Cobalto di Dryas (/viewuser.php?uid=48167)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Diamanti ***
Capitolo 2: *** Salsedine ***
Capitolo 3: *** Conchiglie ***
Capitolo 4: *** Baia ***
Capitolo 5: *** Movida ***
Capitolo 6: *** Cascata ***
Capitolo 7: *** Chalet ***
Capitolo 8: *** Aloe ***
Capitolo 9: *** Pietra ***
Capitolo 10: *** Abisso ***
Capitolo 11: *** Stelle Cadenti ***
Capitolo 1 *** Diamanti ***
Premessa:
Il contesto della
storia molto vago, perché non è essenziale ai
fini della trama.
Ho ipotizzato la
storia più o meno a metà del manga (quindi Neji
è vivo e vegeto). Sasuke se n’è andato
da Konoha, ma dopo averne combinate di cotte e di crude è
ritornato, pentito. L’età dei personaggi
è intorno ai 20 anni. Buona lettura!
COBALTO
-Raven’s Love-
#1. Diamanti
Hinata
si svegliò con il rumore del mare ad accoglierla e subito le
sue labbra si piegarono in un sorriso. Si alzò dal letto,
cercando con i piedi le infradito. Sakura e Tenten dormivano ancora e,
per non disturbarle, resistette all’impulso di spalancare le
imposte: erano anni che aspettava di rivedere quel paesaggio che tanto
le era mancato.
Si
vestì e uscì dalla camera senza svegliare le sue
coinquiline. Superò le valige sparse per tutto il piano
terra e arrivò alla porta d’ingresso.
Girò la chiave nella serratura e il rumore secco che
seguì la immobilizzò. Dopo qualche istante, in
cui si guardò attorno sospettosa, capì di non
aver svegliato nessuno. Uscì e il sole l’accolse
con un abbraccio amorevole.
Era almeno un
decennio che la casa al mare degli Hyuga non veniva scomodata per
ospitare dieci persone, di cui otto non appartenenti al clan. Hinata
ricordava con nostalgia le estati passate a giocare sulla spiaggia e
l’adrenalina che le dava l’idea di passare del
tempo lontano da tutto e da tutti. Lontano da Konoha, ma insieme alla
sua famiglia, e ora che ogni minaccia sembrava scomparsa e il futuro si
prometteva sereno, aveva potuto offrire la possibilità di
due settimane di relax agli amici con cui era cresciuta. La costa del
Paese della Foglia era lunga e così bella da togliere il
fiato.
Camminò
a piedi scalzi sulla sabbia ancora umida dalla notte e si
lasciò ammaliare dal suono delle onde, come il canto delle
sirene che strega i marinai. Voleva entrare in quell’acqua
blu cobalto e sentire le sue caviglie solleticate dai granelli di
sabbia. Desiderava immergersi in quel bagno fresco, chiudere gli occhi
e lasciarsi cullare dolcemente.
Appoggiò
le infradito sul bagnasciuga, si tolse il vestito bianco ed
entrò piano. Indosso aveva un semplice costume azzurro e un
cappello di paglia, che teneva fermo con una mano. Gli Hyuga non erano
fatti per il clima marino, pelle troppo chiara e sole troppo forte, ma
quel cappello impediva fin da quando era bambina che un colpo di sole
le rovinasse le vacanze.
Rimase qualche
istante con gli occhi chiusi, assaporando quel momento di solitudine.
Lei e il sole erano gli unici ad essere svegli. O almeno
così credeva.
-Hinata-chan!-
L’inconfondibile
voce di Naruto le fece distogliere lo sguardo dall’orizzonte
e, voltandosi, vide il ragazzo correre verso di lei. Il suo cuore,
impreparato ad un incontro così mattutino, saltò
un battito.
La mano libera si
avvicinò involontariamente alle labbra, come sempre con
Naruto nei paraggi, ma quando il biondo la salutò
sventolando le braccia all’aria, anche lei fu costretta a
rispondere. Il cappello fu così libero e il vento
né approfittò: bastò una debole folata
per farlo volare via, liberando i lunghi capelli corvini sulle sue
spalle.
Nel tentativo di
recuperarlo, Hinata allungò un braccio, ma era ormai troppo
lontano.
-Ci penso io!-
sentì gridare alle sue spalle e quando si voltò,
trovò Naruto a torso nudo intento a sfilarsi i pantaloncini.
A differenza sua, però, non aveva avuto la brillante idea di
indossare il costume e si ritrovò in boxer.
Con ampie falcate
si lanciò in mare: sul suo volto era dipinta la
felicità di un bambino.
Passandole
accanto, la salutò di nuovo e la investì con gli
schizzi d’acqua, ma non notò il rossore sulle sue
guance. Si tuffò, scomparendo per un attimo, per poi
riemergere qualche metro più avanti.
Il cappello era
ormai vicino e bastò qualche bracciata per raggiungerlo.
Quando l’ebbe in mano, lo sventolò soddisfatto.
-Ecco qua,
Hinata- le disse porgendoglielo e portando il petto in avanti, fiero
della missione compiuta.
-Grazie,
Naruto-kun- fu il bisbiglio di ringraziamento. –Ti sei
svegliato presto.-
-Anche tu!-
-Volevo vedere il
mare. Non è bellissimo?- Hinata si guardò
attorno, ma si rese conto che ormai tutta la sua attenzione era stata
catturata dal biondo. Se il panorama era mozzafiato, Naruto per lei lo
era molto di più.
-Già!-
esclamò l’altro, i cui occhi azzurri scrutavano il
paesaggio. –Non ho mai fatto una vera vacanza. Per questo mi
sono svegliato presto, non stavo più nella pelle!-
-Anche gli altri
sono svegli?- chiese Hinata, sentendo che quell’attimo
d’isolamento con Naruto stava diventando insostenibile.
Presto sarebbe crollata in acqua per l’agitazione.
-Credo di aver
inciampato su Rock Lee uscendo, ma non mi pare si sia svegliato-
rispose senza troppo interesse. –Ehi, ti va di fare un
bagno?- le chiese, gli occhi spalancati per l’entusiasmo.
Hinata non
riuscì a negare e annuì. Quel piccolo e quasi
invisibile gesto bastò perché Naruto
l’afferrasse per il polso e la trascinasse in mare. Il
cappello tornò a fluttuare sul pelo dell’acqua,
abbandonato dalla sua proprietaria.
***
-Shikamaru,
sposta la tua roba da lì!- gridò Ino, mentre
metteva in tavola un cesto pieno di pane e un cartone di succo
all’ananas.
-Sì,
dopo- rispose a malavoglia l’altro, continuando a girare il
cucchiaino nella sua tazza di caffè.
-E’ la
terza volta che inciampo nella tua valigia!-
-Siamo appena
arrivati, un attimo.-
-Siamo qui da ben
dodici ore!-
-Di cui undici
passate a dormire.-
Un tonfo sordo
richiamò la loro attenzione. Dei capelli rosa spuntarono da
sotto una montagna di magliette e pantaloncini. La valigia di Shikamaru
si era completamente aperta, rovesciando tutto il suo contenuto sopra
Sakura, i cui piedi erano inciampati in essa.
-Ti sei fatta
male, Sakura-chan?- Rock Lee si precipitò giù
dalle scale da cui la ragazza era appena rotolata e corse a
soccorrerla.
-Beh, io ti avevo
avvertito- disse Ino a Shikamaru, alzando le spalle e cominciando a
spalmare la marmellata su una fetta biscottata, senza mostrare troppo
interesse per la sorte del compagno. Quest’ultimo, invece,
sbiancò.
-Di chi diavolo
è questa valigia?!- sbraitò Sakura, rimettendosi
in piedi, decisa più che mai a farla pagare al proprietario.
Rock Lee fu allontanato in malo modo dopo che le disse che non gli
apparteneva, e la caccia si spostò in cucina.
-Allora?!-
esclamò, sbattendo una mano sul tavolo. I piatti si
sollevarono e ricaddero traballando. Choji salvò il vasetto
di nutella che rischiava di andare in frantumi e si sbrigò a
dichiarare la sua innocenza. Ino si tirò fuori dicendo che
non avrebbe mai abbandonato i suoi vestiti in mezzo a dei barbari,
nonostante Shikamaru la pregasse con gli occhi di coprirgli le spalle.
-E’
tua, dannato di un Nara?!- Lo afferrò per il collo della
maglietta, portandosi a due centimetri dal suo viso, pronta a lasciare
il segno.
-Buongiorno
Sasuke-kun!- La voce stridula di Ino interruppe il pestaggio. Sakura
lasciò la presa, facendo ricadere Shikamaru sulla sedia, e
si sistemò i capelli. La sua espressione cambiò
così radicalmente da lasciare senza parole Neji e Tenten,
che avevano assistito allo scontro rimanendo nascosti in un angolo. Ora
Sakura sembrava un angelo.
-Vuoi che ti
prepari del caffè? Un tè? Che ne dici di una
brioches?- Sakura si sbrigò ad occupare il posto accanto al
moro, dimenticandosi completamente della sua vendetta. Shikamaru
afferrò un biscotto e sparì alla
velocità della luce.
-Faccio da solo-
rispose Sasuke, del tutto indifferente alle sue gentilezze.
-Sicuro? E una
spremuta? Le arance qui sono buonissime!-
-Mi sono
preparato la colazione da solo per ventitré anni, so come si
fa- fu la risposta lapidaria.
-A me una
spremuta andrebbe!- esclamò Kiba, entrando in cucina.
-Preparatela da
solo!- gridò in risposta la rosa, mettendosi ad imburrare
una fetta di pane.
-Hinata e
Naruto?- chiese Neji, accomodandosi a tavola.
-Li ho visti
stamattina in spiaggia- rispose Tenten, accanto a lui.
-In spiaggia?-
-Sei andata a
correre senza di me!- esclamò Rock Lee alla compagna.
–Avevi promesso di svegliarmi!-
-Ci ho provato,
ma non ti sei mosso di un millimetro- rispose Tenten, il cui piatto
sembrava più una cena che una colazione. –E poi la
vostra stanza puzza.-
-Maschi-
mormorò Ino.
-Dovevi tirarmi
un secchio d’acqua in faccia. Che razza di compagna sei?-
-Una che aveva
voglia di vedere il mare- rispose, azzannando la prima brioches.
–Staremo qui due settimane, ce n’è di
tempo per andare a correre.-
-Devo
recuperare!- esclamò Rock Lee, per poi lasciare la stanza in
tutta fretta. Tenten alzò le spalle con un sorriso, ma non
aveva fatto i conti con l’altro compagno di squadra.
-Che
c’è?- gli chiese con la bocca piena, sentendo il
suo sguardo su di sé. –Non ti sarai offeso
perché non te l’abbiamo detto! Le tue testuali
parole di ieri sera sono state “statemi alla
larga”, non sei stato molto gentile.-
-Ero stanco per
il viaggio.-
-Quello di
quindici ore che abbiamo fatto insieme? Me lo ricordo, sì.-
-Ragazzi, ma vi
sbrigate?!- Sakura comparve con indosso un bikini verde.
–Sasuke sta già andando in spiaggia!-
Dopo un quarto
d’ora anche gli ultimi rimasti in casa erano pronti per
andare al mare. Armati di ombrellone, stuoie e creme abbronzanti si
incamminarono lungo il piccolo viale che conduceva alla spiaggia.
Circondati da piogge di buganvillee fucsia e dai rami longilinei
dell’aloe, sbucarono nella cala, il cui mare li accolse
brillando di mille diamanti.
Con la speranza che
qualcuno di voi sia arrivato fino a questo punto, vi ringrazio anche
solo per aver aperto il link della storia!
Ribadisco che
“Cobalto” avrà
un’ambientazione estiva (mare, pallone, pedalò,
anguria, ghiaccioli, flirt e chi più ne ha più ne
metta), ma non mancheranno i momenti di suspense e una certa nota di
drammaticità. Con questo primo capitolo spero di aver
suscitato un po’ della vostra curiosità! Nei
prossimi, ovviamente, la trama comincerà a delinearsi.
Spero inoltre che
qualcuno abbia il buon cuore di lasciare una recensione per farmi
capire cosa ne pensa, e per chi di voi ritiene che valga la pena
continuare a seguirla, alla prossima! :D
Dryas
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Capitolo 2 *** Salsedine ***
#2. Salsedine
L’afa
era insopportabile. Sembrava che l’ossigeno si fosse estinto
e fosse rimasta solo aria calda, pesante, umida e irrespirabile. Anche
gli occhi venivano ingannati e da lontano si aveva
l’impressione che piccole onde luccicanti si avvicinassero
per rinfrescare l’ambiente, ma era tutta
un’illusione, la peggiore che Naruto avesse mai visto.
Poi,
all’improvviso, un’altra ondata di calore lo
investì e rischiò di lasciarlo agonizzante sulla
sdraio.
-Hinata-chan?-
domandò ad alta voce, credendo che anche la ragazza dai
lunghi capelli neri e curve sinuose sul bagnasciuga fosse un altro
miraggio.
-Grossa sopra,
rotonda in mezzo, stretta in fondo* … -
bisbigliò, incapace di staccare gli occhi da quella visione
in bikini.
-Che farfugli
baka?- Sakura spostò il libro dal viso e lo
guardò attraverso le lenti scure degli occhiali. Naruto non
aveva bisogno di vedere i suoi occhi per capire che gli stava lanciando
una maledizione.
-N .. niente- si
sbrigò ad aggiungere con un sorriso. Tra di loro
c’era solo il palo dell’ombrellone e non avrebbe
avuto alcuna possibilità di scampo. –Ammiravo il
panorama.-
-Sì,
il panorama- commentò acida, spostando lo sguardo su Hinata,
intenta a raccogliere conchiglie. Naruto fece lo stesso, ma si perse di
nuovo ad ammirare lo splendore della giovane Hyuga.
-Non guardarla
come se fosse un piatto di ramen, pervertito!- sbraitò,
colpendolo in testa con il libro. –Jiraya-sama ha avuto una
cattiva influenza su di te. Anche se ammetto che Hinata ha un fisico
invidiabile … ma fra cinquant’anni voglio vedere
chi tra le due sarà la più bella!-
La risata
malefica di Sakura risuonò tra i granelli di sabbia,
trasportata dalla leggera brezza. Hinata, dalla riva del mare, si
voltò verso di loro.
-L’ho
già sentita questa- ribatté Naruto,
assottigliando lo sguardo. –Non è che anche
Tsunade-sama ha avuto una cattiva influenza su di te? Eh, Sakura-chan?-
Naruto fu
costretto a correre sulla sabbia bollente per allontanarsi da Sakura
che aveva già iniziato a scavare la buca in cui prometteva
di sotterrarlo vivo. Sentì le piante dei piedi infiammarsi e
il dolore divenne così insopportabile che negli ultimi metri
decise di sacrificare le mani, sollevandosi su di esse.
