Fire.

di GingeRed
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0. ***
Capitolo 2: *** I. ***
Capitolo 3: *** II. ***
Capitolo 4: *** III. ***
Capitolo 5: *** IV. ***
Capitolo 6: *** V. ***
Capitolo 7: *** VI. ***
Capitolo 8: *** VII. ***
Capitolo 9: *** VIII. ***



Capitolo 1
*** 0. ***


Fire.




 

« Sarà facile vedrai, dovrai solo sorridere e sembrare felice quando sarete in mezzo alle altre persone
« Ma si, sarà una passeggiata, nessuno se ne accorgerà

 



Ed in effetti era stato piuttosto facile ingannare milioni e milioni di ragazzine.
Il problema era che non riuscivo ad ingannare me stessa, era diventato troppo difficile fingere l’amore per qualcuno, quando il mio cuore era stato preso da qualcun altro che era sempre troppo poco lontano.

 


Era iniziato tutto per fare un favore a mio padre, sarei soltanto dovuta sembrare innamorata, tutto qua. Invece ero finita in un incubo dal quale non riuscivo più a svegliarmi;
mi ero ritrovata ad essere innamorata, si, ma della persona sbagliata




 
*
Ciao a tutti.
Si, come avevo accennato, Alex is back.
Nuova storia, nuovi personaggi. 
Stavolta, a differenza di tutte le mie altre fanfiction e storie minori, oltre al solito lui, ci sarà un secondo, e magari anche un terzo, personaggio importante. 
Che il mio cuoricino debole appartenga sempre a lui è ovvio, ma ho avuto questa ispirazione settimane fa,
​ed avevo pensato di condividerla insieme a voi.
Buona lettura a chiunque aprirà mai questa pagina anche solo per sbaglio.
Ci si sente alla prossima.


Alex.

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Capitolo 2
*** I. ***


I.




 
« Quindi, come ti avevo già spiegato al telefono, dovrai semplicemente fare finta di essere la sua ragazza per qualche mese, è un lavoro che puoi fare ad occhi chiusi, lo sai
 
E mi ero fatta abbindolare così, con una semplice telefonata da parte di uno dei manager della Modest, nonché migliore amico del mio autoritario e testardo padre, e nel giro di due giorni mi ero ritrovata in una sala conferenze in uno di quei tristi ed immensi palazzi della compagnia, per parlare degli accordi e delle regole che avrei dovuto seguire.
 
« Sarà più facile di quanto tu creda mia cara, dovrai semplicemente girare mano nella mano insieme a lui, sguardi dolci, qualche bacio, e tanti sorrisi, tutto qui.»
 
Il tipo davanti a me, vestito di tutto punto, stretto nel suo vestito d’alta moda, aveva esitato un attimo prima di dirmi la parte folle del presunto piano che lui e gli altri imbecilli che si portava al seguito avevano studiato tanto accuratamente.
 
«Se poi vi piacerete potreste anche diventare una vera coppia, però, il piano per ora prevede solo e soltanto lui. Gli altri componenti del gruppo non sono a conoscenza di questa storia, non vogliamo coinvolgerli in qualcosa che potrebbe rivelarsi una catastrofe, sai no? Tutte quelle voci che girano sul suo conto? Ecco, noi stiamo cercando di ripulirgli l’immagine in qualche modo, e, per farlo, non possiamo coinvolgere nessun altro membro della band, sarebbe decisamente troppo rischioso.»
 
Per un attimo avevo seriamente creduto che stesse scherzando. Avrei potuto fingere con persone che non lo conoscevano, con le fan, con i passanti in strada, e sarebbe stato anche piuttosto facile passare per la coppietta del momento, infondo bastava sorridere, ridere sguaiatamente alle sue battute, anche nel caso in cui fossero state orribili, mostrarsi felice, ma come diavolo avrei fatto a fingere di amarlo, di volerlo, ventiquattro ore su ventiquattro, senza un momento di tregua, sempre sotto l’occhio osservatore di qualcuno che, sicuramente, lo conosceva meglio di me?
Come avrei potuto fingere una storia d’amore di fronte ai suoi quattro migliori amici?
 
Avevo accettato di farlo per fare un piacere a mio padre, che da settimane mi implorava perché il suo caro amico manager stava impazzendo, cercando di ridare al suo prediletto ragazzo prodigio un immagine pulita, limpida.
Avevo accettato, perché non avevo nulla da perdere, e in ogni caso, non ci avrei guadagnato niente, non volevo dei soldi o altre cose, lo facevo semplicemente perché mi era stato riferito che era stata una sua decisione, che era stato lui a proporre l’idea, e, dal poco che avevo intrapreso, doveva essere davvero tanto disperato per ricorrere ad una finta relazione.
Doveva essere una persona veramente insicura.
So quanto possano ferire i commenti della gente, perché certe volte, le persone, possono essere davvero cattive, e lui evidentemente doveva aver avuto davvero tanta paura del giudizio che le persone davano su di lui.
Doveva essere una di quelle persone che dice sempre che non gli importa cosa la gente dice lui, quando invece se sentiva o leggeva un cattivo commento su di se, cadeva in depressione per giorni.
 
« Quindi, dovrete far sembrare il tutto estremamente naturale, anche il vostro primo incontro. Domani alle 15 lui ti aspetterà davanti all’ingresso del Crystal Palace Park, così potrete fare una passeggiata e conoscervi.»
 
Avrei anche potuto saper recitare come Brad Pitt, ma quello non era un film, era la realtà ed io stavo per iniziare a vivere nella menzogna più totale, solo che ancora non lo sapevo.
 
 


 *
 
Il giorno dopo, in un insolito caldo pomeriggio di primavera, alle 15 in punto mi ero ritrovata all’ingresso del Crystal Palace Park, ad aspettare il mio futuro finto fidanzato, senza sapere cosa diavolo aspettarmi.
Sapevo chi era, sapevo di tutte le donne che gli avevano messo sulle spalle, sapevo delle voci che giravano sulla sua presunta omosessualità, sapevo che era bello da togliere il fiato, sapevo che ormai i media gli avevano dipinto addosso la fama dello “sciupafemmine del Regno Unito”, sapevo quello che leggevo sui giornali insomma.
Non conoscevo la vera persona che si celava dietro ai vestiti firmati, alle macchine costose e alle case in stile hollywoodiano, non sapevo nulla sul suo carattere, ne sul suo colore preferito, ne su cosa gli piacesse mangiare.
 
« Ehm, ciao. Tu devi essere Charlie, giusto?»
 
Una voce mi aveva presa alla sprovvista facendomi sobbalzare.
Nel girarmi avevo notato che quello che dicevano le fan era vero, era davvero bello come dicevano.
 
« Si, si sono io. Tu devi essere..»
« Harry, Harry Styles, piacere.»
 
Il ragazzo davanti a me mi aveva sorriso e poi senza proferire parola ci eravamo avviati nel parco, l’ uno al fianco dell’altra.
Non so dire di preciso chi dei due fosse più imbarazzato, se io per via della mia statura minuta al confronto con il suo metro e ottanta di fisico statuario, o lui, per via di quel folle piano che aveva architettato per migliorare la sua reputazione.
 
« Allora.. Charlie, parlami un po’ di te, raccontami chi sei.»
« Vediamo, mi chiamo Charlie, vengo da Manchester, ho vent’anni anche se ne dimostro sedici, adoro il cibo di qualsiasi genere, la musica, mi piace ballare quando sono sola in casa e amo recitare. Oh, e mi piacciono gli abbracci e gli unicorni.»
 
Il ragazzo  aveva riso di gusto alla mia ultima frase e poi aveva ripreso:
 
« Sembri proprio il tipo di donna ideale per un mio caro amico
 
Anche io avevo riso alla sua affermazione, senza dargli poi troppo peso, e poi avevo chiesto a lui di raccontarmi qualcosa sul suo conto.
 
« Mmmh, vediamo, mi chiamo Harry, ho 19 anni, mi piace fare video idioti con i miei amici, ho una passione sfrenata per i bambini, adoro cucinare, anche se non ho mai il tempo per farlo.
Amo esibirmi, ma ho sempre troppa paura di sbagliare una nota, o un acuto, o una parola, e quindi i dieci minuti prima di ogni concerto sono la persona più intrattabile del mondo.
 E, se avessi altre due braccia probabilmente tatuerei anche quelle. Questo è quanto
.
»
« Wow. Questo è tutto quello che c’è da sapere su Harry Styles? »
« Diciamo di si.»
 
Cazzate.
 
Dopo circa due ore di chiacchierate mentre passeggiavamo, avevo scoperto che Harry Styles era davvero la persona semplice che mi aveva detto di essere, una di quelle persone che non se ne fa nulla dei soldi, se non può condividere la felicità con le persone a cui vuole bene.
Dal poco tempo che avevamo trascorso insieme avevo dedotto anche che fosse davvero insicuro come pensavo, mi aveva chiaramente detto di avere sempre paura di svegliarsi al mattino e di trovare qualche nuovo scandalo su di lui, e l’ultima cosa che voleva era, a detta sua, quella di apparire un maschilista donnaiolo agli occhi di sua madre, che lo aveva educato in ben altro modo.
 In sole due ore avevo scoperto che il suo colore preferito era il verde, come i suoi occhi, che non aveva una canzone preferita, ma amava la musica, tutta, diceva che la musica era il suo "luogo dove andarsi a rifugiare"; mi aveva detto che dopo una giornata storta si rinchiudeva in casa sua a guardare stupidi e melensi film romantici, che aveva un migliore amico che adesso si era allontanato da lui, e non ne sapeva neppure il motivo, che gli altri ragazzi della band erano la sua famiglia e che, non aveva voluto dire nulla ai ragazzi di questa farsa per non deluderli.
 
Harry Styles era un bravo ragazzo, era una persona buona, una persona che tiene troppo al giudizio della gente, e che, probabilmente, era tormentato dal giudizio della gente.
Era anche un bellissimo ragazzo, alto, fisico statuario, sorrisino malizioso stampato sulle labbra ed occhi più verdi del più verde tra i prati inglesi.
  
Harry Styles era il ragazzo perfetto.
Era quel genere di ragazzo che tutti i padri vorrebbero per le proprie figlie, quel genere di ragazzo per cui ogni singola ragazza sulla faccia della terra avrebbe sbavato dietro, quel genere di ragazzo che esiste solo nei libri solitamente.
Harry Styles era l’uomo perfetto.
Ed anche io avrei potuto innamorarmi di lui, se solo il mio cuore non fosse già appartenuto a qualcuno che ancora non avevo mai incontrato.


 
*


 
Hello.
Si, sono tornata, ufficialmente.
Da ora in poi, miei cari disgraziati che capiterete su questa storia, non vi abbandonerò più per un bel pò. E no, ho i primi 7 capitoli di questa storia già belli e pronti, che aspettano solo di essere pubblicati.
Ma, ma ma ma. Veniamo a noi: come avevo già accennato, in questa storia non ci sarà solo l'amore incondizionato dei due protagonisti principali, anzi, preparate i fazzoletti perchè stavolta i personaggi saranno più cattivi, egoisti, crudeli, ma allo stesso tempo soffriranno come non gli era mai successo.
Si, la mia vena ispiratrice è tornata all'attacco e stavolta sarà tutto abbastanza diverso.
Prima di andarmene, e lasciarvi con questo primo capitolo, ci tenevo a chiarire subito un punto:
No, Harry non sarà gay, ne amerà Louis, ne ci saranno riferimenti Larry in questa fanfiction. (sottolineando che non credo in Larry, ma comunque ognuno è libero di fare e pensare ciò che credere sia più giusto).

Per il resto, qualcuno sa, mi sono trasferita da un mese o poco più al piano di sopra del pub in cui lavoro. Per chi non lo sapesse, è un anno quasi che vivo a Londra. 
Sono felice, credo, ma ovviamente da queste parti dell'Amore neanche traccia.

A presto,
Alex.

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Capitolo 3
*** II. ***


II.

 

Io ed Harry avevamo cercato di passare le prime settimane di 'frequentazione' sempre insieme, uscendo il più possibile nonostante i suoi continui impegni con gli altri compagni della band.
Eravamo diventati, in poco più di dieci giorni, la coppia rosa del momento:
tutti i giornali, talkshow e stazioni radiofoniche non facevano altro che parlare di Charlie&Harry, eravamo stati soprannominati i 'Charry', il che, suonava anche carino e simpatico, senza dubbio, se non fosse stato per il fatto che il mio nome non sarebbe combaciato mai così bene come combaciava con quello di qualcun altro, solo che io ancora non lo sapevo, allora.
 
