Emma & Killian, Cominciamo bene.

di WickedSwan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** JUST..HAVE FAITH. ***
Capitolo 2: *** SAY SOMETHING ***



Capitolo 1
*** JUST..HAVE FAITH. ***


JUST..HAVE FAITH.

Non si trovava da nessuna parte. Non era da Granny’s, né al loro nuovo appartamento, né sulla spiaggia. Emma sapeva che lo avrebbe trovato lì, in compagnia dell’unica cosa che era rimasta con lui in tutte le sue avventure e alla quale tornava ogni tanto, quando aveva bisogno di riflettere e restare solo.
La Jolly Roger, persa e duramente riconquistata, era il suo rifugio quando si sentiva sotto pressione e in questo momento Emma poteva ben capire l’origine della sua ansia.

Nel momento in cui iniziò a salire la rampa una musica dolce e appassionata le pervase i sensi. Era il suono caldo e spigoloso di una chitarra suonata da una mano decisa ed esperta. Le sembrava che quella musica fosse fatta apposta per cullarla e rimase immobile con gli occhi chiusi, assaporando ogni nota che giungeva ai suoi orecchi voraci.
Fu allora che la sentì. Una voce, roca e straniera, che seguiva gli accordi creati dalla chitarra in un ritmo lento e sensuale, carico di desiderio e mancanza. Non conosceva quella melodia ma poteva riconoscere in essa emozioni intense e profonde.

Si avvicinò alle scale che portavano sottocoperta e iniziò a percorrerle, avvicinandosi sempre di più all’origine e fonte di tutti i sentimenti che provava in quel momento. Arrivata in fondo si fermò, per assaporare un’ultima volta il piacere derivato dal mistero; quel piacere che solo l’immaginazione e l’attesa possono creare. Da lì a pochi secondi i suoi occhi avrebbero registrato una scena inedita e un nuovo piccolo tassello si sarebbe aggiunto a ciò che conosceva di lui.

Lasciò passare ancora pochi attimi, alla fine alzò lo sguardo e finalmente lo vide.

Killian era seduto su una cassa di legno e continuava ad accarezzare una chitarra classica, antica e consumata, accompagnando il suo canto invitante e sincero. La mano destra si muoveva agile e sicura sulle corde della chitarra, disegnando accordi in mille posizioni diverse, mentre l’uncino le graffiava più in basso, vicino alla cassa di risonanza, in un gesto apparentemente abituale. Emma sapeva quanto in realtà fosse difficile suonare una chitarra, dato che Neal aveva tentato inutilmente di insegnarglielo, ed era certa che per Killian fosse ancora più complicato.

Si rese conto per la prima volta di quanto effettivamente potesse essere stato difficile per lui imparare a vivere con una mano sola. Quando l’aveva conosciuto l’uncino era già una parte del suo essere, ma doveva esserci stato un periodo, specialmente all’inizio, in cui la sofferenza e la mancanza erano quasi riuscite a sopraffarlo.
Per uno come lui, così irritantemente indipendente e solitario, l’idea di non poter compiere da solo anche i gesti più abituali doveva essere stata una tortura. Chissà quanto dolore, quanto tempo e quanto risentimento si celavano dietro alla sua abilità nell’usare l’uncino; chissà quante volte era arrivato vicino a gettare la spugna e abbandonare tutto, chissà quante volte aveva pensato di non farcela.

Eppure ci era riuscito. Perché lui era Killian Jones, esperto in sopravvivenza e quando si metteva in testa qualcosa riusciva sempre a portarla a termine. Era l’uomo più testardo che conoscesse e ancora non riusciva a capire come due persone testarde come loro potessero stare insieme così..bene.

Continuava a fissarlo rapita, assaporando ogni suo gesto e ogni sua espressione. Era una canzone molto triste, parlava di partenze e di lontananza, solitudine e rimpianto. Era l’addio di un marinaio alla sua amata. Ma cosa lo tormentava? Perché non riusciva a godere in pieno della felicità che si era duramente conquistato?

E in quel momento quel pirata, quel personaggio delle fiabe, era così reale, più reale di quanto non lo fosse mai stato, con i capelli corvini che gli ricadevano sugli occhi, gli occhi chiusi e la bocca contratta in un’espressione di dolore e desiderio, mancanza e senso di colpa, fascino e dolcezza.

Emma era estasiata; quello era in assoluto l’uomo più bello che avesse mai visto.

E solo allora capì quello che lui, forse inconsciamente, aveva capito fin dal loro primo incontro, da quel “Siamo una bella squadra, Swan.”, pronunciato forse per gioco, forse seriamente. Capì quello che da allora lui aveva sempre cercato di dimostrarle, con gesti e parole, continuando a starle vicino, se non fisicamente almeno con il pensiero. Era stato lui a ritrovarla a New York, lui a riportarla dalla sua famiglia, lui a ricordarle chi era davvero e lui a diventare quella figura stabile e paterna di cui Harry aveva bisogno. E tutto senza chiederle mai niente in cambio, lasciandole il tempo di decidere, crescere e infine scegliere.