Arrivò ad immergerle nella fresca acqua del mare con un
sonoro sospiro, ma una risata trattenuta lo distrasse: Hinata era
proprio accanto a lui e nascondeva il sorriso dietro ad una mano.
Naruto la guardò sorpreso, a testa in giù,
rendendosi conto che non si trattava di un miraggio.
-Sei divertente,
Naruto-kun.-
Il biondo perse
l’equilibrio e crollò in acqua.
L’improvviso tuffo in mare fece ridere ancor di
più Hinata, un lato di lei che Naruto non ricordava di aver
mai visto.
Ma, dopotutto,
era la loro prima vacanza insieme.
***
Il vento carico di salsedine salì dal mare e
provocò una fitta pioggia di aghi. Nella pineta regnava la
pace. Tutto era tranquillo ed immobile, tranne un’amaca, che
ondeggiava silenziosa avanti e indietro tra due tronchi possenti.
Shikamaru si
godeva il meritato riposo con un sonno ristoratore nell’unico
posto isolato e fresco che era riuscito a trovare in quella bolgia
chiamata spiaggia. Rendeva chiaro a tutti i visitatori di non
disturbarlo diffondendo con orgoglio il suo russare calmo e regolare.
Il fastidioso
zampettio di un cane lo distrasse da una delle rare nuvole bianche che
era riuscito a intravedere tra i fitti rami della foresta, ma
sprofondato com’era nella sua amaca era sicuro che
l’animale se ne sarebbe presto andato, lasciandolo in pace.
Ma ancor
più fastidioso fu quando sentì il muso del cane
annusarlo con insistenza attraverso la tela, e stava già
raccogliendo le forze per scacciarlo quando un verso mostruoso lo fece
ribaltare dall’amaca.
-Diavolo,
Akamaru- borbottò, portandosi una mano alla testa.
–Sei sicuro di essere un cane? Ruggisci come un leone.-
-Ehi, Shikamaru!-
Non si era ancora
abituato alla versione estiva di Rock Lee e la visione lo
turbò parecchio. Sembrava un ciclista vecchio stile, con la
divisa tutta d’un pezzo, pantaloncini corti e spalline
strette. Rigorosamente verde.
-Che vuoi?-
mormorò con la bocca secca e non ancora del tutto reattiva.
-Siamo venuti a
trovarti, è da stamattina che non ti fai vedere!-
-L’avevo
detto che non ci sarei stato per nessuno- disse, guardando storto
Akamaru, che continuava a rimanere a dieci centimetri dal suo volto,
alitando pesantemente. –Dov’è il padrone
di questo colosso?-
-E’
rimasto un po’ indietro- rispose Lee. –Sai, Ino non
voleva rovinare le sue zeppe su questo tappeto d’aghi.-
-Guarda dove
diavolo mi tocca andare!- La voce della ragazza non tardò a
farsi sentire. Comparve in groppa a Kiba, per il quale la frescura
della pineta non sembrava sufficiente per vincere il caldo. Akamaru
raggiunse il suo padrone dal viso madido di sudore, scodinzolando non
appena questi crollò a terra. Ino fu così libera
di scendere dal suo mezzo di trasporto.
-Oh, ciao
Shikamaru- lo salutò con dolcezza e si avvicinò,
premurandosi che il suo pareo trasparente ondeggiasse al ritmo dei suoi
fianchi. –Cosa ci fai qui?-
-Lo sai
benissimo, strega- rispose, rimettendosi in piedi e risalendo
sull’amaca. Ino lo guardò storto, togliendosi
alcuni aghi dal sughero delle zeppe, ma si limitò a portare
le mani ai fianchi e a fulminarlo con lo sguardo. Poi si
voltò di scatto verso Kiba e Lee.
-Grazie ragazzi!-
disse loro civettuola. –Non so come ringraziarvi. Che ne dite
di andare a rinfrescarvi al bar qui vicino? Dista solo pochi metri ...
da quella parte!-
Lee prese Kiba
sottobraccio per sorreggerlo e, annuendo, si incamminò verso
la direzione in cui puntava l’indice di Ino.
-Dove li hai
mandati?- le chiese Shikamaru, ammirando le curve della ragazza, ancora
girata di spalle.
-Non ne ho idea-
rispose voltandosi, –ma non è questo il punto.-
Da sensuale e
provocante, Ino divenne paurosa e terrificante. Si avvicinò
e Shikamaru non si sentì mai più così
indifeso come in quell’amaca, che ondeggiò
facendolo sembrare un neonato nella culla.
-Ti ho aspettato
tutto il pomeriggio!- sbraitò con voce stridula.
–Mi avevi promesso che saresti venuto con me a comprare un
costume!-
Il ragazzo rimase
paralizzato, fissando i grandi occhi blu di Ino e i suoi lunghi capelli
biondi, che il vento spingeva in avanti. Spostando un po’
più in giù lo sguardo, trovò anche la
sua scollatura.
-A che ti serve
un costume?- le disse, afferrandola per una mano e trascinandola
nell’amaca. Ino cercò di liberarsi dalla sua
presa, strillandogli nelle orecchie che non poteva comportarsi
così. Ma poi si godette anche quel lato segreto della sua
vacanza con Shikamaru.
*testuali
parole di Naruto nel manga (tecnica dell’erotismo)
Con questo secondo
capitolo ha inizio la presentazione delle
possibili/aspiranti/ipotetiche/oscene/prevedibili coppie. Ho corso il
rischio di essere noiosa, ma vi chiedo: si sente l’atmosfera
estiva? Il caldo afoso e il silenzio rilassante della pineta? Per il
momento è questo che mi interessa. Farvi sentire come se
foste voi ad essere al mare!
Nel prossimo capitolo, comunque, faranno la loro comparsa Neji e Tenten
+ Sakura e Sasuke, con le prime tensioni che porteranno poi al
delinearsi della trama.
Quindi
vi chiedo ancora un po’ di pazienza!
Ringrazio
Maiko_chan, crazyfrog95 e supersara per le recensioni e tutti coloro
che hanno inserito “Cobalto” tra le
preferite/seguite. Il vostro sostegno è fondamentale!
Con la speranza
di non aver fatto totalmente schifo, vi saluto e vi auguro buona serata!
Dryas
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Capitolo 3 *** Conchiglie ***
COBALTO
-Raven’s Love-
#3. Conchiglie
Neji
uscì dalla pineta con passo veloce. Pensava che almeno con
Shikamaru sarebbe potuto rimanere tranquillo, e per tre giorni era
stato così, ma aveva cominciato seriamente a dubitare del
suo famigerato quoziente intellettivo quando lo aveva visto scambiare
effusioni con Ino in un’amaca.
Meglio bruciare
in spiaggia che assistere a quello spettacolo depravato.
-Salva quel poco
di dignità che ti resta e falla finita- disse, osservando
Rock Lee fare esercizi di aerobica al limite dell’osceno
davanti a Sakura, la quale si stava gustando una fetta di anguria senza
degnarlo di uno sguardo.
-Ti sei deciso
finalmente!- esclamò la bestia verde di Konoha.
–Ora sì che ci possiamo divertire!-
-Non ho
intenzione di uscire dall’ombra- borbottò,
sedendosi sotto l’ombrellone di Sakura.
-Vieni a pescare
con me?- gli chiese, ignorandolo.
-No.-
-E a fare
snorkeling?-
-Non ci penso
nemmeno.-
-Ho portato i
racchettoni! Partitella?-
-Volete stare
zitti?! Non sento!-
Sakura si
intromise, fulminandoli con lo sguardo. Aveva posato il libro che da
tre giorni stava leggendo intensamente solo perché anche
Sasuke non faceva altro che sfogliare le pagine del suo, ma ora che lui
non c’era stava seguendo con interesse la partita di beach
volley qualche decina di metri più avanti.
Le squadre erano
composte da Naruto-Hinata e Kiba-Tenten.
Neji fece fatica
a riconoscere la compagna. La sua pelle era già diventata
scura ed era l’invidia di Ino, che passava intere giornate
sdraiata sulla sabbia con lo scopo di veder brillare i suoi occhi
azzurri in un incarnato caramello. Tenten aveva i capelli raccolti in
una coda alta, che ondeggiava seguendo i suoi movimenti felini, e il
costume che indossava le fasciava il corpo tonico, lasciando ben poco
all’immaginazione.
Mentre era ancora
intento ad osservare il cambiamento di Tenten, Kiba corse ad
abbracciarla, sollevandola e facendola ruotare. Neji riconobbe la
risata cristallina della ragazza, mentre con lo sguardo coglieva ogni
più piccolo dettaglio: le sue braccia attorno al collo di
Kiba, la vicinanza dei loro corpi, la loro complicità.
-Hanno vinto?-
chiese a Sakura.
-No, lui fa
così ogni volta che segnano, ma sta attento ora- gli disse,
passandogli una fetta di anguria. Hinata riuscì a fermare la
battuta di Tenten e a passarla a Naruto, il quale poi le
alzò la palla. La Hyuga schiacciò verso Tenten,
che stava per ricevere quando Kiba le piombò addosso. Il
ragazzo si scusò in ogni modo, portando una mano dietro la
testa, mentre se ne stava sdraiato sopra di lei.
-Segnano tre
punti- continuò Sakura –poi Kiba finisce sempre
addosso a Tenten, regalando il punto agli altri due.-
Neji rimase in
silenzio, osservando la dinamica del gioco.
-Perché
diavolo lo fanno?- chiese, dopo aver verificato di persona che Sakura
aveva ragione.
-Ma è
chiaro no? E’ un maldestro tentativo di provarci- rispose,
poi si voltò verso Neji, la cui espressione era diventata
tesa. –Caro mio- continuò –sei stato
assente da questa spiaggia per troppo tempo.-
-Rock Lee, ho
voglia di farmi una nuotata- dichiarò
all’improvviso Neji, alzandosi in piedi e richiamando
l’attenzione dell’amico, che nel frattempo si era
messo a scavare un percorso per le biglie.
-Prendo maschera
e boccaglio!- esclamò, lanciando in aria la paletta e la
sabbia che conteneva. La nuvola di granelli investì la rosa,
che in tutta risposta, lo colpì con un sandalo in piena
fronte.
***
-Sasuke-kun? Dove sei?-
Era almeno
mezzora che Sakura camminava sul bagnasciuga. Era partita alla ricerca
di Sasuke legandosi il pareo ai fianchi e raccogliendo i capelli in uno
chignon, con la speranza di ritrovarlo. Era tutto il pomeriggio che non
si faceva vedere e cominciava ad essere preoccupata.
Ogni tanto, per
ammazzare il tempo, si fermava a raccogliere qualche conchiglia.
Ricordava che da bambina cercava con minuziosità quelle con
un piccolo forellino, le portava a casa e ne faceva una collana. Ora
sperava di trovarne una che contenesse una perla, ma nel frattempo
raccoglieva anche quelle bucate.
-Dove diavolo si
è cacciato?- mormorò, fermandosi e mettendo le
mani sui fianchi. Aveva guardato ovunque. Era persino ritornata a casa,
credendo che si fosse stancato della confusione di Naruto, ma non
l’aveva trovato.
Si
guardò attorno: l’unico posto in cui non aveva
cercato erano gli scogli. Sbuffando si incamminò verso la
fila di massi appuntiti che si allungava nel mare. Si pentì
di non aver portato con sé le infradito e, appena
sentì il gorgoglio delle onde, un brivido le corse lungo la
schiena. Era terrorizzata dall’idea di cadere in una di
quelle strette fenditure e venire sommersa dal mare.
Stava per
arrendersi e tornare indietro quando su uno scoglio più
basso, praticamente nel mare, scorse un telo di colore bianco. Era
quello di Sasuke, ne era sicura, e pur di fare in fretta si
graffiò i piedi.
-Sasuke?-
domandò, ma non ottenne risposta. Il ragazzo stava dormendo
e un’ondata di tenerezza la travolse. Si avvicinò
in silenzio, sedendosi accanto a lui, per poi fermarsi ad osservarlo.
Era più unico che raro vedere il viso di Sasuke disteso,
calmo e rilassato, e cercò di coglierne ogni sfumatura per
conservarla come un prezioso ricordo.
Il ritmo regolare
delle onde, con il loro fruscio lento e le gocce che si liberavano
nell’aria, leggere e frasche, fecero da sottofondo a
quell’insolito momento di solitudine. Sakura aveva
l’impressione che Sasuke la evitasse, ma non come da
ragazzini, quando lui le stava alla larga perché voleva
riempirlo di baci. La evitava come un adulto evita di affrontare un
problema. Era tornato, si era riconvertito, e ora era di nuovo in
squadra con lei e Naruto.
Tuttavia qualcosa
tra di loro si era rotto.
-Possibile che mi
trovi sempre?- La voce profonda di Sasuke la sorprese nel momento
stesso in cui prendeva in mano il libro che aveva sempre con
sé. La copertina era anonima, senza una parola, un titolo o
un autore. Solo carta grigia.
-Sei sparito per
ore- rispose candida. –Mi stavo preoccupando.-
-Che stai facendo
con quello?-
-Volevo solo
sapere di cosa parla. Sembra interessante, visto che lo leggi sempre.-
Sakura lo
aprì prima che Sasuke potesse toglierglielo dalle mani. Fece
uno scatto, ma la rosa fu più abile a spostarsi e
iniziò a sfogliarlo. La sua ipotesi più funesta
era che Kakashi gli avesse prestato un libro della sua collezione, ma
si ritrovò a scoprire che era molto peggio.
-Tecniche
segrete?- gli chiese, guardandolo con gli occhi smeraldini pieni di
stupore. Sentì una voragine aprirsi nel suo petto e il
dolore che per anni aveva dovuto sopportare si ripresentò
con la stessa intensità di uno tsunami.
-Ora ti metterai
a piangere?- domandò Sasuke, ma Sakura non rispose. Si
alzò in piedi, posando il libro e dandogli le spalle.
-Me ne vado io,
prima che possa farlo tu, di nuovo- gli disse, per poi lasciare lo
scoglio dove per la seconda volta il suo cuore era stato trafitto.
Sicura che non l’avrebbe fermata, cercò di
allontanarsi il più in fretta possibile.
-E’
così che affronti i problemi?- le domandò invece
Sasuke, alzando la voce.
-Ho imparato dal
migliore- rispose l’altra, i cui pugni erano già
stretti lungo i fianchi, tanto era arrabbiata.
-Ti vuoi
fermare?-
Sentendo il suo
movimento, Sakura si bloccò e si voltò verso di
lui. Sasuke stava davvero cercando di raggiungerla, ma era troppo
tardi.
-Stai indietro-
lo avvertì.
