Teenage Dream In The Hunger Games Arena

di TheBigWingsOfFantasy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Mietitura ***
Capitolo 2: *** In Treno ***
Capitolo 3: *** La Cena ***
Capitolo 4: *** La Parata ***



Capitolo 1
*** La Mietitura ***


Quando mi sveglio l’ altro lato del letto è freddo. Allungo le dita per cercare il calore di mio fratello Fortunè, ma trovo solo la tela grezza della fodera del materasso. Avrà fatto un brutto sogno e sarà andato a dormire con la mamma. Ma certo: oggi è il giorno della Mietitura.
Mi alzo e mi dirigo verso la cucina per fare colazione, probabilmente il mio ultimo pasto decente o l’ ultimo in generale.
Il Distretto 12, dove viviamo noi Penniman, è decisamente un posto molto accogliente, gentili guardie che ogni giorno ci intrattengono durante le nostre misere tavolate, una capitale a cui sta molto a cuore il nostro intrattenimento e la nostra istruzione, foreste talmente splendide alle quali non è permesso entrare per evitarne il danneggiamento. Dimentico qualcosa? A già, gli Hunger Games, ovvero il massacro socialmente accettato di 24 ragazzi dai poveri dodici distretti sfigati per ricordare la supremazia assoluta di Capitol City. Come se non ce lo sbattessero in faccia tutti i santi giorni.
Quando entro in cucina trovo ciò che è rimasto della mia famiglia: mia madre, le mie sorelle Paloma e Yasmine ed il mio fratellino Forty, tremante come una foglia, il che è comprensibile, l’ anno precedenti hanno sorteggiato nostra sorella Zuleika che morì nell’ Arena.
Yasmine e Paloma ormai sono grandi, quindi loro sono salve, questa è la mia ultima Mietitura, ma Forty  ha ancora quattro estrazioni da affrontare ed è terrorizzato.
Mi siedo accanto a lui – Fort, tu lo sai quanti ragazzi ci sono nel Distretto? Lo sai che il tuo nome potrebbe essere sepolto da tutti quelli degli altri? Lo sai che, se proprio andasse male, il tuo musetto carino attirerebbe l’ attenzione di migliaia di giovani capitoline?- Riesco a strappargli un sorriso, almeno questo. La nostra colazione viene interrotta dal suonare di una sirena, segnale che dobbiamo farci belli per andare al macello. Anche se all’ esterno niente sembra mutato credo che mi si sia serrato lo stomaco dall’ angoscia, stringo istintivamente i pugni e cerco di darmi forza.
Devo essere forte, per la mia famiglia, Fortunè soprattutto. Gli prendo una mano e gli dico – Fratellino, mi dispiace tanto, oggi sarà dura per te- lui mi guarda con una faccia perplessa e forse anche un po’ sconvolta – Ti dovrai vestire bene.-
Scoppiamo tutti a ridere, mentre accompagno il mio fratellino a farsi bello.
E’ importante essere presentabili quando si va a morire.
Cerco di lisciarmi i ricci ribelli usando l’ acqua - Sono veramente figo – dico all’ immagine riflessa.
-Si, si lo sei – dice Fortunè infilandosi i pantaloni buoni. – E’ una gioia sentire finalmente la tua voce, vieni qui, dobbiamo fare qualcosa per i tuoi capelli – Lui scoppia a ridere – I miei di capelli? Sembra che una mucca ti abbia leccato la testa – Scoppio a ridere – Almeno non sono sparati come i tuoi - .
Passiamo una buona mezz’ ora così, io che inseguo mio fratello brandendo un pettine e lui che mi tira addosso qualsiasi cosa gli capiti a tiro, finché una mamma infuriata non ci urla di smettere.
Poco dopo ci dirigiamo in piazza, che è gremita di gente come ogni anno. Tutti gli abitanti del Distretto sono qui, speranzosi che venga sorteggiato il ragazzino che non gli ha fatto copiare l’ esame di matematica. Piccolo bastardo.
Io e Fort lasciamo il nostro nome al banco delle iscrizioni, salutiamo ancora un’ ultima volta la mamma e le nostre sorelle e ci dirigiamo nella sezione maschile.
La cerimonia della Mietitura inizia come al solito con un filmato propagandistico sulla grandezza della nostra nazione, sulla storia degli Hunger Games. Un po’ incomprensibile devo ammettere.
Finalmente la nostra colorata accompagnatrice ci annuncia che è il momento di sorteggiare i tributi di quest’ anno. – Come sempre, prima le signore! –
Infila la mano guantata in una boccia alla sua sinistra, piena per metà di bigliettini ripiegati. Guardo le ragazze alla mia destra, per una di loro questa è una condanna a morte, per le altre è un sospiro di sollievo, si stringono tutte le mani, dandosi forza, ma sono sicuro che, sotto sotto, magari talmente sepolto nel loro animo da venir costantemente censurato da una tempra mentale molto forte, c’è il barlume di speranza che sia preferibile veder morire la propria migliore amica, piuttosto che andare loro stesse in quell’ inferno.
- Katniss Everdeen ! –
Un groviglio di mani si scioglie intorno a quella che deve essere la ragazza sorteggiata, che completamente sbiancata si dirige meccanicamente verso il palco.
Il cerone sulle guance dell’ accompagnatrice sembra un’ abbronzatura tropicale a confronto col viso della ragazza, che sembra avere massimo sedici anni.
Dopo aver salutato con una stretta di mano la nostra Barbie Accompagnatrice si dirige al posto che le spetta vicino al sindaco del Distretto, che la guarda sconsolato. Qualche anno fa sua figlia era nella stessa situazione e quella fu l’ ultima volta che sedettero vicini.
