That Thing Called Love

di Angie96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
Ormai era dalle elementari che Takato era innamorato perso di Juri: non che lei non se ne fosse mai accorta, ma tutti gli altri le avevano detto esplicitamente «È lui che deve dichiararsi, tu devi solo aspettare» 
"Già, aspettare" pensò, mentre apriva distrattamente il libro di matematica: ora che andavano alle medie, il gruppo di ex-Tamers non si vedeva più tanto spesso come tempi addietro, forse perchè alla fine lei aveva deciso di andare in un istituto femminile privato assieme a Ruki nel centro di Tokyo, mentre il resto dei ragazzi frequentava la scuola media pubblica di Shinjuku (Eccetto Ryou, che frequentava il terzo anno di liceo).
Rimase tutta la sera a fare i compiti prima di accorgersi che l'orologio di camera sua segnava le 11 p.m. in punto, richiuse il libro e lo ripose accuratamente in cartella, assieme ai libri che le sarebbero dovuti servire per il giorno dopo e andò a letto, rimanendo a fissare il suo digivice ed una foto sul comodino che raffigurava tutto il gruppo appena dopo che i loro digimon se ne erano andati.

La sveglia suonò puntuale alle 07:20 a.m., lui stava dormendo in una posizione che probabilmente infrangeva ogni legge gravitazionale conosciuta dal genere umano: nonostante avesse metà del corpo fuori dal materasso era riuscito magicamente a non cadere. L'unica voce che era riuscita, stranamente, a svegliarlo era quella di sua madre:
«Takato, svegliati, o farai di nuovo tardi a scuola!» 
Il ragazzo cadde dal letto, e diede un'occhiata alla sveglia: erano le 07:40 a.m. «Sono in ritardo!» urlò, in preda al panico, cercando di raccogliere tutti i pezzi di divisa sparsi per terra, ringraziando tutti i Kami per non avere una divisa come quella di Ryou, con tanto di cravatta di colore rosso per evidenziare la classe d'appartenenza. Si vestì  velocemente, diede un'occhiata veloce alla cartella e scese le scale «Buongiorno, papà; buongiorno, mamma!» disse, prendendo una pagnotta appena sfornata. 
Come da copione, Takato era arrivato un quarto d'ora in ritardo, sotto lo sguardo severo del professore «D'accordo, ora che il signorino qui presente è arrivato, possiamo cominciare la lezione».
Quel giorno il ragazzo non fece altro che guardare la finestra, ignorando ciò che stava accadendo durante la sua giornata scolastica o, almeno, fino a quando non si accorse che Jenrya lo stava chiamando da almeno cinque minuti:
«Takato!»
«Che c'è?»
«Guarda che la campanella è suonata da almeno 10 minuti... Comunque,  e cosa stavi pensando?»
A quel punto arrivarono Hirokazu e Kenta:
«È rimasto per tutto il tempo a pensare a Juri» disse il primo dei due, ridacchiando; Takato arrossì «N-no! Io... io stavo pensando a quanto mi manca Guilmon!» 
«Ah, davvero? Allora perchè adesso sei rosso come un pomodoro?» questa volta fu Kenta a parlare, sistemandosi la montatura degli occhiali con un dito: Takato si sentiva in trappola.
Fortuna volle che un suo caro amico dai capelli blu decidesse di salvarlo da quella situazione imbarazzante:
«Che c'è? Anch'io penso a Terriermon durante le lezioni» disse, trascinando il ragazzo dagli occhi cremisi fuori dalla scuola.
«Dì la verità: non le hai ancora detto nulla, vero?»
Takato annuì, mentre Jenrya prendeva il cellulare di Takato e digitava il numero di Juri:
«Adesso tu le dici di incontrarvi al parco di Shinjuku, davanti all'ex nascondiglio di Guilmon e ti dichiari, capito?» disse, porgendo il cellulare all'amico 
«Aspetta, e se poi rifiuta?»
Jenrya scrollò le spalle, mentre camminavano
«Tanto vale tentare, no?»
----------
Juri non era una ragazza che si poteva permettere di distrarsi in classe perchè, semplicemente, la scuola media che aveva scelto assieme all'amica era talmente difficile che era tenuta a rimanere per quasi tutto il giorno a studiare gli appunti. Era per questo che, nonostante uscissero alle 4 del pomeriggio, sia lei che Ruki camminavano abbastanza scoraggiate, diciamo che solo Juri era scoraggiata: Ruki più che altro era arrabbiata, perchè non riusciva mai a trovare del tempo libero e l'idea di dover passare un'altro pomeriggio a studiare la faceva imbestialire.
Quando arrivarono in stazione, il cellulare della castana cominciò a suonare:
«Pronto?»
"Ehm, pronto! Sono Takato, ti andrebbe di venire al parco di Shinjuku? Devo dirti una cosa importante"
Juri notò che la voce del suo interlocutore era tremante
«Va benissimo, dove ci incontriamo?» 
"Davanti al nascondiglio di Guilmon"
«Ah, okay, a dopo!»
"A dopo!"
Ruki guardò l'amica con un'aria perplessa
«Chi era?» 
«Era Takato, ha detto che deve dirmi una cosa importante»
«Era ora che quell'idiota si dichiarasse» 
Juri rise «Beh, magari non è poi tanto idiota quanto credi»
Salirono sul treno e presero posto vicino ad una delle porte:
«Dopo dovrai dirmi com'è andata».

