mai andati avanti se sua maestà non avesse alzato il proprio culo dal letto per leggere i vari rapporti che i suoi commercialisti di fiducia le spedivano ogni settimana.

Quella di Bone Cold era logicamente preoccupazione per il lavoro, non gelosia, che forniva tanti bei soldi ma a suo parere aveva una struttura solo all’apparenza solida e duratura. Il mercenario aveva intuito che Morrigan stava giocando d’astuzia nell’entrare nelle grazie, in tutti i sensi, di uomini potenti come quello Specter… ma aveva anche intuito che il suo troppo ottimismo prima o poi le avrebbe fatto fare passi falsi. Forse il mercato che aveva messo in piedi sarebbe sopravvissuto anche alla sua dipartita, ma cosa assicurava a Morrigan un futuro sereno lontano da qui? Da un pianeta che l’aveva già condannata alla nascita? Bone Cold preferiva non pensare ad un domani fosco e soprattutto non voleva che la sua attuale datrice di lavoro decidesse di schiattare ancor prima dell’ultima busta paga, ma più si andava avanti e più non poteva fare a meno di formulare pensieri negativi.

 

– Hm, il tuo soldatino marcescente se n’è appena andato… credo sia un po’ geloso. Magari la prossima volta dovrei fargli vedere per bene come si usa l’attrezzo, visto che ho come l’impressione che tu sia circondata da inutili omini rinsecchiti decisamente spaventati da un po’ di sforzo fisico –

Spectrus Specter aveva osservato la figura del mercenario di Dokuro standosene al “coperto” di una leggera tenda, sebbene non avesse timore di mostrarsi nudo agli occhi di un guardone, e tutto ciò che ricevette dalla bella strega fu solo una risata strascicata e stanca.

– Oh, suvvia… lascialo un po’ in pace – altra risatina un po’ stanca nel mentre che la padrona di casa si tirava su a sedere su di un letto dalle lenzuola ancora umide – è solo preoccupato per me… oltre che per il lavoro si intende. Come lo sono io del resto… capisci, si?–  

L’altro non rispose, limitandosi a sorridere in maniera impercettibile troppo intento nell’osservare la strega avvolta da quelle lenzuola stropicciate ed immaginandosela in ben altro modo nel mentre che si avvicinava a lui. Spectrus aveva un modo piuttosto possessivo di valutare le sue infinite relazioni con svariate donne della galassia, della serie “tu sei mia che ti piaccia o meno finchè non mi stanco io”, e sapeva di esercitare un grande fascino su molte donne aliene che immancabilmente si innamoravano di lui. Dovevano innamorarsi di lui, perché era ciò che voleva nella maggior parte dei casi visto che la trovava una cosa a dir poco divertente, ed era in parte anche nel caso di Morrigan.

La strega era ovviamente infatuata di lui, ma non del tutto da trascurare il proprio lavoro. Anzi, alle volte sembrava quasi che quella donna facesse finta di provare qualcosa per l’avvocato pur di tenerselo buono, senza tuttavia rinnegare il fatto di essere particolarmente entusiasta di avere accanto un uomo che non mostrava segni di debolezza ad un prolungato contatto fisico con lei neppure dopo quello che avevano appena compiuto. Come si faceva a non essere entusiasti di un uomo simile? Un amante perfetto e insaziabile, un imprenditore senza scrupoli che l’aveva aiutata con tutta la rete burocratica più fastidiosa oltre che ottimo sicario quando gli si chiedeva di fare un po’ di pulizia in modo discreto.

E fu proprio formulando quell’ultimo pensiero che si lasciò attirare in un abbraccio alquanto possessivo da un uomo con gli occhi di ghiaccio ed uno sguardo… stranamente bollente anche per una donna come lei. Ma fu comunque abbastanza lucida dal bloccarlo nel baciarla nuovamente ponendogli un paio di dita sulle labbra, e benchè lui decisamente non approvò quel gesto la strega fu lesta spiegargli il motivo.

– A-ah… direi che ci siamo divertiti abbastanza tesoro – rise in modo rauco vedendo la sua espressione facciale indurirsi per il mancato contatto fisico ricevuto – piuttosto, non credi sarebbe il caso di parlare di affari? Mi sto annoiando a stare qui a divertirmi e basta… soprattutto quando c’è qualcosa che mi infastidisce –  

– Spero per te che non sia il sottoscritto ad essere la fonte di tanta noia–

Morrigan sapeva che il suo fin troppo possessivo alleato era alquanto suscettibile alle critiche, fatte poi da una donna sulle sue doti amatorie poteva risultare alquanto pericoloso, ma si lasciò scappare una risata in parte maligna lasciandogli ben intendere che aveva provato gusto nel provocarlo volutamente.

– Oh… tu non potresti mai infastidirmi – e come mai nei suoi occhi neri come la pece, sclera compresa, c’era un guizzo abbastanza pericoloso che poteva rappresentare il contrario? – ma c’è chi la fuori ha il potere di farlo eccome… e potrebbe davvero mandare all’aria tutto il nostro meraviglioso affare, lo capisci vero? –

Lo capiva eccome, così come capiva che non sarebbe stato poi tanto entusiasmante costringerla ad un rapporto sessuale sapendola crucciata per ben altri motivi che la rendevano… decisamente poco focosa e aggressiva come voleva lui. La loro alleanza era sottile come un filo di seta, ma era comunque dannatamente valida visto e considerato che entrambi i soggetti in questione non erano degli stinchi di santi e, se Spectrus copriva Morrigan, altrettanto faceva lei dandogli un supporto economico non indifferente che avrebbe smesso di esistere nel caso fosse successo qualcosa alla strega.

Hm, e di quale affare si tratta questa volta? –  

Lo disse sorridendo appena, giusto quel minimo per lasciarle intendere che aveva capito fin troppo bene che madame aveva del lavoro per lui. Ma ancora non sapeva di che lavoro si sarebbe trattato e men che meno il soggetto che avrebbe dovuto terminare per ordine specifico della sua datrice di lavoro, non intuendo che avrebbe avuto ben poche informazioni sul bersaglio dato che la strega non aveva un radar incorporato.

Morrigan aveva la sensazione che sua madre fosse sul pianeta, questo era appurato grazie anche al legame genetico in comune che possedevano, ma non avrebbe saputo dire da che parte del globo si trovava se non verso est e il suo “segnale” era ancora troppo debole per rappresentare una autentica minaccia. Ma sapeva che era su Amazon e sapeva anche il motivo per cui era giunta li.

La strega non conosceva tutte le componenti del clan della propria madre, era finita in convento quando era ancora in fasce, e neppure le importava accanirsi contro una “famiglia” che per lei semplicemente non esisteva. Era Alana quella che esisteva, e forse grazie a Spectrus Specter avrebbe smesso di esistere del tutto.

 

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Gli faceva una certa impressione camminare per i corridoi a volta crociata finemente affrescati, in stile barocco con rilievi in oro, della tenuta Lancaster in un momento come quello.

A confronto con quell’ambiente che sembrava una esplosione di vita con i suoi putti alati e corni dell’abbondanza, lui, Robin Mask, pareva un mero spaventapasseri con un completo insolitamente nero che rifletteva bene il suo stato d’animo. Sua moglie era ancora scomparsa, le comunicazioni per Amazon non funzionavano granchè ( a quanto pare il suo ex allievo si trovava in una zona fuori campo per non aver risposto ad un centinaio di furiose chiamate da parte del Mask ), e adesso aveva una voglia matta di saltare alla gola di quel pazzo bastardo di Howard solo per avere quel timido sospetto mosso dalle parole di Elizabeth.

Per l’ex lottatore quelle ipotetiche riflessioni che vedevano la primogenita dei Lancaster accasata con Warsman erano più che sufficienti per colpevolizzare Howard di rapimento, dunque era una fortuna che sua sorella avesse deciso di presenziare quell’appuntamento a prendere un tè dai vicini di casa. Quello di Lizzie era un guinzaglio invisibile ma ugualmente efficace, tanto da rimembrare al proprio possente fratello chi è che avrebbe comandato per tutta quella spiacevole chiacchierata.

– Mi raccomando fratello… lascia parlare me e tu limitati ad emettere suoni afoni come di tuo solito – fece lei, dandosi un’ultima occhiata allo specchietto del portacipria nel mentre che attendevano nella saletta attigua a quella del tè, dopo che il maggiordomo capo li aveva accompagnati sino a li – siamo qui in visita di cortesia dopo la mia ultima chiacchierata con la marchesa. Hm, Janice ha preso a cuore la nostra situazione tanto da volerci fare le sue condoglianze–

Non lo disse con cattiveria, sapeva bene che la povera signora Lancaster non se l’era passata molto bene durante il matrimonio di Robin, ma il commento che fece non venne apprezzato appieno dal proprio consanguineo. E no, attualmente mister Mask aveva ben poca pazienza di sopportare il cinico umorismo della donna.

– Non è affatto divertente Lizzie – sibilò lui, con gli occhi vermigli che fissarono minacciosi una nobile impassibile – stiamo parlando di mia moglie, maledizione! E questo bastardo è…!–

– …una adorabile persona che ha trovato il tempo di darci udienza. E ora per favore, vedi di attenerti al piano–

Il tono asciutto, e anche lievemente seccato per tutta quell’aura di nervosismo che si stava già creando, di Elizabeth servì anche a ricordare a Robin che le grandi porte della sala da tè che dava a una delle tante verande della villa si erano ora aperte per dar loro un degno benvenuto.

Una sala bellissima, tutto in quella maledetta reggia era bellissimo e perfetto a confronto di villa Mask e di qualsiasi altro palazzo, con gli stucchi dorati a decorare le colonne che separavano la sala dalla veranda a sua volta decorata con piante di agrumi già in frutto.

– Ah… i signori Mask! Finalmente i nostri ospiti sono giunti–

Ad accoglierli c’erano ovviamente i coniugi Lancaster, che si alzarono dai divanetti vittoriani damascati di seta bianca venendo loro incontro, e tra i due quella più espansiva fu soprattutto Janice. Tanto che lo stesso Robin rimase un po’ disorientato quando la minuta moglie di Howard non andò a prendergli ambo le mani stringendogliele in un gesto di apprensione. 

– Oh quanto mi dispiace, Robin! –  ed era sincera nel dirlo–  in televisione non ne hanno parlato ed è stata Elizabeth a riferirmi tutto… non si sa ancora niente da parte dei rapitori? – 

– Uh… io… no, Janice. La polizia sta indagando, ma ti ringrazio per l’interessamento– 

La genuina bontà della marchesa aveva per un breve momento disorientato Robin che si trovò, per la prima volta da quando era successo tutto quel fattaccio, incredibilmente fragile per l’ovvio senso di impotenza che era subentrato con quel sequestro anomalo. Era già successo in passato di sentirsi così maledettamente male dentro, ovvero quando Alisa si era ammalata sempre di più fino ad arrivare a spegnersi sotto i suoi occhi, divorata da un nemico che lui non avrebbe mai potuto sconfiggere, e se c’era una cosa che non voleva che accadesse di nuovo era di perdere nuovamente una persona a lui cara.

– Oh, suvvia Janice… lasciamo che i nostri ospiti prendano posto così da poter conversare con più tranquillità. Non vogliamo certo turbarli ulteriormente, giusto? –   

A riportare alla realtà un assorto Robin, che già si stava perdendo in ricordi troppo malinconici per un uomo come lui, ci pensò il marchese Lancaster che, con uno strano luccichio negli occhi a cui l’ex lottatore non seppe dare una forma concreta, fece accomodare i propri ospiti sui deliziosi divanetti della veranda. Dall’esterno giungevano deliziosi i cinguettii dei fringuelli, mentre il profumo del tè ai frutti di bosco già servito su di un tavolino di cristallo fu un toccasana per gli spiriti irrequieti di molti dei presenti.

Quantomeno inizialmente la chiacchierata fu abbastanza leggera, quel tipo di cose e argomenti che servivano a mettere sempre a proprio agio l’ospite, e fu solo quando Robin fu visibilmente più rilassato che Janice decise di ritornare alla carica con domande certamente meno dirette. Almeno in teoria.

– Ancora non riesco a credere che la dottoressa Alya sia stata rapita… ma a che scopo poi? Vecchie ruggini tra chojin? –   

– Ancora non lo sappiamo, mia cara – e qui fu Elizabeth a prendere la parola come di accordo, nonostante la domanda fosse rivolta al fratello – la polizia sta facendo le sue indagini in modo serrato e abbiamo specificamente chiesto il silenzio stampa sull’accaduto… è stato già sufficiente il clamore di quattro mesi fa, non necessitiamo di altra pubblicità scandalosa–

– Indubbiamente un’ottima scelta, ma credo che bisognerebbe valutare anche una possibile vendetta da parte del figlio di qualche nostro nemico… non dovrebbe essere una pista poi così illogica–

Bisognava ammettere che il sospetto mosso da Howard Lancaster era piuttosto legittimo e nell’ambiente dei chojin non era una cosa poi anomala sequestrare un familiare dello sfidante affinchè prendesse sul serio la sfida lanciata, di norma si trattava sempre di soggetti femminili, ma madame Mask aveva già fiutato odore di depistaggio lontano un chilometro. Non era saggio presentarsi in casa del proprio vicino e accusarlo immediatamente di rapimento come avrebbe fatto sicuramente Robin, così come non era nemmeno giusto rimembrargli che aveva una figlia con tutta probabilità sposata con il proprio cicisbeo. Bisognava andare per piccoli passi su di un sentiero che la donna aveva già battuto in passato con lui, sapendo che il marchese avrebbe trovato qualsiasi informazione fasulla da propinare loro pur di uscirne indenne e con l’anima immacolata.

Per questo Elizabeth Mask poggiò sul tavolino la propria tazza di tè ormai del tutto bevuto per poter accingere dalla borsetta un pacchetto contenente sottili ed eleganti sigarette di marca.

Chiese il permesso silenzioso a Janice di potersene accendere una, che acconsentì tanto che si trovavano in una zona piuttosto arieggiata della casa e dunque non vedeva il motivo di sentirsi perplessi per quella richiesta, e frugando nella borsa andò a pescare un accendino argentato di pregevole fattura.

– Hm, forse è il caso di parlare di argomenti più leggeri… come sta tua figlia, Howard? –

La domanda di Elizabeth portarono il marchese Lancaster a smorzare lentamente il sorriso dalle labbra, per poi ricomporsi bevendo un piccolo sorso di tè caldo, deciso comunque a non cedere di fronte a quella donna che provò ad accendere l’accendino ma invano.

– Sta bene, Lizzie. Attualmente è in vacanza con un mio uomo di fiducia…–

Altro scatto alla rotellina di ferro dell’accendino, e stavolta un cenno di fiamma parve mostrarsi tra le mani di una nobildonna che lo guardò di sottecchi e con uno sguardo profondo come a volergli dire “so che ti ricordi di questo. Sono stata io”, portandolo per questo a deglutire in maniera impercettibile. 

– Hmpf! Il tuo uomo di fiducia è uno zoticone, Howard! Continuo a rimanere contraria a questa tua scelta, Hammy non può mescolarsi con uno come lui–

Un altro scatto ad un accendino che pareva volutamente non volersi accendere. I gesti parvero farsi più lenti ed esasperati come se fossero stati ben studiati da una astuta torturatrice, volendo far riaffiorare nel marchese il giorno in cui Elizabeth Mask gli aveva bruciato i capelli per fargli dispetto. Ma se quella vecchia strega credeva di potergli far fare un passo falso si sbagliava di grosso!

– Nostra figlia può fare quello che vuole, Janice… e non parve dispiacerle la compagnia di Michael…–   

– Hm, quindi secondo tale logica saresti disposto ad accettare qualunque uomo nella vita di tua figlia. Sei di larghe vedute mio buon Howard–

Stavolta il timido bagliore di un fuocherello che non voleva accendersi tra le mani della propria padrona venne accompagnato anche dalle sue parole serpentine, portando i nervi del marchese ad esasperarsi ancor di più sapendo bene che la Mask voleva che si fregasse da solo. Non sarebbe mai accaduto e Dio ne sarebbe stato testimone, anche se forse sarebbe stato testimone pure di un altro fattaccio.

Howard non era l’unico che stava perdendo la pazienza con una donna che pareva ormai aver capito tutto del caso, neppure si fosse trattata del Tenente Colombo in persona, ma anche Robin Mask iniziava a non reggere più il gioco della sorella con gli occhi intrisi di puro odio bruciante nei confronti de proprio ex amico.

Ci aveva provato l’ex lottatore a mantenere la calma come previsto dal piano di Elizabeth, eppure tutta quella crescente tensione non fecero altro che farlo innervosire sempre di più lacerato da un’ira interiore che gli stava bruciando sempre di più l’animo e la ragione. Ciò si poteva già vedere dal modo in cui stringeva e braccioli della poltroncina vittoriana e per come il suo respiro si era fatto più aggressivo, tanto che anche Janice lo guardò allarmata pensando ad un malore, ma questo non fecero demordere il marchese Lancaster che iniziava a stancarsi di tutta quella scomoda compagnia.

Ma perché mai sua moglie aveva tanto insistito per ospitarli proprio quel giorno? Possibile che si fosse fatta davvero commuovere dalle parole di Elizabeth Mask? Quella donna era una strega senza cuore ed era giunta sino a li solo per trovare un colpevole che non c’era e non ci sarebbe mai stato. E se in principio il marchese aveva trovato interessante quell’appuntamento per poter studiare meglio le mosse di Robin, ora si stava semplicemente pentendo di aver aperto la porta di casa sua.

– Io… si… cioè, no. Non proprio ecco – non doveva mostrarsi debole di fronte al nemico, si umettò in modo impercettibile le labbra riprendendo dunque compostezza– la vita di mia figlia non è affar mio, ma che mi preoccupi della sua salute, ergo nel caso specifico si accompagni con una persona pericolosa, quello direi che è legittimo… in fin dei conti, cara la mia Lizzie, saprai anche tu che i figli sono ciò che di più prezioso abbiam…–

Nnaargh!!

Non riuscì a finire la frase, anche se non vi era indecisione nelle sue parole quanto una solida fermezza di mandare al diavolo la propria interlocutrice, poiché un ruggito furioso di Robin Mask portò decisamente uno scompiglio inaspettato nella graziosa sala da tè.

Janice Lancaster emise un urlo spaventato/sorpreso dinnanzi alla furia con cui il proprio ospite aveva mandato all’aria il divanetto in preziosa seta damascata, contrariamente alla nobile in abiti simil vittoriani che rimase semplicemente attonita, pur di potersi avventare contro il marito che fu ben pronto a resistere a quell’assalto in piena regola. Era come se lo sguardo vermiglio dell’ex lottatore mandasse fiamme infernali nel mentre che affrontava un Howard stoico e deciso a tenerlo lontano dalla propria consorte, intrecciando le dita con le sue in una presa di bloccaggio, ben sapendo di essere lui il vero bersaglio di tutta quell’assurda messinscena.

– Dov’è mia moglie??! PARLA ANIMALE!! So che ce l’hai tu!! –

Le furiose parole del capofamiglia Mask risuonarono minacciose per tutta la stanza in una accusa infamante e decisamente infondata, portando la marchesa dapprima a rimanere sconvolta e poi a urlare terrorizzata quando il tavolo di cristallo venne urtato dal chojin irato finendo per ribaltarsi e di conseguenza rompersi.

– Non ho la più pallida idea di cosa stai parlando… mandrillo Mask lo canzonò Howard pur rimanendo serio in volto, constatando comunque che la rabbia di Robin era così tanta da dargli una forza tale da costringerlo a fare sul serio – magari dovrei pensare che la dottoressa Alya si sia stancata di un vecchio pazzoide che va ciarlando delle fandonie totali!–

Le parole che uscirono di bocca ad Howard tuttavia più che essere indignate parvero prendere velatamente per i fondelli, anche in una simile situazione, un uomo che aveva perduto la moglie avendo quasi sentore che fosse una cosa oltremodo divertente. Era ormai evidente che la situazione fosse degenerata in un modo a dir poco indegno per il buon nome dei Mask, tanto da portare Lizzie a sbuffare seccata e a massaggiarsi la fronte per tutto quel comportamento infantile, tanto che era bene porre fine a quell’autentica follia prima che la marchesa Lancaster decidesse di urlare terrorizzata attirando quindi ben altra gente.

Rimise le sigarette e l’accendino nella borsetta e si decise ad alzarsi in piedi decisamente non notata da due vecchi galletti intenti a becchettarsi per contendersi il pollaio, venendo seguita con lo sguardo da una Janice che non capiva bene che cosa avesse in mente la nobildonna.

– Arrgh… smettila di dire idiozie! Distruggerò questo posto! Troverò dove hai messo mia moglie! Io ti… gah!! – lo sguardo di Robin, che fino a quel momento aveva tenuto testa al marchese preso da una furia quasi ancestrale, si congelò come se una lancia lo avesse trafitto in pieno ventre portandolo ad irrigidirsi con tutto il corpo – L-Lizzie…! Non… quella mossa… !! –

Se non fosse che il chojin copriva la sorella con tutto il suo corpo massiccio allora probabilmente Howard avrebbe notato fin da subito la presenza della donna alle sue spalle ben intenta a stringergli un determinato punto del collo con un paio di dita.

L’effetto fu tuttavia immediato, poiché tosto Robin Mask cadde a terra a peso morto portando Janice ad urlare preoccupata temendo che al poveretto fosse venuto un infarto.

– Oh santo cielo! Che… che cosa gli è successo? È forse… è…?!–

– Puoi stare tranquilla, Janice cara, mio fratello non è morto ma si è solo appisolato per almeno una decina di minuti… la Rock Lobster Claw è l’unica mossa di famiglia che io abbia mai appreso dal mio buon padre. Ad ogni modo vi prego di perdonarlo, come potete comprendere è sconvolto per il rapimento della moglie–

Benchè non fosse da considerarsi propriamente una chojin a tutti gli effetti era comunque passata anche lei per gli allenamenti di Robin Knight Mask sebbene alla pratica avesse ben preferito la teoria. Non a caso aveva avvicinato alle tecniche di famiglia i suoi stessi figli, e quella tecnica di neutralizzazione era l’unica che Elizabeth avesse appreso ed usato nella sua vita trovandola… piuttosto conforme al suo stile di vita sofisticato.

Ma tralasciando che si trattava di una tecnica difensiva “da strada”, era riuscita ad evitare il peggio con i coniugi Lancaster dando prova che il povero fratello avesse la mente devastata da ciò che era successo in quegli ultimi giorni. Era ciò che contava in effetti, ed anche Howard si rilassò visibilmente sistemandosi con pochi gesti la cravatta di seta bianca.

– Oh beh…è comprensibile che sia sconvolto –  si schiarì la voce dando un colpo di tosse, gli seccava un po’ dover essere grato a quella megere, dando uno sguardo alla moglie e facendole segno che era tutto a posto – comunque, lascia che te lo dica, quella presa è a dir poco interessante… non sapevo che tuo padre avesse ideato una simile tecnica. Mi piacerebbe vederla di nuovo… Fiiii…–

Lo strano suono che fuoriuscì dalle labbra dischiuse del marchese Lancaster fu la diretta conseguenza della sua insolita richiesta, a cui la nobildonna dette il proprio consenso premendo le dita sul collo di un Howard che decisamente non si aspettò un simile assenso.

I suoi occhi si ribaltarono nel mentre che cadde pure lui a pochi centimetri da Robin, sprofondato in un tranquillo coma che sarebbe durato giusto qualche minuto, portando di conseguenza la povera Janice ad alzarsi dal divano per accorrere al suo capezzale per vedere come stava.

– Beh… almeno così nessuno dei due rischia di rovinare ulteriormente il mobilio –

Una osservazione un po’ cinica magari, ma non si poteva darle torto visto il tavolino distrutto e il tappeto persiano rovinato dai cocci di vetro e porcellana di un servizio da tè ormai andato in rovina.

 

( … )

 

– Grr… potevamo estorcergli delle informazioni importanti! Perché non mi hai lasciato fare?! Ce l’ha lui! L’ha presa lui, Elizabet! Lo so che è così!! –

Dopo circa un’ora dal loro disastroso appuntamento alla tenuta Lancaster il vecchio Robin stava ovviamente iniziando a dare segni di insofferenza da dopo essersi ripreso dalla presa di sottomissione della sorella. Era stato un bene che Lizzie fosse intervenuta per impedire che il furioso consanguineo scatenasse un putiferio, ma per ovvi motivi non si poteva dire che Robin fosse al settimo cielo per ciò che era successo, e ora stava decisamente esternando all’interno del proprio studio.

La donna interpellata tuttavia non gli rispose nell’immediato, estraendo un libro da uno scaffale vicino al caminetto per dargli una occhiata con fare quasi annoiato.

– No, non lo sai. E grazie alla tua sceneggiata non lo saprai mai! Grazie al cielo che i coniugi Lancaster si sono bevuti la storia dell’uomo distrutto dal dolore, cosa che sei e dunque non c’è bisogno che mi guardi così, dunque Howard non dovrebbe darci ulteriori fastidi…–

– Così non sei di aiuto Lizzie! Saresti anche tu nelle mie medesime condizioni se fosse caduto qualcosa ad uno dei tuoi figli! Oppure potresti…–

– …oppure potresti darti una calmata, daddy. Se urli un po’ più forte rischi di sputare le tonsille in faccia alla zia–

L’entrata in scena di Kevin Mask era l’ultima cosa che i due adulti si aspettavano di assistere, e la mezza battuta ironica del giovane vincitore della Corona Chojin era dovuta al fatto che il padre si era pericolosamente avvicinato ad Elzibaeth, sebbene questa rimase praticamente indifferente dalla sua minacciosa figura, con gli occhi ancora scintillanti di furia ancestrale tanto giustificata quanto inutile.

– Razza di insolente… non cambierai mai, Kevin?! – ora Robin parve “calmarsi” un poco, indirizzando la propria attenzione su di un figlio che aveva la schiena appoggiata allo stipite della porta dello studio – stiamo parlando di Alya… e della tua sorellina! Per quanto ne sappiamo potrebbe essere già nata oppure… oppure no…–

Per un breve momento la voce del capofamiglia dei Mask si incrinò preda di un dolore che non voleva che gli appartenesse, perché troppo orribili erano i suoi pensieri sull’amata moglie e sul suo destino incerto, e nonostante la spavalderia degli altri due componenti della famiglia quella scena era troppo da sopportare e deridere anche per loro.

Lizzie abbassò lo sguardo nutrendo comunque dispiacere per il dolore del fratello, mentre Kevin si ritrovò a deglutire provando un brivido freddo ad attraversargli la schiena. Decise dunque di cambiare tono e di avvicinarsi al proprio vecchio per dare la notizia importante che si era ripromesso di dare benchè non condividesse affatto la scelta che Niamh aveva fatto.

– Senti, forse possiamo continuare a pedinare il Lancaster senza che lui se ne accorga… in fin dei conti non conosce molto bene Niamh, e lei potrebbe essere la chiave per le nostre indagini–

L’idea che la propria ragazza potesse correre dei rischi dentro quella villa mastodontica non gli piaceva affatto, era stato decisamente riluttante nel lasciarla fare ma non poteva dire che le sue motivazioni non fossero valide, tuttavia le sue parole avevano attirato come si deve l’attenzione dei due Mask più anziani che ora pendevano decisamente dalle labbra del giovane campione. Magari il trambusto di quel giorno era servito a qualcosa, come a distrarre abbastanza i padroni di casa per permettere alla nuova cameriera ai piani di iniziare la sua carriera in villa, ma ancora non potevano sapere quali risultati ci sarebbero stati.

Se, ci sarebbero stati.

Spectrus Specter appartiene a Msfly, e non sono neppure tanto convinta di averlo mantenuto proprio IC. Comunque, la presa di Elizabeth è ovviamente ispirata a quella del Dottor Spock mentre il nome è preso dall’omonima canzone dei B-52 Rock lobster :Dorza invero, poichè

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Capitolo 16
*** il disgelo ***


– Dunque, fammi capire bene… questo amuleto ha la capacità di aumentare la tua forza? –

– Ehm, non esattamente Kid. Diciamo che questo amuleto scioglie il mio ghiaccio interiore permettendomi di usare al massimo la mia forza… ma una volta tolto, se non avrò appreso come padroneggiare la mia forza, la perderò automaticamente–   

Wally Tusket non si considerava un buon oratore dato che era un ragazzo semplice, e francamente parlando non avrebbe saputo descrivere in parole povere in cosa consentisse, a livello estremamente tecnico, l’allenamento speciale a cui la sacerdotessa Erza lo aveva sottoposto. Sapeva solo che l’amuleto con la gemma rossa che portava al colo aveva la capacità di fargli provare un  fuoco interiore e una sicurezza in combattimento mai provata prima, sentendosi come se tutta la sua energia si fosse sbloccata dai freni istintivi che la tenevano a freno data la pericolosità, per un chojin, di superare il limite della propria forza.

Probabilmente c’era di mezzo una magia ambientale, qualcosa legato a quel grande tempio arroccato sula cima della montagna più alta del pianeta, ma tutta quella faccenda aveva insospettito gli altri membri della Muscle League piuttosto preoccupati per il loro amico.

 

Dopo l’iniziale saluto in cui i giovani lottatori della League avevano trovato uno degli amici scomparsi durante quella notte di baldoria assurda, tutti si erano ritirati all’interno del palazzo in quella che era una grande sala da tè in stile giapponese. E la cosa più singolare era che loro tutti non erano gli unici chojin presenti all’interno del tempio… difatti molti altri avevano incrociato il loro sguardo perplesso lungo i corridoi e persino all’interno della graziosa sala da tè donando occhiate truci a chiunque cercasse di scrutarli meglio.

“sembra essere un luogo piuttosto affollato per essere decisamente isolato” fece notare un Check Mate piuttosto perplesso a Wally Tusket che, in testa al gruppetto, accompagnava i suoi amici a rinfrescarsi “è possibile che in questo tempio ci sia una palestra prestigiosa?”

“Uh… ecco, non è esattamente una palestra!” spiegò loro il tricheco umano un po’ imbarazzato “confesso di non averci capito molto, ma sembra che la sacerdotessa alleni molti chojin per poi scegliere colui che attuerà il disgelo dell’intera valle. Sembra essere un rituale che si svolge ogni anno”

Una cosa abbastanza strana e poteva anche essere che il lottatore di origini irlandesi fosse stato in qualche modo abbindolato sfruttando la sua buona fede. Un pensiero legittimo per Alexandria Meat, che aveva la responsabilità sui propri allievi e aveva il diritto legittimo per saperne di più.

“sarebbe una bella impresa per un chojin generare un disgelo in un paese così freddo! Una impresa quasi impossibile direi… e non priva di rischi, Wally. Sicuro di conoscerli tutti?”

“so che può sembrare strano, Meat. Ma secondo quello che dice la sacerdotessa è possibile  riuscire a controllare il 100% della propria forza se si è capaci di mantenerla anche senza amuleto”

Il tricheco aveva lasciato un po’ morire il discorso una volta che furono entrati nella sala da tè, quasi conscio di aver commesso una imprudenza ad accettare una proposta misteriosa che prometteva grandi risultati ad un prezzo che poteva essere rischioso quanto sconosciuto.

Meat logicamente non era l’unico del gruppo ad essere perplesso, oltre che preoccupato, per la scelta impetuosa fatta da Wally che con tutta probabilità, visto il suo carattere puerile, si era fatto abbindolare da facili promesse.

Tuttavia, una volta giunti nella sala, con svariati tavolini bassi già occupati da chojin a loro sconosciuti e alcuni ambienti divisi da dei paraventi decorati con degli aironi, il gruppetto non toccò per un po’ l’argomento tanto scomodo per l’irlandese finendo con l’ordinare tè verde e un vassoio di pasticcini. Inutile dire che questi ultimi furono i primi a finire a causa della gran fame del principe dei kinnikku.

Solo dopo un po’ di tempo, quando ormai le tazze fumanti furono del tutto vuote e le chiacchiere sul più e meno oltre che quelle riguardanti i vari aggiornamenti su quell’assurdo torneo furono del tutto esaurite, si era ritornati a parlare dell’argomento “allenamento speciale” per bocca di Kid Muscle.

– Mi sembra però alquanto strano che si permetta a così tanti chojin di accedere ad un potere potenzialmente grande – disse Jeager, guardandosi attorno per vedere gli altri lottatori conversare tra loro in modo discreto – inoltre, questa storia del disgelo mi sembra strana… è come se tutti questi chojin si stessero preparando ad una sfida mortale, piuttosto che a sciogliere un po’ di neve nella valle–

– Sono d’accordo… non si ottiene tutta questa forza in cambio di praticamente niente. Non è possibile generare un disgelo se non attingendo ad una forza quantomeno… diabolica, ecco!–

Anche i sospetti di Terry Kenyon erano legittimi, perché nessun allenamento parlava di ricevere il 100% della propria forza così all’improvviso senza aver prima scalato la classica vetta con sudore e fatica. No, era ovvio che ci fosse davvero qualcosa che non andasse, e la storia studiata alla Scuola di Ercole insegnava che solo gli evil chojin erano disposti a vendersi l’anima al diavolo pur di ottenere una forza disumana capace di generare anche montagne dal nulla.

– I ragazzi hanno ragione, Wally. Quell’amuleto potrebbe anche essere stato forgiata da satana in persona e tu affermi di saperne ben poco a riguardo! Sarebbe stato il caso di consultarci tutti quanti, non credi? –

Quello di Meat non era un rimprovero vero e proprio quanto una logica preoccupazione che, tuttavia, non venne accolta bene dal tricheco umano. Per una volta tanto che prendeva una decisione autonoma ecco che qualcuno doveva rompergli le uova nel paniere, e francamente parlando questa situazione iniziava a stancarlo decisamente.

– Dunque se decido di fare una scelta in modo autonomo è questo il risultato?! Begli amici che siete! E io che pensavo di contare sul vostro appoggio! –

Quella si trattava effettivamente della prima volta che il gruppetto di amici vedeva così adirato il lottatore di origini irlandesi, tanto che rimasero tutti stupiti di vederlo alzarsi in piedi dal tatami con una serietà in volto che ben poche volte gli avevano visto assumere e quelle poche volte era su un ring a combattere.

– Ma Wally… noi siamo solo preoccupati per te! – tentò di spiegarsi Kid, che più di tutti provò dispiacere per quel cambio repentino di atteggiamento – siam tuoi amici… ti abbiamo sempre appoggiato! –

– Sicuro! L’appoggio di fare da tester prima dei tuoi combattimenti! Sono sempre stato l’ultima ruota del carro e per una volta tanto che riesco ad eccellere molto più di voialtri subito a darmi addosso… la vostra è tutta invidia, altro che preoccupazione! –

Per ovvie ragioni le sue parole suonarono a dir poco sconcertanti al gruppo di lottatori che lo guardavano praticamente sconvolti nel vederlo andar via dalla sala dando loro le spalle come se fossero stati nemici comuni. Di solito il primo a ragionare nel gruppo era sempre Wally, mentre ora aveva agito quasi di impulso dando le spalle a tutti loro e costringendoli a guardare la sua schiena nel mentre che lasciava la sala da tè.

Un comportamento anomalo, che faceva male, e che portava nei presenti le più svariate emozioni. C’era chi come Terry e Jeager provavano una rabbia ben giustificata per quelle accuse infamanti, pur decidendo di non seguirlo per continuare una discussione che era a senso unico, mentre altri erano sul punto di mettersi a piangere proprio come Kid Muscle decisamente ferito dalle parole dell’amico. Lui più di tutti poi, poiché era noto che lui e Wally erano tra i lottatori che conservavano una amicizia quasi “infantile” con la loro passione per i videogiochi e il collezionare carte da gioco… oltre che per quei combattimenti ora accusati di essere dei semplici pretesti per buttare carne al fuoco come se nulla fosse.

– No… è un scherzo non è vero? – il principe dei kinnikku aveva le lacrime agli occhi ormai, indeciso se andare dietro all’amico oppure no – Wally non può fare così! Io non ho mai pensato che lui potesse essere una pedina sacrificabile… –

– Nessun di noi lo pensa, Kid. Ma credo che questo luogo abbia una certa influenza sulla sua persona–

Indubbiamente Check Mate aveva avuto una intuizione  geniale, la stessa che aveva avuto più o meno anche Meat già all’inizio di tutta quella tesa discussione iniziata in corridoio, ma che andava comunque documentata meglio magari chiedendo in giro o cercando nella biblioteca del tempio… secondo alcune targhe appese in corridoio, che segnalavano le direzioni per le varie sezioni dell’edificio, doveva esserci qualcosa di simile ad una biblioteca o un archivio da cui attingere delle informazioni magari senza lo sguardo minaccioso degli altri chojin.

– Ah, ma lasciatelo andare! – esclamò scocciato il lottatore americano, ben appoggiato da Jeager – se quell’ingrato vuole fare di testa sua che faccia! Affidarsi ad una pietra ovale per ottenere forza lo trovo una soluzione meschina…–

– …Ja, herr Kenyon. O in alternativa una soluzione di una persona disperata–

– Che cosa…? Ragazzi, spero stiate scherzando! È di Wally che stiamo parlando! C-come potete considerarlo già un nostro nemico?! –

Era quasi ironico che con solo due parole si poteva perdere una amicizia coltivata durante i duri allenamenti e i sacrifici della battaglia, e altrettanto ironico era perdere qualcuno come Wally Tusket da sempre il membro più tranquillo e meno attaccabrighe del gruppo. Non che i pensieri del tricheco umano, nel mentre che percorreva il corridoio dritto fino alla palestra, fossero poi così differenti da quelli dei suoi compagni. C’era in lui un barlume di coscienza che lo stava implorando di ritornare sui propri passi per poter chiedere scusa a quelli che in fin dei conti erano sempre stati i suoi amici, ma quel poco dispiacere che stava provando lo scacciò via con un deciso gesto di diniego fatto con la testa, prima di aumentare il passo verso la palestra già affollata. La grande forza che ora stava bruciando in lui, e forse non se ne rendeva neppure conto, stava soffocando la sua umanità promettendogli qualcosa di molto irraggiungibile per un ragazzo come lui.

Ma tornando alla sala da tè, fu solo l’intervento di Meat che mise definitivamente fine ad una probabile nuova lite che stava per nascere nel gruppo. L’ultima cosa che voleva era vedere Terry e Jeager litigare con Kid con una nuova scissione che non faceva bene a nessuno.

– Ragazzi, adesso calmatevi! Litigare non servirà a nulla e non aiuterà ne noi né Wally – il tono del piccolo allenatore era severo e non ammetteva repliche, tanto da zittire i litiganti – dobbiamo saperne di più su questo amuleto e su questo presunto disgelo. Io e Check Mate guarderemo in biblioteca – e questo perché il lottatore del Principato di Monaco era un gran lettore contrariamente agli altri tre che, a parte i manuali sul wrestling e i fumetti, non leggevano molto altro – mentre voi tre girerete per il palazzo con la massima discrezione possibile! Abbiamo bisogno di informazioni, perché non lo trovo possibile un simile assembramento di chojin che a quanto pare appartengono a fazioni differenti…–

Il loro allenatore non aveva tutti i torti in effetti, e a guardarci bene tutti i chojin presenti, e che continuavano a ignorarli troppo presi dalle loro chiacchiere, sembravano essere un minestrone tra individui malvagi e altri che era fin troppo chiaro appartenessero a pianeti fortemente legati alla Muscle League.

– In effetti è strano – fece il principe dei kinnikku grattandosi la testa – ora che noto meglio ci sono un mucchio di brutti ceffi qui… e non sono tutti giovani! Chissà che perché poi vanno  tutti d’accordo–

Era un bel mistero in effetti, vedere gente che di norma non avrebbe aspettato un minuto per farsi a pezzi in allegria e che invece erano intenti a parlare oppure impegnati in altre incombenze. Troppi misteri per un posto che non piaceva a nessuno di loro, e dato che Meat aveva ragione non ci misero molto a decidere di fare quella piccola indagine.

 

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Non era divertente trovarsi con i fondi per la difesa tagliati bruscamente per motivi economici. Quel vecchio avido di Vance MacMadd voleva che la Muscle League venisse protetta sempre e comunque nonostante i soldati flessibili avessero a che fare con equipaggiamento scadente e radar che non riuscivano a localizzare come si deve i soggetti della sua ricerca, pertanto se a breve si fosse incazzato c’era solo da capirlo.

Alcuni dei soggetti, poiché per Ataru Muscle era più importante l’indagine su quello strano traffico di vettovagliamenti che molto probabilmente nascondeva ben altro piuttosto che dare la caccia a quello scellerato di suo fratello e nipote, avevano lasciato una pista piuttosto evidente nella città di Venturas, luogo in cui erano atterrati, per poi sparire nel nulla diretti chissà dove.

Ma in fin dei conti aveva fatto una promessa a Belinda, e sebbene non fosse molto bravo ad esternare affetto si era comunque impegnato nel mantenere una promessa. Non sarebbe stato difficile trovare Suguru e Kid, bisognava solo continuare l’interrogatorio con il damerino che aveva di fronte, tuttavia ricordava con un accenno di turbamento la chiacchierata fatta con la regina.

 

“Che cosa credi di fare, Belinda? Stiamo partendo per una missione, non per una scampagnata!”

“Per te sono la regina Belinda” puntualizzò la donna con ciglio irritato per tutta quella confidenza fuori posto “e voglio riportare a casa mio marito prima che scoppi uno scandalo galattico!”

Da dopo che la regina aveva assistito a quell’assurdo spettacolo in televisione, dove suo marito indossava un ridicolo costume blu elettrico raffigurante un orso, la regina aveva deciso di accollarsi alla squadra di soldati che doveva partire alla volta di Amazon senza “se” e senza “ma”. Sapeva perfettamente che suo marito aveva dato spettacolo in gioventù con modi di fare da eguagliare un giullare di corte, ma ora che aveva indossato la corona non gli conveniva più ricoprirsi di ridicolo cercando il più possibile di mantenere decoro.

Erano più di venti anni che glielo diceva, ma a quello zuccone proprio non voleva entrare in testa… ed ora la regina non era più disposta ad aspettare a palazzo il ritorno di un marito che si era defilato di nascosto pur di non lavorare.

Indubbiamente sua maestà aveva uno spirito ancora indomito che le faceva onore, ma Ataru non aveva intenzione di far correre dei pericoli alla propria regina tanto da prenderla per un braccio e trascinarla lontano dalla navetta pronta per il lancio.

“Ah…! E lasciami andare, razza di bruto! Ho tutto il diritto di venire con voi! Sono la vostra regina…”

“e proprio per tale motivo devi governare questo pianeta! Qui non si tratta solo di mio fratello, Belinda” disse il soldato, fregandosene del titolo reale “si tratta di una missione molto più pericolosa e non voglio che tu ci vada di mezzo! Si… si, si lo so che sai combattere anche tu, non c’è motivo che mi guardi in quel modo, ma tuo marito non mi perdonerebbe mai se ti capitasse qualcosa di brutto. Io non me lo perdonerei mai…” lo capisci questo?”

Ci fu un momento di silenzio dopo quelle parole che quasi stupirono il vecchio soldato stesso che le aveva pronunciate. Ataru non era bravo ad esternare i sentimenti, non perché fosse un uomo freddo come i Mask o Warsman ma semplicemente perché… non era da lui, ecco. Era un uomo pratico, abituato a combattere al fronte per tenere a bada l’ira dei poveri coloni kinnikku sparsi in vari pianeti, e delle battaglie che aveva sostenuto aveva ormai perso il conto, questo andava detto, dunque era abituato ad un mondo in cui il sentimentalismo semplicemente non esisteva.

Oltra la sua maschera di metallo si celava uno sguardo stanco perso tra le mille battaglie, tra vittorie e sconfitte, eppure la regina fu sicura di vedere una scintilla di preoccupazione sincera. Una silenziosa supplica di non seguirlo in un viaggio potenzialmente pericoloso.

Belinda sentì gli occhi iniziare a bruciarle colmi di lacrime piene di rabbia e nervosismo, lasciando definitivamente perdere quella sua assurda “crociata” nel rivoler di nuovo il marito vicino e facendosi consolare da un timido abbraccio da parte dello tesso Ataru un po’ imbarazzato ad una esternazione così spontanea di affetto.

 

Ad ogni modo, sistemata la faccenda con la propria regina affranta non poteva certo abbracciare il giovanotto che aveva di fronte, ma gli avrebbe fatto fare volentieri un centinaio di flessioni oltre che svariati piegamenti nella melma.

– Quindi ragazzo… mi stai dicendo che in parole povere King Muscle è stato qui? –

– Invero potrebbe essere così, ma credo, mio nobile guerriero, che potrei aver preso un abbaglio notando la moltitudine di ospiti che la mia amata cugina ha accolto nella propria dimora – per gli antenati, ma come diavolo parlava il ragazzino? Parlava in un modo così antiquato che al sergente sfuggiva il senso delle parole – so per certo della sua abominevole cattura nel tempio del sacrificio… ah, quale orrore per un regnante! Comunque, da dopo la sua liberazione non è noto il luogo della sua attuale dimora… e vorrei saperlo anche io in effetti. Il sol pensiero che la mia stimata cugina sia ancora insidiata da quell’orrida creatura mi riempie di raccapriccio –

Una bella fortuna insomma, avere i radar malfunzionanti che tracciavano la presenza di King Muscle dalle parti di quel resort di lusso in un modo così flebile da non sapere se la distanza fosse giusta oppure no. Aveva ovviamente spedito altri suoi soldati in giro per la città di Venturas nel raggio completo del segnale radar, c’erano altri alberghi da visitare oltre a quello dov’era il sergente tutt’ora, ma il testimone che stava ascoltando gli stava facendo perdere la poca pazienza che aveva.

Sebastian Lancaster aveva il suo modo di parlare e il kinnikku non poteva farci niente, inoltre, onde evitare di diventare cieco a causa dell’insostenibile bruttezza fornita dal combattimento al tempio del sacrificio si era limitato ad osservare le interviste finali ad Emerald Lancaster, sua sfortunata cugina ancora sposata con un campione assoluto di bruttezza, e purtroppo la ragazza non gli aveva ancora comunicato la sua tappa attuale forse anche a causa dei 4000 e più metri di altezza che impediva degne comunicazioni di nota.

– Bene… fantastico! Un altro buco nell’acqua – il soldato veterano si ritrovò a roteare gli occhi seccato, poiché di tutta quella discussione ne aveva pene le scatole e stava rischiando di abbandonare la sua missione principale– la… ehm, ringrazio per le informazioni che ci ha fornito, messere…–

Si congedò con uno sbrigativo cenno del capo da un giovanotto che non tardò a ritornarsene al proprio sdraio dove lo aspettava una ragazza dai capelli scuri che lo accolse sorridendogli con civetteria, e comunque si ritrovò a smorzare il nervosismo di un possibile buco nell’acqua nel momento in cui il proprio trasmettitore non ricevette la gracchiante voce di alcuni suoi uomini. Ed una volta staccato il walkie talkie dalla cintura, fu abbastanza sollevato nel sapere che i suoi uomini potevano aver trovato un possibile indizio sull’attuale luogo di soggiorno di suo fratello minore.

Tanto meglio in effetti, sia per lui, sia per una regina ormai stanca di essere sempre in pena.

 

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I ragazzi della League non erano gli unici ad essere rimasti perplessi dalla gran quantità di chojin presenti nel grande tempio, somigliante più ad un albergo che ad un luogo di culto, ma anche Lord Flash e il proprio allievo avevano trovato molto strano tutta quella presenza umana composta al 99% da soli uomini anziché le solite suorine che potevano circolare in un tempio. Se si escludeva la presenza di Emerald, ora intenta a riposare in infermeria, e alla somma sacerdotessa stessa che ancora non si era presentata ai suoi nuovi ospiti non c’erano altre presenze femminili e dunque questo piccolo particolare lasciava intendere quanto fosse pericoloso quel posto.

Pertanto, il russo aveva chiesto al medico presente in infermeria di tenere Emerald in una camera a parte, per evitare che incontrasse brutte facce e riposare tranquillamente dopo le fatiche della scalata, e poi con Kyle si era accordato di cercare degli indizi utili per saperne di più sul tempio che li ospitava. Contrariamente al tempio del sacrificio, che faceva ben sfoggio del proprio “dolore”, quello della speranza era molto più discreto nonostante la presenza dei chojin e dunque era il caso di indagare per non trovarsi brutte sorprese come l’ultima volta in cui si era dovuto vestire da coniglietta sexy.

Mentre il suo giovane allievo avrebbe fatto qualche chiacchierata in giro, con il suo metodo convenzionale di irritare le persone giuste, lui avrebbe speso del tempo in biblioteca per consultare l’archivio storico del palazzo… ma ciò che stava facendo ora si stava dimostrando piuttosto a lungo termine.

Seduto su di una poltroncina in una zona lettura un po’ più appartata rispetto alle altre stava analizzando l’ennesimo volume senza però aver trovato qualcosa di interessante, e dunque anche ciò che stava leggendo al momento avrebbe fatto ben presto parte della colonna di libri presente alla sua sinistra.

Chiuse gli occhi per un momento e si ritrovò a sospirare quasi sconfortato. Non voleva limitarsi unicamente ad osservare, o nel peggio affrontare, un combattimento alla cieca senza sapere a cosa stessero andando realmente incontro. Non poteva certo sperare che le informazioni piovessero dal cielo!

Ciò che invece gli cadde addosso dal cielo non fu la speranza di ottenere informazioni quanto invece qualcosa di più consistente che si fiondò sul suo grembo con uno strillo entusiasta portandolo per questo ad emettere un grido smorzato dal dolore e a spalancare gli occhi… rimanendo quasi sconvolto da ciò che vide.

– Ehilà vecchio porcello! Cosa stai leggendo? Un harmony? Non puoi proprio fare a meno di trastullartelo neanche per cinque minuti, eh…–

Quella disgraziata, incosciente rimbecillita, di Emerald Lancaster lo stava guardando con fare sogghignante come se fosse stata convinta di averlo colto con le mani nella marmellata lasciandolo completamente di stucco riuscendo unicamente a balbettare frasi sconnesse.

Quella puttanella, invece di restarsene in infermeria a riposare, aveva deciso di correre dei pericoli piuttosto possibili girando in un ambiente pieno di uomini pericolosi… e il motivo era solo per prenderlo in giro, o così pensava al momento portandolo a formulare pensieri con più rabbia e meno stupore.

– Emerald…r-razza di puttanella decerebrata! Come hai fatto a uscire dall’infermeria?! Avevo espressamente chiesto di…!–

– Chiudermi dentro? Si, era dell’idea anche il dottore ma si è scordato che non c’erano le sbarre alla finestra… ho scalato giusto il piano sopra a dov’ero io e ti ho trovato, soddisfatto adesso?! –

Warsman non si era reso conto che la ragazza aveva scalato una parete come una scimmia e solo dopo aver scrutato per bene la sala davanti a lui poté notare una finestra aperta su di un paesaggio innevato. La ragazza aveva optato per una via potenzialmente pericolosa, nonostante fosse comunque una creatura agile visto che qualche allenamento con il padre l’aveva fatto, piuttosto che camminare per i corridoi e attirarsi dunque occhiate indesiderate.

– Tu… sei una dannata incosciente! Ma chissà perché alla fine non ne sono poi così sorpreso–

– Ecco, visto che non c’è bisogno di fare tante lamentele? – ed in effetti il russo sapeva che, per quanto la potesse insultare, non sarebbe cambiato nulla dunque si limitò a passarsi una mano sulla fronte con gesto esasperato – comunque, che stai leggendo di bello? Dai, fammi vedere! –

– Uff… stai ferma! – disse lui un po’ seccato, cercando di evitare che la giovane gli sfilasse via il libro senza però scollarsela di dosso – sto facendo una ricerca su questo posto per sapere a cosa andremo incontro nel prossimo combattimento… sai, per evitare di finire conciati come degli idioti–

– E ammettilo che ti piaceva essere vestito da coniglietta, vecchio porcello! Comunque… come va la tua ferita adesso? –

era un po’ strano che la marchesa si interessasse della sua condizione fisica, soprattutto dopo che aveva minimizzato più volte quello che lei definiva come un “taglietto” e niente di più, quindi l’ex lottatore francamente non capiva il motivo del suo interessamento… che gli stesse nascondendo qualcosa, magari? Se lo aveva trovato in biblioteca era solo per una pura coincidenza in effetti… vuoi che abbia chiesto in giro di un uomo vestito con una calzamaglia attillata color grigio topo per sapere come stava? In effetti l’aveva chiesto ad un povero tizio che se l’era vista sbucare dalla finestra del bagno prima che ella passasse oltre, ma a parte quell’episodio un po’ imbarazzante, un po’ di privacy per un uomo seduto sulla tazza del water ci voleva, la ragazza aveva proceduto la scalata spedita e per pura fortuna lo aveva trovato lì.

– Hm, è strano che tu me lo chieda… devi forse dirmi qualcosa di importante, Hammy? –

– Hmpf! Il solito vecchio ingrato! Magari voglio sapere come stai visto che ti sei fatto quasi ammazzare per uno stupido anello, senza contare che mi hai dato una mano con la scalata…–

Lasciò morire il discorso sentendosi una completa imbecille nel confessare delle cose si vere, ma che in realtà nascondevano una facciata ben diversa con la vocina interiore che ora le gridava di dirgli come stavano le cose.

“dai, fallo! Digli la verità razza di codarda! Più passa il tempo e più le possibilità che tu lo perda per sempre aumenteranno”

Eppure le parole non riuscivano di uscirle di bocca. Voleva dirgli la verità, voleva essere onesta con lui anche se non sapeva per bene il perché, ma la fedeltà verso il proprio padre, quelle catene invisibili intrise di un amore cieco e stima assoluta per un uomo che per lei avrebbe fatto qualunque cosa, le imponeva di tacere nonostante una parte di lei sempre più prepotente iniziava a farla vacillare.

Warsman non si meritava un trattamento simile, fino ad ora si era comportato onestamente con lei ed era deciso a porre fine a quell’unione almeno in teoria, eppure la ragazza si ripromise solo mentalmente che gli avrebbe parlato quanto prima magari a incontro disputato… sempre che qualcosa di imprevisto non avrebbe ribaltato l’intera situazione. Tipo la situazione che stava per crearsi in quel momento, con uno strano gonfiore che andava a crearsi in mezzo alle gambe dell’ex lottatore a causa di una presenza femminile ancora sul suo grembo che non tardò ad accorgersi di quel fatto imbarazzante.

– Oh! Che razza di porcello lussurioso che sei, neh? – Emerald lo disse con un sogghigno malevolo, ma non si spostò comunque di un millimetro dalla sua posizione – non hai neanche la scusante che indosso qualcosa di indecente adesso visto che sono in abbigliamento sportivo! –

– Non mi ritengo responsabile, sei tu che non dovevi saltarmi sopra in quel modo! –

Warsman lo disse in modo asciutto, come se la cosa non lo toccasse minimamente, ma nel frattempo aveva posato sulla pila di libri il volume che stava leggendo fino a quel momento per poter accarezzare lievemente le gambe della giovane.

Ancora una volta la giovane non disse nulla, limitandosi a far scorrere minuti silenziosi e limitandosi ad inarcare un sopracciglio con fare ironico, vedendo l’ex partner di ballo rimanere serio pur facendo avanzare le mani su quella pelle diafana. I suoi gesti erano lenti ma misurati, sempre più possessivi nel passare dalle cosce alle natiche della giovane premendo proprio li le dita per attirarsela più vicina. Se Emerald avesse voluto veramente liberarsi da lui l’avrebbe fatto senza troppi problemi strizzandogli quel pacco rigonfio che aveva fra le gambe, ma tutto ciò che fece fu solo di allungare un cinico/ironico sorrisetto piantando le mani sulle sue spalle per “impedirgli” di attirarsela troppo vicino.

