Raggiungerti

di daisy68
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Sei anni prima
‘E’ nuovo questo ospedale sai?’
Pareti bianche e spente, quella clinica non dimostrava i suoi anni anzi quell’odore che persisteva nell’aria, le finestre chiuse con le sue grandi tende che non permettevano l’entrata della luce, il pavimento consumato faceva intuire che quell’edificio avesse all’incirca una cinquantina di anni.
‘Ti piace Nami-san?’
Il sorriso dell’infermiera fece innervosire la ragazzina, con occhi tremanti annuii costretta, stringendo fra le sue braccia un cucciolo di Akita che le aveva regalato la madre per farsi perdonare i continui viaggi all’ospedale.
‘Andiamo tuo padre è qui’
La ragazza premurosamente afferrò delicatamente la mano di Nami accompagnandola in una stanza, era buia, la serranda era quasi del tutto abbassata, erano presenti due letti distanti uno dei quali era vuoto, paurosa lei avanzò, scorse muovendo silenziosamente la testa una sagoma distesa su l’unico occupato, appena lo riconobbe corse raggiungendo la coperta bianca.
‘P-papà’
Aveva gli occhi chiusi, stava dormendo, Nami aveva le lacrime agli occhi, non riusciva a capire il motivo, sapeva solo di rivolere suo padre in casa, ma ormai erano mesi che non tornava nel loro piccolo appartamento.
‘N-nami’
La ragazzina sapeva che suo padre stava male, gli suoi occhi stanchi le trasmisero una scossa su tutta la schiena.
‘Papà’
‘Come stai tesoro?’
Tossi svariate volte prima di riprendere la sua voce.
‘B-bene te è papà?’
Aveva timore della sua futura risposta, le sue guance divennero rosee.
‘Bene il tuo papà è forte sai?’
Sorrise, da quello sguardo così premuroso scorse una speranza, il padre era stato sempre una persona coraggiosa e buona, e indubbiamente Nami credette ingenuamente a quelle parole.
‘Quando ritornerai a casa papà?’
Per lui era difficile mentire a sua figlia, però doveva farlo per il suo bene, per non distruggere il suo mondo.
‘Presto piccola’
Accarezzò scherzosamente la testa di Nami sorridente.
‘Nami-san?adesso tuo padre deve riposare’
L’infermiera sorrise allungando il braccio, lo strinse contro voglia.
‘Ciao papà’
‘Ci vediamo piccola’
La ragazza chiuse la porta sospirando, il cucciolo di akita abbaiò muovendo ripetutamente le zampe dopodiché Nami lo lasciò urlando, lei corse seguendolo.
‘Nami-san fermati!’
Dopo alcuni minuti e ripetute riprese degli infermieri il piccolo cucciolo raggiunse una stanza, la ragazzina entrò di soppiatto, i suoi movimenti furono bloccati da quella vista. La luce penetrava dalle tende alzate illuminando un ragazzino, la sua pelle chiara era risaltata dai suoi capelli neri che poggiavano sulla fronte, i suoi lineamenti erano delicati e regolari.
‘A-akita vieni’
Il cane corse fra le braccia della padrona, avanzò incerta, era curiosa. Voleva continuare a guardarlo , le sue guance divennero rosee quando si rese conto che avrebbe avuto la sua stessa età e che forse non era giapponese.
Poggiò la mano sul lettino porgendo il suo corpo in avanti dopo di che il bambino rise, quando aprii gli occhi Nami indietreggiò impacciatamente.
‘S-scusami!’
Chinò la testa imbarazzata i capelli lunghi castani coprirono la sua visuale. Lui ridacchiò felice.
‘Non preoccuparti tu sei?’
Lei alzò il viso, appena fissò i suoi occhi azzurri le sue guance diventarono ancora più rosse di prima.
‘S-sono N-nami tanaka’
‘Io sono Yuki òta’
Il suo sorriso era smagliante, la ragazzina rimase a bocca aperta.
‘Come si chiama questo cane?’
Si sedette tenendo per mano una fiala.
‘N-non gli ho ancora dato il nome’
Rise.
‘Come non lo sai?’ Ti posso aiutare se vuoi’
Lei acconsentì contenta.
‘Posso accarezzarlo?’
Poggiò il cucciolo vicino a Yuki e l’accarezzò gioioso.
‘E’ una femmina sai?’
Il ragazzino incrociò le braccia toccandosi un ciuffo che cadeva sulla fronte. Nami rimase incantata da quel gesto così buffo, rise calorosamente.
‘Sto pensando ad un nome’
Lei annuii imitando il suo movimento.
‘Non è una cosa che devi fare adesso Yuki-kun’
Poggiò il mento sul bordo del lettino mentre l’akita giocava con il suo nuovo amico.
‘Sei qui da solo?’
Lui annuii.
‘I miei genitori dovrebbero venire a momenti’
Sorrise.
‘Yuki-kun?’
Il suo viso si voltò verso quello di Nami.
‘Cosa ci fai qui?’
‘Sto spesso male, i dottori dicono che ho una salute cagionevole’
Il ragazzino si mise a ridere come se tutto questo non lo tocasse,lei rimase sbalordita dalla sua forza di volontà.
‘Te invece?’
‘Mio padre sta male ma adesso sta migliorando’
Sorrise all’unisono.
‘Nami-san! Ecco dov’eri’
La giovane infermiera interruppe la loro conversazione afferrando la mano di Nami, il cucciolo la seguii saltando dalla barella.
‘V-Vengo domani Yuki-kun’
Lui ridacchiò facendo un piccolo ghigno compiaciuto.
‘A domani Nami-tan!’
Le sue guance divennero rosee, appena uscii dalla stanza la ragazzina sospirò contenta.
##
‘Allora hai deciso il nome Yuki-kun?’
Il sorriso di Nami era sempre più raggiante e forse il motivo era il ragazzo che era sdraiato sul letto, da quel primo incontro erano passati mesi.
‘S-si’
Il corpo di Yuki era debole tuttavia riuscii a prendere il piccolo cane.
‘Lo chiamerò Yukiko’
Nami era un po’ turbata, non riusciva a capire il motivo di quel nome, lo guardò curiosa, lui fece una risatina e con uno sguardo saputello si rivolse a lei, i suoi occhi azzurri non dimostrarono la stanchezza di un anno in quell’ospedale.
‘P-perché?’
Giocò con il piccolo ciuffo che poggiava sulla fronte aveva le braccia conserte, la sua aura era così seriosa che fece scalpitare il cuore di Nami.
‘Un giorno te lo dirò va bene?’
Lei sbuffò incrociando le braccia e giocando con l’orlo della gonna.
‘Sei fastidioso’
Yuki la guardò mostrando tutti i suoi denti bianchi, quel sorriso aveva fatto innervosire la ragazzina, era innamorata di Yuki?  Non sapeva nemmeno cosa potesse significare amare, come faceva a intuire un’amore così giovane? L’unica cosa che riusciva a sentire era il suo corpo fremere ogni volta che quel viso angelico rideva.
‘Yuki tesoro’
Quel momento fu interrotto dall’arrivo di due signori, avevano uno sguardo stanco ma si dimostrarono affettuosi verso quel ragazzo malato, non assomigliavano minimamente a Yuki comunque li chiamò ‘mamma e papà’. Per tutto il tempo rimase seduta in disparte accarezzando il cucciolo, li fissava bramante anche lei voleva suo padre accanto, nel loro vecchio appartamento,sbuffava muovendo incessantemente le gambe. Avvicinò il suo viso alle piccole orecchie dell’akita.
‘Va bene se ti chiamo come dice Yuki?’
Il cane scodinzolò mostrando la sua felicità, Nami bisbigliò quelle parole presentando un sorriso che non dimostrava affatto il suo stato d’animo attuale.
Non riusciva a capire il motivo, perché lei poteva vedere il padre solo per pochi minuti? Voleva stargli accanto a dargli conforto in qualche modo,ma qualcosa più grande di lei le impediva tutto ciò.
I due visitatori se ne andarono, lo sguardo distrutto della donna colpì l’anima di Nami, si nascondeva un amore smisurato in quei due occhi neri che probabilmente lei non avrebbe mai capito.
‘S-sono i tuoi genitori?’
Mi fissò sorridente.
‘Non sono quelli naturali ma si lo sono’
Si grattò la testa, la leggerezza che era incastonata in quelle parole stupii Nami, quel ragazzo ne aveva passate tante, era questo quello che pensava di lui,il suo ottimismo era il contrario di lei, Nami non era mai stato un tipo sempre sorridente pur non essendo ampiamente grande e non riusciva a  capire tutto ciò che le circondava lei non era mai vissuta in un mondo tutto suo.
‘I miei genitori dicono che sono dell’inghilterra ma io non so neanche dov’e’
Ridacchio fissando Nami, dopotutto lei invidiava quella parte di se stesso, questo suo lato così spensierato e maledettamente euforico, come faceva ad essere così? Anche lei voleva vedere il mondo dalla sua prospettiva, ma forse quel sorriso era una maschera. Una stupida maschera.
‘A-anche io non sono di qua, sono europea’
‘Davvero?’
‘I miei genitori soni venuti qui per trovare lavoro quando eri giovani, m-mi hanno detto solo questo’
Sbadigliò rumorosamente coprendo la bocca con la mano, il suo sguardo si dilungò alla finestra impulsivamente si alzò raggiungendo le tende.
‘Hai bisogno di prendere un po’ di sole non credi?’
Yuki rimase sbalordito dalla sua uscita, Nami alzò le serrande e scostò le tende polverose, aprii le finestre appena lo fece il vento primaverile scompigliò i suoi capelli castani.
‘Dai guarda! Ci sono i fiori di ciliegio alzati!’
Si girò osservando Yuki, la sua testa era china, i pugni erano serrati.
‘H-hai ragione oggi è il primo Maggio’
Sorrise tra se e se, i suoi occhi erano stranamente angosciati, forse era questo il suo vero stato d’animo tuttavia a lei non importò infatti allungò il braccio verso di lui.
‘Dai andiamo’
‘Non posso’
‘Certo che puoi ‘
Il sorriso di Nami fece arrossire il ragazzo, era intimorito da quella vista comunque lui afferrò la sua mano alzandosi faticosamente. Il suo braccio cinse  le sue spalle quel tocco fece arrossire la ragazzina, sentiva il petto scoppiare.
‘S-scusa non ho molte forze’
‘Non preoccuparti’
Giunsero alla finestra, quei petali cadevano dai rami ondeggiando nell’aria fresca di quella giornata di sole, i suoi raggi riscaldavano la loro pelle e illuminava specialmente quella di Yuki.
‘Tra poco inizierò piscina sai?’
Lei si voltò entusiasta della sua domanda.
‘Davvero che bello!’
Abbassò la testa allontanandosi da Nami.
‘S-secondo te sarò bravo quanto gli altri?’
La ragazzina sorrise annuendo.
‘Certo che lo sarai, diventerai fortissimo e farai gare su gare’
Lui strinse la mano di Nami, dal suo gesto lei rimase sconvolta,i due riuscivano a percepire il calore altrui, in quel momento si sentivano tranquilli, rimasero in quella posizione sentendo che le temperature dei loro corpi raggiunsero la stessa calura.
‘Lo pensi davvero?’
Lei annuii.
‘Sai mi piaci troppi Nami-tan’
Alzò il suo sguardo, ancora quelle parole dette in quel modo così sottile, in quel momento Nami si senti per la prima volta in sintonia con qualcuno, forse era un’amore stupido e banale di due ragazzini ma avevano una cosa in comune, quel qualcosa costruiva un legame che si sarebbe distrutto difficilmente, erano due cuori ingenui in cerca di un briciolo di speranza.
‘S-senti..’
Yuki si mise davanti a lei, chiuse i pugni mentre il suo viso cominciò a prendere un colore diverso dal bianco,nervosamente avanzò, era la prima volta che Nami vedeva il suo corpo eretto.
‘V-Vuoi e-essere la mia r-ragazza?’
I loro corpi tremavano in sintonia, si sentiva nel loro petto un piccolo tamburo che faceva un rumore assordante, i battiti si dimostrarono rumorosi. A lei piaceva Yuki,era quella la verità ma lei si sentiva così piccola, era così giovane,forse quell’amore non era neanche un vero sentimento, cosa doveva fare? Come doveva rispondergli? Con coraggio e forza avanzò congiungendo il suo sguardo con quello di Yuki.
‘A-anche tu’
‘Eccoti Nami-san, dobbiamo andare’
La solita infermiera interruppe quell’importante conversazione, prese la mano della bambina.
‘Vengo domani Yuki-kun!’
‘Promettimelo’
Si fermò sulla soia della porta usando un po’ delle sue energie si voltò sorridente.
‘Te lo prometto’
Quel sorriso fece scombussolare i pensieri di Nami,sarebbe andata a trovarlo il giorno dopo e avrebbe risposto alla sua domanda con un bel si.
##
‘T-Tuo padre è non c’è più’
Quelle furono le dolenti parole della madre di Nami, quella notte, quella terribile notte che aveva portato via una delle persone più importanti,com’era possibile tutto questo?Non riusciva neanche a piangere, per lei era uno shock, un incubo da cui voleva svegliarsi, se lui fosse andato via lei non avrebbe mai più visto quel sorriso, non avrebbe più trovato rifugio fra le sue braccia dopotutto era il suo eroe.
‘Ora dobbiamo andare via, quella casa non è più nostra’
La madre l’abbracciò  piangendo mentre Yukiko leccava le gambe della bambina sconvolta, chiuse i pugni.
‘Dove andiamo?’
‘A Tokyo’
Tutto questo significava che lei non avrebbe più visto Yuki e che i ricordi del padre sarebbero rimasti a Osaka, non voleva lasciarli non voleva dimenticare il loro sorriso.
‘P-papà’
Le sue lacrime scesero senza fretta, il suo pianto ormai era una pioggia d’autunno impossibile fermarla, voleva sfogare tutto ciò che aveva provato.
‘D-Devo dirlo a Yuki’
‘Non puoi tesoro adesso dobbiamo andarcene a casa dei nonni a Tokyo’
Il suo viso si seppellì fra le braccia della madre bagnandole la maglietta.
‘Non voglio! No!’
‘T-tesoro è la cosa giusta da fare’
Era davvero coretto tutto questo? Lasciare il passato alle spalle senza neanche prendere una pausa? E poi Nami doveva dare una risposta a Yuki non voleva lasciarlo come aveva fatto il padre con lei, all’improvviso distruggendole il cuore, però non poteva fare nulla, i suoi pensieri non erano stati esauditi dalla madre.
Presero le valigie raggiungendo l’unico mezzo per dimenticare tutto, un treno un odioso treno.
‘Yuki perdonami’
Bisbigliò quelle parole stringendo la corda che era legata al collare del cucciolo, appena arrivò il treno altre lacrime bagnarono il suo viso, aveva promesso a Yuki che sarebbe venuta da lui, una promessa era una promessa giusto? Glielo aveva sempre detto a quel ragazzo dal cuore forte, non voleva lasciare qui il padre, i suoi ricordi, il suo appartamento,non voleva dimenticare quella città e le persone che ci vivevano.
Quel momento fu l’ultimo ad Osaka, quel treno li portò via, via dal dolore, dall’angoscia, era solo una forma superficiale di affrontare quella perdita, tuttavia Nami non poteva dare la colpa a sua madre, era l’unica persona che le stava accanto, come sarebbe andata la sua vita da quel momento? Cosa avrebbe fatto?

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


 ( Questo è il secondo capitolo del mio primo vero 'racconto' Raggiungerti, spero davvero che la storia di Yuki e Nami vi entusiasmerà, ho lavorato duramente per creare un personaggio come Nami, spero che vi piacerà e per favore commentate, vorrei sapere che ne pensate ^-^
bacioni xx)