Io ed Harry, eravamo diventati anche molto affiatati, forse per la totale diversità di carattere o forse perchè eravamo sulla stessa barca; fatto sta, che eravamo diventati in pochissimo tempo praticamente inseparabili e ad un certo punto, in quelle prime settimane, avevo anche pensato che avrebbe potuto piacermi, Harry, sarebbe potuto essere davvero il mio ragazzo, se solo il mio cuore avesse battuto un pò più velocemente quando ci baciavamo in pubblico o quando mi stringeva la mano.
Se solo avessi sentito davvero qualcosa per lui.
 
Harry era un ragazzo meraviglioso, lo avevo capito sin da subito, sin dalla prima volta che mi aveva parlato, avevo capito che era una di quelle persone di cui ci si può fidare ad occhi chiusi, una di quelle persone che qualsiasi cosa accada, ci sarà, anche se dovessi strappargli il cuore via dal petto e farci una partita a tennis, lui ci sarebbe stato.
 
Fu proprio un mese esatto dopo l'inizio della nostra finta relazione, che aveva deciso, senza darmi scelta alcuna, che era arrivato il momento di rendere il tutto ancora più reale.
L'aveva deciso, ed io non sapevo, che quel giorno sarebbe stato solo l'inizio dei miei veri problemi.
Aveva detto
« è ora che tu conosca anche gli altri ragazzi, non fanno altro che chiedermi di te, ed è ora che tu entri a far parte della famiglia.» Ed io, che non sapevo ancora a cosa stavo andando incontro, ero comunque agitata, come se avessi saputo da qualche parte dentro di me di stare per  andare con le mie stesse gambe verso l'inferno.

 « Sarà divertente, vedrai, ti adoreranno, sono solo dei ragazzi normali.»​
 
Aveva detto Harry, col suo sorriso sempre costantemente stampato in volto.
Era questo ciò che adoravo di lui, sorrideva sempre, anche se stava avendo una giornata di merda, anche se la stampa era sempre pronta ad attaccarlo, anche se doveva affrontare ogni giorno gli insulti di migliaia di persone lui sorrideva, padrone del mondo.
 
Durante quella giornata di fine Maggio ero rimasta per tutto il giorno nella mia camera, cercando una soluzione per tenere a bada quei capelli che no, non sarebbero mai stati perfetti. Ero rimasta per almeno un'ora a fissarmi allo specchio, cercando di capire perché avessi quel cattivo presagio, era come se sentissi che qualcosa sarebbe andato storto.
Alle sette in punto Harry era passato a prendermi con la sua auto super accessoriata, con cui ci saremmo diretti verso casa di uno dei membri della band.
Durante il tragitto in auto avevamo semplicemente deciso di dire la nostra verità. 'Ci siamo incontrati al Crystal Palace Park per caso, io mangiavo un gelato su una panchina e lui passando di lì si era fermato a parlarmi e poi, poi il resto sarebbe stata storia.' Semplice e senza troppi particolari, in quanto sapevamo entrambi che i troppi particolari in una storia alimentavano solo la certezza che quella fosse un enorme, gigantesca bugia.
 
Credo che, quella sera di fine Maggio, Harry fosse agitato almeno il doppio di quanto non lo fossi stata io. Continuava a ripetersi tra se e se che sarebbe andato tutto bene, che sarebbe stata una serata divertente e glielo si leggeva attraverso quegli occhioni verdi sempre troppo sinceri: aveva paura, proprio come quando doveva salire su un palco, aveva paura e non potevo biasimarlo.
Stava per rendere la bugia più grande che avesse mai detto ancora più grande.
Stava per mostrare ai suoi quattro migliori amici una relazione felice che non esisteva, e mai sarebbe esistita.
 
Una volta arrivati davanti alla casa del suo compagno di band Niall Horan da vero gentiluomo qual era mi aveva aperto la portiera dell'auto, ed io non avevo potuto fare altro che stringergli la mano più forte che potevo, era stato il mio modo per dirgli che io c'ero, eravamo nella stessa barca, e se saremmo affondati, lo avremmo fatto insieme, io c'ero, e ci sarei stata per Harry, perchè ne ero praticamente sicura, lui ci sarebbe stato per me.
Dopo quel gesto che mi era venuto naturale, lui mi aveva guardato con gli occhi spaventati, ma aveva sorriso, e poi ci eravamo avviati alla porta, dove i miei guai stavano solo per iniziare.
 
Ad accoglierci fu proprio il padrone di casa, che salutò Harry abbracciandolo amichevolmente per poi rivolgere uno strano sguardo verso di me.
« Ciao, io sono Niall.» aveva detto sorridente, ed io, avevo capito che in quella serata di Maggio, i miei problemi si erano appena presentati davanti ai miei occhi travestiti da principino azzurro con tanto di capelli biondicci e occhi azzurri da far impazzire anche il cielo.
Era stato un attimo, lui mi aveva sorriso, si era presentato e mi aveva stretto la mano, ed io ero prima morta, e poi rinata.

Mi aveva rivolto parola per esattamente 18 secondi, ed io, sotto lo sguardo del mio finto ragazzo, ero andata in apnea e poi ero affogata.
« Charlie, tutto okay?» Mi aveva bisbigliato all'orecchio innocentemente, mentre io accennavo un si indeciso con la testa, mentre nella mia testa, nel mio stomaco e nel mio cuore, c'era una tempesta in atto.

Avevo conosciuto gli altri tre ragazzi, Liam, Zayn e Louis, ed erano tutti davvero simpatici e gentili come Harry mi aveva detto in precedenza, a parte Louis, che sembrava scocciato dalla mia presenza, come se fossi la persona meno gradita sulla faccia della terra a quella cena.
Per il resto, avevo cercato di rimanene per tutta la sera con la testa sul pianeta terra, ridendo sguaiatamente ad ogni battuta che i ragazzi facevano; anche se la mia mente era rimasta sulla porta d'ingresso di casa, e l'ultima frase che era rimasta impressa nel mio cervello era stata 'ciao, io sono Niall', dopodichè era stato il buio più totale.
Avevo cercato di tenere lo sguardo basso per tutta la serata, cercando di evitare il più possibile il paio d'occhi che mi avevano trafitta qualche ora prima.
 
Poi, avevo fatto inconsciamente la mossa più sbagliata che potessi fare: mi ero offerta di lavare i piatti, dimenticandomi che quella, era casa sua e che quindi, da bravo padrone di casa quale si era dimostrato, mi avrebbe aiutata senza alcun dubbio.
Ero così agitata che non mi ero neppure accorta di aver lavato lo stesso piatto per almeno quattro volte, fino a quando non era stato proprio lui a farmene rendere conto.

« Va bene che non lavo mai i piatti, ma non mi sembravano così sporchi da doverli lavare più volte.», mi aveva detto lui, cogliendomi alle spalle. Io? Io ero letteralmente saltata in aria sentendo la sua voce, solo quello mi aveva mandata in tilt. « Dammi qua, tu lavi e io asciugo.»​, mi aveva detto carinamente mettendosi alla mia destra.
Infondo voleva solo aiutarmi, ero io quella che stava per esplodere.

« Allora, com'è Harry come fidanzato?» ​A quella domanda mi era caduto un piatto dalle mani facendo un rumore assordante. Avevo inghiottito pesantemente e poi avevo preso a caso le prime frasi che mi passavano per la testa « lui è.. È un bravo fidanzato.» « Un bravo fidanzato. Harry sarebbe un bravo fidanzato?»​ E poi aveva riso. Quella risata che già era diventata il mio suono preferito aveva risuonato nel mio petto per i 15 secondi di pausa che erano seguiti. « Io comunque intendevo a letto. È bravo come dice di essere?»​ Ma che razza di domanda era? L'unica cosa su cui non ci eravamo messi d'accordo. Dovevo inventare di sana pianta e sperare che non si accorgesse che stavo mentendo. « Si, è bravo come dice, puoi credergli.» avevo detto arrossendo come una bambina davanti al suo grande idolo. « Beh, ti sorprenderesti se sapessi che esiste qualcuno anche migliore del grande Harry Styles.»​ e, dopo quella frase, ero quasi svenuta.
Il mio cuore aveva iniziato a palpitare, e nella mia mente scorrevano immagini poco caste sul ragazzo biondo che si trovava al mio fianco.
« Okay, qui abbiamo finito, meglio che vada, Harry mi sta aspettando.» Avevo detto di tutta fretta, lasciandolo da solo in cucina, appoggiato al lavello, mentre mi guardava con uno strano ghigno sulla faccia. 

Avevo afferrato la borsa al volo ed avevo praticamente trascinato Harry fuori quella da casa degli incubi, salutando gli altri ragazzi il più velocemente possibile.
 

« Ciao Harry.. E ciao fidanzata di Harry.»
 
Dopo un ciao detto di sfuggita mi eri precipitata in auto e, forse per tutta l'adrenalina accumulata nelle ultime ore, avevo addirittura messo la sicura al mio sportello.
 

« Charlie, che diavolo ti prende? È tutta la sera che sei strana. E adesso scappiamo all'improvviso come dei ladri da casa di uno dei miei migliori amici e sembra che tu stia per avere un attacco di cuore. Vuoi darmi una spiegazione, per favore?»
 
Ehm, la spiegazione è che il tuo amico Azzurro si è preso tutti i miei pensieri e li ha bruciati.
 

« Niente Harry, è tutto okay. Sono solo stanca.»
 «Stanca.. Sei sicura? Perchè mi sembri preoccupata da qualcosa. I miei amici ti hanno infastidita?»

E di colpo ero avvampata anche contro la mia volontà. Ero fregata.
 

« Oh, aspetta un attimo. Non mi dire che Niall ha fatto il solito giochetto. Ti prego dimmi che non ti ha davvero chiesto se sono bravo a letto, e non ha davvero detto che 'ti sorprenderesti se sappessi che esiste qualcuno perfino meglio del grande Harry Styles', ti prego.»

Dire che ero perplessa da quella frase era poco.
Avevo fatto un insicuro si con la testa ed avevo aspettato che Harry aggiungesse qualcosa, mentre continuava a guidare per le strade di Londra con gli occhi fissi sull'asfalto.
 

« Oh Dio, mi dispiace. Ti chiedo immensamente scusa. È uno stupido scherzo che fa a tutte le ragazze che entrano in quella casa. È il suo modo per vedere se la ragazza in questione tiene davvero a noi, ti mette alla prova.»
 
Era solo uno stupido scherzo.
Ed io c'ero caduta con tutte le scarpe, c'ero praticamente affogata in quello stupido scherzo, e probabilmente lui se ne era accorto, non avevo passato la prova. E in più, avevo fatto la figura dell’idiota, arrossendo come una bambina.
Bel colpo Charlie.
Era solo uno stupido scherzo.
 

« Avrei dovuto parlartene prima, scusami davvero Charlie.»
 « Non fa niente Harry, ero solo preoccupata perchè non essendo mai stata a letto con te non sapevo cosa dire. È tutto okay, davvero.»​

 Era solo uno stupido scherzo.
 

« E comunque, la maggior parte delle ragazze che sono state sottoposte a quello scherzo poi sono scappate a gambe levate. Niall le faceva credere di volersele portare a letto, loro accettavano e poi lui correva in salotto a spifferare tutto. E le ragazze correvano via in lacrime.»
 
Harry stava solo cercando di rendere la cosa più leggera e simpatica. Ma non potevo pensare che per poco non avevo fatto saltare tutto. Non riuscivo a pensare che in tre ore quel ragazzo mi aveva: sedotta, distrutta e abbandonata.
 
Solo uno stupido scherzo.
 

« E noi apprezziamo questa sua cosa alquanto bizzarra, perchè ci aiuta a capire chi vale davvero la pena e chi no. E, se non ha detto nulla quando sei uscita dalla cucina significa che hai dato una risposta che lo soddisfaceva, quindi non affligerti, sei stata grande ed hai passato la prova.»
 
Anche se aveva cercato di rincuorarmi, Era stato tutto inutile. Io avevo sorriso a testa bassa e poi avevo sospirato, sussurrando un 'okay' che tutto poteva voler dire, tranne che era tutto okay.

Era solo uno stupido scherzo.



