Los Angeles - L'avventura

di Lois Lane 89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Mi chiamo Emma, ho 24 anni, sono una semplice ragazza italiana e vivo nella città eterna, Roma.
Trovare un lavoro non era affatto una cosa semplice.
Vivevo in un bell'appartamento al centro della città, e avevo ereditato una discreta somma di denaro dalla morte dei miei genitori in un terribile incidente d'auto nel maggio di due anni prima, ma volevo fare qualcosa di diverso dal non fare nulla tutto il giorno.
Senza che io lo volessi la mia vita cambiò improvvisamente.
Era un giorno della prima settimana di settembre, e me ne stavo tranquillamente seduta su una panchina del parco, come facevo spesso, con il libro de “Il Signore degli Anelli” e il quaderno dove scrivo la brutta copia del racconto che mi sono inventata, quando un uomo si siede accanto a me.
“Ciao, mi dispiace disturbarti, ma è già qualche giorno che ti vedo qui. Vedo che ti piace molto quel libro.” disse l'uomo.
“Sì è uno dei miei libri preferiti. Scusi la domanda, ma lei chi è?” chiesi io.
“Perdona la mia momentanea mancanza di educazione. Sono Robert Shaye. Sono stato uno dei produttori esecutivi della trilogia cinematografica del Signore degli Anelli diretta da Peter Jackson.” rispose Robert.
A sentire quelle parole rimasi senza fiato.
“Conosci il film, non è vero?” mi domandò Robert per cercare di farmi riprendere.
“Li conosco molto bene tutti e tre. Ho perso il conto di quante volte li ho visti, comprese le versioni estese. Alcune parti le conosco a memoria.” risposi io.
“E' fantastico! Forse ho trovato la persona giusta” disse Robert.
“La persona giusta per cosa?” domandai io sempre più confusa.
“Vedi, noi della produzione, abbiamo deciso di provare a realizzare un film con alcune delle star della trilogia, e verrà sempre diretto da Peter Jackson. Non sappiamo ancora quale sarà la trama, perchè stiamo cercando qualcuno che ci aiuti a scriverlo.” rispose Robert.
“Sembra fantastico, ma queste cose dovrebbero rimanere riservate. Perchè le sta raccontando a me?” domandai io.
“Perchè credo di aver trovato la persona che stavamo cercando.” rispose Robert.
Io chiusi il libro e lo infilai nella borsa insieme al quaderno e mi alzai dalla panchina, ma Robert mi fermò prendendomi per un braccio.
“Dove stai andando?” domandò Robert.
“Torno a casa! Quello che mi sta raccontando è fantastico. Ma ho imparato da tempo a non fidarmi delle persone. Sono capaci solo di fregarti.” risposi io.
“Questa non è una fregatura! Ti ho vista mentre scrivevi, so che hai molta fantasia! In questa busta c'è un biglietto per Los Angeles e le indicazioni dove devi andare all'aeroporto. L'aereo parte tra tre giorni. Decidi con calma. Ora devo proprio andare. A presto.” disse Robert.
Robert mi dette una busta e se ne andò.
Io rimasi lì impalata per un po', poi me ne tornai a casa.
Appoggiai la busta sul tavolo e andai in camera mia.
Quella notte feci molta fatica ad addormentarmi, non facevo altro che pensare a quello che mi aveva detto Robert.
Solo tre giorni per decidere non erano molti: andare a Los Angeles significava cambiare la mia vita, non sapevo cosa sarebbe successo.
Ma chi erano le star del Signore degli Anelli che avrebbero preso parte al film?
Non era una decisione facile da prendere.
Per un po' ero decisa a non partire, ma poi il giorno prima finalmente mi decisi.
Sarei partita; così preparai la mia valigia.
Nel bagaglio a mano misi il mio mp3, il lettore dvd portatile, e dei dvd.
In aereo mi sarebbero serviti per superare un viaggio così lungo.
Il giorno della partenza controllai di aver preparato tutto, presi il passaporto insieme alla busta con il biglietto e mi recai in aeroporto nel pomeriggio.
Seguì le indicazioni contenute nella busta e arrivai al check in.
Dopo i controlli arrivai sull'aereo e notai che non c'era alcun passeggero.
L'hostess mi disse che potevo sedermi dove volevo.
“Ma sono io l'unica passeggera?” domandai io.
“Non proprio! Faremo una sosta a New York dove saliranno altre persone poi proseguiremo per Los Angeles” rispose l'hostess.
Così facendo mi accomodai su un sedile e mi allacciai la cintura.
L'aereo decollò.
Durante il viaggio ascoltai un po' di musica e guardai un film, ma ad un certo punto dovetti smettere e riporre il lettore dvd, perchè mi si stavano chiudendo gli occhi.
Stesi il sedile e mi addormentai.
Non mi accorsi nemmeno quando atterrammo all'aeroporto di New York, dove salirono quattro persone che si sedettero nel gruppo di sedili accanto al mio.
Quando mi svegliai, non riuscivi a rendermi conto di che ora fosse e nemmeno di quanto tempo avessi dormito, ma quando riuscì a tenere gli occhi aperti misi a fuoco le quattro persone sedute vicino a me, e rimasi imbambolata.
Le quattro star del Signore degli Anelli di cui mi aveva parlato Robert erano nientemeno che Orlando Bloom, Viggo Mortensen, Sean Bean e David Wenham, che nel film interpretavano Legolas, Aragorn, Boromir e Faramir.
Loro mi sorrisero, mi salutarono, e si presentarono.
“Non c'è bisogno che vi presentiate. So bene chi siete.” dissi io.
“Ma noi non sappiamo chi sei tu.” rispose David.
“Scusate, il mio nome è Emma.” risposi io.
“E' un piacere conoscerti.” dissero tutti e quattro insieme.
“Sapete dirmi per caso che ore sono e dove siamo? Mi sono addormentata e ho perso la nozione del tempo.” dissi io.
“Sono circa le otto del mattino e tra circa quattro ore dovremmo atterrare a Los Angeles.” rispose Sean.
Lasciai un momento i ragazzi per andare in bagno e sgranchirmi le gambe.
Quando tornai da loro, cominciammo a parlare.
Dopo quattro ore l'aereo atterrò a Los Angeles.
Non ero mai stata negli Stati Uniti, quindi rimasi senza parole.
Mentre uscivamo dall'aeroporto, i ragazzi mi dissero che avremmo vissuto insieme, così ci dividemmo e prendemmo un taxi.
I taxi si fermò davanti ad una villa nel quartiere di Beverly Hills; scendemmo e prendemmo i bagagli, poi i taxi se ne andarono.
Come la solito rimasi a bocca aperta.
Quel posto era fantastico: c'era una piscina, e tantissimo spazio in giardino.
Entriamo, e non credetti a quello che vidi: al piano di sotto c'erano il salotto e la cucina, mentre al piano di sopra due bagni e le camere da letto.
Appoggiai le valigie in quella che sarebbe stata la mia stanza.
I ragazzi erano dietro di me.
“Allora che ne pensi?” domandò Viggo.
“E' tutto fantastico. Il mio appartamento a Roma è uno buco in confronto a tutto questo! Mi sembra di sognare!” risposi io.
“Invece è tutto vero! Mi sembra una buona occasione per festeggiare con una pizza! E domani andiamo a fare un giro per la città!” disse Orlando.
“Sarà difficile abituarmi al fuso orario! Ma adesso so solo che ho una fame da lupi; per la pizza ci sto!” risposi io.
Ordinammo la pizza e mangiammo tutti insieme in salotto.
La sera, anche se avevo dormito in aereo, crollai sul letto senza nemmeno disfare la valigia.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


La mattina dopo, scesi per fare colazione, e trovai i ragazzi intorno al tavolo della cucina.
Vidi che stavano mangiando uova e bacon.
Aprì il frigo e presi la bottiglia del latte e ne versai un po' in un bicchiere.
“Ne vuoi un po'?” domandò Orlando porgendomi il piatto.
“No grazie!” risposi io.
“Non ti piacciono le uova e il bacon?” domandò Sean.
“Sì, ma non le mangio a colazione; sono italiana, e mangiamo cose un po' più sane.” risposi io.
“Dici che non mangiamo in modo sano?” domandò David.
“Voi mangiate in maniera abbastanza salutare, altrimenti non riuscireste a mantenere  il fisico che avete, ma c'è un motivo per cui in America c'è un numero sempre crescente di persone obese. E questo motivo è che queste persone mangiano solo schifezze e bibite gassate.” risposi io.
“Quindi cosa hai in mente?” domandò Viggo.
“Bè... l'Italia è considerato il paese con la cucina migliore, quindi da oggi alla spesa e ai pasti ci penso io” risposi io.
“Potrebbe essere una buona idea, quindi le schifezze sono bandite?” domandò Orlando.
“Non del tutto, le mangeremo solo ogni tanto.” risposi io.
Dopo di che, uscimmo di casa tutti insieme e girammo per la città, ma prima di tornare a casa ci fermammo a fare la spesa.
Quella sera, dopo mangiato ci mettemmo a parlare in salotto.
“Sappiamo che sarai tu a scrivere il copione per il film; hai pensato a che genere sarà?” domando Sean.
“No! Non sapevo nemmeno che i protagonisti eravate voi, ma comunque comincerò a farmi venire qualche idea.” risposi io.
“Magari potresti anche essere la protagonista femminile!” disse Orlando.
“Io non sono un'attrice! Dovrò anche pensare a scegliere un'attrice adatta per quel ruolo, quando avrò deciso la trama.” risposi io.
Così dicendo, augurai la buona notte a tutti e me ne andai a dormire.
Prima di addormentarmi, cominciai a pensare in quale genere di film Orlando, Viggo, Sean e David sarebbero stati bene insieme.
Stabilì fin da subito che non sarebbe stato un film horror, perchè era l'unico genere che odiavo.
La mattina seguente, quando scesi per fare colazione, vidi che era arrivato Robert, e stava parlando con i ragazzi.
Non appena mi vide mi sorrise.
“Ero sicuro che saresti venuta!” disse Robert.
“All'inizio avevo deciso di non partire, ma poi ho cambiato idea.” risposi io, aprendo il frigo per prendere del succo di frutta.
“Hai preso la decisione giusta! Allora che ne pensi fin ora?” domandò Robert.
“E' tutto fantastico! Ancora non mi sembra vero!” risposi io.
Robert rise.
“Allora, hai già cominciato a pensare alla trama per il film?” domandò Robert mentre io mi versavo del succo in un bicchiere.
“Sì, ho già iniziato a pensare al genere più adatto. Quello che so con certezza è che non sarà un horror, perchè è l'unico genere che non sopporto.” risposi io.
“Sembra un ottimo inizio, il mio numero ce l'hai, così puoi tenermi informato.” disse Robert.
“E non ti ha detto che sarà anche la protagonista femminile!” disse Orlando.
Ci manca poco che mi soffoco con il succo che stavo bevendo, e cominciai a tossire.
“Non sarò io, penserò anche a trovare l'attrice giusta quando avrò deciso la trama.” risposi io quando fui di nuovo in grado di respirare.
“Ora scusatemi, ma devo proprio scappare, a presto ragazzi!” disse Robert, e uscì di casa.
Quando Robert se ne fu andato fulminai Orlando con un'occhiataccia.
“Se impazzito per caso? Io non sono un'attrice!” dissi io.
“Saresti perfetta!” rispose Orlando.
“Su questa decisione sono irremovibile, quando avrò deciso la trama, penserò anche all'attrice giusta per il ruolo della protagonista femminile!” dissi io.
Così dicendo, mi diressi verso le scale e cominciai a salire.
“Tanto prima o poi cambierai opinione!” gridò Orlando da sotto.
“Io non credo proprio!” risposi io.
Mi vestì e uscì a fare una passeggiata.
Dato che ero da sola, misi nella borsa anche una cartina della città, così le possibilità di perdermi diminuivano.
Mentre camminavo ascoltando  la musica e tenendo la cartina in mano, ad un certo mi scontro con una persona e tutti due finiamo per terra.
Nella caduta un auricolare mi scivolò via dall'orecchio.
Guardai la persona che in quel momento era sopra di me; era un ragazzo con i capelli castani e gli occhi marroni.
“Mi dispiace tanto!” dissi io, quando lui si tolse da sopra di me, e io mi misi a sedere.
“Non ti preoccupare, sono cose che succedono!” rispose lui.
In quel momento lo riconobbi: era Joe Jonas, uno dei componenti dei Jonas Brothers, insieme ai suoi fratelli Kevin e Nick.
Per un momento mi dimenticai di respirare; avevo il mio cantante preferito davanti a me.
Notai dal suo abbigliamento che stava facendo jogging.
Raccolsi la cartina da terra e mi alzai, e lui fece la stessa cosa.
“Come mai la cartina?” domandò lui.
“Sono arrivata da poco a Los Angeles, ed è la prima volta che vengo in questa città!” risposi io.
“Allora benvenuta! Io mi chiamo Joe e tu?” domandò Joe.
“Emma, piacere di conoscerti.” risposi io, porgendogli la mano che strinse sorridendomi.
“Da dove vieni?” domandò Joe.
“Sono italiana, di Roma.” risposi io.
“E quanto ti fermerai qui?” domandò Joe.
“Ancora non lo so.” risposi io.
In quel momento squillò il suo cellulare, e controllò.
“Scusa, ma ora devo scappare! Ciao!” disse Joe.
“Ciao.” risposi io.
Joe corse via.
Io tornai a casa.
Durante il tragitto, mi veniva da sorridere.
Quando entrai in giardino, vidi che i ragazzi erano lì, e si accorsero della mia espressione.
“Che ti è successo?” domandò David, mentre mi sedevo accanto a loro.
“Niente, perchè?” risposi io.
“Perchè non la smetti di sorridere, quindi deve essere successo qualcosa mentre eri fuori.” disse Orlando.
“In effetti qualcosa è successo!” risposi io.
Così gli raccontai dell'incontro – scontro con Joe.
“Quindi vi rivedrete?” domandò Sean.
“No! Lui è Joe Jonas. E' sempre molto impegnato. E non uscirebbe mai con una come  me, anche perchè sono una sua fan.” risposi io.
Così dicendo, andai in camera mia mi stesi sul letto.
Arrivò l'ora di cena e decidemmo di cenare in giardino.
Per cena avevo pensato di preparare un risotto, dato che quando avevo fatto la spesa avevo preso quello mi serviva.
Mentre aspettavo che il brodo che avevo aggiunto nel tegame si asciugasse, prima di aggiungerne dell'altro e portare il riso a cottura, presi la tovaglia e andai in giardino.
Vidi che Orlando, Viggo, David, Sean e David erano comodamente seduti sulle sdraio a bordo piscina.
“Potreste anche aiutarmi ad apparecchiare la tavola.” dissi io.
“Hai detto che avresti fatto tutto tu.” rispose Orlando.
“Ho detto che mi sarei occupata della cucina, ma voi potete apparecchiare, non è così complicato.” dissi io, lasciando la tovaglia sulle gambe di Orlando, e me ne tornai in cucina a controllare il riso.
Dalla vetrata vidi che i ragazzi si alzarono dalle sedie.
Orlando mise la tovaglia sul tavolo, poi insieme a Sean, Viggo e David, entrarono per prendere piatti, bicchieri, posate, tovaglioli e le bevande.
“Che buon profumo!” disse Orlando prendendo un cucchiaio e infilandolo nel tegame, ma lo fermai.
“Non ci pensare nemmeno! Non è ancora pronto!” risposi io.
I ragazzi finirono di apparecchiare la tavola, dopo pochi minuti la cena era pronta.
Portai fuori il tegame tenendoci un tagliere sotto per evitare di bruciarmi, feci i piatti e mangiammo.
I ragazzi rimasero tutti entusiasti della cena, e io ne fui felice.
“E' un problema se esco a prendermi un gelato?” domandai io.
“Siamo tuoi  amici, non i tuoi genitori. Puoi fare quello che vuoi. Tanto hai il tuo mazzo di chiavi.” rispose Viggo.
Indossai un paio di jeans e una maglia bianca; per andare a prendere un gelato sarebbero stati perfetti.
Salutai i ragazzi e uscì di casa.
Mi incamminai per le strade di Los Angeles.
Quando arrivai in gelateria, presi il mio gelato e uscì.
Mi sedetti su una panchina a mangiare e tornai a casa.
Quando arrivai non vidi nessuna luce accesa, così quando entrai in casa, cercai di fare meno rumore possibile.
Salì in camera, indossai il pigiama, e dopo essere andata in bagno, tornai nella mia stanza, e andai a letto dopo essermi assicurata di aver tolto la suoneria al cellulare.
Addormentarmi non fu semplice, continuavo a pensare allo scontro che avevo avuto con Joe Jonas.
Facevo fatica a credere che fosse successo davvero.
Avevo incontrato il mio cantante preferito, anche se per un minuto, ma era stato bellissimo.
Mi addormentai felice.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


La mattina, quando scesi, in casa c'era solo Orlando.
“Buon giorno!” disse Orlando.
Io lo salutai con la mano.
Orlando sorrise e disse che Viggo, Sean e David avevano delle faccende da sbrigare e che sarebbero tornati la sera, e che lui stava andando in palestra.
Quando rimasi sola, mi sedetti sul divano e iniziai a vedere “Semplicemente Irresistibile” un film del 1999 con Sarah Michelle Gellar, contenuto nel mio hard disk esterno  che avevo collegato alla tv.
Quella sera, quando i ragazzi tornarono a casa, avevo già preparato tutto per la cena; da quando ero arrivata, mangiavamo sempre in giardino.
“Tutto bene oggi?” domandò David.
“Si tutto benissimo.” risposi io.
“Che hai fatto?” domandò Orlando.
“Ho guardato un film.” risposi io.
Dopo cena, me ne andai a dormire.
La mattina dopo, quando scesi a fare colazione, trovai un biglietto dei ragazzi che diceva che avevano del lavoro da fare.
Dopo colazione, presi dei fogli bianchi, una penna, il mio mp3 e me ne andai in giardino.
Volevo iniziare a pensare seriamente alla trama del film.
Mi misi gli auricolari nelle orecchie, e feci partire le canzoni dei Jonas.
Verso le undici tornarono i ragazzi.
“Non avevate del lavoro da fare?” domandai io.
“Ci è voluto meno tempo del previsto.” rispose Sean.
Cercai di concentrarmi sulla trama del film.
Mentre cercavo di farmi venire qualche idea, i ragazzi si sedettero intorno a me.
“Hai già qualche idea?” domandò Orlando.
“Stavo pensando a un film d'azione oppure una commedia. Per quello d'azione forse ho già qualche idea, ma per la commedia ancora nulla.” risposi io.
“Dicci quello che ti è venuto in mente, siamo curiosi.” disse David.
“Per quello d'azione pensavo ad uomo che è un agente dell' Fbi a cui un criminale gli rapisce la figlia, e per salvarla chiede aiuto al suo capo, perchè capisce che non può farcela da solo, e gli viene affiancato un giovane agente. La figlia sa quale è il lavoro del padre. Ma mi sembra una cosa già vista.” risposi io.
“Sembra una trama avvincente! Lascerebbe il pubblico a bocca aperta.” disse Sean.
“E secondo te chi dovrebbe ricoprire i vari ruoli?” domandò Orlando.
“Per ruolo del villan pensavo a Sean o a David, tanto vi viene bene a entrambi. Per il ruolo del capo Viggo, quello dell'agente a Orlando e quello del padre o Sean o David, cioè chi non farà il cattivo.” risposi io.
“Perchè dici che il cattivo ci viene bene a entrambi? Faramir non è cattivo.” disse David.
“Non mi riferivo al Signore degli Anelli.” risposi io.
“E a cosa allora?” domandò Sean.
Io alzai gli occhi al cielo.
“Non vi ricordate nemmeno dei vari personaggi che interpretate! Tu Sean fai il cattivo nel Mistero dei templari con Nicolas Cage, mentre David era il villan in Australia con Hugh Jackman e Nicole Kidman.” risposi io.
“Hai visto parecchi film con noi.” disse Viggo.
“Si, abbastanza. Comunque credo che per il ruolo del padre vedrei meglio Sean e David per il cattivo.” risposi io.
“Potrebbe funzionare.” disse David.
“Purtroppo per la commedia non ho alcuna idea!” risposi io.
“Niente commedia. Il film d'azione va benissimo!” disse Orlando.
A forza di parlare, non ci eravamo accorti che era già arrivata l'ora di pranzo.
Nel pomeriggio, ci tuffammo in piscina.
La sera decidemmo all'unanimità di ordinare cibo cinese.
Andammo a letto verso mezzanotte.
Il giorno dopo, i ragazzi mi tirarono giù dal letto alle sette, e mi dissero di indossare il costume da bagno e scendere.
Ancora mezza addormentata e completamente confusa, mi vestì indossando il costume con sopra una canotta e dei pantaloncini, e dopo aver preso la borsa da spiaggia con telo, crema e quello che mi poteva servire, scesi al piano di sotto.
Vidi che i ragazzi erano tutti in costume.
“Ma dove volete andare?” domandai io.
“In spiaggia! Altrimenti perchè ti avremmo fatto mettere in costume?” rispose Orlando.
“Ma siamo a settembre! L'estate è finita!” dissi io.
“Non fa ancora così freddo!” rispose Orlando.
“Ed era proprio necessario tirarmi giù dal letto così presto? Potevate aspettare almeno fino alle otto.” dissi io, aprendo il frigo per prendere il succo, ma David mi fermò.
“Faremo colazione in spiaggia, abbiamo già preparato tutto. E poi perchè passare il tempo a dormire?” domandò David.
Io non risposi, ma seguì i ragazzi fuori.
Con la macchina che era nel garage, raggiungemmo la spiaggia di Malibù.
Dopo aver fatto colazione, i ragazzi volevano fare subito il bagno, ma riuscì a farli aspettare qualche ora, dato che avevano appena finito di mangiare.
Loro si tolsero le magliette mentre io rimasi con la maglietta e i calzoncini.
Passò un po' di tempo e iniziò ad arrivare altra gente.
C'erano alcune persone famose che riconobbi: Kellan Lutz e Taylor Lautner (Emmett e Jacob in Twilight), Henry Cavill (Superman in Man of Steel), Johnathan Rhys Meyers (Enrico VIII nei Tudors), Zac Efron (High School Musical, Hairspray), Chris Evans (Captain America degli Avengers e La torcia umana ne I fantastici quattro),  Joe e Nick Jonas.
Quando vidi Joe, sperai che non si ricordasse del nostro incontro – scontro.
Loro erano tutti senza maglietta, avevano dei fisici perfetti, da lasciarti senza fiato; mentre io mi continuai a restare con la maglietta, perchè avevo un fisico tutt'altro che perfetto.
Ad un certo punto vidi che i ragazzi stavano parlando con Kellan, Taylor, Henry, Johnathan, Zac, Chris, Joe e Nick e indicavano verso di me.
Io distolsi lo sguardo, mi alzai dal mio telo, e cominciai a camminare sulla spiaggia allontanandomi da loro.
Arrivai fino agli scogli, mi ci si sedetti sopra, e guardando l'orizzonte, mi persi nei miei pensieri.
Ad un tratto, sentì che qualcuno si era seduto dietro di me, riportandomi alla realtà.
Voltai la testa e vidi che era Orlando.
“Tutto bene?” domandò Orlando.
“Si, è tutto ok.” risposi io.
“Allora perchè te ne stai qui tutta sola?” domandò Orlando.
“Ho riconosciuto le persone con cui state parlando tu, Viggo, Sean e David e non volevo disturbarvi.” risposi io.
Orlando scoppiò a ridere.
“Disturbarci? Stavamo parlando di te. Come mai hai ancora la maglietta addosso?” domandò Orlando.
“Qui avete tutti un fisico perfetto, e io no. Non mi sento a mio agio a mettermi in costume.” risposi io.
“Nessuno ti giudicherà. Andiamo.” disse Orlando alzandosi e porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi.
Tornammo dove c'era il mio telo, e Orlando, Viggo, Sean e David mi presentarono  Kellan, Taylor, Henry, Johnathan, Zac, Chris, Joe e Nick.
In quel momento Joe sembrava non ricordarsi di me.
“Noi andiamo a fare il bagno. Sai nuotare?” domandò Taylor .
“Non benissimo.” risposi io.
“Non ti devi preoccupare. Ci siamo noi. Vieni.” disse Kellan.
Cos' dicendo, mi tolsi la maglietta e i pantaloncini e  seguì i ragazzi in acqua, che all'inizio era fredda, ma poi ti abitui.
Giocammo tutti a schizzarci.
Ad un certo punto non sentì più il fondo sotto i piedi.
Qualcuno mi sollevò, prendendomi sulle spalle e riemergendo: mi accorsi che era stato Henry.
Quando uscimmo dall'acqua, mi asciugai.
Avvolta nel telo, presi l'mp3 dalla borsa e ascoltai un po' di musica utilizzando un auricolare solo.
Joe si sedette accanto a me.
“Che stai ascoltando?” domandò Joe.
“Niente di che!” risposi io, mettendo la canzone in pausa.
Non mi andava di dirgli che in realtà  stavo ascoltando una sua canzone “Just in love”, e che sono fan dei Jonas Brothers.
Ma lui vide il titolo sul display.
“Ma è Just in love. E' una mia canzone. Sei una mia fan per caso?” domandò Joe.
“Sì, e anche dei tuoi fratelli.” risposi io, togliendomi l'auricolare, spegnendo l'mp3 e infilandolo nella borsa.
“Sai, di solito le fan che incontro cercano di saltarmi addosso e urlano come delle pazze.” disse Joe.
“Tranquillo. Io non farò niente del genere.” risposi io.
Joe mi sorrise.
Accidenti era ancora più bello che nelle foto, ma mi tenni questo pensiero per me.
In quel momento Joe fece un'espressione sorpresa e mi guardò.
“Tu sei quella ragazza con cui mi sono scontrato qualche giorno fa, vero?” domandò Joe.
“Mi domandavo quando te ne saresti ricordato.” risposi io, sorridendo.
Scoppiammo a ridere.
Verso le sei, io e i ragazzi decidemmo di tornare a casa, così ci avviammo verso la nostra macchina nel parcheggio e tornammo a casa.
Una volta a casa, ci facemmo una doccia calda.
Dopo cena, parlammo un po' della trama del film.
Quando fui nella mia stanza, con l'mp3, ascoltai le canzoni di Joe.
Ha una voce stupenda, mi sarebbe piaciuto tanto sentirlo cantare dal vivo, ma sapevo benissimo che questo sarebbe rimasto per sempre un sogno.
Pensai a quando avevamo parlato in spiaggia, appena poche ore prima, era stato così carino e gentile.
Dopo aver finito l'ultima canzone, spensi l'mp3 e mi addormentai.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


La mattina seguente, dopo colazione, uscì a fare un giro.

Mentre camminavo mi venne sete, così mi fermai in un negozio che vendeva prodotti a base di frutta fresca, e dopo essermi tolta gli occhiali da sole, ordinai un frullato con fragole, ananas e banana.

Mentre lo stavano preparando, mi voltai verso la mia destra e mi trovai Joe accanto, che mi sorrise.

“Ciao!” disse Joe.

“Ciao!” risposi io.

In quel momento mi consegnarono il bicchiere con il mio frullato, uscì dal negozio, e Joe mi venne dietro.

“Stai cercando di evitarmi?” domandò Joe, camminando al mio fianco.

“No, è solo che voglio evitare che ti metta nei guai per colpa mia.” risposi io.

Joe mi prese per mano e mi portò dentro un palazzo, per poter parlare in privato.

“Perchè dici questo?” domandò Joe.

“Joe. Tu sei una rock star di fama internazionale, mentre io sono una ragazza qualunque. Non voglio che qualche paparazzo ci fotografi e inventi storie assurde.” risposi io.

Feci per andarmene, ma Joe mi prese per un polso, e si avvicinò un po' troppo a me.

“Adesso sono semplicemente Joe, sono un ragazzo normale come tutti gli altri.” disse Joe.

“No, tu provi a essere come tutti gli altri, ma è impossibile. In te, tutti quanti vedono solo una famosa rock star.” risposi io.

Joe non disse nulla, ma avvicinò ancora di più il suo viso al mio e sfiorò le mie labbra con le sue.

Riuscì a liberarmi il polso dalla sua presa e mi allontanai da lui.

“Prometto che non dirò nulla a nessuno di quello che è successo adesso. Non cercami in alcun modo. Non ci vedremo mai più. Addio.” dissi io.

Così dicendo mi voltai, uscì dal portone, e corsi via.

Sperai che Joe non mi avesse seguito.

Dopo un po' ero senza fiato, e mi sedetti su una panchina, e mentre aspettavo che il fiatone passasse, finì il mio frullato.

Una volta finito il frullato, tornai a casa.

Quando arrivai, capì che ero sola: molto meglio, così non avrei dovuto spiegare nulla.

Andai in camera mia e mi stesi sul letto.

Per tutto il tragitto dalla panchina a casa non riuscì a togliermi dalla mente il momento in cui le mie labbra e quelle di Joe si erano sfiorate.

Decisi che avrei dimenticato tutto quello che era successo.

Volevo ascoltare un po' di musica, ma in quel momento non sarei riuscita a sentire la sua voce.

Dopo un paio d'ore mi ero calmata del tutto, e sentì la porta di casa aprirsi e dei rumori al piano di sotto; segno che i ragazzi erano tornati.

Scesi di sotto, e mi dissero che quella sera non ci sarebbero stati per cena.

Quando rimasi sola, non avevo fame per niente, così mi sedetti sul divano, presi il telecomando e cominciai a saltare da un canale all'altro.

Capitai per puro caso su un canale che in quel momento stava trasmettendo un episodio della serie Disney Jonas, con protagonisti proprio i Jonas Brothers.

Conoscevo bene quella serie.

L'episodio che veniva trasmesso era appena iniziato, ed era il numero quattro “Una famiglia normale”.

Quell'episodio era vero: Kevin; Joe e Nick potevano provarle tutte, ma non sono ragazzi normali.

Cambiai canale, non ce la facevo a vedere Joe, anche se era in televisione.

Quella sera non c'era niente di interessante in tv, così tornai nella mia stanza, e mi addormentai; non sentì nemmeno i ragazzi rientrare.

Mi ricordai che il 21 di settembre era il compleanno di David, e andammo a bere qualcosa insieme.

Ma con l'arrivo dell'ultima settimana di settembre, mi venne in mente che due settimane dopo avrei compiuto 25 anni.

Non avevo alcuna voglia di festeggiare, a causa di quello che era successo qualche anno prima; così non dissi nulla ai ragazzi, i quali non sapevano nemmeno che il mio compleanno era così vicino.

Un giorno, dopo pranzo, quando ebbi finito di lavare i piatti, mi accorsi di Orlando, Viggo, Sean e David, mi stavano fissando.

“Che c'è? Ho fatto qualcosa che non dovevo?” domandai io.

“No! Ci siamo resi conto che non sappiamo una cosa fondamentale di te.” rispose David.

Io li guardai confusa.

“Quando è il tuo compleanno?” domandò Orlando.

“Ho compiuto gli anni qualche mese fa.” risposi io, cercando di essere il più convincente possibile.

“Se c'è una cosa che abbiamo imparato di te, è che a volte le bugie non ti riescono molto bene.” disse Sean.

“Scusate, ma se c'è una cosa di cui non voglio sentire parlare è il mio compleanno.” risposi io, uscendo dalla cucina e dirigendomi verso le scale, ma Viggo mi fermò.

“Che succede?” domandò Viggo.

“Perdonatemi. Voi non centrate niente. Questa cosa non l'ho mai detta a nessuno. Non è piacevole.” risposi io.

Viggo mi fece sedere sul divano e gli altri intorno.

“Forse sfogarti ti farà bene. Noi siamo dalla tua parte.” disse Viggo.

“Compirò 25 anni tra due settimane, l'otto di ottobre, ma non festeggerò in alcun modo.” risposi io.

“E' successo qualcosa l'anno scorso?” domandò David.

“Non l'anno scorso. E' successo tutto quando compì 22 anni, tre anni fa. Avevo organizzato una cena in pizzeria con alcuni amici, e avevo invitato un ragazzo che non vedevo da tempo, con cui ero in classe il primo anno di liceo. Era seduto vicino a me. Mentre stavamo mangiando ha cominciato a parlare di quello che faceva a letto con la sua ex. Avrei voluto scappare, ma non l'ho fatto per rispetto verso gli altri miei ospiti. Mi aveva umiliato, e quella sera stessa decisi che non avrei più festeggiato il mio compleanno. Non volevo organizzare qualcosa per poi vederlo andare in fumo.” risposi io asciugandomi gli occhi dalle lacrime.

“Ci dispiace tanto! Quel tipo è veramente un idiota!” disse Sean.

“Potremmo fare qualcosa solo noi cinque.” disse Orlando.

“Non serve che vi disturbiate per me, davvero.” risposi io.

Così dicendo uscì in giardino.

Nei giorni seguenti, Orlando mi sorprese a guardare il sito della pasticceria da Carlo, a Hoboken, nel New Jersey, di proprietà di Buddy Valastro, il boss delle torte.

Avevo visto il programma il boss delle torte in tv, quando ero in Italia.

Stavo guardando la foto di una torta bellissima: strati di pan di spagna e pasta sfoglia farciti con la panna, e decorata con bignè e fragole al cioccolato.

Sarebbe stata fantastica, ma c'era un problema: le torte di Buddy costavano una fortuna; più erano grandi, più il prezzo era alto.

Mentre navigavo su internet, non so perchè, avevo messo le canzoni dei Jonas Brothers.

Ci provavo in tutti i modi, ma non riuscivo a togliermi dalla testa quello che era successo con Joe.

Ma con tutti i ragazzi normali che c'erano a Los Angeles, mi dovevo scontrare proprio con Joe Jonas?

Una settimana prima del mio compleanno, quando scesi al piano di sotto, vidi che c'erano solo Orlando e David che stavano parlando entrambi al telefono.

Sembrava che fossi diventata invisibile, non si accorsero nemmeno di me.

“Che sta succedendo?” domandai io quando finalmente si staccarono i cellulari dalle orecchie.

“Eravamo al telefono con degli amici!” rispose Orlando.