- Ed ora i ragazzi – annuncia la Barbie con una voce acuta da far fischiare i microfoni.
Sento una morsa intorno allo stomaco, un’ ansia viscerale mi assale, mentre guardo la mano della donna passare in rassegna tutti noi ragazzi. Se riesco a passare questi pochi secondi, questi spostamenti casuali che mi portano indipendentemente da me più lontano o più vicino alla morte, potrei vivere tranquillamente la mia vita. Tranquillamente per modo di dire.
La mano sembra aver preso la sua decisione
- Fortunè Penniman! –
Il ragazzo di fianco a me sta per svenire, si aggrappa alla mia camicia e le ginocchia gli cedono.
E’ un attimo, una di quelle decisioni che semplicemente prendi naturalmente, senza pensarci, che si rivelano essere una pessima idea.
- Mi offro volontario! Mi offro volontario come tributo! -  Comincio a prendere coscienza del mio gesto solo dopo aver chiuso la bocca. Ho firmato la mia condanna a morte.
Forty mi guarda ancora più spaventato di prima, ma sa che non può fare nulla per fermarmi. Sono le regole.
Mi dirigo verso il palco, ogni passo che faccio mi sembra più lungo del normale, è come se non arrivassi mai, eppure quando arrivo mi sembra di aver fatto troppo in fretta.
Ormai sono in quella fase in cui stai ancora assorbendo e assimilando il cambiamento e tutto sembra così surreale, ma proprio perchè sta volta è reale e sta succedendo proprio a te.
E’ comunque meglio che cedere alle emozioni, sarebbero così forti da farmi impazzire, ma prima o poi dovrò affrontarle, spero il più tardi possibile.
- Come ti chiami, caro ? – Mi chiede la donna porgendomi il microfono – Mi chiamo Michael Holbrook Penniman Jr – dico arrossendo. Sto arrossendo? Sto andando agli Hunger Games e mi preoccupo di come suoni lungo e strano il mio nome? Davvero?
- Ci scommetterei il cappello che quello laggiù era il tuo fratellino, vero? Siete identici ! –
Annuisco e poco dopo aver capito che evidentemente sono noioso, la donna mi lascia andare a sedermi con la ragazza.
La cerimonia si conclude e ci accompagnano verso una sala d’ attesa, dove avremo la possibilità di dire addio ai nostri cari e partire verso la grande capitale.
Non ho voglia di farlo, sarebbe toccare con mano la realtà che mi sto accingendo a vivere, devo apparire loro forte.
Appena si apre la porta entra il mio fratellino che corre verso di me e mi abbraccia forte – Mika, sei un idiota – ricambio l’ abbraccio e appoggio la testa sulla sua – Mai quanto te –
Mia madre e le mie sorelle si avvicinano a noi e ci stringono forte – Questa non dovevi farcela, Michael – dice Yasmine accarezzandomi la testa. Okay, penso che potrei sprofondare in una voragine tipo subito. Tutti noi sappiamo che questa è l’ ultima volta in cui mi vedranno fra loro ancora intero. Mi sembra di rivivere la scena dell’ anno precedente con Zully, solo che quella volta io sarei rimasto a casa. Ora sarò io a dover salire sul treno, andare a Capitol City, sfilare coi tributi e fare l’ amicone, per poi ammazzarne un buon numero nell’ Arena, prima che il cannone suoni la mia morte. Bello schifo.                        
Dopo poco arriva il Pacificatore, che intima ai miei cari di andarsene
- Tu devi vincere, Mika! – mi urla un disperato Fortunè trascinato via da me
Okay, ora, sarebbe il caso di non dare loro false speranz...
- Lo farò –
Uhm, sono un genio.
 
 
 

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Capitolo 2
*** In Treno ***


I Pacificatori accompagnano ( o meglio, spintonano) me e la ragazza sul treno.
Sono abbastanza confuso, non so come comportarmi.
In un certo senso io la conosco, ma non so se lei si ricorda di me.
Non so se devo comportarmi da amicone, non considerarla o una via di mezzo.
Aspetta, ma perchè mi faccio questo genere di domande. Insomma, c’è una possibilità molto remota che noi due resteremo gli ultimi sopravvissuti, ciò significa che dovremmo combattere.
Sinceramente non me la sento di stringere amicizia con la ragazza che potrebbe uccidermi.
Riappare la nostra accompagnatrice, con il solito sorriso a trentadue denti ed i capelli cotonati.
- Ragazzi, ragazzi! Abbiamo un sacco di cose da fare, studiare una strategia, scegliere gli sponsor, farvi belli per la sfilata e preparare le interviste! Non c’è un minuto da perdere!-
- Lei lo sa che a noi non frega proprio niente?- mi domanda Katniss, quando la donna è ad una portata d’orecchio discutibile.
Fortunatamente è girata di spalle, perciò posso fare di sì con la testa. Tutto ciò non è forse in contrasto con quello che ho penso pochi secondi fa? Si? Perfetto.
Dopo poco arriviamo in una larga stanza con due divanetti ed un tavolino.
- Che facciamo qui? – chiedo incuriosito mentre mi siedo.
La risposta arriva barcollando e cadendo malamente sul divano di fronte al nostro. Lo riconosco, è Haymitch Abernathy, l’ unico vincitore del Distretto 12 ancora in vita, o almeno per ora.
Sì si Mika, continua a sognare, vincerai sicuramente.
Bhe anche lui non è messo benissimo, penso, mentre l’uomo che dovrebbe fornirci la strategia vincente rutta e fa puzzette allo stesso tempo. Siamo fregati.
Effie si batte una mano sulla fronte sconsolata, povera, non dev’essere facile sopportarlo e probabilmente Haymitch pensa lo stesso di lei.