E ora, dopo tutto questo, quando stava per iniziare la loro avventura più importante e difficile, quella che avrebbero vissuto insieme giorno dopo giorno, come una vera squadra, Killian sembrava aver perso la sua fiducia in lei, la sua fiducia in loro.
Perché non capiva che le sofferenze, il nervosismo, le notti in bianco, la paura di non essere all’altezza sarebbero state meno difficili da affrontare, mentre le gioie e le soddisfazioni sarebbero state amplificate, se le avessero vissute insieme?

Finita la canzone Killian aprì gli occhi e finalmente si accorse di lei. Subito un sorriso timido si aprì sul suo volto ed Emma iniziò a battere le mani lentamente, applaudendo la sua bravura.

“Non sapevo che suonassi la chitarra.” Disse, sinceramente sorpresa dalla scoperta.
“Ci sono tante cose che non sai di me Tesoro..”Rispose il pirata, riprendendosi in un attimo dalla sorpresa iniziale.

Si guardarono in silenzio per un lungo istante e, senza interrompere il contatto visivo, Emma andò a sedersi accanto a lui, prendendo in mano la chitarra. Iniziò a toccare le corde, provando a farle vibrare, mentre Killian continuava a osservare ogni movimento delle sue dita sottili e inesperte che iniziavano a esplorare lo strumento.
Era come se i ruoli si fossero scambiati e ora era lui a fissare Emma, come se non avesse mai visto niente di più bello in tutta la sua vita.  
 
E più la guardava, più prendeva coscienza di avere di fronte i due doni più preziosi che la vita gli avesse mai offerto, così fragili e delicati, così perfetti, così..immeritati. Chi era lui e che cosa aveva fatto perché gli fosse concessa tutta questa perfezione? Eppure era stato un bandito e un assassino, aveva tradito e ucciso per ottenere ciò che voleva e aveva rincorso la vendetta per secoli, senza provare mai un briciolo di rimorso o pentimento. Eppure durante la sua lunga vita aveva perso tutte le speranze, toccato il fondo, desiderato di morire. Eppure era sicuro che una redenzione per lui sarebbe stata impossibile.
 
Ma la sua redenzione era lì, reale e meravigliosa, terrificante e bellissima come un miraggio lontano e tuttavia vicina e tangibile come mai nient’altro prima. E la paura lo tormentava, lo attanagliava, lo distruggeva: la paura folle di sbagliare tutto, di non essere all’altezza, la paura di deluderla o ferirla, la paura che tutto questo un giorno potesse finire, così come finiscono i sogni.
 
“Sono contenta che tu sappia suonare la chitarra. So che Harry ha sempre voluto imparare e so anche che tu saresti un insegnante perfetto.” Parlò lei, quieta, quasi come se poche ore prima lui non se ne fosse andato via dall’appartamento sbattendo la porta, lasciandola sola e senza risposte in una stanza vuota.
 
“Emma io..” Iniziò, cercando le parole per spiegare il perché della sua reazione, il perché del groppo in gola che continuava a pesare come un macigno e che gli impediva di parlare e dire ciò che provava.
 
“Che cosa stavi suonando?” Continuò lei, come se lui non avesse detto niente. Smise di osservare la chitarra e piantò i suoi disarmanti occhi verdi in quelli angosciati di lui.
 
“Io..era una vecchia canzone che spesso suonavano i marinai..”
 
“Era molto bella.” Occhi negli occhi.    
“Si lo so.”Occhi negli occhi.
“Ma anche molto triste.” Occhi negli occhi.
“Già..” Occhi negli occhi.
“Io ti amo Killian.” E si spezzò un respiro.
“Lo so.” Rispose, tremante e insicuro come un bambino.
“No, non lo sai. Altrimenti non te ne saresti andato.” Colpito.
 
“Io non ti merito, Emma.” Lo sguardo è distrutto, disperato e sconvolto. Lei non parla e resta in attesa.

“Io non merito niente di tutto questo. Non merito l’affetto di Harry o la fiducia di Dave, non merito l’amicizia di Mary Margaret, non merito una famiglia! E ho paura che un giorno anche tu ti renderai conto di quanto io non sia adatto a tutto questo, di quanto io sia dannatamente immeritevole ed egoista e..ti perderò. E sarà colpa mia, perché farò qualche dannata stupidaggine per cui tu non potrai più perdonarmi e finalmente mi vedrai per quello che sono sempre stato. Un Pirata. Un cattivo. E sappiamo bene che i cattivi non meritano il lieto fine!” Ormai Killian era completamente in balia delle sue emozioni e continuava a camminare avanti ed indietro per la cabina, affondando la mano destra nei capelli corvini, mentre Emma lo guardava con le lacrime agli occhi, come se riuscisse a condividere il suo dolore e la sua frustrazione.
 
“Io ti amo Emma, come non ho mai amato nessun’altra in tutta la mia esistenza ed è per questo che non voglio rovinarti la vita. Non a te, non a..voi.” Adesso si era fermato ed Emma poteva vedere gli occhi azzurri, arrossati dal Rum e dal pianto, fissarla imploranti.
 