“Mi avete preso per una stupida? So che avete in mente qualcosa per me. E dove sono Viggo e Sean?” domandai io.

“Sono a New York, questioni di lavoro.” rispose David.

New York? Non me la raccontavano giusta. E poi ero io che non sapevo mentire?

Me ne andai in giardino, mi sedetti sul bordo della piscina immergendo i piedi nell'acqua e cercai di capire che cosa quei quattro avessero in mente.

Ad un certo punto, il mio cellulare squillò: dalla suoneria capì che era arrivato un messaggio e lo lessi.

Ciao! Non riesco a smettere di pensare a te! Ho bisogno di rivederti. Joe”; appena lessi il nome, smisi di respirare.

Tolsi i piedi dall'acqua, mi asciugai e tornai in casa.

“Come ha fatto Joe Jonas ad avere il mio numero di telefono? Ricordo perfettamente di non essere stata io a darglielo.” dissi io.

“Ci ha chiamati e ci ha raccontato quello che è successo tra voi. Voleva rivederti e ci ha chiesto di dargli il tuo numero.” rispose David.

Chiusi gli occhi e respirai profondamente per cercare di mantenere la calma.

“Tra noi non è successo nulla. E non posso rivederlo.” dissi io.

“Non è quello che ci ha detto lui.” rispose Orlando.

Guardai malissimo Orlando e David e tornai in giardino.

Riguardai il messaggio di Joe, ma non potevo assolutamente rispondergli.

Il giorno dopo ero da sola, perchè anche Orlando e David erano spariti.

Ero al piano superiore, che cercavo di fare una lavatrice, dato che i panni da lavare erano parecchi, quando il campanello squillò.

Scesi e aprì la porta: proprio sulla porta mi trovai Joe.

I ragazzi non solo gli avevano dato il mio numero, ma anche l'indirizzo di casa.

“Che cosa ci fai tu qui?” domandai io.

“Avevo bisogno di rivederti! Ti avevo mandato anche un messaggio.” rispose Joe.

“Lo so, l'ho letto! Ho solo deciso di non risponderti!” dissi io.

Joe mi prese la mano ed entrò, chiudendo la porta.

“Ho provato in tutti i modi a dimenticare quello che è successo ma non ci riesco, e sento che anche per te è lo stesso.” rispose Joe.

Abbassai lo sguardo, e delle lacrime cominciarono a scendere.

“Ehi, non c'è bisogno di piangere.” disse Joe sollevandomi il mento e passando le sue dita sulle mie guance.

Lo guardai negli occhi e lui mi sfiorò nuovamente le labbra con le sue, prendendo il mio viso con tutte e due le mani.

“Joe, aspetta.” dissi io con un filo di voce, quando lui si staccò.

“Ssshh, ho aspettato anche troppo.” rispose Joe, e mi baciò di nuovo.

Dopo quel bacio, mi allontanai da lui.

Mi sedetti sul divano con la testa tra le mani.

Sentì che Joe si sedette accanto a me, e cominciò a cantare vicino al mio orecchio.

Riconobbi la canzone: era Just in love.

Anche senza musica aveva una voce stupenda.

Alzai la testa, lo guardai e sorrisi.

Stava per baciarmi di nuovo, ma squillò il suo cellulare.

Joe controllò, evidentemente era un messaggio.

“Devo andare. A presto.” disse Joe.

“A presto.” risposi io.

Lo accompagnai alla porta e lui se ne andò.

Rimasta sola tornai ad occuparmi della lavatrice.

Il giorno dopo tornarono Viggo e Sean, ma tutti e quattro si tennero a distanza da me.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Arrivò il giorno del mio compleanno, e quando scesi di sotto mi accorsi che ero sola in casa.
Sul piano della cucina trovai un mazzo di fiori in un vaso e una busta indirizzata a me.
L'aprì e trovai una lettera dei ragazzi.
Buon compleanno! L'allegato è tutto per te! Goditi la giornata e rilassati! Ci vediamo stasera a questo indirizzo.” era firmata da tutti e quattro.
Lessi l'indirizzo scritto sulla lettera, ma non sapevo dove e che cosa fosse quel posto.
Guardai l'allegato che mi avevano lasciato: una giornata intera in un centro benessere.
Poi notai che in fondo alla lettera c'era un post scriptum: “Questo è solo l'inizio”.
Presi il cellulare e chiamai Orlando: cellulare staccato.
Provai con Viggo, Sean e David: tutti con il cellulare spento.
Guardai l'allegato che avevo ricevuto e decisi di stare al loro gioco.
Mi andai a cambiare, indossando il costume, presi quello che mi serviva nella borsa e uscì di casa, prendendo la busta.
Con un taxi raggiunsi il centro benessere, e quando entrai mostrai il mio coupon alla ragazza che era alla reception.
Lei mi sorrise e prese il telefono; dopo pochi secondi chiuse la telefonata e mi disse di attendere qualche istante.
Mi sedetti su una panchina vicino al bancone.
Poco dopo, si avvicinò a me un ragazzo che lavorava lì.
Disse che si chiamava Thomas e che si sarebbe occupato di me per tutto il giorno.
Passai la giornata tra massaggi e bagni nelle piscine: era fantastico.
Erano quasi le sei del pomeriggio quando Thomas mi disse che avevamo finito.
Mi vestì dopo essermi fatta la doccia e tornai nella hall.
Lì trovai una donna che veniva da parte di un'atelier, e che dovevo andare con lei.
Il suo nome era Sharon.
Prima di seguirla le chiesi se l'avevano mandata i miei amici e lei mi ripose di si, così la seguì.
Mi tornarono in mente le parole in fondo alla lettera: “Questo è solo l'inizio”.
Domandai a me stessa che cos'altro avessero organizzato Viggo, Orlando, Sean e David.
Quando arrivammo all'atelier, Sharon mi presentò Eric.
Si misero subito al lavoro.
Eric si occupò dei miei capelli e del make up.
Realizzò un'acconciatura raccolta che decorò con un fermaglio argentato, poi utilizzò un trucco molto naturale, che mi mettesse in risalto gli occhi.
Eric mi disse che il trucco era waterproof, cioè resistente all'acqua.
Poi Sharon mi fece indossare un vestito nero senza maniche, in pizzo con scollatura a cuore, la fodera interna color grigio perla e corto fino al ginocchio.
Sembrava che lo avessero disegnato apposta per me.
Le scarpe erano dei sandali neri con gli strass argentati, e per fortuna avevano poco tacco, altrimenti non sarei riuscita a camminare.
Sharon mi consegnò anche una pochette nera e argento.
“Sei meravigliosa!” disse Eric.
“Grazie.” risposi io.
Per coprire il vestito, mi fecero indossare un mantello nero con cappuccio lungo fino ai piedi.
Misi il mio cellulare, le chiavi, un documento, qualche dollaro e la busta con la lettera nella pochette.
Presi la borsa e ringraziai Sharon e Eric dicendogli che gli avrei restituito il vestito, le scarpe e tutto il resto, ma loro mi dissero che era un regalo e che potevo tenere tutto quanto.
Quando uscì dall'atelier, chiamai un taxi e mi recai all'indirizzo scritto nella lettera.
Arrivai a destinazione e rimasi a bocca aperta.
Era un hotel enorme tutto illuminato; mi chiesi se ero nel posto giusto.
Entrai dopo essermi coperta i capelli con il cappuccio del mantello e mi diressi alla reception, dove spiegai perchè mi trovavo lì.
Il receptionist capì subito e chiamò un ragazzo a cui disse di accompagnarmi.
Chiesi dove potevo lasciare la borsa che avevo usato tutta la giornata, e mi dissero che potevo lasciarla nel guardaroba che era custodito.
Dopo aver lasciato la borsa, il ragazzo mi guidò all'ingresso di un grande salone, le cui porte erano aperte.
Il ragazzo mi disse di fermarmi all'entrata perchè c'erano delle scale.
All'inizio non capì le sue parole, ma poi vidi che all'interno era tutto buio.
Entrai, mi fermai dopo pochi passi, e all'improvviso si accesero le luci, e sentì gridare “Sorpresa!!!”.
Rimasi senza parole.
In quella sala, non c'erano solo Viggo, Orlando, Sean e David, ma anche altre persone, tutti maschi; mi guardai intorno e riconobbi tutti.
Erano stati invitati Tom Welling, Michael Rosenbaum e Justin Hartley di Smallville, Stephen Ammell di Arrow,  Chace Crawford e Ed Westwick di Gossip Girl, Robert Pattinson, Peter Faccinelli e Jackson Rathbone di Twilight, Brad Pitt, Johnny Deep.
C'era anche il gruppo che avevo conosciuto in spiaggia: Kellan Lutz, Taylor Lautner, Henry Cavill, Johnathan Rhys Meyers, Zac Efron e Chris Evans.
Gli unici che non vidi erano Joe e Nick Jonas.
Non riuscivo a credere che tutte quelle persone erano li per me.
Mi tolsi il cappuccio dalla testa, e mi slacciai il mantello, togliendolo e porgendolo al ragazzo alle mie spalle, che se ne andò.
Scesi le scale con tutti che mi fissavano a bocca aperta.
Quando finì la scala, mi avvicinai a Viggo, Orlando, Sean e David.
“Sei stupenda!” disse Orlando.
“Grazie.” risposi io.
“Che ne pensi?” domandò David.
“Sapevo che avevate in mente qualcosa dato che mi avete evitato per più di una settimana. La lettera che ho trovato stamattina mi ha un po' spaventato, specialmente la frase “Questo è solo l'inizio” scritta in fondo. Ma devo ammettere che non mi sarei mai immaginata una cosa del genere. Grazie di cuore. Per tutto.” risposi io, e gli abbracciai tutti e quattro.
Così facendo, appoggiai la pochette che avevo in mano su uno dei tavoli.
Ad un certo punto le luci si abbassarono e si accesero quelle sul palcoscenico.
Mi avvicinai, e vidi che sul palco c'erano due persone con le chitarre in mano; erano due ragazzi, ma non riuscì a riconoscerli per via delle luci troppo basse.
Le due persone cominciarono a suonare, e non appena uno di loro iniziò a cantare, le luci si alzarono.
Mi mancò il fiato; riconobbi la canzone all'istante: Hello Beautiful, e il ragazzo che stava cantando era Nick Jonas, mentre vicino a lui c'era suo fratello Kevin.
Non appena Nick finì il suo pezzo, sentì un'altra voce.
Dal fondo del palco apparve l'ultimo componente della band: Joe.
Non ci potevo credere: i Jonas Brothers si stavano esibendo dal vivo alla festa del mio compleanno.
Sentì che mi stava scendendo una lacrima e la asciugai; per fortuna il trucco era waterproof, altrimenti avrei combinato un disastro.
Joe mi guardò e mi sorrise mentre continuava a cantare.
La canzone finì e iniziò First Time, la loro ultima canzone come band.
Quando finirono, le luci si riaccesero e i Jonas scesero dal palco, venendo verso di me.
“Come ti siamo sembrati?” domandò Kevin.
“Siete stati fantastici!” risposi io.
Sorrisero tutti e tre.
In quel momento mi si avvicinò un cameriere dell'hotel che mi disse che nella hall c'era una persona che voleva parlarmi.
Lo ringraziai e lasciai la sala per andare a vedere chi aveva bisogno di me.
Una volta che arrivai nella hall vidi chi mi stava cercando: era Alessio, il ragazzo che aveva rovinato la festa del mio compleanno tre anni prima a Roma.
“Ciao!” disse Alessio.
“Che cosa ci fai tu qui?” domandai io.
“Sono venuto a Los Angeles, e per puro caso qualche giorno fa ti ho visto. Poi mi sono ricordato che oggi è il tuo compleanno, e ti ho vista entrare qui.” rispose Alessio.
“Mi hai seguita? Come ti sei permesso? Ora vattene!” dissi io.
“Ormai sono qui. Torniamo alla festa.” rispose Alessio.
“Così puoi rovinarmi anche questa come tre anni fa? No grazie. Ora vattene immediatamente!” dissi io.
Mi voltai e mi diressi verso la sala, ma Alessio mi fermò prendendomi per un braccio e stringendo la presa.
I suoi occhi mi facevano paura.
“Tu sei solo una stupida!” disse Alessio, mollando la presa intorno al mio braccio.
Non riuscì a mantenere l'equilibrio e caddi per terra.
Vidi Orlando, Chris e Tom, che evidentemente erano usciti a cercarmi.
Mi alzai, corsi fuori dall'hotel e  mi sedetti su un muretto.
Orlando si sedette accanto a me.
“Stai bene?” domandò Orlando.
“Non più! Questa serata era magnifica, e poi lui ha rovinato tutto un'altra volta, proprio come tre anni fa.” risposi io.
“Mi dispiace tanto. Andiamo.” disse Orlando alzandosi dal muretto.
“Anche se è resistente all'acqua, il trucco si sarà rovinato.” risposi io.
“Non c'è nemmeno una sbavatura.” disse Orlando porgendomi la mano.
Presi la sua mano, mi alzai e tornammo dentro l'hotel.
Quando entrammo, Chris e Tom vennero vicino a me e a Orlando.
Alessio era circondato dalla sicurezza dell'hotel, e quando mi vide cercò di fare un passo verso di me, ma la sicurezza lo trattenne. Tornai nella sala e mi sedetti su un divanetto.
Orlando raccontò a tutti quello che era successo: erano tutti dalla mia parte.
In quel momento sentì delle urla provenire dall'entrata della sala e mi alzai di scatto perchè avevo riconosciuto la voce di Alessio, che doveva essere riuscito a liberarsi dagli uomini della sicurezza.
Infatti entrò nella sala e scese le scale di corsa.
Tutti quanti formarono un muro davanti a me per proteggermi.
Kellan, Henry e Chris erano davanti, tutti e tre con i pugni serrati.
“Levatevi di mezzo!” disse Alessio.
“Questa è una festa privata! Sparisci!” rispose Henry.
Ancora poco e Henry gli avrebbe mollato un pugno.
Joe si avvicinò a me, mi prese la mano e io mi strinsi al suo braccio.
In quel momento, la polizia entrò nella sala e portò via Alessio che non la smetteva di urlare.
Quando le urla si spensero, Kellan, Henry e Chris rilassarono le braccia, io mi risedetti sul divanetto e tutti quanti si girarono verso di me.
“Mi dispiace tantissimo ragazzi!” dissi io.
“Non è affatto colpa tua.” rispose Chris.
“Qui ci vuole un po' di musica.” disse Joe alzandosi dal divano.
Mi portò sotto il palco, lasciò la mia mano e salì sul palco seguito da Nick e Kevin, che presero le chitarre.
Bisbigliarono qualcosa tra loro, poi si voltarono, e cominciarono a suonare una canzone che partiva in modo molto potente.
Era World War III; non riuscì a trattenere un sorriso.
Poi suonarono Pom Poms; sarei rimasta ad ascoltarli per ore.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Quando ebbero finito, Johnathan s'avvicino e mi chiuse gli occhi con le mani e mi fece fare qualche passo in non so quale direzione.
“Ora toglierò le mani, ma tu continua a tenere gli occhi chiusi finchè non te lo dico.” disse Johnathan.
“Ok, d'accordo.” risposi io.
Johnathan tolse le mani dai miei occhi.
“Ora puoi aprirli!” disse Johnathan.
Aprì gli occhi, e vidi davanti a me una torta fantastica che riconobbi subito: strati di pan di spagna e pasta sfoglia farciti con la panna, con sopra bignè e fragole ricoperte al cioccolato, e sopra c'era una scritta realizzato con il cioccolato che diceva Buon compleanno Emma.
C'era solo una persona che poteva creare una torta simile: alzai lo sguardo e vidi che accanto a me c'era Buddy Valastro in persona.
“Buon compleanno Emma! Piacere di conoscerti.” disse Buddy abbracciandomi.
“Grazie Buddy. Questa torta è semplicemente meravigliosa.” risposi io.
Buddy sorrise, e accese la candela.
Espressi il mio desiderio e spensi la candela con un soffio.
Buddy tagliò la torta mi consegnò la prima fetta.
Mi misi mi in bocca un pezzo di torta e mi sentì in paradiso: era stratosferica.
“Buddy, è buonissima.” dissi io.
“Sono contento che ti piaccia! Ora devo andare! Buon divertimento.” rispose Buddy.
Buddy se ne andò, e mangiammo la torta tutti insieme.
Quando la serata finì, presi la mia borsa e il mantello dal guardaroba e dopo aver salutato tutti, mi avviai  verso la macchina dove Viggo, Orlando, Sean e David mi stavano aspettando.
Salimmo in macchina e tornammo a casa.
Non dissi una parola per tutto il tragitto.
Quando entrammo in casa, andai in camera, mi tolsi le scarpe, il vestito e il fermaglio dai capelli.
Indossai l'accappatoio, presi il pigiama e andai in bagno.
Dopo essermi struccata, mi feci una doccia per togliermi tutta la lacca dai capelli.
Mi asciugai i capelli, indossai il pigiama e tornai nella mia stanza.
Quando mi stesi sul letto, non riuscì a trattenere le lacrime per quello che era successo.
Non ho idea dell'ora in cui mi addormentai.
Quando mi svegliai, mi sentivo malissimo.
Guardai l'orologio: erano le undici.
Sentì che avevo il cuscino bagnato: dovevo aver pianto tantissimo.
Mi alzai e scesi di sotto.
I ragazzi erano in giardino.
Avevo lo stomaco chiuso per mangiare, così mi sedetti sul divano con le gambe strette al petto.
I ragazzi si sedettero accanto a me.
“Ti abbiamo sentita piangere stanotte.” disse Viggo.
“Sto bene. Non dovete preoccuparvi.” risposi io.
Mi alzai e tornai in camera.
Quel pomeriggio, i ragazzi dovevano andare via per qualche giorno.
Non volevano lasciarmi da sola, ma io gli dissi che potevo farcela a rimanere da sola per qualche giorno.
Quando rimasi sola, volevo provare a iniziare a scrivere la trama del film.
Avevo preso il blocco, e aprì il frigo per prendere del succo, ma bussarono alla porta.
Andai ad aprire ed era Joe; lo feci entrare e chiusi la porta.
“Mi sembri un po' giù di corda.” disse Joe accarezzandomi la guancia.
“Diciamo che sono stata meglio.” risposi io.
“E' per questo che sono qui. Ho la cura perfetta.” disse Joe.
“Cioè?” domandai io.
“Andiamo a divertirci.” rispose Joe.
“Scusa Joe, ma oggi non me la sento proprio di uscire.” dissi io.
“Ho un programma fantastico. Adesso andiamo a casa mia, dormiamo lì e domani andiamo a divertirci a Disney Land.” rispose Joe.
“In Florida?” domandai io.
“In Florida c'è Disney World, qui a Los Angeles c'è Disney Land, ed è li che andremo. Che cosa dici ora?”  domandò Joe avvicinando il suo viso al mio.
“Potrebbe essere divertente. Vado a prendere le mie cose.” risposi io.
Joe mi baciò e salì a prendere il pigiama per quella sera , un paio di costumi da bagno, biancheria pulita, un cambio d'abito per il giorno dopo, spazzolino e dentifricio.
Quando tornai giù, uscì di casa insieme a Joe.
Salimmo sulla sua macchina e partimmo.
“Dimmi la verità. Ti hanno chiamato i ragazzi vero?” domandai io.
Joe sorrise.
“Si. Non volevano lasciarti da sola.” rispose Joe.
Lo guardai e risi.
Arrivammo a casa sua ed entrammo.
“E' bellissima!” dissi io.
Joe sorrise.
Mi accorsi che sul divano c'era una piccola palla di pelo nera: era un gattino.
“E tu chi sei?” domandai io accarezzando il gattino e prendendolo in braccio.
“Si chiama Pancake.” rispose Joe avvicinandosi a me e accarezzando anche lui Pancake.
“E' dolcissimo!” dissi io.
“Tu lo sei di più.” rispose Joe prendendo Pancake dalle mie mani.
Indossammo i costumi e andammo in piscina.
Quella sera, ordinammo la pizza e guardammo un film.
Quando finimmo il film, salimmo al piano dove c'erano le camere, andai in bagno per mettermi il pigiama, e feci per entrare in una stanza, ma Joe mi fermò la mano.
“Dove vai?” domandò Joe.
“Dormirò nella camera degli ospiti.” risposi io.
“Non se ne parla nemmeno. Starai insieme a me.” disse Joe.
Così dicendo, mi portò nella sua stanza, dove le tende della finestra erano chiuse.
“Vado un attimo in bagno. Aspettami qui.” disse Joe sussurrando.
Dopo un paio di minuti sentì la porta chiudersi.
Mi voltai e vidi che Joe era a torso nudo, indossava solo i boxer.
Gli voltai le spalle, arrossendo.
Ma perchè doveva essere così bello?
“Joe, io non ce la faccio.” dissi io.
“Non voglio farlo, voglio solo stare con te.” rispose Joe.
Cinse il mio corpo con le sue braccia, e prese a baciarmi il collo.
“Joe...” dissi io voltandomi verso di lui.
Ma non riuscì a parlare, perchè prese il mio viso tra le mani e mi baciò, ma più passionalmente delle volte precedenti.
Mi prese in braccio, mi posò sul letto e si sdraiò accanto a me, continuando a baciarmi.
“Come ti senti?.” disse Joe.
“Sto meglio, e questo grazie a te.” risposi io.
Joe sorrise, e io mi persi nei suoi occhi.
Poi ci addormentammo.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