- Haymitch, potresti essere meno rozzo? Smettila di bere, ora a questi ragazzi serve il tuo aiuto –
Finalmente sembra riprendersi, ci guarda, apre la bocca e dice la frase che ogni adolescente di Panem teme di sentire – Nell’Arena non c’è il Wi-Fi –
Il mondo mi cade addosso, come può dirmi una cosa del genere e restare calmo?!
- Nemmeno il 3G?- chiedo speranzoso – No, e un’altra cosa: cominciate a considerare seriamente la possibilità della vostra morte imminente-
Katniss si avventa su di lui furiosamente – Dicci come sopravvivere, razza d’ubriacone!- purtroppo per lei Haymitch si rivela molto veloce e riesce a bloccarla con il piede, mentre le afferra i polsi – Però, sei una ragazza tosta – Dice l’uomo fissando Katniss negli occhi – Forse il distretto 12 ha qualche speranza dopotutto -.
Ehy, ragazzi ci sono anch’ io, consideratemi.
Effie sembra ricordarsi della mia presenza e richiama all’ordine i due litiganti – Haymitch, non puoi esprimere favoritismi fra i tributi ancora in vita – Non l’ ha detto veramente, vero?
- Basta – dico al massimo della frustrazione – Sono un incapace, lo so, ma vorrei tornare a casa dalla mia famiglia, ma se a voi va bene così non rovinerò i vostri piani. Me ne vado in camera –
Esattamente non so dove andare, perciò mi aggiro per il corridoio cercando di capire se è la direzione giusta. – Mika! Aspettami Mika – E’ Katniss – Che vuoi ? – chiedo forse un po’ troppo scorbutico – Vuoi parlare di ciò che è successo prima? Non serve che menti, so già che non posso vincere – Dico amaramente – Non dire sciocchezze, tu vincerai, ne sono certa, il pubblico sarà dalla tua parte – Mi dice lei.
Le sue parole mi colpiscono in pieno. Più che altro è il modo in cui le ha pronunciate, nessuno che io mi ricordi mi ha mai parlato in questo modo, sembra quasi in adorazione.
La fisso più intensamente negli occhi, sembrano lucidi. “E’ molto timida adesso” penso ricordando lo scatto leonino di poco fa. Che cosa le è successo?
Si appoggia alla parete del corridoio, guardando pensierosa un punto davanti a lei. Penso che stia cercando qualcosa d’intelligente da dire per non far morire la conversazione.
- Ti ricordi come ci siamo incontrati? – Mi chiede finalmente.
- Si, certo, è merito tuo se ora sono qui. Ma visto come stanno andando le cose morirò in ogni caso –
Katniss mi tira un pugno sul braccio – Smettila di dire che morirai! – Mi urla addosso.
- Sono solo realista, in che cosa sono forte? Non ho nessuna particolare abilità, a malapena riesco ad aprire il barattolo di marmellata – Penso ricordando le prese in giro dei miei cari fratellini durante la colazione.
La ragazza si avvicina – Non ti devi preoccupare – Dice prendendomi le mani fra le sue – Non ti servono abilità speciali, io ti salverò, come ho fatto quella volta passandoti i compiti di matematica da copiare – Le sorrido grato – Grazie ancora, nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me –
E’ evidente che Katniss vuole continuare la conversazione, ma Effie ci ha finalmente trovati.
- Oh, finalmente vi ho trovato. Ragazzino, voglio che tu chieda scusa ad Haymitch, potrà non sembrare, ma c’è rimasto veramente male, il tuo non è stato un comportamento educato. Ti aspetta nel suo scompartimento, vedi di non fare tardi per il pranzo. Quanto a te, signorinella – dice rivolgendosi a Katniss – sarà il caso di fare un bel discorsetto su certe rozze maniere, completamente inadatte ad una ragaz... – Non riesce a finire la frase che Katniss le rutta sonoramente in faccia e fugge, burlandosi delle difficoltà ambulatorie dovute ai tacchi di Effie, che non riesce ad inseguirla senza rischiare un capitombolo.
Strana ragazza.
Mi avvio per il corridoio, cercando la stanza del mio “Mentore”. Ancora non capisco di cosa debba scusarmi, se mai è lui che dovrebbe chiedermi scusa per aver espresso apertamente un pensiero comune.
Immerso nei miei pensieri finisco a sbattere contro una porta aperta, mi lascio sfuggire un’imprecazione, sperando che Effie non sia dotata di super udito, e mi massaggio il naso dolorante.
- Ehi, io alla tua età nemmeno sapevo cosa fosse, chi te le ha insegnate certe parolacce ? –
A parlare è un Haymitch abbastanza divertito – tutto a posto, riccio ? – O mio Dio, che sopranome originale.
- A parte il gran male alla faccia ed il fatto che stia andando incontro alla morte? Si, certo –
- Dai entra, non voglio che sporchi ovunque con quel naso sanguinante, saremmo in due ad andare incontro alla morte, ma per mano di Effie – Si sposta di lato per lasciarmi entrare nella sua cabina e poi chiude la porta.
Mi sento tremendamente a disagio, mentre Haymitch mi accompagna nel suo bagno e mi fa sedere sul water. Perchè sono così imbranato?
- Tira su la testa – Mi ordina lui. Prende un batuffolo di cotone bagnato ed inizia a pulire il sangue.
Stare troppo vicino alle persone mi rende nervoso, soprattutto quando sono sconosciuti, come in questo caso.
Al distretto 12 andavo dal dottore una volta ogni sei mesi, andarci quando si stava male era un lusso di pochi. Ricordo le sue mani fredde che mi toccavano, di come mi sentissi a disagio a venire toccato da un estraneo, anche se sapevo che il suo interesse era puramente medico.