“Non lo farai Killian. Tu non rovinerai me e non rovinerai noi. Perché io non te lo permetterò. Non ti permetterò di buttare via tutto quello che siamo, tutto quello che abbiamo per..paura.” Si alzò e lo guardò fisso, imprimendo decisione e coraggio in ogni parola che pronunciava.
 
“Io non..”

“Tu meriti tutto questo, non lo capisci? Meriti la felicità, meriti una famiglia, meriti il tuo lieto fine! Lo meritiamo entrambi ed io ho bisogno di te per realizzare il mio quanto tu hai bisogno di me per realizzare il tuo! Non sei l’unico che ha paura, Killian. Dio, io sto morendo di paura! Ed è per questo che dobbiamo essere l’uno l’ancora dell’altra e dobbiamo esserci l’uno per l’altra, sempre. E ti prometto che io ci sarò, ogni giorno e ogni volta in cui perderai la speranza, ci sarò per ricordarti che sei l’uomo che amo ed io insegnerò a te, tu insegnerai a me, impareremo a sentirci accettati, impareremo ad avere una famiglia, impareremo a combattere insieme..” Stava piangendo. La sua Emma stava piangendo e lui avrebbe voluto abbracciarla, accoglierla fra le sue braccia e consolarla, curarla, amarla per sempre. Ma non riusciva a lasciare andare una paura, la più radicata e profonda di tutte, quella che aveva causato la sua fuga.

Continuava a fissare quel puntino immaginario che solo dodici ore prima aveva sconvolto per sempre la sua esistenza.
 “Io ho paura di essere come lui.” Ammise alla fine, con gli occhi bassi e rassegnati.
Emma non lo aveva mai visto così terrorizzato e solo allora comprese quanto effettivamente profonde e terribili fossero le sue paure.
“Tu non sei come lui. Tu non sei come tuo padre. Tu sarai un buon padre, Killian.” Colpito e affondato.

I suoi occhi si alzarono di scatto e una lacrima solitaria percorse la sua guancia arrossata.

“Come fai a dirlo, Emma? Cosa ti rende così sicura che ne sarò all’altezza, che non sbaglierò, che non..”

“No Killian, io non sono sicura di niente. Io ho paura come te, io mi sento inadeguata quanto te, io non ho idea di come crescere un bambino, esattamente come te. Ma credo in noi e credo in te. So che sbaglieremo, so che litigheremo, so che sarà molto difficile, ma so anche che faremo di tutto perché questo funzioni. E poi come puoi non essere un buon padre? Non vedi quanto sei riuscito a costruire con Harry? Tu sei già una figura paterna per lui e neanche te ne sei accorto. Io mi fido di te, Killian. Ti prego, adesso devi fidarti tu di me.”
Si avvicinò ed iniziò ad accarezzargli la guancia, asciugando la lacrima che era scesa. “Fidati di me.”

Killian chiuse gli occhi ed abbandonò il viso nella carezza leggera di lei, l’unica che potesse calmarlo, l’unica che potesse capirlo, l’unica che potesse finalmente liberarlo.

Aprì infine gli occhi, ancora lucidi e arrossati e vide, vide Emma. Questa donna meravigliosa e bellissima che aveva scelto lui, si era affidata a lui e gli stava chiedendo in cambio lo stesso atto di fede. Stava sorridendo, arrossata, spettinata e piangente e fu come se la patina spessa e scura che era calata sul suo cuore si fosse finalmente diradata.

“Aye.” Una parola, la sua parola ed un sorriso furono tutto quello che servì ad Emma per abbandonarsi tra le sue braccia, senza remore e senza riserve.

“Credo in te, credo in te, credo in te, credo in te..” Continuava a ripetergli, con la voce camuffata dalla maglietta di lui e dai capelli.
Killian beveva questa cantilena come l’acqua più pura e dissetante al mondo. Si nutriva della sua fiducia, ne traeva forza e consapevolezza e continuò a stringerla accarezzandole i capelli per minuti, forse ore.

Alla fine le prese il viso fra le braccia e le rivolse uno sguardo nuovo, pieno di speranza e finalmente vivo, che le fece battere il cuore come mai prima.
“Lo so Emma, adesso lo so. Hai ragione. Io non posso lasciarvi e non voglio lasciarvi. Tu, Harry, questo piccolino..siete la mia redenzione, il mio riscatto, la mia salvezza. E starò con voi ogni giorno e ogni volta che ne avrete bisogno. Ti prometto che saprò meritarvi ogni giorno e che onorerò al meglio questa seconda occasione che la vita mi ha concesso.”

“No. L’occasione che tu ti sei guadagnato.” Lo corresse Emma, combattiva come sempre.
Killian scoppiò in una risata liberatoria. Finalmente il clima si era rasserenato.

“Sì Emma, hai ragione. Ma questo era un discorso dannatamente bello e tu l’hai interrotto. Dovrai pagare per questo..” Aggiunse ammiccando.
Finalmente aveva ritrovato il suo stupido senso dell’umorismo, pensò Emma, prima di interromperlo.
“Andiamo a casa, Killian.”
“Ma come! Io pensavo che avremmo fatto pace adesso.. Dicono che il sesso dopo i litigi sia il migliore..” Le disse, prima di baciarla con passione.
“Ok Jones, mi hai convinto.”