 

*

Right.
Ciao gente, o ciao a chiunque stia leggendo qui.
Allora,da spiegare c'è poco, davvero. Tengo solo a precisare che si, io, personalmente,
Niall non lo vedo più un angioletto, e non penso sia la persona che tutti noi vediamo sul grande schermo, ma questa è, ovviamente, solo una mia opinione.
Allora, poco da dire, ho ritrovato la voglia persa di portare avanti una storia, quindi vedrò di trovare sempre il tempo per aggiornare e cavoli vari.

Qui, da Londra, è tutto.
Alla prossima.

Ontwittah: Alex_Freckles



 

Alex.

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Capitolo 4
*** III. ***


III.

 

Qualche giorno dopo la vicenda del simpaticissimo scherzo di Azzurro, avevo accompagnato Harry nello studio dove avrebbero dovuto tenere un’intervista con una delle enti televisive più importanti del paese.
 
« L’intervista non durerà molto, aspettami qui. Se hai fame sul tavolo ci sono biscotti, due panini, delle patatine, tre diversi tipi di succhi di fr..»
« Harry. Grazie, dico davvero, ma non devi farmi da padre, ti aspetterò seduta qui, ora va, gli altri ti stanno aspettando.»
 
Mi aveva rimproverato con lo sguardo e poi sorridendomi si era girato ed aveva raggiunto di corsa i suoi amici.
Era anche per questo che adoravo Harry, si prendeva cura di me come se fossi sua figlia, mi chiedeva sempre se stavo bene, se volevo mangiare, bere o fare acquisti e mi coccolava, anche quando non eravamo osservati dal resto del mondo.
Avevo iniziato a stare da Harry da qualche tempo, passavo le notti a casa sua, nella camera degli ospiti, eppure vedevamo sempre un film insieme per poi addormentarci come due idioti sul divano in pelle nera di quel maestoso appartamento.
Stavo bene, se non fosse stato per quella piccola parte di me che scalciava ed urlava dentro al mio petto che no, quello non era ciò che davvero volevo. Solo che non volevo, e non potevo ammetterlo.
 
Me ne stavo seduta sulla poltrona grigia dietro alle quinte a guardarlo.
Era lì, era perfetto, ed era seduto proprio accanto al mio finto fidanzato.
Rispondeva alle domande dell’intervistatore con una sicurezza che faceva quasi paura, si sentiva completamente a suo agio, ed era consapevole, credo che forse lo sia sempre stato, che aveva in pugno tutti, compresa me.
 
« Allora, Harry, ho sentito che hai una fidanzata.»
« Già, ed è proprio qui, è dietro le quinte ad osservarci.»
« Oh, che cosa tenera. E dimmi, come vanno le cose tra di voi?»
« Bene, le cose vanno bene. Lei è molto paziente con me.»
 
E aveva fatto un sorrisino alla telecamera che lo stava inquadrando. Si, lo stava facendo consapevole del fatto che io lo stessi guardando. Cercava solo di corrompermi per scegliere il prossimo film da vedere.
 
« Quindi, Niall, tu sei l’ultimo membro della band ancora disponibile
« Si, sono ancora single.»
« E cosa cerchi in una ragazza? Cosa deve avere una ragazza per poter far colpo su di Niall Horan?»
« In realtà niente di speciale. Mi piacerebbe soltanto che mi accetti per la persona che sono e non per i miei soldi.»
 
E poi anche lui aveva guardato dritto nella telecamera. Solo che, quando l’aveva fatto lui il cuore m'era uscito dalla gola ed era rotolato sul pavimento. Sembrava come se lui sapesse qualcosa che neppure io sapevo ancora, sembrava come se fosse stato nel futuro ed avesse avuto in mano tutte le risposte che stavo cercando.
Era spaventoso. Ed era bello, come l’inizio dell’estate dopo l’ultimo anno di liceo, quando non hai nessun compito da fare, ed inizi ad avere paura perché finita l’estate, diventerai un adulto;
era terrificantemente bello.
 
Ero rimasta su quella poltrona persa nei miei pensieri tanto da perdere la cognizione del tempo, fino a quando una porta che sbatteva mi aveva riportata al mondo reale.
 
« Harry porca puttana avvisami la prossima volta!»
« Scusa.. Harry ti chiama Amore?»
 
E mi ero ritrovata col mio incubo con le gambe che faceva una strana smorfia apostrofando la parola “amore” nella stessa stanza, da soli, di nuovo.
Inutile dire che avevo inghiottito così forte che credo fosse riuscito a sentirlo anche lui.
 
« Qualche volta, perché?»
« Non so, “amore”, che razza di parola.»
 
Aveva detto, afferrando un panino e sistemandosi sulla poltrona difronte alla mia. Ed io intanto andavo in iperventilazione ed iniziavo a sudare.
 
« Voglio dire, che cos’è l’amore, Charlie?»
 
Mi aveva chiesto, e si era avvicinato un po’ a me.
 
« L’amore.. beh, l’amore è la cosa che ti fa credere che la persona che ami al posto della cacca faccia margherite profumate
 
E, alla mia affermazione davvero tanto stupida, lui aveva dato un morso al suo panino, e poi mi aveva sorriso e, potrei giurarlo, quando mi aveva sorriso, il mio cuore aveva cessato di battere.
Era soltanto la seconda volta che lo vedevo, eppure io avevo l’avevo già immaginato fare delle margherite profumate. Non era normale.
 
« E tu pensi che Harry faccia delle margherite profumate, Charlie?»
« Beh ecco, sarebbe carino rispondere si, ma credo che tu sappia meglio di me che no, Harry non fa decisamente nulla di profumato.»
 
E lo avevo fatto ridere. Io ero riuscita a farlo ridere con una battuta davvero tanto tanto idiota. E di colpo mi ero sentita felice, realizzata.
Un punto per te Charlie.
 
Avevamo passato i dieci minuti a seguire a ridere, ed io non mi ero resa conto che se prima era seduto a più o meno due metri d me, ora me lo ero ritrovato a meno di un metro di distanza.
Quando me ne ero resa conto ero come rinsavita. Era come se fossi appena risalita in superficie dopo un tuffo ad alta quota.
Mi ero ritrovata a contatto con i suoi occhi e di colpo mi ero sentita in un terribile disagio, senza nemmeno sapere il perché. Mi ero sentita completamente nuda di fronte ai suoi occhi.
Quelle sensazioni erano sbagliate, non doveva essere così.
 
« Charlie, perché cavolo la porta era chiusa a chia.. Oh, Niall, che ci fai qui?»
 
Harry. Il mio salvatore.
Per un istante non avevo dato peso a ciò che Harry stava dicendo, poi ero tornata di qualche secondo indietro e.. la porta. Azzurro aveva chiuso la porta a chiave. Quel gesto aveva mandato il mio cervello in confusione, come spappolato.
 
« Ero venuto a cercare qualcosa con cui nutrirmi.»
 
E a quell’affermazione aveva guardato dritto verso la mia direzione, facendomi quasi arrossire sotto gli occhi del mio finto fidanzato.
 
« E vedo anche che l’hai trovato. Stavi mangiando il mio panino preferito
 
Ed anche Harry guarda me. Mi stavano per caso paragonando ad un panino?
 
« Harry, andiamo a casa per favore.»
 
E lo avevo preso per mano, anche se la mano che volevo prendere e stringere non era la sua.
Ero passata di fianco ad Azzurro e lo avevo guardato negli occhi con lo sguardo implorante, quasi a pregarlo di non rivolgermi più la parola, quasi come a dirgli “ti prego, non farmi questo.”
 
 
 
Circa un’ora dopo io ed Harry eravamo sdraiati sul gigantesco divano in pelle nera a guardare un film. Quella sera nell’aria c’era qualcosa di diverso. Credo che nessuno dei due stesse veramente seguendo quel film di cui non ricordo nemmeno il nome.
Io ero sdraiata con la testa appoggiata sul petto di Harry, e lui se ne stava in silenzio a fissare lo schermo con lo sguardo assente.
 
« Harry, ti senti bene?»
« Mmh? Si, si, certo.»
 
Bugiardo.
 
« Harry, non starò zitta fino a quando non mi dirai cosa c’è che non va
« Niente, dico davvero. Ora guarda il film
 
Harry era come un bambino capriccioso certe volte; dovevo tirargli le parole fuori di bocca, anche se sapeva benissimo da se che avevo capito che c’era qualcosa che non andava.
Mi ero messa seduta di fianco a lui con le gambe incrociate e avevo aspettato all’incirca due minuti buoni, stando immobile a fissarlo, prima che cedesse e sputasse il rospo.
 
« Okay. Okay hai vinto. Sono preoccupato per Niall.»
In quell'istante mi ero chiesta se avesse visto per caso il mio cuore uscire dal mio petto.
 
« Niall? Perché?»
« Perché ora che anche io “ho una ragazza” lui è praticamente rimasto solo. Forse dovremmo presentargli qualcuna, ho paura che possa star male Charlie.»
 
Ecco il motivo per cui tutti si approfittavano di Harry Styles.
Era semplicemente troppo buono; e, credo anche troppo ingenuo.
Così ingenuo da non aver visto nulla di strano in quella conversazione che aveva tenuto con lui poche ore prima, dove ero stata palesemente paragonata ad un panino al tonno. Harry era così buono che non si era mai accorto dei torti che le persone intorno a lui gli facevano, delle persone di cui si circondava, che gli riempivano la testa di "ti voglio bene" e "siamo grandi amici", solo per ottenere un pò di fama.
 
« Ci risiamo. Harry che si preoccupa di tutti. Ma chi si preoccupa di te, Harry? Mmh? Chi?»
« Tu. Tu ti preoccupi per me.»
 
E me lo aveva detto guardandomi con quegli occhioni verdi che per poco non mi aveva fatta piangere.
 
« Lo so che non mi ami, e tu sai che io non ti amo. Ed è per questo che stiamo così bene anche se non c’è nulla tra di noi. Sappi che anche quando mi innamorerò davvero di una ragazza tu potrai restare qui a vedere film orribili tutte le volte che vorrai.»
« Harry, lo sai che anche quando mi innamorerò potrò venire qui a vedere stupidi film tutte le volte che vorrò, vero?»
« Tu sei già innamorata Charlie, solo che non vuoi ammetterlo nemmeno a te stessa. Non si di chi si tratta, e quando vorrai parlarne, sai dove sono, sempre ammesso che non lo scopra prima.»
 
E di colpo ero diventata bianca come un cadavere.
Come faceva a dire quelle cose? Harry aveva visto qualcosa. Aveva sentito qualcosa. No. Non poteva accadere. Non doveva accadere.
 
« Nah, non chiedere nemmeno. Ti basterebbe guardarti allo specchio per capirlo. Stai vivendo su un altro pianeta Charlie, ma io ti voglio bene lo stesso.»
 
E, dandomi un bacio sulla fronte, proprio come fanno i papà con i figli, mi aveva lasciata da sola su quel divano in pelle nere a logorarmi sul fatto che si vedeva che provavo qualcosa per qualcuno.
 
E se Harry avesse capito di chi si trattava?
E se lui avesse saputo ciò che stava causando dentro di me?
E se entrambi se ne fossero accorti?
 
Ero fottuta.



 
*
Hello a tutti.
Lo so, questo capitolo non è un gran che ma io capitoli "di passaggio" servono a far sviluppare la storia.
Allora, No. Niall, come forse avevo già accennato ma non ricordo, in questa fanfiction verrà descritto nell'esatto modo in cui la sottoscritta lo vede, così come Harry. 
Sapete tutti che la mia celebrity crush è Niall, ma sinceramente, penso che Harry sia la persona più buona di questo mondo, ecco spiegato il motivo per cui i personaggi hanno questi ruoli. Che ci crediate o no, non penso che Niall sia l'angelo che appare alle telecamere, personalmente credo sia tutt altro. (No, non gli to dando addosso e non sto dicendo che sia una cattiva persona, sia chiaro.)

Per il resto, voi che ne pensate?
Pensate che Harry si sia già reso conto che Charlie e Niall.. insomma.. ?
Pensate che questa storia valga la pena di essere portata avanti? (Domanda retorica perchè la porterò avanti annoiandovi comunque MHUAHUAHUA)
Avete qualche suggerimento? Sono molto ben accette critiche positive e costruttive, non insulti.

Con ciò, io vi saluto, un abbraccio grande a tutti coloro che apriranno questa pagina anche per puro caso. Da Londra è todos.


Alex. <3




On twittah: Alex_Freckles

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Capitolo 5
*** IV. ***


IV.