Sei anni dopo, presente.
Quella città era infestata da un colore tenue, un rosa delicato, i petali volavano liberi al passo con il vento fresco primaverile. Nami stava portando a spasso il suo prezioso cane,sbadigliò rumorosamente camminando nel parco vicino casa sua. La stradina sterrata era coperta da quei fiori che le procuravano un dolore segregato nel suo cuore.
‘Yukiko quanto ti ci vuole? È da un’ora che stiamo in giro’
Si grattò la testa ridendo, era consapevole di parlare da sola, sospirò, il sole stava per lasciare quella città per dar spazio alla notte buia e fredda. Il cane scodinzolò fissando nel vuoto, tirò il guinzaglio fortemente abbaiando euforicamente.
‘Ma cos’hai?’
Iniziò a muoversi fortemente la ragazza non riuscii a sostenere quell’incomprensibile fonte di energia, l’akita iniziò a correre e Nami mollò la presa.
‘Yukiko torna subito qua!’
Iniziò a seguirlo urlando il suo nome, non capiva il motivo di quel gesto fortunatamente il cane si arrestò i suoi movimento andando contro un ragazzo, Nami si fermò affannata poggiando i palmi delle mani sulle ginocchia per riprendere il fiato.
‘Yukiko allontanati,scusami!’
Rise nervosa chinandosi imbarazzata.
‘Non preoccuparti davvero’
Quella voce rese Nami ancora più nervosa, le procurava un sentimento familiare anche se non riusciva a riconoscerlo, si alzò sistemando il capello nero e gli occhiali per congiungere lo sguardo con il suo.
‘Y-y’
La sua voce era bloccata, la sua gola era secca, quei occhi azzurri, quel viso angelico quella pelle bianca, i due si guardarono sbalorditi, non era possibile, non poteva essere lui.
‘Scusi ci conosciamo?’
Quando le fece questa domanda una piccola parte del suo cuore scomparve nell’aria, chiuse i pugni sentiva le lacrime premere sulle palpebre, tutti quei ricordi che aveva custodito nel cuore, che aveva incessantemente provato a dimenticare stavano tartassando la mente di Nami.
‘S-sei Y-Yuki?’
Parlare era più difficile di quanto pensasse, non l’aveva riconosciuta o forse non era lui, sorrise, desiderava che tutto questo fosse soltanto uno stupido malinteso.
‘S-si come fa a sapere il mio nome?’
La sua voce era ben differente ma mai quanto il suo sguardo, quei occhi erano freddi e distaccati, era molto più alto di prima e le sue spalle erano molto più possenti di quanto lei avesse mai immaginato, non sembrava un ragazzo di salute cagionevole, i suoi capelli erano cresciuti  sempre neri, un nero cupo che faceva intimorire la ragazza. Impulsivamente Nami tolse il capello e gli occhiali, ringraziò il cielo per essere leggermente truccata.
‘S-sono N-nami’
Appena disse il suo nome il ragazzo spalancò gli occhi, chiuse i pugni serrando  la bocca, lei cercò di sorridere ma tutto questo si dimostrò una perdita ti tempo.
‘Sei tu’
Il tono della voce era irritata, Nami si sentì morire quando si voltò mostrandole le spalle, con indifferenza mise le mani nelle tasche.
‘Non voglio avere a che fare con te, addio’
Tirò il guinzaglio verso la ragazza che provò uno strano dolore al petto, non era lui, quel viso ottimista di sei anni prima, era cambiato era diventato un’altra persona.
‘O-oggi è il primo maggio’
Le sue ginocchia poggiarono sul terreno, sentiva il corpo pesante provò a strizzare le palpebre e a bloccare i denti ma i suoi sforzi risultarono vani, le lacrime rigarono il suo viso, perché stava piangendo? Lei non era ancora innamorata di lui, lei in quel momento non provava nulla per quel ragazzo, allora perché quelle parole taglienti avevano spezzato il suo cuore?
‘O-oggi è i-il primo m-maggio’
Singhiozzò rumorosamente mentre Yukiko leccava le sue braccia, il suo viso era coperto dalle sue mani come aveva potuto trattarla in quel modo, ma come si permetteva? Però l’unica stupida era lei, stava piangendo per un fantasma del passato anche se la sua mente, il suo corpo le suggerivano di alzarsi e smettere di piangere  lei non ci riusciva, tutto questo l’aveva portata a sei anni prima, quei ricordi, quei odiosi ricordi che si era promessa di non tirar fuori le stavano frantumando le ossa ed ogni parte del suo corpo.
‘D-devo vedere dove abita, così potrò sapere quali parti della città escludere’
Si alzò con forza asciugandosi le lacrime, si mise gli occhiali e il capelli sistemandosi la tuta.
‘Yukiko vai da yuki dai!’
Appena sentii quel nome il cane scodinzolò, come faceva a ricordare ancora il suo odore? Afferrò la catenella in tempo perché l’akita aveva iniziato a correre e ad abbaiare finché vide un ragazzo, era lui.
‘Sta zitto Yukiko è un pedinamento questo’
Sbuffò ma cosa stava facendo? Si sentiva un’idiota.
‘S-sta facendo la mia stessa strada’
Yuki stava sentendo la musica con le cuffie e questo fu un colpo di fortuna per Nami dato che il suo cane stava facendo molto baccano, ma quella via, era quella che Nami percorreva ogni giorno da sola,com’era possibile?
‘Non ci posso credere’
Yuki prese le chiavi entrando in quella casa, c’erano ancora i scatoloni fuori e questo le fece capire che aveva appena traslocato.
‘A-andiamo a casa Yukiko, è una c-cosa impossibile’
Avanzò facendo due piccoli passi,  si trovò davanti al suo cancello e lesse il  cognome.
‘Ota, si questo è la sua casa vabe’
Sorrise, dopo pochi secondi giunse davanti ad una porta.
‘Tanaka, questa è la mia adorata casa’
Appena tornò nel mondo reale si mise le mani fra i capelli disperata.
‘E’ il mio vicino di casa!No!’
Urlò a squarciagola, questa era la sua fine pensò, era la fine di tutto, come avrebbe fatto? Cosa avrebbe fatto? Voleva sparire in quel momento, sprofondare negli inferi, nell’oceano più profondo.
‘Non è possibile!’
Quel ragazzo la detestava,era la nuova incarnazione di Yuki, tutti i suoi sforzi per non ricordare, per lasciare tutto a Osaka si dimostrarono buttati al vento.
##
‘Devo sbrigarmi’
Nami si era alzata un’ora prima per non dover incontrare Yuki, anche se era curiosa, voleva sapere il motivo di quell’uscita tanto crudele, dopotutto erano stati grandi amici. La madre aveva il turno di notte e sarebbe tornata verso le otto, facendo l’infermiera non aveva molto tempo per la figlia ma Nami non le faceva pesare nulla sapeva che era per il suo bene.
Accarezzò scherzosamente le orecchie dell’akita.
‘Torno tra poco va bene bello?’
Indosso goffamente  le scarpe e  frettolosamente uscii da casa.
‘Oggi sarò a scuola troppo presto’
Sbuffò prendendo il telefono, guardò l’orologio mentre teneva un passo abbastanza veloce.
‘Devo mandare un messaggio a Izumi’
La scuola era abbastanza vicinocasa infatti Nami arrivò lì molto presto.
‘Non c’ è nessuno, no’
Sbuffò rabbiosa, era colpa di quel dannato ragazzo, poggiò la testa su una sbarra del grande cancello non riusciva però a detestarlo, chiuse i pugni perché non poteva?
‘Stupido Yuki!’
Urlò quelle parole con una disperazione e un inquietudine diversa dal solito.
‘Chi è Yuki?’
Nami arrossì voltandosi, un peso sparì dal suo petto quando si accorse che era la sua migliore amica Izumi, era una ragazza che aveva conosciuto quando era venuta a Tokyo.
‘Quel ragazzo dell’ospedale che ti ho raccontato tanto tempo fa’
‘Ah davvero? E che è successo?’
Serrò i pugni rabbiosamente rimuginando la vicenda di ieri.
‘Come si è permesso razza d’idiota!’
Izumi si spaventò guardando quella vista, intorno alla ragazza c’era un aura cupa che le fece venire i brividi, cerco di consolarla e di scoprire cosa fosse successo.
‘M-ma cosa è successo?’
‘Ieri l’ho incontrato’
Sospirò affannosa fissando gli alberi del cortile.
‘Davvero? ‘
Il tono della voce di Izumi era entusiasta.
‘Mi ha trattato di merda, e ho scoperto che è il mio vicino di casa’
‘C-Cavolo’
Accarezzò la testa di Nami anche se le due avevano un altezza piuttosto simile.
‘Dai non pensiamoci, piuttosto la sai la novità?’
I cancelli si aprirono, le ragazze furono le prime ad entrare a scuola e non era una cosa da poco.
‘ Che novità?’
Salirono le scale raggiungendo la loro classe.
‘Arriverà un ragazzo nuovo, si dice che è  del secondo e che sia davvero carino!’
‘E’ del nostro stesso anno’
Ridacchiarono tutte e due maliziosamente.
‘Finalmente potrò avere una storia d’amore!’
Izumi sospirò fantasticando nella mente qualche scena romantica, invece Nami non si aspettava nulla, sapeva che nessun ragazzo avrebbe provato qualcosa per lei, i suoi sogni amorosi  erano racchiuse in film e manga, non si sentiva pronta per quelle cose ne il suo cuore che il suo corpo.  Rise osservando la sua amica che cantava e ballava felice, forse quel ragazzo avrebbe stravolto la vita di Izumi e sarebbe stata finalmente,completamente felice e probabilmente quel sentimento Nami non lo avrebbe mai provato, sospirò angosciamente.
‘Poi verrai al nostro matrimonio, faremo tanti figli belli come il padre’
Strinse le mani di Nami sorridendo sempre con quei occhi a mandorla pieni d’amore.
‘N-Non stai esagerando? Neanche lo hai mai visto’
Si sedette sbuffando, poggiò la sua guancia destra sulla mano, i suoi capelli neri le ricordarono quelli di Yuki, solo che i suoi erano lunghi e mossi.
‘Hai ragione può essere che s’innamora di te’
Le sorrise maliziosamente accavallando le gambe, Nami arrossì negando con la testa.
‘M-Ma che stai dicendo?’
Ogni volta che si parlava d’amore una scossa d’ansia colpiva la ragazza rendendola nervosa e impacciata,per lei era più facile non avere altre preoccupazioni oltre la scuola.
‘Sono invidiosa di te Yuki, essendo di origini europee qui sei unica’
Le sue guance divennero ancora più rosee di prima, si sedette furiosa.
‘Non dire queste cavolate! S-sei una stupida a pensare così’
Abbassò lo sguardo toccando i suoi capelli corti marroni. La loro conversazione fu interrotta dall’arrivo di tutti i compagni, solo un tavolo era libero  quello davanti a lei. Il professore arrivò sorridendo.
‘Ragazzi, come avete passato le vacanze?’
‘Bene’
Il tono della voce dei ragazzi era già stufo d’iniziare quell’anno scolastico che li avrebbe portati in terzo liceo.
‘Dai un po’ di felicità ragazzi! Quest’anno c’è la vostra prima gita scolastica’
Nami sbuffò insieme alla sua amica, quelle gite erano per coppiette non per lei, molti ragazzi scappavano dalla classe per restare soli,a lei l’idea di andarsene fuori con quel tipo di viaggio scolastico la deprimeva in modo impressionante. Appena gli sguardi di Nami e di Izumi s’incontrarono ridacchiarono, quelle due si capivano alla perfezione come se conoscessero ogni fibra, ogni pensiero dell’una e dell’altra.
‘Comunque, avrete un nuovo compagno che si metterà davanti alla nostra Nami’
Il suo cuore iniziò a battere fortemente, anche se lei pensava che tutto questo non le importasse non era vero, anzi il suo corpo fremeva più di quello di Izumi.
‘Dai entra ragazzo’
Un ragazzo con la testa china varcò l’entrata, appena lo riconobbe Nami serrò i pugni.
‘Che hai Nami?’
Izumi bisbigliò quelle parole preoccupata per l’amica, aveva una cera orribile, il suo viso era bianco cadaverico come se avesse visto la morte in faccia, tuttavia qualcosa di vero c’era.
‘Sono Yuki Ota piacere di conoscervi’
Appena tutte e due sentirono quel nome sbiancarono.
‘N-Non è p-possibile’
Dentro il corpo di Nami c’era una piccola voce che urlava a squarciagola, voleva buttarsi dalla finestra e scappare, il problema dei vicini non era niente in confronto a questo, ciò significava che si sarebbero visti ogni giorno di ogni mese.
‘Questo è il famoso Yuki? Carino molto carino’
Izumi aveva ragione, Nami era talmente impegnata a pensare che tutto questo fosse un orribile punizione divina che non si rese conto che  era diventato davvero un bel ragazzo, lei alzò lo sguardo ritrovando il viso di  Yuki a pochi centimetri di distanza.
‘Ancora tu? Che ci fai qui?’
La ragazza saltò dalla paura,osservò i suoi lineamenti, quel viso angelico era rimasto sempre tale ma adesso era più maturo, sentii il suo viso infuocare.
‘Io ci vivo stupido! Sei tu quello nuovo’
Sbuffò rabbiosa incrociando le braccia.
‘Quindi voi due siete amici?’
 Non si accorsero che tutta la classe li stava fissando, i due ragazzi arrossirono.
‘Non siamo amici!’
Dissero quelle parole all’unisono per questo i loro compagni incominciarono a ridere calorosamente e rumorosamente specialmente Izumi. Dopo la grande figuraccia Nami chinò la testa continuando però ad osservare  discretamente Yuki, il ragazzo prese una piccola cioccia che poggiava sulla fronte e ci giocò. Lei ansimò, quel gesto l’aveva portata indietro nel tempo, in quella stanza, con quel bambino pieno di speranze, il suo cuore iniziò a battere più veloce di quanto mai avesse fatto in quei sei anni, sentiva il suo corpo tremare, era come quei felici giorni, si sentiva in quel modo.
‘Che hai da fissare Tanaka-san?’
Quella domanda la portò nel mondo reale, anche se in quel gesto lei vedeva quel decenne, il suo sguardo così duro, il tono della voce così freddo e crudele ormai facevano parte del nuovo Yuki, la cosa che le dava più fastidio era che i suoi occhi azzurri così intensi le facevano ancora scalpitare il cuore,e questo lei non poteva permetterlo.
‘N-niente’
Si voltò mostrando un broncio, il ragazzo sbuffò dandogli le spalle, Izumi la guardò sarcasticamente. Tutto quello che voleva in quel momento era che la campanella suonasse così da scappare almeno per l’ora di pranzo.
##
 ‘Non mi avevi detto che Yuki fosse così bello stupida!’
Izumi diede un pugno in testa a Nami.
‘Mi hai fatto male idiota!’
Risero tutte e due, fortunatamente era l’ora di pranzo e potevano stare finalmente insieme in pace e tranquillità.
‘Oggi ho portato il bento per tutte e due’
Gli occhi dell’amica s’illuminarono a quella vista.
‘Aw ti amo Nami-chan’
L’abbracciò contenta, stringendo la sua testa.
‘N-non riesco a respirare’
‘Un giorno ti sposerò’
Izumi si staccò mangiando un pezzo di salmone.
‘Quanto sei brava a cucinare’
‘Sei stranamente dolce Izumi-chan’
Fece l’occhiolino ironicamente a Nami e lei iniziò a ridere.
‘Domani tocca a me vero?’
Mise le mani conserte annuendo.
‘Un giorno per uno ricordi? Non inventarti qualche scusa capito?’
‘Certo certo’
Fece un cenno con la mano ridacchiando, mentre il vento soffiava in quel cortile Izumi si rivolse all’amica seria.
‘A te piace Ota-kun?’
La ragazza si strozzò con il riso tossendo svariate volte grazie a quella scena l’amica curiosa rise toccandosi la pancia, e con il suo gesto lei si ricordò quel giorno, la risata di Yuki e della sua dichiarazione, erano solo ragazzini di 10 anni.
‘Certo che no! Mi è piaciuto certo, era il mio migliore amico’
Poggiò la testa sul tronco dell’albero sospirando, i suoi grandi occhi marroni fissarono il cielo afflitta da tutto ciò che stava accadendo.
‘Cos’è successo?’
Quella domanda colpì in modo tenebroso il cuore di Nami, non pensava che la sua uscita la poteva turbare in questo modo, un dolore che aveva tenuto sempre  segregato cominciò a dimorare nel suo petto e ad uscire fuori.
‘Nulla di che, ci siamo lasciati senza neanche salutarci, il giorno che  è morto mio padre me ne sono dovuta andare da Osaka e quindi non l’ho visto più’
Quei due giorni per Nami erano un suicidio, un oceano di ricordi le sovrastavano procurandole rancori su rancori di cui lei non riusciva a staccarsi.
Piegò le ginocchia così poggiò la testa sospirando.
‘S-sono sei anni’
Cercò di non piangere, di non crollare proprio ora, ci era sempre riuscita, aveva lavorato sul rinchiudere i suoi sentimenti in un angolo del cuore infinitissimamente piccolo per sei lunghi anni, allora perché in quel momento era incapace di fare ciò? Era tutta colpa di Yuki, il suo arrivo a Tokyo era stata una rovina colossale per Nami.
‘N-nami’
‘S-sei anni che m-mio padre’
Cominciò a piangere, Izumi l’abbracciò dandole conforto. Ma cosa stava facendo? Lei doveva essere forte, lagnare come una ragazzina non era il suo modo di fare, così si alzò asciugando le lacrime, sbarrò i pugni serrando i denti.
‘E’ colpa di Yuki’
‘C-cosa?’
Si sistemò la gonna mentre Izumi si mise davanti a Nami.
‘Da quando è arrivato Yuki ho un peso nel cuore! È colpa di quell’idiota!’
La voce della ragazza si alzò infatti l’amica le tappò la bocca.
‘Ma cosa stai dicendo? Che vuoi fare?’
Si voltò, voleva parlare con quel ragazzo che le aveva stravolto la vita in così breve tempo.
‘Sta ferma!’
L’abbracciò prendendo alla sprovvista Nami, che pensava di fare? Anche se fosse stata colpa sua lui non poteva fare nulla.
‘Già ti detesta pensa se vai lì ad attaccarlo! Devi lasciarlo in pace’
Aveva ragione,probabilmente una scenata avrebbe solo peggiorato le cose, la cosa migliore da fare in quel momento era ignorare completamente Yuki, probabilmente i due un giorno si sarebbero scordati anche del loro passato. Era la cosa più giusta.
##
Nami era appena rientrata a casa, riflettendo stentatamente su ciò che era accaduto, quella ragazza che piangeva non poteva essere lei, non doveva permettersi di piangere un’altra volta, non davanti a Izumi e alla madre, lei non voleva acconsentire a se stessa di mostrarsi debole, il suo lato fragile non desiderava mostrarlo per la sua unica famiglia. La sua debolezza doveva essere nascosta per sempre, anche se in tutto questo Nami  risultava danneggiata con le sue grandi cicatrici compresse nel suo petto, lei non autorizzava a se stessa di urlare e sfogarsi, ci era riuscita per sei lunghi e cupi anni, perché in quel momento non ci riusciva?
‘Cazzo’
Borbottò levandosi le scarpe e accarezzando il suo tenero cagnolino.
‘Yukiko ti sono mancata,vero?’
Giocò con quelle zampette soffici e con il suo pelo morbido, quel musetto era terribilmente grazioso. Quel nome, gliel’aveva dato Yuki con quel suo sorriso antico e forte, perché era cambiato così drasticamente?
Sbuffò cambiandosi velocemente, prese i numerosi libri e iniziò a esercitarsi, il suo unico pensiero in quel periodo doveva essere lo studio,il suo sogno era diventare infermiera e ci sarebbe riuscita, nessun’ombra del passato avrebbe rovinato i suoi piani.
Un assordante squillo interruppe la sua lettura.
-Tesoro, sono andata a fare la spesa, stasera ci sono ospiti tieniti libera! Baci xo-
Sorrise era la sua unica famiglia, sua madre, chi sarebbero venuti? Curiosa rispose entusiasta.
-Chi saranno questi ospiti?-
Dopo alcuni secondi il telefono risuono.
-Una mia amica!-
Sorrise, era contenta che la mente di  sua madre quella sera si sarebbe rilassata,specialmente quel giorno.Si rimise a studiare sbrigandosi, saltò le cose meno importanti e si cementò su quelle più grandi e impegnative, quello che avrebbe lasciato lo avrebbe fatto dopo la cena, sbadigliò rumorosamente mentre scriveva senza interruzioni.
‘Che bel colore’
Il suo sguardo si diresse agli alberi che infestavano meravigliosamente la strada, quel colore delicato e semplice che la portò a quel giorno, alla mano calda di Yuki, ai suoi occhi pieni di un’inguaribile sognatore, arrossì al solo pensiero, si diede uno schiaffetto sulla guancia, ma costa stava facendo?
‘Sono una stupida’
Poggiò la testa sul libro di matematica, per quale motivo era così distratta? Quando studiava non riusciva pienamente a concentrarsi era uno dei suoi più seccanti difetti per lei.
‘Tesoro sono arrivata! Vieni ad aiutarmi!’
Sua madre era già arrivata e non aveva fatto neanche metà dei suoi compiti.
‘Si eccomi’
Svogliatamente la raggiunse prendendo le buste.
‘Senti mamma chi è questa tua amica?’
Rise guardando amorosamente la figlia.
‘E’ una donna sposata che ho incontrato stamattina’
Nami si stupì della sfacciataggine della madre, aveva incontrato una persona e in quello stesso giorno l’aveva invitata a cena, si era dimostrata molto più amichevole di lei.
‘Ah ok, e chi sarebbe?’
‘Tesoro te lo dico dopo ora aiutami a cucinare’
Iniziarono a preparare gli ingredienti e sistemarli nelle rispettive padelle, presero il riso e il pesce, il miso e il tofu lo prese Nami, quel piatto era la sua specialità, dopo alcune orette le due cuoche provette uscirono stanche dalla cucina.
‘Andiamo a prepararci sono le sei e mezza tra un’ora vengono, mettiti qualcosa di carino va bene tesoro?’
Le baciò la fronte andando in camera, il suo appartamento era piccolo ma molto spazioso per due persone, Nami sorrise vedendo la madre elettrizzata per questa cena, probabilmente, era solo una maschera che indossava per nascondere il suo dolore e se quella fosse stata la dura verità lei ne sarebbe rimasta addolorata, tutto quello che stava facendo era per sua madre.
Nami si mise una gonna a vita alta e un top, lasciando scoperta una piccola parte dell’addome indossando una felpa nera a zip, si slegò i capelli che si dimostrarono gonfi e vaporosi erano corti di un castano abbastanza scuro,si truccò con una matita nera per gli occhi e mascara nero, cinse al suo collo una collana che le aveva regalato il padre al compleanno dei suoi primi dieci anni, era un gioiello semplice come le piaceva a lei, era un cuore nero come una notte buia e tempestosa, forse era un oggetto tenebroso ma lei lo amava, si guardò allo specchio per svariati minuti.
‘Non credo che sia un abbigliamento adatto’
Giunse di nuovo al guardaroba, sbuffò pensando ad un abito appropriato a quella cena.
‘Tesoro sono già arrivati gli ospiti!’
Il suo cuore iniziò a battere veloce, non sapeva la ragione di quell’ansia improvvisa comunque uscii dalla sua stanza, i suoi battiti si fermarono e un imbarazzo la sovrastò eruttando nel suo petto, il suo viso divenne rosso dal nervoso, chiuse i pugni inasprita.
‘Nami-chan ti presento i nostri vicini di casa’
Tutto quell’improvviso scaldamento era causato da Yuki, quel ragazzo con occhi sgranati fulminò Nami, i due ragazzi si fissarono per molti secondi non aggiungendo neanche una singola parola in quella situazione.
‘P-Piacere s-sono la figlia di Amaya N-nami’
Si chinò, voleva scavare una fossa e sotterrare il suo corpo nella terra. Yuki sembrava divertito per quella situazione ma anche seccato che quella ragazza che gli aveva sconvolto la vita da bambino fosse la sua vicina, all’insaputa di Nami, lui si dimostrò più nervoso di lei.
‘Piacere, noi siamo Misaki, mio marito Nobu e mio figlio Yuki ota’
Ringraziò il cielo che sia sua madre che i suoi genitori non avevano riconosciuto i rispettivi figli, se fosse successo sarebbe stata una catastrofe.
‘Yuki? Tesoro non ha lo stesso nome di quel ragazzino c-‘
Nami si girò carbonizzando con lo sguardo la madre e interrompendo una sua supposizione, che sarebbe stata considerata completamente vera.  Le due famiglie raggiunsero lo zataku un piccolo tavolo.
‘Che casa deliziosa, è una Minka davvero carina’
Nami non riusciva ad alzare lo sguardo, era troppo occupata a urlare silenziosamente, questo era l’inizio dei suoi successivi e terrificanti incubi, il mondo era davvero così dannatamente piccolo? Com’era possibile una coincidenza simile? Era davvero una punizione divina? Voleva sprofondare negli abissi più profondi e non riemergere più.
‘Si l’abbiamo prese appena siamo arrivati a Tokyo’
Scalzi gli ospiti si sedettero su dei zabuton neri, Nami prese il suo piatto e fieramente lo porse sul tavolo.
‘E’ una mia specialità misoshiru con tofu e questa è di mia madre nigiri sushi’
Sorrise, Yuki la guardò sarcasticamente assaggiando il piatto che aveva cucinato con cura e precisione la ragazza,chiuse i pugni ansiosa di quella risposta.
‘Come ti sembra Yuki-chan?’
Nobu e Misaki guardarono affettuosamente il figlio che assaporava meschino la zuppa, non avevano idea del pensiero che aveva in mente quel ragazzo.
‘Normale, ho assaggiato di meglio’
Una freccia forgiata dal quell’insulto colpì con brutalità l’orgoglio della ragazza, serrò i denti furibonda, lo guardò con una rabbia che non aveva mai provato in tutta la sua vita, come faceva a provocarla così facilmente?
‘Figliolo che modi! Sii più gentile’
Il padre cercò di riprendere il figlio, ma più passava il tempo più lo sguardo di Yuki divenne provocante,sembrava un principe arrogante, con quei occhi color ghiaccio e quel viso angelico poteva essere scambiato per un demone dei bassi inferi.
‘E’ la verità, poteva impegnarsi di più’
‘Yuki!’
La madre lo guardò sconcertata.
‘Chiedi subito scusa, siamo ospiti’
Sbuffò irritato.
‘Scus-‘
‘Non voglio le tue scuse Ota-san’
Quell’uscita aveva sbalordito Yuki in modo impressionante, fece di tutto per non mostrare il suo stupore.
‘Non m’interessa cosa pensi, se non ti piace non mangiarla’
Si alzò prendendo  la ciotola, era già stufa di sentire la sua voce e di vedere quel radicale cambiamento in atto.
‘Adesso devo andare a studiare è stato un piacere fare la vostra conoscenza’
Fece un inchinò andandosene con un sorriso da burattinaio, finto che nascondeva ogni traccia di emozione. Si chiuse dentro la sua stanza sentiva ancora il suo cuore scalpitare, perché la trattava così duramente? La detestava in maniera sconcertante, la mandava in bestia, la sua pazienza si stava sgretolando nell’aria. Dopo pochi minuti sentii bussare la porta, bruscamente la shoji fu aperta,Nami si voltò innervosita.
‘Sono Yuki i miei genitori mi hanno forzato di scusarmi con te’
Lei rise, non poteva credere che questo era il ragazzo di sei anni fa, quello era un bambino ottimista gentile, premuroso, buono che rideva sempre ma quello che aveva davanti era un mostro di ghiaccio.
‘Non m’interessano le tue scuse’
Nami gli diede le spalle non aveva il coraggio di guardarlo, non sarebbe mai riuscita a trattenere ciò che provava se avesse congiunto il suo sguardo con quello di Yuki.
‘Da come sei scappata credo che sia il contrario’
Lei rise.
‘Invece io credo che tu ti stai sbagliando’
Si girò sorridente, appena Yuki vide quel sorriso anche  lui fece quel viaggio di sei anni fa, quel sorriso che vedeva ogni giorno, le sue guance divennero rosee ma Nami non si accorse del corpo tremante del ragazzo, vedeva solo il profondo gelo delle sue iridi azzurre.
‘Allora che ci fai qui a Tokyo?’
Voleva sapere, anche se lui l’aveva trattata male aveva il desiderio di conoscere la sua nuova vita.
‘N-Non sono affari che ti riguardano’
Non si accorse che la sua domanda aveva fatto traballare il ragazzo, le sue parole però così distaccate e taglienti avevano trafitto il suo cuore, ma si dimostrò non curante, dopotutto lei non era niente per Yuki.
‘C-cos’e quello?’
La sua mano coprii la sua bocca nervosamente, indicò un libro polveroso e grande Nami si voltò mostrando disinteresse e una piccola eccitazione nel movimento che fece per prenderlo.
‘E’ l’album fotografico di quando ero piccola, mia madre non sa che ce l’ho’
L’aprii ricordando tutto quello che aveva passato per ottenerlo, i loro visi si arrossirono quando video una foto ingiallita.
‘Siamo noi due’
Nami osservò quella foto cercando di personificarsi in quella bambina, di ricordare il suo stato d’animo in quei pomeriggi primaverili e invernali.
‘Eravamo in ospedale, ti ricordi?’
Yuki teneva una certa distanza, lui non poteva essere travolto dalle emozioni, non davanti a lei, sbuffò chiudendo l’album arrabbiato.
‘Non m’interessa’
‘M-Ma’
Strinse fra le sue braccia quel libro di ricordi, la guardò trattenendo i suoi istintivi impulsi e abbassò lo sguardo mostrando la sua infinita indifferenza,anche se quel viso lo riportava nella tranquillità assoluta per qualche strano motivo Yuki non voleva avvicinarsi di più a quella ragazza.
‘Ma cosa? Pensi davvero che tu mi piacevi?’
Accostò il suo viso a quello di Nami mostrando un ghigno meschino, guardando quelle  guance rosee  gli fecero dubitare delle parole  che stava per dire. Lei aveva il cuore che zampava, la sua gabbia toracica cigolava per il continuo battito, Yuki le stava facendo un effetto impetuoso, non riusciva a staccare il suo sguardo e andarsene, perché? Si chiedeva costantemente mentre il suo corpo barcollava a quella vista.
‘Eri solo un passa tempo capisci?’
Cosa aveva appena detto?Nami fece di tutto per non scoppiare,per non urlare, per non piangere e per non far crollare tutto quello che aveva creato,custodito in quei sei anni,non poteva permetterlo non si meritava il suo pianto, la presenza di quel ragazzo stava distruggendo senza pietà quel muro che aveva costruito avidamente,si stava dissolvendo nel buio più profondo e nella rabbia più grande. Piegò la testa stupefatta, non riusciva a credere che quella persona fosse Yuki, la sua vista divenne sempre più offuscata, sentiva le lacrime bagnare la sua pelle lacerata dal dolore, quelle parole avevano distrutto tutto quello in cui aveva sempre creduto, probabilmente era un sentimento esagerato ma lui era stato il suo primo amore, e quel ricordo sprofondò nelle tenebre.
‘Vattene’
Appena disse quelle parole Yuki rimase di sasso, si era accorto della voce tanto  tremante.
‘Vattene! Non ti voglio più vedere!’
Alzò il viso, la rabbia si era impossessata di se stessa, era delusa, delusa da tutto ciò che le circondava, per lei era impossibile non piangere, quelle lacrime avevano fatto sgranare gli occhi di Yuki, non credeva che quella frase l’avrebbe fatta turbare tanto. Lui si voltò mettendo le mani nelle tasche.
‘Ciao’
Appena chiuse la porta Nami si alzò, si sentiva una stupida, aveva pianto davanti al ragazzo che la detestava, adesso cosa avrebbe fatto? Questo sarebbe stata la fine della sua vita, volevo sparire come l’aria e non ritornare più.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


( Questo è il mio terzo capitolo della mia prima storia 'Raggiungerti' spero che piaccia molto...commentate per favore vorrei sapere la vostra opinione.. Comunque il quarto capitolo lo pubblicherò presto ^-^ )

Capitolo tre
‘Che brutta cera Nami’
Izumi la guardò preoccupata poggiando la sua guancia sul palmo della mano e accavallando le gambe.
‘Non ho dormito per studiare’
Mentii, quello era solo una piccola parte del motivo della sua insonnia, la vicenda che era successa la sera prima l’aveva perseguitata, prosciugando ogni minuto di quella notte.
‘Come? Ma gli esami ci sono tra un mese’
Sbadigliò rumorosamente grattandosi i capelli, era stanchissima a stento riusciva teneva gli occhi aperti.
‘Lo so ma devo prepararmi per gli esame di metà trimestre’
Izumi sbuffò.
‘Così ti ammazzerai di studio, dopo usciamo va bene?’
Nami guardò l’amica in modo gratificante forse le avrebbe fatto bene un pomeriggio di totale svago.
‘Va bene grazie’
‘Guarda sta venendo Yuki’
Appena sentii quel nome il corpo di Nami si bloccò vertiginosamente, abbassò la testa imbarazzata, la sua reazione era stata esagerata, era stata troppo impulsiva e poi lei non provava niente per lui giusto? Quindi come la considerava non doveva turbarla però, quelle parole l’avevano fatta agitare più di quanto pensasse.
‘Ciao Ikeda-san’
‘ ‘G-giorno Ota-san’
Izumi era davvero a disagio in quella situazione, il suo viso si rivolse a Nami che teneva fra le mani la gonna, i suoi occhi fissavano il pavimento, quella situazione le fece intuire che fosse successo qualcosa di grave.
‘Ah ci sei anche tu Tanaka,ciao’
Quella voce così irritante, quel suo modo di fare provocava la ragazza rendendola vulnerabile ad ogni situazione con lui, qual era il suo scopo? Cosa desiderava realmente? Vederla soffrire? Vederla arrabbiata? Perché si comportava come se lei non fosse stata nulla per lui? Probabilmente era quello il vero motivo dell’insonnia di Nami, si era resa conto che Yuki non provava neanche un briciolo di rispetto verso di lei.  Tuttavia ispirò faticosamente mostrando uno dei suoi sorrisi più falsi e ipocriti che aveva a disposizione, questa sua finta positività turbo il ragazzo che si girò fulminandola con il suo sguardo glaciale. Appena le diede le spalle Nami sbuffò poggiando la fronte sul banco, stare in classe era terribilmente faticoso.
‘Buongiorno ragazzi’
Il coordinatore entrò sorridente, quella sarebbe stata la prima ora di una lunga giornata forse lei non sarebbe arrivata fino alla fine, vedere quel viso angelico era più dura di quanto avesse  previsto.
‘Allora ragazzi oggi ci sono le iscrizioni nei club, chi vuole dopo le lezioni è libero di scegliere’
Nami sbuffò, lei non aveva nessun hobby, nessun pregio da dimostrare, era solo brava a scappare e a stare in silenzio, non era capace neanche di affrontare  a testa alta Yuki, si sentiva così stanca. Invece gli occhi del ragazzo davanti s’illuminarono, però non voleva far vedere il suo entusiasmo, probabilmente i suoi sforzi sarebbero stati vani.
‘Nami-chan tu che farai?’
Izumi indirizzò la sua domanda all’amica bisbigliando.
‘Niente credo che penserò allo studio te?’
Sospirò, neanche lei sapeva cosa fare, accavallò le gambe già stufa di andare a scuola.
‘Non so, vorrei fare una cosa diversa’
‘Se vuoi ti posso aiutare a trovarlo’
Nami le sorrise, lei era l’unica sua amica e voleva far qualcosa per ringraziarla per tutto quello che aveva fatto in quei anni.
‘Davvero?’
Annuii orgogliosamente, Izumi l’abbracciò stringendola fra le braccia.
‘Ma grazie Nami-chan! Sposiamoci un giorno’
Yuki sentiva ridere Nami, anche se non la vedeva riusciva a immaginare il suo viso raggiante, quella figura che apparse nella sua mente fece agitare il suo cuore, la sua presenza era una scossa per il ragazzo,comunque non poteva avvicinarsi a lei, non avrebbe resistito, Nami era l’unica che gli faceva quello strano e insopportabile effetto.
‘Sei irritante’
Borbottò tra se e se, le ragazze tuttavia sentirono quella frase, si alzò e con indifferenza mise le mani nelle tasche uscendo fuori dalla classe.
‘Ma che modi’
‘Io irritante? Razza d’idiota’
Lo seguii, la detestava così tanto e lei doveva sapere la causa, dopotutto Nami voleva avvicinarsi a lui, cos’era Yuki per lei? Appena domandò al suo cuore di essere sincero, un colpo proveniente dal petto bloccò i suoi movimenti, chiuse i pugni seccata di quella situazione.
‘Cosa provo per lui?’
Parlò tra se e se mentre la campanella suonò, era l’inizio delle vere lezioni e non c’era traccia di Yuki, doveva trovarlo.
Corse salendo le scale, non sapeva dove andare ma il suo corpo si muoveva involontariamente probabilmente stava percorrendo la strada sbagliata, ma voleva continuare, voleva proseguire.
‘Club di cucina’
Un semplice cartello turbò la ragazza, quella parola fece riaffiorare un’onda di ricordi, toccò la maniglia cercando di aprire.
‘E’ bloccata’
Sforzò il pomello muovendolo velocemente.
‘Cosa stai facendo? Idiota’
Quella voce fece saltare la ragazza, le sue mani pressarono il manico tirando verso di sé.
‘L-La maniglia’
Il pezzo di alluminio si trovò fra le sue dita, aveva appena rotto la porta, si voltò imbarazzata ma quando vide Yuki si sentii ancora più stupida di quanto lo era stata un momento fa.
‘Sei una deficiente! Hai rotto la maniglia! Sei per caso un uomo? Che razza di ragazza sei?’
Lo sguardo carbonizzò il suo corpo, si chinò a terra.
‘S-scusami!’
Diede un leggero schiaffo sulla nuca di Nami, il ghiaccio proveniente dai suoi occhi fece congelare la colpevole.
‘Pensi che le tue scuse valgano qualcosa? Lo dirò al professore’
‘No ti prego, scoprirà che stavo saltando le lezioni’
Si voltò ridacchiando.
‘Meglio così!’
Nami strinse il suo braccio, il suo calore fece scalpitare il cuore di Yuki.
‘E poi anche tu stavi con me, un momento... tu che stavi facendo?’
Quella domanda fece turbare il ragazzo, le sue guance divennero rosee, Nami sghignazzò avvicinando il viso a quello di Yuki.
‘Stavo aprendo la porta dato che ho le chiavi’
Le mostrò le chiavi divertito.
‘T-tu sei il capo di questo club?’
‘Non sono affari tuoi’
Si voltò mantenendo un distacco tra se stesso e la ragazza.
‘Sai dire solo questo?’
Serrò i pugni, abbassando la testa, Yuki si girò sbalordito.
‘Sei così fastidioso Ota-san’
Quella frase così infantile e irresistibile riportò il ragazzo a quel giorno, a quel momento in cui il suo cuore non era mai stato così in pace con il mondo, vicino a lei si dimenticava anche il suo nome ,eppure non si dimostrò coinvolto dalle sue emozioni così forti e suggestive, anzi fece un odioso ghigno.
‘Io fastidioso? Tu sei quella irritante’
Nami alzò il viso sapeva di aver sbagliato ma era così testarda, non voleva mostrar alle persone di aver torto, soprattutto a Yuki.
‘Vado a dirlo al professore’
‘No ti prego! Entrerò al club se vuoi’
Odiò la sua impulsività, si era promessa di pensare allo studio ma l’unica cosa che aveva fatto in quei tre giorni non riguardava minimamente la scuola.
‘Io non ti voglio al club’
‘Stai mentendo! Dopotutto tu sei l’unico che partecipa giusto? Credo che ti serva un nuovo membro’
Yuki non poteva stare altro tempo con lei, anche se una piccola parte di se stesso stava desiderando quella ragazza più di tutto, sospirò pentendosi della futura risposta.
‘Quindi io non dirò al prof nulla a patto che tu entri al club di cucina?’
Lei annuii, quel viso fece oscillare il corpo di Yuki, si mise una mano dietro la testa, a lui servivano membri quindi Nami gli avrebbe fatto comodo. Una ragazza pronta a tutto per la scuola e per non essere penalizzata, era elettrizzante.
‘Va bene però tu mi obbedirai, capito?’
‘Si’
Nami aveva le farfalle nello stomaco senza sapere il motivo, stava deplorando se stessa, se non l’avesse seguito probabilmente non si sarebbe cacciata in una situazione simile, però l’idea di stare quasi tutti giorni insieme fece fluttuare il suo cuore nell’ansia. Si volse borbottando, era nei guai voleva sotterrare se stessa nel fossato più vicino.
‘Il tuo primo compito Tanaka-san’
Il suo sguardo si rivolse a quello di Yuki.
‘Devi trovare nuovi membri’
Mostrò tutti i suoi bianchi denti, appena sorrise Nami rimase di sasso, non pensava che poteva rivedere quel sorriso un’altra volta, quel viso così divertito ed entusiasta fece ardere il suo corpo e la fece fremere, deglutii rumorosamente le sue guance diventando poco rosse, toccò il suo viso scottante.
‘O-ok’
Se avrebbe continuato così sarebbe morta d’infarto, scese le scale frettolosamente, non avrebbe mai contrastato, per Nami senza sapere pian piano Yuki stava diventando la sua morte più bella.
##
‘Quindi devi trovare dei nuovi membri?’
Nami annuii già stanca di partecipare, succhiò rumorosamente il frullato al cocco che aveva davanti.
‘Allora verrò io’
Izumi sembrò entusiasta al contrario dell’amica, stare in quel club le faceva riemergere altri ricordi amari  che le procuravano un dolore al petto, ed era difficile non accorgersi della spina penetrata nel cuore, ma non poteva tirarsi indietro, non era un suo modo di fare, se i professori avrebbero scoperto che lei aveva saltato le lezione senza un permesso, il suo sogno di entrare in un’università prestigiosa sarebbe andata in frantumi.
‘D-Davvero?’
La ragazza acconsenti ridacchiando, lei l’abbracciò grata per la sua decisione, amava la sua amica, lei era disposta a tutto per Nami.
‘Grazie Izumi-chan un giorno ci sposeremo te lo prometto’
Le due amiche risero contente di avere l’una e l’altra.
‘Senti come va con Ota-kun?’
Nami finì il frullato, non voleva parlare di lui in quel momento, perfino il suo nome riusciva a provocare la ragazza rendendola infastidita per ogni singola cosa.
‘Come può andare? Lui mi odia e io non so il motivo’
Izumi accavallò le gambe poggiando il suo mento sulla mano, fece un sospirò prima di parlare.
‘Forse gli hai fatto qualcosa che lo ha turbato talmente tanto da odiarti, e poi non credo che ti detesti perché senno sarebbe andato direttamente dal preside non fregandosi di te, non credi?’
Quelle parole avevano fatto dubitare un’altra volta del nuovo Yuki, forse aveva ragione, una sua piccola parte probabilmente aveva pensato anche al suo bene oppure aveva acconsentito a quella condizione perché mancavano membri per formare il suo amato club.
‘Non credo forse gli serviva qualche persona per cucinare’
Izumi rise negando con la testa.
‘Dopotutto Ota-kun è davvero un bel ragazzo, con quell’aria distaccata e fredda e con quell’orecchino sarebbe capace di raggirare ogni ragazza’
A quelle parole così sfacciate Nami arrossì, non si era accorta di tutto questo, presumibilmente aveva davvero ragione, dopotutto sperava davvero che non la disprezzasse, lei voleva avvicinarsi a lui e sarebbe cominciata scoprendo il motivo del suo comportamento scurrile verso i suoi confronti.
‘Un attimo, Yuki ha un orecchino?’
Izumi annuii  leccandosi le labbra, Nami ansimò, quel ragazzo faceva tremare ogni microscopica parte del suo prosperoso corpo, anche una sua immagine proiettata nella mente scombinava i suoi pensieri rendendola debole e impacciata, chiuse i pugni, odiava essere così per causa di quel ragazzo. Era vero, Yuki ogni giorno indossava un piccolo cerchietto nero all’orecchio sinistro, era davvero così concentrata a pensare che quel ragazzo le stava rovinando la vita da non notare quelle piccole cose? Si sentì una stupida, lui era il suo primo amore e per qualche strano motivo lei si preoccupava ancora per lui e sarebbe andata fino in fondo.
‘E’ cambiato tantissimo’
‘Davvero?’
Strinse fra le sue mani il bicchiere d’acqua continuando a fissare le gocce che scendevano veloci sui bordi di vetro.
‘S-si era così b-buono’
Pensare al passato non avrebbe cambiato nulla, stava solo distruggendo l’animo di Nami. Lo sguardo sbalordito di Izumi fece spaventare la ragazza.
‘Cosa succede?’
L’amica afferrò la sua mano, si nascosero dietro una grossa poltrona.
‘Che succede? Sei per caso stupida?’
Fece un segno per far abbassare la voce alla ragazza poi indicò oltre al tavolo davanti a loro, pian piano Nami alzò il viso e discretamente osservò il bar in cui si trovavano finché vide un gruppo di ragazzi, lei li avrebbe sempre evitati, tatuaggi, spavaldi ,maleducati e fumatori ma non comprendeva la causa di quella reazione, in fin dei conti erano innocui, fastidiosi ma inoffensivi.
Il suo cuore scalpitò quando riconobbe un ragazzo, i suoi capelli neri erano più arruffati del solito, i suoi jeans neri con la catena, la canottiera, e la giacca di pelle da motociclista fece rabbrividire la ragazza.
‘Y-Yuki’
I suoi occhi azzurri erano spenti come fuoco nello spazio, il suo sguardo congelò il suo corpo, sentiva le lacrime scendere e sprofondare nella pelle, mise una mano sulla bocca sbalordita.
‘N-nami-chan’
Lui non era quel tipo di persona, quanto freddo, distaccato, glaciale, vendicativo e immaturo poteva essere non era tanto stupido e disperato da entrare in quelle comitive, Nami fissava il pavimento sconcertata, non era un debole, era stato sempre forte, non doveva fare quelle stupidaggini, era stato sempre un ragazzo intelligente e sveglio perché fare una cosa simile?
‘Y-Yuki’
Ripeteva quel nome, aveva sempre pensato di conoscerlo ma forse quell’idea era infondata, probabilmente quel bambino era sparito nell’oscurità totale, doveva esserci una ragione, doveva sapere. Una ragazza con una minigonna molto striminzita iniziò a toccare il petto di Yuki a quella vista Nami iniziò a infastidirsi.
‘Q-Quella puttana’
Serrò i pugni furiosa, quell’idiota non era neanche bella perché stavano uscendo dal bar? Cosa aveva in mente quella sporca ragazzina? Nami si alzò non curandosi di quel gruppo di ragazzacci.
‘Dobbiamo seguirlo’
Izumi la guardò divertita tenendo le braccia conserte.
‘Cosa aspettiamo?’
Le due ragazze si affrettarono a prendere le borse e a correre fuori dall’edificio ormai contaminato da gente poco gentile, appena Nami fissò i due ragazzi avvinghiati una spada forgiata di gelosia la colpì rendendola ancora più furibonda.
‘Quel deficiente’
Chiuse i pugni seguendolo, i due finti innamorati si mangiavano con gli occhi, ad ogni secondo passante Nami si sentì morire, ma cosa stava facendo? Si fermò quando si accorse che Yuki portò la ragazza a casa sua, si sentiva ancora più stupida e immatura di lui, non riconosceva se stessa.
‘Nami-chan?’
‘Lasciamo perdere! Quella è la sua vita’
Si voltò mostrandouno di quei suoi odiosi sorrisi, non doveva pensare a lui costantemente avrebbe solo sofferto, poi lei non provava niente per lui giusto? Perché arrabbiarsi e preoccuparsi? Non avrebbe fatto niente, Yuki era libero di fare ciò che gli piaceva, lui non avrebbe mai provato niente per lei, probabilmente quel pensiero sarebbe stato irremovibile nella sua mente per molto tempo.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