Quello sarebbe stato un bacio da ricordare.



Okkeeeeiiii
Questa è la prima FF della raccolta ed ho deciso di iniziare dal momento in cui..
Emma e Killian sono incintiii! haha

So già quale sarà il sesso del bambino e non vedo l'ora di riverarlo anche a voi..hehehe :P

Che ne pensate? Troppo lento? preferivate più dialogo?
Aspetto con ansia ogni vostra opinione o critica..a presto!

XoXo
-Bea



 

 
 

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Capitolo 2
*** SAY SOMETHING ***


SAY SOMETHING
 
“No. Assolutamente no, Hook.”


“Ah, siamo tornati a ‘Hook’ adesso? Era tanto che non mi chiamavi così Swan..”
“Preferisci che ti chiami brutto idiota? Eh brutto idiota?” Rispose una furiosa e piccata Emma.

“Così mi ferisci tesoro..in fondo non ho fatto niente di male!” Killian si divertiva troppo nel vederla arrabbiata. Gli piaceva punzecchiarla a dovere e godersi le sue guance arrossate e lo sguardo fiero mentre discutevano. Era veramente molto tempo che non lo chiamava Hook e forse un po’ gli era mancato sentirle pronunciare il suo soprannome.

Emma gli tirò un pugno sulla spalla, facendolo indietreggiare di qualche passo. Questa donna era una forza della natura, lo avrebbe fatto impazzire. Soprattutto adesso che tra voglie assurde e improvvisi cambi d’umore non c’era più un attimo di pace.
“Niente di male. Niente di male?? Ti rendi conto di quanto sia pericoloso quello che stavate facendo? Come puoi pensare di farti insegnare a guidare da un bambino di quattordici anni? Questa volta l’hai fatta grossa Pirata. E tu Henry” Riprese Emma, spostando lo sguardo sul figlio. “Ma che ti è preso a dare retta a questo..Terrorista?? Come pensi di saper guidare alla tua età? E di poterlo insegnare a..lui?” Sbraitò stizzita indicando il pirata, che adesso si era fatto serio.
Questa volta Emma era davvero arrabbiata e lui iniziava ad avere paura.

Certo, David lo aveva messo in guardia, con i suoi racconti e tutti quei libri sulla “dolce attesa” che lo aveva costretto a leggere; ma quest’attesa di dolce non aveva proprio niente. Salata piuttosto e amara a volte, ma sicuramente non dolce. In effetti, spesso si sentiva molto stanco, a correre di qua e di là come una trottola ma.. le aveva promesso che sarebbe sempre rimasto al suo fianco e avrebbe soddisfatto ogni suo desiderio  e così stava continuando a fare. 
Anche perché spesso le sue richieste erano molto..piacevoli da soddisfare. E di questo Killian non si lamentava di certo. Emma continuava a essere bellissima e sapere chi stesse crescendo dentro di lei la rendeva ancora più sexy ai suoi occhi.
 
Sì, quest’attesa era decisamente piccante.

Perso nelle sue fantasie, Killian iniziò a sorridere senza neanche rendersene conto, cosa di cui invece si accorse molto bene Emma. Lo fulminò con lo sguardo.
“Perché diamine stai sorridendo Hook? Ti sembra che io stia scherzando?” Killian si riscosse dai suoi pensieri e tornò subito serio, non volendo alterare ancora di più la meravigliosa, ma decisamente impazzita donna che aveva di fronte.

“Dai mamma, non è vero che non so guidare! Se non ti ricordi il nonno mi ha insegnato due anni fa..quando tornammo a Storybrooke da New York. E poi non sono un bambino, ho quattordici anni!” Si intromise allora Henry, che ormai stava entrando nella fase della ribellione adolescenziale.
Una donna incinta e un ragazzino entrambi in preda di questi famosi “ormoni impazziti”. Killian non aveva ben capito cosa fossero, ma sembravano molto pericolosi. In che guaio si era cacciato?

“Primo. Se non ricordo male quelle lezioni finirono con una cassetta della posta completamente distrutta e un furgone ammaccato. Secondo, credi veramente che dopo due guide di venti minuti un quattordicenne possa saper guidare una macchina?

“In realtà mamma, forse non lo sai ma..”Riprese allora Henry, deciso a vincere questa battaglia. Non  vedeva l’ora che quella pancia sparisse, perché Emma stava diventando più apprensiva di Regina e la cosa non era più sopportabile.

“Va bene Swan, calmati adesso..hai ragione.” Lo interruppe Killian, avendo capito ciò che Henry volesse dire ma giudicando questo il momento più sbagliato perché la notizia venisse fuori. “E’ stato un gesto molto avventato da parte mia, soprattutto perché ho tirato Henry in mezzo a questa storia.” Sperava che questo bastasse.

“Finalmente un po’ di buon senso. Forse non ti chiamerò più brutto idiota per oggi. Ma perché non hai chiesto a David? Se avevi tutta questa voglia di imparare a guidare potevi benissimo farti insegnare da lui..senza che Henry rischiasse la sua vita.” Rispose Emma, iniziando a camminare in su e in giù per la stanza.