-Ti stai
comportando come una bambina- ribatté, senza fermarsi.
-Ti ho detto di
stare indietro!-
Sasuke non
l’ascoltò e continuò ad avanzare tra le
onde che si infrangevano sugli scogli, lasciando la loro schiuma sulle
sue orme. Sakura non era pronta ad affrontarlo, non sarebbe riuscita ad
essere ragionevole questa volta. Così, pur di fermare la sua
avanzata, colpì lo scoglio che li divideva con tutta la sua
forza. La terrà tremò e si creò una
voragine, che il mare corse subito a riempire. Alzò lo
sguardo deciso su Sasuke, il quale ricambiò con la stessa
intensità.
-Vorrei che ci
fosse un oceano tra di noi- gli disse, poi con agilità
raggiunse la spiaggia. I granelli di sabbia e il sale bruciavano a
contatto con i tagli sui suoi piedi. Li avrebbe medicati in un secondo,
ma quel dolore la distraeva da quello più grande nel suo
cuore.
Le cose cominciano a
complicarsi e neanche l’atmosfera estiva può
rendere più semplice gelosie e delusioni!
Spero che questo
capitolo sia piaciuto! Nel prossimo torneranno Naruto e Hinata. A loro
andrà meglio?
Ringrazio tutti
coloro che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate.
Le recensioni
sono sempre ben gradite :-)
A presto,
Dryas
|
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Capitolo 4 *** Baia ***
COBALTO
-Raven’s
Love-
#4. Baia
Neji
uscì dall’acqua senza che lo sforzo fisico fosse
riuscito a distrarlo dalla sua mente. Aveva affrontato gli anni della
sua adolescenza in quel modo, sopravvivendo ad una famiglia a cui
sentiva di non appartenere, ma questa volta non aveva funzionato.
-Forse avremmo
dovuto avvertire Tenten che saremmo venuti qui- disse Lee guardandosi
indietro. –Questa gita era in programma per domani.-
-Tenten al
momento non è interessata.-
Avevano raggiunto
a nuoto un’isoletta rocciosa che distava un paio di
chilometri dalla riva. La piccola baia in cui erano arrivati aveva
un’acqua così trasparente da permettere di vedere
le stelle marine sul fondo, ma Neji non era interessato alla fauna
locale e lasciò che Rock Lee esplorasse ogni anfratto per
conto suo.
-Ehi, guarda cosa
c’è qui! Una murena!-
Neji lo
ignorò, come tutte la altre volte. Rock Lee trovò
ricci, pomodori di mare, paguri e granchi. Per non parlare di tutte le
varietà di pesci, la loro grandezza, i loro colori e la loro
bellezza. Neji ben presto si pentì di non aver fatto quella
spedizione in solitaria.
Di fronte
all’ennesima risposta secca, Rock Lee uscì dal
mare con pinne e machera ancora indosso, e si mise di fronte a lui,
sfidandolo apertamente.
-Perché
sei così musone oggi?-
-Non sono musone-
gli rispose Neji.
-Sì
che lo sei. Mi vuoi dire il perché? Sembra che sia morto
qualcuno!-
-Ma non ti fai
mai gli affari tuoi?-
-Sei un mio
compagno di squadra, mi preoccupo per te.-
-Non è
di me che dovresti preoccuparti- borbottò, per poi voltare
la testa dall’altra parte. Aveva parlato troppo.
-Sei preoccupato
per Tenten!- esclamò Rock Lee, alzando la maschera sulla
fronte e fissandolo con gli occhi tondi spalancati.
-Sembri una
triglia- commentò Neji guardandolo.
-Perché
sei preoccupato?- gli chiese, ormai insensibile ai suoi commenti. Si
avvicinò, con le gambe larghe e alzando i piedi palmati di
mezzo metro ad ogni passo per evitare di cadere a terra. –Mi
sembra sia in salute- continuò, sedendosi e iniziando a
formulare delle ipotesi, visto che Neji si rifiutava di dargli corda.
–Ci vede bene, quindi la sua mira è a posto. Che
abbia iniziato qualche allenamento senza di noi? Potrebbe essere
… -
-Senti, vai a
cercare qualche altra schifezza in fondo al mare e lasciami in pace!-
Rock Lee si
rialzò in piedi e, con aria indignata e pinne ben sollevate,
ritornò in mare. Neji scosse la testa e lasciò
che l’amico tornasse a riva senza di lui. Aveva la sua
solitudine, finalmente.
Rimase su
quell’isola separata dal resto del mondo per tutto il
pomeriggio. Tornò solo quando il cielo cominciò a
colorarsi di rosso, ma non era riuscito a scacciare il suo malumore. A
peggiorare la situazione ci fu Tenten, che lo aspettava seduta sulla
spiaggia.
-Perché
Rock Lee è tornando dicendo che sei uno scorbutico?- gli
chiese.
-Perché
è un piagnone.-
Neji
uscì dall’acqua senza aspettarla ma dirigendosi
subito verso casa. Aveva fame, voleva fare una doccia e andarsene a
dormire in santa pace. Tenten si alzò velocemente e fece una
piccola corsa per riuscire a raggiungerlo.
-Hai messo la
crema prima di venire in spiaggia? E comunque complimenti per il grande
passo.-
-Sì.-
rispose secco.
-Sicuro? Sei
rosso come un peperone.-
Neji si
fermò di scatto e si voltò verso di lei. I grandi
occhi castani della ragazza erano messi in risalto dalla carnagione
scura, dandole un’aria più misteriosa, ma Neji
conosceva bene quello sguardo.
-Invece di
preoccuparti del mio comportamento, preoccupati del tuo- le disse
lapidario. Capì di averla ferita un secondo dopo aver
pronunciato quelle parole.
-Di cosa stai
parlando?- gli chiese, con la voce strozzata in gola. La sua aria
innocente contrastò così tanto con il ricordo che
Neji aveva di quel pomeriggio da fargli perdere il controllo.
-La tua
vanità ha raggiunto un livello tale da essere
insopportabile. Mi dà fastidio anche solo guardarti!-
Neji
ricominciò a camminare, lasciando Tenten pietrificata. La
ragazza, dopo un attimo di smarrimento, lo seguì con sguardo
deciso.
-Cosa diavolo
vuol dire?- gli chiese, afferrandolo per un braccio. Neji si
liberò dal suo contatto con un’espressione di
dolore. La sua pelle scottava.
-Lo sai che cosa
voglio dire. Sembravi un’altra persona oggi, in spiaggia.-
-La gente
cambia.-
-Non tu, tu sei
sempre stata uguale.-
-Magari sei tu
che non te ne sei accorto.-
-Fa come vuoi, se
fare la smorfiosa ti rende felice, sei libera di farlo. Non
m’importa.-
Questa volta
Tenten non lo raggiunse. Conosceva Neji da tanti anni e sapeva bene che
le sue parole erano molto pericolose. Questa volta, però,
aveva usato quell’arma contro di lei, ferendola come neanche
cento kunai potevano fare. Ritornò in spiaggia e si avvolse
le spalle nell’asciugamano.
La luna si
rifletteva sul mare calmo, illuminando anche le sue lacrime.
***
-Hinata-chan,
guarda qua!-
Naruto si
tuffò facendo una capriola dal trampolino di tre metri e
prima di atterrare in acqua, le lanciò un bacio con la mano.
Hinata si sentì sciogliere e non certo per il sole alto nel
cielo. Cinque giorni di vacanza l’avevano avvicinata a Naruto
più di vent’anni passati a Konoha. Stavano insieme
quasi tutto il giorno. Non sapeva perché, ma Naruto
l’aveva scelta come sua compagna di avventure.
-Ti è
piaciuto?-
-Sei stato
bravissimo Naruto-kun!-
Hinata era seduta
sul molo, con i piedi immersi nell’acqua fresca mentre si
gustava un ghiacciolo alla fragola. Il ragazzo la raggiunse saltellando
e si sedette accanto a lei. Aveva spostato i folti capelli biondi
all’indietro, per evitare che le gocce gli cadessero sul
viso, e la sua pelle bagnata rifletteva i raggi del sole. Mentre era
impegnata ad osservarlo, lui le rubò un morso di ghiacciolo.
-Sai una cosa
Hinata-chan?- esordì poi, sorprendendola come molte altre
volte.
-Mmm?-
-I tuoi occhi
sembrano uno specchio- continuò. –L’ho
notato prima, mentre camminavamo vicini. Quando tu mi guardavi e io ti
guardavo, potevo vedermi riflesso nei tuoi occhi.-
-Sono strani, lo
so.-
-Sì,
tantissimo!- rispose mettendosi a ridere. –Ma io li trovo
bellissimi.-
-Ehi, tu!- Un
ragazzo, fisico palestrato, capelli castani, e occhiali da sole si
avvicinò a loro. –Mi sembri uno che ha fegato. Che
ne dici di una sfida?-
Naruto, alla
parola “sfida”, scattò in piedi.
-Cosa intendi?-
-Un tuffo, ma da
un posto un po’ più in alto di questo trampolino.-
-Ci sto! Dove e
quando?-
-Frena
l’entusiasmo- gli disse l’altro, per poi spostare
il viso verso Hinata. –Deve venire anche la tua ragazza.-
-Io non
… non … - Hinata arrossì violentemente
sentendosi chiamare “la ragazza di Naruto”, ma
prima che potesse dire qualcosa il biondo l’aveva
già sollevata da terra.
-Andiamo!-
gridò alzando un pugno al cielo.
Salirono su un
piccolo promontorio nelle vicinanze. Il ragazzo muscoloso aveva portato
con sé anche degli amici, i quali per tutto il tempo
stuzzicarono Naruto, scommettendo tra di loro che non avrebbe avuto il
coraggio di saltare.
Inoltre,
più salivano, più la preoccupazione di Hinata
aumentava. Da lassù poteva vedere l’intera baia,
piegata a mezzaluna, come per accogliere il mare. La vegetazione, bassa
e irta, le graffiava la pelle ancora bianca nonostante fosse passata
quasi una settimana da quando erano arrivati. Un corvo
gracchiò da un pino marittimo.
-Non è
un buon presagio- commentò uno dei ragazzi. –Io mi
ritirerei se fossi in te, sei ancora in tempo.-
-Non mi fanno
paura delle stupide superstizioni!- replicò Naruto, il quale
però si bloccò di colpo vedendo
l’altezza a cui si trovavano. Avevano raggiunto un punto in
cui la roccia scendeva a strapiombo, senza sporgenze, né
scogli sul fondo. Un’ottima posizione per dei tuffi, se non
fosse che si trovava a trenta metri di altezza.
-E che ci vuole?-
disse, ritrovando coraggio e preparandosi a saltare.
-Aspetta un
attimo- lo fermò il ragazzo. –E’ vietato
usare tecniche ninja.-
-Cosa?!-
gridò Naruto.
-E anche la
ragazza lo deve fare.-
Hinata si
irrigidì. Non aveva capito che anche lei avrebbe dovuto
affrontare la sfida e si ritrovò gli occhi di tutti puntati
addosso. Fece un passo indietro.
-Dai Hinata, ce
la possiamo fare!- Naruto le corse incontro, prendendole una mano.
-Naruto-kun io
non … -
-Devi solo tenere
la schiena dritta ed entrare in acqua con i piedi. Non sentirai niente!-
Hinata
guardò lo strapiombo e poi Naruto.
-Non possiamo
usare tecniche ninja- gli sussurrò.
-Ce la faremo lo
stesso. Dai, vieni!-
Hinata
gridò quando Naruto la portò a un passo dal
bordo. Cercò di divincolarsi dalla sua presa, mentre con
occhi terrorizzati fissava la onde che si schiantavano contro la parete
di roccia.
-Fallo per me- la
supplicò Naruto. Gli occhi di Hinata cominciarono a
riempirsi di lacrime. Voleva farlo, voleva rendere Naruto fiero di lei,
ma aveva troppa paura.
Il corvo
gracchiò una seconda volta, quando Hinata gli
passò davanti correndo e lasciando che il vento le rubasse
il cappello di paglia. Il vestito bianco si strappò quando
il ramo di una ginestra cercò di fermarla, ma lei
continuò a scappare.
Desiderava solo
sparire e non vedere Naruto mai più.
Spero
che questo capitolo vi sia piaciuto, ovviamente tutta questa tensione
si sfogherà da qualche parte, prima o poi, no? Ma non vi
anticipo nulla! Dico solo che dal prossimo cominceranno i guai :D
Spero
che lascerete qualche recensione per farmi capire cosa ne pensate!
Ringrazio
chi ha commentato lo scorso capitolo, al più presto
risponderò!
E
chi ha continuato a inserire “Cobalto” tra le
preferite e seguite. Grazie infinite!
Dryas
|
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Capitolo 5 *** Movida ***
COBALTO
-Raven’s Love-
#5. Movida
Ino
uscì spalancando la porta e facendola sbattere contro la
parete. Era così furiosa che il suo sguardo avrebbe
incenerito ogni oggetto sul suo percorso. Imboccò la strada
per la spiaggia e quando intravide la sagoma di Tenten in riva al mare,
alzò le braccia al cielo.
-Finalmente!-
esclamò. –In quella casa sono tutti dei dementi!-
La raggiunse e si
sedette accanto a lei con un profondo sospiro. Solo quando la
guardò negli occhi capì che qualcosa non andava.
-Anche tu?!-
-Come anche io?-
chiese Tenten.
-Hinata
è chiusa in camera a piangere come una fontana. Sakura sta
preparando le valige e minaccia di andarsene. Neji e Rock Lee litigano
come cane e gatto. Sasuke è muto come un pesce. Gli unici ad
essere normali sono Shikamaru, Choji e Kiba: uno dorme,
l’altro mangia e l’ultimo dà fastidio a
chiunque!-
-Ho fatto bene a
rimanere in spiaggia allora- commentò mestamente
l’altra.
-Tu che hai?-
chiese Ino, addolcendo la voce.
-Non mi va di
parlarne.-
-E non
è che magari ti va di bere?-
I loro sguardi si
incontrarono e si capirono a vicenda. Tornarono verso casa e salirono
nella loro stanza correndo. Quando ne uscirono, insieme a loro
c’erano anche Sakura e Hinata, le quali, però,
avevano un’espressione decisamente meno allegra.
-Dove state
andando?- chiese Kiba, i cui occhi squadrano le gambe e le scollature
di tutte e quattro le ragazze. Ino indossava un abito aderente color
pesca e una pioggia di boccoli biondi le cadeva sulle spalle. Tenten,
invece, aveva sciolto del tutto i capelli e le zeppe ai piedi rendevano
ancora più longilinee le sue gambe, coperte solo da dei
cortissimi pantaloncini di jeans. Al petto, un top bianco faceva
risaltare la sua abbronzatura. Sakura aveva uno stile più
raffinato: un abito lungo e verde mare la faceva sembrare una regina.
