Santa Salacca!

di Morpheus Wings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo chiamavano Bocca di Rosa ***
Capitolo 2: *** Il tesseramento ***
Capitolo 3: *** Ventimila Metri ***
Capitolo 4: *** Per tutte le imprecazioni! ***
Capitolo 5: *** Per tutti i brodi vegetali! ***
Capitolo 6: *** Per tutte le capere! Non c'è pace per i pettegolezzi. ***
Capitolo 7: *** Per tutti i finali! ***



Capitolo 1
*** Lo chiamavano Bocca di Rosa ***



Ma una notizia un po' originale
non ha bisogno di alcun giornale
come una freccia dall'arco scocca
vola veloce di bocca in bocca.”



Essere un bibliotecario ti permette di conoscere molta gente, o almeno di riconoscere i volti familiari di quelli più affezionati agli scaffali polverosi. Se poi la biblioteca dove lavori fa parte di una cittadina così piccola che tutti si conoscono, dove ognuno conosce almeno due generazioni degli altri abitanti, allora la familiarità è ancora più accentuata.

Pike High una cittadina dimenticata da Dio, nel mezzo delle montagne canadesi, dichiara l'imbarazzante numero di tremila abitanti.

Le giornate dei suoi cittadini sembrano essere assolutamente monotone e noiose. La routine è di casa qui a Pike High.

Ma c'è quella piccola parte in ognuno di loro che continua a farli sperare che qualcosa di diverso accada. Perciò con questo stato d'animo e psichico, è normale che tutti vadano in visibilio se la pettegola di turno arriva con una notizia succulente.


“Avete sentito? Sta per trasferirsi qui da noi un pianista famoso!”

Era la frase del giorno che volava di bocca in bocca.

Nel giro di poche ore tutto il paese ne era informato. C'era chi ipotizzava l'aspetto fisico, chi il carattere, chi i gusti... poche ore e quel pianista aveva già occupato le fantasie di tutti.

“Sì, ma chi è?” chiedeva il coraggioso di turno.

“Boh! Ma è famoso!” Era l'unica risposta che si otteneva.

La città divenne frenetica per quello schiaffo alla sua routine, tanto che il povero bibliotecario dovette faticare non poco per tenere a bada i mormorii che riempivano la sua sala.

“Ok, ora mi avete stancato! Chi non vuole tacere è pregato di lasciare la sala!”

“Ma Jensen! Non hai sentito la novità?”

“Sì... e francamente, non m'interessa. Ora se volete chiacchierare il bar è fuori”.

Si tirò su gli spessi occhiali, che partivano dalle sopracciglia e arrivavano fino alle guance, e guardò ad un o ad uno i presenti, intimandoli a stare zitti.

Quelli lo guardarono di rimando, sconvolti dalla sua poca voglia di sapere.

Ovviamente anche Jensen era curioso, insomma in una città del genere chi non lo sarebbe? Ma se c'era qualcosa che lo mandava in bestia era la gente che parlava in biblioteca. Era inconcepibile per lui. Si veniva a leggere lì e non a chiacchierare, Santa Salacca!

Finalmente il silenzio tornò a fare da padrone in quella sala, ma solo perchè ormai c'era solo Jensen. Tutti, dopo la predica del bibliotecario, si erano alzati ed erano andati via, più interessati alla conoscenza in campo di gossip piuttosto che in quella culturale. Ma a lui stava bene così. Riprese il suo libro tra le mani e si immerse nella lettura, completamente.

Non si accorse dei rumori di passi che incombevano nell'edificio. Certo che no! La bella dama era in pericolo, il conte cattivo l'aveva rapita e ora attentava alla sua innocenza! Sobbalzò quando qualcuno gli toccò la mano. Gli occhiali scivolarono giù dal naso e dovette riposizionarli di nuovo per vedere la losca figura che gli si parava avanti. Era quello nuovo.

I due uomini tacquero per un minuto buono, studiandosi a vicenda.

L'uomo era alto, capelli corvino, pelle chiara e fisico slanciato e con due spalle possenti. Ma quello che colpiva di più erano gli occhi. Erano di un colore davvero particolare. Un blu così intenso non lo si vedeva ovunque. Jensen gli sorrise. Doveva essere arrivato in città da poco ed era già lì in biblioteca. Si disse che potevano forse diventare amici. Un uomo che non può stare lontano dai libri nemmeno durante il trasloco era un possibile pretendente alla sua amicizia.

“Hai bisogno di aiuto?” chiese all'altro che stava dritto in fronte a lui e che continuava a fissarlo, con uno sguardo che non riusciva a decifrare.

“Sì”

Jensen sbattè le ciglia. Che risposta era? Era forse stupido? No, perchè lui gli stupidi proprio non li sopportava. Non poteva essere suo amico allora, assolutamente no!

“Cosa ti serve?”

“Ehm... sto cercando la sezione narrativa” chiese infine senza staccargli gli occhi di dosso.

“Terza fila a destra” indicò con un dito la sezione.

“Grazie” disse lo straniero e poi si allontanò.

Riemerse dalla sezione con un libro in mano. Si sedette ad uno dei tavoli, vi poggiò il libro sopra, lo aprì e cominciò a leggerlo. O almeno ci provò. Jensen poteva giurare che quello gli lanciava qualche occhiata, tra una pagina e l'altra. Lo vedeva chiaramente anche se aveva riportato sotto al naso il suo libro. Anche lui lo osservava di tanto in tanto e poteva vedere quanto spesso la sua attenzione fosse rivolta a lui e non al libro.

Che strana persona pensò, prima di dare la sua completa attenzione al suo racconto. Lo straniero già dimenticato.



Angolo Autore:

Salve a tutti! Rieccomi qui.

Allora volevo dire qualcosa di questa fic. Innanzitutto, la citazione con cui si apre questo capitolo è tratta dalla canzone del grande Fabrizio De Andrè- Bocca di rosa. L'ho messa perchè mentre scrivevo questo capitolo continuava a venirmi in mente quel verso.