Adesso provo le stesse sensazioni, ma la situazione è completamente diversa, di sicuro non sto facendo una buona impressione su Haymitch, ma che colpa ne ho io se lui si diverte ad aprire le porte in faccia alle persone. Chissà a che pensa.
Decido di spezzare il silenzio imbarazzante – Effie mi ha detto che dovevo scusarmi con te – Lui resta impassibile – Come mai? – Storco il naso irritato dall’odore d’alcol nel suo fiato – Penso perchè ho perso la pazienza poco fa. Ti giuro, di solito sono calmo ed educato però ...  -
- Tranquillo ragazzino, ci sono abituato – m’interrompe lui – Il fatto è che così facendo cerco di far scattare qualcosa nei tributi, un istinto di sopravvivenza diciamo, la mia è una semplice provocazione –
– Ed ha mai funzionato? – Chiedo timidamente – Bhe... – Si guarda intorno un po’ imbarazzato Diciamo che ci sto ancora lavorando –
Rido, Haymitch non è così male, infondo stava solo cercando di farmi reagire, di tirare fuori il mio coraggio e la combattività.
 - Per caso Katniss ti ha detto qualcosa ? – Gli chiedo senza saper bene perchè.
- Bhe, ci sarebbe una cosa, però lei mi ha detto di non dirtela – Muove la testa da una parte all’altra, furtivo – Ed ovviamente lo farò. Mika, quella ragazza è completamente cotta di te –
Lo guardo, completamente assorto da quella rivelazione. Mi tornano in mente tante piccole cose, dettagli che ho dimenticato troppo preso dalla mia vita, dettagli che per quei cinque secondi mi hanno fatto sorridere, hanno portato un po’ di luce nella mia vita. Tutte quelle cose che Katniss ha fatto per me di cui, come un’idiota, ho capito troppo tardi la vera natura.
- Che posso fare Haymitch? – Chiedo abbastanza sconvolto. Lui appoggia le sue mani sulle mie spalle e mi guarda negli occhi – Ci sono mostri d’ogni genere in quell’Arena, ragazzino, creature raccapriccianti, create da Capitol City per far divertire gli spettatori e per far spaventare voi poveri tributi. Esseri così orripilanti che potrebbero distruggerci tutti, se non fossero controllati dalla Capitale. Si muovono in branco, sono iraconde e non risparmiano nessuno. Hanno artigli, zanne, proporzioni elefantiache ed un’insaziabile sete di sangue. C’è qualcosa di molto peggio di tutto questo, lo sai? Sono... – Si avvicina ancora di più ed abbassa il tono di voce – Le Fangirls -.
Giurerei di aver sentito un cavallo nitrire al suono di questa parola.
- Le Fangi... – Haymitch mi mette una mano sulla bocca – Shh non si pronuncia mai quel nome ad alta voce. Sono un particolare tipo di Capitoline, completamente ossessionate dagli Hunger Games. Hanno solamente due punti deboli: i bei tributi e le storie d’amore fra i tributi. Capisci ciò che voglio dire ?
Ci metto veramente poco a fare due più due – Vuoi che mi metta con Katniss? A cosa servirà? Soltanto uno esce dall’Arena – Haymitch ghigna – Tu non sai che cosa possono fare, se solo riusciste a convincerle che il vostro amore è vero, se lasciaste spazio a lunghe e memorabili effusioni, se continuaste a flirtare come se non ci fosse un domani, allora avrete la vittoria in tasca. Tutti e due. –
E’ una follia. E’ una semplice follia. Ma è l’unica cosa che posso fare se voglio tornare a casa, se voglio tornare dalla mia famiglia.
- Dimmi cosa devo fare -.
 
 
 
 
   
 

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Capitolo 3
*** La Cena ***


- Ragazzi togliete subito i gomiti dal tavolo, Katniss non fare quel rumore insopportabile quando bevi il brodo, Mika chiudi la bocca quando mastichi e non ti ingozzare! – così ci rimprovera Effie da ormai cinque minuti, ma che colpe ne abbiamo se quella davanti a noi è la più grande tavolata che mai vista in vita nostra?
Mentre assaggio un po’ di vitello tonnato noto che Katniss, anche continuando ad ingozzarsi, sembra intristirsi, come se per qualche strana collocazione del tempo e dello spazio, un profumo, un colore, una parola, le avessero fatto tornare in mente qualcosa. Forse dovrei chiederle che ha, ma se non volesse parlarne ?  Se fossi io la causa del suo crucciarsi?
Oh al diavolo.
Mando giù un sorso d’ acqua, mi schiarisco la voce e le chiedo, con un tono che sembra troppo gracchiante persino per me, se è tutto okay. Lei riemerge dal suo stato di catalessi, capisce che sono stato io a parlare ed incespica un po’ prima di rispondere che sta bene.
E’ fredda e non posso fare a meno di pensare che la cosa mi ha ferito, anche se non ne capisco il motivo.
- Insomma...- cerco disperatamente di intavolare una conversazione, per liberarmi da quest’atmosfera opprimente – buono questo piatto, come hai detto che si chiama Effie? –
- Lasagna –
- Si giusto, veramente deliziose, complimenti allo chef - 
Ad un certo punto Katniss sembra svegliarsi da quel suo torpore rasente all’ apatia, si alza in piedi, sbatte una mano sul tavolo ( Quello è mogano !!!) e mi fissa con due occhi di fuoco – I complimenti allo chef ?! Mika, le nostre famiglie al distretto muoiono di fame e tu elogi la cucina di questi mostri ?! –
Forse dovrei farle notare che la torta al cioccolato nel suo piatto non è un punto a suo favore. Soprattutto con la guarnizione alla panna.