 
Nella settimana di quella strana e spaventevole conversazione con Harry avevo rivisto Azzurro altre tre volte: Due volte mi era andata bene, l’avevo visto per circa quattro minuti totali, nessun saluto, nessuna domanda imbarazzante, niente di niente. Solo una me che scappa via non appena lo vedeva. La terza volta, la quinta in totale, ( si, tenevo i conti di quante volte il mio cuore era scoppiato ), invece, ci eravamo ritrovati tutti, comprese le fidanzate dei ragazzi, intorno ad una lunga tavolata in uno dei ristoranti più in voga di Londra, per festeggiare l’ennesimo premio vinto.
 
Quella sera Azzurro non era venuto da solo, si era portato dietro una bella biondina che non sapeva di niente se non di una barbie.
Era seduta di fianco a lui, proprio di fronte a me, stretta nel suo vestitino rosa confetto, con i suoi biondissimi capelli cotonati e tanto di quel trucco in faccia da poter restaurare un museo d’arte antica.
 
Niall, davvero?
 
Ce l’aveva presentata come sua accompagnatrice, ma sono più che certa che l’avesse incontrata a qualche festa e, per portarsela a letto, l’aveva invitata a stare con noi a cena, per fare bella figura.
 
Niall, davvero?
 
« Allora, come hai detto che ti chiami? »
 
Avevo chiesto alla biondina, e, non so ancora per quale ragione, tutti si erano girati nella mia direzione fulminandomi con lo sguardo. Come se sapessero dove sarei voluta arrivare.
 
« Stephanie. Mi chiamo Stephanie. »
 
Nome di merda. 

« Oh bel nome, Stephie, bel nome. Allora, perché non ci racconti un po’ di te? »
« E’ Stephanie. Faccio la modella, generalmente sfilo per TopShop, o simili, ma Niall mi sta aiutando con la mia carriera. »
 
Aw, che dolce. “Niall mi sta aiutando nella mia carriera”.
 
« Aw, ma è una cosa davvero dolce Stephie, davvero. »
« E’ Stephanie. Stephanie. »
 
Mi aveva risposto acidamente lei, la barbie, la "modella".
Non posso negarlo, mi stavo divertendo un mondo.
Non so spiegare esattamente cosa mi fosse successo quella sera, so solo che era davvero divertente.
Azzurro non si era nemmeno accorto che la biondina fosse seduta al suo fianco, e non aveva accennato a rispondere alle mie provocazioni. Liam e Zayn e le rispettive ragazze si erano gustati la scena ridendo sotto ai baffi per non dare nell’occhio, mentre Louis confabulava qualcosa con Harry, guardandomi come se fossi impazzita.
 
« Quindi, Charlotte, Niall ti aiuterà nella tua carriera, e come, se posso chiedere? »
 
E di nuovo tutti si erano girati dalla mia parte, ridendosela sotto i baffi, poiché avevano capito il mio gioco, compreso Harry, che mi aveva mollato un calcio sotto al tavolo, cercando di trattenere le risate.
Azzurro, invece, se l’era risa sotto i baffi fissando il piatto, e poi aveva alzato lo sguardo nella mia direzione fulminandomi, quasi a volermi dire "smettila ti stai rendendo ridicola", ed io mi ero sentita mancare il respiro per un attimo.
 
« Charlie, perché non andiamo a fumare? Mmh? »
« Ma Louis, tu non fumi. »
« Oggi sono in vena di provare cose nuove.»
 
Non avevo mai avuto una vera e propria conversazione con Louis fino a quella sera, anzi, non avevo proprio mai avuto una conversazione con lui in generale, visto che credevo mi odiasse per qualche oscuro motivo.
 
« Stranamente oggi si vedono le stelle. »
 
Avevo cercato di buttarla là, sulla classica conversazione sul tempo che tutti noi tiriamo fuori quando non si sa cosa dire.
 
« Davvero, una conversazione sul tempo? Pensi che sia fuori al gelo con te a fumare, sottolineando che neanche fumo, per parlare del tempo, Charlie?»
« Beh, oggettivamente parlando il tempo stasera è veramente be..»
« Seriamente Charlie, a che gioco stai giocando?»
 
E, in quel momento, le parole mi erano morte in gola. “sto giocando ad un gioco che si chiama fai terra bruciata intorno a tutte le ragazze che ronzano intorno a Niall.”
 
« Gioco? Di cosa stiamo parlando?»
« Andiamo, non fare la stupida con me Charlie. Sai benissimo di cosa parlo. Perché stai cercando di far sembrare stupida quella ragazza, quando sappiamo già tutti quanti come finirà?»
 
E, lì avevo avuto il colpo di genio, l’illuminazione, la via per la salvezza.
 
« Beh, io volevo solo vedere se a lei interessa davvero Niall. Sai, con Harry pochi giorni fa stavamo parlando, ed è saltato fuori che lui testa le vostre ragazze, il che vuol dire che aveva testato anche me, e poi Harry era preoccupato per lui, perché ora è l’unico a non avere una ragazza, ed aveva paura che si sentisse solo. Volevo solamente rendere il favore e aiutare il mio fidanzato, tutto qui.»
 
Ce l’avevo fatta. Era un discorso che filava d’altronde, non era una bugia, e tanto meno stavo omettendo qualcosa. Volevo davvero testare quella tipa, e volevo davvero aiutare Harry, anche se sapevo che quello significare non aiutare affatto me. 
 
« Ascolta, Charlie. A Niall non serve ne il tuo, ne il nostro aiuto. Tu non lo conosci, non sai cosa vuole oppure no. E, lasciatelo dire da qualcuno che lo conosce davvero: tutto vuole, a parte una ragazza fissa. A lui piace fare così, conoscere belle ragazze, portarle a cene e quant’altro, e poi portarsele a letto. Tutto qui. Quindi per favore, non t’immischiare in cose che non ti riguardano. Se vorrà l’aiuto di qualcuno di sicuro non verrà da te, al massimo verrà da noi, che siamo i suoi veri amici, tu nemmeno lo conosci.»
 
Quelle parole, dette con quel tono freddo di chi proprio ti odia, mi avevano ferita così tanto che stentavo a tenere le lacrime al loro posto. di sicuro non volevo che Louis mi vedesse piangere, e continuavo a chiedermi perché ce l’avesse così tanto con me, che cosa gli avevo fatto di così grave da trattarmi come un cane?
Louis Tomlinson quella sera in meno di un minuto, era riuscito a farmi tornare indietro nel tempo di qualche anno, era riuscito a farmi riprovare quella sensazione di insicurezza e di inferiorità che mi ero portata dietro per una vita.
 
« Non capisco perché voi donne dobbiate sentirvi in dovere di salvare le vite degli altri.»
 
E poi si era girato, e mi aveva lasciata fuori al freddo, a fumare e a rimproverarmi con me stessa per tutti gli sbagli che stavo iniziando a commettere.
Dopo qualche minuto avevo fatto un respiro profondo e con quei pochi frammenti di coraggio che m'erano rimasti ero tornata a sedermi al mio posto, al fianco del mio finto fidanzato, e di fronte a quella ragazza che non si sarebbe mai meritata Niall.

Ma io lo meritavo più di lei?
 

Tutti avevano continuato a scherzare e ridere per cose a cui non stavo dando alcuna importanza, mentre io avevo fissato per credo un’oretta circa la magnificenza del mio piatto ancora pieno; e solo Harry sembrava essersi accorto che qualcosa non andava.
Aveva avvolto la mia mano piccola e tremolante nella sua, e m'aveva fatta sentire al sicuro, protetta.
 
Una volta finita quella cena a cui avrei preferito non essere presente io ed Harry ci eravamo ritrovati ancora una volta seduti sul suo divano in pelle nera davanti ad un film, che, anche stavolta, non riuscivo a seguire.
 
« Se ti può far sentire meglio, sappi che mi dispiace per come ti ha trattata Louis, lui è fatto così, quando si tratta di noi, è sempre così. Crede che ognuno di noi debba imparare dai propri errori.»
 
Come potevo non voler bene ad una persona che, anche se la colpa era la mia, e lui non c’entrava assolutamente nulla, chiedeva comunque scusa?
 
« Lo so che ti ha trattata male, lo conosco fin troppo bene. Lo so come so che Niall è in grado di badare a se stesso, anche se non sembra, e anche se io mi preoccupo per lui, questo non vuol dire che debba farlo anche tu Charlie, per favore, non fare i miei errori.»
 
Ed io mi ero sentita ancora più in colpa di quanto già non mi sentissi.
Harry non meritava questo trattamento e tutte queste bugie, anche se non ci amavamo, anche se non stavamo davvero insieme.
Lui non se lo meritava, ed io stavo infrangendo l’unica regola che ci eravamo dati: mentiamo a tutti, ma non mentiamoci mai tra di noi. L’unica e sola regola che avevamo stabilito, ed io l’avevo infranta. Harry non meritava una persona come me al suo fianco, anche se non ero davvero la sua ragazza, non se lo meritava, ed io non meritavo ne di essere sua amica, ne tantomeno ero meglio di quella bionda che Azzurro s’era portato alla cena, almeno lei aveva praticamente ammesso a cosa puntava.
Non meritavo nulla, assolutamente nulla.
 
« Harry, potresti essere mio amico, nonostante tutte le cose brutte che accadranno?»
« E tu potresti essere mia amica anche quando interromperemo la nostra finta relazione?»
 
E poi m’aveva abbracciata, ed io avevo pensato che non c’era al mondo un posto più accogliente delle sue braccia. Poi, per un solo istante, avevo immaginato di essere abbracciata da lui, e mi ero sentita male dentro, mi ero sentita come bruciare dentro, non potevo fare questo ad Harry, anche se non ci amavamo. Non potevo e basta.
 
« Non ti chiederò come va invece con le faccende di cuore, ma solo perché so che non è giornata.»
« Non vuoi davvero saperlo, comunque.»
 
Avevo cercato di scherzare io, e poi mi ero andata a rinchiudere nella camera degli ospiti in quella casa che in poche settimane di tempo, era diventata anche un po’ mia.
Avevo fissato le pareti marroncine chiare così tanto da aver cominciato a vedere piccoli pallini fluorescenti galleggiare in aria, fino a che il cervello non aveva cominciato a fumare.

In effetti Louis aveva ragione: io nemmeno lo conoscevo Niall. Non sapevo cosa gli piaceva fare, non sapevo i suoi gusti musicali, non sapevo il suo colore preferito, o come gli piaceva passare una noiosa e normalissima domenica pomeriggio, non sapevo praticamente nulla di lui, e forse sarebbe stato meglio così, sarebbe stato meglio per me, per lui e per Harry.
 
Invece no, ogni volta che pensavo a lui sentivo il fuoco dentro di me, era come se stessi andando a fuoco e non potessi far nulla per spegnere quell’incendio.
 
E non c’era peggior sensazione al mondo, se non quella di essere impotenti di fronte al destino.



 
*

Ciao.
Si, sono tornata, di nuovo ( che palle questa ao )
Allora, solo due chiarimenti: 

a) No, la modella non è un riferimento alla Palvin in nessun modo, poichè questo capitolo è stato scritto ben prima della sua apparizione flash. E ancora no, non ho nulla contro di lei, anzi, trovo sia una bellissima ragazza ( ovvio, fa la modella ), diciamo che preferisco non immischiarmi in queste cose, preferisco restare neutrale ecco.
b) Si, Niall è uno stronzo a tutti gli effetti e no, non sono ancora convinta che cambierà i suoi comportamenti per amore nel corso della storia; è ancora tutto da vedere. 

- Consigli?
- Critiche costruttive?
- Suggerimenti?

Detto ciò, torno alla mia vita sociale.
Ciao a tutti coloro che hanno bisogno di un abbraccio. Vi mando il mio. Sempre.


OnTwitter: @Alex_Freckles


Alex.

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Capitolo 6
*** V. ***


V. 

 
 
Dopo quella cena degli orrori mi ero rifiutata di stare nella stessa stanza dove c’erano Louis e Azzurro, non volevo avere nulla a che fare con loro, almeno per un po’.
Avevo passato giorni interi a chiedermi il perché di quella sfuriata da parte di Louis, ed intere notti a fissare il soffitto della camera degli ospiti di casa di Harry chiedendomi se ero mai passata, anche solo per sbaglio, tra i pensieri di Azzurro.
 