La mattina dopo, aprì gli occhi e vidi Joe al mio fianco.
Era stato così dolce la sera prima.
In quel momento la sveglia sul comodino iniziò a suonare.
Joe non si mosse di un millimetro.
“Joe... svegliati. La sveglia sta suonando.” dissi io.
Joe aprì gli occhi, allungò la mano, spense la sveglia e mi guardò.
“Buon giorno.” rispose Joe.
Io sorrisi.
Guardai la sveglia: erano le sette.
Sentimmo graffiare contro la porta.
“Sembra che Pancake abbia fame, quindi devi alzarti.” dissi io.
Mi alzai, aprì la porta, presi in braccio Pancake e scesi in cucina.
Joe mi raggiunse e versò del cibo per gatti nella ciotola di Pancake.
Facemmo una leggera colazione, ci vestimmo e partimmo per Diseny Land.
Avevo caricato in macchina anche la borsa con le mie cose; sarei tornata a casa dopo il parco divertimenti.
Arrivammo nel parcheggio del parco verso le nove.
Joe comprò i biglietti alla cassa ed entrammo.
Non ero mai stata nemmeno al parco Disney a Parigi.
Mi sembrò di tornare bambina.
Joe mi comprò una corona da principessa, mentre per lui prese le orecchie di Topolino.
Fortunatamente nessuno lo riconobbe, perchè c'erano moltissimi bambini con i genitori.
Andammo su molte attrazioni; non mi ero mai divertita tanto in vita mia.
Senza che ce ne rendessimo conto, arrivarono le nove di sera.
Tornammo in macchina per tornare a casa.
“Grazie! E' stata una giornata fantastica! Non mi sono mai divertita tanto!” dissi io rompendo il silenzio.
“Figurati! Se avrai bisogno nuovamente di divertiti sai dove trovarmi.” rispose Joe voltandosi a guardarmi.
Io risi, e Joe non la smetteva di guardarmi.
“Guarda avanti per favore.” dissi io.
Joe tornò a guardare la strada.
Erano passate da poco le dieci quando arrivammo davanti a casa mia, le luci erano accese.
Scesi dalla macchina, presi la mia borsa dal bagagliaio e salutai Joe che tornò a casa sua.
Quando entrai in casa, vidi che i ragazzi erano in salotto.
“Come stai? Vi siete divertiti?” domandò David.
“Sto bene. Ci siamo divertiti tantissimo.” risposi io.
I ragazzi ne furono felici.
Me ne andai a letto che erano a al settimo cielo.
Nei due giorni seguenti, Joe non si fece sentire; di sicuro aveva molti impegni.
Erano circa le tre del pomeriggio, e mi trovavo in giardino con i ragazzi.
Ero decisa a iniziare a scrivere la trama del film.
Il mio cellulare squillò: vidi dal display che era Joe.
Risposi, ma la voce dall'altra parte non era quella di Joe, ma di Nick e sembrava agitato.
“Nick calmati per favore. Non capisco nulla.” dissi io.
“Devi venire subito a casa di Joe.” rispose Nick.
“Che è successo?” domandai io
“Ha la febbre alta. E continua a ripetere il tuo nome.” rispose Nick.
“Arrivo subito.” dissi io.
Prima di chiudere la chiamata mi feci ripetere l'indirizzo; quando era stata là, guidava Joe, quindi non avevo prestato molta attenzione alla strada.
“Che succede?” domandò Sean.
“Era Nick. Joe ha la febbre alta, ma continua a ripetere il mio nome, per questo mi ha chiamato. Devo andare subito da lui.” risposi io.
Mi alzai dallo sdraio, corsi in camera mia, indossai un paio di jeans e una maglia e tornai giù.
Mentre mi vestivo chiamai un taxi.
Quando tornai fuori, il taxi era arrivato.
Dissi ai ragazzi che non sapevo a che ora sarei tornata, e loro mi dissero di non preoccuparmi.
Salì sul taxi e comunicai l'indirizzo al tassista.
Arrivai a casa di Joe e bussai alla porta.
Mi aprì Nick.
“Scusa se ti ho chiamato, ma forse puoi fare qualcosa.” disse Nick facendomi entrare.
“Non ti preoccupare.” risposi io appoggiando una mano sulla spalla di Nick.
Vidi che c'era anche Kevin.
Mi portarono nella stanza di Joe.
Mi avvicinai a lui e sentì bruciava.
Chiesi a Nick e Kevin di portarmi dell'acqua fredda, delle pezze di stoffa e dell'acqua da bere.
“Che cosa ti serve questa roba?” domandò Kevin quando mi portarono quello che avevo chiesto.
“Per fare in modo che la febbre si abbassi, devo bagnarli i polsi e la fronte con acqua fredda, e poi deve bere molto e sudare. E' l'unico maniera.” risposi io immergendo le pezze nell'acqua, e posandole sulla fronte e sui polsi di Joe.
Nick e Kevin mi lasciarono sola.
Joe ogni tanto pronunciava il mio nome mentre rinfrescavo le pezze.
Di tanto in tanto lo facevo bere.
Guardai l'orologio: erano già le sette di sera.
Scesi di sotto: Nick e Kevin erano seduti sul divano.
Era arrivata anche Danielle, la moglie di Kevin, con la loro bimba Alena Rose.
“Come sta?” domandò Nick quando mi vide.
“La febbre si è abbassata. Sta dormendo adesso. Quando si sveglierà dobbiamo areare la stanza,  cambiare le lenzuola e aiutarlo a fare un bagno caldo.” risposi io.
“Grazie di tutto. Al bagno ci pensiamo io e Kevin.” rispose Nick.
“E io ti aiuterò a rifare il letto.” disse Danielle.
Sorrisi e li ringraziai.
Avevano ordinato qualche pizza e ne mangiai un paio di pezzi.
Presi in braccio Alena, che mi fece un gran sorriso.
“E' bellissima. Assomiglia molto a Kevin.” dissi io.
“Non sei la prima persona che lo nota.” rispose Danielle prendendo Alena dalle mie braccia.
Tornai a controllare Joe: la febbre si era abbassata di molto, e lui dormiva.
Cambiai le pezze bagnate e tornai di sotto.
Alena si era addormentata.
Dopo poco tempo ci addormentammo tutti sul divano e sulle poltrone.
Quando aprì gli occhi guardai l'orologio: erano le otto del mattino.
Svegliai Kevin e Nick e andai nella stanza di Joe.
Gli tolsi le pezze da fronte e polsi e lui aprì gli occhi.
“Ciao. Che ci fai qui?” domandò Joe.
“Avevi la febbre altissima, così Nick mi ha chiamato. Ma adesso la febbre è calata.” risposi io.
Joe prese la mia mano.
“Grazie.” disse Joe.
Io sorrisi, e Nick e Kevin entrarono.
“Come sta il nostro fratellino?” domandò Kevin.
“Meglio.” risposi io.
Così dicendo, Nick e Kevin aiutarono Joe ad alzarsi e lo portarono in bagno per aiutarlo a lavarsi.
Arrivò Danielle che mi aiutò a cambiare le lenzuola che buttammo da lavare dopo averne di pulite.
Aprì la finestra per areare la stanza.
Dopo aver messo le lenzuola in lavatrice, io e Danielle tornammo in salotto da Alena.
Chiamai i ragazzi per dirgli che ero ancora viva, e loro furono contenti che Joe stava meglio.
Quando chiusi la chiamata Nick e Kevin entrarono in salotto.
Con loro c'era anche Joe, che dopo il bagno si era cambiato i vestiti.
Si sedette accanto a me.
“Come ti senti?” domandai io.
“Molto meglio! E questo grazie a te.” rispose Joe.
Nel pomeriggio Nick, Kevin, Danielle e Alena tornarono a casa.
Joe mi disse che stava bene e che poteva cavarsela da solo.
Gli dissi di mangiare leggero, gli detti un bacio su una guancia e tornai a casa.
“Come sta Joe?” domandò Orlando, quando arrivai.
“Molto meglio. Non ha più la febbre.” risposi io.
Così dicendo, mi feci una doccia, poi tornai ad occuparmi della trama del film.
Andavo avanti poco alla volta.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Quella sera vennero a trovarci Chris, Johnathan e Henry.
Mentre preparavo la cena, chiamai Joe per sentire se era tutto a posto.
“Mai stato meglio.” disse Joe.
“Ti vorrei ricordare che ieri avevi la febbre a quaranta. Non puoi già essere al 100%.” risposi io.
“Sto bene fidati. Ci sentiamo presto.” disse Joe, e chiuse la chiamata.
La cena era quasi pronta e i ragazzi avevano già apparecchiato.
“Joe sta bene?” domandò Sean.
“Lui dice di stare benissimo. Non so quanto possa stare bene dopo aver passato una notte con la febbre alta. C'è un motivo per cui tutti lo chiamano Danger.” risposi io.
Era tutto pronto, così mangiammo.
Anche  Chris, Johnathan e Henry rimasero entusiasti della mia cucina.
Una volta finita la cena, lavai i piatti.
“Una cena fantastica. I tuoi genitori saranno fieri di avere una figlia come te.” disse Chris.
Io sorrisi abbassando lo sguardo.
“Ho detto qualcosa che non va?” domandò Chris.
“No tutto bene.” risposi io, sedendomi sul divano in mezzo a loro.
“Sicura? Guarda che puoi dirci tutto. Non ci offenderemo.” disse Henry.
Li guardai tutti e sette.
“Io non ho più i genitori. Sono orfana da due anni.” dissi io.
“Ci dispiace tanto. Come è successo?” domandò Johnathan.
“Un'incidente d'auto. Io ero con loro. Quella sera stavamo tornando a casa dopo aver cenato fuori; mio padre dette gas dato che aveva il semaforo verde, ma una macchina proveniente dalla parte opposta dell'incrocio passò con il rosso e ci prese in pieno. Vidi solo i fari. La macchina si ribaltò e io sbattei la testa contro il finestrino e il sedile davanti dove c'era mia madre. Poi persi i sensi. Quando aprì gli occhi era tutto confuso: luci blu e rosse, tante voci. Poi non sentì più nulla. Mi ripresi e vidi delle luci bianche che mi accecavano. Capì di essere in ospedale. Chiesi ai dottori dove erano i miei genitori e mi risposero che non ce l'avevano fatta. Erano morti sul colpo in macchina. I paramedici che mi estrassero dall'auto si accorsero che ero ancora viva. Mi crollò il mondo addosso. I funerali si svolsero una settimana dopo, il giorno stesso che uscì dall'ospedale.” risposi io con le lacrime agli occhi.
Mi abbracciarono a lungo.
Dopo che  Chris, Johnathan e Henry se ne andarono, andammo tutti a letto.
Il 20 di ottobre era il compleanno di Viggo, e per festeggiare andammo a cena fuori; una cosa semplice per stare in compagnia.
Nei giorni seguenti scrissi la trama del film.
Quando ebbi finito, dopo averla riletta un po' di volte, la stampai e realizzai la rilegatura.
Scesi di sotto e andai in giardino dai ragazzi.
“Che cos'è quel libro?” domandò Orlando.
“E' la trama del film. L'ho finita.” risposi io.
Vollero leggerla subito.
Quando ebbero finito di leggere, rimasero in silenzio.
“E' così brutta?” domandai io.
“Brutta? Stai scherzando? E' perfetta!” rispose Viggo.
Ci volle un po', ma alla fine mi convinsero a spedirne una copia a Robert Shaye, il produttore.
Così inviai a Robert una e-mail con allegato il file che conteneva la trama; inoltre allegai anche una lista contenente i nomi di giovani attrici che avrebbero potuto interpretare la parte della protagonista femminile.
Scrissi anche che il titolo del film poteva essere inventato, e che quella non era la trama definitiva, e che di conseguenza poteva essere modificata in qualsiasi momento.
Quel pomeriggio ricevemmo una visita inaspettata: Robert, il produttore.
“Robert, che bella sorpresa. Come mai da queste parti?” domandai io, quando entrò in casa dopo che Orlando aprì la porta.
“Sono venuto per congratularmi con te! Ho ricevuto la tua mail e non sono riuscito a trattenere la curiosità. La trama è perfetta, secondo me non ha bisogno di essere modificata in alcun modo.” rispose Robert.
Io sorrisi.
“Ma sei sicura della lista di nomi che hai allegato? Tu potresti benissimo interpretare quella parte.” disse Robert.
“Sono sicurissima. Io non sono un'attrice. E potete tranquillamente scegliere anche nomi che non sono presenti nella lista.” risposi io.
Così dicendo Robert se ne andò perchè aveva altri impegni.
I ragazzi non erano molto d'accordo per la lista dei nomi delle attrici, ma io gli spiegai che la scelta di un'attrice professionista era quella più  giusta e anche l'unica possibile.
Nei giorni seguenti, decisi che sarei tornata in Italia, a Roma.
Lì avevo la mia casa, la mia vita.
Ero venuta a Los Angeles per scrivere la trama del film, e dato che l'avevo scritta, non c'era alcun motivo per rimanere.
Naturalmente i ragazzi credevano che io mi fossi trasferita per sempre a Los Angeles, quindi decisi che sarei partita quando sarei stata sola, altrimenti me lo avrebbero impedito.
Un'altra persona che doveva rimanere all'oscuro era Joe: non potevo rimanere con lui.
Due giorni prima di Halloween, venni a sapere dai ragazzi che sarei rimasta da sola per quattro giorni a partire da quella sera stessa.
Una volta rimasta da sola, mi preparai a partire: chiamai l'aeroporto con il mio cellulare, e prenotai un posto sul primo volo Los Angeles – Roma, che sarebbe partito tra quattro ore, preparai la mia valigia, assicurandomi non dimenticare nulla, e scrissi un biglietto per i ragazzi: “Sono venuta a Los Angeles solo per scrivere la trama del film. Non dimenticherò mai tutto il tempo che abbiamo passato insieme. Conserverò ogni istante nel mio cuore per sempre. Non sarei mai potuta rimanere per sempre: non sono una cittadina americana. La mia vita e la mia casa sono a Roma. So che se vi aspetto non mi lascereste mai partire. Vi prego di non dire niente a nessuno. Addio. Emma.”; piegai la lettera e la inserì in una busta  su cui scrissi i nomi dei ragazzi.
Lasciai la busta sul ripiano della cucina insieme alle chiavi di casa.
Quando i ragazzi avrebbero aperto la busta, sarebbe stato troppo tardi per fermarmi.
Chiamai un taxi.
Quando uscì di casa il taxi era arrivato; caricai la valigia e il bagaglio a mano, e dopo essere salita dissi al tassista di portarmi all'aeroporto.
In mano avevo il mio passaporto.
Durante tutto il tragitto, ripensai ai momenti che avevo passato con Joe, ma mi convinsi che era stato tutto un sogno.
Arrivata in aeroporto, effettuai il check-in, quando chiamarono il volo, mi imbarcai sull'aereo che mi avrebbe riportata a casa.
Arrivai a Roma nel pomeriggio del giorno seguente.
In Italia erano circa le sei.
Con un taxi arrivai fino a casa.
Mi faceva uno strano effetto tornare a casa dopo due mesi.
Con un po' di tempo avrei ripreso le mie abitudini.
Due giorni dopo che ero tornata a Roma, ricevetti una telefonata: era David.
Capì che erano tornati e avevano aperto la busta con la mia lettera.
Ignorai la chiamata e anche tutte quelle successive.
Avevo bisogno di fare due passi, così uscì di casa, e mi andai a sedere proprio sulla panchina dove tutto era cominciato.
E proprio su quella panchina la mia avventura a Los Angeles si concluse definitivamente; o almeno era quello che credevo io.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Tornai a casa, accesi il computer e iniziai a navigare in internet.
Per caso trovai un articolo dove c'era una foto di Joe Jonas con una ragazza al suo fianco.
Non lessi l'articolo, ma ero contenta per lui; si era finalmente dimenticato di me.
Il giorno dopo, camminai parecchio per Roma; anche se era l'inizio di novembre, era comunque una bella giornata.
Arrivai fino alla Fontana di Trevi e mi sedetti vicino al bordo.
C'erano moltissime persone, per la maggior parte turisti che mentre davano le spalle alla fontana, vi gettavano delle monetine.
Si diceva che se gettavi una moneta, in futuro saresti tornato a Roma, mentre se ne gettavi due trovavi l'amore.
Di gettare monete non avevo bisogno: abitavo a Roma e trovare l'amore era l'ultimo dei miei pensieri.
Mi alzai e cercai di uscire dalla folla di persone; con un po' di fatica ci riuscì.
Tornata a casa, accesi la tv e saltai da un canale all'altro.
Dopo un po', dato che non veniva trasmesso nulla di interessante, spensi la tv.
Mi recai in terrazza e mi godetti il panorama: il colosseo e la cupola della basilica di San Pietro in lontananza.
Presi in mano un medaglione; lo portavo sempre con me, ovunque andassi.
A Los Angeles non lo avevo mai tirato fuori in pubblico, lo facevo sempre quando ero sola.
Quel medaglione era molto prezioso per me: lo avevo dal giorno del funerale dei miei genitori.
Si poteva aprire, e dentro erano contenuti due oggetti: una piccola foto dei miei genitori e ripiegato, il ritaglio di giornale con l'articolo dell'incidente.
Il giorno seguente, mi recai al cimitero.
Volevo cambiare i fiori sulla tomba dei miei genitori: l'ultima volta che ci ero andata era stato una settimana prima di partire per Los Angeles.
Quando arrivai, comprai un mazzo di fiori freschi nel negozio vicino all'entrata.
Dopo di che, camminai fino alla tomba, mi ci inginocchiai davanti dopo aver buttato via i fiori secchi e averla ripulita un po', e appoggiai il mazzo di fiori freschi sulla lapide di marmo.
Non riuscì a trattenere le lacrime.
Mi accorsi che c'era qualcuno in piedi vicino a me.
Alzai lo sguardo e vidi Chris Evans.
“Che cosa ci fai qui?” domandai io asciugandomi gli occhi con una manica.
“Ti ho vista per strada, poi ho visto che entravi qui.” rispose Chris.
Rimasi in silenzio e mi alzai in piedi.
“Quello che intendevo era: cosa ci fai qui a Roma?” domandai io.
“Sono venuto a cercati, e finalmente ti ho trovata.” rispose Chris.
“Sei venuto fin qui per niente. Non tornerò mai a Los Angeles. La mia vita, se posso chiamarla ancora così, è qui a Roma.” dissi io.
Così dicendo, uscimmo dal cimitero.
Cercai di seminare Chris accelerando il passo, ma lui mi raggiunse in fretta e mi tagliò la strada.
“Ascolta. I tuoi genitori saranno sempre con te. Non ti lasceranno mai. Ti fai solo del male restando qui.” disse Chris.
“Che vorresti dire?” domandai io.
“Tre giorni dopo che eri partita sono venuto a casa tua e ho saputo della tua partenza. Poi i tuoi amici mi hanno dato un libro rilegato a mano. Hanno detto che eri stata tu a scrivere quel film; era bellissimo. Hai un talento naturale. Non dovresti sprecarlo. Anzi potresti perfino interpretare la parte della protagonista.” rispose Chris.
“Non sono un'attrice. Farei solo una figuraccia.” dissi io.
Riprendemmo a camminare.
“Sono sicuro che saresti perfetta. Chi potrebbe interpretare quella parte meglio della ragazza che l'ha creata? E poi so di qualcuno che vorrebbe tanto rivederti.” rispose Chris.
“Intendi Joe? Si è già scordato di me. Su internet ho visto una sua foto insieme ad una ragazza.” dissi io.
“Nessuno, nemmeno Joe riesce a dimenticarsi di te. Prima ho saltato un pezzo. Non solo io ho letto la trama. Erano presenti tutte le persone che c'erano al tuo compleanno. E tutti stanno aspettando il tuo ritorno.” rispose Chris.
A quel punto non sapevo più che cosa dire.
Pensavi tra me e me che forse Chris aveva ragione: potevo dare una svolta radicale alla mia vita trasferendomi a Los Angeles, ma la cosa un po' mi spaventava.
Arrivammo fino alla scalinata di piazza di Spagna e ci sedemmo sui gradini.
“A fine mese in America, c'è un evento importante. Non te lo dovresti perdere.” disse Chris.
“Il giorno del ringraziamento? Non ho proprio nulla di cui essere grata.” risposi io.
“Tutti hanno qualcosa per cui essere grati.” disse Chris.
“Ma non ti arrendi mai?” domandai io.
“Non quando so di potercela fare.” rispose Chris.
“Mi sembra di sentir parlare il capitano Steve Rogers adesso.” dissi io.
“Hai visto Captain America?” domandò Chris.
“Tutti e due, e il film degli Avengers.” risposi io.
“E cos'altro hai visto con me?” domandò Chris.
“Tutti e due i fantastici quattro e il diario di una tata.” risposi io.
Chris sorrise.
“So che potresti fare grandi cose con il tuo enorme talento. Quindi che ne pensi?” domandò Chris.
“Che forse è arrivato il momento di fare la cosa giusta.” risposi io alzandomi dalle scale.
Chris capì al volo che cosa intendevo, perchè si alzò anche lui.
Andammo a casa mia e preparai la valigia.
Chris chiamò l'aeroporto e prenotò il volo per tutti e due.
L'aereo Roma – Los Angeles partiva tra quattro ore.
Mentre preparavo la valigia, vidi che Chris non si staccava dal telefono; non volli indagare, non erano fatti miei.
Controllai di aver preso tutto, compreso il mio prezioso medaglione, presi il mio passaporto e uscimmo di casa.
Mentre con un taxi andavamo in aeroporto, guardavo fuori dal finestrino la città che stavo lasciando; chissà quando sarei tornata.
Dopo un paio di ore che l'aereo era decollato, mi addormentai.
Chris mi svegliò che eravamo sopra Alburquerque, nel New Mexico.
Avevo dormito parecchie ore.
Quando atterrammo a Los Angeles, prendemmo un taxi.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Mi accorsi che non stavamo andando a casa dai ragazzi, ma quando glielo chiesi, Chris non volle dirmi nulla al riguardo.
Lasciammo le valigie a casa sua, poi mi portò nell'atelier di uno famoso stilista: Christian Dior.
Dopo che eravamo entrati, cercai di andarmene, ma Chris me lo impedì tenendomi stretta a se.
“Chris ma che cosa hai in mente?” domandai io.
“Tu lasciami fare. Sarai splendida.” rispose Chris.
Ero sempre più confusa.
Ci separammo, e quando rividi Chris indossava pantaloni, giacca, scarpe e cravatta nera, con una camicia bianca.
Da come lui mi guardava, dove essere bellissima, ma non mi ero ancora vista.
Chris mi fece chiudere gli occhi e tenendomi per mano mi condusse davanti a un grande specchio.
Quando aprì gli occhi, rimasi senza fiato: il mio corpo era fasciato da un meraviglioso abito bianco mono spalla con una sottile cintura di cristalli che mi cingeva la vita; ai piedi sandali argentati con lacci intrecciati lungo la gamba.
Il trucco metteva in risalto tutto il viso.
I miei capelli erano stati raccolti, decorati da una coroncina argentata allacciata alla base della nuca.
“Sei meravigliosa. Manca solo il tocco finale.” disse Chris.
Prese una maschera bianca, la mise sul mio viso e allacciò i nastri dietro la mia testa.
“Adesso sei perfetta. Sfido chiunque a riconoscerti.” disse Chris.
Cominciai a intuire qualcosa.
“Avete organizzato una festa? Per questo mi hai fatto vestire così?” domandai io.
“Gli altri non sanno che sei tornata. Sono partito senza dire niente a nessuno. Loro sanno solo che devono vestirsi eleganti e andare nel posto dove adesso andremo anche noi. Fidati di me: finchè avrai la maschera e non parlerai nessuno ti riconoscerà. Dopo un ora dal nostro arrivo ti toglierò la maschera e sveleremo il mistero.” rispose Chris.
“Te lo hanno mai detto che sei fuori di testa?” domandai io.
“Solo qualche volta.” rispose Chris.
Ridemmo entrambi.
Dopo di che, uscimmo dall'atelier e ci recammo nel posto di cui Chris mi aveva parlato.
Prima di entrare nella sala, Chris mi disse di aspettare nascosta dietro la porta; sarei entrata quando lui si fosse girato e mi avrebbe teso la mano.
Chris entrò: sentì molte voci chiedergli per quale motivo erano li.
Sbirciai appena e vidi che erano presenti tutte le persone che c'erano al mio compleanno.
Vidi che anche Joe era presente: quello smoking gli stava benissimo.
Chris disse che non era lì da solo, si girò e tese la mano verso la porta, con il palmo rivolto verso l'alto.
Io uscì dal mio nascondiglio e presi la mano di Chris.
Tutti gli altri rimasero incantati nel vedere la ragazza che era appena entrata nella sala; Chris aveva ragione: nessuno di loro mi aveva riconosciuta.
Lasciai la mano di Chris, e mi avvicinai al bancone del bar.
Tutti cercavano di capire chi si celasse sotto la maschera che indossavo, cercando di farmi parlare, ma Chris disse che era inutile perchè quella ragazza non parlava una parola di inglese.
All'ora stabilita Chris s'avvicinò a me e mi prese per mano.
Calò il silenzio più totale.
Chris si mise alle mie spalle.
“Una settimana fa, sono partito per cercare una persona. Sono dovuto arrivare fino in Italia, ma alla fine sono riuscito a trovarla. Vi ho detto che questa incantevole fanciulla non parla la nostra lingua, ma invece la parla benissimo. Conosce ogni persona presente in questa sala, e voi l'avete già conosciuta. Per essere più esatti, l'ho trovata a Roma.” disse Chris.
Gli altri erano confusi.
Chris prese i nastri della maschera e li tirò, mentre io la reggevo davanti e tenevo lo sguardo verso il basso; poi lui prese gli angoli della maschera e la tolse dal mio viso.
Nel momento in cui sollevai lo sguardo, rimasero tutti sorpresi dato che mi avevano riconosciuta.
Andai incontro a Viggo, Orlando, Sean e David.
“Emma, sei proprio tu?” domandò Orlando.
“Sì. Mi dispiace tanto ragazzi, davvero ma...” risposi io.
Non riuscì a terminare la frase, perchè tutti e quattro mi abbracciarono contemporaneamente, ma strinsero un po' troppo forte.
“Ragazzi piano con lo stritolamento, non riesco a respirare.” dissi io.
Allentarono la presa.
Salutai tutti, e l'ultimo fu Joe.
“Ciao, scusa se me ne sono andata, ma pensavo di non avere più nulla da fare qui.” dissi io.
“Non sono arrabbiato. Anzi, sono felicissimo che tu sia tornata. Hai ancora molto da fare qui. Il film è molto bello. Hai un talento naturale.” rispose Joe.
“Non sei la prima persona che me lo dice.” dissi io.
Joe sorrise.
Parlai per tutta la sera, non riuscivo a ricordare un'altra occasione in cui avessi parlato così tanto.
Quando arrivò l'ora, con i ragazzi, passammo a casa di Chris a prendere i miei bagagli prima di tornare a casa.
“E' fantastico che tu sia tornata. La casa era vuota senza di te.” disse David mentre guidava.
“Forse perchè vi mancava  la mia cucina? Comunque avreste dovuto vedere le vostre facce stasera quando sono entrata. Quando Chris ha detto che era stato a Roma, non vi è venuto in mente che sotto quella maschera potevo esserci io?” domandai io.
“Sinceramente no. Non è stato uno scherzo divertente.” rispose Orlando.
“Io non centro niente. Ha organizzato tutto Chris.” dissi io.
“Comunque si, ci mancava la tua cucina. E tanto.” disse Sean.
Nel frattempo eravamo arrivati a casa, e quando entrammo, mi venne restituito il mio mazzo di chiavi.
Mi cambiai e me ne andai a dormire.
Il giorno dopo, quando scesi di sotto, c'erano delle novità.
“Robert ha ritenuto che le attrici che avevi scritto nella lista non fossero adeguate al ruolo della protagonista.” disse Viggo.
Riflettei per un po'.
“Forse mi sono dimenticata di una persona: Lily Collins. Sean ha già lavorato con lei in Biancaneve” risposi io mentre facevo colazione.
“Lily è bravissima, questo non lo nego, ma questa volta vorrei lavorare con un'altra protagonista. Noi e Robert siamo sicurissimi che tu saresti perfetta per quel ruolo.” disse Sean.
Non feci in tempo a ribattere perchè continuavano a ripetermi che solo io potevo interpretare quella parte e che avrei avuto tutto il loro appoggio.
“Avevo dimenticato quanto eravate testardi.” dissi io.
“E' perchè non abbiamo intenzione di fare questo film con nessun'altra ragazza.” rispose David.
“I produttori vorrebbero che ti occupassi della creazione della locandina.” disse Orlando.
“Io? Ma prima di creare la locandina bisognerebbe aver girato il film.” risposi io.
“Sappiamo che sarà dura, ma ce la faremo. Hai un talento enorme. E' ora di sfruttarlo. E nelle pause ci divertiremo un mondo.” disse Viggo.
“Ho visto come vi siete divertiti sul set del Signore degli anelli. Eravate un branco di matti.” risposi io.
“Lo siamo ancora, in questo non siamo cambiati.” disse Orlando.
“E sapete già dove hanno intenzione di girare il film?” domandai io.
“A New York. Tra due giorni ci sarà un incontro agli studi di Hollywood e il giorno dopo si parte e iniziamo a lavorare.” rispose David.
Il giorno seguente cercai di creare la locandina nella mia testa, ma venivano in mente solo cose già viste e riviste; avrei voluto creare qualcosa di originale.
La mattina dopo ci recammo agli studi di Hollywood: oltre a Robert, c'erano altri produttori, tutta la troupe tecnica e ovviamente il regista Peter Jackson.
Venne definito il calendario e i luoghi delle riprese e cominciammo a scegliere i costumi di scena.
Fortunatamente alla musica non ci dovevo pensare io, altrimenti sarebbe stato un disastro colossale.
Mi chiesero a che punto ero con la locandina.
“In alto mare purtroppo. Mi vengono in mente solo cose già viste e riviste. Vorrei fare qualcosa di originale, ma non ho idee.” dissi io.
“Ci lavoreremo insieme e verrà fuori una cosa fantastica.” rispose Peter.
Il copione che avevo scritto non era stato modificato in alcun modo, e ne erano state stampate diverse copie, per permettere ad ognuno di averne una.
Avevano già reclutato delle comparse, ma i ruoli principali erano ben definiti: Thomas Keane (Sean), è un'agente dell'fbi a cui John Howard (David), un criminale appena uscito di prigione, rapisce la figlia ventenne Cristal (io) per vendicarsi di lui in seguito al suo arresto, avvenuto dieci anni prima.
Thomas capisce che se vuole salvare Emma non può farcela da solo, quindi chiede aiuto al suo capo, Michael Shepperd (Viggo).
Michael per aiutarlo decide di affiancarli un giovane e valoroso agente, Christopher Blake (Orlando).
Thomas è disposto a tutto pur di salvare Emma.
Dopo due settimane di appostamenti, telefonate e inseguimenti, Thomas, con l'aiuto di Christopher, riesce a salvare Cristal, uccidendo John durante una sparatoria.
Quando l'incontro finì, tornammo a casa.
Ero esausta, ma quello era solo l'inizio.
Una volta a casa, preparammo le valigie.
Chiamai Joe per raccontargli quello che era successo, e lui mi fece i suoi migliori auguri.
Il giorno dopo, partimmo per New York.

TO BE CONTINUED...
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Durante il volo cercavamo di memorizzare le nostre battute, che avevamo evidenziato sui nostri copioni.
Avevo scritto il copione anteponendo ogni battuta  il nome del personaggio da cui veniva pronunciata.
Dall'aeroporto, andammo direttamente sul set, portandoci dietro i bagagli.
Le riprese sarebbero iniziate con la scena in cui John telefona a Thomas per fargli sapere che ha preso sua figlia Emma.
Durante la seduta di trucco, vollero applicare delle extension ai miei capelli per allungarli.
Alla fine la differenza tra i miei capelli e quelli finti non si vedeva, perchè avevano usato ciocche dello stesso colore dei miei capelli.
La scena fu ripetuta solo tre volte: venne perfetta.
Molti non riuscivano a credere al modo in cui avevo recitato la mia parte e all'espressione del mio volto.
“Dove ti eri nascosta fin'ora?” domandò David, mentre mi toglievano le extension dai capelli.
Sorridemmo entrambi.
Quando le riprese fissate per quel giorno finirono ci recammo dove avremmo vissuto durante la realizzazione del film.
Ero così esausta che non appena toccai il cuscino mi addormentai.
Arrivò il giorno del ringraziamento, e festeggiammo tutti insieme.
Passammo insieme anche il giorno di Natale e il giorno di capodanno.
Il capodanno a New York era meraviglioso.
Escludendo i giorni di festa, le riprese proseguirono e si conclusero la penultima settimana di gennaio.
Tornammo tutti e cinque a Los Angeles.
Tutto il materiale girato, venne visionato e montato, fu creata la locandina e venne scelto il titolo: Tempo al limite ; così il film fu pronto; era la metà di febbraio.
Da allora la mia vita poteva cambiare ancora di più.
Il film sarebbe uscito nei cinema alla fine di marzo.
Feci una promessa a me stessa: se fossi diventata una star, sarei rimasta con i piedi per terra, sarei rimasta me stessa, cercando in tutti i modi di tenermi lontano dal gossip scandalistico.
Venne a trovarci l'agente di Orlando, Kyle, e mi disse che voleva diventare anche il mio: accettai.
Mi avrebbe aiutato a scegliere i miei look, i copioni più adatti a me; tutto quanto.
Quella sera stessa Joe mi invitò a cena a casa sua.
Non ci vedevamo da tempo e ed eravamo felici di passare un po' di tempo da soli.
Due settimane prima che il film uscisse nei cinema, venne organizzata una conferenza stampa per presentare il film e con i ragazzi partecipai a un talk show.
Avevo i nervi a fior di pelle prima di andare in onda.
Arrivò il giorno della prima del film.
Nel primo pomeriggio, Kyle venne a prendermi per aiutarmi a prepararmi alla serata.
Mi fece uscire di casa senza documenti e cellulare; non ero mai uscita senza, mi sentivo a disagio.
“Ma perchè solo io? Anche Orlando potrebbe aver bisogno del tuo aiuto.” dissi io, mentre eravamo in macchina.
“Orlando sa cavarsela da solo, è abituato a tutto questo. Tu invece sei alla tua serata di debutto. Ti aiuterò a risplendere.” rispose Kyle.
Arrivammo nell'atelier di Gucci.
Su un poster vidi Blake Lively; l'interprete di Serena Van der Woodsen in Gossip Girl era stata scelta come testimonial per profumo Gucci Premiere: era veramente bellissima.
Kyle mi condusse in una sala, dove oltre a persone che lavoravano nell'atelier, vidi Blake Lively  in persona: accidenti, di persona era ancora più bella.
Poco distante c'era Ryan Reynolds, il marito di Blake: si erano conosciuti sul set del film “Lanterna verde”; entrambi stavano scegliendo degli abiti.
Io e Kyle ci avvicinammo ai commessi dell'atelier.
Da come si parlavano si conoscevano bene: uno di loro si chiamava Mark.
Kyle e Mark si avvicinarono a me.
“Questa fanciulla stasera dovrà risplendere. So che puoi fare qualcosa.” disse Kyle.
“Penso di si. Vado a vedere se trovo qualche abito in magazzino. Tu guardati pure intorno.” rispose Mark, che si allontanò con Kyle.
Io cominciai a curiosare tra quegli abiti meravigliosi; erano un o più bello dell'altro.
Ad un certo punto, vidi che Blake si stava avvicinando a me: che cosa poteva volere Blake Lively da una come me?
“Ciao, tu devi essere Emma. Ti ho vista al talk show per la presentazione di Tempo al limite. Io sono Blake Lively.” disse Blake.
“So chi sei. Ti ho vista in Gossip Girl. Mai persa una puntata.” risposi io.
“Davvero? Mi fa piacere. Allo show hai detto di aver scritto tu il copione del film. E' vero?” domandò Blake.
“Si è vero. E' tutta opera mia.” risposi io mentre continuavo a guardare gli abiti.
“Complimenti, hai davvero molta fantasia; e hai anche interpretato la protagonista. Che effetto ti fa?” domandò Blake.
“E' stato fantastico. Ma non so nemmeno come sia venuto il film. Non l'ho ancora visto finito.” risposi io.
“Allora vuol dire che lo vedremo stasera alla prima. Ci saremo anche io e Ryan. Nervosa?” domandò Blake.
“Tantissimo. Sono un fascio di nervi.” risposi io.
“Rilassati. Si te stessa e andrà tutto bene.” disse Ryan avvicinandosi a noi.
In quel momento Kyle e Mark tornarono, mi presero con loro e mi portarono in un'altra sala.
Blake mi disse che ci saremmo viste alla cerimonia.
Quando mi specchiai ero completamente diversa: faticai a riconoscermi.
Indossavo un abito blu a fascia con orlo asimmetrico: più corto davanti, in modo da mettere in mostra le gambe, e più lungo dietro per formare uno strascico.
Di strass erano formati anche i due bracciali che mi cingevano il polso destro.
Le scarpe erano dei sandali gioiello; il tacco non era altissimo, ma erano comunque eleganti.
Il trucco metteva in risalto gli occhi ed era waterproof; mentre i mie capelli erano rimasti sciolti, ma erano stati formati dei morbidi boccoli, e nessun'accessorio decorava i miei capelli; sarebbe stato eccessivo.
“Sei uno splendore. Una trasformazione perfetta.” disse Mark.
“Sono completamente d'accordo. E' ora di andare.” rispose Kyle.
Uscimmo dall'atelier, e vidi che c'era una macchina nera che mi aspettava.
“Quando scenderai, sarai sul red carpet e ci saranno parecchi fotografi. Rimani calma e non farti prendere dal panico. Ricordati di sorridere. Magari metti una mano sul fianco, ho visto che ti viene molto naturale. Ora vai e diverti.” disse Kyle.
Salutai Kyle e salì in macchina.
Feci dei respiri profondi per cercare di mantenere la calma.
Vidi molte luci, e una lunga fila di macchine che snodava davanti al teatro.
Da ogni macchina vedevo scendere delle celebrità.
Arrivò il mio turno: feci un ultimo respiro profondo e la portiera si aprì.
Quando scesi i flash dei fotografi mi accecarono, ma poi misi a fuoco.
Cominciai a camminare sul tappeto rosso, fermandomi ogni tanto per le foto; alcune anche con i ragazzi che erano già arrivati.
Kyle aveva ragione: la mano sul fianco funzionava.
“Accidenti. Sei magnifica. Qualsiasi cosa indossi ti sta d'incanto.” disse David quando entrammo nel cinema.
I ragazzi furono d'accordo.
Io sorrisi e arrossì contemporaneamente.
Tutti quanti entrammo in sala e ci sedemmo ai nostri posti.
Dopo un breve discorso di presentazione di Peter, venne proiettato Tempo al limite, il nostro film.
Mi fece uno strano effetto vedermi sul grande schermo e per di più con i capelli lunghi.
Quando il film fu finito, noi cinque ci alzammo in piedi e la sala intera risuonò di applausi.
Salimmo sul palco e ringraziammo tutti i presenti; scesero alcune lacrime.
La serata finì e tornammo a casa.
Ormai la mia vita era cambiata completamente.
Due giorni dopo, i ragazzi mi fecero una sorpresa: mi regalarono una casa tutta per me.
Loro dovevano andare via per partecipare ad altri film.
La casa era splendida: con un giardino enorme e la  piscina, due  piani, e un sacco di spazio.
Quando  finì di traferirmi con tutte le mie  cose, ci salutammo.
Una volta rimasta sola, cominciai a  mettere a posto le mie  cose.
Andai in cucina, vidi che il frigo era pieno, e mi preparai qualcosa per cena.
Guardai un po' di tv, e andai a letto.
Tre giorni dopo, ricevetti una visita di Kyle.
Mi disse che dalla sera della prima, riceveva in continuazione telefonate e visite di produttori che volevano che io recitassi nei loro film.
Io gli risposi che avrei scelto con cura i copioni proposti, e lui mi disse di fare attenzione, perchè alcuni di quei produttori facevano cose da poco.
Aggiunse anche che alcuni volevano un copione scritto da me.
Promisi a Kyle che avrei riflettuto a lungo prima di scegliere un copione; poi lui se ne andò.
Nel pomeriggio Joe venne a trovarmi: gli avevo mandato un messaggio per comunicargli il mio nuovo indirizzo.
“Questo posto è incredibile.” disse Joe, sedendosi sul divano.
“Già all'inizio nemmeno riuscivo a crederci. Fino a qualche tempo tutto quello che ho passato in questi ultimi mesi mi sembrava solo un sogno.” risposi io.
“E adesso sei una star. Ma ai miei occhi sei sempre la ragazza che eri prima di sfondare.” disse Joe.
“Vorrei cercare di rimane me stessa, e tenermi lontana dagli scandali.” risposi io.
“Sono sicuro che ci riuscirai. Ah, dimenticavo: ho visto il film, ed era veramente fantastico. Sei stata bravissima.” disse Joe.
“Grazie.” risposi io.
“Senti, volevo dirti una cosa. Io non dimenticherò mai quello che è successo tra noi in passato, ma non credo che possa mai nascere qualcosa. Possiamo sempre rimanere amici.” disse Joe.
“Non lo dimenticherò mai nemmeno io. E rimanere amici mi sta benissimo.” risposi io.
Guardammo un film insieme sul divano.
Quando il film fu finito, Joe dovette tornare a casa.
Dopo di che, andai a letto.
Prima di addormentarmi, ripensai a quello che aveva detto Joe, e ero d'accordo con lui: come potevamo stare insieme se eravamo sempre divisi? Ma saremmo sempre rimasti amici.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Il giorno dopo, ricevetti un messaggio da Kyle che voleva vedermi.
Arrivai nel suo ufficio e vidi che con lui che c'erano Chris Evans e Johnathan Rhys Meyers.
Kyle mi spiegò che sia Chris che Johnathan avevano in cantiere due film: Chris un film romantico, mentre Johanthan un fantasy.
Entrambi avevano visto Tempo al limite, e tutti e due volevano me come protagonista.
Kyle mi consegnò un copione e leggendo velocemente le prime pagine, mi accorsi che era il copione del film fantasy, intitolato “Cronache di un viaggio incantato”.
“E il copione di quello romantico?” domandai io.
“Non esiste ancora. Ho parlato con il regista e vorremmo che fossi tu a scriverlo.” rispose Chris.
Risposi che mi serviva tempo per prendere una decisione riguardo entrambe le proposte, e loro dissero che potevo prendermi tutto il tempo che mi serviva.
Dopo averli salutati tutti e tre, misi il copione del fantsy nella borsa e uscì dall'ufficio di Kyle.
Mentre camminavo per strada, ripensai alle due proposte: da una parte un film romantico con Chris e il copione da scrivere partendo da zero, e dall'altra un fantasy con Johnathan, il cui copione era nella mia borsa.
Volevo accettare entrambi i film, ma in quel momento non avevo idee per una commedia romantica.
Mentre tornavo a casa, alcune persone mi riconobbero e si avvicinarono a me: feci alcune foto con loro, e firmai alcuni autografi: una sensazione nuova ma bella.
Mi chiesero se avevo dei nuovi progetti in preparazione, e risposi che purtroppo non potevo rispondere a quelle domande.
Li salutai e tornai a casa.
Mi sedetti in giardino e cominciai a leggere con più attenzione il copione del film fantasy.
Cronache di un viaggio incantato” raccontava la storia di un giovane esploratore (Johnathan) che in seguito ad un naufragio in una terra lontana, venne salvato dalla principessa (io) di quella terra.
Era una terra magica e la principessa era la fanciulla più bella del regno.
Quando il giovane si fu ripreso la principessa gli raccontò che lei e il suo popolo erano nei guai, minacciati da un perfido cavaliere (Liev Schreiber) che voleva impossessarsi del regno.
Il giovane accetta di aiutare la principessa.
Era un racconto bellissimo e presi la decisione di partecipare a quel film accanto a Johnathan.
Per la commedia romantica, ci dovevo pensare ancora.
Passò una settimana da quando avevo ricevuto le due proposte, e nel giro di tre giorni, dato che mi era venuta l'ispirazione e scrissi il copione del film romantico.
L'avevo intitolato “Il gioco del destino”, e raccontava la storia di Mike Renner (Chris) e Emily Jhonson (io).
Mike e Emily si erano conosciuti quando erano bambini, durante una vacanza con le rispettive famiglie, ma crescendo avevano preso strade diverse.
Si incontrano casualmente durante una festa, e dopo poco tempo scatta la scintilla.
Poi scoprono che alla festa non era la prima volta che si incontravano.
Per colpa di un brutto malinteso (gli amici di Mike fanno credere a Emily che lui sta con un 'altra), i due si separano dopo un litigio, e Emily va nella sua casa di campagna.
Mike scopre l'inganno e corre da Emily, che all'inizio non lo vuole vedere, ma alla fine si sistema tutto per il meglio.
Quando terminai il copione, chiamai Kyle per dirgli che accettavo entrambe le proposte, e nel pomeriggio mi incontrai con Chris in un bar per fargli vedere il copione che avevo scritto.
Ordinammo due succhi di frutta.
“E' straordinario.” disse Chris, senza nemmeno averlo letto tutto.
“Davvero? Stai dicendo sul serio o scherzi?” domandai io.
“Non sono mai stato così serio. Non vedo l'ora di iniziare le riprese.” rispose Chris.
Lasciai il copione a Chris, tanto io l'avevo salvato nel mio computer.
Quando tornai a casa ricevetti una telefonata: Johanthan aveva parlato con Kyle e aveva saputo che accettavo di fare il film insieme a lui.
Lo sentivo da come parlava al telefono che era felicissimo.
Chiamai Joe e gli raccontai le novità: mi disse che non vedeva l'ora di vedere i film.
Arrivò giugno e iniziarono le riprese di “Cronache di un viaggio incantato” con Johnathan.
Il film sarebbe stato girato sulle coste del mare del nord e la foresta nera in Germania.
Sia Johnathan che Liev erano molto professionali e mi aiutarono moltissimo; ma ci divertimmo anche tantissimo.
In quattro mesi le riprese si conclusero: era metà ottobre, e festeggiai il mio compleanno sul set.
Il film passò in post-produzione per la fase di montaggio e inserimento della musica.
Sarebbe stato pronto per l'uscita nei cinema a metà gennaio.
Quando tornai a Los Angeles vennero a trovarmi Viggo, Orlando, Sean e David.
Ero felicissima di rivederli.
Gli raccontai quello che mi era accaduto da quando avevamo girato “Tempo al limite”, e anche loro erano felici per me.
Grazie a loro la mia vita era completamente cambiata.
Il giorno di Halloween, il 31 ottobre ripartì, questa volta diretta a New York per girare “Il gioco del destino” con Chris.
Avevano scelto di girare in autunno, perchè così era più romantico.
Alcune scene le dovemmo rifare un po' di volte, perchè Chris mi faceva ridere e sbagliavo a dire la mia battuta.
Ci divertimmo parecchio insieme; durante una pausa, Chris mi portò in cima all'Empire State Building.
New York dall'alto era spettacolare.
Le riprese finirono prima di natale, e il film sarebbe uscito a febbraio, probabilmente per san valentino.
Tornai nuovamente a Los Angeles, decisa a rilassarmi durante le feste.
Ero sola, quindi non avrei fatto nulla di speciale: da quando ero orfana il natale per me aveva perso qualsiasi significato; infatti non appesi nessuna decorazione.
Il 23 dicembre, Joe mi chiamò per invitarmi a passare il giorno di natale con lui e la sua famiglia.
Rifiutai il suo invito e gli dissi che non avrei festeggiato il natale: era una festa dedicata alla famiglia, e io non l'avevo più.
Nel pomeriggio arrivò a casa mia insieme a Nick e Kevin con albero e decorazioni varie sia per l'esterno che per l'interno della casa.
Quando ebbero finito, la casa era decorata in tema natalizio.
“Passa il natale con noi, sarebbe fantastico.” disse Nick.
“Ragazzi, io non faccio parte della vostra famiglia, anzi non appartengo più a nessuna. Non sarebbe affatto giusto.” risposi io.
“I nostri genitori sono contenti che tu venga e anche noi. Staremo insieme dalla vigilia. Dormirai da noi.” disse Joe.
Mi guardarono tutti e tre con gli occhi da cucciolo.
“D'accordo. Verrò da voi.” risposi io.
“Fantastico! Passo a prenderti domani.” disse Joe.
Così dicendo se ne andarono.
Uscì a comprare qualche regalo per non presentarmi a mani vuote: trovai un peluche a forma di renna per Alena; per i ragazzi era più complicata perchè non li conoscevo così bene.
Presi due maglie: una blu per Joe e una bianca per Nick.
Per Kevin e Danielle trovai una coperta di plaid rossa e bianca con motivi dorati.
Per Frankie, il quarto e ultimo fratello Jonas, una maglia con babbo natale; mentre per Denise e Paul, i genitori di Kevin, Joe, Nick e Frankie, presi un vaso dove era contenuta una stella di natale.
Il giorno dopo, il 24 dicembre, era la vigilia di natale.
Joe passò a prendermi prima di pranzo.
Joe mi chiese per chi erano i regali che caricai in macchina, e gli dissi che per scoprirlo doveva aspettare fino alla mattina dopo.
Arrivati a casa sua, consegnai subito la pianta a Denise: le dissi che era il mio regalo per lei e per Paul; le piacque tantissimo.
“Perchè a loro gli hai dato subito il regalo e a me no?” domandò Joe, mentre ero in cucina con sua madre a parlare.
“Perchè non posso incartare una stella di natale, appassirebbe. Per il tuo regalo dovrai aspettare fino a domani mattina.” risposi io, prendendo un biscotto che Denise aveva appena sfornato.
Erano buonissimi.
Joe mi fece gli occhi da cucciolo per cercare di intenerirmi, ma non funzionò.
“Te lo ha mai detto nessuno che sembri un bambino piccolo quando fai così?” domandai io.
In quel momento Nick e Kevin entrarono in cucina e iniziarono a punzecchiare Joe.
“Fa sempre così. Vorrebbe aprire subito i suoi regali il nostro orsetto.” disse Nick.
Joe si alzò e cominciò a rincorrere i fratelli per tutta casa.
“Ma fanno sempre così?” domandai io.
Nel frattempo era entrata in cucina Danielle con Alena in braccio; era cresciuta dall'ultima volta che l'avevo vista.
“Più o meno. Ma si divertono così.” rispose Denise.
“Sarà stata dura crescere quattro figli maschi.” dissi io.
“Lo è ancora. Non ti annoi mai con loro. Ah, dimenticavo: fa come se fossi a casa tua.” rispose Denise.
La sera cenammo tutti insieme: Denise cucinava benissimo.
Dopo cena i ragazzi cantarono alcune canzoni di natale, poi andammo a letto.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