Per ultima Hinata, che aveva scelto un abitino con scollo
all’americana, coperto da fiori di ogni colore.
-Andiamo a
prendere un gelato- rispose Ino.
-Conciate a quel
modo?- chiese Shikamaru, che sembrava non averle nemmeno
degnate di uno sguardo.
-Sì,
conciate in questo modo- rispose a tono la ragazza. Dopo di che
uscirono, prendendo la direzione per il centro città.
Scelsero un
locale in riva al mare, con una terrazza bianca che si estendeva su di
esso. I fuochi d’artificio arricchirono il cielo
già pieno di stelle e la musica riempì le loro
orecchie.
-Offro io!-
esclamò Ino quando il cameriere si avvicinò.
–Vodka alla menta e sambuca per tutte!-
Hinata
cercò di rifiutare, così come Sakura, che si
dichiarò più volte astemia, ma la bionda Yamanaka
non si smosse e riuscì a convincerle.
-Naruto non
reggerebbe un sorso di questa roba- disse, facendo scivolare il
bicchiere verso Hinata –e Sasuke è solo un
represso che non si sa divertire.-
Quando anche
Sakura ebbe tra le mani il suo bicchiere, quattro braccia si alzarono
per brindare. Il volume della musica aumentò e Ino, aiutata
dall’alcool, convinse anche le amiche ad andare a ballare. Lo
scintillio verde del cocktail e i lampi di luce furono i loro ultimi
ricordi.
-Shikamaru,
è meglio se venite in città.-
Kiba le aveva
seguite senza che loro se ne accorgessero. Al quarto brindisi delle
compagne, però, il divertimento cominciò a
trasformarsi in preoccupazione. Aveva chiesto in prestito il telefono
al proprietario del locale per avere rinforzi: da solo non sarebbe mai
riuscito a tenerle d’occhio tutte.
-Allora, dove
diavolo sono?- chiese Sasuke, una volta messo piede nella discoteca,
parecchio seccato per quell’inconveniente.
-Erano qui fino a
un attimo fa- esclamò Kiba. Cercarono ovunque, ma di loro
non c’era traccia.
-Abbiamo perso le
ragazze- dichiarò Shikamaru, sbuffando una nuvola di fumo
dalle labbra. Osservò i bicchieri sul loro tavolo e dopo
averli contati, il suo sopracciglio destro si alzò,
sconcertato dalla quantità di alcol che dovevano avere in
corpo.
La notte era
ancora lunga e la città grande.
Trovarle non
sarebbe stato semplice.
***
Quando
Tenten si svegliò desiderò soltanto che quella
luce fortissima sparisse. Chiese più volte che fosse spenta,
pur non sapendo di preciso con chi stesse parlando, ma quando un rumore
intenso come un trapano a due centimetri dal timpano le fece esplodere
le tempie si alzò di scatto.
-Basta!-
gridò, e aprendo gli occhi si trovò di fronte un
gabbiano. Il volatile ricambiò lo sguardo vacuo e quando
strillò, Tenten sentì di nuovo la testa trafitta
da mille lame. Per sua fortuna lo spaventò abbastanza
perché aprisse le ali e volasse lontano.
-Maledetto
… - bofonchiò la ragazza, per poi guardandosi
intorno - … Dove diavolo … ?-
Osservò
le assi di legno che la circondavano. Bianche e perfettamente curve,
disegnavano due gusci che si ricongiungevano alle estremità.
Tenten si trovava in una barca e aveva appena chiesto al nulla di
spegnere il sole.
Si
alzò in piedi di scatto, ma ebbe le vertigini e ricadde
malamente sul legno. Allora afferrò i bordi con le mani e si
sollevò, guardando il mondo esterno con timore.
Tirò un sospiro di sollievo scoprendo di non trovarsi in
mare aperto, ma sulla sabbia.
-Hinata!-
gridò, trovando l’amica sdraiata sotto un
ombrellone poco distante. La Hyuga sobbalzò come se una
bomba le fosse caduta in mano e si mise a sedere. Con sguardo assente e
confuso, cercò di capire da dove provenisse la voce che la
stava chiamando.
-Tenten?!-
esclamò, vedendo sbucare il viso dell’amica dalla
barca sulla riva.
-Perché
soffro di mal di mare quando sono sulla terra ferma?- le chiese
l’altra, mentre Hinata si metteva in piedi in qualche modo e
la raggiungeva. –E perché ci troviamo qui?-
Hinata
continuò a non proferir parola, ma quando le fu vicina si
lasciò cadere sulle ginocchia e le strinse il volto tra le
mani. Gli occhi le si riempirono di lacrime, che non riuscì
a trattenere, e incominciò ad accarezzarle il capo.
-Hinata, stai
bene?- le chiese allora Tenten.
-I tuoi
… capelli.-
-I miei capelli?-
Tenten si
portò una mano alla testa. Non c’erano
più, i suoi capelli erano spariti. Le sue dita, che di
solito rimanevano incastrate nel groviglio della folta chioma castana,
ora venivano appena solleticate.
-Cosa diavolo
è successo?!- esclamò nel panico. –Dove
sono i miei capelli?!-
-Volete fare
silenzio?!-
L’inconfondibile
voce acuta di Ino raggiunse entrambe. Fecero in tempo a cogliere il
flash di una macchina fotografica, prima che il proprietario scappasse
a gambe levate. Ino stava dormendo su una comoda sdraio completamente
nuda.
-Dove sono i miei
vestiti?!- gridò, coprendosi con le mani quanto
più poteva. –E dove sono i tuoi capelli?!-
continuò, riconoscendo Tenten, che sorretta da Hinata le
andava incontro. Ino si coprì con il telo a strisce gialle e
verdi dell’ombrellone sotto il quale poco prima stava
dormendo la piccola Hyuga e assunse la stessa posa delle altre due
ragazze: seduta sulla sdraio con la testa tra le mani.
-Cosa
è successo ieri sera?- chiese.
-Non ricordo
più nulla dal secondo brindisi- rispose Tenten.
-Io credo dal
primo- aggiunse Hinata.
-E Sakura dove
diavolo è?-
-Non lo so-
rispose Tenten, –ma il tuo reggiseno e le tue mutandine sono
qui.-
La castana
sfilò da sotto la sdraio una chitarra e nel foro centrale
trovò l’intimo di Ino, la quale si mise a
mormorare “oh mio Dio” per almeno cinque minuti
prima di ritrovare la capacità di comunicare.
-Sono stata
insieme al chitarrista- spiegò con aria depressa alle due
amiche.
-Quale
chitarrista?-
-Quello
dell’ultimo locale in cui siamo state- spiegò, ma
le altre continuarono a non capire. –Suonava con la sua band
e alla fine del concerto mi ha invitata nel privé. Poi siamo
venuti in spiaggia, mi ha fatto una serenata e bè, il resto
immaginatevelo da sole.-
-Eri ubriaca-
cercò di consolarla Tenten. –Se non te lo ricordi
è come se non fosse successo.-
-Non ci credi
nemmeno tu!- ringhiò la bionda.
-Vedrai,
Shikamaru non si arrabbierà- fu molto più
esplicita Hinata. –E’ un tipo ragionevole.-
-Shikamaru non ha
diritto di arrabbiarsi, non è il mio ragazzo e certamente
non è romantico come Jimmy!-
-Chi è
Jimmy?- chiese Tenten, mentre si sbrigava a seguire Ino, che aveva
iniziato a camminare in direzione del centro abitato mezza nuda,
trascinando con sé lo strumento galeotto.
-Il chitarrista!-
-E ora dove stai
andando?-
-A prendere
Sakura.-
|
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Capitolo 6 *** Cascata ***
COBALTO
-Raven’s Love-
#6. Cascata
La casa era deserta. Tenten trovò la porta aperta, ma non se
ne preoccupò e corse al primo piano facendo due gradini alla
volta. Entrò in camera e spalancò le imposte
ancora chiuse dalla notte precedente. Lo sguardo le cadde per un attimo
sul mare azzurro, dove probabilmente si trovavano Neji e gli altri
ragazzi, ma non si lasciò distrarre e afferrò il
suo zaino.
Stava finendo di riempirlo quando sentì una presenza alle
sue spalle.
-Cosa ci fai in casa nostra?-
Era Neji, ma chiaramente non l’aveva riconosciuta.
-E’ anche casa mia- disse, finendo di chiudere lo zaino. Poi
si alzò, mettendoselo in spalla e recuperando i suoi rotoli.
Quando si voltò verso Neji, lui la squadrò da
capo a piedi. Tranne per gli stivali, Tenten indossava ancora gli abiti
della sera precedente, ma non si sentì a disagio ad avere
gambe e spalle scoperte. Alzò il mento, ponendosi in tutta
la sua fierezza di fronte al compagno di squadra. –Qualcosa
non va?- gli chiese.
Neji non rispose, ma rimase a fissare il suo viso, libero per la prima
volta dalla frangetta che lo incorniciava fino a qualche ora prima. Di
fronte al suo silenzio, Tenten piegò il labbro in una
smorfia e avanzò nella sua direzione. Lo raggiunse sulla
soglia e lo superò, guardandolo dritto il faccia, ma il
compagno non disse una parola. Si voltò solo quando
sentì i passi pesanti degli stivali allontanarsi velocemente
per le scale.
Tenten raggiunse Ino ed Hinata che la stavano aspettando appena fuori
dalla casa, e diede loro le calzature e gli abiti che era riuscita a
recuperare. Non avevano molto tempo a disposizione.
-Nessuno ti ha fatto domande?- le chiese Ino, mentre si infilava una
canottiera e un paio di pantaloncini.
-Non c’è nessuno in casa- rispose Tenten,
legandosi alla coscia un coltello, ma sapeva che gli occhi di Neji la
stavano ancora seguendo.
-Saranno a sollazzarsi in spiaggia, quegli ingrati!- esclamò
Ino, scuotendo la lunga coda in cui aveva legato i capelli.
–Allora Jimmy?- continuò, rivolgendosi al ragazzo
dai capelli a spazzola piegato contro il muretto di cinta della loro
abitazione –Da che parte?-
Il chitarrista sollevò un braccio, senza però
riuscire ad alzare la testa. Era sbronzo, mezzo addormentato e non
aveva ancora recuperato tutte le sue facoltà intellettive,
ma non avevano scelta: era l’unico a sapere dove si trovasse
Sakura. Erano riuscite a rintracciarlo tornando al locale in cui Ino
l’aveva conosciuto e avevano anche scoperto che la bionda non
era l’unica ad aver fatto colpo su di un membro della band:
Sakura era in fuga con il cantante.
Lasciarono la città, sorreggendo a turno il loro
informatore, e imboccarono un sentiero che ben presto divenne ripido.
Dal colle che avevano iniziato a salire potevano a tratti intravedere
il mare, che ormai sembrava lontano chilometri.
-Ma dove diavolo ci sta portando?- chiese Ino, sempre più
sospettosa verso quella foresta buia e silenziosa.
-Ha detto che il cantante ama la tranquillità- disse Hinata,
–avrà una casa da queste parti.-
-Ma proprio un rude montanaro doveva andarsi a scegliere? Dannata
Sakura!-
Si fermarono presso l’ansa di un ruscello per riprendere
fiato e rinfrescarsi. Qualche metro più avanti
l’acqua acquistava velocità, per poi saltare con
una cascata di almeno dieci metri. Ino si tolse le scarpe, poco adatte
a una camminata in montagna, e immerse i piedi nell’acqua
fredda, trovando sollievo dalle numerose vesciche. Hinata si sedette
tranquilla vicino alla riva, lanciando di tanto in tanto qualche sasso,
mentre Tenten si lavò il viso sudato. Aveva portato
l’uomo per il tratto in salita e cominciava a sentire la
fatica.
-Senza capelli fa meno caldo- disse, passandosi una mano bagnata sul
capo. Il sole filtrava a malapena tra i fitti rami dei faggi, ma nei
tratti in cui il sentiero era scoperto dagli alberi il caldo era a mala
pena sopportabile.
-Sai, non stai male- le disse Ino. –Hai dei lineamenti fini e
ti risalta lo sguardo. Perché non ci hai pensato prima?-
-Perché non avevo mai bevuto cinque bicchieri di vodka uno
dopo l’altro.-
-C’era anche la sambuca. L’unica che sembra essersi
salvata da questa notte sei tu, Hinata. Meno male, chi avrebbe
sopportato la ramanzina di tuo cugino!-
-Neji è capace solo di parlare- sentenziò
velenosa Tenten, facendo voltare entrambe le ragazze.
-Oh, è questo allora il tuo problema!- esclamò
Ino, con un sorriso malizioso stampato in volto. –Il gelido e
prestante Hyuga!-
-Non ho nessun problema con lui- rispose secca l’altra,
rimettendosi gli stivali. –E’ lui che ha un
problema con il mondo intero.-
-O forse solo con te?- continuò Ino, sempre più
divertita.
-Ragazze, ma dov’è Jimmy?-
La domanda di Hinata le fece immobilizzare. Si guardarono attorno, ma
del chitarrista non c’era traccia. Gli unici suoni presenti
erano il fragore della cascata e il canto degli uccelli, i quali,
però, si zittirono improvvisamente. Tenten portò
la mano sui rotoli, pronta ad usarli, mentre Ino iniziò a
raccogliere la concentrazione necessaria per entrare in azione.
-Hinata- sussurrò Tenten, incitando la piccola Hyuga ad
usare il byakugan per scovare eventuali nemici, ma la tensione
svanì all’improvviso quando Sakura comparve sulla
riva opposta del ruscello. L’abito lungo era ancora intatto,
nonostante si trovasse nella foresta, e i suoi occhi verdi brillavano
sullo sfondo di faggi.
-Mettete giù le armi- le intimò con voce severa.
-Ti abbiamo cercato dappertutto!- gridò Ino, lasciando
cadere le braccia lungo i fianchi. –Dove diavolo ti eri
cacciata?-
-Ho trovato dei nuovi amici- rispose l’altra, mantenendo il
viso teso. Dal bosco sbucarono degli uomini vestiti di nero con il viso
coperto. Le tre ragazze tornarono ad alzare la guardia e guardarono
Sakura senza capire.
-Non vi sarà fatto del male, ma non opponete resistenza-
ripeté questa.
-Cosa sta succedendo?- chiese Ino, le cui sopracciglia si erano piegate
in un’espressione inquieta.
-Vi porterò in un luogo sicuro, non preoccupatevi. Poi vi
spiegherò tutto-
Tre ninja si avvicinarono e ciascuno raggiunse una delle kunoichi,
scortandole verso un sentiero nascosto. Tenten chiudeva la fila e si
innervosì quando le furono sfilati i rotoli dalla schiena.