Harry sembrava aver capito le mie motivazioni, o almeno, sembrava aver capito ciò che io volevo che capisse; e cioè che non volevo vederli poiché ci ero rimasta male per come Louis mi aveva trattata alla cena, in quanto a Niall, ovviamente non avevo detto nulla riguardo a lui; anche se la voglia di parlare di lui per ore era irrefrenabile.
 
« Quindi anche stasera te ne starai a casa Charlie?»
« Si Harry, non ho voglia di uscire. Voglio solo starmene sul divano a vedere un film mangiando quantità sproporzionate di popcorn.»
« Mmmh, okay. Se cambi idea beh, hai il mio numero.»
« Va bene Harry. Grazie.»
« Certo che questo tipo a cui vai dietro deve davvero piacerti tanto, per farti stare a casa a guardare film tristi ogni sera!»
« Come hai detto? Harry? Pronto? Sei ancora lì?»
 
Mi aveva attaccato il telefono in faccia uscendo di scena con una delle sue uscite strane, sicuramente ridendosela dall’altro capo della cornetta, immaginandosi la scena di me col pigiama e spettinata, a guardare l’ennesimo film sentimentale.
 
Quella sera mi ero addormentata sul divano verso le nove e trenta, Harry non sarebbe tornato prima delle due passate, quindi avevo davanti una lunghissima serata da passare con me stessa.
Non avrei potuto avere peggior compagnia.
A svegliarmi di soprassalto era stato il campanello di casa sua che qualcuno si divertiva a suonare insistentemente alle dieci e trentasette minuti di una normalissima e noiosissima serata come le altre.
 
« Già a casa? Credevo che la notte fosse giovane per Harry Styles!»

 Avevo detto aprendo la porta, convinta che mi sarei trovata davanti Harry.
 
« Dal tuo pigiama direi che per te la notte non è altrettanto giovane, ciao Charlie!»
« Niall? Che ci fai qui?»
« Non so, mi andava di passare da Harry.»
« Ma Harry non c’è, Niall..»
 
Niall.
Azzurro.
Niall.
Niall Horan si era presentato alla porta di casa Styles, ed io avevo aperto.
Mi aveva fissata per qualche secondo ridacchiando, probabilmente incoraggiato dalla mia divisa non molto fashion, mentre io ero semplicemente diventata rossa come il fuoco quando avevo incrociato il suo sguardo per pochi secondi indecifrati.
 
« Beh, mi fai entrare?»
« Ah si scusami, vuoi qualcosa da bere?»
 
E, mentre facevo la domanda lui già era arrivato al frigorifero cercando qualcosa da bere.
Quando mi era passato a fianco, per attraversare il corridoio che portava alla cucina super moderna di casa Styles, avevo respirato tutto il suo profumo e, sapeva di buono, sapeva di strano, sapeva d’Azzurro e di fuoco allo stesso tempo.
 
« Ti ho disturbata per caso?»
« No, stavo guardando un film, tranquillo.»
 
Se vuoi puoi venire a disturbarmi tutte le volte che vuoi, avevo pensato.
 
Indossava uno dei suoi giacchetti neri e grigi, che, per quanto cupi potessero sembrare, a me sembrava come se emanassero una luce propria; la sua, probabilmente.
Era bello da togliere il fiato, era bello come una notte d’estate sotto ad un cielo stellato, ed una come me non avrebbe mai avuto speranze, ero semplicemente troppo poco.
A paragone con il suo cielo stellato, io ero una semplice ed fastidiosa nuvola che galleggia nell’aria, e che nessuno nota mai.
 
« Quindi stasera Harry ti ha lasciata sola?»
 
Aveva esordito lui, col suo solito sorrisino furbo stampato in viso, mentre sorseggiava la sua birra gelata, mentre io beh, io me ne restavo dall’altro lato del divano, rannicchiata su me stessa, alla ricerca delle parole che in quel momento proprio non ne volevano sapere di venir fuori.
 
« Già..»
« Allora ho fatto bene a passare, no?»
 
E poi si era avvicinato di qualche centimetro, mentre io diventavo più rossa del fuoco.
Si era messo seduto con una gamba accavallata all’altra, un braccio lasciato a penzolare lungo il suo corpo, e l’altro, quello con cui reggeva la bottiglia di birra, lungo lo schienale del divano, quasi a circondare le mie spalle.
 
Era un sogno, per caso?
 
Io, dal mio lato del divano, lo osservavo beata, pensando a quanto non avessi mai incontrato sulla mia strada qualcuno così semplicemente perfetto, qualcuno che non era semplicemente lui.
 
« Sai, nessuna ragazza resta mai a lungo da queste parti.»
Aveva azzardato sorseggiando un po’ di birra.
« Cosa vuoi dire, Niall?»
« Voglio dire, Charlie, che solitamente nessuna ragazza che passa per la nostra strada, arriva a questo punto della storia senza perdere il controllo delle cose.»
« Continuo a non capire di cosa tu stia parlando.»
 
Ed in effetti era vero, non avevo idea di quello di cui stesse parlando.
Io non avevo mai perso il controllo, ci ero andata vicina, molto vicina, ma non l’avevo mai perso, tanto meno avevo mai detto a nessuno niente riguardo alla mia cotta stratosferica per lui, ed avevo sempre cercato di mantenere le distanze, per evitare qualsiasi danno irrimediabile.
Continuavo a non capire perché mi stesse sorridendo quasi come se avesse appena letto i miei pensieri, quasi come se avesse avuto un dono magico ed avesse appena rovistato nella mia mente.
 
« Vedi, Charlie.. ho visto come mi guardi, l’ho notato. Credi che sia stupido per caso? Credi che non abbia notato il panico nei tuoi occhi il giorno della cena a casa mia? O della cena a cui era presente anche Stephanie? O del fatto che cerchi sempre di starmi il più lontano possibile? Beh, spiacente, ma so quando una donna mi vuole. E tu, Charlie cara, mi vuoi, solo che sei così buona e dolce da non volerlo ammettere neppure a te stessa.»
 
Panico.
Ad ogni parola del suo discorso una nuova fiamma si accendeva in me, era come andare a fuoco, erano fiamme ovunque.
 
Si era avvicinato a me ulteriormente, l’aria d’Azzurro che aveva sempre avuto era svanita.
Non era azzurro, non era Azzurro per niente.
Era rosso, Rosso sangue, Rosso fuoco, ed io avevo avuto davvero paura.
Non ero riuscita a staccarmi da quello sguardo di ghiaccio, e lui, che lo sapeva che mi aveva in pugno, se ne era approfittato.
Era seduto proprio al mio fianco, e col braccio che era appoggiato sullo schienale del divano mi aveva avvicinata ulteriormente al suo viso. Era lì, a dieci centimetri da me, era così vicino che ero riuscita a sentire il suo respiro sulla mia pelle, era così vicino, che avrei potuto allungarmi di mezzo centimetro, e baciarlo.
Avevo cercato in tutti i modi di scacciare quel pensiero dalla mia mente, di non pensare che quel che mi trovavo davanti era senza dubbio uno scherzo del destino, ma poi, lui si era avvicinato ancora di più, ed aveva accarezzato le mie labbra con le sue.
Era durato forse cinque, o dieci secondi, o forse ore, non lo so, sapevo solo che avrei voluto durasse per sempre. Ma la ragione, aveva preso il sopravvento, ed ero saltata indietro, con lo sguardo basso, colpevole.
 
« Visto? Tu lo vuoi. E prima o poi cederai, prima o poi succederà, e tu non potrai più fare nulla a quel punto. Io lo so che non lo ami, e so che lui non ti ama, come so che è uno dei miei migliori amici, lo so e so anche che tu, Charlie Thomas, lo capirai, prima o poi
 
Ed io ero semplicemente rimasta seduta su quel divano in pelle a fissarlo, mentre si alzava e mi sorrideva ancora una volta.
Mi aveva fatto una carezza leggera sul volto, che io avevo sentito pesante come un macigno e poi era sparito chiudendosi la porta alle spalle, lasciando me in balia del suo profumo, e delle sue parole.
Mi aveva lasciata sola su quel divano, a chiedermi cosa diavolo stesse cercando di ottenere, mi aveva lasciata a toccarmi le labbra come fanno le sedicenni dei film romantici dopo aver ricevuto un candido bacio sulla guancia, cercando di capire se quello che avevo appena vissuto era stato un sogno, oppure la triste realtà.
 
Quella notte, Harry era rientrato verso le tre del mattino, credo fosse ubriaco, o comunque abbastanza su di giri, ma pur sempre gentiluomo nell’affacciarsi nella camera degli ospiti nella quale dormivo per vedere se era tutto okay.
“Sta dormendo”, aveva sussurrato a se stesso alle 2:56 minuti del mattino, ma la verità è che no, io non dormivo affatto. Non ero mai andata a dormire quella notte, ero semplicemente rimasta arrotolata tra le lenzuola a fissare il muro buio di quella stanza che a parere mio era troppo grande per una persona sola.
Mi ero girata e rigirata nel letto per ore, alla ricerca di una spiegazione logica a quel comportamento da ipocrita ed egoista che aveva assunto quella sera, eppure, non ero arrivata a nessuna conclusione.
L’unica cosa che continuavo a pensare era il suo profumo che si era fuso col mio, il suo respiro che aveva accarezzato la mia pelle, la sua bocca che accarezzava dolcemente le mie labbra insicure, la sua mano che scivola veloce e prepotente lungo la mia guancia, quasi a volerla marcare, e tutto ciò che avevo sentito, e che continuavo a sentire quella notte, era fuoco, le fiamme che bruciavano dentro al mio petto, e che non mi davano pace.



 
*
Ciiiiiiiao.
Allora, lo so che tanto qui non legge nessuno, o quasi.
Volevo solo ringraziare quelle povere disgraziate che hanno aspettato tanto me per questa merdina di capitolo.
Venendo a cose serie, qualcuno ha qualche parere, idea, critica, o qualsiasi cosa da consigliare?
Ripeto per la milionesima volta che si, questa fanfiction nasce in primis perchè avevo il bisogno di sfogarmi e di descrivere alcuni dei personaggi nell' esatto modo in cui secondo me sono in realtà.
No, non ce l'ho con Niall e no non sono una Harry/Niall's girl, semplicemente ai miei occhi appaiono così.
Bene, se qualcuno avesse mai piacere di farmi sapere cosa ne pensa ne sarei onorata, altrimenti bella, io continuo a scrivere perchè mi libera la mente.

Ultima cosa, diamo tutte insieme il benvenuto a skina ( http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=239208 ) nella meravigliosa Londra. 
Si, vivo a Londra da un anno e si, finalmente dopo più di un anno che ne parlavamo via web finalmente anche lei si è trasferita e ho potuto abbracciarla dal vivo.
Si, sono schifosamente e spudoratamente felice in questo momento.

Spero di tornare presto, addio.

@Alex_Freckles

Alex.

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Capitolo 7
*** VI. ***


 

 VI.
 

 
La mattina seguente a quell’episodio che aveva scatenato in me la tempesta l’avevo passata a letto, a rigirarmi su me stessa e senza essere riuscita a chiudere occhio per tutta la notte precedente.
Harry, gentile e buono come sempre, era venuto a controllarmi più volte, credendo che fossi malata, e, offrendomi un thè bollente che non avevo rifiutato solo per vedere un raggio di sole sul suo viso.
Quella mattina era entrato di soppiatto nella ormai - mia - camera, credendo che dormissi, e si era seduto ai piedi del letto, con la tazza di thè fumante tra le mani a fissarmi.
Riuscivo a vederlo con la coda dell’occhio: mi guardava come se fossi un cucciolo abbandonato, mi guardava come se fossi un caso senza speranza, una debole, come se fossi piccola ed indifesa.
Poi, aveva capito che ero sveglia, e si era avvicinato, sdraiandosi insieme a me su quel letto enorme, poggiando la tazza di thè sul comò posto al lato sinistro del letto.
« Stai male Charlie?»
Mi aveva chiesto lui, ingenuamente.
Vorrei”, avrei risposto io.
« Non lo so Harry, di sicuro non sono un fiore
Harry aveva sorriso e poi mi aveva stretta fra le sue braccia. Ero appoggiata con la testa contro la sua spalla, e col braccio lo avevo stretto ancora un pò di più a me.
Era vero, io non amavo affatto Harry, e lui non amava me, ma c’era qualcosa tra noi, c’era un legame strano ed inspiegabile, che ci teneva uniti più di qualsiasi altra cosa.
 
Avrei voluto davvero innamorarmi di lui, l’avrei voluto con tutta me stessa.
Sarebbe stato tutto così semplice, se solo l’avessi voluto.
 