“Adesso non esageriamo mamma..”

“Sta' zitto tu. Sei in punizione, sappilo. E non andare a chiedere aiuto a Regina perché sai che questa volta è d’accordo con me.” Lo bloccò Emma, guardandolo truce. Lei e Regina erano molto più in sintonia ultimamente, anche se non riusciva a spiegarsene il motivo.

“Chissà cosa sarebbe potuto succedere se io e Mary Margaret non vi avessimo visti. Non voglio neanche pensarci, proprio adesso che iniziavo a essere più tranquilla. Potevate distruggere la macchina, fare male a qualcuno, uccidervi..” Continuò, iniziando a gesticolare convulsamente.
Killian era pietrificato. In questo momento Emma sembrava la sorella bionda di Regina. Altro che Zelena.
 
 “Mamma, adesso basta! Innanzi tutto nessuno si è fatto male. E poi, David sapeva benissimo cosa io e Killian stessimo facendo. In realtà è lui che mi ha chiesto di aiutarlo!” Scoppiò alla fine Henry. Questa volta Killian non era riuscito a fermarlo in tempo.

“Che cosa?” Si bloccò allora Emma, spostando velocemente il suo sguardo dal figlio al fidanzato, in attesa di una spiegazione.

“Emma io..” Iniziò Killian, cercando di tirare fuori un’altra scusa.

“Risparmiami un’altra balla Jones. Fatemi capire un attimo. Tu” e guardò Killian, “sei andato a chiedere a David di insegnarti a guidare e lui, invece di farlo personalmente, ti ha mandato a scuola di guida da mio figlio?” E guardò Henry.

“Esattamente. Anche perché ormai so guidare benissimo, con tutte le lezioni che mi ha dato il nonno” Rispose Henry, sostenendo lo sguardo di sua madre.

“COSA??? Mio padre???” Strillò Emma, sempre più incredula. “Ma cosa avete tutti quanti? Il freddo vi ha dato alla testa? Non posso crederci..anche mio padre adesso..” Emma riprese a camminare ancora più velocemente di prima e mentre stava per ricominciare a urlare entrò nella stanza l’ultima persona che in quel momento avrebbe voluto trovarsi in quella situazione.

“Emma scusa, potresti venire un attimo con me in centrale? Non riesco a trovare un file..” David si bloccò rendendosi conto del quadretto che aveva interrotto.

Vide subito un Killian piuttosto disperato che gesticolava qualcosa di incomprensibile; poi osservò Henry in piedi con uno sguardo risoluto ma intimorito allo stesso tempo; infine si accorse troppo tardi che Emma lo aveva raggiunto a grandi falcate e lo stava guardando in cagnesco. Che diavolo stava succedendo??

“David! Proprio te cercavo. Oggi io e Mary Margaret abbiamo trovato Henry e quell’idiota alle prese con una lezione di guida, tu ne sai qualcosa?” Chiese Emma con una dolcezza sinistra.

“Beh..sì. In realtà sono stato io a consigliare questa soluzione. In fondo era la più comoda da realizzare.” Rispose David, incapace di mentire.
Killian si prese il viso fra le mani, chiedendosi per l’ennesima volta come diavolo fosse finito in quella situazione, mentre Emma riprese a urlare come una furia, prendendosela con tutti e tre.

“Sono incinta se non ve lo ricordate. INCINTA. E voi continuate a comportarvi come dei perfetti incoscienti!” In quel momento iniziò a squillarle il cellulare, bloccando il suo flusso continuo di parole.
Erano tutti terrorizzati; aspettavano con paura la loro condanna.

“E’ Regina.” Disse Emma, dopo aver letto lo schermo del telefono. “Probabilmente dovrei dirle tutto..” Continuò perfida, sapendo che in questo modo avrebbe spaventato ancora di più i suoi ostaggi.

“NO!” urlarono in coro i tre complici, sapendo di non poter essere in grado di affrontare nello stesso momento due donne pazze,furiose, e dotate di poteri magici. In effetti una sola era già abbastanza spaventosa.

Emma mantenne per qualche secondo la sua Pocker Face, godendo immensamente dello spettacolo che aveva davanti. Due uomini adulti ed un adolescente con delle espressioni assolutamente terrorizzate stampate in faccia.
In quel momento, nel vederli così pietrificati e persi, complice forse un altro sbalzo ormonale, sentì la sua rabbia scemare almeno un po’, tanto da permetterle di scoppiare in una sonora risata.

L’atmosfera nella stanza cambiò radicalmente. Anche perché a sentirla ridere in quel momento c’erano i tre uomini più importanti della sua vita, che avrebbero pagato oro per vederla sempre così.
Ormai non riusciva a controllarsi: probabilmente stava sfogando tutta la tensione accumulata negli ultimi giorni e finalmente iniziava a sentirsi più serena.
I capelli biondi le ricadevano sulla fronte in boccoli scomposti, mentre ormai ogni sforzo di calmarsi sembrava inutile e il cellulare giaceva ormai dimenticato sul divano.
La sua risata era sempre stata contagiosa, rara ma contagiosa. Per questo, dopo attimi in cui erano passati dallo shockato al meravigliato all’estasiato, anche i tre uomini iniziarono a sorridere, per poi passare a loro volta ad una fragorosa risata.
Forse l’avevano scampata e dopo alcuni minuti, David trovò una scusa per andarsene, dopotutto quei file potevano anche aspettare.