( Questo è il mio quarto capitolo, spero che la storia di Yuki e Nami vi entusiasmerà, vorrei ringraziare anche le mie amiche Adina, Agnese ed Elena che mi hanno spronato e convinto a pubblicare la mia storia.. spero davvero che vi piaccia per favore commentate! )

Quarto capitolo
Era delusa, forse quella era l’unico termine giusto per far sentire Nami presente nel mondo reale, era talmente frustata da non riuscire a dormire e probabilmente quello non era l’unico motivo, però non stava dando importanza a ciò che sentiva veramente. Sbuffò mentre il professore di matematica salutò i ragazzi dando inizio all’ora di pranzo, guardò il telefono per sapere l’ora.
‘Sono le 12.32’
‘Andiamo a mangiare? Ho preparato il bento’
Nami sorrise alla vista adorabile di Izumi, era la sua migliore amica e non ne poteva essere più felice.
‘Ferme ragazze, soprattutto te Tanaka-san’
Appena Yuki fissò la ragazza, arrossì, quel colorito fece sogghignare Izumi mentre i suoi occhi marroni resero nervoso il ragazzo, mise una mano sopra la bocca prima di continuare.
‘Mi devi aiutare a mettere questi volantini’
Prese al volo i fogli cominciando a leggerli, sorrise quando vide la sua scrittura, era quella la parte che preferiva Nami, quel ragazzo s’impegnava in ogni cosa che amava, il suo cuore veniva colpita dall’accaduto del giorno prima, lui non era  un’incosciente non lo era mai stato.
‘V-va bene’
Si alzò seguendo Yuki, camminava indifferente tenendo le mani nelle tasche e   mantenendo sempre quello sguardo misterioso che faceva incuriosire la ragazza rendendola attratta da lui, senza però, la sua accortezza.
‘Allora attacchiamoli qua’
‘O-ok’
Tirò fuori dal taschino una piccola scatola di chiodi e si avvicinò alle mani di Nami, che stava appendendo un suo manifesto, il viso si posò accanto a quello della ragazza che tremava, i suoi battiti erano scalpitanti, sentiva le gambe fremere pian piano che il suo calore veniva trasmesso, anche se le sue mani non la toccavano riusciva a percepire quella calda sensazione attraverso il petto di Yuki che schiacciava accidentalmente la sua schiena, il suo viso divenne ancora più rosso di prima, non capì la causa di quell’agitazione, invece Yuki era certo di ciò che provava, anche lui sentiva il suo corpo ardere mentre il suo cuore pompava sangue che ribolliva nella totale eccitazione. Ispirò silenziosamente sentendo il suo profumo delicato e dolce, arrivò lentamente a toccare le sue dita affusolate che reggevano il foglio.
‘Sto per mettere i chiodi’
La voce era così vicina a Nami da farla rabbrividire, non era sicura di resistere. Dalla coda dell’occhio riusciva ad intravedere la sua bocca a cuore. Quando Yuki penso che quella posizione era stata così tanto appagante si spostò comprendo con la mano il suo completo imbarazzo, infatti anche le sue guance erano arrossite.
‘E-ecco abbiamo attaccato il primo’
Dilungò lo sguardo per non vedere la ragazza ansimante, non dovevano accadere altri momenti così. Se fosse successo un’altra volta non sarebbe mai riuscito a fermare i suoi istinti, contrariamente Nami in ogni secondo passante era sempre più confusa, lo sguardo che stava mostrando in quel momento non era quello che  aveva esibito alla perfezione il giorno prima, serrò i pugni seccata. Qual era l’assurdo motivo del suo comportamento? Si era giurata di non immischiarsi ma sapere era più forte di lei.
‘Che carini questi disegni’
Ridacchiò osservando i colori, aveva fatto tutto da solo era una visione così adorabile. Grazie alla vista di quel sorriso Yuki si agitò ancora di più, il suo cuore stava distruggendo la gabbia toracica.
‘N-non ridere’
Cercò di sembrare distaccato ma si dimostrò molto più difficile del previsto, gli occhi di Nami puntati su di lui lo rendevano imbarazzato.
‘S-scusami, li hai fatto te?’
Yuki annuii orgoglioso mentre la ragazza lo fissò mostrando un sorriso davvero differente dal solito.
‘Mi piacciono tantissimo!’
Quel complimento fece chinare la testa di Yuki, respirò lentamente cercando di mantenere una certa distanza con lei, come faceva a fargli quell’effetto? Si coprì la bocca tremante voltandosi.
‘Non m’interessa del tuo parere a-andiamo’
Quel tono aveva fatto irritare la ragazza tuttavia sospirò, anche se i loro corpi erano stati per poco tempo vicini non significava che anche i loro cuori lo erano anzi ,quei due muscoli irrazionali che battevano fortemente quando si trovavano a stretto contatto erano più lontani di qualsiasi galassia esistente.
Solo lei era così vulnerabile quando si trovava con Yuki? Forse, anche Nami stava provando un’altra volta quel sentimento tanto forte che l’avrebbe riportata nella pace assoluta.
‘S-senti Ota-san’
Yuki cercò di mostrare che l’intensità della voce tanto curiosa non lo toccasse.
‘Dimmi’
‘T’interessa tanto il club di cucina?’
Nami era affamata di conoscere, aumentò il passo mettendosi vicino a Yuki, fissò il pavimento incerta del suo comportamento così sfacciato e seccante, ma come avrebbe fatto ad avvicinarsi a lui se non chiedere senza arrendersi? Probabilmente l’avrebbe detestata per aver ficcato il naso nella sua vita personale.
‘Mi è sempre piaciuto cucinare’
Per pochi secondi Yuki si voltò, ebbe il tempo solo di ammirare il sorriso soddisfatto di Nami, forse lui non si rendeva conto ma ogni parola gentile verso di lei erano più battiti accelerati e più posto nel cuore della ragazza.
‘Allora dovresti farmi assaggiare qualche piatto’
I due ragazzi risero per la prima volta insieme, il petto di Nami si gonfiò, vedere la sua vera risata era un risultato importante per lei, così esaudiente e immenso.
‘Qual è la tua cucina preferita?’
Provò un senso di completezza quando ascoltò la sua domanda, trovando nei suoi occhi azzurri un briciolo di interesse verso di lei.
‘Mmh amo la cucina giapponese, ma vado matta per la cucina italiana’
‘Davvero? Molto singolare..mi piace!’
Sghignazzò facendo un segno d’approvazione a Nami, sentii il suo viso scottare, rise entusiasta.
‘Sono contenta che ti piaccia!’
Era la sua prima vera conversazione con Yuki dal suo arrivo e non ne poteva essere più felice, era ciò che desiderava realmente pian piano sarebbe riuscita ad arrivare a lui, un passo alla volta, una parola alla volta.
‘Un giorno ti cucinerò qualcosa!’
Vedendo Nami elettrizzata Yuki capii che si era appena fatto trascinare da quel sorriso tanto straordinario, era stato uno sconsiderato, anche se era stupendo parlare con lei non doveva permettersi di avvicinarsi a quella ragazza, quanto difficile e doloroso  potesse essere, lui doveva riuscirci senza ricavare lesioni e ferite, in quella battaglia lui era l’unico soldato. D’un tratto Nami vide il cambiamento stravolgente di Yuki, il suo sguardo ritornò spento come un lampione non funzionante in una notte turbinosa, senza che lei se ne accorgesse un  piccolo pezzo di speranza scomparve per la codardia del ragazzo.
‘Sto dicendo delle cazzate..io vado tu continua ad attaccare quei volantini’
Le diede le spalle, alzò il braccio voleva fermarlo, voleva stringerlo e urlare con il cuore stretto fra le mani, assicurarlo ed abbracciarlo, anche se l’aveva appena trattato in modo irrispettoso,l ei lo aveva già perdonato perché quella risata e quello sguardo che aveva mostrato  poco tempo fa solo a lei, erano terribilmente veri, e non avrebbe rinunciato a quella paradisiaca vista senza combattere, probabilmente tutti gli  sforzi per dimenticare il padre, Osaka e Yuki erano stati vani e forse la sua migliore amica aveva ragione, lei aveva fatto qualcosa di doloroso a Yuki mostrandole un rancore grande e profondo, ma sarebbe riuscire ad afferrare il suo cuore e a salvarlo dall’oscurità.
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‘Ti ricordo che Yuki sta in quella schifosa comitiva’
Nami non aveva nulla contro quel tipo di ragazzi, erano solo dei buoni a nulla capaci di far scatenare risse per nessuna motivazione, molte persone venivano ferite in quelle tremende zuffe e aveva un terribile presentimento che un giorno Yuki fosse coinvolto in quei litigi sanguinosi, non avrebbe accettato nessuna ferita e  nessuna cicatrice da parte del ragazzo, era così preoccupata da far aumentare rapidamente il battito del cuore, voleva aiutarlo, voleva far aprire i suoi occhi, forse lui l’avrebbe odiata solo di più, l’avrebbe trattata ancora più male di quel periodo ma non si sarebbe mai arresa.
‘Lo so’
Fissò il pavimento pensierosa, aveva troppe cose nella testa che non riguardavano minimamente la scuola, le promesse che faceva a se stessa non duravano neanche un giorno, mise le mani conserte.
‘E’ quasi un’ora che siamo qui, dove cazzo è Ota-kun?’
La voce di Izumi la fece ridere, erano nella stanza del club, i fornelli rovinati, con le pentole appena lavate le fecero riapparire mille pensieri, un’onda di malinconia la travolse, Nami venne trascinata alla riva dei ricordi, nel suo cuore stava cercando una luce accecante nel buio più cupo del mondo, non sapeva cosa era quella scintilla tanto luminosa ma era così lontana e inarrivabile ,voleva raggiungerla e tenerla al caldo fra le sue mani gelide, come neve.
‘Non lo so’
Sbuffò seccata, le infastidiva non sapere dove fosse quel ragazzo e odiava anche aspettare.
‘Si dice che uno del secondo anno europeo vuole entrare nel club di nuoto’
Appena quelle parole furono dette dall’amica con tanta franchezza, Nami si voltò sbigottita, forse era lui, dopotutto quel giorno in cui lui aveva aperto un piccolo pezzo di cuore alla ragazza di sei anni prima, Yuki voleva fare nuoto, poteva essere lui? Probabilmente aspirava ad essere se stesso, voleva dimostrare che lui era in grado di fare tutto, sorrise al solo pensiero, aveva il desiderio di vederlo all’opera.
‘Non mi dire che quel sorriso è dovuto a Ota-kun?’
Annuii arrossendo, Nami non si stava rendendo conto di niente al contrario di Izumi.
‘Può essere lui il ragazzo’
‘Davvero? Allora siamo in ritardo’
Si alzò posando una mano sulla spalla ridacchiando maliziosamente, lei non riuscì a capire quel gesto.
‘Per cosa?’
‘Sono già iniziate le iscrizioni, i ragazzi faranno delle presentazioni’
Quando le riferì quell’informazione tanto soddisfacente, Nami corse afferrando la mano dell’amica, doveva vederlo, doveva assistere a quello spettacolo per ricordare il vero Yuki. Scese le scale mentre l’amica pregava disperatamente di fermarsi ma lei non sentiva ragioni, il suo cuore la stava portando lì, aprì il cancello accostato con tutta la sua forza raggiungendo la grande piscina. Scrutò attentamente ogni ragazzo, il suo corpo si bloccò quando riconobbe finalmente il suo obbiettivo, le sue spalle larghe erano possenti, aveva gambe lunghe e muscolose, la sua bianca pelle risplendeva con i raggi solari, indossava una cuffia nera, i suoi capelli neri uscivano selvaggiamente sulla fronte e lungo le sue guance, riusciva a intravedere l’orecchino, il costume nero era attillato evidenziando le sue gambe da giovane nuotatore, le clavicole sporgenti erano come foci d’acqua, i suoi fianchi stretti erano perfetti, non aveva addominali scolpiti ma era così tonico e bello, Nami era attratta da quella vista così perfetta dimenticandosi di Izumi si scordò dei suoi problemi perché il sorriso che stava esponendo era meraviglioso. Yuki si era già accorto dello sguardo incantato di Nami, si sentii così imbarazzato però la sua presenza gli trasmetteva quella sensazione di libertà assoluta, con i suoi grandi occhi marroni puntati su di lui si sentiva capace di far tutto impulsivamente strizzò l’occhio destro dopo quel gesto la ragazza divenne ancora più rossa, accarezzò il suo viso bollente.
Si mise sopra la piattaforma sentendo il cuore battere e salire in gola, riusciva ad avvertire i suoi battiti in ogni parte del corpo, si chinò respirando lentamente.
‘Pronti!’
A quella voce tanto severa Nami e Yuki rabbrividirono.
‘Partenza..Via!’
Appena l’allenatore urlò il ragazzo saltò divinamente, lo stile libero che stava esibendo era superbo, le  braccia e le gambe che si muovevano ritmicamente erano un tutt’uno con l’acqua, il cloro copriva la sua pelle, Nami era una spettatrice incantata, strinse le sue mani anche se Yuki era bravo dei ragazzi lo stavano per superare, si sentii morire quando si accorse che era quarto.
‘Cavolo,se ota-kun non arriva tra i primi tre non entrerà nel club’
Izumi le distrusse il cuore, Nami avanzò preoccupata, lui non perdeva così facilmente, se non avesse vinto lei non si sarebbe mai immaginata il modo in cui avrebbe reagito.
Probabilmente doveva fermarsi, doveva lasciar stare? Cosa credeva? Lui non era normale non lo era mai stato? Come si permetteva di paragonarsi agli altri? Quelle parole taglienti nascevano dal profondo del ragazzo, si stava demoralizzando, stava diventando troppo tardi, stava perdendo.
‘Ota-kun! Idiota muoviti!’
La sua voce era così alta da spaccare i vetri della scuola, quell’urlo entrò dentro il cuore di Yuki, sentiva l’adrenalina nel corpo, le gambe si  mossero più velocemente di quanto avessero mai fatto.
‘Yuki! io credo in te!’
Nami aveva le lacrime agli occhi, appena prese aria lui riuscì per un secondo a guardarla, aveva le mani sul cuore, le gambe tremanti il suo sguardo era pieno d’amore verso di lui, quell’immagine fu proiettata nella sua mente dandogli un’energia immensa, sentiva l’acqua accarezzare la sua pelle, le sue mani la schiacciavano delicatamente, con forza riuscii a superare due ragazzi, appena arrivò al traguardo, un’onda di gioia lo travolse mostrando un sorriso che la colpì, quei denti bianchi la fecero tornare indietro, forse era quella la causa del nuoto, non aveva mai visto Yuki così felice, corse giungendo al bordo della piscina, lui stava ancora riprendendo il fiato.
‘Bravissimo! Sei arrivato secondo! Quindi  fai parte del club di nuoto!’
L’entusiasmo di Nami lo fece arrossire e quel sorriso stampato su quel viso angelico, quei occhi a cerbiatto, quella bocca a cuore e quel naso all’insù fecero incantare il ragazzo mentre il suo sguardo magnetico lo fece intimorire, allungò il braccio sghignazzando, la sua testa gli suggeriva di non raggiungere il suo calore ma lui abbandonò la sua coscienza prostrandosi a quella visione celestiale, aveva una brama irrefrenabile di toccare quella mano, di percepire quella calura tanto attesa e calmante così senza ragionare su quale cosa fosse l’idea più giusta, istintivamente afferrò le sue dita sottili, aiutandolo a uscire, il suo corpo stanco si poggiò sul petto di Nami, i loro occhi s’inseguivano, erano gazzelle in cerca di cibo, stelle cadenti nella notte. I loro visi erano arrossiti in quel mondo esistevano solo loro, le loro mani erano ancora avvinghiate, le gocce d’acqua picchiettavano sulla divisa della ragazza non dandogli importanza, lei era la sua forza e per lui tutto ciò era così frustante perché proprio lei?
‘D-devo andare’
Spinse il suo corpo andandosene, frantumando il suo cuore, forse quel gesto non era nulla per Yuki, probabilmente ogni ragazza si comportava così e quindi per lui era seccante eppure a lei non importò.
‘O-Ota-kun sei stato bravo’
Quel complimento tanto dolce non aveva fatto altro che complicare le cose, non sapeva più cosa fare.
‘Sei fastidiosa Tanaka’
Si voltò dandole le spalle,voleva ribattere, voleva farsi valere allora perché non riusciva a rispondere a tono? Le sue spalle erano così lontane da lei, aveva la brama di crollare, di cadere e restare sul pavimento bagnato dalle sue sporche e incessanti lacrime rifiutate senza più rialzarsi, cosa doveva fare per avvicinarsi a lui? Odiò se stessa per aver pensato per un singolo momento che lei fosse un piccolo motivo per aver causato quel sorriso, finalmente completamente reale e sincero.
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Nami sospirò soddisfatta, aveva appena completato i compiti, si sgranocchiò prima di andare in cucina. La madre era appena uscita di casa, avrebbe lavorato tutta la notte, si sentiva in colpa al solo pensiero, la sua unica famiglia avrebbe fatto di tutto per lei, per avere un futuro migliore, avrebbe fatto le nottate insonni, avrebbe rinunciato al divertimento pur di concederle una vita facile per lei, pensando a questo Nami si sentii inutile.  Raggiunse la cucina, provava una solitudine smisurata in quel momento però non voleva lamentarsi, lei era fortunata ad avere quella casa, una madre e la sua amica Izumi, la vita non era perfetta per nessuno, giusto?
‘Cuciniamo!’
Si rimboccò le maniche e indossò un grembiule sporco e vecchio sorridendo. Prese il pollo,la farina,il cavolo bianco,aglio tritato,zenzero,l’erba cipollina e infine lo zucchero, voleva preparare uno gyoza.
‘Cavolo manca il porro e la salsa di soia’
Si mise una mano fra i capelli sbuffando, se fosse andata adesso al super mercato avrebbe dovuto prendere la metro.
‘Sono le sette e mezza’
Era tardi l’unica soluzione era chiedere alla madre di Yuki, l’ansia la travolse, andare lì era troppo imbarazzante per lei tuttavia prese il coraggio di cui aveva bisogno e afferrò le chiavi, era pronta ad andare a bussare, chiuse la porta sospirando.
‘Sono proprio una masochista’
Ormai era notte comunque le stelle erano inesistenti in quel cielo di Tokyo, le mancava vedere una sera stellata.  Quando si ritrovò davanti alla minka serrò i pugni, sentiva il petto vampare ad ogni passo avvicinante a quella porta, il suo corpo era così pesante perfino le sue dita erano d’acciaio per lei, secondo Nami quel momento stava per diventare uno dei più atroci della sua breve esistenza. Picchiò il legno timorosa, strizzando gli occhi.
‘Chi è?’
Appena sentii una voce femminile un nodo alla gola le proibì di rispondere a tono.
‘S-sono N-Nami T-tanaka,la vostra vicina’
Sentii aprire detestando il suo balbettio ,perché tutta quella paura? Non stava mica andando all’inferno, una signora le sorrise, i suoi occhi marroni erano stanchi mantenendo però  uno sguardo amorevole e cordiale.
‘M-mi scusi per il disturbo ma ho bisogno di un porro e un po’ di soia’
Misaki sorrise, la vista goffa di Nami era divertente per lei.
‘Certo su entra piccola’
La sua voce era un stretta delicata al suo cuore , i suoi occhi a mandorla sorridevano, non si sentiva affatto stranita, ansimò sollevata. Entrò conservando una discrezione curata, osservò ogni angolo della casa in vista quando pensò che il ragazzo che la detestava viveva lì il cuore scalpitò, era in una zona nemica pensò preoccupata, doveva sbrigarsi per non capitare in situazioni di cui si sarebbe pentita per l’eternità. Il suo corpo si fermò quando vide una foto, prese la cornice accarezzando l’argento, ridacchiò.
‘E’ Yuki quando era più piccolo’
Era una visione amabile, quel sorriso era lo stesso del giorno prima, quelle piccole fossette poco profonde davano un tocco adorabile a quell’immagine, indossava un capello a tubo da chef.
‘Vuole fare il cuoco da grande?’
La madre annuii orgogliosa.
‘Mio figlio ama cucinare’
Giunsero alla cucina, Misaki si poggiò sul bordo del piano cottura.
‘Voi due siete amici vero?’
Non voleva distruggere le sue aspettative, ma non era amici probabilmente le si addiceva meglio il soprannome di conoscente ,oppure ragazza che dava fastidio al figlio, si grattò la testa acconsentendo a quella domanda.
‘Si d-diciamo’
‘Allora saprai già cosa fa mio figlio giusto?’
Incrociò le braccia fissando il pavimento, Nami si mise davanti a lei giocando nervosamente con le dita.
‘Sta frequentando un gruppo davvero strano, porta ragazze diverse quasi ogni giorno’
Appena sentii quelle parole, il suo cuore venne colpito in maniera vorticosa perfino lei si era accorta del suo cambiamento e da quello sguardo così distrutto e  amareggiato, l’addolorava in modo profondo. Non riusciva a tirar fuori neanche una sillaba così la lasciò continuare.
‘Si è sentito sempre diverso,essendo stato adottato da una famiglia giapponese non è stato sempre accettato’
Percepì una tensione nell’aria, qual era la causa di quelle parole così angoscianti? Cosa voleva ottenere con quelle frasi taglienti che stringevano con violenza il cuore della madre e di Nami?
‘Credo che tu lo capisca molto’
Le iridi lucide di Misaki le fecero comprendere che probabilmente se avesse resistito avrebbe compreso Yuki.
‘Ha ragione, so cosa vuol dire sentirsi diversi ma ho capito che non è per niente una cosa brutta’
Il sorriso della ragazza diede un briciolo di speranza alla signora tormentata, avanzò  tenendo le sue mani, le afferrò con delicatezza e un ammirazione incompresa da lei, il suo sguardo le trafisse il petto, sentiva il suo viso scottare.
‘Ti prego,prenditi cura di Yuki-chan,so che tieni molto a lui Nami-chan,alla fine è da sei anni che siete amici,no?’
Sgranò gli occhi mentre la sua bocca raggiunge la forma di una ‘o’,era stupefatta come aveva fatto a scoprirlo? Alla fine si erano visti raramente ed erano passati così tanti anni,continuò a guardarla affettuosamente aspettando la sua risposta, sentiva la gola secca cosa doveva dirgli? Il suo cuore zampava solo al pensiero, cosa provava davvero per lui? Lo riteneva semplicemente un amico?
Indietreggiò spaventata dalla sua mente confusa e disordinata, si sentiva in gabbia le mancava l’aria, voleva respirare, voleva scappare, si era promessa di non innamorarsi, di non cedere allora perché l’idea di stare con Yuki l’eccitava? Cosa c’era in lui di così tanto irresistibile e vitale? Abbassò lo sguardo allibita, lui non era importante per Nami, doveva pensarlo così comunque non voleva abbattere le sue impegnative speranze.
‘C-certo’
Cercò di sorridere per nascondere la sua terribile avidità, aveva paura di soffrire e con questo non desiderava amare, però ogni volta che quel ragazzo si avvicinava una brama di raggiungerlo germogliava nel suo petto, rendendola immune alla coscienza e schiava dell’istinto, qual era il motivo? Il suo cuore racchiudeva un minuscolo desiderio, prendersi cura di Yuki, in fondo lei era felice della richiesta della madre.
‘Grazie’
Si chinò mostrando un rispetto clamoroso,la ragazza giocò con i capelli confusa.
‘Adesso ti do le cose che mi hai chiesto’
Si voltò gioiosa, sospirò durante l’attesa.
‘Mamma sono a casa!’
Quella voce la fece tremare,voleva nascondersi da qualche parte,sentiva il corpo ribollire.
‘Che ci fai qui?’
Avvertiva il suo sguardo puntato su di lei,Yuki quando vide la ragazza sentii il suo petto gonfiare,serrò i pugni per mantenere il controllo,lei non riusciva a congiungere i propri occhi con i suoi, continuava a fissare costantemente il suolo legnoso.
‘E’ qui perché non aveva  degli ingredienti per preparare il?’
‘Gyoza’
‘Davvero? allora cuciniamoli insieme!’
La madre sorrise mentre lui si sforzò di rendere invisibile il suo entusiasmo, invece Nami voleva sprofondare, non desiderava dare fastidio,non al ragazzo che l’odiava, chinò la schiena.
‘Disturberei solo! Va bene anche se lo cucino da sola!’
Pregò che Misaki non insistette ma le sue suppliche furono distrutte da quella voce.
‘Non dire scemenze! Sei un’ospite e poi cucinerai con Yuki-chan!’
Quella foga diede il volta stomaco alla ragazza,sentiva il suo stomaco in subbuglio appena vide il ragazzo e i suoi occhi azzurri distaccati e seccati si sentii una stupida,avrebbe dovuto prendere la metro, era tutta colpa della sua pigrizia. Posò la sua giacca di pelle rimanendo con una canottiera a V, Nami riuscii ad intravedere le sue clavicole sporgenti, ansimò quando indossò il grembiule.
‘Iniziamo’
Raggiunse la ragazza sbigottita,il suo corpo era un blocco di ghiaccio riusciva solo a vedere lui in quel momento, ed era così frustante per lei,Yuki aveva il cuore che pompava avrebbe cucinato con la ragazza che non aveva mai smesso di amare, al solo pensiero arrossì discretamente coprendosi il viso con una mano grazie a quel gesto Nami vide l’anello che indossava sull’indice.
‘O-ok’
Parlare le toglieva le energie necessarie per respirare, si legò i capelli con un mollettone decorato prestato dalla madre, qualche ciuffo incorniciava il suo viso, il suo sguardo ammaliatore colpì il ragazzo, gli faceva davvero uno strano effetto  però non poteva permettersi di distrarsi.
Si misero davanti al piano cottura sistemando ordinatamente il cibo,con la coda dell’occhio riusciva a scorgere il profilo del viso di Yuki,era così angelico appena giunse alle sue labbra a cuore arrossì scostando subito la testa e continuando a tagliare il porro.
‘Ti mancava davvero la soia? ‘
‘Si e allora?’
Fu orgogliosa di se stessa per avergli risposto con freddezza a tono.
‘Non si è mai visto una giapponese che non ha la salsa di soia,vergognati’
Fece un ghigno che irritò la ragazza provocandola,come faceva ad essere così? Cambiava comportamento in così poco tempo,era davvero un tipo lunatico.
‘Mi era finito genio’
La sua voce saputella fece ridacchiare il ragazzo, sentii ogni muscolo ardere a quella veduta.
‘Sei una stupida’
Diede uno schiaffo sulla sua spalla muscolosa scherzando,sentiva che i loro cuori si stavano inseguendo probabilmente un giorno lo avrebbe catturato soavemente.
‘Ehi! Senti chi parla’
In quel momento la mente di Yuki era altrove,era così soddisfatto in quel momento che non gli interessava se quello che stava facendo era un errore,stare accanto a lei era più compiacente di qualunque altro bacio.
‘Tua madre mi ha detto che ami cucinare’
Voleva trovare qualcosa su cui iniziare una conservazione.
‘Lo sapevi già dato che ho aperto perfino un club’
La sua voglia di parlare venne smontata con una frase, abbassò la testa brontolando. Lui si accorse della delusione di Nami alzando gli occhi al cielo, cosa doveva dirle? Essere carino era più difficile di quanto pensasse.
‘E-ecco a te non piace cucinare?’
Dopo quella domanda la ragazza sorrise, continuando ad assisterlo.
‘Non ho mai amato cucinare, mio padre era un’importante chef’
Il ragazzo rimase entusiasta da quell’informazione, si voltò sorridente e curioso.
‘Davvero?’
La guardò accostando il suo viso di fronte ,lei annuii indietreggiando, osservando quel viso così vicino arrossì, anche se  percepiva una certa frenesia per il suo strano interesse inaspettato.
‘Lavorava a Kashiwaya a Osaka’
‘Figo!’
Quel sorriso la fece intimorire facendo qualche passo indietro mentre lui cucinava passionalmente, ad ogni movimento Nami rimaneva estasiata, metteva amore in ogni passaggio come il padre, sarebbe diventato davvero un gran cuoco.
‘Io vorrei andare nei ristoranti più lussuosi di Tokyo’
Avanzò sbalordita dalla sua determinazione in quello sguardo.
‘E dove precisamente?’
Il tono della voce era così calmo e tranquillizzante per i nervi dello chef provetto, fissò la padella con i ravioli sognante.
‘Ad Aragawa oppure Kitcho’
Quei nomi, li aveva già sentiti dalla bocca del papà, spalancò gli occhi appena si rese conto a quali luoghi si riferiva.
‘Sono due dei ristoranti più imponenti e costosi del m-mondo’
Era un’aspirazione così azzardata però quello sguardo così bello e ottimista le fece capire che per lui tutto questo era davvero importante. Forse Yuki non doveva chiedergli niente ma la sua impulsività era più prepotente della sua coscienza.
‘Secondo te..riuscirò ad essere un bravo chef?’
Quella domanda, era simile a quella di sei anni fa e quei occhi così pieni di aspettative e con un frammento di timore che si scorgeva grazie ad un attenta discrezione le fecero sgretolare la gabbia toracica, lei credeva nelle sue capacità.
‘Certo! Attirerai tutte le persone dal mondo con i tuoi piatti!’
La sua risposta e quel sorriso che esibiva con disinvoltura, come faceva a cedergli così tanta speranza? Come faceva ad infliggergli una forza sconosciuta e smisurata? La sua autostima si era alzata a dismisura, perché? Grazie a lei aveva partecipato al club di piscina alla medie, senza quello sguardo pieno di orgoglio verso i suoi confronti, senza quella mano calda che stringeva con amore la sua, Yuki non avrebbe mai nuotato poiché si sentiva sempre non abbastanza e inutile. Era così spaventato da ciò che provava per Nami anche se aveva giurato a se stesso di starle lontano, qualche potenza li teneva legati.
‘Grazie!’
Non poteva permettersi di darle tanta confidenza,lei aveva lacerato il suo cuore tanto tempo fa presumibilmente la cosa corretta da fare era dirle la verità, ma era così timoroso. Il suo buon umore cessò di esistere in quel momento un inquietudine lo sovrastò. Finito di cucinare la famiglia si riunì, vedendo quelle persone congiunte un ascia di dolore la colpì, una cena così non l’aveva trascorsa da sei lunghi e affannosi anni, rise osservando il padre che stuzzicava il figlio.
‘Tua madre Nami-san?’
Era un po’ scossa dall’uscita spavalda di Nobu.
‘Lavora ogni sera’
Bevve un sorso d’acqua, inghiottì rumorosamente cercando di coprire il più possibile il rumore.
‘Quindi tu ceni sempre da sola’
Annuii,gli sguardi dei tre su di lei le fecero capire quanto fosse stata sola in quel momento però lei non avrebbe mai fatto vedere il suo lato debole, strinse i pugni mostrando un sorriso falso che stava torturando se stessa.
‘Non preoccupatevi, dalla morte di mio padre che è così, ormai sono abituata’
Rise grattandosi la testa, abbassò il viso prendendo un raviolo che aveva preparato Yuki appena l’assaggiò rimase ammaliata da quel sapore sorprendente.
‘E’ b-buonossimo!’
Il giovane cuoco rimase contento presentando un ghigno orgoglioso,era gioioso di vedere quel sorriso.
‘E’ il raviolo più buono che io abbia assaggiato!’
Finì in fretta il piatto, non immaginava che avesse un talento così stupefacente, sparecchiò insieme alla famiglia del ragazzo.
‘Adesso devo andare’
Per qualche bizzarro motivo si sentiva irritata di lasciare la loro casa per andare a dormire.
‘Ah va bene,Yuki-chan accompagna Nami-san a casa’
I genitori la fissarono affettuosamente.
‘N-non è un problema,sapete sono la vostra vici-‘
‘Sta zitta e andiamo’
La voce di ghiaccio interruppe la sua frase cordiale, mormorò seccata uscendo accanto a lui.
‘Grazie per la cena Ota-kun’
Alzò le sue iridi marroni al cielo,lui non rispose,camminava con le mani nelle tasche mantenendo una certa distanza che per la ragazza erano centinaia di  chilometri da percorrere.
‘Non è nulla’
Anche se aveva un’aria fredda e indifferente, lei riusciva ad percepire un brandello di gentilezza,probabilmente nessuno avrebbe notato quel particolare,ma Nami si.
‘E’ stata una serata diversa, i tuoi genitori sono persone adorabili’
‘G-grazie’
Yuki non comprendeva quelle parole tanto espansive,si mise davanti a lei continuando a guardarla sbigottito,il vento faceva ondeggiare le piccole ciocche marroni,quel viso così semplice gli trasmetteva una pace assoluta e invidiabile,anche se quella visione era totalmente irresistibile ,lui riuscii a trattenersi.
‘Tanaka-san’
Si avvicinò lentamente, ad ogni passo il cuore di Nami saliva pian piano raggiungendo la gola e i battiti irrequieti si espandevano rumoreggiando in ogni parte del suo vigoroso corpo. Il suo volto era davanti a quello della ragazza,sentii la sua massa ardere e le sue guance bollire,la sua mano andò dietro la sua testa,strinse le sue mani ansimando,comunque  le sue aspettative si dimostrarono molto diverse da ciò che fantasticava. Yuki si riprese il mollettone, divertito la fissò.
‘Cosa ti aspettavi? Non ti montare la testa siamo solo compagni di un club’
Si voltò con aria provocante, serrò i pugni stizzita.
‘S-sei così fastidioso’
Quella frase così familiare fece fermare per un secondo il ragazzo dubitando di ciò che stava facendo, tuttavia fece un cenno alla ragazza mostrando sempre le sue larghe spalle.
‘ ‘Notte tanaka’
Chiuse i pugni, perché si era illusa per un momento che poteva piacere a Yuki? E per quale motivo si sentiva così frustrata,amareggiata addolorata e stupida? Aprì la porta,provò di tutto per resistere ma dal suo arrivo era più debole,le sue lacrime scavavano in profondità lacerando il suo sciocco ottimismo,non era possibile,perché reagire in quel modo?
‘N-non posso essere innamorata di Yuki’
Non voleva amare quel ragazzo,anche se quella sera era stata così differente e straordinaria lui non avrebbe mai provato niente per una persone come lei. Questo per lei era più amaro di quanto avesse mai sognato.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


