One Tree Hill-The Next Generation; 16 years later.

di _Crisalide_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Tree Hill, un posto come tanti. ***
Capitolo 3: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


OTH-NEXT GENERATION

ONE TREE HILL – THE NEXT GENERATION

16 YEARS LATER

 

 

           E’ la storia più antica del mondo: un giorno hai 17 anni e stai pianificando il futuro. 
E poi, piano piano, senza rendertene conto,quel giorno è oggi.
E poi quel giorno è ieri.
E questa è la tua vita.
 
C’è solo una Tree Hill ed è casa tua.
 
Sei miliardi di persone al mondo.
Sei miliardi di anime.
E qualche volta te ne serve una sola.


PROLOGO

Davanti al vialetto di casa sua, posò i borsoni ai piedi di casa sua e si guardò intorno per un attimo intorno, prima di avanzare verso la porta: come ogni volta che tornava da Los Angeles, dove studiava economia manageriale e dove era il capitano dei Lakers, la più famosa squadra di basket di Los Angeles, agli occhi d quel ragazzo dai capelli biondo cenere scuro,  sembrava sempre più diversa Tree Hill, il luogo dove era nato.
Quel luogo che custodiva segreti, amori, amicizie, passioni, sconfitte, delusioni.
Si rendeva conto di quanto fosse cambiata a distanza di anni, alcuni negozi,  non c’erano più, il Tric era stato sostituito con un altro pub: il Light Moon o una cosa simile, di cui il proprietario, anzi i due proprietari, erano una giovane coppia di trent’anni circa e per nulla simpatici.
Però il locale andava alla grande e quello sicuramente per loro bastava.
Almeno Rivercourt era rimasto,  come era rimasto il Karen’s Cafè e la Baker Man.
O forse era cambiato lui?
Erano successe tante di quelle cose che lo avevano spinto a tornare a casa senza preavviso, in anticipo, siccome tutti sapevano che sarebbe tornato a casa per le feste, la settima successiva.
Ma non reggeva più: aveva bisogno della sua famiglia accanto, ma nello stesso tempo aveva paura di deluderli, specie suo padre, che aveva fatto così tanto per lui.
Che ancora faceva tanto per lui.
Per un attimo sfiorò l’idea di ritornare sui suoi passi e prendere il primo volo per Los Angeles o per qualche altro posto ma quelle  parole di sua madre, nonostante fossero passati sedici anni circa e lui aveva appena nove anni, le portava ancora nel cuore: C’è solo una Tree Hill James Scott ed è casa tua.
Fece un piccolo sorriso al ricordo: casa sua.
Era quello di cui aveva bisogno.



Salvee ^^
Lo so ho ancora un'altra FF da scrivere ma ho avuto una specie di illuminazione guardando su youtube dei video sulla next generation di Tree Hill e mi sono detta: perchè non provarci e vedere cosa esce fuori? :33
Spero che il prologo vi abbia incuriosito!!
Intanto vi "presento" Jamie da grande o perlomeno il pv che ho scelto di usare e spero piaccia anche a voi
Poi andando avanti con i capitoli vi mostrerò gli altri ragazzi! :3
JAMIE SCOTT: Ha 25 anni vive a Los Angeles dove studia ed è capitano della squadra di basket. Poi più in la scoprirete altro v.v








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Capitolo 2
*** Tree Hill, un posto come tanti. ***


OTH-NEXT GENERATION

ONE TREE HILL – THE NEXT GENERATION

16 YEARS LATER

 

 

           E’ la storia più antica del mondo: un giorno hai 17 anni e stai pianificando il futuro. 
E poi, piano piano, senza rendertene conto,quel giorno è oggi.
E poi quel giorno è ieri.
E questa è la tua vita.
 
C’è solo una Tree Hill ed è casa tua.
 
Sei miliardi di persone al mondo.
Sei miliardi di anime.
E qualche volta te ne serve una sola.


CAP 1 – TREE HILL, UN POSTO COME TANTI.