Forse dovrei stare semplicemente zitto, evitare di farla arrabbiare ancora di più.
Ma tutto questo fuoco da dove arriva?
Esito un secondo di troppo, il tempo necessario per farle perdere definitivamente le staffe, mi lancia un bicchiere d’ acqua addosso ( Dannazione, I RICCI ! ) e se ne va.
- Te la sei cercata, zuccherino – interviene Haymitch, zittito dallo scappellotto che Effie gli tira.
Strizzandomi i ciuffi sulla fronte chiedo loro che diamine è successo a Katniss, anche se ero abituato a quel genere di reazioni. Ho vissuto per tutta la vita con quattro ragazze.
- Oh Mika, caro, dovresti andare a parlarci, in fondo solo tu puoi capirla meglio di tutti noi “mostri” – mi dice Effie, sorridendomi apprensiva, anche se penso che l’ epiteto non le faccia piacere – Ma hai visto come si è arrabbiata prima? E’ ovvio che ce l’ ha con me! – replico esasperato.
- Ma appunto per questo devi andarci a parlare, dovete chiarire assolutamente-
- Ma non so nemmeno che cosa le ho fatto! – cerco il supporto della cosa più vicina ad un esponente del sesso maschile che ci sia. Ma trovo solo Haymitch, il quale, con una severa occhiata di Effie, risponde - Ragazzino, mi duole ammetterlo, ma Effie ha ragione. Non ti conviene fare arrabbiare una ragazza, soprattutto se può aiutarti a sopravvivere. O farti fuori – .
- Capisco. L’ andrò a cercare. Dopo la cheescake –
- MIKA! –  gridano all’ unisono.
-  Va bene, ho capito. –
- Però mi prendo la torta –
Inizio a cercare la mia folle compagna d’ avventure per tutto il treno, cercando di ricordarmi dove potrebbe essere il suo scompartimento.  Improvvisamente subisco un brusco cambio di prospettiva, e cado a terra sbattendo la faccia nella torta. Mi giro per capire in cosa sono inciampato ed è allora che sento una risatina – Non è educato ridere delle disgrazie altrui, cara Katniss –
- Ahahah scusami, ma sei buffissimo – La sua allegria è contagiosa, sono felice di sentirla ridere, anche se sono io la causa della sua ilarità, oppure è proprio questo a farmi sentire al settimo cielo ?
Se non altro non è più arrabbiata con me. Forse, ma non penso di poter sprecare in questo modo tutte le torte di Panem, dobbiamo parlare.
Ripulendomi la faccia, alleggerito dalle nostre risate e dalla situazione più rilassata, le chiedo il perchè della rabbia di poco fa.
- Oh, sapevo che me l’ avresti chiesto – dice tornando abbastanza seria – in realtà non era niente di che, insomma, ero arrabbiata, ma vista la situazione è comprensibile. E’ un ingiustizia e dato che è tale non possiamo fare nulla per cambiare le cose -.
Sentirla dire cose del genere mi fa cadere in un baratro disperato, che abbia forse perso la speranza?
- Non dico che la situazione sia delle migliori, però possiamo scegliere come affrontarla, anche se sembra inutile -.
- E come dovremmo affrontarla ?-.
- Uhm, vediamo, rimanendo fedeli a noi stessi per esempio, evitare che Capitol City ci trasformi in animali da circo -.
- Cos’è un circo ?-.
- Non lo so. Però è un bel paragone quello che ho fatto -. 
Ce ne stiamo in silenzio per un po’, ognuno immerso nei propri pensieri.
- Mika... dovrei dirti una cosa – Mi giro e la guardo, una ragazzina abbastanza minuta, i capelli scuri legati in una treccia e gli occhi fissi nei miei.
Inizia a torcersi le mani nervosamente, mentre sposta il peso del corpo da una gamba all’ altra.
Per assurdo mi ricorda una bambina che deve andare in bagno, però forse questa è la definizione migliore per la situazione che sta vivendo : ha trattenuto questa informazione troppo a lungo, ora ha un bisogno impellente di liberarsene, oppure starà male.
Fa un respiro profondo.
- TumipiacitantoMika – dice frettolosamente, come se, per qualche strana legge fisica, maggiore è la velocità con cui viene detto qualcosa, minore sarà l’ effetto che avrà, cosicché se lo dici abbastanza velocemente magari sarà come se non l’ avesse mai detto.
Nonostante Haymitch mi avesse precedentemente messo al corrente dei sentimenti di Katniss verso di me, non avrei mai pensato che avrebbe avuto tanto coraggio da dichiararsi. Mi incolpo per la frase ispiratrice di poco fa. Era meglio se nascevo Senza Voce.
Devo replicare in qualche modo, dovrei cercare una risposta confortante, dirle che anche a me lei piace ( se fosse la verità), ma per qualche motivo le terminazioni nervose tra bocca e cervello saltano, un errore di traduzione per cui il elaboro questi concetti dicendo – Okay -.
Certo, quale momento migliore per perdere le mie capacità oratorie.
La ragazza a cui piaccio da un tempo inimmaginabile finalmente si dichiara ed io so solo dire “Okay?”.
Mi accorgo che si sta allontanando e mi sveglio da questo torpore, la prendo per un braccio e la stringo in un abbraccio.
Forse data la situazione non è la mia mossa migliore, però è sempre meglio di niente.
Ripenso alle parole di Haymitch: dovrei illuderla solamente perchè voglio sopravvivere? Imbrogliare in questo modo non solo Panem, ma anche me stesso e lei?
Forse non sarebbe così strano se a questo punto sparissi e mi ritirassi in camera mia.
