Le Avventure Mestruose.

di Gnana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I. ***
Capitolo 2: *** Parte II. ***



Capitolo 1
*** Parte I. ***


LE AVVENTURE MESTRUOSE
PARTE I

La storia che vi sto per raccontare riguarda una bambina. Precisamente una bambina che stava per diventare signorina.
Era un po’ strana questa bambina: aveva la barba e i capelli sotto le ascelle, ma era comunque molto graziosa e i genitori l’amavano. 
Un giorno Laila (la bambina), che era molto infelice, chiese ai genitori che per il suo compleanno le facessero una grande festa con tanti invitati e che la portassero fuori.
“OCCHECCAPPERI” disse il papà “Vuoi far morire tutti?”
La mamma molto si arrabbiò, tanto tanto e gli fece tò tò sul popò e lui si stette zitto.
“Non preoccuparti, figlia mia, sistemeremo tutto a dovere.”
La bambina tanto felice andò nel suo lettino a raccontare tutto alla sua bambola. Ma la bambola come al solito non dava segni di vita e per l’ennesima volta Laila provò la respirazione bocca a bocca, senza risultati, così pensò che forse era nata così.
E si addormentò.
Una settimana dopo la mamma dà la bella notizia a Laila e alla sua bambola sempre morta.
“Laila, ho organizzato tutto. Stasera andremo in un ristorante molto in, chic, trandy e zuzzurullo e ce la spassiamo!”
“Beniffimo, mamma!”
Eh si, Laila aveva anche la zeppola tra i denti e sembrava tanto Jovanotti con le convulsioni, ma era ancora tanto graziosa e la mamma la amava così com’era (brutta).
Così andarono tutti insieme appassionatamente verso la macchina, Laila, i genitori e la bambola morta. Ma attenzione! Laila era diventata bellissima: la mamma l’aveva lavata, finalmente, e le aveva fatto la barba e tolto i peli (ci ha messo 2 ore, era una scimmia) e l’aveva tutta improfumata come un barboncino in una gara di cani.
Il padre non l’aveva riconosciuta e si è messo a rincorrerla gridando “Brutta bambina! Ridammi la bambola di mia figlia, ladra!” Poi inciampò e la mamma ebbe il tempo di dirgli che era Laila.
Finalmente partono.
Arrivano al ristorante Da Hitler.
Ah mi sono dimenticata di dirvi che la famiglia di Laila era nazista e fascista e odiavano gli ebrei (bleah brutti gne gne via sciò) e anche tutti i loro conoscenti.
Laila non aveva ancora capito cosa significasse la cultura in cui stava crescendo, ma era demente, quindi.
Prese la sua bambola e incominciò a correre per tutto il ristorante e a rompere le palle ai camerieri, agli invitati e al padreternoamen. Rompeva talmente che Hitler sull’insegna del ristorante si vergognava di essere della sua razza.

Adesso, però, sto per descrivere una oscena molto scena scena molto oscena. Mandate a letto i bambini che non si può leggere, eh.
Laila ha avuto un fortissimo mal di pancia e corse a cercare il bagno.
“Bagno bagno bagno bagno bagno” ripeteva in continuazione “bagno bagno bagno bagno bagno” e intanto camminava “bagno bagno bagno bagno” e non chiedeva neanche ai camerieri, era proprio demente.
Finalmente lo trova, ma è occupato. Anzi, è occupatissimo. Aveva spiato dal buco e c’erano due uomini in posizioni strane che si lamentavano.
Li aveva riconosciuti: il cameriere Brad, che si credeva fosse ebreo e Tomas, il titolare del locale e anche capitano delle SS! Incominciò a gridare.
“Bagno bagno bagno bagno bagno!”
“Ma chi è?” risposero da dentro “Sarà un alieno, scappiamo!” e spalancarono la porta ancora nudi. Così fecero una figura di cacca e Brad venne portato molto lontano da lì chissà per cosa, ma a Laila non importava. Si sarebbe ritrovata lei nella cacca se non si fosse seduta subito su quel cesso (non sono volgare, è un vocabolo italiano). Si, perché Laila era convinta di stare per farsi la cacca sotto, non avrebbe mai immaginato di trovare un alieno nelle mutande.
Era un grumo di sangue talmente grumoso che anche i grumi erano grumosi e facevano a gara a chi era più grumoso. Era gigantesco e Laila si spaventò e svenne.


vvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv

Ebbene sì, mi sono data al demenziale. Questa è una storia demente dalla trama intelligente, proprio come me, all'apparenza demente, sotto sotto intelligente. ''Che il Dottore ci protegga.''