Allora spieghiamo un paio di cosette!

Il capitolo è breve perchè voglio sperimentare una cosuccia, questioni personale e abbastanza noiose che vi risparmio per il vostro bene. Comunque, non so quanti capitoli avrà questa AU e a dire il vero né dove voglio andare a parare! Mi andava di scrivere questa cosuccia e l'ho fatto. Gli altri capitoli saranno altrettanto brevi, a causa del mio personale esperimento citato poc'anzi.

Non so che rating è, come detto non so niente di questa storia un po' come voi, ma conoscendomi sicuramente si arriverà a quello arancione!

Volevo solo dirvi questo! Spero vi sia piaciuta almeno un pochito. Ogni commento o suggerimento è bene accetto, non preoccupatevi anche se dovete dirmi che vi fa particolarmente schifo, accetteròil consiglio!

A presto!

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Capitolo 2
*** Il tesseramento ***


L'eccitazione andò scemando nelle settimane successive e la città tornava sui suoi binari, la questione pianista già archiviata.

Appena arrivato il povero nuovo cittadino era stato tallonato da tutti, che per l'occasione indossavano i panni del tipico stalker. Ma quello aveva rifiutato, sempre con galanteria, ogni tipo di approccio fisico o mentale. Per loro era un personaggio davvero strano, non solo per i numerosi defilamenti, ma anche perchè passava tutto il giorno chiuso o in casa o in biblioteca.

Per loro sfortuna perfino lo straniero era un tipo abitudinario. La mattina se si passava fuori la sua villa lo si poteva sentire esercitarsi fino all'ora di pranzo, poi tutto taceva. Qualche ora dopo usciva di casa per andare in biblioteca e poi rientrava per l'ora di cena. Infine sul tardi lo si sentiva esercitarsi di nuovo col pianoforte. Fortuna che nei paraggi non ci abitava nessuno, altrimenti i vicino avrebbero avuto una bella gatta da pelare. Quello che loro non sapevano era che la casa era stata scelta appunto per quel motivo.

Ovviamente il nuovo arrivato aveva già conquistato il cuore delle donne di Pike High e non c'era da stupirsi vista la bellezza della sua persona. Ma purtroppo per loro sembrava che nessuna andasse bene per lui. Infatti, il pianista sembrava non aver alcuna predilezioni per le sue concittadine. Era tutto pianoforte e libri, non andava nemmeno a fare la spesa, a quello ci pensavano i suoi domestici.

L'andirivieni della vecchia biblioteca era aumentato da quando il nuovo cittadino ci passava interi pomeriggi e questo faceva stizzire Jensen. C'era sempre confusione nella sala e non si poteva leggere in pace, se non la mattina quando il tizio gli faceva la grazia di non venire.

Un'altra cosa che faceva arrabbiare il bel bibliotecario era l'atteggiamento di quell'uomo. Sembrava sempre sul punto di dirgli qualcosa ma poi sviava il discorso e se ne andava a sedere, osservandolo continuamente per tutto il pomeriggio. Non gli piaceva essere spiato, lo metteva al disagio, ma non gli andava nemmeno di essere maleducato richiamandolo. Così a volte gli lanciava semplicemente uno sguardo truce e quello di rimando gli sorrideva.

Dopo qualche giorno si decise a presentarsi. Fu una presentazione bizzarra, visto che in realtà a Jensen serviva il suo nome per compilare il modulo di richiesta tesseramento della biblioteca, ma quello si illuminò in un sorriso abbagliante.

“Misha... Misha Collins” rispose entusiasta.

Perchè mai era così contento? Gli piaceva essere tesserato? Era ancora più strano di quanto pensasse!

“Come si scrive Misha?” e quello glielo dettò.

“È russo” spiegò poi “Tu sei Jensen giusto?”

“Sì, sono io. Immagino che ti hanno già detto che sono un rompipalle!” rispose senza staccare gli occhi dal modulo che stava compilando.

“Sì... ma sinceramente credo che tu abbia ragione”.

Alzò la testa per guardarlo e si ritrovò a fronteggiare un sorriso a 32 denti, uno di quelli che avrebbe fatto svenire una donna. Si ritrovò a corrugare un sopracciglio, allora l'altro rise.

“Voglio dire... in una biblioteca si legge o si studia, non si viene a parlare no?” e gli fece l'occhiolino, ma Jensen non ci fece molto caso. Finalmente qualcuno che la pensava come lui.

“È quello che dico sempre” ammise.

“Certa gente non capisce proprio il bello delle biblioteche” si mordicchiò il labbro inferiore.

Jensen lo guardò con fare interrogativo, non riusciva a capire quello strano atteggiamento.

“Eh già...” rispose soltanto, porgendogli il tesserino nuovo di zecca.

Quello lo prese e se lo rimirò tra le mani.

“Bella scrittura” e rise, per un qualche motivo che a Jensen sfuggiva “Con questo mi autorizzi a mettere le radici qui” rispose alla tacita domanda dello sguardo perplesso del bibliotecario.

“Beh... se ti piace stare qui...”

“Oh credimi... mi piace eccome! Sappi che non ti libererai di me facilmente”.

Gli sorrise, fece l'occhiolino, epoi tornò al suo posto, sì suo perchè così aveva deciso. Inutile dire che quella era la postazione migliore da cui osservare il bel panorama che offriva quella vecchia sala.

Jensen si tirò su gli occhiali, che come al solito gli erano caduti sul naso, e sbattè più volte le palpebre.

Strano. Decisamente strano.

Da quel giorno in poi cominciò una specie di routine dove Misha faceva battutine che solo lui capiva e Jensen lo guardava stranito.

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Capitolo 3
*** Ventimila Metri ***


Due mesi che si era trasferito, e Misha non era riuscito a fare breccia nel cuore del bel bibliotecario. Aveva provato ogni tattica seduttiva che conosceva, ma non aveva scalfito nemmeno la superficie del cuore di ghiaccio che quell'uomo si ritrovava. A volte pensava che l'unico modo per farsi capire era dire chiaro e tondo come stavano le cose. Ma poi ripensando al soggetto, si sarebbe ritrovato solo con un due di picche. Era mai possibile che l'unica cosa che colpiva il cuore del bel bibliotecario fossero solo i libri? Non aveva amici, parenti o chicchessia che gli donavano calore umano?