Sentiva i muscoli del collo tesi e le gambe stanche ma ancora reattive.
Aspettò che il ninja che le faceva da guardia usasse le mani
per superare un tratto di sentiero particolarmente ostico e lo
colpì in pieno volto con una ginocchiata, poi
cominciò a correre.
Ripercorse il sentiero in senso opposto, sentendo i passi del nemico
dietro di sé. Arrivata al torrente, si fermò con
l’acqua alle caviglie e si voltò
velocemente, estraendo il coltello legato alla coscia.
-Stai indietro!-
Il ninja non ascoltò l’avvertimento e
l’attaccò. Tenten maneggiò il coltello
con destrezza, senza però riuscire a colpirlo. Si sentiva
stanca e i suoi riflessi erano troppo lenti per sperare di
sorprenderlo. Doveva scappare, ma appena formulò il
pensiero, il ninja le bloccò il polso. Rimasero immobili,
con la lama a metà tra i loro volti, confrontando la forza
dei loro muscoli. Tenten cedette per prima, e il contraccolpo spinse la
lama contro il suo viso, ferendola. La ragazza, però,
riuscì ad approfittare del momento per trascinare con
sé il ninja, che mandò a terra con
agilità. Poi si allontanò velocemente seguendo il
corso del torrente.
Saltò dalla cascata, scomparendo nella schiuma bianca e nel
fragore dello schianto, lasciando come ultimo segno una serie
concentrica di cerchi perfetti.
Capitolo un
po’ cortino, mi farò perdonare con un
aggiornamento più rapido!
Spero comunque
che l’abbiate apprezzato! Da qui in poi si fa più
avventuroso. Sospettate cosa ha in mente Sakura?
E scusate anche
se la mia NejiTenten mania sta prendendo il sopravvento, giuro che ci
sarà posto anche per tutte le altre coppie! Ho notato, poi,
che la nuova capigliatura di Tenten ha colpito molti! Il tutto nasce da
un incubo che ho fatto tempo fa, in cui mi venivano tagliati tutti i
capelli senza che io mi ricordassi che fosse successo e soprattutto
perché. Ve lo giuro, è angosciante, anche se sono
solo capelli!
Un grazie enorme a chi
continua a seguire “Cobalto” e recensisce.
A presto,
Dryas
|
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Capitolo 7 *** Chalet ***
COBALTO
-Raven’s Love-
#7. Chalet
Il crepitio dei
sassi sotto le loro scarpe era l’unico suono che li
accompagnava nella salita verso una meta ancora sconosciuta. Guardando
in basso potevano vedere le linee morbide delle colline correre
dolcemente verso il mare e sfumare in lunghe spiagge bianche. Il sole
era alto nel cielo e scaldava la loro pelle, nonostante il vento fosse
molto più freddo.
-Sicuro che
è da questa parte?- chiese Kiba, annusando l’aria.
-Sì,
ci sono tracce ovunque- rispose Shikamaru, con il fiato corto. Le
scampagnate in montagna non gli erano mai piaciute e invidiava come non
mai Choji, che era rimasto a casa con il compito di avvisarli nel caso
di un ritorno improvviso delle ragazze.
-Vedi qualcosa
Neji?-
Naruto, in prima
fila, continuava a riempire di domande lo Hyuga. Era stato proprio lui
ad avvisarli che le ragazze erano rientrate, ma erano ripartite subito
dopo con i loro kit ninja. La notte precedente non si era unito alla
loro ricerca, forse perché non si sentiva in ottima forma.
Faticava a reggere il passo e, nonostante sudasse, aveva spesso dei
brividi, ma aveva rifiutato categoricamente di essere lasciato
indietro.
-No- rispose per
la centesima volta.
-Non mi
perdonerà mai- cominciò a lagnarsi Naruto.
–Sono un idiota, un idiota!-
-L’hai
scoperto solo adesso?- lo punzecchiò Sasuke, con un ghigno
divertito.
-Tu non capisci!-
gridò il biondo, fermandosi di colpo e voltandosi verso il
compagno. –L’ho visto nello specchio rotto del suo
sguardo!-*
Sasuke
corrucciò le sopracciglia e lo guardò come se
avesse di fronte un alieno. Arrivò alla conclusione che
anche Naruto avesse preso un colpo di sole e lo lasciò
brontolare per conto suo senza cercare di capire i suoi sproloqui.
Intuì solo che il problema riguardava Hinata.
All’improvviso
Neji si fermò, barcollando pericolosamente sul bordo di uno
strapiombo.
-Laggiù-
disse, riferendosi al piccolo lago che si apriva sotto il loro sentiero
tra le chiome degli alberi. Facendo attenzione a non provocare una
frana, cominciarono a scendere dal pendio. Naruto guidava la spedizione
insieme a Sasuke e furono i primi a raggiungere la riva. Si nascosero
nel sottobosco, particolarmente folto per la presenza di acqua,
cercando di resistere alle zanzare.
Nel lago di
fronte a loro, un ninja stava nuotando verso riva, potevano intravedere
il coprifronte. Rimasero in silenzio, in attesa che si avvicinasse
abbastanza per poter agire, ma quando lo videro raggiungere la riva e
sdraiarsi stremato, il loro piano cambiò.
Il ninja
scattò in piedi non appena li sentì avvicinarsi,
afferrando un sasso e alzando la mano, pronto a lanciarlo.
-Tenten?-
sussurrò Rock Lee, sconvolto dalla vista della compagna. La
ragazza lasciò la presa sull’arma di fortuna e
sospirò pesantemente, cadendo poi sulle ginocchia. Lee
sfilò il braccio dalle spalle di Neji e corse a soccorrerla.
Il taglio sulla
guancia della ragazza sanguinava molto e le aveva macchiato il top
bianco, lasciando grandi chiazze rosse ad aprirsi come rose.
-Cos’è
successo?- le chiese, mentre cercava di tamponare la ferita.
–Stai bene?-
-Hinata e Ino
… - cominciò, ma il respiro le venne meno. Allora
alzò il braccio, indicando la vetta della montagna.
-Sono
lassù?-
Tenten
annuì.
-Vi hanno
catturate? Chi sono?-
-Non ne ho idea-
rispose, massaggiandosi la caviglia.
-Sono stati loro
a farti questo?- le chiese, guardando i suoi capelli corti.
-No.-
La risposta fin
troppo breve rese chiaro che non aveva intenzione di affrontare
l’argomento. Shikamaru mandò Kiba in avanscoperta,
mentre con Naruto e Sasuke preparava il piano d’azione.
Con il
ritrovamento di Tenten avevano avuto la certezza che si trattava di un
situazione seria e non potevano permettersi di sottovalutarla.
La ragazza si
offrì di far loro da guida, ma non appena accennò
un passo la sua caviglia cedette.
-Devo averla
sbattuta contro una roccia. Per scappare sono saltata dalla cascata-
spiegò.
-Neji, rimani qui
anche tu, sei troppo debole- decise Shikamaru e, nonostante avesse
percepito l’inquietudine sul viso di entrambi i feriti, non
ricevette proteste e partì insieme ai restanti componenti
del gruppo.
-Sakura
è strana- disse loro Tenten come ultimo avvertimento, parole
che colpirono particolarmente l’Uchiha.
Arrivarono sulla
vetta, raggiungendo Kiba, appostato dietro una sporgenza rocciosa
abbastanza ampia da accogliere tutti e cinque. Una stella alpina
ondeggiava sotto il vento freddo che si era alzato da quando nuvole
nere ed echeggianti avevano iniziato a riempire il cielo.
-Li attacchiamo
tutti insieme?- chiese Rock Lee, impaziente di entrare in azione.
-Aspettate- li
fermò Shikamaru, che con sguardo intenso studiava il rifugio
sotto di loro. Stava per dare le sue indicazioni, quando la porta si
aprì e Sakura uscì, puntando lo sguardo verso il
loro nascondiglio.
-Venite fuori-
urlò, mettendo le mani sui fianchi. –Hinata vi ha
visti almeno mezz’ora fa.-
Naruto
scambiò uno sguardo interrogatorio con Rock Lee, mentre
Shikamaru continuò a mantenere un’espressione
seria e concentrata. Di fronte ad un’ulteriore esortazione di
Sakura, fece segno di avanzare.
-Che cosa sta
succedendo, Sakura?- le chiese Naruto, correndo a raggiungerla.
–Abbiamo trovato Tenten ferita e pensavamo … -
-Tenten ha
frainteso tutto!- esclamò la rosa, mostrando un sorriso
gentile e sventolandogli una mano di fronte al naso. –Ho
conosciuto degli amici e ci hanno invitate in questo meraviglioso
chalet. Tenten deve aver pensato che fossero dei ninja. Sai, sono un
po’ particolari, tutti vestiti di nero e dai modi un
po’ bruschi. Ma sono dei bravissimi ragazzi!-
-Allora forse
è il caso che vada ad avvertire lei e Neji-
suggerì Rock Lee e alla sua discesa si unì anche
Kiba.
-Cosa aspettate
ad entrare?- cinguettò la ragazza, indicando loro la porta
d’ingresso. Naruto fu il primo ad accettare
l’invito ed entrò gridando il nome di Hinata. Lo
seguì Shikamaru, mentre Sasuke esitò. Il suo
intenso sguardo magnetico studiava Sakura, il cui aspetto raffinato e
femminile dava luce nuova al suo volto.
-Non ti va un
piatto caldo?- gli chiese, ma Sasuke non rispose. Un rumore improvviso,
proveniente dall’interno dell’abitazione, mise in
allarme entrambi. Sakura fece per afferrare la maniglia ed aprire, ma
una figura nera la sorprese alle spalle. Nel giro di pochi secondi si
ritrovò le braccia bloccate dietro la schiena e una mano le
chiudeva la bocca. Cercò subito di divincolarsi, ma il ninja
la colpì al collo, facendole perdere i sensi.
L’ultima
immagine che vide furono gli occhi di Sasuke incendiarsi del ricamo
dello sharingan.
*“La
meccanica del cuore” di Mathias Malzieu
Ho solo il tempo per
ringraziare chi ha commentato lo scorso capitolo, al più
presto risponderò! Intanto grazie infinite per
il vostro sostegno.
La frase tratta dal
libro fa riferimento, se qualcuno lo ricorda, al capitolo 4. Baia, in
cui Naruto paragona gli occhi di Hinata a degli specchi. Il baka si
è accorto di averla fatta grossa! ;-)
Spero che anche questo
capitolo sia all’altezza delle aspettative. Come avete potuto
vedere, i ragazzi non se ne stanno con le mani in mano. Preannuncio che
i prossimi capitoli avranno più azione, ma anche
più romanticismo!
A presto! Con affetto,
Dryas
|
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Capitolo 8 *** Aloe ***
Annuntio vobis gaudium
magnum habemus Secondo
Posto!
E oltre a questo anche i premi Coppia
Migliore per Naruto e Hinata e Migliore Grammatica.
Questi sono i risultati del contest della fantastica Tomoko_chan! E
faccio tutti i miei complimenti anche agli altri partecipanti,
specialmente alle carissime supersara e Maiko_Chan (primo posto
meritatissimo!).
Con la soddisfazione nel cuore, vi lasico al capitolo!
COBALTO
-Raven’s
Love-
#8.
Aloe
La pioggia
cominciò a cadere lenta e monotona, mentre il cielo sopra le
loro teste li minacciava con tuoni deflagranti. Tenten aveva fatto in
tempo a raccogliere un paio di rami della lunghezza giusta prima che il
temporale la sorprendesse. In attesa di cure migliori, doveva steccare
la caviglia per impedire che peggiorasse. Il suo chakra, infatti, non
era sufficiente neanche per guarire il taglio sulla sua guancia.
-Dannazione-
mormorò arrabbiata, quando un’altra goccia di
sangue le macchiò i pantaloncini. Con una mano si
pulì, ottenendo come unico risultato quello di tracciare due
righe rosse sul suo viso. Poi aprì il kit ninja ed estrarre
un rotolo di bende, l’unico che avesse con sé.
Iniziò a srotolarlo, ma era talmente fradicio che svolgerlo
attorno alla caviglia risultò difficoltoso.
-Le mie sono
asciutte.-
Neji la
guardò dall’altro lato della piccola grotta in cui
avevano trovato riparo. Erano le prime parole che le rivolgeva
volontariamente dal loro litigio in spiaggia. Si era accorta che stava
male, ma la ferita che lui le aveva causato era ancora più
dolorosa.
-Non mi servono-
gli rispose, continuando il suo lavoro, ma un rotolo bianco le
sfiorò la fronte. Neji le aveva lanciato le sue bende, che
rimasero sul pavimento freddo finché Tenten non ebbe
terminato la fasciatura.
-Riprenditele-
gli disse, passandogli accanto zoppicante.
-Dove vai?- le
chiese, seguendo per qualche istante la sua andatura storta.
-A cercarmi un
altro riparo.-
Non appena Tenten
fu a un passo dall’uscire sotto i lampi, Neji le
afferrò la mano. Il calore del suo tocco sorprese la
ragazza, che si fermò, voltandosi a guardarlo. I lunghi
capelli neri, bagnati dall’improvviso acquazzone, aderivano
al suo volto, le cui guance erano più colorite del solito.
Persino gli occhi, indecifrabili e freddi, avevano una luce diversa,
più languida.
-E’
meglio se stiamo insieme- le disse, la voce profonda, calma e
controllata, ma non oppose resistenza quando le sue dita sfuggirono
dalla sua mano.
Tenten
uscì, sentendo la pioggia tornare a bagnare anche quegli
scarsi strati di vestiti che indossava. L’odore del muschio e
della terra si mischiarono con il sapore delle sue lacrime. Si
passò una mano sugli occhi, scoprendosi ancora impreparata
dal non trovare la frangia a coprire la sua fronte. I singhiozzi
aumentarono: non si riconosceva più nemmeno lei.
Quando si fu
calmata, anche il temporale estivo sembrava aver esaurito la sua
potenza. Si alzò dal rifugio che aveva trovato: rami
marroni, lucenti e tendenti al color porpora, una chioma rada e
leggera. Le betulle si alzavano longilinee nel cielo, con le loro
foglie verdi e i fiori a forma di spiga. Staccò parte della
loro corteccia con un coltello.
Anche se il suo
aspetto era diverso, non aveva mai dimenticato chi era.
-Sono io- disse
entrando nella grotta in cui aveva lasciato Neji. Aveva trovato lo
Hyuga sulla difensiva, con il byakugan spento. Era talmente debole da
non riuscire ad utilizzarlo. Non finì di formulare il
pensiero che il ragazzo si accasciò lungo la parete.