– Tzk, lo sai che siamo in una biblioteca?! Sai com’è… si tratta di un luogo pubblico–

– Adesso la marchesa fa la schizzinosa? Mi ricordo che sulla Terra abbiamo fatto di peggio oltre che cercare di ucciderci…–

– Se permettete però non voglio sapere il resto… e comunque: CHE DIAVOLO STATE FACENDO??! –

L’urlo inaspettato del nuovo ospite della biblioteca proveniente dalle loro spalle, e dunque celato ai loro occhi anche perché impegnati a fare ben altro, portò i due arcinemici a urlare terrorizzati pure loro in un modo tale da sbilanciarsi sulla poltroncina e cadere a terra assieme ad essa.

E solo dopo qualche secondo in cui assieme alla caduta caddero giù pure alcuni libri che il russo aveva disposto a torre traballante, ed alcune di queste opere erano pure di un certo valore, che i due futuri divorziati riconobbero la voce di un esasperato Alexandria Meat.

Il piccolo kinnikku, accompagnato da un Check Mate che tossì imbarazzato alla vista di quei due ora a terra in una posizione a dir poco imbarazzante, si limitò a fare un esasperato facepal notando come la marchesa Lancaster si rialzò immediatamente da terra ridendo sonoramente.

– Ah… ahaha! Ehm, no davvero Meat! Non c’è bisogno di fare quella faccia anche perché hai completamente frainteso tutto…! Volevo solo ammazzarlo di botte, sai com’è…!–

E nel mentre che Warsman si rialzava decisamente scocciato da terra si beccò un pugno contro l’avambraccio sinistro da parte di una ragazza che non lo guardò minimamente in faccia nel mentre che lo colpiva. A riprova che stava spudoratamente mentendo sulle loro reali intenzioni, benchè il russo le ringhiò contro per quel pugno inaspettato.

– Bah, vi state dando tanto da fare per divorziare  e poi una persona non dovrebbe stupirsi da ciò che vede…–

– Magari potreste andare da un’altra parte piuttosto che ficcare il naso negli interessi altrui–

La risposta piccata di Flash non piacque ai due membri della Muscle League, benchè fosse in qualche modo perfettamente giustificabile data l’intrusione del piccoletto in pannolone ( nonostante anche quest’ultimo avesse le sue ragioni visto che si trattava di un luogo pubblico ed era reduce da una brutta conversazione avvenuta nella sala da tè ), ed il risultato che si ottenne fu di un glaciale e teso silenzio che si protrasse per diversi secondi prima di essere spezzato dal lottatore del Principato di Monaco.

– Non siamo qui per discutere di certe modalità di discussione fatte in luogo pubblico, signore – lodevole, il ragazzo era comunque molto educato anche in un simile momento a riprova che il suo vecchio allenatore Sunshine, quando ancora facevano parte della d.m.p, aveva svolto un ottimo lavoro a insegnargli il galateo – ma abbiamo pensato di consultare l’archivio del tempio per saperne di più sul rito del disgelo e… pare che vi abbiamo anticipato nelle ricerche –

Non ci voleva un genio per capire che Warsman aveva provato a consultare pure lui i vari tomi presenti per trovare qualche informazione sul luogo in cui erano, ed anche Hammy stessa rimase sorpresa dalle parole dello scacco vivente, e bisognava ammettere che i due membri della League avevano avuto più fortuna di lui nella ricerca di indizi.

Il libro che Check Mate mostrò ai due coniugi mostrava una copertina di velluto rosso ormai rovinato dal tempo e delle lettere dorate in lingua Amazzoniana ma con l’aggiunta, più sotto, di una traduzione in lingua comune. Il titolo era semplicemente “il disgelo”.

– Signori, forse è il caso che ci sediamo ad un tavolo in modo civile e lo consultiamo insieme… perché temo che la lettura non sarà affatto piacevole! –

La voce di Meat suonava grave e tesa allo stresso tempo, quel tanto che bastava a far sotterrare l’ascia di guerra e attirare l’attenzione del russo e della marchesa abbastanza preoccupati per il futuro incontro.

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Capitolo 17
*** il tempio della speranza ***


Se doveva essere sincero si aspettava di meglio dai chojin presenti nel cosiddetto tempio della speranza… ma d’altra parte che cosa poteva aspettarsi da un gruppo di vecchi decrepiti che giocavano a fare i ragazzini?

Come gli aveva consigliato il proprio maestro circa un’ora fa, Kyle Mask aveva decisamente sfruttato al meglio il tempo a lui concesso trovandosi a “discutere civilmente” con un paio di vecchi bacucchi in una delle tante palestre presenti nel grande tempio. Il lottatore a cui aveva fatto una semplice domanda, e che avrà avuto più o meno sui sessanta anni come il suo maestro, ora giaceva a terra dolorante tenendosi stretto il braccio che il giovanotto inglese gli aveva torto con forza dato che non aveva ben apprezzato la sua risposta che era stato più o meno “vai al diavolo mocciosetto viziato” in una strascicata lingua comune che lasciava ben intendere come il signore fosse piuttosto alticcio assieme agli altri suoi due compari che risero sguaiatamente alla sua battuta arrogante.

Una scena piuttosto tesa quella che si presentava agli occhi dei pochi presenti all’interno della semideserta palestra, e tra quei pochi presenti vi era anche Kid Muscle nascosto dietro un angolo del muro divisorio ve separava l’ambiente attuale dallo spogliatoio.

Il principe dei kinnikku deglutì vedendo con quanta facilità l’aspirante lottatore della League aveva mandato al tappeto un tizio che, con tutta probabilità data la mole, doveva venire dal Pianeta dei Demoni così come gli altri suoi compari piuttosto alticci.

– Tzk, uno chiede semplicemente delle informazioni e questo è il risultato – il suo solito tono sarcastico decisamente non aiutava in quella tesa discussione, senza contare che quei tizi portavano gli stessi amuleti di Wally al collo – certo che per detenere un “grande” potere siete decisamente scarsini…–

– Siamo solo… un po’ alticci, ragazzo! – biascicò uno degli uomini con una lunga barba rossastra, bevendo direttamente dal collo della bottiglia diversi sorsi di birra e poi ridere raucamente – noi siamo i favoriti dalla sacerdotessa! E quando avremo controllato il 100% della nostra forza allora stai sicuro che sceglierà uno di noi per il disgelo! –

Dopo aver detto quelle parole il lottatore buttò a terra la bottiglia di vetro e tosto caricò il giovanotto di Edimburgo prendendolo con ambo le braccia per la vita in una presa di soffocamento. Kyle decisamente non si aspettò uno scatto simile dato lo sguardo vitreo del lottatore che testimoniava, assieme al suo fiato che sapeva di birra, l’alto grado alcoolico presente in corpo indice quindi di poca preparazione nei riflessi. E nonostante tutto mostrava una forza davvero sorprendente.

La tensione si era fatta ancora più sottile da dopo quell’attacco, tanto che persino Kid Muscle si rimproverò mentalmente di aver perso di vista Jeager e Terry in quel grande ambiente pieno di brutte facce, ed essersi dunque infilato proprio in un posto pieno di ubriaconi e con un Mask che li sfidava apertamente. Ma non rimase a battere i denti dalla paura troppo a lungo, poiché il terzo lottatore del trio di ubriaconi era già partito di corsa per dare a Kyle un calcio rotante che gli avrebbe sicuramente spezzato l’osso del collo.

Non che il cugino di Kevin fosse propriamente simpatico, anzi forse era anche più insopportabile del campione della Corona Chojin, ma era comunque destinato a legarsi alla Muscle League e per quanto fosse insopportabile restava un compagno da aiutare.

Il principe fu dunque lesto a intervenire, arrivando anche a digrignare i denti nel mentre che si fiondava velocemente verso quei tafferugli improvvisati ben deciso a bloccare quel calcio con tutte le proprie forze.

Intercettò la gamba del lottatore ubriaco con un calcio in stile katana, salvando così il collo al Mask, e dovette sorprendersi pure lui della forza incredibile di quei tizi. Il colpo che riuscì a parare fu così potente da fargli provare all’istante potenti fitte di dolore fin quasi a fargli vedere le stelle, portandolo a lasciarsi scappare un grido risentito cadendo a terra per massaggiarsi la parte lesa, segno evidente che un ultra sessantenne come quello che stava affrontando doveva essere piuttosto allenato per riuscire quasi a spaccargli una gamba… oppure era così grazie all’aiutino fornito dall’amuleto.

Tuttavia, l’intervento di Kid permise a Kyle di riprendere velocemente in mano la situazione dando una violentissima testata all’ubriacone che ancora lo teneva stretto alla vita. Il fatto che possedeva un elmo sempre ben calcato in testa giocò a suo favore, poiché grazie ad esso riuscì a sfondare la fronte del proprio avversario riuscendo così a liberarsi dalla sua presa per affrontare l’unico tizio rimasto in piedi. L’ubriacone dalla folta barba rossa cadde a terra emettendo uno strano gorgoglio e schiumando sangue, non lo aveva ucciso ma lo aveva mandato in coma, ma non ricevette nessuna attenzione premurosa dal giovane teppista che ben decise di dare una mano al suo futuro “collega”.

– Hm, a quanto pare di debbo un favore… purtroppo! –

Attento!!

Nonostante il dolore lancinante che provava Kid Muscle riuscì comunque a mettere in guardia il giovane chojin da una minaccia ben più grave di un anziano lottatore che in principio voleva sfondargli il cranio con un calcio. Dal soffitto difatti, composto da pannelli di vetro intagliato che mostravano un cielo limpido e quasi del tutto sgombro da nuvole, si fiondò una creatura che ruppe senza troppi problemi la grande finestra intarsiata portando i detriti, vetro e legno, a cadere come una pioggia violenta sui malcapitati presenti più sotto.

Una trave colpì il lottatore anziano superstite mettendolo definitivamente K.O, mentre Kid Muscle si ritrovò sbattuto contro una rastrelliera piena di strumenti per gli esercizi ginnici e pesi di varie misure rimanendone sepolto vivo. A lui andò probabilmente molto meglio rispetto agli altri due ubriaconi trafitti dalle lastre di vetro spezzate, mentre l’unico che parve non essere minimamente intaccato da quel vortice di vento generato dalla misteriosa creatura era Kyle Mask… ed ora osservava un possibile avversario con sguardo il più possibile freddo.

Il nuovo “nemico”, se così poteva essere chiamato anche se aveva come l’impressione che non fosse molto estraneo al tempio anche se non portava nessun amuleto al collo, si mostrava come una creatura alata e un corpo chiazzato da macchie mimetiche grigie. Il lottatore inglese era abbastanza sicuro di aver già visto quell’angelo alieno ora intento a rialzarsi in piedi dopo quella grandiosa caduta, e incrociando le braccia in petto decise di non farsi intimorire troppo da un nuovo possibile avversario.

– Tch, di solito si dice “parli del diavolo e spuntano le corna” ma qui vedo solo un paio di ali… sei Pentagon, giusto? –

Corse un mezzo minuto buono di silenzio tra i due lottatori, giusto per enfatizzare al meglio quella entrata in scena clamorosa, e per un po’ l’unico suono che si potè udire era il fruscio delle candide ali del chojin oltre che il rumore di vetri rotti ad ogni suo passo verso il lottatore inglese.

– A dire la verità è mio fratello minore… il mio nome è Apegon, diacono del tempio della speranza e uomo di fiducia della sacerdotessa Erza–

– Nonché uno che di titoli altisonanti piace farne collezione… sei qui per rimproverarmi di aver fatto troppe domande? Se è così posso dirti che erano più chiacchieroni loro di me–

Si riferiva ai tre lottatori schiacciati dai detriti, mentre il giovane principe dei kinnikku era riuscito ad aprirsi uno spiraglio in mezzo all’attrezzatura che lo seppelliva riuscendo a vedere quell’assurda conversazione.

– Hm, curioso… non eri così sbruffone mentre eri piegato in due dal freddo durante la scalata – e qui il chojin alato si concesse una bassa risata compiaciuta notando lo stupore sul volto di Kyle–  oh, suvvia non fare quella faccia perplessa bambino! Ero in volo nel mentre che voi scalavate la montagna, ovviamente per poter registrare i vostri progressi, e tu fra tutti hai suscitato l’interesse della nostra sacerdotessa… hmpf, ritieniti fortunato bambino… madame vuole vederti alla sala dei trofei, e vedi di non fare altri danni mentre percorri il corridoio sulla destra! –

Ossia “non fare domande scomode altrimenti finisci male” e quell’invito suonava come un richiamo dalla preside di istituto, non che Kyle non fosse mai stato richiamato dagli insegnanti, solo che probabilmente la sua ricerca aveva dato fin troppi frutti pericolosi da raccogliere.

Chissà perché aveva come l’impressione che sarebbe finito dentro una trappola per aver fatto chiacchiere inopportune con gente che era già stata eliminata con l’entrata in scena di Apegon. Probabilmente quei poveri tizi erano già da considerarsi degli scarti in partenza, già il loro fiato era stato un incentivo per il giovane teppistello nel considerarli come tali ancor prima che aprissero bocca. Ad ogni modo, Kyle non era preoccupato di finire in possibili casini nel mentre che il diacono lo scortava a destinazione, un po’ perché a finire nei guai ci era abituato e un po’ perché era fiducioso delle proprie doti atletiche, ma anzi già si pregustava la chiacchierata con una maestrina poco contenta che gli allievi si dilettassero in inutili bagordi.

Ma se lui non era preoccupato del proprio futuro, ma anzi piuttosto soddisfatto di aver raggiunto il risultato di andare a parlare direttamente con chi dirigeva l’intera baracca, Kid Muscle non era affatto dello stesso avviso. Aveva ascoltato l’intera conversazione e aveva il vago sospetto che il Mask si stava per cacciare in un guaio ben più serio rispetto a quello di prima.

Anche se aveva la fifa a mille decise di non abbandonare quel teppista al suo destino, anche perché, per quanto fosse antipatico, non era nell’animo di Kid non dare una mano a qualcuno, e dopo essersi liberato di tutte le vettovaglie che lo seppellivano vivo decise di seguire i due standosene a debita distanza.

 

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– Questa storia inizia a piacermi sempre di meno… Kid e gli altri potrebbero essere in pericolo! –

L’affermazione di un tesissimo Meat non riscontrò proteste da parte di tutti gli altri presenti, intenti come lui ad osservare un libro aperto su uno dei tavoli da lettura presenti in biblioteca, e le sue parole nacquero semplicemente alla vista di una illustrazione alquanto sinistra.

– Un vero peccato che buona parte di questo libro sia in Amazzoniano stretto – disse Flash, scrutando le parole per lo più incomprensibili anche per lui nonostante conoscesse la lingua madre di sua figlia – ma credo che questa illustrazione parla già da se–  

Tale illustrazione era difatti una scena tanto criptica quanto fin troppo chiara per i sospettosi ospiti della biblioteca, e mostrava un uomo in posa vittoriosa avvolto da delle fiamme solo in apparenza eteree e benevole, sovrastato da una figura femminile azzurra dalle braccia aperte che pareva benedirlo o accoglierlo in un abbraccio solenne. E più sotto, non si poteva non notare le figure di svariati lottatori più piccoli avvolti anch’essi da delle fiamme che parevano però bruciarli anziché benedirli… sempre che di benedizione si poteva parlare, dato che la figura maschile principale pareva come “succhiare” le energie degli altri.

– Sentite, è chiaro che la sacerdotessa ci sta nascondendo qualcosa di grosso… io direi di andare li da lei e darle qualche calcio nel sedere! –

– Mi duole informarti, moglie cara, che se la prendi a pedate o pistolettate non otterrai un bel nulla! –

– Vuoi o non vuoi che questo anello si possa finalmente togliere?! No perché qui faranno di tutto per metterci in difficoltà…–

Non si poteva dire che il nervosismo della marchesa fosse ingiustificato, perché era chiaro che, ospitalità a parte, il tempio non avrebbe permesso che un altro sigillo si spezzasse nei loro anelli, ma era anche vero che era il caso di andarci con più freddezza come voleva suggerire Warsman.

Ma proprio mentre sembrava esserci una nuova avvisaglia di litigi tra i due riluttanti coniugi, con un Meat che sbuffò seccato e già pronto a separarli nel caso avessero tentato di darsele di santa ragione per l’ennesima volta, il lottatore del Principato di Monaco si riscosse dai propri pensieri esponendone uno ad alta voce pur continuando a scrutare l’immagine sacra.

– Io… credo che si tratti di un sacrificio 

 

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La sala dei trofei non era esattamente ciò che si sarebbe aspettato. Al posto di coppe e medaglie, o teste di animali prese dopo violente battute di caccia, vi erano delle statue di ghiaccio raffiguranti quelli che sembravano essere degli atleti in svariate pose di vittoria… o perlomeno sembravano essere pose di vittoria, per Kyle Mask difatti sembravano alquanto strane quelle statue, come se lo scultore che le aveva scolpite non fosse stato capace di dare loro una posa decente per quanto fossero fatte bene nei dettagli muscolari.

Apegon era rimasto fuori da quella sala decorata da drappi rossi e stucchi dorati raffiguranti draghi della fortuna, lasciando che il giovane Mask curiosasse liberamente in giro in attesa che la sacerdotessa si degnasse di dargli udienza.

E proprio mentre il cugino di Kevin aspettava, il principe dei kinnikku era riuscito a infiltrarsi nella sala tramite un corridoio di servizio ed ora era nascosto dietro un tendaggio di velluto rosso intento pure lui ad osservare quella sala piena di trofei così strani.

E fu solo per pura fortuna, un momento di autocontrollo mentale oppure perché qualcuno gli mise una mano davanti alla bocca, che non si mise ad urlare terrorizzato quando due ombre sconosciute lo affiancarono nella sicurezza di quella penombra.  

– Ururuhmmm!! – il giovanotto divenne paonazzo dalla paura sentendo che un paio di mani lo tenevano per le spalle e un’altra gli tappava la bocca –  aiut…! L-lasciatemi!! R-ragazzi…?–rimase sorpreso pure lui nel constatare che le due ombre che lo avevano “attaccato” erano nientemeno che quelle di Terry e Jeager, ma questo gli permise di rilassarsi permettendo ai due lottatori di lasciarlo andare dopo quel gesto fatto unicamente per precauzione.

– Scusaci per l’effetto a sorpresa, herr Muscle! Ma non era il caso di correre dei rischi–

– Esatto, ti abbiamo visto che seguivi quel teppistello da due soldi a debita distanza e così abbiamo pensato di seguirti… comunque direi che siamo felici di rivederti, visto che tutta questa storia sta prendendo una piega che non mi piace–

L’americano non aveva tutti i torti e anche lo stesso Kid era intimamente grato ai due amici per essere ora al suo fianco. Stava per succedere qualcosa di poco piacevole, se lo sentivano per istinto, e quel qualcosa avrebbe travolto Kyle Mask al suono di un paio di tacchi che camminavano lungo la sala.

La figura che stava camminando non era ancora in vista, almeno agli occhi dei tre chojin imboscati e tesi come corde di violino in attesa di possibili disastri, mentre per il lottatore di origini inglesi era chiaro che chi stava camminando meritava tutta la sua attenzione. Eccome se la meritava, abbastanza da fargli abbassare la guardia.

La sacerdotessa Erza era una donna dall’aspetto… senza ombra di dubbio esotico.

La sua pelle era color acquamarina, una bizzarria comunque accettabile, ed il lungo vestito nero semitrasparente che indossava era ricamato di seta nera da motivi floreali e draghi che andavano a nascondere le sue nudità in maniera strategica. In aggiunta a questi due contrasti, già di per se affascinanti, vi erano i suoi lunghi capelli biondi raccolti in parte da una pettinatura da geisha.

– La sacerdotessa Erza, suppongo…–   

– Somma sacerdotessa, mio caro. I titoli sono cose graziose, ma sono cose indispensabili per chi ricopre una carica importante… o anche appartenere semplicemente alla nobiltà–

Aveva una voce cristallina la sacerdotessa, ma possedeva comunque quella nota vellutata che la portava ad avere un tono affascinante quanto basta. Ed il suo sorriso solo in apparenza genuino, così tranquillo come la sua persona, evidentemente era abbastanza potente dal permettersi di camminare seminuda per i corridoi del suo palazzo, in realtà aveva il sentore di appartenere ad una donna consapevole di poter spezzare la volontà di un uomo con un semplice battito di ciglia.

– Lei sa che appartengo alla nobiltà, madame?! –  

– Chi non lo sa? Un Mask non lo si riconosce semplicemente perché porta un elmo sulla testa… ma anche dal portamento che mantiene di fronte ai propri avversari fino ad arrivare alla sua camminata – gli sorrise lievemente per poi mettersi a camminare lentamente attorno a lui per squadrarlo meglio, come se fosse stato una preda da ambire – confesso che tu sei il primo esponente della famiglia Mask che vedo di persona in tutta la mia vita… è un grande onore per me, troppo grande per lasciare che tu venga sciupato

Le sue ultime parole destarono una lieve perplessità nel giovanotto vestito di pelle nera e borchie, mentre negli altri tre lottatori imboscati quelle parole suscitarono una tensione ben più maggiore benchè nessuno decise di uscire allo scoperto per sventare un possibile pericolo.

– Suppongo di dovermi sentire lusingato, madame…?–

Kyle non stava prestando troppa attenzione al proprio istinto che gli diceva di stare in guardia, perché decisamente troppo attratto da quella femmina aliena, e molto probabilmente le donne sarebbero sempre state un “problema” per lui, ma anzi decise di azzardarsi a provare a sfiorarle un polso con tutta la complicità del caso.

S ritrovò a ritrarre immediatamente la mano sentendo le dita congelarsi a quel timido tocco, e prendendosela in una salda presa con l’altra mano superstite non potè fare a meno di vedere come del giaccio formarsi tra le sue dita fino a lambire quasi il dorso.

– m-ma che… che significa?! – ora la sua sicurezza scemò di fronte ad una preoccupazione ben più peggiore, e le sue parole trasudavano quasi panico– avete forse intenzione di congelarmi come un freezer?! –  

la donna rise di fronte a quella che non era, a tutti gli effetti, una battuta sarcastica ma piuttosto un grido allarmato. Ma anziché allontanarsi da lui per evitare di arrecargli altro danno gli si fece più vicina prendendogli entrambi gli avambracci con le mani, facendogli dunque provare dei brividi che difficilmente avrebbe provato altrove.

– Oh, caro… sapessi come sono mortificata da tutto questo. Credimi, non ho voluto nascere io con questi poteri… ma purtroppo devo adattarmi alle conseguenze! –

Nel mentre che lo diceva lo liberò da quelle carezze solo all’apparenza gentili e non lo guardò neppure in faccia nel mentre il giaccio avanzava velocemente per tutto il corpo di Kyle, sempre più sconvolto dall’accaduto, portandolo a non riuscire più a muovere le membra.

– In questo tempio si celebra la speranza… una speranza che io covo ogni anno sperando di trovare un uomo che riesca ad amarmi senza finire come una statua di ghiaccio al mio semplice tocco. Questo è il dono, questa è la maledizione, del mio clan che da secoli controlla il freddo del grande nord– continuò a sorridere lievemente mentre parlava, osservando affascinata la trasformazione del Mask sempre più impossibilitato a muoversi – ogni anno scelgo il campione che dovrà celebrare il rito, ma per farlo ovviamente non può essere solo…–  

 

( … )

 

Check Mate aveva scrutato attentamente quelle illustrazioni preziose, e benchè non conoscesse la lingua scritta in quel tomo era sicuro di quello che aveva appena detto.

– So che potrei creare un inutile allarmismo, ma credo sia quello che l’immagine sta cercando di dirci– lasciò che gli altri presenti si avvicinassero al tavolo da lettura, in un silenzio piuttosto teso e preoccupato– credo che la sacerdotessa scelga il suo campione, colui che sarà abbastanza forte da controllare il 100% della propria forza… affinchè assorba quella di tutti i suoi compagni–   

– Assorbire l’energia di tutti i suoi compagni…? È semplicemente assurdo oltre che sconvolgente– per ovvi motivi Meat aveva ben compreso quello che uno dei suoi allievi stava cercando di dirgli, anche se gli sfuggiva un passaggio – se questo fosse vero allora Wally sarebbe in pericolo! Anche se mi sfugge il motivo di un simile assorbimento di massa–

Che un guerriero diventasse un perfect chojin capace di assorbire l’energia degli altri lottatori non era una cosa impossibile, e magari con l’aiuto di quegli amuleti era pure fattibile, ma il punto che sfuggiva a tutti era il motivo per cui un solo uomo doveva assorbire l’energia di un centinaio di uomini in nome della loro sacerdotessa. Dunque era questo che consisteva il disgelo? Assorbire energie tramite una sorta di sacrificio umano?

A quanto pare sembrava essere così, quantomeno secondo i calcoli mentali del russo che continuava a scrutare quell’illustrazione raffinata traendo le sue conclusioni con aria assorta.

– Il prescelto dalla sacerdotessa è il suo conduttore… assimila l’energia di tutti i suoi compagni per poi convogliarla nella sacerdotessa. Forse è così che avviene il disgelo, questa donna ha bisogno di molta energia per controllare la temperatura ambientale–   

– Sarà così ma sembra una cosa alquanto assurda! In pratica questa tizia per portare la primavera deve servirsi di un sacrificio di massa anziché usare la solita rondine?! È da pazzi seguirla solo per ottenere potere…–

Dopo quelle considerazioni anche per Emerald Lancaster non fu così difficile raggiungere la stessa conclusione, ciononostante solo perché si era arrivati ad una possibile verità non significava potersi rilassare tranquillamente. La marchesa era nervosa, forse più di tutti, poiché questo significava vedersi una futura vittoria decisamente stemperata da una ben più probabile sconfitta visto e considerato che erano in inferiorità numerica li dentro.

Probabilmente era un pensiero un po’ egoista visto che Wally stava rischiando la vita se continuava a rimanere in quella gabbia dorata, rimanendo comunque cosciente dei rischi che il tricheco umano correva e dispiacendosene pure, ma in fin dei conti quell’egoismo le apparteneva caratterialmente ed ogni sua esigenza veniva sempre al primo posto.

Era il caso comunque di comunicare agli altri quello che avevano appena scoperto, e di corsa per giunta, quando il suono di una sirena in corridoio li fece sobbalzare temendo di essere stati colti in flagranza di reato nell’aver attinto ad informazioni riservate.

 

( … )

 

– Il clan a cui appartengo è uno dei più antichi di Amazon… e da sempre siamo state le uniche capaci di poter portare la primavera in una terra così inospitale. Grazie a noi Esto Gaza prospera, anche se con un ingente sacrificio da parte di ignari lottatori… ma è il risultato che conta, giusto? E direi che lo otteniamo entrambi! –  

Il piano della sacerdotessa Erza aveva fatto letteralmente gelare il sangue ai tre ragazzi ancora imboscati dietro un tendaggio pesante che comunque non riparava dal freddo pungente che si era creato in sala, ma peggio era andata al povero Kyle Mask ora ridotto ad una statua di ghiaccio immobile come tutte le altre presenti. L’unica differenza che correva tra lui e gli altri disgraziati intrappolati nel ghiaccio era che il colorito della sua pelle era ancora roseo e non blu, dunque indice, quanto meno per il principe dei kinnikku pietrificato dalla paura, che il ragazzo era ancora vivo e dunque si poteva salvare.

– Tu sei troppo bello per essere sacrificato, mio caro Mask, dunque farai compagnia a tutti gli uomini che avrei voluto amare, che ho sperato di amare…– emise un’altra bassa e piacevole risata guardando con occhi adoranti l’aspirante lottatore della League dal destino incerto, prima di richiamare a se il proprio diacono con un rapido schiocco delle dita –  direi che abbiamo perso fin troppo tempo, mio caro… i nostri ospiti hanno atteso troppo a lungo. Convoca il campione…–  

– Hm, è davvero sicura che lui sia la scelta giusta? Abbiamo altri validi candidati, madame–

– È giovane ma direi che è meglio così, inoltre se il disgelo avverrà durante il combattimento avremo eliminato due eretici in un colpo solo… coltivo una grande speranza in questo! –

Era ovvio che i due eretici in questione erano Warsman ed Emerald, ed era sempre più chiaro che la sacerdotessa avrebbe persino attuato il suo sacrificio di massa durante il combattimento per ottenere il secondo sigillo spezzato. E fu solo quando la donna e il suo lacchè se ne furono finalmente andati che i tre giovanotti ancora imboscati si decisero a uscire fuori dal loro improvvisato nascondiglio, sentendo una sirena poco lontana che stava avvisando tutti gli abitanti del tempio che qualcosa di importante si stava per svolgere.

– Qui la faccenda si sta facendo sempre più inquietante –  dichiarò Terry guardandosi in giro nel caso qualche guardia facesse capolino in sala – Qui non è solo Wally a rischiare la pellaccia ma direi che tutti la rischiano1 prima vinciamo questo combattimento e prima potremo andarcene! –  

– Ben detto herr Kanyon, ma non sono altrettanto sicuro che sia la cosa giusta lasciare morire congelato questo teppistello da due soldi–

Non che Kyle stesse propriamente simpatico a molti di loro, anzi era risaputo che lo detestassero proprio a causa della sua sfacciata arroganza, ma non era da loro lasciare morire qualcuno che non fosse un nemico.

– Ecco… a lui potrei pensarci io –  fece Kid, battendo un paio di nocche sul petto del lottatore congelato e vedendo come lo strato di ghiaccio era spesso – devo solo cercare una stufa a legna o un phon… ehe, eh! –

Kid Muscle avrebbe fatto qualunque cosa pur di non scendere sul campo di battaglia, anche in un momento come quello, ma d’altro canto non si poteva dire che avesse avuto una idea balzana. E ad ogni modo il tempo stava iniziando a stringere troppo velocemente, sia per il teppistello inglese, sia per Wally e tutti loro forse costretti a subire un sacrificio non richiesto.

 

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“Dov’è mia moglie??! PARLA ANIMALE!! So che ce l’hai tu!!”

Le parole di Robin Mask continuavano a rimbombare come un fastidioso eco nella testa di Janice Lancaster portandola a non riuscire a concentrarsi come si deve nella composizione floreale che stava attualmente creando. Attualmente la moglie del più eccentrico marchese d’Inghilterra si trovava in una sala adiacente alla grande serra della, mastodontica, villa di famiglia, e il suo hobby preferito era turbato da pensieri alquanto foschi per una donna limpida come lei.

Janice era una donna generosa, di grande umanità e impegnata in varie attività umanitarie e benefiche, ma come contro altare si scopriva essere una donna fortemente gelosa del proprio marito. Talmente gelosa da assicurarsi che il personale di servizio della villa di sesso femminile avesse una età inferiore ai quaranta anni, perché era sicura che Howard non nutriva interesse nelle donne giovani, nutriva interesse solo nella propria moglie ma vallo a farglielo capire a quella testarda di Janice!, e comunque si premurava che tali donne non fossero troppo attraenti.

Per carità, qualunque donna di servizio avrebbe descritto come la padrona di casa come una persona gentile anche se molto scrupolosa, ma quando si trattava di gelosia e di un “probabile” adulterio la signora diventava alquanto sorda.

E se suo marito dopotutto quel che le diceva, rassicurandola del suo amore, avesse deciso di procurarsi una amante più giovane della moglie? Magari proprio la moglie del vicino ospitandola in casa sua, incurante della presenza di Janice, aspettando che partorisse per poi scappare via su di un mondo lontano in una eterna vacanza?

Come era già stato detto inizialmente, la signora Lancaster era una donna sorda verso certe cose e aveva la tendenza a viaggiare parecchio con la fantasia. Poteva essere al 90% che si stava montando tutto nella propria testa, ma c’era un 5% che poteva corrispondere al vero e urgeva immediatamente fare indagini ovunque. Anche all’interno della villa.

Si voltò dunque con sguardo deciso verso la ragazza che teneva in mano il cestino di fiori da cui la moglie del marchese stava attingendo per la propria composizione, constatando tra l’altro che si trattava della ragazza nuova che le aveva presentato la governante il giorno prima, pronunciando solo poche parole ma che suonavano più o meno come un ordine.

– Mi raccomando… tieni gli occhi bene aperti qui alla villa, e se scopri qualcosa di strano sul conto di mio marito sei pregata di riferirmelo immediatamente–

la ragazza dai capelli biondi, e con delle sgargianti ciocche rosa shocking, si irrigidì come una statua di ghiaccio a quell’ordine per poi arrossire vistosamente e balbettare un “si, signora” appena udibile. Un comportamento abbastanza strano per l’opinione di Janice, non tanto da farle gridare all’adulterio perché la ragazza in questione aveva si e no venti anni di vita, ma c’era da tener presente che la ragazza aveva preso servizio da poco e non era esattamente esperta del mestiere. Da quello che aveva capito faceva la commessa in un negozio di elettronica o qualcosa di simile… tanto meglio comunque, in effetti, poiché questo voleva dire non avere riserve nei suoi confronti o in quelli di Howard.

Janice avrebbe scoperto la verità, a qualsiasi costo!

 

 

Mea culpa per il ritardo nell’aggiornare, ma l’ispirazione a scrivere è quello che è xD per il resto spero abbiate apprezzato questo capitolo, ora logicamente ci sarà un combattimento da gestire e spero mi verrà altrettanto bene.

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Capitolo 18
*** let it go! let it GO! ***


Non le piaceva come le erano stati conciati i capelli. Proprio l’unica cosa del suo stesso corpo che apprezzava erano quei capelli castani leggermente mossi e morbi ora ridotti peggio di quelli di una Barbie biondo platino e con le ciocche rosa. Tuttavia secondo Santiago, la vecchia balia di Kevin che le aveva conciato i capelli a quel modo,  si trattava di un camuffamento ideale per evitare che anche il più timido sospetto non nascesse nei padroni Lancaster. Non che i coniugi Lancaster avessero propriamente memorizzato il volto di Niamh, si trattava di una ragazza abbastanza anonima e discreta, ma la prudenza non era mai troppe e di conseguenza ora la ex fruttivendola si trovava con i capelli biondi e con indosso jeans e canotta. Un look decisamente inusuale per lei, abituata a gonne lunghe fin oltre le inocchia e golfini dai colori improponibili, ma le era comunque valsa la riuscita del piano di entrare nella villa… probabilmente la più sfarzosa che avesse mai visto.

Per carità, la villa dei Mask era anch’essa meravigliosa, ma quella in cui si trovava era qualcosa che probabilmente superava la reggia di Versailles. E come se non bastasse era arrivata da un giorno solo e già madame Lancaster le aveva dato un impegno che in un primo momento l’aveva messa in difficoltà.

Era si vero che la ragazza aveva preso coraggio per iniziare delle indagini alquanto rischiose in campo nemico, glielo doveva alla dottoressa Alya in quanto le era stata vicino più di qualunque altra persona, eppure era consapevole che quell’ordine datole quasi con frustrazione poteva in qualche modo metterla in difficoltà. Morale di tutta questa storia era che Niamh al momento, attualmente alle dipendenze di Janice con il nome di Victoria Teras, lavorava per ben due datori di lavoro e le battute sul doppiogioco qui decisamente si sprecavano.

Ora era sera e la ragazza non poteva lamentarsi, almeno di quello, della camera da letto che le avevano assegnato. Era una camera matrimoniale simile a quella di un albergo a cinque stelle, ben diversa dalla microscopica cameretta che aveva a Tokyo, eppure nonostante la sua sfarzosità e comodità la giovane si sentiva come osservata.

Era ovviamente la paranoia di Niamh a darle quella impressione, oltre all’ansia di poter fallire nella missione che con coraggio aveva preso, e tutto sommato quella sensazione pompata dalle sue ciniche aspettative non era del tutto inesatta. La giovane domestica pensava che ci fossero addirittura delle telecamere in stanza, oltre a quelle nei corridoi e nelle varie stanze della villa, quando in realtà alla privacy della propria famiglia e del personale il signor Howard ci  teneva molto limitandosi dunque a intercettare le loro mail e messaggi telefonici. I suoi sistemi di sicurezza erano efficaci quanto discreti, in fin dei conti i controlli erano aumentati per forza di cose dopo “l’incidente” avvenuto nel campo alfa, di conseguenza era divenuta consuetudine sbirciare la vita di tutti senza mettersi in mezzo in maniera esplicita.

Ed ora che Niamh, alias Victoria Teras, si trovava seduta a letto profondamente indecisa su cosa scrivere sul display del cellulare senza allertare la sicurezza della villa pensava a più non posso che tutta quella sua missione era una… missione suicida.

– Io qui finisco male… – sussurrò la ragazza mordendosi il labbro inferiore mentre il pollice destro viaggiava tremando sui vari tasti del vecchio telefonino – devo… devo stare attenta a quello che scriverò a Kevin! Magari gli dico che va tutto bene e… euahahaha!! Io qui ci crepoooh!! –

Fu una reazione alquanto singolare la sua. E tuttavia non la si poteva biasimare se la tensione le aveva fatto generare una reazione a dir poco cretina con una risata piuttosto stentorea che le portò persino le lacrime agli occhi. Era comunque una buona reazione piuttosto che tenersi tutta la tensione dentro, anche perché nei prossimi giorni era sicura che la sua situazione psicologica sarebbe anche aumentata senza tener conto della paranoia da tenere a bada, logicamente se non avesse accettato quella missione non avrebbe avuto i nervi tesi come le corde di un violino, dunque non era da considerarla pazza se ora si stava buttando il cuscino in faccia e intanto rideva. E nonostante quella tensione che premeva sui suoi fragili nervi non aveva in nessun modo intenzione di mollare tutto e dimettersi l’indomani.

Anche se aveva paura. Anche se temeva di fallire e anche se già le mancava Kevin avrebbe continuato quella precaria messinscena fino alla fine. In fin dei conti i suoi genitori le avevano insegnato dei valori saldi, anche testardi se ci si ricordava della loro discendenza irlandese, per quanto potesse sembrare un controsenso continuare a fare qualcosa anche se potenzialmente pericolosa.

Bisognava solo sperare che non fosse poi così pericolosa, sia per se stessa che per Alya.

 

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Le sirene non avevano decretato la loro fine o il loro arresto. Quantomeno, non nell’immediatezza di quell’allarme.

Straordinario come l’ordine fosse ben seguito all’interno del tempio della speranza. Nessuno dei chojin ospitati al suo interno era difatti rimasto in disparte al suono cupo di quell’allarme, riversandosi ordinatamente nei corridoi della struttura fino a giungere nel cortile esterno del tempio e… trovarci una arena imponente e ben attrezzata.

Probabilmente se il tempio disponeva di dispositivi terraformanti che garantivano una bolla atmosferica di ossigeno, allora possedeva anche dei marchingegni idraulici che permettevano la creazione di imponenti spalti che circondavano l’arena di ghiaccio su cui si sarebbe disputato il suo destino.

O meglio, quello suo e quello di Emerald logicamente, poiché Warsman non si era sposato con il vento ( purtroppo ) e la sua attuale moglie si rigirava nervosamente l’anello al dito non gradendo molto gli spettatori che li avevano circondati. E se non li gradiva lei in altrettanta forma non li gradivano neppure Meat e Check Mate.

– Ma quante belle facce – disse con un certo sarcasmo la marchesa, muovendosi con un certo nervosismo sul gradino di pietra su cui aveva preso posto – mi sa che tutti questi relitti umani, più relitti di te, non hanno la più pallida idea di quello che vuole veramente da loro la somma sacerdotessa–

– Immagino che questo sia una specie di complimento detto da te, per cui grazie e vedi di non guardare verso la piccionaia… potresti non gradire quello che ho visto–

Si riferiva ovviamente allo spalto dedicato all’impianto sonoro e degli effetti di luce, posto decisamente poco comodo per godersi lo spettacolo e praticamente fuori dalla portata visiva dei molti spettatori presenti. Ma molto comodo se si voleva tenere d’occhio gli spalti pieni di pubblico esultante ancor prima del massacro.

– Ho come l’impressione che gli spettatori non siano l’unica presenza qui – borbottò il piccolo allenatore del principe guardandosi in giro con una certa tensione e adocchiando pure lui delle ombre sinistre che si muovevano più in alto – maledizione! Vorrei tanto sapere dove sono finiti tutti gli altri visto che siamo stati praticamente costretti a seguire questi energumeni tutt’altro che raccomandabili! –

Le preoccupazioni di Meat erano logiche dato che dopo il suono di quella sirena si erano trovati letteralmente travolti da un fiume umano appena messo il naso fuori dalla biblioteca, e dopo essere stati trascinati in una grande arena ove prima non c’era non avevano più ricevuto notizie di Kid, Terry, Jeager e anche di Kyle. Dove fossero finiti quei ragazzi nessuno lo sapeva, ed anche Warsman era a suo modo preoccupato per il proprio allievo, nonostante fosse consapevole che era capace di badare a se stesso, ma lo era ancora di più lui per l’incolumità di tutto il gruppo ora sotto tiro da esperti arcieri.

– Quelle ombre impugnano qualcosa di scintillante… delle balestre, forse? Dubito che questi signori ci lasceranno andare indipendentemente dall’esito dell’incontro–

Il lottatore del Principato di Monaco aveva alzato un sospetto alquanto atroce per il teso gruppetto che attendeva il proprio destino, e quel sospetto poteva essere di soldati armati che attendevano un segnale della loro sacerdotessa per fare fuoco sul pubblico. Più che un sospetto una realtà vera e propria dato che la vista di Warsman era più acuta e aveva dunque notato le sagome di soldati specializzati, forse dei ninja del tempio dal momento che non li aveva visti passeggiare per i corridoi e dovevano dunque muoversi nell’ombra per evitare di essere visti anche dai chojin, ed era anche certo che almeno 13 frecce a testa erano puntate su ciascuno di loro in caso qualcosa fosse andato storto secondo l’opinione degli organizzatori di quella “festa”.

Una brutta situazione invero, tanto che  si ritrovò a poggiare una mano sulla spalla di Emerald percependo chiaramente la sua tensione sempre più crescente come la paura viscerale di non riuscire ad uscire di li vivi anche in caso di vittoria. A quanto pare la sacerdotessa era una donna fredda di cuore per quanto comandasse quelle quattro mura di speranza concreta, ed il loro divorzio, nonché la vita stessa di tutti loro, rischiava di congelarsi per sempre su quelle vette innevate.

– Non è uno scherzo, vero? – Sussurrò la giovane cercando anche lei di notare gli uomini armati sugli spalti – per la serie: siamo disposti a tutto per di non farvi vincere! –

Si lasciò scappare una risatina nervosa atta a provare a stemperare un po’ il nervosismo crescente, ma tutto ciò che riuscì a fare fu di mettersi le mani tra i capelli per cercare di non impazzire nonostante suo marito stesse cercando di farle forza. Sarebbero stati massacrati, loro stessi e con tutta probabilità chiunque avesse provato a scappare da quella prigione dorata, a meno che una speranza di vittoria non fosse data dai loro campioni in carica che si apprestarono proprio in quel momento, accolti da una folla esultante, ad entrare nell’arena ghiacciata.

 

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– Vostro marito è un cero cafone. Lo sa questo, non è vero dottoressa? Mi sa tanto che eviterò di invitarlo per un tè, la prossima volta…–

Se il marchese Lancaster cercava un certo consenso dalla propria “ospite” bisognava ammettere che era fuori strada, dato che la dottoressa Alya si limitò ad inarcare un sopracciglio scrutandolo con una nota di severità. Notando che da parte della Deva non ricevette altro che un gelido silenzio, ad Howard Lancaster non rimase altro da fare che tossire per stemperare l’imbarazzo di quella uscita impietosa e di sedersi accanto a lei sul candido divano per poter osservare il secondo scontro per il secondo sigillo.

I suoi impegni mondani lo avevano tenuto lontano dagli schermi e dunque si era perso la scalata del giorno prima , tanto meglio in effetti perché con tutta probabilità non gli sarebbe piaciuto vedere la figlia in pericolo, senza contare che con Janice doveva cercare di mantenere un segreto scomodo e raccontarle ogni volta delle bugie sulle sue improvvise sparizioni da casa. “Impegni di lavoro”, certo, eppure non era certo che sua moglie si fosse bevuta quella scusa da dopo ciò che era successo all’incontro con i Mask.

Per quanto riguardava il soggiorno della Kalinina nulla da dire. La donna continuava ad essere preoccupata per il proprio futuro e quella della sua stessa bambina, non era piacevole essere usati come moneta di scambio e secondo il suo personale parere Howard stava mettendo il dito in affari che non lo competevano, e tuttavia si stava “abituando” ai lussi di quella prigione dorata tanto che aveva una gran voglia di poter accedere ad una spa per rilassarsi ancora di più. Non solo per fare un dispetto al Lancaster ma anche perché si sentiva le caviglie gonfie e aveva un disperato bisogno di un massaggio alle spalle… e dato che prima era Robin a pensare a queste cose, tanto valeva rimediare, no?

Già, suo marito… era davvero giunto in casa Lancaster? Aveva il sentore che non si fosse limitato a prendere una tazza di tè e conversare amabilmente con il proprio vicino di casa ma anzi, a farci a botte per avere la certezza che lei si trovasse li. Un pensiero che in parte l’aveva emozionata, l’ex lottatore la stava cercando ed era determinato in questo, ma dall’altra la preoccupava assai visto il temperamento fin troppo testardo del marito.

– Ad ogni modo, cosa sa dirmi su questo tempio…? I nostri eroi dovranno aspettarsi delle brutte sorprese?! –

Fu una mossa saggia sviare all’imbarazzo proponendo quella domanda tecnica alla propria prigioniera, e difatti la signora Mask parve rifletterci per dare una risposta il più possibile esaustiva.

– Se devo essere sincera, non so molto riguardo questo tempio, se non che sembra che sia da li che la primavera sbocci ogni anno su Esto Gaza… il paese più freddo e inospitale dell’intero pianeta. Da quello che si dice la sacerdotessa assorbe molta energia per poter attuare ogni anno un simile miracolo–

– Assorbe energia…? Mi chiedo da dove può attingere a dell’energia in un posto lontano dal mondo come questo–

– Beh, magari oggi lo scopriremo–

Non che Alya avesse molta voglia di iniziare una conversazione con il marchese, per quanto stesse cercando di avviare una conversazione interessante con lei per stemperare un po’ quella prigionia fastidiosa, e sebbene le sue prime parole l’avessero incuriosita riguardo la presenza di Robin in casa Lancaster non era disposta a compiacerlo chiedendogli notizie di suo marito e mostrarsi preoccupata. Ma se c’era possibilità di scoprire che cosa scatenava il disgelo in quelle lande così fredde proprio durante il combattimento… allora la dottoressa avrebbe soddisfatto in parte la sua curiosità oltre che assopito le preoccupazioni verso la propria prigionia.

 

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– Fa freddo, accidenti! –

– Sei decisamente ripetitivo, herr Kenyon . un po’ di freddo non può certo abbatterci…–

– Un po’ di freddo è quando ti metti la felpa per uscire fuori, non quando ti si ghiacciano anche le tonsille! –

Il lottatore non aveva tutti i torti poiché l’arena non aveva un impianto di riscaldamento come gli spalti, con i seggiolini riscaldati da un sofisticato impianto d’acqua calda, e pertanto stavano camminando su un lastrone di ghiaccio spesso diversi metri sotto gli applausi di un pubblico entusiasta e dai commenti di due cronisti preventivamente al sicuro a bordo di un piccolo elicottero.

– Bentrovati amici del wrestling delle ore piccole! –

– Nonchè del salmone affumicato e degli igloo grandi come un monolocale! –

– Ma bando alle ciance e diamo il via ad una competizione ancor più letale del pattinaggio sul ghiaccio! Qui è Mac Metaphor–

– E qui è Doc Nakano, in diretta dal regno di ghiaccio pronto a sciogliersi come neve al sole!–

Era ironico non riuscire a non notare come i due presentatori si fossero conciati per quella manifestazione sportiva più importante degli ultimi tempi quantomeno su Amazon… e probabilmente la pesante citazione del film Frozen, senza contare che entrambi i due uomini erano vestiti come le protagoniste di tale lungometraggio, doveva essere una specie di omaggio per la somma sacerdotessa ben concentrata a guardare altro. La donna difatti era comodamente seduta sul proprio trono di velluto rosso nella zona VIP degli spalti, e con un certo interesse stava osservando i due sfidanti che a breve avrebbero iniziato il duello con i suoi due campioni prescelti. Erano due bei ragazzi invero, ma mai come il Mask che ora faceva parte della sua personale collezione di uomini stupendi che le sarebbe piaciuto tanto amare… ma ancor di più da ammirare.

Trattenne dunque un moto di entusiasmo quando, con un boato quasi assordante visto che si trattava della squadra di casa, i suoi due campioni entrarono nell’arena ghiacciata sotto l’entusiasmo dei loro compagni e con uno sguardo decisamente fiero.

– Ed ecco i nostri padroni di casa che fronteggeranno Jeager Broken e Terry Kenyon, Doc. Nientemeno che Wally Tusket, di recente passato dalla parte dei cattivi accattivanti, e Apegon… fratello maggiore di una delle leggende del wrestling nonché diacono della somma sacerdotessa–

– Una donna di stile, non c’è che dire… ma non può certo competere con il mio vestito! – e qui il presentatore si riferiva al costume scintillante di queen Elsa– e mi sono fatto fare persino un tupè in linea con il costume! –  

– Ew, non ricordarmelo stimatissimo collega… poiché è ora di mettere al bando le chiacchiere e darci alla pesca selvaggia di salmone artico! –

L’elicottero volò più basso per poter osservare meglio gli sfidanti intenti ad una sfida di sguardi truci e determinati prima di riprendere saggiamente quota ed evitare che gli attacchi dei lottatori finissero per danneggiare i presentatori novelli cosplayer.

– Tzk, guardali bene Terry…non li trovi perfetti nel loro ambiente naturale? Un pinguino e un tricheco!–

Il tono del tedesco era adirato e ancora piuttosto risentito per quel volta gabbana di Wally per un potere a suo parere effimero e sporco. Non si otteneva un grande potere senza grandi conseguenze, era la prima regola che ti insegnavano nella Scuola di Ercole, e quel testardo di un tricheco umanoide se l’era bellamente scordata! Quindi, secondo la sua logica che faceva comunque tentennare di più il lottatore americano ( in fin dei conti conosceva Wally da molto più tempo ), era giusto ricordargliela nel modo più doloroso possibile. Ma logicamente, per i due campioni della sacerdotessa quelle parole suonarono come una sfida.

– L’hai detto bene, mangia crauti! Siamo nel nostro ambiente naturale! –

Con un gesto che sorprese tutti Apegon decise di attaccare per primo, in un modo alquanto singolare però. Difatti, l’angelo alieno prese sotto le ascelle il compagno di squadra, dallo sguardo piuttosto deciso nell’andare fino in fondo a questa faccenda indipendentemente dall’avere di fronte un vecchio amico, e sollevandosi di una spanna da terra volò veloce ruotando su se stesso come un razzo in direzione dei due lottatori della League.

A causa della spinta a spirale il lottatore prese velocemente velocità, tanto da sorprendere Terry e Jeager che a momenti non riuscirono a scansarsi via appena in tempo.

I due ragazzi rimasero stupiti dalla velocità di quel proiettile umano, riuscendo a scansarsi e ricevendo comunque dei danni a causa della presenza di Wally e dei suoi denti affilati che tagliarono il petto dell’americano portandolo a sanguinare un poco, e tutto quello che riuscirono a fare fu di cercare di atterrare in maniera decente sulla lastra di ghiaccio prima che… Apegon non tornasse immediatamente alla carica con un nuovo attacco a due.

– È incredibile amici che ci seguite da casa! – fece Mac Metaphor, conciato come Anna, osservando stupefatto come i due chojin collaborassero perfettamente tra loro – questa deve essere il famoso “giro di vite” di Apegon… ma con la presenza di Wally Tusket è come cercare di camminare sul filo del rasoio! –

– Un rasoio ben affilato direi. Terry Kenyon si sta procurando più tagli del sottoscritto quando si fa la barba al mattino! –

Anche dagli spalti c’era chi si era accorto che le zanne del tricheco umanoide erano piuttosto affilate per l’occasione, ed un brivido di inquietudine attraversò il corpo di Alexandria Meat nel momento in cui dedusse che il mite Wally molto probabilmente aveva affilato volontariamente le proprie zanne per disputare l’incontro. Assurdo, pazzesco, come la volontà del lottatore di origini irlandesi si fosse piegata così tanto alla sete di potere offerta da un ninnolo potenzialmente pericoloso. Quell’oggetto doveva avergli offuscato la mente o qualcosa di simile, e non solo la sua ma anche quella di tutti gli spettatori presenti che esultavano Apegon e Wally oltre che omaggiare la sacerdotessa già compiaciuta da quell’inizio cruento, pertanto se voleva che i suoi ragazzi vincessero dovevano provare a togliergli di dosso quell’affare.

La possibilità di comunicare con i due giovani lottatori arrivò giusto nel momento in cui, con una certa prontezza di riflessi, Jeager riuscì a saltare appena prima che Apegon riuscisse a falciarlo e a saltargli sopra la schiena abbrancandogli le ali e tirando poi con tutta la forza che aveva in corpo. L’angelo alieno subì il colpo a tradimento, tanto che perse il senso della rotazione e fu costretto a mollare la presa su Wally che andò a schiantarsi al suolo proprio come un aereo impazzito, da momento che, avendo qualcuno che gli tirava le ali, il diacono portò per istinto le braccia verso il proprio aggressore per scrollarselo di dosso.

Logicamente, anche per Apegon l’atterraggio non fu dei migliori e andò a schiantarsi contro il muro della tribuna su cui sedeva la sua amata sacerdotessa, mentre per Jeager l’atterraggio fu decisamente più acrobatico tanto da poggiare i piedi sulla fredda superficie ghiacciata già pronto per un altro attacco non appena l’avversario si sarebbe ripreso.

Il colpo fu violento e creò un foro nel muro in cemento armato, tanto da far alzare in piedi la Deva per osservare più in basso, e con sguardo severo, il proprio servo per ammonirlo in modo giusto e… freddo.

– Vedi di non deludermi, Apegon… hai molti occhi puntati sulla tua schiena, oltre a quelli del tuo sfidante–

Il lottatore, ancora incastrato all’interno del cemento seppur ancora per poco, si ritrovò a deglutire in modo impercettibile a quelle che sembravano essere delle minacce velate anche alla sua persona. Erza era una fine esteta che non ammetteva facilmente la sconfitta e men che meno vedersi i propri piani sfumare, ne andava anche della sicurezza dell’intera regione, pertanto il diacono era a conoscenza del patto che aveva stipulato con la Casa delle Ombre Danzanti e da secoli questi individui servivano il clan della sacerdotessa affinchè nulla rompesse il delicato equilibrio del tempio.

– N-non vi deluderò mia signora! Questi parassiti non lasceranno il tempio! –

Alle volte la bellezza esotica di queste donne non bastava per convincere gli uomini a compiere il sacrificio estremo, e dunque la presenza di questi chojin ombra garantiva che ogni più piccola protesta o macchia sul buon nome del tempio non vedesse mai l’alba di un nuovo giorno.

Ma come si dice sempre in questi casi: la speranza è l’ultima a morire.

– Ra…. Ragazzi! Cercate di togliere quell’affare dal collo di Wally! Ne va della sua vita! credetemi! Quell’oggetto non è quello che sembra!–

La stessa speranza di Apegon la provava anche Meat e il suo gruppo, perché andava detto che la speranza è tra le emozioni più forti che si prova fino all’ultimo, e gridando a pieni polmoni quelle parole veritiere sperava di essersi fatto sentire quantomeno dai suoi due allievi impegnati in un combattimento piuttosto freddo.