Abbassò la testa sulla tastiera del suo pianoforte mentre, scoraggiato, faceva scivolare le sue dita fluide sui tasti ingialliti. La melodia che stava componendo era in sintonia con il suo stato d'animo, malinconica e struggente. Sbuffò rumorosamente e chiese consiglio al suo migliore amico.

“Cosa devo fare con lui?” Gli chiese, depresso e abbattuto, come mai in vita sua. “Lui è semplicemente perfetto! Il suo corpo è una pura armonia, nessuna nota fuori posto! Come posso persuaderlo a darmi una chance senza rischiare che si chiuda ancora più a riccio nel suo mondo, fatto solo di libri? Aiutami tu, amico mio!”

Passò la mano sul suo amico che, anche se era fatto per lo più di legno, era l'unico che riusciva a capirlo. Parlava con le sue parole.

Da cosa premi capisco quello che senti, non ho bisogno di parole. Sembrava rispondergli, ogni volta che premeva un tasto e un suono aleggiava tutto intorno a lui, accarezzandogli la pelle.

“Solo tu mi capisci” gli sussurrava.

Perché io sono tuo quanto i libri sono di Jensen, gli rispose il suo amico, quando si accese una lampadina ad entrambi.

“Per tutte le intuizioni! Ma certo! I libri!” esclamò, dando più vigore alla sonata che stava intonando.

Era ovvio che uno, così appassionato di pianoforti, riuscisse a capire come entrare nel mondo di un appassionato di libri. Erano fatti della stessa pasta.

Andò nella sua libreria e prese un libro. Se proprio non riusciva a fare breccia col suo charme, ci avrebbe pensato quel libro. In fondo a lui aveva cambiato la vita... chissà quale effetto avrebbe avuto su Jensen, lui che viveva di libri!

Corse in direzione della biblioteca, con una scintilla di speranza che si accendeva nel suo corpo, facendolo fremere dall'impazienza e dandogli una carica vertiginosa.

“Cosa avrà da andare così di fretta?” chiese la pettegola del paese alla sua amica comare.

“Bah... quel ragazzo è proprio strano, fa concorrenza al nostro Jensen”.

Quando arrivò a destinazione spalancò così forte la porta che Jensen sobbalzò dallo spavento.

“Santissimo infarto! Misha! Cosa diavolo ti è preso?” si aggiustò gli occhiali che gli erano quasi balzati via dal naso.

“Scusa” rispose quello ansando, affaticato dalla corsa “è solo che... ho trovato questo libro nella mia libreria e ho pensato che dovevi leggerlo!”

“Tu hai fatto una corsa da casa tua fin qui per portarmi questo libro?” chiese il bibliotecario incredulo, strabuzzando gli occhi.

“Sì” rispose risoluto il pianista, catturando quelle iridi verdi per alcuni secondi, che lo fecero annaspare ancora di più per l'ossigeno.

“Grazie!” disse Jensen tutto entusiasta, nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per lui! Era davvero la cosa più carina che poteva capitargli. Prese il libro tra le mani e ne accarezzò la copertina, era molto consunta, probabilmente il suo proprietario lo aveva letto molte volte.

Buon per lui, si ritrovò a pensare.

Misha sentì un crack, non riuscì però a capire se era il suono del cuore di Jensen che veniva intaccato o era il suo, che si era spaccato dopo che aveva visto quello sguardo così tenero? Sul volto del bell'uomo davanti a lui.

“Questo libro” riprese, con il fiato mozzato, ma stavolta anche per altri motivi “Mi ha letteralmente cambiato la vita. Mi ha aperto gli occhi su un altro mondo, uno decisamente migliore”. Sorrise quando l'altro alzò lo sguardo su di lui per esaminare la sua espressione, quasi come a voler cercare conferma delle sue parole.

Il bibliotecario chinò il capo, improvvisamente arrossito, e si focalizzò sul titolo del volume.

“Ventimila Metri di Tommy Commy” lesse, con stupore. Non c'era quel libro nella sua biblioteca! Santa Salacca! Che oltraggio! Doveva leggerlo assolutamente!

“Quando hai finito di leggerlo ne parliamo insieme, se per te va bene...”

“D'accordo!” rispose con lo stesso entusiasmo di quando aveva accolto il regalo nelle sue mani. Un compagno con cui discutere di libri e magari scambiarseli anche! Doveva essere Pasqua!

“Facciamo a cena? Da me?” chiese titubante, non sapendo fin dove si potesse sospingere senza fare danni.

“Sì, sì. Sembra... fantastico. Io posso aiutare a cucinare! Sono bravo ai fornelli!” dichiarò fiero delle sue doti culinarie.

Misha si stampò un sorriso ebete in faccia. Se fosse stato più stupido si sarebbe fatto beccare con la bava alla bocca! All'improvviso la visione di quel corpo così sensuale davanti ai fornelli a cucinare per lui, per loro, gli sembrava la cosa più erotica che potesse immaginare. Si appuntò mentalmente di mandare via la servitù per quel giorno, così da stare solo lui e il suo bello.

“Perfetto! Allora quando hai finito... avverti! Mi raccomando fa attenzione... quel libro è diabolico!”.

Jensen si girò il libro tra le lunghe dita affusolate.

È davvero così pericoloso? Sono pochi i libri che ho letto e che mi hanno fatto cambiare modo di pensare... di vedere... le cose...”

Credimi. Questo lo è. Non voglio spaventarti, ma sono piuttosto sicuro che dopo che avrai letto queste pagine, non sarai più lo stesso uomo con cui sto parlando adesso. Ora basta chiacchiere, a te non piacciono nemmeno! Vi lascio da soli. Buona lettura!”.