-Spogliati- gli
disse perentoria, divertendosi ad osservare la confusione nei suoi
occhi lucidi per la febbre. Quando decise di averlo torturato
abbastanza, gli mostrò il suo bottino.
-Aloe-
spiegò, esibendo due lunghe foglie carnose grondanti di un
liquido verde. –E corteccia di betulla. Con il primo ti curo
le ustioni e con l’altra ci facciamo un fuoco. Ho preso anche
un po’ di muschio su cui ti puoi sdraiare, così
rimani al caldo.-
Era rimasta
indecisa a lungo tra tornare indietro o aspettare che fosse lui a
chiederle aiuto, ma così come sapeva che le parole di Neji
erano armi, sapeva anche che il suo orgoglio era smisurato. Tuttavia
non avrebbe tradito il suo senso morale per uno sputasentenze
dall’arroganza senza limiti.
Lo
aiutò a sfilarsi la maglietta, senza che le sfuggissero le
smorfie di dolore ogni volta che sfiorava la sua pelle bollente.
Iniziò dalla schiena e vide le grandi spalle del ragazzo
sussultare al tocco delle sue dita coperte di aloe, ma pian piano si
rilassarono.
-Bè,
hai mentito, la crema non te la sei messa- esordì Tenten,
con la speranza che parlando i suoi occhi smettessero di ammirare i
dorsali del compagno.
-No, infatti-
rispose semplicemente l’altro, lasciando cadere la
conversazione, per il grande dispiacere di Tenten perché,
appena cominciò a spalmare sul petto, la situazione non
migliorò.
-La smetti di
fissarmi?- domandò spazientita, sentendo i suoi occhi
costantemente puntati addosso. Non voleva che notasse quanto la
situazione la mettesse a disagio, come il rossore sulle sue guance
ostentava spudoratamente.
-Non mi ero
ancora abituato a vederti con i capelli sciolti e ora non li hai
più- le disse, richiamando su di sé i grandi
occhi castani, che però esitarono.
-L’hai
detto tu- disse Tenten, tornando a guardare i suoi addominali, una
vista meno angosciante del suo sguardo.
-Cosa?- chiese
lui.
-Che non cambio
mai- rispose con un filo di voce. –Bè, ora sono
cambiata.-
-E’ per
questo che l’hai fatto? Per quello che ho detto?-
-A dire la
verità non me lo ricordo, ma immagino di sì.-
Neji le
bloccò le mani, costringendola a guardarlo in faccia. Rimase
paralizzata, trattenendo il fiato, mentre gli occhi nivei del ragazzo
le studiavano il viso, soffermandosi su ogni particolare.
-Non ho mai detto
così tante scemenze tutte in una volta- le disse,
–ma sono felice che tu non sia cambiata. Se lo fossi, mi
avresti lasciato qui a tremare e non saresti tornata ad aiutarmi.
Nessuno l’avrebbe fatto, tranne te.-
-Bè,
qualcosa è cambiato- rispose Tenten alzando le spalle.
Quell’improvvisa e nuova situazione di confidenza la
entusiasmava e spaventava al tempo stesso. Erano compagni da molto
tempo, amici da qualche anno, ma la sua ammirazione per lui era
cresciuta negli anni, trasformandosi in qualcosa di più
forte.
-Già,
l’Inuzuka se n’è accorto prima di me. Un
grave smacco alla mia reputazione e ai miei occhi.-
Neji sorrise e
questa volta fu impossibile non accorgersi del rossore sulle guance di
Tenten. La ragazza rise, sia perché imbarazzata dal
complimento velato al suo aspetto, sia perché trovava
divertente il suo sarcasmo.
Accese il fuoco.
Le cortecce bianche, venate da sfumature argentee, si trasformarono
rapidamente in brace, tenendoli al caldo nell’umida grotta
sotto la cascata. Tenten ripulì il taglio sulla sua guancia
con le bende di Neji, la cui testa era appoggiata alle sue gambe.
-Aspetta- le
disse, alzando una mano verso di lei. Le sue dita le sfiorarono la
pelle olivastra, in una carezza velata, e il chakra che
fuoriuscì rimarginò completamente il taglio.
Tenten sorrise vedendo il compagno chiudere gli occhi, sfinito. Con
quel gesto aveva completamente esaurito le energie.
-Grazie- gli
sussurrò, piegandosi in avanti e baciandolo sulle labbra.
Nessuno dei due
si accorse delle ombre scure che si aggiravano fuori dal loro
nascondiglio. Il fuoco, che crepitava orgoglioso della sua fiamma dal
rosso intenso, li aveva traditi. Stavano venendo a prenderli.
Scusate,
non ho resistito.
Ho dovuto
dedicare un mini capitolo alla mia coppia preferita. Spero che anche a
voi sia piaciuto!
Le cose tra Neji e Tenten si sono aggiustate, ma ora rimangono tutti
gli altri. Nel prossimo capitolo, torneranno in scena Naruto e Sasuke
con le rispettive “seccature” per dirla alla
Shikamaru. E credo di riuscire a fare una pubblicazione velocissima per
compensare la brevità degli ultimi capitoli!
Spero
che mi farete sapere cosa ne pensate! La sto tirando troppo per le
lunghe?
A
presto,
Dryas
|
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Capitolo 9 *** Pietra ***
COBALTO
-Raven’s
Love-
#9.
Pietra
-Hinata-chan,
cosa significa?-
Naruto
guardò con gli occhi sbarrati il volto arabesco della Hyuga,
che si poneva di fronte a lui e a Shikamaru in posizione di attacco.
Ino, invece, avanzò verso di loro, legando le mani e i piedi
di entrambi.
-E’ una
semplice precauzione- spiegò con voce calma, mentre tre
uomini in nero comparivano alle loro spalle. –Per essere
certe che ascoltiate, ma non provate a scappare. Queste corde bloccano
il vostro chakra, sarebbe inutile.-
-Ascoltare cosa?-
domandò Shikamaru, fissando lo sguardo acuto in quello
celeste di Ino.
-La
verità.-
-Sì,
che l’Uchiha è scappato.- Uno degli uomini in nero
si fece avanti, andando a guardare dalla finestra che dava
sull’ingresso. Imprecando, fece segno all’altro di
prendere i due ragazzi.
-Non erano questi
gli accordi!- gridò Ino, ma il ninja fu più
rapido di lei. Lanciò una corda, alle cui
estremità vi erano due pesi di metallo: si
arrotolò sul polso di Ino, facendola cadere a terra con un
urlo di dolore.
Hinata fu
più agile. Il ninja cercò di colpirla con la
stessa arma, ma grazie al byakugan poteva riconoscere il chakra che lo
impregnava ed evitarlo con più facilità.
Tuttavia, le sue possibilità di fuga erano inesistenti.
-Prendete me!-
gridò. La sua frase provocò la paralisi
di tutti i presenti. –Sono una Hyuga. Mio padre è
ricco, vi darà tutto quello che volete.-
-Hinata, non
farlo … - mormorò dolorante Ino.
-Ci
darà tanto quanto c’è sulla testa
dell’Uchiha?- domandò uno dei ninja.
-Anche di
più, ma dovete lasciare andare loro tre.-
Dopo aver sciolto
i lacci alle loro caviglie, Naruto, Ino e Shikamaru furono sollevati da
terra e spinti fuori dallo chalet.
-No!-
esclamò Naruto, cercando di divincolarsi dalle corde attorno
ai polsi. Guardò Hinata fino a che la porta non si chiuse di
fronte al suo viso e gridò il suo nome. Le vene gonfie sulle
sue braccia e i tendini tesi del suo collo sembrarono esplodere quando
cercò in un ultimo tentativo di liberarsi. Fu tutto inutile,
più chakra rilasciava, più ne perdeva.
-Ci lasciate
andare qui?- chiese Shikamaru, storcendo il naso di fronte al
dislivello che li separava dalla pianura. Il suo viso si
incupì ulteriormente quando cominciò a piovere.
-Mi dispiace,
ragazzi- mormorò Ino, pallida in volto e con le lacrime agli
occhi.
-Chi diavolo
erano quelli?!- gridò Naruto, furente.
–Perché ce l’hanno con Sasuke? E
perché ora hanno preso Hinata?! Non ci capisco
più niente!-
-Quelli sono
ninja del Paese della Roccia - cominciò a spiegare Ino.
–Vogliono la taglia che c’è ancora sulla
testa di Sasuke.-
-Ma Sasuke
è cambiato!- esclamò l’altro.
–Perché non li avete fermati?!-
-No, Naruto, non
è cambiato- gli disse, sentendo una parte di sé
morire di dolore vedendo gli occhi del biondo velarsi di tristezza.
–Sakura lo ha scoperto mentre leggeva un libro proibito sulle
tecniche segrete del villaggio. Ci ha ingannati, un’altra
volta.-
-E questi tizi da
dove saltano fuori?- si intromise Shikamaru, l’unico dei tre
ad aver mantenuto il sangue freddo.
-Sakura questa
notte ha fatto delle strane conoscenze- rispose Ino –e ha
elaborato questo piano insieme a loro, ma noi non ne sapevamo niente
fino a quando non siamo arrivate qua.
-Siete diventati
intimi in fretta, vedo- commentò acido.
-Dovevamo solo
catturare Sasuke- continuò l’altra, lanciandogli
un’occhiataccia e tornando a rivolgersi a Naruto,
–e spiegare a voi la situazione. Vi abbiamo attirati qui
facendovi credere che fossimo in pericolo, ma qualcosa
dev’essere andato storto. Dove sono finiti Sakura e Sasuke?-
-Spero che Sakura
lo stia riempiendo di botte- mormorò il biondo, curvo in
avanti, come se tutta la sua energia vitale fosse scomparsa.
-Ehi, datti una
svegliata.- Ino spalancò gli occhi di fronte alle parole di
Shikamaru e persino Naruto lo guardò con stupore.
–Vuoi lasciare che si portino via Hinata?-
Lo sguardo del
biondo tornò ad accendersi. Osservò le corde che
imprigionavano le sue mani e un ringhio uscì dalle sue
labbra, mentre una nuvola luminosa dello stesso colore del tramonto
cominciò ad avvolgerlo. Il suo viso assunse lineamenti
ferini e il calore del suo chakra era tale da far evaporare ogni goccia
di pioggia che lo colpiva. Le corde cominciarono a sfilacciarsi e si
ruppero completamente quando comparvero le nove code.
Tutto quel chakra
le aveva fatte implodere e Naruto corse a salvare Hinata.
***
-Fino
a quando pensi di scappare?- domandò Sasuke al ninja che
inseguiva da più di un quarto d’ora. Cominciava ad
essere stanco di fare i suoi comodi e il temporale sopra la loro testa
era un altro inconveniente di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Se
il suo avversario non avesse avuto Sakura sottobraccio
l’avrebbe già incenerito con un katon.
Il ninja
sembrò ascoltarlo. Il campo di battaglia era un altopiano
roccioso, circondato da un ventaglio di vette appuntite come canini.
Non crescevano piante, se non qualche raro arbusto sempreverde, e le
nuvole grigie cariche di pioggia sembravano unire terra e cielo.
-Lasciala andare
e non ti farò troppo male.-
Di nuovo il ninja
fece come gli venne chiesto. Senza troppi riguardi, lasciò
cadere Sakura a terra.
-Cosa vuoi?- gli
chiese Sasuke, diventando sempre più sospettoso.
-La tua taglia-
rispose l’altro, e subito dopo le dimensioni della sua mano
destra cominciarono ad aumentare. La pelle cambiò colore,
assumendo la stessa dell’ambiente circostante, e forme
irregolari si crearono fino al gomito.
Appena le dita si
chiusero, il pugno di pietra gli sfiorò lo zigomo destro.
Sasuke evitò anche l’attacco successivo, mentre lo
sharingan tornava a brillare nei suoi occhi. Lanciò uno
shuriken, nel tentativo di stabilire una distanza tra di loro, ma il
ninja lo scansò con facilità. Era ormai di fronte
a Sasuke, pronto a colpirlo, quando anche l’Uchiha
alzò il suo braccio destro ed entrambi i loro pugni
colpirono il bersaglio.
-Arte della
Terra- disse Sasuke, massaggiandosi la guancia. –Ecco
perché hai scelto un posto del genere. Un vantaggio
decisamente scarso con me.-
Il ninja si
irrigidì alla vista del braccio di Sasuke: anche il suo era
diventato di pietra. L’Uchiha sogghignò di fronte
alla reazione dell’avversario, il quale però
tornò subito all’attacco. Attorno a Sasuke le
rocce cominciarono a smuoversi. Il fragore della pietra che si crepa
echeggiò per tutto l’altopiano e nuvole ocra si
alzarono lì dove la terra franava. Poi, dei massi di diverse
dimensioni si alzarono in aria, muovendosi attorno a lui come dei
pianeti attorno alla loro stella.
-Bara di roccia!-
gridò il ninja, e all’improvviso Sasuke se li vide
venire incontro. La luce scomparve e l’aria, pungente fino a
qualche istante prima, divenne rada. Il suo avversario era riuscito a
imprigionarlo in un sarcofago di pietra. Se fosse stato a conoscenza di
un sigillo, per lui sarebbe stata la fine.
Non poteva
muoversi e non poteva vedere nulla. Il suo sharingan serviva a ben poco
in quella situazione, che tanto gli ricordava un vecchio avversario,
Gaara della Sabbia; ed esattamente come nella bara di sabbia, le rocce
lo avrebbero stretto sempre di più fino ad ucciderlo.
Tuttavia, il suo
avversario aveva commesso un errore.
Quando le rocce
esplosero, si trasformarono in proiettili acuminati che colpirono il
loro stesso padrone, il quale indietreggiò, terrorizzato.
Gli occhi brillanti di Sasuke emersero sullo sfondo grigio del suo
corpo, completamente di pietra.
-Se avessi usato
subito la tecnica della bara di roccia, mi avresti messo in seria
difficoltà- gli spiegò, avanzando verso di lui.
–Ma grazie allo sharingan ho copiato la tua prima tecnica e
la roccia non può schiacciare altra roccia, idiota.-
Il ninja smise di
arretrare, indurendo lo sguardo. Cominciò ad eseguire altri
segni con le mani, pronto a contrattaccare, ma prima di riuscire a
concludere si ritrovò a terra, privo di sensi. Sasuke aveva
esaurito la pazienza.
Sakura, invece,
era ancora a terra. L’abito stropicciato si era alzato,
lasciando intravedere le sue gambe scurite dal sole, ma gli occhi
rimanevano chiusi. Sasuke rimase ad osservarla da lontano: vederla
stesa su quel manto di rocce, indifesa e ferita, aveva fatto nascere in
lui il bisogno di portarla in luogo sicuro. I suoi pugni si strinsero e
il suo sguardo si indurì, mentre compieva il primo passo
verso di lei.