Terry e Jeager sentirono, ovviamente, ma anche gli spettatori vicini al piccolo kinnikku avevano sentito quelle parole giusto un filo preoccupanti. Come poteva mai essere che un dono fatto dalla somma sacerdotessa potesse risultare dannoso per i chojin che avevano deciso di seguirla ammaliati dalle sue promesse? La maggior parte di loro erano ex lottatori che avevano fatto ormai il loro tempo ma che, comunque, speravano in una rivalsa che li portasse ad affrontare nuove sfide anche grazie al gingillo che portavano al collo.

Voci che iniziarono a circolare lungo l’arena con sussurri come “che storia è mai questa?”, “ci avevano detto che era sicuro”, “sarà mai vero?” si dimostrarono fastidiosi alle orecchie di Erza che stizzita mosse un paio di dita per rendere la temperatura dello stadio ancor più fredda per dare ancor più filo da torcere ai due giovani terrestri.

Chi non sentì dubbi a riguardo, anche se aveva chiaramente sentito l’urlo di Meat, fu lo stesso Wally che si limitò a stringere in una mano l’amuleto rosso sangue che gli stava dando così tanta forza. Per lui era arrivato il momento di tirarsi in piedi e farsi valere, altrimenti come avrebbe potuto difendere sua madre e la sua sorellina se non era sufficientemente forte? Suo padre era morto quando lui era piccolo e da allora aveva sempre cercato di prendersi cura della propria famiglia anche a nome di un padre che la sua sorellina Dorothy non aveva mai conosciuto, pertanto era consapevole di essere l’ultima ruota del carro di un gruppo di super uomini e non intendeva restarci ancora a lungo.

Una vocina dentro di lui gli stava dicendo che era sbagliato mettersi contro i suoi stessi compagni, i suoi amici più cari, ma tale sussurro venne cancellato dalla sua mente da un luccichio della pietra che portava al collo. Decidendo comunque di parlare al proprio avversario, colmo anche lui di determinazione, prima di sprigionare il massimo della propria forza auto indotta.

– Mi dispiace per come stanno andando le cose, Terry – disse il tricheco, osservando il proprio avversario rialzarsi in piedi nonostante i molti tagli che gli aveva provocato con l’attacco precedente – ma non posso rinunciare a ciò che mi è stato dato! –

– Si che puoi! Maledizione Wally… non hai sentito Meat? È quella roba a condizionarti! –

Smettila di dirmi quello che devo o non devo fare! Sono abbastanza maturo da prendere delle decisioni da solo!!

Il lottatore americano rimase alquanto stupito per quella repentina furia scattata senza quello che sembrava essere un valido motivo e che prese una forma de tutto inaspettata anche per i suoi compagni che guardavano dagli spalti e che già iniziavano a risentire del freddo scatenato dalla sacerdotessa. Wally era un tricheco umanoide… ma sempre tricheco rimaneva. E chi aveva un minimo di conoscenza biologica sapeva alla perfezione che queste creature erano rinomate per la loro aggressività.

Non solo il fu mite Tusket lanciò una specie di ruggito all’indirizzo di Terry Kenyon, ma la sua pelliccia parve diventare più ispida in linea con uno sguardo bestiale indirizzato verso un avversario che stava invadendo il suo territorio. Poi scattò in avanti, lasciando dei solchi piuttosto marcati sul ghiaccio, in direzione di un avversario a cui non era disposto a concedere nessun tipo di pietà.

Questa volta Terry non riuscì ad evitare il duro colpo che gli venne inferto al suo petto già provato, e le unghie affilate del suo ex compagno di squadra, così simili ora ad artigli affilati, andarono a conficcarsi di prepotenza nei suoi addominali e nel suo petto affinchè avesse la spinta necessaria per sollevarlo da terra e… conficcargli la testa nel ghiaccio duro come il granito.

A quella potente, e cruenta, visione di distruzione Emerald impallidì voltando la testa di lato decisamente terrorizzata all’idea di vedere la testa dell’americano sfracellata a terra e con un mare di sangue che già inzozzava il ghiaccio immacolato. Fu una mossa spettacolare e tutta la folla si profuse in un “ooh!” stupito per come il lastrone di ghiaccio sotto i piedi dei due atleti che si fronteggiavano si rupe in spuntoni appuntiti che si innalzarono verso il cielo dinnanzi a cotanta potenza.

L’attacco fece impallidire anche Meat e preoccupare Lord Flash, sia per la sorte del loro tributo che per tutto l’incontro che rischiava di andare a puttane, poiché decisamente nessuno di loro si sarebbe aspettato una simile reazione e forza da parte di un ragazzo fino a poco tempo fa senza ambizioni negative.

– Terry… è ancora vivo! Ma conciato male, direi–

Check Matte lo disse a bassa voce, stupito anche lui dalla ferocia di Wally che ben compiaceva la sacerdotessa, e potè notare le condizioni fisiche del compagno di squadra una volta che il lottatore di origini irlandesi non estrasse il proprio avversario da quella prigione di ghiaccio che si era creata.

Prese il ragazzo per il torso, ed una volta estratto bruscamente dal suolo tutto il pubblico potè notare che la testa di Terry era intatta, in fin dei conti era un chojin, anche se ridotto ad una maschera di sangue oltre ad aver perso qualche dente.

Se questo era l’andamento generale dell’incontro, se si fosse protratto fino alla fine, allora molto probabilmente un sacco di gente si sarebbe fatta male… nel più totale dei silenzi mediatici.

 

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Tutto sommato era stato fortunato nella sua sfortuna. Proprio vicino alla sala dei trofei c’era un bagno attrezzato di tutto punto, forse perché vicino alle stanze private della somma sacerdotessa?, e tralasciando i dettagli lussuosi con i suoi mosaici dorati e le piastrelle in marmo lucidissimo aveva trovato un termosifone in ghisa perfettamente funzionante e un phon con cui scongelare Kyle un po’ per volta.

Il lottatore di origini inglesi era ancora piuttosto infreddolito, per non dire ancora congelato da una spessa patina, ma un poco per volta il ghiaccio si stava sciogliendo formando ampie pozze sul pavimento e il colorito della sua pelle non stava più andando verso il blu cianotico. E al momento Kid Muscle era impegnato ad usare il phon contro la faccia del teppista vestito come un motociclista incallito notando che anche i suoi occhi si stavano facendo più vispi guardando in ogni dove quasi come se fossero spaventati… o molto arrabbiati.

– Eheheh! Visto che sono stato un genio? A breve ti scongelerai e sono sicuro che anche Terry e Jeager avranno ormai concluso il combattimento ormai! –

L’ottimismo del principe dei kinniku sembrava quasi cieco all’udito ancora attutito di Kyle, e per quanto il giovanotto fosse ancora congelato tentò di comunicare con Kid cercando di indirizzarlo con gli occhi verso la finestra del bagno. Ma ogni suo tentativo di farsi da capire, ed in fin dei conti non era difficile da comprendere i suoi gesti anche perché stava iniziando pure a mugugnare, fallirono poiché quel maledetto idiota continuava a fare la ruota del pavone decantando le sue doti fisiche che “non si potevano sprecare in battaglia”.

Kid Muscle ritornò con i piedi per terra quando una potente deflagrazione non ruppe il vetro della finestra portando il giovane principe a gridare terrorizzato, mentre una bufera di neve non tentò di entrare dentro il bagno anche se per breve tempo permettendo così al ragazzo di uscire da sotto il lavandino.

– m-ma che diavolo sta succedendo la fuori…?–

quando Kid andò finalmente alla finestra il giovane rampollo di casa Mask tirò un sospiro di sollievo data l’esasperazione che quel suo futuro compagno di squadra gli stava dando, e ciò che vide una volta affacciato alla finestra distrutta fu qualcosa che prima non c’era.

Il ragazzo spalancò la bocca nell’osservare un’arena gremita di gente ove prima non c’era, e cosa ben più stupefacente era osservare che al centro dell’arena Jeager e Terry stavano combattendo contro i loro avversari in quello che era un combattimento alquanto violento e rumoroso con tanto di bufera di neve che sembrava aiutare strategicamente quelli che erano Apegon e un… irriconoscibile Wally molto più simile ad una belva selvaggia.

– Uh… la situazione non sta andando come previsto! –

No, non stava affatto andando bene. Ed il modo in cui Wally spezzò il braccio di Terry portò Kid Muscle a sbiancare di colpo, capendo tra l’altro che forse non era il caso di agitare un phon quando i suoi amici erano messi molto male in tutti i sensi possibili.

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Capitolo 19
*** ghiaccio bollente ***


Terry avvertiva un insolito fischio nelle orecchie.

Un fischio sottile eppure acuto, come quello che si prova dopo essere stati resi momentaneamente sordi da una potente deflagrazione, ed ogni suono che gli giungeva arrivava attutito in un modo alquanto buffo. Persino la vista risultava sfocata a causa di un lampo abbagliante, qual era il sole sopra l’arena, riempiendo la sua vista di luce quasi eterea dopo un freddo buio che lo aveva avvolto dolorosamente.

Quando riacquistò la vista vide Jeager cercare di correre verso di lui, come se fosse stato al rallentatore, ma ogni suo passo sembrava essere pesante come un macigno ed ogni sua parola sembrava intrisa di preoccupazione nel mentre che sembrava urlargli di stare attento.

Tuttavia, quell’improbabile dimensione onirica in cui il lottatore americano si era risvegliato dopo che la sua testa era stata avvolta da qualcosa di freddo e duro, e che a mente lucida avrebbe poi riflettuto come un colpo subito da un irriconoscibile Wally che lo aveva schiacciato contro il ghiaccio, decisamente si infranse con un boato sordo quando Jeager sparì dalla sua visuale dopo essere stato colpito da quella che sembrava essere una colonna di ghiaccio orizzontale.

Solo a quel punto Terry sgranò gli occhi trovando la forza di togliersi dal volto il molto sangue che gli ostruiva la visuale con una semplice passata di mano, ed osservare che quella colonna di ghiaccio si era creata al passaggio supersonico di Apegon.

– Diamine… deve far proprio freddo se si creano delle stalattiti simili! –

Lo disse con tono ironico anche perché non credeva che l’angelo alieno fosse capace di generare ghiaccio dal nulla, magari vortici di vento si, e immaginò solo a livello marginale che l’avversario di Jeager avesse ricevuto pure lui un aiuto “dall’alto”.

Se lui toccò solo lievemente quel pensiero, per alcuni spettatori sugli spalti era ben chiaro che la somma sacerdotessa stesse dando implicitamente una mano ai propri servitori con il giusto freddo da sfruttare sapientemente.

– Che donna arrogante…– fece la Lancaster stringendosi nella propria giacca a vento– non si è nemmeno degnata ad accoglierci e ora è fin troppo chiaro che sta dando una spintarella ai suoi due diaconi! –

La marchesa non aveva tutti i torti, ed anche se Erza aveva capacità combattive davvero sorprendenti delegava gli scontri ai suoi sottoposti. La sacerdotessa la si poteva definire una donna altezzosa, quasi snob per certi punti di vista, e che detestava perdere per quanto ogni sconfitta la prendesse elegantemente e con un sorriso solo in apparenza innocente. Quindi era logico che cercasse di mettere in vantaggio i propri uomini tenendo anche presente che ora rischiava di vedersi il gran segreto spifferato ai quattro venti.

No, non aveva accolto nel proprio palazzo i due coniugi che volevano ottenere da lei il sigillo spezzato per ovvie ragioni, erano eretici e per tale motivo lei già li ( elegantemente ) disprezzava, senza contare che il gruppo a cui appartenevano avevano ficcato il naso in affari che non li riguardavano. Era sicura che le sue antenate avevano tolto ogni traccia di informazioni sul rituale del disgelo già da secoli, ma ora come ora, nel mentre osservava uno scontro piuttosto violento che stava iniziando a darle noia, cominciò a pensare che qualcosa potesse essere sfuggito magari in qualche vecchio polveroso scaffale della biblioteca. Magari nulla di comprensibile per dei poveri mortali come loro, ma abbastanza per instillare il dubbio.

Indubbiamente si trattava di una situazione assai tesa, poiché il pubblico stava continuando a bisbigliare su una probabile truffa ben accollati alle loro effimere vite, ma lo spettacolo doveva pur continuare ed ecco che gli spettatori si ritrovarono  a distrarsi abilmente di fronte alle acrobazie di Apegon.

Il diacono della sacerdotessa stava sfruttando bene il grande freddo che Erza stava generando a poco a poco, riuscendo a creare colonne di ghiaccio con la propria velocità con le quali stava colpendo ripetutamente il proprio avversario tedesco, e tuttavia anche per l’angelo alieno stava salendo una certa tensione già per la decisione della sacerdotessa di anticipare la primavera di un paio di settimane. Non era esattamente una vita facile quella all’interno del tempio della speranza, rintracciare possibili seguaci come aveva fatto qualche sera fa nella città di Venturas fino a organizzare ogni più singolo aspetto della vita quotidiana poteva risultare alle volte snervante, e per quanto fossero venti anni che l’angelo alieno serviva la causa della sacerdotessa doveva ammettere a se stesso che non c’era niente di peggio per lui che deludere la propria signora. La sconfitta di Erza avrebbe significato anche la sua di sconfitta, ed un intero paese dipendeva dalle loro scelte per quanto discutibili fossero.

Forse era anche per questo che Apegon sceglieva, nella stragrande maggioranza dei casi, degli evil chojin con la consapevolezza che la Corte e i Soldati Flessibili avrebbero chiuso un occhio dinnanzi ad un sacrificio sacro… ma chi stava combattendo al momento non era un delinquente disposto a tutto per ottenere forza e potere, e in cuor suo stava iniziando a temere che la sacerdotessa stesse in qualche modo esagerando. Non lo preoccupava il coinvolgimento della Casa delle Ombre Danzanti, quelle apparivano ogni anno per fermare chi cercava di fuggire al rito, quanto per il coinvolgimento di civili ficcanaso oltre che sostanzialmente “inermi”.

Per Jeager invece era un momento difficile da tutt’altro tipo di impostazione, poiché del rito non sapeva ancora nulla, ed evitare i colpi nel mentre che veniva sbattuto da una parte all’altra dell’arena a diversi piedi da terra, ed un possibile schianto lo avrebbe portato alla frattura di diverse ossa un po’ come era successo con il suo scontro contro Ricardo, risultava sempre più difficile. Non solo il ghiaccio gli intorpidiva le membra, rendendo così i suoi movimenti per sfuggire agli attacchi dell’avversario decisamente goffi e poco efficaci, ma riusciva a lacerargli la pelle ogni qual volta quei cristalli lucenti lo colpivano velocemente.

Il bastardo si puntava molto sulla velocità e sul “tocca e fuga” che ad una agilità vera e propria, e per tale motivo al lottatore tedesco risultava complicato poter usare la “pioggia rossa di Berlino” il cui fuoco gli si spegneva tra le mani a causa del freddo tagliente.

Il suo continuo essere sbattuto da una parte all’altra di quel cielo blu sgombro da nuvole vide finalmente un breve arresto quando Jeager cadde di schiena su quella che sembrava la base di una grande colonna di ghiaccio. Si ritrovò dunque a boccheggiare a vuoto a causa del forte impatto, e con una nota di preoccupazione si trovò a tossire quello che doveva essere sangue dato che la bocca gli si riempì di qualcosa dal gusto ferroso, e ciononostante ebbe la forza di rialzarsi lentamente in piedi sulle gambe tremanti.

– Ah… ma che ragazzo inflessibile! Se aspetti ancora un po’ ti trasformerai in una gavetta di ghiaccio come quelle qui sotto! –

Apegon lo prese in giro in un modo decisamente “amabile” nel mentre che atterrava con grazia su una delle colonne ghiacciate che si erano create in una parte dell’arena tanto da farla sembrare una foresta ghiacciata. Aveva svolto un bel lavoro sul suo avversario nonostante all’inizio avesse effettuato quella presa alle sue ali mettendolo in seria difficoltà, ma non gli aveva più permesso di reagire sfruttando per bene il freddo di Erza e compiacendosi di vederlo faticosamente in piedi e con la pelle che stava iniziando a diventare bluastra sulle braccia scoperte. Aveva tempra e doveva riconoscerglielo, nonostante il sangue che aveva sporcato la colonna rendendola significativamente riconoscibile in mezzo a quella foresta ghiacciata, e sinonimo che il ragazzo non stava messo molto bene, e bisognava anche riconoscere che era stato addestrato bene per resistere così tanto al freddo.

– Dimmi un po’… chi ti ha addestrato? È fin troppo chiaro che non ti sei fatto le ossa semplicemente a wurstel e crauti–

Ci fu un momento di silenzio dopo quelle parole, un silenzio rotto solo dal respiro di Jeager e dal suo sguardo sorpreso per una domanda che decisamente non si aspettava, e tutto attorno a loro si poteva sentire solo l’eco di un pubblico che sembrava essere come lontano da tutto e da tutti. Deglutì, muovendo dolorosamente il pomo d’Adamo, irrigidendo la schiena con fierezza nel dare il nome dell’uomo che lo aveva allenato.

– Brocken Jr… padre e mentore del sottoscritto che ti farà…–

Il ragazzo avrebbe volentieri aggiunto “allo spiedo come un pollo” ma le sue parole si congelarono al suono di una rauca risata che scosse il petto possente dell’angelo alieno. Una risata tutto sommato fragorosa e sprezzante, che portarono il giovanotto di origini tedesche a irrigidirsi e a dimenticare il dolore che ancora scuoteva le sue membra martoriate.

– Ah ah ah!! Ma non mi dire! Sei il figlio di quell’ubriacone fallito?! Diamine… sarà più facile di quanto credessi! –

Era una crudeltà dettata solo dalla facciata che il suo anziano padre forniva alla gente, con tutti i suoi difetti che l’avevano marchiato in quegli ultimi anni rendendo a lui stesso una vita simile all’inferno… eppure era sempre stato il primo a difendere il padre da accuse e dicerie infamanti per quanto il loro rapporto fosse stato, se possibile, ancor più distaccato di quello che c’era tra i Mask. Ma con la differenza che non c’era l’odio a scorrere tra loro, perché quello lo stava incanalando verso il proprio avversario che ancora continuava a ridere, decidendo di agire di conseguenza. Broken poteva avere tutti i difetti del mondo e si era rivelato più volte un allenatore piuttosto duro nei confronti del proprio figlio d’arte, eppure Jeager non poteva rimanere indifferente di fronte ai piccoli segni di affetto che il padre gli aveva sempre dato come quello di offrirgli un pasto abbondante e meritato a fine giornata o quello di avvicinarlo al meraviglioso mondo delle parole crociate.

Non si concesse di inveire contro un arrogante Apegon che, con tutta probabilità, lo aveva schernito così per fargli abbassare la guardia ma anzi… dalla sua gola nacque un potente ruggito rabbioso ed un rinnovato calore si irradiò per tutto il corpo portandogli sufficiente forza in corpo affinchè una fiamma rossa non gli si accendesse nella mano destra. Un evento che destò completamente l’attenzione del diacono, che si era immaginato tutt’altro da lui, oltre che a quello del pubblico e dei due speaker presenti sull’elicottero che sorvolava la zona.

– È stupefacente amici che ci seguite da casa! Se vi aspettavate un filetto surgelato allora rimarrete delusi, perché qui abbiamo un autentico stoccafisso bollito! –

– Parole sante, mia cara Anna… volevo dire, collega! – si corresse immediatamente Doc Nakano, notando che Mac Metaphor gli aveva lanciato una occhiata basita – il mio bellissimo tupè stava iniziando a congelarsi con tutto questo freddo, ma direi che l’atmosfera si sta finalmente accedendo! E anche per Wally Tusket direi che la fiamma è attiva da un bel po’ –

I due speaker “ignorarono” l’attacco di Jeager ai danni di Apegon, il cui salto acrobatico superò sorprendentemente un abisso esponenziale che c’era tra i due venendo comunque seguito dalle telecamere, e si concentrarono per vedere in che stato era il duello tra Terry Kenyon e il tricheco umanoide.

La battaglia tra i due ora si era spostata sotto quella “foresta” ghiacciata, ed entrambi i lottatori correvano tra una colonna e l’altra come se fossero stati dei ninja esperti. A dire la verità il lottatore di nazionalità americana si era dovuto riprendere in fretta e furia dal brutale attacco che aveva subito poiché l’ex compagno non ci aveva impiegato molto a ritornare all’attacco in quella nuova veste che proprio non gli riconosceva. Vedere Wally con sguardo omicida e pelo ispido, quando prima mostrava una umanità incredibile anche nei combattimenti più duri, era una cosa che in certo senso lo spaventava data l’imprevedibilità del suo nuovo avversario.

– Ti hanno fatto il lavaggio del cervello… merda! – annaspò il giovane, saltando da un “albero” all’altro premendo con forza i piedi sulle pareti ghiacciate di ogni colonna – devi sbarazzarti di quella collana! Non sei più tu!! –

– Questa collana è mia!! Sei solo invidioso!! –

Il suo atteggiamento ossessivo/compulsivo nei riguardi di quel dannato amuleto era assai preoccupante, ma lo furono ancor di più le sue mosse successive ancor più dolorose delle precedenti. Con uno scatto improvviso il lottatore apparve davanti a Terry rompendo letteralmente una colonna di ghiaccio che al momento dell’attacco gli ostruiva la visuale verso il proprio avversario. L’americano osservò quella scena praticamente sotto shock ignorando i cristalli di ghiaccio che andavano a graffiargli leggermente la pelle esposta, e provando molto più dolore quando Wally lo prese per la trachea utilizzandolo poi come scudo umano per sfondare in sequenza altre colonne di ghiaccio.

L’impatto con quella superficie dura e fredda, che si ruppe come il vetro all’incredibile forza del lottatore di origini irlandesi, non fu affatto un toccasana per la schiena di Terry che lanciò un guaito contrito sentendo le vertebre vibrare ad ogni impatto violento. Ma non stette fermo a subire in silenzio, avrebbe perso quell’incontro oltre che perdere ogni tentativo di riportare alla ragione il compagno di squadra, e digrignando i denti riuscì a piantare le mani sulle spalle di Wally per avere una base sufficientemente forte per dargli una testata in piena fronte liberandosi così dalla forte presa alla gola.

– Wally… tu sei… decisamente fuori di… TESTA!! –

Lo disse ringhiando e con la forza della rabbia esasperata, ma la sua dolorosa mossa sortì gli effetti desiderati tanto che ora il tricheco umanoide dovette portarsi ambo le mani alla testa in un gesto d’impeto che permise al texano di salire sulle sue spalle per poi assestargli una potente ginocchiata sulla spina dorsale. Il marchio del vitello sortì gli effetti sperati, anche perché Terry ci aveva messo parecchia rabbia nel riuscire a liberarsi benchè questo lo avesse affaticato ancor di più, e il ragazzo potè avvertire con una nota di soddisfazione qualcosa rompersi all’interno del corpo di Wally.

Una vittoria fievole, che portò il suo ex compagno a ruggire con più ferocia riuscendo a voltarsi quanto basta, nonostante il colpo tremendo ricevuto alla schiena, per artigliargli la faccia e lanciarlo come se fosse stato una palla contro un’altra colonna di ghiaccio.

Le unghie incredibilmente affilate del lottatore di origini irlandesi si piantarono per bene sul volto dell’americano tanto da provocargli delle ferite serie, ed un boato entusiasta si levò dagli spalti quando Terry venne seppellito vivo dai detriti della struttura su cui era andato a sbattere.

 

– Non… non è possibile! – balbettò Alexandria Meat divenuto all’improvviso pallido come un cencio – Wally è completamente andato… e di questo passo ucciderà Terry se non viene fermato come si deve! A quanto pare, il solo nominare quell’affare che porta al collo lo manda letteralmente in bestia! –  

Era ovvio che non tutti gli spettatori che assistevano a quel cruento scontro fossero entusiasti dello spettacolo offerto, e il drappello composto dai nostri eroi stava osservando con una certa apprensione un esito incerto e propenso a decretare la loro sconfitta.

– Hm, e a quanto pare neppure Jeager se la sta passando molto bene… Apegon continua a schivare i suoi attacchi per “condurlo” in una zona piuttosto pericolosa–

Incredibile come Check Mate riuscisse a mantenere la sua solita compostezza nonostante la tensione crescente all’interno del gruppo, e purtroppo non aveva fatto notare un particolare trascurabile. Il lottatore tedesco difatti era sempre più vicino al luogo in cui Terry era stato sepolto dalle macerie ( e dalle quali stava faticosamente cercando di uscire ), pronto per essere preso da un “abbraccio” dell’angelo alieno ben intenzionato a prendere il volo per poi scendere in picchiata con la propria vittima in modo da essere sicuro di fracassargli il cranio sul suolo ghiacciato. Una brutta situazione invero, ma proprio in quel frangente a Lord Flash venne una idea tanto disperata quanto di probabile successo almeno sulla carta.

Si alzò in piedi sotto lo sguardo perplesso di Emerald, che ora si era pure alzata il cappuccio della giacca sportiva per via del freddo, e dalla propria giacca estrasse quello che sembrava essere il libro consultato fino al momento dell’incontro. Era stato prudente e forse aveva fatto più che bene a trafugare quel manoscritto prima che la calca di ex chojin li trascinasse verso l’esterno per assistere allo spettacolo, senza tener conto delle possibili conseguenze negative derivate da quel gesto, e dunque tanto valeva giocarsi l’ultima carta che avevano in mano prima di non poter uscire vivi da li data la presenza di arcieri ora tutti puntati contro di lui. Lo stesso istinto che lo aveva portato a “prendere in prestito” quel tomo ora lo stava avvertendo di un pericolo ben più maggiore, ma oramai non poteva far altro che continuare con il proprio piano.

Li avvertiva, i suoi sensori ottici avevano registrato una quindicina di quegli individui appostati nelle ombre e pronti a trivellarlo di colpi, davanti a lui a diversi metri di distanza, senza contare quelli che lo avevano visto tirare fuori un libro leggendone attentamente le didascalie incise sulla copertina… dunque al di fuori del suo campo visivo i cecchini potevano anche aumentare ad una ventina o più. Ma doveva tentare, per quanto la stessa Lancaster gli sussurrò di non farlo ( evidentemente preoccupata pure lei dall’esito di un simile gesto ).

– Terry Kenyon ha ragione! Quell’amuleto che tutti voi portate al collo causerà solo la vostra fine! Si tratta di un oggetto atto ad assorbire tutta la vostra energia e incanalarla nel campione della sacerdotessa… una volta accumulata tutta la vostra energia tutti voi morirete ed Erza l’assorbirà dando inizio al disgelo! Se non mi credete date una occhiata a questo! –

Parlò con voce stentorea ed alzò in alto il libro aperto sull’illustrazione incriminata. Era ovvio che gli atleti vicino al gruppetto avessero sentito forte e chiaro le sue parole tanto da sbiancare vedendo i loro flebili dubbi divenire realtà, e come se non bastasse le telecamere poste sull’elicottero dei due cronisti ripresero per bene quell’illustrazione proiettandola di conseguenza nei quattro megaschermi posti in tutto lo stadio.

Come di conseguenza il russo ottenne il risultato sperato, e il fitto mormorio di perplessità a breve si trasformò in un boato di dissenso totale ed ogni uomo che riuscì ad interpretare l’illustrazione da dopo le parole di Warsman iniziò a protestare e inveire contro una impassibile Deva. Almeno all’apparenza.

– Questo non ci era stato detto! Cosa significa tutto ciò?! –

– Ci devi delle spiegazioni, donna! –

– Lo sapevo che non c’era da fidarsi…!–

E questi erano solo i commenti più “carini” che le venivano indirizzati sebbene se ne rimanesse seduta sul trono artigliando con più forza i braccioli di velluto rosso per mantenere la calma e non cedere in tentazione di uccidere tutti quanti nell’immediatezza. Non poteva permettersi di sprecare così tanta energia pulsante di rabbia emanata dai suoi discepoli, e forse era il caso di non indugiare oltre nell’avviare un rito sacrificale atteso troppo a lungo.

 

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Doveva ammettere che quella rivelazione lo aveva colpito giusto un po’… anzi, era più giusto dire che le parole di quella bestia russa lo avevano colpito assai. E sebbene all’inizio credette ad una qualche forma di strategia disperata per mettere scompiglio nelle nutrite file di Erza, ecco che quest’ultima non faceva nulla per smentire quella profetica rivelazione con tanto di illustrazione.

Poi la sorpresa del marchese Lancaster si trasformò in una giusta preoccupazione, e persino la ex miss Kalinina ce la stava mettendo tutta per non far trasparire troppo sentimenti d’angoscia per la probabile brutta sorte a cui stava andando incontro suo padre, poiché era chiaro che un simile gesto poteva esporre la sua principessa a concreti problemi.

La Deva dal canto suo intuiva che il genitore stava rischiando grosso a parlare in quel modo di fronte alle telecamere, una preoccupazione piuttosto comprensibile dato che non sapeva nulla riguardo le usanze del tempio della speranza e di un probabile sacrificio umano, e non riuscì proprio a negare a se stessa un puro gesto di apprensione come quello di portarsi una mano al petto avvertendo un sobbalzo al cuore.

Doveva stare calma, per il bene suo e quello per la bambina dato che le era stato specificato che la sua sarebbe stata una gravidanza un po’ difficile da dopo il suo traumatico matrimonio e che era dunque preferibile evitare altro stress aggiuntivo. Ma stava iniziando a diventare una cosa decisamente snervante, e lo stesso si poteva dire del marchese.

– Beh… se volevamo sapere qualcosa di più direi che siamo stati ben accontentati! Anche se il gesto di vostro padre è del tutto discutibile! – per dirla in termini carini – con quel suo gesto direi che ha messo in pericolo la vita di mia figlia! –

– Con tutto il rispetto, ma credo che fosse già in pericolo ad inizio incontro… guardi lei stesso–

Alya non era affatto dell’umore d sostenere le sciocchezze dette da Howard, sempre disposto a dare la colpa a suo padre per qualunque cosa dicesse o facesse e questo era un particolare che iniziava a darle noia, pertanto lo invitò ad osservare più attentamente lo schermo a cristalli liquidi dove due speaker con il pallino del cosplay stavano commentando la scena.

“… è decisamente incredibile da credere, ma a quanto pare l’intervento dell’ex allenatore di Kevin Mask sta sortendo i suoi effetti. Di certo si tratta di una gran bella illustrazione piena di morti ignari!”

“se questo fosse vero sarebbe una truffa incredibile dai tempi del… uh? Vedo che la somma sacerdotessa sta alzando una mano. Vuole forse sedare una pentola a pressio… Eek!! Il mio tupè!!”

L’apparente gesto di riportare all’ordine i propri adepti si trasformò ben presto in un mero atto di violenza nei confronti di chi sedeva numeroso in quello stadio, e al comando di Erza, con la mano chiusa a pugno come a lanciare un ordine silenzioso a chi non era in vista,  una prima pioggia di frecce si riversò sul popolo furioso.

L’urlo di Doc Nakano fu ben comprensibile, oltre al fatto che una freccia aveva sfondato il vetro dell’elicottero sfiorandogli la testa e portandosi unicamente via la sua parrucca bionda, e ben presto oltre al suo ci furono le grida dei chojin presi di mira dai cecchini appostati nell’ombra. Per l’ultima volta le telecamere indugiarono su Lord Flash prima che l’elicottero prendesse quota, colpito alla mano destra, quella che teneva il libro, da una freccia dorata e costretto a chinarsi a terra come fecero tutti gli altri suoi compagni lasciando entrambi gli spettatori a villa Lancaster con il cuore in gola.

 

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Erza era furiosa. Dapprima quei pazzi eretici innescano la scintilla del dubbio nei suoi adepti già per natura diffidenti, per quanto stupidi fossero data la loro natura da evil chojin, e poi non appagati di aver rubato nella sua biblioteca ecco che mandano al diavolo il lavoro di un anno di preparativi perché non hanno intenzione di perdere un miserevole incontro.

Ma non fu tanto questo a portarla a scatenare l’inferno nell’arena ghiacciata, per quanto fosse sfrontato il gesto di quell’uomo arrogante che le aveva aizzato contro tutte le sue prede, tanto le sarebbe bastato iniziare il rito del disgelo e assorbire tutte le loro energie assorbendole tramite l’attivazione degli amuleti che portavano al collo, quanto quello del suo campione in carica che aveva ben sentito le parole del russo rimanendone come colpito al rallentatore.

Fino a quel momento aveva svolto bene la volontà della sacerdotessa, tanto che aveva estratto dalle macerie un agonizzante Terry dagli occhi pesti di botte e il volto tumefatto per dargli il colpo di grazia. Ma proprio mentre stava per infliggere il colpo di grazia al proprio ex compagno di squadra, volendo recidergli la trachea con i propri artigli, la voce della verità lo aveva portato a voltarsi verso gli spalti riuscendo a vedere perfettamente quell’illustrazione maledetta anche grazie ai megaschermi presenti.

In un attimo fu come se per lui il tempo iniziasse a rallentare ed il fischio alle orecchie, che fino a quel momento percepiva come un canto ipnotico mostrandogli un’unica via possibile, ossia quella del potere, iniziò a stemperarsi lasciandogli percepire il suo stesso respiro e successivamente quello rado di Terry che cercava di guardarlo attraverso le palpebre gonfie e livide. Pur di non essere l’ultima ruota del carro si era fatto abbagliare da una facile promessa di potere certo, e ignorando completamente gli avvertimenti dei suoi amici aveva deciso di seguire il fischio che gli annebbiava la mente rendendolo sordo alle loro parole fino ad arrivare a trucidarli senza pietà.

Questo non era lui. Questo non era Wally. Questo non era ciò che avevano sempre visto sua madre e sua sorella. E a ricordarglielo furono anche le parole tremanti del lottatore americano.

– C-cazzo… Wally! V-vuoi davvero che finisca così… eh, amico?! –

No, non voleva che finisse così. Non voleva essere il burattino nelle mani di qualcuno e non voleva far del male ai suoi amici. Pertanto, la furia omicida sparì dai suoi occhi così come il suo pelo ispido tornò normale e morbido, riuscendo a stento a trattenere lacrime disperazione per essere arrivato ad un punto critico come questo.

– Uh… Terry! Mi dispiace tanto amico! – si portò una mano al monile che portava al collo, strattonandolo via con un solo gesto e sentendosi già più libero da quella sua strana influenza –… non avrei dovuto accettare di indossare questo affare! Avevate ragione voi…!–

Buttò a terra quasi con rabbia la collana indossata fino a quel momento, e prima di aiutare Terry Kenyon a rialzarsi da terra schiacciò con il piede destro quel maledetto affare che fino a pochi minuti fa lo aveva stretto a se con inutili promesse. Certo, appena la gemma si ruppe lo stesso Wally avvertì la propria potenza diminuire di colpo, ma questo era un prezzo che era ben disposto a pagare per non perdere se stesso e i suoi amici.

E se lui era sollevato di essersi tolto un peso dalla coscienza, di tutt’altra risposta era giustamente la sacerdotessa Erza che male gradì quel suo voltagabbana proprio due minuti prima che la donna decidesse di dare il via all’inizio di una prematura primavera.

Si morse il labbro inferiore ed osservò con puro odio il lottatore di origini irlandesi aiutare un vecchio amico a riprendersi dalla brutta batosta appena subita, ed alzandosi finalmente in piedi decise di dare ordine ai suoi assassini di punire tutti quei vecchiacci traditori.

– Razza di fetenti ingrati! Come osate voltarmi le spalle dopo tutto quello che vi ho dato?! A nessuno importa nulla delle vostre effimere vite di criminali incalliti… e con il vostro tradimento avete condannato questo paese ad un eterno inverno!!... e io che volevo solo un po’ di amore da voi!–

Lo disse con una punta di disperazione, poiché era inconcepibile per lei non avere più il controllo della situazione tanto da dover decidere di conseguenza e decidere decisamente male per molti degli atleti presenti. Una determinazione tuonata a forti parole tanto da destare persino l’attenzione di Apegon che, udite quelle parole furenti, fermò il proprio attacco nei confronti del lottatore tedesco che ben aveva deriso in quel momento. Rimase dunque fermo a mezzaria con ancora Jeager stretto tra le braccia  e all’apparenza impossibilitato a muoversi, e rimuginò con preoccupazione riguardo a quello che la sacerdotessa aveva appena detto riguardo la ribellione dei suoi sudditi. Era furiosa, i suoi occhi ardevano di rabbia benchè ella fosse una creatura di ghiaccio puro e ora assumeva i connotati di un ghiaccio incredibilmente  bollente, ma quello che più lo preoccupava era che perdesse completamente il senno decidendo di uccidere tutti in diretta mondiale.

– Urgh… ti distrai troppo in fretta, colombella! Lascia che ti spieghi l’uso delle gambe! –

La sua distrazione gli costò decisamente caro, perché tosto Jeager riuscì a liberarsi dalla ferrea presa di Apegon dandogli un doloroso calcio al polpaccio sinistro abbastanza forte da convincere il proprio avversario a lasciare la presa su di lui. Forse non era esattamente ciò che si aspettava Jeager, un volo da diversi metri da terra non era esattamente ciò che desiderava, ma tanto valeva approfittare di quella situazione di stallo per raggiungere Terry oltre che un Wally all’apparenza rinsavito e comunque al diacono della sacerdotessa importava di più quello che stava attraversando la donna al momento.

E difatti, dopo una attesa carica di tensione, dove persino Warsman riuscì a percepire l’adrenalina infestare l’intero stadio come una nebbia perpetua, la donna alzò una mano verso il cielo… chiudendola in un ferreo pugno con cui decretò la fine dei giochi e la fine di molte vite.

Alcune dello Ombre appostate negli spalti più in alto, di nero vestite e con solo degli occhiali tattici che facevano la differenza con il loro abbigliamento da ninja feudali, annuirono tra loro prendendo accuratamente la mira per scoccare in contemporanea un centinaio di frecce. Gli occhi verdi di Emerald si alzarono con una certa curiosità verso il cielo al suono di uno strano sibilo simile a qualcosa che si stava avvicinando, e logicamente rimase inorridita nel vedere una pioggia nera di frecce assassine tutte puntate verso un ignaro pubblico.

La prima freccia colpì Lord Flash alla mano incriminata di sollevare un tomo prezioso trapassandola da parte a parte, che a breve si macchiò di sangue, portandolo di conseguenza ad urlare più per rabbia che per dolore e accovacciandosi per istinto a terra spingendo la moglie con lui pur di farle evitare frecce letali ed ignorando le sue grida di logico terrore. Vennero seguiti in tal gesto anche da Check Mate che prontamente protesse il proprio allenatore beccandosi svariate frecce sulla schiena esposta, mentre tutti attorno a loro cercavano di scappare via da quel luogo di morte schiacciandosi l’un l’altro come topi in una fogna e venendo trapassati alla giugulare da frecce che non guardavano in faccia a nessuno. Un chogin infilzato come uno spiedo atterrò a pochi centimetri da Emerald, e alla donna gli si gelò il sangue nelle vene alla vista di quello sguardo sempre più lontano dalla vita, era una ragazza energica ma a certe cose non era affatto abituata… men che meno vedere morirle qualcuno davanti! E difatti si ritrovò a soffocare un grido quasi dettato dal panico nell’osservare un uomo che, infilzato da una decina di frecce allo stomaco, cercava di liberarsene in preda al panico e riuscendo solo ad eviscerarsi dolorosamente.

Emerald si trovò a rannicchiarsi contro la figura di Warsman, che sibilò di dolore quando un’altra freccia riuscì a colpirlo al polpaccio, e a piangere silenziosamente pregando chiunque, o qualunque cosa, ci fosse lassù di fermare quell’assurda mattanza che aveva trasformato i gradini degli spalti in una distesa di sangue scuro arterioso.

– Oh per l’amor del cielo…– sussurrò un Meat sempre più atterrito dalla continua grandinata di frecce e preoccupato per i propri allievi – di questo passo nessuno riuscirà ad uscire vivo da qui! –

 

Poteva anche essere vero in effetti, poiché la situazione si stava facendo sempre più drammatica e molti chojin stavano cadendo sotto i colpi nemici anche per la loro stessa stupidità di volersi togliere da soli delle frecce affilate i seghettate, e fu più o meno lo stesso pensiero di Kid Muscle quando gli si presentò davanti quello spettacolo osceno fatto di morte e sangue.

Il principe dei kinnikku sbiancò sotto la propria orrenda maschera, ed una volta osservata tutta la scena, con la sacerdotessa che aveva dato le sue motivazioni all’avvio del massacro, ma per istinto e lealtà nei confronti dei propri amici aveva comunque deciso di scendere nell’arena per cercare di… fare qualunque cosa a patto di fermare quell’assurda follia.

Aveva dunque lasciato Kyle a sciogliersi nella solitudine, e nella relativa sicurezza, di un bagno all’interno del tempio ben attaccato ad un termosifone che gli stava garantendo una pronta guarigione dal congelamento, ed aveva deciso di correre all’interno dell’arena per poter in qualche modo comunicare con Erza.

La vista dei suoi compagni che cercavano di evitare quella pioggia sporca e maledetta gli strinse il cuore, notando tra l’altro il gruppetto sugli spalti ben rannicchiati a terra e intenti ad approfittare di alcuni cadaveri per utilizzarli come scudo dalle frecce insistenti, e fu la vista di Wally colpito alla nuca da un colpo che lo portò ad accasciarsi inerme sul freddo suolo dell’arena che portò Kid all’esasperazione più totale.

Se quella credeva di potersela cavare con uno sterminio di massa, di manipolare i suoi amici come se fossero marionette e commettere qualsiasi nefandezza pur di non spezzare un inutile sigillo presente su una fede, il tutto nel nome dell’amore che lei non aveva mai conosciuto allora madame si sbagliava di grosso.

Il giovanotto si ritrovò a digrignare i denti, sentendo come il proprio respiro si fosse incredibilmente rilassato dopo aver corso a perdifiato sino all’arena ghiacciata, deciso a scavalcare ogni corpo caduto a terra e scansare ogni atleta agonizzante pur di raggiungere la tribuna d’onore non ancora intaccata dalle Ombre Danzanti. Alcune frecce gli sfiorarono la pelle andando a lacerargli i vestiti, ma non ci badò molto e si gustò con rabbia la sorpresa della sacerdotessa di trovarsi davanti un mero estraneo che aveva scavalcato con agilità il muro che la separava dagli altri spalti.

– Tu… come osi presentarti qui da me?! – sibilò ella a denti stretti nel mentre che il principe dei kinnikku avanzava verso di lei – se pensi di potermi fermare in qualche modo hai davvero fato un buco nell’acqua… morirai come il resto di questi traditori–

Fu lesta ad alzare una mano verso il cielo blu con tutto l’intento di indirizzare un nuovo attacco degli arcieri nella sua direzione, ben consapevole che le sarebbe bastato innalzare una barriera di ghiaccio per proteggersi dai colpi letali che avrebbero ben presto trivellato quel povero cretino dallo sguardo truce. Ma fu decisamente sorpresa che, un momento prima di dare l’ordine fatidico, il ragazzo fu lesto a prenderle il polso e a stringere abbastanza forte da costringerla ad avvicinarsi a lui… lasciandola ulteriormente di stucco quando notò che il giovanotto stava ignorando il principio di congelamento alla mano con cui l’aveva appena catturata.

Un gesto, quello di Kid, che non piacque affatto neppure ad Apegon che cercò di affrettarsi a raggiungere la propria signora per quanto la pioggia continua di frecce gli ostacolasse di non poco il volo. E tuttavia si ritrovò a fermarsi momentaneamente a mezz’aria quando sentì le parole del ragazzo e vide le sue mosse successive.

– Hai ingannato i miei amici e hai iniziato un massacro brutale in nome di… che cosa? Dell’amore? Ma sei forse seria?! – lo disse con una punta di esasperazione, ma non furono quelle parole a sconvolgere Erza – sei solo una donna capricciosa ed egoista! Se vuoi salvare davvero il tuo paese dovresti cercare di sforzarti per davvero a cercare l’amore! –

Poi il resto accadde tutto molto in fretta, come al rallentatore, e la Deva rimase ancor più sconvolta quando quelle labbra al silicone la violarono con un calore mai provato prima. Sgranò gli occhi nel percepire le sensazioni datole da quello che era, a tutti gli effetti, il suo primo vero bacio sebbene il partner in questione fosse tutto meno che attraente. Forse Kid aveva avuto una intuizione geniale oppure semplicemente stava sperimentando qualche scena vista in un vecchio film d’azione in bianco e nero, magari sentendosi pure gasato nel farlo perché… diciamocelo, la signora era tutto fourchè una ragazza sgradevole, eppure tale piano stava avendo i suoi frutti nel mentre intrecciava la propria lingua con quella della sacerdotessa. Si era aspettato di sedarla in questo modo, non certo di accenderla!

Un momento che riuscì ad assaporare per bene sentendo pure lui un fuoco primordiale scaturire dal corpo di Erza, che ora teneva stretto a se, ma che durò così poco nonostante le sue speranze di imitare un qualsiasi film visto a casa passando alla parte più bella e intima di tutta quella faccenda.

Dovette staccare le labbra da quella donna oramai solo all’apparenza gelida perché, contro ogni aspettativa, tutto il corpo di Erza era come se bruciasse tanto da cambiare la sua tonalità di pelle da azzurrognola a rosso fuoco. Poi il ragazzo strillò di un urlo femmineo e giustamente terrorizzato quando la somma sacerdotessa parve “esplodere” ad un urlo simile al grido di battaglia di una valchiria, venendo inondata da una luce talmente accecante che parve poi esplodere in una palla di fuoco celestiale che avvolse tutta l’arena e il tempio accecando persino gli altri atleti sopravvissuti e i ragazzi della Muscle League.

Mai simili sensazioni avevano attraversato il corpo dell’arrogante sacerdotessa con l’intensità di un semplice bacio… e forse fu proprio quel gesto mai provato a portarla a scatenare una primavera nel bel meglio della battaglia.

Anzi, un disgelo vero e proprio come se sotto al tempio un intero vulcano millenario si fosse appena risvegliato, tanto da portare  Terry, Wally e Jeager a non riuscire a stare in piedi sulla superficie ghiacciata dell’arena a causa di un improvviso terremoto che portò il ghiaccio a rompersi con il conseguirsi di colonne d’acqua che si innalzarono verso il cielo spinte da una pressione sconosciuta ai più.

E in breve il cemento armato degli spalti si ruppe alla furia dell’acqua e del terremoto che sconquassava la montagna, risparmiando miracolosamente la struttura del tempio, ed inghiottendo chiunque non riuscisse ad evitare quelle furie elementari scatenate da una Deva che aveva appena ricevuto il suo primo bacio in un gorgo mostruoso che si sostituì in breve tempo all’arena.

Persino l’elicottero dei due cronisti in cosplayer venne travolto da una colonna di cemento armato che fino a poco tempo fa sorreggeva uno dei maxischermi su cui era proiettato lo scontro, e l’ultima ripresa che i due pover uomini riuscirono a dare agli spettatori che seguivano l’evento da casa fu una breve immagine di Warsman che cercava disperatamente, in mezzo ai fiotti d’acqua e alle macerie colossali, di agguantare la mano di una Emerald che a breve sparì tra i flutti rabbiosi di una improvvista tempesta.

Lasciando due noti spettatori a casa Lancaster con il cuore in gola.

 

 

Forse il finale di questo capitolo non è eccezionale, ma ci ho davvero impiegato tanto per crearlo cercando l’ispirazione giusta per ogni scena che ho descritto. Ho cercato di rendere lo scontro il meno noioso possibile, per cui perdonatemi se questo lavoro non è esattamente eccellente. Alla prossima!

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Capitolo 20
*** come il grande fratello ( un po' peggio ) ***


La giornata era iniziata già male per Howard Lancaster, visto che ancor prima di osservare l’epilogo di quel cruento scontro alle dieci del mattino aveva ricevuto un fax decisamente poco allegro. La scrittura era in codice, e quella che sembrava all’apparenza una fattura per la consegna di una dozzina di rose rosse si trattava in realtà di un messaggio del capo della sua security, ossia Michael Connors, decisamente indisposto e dispiaciuto per non essere accanto a Emerald.

Si trattava di un linguaggio in codice creato da entrambi gli uomini, non troppo complicato affinché l’ex mercenario potesse comprenderlo e sfruttarlo ma neppure troppo semplice per una probabile spia che lo intercettasse, ed il messaggio lasciava intendere che l’americano avesse già la sua dose di guai da sistemare il prima possibile senza mettere di mezzo la figlia del principale. A quanto pare c’era di mezzo quella svitata della signorina Alana e il suo fosco passato, e forse era giusto così piuttosto che rimanere coinvolti per una seconda volta in dispute che non gli competevano.

Il marchese si era quasi dimenticato che il suo braccio destro era sparito dalla circolazione praticamente ancor prima che il fattaccio del matrimonio di Emerald, con così tante cose a cui pensare si era momentaneamente dimenticato di lui e di provare anche a chiamarlo, e per quanto fosse disdicevole la sua mancanza all’interno del gruppetto della Muscle League era comunque grato al soldato nella sua volontà di preservare la famiglia Lancaster.

Ma se questo era un dettaglio “abbastanza” trascurabile, che lo aveva comunque innervosito anche perché Connors avrebbe sicuramente tranciato le mani a quella bestia che si spacciava per un essere umano, decisamente inaccettabile era ciò che aveva sotto gli occhi in quel momento.

Per svariati minuti ci fu solo silenzio all’interno della prigione della signora Mask. E dopo quel silenzio quasi angosciante Howard Lancaster aveva deciso di sfruttare il telecomando del televisore al plasma per cercare notizie riguardanti l’incontro anche su altri canali senza, purtroppo, avere un concreto successo.

Sul canale principale della IWF non avevano dato altre notizie riguardanti “l’incidente” appena avvenuto nel tempio della speranza se non un costante messaggio che segnalava dei problemi di comunicazione, e negli altri canali non mostravano niente di annerente allo scontro appena avvenuto.  Pertanto Howard Lancaster, decisamente seccato per quel momento di stallo infruttuoso e consapevole che l’ansia non faceva bene ne a lui ne alla dottoressa, decise di lamentarsi direttamente con il proprietario del canale incriminato senza tener conto del fuso orario differente tra il pianeta Terra e quello dei kinnikku.

Per farlo però gli toccò uscire dal bunker dove la sua “ospite” soggiornava, per ovvi motivi poiché aveva fatto rinforzare la schermatura della prigione ufficialmente per “proteggere” di più la dottoressa ben motivato anche dall’intervento di Robin che non lasciava ben sperare in un suo disinteressamento, e difatti si ritrovò in uno dei tanti corridoi della sua lussuosa villa. Non avrebbe avuto senso nascondere Alya in un posto troppo lontano dalla sua dimora, avrebbe voluto dire uscire troppo spesso ed insospettire così Janice che avrebbe pensato ad altro oltre che ad appuntamenti di lavoro e l’ultima cosa che voleva era a che fare con una moglie gelosa, pertanto quale luogo era più sicuro della tana del lupo per nascondere il proprio “bottino” dagli sguardi indesiderati?

In un giorno aveva fatto rimodernare un’ala del proprio palazzo in gran segreto con operai e tecnici del suo entourage ristretto, con la scusa di rendere antisismica una parte della villa piuttosto vecchia ( nonostante non ce ne fosse alcun bisogno ) ed ingannando abilmente la propria famiglia che non sospettavano di avere un’ospite tutt’altro che felice di essere rinchiusa li. Il sistema di mimetizzazione era perfetto, la porta era difatti intagliata nel muro praticamente invisibile ad occhio nudo ed era ulteriormente nascosta dietro un arazzo con lo stemma di famiglia, di conseguenza poteva entrare quando voleva all’interno della stanza antipanico con la scusa di doversi ritirare nel proprio studio per lavorare ad importanti progetti lavorativi.

L’unica pecca in questo gioiello architettonico era la ormai totale carenza di segnale all’interno delle mura blindate, portandolo per questo a fare quella fondamentale. Una volta composto il numero di casa dei MacMadd non ci volle molto per sentire la voce di qualcuno dall’altro capo del telefono, e fu comunque sorpreso di sentire la voce della figlia del vecchio Vance a quanto pare troppo preso a dormirsene nel proprio letto.

“qui è casa MacMadd… se si tratta di un’altra televendita o qualcosa di simile siete pregati di andare al diavolo!”

– Ehm… no signorina – borbottò il marchese avvertendo una leggera nota di disagio nel sentire un tono tutt’altro che amichevole – sono il marchese Lancaster e chiamo in merito ad una delle vostre ultime trasmissioni che mi hanno lasciato… quantomeno deluso –

A Jacqueline non le ci volle molto a riconoscere la voce dell’uomo che si era reso suo malgrado protagonista delle nozze di Robin Mask, e si ritrovò ad inarcare un sopracciglio nel mentre interrompeva la propria manicure notturna percependo chiaramente che quella sarebbe stata una telefonata interessante. Attualmente la giovane donna era l’unica in casa MacMadd ad essere ancora sveglia, era mezzanotte e mezza sul suo pianeta e prima di andare a dormire era sempre solita prendersi cura del proprio corpo anche a lungo, ma questo non toglieva che il tempo passato alla toeletta fosse sacro e che solo pochi eletti avessero il permesso di romperle le scatole. E uno di questi “eletti” era proprio Howard Lancaster che, quasi sicuramente, non aveva intenzione di venderle un tostapane.

“Si spieghi” fece semplicemente lei, non dovendo attendere molto per essere accontentata.

– Si tratta, purtroppo, di mia figlia Emerald e della sua estenuante lotta per ottenere il divorzio su Amazon… se non lo sa con chi ha avuto la sfortuna di sposarsi le consiglio di informarsi e di…–

“Conosco il pasticcio in cui vostra figlia è disgraziatamente caduta, grazie. La battaglia per il suo divorzio è seguitissima su Amazon, e difatti su quel pianeta viene trasmessa in diretta con repliche in prima serata… ma non può pretendere che anche sulla Terra facciamo altrettanto senza essere poi costretti a chiudere bottega per scarsa odience!”

– Non si tratta di voler seguire le gesta del gruppo di mia figlia per un mero capriccio, signorina, ma di sapere in che condizioni fisiche è la mia primogenita visto che l’ultimo combattimento si è appena concluso e l’ultima cosa che ho visto è stata la sua testa sparire in mezzo ad un vortice –

Come era consuetudine per lui, invece di scoppiare in un ben giustificato moto d’ira ricolma di disperazione, la sua voce divenne se possibile ancora più fredda tanto da mettere una certa soggezione anche a Jacqueline. Mai contraddire un Lancaster, o ironizzare sulle disgrazie di Emerald, men che meno negargli informazioni importanti sullo stato di salute attuale di sua figlia. Vederla scomparire tra le rovine e le onde implacabili di quel disastroso maremoto gli avevano gelato il sangue fino ad incattivirlo al punto giusto nel caso a qualcuno fosse saltato in mente di andare contro di lui o di non assecondare i suoi desideri.

Pertanto, quella freddezza tipica della famiglia Lancaster non era rimasta indifferente alla MacMadd, e capendo alla perfezione la preoccupazione del marchese, senza che il nobile inglese scendesse in dettagli poco carini sulla possibilità di portare in bancarotta l’intera Muscle League se non fosse stato accontentato, decise immediatamente di accontentarlo senza dover interpellare padre e fratello sul da farsi.