“Ok mamma, dato che abbiamo chiarito tutto,adesso me ne andrei. Sai, stasera devo andare a cena da Robin, è il compleanno di Roland, non posso fare tardi!” Esclamò alla fine Henry, cercando di sfruttare il silenzio creatosi al termine del momento ilare.

“D’accordo ragazzino. Ma sappi che non è finita qui. Da domani sei in punizione, per una settimana niente videogiochi. E guai a te se ti ritrovo a fare una pazzia del genere, chiaro?” Rispose Emma, incapace di scordare il suo ruolo di madre anche solo per un  attimo.

“Ok mamma, ti prometto che sarò più ubbidiente in futuro.” Disse Henry, mentre indossava giacchetto e sciarpa.

“Perché sei così tranquillo?” Chiese sospettosa Emma, shockata dalla reazione così composta del figlio. Cosa stava tramando?

“Perché mi rendo conto che hai ragione.” Le rispose, troppo angelico per i suoi gusti. Emma non era affatto soddisfatta dalla risposta. C’era sicuramente qualcosa sotto, avrebbe indagato. Mai fidarsi degli adolescenti.

Intanto Henry aveva aperto la porta e, voltandosi per un ultimo saluto, sganciò la bomba.
“Mamma, credo che invece di arrabbiarti, dovresti chiedere a Killian come mai voleva assolutamente imparare a guidare. Potrebbe sorprenderti.” E con questo chiuse la porta alle sue spalle, lasciando Emma e Killian soli nella stanza.
 
I due si guardarono intensamente, certi che di lì a poco avrebbe avuto luogo un’altra delle loro importanti conversazioni.
 
“Cosa intendeva?” Chiese Emma, rompendo il ghiaccio per prima. D’altronde la curiosità è donna.

“No..niente di importante. Lo sai com’è fatto, cerca sempre di mettere le cose apposto..” Rispose Killian, evasivo. Emma sorrise fra sé: il suo fidanzato era assolutamente ed evidentemente imbarazzato. Ma perché? Cos’era questa ragione che lo metteva così tanto a disagio?

“Killian.” Lo richiamò, avvicinandosi a lui in pochi passi. Adesso erano l’uno di fronte all’altra ed Emma poteva vedere chiaramente il rossore sulle guance di lui. Era così tenero quando si sentiva in imbarazzo.
“Che c’è? Il grande Capitan Uncino si sente a disagio..?” Chiese allora, pensando di metterlo ancora di più in difficoltà. D’altra parte era ancora arrabbiata per la storia dell’auto e sapeva che non gliel’avrebbe fatta passare liscia.

“No ecco, preferirei non parlarne.” Rispose Killian. “Voglio solo che tu sappia che sono tremendamente dispiaciuto. Il mio è stato un gesto avventato e non mi sono reso conto di quanto preoccupata saresti potuta essere. Quindi sappi che adesso ti dirò una cosa che non ho mai detto a nessuno prima di adesso. Ho sbagliato.”
Emma era stupita. Per la prima volta da quando lo conosceva Killian ammetteva seriamente di aver sbagliato. Gli sorrise dolcemente, in fondo avrebbe anche potuto perdonarlo.

Eppure sapeva che c’era dell’altro e doveva scoprirlo.

“Ok, diciamo che accetto le tue scuse.” Gli disse con un mezzo sorriso, allontanandosi in un attimo. Sperava che il suo piano funzionasse e, mentre si avvicinava alla cucina, iniziò a contare tra sé e sé “5..4..3..2..1..”

“Voglio accompagnarti io.” Cosa? Questa non era la confessione che si aspettava. Ma che intendeva dire? Si fermò, dandogli le spalle, aspettando che continuasse.

“Voglio essere io ad accompagnarti all’ospedale, quando sarà il momento.” Emma si voltò  di scatto, indecisa se correre da lui ad abbracciarlo o mettersi a piangere. Dannati ormoni.
Si guardarono negli occhi, ancora una volta, come le migliaia di altre volte prima, verde nell’azzurro, ancora, ancora e ancora.
 
“Non sai cosa vuol dire vivere insieme a te, ogni giorno, sentire il miracolo che ti cresce dentro e sapere che non potrò mai fare tante di quelle cose che, invece, a David vengono così naturali con Neal. Questo uncino non è mai stato pesante da sopportare come lo è adesso. Mi sento dannatamente impotente e per la prima volta dopo secoli vorrei avere indietro la mia mano, non per me, ma per lei. Come farò a farla volare in aria senza aver paura di ferirla? Come farò a cambiarle i “pannolini”, come li chiamate voi, senza farle del male? Sono impietrito di fronte alla possibilità di provocarle anche il minimo graffio. Ecco perché volevo imparare a guidare quella dannata macchina, Swan. Almeno in quel momento avrei potuto fare qualcosa per te e per lei e forse così mi sarei sentito meno in colpa per tutte le cose che non farò in futuro.”
 
