Cobalto

di Dryas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Diamanti ***
Capitolo 2: *** Salsedine ***
Capitolo 3: *** Conchiglie ***
Capitolo 4: *** Baia ***
Capitolo 5: *** Movida ***
Capitolo 6: *** Cascata ***
Capitolo 7: *** Chalet ***
Capitolo 8: *** Aloe ***
Capitolo 9: *** Pietra ***
Capitolo 10: *** Abisso ***
Capitolo 11: *** Stelle Cadenti ***



Capitolo 1
*** Diamanti ***






Premessa:

Il contesto della storia molto vago, perché non è essenziale ai fini della trama.
Ho ipotizzato la storia più o meno a metà del manga (quindi Neji è vivo e vegeto). Sasuke se n’è andato da Konoha, ma dopo averne combinate di cotte e di crude è ritornato, pentito. L’età dei personaggi è intorno ai 20 anni. Buona lettura!












COBALTO
-Raven’s Love-







#1. Diamanti



Hinata si svegliò con il rumore del mare ad accoglierla e subito le sue labbra si piegarono in un sorriso. Si alzò dal letto, cercando con i piedi le infradito. Sakura e Tenten dormivano ancora e, per non disturbarle, resistette all’impulso di spalancare le imposte: erano anni che aspettava di rivedere quel paesaggio che tanto le era mancato.
Si vestì e uscì dalla camera senza svegliare le sue coinquiline. Superò le valige sparse per tutto il piano terra e arrivò alla porta d’ingresso. Girò la chiave nella serratura e il rumore secco che seguì la immobilizzò. Dopo qualche istante, in cui si guardò attorno sospettosa, capì di non aver svegliato nessuno. Uscì e il sole l’accolse con un abbraccio amorevole.
Era almeno un decennio che la casa al mare degli Hyuga non veniva scomodata per ospitare dieci persone, di cui otto non appartenenti al clan. Hinata ricordava con nostalgia le estati passate a giocare sulla spiaggia e l’adrenalina che le dava l’idea di passare del tempo lontano da tutto e da tutti. Lontano da Konoha, ma insieme alla sua famiglia, e ora che ogni minaccia sembrava scomparsa e il futuro si prometteva sereno, aveva potuto offrire la possibilità di due settimane di relax agli amici con cui era cresciuta. La costa del Paese della Foglia era lunga e così bella da togliere il fiato.
Camminò a piedi scalzi sulla sabbia ancora umida dalla notte e si lasciò ammaliare dal suono delle onde, come il canto delle sirene che strega i marinai. Voleva entrare in quell’acqua blu cobalto e sentire le sue caviglie solleticate dai granelli di sabbia. Desiderava immergersi in quel bagno fresco, chiudere gli occhi e lasciarsi cullare dolcemente.
Appoggiò le infradito sul bagnasciuga, si tolse il vestito bianco ed entrò piano. Indosso aveva un semplice costume azzurro e un cappello di paglia, che teneva fermo con una mano. Gli Hyuga non erano fatti per il clima marino, pelle troppo chiara e sole troppo forte, ma quel cappello impediva fin da quando era bambina che un colpo di sole le rovinasse le vacanze.
Rimase qualche istante con gli occhi chiusi, assaporando quel momento di solitudine. Lei e il sole erano gli unici ad essere svegli. O almeno così credeva.
-Hinata-chan!-
L’inconfondibile voce di Naruto le fece distogliere lo sguardo dall’orizzonte e, voltandosi, vide il ragazzo correre verso di lei. Il suo cuore, impreparato ad un incontro così mattutino, saltò un battito.
La mano libera si avvicinò involontariamente alle labbra, come sempre con Naruto nei paraggi, ma quando il biondo la salutò sventolando le braccia all’aria, anche lei fu costretta a rispondere. Il cappello fu così libero e il vento né approfittò: bastò una debole folata per farlo volare via, liberando i lunghi capelli corvini sulle sue spalle.
Nel tentativo di recuperarlo, Hinata allungò un braccio, ma era ormai troppo lontano.
-Ci penso io!- sentì gridare alle sue spalle e quando si voltò, trovò Naruto a torso nudo intento a sfilarsi i pantaloncini. A differenza sua, però, non aveva avuto la brillante idea di indossare il costume e si ritrovò in boxer.
Con ampie falcate si lanciò in mare: sul suo volto era dipinta la felicità di un bambino.
Passandole accanto, la salutò di nuovo e la investì con gli schizzi d’acqua, ma non notò il rossore sulle sue guance. Si tuffò, scomparendo per un attimo, per poi riemergere qualche metro più avanti.
Il cappello era ormai vicino e bastò qualche bracciata per raggiungerlo. Quando l’ebbe in mano, lo sventolò soddisfatto.
-Ecco qua, Hinata- le disse porgendoglielo e portando il petto in avanti, fiero della missione compiuta.
-Grazie, Naruto-kun- fu il bisbiglio di ringraziamento. –Ti sei svegliato presto.-
-Anche tu!-
-Volevo vedere il mare. Non è bellissimo?- Hinata si guardò attorno, ma si rese conto che ormai tutta la sua attenzione era stata catturata dal biondo. Se il panorama era mozzafiato, Naruto per lei lo era molto di più.
-Già!- esclamò l’altro, i cui occhi azzurri scrutavano il paesaggio. –Non ho mai fatto una vera vacanza. Per questo mi sono svegliato presto, non stavo più nella pelle!-
-Anche gli altri sono svegli?- chiese Hinata, sentendo che quell’attimo d’isolamento con Naruto stava diventando insostenibile. Presto sarebbe crollata in acqua per l’agitazione.
-Credo di aver inciampato su Rock Lee uscendo, ma non mi pare si sia svegliato- rispose senza troppo interesse. –Ehi, ti va di fare un bagno?- le chiese, gli occhi spalancati per l’entusiasmo.
Hinata non riuscì a negare e annuì. Quel piccolo e quasi invisibile gesto bastò perché Naruto l’afferrasse per il polso e la trascinasse in mare. Il cappello tornò a fluttuare sul pelo dell’acqua, abbandonato dalla sua proprietaria.



***



-Shikamaru, sposta la tua roba da lì!- gridò Ino, mentre metteva in tavola un cesto pieno di pane e un cartone di succo all’ananas.
-Sì, dopo- rispose a malavoglia l’altro, continuando a girare il cucchiaino nella sua tazza di caffè.
-E’ la terza volta che inciampo nella tua valigia!-
-Siamo appena arrivati, un attimo.-
-Siamo qui da ben dodici ore!-
-Di cui undici passate a dormire.-
Un tonfo sordo richiamò la loro attenzione. Dei capelli rosa spuntarono da sotto una montagna di magliette e pantaloncini. La valigia di Shikamaru si era completamente aperta, rovesciando tutto il suo contenuto sopra Sakura, i cui piedi erano inciampati in essa.
-Ti sei fatta male, Sakura-chan?- Rock Lee si precipitò giù dalle scale da cui la ragazza era appena rotolata e corse a soccorrerla.
-Beh, io ti avevo avvertito- disse Ino a Shikamaru, alzando le spalle e cominciando a spalmare la marmellata su una fetta biscottata, senza mostrare troppo interesse per la sorte del compagno. Quest’ultimo, invece, sbiancò.
-Di chi diavolo è questa valigia?!- sbraitò Sakura, rimettendosi in piedi, decisa più che mai a farla pagare al proprietario. Rock Lee fu allontanato in malo modo dopo che le disse che non gli apparteneva, e la caccia si spostò in cucina.
-Allora?!- esclamò, sbattendo una mano sul tavolo. I piatti si sollevarono e ricaddero traballando. Choji salvò il vasetto di nutella che rischiava di andare in frantumi e si sbrigò a dichiarare la sua innocenza. Ino si tirò fuori dicendo che non avrebbe mai abbandonato i suoi vestiti in mezzo a dei barbari, nonostante Shikamaru la pregasse con gli occhi di coprirgli le spalle.
-E’ tua, dannato di un Nara?!- Lo afferrò per il collo della maglietta, portandosi a due centimetri dal suo viso, pronta a lasciare il segno.
-Buongiorno Sasuke-kun!- La voce stridula di Ino interruppe il pestaggio. Sakura lasciò la presa, facendo ricadere Shikamaru sulla sedia, e si sistemò i capelli. La sua espressione cambiò così radicalmente da lasciare senza parole Neji e Tenten, che avevano assistito allo scontro rimanendo nascosti in un angolo. Ora Sakura sembrava un angelo.
-Vuoi che ti prepari del caffè? Un tè? Che ne dici di una brioches?- Sakura si sbrigò ad occupare il posto accanto al moro, dimenticandosi completamente della sua vendetta. Shikamaru afferrò un biscotto e sparì alla velocità della luce.
-Faccio da solo- rispose Sasuke, del tutto indifferente alle sue gentilezze.
-Sicuro? E una spremuta? Le arance qui sono buonissime!-
-Mi sono preparato la colazione da solo per ventitré anni, so come si fa- fu la risposta lapidaria.
-A me una spremuta andrebbe!- esclamò Kiba, entrando in cucina.
-Preparatela da solo!- gridò in risposta la rosa, mettendosi ad imburrare una fetta di pane.
-Hinata e Naruto?- chiese Neji, accomodandosi a tavola.
-Li ho visti stamattina in spiaggia- rispose Tenten, accanto a lui.
-In spiaggia?-
-Sei andata a correre senza di me!- esclamò Rock Lee alla compagna. –Avevi promesso di svegliarmi!-
-Ci ho provato, ma non ti sei mosso di un millimetro- rispose Tenten, il cui piatto sembrava più una cena che una colazione. –E poi la vostra stanza puzza.-
-Maschi- mormorò Ino.
-Dovevi tirarmi un secchio d’acqua in faccia. Che razza di compagna sei?-
-Una che aveva voglia di vedere il mare- rispose, azzannando la prima brioches. –Staremo qui due settimane, ce n’è di tempo per andare a correre.-
-Devo recuperare!- esclamò Rock Lee, per poi lasciare la stanza in tutta fretta. Tenten alzò le spalle con un sorriso, ma non aveva fatto i conti con l’altro compagno di squadra.
-Che c’è?- gli chiese con la bocca piena, sentendo il suo sguardo su di sé. –Non ti sarai offeso perché non te l’abbiamo detto! Le tue testuali parole di ieri sera sono state “statemi alla larga”, non sei stato molto gentile.-
-Ero stanco per il viaggio.-
-Quello di quindici ore che abbiamo fatto insieme? Me lo ricordo, sì.-
-Ragazzi, ma vi sbrigate?!- Sakura comparve con indosso un bikini verde. –Sasuke sta già andando in spiaggia!-
Dopo un quarto d’ora anche gli ultimi rimasti in casa erano pronti per andare al mare. Armati di ombrellone, stuoie e creme abbronzanti si incamminarono lungo il piccolo viale che conduceva alla spiaggia. Circondati da piogge di buganvillee fucsia e dai rami longilinei dell’aloe, sbucarono nella cala, il cui mare li accolse brillando di mille diamanti.











Con la speranza che qualcuno di voi sia arrivato fino a questo punto, vi ringrazio anche solo per aver aperto il link della storia!

Ribadisco che “Cobalto” avrà un’ambientazione estiva (mare, pallone, pedalò, anguria, ghiaccioli, flirt e chi più ne ha più ne metta), ma non mancheranno i momenti di suspense e una certa nota di drammaticità. Con questo primo capitolo spero di aver suscitato un po’ della vostra curiosità! Nei prossimi, ovviamente, la trama comincerà a delinearsi.


Spero inoltre che qualcuno abbia il buon cuore di lasciare una recensione per farmi capire cosa ne pensa, e per chi di voi ritiene che valga la pena continuare a seguirla, alla prossima! :D

Dryas

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Capitolo 2
*** Salsedine ***






#2. Salsedine




L’afa era insopportabile. Sembrava che l’ossigeno si fosse estinto e fosse rimasta solo aria calda, pesante, umida e irrespirabile. Anche gli occhi venivano ingannati e da lontano si aveva l’impressione che piccole onde luccicanti si avvicinassero per rinfrescare l’ambiente, ma era tutta un’illusione, la peggiore che Naruto avesse mai visto.
Poi, all’improvviso, un’altra ondata di calore lo investì e rischiò di lasciarlo agonizzante sulla sdraio.
-Hinata-chan?- domandò ad alta voce, credendo che anche la ragazza dai lunghi capelli neri e curve sinuose sul bagnasciuga fosse un altro miraggio.
-Grossa sopra, rotonda in mezzo, stretta in fondo* … - bisbigliò, incapace di staccare gli occhi da quella visione in bikini.
-Che farfugli baka?- Sakura spostò il libro dal viso e lo guardò attraverso le lenti scure degli occhiali. Naruto non aveva bisogno di vedere i suoi occhi per capire che gli stava lanciando una maledizione.
-N .. niente- si sbrigò ad aggiungere con un sorriso. Tra di loro c’era solo il palo dell’ombrellone e non avrebbe avuto alcuna possibilità di scampo. –Ammiravo il panorama.-
-Sì, il panorama- commentò acida, spostando lo sguardo su Hinata, intenta a raccogliere conchiglie. Naruto fece lo stesso, ma si perse di nuovo ad ammirare lo splendore della giovane Hyuga.
-Non guardarla come se fosse un piatto di ramen, pervertito!- sbraitò, colpendolo in testa con il libro. –Jiraya-sama ha avuto una cattiva influenza su di te. Anche se ammetto che Hinata ha un fisico invidiabile … ma fra cinquant’anni voglio vedere chi tra le due sarà la più bella!-
La risata malefica di Sakura risuonò tra i granelli di sabbia, trasportata dalla leggera brezza. Hinata, dalla riva del mare, si voltò verso di loro.
-L’ho già sentita questa- ribatté Naruto, assottigliando lo sguardo. –Non è che anche Tsunade-sama ha avuto una cattiva influenza su di te? Eh, Sakura-chan?-
Naruto fu costretto a correre sulla sabbia bollente per allontanarsi da Sakura che aveva già iniziato a scavare la buca in cui prometteva di sotterrarlo vivo. Sentì le piante dei piedi infiammarsi e il dolore divenne così insopportabile che negli ultimi metri decise di sacrificare le mani, sollevandosi su di esse. Arrivò ad immergerle nella fresca acqua del mare con un sonoro sospiro, ma una risata trattenuta lo distrasse: Hinata era proprio accanto a lui e nascondeva il sorriso dietro ad una mano. Naruto la guardò sorpreso, a testa in giù, rendendosi conto che non si trattava di un miraggio.
-Sei divertente, Naruto-kun.-
Il biondo perse l’equilibrio e crollò in acqua. L’improvviso tuffo in mare fece ridere ancor di più Hinata, un lato di lei che Naruto non ricordava di aver mai visto.
Ma, dopotutto, era la loro prima vacanza insieme.