( Questo è il quinto capitolo, spero davvero che la storia tra Yuki e Nami vi sta entusiasmando.. commentate per farmi sapere la vostra opionione!! Buona lettura ^-^ Aggiornerò la storia con il prossimo capitolo tra pochi giorni!)

Capitolo quattro
Era lunedì, erano trascorsi due giorni e Nami non aveva visto Yuki neanche una singola volta, aveva intravisto dalla finestra due ragazze in quei giorni, vedendo quelle bellezze il suo cuore veniva schiacciato dalla sua scarsa autostima, si alzò sbuffando giungendo davanti allo specchio e  guardò scocciata il suo riflesso ,riusciva a trovare dei difetti odiabili, il suo aspetto non era bello però non poteva essere uno dei suoi più grandi problemi, non doveva farsi trasportare da questi infantili dilemmi. Lei carina non lo era mai stata tuttavia si truccò velocemente e uscì con un sorriso che non lasciava trasparire neppure una singola sofferenza. Lei aveva studiato duramente in quei giorni per essere all’altezza dell’università dei suoi sogni, nello studio non era mai stata un genio e di questo ne era consapevole però non aveva mai mollato, si sarebbe impegnata sempre.
‘Nami-chan!’
Izumi l’abbracciò contenta.
‘Allora come va?’
Non aveva tanta voglia di parlare per lei tirar fuori delle parole risultò molto faticoso, si sentiva grigia, non riusciva a comprendere ciò che stava provando e questo per lei era così snervante, stava impazzendo.
‘B-bene bene te?’
Mentì, per la verità non stava per niente bene però non poteva far preoccupare la sua migliore amica. Si sforzò di esibire uno dei suoi sorrisi  più tranquilli che aveva nel suo repertorio. Aveva una lama d’acciaio puntata sul suo cuore pronta a penetrare nella sua carne, dopo quella cena Nami capì quanto si sentiva sola, quanto la sua vita fosse monotona e spenta. Appena penso a tutto questo si sentì così viziata, doveva apprezzare ciò che aveva allora perché non ci riusciva? Sospirò prima di buttarsi sulla sedia e non rialzarsi per le prossime ore, odiava quella scuola però doveva resistere fino al prossimo anno.
‘ ‘Giorno Ikeda-san’
Izumi si sentiva sempre più in imbarazzo tuttavia salutò con un cenno il ragazzo.
‘ ‘G-giorno’
Yuki non riusciva a giungere agli occhi di Nami, si sentiva nervoso ma nascose la sua inquietudine voltandosi.
‘Ciao Tanaka-san’
Bofonchiò qualche parole prima di rivolgersi al compagno seduto davanti al suo banco, le sue grosse spalle sembravano distanti cento miglia.
‘C-ciao’
Non aveva la minima idea di come comportarsi, percepiva il suo cuore martellare incessantemente e ripetutamente contro la gabbia toracica, mostrò una smorfia prima di iniziare le lezioni.
‘Dopo dobbiamo andare tutte e tre al club e non voglio discussioni dobbiamo parlare’
La sua voce fredda e distaccata fece rabbrividire le due ragazze, furono costrette ad acconsentire anche se non riuscivano a scorgere il suo sguardo immaginarono il suo viso serio e indifferente.
‘Va bene!’
Risposero simultaneamente ,il loro entusiasmo fece arrossire il ragazzo che coprì il suo colorito con una mano e chinando la testa, essere davanti alla ragazza che aveva segnato la sua vita in modo indelebile era uno spreco di energie per Yuki.
‘Buongiorno ragazzi’
Il professore entrò spavaldo, lui avrebbe dato inizio alle lezioni.
‘Avete iniziato a studiare per gli esame di metà trimestre?’
L’ansia incombe sulla sua schiena, la preoccupazione era così pesante per lei che si sentiva esausta solo pensando a quei test che avrebbero segnato il suo futuro, se fosse andata male probabilmente avrebbe cambiato classe e sarebbe stata completamente sola.
Poggiò la testa sul banco sbuffando.
Le ore passarono e Nami s’impegno prendendo appunti e ascoltando le spiegazioni di ogni materia mentre Yuki poggiava la sua nuca sulle mani, mostrando un atteggiamento rilassato e disinteressato alle lezioni che si stavano svolgendo.
‘Smettila di trastullarti’
Bisbigliò irritata all’orecchio del ragazzo.
‘E tu smettila di avvicinarti al mio orecchio’
Nami corrugò la fronte, infuriata, borbottò degli epiteti poco adulatorii al compagno, riusciva a provocare la sua pazienza e a distruggerla con poche e dirette parole.
‘Sei così stupida’
Sentii ridacchiare,così irritata abbassò la testa continuando a scrivere, cosa aveva di così marcio quel ragazzo?
##
Leggeva quel piccolo cartello appeso sulla porta, continuava a fissare quelle lettere.
- Club di cucina-
Solo a osservare quelle lettere, la lama d’acciaio si avvicinava a quel muscolo che pompava sangue, cos’era quest’angoscia e questa infinita insopportabile ansia?  Si stava facendo del male e lei ne era consapevole, toccò la maniglia che il preside aveva fatto mettere, era tiepida e delle impronte erano sul metallo argentato e questo le fece capire che qualcuno l’aveva toccata così tante volte da farlo diventare opaco. Sorrise Yuki non aveva nominato il suo nome al direttore della scuola anche se era stata costretta a frequentare quel club, Nami era grata della sua gentilezza, probabilmente lui aveva dei secondi fini, ma a lei non importava, voleva credere quel lato gentile che le aveva dimostrato sei anni fa non era sparito del tutto.
‘Ti sto aspettando Tanaka-san sei li davanti da ore’
Percepiva la sua voce oltre quella legnosa e polverosa porta, d’istinto l’aprì delicatamente non voleva fare rumore.
‘Come facevi a capire che stavo qui davanti?’
Alzò la testa sospirando, sembrava seccato dalla sua domanda.
‘Vedevo la tua ombra’
La cucina con il forno e la lavastoviglie era a sinistra della grande stanza mentre Yuki era seduto difronte a lei, le sue braccia poggiavano sul tavolo di legno al centro della  sala, verso destra invece c’era un grande armadio di vetro e vicino un piccolo frigo, lei era venuta solo una volta lì e sembrava più pulito del solito.
‘L-L’hai ripulito tu?’
La domanda sorpresa di Nami fece innervosire il ragazzo, si grattò la testa arrossendo, i loro occhi non s’incontrarono però lei percepiva il suo imbarazzo.
‘S-si e allora?’
Lei rise a quella vista, era adorabile e amava il suo impegno almeno in questo, non arrivava a capire il motivo del suo cambiamento caratteriale inaspettato.
‘No niente, dov’è Izumi?’
Yuki si alzò mettendo la mano sinistra nella  rispettiva tasca, allentando leggermente la sua cravatta, la sua camicia era lievemente sbottonata facendo intravedere le sue clavicole sporgenti , Nami ansimò quando le sue iridi marroni raggiunsero quelle azzurre, improvvisamente quel ragazzo senza accorgersene aveva in pugno il suo cuore. Lei abbassò lo sguardo stringendo fra le sue mani il maglioncino beige della divisa, sentiva le sue guance bruciare, cosa era appena accaduto?
‘Non lo so, comunque ho trovato un nuovo membro verrà domani oggi non è neanche partecipato alle lezioni’
Respirò lentamente, cosa stava accadendo? L’idea di rimanere soli la spaventata in maniera poco invidiabile.
‘C-che bello! Intanto iniziamo va bene?’
Yuki posò il telefono sul tavolo e così Nami copiò i suoi movimenti.
‘Dobbiamo allenarci per le gare’
Il cuoco provetto giunse davanti al frigo osservando i vari ingredienti.
‘C-che gare?’
‘ Dei concorsi, se vinciamo i professori ci daranno i soldi per comprare delle attrezzature nuove e ci riconosceranno come un vero e proprio club’
Ci mancava solo questo, altri problemi da aggiungere alla lista, si era promessa di pensare soltanto allo studio ma stava considerano tutt’altro, si considerava  una vera irresponsabile.
‘Va bene’
Si senti soffocare per pochi secondi, fissò il pavimento timorosa.
‘Dobbiamo comprare un sacco di roba, che palle’
Si alzò voltandosi verso di lei.
‘Domani andiamo a fare la spesa’
‘Con me?’
Yuki si bloccò quando quelle parole colpirono il suo imbarazzo.
‘Si dato che ci sei solo tu in questo momento’
Si grattò la testa trovando un argomento per cambiare subito il discorso, fortunatamente  il suo telefono squillò, avanzò prendendolo.
Nami notò la trasformazione della sua espressione, la preoccupazione spruzzava da tutti i pori.
‘O-Ota-san tutto bene?’
Aveva paura di rivolgergli la parola, ma la curiosità era il suo punto debole, l’interesse della ragazza toccò il cuore di Yuki però si dimostrò infastidito dalla domanda per allontanarla.
‘Si, devo andare un attimo’
Corse e senza accorgersi il suo cellulare cadde sbattendo per terra, Nami afferrò discretamente l’iphone.
‘Ota-san il telefono!’
Ormai era troppo lontano per sentirla urlare, perché quella fretta? Fissò il telefono dubbiosa, era brutto vedere il messaggio? Cosa avrebbe pensato Yuki? Probabilmente non avrebbe mai scoperto niente.
Le sue dita affusolate tremavano incessantemente, sbloccò il telefono e ringraziò il cielo per non dover indovinare una password, velocemente lesse quel messaggio.
-Ci vediamo in cortile-
Quella frase non aveva senso, cosa doveva fare di così tanto importante? Respirò e ispirò pesantemente, doveva andare al cortile della scuola solo lì avrebbe scoperto la verità. Così anche lei iniziò a correre, scese le scale sbrigativamente, sbattendo contro Izumi.
‘Nami-chan scus-‘
‘Devo andare Izumi-chan perdonami!’
Interruppe l’amica tenendo sempre un passo abbastanza veloce, uscii dalla scuola usando la porta al retro dell’edificio,  l’ansia improvvisamente la sovrastò appena vide un gruppo di ragazzi in cerchio, si nascose dietro un grosso cespuglio.
‘Ti avevamo detto di darci quei soldi capito?’
La loro conversazione era incomprensibile per Nami, però quando un ragazzo più alto colpì il viso di Yuki, i suoi occhi si dilatarono, non riusciva a percepire niente, le sue orecchie fischiavano, non sentiva il suo cuore battere, vedeva solo il ragazzo disteso per terra che veniva colpito ripetutamente, impulsivamente si alzò con le lacrime agli occhi.
‘Non taccate Yuki! Stronzi!’
Corse coprendo il suo corpo, appena Yuki sentì quella voce la sua preoccupazione si alterò, in quel momento salvare se stesso non era la sua priorità.
‘E tu sei?’
Quel gruppo sembrava divertito osservando Nami, il suo corpo fremeva come una foglia sullo spingere del vento autunnale, lei non era in grado di combattere eppure voleva proteggerlo.
‘N-non sono affari vostra’
‘Neanche questi sono affari tuoi ma ti sei impicciata’
Risero maliziosamente, la sagoma alta del ‘capo’ di quella comitiva era allietato da quella vista.
‘Sei molto carina’
Prese la mascella della ragazza stringendola.
‘E’ la tua ragazza Yuki-kun?’
Yuki si alzò anche se il dolore che stava provando a nascondere era troppo, sentiva il sangue sulla bocca colare come pioggia.
‘Non s-sono affari che ti riguardano Tatsuo’
Serrò i pugni, sputando sangue era seccato , lui non voleva che Nami scoprisse questo suo lato, era furioso sia con lei ma soprattutto con se stesso.
‘Cosa? Allora è davvero la tua ragazza? E me lo hai tenuto nascosto? Brutto stronzo’
Avvicinò il suo schifoso viso a quello della sua ‘presunta ragazza’ , appena le sue labbra sfiorarono il suo naso, lei gli sputò increspando la fronte, Tatsuo la fulminò stringendo più violentemente la mascella.
‘La tua fidanzata è aggressiva’
La spinse dandole uno schiaffo sulla guancia, appena le sue sporche mani toccarono con brutalità Nami, Yuki chinò la testa furioso, nessuno doveva toccarla, corse verso il ragazzo buttandolo sull’erba.
‘Yuki!’
Nami non credeva che una delle sue paure più profonde si sarebbe realizzata, sentiva il suo corpo pesante, i suoi piedi erano ferrei, incollati al pavimento, ad ogni passo verso di lui le sue forze si consumavano, ma il desiderio di raggiungerlo era così grande da non tenere conto del dolore che persisteva sulla sua guancia e dell’ascia d’acciaio che sprofondava nelle sue carni. Lui stava combattendo per lei, non gli importava di spaccarsi l’osso del collo o altro, voleva difenderla e rassicurarla, odiava quello sguardo spaventato.
‘Sta arrivando un sensei!’
Izumi aveva assistito allo spettacolo, anche lei aveva gli occhi sbarrati e il corpo bloccato, il grande livido viola della sua amica l’aveva spaventata a tal punto da gridare finché le sue corde vocali avrebbero resistito.
‘Dobbiamo andare ragazzi’
Tatsuo si ritirò lacerando con lo sguardo i  feriti, quel litigio era stata una sanguinosa guerra per i due ragazzi, Yuki aveva il viso coperto dal sangue e il corpo a pezzi, le guance di Nami erano avvolte dalle sue lacrime appena se ne andarono lei corse a controllare le sue vere condizioni. Aveva la testa china al pavimento, era arrabbiato con se stesso.
‘S-stai bene O-ota kun?’
Accarezzò delicatamente le ferite del combattente ma le sue dita vennero fermate dalla sua mano fredda, non riusciva a far incontrare il suo sguardo con quello di Nami.
‘Perché ti sei messa in mezzo?’
Non riusciva a dargli una risposta,  era intervenuta senza neanche pensare alle conseguenze, probabilmente aveva fatto la cosa sbagliata ma a lei non importava, appena lo aveva visto in difficoltà il suo cuore aveva cominciato a tuonare nel petto e a pompare sangue nell’adrenalina e nel terrore totale, cosa doveva fare? Era giusto lasciarlo inerte sul pavimento?
‘Perché n-non potevo lasciarti solo’
Disse quelle parole con un amore tremante e incerto che fece fremere il ragazzo, sentì il viso ribollire, non era davvero più solo? Poteva davvero contare su di lei? La paura coprì i suoi occhi, davanti a lui riusciva solo a vedere tenebre inaccessibili.
‘Tu pensi davvero che siamo amici? Questa è la mia vita, non intrometterti’
Non erano le sue vere parole allora perché le stava dicendo? Neanche lui comprendeva il motivo del suo stupido e arrogante comportamento ma quello sguardo inorridito, quelle lacrime numerose  gli facevano ricordare quanto lui fosse sbagliato.
‘M-ma’
Nami aveva il cuore spezzato però a lei non importava, ciò che era successo non voleva rivederlo, non voleva che Yuki fosse coinvolto un’altra volta.
‘Non siamo amici! Quindi sta alla larga dalla mia vita’
Fissò il pavimento, quell’ espressioni non avevano fatto altro che affondare quell’ascia d’acciaio nel petto, quella lama era sempre stata puntata al suo cuore ma ora, in quel preciso instante, quando quella voce così dura e fredda arrivò alla mente della ragazza un dolore atroce colpì il suo corpo, chiuse i pugni mentre la sua vista veniva annebbiata dal suo pianto.
‘S-sei uno stupido’
Si voltò correndo.
‘Quando smetterai di farla piangere?’
Izumi era disgustata da quella scena, fulminò Yuki  mentre la sua nuca si chinò e i suoi capelli coprirono la sua visuale, quelle lacrime erano causate dal suo  comportamento egoistico? Sospirò appena la ragazza seguii Nami.
‘S-sono un idiota’
Si mise una mano davanti mentre la ragazza che amava spariva.
‘N-nami-chan’
Non aveva dovuto dare spiegazioni a Izumi, i loro sguardi si erano già saziati di sapere, l’arrivo di Yuki le aveva fatto ravvivare tutti i sentimenti che aveva tenuto sempre imprigionato in un angolo del suo dolente cuore, la perdita del padre, la solitudine, l’amore verso quel ragazzo gelido come il ghiaccio inarrivabile come gli abissi più profondi, la verità era che non aveva mai smesso di amarlo e si sentiva così afflitta per questo perché lui non provava nulla per lei, era  così terribilmente addolorata da poter far scendere dai suoi occhi mille piogge autunnali senza mai fermarsi, i suoi singhiozzi erano come onde che s’infrangevano sugli scogli, per lei la sua vita in quei sei anni era stata una via di mezzo, non era mai stata né felice né triste, era grigia non aveva alcun colore e non riusciva a provare una minima emozione, ma forse dopotutto Nami non si era mai sentita così viva, probabilmente avrebbe sofferto, il suo cuore si sarebbe lacerato ma lui sarebbe stato il suo nuovo eroe, doveva solo raggiungere il suo cuore di nuovo, lei era innamorata di lui e non aveva mai smesso di amarlo.
 


 

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


( Salve, questo è il mio sesto capitolo, scusate per il ritardo, mi farò perdonare con il settimo capitolo che lo pubblicherò domenica o lunedì, Buona lettura ^-^ )