Ho bisogno di Haymitch .
 – Kat, ( OMIODDIO L’ HO CHIAMATA KAT) io non me lo sarei mai aspettato, cioè è un po’ improvviso, capisci? Vorrei prendere un momento per pensare a quanto è successo. Mi capisci vero? -.
Okay, forse non è la risposta che si aspettava. Le prendo il volto fra le mani in modo che possa guardarmi. Lo sguardo che mi regala è carico di emozioni, come posso rovinarle questo amore platonico che ha coltivato per così tanto tempo?
- Una volta che avrò fatto luce nei miei pensieri ti verrò a cercare, intesi? -.
- Intesi – mi dice lei con un filo di voce prima di abbracciarmi un’ ultima volta e andarsene.
- Dovresti scusarti con Effie! – le grido, ma lei ha già chiuso la porta della sua camera.
Mi sembra di essermi levato un peso dal cuore “ E’ questa forse la felicità ?”.
Con passo malfermo mi avvio verso il mio scompartimento, dato che mi è passato tutto l’ appetito che avevo.
Fino a stamattina la mia più grande preoccupazione era trovare nuovi modo per far apparire il mio taglio di capelli finemente studiato un’ acconciatura che sembrasse casuale, ora devo affrontare un viaggio di sola andata verso quella che sarà la mia fine. Oltre al fatto che sono su un treno diretto agli Hunger Games. Bene.
Arrivo nella mia cabina quando mi rendo conto di avere ancora in mano il piatto del dessert.
Imprecando, esco dalla stanza e ritorno verso il vagone ristorante, pregando per non trovare altre seccature lungo il percorso.
La sala dove abbiamo pranzato è ormai vuota, magari potrei lasciare il piatto sul tavolo, qualcuno lo ritirerà. Mentre mi avvicino però inciampo ( due volte nello stesso giorno!)  e sbatto la faccia a terra con un tonfo.
- QUELLO E’ MOGANO ! – Sento gridare Effie, probabilmente una conseguenza della botta che ho preso.
- Mhm, Effie, chiudi la bocca... – questa è la voce di Haymitch. Massaggiandomi la fronte noto un particolare a dir poco inquietante
Lo scivolone mi ha regalato una nuova sgradita prospettiva, facendomi scoprire una lunga scia di vestiti che conduce al divano.
L’ oggetto in cui ero scivolato era una scarpa-trampolo verde acqua, mentre poco più avanti ci sono un paio di mutande grigie ormai sporche e da buttare.
“ Cazzo.”-   Genteeeeeh perdonate il mio ritardo assurdo ma ero dannatamente impegnata, la scuola e tante altre cose brutte :C Però now sono tornata ed ho intenzione di finire questo delirio xD Cercherò di pubblicare il prossimo capitolo al più presto, stay tuned :D

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Capitolo 4
*** La Parata ***


Sono sveglio ormai da un quarto d’ora e non posso fare a meno di ricordare gli avvenimenti che si sono susseguiti dal mattino precedente, come una reazione a catena.
Ripenso alla mia famiglia, alla mietitura, il cibo, Katniss e la brusca sorpresa di ieri notte.
Perchè, con tutti i letti di questo stupido treno, dovevano farlo proprio su quel dannatissimo divano? Sotto gli occhi di tutti!? Va bene che i senza voce sono in grado di mantenere un segreto, però...
Sento qualcuno bussare alla porta, forse se sto fermo e non faccio alcun rumore...
- Mikaaaaaaa! Muoviti ragazzino. Ti stiamo aspettando tutti –
Rispondo con la vitalità di un bradipo morto, scivolo dal letto, mi cambio e arranco verso la porta zombie-style.
Saluto Haymitch e c’incamminiamo verso il vagone ristorante – Allora, Katniss? –
- Katniss? Bhe ieri mi ha dichiarato il suo amore e mi ha fatto sentire una merda. Haymitch, seriamente, è l’unica possibilità che ho per sopravvivere? Se, che ne so, mi allenassi, oppure se tu corrompessi gli strateghi...- Cerco qualcosa nella tasca dei jeans – Ho delle caramelle –
- Mika, gli strateghi sono persone incorruttibili e fedeli alla propria nazione. Inoltre hanno tutti il diabete. Ad ogni modo si, potresti allenarti e diventare un vero uomo, come me, ma io preferisco avere sempre un piano B, sai, per essere sicuri.
- Allora mi allenerò, E’ SARO’ VELOCE COM’E’ VELOCE IL VENTO, POTENTE COME UN VULCANO ATTIVO, QUEL UOMO SARO’ CHE ADESSO NON...-
Haymitch solleva un sopracciglio e mi guarda con aria perplessa, per poi duettare con me le ultime strofe.
Ci stiamo accordando sulla prossima canzone, quando l’ avvicinarsi della sala da pranzo ci impone di ritornare persone serie e mature.
Ad un lato del tavolo di mogano ci sono Effie e Katniss, mi siedo davanti a lei per cercare di capire a cosa stia pensando. Il suo volto sembra più sereno rispetto al giorno precedente, sicuramente le occhiaie intorno agli occhi sono date dal fatto che abbia dormito poco. Forse pensava al suo distretto, a quanto sia tutto cambiato in poco tempo e cosa dovremmo affrontare nell’ Arena.
Effie prende la parola – Tra un paio d’ore saremo a Capitol City e questa sera incontrerete i vostri stilisti personali, vi prepareranno per la Parata e ...-.