Ma perché diavolo se ne usciva con questi discorsi così profondi proprio quando i suoi ormoni stavano abbandonando la via della sanità? Ecco, in neanche dieci minuti era passata dalle risate al pianto ed era incapace di bloccare il flusso delle lacrime. Ma adesso doveva essere forte, perché il suo Killian aveva bisogno di lei.
Ogni volta che attraversavano un momento di crisi scopriva qualche tassello in più della sua personalità e tutte le volte si stupiva di quanta paura e fragilità nascondevano i suoi occhi di ghiaccio.
Gli occhi che adesso la stavano fissando imploranti, e chiedevano aiuto forte quanto nessun grido avrebbe mai potuto fare.

“Killian io..” No, doveva riprendersi, mettere insieme le idee e trovare un modo per aiutarlo. Eppure c’era solo una cosa che poteva servire in questo momento. Nessuna parola, nessun discorso esagerato, doveva soltanto esserci, ma esserci davvero.
Lo raggiunse velocemente e lo strinse in un abbraccio caldo ed accogliente, che sapeva di casa. Sembrava strano da dire ma non erano molti i momenti in cui si abbandonavano a questo tipo di contatto. Certo, la fisicità nel loro rapporto era centrale ma di solito aveva un altro..scopo.
Ed era allo stesso tempo commovente e buffo il quadretto che stavano creando adesso. Anche perché la sua pancia era decisamente ingombrante e, quando dopo pochi secondi, Killian rispose all’abbraccio, non poté comunque stringerla forte come avrebbe voluto, dato l’evidente impedimento.
Passarono diversi minuti, in cui nessuno dei due aveva voglia di rompere il perfetto equilibrio che si era creato. In fondo era come se in mezzo a quell’intreccio di braccia ed anime ci fosse la loro piccola bambina, che fra soli trenta giorni poco più avrebbe visto i genitori per la prima volta.
Passarono diversi minuti finché..

“Hey Killian la senti?” Chiese Emma, eccitata.

“Cosa Swan? Stai bene?” Chiese il ragazzo, che ancora stretto nell’abbraccio, non poteva vedere l’espressione di pura gioia sul viso della quasi neo-mamma.

“Ascolta.” Rispose Emma, sciogliendo l’abbraccio e prendendo la mano di Killian. Il ragazzo comprese subito e si lasciò guidare verso quello che, in quel momento e forse per sempre, era il suo tesoro più grande.
Emma poggiò la mano di Killian sulla sua pancia e, dopo pochi secondi, una seconda scarica di piccoli colpi leggeri seguì la prima.

La bambina si stava muovendo e, per la prima volta da quando aveva iniziato a farlo, anche Killian era presente per godere di questo meraviglioso spettacolo.

“Killian, questa è la nostra piccola bambina.”

“Dannazione Swan, senti come picchia forte! E’ una combattente, come sua madre.” Rispose il pirata, cercando di nascondere l’emozione che traspariva evidente sul suo volto.

“Lo sai perché si agita così tanto, Killian? Perché sta tentando di picchiarti.” Rispose Emma, sorridente. Adesso sapeva come aggiustare le cose e, come sempre, la sua piccola mostriciattola la stava aiutando.

“Cosa??” Chiese Killian, stranito da quest’affermazione. Era talmente stupito ed eccitato per la novità a cui stava assistendo che aveva spento per un po’ le altre capacita cognitive.

“Guardami Killian.” Gli intimò Emma, prendendo il suo volto fra le mani. Aspettò che il suo sguardo si posasse su quello di lei e continuò quello che sperava essere un discorso abbastanza convincente.
“Sai, i bambini sentono quando una persona che li ama sta male. Evidentemente la ragazzina qui si è resa conto che il suo papà era un po’ in crisi e così..ha deciso di dargli una svegliata. Hai ragione, su questo ci somigliamo, perché sia io che lei ti amiamo già alla follia.” Killian continuava a guardare Emma e sfiorarle la pancia, dove i piccoli pugni della sua bambina si erano fatti meno insistenti.

“Sapevo che il tuo uncino era un peso per te, ma in questi mesi non mi ero mai resa conto di quanto ti rendesse insicuro. Sai, Leroy non vede l’ora di poter fare qualcosa per la bambina: chiederò a lui di insegnarti a guidare. Appena saprà le tue motivazioni non potrà dire di no. Sai, in fondo è un tenerone, può anche darsi che gli scappi una lacrima, ma non dirglielo o ti picchierà!”
Entrambi sorrisero a questa pessima battuta. In fondo era anche troppo in un momento delicato come questo.