Si congedò con educazione dal nobile inglese, non prima di avergli assicurato che avrebbe avuto notizie immediate di sua figlia entro i prossimi minuti, e si scostò velocemente dalla toeletta per andare a rovistare nel comodino accanto al letto. Imprecò violentemente quando lo smalto rosso che si era appena data si rovinò irrimediabilmente a contatto con alcuni gingilli contenuti all’interno dei cassetti, eppure si ritrovò a trattenere il fiato quando finalmente le sue mani riuscirono ad agguantare l’agendina in pelle con segnati sopra tutti i numeri telefonici dei chojin iscritti all’albo della Muscle League. L’idea di vedere l’impero comandato dalla sua famiglia sbriciolarsi a causa di un ex chojin schifosamente ricco e con amici così potenti da far invidia persino al re dei kinnikku in persona era una cosa decisamente avvilente… per non parlare del fatto che non ci teneva affatto a finire in mezzo ad una strada. Se ci finivano suo padre e suo fratello era un altro discorso ma lei aveva tenori di vita elevati senza contare che in famiglia era quella più intelligente, e non si trattava di solo arroganza la sua.

– Uff… questa agenda è piena di polvere! – borbottò la giovane, sfogliando velocemente i nomi che si era accuratamente trascritta per casi di emergenza che neppure si sarebbe immaginata arrivassero – se Pentagon è iscritto alla League vuoi che non lo sia anche suo fratello maggiore…? Come diavolo si chiamava poi…? Ah! Eccolo qui! –

Ebbe una fortuna a suo dire quasi “sfacciata” nel trovarsi ad osservare il nome di Apegon giusto un paio di colonne sotto quello del ben più famoso Pentagon, magari aiutata anche dalla replica alle interviste dei debuttanti allo scontro, che si era da poco concluso come ben si ricordò, avvenuta durante l’ora di cena e dunque grazie a questo ricordo ancora fresco non fu un problema comporre il numero di quel perfetto sconosciuto.

Stava andando tutto a meraviglia da dopo la vittoria di Kevin Mask alla Corona Chojin che francamente parlando non si sarebbe mai aspettata una pseudo minaccia alle proprie finanze. Le era dispiaciuto che Kid non avesse vinto, in fondo era simpatico e poi possedeva comunque un certo spirito patriottico anche lei, ma non si poteva certo negare che la vittoria di Kevin Mask fosse una gran bella pubblicità per la League e doveva anche ammettere che ora suo padre e suo fratello erano decisamente molto più rilassati.

Pertanto, se voleva rimanere anche lei psicologicamente serena ed evitare inutili incazzature tanto valeva sperare che gli squilli non continuassero ad andare inutilmente a vuoto.

 

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– Non ho mai provato nulla di simile…! Il mio cuore batte ancora fortissimo e tutte le mie membra sono ancora un fuoco divampante! –

La somma sacerdotessa Erza non scherzava quando affermava di non aver mai provato simili sensazioni nella sua fredda vita, e più che essere innamorata persa di Kid Muscle era del suo gesto che si era infatuata percependo quella passione con cui l’aveva baciata come amore vero. Ed in effetti era anche così, non importava di che colore fosse la pelle delle ragazze di cui si infatuava… l’importante era che fossero gnocche, ma nessuno si sarebbe aspettata una simile reazione così disastrosa. L’incredibile esperienza vissuta in prima persona dalla Deva, così intensa da travolgerla emotivamente come un vulcano in eruzione, le aveva fatto scatenare la tanto agognata primavera senza dover sacrificare molti chojin per cercare in essi colui che l’avrebbe amata anche solo per un istante. Si poteva perfettamente dire che l’esperienza del primo bacio per lei era stata qualcosa di a dir poco indimenticabile, conscia che forse potevano esserci altri mezzi per scatenare cotanta energia senza un ampio spargimento di sangue. Tra l’altro una strage perfettamente inutile come quella che era appena avvenuta, con addirittura i suoi assassini di fiducia che erano caduti vittima del maremoto proprio come le loro prede.

– È davvero possibile che esista un simile potere così genuino…? Non è neppure morto! –

La donna continuò flautare parole quasi a caso, ignorando il caos totale del rituale che grazie al cielo aveva risparmiato il tempio, nel mentre che continuava a tastarsi le guance ancora arrossate a diversi metri di altezza ben sostenuta dal suo affidabile braccio destro.

Apegon la teneva ben salda tra le proprie braccia e assieme a lei osservava l’ormai ex stadio sbriciolarsi alla furia di acque impetuose che sgorgavano nientemeno che da quello che era il cratere di un vulcano estinto da millenni. Il tempio della speranza era stato costruito sulla cima della più alta montagna del pianeta che era, tra le altre cose, un vulcano spento da diversi eoni il cui calderone era ormai ricoperto da un ghiacciaio perenne su cui i lottatori avevano fino a quel momento combattuto cruentemente, ed ora la pressione dell’acqua aveva sgretolato quelle naturali fondamenta di ghiaccio portando sempre più a valle un fiume violento che devastava ogni cosa.

Il boato assordante di quella naturale distruzione copriva ogni cosa, dalle urla dei disgraziati ancora in vita fino al rumore delle macerie dello stadio che collassavano tra loro andando a schiantarsi tra i pinnacoli dell’alta montagna durante la loro discesa, in acque che da limpide si stavano facendo sempre più limacciose a causa dei detriti che trasportava furiosamente fino a devastare la roccia stessa, e dunque se attualmente Apegon riusciva a sentire la voce della sua signora era solo grazie alla stretta vicinanza.

Tuttavia mise da parte il proprio silenzioso stupore per tutto quello che era successo in quei minuti concitati, rammaricandosi che avrebbe dovuto sganciare parecchio denaro alla casa delle Ombre Danzanti come risarcimento danni per la perdita di molti loro assassini, avvertendo chiaramente il telefono vibrargli in una delle tasche dei suoi pantaloncini.

– Ma che diamine… chi mi cerca in questo momento?! –

Pur continuando a tenere tra le braccia una sacerdotessa a cui non importava nient’altro che l’aver ricevuto il suo primo, e focoso, bacio dovette accollarsi all’orecchio destro il telefono a conchiglia rimanendo stupito nel riconosce una voce femminile lontanamente familiare. Oltre che decisamente esigente e indisposta a farlo parlare per primo.

“Sono Jacqueline MacMadd, e prima che decida di interrompere questa chiamata le ricordo che il vostro tempio ha stipulato un contratto con la Muscle League per la diretta del vostro incontro di oggi fino alla nomina di un vincitore!”

– Beh… questo nome mi è familiare. Siete la figlia del vecchio Vance, giusto? E di grazia, come pensa che possa commentare una battaglia che si è conclusa in modo disastroso, vostra altezza? –

C’era un tono ovviamente cinico e seccato nella voce cupa di Apegon, a quanto pare i MacMadd pensavano a far soldi sempre e a qualunque momento nemmeno fosse stata una questione di vita o di morte, ma questo non scoraggiò Jacqueline dall’assumere un tono ancor più duro del precedente. Non c’era bisogno di informare nei dettagli il chojin riottoso, c’era mancanza di tempo senza contare che al momento erano in diretta telefonica con il canale della IWF, e dunque si risparmiò nel ricordargli che la sposina era la figlia di un pezzo grosso visto che molto probabilmente non gliene fregava nulla.

“Senta… anche se i nostri commentatori sono dispersi le comunicazioni satellitari funzionano ancora, ergo il nostro satellite è ancora posizionato sopra le vostre teste e dunque siete ancora in diretta! Se decide di collaborare farò in modo di fornirle i chojin necessari per il rito del prossimo anno”

Era una proposta tanto azzardata quanto interessante in effetti, eppure ora come ora non poteva prendere lui delle decisioni che spettavano alla sua signora, tra l’altro  ancora nel mondo dei sogni e completamente estraniata dalla situazione attuale dopo quel bacio focoso, ma decise comunque di accettare l’offerta della giovane MacMadd quantomeno in via preventiva.

Logicamente l’angelo alieno non immaginava che una tra le più ricche famiglie del pianeta kinnikku fosse capace di influenzare i giudici e i direttori dei penitenziari sparsi per l’intero pianeta per poter attingere alla feccia li contenuta. In fin dei conti sarebbe stato uno “spreco” lasciare marcire in prigione degli evil chojin catturati con molta fatica dai Soldati Flessibili, almeno secondo il pensiero di Jacqueline che aveva escogitato quel piano a fin di bene e dopo essersi velocemente documentata sull’ultimo scontro avvenuto guardandosi le ultime registrazioni che le erano prevenute dopo quella disastrosa diretta. Nel giro di un quarto d’ora difatti la ragazza si era messa in contatto con i tecnici della IWF ordinando loro di mandarle in diretta streaming sul suo pc di casa tutto quello che era successo fino a quel momento, e dunque captando alla perfezione che a “madame” serviva un nutrito numero di super uomini per dare il via a quel fantomatico miracolo che era poi avvenuto grazie alla balzana idea di Kid Muscle.

Molto probabilmente Ataru Muscle si sarebbe infuriato nel sapere che da li ad un anno tutti i delinquenti che lui e i suoi uomini erano riusciti a catturare sarebbero stati a piede libero a servire una avvenente sacerdotessa che prometteva loro cavoli a merenda ma… come si dice, lo spettacolo deve pur continuare e la risposta affermativa di Apegon fece sorridere compiaciuta una ragazza fin troppo stressata.

– Tzk… “the show must go on”, dico bene? Diciamo pure che la vostra offerta ci… interessa alquanto. E pertanto posso comunicarle che l’acqua del cratere sta defluendo verso valle, verso nord ovest più precisamente, dove a breve si riverserà lungo il Rio Ghiacciato che attraversa l’intero paese. Purtroppo non ho visto molte teste affiorare dall’acqua visto che il viaggio verso valle e disseminato di ostacoli, ma nel caso decida di mandare una spedizione di ricerca le consiglio di iniziare dalla conca poco distante la prima cascata a quota mille metri… buona parte dei detriti confluisce su quella spiaggia, quindi qualcuno potrebbe essersi anche salvato–

Era logico che tutte quelle informazioni facevano gola a Jacqueline, che nel frattempo nella sua camera da letto aveva praticamente allestito un piccolo studio informatico tra diversi telefoni aperti in varie conversazioni oltre che la webcam che la metteva direttamente collegata agli studi televisivi, e dato che quelle informazioni le avevano captate pure i tecnici del famoso canale televisivo non aspettarono i rimproveri della loro datrice di lavoro per iniziare a contattare chi di dovere per cominciare le ricerche. L’unica cosa su cui bisognava riporre fiducia al momento era nella tempra dei ragazzi della Muscle League che dovevano sopravvivere per forza di cose a qualsiasi costo.

Pena la chiusura definitiva di tutto l’impero mediatico che i MacMadd erano riusciti ad allestire con anni di sacrifici, ed era l’ultima cosa che la viziatissima secondogenita di Vance voleva incappare dovendo rinunciare a tutto.

 

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– Un altro buco nell’acqua… tzk, avrei dovuto immaginarlo conoscendo mio fratello! –

Ataru Muscle si ritrovò a sibilare quelle parole per un motivo ben ovvio, nel mentre che osservava un teatrino melodrammatico che stava rischiando di farlo esasperare per davvero.

Attualmente il soldato si trovava nel vestibolo del tempio del sacrificio, ultimo luogo in cui era stato effettivamente avvistato il suo re, e vedere la somma sacerdotessa piangere in trono era una scena che francamente parlando non sapeva se integrare in quelle comiche oppure in quelle decisamente seccanti. Forse magari in entrambe, visto che non sapeva se mettersi a ridere di fronte ad una scena a dir poco patetica.

– Prima la mia barba va in cenere a causa di un empio attacco di quegli scellerati! E ora Mammothman che perisce di cuore di punto in bianco! Oh, che destino crudele! Chi penserà ai suoi piccoli, ora?! –

Oltre a essere ancora sconvolta per la perdita immane della sua folta peluria, Quanita Lust era oltremodo rammaricata per l’improvvisa dipartita del suo possente diacono di origine siberiana. Mammothman, a parte un braccio strappato via a forza e ben ricucito dalle dottoresse che si erano prese cura di lui, non aveva riscontrato problemi fisici veramente preoccupanti che non fossero altro che i danni di un combattimento piuttosto cruento… ma allora perché il suo cuore aveva ceduto di punto in bianco?

Questo era in effetti un bel mistero che avrebbe senza ombra di dubbio interessato il soldato veterano, ma lui attualmente aveva un’altra missione da portare a termine e della morte di un ex evil chojin poco gli importava. Ovviamente Ataru ignorava il fatto che il lottatore del tempio fosse perito per una morte non propriamente naturale, anche perché sarebbe risultato difficile riscontrare i segni di una iniezione tra le sue membra martoriate e men che meno sapere che quella determinata siringa fosse stata piena d’aria, ma a volte era il caso di non importunare certe persone men che meno minacciarle di morte. E su questo lato mister Lancaster si mostrava alquanto spietato con chi minacciava la sua famiglia o nello specifico sua figlia, ma la sacerdotessa aveva in mano delle prove per dare la colpa a qualcuno che non fosse altro che il povero cuore provato di Mammothman? Ovviamente no.

Ed ora al tempio del sacrificio mancava un elemento importante in tutto il suo apparato minandone dunque la sua credibilità, poiché era logico che il diacono non fosse ancora pronto ad un sacrificio così estremo.

Quindi a Quanita non restava altro da fare che piangere in una posa alquanto teatrale, seduta in trono con il dorso della mano destra sulla fronte e l’altra mano intenta a indicare un punto specifico. Al gesto il soldato veterano lasciò perdere le proprie bestemmie interiori per osservare il secondo diacono superstite, che attualmente aveva solo qualche cerotto sul viso affinché riassorbissero le ustioni ricevute in combattimento, dai bizzarri capelli bianchi ed orridi pantaloni con nuvolette azzurre su sfondo rosso il cui sguardo era comunque dispiaciuto nel mentre che osservava la scatola di cartone e il suo contenuto.

– Da quando Papu è salito sulla schiena di Miko il numero dei mokos è salito di cinque individui… poveri piccoli! Mammothman li adorava tantissimo e pure loro sentono la sua mancanza! Non è per niente carino quello che gli è successo–

Dallo scatolone in questione giunsero alle orecchie di Ataru delle strane vocine che parlavano una “lingua” a lui sconosciuta, ed incuriosito per tutto quel chiacchiericcio che si era fatto più alto da quando il giovanotto albino aveva parlato del lottatore scomparso decise di darci una occhiata più da vicino. I cosiddetti mokos erano creature che il sergente avrebbe definito… disgustosamente carine, e sembravano essere una specie di incrocio tra un coniglio e un cane. Da quello che aveva sentito dire erano animali piuttosto socievoli e ad un occhio poco attento poteva anche sembrare che parlassero un idioma tutto loro… ma a parer suo erano solo degli animali affettuosi come qualunque altro cane, e in un certo modo i mokos rimpiazzavano cani e gatti nelle case delle Deva visto che sul pianeta tali animali non erano creature autoctone, e comunque sia della condizione di quelle creaturine che ora lo guardavano piuttosto contente di vedere qualche faccia nuova e della scomparsa del loro padrone poco gli importava. Se il sergente era giunto nel tempio del sacrificio era per avere notizie concrete di suo fratello, avendo comunque sguinzagliato qualche uomo in giro per raccogliere più informazioni dato che non vi erano notizie certe della sua presenza all’interno del tempio della speranza, e quello che doveva essere un piccolo controllo di cinque minuti stava diventando una sceneggiata di un’ora e mezza.

– Sentite… è tutto molto interessante – ma anche no, e non aveva altro tempo da perdere – ma attualmente sono qui per altri motivi che stare ad ascoltare i vostri drammi! Quindi ve lo ripeto per l’ultima: sapete oppure no dove accidenti è finito re Suguru?! –

Attualmente si sentiva una specie di badante nei confronti del fratello minore, se era su Amazon era per una missione importante su presunti traffici illegali di sabbia rossa, e tuttavia aveva comunque fatto una promessa a Belinda e per lei sarebbe arrivato a fondo di quella faccenda.

– Hm, è curioso… un soldato che non si informa prima di partire per una spedizione! Lei è molto ignorante, lo sa? Dovrebbe guardare di più i telegiornali –

Il diacono della somma sacerdotessa parlò in tal modo ad Ataru, con un sorriso sornione come lo stesse prendendo in giro deliberatamente, tanto da suscitare le sue ovvie ire per il modo fin troppo sfrontato con cui quel ragazzino si stava facendo beffe di una autorità riconosciuta a livello intergalattico.

– Ma come ti permetti…?! Sulle vostre fonti di informazione vengono citati solo i concorrenti delle sfide, non tutti gli ospiti! –

E cosa ti fa credere che noi ne sappiamo qualcosa? Una volta che il combattimento è finito loro se ne sono andati. Le consiglio di fare più attenzione la prossima volta –

C’era una sorta di minaccia poco velata nelle parole del giovanotto, sempre dettate con un sorriso “simpatico” in volto che decisamente non piaceva ad un soldato che stava per perdere le staffe, e la fortuna di Ataru fu che decisamente non le perse poiché il telefonino iniziò a vibrargli nelle tasche dei pantaloni portandogli di conseguenza delle inaspettate notizie. Mai cercare di cogliere al volo le provocazioni di Zachary Connors, anche perché la massima punizione che avrebbe ricevuto sarebbe stato di ripulire il sangue dal pavimento del tempio nel caso avesse deciso di tagliare la gola del soldato esasperato.

Questo Ataru non lo avrebbe mai saputo, per sua fortuna, poiché finalmente ricevette le notizie che tanto desiderava da uno dei suoi soldatini che si era dato faticosamente da fare. Ma tali notizie di un incidente avvenuto in alta montagna non fecero altro che portarlo a ruggire esasperato per l’immane idiozia in cui l’intero gruppo di suo fratello era appena caduto.

Per l’amor del cielo… che diavolo aveva in testa, suo nipote?!

 

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Per diversi secondi non aveva provato altro che una lunga agonia dovuta al fatto che non poteva respirare neanche volendo. Emerald si trovava come in una dimensione alternativa, fatta di terrore cieco e buio, dove provava dolore ogni qual volta il suo corpo andava a sbattere contro le rocce affilate dell’alta montagna mentre l’acqua sporca di ghiaccio e terra le finiva in gola ad ogni boccata involontaria. La luce le arrivava solo all’improvviso rischiando di accecarla ogni qual volta riusciva a riprendere fiato tra quelle onde spumeggianti senza riuscire a vedere dove fossero finiti gli altri, e ogni suo tentativo di aggrapparsi a qualcosa di solito finiva costantemente nel fallimento più totale.

Era difficile mantenere la lucidità in un momento come quello in cui l’istinto di sopravvivenza la faceva da padrona rendendola simile ad una lepre che tenta di sfuggire dalle fauci del lupo, eppure fu il terrore di morire affogata a darle quella carica di adrenalina necessaria a trovare la forza di sbracciarsi per trovare una via di uscita da quel muro fluido che minacciava di soffocarla. Non seppe dire esattamente quando riuscì a darsi la spinta necessaria per far riaffiorare la testa fuori dall’acqua in modo definitivo, forse aveva passato una ventina di minuti ad essere strapazzata tra le rocce dell’alta montagna tra carenza di ossigeno d’alta quota e le torbide acque che le riempivano la gola oppure solo pochi secondi, ma riuscì comunque a darsi un colpo di reni definitivo per agguantare quello che era un tronco rovesciato affinché la sostenesse a galla.

Un urlo gutturale le uscì dalla gola nel momento esatto in cui i suoi polmoni tornarono a riempirsi di vitale ossigeno, arrivando a tossire con forza fino a sentirseli bruciare, e avvertendo con un certo sollievo che non era l’unica testa ad essere riuscita ad affiorare dall’acqua ora sempre più calma e placida.

Senza neppure accorgersene la corrente li aveva portati velocemente a valle nonostante ora Emerald fosse piuttosto malconcia se paragonata a Warsman. Il lottatore difatti apparve di fianco alla giovane annaspando pure lui tra le onde riuscendo comunque a trovare un rifugio sicuro su quella boa improvvisata.

– Ahh… n-non hai un bell’aspetto… sai?! –

– ‘Fanculo stronzo… pensa per le tue chiappe bucherellate…–

Ora il rumore delle acque impetuose si era diradato notevolmente e lasciava che le parole dei due sopravvissuti fossero udibili da entrambi. L’ex chojin di origini russe si lasciò andare ad uno sbuffo semi divertito notando che alla ragazza non mancava la lucidità, ma aiutandola con un braccio a non lasciarsi andare dalla presa sul tronco dato che era visibilmente esausta e con ferite tutt’altro che passabili.

Sembrava assurdo quello che era successo nemmeno quindici minuti prima, con quel genio idiota ( e non era tanto un insulto ) di Kid Muscle che aveva compiuto una autentica imprudenza di baciare quell’arrogante sacerdotessa e riuscendo in una impresa praticamente impossibile, facendo loro vincere l’incontro che fin dall’inizio sembrava preannunciato da una amara sconfitta.

Il russo quasi per istinto andò a controllarsi la fede ben ancorata al suo anulare sinistro notando che la pietra azzurra della speranza si era disintegrata al finire della battaglia, un particolare quello che fece sorridere debolmente persino Emerald ben felice che almeno l’obiettivo che si erano prefissati era stato raggiunto.

Il loro contemplativo silenzio venne interrotto da alcune voci in lontananza, più precisamente da un’ampia spiaggia ciottolosa, che parevano chiamarli a gran voce una volta che furono a portata di vista. Tra chi si sbracciava c’erano degli sconosciuti con indosso delle divise che sembravano quelle dei paramedici, mentre tra le facce conosciute i due sposi riottosi, che decisero di allungare la nuotata verso la riva ormai decisamente stremati, poterono riconoscere Kid Muscle e il suo allenatore Meat.

– n-non posso crederci…– bofonchiò Emerald sempre più sollevata – sbaglio o quello è il nostro comitato di benvenuto? –

– a quanto pare è così… ma non credo abbiano portato il rinfresco –

Warsman lo disse con un filo di voce nel mentre toccava finalmente il fondale di quel fiume ora placido e tranquillo e trascinava verso riva una giovane donna che aveva ormai perso del tutto le proprie energie. Fu dunque con sollievo che riuscì a trascinarsi fuori dalle acque limacciose sostenendo, e lasciandosi a sua volta sostenere, da Emerald prima di accasciarsi entrambi al suolo a causa della stanchezza.

Immediatamente i due vennero soccorsi da un gruppo di Deva ben attrezzate, e il piccolo Meat potè finalmente tirare un sospiro di sollievo nel constatare che finalmente tutti i membri del gruppo si erano salvati da quella catastrofe naturale causata dal principe dei kinnikku. Una distruzione comunque necessaria, andava detto, ed ora Kid stava abbracciando suo padre continuando a ripetere di essere felice di aver dato il suo primo vero bacio ad una autentica bellezza della natura.

– Beh… direi che ci siamo tutti – borbottò l’allenatore, dando una rapida occhiata al piccolo campo base che le dottoresse avevano appena allestito e il via vai di paramedici che facevano la spola dalle ambulanze parcheggiate sulla strada che costeggiava quel tratto di fiume alle tende allestite in fretta – senza ombra di dubbio tu e Suguru avete avuto l’ottima idea di chiamare il doppio dei rinforzi per tutti i feriti presenti –

– A dir la verità appena ho potuto liberarmi ho telefonato alla guardia nazionale solo per sapere che qualcuno aveva già preceduto le nostre telefonate di soccorso… indubbiamente il tuo re non deve aver gioito nel vedere il proprio primogenito sparire tra le onde, ma ti assicuro che anche lui è rimasto piuttosto sorpreso nel sapere che stavano già allestendo questo campo base…–

“proprio come se qualcuno ci avesse visto dall’alto nonostante tutte le telecamere siano saltate” finì mentalmente Meat osservando di sottecchi Kyle Mask.

Il giovanotto inglese era l’unico a non aver ricevuto danni critici durante il combattimento nel tempio, solo un misterioso principio di congelamento che non era stato li a spiegare tanto, ed una volta che il ghiaccio si fu completamente sciolto dalle sue membra fu ben lesto a cercare di contattare aiuto per tutto il terribile disastro che era accaduto. Lo stesso aveva fatto anche re Suguru, che aveva assistito a tutti il combattimento dalla pensioncina in cui aveva preferito rimanere, e per quanto fosse sembrato strano per entrambi tutta quell’immediata preparazione c’era comunque da dire che andava bene così. Coloro che erano approdati sulla spiaggia si erano dunque visti immediatamente degni di attenzione mediche, mentre per altri di loro la faccenda era ben più grave tanto da dover essere necessario un ricovero.

– Mi dispiace per gli altri tuoi allievi… da quello che ho capito Terry e il tricheco hanno avuto bisogno di un ricovero d’urgenza–

– Quel tricheco si chiama Wally… “herr” Mask – fece sarcastica una stanca voce alle spalle dei due – e credimi ha più lealtà di quanto tu possa immaginare–

– Hm, tipo massacrarvi di botte e pentirsene solo all’ultimo? No grazie, non è ciò che aspiro all’interno della League–

A sedare una possibile nuova litigata tra uno stremato Jeager, piuttosto nervoso che i suoi due compagni di squadra fossero costretti a ritirarsi dal viaggio a causa delle fratture ricevute in combattimento, ed un freddo Kyle ci pensò il lottatore del Principato di Monaco che ben pensò a sedare gli animi al posto del proprio allenatore stremato pure lui da quella lunga giornata.

– Signori, direi che questo non è il momento per buttarsi in dispute più o meno interessanti ma pensare a metterci al sicuro e riprendere le forze. Appena sarà possibile contatteremo i nostri amici, ma direi che tutti quanti noi abbiamo dato un valido contributo nel salvarci la pellaccia da un destino ben più crudele–

Era ammirevole come Check Mate riuscisse a mantenere la calma e a integrare in squadra anche un Kyle che, in fin dei conti, non era rimasto a guardare ma aveva provato a mettersi in contatto con una squadra di emergenza pur di aiutare i suoi futuri colleghi della Muscle League.

Un gesto tutto sommato sincero, che fece sorridere di sollievo lo stesso Meat per quanto le condizioni del lottatore americano e di quello di origini irlandesi gli dessero non poche preoccupazioni. Avevano comunque vinto uno scontro, come a breve avrebbe appreso dando una occhiata alle fedi dei due futuri divorziati, ed ora non c’era altro da fare che respirare a pieni polmoni l’aria fresca di un tramonto che si stava a poco a poco avvicinando.

Il tutto, rimanendo ignari del fatto che qualcuno da lassù li guardava veramente grazie ad un satellite artificiale puntato in maniera strategica in quella zona, e per somma gioia della famiglia MacMadd non avrebbe devastato le loro finanze con un semplice schiocco delle dita come era solito fare mister Lancaster.

Per ora erano vivi… ed erano consci che a breve avrebbero ricevuto notizie sul nuovo tempio da esplorare.

 

 

 

Ed eccomi qua! Finalmente ho aggiornato con un… capitolo di mezzo -.- ma passatemelo per piacere, e spero che abbiate comunque gradito. Ps: i mokos sono delle deliziose creaturine presenti in un videogioco indie dal titolo “Pulse”. Ecco alcune immagini:

https://www.google.it/search?q=mokos+pulse&newwindow=1&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=VvEWVYvZHoW1UYfDgqAB&ved=0CCEQsAQ

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Capitolo 21
*** sorgenti termali fredde ***


Quella donna era matta… matta da legare, secondo il suo modesto parere!

Michael Connors sapeva che sarebbe stato conveniente solo fino ad un certo punto la compagnia di miz Alana e delle sue strane frequentazioni, ma si sarebbe aspettato un minimo di decenza da quella donna ora che il suo cervello sembra essere tornato normale.

Non tanto normale ad essere sinceri, poiché era da pazzi entrare dentro un bagno occupato senza prima bussare esclamando che quel giorno sarebbe stata una “grande, grande, grande giornata!”. E se a quel punto all’ex mercenario americano era scattato un tic nervoso all’occhio sano c’era solo da capirlo, in fin dei conti si stava facendo una doccia in santa pace prima che quella svitata non tirasse la tenda della vasca da bagno per dargli il buon giorno.

– … e tu stasera berrai questa pozione favolosa! Vedrai come li fregheremo tutti al Crocevia!–

Attualmente i due fuggiaschi si trovavano alla periferia di una cittadina nota come “il Crocevia”, più precisamente in un motel a basso costo, un luogo nato per il commercio e la lavorazione di tessuti e metalli con tanto di spazio porti in costante movimento giorno e notte, ed era a tutti gli effetti una piccola città industriale abitata esclusivamente dagli operai che dimoravano nei vari dormitori. Pochi sfarzi e divertimento, sostituito dal lavoro costante per permettere che il commercio di Amazon continuasse anche sui pianeti lontani.

Da Venturas si erano dunque spinti verso sud in cerca di indizi lasciati dagli informatori della ex inquisitrice, che avevano notato del movimento sospetto negli ultimi tempi con bolle da carico che portavano tutte lo stesso nome… un “avvocato” che non avrebbe avuto interesse nel commercio di vettovaglie inutili e fin troppo comuni.

Ma come indizio poteva risultare, per quanto piuttosto strano, decisamente poco convincente se preso singolarmente. Era strano che un uomo molto elegante fosse totalmente fuori contesto in un ambiente del genere in cui i locali notturni, in genere bar e pub, scarseggiavano in maniera esponenziale così come scarseggiava la fauna femminile… ma questo non faceva di lui il principale indiziato. Lo diventava nel momento in cui uno strano traffico di merci iniziava a fare la sua presenza proprio alla sua misteriosa comparsa in città, prima con le sue firme su pezzi di carta, e poi con la sua effettiva presenza piuttosto tempestiva. Senza contare che le telecamere di sorveglianza avevano notato la sua presenza al cancello nord delle mura delle città, e cosa ancor più peculiare era che tale cancello si aprisse verso le terre perdute.

Come tutte le città che si spingevano ai confini del mondo civilizzato anche il Crocevia, nel suo piccolo, possedeva mura di cinta in cemento armato che circondavano i suoi spazioporti fino alle periferie da un eventuale attacco esterno. Non erano i banditi il problema maggiore dei sovraintendenti, su Amazon non ce n’erano, e a prova di questo era la presenza di fari ultravioletti presenti lungo tutto il perimetro.

Ad alcuni demoni della notte non piace la luce del sole… pertanto si manifestano poco all’infuori della fitta foresta presente ai margini della civiltà preferendo rimanere rintanati nelle antiche città in rovina presenti nell’entroterra, ma la prudenza non era mai troppa soprattutto per il giro di soldi presenti in città. E dove ci sono soldi ci sono anche individui poco raccomandabili in cerca di facili affari, come in qualunque parte dell’universo  senza tener conto che quell’uomo distinto ripreso dalle telecamere era alquanto sospetto per essere entrato da una strada ormai in disuso da secoli.

Quell’uomo c’entrava qualcosa con Morrigan? O era solo un pazzo contrabbandiere che passava attraverso le terre perdute per poter fare i propri loschi affari con le creature che abitavano nelle foreste? Non si poteva ancora sapere, ma era stato un indizio per Alana che aveva deciso di investigare di più dopo una accurata analisi agli indizi grazie anche all’ausilio del pc di Zeke. Magari poteva sembrare una mossa un po’ azzardata partire così “all’avventura” avendo solo prove indiziarie, ma tanto bastava per la Deva e a quanto pare aveva già in mente un piano che a Connors senior non piaceva affatto.

– a… a parte il fatto che si bussa per entrare in bagno – e qui l’americano nascose le proprie nudità con la tenda della doccia – avresti almeno la decenza di dirmi che diavolo è ‘sta roba?! –

osservò attentamente la misteriosa bottiglietta che la donna gli aveva passato, e che al momento sembrava essere sorda alle sue proteste tanto da abbassarsi i pantaloni come se nulla fosse e sedersi sul water per esplicare le proprie funzioni corporee in barba al grugnito di disapprovazione. Cristo… quella donna era senza pudore senza contare che i suoi metodi “loschi” non gli piacevano un granchè per quanto neppure lui fosse esente dal giocare sporco. Ma lui era un soldato… anche lei ad essere sinceri solo che non si fidava dei suoi metodi e in particolar modo non si fidava proprio della sua persona.

– Se te lo dicessi che sorpresa sarebbe? – fece ella, dopo aver tirato lo sciacquone ed essersi rialzata i pantaloni per sommo sollievo dell’ex mercenario – abbiamo bisogno di non dare nell’occhio dato che siamo ricercati dalla Corte… o te ne sei già dimenticato? Quella roba serve come mimetizzazione e dal momento che domani sera entreremo in azione è il caso di essere più discreti–

– Hm… sai già dove quel bastardo andrà? –

Alana per un lungo momento non disse nulla, nel mentre che si lavava le mani al lavandino, limitandosi a parlare sbrigativamente prima di uscire dal bagno – limitati a prendere quella roba prima di andare a dormire, per il resto stai pensando un po’ troppo per i miei gusti…–

Ed in effetti la donna non aveva tutti i torti, negli ultimi due giorni Michael aveva pensato a come potesse stare Emerald dato che non aveva visto il suo ultimo incontro nel tempio della speranza. Era viva? Era… morta? Quello era altamente impossibile o mister Lancaster avrebbe fatto radere tutti i templi presenti sul pianeta oltre che trucidato la bestia che aveva insozzato il buon nome della figlia di Howard. Chissà, magari il marchese gli avrebbe affidato proprio a lui il compito di dargli la caccia come l’animale che era così da estinguerlo una volta per tutte… e magari avrebbe pure fatto un favore alla famiglia del russo in modo tale che potesse vivere tranquillamente!

Si riscosse dai propri pensieri quando avvertì un paio di bassi colpi alla candida porta del bagno, prendendolo quasi alla sprovvista tanto che rischiò di perdere la saponetta che stringeva tra le mani.

– Azz… Alana, sei tu? Che altro vuoi ancora? –

Ma dall’altra parte della porta non giunse nessun suono, e l’ex mercenario pensò che quello fosse un metodo della sua compagna per invitarlo a pensare di meno e sbrigarsi a prendere quella dannata medicina.

Non vedeva l’ora di togliersi dalle scatole da quel motel fin troppo economico e portare avanti quella dannata missione prima di combinare altri casini.

 

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A svegliarlo fu il ticchettio di una sveglia posta non molto lontana da lui. Wally Tusket non ci impiegò molto ad aprire le palpebre doloranti per osservare tale strumento appoggiato sul comodino accanto al letto in cui si trovava.

Era in un ospedale, lo poteva intuire dai rumori emessi dai macchinari poco distanti dove era stato sistemato lui, e dopo un breve momento di smarrimento potè notare che non era neanche solo in quella piccola stanza di un piccolo ospedale di montagna.

– Ehi amico… finalmente sei sveglio, eh? –

Una voce stanca e leggermente strascicata portò l’irlandese a voltare il capo alla propria destra, notando con una certa sorpresa che Terry Kenyon era accanto a lui adagiato su di un lettino ospedaliero in condizioni pessime. All’americano mancava qualche incisivo e aveva ancora un occhio gonfio dalle botte precedentemente ricevute, oltre che diverse fratture rimediate con delle speciali ingessature, ma nel complesso sembrava si stesse riprendendo per quanto fosse tristemente fuori dai giochi proprio come lui.

– Terry… io… stai bene…? E gli altri?? –

Lo disse con un filo di voce trovando estremamente doloroso sfruttare le corde vocali. Ricordava ben poco di quel terribile “incidente”, se si poteva definire così il semplice gesto di una pazza schizzata che aveva sterminato tutti i suoi adepti e avrebbe sterminato pure lui sfruttando la sua cieca stupidità, ma se era sopravvissuto a quegli interminabili minuti di discesa era anche grazie alla propria natura di tricheco che gli permetteva di rimanere immerso nell’acqua per molto tempo, senza respirare ovviamente, nonché ai suoi amici che lo avevano trascinato fino a quella riva ciottolosa per potergli far riprendere fiato.

– Beh, a quanto pare gli unici che sono messi davvero male da non poter continuare il viaggio siamo proprio noi due… ci aspetta una gran lunga vacanza, purtroppo! – il ragazzo si concesse una stanca risata, prima di continuare con le sue brevi spiegazioni su quel lungo stato di incoscienza che li aveva coinvolti da dopo l’incidente – comunque i ragazzi sono venuti a trovarci in ospedale, sai? Tu eri ancora sotto gli effetti delle medicine quindi non puoi ricordartene, ma ci hanno fatto entrambi gli auguri di pronta guarigione! E sembra che abbiano ricevuto un telegramma da parte del prossimo tempio… a quanto pare tengono prigioniero DikDik e… uh? Wally, stai bene?! –

Nel mentre che parlava il tricheco umanoide aveva preso a singhiozzare in modo sommesso stringendo con forza le lenzuola per non mettersi a piangere in modo esagerato e dare spettacolo in un posto come l’ospedale in cui era. Gli volevano ancora bene nonostante avesse combinato un vero casino spinto dalla bramosia di voler diventare più forte e non essere più il più debole del gruppo, riuscendoci alla grande con l’unico grande prezzo di avere quasi perso gli unici veri amici che avesse mai avuto. Se doveva diventare forte era giusto che lo facesse con il giusto tempo e con le proprie di forze, magari aiutato anche da quegli amici che aveva quasi rischiato di uccidere con la sua stupida e cieca ferocia.

– S-sono stato uno stupido…! Come potete pensare di essere ancora miei amici dopo quello che ho fatto?! Se mia madre e Doroty sapessero cosa ho combinato i-io…–

– Penso che capirebbero che tu hai compreso di aver sbagliato! – rispose un po’ seccato, ma altrettanto comprensivo, un Terry che faceva fatica ad alzare la voce – tutti noi abbiamo immaginato che tu l’abbia fatto a fin di bene. Hai sbagliato, vero, ma nessuno qui vuole fartene una colpa! Senti, che ne dici di ritornare ad allenarci insieme come ai bei vecchi tempi una volta che saremo usciti da qui? –

Non c’era rancore nella voce del ragazzo americano, e tantomeno ne covavano gli altri ragazzi della Muscle League che erano riusciti a scampare da quel tragico combattimento, e se c’era la possibilità di accantonare quella brutta esperienza concentrandosi sui futuri allenamenti per diventare più forti, questa volta fatti rigorosamente assieme, allora non poteva che essere un buon inizio per risanare una amicizia che rischiava di sgretolarsi come le rocce di quel fiume impetuoso che li aveva condotti fino a valle. Per tale motivo Wally Tusket apprezzò con tutto il cuore il sincero tentativo di Terry di mettere una pietra sopra riguardo i brutti avvenimenti appena passati, decidendo che non avrebbe più commesso una simile cazzata di seguire solo ed esclusivamente il proprio egoismo.

Ora questo fantomatico “torneo” era in mano ai restanti superstiti del gruppo, e a meno che Meat non avesse deciso di lasciar perde, cosa assai improbabile, non restava altro da fare che fare il tifo per loro al prossimo incontro che…

Francamente parlando non avevano idea di quando sarebbe incominciato.

 

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Avrebbe avuto tutti i motivi del mondo per preoccuparsi, ma attualmente era consapevole che, se non avesse rilassato il corpo e la mente, accumulare altro stress non avrebbe fatto altro che aggravare l’umore dell’intero gruppo.

Dopo il ricovero di Terry e Wally c’erano state altre tensioni tra i ragazzi, come se ce ne fosse stato bisogno, in cui Kyle Mask se ne era uscito con delle critiche anche abbastanza sensate sul dare ancora fiducia al lottatore di origini irlandesi. Indubbiamente non conoscendo il tricheco umanoide era soggetto ad un giudizio piuttosto cinico nei suoi confronti, che decisamente non piacque a Jeager e Kid tanto da arrivare ad alzare la voce all’interno della hall dell’ospedale in cui i due giovani lottatori erano ricoverati, ma grazie al cielo Warsman fu pronto a sedare una possibile lite mettendo a suo posto il proprio allievo.

“Far parte della Muscle League è come far parte di una grande famiglia, per quanto possa sembrarti stucchevole, e Wally ha dato prova di essersi pentito durante il combattimento… sei vuoi far parte della Lega allora devi avere fiducia nei tuoi compagni”

“Già… peccato che i ‘compagni’ non hanno fiducia nel sottoscritto nonostante siano vivi grazie a me…”

Anche questo era vero, Andava detto anche perché aveva chiamato pure lui i soccorsi ancor prima della stessa League in cui anelava ad unirsi, ed il tono basso e rammaricato del teppista inglese ricordò agli astiosi compagni di squadra che anche lui aveva avuto la sua parte in tutto quel disastro.

Ora però era necessario che la mente del piccolo allenatore si sgombrasse dai cattivi pensieri e si concentrasse unicamente nel godere del bel bagno caldo che si stava facendo nelle sorgenti termali presenti nella piccola pensioncina in cui avevano trovato rifugio prima di partire per le Distese Sibilanti, e magari non pensando in negativo per la sorte di DikDik vanDik.

Già, proprio il lottatore di origini africane aveva dato traccia di se tramite un telegramma che era stato recapitato al gruppo una volta che ebbero modo di giungere alla loro nuova meta di riposo, messa a disposizione dalla Muscle League sotto la “gentile” proposta del marchese Lancaster che ben conosceva quel luogo delizioso dato che era nell’elenco degli alberghi affiliati alla sua catena “Atlas”, e a quanto pare chi lo aveva scritto blaterava sul fatto che il loro “capretto sacrificale” presto sarebbe stato offerto in sposa alla loro somma sacerdotessa in nome degli “uomini bellissimi”… tutte cose molto strane e senza senso! Ma tale missiva portava comunque il sigillo del Tempio della Costanza ed era comunque soddisfacente avere avuto notizie del loro sfortunato compagno, che al momento risultava ancora vivo e vegeto, oltre che per l’intero torneo che stava comunque procedendo bene. Certo, il gruppo aveva perso validi alleati e neppure loro erano ovviamente conciati bene dopo quella terribile discesa lungo quella cascata di acqua sporca e detriti, ma tutti confidavano in un bel bagno caldo e una lunga dormita per rimettersi in forze ed affrontare al meglio la prossima sfida.

Attualmente erano tutti troppo stanchi per potersi preoccupare di DikDik e dei futuri incontri, pertanto tutti gli uomini del gruppo si erano radunati attorno a una delle tante vasche circolari presenti all’interno del parco della pensioncina in cui dimoravano ed il clima tra gli i compagni era piuttosto sereno nonostante gli attriti precedenti.

– Hm, è curioso… in questo luogo c’è ancora della neve – commentò con una punta di curiosità Check Mate comodamente seduto all’interno della vasca naturale nel mentre che osservava la neve che circondava il parco – ma forse qui la primavera deve ancora arrivare, e comunque direi che la temperatura di questa sorgente sia piacevolmente calda –

Ja, è un vero toccasana alle ossa e alle ferite… per quelle mi ci vorrà un po’ di tempo per guarire. Purtroppo! –

Per Jeager non esisteva peggiore sconfitta che aver vinto per il rotto della cuffia e per l’intervento di Kid Muscle che, riconoscendogli comunque il pregio di aver ribaltato una situazione a dir poco tragica, aveva salvato tutti portando la vittoria nelle loro mani grazie ad un bacio rubato a quella pazza furiosa che aveva sventrato l’intero stadio in un colpo solo. A quel pensiero il tedesco sbuffò piano, passandosi una nano sulla ferita alla fronte, nascosta dai capelli biondi, tastando ancora i punti di sutura che le infermiere gli avevano messo constatando che la ferita non era molto profonda e che il suo casco, prima di rompersi definitivamente,  lo aveva salvato da un danno ben più maggiore. Si, in un certo senso gli rodeva il fegato nell’aver subito così tante ferite da non poter disputare il prossimo incontro, ma comunque ancora in forze da poter continuare il viaggio, senza contare che Wally e Terry si erano dovuti ritirare per forza di cose e dunque il gruppo ora era ancora più ridotto a livello di forze da mettere in campo. E Kyle continuava a sopportarlo malamente, a differenza di Check Mate che sapeva essere ragionevole senza farsi coinvolgere troppo a livello emotivo, anche se il ragazzo affermava di aver dato a modo suo una mano.

– Se non altro quelli della Muscle League hanno avuto l’accortezza di darci un luogo ospitale in cui farci riposare anziché la solita catapecchia! – borbottò un Meat intento a posizionarsi meglio l’asciugamano sopra la testa – ma dobbiamo comunque tenerci pronti per il nostro prossimo viaggio e… nessuno di voi ha una mappa? –

– Ah! Ma andiamo, Meat! Non possiamo aspettare fino a domani? Adesso pensiamo solo a spassarcela… le mie labbra hanno bisogno di riposo! –

Ovviamente Kid Muscle non perdeva mai occasione di ribadire il concetto di avere dato il primo bacio ad una autentica bellezza esotica e non alla ragazza di cui “ufficialmente” era innamorato, ossia Roxanne, e per quanto fosse ammirato da tale gesto dal padre seduto accanto a lui tutti gli altri stavano iniziando a stancarsi un po’ di quella minestra trita e ritrita.

– Tzk, non oso immaginare come sarà la tua prima volta con una donna… probabilmente lo racconterai per tutta la vita–

– …Oppure herr Muscle schiatterà prima per la troppa emozione! –

Sorprendente come il lottatore tedesco avesse risposto alla battuta di Kyle con un’altra battuta atta unicamente a rincarare la dose in maniera goliardica e non cinica, ma forse il fatto che non gli avesse risposto in modo acido doveva essere imputabile all’atmosfera rilassata presente nel gruppo.

– Oh andiamo! Non siate così pessimisti nei confronti del mio ragazzo – intervenne re Suguru, che era fin troppo orgoglioso del gesto del suo bambino – magari farà proprio come me! Trovandosi con una arteria scoppiata proprio sul più bello… bwa-ahahah! –

L’imbarazzante rivelazione del re dei kinnikku portò ilarità nel gruppo, eccezion fatta inizialmente per Meat e Kid che risero timidamente, e solo Warsman non si espresse a riguardo continuando a tenere gli occhi chiusi e la schiena appoggiata contro una roccia. Tra tutti era quello un po’ più distante, psicologicamente parlando, e stava facendo una rielaborazione dei dati per scaricare tutti i file inutili che non facevano altro che mandargli in panne il cervello e, di conseguenza, ulteriore stress non richiesto. In pratica era come se stesse facendo una deframmentazione del disco, detta in maniera grossolana, pertanto gli schiamazzi di tutto il gruppo lo raggiungevano solo in parte.

Dunque non c’era da stupirsi che se in quel momento gli fosse caduto qualcosa addosso molto probabilmente non se ne sarebbe accorto… ma neppure gli altri ebbero modo di rendersi conto di una Emerald appostata su di un albero, proprio sopra le loro teste, sghignazzare malevola prima di tuffarsi anche lei in quella sorgente termale con uno strillo di guerra vero e proprio contando soprattutto sull’effetto a sorpresa nell’essere riuscita ad arrampicarsi fino a li senza essere minimamente vista. Non cadde al centro della pozza però, poiché la giovane aveva calcolato bene le distanze per atterrare dritta dritta in grembo ad un Warsman ancora assorto nei propri pensieri… sorprendendo tutti per i gran spruzzi d’acqua che quel tuffo generò e ancor di più per l’urlo acuto dell’ex lottatore a cui a momenti non gli si rizzarono i capelli biondi, portava solo la visiera frontale dato che il troppo vapore gli avrebbe ridotto il volto martoriato ad un raviolo bollito, per quell’effetto sorpresa che decisamente non si aspettava tanto da averlo dolorosamente terrorizzato.

– Wow… decisamente un pestone originale sui gioielli di famiglia –

Il commento sarcastico del giovane nipote di Robin Mask non raccolse consensi tra gli altri compagni ancora basiti per quella entrata in scena a dir poco teatrale della Lancaster, ma servì per distrarre il povero malcapitato dal voler trucidare la ragazza trovandosi unicamente col fulminare con lo sguardo un allievo irriconoscente. In effetti la furia assassina per quel colpo basso ai suoi genitali dovette farsela passare per forza di cose dato che non era il caso di dare spettacolo davanti a tutti! E intanto quella puttanella mica si spostava dal suo posto… salutando tutti con una risata ebete come quella di qualcuno che aveva bevuto qualche drink prima di tuffarsi in mezzo ad una vasca piena di uomini poco vestiti.

– Emerald… sei una… una…!!–

– Se non ce la fai a finire una frase di senso compiuto con la vocina che ti ritrovi, porcello, allora ti consiglio di riprendere fiato, eh! Comunque… non siete curiosi di sapere il motivo per cui mi trovo qui con voi? –

In effetti la sua presenza era un tantino imbarazzante, e non solo per il suo bikini verde smeraldo tempestato di lustrini del medesimo colore, senza contare che la giovane donna non voleva schiodarsi da dove si era seduta nonostante il russo la sesse osservando con una occhiata omicida già di per se piuttosto inquietante, quindi doveva avere qualcosa da riferire di molto importante oltre a voler molestare il suo riluttante “marito”. Una situazione molto disagevole insomma, ma ciò non fermò le battute di Kid Muscle piuttosto infatuato di quella “mistica” visione dell’amica.

– Emmy cara, lo sai che siamo tutti senza costume, vero? Vero?! Perché non ti unisci anche tu a noi?! –

– Ahah! Grazie ma sono venuta qui con uno scopo preciso, magari rimediamo la prossima volta… si? – gli fece l’occhiolino per sua somma gioia, per poi togliere qualcosa da dentro il reggiseno a coppa che stemperò definitivamente l’imbarazzo tra gli uomini – comunque ragazzi, ho dato una occhiata all’itinerario che ci aspetta e ho studiato bene questa mappa plastificata… come vede noi siamo qui, mentre le Distese Sibilanti sono molto più a sud e dopo un viaggio in treno dovremmo prendere un traghetto in questo porto qui… il viaggio durerà due giorni ma potete stare tranquilli perché tutto pagato da mio padre! –

Nel mentre che spiegava tracciò le linee del percorso che attendeva il gruppetto facendosi spiegare bene e rispondendo alle domande de compagni in modo piuttosto esaustivo.

– Hm, mi pare un viaggio piuttosto lungo da intraprendere – le fece notare Meat, avvicinandosi di più alla mappa che galleggiava tranquillamente in acqua – non possiamo tagliare direttamente per l’entroterra anziché fare un giro così lungo? –

– Beh, alla reception ho fatto la stessa domanda quando mi hanno dato la cartina… me lo hanno sconsigliato caldamente dato che pare esserci alcuni “demoni” piuttosto potenti in zona oltre che clan di Deva barbariche che uccidono chiunque si avvicini ai loro territori–

– Temevo che dicessi una cosa simile, ragazza mia! –

Il piccolo allenatore del principe dei kinnikku sospirò sconsolato di fronte alla propria, tenue, speranza che andava a frantumarsi con la dura realtà di quel pianeta. Ma se c’era la possibilità di viaggiare sicuri con la garanzia dei Lancaster tanto meglio, anche se alla giovane marchesa non sembrava far molto piacere quel tempo di attesa così lungo per raggiungere la prossima meta e sciogliere il terzo sigillo nella sua fede. Probabilmente ad Emerald non piaceva essere sposata con un uomo che non amava, almeno era questo il pensiero di Alexandria Meat, ma se il kinnikku avesse scavato un po’ di più sarebbe impallidito nel sapere che la preoccupazione della giovane era più che altro rivolta alla detenzione della attuale signora Mask oltre che al padre di suddetta ragazza che ancora non sapeva nulla. Ad Hammy non piaceva tutta quella storia in cui si era andata ad intrigare e preferiva sistemare quella faccenda del divorzio quanto prima senza troppi tempi morti come rischiava di incappare con quel lungo viaggio in traghetto.

Se Warsman avesse saputo quello che suo padre Howard aveva combinato, con il suo stesso consenso poi, probabilmente l’avrebbe odiata per il resto dei suoi giorni… ed era l’ultima cosa che voleva, proprio ora che era uscito sano e salvo da quelle acque limacciose esattamente come lei aggrappato alla flebile speranza di non perdere quel filo sottile che li teneva uniti. Non era li unicamente per spiegare loro l’itinerario da intraprendere, e il russo se ne rese conto dal modo in cui “l’adorata” moglie faceva finta di sistemarsi meglio sul suo grembo perché ufficialmente in una posizione troppo scomoda per rimanere seduta. Tutti modi per stuzzicarlo e basta, riuscendoci appeno tra l’altro con una sfacciataggine incredibile nel farlo dinnanzi a tutti da degna della puttanella quel era… ma proprio non riuscì ad arrabbiarsi a quel suo gesto, tanto da mettersi a giocare con i laccetti del suo costume da bagno, nascosti sotto l’acqua calda, facendole così notare che “minacciava” di toglierglielo da un momento all’altro.

– Ma cosa sappiamo esattamente di questo tempio? – volle giustamente sapere il lottatore del Principato di Monaco – alla reception hanno saputo dirti qualcosa? perché il telegramma non è stato molto chiaro–

– Beh, ecco… da quello che hanno detto il tempio della costanza è popolato da soli uomini! Ma badate bene, questi sono i discendenti dei primi uomini che giunsero sul pianeta più di 400 anni fa, ma non erano esattamente brave persone–

– Intendi dire che erano dei briganti o qualcosa di simile? – le chiese Kid, finendo con il scaccolarsi, e abbastanza preoccupato di dover affrontare gente poco raccomandabile – non è che magari quel tempio è governato da uomini malvagi che intendono farci la pelle, vero?–

– Se mi lasciassi finire di parlare! Allora, dicevo… questi uomini sono i discendenti di alcuni pirati spaziali che giunsero su Amazon con l’intento di compiere una razzia. Ma tuttavia, furono velocemente battuti dalla custode del tempio della costanza, di cui si mormorava che si celassero immense ricchezze all’interno delle sue mura, e furono confinati all’interno della cittadella stessa tramite un incantesimo per aver portato la violenza tra le strade della città che circonda il tempio stesso e aver violentato diverse donne. Solo se avessero seguito con costanza le leggi del tempio allora avrebbero trovato la strada per redimersi da quello che avevano fatto… ma direi che non ce l’hanno fatta visto che i loro discendenti sono ancora li! E poi… uh? E quello che cos’è? Un serpente…?!–

Ad interrompere una storia che stava iniziando ad interessare in molti ci pensò una strana creatura che strisciò letteralmente sull’acqua, somigliante in tutto e per tutto ad un serpente di colore viola dalle striature gialle e con gli occhi… stranamente storti, e che portò il panico generale nell’intero gruppo allo strillo terrorizzato di re Suguru che non ci impiegò molto ad abbandonare la sorgente termale incurante di coprirsi le vergogne.

Il tutto per una creatura che, se avessero conosciuto per bene a fauna locale di quel determinato stato amazzonico, non avrebbe fatto loro del male in quanto non velenosa e solo desiderosa di farsi un bagno caldo anche lei. Ma ovviamente questo non potevano saperlo, e al grido di “un serpente! Un serpente!!” tutti si fecero prendere dal fuggi/fuggi generale abbandonando quel luogo di relax in direzione delle loro stanze molto più sicure. Tutti, ad eccezione dei due futuri divorziati che rimasero decisamente allibiti di fronte a quella dimostrazione di “coraggio” dell’intero gruppo, rimanendo a mollo nell’acqua per diversi minuti prima che fosse proprio l’ex lottatore a sbuffare di sollievo. E non perché Emerald si fosse spostata dalle sue ginocchia.

– Uff… almeno si sono decisi ad andare a letto presto. Ora posso respirare un po’–

Senza aggiungere altro si sfilò lentamente anche la visiera bianca che gli proteggeva il volto devastato senza premurarsi della presenza femminile accanto a lui, a cui quella visione poco gratificante non faceva ne caldo ne freddo, e appoggiò il manufatto su di una roccia a lui vicino traendo un altro sospiro di sollievo.