- Parata! Oddio no, ti prego Effie, no, tutto ma non la Parata! – sbotta Katniss
- Oh invece sì - Effie l’ afferra per un orecchio, assumendo l’espressione più ferocie ch’io abbia mai visto, i canini brillano minacciosi all’ interno della sua bocca, dalle narici espira aria come un toro inferocito e giurerei di aver scorto una scintilla omicida nei suoi occhi. Non sarebbe fin troppo strano se ora prendesse un coltello e minacciasse la mia compagna, o se si trasformasse in un lupo mannaro e l’ azzannasse alla gola – Ti vestirai bene. Sarai stupenda. Salirai su quel maledettissimo carro e mostrerai a tutta Panem quanto sei carina. OKAY? OKAY. –
- Effie, Effie, non vorrai forse ridurla ad un Van Gogh così prematuramente? Katniss si vergogna, e allora? Ci penserà Portia a farla sentire a suo agio. –
- Qualcuno ha delle carte? – domando mentre intingo una brioches nel latte.
Passiamo le ore che ci separano all’ arrivo a giocare a poker, facendo passare il tempo.
Pranziamo velocemente e poi scendiamo.
Ed è una sensazione assurda: davanti alla porta da cui scendiamo hanno posto delle transenne, per evitare che la folla ci assalga ( o che noi scappiamo, dipende dai punti di vista).
La folla è della più varia per generi e colori, a partire dai capelli.
Sono vaporosi e dalle mille diverse tonalità, parrucche di tutte le forme e dimensioni, alcune dotate anche d’accessori, come girandole o casette per uccelli, una addirittura spara fuochi d’ artificio.
Seconda cosa le scarpe, esageratamente alte. Sono alto quasi 1.90 e mi sento basso.
Terza cosa, i colori. Noi veniamo da un Distretto povero, gli unici colori che siamo abituati a vedere sono le tonalità dei grigi e dei marroni principalmente, qui invece i colori sono dappertutto, caldi, allegri, vivaci, danno quasi al mal di testa tanto sono forti.
La folla è in delirio, ci adorano, eppure non spendono un soldo per finanziare le nostre infrastrutture.
Ci scortano verso l’ hotel dove alloggeremo fino all’ inizio dei Giochi, una costruzione a dir poco monumentale con minimo una ventina di piani.
 Non capisco il perchè di tanto lavoro, voglio dire, noi non possiamo lasciare i Distretti e non penso che i Capitolini siano tanto sciocchi da prendersi una camera d’ albergo quando possono facilmente comprarsi una casa.
Tutto ciò mi fa pensare che questa è effettivamente la PRIMA volta che vedo un hotel e che sono fuori dal mio luogo d’ origine. Probabilmente anche l’ ultima.
Viene ad accoglierci un ragazzo con i capelli dritti in testa ed il corpo pieno di disegni colorati, evidentemente quaggiù va di modo vestirsi con strane opere tribali.
Ci sorride e noto i canini da squalo, probabilmente quaggiù anche modificare il proprio corpo geneticamente è normale.
Dice di chiamarsi Fedez e deve avere circa la mia età, realizzo rammaricato. Se fossi nato in una famiglia benestante capitolina forse ora sarei io il tatuato receptionist e lui il denutrito tributo.
 Sto divagando, Fedez ci porta alle nostre camere, dodicesimo piano.
La vista non è delle migliori, da qui vediamo solo palazzi enormi all’ orizzonte, ma l’ appartamento sembra confortevole.
- Ragazzi – Effie catalizza la nostra attenzione con la sua voce trillante – cercate di riposarvi, vi sveglierò fra tre ore per prepararvi alla parata, perciò andate a nanna –
- In camere separate preferibilmente – dice Haymitch già seduto al piano bar.
Abbastanza seccati, io e Katniss andiamo verso le rispettive camere da letto, nella quale entro velocemente per evitare domande sui miei sentimenti verso di lei.
 Mi sento il sangue gelare nelle vene.
C’è un cadavere sul mio letto.
Un ragazzo biondo e abbastanza muscoloso giace inerme sulle lenzuola che si alzano e si abbassan...
Mi do’ dello stupido per aver pensato una simile idiozia, ma ancora non capisco cosa ci faccia qui.
Decido di svegliarlo e quindi mi avvicino cautamente sulle punte dei piedi, per evitare di spaventarlo. Gli scuoto piano il braccio – Hey, hey amico, svegliati... – farfuglia qualcosa in una qualche strana lingua, per poi mettersi a sedere – E tu chi sei ? – mi chiede stiracchiandosi.
- Ehm, bhe io sono Michael, un tributo del Distretto 12, ma se preferisci puoi chiamarmi Mika. Tu invece chi sei? Cosa ci fai in camera mia? –
- Dormivo –
- Ho notato, ma perchè qui? –
- Mi nascondevo dal mio mentore e da quella schizzata della mia accompagnatrice, puoi chiamarmi Peeta, vengo dal Distretto 11 – dice porgendomi la mano che stringo. Mi piacciono le persone che si presentano con una stretta di mano, sanno trasmetterti sicurezza e simpatia immediatamente.
- Piacere di conoscerti, puoi restare qui quanto vuoi, tanto non ho nulla di meglio da fare – dico mentre mi sdraio sul letto accanto a lui.
Peeta inizia a parlarmi della sua vita, di come si sia offerto volontario anche lui nel suo distretto, con lo scopo di aiutare la sua famiglia che con il lavoro di contadini guadagnava pochissimo, ha viaggiato fino a qui con una ragazzina di nome Rue, di appena 12 anni, una volta arrivato in camera decise che non ne poteva più dei continui piagnistei della bambina rivolti al ragazzino col quale si era messa due giorni prima, rinfacciando a Peeta che se non avesse voluto fare l’ eroe allora lo sfortunato fidanzato si sarebbe unito a lei nei giochi.