« E’ per via del ragazzo misterioso?»
Ovviamente Harry non era stupido, e mi conosceva bene. Sapeva che era difficile vedermi così, e sapeva che se succedeva, significava che era successo qualcosa.
 
« Poniamo che tu ami qualcuno, ma non puoi e non vuoi che questo qualcuno lo sappia. Ma questo qualcuno, non si sa come, capisce che tu provi qualcosa. Tu che faresti Harry?»
« Beh, poniamo che questo misterioso qualcuno abbia capito qualcosa di quello che provo, rischierei. Si, me ne fregherei se potessi o non potessi starci insieme, io me la rischierei in ogni caso.»
« Non è così semplice Harry.»

E quanto vorrei che lo fosse  stato. Quanto vorrei che le cose fossero state più semplici.

« C’è sempre un modo per rendere le cose più semplici, devi solo essere in grado di capire quale.»

Aveva detto sussurrando, quasi a non volersi far sentire, ed io mi ero stretta ancora un po’ di più a lui.
 
Il fatto è che avrei voluto veramente amare Harry, non solo perché sarebbe stato molto più facile, ma perché se lo meritava. Lui era una di quelle persone che vanno amate incondizionatamente e ringraziate ogni giorno, solo per il fatto di esistere, avrei dovuto amarlo anche solo per il fatto di essere entrato a far parte della mia vita, che prima non aveva colori, ne sapori, ne odori.
Ecco, lui aveva reso le mie giornate migliori in un certo senso; sapeva sempre come farmi stare bene, sapeva regalarmi un sorriso anche quando a lui le cose non andavano un granchè, e, più di tutto, era l’unica che persona che potevo chiamare amico, ed io non potevo tradirlo, ne tantomeno mentirgli, al solo pensiero di ciò stavo male, al solo pensiero di togliere il sorriso da quel viso così bello stavo male, male come quando sai che una brutta notizia sta arrivando, ma tu cerchi sempre di scappare.
Io non volevo ferirlo, lui non se lo meritava.
Ma io meritavo un amico come lui?

« Adesso esci dalla tana e mettiti un vestito carino, abbiamo un paio di cose da fare

Lo avevo guardato con lo sguardo di un cucciolo di panda, o meglio, l’avevo guardato come si guarda la mamma implorandola di non farti andare a scuola quel giorno che proprio non hai aperto libro e non sai nemmeno su cosa sia l’interrogazione, ma non avevo ricevuto l’effetto sperato.

« No Charlie, niente faccine tenere. Adesso ti alzi e ti vai a preparare, oppure preferisci che lo faccia io con la forza?»

Mi ero alzata scappando e correndo come una pazza per tutta la casa, facendolo ridere e rendendo così il mio cuore un po’ meno pesante.
Perché questo era, quando Harry rideva, il mio cuore diventava un po’ più leggero per qualche istante, facendomi dimenticare di quel problema con i capelli biondi e gli occhi azzurri che tormentava la mia mente.
 
 
 
Poco più di un’ora dopo, mi ero ritrovata nell’ennesimo studio di registrazione, dove quel giorno Harry avrebbe avuto una riunione con i manager per cose a me del tutto sconosciute. « Aspetta qui, non ci vorrà molto.» Aveva detto, e poi era sparito dietro alla porta di quello che doveva essere l’ufficio di uno dei capi.
Non avevo visto nessun altro dei ragazzi, per fortuna, quindi per un po’ mi ero sentita salva e al sicuro. Ma, ovviamente, mi sbagliavo.
Me ne stavo seduta su quella scomodissima sedia di pelle e plastica nera ben lavorata da troppo, quindi mi ero semplicemente alzata, ed ero andata a fare un giro per quell’immensa struttura, senza una meta precisa.
Mi ero ritrovata credo all’ultimo piano, e su una porta c’era una scritta che aveva attirato la mia attenzione: “smoking area”, bene, avevo pensato, avrei proprio voglia di una bella sigaretta, avevo concluso il mio pensiero.
Ero entrata aprendo silenziosamente la porta, con la paura di trovarmi davanti qualcosa/qualcuno che non avevo assolutamente voglia di vedere; ma per fortuna, mi ero ritrovata davanti ad una stanza vuota, con un enorme divano posto lungo tutta la parete quadrangolare, e una vista della città da mozzare il fiato.
Mi ero accesa la mia sigaretta, poggiandomi sulla gamba il posacenere che era posto di fianco a me, avevo chiuso gli occhi cercando di rilassarmi per un momento, e mi ero lasciata andare.
All’improvviso, la porta si era aperta di scatto, e, con la mia solita fortuna, era stato proprio Azzurro a fare il suo ingresso all’interno di quella stanza che a quel punto, era diventata troppo piccola per contenere la pesantezza del mio cuore.
Ci aveva messo venti secondi buoni per mettere a fuoco che quella che si trovava di fronte ero proprio io, e poi aveva chiuso la porta a chiave, avvicinandosi e sedendosi vicino a me, per poi accendersi una sigaretta.
 
« Da quando fumi?»
 
Avevo azzardato io, con lo sguardo puntato verso il basso e lo stomaco che andava a fuoco, mentre lui accennava un sorriso compiaciuto portando la sigaretta appena accesa alle labbra.
 
« Solo quando sono teso, agitato o frustrato. E tu, come hai trovato questa stanza?»
« Mi annoiavo, ho camminato per l’edificio, ed eccomi qui.»
 
Poi c’erano stati vari secondi, se non addirittura minuti interi, di assoluto silenzio.
C’era così silenzio che riuscivo a sentire il rumore che faceva la sigaretta quando aspiravo il fumo ed il rumore del mio cuore che ad ogni battito diventava sempre più grande e pesante.
E poi c’era lui, c’era Azzurro, seduto proprio di fianco a me, vestito di quel suo aspetto angelico, che giocherellava distrattamente con la sigaretta ancora accesa tra le dita.
Per un istante aveva alzato lo sguardo verso di me ed io m’ero sentita scoppiare.
Avrei voluto toccare quelle labbra ancora e ancora, fino allo sfinimento, ma poi, nella mia testa appariva lo sguardo deluso di Harry, del mio amico, e il fuoco si spegneva.
Poi lui rialzava lo sguardo sorridendo silenziosamente, ed in me era di nuovo la tempesta.
 
Era bello da far paura, ed io probabilmente lo amavo, da far paura.
 
D’un tratto, s’era messo col braccio appoggiato al divano su cui eravamo seduti, col busto e lo sguardo rivolti proprio nella mia direzione. Mi aveva fissata per un periodo di tempo indeterminato continuando a sorridere, facendomi andare ancora più a fuoco di quanto già non fossi stata, e facendomi sentire piccola e insicura più che mai.
 
Era bello da far paura, ed io probabilmente lo amavo, da far paura.
 
« Ahh, Charlie Charlie Charlie, mi piacciono i tuoi capelli rossi, sai?»
 
Aveva detto, arricciandosi tra le dita qualche ciocca dei miei capelli.
 
Il mio nome pronunciato da lui, comunque, suonava centomila volte meglio.
 
« ..E anche le tue lentiggini, e sai che mi piacciono anche i tuoi occhi verdi, Charlie?»
 
Io, imbranata com’ero, ero riuscita a sbiascicare un “ehm grazie”, che non ero riuscita a sentire neppure io.
Quando azzurro m’aveva toccata, quando aveva preso ad arricciare i miei capelli il mio cuore s’era appesantito un po’ di più. Era come se c’avesse buttato sopra una roccia. E lui lo sapeva. Azzurro sapeva di rendermi tutto più di difficile, e sembrava piacergli.
 
« Andiamo dolce Charlie. Perché non ti rilassi e ti lasci andare un po’? Non c’è nessuno che può vederci qui, e la porta è chiusa a chiave.»
 
E poi, senza che nemmeno me ne accorgessi, le sue labbra erano sulle mie. Ci stavamo baciando. Io stavo baciando il mio problema, la radice di tutti i miei guai.
Stavo baciando il fuoco, e, pur essendo cosciente dell’enorme errore che stavo facendo, avrei voluto che quel bacio non finisse mai. Avrei voluto che quel fuoco non si spegnesse mai.
Era stato un bacio per nulla romantico, eppure io avevo sentito un uragano approdare nel mio stomaco non appena le nostre labbra si erano toccate.
Era stato strano.
 
Azzurro mi aveva guardata sorridendo, quasi come a voler dire “hai visto? Avevo ragione!”, e ce ne aveva, da vendere. Mi aveva guardata negli occhi per secoli, e con una mano aveva accarezzato tutta la superficie del mio viso, che ormai era andato in fiamme.
Io, nel frattempo, mi ero decisamente persa nel blu dei suoi occhi, mi ero persa e non avevo elaborato per non so quanto alcun tipo di pensiero. Mi ero semplicemente soffermata a guardarlo, lì, bello e tentatore.
 
« Mi piaci, piccola Charlie.»
 
E accarezzandomi ancora una volta, quasi guardandomi con compassione, mi aveva lasciato un bigliettino tra le mani, mi aveva dato un bacio sulla fronte e poi se n’era andato portandosi via con se il mio cuore.
 
Io ero rimasta in quella stanza per credo un’ora a pensare e ripensare all’accaduto.
M’aveva baciata.
Azzurro m’aveva baciata.
Ed aveva detto che gli piacevo, Azzurro aveva davvero detto che gli piacevo.
Ma cosa poteva piacergli di me?
Eravamo un l’opposto dell’altro: lui così sicuro di se, fiero di quel che era e di quel che faceva, mentre io vivevo nella menzogna, e mi vergognavo persino d’esistere.
Azzurro m’aveva baciata, e lo so, era stato un bacio che probabilmente non aveva significato nulla per lui, ma io c’avevo visto il mondo intero dentro; io c’avevo visto tutto quello che avevo sempre cercato e non avevo mai trovato.
Azzurro m’aveva baciata, e m’aveva guardata, e, forse, m’aveva anche vista.
 
Era bello da far paura, e io probabilmente lo amavo, da far paura.
 
 Poco più tardi ero tornata dove Harry mi aveva detto di aspettarlo, giusto in tempo per vederlo uscire dalla stanza dove si trovava, sorridente come sempre e seguito dagli altri membri del gruppo.
Azzurro aveva fatto finta di non vedermi e, mentre io ed Harry andavamo via, lui aveva poggiato una mano sul mio fianco.
Potrei giurare che no, quella mano non era finita lì per sbaglio.
Harry non si era resoconto che ero alquanto scossa, era stato troppo preso dal raccontarmi di qualcosa che proprio non ero riuscita ad ascoltare.
Ero rimasta con la testa e col cuore su quel divano all’ultimo piano di quel palazzo.
 
 « Harry vado a riposarmi qualche ora Okay?»

Avevo detto tranquillamente al mio finto fidanzato, e poi mi ero chiusa a chiave in quella stanza dalle pareti chiare.
Mi ero seduta sul letto ed improvvisamente nella mia mente era riaffiorato il ricordo di Azzurro che mi dava un bigliettino tutto spiegazzato. Avevo frugato tra le varie tasche e una volta trovato, avevo letto “Chiamami” e poi sotto il suo numero.
Inizialmente avevo fatto un gridolino di felicità, poi, presa dal fatto che pensavo di conoscere davvero Azzurro, avevo pensato che chissà quanti ne avrà avuti di bigliettini per occasioni come quella.
Chissà quanti bigliettini con scritto chiamami aveva dato a ragazze più belle e più sicure di me.
 
Ovviamente il mio cuore però non aveva voluto sentirne di dar retta al corretto ragionamento del mio cervello, e, dopo un’attenta, ma futile analisi della situazione, senza pensare a ciò a cui stavo andando incontro, avevo preso il telefono ed avevo scritto un messaggio:
 
Non dovrei scriverti un messaggio, però lo sto facendo comunque. X
 
Ed avevo premuto invio, senza pensare alle conseguenze, senza pensare che, prima o poi, qualcuno l’avrebbe scoperto, che stavo deliberatamente tradendo l’unica persona che mi voleva bene, che il mio problema con i capelli biondi e gli occhi azzurri stava spudoratamente giocando con i miei sentimenti, che era tutto uno sbaglio, e che io ero tutta uno sbaglio, uno sbaglio con le gambe.
 
Era bello da far paura, ed io probabilmente lo amavo, da far paura.
 