********
L'angolo dell'autrice:
Voi non immaginate neanche da quanto tempo avrei voluto rinnovare la sezione (Ovvero circa una settimana NdTutti) :O
E come non farlo con la PRIMA, e dico la PRIMA Jurato della storia?
Diciamo che la fic avrà un massimo di 6 capitoli e gli aggiornamenti saranno ogni domenica^^
Spero vi piaccia^^
Un abbraccio,

Angie 96

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Juri salutò Ruki con la mano, appena arrivarono alla fermata di Shinjuku: l'amica aveva deciso di tornare a casa per poter studiare, nonostante si vedesse che di voglia di farlo ne aveva ben poca. Corse più veloce che poteva verso il parco, dato che probabilmente era in ritardo: durante il tragitto si fermò a guardare un'attimo la sede di Hypnos; un moto di nostalgia la pervase, ma oltre a quello non fece a meno di provare una certa tristezza, per qualche secondo si ricordò di Leomon.
Rimase per qualche minuto a fissare il vuoto, poi scosse la testa, perchè doveva andare avanti con la sua vita, non abbandonarsi a dei ricordi macabri; corse verso l'ingresso del parco, ignorando la gente che gli stava accanto, rischiando anche di sbatterci contro: era davvero incredibile il fatto che, dopo anni, lei si ricordasse perfettamente tutto il tragitto, fino a ritrovarsi davanti a quel cancello. 
Rimase abbastanza sorpresa del fatto che quella specie di stanza grigia avesse il cancello aperto: dopo che Takato aveva trovato il varco, nonostante non fosse bioemerso nessun digimon, si era deciso di chiudere quella porta con tre lucchetti, come se quelli potessero salvare la gente da un essere non propriamente identificato e carico di ira. Scosse di nuovo la testa, si era lasciata prendere così tanto dalla nostalgia che si era completamente dimenticata del fatto che avesse un appuntamento con Takato. Cominciò a venirle una strana ansia, quando attraversò il cancello: quella specie di stanza grigia le aveva sempre fatto un certo effetto
«C'è ancora la buca che aveva scavato qualche anno fa»
La castana si girò, notando degli occhi color cremisi puntati su di sè:
«Oh ciao, Takato! Questo posto ricorda tanto Guilmon»
Juri si sentì a disagio, vedendo che lui la stava fissando:
«Che cosa dovevi dirmi?»
A Takato morirono le parole in gola
«Ecco... Io... Io volevo chiederti se tu e Ruki volevate venire a fare una rimpatriata insieme agli altri»
La ragazza tentò in tutti i modi di nascondere la delusione: si sarebbe aspettata perfino un bacio, ma non quello!
«O-ok, quando?»
Lui si sentì un completo idiota a dover inventare una serata con tutti gli altri solo perchè non riusciva a dire quelle tre paroline magiche alla ragazza che amava:
«Uhm... Sabato sera a casa mia, alle 8 in punto!»
Juri tentò di trovare la scusa più plausibile che aveva:
«Scusa, devo andare perchè ho tantissimi compiti da fare, ci vediamo sabato»
«Ciao»
Takato la vide correre verso l'uscita del parco, salutandolo: sospirò, scoraggiato
«Sono un vigliacco»