“Come ti ho già detto molte volte, io ho completa fiducia in te. Ed anche questa ragazzina l’avrà, o forse ce l’ha già. Perché, ricordati sempre, noi siamo una famiglia ed affronteremo tutto insieme, esattamente come fa una famiglia.
Probabilmente hai ragione, non potrai fare alcune cose di quelle che hai elencato prima, ma questo non ti renderà un padre meno attento. Non potrai farla volare in aria? Non importa. Tu le insegnerai a navigare e leggere le costellazioni per ritrovare sempre la strada di casa. E per i pannolini stai tranquillo, il fatto di non poterla cambiare sarà solo un beneficio per te. Hai sentito il profumo che emettono quelli di Neal?”
Ancora una risata cristallina squarciò il silenzio della stanza e, quando anche il ragazzo si unì a lei, Emma seppe di essere riuscita nella sua impresa.

“Swan, mi spieghi come fai a sapere esattamente cosa dire ogni volta? Riesci sempre a calmarmi e farmi ragionare.” Disse allora Killian, mentre la bambina dentro la pancia si era definitivamente calmata. Già gli mancavano quei colpetti leggeri e non vedeva l’ora di poterla conoscere sul serio, quella piccola Salvatrice in miniatura.

“Sai, questo è talento.” Rispose Emma, prima di dargli un bacio di quelli da film Hollywoodiano.

“Wow Swan..” Disse Hook, quando si staccarono. “Questo è talento.” La ragazza rise ancora e ancora, prendendolo per mano per farlo sedere sul divano. Poi si sedette accanto a lui, trovando finalmente un po’ di sollievo. Non sembrava ma quella pancia iniziava a pesare davvero.

“Sei stanca, Emma?”

“Un po’. Ma sono soprattutto nervosa, perché odio sentirmi così impacciata. So che è una cosa bellissima quella che ci sta accadendo e non potrei essere più felice di così. Però a volte preferirei che la pancia l’avessi tu.” Rispose lei, stanca, ma ancora in vena di fare scherzi.

“Hey! Come mai tutte questa battute orrende oggi, Swan?” Chiese allora il pirata, iniziando a giocare con le ciocche bionde di Emma.

“Non sono orrende!” Rispose Emma, ridendo. “Ok, forse solo un pochino..” Continuò, dopo aver notato lo sguardo scettico di Killian.

“Sei di nuovo con me?” Gli chiese allora, tornando seria. Killian sapeva a cosa si riferisse: era il suo modo per sapere se tutto era nuovamente al suo posto e le sue parole avevano avuto l’effetto sperato.

“Sì, Emma, sono di nuovo con voi.” Rispose allora, sorridendo incoraggiante, per rassicurarla il più possibile. Quella donna era una Dea, non c’era altra spiegazione. Era bastato che lo toccasse, che lo guardasse, perché lui riuscisse a calmarsi e capire.

“Bene. Perché se tu non ci fossi io e la nostra speranza qui saremmo perse. E poi, ti rendi conto che, quando le chiederanno chi sia il suo papà, potrà rispondere Capitan Uncino?”

“E non scordiamoci che sua madre è la Salvatrice. La nostra è una bambina molto fortunata, non credi? E poi, ti rendi conto di quante sue compagne di classe si innamoreranno di suo padre? Sarò il papà più invidiato di tutta Storybrooke; verranno tutte qui per studiare il pomeriggio ed io dovrò raccontare tutte le mie avventure per i sette mari. D’altronde non capita mica tutti i giorni di conoscere un pirata incredibilmente affascinante come me..”

“Killian, sta’ zitto!” Lo bloccò Emma, con un pugno sul petto, prima che il suo monologo diventasse infinito. A volte era proprio pieno di sé.

“Ok Swan, ma non diventiamo violente adesso.” Rispose allora Killian, passandole un braccio dietro le spalle ed attirandola a sé.
Sarebbero rimasti così per sempre, se avessero potuto, ma Emma aveva un compito da svolgere.

“Dove te ne vai Swan? Abbandoni il tuo capitano?” Chiese Killian, mentre Emma, determinata, si alzava dal divano.

“Devo chiamare Leroy.” Rispose lei, senza aggiungere altro. Non ce n’era bisogno, Killian aveva già capito.

“Lascia, faccio io.” Le disse, prendendole il cellulare di mano ed avviandosi verso la cucina.

“E’ una cosa che devo fare da solo.” Concluse, sparendo dietro la porta.
Emma sorrise e tornò a sedersi sul divano, accarezzando la propria pancia ed immaginandosi una piccola bambina mora con gli occhi azzurrissimi come il padre, che rideva felice correndo per la casa.
Ecco, stava già sognando ad occhi aperti e il mostriciattolo ancora non era nato. Era messa proprio male.

“Hey Leroy, sono Killian. Avrei bisogno di un favore..”

Emma chiuse gli occhi. Niente poteva essere più perfetto di così.



Hello CSers!
Sono tornata dopo tipo un’eternità con la seconda OS della serie.
Avete visto che SPOILERONE che vi ho dato??? Sì, Killi ed Emma avranno una bambina!
In realtà nella storia c’è un secondo indizio..chissà se qualcuno di voi riuscirà a scoprirlo.. (:
Ringrazio tutte quelle che hanno recensito la prima OneShot e vi aspetto anche per la seconda (:
Celeste98
smelly13
pandina
 
Un ringraziamento speciale a
xmaryf , la mia little and talented SISTAAAAAAH <3
 
A presto,
XoXo
Bea (:

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