***



Il vento carico di salsedine salì dal mare e provocò una fitta pioggia di aghi. Nella pineta regnava la pace. Tutto era tranquillo ed immobile, tranne un’amaca, che ondeggiava silenziosa avanti e indietro tra due tronchi possenti.

Shikamaru si godeva il meritato riposo con un sonno ristoratore nell’unico posto isolato e fresco che era riuscito a trovare in quella bolgia chiamata spiaggia. Rendeva chiaro a tutti i visitatori di non disturbarlo diffondendo con orgoglio il suo russare calmo e regolare.
Il fastidioso zampettio di un cane lo distrasse da una delle rare nuvole bianche che era riuscito a intravedere tra i fitti rami della foresta, ma sprofondato com’era nella sua amaca era sicuro che l’animale se ne sarebbe presto andato, lasciandolo in pace.
Ma ancor più fastidioso fu quando sentì il muso del cane annusarlo con insistenza attraverso la tela, e stava già raccogliendo le forze per scacciarlo quando un verso mostruoso lo fece ribaltare dall’amaca.
-Diavolo, Akamaru- borbottò, portandosi una mano alla testa. –Sei sicuro di essere un cane? Ruggisci come un leone.-
-Ehi, Shikamaru!-
Non si era ancora abituato alla versione estiva di Rock Lee e la visione lo turbò parecchio. Sembrava un ciclista vecchio stile, con la divisa tutta d’un pezzo, pantaloncini corti e spalline strette. Rigorosamente verde.
-Che vuoi?- mormorò con la bocca secca e non ancora del tutto reattiva.
-Siamo venuti a trovarti, è da stamattina che non ti fai vedere!-
-L’avevo detto che non ci sarei stato per nessuno- disse, guardando storto Akamaru, che continuava a rimanere a dieci centimetri dal suo volto, alitando pesantemente. –Dov’è il padrone di questo colosso?-
-E’ rimasto un po’ indietro- rispose Lee. –Sai, Ino non voleva rovinare le sue zeppe su questo tappeto d’aghi.-
-Guarda dove diavolo mi tocca andare!- La voce della ragazza non tardò a farsi sentire. Comparve in groppa a Kiba, per il quale la frescura della pineta non sembrava sufficiente per vincere il caldo. Akamaru raggiunse il suo padrone dal viso madido di sudore, scodinzolando non appena questi crollò a terra. Ino fu così libera di scendere dal suo mezzo di trasporto.
-Oh, ciao Shikamaru- lo salutò con dolcezza e si avvicinò, premurandosi che il suo pareo trasparente ondeggiasse al ritmo dei suoi fianchi. –Cosa ci fai qui?-
-Lo sai benissimo, strega- rispose, rimettendosi in piedi e risalendo sull’amaca. Ino lo guardò storto, togliendosi alcuni aghi dal sughero delle zeppe, ma si limitò a portare le mani ai fianchi e a fulminarlo con lo sguardo. Poi si voltò di scatto verso Kiba e Lee.
-Grazie ragazzi!- disse loro civettuola. –Non so come ringraziarvi. Che ne dite di andare a rinfrescarvi al bar qui vicino? Dista solo pochi metri ... da quella parte!-
Lee prese Kiba sottobraccio per sorreggerlo e, annuendo, si incamminò verso la direzione in cui puntava l’indice di Ino.
-Dove li hai mandati?- le chiese Shikamaru, ammirando le curve della ragazza, ancora girata di spalle.
-Non ne ho idea- rispose voltandosi, –ma non è questo il punto.-
Da sensuale e provocante, Ino divenne paurosa e terrificante. Si avvicinò e Shikamaru non si sentì mai più così indifeso come in quell’amaca, che ondeggiò facendolo sembrare un neonato nella culla.
-Ti ho aspettato tutto il pomeriggio!- sbraitò con voce stridula. –Mi avevi promesso che saresti venuto con me a comprare un costume!-
Il ragazzo rimase paralizzato, fissando i grandi occhi blu di Ino e i suoi lunghi capelli biondi, che il vento spingeva in avanti. Spostando un po’ più in giù lo sguardo, trovò anche la sua scollatura.
-A che ti serve un costume?- le disse, afferrandola per una mano e trascinandola nell’amaca. Ino cercò di liberarsi dalla sua presa, strillandogli nelle orecchie che non poteva comportarsi così. Ma poi si godette anche quel lato segreto della sua vacanza con Shikamaru.





*testuali parole di Naruto nel manga (tecnica dell’erotismo)

Con questo secondo capitolo ha inizio la presentazione delle possibili/aspiranti/ipotetiche/oscene/prevedibili coppie. Ho corso il rischio di essere noiosa, ma vi chiedo: si sente l’atmosfera estiva? Il caldo afoso e il silenzio rilassante della pineta? Per il momento è questo che mi interessa. Farvi sentire come se foste voi ad essere al mare!

Nel prossimo capitolo, comunque, faranno la loro comparsa Neji e Tenten + Sakura e Sasuke, con le prime tensioni che porteranno poi al delinearsi della trama.

Quindi vi chiedo ancora un po’ di pazienza!

Ringrazio Maiko_chan, crazyfrog95 e supersara per le recensioni e tutti coloro che hanno inserito “Cobalto” tra le preferite/seguite. Il vostro sostegno è fondamentale!

Con la speranza di non aver fatto totalmente schifo, vi saluto e vi auguro buona serata!

Dryas


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Capitolo 3
*** Conchiglie ***



COBALTO
-Raven’s Love-



#3. Conchiglie





Neji uscì dalla pineta con passo veloce. Pensava che almeno con Shikamaru sarebbe potuto rimanere tranquillo, e per tre giorni era stato così, ma aveva cominciato seriamente a dubitare del suo famigerato quoziente intellettivo quando lo aveva visto scambiare effusioni con Ino in un’amaca.
Meglio bruciare in spiaggia che assistere a quello spettacolo depravato.
-Salva quel poco di dignità che ti resta e falla finita- disse, osservando Rock Lee fare esercizi di aerobica al limite dell’osceno davanti a Sakura, la quale si stava gustando una fetta di anguria senza degnarlo di uno sguardo.
-Ti sei deciso finalmente!- esclamò la bestia verde di Konoha. –Ora sì che ci possiamo divertire!-
-Non ho intenzione di uscire dall’ombra- borbottò, sedendosi sotto l’ombrellone di Sakura.
-Vieni a pescare con me?- gli chiese, ignorandolo.
-No.-
-E a fare snorkeling?-
-Non ci penso nemmeno.-
-Ho portato i racchettoni! Partitella?-
-Volete stare zitti?! Non sento!-
Sakura si intromise, fulminandoli con lo sguardo. Aveva posato il libro che da tre giorni stava leggendo intensamente solo perché anche Sasuke non faceva altro che sfogliare le pagine del suo, ma ora che lui non c’era stava seguendo con interesse la partita di beach volley qualche decina di metri più avanti.
Le squadre erano composte da Naruto-Hinata e Kiba-Tenten.
Neji fece fatica a riconoscere la compagna. La sua pelle era già diventata scura ed era l’invidia di Ino, che passava intere giornate sdraiata sulla sabbia con lo scopo di veder brillare i suoi occhi azzurri in un incarnato caramello. Tenten aveva i capelli raccolti in una coda alta, che ondeggiava seguendo i suoi movimenti felini, e il costume che indossava le fasciava il corpo tonico, lasciando ben poco all’immaginazione.
Mentre era ancora intento ad osservare il cambiamento di Tenten, Kiba corse ad abbracciarla, sollevandola e facendola ruotare. Neji riconobbe la risata cristallina della ragazza, mentre con lo sguardo coglieva ogni più piccolo dettaglio: le sue braccia attorno al collo di Kiba, la vicinanza dei loro corpi, la loro complicità.
-Hanno vinto?- chiese a Sakura.
-No, lui fa così ogni volta che segnano, ma sta attento ora- gli disse, passandogli una fetta di anguria. Hinata riuscì a fermare la battuta di Tenten e a passarla a Naruto, il quale poi le alzò la palla. La Hyuga schiacciò verso Tenten, che stava per ricevere quando Kiba le piombò addosso. Il ragazzo si scusò in ogni modo, portando una mano dietro la testa, mentre se ne stava sdraiato sopra di lei.
-Segnano tre punti- continuò Sakura –poi Kiba finisce sempre addosso a Tenten, regalando il punto agli altri due.-
Neji rimase in silenzio, osservando la dinamica del gioco.
-Perché diavolo lo fanno?- chiese, dopo aver verificato di persona che Sakura aveva ragione.
-Ma è chiaro no? E’ un maldestro tentativo di provarci- rispose, poi si voltò verso Neji, la cui espressione era diventata tesa. –Caro mio- continuò –sei stato assente da questa spiaggia per troppo tempo.-
-Rock Lee, ho voglia di farmi una nuotata- dichiarò all’improvviso Neji, alzandosi in piedi e richiamando l’attenzione dell’amico, che nel frattempo si era messo a scavare un percorso per le biglie.
-Prendo maschera e boccaglio!- esclamò, lanciando in aria la paletta e la sabbia che conteneva. La nuvola di granelli investì la rosa, che in tutta risposta, lo colpì con un sandalo in piena fronte.




***




-Sasuke-kun? Dove sei?-

Era almeno mezzora che Sakura camminava sul bagnasciuga. Era partita alla ricerca di Sasuke legandosi il pareo ai fianchi e raccogliendo i capelli in uno chignon, con la speranza di ritrovarlo. Era tutto il pomeriggio che non si faceva vedere e cominciava ad essere preoccupata.
Ogni tanto, per ammazzare il tempo, si fermava a raccogliere qualche conchiglia. Ricordava che da bambina cercava con minuziosità quelle con un piccolo forellino, le portava a casa e ne faceva una collana. Ora sperava di trovarne una che contenesse una perla, ma nel frattempo raccoglieva anche quelle bucate.  
-Dove diavolo si è cacciato?- mormorò, fermandosi e mettendo le mani sui fianchi. Aveva guardato ovunque. Era persino ritornata a casa, credendo che si fosse stancato della confusione di Naruto, ma non l’aveva trovato.
Si guardò attorno: l’unico posto in cui non aveva cercato erano gli scogli. Sbuffando si incamminò verso la fila di massi appuntiti che si allungava nel mare. Si pentì di non aver portato con sé le infradito e, appena sentì il gorgoglio delle onde, un brivido le corse lungo la schiena. Era terrorizzata dall’idea di cadere in una di quelle strette fenditure e venire sommersa dal mare.
Stava per arrendersi e tornare indietro quando su uno scoglio più basso, praticamente nel mare, scorse un telo di colore bianco. Era quello di Sasuke, ne era sicura, e pur di fare in fretta si graffiò i piedi.
-Sasuke?- domandò, ma non ottenne risposta. Il ragazzo stava dormendo e un’ondata di tenerezza la travolse. Si avvicinò in silenzio, sedendosi accanto a lui, per poi fermarsi ad osservarlo. Era più unico che raro vedere il viso di Sasuke disteso, calmo e rilassato, e cercò di coglierne ogni sfumatura per conservarla come un prezioso ricordo.
Il ritmo regolare delle onde, con il loro fruscio lento e le gocce che si liberavano nell’aria, leggere e frasche, fecero da sottofondo a quell’insolito momento di solitudine. Sakura aveva l’impressione che Sasuke la evitasse, ma non come da ragazzini, quando lui le stava alla larga perché voleva riempirlo di baci. La evitava come un adulto evita di affrontare un problema. Era tornato, si era riconvertito, e ora era di nuovo in squadra con lei e Naruto.
Tuttavia qualcosa tra di loro si era rotto.
-Possibile che mi trovi sempre?- La voce profonda di Sasuke la sorprese nel momento stesso in cui prendeva in mano il libro che aveva sempre con sé. La copertina era anonima, senza una parola, un titolo o un autore. Solo carta grigia.
-Sei sparito per ore- rispose candida. –Mi stavo preoccupando.-
-Che stai facendo con quello?-
-Volevo solo sapere di cosa parla. Sembra interessante, visto che lo leggi sempre.-
Sakura lo aprì prima che Sasuke potesse toglierglielo dalle mani. Fece uno scatto, ma la rosa fu più abile a spostarsi e iniziò a sfogliarlo. La sua ipotesi più funesta era che Kakashi gli avesse prestato un libro della sua collezione, ma si ritrovò a scoprire che era molto peggio.
-Tecniche segrete?- gli chiese, guardandolo con gli occhi smeraldini pieni di stupore. Sentì una voragine aprirsi nel suo petto e il dolore che per anni aveva dovuto sopportare si ripresentò con la stessa intensità di uno tsunami.
-Ora ti metterai a piangere?- domandò Sasuke, ma Sakura non rispose. Si alzò in piedi, posando il libro e dandogli le spalle.
-Me ne vado io, prima che possa farlo tu, di nuovo- gli disse, per poi lasciare lo scoglio dove per la seconda volta il suo cuore era stato trafitto. Sicura che non l’avrebbe fermata, cercò di allontanarsi il più in fretta possibile.
-E’ così che affronti i problemi?- le domandò invece Sasuke, alzando la voce.
-Ho imparato dal migliore- rispose l’altra, i cui pugni erano già stretti lungo i fianchi, tanto era arrabbiata.
-Ti vuoi fermare?-
Sentendo il suo movimento, Sakura si bloccò e si voltò verso di lui. Sasuke stava davvero cercando di raggiungerla, ma era troppo tardi.
-Stai indietro- lo avvertì.
-Ti stai comportando come una bambina- ribatté, senza fermarsi.
-Ti ho detto di stare indietro!-
Sasuke non l’ascoltò e continuò ad avanzare tra le onde che si infrangevano sugli scogli, lasciando la loro schiuma sulle sue orme. Sakura non era pronta ad affrontarlo, non sarebbe riuscita ad essere ragionevole questa volta. Così, pur di fermare la sua avanzata, colpì lo scoglio che li divideva con tutta la sua forza. La terrà tremò e si creò una voragine, che il mare corse subito a riempire. Alzò lo sguardo deciso su Sasuke, il quale ricambiò con la stessa intensità.
-Vorrei che ci fosse un oceano tra di noi- gli disse, poi con agilità raggiunse la spiaggia. I granelli di sabbia e il sale bruciavano a contatto con i tagli sui suoi piedi. Li avrebbe medicati in un secondo, ma quel dolore la distraeva da quello più grande nel suo cuore.



