La mattina dopo, Joe mi svegliò e scendemmo in salotto.
Eravamo ancora tutti in pigiama.
Aprimmo i regali; i miei furono molto graditi: Alena si innamorò della renna.
Joe, Nick e Frankie adorarono le maglie, mentre Kevin e Danielle furono felici della coperta di plaid.
Dopo che si furono scambiati i loro regali, ricevetti il mio da parte di tutta la famiglia Jonas: un tablet.
Era fantastico: li ringraziai tutti.
Dopo i regali, facemmo colazione.
“Quando escono i tuoi nuovi film?” domandò Joe.
“Il fantasy a metà gennaio, mentre quello romantico direi per san valentino.” risposi io.
“Non ce li perderemo per nulla al mondo. Sai già dove sono le prime?” domandò Nick.
“Da quello che mi hanno detto per il fantasy vorrebbero farla in Inghilterra, a Londra, mentre per il film romantico è già sicuro che sarà a New York dove è stato girato.” risposi io.
Dopo colazione, io e Danielle aiutammo Denise a preparare il pranzo.
Aveva preparato un sacco di cose, ed erano tutte buonissime.
Passammo insieme tutta la giornata, e rimasi a dormire a casa Jonas.
Il giorno dopo, il 26 dicembre, Joe mi riportò a casa.
Il 29 dicembre, Johnathan venne da me e mi invitò a passare il capodanno con lui a Londra, e accettai.
Verso la metà del mese dovevamo essere a Londra per la prima del film; avremmo risparmiato tempo.
Partimmo da Los Angeles nel pomeriggio, e arrivammo a Londra il giorno dopo: era il 30 dicembre.
Faceva veramente freddo in Inghilterra.
Io e Johnathan cercammo di mantenere l'incognito, ma non sempre fu possibile.
La sera di capodanno, ammirammo i fuochi d'artificio dalla ruota panoramica: è stato meraviglioso.
A un certo punto, Johnathan mi strinse a se, perchè anche se ero vestita pesante stavo letteralmente congelando.
Passammo i primi giorni del nuovo anno in giro per Londra.
Arrivò la sera della prima del nostro film “Cronache di un viaggio incantato”.
La sfortuna volle che quella sera pioveva, e dovemmo fare il red carpet con gli ombrelli aperti.
Il giorno seguente io e Johnathan partecipammo a un talk show per presentare il film al pubblico inglese.
Quattro giorni dopo la prima tornai a Los Angeles e non uscì di casa a causa di un brutto raffreddore che mi impediva di respirare.
Joe mi chiamò perchè voleva uscire insieme a me, e gli risposi che dovevamo rimandare a quando fossi riuscita a respirare di nuovo.
Dopo una settimana, finalmente, il raffreddore passò.
Il 12 febbraio partì per New York, e raggiunsi Chris a Central Park.
Il 14 ci fu la prima di “Il gioco del destino”.
Alcuni fan si fecero scattare delle foto sia con me che con Chris.
Quando tornai a casa a Los Angeles, volevo solo pensare a rilassarmi: avevo passato gli ultimi otto mesi tra il nord della Germania, Los Angeles, Londra e New York, ed ero veramente distrutta.
Ero tornata a casa da due settimane quando ricevetti una visita di Kyle: c'erano delle novità.
“I tre film che hai interpretato vanno alla grande, specialmente i due di cui hai scritto il copione. Sei una stella. Tutti ti cercano.” disse Kyle.
“E' fantastico.” risposi io.
“Sono arrivate delle nuove proposte. E alcune richiedono un copione scritto da te.” disse Kyle.
“Dovranno aspettare. Ho passato gli ultimi otto mesi in giro per il mondo. Ho bisogno di riposarmi.” risposi io.
“Emma, posso immaginare che sei stanca. Ma molti di loro non vogliono fare niente senza di te.” disse Kyle.
“Chi sarebbero?” domandai io.
“Blake Lively e Kellan Lutz, vogliono un copione da te, dato che sono rimasti affascinati dai film. Mentre Joe Jonas vuole te per il suo nuovo video musicale.” rispose Kyle.
“Joe? Io non ho mai fatto un video musicale in vita mia. Blake e Kellan devono recitare insieme o separati?” domandai io.
“Separati. E ti vorrebbero insieme a loro nel film. Per quanto riguarda Joe Jonas, non avevi mai nemmeno fatto un film, e adesso ne hai già fatti tre.” rispose Kyle.
Non sapevo più cosa rispondere.
Kyle se ne andò, lasciandomi il numero di Blake e Kellan, così li potevo chiamare per farmi spiegare che tipo di copione volessero.
Con Joe non sapevo cosa fare: un video musicale era completamente diverso.
Lo chiamai per chiedergli spiegazioni.
“Tu sei l'unica persona che può apparire in quel video. Non dovrai nemmeno parlare.” disse Joe.
“Ci penserò, poi ti farò sapere.” risposi io, e chiusi la chiamata.
Chiamai Kellan e Blake per chiedergli informazioni sul copione, e da entrambi ricevetti carta bianca: potevo scegliere qualsiasi genere; non mi rendevano le cose facili.
Il giorno dopo, avvertì Joe che avrei preso parte al suo nuovo video.
Due giorni dopo, venne girato il video di Joe.
Passò un'altra settimana, ma ero completamente a corto di idee per i copioni.
Nel pomeriggio, ricevetti una visita inaspettata: Blake Lively e Kellan Lutz.
“Blake, Kellan, che sorpresa. Che cosa ci fate qui?” domandai io dopo aver aperto la porta e facendoli entrare.
“Abbiamo avuto il tuo indirizzo dal tuo agente, volevamo parlare con te.” rispose Blake.
“Credo di immaginare l'argomento: i copioni. Vi avrei fatto chiamare tra qualche giorni. Non credo di poter fare i film insieme a voi, anche se mi piacerebbe molto. Sono completamente a corto di idee. Non riesco a scrivere nemmeno una parola.” dissi io.
“Puoi farcela. Ne siamo sicuri.” rispose Kellan, mettendomi una mano sulla spalla.
“Sarebbe fantastico fare un film solo noi due, senza maschietti.” disse Blake.
“Infatti. O meglio, lo sarebbe se riuscissi a trovare l'ispirazione giusta per scrivere.” risposi io.
Sia Blake che Kellan mi dissero che potevo farcela, poi se ne andarono.
Quando se ne furono andati, cominciai a pensare a che genere di film sarebbe stato più adatto a Blake e a Kellan.
Blake ha detto che avrebbe tanto voluto che solo io e lei fossimo le protagoniste.
Ma a parte questo, non avevo altri indizi su cui basarmi.
La settimana seguente riuscì a trovare l'ispirazione giusta per entrambi i copioni.
Il primo fu quello per Blake, che iniziai una sera dopo cena.
Amiche per sempre” racconta la storia di due ragazze, amiche fin dall'infanzia: Megan White (Blake) e Abby Gold (io).
Megan è una ragazza bellissima, ammirata da un sacco di ragazzi, ed è la ragazza di Andrew Corner; Abby invece è la classica ragazza acqua e sapone.
Abby ha una cotta per Stephan Wells; e l'unica persona a saperlo è Megan, perchè Stephan non ha mai degnato Abby di uno sguardo.
Mentre Megan usa vestiti alla moda, Abby si veste in modo più anonimo.
Abby, grazie all'aiuto di Megan cambia il suo look, e per la prima volta Stephan la nota e le chiede di uscire insieme a lui.
Durante una serata che le due amiche passano insieme, stringono una promessa: che nessun ragazzo avrebbe mai intaccato la loro amicizia.
Quando finì era abbastanza tardi, e me ne andai a dormire.
Il giorno dopo scrissi il copione per Kellan.
Unica Testimone” aveva come protagonista Will Jones (Kellan), un poliziotto a cui viene affidato il caso di numerosi rapimenti di giovani ragazze.
Mentre sta seguendo una pista, Will si imbatte in Zoey Brown (io), una delle ragazze che erano scomparse e che per puro miracolo era riuscita a fuggire dal sequestratore, che la stava cercando per liberarsi di lei, in quanto unica testimone.
Era ferita, e completamente sotto shock.
Zoey supplica Will di aiutarla e di liberare le altre ragazze, e lui le promette che lo farà.
Gli rivela tutto quello che sa, e dice a Will che tre ragazze che erano insieme a lei sono state uccise.
Zoey è debole, e viene portata in ospedale, e Will la mette sotto protezione.
Grazie all'aiuto di Zoey, Will riesce a risolvere il caso arrestando il rapitore, e liberando tutte le ragazze prigioniere.
Il giorno seguente, chiamai Kyle per dirgli che accettavo sia il film di Blake che quello di Kellan, e che non doveva più accettare proposte in cui dovevo essere io a scrivere il copione, perchè non sapevo più che storie e nomi inventarmi; se accettavo una proposta, dovevo avere il copione già scritto.
Mi incontrai sia con Blake che con Kellan per mostrargli i copioni.
Entrambi non riuscivano a credere che quello che leggevano fosse tutto frutto della fantasia.
Eravamo a metà marzo, e a maggio iniziai le riprese inseme a Blake; “Amiche per sempre” fu girato a Miami, in Florida, uscì la prima settimana di novembre e la prima fu a Parigi.
Io e Blake passammo insieme il 4 luglio, festa dell'indipendenza; ormai eravamo diventate grandi amiche.
Le riprese finirono a settembre.
Non riuscì a girare i due film separati, ma dovetti farlo contemporaneamente, quindi, a settembre, tra la fine delle riprese del film con Blake, e l'inizio di quello con Kellan mi dividevo tra Miami e Seattle.
Per la prima del film con Blake dovetti lasciare Seattle per andare a Parigi e tornare sul set con Kellan.
Unica testimone” venne girato a Seattle,  dove passai il mio compleanno, uscì la seconda settimana di marzo e la prima fu organizzata a Roma, la mia città natale.
Da settembre alla seconda settimana di gennaio ci furono le riprese del film con Kellan.
Non riuscì a tornare a Los Angeles per il capodanno, che trascorsi a Seattle con Kellan.
Mentre mi trovavo a Roma per la prima di ”Unica testimone” ne approfittai per far visita alla tomba dei miei genitori e passare da casa a prendere un paio di vestiti che avevo dimenticato, e Kellan mi accompagnò.
Una settimana dopo la prima tornai a Los Angeles: era la penultima settimana di marzo.
Erano passati quattro anni dalla morte dei miei genitori, e ne erano passati due dal mio primo film: in questi ultimi quattro anni la mia vita era cambiata molte volte; e adesso, a 27 anni, ero un'attrice di successo.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


In un pomeriggio di inizio aprile, Joe mi venne a trovare a casa.
“Come sta la piccola star?” domandò Joe.
“Distrutta. Mi vorranno mesi per riprendermi.” risposi io.
“Ho visto gli ultimi due film. Molto belli. Ma non sono riuscito a riconoscere le due città in cui sono ambientati. Quali erano?” domandò Joe.
“Amiche per sempre a Miami, e Unica testimone a Seattle.” risposi io.
“Non potevi scegliere città più vicine tra loro nei tuoi copioni?” domandò Joe.
“Non le ho scelte io. Non scrivo mai i nomi delle città nei copioni. Le location vengono scelte dalla produzione.” risposi io.
Cenammo insieme seduti per terra in salotto, con cibo cinese che avevamo ordinato: mi mancava una serata del genere.
Allungai una mano per prendere l'ultima fragola ricoperta di cioccolato che Joe aveva portato, ma anche lui fece la stessa cosa, così le nostre mani si toccarono e ci guardammo negli occhi.
“Scusa, se la vuoi prendila.” dissi io, togliendo la mano.
Joe si avvicinò a me, forse un po' troppo e prese in mano l'ultima fragola al cioccolato.
“Chiudi gli occhi.” disse Joe.
Io chiusi gli occhi, poi sentì che Joe sfiorò le mie labbra con la fragola e morsi il frutto.
Poi sentì una cosa diversa: le labbra di Joe sulle mie, calde e dolci.
Quando si staccò, aprì gli occhi e guardai i suoi.
“Joe, che stai facendo? Se non ricordo male avevamo detto che saremmo rimasti amici.” dissi io.
“Amici? Credo che tra noi ci sia qualcosa di più dell'amicizia, e da parecchio tempo. Nessuna delle ragazze che ho incontrato fino ad ora è come te. Tu sei unica. Non riesco a togliermi dalla testa il tuo viso.” rispose Joe.
“Pensi davvero quello che hai appena detto?” domandai io.
“Era la verità: dalla prima all'ultima parola. La ragazza di cui sono innamorato adesso è una star, ma ho capito di amarla molto tempo prima. Quella ragazza è davanti a me in questo momento.” rispose Joe.
Prese il mio viso con entrambe le mani, e mi baciò di nuovo, ma con più passione.
Sentì che una delle sue mani si posò su uno dei miei fianchi e scivolò sotto la mia maglia, toccando la pelle: la sua mano era calda.
Joe si staccò da me solo per togliersi la maglia; poi mi fece sdraiare sul pavimento, si mise sopra di me e riprese a baciarmi, ma questa volta sul collo.
Non riuscivo a credere che stesse accadendo davvero: Joe Jonas era il mio ragazzo e in quel momento era sopra di me.
Joe smise di baciarmi il collo e mi guardò.
Squillò il suo cellulare che era sul divano.
Io allungai una mano, lo presi e guardai il nome sul display: c'era scritto Tommy; passai il telefono a Joe, che lo prese e rispose, togliendosi da sopra di me e alzandosi in piedi.
Mentre Joe parlava al telefono e camminava avanti e indietro per il salotto, io raccolsi da terra le confezioni del cinese vuote e le buttai via insieme alle due lattine di coca-cola che avevamo bevuto.
Sembra che quel Tommy avesse tante cose da raccontare, dato che Joe non riusciva a chiudere la chiamata, anche se continuava a dirgli che si sarebbero risentiti in un altro momento mentre continuava a guardarmi.
Dopo venti minuti, Joe si staccò il telefono dall'orecchio e lo infilò nella tasca dei jeans.
“Mi dispiace, ma lui ed altri amici vogliono vedersi stasera e mi hanno chiesto di andare con loro. Ma preferirei mille volte rimanere qui con te.” disse Joe avvicinandosi a me, mettendo le mani sui miei fianchi e stringendomi a se.
“Non ti preoccupare, sono i tuoi amici. Lo capisco. Vai pure con loro, io non vado da nessuna parte. Possiamo vederci un'altra sera.” risposi io mettendo le braccia intorno al suo collo.
Joe sciolse l'abbraccio e si rimise addosso la maglia.
Mi baciò e se ne andò.
In realtà avrei voluto che restasse con me, ma non volevo fare la ragazza possessiva e gelosa.
Quando rimasi sola, finì di mettere in ordine in salotto e me ne andai a letto.
Due giorni ricevetti un messaggio di Joe: “Vieni a casa mia stasera alle otto. Vestiti un po' elegante.
Verso le sette andai a vestirmi; non sapevo bene cosa Joe intendesse con un po' elegante, così indossai un vestito che avevo comprato a Roma anni prima, ma che non avevo mai avuto occasione di mettere: di pizzo nero con la fodera interna grigio perla, lungo fino al ginocchio con le maniche molto corte; sandali neri e borsetta nera.
Quella sera, alle otto meno cinque ero davanti a casa di Joe.
Ero stata in quella casa solo due volte: la prima dopo che la festa per il mio compleanno era stata rovinata, e Joe per risollevarmi il morale mi ha portato a casa sua e il giorno dopo siamo andati a Disney Land; mentre la seconda quando Joe aveva la febbre e sono stata al suo fianco per curarlo.
Erano passati quattro anni: all'epoca non ero ancora una star, ero una ragazza qualunque; e io e Joe eravamo solo amici.
Bussai alla porta, Joe mi aprì, mi fece entrare e chiuse la porta a chiave.
Indossava un paio di jeans scuri e una camicia bianca con i primi due bottoni aperti.
“Sei bellissima!” disse Joe.
“Grazie!” risposi io sorridendo.
Vidi che tutte le tende erano tirate e le luci spente: l'unica fonte di illuminazione erano delle candele sul  tavolino in salotto, che era apparecchiato per due.
Sul tavolo era appoggiato un vaso in cui c'erano delle rose rosse.
“E queste rose?” domandai io, mentre ci sedevamo su dei cuscini per terra intorno al tavolino.
“Sono per te.” rispose Joe.
“Sono splendide. Ma non c'era bisogno di tutto questo, davvero.” dissi io.
“Stasera voglio farti sentire una principessa. Mangiamo adesso.” rispose Joe.
Sperai con tutta me stessa che non avesse cucinato lui: Joe aveva tante qualità, ma la cucina non rientrava tra queste.
La cena era squisita: mi venne il dubbio che Joe si fosse fatto aiutare da qualcuno, ma non dissi nulla.
Quando finimmo di mangiare, Joe accese lo stereo con il telecomando e partì una musica dolcissima.
Posò il telecomando sul tavolino, si alzò e mi porse la mano.
“Non so ballare.” dissi io.
“Non è difficile. Devi solo guardarmi negli occhi e fidarti di me.” rispose Joe.
Presi la sua mano, mi alzai, misi le braccia intorno al suo collo mentre lui sui miei fianchi e cominciammo a ondeggiare dolcemente, guardandoci negli occhi.
“Sono venuta in questa casa solo due volte: quando siamo andati a Disney Land e quando hai avuto la febbre. Non ero ancora una star. Sono passati quattro anni da allora.” dissi io.
“E' passato anche troppo tempo. Ora l'importante è che siamo insieme.” rispose Joe, prendendo una delle mie mani e appoggiandola contro il suo cuore; accidenti sembrava che stesse per esplodere da un momento all'altro.
Appoggiai la testa sulla spalla di Joe, e rimanemmo così per un momento che sembrò interminabile.
Tenendomi per mano, Joe spense lo stereo e le candele; poi salimmo al piano superiore dopo esserci tolti le scarpe.
Quando la scala finì, Joe mi fece chiudere gli occhi e fare qualche passo; poi sentì la porta chiudersi.
“Ora puoi aprire gli occhi.” disse Joe.
Aprì gli occhi: le luci erano spente e la stanza era illuminata da piccole candele tonde, mentre il letto era cosparso di petali di rose rosse.
Joe mi abbracciò da dietro e cominciò a baciarmi sul collo.
Capì all'istante cosa stava per succedere.
“Joe... ho paura.” dissi io.
Joe si mise davanti a me e prese il mio volto con entrambe le mani.
“Sshhh, andrà tutto bene.” rispose Joe, posando le sue labbra sulle mie.
Io posai le mie mani sul suo petto.
Feci scorrere le mie mani fino ai bottoni della camicia, gli slacciai e gli tolsi la camicia, che finì per terra.
Aveva un fisico perfetto, da mozzare il fiato.
Mi tolse il vestito, che finì anche quello per terra, mi prese in braccio e mi posò sul letto.
Si tolse i pantaloni e venne su di me, baciandomi con passione.
Tutti e due eravamo rimasti in biancheria intima, la quale dopo poco tempo venne tolta.
Dopo di che, successe per davvero: io e Joe facemmo l'amore.
Io ero sua e lui era mio; avrei voluto che quella notte non finisse mai.
La mattina dopo, quando aprì gli occhi, vidi che Joe era già sveglio e mi stava guardando.
Vidi che solo la coperta avvolgeva i nostri corpi.
“Buongiorno splendore!” disse Joe.
“Ciao. Che stavi facendo?” domandai io.
“Guardavo quanto eri bella mentre dormivi.” rispose Joe.
Io sorrisi e lo baciai.
Rimanemmo nel letto ancora un po' a coccolarci.
Poi mi alzai, raccolsi i miei vestiti, andai in bagno e mi feci una doccia.
Dopo essermi asciugata i capelli, uscì dal bagno indossando i vestiti della sera prima dato che non avevo altro e scesi di sotto.
Joe era già li e indossava dei jeans chiari e una maglia bianca.
Controllai il mio cellulare e vidi delle chiamate di Kyle.
Lo richiamai subito.
“Finalmente! Dove eri finita?” domandò Kyle quando rispose.
“Scusa, ma credo di avere diritto ad avere un minimo di vita privata.” risposi io.
“Scusami tu. Ma ci sono delle novità. Ho un'altra proposta per te. Possiamo vederci tra un paio d'ore nel mio ufficio per parlarne?” disse Kyle.
“D'accordo, a più tardi.” risposi io, e chiusi la chiamata.
“Tutto ok?” domandò Joe.
“Kyle vuole vedermi tra due ore. Ha una nuova proposta per me. Ma prima devo passare da casa a cambiarmi.” risposi io, infilandomi le scarpe.
“Ti accompagno io a casa. Farai prima.” disse Joe.
Così dicendo, Joe mi accompagnò a casa mia con la sua macchina.
Lo baciai per salutarlo e scesi dalla sua auto che ripartì.
Entrai in casa e corsi a cambiarmi i vestiti.
Dopo il cambio d'abito, con un taxi arrivai al mio appuntamento con Kyle; ero anche in anticipo.
“Come ti dicevo ho una nuova proposta per te.” disse Kyle, porgendomi un copione.
Lessi le prime pagine e capì immediatamente di che genere si trattava: un horror.
“Non posso accettarla. Dovranno trovare un'altra candidata. Io odio i film horror, e non ne interpreterò mai uno. E la stessa cosa vale per i film erotici. Sono gli unici due generi che non posso accettare. Per tutti gli altri, ci posso ragionare su.” risposi io.
Dato che ero irremovibile sulla mia decisione, Kyle mi disse che mi avrebbe chiamato se ci fossero state altre proposte.
Lo salutai e me ne andai.
Quando uscì dall'ufficio di Kyle, alcuni ragazzi mi riconobbero e mi chiesero di fare delle foto e firmare autografi; li accontentai, in fondo erano mie fan.
Dopo di che presi un taxi e tornai a casa.
Mentre mettevo un po' di ordine in casa, ripensai alla notte precedente: Joe era stato dolcissimo, e che se non fosse stato per Kyle potevo ancora essere tra le sue braccia e lui tra le mie.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Due sere dopo, sabato, partecipai ad una cena a casa di Joe con Kevin, Danielle, Alena, Nick e la sua ragazza, Olivia.
Noi tre ragazze stavamo preparando la cena, mentre i ragazzi erano in salotto a giocare con Alena.
Guardavo Joe con Alena, e pensai che era uno zio fantastico.
Stavo tagliando dei funghi quando Joe mi abbracciò da dietro e iniziò a baciarmi sul collo.
“Joe, sta fermo.” dissi io.
“Perchè?” domandò Joe.
“Perchè ho un coltello affilato in mano.” risposi io.
Joe mi tolse il coltello dalla mano, lo appoggiò sul bancone, e si mise davanti a me.
“Adesso non c'è più.” disse Joe avvicinando il suo viso al mio.
“Adesso non è il momento. E' ora di cena.” risposi io allontanandomi da Joe.
Durante la cena, chiacchierammo.
Quando la cena finì, sparecchiammo la tavola.
Joe mi prese da parte.
“Puoi rimanere stanotte per favore? Mi sei mancata così tanto.” disse Joe, facendomi gli occhi da cucciolo.
“Anche tu mi sei mancato, ma  stasera non posso.” risposi io.
“Mi dispiace, ma considerati rapita. Non posso lasciarti andare. Sei troppo bella.” disse Joe a pochi millimetri dal mio viso.
Verso le undici e mezza, Kevin, Danielle, Alena, Nick e Olivia, tornarono a casa loro.
Quando furono usciti, Joe chiuse la porta a chiave e si voltò verso di me.
“Finalmente soli.” disse Joe.
Così dicendo, Joe mi prese per mano, e dopo aver spento tutte le luci, mi portò di nuovo nella sua stanza.
Mi sedetti sul letto e Joe accanto a me.
Passò le sue dita tra i miei capelli, poi mi baciò.
Mi tolse la maglia e io feci la stessa cosa con la sua.
Finì come due sere prima: lo facemmo di nuovo; i nostri corpi l'uno contro l'altro, con solo la coperta che ci avvolgeva.
La mattina seguente, sentì qualcosa che mi sfiorava il viso e aprì gli occhi.
Joe stava sfiorando la mia guancia con un fiore.
“Ciao mio dolce angelo. Ti ho portato la colazione.” disse Joe, baciandomi e infilando il gambo del fiore tra i miei capelli.
Mi misi a sedere sul letto e vidi accanto a me il vassoio con la colazione per entrambi.
Dopo colazione mi feci una doccia, mi vestì e scesi di sotto.
Joe mi raggiunse poco dopo.
“C'è una cosa che devi sapere.” disse Joe.
“Dimmi, ti ascolto.” risposi io.
“Devo partire domani. Starò via un paio di settimane per un servizio fotografico a Parigi.” disse Joe.
Io abbassai lo sguardo.
“E' fantastico. Ma mi dispiace che sia così lontano. Parigi è la città dell'amore. Potresti incontrare un'altra ragazza e...” risposi io.
Ma non riuscì a finire la frase, dato che Joe mi posò una mano sulla bocca.
“Ci sei solo tu nel mio cuore. Mi mancherai un sacco. Farò il servizio e tornerò subito da te.” disse Joe.
Ci baciammo, poi con un taxi tornai a casa.
L'avevo appena lasciato che Joe mi mancava già tantissimo.
Anche se eravamo lontani, ci mandavamo dei messaggi ogni volta che Joe aveva del tempo libero.
Passarono due settimane; eravamo arrivati a maggio, e un pomeriggio mi trovavo in spiaggia a Malibù: per fortuna c'era poca gente.
Ad un certo punto sentì delle mani che si posavano sui miei occhi.
Sarei riuscita a riconoscere il suo profumo tra mille.
“Joe?” domandai io.
Le sue mani si tolsero da mie occhi e io mi voltai: era proprio Joe.
Lo abbracciai.
“Quando sei tornato?” domandai io.
“Un paio d'ore fa, giusto il tempo di portare la valigia a casa, cambiarmi e venire qui.” rispose Joe.
“Se mi avessi avvertito, sarei venuta a prenderti all'aeroporto.” dissi io.
“Così la sorpresa non sarebbe riuscita.” rispose Joe.
Sorridemmo e ci mettemmo a ridere tutti e due.
Dopo di che, facemmo una passeggiata sulla spiaggia, e guardammo il tramonto.
Joe mi stringeva tra le sue braccia e io mi sentivo protetta e al sicuro.
Quando il sole fu tramontato, ognuno tornò a casa propria.
Una settimana dopo il ritorno di Joe, Kyle mi chiamò per dirmi che aveva una proposta per me: una nota casa di cosmetici, la Max Factor, aveva scelto me come testimonial per il loro nuovo mascara; accettai immediatamente.
Lo dissi subito a Joe, e lui ne fu entusiasta.
Due giorni dopo, mi incontrai con i responsabili della casa cosmetica, e con l'aiuto di un hair stylist e un make up artist, realizzarono le foto per la pubblicità.
Quando vidi le foto, rimasi senza parole: non sembravo nemmeno io.
Mi consegnarono un book che conteneva le foto scattate, e mi dissero che erano mie e che potevo tenerle.
Tornai a casa e trovai Joe davanti alla porta.
“Sei bellissima truccata così.” disse Joe, una volta entrati in casa.
“Grazie. Ma adesso vado a toglierlo.” risposi io.
“Perchè lo devi togliere se ti sta così bene?” domandò Joe.
“Il trucco è bello, ma tenerlo troppo non fa bene alla pelle. Mentre io sono in bagno, tu puoi guardare queste.” risposi io, tirando il book fuori dalla borsa e porgendolo a Joe.
Andai in bagno e con salviette e acqua calda, tolsi tutto il trucco.
Quando tornai il salotto, Joe aveva il book in mano e non toglieva gli occhi da una foto: un primo piano del mio volto.
Mi sedetti accanto a lui, che mi guardò.
“Questa è la mia preferita. Il colore dei tuoi occhi risalta ancora di più.” disse Joe.
“E' merito del fotografo e di chi mi ha truccato.” risposi io.
“No. Il merito è tutto tuo.” disse Joe.
“Tu hai visto le mie foto. Quando posso vedere quelle del tuo servizio fotografico?” domandai io.
“Le vedrai quando me le manderanno.” rispose Joe avvicinando il suo viso al mio e mi baciò.
Quella sera non riuscimmo a stare insieme.
Una settimana dopo, venni a sapere che il mascara di cui ero testimonial stava andando a ruba; e questo solo grazie agli spot televisivi e ai cartelloni pubblicitari con il mio viso sparsi per tutta Los Angeles.
Ovunque andassi incontravo ragazze che avevano comprato il mascara e che volevano sapere quando sarebbe uscito il mio prossimo film.
Rispondevo che al momento non avevo film in programmazione.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Un pomeriggio, il campanello suonò: non stavo aspettando nessuno.
Aprì la porta e trovai Viggo, Orlando, Sean e David; non li vedevo da un sacco di tempo.
Li abbracciai tutti ed entrammo in casa.
“Ecco la nostra piccola stella!” disse David.
“Venendo qui abbiamo visto molti manifesti con un viso che assomigliava tanto al tuo.” disse Orlando.
“Infatti è il mio. Mi hanno scelto come testimonial per un mascara.” risposi io, porgendo ai ragazzi il book con le mie foto.
“Sono straordinarie.” disse Sean con il book in mano.
“Abbiamo visto le foto delle varie prime. Con qualsiasi abito eri stupenda. Ovviamente abbiamo visto i film che hai interpretato dopo quello che hai fatto con noi. Avevi scritto tu i copioni?” domandò Viggo.
“Quello del film con Johnathan no, mentre quelli con Chris, Blake e Kellan si.” risposi io.
“Erano tutti bellissimi. Ma vogliamo sapere altro.” disse Orlando.
Gli raccontai come si erano evolute le cose tra me e Joe, e ne furono entusiasti.
Anche loro erano stati molto impegnati e mi raccontarono tutto.
Quella sera cenammo tutti e cinque in un ristorante: mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo.
Ad un certo punto, vidi un gruppo di persone sedute ad un tavolo a qualche metro di distanza dal nostro; tre maschi e due femmine: riconobbi uno dei maschi: era Joe.
Al suo fianco, ad entrambi i lati, c'erano due ragazze: una bionda e una con i capelli rossi.
Erano entrambe molto belle, e stavano un po' troppo addosso a Joe.
Quella con i capelli rossi provò addirittura a baciarlo; infatti riuscì a sfiorargli le labbra.
Mi sentì sprofondare sotto terra.
In quel momento gli occhi di Joe incrociarono i miei.
Distolsi lo sguardo, e continuai a chiaccherare con i ragazzi.
Mi dissero che purtroppo quella sera stessa dovevano ripartire, così, quando uscimmo dal ristorante, ci salutammo e io tornai a casa da sola in taxi.
Non mi cambiai nemmeno: rimasi seduta sul divano a ripensare a Joe con quelle due ragazze.
Un ora dopo che ero tornata, bussarono alla porta: era Joe.
Senza parlare mi feci da parte, lo feci entrare e chiusi la porta.
“Che cosa ci fai qui?  Dovresti essere con i tuoi amici e quelle due ragazze.” dissi io.
“Eravamo usciti solo noi tre, poi abbiamo incontrato quelle due e gli altri hanno insistito perchè si unissero a noi. Non mi hanno lasciato in pace un attimo, e una di loro a cercato di baciarmi. Poi ti ho vista con Viggo, Orlando, Sean e David. Il tuo sguardo era chiaro. Avrei voluto sparire. Ho resistito finchè ho potuto, ma poi gli ho salutati e sono venuto qui da te.” rispose Joe.
“Non mi devi alcuna spiegazione. Non so nemmeno perchè me la prendo tanto.” dissi io, andando vicino alla libreria.
In quel momento, mi scesero delle lacrime, che asciugai.
Joe si mise davanti a me, con le braccia appoggiate alla libreria; mi aveva bloccata.
“Però quelle due ragazze erano veramente bellissime.” dissi io.
“Quelle due erano solo delle oche. Tu sei bellissima. E nessuno può toccare le mie labbra a parte te.” rispose Joe.
Avvicinò ancora di più il suo viso al mio.
Stava per baciarmi quando il suo cellulare squillò; lo prese fuori dalla tasca e rispose.
Da come parlava, doveva essere uno dei due ragazzi che erano con lui a ristorante; evidentemente volevano che Joe tornasse da loro, ma lui disse che non avrebbe passato il resto della serata con loro.
Non ero più bloccata contro la libreria, così cercai di allontanarmi per lasciare un po' di privacy a Joe, ma lui, da dietro, mi cinse la vita con un braccio.
Chiuse la chiamata e infilò il cellulare nella tasca dei pantaloni.
“E tu dove pensavi di scappare?” domandò Joe, bloccandomi di nuovo contro la libreria.
Non riuscì a rispondere perchè Joe mi baciò in modo molto passionale.
Dopo qualche secondo, dovetti staccarmi da lui per poter respirare, e ci guardammo negli occhi.
Così facendo, ci accoccolammo sul divano, e io appoggiai la testa sul petto di Joe, che mi abbracciò.
“Vorrei tenerti sempre tra le mie braccia.” disse Joe.
“Anche io resterei sempre con te. Ma non credi che i tuoi amici stasera si siano arrabbiati perchè gli hai lasciati?” domandai io.
“Se la faranno passare.” rispose Joe.
Verso mezzanotte e mezza, Joe tornò a casa sua con un taxi, dato che era uscito con la macchina di uno dei suoi amici.
Andai a letto che mi sentivo come se volassi in mezzo alle nuvole.
Il giorno dopo, andai a fare la spesa dato che avevo il frigo vuoto.
Al super mercato, mentre prendevo dei biscotti, i due ragazzi che erano con Joe al ristorante la sera prima si avvicinarono a me.
“Quindi Joe ieri sera avrebbe lasciato i suoi amici, per stare con te? Non sa cosa si è perso.” disse uno, prendendo un pacco di pasta dal mio carrello.
“Lo avete seguito dopo che se ne è andato? Allora non siete dei veri amici e non vi fidate di lui.” risposi io, riprendendomi il pacco di pasta.
L'altro ragazzo, mi mise la mano sulla spalla, strinse la presa e mi guardò in modo minaccioso.
“Stai lontana da Joe. Lui non ha tempo per una storia seria.” disse l'altro.
Così dicendo, lasciò la presa sulla mia spalla, e tutti e due se ne andarono.
Finì di fare la spesa e tornai a casa.
Stavo per chiamare Joe per raccontargli quello che era successo, ma sapevo che si sarebbe infuriato tantissimo, quindi lasciai perdere il telefono; l'ultima cosa che volevo era rovinare un'amicizia.
Il pomeriggio indossai il costume, andai in giardino, mi sedetti sul bordo della piscina e immersi i piedi nell'acqua.
Dopo un po', il mio cellulare squillò: era Joe.
Ignorai la chiamata e anche le successive; Joe avrebbe sentito dal tono della mia voce che c'era qualcosa che non andava.
Due sere dopo, partecipai all'inaugurazione di un nuovo locale per happy hour.
Incontrai Blake, che mi disse che aveva comprato il mascara di cui ero testimonial; quella sera lo avevo anche io.
Ad un tratto in mezzo a tutte quelle persone vidi anche Joe, ma poi mi accorsi che non era solo: c'erano anche i suoi amici, quelli che mi avevano minacciato al supermercato.
Mi allontanai da loro il più possibile, e salì al piano superiore.
Mentre ero appoggiata alla ringhiera, Nick e Kevin si avvicinarono a me.
“Che cosa ci fai qui tutta sola? Mio fratello è laggiù.” disse Nick indicando Joe.
“Joe non mi ha ancora visto. Ed è meglio che voi due non gli diciate niente.” risposi io.
Così dicendo mi allontanai anche da Nick e Kevin; ma dovevano proprio esserci tutti e tre?
Dovevo tenermi alla larga da ogni membro della famiglia Jonas.
Mi stavo annoiando, quindi verso le undici decisi di tornare a casa.
Uscì dal locale e presi il cellulare dalla borsa per chiamare un taxi.
Composi il numero e avviai la chiamata, ma qualcuno mi prese il cellulare e chiuse la chiamata; mi voltai e vidi Joe con il mio cellulare in mano.
Capì subito che Kevin e Nick non erano stati zitti.
“Joe, dammi il cellulare.” dissi io.
“Prima dimmi perchè non hai mai risposto alle mie chiamate e perchè non sei venuta da me dentro.” rispose Joe.
Io mi sedetti sul muretto che si trovava nel giardino fuori dal locale.
“Kevin e Nick ti hanno detto che anche io ero presente.” dissi io.
“Si. Non sono mai stati bravi a mantenere i segreti. Siamo fratelli; ci diciamo tutto. Adesso mi dici perchè non sei venuta da me prima?” domandò Joe.
“Se te lo dico so già che ti arrabbierai.” risposi io.
“Non riuscirei mai ad arrabbiarmi con te.” disse Joe appoggiando la sua mano sulla mia.
“Non è con me che ti arrabbierai. Io sto cercando di non rovinare un'amicizia.” risposi io.
“Scusa, ma non riesco a capire che cosa stai cercando di dirmi. Ti prego, dimmi che cosa sta succedendo.” disse Joe.
“Tre giorni fa, mentre stavo facendo la spesa, i tuoi amici, quelli con qui eri al ristorante la sera prima, mi hanno detto di starti lontana perchè non hai tempo di una storia seria. Hanno detto che non sai cosa ti sei perso per venire da me. Quando sei uscito dal ristorante ti hanno seguito fino a casa mia. Stasera non sono venuta da te perchè ci sono anche loro. Ed è a causa loro che non ti rispondevo al telefono. Lo avresti sentito subito dalla mia voce che c'era qualcosa che non andava. E se per non rovinare la vostra amicizia devo starti lontana, lo farò.” risposi io.
Mentre parlavo si vedeva che si stava arrabbiando, perchè teneva i pugni serrati.
Io mi alzai dal muretto e mi allontanai da Joe di qualche metro.
Joe mi raggiunse, prese il mio volto con entrambe le mani e mi baciò.
“Quello che hanno fatto è orribile. Non si sono comportati da amici. E tu non devi assolutamente starmi lontana. Io ti voglio sempre al mio fianco.” disse Joe.
Dopo di che mi restituì il cellulare.
In quel momento gli amici di Joe uscirono dal locale, seguiti da Kevin e Nick, che si avvicinarono a noi.
Joe vide i due ragazzi e fece un paio di passi verso di loro; mai io lo fermai prendendolo per un braccio.
“Joe, noi andiamo a divertirci da un 'altra parte. Vieni con noi.” disse uno dei suoi amici, quello che mi aveva stretto la spalla.
“No, andate da soli. Così imparate a comportarvi da amici.” rispose Joe.
“Abbandoni i tuoi amici per quella?” domandò l'altro ragazzo indicando me.
Joe non rispose, tirò fuori dalla tasca dei pantaloni le chiavi della macchina, mi prese per mano e una che fummo saliti, partì.
“Joe, mi dispiace tanto. E' tutta colpa mia.” dissi io.
“Non dire così. Tu non centri nulla. E' un problema loro.” rispose Joe.
“Ma Nick e Kevin?” domandai io.
“Sono venuti con la macchina di Kevin. Quei due idioti erano venuti con me, ma adesso si arrangiano. Hanno superato il limite.” rispose Joe.
“Joe, stai buttando via un'amicizia per stare con me.” dissi io.
“Hanno fatto tutto da soli. Io non gli avrei mai fatto una cosa simile.” rispose Joe.
Quando arrivammo davanti a casa mia Joe si fermò e spense il motore; nessuno dei due parlava e io non riuscivo a guardarlo in faccia.
Scesi dall'auto e mi avviai verso il cancello.
Scese anche Joe ed entrammo in casa, chiudendo la porta.
Dopo di che, ci sedemmo sul divano.
“Sei arrabbiata?” domandò Joe, scostando una ciocca di capelli da davanti ai miei occhi.
“Non lo so. Non so più cosa pensare.” risposi io.
Joe mi strinse tra le sue braccia.
“Non pensare a loro. Pensa solo a quanto stiamo bene insieme.” disse Joe.
Io appoggiai la testa sul suo braccio.
Poi andai in bagno, mi struccai, indossai il pigiama e andai nella mia stanza.
Joe mi raggiunse e ci stendemmo sul mio letto.
Joe rimase con me tutta la notte; ci addormentammo abbracciati.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