Capitolo sei

Aveva passato il ghiaccio su quella ferita centinaia di volte, sentiva dolore eppure Nami ancora non credeva a ciò che era successo il giorno precedente. Toccava quella chiazza viola con le lacrime che precipitavano fitte incessantemente, più assaporava quell’ amaro più si sentiva una stupida e più si rendeva conto di quanto amasse quel ragazzo. Adesso per lei era tutto molto chiaro, il suo continuo curiosare, la sua continua gelosia e angoscia, si era sempre tenuta dentro questo sentimento senza mai accorgersi di nulla? Si era innamorata di lui di nuovo oppure non l’aveva mai smesso di amare? Yuki era stato l’unico a darle tutte quelle emozioni stravolgenti, ma il problema fondamentale era il muro, quel dannato muro.
Serrò i pugni tormentata, stava mangiando nel cortile della scuola in piena solitudine e sommersa dai suoi pensieri, non aveva sentito Izumi da quella sera e non aveva il coraggio neanche di guardare Yuki. Lui non mostrava neanche un frammento di dispiacere.
Voleva piangere ma ormai le sue lacrime erano consumate, si sentiva esausta, il vero dilemma era la fortezza indistruttibile del ragazzo di ghiaccio che la distruggeva ogni volta che lei provava ad avvicinarsi, riusciva a sentire il corpo andare in pezzi e dissolversi nell’aria eppure aveva una forza nascosta, la quale dava un’energia e un ottimismo invidiabile. Si sarebbe arresa? Sospirò, non voleva rinunciare a quel sentimento, probabilmente il suo corpo non sarebbe mai rimasto illeso ma quello era un campo di battaglia , sarebbe riuscita a distruggere quel muro.
Appena sentì il suono della campanella si alzò sistemando la gonna, non aveva nessuna intenzione di entrare in quella stanza, dove sarebbe stata sola con Yuki, perché aveva accettato? Aveva combinato solo uno stupido casino e qual era il motivo? L’amore che provava verso di lui, più ci rimuginava più riteneva se stessa una sciocca.
‘Sono le tre e mezza’
Izumi non era venuta a scuola perché si era sentita male, sbuffò il senso di solitudine le stava sbriciolando l’anima. Giunse davanti a quel cartello.
‘Club di cucina’
Più leggeva quelle parole, più si sentiva soffocare, cosa doveva dire? Come doveva comportarsi? Aprì timorosa la porta perfino le punta delle dita tremavano al pensiero di restare sola con lui.
‘Eccomi’
‘Ciao!’
Non era la sua voce, alzò lo sguardo stranita, davanti a lui un ragazzo dagli occhi a mandorla sorrideva gentile.
‘Tu s-sei?’
Cordialmente si chinò, i suoi capelli castano chiaro tinti coprivano il suo viso, per Nami sembrava un personaggio manga.
‘Sono Satoshi Mori piacere di conoscerti’
‘Io sono Nami Tanaka il piacere è mio’
Fece un ghigno compiaciuto, non sembrava per niente un tipo di amico che avrebbe scelto il nuovo Yuki.
‘Sono un’amico di Yuki-kun e suono un nuovo partecipante del club!’
Il suo entusiasmo rese Nami impacciata, si grattò la testa arrossendo lievemente.
‘ Sei un’amico di Yuki? Davvero? Come vi siete conosciuti?’
L’espressione sorpresa che aveva sul viso fece ridacchiare il ragazzo, si sistemò i folti capelli prima di risponderle.
‘Sono un suo amico d’infanzia’
‘Figo!’
Era davvero carino, i suoi lineamenti erano regolari e dolci, la sua camicia poco sbottonata la catenina che aveva vicino alla tasca dei pantaloni, e i suoi occhi intensi neri resero Satoshi un tipo interessante.
‘Invece tu sei la r-ragazza di Yuki?’
Quella domanda aveva turbato  Nami, lei desiderava davvero quel ragazzo al contrario di Yuki, sospirò tristemente però cercando che quelle parole non toccassero il suo sofferente cuore.
‘No, no scherzi? Quel ragazzo è un idiota’
Negò con la testa facendo un gesto con le mani.
‘Chi sarebbe l’idiota?’
Un colpo sulla nuca la fece voltare, appena vide quei occhi azzurri sentì il suo viso pesare e la sua pancia in tumulto, la sua temperatura stava sempre più aumentando.
‘Ahia mi hai fatto male!’
Si accarezzò la testa dolente mentre il loro nuovo membro rideva divertito. Yuki non era in grado di guardare Nami, dopo quello che era successo si sentiva così meschino, l’aveva trattato male dopotutto lei si era battuta per lui, non voleva vedere le ferite che aveva sul quel dolce viso.
‘Di che anno sei Mori-san?’
I due compagni parlavano amichevolmente mentre Yuki sentiva stringere sempre più il suo petto.
‘Sono del secondo’
‘Davvero?  Anche io! Di che sezione sei?’
‘La F, te?’
‘Sono con quello stupido di Ota-san nella sezione E’
Il ragazzo guardò sorpreso il suo amico, era lei quella ragazza famosa, infatti aveva già sentito quel nome tanto atteso.
‘Ah ho capito, tu sei Nami di Osaka?’
I suoi occhi si sgranarono quando gli chiese quell’informazione, come faceva a sapere che veniva dalla città di Osaka? Con la bocca spalancata e con il fiato tremante si rivolse a Yuki, poteva essere stato lui? Appena lui ascoltò la loro conversazione, raggiunse il suo amico tappandogli la bocca.
‘Di un’altra parole e sei morto’
Bisbigliò quelle parole con un’aria minacciosa che fece spaventare Satoshi.
‘C-come fai a sapere che sono di Osaka?’
Ormai era troppo tardi, la curiosità di Nami usciva dai suoi occhi accecando e calpestando ogni piccola scappatoia che potevano inventare i due.
‘E-ecco Yuki’
‘Parlavo di quanto tu fossi terribilmente fastidiosa e oscena’
L’amico guardò allibito Yuki, perché quell’uscita tanto crudele? E perché non riusciva a fissare quella ragazza appena conosciuta? Cosa era successo in sua assenza? Nami si sentì ancora più afflitta di prima eppure dal sorriso che sfoggiava diligentemente non trapelava nessun dolore e fastidio.
Il nuovo arrivato sentì la pesante tensione nell’aria, cercò nervosamente di trovare un argomento adatto cominciando a fissarla, lei scostò agitatamente i capelli marroni appena notò la grande ferita sulla guancia destra, la sua bocca raggiunse la forma di una minuscola ‘o’.
‘C-che hai fatto al viso?’
Satoshi indicò quella macchia viola, quell’interpellanza non aveva fatto altro che peggiorare quell’odiosa situazione.
‘H-ho sbattuto’
Questa fu l’unica scusa che le venne in mente, quel incidente stava lacerando il suo cuore, istintivamente fissò Yuki, quella risposta aveva fatto alzare il suo viso non voleva vederla però doveva farlo, era stata tutta colpa sua e della sua stupidità.
‘N-nami’
Ripete il suo nome sconvolto, quel livido era così grande da coprire tutta la sua bianca guancia, odiava quel colore scuro ma opaco non riusciva a guardarla più di cinque secondi che i sensi di colpa divoravano il suo animo. Perché si era intromessa? Perché lo aveva seguito? E perché si sentiva in quel modo? Angoscia, tristezza, rabbia e rancore avvolgevano il suo corpo rendendolo pesante e fremente. Avanzò uscendo dalla classe doveva andarsene di lì senno sarebbe crollato.
Nami sorrise delusa, cosa si aspettava? Serro i pugni mentre Satoshi assisteva al loro impressionante dialogo.
‘D-devo andare Mori-san un secondo’
Corse fuori dalla stanza, anche se si sentiva stremata le sue gambe si muovevano ininterrottamente. Giunsero tutti e due nel cortile davanti alla scuola.
‘Ota-san fermati’
Sentiva pizzicare i suoi occhi, strinse le palpebre per alleviare il senso d’irritazione. Lui si fermò dandole le spalle, Nami serrò i pugni seccata.
‘Se vuoi parlare con qualcuno, io ci sono’
Stava dicendo quelle parole in modo avventato, ma ormai era troppo tardi per bloccarsi, Yuki sospirò questo era il momento giusto per dirgli ciò che lo turbava tanto?
‘Non fare come se non esistessi’
Si voltò furiosamente, il suo sguardo presentava dell’emozioni sconosciute per Nami, indietreggiò timorosa.
‘Cosa devo dirti? Che quelli volevano i miei soldi per comprare sigarette e da bere? Cosa vuoi sapere?’
Si avvicinò a lei appena vide quella ferita causata da quella rissa.
‘I-io  voglio conoscerti’
Rise sarcasticamente, lei non poteva mai amarlo, non sarebbe mai riuscita ad accettare ogni parte del suo infinito e terribile carattere eppure quelle parole avevano aperto delicatamente il suo cuore.
‘P-posso aiutarti’
Vide i suoi occhi marroni lucidi, voleva raggiungerla, sentire di nuovo il suo calore, quelle parole stavano facendo ondeggiare la sua mente altrove.
‘Non puoi aiutarmi’
‘M-ma io voglio farlo’
Nami aveva la sensazione che se avesse resistito i suoi sforzi sarebbero stati vani.
‘Lasciami stare! Tu non sai niente della mia vita’
Quella fortezza  aveva appena distrutto un piccolo pezzo dell’amore di Nami, arretrò ridacchiando.
‘H-hai ragione, me ne vado’
Prima di voltarsi, Yuki notò quella ferita e l’adrenalina che scorreva dalle vene non lo fece più ragione, ascoltò il suo cuore che gli suggeriva di raggiungerla.
‘Aspetta!’
Calpestò violentemente l’erba afferrando il suo  braccio caldo, spinse verso il suo torace stringendola fortemente. Appena sentì il suo odore così vicino, appena accarezzò la sua schiena scalpitante e i suoi capelli castani, i battiti del suo cuore diventarono vivaci e pieni di vita probabilmente lei non avrebbe mai capito il suo gesto ma lui aveva avuto sempre la voglia di abbracciarla.
‘Non devi intrometterti nelle risse, non farlo mai più ti prego’
La sua voce veniva bisbigliata direttamente all’orecchio di Nami, riusciva a percepire  la sua calura, stava riscaldando l’addome di Yuki, lei era così sbalordita e così in pace, sentiva il suo petto ardire come una fiamma però la paura riusciva a perseguitarla e a demoralizzarla, aveva il timore che se avrebbe osato stringerlo, toccare la sua possente schiena rifugiandosi fra le sue braccia lui sarebbe sparito, lasciandola con l’amaro in bocca.
‘C-cosa?’
Non credeva a quelle parole, probabilmente Yuki provava davvero un briciolo di rispetto per lei?
‘Non voglio che ti facciano del male p-per la tua stupida e odiosa curiosità’
Yuki non si era mai sentito così tranquillo, stava cogliendo un’ esplosiva quiete tenendo al sicuro Nami, non riusciva a controllare le sue parole in quel momento il suo cuore stava parlando alla ragazza che amava.Lei sorrise, era grata per quell’azione. Lui non si era accorto che grazie a quel gesto tanto atteso era riuscita a far crescere il suo amore.
##


Sentiva ancora quel calore sulla pelle, percepiva ancora il suo odore sui suoi capelli castani appena toccava le sue guance bollenti sorrideva felice. Forse era un comportamento infantile e stupido ma quell’abbraccio era stata una spinta per Nami, probabilmente lei un giorno sarebbe arrivata a lui ma c’era sempre qualcosa che non tornava, quel ragazzo avrebbe mai provato qualcosa per una come lei? Non si era mai definita perfetta nemmeno carina e Yuki in qualche modo l’intimoriva, rendendola ancora più insicura e impedita. Uscì di casa anche se la pioggia picchiettava sul tetto legnoso della minka in maniera turbolenta. Stava andando a fare la spesa, non voleva ritrovarsi a cenare di nuovo con i suoi vicini.
Il cielo era  grigio e spento, Nami amava quei tipi di giorni. Quella pioggia leggera che cadeva sui di lei, la spogliava di ogni malvagità e di ogni angoscia si sentiva in quiete, si era sempre ritenuta strana per questo piccolo motivo, a chi poteva piacere le giornate di pioggia? Ma quel rumore tenue e delicato, la faceva sentire bene.
Uscì di casa coprendosi con un cappuccio, non aveva un ombrello l’unico che possedeva l’aveva preso in prestito la madre per andare al lavoro.
‘Mamma mia che tempo orribile’
Quella voce. Si voltò imbarazzata, il colorito della sua pelle si accese.
‘O-Ota-san’
Yuki si voltò riconoscendo subito quella voce squillante ma con un retro di timidezza, la guardò cercando di mostrare un ghigno seccato ma cordiale, era una combinazione davvero strana, infatti la sua bocca si socchiuse.
‘Tanaka sei tu, che ci fai qui?’
La sua voce tagliente fece ridere la ragazza.
‘Sai ci vivo’
Sbuffò chinando la testa, i suoi capelli neri coprirono la sua fronte indossava un capello grigio simile a quello di Nami.
‘Io dicevo fuori per strada’
‘Devo andare a fare la spesa, non posso sempre chiedere a tua madre’
Il ragazzo si avvicinò porgendo il suo ombrellino nero.
‘Ti accompagno’
Quando disse quelle parole con un accento d’imbarazzo, Nami arrossì impicciata dischiudendo la sua bocca a cuore. Sentiva il suo cuore stringersi sempre di più vedendo quella vista tanto adorabile, Yuki coprì il suo disagio e il suo colorito con una mano, il suo sguardo non riusciva a congiungersi con quello della ragazza.
‘Non ti montare la testa, è solo che senza ombrello ti ammali e mi servi per il club’
Sorrise, dopotutto era normale, lui aveva altro da fare, sempre meglio che stare con lei però apprezzava lo stesso il fatto che lui si fosse proposto di accompagnarla, anche se quello  fosse stato il vero motivo.
‘Grazie!’
Avanzarono silenziosamente, Nami aveva il cuore che saltellava nella completa eccitazione sentendo il braccio strofinare contro il suo, mentre Yuki teneva il manico del parapioggia.
‘Come mai sei senza ombrello?’
Appena si sedettero sulle poltrone della metro, Nami sospirò pensando alla risposta adatta.
‘Mi piace la pioggia’
‘Non è una risposta soddisfacente’
Sbuffò incrociando le braccia e borbottando tra se.
‘E’ la verità idiota’
Yuki alzò gli occhi brontolando , adesso la persona che aveva un muro da distruggere era lui.
‘Quella che non ha un ombrello in un giorno brutto sei tu’
‘Sei fastidioso sai?’
Lui si voltò stranito appena vide quel sorriso la confusione che aveva su quella ragazza crebbe a dismisura, cosa aveva da nascondere? Arrivarono alla fermata Yuki aspettò che Nami scese prima di rivolgersi a lei.
‘Che devi comprare?’
Anche se  provava a dirigersi verso di lei cercava sempre di mantenere una certa distanza, l’accaduto di quella mattina non doveva ripetersi, si mise una mano in tasca mentre l’altra reggeva il manico di ferro.
‘Qualcosa per stasera’
‘Mangi un’altra volta da sola?’
Quella domanda non aveva fatto altro che peggiorare quella situazione, anche se provava a nascondere la sua angoscia con uno stupido risolino, nel suo petto risiedeva un dolore possente, la solitudine le stava divorando avidamente l’anima, ma cosa poteva fare? L’unica soluzione era sopravvivere a testa alta.
Annuì non riuscendo neanche a tirar fuori una singola parola, Yuki notò il cambiamento del suo comportamento anche se voleva sapere non osò intromettersi nel suo cuore, pure se era l’unica soluzione per farla sentire meglio. Chinò la testa per nascondere il suo stato d’animo.
‘Vai sempre da questo seven eleven?’
Entrarono dentro il super mercato.
‘Qua a Sugamo è molto fornito’
Prese una decina di onigiri e delle scatolette di sushi, un pacchetto di thè questa sarebbe stata la sua cena e la sua colazione.
‘E questo sarebbe il cibo con cui di nutri?’
‘Che problema c’e?’
Uscirono, Nami sembrava seccata dall’espressione che mostrava il ragazzo.
‘Hai bisogno di cose fatte in casa’
Ogni parola che usciva fuori da quella bocca erano duri colpi per Nami, serrò i pugni ferita da se stessa.
‘Non so cucinare molto bene e mia madre è al lavoro ogni sera’
‘Ma potresti imparare’
Si allontanò da lui appena sentì i suoi occhi bruciare.
‘Basta’
Disse quel termine bisbigliando, non sapeva neanche cosa stava provando in quel momento, ma ciò che aveva sempre avuto segretamente nel suo cuore stava fuoriuscendo spruzzando violentemente fuori, e lei era sicura che Yuki non l’avrebbe mai capita. Così sorrise indietreggiando.
‘Adesso devo andare’
Yuki avanzò con l’ombrello in mano.
‘Sai che diceva sempre mio nonno?’
Quella domanda fece fermare la ragazza, si girò curiosa.
‘Con le false lacrime straziamo il prossimo con i falsi sorrisi straziamo noi stessi’
Lo sguardo puntato su di lei era terribilmente serio, si riusciva a scorgere un frammento di preoccupazione.
Percepì le sue lacrime cadere involontariamente mentre cercava di esibire ghigno.
‘Smettila di sorridere sei patetica’
Quelle parole crudeli erano degli schiaffi sulla ferita del cuore aprente di Nami, singhiozzò svariate volte cercando di trattenere il suo tormento durato sei anni.
Abbassò lo sguardo.
‘Dici tanto che io faccio cose sbagliate ma tu sei la prima a fare la stupida’
Chiuse i pugni fissando il pavimento, quando sentì Yuki allontanarsi lei avanzò verso di lui.
‘A-amo le giornate di pioggia perché mio padre è morto quando era una bellissima giornata’
Sussurrò quell’affermazione con un dolore più grande del creato, quella coperta piena di afflizione e di pene copriva il suo corpo, portandola nella tristezza delle tenebre più cupa, il ragazzo si voltò stupito.
‘Q-quando sento la pioggia mi fa scordare di quel sole che splendeva sul corpo inerte di mio padre, e quelle lacrime stupide di mia madre che risplendevano ai raggi delicati di quella giornata, quando me ne sono andata da Osaka era pieno di gente felice perché era une balla giornata’
Alzò il viso, la sua visuale era ostruita dal suo pianto.
‘ Per me non lo era, quando il tempo è brutto mi scordo di tutto questo ,ecco perché non portò l’ombrello, voglio sentire la pioggia’
Era sbalordito da quelle stravolgenti frasi, non credeva che per tutto quel tempo lei avesse custodito tutto questo, com’era possibile che una così giovane ragazza potesse provare quel dolore? Appena il suo sguardo giunse alle iridi marroni il suo cuore scalpitò sentendo il suo addome dolente. In quel momento comprendeva piccola parte del sentimento di Nami.
‘Sono in quella comitiva perché non voglio che si sappia che sono di salute cagionevole’
Cercò di rivolgersi a lei per confortarla, per farle comprendere che non era l’unica persona al mondo che nascondeva se stessa.
‘Sai la gente può essere cattiva, può puntare sul tuo punto debole’
Mentre i due ragazzi provavano ad aprire pian piano le loro cicatrici e le loro ferite la pioggia smise di precipitare e furono liberi di recarsi a casa.
‘Tu hai solo paura di essere sottovalutato Ota-san’
Come aveva fatto a capire tutto questo  in poco più di una settimana?  Cercò di cambiare il discorso perché tutto ciò lo metteva a disagio eppure si sentiva sempre più soddisfatto accanto a lei.
‘So cosa vuol dire sentirsi diversi, però non è sempre una cosa brutta non credi?’
Questa fu l’ultima domanda senza risposta di quelle serata. La pioggia non cadde più per tutta la notte,però Nami non si sentì addolorata, probabilmente quei due cuori si sarebbero ritrovati un giorno.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***


( questo è il sesto capitolo , scusate per i probabili errori ^-^ comunque domani inizierò scuola quindi non avrò molto tempo per scrivere *piange*, allora ho deciso di pubblicare settimanalmente il mio capitolo.. e il giorno prescelto è...*rullo di tamburi* la DOMENICAAA. Comunque, spero davvero che questo capitolo vi piaccia! buona lettura! )

