Santana
si era dileguata alla svelta dal giardino, e a grandi falcate,
scansando la gente il meglio che poteva, era finalmente riuscita a
raggiungere l'uscita. Aprì il portone, e prendendo aria si
scaraventò fuori. Percorse il vialetto e frugò in
borsa per trovare
le chiavi della macchina.
Dopo
qualche minuto e qualche accidenti le aveva finalmente trovate.
Mentre
camminava verso la macchina, vide la ragazza bionda, Brittany,
intenta a parlare con un ragazzo in sedia a rotelle. Sbuffa
fermandosi a pochi passi prima di loro.
Con
calma riprese a camminare cercando di non farsi notare.
“Ehi”
disse poi la voce dietro alle sue spalle ormai “te ne stai
già
andando?” chiese poi dopo che Santana si era voltata verso
l'altra
ragazza.
“Ehi,
si! Mi sono appena ricordata che domani mattina ho un impegno
presto”
inventò la prima scusa per levarsi di li.
“Capisco..
spero che comunque tu ti sia divertita” sorride, un sorriso
così
puro, così ingenuo, come quello di un bambino.
“Si
una gran bella festa, molto interessante” disse Santana
ricordandosi di Rachel e Quinn.
“Ah
scusate..” disse poi Brittany imbarazzata “ questo
è Artie”
indica il ragazzo li seduto che fa un cenno con la mano “e
lei è
Santana” poi indicò la ragazza che di rimando fece
un segno. Beh..
“Beh
allora vado.. vi lascio parlare” disse poi la mora
“Aspe...”
partì incerta, poi vedeva che l'altra la fissava con fare
interrogativo
“Si?!”
“So
che posso sembrare scortese ma non è che mi potresti
accompagnare a
casa?”
Santana
la guardò esterrefatta. Rimase di sasso. Insomma stava
parlando con
quello li, aveva appena detto vai
GI° via..
e ora mi stava chiedendo un passaggio.
“Scusa
delle..”
“Va bene! Allora andiamo. Artie” disse poi
salutando il ragazzo.
Brittany
salutò velocemente Artie, e seguì la mora in
macchina. Una Range
Rover nera. Bellissima macchina. Sedili in pelle, e ultima
tecnologia. Sembrava di essere in una strana navicella spaziale.
“Grazie”
interruppe poi il silenzio che si era creato dai pochi minuti che
erano partite.
“Come
mai sei venuta via anche te?” chiese l'altra di getto
“ Beh..”
abbassò lo sguardo imbarazzata “ dov..”
“Tranquilla
non voglio forzati, se sono tuoi affari privati capisco se non me ne
vuoi parlare” interruppe Santana vedendo la
difficoltà dell'altra.
L'atmosfera
era calma, la radio faceva da sottofondo, e ogni tanto si scambiavano
un occhiata.
“Da
quanto conosci Rachel?” chiese poi la latina stanca del
silenzio.
Doveva sfruttare quella compagnia meglio che poteva.
“Diciamo
da tutta una vita” rise “ siamo cresciute come
vicine di casa,
abbiamo frequentato le stesse scuole, e quasi tutti gli stessi
Club”
“Capisco!”
Santana si fece più attenta
“Poi
Quinn, Kurt, Finn, e Artie gli abbiamo conosciuti al liceo, al Glee
Club, e da li siamo rimasti sempre insieme”
“E
siete tutti molto legati?” chiese poi Santana forse un po'
troppo
bruscamente
“Ti
interessa tanto?”
“Ah
scusa davvero..ero presa dal discorso e io..beh..io”
balbettò
l'altra rendendosi conto che non stava facendo un interrogatorio, ma
stava avendo una semplice conversazione.
Brittany
rise, e il suo suono riempì la macchina. Era una risata
così bella.
“Con
Quinn siamo come sorelle, anche se al liceo Rachel e lei si
prendevano spesso, si sono rubate a vicenda Finn per 4 anni”
“Oddio..
adesso capisco” sussurrò piano
“Hai
detto qualcosa?” La bionda la guardò, credendo di
aver sentito
l'altra parlare
“Nono..
continua pure”
“Qui
a destra...” disse indicando la strada “Comunque
con Kurt è
stato amore dal primo momento, non puoi non amarlo, anche se ha un
bel caratterino quando vuole. E poi Artie..”