Le cose cominciano a complicarsi e neanche l’atmosfera estiva può rendere più semplice gelosie e delusioni!
Spero che questo capitolo sia piaciuto! Nel prossimo torneranno Naruto e Hinata. A loro andrà meglio?

Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate.
Le recensioni sono sempre ben gradite :-)

A presto,

Dryas

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Capitolo 4
*** Baia ***




COBALTO
-Raven’s Love-




#4. Baia





Neji uscì dall’acqua senza che lo sforzo fisico fosse riuscito a distrarlo dalla sua mente. Aveva affrontato gli anni della sua adolescenza in quel modo, sopravvivendo ad una famiglia a cui sentiva di non appartenere, ma questa volta non aveva funzionato.
-Forse avremmo dovuto avvertire Tenten che saremmo venuti qui- disse Lee guardandosi indietro. –Questa gita era in programma per domani.-
-Tenten al momento non è interessata.-
Avevano raggiunto a nuoto un’isoletta rocciosa che distava un paio di chilometri dalla riva. La piccola baia in cui erano arrivati aveva un’acqua così trasparente da permettere di vedere le stelle marine sul fondo, ma Neji non era interessato alla fauna locale e lasciò che Rock Lee esplorasse ogni anfratto per conto suo.
-Ehi, guarda cosa c’è qui! Una murena!-
Neji lo ignorò, come tutte la altre volte. Rock Lee trovò ricci, pomodori di mare, paguri e granchi. Per non parlare di tutte le varietà di pesci, la loro grandezza, i loro colori e la loro bellezza. Neji ben presto si pentì di non aver fatto quella spedizione in solitaria.
Di fronte all’ennesima risposta secca, Rock Lee uscì dal mare con pinne e machera ancora indosso, e si mise di fronte a lui, sfidandolo apertamente.
-Perché sei così musone oggi?-
-Non sono musone- gli rispose Neji.
-Sì che lo sei. Mi vuoi dire il perché? Sembra che sia morto qualcuno!-
-Ma non ti fai mai gli affari tuoi?-
-Sei un mio compagno di squadra, mi preoccupo per te.-
-Non è di me che dovresti preoccuparti- borbottò, per poi voltare la testa dall’altra parte. Aveva parlato troppo.
-Sei preoccupato per Tenten!- esclamò Rock Lee, alzando la maschera sulla fronte e fissandolo con gli occhi tondi spalancati.
-Sembri una triglia- commentò Neji guardandolo.
-Perché sei preoccupato?- gli chiese, ormai insensibile ai suoi commenti. Si avvicinò, con le gambe larghe e alzando i piedi palmati di mezzo metro ad ogni passo per evitare di cadere a terra. –Mi sembra sia in salute- continuò, sedendosi e iniziando a formulare delle ipotesi, visto che Neji si rifiutava di dargli corda. –Ci vede bene, quindi la sua mira è a posto. Che abbia iniziato qualche allenamento senza di noi? Potrebbe essere … -
-Senti, vai a cercare qualche altra schifezza in fondo al mare e lasciami in pace!-
Rock Lee si rialzò in piedi e, con aria indignata e pinne ben sollevate, ritornò in mare. Neji scosse la testa e lasciò che l’amico tornasse a riva senza di lui. Aveva la sua solitudine, finalmente.
Rimase su quell’isola separata dal resto del mondo per tutto il pomeriggio. Tornò solo quando il cielo cominciò a colorarsi di rosso, ma non era riuscito a scacciare il suo malumore. A peggiorare la situazione ci fu Tenten, che lo aspettava seduta sulla spiaggia.
-Perché Rock Lee è tornando dicendo che sei uno scorbutico?- gli chiese.
-Perché è un piagnone.-
Neji uscì dall’acqua senza aspettarla ma dirigendosi subito verso casa. Aveva fame, voleva fare una doccia e andarsene a dormire in santa pace. Tenten si alzò velocemente e fece una piccola corsa per riuscire a raggiungerlo.
-Hai messo la crema prima di venire in spiaggia? E comunque complimenti per il grande passo.-
-Sì.- rispose secco.
-Sicuro? Sei rosso come un peperone.-
Neji si fermò di scatto e si voltò verso di lei. I grandi occhi castani della ragazza erano messi in risalto dalla carnagione scura, dandole un’aria più misteriosa, ma Neji conosceva bene quello sguardo.
-Invece di preoccuparti del mio comportamento, preoccupati del tuo- le disse lapidario. Capì di averla ferita un secondo dopo aver pronunciato quelle parole.
-Di cosa stai parlando?- gli chiese, con la voce strozzata in gola. La sua aria innocente contrastò così tanto con il ricordo che Neji aveva di quel pomeriggio da fargli perdere il controllo.
-La tua vanità ha raggiunto un livello tale da essere insopportabile. Mi dà fastidio anche solo guardarti!-
Neji ricominciò a camminare, lasciando Tenten pietrificata. La ragazza, dopo un attimo di smarrimento, lo seguì con sguardo deciso.
-Cosa diavolo vuol dire?- gli chiese, afferrandolo per un braccio. Neji si liberò dal suo contatto con un’espressione di dolore. La sua pelle scottava.
-Lo sai che cosa voglio dire. Sembravi un’altra persona oggi, in spiaggia.-
-La gente cambia.-
-Non tu, tu sei sempre stata uguale.-
-Magari sei tu che non te ne sei accorto.-
-Fa come vuoi, se fare la smorfiosa ti rende felice, sei libera di farlo. Non m’importa.-
Questa volta Tenten non lo raggiunse. Conosceva Neji da tanti anni e sapeva bene che le sue parole erano molto pericolose. Questa volta, però, aveva usato quell’arma contro di lei, ferendola come neanche cento kunai potevano fare. Ritornò in spiaggia e si avvolse le spalle nell’asciugamano.
La luna si rifletteva sul mare calmo, illuminando anche le sue lacrime.




***




-Hinata-chan, guarda qua!-
Naruto si tuffò facendo una capriola dal trampolino di tre metri e prima di atterrare in acqua, le lanciò un bacio con la mano. Hinata si sentì sciogliere e non certo per il sole alto nel cielo. Cinque giorni di vacanza l’avevano avvicinata a Naruto più di vent’anni passati a Konoha. Stavano insieme quasi tutto il giorno. Non sapeva perché, ma Naruto l’aveva scelta come sua compagna di avventure.
-Ti è piaciuto?-
-Sei stato bravissimo Naruto-kun!-
Hinata era seduta sul molo, con i piedi immersi nell’acqua fresca mentre si gustava un ghiacciolo alla fragola. Il ragazzo la raggiunse saltellando e si sedette accanto a lei. Aveva spostato i folti capelli biondi all’indietro, per evitare che le gocce gli cadessero sul viso, e la sua pelle bagnata rifletteva i raggi del sole. Mentre era impegnata ad osservarlo, lui le rubò un morso di ghiacciolo.
-Sai una cosa Hinata-chan?- esordì poi, sorprendendola come molte altre volte.
-Mmm?-
-I tuoi occhi sembrano uno specchio- continuò. –L’ho notato prima, mentre camminavamo vicini. Quando tu mi guardavi e io ti guardavo, potevo vedermi riflesso nei tuoi occhi.-
-Sono strani, lo so.-
-Sì, tantissimo!- rispose mettendosi a ridere. –Ma io li trovo bellissimi.-
-Ehi, tu!- Un ragazzo, fisico palestrato, capelli castani, e occhiali da sole si avvicinò a loro. –Mi sembri uno che ha fegato. Che ne dici di una sfida?-
Naruto, alla parola “sfida”, scattò in piedi.
-Cosa intendi?-
-Un tuffo, ma da un posto un po’ più in alto di questo trampolino.-
-Ci sto! Dove e quando?-
-Frena l’entusiasmo- gli disse l’altro, per poi spostare il viso verso Hinata. –Deve venire anche la tua ragazza.-
-Io non … non … - Hinata arrossì violentemente sentendosi chiamare “la ragazza di Naruto”, ma prima che potesse dire qualcosa il biondo l’aveva già sollevata da terra.
-Andiamo!- gridò alzando un pugno al cielo.
Salirono su un piccolo promontorio nelle vicinanze. Il ragazzo muscoloso aveva portato con sé anche degli amici, i quali per tutto il tempo stuzzicarono Naruto, scommettendo tra di loro che non avrebbe avuto il coraggio di saltare.
Inoltre, più salivano, più la preoccupazione di Hinata aumentava. Da lassù poteva vedere l’intera baia, piegata a mezzaluna, come per accogliere il mare. La vegetazione, bassa e irta, le graffiava la pelle ancora bianca nonostante fosse passata quasi una settimana da quando erano arrivati. Un corvo gracchiò da un pino marittimo.
-Non è un buon presagio- commentò uno dei ragazzi. –Io mi ritirerei se fossi in te, sei ancora in tempo.-
-Non mi fanno paura delle stupide superstizioni!- replicò Naruto, il quale però si bloccò di colpo vedendo l’altezza a cui si trovavano. Avevano raggiunto un punto in cui la roccia scendeva a strapiombo, senza sporgenze, né scogli sul fondo. Un’ottima posizione per dei tuffi, se non fosse che si trovava a trenta metri di altezza.
-E che ci vuole?- disse, ritrovando coraggio e preparandosi a saltare.
-Aspetta un attimo- lo fermò il ragazzo. –E’ vietato usare tecniche ninja.-
-Cosa?!- gridò Naruto.
-E anche la ragazza lo deve fare.-
Hinata si irrigidì. Non aveva capito che anche lei avrebbe dovuto affrontare la sfida e si ritrovò gli occhi di tutti puntati addosso. Fece un passo indietro.
-Dai Hinata, ce la possiamo fare!- Naruto le corse incontro, prendendole una mano.
-Naruto-kun io non … -
-Devi solo tenere la schiena dritta ed entrare in acqua con i piedi. Non sentirai niente!-
Hinata guardò lo strapiombo e poi Naruto.
-Non possiamo usare tecniche ninja- gli sussurrò.
-Ce la faremo lo stesso. Dai, vieni!-
Hinata gridò quando Naruto la portò a un passo dal bordo. Cercò di divincolarsi dalla sua presa, mentre con occhi terrorizzati fissava la onde che si schiantavano contro la parete di roccia.
-Fallo per me- la supplicò Naruto. Gli occhi di Hinata cominciarono a riempirsi di lacrime. Voleva farlo, voleva rendere Naruto fiero di lei, ma aveva troppa paura.
Il corvo gracchiò una seconda volta, quando Hinata gli passò davanti correndo e lasciando che il vento le rubasse il cappello di paglia. Il vestito bianco si strappò quando il ramo di una ginestra cercò di fermarla, ma lei continuò a scappare.
Desiderava solo sparire e non vedere Naruto mai più.






















Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ovviamente tutta questa tensione si sfogherà da qualche parte, prima o poi, no? Ma non vi anticipo nulla! Dico solo che dal prossimo cominceranno i guai :D

Spero che lascerete qualche recensione per farmi capire cosa ne pensate!

Ringrazio chi ha commentato lo scorso capitolo, al più presto risponderò!
E chi ha continuato a inserire “Cobalto” tra le preferite e seguite. Grazie infinite!