– Non ce la facevi proprio più a tenertela? –

– Secondo te, idiota?! –

– Dico che per farli scappare tutti prima potevi togliertela immediatamente anziché… mmf!–

Decisamente Lord Flash non lasciò che la compagna si mettesse a dire autentiche scemenze quando c’era qualcosa di decisamente più importante che avevano lasciato da parte per troppo tempo secondo suo modesto parere. Forse poteva risultare poco carino interrompere una persona nel suo discorso con un bacio decisamente appassionato… ma se anche dalla persona coinvolta c’era la medesima voglia di approfondire quel contatto allora tanto meglio.

Sentire il corpo caldo e vivo di Emerald stretto a sé, avvertendo il suo battito cardiaco all’impazzata nel mentre che intrecciavano le loro lingue in una danza antica ed estenuante avvertendo la giovane stringergli i capelli con un rinnovato vigore nel volerlo più vicino a sé, era forse una delle cose più belle del mondo per quanto non l’avrebbe mai ammesso in vita sua. Talmente tanto assorto nel soddisfare quella sua passione da voler andare oltre quel semplice contatto pur di assaporare tutta la sua vitalità e poter quasi gridare “al miracolo” per saperla li, insieme a lui in quella pozza d’acqua calda che non faceva altro che aumentare le sensazioni piacevoli che entrambi i loro corpi provavano, facendo scendere le mani lungo la sua vita per terminare sui fianchi e li ghermirla con più decisione per trovare una comoda posizione per dare inizio al tanto ricercato amplesso.

Emerald lo percepiva tra le sue gambe in una maniera quasi imbarazzante, unicamente bloccato dalla stoffa del suo costume da bagno ancora al suo posto, e per quanto l’idea di giacere con lui in quell’esatto momento la riempisse di una gioia immensa, perché vederlo sparire tra quelle onde cupe e minacciose era stata una visione a dir poco devastante che non le era piaciuta affatto, era conscia che non poteva andare avanti.

Non poteva fargli anche questo dispetto, dopo tutto quello che gli stava facendo alle spalle, e piuttosto che illuderlo con una notte di follie decise di morderlo alla spalla destra per potersi liberare da quell’intreccio di gambe e braccia che erano diventati i loro rispettivi corpi.

– Argh..!ma che diavolo ti prende, eh?! Pensavo che tu volessi…–

– Pensavi male, vecchio maiale che non sei altro! – quanto le costarono quelle parole dure. Quanto le costò mentirgli per l’ennesima volta – non capisco perché mi sei saltato addosso in quel modo! Non ti pare di esagerare? –

Warsman la guardò piuttosto basito e in un silenzio quasi tombale per svariati secondi, un teso silenzio atto a studiare attentamente la mimica facciale di Emerald e il suo tono di voce, riuscendo a trovare la forza di parlare sentendo come del ghiaccio che iniziava a coprirgli il cuore temendo la strada che avrebbe portato quella conversazione a breve. Se era uno scherzo non era esattamente piacevole dato che al momento non aveva affatto voglia di scherzare… si trattava di una cosa seria, maledizione!

– Esagerare…?! Emerald, io voglio unicamente sentire che siamo vivi… che sei viva! Dopo quello che è successo su quella maledetta montagna…! Riesci a capire il senso delle mie parole, maledizione?! –

Lo capiva, e a parer suo erano parole troppo pericolose per entrambi. Perché il loro rapporto malato non era destinato ad evolversi in altro, men che meno in una missione che li avrebbe divisi per sempre volenti o nolenti. Pertanto la giovane Lancaster strinse i pugni ed indurì la propria espressione, decidendo di dargli le spalle con fare seccato nel mentre che si allontanava da quella sorgente termale che si stava facendo sempre più fredda.

– Si, lo capisco! Sono viva e vegeta e sono di fronte a te! – si sistemò meglio i lacci del bikini oltre che il pezzo superiore che il russo le aveva precedentemente sfilato, dandogli un’ultima frecciata che decisamente non gli piacque– senti, se hai problemi di priapismo vatti a rotolare in mezzo alla neve… e tieni presente che una volta finito questo cavolo di torneo noi due abbiamo chiuso, come ti avevo già detto fin dall’inizio! Mi sono scocciata di questa storia… e di te!–

Non è vero niente! Non è vero niente! Dio, quanto sono stronza!!

In cuor suo sperava ardentemente che il suo improbabile amante trovasse la forza di perdonarle quella cattiveria assurda nel non voler condividere con lui qualcosa di perfettamente naturale, ma non rimase a lungo li per non fare in modo che la vedesse piangere trovando un luogo sicuro nella propria camera di albergo.

E a Warsman non rimase altro da fare che stringere forte ambo i pugni e sopprimere un ringhio disperato colpendo l’acqua che gli circondava la vita con tutta la forza che aveva.

 

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Se qualcuno avesse chiesto a Kyle Mask se aveva avuto paura di quel serpentello striminzito molto probabilmente il giovanotto avrebbe risposto che, senza troppo imbarazzo, si era messo a seguire gli altri unicamente per riflesso e non per paura. Che fosse una scusa o meno non era dato saperlo, ma era chiaro che aveva notato fin da subito che il proprio allenatore era rimasto indietro assieme a una mogliettina che con tutta probabilità era giunta in quella sorgente termale per stare assieme a lui.

Ma a quanto pare tra i due piccioncini non era andato molto bene, poiché Lord Flash era tornato in stanza, condividevano la stessa camera d’albergo, piuttosto presto contrariamente ai pronostici di Kyle ed era tornato con un’aria truce ben visibile nonostante la maschera che gli copriva il volto. Non disse una parola, ma il giovane allievo era sicuro che il chojin emettesse qualcosa di simile ai lamenti di un animale frustrato nel mentre che si infilava in bagno per potersi cambiare d’abito, continuando a respirare in modo anomalo anche dopo essersi seduto su di una poltroncina perfettamente in ombra rispetto all’unico punto luce presente in stanza.

Vederlo li in quell’angolo, con ambo le mani che stringevano i braccioli di pelle, come un animale feroce messo in gabbia gli fece capire che tra i due coniugi era successo qualcosa che al russo non era piaciuto affatto. E se Warsman voleva il proprio allievo rilassato per gli allenamenti che lo aspettavano, altrettanto voleva Kyle con un allenatore il meno possibile tormentato da tutta questa torbida faccenda.

– Hm, siete stati veloci tu ed Emerald… o devo dedurre che l’acqua non era sufficientemente calda? –

Il giovanotto di origini inglesi capì di aver rischiato grosso nel momento esatto in cui le iridi rosse del suo allenatore non scattarono verso la sua figura, si mossero solo gli occhi mentre tutta la sua figura rimase in tensione, fulminandolo con una rabbia ferale che difficilmente riusciva a tenere a bada. Una rabbia intrisa di disperazione per un rifiuto che non si meritava, volendo mettere una pietra sopra ad una serata finita decisamente male.

– Mi sono rotolato sulla neve... E ora se non ti dispiace vorrei rimanere solo! –

Una richiesta che suonava come un ordine, a cui il giovane Mask non se la sentì di contestare.

 

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Non era vero che era entrata unicamente in quella vasca per prenderlo in giro. Non era vero che voleva separarsi definitivamente da lui alla fine di tutta quella avventura. Ma era conscia che più andava avanti più i rischi, per lui, aumentavano ed era ciò che la giovane donna voleva evitare il più possibile.

Ora che anche lei si era rintanata nelle proprie stanze, seduta a gambe incrociate sul proprio letto ancora intatto, guardò con occhi sempre più tristi il blister di pillole che teneva in mano. Quando erano andato in ospedale a trovare Wally e Terry aveva approfittato di un momento di distrazione di tutti quanti per poter sgattaiolare via dalla loro stanza e poter chiedere alla farmacia, presente al piano di sotto, se potevano darle degli anticoncezionali dato che quelli che aveva li aveva smarriti tutti durante i loro viaggi disastrosi.

Le infermiere non fecero storie e le diedero ciò che aveva chiesto, e se aveva preso quelle pillole era unicamente per un uomo solo.

Lo stesso uomo che aveva deciso di mandare a quel paese quella sera stessa nonostante avesse pronosticato di farci l’amore per sentirlo vivo e vegeto dopo aver creduto di averlo perso per sempre e, cosa che l’aveva stupita non poco, le aveva fatto incredibilmente male il sol pensiero di saperlo perito in quell’incidente. Si dava dell’idiota nel mentre continuava ad osservare quelle medicine inutilizzate, conscia che le aveva prese solo per lui in un momento in cui non aveva pensato alle conseguenze. Non le aveva prese per Connors, che ora era lontano e si stava quasi “dimenticando” di lui da tanto era presa da quella sua missione personale, ne per nessun’altro dell’intero gruppo con cui si divertiva a flirtare.

Le aveva prese per un uomo che faticava ad ammettere di provare altro oltre alla storica antipatia, e il cui destino era in mano agli uomini della famiglia Lancaster sempre più decisi ad allontanarlo dalla marchesa in parte convinta del gesto o più semplicemente… autoindotta a credere che quello fosse il piano giusto.

Doveva allontanarlo da se, anche se in quei giorni stava diventando sempre più faticoso convincersi di quell’idea data la loro vicinanza, e doveva farlo unicamente per il suo bene. Ed il modo migliore di smette di fargli del male era di finirla con illuderlo, ed illudersi, di continuare ad andare avanti con quella storia assurda.

Altrimenti non se lo sarebbe mai perdonato.

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Capitolo 22
*** una serie di allucinanti eventi ***


Aveva visto bene, oppure si era solo immaginata di vedere quello che ha visto?

Niamh dubitava fortemente di aver visto apparire dal nulla il marchese Lancaster ove prima vi era semplicemente un muro ricoperto da un arazzo di famiglia, ma a meno che non avesse avuto le allucinazioni allora poteva dire di aver visto un episodio anomalo all’interno della grande villa.

Stava spolverando una libreria in una sala attigua al corridoio in cui si era manifestato quell’insolito fenomeno quando fu testimone del fatto, e fu abbastanza sicura di aver visto il marito della padrona di casa uscire fuori dall’arazzo rappresentante lo stemma con la pantera rampante senza che avesse notato la sua presenza dietro uno scaffale poco arredato.

Si ritrovò dunque a deglutire a fatica, avvertendo la gola insolitamente secca, avvicinandosi di conseguenza al luogo in cui era apparso il nobiluomo quando fu sicura di avere la strada libera.

All’apparenza si trattava di un comune ornamento, fatto con tessuti preziosi e questo andava detto, e dietro di esso la giovane domestica non trovò altro che il muro compatto fatto di solidi mattoni come constatò di persona andando a tastare con un pugno. Se ci fosse stata una entrata segreta allora il rumore della pietra sarebbe stato più vuoto, come le avevano insegnato i romanzi di avventura e i film di spionaggio, ma in quel caso ci fu solo un suono basso e attutito segno evidente che non c’era nessun ingresso nascosto oltre quel muro. Eppure la giovane “dipendente” di casa Lancaster non aveva avuto una allucinazione, e quella figura di bianco vestita che aveva visto uscire dall’arazzo, sicurissima che non l’avesse vista perché le aveva dato immediatamente le spalle, doveva essere per forza di cose il marchese.

– Ehi! Che diavolo stai facendo, tu?! –

A riportarla alla realtà dei fatti ci pensò una voce severa alle sue spalle che, per forza di cose, la fece sussultare spaventata tanto da portarla a far cadere a terra l’arazzo che aveva malamente sollevato per poter osservare meglio un muro che non aveva nulla di strano. Trovandosi poi a voltarsi di scatto verso chi l’aveva ammonita con tono militare, e deglutendo amaramente sentendosi le gambe tremare di fronte alla massiccia figura di Turbinskii che la oscurava con la propria ombra.

Il lottatore di origini russe, ben impacchettato nella sua divisa da nuovo capo della security di casa Lancaster, questo per quanto riguardava la villa visto che le “forze speciali” riguardavano ancora Connors, osservò con una certa severità la giovane domestica dall’alto dei suoi due metri e più.

– Ecco i-io… stavo per…– deglutì per la seconda volta con fare doloroso mentre cercava di trovare una scusa, qualsiasi scusa basta che fosse credibile, da propinargli in pochi secondi e non finire male – per p-portare questo arazzo a lavare! Eh, già! Per ordine della stessa padrona per giunta! –

Pregò mentalmente che l’ex chojin, tra l’altro sapeva alla perfezione che era stato battuto da Kevin e questo era sinonimo di altro disagio per lei dato che se lo trovava davanti, non prendesse mano al proprio cellulare per avere la conferma di quell’insolita operazione dalla moglie del marchese… venendo come miracolata dalle proprie silenziose preghiere vedendolo rilassarsi nella rigida postura una volta che ella ebbe dato le sue tremolanti spiegazioni.

– Hm, sei sicura di doverlo lavare? A me sembra a posto! Quindi perchè non lo rimetti dov’era?! –

Era logico che Turbinskii si preoccupasse di più che la prigione della dottoressa Kalinina venisse scoperta dalla nuova domestica del suo datore di lavoro, era sicuro di non averla mai vista in giro quindi doveva essere stata assunta da poco, ma poteva anche essere che l’atteggiamento sospetto della ragazza fosse dovuto solo al fatto di essere stata colta di sorpresa durante una delle sue mansioni. Evitava di guardarlo direttamente negli occhi continuando a tormentarsi un bottoncino della propria divisa, segno di una certa timidezza data anche dal fatto che il russo si era mostrato dinnanzi a lei con tono severo.

– Se… se non mi credi puoi sempre chiedere alla padrona. Sono sicura che confermerà di volerlo portare in lavanderia…–

A sorpresa di Turbinskii la giovane Victoria Teras, questo era il nome sul suo cartellino identificativo a quanto pare, trovò la forza di alzare lo sguardo verso di lui, seppur con titubanza, per rimarcare il concetto che non aveva alcuna intenzione di abbandonare li quel suppellettile.

Persino la stessa Niamh si stupì della propria volontà di non perdere quello che poteva essere un miserabile indizio, era ovvio che l’arazzo non c’entrasse nulla ma era comunque una scusa per andarsene da li il più velocemente possibile, e per quanto sentisse le gambe tremargli era decisa ad andare fino in fondo con quella faccenda.

Pertanto all’ex lottatore, che decisamente non aveva voglia di polemizzare con Janice Lancaster, non rimase altro da fare che scansarsi e lasciar passare una domestica che stava letteralmente urlando interiormente.

Doveva avvertire Janice che forse aveva trovato un comportamento strano nel già eccentrico Howard… ma ancor prima era consapevole che doveva avvertire Kevin il prima possibile e lontano da occhi indiscreti.

 

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La foresta è piena di suoni, odori e profumi, che difficilmente i sensi di una persona normale possono captare nella sua interezza. Quelli di Muramasa Masada erano allenati fin dall’infanzia a decodificare ogni singolo suono, rumore o odore che poteva risultare estraneo in mezzo ad una selva incontaminata.

Si trattava di requisiti minimi indispensabili per poter sopravvivere alle bestie mostruose presenti all’interno della foresta in qualunque parte del continente, e che le avevano permesso di sopravvivere da bambina fin tanto da raggiungere le terre civilizzate. Forse non era l’orgoglio del suo popolo per essere fuggita da “la retta via” mescolandosi dunque a persone che vivevano non a stretto contatto con la natura, ma era consapevole che essere rimasta in vita, al contrario di tutto il suo clan perito per mano dei demoni della notte, era un vantaggio maggiore che perire inutilmente a causa del proprio orgoglio.

Masada era orgogliosa… ma non sciocca. Ed era conscia che per quanto dolore covasse in corpo nell’essersi data alla codardia assoluta, nonostante i suoi nove anni di vita, non avrebbe combinato nulla senza un minimo di strategia calcolata.

Per quanto fosse una femmina piuttosto “diretta” sul campo di battaglia sapeva che alle volte era il caso di calcolare bene la tempistica di un eventuale attacco, soprattutto in caso di strani odori e suoni captati dai suoi sensi sviluppati. Forse era anche stanca di fare quel tipo di mestiere logorante, dopo aver visto di tutto in più di cinquanta anni di servizio, ma era l’unica strada che conosceva ed era una delle poche a non essersi mai montata troppo la testa… se così si poteva definire l’aggressività delle sue colleghe.

Fu dunque con un moto di tensione preoccupato che si apprestò ad annusare gli odori di una città vicina, proprio al limitare della radura in cui si trovava, riscontrando in questi odori tre individui a lei familiari. Inspirò profondamente attraverso la propria maschera antigas, ed emise un “uhm” che si amplificò maggiormente grazie alla maschera tanto da sembrare il lamento di una bestia sospettosa.

Il soldatino, la fuggitiva e la figlia di Lamia. Tutti quanti insieme in un unico vespaio che si preannunciava quanto meno movimentato proprio all’interno di una città spazio portuale qual era il Crocevia. Un luogo perfetto per terminare il bersaglio, un po’ meno data l’imprevedibilità del soggetto in questione che avrebbe potuto usare i civili inermi a proprio piacimento pur di garantirsi una via di fuga.

Ed era una cosa che Masada, nel mentre che aumentò con decisione il passo verso la città che non dormiva mai, decisamente non poteva permettere che accadesse.

 

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Attualmente Michael Connors aveva dei validi motivi per odiare la propria compagna di viaggio. Non tanto per il piano piuttosto approssimativo di seguire il loro bersaglio fin dentro il bar in cui si era rintanato per “convincerlo” a farsi dire loro tutto quello che poteva sapere, quanto per il modo di adescarlo che francamente parlando all’americano non piaceva affatto! E aveva tutti i motivi per essere incazzato, tanto da calcarsi meglio il morbido berretto e stringersi maggiormente nel cappotto in modo da non essere visto troppo dagli operai che si muovevano velocemente lungo il viale principale di quel porto commerciale.

– Io… una volta che tutto questo sarà finito ti darò la caccia personalmente, capito?! –

– Oh, andiamo! Non ti trovi bene nella tua situazione attuale? In fin dei conti si tratta di un travestimento efficace visto l’individuo che stiamo per incontrare… almeno stando alle testimonianze che ho raccolto– 

– Normalmente io avrei qualcosa in mezzo alle gambe! – rispose con tono seccato il soldato che ormai la tanto decantata mascolinità l’aveva persa – potevi dirmelo che quella cazzo di pozione era il “bacio del diavolo”! sono abituato a pisciare in piedi, e vorrei continuare a farlo! –

A quel punto la donna con il bizzarro taglio di capelli si girò divertita verso la propria compagna di viaggio, e trovando che Michaela Connors si stava lamentando un po’ troppo decise di prenderla goliardicamente in giro. Forse.

– Anche io lo faccio in piedi, che ti credi? Comunque lascia che te lo dica hai un aspetto fantastico… e tieni presente che si tratta di un ottimo camuffamento. Le autorità cercano un uomo e una donna in fuga, mentre ora siamo solo due donne che vogliono passare inosservate e adescare un dongiovanni che tra le altre cose è la nostra unica pista che possiamo seguire–

Eppure questo non era bastato per placare l’ira dell’ex mercenario una volta che si risvegliò, la mattina seguente dopo aver bevuto quell’intruglio malefico, nel corpo di una splendida fanciulla che lo aveva portato a gridare frustrato una volta che si osservò nello specchio del bagno. La pelle olivastra e le lentiggini sembravano avere un aspetto meno trascurato, come se fosse quasi ringiovanita, ed il seno prosperoso era trattenuto a stento dentro la candida canottiera del pigiama. Logicamente persino la sua voce aveva perso un paio di ottave, trovando dunque ancor più aliena quella visione che aveva di fronte la superficie riflettente.

Aveva dunque provato ad aggredire Alana ben spaventato dall’idea di rimanere intrappolato all’interno di un corpo che non sentiva affatto come “suo”, per quanto doveva ammettere che non aveva un aspetto sgradevole ma… anzi!, riuscendo solo a colpirla di striscio con un calcio e trovandosi a breve la faccia premuta contro la moquette della camera da letto. Avrà avuto più di cinquanta anni la signora, ma la forza che usò per torcergli un braccio con una mano, mentre con l’altra premeva il suo viso contro il pavimento non andava affatto sottovalutata per quanto non gli piacesse essere sottomesso in quel modo.

E a calmarlo dai bollenti spiriti ci pensò la Deva stessa, rimembrandogli la loro missione e il perché lui si era unito in quel viaggio che sapeva di suicidio annunciato.

“potrai anche incazzarti con me per averti nascosto la natura della pozione che ti ho dato, e qui te ne do conto…” fece la donna, con un tono incredibilmente freddo che sorprese pure Connors senior, continuando a spiegargli il motivo per cui erano li “… ma se te lo avessi detto tu molto probabilmente non l’avresti assunta. Ora, non per essere pignola, ma la natura della nostra missione ci mette già in una situazione di svantaggio… abbiamo solo il 20% di sopravvivenza, e credo che tu voglia tornare a casa sano e salvo”.

Indubbiamente lo aveva fatto riflettere sulla possibilità di ritornare sulla Terra, ed il lacchè del marchese Lancaster aveva tutta l’intenzione di proteggere il suo capo, e la figlia del suddetto datore di lavoro logicamente, da possibili ripercussioni generate dalla sua condotta tutt’altro che felice.

Si era fatto fregare come un pollo e chissà cosa diavolo avevano scoperto i suoi carcerieri durante la sua detenzione, per come gli avevano trapanato il cervello potevano aver scoperto di tutto su di lui e Howard oppure proprio un bel niente, pertanto poteva sperare nel completamento di una missione a suo dire impossibile e sperare che la Corte chiudesse un occhio a riguardo.

“Se Morrigan è ancora viva allora la devo eliminare prima che la Corte stessa ci arrivi. In questo modo sarà come se ‘niente fosse successo’ almeno sulla carta… e il tuo coinvolgimento verrebbe dimenticato”

In pratica su Amazon funzionava così, se pagavi il tuo debito potevi anche cavartela con una pena minore, oppure non venivi condannato affatto se ovviamente non avevi commesso nessun reato a patto che i nostri due eroi fosse riusciti a distruggere ogni prova a loro carico. Alana difatti puntava a questo, espiare il proprio passato facendo qualcosa che avrebbe dovuto fare molto tempo prima e facendolo in modo che nessuno infangasse il suo nome e quello della sua famiglia… anche se sembrava un modo piuttosto vigliacco per affrontare la situazione, la femmina aliena possedeva comunque un suo contorto senso del dovere.

Tutto quel ragionamento contorto però portarono solo dell’inutile mal di testa a Connors, benchè fosse consapevole di aver scelto volontariamente di seguirla per evitare anche lui guai ben più peggiori, e logicamente andò ad intaccargli la zona dell’occhio mancante con qualche goccia di sangue che gli fuoriuscì dal naso. Un caso stranamente insolito quello, che portarono l’avvenente ragazza a ignorare gli operai che le passavano accanto, ignorandola nonostante fino a poco prima cercasse di nascondersi con fare sospetto, e portarsi un paio di dita alle narici notando il proprio liquido rosso scivolargli dalle falangi.

Poche gocce di sangue a dire il vero, ma che portarono una certa inquietudine al soldato intuendo che forse le ferite che aveva ricevuto alla clinica non erano poi così superficiali. In fin dei conti aveva perso un occhio, ora sostituito da una benda nera, e per quanto la ex inquisitrice fosse un medico capace chi poteva dirgli di non avere fatto infezione? Ma più che il dolore in se, era la sensazione di provare un dolore fisico strisciante ad allarmarlo maggiormente in una sensazione ovattata e distante.

Non sapeva spiegarselo con parole più semplici, ma era una cosa che per un attimo lo aveva preoccupato più che il possedere un paio di tette nascoste all’interno del cappotto verde militare. Per quanto la gente ignorasse quella ragazza ferma sotto un lampione perché troppo impegnati a continuare a lavorare anche in tarda serata, la sua compagna di viaggio aveva notato quella sua aria preoccupata pur non vedendola sanguinare.

– Ehi, tutto a posto? Non per dire, ma siamo già arrivati e questo non è il momento per i ripensamenti–

Alana si voltò per osservare con aria perplessa una ragazza ispanica apparentemente assorta nei propri pensieri, e fu certa che Connors le stesse nascondendo qualcosa di, forse, importante riguardo la sua salute fisica. La vide pulirsi la mano destra contro un lembo del cappotto, ma non seppe dire per quale motivo lo fece dato che non le diede il tempo di analizzare al meglio la sua figura. La superò dunque a testa bassa e con un cenno di nervosismo in corpo, sfiorandole la spalla senza fare apposta, e dirigendosi verso l’entrata di un pub dall’insegna luminosa traballante lasciandosi scappare parole seccate.

Non è niente… sbrighiamoci ad andare a fondo in questa faccenda! –

La Deva non se lo lasciò ripetere due volte, ed accantonò il comportamento un po’ strano dell’ex mercenario come semplice nervosismo pre-missione…

Niente di più sbagliato.

 

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Lumina si considerava una persona educata.

Per quanto potesse sembrare un controsenso per un comune mortale era una donna che lasciava spazio personale alle proprie vittime,  nonostante li violasse nel peggiore dei modi violentandoli nell’intimo della loro psiche corrotta, senza abbandonarli mai per davvero, era conscia che era giusto lasciar respirare un po’ quei pazienti decisamente turbolenti.

Tanta era la sua educazione che aveva persino bussato alla porta del bagno del piccolo soldatino, capendo alla perfezione di averlo trovato nei meandri di pensieri inquieti e confusi che le offuscavano la vista di una preda fin troppo facile ma ben allenata da Alana, decidendo di non attaccarlo solo per dargli il tempo di farsi una doccia rilassante.

Aveva lasciato passare una intera notte per far credere loro che il pericolo era passato, poi come una invisibile vipera delle sabbie aveva deciso di attuare il suo piano di caccia forse poco raffinato ma molto efficace. Ed ora che li aveva trovati, proprio mentre si stavano imbucando in un fumoso locale notturno, aveva quasi rischiato di farsi  beccare nell’esatto momento in cui si era avvicinata troppo ai due.

Lumina era in mezzo alla grande strada pedonale che brulicava di operai e altre Deva in divise da lavoro intenti a svolgere le proprie incombenze, e per quanto fosse una figura spettrale, tanto da non riuscirne a capire il sesso di appartenenza, pareva che nessuno fosse capace di localizzarla. Nessuno… se non quei poveri disgraziati che entrarono nel raggio d’azione del suo “urlo” dettato dall’eccitazione di una caccia appena iniziata.

L’inquisitrice spalancò la bocca in un urlo silenzioso, fin quasi a sembrare deformata, e quelli che furono colpiti da esso caddero a terra preda di dolori atroci portandosi convulsamente le mani alla tempia sentendosela come scoppiare da un momento all’altro iniziando a sanguinare dal naso e dalle orecchie preda di allucinazioni atroci.

Tutte visioni offerte dall’estasiata Lumina e dalla sua mente perversa, a cui solo pochi uomini riuscirono a resisterle, forse perché forti di spirito, nell’atto di aiutare chi era caduto a terra mentre il panico iniziava a farsi sentire per la grande strada principale.

Ma alla creatura poco importava del dolore dei comuni mortali, la felicità per una nuova caccia era troppo grande per poter essere contenuta.

 

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Una vera disgrazia che in quella squallida città ci fossero così poche femmine che cadevano sotto il suo sguardo. Un peccato invero, poiché lungo il suo viaggio attraverso boschi incredibili, rovine di città e villaggi dimenticati da ormai 350 anni con la vegetazione che se ne era già rivendicato il possesso, ed infine strade antiche per buona distrutte da quelli che sembravano essere bombardamenti di contenimento, non aveva notato il dolce faccino di qualche donzella che necessitava del suo aiuto. A quanto pare i demoni della notte, o vampiri, o piattole insignificanti per un uomo forte come lui, si erano dati alla pazza gioia e il governo unito dei vari regni doveva aver tentato il tutto e per tutto per fermare la minaccia.

Non aveva incontrato anima viva, non le tanto decantate barbare, sostituite da lupi guardinghi che lo osservavano da lontano, e quei pochi mostri che avevano provato a fermarlo si erano presto pentiti di aver intralciato il suo cammino. Morale della favola: era decisamente “a secco” e l’ultima volta che si era dato era stato al monastero dove la deliziosa Morrigan gli aveva affidato una missione piuttosto importante.

Per fortuna che lo aspettava un viaggio sulla Terra per concludere alcuni affari con certi pezzi grossi interessati “all’innocuo” commercio di suppellettili della sua strega, ma forse quella sera sarebbe stato piuttosto fortunato a trovare una preda interessante.

Era conscio che oltre agli affari che lo attendevano sul pianeta Terra c’era anche la caccia al bersaglio commissionatogli da Morrigan, dunque era anche per questo motivo che si era attardato su Amazon per poter consultare i propri informatori presenti in città, ma come doveva comportarsi se accanto a lui, nonostante tutto il posto possibile lungo il bancone del bar, si sedeva una fanciulla piuttosto affascinante?

La ragazza in questione aveva la pelle ambrata, i capelli corti nascosti sotto una coppola, ed un fisico tonico nascosto sotto un pesante cappotto… ed inoltre, aveva come l’impressione che si fosse seduta apposta accanto a lui giusto per usufruire della sua compagnia.

Per un po’ rimase in silenzio, pur scrutando la ragazza che sembrava fare di tutto per ignorare quel suo sguardo tanto freddo quanto penetrante, limitandosi a degustare il proprio aperitivo ed osservando la propria futura preda che ordinava al barista lo stesso cocktail ordinato da Spectrus.

– Davvero una scelta curiosa…– fece l’avvocato del diavolo alla bella straniera, che si morse le guance dall’interno, fin troppo convinto di riuscire a portarsela a letto – di solito il black russian è il favorito tra gli uomini, non tra le donne–

– Ma io non sono una donna… non di quelle normali, ecco–

Connors rischiò di auto smascherarsi come un autentico pivello già all’inizio di quella conversazione alquanto difficile, ma si ricordò di essere in missione e pertanto era il caso di mettere da parte il proprio imbarazzo per la condizione in cui si trovava e agganciare il bersaglio come si era accordato con Alana. Se quello stronzo avesse fatto qualche mossa sbagliata lo avrebbe messo al suo posto prontamente. Garantito.

– Indubbiamente devi nascondere grandi doti sotto quel cappotto – non si sforzava neanche di fare commenti velati, convinto di conquistarla con poche parole – comunque, hai l’aria di chi non ha passato una gran bella giornata… e io sono sicuro di poter fare qualcosa per alleviare le tue sofferenze–

Era un uomo arrogante, oltre che dannatamente sfacciato dato che non perse tempo a posarle una mano suo fianchi fin quasi ad abbracciarla, e a quanto pare doveva credere di avere un grande fascino tanto da conquistare velocemente una donna. Ovviamente questo giochetto con Michael non funzionava, e per quanto era riluttante all’idea di stargli così vicino doveva continuare ad attenersi al piano, arrivando a sospirare di sollievo una volta che pure Alana si fu seduta sul fianco libero del presunto bersaglio.

C’erano pochi commensali all’interno del locale, alcuni individui erano seduti ai tavoli circolari ed intenti a parlare tra loro o giocare a carte, mentre alcuni individui se ne stavano all’ombra dei piccoli “privè” con un’ampia visuale sulla fumosa sala. Ed uno degli individui che stavano nelle tenebre, un viandante piuttosto  inconsueto per un villaggio di operai instancabili, tra cui spiccavano parecchi kinnikku, aveva notato che quello strano gruppetto presente al bancone del bar stava per dare inizio a qualcosa.

La stessa sensazione l’ebbe pure Specter nel momento in cui una donna sulla cinquantina, dal fisico ancora in forma questo doveva concederglielo, andò ad affiancarlo con fare apparentemente innocuo nel mentre che ordinava un mojito ad un assonnato barista.

– Hm… non so definire se questo è il mio giorno fortunato oppure una strana coincidenza. Tu che dici? –

Lo chiese a Connors pur continuando a guardare la nuova arrivata che attualmente stava sorseggiando il proprio cocktail con una cannuccia provocando un rumore piuttosto fastidioso, e la risposta gli arrivò dalla stessa donna bionda che appariva fin troppo tranquilla. Come se gli avesse teso una trappola.

– Le coincidenze non esistono, mister Specter… voi più di tutti dovreste saperlo visto che siete un avvocato che gioca con il fuoco–

– E voi dovete essere piuttosto sicura di quel che fate per permettervi di giocare con quel fuoco che io so maneggiare facilmente –

L’uomo dagli occhi di ghiaccio osservò attentamente la figura femminile che aveva pronunciato con noncuranza il suo nome, pur continuando a tenere stretta a se quella di origini sudamericane come “preoccupato” che gli potesse sfuggire via, provocandole un certo disgusto interiore per quel contatto fisico non voluto, e quasi non si accorse che la ragazza aveva estratto qualcosa da una tasca del cappotto e che prontamente gli puntò contro il fianco per dirgli silenziosamente di non muoversi.

A sentirsi pungolare la carne da quello che doveva essere un coltello ben affilato Spectrus Specter commise un errore potenzialmente letale nel spostare, per pochi millesimi di secondi, lo sguardo in direzione di Michael mancando dunque il contatto visivo con una Alana che non ci mise molto a fare la sua mossa.

La donna difatti fece scivolare il bisturi da sotto la manica del cappotto e, con un gesto repentino, avvicinò la lama affilata alla gola dello spietato alleato di sua figlia. Nessuno dei presenti in sala, neppure il barista di origini terrestri intento a fare altro, si occorse del gesto della Deva ad eccezion fatta di quel commensale acquattato nell’ombra che prontamente si alzò in piedi allarmato da una possibile lite tra brutti ceffi.

– Hm, non ho nemici su questo pianeta –  fece freddamente Specter pur avendo la lama a portata di giugulare – dunque tu devi essere chi sono stato mandato a eliminare–

– Un assassino? Ne sono lusingata. Mia figlia fa progressi…–  

E tuttavia il misterioso individuo non riuscì a fare nulla poiché il gesto successivo dell’uomo vestito con un completo color ghiaccio fu decisamente repentino e… inatteso per certi versi. Il sedicente avvocato teneva ancora stretto a se una Connors convinto di poter avere la meglio con il proprio coltello da caccia, ma di certo non si aspettò di essere usato come clava umana colpendo in pieno una compagna di viaggio che parve essere presa completamente alla sprovvista da un gesto tutt’altro che galante. Le due donne dunque caddero di spalle  colpendo un tavolo circolare e le sue tre sedie che si ruppero al peso di quei corpi umani, mentre Spectrus Specter, incurante delle grida di sorpresa degli operai che fino a quel momento si stavano riposando dopo una dura giornata di lavoro, si avvicinò a quel duetto ancora intontito spezzando un’asta da biliardo presa da un tavolo da gioco li vicino e sorridendo sottilmente.

In quel frangente successe una cosa molto strana, che portarono l’uomo ancora celato nell’ombra a desistere dal buttarsi all’attacco pure lui nel momento esatto in cui gli occhi scuri della donna bionda non incrociarono il suo sguardo. In quel preciso momento si ricordò di averla già vista altrove, neanche tanto tempo fa, e il suo solo sguardo parve dirgli di non intervenire in una faccenda privata che nulla centrava con chi la conosceva anche solo di vista. Incredibile ma vero il misterioso individuo volle dare retta a quell’istinto che gli diceva di non agire, anche perché Alana non avrebbe gradito, e nel mentre con una certa titubanza desisteva dall’attaccare, mister Specter aveva fatto la sua mossa nell’impalare a terra il proprio bersaglio con la punta della stecca da biliardo.

L’asta spezzata andò in profondità nel petto della Deva, che gridò rauca, un “naarghh!” che le fece eruttare sangue dalla bocca, e potente sentendo quel corpo estraneo romperle lo sterno come se fosse burro e colpendola al cuore trapassandola da parte a parte fino a completare la sua corsa contro le tavole di legno del pavimento.

Una pozza di sangue scuro si allargò sotto la figura di Alana, i cui occhi parvero diventare opachi mentre la vita sembrava scivolarle via davanti lo sguardo più che soddisfatto di uno Specter che aveva concluso quel combattimento, sotto gli occhi terrorizzato dei commensali che non riuscivano a schiodarsi da li, guadagnandoci anche una potenziale partner.

– Beh, piuttosto semplice come lavoro… ma in fin dei conti si trattava di una vecchia con abilità rigenerative ormai indebolite dal tempo contro un qualcuno di molto giovane – era molto sicuro di se, ma era anche vero che non aveva detto una gran menzogna. Dunque allungò la mano destra verso un Connors con ancora gli occhi sgranati per aver assistito alla “morte” di Alana, desideroso di chiudere la faccenda – non prendertela a male per la tua amichetta, d’accordo? Ora credo sia il caso che noi due ce ne andiamo di qui, subit…–

Dannato bastardo!!

A quanto pare la ragazza non aveva apprezzato il trattamento che era stato riservato alla sua “fidanzata”, questo pensò ironicamente l’avvocato, e difatti appena il bersaglio le prese con forza l’avambraccio sinistro approfittò dell’occasione per poterlo pugnalare alla mano con il pugnale da caccia a cui non aveva mollato la presa.

Spectrus sibilò infastidito per quell’attacco tutt’altro che previsto, costretto dunque a lasciare la presa sull’ambita preda per potersi togliere dalla mano un coltello ben piantato nel palmo e constatare che… qualche scintilla si era scaturita con il trancio di alcuni fili interni.

– Ma cosa cazzo sei? – fece la ragazza prendendo le distanze da lui con fare guardingo – sei uno stramaledettissimo cyborg? –

No, è un sintetico…

Con una voce che sembrava provenire dall’oltretomba, e che terrorizzò alcuni presenti tanto che i più savi decisero di darsela a gambe, l’ex inquisitrice si alzò da terra con uno sguardo a dir poco truce sul volto cianotico. Ci aveva impiegato qualche secondo per riprendere conoscenza, e se era cianotica forse era perché non si era ancora tolta la stecca da biliardo piantata nel cuore, ma non stette ferma ad aspettare e sfruttò quell’attimo di distrazione di Specter, nell’attimo in cui si guardava seccato la ferita superficiale, per potergli saltare addosso come una furia e piantargli il bisturi nell’occhio sinistro.

Non contenta di essere riuscita, con quell’attacco, a colpire il proprio avversario volle rincarare la dose spingendolo prepotentemente contro il bancone del bar e li sbattergli ripetutamente la testa contro il marmo sporco di liquori stringendo forte quella cute dai capelli corvini e digrignando i denti in modo selvaggio.

Colpì talmente forte da sfregiargli la pelle e lasciare un lato del suo viso completamente esposto agli elementi, eppure quella violenta tortura non durò a lungo. Il tempo di far calcolare a Specter la giusta distanza che lo separava dalla sua noiosa aguzzina per potergli dare una testata con la nuca e colpirla in pieno volto sentendo chiaramente le ossa del suo naso spappolarsi a quel colpo.

Se le ossa non raggiunsero il cervello di Alana fu solo per un colpo di fortuna, ma questo non fu da deterrente per l’ovvio intontimento che le sopraggiunse per quel colpo tanto forte che, se fosse stata più attenta, avrebbe saputo benissimo evitare.

E forse fu lo stordimento iniziale a non permetterle di sentire inizialmente una sorta di suono sottile che entrava di testa in testa come se fischiassero le orecchie a causa della pressione atmosferica.

– Non sono un cyborg… e neppure un sintetico – la vanità non conosceva confini, nonostante il suo viso deturpato che lo facevano sembrare più ad un “T800” che ad un essere umano – sono una creatura infinitamente superiore a voi, come è logico che sia, dunque che ne dite di arrendervi così che possa uccidere una di voi in santa pace…?–

Scrutò con una certa curiosità una ragazza ispanica crollare in ginocchio, pallida in volto non solo per come era conciata la propria compagna, intenta a portarsi le mani alle orecchie ormai divenute doloranti per il loro troppo fischiare. Poi Spectrus notò il sangue che iniziò a fluirle dal naso e dalle orecchie, e come a volerla imitare molti altri operai iniziarono a sanguinare da ogni parte, persino dagli occhi, urlando come dei folli preda di allucinazioni che toccarono solo marginalmente il possente assassino di Morrigan.

Persino l’ignoto spettatore di quel terribile combattimento non rimase indifferente a quello strano suono, simile al canto di una sirena, portandosi brevemente una mano alla tempia ma al tempo stesso realizzando che le proprie abilità gli permettevano di dissolversi in un modo tale da poter continuare a guardare l’accaduto da un punto tutto sommato sicuro.

L’ombra era sua amica, ma ciò non si poteva dire dei poveri operai che sempre più impazzivano a quel sibilo insistente, a quella voce nauseante che stava frugando nelle loro teste portandoli a gridare e a sanguinare, colpendosi anche a vicenda alla ricerca di un possibile colpevole per la loro terribile condizione, non potendo fare più nulla per loro e rammaricandosene in parte.

Persino Spectrus avvertì un fastidioso mal di testa che gli preannunciava che niente di buono stava accadendo, tutti i commensali non avevano iniziato a prendersi a vicenda gli occhi a forchettate per imitare la violenta azzuffata con quelle due donne, e pertanto decise di lasciar perdere una sofferente Connors sempre più preda dei propri deliri e decise di darsela a gambe prima che anche lui si trovasse in condizioni ben più peggiori.

Era come se l’intero locale fosse intriso di una presenza strisciante, maligna persino per uno come Spectrus, dunque avrebbe accontentato la propria datrice di lavoro in un secondo momento. Un vero peccato non poter usufruire della compagnia di una bella ragazza, ma quelle ne trovava quante ne voleva e non stette a dar retta ai richiami di quella schizzata della madre di Morrigan, lo stava davvero chiamando per nome come se non volesse che scappasse?, tanto da guadagnare brevemente l’uscita e…

…trovarla occupata da una figura umanoide più alta di lui.

Una femmina aliena, vestita di nero con una maschera antigas calata sul volto e con le braccia muscolose lasciate scoperte, alta circa tre piedi, contro i suoi due e mezzo e questo lo infastidì non poco, che si parò tra lui e la possibile salvezza lontano da un qualcosa che rischiava di intaccare anche il suo sistema nervoso.

Ma se qualcosa, o qualcuno, aveva la capacità di intaccare la psiche altrui portando tutti a sanguinare copiosamente come dei maiali sgozzati, questa nuova arrivata parve puntare tutto sulla forza bruta e su uno scatto non indifferente. Spectrus, forse a causa del danno ricevuto al sensore ottico danneggiato dal bisturi, non riuscì a calcolare bene la traiettoria del colpo che la nuova nemica gli dette, ed incredibile ma vero si ritrovò preso alla gola da una sola mano e scaraventato nuovamente all’interno del locale con una forza quasi inaudita. Come se fosse stato un oggetto inanimato.

Con sommo nervosismo per non essere riuscito a fermare un attacco così basilare, il “povero” avvocato si ritrovò a sbattere contro l’unica figura su cui era meglio non posare lo sguardo.

Schiena contro schiena. Ma solo lui perse quasi l’equilibrio per quella che era stata una gran brutta botta, e bisognava riconoscerlo visto che era stato lanciato con una certa facilità, ma ciò che si trovò ad affrontare sembrava essere tutto fuorché una creatura del suo stesso piano esistenziale.

Ciò che vide era un fantasma. Una creatura sottile e dai lunghi capelli pallidi, intenta a intrecciarsi convulsamente le lunghe dita sottili nel mentre che si voltava verso di lui e lo osservava attentamente pur avendo la frangia a coprirle gli occhi. Un sorriso inquietante si allungò da parte a parte su quella mostruosa creatura, con un incalzante di tensione che persino un uomo freddo come Spectrus percepiva, e che culminò con un urlo disumano che le deformò la bocca al limite dell’impossibile come a volergli divorare la faccia intera.

Tanto da prendergli il volto con ambo le mani, portandolo a irrigidirsi mentre tutto attorno a lui era come se l’ambiente andasse a fuoco portandolo a percepire i suoi stessi circuiti interni friggersi dal gran caldo, per quanto fosse impossibile che un incendio si scatenasse in un ambiente privo di fuochi pericolosi, e prepararsi per trascinarlo nei suoi più reconditi meandri della psiche e renderlo un suo nuovo paziente.

Un piano pressocchè perfetto, avendo Connors che stava combattendo strenuamente per non cedere alla follia collettiva che stava trasformando il locale in un bagno di sangue e Alana che arrancava a terra, che andò però a scontrarsi con la dura realtà dei fatti che la volevano alquanto debole sul piano della difesa fisica.

Lumina era talmente concentrata nell’interrogare i propri pazienti che non si accorse dell’urlo di guerra della ex collega e della sedia che andò ad infrangersi contro la sua fragile schiena. L’inquisitrice guaì come uno xenomorfo nel mentre che Alana, dal petto ormai libero dalla stecca da biliardo, continuava a colpirla con ferocia fino a farla accasciare del tutto a terra e con i resti di una sedia in legno ormai ridotta in polvere.

Un gesto veloce fatto ignorando le profonde ferite fisiche, causatele da Spectrus, fino allo stress psicologico di tenere testa all’attacco della banshee per eccellenza, per concludersi con quello che un sorpreso avvocato capì essere un salvataggio fatto in extremis.

Ce l’ho! L’ho preso! Ci siamo tutti! Portaci via da qui… ora!!

Ed il nero, come un velo scuro e impermeabile, avvolse lo sguardo dei poveri sventurati vicini alla ex inquisitrice facendoli calare in una calma solo in apparenza sicura.

 

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Ciò che Connors vide quella notte se lo sarebbe ricordato a lungo, perché di tutti i dolori fisici che aveva subito quello di sentire all’interno della propria testa un’altra persona che parlava e gli diceva di pugnalarsi anche l’ultimo occhio rimasto era da annoverare come la peggior esperienza mai vissuta in vita.

Quella, assieme al viaggetto “spazio-dimensionale” ad opera del loro inconsueto salvatore apparso in una notte artificiosa all’interno di un locale che, fino a poco tempo fa, risultava essere piuttosto tranquillo senza combattimenti improvvisati o mostri alieni apparsi dal nulla.

Forse fu questo insieme di cose a portare miss Connors a portarsi una mano alla bocca, dopo essere rinvenuta in quello che sembrava essere un letto di muschio verde, cercando di arrancare verso dei massi e lì svuotare lo stomaco di tutto il suo contenuto.

– Hm… mi dispiace tesoro – fece il loro salvatore ben avvolto dal proprio mantello scarlatto – purtroppo chi non è abituato a viaggiare tra gli strappi spazio temporali che creo può trovare piuttosto nauseabondo il viaggio… oltre che tutto lo spettacolino offerto da quel mostro orrendo apparso nel locale –

Black Hole non aveva faticato a riconoscere l’ex aiutante dei MacMadd in quella donna dal bizzarro taglio di capelli e dal fisico nuovamente in forma dopo quelli che dovevano essere stati estenuanti allenamenti. Una vera fortuna che suo cugino Apegon avesse chiamato i propri parenti per informarli che lo scontro avvenuto al tempio della speranza non aveva intaccato le sue ali o a la sua salute. In famiglia avevano atteso quello scontro con una certa trepidazione, ma vedere che le comunicazioni televisive si erano interrotte non era piaciuto affatto… ecco perché Black Hole era giunto su Amazon, per sincerarsi delle reali condizioni in cui versava il maggiore dei suoi cugini.

– Siete stati molto fortunati che abbia scelto un viaggio economico fino al Crocevia per giungere su Amazon… ma a parte questo direi che non farò molte domande sul perché e il percome quelle due tizie vi stavano dando la caccia – molto gentile da parte sua, e Alana non potè che annuirgli dandogli piena ragione nel mentre che cercava di rimettere in piedi un avvocato ancor più pallido in volto – diciamo che mi limito a fare un favore al vecchio MacMadd e fine della questione. Può andare bene? –

Attualmente il gruppetto si trovava lontano dalla cittadina spazio portuale, all’interno di un boschetto sicuro, e da quello che si poteva sentire in lontananza, le sirene spiegate della polizia e delle ambulanze, a quanto pare i cittadini dovevano essere ancora alle prese con i rimasugli della trappola psichica di Lumina… ma con tutta probabilità sia lei, con una inconsueta Masada apparsa giusto per pochi secondi, doveva aver fiutato il loro odore se stava cacciando nei paraggi, dovevano essersi allontanati ormai da un bel pezzo per evitare ulteriori casini.

– Ti siamo tutti quanti debitore, effendi – si affrettò a dire Alana che co la coda dell’occhio notò l’ex mercenario di origini argentine avvicinarsi lentamente al gruppo lasciandosi poi aiutare dall’oscuro chojin per sedersi a terra – e vi sono anche grata per la vostra discrezione a riguardo. Solo… faccia più attenzione in quale locale entrerà la prossima volta! –

Si trattava di una battuta un po’ cinica a cui nessuno prestò particolare eccezione ad esclusione di Spectrus Specter che si lasciò andare ad una lieve risata e a sorridere in modo così impercettibile da non essere notato da un occhio attento.

– Sapete signore mie… non sono un uomo che ama avere dei debiti sulle proprie spalle, dunque perché non mettiamo da parte i rancori e vediamo di chiudere civilmente la questione? –

Non ci voleva un genio per capire che l’ormai ex alleato di Morrigan non aveva più intenzione di proseguire la propria missione di assassinio, non dopo aver assistito a dimostrazioni di forza così spaventose che decisamente non valevano giocarsi la candela per una bella strega frustrata, dunqe era il caso di cambiare velocemente schieramento e diventare neutrale come la Svizzera anche se questo avrebbe voluto dire perdere l’assegno stratosferico che gli sarebbe stato dato a fine missione.

E per una volta tanto quelle sue parole non vennero prese con le pinze dalle due donne ancora provate dal crudo combattimento.

 

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Capitolo 23
*** piani di fuga ritardatari ***


Il sacco da boxe precedentemente distrutto da Robin Mask era stato sostituito già il giorno dopo. Ciò che non si poteva sostituire, ovviamente, era il senso di vuoto che la scomparsa della giovane moglie gli aveva logicamente provocato.

Di Alya ancora nessuna traccia e la polizia, come aveva ben previsto, non aveva trovato nulla a casa dell’insospettabile Howard. Quegli incapaci detective ovviamente non avevano trovato nulla interrogando brevemente i Lancaster, e per quanta inimicizia ci fosse il vecchio Howie era troppo potente e influente presso Scotland Yard da poter permettere loro di effettuare una indagine più accurata senza che la polizia ci rimettesse la faccia.

Logicamente la preoccupazione dell’ex lottatore non era diminuita durante quei giorni di attesa, e dato che nessun rapitore si era messo in contatto gli inquirenti avevano anche ipotizzato ad un allontanamento volontario. Balle, la verità era un’altra e con tutta probabilità c’entrava il suo vicino di casa molto probabilmente rimasto offeso per il presunto matrimonio della figlia scellerata. Era comunque una fortuna che sua sorella Elizabeth fosse giunta fino alla vecchia dimora di famiglia per assistere al parto della sua secondogenita, poiché grazie alla sua presenza non aveva già sguinzagliato i propri alligatori alla volta di villa Lancaster per una guerra persa già in partenza, ed ella aveva suggerito un piano ben più sopraffino per seguire la vicenda senza che nessuno sospettasse di nulla.

Non sapeva dire se mandare quella ragazzina irlandese che tanto piaceva a Kevin all’interno della grande magione nemica fosse stata una buona idea, ma doveva comunque riconoscerle un certo coraggio ed era inoltre una sottile speranza per avere notizie certe di Alya senza devastare tutto e passare automaticamente dalla parte del torto.

Fin qui ci arrivava anche lui, grazie anche alle fin troppo sagge parole di sua sorella che lo invitavano a riflettere, e più il tempo passava, più i giorni si susseguivano tra loro in una costante angoscia di ricevere notizie certe, più nel cuore di Robin Mask si creava un ghiaccio cinico e determinato che non provava da molto tempo ormai. Più precisamente da quando non indossava i rigidi abiti del Barracuda.

Se il suo si trattava di uno “scudo” per proteggersi dalla situazione disagevole in cui era finito era più che comprensibile, ma l’anziano maggiordomo capo trovò una certa perplessità nel dover rispolverare la vecchia divisa del proprio signore appesa nell’angolo più remoto del proprio armadio.

Robin Mask non si stava limitando a calarsi nella personalità del suo spietato e freddo alter ego, ma esigeva anche di vestirne i panni inquietando lievemente il fedele Archie che al momento lo stava aiutando a vestirsi nella camera adibita a camerino prova.

Mi calza ancora alla perfezione… –

Mormorò soddisfatto un padrone di casa che, pur non sfilandosi l’elmo medioevale, si trovò ad indossare la vecchia giacca damascata osservandosi con una nota di compiacimento allo specchio.

È davvero sicuro di voler indossare nuovamente questo completo, signore? È passato molto tempo e avrebbe bisogno di passare in tintoria–

L’anziano maggiordomo provò a dissuadere il proprio signore dal voler rivestire abiti così pericolosi, con una scusa anche comprensibile, ben sapendo che comunque mister Mask era già calato a sufficienza nell’abisso della vendetta per poter sperare di tirarlo fuori tanto facilmente. Probabilmente finchè non avrebbe ritrovato la giovane moglie sarebbe stato un continuo inabissarsi in quella sua oscura personalità, e neanche Elizabeth avrebbe potuto fare qualcosa nonostante la sua determinazione. Arrivato a quel punto solo Alya sarebbe riuscito a farlo ragionare… lei, o la testa su un piatto d’argento del marchese Lancaster.

La risposta affermativa di sir Robin tuttavia non si fece sentire, bloccata sulla punta della lingua poiché le grida di Santiago, la tata al servizio dei Mask, non si fece sentire in tutta la sua contrarietà.

Un coro di voci maschili, che variavano tra l’allegro e il seccato per l’interruzione della governante di casa, si fecero sempre più intense a mano a mano che si avvicinavano alla stanza in cui si era rifugiato l’ex lottatore deciso a calarsi del tutto in un alter ego che gli altri avevano conosciuto solo una volta nella loro vita.

Mister Mask non si allarmò più di tanto sentendo quegli schiamazzi provenire dal corridoio, contrariamente ad Archie che ebbe l’impulso di volersi avvicinare alla porta, pur fermato da un gesto del padrone, ma le urla isteriche in lingua spagnola della donna erano ciò che più lo seccavano. Sapeva chi stava giungendo nella sua stanza, ma francamente parlando non aveva voglia di affrontarli come si deve.

Señor Robin! Señor Robin!! Questi bifolchi sono entrati senza…! –

Va tutto bene, Santiago… non c’è bisogno di agitarsi tanto. I qui presenti componenti della Muscle League sono miei ospiti. Anche se non li aspettavo così presto –

Queste furono le testuali parole del padrone di casa una volta che le doppie porte della stanza si aprirono mostrando quelli che erano i primo ospiti di un rito piuttosto consolidato all’interno della League, e per quanto la corpulenta governante di origini ispaniche aveva provato, coraggiosamente andava detto, a impedire a quei robusti lottatori di farsi avanti all’interno della villa nulla poteva contro una massa di super uomini abbastanza scocciati della sua presenza.

Sentito donna? Vacci a preparare dei tramezzini e vedi di lasciarci in pace! ¡Ándale! 

Così le rispose Buffaloman dandole una sonora pacca sul didietro, beccandosi per tal motivo più di un insulto in spagnolo a cui lui rispose ridendo, e suscitando anche l’ilarità del drappello di persone che chiusero le porte lasciando la povera Santiago ad allontanarsi con più di un diavolo per capello.