“Anche
lui..immagino uno splendido cantante”
“Si
anche...beh lui è stato il mio fidanzato, e era il nostro
ballerino
migliore, insieme facevamo delle stupende acrobazie” disse
l'ultima
frase con tristezza, angoscia.
Santana
rimase interdetta, voleva chiedere cosa fosse accaduto ma non le
sembrava giusto. Dal tono dell'altra si poteva chiaramente capire che
le faceva male questa cosa.
“Mi
dispiace per Artie” disse semplicemente ricevendo in cambio
un
sorriso accennato.
“Poi
abbiamo gli altri componenti, ma che vivono a Los Angeles, e non ci
vediamo spesso però ci teniamo in contatto”
finì di parlare.
Santana
si sentiva leggermente in colpa. La vedeva triste, forse aveva
forzato troppo.
“E
te invece?” chiese d'un tratto Brittany mentre dava le ultime
indicazioni.
“Beh
io..Che vuoi sapere?” Santana era stata presa alla
sprovvista. Se
lo doveva aspettare, insomma uno fa conversazione, se chiedi poi
richiedono.
“Quello
che vuoi...” disse semplicemente la bionda
“Mi
piace molto il cioccolato” Si morse la lingua.
Ottimo
Lopez un genio sei complimenti pensò.
Poi venne distratta dalla risata di Brittany. Rideva davvero di
gusto. Santana non capiva cosa ci trovava di così
divertente.
“Che
c'è da ridere?” chiese stizzita l'altra
“Scusa..
niente..è che sembri tutta così composta e la
prima cosa che vai a
dire a qualcuno è che ti piace la cioccolata. Mi ha fatto
ridere”
Santana
non rispose anche perché erano arrivate a destinazione.
Brittany
ringraziò e poi scese dalla macchina. Santana poco dopo
ripartì
verso casa sua.
Arrivata
parcheggia la macchina. Nota sul seggiolino del passeggero un
portafoglio.
“Non
ci posso credere” dice a se stessa mentre lo apre
“come fa una
persona ad essere così sbadata?”
Vede
un sacco di foglietti con sopra appuntati vari oggetti. Tutto
colorato, sembrava fatto davvero da un bambino delle elementari. Poi
trovò una foto. Doveva essere lei da bambina con la sua
famiglia.
Era così sorridente, felice, perfetta..
Io
non ho mai avuto una famiglia così...
(flash
back 1903)
Santana
stava da sola in camera sua, seduta sul suo letto. Era chiusa li
dentro da due settimane, i suoi genitori l'avevano messa in punizione
per aver rovesciato l'acqua a tavola.
Erano
partiti entrambi lasciando lei e suo fratello. Suo padre era andato a
ritirare il premio Nobel per la chimica grazie
alla sua teoria sul trasferimento di ioni visti come responsabili del
passaggio di elettricità
, mentre sua madre a prendere quello per la letteratura. Ebbene si i
suoi genitori erano molto famosi e la loro famiglia molto potente e
rispettata nel mondo.
“Avanti”
disse Santana dopo che aveva sentito bussare alla sua porta.
Questa
si aprì e vi apparve dietro di lui una grossa signora
dall'aria
simpatica con un vassoio in mano.
“Questa
è la vostra cena, padroncina” disse poggiando il
vassoio sul
tavolo.
“Grazie
Susan” la ringraziò la bambina con il sorriso
più sincero che in
quel momento le potesse spuntare.
La
domestica la guardò dolcemente. Si avvicinò a lei
“Se
volete vi faccio compagnia” le disse
“Ma..non
potete, se i miei lo scoprono passerete dei guai”
“Non
preoccupatevi. I signori rientreranno domani in giornata,
sarà il
nostro segreto”
Santana
l'abbracciò forte.
“Ti
voglio bene” le sussurrò
“Anche
io padroncina” la strinse ancora di più a se.
Così
fu. I suoi rientrarono il giorno dopo, ignorando la figlia. E saputo
del gesto di Susan la sera prima, da parte di un altro della
servitù,
la domestica fu cacciata di casa e venduta al mercato.
Santana
era disperata, piangeva sempre per quello. Si dava la colpa per
ciò
che era accaduto a Susan.