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Capitolo 2
*** Parte II. ***


PARTE II

Si svegliò un paio di ore dopo, promettendo a sé stessa di non dire niente a nessuno, non voleva far sapere che aveva ospitato un alieno nelle mutande, l’avrebbero uccisa. Si, era completamente demente. Lo so che vorreste gridargli “Stupida, fatti dare un assorbente da tua mamma!” Eh no, ragazzi, se era così semplice non vi avrei raccontato la storia.
Comunque dopo aver preso l’alieno con le mani e buttato nel cesso e tirato lo scarico, si pulì alla bene e meglio con della carta riciclata. Uscì dal bagno e sentì il silenzio più totale. Fuori era notte, le luci erano spente e lei ci vedeva solo con la luce della luna. Invece di cercare un interruttore e aspettare lì che riaprissero il giorno dopo, come qualsiasi bambina demente, esce e si avventura nella città.

Camminando camminando trova una strana signora seduta sul marciapiede che mette delle carte a terra. Era puzzolente e pelosa (non come lei, però).
“Ciao, cara, cosa ti turba?” chiese la signora pelosa. Laila non rispose e rimase immobile perché aveva paura. Perché era demente.
La signora la tranquillizzò così le si sedette accanto sul marciapiede.
“Sai, io posso indovinare cosa ti è successo. E posso anche risolvere i tuoi problemi, ma devi stare molto in silenzio così io vedo le carte.”
Laila non capiva cosa c’entrassero le carte ma mentre le contemplava si addormentò e si svegliò all’alba con la gente che la guardava con disprezzo. La signora pelosa finalmente aveva finito e la guardava col sorriso.
“Ho capito cosa devi fare. Prendi questo: si chiama giraspaziotempo, ma tu lo puoi chiamare tardis.”
Era una collana molto strana con degli anelli.
“Devi andare in un posto. E devi fare uno scherzo pauroso ma bello ad una persona.”
Poi le disse i dettagli nell’orecchio.
Vi piacerebbe sapere, eh? Mi dispiace, ma uno scrittore deve creare suspense.
Laila si ritrovò in Germania parecchi anni prima, aveva un sorriso smagliante e la signora pelosa gli aveva dato altre tre paia di mutande per fermare il sangue.
Camminava su una delle tante strade che, non sapeva perché, avessero sempre la parola strasse nel nome. Bah, babbani.
Contemplava tanto la sua collana strana mentre gli passava davanti un corteo di grandi soldati muscolosi con la tuta blu che non le degnavano di uno sguardo.
Lei si indispettì e cominciò a fare le linguacce, ma quelli niente: camminavano e agitavano il fucile.
“Ma questi non mi vedono?”
E continuava a fare le smorfie.
Ad un certo punto una mano le strinse la spalla, lei si girò di scatto con ancora la lingua di fuori e non vide nessuno. Una voce le disse: “Sei invisibile, idiota! Non perdere tempo, ora. Vai!”
Laila ritornò in sé e sgattaiolò tra il corteo cercando l’uomo che gli aveva descritto la signora pelosa. Doveva incontrare un uomo bassino, con la panzetta e un fastidioso pizzetto sopra il labbro e i capelli pieni d’olio.
Proprio mentre stava per chiedere a un soldato dove potesse trovarlo (aveva, ovviamente, dimenticato che era invisibile) tutti si bloccarono e una voce molto alta avvolse la folla di soldati e anche le persone che stavano guardando la parata.
“Buona seva a tutti! Uffi, qvesto micvofono non funzionave pene! Povcozio!”
Laila alzò gli occhi ed eccolo lì, affacciato ad una finestra un po’ lontana, l’uomo con cui doveva parlare.
“Vi vingvazio pev qvesto vegalo di compleanno, siete i miei soldati pvefeviti. Ma sono qui anche pev dive che la vazza aviana tvionfevà e savà tutto mevito vostvo!”
“Viva la Germania! Viva Hitler!” qualcuno gridava e poi tutti in coro “Heil Hitler!”
Ma Laila era già dentro l’edificio e prese l’ascensore per salire, poi cambiò idea e riscese e risalì per le scale, perché si voleva mantenere in forma, ma poi per mantenere le energie decise di riscendere e risalire con l’ascensore.
Facendo avanti e indietro si fece notte, ormai erano tutti a dormire, tranne Hitler che intanto stava in vasca giocando con la sua paperella nazista.
“Oh ma come sei cavina, qvasi qvasi ti prometto in sposa al mio consiglieve.”
E tutta che se la baciava, mentre era nudo in vasca, che spettacolo bleah.
Qualcuno bussò alla porta.
“Scheisse!”
Andò ad aprire con un accappatoio molto chic addosso, ma alla porta non trovò nessuno, così richiuse.
Ma Laila era dentro, ce l’aveva fatta. Non si era mai sentita così furba in vita sua.
“Cazzo!” disse Laila all’improvviso, facendo saltare il pover’uomo che non poteva vederla ma poteva sentirla. Purtroppo Laila era andata a sbattere il mignolo contro il comodino in legno laccato.
“Chi c’è?” urlò, immobilizzandosi, Hitler e Laila rispose: “Sono Laila.” E Hitler svenne.
Vedendolo lì steso a terra pensò che quei capelli, probabilmente, erano fatti d’olio poiché si era appena lavato e i capelli erano sporchi lo stesso.
Poi dopo un po’ pensò che era un problema se lui si spaventava, perché lo scherzo non sarebbe riuscito e cominciò a chiamare la signora pelosa, ma senza avere risposta. Dopo ore Hitler si svegliò e avendo dimenticato cos’era successo andò a dormire e così fece Laila.
Abbiamo quasi finito la storia perciò statemi bene a sentire.