Erano ormai le 8 di sera, e Ruki non ce la faceva più a collegare gli avvenimenti che doveva studiare in storia
«Stupida Prima Guerra Mondiale»
Chiuse il libro, con un gesto secco e prese il cellulare; compose il numero di Juri 
«"Pronto?"»
«Pronto, Juri! Com'è andata con l'idiota?»
La rossa sentì l'amica sospirare 
«Fammi indovinare: non è riuscito a dichiararsi, vero?»
«"Già, a quanto pare lui mi aveva fatta venire lì solo per dirmi di dirti che sabato sera ci sarà una rimpatriata"»
«Bella scusa, scommetto che è a casa sua, alle otto in punto!»
«"Tu come fai a saperlo?"»
«Akiyama mi ha inviato un messaggio giusto un'ora fa»
Le ragazze passarono due ore a parlare del più e del meno, senza tralasciare il fatto che la castana punzecchiasse l'amica con il fatto che  lei non volesse ammettere di essere innamorata del ragazzo più grande del gruppo, che oramai le faceva delle avances da circa due anni.

Dall'altra parte del campo, però, il povero Takato rischiava seriamente di essere ucciso dal suo migliore amico:
«Fammi capire bene: non sei riuscito a dirle le tre paroline magiche, e quindi hai inviato dei messaggi al resto del gruppo con la storia della rimpatriata, che in pratica era una scusa per salvarti le chiappe, giusto?» 
Jenrya alzò un sopracciglio, contrariato
«Era un'occasione perfetta! Come diamine hai fatto a rovinare tutto? Allora Ruki ha ragione a dire che sei un'idiota!»
Takato fece una faccia da finto offeso: 
«Ma... Ma non è vero! Voglio vedere te a dichiararti alla ragazza che ti piace!»
«Io non ho problemi, non mi piace nessuna, tu pensa invece a dichiararti a Juri sabato sera!»
Entrambi si ritrovarono a chiudere i libri di matematica
«Questa volta non mi farò distrarre!»



*****
L'angolo dell'autrice:
Salve a tutti^^
Ho scritto un capitolo davvero poco brillante, lo ammetto!
Ma spero comunque di non essere caduta nella trappola dell'OOC, perchè sennò perderei il titolo che mi hanno dato^^
Spero che Ayacchan si acconteni di questo minuscolo accenno al Ryuki xD
Ho un fardello mooolto pesante da portare: se questa storia sarà decente allora potreste vedere delle altre Jurato, ma comunque non mi fermerò mica solo con questa fic, in questa sezione^^
A domenica prossima!
Un abbraccio, 
Angie 96