Si
ricorda le ultime parole di suo padre
“Non
sei adatta ad essere nostra figlia. Sei debole! Disobbediente! E
specialmente una bambina! Dovresti prendere esempio da tuo fratello
più grande”
Santana
scacciò quel ricordo dalla sua mente il più
velocemente possibile.
Sapeva che era stata sempre un peso, una delusione, mai all'altezza
di niente, sopratutto per portare il nome della sua famiglia. Era il
massimo disonore.
Chiuse
il portafoglio, e si maledisse per averlo aperto. Scese dalla
macchina ed entrò in casa. Ora non aveva voglia di tornare
indietro
a riportaglielo. Lo posò sul tavolo in cucina e poi si
diresse a
letto. Altri pensieri la tormentarono.
Flashback(1903)
Erano
passati un paio di giorni dalla scomparsa della domestica e Santana
stava girovagando per cosa. Arrivò nella soffitta, e per la
prima
volta trovò la porta che per lei era sempre stata chiusa
aperta. Vi
si addentrò curiosa fino a che non sentì la voce
di sua madre
pronunciare qualcosa di strano. Una lingua a lei sconosciuta. Si
avvicinò di soppiatto e la vide li davanti a delle strane
boccette
mescolare e agitare. Continuava a parlare mentre un fumo esplose
dalla boccetta che in quel momento temeva in mano.
Vide
un qualcosa, sua madre, con un libro che ancora non aveva mai
scritto. “Che stava facendo” si domandò.
Ma nello spostarsi
indietro urtò uno scaffale attirando così
l'attenzione della madre
che di scattò si voltò verso di lei.
Raccontò
dell'accaduto e dopo qualche frustata, decisero di spedirla a
lavorare nei cambi da suo zio.
Partì
il mese dopo, forse felice di andarsene da loro, ma sapeva che con
suo zio non sarebbe stato affatto facile.
Arrivata
in campagna, venne accolta da suo cugino che ha un paio di anni in
più di lei.
“Sebastian!”
una voce lo chiamò da dietro “ fa accomodare tua
cugina dentro che
poi andate a lavorare”
il
bambino ubbidì
“Vieni”
sorrise gentilmente a Santana, e la condusse nella sua stanza.
Dopo
qualche ora finalmente riuscì a prendere sonno.
La
mattina dopo fu svegliata dal campanello che suonava insistente.
Sbuffando si alzò dal letto e scese le scale.
Aprì la porta e
davanti a se si trovò due facce sorridenti.
“Che
cazzo avete da ridere?” disse mentre stava chiudendo la porta
in
faccia agli altri due.
“Ehi!”
urlò Puck “Ti abbiamo portato la
colazione!” la porta si fermò
e si riaprì
“Venite”
disse Santana, lasciando agli altri il passaggio libero. Puck e
Mercedes si scambiarono un occhiata complice e soddisfatta.
I
tre andarono in cucina e sistemarono la colazione sul tavolo, per poi
accomodarsi li intorno. Un buon profumo riempiva la stanza.
“Allora?”
chiese Santana mordendo il suo cornetto.
I
due la guardarono sospirando.
“Il
biglietto” disse Mercedes con fare ovvio guardando la latina
che
come risvegliata si alzò di scattò e
sparì dalla cucina.
“Chissà
che le prende”
“Non
ne ho idea Noah, speriamo che sia tutto apposto” i due
presero un
sorso del loro caffè, e aspettarono in silenzio il ritorno
dell'altra.
Santana
aveva messo sottosopra tutta la camera, per cercare quel famoso
foglietto trovato la sera prima. Non lo trovava da nessuna parte.
Ringhiò incazzata. Poi la sua attenzione ritornò
e velocemente
scese di nuovo e lo trovò li vicino a dove aveva lasciato il
portafoglio di Brittany.
“Eccolo
qua” rientrò in cucina e lo appoggiò
sul tavolo davanti agli
altri due.
Se
lo rigirarono per un po' tra le mani, ma sembrava tutto così
strano.
“Una
stella gialla circondata da delle strane fiamme”
Puck
aveva un'espressione confusa
“E
una piccola t
qui di lato” continuò Cedes osservando ancora il
biglietto
“Si
vede che è stato strappato”
“In
realtà sembrerebbe tagliato” iniziò
Santana “ o comunque
strappato di proposito! È troppo preciso” disse
indicando il pezzo
del foglio che mancava.