La mattina seguente, mi svegliai tra le braccia di Joe, che dormiva ancora.
Cercando di non fare rumore per non svegliarlo, mi alzai e scesi di sotto ancora in pigiama e a piedi nudi.
Controllai il mio cellulare, e vidi che nessuno mi aveva contattata.
Presi del succo dal frigo, ne versai un po' in un bicchiere, lo riposi in frigo e mi sedetti sul bancone della cucina.
In quel momento Joe scese le scale, mi vide seduta sul bancone e si avvicinò a me; indossava solo i jeans e aveva maglia, giacca e scarpe in mano, che appoggiò sul divano.
“Grazie.” disse Joe prendendo il bicchiere dalla mia mano e finendo il succo.
“Fai pure con comodo.” risposi io sorridendo; scesi  dal bancone e ripresi  il succo dal frigo.
“Ti prendo in parola.” disse Joe, prendendomi da dietro e stringendomi a se.
Me lo tolsi di dosso e salì di sopra a cambiarmi.
Quando tornai al piano inferiore, Joe si era messo scarpe e maglia.
Mi baciò dolcemente, prese la giacca e uscì; dopo essere salito in macchina, partì e tornò a casa sua.
Nel pomeriggio ricevetti un messaggio di Kyle: voleva vedermi.
Mi recai nel suo ufficio e oltre a lui vi trovai anche Henry Cavill.
“C'è una novità. Un film con lui.” disse Kyle indicando Henry che mi sorrise.
“Che genere di film?” domandai io.
“Drammatico/sentimentale. E verrà girato in Australia.” rispose Henry consegnandomi il copione.
“Ci penserò su e ti farò sapere.” dissi io.
Henry mi lasciò il suo numero; poi li salutai entrambi, uscì dall' ufficio e mi sedetti su una panchina per strada.
Lessi il copione e mi piacque molto: si intitolava “L'abisso del cuore” e raccontava la storia di Ben Darren (Henry), che un giorno incontra Becky Whale (io).
Tra i due comincia a nascere qualcosa, ma Becky non riesce ad aprirsi del tutto con lui.
Ben prova ad invitarla a nuotare con lui, ma lei gli dice che non sa nuotare.
In realtà Becky sapeva nuotare, ma dopo che tre anni prima l'auto che trasportava lei e i suoi genitori finì nell'oceano in seguito ad un incidente, in cui solo lei sopravvisse, lei non ha più messo piede in acqua e ne aveva il terrore.
Non aveva mai raccontato niente a nessuno dell'avvenimento che le aveva distrutto la vita.
Un giorno, un gruppo di ragazzi, che volevano solo spassarsela e che avevano alzato un po' troppo il gomito, circondarono Becky perchè volevano che si unisse a loro; lei rifiutò.
Becky cercò di allontanarsi, ma i ragazzi la sollevarono di peso e salirono sulla scogliera per tuffarsi; lei cercava in tutti i modi di liberarsi e gridava aiuto.
All'improvviso, Becky viene mollata e finisce in acqua cadendo dalla scogliera, e non riesce a riemergere.
In quel momento, Ben passava di li con alcuni amici, vide tutta la scena e corse in soccorso di Becky.
Quando la tirò fuori dall'acqua, si accorse che non respirava più, e dopo vari tentativi riesce a rianimarla.
Becky viene trasportata in ospedale e, quando viene a sapere che a salvarla è stato Ben, gli racconta tutto dell'incidente.
Avrei voluto chiamare Henry immediatamente e dirgli che accettavo il film, ma prima volevo parlarne con Joe: volevo sapere la sua opinione; non avevamo chiarito del tutto la situazione che si era creata con i suoi amici, e partire all'improvviso non era la cosa giusta da fare.
Così facendo, mandai un messaggio a Joe per chiedergli se potevamo vederci e lui mi rispose che mi avrebbe aspettato a casa sua.
Arrivai a casa di Joe e bussai alla porta: mi aprì lui ed entrai; vidi che c'erano anche Nick; Kevin, Danielle e Alena.
“Ciao, scusa se ti ho disturbato.” dissi io.
“Tu non mi disturbi mai.” rispose Joe prendendomi per mano.
Ci sedemmo sul divano.
“Sono venuta perchè ho appena ricevuto una nuova offerta per un film con Henry Cavill e volevo sapere che cosa ne pensavi tu.” dissi io, porgendogli il copione.
Joe lesse solo le prime pagine.
“Sembra fantastico. Dovresti accettare.” rispose Joe.
“Joe, ma verrà girato in Australia, dovrò stare via dei mesi e non potremmo vederci.” dissi io.
“Esistono gli aerei, posso venire a trovarti. Non devi rinunciare a questo film per me.” rispose Joe.
“Se io accetto e parto, tu mi fai una promessa?” domandai io.
“Prometto che appena posso vengo in Australia a trovarti.” rispose Joe.
“Non mi stavo riferendo a quello.” dissi io.
“E a cosa allora?” domandò Joe.
“Che quando sarò partita, tu cercherai di riavvicinarti ai tuoi amici e li perdoni.” risposi io.
“Ci proverò. Te lo prometto.” disse Joe.
Così dicendo, Joe mi baciò; in quel momento sembrava che ci fossimo solo noi due.
“Dateci un taglio voi due, non siete soli.” disse Nick, riportandoci alla realtà.
Chiamai Henry e gli dissi che accettavo la parte nel film insieme a lui; ne fu felicissimo e disse che avrebbe chiamato lui Kyle, e che saremmo partiti per Sidney a metà luglio.
Quella sera cenai e dormì a casa di Joe.
Arrivò luglio, e verso metà mese, mi incontrai con Henry in aeroporto e partimmo insieme per l'Australia; io e Joe ci eravamo salutati il giorno prima, e ci eravamo promessi che si saremmo sentiti ogni volta che avevo del tempo libero, ovviamente tenendo conto del fuso orario.
Era metà luglio e in Australia era inverno.
Una volta arrivati a Sidney, con la macchina ci spostammo verso sud lungo la costa, e raggiungemmo la nostra destinazione.
Arrivammo nella casa dove avremmo alloggiato io e Henry.
“Non credevo che saremmo partiti subito. Credevo che avrebbero aspettato che qui fosse estate.” dissi io, mentre mettevo in ordine le mie cose.
“L'acqua non è tanto fredda. E poi da quello che ho saputo, il film potrebbe partecipare alla prossima notte degli oscar.” rispose Henry.
“Agli oscar?! Credi davvero che il film sarà così di alto livello per partecipare ad un evento così importante? Io so a mala pena stare a galla, e ho delle scene sott'acqua, e devo venire gettata da una scogliera.” dissi io.
“Ce la faremo. E poi non sarai sola: tutti i set saranno dotati di tutte le norme di sicurezza; anche quelli per le scene in acqua.” rispose Henry.
Andammo a letto presto perchè il giorno dopo avremmo iniziato a lavorare presto.
Il giorno seguente, infatti, ci alzammo alle cinque del mattino e dopo una colazione leggera ci recammo sul set per iniziare le riprese.
Le riprese durarono dalla metà di luglio fino a metà novembre.
In alcune scene avevo un po' paura, ma è sempre andato tutto bene; e io e Henry ci divertimmo tanto.
Nei momenti liberi io e Joe ci sentivamo tramite internet, e una volta mmi disse che con i suoi amici aveva risolto.
Come promesso, Joe venne a trovarmi per ben due volte: a metà agosto e a inizio ottobre; passammo insieme i nostri compleanni.
Entrambi compivamo 28 anni.
Quando le riprese terminarono a metà novembre, tornai a Los Angeles; atterrammo che erano le nove di sera.
Una volta uscita dall'aeroporto, mandai un messaggio a Joe per chiedergli che cosa stava facendo, senza specificare che ero tornata, dato che lui non sapeva la data esatta.
Mi rispose che era a casa ad annoiarsi davanti alla tv.
Con un taxi mi recai a casa sua, e dissi al tassista di accostare a un isolato di distanza dalla casa: volevo fargli una sorpresa.
Scesi dal taxi, presi la valigia, arrivai alla porta e bussai.
Appena Joe aprì la porta, misi le braccia intorno al suo collo e lo baciai senza lasciargli il tempo di parlare.
Quando mi staccai, Joe prese la mia valigia ed entrammo in casa.
“Non ci posso credere che tu sia qui. Mi se mancata tantissimo. Perchè non mi hai avvertito? Sarei venuto a prenderti.” disse Joe.
“Ho fatto la stessa cosa che hai fatto tu quando sei tornato da Parigi. Adesso siamo pari.” risposi io mettendo di nuovo le braccia intorno al suo collo, e lui mi strinse a se.
Andammo in camera sua e ci sdraiammo sul letto.
“Quando uscirà il film?” domandò Joe.
“A fine febbraio. Mi hanno detto che potrebbe partecipare alla prossima cerimonia degli oscar.” risposi io con la testa appoggiata alla sua spalla.
“E' meraviglioso. Ma quello che lo è ancora di più, è che tu sia tornata da me e che ora siamo di nuovo insieme.” disse Joe.
Joe mi sollevò il viso e mi baciò dolcemente, poi i suoi baci passarono dalla mia bocca al mio collo.
Come al solito ci addormentammo abbracciati.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Passai il giorno del ringraziamento e le feste natalizie a casa Jonas: ormai ero una di famiglia.
Io e Joe passammo il capodanno a Parigi: non c'è nulla di più romantico.
L'albergo era sulla via più importante della città: gli Champs-Élysées, che andava da Place de la Concorde all'arco di trionfo.
Passammo l'ultima ora dell'anno che stava per finire nel parco sotto la Tour Effeil, che era tutta illuminata.
Allo scoccare della mezzanotte, vennero sparati i fuochi d'artificio, ma non riuscì a vederli molto, dato che Joe continuava a baciarmi.
Dopo i fuochi, tornammo verso l'arco di trionfo: per strada c'era tantissima gente che stava festeggiando il nuovo anno; noi tornammo in albergo e ci rinchiudemmo in camera.
Quella fu la nostra notte di passione: non stavamo insieme da prima che partissi per l'Australia, e in quel momento eravamo a Parigi, la città dell'amore.
Ero insieme all'uomo che amavo ed ero la ragazza più felice dell'universo: che cosa potevo volere di più?
Il giorno dopo ci svegliammo verso le undici e mezza.
Uscimmo a fare un giro per la città: salimmo sul campanile della cattedrale di Notre Dame e ci godemmo il meraviglioso panorama.
Passammo il resto della giornata in giro per Parigi: la sera entrambi eravamo esausti.
Il 4 gennaio tornammo a Los Angeles, e passammo il giorno dell'epifania, il 6 gennaio a casa dei genitori di Joe: Paul e Denise.
Ovviamente c'erano tutti: Kevin, Danielle, Alena, Nick, Olivia e Frankie.
A inizio febbraio, Alena avrebbe compiuto tre anni: camminava da quando aveva un anno, e se non la guardavi, scappava per tutta la casa.
Arrivò febbraio e il 2 festeggiammo il terzo compleanno di Alena: quella bambina diventava sempre più bella, e ogni giorno assomigliava sempre di più a Kevin.
L'ultima settimana del mese, uscì “L'abisso del cuore”, il film in cui recitavo con Henry Cavill.
La prima fu organizzata a New York, e vi partecipai insieme a Henry.
Una settimana prima della prima, mi venne comunicata una notizia che mi lasciò senza parole: per quel film ero stata nominata all'oscar come miglior attrice protagonista.
Sia Joe che Henry erano felicissimi quando appresero la notizia.
Ovviamente lo feci sapere anche a Viggo, Orlando, Sean e David: in fondo era merito loro se la mia carriera era iniziata.
Quando lo chiamai, per poco Orlando non mi rompeva un timpano da quanto urlava.
Un paio di giorni prima scelsi il mio abito: azzurro, lungo, senza spalline e decorato con una cintura di strass sul punto vita e dei volant sulla scollatura.
Arrivò la notte degli oscar, e quando arrivai sul red carpet, i fotografi impazzirono.
Ma non ero sola: con me c'era Henry, il mio co-protagonista.
Quella sera, indossava lo smoking con la cravatta.
Joe mi disse che non si sarebbe perso la diretta tv per nulla al mondo.
Dopo il red carpet, la cerimonia cominciò; e quando iniziarono a consegnare le statuette, il mio cuore cominciò a battere all'impazzata.
Salirono sul palco Julia Roberts e Hugh Jackman con in mano un oscar e una busta ciascuno.
Julia proclamò il miglior attore protagonista: Leonardo di Caprio; era bravissimo, se lo meritava.
Leonardo salì sul palco e prese l'oscar dalle mani di Julia.
In quel momento ero un fascio di nervi: Hugh aprì la sua busta, e dopo un momento per me interminabile, pronunciò il nome contenuto all'interno della busta: il mio.
Non riuscivo a credere a quello che avevo sentito.
Mi alzai dal mio posto, scesi le scale e salì sul palco.
Abbracciai Julia e Leonardo: poi ricevetti la statuetta dalle mani di Hugh, che mi abbracciò.
Ringraziai tutti e in particolar modo Henry per la pazienza dimostrata nei miei confronti sul set.
Dopo di che, scesi dal palco con la statuetta in mano; ma non riuscì a tornare al mio posto perchè vidi una persona che pensavo di non dover rivedere mai più: Alessio, colui che aveva rovinato la festa del mio compleanno tre anni prima.
Doveva essere entrato senza essere visto e aver assistito alla cerimonia di nascosto.
Mi bloccai sulle scale per la paura, mentre lui scese verso di me.
“Chi assegna gli oscar doveva essere ubriaco fradicio per assegnarlo a te.” disse Alessio.
Non riuscì nemmeno a  dirgli di andarsene, perchè lui mise una mano intorno alla mia gola e strinse la presa, togliendomi l'aria; l'oscar mi cadde di mano.
Cercai di togliermi la sua mano dalla gola, ma lui era più forte di me; ormai mi era rimasto pochissimo ossigeno.
Qualcuno doveva aver chiamato la sicurezza, perchè ad un certo punto sentì la presa in torno alla mia gola allentarsi.
Sentì una voce che mi chiamava e che, tramite la respirazione bocca a bocca cercava di immettere aria nei miei polmoni.
Riuscì a respirare di nuovo, aprì gli occhi e tossì un paio di volte: mi accorsi che non ero più nel teatro, ma sdraiata su un divanetto nel backstage, per permettere alla cerimonia di proseguire.
Accanto a me c'era Henry, evidentemente preoccupato.
Mi tirai su a sedere; forse un po' troppo in fretta, perchè mi girò la testa.
“Fai piano.” disse Henry, porgendomi un bicchiere d'acqua, che presi.
“Che è successo? Hanno interrotto la cerimonia?” domandai io, bevendo a piccoli sorsi.
“No, hanno ripreso. Quell'idiota è stato arrestato. Ho dovuto farti la respirazione bocca a bocca per farti respirare di nuovo. Ancora poco e non ce l'avresti fatta. Hai fatto prendere un bello spavento a tutti.” rispose Henry, togliendosi la giacca e mettendola sulle mie spalle.
Sul tavolino accanto al divano vidi il mio oscar.
In quel momento Blake, Ryan, Leonardo e Hugh entrarono nel backstage; volevano assicurarsi che stessi bene.
“Ho rovinato tutto un'altra volta, proprio come quella sera di tre anni fa.” dissi io.
“Non è affatto colpa tua. Forse dovresti farti vedere da un medico in ospedale, ti ha lasciato un bel segno.” rispose Henry.
“No, niente ospedale. Devo chiamare Joe: guardava la diretta in tv, e gli sarà venuto un colpo.” dissi io.
“Ha già chiamato me, gli ho detto che ti eri ripresa. Ti prego, lascia che ti accompagni in ospedale. Sarò molto più tranquillo sapendo che non ci saranno conseguenze.” rispose Henry.
Henry aveva ragione: era meglio se mi facevo vedere da un medico.
Così mi alzai dal divano, presi il mio oscar e insieme a Henry mi recai ad un'entrata secondaria del teatro, dove una macchina ci aspettava.
Se fossimo usciti dall'uscita principale, si sarebbe creata solo confusione.
Mentre eravamo in macchina, Henry chiamò Joe per dirgli che stavamo andando in ospedale, e lui disse che ci avrebbe raggiunti subito.
Arrivammo in ospedale, e ci sedemmo nella sala d'attesa del pronto soccorso; Joe arrivò dieci minuti dopo di noi insieme a Nick e Kevin.
Appena lo vidi gli andai incontro, e lui mi strinse tra le braccia.
“Per fortuna stai bene, ho avuto una paura tremenda.” disse Joe.
“E' tutto merito di Henry.” risposi io, voltandomi verso di lui.
Joe ringraziò Henry per tutto quello che aveva fatto per me.
In quel momento, un'infermiera si avvicinò e mi disse che il dottore poteva visitarmi.
Mi tolsi la giacca, la restituì a Henry e passai il mio oscar a Nick: Joe non voleva lasciarmi da sola.
Entrai nell'ambulatorio, dove il medico mi visitò: per fortuna non riportai nessuna conseguenza, e il dottore disse che, in qualche giorno, il segno sarebbe sparito.
Io e Joe, dopo aver salutato il dottore, uscimmo dall'ambulatorio, raggiungemmo gli altri e gli informammo sulle novità.
Erano tutti estremamente sollevati.
Quando uscimmo dall'ospedale, salutai Henry, che andò via in taxi, mentre io rimasi con i Jonas.
Con la macchina di Kevin, arrivammo a casa mia.
Una volta in casa, posai l'oscar su un mobile e salì al piano superiore a togliermi il vestito e indossare qualcosa di più comodo.
Dopo di che, tornai di sotto dai ragazzi.
“Come ti senti?” domandò Joe.
“Sto meglio. Tutto il mondo avrà visto quella scena. Nel giro di poche ore tutti i giornali parleranno di questa storia, con tanto di foto. Non potrò più uscire di casa.” risposi io.
“Potrai farlo. L'unica cosa è che avrai bisogno di un paio di guardie del corpo.” disse Joe.
“Così addio privacy.” risposi io.
“Tesoro, per poco stasera non ti perdevo. Voglio solo che tu sia al sicuro.” disse Joe.
“Penseremo noi a trovare le persone giuste.” rispose Nick.
I ragazzi furono d'accordo; si sarebbero messi al lavoro la mattina seguente, e mi assicurarono che si sarebbero occupati loro degli stipendi delle guardie del corpo.
Nick e Kevin tornarono a casa loro; mentre Joe rimase con me.
“A parte tutto quello che è successo, sono contento che abbia vinto tu. In quel film sei stata strepitosa.” disse Joe, mentre eravamo sdraiati sul letto.
“Grazie.” risposi io.
Mi avvicinai a lui e lo baciai: quella sera avevo temuto di non sentire più le sue labbra sulle mie.
Dopo di che ci addormentammo.


TO BE CONTIUED...