Dryas

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Capitolo 5
*** Movida ***


COBALTO
-Raven’s Love-


#5. Movida







Ino uscì spalancando la porta e facendola sbattere contro la parete. Era così furiosa che il suo sguardo avrebbe incenerito ogni oggetto sul suo percorso. Imboccò la strada per la spiaggia e quando intravide la sagoma di Tenten in riva al mare, alzò le braccia al cielo.
-Finalmente!- esclamò. –In quella casa sono tutti dei dementi!-
La raggiunse e si sedette accanto a lei con un profondo sospiro. Solo quando la guardò negli occhi capì che qualcosa non andava.
-Anche tu?!-
-Come anche io?- chiese Tenten.
-Hinata è chiusa in camera a piangere come una fontana. Sakura sta preparando le valige e minaccia di andarsene. Neji e Rock Lee litigano come cane e gatto. Sasuke è muto come un pesce. Gli unici ad essere normali sono Shikamaru, Choji e Kiba: uno dorme, l’altro mangia e l’ultimo dà fastidio a chiunque!-
-Ho fatto bene a rimanere in spiaggia allora- commentò mestamente l’altra.
-Tu che hai?- chiese Ino, addolcendo la voce.
-Non mi va di parlarne.-
-E non è che magari ti va di bere?-
I loro sguardi si incontrarono e si capirono a vicenda. Tornarono verso casa e salirono nella loro stanza correndo. Quando ne uscirono, insieme a loro c’erano anche Sakura e Hinata, le quali, però, avevano un’espressione decisamente meno allegra.
-Dove state andando?- chiese Kiba, i cui occhi squadrano le gambe e le scollature di tutte e quattro le ragazze. Ino indossava un abito aderente color pesca e una pioggia di boccoli biondi le cadeva sulle spalle. Tenten, invece, aveva sciolto del tutto i capelli e le zeppe ai piedi rendevano ancora più longilinee le sue gambe, coperte solo da dei cortissimi pantaloncini di jeans. Al petto, un top bianco faceva risaltare la sua abbronzatura. Sakura aveva uno stile più raffinato: un abito lungo e verde mare la faceva sembrare una regina. Per ultima Hinata, che aveva scelto un abitino con scollo all’americana, coperto da fiori di ogni colore.
-Andiamo a prendere un gelato- rispose Ino.
-Conciate a quel modo?- chiese Shikamaru, che sembrava  non averle nemmeno degnate di uno sguardo.
-Sì, conciate in questo modo- rispose a tono la ragazza. Dopo di che uscirono, prendendo la direzione per il centro città.
Scelsero un locale in riva al mare, con una terrazza bianca che si estendeva su di esso. I fuochi d’artificio arricchirono il cielo già pieno di stelle e la musica riempì le loro orecchie.
-Offro io!- esclamò Ino quando il cameriere si avvicinò. –Vodka alla menta e sambuca per tutte!-
Hinata cercò di rifiutare, così come Sakura, che si dichiarò più volte astemia, ma la bionda Yamanaka non si smosse e riuscì a convincerle.
-Naruto non reggerebbe un sorso di questa roba- disse, facendo scivolare il bicchiere verso Hinata –e Sasuke è solo un represso che non si sa divertire.-
Quando anche Sakura ebbe tra le mani il suo bicchiere, quattro braccia si alzarono per brindare. Il volume della musica aumentò e Ino, aiutata dall’alcool, convinse anche le amiche ad andare a ballare. Lo scintillio verde del cocktail e i lampi di luce furono i loro ultimi ricordi.
-Shikamaru, è meglio se venite in città.-
Kiba le aveva seguite senza che loro se ne accorgessero. Al quarto brindisi delle compagne, però, il divertimento cominciò a trasformarsi in preoccupazione. Aveva chiesto in prestito il telefono al proprietario del locale per avere rinforzi: da solo non sarebbe mai riuscito a tenerle d’occhio tutte.
-Allora, dove diavolo sono?- chiese Sasuke, una volta messo piede nella discoteca, parecchio seccato per quell’inconveniente.
-Erano qui fino a un attimo fa- esclamò Kiba. Cercarono ovunque, ma di loro non c’era traccia.
-Abbiamo perso le ragazze- dichiarò Shikamaru, sbuffando una nuvola di fumo dalle labbra. Osservò i bicchieri sul loro tavolo e dopo averli contati, il suo sopracciglio destro si alzò, sconcertato dalla quantità di alcol che dovevano avere in corpo.
La notte era ancora lunga e la città grande.
Trovarle non sarebbe stato semplice.




***




Quando Tenten si svegliò desiderò soltanto che quella luce fortissima sparisse. Chiese più volte che fosse spenta, pur non sapendo di preciso con chi stesse parlando, ma quando un rumore intenso come un trapano a due centimetri dal timpano le fece esplodere le tempie si alzò di scatto.
-Basta!- gridò, e aprendo gli occhi si trovò di fronte un gabbiano. Il volatile ricambiò lo sguardo vacuo e quando strillò, Tenten sentì di nuovo la testa trafitta da mille lame. Per sua fortuna lo spaventò abbastanza perché aprisse le ali e volasse lontano.
-Maledetto … - bofonchiò la ragazza, per poi guardandosi intorno - … Dove diavolo … ?-
Osservò le assi di legno che la circondavano. Bianche e perfettamente curve, disegnavano due gusci che si ricongiungevano alle estremità. Tenten si trovava in una barca e aveva appena chiesto al nulla di spegnere il sole.
Si alzò in piedi di scatto, ma ebbe le vertigini e ricadde malamente sul legno. Allora afferrò i bordi con le mani e si sollevò, guardando il mondo esterno con timore. Tirò un sospiro di sollievo scoprendo di non trovarsi in mare aperto, ma sulla sabbia.
-Hinata!- gridò, trovando l’amica sdraiata sotto un ombrellone poco distante. La Hyuga sobbalzò come se una bomba le fosse caduta in mano e si mise a sedere. Con sguardo assente e confuso, cercò di capire da dove provenisse la voce che la stava chiamando.
-Tenten?!- esclamò, vedendo sbucare il viso dell’amica dalla barca sulla riva.
-Perché soffro di mal di mare quando sono sulla terra ferma?- le chiese l’altra, mentre Hinata si metteva in piedi in qualche modo e la raggiungeva. –E perché ci troviamo qui?-
Hinata continuò a non proferir parola, ma quando le fu vicina si lasciò cadere sulle ginocchia e le strinse il volto tra le mani. Gli occhi le si riempirono di lacrime, che non riuscì a trattenere, e incominciò ad accarezzarle il capo.
-Hinata, stai bene?- le chiese allora Tenten.
-I tuoi … capelli.-
-I miei capelli?-
Tenten si portò una mano alla testa. Non c’erano più, i suoi capelli erano spariti. Le sue dita, che di solito rimanevano incastrate nel groviglio della folta chioma castana, ora venivano appena solleticate.
-Cosa diavolo è successo?!- esclamò nel panico. –Dove sono i miei capelli?!-
-Volete fare silenzio?!-
L’inconfondibile voce acuta di Ino raggiunse entrambe. Fecero in tempo a cogliere il flash di una macchina fotografica, prima che il proprietario scappasse a gambe levate. Ino stava dormendo su una comoda sdraio completamente nuda.
-Dove sono i miei vestiti?!- gridò, coprendosi con le mani quanto più poteva. –E dove sono i tuoi capelli?!- continuò, riconoscendo Tenten, che sorretta da Hinata le andava incontro. Ino si coprì con il telo a strisce gialle e verdi dell’ombrellone sotto il quale poco prima stava dormendo la piccola Hyuga e assunse la stessa posa delle altre due ragazze: seduta sulla sdraio con la testa tra le mani.
-Cosa è successo ieri sera?- chiese.
-Non ricordo più nulla dal secondo brindisi- rispose Tenten.
-Io credo dal primo- aggiunse Hinata.
-E Sakura dove diavolo è?-
-Non lo so- rispose Tenten, –ma il tuo reggiseno e le tue mutandine sono qui.-
La castana sfilò da sotto la sdraio una chitarra e nel foro centrale trovò l’intimo di Ino, la quale si mise a mormorare “oh mio Dio” per almeno cinque minuti prima di ritrovare la capacità di comunicare.
-Sono stata insieme al chitarrista- spiegò con aria depressa alle due amiche.
-Quale chitarrista?-
-Quello dell’ultimo locale in cui siamo state- spiegò, ma le altre continuarono a non capire. –Suonava con la sua band e alla fine del concerto mi ha invitata nel privé. Poi siamo venuti in spiaggia, mi ha fatto una serenata e bè, il resto immaginatevelo da sole.-
-Eri ubriaca- cercò di consolarla Tenten. –Se non te lo ricordi è come se non fosse successo.-
-Non ci credi nemmeno tu!- ringhiò la bionda.
-Vedrai, Shikamaru non si arrabbierà- fu molto più esplicita Hinata. –E’ un tipo ragionevole.-
-Shikamaru non ha diritto di arrabbiarsi, non è il mio ragazzo e certamente non è romantico come Jimmy!-
-Chi è Jimmy?- chiese Tenten, mentre si sbrigava a seguire Ino, che aveva iniziato a camminare in direzione del centro abitato mezza nuda, trascinando con sé lo strumento galeotto.
-Il chitarrista!-
-E ora dove stai andando?-
-A prendere Sakura.-





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Capitolo 6
*** Cascata ***



COBALTO
-Raven’s Love-


#6. Cascata








La casa era deserta. Tenten trovò la porta aperta, ma non se ne preoccupò e corse al primo piano facendo due gradini alla volta. Entrò in camera e spalancò le imposte ancora chiuse dalla notte precedente. Lo sguardo le cadde per un attimo sul mare azzurro, dove probabilmente si trovavano Neji e gli altri ragazzi, ma non si lasciò distrarre e afferrò il suo zaino.
Stava finendo di riempirlo quando sentì una presenza alle sue spalle.
-Cosa ci fai in casa nostra?-
Era Neji, ma chiaramente non l’aveva riconosciuta.
-E’ anche casa mia- disse, finendo di chiudere lo zaino. Poi si alzò, mettendoselo in spalla e recuperando i suoi rotoli. Quando si voltò verso Neji, lui la squadrò da capo a piedi. Tranne per gli stivali, Tenten indossava ancora gli abiti della sera precedente, ma non si sentì a disagio ad avere gambe e spalle scoperte. Alzò il mento, ponendosi in tutta la sua fierezza di fronte al compagno di squadra. –Qualcosa non va?- gli chiese.
Neji non rispose, ma rimase a fissare il suo viso, libero per la prima volta dalla frangetta che lo incorniciava fino a qualche ora prima. Di fronte al suo silenzio, Tenten piegò il labbro in una smorfia e avanzò nella sua direzione. Lo raggiunse sulla soglia e lo superò, guardandolo dritto il faccia, ma il compagno non disse una parola. Si voltò solo quando sentì i passi pesanti degli stivali allontanarsi velocemente per le scale.
Tenten raggiunse Ino ed Hinata che la stavano aspettando appena fuori dalla casa, e diede loro le calzature e gli abiti che era riuscita a recuperare. Non avevano molto tempo a disposizione.
-Nessuno ti ha fatto domande?- le chiese Ino, mentre si infilava una canottiera e un paio di pantaloncini.
-Non c’è nessuno in casa- rispose Tenten, legandosi alla coscia un coltello, ma sapeva che gli occhi di Neji la stavano ancora seguendo.
-Saranno a sollazzarsi in spiaggia, quegli ingrati!- esclamò Ino, scuotendo la lunga coda in cui aveva legato i capelli. –Allora Jimmy?- continuò, rivolgendosi al ragazzo dai capelli a spazzola piegato contro il muretto di cinta della loro abitazione –Da che parte?-
Il chitarrista sollevò un braccio, senza però riuscire ad alzare la testa. Era sbronzo, mezzo addormentato e non aveva ancora recuperato tutte le sue facoltà intellettive, ma non avevano scelta: era l’unico a sapere dove si trovasse Sakura. Erano riuscite a rintracciarlo tornando al locale in cui Ino l’aveva conosciuto e avevano anche scoperto che la bionda non era l’unica ad aver fatto colpo su di un membro della band: Sakura era in fuga con il cantante.
Lasciarono la città, sorreggendo a turno il loro informatore, e imboccarono un sentiero che ben presto divenne ripido. Dal colle che avevano iniziato a salire potevano a tratti intravedere il mare, che ormai sembrava lontano chilometri.
-Ma dove diavolo ci sta portando?- chiese Ino, sempre più sospettosa verso quella foresta buia e silenziosa.
-Ha detto che il cantante ama la tranquillità- disse Hinata, –avrà una casa da queste parti.-
-Ma proprio un rude montanaro doveva andarsi a scegliere? Dannata Sakura!-
Si fermarono presso l’ansa di un ruscello per riprendere fiato e rinfrescarsi. Qualche metro più avanti l’acqua acquistava velocità, per poi saltare con una cascata di almeno dieci metri. Ino si tolse le scarpe, poco adatte a una camminata in montagna, e immerse i piedi nell’acqua fredda, trovando sollievo dalle numerose vesciche. Hinata si sedette tranquilla vicino alla riva, lanciando di tanto in tanto qualche sasso, mentre Tenten si lavò il viso sudato. Aveva portato l’uomo per il tratto in salita e cominciava a sentire la fatica.
-Senza capelli fa meno caldo- disse, passandosi una mano bagnata sul capo. Il sole filtrava a malapena tra i fitti rami dei faggi, ma nei tratti in cui il sentiero era scoperto dagli alberi il caldo era a mala pena sopportabile.
-Sai, non stai male- le disse Ino. –Hai dei lineamenti fini e ti risalta lo sguardo. Perché non ci hai pensato prima?-
-Perché non avevo mai bevuto cinque bicchieri di vodka uno dopo l’altro.-
-C’era anche la sambuca. L’unica che sembra essersi salvata da questa notte sei tu, Hinata. Meno male, chi avrebbe sopportato la ramanzina di tuo cugino!-
-Neji è capace solo di parlare- sentenziò velenosa Tenten, facendo voltare entrambe le ragazze.
-Oh, è questo allora il tuo problema!- esclamò Ino, con un sorriso malizioso stampato in volto. –Il gelido e prestante Hyuga!-
-Non ho nessun problema con lui- rispose secca l’altra, rimettendosi gli stivali. –E’ lui che ha un problema con il mondo intero.-
-O forse solo con te?- continuò Ino, sempre più divertita.
-Ragazze, ma dov’è Jimmy?-
La domanda di Hinata le fece immobilizzare. Si guardarono attorno, ma del chitarrista non c’era traccia. Gli unici suoni presenti erano il fragore della cascata e il canto degli uccelli, i quali, però, si zittirono improvvisamente. Tenten portò la mano sui rotoli, pronta ad usarli, mentre Ino iniziò a raccogliere la concentrazione necessaria per entrare in azione.
-Hinata- sussurrò Tenten, incitando la piccola Hyuga ad usare il byakugan per scovare eventuali nemici, ma la tensione svanì all’improvviso quando Sakura comparve sulla riva opposta del ruscello. L’abito lungo era ancora intatto, nonostante si trovasse nella foresta, e i suoi occhi verdi brillavano sullo sfondo di faggi.
-Mettete giù le armi- le intimò con voce severa.
-Ti abbiamo cercato dappertutto!- gridò Ino, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. –Dove diavolo ti eri cacciata?-
-Ho trovato dei nuovi amici- rispose l’altra, mantenendo il viso teso. Dal bosco sbucarono degli uomini vestiti di nero con il viso coperto. Le tre ragazze tornarono ad alzare la guardia e guardarono Sakura senza capire.
-Non vi sarà fatto del male, ma non opponete resistenza- ripeté questa.
-Cosa sta succedendo?- chiese Ino, le cui sopracciglia si erano piegate in un’espressione inquieta.
-Vi porterò in un luogo sicuro, non preoccupatevi. Poi vi spiegherò tutto-
Tre ninja si avvicinarono e ciascuno raggiunse una delle kunoichi, scortandole verso un sentiero nascosto. Tenten chiudeva la fila e si innervosì quando le furono sfilati i rotoli dalla schiena. Sentiva i muscoli del collo tesi e le gambe stanche ma ancora reattive. Aspettò che il ninja che le faceva da guardia usasse le mani per superare un tratto di sentiero particolarmente ostico e lo colpì in pieno volto con una ginocchiata, poi cominciò a correre.
Ripercorse il sentiero in senso opposto, sentendo i passi del nemico dietro di sé. Arrivata al torrente, si fermò con l’acqua alle caviglie  e si voltò velocemente, estraendo il coltello legato alla coscia.
-Stai indietro!-
Il ninja non ascoltò l’avvertimento e l’attaccò. Tenten maneggiò il coltello con destrezza, senza però riuscire a colpirlo. Si sentiva stanca e i suoi riflessi erano troppo lenti per sperare di sorprenderlo. Doveva scappare, ma appena formulò il pensiero, il ninja le bloccò il polso. Rimasero immobili, con la lama a metà tra i loro volti, confrontando la forza dei loro muscoli. Tenten cedette per prima, e il contraccolpo spinse la lama contro il suo viso, ferendola. La ragazza, però, riuscì ad approfittare del momento per trascinare con sé il ninja, che mandò a terra con agilità. Poi si allontanò velocemente seguendo il corso del torrente.
Saltò dalla cascata, scomparendo nella schiuma bianca e nel fragore dello schianto, lasciando come ultimo segno una serie concentrica di cerchi perfetti.


