Gli
altri due annuirono
“Ma
non sappiamo nulla ancora di questo”
“No,
però sarà sicuramente un qualcosa che appartiene
a Rachel” disse
Mercedes “e noi dobbiamo scoprire che significato
ha”
“E
anche velocemente, visto la facilità che ha o hanno di
avvicinarsi a
lei, senza che nessuno lo sappia”
I
tre organizzarono un piano per scoprire il simbolo. Mercedes aveva
detto che avrebbe fatto qualche ricerca su internet, per vedere se
qualcosa fosse corrisposto, e poi sarebbe andata a parlare con Kurt.
Puck
avrebbe dovuto vedere Quinn all'ora di pranzo e insieme sarebbero
andati a trovare finalmente la loro figlia.
Santana
sarebbe andata da Brittany con la scusa del portafoglio.
Santana
aveva parcheggiato la sua macchina leggermente prima della casa della
bionda. Era li da una buona mezz'ora indecisa sul da farsi. Non
sapeva nemmeno se l'altra fosse stata in casa. Avrebbe avuto un
approccio diretto? Oppure no? E se l'avesse cacciata subito?
Smise
di farsi tutte queste domande, e sbuffando scese dalla macchina con
il portafoglio in mano e si incamminò verso l'entrata di
casa.
Bussò.
Dopo qualche secondo la porta si aprì mostrando davanti a
lei il
ragazzo della sera prima sulla sedia a rotelle. Non ricordava
assolutamente il nome.
“Ehi”
la salutò con un sorriso a suo parere anche troppo esagerato.
“Ciao.
Brittany è in casa?” chiese impassibile
Il
ragazzo si voltò e chiamò a gran voce la bionda
che apparve dopo
qualche minuto.
“Ehi
Britt c'è Santana” disse Artie non appena la
bionda sbucò dal
salotto
“Ciao
Santana” sorrise “come mai da queste
parti?” chiese confusa.
“Hai
dimenticato il portafoglio in macchina mia ieri e sono venuta a
portartelo” disse mostrando l'oggetto che teneva nella mano
destra.
“Grazie
mille” disse la bionda saltellando sul posto “Ecco
dove lo avevo
messo. Credevo di averlo perso”
Santana
diede il portafoglio a Brittany che continuava a ringraziarla.
“Vabbe
pens...” iniziò la latina
“Che
maleducata! Prego entra, ti offro qualcosa” la interruppe
Brittany
ricordandosi che erano ancora sull'entrata di casa
“Grazie
ma non vorrei distur..”
“No
figurati nessun disturbo” la interruppe di nuovo “
a meno che tu
non abbia qualcosa di importante da fare”
“....no..”
Santana fece finta di pensarci
Era
fatta si
disse tra se entrando in casa.
Quinn
e Puck avevano pranzato insieme, parlando del più e del
meno, di
quello che avevano fatto in tutti questi anni, del loro lavoro e
così
via. Aveva scoperto che Quinn era un brillante avvocato, non che si
fosse stupito a quella notizia. Lui ovviamente non avrebbe potuto
rivelare il suo reale mestiere e come sempre aveva detto che era un
importante uno d'affari che lavorava improprio.
Si
trovavano davanti a casa DI Shelby, la madre adottiva di Beth.
Quinn
gli afferrò la mano, tutta sudata.
“Ehi
stai tranquilla” le sorrise lui, vedendo chiaramente
l'agitazione
di Quinn.
“Shelby
è una persona fantastica, e Beth lei è
sensazionale”
Quinn
annuì stringendoli sempre di più la mano. Puck
era a disagio, non
sa perché ma quel contatto gli faceva uno strano effetto.
Aspettò
un po' che Quinn si riprendesse e poi suonò il campanello.
La
porta si aprì mostrando davanti a loro una bambina in
pigiama,
bionda, con degli occhi versi bellissimi.
“Beth
quante volte ti ho detto di non aprir.. oh Puck sei già
qui” disse
una donna bellissima dai capelli scuri sorridendo al ragazzo
“Ehi
papone” disse la bambina buttandosi sul ragazzo che la
strinse
forte
“Beth
rientra subito dentro che sei in pigiama” disse la donna
autoritaria e la bambina rientrò
“Ciao
Shelby..vorrei presentarti..”