– Diamine Robin… ti stavi forse scordando di noi? Lo sai che le tradizioni sono le tradizioni, no? –

Dopo quel breve siparietto introduttivo il lottatore di origini spagnole tornò a parlare senza far molto caso all’abbigliamento del proprio collega, il drappello di chojin aveva gironzolato brevemente per la villa in cerca del proprietario e dunque per lui che fosse elegante o meno poco importava, ma chi per primo fece notare a tutti un particolare interessante fu il pacato Ramenman.

– Ogni volta che nasce un figlio ad un membro della Muscle League questo viene presentato a tutti i suoi membri. Ma a quanto pare il nostro collega ha in mente ben più oscuri propositi… ora che è ritornato ad essere il Barracuda–

Le parole del lottatore cinese furono assai taglienti nei confronti del futuro padre, per quanto pronunciate con la solita pacatezza, e gli occhi vermigli di Robin Mask non tardarono a puntarsi con una scintilla di malcelata aggressività sulla ieratica figura di Ramenman e sul restante drappello di lottatori che stavano iniziando a ricordare quell’oscuro alter ego.

– E perché mai dovrebbe ritornare a vestire quei panni? – fece scettico Broken Jr, che fino a quel momento era stato l’ultimo a chiudere la fila dei lottatori fin troppo scalmanati – sta per diventare padre! Non ha motivo di mettersi dei vecchi abiti polverosi… a meno che non sia successo qualcosa…?–

Le parole morirono lentamente in gola all’ex lottatore tedesco, che seppur brevemente aveva sperato in una situazione tutt’altro che drammatica visto le liete circostanze di veder nascere un figlio. Broken Jr sperava che questa volta il vecchio collega si gustasse la paternità come si deve, molto meglio di come l’aveva affrontata lui che con un certo cipiglio militare aveva istruito un figlio che nonostante tutto lo ammirava, ma oltre quella maschera di metallo si poteva notare tutto meno che gli occhi di un uomo felice. Tanto che tutti i presenti si guardavano con un’aria allarmata in silenziosa attesa di una risposta che tardava ad arrivare.

– Ho come l’impressione che non ci sarà nessuna festicciola… e non perché siamo venuti qui in anticipo rispetto la nascita della pupetta –

Con il suo solito cinismo soft Rikishiman aveva colpito nel segno per quanto non si fosse spinto oltre a spiegare la situazione, anche se tutti ormai stavano iniziando a fare un po’ per volta dei ragionamenti e conclusioni poco gradevoli, poiché quel genere di spiegazioni spettavano solo al nobile inglese.

Delucidazioni che non tardarono ad arrivare, sorprendendo tutti per l’innaturale freddezza che il futuro padre usò per parlare con loro.

– Hai detto bene… Nessuna festicciola si terrà a breve così come nessun parto si terrà, con tutta probabilità, in questa casa. Ma ho ancora tutto il tempo di far maturare i miei sospetti in una atroce realtà dei fatti –

Decise dunque di raccontare a degli ospiti sempre più allibiti, oltre che preoccupati, tutte le sfortunate vicende i malcelati sospetti che fino a quel momento lo avevano tormentato. E a mano a mano che procedeva nel racconto trovò una piccola valvola di sfogo grazie alla presenza dei propri colleghi che, come ben immaginò già da prima che aprissero quella porta, forse non gli avrebbero negato un piccolo aiuto nei suoi propositi. Si era ripromesso assieme a Lizzie e a Kevin di procedere in gran segreto con la raccolta di indizi sulla condizione di Alya, ma quando i componenti della Muscle League iniziarono a delineare quelli che in principio erano semplici sospetti allora tutto il bel piano della cara sorella stava prendendo una piega diversa.

– Hm… stai a vedere che il matrimonio di Emerald Lancaster con quel povero Cristo di Warsman c’entri qualcosa? – si domandò il chojin di origini ispaniche piuttosto dubbioso – anche se mi sembrerebbe assurdo che il vecchio Howie c’entri qualcosa, dato che i due stanno divorziando! –

– E tu come fai a sapere che sono effettivamente loro a divorziare? È dunque vera la faccenda di un torneo in corso? –

Ormai anche uno come Robin aveva capito che la riottosa sposina era la figlia del proprio arcinemico, ma aveva bisogno della sua definitiva conferma così da poter contare sull’aiuto di tutti i suoi compagni.

– Ma come, non lo sai? È un torneo speciale che danno in seconda serata qui sulla Terra – fece incredulo il lottatore di sumo, che fino a quel giorno non si era perso una sola puntata di quei cruenti combattimenti – logicamente su Amazon ha un grande pubblico dato che si tratta di un evento senza precedenti, ma le Deva sono fuori di testa quando si tratta di mettere su certi spettacoli cruenti! Neppure i MacMadd saprebbero fare di meglio! –

Ed ecco che la conferma dei suoi sospetti veniva per bocca di Rikishiman, accompagnato anche dal freddo silenzio che ne conseguì quando il padrone di villa Mask affermò che in tutta l’Inghilterra non un solo canale mostrava tale torneo anche ad un’ora tarda e con poca audience.

– Direi che questo è un altro punto che va a sfavore del nostro ex collega…– fece pensoso il cinese, avvicinandosi ad una finestra ad arco ed osservando un punto indefinito del paesaggio composto da una foresta che si perdeva a perdita d’occhio. Anche se non era in vista era logico che stesse guardando verso villa Lancaster – in qualche modo deve aver convinto i MacMadd a presentare il torneo ad un’ora piuttosto tarda affinchè poche persone si accorgessero dell’accaduto… oppure si è limitato unicamente ad oscurare i canali di un unico stato aiutato anche dalle “difficoltà tecniche” che le trasmissioni provenienti da Amazon incontrano lungo la loro strada. Ma a parte questo sono indizi che non si possono ignorare già per il malcelato disgusto che ha sempre nutrito per Warsman –

Il marchese non ne aveva mai fatto mistero di non sopportare il lottatore di origini russe e più di una volta aveva criticato Robin Mask per averlo preso come allievo prediletto, oltre che dare della “bestia” a Warsman anche in presenza degli altri lottatori della League. Un atteggiamento che il giovane cyborg alla fine non era più riuscito a gestire, anche logicamente parlando dato che non è mai bello sentirsi sminuire davanti ai propri colleghi, e per quanto per certi versi il marchese poteva pure avere ragione sotto certi aspetti, tanta era l’influenza del Lancaster nella League da intaccare anche il giudizio consolidato di tutti i suoi membri, alla fin fine l’unica via da trovare era quella di una sfida in piena regola.

Se Warsman avesse vinto allora Howard avrebbe smesso ( forse ) di metterlo in cattiva luce anche all’interno della Muscle League, se avesse perso allora il russo se ne sarebbe dovuto andare perché, a parere di Howard, “insudiciava il buon nome della lega con il suo patrimonio genetico pericoloso”. Il duello si tenne sotto lo sguardo vigile di tutte le leggende del wrestling appartenenti alla League, compreso re Suguru, ed è forse superfluo dire che fu Howard Lancaster a vincere arrivando quasi a staccargli la testa dal corpo.

Logicamente neppure il marchese ne uscì indenne, non aveva combattuto contro un vecchietto e il suo completo bianco si era lacerato come carta bagnata sotto gli artigli nemici, e se Warsman l’aveva scampata era grazie al disappunto di mister Mask che ben notò i tentativi del nobiluomo inglese di contravvenire alle leggi dell’incontro che prevedeva solo la sconfitta, e non la morte, dell’avversario battuto.

Al russo, a causa di questa sottile scorrettezza del Lancaster, venne dunque concesso di rimanere un membro onorario della Muscle League… ma non potè più farne parte in maniera effettiva divenendo a tutti gli effetti un reietto.

– Beh, se le cose stanno così direi che herr Lancaster si sta comportando decisamente male – fece a bassa voce il vecchio Brocken, estraendo la propria fiaschetta di liquore da dentro una tasca interna dell’impermeabile –se è vero che ha rapito tua moglie forse lo ha fatto come mezzo preventivo per evitare che Warsman si rifiuti di divorziare… ciò non toglie che non possiamo limitarci a guardare e basta. Non questa volta. O quantomeno non buttandoci nelle fauci di un drago con molti amici–

Il vizio dell’alcool non se l’era ancora fatto passare del tutto, ma non era ancora così ubriaco dal pronunciare emerite sciocchezze come quella di fiondarsi a capofitto contro la reggia del marchese come ben avrebbe fatto Robin qualche giorno fa.

Già stava iniziando ad affamare i coccodrilli presenti nel campo di addestramento quel tanto che basta per renderli aggressivi e competitivi tra loro, ma per fare le cose come si deve avrebbe dovuto aspettare maggiori indizi come stava velatamente suggerendo l’ex lottatore tedesco. Muovere guerra ad un uomo potente pieno di soldi e di amicizie così in alto da far paura a Dio in persona non era, purtroppo, molto conveniente… ne a lui, ne a tutta la Muscle League. E neppure per Alya la cui sorte era ignota.

Fu a quel punto che l’anziano maggiordomo di casa Mask decise di ricordare al proprio datore di lavoro gli appuntamenti che attendevano il giovane figlio e la sua attuale compagna.

– Signore, approfitto di questa conversazione per ricordarvi che il signorino Kevin oggi ha appuntamento con la signorina Niamh per parlare di quelli che possono essere nuovi sviluppi. Ovviamente la ragazza è stata prudente a non sbilanciarsi troppo, ma credo che per un resoconto totale bisognerà aspettare stasera… –

Un modo come un altro per invitare i presenti ospiti a sedersi davanti una tazza di tè e rilassarsi, cosa che un Robin perfettamente calato nei panni del Barracuda approvava assai, dunque era il caso di assecondare quel piccolo capriccio e attendere le notizie che avrebbe dato Kevin.

Perché la vendetta è un piatto che va servito freddo.

 

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Niamh aveva scelto di incontrare Kevin proprio a Londra, presso l’hotel Ritz e più precisamente all’interno della sala da tè come le aveva suggerito il giovane chojin che aveva scelto il luogo adatto per l’incontro, credendo di fare la cosa giusta nell’incontrare il proprio ragazzo in un luogo affollato. In pratica lei aveva suggerito di stare in città per dare meno nell’occhio, mentre il campione della Corona Chojin aveva scelto l’albergo in cui farlo.

Certamente non un luogo per plebei normali, come ben presto si accorse la giovane cameriera di casa Lancaster una volta superata la soglia di entrata, ma comunque abbastanza affollato per sembrare una semplice coppia che voleva semplicemente rilassarsi un po’.

Prima che il ragazzo giungesse a sedersi al tavolo prenotato, lei era giunta lì prima e ora stava osservando con un certo imbarazzo tutti i presenti sentendosi come un pesce fuori dall’acqua, dovette attendere almeno dieci minuti… e quando lo vide arrivare a momenti non riuscì a riconoscerlo.

Sapeva che nella famiglia Mask vigeva il codice d’onore che ogni componente maschile, avente il cognome per nascita, di portare sempre un elmo di foggia medioevale ben calcato in testa, ma le fece una certa impressione vedere il proprio compagno senza niente in testa se non una morbida coppola. Il completo grigio verde che indossava inoltre lo faceva sembrare un perfetto lord inglese e persino i suoi capelli sembravano aver visto il passaggio di una piastra  che glieli aveva ben lisciati. In pratica non aveva per niente l’aria di un teppistello da strada e si era persino sbarbato di fresco, con l’unica eccezione, a quel travestimento per la giovane irlandese decisamente migliore del suo, di una cicatrice che gli partiva dal setto nasale fino alla guancia sinistra in ricordo di un cruento combattimento passato.

Oh… wow! Sei… sei elegante, oggi!

Cercò di buttarla sulla battuta, nel mentre che il giovanotto prendeva posto accanto a lei, sentendosi però una sciocca a commentare quello che era un semplice travestimento. Se Niamh si sentiva ancora a disagio nei suoi abiti, a suo dire un po’ troppo audaci, in fin dei conti Kevin non era alieno ad abiti eleganti e divise scolastiche. Sapeva annodarsi una cravatta e sapeva cosa abbinare rispettando le cromature degli accessori con quelle degli abiti, dunque sapeva gestirsi bene anche in formato elegante per quanto tali abiti gli ricordassero ancora vivamente una infanzia che mal sopportava.

– Che tu ci creda o no mi sono visto come un alieno davanti allo specchio dopo essermi cambiato – senza contare che aveva rinunciato al proprio elmo. Ma era più probabile passare inosservato conciato così e persino la ex fruttivendola lo capiva – ma sono ugualmente felice di vedere che stai bene…–

Lo sussurrò piano, quasi intimorito di essere ascoltato da qualcuno, allungando sopra il tavolo le proprie mani che non ci misero molto ad intrecciarsi con quelle della compagna. Le era mancata da morire in quei pochi giorni e Dio era testimone delle sue paure riguardo la sua sorte traballante, poiché più restava dentro quella villa più rischiava di essere scoperta dai molti occhi guardinghi presenti. Un solo passo falso e Niamh avrebbe potuto rischiare anche la vita oltre che quella della sua attuale matrigna.

Tuttavia era difficile cercare di trattenere le emozioni che lo stavano per spingere ad abbracciarla infischiandosene dell’etichetta e di possibili spie in agguato, eppure la giovane fu lesta a capire i suoi sentimenti già dalla presa salda, che ricambiò, alle proprie mani giunte su di un tavolo già apparecchiato per la colazione che li aspettava.

– Beh… confesso che non mi sarei mai aspettata un posto di lavoro così grande. Ma in effetti mi piacerebbe… si, ecco, parlare della sua tappezzeria e…–

Dobroye utro, Victoria! Strano trovarti qui in compagnia di un bell’imbusto per giunta…–

Le parole della falsa cameriera di casa Lancaster vennero bloccate da quelle dal tono piuttosto sorpreso, ma non in negativo, del capo della sicurezza interna ossia Turbinskii. Il russo difatti si era avvicinato al tavolo dei due fidanzati quasi di soppiatto, aiutato anche dal fatto che Kevin al momento era un po’ distratto, e ora sorrideva ai due dando subito l’idea che non avesse riconosciuto del tutto il giovane Mask dietro quell’audace travestimento. O quantomeno che comunque sospettasse qualcosa di strano, dato che lo stesso campione della Corona Chojin si fece mortalmente serio all’arrivo del secondo uomo di fiducia dei Lancaster ben impacchettato nella propria divisa.

– Oh… ciao, Turbinskii… n-non sapevo che anche tu fossi qui–

Niamh arrossì vistosamente di fronte al proprio superiore e di riflesso si liberò della presa del giovane lottatore andando a tormentarsi un bottoncino della candida camicetta, mentre Kevin studiò attentamente il proprio ex avversario temendo che quell’aereo da rottamare stesse solo bleffando di essere li solo per una mera coincidenza.

– Beh, qui servono la migliore vodka di tutta la città! Comunque non volevo disturbare, dato che tu sembra in dolce compagnia di…–

– È m-mio cugino Kurtis… già, proprio così. Cugino di secondo grado ecco – lo disse in fretta pur attenendosi al piano che si erano progettati i due giovani nel caso venissero scoperti in atteggiamenti sospetti. Una buona copertura, se il russo abboccava – è venuto dalla scozia per visitare la città e per vedere come stavo–

– Non sei tenuta a dare spiegazioni a questo sconosciuto, Vichy. Anzi sareste pregato di allontanarvi da questo tavolo e lasciarci in pace –

– Non sono esattamente uno sconosciuto, dato che lavoro nel medesimo posto dove anche tua cugina lavora! –

– E adesso lei non sta lavorando, quindi non ha motivo di vederti–

Il rapido scambio di battute tra i due giovani chojin riempì quell’angolo di sala in un ambiente pregno di tensione ben palpabile dall’unica presenza femminile che sbiancò di paura nel vederli squadrarsi come se fossero pronti a confrontarsi proprio li. Forse era un po’ azzardato da parte di Kevin provocare in tal modo Turbinskii, eppure non si poteva certo dire che avesse tutti i torti.

– Scusalo… è molto stanco e ha pure perso il treno, oltre che…–

– Fa niente, Victoria. È chiaro come il sole che lui è venuto qui di nascosto – e qui partì un’altra occhiataccia al “cugino” arrogante – pur di vederti in santa pace. Sai una cosa? Terrò questo segreto per me. Ci vediamo lunedì al lavoro–

E detto questo, con un tono il più possibile piatto, si allontanò dal tavolo dei due presunti fidanzatini “incestuosi” andandosi a sedere il più lontano possibile da loro. Quella sua affermazione che tanto lasciava immaginare a situazioni ben più torbide fece diventare nuovamente paonazza la povera ragazza di origini irlandesi, mentre il giovane lottatore rimase impassibile nonostante il presunto fraintendimento del russo. Tutto si sarebbe aspettata la giovane domestica meno che il piano preparato con così tanta cura venisse frainteso fino a livelli quasi pericolosi, questo anche per gli atteggiamenti equivoci in cui si erano fatti trovare, eppure sembrava che il capo della sicurezza li avrebbe lasciati in pace nella loro torbida storia senza volerne sapere alcunché come se avesse davvero creduto a ciò che aveva visto.

– Uh… non è esattamente quello che mi aspettavo. Forse non dovevo balbettare così tanto–

– L’importante è che creda quello che vuole– ribattè Kevin che continuava a scrutarlo da lontano e con circospezione – anzi, forse a breve avrà modo di consolidare questa teoria dato che ho prenotato una camera qui in albergo… e vorrei che concludessimo li la nostra chiacchierata –

E logicamente il giovanotto non intendeva semplicemente chiacchierare e basta con la propria ragazza, come ben notò lei dai suoi occhi azzurri che per un momento brillarono di desiderio tanto da imbarazzarla lievemente, ma ardeva dentro per poterla nuovamente riabbracciare e toccare. Di farla sua anche solo per un istante per sentirla in salute e accanto a lui anche in un momento drammatico come quello.

Perché se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. E in fin dei conti anche Niamh era del medesimo parere, andando timidamente a prendergli una mano, con una ennesima stretta ricambiata, questa volta restando nascosta sotto il tavolino.

 

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Lancaster! Lancaster ovunque! Quell’uomo sarà la nostra rovina papà… non è possibile continuare ad accontentarlo così, ci stiamo rimettendo un sacco di soldi!

– Comprendo la tua preoccupazione figliolo, ma credo che sia più pericoloso non accontentarlo–

Benchè Vance MacMadd avesse esternato quel parere con assoluta calma, rivolto al proprio primogenito Ikimon, era chiaro dalla sudorazione che aveva in fronte che la questione innervosiva anche lui. E se entrambi i maschi della famiglia erano agitati, di tutt’altro avviso pareva essere Jacqueline che, continuando ad arricciarsi tra le dita una ciocca di capelli rossi restandosene comodamente seduta in disparte su di una poltroncina, sembrava essere fin troppo tranquilla nonostante avesse provato sulla propria pelle la paura che il marchese sapeva generare.

Attualmente la famiglia MacMadd si trovava nell’ufficio dell’anziano capofamiglia presente nella loro villa sul pianeta Kinnikku, e la riunione era d’obbligo dato quello che la figlia minore di Vance aveva riferito ai due uomini. Logicamente non avevano preso bene che il marchese si mettesse in mezzo ai loro affari minacciandoli di far chiudere bottega, ma che addirittura cercasse di pilotare le loro programmazioni era fuori da ogni logica specie se di mezzo c’era la sua adorata figliola.

– Ho capito che è un uomo potente – ribattè Ikimon che non ne voleva sapere di calmarsi – Ma ora pretende addirittura che non mandiamo più in onda il torneo di Amazon! Già lo mandavamo in onda in seconda serata sia sulla Terra che qui da noi… ma ora pretende addirittura la sua totale cancellazione è inammissibile! –

I MacMadd pensavano costantemente al proprio profitto, e anche se Jackie non era da meno aveva più sensibilità rispetto agli altri componenti della sua famiglia troppo attaccati ai soldi come alle volte si facevano vedere. E forse era il caso di ricordare a quei testardi come stavano le cose, prima che le rovinassero la giornata con le loro lamentele.

– Io credo che la strategia di Howard abbia il suo senso… – si inserì lei, facendo voltare le teste di entrambi gli uomini verso la sua direzione – vuole preservare suo figlia a qualsiasi mezzo e, nonostante “l’incidente” al matrimonio di mister Mask sia avvenuto quattro mesi fa, qualcuno può sempre ricordarsi della sua faccia ben rimasta impressa nel montaggio delle riprese… inoltre conosciamo i suoi trascorsi all’interno della Muscle League per sapere che non nutre nessuna simpatia per Warsman e saperlo ora accompagnato con la figlia potrebbe risultare come un grosso scandalo in Inghilterra e nel resto della galassia. E per i pettegolezzi non ci sono soldi che tengano che riescano a fermarli–

Un breve silenzio si impossessò dello studio del capofamiglia dei MacMadd, e tosti i due uomini guardarono la figura femminile come attoniti e per certi versi sconvolti dal suo permissivismo.

– E dimmi figlia mia, cosa proponi di fare ora che abbiamo le mani legate? – chiese Vance, e senza nascondere una nota sarcastica– mi sembra ancora un po’ presto per occuparci del torneo ancora in progettazione sul Pianeta dei Demoni. Senza contare che andare contro un Lancaster, anche di nascosto, potrebbe portarci alla bancarotta in un istante–

– Oh, ma io non dico di andare contro la sua volontà… ma di assecondarlo proprio! Non conosco bene le motivazioni del suo gesto ma potrebbe essere che non voglia che neppure gli altri componenti della League sappiano di questo fattaccio – e qui la rossa non aveva detto una cosa sbagliata, per quanto fosse all’oscuro dell’intero piano – noi limitiamoci a dare supporto logistico ai due improbabili sposini e nel frattempo riprendiamo ogni loro scontro. Avremo modo di riproporlo più avanti quando le acque si saranno calmate… e a quel punto il marchese non potrà dirci nulla poiché il montaggio sarà una voluta glorificazione delle gesta della marchesa. Facile, no? –

Facile almeno sulla carta, poiché per un motivo o per l’altro non era esattamente facile comunicare con il drappello di lottatori che seguivano le imprese dei due futuri divorziati, per quanto i mezzi della League fossero comunque ottimi, ma anche qui non poteva sapere che mister Howard aveva i suoi agenti sguinzagliati per il pianeta che prontamente “impedivano” ai ragazzi di comunicare con il mondo esterno per non lasciare che altre notizie trapelassero fino alla Terra. I pochi agenti che aveva non gli permettevano di agire come avrebbe voluto, ricordiamoci che su Amazon aveva comunque meno influenza della Muscle League, ma schiavizzando i MacMadd poteva comunque ricavarci qualcosa di utile.

E tra le tante cose a cui doveva pensare il povero marchese gli era passato per la testa solo in quei giorni che forse era il caso di evitare che pure gli altri suoi ex colleghi venissero a conoscenza del torneo su Amazon.

Era stata la stessa Alya a ricordargli che molte vecchie leggende sarebbero giunte in Inghilterra per la tradizionale presentazione del nascituro ai membri della League, e se tutti avessero scoperto della sparizione della dottoressa allora non ci avrebbero messo molto tempo a collegare il presunto rapimento con il torneo presente sul pianeta delle donne e… la sua storica antipatia nei confronti del lottatore russo.

Howard comunque stava già idealizzando un piano per nascondere le sue malefatte, mettendo in giro, con prove “certe” magari messe su da degli attori ripresi da delle telecamere di sorveglianza di un qualunque spazioporto, un video che rappresentava la fuga volontaria della nuova signora Mask con un suo presunto amante.

Mentre per quanto riguardava madame stessa… probabilmente l’avrebbe ricondotta su Amazon in gran silenzio premurandosi di farle cancellare la memoria riguardo suo marito e tutti gli avvenimenti precedenti e sostituendola con una completamente falsa riguardante un presunto litigio con Robin e con la sua volontà di non rivederla mai più. Ne lei ne la bambina che a quel punto sarebbe nata senza un padre e cresciuta nel proprio clan natale.

Forse un piano a dir poco diabolico, senza tener conto di coloro che ci sarebbero andati di mezzo, ma in fin dei conti lui sul pianeta Terra poteva fare quello che voleva… e per i MacMadd bastava semplicemente non finirci di mezzo nel modo consigliato dalla stessa Jacqueline.

 

 

 

Con mooolto ritardo aggiorno, e con un capitolo praticamente di mezzo anche se, nel suo piccolo, qualche informazione importante la da. Mi sembrava giusto approfondire i timori di Warsman nei confronti di Howard, e di un suo piano di “fuga” nel caso le cose dovessero precipitare. Per il resto spero abbiate fatto buona lettura.

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Capitolo 24
*** non c'è più tempo ***


Non sarebbe stato un viaggio troppo complicato, ma terribilmente lungo almeno per quanto riguardava alcuni dei viaggiatori presenti quello si.

La sveglia era stata per le sei in punto, eppure invece di un allegro buongiorno, avvenuto solo nella stanza che Alexandria Meat condivideva con gli altri ragazzi della Muscle League, ciò che calò nel gruppo aveva i connotati di un silenzio imbarazzante. Dalla partenza al piccolo albergo in cui soggiornavano, fino a tutto il tragitto in pullman che portò l’intero gruppo alla stazione, e poi da li preso il treno che li portò fino al molo, ben poche parole si udirono se non quelle inerenti alla missione in corso e al lungo viaggio che li attendeva. Molti lottatori si persero a guardare il paesaggio parzialmente innevato che si apriva davanti ai finestrini, oppure passare lungo tempo nel vagone ristorante non godendo della compagnia di Hammy e Warsman che continuavano a starsene in disparte e lontani.

Il motivo di tutto quel silenzio era ovvio, dato che ne Emerald ne Lord Flash si erano rivolti la parola stando ben attenti a non guardarsi neppure in faccia e, oltretutto, sedersi il più lontano possibile l’uno dall’altra una volta saliti sul pullman e stanziarsi in carrozze differenti sul treno. Già solo a guardarli così neri in faccia, senza tener conto che la marchesa teneva nascosti gli occhi dietro un paio di spessi occhiali da sole presi direttamente al negozio di souvenir dell’albergo, lasciava intendere che tra loro due doveva esserci stata una discussione assai tesa… ma era stata proprio l’aura che emanavano, del tipo “provate a fare domande e vi scortichiamo vivi”, che aveva fatto desistere l’intero gruppetto, persino quell’irriverente di Kyle Mask dal commettere l’errore di chiedere se tutto andava bene.

Un viaggio teso, ma mai quanto quello sul traghetto una volta raggiunto il piccolo molto segnalato dagli organizzatori del prossimo evento. A quanto pare il mezzo di trasporto non era di casa Lancaster, per quanto fosse stato pagato assieme a tutto il resto tra mezzi di trasporto e vitto. Da quel che aveva capito il piccolo allenatore del principe Kid il marchese non aveva su Amazon la stessa influenza che aveva sulla Terra tanto che le autorità religiose non apprezzavano molto le sue intromissioni, e sempre a quanto pare non tutti i templi apprezzavano che i due sposi affrontassero il viaggio tra mille comodità come avevano poi ben scoperto durante le loro avventure.

Benchè la somma sacerdotessa del Tempio dell’Amore non avesse accennato a patimenti feroci e aiuto negato proveniente dall’esterno, persino il Tempio del Sacrificio aveva lasciato loro alcune comodità e l’unica restrizione era stata all’interno del ring, a quanto pare gli altri agivano in maniera autonoma lasciando intendere che ogni luogo sacro avesse la sua autorità per quanto rispondessero ad un'unica fede.

Ma in fin dei conti cosa le importava a quella strega se non era di sua competenza? E qualsiasi comodità comunque non avrebbe reso il viaggio meno stressante. Se lady Erza pretendeva che i suoi penitenti giungessero fino al suo tempio patendo il freddo e il poco ossigeno, in egual misura gli uomini del Tempio della Costanza desideravano un viaggio sobrio seguendo le tappe da loro chieste come da telegramma recapitato quella sera stessa all’albergo in cui avevano sostato.

Avevano avuto la magnanimità di non farli passare per le vie più interne e antiche di pellegrinaggio, ora situate nelle Terre Perdute, per optare per un vecchio traghetto ormai prossimo al smantellamento e con della cabine letto davvero passabili… se si poteva definire passabile le pareti metalliche scrostate di ruggine, le cuccette sfondate e con le molle che trapanavano la schiena dei poveri viaggiatori fino a giungere al rancio offerto dal cuoco fatto di rape rosse e cipolle. Ma ci si doveva accontentare e persino la Lancaster parve non avere storie per quel trattamento tutt’altro che principesco continuando a rimanere chiusa in un silenzio poco gradevole. Oltre che farsi vedere poco se non scambiando qualche battuta amichevole verso i ragazzi della League.

Un atteggiamento che preoccupava Meat, ripromettendosi di parlarle poiché il gruppo, e lei stessa, non avevano bisogno di altra tensione negativa, ma mai come la ferocia di Lord Flash nell’allenare il suo nuovo pupillo. Attualmente l’allenatore della famiglia reale dei Muscle si trovava all’interno della stiva di carico del traghetto, e nel mezzo dei container vi era uno spiazzo circolare abbastanza grande e ben illuminato da permettere ad un drappello di uomini di potercisi allenare.

Proprio lì il giovane rampollo della famiglia Mask cercava di allenarsi alla Croce Ribaltata grazie anche all’aiuto offerto da Jeager e Kid Muscle, ma gli allenamenti si stavano dimostrando alquanto difficili per un esercizio solo in apparenza, almeno per Meat, facile da eseguire. Come se non bastasse Warsman non era di nessun aiuto al ragazzo, non lo incoraggiava in nessun modo ma anzi, denigrandolo con una aggressività fuori dal comune.

Attualmente il giovanotto di origini inglesi stava cercando di effettuare la propria mossa su un Jeager piuttosto provato da quegli allenamenti tutt’altro che all’acqua di rose, e lo sforzo evidente di renderla alla perfezione mostrava tutta la vera difficoltà del caso.

– È tutto quello che riesci a fare?! – tuonò un Warsman piuttosto insoddisfatto dalle prestazioni del proprio allievo – questa è una tecnica che va eseguita in fretta! E tu hai permesso al tuo avversario di prenderti le caviglie! Come pensi di potergli spezzare la schiena se lasci che ti prenda così?!! –

– Nnh… g-già… perché non riesci a fare di meglio?! –

A parlare era stato il lottatore di origini tedesche, e benchè avesse detto una mezza battuta cinica non è che le sue condizioni fossero messe meglio data la spina dorsale messa sotto sforzo. La scena era dunque la seguente: Jeager era al centro di quell’arena improvvisata ben bloccato dalla presa di Kyle Mask, alle sue spalle e a testa in giù reni contro reni, e tuttavia per quanto i muscoli della sua schiena fossero in tensione era comunque riuscito a mettere entrambe le mani sui piedi dell’avversario ben chiusi ad X. Faceva fatica a respirare e Kyle sembrava volergli torcere il collo oltre che sfiancargli la schiena con quella posizione assurda, senza contare che aveva le caviglie bloccate dalle mani dell’avversario e dunque ogni movimento di fuga gli era precluso. Ma ciononostante sapeva resistere a quella sua bizzarra tecnica, nonostante entrambi i lottatori fossero madidi di sudore e con i volti arrossati per quello sforzo immane.

– Si che posso… fare di meglio! – grugnì Kyle, in evidente stato di sforzo fisico e mentale nel non voler deludere il proprio allenatore – dammi solo… il tempo di…!–

– Tu non ne hai di tempo! Kyle Mask! – tuonò con voce cupa il russo, girando attorno e con calcolata lentezza ai due lottatori per poi inginocchiarsi proprio davanti al suo pupillo. Pareva come un gatto che aveva messo all’angolo un povero topo, pronto a dargli la mazzolata finale – a breve raggiungeremo le Distese Sibilanti e tu NON hai ancora appreso una tecnica che pensavo, erroneamente, ti calzasse a pennello… mi hai molto deluso, Kyle Mask. Sei solo buono a dare aria alla bocca, dato che tuo cugino avrebbe appreso questa tecnica in pochi minuti scarsi! –

Quella fu la mazzata finale verso un ragazzo che da più di un’ora stava cercando di apprendere quella tecnica elegante senza non poca fatica, ed un grido rauco di frustrazione gli uscì dalla bocca nel momento esatto in cui Jeager, anche lui stremato, riuscì a liberarsi della presa e, facendo forza sui piedi ora liberi, agguantandolo meglio per le gambe riuscì a lanciarlo contro il container più vicino. Il metallo della grande cassa rossa si piegò sotto la forza sovraumana sviluppata dal giovane chojin, e dietro la schiena di Kyle si generò una profonda ammaccatura che incassò per bene il ragazzo prima che quest’ultimo scivolasse lentamente a terra per la troppa stanchezza accumulata. Per un lungo attimo l’unico eco che rimbombò tra quelle pareti metalliche arrugginite dal tempo era quello prodotto dal respiro ancora affannoso dei due giovani lottatori che si erano allenati quasi ferocemente per poter portare a termine un compito solo all’apparenza semplice, e poi il semplice passo di Lord Flash si sostituì a quel silenzio carico di tensione per portarsi il più possibile lontano da quel luogo e dal commettere errori ben più grossi di una “semplice” ramanzina in cui a stento si riconosceva.

Per tutto il tempo Alexandria Meat aveva trattenuto il proprio allievo dall’andare a mettersi in mezzo a quella faccenda che non lo riguardava, per quanto non fosse bello neppure per lui vedere un allenatore umiliare così il proprio allievo, e tutto sommato le acque si calmarono un poco una volta che l’ex lottatore di origini russe se ne fu andato dalla stiva di carico.

– Non è giusto che lo tratti così – sussurrò il principe dei kinnikku al folletto – non potrebbe dargli più tempo per apprendere quella tecnica assurda? Un allenatore deve supportare il proprio allievo come fai tu! Non così… per quanto Kyle sia antipatico alle volte –

Diciamo pure spesso e volentieri nonostante le sonore batoste che gli avevano fatto abbassare un po’ la cresta durante il loro lungo viaggio, ma da qui ad arrivare a vederlo sfinito e aggressivo nei confronti di uno Jeager che cercò di aiutarlo a rimettersi in piedi, cercando di dargli uno schiaffo alle mani per quell’aiuto che rifiutò con rabbia, lasciava intendere che pure Kyle era “vittima” della tensione che c’era tra i protagonisti principali di questa storia.

– Purtroppo questa faccenda non ci riguarda, ragazzo mio. Finchè la questione non ci toccherà personalmente noi possiamo fare ben poco in un rapporto come il loro – Meat ovviamente si riferiva sia al rapporto studente/maestro che a quest’ultimo con la sua scomoda moglie, per quanto potesse essere una faccenda piuttosto stressante anche per loro, e glielo sussurrò come risposta osservando il giovanotto inglese allontanarsi a sua volta dalla stiva – spero solo che finalmente si decidano a mettere le cose in chiaro, questo tira e molla non giova proprio a nessuno –

Non era uno stupido e aveva capito che Emerald stava cercando di evitare il russo come se si fosse “ricordata” che doveva stargli lontano, e odiarlo per l’oltraggio di averla sposata, nonostante la sera prima di quel gelo che era calato su di loro l’avesse cercato nonostante il luogo poco consono al loro incontro. Un attimo prima quella ragazza lo desidera accanto a se, e un attimo dopo lo evita come un appestato.

Forse era il  caso di capire cosa le passasse per la testa… in fin dei conti non era gradevole dover assistere a certe scene, senza contare che si era affezionato a colei cui tutti loro avrebbero dimostrato eterna gratitudine per aver salvato loro la pellaccia da una inquisizione alquanto cieca.

 

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Aveva bisogno di prendere aria, e il più possibile doveva prenderla in un luogo isolato. Logicamente sapeva di non potersi buttare all’interno delle fredde acque di quel mare interno che stavano attraversando, non senza aver attirato l’attenzione dei marinai presenti che si sarebbero insospettiti vedendolo nuotare in mezzo ad acque infestate da stupidi mostri con gli occhi strabici, dunque si limitò ad appoggiare i gomiti sulla murata di poppa ed osservare l’orizzonte di fronte a se.

Sapeva di aver sbagliato nel trattare in modo così rude il proprio allievo, che meritava di essere spronato e non condannato per una tecnica che non riusciva ad apprendere velocemente come avrebbe fatto sicuramente Kevin, e sapeva anche di essere stato un debole a lasciarsi prendere da sentimenti negativi mettendoci in mezzo gente che non c’entrava nulla.

Forse era un’altra di quelle cose che aveva ereditato dagli insegnamenti di Robin Mask, ad avere un carattere davvero insopportabile alle volte, ma francamente parlando tutta quell’intera faccenda stava iniziando ad esasperarlo. No, non era sua intenzione mollare la spugna con Emerald, perché quella cretina non gliela raccontava giusta con il suo voler non avere più a che fare con lui per il modo, contraddittorio, in cui lo cercava… ma il fatto che continuasse a farsi influenzare così da altre persone, perché era chiaro che il caro papi c’entrasse qualcosa e chissà di cosa avevano parlato nei giorni scorsi al telefono ( in tutta onestà non ne voleva sapere, quell’uomo non gli piaceva proprio per come gli aveva rovinato la reputazione ), francamente parlando iniziava a stancarlo.

Logicamente era più per il fatto che ancora continuava a rifiutare di essere legata a lui in un modo che andava ben oltre il semplice capriccio, persino lui aveva ben compreso come stavano le cose nell’arco di quei quattro mesi passati e poi all’interno di quelle terme in cui la marchesa aveva mostrato tutt’altra faccia prima di rinnegare tutto, continuando comunque ad avere paura di esporsi troppo.

Ed era forse la paura il più grosso ostacolo da sormontare per loro due. Il russo se ne stava facendo ormai una ragione di tutto quel loro strano rapporto, avendo avuto parecchio tempo per riflettere al contrario della giovane donna che lo aveva, per un certo periodo, dimenticato con una lunga vacanza di piacere. Forse era strategia pure quella, cercare di non pensare a qualcosa che l’aveva travolta in un modo inaspettato, ma ora che erano nuovamente a stretto contatto non aveva possibilità di dimenticarlo così velocemente tra una festa e l’altra. Forse se quella situazione di stallo fosse continuata con il progredire dei giorni si sarebbe trasformata in una sorta di sogno fatto ad occhi aperti se le loro strade non si fossero più incontrate, con Emerald che avrebbe continuato la sua vita tra gli agi di famiglia in compagnia del suo bel soldato di origini argentine, mentre Warsman molto probabilmente  avrebbe continuato la sua vita isolato dal resto del mondo sperando di essere dimenticato per il bene di tutti, ma alla fine il destino aveva giocato loro uno scherzo assai strano.

La marchesa poteva negarlo quanto voleva, scappare in preda ad una paura quasi ancestrale di deludere un padre che stravedeva per lei, ma il fatto che a Tokyo si era ricordata di lui tanto da andare a trovarlo di nascosto lasciava intendere che la faccenda non le era del tutto indifferente. Per quanto male gli avesse fatto allora… era logico che adesso l’ex lottatore si stesse aggrappando ad una speranza di poter riprendere tra le mani una vita che aveva abbandonato per troppo tempo.

Una serie di pensieri a dir poco cupi e deprimenti i suoi, per quanto conditi da una certa speranza, che lo portarono dunque a sospirare in modo quasi esasperato/rassegnato nel mentre nella sua testa risuonava una malinconica sinfonia di violini. Una stranezza alquanto grottesca ciò che giungeva alle sue orecchie, e non era generata dal suo cervello, e quando capì che quella sinfonia veniva da dietro le sue spalle l’impulso di girarsi fu praticamente istintivo.

– Una musica adatta per un momento alquanto deprimente… non lo pensi anche tu? Una vera fortuna che abbia questa suoneria–

A parlare era stato nientemeno che il suo nuovo allievo che con tanta ferocia aveva rimproverato circa sette minuti fa, e nel dirgli quelle parole non sembrava esserci risentimento per essere stato trattato con una indelicatezza pari a quella di uno schiavista. Si limitò unicamente ad avanzare verso di lui con il suo solito passo spavaldo e tenendo in mano il proprio cellulare che, seppur non prendesse linea da quelle parti, riusciva comunque a far funzionare una suoneria alquanto deprimente seppur d’effetto. A quel punto a Lord Flash non rimase altro da fare che sbuffare tra il divertito e imbarazzato, tornandosene ad osservare i fluttui del mare generati dalle grandi pale circolari del vecchio traghetto a vapore in compagnia del giovanotto di origini inglesi.

Un breve silenzio calò sui due uomini, in ascolto del rumore delle onde seminascosto dal rumore prodotto dall’imbarcazione e dei gabbiani che strillavano tra loro, poi a parlare per primo fu lo stesso chojin anziano che più di tutti aveva adottato un comportamento tutt’altro che edificante.

– Suppongo di doverti delle scuse per prima. Non avrei dovuto metterti in mezzo in faccende che non ti riguardano…–

– Se pensi che mi sia offeso per il tuo mal d’amore mi sa che ai preso un granchio… anzi, devo ammettere che tu sei stato uno dei pochi adulti ad avere pazienza con me. Quindi dovrei essere io a doverti portare rispetto, molto probabilmente 

– Io non ho il mal…–

– Chiamalo come ti pare ma quando un uomo è nelle tue condizioni quasi sempre c’è di mezzo una donna e non un attacco di diarrea– lo interruppe Kyle, controllandosi distrattamente una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi – e starsene zitti in un angolo non risolverai nulla se non peggiorare ulteriormente le cose–

– Tzk… e suppongo che tu sia un grande esperto in materia, eh? – fece sarcastico il russo, riferendosi alle molte ragazze che si portava a letto, continuando a guardare il panorama dinnanzi a se – senti, davvero… ormai dubito che ci posso fare qualcosa visto che madame non ne vuole più sapere del sottoscritto, quindi dovrei lasciar perdere ormai–

Lo disse senza molta convinzione e con molta amarezza in voce, quel tipo di indecisione che era facile da individuare anche da una persona poco sveglia, e Kyle Mask volle dare prova di questo suo presunto disinteressamento pizzicandolo in un punto nevralgico.

– Hm, quindi ora avrei campo libero con la bella Hammy? Che dire, sarò una schiappa come lottatore ma so perfettamente di essere abile in tutt’altra materia–

Il solo sguardo del lottatore di origini russe bastò ed avanzò come truce risposta ad un giovanotto che sembrava già pronto ad allungare le mani dove non avrebbe dovuto allungarle secondo il suo modesto parere. Per il Mask il messaggio di quello sguardo vermiglio incredibilmente freddo era assai chiaro, tanto da portarlo a ridacchiare soddisfatto per essere riuscito ad estrapolargli quella emozione negativa.  

Tu continuerai ad allenarti e ad imparare quella tecnica – lo ammonì severamente l’allenatore, pur sapendo che sotto quell’elmo d’ebano se la stava ridendo compiaciuto – mentre di dire certe sciocchezze te ne guarderai. Non c’è tempo per certe cose…–

– Ma tu di tempo ne vorresti non è vero? Senti, facciamo così… ora tu mi spieghi perché non vuoi rinunciare a lei e io ti prometto che mi allenerò come non mai – sembrava essere un ricatto bello e buono ma tutto sommato non poteva fargliene una colpa. Lui stesso aveva optato per non avere più segreti con il proprio allievo e invece adesso ci stava ricadendo – in fin dei conti parlarne non può che farti bene, come ho già detto–

– E sentiamo, genio del crimine! Cosa vorresti sapere? –

– Tipo quando hai cominciato a capire di provare qualcosa per lei ad esempio… potrebbe essere già un punto di partenza–

Lo era in effetti, poiché il momento specifico in cui le cose tra loro due erano cambiate un poco per volta Warsman se lo ricordava. Era un uomo testardo quando si parlava di certe cose, ed il suo orgoglio di altri tempi praticamente gli impediva di parlare con qualcuno dei problemi che doveva affrontare.

Non si era confidato con nessuno neppure con Robin Mask del dolore di aver dovuto lasciare la Muscle League, figuriamoci parlare a qualcuno di fatti ben più intimi che potevano farlo apparire come fragile agli occhi di tutti. Eppure forse era la cosa migliore da fare quella di parlarne e liberarsi di un peso che gli stava schiacciando la coscienza un pezzettino alla volta tanto da trattenere a stento l’esasperazione, e chi meglio del suo giovane allievo poteva prestarsi bene a tale compito? Non lasciò che il silenzio si impadronisse troppo dell’atmosfera che si era creata tra loro due, e con un basso sospiro rassegnato decise di affrontare la situazione.

– Credo di aver cominciato a vedere le cose diversamente da… dopo il mio scontro con quella inquisitrice colossale, credo. Prima che tu arrivassi a Londra l’inquisizione aveva già iniziato a tessere le sue ragnatele ed io ed Emerald ci eravamo andati a finire in mezzo forse in modo involontario in un “incidente” che coinvolse persino tuo cugino – si prese un breve periodo di pausa, avvertendo dei brividi poco piacevoli rimembrando la figura di Emerald mentre cadeva tra le fiamme – l’idea di perderla mi… spaventò. E credo di aver paura ancora adesso di perderla…–

Lo disse lentamente e con un tono di voce basso, come se si fosse trovato a momenti in chiesa, ma perfettamente udibile dal suo allievo che quasi ripeté a pappagallo ciò che il russo gli aveva appena detto anche a causa del lieve stupore  che quella confessione gli provocò.

– Ah…non sapevo che tu ed Emerald avevate avuto un simile incidente! Suppongo che se Kevin non stava tanto bene quando l’ho incontrato non era per gli allenamenti stressanti come ho immaginato in un primo momento – lo disse con una certa ironia, non perdendo comunque il filo del discorso – ad ogni modo, se hai paura di perderla credo sia perfettamente logico… così come è logico che hai iniziato a sviluppare questo tipo di sentimento subito dopo quell’attacco brutale –

– Ma bravo! Dillo ad alta voce così che ti sentano tutti – lo rimproverò Warsman, dato che la conversazione era alquanto confidenziale – se non ricordo male sei stato tu a chiedermi di parlare! Dunque mantieni la riservatezza o direi che possiamo piantarla qui –

Perché temi di perderla?

Ecco una domanda da un milione di dollari a cui il russo per molto tempo aveva preferito non dare risposta neppure a se stesso, ma il fatto che la conversazione a due si stesse trasformando in un vero interrogatorio stava iniziando a metterlo in difficoltà. Voleva davvero rispondere a quella domanda? La verità era che temeva quella risposta poiché già la conosceva nel proprio intimo, e da bravo uomo d’altri tempi non gli era stato insegnato a mostrare i propri sentimenti. Non si sentì veramente arrabbiato a quel quesito dannatamente diretto, quanto turbato per aver rimandato per troppo tempo una faccenda che da troppo tempo gli faceva provare una strana sensazione allo stomaco come se avesse le farfalle.

– Perché temo di perderla?... forse perché da quando lei è entrata nella mia vita ho ricominciato a vivere sotto certi aspetti… oppure semplicemente non lo so. Ma una cosa è certa: forse ho commesso uno sbaglio madornale a legarmi in tal modo ad Emerald, ma resta uno sbaglio che rifarei ancora e ancora per ogni vita che mi ritroverei a vivere–

Su questo punto era a dir poco indissolubile. Per quanto fosse fin troppo chiaro che la famiglia Lancaster non approvasse quella sottospecie di relazione che avevano, tanto da riuscire ad allontanarli sia con le buone che con le cattive, difficilmente Lord Flash avrebbe rinunciato a quell’esperienza che lo aveva riportato a vivere.

– Tzk… e poi questo non sarebbe amore, eh?! –

– L’amore, caro il mio giovanotto, è un sentimento preconfezionato pronto alla vendita al dettaglio oltre che usa e getta. No compagno… quello che nutro per Emerald è lo stesso sentimento che nutrivo per Katya – il suo tono era severo, ma ci teneva ribadire che il suo non era un sentimento costruito so una simile sciocchezza – ho passato venti anni della mia vita nella solitudine più totale ( azzerando quasi i contatti persino con la mia stessa figlia ) convinto da terzi che il mondo sarebbe stato meglio senza una bestia che vi ci camminava sopra, e ora che ho incontrato una persona a cui non importa nulla della mia condizione, ma che, anzi, si comporta come nessuna donna io abbia mai conosciuto ho capito che avrei dovuto vivere come meglio volevo molto tempo fa! Emerald è una persona insopportabile, egoistica ed eccentrica, eppure l’accetto per come è… e vorrei che lei facesse altrettanto capendo che non c’è niente di cui aver paura–

Il discorso del russo logicamente non si fermò a quel punto, continuando a rispondere alle domande di Kyle senza quasi rendersi conto di sentirsi sempre più sollevato da un peso che portava nel cuore da ormai molto tempo. Il terzo grado del giovane Mask non era fatto con cattive intenzioni, tanto da confessarsi in parte anche lui per quanto riguardava il suo rapporto con il proprio maestro, arrivando a parlare delle sue gare di ballo e della notte brava passata durante l’addio al celibato di suo zio Robin.

– Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, eh?! –

– Se non altro sto recuperando un sacco di cose a cui ho rinunciato in vita mia… tu invece ti stai “civilizzando” da quando ti sto dietro–

– Ridi, ridi… non sei il primo tutore che prova a mettermi in riga! Ma tu sei il primo che mi abbia dato fiducia senza pretendere di farmi cambiare abitudini. Ti sei aperto a me volendo mostrarmi la massima sincerità… e io che cosa ho fatto se non pensare a te solo come mero strumento per i miei scopi?! – ci fu un breve silenzio dopo quelle parole che suonavano quasi ironiche, eppure Lord Flash non riuscì ad infuriarsi di fronte a quella confessione che tanto confessione in fin dei conti non era – mi sono comportato da egoista non solo nei tuoi confronti ma anche verso quelli degli altri ragazzi che, seppur detestandomi, mi hanno salvato dalle mani di quella sacerdotessa pazzoide! Un minimo di rispetto forse dovrei darlo, non credi? –

Erano parole incredibilmente sagge per essere uscite fuori dalla bocca di un ragazzo molto più arrogante di Kevin, tanto da stupire in positivo il suo stesso allenatore che si ritrovò a sorridergli lievemente con gli occhi. Forse quella chiacchierata era stata l’unica cosa davvero piacevole in tutta la giornata appena passata, eppure non se la sentì di definire tutto ciò come uno spreco di tempo. Domani, verso sera, sarebbero finalmente giunti a toccare quel nuovo continente desertico che prometteva di essere… “sgombro da pericoli potenzialmente letali e subdoli” grazie anche al fatto che, per i cosiddetti demoni della notte, le possibilità di nascondersi dai raggi solari era pressoché inesistente.

Ma logicamente già sapeva che le prove del tempio non sarebbero state una passeggiata.

 

( … )

 

Aveva sentito tutto.

Tutta quella conversazione i due uomini l’avevano fatta in un clima dapprima teso e poi sempre più rilassato tanto che Warsman alla fine si era confidato con il proprio allievo su molte cose che prima teneva in serbo per se. Piuttosto ironico pensare che, per tutto il tempo di quella chiacchierata, l’ex lottatore di origini russe non si era mai voltato continuando ad osservare l’orizzonte e i gabbiani che parevano interessati ai due interlocutori nella vana speranza che tirassero loro del cibo. Poiché se lo avesse fatto forse avrebbe intuito un’esile figura femminile rannicchiata dietro una pila di barili e casse di legno sostenuta da una rete da pesca.

Emerald Lancaster si era trovata ad ascoltare quasi tutta quella chiacchierata una volta raggiunta la poppa per respirare u n po’ di aria fresca dopo una dormita tutt’altro che piacevole in cabina, e lo aveva fatto in un muto silenzio sentendo il proprio partner di ballo confessarsi in un modo che le aveva procurato un certo mal di pancia.

A tratti avvertì come un sobbalzo al cuore avvertendo certe parole, mentre in altri casi una tale rabbia, più che altro simile alla vergogna, che istintivamente le diceva di allontanarsi da li per evitare conseguenze personali ben più peggiori.

Ci teneva a lei. Ci teneva, e lo aveva ammesso a se stesso senza aver più paura di dover affrontare quel determinato argomento, strappandole istintivamente un timido sorriso agli angoli della bocca. Mentre per la marchesa la situazione era ancora più confusa e più possibilmente cupa sotto certi aspetti, e questo non era un bene.

Da un lato il  fatto che il russo ci tenesse alla sua persona nel vero senso della parola la confortava, ma dall’altro era consapevole della pericolosità della cosa e degli intrighi in mezzo a loro due che portavano il marchio di fabbrica di suo padre. Non avrebbe tradito la fiducia di Howard Lancaster, come poteva farlo senza compromettere la sua relazione con il vecchio porcello?, ma senza ombra di dubbio tutta quella conversazione non aveva fatto altro che aumentare la pulce nell’orecchio che già possedeva.

Emerald aveva ancora paura di accettare quello strano rapporto che c’era tra loro, in un sentimento mai provato prima che temeva e al tempo stesso bramava di soddisfare, e francamente quasi invidiava Warsman per aver finalmente fatto luce in tutto quel groviglio di pensieri confusi. Peggio era perché il chojin era ormai chiaro che non si sarebbe arreso con lei… e lei non era neppure tanto sicura di continuare a mantenere il freddo muro che aveva deciso di alzare per il suo stesso bene e quello dell’ex partner di ballo.

– Stupido… stupido che non sei altro! – sibilò la giovane allontanandosi in punta di piedi da li – non potevi stare un po’ zitto? Sempre a creare problemi tu? –

Poi abbassò la testa sentendo gli occhi bruciarle per un motivo che non capiva, trovandosi dunque a strofinarseli con una mano nel mentre in gola le uscì un singhiozzo strozzato a causa di un nodo alla gola a cui non voleva dare una origine specifica.

– Porta pazienza… fino alla fine del torneo almeno… e ti prometto che prenderò una decisione – sussurrò ancora, sentendosi una stupida nel mentre che avvertiva calde lacrime solcarle le guance, senza capire se fossero dettate dalla disperazione o dalla gioia – ti prego di non odiarmi per quello che sto facendo… ma se ti capitasse qualcosa non me lo perdonerei mai–

Il fatto che ora Flash si fosse aperto definitivamente poteva solo promettere guai che l’avrebbero travolta in modo imprevedibile presto o tardi. Ma forse se avesse continuato ad evitarlo, sperando che quel torneo finisse presto, allora la sua totale decisione di non vederlo molto probabilmente si sarebbe trasformata in un “forse” che lui avrebbe sicuramente apprezzato.

Emerald voleva tempo per poter pensare e decidere come srotolare una matassa che minacciava sempre di più di inglobarla irrimediabilmente, ma purtroppo neppure lei non ne possedeva più tanto.

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Capitolo 25
*** a passo di cammello ***


Poteva essere una bella giornata. Poteva per l’appunto, poiché quella di Ataru Muscle era iniziata in un modo piuttosto cupo.

La ricerca di suo fratello era solo un elemento seccante alla sua vera indagine, lo riteneva attualmente un sassolino nella scarpa dato che preoccuparsi di lui era ridicolo… Suguru sapeva ancora badare a se stesso, e seguendole come da programma era giunto fino alla città spazio-portuale del Crocevia.

Aveva già dato una occhiata alla mappa di ubicazione dei vari templi del pianeta, dando retta dunque a quel diacono albino solo in apparenza gioviale, dunque sapeva già fin dove il coraggio di King Muscle sarebbe arrivato con le sempre più folli prove che avrebbero dovuto affrontare. Istruirsi un po’ di più sulla storia di quel pianeta alieno gli aveva fatto più che bene anche ai suoi già stressatissimi nervi, messi in tensione dai suoi doveri di soldato e quelli ancor più temibili dei “doveri” familiari, ed ora aveva la certezza matematica che catturare suo fratello sarebbe stata l’impresa più semplice.