Con un sorriso, seguito da un agile scatto, Jamie centrò perfettamente il canestro. Amava quello sport, tutti a Tree Hill sapevano che era destinato a diventare una stella del basket, proprio come suo padre. Si ricordava di quando a nove anni scrisse il suo desiderio davanti a sua madre, proprio li sul tetto del Karen’s Cafè, dove anni prima facevano lo stesso lei e suo zio Lucas: “riuscirò a battere il record di papà!”
E ce l’aveva fatta. Anni dopo la sua maglia, con il numero 12, era li affissa al muro della palestra del la scuola, accanto a quella Nathan. Si sentiva orgoglioso, non solo per esserci riuscito, per aver realizzato tutti i suoi sogni ma anche nel vedere di come erano fieri di lui i suoi genitori.
E ora, tornato da Los Angeles, abbandonando tutto ciò che era li, lasciando in sospeso ogni cosa, si sentiva tremendamente in colpa. La sua famiglia non sapeva ancora niente, quando lo avevano visto davanti alla porta, in anticipo per giunta e dopo aver superato l’entusiasmo iniziale, cominciarono a fargli le domande, sul perché era li una settimana prima, se andasse tutto bene. Aveva letto un pizzico di preoccupazione negli occhi di Haley: sua madre era sempre stata così, voleva sempre assicurarsi che i suoi tre figli stessero bene, così come suo marito e tutte le persone a cui teneva.
Ed era l’ultima cosa che voleva: essere la causa d ogni preoccupazione e in particolare, vedere suo padre deluso da lui. Non dopo la promessa che gli aveva fatto prima di partire per L.A.
Aveva promesso loro che non li avrebbe mai delusi e invece Sapeva di aver fato esattamente il contrario.
Smise di fare il suo allenamento e raggiunse un ragazzo,  che seduto su una delle panche di ferro del Rivercourt, strimpellava una chitarra, cercando di mettere insieme delle note. Si sedette di fronte a lui e lo guardò in silenzio senza disturbare, mentre portò alle labbra la bottiglia d’acqua: sapeva che quando Logan Evans prendeva in mano una chitarra e un block-notes, si isolava totalmente e come al solito sarebbe passato un bel po’ prima che si accorgesse di essere osservato. E infatti, dopo una manciata di minuti eccolo che alzò il volto verso Jamie e fece un mezzo sorriso imbarazzato.
Era piuttosto timido Logan Evans, tre anni più piccolo di Jamie: amava suonare la chitarra, collezionava vari modelli di areoplani e studiava architettura. Anche se il suo sogno era appunto diventare musicista e guidare un aeroplano.
Per Logan era molto importante perché gli ricordava di come aveva ricostruito il suo rapporto con Clay, suo papà quando sedici anni fa lo aveva rivisto. Quando il suo aeroplano radiocomandato era andato a finito su un albero e Clay, incuriosito da quel ragazzino, glielo avevo ripreso, dando così il via a quel legame speciale.
“Hai scritto una nuova canzone?”
Chiese Jamie, indicando il block-notes che veniva prontamente chiuso  da Logan: non aveva nulla contro Jamie, anzi era il suo migliore amico, una specie di cugino ma odiava esporsi così. Più volte sua zia Haley gli aveva proposto di andare alla Bed Room, gli diceva che poteva fare grandi cose, era bravissimo con la chitarra, con la voce ma il ragazzo tutte le volte declinava l’invito con un sorrisetto impacciato.
“No, sono stupidate.” Rispose Logan, posando il block-notes nello zaino e la chitarra nell’apposita custodia. Regalo per il diploma da parte di Quinn e Clay. I suoi genitori, Logan ci teneva particolarmente a quello strumento, tanto che lo custodiva gelosamente. Non la faceva toccare a nessuno, neanche alle sue sorelle o a suo padre. “E non scrivo canzoni, non le ho mai scritte. Te l’ho detto, sono cavolate.”
“Mh, come vuoi. Comunque sei bravo, lo sai?”
Continuò Jamie con un sorriso, infilandosi la felpa e facendo dei palleggi, stando seduto sulla panca.
Per tutta risposta Logan si strinse sulle spalle, abbassando il viso; i due ragazzi restarono un po’ in silenzio, finchè Logan rialzò il viso e guardò il suo amico.
“E tu invece? E’ da quasi un mese che sei qui e non hai mai parlato di L.A. Cos’è questo mistero, Jamie Lucas Scott?” Domandò, con un’espressione eloquente: Logan lo conosceva da sedici anni ormai, anche se all’inizio non avevano legato un granchè, aveva imparato a capire quando qualcosa non andava in lui. “Ce ne siamo accorti tutti, sai?”
Jamie sbuffò: per quanto volesse bene ai suoi amici, alla sua famiglia, non aveva nessuna intenzione di parlare, di pensare a quello che era successo.  Non ancora. Aveva passato le feste di Natale con loro, cercando di non mostrarsi triste, arrabbiato ma una volta solo era impossibile non pensarci, ed era per questo che si circondava di persone, di situazione che gli permettessero di mettere il freno a quei pensieri.
“Nulla,  mi sono preso una pausa, tutto qua.”
Rispose semplicemente, alzandosi, portando il pallone sottobraccio e gettando la bottiglia d’acqua vuota nel cestino li accanto. Ovviamente Logan non gli credeva ma fece finta di assecondarlo e si alzò anche lui, prendendo la custodia e lo zaino, avvicinandosi al suo amico.
“Sai che puoi parlarne con me, vero?”
Gli ricordò con una pacca sulla spalla e un sorriso sincero che lui ricambiò, grato per la comprensione di Logan.
“Lo so, ma non ora.”
Disse Jamie, prendendo a camminare insieme a lui per far ritorno a casa. Lo avrebbe fatto: avrebbe parlato con i suoi, spiegato tutto, in particolare a suo papà. E, nonostante sapesse di andar incontro ad una delusione da parte di Nathan, Jamie sapeva di potersi fidare: lui era uno Scott e sarebbe andato tutto bene alla fine.


Buonaseraaa!!
Mi scuso per l'enoooooorme ritardo ma non sapevo come continuarla e se continuarla, ma poi delle personcine speciali mi hanno spronata e rieccomi qui!
Questo capitolo parte un mese dopo il ritorno a Tree Hill di Jamie, si è capito che non sta passando un buon periodo..cosa sarà successo? 
Qui fa anche la sua apparizione Logan, ve lo ricordate vero? Quel bimbetto tutto coccoloso *-*

LOGAN EVANS:
Ha 22 anni, vive a Tree Hill e studia architettura. I suoi sogni però sono quello di pilotare un aeroplano (ricordate i modellini degli aeroplani vero? ) e quello di diventare un musicista, infatti suona la chitarra anche se non lo ammetterebbe mai essendo un tipo piuttosto riservato(la chitarra mi è venuta in mente guardando la foto di Wilson Bethel, il suo pv :3 )
Bene, è tutto. 
Enjoy!

 


 

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Capitolo 3
*** AVVISO ***


Salve a tutti! Spero vi ricordiate ancora di me e delle mie storie D: 
Beh dopo un anno o forse di più, ho deciso di riprovare a riprenderle
Voglio modificarle, revisionarle e aggiornerò solo quando le avrò completate su word quindi spero che abbiate pazienza e vogliate continuare a seguirmi (?) :)
Sayonara! 

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