 
*
Eilà!
sono di nuovo qua, eeeeh già.
Allora, da qui probabilmente inizieranno i veri e seri guai per la povera Charlie che, detto francamente, vorrei essere io. Insomma, da qui le cose non saranno affatto facili per nessuno dei protagonisti, poveracci loro. LOL.
Quindi, come sempre se qualcuno vuol dirmi cosa ne penso io sono qui, che vi attendo c:

Ah. il 25 era un anno di Londra. Yuppi ya ye.
Ah 2. Dedico la mia vita intera ad una persona a me cara scomparsa quasi un anno fa, ma che non andrà mai via dal mio cuore.

STAI SEMPRE QUA' FRA'.

On twittah: @AlexB892



 
Alex.

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Capitolo 8
*** VII. ***


VII.



 
 
Non dovrei scriverti un messaggio, però lo sto facendo comunque. X
 
E, dopo aver premuto invio, ero rimasta a gambe incrociate sul letto in attesa di una risposta.
Che stupida che ero.
 
D’un tratto, circa mezz’ora dopo, quando ormai avevo perso le speranze, quando ormai m’ero data dell’idiota più e più volte, consapevole del fatto che lui non avrebbe mai risposto a quel messaggio senza senso, lo schermo del mio telefono si era illuminato, e con lui anche il mio volto improvvisamente s’era ricolorato.
 
Ed io non dovrei risponderti, però lo sto facendo comunque. X
 
Quella era stata sicuramente una risposta inaspettata; mi aspettavo qualcosa del tipo “lo sapevo che mi avresti scritto” o “ce l’hai fatta”, credendo di conoscerlo. Invece no, continuavo a non capire chi fosse in realtà Azzurro.
Ero rimasta per dieci minuti a fissare lo schermo del mio telefono, frugando nei meandri della mia mente alla ricerca di una risposta, ma, quando si trattava di lui, di Azzurro, io di risposte non ne avevo, avevo solo domande; e quanto avrei voluto chiedergli il perché, perché mi stava mettendo in quella situazione, perché si era interessato alla –finta- ragazza di uno dei suoi migliori amici, perché non continuava a dare bigliettini a ragazze bellissime e sicure di se stesse, invece che darli a me, i bigliettini.
 
Perché mi hai dato il tuo numero, allora? X
“Perché tu l’hai accettato senza opporre resistenza, allora? X
 
Per rispondere a quello di messaggio c’aveva impiegato 10 secondi netti, come se sapesse già dove sarei andata a parare, come se avesse già saputo che gliel’avrei chiesto.
Era come se fosse nella mia mente, come se lui sapesse le cose, prima ancora che dovessero accadere.
 
Perché quando me ne sono accorta eri già andato via.
Volevi che restassi con te? x
 
Ed il mio cuore aveva fatto un balzo.
Si, avrei tanto voluto che quel bacio non fosse mai finito, avrei voluto che non si fosse mai alzato da quel divano, avrei voluto che non avesse mai smesso di guardarmi e di accarezzarmi i capelli, avrei voluto che fosse rimasto con me per l’eternità.
 
No.
Vuoi dire che non ti è piaciuto?
 
Avrei voluto dirgli che quel bacio m’era piaciuto così tanto che, anche se sapevo che per lui non era stato lo stesso, a me aveva fatto scoppiare il cuore.
 
Voglio dire che non succederà di nuovo. È stato solo un momento.
“E io ti dico che invece succederà ancora e ancora e ancora e ancora.. devo continuare?
 
Come faceva ad esserne così certo? Come poteva essermi entrato in testa così velocemente?
 
Perché Niall, Perché?
Perché dico che succederà di nuovo?
No, perché proprio io?
 
Da quel messaggio poi era passata un’altra mezz’ora, e di Azzurro nessuna traccia.
Aveva probabilmente deciso di lasciarmi di nuovo da sola e con mille domande che bombardavano la mia mente.
Aveva deciso di andarsene di nuovo ed io mi ero di nuovo rinchiusa nel mio piccolo mondo, rifugiandomi sotto le coperte ed allontanandomi da tutto quello che c’era di bello fuori da quelle quattro mura.
 
Non molto più tardi Harry era venuto a bussare alla mia camera ed io m’ero sentita improvvisamente terribilmente colpevole di averlo lasciato solo con il suo, il nostro, peso da portare sulle spalle. L’avevo lasciato solo a tenere in piedi una bugia che apparteneva a tutti e due.
 
« Posso stare un po’ qui con te? Mi sento solo di là, davanti al televisore se non ci sei tu non so che fare.»
 
E poi m’aveva sorriso, e tutte le mie paure erano andate a farsi fottere.
 
« Dormivi?»
« Ci provavo. Tu che guardavi?»
« Non ne ho idea, era un programma di cucina, credo.»
 
Ed avevamo riso insieme, abbracciati l’uno all’altra, ed io m’ero sentita meglio. Era come se Harry fosse l’unica cosa buona in tutto quel casino, come se lui fosse l’ancora a cui dovevo restare aggrappata per non cadere e non rialzarmi mai più.
 
Quanto avrei voluto innamorarmi di Harry.
 
« Harry, posso farti una domanda?»
« Vai pure.»
« Come fai a non aver trovato una persona che ti ami davvero. Voglio dire, guardati, sei perfetto.»
« Tu mi ami, Charlie?»
« No, Harry. Lo sai.»
« Visto. Tu non mi ami perché nel tuo cuore c’è già qualcuno che sicuramente avrà qualcosa in più di me.»
« Per nulla, tu sei molto meglio di lui.»
 
Ed era vero.
Harry era meglio di Niall in tutto. Harry era buono, era sincero, era onesto; Harry era un libro aperto e non riuscivo a capire come le persone potessero descriverlo tutto il contrario, solo perché era estremamente affascinante.
Non contando che “il cattivo”, non era di sicuro lui.
 
« Sarà, eppure tu ami lui. La stessa cosa vale per il resto del mondo. Tutte sono attratte da quello che vedono dell’Harry Styles bello e carismatico e ricco, ma non da me. Ecco il punto.»
 
Si era guardato intorno per un attimo e poi aveva ripreso quel discorso che aveva iniziato a prendere una strana piega:
 
« C’è differenza tra amare qualcuno per i suoi soldi e per la sua bellezza, e amare qualcuno perché lo ami Charlie, la bellezza ed i soldi prima o poi finiscono.»
 
Ed aveva ragione, come sempre del resto.
Io però Niall lo avevo amato da subito, e non era stato per i suoi soldi. Certo, il fatto che fosse bello da mozzare il fiato era un grosso incentivo a suo vantaggio, ma io lo avevo amato dal primo istante in cui i suoi occhi avevano incrociato i miei, così senza un perché.
L’avevo amato da quel “Piacere, io sono Niall” di mesi fa, e non c’era stato verso di far cambiare idea al mio cuore.
 
« Adesso posso fartela io una domanda Charlie?»
« Okay
« Lui com’è?»
« Eh.. lui com’è. Lo sai che sto ancora cercando di capirlo? Lui è tutto quello che ho sempre cercato, ma che non ho mai voluto; lui è bello, tanto, ed è l’opposto di me. È gonfio di se stesso, simpatico, potrebbe avere una ragazza diversa al giorno se volesse, ed è talentuoso. E poi ci sono io, insicura e goffa. Ah, e lui mi ha in pugno Harry, riuscirebbe a farmi fare qualsiasi cosa lui voglia. E, io credo di esserne innamorata.»
« Wow.»
 
E allora Harry aveva capito.
M’aveva abbracciata un po’ più forte senza dire nulla, perché lui l’aveva capito quanto fosse pesante essere tenuta in pugno da qualcuno che ami. M’aveva stretta un po’ di più e m’aveva regalato quel conforto che andavo cercando.
 
« Penso che quando le persone agiscano così sia perché hanno paura di non essere amate.»
 
Sbagliato.
Le persone, ragionavano in quel modo, non Azzurro, che aveva davvero il mondo ai suoi piedi; non Azzurro, che poteva davvero avere una ragazza diversa per ogni giorno della settimana.
Non Azzurro, che era abituato a lasciare bigliettini con scritto “chiamami”. Quel “chiamami”, che suonava quasi come un ordine, scritto nero su bianco su quel pezzettino di carta piegato su se stesso.
Non lui, che era probabilmente consapevole di avere un cuore pulsante tra le sue mani.
 
« Tu dici? E ti comporti così anche se sai di avere l’altra persona in pugno? Tu faresti così, Harry? Tu lo faresti?»
« Beh, ad essere del tutto onesti, Charlie, se ne sei consapevole ma fai così lo stesso allora sei proprio stronzo di tuo.»
 
Già. Quanta ragione aveva Harry Styles avevo pensato io, abbassando lo sguardo in cerca di qualcosa da dire.
 
« Scusa Charlie. È che continuo a non capire perché voi ragazze siate sempre attratte dallo stronzo di turno, proprio non vi capisco.»
« Harry caro, non mi capisco nemmeno io, come pretendi di capirmi tu?»
 
E allora eravamo scoppiati a ridere insieme.
Harry m’aveva fatta ridere così tanto con quella sua espressione buffa che per un po’ avevo dimenticato anche il motivo per cui stavamo ridendo.
Dovevo il mio sorriso, la mia risata ad Harry, per l’ennesima volta.
 
Dopo quella lunga chiacchierata Harry m’aveva lasciata libera di ritornare nel mio bozzolo, chiudendo la porta della stanza in cui m’ero rintanata come una codarda.
Avevo ritirato di nuovo su le coperte fino a coprirmi anche la testa, e, infilando il braccio sotto al cuscino, avevo ritrovato il mio telefono, che non avevo guardato per le quasi due ore passate, ed il mio cuore, alla vista della scritta illuminata sullo schermo “due nuovi messaggi ricevuti”, aveva deciso di iniziare a battere all’impazzata, insieme al mio respiro.
Quindi, con le mani tremanti avevo preso il cellulare in mano ed avevo aperto il primo messaggio:
 
Perché tu? Perché.. perché.. perché.. quante domande piccola Charlie..
 
Si, quella era decisamente una risposta dal Niall Horan che credevo di conoscere, una risposta da stronzo, per l’appunto.
Era proprio quel genere di risposta che mi faceva incazzare e sentire al settimo cielo contemporaneamente.
 
Poi, avevo aperto il secondo messaggio:
 
Che fai non rispondi più? Oh piccola Charlie, che fai l’offesa ora? bene, allora facciamo così, se a mezzanotte stasera ti fai trovare davanti agli studi i registrazione te lo dico.
Se non ti troverò, dovrò prendere in considerazione l’idea di lasciarti stare ed ignorarti deduco. Che fai, vuoi giocare?
Notte piccola Charlie.

 
In un attimo mi ero ritrovata a camminare nervosamente per la stanza col cellulare stretto tra le mani e a mangiucchiarmi le unghie già poco curate che avevo. Erano le undici e ventisette minuti, ed io ero in pigiama, barricata in quella stanza col cervello che diceva una cosa, e col cuore che gridava tutt’altro.
 
In un attimo, mi ero ritrovata in fiamme, di nuovo.







 
*

Hello gioie.
Alex è di nuovo qui.
Allora, questo capitolo è un pò un passaggio per il prossimo, dove vedremo una Charlie nella merda ( in tutti i sensi ), e.. no. Non dico altro.
Volevo solamente ringraziare quelle anime che mi seguono, quelle che mi hanno lasciato dei messaggi meravigliosi su twitter, e qui su EFP, e grazie anche alle anime silenziose che seguono questa storia nonostante non la aggiorni spessissimo. 
Volevo solamente ricordarvi che se avete un consiglio, una critica o qualsiasi cosa vi passi per la mente, non esistate a scrivere, che sia per recensione, messaggio privato o twitter (@AlexB892), io ci sono, io leggo, io rispondo.

So, da Londra anche per stavolta è tutto, spero stiate apprezzando il mio lavoro e, se così non fosse beh, pazienza.

Ciao Anime, vi voglio bene.



Alex.
 

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Capitolo 9
*** VIII. ***


VIII.



 

Erano le undici e cinquantatre minuti, ed io mi ero ritrovata al volante del macchinone di Harry, per le strade di Londra.
Non avevo riflettutto realmente su quello che stavo facendo, ero semplicemente uscita di casa afferrando le chiavi di corsa, senza pensare davvero, come se quella al volante non fossi nemmeno stata io.

Era come se ci fosse stato qualcun altro lì, in quella macchina.