Capitolo sei
‘E’ da due giorni che Ota-san non si fa vedere’
Izumi fissò sospettosa Nami mentre cercò di esporre un espressione del tutto disinteressata e calma però, ogni parte del suo corpo fremeva nella completa ansia. Era una cosa inconcepibile per lei; in quei due giorni era mancato qualcosa, e più pensava che il motivo fosse l’assenza di quel ragazzo più il suo cuore veniva stretto violentemente e precipitosamente. Lo sguardo puntato su di lei la faceva preoccupare.
‘E-e allora?’
Izumi mise le braccia conserte prima di accavallare diligentemente e graziosamente le gambe.
‘Dovresti andare a trovarlo non trovi?’
Nami indietreggiò contrariata, era stufa di capitare in situazioni spiacevoli dopotutto Yuki non provava nulla per lei, e se le avrebbe dato fastidio il suo arrivo? Bofonchiò irritata.
‘No! Ma sei matta?’
L’amica alzò gli occhi verso il soffitto mantenendo una figura elegante, Nami era stupita di quanto fosse femminile.
‘Tu sei innamorata di lui giusto? Non sei minimamente preoccupata?’
Esitò per qualche secondo, era incerta su che strada intraprendere però se quel ragazzo fosse stato davvero male? In fin dei conti era di salute cagionevole e quella sera aveva piovuto così tanto, si sentì in colpa quando penso che per causa sua lui si era bagnato la felpa, sbuffò addolorata e torturata da quella terribile situazione.
‘Cosa dovrei fare? E poi non dire certe cose idiota!’
Le sue guance arrossirono solo sentendo quella parole, provare quel sentimento, aveva sempre osservato l’amore da lontano, sempre in terza persona non credeva che poteva goderselo come protagonista eppure non era sicura di quello che provava. Si poteva già chiamare amore? Infine era da pochissimo tempo che quel ragazzo era arrivato, era possibile tutto questo? Ardire quel sentimento in quel piccolissimo periodo? Ed era giusto? Un’onda di dubbi e decisioni la travolsero, sentì la schiena pesare mentre il suo cuore veniva avvinghiato da una mano esterna coperta di angoscia, anche se in fondo, dietro a quel muro colmo d’ansia fioriva dolcemente un calore entusiasmante.
‘Ma è la verità stupida!’
Strinse fra le sue dita la sua gonna, non sapeva neanche il significato di amore, si sentiva semplicemente una sciocca, pensare davvero di essere innamorata di un tipo come Yuki. Dopotutto lei non meritava di amare, non meritava di essere felice.
‘N-non esageriamo’
‘Ciao ragazze!’
Satoshi entrò nella loro classe sorridente. I suoi capelli ondulati poggiavano sulla fronte, il suo sorriso era appassionante e dolce.
‘ ‘Giorno Mori-san’
Il ragazzo si sedette sulla sedia davanti a loro mentre gustavano il delizioso bento di Nami.
‘Sai che fine a fatto Ota-san?’
Fissò il vuoto prima di rispondere.
‘Non lo so, l’ho chiamato ma non mi ha dato nessuna notizia’
Quella situazione era davvero strana e preoccupante. Nemmeno l’amico d’infanzia sapeva le sue condizioni e i motivi delle sue assenze.
‘Oggi volevo andare  a vedere come stava, ma devo lavorare’
Si grattò la testa dispiaciuto. Izumi guardò allietata la sua amica toccandosi maliziosamente i suoi capelli neri mossi.
‘Io conosco qualcuno che potrebbe andarci’
Appena Nami capì che i due sguardi erano puntati su di lei negò velocemente muovendo la sua testa.
‘N-non credo che sarebbe una buona idea’
‘Vuoi dire che non ti piacerebbe andare a casa di Ota-san?’
Odiò quei occhi a mandorla che mostravano divertimento dalle sue iridi marroni, indugiò cercando di trovar una buona sentenza.
‘Lo sapevo! Nami-chan poi raccontami tutto va bene?’
##
Era davanti a quella casa da una decina di minuti, leggeva continuamente quella targa.
‘F-famiglia Ota. Devo solo entrare e vedere le sue condizioni’
Strinse in mano i compiti che doveva dare a Yuki, voleva in qualche modo aiutarlo.
Accarezzò la porta, perché aveva così timore di bussare? Sentiva la gola secca e il petto stringersi sempre di più e pesare, era più stancante di quanto mai avesse immaginato. Respiro e ispirò affannosamente sistemandosi il maglioncino beige.
‘E se sta in vacanza? Probabilmente sta bene’
Sorrise grattandosi la testa.
‘D-devo solo’
Picchiettò quasi silenziosamente la porta, deglutì rumorosamente appena sentì i passi sempre più vicini.
‘Che cavolo ci fai qui Tanaka?’
Era la sua fine.
Le sue guance arrossirono, non aveva la forza neanche di tirar fuori una singola sillaba. Indossava una felpa sgualcita di un grigio cielo, i suoi capelli erano disordinati e arruffati i suoi occhi azzurri erano stanchi e gonfi.
‘S-sono venuta per vedere come stavi’
Il ragazzo si sentì gonfiare il petto avendo quella vista sulla soia dell’entrata, notava l’imbarazzo di Nami eppure lui si sentiva ancora più a disagio. Il suo cuore scalpitava e pompava sangue bollente. Il suo viso divenne ancora più rosso.
‘O-ok se vuoi entra’
‘E-ero..Eravamo preoccupati per te’
Giocò nervosamente con le dita seguendo timidamente Yuki. Il malato camminava cercando di nascondere il suo gracile stato, odiava quel lato, odiava se stesso, detestava essere fragile davanti alle persone che amava.
‘Sto bene’
La loro conversione si bloccò in un silenzio imbarazzante.
‘E-ecco questi sono g-gli appunti che ho scritto in questi due giorni’
Gli porse i fogli guadagnando lo sguardo sbalordito del ragazzo. Lei aveva fatto tutto questo per lui? Arrossì salendo le scale.
‘Vieni a posarli nella mia camera’
Per Nami avere una normale comunicazione era più difficile del previsto. Sentiva la gola seccarsi ad ogni minuto passante, perché aveva avuto l’idea di venire lì? Dopotutto lui stava bene giusto?
‘O-ok’
Giunsero davanti alla porta, Yuki sembrò vergognoso toccò la maniglia tenendo lo sguardo basso, le sue guance era rosee, si coprì le labbra prima di rivolgersi a lei.
‘Senti non ho avuto tempo di sistemare, quindi guarda e sta zitta’
Quello strano ordine fece ridere la ragazza che acconsentì divertita.
‘Va bene!’
Entrarono dentro la sua stanza, quella camera era semplice, un letto per dormire una scrivania. Le pareti erano vuote e bianche. Non era una ambiente tipico di Yuki, almeno come aveva sempre creduto. Al centro della stanza era presente un piccolo tavolo sopra un tappeto blu. La sua cartella era posata accanto a uno scaffale. La prima cosa che fece Nami era raggiungere quei libri messi in ordine, non aveva mai visto una stanza così povera e sola. Probabilmente anche lui sentiva quell’emozione eppure non lasciava trasparire neanche un briciolo di tristezza. Sorrise osservando i vari manga, non erano in fondo, così tanto diversi e lontani.
‘Ehi! Non toccare sono dei manga vecchi e unici’
Appena li afferrò dalle sue mani lei rise contenta.
‘Almeno non sono l’unica che si chiude in stanza a leggere manga’
Quell’uscita aveva messo a disagio Yuki, si grattò la testa posandoli.
‘Sei venuta qui solo per darmi gli appunti?’
Sperò vivamente che la risposta non fosse un semplice si. Anche se lui si era ripromesso di starle lontano, la sua vicinanza era così vitale  senza neanche accorgersi di nulla. Nami giocò con la gonna, cosa doveva dirgli?
‘ E-ecco volevamo tutti sapere come stavi’
‘Tutti chi?’
Posò le mani sui suoi fianchi larghi osservando lo sguardo sbigottito del ragazzo.
‘Io, Izumi e Satoshi’
Yuki rimase entusiasta per quella risposta, era davvero importante per qualcuno?
‘Che pensavi? Che se fossi mancato io non sarei venuta a romperti le scatole ?’
Risero in sintonia, lui aveva il petto pieno d’aria procurata dall’amore che trasmetteva quella ragazza eppure non osava avvicinarsi a lei, quella distanza, quella fortezza che li divideva era sempre costante rendendo il cuore della ragazza sempre più demoralizzato.
‘Non c’è bisogno da preoccuparsi. Grazie per gli appunti anche se non capirò niente per la tua terribile scrittura’
Nami gli diede scherzosamente un pugno delicato sulla spalla.
‘Ehi! Porta più rispetto scemo’
‘wow che bulla’
Yuki rise guardando la strana espressione che esibiva la sua presunta amica. Ad un tratto sentì un dolore acuto proveniente dalle tempie, digrignò i denti poggiando le sue ginocchia per terra. Il batticuore della ragazza rallentò speditamente.
‘Ota-san stai bene?’
Cinse fra le sue braccia il suo petto muscoloso e pallido, facendolo sdraiare.
‘S-sei b-bollente’
Accarezzò la sua fronte, il suo viso era pallido e scottava, scostò la sua frangia bruna.
‘Mi hai mentito idiota, stai malissimo!’
Perché aveva resistito per tutto quel tempo? Detestò se stessa per non aver dubitato nemmeno per un secondo che quel sorriso era una banale finzione.
‘Vado a sciacquare questa pezza’
Corse in bagno passando quello strofinaccio sotto l’acqua gelida. Aveva il cuore che vampava per l’ansia, non era mai stata in grado di gestire quel tipo di situazioni. Tendeva sempre a esagerare.
‘E-ecco dovrebbe abbassare la febbre’
Poggiò sulla zona interessata il panno freddo, Yuki sorrise appagato da quello stato.
‘C-che bello’
I suoi occhi azzurri erano sempre più spenti, quel colore accesso si stava pian piano camuffando in un grigio tenue.
‘Cosa vuoi che faccia per te?’
Afferrò debolmente le sue dita, le strinse con disperazione.
‘Le tue mani’
Le poggiò sulle sue guance calde. Nami arrossì confusa da quello strano atteggiamento, sembrava così diverso e così stravagante.
‘Le amo, sono così fredde’
Il suo calore riscaldò ogni minima parte del corpo della ragazza, perché non riusciva a staccarsi da lui?
‘S-stai delirando è m-meglio che prenda qualche medicina’
Si alzò ma la stretta di Yuki bloccava qualunque movimento che provava a fare, eppure quella presa era così delicata e debole.
‘N-non andartene resta con me’
Stava farneticando e lei ne era del tutto consapevole, tuttavia si sedette accanto a quel letto accarezzando il suo viso rovente. Si sentiva felice, non comprendeva il sentimento incerto che sbocciava dal suo cuore che batteva così veloce, però credeva che se si sarebbe staccata da quella mano lui sarebbe crollato. In fin dei conti Nami voleva solo stare accanto a Yuki, non chiedeva altro che quello.
‘Dove sono i tuoi genitori?’
Mormorò qualcosa prima di risponderle, non aveva compreso il suo labiale fiacco.
‘S-sono in viaggio per lavoro’
‘E sei da solo?’
Annuì chiudendo gli occhi.
‘Da quanto?’
Fece un ghigno sofferente stringendo le sue dita affusolate.
‘D-da un bel po’
Il tono della sua voce era bassa e rauca, percepiva una tristezza e una delusione in quelle parole, era stato sempre da solo? Per quanto? E lei non si era mai accorta di nulla? Questo ragazzo soffriva davvero di solitudine.
‘Y-yuki’
Appena lo chiamò per nome, Il ragazzo subì una folata di vento fresco, non si era mai reso conto di quanto potesse essere rinfrescante e soddisfacente farsi chiamare dalla persone che amavi.
‘C-Ci siamo trasferiti qui per causa mia, perché a Tokyo c’è un buon ospedale per i ragazzi come me’
Quando udì quella risposta in ritardo sorrise tra se, stava aprendo il suo cuore anche se era l’effetto della febbre, lei era esaltata da quell’informazione.
‘Ecco perché sono in viaggio.. Non hanno abbandonato mai il loro lavoro?’
Lui scostò la testa, tenendo il suo sguardo chiuso.
‘Gli serve per pagare le mie stupide cure’
‘Non chiamarle stupide’
Poggiò il suo braccio libero sui suoi occhi, mantenendo sempre la sua mano destra avvinghiata alle dita affusolate di Nami.
‘Sono solo un peso per i miei genitori’
‘Non dire queste cose, loro ti amano’
Appena vide delle lacrime cadere dai suoi occhi capì che quelle parole erano i veri pensieri di quel ragazzo tanto misterioso.
‘Era meglio senza di me. Sono inutile’
Sorrise accarezzando la fronte, ogni insultò che si procurava era un colpo sia a Nami che a se stesso. Si odiava così tanto e lei non poteva fare niente per fargli cambiare idea.
‘Non sei inutile sciocco e comunque so cosa provi, non riesci a fa nulla mentre i tuoi genitori fanno tutto per te’
Poggiò la testa sul letto sospirando mentre Yuki si stupì di quelle parole, come faceva a comprendere ogni parte di se stesso?
Alzò il viso contemplando il profilo angelico.
‘Non odiare te stesso solo perché ti senti diverso’
‘Sono diverso’
Sfiorò delicatamente e impulsivamente con le sue labbra a cuore la parte bagnata del suo viso mentre le sue lacrime precipitavano. I loro visi erano così vicini, Nami sapeva che lui l’avrebbe respinta letteralmente.
‘Solo se sei diverso puoi cambiare il mondo che ti circonda’
Quella frase tanto assurda ma nel contempo stravolgente, e quella bocca che aveva appena toccato il suo viso resero il suo corpo tremante. Sentiva il suo cuore scalpitare e pompare sangue sempre più rovente. I suoi occhi marroni erano magnetici, ansimò cercando in tutti modi di trattenersi. Anche se sentiva il suo corpo debole percepiva una forza sovrumana, era giusto restare ancora accanto a lei? Era il momento adatto per aprire quella profonda cicatrice e affidargli il suo cuore? Rimuginò su tutto quello che era successo e il timore lo travolse, se fosse successo di nuovo? Se lei lo avrebbe rifatto di nuovo? Non poteva permettersi altre illusione non in quello stato. D’un tratto quell’espressione di totale quiete svanì fuggendo nella paura che creava la sua mente, distrutta e lacerata.
‘F-fai un favore per me’
Nami sorrise annuendo.
‘Vattene e non farti più vedere’
‘C-cosa?’
Per Yuki rivolgerle in quel modo era così duro. Si staccò da lui appena lasciò la presa i due ragazzi si sentirono persi, Perché due corpi così lontani avevano due cuori che si rincorrevano costantemente e incessantemente?
‘Non mi serve la tua insulsa pietà, me la sono cavata benissimo per sei anni sai?’
Quelle parole colpivano il punto più traballante del suo cuore, strizzò le palpebre per resistere, cos’era successo?
‘M-Ma cosa ti ho fatto di m-male?’
Quella domanda aveva turbato il ragazzo, si voltò per fissare lo sguardo distrutto di Nami, non riusciva a trovare una risposta adatta. Quel silenzio era stata una lezione per lei, si girò uscendo dalla stanza non voleva lasciarlo in quello stato, però sentiva le lacrime cadere e scavare nei più profondi abissi del suo petto.
##
‘Non puoi lasciarlo in quello stato!’
Non erano passate neanche ventiquattro estenuanti ore da quel giorno. Nami aveva raccontato solo l’ultima parte della conversazione che aveva avuto con Yuki.
‘Cosa devo fare? Lui mi odia’
Sbuffò uscendo insieme dalla scuola.
‘Devi capire la causa, solo così capirai.. alla fine si comporta così per qualche motivo non credi?’
Aveva ragione e detestava quando era così. Doveva per forza andare a trovarlo eppure lei aveva paura. Non era nessuno per vedere le sue condizioni, giusto?
‘Devi assisterlo mi hai detto che non sono presenti neanche i genitori e se si sente male?’
Nami acconsentì contrariata.
‘Poi senza di lui come facciamo a continuare il club di cucina? Io ho comprato gli ingredienti ma non dobbiamo allenarci con quelle gare?’
Sospirò, senza quel ragazzo non potevano fare un piatto decente. Doveva curarlo e la prima cosa da fare era chiamare un dottore.
‘Ok. Allora io vado, ci sentiamo stasera va bene?’
Izumi le sorrise contenta salutandola con un cenno.
‘Raccontami tutto Nami-chan’
Ridacchiò vedendo la sagoma traballante dell’amica, si reputava una stupida senza un briciolo di orgoglio, però nel suo petto sentiva un qualcosa, il quale la costringeva a raggiungere quel ragazzo. Anche se le sue gambe si fermavano ogni dieci metri, nei suoi passi si nascondeva un’energia stimolata dal suo cuore e per questo detestava se stessa. Perché amare una persona in modo incondizionato? Borbottò appena si trovò davanti quella casa.
Avanzò dubbiosa sulla scelta che stava per favore.
‘Mi chiameranno masochista da oggi in poi’
Bussò fortemente, deglutendo quando sentì una voce maschile.
‘Ancora tu tanaka-san?’
Respirò pesantemente e profondamente spingendolo delicatamente ed entrando in casa.
‘Stai male e hai bisogno di qualcuno che ti sta accanto’
Yuki si sentì stringere l’addome sentendo quella frase, sghignazzò osservando l’inchino di Nami.
‘Cos’hai da ridere tanto? Ieri hai delirato come un matto’
Si ricordava ogni parola e soprattutto quel bacio che gli aveva dato, arrossì rimuginando su quell’accaduto.
‘S-senti attentamente. Io sto bene non mi servi tu’
Si sentì morire appena udì quelle parole però non si lasciò abbindolare dal suo crudele pensiero, anche se la sua autostima venne calpestata e gettata nel secchio.
‘Ota-san io verrò ogni giorno per controllare le tue condizioni’
Yuki seguì seccato la ragazza capendo che lei non avrebbe mai mollato la presa, si dimostrò infastidito eppure quel comportamento fece germogliare un calore nel petto. Si sentì appagato e contento per quella presenza.
‘Non cambierai idea vero?’
Lei scostò la testa ridendo. Lo fece sdraiare accarezzandogli la fronte.
‘Sei abbastanza caldo, se si alza la temperatura sono costretta a chiamare un dottore’
Corse in bagno prendendo una bacinella. La riempì d’acqua e la poggiò accanto al letto.
‘S-senti Tanaka, sul comodino c’è un biglietto’
Lesse quel cartoncino.
‘E’ il numero del mio dottore copialo sul tuo cellulare’
Lei annuì entusiasta della sua forzata collaborazione.
‘Ti do anche il mio numero, così se ti senti male chiamami senza farti mille problemi ok?’
Quel sorriso fece innervosire il ragazzo, chiuse gli occhi mostrando noncuranza del suo dolce interesse, Nami si sentì un peso ma non si lasciò schiacciare da quella freddezza. Pur essendo così bollente il suo cuore era gelido , dopotutto anche il suo nome significava neve. Yuki cercò in tutti modi di non farsi incantare da quei occhi così grandi e pieni d’amore, perché stava facendo tutto questo per lui? Perfino lui non andava matto per se stesso.
‘V-va bene’
Il suo tono era distaccato, con la coda dell’occhio il malato osservò curioso la ragazza che scriveva su quel foglietto bianco. Glielo porse mostrando un ghigno cordiale.
‘Io ho il cellulare sempre accanto quindi non farti scrupoli e contattami’
Si alzò sistemandosi la gonna.
‘Ti vado a fare una bella zuppa calda’
Toccò la vecchia maniglia.
‘T-tanaka-san’
Lei si voltò aspettando un ordine.
‘Mettici tanta carne’
Ridacchiò sentendo quella richiesta, lei annuì contenta scendendo le scale.
‘Certo!’
Prese tutti gli ingredienti e iniziò a preparare un piatto che sarebbe piaciuto a quel ragazzo, non aveva mai preparato un pasto caldo per qualcuno, certo il bento che mangiava quasi ogni giorno insieme a Izumi il quale lo preparava sempre con gran piacere, ma quello era un altro conto. In ogni gesto che faceva sentiva l’ansia e la preoccupazione del suo consenso. Quando finì si pulì le mani e le pentole sporche. Il grembiule era leggermente macchiato, sorrise soddisfatta vedendo il suo piccolo capolavoro.
‘Sto arrivando Ota-san!’
Salì le scale facendo attenzione  a non cadere. Scostò la porta usando la sua gamba destra.
‘Ecco qua’
Yuki si voltò, i suoi occhi erano socchiusi ma quel grigio fece rabbrividire la ragazza, lo sguardo puntato su di lei  fece fremere il suo corpo.
‘M-mio padre me la cucinava sempre quando stavo male’
Non sapeva neanche il motivo di quell’uscita, perché riferirgli una cosa tanto intima? Lei ancora non aveva superato quel dolore eppure glielo aveva detto senza accorgersi del muro che racchiudeva il suo cuore, che aveva incessantemente costruito in quei sei anni.
Il ragazzo non sorrise però rimase contento delle parole che gli aveva detto Nami, sapeva che stava tenendo tutto dentro e lui voleva in qualche modo aiutarla, e il primo passo era buttare tutto fuori in qualunque momento e in qualunque modo.
‘T-tieni’
Gli porse la ciotola con della carne.
‘H-hai messo tantissima c-carne’
Lei s’inginocchiò davanti al bordo del letto sorridendo.
‘Hai detto che la dovevo mettere t-tanta’
Gli occhi del malato s’illuminarono.
‘Grande!’
La ragazza aveva il cuore che saliva sempre di più, osservando quel ragazzo che assaggiava la sua cucina, le procurava una strana emozione.
‘A-allora com’è?’
‘Normale’
Un masso distrusse il suo orgoglio, aggrottò la fronte bofonchiando.
‘Senti mangia e sta zitto’
Incrociò le braccia fulminandolo.
‘La ragazza è permalosa è? Ho solo detto la verità’
‘Quanto sei fastidioso Ota-san anche quando stai male’
Yuki sorrise mostrando un sogghigno compiaciuto.
‘Lo so’
Nami sospirò alzandosi.
‘Allora se ti senti male chiamami io vado a fare i compiti va bene?’
‘Va bene’
Anche se l’aveva appena trattata con impassibilità lei mostrava un sorrise così delicato e gentile. Appena sentì la porta chiudersi sospirò, non voleva rimanere da solo, anche se quella ragazza abitava così vicino la sentiva così distante. Non voleva che il suo cuore veniva colmato da quella presenza costante eppure percepiva che il suo amore stava sempre più crescendo, era sempre stato innamorato di lei. Pure se aveva provato a dimenticarla una piccola parte del suo cuore lo conduceva a Nami, si sentiva così frustato per questo, finì la zuppa posandola sul comodino.
‘Questa zuppa è davvero buona’
Ridacchiò osservando quel cartellino, era il numero di Nami. Prese il telefono e lo memorizzò.
‘Può sempre servire’
Adesso, in quel preciso istante capì che probabilmente l’incontro che aveva fatto due settimane prima non era stata una punizione divina ma era il destino che lo aveva diretto da lei. Forse amarla non era una cattiva idea.
##
‘Tu che vorresti fare da grande Tanaka-san?’
Erano tre giorni che Nami passava a controllare le condizioni di Yuki.
‘L’infermiera’
Aveva appena sistemato la sua camera, in quel momento stava scrivendo sul libro.
‘Davvero?’
Lei annuì sfogliando alcune pagine.
‘Con la classe abbiamo fatto il periodo Sengoku, la battaglia di Anegawa’
Fissò il soffitto sospirando.
‘La studierò prima degli esami’
Le condizioni del ragazzo non erano migliorate e quindi Nami fu costretta a restare tutti pomeriggi nella sua casa dato che il suo corpo era sempre più debole.
‘Ma come fai ad essere così calmo?’
‘Che vuoi dire?’
Mentre lei cercava di parlargli Yuki teneva gli occhi chiusi.
‘Non sei preoccupato per gli esami di metà quadrimestre?’
Lui scostò la testa sospirando.
‘Me la cavo abbastanza bene’
Scrisse qualche kenji osservando con la coda dell’occhio il malato inerte sul letto.
‘T’invidio così tanto’
Si grattò la testa cercando di memorizzare quell’odiosa materia chiamata storia, poggiò violentemente la sua testa sulla scrivania urlando.
‘Che orribile stress cavolo!’
Appena sentì sghignazzare si voltò carbonizzandolo  con quello sguardo caldo e soffocante.
‘Se vuoi ti aiuto’
‘Non preoc-‘
Ormai era troppo tardi per fermarlo, il suo viso era già accanto al suo, prese debolmente una sedia sedendosi accanto a lei.
‘Devi sottolineare le cose importanti e tralasciare le informazioni stupide’
La principiante studiosa borbottò seccata.
‘So come si studia signor Ota-san’
Giocò attentamente con le ciocche nere che cadevano pigramente sulla sua fronte e Nami ansimò immortalando quella visione tanto adorabile. Sorrise fissandolo.
‘Allora perché hai evidenziato il nome del generale? Non glie ne frega a nessuno scema!’
Appena sentì lo sguardo mirato su di lui arrossì provando in tutti modi di nascondere il suo continuo e odioso imbarazzo. Lui non era così con le ragazze allora perché quel viso così vicino lo mandava in una confusione madornale? Le diede uno schiaffo scherzosamente per farla smettere.
‘Pensavo che fosse importante’
Si toccò la parte dolorante sulla nuca, esibendo un ghigno sofferente mentre Yuki ridacchiava divertito.
‘Idiota’
Sentì tossire la ragazza si voltò preoccupata.
‘Non devi sforzarti’
Afferrò il suo braccio poggiandolo intorno alle sue spalle.
‘Ce la faccio pure da solo’
‘V-voglio aiutarti’
Lui si staccò orgogliosamente mettendosi davanti a lei, il suo sguardo era serio.
‘Tu sei qui perché ti faccio pena? Oppure perché vuoi fare esperienza da infermiera?’
Nami serrò i pugni seccata.
‘Nessuno dei due’
Il ragazzo tossì bruscamente e lei lo aiutò e sedersi.
‘Devi dire la verità,  vuoi qualcosa in cambio?’
Era disgustata da quelle domande. Lei non era così tanto meschina, non aveva mai avuto dei secondi fini anzi, non si era mai accorta in quei giorni che lui pensasse queste cose sul suo conto.
‘S-sei un deficiente! Io voglio solo che tu guarisca! Voglio aiutarti!’
Sentiva che la sua pazienza si stava sgretolando. Non voleva crollare dopotutto le aveva domandato delle cose però era delusa. Così tremendamente, faceva davvero quest’impressione? Appariva davvero così miserabile? Yuki la fissò sbigottito, quelle parole che diceva con affetto e rabbia erano vere, abbassò lo sguardo appena sentì un aria di calore travolgerlo e riscaldarlo. Non aveva neanche le forze per scusarsi, chiuse i pugni odiando se stesso. Perché le aveva chiesto quelle cose? Lui non voleva continuare a ferirla ma non riusciva a fidarsi di lei, odiò se stesso quando Nami se ne andò riferendogli che sarebbe restata  a casa e sarebbe ritornata solo quando lui sarebbe diventato come prima. Digrignò i denti infuriato appena udì la porta sbattere ferocemente.
‘Ma cosa sto combinando?’
Si mise una mano sul viso sospirando afflitto, era schiavo della sua stupida e tenebrosa impulsività.
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Era la cosa giusta lasciarlo da solo in quelle condizioni? Era da due giorni che non si faceva sentire. Si sentì così cattiva per quello che era successo, perché era così orgogliosa? Perché si ostinava ad essere così? Aveva fissato il cognome Ota su quella nuova targhetta centinaia di volte. Più volte la leggeva, più la voglia di raggiungerlo sbocciava appassionato nel suo cuore. Strinse la cartella angosciata appena suonò la campanella della terza ora. Osservando quel banco vuoto dinanzi a lei provava un’emozione strana e sgradevole, percepiva una mancanza in quelle giornate lunghe e noiose. Ringraziò il cielo per la presenza della sua amica Izumi e di Satoshi, loro le stavano accanto con un affetto e con un amore enorme eppure qualcosa in quei giorni era stato omesso, cos’era questo asfissiante fardello incastonato nel petto? Toccò quella parte dolorante respirando faticosamente. Quella sensazione era a dir poco terribile ed estenuante.
‘Nami-chan oggi vai da Ota-san?’
Sbuffò dubbiosa guardando il soffitto.
‘Non lo so, quel ragazzo mi detesta’
Giocò con i suoi capelli castani prima di rivolgere il suo sguardo a Izumi.
‘Si voleva dimostrare forte e tu lo sai’
Incrociò le braccia accavallando le gambe, era sicura di ciò che stava dicendo.
‘E che dovrei fare? Andare lì e disturbarlo?’
‘Se vuoi farlo innamorare di te si!’
Quelle parole fecero arrossire Nami, scostò il viso esibendo dei gesti con le mani imbarazzata.
‘C-cosa stai dicendo?’
La sua voce era tremante tossì svariate volte prima di ripristinare il  tono identico a quello precedente.
‘Sto dicendo ciò che penso, se lo ami devi stargli accanto’
Strinse fra le sue dita la gonna della divisa scolastica, aveva ragione. Sentiva i suoi occhi a pochi istanti dall’inondazione. Lei lo amava?
‘N-non so cosa fare’
Si coprì il viso per non mostrare la sua espressione amareggiata. Non sapeva cosa fare e cosa provava. Delle sensazioni contrastanti sorgevano in lei procurandole delle emozioni stravolgenti, per Nami era la prima volta che non aveva qualcosa sotto controllo.
‘Non seguire la tua mente ma il tuo cuore, tutti film d’amore dicono questo’
Rise guardando i suoi occhi a mandorla intensi.
‘Ehi ragazze’
Satoshi entrò preoccupato, il suo sguardo trasmise ansia alle due compagne.
‘Avete sentito Yuki? Non risponde a casa’
Appena sentì quella voce si alzò afflitta.
‘Lo hai chiamato al cellulare?’
Il ragazzo fissò il pavimento serrando i pugni.
‘Squilla ma non risponde’
Controllò l’orario.
‘E’ mezzogiorno meno dieci’
Non capivano l’uscita di Nami, avrebbe saltato la pausa pranzo e gli avrebbe dato solo un’occhiata. Una piccola e breve occhiata.
‘N-non so cosa fare, Tanaka-chan, Ikeda-chan, cosa facciamo?’
Le due amiche si fissarono incerte, un rumore assordante le spaventarono.
‘E’-E’ arrivato un messaggio’
Prese atterrita l’iphone leggendo il messaggio.
  • Vieni subito e chiama un dottore.
                                                                   Yuki Ota-
Quelle parole fecero congelare le mani della ragazza, la quale fece cadere il telefono sbigottita. Si toccò le labbra spalancando i suoi occhi.
‘D-devo andare’
Si alzò faticosamente.
‘P-perché?’
‘Yuki è-è in pericolo’
Afferrò la cartella e la maglia sbrigativamente e uscì correndo dalla classe. Non curandosi di nessuno scavalcò il cancello della scuola percorrendo la strada di casa. Correva correva, lei non era brava in questo tipo di attività ma la paura aveva fiorito in lei l’adrenalina. Quella forza capace di farle muovere i piedi ritmicamente e velocemente senza mai fermarsi. La pioggia cadeva sulla sua pelle, bagnando ogni parte scoperta, doveva essere felice eppure non era mai stata così terrorizzata. Arrivò sudata ed esausta davanti a quella casa. Aprì la porta urlando il suo nome.
‘Yuki!’
La sua voce non era mai stata così vacillante. Il suo corpo traballava a quella vista, sentì le ginocchia pesanti vedendo quel corpo inerte sul pavimento.
‘Y-Yuki-chan!’
Giuse davanti a lui prendendo il suo viso e poggiandolo sulle sue gambe. Gli occhi di Yuki erano spenti, la sua pelle era candida, quel bianco era così chiaro da trasmettere il gelo più grande.
‘T-Tanaka’
Un senso di sollievo le apparse sul volto, era cosciente.
‘C-chiamo l’ambulanza’
Afferrò il telefono di casa, il suo lo aveva lasciato incustodito sul pavimento della classe, ma in quel momento non era la cosa più importante.
‘N-Non chiamare nessuno’
Toccò le mani della ragazza stringendole fortemente. Il calore che emanava scottava il corpo di Nami.
‘Cosa dici? Stai malissimo sei peggiorato’
‘I-i miei genitori non sanno che sono in questo stato’
Le sue labbra a cuore si socchiusero. Aveva subito questo dolore in silenzio? E lei lo aveva abbandonato pur sapendo le sue terribile e fragili condizioni, si sentì una tale egoista.
‘D-devo chiamare l’ambulanza, perdonami Yuki’
La sua vista  stava diventando sempre più offuscata, ispirò e respirò pesantemente, le sue dita fremevano ad ogni secondo passante.
Aspettò con ansia una voce salvatrice.
‘Pronto ospedale pubblico di Tokyo’
‘Pronto mi trovo a  2-40-5 ‪Komagome, Toshima, mi serve un ambulanza’
Dopo aver attaccato attesero venti lunghi e terrificanti minuti. Nami non riusciva neanche a buttar giù qualche parole, mormorava tra se e se e stringendo dolcemente il corpo fragile di Yuki, cercò di abbassare quell’altissima febbre con lo straccio freddo ma tutti i suoi sforzi si dimostrarono superflui.
Appena sentì il rumore della sirena si voltò tenendo fra le sue braccia il malato. Degli infermieri lo misero sulla barella mentre le mani dei due ragazzi non azzardavano a staccarsi. Salì affannata mentre il camioncino partì a razzo.
‘V-va tutto bene’
Non riusciva ad essere lucida. Quando la mano bollente toccò le sue guance gelide, i suoi occhi si sgranarono.
‘P-perché stai piangendo?’
Congiunse le sue dita con quelle di Yuki, adesso le sentiva. Quel sapore salato e amaro, la sua pelle non era bagnata dalla pioggia ma bensì dalle sue lacrime. Aveva pianto per tutto quel tempo? La sua voce non voleva uscir fuori dalla bocca, le sue labbra, i suoi denti, e le  sue gambe tremavano. Perché stava reagendo in quel modo?
Suo padre. Ecco cos’era quell’emozione tanto grande quanto stravolgente. Stava provando ancora quel dolore di sette anni fa. Quando per la prima volta si era sentito male ed il suo eroe era svenuto davanti ai suoi ingenui occhi.
Yuki era felice di vederla. Aveva avuto timore di non essere sentito, di essere invisibile, ma quando aveva sentito quella voce tanto disperata il  battito del suo cuore era rallentato, da quel momento poteva stare calmo, perché accanto a lui c’era Nami, e lei non lo avrebbe mai abbondato. Ne era certo. Continuava a toccare il suo viso provando ad asciugare quelle lacrime e a togliere la sua espressione fulminata. Probabilmente stava capendo il motivo di quei occhi tanto sbarrati e della sua bocca socchiusa.
‘N-non piangere’
Provava dolore. Ma la parte più sofferente era il suo cuore, odiava vederla in quello stato. Disse quelle parole con impulso e con affetto, cerco di fare un sorriso dolce e cordiale però mostrò solo un ghigno forzato per cui Nami ridacchiò contenta.
‘E-ecco..brava non devi più far scendere quelle lacrime per me va bene?’
Il cuore della ragazza scalpitò mentre il suo corpo infreddolito cominciò a vampare, le sue vene erano stracolme di un amore puro e immenso. Sfiorò la sua fronte scostando prudentemente le ciocche scure che cadevano su quella parte scottante.
‘Va bene’
Aprirono le porte scortandoli. Mentre gli infermieri portavano la barella, Nami correva, non voleva separarsi da lui non in quell’istante. Le loro mani erano ancora avvinghiate, il calore veniva trasmesso direttamente a lei. Entrarono in una stanza.
‘Tra poco arriverà il dottore’
‘A-aspettate’
Prese il cartellino bianco che aveva custodito attentamente.
‘Q-questo è il numero del dottore di Yuki Ota per favore mandate lui’
La signora sorrise cordialmente prima di sparire e lasciare un silenzio in quella sala.
‘N-Nami’
Si voltò raggiungendo il suo lettino, le guance rosse del ragazzo contrastavano con l’azzurro dei suoi occhi. Osservò attentamente il suo viso ed ogni particolare, il neo sulla sua guancia destra, le sue  labbra larghe e  gonfie a cuore, il suo naso lineare, le sue ciglia lunghe e folte, amava ogni parte di quello splendido aspetto angelico.
‘D-dimmi’
La fissò divertito e confuso.
‘Sei fradicia’
Si toccò i capelli e poco dopo si accorse che aveva i vestiti bagnati.
‘Appena mi hai mandato il messaggio sono corsa fuori e non ho badato molto alla pioggia’
Si grattò la testa sorridendo. Lui rimase sbalordito da quel gesto, lei aveva abbandonato la scuola, tutto, per correre in soccorso a lui? E poteva anche essere uno stupido scherzo e lei sarebbe venuta, sempre. Sentì la sua faccia ribollire, coprì con l’avambraccio sinistro la parte più colorata.
‘S-sei una stupida’
Chiuse gli occhi nervoso. Nami bofonchiò contrariata da quell’insulto poggiando le mani sul bordo del lettino.
‘Hei porta più rispetto alla tua salvatrice’
Il suo tono era sarcastico ma per Yuki era vero. L’aveva salvato probabilmente senza il suo arrivo lui sarebbe ancora lì, su quel pavimento freddo e sudicio, solo e malato. Congiunse la sua mano destra con quella della ragazza.
‘G-grazie’
Non riusciva a guardare direttamente le sue iridi marroni. Lei sorrise con le sue guance rosee, era così sollevata in quel momento.
‘C-cosa?’
Non credeva ancora a quella parole. Lui la carbonizzò.
‘So che hai sentito Tanaka! Stai pur certa che non lo ripeterò un’altra volta’
Sghignazzò entusiasta.
‘Sono contenta che ho  fatto in tempo, sono così tranquilla adesso!’
Il petto del corpo sdraiato sul lettino si gonfiò d’amore. Era quel sorriso, quell’atteggiamento, quella bellezza celestiale che lo avevano fatto innamorare di lei.
‘M-ma perché non hai detto niente ai tuoi genitori? Sei per caso un’incosciente?’
Lo guardò severa tenendo sempre la mano sotto la sua, sentire quel calore la teneva incollata al pavimento.
‘Non volevo farli preoccupare, loro stanno sgobbando per me per pagare le mie cure’
Comprendeva perfettamente il comportamento irrazionale e immaturo di Yuki, anche lei avrebbe fatto la stessa identica cosa. Abbassò lo sguardo.
‘Ti capisco, anche io mi sarei comportata come te’
Gli occhi color cielo si spalancarono mostrando la porta per il paradiso di Nami.
‘Devi capire che loro lo fanno solo perché ti amano. Ma tu non faresti tutto per la persone che ami?’
Socchiuse le labbra mentre lei si rese conto che con quella domanda era andata troppo in là. Si staccò imbarazzata.
‘Q-quando arriva questo dottore? Mamma mia tutto questo tempo’
Yuki la fissava contemplando quella visione. Lui avrebbe fatto tutto per lei anche se cercava in tutti modi di allontanarla, ciò che provava era troppo grande per essere rinchiuso nel suo cuore, lei era stata la sua prima speranza e il suo primo sogno.
‘N-nami devo dirti una cosa’
Era pronto per raccontarle ciò che lo tormentava tanto, doveva dirglielo per sapere e per poterla amare liberamente senza problemi.
‘C-cosa?‘
Aveva la gola secca, deglutì sentendo la saliva che raschiava violentemente la trachea.
‘E-eccomi signorino Yuki Ota’
Il dottore entrò mostrando un espressione d’amico, salutò il ragazzo  chinandosi leggermente.
‘Salve’
Yuki sorrise sfoggiando tutti i suoi denti bianchi.
‘Allora mi hanno detto che questa ragazza ha chiamato l’ospedale disperata e ti è stata tutto il tempo accanto è per caso la tua ragazza?’
Nami arrossì, non si era mai sentita così in imbarazzo in tutta la sua vita.
‘N-no, sono una sua a-amica’
Era strano pure dire quella parole. Yuki esitò quando il dottore gli aveva chiesto quell’informazione. La fissò mentre rideva gentilmente con il signore dal camicie bianco, osservò da spettatore quel sorriso e quei occhi che potevano illuminare le notti più buie. Serrò i pugni sentendo una spina scagliare il suo cuore, in quel mondo, lui la temeva più di tutto.. e in quel mondo desiderava lei più di qualunque altra cosa. Era sbagliato avere questa brama? Sospirò rumorosamente per essere al centro della loro attenzione.
‘Lei la mia ragazza? Neanche per idea’
Incrociò le braccia in modo orgoglioso che fece irritare la ragazza.
‘Ehi! Portarmi rispetto idiota’
Il terzo incomodo ridacchiò per quella situazione.
‘Scusami signorina, devo parlare con questo terribile giovanotto’
I suoi occhi a mandorla esprimevano diligenza e amore nel proprio lavoro che fece indietreggiare intimorita Nami.
‘C-Certo’
Si chinò curiosa della loro futura conversazione. Appena se ne andò il dottore lo fissò serio.
‘Ho avvisato i tuoi genitori’
‘Cosa ha fatto?’
Si alzò debolmente e rabbiosamente, loro non dovevano sapere dell’accaduto, non le persone che si preoccupavano più di tutti.
‘Devono sapere che ti sei sentito male, la febbre arrivava ai 40° gradi ti rendi conto? Senza delle medicine adatte potevi collassare’
Lui comprendeva il suo stato, ed era per questo che odiava se stesso.
‘E poi ho saputo che sei  entrato al club di nuoto, devi smettere per qualche tempo’
‘Non voglio smettere’
Serrò i pugni abbattuto, tutti i suoi sforzi per essere uguale agli altri erano stati davvero vani? Uno spreco di tempo? Un briciolo portato via dal vento?
‘Signorino Yuki, tu sei consapevole delle tue condizioni. Non puoi fare tutto quello che ti pare, non puoi strafare mi dispiace’
Nami aveva sentito tutto, era nascosta dietro la porta bianca che divideva lei e il ragazzo sofferente.
‘Non può fare questo’
L’uomo robusto scrisse velocemente su un foglio e glielo porse.
‘Dovrà restare tutta la notte qui, ecco le medicine che dovrai prendere. Questo è per il tuo bene’
Era stufo di quelle parole, era stufo di essere così, di aver quel corpo debole e privo di aspettative. Non poteva essere irresponsabile, non poteva correre sotto la pioggia a torso nudo, non poteva neanche nuotare. Era davvero così fragile? La rabbia s’impossessò di lui, si alzò staccandosi la flebo.
‘L-lei pensa davvero che mi sentirò meglio?’
Avanzò chiudendo i pugni mentre le sue lacrime tormentate precipitavano sulle sue guance, picchiettavano sul pavimento, riusciva a sentire il loro rumore costante e fastidioso.
‘Lei pensa davvero che tutto questo è solo per il mio bene?’
La sua voce era alta e squillante, Nami aprì la porta appena sentì un frastuono assordante, quando vide Yuki inginocchiato davanti al dottore corse da lui.
‘S-sono un rifiuto! Ho un corpo difettoso è questa la verità, vero signor Yamato?’
Quelle parole crudeli fecero sgranare gli occhi sia a lei che al signore dal camicie bianco.
‘O-ota-k-kun’
Si accorse dopo della presenza della ragazza, si vergognò di se stesso appena sentì le sue dita affusolate accarezzare la sua schiena china, digrignò i denti in quel momento si sentiva un dannato miserabile.
‘Tanaka-san, tu vattene non mi servi più’
Sapeva di essere crudele nei suoi confronti, comprendeva il suo inspiegabile comportamento però non voleva che lei vedesse il suo lato più disperato e insicuro. Era un terribile sbaglio. Era quello che aveva sempre pensato e Nami non si rendeva conto di quanto Yuki potesse odiare se stesso.
‘P-perché ti comporti in questo modo?’
Lei non aveva alcuna intenzione di lasciarlo, non voleva commettere lo stesso sbaglio che aveva fatto giorni fa.
‘A te che ti può importare? Non siamo neanche amici, tu non mi puoi capire quindi vattene’
Si alzò furiosa serrando i pugni.
‘S-sei uno stupido’
Lui alzò il viso ridendo sarcasticamente, il suo sguardo glaciale non fece altro che aumentare la rabbia  e la delusione che provava Nami. In quel preciso istante alzò il braccio dandogli uno schiaffo, il tumulto che provocò il suo palmo sulla sua guancia risuonò nella stanza, il dottore fissava con Yuki il gesto della ragazza impavido.
‘Potevi morire! Invece di ringraziare il cielo di stare bene, tu ti maltratti solo con le tue infantili parole! Hai ragione non sei perfetto ma chi lo è?’
Le sue lacrime cadevano lacerando il sorriso che aveva esibito dieci minuti fa.
‘Non potrai nuotare solo per pochi giorni massimo settimane’
La cosa che più la distruggeva era l’odio che provava il ragazzo. Com’era finito a disprezzarsi così tanto? Voleva aiutare la persona che amava anche senza la sua approvazione lei sarebbe riuscita nel suo intento. Si inginocchiò davanti a lui sorridendo.
‘Mi scusi dottore può andare un attimo via? Mi scusi’
L’uomo si chinò e cortesemente se ne andò accostando la porta. Nami giocò con la sua gonna cercando di fissare i suoi occhi distrutti.
‘S-senti Ota-kun.. No Ota-san scusami. So che vuol dire sentirsi inutile e diversi, anche mio padre lo era’
Era consapevole di aprire la sua cicatrice più grande ma non tentennò al riguardo. Lei lo avrebbe confortato anche se quella a soffrire fosse se stessa. Toccò il suo petto e sospirò prima di continuare. Yuki socchiuse la bocca stupito delle sue parole continuando ad osservare ogni gesto.
‘Lui è stato sempre male.. Ma anche se era diverso beh.. H-ha sempre mantenuto la sua incredibile personalità’
Quelle frasi erano più dolorose di quanto pensasse, meditando su quei ricordi tanto belli quanto spiacevoli  la rendevano sconvolta e vulnerabile. Strinse il suo maglioncino beige respirando pesantemente. Lui dopo quello sguardo e quel gesto capì finalmente l’infinito dolore che poteva provare in quel momento.
‘I-io lo amavo, a-anche se stava male, e-era diverso, p-per q-questo e-era il mio e-eroe’
La sua voce tremante fece sbarrare le sue palpebre mostrando l’azzurro ghiacciato.
‘N-noi ti amiamo anche per i tuoi difetti Ota-san, a-anche s-se ti odi, riuscirai a rialzarti’
Nami si accorse subito di quelle parole. Aveva appena detto la parola amare? Arrossì abbassando la testa, cosa aveva fatto? Era una stupida.
‘I-intendo i tuoi genitori e i tuoi amici!’
Si grattò la testa nervosa, si sentiva così a disagio non riusciva neanche a fissare le sue iridi lucenti. Yuki era così colmo in quel momento, per fino i suoi occhi sprizzavano lucentezza, Nami teneva davvero a lui? Dopotutto quello che era successo? Anche se lui la trattava male lei si sforzava di accettarlo e lui era così grato per questo.
‘D-dimentica tutto quello che ti ho detto!’
Poggiò rigidamente i suoi palmi sul pavimento strizzando gli occhi. Il ragazzo ridacchiò divertito. Appena udì la sua risata si alzò voltandosi.
‘A-adesso vado, a dopo!’
Yuki si alzò velocemente afferrando il suo polso destro, mentre il ginocchio sinistro era sul pavimento e l’altra gamba era leggermente piegata la tirò verso il suo petto. Probabilmente comportarsi in quel modo era solo altra confusione nella sua testa ma non gli importava. Quando Nami si trovò fra le sue braccia si sentì in pace, il suo calore era così appagante. Ad ogni secondo passante la stringeva sempre più fortemente e dolcemente.
‘Grazie Tanaka’
Toccò timorosamente la sua schiena, riusciva a sentire il suo respiro lento e calmo e i suoi battiti che rimbombavano quieti in ogni parte del suo corpo. Yuki profumava di vaniglia. I suoi capelli neri cadevano sul suo naso, sorrise le faceva il solletico, era una sensazione piacevole.
‘A-adesso mi devo sdraiare mi gira un po’ la t-testa’
Appena la ragazza si staccò lui sentì un peso dissolversi dal suo cuore. Un peso gradevole che riempiva il suo petto, il suo cuore di emozioni che incombevano su di lui in maniera petulante ma era stupefacente il mondo in cui si sentiva quando aveva quel peso  che si espandeva lungo la schiena, lungo le sue gambe, lungo il suo viso, lungo il suo addome.. Provava una sicurezza stringendo quella ragazza, tenendola al sicuro e al caldo. Tutto questo era così gratificante eppure lui non riusciva a dire ciò che provava davvero, ciò per cui lui era terribilmente addolorato. Sospirò frustato sdraiandosi sul lettino.
‘V-vuoi qualcosa?’
Nami era sconvolta per ciò che era accaduto, era la prima volta che stringeva una un ragazzo in vita sua ed era la prima volta che sentiva davvero che stava facendo la cosa giusta. Forse non aveva niente sotto controllo ma a lei non importava. Sarebbe andata a briglia sciolte.
‘Hei ragazzi!’
Satoshi e Izumi entrarono divertiti.
‘Come facevate a sapere che ero qui?’
 Yuki  carbonizzò la sospettata con lo sguardo.
‘E-ecco li ho chiamati io mentre tu eri con il dottore’
Giocò con i capelli castani nervosamente.
‘Erano anche loro preoccupati per te’
I tre ragazzi si riunirono al suo cospetto e qualcosa si accese in lui. Quelle tre persone erano state in pensiero per lui, non era più solo come una volta, poteva davvero fidarsi di loro? Poteva definirli amici?
‘Idiota la prossima volta ascoltaci al telefono’
Satoshi prese la testa dell’amico e la strinse fra le sue braccia raschiandola scherzosamente.
‘Ehi! Mi fai male’
‘Tu sembri stare bene, menomale’
Izumi posò sul bordo del letto una grande busta di carta.
‘Dato che il mio bento non l’ho potuto mangiare con la mia cara amica, adesso ceniamo tutti insieme’
‘C-ceniamo?’
Yuki si alzò sedendosi per bene sotto le coperte bianche e calde dell’ospedale.
‘Sono le otto, non avete visto l’ora?’
La prima cosa che fece Nami era guardare il cielo. Il tempo era passato così velocemente solo per lei? La notte era così buia e oscura eppure non le metteva agitazione oppure inquietudine ma la tranquillizzava.
‘Mangiamo ragazzi?’
Presero ognuno una ciotola.
‘Il sushi e hai fatto anche il sashimi? Uh ci sono anche gli onigiri che bello!’
I grandi occhi marroni s’illuminarono, vedendo quel ben di dio si ricordò che aveva digiunato per tutto il giorno, era stata cosi stressata che non si era accorta neanche delle ore che passavano discretamente e silenziosamente.
‘Buono Izumi-chan, brava, Ota-san è buono?’
Tutti lo fissarono curiosi di una sua risposta, Yuki si sentì un po’ in soggezione, arrossì lievemente assaggiando il suo bento.
‘E’ discreto’
‘C-che significa?’
La domanda di Satoshi fece ridere le due ragazze.
‘Credo che gli sia abbastanza piaciuto’
I ragazzi presenti in quella stanza ridacchiarono e scherzarono per tutto il tempo della cena. Per la prima volta il ragazzo non si sentì diverso, era parte di un gruppo, parlarono per ore finché i due ultimi visitatori se ne andarono nelle proprie case. Rimasero solo loro due, soli in quella grande sala, c’era silenzio nell’aria. Yuki poggiò la testa sul cuscino mentre Nami continuò ad osservare il cielo notturno. Sospirò mormorando tra se e se.
‘Da piccola andavo alle isole Yaeyama con i miei genitori’
Non aveva intensione di farsi ascoltare voleva solo sfogarsi anche se stava parlando da sola a lei non importava.
‘E-era bello?’
Sentendo quel suono si voltò imbarazzata, era sveglio.
‘C-come stai?’
Accarezzò la sua fronte, era ancora bollente, il suo sguardo era poco assente probabilmente non si sarebbe ricordato di nulla.
‘C-così e così. Ma non cambiare discorso raccontami’
Il tono della voce era tremante e stanco però continuava a guardarla sforzandosi di prestarle ascolto.
‘Si bellissimo’
Si sedette accanto a lui poggiandosi sul bordo del lettino.
‘Era pieno di stelle, il problema era che non si poteva stare oltre una certa ora’
‘Che ora?’
‘Credo le due e mezza tre’
‘Del mattino?’
‘Macché! Pomeriggio’
Yuki rise contento.
‘E come facevi a vedere le stelle di giorno?’
Nami lo fissò entusiasta continuando il suo presunto prologo.
‘Le vedevo dal mio albergo, sul terrazzo stavo lì per ore a cercare le stelle cadenti’
Il ragazzo chiuse gli occhi mantenendo sempre un ghigno compiaciuto sul suo viso buffo. Si avvicinò lentamente per sfiorare le sue labbra sulla sua fronte calda.
‘N-nami’
‘C-che c’è?’
Agguantò le sue mani con i suoi occhi chiusi e le strinse dolcemente e delicatamente.
‘S-sei b-bellissima’
Le disse quelle parole bisbigliando, le sue labbra a cuore si socchiusero dopo quella frase. Le sue guance arrossirono. Sapeva che stava mentendo, probabilmente neanche era riferito a lei.
‘So che stai delirando Yuki’
Era la febbre alta che lo faceva diventare così. Sorrise poggiando la testa sulla parte del letto libero.
Le loro mani erano ancora avvinghiate quando chiuse gli occhi.
‘Buonanotte Ota-san’