“Quinn...”
disse poi la donna sorridendo alla bionda che aveva le lacrime agli
occhi, ed era rimasta immobile e in silenzio.
“C—ciao”
balbettò poi.
“Prego
venite” disse per poi lasciarli entrare dentro.
Si
accomodarono in salotto, e mentre Beth continuava a parlare a
macchinetta su quello che aveva fatto in queste ultime settimane che
Puck non era andato a trovarla, Shelby era andata a preparare un
piccola merenda.
Quinn
la guardava estasiata. Era così uguale a lei, almeno
esteticamente,
caratterialmente sembrava molto più simile a Puck.
“Ehi
Noah chi è questa ragazza qui?” chiese poi ad un
certo punto
indicando Quinn.
“Vedi
Beth..”
“La
merenda è pronta” interruppe Shelby portando un
vassoio pieno di
biscotti e qualche succo da bere.
Puck
la guardò rincuorato, non avrebbe saputo cosa dire alla
piccola
bambina, se la verità o meno.
Quinn
ringraziò la donna e iniziò ad assaggiare tutti i
biscotti, facendo
complimenti alla cuoca in continuazione.
“Una
ragazza d'oro” sussurrò la donna a Puck che
annuì convinto “e
penso che Beth debba sapere chi è realmente per
lei” continuò
convinta
Puck
non sapeva se Quinn volesse ciò, ma Beth continuava a
chiedere chi
era.
“Ehi
piccolina. Questa bellissima ragazza qui accanto al tuo papone
è..
beh come dire lei è..” Puck era in
difficoltà. Come si spiegava
ad una bambina di 7 anni chi era quella ragazza.
“Mia
sorella?” chiese poi la bambina speranzosa. Puck rimase di
stucco
così come Quinn e Shelby.
“Lei
è bionda come me, ha gli occhi verdi come me ed è
bella come me”
disse convinta la bambina facendo ridere gli altri.
“No
piccola” prese poi la parola Quinn “ non sono tua
sorella, io
sono la tua mam..” ma le parole le morirono in gola quando
due
braccia le si avvolsero al collo.
“Mamma”
disse poi la piccola vocina di Beth che continuava a stringere Quinn
tra le sue braccia.
Santana
venne fatta accomodare nella grande sala su una poltrona. Artie le si
mise davanti con quel suo solito sorriso che la latina avrebbe voluto
distruggere molto velocemente. La urtava parecchio, e anche la sua
presenza non gli andava molto a genio.
“Che
ti posso offrire?”
“Non
saprei quello che vuoi” rispose Santana
Dopo
pochi minuti Brittany tornò dalla cucina con una carrellata
enorme
di cose da mangiare e da bere.
“Beh
non c'era bisogno del banchetto reale” scherzò
Santana facendo
arrossire la bionda.
“Beh..
io.. ecco non conosco i tuoi gusti quindi ho portato tutto quello che
avevo” disse timidamente
“Tranquilla.
Grazie mille” le sorrise gentilmente la latina
“Allora
Santana che fai nella vita?” chiese poi il ragazzo
guardandola
curiosa. Lo odiava, era decisamente così.
“Artie!”
lo riprese la bionda
“Che
c'è?” la guardò lui sorpreso
“Non
mettere in difficoltà la nostra ospite”
“Tranquilla
va tutto bene! Sono proprietaria di un ristorante” rispose la
latina
“Ah
si? E quale?” insistette il ragazzo
“Meglio
che tu non lo sappia” disse Santana con un aria di sfida.
“E
come mai?” rispose il ragazzo a tono
“Beh
non vorrei mettervi troppo in soggezione” Santana lo
guardò con la
sua espressione da stronza migliore e aspettò che la
risposta di lui
che non arrivò a causa del telefono che squillava.
Brittany
era rimasta in silenzio per tutto il tempo, o ogni tanto lanciava
occhiate ai due che si stavano becchettando.
“Devo
andare. Mi ha chiamato il capo e mi richiede in ufficio”
disse poi
a Brittany una volta conclusa la chiamata. Lo accompagnò
alla porta,
salutò Santana e in pochi minuti era fuori di li. Ora andava
meglio
per la latina.
“Mi
dispiace per Artie delle volte proprio non riesce a stare
zitto”
“Fa
niente, mi so difendere” rispose allega Santana guardando la
bionda
che si accomodava sul divano di fronte a lei.