Non si era mai
preso cura di qualcuno, forse perché nessuno si era mai
preso cura di lui. Sakura, però, sconvolgeva il suo modo di
pensare. Di fronte al suo viso pallido, resistere al desiderio di
correre in suo aiuto era impossibile. Con chiunque altro, invece,
sarebbe rimasto a distanza, aspettando che riprendesse conoscenza per
conto suo.
-Sakura?- la
chiamò, dopo che si fu abbassato verso di lei. Le mise una
mano dietro alla testa, sollevandola dalla pietra e lasciando che le
ciocche rosa gli solleticassero la pelle. Le sue labbra, appena
socchiuse, catturarono il suo sguardo. Con un dito tracciò
il loro contorno, scoprendo il loro calore e la loro morbidezza. Poi
sfiorò le sue guance, dagli zigomi alti, trasformando il suo
tocco in una carezza.
Quando il suo
corpo fu spinto da una forza che non conosceva verso quello di Sakura,
le sue braccia circondarono istintivamente le spalle della ragazza.
Come il ghiaccio al sole, sentì la morsa attorno al suo
cuore cominciare a sciogliersi.
-Se pensi che
questo cambi qualcosa ti sbagli di grosso.-
La parole di
Sakura, basse e calme, lo sorpresero sia per l’estrema
vicinanza sia per il loro significato. Aprendo gli occhi, che non
sapeva di aver chiuso, Sasuke si accorse del kunai puntato dietro la
sua schiena. All’improvviso si ricordò delle
parole di Tenten, e capì di essere caduto nella sua trappola.
Come promesso,
aggiornamento flash!
E’ il
terzultimo capitolo. Manca poco alla fine.
Visto il calo di
recensioni, mi piacerebbe sapere se c’è qualcosa
che non va. Non per fare la piagnona, ma per poter migliorare!
Grazie.
A presto,
Dryas
|
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Capitolo 10 *** Abisso ***
Premessa
Preciso che Hinata
è legata con corde che assorbono chakra, esattamente come
quelle che legavano Naruto.
COBALTO
-Raven’s
Love-
#10.
Abisso
La sua
mente tornava sempre a un breve ricordo, un frammento rispetto ai dieci
giorni che aveva trascorso insieme ad Hinata. La giornata era quasi
finita e il sole stava cominciando a tramontare. La luce calda,
più intensa rispetto alle altre ore del giorno ma meno
forte, illuminava la spiaggia, accendendola di arancione.
Si era
appisolato, dopo un pomeriggio passato tra le onde, e quando aveva
riaperto gli occhi non si aspettava di trovarsi immerso nel tramonto.
Hinata era di fronte a lui, di spalle, e teneva le braccia spalancate.
Con le sottili dita delle mani piegate dolcemente nell’aria,
sembrava pronta a spiccare il volo nel cielo illuminato
d’oro. Il mare, nel suo azzurro celestiale, si piegava
davanti a lei, come a volerle andare sempre più vicino, per
avvolgerla nel suo abbraccio fresco. La brezza serale faceva oscillare
i suoi lunghi capelli corvini, finalmente liberi di volare, lungo la
sua schiena e il suo viso, di solito nascosto e timoroso, era rivolto
all’orizzonte.
Quell’immagine
di Hinata lo seguiva in continuazione. Lo aveva colpito, tanto da
portarlo a desiderare di vederla sempre così: libera, senza
pensieri, felice. Per questo escogitava qualsiasi piano pur di
ritrovare quell’espressione incantevole.
Anche mentre si
lanciava dal precipizio aveva di fronte agli occhi quel ricordo. Poteva
sentire il rumore del mare e il tiepido calore del sole sulla pelle,
nonostante l’ambiente che lo circondava fosse ben diverso. A
chiazze, sulla conca dell’antico ghiacciaio brillava la neve
e dietro di lui cupe nuvole nere avevano coperto la vallata
sottostante.
-Fermi!-
gridò, sentendo la voce uscirgli dal petto con potenza.
Poteva distinguere tre figure nere correre velocemente sulla neve,
agili e più preparate di lui a quel clima invernale. I suoi
passi, benché veloci, rimanevano piegati nel soffice manto
bianco, facendogli perdere stabilità. Hinata era legata,
mani e piedi, ma poteva riconoscere il suo sguardo perlaceo seguirlo
con tenacia.
Quando le
raffiche di vento si fecero più intense e la neve
coprì interamente il suolo, vide la distanza che li separava
aumentare. Ringhiò, sentendo il chakra scorrergli nel corpo
come fuoco, pronto a incendiare tutto, ma incapace di dar sfogo alla
sua forza.
-Ho detto fermi!-
Si
bloccò, piantando saldamente i piedi sulla neve, e una
nuvola rossa lo avvolse. Presto l’intera conca fu piena di
kage-bushin. I tre ninja si fermarono sul versante che stavano
percorrendo: alla loro sinistra centinaia di copie, alla loro destra il
vuoto.
Naruto era
ovunque, e approfittando del loro smarrimento passò
all’attacco. Nell’istante in cui mandava a terra
anche l’ultimo ninja, però, si accorse che Hinata
stava scivolando. La vide perdere l’equilibrio e cadere a
terra.
Poi
iniziò la discesa.
Il ghiaccio, reso
più scivoloso dal clima relativamente mite
dell’estate, non opponeva alcuna resistenza. Hinata
cercò di aggrapparsi ad ogni sporgenza che incontrava, ma
con mani e piedi legati muoversi era praticamente impossibile.
-Naruto!-
gridò terrorizzata, mentre il ragazzo infliggeva
l’ultimo colpo. I suoi occhi incontrarono quelli sconvolti
della ragazza, la cui attenzione però fu presto catturata
dalla voragine che si apriva sotto di lei. Vide il limite del
ghiacciaio avvicinarsi sempre di più e cercò di
fermare la sua caduta con le gambe, ma fu tutto inutile. Il baratro
stava per inghiottirla, facendola andare in mille pezzi sulle rocce
appuntite.
Sentì
il cuore salirle in gola e le sue membra diventare leggere
nell’aria pungente. La sensazione di cadere, di non aver
nulla sotto di sé, la inghiottì come la montagna
stava facendo con lei. Gridò, terrorizzata
all’idea di dover vivere quel viaggio verso la fine senza
poter far nulla per salvarsi.
Il suo urlo si
spezzò e all’improvviso si ritrovò con
la schiena appoggiata alla parete di roccia dello strapiombo.
-Non ti
lascerò mai cadere, Hinata.- Naruto era riuscito ad
afferrarla e la teneva stretta a sé con un braccio, mentre
con l’altro e con i piedi si teneva saldamente agganciato
alla pietra. Hinata sospirò, incrociando i suoi occhi
dall’intensità disarmante, ma tornò a
trattenere il respiro quando Naruto la baciò. Lì,
sopra un abisso di nuvole e rocce, assaporò le sue labbra.
***
Tenten accarezzava i capelli di Neji lentamente, memorizzando la
sensazione che le dava sfilarli tra le dita. Il crepitio del fuoco e il
suo calore l’avevano spinta in un dormiveglia rilassato,
mentre il ragazzo riposava in un sonno tranquillo e regolare.
Aprì
gli occhi solo quando il ninja aveva già bloccato
l’ingresso della grotta. La velocità con cui si
avvicinò fu tale da non consentirle di seguire i suoi
movimenti. Vide solo un’enorme macchia nera stagliarsi di
fronte a lei.
Sentì
Neji alzarsi dalle sue gambe con uno scatto, ma il riflesso del kunai
rese chiaro quanto fossero in svantaggio. Il pericolo si
esaurì quando il nero del loro avversario si
trasformò nel verde smagliante della tuta di Lee.
-Dormite con uno
stuolo di ninja nei dintorni?!- li rimproverò, non appena il
nemico fu abbattuto. –Cosa direbbe il maestro Gai?-
Neji, che ormai
si era sollevato, appoggiò la testa alla parete dietro di
sé, tirando lo stesso sospiro di sollievo di Tenten. Alle
spalle di Lee, comparve anche Kiba, che lasciò cadere a
terra il corpo di un secondo ninja.
-Vi abbiamo
salvato la pelle, ragazzi!- esclamò vittorioso e la nota di
vanità nella sua voce bastò per irritare Neji. Il
suo nervosismo si trasformò in vera e propria collera quando
Kiba aiutò Tenten ad alzarsi. Le sue mani e i suoi occhi
furono così sfacciati da desiderare di prenderlo a pugni.
I nuovi arrivati
spiegarono loro la situazione. Sakura aveva detto che non
c’erano ninja, ma le prove della sua menzogna erano ancora
prive di sensi ai loro piedi. Dovevano subito ritornare allo chalet.
-Neji, puzzi in
modo incredibile!- esclamò Lee, mentre gli metteva un
braccio attorno alle spalle. Con l’altra mano, invece, si
coprì il naso e lo guardò storto. –Io
non ti aiuto se prima non ti lavi!-
-E’
aloe, idiota, serve per le scottature.-
-Questo non
toglie il fatto che una carogna è più profumata
di te!- urlò di nuovo.
-Se chiudi la
bocca ti accompagno sul pedalò- ringhiò Neji,
stanco di sentirlo lamentarsi e ricordandosi di avere un debito con il
compagno. Rock Lee esultò, felice come una pasqua, poi
andò ad occuparsi della caviglia di Tenten.
-Se proprio
volevi cambiare taglio, dovevi farlo come il mio- le disse, mettendole
le dita tra i capelli e scompigliandoli con fare giocoso.
-Non sono mica
matta!- esclamò l’altra, abbattendo tutto
d’un colpo l’entusiasmo del compagno, ma il sorriso
gli tornò quando, per ripicca, anche lei arruffò
la sua chioma.
-Stai benissimo,
Tenten!- anche Kiba le accarezzò il capo, ma invece di
fermarsi a quel gesto si avvicinò ulteriormente. La ragazza
riuscì a svicolarsi dal suo abbraccio prima che le mani gli
diventassero tentacoli.
-Uno scoiattolo!-
esclamò, zoppicandogli lontano.
Neji sorrise e
osservò Tenten inginocchiarsi a terra per allungare una
ghianda al piccolo animale. Si diede dello stupido per aver pensato che
fosse lei ad avere un comportamento sbagliato quando era evidente che
era Kiba ad avere seri problemi. Guardò di traverso
l’Inuzuka, che fissava il fondoschiena della ragazza, e si
ripromise di non essere mai più geloso di un idiota del
genere.
***
-Che cosa hai intenzione di fare, Sakura?- le chiese Sasuke, le cui
labbra sfioravano ancora l’orecchio della ragazza.
-Ucciderti- gli
rispose, e quella sentenza di morte fu pronunciata in un abbraccio. Non
si erano mossi, ma erano rimasti uniti anche quando la mani di Sakura
aveva impugnato il kunai.
-Non ne sei
capace- la sfidò, e la lama si piantò nella sua
carne. Sasuke trattenne l’urlo di dolore, mentre la testa si
piegava in avanti, incontrando la spalla di Sakura come sostegno.
-Ci hai traditi
un’altra volta- la sentì sussurrare con rabbia.
-Non ti sei mai
fidata di me- ribatté lui.
-E tu ti sei mai
fidato di me?-
Questa volta
Sakura alzò la voce. Sasuke poteva sentire la sua collera
scorrerle nel corpo, irrigidito e pronto a scattare. La potenza che la
caratterizzava stava per abbattersi su di lui.
-Sempre- le
rispose. L’intonazione con cui aveva parlato vibrò
nel petto di Sakura. Non gli era mai stata così vicina come
nel momento in cui aveva deciso di ucciderlo. Sorrise per
l’ironia del destino, ma era determinata: non avrebbe
più sopportato altro dolore, altre lacrime e forse
un’altra guerra. Questa volta era decisa a prendere subito
una posizione, e non era quella di Sasuke.
-Mai- lo
contraddisse. –Altrimenti mi avresti affrontata
già da molto tempo.-
-Come?- chiese
lui con impeto. –Dicendo che mi dispiace? Che sono solo un
egoista? Questo ti sarebbe bastato? Sii sincera, Sakura- le disse,
sollevandosi e guardandola negli occhi. –Ti sarebbero davvero
bastate solo queste parole?-
Il kunai
affondò nella sua schiena, e sul suo viso il dolore si
mischiò a un tormento molto più profondo. Solo in
quell’istante lo sguardo smeraldino di Sakura si rese conto
che Sasuke non le era indifferente come credeva, ma che la evitava solo
perché non sapeva come affrontarla.
-Non è
abbastanza- continuò il ragazzo, i cui occhi profondi e bui
si velarono di tristezza. –Tu meriti molto di più,
e non certo un reietto come me.-
Di fronte alla
sua sofferenza, trattenuta e nascosta dietro a una maschera
di freddezza fino a quel momento, Sakura sentì la sua
sicurezza infrangersi.
-E quel libro?-
gli chiese, prima che ogni sua difesa venisse sciolta dal suo sguardo.
-Un compito
dell’Hokage, il primo da mesi- rispose. –Puoi
chiedere a Shikamaru, è lui che ha il compito di
sorvegliarmi.-
-Perché
non me l’hai detto?-
-Perché
volevo dimostrarti di essere cambiato, con le mie forze. Ma come sempre
con te ho rovinato tutto.-
Il suono
metallico del kunai accompagnò il bacio che Sakura diede a
Sasuke. Un bacio che aveva attraversato una guerra e che sapeva di
nostalgia. La ragazza non trovò assurdo avere il sangue del
ragazzo sulle sue dita, perché sapeva bene che insieme a lui
non ci sarebbe stata normalità. Tuttavia vi avrebbe
rinunciato volentieri se farlo avesse significato sentire il suo calore
avvolgerla ogni giorno, come un fiore che si scalda al sole e rinasce
ogni volta.
Solo poche parole per
chiarire che Sakura, Ino e Hinata non volevano catturare Sasuke per la
taglia. Quello era l’obbiettivo dei ninja del villaggio della
Roccia, loro li hanno solo usati per poter mettere fuori gioco gli
altri ragazzi. Era Sakura che doveva affrontare Sasuke, come avete
potuto capire. Grazie a Puntolinea per avermi fatto notare questo
fraintendimento!
Spero che questo
capitolo abbia recuperato un po’ rispetto al nono. Le vostre
opinioni saranno prese in considerazione (per il futuro ormai), non
preoccupatevi. Anzi, prendo l’occasione per ringraziarvi
un’altra volta.
Vi aspetto al prossimo e
ultimo capitolo. A presto,
Dryas
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Capitolo 11 *** Stelle Cadenti ***
COBALTO
-Raven’s
Love-
#12.