Detto questo si allontanò, uscendo di scena con un ghigno sulle labbra. Finalmente qualcosa era cambiato! Ce l'aveva fatta alla fine. Anzi era andata meglio di quando si aspettasse, aveva ottenuto un mezzo appuntamento e, se aveva fatto bene i conti, con molta probabilità avrebbe avuto a che fare con un nuovo Jensen, uno più aperto alle nuove esperienze.

Corse dritto a casa a confessare tutto al suo migliore amico, solo lui poteva capire la sua gioia fino in fondo. Solo lui poteva parlare con le sue parole.





Rieccomi... scusate il ritardo!

Prima di tutto: non cercate il libro e l'autore che non esistono! Fanno parte di vecchi scherzi fatti con amici.

Questo capitolo è un po' più lunghetto e molto Misha-centric. Dopo due capitoli concentrati su Jensen era giusto che anche Misha avesse il suo spazietto.

Se vi incuriosisce sapere di cosa tratta il libro dovrete aspettare il prossimo capitolo XP

Ringrazio la mia beta, nonché mogliA, che qui si chiama sempre Nemesis qualcosa-che-non-ricorderò-mai-ma-a-noi-piace-così a.k.a. Kari XP

Al solito, grazie a chi commenta o si fa vivo in qualunque modo!

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Capitolo 4
*** Per tutte le imprecazioni! ***


Erano due giorni che Jensen non usciva di casa, nemmeno per andare alla sua amata biblioteca. Si era dato per malato e gli avevano anche creduto, visto che lui non aveva mai fatto un giorno di festa a lavoro, significava perciò che stava proprio male.

In verità lui si era blindato nel suo appartamento per leggere quel maledetto libro! Mai in vita sua avrebbe pensato che un giorno avrebbe potuto associare la parola “maledetto” a un libro. E invece quel giorno era arrivato.

La prima volta che aveva poggiato il suo sguardo sulle pagine di quel libro, fu proprio dopo che Misha, dopo averglielo consegnato, era uscito dalla sala. Dopodiché si era immerso nella lettura. Quel libro era davvero travolgente, come un fiume in piena. Lo aveva tempestato di emozioni così diverse e, nonostante si trattasse soltanto di un racconto, così vere.

Quel giorno aveva quasi fulminato con lo sguardo chiunque interrompeva la sua lettura, fortuna che Misha aveva deciso di non presentarsi più quel pomeriggio, così dopo un oretta la sala si era svuotata. Ne fu davvero felice, perchè quando gli si presentò un imbarazzantissima erezione, non c'era nessuno a cui dover dare spiegazioni.

Quando realizzò l'effetto che quel libro aveva su di lui, decise che l'unica soluzione, per evitare pessime figuracce, era quello di stare lontano dal mondo intero finchè non avesse finito la lettura.

Il libro lo aveva ormai finito da un giorno, ma lui non riusciva a trovare il coraggio di uscire di casa. Non dopo quello che aveva letto.

Come faccio? Si ripeteva, accovacciato sul divano, con le ginocchia strette al petto.

Sì, aveva paura. Perchè? Ma è ovvio, perchè lui si era identificato con il protagonista del libro.

Non era una cosa strana che Jensen si immedesimasse con i personaggi dei libri, anzi era alquanto scontato ormai, ma quello che era successo a questo personaggio lo aveva particolarmente allarmato.

Il ragazzo descritto nel libro gli somigliava, per filo e per segno, caratterialmente. Come lui era timido, impacciato, poco propense alla compagnia, amante dei libri e con attrazione sessuale verso l'altro sesso quasi nulla. Finchè non arrivò -era scontato che arrivasse qualcosa a scombussolargli la vita, no?- lui. L'unico essere umano che può fargli perdere la testa. L'unica persona che riesce a fargli girare la testa. L'unico che è riuscito a farlo uscire di testa!

Era questa la vera paura di Jensen. Lui, del tutto razionale e totalmente orgoglioso di questo, era terrorizzato ad uscire di casa e incontrare una tale persona.

È inutile specificare che Jensen aveva in mente, più o meno, chi potesse arrivare a prendere il suo autocontrollo e strapparglielo via, come carta straccia. Non era stupido lui, semmai ingenuo. A questo punto l'aveva capito a che gioco stava giocando l'altro, il punto stava nel capire perchè.

Perchè voleva spingerlo in quella direzione? Per passione? Per gioco? Perchè forse si annoiava? Lui non ne sapeva niente e non riusciva a capire se voleva oppure saperlo.

Ma il punto cruciale era proprio questo: cosa voleva?

Ora che aveva aperto gli occhi su “un altro mondo”, come lo aveva chiamato Misha, voleva intraprendere quella strada o voleva restarne fuori?

Insomma, lui non aveva mai provato attrazione verso un altro uomo, beh a dirla franca nemmeno verso una donna, non che non abbia mai avuto una ragazza chiariamo, ma non ha mai trovato nessuna che gli facesse palpitare il cuore, che gli facesse volare le farfalle nello stomaco o che gli facesse sentire il suono delle campane, proprio come succede nelle migliori storie d'amore. Ma se era successo al ragazzo nel libro -che gli somigliava così tanto- perchè non poteva capitare anche lui? Magari un giorno aprendo gli occhi ci si accorgere di essere gay e allora non ci puoi fare più niente. Chi era lui per essere così sicuro di come si sarebbero svolti i fatti nel suo futuro, prossimo o lontano che sia?

Tanti dubbi e domande vorticavano nella mente di Jensen, ma lui non sapeva proprio fermarli, come metterli a tacere. Non sapeva nemmeno come comportarsi con Misha.

Gli piaceva? Beh, lui non lo aveva mai guardato con quei occhi, perciò il suo non poteva essere un “no” definitivo. Per giunta gli aveva anche dato una sorta di appuntamento -eh sì, adesso lo riconosceva come tale- e non poteva rimangiarsi la parola data giusto? Vabbè nell'essere in dubbio sulla propria sessualità, ma l'onore resta sempre l'onore!