Un
silenzio imbarazzante riempì la stanza. Non sapevano che
dire o come
comportarsi, dopotutto era un giorno che si conoscevano, o almeno
così si poteva dire.
“Artie
è il tuo fidanzato?” chiese poi Santana dal nulla
Brittany
la guardò arrossendo
“Scusa
non sono affari miei”
“No.
Non lo è. Siamo stati insieme per un po' ma poi ci siamo
lasciati ma
ancora lui non demorde” rispose sinceramente la ragazza
“Capisco.”
“Davvero
possiedi un ristorante?”
Santana
rise e poi negò con la testa.
“Scusa
non volevo mentire ma non mi piace parlare del mio lavoro”
disse la
latina non capendo perché non aveva retto la sua bugia. Ma
le era
difficile mentire a quegli occhi, così sinceri e puri, e
limpidi, ma
al tempo stesso così impauriti e soli.
“Ma
non per questo non posso fare un eccezione per te” le disse
poi
vedendo la sua espressione triste che subito si trasformò in
un
sorriso.
“Dici
davvero?” chiese incredula la bionda. Non sapeva
perché ma quella
latina la intrigava troppo.
“Certo!
Allora diciamo che mi occupo di persone..” L'espressione di
Brittany si fece più confusa poi aprì la bocca
come se avesse
ricevuto un'illuminazione
“Dottoressa?”
chiese poi convinta della sua risposta
Santana
disse di no
“Mmm...allora
vediamo un po'.. avvocato?”
“Nope”
“Psicologa?”
provò ancora la bionda. La sua faccia era contorta in un
espressione
concentratissima
“Ancora
no..” Santana si stava divertendo a vedere l'altra provare ad
indovinare quello che faceva.
“Che
genere di persone?” chiese poi
“Chiunque
abbia bisogno di me”
Brittany
spalancò la bocca quasi scioccata.
“No..no
che hai capito? Non sono una di quelle” rise e
contagiò anche la
bionda che si scusò imbarazzata per aver pensato ad una cosa
del
genere
“Sono
un agente immobiliare” disse poi convinta della sua nuova
bugia. Ma
almeno così non avrebbe dovuto spiegare nulla di
più.
“Oh
wow..capito” disse contenta l'altra.
“Io
invece sono la prima ballerina di Broadway, ho girato tanto i primi
anni con una compagnia e poi sono fissa qui a fare
spettacoli”
“Impressionante.
Siete tutti artisti allora”
“No,
solo io e Rach. Quinn è un avvocato, la più brava
di tutti, Finn è
un dipendente di una azienda, di cui momentaneamente non ricordo il
nome, e Kurt lui è uno stilista” Brittany si
sforzò tanto per
ricordare tutti i vari lavori senza lasciare fuori nessun dettaglio.
Pensò che stava facendo la figura della scema ma si sentiva
in
imbarazzo davanti a lei. E non sapeva nemmeno per quale motivo.
“Capisco,
beh sono tutti dei buoni lavori comunque. E quel tuo amico
Artie?”
“Ah
già giusto! Beh lui lavora nella stessa azienda di Finn ma
non fanno
la stessa cosa. Artie è molto bravo con i
computer”
Non
poteva essere altrimenti, sembra tanto un nerd si
disse Santana sempre mantenendo il sorriso verso l'altra.
“Te
hai amici?” chiese poi la bionda
“Non
molti, solo un paio, ma sono i migliori amici del mondo”
rispose la
latina cercando di restare il più vago possibile.
“Se
vuoi ti mostro elle foto di noi dal liceo”
“Sarebbe
carino!” Sorrise Santana. Brittany si alzò
velocemente e dopo
nemmeno pochi secondi ritornò con un grosso album in mano e
si buttò
vicino a Santana. Non ci fece nemmeno tanto caso ma aveva poggiato la
sua mano sulla gamba dell'altra.
Mise
l'album sulle sue gambe e iniziò a sfogliarlo. C'era lei il
primo
giorno di scuola, quello con la divisa da Cheerleader, una di
squadra, una di lei e Quinn. Poi si passava al Glee, a loro nel tempo
libero, poi tutte le foto singole, di quelli che aveva visto e di
gente invece a lei sconosciuta. Poi una cosa attirò la sua
attenzione.