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


La mattina dopo, quando ci svegliammo, aprì la tenda della mia stanza e guardai fuori dalla finestra: vidi un sacco di giornalisti e fotografi.
Chiudi la tenda di scatto; scendemmo di sotto, e per fortuna le finestre erano tutte chiuse.
Due ore dopo, suonarono alla porta.
Io mi allontanai dalla porta, mentre Joe aprì; vidi un sacco di flash.
Vidi entrare Nick e Kevin seguiti da otto uomini, ma non conoscevo nessuno di loro; erano tutti vestiti con abiti normali: jeans, maglie e giacche di pelle.
Quando Joe chiuse la porta, io entrai in salotto.
“Loro saranno le tue guardie del corpo. Ne avrai due sempre al tuo fianco. Ti accompagneranno ovunque e si daranno il cambio ogni sei ore.” disse Kevin.
“Puoi fidarti ciecamente di loro. I turni li decidono tra di loro; tu non dovrai occuparti di nulla.” rispose Nick.
I ragazzi si presentarono: Oliver, Daniel, Charles, John, Frank, Mike, Isaac e Edward.
Stabilì una sola condizione: avrebbero indossato lo smoking solo se partecipavo ad eventi importanti; quando andavo in giro normalmente (per esempio a fare la spesa), dovevano rimanere con abiti civili (in borghese), perchè non volevo dare troppo nell'occhio.
Tutti furono d'accordo.
In quel momento il mio cellulare squillò, e continuò così per una buona mezz'ora; erano tutte persone che avevano visto o saputo quello che era successo agli oscar e volevano sapere come stavo: Viggo, Orlando, Sean, David, Johnathan e Kellan.
Quando riuscì a staccarmi dal telefono, tutti e tre i Jonas dovevano andare via; mentre lo abbracciavo, Joe mi disse che ci saremmo rivisti presto e che le guardie avevano ricevuto una lista di nomi di persone che potevano avvicinarmi.
I tre fratelli e sei delle otto guardie se ne andarono; con me sarebbero rimasti Oliver e Daniel fino alle sei del pomeriggio: erano e undici, quindi solo per quel giorno avrebbero fatto sette ore invece di sei.
Dopo un po' sbirciai attraverso la tenda e vidi che i fotografi e i giornalisti non c'erano più.
Chiesi a Oliver e Daniel se uno di loro poteva farmi vedere la lista.
Daniel mi porse la sua: erano presenti tutti quelli che erano alla mia festa di compleanno tre anni prima, più Hugh, Leonardo, Blake e Ryan.
Restituì la lista a Daniel.
Dopo pranzo, decisi di fare una passeggiata al parco; avevo un gran bisogno di un po' di relax.
Uscì di casa con Oliver e Daniel; avevo un foulard intorno alla gola per coprire il segno e occhiali scuri per via del sole.
Grazie a Oliver e Daniel, nessuno si avvicinò a me.
Tornai a casa verso le tre, e alle sei Oliver e Daniel terminarono il loro turno; Charles e John iniziarono il loro turno che sarebbe finito a mezzanotte.
Frank e Mike avrebbero coperto il turno da mezzanotte alle sei del mattino, mentre Isaac e Edward quello dalle sei a mezzogiorno.
Andai a letto verso le undici, e mi svegliai alle otto.
Scesi di sotto, e trovai Isaac e Edward.
Mentre facevo colazione, mi ricordai che quel pomeriggio dovevo partecipare a un talk show per parlare del mio film con Henry, ma non ero dell'umore adatto.
Sapevo che mi avrebbero fatto delle domande su quello che era accaduto agli oscar, e non avevo voglia di sentirne parlare.
Chiamai Kyle per dirgli che non avrei partecipato; non la prese bene: diceva che non si poteva rimandare una cosa come una trasmissione tv.
Quella pomeriggio mi recai agli studi televisivi insieme a Oliver e Daniel: i turni gli avevano fatti loro e a me andavano benissimo.
Indossavo un vestito molto semplice, abbinato con un foulard per coprire il segno sulla gola.
Arrivata agli studi, dietro le quinte incontrai Henry.
“Come ti senti?” domandò Henry abbracciandomi.
“Molto meglio. Grazie ancora per quello che hai fatto per me.” risposi io.
“Credo che ogni persona presente in quel teatro lo avrebbe fatto. Pronta?” domandò Henry.
“Sono un po' nervosa. Avrei preferito mille volte restare a casa.” risposi io.
“Andrà tutto bene.” disse Henry.
Dopo di che, gli operatori ci munirono di microfono, e la trasmissione iniziò.
Quando il presentatore, annunciò i nostri nomi, sorrisi e entrai nello studio insieme a Henry.
Parlammo del nostro film e, come temevo saltò fuori l'argomento oscar.
Non sapevo cosa rispondere, e intervenne Henry dicendo che la persona responsabile era stata arrestata e che il fatto importante era che io stessi bene.
Quando la trasmissione finì, uscimmo dallo studio e ci togliemmo i microfoni.
“Grazie ancora per l'aiuto. Avevo sperato con tutta me stessa che quell'argomento non saltasse fuori.” dissi io.
“Figurati. Così forse questa storia verrà sepolta.” rispose Henry.
“Speriamo.” dissi io.
Salutai Henry e tornai a casa con Oliver e Daniel.
Arrivai a casa e trovai Blake davanti al cancello; l'abbracciai ed entrammo in casa.
“Come mai da queste parti?” domandai io una volta entrate.
“Volevo solo farti i complimenti per la tua vittoria, e anche per vedere come stavi. Dopo tutto è quello che fanno gli amici.” rispose Blake.
“Sto molto meglio, c'è rimasto solo il segno. Ma vorrei non aver rovinato la cerimonia.” dissi io.
“Non è stata colpa tua. Ma di quel tipo.” rispose Blake.
“E' quello che mi ripetono tutti in continuazione.” dissi io.
“Perchè è la verità. Ti va una pizza per cena?” domandò Blake.
“Non è una cattiva idea.” risposi io.
Con il suo cellulare, Blake ordinò le pizze sia per noi che per Oliver e Daniel.
Le pizze arrivarono, e io e Blake mangiammo sedute per terra.
Mentre io e Blake chiaccheravamo, dato che avevamo finito di mangiare, qualcuno lanciò un sasso attraverso il vetro della finestra.
Oliver e Daniel estrassero le pistole togliendo la sicura.
Sentì delle grida provenire da fuori; a sentire quella voce mi assalì il panico, e mi alzai di scatto.
Avrei riconosciuto quella voce ovunque: era Alessio.
“Che cosa ci fa qui? Credevo che fosse stato arrestato. Deve avermi seguito. Sono in pochi a conoscere il mio indirizzo.” dissi io allontanandomi dalle finestre.
Daniel uscì di casa, mentre Oliver uscì dopo aver chiamato la polizia; la porta venne chiusa.
Blake venne vicino a me e cercò di tenermi calma.
Sentivo che sia Oliver che Daniel cercavo di trattenerlo per impedirgli di entrare in casa.
In quel momento sentì le sirene della polizia: dopo alcuni minuti, quando la polizia se ne andò, Oliver e Daniel rientrarono in casa.
Inserirono le sicure e riposero le pistole nelle fondine.
“Tutto a posto. L'hanno preso. Gli era scappato subito dopo la tua aggressione agli oscar. Non sono riusciti a trattenerlo. Doveva essersi nascosto da qualche parte e averti seguito.” disse Daniel.
“E' tutto finito. Ci siamo assicurati che questa volta non scappasse.” rispose Oliver.
Io e Blake ci allontanammo dal muro.
Raccolsi i vetri rotti e tirai la tenda.
Blake andò via verso le dieci e mezza.
Quando a mezzanotte Charles e John dettero il cambio a Oliver e Daniel, io ero ancora sveglia.
Charles e John vennero informati di quello che era successo.
Io ero accoccolata sulla poltrona.
“Dovresti dormire un pò. E' tardi.” disse John.
“Non ci riesco. Ho paura.” risposi io.
“Non ti devi preoccupare. Ci siamo noi. Sei al sicuro.” disse Charles.
Mi alzai dalla poltrona, augurai la buona notte e salì in camera mia.
Dopo essere andata in bagno e aver indossato il pigiama, mi stesi sul letto.
Lasciai la porta aperta: evidentemente dovevo essere esausta, perchè mi addormentai non appena toccai il cuscino.
Non feci un sonno tranquillo: sognai che Alessio riusciva a prendermi e approfittava di me.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Mi svegliai di colpo: delle braccia mi avvolsero, e sentì una voce vicino al mio orecchio.
“Calmati. Era solo un incubo.” disse la persona che era alle mie spalle: riconobbi la voce di Joe.
Mi voltai verso di lui e appoggiai la fronte contro il suo petto.
“Che cosa ci fai qui?” domandai io.
“Ero venuto da te, ma quando sono arrivato ho visto la finestra rotta, e Frank e Mike mi hanno raccontato quello che è successo ieri sera con Oliver e Daniel.” rispose Joe.
“Ieri sera? Ma che ore sono?” domandai io.
“Le otto e mezza del mattino.” rispose Joe.
“Mi sembra di non aver dormito per niente.” dissi io.
“Con una buona colazione ti rimetterai in sesto.” rispose Joe.
Mi cambiai e scesi di sotto insieme a Joe, dove c'erano Frank e Mike.
“Avevi così tanta fame ieri sera?” domandò Joe.
“Perchè lo chiedi?” domandai io.
“I cartoni della pizza sul lavandino.” disse Joe.
“Blake è venuta a trovarmi ieri sera, e abbiamo preso la pizza sia per noi che per Oliver e Daniel.” risposi io mentre versavo dei cereali in una tazza e aggiungevo il latte.
Feci colazione e buttai via i cartoni della pizza.
Nel frattempo, Joe chiamò qualcuno per riparare il vetro della finestra; mi disse che l'avrebbero riparata il giorno dopo.
Dopo di che, uscimmo a fare una passeggiata per Los Angeles; Frank e Mike ci seguivano senza perderci d'occhio un solo istante.
A mezzogiorno ci fu il cambio di turno: Isaac e Edward coprivano il turno fino alle sei del pomeriggio.
Io e Joe mangiammo in un ristorantino su Rodeo Drive, e lo aiutai a scegliere dei vestiti.
Verso le tre, tornammo a casa mia, e Joe dovette lasciarmi.
Quella sera, preparai la cena per me, Charles e John; gli piacque molto.
Dopo cena, guardai un film, e per fortuna non accadde nulla.
Andai a letto verso le undici e mezza.
Il giorno dopo, quando mi svegliai, sentì dei rumori provenire dal piano di sotto; aprì la porta e trovai Isaac sulla porta, che mi fece segno di rientrare.
“Che succede di sotto?” domandai io.
“Stanno riparando la finestra. Di sotto c'è Edward. Ma per sicurezza, è meglio che finchè non finiscono tu rimani qui.” rispose Isaac.
Un ora dopo, Edward salì per dirci che la finestra era stata riparata, e che gli operai erano andati via.
Così facendo, scesi di sotto.
Con tutto quello che era successo, avevo trascurato un po' il giardino, quindi innaffiai e curai i fiori nei vasi, ovviamente ero controllata a vista.
A mezzogiorno arrivarono Oliver e Daniel.
Due sere prima mi avevano praticamente salvato la vita.
“Grazie per quello che avete fatto l'altra sera.” dissi io.
“Abbiamo fatto solo il nostro dovere.” rispose Oliver.
Pranzammo tutti e tre insieme.
Dopo pranzo mi chiamò Kyle per dirmi che Chanel mi aveva scelto come testimonial per il suo nuovo profumo.
All'inizio fui un po' restia ad accettare perchè ero già testimonial di Max factor, e perchè il segno sulla gola si vedeva ancora, ma Kyle mi assicurò che non c'erano problemi ad essere testimonial di due prodotti diversi, e che avrebbero fatto in modo che il segno non si sarebbe visto grazie al trucco o al ritocco fotografico.
Quando accettai la proposta, Kyle mi disse che mi volevano subito sul set.
Mentre mi cambiavo per uscire, chiamai Joe per dirglielo, ma aveva il cellulare staccato.
Ci riprovai quando ero in macchina , ma era sempre spento: così gli inviai un messaggio.
Arrivai sul set, e scattai le foto per i cartelloni pubblicitari e girai lo spot per la televisione.
Quando vidi le foto, rimasi sorpresa: il segno sulla gola non si vedeva per niente, e avevano usato solo del fondotinta.
Mi consegnarono un book con le foto e una copia dello spot.
Una volta finito, tornai a casa con Oliver e Daniel: erano circa le cinque e mezza del pomeriggio.
Guardai il cellulare: Joe non aveva ancora visto il mio messaggio e le chiamate, altrimenti mi avrebbe risposto.
Joe mi richiamò verso le nove di sera, mentre con me c'erano Frank e Mike.
Non aveva potuto richiamarmi perchè era in studio a incidere della musica.
Mi disse che non vedeva l'ora di vedere le foto e il video.
Mezz'ora dopo, Joe arrivò a casa mia con Kevin e Nick: tutti e tre volevano vedere video e foto.
Gli diedi in mano il book: alla vista delle foto rimasero a bocca aperta tutti e tre.
“Wow!” esclamarono tutti e tre in coro.
Io sorrisi.
“Ora vediamo lo spot.” disse Kevin; sembrava che il divano sotto di loro bruciasse tanto erano in agitazione.
“Ok, però calmatevi.” risposi io.
“E' solo che non vediamo l'ora di vederlo.” disse Nick.
Misi il dvd nel lettore e spinsi play.
Si incantarono davanti alla tv; non si accorsero nemmeno quando gli sventolai la mano davanti agli occhi.
Quando lo spot finì e spensi la tv, i tre fratellini erano ancora incantati.
Dovetti lanciargli un cuscino per farli tornare alla realtà.
“Non riesco a trovare le parole per dirti quanto sei bella in quello spot.” disse Joe.
Io arrossì.
“Mi sono accorto che il segno sulla gola non si vede per niente.” disse Kevin.
“Merito del fondo tinta.” risposi io.
Rimasero con me fino alle undici.
Dopo che Kevin, Joe e Nick se ne furono andati, me ne andai a dormire.
Passò una settimana, e il segno sulla gola era completamente scomparso.
Con l'inizio di aprile, arrivò un evento speciale: era un anno che io e Joe stavamo insieme.
Due giorni prima del nostro anniversario, di pomeriggio, Joe mi mandò un messaggio, dicendomi di preparare la valigia con il necessario per qualche giorno.
Gli chiesi dove avesse intenzione di andare, e lui rispose che sarebbe stata una sorpresa.
John e Charles, che in quel momento erano con me, mi dissero che nessuno di loro otto ci sarebbero stati; sarei stata sola con Joe.
Chiamai Joe per chiedergli che tipo di abbigliamento mi sarebbe servito, ma non mi rispose: cellulare spento.
Chiamai Nick: forse lui sapeva che cosa aveva in mente suo fratello dato che si dicevano sempre tutto; la sua risposta fu che non ne sapeva assolutamente nulla.
Lo conoscevo abbastanza da sapere quando diceva la verità, e in quel momento non era stato sincero.
La sera preparai la valigia, continuando a chiedermi dove volesse portarmi Joe; dopo di che, andai a dormire.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


La mattina seguente, fui svegliata da qualcosa di vellutato che mi sfiorava il viso.
Accanto a me, c'era Joe con una rosa in mano.
Mi alzai e mi vestì.
“In casa non c'è nessuno, quindi siamo soli. Le guardie hanno una settimana libera. E adesso è ora di andare.” disse Joe.
“Andare dove?” domandai io mentre mi infilavo la maglia.
“Non ti dirò assolutamente nulla.” rispose Joe, prendendo la mia valigia.
Scendemmo di sotto e aprì il frigo.
“Ho già preso io la colazione. La faremo in macchina.” disse Joe, chiudendo il frigo.
Non riuscivo a capire per quale motivo avesse tanta fretta.
Dopo aver messo la mia valigia nel bagagliaio insieme a quella di Joe, salimmo in macchina e partimmo per chissà quale destinazione.
Non andammo all'aeroporto, quindi non sarebbe stato un viaggio lunghissimo.
Dopo circa mezz'ora, uscimmo da Los Angeles.
Durante il viaggio, ascoltammo la musica, tra cui anche le canzoni di Joe da solista, sia in gruppo con i fratelli (i Jonas Brothers).
Ad un certo punto, partì una canzone, che poco dopo riconobbi: Single Ladies di Beyoncè; mi misi a ridere.
“Che c'è da ridere?” domandò Joe.
“Stavo pensando al tuo video dove balli questa canzone. Ogni volta che lo vedo non riesco a smettere di ridere.” risposi io.
“Ero carino però con quel costume.” disse Joe, continuando a guardare me invece della strada.
“Molto carino. Invece di guardare me, è meglio che guardi la strada.” risposi io.
Dissi a Joe che non volevo più le guardie del corpo in casa e quando andavo in giro normalmente; le avrei usate solo quando dovevo partecipare ad eventi importanti.
Lui all'inizio era riluttante, ma alla fine disse che si poteva provare.
Eravamo partiti da Los Angeles, da circa tre ore quando ci fermammo: eravamo arrivati in un piccolo hotel di lusso immerso in un bosco, era molto bello.
“In quale stato siamo?” domandai io.
“Siamo ancora in California.” rispose Joe.
Scendemmo dalla macchina, prendemmo le valigie ed entrammo nell'hotel.
Facemmo il check-in, e salimmo in camera; era molto accogliente.
“Forse riusciremo a starcene tranquilli; nessuno ci ha riconosciuto quando siamo entrati.” dissi io.
“E' vero. Meglio così.” rispose Joe.
Passammo il resto della giornata a passeggiare nel bosco mano nella mano.
Dopo cena, guardammo le stelle sdraiati sul cofano della macchina: a Los Angeles è impossibile fare una cosa del genere a causa delle luci.
Quando ci stancammo di stare con il naso all'insù, andammo nella nostra stanza e ci addormentammo.
Il giorno seguente, era il nostro anniversario: stavamo insieme da un anno esatto.
Mi alzai che Joe dormiva ancora, andai in bagno e mi vestì.
Mentre mi stavo infilando le scarpe, Joe si svegliò.
“Dove stai andando?” domandò Joe.
“A fare colazione. Ho fame.” risposi io.
Joe si alzò, e dopo essersi vestito, scendemmo a fare colazione.
Dopo colazione, andammo nella piscina dell'hotel fino all'ora di pranzo.
Il pomeriggio, Joe si allenò in palestra per qualche ora, mentre io ascoltai della musica in giardino.
La sera, durante la cena, c'era l'intrattenimento musicale con il karaoke: alcuni ospiti erano veramente stonati.
Joe si alzò, parlò con il ragazzo che si occupava del karaoke, e prese il microfono.
Partì la musica: Just in Love; Joe aveva un voce fantastica, capace di incantarti.
Mentre cantava, si avvicinò a me e mi fece alzare.
Mi portò al centro della pista, e mentre mi teneva stretta a se, continuava a cantare.
Io appoggiai la testa sulla sua spalla, e quando la canzone finì, Joe mi baciò mentre gli altri ospiti applaudivano.
Dopo di che, tornammo al nostro posto.
“Tu sei completamente fuori di testa.” dissi io.
“Non per niente mi chiamano Danger.” rispose Joe.
Prima che la serata di karaoke finì, andammo nella nostra stanza.
“Che ne pensi fin'ora?” domandò Joe.
“Che nessuna ragazza può essere più felice di me adesso.” risposi io.
Joe sorrise, prese il mio viso tra le mani, e mi baciò.
Passai la notte tra le braccia di Joe, e lui tra le mie.
Due giorni dopo, tornammo a Los Angeles.
Arrivammo a casa mia, e poco dopo arrivò Nick: doveva essere successo qualcosa, perchè era arrabbiatissimo.
“Nick, che succede?” domandò Joe.
“Niente.” rispose Nick.
“Vi lascio da soli per un po'.” dissi io.
“Non serve, me ne stavo andando.” rispose Nick, alzandosi e avvicinandosi alla porta.
“Nick aspetta. Non è vero che non è successo niente. Altrimenti non saresti così arrabbiato.” dissi io.
“Ho litigato con Olivia, e ci siamo lasciati.” rispose Nick.
“Mi dispiace tanto fratellino.” disse Joe, mettendo una mano sulla spalla del fratello.
“Sinceramente, tu che cosa pensavi di lei?” domandò Nick, rivolgendo la domanda a me.
“Da quello che ho visto in molte foto, lei voleva sempre mettersi in mostra. C'era sempre quando facevi le foto con le fan. Sarà anche miss universo, ma si esponeva troppo. E mi dava la sensazione che ti stesse solo usando per avere popolarità.” risposi io.
“Forse hai ragione. Ma me ne sono accorto troppo tardi.” disse Nick.
“Non ci pensare. Sono sicura che incontrerai la ragazza giusta per te.” risposi io.
“E fino ad allora che cosa devo fare?” domandò Nick.
“Fai quello che sai fare, scrivi musica e recita. Poi.. quando meno te lo aspetti qualcosa succederà.” risposi io.
Nick mi sorrise e se ne andò.
“Perchè non ne ha parlato con me? In fondo sono suo fratello.” disse Joe.
“Appunto perchè sei suo fratello. Aveva bisogno di parlarne con qualcun'altro. Tu che ne pensavi di Olivia?” domandai io.
“Non mi sembrava la persona giusta per Nick, ma lui era felice e non mi sono intromesso.” rispose Joe.
“Mi dispiace vederlo così giù di corda.” dissi io.
“Ci vuole un po' di tempo, ma gli passerà.” rispose Joe.
Così dicendo, Joe tornò a casa sua.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Due giorni dopo, mentre stavo camminando lungo mare di Venice da sola, dato che le guardie avrebbero ripreso servizio solo la mattina dopo alle sei, vidi qualcosa che non avrei mai pensato fosse possibile.
Vidi un ragazzo in compagnia di altri quattro ragazzi dall'aria poco raccomandabile: aveva un aria familiare, infatti dopo poco lo riconobbi: era Nick.
Vidi che avevano tutti delle bottiglie di birra in mano, ed erano solo le dieci del mattino.
Nick non sembrava stare bene: aveva un graffio vicino alla tempia destra.
Dopo qualche minuto, il resto del gruppo se ne andò.
Io mi avvicinai a Nick, togliendoli la bottiglia dalla mano, e buttandola nella spazzatura.
“Che stai facendo?” domandò Nick quando mi vide.
“Sto cercando di aiutarti. Ma che cosa ti è saltato in mente? Una ragazza ti ha spezzato il cuore, e tu che cosa fai? Bevi e fai a botte?” domandai io indicando la ferita sulla tempia.
“A te che cosa importa?” domandò Nick.
“Due giorni fa ti ho detto di fare quello che ti riesce meglio; ma di certo non volevo che ti riducessi così. E poi ti ricordo che non ti fa bene bere in questo modo con il diabete.” risposi io.
“Tu non sai che significhi convivere con questa malattia.” disse Nick.
“Hai ragione. Non lo so. Ma so che quando hai scoperto di averlo, hai scritto una canzone stupenda come A little bit longer in una notte. La tua famiglia ti è sempre stata vicino. E sono sicura che lo faranno anche adesso. Bere e ricoprirsi di lividi e graffi non è la soluzione per curare un cuore spezzato. Il modo migliore è avere chi ti vuole bene accanto a te.” risposi io.
Nick mi guardò, si voltò e se ne andò.
Quella sera, io e Joe eravamo stati invitati a cena a casa dei genitori di Joe con Kevin, Danielle e Alena e Frankie; l'unico che mancava era Nick.
Mentre giocavo in giardino con Alena, continuavo a pensare a quello che era successo quella mattina a Venice con Nick.
Ero indecisa se mantenere il segreto o dire tutto a Denise e Paul.
In quel momento, Joe mi sventolò la mano davanti agli occhi; distolsi lo sguardo dal punto che stavo fissando.
Joe era seduto davanti a me con Alena tra le braccia.
“Tutto ok?” domandò Joe.
“Si, tutto bene.” risposi io.
Così dicendo, tornammo in casa.
“Avete sentito Nick per caso?” domandai io.
“No. Ho provato a chiamarlo, ma il cellulare è sempre staccato.” rispose Joe.
“Anche noi non riusciamo a contattarlo. Ormai avrà la segreteria piena.” disse Denise.
A quel punto, decisi di raccontare quello che era successo quella mattina.
Tutti mi ascoltarono fino alla fine.
“Mi dispiace non avervelo detto subito, ma non sapevo cosa fare. Nick si è ridotto così per colpa di Olivia. E con il diabete bere non lo aiuta.” dissi io.
“Non ti preoccupare. Andrà tutto bene.” disse Paul mettendomi una mano sulla spalla.
In quel momento, suonarono alla porta: Kevin aprì e trovò Nick sulla soglia.
“Ciao. Scusate il ritardo.” disse Nick.
Tutti lo abbracciarono, poi Nick si rivolse a me.
“Scusa per come ti ho trattato oggi.” disse Nick.
“Sapevo che non eri in te. E' bello che tu sia tornato.” risposi io, abbracciandolo.
Dopo di che, Nick salì in camera a cambiarsi: quando scese era di nuovo il Nick che tutti conoscevamo.
Disse che aveva controllato il suo indice glicemico ed era tutto a posto.
Cenammo tutti insieme.
Dopo cena, io, Joe, Nick, Kevin e Danielle uscimmo a fare un giro.
Alena era rimasta con Denise, Paul e Frankie.
Dopo un po' che camminavamo, ci sedemmo su una panchina; kevin e Joe intrecciarono le loro mani con quelle di Danielle e le mie.
Mi accorsi che Nick stava guardando un gruppo di ragazze a qualche metro da noi: in particolare una dai capelli biondi fin sotto le spalle; era molto carina e indossava un top bianco con dei pantaloni di jeans al polpaccio, mentre ai piedi delle ballerine bianche.
Le altre ragazze si allontanarono e lei rimase sola.
Nick distolse lo sguardo e si accorse che tutti lo stavamo guardando.
“Che c'è?” domandò Nick.
“Smetti di fissare quella ragazza e vai a parlarle. E' anche da sola.” disse Danielle.
“Non so se è il caso.” rispose Nick.
“Lo è. Adesso vai, altrimenti ci parlo io.” dissi io.
Nick si alzò, e si avvicinò alla ragazza; si vedeva da lontano che era diventato rosso come un pomodoro.
Io, Joe, Kevin e Danielle stavamo cercando di trattenerci dal ridere.
La biondina se ne andò, e Nick tornò da noi.
“Dateci un taglio.” disse Nick vedendo le nostre facce.
A quel punto, non riuscimmo a trattenerci e scoppiammo a ridere.
“Che ho fatto adesso?” domandò Nick.
“Nick, possibile che tu abbia paura di parlare con una ragazza? Sei diventato rosso come un pomodoro.” rispose Joe.
“Almeno sai come si chiama e le hai chiesto il suo numero?” domandò Kevin.
“No, non sono riuscito a pronunciare una parola.” rispose Nick.
Kevin e Joe si alzarono dalla panchina e abbracciarono il fratello.
“Il nostro fratellino.” dissero Kevin e Joe in coro.
Dopo di che, cominciarono a rincorrersi a vicenda.
Nel frattempo, io e Danielle ci eravamo alzate dalla panchina.
“Sono peggio dei bambini piccoli.” dissi io.
“Altrimenti non si chiamerebbero Jonas di cognome.” rispose Danielle.
Mentre i ragazzi erano impegnati a giocare tra loro, io e Danielle ci incamminammo verso casa, e quando ci raggiunsero, Joe mi prese per mano.
Tornammo a casa dei genitori di Joe, poi lui mi riaccompagnò a casa mia.
“Sono contenta che Nick si sia ripreso. Ma tu e Kevin non dovevate prenderlo in giro.” dissi io.
“Siamo i suoi fratelli, e ne abbiamo tutto il diritto.” rispose Joe.
Joe mi baciò, poi tornò a casa, mentre io me ne andai a letto.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


La mattina dopo, quando scesi di sotto, non c'era nessuno: evidentemente Joe aveva parlato con le guardie e gli aveva detto quello di cui avevamo parlato in macchina.
Stavo leggendo un libro in giardino, quando tre persone si fermarono davanti al cancello: una era Kyle, mentre le altre due era la prima volta che le vedevo.
Erano entrambi biondi, solo che uno aveva una corporatura robusta, mentre l'altro era più esile.
Aprì il cancello, ed entrammo in casa.
Quando si tolsero gli occhiali da sole, li riconobbi: Chris Hesmworth (Thor) e Jamie Campbell Bower (Caius in Twilight, e Jace Wayland in Shadowhunters).
“Non ti ho fatto venire in ufficio perchè lo stanno imbiancando, ed è tutto sottosopra.” disse Kyle.
“Non fa niente. Immagino che ci siano delle novità.” risposi io.
“Esatto. Loro stanno per fare un film insieme, e ti vorrebbero con loro.” disse Kyle, consegnandomi un copione.
“Che genere è?” domandai io.
“Drammatico. E tu sei l'unica che può interpretare quel ruolo.” rispose Chris.
“Non hai molto tempo per decidere se accettare la parte oppure no.” disse Kyle.
Io presi un bicchiere di succo; chiesi anche agli altri se ne volevano, ma mi dissero che non volevano nulla.
In quel momento, il mio cellulare squillò: era un messaggio di Joe che mi diceva di accendere la tv su un determinato canale.
Accesi la tv sul canale indicato nel messaggio, e vidi che si trattava di un talk show.
Era appena iniziato, e il presentatore stava per annunciare l'ospite di quella puntata: Joe Jonas.
Joe entrò in studio e si accomodò sulla poltrona.
“Non mi aveva detto che doveva partecipare ad una trasmissione televisiva.” dissi io.
“State insieme vero?” domandò Jamie.
“Come fai a saperlo? Stiamo cercando di tenerlo per noi.” domandai io.
“Quando è entrato, hai sorriso.” rispose Jamie.
Io non risposi, ma continuai a guardare la tv.
Dopo alcune domande sul suo lavoro, il presentatore domandò a Joe della sua vita sentimentale.
Joe avrebbe dovuto rispondere che non stava frequentando nessuno, invece non andò così.
“Qualche anno fa, ho conosciuto una ragazza che non era famosa. Poi è diventata un'attrice di successo, e siamo rimasti amici. Ma un anno fa sono riuscito a conquistarla, e da allora stiamo insieme. E siamo tanto felici.” rispose Joe.
“E qual'è il nome di questa fanciulla?” domandò il presentatore.
Joe ripose pronunciando il mio nome.
Per fortuna in quel momento non stavo bevendo, altrimenti mi sarebbe andato tutto di traverso.
“E' impazzito per caso? Adesso non avremmo più un attimo di tregua.” dissi io.
“E' innamorato.” rispose Kyle.
“Ecco il motivo per cui tutti lo chiamano Danger. Ma quando mi viene vicino, finisce male il ragazzo.” dissi io, spegnendo la tv.
Mi alzai dal divano, e presi in mano il copione.
“Vi farò sapere. Dove si svolgeranno le riprese?” domandai io.
“La produzione sta ancora decidendo in tale proposito, ma siamo sicuri che con te verrà fuori una cosa fantastica.” rispose Jamie.
Così dicendo, Kyle, Chris e Jamie, se ne andarono.
Quando rimasi sola, lessi il copione con più attenzione.
Legami indelebili” racconta la storia di Sarah Blossom (io), una ragazza di vent'anni, che vive con il fratello Nate (Chris), di dieci anni più grande di lei, e il fratellino Danny di sei anni.
Sono soli da tre anni, da quando i genitori morirono in un incidente d'auto.
Essendo l'unica donna, Sarah si deve occupare delle faccende domestiche, ma non viene lasciata sola; i tre fratelli sono molto uniti.
Sarah lavora in biblioteca, mentre Nate in un ufficio.
Un giorno, un ragazzo di nome Mark Wood (Jamie) entra nella biblioteca dove Sarah lavora e comincia a curiosare tra i libri, ma non ne prende in prestito.
I due ragazzi non si parlano, ma incrociano i loro sguardi.
Quando Sarah torna a casa, Nate ha una cena di lavoro, così lei deve occuparsi di Danny.
Mentre sta preparando la cena, suonano alla porta; quando Sarah apre, si trova davanti Mark, il ragazzo che aveva visto in biblioteca.
Non lo fa entrare; anzi, gli dice di sparire.
Nei giorni seguenti, Mark andò spesso in biblioteca solo per vedere Sarah, ma lei continua a respingerlo; ma un pomeriggio, lui la blocca contro uno scaffale e la bacia.
In quel momento tra i due scatta la scintilla.
Nate nota il cambiamento nella sorella e parla con lei, che gli confida tutto.
Un giorno, Sarah riceve una telefonata: Nate è stato coinvolto in un incidente, e si trova in ospedale; dopo qualche ora entra in coma.
Sarah non è disposta a perdere anche suo fratello.
Va sempre in ospedale con Danny e passano il tempo a parlare a Nate, per aiutarlo a svegliarsi.
L'unica altra persona che le sta accanto è Mark.
Dopo due settimane, Nate si risveglia, e la famiglia è di nuovo unita; nessuno potrà mai rompere il loro legame.
Quando finì di leggere il copione, mi preparai il pranzo.
Un ora dopo pranzo, sentì un rumore proveniente dalla porta sul retro; andai a controllare, e vidi che era Joe.
“Che cosa ci fai qui?” domandai io.
“Sono venuto dal mio angelo.” rispose Joe avvicinandosi a me; ma io feci un passo indietro.
“Sei impazzito per caso? Come ti è saltato in testa di dire che stiamo insieme in una trasmissione televisiva che viene seguita da migliaia di persone?” domandai io.
“Ti amo, e voglio che lo sappiano tutti.” rispose Joe.
“E immagino che tu non abbia considerato il fatto che adesso non avremmo più un attimo di tregua, vero?” domandai io.
“Riusciremo a trovare dei momenti tutti per noi.” rispose Joe.
Così dicendo, ci sedemmo sul divano; e poco dopo, mi ritrovai stesa  con Joe sopra di me.
“Mi sei mancata tanto.” disse Joe.
“Ma se ci siamo visti ieri sera.” risposi io.
“Mi sembra che sia passata un'eternità.” disse Joe, baciandomi sul collo, e facendo scivolare la mano sotto la mia maglia.
“Quindi sono perdonato?” domandò Joe quando si staccò dal mio collo, e guardandomi negli occhi.
“Non lo so, ci devo pensare.” risposi io.
Ridemmo entrambi, e lo baciai.
Quando riuscì ad alzarmi dal divano, mostrai a Joe il copione.
“Mi hanno offerto la parte in questo film insieme a Chris Hesmworth e Jamie Campbell Bower. Vorrei accettarla, ma non so ancora dove si svolgeranno le riprese.” dissi io.
“Sembra fantastico. Ma ti fanno fare solo film con attori giovani e carini.” rispose Joe.
Io scoppiai a ridere.
“Che hai da ridere?” domandò Joe.
“Non c'è bisogno di essere così geloso. Con loro recito solo nei film. Sei solo tu quello che ho nel cuore.” risposi io.
“Così va molto meglio. Puoi accettare la parte nel film.” disse Joe, mettendo le mani sui miei fianchi.
“Ma guarda che la stessa cosa vale per te. Se per caso scopro che ti piace un 'altra ragazza, tu fai una brutta fine.” risposi io, mettendogli le braccia intorno al collo.
“Questo non succederà mai.” disse Joe.
Così dicendo, mi baciò con molta passione.
Joe rimase con me tutta la sera e anche a dormire.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Il giorno seguente, dopo colazione, chiamai Kyle per dirgli che accettavo la parte; lui mi rispose che mi avrebbe informata appena la produzione avesse deciso il luogo delle riprese.
Dopo di che, andai in giro per negozi con Danielle e Alena; trovai alcune cose molto carine.
Ad un certo punto, mi accorsi di alcuni fotografi.
“Lo sapevo. Joe ha rivelato la nostra relazione e i paparazzi si scatenano. Quelle foto finiranno su tutti i giornali.” dissi io.
“Non ci pensare troppo. Devi solo continuare a vivere la tua vita come se niente fosse.” rispose Danielle.
Quando lo shopping finì, raggiungemmo Kevin e Joe a casa di Kevin.
Tutti e due si meravigliarono di quanta roba avevamo comprato.
Per pranzo arrivò anche Nick, il quale appena entrò si trovò Alena attacca ad una gamba; la prese in braccio e giocò con lei.
Dopo poco anche Kevin e Joe si unirono a loro; erano così belli insieme.
Io e Danielle preparammo il pranzo.
Dopo mangiato, ci trovavamo tutti in salotto quando il campanello suonò.
Nick aprì la porta e si trovò davanti Olivia.
“Che ci fai tu qui?” domandò Nick.
“Ho bisogno di parlarti. Sono venuta di persona dato che non rispondi mai al telefono.” rispose Olivia.
“Non abbiamo niente da dirci.” disse Nick; stava pe chiuderle la porta in faccia, ma lei lo fermò.
“Ti amo Nick.” disse Olivia.
“Il tuo non è amore. Vuoi stare con me solo per avere popolarità. Ma io mi sono stancato di essere usato. Addio.” rispose Nick.
Così dicendo, Nick chiuse la porta e tornò da noi.
“Scusate per la scenata.” disse Nick.
“Non fa niente. Hai fatto quello che dovevi.” rispose Kevin.
“L'hai più rivista la biondina dell'altra sera?” domandò Joe.
“No. E non credo che la rivedrò più.” rispose Nick.
“Non essere così pessimista. La rivedrai sicuramente.” dissi io.
Dopo di che, dissi che presto avrei girato un nuovo film.
“Dove devi andare?” domandò Danielle.
“Non lo so ancora.” risposi io.
“Sarai fantastica come sempre.” disse Kevin.
Nel pomeriggio, torno a casa da sola.
Quando arrivo davanti a casa, vedo una ragazza davanti al cancello: era la biondina con cui Nick non era riuscito a parlare qualche sera prima.
“Ciao, scusa se sono qui.” disse lei.
“Non ti preoccupare. Non mi disturbi affatto.” risposi io.
“Sai, sono una tua fan. Ho visto tutti i tuoi film e ho comprato i prodotti di cui sei testimonial. Ma non sono qui per questo. Volevo chiederti se conoscevi quel ragazzo che non è riuscito a parlarmi l'altra sera. Ho notato che eri li anche tu.” disse lei.
“Mi fa piacere che i film ti siano piaciuti. Come ti chiami?” domandai io.
“Scusa, non volevo essere maleducata. Mi chiamo Sophie.” rispose Sophie.
“Piacere di conoscerti. Comunque si, conosco quel ragazzo: si chiama Nicholas, ma tutti quelli che lo conoscono lo chiamano Nick.” dissi io.
“Era molto carino, ma non siamo riusciti a scambiarci i numeri.” rispose Sophie.
“Forse posso farvi incontrare di nuovo. Purtroppo stasera non è possibile. Domani sera sei libera?” domandai io.
“Assolutamente si.” rispose Sophie.
“Allora ci vediamo dopo cena allo stesso posto dell'altra sera. L'unico problema è portarlo li senza dirgli nulla, ma credo di sapere come fare. Una cosa che devi sapere: è appena uscito da una relazione con una ragazza che lo usava in tutti i modi; quindi ti chiedo solo di non tirare fuori l'argomento ex.” dissi io.
“Promesso, non dirò una parola. Grazie mille.” rispose Sophie.
Così dicendo, Sophie se ne andò tutta felice e io entrai in casa.
Chiamai Joe che per fortuna era tornato a casa sua, ed era solo.
Gli raccontai quello che era successo con Sophie, e lui accettò di aiutarmi a mettere in atto il piano.
Io mi sarei incontrata con Sophie per prima, mentre lui ci avrebbe raggiunto insieme a Nick.
La sera dopo, cenai, mi vestì e mi recai sul luogo dell'appuntamento: Sophie arrivò insieme a me.
“Nervosa?” domandai io.
“Un po' sì.” rispose Sophie.
“Da quanto lo conosco, lo sarà anche Nick.” dissi io.
Joe e Nick arrivarono con dieci minuti di ritardo.
Appena vide Sophie, Nick si immobilizzò nel punto in cui si trovava.
Io e Sophie ci avvicinammo a loro, poi io e Joe lasciammo soli Nick e Sophie.
“Siete in ritardo. Che è successo?” domandai io.
“C'è voluto più tempo del previsto per convincerlo a uscire.” rispose Joe.
Io e Joe guardammo verso Nick e Sophie: da quanto vedevamo Nick era riuscito a parlare.
Dopo circa un'ora, Sophie baciò Nick su una guancia, gli scrisse qualcosa su una mano, e se ne andò: poi Nick s'avvicinò a noi.
“So che è stata una tua idea. Come ha fatto a trovarti?” domandò Nick rivolto a me.
“E' una mia fan. E mentre parlavamo mi ha chiesto come fare per rivederti. E vi ho organizzato un appuntamento con l'aiuto di tuo fratello.” risposi io.
“Grazie. Mi sono divertito. E' molto carina.” disse Nick.
“Era quello che volevo sentire. E direi che quello che ti ha scritto sulla mano è il suo numero.” risposi io.
“Esatto. Credo che ci rivedremo presto.” disse Nick.
Io sorrisi, e dopo aver salutato i due fratelli, me tornai a casa e andai a dormire.
Due giorni dopo, ricevetti una telefonata da Kyle che mi informava che la location delle riprese per il film con Chris e Jamie era stata scelta: Washington D.C.
Era l'ultima settimana di aprile, e sarei partita verso la metà di maggio.
Le riprese sarebbero durate fino a metà settembre, mentre il film sarebbe uscito a inizio dicembre.
Arrivò maggio e partì per Washington.
Joe mi raggiunse a metà agosto per festeggiare il suo ventinovesimo compleanno.
A metà settembre, le riprese terminarono, e io tornai a Los Angeles.
Tornai un giorno prima del ventiseiesimo compleanno di Nick, che durante la mia assenza si era messo insieme a Sophie: erano davvero una bella coppia.
Ci furono altri due compleanni: il mio ventinovesimo a ottobre e il trentunesimo di Kevin a novembre.
Come tutti gli anni, passai il giorno del ringraziamento a casa Jonas.
La seconda settimana di dicembre, uscì nei cinema “Legami indelebili”.
La prima fu organizzata a Los Angeles, e per l'occasione indossai un abito con le maniche lunghe; faceva abbastanza freddo quella sera.
Insieme a me, oltre a Chris e Jamie, c'era anche Joe: ormai eravamo usciti allo scoperto.
Con l'arrivo delle festività natalizie, mi accorsi che Joe era cambiato: era spesso nervoso.
Provai a parlarci, ma lui mi disse che era tutto a posto.
Era il 23 dicembre, e mi trovavo a casa di Denise e Paul per passare tutti insieme il Natale.
Ero in cucina con Denise e Danielle che stavo preparando dei dolci, quando entrarono Kevin e Nick; Joe non era con loro.
“Ragazzi, sapete per caso che cosa sta succedendo a Joe? Lo vedo sempre nervoso.” dissi io.
“No, non sappiamo nulla.” rispose Kevin.
Dalle loro facce capì che non me la raccontavano giusta: c'era qualcosa sotto.
La sera seguente, il 24 dicembre, la vigilia di natale, Sophie ci raggiunse dopo cena.
Nick era seduto al pianoforte a suonare con Sophie seduta accanto.
L'unico che mancava era Joe: lo vidi sulla terrazza con indosso solo una camicia; mi alzai dal divano e lo raggiunsi.
“Che fai qui fuori solo con la camicia? Fa freddo.” dissi io.
Joe non rispose, ma mi guardò in un modo strano.
“Che ti succede? Ti senti bene?” domandai io sempre più preoccupata.
Joe mi prese la mano, tornammo in salotto dove Nick aveva smesso di suonare; tutti ci stavano guardando.
Io rimasi in piedi, mentre Joe si inginocchiò davanti a me, prendendo fuori dalla tasca dei pantaloni una scatoletta blu.
“Emma, io ti amo. Da quando ci siamo incontrati la prima volta, non riesco più a togliermi il tuo volto dalla mia testa. E ho preso una decisione: non riesco più a vivere senza di te, quindi voglio che passiamo insieme il resto della vita. Mi vuoi sposare?” domandò Joe, aprendo la scatoletta verso di me.
Mi si fermò il fiato: dentro c'era un anello d'argento con tre brillanti; era veramente splendido.
“Sì.” risposi io con le lacrime agli occhi.
Joe sorrise, prese l'anello e lo mise all'anulare della mia mano sinistra.
Dopo di che, si alzò in piedi, prese il mio viso tra le mani e mi baciò.
Tutti ci abbracciarono, e continuammo a festeggiare.
Dopo la piccola festa della vigilia, Sophie tornò a casa sua, e noi andammo a letto.
Una volta nella nostra stanza, Joe chiuse la porta, mi prese per i fianchi e dopo avermi posato sul letto, salì su di me.
“Mi hai reso il ragazzo più felice del mondo stasera.” disse Joe, guardando il mio anello.
“Anche tu, ma prima mi hai fatto venire un colpo.” risposi io.
“Ero nervoso. Ma ora è tutto passato.” disse Joe baciandomi dolcemente.
In quel momento bussarono alla porta.
“Buona notte piccioncini!” dissero insieme Kevin e Nick in coro.
“Sparite!!” rispose Joe.
Kevin e Nick risero, poi si allontanarono.
Joe si tolse da sopra di me, sdraiandosi al mio fianco.
“Dobbiamo subito decidere la data, organizzare tutto per il prima possibile.” disse Joe.
“Ci vuole tempo per organizzare un matrimonio.” risposi io.
“Non mi serve una cerimonia in grande stile. Voglio solo averti al mio fianco per sempre.” disse Joe.
“Non credo che la tua famiglia la pensi allo stesso modo. Adesso siamo insieme; è questo ciò che conta.” risposi io.
Così dicendo, ci addormentammo abbracciati.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