Capitolo un po’ cortino, mi farò perdonare con un aggiornamento più rapido!
Spero comunque che l’abbiate apprezzato! Da qui in poi si fa più avventuroso. Sospettate cosa ha in mente Sakura?
E scusate anche se la mia NejiTenten mania sta prendendo il sopravvento, giuro che ci sarà posto anche per tutte le altre coppie! Ho notato, poi, che la nuova capigliatura di Tenten ha colpito molti! Il tutto nasce da un incubo che ho fatto tempo fa, in cui mi venivano tagliati tutti i capelli senza che io mi ricordassi che fosse successo e soprattutto perché. Ve lo giuro, è angosciante, anche se sono solo capelli!

Un grazie enorme a chi continua a seguire “Cobalto” e recensisce.

A presto,

Dryas

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Capitolo 7
*** Chalet ***



COBALTO
-Raven’s Love-


#7. Chalet









Il crepitio dei sassi sotto le loro scarpe era l’unico suono che li accompagnava nella salita verso una meta ancora sconosciuta. Guardando in basso potevano vedere le linee morbide delle colline correre dolcemente verso il mare e sfumare in lunghe spiagge bianche. Il sole era alto nel cielo e scaldava la loro pelle, nonostante il vento fosse molto più freddo.
-Sicuro che è da questa parte?- chiese Kiba, annusando l’aria.
-Sì, ci sono tracce ovunque- rispose Shikamaru, con il fiato corto. Le scampagnate in montagna non gli erano mai piaciute e invidiava come non mai Choji, che era rimasto a casa con il compito di avvisarli nel caso di un ritorno improvviso delle ragazze.
-Vedi qualcosa Neji?-  
Naruto, in prima fila, continuava a riempire di domande lo Hyuga. Era stato proprio lui ad avvisarli che le ragazze erano rientrate, ma erano ripartite subito dopo con i loro kit ninja. La notte precedente non si era unito alla loro ricerca, forse perché non si sentiva in ottima forma. Faticava a reggere il passo e, nonostante sudasse, aveva spesso dei brividi, ma aveva rifiutato categoricamente di essere lasciato indietro.
-No- rispose per la centesima volta.
-Non mi perdonerà mai- cominciò a lagnarsi Naruto. –Sono un idiota, un idiota!-
-L’hai scoperto solo adesso?- lo punzecchiò Sasuke, con un ghigno divertito.
-Tu non capisci!- gridò il biondo, fermandosi di colpo e voltandosi verso il compagno. –L’ho visto nello specchio rotto del suo sguardo!-*
Sasuke corrucciò le sopracciglia e lo guardò come se avesse di fronte un alieno. Arrivò alla conclusione che anche Naruto avesse preso un colpo di sole e lo lasciò brontolare per conto suo senza cercare di capire i suoi sproloqui. Intuì solo che il problema riguardava Hinata.
All’improvviso Neji si fermò, barcollando pericolosamente sul bordo di uno strapiombo.
-Laggiù- disse, riferendosi al piccolo lago che si apriva sotto il loro sentiero tra le chiome degli alberi. Facendo attenzione a non provocare una frana, cominciarono a scendere dal pendio. Naruto guidava la spedizione insieme a Sasuke e furono i primi a raggiungere la riva. Si nascosero nel sottobosco, particolarmente folto per la presenza di acqua, cercando di resistere alle zanzare.
Nel lago di fronte a loro, un ninja stava nuotando verso riva, potevano intravedere il coprifronte. Rimasero in silenzio, in attesa che si avvicinasse abbastanza per poter agire, ma quando lo videro raggiungere la riva e sdraiarsi stremato, il loro piano cambiò.
Il ninja scattò in piedi non appena li sentì avvicinarsi, afferrando un sasso e alzando la mano, pronto a lanciarlo.
-Tenten?- sussurrò Rock Lee, sconvolto dalla vista della compagna. La ragazza lasciò la presa sull’arma di fortuna e sospirò pesantemente, cadendo poi sulle ginocchia. Lee sfilò il braccio dalle spalle di Neji e corse a soccorrerla.
Il taglio sulla guancia della ragazza sanguinava molto e le aveva macchiato il top bianco, lasciando grandi chiazze rosse ad aprirsi come rose.
-Cos’è successo?- le chiese, mentre cercava di tamponare la ferita. –Stai bene?-
-Hinata e Ino … - cominciò, ma il respiro le venne meno. Allora alzò il braccio, indicando la vetta della montagna.
-Sono lassù?-
Tenten annuì.
-Vi hanno catturate? Chi sono?-
-Non ne ho idea- rispose, massaggiandosi la caviglia.
-Sono stati loro a farti questo?- le chiese, guardando i suoi capelli corti.
-No.-
La risposta fin troppo breve rese chiaro che non aveva intenzione di affrontare l’argomento. Shikamaru mandò Kiba in avanscoperta, mentre con Naruto e Sasuke preparava il piano d’azione.
Con il ritrovamento di Tenten avevano avuto la certezza che si trattava di un situazione seria e non potevano permettersi di sottovalutarla.
La ragazza si offrì di far loro da guida, ma non appena accennò un passo la sua caviglia cedette.
-Devo averla sbattuta contro una roccia. Per scappare sono saltata dalla cascata- spiegò.
-Neji, rimani qui anche tu, sei troppo debole- decise Shikamaru e, nonostante avesse percepito l’inquietudine sul viso di entrambi i feriti, non ricevette proteste e partì insieme ai restanti componenti del gruppo.
-Sakura è strana- disse loro Tenten come ultimo avvertimento, parole che colpirono particolarmente l’Uchiha.
Arrivarono sulla vetta, raggiungendo Kiba, appostato dietro una sporgenza rocciosa abbastanza ampia da accogliere tutti e cinque. Una stella alpina ondeggiava sotto il vento freddo che si era alzato da quando nuvole nere ed echeggianti avevano iniziato a riempire il cielo.
-Li attacchiamo tutti insieme?- chiese Rock Lee, impaziente di entrare in azione.
-Aspettate- li fermò Shikamaru, che con sguardo intenso studiava il rifugio sotto di loro. Stava per dare le sue indicazioni, quando la porta si aprì e Sakura uscì, puntando lo sguardo verso il loro nascondiglio.
-Venite fuori- urlò, mettendo le mani sui fianchi. –Hinata vi ha visti almeno mezz’ora fa.-
Naruto scambiò uno sguardo interrogatorio con Rock Lee, mentre Shikamaru continuò a mantenere un’espressione seria e concentrata. Di fronte ad un’ulteriore esortazione di Sakura, fece segno di avanzare.
-Che cosa sta succedendo, Sakura?- le chiese Naruto, correndo a raggiungerla. –Abbiamo trovato Tenten ferita e pensavamo … -
-Tenten ha frainteso tutto!- esclamò la rosa, mostrando un sorriso gentile e sventolandogli una mano di fronte al naso. –Ho conosciuto degli amici e ci hanno invitate in questo meraviglioso chalet. Tenten deve aver pensato che fossero dei ninja. Sai, sono un po’ particolari, tutti vestiti di nero e dai modi un po’ bruschi. Ma sono dei bravissimi ragazzi!-
-Allora forse è il caso che vada ad avvertire lei e Neji- suggerì Rock Lee e alla sua discesa si unì anche Kiba.
-Cosa aspettate ad entrare?- cinguettò la ragazza, indicando loro la porta d’ingresso. Naruto fu il primo ad accettare l’invito ed entrò gridando il nome di Hinata. Lo seguì Shikamaru, mentre Sasuke esitò. Il suo intenso sguardo magnetico studiava Sakura, il cui aspetto raffinato e femminile dava luce nuova al suo volto.
-Non ti va un piatto caldo?- gli chiese, ma Sasuke non rispose. Un rumore improvviso, proveniente dall’interno dell’abitazione, mise in allarme entrambi. Sakura fece per afferrare la maniglia ed aprire, ma una figura nera la sorprese alle spalle. Nel giro di pochi secondi si ritrovò le braccia bloccate dietro la schiena e una mano le chiudeva la bocca. Cercò subito di divincolarsi, ma il ninja la colpì al collo, facendole perdere i sensi.
L’ultima immagine che vide furono gli occhi di Sasuke incendiarsi del ricamo dello sharingan.




*“La meccanica del cuore” di Mathias Malzieu










Ho solo il tempo per ringraziare chi ha commentato lo scorso capitolo, al più presto risponderò! Intanto grazie infinite per il vostro sostegno.


La frase tratta dal libro fa riferimento, se qualcuno lo ricorda, al capitolo 4. Baia, in cui Naruto paragona gli occhi di Hinata a degli specchi. Il baka si è accorto di averla fatta grossa! ;-)


Spero che anche questo capitolo sia all’altezza delle aspettative. Come avete potuto vedere, i ragazzi non se ne stanno con le mani in mano. Preannuncio che i prossimi capitoli avranno più azione, ma anche più romanticismo!

A presto! Con affetto,

Dryas


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Capitolo 8
*** Aloe ***


Annuntio vobis gaudium magnum habemus Secondo Posto!
E oltre a questo anche i premi Coppia Migliore per Naruto e Hinata e Migliore Grammatica.

Questi sono i risultati del contest della fantastica Tomoko_chan! E faccio tutti i miei complimenti anche agli altri partecipanti, specialmente alle carissime supersara e Maiko_Chan (primo posto meritatissimo!).

Con la soddisfazione nel cuore, vi lasico al capitolo!