“Che
cos'è?” chiese indicando un adesivo a forma di
stella vicino ad
una foto di lei e Rachel
“Questo
è il simbolo di Rach. Lei lo metteva ovunque quando si
firmava.
Diceva che sarebbe diventata una stella”
Santana
si alzò di scatto. Una stella che brucia. Era un messaggio
minatorio. Dovevano entrare in azione e parlare con Rachel a tutti i
costi.
“Ehi
tutto bene?” chiese Brittany preoccupata vedendo la reazione
dell'altra
“Sisi
scusa è che mi sono accorta che è molto tardi e
devo andare”
“Ah”
il tono era dispiaciuto “aspetta ti accompagno alla
porta” si
alzò e insieme si diressero verso l'uscita.
“Beh
grazie ancora per il portafoglio”
“No
grazie a te per tutto!” rispose Santana varcando la porta.
“Allora
ciao” le sorrise Brittany
“Ciao”
disse la latina allontanandosi
“Spero
di rivederti presto” Brittany parlò forse un po'
troppo piano
perché l'altra l'abbia sentita. Sospirando
rientrò in casa.
Puck
aveva riaccompagnato a casa Quinn. La bionda era rimasta entusiasta
da Beth e da Shelby, dall'intelligenza della bambina. Non aveva fatto
altro che continuare a parlare del pomeriggio che aveva passato in
compagnia della sua “famiglia”.
Rachel
la fissava stralunata da tutte quelle parole che le stavano uscendo
dalla bocca. Non aveva mai sentito parlare Quinn così tanto
forse
perché era sempre lei a parlare troppo e non dare mai
l'occasione
agli altri di dire la propria. Erano sul letto sdraiate l'una nelle
braccia dell'altra.
“Rachel...Rach
mi stai ascoltando?” chiese poi la bionda non sentendo
nessuna
risposta da parte dell'altra.
“Mhmh”
mugugnò.
Quinn
sospirò e le accarezzò i capelli.
“Rach
non puoi addormentarti devi tornare a casa, che Finn ti ha preparato
la cena ricordi?”
“Mmm..
non mi va, non voglio” protestò l'altra
stringendosi sempre di più
alla bionda
“Sai
sarebbe tutto più facile se gli dicessi la
verità”
“Sai
che non posso. Ne andrebbe della mia immagine, e poi lui beh..
lui”
ma non finì in tempo che Quinn si era già alzata
dal letto.
“Vai”
Rachel
si alzò e lentamente uscì dalla casa senza dire
più nemmeno una
parola. Era tutto un segreto tra di loro, nessuno sapeva niente,
nemmeno Brittany, tranne Santana ovviamente. Ma Rachel non voleva
sentire ragione. Aveva paura di come ne avrebbe risentito la sua
popolarità.
Stava
camminando sul marciapiede distratta da tutti i rumori. Era buio, ma
non aveva voglia di prendere un taxi, aveva bisogno di sgranchirsi le
gambe.
Una
macchina nera si accostò poco più avanti a lei.
Nessuno vi era nei
dintorni, era un piccolo cunicolo. Una figura nera la
afferrò e
prontamente le mise una mano davanti alla bocca per non farla urlare.
La condusse in macchina, e poi la stordì.
Rachel
aprì piano gli occhi. Si guardava intorno ma non capiva dove
si
trovasse. Era una stanza a lei ignota. Il panico iniziò ad
impossessarsi di lei. Si alzò di scatto, non aveva ne corde
ne
niente, strano pensò.
“Puoi
rilassarti” disse una voce dietro di lei. SI voltò
di scatto e
vide un ombra in fondo alla stanza
“Chi
sei cosa vuoi da me?”
“Informazioni”
la stessa voce parlò ma non riusciva a distinguere le figure.
“Informazioni?
Per cosa?”
“Su
di te” un'altra voce “ma dovrai dirci solo la
verità, e noi la
diremo a te”
“D'accordo,
ma vi prego non fatemi del male”
“Tranquilla.
Vieni accomodati”
Rachel
vide le due figure entrare in un'altra stanza e facendosi forza
decise di seguirle.
Ecco
il terzo capitolo...beh che dire, la storia ha un suo senso anche se
apparentemente non sembra. Se avete voglia fatemi sapere che ne
pensate, e se avete idee o richieste. Al prossimo e grazie a tutti..
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