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Juri se ne andò a letto, persa completamente nei suoi pensieri: perché Takato aveva proprio deciso di fare quella rimpatriata come capro espiatorio? Come mai non aveva avuto il coraggio di dirle la verità? 
«Era davvero così difficile dire quelle tre paroline?»
disse, sottovoce, sperando che quel venerdì sera arrivasse il più velocemente possibile.
Takato non faceva altro che rigirarsi nel letto: non riusciva a prendere sonno, tanto si era sentito un'idiota quando  aveva chiesto a Juri di sentirsi quel sabato, che tra l'altro sarebbe stato proprio due giorni dopo, aveva pensato a quel giorno perchè, essendo l'anniversario di matrimonio dei suoi genitori, avevano deciso di lasciarlo a casa da solo da venerdì fino a domenica, diciamo che avevano tentato in tutti i modi di sperare che loro figlio non facesse una qualche cavolata, in loro assenza.
Speranze che sarebbero state tradite dal loro stesso figlio.
Takato scosse la testa, tentando di scacciare quei pensieri, un po' come se fossero delle mosche e si addormentò quasi subito.
La mattina dopo lo aveva aspettato la stessa routine: svegliarsi tardi e tentare inutilmente di arrivare a scuola in tempo, cosa che, stranamente, era accaduta.
«Scusi per il ritardo professoressa Ikeda!»
Pronunciò quasi meccanicamente, in classe non c'era anima viva:
«Fantastico, mi hanno abbandonato tutt-»
«Spostati»
«Eh?»
Un gruppo di ragazzi entrò in classe
«È proprio un miraco che tu sia arrivato in anticipo, Matsuda-san»
una ragazza con i capelli lunghi e neri lo guardò sospettosa:
«C'è una ragione per cui tu sei arrivato in anticipo?»
Takato rimase immobile:
«Allora?»
«Nulla, Ayumi-chan»
Qualcuno poggiò una mano sulla spalla del castano, che sobbalzò:
«Ciao, Takato»
Il diretto interessato si girò di scatto:
«Oh! Ciao, Jen-kun! Mi hai fatto spaventare»
«Scusa... Comunque non oso immaginare che reazione avresti avuto se ti avessero beccato Hirokazu e Kenta immobile davanti alla porta»
Takato ridacchiò, mentre lui e l'amico si dirigevano verso i rispettivi banchi:
«Nemmeno io»
«Comunque, come mai in anticipo?»
«Per una volta ho sentito la sveglia»
Disse, ridacchiando e grattandosi la nuca, l'amico lo guardò perplesso:
«Avrei giurato che ci fosse qualcos'altro sotto»
«No no, tranquillo»
«Juri, muoviti o arriveremo in ritardo!»
Ruki la sgridò, correndo per farsi strada tra la folla di lavoratori e studenti che stava LETTERALMENTE occupando tutto quel pezzo di strada, tanto era difficile trovarsi un varco:
«Mi dispiace per non aver sentito la sveglia!»
Si giustificò la castana, poco dietro della rossa, che le afferrò una mano e cominciò a trascinarla velocemente verso la loro scuola.
I loro cellulari segnavano le 8 e 30 del mattino quando arrivarono in classe
«Makino-san, Katou-san, come mai questo ritardo?»
Juri abbassò leggermente il capo, mentre Ruki mormorò un «Ci scusi» sottovoce.
Entrambe si diressero verso i loro posti a sedere, non appena ne ebbe l'occasione, la rossa sussurrò all'amica:
«Vedi di non prendere le stesse abitudini di Takato»
La castana annuì, sorridendole.
Il giorno seguente Juri e Ruki si presentarono davanti alla casa di Takato: la prima aveva praticamente implorato la seconda di vestirsi in un modo quantomeno adeguato per quella serata, e ci era riuscita, tant'è che la rossa aveva dovuto chiedere alla madre di darle uno di quegli stupidi vestiti che lei odiava ma che era costretta a mettersi per quegli stupidi servizi fotografici, un vestito nero senza spalline ed un fiocco sulla sommità del petto, e la parte della gonna gonfia neanche fosse una stupidissima principessa, inutile dirle che volevano farle usare delle scarpette con un tacco abbastanza basso, alla fine non oppose nemmeno resistenza
"Lo fai solo per Juri, poi potrai bruciare il vestito" Pensò, ripetendolo come se fosse un promemoria.
Juri invece aveva optato per un vestitino verde con le spalline, e delle ballerine dello stesso colore, e i capelli sciolti, rispetto alla solita coda laterale.
Suonarono al citofono:
«Ah, finalmente siete arrivate!»
Oltre alla voce di Takato si potevano udire chiaramente delle altre voci maschili
«Ti prego, apri»
Fu Ruki a parlare, con una vena pulsante in fronte.
Entrarono, ed appena varcarono la porta d'ingresso si ritrovarono il gruppo dei ragazzi LETTERALMENTE a bocca aperta:
«Ciao, ragazze! Ruki, sei uno schianto!»
«Stà zitto, Akiyama»
Calò il silenzio, un silenzio opprimente ed imbarazzante.
«Benvenute, non era proprio necessario vestirsi in quel modo»
Takato tentò di spezzare quel momento dicendo la prima cosa che gli capitava in mente, inutile dire che si era accorto solo dopo di aver detto una cosa stupida, dato che lui stesso era vestito in giacca e cravatta e, come se non bastasse, doveva tenere a bada Ryou che, dopo il rifiuto da parte di Ruki, stava trafficando in frigorifero per cercarsi una birra:
"Fantastico, abbiamo il diciassettenne che di testa ne ha sei di anni"
Sospirò, guardando Juri
"O la va, o la spacca"
Si avvicinò alla castana e le prese la mano:
«Devo parlarti»
Disse, con un'espressione seria, mentre conduceva la ragazza nel balcone di casa sua:
«C-c'è una cosa che avrei voluto dirti da molto tempo»
La sua espressione si ammorbidì, non appena arrivò a destinazione: Juri sorrise:
"Finalmente"
Pensò, intanto Takato era diventato tutto rosso:
"Non puoi tirarti indietro"
«Tu...»
"Dillo"
«Mi...»
"Un ultimi sforzo"
«Piaci!»
«Mi piaci tanto... Anzi: io ti amo!»