COBALTO

-Raven’s Love-


#8. Aloe









La pioggia cominciò a cadere lenta e monotona, mentre il cielo sopra le loro teste li minacciava con tuoni deflagranti. Tenten aveva fatto in tempo a raccogliere un paio di rami della lunghezza giusta prima che il temporale la sorprendesse. In attesa di cure migliori, doveva steccare la caviglia per impedire che peggiorasse. Il suo chakra, infatti, non era sufficiente neanche per guarire il taglio sulla sua guancia.
-Dannazione- mormorò arrabbiata, quando un’altra goccia di sangue le macchiò i pantaloncini. Con una mano si pulì, ottenendo come unico risultato quello di tracciare due righe rosse sul suo viso. Poi aprì il kit ninja ed estrarre un rotolo di bende, l’unico che avesse con sé. Iniziò a srotolarlo, ma era talmente fradicio che svolgerlo attorno alla caviglia risultò difficoltoso.
-Le mie sono asciutte.-
Neji la guardò dall’altro lato della piccola grotta in cui avevano trovato riparo. Erano le prime parole che le rivolgeva volontariamente dal loro litigio in spiaggia. Si era accorta che stava male, ma la ferita che lui le aveva causato era ancora più dolorosa.
-Non mi servono- gli rispose, continuando il suo lavoro, ma un rotolo bianco le sfiorò la fronte. Neji le aveva lanciato le sue bende, che rimasero sul pavimento freddo finché Tenten non ebbe terminato la fasciatura.
-Riprenditele- gli disse, passandogli accanto zoppicante.
-Dove vai?- le chiese, seguendo per qualche istante la sua andatura storta.
-A cercarmi un altro riparo.-
Non appena Tenten fu a un passo dall’uscire sotto i lampi, Neji le afferrò la mano. Il calore del suo tocco sorprese la ragazza, che si fermò, voltandosi a guardarlo. I lunghi capelli neri, bagnati dall’improvviso acquazzone, aderivano al suo volto, le cui guance erano più colorite del solito. Persino gli occhi, indecifrabili e freddi, avevano una luce diversa, più languida.
-E’ meglio se stiamo insieme- le disse, la voce profonda, calma e controllata, ma non oppose resistenza quando le sue dita sfuggirono dalla sua mano.
Tenten uscì, sentendo la pioggia tornare a bagnare anche quegli scarsi strati di vestiti che indossava. L’odore del muschio e della terra si mischiarono con il sapore delle sue lacrime. Si passò una mano sugli occhi, scoprendosi ancora impreparata dal non trovare la frangia a coprire la sua fronte. I singhiozzi aumentarono: non si riconosceva più nemmeno lei.
Quando si fu calmata, anche il temporale estivo sembrava aver esaurito la sua potenza. Si alzò dal rifugio che aveva trovato: rami marroni, lucenti e tendenti al color porpora, una chioma rada e leggera. Le betulle si alzavano longilinee nel cielo, con le loro foglie verdi e i fiori a forma di spiga. Staccò parte della loro corteccia con un coltello.
Anche se il suo aspetto era diverso, non aveva mai dimenticato chi era.
-Sono io- disse entrando nella grotta in cui aveva lasciato Neji. Aveva trovato lo Hyuga sulla difensiva, con il byakugan spento. Era talmente debole da non riuscire ad utilizzarlo. Non finì di formulare il pensiero che il ragazzo si accasciò lungo la parete.
-Spogliati- gli disse perentoria, divertendosi ad osservare la confusione nei suoi occhi lucidi per la febbre. Quando decise di averlo torturato abbastanza, gli mostrò il suo bottino.
-Aloe- spiegò, esibendo due lunghe foglie carnose grondanti di un liquido verde. –E corteccia di betulla. Con il primo ti curo le ustioni e con l’altra ci facciamo un fuoco. Ho preso anche un po’ di muschio su cui ti puoi sdraiare, così rimani al caldo.-
Era rimasta indecisa a lungo tra tornare indietro o aspettare che fosse lui a chiederle aiuto, ma così come sapeva che le parole di Neji erano armi, sapeva anche che il suo orgoglio era smisurato. Tuttavia non avrebbe tradito il suo senso morale per uno sputasentenze dall’arroganza senza limiti.
Lo aiutò a sfilarsi la maglietta, senza che le sfuggissero le smorfie di dolore ogni volta che sfiorava la sua pelle bollente. Iniziò dalla schiena e vide le grandi spalle del ragazzo sussultare al tocco delle sue dita coperte di aloe, ma pian piano si rilassarono.
-Bè, hai mentito, la crema non te la sei messa- esordì Tenten, con la speranza che parlando i suoi occhi smettessero di ammirare i dorsali del compagno.
-No, infatti- rispose semplicemente l’altro, lasciando cadere la conversazione, per il grande dispiacere di Tenten perché, appena cominciò a spalmare sul petto, la situazione non migliorò.
-La smetti di fissarmi?- domandò spazientita, sentendo i suoi occhi costantemente puntati addosso. Non voleva che notasse quanto la situazione la mettesse a disagio, come il rossore sulle sue guance ostentava spudoratamente.
-Non mi ero ancora abituato a vederti con i capelli sciolti e ora non li hai più- le disse, richiamando su di sé i grandi occhi castani, che però esitarono.
-L’hai detto tu- disse Tenten, tornando a guardare i suoi addominali, una vista meno angosciante del suo sguardo.
-Cosa?- chiese lui.
-Che non cambio mai- rispose con un filo di voce. –Bè, ora sono cambiata.-
-E’ per questo che l’hai fatto? Per quello che ho detto?-
-A dire la verità non me lo ricordo, ma immagino di sì.-
Neji le bloccò le mani, costringendola a guardarlo in faccia. Rimase paralizzata, trattenendo il fiato, mentre gli occhi nivei del ragazzo le studiavano il viso, soffermandosi su ogni particolare.
-Non ho mai detto così tante scemenze tutte in una volta- le disse, –ma sono felice che tu non sia cambiata. Se lo fossi, mi avresti lasciato qui a tremare e non saresti tornata ad aiutarmi. Nessuno l’avrebbe fatto, tranne te.-
-Bè, qualcosa è cambiato- rispose Tenten alzando le spalle. Quell’improvvisa e nuova situazione di confidenza la entusiasmava e spaventava al tempo stesso. Erano compagni da molto tempo, amici da qualche anno, ma la sua ammirazione per lui era cresciuta negli anni, trasformandosi in qualcosa di più forte.
-Già, l’Inuzuka se n’è accorto prima di me. Un grave smacco alla mia reputazione e ai miei occhi.-
Neji sorrise e questa volta fu impossibile non accorgersi del rossore sulle guance di Tenten. La ragazza rise, sia perché imbarazzata dal complimento velato al suo aspetto, sia perché trovava divertente il suo sarcasmo.
Accese il fuoco. Le cortecce bianche, venate da sfumature argentee, si trasformarono rapidamente in brace, tenendoli al caldo nell’umida grotta sotto la cascata. Tenten ripulì il taglio sulla sua guancia con le bende di Neji, la cui testa era appoggiata alle sue gambe.
-Aspetta- le disse, alzando una mano verso di lei. Le sue dita le sfiorarono la pelle olivastra, in una carezza velata, e il chakra che fuoriuscì rimarginò completamente il taglio. Tenten sorrise vedendo il compagno chiudere gli occhi, sfinito. Con quel gesto aveva completamente esaurito le energie.
-Grazie- gli sussurrò, piegandosi in avanti e baciandolo sulle labbra.
Nessuno dei due si accorse delle ombre scure che si aggiravano fuori dal loro nascondiglio. Il fuoco, che crepitava orgoglioso della sua fiamma dal rosso intenso, li aveva traditi. Stavano venendo a prenderli.



















Scusate, non ho resistito.

Ho dovuto dedicare un mini capitolo alla mia coppia preferita. Spero che anche a voi sia piaciuto!

Le cose tra Neji e Tenten si sono aggiustate, ma ora rimangono tutti gli altri. Nel prossimo capitolo, torneranno in scena Naruto e Sasuke con le rispettive “seccature” per dirla alla Shikamaru. E credo di riuscire a fare una pubblicazione velocissima per compensare la brevità degli ultimi capitoli!


Spero che mi farete sapere cosa ne pensate! La sto tirando troppo per le lunghe?

A presto,
Dryas





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Capitolo 9
*** Pietra ***




COBALTO

-Raven’s Love-


#9. Pietra









-Hinata-chan, cosa significa?-
Naruto guardò con gli occhi sbarrati il volto arabesco della Hyuga, che si poneva di fronte a lui e a Shikamaru in posizione di attacco. Ino, invece, avanzò verso di loro, legando le mani e i piedi di entrambi.
-E’ una semplice precauzione- spiegò con voce calma, mentre tre uomini in nero comparivano alle loro spalle. –Per essere certe che ascoltiate, ma non provate a scappare. Queste corde bloccano il vostro chakra, sarebbe inutile.-
-Ascoltare cosa?- domandò Shikamaru, fissando lo sguardo acuto in quello celeste di Ino.
-La verità.-
-Sì, che l’Uchiha è scappato.- Uno degli uomini in nero si fece avanti, andando a guardare dalla finestra che dava sull’ingresso. Imprecando, fece segno all’altro di prendere i due ragazzi.
-Non erano questi gli accordi!- gridò Ino, ma il ninja fu più rapido di lei. Lanciò una corda, alle cui estremità vi erano due pesi di metallo: si arrotolò sul polso di Ino, facendola cadere a terra con un urlo di dolore.
Hinata fu più agile. Il ninja cercò di colpirla con la stessa arma, ma grazie al byakugan poteva riconoscere il chakra che lo impregnava ed evitarlo con più facilità. Tuttavia, le sue possibilità di fuga erano inesistenti.
-Prendete me!- gridò. La sua frase  provocò la paralisi di tutti i presenti. –Sono una Hyuga. Mio padre è ricco, vi darà tutto quello che volete.-
-Hinata, non farlo … - mormorò dolorante Ino.
-Ci darà tanto quanto c’è sulla testa dell’Uchiha?- domandò uno dei ninja.
-Anche di più, ma dovete lasciare andare loro tre.-
Dopo aver sciolto i lacci alle loro caviglie, Naruto, Ino e Shikamaru furono sollevati da terra e spinti fuori dallo chalet.
-No!- esclamò Naruto, cercando di divincolarsi dalle corde attorno ai polsi. Guardò Hinata fino a che la porta non si chiuse di fronte al suo viso e gridò il suo nome. Le vene gonfie sulle sue braccia e i tendini tesi del suo collo sembrarono esplodere quando cercò in un ultimo tentativo di liberarsi. Fu tutto inutile, più chakra rilasciava, più ne perdeva.
-Ci lasciate andare qui?- chiese Shikamaru, storcendo il naso di fronte al dislivello che li separava dalla pianura. Il suo viso si incupì ulteriormente quando cominciò a piovere.
-Mi dispiace, ragazzi- mormorò Ino, pallida in volto e con le lacrime agli occhi.
-Chi diavolo erano quelli?!- gridò Naruto, furente. –Perché ce l’hanno con Sasuke? E perché ora hanno preso Hinata?! Non ci capisco più niente!-
-Quelli sono ninja del Paese della Roccia - cominciò a spiegare Ino. –Vogliono la taglia che c’è ancora sulla testa di Sasuke.-
-Ma Sasuke è cambiato!- esclamò l’altro. –Perché non li avete fermati?!-
-No, Naruto, non è cambiato- gli disse, sentendo una parte di sé morire di dolore vedendo gli occhi del biondo velarsi di tristezza. –Sakura lo ha scoperto mentre leggeva un libro proibito sulle tecniche segrete del villaggio. Ci ha ingannati, un’altra volta.-
-E questi tizi da dove saltano fuori?- si intromise Shikamaru, l’unico dei tre ad aver mantenuto il sangue freddo.
-Sakura questa notte ha fatto delle strane conoscenze- rispose Ino –e ha elaborato questo piano insieme a loro, ma noi non ne sapevamo niente fino a quando non siamo arrivate qua.
-Siete diventati intimi in fretta, vedo- commentò acido.
-Dovevamo solo catturare Sasuke- continuò l’altra, lanciandogli un’occhiataccia e tornando a rivolgersi a Naruto, –e spiegare a voi la situazione. Vi abbiamo attirati qui facendovi credere che fossimo in pericolo, ma qualcosa dev’essere andato storto. Dove sono finiti Sakura e Sasuke?-
-Spero che Sakura lo stia riempiendo di botte- mormorò il biondo, curvo in avanti, come se tutta la sua energia vitale fosse scomparsa.
-Ehi, datti una svegliata.- Ino spalancò gli occhi di fronte alle parole di Shikamaru e persino Naruto lo guardò con stupore. –Vuoi lasciare che si portino via Hinata?-
Lo sguardo del biondo tornò ad accendersi. Osservò le corde che imprigionavano le sue mani e un ringhio uscì dalle sue labbra, mentre una nuvola luminosa dello stesso colore del tramonto cominciò ad avvolgerlo. Il suo viso assunse lineamenti ferini e il calore del suo chakra era tale da far evaporare ogni goccia di pioggia che lo colpiva. Le corde cominciarono a sfilacciarsi e si ruppero completamente quando comparvero le nove code.
Tutto quel chakra le aveva fatte implodere e Naruto corse a salvare Hinata.




***





-Fino a quando pensi di scappare?- domandò Sasuke al ninja che inseguiva da più di un quarto d’ora. Cominciava ad essere stanco di fare i suoi comodi e il temporale sopra la loro testa era un altro inconveniente di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Se il suo avversario non avesse avuto Sakura sottobraccio l’avrebbe già incenerito con un katon.
Il ninja sembrò ascoltarlo. Il campo di battaglia era un altopiano roccioso, circondato da un ventaglio di vette appuntite come canini. Non crescevano piante, se non qualche raro arbusto sempreverde, e le nuvole grigie cariche di pioggia sembravano unire terra e cielo.
-Lasciala andare e non ti farò troppo male.-
Di nuovo il ninja fece come gli venne chiesto. Senza troppi riguardi, lasciò cadere Sakura a terra.
-Cosa vuoi?- gli chiese Sasuke, diventando sempre più sospettoso.
-La tua taglia- rispose l’altro, e subito dopo le dimensioni della sua mano destra cominciarono ad aumentare. La pelle cambiò colore, assumendo la stessa dell’ambiente circostante, e forme irregolari si crearono fino al gomito.
Appena le dita si chiusero, il pugno di pietra gli sfiorò lo zigomo destro. Sasuke evitò anche l’attacco successivo, mentre lo sharingan tornava a brillare nei suoi occhi. Lanciò uno shuriken, nel tentativo di stabilire una distanza tra di loro, ma il ninja lo scansò con facilità. Era ormai di fronte a Sasuke, pronto a colpirlo, quando anche l’Uchiha alzò il suo braccio destro ed entrambi i loro pugni colpirono il bersaglio.
-Arte della Terra- disse Sasuke, massaggiandosi la guancia. –Ecco perché hai scelto un posto del genere. Un vantaggio decisamente scarso con me.-
Il ninja si irrigidì alla vista del braccio di Sasuke: anche il suo era diventato di pietra. L’Uchiha sogghignò di fronte alla reazione dell’avversario, il quale però tornò subito all’attacco. Attorno a Sasuke le rocce cominciarono a smuoversi. Il fragore della pietra che si crepa echeggiò per tutto l’altopiano e nuvole ocra si alzarono lì dove la terra franava. Poi, dei massi di diverse dimensioni si alzarono in aria, muovendosi attorno a lui come dei pianeti attorno alla loro stella.
-Bara di roccia!- gridò il ninja, e all’improvviso Sasuke se li vide venire incontro. La luce scomparve e l’aria, pungente fino a qualche istante prima, divenne rada. Il suo avversario era riuscito a imprigionarlo in un sarcofago di pietra. Se fosse stato a conoscenza di un sigillo, per lui sarebbe stata la fine.
Non poteva muoversi e non poteva vedere nulla. Il suo sharingan serviva a ben poco in quella situazione, che tanto gli ricordava un vecchio avversario, Gaara della Sabbia; ed esattamente come nella bara di sabbia, le rocce lo avrebbero stretto sempre di più fino ad ucciderlo.
Tuttavia, il suo avversario aveva commesso un errore.
Quando le rocce esplosero, si trasformarono in proiettili acuminati che colpirono il loro stesso padrone, il quale indietreggiò, terrorizzato. Gli occhi brillanti di Sasuke emersero sullo sfondo grigio del suo corpo, completamente di pietra.
-Se avessi usato subito la tecnica della bara di roccia, mi avresti messo in seria difficoltà- gli spiegò, avanzando verso di lui. –Ma grazie allo sharingan ho copiato la tua prima tecnica e la roccia non può schiacciare altra roccia, idiota.-
Il ninja smise di arretrare, indurendo lo sguardo. Cominciò ad eseguire altri segni con le mani, pronto a contrattaccare, ma prima di riuscire a concludere si ritrovò a terra, privo di sensi. Sasuke aveva esaurito la pazienza.
Sakura, invece, era ancora a terra. L’abito stropicciato si era alzato, lasciando intravedere le sue gambe scurite dal sole, ma gli occhi rimanevano chiusi. Sasuke rimase ad osservarla da lontano: vederla stesa su quel manto di rocce, indifesa e ferita, aveva fatto nascere in lui il bisogno di portarla in luogo sicuro. I suoi pugni si strinsero e il suo sguardo si indurì, mentre compieva il primo passo verso di lei.
Non si era mai preso cura di qualcuno, forse perché nessuno si era mai preso cura di lui. Sakura, però, sconvolgeva il suo modo di pensare. Di fronte al suo viso pallido, resistere al desiderio di correre in suo aiuto era impossibile. Con chiunque altro, invece, sarebbe rimasto a distanza, aspettando che riprendesse conoscenza per conto suo.
-Sakura?- la chiamò, dopo che si fu abbassato verso di lei. Le mise una mano dietro alla testa, sollevandola dalla pietra e lasciando che le ciocche rosa gli solleticassero la pelle. Le sue labbra, appena socchiuse, catturarono il suo sguardo. Con un dito tracciò il loro contorno, scoprendo il loro calore e la loro morbidezza. Poi sfiorò le sue guance, dagli zigomi alti, trasformando il suo tocco in una carezza.
Quando il suo corpo fu spinto da una forza che non conosceva verso quello di Sakura, le sue braccia circondarono istintivamente le spalle della ragazza. Come il ghiaccio al sole, sentì la morsa attorno al suo cuore cominciare a sciogliersi.
-Se pensi che questo cambi qualcosa ti sbagli di grosso.-
La parole di Sakura, basse e calme, lo sorpresero sia per l’estrema vicinanza sia per il loro significato. Aprendo gli occhi, che non sapeva di aver chiuso, Sasuke si accorse del kunai puntato dietro la sua schiena. All’improvviso si ricordò delle parole di Tenten, e capì di essere caduto nella sua trappola.