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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


( Questo è il mio ottavo capitolo yee ^-^, desidero davvero che questo mio 'romanzo' vi piaccia ahahah, fatemi sapere il vostro giudizio commentando! pubblicherò il nono domenica sera, come vi avevo promessooo, Buona lettura!! )

Capitolo otto
‘Tra una settimana ci saranno gli esami di metà quadrimestre, preparatevi’
Il professore fece un ghigno compiaciuto. Appariva così soddisfatto a vedere quei ragazzi che studiavano come pazzi solo per un voto misero, e uno di questi era Nami. Era passato quasi un mese da quando Yuki si era sentito male ed era cambiato. Sbuffò sentendo la campanella suonare. Non aveva ancora ripreso il club di nuoto, e questo fece dubitare la ragazza. La causa di quel comportamento tanto passivo? Sconosciuto. Yuki non osava mostrarle neanche un frammento del suo cuore e questo per lei era così frustante. In quel momento però, la cosa fondamentale era lo studio.
‘Studieremo insieme Izumi-chan?’
Izumi guardò l’amica con aria peccaminosa.
‘S-scusami Nami-chan! Dovrò studiare con Satoshi’
Lei era l’unica speranza ma si dimostrò inarrivabile.
‘P-però.. ed io che faccio?’
Si mise le mani fra i capelli pregando il cielo di assisterla. Non voleva andare male, non a scuola. Tuttavia strinse la cartella fra le sue braccia e si avviò insieme alla sua amica.
‘Dobbiamo andare al club di cucina giusto?’
La ragazza annuì mostrando i suoi occhi marroni grandi.
‘Si, Ota-kun ci aspetta’
Entrarono ridendo dentro quella stanza. Si recavano in quel luogo ogni giorno. Nami aveva sempre odiato cucinare. Non era mai stata brava, ma l’unico vero motivo che la indulgeva a  partecipare in quel club era solo per vedere quel sorriso tanto atteso. Lei sentiva che poteva amarlo sempre di più. Sempre più appassionatamente e intensamente.
‘Ehi ragazze’
Satoshi mostrò un sorriso divertito mentre era seduto spavaldamente sul tavolo di legno al centro della grande sala.
‘E-ehi’
Izumi avanzò diretta da quel ragazzo, i suoi occhi a mandorla s’illuminarono solo a quella vista. Comprese solo in quell’istante il motivo del rifiuto. Lei era innamorata dell’amico d’infanzia dell’uomo di ghiaccio. Si capiva dalla camminata, da quello sguardo colmo d’amore e risolutezza. Nami si sentì così piccola in quel momento, la luce accecante che emanava la resero invisibile. I due ragazzi cominciarono a parlare creando un rumorio quasi piacevole.
‘Mi sto concentrando ragazzi state zitti’
Quella voce così fredda e distaccata. In quelle note però si scorgeva sempre un briciolo d’affetto anche dal sorriso che provava a nascondere. Era una spettatrice che ammirava il cuoco provetto. Yuki tagliava velocemente le verdure mentre l’acqua bolliva.
‘C-cosa stai facendo?’
Appena Nami gli chiese con un tono curioso e basso il ragazzo arrossì, però non rispose.
‘Sta provando da giorni a fare un piatto italiano, vuole farlo alle gare di luglio prima delle vacanze’
Quando Satoshi disse quelle parole Nami socchiuse la sua bocca. Una freccia plasmata d’amor proprio scagliò il suo cuore aumentando vertiginosamente il suo battito. Avanzò incredula ancora, cucina italiana? Poteva davvero essere lei la ragione di quella ardua decisione?
‘O-Ota-kun, sta dicendo la verità?’
Voleva mostrarsi calma per quell’informazione. Ma in quel momento ogni parte del suo corpo fremeva per quel gesto adorabile. Incrociò le braccia e con un’espressione saputella lo puntò. Si pulì le mani con il grembiule che gli stringeva la vita, il suo viso era rosso. Yuki non voleva mettersi in quella luce. Ma gli occhi puntati su di lui non aiutavano a farlo ragionare.
‘S-si’
Era l’unica risposta che gli venne in mente. Voleva farle assaggiare ogni tipo di piatto che non aveva mai avuto il privilegio di provare. Avrebbe cucinato di tutto per vederla sorridere.
‘C-che cosa stupenda!’
Anche lei prese uno straccio e lo legò intorno alla sua vita stretta.
‘Vuoi un’aiuto?’
Sorrise mettendo a disagio il ragazzo, non riuscì neanche a fissare i suoi occhi marroni, invece Nami era incanta da quelle iridi color ghiaccio, in quel momento quel colore tanto freddo le regalavano una calura gradevole che si dileguava per tutto il petto e il viso. Quell’effetto era così stupefacente e nuovo per lei.
‘No’
Replicò con distacco. Non sembrò ne seccato ne entusiasta dalla domanda che gli aveva fatto la ragazza. Perché si doveva comportare in quel modo? E perché quel comportamento la distruggeva ogni volta? Indietreggiò raggiungendo Izumi e Satoshi.
‘Q-Quindi voi studierete  insieme?’
Annuirono guardandosi negli occhi. Era impossibile. Da un mese che si conoscevano e già si fissavano in quel modo. Già l’amore che provavano trapelava in ogni poro della loro candida pelle. Borbottò tra se e se, voltandosi verso Yuki.  Neanche la vedeva, per lui  era solo un’inutile compagna di un club. Era trasparente per la sua anima, sarebbe mai riuscita a raggiungerlo? Pian piano la sua speranza si stava sempre più sgretolando.
‘E tu? Con chi studierai?’
‘Nessuno’
‘Ma Nami-chan per te è così importante lo studio’
La voce di Izumi diventò improvvisamente ed esageratamente squillante, la ragazza la fissò confusa facendo segno di abbassare il suo assordante tono.
‘Tu devi rientrare nei primi cinquanta!’
Tappò la bocca dell’amica sentendo la sua faccia scottare.
‘Perché stai dicendo queste cose?’
Bisbigliò con aria torva la piccola spiona. Fece un ghigno divertito quando Yuki si girò.
‘Se vuoi posso aiutarti Tanaka-san’
Nami spalancò gli occhi. Non osava voltarsi in quel preciso attimo. Si era appena offerto di aiutarla? Adesso capì il motivo di quell’atteggiamento tanto stupito, le sorrise prima di concentrarsi al ragazzo.
‘N-non c’è bisogno, davvero’
Si grattò la nuca chinando la testa. Yuki non comprendeva la sua ostile impulsività ma ormai era coinvolto.
‘Il tuo obbiettivo è raggiungere quella tabella vero?’
Lei strinse la sua gonna annuendo intimidita dal suo sguardo sconvolgente.
‘Allora non ci riuscirai mai da sola’
Bofonchiò mentre inseriva la pasta nella grande pentola sui fornelli accessi.
‘Mi toccherà aiutarti’
Si dimostrò infastidito dalla sua idea eppure il suo corpo vampava solo all’idea di stare accanto a quella ragazza.
##
Aveva preparato tutto l’occorrente. Onigiri già pronti, thè verde e libri di tutte le materie sul tavolo. Fissava l’ora impaziente. Le sue dita giocavano ininterrottamente mentre le lancette dell’orologio si muovevano lentamente.
‘Doveva essere q-qui venti minuti fa’
Si alzò sospirando, probabilmente aveva altro di meglio che stare con lei. Sorrise raggiungendo la cucina. Forse stava scherzando, si stava prendendo gioco della sua disperazione. Serrò i pugni mormorando a voce sottile.
‘Q-quanto sono stupida’
‘Sono qui Tanaka-san!’
Sentì scorrere la porta, corse raggiungendo l’entrata.
‘S-scusa per il ritardo ma e-ero con i miei genitori’
Appena vide quel ragazzo, un peso dal cuore si dissolse nell’aria anche se una leggera ansia la stava perseguitando da molte ore.
‘N-non preoccuparti’
Sorrise cordialmente mentre Yuki si levava le scarpe. Quando la fissò le guance bianche del nuovo arrivato cambiarono leggermente il loro colore naturale. Adorava quando Nami si legava i capelli lasciando qualche ciocca castana che incorniciava il suo volto, adorava anche quella grossa felpa che indossava impacciatamente. Soprattutto amava quel sorriso che esibiva solo ed esclusivamente a lui. Cercò che questi particolari non lo trascinavano nel disagio totale.
‘A-andiamo a studiare’
Sentì il suo sangue ribollire nell’imbarazzo totale, di che cosa doveva parlare con lui? Ogni volta che provava ad avvicinarsi al suo cuore, Yuki la fulminava  rendendola insicura dei suoi passi.
Raggiunsero la stanza. Era abbastanza ordinata, una pila di manga era sulla scrivania.
‘Non hai il letto?’
Nami rise a quella domanda aprendo l’armadio.
‘Dormo con il futon’
Sghignazzò toccando con le sue dita affusolate le  labbra a cuore.
‘Pensavi che dormissi per terra?’
Ridacchiò sfacciatamente. Osservando il sorriso che esibiva la ragazza sentì il viso ardere, coprì il risultato del suo  intoppo con l’avambraccio destro.
‘S-scusa’
Abbassò lo sguardo nervoso. Socchiuse la bocca osservando l’ospite tanto atteso, non aveva mai visto quell’espressione. Era così adorabile. Come faceva ad apprezzare ogni piccola parte del suo infinito e misterioso carattere? Ogni giorni svestiva il suo cuore entrando sempre più in profondità.
‘S-sediamoci’
Aprirono i libri che sarebbe serviti per gli esami.
‘Iniziamo prima con scienze’
Yuki divenne serio, il suo sguardo era meticoloso, sfogliava diligentemente le pagine diretto alla parte interessata.
‘Tu vuoi davvero essere tra i cinquanta?’
Sospirò incerta. Se il suo nome sarebbe apparso in quella tabella tra i migliori dell’istituto molte università l’avrebbero presa senza esitare.
‘L’anno scorso non ci sono riuscita ma devo arrivare al mio obiettivo’
Lesse qualche frase.
‘S-sai che dovrai prendere tutti bellissimi voti? In tutte le materie?’
 Ne era completamente consapevole, sapeva anche che lei non era in grado di essere la migliore. Lo aveva sempre risaputo. Sbuffò stufa, allora perché quell’espressione tanto preoccupata quanto allibita la faceva andare nell’ansia totale? Perfino lui non si fidava delle sue capacità? Serrò i pugni sorridendo, mantenendo la calma esteriormente, dentro i suoi polmoni urlava in silenzio.
Sentiva le sue cellule sbraitare rabbia, percepiva la gabbia toracica sorreggere fiaccamente il nervosismo di cui si era irresponsabilmente sottoposta.
‘So di non essere brava, ma voglio farcela per me stessa e per il mio futuro’
Yuki la fissò confuso, non credeva che questa fosse la sua vera ragione. Mentre la ragazza leggeva ad alta voce i vari meccanismi della microevoluzione ( argomento tremendamente odiato da Nami), lui poggiò la guancia sul palmo della mano puntandola.
Lei si voltò quando percepì una certa tensione.
‘P-perché mi fissi in quel modo?’
La vicinanza del suo viso a quello di lei la mandavano in soggezione. Lui aggrottò insolentemente la fronte.
‘Lo fai per tua madre vero? Per renderla orgogliosa di te?’
Arrossì immediatamente. Poteva essere il vero motivo della sua ossessione nello studio? In fin dei conti lei odiava fare esami. Quando sentì il suo corpo vampare chinò la nuca.
‘C-cosa stai dicendo? Non è per quel motivo!’
‘Come sempre ho ragione’
La sua voce era terribilmente molesta e risoluta. Bofonchiò bruscamente leggendo per la centesima volta l’ultima parte della selezione naturale.
‘S-sei fastidioso Ota-kun’
‘Cos’è tutto questo affetto?’
Il suo viso divenne rosso, le sue guance bollivano nel totale imbarazzo.
‘S-scusami O-Ota-san’
Lui rise toccando la sua pancia.
‘Sto scherzando idiota. Chiamami Ota-kun’
Il desiderio di Yuki era che non lo chiamasse per cognome. Lì in Giappone, essere denominato per nome era un privilegio. Quando Nami pronunciava il suo nome il suo cuore scalpitava vivacemente, rallentando il suo respiro e la capacità di ragionare. Però non poteva pretendere tanto, loro non erano neanche amici non sapeva neanche nominare la loro situazione.
‘O-Okay Ota-kun’
Era felice di poterlo interpellare in quel modo. Ciò significava che quella fortezza si stava davvero disgregando nell’aria. Mostrò un ghigno orgoglioso sottolineando qualche concetto chiave.
‘E comunque per quella cosa di prima ho ragione’
Fermò d’un tratto il suo evidenziare, continuando però a fissare quei titoli incomprensibili per lei.
‘C-come fai ad esserne sicuro?’
Il tono della sua voce era basso. La sua sfacciataggine era oscura per lei. Lui era indecifrabile. Come faceva ad essere così? In alcuni momenti tra di loro incombeva un muro inaccessibile, sia Nami che Yuki non azzardavano a distruggerlo eppure in alcuni momenti  le sorrideva mostrando un’attenzione che scavava incessantemente nelle viscere proibite del cuore della ragazza. Come faceva a colpirla in quel modo? Scostò la testa appena cercò di congiungere le sue iridi marroni a quelle del ragazzo. Tutto questo era così frustante.
‘Si vede che non sei convinta delle tue scelte’
Quella sua sicurezza la mandava in bestia. Chiuse i pugni furibonda.
‘Davvero pensi questo?’
Lo carbonizzò mentre annuiva divertito.
‘Dimostrami che ho torto’ 
‘Va bene, se il mio nome comparirà nella tabella andremo tutti e quattro in vacanza insieme’
‘Tutti e quattro?’
L’espressione di Yuki non era stata persuasa.
‘Noi due Satoshi e Izumi’
Tanto non ce l’avrebbe mai fatta pensò il ragazzo stringendo la sua mano.
‘E se perdi?’
Sbuffò pensando a una sua presunta punizione.
‘Mhh ti comprerò tanti Manju’
Yuki sghignazzò sbattendo la mano sul tavolo delicatamente.
‘E tu pensi che mi piacciono quei cosi? Preferisco un altro tipo di dolce come per esempio i dango
Nami incrociò le braccia e lo guardò con un frammento di vendicazione.
‘Ormai ci siamo stretti le mani quindi ti tieni i Manju’
Borbottò prima di continuare lo studio. Sarebbe stata una bellissima sfida, non vedeva l’ora di gustare il suo disgustoso ma atteso premio.




##
Erano passate quasi tre ore estenuanti dall’inizio della scommessa.
‘Sono le otto’
Sbadigliò rumorosamente mentre il ragazzo si sgranocchiava faticosamente.
‘Devo dire che è stata davvero dura’
‘Ehi! Cretino porta più rispetto!’
Gli diede una pacca ridendo.
‘Mi merito di mangiare dopotutto no?’
Lui negò con la testa.
‘Non credo proprio. Non sapevi nulla di biologia e ne di matematica grazie a me ti sei imparata un sacco di cose’
Quelle parole distrussero l’ottimismo della ragazza che inarcò la schiena timorosa dei suoi futuri risultati. Yuki vedendo la sua espressione felice andata in frantumi cercò di farla rialzare.
‘Se o-ogni giorno verrò a casa tua’
Si grattò la guancia scostando il suo sguardo dai suoi occhi marroni intensi e sensuali.
‘Probabilmente potrai fare degli esami discreti’
‘Davvero?’
Lui annuì serioso. Nami saltò dalla gioia.
‘Ci riuscirò me lo sento’
Serrò i pugni vittoriosa.
‘Dai andiamo da seven eleven!’
Il suo entusiasmo fece ridere il ragazzo che la seguì uscendo di casa.
‘Ma tua madre?’
Non aveva mai visto Amaya, solo una volta prima che si erano messi a studiare, aveva solo sentito la sua voce dall’altra parte della antica minka .
‘Lavora quasi sempre’
Mentre le nuvole cominciarono a coprire il cielo notturno Nami ansimò lasciando involontariamente un briciolo di disperazione e solitudine. Fissava il pavimento camminando. Mise le mani nella grande felpa.
‘Q-quindi tu ceni sempre da sola?’
‘Quasi sempre’
Yuki sapeva di non intromettersi. Ma non riusciva a sopportare quello sguardo tanto distrutto. Come aveva fatto a diventare così? Tutto questo per la morte del padre?
‘Però faccio colazione con lei ogni giorno!’
In quell’istante capì molti aspetti del carattere singolare della ragazza. Quel sorriso finto, quella continua espressione che non permetteva di lasciar trapelare neanche una singola sofferenza, nascondevano la vera Nami, la vera se stessa. Anche lei cercava di celare il suo vero essere? Sospirò, dopotutto erano molto simili. Aveva la brama di stringerla e di tranquillizzarla con il suo calore.
‘V-va bene’
Scesero dalla metro arrivando al mini market.  Però non poteva esaudire i suoi desideri. Era sia colpa sua che colpa di Nami, erano due complici maledetti.
Guardò il cielo sedendosi su una panchina intanto che aspettava l’arrivo della ragazza.
‘Eccomi!’
Aveva una grande busta fra le braccia, appena lo raggiunse lanciò debolmente tanti onigiri e udon imballati.
‘M-ma tu mangi solo queste cose?’
Si sedette accanto a lui afferrando le bacchette e aprendo la piccola confezione.
‘Quando non mi va di cucinare dato che non sono bravissima vado qui, però quando mia madre sta a casa cucina lei dei piatti troppo buoni’
Lui provò in quel momento un dispiacere molto più grande di quanto provasse lei.  Poteva capirla. Voleva capirla. Un peso al petto lo colpì rendendo il suo cuore dolente ad ogni respiro.
‘Dai mangia! Questa stasera sarà la tua cena’
Assaggiò prima gli Onigiri esponendo una smorfia compiaciuta. Lei davvero non mangiava un pasto caldo da mesi? Osservò la busta pensieroso, quel tipo di silenzio non dava fastidio a Nami anzi in quell’atmosfera riusciva a rilassare la sua mente e mandarla via, dimenticando i suoi problemi e preoccupazione. Giocò con il bordo del grande bicchiere quando ebbe finito tutti gli udon.
‘E tutto questo a te va bene?’
Quel continuo insistere di Yuki le procurava un calura nel petto ma l’angoscia le riusciva a sgretolare ogni pensiero positivo che ostentava a fare.
‘Deve andare per forza bene. Io che potrei fare? La vita non è perfetta tutto qui’
Per forza bene? Cos’era quell’espressione tanto assurda quanto vera? Alzò il viso al cielo ansimando seccato. Era ingiusto tutto questo.
‘Tu vorresti mai cambiare vita?’
Lui manteneva sempre una voce fredda e distaccata eppure lei riusciva a scorgere il suo sbocciante interesse che la riscaldava in quella notte fredda e silenziosa.
‘Vorresti dire, se desidero essere nata in un’altra vita?’
Non la fissava. Continuava ad ammirare le nuvole muoversi lentamente. Annuì timoroso.
‘No’
Lui si voltò sconvolto.
‘Davvero? Perché?’
‘Un giorno ti dirò la ragione della mia risposta, ma per adesso accontentati solo di questo va bene?’
Yuki annuì insoddisfatto però rispettò cordialmente la sua decisione. La verità che nascondeva Nami? Neanche lei sapeva il motivo del suo diretto No, eppure sentiva che quella era la cosa giusta da dire. Un giorno sarebbe stata in grado di rivolgersi a lui, rispondendo pienamente a quella domanda.
‘Sai Tanaka-san? Sei davvero strana’
Si girò sorridendo. Si era sempre considerata in quel modo. Yuki  contemplava ancora quel cielo privo di stelle.
‘Anche tu lo sei Ota-kun’
Alzò il viso per osservare lo stesso spettacolo del ragazzo.
‘Lo sei sempre stato.’