- Come se avesse mai avuto possibilità...-
Peeta era stronzo, mi piaceva sempre di più.
Chiacchieriamo del più e del meno, finché non sento arrivare Effie per avvisarci che dovevamo incontrare gli stilisti – Sarà meglio che ti nasconda, prima che ti veda – gli dissi – non so quanto possa andargli a genio la tua presenza, ci vediamo più tardi –
Peeta si nasconde sotto al letto appena prima che Effie entri a chiamarmi.
Ci congiungiamo con Haymitch e Katniss, prendiamo un ascensore e poi ci separiamo nuovamente, diretti al centro di bellezza.
Mi lavano, mi mettono maschere puzzolenti, mi puliscono e tagliano le unghie, poi faccio la conoscenza con soggetti che definire eccentrici è un eufemismo, a partire dai nomi.
Flavius, Octavia e Venia.
La seconda cosa che li rende eccentrici è sicuramente il gusto alquanto dubbio nel vestire e acconciarsi i capelli, il che mi terrorizza.
Ma il momento in cui mi si gela veramente il sangue nelle vene è quando Venia cerca di mettermi l’ eyelainer, dicendo che “ è all’ ultimo grido”.
- Certo, il mio. –
Mi fanno poi conoscere Cinna, che fino ad ora ho sempre creduto essere una donna, il mio stilista.
- Hey, qualcuno con più mascara di me! – dice porgendomi una mano – I truccatori tendono sempre ad esagerare, fortuna che ci sono io coi miei abiti sobri – .
Prende un completo appeso alla parete protetto da un rivestimento in stoffa che leva ad una velocità inversamente proporzionale alla mia curiosità e alla mia apprensione per il modo in cui mi presenterò alla Nazione.
Quell’ abito era si sobrio, semplicemente nero, completamente nero come il carbone, che casualmente è la materia prima del mio Distretto, ma Cinna mi rivela un particolare che non fa altro che crescere la mia preoccupazione – Quando chiameranno il vostro carro schiaccia questo bottone – mi informa indicandomi un punto poco al di sopra del mio polso destro – il risultato sarà qualcosa di epico – Mi fa un occhiolino che probabilmente dovrebbe essere rassicurante ma fallisce miseramente.
Perchè tutti si divertono a fare pronostici su cose in cui sono direttamente coinvolto?
Il materiale è probabilmente una qualche sorta di plastica molto aderente, spero che Katniss non muoia prima di entrare nell’Arena. Sinceramente mi fa un culo più bello del solito, non so se reggerà cotanta bellezza.
 Una volta pronto Cinna mi accompagna verso gli altri carri. Ora, il mio carro è l’ ultimo in fondo alla sala, che è gremita di tributi, preparatori e mentori, e diciamo che la tuta che indosso produce uno strano rumore abbastanza distinguibile e fraintendibile ogni volta che faccio due passi e camminare velocemente produce solo l’ effetto di farsi notare di più.
Così mentre vado ad una velocità moderata verso il mio team ricevo parecchie occhiate e qualche apprezzamento fin troppo esplicito.
- Penso che la mia circolazione sanguinea sia seriamente compromessa – informo i presenti parecchio interessati –  Mika! – girandomi noto che Peeta sta arrivando... ed è vestito da spiga di grano gigante – Almeno non sono l’ unico con un abito imbarazzante – mi dice – Hai ragione –
Sento un gridolino dietro di me e successivamente Effie corre a sorreggere una Katniss provata dalle mie forme messe in evidenza da questo abito malefico – Mika... sei bellissimo –
- Anche tu lo sei – indossa anche lei il vestito nero, solo che il suo ha una graziosa gonna a palloncino ed un accessorio coordinato nei capelli dalla forma di fiocco.
Peeta si schiarisce la voce e si presenta a Katniss, che è ancora molto provata.
I saluti non durano a lungo e Peeta viene cacciato da Effie, che vuole che montiamo immediatamente sul carro.
- Ragazzi ricordatevi, per rendere il tutto ancora più epico premete i pulsanti e fate un bel sorriso convincente – ci rammenta Cinna.
Sentiamo uno squillo di trombe ed i tamburi rullare, segno che la parata sta iniziando.
I primi carri vengono guidati al portale d’ accesso che si apre rivelando una folla di colori e suoni.
Il nostro è l’ ultimo carro a partire e non appena superiamo l’ uscita guardo Katniss, segnale che è ora di azionare il meccanismo epico di Cinna.
Non sentirei nessuna differenza, se non fosse per l’ esclamazione sorpresa e spaventata della folla che irrompe nello stadio.
Guardo Katniss in cerca di risposte e – PORCO CINNA, VAI A FUOCO! -.
Il panico mi invade, come se fossi compresso nell’ acqua fino al collo e sfiorassi il soffitto con la punta dei capelli ( Strano paragone direi).
Terrorizzato cerco di guardarmi la schiena ma mi sbilancio e rischierei di cadere a terra, se Katniss non mi prendesse per mano – Stai tranquillo, non è reale! – mi informa.
Devo ammettere che ha effettivamente ragione ( che figata, Cinna è un genio assoluto ).
Dopo che l’ acqua metaforica è tornata ad un livello sicuro e compatibile con la vita, sento le endorfine del mio corpo iniziare ad entrare in circolo, letteralmente dentro ad ogni vena, così istintivamente sollevo la mia mano che è ancora nella mano di Katniss, facendo esplodere nuovamente le ovaie al pubblico.
Katniss mi guarda perplessa, ma le sorrido cercando di rassicurarla – Tranquilla – “Non è reale.”
Continuiamo a girare, finchè non arriviamo alla postazione sottostante a quella di Snow.
I dodici Distretti sotto una Capitol City.
 

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