Ma era dove proprio finiva quella certezza che cominciava tutto il suo disagio… e non si trattava di aver toppato nelle indagini di quegli strani carichi di vettovagliamenti all’apparenza innocui. Oh no.

In quel preciso momento il soldato veterano non sapeva se mettersi a ridere di puro nervosismo o essere seriamente preoccupato per come si mostrava la città ai suoi occhi nella sua forma più sofferente.

– Stando alle fonti ufficiali, almeno a quelle che gli inquirenti sono riusciti a raccogliere, pare che i disordini siano avvenuti prima all’interno delle mura – fece uno dei suoi soldati avvicinandosi a lui – pare che alcuni operai kinnikku siano come impazziti… seguiti poi da molti altri usciti fuori da un pub in centro città. Sembra che durante i disordini qualcuno abbia tolto la corrente elettrica a tutto il perimetro di cinta con… beh, lo vede anche lei–

Ataru lo vedeva assai bene dato che stava osservando il modo in cui le massicce porte metalliche dell’entrata sud erano state divaricate da mani munite di artigli affilati e mascelle spaventose, mentre sopra le mura in cemento armato si poteva vedere lo scintillio della rete metallica di protezione ora ritornata a funzionare per esigenze di sopravvivenza.

Attorno a loro le cortigiane stavano riportando all’ordine la situazione coordinando le squadre di operai e quelle di soccorso tutte impegnate a sgombrare le strade dalle macerie e prestare soccorso ai feriti. Poco distante a dove si trovava lui un edificio di quattro piani era in fiamme, ed il vento gli portava alle narici l’odore acre della carne bruciata e di prodotti chimici che i pompieri stavano cercando di attenuare usando gli idranti, e il caos stava faticosamente cedendo il posto all’ordine grazie agli sforzi delle poco premurose soldatesse capaci di sedare un attacco di panico con la parte piatta delle loro katane usandole a mo’ di fruste sugli operai ancora agitati.

– A quanto pare quei minuti di follia non sono passati inosservati al popolo della notte…– mormorò Ataru, continuando ad osservare il via vai di soldati e operai – hanno attaccato appena la condizione è stata loro favorevole, trovando buona parte delle guardie impazzite e molte vittime da abbracciare* o devitalizzare del tutto… mi chiedo tuttavia come tutto questo casino abbia avuto fine–

– Tralasciamo il caso che questa non sarebbe materia di vostra competenza, effendi, direi che l’intervento fortuito di un nostro contingente abbia sventato danni inimmaginabili con solo cinque edifici gravemente danneggiati e dodici dispersi, una ventina di feriti tra lievi e gravi, e cinque decessi accertati –

Ad intromettersi nella discussione tra i due uomini ci pensò la voce boriosa di una donna vestita allo stesso modo delle cortigiane presenti nelle strade dall’asfalto bagnato dagli idranti dei pompieri e dalla finissima pioggia, troppo debole per poter spegnere gli incendi, che scendeva da un cielo grigio e triste. L’unica cosa che la differenziava dalle altre donne era l’alto rango raffigurato da una rosa nera stampata sul petto, identificandola nell’immediato con una di quelle svitate inquisitrici che facevano il bello e il cattivo tempo anche al di fuori del loro pianeta.

La donna aveva la carnagione pallida ed un sorrisetto furbo in linea con gli occhi viola incorniciati da un paio di occhiali da lettura e i capelli neri raccolti in un semplice chignon, mostrandosi ai due maschi presenti come una specie di segretaria dato che non sembrava avere armi con se… se non una semplice penna e cartellina su cui prendere appunti.

– Un quadro abbastanza disastroso per essere così allegra, madame – fece di rimando il soldato veterano con una certa ironia. Non gli piaceva avere attorno quelle donne e non aveva tutti i torti ad essere diffidente – mi auguro solo che ai piani alti non ci siano noie per questo incidente –

– Oh, capisco le vostre preoccupazioni… ma credetemi quando vi dico che non è stato poi tanto grave. Il Crocevia è sempre preda di attacchi che il più delle volte vanno a vuoto grazie ai nostri sistemi di sicurezza – marcati Lancaster tra l’altro– Poteva andare peggio, quindi tranquillizzate i vostri regnanti che le spese di ricostruzione non saranno poi così esigue–

Stando a quel primo colloquio pareva che la Deva non sapesse nulla della missione relativa al contrabbando di sabbia rossa che ancora partiva in sordina da Amazon, e che avesse scambiato il contingente di Ataru per un manipolo di burocrati pronti a bacchettare sulle mani le loro alleate commerciali per la distruzione di un importante snodo produttivo. Per certi versi poteva contare come una cosa positiva dato che, se la Corte avesse ufficialmente saputo delle loro indagini, molto probabilmente avrebbero ficcato il naso esigendo di sapere per filo e per segno ogni minima scoperta dei soldati flessibili. Ma era anche vero che non poteva tacere a lungo i reali motivi per cui si trovava sul pianeta anche perché se lo avessero scoperto sarebbero stati problemi ben più maggiori per lui e per la stessa corona.

Decise dunque di giocarsi la carta di mezzo, e cioè di continuare nelle proprie indagini, magari con l’aiuto delle cortigiane stesse, senza destare troppi sospetti se non una genuina voglia di collaborare con loro.

– Li tranquillizzerò, statene certa… madame…?!–

– Naomi Ende, effendi– aveva già voglia di sbattergli la propria cartellina in testa, oltre che sbattersela in testa a sua volta per il gran nervoso che riusciva comunque a nascondere bene.

– Bene, madame… Qui avete il sergente Ataru Muscle. Al vostro servizio – non propriamente al suo servizio dato che usò un tono un po’ sarcastico verso una donna che pareva soddisfatta da quella sua acida reazione – ma come stavo dicendo, informerò i reali solo quando avrò informazioni specifiche da dare loro. In primo luogo mi piacerebbe sapere che cosa ha scatenato questo attacco dato che sembra molto strano che dei kinnikku impazziscano e decidano di far entrare qui dentro delle creature succhia sangue! –

Come volevasi dimostrare, la sua recita seccata di fronte a quella conversazione dai toni fin troppo vaghi per lui sortì l’effetto desiderato. E il sorriso furbetto della donna andò scemando sempre di più fino a trasformarsi in uno sbuffo seccato nel mentre si risistemava gli occhiali sul naso appuntito.

– Va bene… sappiate questo: non è chiaro come siano scoppiati i disordini, ma sembra che siano iniziati dall’interno ad opera di alcuni forestieri avvistati presso quel pub laggiù – indicò con la penna stilografica un locale ancora fumante da dopo quello che doveva essere stato un brutto incendio doloso che aveva distrutto tutto eccetto i muri esterni – sfortunatamente si sono dileguati nei boschi ma sembrano aver usato una sorta di… alienazione mentale magica per potersi coprire nella fuga ed evitare che le guardie li prendessero. Ma con effetti decisamente indesiderati –

Pareva che la Deva non volesse sbilanciarsi troppo su quanto era accaduto all’interno di quelle fatiscenti mura, come se tutto quell’attacco fosse di natura top-secret, e il fatto che fosse un po’ a disagio a dover sostenere il dialogo con qualcuno di testardo dava ancor di più l’idea, quantomeno ad un soldato abituato a vedere la menzogna sul volto delle persone, che stesse in parte mentendo su come erano andate le cose. Un po’ come lo stesso Ataru del resto.

– E questi forestieri… hanno già un identikit? –

– Ve lo ripeto. Non c’è motivo di preoccuparsi – insistette la donna tornando a sfoggiare brevemente il proprio sorrisino, come se quello bastasse a dissuadere le persone – penseremo noi a tutto. Noi dell’inquisizione siamo abituate ad affrontare simili faccende, ed inoltre…–

Non fece in tempo a completare tutte le sue rassicurazioni che Ataru, con un gesto piuttosto veloce, la prese per l’avambraccio destro trascinandola brevemente via dallo sguardo famelico del soldato che gli era accanto notando fin da subito qual era la sua peculiarità. Un particolare abbastanza seccante, ma che lasciava ben intendere il perché la ragazza avesse intrapreso la via della burocrazia all’interno dell’esercito del suo paese.

– Ma che maniere! – sbottò quella, giustamente risentita – come si permette di…–

– I tuoi trucchetti da succuba possono funzionare con i giovanotti e i vecchi bavosi – le sibilò di rimando il soldato veterano, strappandole una espressione di sorpresa – ma non con me! Quindi evita altri trucchetti ed evitiamo incidenti diplomatici che nessuno vuole –

La reazione irritata ebbe comunque il suo successo, e dopo un lungo ed interminabile minuto di teso silenzio la femmina aliena si liberò con stizza dalla presa del soldato per chiarire finalmente la questione. Se l’avevano mandata da quelle parti era per poter sedare possibili lamentele da parte degli abitanti e dei finanziatori irritati per gli affari andati in malora, riuscendoci appieno con le proprie doti innate, ma quell’uomo rischiava di innervosirla ad oltranza rimembrandole una natura per lei in parte scomoda.

– Per mia fortuna solo un quinto del mio sangue è di natura succube… e se vuole tanto saperlo, ecco cosa hanno ripreso le telecamere di sorveglianza durante i disordini –

Con un tono di voce giustamente seccato l’inquisitrice sfogliò velocemente i fogli presenti nella sua cartellina fino a trovare la fotocopia di un fotogramma alquanto interessante. Una delle tante fotocopie che aveva poi distribuito alle sue truppe, logicamente parlando, e dato che gliene avanzava qualcuna decise di regalarla a quel maschio prepotente.

L’immagine era un po’ sfocata a causa della telecamera un po’ malconcia, ma si poteva vedere bene in volto un uomo e una donna entrare all’interno del locale da cui, misteriosamente, parevano non essere usciti. Non riconobbe il maschio umano, ma la femmina che lo accompagnava gli parve di averla già vista di recente, circa qualche mese fa durante le riprese del matrimonio di mister Mask. L’assistente di Vance MacMadd ben poche volte, durante le sporadiche visite del soldato alla scuola di Ercole, l’aveva vista con una espressione normale in volto, e quasi sempre quando si concentrava verso qualcosa, ma vederla con quell’espressione così dura… quasi crudele, era per lui una preoccupante realtà che non gli piaceva affatto.

– Dallo sguardo che avete, effendi, si direbbe che questa donna voi la conosciate in qualche modo…–

Il sorriso furbetto si era fatto rivedere sul volto della riluttante succube, e per quanto normalmente non apprezzasse la propria discendente demoniaca, non era esattamente bello avere un genitore proveniente dal Pianeta dei Demoni almeno per Naomi con tutte le annesse litigate fatte con una madre a suo dire troppo spregiudicata, doveva ammettere che era sempre piacevole poter sfruttare la propria innata per vedere le menti altrui piegate al suo volere. Sebbene l’uomo che aveva di fronte si stava rivelando tutt’altro che incline che piegarsi a bassi istinti animali… ma magari era solo questione di tempo prima che riuscisse a piegarlo ai suoi desideri e capire se per davvero la famiglia reale del pianeta kinnikku fosse davvero interessata a possibili perdite commerciali oppure, come sospettava, quell’uomo stava cercando altro in mezzo a quell’incidente.

– Mi stai prendendo in giro?! Questa qui era nella Muscle League circa quattro mesi fa! – sbottò il sergente abbastanza seccato oltre che allarmato – era una di voi! Mi vuoi forse far credere che ve ne siete già dimenticate?! Che non troviate un po’ strano che ora si trovi qui sul vostro pianeta?! –  

– Stia attento con le parole… sta parlando di una ex inquisitrice tutto sommato onorevole. E i motivi della sua presenza su Amazon possono essere molteplici–

– Così come molteplici possono essere i suoi affari tutt’altro che limpidi… sentimi bene –sibilò infine Ataru, con tutta l’aria truce che riuscì a tirare fuori con il proprio sguardo – se questa donna è realmente implicata in faccende losche  la corona deve saperlo. È sicuramente implicata nella morte di molti miei connazionali e nella distruzione di attività commerciali. Ed il fatto che in passato abbia fatto parte anche della Muscle League non è una buona pubblicità se si venisse a sapere quello che è successo qui! –

Naomi non poteva certo negare che c’era effettivamente il rischio che il pianeta di quel zelante soldato sorbisse una batosta a livello commerciale se la notizia di questo attacco, comunque  risultato “contenuto”, fosse stata resa pubblica. Se tale notizia fosse trapelata al di fuori di Amazon l’intero pianeta avrebbe risentito di cattiva pubblicità, e francamente parlando l’inquisizione non poteva permettersi una simile umiliazione così come era anche il caso di tener d’occhio i soldatino per evitare che ficcasse troppo il naso in una faccenda molto delicata su cui era meglio non divagare troppo. Le era chiaro che quel tizio sapesse qualcosa che non voleva lasciarsi sfuggire, così come le era chiaro che anche lui non è che si fidasse molto dei servigi delle inquisitrici.

Un sospetto reciproco, strisciante e poco lusinghiero il loro, eppure indispensabile se volevano venire a capo dei loro sospetti senza però essere scoperti. Una collaborazione alquanto pericolosa perché aveva il sapore della menzogna già prima di essere ben gustata nel palato.

Tuttavia Naomi Ende si limitò a deglutire in maniera impercettibile, cercando così di stemperare interminabili minuti di silenzio piuttosto teso nel mentre che cercava di elaborare la situazione, e grazie al cielo la sua personalità calcolatrice non entrò in panne all’idea di poter far infuriare i propri superiori. Se si trattava di una collaborazione per catturare i responsabili di quell’attacco, o presunti responsabili, nulla dire… almeno avrebbe tenuto buono il sergente Muscle fino a quando non avrebbe vuotato il sacco.

Dunque si limitò a sorridergli con astuzia, prima di concordarsi con lui di presentarsi l’indomani alla caserma della città per organizzare le indagini.

 

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Stava passando decisamente un brutto periodo il marchese Lancaster, e logicamente parlando i suoi malesseri non erano legati alla burocrazia legata al suo lavoro di affarista.

Aveva recluso in casa propria la moglie del suo detestabile vicino di casa, sua figlia Emerald era lontana, troppo lontana, dalla sua protezione e da quella di Michael e ora ci si metteva pure la presenza fin troppo spinosa del suo medico di famiglia. Un periodo niente male, insomma.

MacNeil sarà anche stato un vecchietto di novanta anni costretto a stare in una sedia a rotelle, ma si trattava comunque di un individuo ancora forte e tenace per proseguire nel proprio lavoro. Ridicolo? Non tanto, dato che lo aveva inseguito fino in giardino con quella sua maledetta sedia cigolante e infischiandosene dei sentieri sterrati presenti nella tenuta Lancaster con il pretesto di fargli una visita medica.

Una visita medica di quelle delle sue, come quelle che gli faceva quando era bambino, brandendo quella sua terrificante siringona piena di antibiotici con una fredda lucidità degna di un akuma chojin. E per quanto mister Howard sapesse mantenere un certo sangue freddo davanti a qualsiasi pericolo, magari perché condizionato dai traumi giovanili indotti da quel medico maledetto che gli iniettava dolorosamente le sue vaccinazioni, proprio non riusciva a fronteggiare come avrebbe voluto la figura di MacNeil. Così come non riusciva neanche a chiamare la sua security per cacciarlo via, dato che in fin dei conti non lo riteneva necessario, per quanto potesse sembrare un controsenso, e poi chi l’avrebbe sentita sua madre e sua suocera che si lamentavano per il pessimo trattamento subito dal caro dottore?

Ed ora se si ritrovava a riflettere su uno dei rami dei pini che delimitavano uno dei suoi tanti boschetti era a causa di quell’irriducibile vecchietto che lo aveva inseguito in lungo e in largo senza stancarsi mai, ostacolato dunque dall’altezza fornita da quei rami di tutto rispetto.

– Non poi stare appollaiato lassù per sempre, Lancaster…– disse seccamente l’anziano medico, continuando a girare attorno al grande albero come un predatore che bracca la propria preda – prima o poi dovrai scendere! Fare tutte queste storie per una semplice punturina, alla tua età poi, è davvero ridicolo…!–

– Quella non è una innocua siringa! E tu non sei un normale dottore! – sbottò seccato il marchese, raccogliendo una pigna da un ramo vicino a dove si era seduto lui – posso rimanere qui molto più a lungo di quanto tu possa immaginare! I mezzi per costruirmi una fortezza su un albero non mi mancano! –

La sfrontatezza del suo storico paziente lasciò MacNeil inizialmente alquanto perplesso, tanto da ritrovarsi ad inarcare un folto sopracciglio bianco, ma a parte il tono maleducato di Howard fu comunque pronto a reagire prontamente al suo attacco infantile. Lasciò dunque che il suo giovane paziente gli lanciasse quell’arma impropria, come se si fosse trattato di una granata, lasciando intendere al nobiluomo che si sarebbe fatto colpire da quella pigna a causa dei riflessi poco attivi dovuti all’età avanzata.

Fu solo all’ultimo secondo che la grinzosa mano destra scattò verso il volto per proteggersi da quel colpo veloce, e sorprendendo non poco il proprio riluttante paziente lanciandogli, di rimando, la propria malefica siringona. L’attrezzo medico difatti venne lanciato a folle velocità in direzione del capofamiglia dei Lancaster, ma questi riuscì comunque a schivare appena in tempo l’ago affilato che ben guardava i suoi occhi scattando di lato evitando dunque l’inevitabile.

– Ah! Mancato vecchio rimbambitoooOH! –

Il suo fu un grido di stupore misto ad un ovvio dolore quando qualcosa di appuntito non si infilò dietro il suo collo rilasciando, entro una frazione di secondo, un liquido freddo che ben presto si propagò per l’intero corpo fino a fargli venire i brividi. Non seppe dire se fu quel colpo strano, simile all’ago di una siringa anche se era matematicamente impossibile dato che aveva schivato l’attrezzo, e dunque doveva essere stato punto da qualche insetto, oppure il fatto di essersi sbilanciato con il peso ma fatto sta che il marchese cadde al suolo e fu con riflessi pronti che riuscì a cadere a terra in ginocchio prima di dare una sonora panciata.

Durante la caduta il suo candido completo andò a rovinarsi contro dei rami, fin tanto a spezzarli, e la caduta sul terreno gli procurò comunque parecchi aghi di pino conficcati nella trama dei pantaloni… ma nulla paragonabile a quello che si trovò a strapparsi via, con mani intorpidite, da dietro la nuca.

– Aah… l-la siringa?! – borbottò estraniato Howard – ma come diamine è possibile…–

– Merito di quel ragazzino albino incontrato quattro mesi fa dai Mask. Ricordi? – l’orgoglio era palpabile nella voce dell’anziano ex chojin, tanto da strappare di mano l’attrezzo medico da un paziente che si rialzò lentamente ancora indolenzito per quello strano attacco – quel giovanotto ha creato per me questa siringa boomerang che non sbaglia mai un colpo! Mettiti il cuore in pace Lancaster… da me non si scappa–

Logica fu che il povero Howard, già stressato dai molti pensieri che affollavano la sua mente, si ritrovò a sbuffare esasperato nel mentre che si ripuliva il povero abito firmato da foglie e aghi di pino e si arrendeva all’evidenza che MacNeil l’avrebbe sempre avuta vinta finchè fosse rimasto in vita. Ma magari poteva averla vinta pure lui dai molti problemi che lo tormentavano? In fin dei conti, per quanti punti del suo frettoloso piano avesse lasciato scoperti poteva sempre rimediare anche all’ultimo, nell’esatto modo in cui lo aveva fatto più di quattro mesi fa. Lo stesso motto di famiglia, quel “Io posso” ben scritto sotto lo stemma della pantera rampante nel grande atrio principale della villa, che lo aveva portato a far dimenticare l’accaduto ai nobili presenti al matrimonio del caro Robbie elargendo loro sostanziose “donazioni” da usare come meglio credevano. E oltre a questo la brutta esperienza lo aveva fatto riflettere sulle migliorie da adottare con la nuova security di casa propria, dunque tutte le preoccupazioni che aveva e le gravi lacune tralasciate dalla cattura della ormai fu miss Kalinina poteva anche metterle da parte sapendo alla perfezione di potersela cavare anche all’ultimo momento. In fin dei conti il “piano B” era già stato ideato circa il giorno successivo, e per quanto potesse essere sgradevole distruggere una famiglia con una rete di inganni creati all’ultimo minuto era comunque ben sicuro di potersi mettere l’anima in pace.

Certo, non era mai stata sua intenzione far del male alla moglie del proprio caro vicino di casa, forse era anche per questo che aveva mancato di sottolineare alcuni punti salienti tipo quello di indirizzare fin da subito Robin in un depistaggio ben orchestrato, poiché la sua idea era sempre stata quella di restituirla al suo vero compagno senza incappare nelle ire del vecchio bastardo che ora se ne stava andando verso la grande villa fischiettando un motivetto allegro. Un vecchietto ancora sveglio nonostante i suoi novanta anni di dura esistenza, e che ben ricordò il nome di Alya ad un Lancaster ancora perso nei propri pensieri.

– Andiamo, Lancaster! Sono le cinque ed è l’ora del tè anche per uno scapestrato come te! –

– Ne sono pienamente consapevole, caro il mio dottore – fece dunque il marchese, spazzolandosi via gli ultimi rimasugli di foglie per tornarsene alla villa standosene il più lontano possibile da lui. Quella puntura gli aveva fatto male…– ma non vedo perché dovreste prenderlo anche lei, visto che sono sicurissimo abbiate altri impegni–

Howard era tornato a dare del “lei” al proprio medico dopo quella piccola parentesi del “tu” dovuta alla paura viscerale che nutriva per quell’uomo, e lo fece con una flemma tutta sua come se tutto l’inseguimento che avevano fatto, culminato poi su quel grande pino, non fosse mai accaduto.

– Non così in fretta giovanotto… entro quarantotto ore sarò ufficialmente in vacanza in Giappone, ma prima di allora posso esaudire il desiderio di quella donna incredibile qual è tua madre di sedere di fronte a lei per sorseggiare dell’ottimo tè nero! –

Lo disse con una certa spavalderia come se non vedesse davvero l’ora di vedere la vedova di Hogan Lancaster, provocando dunque nel nobiluomo inglese una certa irritazione per l’ovvio motivo di non riuscire a digerire la vista di quel vecchio decrepito in compagnia della sua anziana madre. E se fosse stato per lui sarebbe anche potuto partire subito, invece che attendere ben due giorni, poiché oltre alle sue affilate siringhe c’era da temere che potesse anche fare domande scomode sull’attuale condizione della sua pupilla. Come ben fece ormai a pochi passi da uno dei tanti ingressi in stile liberty della villa.

– …ora che ci penso però sarebbe saggio telefonare ad Alya prima di partire. In fin dei conti sarebbe scortese che non mi assicurassi come stia lei e la piccola…–

– NO!... cioè, volevo dire che è una pessima idea, mi creda–

Howard fu lesto a nascondere le proprie emozioni sotto una campana di consueta freddezza, nonostante lo sguardo di puro sospetto che l’anziano dottore gli lanciò, dando immediatamente delucidazioni più che sensate sulla sorte della dottoressa. Non poteva permettersi di tradirsi proprio in quel momento, e con quel diabolico vecchio tra l’altro.

– E perché mai non dovrei contattare la mia pupilla?! –

– Perché questo è un periodo difficile della sua gravidanza, e mi ha anche detto che vorrebbe passare quest’ultimo periodo il più tranquillamente possibile…–

– Curioso, e da quando in qua tu e Alya siete diventati improvvisamente amici? Da quello che ricordo mi pare che le hai rovinato il matrimonio! Ehe! –

– Le persone cambiano… sa? – sibilò dunque il marchese, che stava decisamente perdendo la pazienza – e comunque stiamo facendo tardi per il tè–

– Mhpf! Potresti anche avere ragione, sai? Meglio non disturbarla… e meglio non far aspettare la cara Phoebe! –

Con quale criterio quel vecchio avvoltoio si permetteva di chiamare la vedova di Hogan per nome era un mistero alquanto irritante per il marchese, che tuttavia decise di sorvolare anche su quell’ennesima provocazione deciso a non far aspettare oltre le donne della sua famiglia che con tutta probabilità avrebbero preso anche loro una tazza di tè in compagnia dell’anziana Phoebe. Per quanto lo infastidisse la vicinanza di MacNeil con sua madre nulla era paragonabile alla odiosa vicinanza del Frankenstein dei russi con sua figlia Emerald.

Non riusciva ad avere i contatti adeguati con lei e per quanto cercasse di agevolarle il viaggio e di far in modo che poche informazioni trapelassero sul caso, riuscendo a convincere i MacMadd addirittura a cancellare la programmazione dell’evento sulla terra, eppure gli pareva di fare sempre troppo poco per lei e non si trattava solo delle limitazioni imposte dalle autorità religiose.

Sua figlia alla fine della corsa era sola in un mondo divenuto improvvisamente ostile nei suoi confronti, e per quanto i ragazzi della Muscle League erano comunque ben disposti a darle una mano mancava comunque il conforto di suo padre sulle spalle.

Si, la situazione era alquanto fosca già per la faccenda di sua figlia oltre che per quel rapimento frettoloso dettato da una furia cieca per aver sfogliato quell’albo di nozze ora dentro un armadietto del suo ufficio. Tanta era stata la rabbia, ma anche l’istintiva delusione di vedere la propria principessa tra le braccia di quella creatura, che per un attimo quel sentimento che di norma riusciva a controllare aveva preso il sopravvento sulla sua ragione.

Ma per quanti sbagli Howard Lancaster potesse fare, era comunque convinto all’inverosimile di poterne uscire comunque proprio come aveva fatto mesi prima. Riuscendo a far dimenticare persino alle autorità competenti tutto il disastro avvenuto in un solo giorno, risultando anche più influente di prima.

“prega che a mia figlia non capiti nulla, lurida bestia” pensò cupo il marchese, non ascoltando minimamente altre farneticazioni del vecchio dottore “perché se provi anche solo minimamente a sgarrare tua figlia te la scordi!”

 

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Su Amazon attualmente faceva caldo. Ma non perché i nostri eroi si stavano godendo l’improvvisa primavera di Esto Gaza, quanto per il fatto che erano finalmente giunti nelle Distese Sibilanti.

L’ultimo contatto con la civiltà l’avevano avuto nel piccolo porto in cui il vecchio traghetto aveva attraccato, e proprio in quel posto composto da magazzini e baracche arrugginite con ben pochi operai che gironzolavano per le strade dall’asfalto reso candido dal sole già cocente ecco che i nostri eroi poterono requisire i loro destrieri per la lunga attraversata che li attendeva.

Il loro contatto per il Tempio della Costanza pareva essere un beduino di poche parole vestito di abiti rossi e con una maschera antigas che ne copriva il volto storcendone in parte la voce. La foggia non era di quelle indossate dalle inquisitrici e dunque non poteva essere un soldato, ed inoltre, per quanto poco loquace fosse, pareva essere una anziana signora di circa settanta anni di vita.

Conoscevano comunque il nome dell’anziana beduina, facente Ruth all’anagrafe, ed era colei che aveva condotto la piccola carovana di cammelli tri-gobbuti affinchè i giovani lottatori potessero usarli come destrieri. A ciascuno di loro venne consegnato uno di quei mansueti, quanto puzzolenti, animali da trasporto, e non passarono molti minuti prima che lo scalcinato gruppetto decidesse di mettersi in marcia nonostante le ovvie perplessità del viaggio che li attendeva.

– Certo… non è che mi aspettassi un gran servizio – borbottò l’allenatore del principe scrutando il sole attraverso le trame del suo grande cappello di paglia – ma siamo sicuri che non abbiano intenzione di abbandonarci nel deserto?! –

Lo disse per il semplice fatto che erano ore ormai che viaggiavano sotto un sole talmente cocente da ustionare la pelle se non si usava una adeguata protezione. Ma dato che mettersi una crema era impossibile a causa della copiosa sudorazione di molti di loro, ecco che per difendersi dai raggi solari potevano unicamente coprirsi con quello che avevano a disposizione. Ma non avevano previsto un viaggio così lungo e dannatamente arroventato, tanto da portarsi appresso dei bagagli leggeri e un equipaggiamento piuttosto scarso anche perché, andava detto, il rigattiere del porto non aveva molto da offrire a partire da poche bottigliette d’acqua racchiuse in un malandato frigo.

– Quest’acqua ha un sapore tremendo! Cosa sono queste? Alghe? – si lamentò giustamente Kid Muscle, osservando delle piccole scaglie verdi danzare all’interno della propria bottiglietta – mi sa tanto che vogliano scoraggiarci in tutti i modi…–

– Oh, suvvia figliolo! Se vuoi puoi dare a me quella bottiglietta. In fin dei conti il tuo anziano padre ha bisogno d’acqua! Su… eddaiii… dammela! –

Destino aveva voluto che entrambi i componenti della famiglia Muscle si trovassero a sedere sullo stesso cammello che pazientemente li trasportava attraverso quelle dune dorate dolcemente sfiorate dal caldo vento che spirava da sud, ma ciononostante il caldo stava dando alla testa anche a loro tanto da portarli a litigare per una misera, quanto vitale, bottiglietta d’acqua.

Herr Muscle, sarebbe il caso che tu non ti agitassi troppo dato che questo caldo non farà altro che aggravare ancora di più le vostre condizioni – esclamò Jeager, notando che davanti a lui King Muscle stava cercando di prendersi quel prezioso bottino – questo è un tempo perfetto per Terry… un vero peccato che sia lui che Wally sono impossibilitati a continuare –

L’ultima parte del suo discorso lo espresse in sovrappensiero, ignorando la caduta dal cammello di Suguru ad opera di un calcio prepotente del proprio figlio ben richiamato poi in modo severo dal proprio allenatore che invitava alla calma, ed osservando il paesaggio sconfinato fatto di dune infinite senza un briciolo di civiltà che fosse una. Di rado apparivano qua e là delle formazioni rocciose, oppure ciclopiche conchiglie a spirale che si ergevano da quelle sabbie senza tempo come per ammonire i viandanti che anche i mostri marini sono caduti preda di quel luogo eoni fa, ma per il resto si stava rivelando un viaggio tutto sommato tranquillo nonostante le quattro ore interminabili di viaggio fatte a velocità di crociera.

Il sole era implacabile, questo andava detto, e l’unica figura che pareva non risentirne di tutto quel caldo che portava i vestiti ad incollarsi al corpo come una seconda pelle pareva essere l’anziana beduina. La donna, seppur a schiena curva con le stoffe rosse del vestito che danzavano nel vento caldo di quella fornace naturale, pareva non soffrire quel clima torrido tanto da rimanere in testa alla fila indiana suscitando una certa invidia, mista a sincera ammirazione, in Warsman che guarda caso era proprio dietro di lei.

– Ehm… mi scusi, signora – fece lui con tono un po’ esasperato, tenendosi la giacca blu sopra la testa come parasole – ma siete davvero sicura che manchi poco alla città…come avete detto che si chiama?! –

– Amarantine, effendi. E si, manca poco. Pochino. Pochettino

E con un una mano grinzosa indicò tutt’altra direzione a dove stessero andando i cammelli. Un piccolo particolare che scoraggiò un ormai esasperato ex lottatore e che fece sbuffare seccato l’allievo impertinente che stava nel cammello dietro di lui. Kyle Mask forse avrebbe fatto meglio a togliersi quella dannata maschera di ferro nero dato che, molto probabilmente, stava soffrendo elevate temperature al suo interno… eppure la tradizione di famiglia era forte in lui nonostante l’animo prettamente ribelle. Ciononostante era logico che persino uno come lui avrebbe volentieri lanciato il proprio cammello addosso a quella vecchietta che da ormai quattro ore non faceva altro che ripetere le stesse cose.

Ma a detta di tutti li in mezzo sembrava che ci fosse sotto un complotto per farli sbagliare strada in modo ben voluto, poiché poteva anche starci che le autorità religiose non avessero visto bene le loro ultime vittorie in quel maledetto torneo.

E pensando prorio alle loro sudatissime vittorie, giusto per usare un gioco di parole, lo sguardo del russo istintivamente si portò verso il gruppo alle sue spalle e più precisamente verso le ultime figure che chiudevano quella pietosa fila indiana fatta di uomini sudati che ben si tenevano stretti le poche razioni d’acqua.

A chiudere completamente tale fila c’era il lottatore del Principato di Monaco che, manco a farlo apposta, era forse quello più prevenuto in fatto di sopravvivenza. Check Mate difatti acquistato un paio di ombrellini da sole e alcuni integratori di Sali minerali in pillole, ed uno di tali ombrelli lo aveva gentilmente ceduto ad Emerald Lancaster in un gesto di galanteria e gentilezza tipico della sua persona.

La marchese era sofferente a quella calura insopportabile, eppure continuava a fare la sostenuta nei suoi confronti non volendo ancora parlargli evitando persino di incrociare il suo sguardo. Ormai Lord Flash l’incazzatura se l’era fatta passare anche grazie a quella lunga chiacchierata fatta con il giovane Mask, ma quella sua testardaggine stava iniziando a trovarla un tantino pietosa tanto da appuntarsi mentalmente che, se fossero usciti vivi da quella fornace naturale, molto probabilmente l’avrebbe presa in disparte per chiarire definitivamente la questione.

Eppure sul suo volto riusciva a scorgere un velo di tristezza e malinconia tipico delle persone ormai esauste da una serie di allucinanti eventi, come quelli che stavano vivendo, oppure molto più simile a chi aveva ormai capito come stavano le cose e faticava a farsene una ragione. Il chojin in quel preciso istante avrebbe ben voluto vederla con un sorriso in volto piuttosto che quel muso reso ancor più lungo dovuto al lungo viaggio che stavano affrontando, ma era consapevole che per vederle anche solo uno di quei rari sorrisi da bambina che alle volte si lasciava scappare avrebbe dovuto frantumare la prossima pietra incastonata nell’anello in uno scontro tutto da scoprire.

La vista che aveva di Emerald tuttavia si offuscò un poco quando la carovana parve svoltare verso destra portandosi il sole alle spalle, e agli occhi dello stanco russo parve che a quel punto la ragazza stesse guardando nella sua stessa direzione, in un momento che parve infinito dato che Warsman non riusciva a scrutare nessun rancore nei suoi occhi di smeraldo. Uno spettacolo quello che, andava detto, gli fece fare un piccolo sobbalzo nel cuore come speranzoso di poter finalmente avviare un discorso civile con lei.

Si sentì come estraniato dal mondo, un po’ per la stanchezza questo andava detto dato che per quattro ore non aveva toccato acqua, tanto da non rendersi immediatamente conto delle voci concitate dell’intero gruppo alla vista di qualcosa che aveva attratto la loro attenzione.

– Prego i signori di stare buoni. Buonini. Buonetti! Se vi mettete a correre poi potreste attirare i vermi della sabbia, eh…–

Tuttavia parve che nessuno fosse realmente interessato a quello che l’anziana Ruth stesse blaterando, tanto che la prima a partire al galoppo fu proprio la stessa Emerald che fino ad un momento prima sembrava essere persa a guardare proprio il tanto odiato marito. Dando invece dimostrazione che tutta la sua attenzione era puntata alle spalle di un uomo a suo dire “idiota” quando si trattava di essere un po’ più sveglio. In particolare quando la salvezza era a portata di mano.

– Emerald! – tuonò Warsman osservandola nel mentre che superava l’intera carovana fino a giungere in testa al gruppo – dove diavolo stai andand…oh…–

Le parole gli morirono in gola e lo stesso Kyle alle sue spalle si lasciò scappare un “porca troia” decisamente poco cortese alla vista di quello che il suo stesso allenatore stava osservando. Ma era una esclamazione d’obbligo, dato che, nel bel mezzo del nulla, una imponente città circondata da mura ciclopiche dorate si stagliava davanti a loro dando sfoggia dei suoi alti palazzi di metallo dorato, dalle forme arabeggianti, invitandoli apertamente a superare le sue porte in rame aperte per tuffarsi in una civiltà  ritrovata.

Come una Dubai che splendeva nel mezzo del nulla, Amarantine era nata su di un’oasi che sgorgava da una rocca ora sede del tempio tanto agognato. Una città opulenta nello sfoggio dei metalli preziosi quanto meravigliosa nella sua architettura, e dopo quella breve meraviglia ad occhi aperti Warsman decise di seguire la scomoda sposa lungo un sentiero ora non più tanto accidentato.

A seguirlo a ruota ci pensarono anche gli altri, compreso lo stesso Meat che proprio non se la sentì di rimproverare tutti quanti per quella scarsa pazienza, ed ignorando gli avvertimenti di una beduina che ora chiudeva la fila ecco che l’intero gruppo, urlando di una gioia quasi disperata nel mentre che attraversavano la porta cittadina ed ignorando i cittadini che li scrutavano allibiti, ecco che la corsa dell’intero gruppo si fermò alla prima piazza che trovarono… rimanendo a bocca aperta per lo spettacolo che si stagliava dinnanzi ai loro occhi.

Una grande fontana circolare, rivestita per intero da tasselli dorati e con mosaici di fiori blu lungo tutta la sua circonferenza, spiccava in mezzo alla piazza ghermita di gente accogliendo i nuovi arrivati con spruzzi d’acqua fresca che partivano dalla corolla del suo fiore dorato posto al centro fino a perdersi tra i fluttui di quell’acqua tanto agognata.

La prima a tuffarcisi dentro, completamente vestita, fu la stessa Lancaster ormai ebbra di gioia per aver trovato una fonte di vita tanto splendida quanto vitale, ignorando completamente la gente che la circondava e non prestando praticamente attenzione a chi invece la rimproverava giustamente.

– Emerald! Razza di deficiente! – tuonò Warsman quando la raggiunse, scendendo dal proprio destriero affaticato dalla corsa e provando a tirarla fuori da li – stai dando spettacolo davanti a tutti! Non dobbiamo… argh!! –

– Oh, ma sta zitto vecchio porcello puzzolente che non sei altro –

Senza troppe cerimonie la presunta nobildonna aveva preso l’ex lottatore per il braccio che cercava di strattonarla via da li e, usando una forza di tutto rispetto, trascinò con se un marito che decisamente non si aspettò quel bagno fuori programma.

Ma sentire quell’acqua fresca passare sulle sue carni arroventate fu un toccasana che per un momento cancellò l’ira dal suo corpo… per poi tornare a ruggire contro la ragazza tentando in tutti i modi di fargliela pagare, ed iniziando dunque un combattimento decisamente fuori luogo che non fece altro che aggravare ancora di più la situazione. Un “combattimento” il loro, anche se quei tentativi di annegamento reciproci non sembravano fatti con cattive intenzioni, che venne ignorato da buona parte dell’intero gruppo troppo impegnato a bere quell’acqua cristallina per poter dare ascolto alla voce della ragione.

– Razza di scalmanati! – tuonò il piccolo Meat con voce decisamente preoccupata – non è così che ci si comporta in terra straniera1 volete forse farvi arrestare?? –

– Temo che ormai sia troppo tardi… dubito che questi signori siano qui per accoglierci–

In effetti Check Mate, l’unico allievo del folletto a non essersi buttato in piscina come un povero affamato al buffet del re, non faticò a notare delle guardie in armatura dorata e armate di lance che in tutta fretta, percorrendo le viuzze e i ponticelli sovrastanti le loro teste, si fecero largo tra la folla di Deva preoccupate per quella bizzarra intrusione fino a puntare le loro armi al collo dei vari lottatori.

Suguri si ritrovò a rifugiarsi dietro la schiena di un terrorizzato figlio, mentre per il lottatore tedesco e il giovane Mask la freddezza la fece da padrona… e per quanto riguarda i due sposi disadattati dovettero intervenire le guardie per sedare la loro presunta lite che non era terminata con la loro entrata in scena.

– Non so chi diamine siete ma di certo il vostro comportamento e tutt’altro che accettabile – tuonò una guardia che pareva essere il capitando di quegli “uomini” androgini, forse a loro volta delle Deva, incrociando le braccia in petto e facendo deglutire l’allenatore del principe dei kinnikku – pertanto se volete seguirmi in centrale saremo ben felici di sistemare questa faccenda. Di certo non è nostra intenzione imbrattare la fontana con il sangue delle vostre budella! –

Una sorta di ammonimento dettato con voce sibilante che tuttavia suonava come una dura condanna già nel suo intimo principio. E a quanto pare per il gruppo non c’era proprio modo di passare inosservati neanche una volta… ma se questo rappresentava guai seri da parte delle autorità, oppure di un nuovo ostacolo imposto dal tempio, il gruppo ancora non poteva saperlo.

 

 

 

Ce l’ho fatta… non so come ma ce l’ho fatta ad aggiornare! Il tempo rovente e l’afa dei giorni scorsi ha minato la scrittura del capitolo, e confesso che nella parte riguardante Howard ho avuto un blocco creativo. Ad ogni modo spero di non avervi annoiato o deluso per questo capitolo. Alla prossima!

*Il termine abbraccio indica la trasformazione di un essere umano in vampiro ad opera di un altro vampiro… se non lo sapete già.

Ps: la parola “effendi” è di origini turche ed è traducibile con un generico “signore” rivolto a persone in carne ed ossa.

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Capitolo 26
*** prigione dorata ***


Da dove si trovava aveva un’ottima visuale di tutta Amarantine, e poteva veramente constatare che quella città era un autentico gioiello. Attualmente Warsman si trovava in un albergo a quattro stelle, il più vicino alla cima della rocca dove era presente il Tempio della Costanza, e dalla finestra bifora poteva osservare buona parte della città e del deserto che la circondava ora baciato da un ancora prematuro tramonto.

I caldi raggi solari si stavano tingendo di rosa, e i suoi riflessi si stagliavano sulla sabbia del deserto tingendo le dune di un rosa simile a quello del quarzo e facendo brillare di luce tenue le guglie dorate dei palazzi sottostanti a dove si trovava lui. Non che tutte le strutture fossero rivestite d’oro, i palazzi più bassi sembravano essere ricavati dalla roccia rosea della rocca stessa, ma la cosa peculiare di quel prezioso metallo era di non arroventarsi durante le calde giornate e di rimanere sempre freddo come se fosse immerso nelle gelide acque di un mare artico. Lasciando dunque l’interno di ogni edificio sempre fresco.

L’oro amazzoniano era fatto così, e per quanto fosse svalutato nel resto della galassia il suo valore nel pianeta natale aveva la stessa importanza del ferro e del rame. Di importanza vitale dunque, anche perché quel metallo luccicante aveva la proprietà di tenere alla larga i giganteschi vermi della sabbia dato che, era risaputo, quelle stupide bestie avevano la vista di una talpa e i bagliori intensi davano loro un forte mal di testa. Magari era anche per questo che erano sempre di cattivo umore? In quello stesso momento potè vederne un paio saltare tra le dune del deserto con la stessa grazia e potenza di una megattera nel cuore dei freddi oceani terrestri… finendo poi per inzuccarsi a vicenda con un urlo beota e decisamente assordante.

Quella scenetta lo portò a sorridere lievemente sotto la sua maschera integrale, l’unica cosa che indossava al momento dato che il resto del suo vestiario era composto unicamente da un candido accappatoio, ma questo non bastò comunque a stemperare l’inquietudine del loro prossimo incontro nel tempio che dovevano per forza di cosa visitare. La situazione era iniziata già in modo pessimo fin dal loro primo arrivo in città, venendo addirittura arrestati per disturbo della quiete pubblica e rissa aggravata, ed in effetti quest’ultimo punto non era poi tanto discutibile dato che lui e la marchesa Lancaster avevano continuato a litigare dentro quella fontana anche ad autorità sopraggiunte, e dopo essere stati portati nella prigione ecco che il loro numero si era notevolmente dimezzato.

Il motivo del perché fuori dalla galera restavano solo lui, il suo pupillo e Check Mate oltre che ad Emerald stessa? A dir la verità stentava ancora a crederci… più dell’abuso di potere che era stato fatto.

 

“Non potete tenerci qui!!” sbraitò giustamente il principe dei kinnikku prendendo le sbarre della sua cella con ambo le mani “con quale diritto ci tenete qui dentro?! Ci siamo solo rinfrescati in una fontana, non distrutto l’intera piazza che tra l’altro non aveva neanche un chiosco delle bibite!”

In effetti la polemica di Kid Muscle non era fondata sulla pura banalità quanto sull’effettivo fatto che le loro gesta, appena giunti nella città di Amarantine, non erano state poi così clamorose da meritare il pugno duro. Ma a quanto pare per le presunte guardie effemminate, quelle armature dorate non lasciavano intendere quale fosse effettivamente il loro sesso e il loro elmo a forma di testa di leone distorceva la voce rendendola atona e insensibile, sembrava non fare nessunissima differenza il fatto di avere un re e un principe di un pianeta famoso o il fatto che il gruppetto avesse fatto una entrata in città un po’ chiassosa.

Pertanto il giovanotto dovette per forza di cose calmarsi e lasciar perdere di strattonare una cancellata che non voleva aprirsi, mettendosi a sedere sulla brandina anche grazie agli ammonimenti del suo allenatore.

“è inutile alzare la voce con questi tizi, ragazzo mio… temo che non ci rilasceranno così facilmente. Anche se è vero che non abbiamo fatto nulla per meritarci questo”

Il folletto si ritrovò a sospirare pesantemente mettendosi dunque a sedere sulla propria brandina, avendo ormai capito che quelle guardie stavano agendo per qualcun altro ben al di sopra delle comuni autorità della città. Come se non bastasse l’intero gruppo non era stato rinchiuso in un’unica cella ma in piccoli gruppetti avevano occupato le gabbie presenti lungo il corridoio, senza contare che Emerald Lancaster non era ancora ritornata dall’ufficio dello sceriffo del distretto e questo poteva voler dire altri guai in arrivo così come una possibile negoziazione di un loro possibile rilascio. Ma a parte questo piccolo dettaglio tecnico il sospetto che nutriva Meat si stava insinuando anche negli altri membri della League, e la loro prigionia doveva essere per forza di cose l’ennesimo ostacolo alla loro scalata per la vittoria. Potevano raccontarla come volevano, le care sacerdotesse, ma già il fatto di farli penare lungo il tragitto per ogni tempio era un pratico esempio di volerli demoralizzare prima di ogni incontro cruciale.

dumm wachen! Scommetto che la sacerdotessa di questo covo di matti starà pensando a qualche stupido piano per intralciarci nel mentre che noi siamo qui a fare la muffa!”

A pochi passi da dove erano tenuti la famiglia reale dei Muscle, con l’anziano re che fino a quel momento aveva russato della grossa sulla propria brandina, il giovane Jeager dette un calcio contro le sbarre della propria cella con l’unico intento di smaltire la frustrazione in eccesso. Il metallo si deformò, senza però cedere, al pesante colpo del tedesco, che avrebbe preso anche a testate il muro ma era meglio non rischiare visto che non aveva più il proprio casco, e per quanto il suo compagno di cella avrebbe ben volentieri voluto ricordargli di avere un po’ di decoro decise comunque di rimanere in silenzio.

Check Mate lo nascondeva bene, il suo lato gentiluomo gli imponeva una certa etichetta, ma anche lui iniziava a stancarsi di tutte quelle inutili beghe che non facevano altro che aumentare il malcontento e le tensioni all’interno dei membri della Muscle League. Stava anche iniziando a pensare per quanto ancora l’intero gruppo sarebbe rimasto unito prima di iniziare ad esasperarsi per tutta quella faccenda, senza contare che già gli sposi per conto loro erano tesi come corde di violino pronte ormai a spezzarsi, prendendo dunque in considerazione l’idea di mollare tutto dato che il trattamento che stavano ricevendo era pure peggio di quello ricevuto durante la Corona Chojin. Per quanto questo potesse essere un pensiero alquanto ripetitivo, soprattutto per una persona esterna al gruppo, per il lottatore del Principato di Monaco era chiaro che si trattava di una questione tanto delicata quanto cristallina. Una matassa logorante e sfibrante, con la capacità di insinuarsi nell’intero gruppo come un cancro con l’intento volontario di farli cedere e dunque lasciar decadere l’impresa di ottenere un divorzio tanto assurdo, eppure tale veleno andava a scontrarsi con la determinazione di ferro dei due sposi per quanto loro stessi fossero il fulcro di un certo disagio per l’intera squadra.

Il consueto giro di pensieri cupi, del genere che ormai tutti quanti formulavano, si interruppe nell’esatto momento in cui la porta della prigione non si aprì per far entrare un paio di guardie che, a quanto pare, non erano da sole nell’incedere a passo lento lungo il corridoio.

Il clangore metallico dei loro passi destò l’interesse dei prigionieri, compreso re Suguru che si svegliò dal suo sonno pesante, ma solo Check Mate riconobbe il terzo uomo dall’incedere lievemente strascicato tanto da ritrovarsi a irrigidirsi momentaneamente per la sorpresa forse non del tutto piacevole.

“allora signori cari, trovate di vostro gradimento il soggiorno? Bwah-ahaha!”

E se solo il lottatore gentiluomo lo aveva riconosciuto già dai suoi passi tutt’altro che incerti, gli altri riconobbero chi li stava sbeffeggiando dalla sua voce rauca e distrutta dalla furia del sole californiano.

“Eh…? Sunshine…?!” borbottò King Muscle avvicinandosi alle sbarre della propria cella “ma non è possibile… tu non dovresti essere, come dire… un po’ morto?”

Quelle parole impastate e noncuranti, tipiche dell’anziano regnante ancor prima che diventasse un famoso lottatore, toccarono l’animo del nuovo venuto in modo molto vivo dato che non ci pensò due volte a scansare le guardie che gli ostruivano la strada e palesarsi definitivamente di fronte ai prigionieri con fare alquanto aggressivo. Brandendo con entrambi le mani le robuste sbarre in acciaio della cella dei Muscle, per digrignare sdegnato alla loro superbia quasi infantile fin tanto da spaventarli.

“razza di vecchio deficiente!” sbraitò l’anziano akuma chojin alto più di tre piedi e vestito di un vecchio spolverino che nascondeva in parte il suo corpo ingiallito dal sole… almeno stando a quello che credevano i giovani d’oggi “ti devo forse ricordare chi ha il coltello dalla parte del manico, ora?! Bah… sempre a sparare scemenze, voi Muscle. Anche da vecchi ritardati!”

“Non intendeva offenderti! Non intendeva offenderti!!!” urlò disperato il figlio del re, mentre faceva da scudo involontario al proprio padre “ti prego di lasciarci andare e di non avvicinarti troppo! Sei così brutto da vicino che rischio di farmela addosso!!”

Le parole concitate del giovane principe non fecero altro che far innervosire ancora di più un già irritato Sunshine, che giustamente ruggì in risposta agli strilli spaventati dei due kinnikku che ben portarono Meat a massaggiarsi la tempia con una mano, ma tutta quella assurda scenetta caotica decisamente non piacque agli ultimi due abitanti di quelle celle decisamente scomode. Tanto da voler far sentire anche la loro di voce.

“Ehi, nonnetti! Se avete finito di bisticciarvi il pannolone pulito direi che dobbiamo tornare alla questione principale di questa visita”

Con il suo proverbiale tatto Kyle Mask era riuscito a far dimenticare ai presenti l’inutile discussione appena iniziata per potersi dunque concentrare su qualcosa di più concreto. Inutile dire che, con il suo stile irriverente, il lottatore di origini inglesi aveva dunque attirato le attenzioni di un già furioso Sunshine… e nonostante tutto parve non importargli molto della ramanzina che gli fu fatta.

“fai a meno di dare aria alla bocca, giovanotto! Qui avete niente meno che il sommo diacono del Tempio della Costanza!” lo disse con voce aspra nel mentre che si avvicinava al lato opposto delle celle dove erano tenuti i kinnikku molesti “e guarda caso sono giunto fino a qui per tirare fuori da questo buco umido chi può essere idoneo a parlare con i miei signori. Ma lasciate che ve lo dica, siete talmente patetici che, a parte il tuo allenatore e la sua donna per motivi logici, a mio avviso potete starvene rinchiusi qui  in eterno!”

A quelle minacce non giunse risposta dal giovane atleta, così come nessun’altro chojin presente decise di proferir parola, neppure Check Mate rimasto in un glaciale silenzio fin dalla comparsa del suo vecchio maestro, ma stranamente bastò lo sguardo di Warsman a decretare la fine di qualunque altra scemenza inutile.

Il russo si era posizionato in fondo alla cella che condivideva con il suo pupillo, con la schiena appoggiata al muro e le braccia incrociate in petto scrutava con sguardo selvatico l’improbabile diacono standosene all’ombra della propria posizione. Solo gli occhi dalle iridi tinte di rosso scrutavano l’ambiente malsano in cui era stato rinchiuso, e la ferocia che riusciva a trasmettere all’anziano Sunshine fu sufficiente a farlo desistere da insultare pure l’ex membro della Muscle League.

“Attento, morde”

Disse ironicamente Kyle, dopo una breve occhiata al proprio allenatore ormai decisamente stufo di essere trattato come una bestia sia dalle stramaledette autorità sia da chi stava cercando di riallacciare i rapporti anche se quest’ultima continuava a fare l’altezzosa. Stava ancora guarendo dalle ferite dell’ultimo scontro avvenuto sulle gelide montagne di Esto Gaza, e il trattamento ricevuto dalle guardie, nel momento in cui provò a ribellarsi mosso dall’esasperazione all’assurdo trattamento offerto dalla polizia, fu talmente violento da beccarsi delle ginocchiate allo stomaco e delle bastonate capaci di riaprirgli certi tagli profondi. Ovviamente non ci furono parole di conforto per lui da parte di tutto il gruppo, neppure da parte di Emerald che decise di risistemarsi gli occhiali scuri sugli occhi come a volersi estraniare dal mondo in un moto tanto istintivo quanto ben voluto, non le piaceva vederlo maltrattato ma era dell’idea che continuare ad ignorarlo era la cosa giusta per lui, e l’unico che lo aiutò ad alzarsi una volta che fu sbattuto in cella fu il suo stesso allievo.

Da allora non una parola, ma il suo sguardo era identico a quello di un lupo in gabbia tanto da portare Sunshine a deglutire e ad allontanarsi di un paio di passi da li prima di borbottare la sentenza definitiva della sua visita.

“Ehm… bene allora! La somma sacerdotessa del Tempio della Costanza mi ha incaricato di scegliere i lottatori più attraenti affinchè possano presentarsi domani a mezzogiorno al loro appuntamento” disse dunque il golem ormai decadente, sistemandosi meglio lo spolverino “darò le mie indicazioni allo sceriffo non appena avrà finito di chiacchierare con la ragazza, ma vi posso assicurare che non otterrete grandi risultati!”

Sunshine se ne andò via dalla prigione, con sommo sollievo dei Muscle, senza aggiungere altro facendosi unicamente seguire dalle precedenti guardie in armatura dorata e ignorando le occhiate attonite dei poveri prigionieri trattenuti li da una giustizia alquanto severa.

Non dette una occhiata neppure al suo ex allievo Check Mate, defilandosi silenzioso e scrutando unicamente il corridoio che aveva di fronte, dando quasi l’idea al lottatore del Principato di Monaco di volerlo ignorare quasi per non vedere una sua qualche emozione in viso.

L’ex lottatore lo aveva allenato anche a livello caratteriale, perché se non doveva mostrare dolore sul ring altrettanto doveva fare fuori, ma non avrebbe saputo dire se Sunshine fosse al momento deluso perché aveva abbracciato la Muscle League oppure speranzoso che il suo vecchio pupillo se la cavasse… non era così empatico da capirlo.

Per quanto riguardava Check Mate tuttavia, lo strano miscuglio di sensazioni che provava in petto ancora non sapeva dargli un nome.