La mattina dopo, ci riunimmo tutti in salotto per scartare i regali.
A Joe regalai un orologio con un incisione sul retro: Insieme ora e per sempre.
“Non è una gran cosa, in confronto alla tua proposta di ieri sera.” dissi io.
“E' bellissimo. Grazie.” rispose Joe.
Io, Danielle e Denise fummo occupate tutta la mattina in cucina per preparare il pranzo.
“Dopo le feste potremmo prendere un appuntamento da Klainfeld a New York per scegliere il tuo abito da sposa.” disse Denise.
“Non è una cattiva idea, ma dobbiamo ancora decidere la data. E poi non voglio un abito troppo vistoso. Mi piacciono le cose semplici.” risposi io.
“Vedrai che troveremo l'abito giusto per te.” disse Danielle.
In quel momento entrarono i ragazzi.
“Sarà una giornata fantastica. Ci divertiremo un sacco.” disse Joe baciandomi su una guancia.
A sentire quelle parole per poco non mi sfuggì il coltello di mano.
“Non se ne parla nemmeno. Tu vedrai il mio vestito il giorno del matrimonio. Su questo sono irremovibile.” risposi io.
“Perchè? Non è giusto.” disse Joe.
“Perchè è la tradizione. Solo io, Danielle, Alena e Sophie verremo con te.” rispose Denise.
“E noi?” domandò Nick.
“Voi due accompagnerete Joe a scegliere il suo vestito, e anche i vostri.” risposi io.
“Andrò anche io con loro.” disse Paul entrando in cucina insieme a Frankie.
“Emma, chi ti accompagnerà all'altare?” domandò Frankie.
“Non lo so. Dato che mio padre non c'è più, pensavo di percorrere la navata da sola.” risposi io.
“Non sarai sola. Ti accompagnerò io. Ormai sei come una figlia per noi.” disse Paul, baciandomi sulla fronte.
“E io cosa dovrò fare?” domandò Frankie.
“Potresti portare il cuscino con le fedi, mentre Alena può spargere i petali.” risposi io.
Frankie accettò subito.
Quando il pranzo fu pronto, mangiammo tutti insieme.
Sophie arrivò nel pomeriggio, dato che aveva passato il pranzo con la sua famiglia, e accettò immediatamente di venire con me a New York a scegliere il vestito da sposa.
I giorni prima di capodanno, cominciammo a scegliere alcuni dettagli della cerimonia: sarebbe avvenuta a metà maggio e di pomeriggio, con il ricevimento la sera.
Il colore principale insieme al bianco sarebbe stato il blu, dato che era il colore preferito mio e di Joe.
Una cosa su cui sia io che Joe eravamo d'accordo era che non ci sarebbe stata la stampa: sarebbe stata una cosa privata, a cui avrebbero partecipato solo le persone che avremmo invitato.
Feci un paio di telefonate per comunicare la notizia: Viggo, Orlando, Sean, David, Henry, Johnathan, Blake, e Chris Evans furono tutti felicissimi per me.
Come al solito Orlando per poco non mi distrusse un timpano, mentre Blake volle unirsi al gruppo per la scelta del mio abito da sposa.
Scegliemmo subito i testimoni: quelli di Joe sarebbero stati Kevin e Nick; mentre io avrei avuto due damigelle d'onore: Danielle e Blake.
Da quando io e Blake avevamo fatto il film insieme, eravamo diventate grandi amiche.
Arrivò il nuovo anno, e ci divertimmo un mondo fino alle quattro del mattino.
Il 3 gennaio, chiamai Kyle per comunicargli la grande novità e per dirgli di non darmi altre proposte: lui fu felice per me, ma mi disse che la Max Factor mi voleva per pubblicizzare un nuovo rossetto.
Ne parlai con Joe, e accettai la proposta.
Quando le feste furono finite, Denise prese un appuntamento da Klainfeld per la terza settimana di gennaio.
Arrivai in atelier con il mio gruppo e non potevo credere che tra tutti quegli abiti meravigliosi ci sarebbe stato anche il mio.
L'assistente che mi avrebbe aiutato si chiamava Sarah, e arrivò anche Randy, il fashion director.
Prima di iniziare a parlare del mio vestito, chiesi a Blake se voleva essere la mia damigella d'onore insieme a Danielle, e lei accettò subito.
“Allora Emma, che tipo di abito stai cercando?” domandò Sarah.
“Qualcosa di semplice e non troppo vistoso. Mi piacerebbe una scollatura a cuore, ma niente gonna ampia. Ho bisogno di muovermi.” risposi io.
“C'è un budget che vuoi rispettare?” domandò Sarah.
Non seppi che cosa rispondere: a casa non ne avevamo parlato.
“Non abbiamo fissato un limite di spesa. Può prendere l'abito che più desidera.” rispose Denise.
Ringraziai Denise.
“Vorrei lasciare Joe senza parole.” dissi io.
“Vedrai che sarai talmente bella che non saprà cosa dire.” disse Danielle.
Dopo di che, seguì Sarah in camerino.
“Che mi dici del tuo fidanzato? E' famoso anche lui?” domandò Sarah.
“Si. E' Joe Jonas. Ci siamo conosciuti quando io non ero ancora famosa. Mi è letteralmente venuto addosso. La sera del mio compleanno lui e i suoi fratelli si sono esibiti, e per me è stato fantastico. Poi la mia carriera è iniziata e sono diventata una star, e abbiamo deciso di rimanere buoni amici. Poi ad aprile di due anni fa è scattata la scintilla, e da allora non ci siamo più lasciati. Mi ha fatto la proposta la sera della vigilia di natale. Avrebbe voluto venire anche lui, ma gliel'ho impedito.” riposi io.
“Hai ragione. Non deve vedere l'abito fino a quel giorno. Comunque quello che mi hai raccontato è molto dolce. Chi ti accompagnerà all'altare?” domandò Sarah.
“Paul, il padre di Joe. I miei genitori purtroppo non ci sono più.” risposi io.
“Mi dispiace tanto. Aspettami qui, che vado a prendere qualche abito e cominciamo.” disse Sarah.
“Ok.” risposi io.
Così dicendo, Sarah uscì dal camerino, e tornò poco dopo con degli abiti da farmi provare.
Quando mostravo i vestiti al resto del gruppo, era presente anche Randy.
I primi tre abiti furono bocciati: non erano proprio adatti a me.
Quando Sarah mi aiutò a indossare il quarto abito, rimasi a bocca aperta: scollatura a cuore, di pizzo, con la gonna morbida.
Forse ero riuscita a trovare il mio vestito.
Mi stavano già scendendo delle lacrime.
“Non piangere. Sei splendida.” disse Sarah.
Uscimmo dal camerino e mostrai l'abito alle altre: anche loro furono d'accordo con me sul fatto che quello era l'abito giusto per me.
Randy mi disse che si poteva aggiungere una fascia azzurra in vita per riprendere il colore base che avevo scelto.
Optammo per un velo corto e senza calata.
“Oddio, sei bellissima.” disse Denise.
“Emma, è questo l'abito giusto per te?” domandò Sarah.
“Si.” risposi io.
Dopo che mi ebbero preso le misure, uscì dall'atelier che ero al settimo cielo.
Andammo in aeroporto e tornammo a Los Angeles.
Quando arrivammo a casa, i ragazzi ci dissero che avevano scelto i loro vestiti.
Joe provò in tutti i modi a farmi rivelare qualche particolare del vestito, ma non mi feci corrompere nemmeno quando mi fece gli occhi dolci.
Pochi giorni dopo, vidi delle foto sui giornali che mi ritraevano e inquadravano l'anello che avevo il dito: la notizia che io e Joe ci sposavamo si era diffusa.
Arrivò febbraio, e due giorni dopo il quarto compleanno di Alena, iniziammo ad organizzare tutti i dettagli del matrimonio.
Io e Joe, insieme scegliemmo le fedi e la torta nuziale: ci recammo nel New Jersey perchè per l'occasione volevamo una torta di Buddy Valastro, il boss delle torte.
Lui ne fu felicissimo, e disse che avrebbe realizzato una torta fantastica.
Decidemmo la lista degli invitati e spedimmo le partecipazioni.
Mentre ero impegnata con i preparativi, realizzai la pubblicità per il nuovo rossetto della Max Factor.
Nel giro di un mese, tutti gli invitati confermarono la loro partecipazione.
Per le bomboniere mi aiutarono Danielle e Blake, le mie damigelle d'onore: Joe mi aveva dato carta bianca al riguardo, così puntai su una farfalla con le ali dipinte di azzurro.
Denise mi aiutò a decidere i fiori per l'allestimento della chiesa, per il ricevimento e quelli che avrebbero composto il mio bouquet.
Con Joe decisi l'assegnazione dei posti al ricevimento, e il viaggio di nozze: saremmo andati due settimane alle Hawaii.
A fine aprile, tornai a New York con Danielle e Blake.
Ci recammo da Kleinfeld perchè il mio abito era pronto e dovevo provarlo.
Quando lo indossai, non riuscì a trattenere le lacrime: era perfetto e non aveva bisogno di alcuna modifica.
Tornammo a Los Angeles, e Denise mi aiutò a nascondere il vestito nel suo armadio.
“Spero che ai ragazzi non salti in mente di venire a curiosare.” dissi io.
“Non ti preoccupare. Nessuno di loro si avvicinerà.” rispose Denise.
A inizio maggio era tutto sotto controllo.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Quattro giorni prima del matrimonio, ci furono il mio addio al nubilato e l'addio al celibato di Joe.
Passai la serata con Blake, Danielle e Sophie; Joe invece con Kevin, Nick e Frankie.
Alena invece rimase a casa con Denise e Paul.
Il giorno prima del matrimonio, io e Joe venimmo separati.
Lui sarebbe stato con Kevin, Nick e Frankie a casa sua, mentre io a casa di Denise e Paul con Danielle e Alena; come da tradizione dovevamo passare la notte prima delle nozze separati.
Sophie e Blake mi avrebbero raggiunto il giorno seguente dopo pranzo.
Joe provò a chiamarmi, ma Danielle mi prese il cellulare prima che potessi rispondere.
“Ma non possiamo nemmeno sentirci?” domandai io.
“No. Nemmeno una telefonata.” rispose Danielle.
Quando rimasi sola, mi accorsi che Danielle si era portata via il mio cellulare per impedirmi di chiamare Joe, e dedussi che Kevin e Nick avessero fatto lo stesso con quello di Joe.
Mi addormentai pensando che il pomeriggio seguente sarei diventata la signora Jonas.
La mattina seguente, mi alzai e scesi a fare colazione.
“Dormito bene?” domandò Paul quando mi vide.
“Si benissimo.” risposi io.
“Come ti senti?” domandò Denise.
“Nervosa, e parecchio.” risposi io.
“Non sei l'unica. Quando ho sposato Kevin ero tesissima, e lui lo era più di me.” disse Danielle.
“Joe sarà più teso di una molla, lo conosco.” risposi io.
“Ci penseranno i suoi fratelli a tenerlo calmo.” disse Denise.
In quel momento squillò il telefono; rispose Paul e mise giù dopo pochi minuti.
“Vado a prendere i nostri parenti in aeroporto, li porto in albergo e torno.” disse Paul.
Così dicendo, Paul uscì di casa e tornò un paio di ore dopo.
Dopo pranzo, arrivarono Blake e Sophie, seguite poco dopo dal parrucchiere e dal truccatore.
Mi feci la doccia e mi lavai i capelli.
Dopo di che, il parrucchiere si occupò della mia acconciatura: li lasciò sciolti, realizzando dei morbidi boccoli, e inserì degli strass tra i capelli per creare qualche punto luce.
Il truccatore utilizzò prodotti resistenti all'acqua per realizzare un trucco naturale; l'unico tocco di colore era un ombretto azzurro sugli occhi.
Nel frattempo, Blake e Danielle avevano indossato i loro abiti: blu oltremare, corti fino al ginocchio e con la scollatura a cuore.
Sophie, invece indossava un vestito azzurro pastello con le spalline sottili, e lungo fino al ginocchio.
“Ragazze, siete splendide!” dissi io; loro sorrisero.
“Ma non dobbiamo esserlo troppo. Sei tu la protagonista oggi.” rispose Blake.
In quel momento, Denise entrò nella mia stanza: aveva indossato un abito blu stile impero con le mezze maniche a farfalla, e lungo fino al ginocchio.
In mano aveva la sacca che conteneva il mio vestito.
“E' ora di indossarlo.” disse Denise.
Denise, Danielle, Blake e Sophie mi aiutarono a indossare l'abito, e sistemarono il velo.
“Oddio, se fantastica.” disse Danielle.
Mentre le stavo abbracciando, Paul entrò nella stanza: quando mi vide rimase a bocca aperta.
“A mio figlio verrà un colpo quando ti vedrà.” disse Paul.
Così dicendo, Denise, Danielle, Blake e Sophie uscirono dalla stanza e si recarono in chiesa.
Io e Paul arrivammo per ultimi.
Davanti alla chiesa, Frankie e Alena ci stavano aspettando.
Frankie reggeva il cuscino con le fedi, mentre Alena aveva un cestino con dei petali di rosa.
Alena indossava un vestito azzurro; era bellissima.
Ancora poco e quella adorabile bimba sarebbe diventata mia nipote.
Scesi dall'auto, e Paul si mise accanto a me, alla mia destra.
Alena e Frankie entrarono e partì la marcia nuziale.
Quando entrai, sollevai lo sguardo e vidi Joe all'altare con Kevin e Nick accanto.
Indossava uno smoking con la cravatta nera; al bavero della giacca era stato appuntato un fiore azzurro.
Anche Kevin, Nick, Frankie e Paul erano vestiti così.
Mentre percorrevo la navata, tra gli invitati vidi Viggo, Orlando, Sean e David: mi fecero l'occhiolino e feci un piccolo sorriso.
Riguardai verso Joe, e vidi che era a bocca aperta; la chiuse quando Kevin gli tirò una gomitata.
Dopo aver sparso i petali, Alena si mise accanto a Denise.
Quando arrivammo all'altare, Paul mi baciò sulla fronte, e mise la mia mano destra nella sinistra di Joe.
Ci voltammo verso il sacerdote, e la cerimonia cominciò.
Nessuno fu contrario alla nostra unione.
Dopo esserci scambiati le promesse, il sacerdote chiese gli anelli; Frankie si avvicinò a noi.
“Emma, vuoi tu prendere Joe come tuo sposo per amarlo e onorarlo in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finchè morte non vi separi?”  domandò il sacerdote.
“Lo voglio.” risposi io; poi presi l'anello dal cuscino e lo infilai all'anulare sinistro di Joe.
“Joe, vuoi tu prendere Emma come tuo sposa per amarla e onorarla in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finchè morte non vi separi?” domandò il sacerdote.
“Lo voglio.” rispose Joe, prendendo l'anello e infilandolo al mio anulare sinistro sopra l'anello di fidanzamento.
“Io vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa.” disse il sacerdote rivolto a Joe.
Joe non se lo fece ripetere due volte: prese il mio volto con entrambe le mani e mi baciò.
Tutti applaudirono, e noi ci voltammo verso i nostri invitati.
“Sono orgoglioso di presentarvi il signore e la signora Jonas.” disse il sacerdote.
La cerimonia era finita: io e Joe eravamo sposati.
Tutti gli invitati uscirono dalla chiesa; poi uscimmo noi.
Ci trovammo sotto una pioggia di riso e petali di rosa.
Dopo di che, scattammo delle foto; avevamo trovato un fotografo che ci aveva garantito che quelle foto non sarebbero mai arrivate alla stampa: sarebbero state solo nostre.
Dopo le foto, ci spostammo dove si sarebbe svolto il ricevimento.
Quando arrivammo, Danielle e Blake mi aiutarono a togliermi il velo.
Durante l'aperitivo, ne approfittai per salutare i miei amici.
“Sei veramente magnifica.” disse David.
Viggo, Orlando e Sean furono d'accordo con lui.
“Grazie ragazzi, anche per essere qui.” risposi io.
“Non saremmo mancati per nulla al mondo.” disse Orlando.
Salutai anche Henry, Chris Evans, Johnathan, il marito di Blake, Ryan.
L'aperitivo finì e ci trasferimmo nella sala apparecchiata per la cena.
Io e Joe entrammo per ultimi; fummo accolti dagli applausi di tutti.
Dopo cena, arrivò Buddy con la torta: era ancora più bella di quella per il mio compleanno: a più piani, bianca con fiori di zucchero azzurri.
Io e Joe tagliammo la prima fetta.
Dopo il taglio della torta, Joe salì sul palco, dove i musicisti si stavano preparando a suonare e prese il microfono con una mano, mentre nell'altra aveva un bicchiere di champagne.
“Buona sera a tutti. Ringrazio tutti i presenti per aver partecipato a questa giornata che è la migliore della mia vita. Oggi ho coronato un sogno: passare il resto della mia vita accanto alla donna che mi ha preso il cuore. Vorrei sollevare i calici insieme a voi e fare un brindisi alla mia bellissima sposa.” disse Joe, sollevando il suo bicchiere.
Tutti fecero la stessa cosa.
Joe scese dal palco, consegnò il bicchiere a Nick, e mi prese tra le braccia, baciandomi.
La musica partì, e io e Joe iniziammo a danzare; seguiti poi da tutti gli altri.
Molti vollero un ballo con me: Viggo, Orlando, Sean, David, Henry, Johnathan, Chris, Nick e Kevin.
Alla fine mi girava la testa e mi dovetti sedere per riposarmi.
La festa andò avanti fino a notte fonda.
Quando la festa finì, io e Joe salimmo sulla sua macchina e andammo in aeroporto; saremmo partiti per le Hawaii immediatamente.
Le valigie erano già nel bagagliaio.
Kevin e Nick ci seguirono per riprendere la macchina.
Arrivati in aeroporto, Joe e Kevin si occuparono del check in.
Quando chiamarono il volo, salutammo Kevin e Nick e ci imbarcammo sull'aereo.
Da Los Angeles alle Hawaii non occorreva tanto tempo, infatti in meno di due ore atterrammo.
Ci recammo subito in albergo.
Notai che l'orologio era un paio d'ore indietro rispetto a Los Angeles.
Joe mi prese in braccio prima di varcare la soglia della nostra camera.
Quando rimanemmo soli, andai in terrazza: la vista sull'oceano era da mozzare il fiato.
Joe mi raggiunse, mi abbracciò da dietro e mi riportò in camera.
“La nostra prima notte insieme.” disse Joe, prendendomi tra le sue braccia, dopo essersi tolto la giacca e la cravatta.
“Mi sembra di sognare.” risposi io.
“Invece è tutto vero, mio dolce angelo.” disse Joe, mettendosi dietro di me, e iniziando a slacciarmi il vestito mentre mi baciava sul collo e sulle spalle.
I vestiti vennero tolti, e io e Joe passammo insieme la prima notte da sposati.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Quando ci svegliammo, era già tardi per la colazione; così, dopo esserci fatti una doccia, ci vestimmo e uscimmo a fare un giro per l'isola.
Nel pomeriggio rientrammo in hotel, e prima di cambiarmi per la cena, cercai di sistemare per bene il mio vestito da sposa che era finito su una sedia.
Cenammo a lume di candela, poi facemmo una passeggiata al chiaro di luna.
Andammo a letto che era solo mezzanotte.
Le due settimane seguenti le passammo praticamente sempre in spiaggia.
Una settimana dopo il nostro arrivo, Joe mi rivelò un suo desiderio.
“Sai, vedendo Kevin non so perchè mi è venuta voglia di diventare papà. E tu?” domandò Joe.
“Credo che diventare mamma sia il sogno di ogni donna; comunque si anche a me piacerebbe. Ma tu stai parlando sul serio?” domandai io.
“Mai stato più serio in vita mia.” rispose Joe, mettendo una mano sulla mia pancia, e baciandomi.
“Se mai succederà, spero solo che sia una femmina.” dissi io.
“Invece a me piacerebbe un maschio.” rispose Joe.
“Un quinto Jonas? Così possiamo stare sicuri che erediterà la testa dura di suo padre.” dissi io.
“No. Così sarà bello come il suo papà.” rispose Joe.
Io sorrisi: Joe non cambierà mai.
Una settimana dopo, tornammo a Los Angeles.
Avremmo vissuto a casa di Joe; o forse avrei dovuto dire la nostra.
Appena avrei avuto il tempo, avrei venduto la casa dove vivevo quando ero ancora fidanzata.
A metà giugno, cominciai a sentire qualcosa di diverso in me: a volte mi girava la testa e mangiavo di più.
Andai in farmacia e comprai un paio di test di gravidanza che feci quando tornai a casa: erano tutti e due positivi.
Non riuscivo a crederci: ero incinta.
Quando Joe tornò a casa, io ero seduta sul divano a leggere un libro.
“Ciao amore mio.” disse Joe, sedendosi accanto a me e baciandomi dopo avermi tolto il libro dalle mani.
“Ciao. C'è una novità.” risposi io.
“Ti hanno proposto un altro film?” domandò Joe.
“No. Qualcosa di molto più bello.” risposi io prendendo la sua mano e posandola sulla mia pancia.
Joe mi guardò con gli occhi sgranati.
“Tu sei...” disse Joe senza terminare la frase.
“Sì. Sono incinta.” risposi io.
Joe era al settimo cielo; non l'avevo mai visto così felice.
“E' fantastico. Riunisco la famiglia e gli comunichiamo la notizia stasera stessa. Non riesco ad aspettare.” disse Joe.
“Ok. L'importante è che non lo venga a sapere la stampa. Non subito almeno.” risposi io.
“Tutto quello che vuoi.” disse Joe.
Prese il cellulare dalla tasca e riunì la famiglia a casa dei suoi genitori per quella sera.
Quella sera, arrivammo a casa di Denise e Paul, e vedemmo che erano già tutti lì.
“Che cosa è successo da riunirci tutti?” domandò Paul.
Io e Joe ci guardammo.
“Forse è meglio che lo dici tu. Io non ce la faccio.” disse Joe.
“Dirci cosa?” domandò Nick.
“Che presto la famiglia si allargherà. Aspetto un bambino.” risposi io.
Tutti furono entusiasti della notizia.
Era metà di giugno, quindi secondo i miei calcoli, il nostro piccolo sarebbe dovuto nascere più o meno intorno alla metà di marzo.
Io e Joe avevamo reso pubblica la notizia a settembre.
Passammo i nostri compleanni a casa; Joe non voleva che mi stancassi troppo.
A inizio novembre dovevamo scoprire il sesso: ero al quinto mese di gravidanza.
Joe non ce l'avrebbe fatta a resistere fino al momento della nascita: voleva sapere il sesso.
Joe non riuscì a trattenere le lacrime durante l'ecografia: scoprimmo che avremmo avuto un maschio.
Tornammo a casa, e dopo che mi ero seduta sul divano, sentì il bambino muoversi.
“Ehi, tutto ok?” domandò Joe, notando la mia espressione e sedendosi accanto a me.
“Si. Mi ha tirato un calcio muovendosi.” risposi io.
Joe appoggiò l'orecchio sulla mia pancia per provare a sentirlo.
Il giorno del ringraziamento e le festività natalizie le passammo a casa di Denise e Paul.
Era il giorno della vigilia di natale e io ero seduta sulla poltrona.
“Come ti senti?” domandò Nick.
“Abbastanza bene. Anche se tuo nipote scalcia spesso.” risposi io.
“Allora ha già preso qualcosa dal padre. Anche Joe scalciava tanto.” disse Denise.
“E' in arrivo un altro piccolo danger.” rispose Joe, sedendosi sul bracciolo della poltrona.
“No, grazie. Quello grande basta e avanza.” dissi io.
Scoppiammo tutti a ridere.
“Avete già scelto il suo nome?” domandò Alena.
“No. Non ci abbiamo ancora pensato. Abbiamo ancora un po' di tempo.” risposi io.
Con il nuovo anno, quando le feste finirono, misi in vendita la mia casa.
Joe, aiutato dai fratelli, trasformò una delle camere accanto alla nostra in quella che sarebbe stata la cameretta del bambino.
Con l'aiuto di Denise e Danielle, scelsi le cose che sarebbero servite a mio figlio: carrozzina, passeggino, tutine, giochi.
“Joe voleva chiamarlo con il suo nome e aggiungere junior alla fine. Ma io mi sono opposta. Altrimenti non saprei più come chiamarli.” dissi io, mentre stavamo scegliendo delle tutine.
“Hai ragione. Bisogna trovare qualcos'altro.” rispose Danielle.
Quando fummo soddisfatte dello shopping, tornammo a casa.
Cercai di entrare nella stnza del piccolo, ma Joe me lo impedì.
“Tu non metterai piedi in quella stanza finchè non avremmo finito i lavori.” disse Joe.
“Mentre ero in giro con Danielle e tua madre, mi è venuto in mente un nome per il nostro bambino. Che ne dici di Matthew Alexander Jonas?” domandai io.
“Non suona male. Abbreviato potrebbe essere Matt Jonas. E per i suoi amici sarà semplicemente Matt.” rispose Joe.
Così avevamo finalmente deciso il nome: nostro figlio si sarebbe chiamato Matthew Alexander Jonas.
Il giorno dopo comunicammo la nostra decisione al resto della famiglia: ne furono felicissimi.
Nel pomeriggio, rimasi sola, dato che Joe aveva delle commissioni da sbrigare; e io ricevetti una visita: Chris Evans, Johnathan e Henry.
Appena mi videro rimasero senza parole.
“Allora per una volta i giornali non mentono. Sei bellissima.” disse Henry.
“Grazie.” risposi io.
Ci accomodammo in salotto.
“Come ti senti?” domandò Johnathan.
“Sto bene. Ma in certi momenti si muove parecchio.” risposi io.
“E avete già scoperto che sesso è, e avete scelto il nome?” domandò Chris.
“Sì. E' un maschio. Joe voleva mettergli il suo nome con junior alla fine, ma mi sono opposta. Alla fine ho trovato un nome, e Joe è stato d'accordo: il suo nome sarà Matthew Alexander Jonas.” risposi io.
“Un nome perfetto. E quando sarà il lieto evento?” domandò Chris.
“Più o meno verso la metà di marzo.” risposi io.
Un ora dopo, i ragazzi se ne andarono e io rimasi da sola.
Verso le sei, Joe tornò a casa, e gli raccontai della visita che avevo ricevuto.
Con l'inizio di febbraio, i ragazzi terminarono di mettere a nuovo la stanza di Matthew, e Joe mi fece entrare con gli occhi chiusi.
“Wow. È perfetta.” dissi io, quando Joe mi permise di aprire gli occhi.
Le pareti erano state dipinte di azzurro chiaro, alle finestre erano appese delle tende bianche.
Nel lettino c'era una copertina bianca e azzurra con il cuscino bianco: sopra c'era una giostrina con dei pesciolini.
In giro per la stanza, c'erano dei peluche, e un paio di morbidi pouf.
“Io e i ragazzi eravamo sicuri che ti sarebbe piaciuta.” rispose Joe.
A metà febbraio, entrai nell'ottavo mese di gravidanza.
A inizio marzo, la mia valigia per andare in ospedale era già pronta.
La sera dell'undici marzo, sentì che era arrivato il momento: si erano rotte le acque.
Joe mi accompagnò in ospedale il più in fretta possibile.
Entrai in travaglio alle due del mattino.
Alle sette del mattino del dodici marzo, detti alla luce il figlio mio e di Joe: Matthew Alexander Jonas.
Joe non era presente in sala parto, ma quando il dottore uscì in corridoio, vide che non era solo: c'era tutta la famiglia Jonas, a parte Alena che era rimasta a casa con Frankie.
“Allora?” domandò Joe non appena vide il dottore.
“Complimenti. Suo figlio è nato, e lui e sua moglie stanno bene. La riportiamo nella sua stanza e poi potrà vederla. Il bambino è nella nursery. Se volete potete andare a vederlo.” rispose il dottore.
Joe aveva le lacrime agli occhi, e abbracciò i suoi fratelli.
“Io vado dal mio angelo. Voi andate a vedere Matt.” disse Joe.
Così dicendo, Joe entrò nella mia stanza e vide che ero sveglia.
“Amore mio. Ce l'hai fatta. Ora abbiamo una famiglia.” disse Joe, sedendosi sul letto accanto a me, e baciandomi sulla fronte.
“L'hai già visto?” domandai io.
“No, sono venuto qui da te. Il resto della famiglia ci sono andati.” rispose Joe.
“Siete tutti qui?” domandai io.
“Pensavi che ci saremmo persi quest'evento?” domandò Joe.
Ridemmo tutti e due.
In quel momento, bussarono alla porta, ed entrò un infermiera con un fagotto in braccio.
“Signori Jonas. Complimenti. Ecco il vostro bambino.” disse l'infermiera, mettendo il fagotto tra le mie braccia.
Dentro c'era un neonato: nostro figlio Matthew.
“E' bellissimo. Non potevo desiderare di meglio.” disse Joe.
Io guardai Matt; gli presi delicatamente la manina, mentre Joe gli accarezzò la testa.
Il resto della famiglia entrò nella stanza.
Denise stava piangendo dalla commozione: era diventata nonna per la seconda volta.
“Siete così belli.” disse Denise.
Kevin aveva una macchina fotografica e ci scattò qualche foto.
Dopo un po', tutti andarono a casa, mentre Joe rimase con me.
Mentre dormivo, lui prese in braccio Matt e se lo coccolò.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Due giorni dopo la nascita, nel pomeriggio, io e Joe uscimmo dall'ospedale e portammo Matt a casa.
Dovetti coprirlo con la coperta, perchè fuori dall'ospedale c'erano dei fotografi.
Arrivammo a casa, portai Matt nella sua cameretta, e lo posai dolcemente nella culla.
“Benvenuto a casa piccolo mio.” dissi io, rimboccandogli le coperte e accarezzandogli la testa.
Joe era accanto a me, e appoggiai la testa sulla sua spalla.
Scendemmo in salotto, dopo aver preso il walkie talkie, in modo che potevamo sentire quando Matt si sarebbe svegliato.
“Quando pensavi di battezzarlo?” domandò Joe.
“Joe, è appena nato. Aspettiamo almeno un paio di mesi.” risposi io.
“D'accordo.” disse Joe.
“Mettiamo subito in chiaro una cosa: dovrai occuparti anche tu di tuo figlio. Non ho intenzione di fare tutto da sola.” risposi io.
“Non ho mai pensato una cosa del genere. Ti avrei aiutato in ogni caso.” disse Joe.
Così dicendo, io presi un bicchiere di succo, mentre Joe accese la tv, tenendo il volume basso.
Due ore dopo, sentimmo che Matt si era svegliato.
Lo allattai stando seduta sul puof nella sua stanza, poi me lo coccolai un po'; era sveglio.
Sentì il campanello suonare, e Joe che parlava con qualcuno al piano di sotto.
Dopo un paio di minuti, sentì Joe che mi chiamava dal fondo delle scale.
“Tesoro, puoi scendere con Matt? Abbiamo visite.” disse Joe.
Mi alzai dal pouf, e con Matt in braccio, scesi al piano di sotto.
Vidi che Chris, Johnathan, Henry, Viggo, Orlando, Sean e David erano insieme a Joe.
“Ciao ragazzi. Questo è Matthew Alexander Jonas; nostro figlio. E' nato due giorni fa.” dissi io.
“E' uno splendore.” rispose Viggo.
“E non è il solo. Anche la madre lo è.” disse Sean.
Un'ora dopo, Matt si era già riaddormentato tra le mie braccia.
Lo riportai nella sua stanza, lo posai nel suo lettino e lo coprì.
Tornai di sotto e mi dissero che avevano ordinato delle pizze: fantastico; stavo morendo di fame.
Verso le undici i ragazzi se ne andarono, e io tornai da Matt che si era svegliato e aveva fame.
Joe mi aiutò a cambiarlo, e dopo averlo allattato, lo rimisi nel suo lettino.
Io e Joe andammo nella nostra stanza, portando il walkie talkie con noi, e ci addormentammo.
Matt dormì fino alle sei del mattino.
Mi svegliai, e vidi che Joe non era al mio fianco; guardai nel cellulare e vidi che mi aveva mandato un messaggio: mi diceva che era uscito presto per delle questioni di lavoro.
Mi alzai e andai dal mio cucciolotto: lo cambiai e gli detti il latte.
Rimasi a coccolarmelo per almeno un paio d'ore, girando per la stanza, e stendendolo sul tappeto imbottito e facendogli vedere dei giochi.
Alle otto, lo posai dentro il porta enfant, che altro non era che un pezzo della carrozzina che si poteva trasformare all'occorrenza.
Mi vestì, presi Matt e scesi di sotto, posandolo sul tavolino davanti al divano.
Mentre mi stavo preparando la colazione, bussarono alla porta; andai ad aprire, e vidi che era Nick.
“Ciao. Come mai qui così presto?” domandai io, facendolo entrare.
“Non avevo nulla da fare oggi. Dove sono mio fratello e mio nipote?” domandò Nick.
“Tuo fratello è uscito; ha detto che aveva del lavoro da fare. Tuo nipote invece è nel porta enfant che è sul tavolino dietro di te. E' sveglio adesso.” risposi io.
Nick si avvicinò al tavolino e si sedette sul divano, mentre io mi preparai la colazione.
“Siete riusciti a dormire?” domandò Nick.
“Si, si è svegliato alle sei, ha dormito tutta la notte. E ha già fatto colazione.” risposi io.
Nick prese Matt in braccio e se coccolò.
“Ti va di andare a fare una passeggiata con lui?” domandò Nick.
“Non è una cattiva idea. Da quando lo abbiamo portato a casa dall'ospedale, non è mai uscito di casa.” risposi io.
Così dicendo, Nick montò il porta enfant sulle ruote, in modo da farlo diventare una carrozzina, mi assicurai che Matt fosse ben coperto e uscimmo di casa.
Nick volle guidare la carrozzina; Matt si addormentò.
Mentre camminavamo controllai il cellulare, ma vidi che non c'erano messaggi o chiamate di Joe.
Dopo un'ora, tornammo a casa e vidi che Joe era già tornato.
“Dove siete andati di bello?” domandò Joe dopo aver salutato me e Nick.
“A fare una passeggiata.” rispose Nick.
Dopo di che, Nick se ne andò.
Joe s'avvicinò alla carrozzina, e prese in braccio Matt che si era svegliato.
Lo portò di sopra e lo cambiò: poi, dopo un po' di tempo, mi resi conto che non scendeva più, così salì io.
Quando entrai nella stanza, vidi che sul tappeto imbottito, Matt si era addormentato sul petto di Joe, che dormiva anche lui.
Presi una copertina e la posai su Matt, poi accarezzai il viso di Joe, che aprì gli occhi.
Mi guardò e sorrise, poi guardò verso il suo petto.
Si girò lentamente sul fianco, posando delicatamente Matt sul tappeto.
Ci accorgemmo che con la manina, si era aggrappato alla maglia di Joe.
Io mi sdrai al suo fianco.
“Dormito bene?” domandai io.
“Stavamo giocando e ci siamo addormentati.” rispose Joe.
Parlammo un po' sotto voce; nel frattempo, Matt continuava a dormire stando aggrappato alla maglia di Joe.
All'ora di pranzo, Matt si svegliò e gli detti il latte.
Poi lo portai di sotto dove Joe mi stava aspettando, e mentre lui si godeva nostro figlio, io preparavo il pranzo.
Tutto il pomeriggio, lo passammo sul divano.
La sera andammo a letto, e Matt dormì tutta la notte.
Con la metà di maggio, arrivarono due avvenimenti importanti: Matt compiva due mesi il 12, mentre io e Joe il 15 festeggiavamo il nostro primo anniversario di matrimonio.
La prima settimana di giugno, Matt venne battezzato; il suo padrino era Nick.
Durante il rito, Matt era sveglio, ma rimase in silenzio.
Uscimmo dalla chiesa e vedemmo molti fotografi.
Dopo il battesimo, andammo tutti a casa di Paul e Denise.
“E' stato buonissimo, non ha nemmeno pianto.” disse Kevin.
“Lo so. E dorme anche tutta la notte. E' il bambino più tranquillo del mondo.” risposi io.
“Allora ha preso da te. Joe ci ha fatto passare molte notti in bianco.” disse Denise.
“Ma se ero un angioletto.” rispose Joe.
Scoppiammo tutti a ridere.
Dopo cena tornammo a casa, dove Joe cambiò Matt, che poi passò a me per il latte.
Poi andammo a letto.
Due giorni dopo, Joe era impegnato in un servizio fotografico, così io ne approfittai per andare un po' in spiaggia con Matt.
Quando arrivai in spiaggia, bloccai la carrozzina con i freni, sistemai il telo sulla sabbia, presi Matt in braccio e mi sedetti.
Matt era sveglio, così lo voltai per fargli vedere l'oceano, facendolo sedere sulle mie gambe.
Dopo un po' gli coprì la testa per proteggerlo dal sole, mi alzai e feci un passeggiata sulla spiaggia.
Sembrava che il mare gli piacesse tanto: aveva un espressione felice in volto.
All'improvviso, sentì una voce alle mie spalle: una voce che pensavo di non sentire mai più.
“Ciao Emma.” disse la voce.
A sentire quella voce, mi voltai di scatto e andai nel panico: era Alessio, che due anni prima, alla cerimonia degli oscar mi aveva quasi ucciso.
“Dovresti essere in carcere.” dissi io, stringendo Matt.
“Sono uscito un anno fa, e ho avuto tutto il tempo di informarmi leggendo i giornali. Solo che non potevo crederci. Non posso credere che ti sia sposata e hai avuto un bambino. Ma a quanto pare è tutto vero.” rispose Alessio prendendo la mia mano sinistra, dove, al mio anulare, risplendevano l'anello di fidanzamento e la fede.
Ritrassi la mano, e lui allungò la mano verso Matt.
“Tieni giù le mani da mio figlio.” dissi io, allontanandomi da lui e tornando verso la carrozzina.
Posai Matt nella carrozzina, tolsi i freni e me ne andai.
Mentre tornavo a casa, Matt si addormentò.
Una volta arrivata a casa, posai Matt nel suo lettino e rimasi a guardarlo: era il mio angelo.
Mi sedetti sul pouf e delle lacrime cominciarono a scendere lungo le mie guance.
Se fosse successo qualcosa a lui o a Joe non me lo sarei mai perdonata.
Dopo un po', sentì la porta di casa aprirsi; mi asciugai le lacrime e mi avvicinai al letto, dove Matt stava ancora dormendo.
Joe entrò, e mi abbracciò da dietro.
Dopo di che, scendemmo in salotto.
“Che cosa avete fatto oggi?” domandò Joe.
“Abbiamo fatto un giro in spiaggia. Avresti dovuto vedere la sua faccia mentre guardava il mare. Era felice.” risposi io.
“Ci torneremo, così la vedrò. Ma è successo qualcosa?” domandò Joe.
“No, non è successo nulla.” risposi io.
“Tesoro, ormai so capire dal tuo sguardo quando qualcosa non va. Che succede?” domandò Joe.
“Alessio, quello che agli oscar mi ha quasi ucciso, me lo sono trovato davanti in spiaggia. E' uscito dal carcere un anno fa. Ha saputo dai giornali del mio matrimonio e della nascita di Matt. Me ne sono andata prima che potesse mettere le mani su Matt.” risposi io.
Joe mi abbracciò.
“Se dovesse succedere qualcosa a te o a Matt non me lo perdonerei mai.” dissi io.
Joe prese il mio viso tra le mani.
“Farò qualunque cosa perchè voi due siate al sicuro.” rispose Joe.
Quella sera, dopo cena, passammo tutto il tempo a giocare con Matt; poi andammo tutti a letto.
Il giorno in cui Matt compì tre mesi, tornai in spiaggia con Matt; questa volta c'era anche Joe.
Prima di uscire di casa, Joe chiamò i suoi fratelli e gli disse che se avevano bisogno ci avrebbero trovato in spiaggia.
Matt era felice non appena vide il mare.
Joe lo prese e gli immerse i piedini nell'acqua; gli piaceva un sacco.
Dopo avermi passato Matt, Joe andò a fare il bagno.
Mentre Joe era in acqua, qualcuno posizionò i teli accanto a noi: alzai lo sguardo e vidi che erano Nick, Sophie, Frankie, Kevin, Danielle e Alena.
“Dov'è il neo paparino?” domandò Nick.
“In acqua.” risposi io.
“OK, allora ci vediamo dopo.” rispose Nick, togliendosi la maglietta.
Così dicendo, Nick, Kevin e Frankie raggiunsero Joe in acqua.
Io rimasi sul telo con Matt sulle mie gambe; Danielle e Alena da una parte e Sophie dall'altra.
In certi momenti, sentivamo delle urla provenire dal mare: erano i quattro fratelli Jonas che cercavano di affogarsi a vicenda.
Io, Danielle e Sophie ci guardammo e ci mettemmo a ridere.
Alena si alzò, si avvicinò all'acqua e cercò di attirare l'attenzione dei ragazzi perchè voleva fare il bagno anche lei: fu Nick a venirla a prendere e a portarla in acqua.
Dopo un po' di tempo, i ragazzi e Alena uscirono dall'acqua.
“Vi abbiamo visto ridere prima. Che è successo?” domandò Joe.
“Stavamo guardando voi che cercavate di affogarvi a vicenda. Sentivamo le vostre voci da qui.” rispose Danielle mentre asciugava Alena.
“Era amore fraterno.” disse Kevin, che dopo essersi asciugato, prese in braccio Matt.
Mentre Matt era con gli zii, io e Joe passeggiammo sulla spiaggia.
“Hai per caso notato qualcosa di strano mentre ero in acqua?” domandò Joe.
Capì subito a che cosa si stava riferendo.
“No. Credo che stia aspettando un momento in cui sono sola.” risposi io.
“Allora aspetterà in eterno, perchè non ti lascerò mai da sola.” disse Joe prendendomi in braccio; poi mi rimise con i piedi per terra e mi baciò molto passionalmente.
Tornammo dal resto del gruppo, e vidi che Matt stava dormendo nella sua carrozzina.
Raccogliemmo le nostre cose, salutammo tutti e tornammo a casa.
Una volta a casa, Joe si fece una doccia per eliminare la salsedine che aveva addosso, mentre io cambiai Matt e gli diedi da magiare.
Quando finì di farsi la doccia, Joe si vestì e preparò il pranzo; Matt era nel box che avevamo messo accanto al divano.
Ad un certo punto, feci notare a Joe che Matt stava cercando di mettersi in piedi aggrappandosi alle parete del box; sorridemmo entrambi.
Tre mesi dopo, erano passati sei mesi dalla sua nascita, e Matt cresceva sano.
Dietro suggerimento del pediatra, oltre al mio latte avevo cominciato a dargli gli omogeneizzati, sia di frutta che di carne; e gli piacevano tanto.
Io non avevo accettato film, ma ogni tanto venivo contattata per fare da testimonial a prodotti cosmetici o di altri generi.