E poi cosa gli avrebbe detto appena l'avrebbe rivisto? Doveva raccontargli di quello che stava passando, perchè probabilmente ci era passato anche lui e poteva capirlo o doveva fare finta di niente? Fare finta che nulla di tutto questo fosse accaduto e che lui non avesse mai letto quel libro. Poteva riuscirci? Ne dubitava fortemente, come si può fare finta di niente dopo tutto quello che era successo?

Tra tutte le perplessità, che gli proponevano davanti, di una cosa era certo: odiava non sapere.

Non essere codardo Jensen! Vai e affronta la cosa da uomo! Non puoi mollare al primo ostacolo! Se Robinson Crusoe avesse ceduto alla prima difficoltà, non sarebbe sopravvissuto dopo la prima pagina!

Raccolse tutto il coraggio che aveva in corpo, prese la giacca ed uscì di casa per farsi una passeggiate.

Un passo alla volta si diceva ora la passeggiata -così vedi che il mondo non è cambiato e non è più spaventoso di quanto lo fosse stato in precedenza- e domani il lavoro.

Posso farlo!




Salve! Rieccomi qua!

Perdonate questo assurdo ritardo ma:

  1. ero in pausa convention;

  2. ero in pausa post-convention;

  3. ero in pausa-ispirazione.

Ma adesso sono tornata -non in forma- con questo capitoletto Jensen-centrico.

So che tutti vi aspettavate la parte della cena, ma pazienza, dovete prima capire cosa succede nella testolina del povero Jensen prima di andare avanti.

A proposito della testolina di Jensen... vi dico che ho faticato parecchio per inquadrarlo bene e vagliato le sue possibili reazioni, e ho scelto quella della “messa in dubbio” come più plausibile. Non sono certa di aver reso per bene la sua personalità e che vi sia giunto un input che vi serva a farvi capire le sue prossime mosse -spero proprio di sì- ma in caso ci siano dubbi fatemelo sapere e tenterò di spiegarmi meglio.

Il libro che di cui narriamo “l'effetto sconvolgimento psichico” il così chiamato “Ventimila metri” non esiste, ma in realtà la trama è presa da questo libro: “Chiamami con il tuo nome – Aciman Andrè” che io ho trovato meraviglioso e travolge, e per davvero mi ha sconvolto la mente!

Che altro dire, spero vi piaccia questo capitolo e spero di tornare in carreggiata il primo possibile.

Baci X

Mary

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Capitolo 5
*** Per tutti i brodi vegetali! ***


Il giorno dopo Jensen andò a lavoro, ma non era più la stessa cosa. Guardava con occhio critico chiunque gli si parasse davanti- uomo o donna non importava- e, mentalmente, cercava di capire quante probabilità ci fossero che quella persona fosse colui che lo avrebbe mandato al manicomio. Non riusciva nemmeno a concentrarsi sul libro che aveva di fronte, utilizzato ormai per copertura, così da non farsi beccare a fissare. Che brutta fine...

Il giorno trascorse molto lentamente, non avendo nulla ad occupare il suo tempo, se non il pensiero di come doveva comportarsi adesso.

Nel pomeriggio, come al solito, Misha passò in biblioteca e, appena vide Jensen, sul suo volto si formò un sorriso davvero... abbagliante. Anche l'altro uomo si accorse del suo arrivo, visto che non aveva fatto altro che sorvegliare quella porta da quando era arrivato. Misha si diresse verso di lui a rapide falcate, senza mai abbandonare quel sorriso.

Ciao!” gli disse in tono gioioso. Doveva ammettere a se stesso che gli era mancato il suo adorato bibliotecario.

C-ciao” rispose imbarazzato Jensen, passandosi una mano dietro la nuca.

Come mai non sei venuto in questi giorni?”

Non sono stato molto bene...” spiegò, abbassando lo sguardo. Mentire lo faceva sentire a disagio, ma in fondo non era davvero una bugia, no?

Accidenti... se lo avessi saputo sarei venuto a farti visita con il mio super-brodo-ristoratore, dicono che faccia miracoli!” ridacchio al ricordo di chi avesse detto ciò.

Jensen non sapeva cosa rispondere, si limitò ad arrossire e ad annuire. Il silenzio calò tra di loro.

Allora... hai letto il libro che ti ho dato?” chiese così, a bruciapelo.

Il biondino si congelò all'istante. Aveva passato giorni a pensare a cosa rispondere a questa domanda e ora che era arrivato il fatidico momento, non sapeva che dire! Dannazione...

Ehm... sì... l'ho letto...” balbettò in preda al panico.

Fantastico! Allora cosa te ne pare? No aspetta! Non dirlo! Avevamo concordato una cena per discuterne insieme. Non voglio rovinarmi la sorpresa! Allora a quando?” disse tutto d'un fiato, totalmente estasiato da come si stavano svolgendo i fatti. Fosse stato per lui, la cena si sarebbe fatta anche seduta stante... perfino lì in biblioteca.

A Jensen invece quasi venne un infarto! Anche se si era preparato mentalmente alla questione cena, non riusciva proprio a farsene una ragione!

Un appuntamento! Un dannato appuntamento! Continuava a ripetersi, come un mantra.

Jensen?” chiamò il pianista, quando non ebbe risposta, incuriosito dall'espressione dell'altro.

Non fare la donnina... adesso calmati... non è detto che sia un appuntamento... sei solo tu che stai volando con la fantasia... puoi farlo! Sì, posso farlo!

Ehm... quando ti fa più comodo, non ho nulla in programma per questi giorni...”

Sì, lasciare a lui la scelta... era di sicuro più facile da gestire.

Dall'altra parte Misha era stato inondato da una marea di pensieri. Stava lottando contro se stesso per non dire “stasera” oppure “domani”, non voleva dare l'impressione di stare con la bava alla bocca... cosa vera, ma sperava di riuscire a nasconderlo. Poi, notando che Jensen era così pallido e marchiato da due occhiaie, si disse che forse era meglio dargli qualche giorno in più per rimettersi, lo voleva in forma per la serata. D'un tratto un'idea gli balenò in mente!