##
‘Brava. Hai completato tutti gli esercizi di matematica’
Nami sorrise orgogliosa.
‘Prepara le valigie Ota-kun, per le vacanze estive faremo un bel viaggetto’
Yuki sbuffò poggiando il suo mento sul palmo della mano fissandola. Era così felice di assisterla ogni giorno, accanto a lei non si sentiva inutile anzi credeva in se stesso eppure dall’espressione che mostrava appariva seccato e annoiato. Infatti Nami cercò in qualche modo di movimentare le ore di continuo studio.
‘S-senti tu solitamente che fai nei pomeriggi?’
Sospirò prima di rispondere. La ragazza chinò subito la testa imbarazzata.
‘Cosa centra adesso?’
La sua voce gelida la fece rabbrividire. In alcuni momento Yuki era inaccessibile.
‘E-ecco’
Lui notò subito la sua foga cadere e rompersi in mille pezzi.
‘Vado in giro’
Era una risposta così vaga che lasciò la ragazza inappagata. I suoi occhi puntarono la sua nuca dato che in quel momento l’ospite osservava le pagine sul tavolo con disinteresse.
‘Con chi?’
‘Ma che ti frega?’
L’espressione buffa di Nami lo fece ridacchiare.
‘Vorrei sapere cosa ti perdi stando con me’
Lui non si perdeva niente, ne era cosciente. Lui era a Tokyo da due anni e si era trasferito accanto a lei da due mesi. I suoi amici erano una comitiva fredda e distaccata come lui. Andava in giro a rimorchiare ragazze. Molte volte si recava nei bar a bere insieme a quelle persone. Satoshi provava a dissuaderlo da quelle compagnie ma i suoi sforzi si dimostrarono sempre vani. Non sapeva neanche il motivo del suo incorreggibile comportamento eppure continuava a frequentarli anche dopo quella rissa che si era svolta nella scuola. Nami non doveva essere informata di niente.
‘Non perdo nulla’
Lei gli sorrise entusiasta.
‘Menomale! Pensavo che volessi andare da quella gente’
‘Vuoi dire Tatsuo?’
Annuì scrivendo qualche kenji.
‘Non vorrei che ti facessero del male, può essere pericoloso’
Doveva fingere e nascondere il vero. Inventare una scusa in fin di bene per non farla preoccupare. Anche se il suo continuo curiosare gli dava una calore piacevole nel petto.
‘Ho chiuso con quelli non preoccuparti’
Rise contenta. Vedendo quell’espressione tanto sollevata quanto felice lo fece sentire angosciato. Perché in quel momento mentirle era stato così terribilmente faticoso? Respirò pesantemente sentendo il suo viso scottare.
‘O-ota-kun stai bene?’
Toccò la fronte di Yuki, la sua mano era così fredda, una folata d’aria lo travolse, sgranò gli occhi appena lei si avvicinò alla sua faccia. Lui indietreggiò coprendo con l’avambraccio le sue guance rosse.
‘No sto bene. T-tu continua a leggere’
Si alzò imbarazzato, il suo cuore scalpitava mentre sentiva nel suo addome una calura stravolgente. Stare ogni giorno accanto a lei, ritornare a casa con lei, leggere con lei, mangiare con lei, era troppo difficile resistere. Eppure lui era felice di aiutarla e vederla studiare anche se non appariva così. Anzi, Nami si sentiva così in colpa, sembrava così sofferente, lei sapeva che quel ragazzo si sarebbe divertito stando lontano da lei. Ansimò frustata.
Yuki osservò attentamente la camera, era da tre giorni che si recava in quella casa e non aveva mai perlustrato accuratamente ogni dettaglio. La sua scrivania accanto alla grande finestra era disordinata. Fogli sparsi, manga e matite  erano buttati sul quel legno vecchio. Alzò lo sguardo raggiungendo la libreria. In alto a destra c’era una foto. Una bambina rideva contenta aveva pochi denti e faceva un’espressione buffa e adorabile. I suoi occhi grandi e marroni guardavano l’obbiettivo luminosamente, era lei da piccola, poco prima che si conoscessero. La prese impulsivamente appena scorse una persona mai vista prima. Era sulla trentina, giovane. I suoi occhi non erano da occidentali ma bensì asiatici.
‘Mio padre è giapponese e mia madre europea’
Non si accorse dell’arrivo di Nami, sorrise osservando anche lei quella fotografia.‘Sei mista?’
Annuì ridendo.
‘Si, se si dice così’
Posò la cornice accuratamente.
‘Mio padre era un cuoco famoso e ha viaggiato per il mondo, si sono incontrati ad una mostra credo’
La sua voce era differente dal suo tono normale. Era bassa ma non si mostrava fredda e distaccata come usava averla Yuki, anzi era contenta di raccontare la storia, anche se nel suo sguardo si riusciva a notare un sottofondo di tristezza.
‘Mia madre ha cominciato a seguirlo finché hanno avuto me’
Fissava la libreria davanti a loro, il ragazzo la guardava allibito dalla sua incredibile forza. Neanche una lacrima osava far cadere. La sua bocca gonfia si socchiuse ascoltandola.
‘Hanno deciso di andare ad Osaka dai miei nonni, mia madre lavorava in un’agenzia di viaggio e quindi sapeva perfettamente il giapponese’
‘e poi?’
Non aveva mai parlato di suo padre. Non di quella storia, di nessuna storia. Neanche Izumi era a conoscenza di tutto quello che aveva raccontato a Yuki. Si sentì sprofondare nell’oblio. Le sue mani iniziarono a sudare, catturava le lacrime che arrischiavano  a precipitare e  a scavare nella sua sofferenza.
‘A-abbiamo vissuto una vita felice tutti insieme, mio padre lavorava in uno dei ristoranti più lussuosi della città m-ma’
‘M-ma?’
Inghiottì rumorosamente sentendo la saliva che raschiava dolorosamente la sua gola. Toccò il petto appena sentì il suo cuore soffrire, un peso sovrastò il suo corpo rendendolo debole e affaticato.
‘Mio padre iniziò a sentirsi male, non respirava bene, non dormiva mai e continuava a svenire e mia madre ha stupidamente deciso di studiare infermieristica per aiutarlo’
Serrò i pugni. Yuki comprese subito l’afflizione che stava subendo la ragazza, così cerco disperatamente di cambiare discorso, anche se stava riuscendo a far aprire finalmente il suo cuore.
‘C-cos’è Gantz?’
Le iridi di Nami risplendeva appena disse quel nome.
‘Non sai cos’e Gantz?’
Yuki negò con la testa. Gantz. Non aveva mai sentito quel titolo tanto assurdo.
‘E’ uno dei manga più belli che io abbia mai letto in tutta la mia vita’
Il ghigno orgoglioso della ragazza fece indietreggiare impacciatamente il ragazzo.
‘Di che parla?’
Sorrise entusiasta.
‘La storia è fighissima! è molto bella, ti fa capire la natura delle persone’
Aprì l’armadio indicando verso l’alto. Yuki non aveva capito per niente la trama del manga ma non si lasciò travolgere dalla sua euforia.
‘Come puoi vedere nella libreria ci sono solo i primi dieci volumi di questo strepitoso manga.. ma qui’
Spostò una tenda blu che copriva altri libri.
‘Qua ho altri ventisei volumi’
La bocca di Yuki si spalancò raggiungendo la forma di una O. L’espressione soddisfatta della ragazza lo fece ridere.
‘Ce li hai tutti Tanaka-san?’
‘N-no’
‘Come? Quanti te ne mancano?
Nami giocò nervosamente con le sue dita affusolate.
‘U-uno’
‘Uno? Vuoi dire che ti manca l’ultimo?’
Annuì curvando la schiena.
‘Mi manca il trentasettesimo capitolo’
Lui avanzò sconcertato.
‘V-vuoi dire che non sai come finisce la storia?’
Si buttò sul futon colpevole.
‘Si’
‘Come fai a dire se un manga è bello se non sai la fine?’
Incrociò le braccia fulminandola.
‘Non trovo l’ultimo volume, si dice che non sono più in vendita’
‘Hai cercato su internet?’
Annuì.
‘Ho letto il finale ma non è la stessa cosa’
Si sedette accanto a lei.
‘Che brutta situazione’
Voleva prendere quel volume, voleva trovarlo e vederla felice. Ci sarebbe riuscito soltanto per gustare il sorriso che amava da impazzire.
‘Sono le otto’
‘Andiamo da seven eleven?’
La ragazza acconsentì alzandosi dal suo letto gioiosamente.
‘Andiamo!’
##
Era l’ultimo giorno per ripassare. Il giorno seguente sarebbero iniziati gli esami.
‘Allora domani ci sarà inglese, e giapponese va bene?’
Yuki aveva in mano una serie di appunti. Li sfogliava con disinvoltura mentre Nami tremava. Aveva l’ansia che la stava consumando. Doveva essere perfetta. Doveva sapere tutto. Doveva raggiungere il suo obbiettivo.
Lei annuì invidiosa dell’espressione tranquilla del ragazzo davanti a lei.
‘Andrai bene Tanaka-san, abbiamo ripassato per bene tutto quanto’
Erano da cinque ore che memorizzavano ogni piccolo particolare di ogni pagina. L’ospite spiegava divinamente non tralasciando nulla, lei detestava ammetterlo ma probabilmente grazie al suo aiuto sarebbe apparsa in quella tabella.
‘Abbiamo anche sospeso il club di cucina per qualche giorno, così possiamo ripassare tutti, ce la puoi fare’
Sbuffò timorosa.
‘Che ore sono?’
Nami guardò l’orologio stremata, sbadigliò rumorosamente prima di rispondergli.
‘Sono le sette e mezza’
‘Andiamo da seven eleven?’
Lei negò con la testa contenta.
‘Oggi mia madre finalmente cenerà con me, quindi tu verso le otto puoi andare dai tuoi genitori dato che non li vedi molto spesso per causa mia’
Sorrise. Yuki era felice di vederla in quello stato, era dispiaciuto di non poter stare altro tempo con lei però finalmente la ragazza poteva godersi una serata con Amaya.
‘Va bene’
Fece un ghigno di dolore appena si alzò.
‘Che stanchezza’
Si sgranocchiò pigramente muovendo il collo.
‘Mamma mia’
Si stirò anche lei le gambe.
‘Vuoi qualcosa da bere Ota-kun?’
Stare con lui era diventata un abitudine. Aveva scoperto che quel ragazzo era un pozzo senza fondo. Ogni giorno scopriva minuscole parti del suo carattere. Molte fastidiose e detestabili. Altre interessanti ed alcune adorabili. Però riusciva ad accettarle e ad accoglierle apertamente nel suo cuore. Era innamorata di lui? Si. Non aveva mai pensato di riprovare questo sentimento di sei anni fa. Con il nuovo Yuki. Ma ora era diverso, l’amore che ardiva in quel momento era così intenso. L’avvolgeva rendendola così vulnerabile. Però stare solo accanto a lui le bastava davvero? Sorrise quando Yuki acconsentì alla domanda.
‘Cosa vorresti?’
‘Acqua’
Raggiunsero tutte e due la cucina. Il ragazzo si poggiò sul bordo del tavolo osservando ogni movimento di Nami. Gli occhi azzurri puntati su di lei la resero nevosa, prese il bicchiere e glielo porse.
‘Grazie’
La sua voce era sempre fredda. Era sempre stato così? Da piccolo il tono era diverso ma anche la sua espressione erano differenti, sorrideva sempre e il suo sguardo era sempre pieno di speranza e di amore. Invece adesso, come quel preciso istante appariva così lontano e poco raggiungibile, le sue iridi erano spente e anche l’amore che aveva provato per lei era sparito insieme alla spensieratezza. Appariva così privo di aspettative e così insicuro del futuro. Lei riusciva a leggere quell’espressione perché lei si sentiva come lui. Persa nell’oscurità, ma voleva essere ottimista perché per nessuno la vita era perfetta.
‘Quando arriva tua madre?’
‘Doveva arrivare alle s-sette’
Yuki sentì stringere il petto.
‘Arriverà non preoccuparti. Avrà ritardato’
L’unica che era davvero preoccupata in quel momento era lei. Quel silenzio fu interrotto dal cellulare che squillava.
‘Chi sarà?’
Corse frettolosamente verso il telefono di casa e rispose con entusiasmo.
‘Pronto?’
Yuki non riusciva a sentire le parole provenienti dalla cornetta ma appena si accorse che l’atteggiamento della ragazza cambiò, si avvicinò nascondendo la sua inquietudine.
‘Che è successo?’
Attaccò il telefono e fissò per qualche secondo quei numeri, la sua bocca era una linea priva di senso.
‘M-mia madre non può venire, dice che c’è stata un emergenza’
Si era scusata, sembrava dispiaciuta eppure nel suo cuore aveva una rabbia repressa, detestava essere in quelle terribili situazioni. Tuttavia mostrò uno dei suoi sorrisi che aveva nella sua collezione.
‘Tu vai Ota-kun. Ti stanno aspettando!’
Afferrò il suo braccio e lo buttò scherzosamente fuori dalla porta. Nami si doveva sbrigare ad allontanarsi da qualunque contatto umano almeno per quella sera. Se avrebbe esitato ancora non avrebbe mai retto le lacrime che insistevano a scendere.
‘Ci vediamo domani Ota-kun! Buonanotte e divertiti!’
Gli sbatté la porta in faccia. Sapeva di essere stata brusca ma che poteva fare?
‘B-buonanotte Tanaka-san’
La sua voce era bassa. Il suo petto era così dolente, lo sguardo della ragazza era distrutto. Toccò sospirando la porta. Che doveva fare? Era coretto lasciarla lì per tutta la serata? Impulsivamente bussò. Lei aprì curiosa.
‘S-senti p-potresti venire a cenare a casa mia’
Era così imbarazzato. Coprì la bocca con l’avambraccio tenendo la testa china, ma che stava combinando? Era ridicolo.
‘Non preoccuparti, disturberei solo’
Nami era entusiasta per quella domanda, lui era davvero dispiaciuto per lei? O la compativa? Indietreggiò distrutta.
‘Vuoi davvero mangiare quelle cose preconfezionate ogni santo giorno? Dai ti cucinerò qualcosa di buono’
‘D-davv’
Prese bruscamente il braccio della ragazza portandola fuori. La sua forza  bloccava il suo intento a scappare, non riusciva a scorgere i suoi occhi ma intravedeva le sue guance rosee. Sorrise a quella vista, non provò ad andarsene perché lui probabilmente provava un frammento di rispetto per lei. Yuki non comprendeva la sua istintività, i suoi occhi erano spalancati, era allibito dal suo comportamento. Perché l’aveva portata via? Cosa avrebbe pensato dopo il suo atteggiamento così strano?
Arrivarono davanti casa. Il ragazzo si staccò da lei e picchiettò dolcemente sul legno.
‘Mamma sono io! Insieme a Tanaka-san!’
Misaki e Nobu l’aspettavano gentilmente davanti l’entrata. Nami si sentì vampare guardando tutte quelle persone accanto a lei.
‘C-ciao’
I loro sorrisi trasmettevano affetto verso il figlio e verso di lei. Giocò nervosamente con le dita.
‘Andiamo a sederci, Yuki preparerà qualcosa va bene?’
Si sistemarono nella sala da pranzo mentre il cuoco cucinava.
‘Allora come va lo studio?’
La voce della donna era simile a quella della madre. Amorevole e piacevole.
‘E’-E’ terribilmente stancante, ma Ota-kun mi ha aiutata molto’
Fece un ghigno orgoglioso, si voltò osservando il ragazzo in questione.
‘Può molte volte sembrare freddo e distaccato ma quel ragazzo farebbe di tutto per le persone che ama
Bisbigliò quelle parole convinta di tutto ciò che diceva. Lei arrossì. Yuki non l’amava. Quel ragazzo non provava niente per Nami. Niente.
‘A-ah’
Probabilmente aveva ragione Misaki. Il suo cuore era così grande e così incomprensibile, ma forse avrebbe fatto di tutto per i suoi genitori e per i suoi amici. In fin dei conti lui l’aveva aiutata per tutto questo tempo solo per vederla raggiungere quello stupido obiettivo. Aveva lasciato perdere il divertimento solo per studiare accanto a lei. Vedendola in quel modo lei si sentì soffocare, il calore la stava avvolgendo, percepiva un gradevole subbuglio nella pancia che faceva zampare il suo cuore.
‘Ecco i Katsudon’
Porse le ciotole a tutti,  e orgogliosamente si sedette in mezzo alle due giovani donne.
‘Si dice che mangiare i Katsudon prima di un evento importante porta fortuna, quindi li ho preparati apposta per te Tanaka-san’
I suoi occhi si sgranarono appena sentì quelle informazioni, il suo viso divenne bollente mentre il suo corpo ardeva sempre di più.
‘Buono! Buon appetito!’
Prese nervosamente le bacchette assaggiando il piatto. Il suo sguardo s’illuminò provando quel sapore sensazionale.
‘Cavolo! Ma quanto sei bravo Ota-kun?’
Il petto si gonfiò vedendo Nami gustare il suo piatto. Non aveva mai provato una sensazione così appagante in vita sua. Aveva fatto assaggiare i suoi piatti a moltissima gente e quelle persone avevano reagito come quella ragazza accanto a lui. Allora perché si sentiva così felice? Vederla mangiare la sua cucina le procurava un emozione pazzesca. Chinò la testa, si reputava un’idiota per quel pensiero. Ma cosa stava facendo? Si era promesso di stare lontano da lei eppure i due ragazzi ogni giorno passante i loro cuori creavano un legame indistruttibile.
‘Sai Nami-san? Tu sei la prima ragazza che Yuki invita a cena’
Il cuoco provetto arrossì serrando i pugni. Ci voleva solo quell’informazione per peggiorare la situazione. Deglutì rumorosamente fulminando la madre.
‘D-davvero? E chi se lo aspettava’
Ridacchiò sarcasticamente. Sentiva il suo corpo vampare e fremere, era davvero la prima? Il suo viso si rivolse a quello del ragazzo che fissava il piatto nervoso. Sorrise anche lei lo era, sentiva una calore insistente  nello stomaco eppure non voleva andare via di lì. Stare tutti insieme, cenare con una famiglia la trasportava indietro nel tempo, probabilmente avrebbe sofferto la mancanza ma finalmente quel peso che assaliva il suo cuore ogni volta che provava a dimenticare il suo dolore era sparito. Non era mai stata così in quiete in vita sua.
‘Ehi! Porta più rispetto al tuo sensei!’
Risero tutti insieme come dei veri parenti. Si sentiva a casa. Quell’emozione che provava ad Osaka, quando vedeva i suoi genitori accanto a lei che si era dissolta nell’aria grazie al trasloco a Tokyo era ritornata. Era normale sentirsi a casa con un’altra famiglia? Abbassò la testa sentendosi in colpa. Perché provare quell’assurdo sentimento proprio in quel momento? Perché non con sua madre? Percepiva le lacrime pizzicare le palpebre, le strizzò per alleviare il senso di bruciore.
‘Senti Yuki-chan portala nella tua camera mentre io sistemo la cucina va bene?’
Il suo viso divenne tutto rosso come quello di Yuki. Si alzò insieme a lei.
‘Dai vieni’
Si mise le mani in tasca e con distacco la porto in camera. Fece un risolino appena vide la stanza. Era sempre uguale sembrava che quel ragazzo non andava mai lì.
‘Siediti se vuoi’
Lei annuì posandosi educatamente sul letto, giocò con le dita freneticamente.
‘Scusami se i miei genitori ti mettono in soggezione, sai sono fatti così’
‘Non preoccuparti, amo i tuoi genitori sono persone eccezionali’
Lui sorrise contento sentendo la sua opinione, sospirò guardando il cielo dalla finestra.
‘Sono a Tokyo da due anni e qui mi trovo da due mesi, ho invitato un sacco di ragazze a casa’
Era infastidita da quella uscita, voleva provocarla per caso? Si alzò irritata.
‘Che mi dovrebbe importare scusa?’
Si tappò la bocca appena si accorse di essere stata troppo impulsiva. La guardò allibito mentre Nami indietreggiava.
‘M-meglio a-andare’
Si voltò, aveva rovinato tutto con le proprie mani, era per caso gelosa?
‘Aspetta’
Afferrò di nuovo il suo polso, le sue labbra si socchiusero, premette le palpebre per non vedere lo sguardo freddo del ragazzo.
‘Fammi continuare idiota’
‘Continua’
Non si girò, presumibilmente l’avrebbe attaccata oppure sgridata per il suo comportamento infantile, si preparò al peggio. Yuki non voleva dirgli nulla così da tenerla distante il più possibile, ma non desiderava vederla andare via. Non voleva allontanarsi da lei. Perché era così complicato?
‘Ma non ho mai invitato nessuna a cena, non mi sono mai fidato di nessuna ragazza’
‘Perché?’
‘P-per’
Nami si voltò curiosa. Quando lui la vide i suoi occhi si sgranarono, il suo sguardo sbigottito la mandò in confusione.
‘S-stai piangendo’
Toccò le guance. Erano bagnate dalle sue stesse lacrime, il sapore era così amaro. Era ciò che in quel momento aveva di certo. Il sapore di quelle lacrime. Sciocca. Si interpellava con quel dispregiativo, non era per niente il momento adatto per piangere.
‘S-scusami! Oh dio che stupida che sono!’
Sghignazzò imbarazzata, arretrando lentamente.
‘Non scusarti, così ti rendi ancora più ridicola’
‘H-hai ragione’
Yuki sbuffò seccato. La ragazza provò una strana fitta nel  petto ed era così dolente.
‘Tu stai piangendo per tua madre vero?’
Infilò le mani in tasca fissando il pavimento. Come faceva a comprendere la sua sofferenza?
‘N-Non sei sola Tanaka-san’
Arrossì lievemente mentre Nami coprì la bocca sentendo le lacrime che scendevano più frequentemente. Si era sempre sentita vuota, percepiva una mancanza nel suo cuore guerriero. E quell’assenza era sempre stata lui.
‘Cavolo. Pensavo che dicendoti questo avresti smesso di piangere. Piagnucolona’
Rise. Intanto il pianto continuava a precipitare, lui si avvicinò accarezzando timidamente il suo viso. Il calore delle sue guance insieme alla freschezza delle sue lacrime gli regalavano una calura differente dal solito.
‘Smettila di piangere stupida’
Con l’altra mano accarezzò la sua nuca dolcemente.
Non riusciva a tirar fuori una singola sillaba. Il suo gesto tanto gentile quanto amorevole l’avevano lasciata di stucco.
‘Basta dai’
La strinse cullandola fra le sue braccia, i suoi occhi erano spalancati, non stava capendo un accidente di quello che stava succedendo e neanche Yuki. Per fino lui non comprendeva il suo atteggiamento però tenerla così stretta, renderla così tranquilla lo soddisfaceva. Probabilmente era stato scorretto non raccontargli la causa del suo comportamento con lei, ma in quell’istante non gli importò ne  del giusto o sbagliato. I loro corpi erano avvinghiati e non poteva chiedere di meglio.
‘Dai ti accompagno. Domani iniziano gli esami’
Si staccò da lei cercando di essere distaccato, disinteressato e anche seccato però come faceva ad apparire così dopo quello che era successo? Non riusciva a calmare il suo battito. Nami percepiva ancora il suo odore. Un odore piacevole quasi familiare. Non aveva ancora detto una parola. Camminava accanto al ragazzo, salutò Misaki e Nobu mantenendo uno sguardo sbalordito.
‘Ci farebbe piacere se venissi di nuovo Nami-san’
Lei si chinò annuendo. Era così sconvolta da non essere in grado neanche di parlare. Uscì di casa accanto a Yuki che la fissava in preda all’ansia.
‘S-senti Tanaka-san, ma che hai?’
Si grattò la testa sorridendo. Il silenzio tra loro fu interrotto dall’abbaiare di Yukiko. Il piccolo cane saltò addosso al ragazzo leccandogli la faccia.
‘Dai no’
‘Yukiko smettila dai’
Finalmente aveva lasciato libera la sua voce, Yuki la guardò esponendo un ghigno incantevole, i suoi occhi color ghiacciò mostravano la porta del paradiso, lei era incantata da quella figura celestiale, dischiuse la bocca ammirando quella vista.
‘Vedo che lo hai chiamato Yukiko’
Lei si chinò accarezzando scherzosamente e affettuosamente il pelo curato dell’akita.
‘Come ti avevo consigliato io’
Disse quelle parole con un tono illusorio. C’era una fierezza in quella frase ma nel sottofondo si celava un dolore represso. Nami bloccò i movimenti, non aveva mai parlato di una vicenda accaduta nel passato. Si alzò guardando il ragazzo confusa.
‘P-perché lo hai chiamato cosi?’
Alzò il viso verso il cielo. Era il caso di dirgli il suo imbarazzante motivo? Ansimò rumorosamente.
‘Il mio nome è Yuki e io ti consideravo una ragazza carina.. quindi bella bambina più Yuki fa Yukiko’
Yukiko. Bella bambina. Era questo ciò che pensava il vecchio Yuki della vecchia Nami? Avanzò tenendo al guinzaglio il cucciolo ormai cresciuto.
‘I-io ti piacevo?’
Lui l’amava. E non l’amore stupido e immaturo di due ragazzini innocenti. Lui l’amava come un uomo grande e maturo poteva amare una donna. Come il principe azzurro amava cenerentola. Come Dante amava beatrice. Come Romeo amava Giulietta. Non era un sentimento banale. Non le piaceva, era innamorato di lei dal primo sguardo che aveva catturato la bambina, e probabilmente quando se n’era andata lui aveva provato a dimenticarla. Aveva cercato in tutti modi di lasciare il suo passato alle spalle e sembrava di esserci riuscito. Ma due mesi fa, quando aveva visto quella ragazza cresciuta, e la sua bellezza aumentata quel dolore che aveva anche lui incessantemente nascosto nel suo cuore era scoppiato come fuochi d’artificio.
Nami assistette al tramutamento della sua espressione. Capendo che era passata oltre, il suo viso divenne tutto rosso.
‘Ma che domande faccio?’
Ridacchiò nervosamente grattandosi la testa e giocando con qualche ciocca castana. Yuki non aveva fatto in tempo a rispondere. Tanto non ci sarebbe riuscito. Si sentiva un debole, non riusciva a dichiararsi tanto meno a parlare con il cuore in mano. Detestò se stesso per aver mantenuto un silenzio imbarazzante.
‘S-senti Ota-kun’
Lei insieme al cane si misero davanti al ragazzo. Sorrise.
‘Grazie per questa bellissima s-serata. Sono stata benissimo’
Si chinò gentilmente. Stava sbagliando. Doveva fermarla. Era ciò che la mente gli suggeriva eppure il suo corpo era immobile.
‘Buonanotte’
Si voltò grata per la sua compagnia. Vedendo la porta dividere lui e Nami sentì una piccola parte del suo cuore andare in frantumi. Allungò il braccio. Era solo un codardo. Lui l’amava ma per distruggere il muro che aveva avidamente creato doveva sapere la verità, e la cosa giusta da fare era rivolgersi a lei chiaramente e apertamente. Sospirò inqueto.
‘N-nami sono sempre stato innamorato di te sai?’
Ficcò le sue mani nelle tasche dei jeans neri, bisbigliando quelle assurde e stravolgenti parole.


##
Stringeva la cartella fra le sue braccia. Il suo respiro era affannoso ed era sicura di non aver corso.
‘Dai Tanaka-san guarda la tabella’
‘Dai Nami-chan’
‘Dai Nami!’
I tre ragazzi erano intorno a lei per dargli sostegno. Era passata una settimana di esami e Nami era uscita incolume da quella faticosa battaglia. Izumi e Satoshi si tenevano per mano. Era passata una settimana da quando si erano fidanzati, quell’informazione l’aveva lasciata un po’ sbigottita. Tuttavia era felice di vedere la sua migliore amica così raggiante. Avanzò verso il suo presunto obbiettivo, si sentiva sul bordo del precipizio, pronta a cadere.
‘Nami Tanaka, Nami Tanaka’
Ripeteva il suo nome, osservando attentamente quella lunga e infinita lista finché Yuki urlò nascondendo il suo entusiasmo.
‘Sei q-quarantanovesima’
Era sbalordito. Aveva raggiunto il traguardo tanto desiderato. Il suo corpo era incollato al pavimento mentre gli altri tre ragazzi saltavano dalla gioia.
‘Sono nella lista!’
‘Allora non sei tanto stupida Tanaka-kun’
Nami diede un pugno sarcasticamente sulla spalla di Satoshi. Raggiunse poi il ragazzo dagli occhi color cielo.
‘Hai le valige pronte giovane sensei? Perché  a luglio si va in vacanza!’
Si voltò esibendo un ghigno orgoglioso. Lei era un esempio da seguire. Grazie a quell’azione aveva compreso che non doveva mollare nuoto.
‘Congratulazione Tanaka-san’
Si voltò mostrandole le sue possenti e larghe spalle. Infilò  la mano destra e fece un gesto di saluto con la mano sinistra. La ragazza lo raggiunse.
‘Ota-kun aspetta’
Si girò, appariva così seccato e disinteressato verso il raggiungimento del suo piccolo sogno eppure quel cuoco provetto non era mai stato così orgoglioso di una persona.
‘T-tieni’
Prese il suo zaino e lo aprì goffamente. Scostò i libri e tirò fuori una scatola.
‘Sono dei Manju?’
Lei negò con la testa.
‘No meglio’
Appena riconobbe quei dolci i suoi occhi s’illuminarono.
‘Ma s-sono’
DANGO!’
Si era ricordata di un particolare che per errore si era fatto scappare.
‘G-grazie’
Fece un ghigno di riconoscenza.
‘No devo ringraziarti io, senza di te non ce l’avrei mai fatta’
Si chinò gioiosamente.
‘Forse seguirò il tuo esempio’
Nami lo fissò disorientata.
‘Cioè?’
‘Riprenderò nuoto. Tu sembravi così negata nello studio e hai raggiunto un obbiettivo così alto, quindi anche io riuscirò a raggiungere il mio’
‘Quale?’
Avanzò mormorando tra se e se.
‘Essere libero
Nami spalancò la bocca. Libertà. Strana parola per uno strano ragazzo. Sghignazzò osservando la sua camminata distinta.
‘Ota-kun tu quanto sei arrivato?’
Yuki non rispose, così raggiunse il cartellone. Cercò il suo nome fra gli ultimi.
‘Credo che non ci sia’
Scostò appena il viso verso sinistra e noto la scritta Yuki Ota.
‘N-non è possibile’
Fissò quel numero incredula.
‘Quell’idiota è-è arrivato d-decimo’






Ci vediamo domenica! Vi aspetto! 
 

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