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Arrivò dicembre: Matt aveva nove mesi, e festeggiava il suo primo natale; per l'occasione l'avevo vestito con una tutina rossa e bianca, mentre Joe gli aveva messo in testa un cappello da babbo natale.
Le feste natalizie e il capodanno passarono; giunse marzo.
Il 12 Matt avrebbe compiuto un anno.
Io e Joe avevamo organizzato una festa con tutta la famiglia.
La sera prima, Matt stava dormendo mentre io e Joe lo stavamo guardando.
“Mi sembra ieri che è nato. Invece è già passato un anno.” dissi io.
“Un anno fantastico.” rispose Joe.
Andammo a dormire.
Il giorno seguente, la festa si sarebbe svolta in un ristorante con un bellissimo parco.
La famiglia Jonas era tutta presente.
Oltre a noi, al ristorante vidi anche Chris Evans, Johnathan e Henry, che andai a salutare.
Dopo pranzo, tagliammo la torta e andammo tutti in giardino.
Ad un tratto mi accorsi di una cosa: Matt era appoggiato a una panchina in piedi e stava facendo qualche passo; nessuno oltre me si era accorto di nulla.
In quel momento, perse l'equilibrio e cadde.
Io gli andai accanto: due coccole ed era già tutto passato.
Tenendo la mia mano, si avvicinò a Nick, che stava parlando con Kevin, Joe,  Chris, Johnathan e Henry.
Quando gli arrivammo vicino, Matt lasciò la mia mano, e dopo aver fatto gli ultimi passi da solo, si appoggiò alla gamba sinistra di Nick, che guardò verso il basso.
Nick prese in braccio Matt; io ero a pochissimi metri di distanza.
Joe mi guardò con una faccia strana.
“Come ha fatto ad arrivare fin qui?” domandò Joe.
“Si è solo tenuto alla mia mano. Per il resto ha fatto tutto da solo.” risposi io.
“Vuoi dire che ha camminato?” domandò Joe.
“Sì, ha camminato.” risposi io.
“Ha solo un anno.” disse Joe.
“Già a tre mesi cercava di mettersi in piedi dentro al box. Dobbiamo stare attenti d'ora in avanti. Altrimenti ci scappa ovunque.” risposi io.
“Voglio vederlo che cammina.” disse Joe.
Presi Matt dalle braccia di Nick e mi allontanai di un paio di metri.
Lo posai a terra e gli presi la mano.
Come prima, lui cominciò a camminare: Joe fece un'espressione sorpresa.
Gli ultimi passi Matt li fece da solo, e finì tra le braccia del suo papà, che lo sollevò in aria.
Quando tornammo a casa, Matt era ancora in braccio a Joe.
Ci cambiammo i vestiti della festa.
Non riuscì a staccarlo da suo padre nemmeno per fargli il bagno, così glielo fece Joe.
Dopo un po', sentì dei rumori provenire dal bagno; salì e trovai Joe con la maglia bagnata e acqua sul pavimento.
“Vedo che vi state divertendo ad allagare il bagno.” dissi io.
“Stava solo giocando con il suo papà.” rispose Joe; Matt stava ridendo.
Io tirai Matt fuori dalla vasca, presi un asciugamano e ce lo avvolsi.
“Allora a papà non dispiacerà asciugare tutto.” dissi io.
Così dicendo, uscì dal bagno con Matt in braccio e andai nella sua stanza per vestirlo.
Dopo averlo vestito, giocai con lui sul tappeto imbottito.
Mentre Matt aveva le spalle rivolte verso la porta, Joe si mise sulla soglia.
Si era tolto la maglia bagnata, ed ora era a torso nudo con una maglia asciutta in mano.
Ci guardammo e sorridemmo; poi Joe indossò la maglia e si sedette dietro a Matt.
Senza accorgercene, arrivò l'ora di cena: io e Joe non avevamo fame; così andai a preparare la pappa per Matt e lo feci mangiare.
Dopo cena, Matt non si addormentò fino alle nove e mezza.
Finalmente riuscì a rimanere sola con Joe nella nostra stanza.
“Credevo che non si sarebbe più addormentato.” disse Joe, che era già sdraiato sul letto.
“Si, oggi era particolarmente sveglio.” risposi io, mentre indossavo il pigiama.
Dopo di che, mi sedetti sul letto e mi tuffai tra le braccia di Joe.
Joe mi accarezzò la guancia e mi baciò dolcemente.
“Pensi che Matt vorrebbe avere un fratellino o una sorellina?” domandò Joe.
“Joe, è nato solo un anno fa. Non so se ho la possibilità di stare a casa ancora. Prima o poi devo riprendere a lavorare.” risposi io.
“Puoi farlo. Molte donne lavorano anche se sono in dolce attesa. E poi esistono le controfigure.” disse Joe.
Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere perchè Joe mi baciò molto passionalmente.
La sua mano scivolò sotto la maglia del mio pigiama, mentre io gli tolsi la sua.
Ci guardammo negli occhi, poi Joe mi baciò sul collo.
Finimmo per rimanere sotto le coperte senza vestiti.
Un ora dopo, ci addormentammo.
Tre giorni dopo, dopo essermi vestita, vestì Matt e uscimmo a fare una passeggiata dopo aver fatto colazione.
Joe era già uscito per andare in sala di registrazione.
Mentre spingevo il passeggino, ricevetti una chiamata da Kyle, il mio agente: aveva avuto un incontro con un attore che stava per girare un film romantico proprio a Los Angeles, e voleva me come protagonista: Stephen Ammell.
Incontrai Kyle nel suo ufficio, e mi consegnò il copione: il fim si sarebbe intitolato “Love forever”.
Con il copione nella borsa, ripresi la mia passeggiata insieme a Matt.
Quando tornai a casa, trovai Danielle e Alena sul cancello.
“Come mai da queste parti?” domandai io, una volta che fummo entrate in casa.
“Volevamo vedervi.” rispose Danielle.
“Siete andati a fare un giro?” domandò Alena.
“Sì. Abbiamo fatto una passeggiata, passando dal mio agente.” risposi io.
“Nuove proposte?” domandò Danielle.
“Sì. Un film con Stephen Ammell, un attore italiano. Le riprese si svolgeranno qui a Los Angeles.” risposi io.
Danielle usò il suo cellulare per guardare su internet di chi stessi parlando, e non appena ebbe la foto davanti, sgranò gli occhi.
“Ma è bellissimo.” disse Danielle.
“Lo so. Non so come reagirà Joe quando glielo dirò.” risposi io.
“Sarà geloso di lui.” disse Danielle.
“Ma lui sa che per me c'è e ci sarà sempre e solo lui nel mio cuore.” risposi io.
“Che genere sarà?” domandò Danielle.
“Un film romantico. Ma mi dispiace lasciare Matt da solo. Anche Joe deve lavorare.” risposi io.
“Ma non sarà solo. Ci sono i suoi zii e i suoi nonni.” disse Danielle.
Rimanemmo qualche minuto in silenzio.
“Tutto ok? Ti vedo pensierosa.” disse Danielle.
“Stavo solo ripensando a quello che mi ha detto Joe la sera del compleanno di Matt.” risposi io.
“Cioè?” domandò Danielle.
“Mi ha chiesto se a Matt piacerebbe avere un fratello o una sorella. In altre parole vorrebbe un altro figlio.” risposi io.
“E tu che ne pensi?” domandò Danielle.
“Se rimanessi incinta di nuovo sarebbe fantastico. Ma vorrei una femmina.” risposi io.
“Sì, direi che i maschi sono abbastanza.” disse Danielle.
Chiesi a Danielle di non dire nulla a nessuno, e lei promise che non ne avrebbe fatto parola con nessuno.
Un'ora dopo, Danielle e Alena tornarono a casa loro.
Quando rimasi sola, mentre stavo guardando dei cartoni animati con Matt, squillò il telefono: era Denise che aveva bisogno di Joe.
“Mi dispiace, ma Joe non è ancora tornato. Se vuoi dire a me glielo riferisco, oppure ti faccio richiamare appena arriva.” dissi io.
“Se non ti dispiace, puoi dirgli di richiamarmi?” domandò Denise.
“Non mi dispiace affatto. Gli dico di chiamarti appena torna.” risposi io.
“Grazie. Matt come sta?” domandò Denise.
“Sta benissimo. Gli sto facendo vedere dei cartoni animati. È incantato davanti alla tv.” risposi io, accarezzando la testa di Matt.
Ci salutammo e chiusi la chiamata.
Quandò il cartone finì, spensi la tv.
Joe tornò a casa un'ora prima di cena, mentre stavo dando da mangiare a Matt.
“Come stanno i miei angioletti?” domandò Joe.
“Benissimo. Ha chiamato tua madre: aveva bisogno di te. Non so di cosa si tratta. Mi ha chiesto di dirti di richiamarla appena tornavi a casa.” risposi io.
Joe si andò a cambiare e tornò giù; tra le mani aveva il copione che avevo lasciato sul cassettone.
“Ti hanno fatto una nuova proposta?” domandò Joe.
“Sì. Te ne avrei parlato dopo cena. Ora chiama tua madre che ha bisogno di te.” risposi io.
Così dicendo, finì di dare da mangiare a Matt e iniziai a preparare la cena per noi.
Nel frattempo Joe era al telefono con sua madre.
“Voleva sapere come me la sto passando in questi giorni. Ora posso sapere del nuovo film che ti hanno proposto?” domandò Joe.
“E' un film romantico. Le riprese si svolgeranno qui a Los Angeles. Il protagonista maschile è un attore che si chiama Stephen Ammell.” risposi io.
Joe controllò su internet di chi si trattasse.
“Ma ti fanno lavorare solo con attori bellissimi.” disse Joe.
“Non devi essere geloso. Con loro il mio rapporto è puramente professionale. Nel mio cuore ci sei e ci sarai sempre e solo tu.” risposi io.
“Così va molto meglio.” disse Joe, mentre ci sedevamo a tavola.
“Quando sarò impegnata sul set, dovremmo lasciare Matt dai tuoi genitori se anche tu sarai impegnato.” risposi io.
“Saranno felicissimi di fare i nonni.” disse Joe.
Finimmo di cenare, poi Joe giocò con Matt.
Quando riuscì ad addormentare Matt, io e Joe andammo a dormire.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Il giorno dopo, chiamai Kyle per dirgli che accettavo di fare il film con Stephen; lui mi rispose che le riprese sarebbero iniziate la prima settimana di maggio.
Non volevo cercare una baby sitter; avevo bisogno di una persona di cui fidarmi.
Così, una settimana prima dell'inizio delle riprese, chiesi a Paul e Denise se potevano occuparsi di Matt mentre io ero sul set; loro mi risposero che erano più che felici di occuparsi del loro nipotino.
In quel momento c'era anche Nick, che disse che avrebbe fatto un po' lo zio.
Arrivò il giorno dell'inizio delle riprese: Joe era al lavoro, mentre Matt era con i nonni; ero tranquilla al riguardo.
Mi recai agli studios, e incontrai il regista e Stephen: cavoli era ancora meglio che in foto.
Mentre ero al trucco insieme a Stephen, mi dissero di togliermi gli anelli; me li sarei potuti rimettere alla fine della giornata delle riprese.
Me li tolsi e li nascosi in una delle tasche interne della borsa.
“Sei sposata?” domandò Stephen.
“Sì. E ho anche un bambino che ha compiuto un anno il mese scorso.” risposi io.
“E' molto bello. E adesso dove sono?” domandò Stephen.
“Mio marito Joe, è al lavoro. E' un cantante. Invece Matt, il mio piccolo, è a casa dei nonni, i genitori di Joe.” risposi io.
Finimmo di prepararci, e ci recammo sul set.
Lavorare con Stephen era molto bello: era molto professionale.
Ogni sera tornavo a casa con Joe e Matt.
All'inizio della seconda settimana di riprese, di pomeriggio, ricevetti una visita.
Eravamo in pausa, e sia io che Stephen vedemmo un ragazzo con un bambino in braccio: erano Nick e Matt.
“Sono tuo marito e tuo figlio vero?” domandò Stephen.
“Il bambino è mio figlio, ma l'altro non è mio marito, ma suo fratello, ossia mio cognato.” risposi io.
Nick posò Matt a terra e lui iniziò a camminare verso di me.
Appena fu tra le mie braccia, lo strinsi forte.
“Che ci fate qui?” domandai io.
“Era a fare un giro con il suo zietto, e voleva farti una sorpresa.” rispose Nick.
In quel momento ci richiamarono sul set.
Matt non voleva lasciarmi, ma gli promisi che quella sera saremmo stati insieme.
Così facendo, Matt andò via con Nick.
“Lui è più piccolo o più grande di Joe?” domandò Stephen.
“Nick è più piccolo di Joe di tre anni. Joe è il secondo di quattro fratelli. Kevin è il primo, poi ci sono Joe, Nick e Frankie. Ho anche una nipote che si chiama Alena, ed è la figlia di Kevin.” risposi io.
“Siete una bella famiglia, e sembrate anche molto uniti.” disse Stephen.
“Già. Ci aiutiamo molto tra di noi.” risposi io.
Riprendemmo a girare, e la sera tornai a casa.
Matt era più sveglio di me e Joe messi insieme; farlo dormire non fu un'impresa semplice.
L'ultima settimana di maggio, durante una pausa delle riprese, scoprì una cosa fantastica: ero incinta per  la seconda volta: il grande evento sarebbe avvenuto nella seconda metà di febbraio.
Quando tornai a casa, lo dissi subito a Joe che ne fu entusiasta.
“Un'altro Jonas.” disse Joe.
“Questa volta mi piacerebbe una femmina.” risposi io.
“Sarò felicissimo ugualmente.” disse Joe.
Ci addormentammo felici, l'uno tra le braccia dell'altra.
Due giorni dopo, comunicammo la notizia alla famiglia: non riuscivano a crederci.
La seconda settimana di luglio, io e Joe divulgammo la notizia della mia seconda gravidanza.
Le riprese terminarono l'ultima settimana di luglio: ero solo al secondo mese, e la pancia non si vedeva ancora molto.
Il film con Stephen uscì nei cinema uscì a inizio settembre: la prima fu a Los Angeles; e io ero al quarto mese di gravidanza.
A ottobre ero al quinto mese, e con un ecografia scoprimmo che il mio desiderio si sarebbe avverato: avremmo avuto una femmina.
Alcune volte sentì la piccola muoversi dentro di me; per fortuna scalciava meno di Matt.
Joe mi regalò un bracciale d'argento con tre ciondoli per il mio compleanno; mi disse che i tre ciondoli rappresentavano lui, Matt e la piccola in arrivo.
Sempre con l'aiuto dei fratelli, sistemò la stanza accanto a quella di Matt; e come la volta precedente, io potei vederla solo quando fu terminata, ed ovviamente era splendida.
Passate le festività, con il nuovo anno, a gennaio ero all'ottavo mese, e decidemmo il nome nella nostra piccola: si sarebbe chiamata Isabelle Denise Jonas.
“Credi che tua madre se la prenderà, dato che abbiamo scelto il suo nome per il secondo nome della piccola e non per il primo?” domandai io, mentre eravamo nella nostra stanza.
“Non credo proprio che si arrabbierà. E poi come la chiameranno i suoi amici?” domandò Joe.
“Abbreviato sarà Isabelle Jonas. E i suoi amici la chiameranno Izzy.” risposi io.
Due giorni dopo, facemmo sapere al resto della famiglia il nome che avevamo scelto per la bambina; Denise non si arrabbiò per il fatto che avevamo scelto il suo nome come secondo per la piccola.
Le mie previsioni non erano del tutto esatte: la mattina del sette febbraio, ero in ospedale per un controllo, e sentì le acque rompersi: fortunatamente la valigia con le mie cose era nel bagagliaio della  macchina di Joe.
Isabelle nacque alle nove del mattino dell'otto febbraio.
Ovviamente tutto il resto della famiglia era lì.
Joe entrò nella mia stanza insieme a Matt e con la piccola Isabelle tra le braccia; aveva le lacrime agli occhi per la felicità.
Matt salì sul mio letto, mi abbracciò e si sedette alla mia destra.
Joe si sedette alla mia sinistra, e posò Isabelle tra le mie braccia.
“Finalmente la famiglia è al completo.” disse Joe.
“Sì. Ora ci siamo tutti.” risposi io.
Matt si sporse oltre il mio braccio per poter vedere la sua sorellina.
Due giorni dopo, portammo Isabelle a casa.
Matt era felice della sua sorellina: passava molto tempo accanto a lei.
Matt aveva il suo passeggino, così utilizzammo la carrozzina per Isabelle quando andavamo in giro per la città.
Io spingevo la carrozzina con Isabelle e Joe il passeggino con Matt.
L'otto marzo Izzy compì un mese, mentre il dodici Matt compì due anni.
Una settimana dopo Pasqua, cioè la prima settimana di maggio, Izzy venne battezzata: la sua madrina fu Danielle.
Durante la cerimonia, non riuscì a trattenere le lacrime per la commozione.
Quando tornammo a casa, io guardavo Matt e Izzy, mentre Joe mi abbracciava da dietro.
“A che cosa pensi?” domandò Joe.
“Da quando sono arrivata a Los Angeles la prima volta, la mia vita è completamente cambiata. Ho incontrato te, sono diventata una stella, ci siamo sposati e abbiamo avuti due bambini meravigliosi. Quando i miei genitori morirono in quell'incidente, mi crollò il mondo addosso, e pensai che quella notte la mia vita fosse finita. Mi sono sempre chiesta che cosa penserebbero di me se fossero ancora vivi.” risposi io.
“Sarebbero fieri di te, e sarebbero dei nonni fantastici che adorano i loro nipotini.” disse Joe.
“Ma questo non accadrà mai. Non vedranno mai Matt e Izzy.” risposi io.
“Loro li vedono. E sono sempre con te. Hanno visto tutto quello che ti è successo.” disse Joe.
Così dicendo, misi le mie braccia intorno al collo di Joe e lui mi strinse forte a se.
Ad un certo punto, entrambi guardammo verso il basso: Matt si era insinuato tra le nostre gambe.
Joe lo prese e lo sollevò in aria, mentre io coccolai Izzy.
Credo che non esistesse una famiglia più unita della nostra.
Dopo la nascita di Izzy, successero molte cose fantastiche: i Jonas Brothers tornarono insieme, Nick si sposò con Sophie, e dalla loro unione nacquero due magnifici gemelli, Daniel e Thomas.
Io continuai a fare film e spot pubblicitari.
Ma sia per me che per Joe, la cosa più importante di tutte era e sarebbe rimasta per sempre la famiglia.
 
THE END

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