*******
L'angolo dell'autrice:
Ed ecco il terzo capitolo, con un ritardo DAVVERO mostruoso, forse è anche inutile trovare delle scuse, tanto con voi non attacca e mi tirereste comunque dei pomodori marci xD
Capitolo di passaggio verso l'epilogo che, ovviamente, almeno 'sta volta spero di pubblicare per davvero domenica xD
Ora scappo!
Un abbraccio, 
Angie 96

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Capitolo 4
*** Epilogo ***


Si avvicinò alla castana e le prese la mano:
«Devo parlarti»
Disse, con un'espressione seria, mentre conduceva la ragazza nel balcone di casa sua:
«C-c'è una cosa che avrei voluto dirti da molto tempo»
La sua espressione si ammorbidì, non appena arrivò a destinazione: Juri sorrise:
"Finalmente"
Pensò, intanto Takato era diventato tutto rosso:
"Non puoi tirarti indietro"
«Tu...»
"Dillo"
«Mi...»
"Un ultimi sforzo"
«Piaci!»
«Mi piaci tanto... Anzi: io ti amo!»
_______

Juri era pietrificata: aveva tanto voluto che quel momento arrivasse, si era perfino preparata a tutte le possibili dichiarazioni che Takato avrebbe potuto fargli, ma non erano servite a nulla e, come se non bastasse, il suo cuore aveva perso diversi battiti mentre ascoltava quello che aveva da dire il ragazzo.
Doveva recuperare quel poco di lucidità che le rimaneva, perché lui aveva bisogno di risposte: strinse la stoffa del vestito, guardando il castano negli occhi con altrettanta determinazione:
«Ti amo anch'io: non ho fatto altro che aspettare questo momento per tanto tempo»
Lo urlò, perché a lei non importava in quanti l'avrebbero sentita o data per pazza: per Juri esisteva solo Takato, tutto il resto non contava.
Del resto i due non si erano nemmeno accorti che il resto del gruppo li stava spiando dalla finestra della camera da letto dei coniugi Matsuda (quella con il balcone), a parte Ruki, che trovava immaturo, ma soprattutto meschino fare una cosa del genere e, a quanto pareva, quegli idioti non conoscevano nemmeno cosa significasse la parola Privacy.
«Spostatevi, ho una cosa da dire a questo idiota»
La rossa allontanò tutti i presenti con poca delicatezza e si mise davanti alla porta del balcone, infastidita:
«Baciala, idiota!»
Takato avvampò di nuovo, sentendo quello che le aveva sussurrato l'amica
«A-adesso?»
«E quando, sennò? Sono due anni che aspetta la tua dichiarazione, ora non fare il vigliacco»
Detto questo, Ruki se ne andò, spingendo gli altri verso il piano di sotto:
«Okay, la festa è finita: ora tornatevene a casa, prima che vi ci mandi a suon di calci nelle parti basse»
Quella ragazza sapeva essere davvero autoritaria, ma era stata comunque un tesoro a fare in modo che loro due rimanessero da soli e alla fine, Juri lo sapeva, avrebbe voluto sapere quello che sarebbe successo dopo, nonostante facesse finta di essere menefreghista.
Takato non osava fare la seconda mossa: dopo la dichiarazione il bacio non era obbligatorio, vero? Diamine, non era per niente bravo in quelle cose, soprattutto se doveva farle con lei: le prese le mani, un po' incerto, sperando di riuscire a seguire il consiglio che Ruki gli aveva dato prima, visto che anche la castana voleva che fosse così.
Lei, dall'altra parte, gli sorrise:
«Il bacio non è obbligatorio, per la prima volta, va benissimo così»
Lui si sentì uno stupido: lei era riuscita a leggerlo dentro, e stava cercando di farlo sentire a suo agio, solo per non complicare le cose ulteriormente.
Decise di avvicinarsi per darle un bacio, ma si fermò proprio ad un soffio da lei, facendo sfiorare i loro nasi.
Lei, invece, sapeva che lui non avrebbe mai avuto il coraggio di baciarla, così lo afferrò per il colletto della camicia e lo avvicinò a sé, poggiando le labbra sopra le sue.
Rimasero in quella posizione per una decina di interminabili secondi, poi si staccarono:
«Wow...  Non avevo idea che sarebbe andata così»
«Ti aspettavi uno schiaffo?»
«Mi aspettavo tutto meno che questo»
I due rientrarono a casa, mano nella mano e consci che quel sentimento chiamato amore per loro sarebbe appena iniziato.
 
*****
L'angolo dell'autrice:
E con questa abbiamo finito: diciamo che il capitolo è più corto perché era una specie di epilogo a finale aperto (?) naaah, è chiusissimo xD ma non si sa che cosa accadrà nella loro vita dopo questo (?) e ho deluso le aspettative di Ayacchan.
Ringrazio tutti quelli che hanno sprecato il loro tempo per leggere questo obbrobrio e, forse, più avanti mi farò viva in questa sezione^^
Alla prossima!
Un abbraccio,
Angie 96

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