Come promesso, aggiornamento flash!

E’ il terzultimo capitolo. Manca poco alla fine.
Visto il calo di recensioni, mi piacerebbe sapere se c’è qualcosa che non va. Non per fare la piagnona, ma per poter migliorare!
Grazie.
A presto,

Dryas


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Capitolo 10
*** Abisso ***


Premessa
Preciso che Hinata è legata con corde che assorbono chakra, esattamente come quelle che legavano Naruto.




COBALTO

-Raven’s Love-


#10. Abisso 










La sua mente tornava sempre a un breve ricordo, un frammento rispetto ai dieci giorni che aveva trascorso insieme ad Hinata. La giornata era quasi finita e il sole stava cominciando a tramontare. La luce calda, più intensa rispetto alle altre ore del giorno ma meno forte, illuminava la spiaggia, accendendola di arancione.
Si era appisolato, dopo un pomeriggio passato tra le onde, e quando aveva riaperto gli occhi non si aspettava di trovarsi immerso nel tramonto. Hinata era di fronte a lui, di spalle, e teneva le braccia spalancate. Con le sottili dita delle mani piegate dolcemente nell’aria, sembrava pronta a spiccare il volo nel cielo illuminato d’oro. Il mare, nel suo azzurro celestiale, si piegava davanti a lei, come a volerle andare sempre più vicino, per avvolgerla nel suo abbraccio fresco. La brezza serale faceva oscillare i suoi lunghi capelli corvini, finalmente liberi di volare, lungo la sua schiena e il suo viso, di solito nascosto e timoroso, era rivolto all’orizzonte.
Quell’immagine di Hinata lo seguiva in continuazione. Lo aveva colpito, tanto da portarlo a desiderare di vederla sempre così: libera, senza pensieri, felice. Per questo escogitava qualsiasi piano pur di ritrovare quell’espressione incantevole.
Anche mentre si lanciava dal precipizio aveva di fronte agli occhi quel ricordo. Poteva sentire il rumore del mare e il tiepido calore del sole sulla pelle, nonostante l’ambiente che lo circondava fosse ben diverso. A chiazze, sulla conca dell’antico ghiacciaio brillava la neve e dietro di lui cupe nuvole nere avevano coperto la vallata sottostante.
-Fermi!- gridò, sentendo la voce uscirgli dal petto con potenza. Poteva distinguere tre figure nere correre velocemente sulla neve, agili e più preparate di lui a quel clima invernale. I suoi passi, benché veloci, rimanevano piegati nel soffice manto bianco, facendogli perdere stabilità. Hinata era legata, mani e piedi, ma poteva riconoscere il suo sguardo perlaceo seguirlo con tenacia.
Quando le raffiche di vento si fecero più intense e la neve coprì interamente il suolo, vide la distanza che li separava aumentare. Ringhiò, sentendo il chakra scorrergli nel corpo come fuoco, pronto a incendiare tutto, ma incapace di dar sfogo alla sua forza.
-Ho detto fermi!-
Si bloccò, piantando saldamente i piedi sulla neve, e una nuvola rossa lo avvolse. Presto l’intera conca fu piena di kage-bushin. I tre ninja si fermarono sul versante che stavano percorrendo: alla loro sinistra centinaia di copie, alla loro destra il vuoto.
Naruto era ovunque, e approfittando del loro smarrimento passò all’attacco. Nell’istante in cui mandava a terra anche l’ultimo ninja, però, si accorse che Hinata stava scivolando. La vide perdere l’equilibrio e cadere a terra.
Poi iniziò la discesa.
Il ghiaccio, reso più scivoloso dal clima relativamente mite dell’estate, non opponeva alcuna resistenza. Hinata cercò di aggrapparsi ad ogni sporgenza che incontrava, ma con mani e piedi legati muoversi era praticamente impossibile.
-Naruto!- gridò terrorizzata, mentre il ragazzo infliggeva l’ultimo colpo. I suoi occhi incontrarono quelli sconvolti della ragazza, la cui attenzione però fu presto catturata dalla voragine che si apriva sotto di lei. Vide il limite del ghiacciaio avvicinarsi sempre di più e cercò di fermare la sua caduta con le gambe, ma fu tutto inutile. Il baratro stava per inghiottirla, facendola andare in mille pezzi sulle rocce appuntite.
Sentì il cuore salirle in gola e le sue membra diventare leggere nell’aria pungente. La sensazione di cadere, di non aver nulla sotto di sé, la inghiottì come la montagna stava facendo con lei. Gridò, terrorizzata all’idea di dover vivere quel viaggio verso la fine senza poter far nulla per salvarsi.
Il suo urlo si spezzò e all’improvviso si ritrovò con la schiena appoggiata alla parete di roccia dello strapiombo.
-Non ti lascerò mai cadere, Hinata.- Naruto era riuscito ad afferrarla e la teneva stretta a sé con un braccio, mentre con l’altro e con i piedi si teneva saldamente agganciato alla pietra. Hinata sospirò, incrociando i suoi occhi dall’intensità disarmante, ma tornò a trattenere il respiro quando Naruto la baciò. Lì, sopra un abisso di nuvole e rocce, assaporò le sue labbra.




***




Tenten accarezzava i capelli di Neji lentamente, memorizzando la sensazione che le dava sfilarli tra le dita. Il crepitio del fuoco e il suo calore l’avevano spinta in un dormiveglia rilassato, mentre il ragazzo riposava in un sonno tranquillo e regolare.

Aprì gli occhi solo quando il ninja aveva già bloccato l’ingresso della grotta. La velocità con cui si avvicinò fu tale da non consentirle di seguire i suoi movimenti. Vide solo un’enorme macchia nera stagliarsi di fronte a lei.
Sentì Neji alzarsi dalle sue gambe con uno scatto, ma il riflesso del kunai rese chiaro quanto fossero in svantaggio. Il pericolo si esaurì quando il nero del loro avversario si trasformò nel verde smagliante della tuta di Lee.
-Dormite con uno stuolo di ninja nei dintorni?!- li rimproverò, non appena il nemico fu abbattuto. –Cosa direbbe il maestro Gai?-
Neji, che ormai si era sollevato, appoggiò la testa alla parete dietro di sé, tirando lo stesso sospiro di sollievo di Tenten. Alle spalle di Lee, comparve anche Kiba, che lasciò cadere a terra il corpo di un secondo ninja.
-Vi abbiamo salvato la pelle, ragazzi!- esclamò vittorioso e la nota di vanità nella sua voce bastò per irritare Neji. Il suo nervosismo si trasformò in vera e propria collera quando Kiba aiutò Tenten ad alzarsi. Le sue mani e i suoi occhi furono così sfacciati da desiderare di prenderlo a pugni.
I nuovi arrivati spiegarono loro la situazione. Sakura aveva detto che non c’erano ninja, ma le prove della sua menzogna erano ancora prive di sensi ai loro piedi. Dovevano subito ritornare allo chalet.
-Neji, puzzi in modo incredibile!- esclamò Lee, mentre gli metteva un braccio attorno alle spalle. Con l’altra mano, invece, si coprì il naso e lo guardò storto. –Io non ti aiuto se prima non ti lavi!-
-E’ aloe, idiota, serve per le scottature.-
-Questo non toglie il fatto che una carogna è più profumata di te!- urlò di nuovo.
-Se chiudi la bocca ti accompagno sul pedalò- ringhiò Neji, stanco di sentirlo lamentarsi e ricordandosi di avere un debito con il compagno. Rock Lee esultò, felice come una pasqua, poi andò ad occuparsi della caviglia di Tenten.
-Se proprio volevi cambiare taglio, dovevi farlo come il mio- le disse, mettendole le dita tra i capelli e scompigliandoli con fare giocoso.
-Non sono mica matta!- esclamò l’altra, abbattendo tutto d’un colpo l’entusiasmo del compagno, ma il sorriso gli tornò quando, per ripicca, anche lei arruffò la sua chioma.
-Stai benissimo, Tenten!- anche Kiba le accarezzò il capo, ma invece di fermarsi a quel gesto si avvicinò ulteriormente. La ragazza riuscì a svicolarsi dal suo abbraccio prima che le mani gli diventassero tentacoli.
-Uno scoiattolo!- esclamò, zoppicandogli lontano.
Neji sorrise e osservò Tenten inginocchiarsi a terra per allungare una ghianda al piccolo animale. Si diede dello stupido per aver pensato che fosse lei ad avere un comportamento sbagliato quando era evidente che era Kiba ad avere seri problemi. Guardò di traverso l’Inuzuka, che fissava il fondoschiena della ragazza, e si ripromise di non essere mai più geloso di un idiota del genere.




***




-Che cosa hai intenzione di fare, Sakura?- le chiese Sasuke, le cui labbra sfioravano ancora l’orecchio della ragazza.

-Ucciderti- gli rispose, e quella sentenza di morte fu pronunciata in un abbraccio. Non si erano mossi, ma erano rimasti uniti anche quando la mani di Sakura aveva impugnato il kunai.
-Non ne sei capace- la sfidò, e la lama si piantò nella sua carne. Sasuke trattenne l’urlo di dolore, mentre la testa si piegava in avanti, incontrando la spalla di Sakura come sostegno.
-Ci hai traditi un’altra volta- la sentì sussurrare con rabbia.
-Non ti sei mai fidata di me- ribatté lui.
-E tu ti sei mai fidato di me?-
Questa volta Sakura alzò la voce. Sasuke poteva sentire la sua collera scorrerle nel corpo, irrigidito e pronto a scattare. La potenza che la caratterizzava stava per abbattersi su di lui.
-Sempre- le rispose. L’intonazione con cui aveva parlato vibrò nel petto di Sakura. Non gli era mai stata così vicina come nel momento in cui aveva deciso di ucciderlo. Sorrise per l’ironia del destino, ma era determinata: non avrebbe più sopportato altro dolore, altre lacrime e forse un’altra guerra. Questa volta era decisa a prendere subito una posizione, e non era quella di Sasuke.
-Mai- lo contraddisse. –Altrimenti mi avresti affrontata già da molto tempo.-
-Come?- chiese lui con impeto. –Dicendo che mi dispiace? Che sono solo un egoista? Questo ti sarebbe bastato? Sii sincera, Sakura- le disse, sollevandosi e guardandola negli occhi. –Ti sarebbero davvero bastate solo queste parole?-
Il kunai affondò nella sua schiena, e sul suo viso il dolore si mischiò a un tormento molto più profondo. Solo in quell’istante lo sguardo smeraldino di Sakura si rese conto che Sasuke non le era indifferente come credeva, ma che la evitava solo perché non sapeva come affrontarla.
-Non è abbastanza- continuò il ragazzo, i cui occhi profondi e bui si velarono di tristezza. –Tu meriti molto di più, e non certo un reietto come me.-
Di fronte alla sua sofferenza, trattenuta e nascosta  dietro a una maschera di freddezza fino a quel momento, Sakura sentì la sua sicurezza infrangersi.
-E quel libro?- gli chiese, prima che ogni sua difesa venisse sciolta dal suo sguardo.
-Un compito dell’Hokage, il primo da mesi- rispose. –Puoi chiedere a Shikamaru, è lui che ha il compito di sorvegliarmi.-
-Perché non me l’hai detto?-
-Perché volevo dimostrarti di essere cambiato, con le mie forze. Ma come sempre con te ho rovinato tutto.-
Il suono metallico del kunai accompagnò il bacio che Sakura diede a Sasuke. Un bacio che aveva attraversato una guerra e che sapeva di nostalgia. La ragazza non trovò assurdo avere il sangue del ragazzo sulle sue dita, perché sapeva bene che insieme a lui non ci sarebbe stata normalità. Tuttavia vi avrebbe rinunciato volentieri se farlo avesse significato sentire il suo calore avvolgerla ogni giorno, come un fiore che si scalda al sole e rinasce ogni volta.

















Solo poche parole per chiarire che Sakura, Ino e Hinata non volevano catturare Sasuke per la taglia. Quello era l’obbiettivo dei ninja del villaggio della Roccia, loro li hanno solo usati per poter mettere fuori gioco gli altri ragazzi. Era Sakura che doveva affrontare Sasuke, come avete potuto capire. Grazie a Puntolinea per avermi fatto notare questo fraintendimento!

Spero che questo capitolo abbia recuperato un po’ rispetto al nono. Le vostre opinioni saranno prese in considerazione (per il futuro ormai), non preoccupatevi. Anzi, prendo l’occasione per ringraziarvi un’altra volta.