Che ne dici di sabato?” sputò improvvisamente.

Sabato era perfetto. Dava a Jensen cinque giorni per rimettersi in forma e a lui il tempo di escogitare qualcosa per fare colpo, nonché il menù! E poi era perfetto per un appuntamento, anche se non lo era ufficialmente, ma lui non si scoraggiava. Avrebbe fatto del suo meglio affinché lo diventasse.

Sorrise alla sua infallibile furbizia, contento della mossa appena fatta.

Jensen si limitò ad accettare con il cuore gola e il suo personalissimo mantra che continuava a recitare così: Non è come pensi! Non è come pensi! Non è un appuntamento! È tutto nella tua testa! Non andare in panico!

Perfetto! Allora diciamo alle 17:00 da me? Così abbiamo il tempo di preparare la cena” non si era dimenticato che Jensen si era offerto di aiutarlo a cucinare, come avrebbe potuto?

Il bibliotecario annuì di nuovo, temendo per cosa avrebbe detto se avesse aperto bocca.

Bene, bene! In questi giorni vediamo di decidere il menù, così recupero l'occorrente. Fammi sapere cosa ti piace!” Prese dalla tasca il suo portafogli e ne prelevò un biglietto con sopra scritto il suo numero di telefono. Speranzoso lo passò a Jensen, che in quel momento rischiava di perdere la mascella.

Questi, con timore, afferrò il cartoncino bianco rigirandoselo tra le dita nervosamente.

Jensen?”

mmh?”

In questi giorni si è sentita molto la tua mancanza...” disse in sussurro molto provocante, avvicinandosi arditamente all'altro poi sospirò un “ben tornato” a pochi centimetri dal suo volto, inspirando il suo dopobarba.

Il biondino deglutì rumorosamente.

Misha si allontanò di scatto, prima di fare qualche danno. Gli fece l'occhiolino e si allontanò con passo seducente, un sorriso di vittoria stampato in volto.

Non... non è come penso... non è... un appuntamento... no... no... non ci sta provando... è tutto nella mia... testa.

Povero Jensen, ma a chi voleva darla a bere?



Rieccomi qua!

Lo so mi odiate... ultimamente ci sto mettendo un secolo a postare le cose, è solo che sono in piena crisi pre-esami e la mia testa è ovunque meno che sulle fic. Perdono!

Questo capitolo mi è venuto così di getto, mentre tornavo a casa-dopo una lunga, ma lunga giornata- e studiava cose molto, ma molto noiose. Quindi spero non sia appallante come le cose da cui trae ispirazione.

Ancora una volta ho deciso che bisognava guardare dal punto di vista di Jensen per proseguire la storia, anche se ho lasciato alcune chicche per i pensieri Misha e i suoi piani malvagi.

Che altro dire, ah sì in questo capitolo ho avuto problemi con Misha perchè ad essere sinceri lo trovo molto, ma molto sexy, quindi ogni due minuti dovevo fermarmi ad asciugare la bava!

Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate.

Non so dirvi quanto posterò il seguito, finchè luglio non sarà passato, non ho certezze nella mia vita (?)

Il solito ringrazio la mia beta-nonchè mogliA Kari- che nonostante sia passato così tanto tempo non sono capace di ricordarmi il suo nome su EFP!- che ha dato il nome al capitolo.

Grazie a tutti!

Mary ^^

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Capitolo 6
*** Per tutte le capere! Non c'è pace per i pettegolezzi. ***


Cinque giorni passarono in fretta. Jensen era più nervoso che mai, Misha invece era semplicemente estasiato. Quella cena gli aveva dato il pretesto per piombare, ogniqualvolta lo desiderasse, in biblioteca e stuzzicare il bel biondino. Era diventato il suo hobby preferito. Adorava vedere Jensen arrossire imbarazzato e restare senza parole, almeno non gli era più indifferente, un passo avanti almeno. Misha sapeva che Jensen sapeva... ovvero ormai tutta Highpike aveva capito che Misha ci stava provando spudoratamente, perfino Jensen ci era arrivato.

I cittadini si divertivano a seguire la faccenda, tentando di non restare indietro con l'evolversi della situazione. I più arditi avevano anche iniziato a scommettere sulla vittoria o meno di Misha. Le donne invece erano tutte “awww” e “ohhh”, eccitate per il loro piccolo Jensen che, a parer loro, stava crescendo finalmente. In sostanza la biblioteca in quei giorni era sempre affollata, dalla mattina al pomeriggio. Il via vai non terminava mai e Jensen ne aveva perso il controllo, ogni volta che richiamava qualcuno, questi gli rispondeva con una battutina maliziosa, provocando una risata generale, meno che per lui.

Quando il sabato giunse, Misha si alzò di buon ora e si mise subito in cammino per acquistare tutto il necessario per la serata. Aveva dato al suo personale di servizio due giorni liberi, perciò gli toccava fare tutto personalmente, ma a lui non dispiaceva ed era un modo come un altro di ammazzare il tempo, anziché restare a fantasticare tutto il giorno sul divano.

La prima cosa che andò a fare, fu la spesa. In mano aveva la lista degli ingredienti che gli servivano per il menu concordato insieme a Jensen. Avevano deciso di cimentarsi con la cucina italiana. Il bibliotecario, apparentemente, si vantava di essere un buon cuoco, così Misha aveva preso la palla al balzo chiedendogli del cibo italiano, e l'altro aveva acconsentito. Il pianista si rigirava il foglio tra le dita, una elegante calligrafia figurava sulla carta: la calligrafia di Jensen. Non c'è bisogno di dire che, Misha, teneva quel pezzetto di carta con cura, nemmeno fosse un gioiello costosissimo, ogni volta che lo prendeva lo apriva accuratamente, leggeva il contenuto -sempre con un sorriso sulle labbra- e lo ripiegava, rimettendolo nel taschino anteriore. Non aveva certo programmato di conservarselo nel portafogli dopo che non gli fosse più servito.