I giorni seguenti Laila viveva lì pensando a come fare per non far spaventare Hitler e per fargli quel dannato scherzo. Perché per farglielo doveva fidarsi di lei e per fidarsi doveva parlarle. Ma nel frattempo, essendo una demente, spostava gli oggetti, parlava e faceva rumore dimenticandosi continuamente che lui non poteva vederla.
Hitler, così, impazzì e un bel giorno si sparò.
Cosa non tanto tragica per gli ebrei e la Germania, ma tragicissima per la povera bimba demente.

Appena Hitler morì si creò un paradosso temporale per il quale Laila scomparve semplicemente senza lasciare traccia, anzi, lasciando solo lo spaziogiratempo sul pavimento di quel pover’uomo che quell’anno avrebbe conosciuto la mamma.
La signora pelosa sapeva che in realtà suo padre era Hitler e l’ha usata per cambiare la storia e per risolvere il suo problema: da morta, anzi, da mai esistita non si sarebbe dovuta preoccupare degli alieni nelle mutande.
Aveva agito in buona fede, infatti, Laila non avrebbe più avuto problemi e Hitler non avrebbe permesso di uccidere milioni di ebrei.
Non vi ho detto, poi, quale scherzo doveva fare Laila.
La signora pelosa le aveva detto di dirgli che era sua figlia, così poi lui si addolciva e le dava una mano a sbarazzarsi del problema. Ma visto che è andata in un altro modo, mi sembra inutile saperlo.
“E perché allora l’hai detto?”
“Boh, così.”

E c’è un’altra verità importante.

E’ nata lo stesso una bambina dalla mamma e dal finto papà di Laila e si chiama GianGilda. E quando sarà più grande diventerà una grossa signora pelosa.
 

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