Stelle Cadenti
-Più
forte, ragazzi!- Lee gridava indicazioni dalla sua postazione come se
fosse il capitano di una nave pirata. Il pedalò
accelerò all’improvviso e il contraccolpo fece
sbilanciare Tenten, che stava tranquillamente prendendo il sole,
facendola cadere in acqua.
-Ci penso io!-
Kiba, che le ronzava attorno come ogni giorno, si esibì in
un tuffo di testa. Gli schizzi raggiunsero Neji, capitano in seconda,
che sogghignò malvagio quando Tenten sbucò dalla
parte opposta del pedalò. Il respiro profondo che prese una
volta riemersa rese chiaro che era volontariamente fuggita al
salvataggio indesiderato.
-Dannazione Lee!-
gridò, risalendo sul pedalò. –Non ti
pare di essere già abbastanza al largo?-
-Un vero
bucaniere non pone limiti al suo navigare!- gridò, mentre
continuava a pedalare come un forsennato. Neji, dal canto suo, aveva
già sfilato i piedi, lasciando tutto il lavoro al compagno.
Non voleva essere complice della loro deriva.
-Vuoi ancora un
po’ di crema, Neji?- Tenten sorrideva divertita mentre glielo
domandava. Lo Hyuga, infatti, non era mai stato così bianco:
si era spalmato tanta crema che i raggi solari lo avrebbero evitato per
l’eternità.
-E tu per quante
ore ancora hai intenzione di fare la lucertola?-
-Finché
la mia pelle non diventerà nera come il carbone, mozzarella-
rispose a tono, senza smettere di ridere. Neji guardò la
cicatrice sul suo volto, l’unico difetto che gli faceva
ricordare la disavventura del giorno precedente. Se ci ripensava,
sentiva l’orgoglio verso la compagna gonfiargli il petto. Era
stata l’unica a distinguersi, anche se vederla insanguinata
sulla riva del lago gli aveva fatto temere il peggio.
-Per fortuna stai
bene!- Kiba risalì annunciandosi pacatamente come suo
solito. –Ho avuto paura che … -
-Kiba, che ne
dici di prendere il posto di Neji?- lo interruppe Tenten, mettendogli
una mano sul petto per evitare che si avvicinasse.
–E’ ancora un po’ debilitato e non regge
il ritmo di Lee. Sono sicura che tu ce la puoi fare!-
Neji
assecondò il piano della compagna e mentre
l’Inuzuka gli passava accanto la sua spalla lo
colpì, facendolo cadere in acqua con un tuffo decisamente
meno atletico del precedente.
-Scusa,
un’onda- gli disse, mentre l’altro risaliva per la
seconda volta. Poi si voltò con uno sguardo soddisfatto e
arrivò accanto alla compagna, il cui costume giallo faceva
risplendere la carnagione scura. Ma era dei suoi occhi che Neji non
poteva più fare a meno: quando li guardava, tornava a
sentirsi come in quella grotta, dove lo aveva baciato di fronte a un
fuoco di betulle. Nessuno più di lui amava i suoi capelli
corti.
-Dunque, Hyuga,
credi ancora che io sia una smorfiosa?- gli domandò, una
volta che l’ebbe raggiunta sul bordo.
-Assolutamente
sì.-
A quella risposta
seguì uno spintone che lo fece crollare in mare.
-Spero che la tua
crema sia waterproof!-
Tenten non fece a
tempo a finire la frase che si ritrovò in acqua, trascinata
da Neji, che con un salto era riuscito ad afferrarle il polso. Non
poté trattenere le risate neanche sottacqua e
sentì la bocca diventare salata. La sua risata ovattata
raggiunse le orecchie di Neji, che nuotò verso di lei, e la
baciò nel blu cobalto del profondo oceano.
***
Ino fu la prima a scendere in spiaggia quel giorno. Non aveva nemmeno
fatto colazione, per timore di incontrare Shikamaru. Timore infondato,
lo sapeva bene, visto che se ne sarebbe rimasto a letto per almeno
altre dieci ore.
-Choji?- chiese,
riconoscendo l’amico seduto su uno scoglio. Il suo viso
paffuto si voltò a guardarla con serietà.
–Cosa ci fai qui a quest’ora?- gli
domandò e, raggiungendolo, la risposta fu chiara.
-Ho voglia di
mangiare pesce- le rispose, lanciando la lenza più lontano.
-Non sapevo che
sapessi pescare.-
La sua
osservazione cadde nel silenzio. Gli si sedette accanto, osservando il
galleggiante alzarsi e abbassarsi al ritmo delle onde. Poi il filo si
tese e Choji sollevò la canna, estraendo
dall’acqua la sua preda. Dopo averla liberata
dall’amo, la mise insieme alla decina di pesci che aveva
già catturato.
-Non ti bastano
questi?- gli chiese Ino, osservando le scaglie lucenti brillare al sole
dell’alba.
-Quelli sono di
Shikamaru- spiegò l’altro, senza spostare lo
sguardo dalla lenza.
-Shikamaru
è già sveglio?!- gli domandò, sempre
più sconvolta.
-Non è
mai andato a dormire. Ora è da qualche parte a passeggiare
sulla spiaggia.-
Ino
guardò la baia estendersi lunga di fronte a suoi occhi. Non
riusciva a vederlo e l’angoscia che aveva nel cuore le
suggeriva la spiegazione per l’insolito comportamento del
compagno. Quando sulla vetta della montagna erano rimasti soli,
Shikamaru le aveva chiesto cosa fosse successo la notte precedente.
-Non
l’ho fatto, Choji- esordì
all’improvviso, abbassando i grandi occhi azzurri.
–Non ce l’ho fatta, anche se ci ho provato, lo
ammetto.-
-Allora
perché non gliel’hai detto? Lui crede che tu
l’abbia tradito!-
-Perché
volevo sapere se ci tiene davvero di me- rispose. –Vuole solo
i vantaggi, di questa sottospecie di relazione. Non mi ha nemmeno
chiesto di essere la sua ragazza!-
-Ti ha comprato
un anello.- Ino guardò Choji con gli occhi spalancati,
sbattendo più volte le folte ciglia. Non riusciva a credere
alle sue parole. –Voleva dartelo ieri sera, la notte delle
stelle cadenti. Lo sai, Shikamaru non sarà mai un tipo
intraprendente, ma ti vuole bene davvero. Non ti può bastare
questo?-
Ino
allungò un braccio verso di lui e gli stampò un
bacio sulla guancia, facendogli tornare il sorriso. Poi corse sulla
spiaggia, alla ricerca di Shikamaru, e mentre i suoi piedi lasciavano
le impronte sul bagnasciuga, passò accanto a quello che
ormai era diventato il rifugio di Sasuke.
-Certo che dormi
proprio poco- gli disse Sakura, che aprendo gli occhi l’aveva
trovato sveglio. Non erano tornati a casa con gli altri, ma avevano
passato la notte stesi sul telo bianco di Sasuke, tra gli scogli. Una
notte in cui l’Uchiha aveva capito di poter tornare ad amare,
nonostante il passato che aveva alle spalle.
-Non ne posso
più- lo sentì borbottare con rabbia. Sakura
tornò ad allarmarsi e lanciò
un’occhiata al libro dalla copertina grigio topo che Sasuke
teneva in mano.
-Se vuoi ti do
una mano- gli disse con aria gentile. –Sono sempre stata
brava nella teoria … -
-Non è
per questo!- esclamò l’altro, alzandosi in piedi.
Poi si voltò verso la spiaggia, studiandola con estrema
attenzione, e cominciò ad avanzare tra gli scogli.
-Dove stai
andando?- gli chiese la ragazza, ma non ottenne risposta. Lo
seguì, stando attenta ad evitare gli infratti nascosti tra
quei massi appuntiti. –Sasuke, ma che problema
c’è?- insistette, non riuscendo a stare al passo.
-Lui!-
esclamò con voce furente l’Uchiha, e il suo indice
accusatore si alzò mentre dalla riva si diffondeva un grido
penetrante.
-Cocco bello,
cocco!-
-Lo senti?!-
continuò il moro, del tutto fuori di sé.
–E’ dall’alba che continua a gridare
questa cantilena!-
-Il venditore di
cocco?- chiese Sakura, stralunata.
-Come fanno gli
altri a sopportarlo?! Io lo faccio fuori!-
-C’è
un altro modo per farlo smettere- dichiaro seria l’altra, per
poi avanzare con passo sicuro e superare Sasuke. Quando
tornò aveva con sé così tanto cocco da
sfamare l’intera baia.
-Ora che ha
venduto tutto andrà da qualche altra parte-
spiegò la rosa con aria soddisfatta, per poi assaggiare il
frutto bianco ed estremamente fresco. Lo offrì anche a
Sasuke, che all’inizio si mostrò diffidente, ma
una volta assaggiato un pezzetto, lo finì tutto.
-Sono riuscita ad
offrirti la colazione proprio quando avevo deciso di cambiare
strategia- cinguettò felice Sakura.
-Ah
sì? E quale sarebbe? Quella di piantarmi kunai nella
schiena?- chiese con un sorriso maligno l’altro, mentre
riprendeva a leggere.
-Anche- rispose
la ragazza, che afferrò il libro e lo lanciò alle
sue spalle, lasciandolo di stucco. Poi, separati dal mondo, avendo come
unici spettatori il cielo e il mare, si donarono l’uno
all’altro per la seconda volta in poche ore.
***
Hinata aveva dormito per ore dopo che erano tornati dalla disavventura
in montagna ed era l’ultima ad essere scesa in spiaggia.
Ancora le sembrava di sentire le urla di Ino e Sakura che
l’avevano tenuta sveglia per metà notte. La bionda
rimproverava, giustamente, alla rosa di averli trascinati in un covo di
vipere per una sua stupida fantasia e Sakura aveva accettato i
rimproveri con pazienza, ma Ino sembrava più nervosa del
solito e aveva continuato ad infierire.
Tenten aveva
messo fine a tutto minacciandole con le sue armi.
Quando Hinata
arrivò era ormai mezzogiorno e dopo aver appoggiato la borsa
sotto l’ombrellone, andò a cercare con lo sguardo
quello di Naruto.
-Una medusa!- lo
sentì gridare dal mare. –Mi ha punto, mi ha punto!-
Spruzzando acqua
da tutte le parti raggiunse la sabbia e cominciò a saltare
per il dolore.
-Presto Sasuke,
mi devi fare pipì addosso!- esclamò
all’unico essere vivente che osava ancora stargli vicino.
-Ti sei bevuto il
cervello?!- gridò il moro.
-Fa passare il
dolore, l’ho letto su una rivista!- continuò.
–Ti prego, fallo per me! E’ solo pipì!-
-Toglitelo dalla
testa, deficiente!-
-Ma fa male!-
Hinata rise di
fronte a quella scena, poi decise di avvicinarsi. Naruto stava ancora
cercando di convincere Sasuke ad alleviare la sua sofferenza, ma quando
si accorse della sua presenza si bloccò di colpo.
-E’
solo una leggenda, Naruto-kun- gli disse dolcemente. –Basta
dell’acqua calda.-
-Hinata!- Dalle
sue spalle arrivò un urlo di terrore. Ino si era alzata
dalla sdraio e aveva sollevato gli occhiali da sole sulla testa,
guardandola con occhi spalancati. Quando la ragazza si voltò
verso di lei, anche a Naruto, ora alle sue spalle, scappò
un’esclamazione.
Gli occhi confusi
di Hinata guardarono entrambi, senza capire il motivo della loro
reazione. Persino Sasuke fissava la sua schiena con interesse.
-Che
c’è?- chiese loro, mentre Ino si portava una mano
alla bocca e scoppiava a ridere.
-Per fortuna tu
sei quella che si è salvata dalla serata!- gridò,
richiamando l’attenzione di Sakura, immersa ad ascoltare la
musica accanto a lei. Improvvisamente erano tornate grande amiche e la
rosa, togliendosi una cuffia dalle orecchie, si unì allo
studio della schiena di Hinata.
-E’ un
tatuaggio quello?!- gridò ancor più forte di Ino.
Hinata
cominciò a sudare freddo. Cercò in ogni modo di
guardarsi le spalle, ma era impossibile. Corse in casa e usando uno
specchio vide che sulla sua scapola era tatuato un piccolo corvo.
-E’
orribile!- gridò, schifata dall’inchiostro nero
che aveva deturpato la sua pelle candida.
-A me piace.-
L’inaspettata voce di Naruto la colse di sorpresa. Non si era
accorta di essere stata seguita e dopo quello che era successo nei
giorni precedenti trovarsi da sola con lui era ancora più
strano. Inoltre, da quando erano tornati dalla montagna, non avevano
più avuto occasione di rimanere soli. –E poi ci
vuole coraggio a farlo!- continuò il biondo, mostrandole un
sorriso di incoraggiamento.
-Io non sono
coraggiosa, per niente- rispose amareggiata, ricordando
l’episodio sulla scogliera. Non si era sentita
così incapace da anni.
-Tu sei la
più coraggiosa di tutti!-esclamò
l’altro, avvicinandosi. –Ti sei offerta come
prigioniera per salvarci. Se questo non è coraggio!-
-Eravate in
pericolo, è diverso. Tu sei coraggioso, e io non
sarò mai come te.-
-Non
c’era paura nei tuoi occhi, l’ho visto-
continuò, allungando una mano verso il suo mento e
sollevandoglielo con delicatezza. –Quello è vero
coraggio. Io la maggior parte delle volte sono solo imprudente! Ti
ricordi quel giorno sulla scogliera? Sono stato un impareggiabile
idiota a trattarti in quel modo e ti chiedo scusa. Se non fosse stato
per te, ora sarei spappolato su quelle rocce!-
Hinata rimase in
silenzio, colpita dalle sue parole. Non sapeva cosa rispondere, aveva
troppo da dire, così decise di dargli una dimostrazione. Si
lanciò in avanti di colpo, per timore di perdere il coraggio
che l’aveva spinta ad abbracciarlo. Sentì il cuore
accelerare mentre si stringeva a lui, nascondendo il viso nel suo
petto, ma si calmò quando le braccia del ragazzo avvolsero
le sue spalle.
-Con questo
tatuaggio mi piaci ancora di più!- le disse, mettendole il
cappello di paglia in testa. –E poi, l’amore del
corvo è proprio l’amore che cerco.- *
*Amore
per la famiglia, nella simbologia orientale.
Finisce qui l’avventura!
Spero di avervi fatto sentire il vento del mare e il sole
dell’estate sulla vostra pelle con
“Cobalto”! E spero anche che la trama vi sia
piaciuta e vi siate appassionati un po’ alle varie coppie.
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito e inserito la storia tra le
preferite/seguite/ricordate. Per voi che avete solo letto, grazie!
Avete ancora una possibilità per lasciare un commento ;-)
Un saluto a tutti!
Con affetto,
Dryas
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