Finita la spesa, ora toccava al momento intrattenimento. Misha era indeciso su cosa fare per rendere gradevole la serata, almeno per Jensen dato che a lui bastava anche solo la sua presenza, ma doveva fare colpo sull'altro e doveva ingegnarsi per qualcosa di epico.

Dopo un lungo girovagare tra i negozietti del centro, a Misha quasi venne la depressione. Non c'era molto che gli potesse servire, o almeno questo era quello che aveva pensato prima di ritrovarsi davanti ad un negozio che pretendeva di vendere oggetti scenici.

E la lampadina si accese...

Afferrò il telefono e cercò tra la J il nome della persona da chiamare, poi premette il caro e vecchio tasto verde. Il telefono squillò quattro volte prima che qualcuno si decidesse a rispondere.

Jensen!” squittì all'improvviso.

M...Misha? Cosa succede?”

Non posso darti spiegazioni, vado di fretta. Dimmi qual è il tuo libro preferito!”

Cosa? E perché mai?”

Dimmelo e basta!” quasi sbuffo per telefono.

Ehm... non lo so... non ne ho uno in particolare ch-”

Dimmi il genere allora! Quale preferisci?” chiese impazientemente.

Jensen rimase in silenzio per qualche secondo, Misha non sapeva che dall'altro capo del telefono qualcuno stava ardendo dall'imbarazzo.

Ok... ma non ridere ok?” si decise a rispondere il bibliotecario.

Ridere? Cosa c'è da ridere?”

Le persone ridono sempre quando gli dico quali tipi di libri preferisco...”

Non riderò promesso!”

A questo punto Misha era davvero curioso... chissà quali libri leggeva Jensen. Il biondino inalò aria per farsi coraggio.

Poema epico” disse tutto d'un fiato.

Misha dovette ammettere che fosse una scelta... inusuale e seriosa, ma aveva promesso di non ridere.

Tipo l'Odissea?”

Tipo romanzi cavallereschi...”

Il bel moro rimase spiazzato... si era passato dalla parola “epico” a “cavalleresco” in pochissimi secondi.. bisogna dire che le due parole evocano idee differenti. Misha si morse il labbra per non ridere.

Cosa? Ti piace re Artù?”

Jensen arrossì ancora di più se possibile, ma si limitò a dire di sì. Misha si illuminò d'un tratto. Quanto era dolce Jensen che leggeva certe cose? Quasi se lo immaginava ad indossare un'armatura da cavaliere mentre, con spada sguainata, corre su di una scala a chiocciola per salvare la bella principessa in pericolo, intrappolata sulla torre dallo zio cattivo che vuole sposarla per avere tutto per sé il regno. Per un attimo sperò davvero di essere lui, la bella damigella.

Grazie per l'informazione. Ora devo andare. A dopo” e praticamente gli staccò il telefono in faccia.

Ora sapeva cosa fare, ed era sicuro che a Jensen sarebbe piaciuto. Magari gli sarebbe così piaciuto che gli avrebbe concesso anche un secondo appuntamento.

Entrò nel negozio con un sorriso da 1000 watt... abbagliante.




Lo so mi odiate... perdono >.<

Sono sotto esame e non riesco a concludere un granchè, anche a causa di questo caldo!

La sessione estiva è quasi finita, perciò cercherò di aggiornare prima questa volta!

Il solito fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitoletto e, se vi va, lasciatemi un menu il più succulento verrà aggiunto nel prossimo capitolo... ahahah

Baci

Mary


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Capitolo 7
*** Per tutti i finali! ***


Bussò alla porta con fare esitante, aveva i palmi sudati ed era dannatamente nervoso. Ci era arrivato alla fine, quello era un appuntamento. No, non era tutto nella sua testa, ma ormai il dado era tratto. Ma la cosa che più lo lasciava perplesso, era quella fastidiosissima vocina che aveva in testa che continuava a ripetergli che non era poi così male. Come detto, fastidiosa ed irrazionale. Sì, perché mai in nessun romanzo il bel cavaliere corre in soccorso del suo amato, no! C’è sempre la dolce damigella cui le labbra sono rosse come petali di rose… eppure quel libro… i due giovani si erano così tanto amati, così come Tristano aveva amato Isotta. Quindi si poteva amare anche in quel modo?

I suoi pensieri furono interrotti quando la porta si aprì, ma nessuno lo accolse. L’ambiente era buio, tranne per una flebile luce che veniva dall’interno, tremava, come se stesse per spegnersi. Ma Misha in tutto questo dove era finito?

Si fece coraggio ed entrò in casa; la prima cosa che notò furono le candele che illuminavano l’ambiente. Ce ne erano a decine e decine, tutte poggiate su qualunque superficie disponibile: per terra, sui mobili, sul tavolo, perfino sul camino (acceso ovviamente!). Tutto il pavimento era cosparso di petali di rose dai vari colori: rossi, bianchi, arancioni… e le tende erano tutte tirate giù, per rendere l’ambiente ancora più scuro.

Misha? Dove sei?”

Dietro di te”

La voce alle sue spalle lo fece sobbalzare, non aveva visto l’altro che si era praticamente nascosto dietro la porta. Lo guardò attentamente, mentre si aggiustava gli occhiali che per poco non cadevano a terra.

Ma cosa…?!?”

Per qualche oscuro motivo, il bel pianista indossava abiti seicenteschi: camicia sfarzosa, falsetto, pantaloni larghi e inseriti in lunghi stivali che arrivano al ginocchio, cappello largo e un lungo mantello, tutto con toni di nero e bianco. Una spada giaceva sul suo fianco sinistro, mentre in faccia aveva un grosso e tozzo naso.

Finora ho sempre parlato attraverso il tremito e la vertigine che chiunque prova guardandovi. Ma stasera mi sento come uno che sta per parlarvi per la prima volta.”

Disse l'uomo mascherato, guardando il biondino da dietro quel lungo naso.