A mezzanotte spaccata ero lì, ero dove lui, Azzurro, mi aveva detto di farmi trovare, controllando ogni due secondi il cellulare, mentre di lui nessuna traccia.

Certo, sarebbe stato tutto più facile se invece di prendere e andare lì avessi semplicemente messo giù il cellulare. Sarebbe stato tutto più semplice se non mi fossi mai messa al volante di quella macchina, e o se per qualche scherzo del destino non avessi mai letto quel messaggio. Invece no, io ero lì, dove lui mi aveva detto di andare, ad aspettarlo, impaurita e nervosa, in preda al panico perché in quel momento l’unica certezza che sapevo di avere era che lui mi teneva in pugno, e ne era consapevole. 
Lui riusciva a farmi fare tutto quello che voleva.

A mezzanotte ed un minuto un messaggio ricevuto mi aveva fatta saltare letteralmente in aria:

“Sono nella macchina dall’altro lato della strada.”

Non aveva nemmeno bisogno di dirmi di salire sull’auto, a lui bastava semplicemente dire “sono qui” o “sono lì”, ed io lo avrei raggiunto come un bravo cagnolino fa col suo padrone.
Stupida me.

Titubante sul da farsi avevo attraversato la strada e mi ero diretta verso il Range Rover nero parcheggiato dall’altro lato della strada, con il cuore letteralmente in gola e il cervello che continuava a gridarmi “scappa stupida cretina! Sei ancora in tempo! SCAPPA!” ma no, ovviamente, io ero andata dritta verso lo sportello del passeggero davanti.

« Buona sera, piccola Charlie.»

Mi aveva detto lui mentre mi dava un bacio sulla fronte; si, un bacio sulla fronte proprio come si fa con i bambini.
Mi aveva guardata per qualche istante prima di fare uno di quei suoi sorrisi che m’avevano rubato il cuore, e poi aveva sospirato accendendosi una di quelle sigarette che usava solo quando era turbato o nervoso.

« Sei nervoso?»
« Perché dovrei? Tu lo sei?»
« Io ecco.. tu.. stai fumando.»
« Sei così bella quando sei nervosa Charlie.»

Mi aveva detto scostandomi i capelli dal viso. Mi aveva guardata negli occhi per un breve lasso di tempo, lungo abbastanza però da farmi tremare, da farmi venire le vertigini.

« Allora, non vuoi sapere perché sei qui?»
« Ehm.. no.. io.. insomma.. non lo so.»

Ed eravamo sempre nella stessa situazione di ogni volta in cui io mi trovavo a contatto con lui: piccola e impaurita, di fronte ad Azzurro, il più grande fan di se stesso.

« Penso che prima tu debba rilassarti un po’, piccola.»

Dal cruscotto dell’auto aveva tirato fuori uno spinello d’erba già pronto e, senza dire una parola, me l’aveva passato ancora spento, guardandomi fissa negli occhi quasi ad ordinarmi di accenderlo.

« Coraggio, ti aiuterà a scioglierti un po’, ad essere più rilassata.»

E così avevo tirato fuori l’accendino dalla tasca dei pantaloni e avevo fatto il primo tiro.

Per i cinque minuti seguenti c’era stato solo un silenzio assordante; talmente forte che riuscivo a sentire il rumore del vento al di fuori di quell’auto super lussuosa.
Presa dai miei pensieri avevo fatto un tiro troppo lungo e quindi avevo iniziato a tossire come una bimba alle prime armi con le sigarette e, come al solito, Azzurro aveva riso di me;
credo che ormai c’avessi fatto l’abitudine.

« Dammi qua, ora tocca a me. Non lo sai che certe cose vanno condivise?»
« Ehm.. scusa.. ero sovrappensiero.»
« E a cosa stavi pensando?»

Già, a cosa stavo pensando?
Stavo pensando a quanto arrogante fosse, a quanto manipolatore ed opportunista era quel tipo seduto proprio di fianco a me. E, si, stavo anche pensando a quanto bello e spaventosamente affascinante fosse contemporaneamente.

« Nulla di importante.»
« Harry lo sa che sei qui?»

Lui e le sue straordinarie capacità di piazzare una domanda brucia pelo nel bel mezzo di una conversazione che non ne ha nulla a che fare.

Io, dal mio lato del posto passeggero, avevo accennato un no colpevole con la testa.

« Ma certo, certo che non lo sa. E dove gli hai detto che andavi?»
« a dire la verità non gli ho detto proprio niente Niall, sono semplicemente uscita rubandogli la macchina.»
« Oh, ma che ragazza ribelle.»

E, non so se fosse per gli effetti dell’erba, scoppiammo insieme in una risata rumorosa e sincera: si stava prendendo gioco di me di nuovo, però lo stava facendo con me, rideva insieme a me.

« Allora, perché sono qui? Nella tua auto e nel bel mezzo della notte?»
« Woh, l’erba deve aver azzerato i tuoi freni inibitori eh? Allora vuoi sapere perché sei qui, piccola Charlie?»

“Odio quando mi chiami piccola Charlie”, avevo pensato di dirgli. Perché in effetti non mi piaceva poi cosí tanto ad essere onesti, mi faceva sentire piccola ed insignificante ai suoi occhi: come una formica a confronto con un grosso, grasso elefante africano.

« Si, vorrei saperlo, se non ti crea troppo disturbo.»

Azzurro si era avvicinato un po’ di più a me, portando un suo braccio intorno alle mie spalle poggiando l’altro sulle mie gambe.

« Aaah, Charlie Charlie Charlie.. vedi, ti ho gentilmente chiesto di venire qui perché volevo che sapessi che ho scelto te perché sei così dolce, così piccola e ingenua, ma allo stesso tempo sei furba, e tanto direi..»
« Non capisco..»
« Perché stai con lui se non lo ami?»

Ed il mio cuore s’era fermato per un attimo.
Azzurro era di fronte a me, aveva oltrepassato la distanza di sicurezza e mi teneva praticamente intrappolata a se stesso, ed in più, mi aveva incatenata con i suoi occhi e con quella domanda alla quale non potevo rispondere, perché una risposta non c’era.
Non potevo dirgli tutto, non potevo tradire la fiducia che Harry aveva riposto in me, non potevo tradire il mio amico.

« Io ed Harry ci vogliamo molto bene, Niall.»
« Questo lo so. Ma non c’è traccia d’amore. Allora, perché?»
« Sono io quella è che qui per delle risposte, non tu.»

Ed improvvisamente, la sua stretta sulla mia gamba si era fatta più forte, sembrava che volesse quasi farmi del male, eppure non mi faceva paura, anche se nei suoi occhi c’era il fuoco, io non avevo paura di lui.

« Non provocarmi piccola, tu non mi conosci, non sai quello che potrei fare.»
« Allora dimmi perché sono qui, Niall, dimmelo.»
« Quanta fretta Charlie, non vuoi divertirti un po’ con me prima?»
« No.»

Improvvisamente la sua stretta si era calmata, e il suo braccio non era più intorno alle mie spalle. 
Aveva afferrato con forza il volante, stringendolo fino a farsi diventare le nocche bianche con lo sguardo fisso davanti a se.

« Sei qui perché voglio che tu sia mia, Charlie, mia e basta.»
« Cosa? Ma io.. io.. Come hai detto? Io..»
« Non puoi, lo so già.»

E, senza neanche più guardarmi aveva poi continuato:

« Ma io non sono uno che s’arrende, t’avrò in un modo o nell’altro Charlie. Buona notte.»

Mi aveva fatta scendere dall’auto ed io ero quasi scoppiata a piangere.
Era tutto troppo confuso: lui voleva me, io volevo lui, però sapevo di non potere, però lo volevo, più di ogni altra cosa al mondo; anche se sapevo che era tutto ciò che avevo sempre cercato d’evitare, anche se sapevo che non era la persona che avevo sempre voluto al mio fianco perché io volevo qualcuno come Harry, qualcuno a cui importasse di me e che mi volesse nonostante il mio essere me.

Durante il tragitto di ritorno a casa avevo pensato al fatto che non sapevo se mi pesasse di più il suo sguardo addosso, che mi faceva sentire nuda e senza protezioni ogni volta, oppure mi pesasse di più il fatto che lui non mi guardasse neanche; poiché in quel preciso istante, senza il suo sguardo addosso m’ero sentita come svuotata dentro.

Erano le due passate, ed io ero rientrata in casa di Harry come una ladruncola, camminando in punta e cercando di non svegliarlo, ma, per mio sfortuna, lo trovai alle due del mattino, seduto sul divano ad aspettarmi.

« Dove diavolo eri? E perché hai preso la mia auto? E per quale assurdo motivo non hai risposto a nessuna delle mie 27 chiamate o ad uno dei miei 11 messaggi?»

Ero nella merda fino al collo.

« Scusa Harry, sono stanca, vado a dormire.»
« No! Tu non vai proprio da nessuna parte cazzo, ora mi dici dove e con chi cazzo eri, subito.»

Non avevo mai visto Harry arrabbiato fino al punto da bloccarmi con le spalle al muro. 
Non avevo mai visto eri arrabbiato in mesi e mesi di “relazione”, a dire il vero; e quello si, che m’aveva spaventata.

« Eri con lui, non è vero?»

Il mio silenzio aveva fatto da risposta ad una di quelle domande a cui no, non serviva una risposta.

« Charlie porca puttana tu non puoi scappare nel bel mezzo della notte per raggiungere il tuo misterioso amante, con la mia auto per di più! Ma che diavolo ti passa per la testa? E se qualcuno t’avesse vista con quel tizio? Cosa ne sarebbe stato di noi? Di me? Ah?»

Sinceramente? Non so se fosse stato davvero l’effetto dell’erba che Azzurro m’aveva dato, o se stavo finalmente uscendo dal guscio, non lo so, so solo che quella sera, era stata una delle prime volte in vita mia in cui avevo detto ciò che volevo, e ciò che pensavo senza sentirmi così sempre troppo poco a confronto con gli altri.

« A quindi il problema non è dove ero perché eri preoccupato per me, era dov’ero Charlie può rovinarmi la reputazione! Beh la sai una cosa Harry? Fanculo la tua reputazione! Io sono stanca di tutto questo. Sono innamorata di qualcuno che non mi può avere per colpa tua! Solo e soltanto colpa tua! Ed io sto male, lo capisci? Fanculo! Fanculo tutto!»

Non ero mai stata quel genere, terribile, di persona che rinfaccia le cose, eppure quella notte, mi erano uscite delle parole di bocca che neanche pensavo.
Avevo afferrato la mia borsa con quelle poche cose che avevo e sbattendo la porta di casa me n’ero andata via da Harry dirigendomi al mio vecchio appartamento. 
Si, mi ero subito sentita in colpa perché si, lo sapevo che la colpa non era di Harry ma mia, mia e solo mia, lo sapevo che a Harry non importava solo di se stesso, lo sapevo che voleva solo proteggermi, solo che ero una stupida, avevo impresso le parole di Azzurro “voglio che tu sia mia Charlie, mia e basta” nella mia mente talmente tanto prepotentemente che ne avevo fatto quasi una religione da idolatrare, ed avevo mandato a fanculo l’unico amico che avevo. 

Ero una stupida.

Avevo lasciato Harry a guardarmi andare via da casa sua con lo sguardo basso e dispiaciuto, e lo sapevo, io lo sapevo che stavo facendo cazzate su cazzate, ma ero sola, e l’unica persona che mi voleva in quel momento era lui, che me l’aveva confessato poche ore prima.

“Ho litigato con Harry, sono al mio vecchio appartamento.”
“Mi stai invitando a passare la notte da te per caso, piccola?”
“20 Essex Road, NW10.”
“15 minuti.”


Ero una totale, completa, ed assoluta idiota, ed il bello della storia, era che io ne ero consapevole.


 



 

*

Ciao a tutte voi anime,
Si lo so, sono sparita per mesi interi. Mi dispiace. Ho avuto mille problemi e mille casini da risolvere.
Insomma, son tornata perché sto attraversando un periodo schifoso, ed avevo bisogno di svagare la mente un pó.
Come state?
Io cosí, sto.
L'Amore fa schifo oggi, ma magari domani sará meglio, non lo so.
Un grazie alla mia Skina, che mi spinge sempre perché io ho paura di rischiare.
Ed un grazie a voi, persone con mille volti, mille storie da raccontare, che passate su questa mia storia e vi fermate a leggerla.

Torneró presto,
la vostra Alex.



@AlexB892 su twitter.

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