Ma una cosa la sapeva bene, se il vecchio golem fosse sceso sul campo di battaglia  allora in molti si sarebbero trovati in seria difficoltà. Che fossero in pochi o l’intero gruppo.

 

Ed ora eccolo li a sorseggiare un bicchiere di vodka con ghiaccio e menta standosene pigramente appoggiato, quasi seduto, al davanzale dell’elegante finestra scrutando quel paesaggio che ora non faceva più tanta paura. Era a dir poco una assurdità che solo due individui potessero difendere l’onore dei due futuri divorziati, rispettivamente Check Mate e Kyle erano gli unici usciti di prigione in base al loro aspetto fisico attraente secondo gli standard i quei folli cuktisti presenti nel tempio, ma quantomeno erano già in due e il servizio offerto loro una volta scarcerati era stato a dir poco impeccabile. E Warsman era troppo stanco per rinunciare a concedersi qualche coccola pensando che magari si trattava di una ennesima trappola, quindi che male c’era a rilassarsi un po’ prima che l’ennesimo inferno si scatenasse sulla terra?

– Ah… vedo che ti sei messo comodo! Stai scrutando semplicemente l’orizzonte oppure stai aspettando che Hammy ritorni dal suo shopping compulsivo?!–

Ad interrompere la sua linea di pensieri ci pensò il giovane Mask di ritorno dalla palestra presente all’interno dell’albergo, i due dividevano lo stesso appartamento per VIP, dallo stile elegantemente persiano con tanto di narghilè e triclini pieni di cuscini ricamati di seta,  assieme all’ex allievo di Sunshine, ed il russo non se la sentì di smentire quella sua teoria anche perché effettivamente parlando non aveva tutti i torti.

Proprio come se l’oracolo avesse appena cantato potè notare la figura della Lancaster di ritorno dal centro commerciale carica di sporte e aiutata da due cordiali ancelle che l’avevano aiutata con le spese allietandole anche la giornata, a giudicare dal suo sorriso nel mentre che saliva la scalinata dell’albergo non sembrava affatto stressata, e chiaramente anche quelle due giovani Deva erano state offerte dal Tempio della Costanza. Che fosse un modo come un altro per farsi perdonare i soprusi passati in centrale non era dato saperlo, a quanto pare gli uomini del tempio erano alquanto bizzarri, ma al russo poco importava anche perché la sua attenzione era ora concentrata sul lieve senso di malinconia che lo attraversò scrutando la ragazza a sua insaputa. Incredibile come tra le centinaia di persone presenti sotto di lui, a venticinque piani di distanza, fosse comunque riuscito ad individuare la giovane donna per quanto non spiccasse affatto tra le altre donne presenti… magari si trattava di vista particolarmente affinata, oppure di semplice istinto come credeva lui.

– Da dopo l’interrogatorio che lo sceriffo ha voluto farci a turno non ha più detto una parola a momenti… immagino che voglia che tutta questa faccenda finisca al più presto per tornarsene sana e salva, e da sola, in Inghilterra – disse piano Kyle, salendo i due scalini che portavano al piccolo piano rialzato della stanza in cui era presente un Lord Flash ancora in fase contemplativa – ad ogni modo, non le hai ancora parlato, vero? –

– No… non l’ho ancora fatto – lo mormorò quasi con un sospiro, nel mentre che continuava ad osservare il paesaggio esterno – ho intenzione di darle un po’ di respiro e di riprendere il discorso una volta che ci saremmo lasciati alle spalle anche questo tempio… a quel punto sarà più che sollevata di sapere che manca poco a questo dannato divorzio–

– E cosa ti fa pensare che riusciremo a vincere anche la prossima sfida? Scusa se te lo chiedo ma non sei mai stato un maestro di ottimismo–

Il giovane allievo di Warsman lo disse con una punta di ironico cinismo, per quanto non si fosse allontanato troppo dalla realtà dei fatti, ma il maestro si voltò con sguardo decisamente serio verso il giovanotto di origini inglesi tanto da fargli notare una cosa alquanto importante.

– Noi dobbiamo vincere, ragazzo mio! Altrimenti non solo perderò ogni possibilità di comunicare con Emerald, ma non avrò neppure il coraggio di rivolgere la parola alla mia unica figlia…–  poi abbassò gradualmente la voce come se stesse parlando più verso se stesso che con il proprio allievo, distogliendo lo sguardo da lui per osservare la stanza dai muri tinteggiati di un tenue color pesca– ho già vissuto troppo a lungo nell’infamia per poter sopportare un altro colpo–

Era logico che il suo pensiero andava anche ad Alya, attualmente al sicuro sulla Terra e con tutta probabilità anche ignara del pseudo torneo in cui era invischiato, nonostante la poca loquacità Emerald aveva affermato che il marchese Lancaster era riuscito a bloccare la programmazione sul loro pianeta di origine, e il pensiero che comunque certe notizie fossero trapelate non lo faceva sentire del tutto a proprio agio. Per un breve momento si sentì uno sciocco a non aver ancora contattato la sua primogenita in quei giorni nefasti, per quanto fosse sua abitudine farsi sentire poco, sempre e comunque convinto di fare la cosa giusta, senza contare che solo in quel momento un lampo gli attraversò la testa avente il nome di “Katya”.

Sapeva che la sua ex compagna non possedeva un televisore in casa, non tanto perché non poteva permetterselo quanto perché nessuno della sua famiglia aveva l’abitudine di guardare la televisione da tanto lavoro avevano da fare ogni giorno alla fattoria… e comunque possedevano la rete internet, e per quanto fosse sicuro che ormai fosse giunta sulla Terra per assistere Alya nel parto forse aveva sbagliato a non farsi sentire neanche una volta. Aveva intimamente sperato che tutto quell’odioso torneo si sistemasse nel giro di qualche giorno ma la stavano tirando lunga, già per il fatto che domani pomeriggio avrebbero dovuto recarsi al Tempio della Costanza anziché il giorno stesso in cui erano stati scarcerati, e dunque questo particolare di far perdere loro del tempo gli stava stimolando il cervello su possibili scenari in cui sua figlia aveva ormai partorito da tempo senza riuscire a contattare il padre.

Tutti questi problemi però non avrebbero risolto il fatto che la metà di loro era attualmente in prigione, e per quanto fossero stipati dentro un albergo di lusso e coccolati dal servizio in camera con la possibilità di andare ovunque, se Hammy aveva fatto shopping Check Mate era andato nella biblioteca cittadina per fare alcune ricerche sugli abitanti del tempio, nulla toglieva che erano comunque dei topi dentro una vaschetta ben controllata dagli scienziati.

L’ultima volta si erano salvati per il rotto della cuffia, sarebbe stato così anche questa volta?

Ovviamente Warsman non poteva saperlo, pertanto, per stemperare la tensione, non gli rimase altro da fare che far tintinnare il ghiaccio all’interno del proprio bicchiere per segnalare la necessità di farsi un altro goccio di vodka.

 

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Quella mattina aveva avvertito una fitta al ventre nel momento esatto in cui si era messa a sedere sul letto. Non si trattava di dolori di stomaco, e non le servì usare il proprio intuito per capire che il problema era dovuto alla placenta stessa.

Una fitta rete di invisibili nervi si erano tesi nello spasmo di una piccola lacerazione in quel molle guscio in cui la sua bambina stava solo aspettando di poter uscire.

Ma nonostante fosse ormai da poco passata l’ultima settimana di gravidanza non era ancora arrivato il momento del parto, per quanto quel breve momento di dolore atroce la portò drammaticamente a pensare che forse la piccola Vivienne, così avevano deciso di chiamare la loro piccola lei e Robin, probabilmente non sarebbe mai nata.

Quel mattino la giovane dottoressa si era morsa il labbro inferiore a sangue pur di non lasciarsi scappare un grido di dolore, cercando di trattenere il panico che le attraversò le membra con una ventata di caldo improvviso che la portarono a perdere l’equilibrio e ad inginocchiarsi sul tappeto presente sul lato in cui era solita dormire.

Persino la sua creatura provò dolore tramite il cordone ombelicale, dimenandosi brevemente preda di una placenta che si stava lacerando sotto il peso di uno stress solo in parte placato. Era anche vero che quei crampi non durarono a lungo, riportando Alya a rialzarsi in piedi a fatica e con un velo di sudore a circondarle la pallida fronte dopo quello che era stato un secondo di puro terrore.

Per quanto fosse tratta bene senza che le fosse mai fatto mancare nulla, addirittura il suo carceriere le aveva assicurato che un team medico era a disposizione per lei ben camuffato da comuni dipendenti, era logico che lo stress per una donna incinta piena di ormoni la portasse ad aggravare ulteriormente la sua salute fisica. Ma non era solo quello… quanto il pensiero continuo che alimentava la sua angoscia di non conoscere il proprio futuro e quello della sua bambina. E tale angoscia era logico che, almeno nella fisionomia delle amazzoniane, si trasmettesse anche da madre a figlia.

Howard Lancaster aveva dimostrato in passato di essere un uomo pronto a tutto ed era certa che non si sarebbe fermato di fronte ad una donna incinta, prendeva molto seriamente il motto di famiglia anche nei casi più disperati, e dunque il suo istinto la metteva in guardia di non mostrarsi troppo debole ai suoi occhi per non finire col fare un passo falso.

–Va tutto bene, dottoressa? La vedo un po’ pallida…–

Ad interrompere la sua linea di pensieri inquietanti ci pensò la voce del marchese Lancaster, suo carceriere nonché suo ospite al momento, con solo una punta di vera preoccupazione nel tono di voce indifferente. Attualmente i due si trovavano nel salotto della piccola prigione lussuosa a degustare un tè portato li da Turbinskii, e il nobile Howard aveva notato che la Deva teneva la propria tazza di caldo tè verde con entrambe le mani.

Un atteggiamento inconsueto, sebbene non le fosse sfuggito il suo lieve tremore, e tuttavia poteva anche trattarsi di semplice tensione dovuta agli ormoni in circolo e allo stress a cui era sottoposta per quanto lui fosse stato attento a non farle mancare niente. Persino il paesaggio fuori dalle finestre con eleganti sbarre in ghisa era stato ben riprodotto, e per quanto non fosse possibile aprire le ante, non poteva mica permettersi che la sua “ospite” cercasse di attirare l’attenzione di qualcuno, non dava comunque l’idea di una vera e autentica prigionia.

Tuttavia Alya non era in vena di dialogare troppo con il suo scomodo interlocutore, irrigidendosi lievemente mentre sorseggiava la propria bevanda cercando di scacciare scomodi pensieri dalla testa. Non aveva intenzione di comunicare il proprio stato fisico al Lancaster, e quest’ultimo si era risparmiato di mettere dei sensori termici nella stanza per monitorare costantemente il suo status di salute sapendo bene che se ne sarebbe comunque accorta, sia perché temeva una sua reazione, magari non trovandola più “utile” al suo ricatto, sia perché non aveva intenzione di darla vinta al malessere che stava iniziando a prenderla da quando era stata imprigionata dentro quelle quattro mura. In parte perché era ancora sicura di potercela fare, si trattava solo di avere fiducia in Robin e quella non le mancava, ed in parte perché era logico che si trattava di una condizione dettata anche dal suo stato fisico.

Poteva farcela, insomma. Doveva farcela.

–Non è nulla… non si preoccupi– disse infine la dottoressa, posando la tazza sul tavolino dal ripiano in cristallo – gradirei una tisana rilassante però, magari verso sera… in fin dei conti in televisione hanno detto che il prossimo incontro sarà domani–

Ed indubbiamente era vero anche questo, e la strategia della giovane donna aveva avuto il potere di far passare l’attenzione del marchese su altro che non fosse lei stessa.

–Interessante appunto in effetti! Forse sarà il caso che la prenda anche io… visto che ancora non si sa nulla  sul prossimo incontro! –

Dannatamente vero, e tuttavia più che per il prossimo incontro disputato da Warsman ora ad Alya interessava solo la sensazione di sollievo nell’essersi liberata dallo sguardo insistente del proprio carceriere.

Doveva solo continuare ad avere pazienza… solo quello!

 

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La notte stessa in cui Emerald Lancaster e Warsman, completamente ubriachi come il resto della squadra della Muscle League, decidevano di andare nel Tempio dell’Amore per chiedere un matrimonio in stile amazzoniano, la madre di Alya, ossia Katya, prendeva la prima navetta disponibile per lasciare il pianeta e dirigersi dunque verso la Nebulosa di Ercole.

Da quando Kevin Mask aveva vinto la Corona Chojin il lavoro per lei era decisamente aumentato, poiché per quanto potesse sembrare strano molte emittenti televisive, forse euforiche per quella vittoria clamorosa, avevano cercato anche lei per strapparle qualche intervista sulla “nuova matrigna del campione indiscusso”. Pertanto la sua piccola attività di sarta aveva visto un boom di richieste da parte di quei curiosi che, visti i servizi televisivi dove si mostravano anche i suoi lavori al telaio che normalmente vendeva al mercato di paese, avevano deciso di farsi confezionare capi di abbigliamento direttamente da lei.

Non era comunque raro che Katya lasciasse il pianeta natale per rifornirsi di determinate stoffe in giro per l’universo tramite voli commerciali, ma ultimamente stava viaggiando molto spesso anche per portare i suoi manufatti direttamente ai suoi clienti. Per strano che fosse le costava meno fare così, piuttosto che spedire pacchetti in giro per mezza galassia.

Ed inoltre poteva approfittare per un viaggio su una nave commerciale, decisamente meno costosa di una nave passeggieri, per raggiungere Alya per vedere la sua nipotina a magari ormai nata nonostante il tempo di gestazione ufficiale fosse appena concluso.

Attualmente la sarta si trovava all’interno dell’affollato spazioporto presente sul pianeta Kinnikku, sua ultima meta di lavoro ufficiale dove aveva effettuato l’ultima consegna, ormai esausta dopo una settimana impegnativa e decisamente entusiasta di giungere finalmente sulla Terra. Non era riuscita a contattare Alya per tutto quel tempo, non era facile avere a che fare con le interferenze dovute a tempeste elettromagnetiche o con il semplice fatto che stranamente le comunicazioni verso il telefono di sua figlia fossero impossibili da raggiungere a causa di scariche elettrostatiche che le giungevano all’orecchio, e ciononostante era troppo stanca per insospettirsi di quell’insolito silenzio.

Come se non bastasse il volo che le interessava era in ritardo di ben 45 minuti, e questo la portò a sospirare con stanchezza nel mentre che si sedeva su di una panca nell’affollato terminal pieno di viaggiatori e operai che la ignoravano bell’amente.

Lei, e colui che le sedeva accanto.

– A quanto pare sembra essere una fortuna che anche il suo volo non sia stato cancellato… ma quaranta minuti di ritardo sono troppi per passarsi il tempo a rigirarsi i pollici, non crede? –

Di norma Katya avrebbe risposto in modo adeguato, seppur con educazione, alle provocazioni di un maschio particolarmente molesto… ma questa volta non seppe dirsi cosa la portò a rimanere quasi pietrificata di fronte a colui che aveva pronunciato quella frase.

– Ehm… ecco… anche lei deve andare sulla Terra? –

Si sentiva come una ragazzina alle prime armi con una cotta devastante, proprio come le era capitato con Nikolai, nonostante avesse più di cinquanta anni e quell’uomo avesse uno sguardo talmente freddo da essere fatto come di puro ghiaccio. Di quelli che bruciano però.

Era forse il maschio più affascinante che avesse mai visto, e il fatto che fosse vestito in modo elegante, quasi “rigido” tanto da sembrare una sorta di avvocato o manager, forse non faceva aumentare quella sua aura di mistero che tanto la stava catalizzando verso di lui.

– Avevo un volo diretto in prima classe – spiegò l’uomo, avente sul volto l’ombra di quello che doveva essere un sorriso – ma è stato cancellato e ora mi tocca aspettare il prossimo che è tra circa un paio d’ore… un periodo decisamente lungo in cui annoiarsi diventa qualcosa di davvero insopportabile, non crede? –

Katya si ritrovò ad emettere una breve risata stanca, nell’atto di distogliere lo sguardo da quello di quell’uomo che la stava spogliando con gli occhi, per l’ovvio imbarazzo dato che si sentì come bruciare dentro e non di vergogna, prima di tornare a rivolgergli la parola cercando di non balbettare.

– Oh, non lo dica a me! È tutta la settimana che viaggio da un pianeta all’altro e ora che dovrei andare finalmente da mia figlia mi trovo con questo spaventoso ritardo… un mucchio di tempo sprecato in effetti–

Ella stessa era stupita di come stesse volutamente allungando la mano verso l’esca che quell’uomo le aveva lanciato con l’inizio di quella discussione, facendosi ben intendere verso quell’uomo misterioso che era ben disposta a continuare la chiacchierata seppur timidamente. Diamine, sapeva di dover raggiungere Alya al più presto poiché a breve avrebbe partorito, ma come poteva resistere a quello sguardo freddo come il ghiaccio e caldo come il fuoco? Ed inoltre era anche vero che aveva bisogno di stendere un po’ i nervi e… ah, stava proprio pensando come una ragazzina!

– Bene allora…– fece l’uomo misterioso, avvicinandosi di più a lei ed allungando il braccio destro lungo lo schienale dove era appoggiata la schiena di Katya – quindi che ne dice se andiamo a rilassarci un po’ altrove nel mentre che aspettiamo che passi il tempo?! –

Più che una domanda quella di Spectrus Specter sembrava essere un ordine bello e buono, ma era anche vero che da dopo il suo brutto soggiorno su Amazon aveva bisogno di cambiare aria e la Terra sembrava fare al caso suo.

L’avvocato che aveva tradito la propria amante, quella Morrigan che logicamente non avrebbe preso bene la notizia della sua sparizione, aveva sentito il bisogno di lasciar perdere ogni cosa da dopo il disdicevole appuntamento avvenuto al Crocevia. Attualmente non aveva idea dove miss Alana e il suo disgraziato compare fossero, si erano lasciati la sera stessa in cui lui le aveva spifferato notizie alquanto importanti, ma se avesse saputo che attualmente aveva di fronte la zia di quella donna alquanto stramba allora molto probabilmente si sarebbe messo a ridere sarcastico.

I casi della vita, o forse anche il fatto che la signora non sembrava essere molto interessata a parlare delle rispettive famiglie visto che accettò di buon grado di farsi accarezzare la coscia sinistra, coperta da una lunga gonna nera che arrivava fino alle caviglie, da lui lasciarono da parte ogni tipo di convenevoli per potersi occupare di ben altro.

Probabilmente Katya sarebbe arrivata decisamente tardi per assistere sua figlia in un avvenimento tanto importante come la nascita della bambina, ma come poteva resistere allo sguardi quell’uomo a cui neanche avrebbe chiesto il nome nelle prossime due ore…?!

 

 

E rieccomi anche con questo capitolo. Ok, forse è un po’ un capitolo di mezzo ma direi che ci può stare e se volevate sapere che fine ha fatto Katya… beh, eccovi accontentati xD

Inoltre perdonatemi se in alcuni punti sembro un po’ ripetitiva, ma il fatto che aggiorno molto lentamente mi fa dimenticare, alle volte, cose che ho già scritto in precedenza!

E poi niente, forse la prossima cosa che aggiornerò sarà la raccolta. Per il resto alla prossima!

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Capitolo 27
*** l'urlo dell'odio ***


– Stai masticando quella cartellina da ormai quindici minuti e trentotto secondi. Sai, ammettere di avere un principio d’ansia non è poi così disdicevole come ammettere di… –

– Mi piace il sapore del cuoio con cui è ricoperta, va bene?! Smettila di scocciarmi! È solo un passatempo! –

– …avere un feticismo imbarazzante per l’ecopelle spacciata per cuoio vero–

Era logico che l’inquisitrice Nuala, una donna alquanto “bizzarra” visto che aveva un totale di sei braccia, si ritrovò ad emettere un suono sarcastico che fuoriuscì con voce distorta dalla mascherina che portava in volto nell’osservare la patetica negazione della sua collega Naomi. La succube aveva giustamente deciso di tenere d’occhio un gruppo di Soldati Flessibili alquanto ficcanaso, ma a quanto pare cercare di prendere le redini decisionali si stava dimostrando alquanto difficile per lei. Tentare di sedurre il capo di questi soldati si dimostrò essere una cosa alquanto ardua, non si era eccitato neppure quando decise di usare per davvero i suoi poteri da succuba, provando dunque a risvegliare in lui gli istinti più bassi dell’essere umano, ma doveva ammettere a se stessa che aveva una forza di volontà davvero notevole  tanto da cacciarla via dalla propria tenda solo quando capì che stava per cedere al richiamo della carne.

Ataru Muscle non era come suo fratello Suguru, dal lato caratteriale aveva preso decisamente da sua madre Sayuri, e dunque fu logico che non apprezzò l’intrusione di quella femmina nel bel mezzo del suo cambio d’abito. Certo, Naomi avrebbe ben potuto mettergli contro la sua intera squadra se solo avesse voluto, i feromoni che emetteva potevano essere a dir poco micidiali in effetti, ma il suo lato perfezionista andava a cozzare con la sua stessa natura di succuba.

Per l’inquisitrice tutto doveva combaciare, tutto doveva seguire gli schemi preimpostati e chi non si sottometteva a lei aveva la capacità di mandarla in crisi di nervi. Dunque se Nuala aveva la fissa per l’igiene, Naomi aveva quello del controllo della situazione… ma questa sua mezza crisi isterica non stava in nessun modo impietosendo la collega che, giunta lì per avere un rapporto della situazione, sbuffò seccata incrociando un paio di braccia in petto.

– È encomiabile il fatto che tu voglia tenere d’occhio questi gorilla ammaestrati, cosa che tra l’altro sei geneticamente propensa a fare meglio, ma non credi di aver spifferato loro un po’ troppe notizie?! –

Se Nuala si trovava in quel campo base, allestito ad un giorno di cammino dal Crocevia e nel bel mezzo della zona di quarantena dettata da quelle lande chiamate Terre Perdute, era per esplicite direttive delle Rose Bianche che pretendevano una attenta analisi della missione nonché istruire i soldati del pianeta kinnikku nell’affrontare una incursione in terre decisamente ostili, dopotutto faceva parte dell’addestramento delle Cortigiane  addentrarsi nell’entroterra per dar prova della loro forza uccidendo almeno un vampiro come “rito di iniziazione”, ma oltre alla collaborazione era logico che non si voleva che gli improbabili alleati ficcassero troppo il naso in affari che non competevano loro.

Specie se una loro ex collega era invischiata in modo poco chiaro con l’incidente avvenuto nello spazio  porto messo a ferro e fuoco.

Ad ogni modo, se hai finito di lasciare i segni della tua arcata superiore su quel manufatto inanimato direi che è il caso di parlare nel dettaglio di questa operazione improvvisata…–

Logicamente la donna ragno si stava riferendo ad uno specifico particolare che non andava affatto ignorato, e a Naomi bastò poco per rimembrare che il soggetto delle loro ricerche tanto da farle lasciare le mascelle sulla povera cartellina ormai smangiucchiata.

– Alana inizia a preoccuparmi in effetti… perché tornare su Amazon e perché fare tutto questo disastro come a dire “ehi, sono qui”?! ha sempre improvvisato, è vero… ma arrivare così senza un valido piano e distruggere mezza cittadina?! –

– Magari ha ancora degli affari da sbrigare qui… ci hai pensato? – fece sarcasticamente Nuala, con una voce tanto distorta dalla maschera che portava alla bocca da sembrare profondamente maschile – è da un po’ che la teniamo d’occhio e non siamo mai riusciti a capire da quale lato della barricata sia. Magari di entrambi, visto e considerato che uccidere la sua unica figlia deve essere stato alquanto traumatizzante–

All’inquisitrice il sarcasmo non mancava mai, neppure quando c’era di mezzo un argomento tanto delicato che sfociava con il tradimento puro sebbene questo non sia mai stato confermato da nessuna prova concreta. Dire apertamente che Alana poteva essere una sospetta traditrice della sua stessa patria era qualcosa di altamente taboo, quasi blasfemo per essere pronunciato dalle loro stesse bocche, dunque era logico ricordarsi del tassello principale di tutta quella storia scabrosa e difficile. Dunque ecco che ogni singola parola andava dosata con saggezza lasciando che fosse la semplice intuizione a seguire i loro pensieri.

– Che sia per la figlia o per altri affari, direi che Alana non ci riguarda minimamente signore mie… limitarsi a fare la propria parte alle volte risulta meno traumatico che usare la propria testolina, trovandosi dunque a pensare di meno e ad agire come automi creati con un unico scopo nella vita: eseguire gli ordini –

A parlare era stata una collega di lavoro che Nuala conosceva molto meglio rispetto ad altre inquisitrici, per quanto tutte si reputassero un gruppo molto unito, e per una volta tanto si trovò a non contestare quelle parole appena pronunciate. Non che le dispiacesse punzecchiare Uriel Truce deSanta, questo andava detto anche se era un po’ troppo psicotica per i suoi gusti, ma in questo caso la faccenda era troppo delicata per farci delle battute e tutte li ne erano consapevoli.

La Deva di origini terrestri non era cambiata molto in quegli ultimi mesi, continuando ad avere più tatuaggi esposti che centimetri di pelle coperti da un qualsiasi tipo di vestiario, che attualmente prevedevano dei pantaloncini inguinali e una fascia di pelle nera a stringerle il seno, e nonostante la cocente sconfitta avvenuta in casa Mask  le Cortigiane non avevano interrotto le loro indagini sul traffico scellerato di sabbia rossa. I tatuaggi incantati di Uriel, nell’aspetto simili a serpenti stilizzati, strisciarono lenti e languidi per tutta l’atletica figura della loro signora ad ogni suo passo all’interno di quella grande tenda che ospitava la divisione delle inquisitrici, lasciando che fosse il silenzio delle sue colleghe ad accompagnarla fino a loro.

– Masada ha smesso di comunicare telepaticamente con noi ormai da giorni… e ben sappiamo cosa significhi un suo rifiuto alle nostre suppliche – disse Uriel, camminando in cerchio attorno alle sue colleghe con il suo solito passo svogliato, facendosi ben capire dalle due donne – è come un orso grigio in caccia, indisposta ad abbandonare una strada già decisa nonostante alle sue spalle ci sia uno tsunami pronto a travolgerla… ma la cosa singolare, è che sarebbe capace di tramutarsi ella stessa in un maremoto di proporzioni gigantesche! Eseguire gli ordini per Masada equivale a respirare, all’incontrario di molti soldati qui presenti–

– Beh mi stupirebbe l’incontrario. Se non eseguisse gli ordini sarebbe una.. –

– Oh maldición! E piantala di interrompere sempre i miei discorsi! – tuonò la donna di origini ispaniche a Nuala, che ben si divertiva ogni volta a interrompere i suoi sproloqui a dir poco prolissi– sai meglio di me che ogni mia singola sillaba poi si rivela essere fondata!! Credi forse che questi uomini resisteranno a lungo nelle Terre Perdute?! Se ora si trovano qui è solo per il compenso finale che non verrà mai lasciato dalla nostra miss perfezione, non rendendosi neppure conto di quando la morte verrà a coglierli nei peggiori dei modi, desiderando fino alla fine un pezzo di paradiso che non verrà mai dato loro–

Un discorso piuttosto sprezzante quanto vero, che colpì Naomi ma che si limitò a non mostrare nessun tipo di malcontento sistemandosi meglio gli occhiali sul setto nasale. Il gesto portò le lenti incastrate nella montatura a riflettere la luce offerta dall’unica lanterna a gasolio appesa al “soffitto” della tenda, nascondendo così le sue iridi viola agli occhi scuri delle colleghe arcigne. Uriel aveva detto bene, i soldati ubbidivano ad Ataru Muscle, ma la presenza della succuba si stava facendo sentire seppur in modo impercettibile all’interno della squadra del sospettoso sergente, piuttosto ansioso di completare la sua missione di ricerca dei due fuggitivi, ossia Alana e la sua “misteriosa compagna”, e dunque era logico che la sua influenza si sarebbe fatta sentire maggiormente fino a ridurre quegli uomini a meri strumenti ludici.

– Ebbene? Cosa ci suggerisci di fare dunque? – domandò miss Ende, con un lieve sorriso agli angoli delle labbra – è chiaro che non è il caso di interferire troppo con Masada, se non ci si vuole ritrovare con tutte le ossa rotte per aver interferito, quindi facciamo fare il giro turistico ai nostri alleati? O ci limitiamo a seguire i sospetti in fuga verso l’entroterra del continente?! –

– Io dico di sfruttare l’occasione. Lasciamo che i nostri alleati facciano le loro indagini e, se vengono a scoprire qualcosa di interessante buon per noi… infondo non è così raro che eserciti inesperti finiscano tra le fauci di questi perros che la gente si ostina a chiamare “demoni della notte” –

Era chiaro che la situazione fosse molto più delicata di un semplice sospetto di traffico di sabbia rossa, dato che il tradimento era un pensiero sottile nato con il ritorno su Amazon di Alana e ora con l’apparizione di una Masada piuttosto taciturna, e il tutto si riassumeva come una gigantesca polveriera pronta ad esplodere una volta che tutto l’intricato mistero fosse stato definitivamente risolto. Se la bomba delle rivelazioni fosse esplosa allora per l’intero ordine di cui facevano parte sarebbe stato scosso fino alle sue radici tanto da perdere credibilità e potere, decretando una nuova era che avrebbe cambiato definitivamente il volto del pianeta stesso permettendo magari a chi non doveva di allungare troppo le mani. Se la cosa andava risolta, tanto valeva farlo in famiglia.

E tutti gli altri potevano essere considerati sacrificabili.

 

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Tecnicamente parlando si era aspettato di peggio da Morrigan.

Magari che iniziasse a spaccare l’arredamento presente un po’ ovunque all’interno del monastero oppure che gridasse come una ossessa le peggio sventure che un orecchio umano poteva capire. Invece Bone Cold potè vedere una strega a dir poco lucida nella sua folle rabbia nascosta in quei suoi occhi neri come una notte senza stelle.

Attualmente la giovane donna si trovava nella sala tattica del grande complesso monastico, ed ogni cartina planetaria presente non era capace di distrarla dal grande tavolo operativo illuminato di varie luci e con messaggi in arrivo dai vari operatori al suo servizio. Per il lavoro che svolgeva il gruppo una sala computerizzata con le migliori tecnologie era necessaria, ma gli occhi della Deva non erano interessati ai rapporti dei suoi sottoposti quanto piuttosto intenta a pensare alle parole del mercenario di Dokuro piuttosto profetiche quanto sgradite.

– È da un po’ che il tuo avvocato non si fa sentire, Morrigan – fece il chojin, avvicinandosi prudentemente a lei pur mantenendo la distanza di sicurezza. Non gli piaceva vederla così tesa. Così sofferente – mi sa tanto che è rimasto coinvolto in qualche incidente… oppure che abbia deciso di intraprendere una strada differente–

Odiava il modo in cui la strega dai folti capelli rossi lo ignorava, ed odiava ancor di più il sinistro scintillio presente nei suoi grandi occhi alieni. Istintivamente però si ritrovò a rilassarsi quando la femmina aliena chiuse le palpebre per sospirare pesantemente di fronte ad una sconfitta che non voleva ammettere, anche se purtroppo non avrebbe saputo dire cosa stesse esattamente passando per la testa di quella strega dello spazio decisamente frustrata. Non sapeva spiegarsi neppure lui cosa lo spingeva a continuare ad accettare il lavoro offerto da quella femmina aliena che tanto stava facendo dubitare i suoi improbabili compagni… certo, Morrigan pagava dannatamente bene grazie al traffico di sabbia rossa, ma i suoi mercenari sarebbero stati così venali da restarle accanto? Per quanto riguardava lui, non era tanto sicuro che c’entrassero veramente i soldi.

Tuttavia ogni ombra di presunto affetto, strano per lui chiamarlo in tal modo, che nutriva per Morrigan si stemperò al ringhio furioso della donna che abbatté il pugno destro sul ripiano di comando. Il colpo fu talmente violento da mandare in frantumi i cristalli liquidi provocando svariate scintille che schizzarono violente verso il soffitto di legno della stanza, ma quello che risultò essere ancor più preoccupante fu l’espressione glaciale che aveva in volto nel compiere quell’atto pieno di rabbia.

– Ehi…! Morrigan!! Dove diavolo stai andando ora?! –

Non contenta di quel gesto di rabbiosa distruzione la strega si allontanò a grandi passi dalla sala di monitoraggio, più cupa che mai in volto, inseguita da un esterrefatto, quanto preoccupato, Bone Cold fino all’esterno dell’edificio in una delle due piazzette principali. La donna corse tra le grandi casse metalliche e la nave di Rinzler ignorandole completamente, lasciando perplesso lo stesso mercenario dei Sistemi Terminus nonché il criminale noto come Hanzo, entrambi intenti a mettere ordine all’interno  dell’hangar dell’Innominata dopo l’ultimo fruttuoso scambio di merci non propriamente legali, dando quasi l’idea di voler superare la murata di cinta e voler saltare l’abisso con un tuffo acrobatico. Invece che buttarsi nel vuoto però, sotto un velo di crescente tensione tra il suo drappello di fidati soldati, la giovane strega spalancò la bocca emettendo quello che era un urlo mai udito prima da orecchio umano.

Uno strillo cupo, come quello di una ancestrale sirena degli abissi, si propagò nella sottostante foresta sconfinata fino a perdersi nel velo di nebbia perenne che oscurava il suo orizzonte. Talmente acuto e roboante che gli stessi chojin dovettero portarsi le mani alle orecchie per evitare di rimanere del tutto frastornati da quel ruggito che parve quasi smuovere le fondamenta stesse del convento… per poi arrivare a concepire di non riuscire a muovere le gambe da tanto che era lo sconcerto esercitato da quel grido quasi alieno.

Addirittura uno dei mercenari, in questo caso Rinzler, forse perché il più “sensibile” agli attacchi di natura psichica, cadde in ginocchio urlando rabbioso e tenendosi salde le orecchie ora sanguinanti.

– Ah…ahaha! Stai soffrendo proprio come un animale, vecchio! –

Ruggì il criminale Hanzo, piuttosto divertito dalla sofferenza del collega per quanto egli stesso fosse preoccupato del dolore che provava al momento, oltre al fatto di provare quella fastidiosissima sensazione di non poter controllare ogni singolo muscolo del proprio corpo.

– Morrigan…! F-fermati!! Maledizione!! –

L’unico del gruppo che provò a muoversi verso la strega urlatrice fu Bone Cold, ma con evidenti scarsi risultati dato che le sue gambe non obbedivano al suo ordine di muoversi verso la donna per trascinarla via dalla murata. Non era la paura a tenerlo ancorato al terreno… ma era lei stessa a controllare i loro stessi corpi evitando che si avvicinassero troppo alla sua figura. E questo era senza ombra di dubbio un elemento alquanto inquietante sui suoi effettivi poteri, tanto da portarlo a pensare che il destino che li attendeva non poteva essere certamente dei migliori.

Persino la stessa Morrigan, alla fine di quel grido disumano, rimase piuttosto sorpresa dalle proprie effettive capacità di controllo ormai non del tutto assopite anche grazie a quei dieci anni di recupero delle forze e della propria sanità mentale. La rabbia e la disperazione che aveva provato all’interno della sala di monitoraggio, dopo l’ennesimo abbandono da parte di una figura che doveva fare i suoi interessi e di cui in buona parte aveva subito il fascino, bisognava ammetterlo, sembravano averle dato una marcia in più in una nuova forma di consapevolezza che sapeva di spietata determinazione. Sapeva che aveva un potenziale che andava oltre ogni dire, ma non lo aveva mai testato veramente anche a causa di una costante condizione fisica poco sobria che non le permetteva quasi di stare in piedi… se non di molestare il suo mercenario preferito e di una altrettanto paura viscerale nei confronti di una genitrice fuori dagli schemi.

La pulsante paura che da sempre nutriva per il proprio “padre” l’aveva condizionata così tanto da averla spinta a dubitare persino di se stessa… e se il piano di Alana consisteva nel distruggere anche a livello psicologico la sua unica figlia allora tanto di cappello persino a lei per aver ordito uno tra i piani più spietati che siano mai stati creati con l’unica scusa di proteggere la propria bambina. Per troppo tempo la strega dello spazio aveva sentito il peso di catene invisibili che l’avevano tenuta ancorata in quel luogo isolato e cupo, ben sapendo comunque che era un luogo perfetto per ordire le proprie macchinazioni, e sempre per troppo tempo aveva celato dentro di se quell’urlo spaventoso continuando a sentirsi ferita nell’animo e nella carne per ogni tradimento ( vero o presunto ) che doveva ogni qual volta sopportare. Prima la madre, poi l’amante prediletto… anche se da entrambi sapeva fin dagli esordi che non ci si poteva fidare ciecamente di ogni loro singola parola.

A fare la vittima in eterno non ci avrebbe guadagnato nulla, solo la totale insubordinazione da parte dei suoi venali mercenari che già pagava profumatamente, dunque in quei pochi secondi di silenzio che l’avevano caratterizzata in modo inconsueto nella sala di monitoraggio aveva preso la sua decisione dopo l’ennesimo risveglio cerebrale.

E quando finalmente parlò, parve che persino la sua voce avesse cambiato tono.

– Se continuassi a fuggire il problema continuerebbe a seguirmi sempre… e la sua voce continuerebbe a ronzare nella mia testa come un fischio simile alla colpa che non ho – strano modo per descrivere il senso di colpa, ma a nessuno dei presenti piaceva la strana atmosfera che si era creata. Neppure quando la strega si voltò lentamente verso i propri uomini – non ha senso per me continuare a non affrontare il problema, è proprio ciò che lei si aspetta da me–

– E allora se hai tanta voglia di affrontare tua madre vai a darle il benvenuto! – ruggì di rimando Rinzler, ancora sofferente per quell’attacco psichico e intento a cercare di rialzarsi in piedi – noi non abbiamo firmato un contratto per suicidarci…Uarghh! –

Un ruggito strozzato misto tra rabbia e dolore fuoriuscì dalla bocca del mercenario dei sistemi Terminus, nell’atto di accasciarsi prepotentemente a terra come se qualcuno gli avesse dato un calcio dietro la schiena. Per un momento fu come se il suo cuore si fermasse nel pompare prezioso sangue e ossigeno, non reagendo in nessun modo ai suoi richiami disperati e istintivi di tornare a respirare, provocando dunque un certo disagio ai suoi compagni quando dalla bocca non gli uscì altro che un gorgoglio affannato in cerca di aria vitale. Con tutta probabilità Rinzler non aveva mai sperimentato qualcosa di simile in vita sua, o quantomeno era passato molto tempo dall’ultima volta che era arrivato così vicino alla morte dato che non sembrava volerla dare vinta alla famelica strega.

– Lo ammetto, sei un tipo piuttosto tenace per resistere in questo modo – fece Morrigan, osservando il chojin puntellarsi sui gomiti per rialzarsi in piedi nonostante non riuscisse a respirare – ma vedi di non contraddirmi più in futuro… potrei non essere più così misericordiosa–

Lo disse con tono falsamente innocente, nell’atto di liberare dalla propria morsa il mercenario ribelle permettendogli così di tornare a respirare con grossi colpi di tosse. Una scena che decisamente non piacque ai restanti due uomini, tanto da far intervenire Bone Cold abbastanza preoccupato per la piega di tutta quella faccenda. Un conto era avere a che fare con una strega ubriacona, un altro con una femmina decisamente impazzita e con poteri a dir poco sovraumani che aveva quasi del tutto ignorato… sapeva che era praticamente immortale, ma arrivare a controllare addirittura la carne delle persone che la circondavano?! Forse era così che si era sbarazzata delle precedenti inquiline del convento senza neppure rendersene conto.

– M-maledizione, Morrigan! – odiava sentire la propria voce tremare, ma come poteva non farsi prendere dal panico visto che, nonostante la loro forza fisica piuttosto considerevole, male che andava potevano limitarsi a cercare di respirare come il loro anziano compagno? – c’è bisogno di arrivare a tanto?! Sai perfettamente che siamo tuoi alleati!–

Mi sa che non è il caso di chiederle dei poteri, hm?

bisbigliò accanto a lui un Hanzo piuttosto cupo in volto per quanto potesse esprimere emozioni con la maschera sempre ben calata sul volto, ma per una volta tanto il mercenario “non morto” decise di non dar troppo peso alle sue provocazioni. Era il caso di rimanere in vita e di ricordarle che li, al momento, erano tutti dalla stessa parte.

La femmina aliena tuttavia si mise a ridere in maniera sottile a quella sua affermazione che suonava particolarmente sincera, e a poco a poco quel suo riso quasi candido venne coperto da uno strano gracidare sempre più potente e proveniente da ogni direzione possibile. Le orecchie non stavano ingannando i tre chojin, un intero stormo di corvi si era alzato in volto gracchiando quasi disperatamente… seguiti poi dalla cacofonia di altri volatili e creature decisamente pericolose che quasi sicuramente corrispondevano ai temuti demoni della notte. Tutte le creature che rimbombavano nella fitta vegetazione sottostante immersa in una nebbia perenne parvero come soffrire nel non poter muovere le proprie membra come meglio volevano, ed un nutrito numero di creature volanti si alzò in cielo fino a raggiungere il silenzio del monastero di Hope.

Addirittura un gigantesco garuda, una creatura dalle piume di un cupo verde smeraldo e una bocca simile a quella di un rettile, si posò sul muricciolo in cui Morrigan aveva preso posto pochi secondi prima, ora intenta a camminare in direzione dei propri servi, lanciando quello che era una sorta di ruggito metallico a quell’imposizione tutt’altro che ben accetta.

– Oh si… hai perfettamente ragione nel dire che ora siamo tutti dalla stessa parte – sussurrò la strega, superando i propri “alleati” malconci quasi con una certa indifferenza dettata dalla sete di potere – perché che vi piaccia o meno andremo fino in fondo a questa faccenda–

La volontà della Deva di veder annientata la propria madre, l’odio ormai radicato che provava per essa e per il modo in cui le aveva decisamente rovinato la vita, sembravano non conoscere confini etici degni di nota. Qualsiasi mezzo sarebbe stato ben accetto per la donna, e tutti coloro che avessero accennato a voltarle le spalle non avrebbero provato la stessa indulgenza che aveva offerto ai suoi stessi mercenari.

Tutta quella dimostrazione di forza però, e forse c’era da aspettarselo, l’aveva lasciata decisamente spossata e con una stanchezza addosso che difficilmente sarebbe riuscita a mascherare di fronte ai suoi nuovi schiavetti. Doveva riposare su di un letto caldo e morbido, magari accompagnata da una bottiglia di vino rosso, affidandosi al terrore che aveva instillato in quei poveri chojin per tenerseli buoni… poi magari avrebbe chiamato in camera anche Bone Cold più tardi, e solo successivamente sarebbe tornata a studiare più attentamente il suo nuovo esercito di burattini viventi.

Come aveva già ripetuto a quei buoni a nulla continuare a scappare non sarebbe servito a nulla, e se Alana si aspettava di poter raggiungere il monastero indisturbata per poter rimediare all’errore  fatto allora si sbagliava di grosso.

Le aveva permesso di vivere, facendole credere di averle fatto un atto di misericordia, quando in realtà aveva solo prolungato la sua detenzione piuttosto che abbatterla il giorno stesso in cui si era ribellata a tutto quello squallido sistema – perché lo era, a prescindere dalle loro motivazioni – dandole dunque una possibilità di evolversi ulteriormente.

Dunque sua madre doveva sapere che lasciarla in vita sarebbe stato il suo più grande errore.

 

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Il cosiddetto Tempio della Costanza era forse il luogo sacro più sfarzoso e opulento che attualmente l’improbabile drappello di eroi era costretto ad osservare. Francamente parlando Warsman ne aveva già piene le scatole di quella città dorata e dei suoi eccentrici signori, per quanto fossero stati trattati più che bene in albergo, e camminare attraverso gli sfarzosi corridoi del tempio non gli stava facendo bene ai nervi.

Tutto in quel maledetto palazzo barocco era fatto di metallo lucente – dalle colonne fino alle volte a crociera alte come quelle di una cattedrale – e gli innumerevoli incensieri di bronzo finemente lavorato emettevano un fumo dolciastro che gli stava dando la nausea.

Si erano presentati alle porte del sontuoso palazzo all’ora prestabilita, giusto perché avevano minacciato di incaprettare DikDik van Dik e mangiarselo… quindi niente di troppo traumatico, ed il vassallo che li accolse alle porte fu ben felice di poterli accompagnare dal suo regino in capo.

Quel tozzo vassallo vestito di sete preziose era probabilmente il primo uomo autoctono che incontravano da quando erano giunti ad Amarantine, con tutta probabilità un discendente di quei pirati spaziali che provarono ad insidiare le donne del luogo, ed era stato anche piuttosto logorroico mentre decantava tutte le qualità della sua improbabile sacerdotessa.

– La somma sacerdotessa, ossia l’Indomabile Furiosa Charlotte Vas Jilani è una donna di gran classe sapete?! –commentò il piccolo servitore, scandendo per bene il lungo, e improponibile, nome della “sacerdotessa” – è stata capace di perfezionare l’arena presente alla base del tempio, consentendo che essa si colleghi a tutti i piani del palazzo, ed inoltre ha arricchito la sala del trono di preziosi trofei quali le teste di vermi urlatori e anche di…–

No, decisamente l’ex lottatore non ce la faceva ad ascoltare la voce petulante di quell’assurdo omino, e logicamente il suo sguardo si rivolse verso la moglie ingrata che camminava poco distante da lui. Emerald ovviamente continuava a non volerlo guardare e a fare la sostenuta, per quanto tutto il suo linguaggio del corpo stava parlando di ben altro come il fatto più evidente di volergli rivolgere la parola e finirla con quella pagliacciata. Il russo aveva messo da parte il rancore e la giustificabile indignazione per quel suo comportamento apparentemente inspiegabile, ma con il tempo aveva maturato sempre di più il pensiero che nel suo atteggiamento distaccato ci fosse lo zampino del caro papi. Un pensiero divenuto ormai ovvia certezza.

L’uomo che lo aveva fatto bandire dalla Muscle League, umiliandolo sia prima che dopo lo scontro, e non facendo segreto di aver ben voluto imbalsamarlo per metterlo nella sua personale sala dei trofei. Ormai ci aveva fatto il callo con le sue idee tutt’altro che gentili riguardo la sua persona, e di grazia che non gli aveva pure dato la caccia come un animale nel corso di quegli anni, ma con quell’uomo non si poteva mai sapere cosa poteva passargli per quella sua mente criminale. Non voleva mettere in pericolo Alya cercando di mettersi in contatto con lei, su questo punto era molto suscettibile a riguardo e aveva sempre pensato che meno si faceva vedere da sua figlia e meglio era per tutti, ed inoltre confidava su Robin Mask sul fatto che l’avrebbe protetta.

Non voleva perdere Emerald logicamente, come si stava ormai ripetendo anche da prima di quella folle avventura, durante quei mesi tutt’altro che gentili con il suo umore tornato nel limbo della solitudine, e poco gli importava di come era fatta la struttura del palazzo in cui erano confinati quel branco di uomini sadici. Per quanto effettivamente fosse di tutto rispetto.

L’intera cittadella era a forma di imbuto rovesciato, ed ogni piano era comunicante con l’altro tramite un unico, grande, foro cilindrico che partiva dalla punta del campanile fino ad allargarsi enormemente arrivato a raggiungere la grande arena presente nelle fondamenta stesse della rocca. Ogni piano in pratica era comunicante con l’arena stessa e stando a quello che diceva il vassallo si poteva godere dello spettacolo offerto anche stando all’ultimo piano dell’edificio, nonostante al russo pareva alquanto strano  che si potesse godere di un buon spettacolo senza doversi allungare così tanto da cadere verso il basso… ma magari era tutta una questione di prospettiva studiata ad arte da un qualche diabolico architetto.

– In pratica c’è qualcosa che la vostra adorabile sacerdotessa non riesce a fare? – commentò con una nota velatamente arrogante Kyle Mask – da quanto si dice, tuttavia, le manca solo la bellezza…–

– Compenso la carenza di aspetto fisico con la mia voce da usignolo, giovanotto. E per quanto riguarda quello che riesco o non riesco a fare credimi… io posso fare tutto

La loro conoscenza con la sacerdotessa e la sua adorabile corte non la fecero con la consueta porta spalancata dopo un lungo corridoio come di solito capitava in una reggia così sfarzosa, ma semplicemente voltando lo sguardo alla loro sinistra per poter osservare una sontuosa sala del trono al di là delle colonne ad arco di foggia orientale. Si trattava di un effetto sorpresa piuttosto semplice ma che ebbe comunque la meglio sul gruppetto tanto da provare tutti quanti un certo disagio nel trovarsi di fronte una decina di uomini conciati decisamente… molto male.

– Un effetto alquanto curioso, ma sorprendentemente coreografico – sussurrò il lottatore del Principato di Monaco all’intero gruppo – mi chiedo dunque dove porta la grande porta che c’è in fondo al corridoio…–

– Porta direttamente alle toilette pubbliche, signore! – rispose raggiante il vassallo. Ma non era esattamente la cosa più importante, al momento, dato che in mezzo a quel folto gruppo di uomini orrendi in lingerie femminile di pizzo e seta, tutti aventi tacco 12 ai piedi come il loro regino capo comodamente seduto sul proprio trono, spiccava un redivivo DikDik van Dik tenuto prigioniero da… quello che sembrava essere un lungo guinzaglio di pelle ben tenuto stretto dalla Somma Sacerdotessa.

Improvvisamente lo sguardo spento e ormai rassegnato del lottatore tanzaniano si riaccese di flebile speranza quando tra i nuovi arrivati riconobbe le facce dei suoi vecchi compagni, e seppur con gambe tremanti riuscì a mettersi in piedi tentando, quasi incespicando, di avanzare verso quei volti amici.

– R-ragazzi…RAGAZZI!! – si mise praticamente a piangere nel mentre che cercava di raggiungerli – s-siete venuti a salvarmi finalmente!! Dopo tutto questo tutto questo tempo finalmente poss-ARGH!! –

Logicamente il guinzaglio non si mostrò poi così lungo da permettergli di raggiungere i suoi compagni della Muscle League, ed uno strattone deciso della sacerdotessa Furiosa bastò ed avanzò per farlo cadere all’indietro sotto lo sguardo decisamente poco indignato degli altri.

– Ehm… si. Tra le altre cose siamo qui anche per te DikDik– borbottò la marchesa Lancaster, che si era quasi dimenticata di quello sfortunato lottatore. Un pochino imbarazzante come cosa, in effetti – ma ora se non ti dispiace vorremmo parlare con la, ehm, sacerdotessa… ok? Ti prometto che verrai liberato non appena tutto questo sarà finito–

– Esattamente figliola. Sarebbe il caso di concentrarci sul motivo principale della vostra convocazione a palazzo… non sei d’accordo pure tu, cucciolotto della mamma?! –

– Lontano da me! V-vile creatura!! –

Nonostante allo scarso chojin non gli mancassero il coraggio per affrontare il proprio aguzzino bisognava ammettere che sua signoria aveva due avambracci niente male oltre che un viso statico, senza neppure l’ombra di un sorriso tra quelle labbra tinte di porpora, che non prometteva nulla di buono. Madame ignorò le lamentele di DikDik e si preparò dunque al suo monologo atto a presentare lei e tutta la sua corte di uomini ai nuovi arrivati.

– La vostra venuta nella nostra umile dimora ha uno scopo preciso… e lungi da me approvare una simile scelta! Ma devo ammettere che la costanza con cui state perpetuando la vostra missione ci lascia piuttosto stupiti…–

Per essere un uomo camminava piuttosto bene su quei tacchi vertiginosi, ed anche i suoi colleghi, dai capelli cotonati in acconciature quasi eccentriche sebbene ben curate, sembravano a loro agio in abiti femminili e atteggiamenti femminei… però Emerald dovette comunque portarsi con discrezione una mano davanti alla bocca per non scoppiare a ridere in faccia a gente potenzialmente pericolosa.

– Tuttavia – proseguì la somma sacerdotessa con la propria voce profonda – la costanza è un elemento fondamentale nella ricerca del proprio obbiettivo. Essa infatti ha la capacità di non distogliere una persona dalla propria strada, di non farle montare la testa, pur mantenendo la consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti! Dico bene, sorelle mie? – le altre “ancelle” acconsentirono cinguettando dei “si” o dei “ben detto” nei confronti della propria signora, che subito dopo aver preso le loro affermazioni entusiaste ritornò a rivolgersi ai nuovi venuti – i nostri antenati hanno commesso gravi peccati in questo meraviglioso paese, e ciononostante perseveriamo nella nostra ricerca di femminilità con costanza e lucidità! La stessa che pretenderemo da voi nella prossima sfida che vi attenderà nella splendida arena che abbiamo fatto rimodernareeeeh! –

Lo disse quasi cantando, seguito da un gesto teatrale alla Freddy Mercury e da applausi scroscianti da parte delle altre signore piuttosto mascoline, lasciando che un imbarazzante gelo si impadronisse dei superstiti della Muscle League.

Francamente parlando non sapevano cosa doveva dire, magari chiedere dove fosse Sunshine visto che era il loro diacono e non era presente in sala, anche se magari era intento ad ultimare gli ultimi preparativi dello scontro come ben immaginò Check Mate, e nonostante il loro ovvio stupore madame non aveva ancora finito con il suo sproloquio.

– Ok, basta adesso. Catturateli, signore mie… che a breve il gioco avrà inizio! –

Furiosa schioccò le dita, e subito le signore del suo enturage sogghignarono in modo malevolo, proprio come pirati spaziali, e subito si fiondarono sul povero gruppo che quasi non ebbe modo di reagire o di spintonarle via.

– Cosa?! Che razza di storia è questa?! – sbraitò Lord Flash, ribellandosi alla presa di due robuste ancelle e vedendo che anche Kyle e Check Mate stavano cercando di fare altrettanto. Idem per Emerald, mentre il povero DikDik venne calpestato da quelle donne fin troppo robuste – non ci è stato detto che saremmo stati imprigionati di nuovo! È un nostro diritto combattere… Ooff! –

Un colpo in pieno stomaco gli tolse l’aria dai polmoni, fin quasi a farlo svenire, e per quanto Kyle cercò di chiamarlo in un moto istintivo i suoi appelli si persero nel vuoto. Solo la voce della sacerdotessa divenne tangibile in mezzo a quel mal di mare che lo travolse, e lo fece in modo brusco quando le sue mani gli artigliarono la parte superiore del cranio per costringerla a guardarla.

– Infatti è un diritto che non vi toglieremo, splendido marito. Ma seguirete le nostre regole, e la prima regola del tempio è che nessun uomo non autorizzato possa varcare la sua soglia… e tu decisamente non lo sei. Buttatelo fuori dunque! –

Lo liberò bruscamente dalla propria presa nonostante il tono di voce completamente piatto, ed un altro colpo alla testa del povero Warsman lo portò ad oscurargli la vista mentre le grida concitate dei suoi compagni cercavano di tenerlo disperatamente sveglio.

Ma i giochi sarebbero iniziati senza di lui, in netta inferiorità numerica.

 

 

 

Vi chiedo enormemente scusa per il gran ritardo, ma sono rimasta bloccata con la parte di Morrigan che proprio non sapevo come gestire! Le ho pensate tutte ma credo che alla fine pomparle i poteri fosse l’unico modo per tenersi stretti tre mercenari che altrimenti l’avrebbero già abbandonata. Ok, so che sembra un capitolo di mezzo ma prendetelo così comunque, dato che ho fatto fatica ad ultimarlo nonostante la mia buona volontà!

A presto giovini!

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