Cos...cosa stai dicendo?”

Rispose quest'ultimo, corrucciando le sopracciglia, mentre tentava di decifrare quelle strane parole.

Con la notte che mi protegge io oso essere me stesso...Dove sono? È tutto così dolce stanotte, così nuovo per me!”

Misha, non capisco...” Ammise Jensen, questa volta perplesso. Stava ascoltando, ma non stava sentendo veramente, altrimenti avrebbe trovato una certa familiarità in quelle parole. Ma il bel pianista non si arrese ed imperterrito continuò nei suoi versi, avanzando di un passo in direzione del bel bibliotecario.

Sì, nuovo... la paura di essere deriso non mi dà tregua. Il mio cuore si nasconde dietro il mio spirito per pudore - parto per strappare al cielo una stella ma, per paura del ridicolo, mi chino a raccogliere un fiore.”

Questa volta il nostro biondino rimase in silenzio, arrossendo per le dolci parole che venivano proferite soltanto per lui, mentre i suoi occhi si piantarono sul moro, osservando il suo modo sinuoso di avanzare verso di lui, trovandosi impossibilitato a muoversi di un passo.

Lasciamo che, con un solo lampo dei suoi astri, il cielo ci spogli di tutte le nostre finzioni - io ho paura che la nostra alchimia poetica disperda ogni vero sentimento, che l'anima si annienti in passatempi vani!”

Quando il suo cervellino cominciò a funzionare di nuovo -giusto per quello sprazzo di lucidità che gli servì per connettere le parole di Misha ad altre ben note ad un avido lettore come lui- la sua bocca si spalancò dalla stupore, componendo una piccola “o” con le sue labbra.

Ma è Cyrano de Bergerac!”

Ma l'altro non disse nulla, limitandosi a sorridere compiaciuto avanzando ancora di un passetto, notando con diletto che la distanza tra di loro era piuttosto esigua.

Quando si ama è un delitto prolungare questa inutile schermaglia. Arriva il momento in cui sentiamo che c'è qualcosa di così nobile nel nostro modo di amare da non poterlo avvilire con vani giochi di parole.”

Perché stai facendo questo?”

La domanda di Jensen venne espressa con voce sottile, quasi come se si trattasse del soffio del vento, la voce di una persona che volendo esprimersi con parole razionali finisce con il perdere tono, disperso in una marea d'emozioni che si susseguono l'una dietro l'altra. Il suo cuore era oramai in balia di una calda voce e di una distanza di due passi che lo separavano da... da cosa?

Io ti amo, soffoco, sono pazzo, non ne posso più; il tuo nome mi risuona dentro. Per la tua felicità darei in cambio la mia per sentirti ridere qualche volta, da lontano, di quella gioia data dal mio sacrificio. Senti l'anima mia salire verso di te, nell'ombra? È tutto troppo bello e dolce stasera. Nemmeno nei miei sogni più ambiziosi ho mai sperato tanto.”

Il respiro gli si fermò in gola ed il cuore perse un battito, per un istante aveva creduto di morire così, semplicemente nell'udire quelle frasi così piene di sentimento. Misha lo amava. Un tremito gli percorse il corpo provocandogli la polle d'oca, era una sensazione sconosciuta ma gradevole e, inspiegabilmente, si ritrovò ad imitare il sorriso che si era aperto sulle labbra del pianista, che poteva rimirare da molto vicino visto che soltanto un passo li separava l'uno dall'altro.

Tu tremi! Sento il tremito della tua mano scendere per i rami del gelsomino.”

Gli recitò Misha, liberandosi del naso posticcio per gettarlo a terra e, come da copione, gli prese la mano e la baciò, gioendo dei piccoli tremori che scuotevano il corpo del suo amato.

S-Sì, tremo, e piango, e sono tu..o, e tu m'hai stordito!”

Infine si aggiunse anche lui, recitando il passo successivo dell'opera, per nulla offeso del ruolo che gli era stato relegato, quello di Rossana, semplicemente godendosi quegli istanti che lo stavano facendo sognare ad occhi aperti, posando i suoi occhi verdi nell'immenso oceano che era quelli del pianista, la quale prendendogli la mano e portandosela al cuore, colmata definitivamente le distanze, portò l'altro braccio ad avvolgere la vita di Jensen, mentre i loro petti si unirono annullando lo spazio tra di loro.

Allora, venga pure la morte! Questa ebbrezza sono io che gliel'ho data! Ormai non chiedo altro che un bacio!”

Quest'ultima parte venne recitata a fior di labbra, quasi sussurrata su quelle splendide e carnose labbra che il bibliotecario si ritrovava in dono. Non ci fu risposta alla sua domanda, ma soltanto una reazione a quello che potrebbe essere definito l'istante più romantico mai vissuto dall'occhialuto lettore e l'unica reazione accettabile in questa circostanza era quella di sporgersi davanti e dare ciò che gli veniva chiesto: un bacio. Jensen quella sera imparò quanto fosse bello baciare un sorriso.

Un bacio - ma che cos'è poi un bacio? Un giuramento un po' più da vicino, una promessa più precisa, una confessione che cerca una conferma, un punto rosa sulla i di «ti amo», un segreto soffiato in bocca invece che all'orecchio, un frammento d'eternità che ronza come l'ali di un'ape, una comunione che sa di fiore, un modo di respirarsi il cuore e di scambiarsi sulle labbra il sapore dell'anima!”

Si ritrovarono a recitare insieme, il perfetto finale per una perfetta scena d'amore, ma nel loro caso più che un finale si è trattato di un inizio, perché anche il più indifferente e i più glaciale dei bibliotecari può essere conquistato con tanta passione ed un grosso naso di gomma.

FINE.





N.A.
Lo so sono una brutta, brutta, brutta persona! Ci ho messo due anni per scrivere questo finale e me ne vergogno, ma ora che l'ho fatto mi sento più leggera. Spero che vi piaccia e cercherò di non fare più una cosa così tanto orrenda. Promesso.


M.

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