Vi aspetto al prossimo e ultimo capitolo. A presto,

Dryas

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Capitolo 11
*** Stelle Cadenti ***



COBALTO
-Raven’s Love-


#12. Stelle Cadenti










-Più forte, ragazzi!- Lee gridava indicazioni dalla sua postazione come se fosse il capitano di una nave pirata. Il pedalò accelerò all’improvviso e il contraccolpo fece sbilanciare Tenten, che stava tranquillamente prendendo il sole, facendola cadere in acqua.
-Ci penso io!- Kiba, che le ronzava attorno come ogni giorno, si esibì in un tuffo di testa. Gli schizzi raggiunsero Neji, capitano in seconda, che sogghignò malvagio quando Tenten sbucò dalla parte opposta del pedalò. Il respiro profondo che prese una volta riemersa rese chiaro che era volontariamente fuggita al salvataggio indesiderato.
-Dannazione Lee!- gridò, risalendo sul pedalò. –Non ti pare di essere già abbastanza al largo?-
-Un vero bucaniere non pone limiti al suo navigare!- gridò, mentre continuava a pedalare come un forsennato. Neji, dal canto suo, aveva già sfilato i piedi, lasciando tutto il lavoro al compagno. Non voleva essere complice della loro deriva.
-Vuoi ancora un po’ di crema, Neji?- Tenten sorrideva divertita mentre glielo domandava. Lo Hyuga, infatti, non era mai stato così bianco: si era spalmato tanta crema che i raggi solari lo avrebbero evitato per l’eternità.
-E tu per quante ore ancora hai intenzione di fare la lucertola?-
-Finché la mia pelle non diventerà nera come il carbone, mozzarella- rispose a tono, senza smettere di ridere. Neji guardò la cicatrice sul suo volto, l’unico difetto che gli faceva ricordare la disavventura del giorno precedente. Se ci ripensava, sentiva l’orgoglio verso la compagna gonfiargli il petto. Era stata l’unica a distinguersi, anche se vederla insanguinata sulla riva del lago gli aveva fatto temere il peggio.
-Per fortuna stai bene!- Kiba risalì annunciandosi pacatamente come suo solito. –Ho avuto paura che … -
-Kiba, che ne dici di prendere il posto di Neji?- lo interruppe Tenten, mettendogli una mano sul petto per evitare che si avvicinasse. –E’ ancora un po’ debilitato e non regge il ritmo di Lee. Sono sicura che tu ce la puoi fare!-
Neji assecondò il piano della compagna e mentre l’Inuzuka gli passava accanto la sua spalla lo colpì, facendolo cadere in acqua con un tuffo decisamente meno atletico del precedente.
-Scusa, un’onda- gli disse, mentre l’altro risaliva per la seconda volta. Poi si voltò con uno sguardo soddisfatto e arrivò accanto alla compagna, il cui costume giallo faceva risplendere la carnagione scura. Ma era dei suoi occhi che Neji non poteva più fare a meno: quando li guardava, tornava a sentirsi come in quella grotta, dove lo aveva baciato di fronte a un fuoco di betulle. Nessuno più di lui amava i suoi capelli corti.
-Dunque, Hyuga, credi ancora che io sia una smorfiosa?- gli domandò, una volta che l’ebbe raggiunta sul bordo.
-Assolutamente sì.-
A quella risposta seguì uno spintone che lo fece crollare in mare.
-Spero che la tua crema sia waterproof!-
Tenten non fece a tempo a finire la frase che si ritrovò in acqua, trascinata da Neji, che con un salto era riuscito ad afferrarle il polso. Non poté trattenere le risate neanche sottacqua e sentì la bocca diventare salata. La sua risata ovattata raggiunse le orecchie di Neji, che nuotò verso di lei, e la baciò nel blu cobalto del profondo oceano.




***




Ino fu la prima a scendere in spiaggia quel giorno. Non aveva nemmeno fatto colazione, per timore di incontrare Shikamaru. Timore infondato, lo sapeva bene, visto che se ne sarebbe rimasto a letto per almeno altre dieci ore.

-Choji?- chiese, riconoscendo l’amico seduto su uno scoglio. Il suo viso paffuto si voltò a guardarla con serietà. –Cosa ci fai qui a quest’ora?- gli domandò e, raggiungendolo, la risposta fu chiara.
-Ho voglia di mangiare pesce- le rispose, lanciando la lenza più lontano.
-Non sapevo che sapessi pescare.-
La sua osservazione cadde nel silenzio. Gli si sedette accanto, osservando il galleggiante alzarsi e abbassarsi al ritmo delle onde. Poi il filo si tese e Choji sollevò la canna, estraendo dall’acqua la sua preda. Dopo averla liberata dall’amo, la mise insieme alla decina di pesci che aveva già catturato.
-Non ti bastano questi?- gli chiese Ino, osservando le scaglie lucenti brillare al sole dell’alba.
-Quelli sono di Shikamaru- spiegò l’altro, senza spostare lo sguardo dalla lenza.
-Shikamaru è già sveglio?!- gli domandò, sempre più sconvolta.
-Non è mai andato a dormire. Ora è da qualche parte a passeggiare sulla spiaggia.-
Ino guardò la baia estendersi lunga di fronte a suoi occhi. Non riusciva a vederlo e l’angoscia che aveva nel cuore le suggeriva la spiegazione per l’insolito comportamento del compagno. Quando sulla vetta della montagna erano rimasti soli, Shikamaru le aveva chiesto cosa fosse successo la notte precedente.
-Non l’ho fatto, Choji- esordì all’improvviso, abbassando i grandi occhi azzurri. –Non ce l’ho fatta, anche se ci ho provato, lo ammetto.-
-Allora perché non gliel’hai detto? Lui crede che tu l’abbia tradito!-
-Perché volevo sapere se ci tiene davvero di me- rispose. –Vuole solo i vantaggi, di questa sottospecie di relazione. Non mi ha nemmeno chiesto di essere la sua ragazza!-
-Ti ha comprato un anello.- Ino guardò Choji con gli occhi spalancati, sbattendo più volte le folte ciglia. Non riusciva a credere alle sue parole. –Voleva dartelo ieri sera, la notte delle stelle cadenti. Lo sai, Shikamaru non sarà mai un tipo intraprendente, ma ti vuole bene davvero. Non ti può bastare questo?-
Ino allungò un braccio verso di lui e gli stampò un bacio sulla guancia, facendogli tornare il sorriso. Poi corse sulla spiaggia, alla ricerca di Shikamaru, e mentre i suoi piedi lasciavano le impronte sul bagnasciuga, passò accanto a quello che ormai era diventato il rifugio di Sasuke.
-Certo che dormi proprio poco- gli disse Sakura, che aprendo gli occhi l’aveva trovato sveglio. Non erano tornati a casa con gli altri, ma avevano passato la notte stesi sul telo bianco di Sasuke, tra gli scogli. Una notte in cui l’Uchiha aveva capito di poter tornare ad amare, nonostante il passato che aveva alle spalle.
-Non ne posso più- lo sentì borbottare con rabbia. Sakura tornò ad allarmarsi e lanciò un’occhiata al libro dalla copertina grigio topo che Sasuke teneva in mano.
-Se vuoi ti do una mano- gli disse con aria gentile. –Sono sempre stata brava nella teoria … -
-Non è per questo!- esclamò l’altro, alzandosi in piedi. Poi si voltò verso la spiaggia, studiandola con estrema attenzione, e cominciò ad avanzare tra gli scogli.
-Dove stai andando?- gli chiese la ragazza, ma non ottenne risposta. Lo seguì, stando attenta ad evitare gli infratti nascosti tra quei massi appuntiti. –Sasuke, ma che problema c’è?- insistette, non riuscendo a stare al passo.
-Lui!- esclamò con voce furente l’Uchiha, e il suo indice accusatore si alzò mentre dalla riva si diffondeva un grido penetrante.
-Cocco bello, cocco!-
-Lo senti?!- continuò il moro, del tutto fuori di sé. –E’ dall’alba che continua a gridare questa cantilena!-
-Il venditore di cocco?- chiese Sakura, stralunata.
-Come fanno gli altri a sopportarlo?! Io lo faccio fuori!-
-C’è un altro modo per farlo smettere- dichiaro seria l’altra, per poi avanzare con passo sicuro e superare Sasuke. Quando tornò aveva con sé così tanto cocco da sfamare l’intera baia.
-Ora che ha venduto tutto andrà da qualche altra parte- spiegò la rosa con aria soddisfatta, per poi assaggiare il frutto bianco ed estremamente fresco. Lo offrì anche a Sasuke, che all’inizio si mostrò diffidente, ma una volta assaggiato un pezzetto, lo finì tutto.
-Sono riuscita ad offrirti la colazione proprio quando avevo deciso di cambiare strategia- cinguettò felice Sakura.
-Ah sì? E quale sarebbe? Quella di piantarmi kunai nella schiena?- chiese con un sorriso maligno l’altro, mentre riprendeva a leggere.
-Anche- rispose la ragazza, che afferrò il libro e lo lanciò alle sue spalle, lasciandolo di stucco. Poi, separati dal mondo, avendo come unici spettatori il cielo e il mare, si donarono l’uno all’altro per la seconda volta in poche ore.




***




Hinata aveva dormito per ore dopo che erano tornati dalla disavventura in montagna ed era l’ultima ad essere scesa in spiaggia. Ancora le sembrava di sentire le urla di Ino e Sakura che l’avevano tenuta sveglia per metà notte. La bionda rimproverava, giustamente, alla rosa di averli trascinati in un covo di vipere per una sua stupida fantasia e Sakura aveva accettato i rimproveri con pazienza, ma Ino sembrava più nervosa del solito e aveva continuato ad infierire.

Tenten aveva messo fine a tutto minacciandole con le sue armi.   
Quando Hinata arrivò era ormai mezzogiorno e dopo aver appoggiato la borsa sotto l’ombrellone, andò a cercare con lo sguardo quello di Naruto.
-Una medusa!- lo sentì gridare dal mare. –Mi ha punto, mi ha punto!-
Spruzzando acqua da tutte le parti raggiunse la sabbia e cominciò a saltare per il dolore.
-Presto Sasuke, mi devi fare pipì addosso!- esclamò all’unico essere vivente che osava ancora stargli vicino.
-Ti sei bevuto il cervello?!- gridò il moro.
-Fa passare il dolore, l’ho letto su una rivista!- continuò. –Ti prego, fallo per me! E’ solo pipì!-
-Toglitelo dalla testa, deficiente!-
-Ma fa male!-
Hinata rise di fronte a quella scena, poi decise di avvicinarsi. Naruto stava ancora cercando di convincere Sasuke ad alleviare la sua sofferenza, ma quando si accorse della sua presenza si bloccò di colpo.
-E’ solo una leggenda, Naruto-kun- gli disse dolcemente. –Basta dell’acqua calda.-
-Hinata!- Dalle sue spalle arrivò un urlo di terrore. Ino si era alzata dalla sdraio e aveva sollevato gli occhiali da sole sulla testa, guardandola con occhi spalancati. Quando la ragazza si voltò verso di lei, anche a Naruto, ora alle sue spalle, scappò un’esclamazione.
Gli occhi confusi di Hinata guardarono entrambi, senza capire il motivo della loro reazione. Persino Sasuke fissava la sua schiena con interesse.
-Che c’è?- chiese loro, mentre Ino si portava una mano alla bocca e scoppiava a ridere.
-Per fortuna tu sei quella che si è salvata dalla serata!- gridò, richiamando l’attenzione di Sakura, immersa ad ascoltare la musica accanto a lei. Improvvisamente erano tornate grande amiche e la rosa, togliendosi una cuffia dalle orecchie, si unì allo studio della schiena di Hinata.
-E’ un tatuaggio quello?!- gridò ancor più forte di Ino.
Hinata cominciò a sudare freddo. Cercò in ogni modo di guardarsi le spalle, ma era impossibile. Corse in casa e usando uno specchio vide che sulla sua scapola era tatuato un piccolo corvo.
-E’ orribile!- gridò, schifata dall’inchiostro nero che aveva deturpato la sua pelle candida.
-A me piace.- L’inaspettata voce di Naruto la colse di sorpresa. Non si era accorta di essere stata seguita e dopo quello che era successo nei giorni precedenti trovarsi da sola con lui era ancora più strano. Inoltre, da quando erano tornati dalla montagna, non avevano più avuto occasione di rimanere soli. –E poi ci vuole coraggio a farlo!- continuò il biondo, mostrandole un sorriso di incoraggiamento.
-Io non sono coraggiosa, per niente- rispose amareggiata, ricordando l’episodio sulla scogliera. Non si era sentita così incapace da anni.
-Tu sei la più coraggiosa di tutti!-esclamò l’altro, avvicinandosi. –Ti sei offerta come prigioniera per salvarci. Se questo non è coraggio!-
-Eravate in pericolo, è diverso. Tu sei coraggioso, e io non sarò mai come te.-
-Non c’era paura nei tuoi occhi, l’ho visto- continuò, allungando una mano verso il suo mento e sollevandoglielo con delicatezza. –Quello è vero coraggio. Io la maggior parte delle volte sono solo imprudente! Ti ricordi quel giorno sulla scogliera? Sono stato un impareggiabile idiota a trattarti in quel modo e ti chiedo scusa. Se non fosse stato per te, ora sarei spappolato su quelle rocce!-
Hinata rimase in silenzio, colpita dalle sue parole. Non sapeva cosa rispondere, aveva troppo da dire, così decise di dargli una dimostrazione. Si lanciò in avanti di colpo, per timore di perdere il coraggio che l’aveva spinta ad abbracciarlo. Sentì il cuore accelerare mentre si stringeva a lui, nascondendo il viso nel suo petto, ma si calmò quando le braccia del ragazzo avvolsero le sue spalle.
-Con questo tatuaggio mi piaci ancora di più!- le disse, mettendole il cappello di paglia in testa. –E poi, l’amore del corvo è proprio l’amore che cerco.- *





*Amore per la famiglia, nella simbologia orientale.









Finisce qui l’avventura!
Spero di avervi fatto sentire il vento del mare e il sole dell’estate sulla vostra pelle con “Cobalto”! E spero anche che la trama vi sia piaciuta e vi siate appassionati un po’ alle varie coppie.

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito e inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Per voi che avete solo letto, grazie! Avete ancora una possibilità per lasciare un commento ;-)

Un saluto a tutti!
Con affetto,

Dryas

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